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Il viaggio

Ruben Dario

Rubén Darío tiene mucha suerte en su vida porque puede Viajar no solo en Hispanoamérica sino
también a Europa. Escribe muchas obras cuando viaja y en particular va también a Nueva York para
leer sus obras, y solo cuando regresa a Nicaragua muere su patria. Es importante porque es el primero
poeta que empieza hablar de modernismo, el modernismo ya empieza algunos años antes en Cuba.
Gracias a sus viajes el conoce este movimiento literario, lo hace desarrollar, lo hace conocer en España
y en su país que es en Nicaragua. El realidad se puede decir que Darío, es el fundador del modernismo
porque con su obra azul empieza esta nueva y tapa de la literatura que llamamos modernismo. La
influencia del Parnasianismo y simbolismo que confluyen en su obra azul Y sobre todo en su
propaganda de este movimiento. Darío está considerado como un renovador de la poesía y escritura,
renovador porque la poesía de Darío da música y ritmo a las palabras. Darío utiliza el verso alejandrino,
y en particular utiliza las figuras retóricas que son la sinestesia y la metáfora. Son fundamentales
porque utiliza mucho el color y la adjetivación. La poesía de Darío está llena de símbolos y en
particular uno de los símbolos más importantes del modernismo y de la poesía de Rubén Darío es el
cisne, el cisne que es un símbolo ambivalente. Es un símbolo de belleza pero representa también lo
que no es bello.El centauro representa la dualidad del alma y del cuerpo, porque el hombre es mitad
hombre y mitad Animal. Esta poesía está lleno de cultismos, El empleo del verso alejandrino Y de los
versos no clásicos no da la posibilidad a todos de leer esta poesía. Por eso el público es un público muy
culto. Azules es la obra más importante de Darío y es el libro Inaugural del modernismo. Pero Darío
publica también otras obras y en particular el tono de Dario cambia, cuando la poesía llega a ser más
profunda llega a ser también más melancólica porque piensa el tiempo que pasa, la belleza que pasa.

Metabolismo

L'energia non è trasferibile, quindi qualsiasi essere vivente deve produrla da sé utilizzando la materia,
in quanto essa è trasferibile, attraverso reazioni chimiche controllate dagli enzimi. Queste reazioni
chimiche vanno a costituire il metabolismo energetico.
Le funzioni principali del metabolismo sono: ricavare energia chimica per la cellula dalla degradazione
di sostanze nutritive ricche di energia; convertire le molecole nutritive nei precursori di base delle
macromolecole cellulari; utilizzare questi precursori di base per formare proteine, acidi nucleici, lipidi,
polisaccaridi e altre sostanze; formare e degradare biomolecole necessarie a funzioni specializzate
delle cellule.
Le reazioni chimiche sono organizzate in vie metaboliche che possono essere
 Convergenti: nel caso in cui siano volte alla produzione dello stesso prodotto da vari substrati;
 Divergenti: quando dallo stesso substrato c’è la produzione di vari prodotti;
 Un ciclo: se il substrato è uguale al prodotto.
Queste reazioni possono essere cataboliche o anaboliche. Le reazioni cataboliche, dette anche
esoergoniche, liberano l’energia necessaria alla cellula per mantenere le strutture e il livello di
organizzazione che le caratterizzano. Quelle anaboliche, dette anche endoergoniche, sono quelle di
sintesi dei composti necessari alla cellula che richiedono energia, fornita loro dalle reazioni cataboliche
attraverso un trasportatore intermedio: l’ATP. L’ATP (adenosintrifosfato) al suo interno ha un legame
ad alto contenuto energetico, in cui è presente un gruppo fosfato; esso fa in che le due vie viaggino in
modo sincrono. Metabolizzando per vie convergenti, tutte portano all’Acetil-CoA, che è il perno
centrale del metabolismo, soprattutto quello energetico, terminale.
La produzione di ATP può avvenire per trasformazione di carboidrati, lipidi o proteine.
Il metabolismo dei carboidrati possiamo averlo sia in organismi aerobi, ovvero aventi l’ossigeno come
accettore finale, sia in organismi anaerobi.
Negli organismi aerobi il processo viene chiamata respirazione cellulare ed è suddiviso in tre fasi:

1. Glicolisi: è il processo degradativo per cui otteniamo 2 moli di ATP dai substrati fosforilati e 5
moli di ATP da 2 moli di NAD ridotto (coenzima trasportatore di elettroni e idrogeno), per un
totale di 7 moli di ATP, con produzione finale di 2 moli di acido piruvico;
2. Decarbossilazione ossidativa: si arriva ad ottenere un complesso enzimatico (Acetil-CoA)
attraverso tre reazioni catalizzate da tre enzimi diversi:
- il primo sottrae una mole di anidride carbonica (decarbossilasi);
-il secondo sottrae una coppia di ioni H+;
-il terzo prevede l’aggiunta di 2 moli di coenzima A.
Il primo e il secondo servono per agganciare il terzo per ottenere, infine, l’aggiunta di 2 moli di
NAD ridotto con la formazione di 5 moli di ATP.
3. Ciclo di Krebs: metabolismo terminale che consiste in una serie incrociata di reazioni che la
cellula utilizza non solo per produrre energia ma anche per produrre metaboliti intermedi per
la biosintesi di altre molecole più complesse; completa ossidazione del substrato iniziale con il
massimo della resa energetica, ovvero 32 moli di ATP + 1 mole di glucosio.

Per quanto riguarda gli organismi anaerobi, in cui l’accettore finale non è l’ossigeno, le 2 moli di acido
piruvico vengono scaricate sull’organismo stesso e quindi rimangono solo le 2 moli di ATP. Avviene così
la fermentazione che può essere lattica, se si compie direttamente sull’acido piruvico, oppure alcolica o
propionica se l’acido piruvico viene ridotto.
Il processo di produzione energetica viene definita fosforilazione ossidativa e si realizza attraverso la
reazione ADP + E + P = ATP. L’energia si libera dai salti energetici e alla fine l’ossigeno diventa acqua
interna.

Il metabolismo dei lipidi consiste nel ridurre i lipidi ai loro precursori per essere metabolizzati,
attraverso l’utilizzo di lipasi, enzimi che li degradano nei loro costituenti, ovvero gli acidi grassi.
Gli acidi grassi vengono degradati nel fegato, essendo l’unico organo predisposto, secondo un ciclo
continuo di ß-ossidazione. Questo ciclo consiste nell’ossidare il carbonio ( C ) in posizione ß dell’acido
grasso, farlo reagire con il coenzima A per ottenere 1 mole di Acetil-CoA, 1 mole di FAD ridotto, 1 mole
di NAD ridotto e 1 mole di acile con 2C in meno. Per demolire un acido grasso non basta un ciclo di ß-
ossidazione, ma si avranno più cicli fin quando l’acido non sarà completamente ridotto ad Acetil-CoA
che andrà a finire nel ciclo di Krebs. Il numero dei cicli dipende da quanti atomi di carbonio ha l’acido
grasso.
Gli acidi grassi possono essere saturi o insaturi e ciò infierisce nel processo di ossidazione. Nel primo
caso l’acido grasso viene degradato completamente; nel secondo, i doppi e i tripli legami ostacolano la
ß-ossidazione e questo porta all’idrogenazione, per poter renderli digeribili.
Se si ha un accumulo dell’Acetil-CoA nel fegato, esso viene utilizzato in modo alternativo, ad esempio
per produrre chetoacidi che infieriscono sul ph del sangue.

Una minima parte dell’energia richiesta dal nostro organismo proviene anche dal catabolismo degli
amminoacidi. Tutto parte dall’eliminazione del gruppo amminico legato al carbonio α grazie
all’accoppiamento di una reazione di transaminazione con una deaminazione ossidativa. Si tratta di
spostare il gruppo amminico all’α-chetoglutarato per generare l’acido glutammico e un α-chetoacido.
Il loro gruppo amminico perso viene trasferito all’accettore α-chetoglutarato. Quest’ultimo, unito al
gruppo amminico, diventa glutammato (acido glutammico). L’effetto di queste reazioni è quello di
raccogliere tutta l’ammoniaca (NH3) proveniente dagli amminoacidi sul glutammato.

Dal glutammato, attraverso la glutammato deidrogenasi, si avrà l’α-chetoacido corrispondente che può
essere utilizzato nel ciclo di Krebs e lo ione ammonio. Lo ione ammonio viene trasformato in urea, che
è una sostanza innocua eliminata con le urine.

Nietzsche

Soffermiamoci sull’aforisma di Umano troppo umano dal titolo Il viandante. Chi anche solo in una certa
misura è giunto alla libertà della ragione, non può non sentirsi sulla terra niente altro che un
viandante per quanto non un viaggiatore diretto a una meta finale: perché questa non esiste. Ben
vorrà invece guardare e tener gli occhi ben aperti, per rendersi conto di come veramente procedano
le cose nel mondo; perciò non potrà legare il suo cuore troppo saldamente ad alcuna cosa particolare:
deve esserci in lui stesso qualcosa di errante, che trovi la sua gioia nel mutamento e nella transitorietà.
La figura del viandante ha una storia lunga e consolidata, si inserisce nella tradizione della metafora
del viaggio come metafora della conoscenza e della formazione: è in questo senso un topos, sia della
tradizione classica, sia, soprattutto, della tradizione romantica. Viandante è il Faust stesso. Tra i
viandanti della tradizione e quello di Nietzsche ci sono tuttavia differenze e analogie significative per il
nostro discorso. A proposito delle differenze, c’è da rilevare in primo luogo che il viandante di
Nietzsche è una figura priva di identità definita. I viandanti proposti dai classici hanno tutti un nome
proprio, sono individuati, riconoscibili e tutti orientati a una meta e determinati a perseguirla. La meta
li caratterizza al punto che tendiamo a identificarli con essa: il ritorno a casa, la patria lontana, un
ideale, la fondazione di una città, la conquista di uno speciale potere. Il viandante di Nietzsche invece
non ne ha una. Egli ha rinunciato allo scopo perché ha scoperto che non esiste scopo. A proposito
delle analogie, notiamo che molti viandanti della tradizione, Ulisse, Enea, Dante, Faust compiono un
viaggio nel viaggio per entrare in contatto con gli abitatori del mondo dei morti, le ombre, poiché le
ombre hanno il dono della profezia. I viandanti chiedono indicazioni sulla strada da percorrere, sulle
future azioni da compiere, sulle situazioni che dovranno affrontare.

Esistenzialismo

L'esistenzialismo è un insieme di filosofie che risultano caratterizzate da alcuni tratti in comune.


1. Il tema centrale delle filosofie cosiddette esistenzialistiche è l'esistenza;
2. L'esistenza viene intesa come modo d'essere proprio dell'uomo;
3. Questo modo d'essere viene descritto come un rapporto (o un insieme di rapporti) con l'essere.
4. Il rapporto esistenziale con l'essere richiede all'uomo una scelta;
5. Gli esistenzialisti ritengono che l'uomo non sia una realtà sostanziale e già data, ma un ente che si
trova davanti a diverse possibilità di realizzazione. E da qui si possono creare gli estremi di autenticità o
inautenticità a seconda delle scelte fatte;
6. La scelta implica che l'uomo viva come singolo, ossia come ente individuato e concreto;
7. Come rapporto individuato e concreto con l'essere, l'esistenza si trova in una situazione altrettanto
individuata e concreta, racchiusa tra i due estremi della nascita e della morte;
8. L'esistenza essendo caratterizzata dalla singolarità, dal possibile, dalla scelta, dalla situazione, ecc.,
l'esistenza risulta caratterizzata dalla finitudine e dal limite.
L'esistenzialismo fu influenzato dall'ideologia di Kierkegaard. Da quest'ultimo prende i concetti della
singolarità, della possibilità, della scelta e dell'angoscia.
Già solo il fatto che gli esistenzialisti si rifacciano alla filosofia di Kierkegaard, sottolinea il loro
allontanamento da quelle filosofie ottocentesche che:
1. Identificano l'uomo con l'Assoluto;
2. Mettono in ombra la rilevanza delle situazioni-limite dell'esistenza (la nascita, la morte, ecc.) e degli
stati d'animo che l'accompagnano (angoscia, paura, speranza);
3. Negano l'iniziativa e la scelta, ritenendo che nella sua esistenza l'uomo più che agire è agito.

Jack Kerouac

The author went on long cross- country road trip in 1940s. The notes he took on these trips formed the
basis of his next and greatest novel, On the Road, which he wrote in a frenzy of activity in three weeks
in 1951.

On the Road

It tells the adventures of two main characters, the narrator Sal Paradise and Dean Moriarty. Sal is so
fascinated by his new friends’ free spirit. At first, Sal goes travelling on his own. Sometime later, they
drive from the East to the West and back again. During their journey, they meet friends who share the
same chronic feeling of unrest. Their adventures include partying and listening to jazz, drinking and
taking drugs, and being free from all social restraints. In the end, the friendship between the two
begins to fall apart, as Sal begins to understand that Dean is not the hero he had imagined. In Mexico
City, Sal falls ill and Dean abandons him.

The main theme is the search for something true and important, the search for ‘IT’, with the journey
across America as a metaphor of the quest. Travelling reflects ideas of conquest and self-discovery
with the freedom of the road and male friendship raised to epic status.

Kerouac describes his own style as spontaneous prose. His intention was to write as thought this were
a letter to a friend in a style that was informal, fluid and improvised, like the jazz. The published
version required removing parts considered pornographic at the time. Written in a style that matched
the reckless, youthful spirit of Kerouac and his friends and the hunger of a young generation for
experiences that were passionate and exuberant, with free syntax that ideally expressed the emotions
and energy of events that happened.

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