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“Gracias a los italianos hablamos un castellano al uso nostro, pleno de huellas de ese gigantesco

movimiento migratorio, con giros, clacos y prestamos que vienen de aquellos dialectos iniciales […]”
-Museo del libro y de la lengua

El contacto entre el lenguaje de los aregntinos y el italiano no fue el unico contacto existente, porque el
otro contacto se produjo en el renacimiento cundo espana invadio italia en el sur y norte y entraron
italinismos en el espanol que peteneciaa las alrtes, artes plastica , literatura, musica, guerra pero el
contacto fuwe diferente porque fue retringido sal lexico y a la alta cultura y finalmente no esta restringido
al espanol sino penetroen las diferentes lenguas europeas. El contacto entre el italiano y el espanol de
arentina fue diferente porque no esta restringidoa una unica categoria o ambito del lexico sinoi tambien
verbis, interjeciones, adjetivos, la foneica, la prosodia es decir la intacion y la gramatica, fue un contacto
mucho mas amplio y tiene que ver con lkos sectores populares a traves d euna forma hibrida especial osea
una lengua de emigracion el cococliche gracias al cual entran os italianismos ene todos los sectores de la
lengua. El primer estudio es de renata longhi una italiana que califica el cocoliche como terkminos
restringididos al ambito familiar y nunca pudieran entra en a alta sociedad. Otr estudo de gossman dice que
la influencia importante en el espanol de argentino lo dan los anglicismos, gallicismos, helenismos y nunca
e italaino porque este va arecer despues en la lengua gracias a los inmigrantes. Otro estudio aprecio en la
revista ‘nostros’ dirigido por el italiano alfredo bianchi enee l 1828 hace uan encuesta sobre la cultura
italiana en la argentina e invita a intelectuales italianos y tambien a otros argentinos y todos vana a reducir
la influencis italania a la alta cultura pintura, arte, escultura, opera y no en la lengua porque los italianos no
eran fieles a su propria lengua porqur hababan el dialevcto y se perdia la lengua comun. El unico que
subraya l importancia del italiano en la lengua es un estudioso Evan Glender en la revista “el martin fierro”
de caracter vanguardista que habia partecipado actiuvamente en una gran polemica centrada en el
meridiano que tenia que ver con uan pretencion de guillermo d etorre que madrid tenia que ser el
meridiano eamerica y habia estado rechazado unanime osbre tdodo con borges. Evan glender dice que en
el teatro se veia influencia del habla popular italiana y a partor del tetro se hiba a ecxtender a otros
ambitos populares, el es el unicoque revindiuca el aporte de los italianos al ambito popular. Esta tension
que se da en la lengua la perciben los primeros inmigrantes italianos que era elite los exiliados despues no
sern mas burguese sinoi campesionos no habkamte italainaos dialectofonos co cutura campesina. Desde el
punto de vista linguistico los itralianos eran dialectofonos la realidad de italia era que la lengua habkada
eran los dialectos segun gramsci y el italaine ra una lengua artificial util para la escritura. El esfuerzo por
aprnder el espanol seeflejsa en unas interlenguas que se acercaban al espanol ero no era correta y era
rechazado porlos distintos sectores sociales y surge una lteratura popular escrita en esta variedad como en
1886 ‘los amorec de giavobina’ alcanza un exito impresionante en diario y despues en folletin y muchos
denuncian la popularidad de esta obra que habia sido pupblicada y tuvo exito, el cocoliche empieza a ser
algo inquetante que empeza a poner curiosidad e interes. Al principio esta lengua hoibrida se basava en el
dialecto genoves porque los barcos salian del pyerto de genova y en buenis aires en el barrio de la boca
hbaia muchos genoveses despues aparece otra figura , un hombre Francesco Cocolicchio un inmigrante
calabres un obrero del circo que habia construido este personaje con etsa forma de hablar riducla y no le
slaia el espanol y se convierte en un persnaje que influencia aun mas el cocoloche quel lega a tomar el
nombre de el mismo, muy importante es el rol en el teatro con juevos generos como loa satines. La
ingluencia hibrda del cocoliche no llega as del genoves sino un dialecto meridionale l calabres y el orifen de
la palbra es esta y designa un alengua inmigratoria y defectuosa propria del inmigrante italinao y depsues
empezaron a llamar asi al italino mismo.

A Buenos Aires, mi capita spesso di dimenticare di essere a 11.000 chilometri dall’Italia. A volte, se sono
sovrappensiero in metropolitana, lo schiamazzo, i gesti e la cadenza della parlata porteña (gli abitanti di
Buenos Aires si chiamano porteños, del porto) mi riportano immediatamente a Napoli, la mia città di
origine.

I latinoamericani dicono solitamente che gli argentini parlano come se fossero italiani che hanno imparato
lo spagnolo abbastanza bene, ma che non hanno perso l’accento. In realtà, sono specialmente gli abitanti di
Buenos Aires e quelli di Montevideo, in Uruguay, ad usare un tono all’italiana, una grammatica particolare e
parole italiane mischiate a quelle spagnole.
Tutto ciò ha un’origine storica. Sin dagli anni ’30 del 1800, subito dopo la dichiarazione di indipendenza
dell’Argentina dalla Spagna, gli italiani a Buenos Aires erano numerosi. Nel 1869, anno del primo
censimento nazionale, il 10% degli abitanti di Buenos Aires era italiano. Nel 1895, il numero è aumentato
fino al 40%. Nella maggior parte dei casi, si trattava di uomini adulti, con un tasso di produttività alto, che
lavoravano per strada ed avevano interazioni costanti con altri abitanti, dice Fernando Devoto, direttore
dell’Istituto di Ricerca dell’Università Cattolica a Buenos Aires, ed esperto della storia dell’immigrazione
italiana in Argentina.

“È logico che ci sia stata una contaminazione linguistica”, afferma Devoto.

Nel ventesimo secolo molti italiani sono tornati in Italia, e gli arrivi sono drasticamente diminuiti. Nel
frattempo, i figli degli italiani che sono rimasti hanno iniziato ad usare lo spagnolo. “Anche se l’italiano non
si parla più nelle strade, rimane un’incrostazione nella lingua comune,” dice Devoto.

Per esempio, esistono parole che derivano direttamente da quelle italiane: si dice birra e non cerveza,
laburar e non trabajar, nonno invece di abuelo, bochar invece di reprobar. In realtà molti termini sono
dialettali, perché soprattutto nel diciannovesimo secolo gli immigrati parlavano dialetto e non italiano. Tra i
termini dialettali c’è per esempio pelandrun, che viene dal lombardo. Si usa anche viejos (vecchi) per
parlare dei genitori, così come si usa in Veneto.

Anche nella grammatica, in Argentina si usa il vos e non il tu come seconda persona singolare e deriva
dell’uso del voi come forma di rispetto tipica del Sud Italia. Tra l’altro, un discendente di italiani si chiama
tano, che è il diminutivo di napoletano.

Il risultato finale è quello che in Argentina si chiama lunfardo (parola che deriva da lombardo), che sarebbe
il gergo che usavano gli immigranti per strada e di cui sono rimaste tracce nella lingua colloquiale di tutti i
giorni.

Quali sono le differenze tra le varietà di spagnolo parlate nel mondo? Scopritelo qui!

Vediamo alcuni esempi:

Camorra
La preparazione premeditata di una rissa o genericamente la rissa se premeditata. Per esempio si dice estás
buscando camorra (stai cercando una rissa). Si usa anche come verbo, camorrear.

Facha
Questa parola è la traslitterazione in spagnolo dell’italiano faccia. Si usa molto per parlare dell’aspetto di
una persona. Per esempio, l’espressione “Qué facha” vuol dire “Che bell’aspetto”. Ne deriva anche
l’aggettivo fachero, riferito a persone che si vogliono definire di buona apparenza o ben agghindate. Si usa
anche l’espressione facha tosta, come in italiano.

Fiaca
Dall’italiano fiacca, si usa per parlare di una mancanza di voglia, di pigrizia o stanchezza. Si dice per esempio
che una cosa “te da fiaca” se ti annoia. Si può anche dire hacer fiaca nel senso di riposarsi.

Gamba
Non si usa per indicare la parte del corpo, che in spagnolo si dice pierna, ma nell’espressione “hacer la
gamba”, che vuol dire accompagnare da qualche parte o dare una mano.
Mufa
Non ha niente a che vedere con la muffa, ma con la superstizione. Si dice riferendosi a persone che portano
sfortuna, e si usa nel verbo mufar, che significa portare sfortuna.

Pibe o piba
Vuol dire ragazzo o ragazza. Viene dalla parola pivello, passando per il genovese pivetto, ed in Argentina si
usa molto più spesso rispetto alle parole chico o chica. Per esempio, Diego Armando Maradona era
conosciuto nei suoi anni di gloria come el pibe de oro. Si usa anche nell’espressione estás hecho un pibe, ti
porti bene gli anni.

Yeta
Un’altra parola relazionata alla superstizione. Viene dal napoletano jettatura, che sarebbe il malocchio, e si
usa per parlare sia della sfortuna che di una persona che porta sfortuna.

Yirar
Viene dall’italiano girare (in Argentina la y si pronuncia in una maniera simile alla g dolce italiana). All’inizio
si usava per indicare le persone che “giravano” per strada, e quindi vagavano, ora si usa per parlare delle
prostitute che lavorano per strada. Un tango molto famoso, del 1929, poi interpretato da Carlos Gardel, si
chiama “Yira Yira” e parla del mondo che gira.

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