Está en la página 1de 442

Acerca de este libro

Esta es una copia digital de un libro que, durante generaciones, se ha conservado en las estanterías de una biblioteca, hasta que Google ha decidido
escanearlo como parte de un proyecto que pretende que sea posible descubrir en línea libros de todo el mundo.
Ha sobrevivido tantos años como para que los derechos de autor hayan expirado y el libro pase a ser de dominio público. El que un libro sea de
dominio público significa que nunca ha estado protegido por derechos de autor, o bien que el período legal de estos derechos ya ha expirado. Es
posible que una misma obra sea de dominio público en unos países y, sin embargo, no lo sea en otros. Los libros de dominio público son nuestras
puertas hacia el pasado, suponen un patrimonio histórico, cultural y de conocimientos que, a menudo, resulta difícil de descubrir.
Todas las anotaciones, marcas y otras señales en los márgenes que estén presentes en el volumen original aparecerán también en este archivo como
testimonio del largo viaje que el libro ha recorrido desde el editor hasta la biblioteca y, finalmente, hasta usted.

Normas de uso

Google se enorgullece de poder colaborar con distintas bibliotecas para digitalizar los materiales de dominio público a fin de hacerlos accesibles
a todo el mundo. Los libros de dominio público son patrimonio de todos, nosotros somos sus humildes guardianes. No obstante, se trata de un
trabajo caro. Por este motivo, y para poder ofrecer este recurso, hemos tomado medidas para evitar que se produzca un abuso por parte de terceros
con fines comerciales, y hemos incluido restricciones técnicas sobre las solicitudes automatizadas.
Asimismo, le pedimos que:

+ Haga un uso exclusivamente no comercial de estos archivos Hemos diseñado la Búsqueda de libros de Google para el uso de particulares;
como tal, le pedimos que utilice estos archivos con fines personales, y no comerciales.
+ No envíe solicitudes automatizadas Por favor, no envíe solicitudes automatizadas de ningún tipo al sistema de Google. Si está llevando a
cabo una investigación sobre traducción automática, reconocimiento óptico de caracteres u otros campos para los que resulte útil disfrutar
de acceso a una gran cantidad de texto, por favor, envíenos un mensaje. Fomentamos el uso de materiales de dominio público con estos
propósitos y seguro que podremos ayudarle.
+ Conserve la atribución La filigrana de Google que verá en todos los archivos es fundamental para informar a los usuarios sobre este proyecto
y ayudarles a encontrar materiales adicionales en la Búsqueda de libros de Google. Por favor, no la elimine.
+ Manténgase siempre dentro de la legalidad Sea cual sea el uso que haga de estos materiales, recuerde que es responsable de asegurarse de
que todo lo que hace es legal. No dé por sentado que, por el hecho de que una obra se considere de dominio público para los usuarios de
los Estados Unidos, lo será también para los usuarios de otros países. La legislación sobre derechos de autor varía de un país a otro, y no
podemos facilitar información sobre si está permitido un uso específico de algún libro. Por favor, no suponga que la aparición de un libro en
nuestro programa significa que se puede utilizar de igual manera en todo el mundo. La responsabilidad ante la infracción de los derechos de
autor puede ser muy grave.

Acerca de la Búsqueda de libros de Google

El objetivo de Google consiste en organizar información procedente de todo el mundo y hacerla accesible y útil de forma universal. El programa de
Búsqueda de libros de Google ayuda a los lectores a descubrir los libros de todo el mundo a la vez que ayuda a autores y editores a llegar a nuevas
audiencias. Podrá realizar búsquedas en el texto completo de este libro en la web, en la página http://books.google.com
Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

Linee guide per l’utilizzo

Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:

+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.

Informazioni su Google Ricerca Libri

La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
chỉ ra pi 'd fil farà pi 'd teila

Er /:Եris | |

LUIGI F IR P O -

– - |
*

* Оr t
以碁﹑
*

FIRPO | ** ' . - - «

344 || .
BIBLIOTECA NAII0NALE A
· TORINO :- - - - *
-

-- --------=---
‫محصﺩی‬----------- -
- |-
- -

.
----...
- ae__
•• ---- -- ------

Condue Tauole,”vna decapitoli, es l'altra delle coſe prin
cipali: e con lefteffe parele di Tito Liuio alno
ghi lorº, ridotte nella volgar ·:

: Lingua.
Nouellamente emmendati,& con fomma
#* cura riftampati, -

A . . I N... РА 1. Е R м о |

· PPreſfogli heredi d'Antoniello de li Antoniellia xxviij.di *


Genaio. I 5 3 4. |
г. о ѕт А м РА то к в
- albenignolettore.
Gli è certiſsimo (diferto, &
benigno Lettore) che noi
hoggipiu che mai;ci mouia
mo a credere degli huomini,
o de ſcritti loro, fecondo il
buono,o reogiudicio,che ne
fentiam fare da chi fia da
:, C: stimaco huomo veritiero
, , - K & Girono, quantunque ben
fouente gli vdiamo na rare la manifeſta menzog
na. Laonde fencendo a cida ſimili huomini bia
fimare la vita, ouero gli cricci d'alcun valenthuo
mo, inconcanente (ſenza punto curarfidi vederefe
il vero ci venga detto) ci diamo a credere di quel
mefchino ogni male, & tanto ci lafciamo traſpor
tare da queſta malu2gia impreſsione,che lo comin
ciamo nó altriméciadodiare, & a dirne ogni male,
come fe alcuna graue offefa da lui ci haneſsimo ri
ceuuta, o pure, fe ne filoi ſcritti alcuna cofa fcan
dalofa haueſsimo letta. Il che, con mia molta
vergogna,& roffore, confeſso effere gia a me me
defimo accaduto, intorno gli ſcritti, & la pruden
za del letterato Nicolo Machiauelli,& credo che in
cofirea opinione mi farei tutta via vifiuto,fe(la Dio
mercè)non mi foſsi agli anni paffati abbattuto in
huomo,molto fauio, & negli affari politici molto
profondo, da cui fentendoio (in lagionamenti di
fomiglianti affari) con fomme loda, nõpure queſta
* 2 оре
AL L = r r o RE.
ere cömendare, maetiandio il molto defiderio,
che queſto ſpirito, non punto vulgare, haueủa ha
uuto digiouare a buoñi, tututto m’alterai,&glie
ne diſsi l'animo mio,il quale, forridendo (intendo
prima come io non m'haueua giamai letto cofa ve
runa di queſtofcrittore)mi diffe,cheio non voleísi
credere,che il Diauolo foffe cọtanto laido,& nero,
quanto altri felo dipinga, & mi pregò a voler pera
1mor della varita,leggerle prima, & poſcia giudicar
ne,il che gli promiſi di fare : ne paffò poi guari di
tempo,che mi diedi a leggerle, & piu d'vna fiata le
leſsi,perche quãto piu leleggeua,táto piu mi piace
uano: & a dirti il vero,ognihorpiu in loro ſcopriua
nucua dottrina,nuoua acutezza d'ingegno, & nuo
uí modi dapprédere la veravia,ditrarre alcuno vti
le dalla gioueuolelettura delle hiſtorie.& in brieue
conobbi d'hauere piu in vn giorno da loro impara
to : de gouerni del módo,che non haueua fatto nel
reito della mia paffatavita,datuttele hiſtorie lette.
Imparai a pūto a conoſcere qual differéza fia da vn
prencipe giuſto, ad vn Tiranno, dal gouerno di
molti buoni, a quello di pochi maluagi, & davn
commune ben regolato, ad vna moltitudine con
fufa,& licentioſa. Da queſta cognitione ben fubito
m’auidi qual fi foffe futo l'errore, & l'ignoranza,nel
ណ្ណ (per cagion del malitiofo,&del bugiardo dire
i queſtimaldicéti) infino a quel punto m'era fta
to,i quali,in iſprezzare &in villaneggiare le altrui
fatiche,fi nutricano.Appresto hauendo io veduto,
come hoggi,di queſterade opere pochiſsimi effem
pi piu fi trouauano, & quelliefferein mano di par
ticolari,che non fe ne voleuano, per cofa del ཥཱ॰nཔ
- O3
А I, L н т т о к в.
, dopriuare:&hauếdo iofcorto in molti vngrădifsi
mo defiderio d'hauerne, mi diterminaid'impiegare
ognimia opera,accioche(tu humantiſsimo lettore)
nó foſsi priuato di vederle,& ditrarne quel frutto,
cheion’haueua tratto,&che fon ſicuro,che netrar
raitu,ſe nő tiſdegnerai di leggerle,o ſe piutosto,in
cantato,dalle coſtoro maladicenze, nó ti recheraia .
carico di coſcienza il vederle. Ma bene è vero,che
l’udire,che ciera ſtato tale,che haueua hauuto ardi
re diſcriuer lor contra,raffrenò affai in me la pre
detta rifolutione: nó dimeno,effendomi poco do
po venuto fatto dileggere gli ſcritti di cotesto Mo
nào,non mi ſpauentai punto, anzi fatto animo a
me medefimo,mi rifolfi afeguitare lampreía, ren
dendomi certo,che chifenza paſsione ottimamen
te confiderera gli vni,& gli altri, trouera queſti d'
eterna memoria degni,& quegli (toltone via le'n
giurie,le villanie, & le falfe accuſe, nelle quali, co
ftui,con tutti i ſuoi feguaci, conofco, effer molto
potente)ftimera a pena degni di feruirea queſti
venditori di falciccie,& difardelle.Malafciam cio, .
accioche altri taluolta non giudicaffe,cheio volef
fi di queſte fare alcuna apologia, percheio per me
porto ferma credenza, che coſtui, con tutta la fua
maladicenza,s'habbia alla bonta loro niente pių
nociuto,che alla purita,& alla bonta dell'oro il fan
go,o qual fi voglía altrafporchezza,fi nocia,la quai
piu toſto veggiamo a cotai paragoni farfi molto
piu chiara,& vie piu perfetta. Non intendo adun
que d'operare verfo di te altro, fuori che di farti
conoſcere come io non mi fono ad vna tanta im
preſa ne vanamente, ne fenza molto defideriö di
- glouarti
А. І. L в т т о к в.
giouartimoffo,& anchora per renderti certo,come
io ho cercato ogni mezzo per far cio quanto piu
compiutamente fofle poſsibile:& per ver dirti,con
tutta la mia follecitudine,&ípeía,nó mi pare d'ha
uere del tutto ottenuto l'honeſto mio deliderio; nó
hauendoio potuto(auegna che ci habbiaimpiegas
ta l'opera di molti amici miei)trouare il teſto com
poſto &fcritto di mano dell'autore:ma ben trouai
quello ſtampato in ottauo da figliuoli d'Aldo in Vi
negianel 1546,& quello in duodecimo del Giolia
to nel 155o. i quali in molte cofe, ma non gia di
molta importáza, ho trouati varij molto,cioè nel
l'orthographia, vfando molte voci diuerſamente
fcritte,come per dartenevn'effenmpio, Prencipato,
& Principato,Qualunque,& Qualunche,Condena
nare,& Condannare, Arezo, & Arezzo,& altri infis
nite; & abenche io mi fia sforzato di mantener
femprevna medefima fcrittura,pure non m’èpotu
to venirfatto, il che non douera effere attribuis
to ad errore a me piu che fi foffe a chi ſtam
pò gli altri ſopradetti. Ho anchoralafciato paflare
molte maniere di dire tutte contrarie aglinſegna,
menti de noftrigrammatici,le quali egli vſa alcune
volte bene,& alcune altre male,per non hauere egli
poſto tutto quello ſtudio intorno a questa ſcienza,
che farebbe bilognato,come anchora ha prodotto
vm paffo di Cefare in iſcambio d'vn di T.Liuio. le
quali tutte cofe,non tidoueranno fare ſtimare mes
no queſto autore, effendo in Ariſtotile, & in altri
grandiſsimiſcrittori,fimilierrori di memoria. Il ri:
trouarmianchorain queſta città (per altro nobile,
& illuſtre)nella quale non ci è per l'adietro giamai
ſtampata
А і L нт т о к в ‫"וי‬

ſtampata (cheio mìfappia) cofa alcuna di conto”


non èftata picciola cagione, cheio nonhabbia ot
tenutoilfopradetto fine.ma benti dico, che feti
veniſſe fattò d'hauerei prenomatitefti, & che tu ti
voleſsi prendere lafatica di conferirgli infiemie,che
treuereftiíl mio liberato d'alcuni altri errori, che
fcorfero in quegli,che perauentura non ti parereb
bono cofileggieri. Per la qual cofa non iſtimoio,
chele prelentiopere fieno per parerticotanto ma
le ſtampate,anziardifco d'affermare, che di molte
citta (nelle qualififa gran meſtier di ſtamparebe
ne)n'eſcano ogni giorno di molto peggio ſtampa
te,che queſte fi fieno. Per tanto affettuoſamente ti
priego,che ti piaccia di prēdere a grado queſta mia
fatica,& fe da maluagi la vedrai co loro venenofi
dentimordere,degnati con la tua modeſtia,& bone
ta diſcacciargliele datrorno,accioche tututta non
fela manucaffero.&io veggendotela cofi prendere,
minanimero di dartibentofto il reſtante dell'ope
re di queſto,veramente degno ſcrittore,che fono le
feguenti,la Hiſtoria di Firenze,l’Arte della guerra,
due belle Comedie,alcune diletteuoli Nouelle, &
alcuni ingeniofi Capitoli.Hor qui cestando di piu
con queſte mieciance noiarti, facci Iddio fiche efº
famia fatica, quale ella fi fia, ti rechiquel pia
cere, & quello vtile,cheio defidero. Di
Palermo a XXV I I I. di Genaio
M D LXXX I I I I,

4.
SS SS S
SS SS SS
SS
SS
SS SS SS S0 SS SS SS SS SS

SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS JS SS SS S SS

TGC0SClS eeA ATTSCLLL SSSSSSSSSSSSLL


SS SSASAS SSAS SSAS SS SSSSSSSSSSSSSS
SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS00 SS S
SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SS
SS

SAAAAAA LLLLLLS S00LS00LLS AAAAAA S0S A SAS S S S SS SS


SS SS SS SS SS
SS

LLLL
L LLL
0L L SS
JS SYSLS SGGGSSLLL BBSS S S S SS
SS

Y SJ SS SS SS SS

JSJSJSS0S
S
SS SS SS SS SS

SS
SS S SS

SS
SS SS
SS SS SS SS SS
SAAMCClCS S S S S S S S S S SS SS SS SS S SS S SS S S S S S S S
SS SS SS SS SS
SS SS
S SS S SS SS SS S SS S SS SS S
SS SS SS SS SS

SS S000A S SS
SS 0S0S SS SS
SS SS S
SS
SS
SS SSAAAS SS SS S SS SS

SS
SS SS SS SS SS SS SS SS

SS SJJSS
SS
SS
SS SS SS
SS SS SS SSS
SS
SS SSS
SSSS
S SS SS
SS SS
SS SS SS
SS SS
SS SS SS
SS SS SS

C GTTS0
S S 0SS AAAA S SSSS S SS
SSSS S SS SSSS
S SS SS SS
SS SS
SS S SS S S S
S SS S SS S
SS S SS SS SS
SS SS
SSS SS S S S SS S S S S S SS
SS S SS SS S S S SS S S
SS SS S SS
S S SS S
SS S SS
SS S
SS

SS
SS

SS S SS SS SS SS S SS
SS
SS SS SSSS SCS
SS
SS SS SS SS
SLL 00SSS SS

S SS SS SS SS
SL LLS
SS SS
SS
SS SS SS
SS

SS
SS SS SS SS SS SS
SSS
SS
SS SS SS SS SS SS

SS SJS SS

SS SS S
SS
SS S
SS

SS SS
SS
SS S
SS SS

SS
SS
SS SS
SS
SS
SS SS
SS
SS SS SS SS SS SS SS SS SS
SS S S S SS S S S SS SS
SS
SS
SS
SS SS
SS
SS S SS
SS

SS SS SS SS
SS SS SS S SS SS SS SS SS S SS SS SS SS SS S SS
SS S SS SS SS SS SS SS S S SS SS SS SS SS
SS SS SS SS

SS SS SS SS SS S SS SS SS SS SS SS SS S SS
S S SS S S SS SS SS S SS SS SS SS
SS SS
SS
SS S SS
S SS S S S S S S SS S SS SS SS
SS

SS
SS

SS
SS SS
SS
S
SS

SS SS SS
SS SS
SS SS SS
SS SS SS
SS SS SS SS SS SS
JSJSJ SS

SS S
SS

SS S
SS

SS
SS
SS
SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS
SS SS SS SS SS S SS SS S SS SS SS SS

SS 0S SS SS SS SS
SS SS SS S SS SS SS SS SS SS
SS SS SS SS SS SS SS SS SS SS S SS SS

S S S S S SS SS SS SS SS S SS SS SS S S SS SS SS SS
SS AAAASAAA S 0S SS SS SS SS
SS

SS
SS

SS SS S SS SSSS
SS

SS

S0SYS SS
SS
SS SS SS SS SS
SS SS

SS SS SS SS SS
SS SS
S SS S S S S S SS S SS SS SS
SS

SS
SS
SS S S SS

SS
SS

SS SS SS
SS SS SS SS SS SS SS
SS SS
SS
SS
SS
SS
SS
SS SS SS
SS SS SS S SS SS SS SS SS SS S SS SS
SS
SS SS SS SS SS SS SS
SS
SS
JS SS
SS SS SS SS
SS SS
SS
SS SS SS SS SS
SS SS SS S
SS SS SS
SS SS

SS SS SS SS SS SS
SS SS SS SS SS SS SS SS SS

SS
SS SS SS SS S
SS SS S SS
SS SS S SS SS
SS SS SS
SS
SS
SS SS SS
SS

SS SS

SS SS SS SS S SS
SS S SS SS
SS

SS SS SS SS SS SS
SS

SS SS SS SS SS

SS
SS
SS SS
SS

SS
SS SS

SS SS
SS

SS

SS SS
La TavơLA DEL PRIMo
| º Liвко Dв р scoRs I.
- . . . .. . . . "

Y4L I fano fati vniuerſalmente


# i principij di qhalanque città, es.
( 4"alefºſſe quelódi Rosa capitolo pri
}}ể: :no.
v.
* , car, 1 h,
Piquante fpecie/ono le Republiche,
&#d4ualefils Republica :Rുന്നa്ങു
бар.iі. c. 4.as
944liaccidentifacistino crearein Rºma i Tribunidel
la "lebe,ilchefece la ŘepublicaPi#perfetta,cap.iii. c.za
„Chela difunione della plebee#ācism, Rºmano fece
libera e potente quella Ř publica.cap.iiii. c.7.b
Pºus pinficuramenteſ pongai,guardia della libertà o
nelpºpºlosº negrandi, e quaÊhan: maggiore cagione di
tumultitare s ochi vuoleacquiffare, o chi puole mantenere.
сар, и, - - - Ꮣ.8.Ꮂ
) Sein Kemafpoteuaordinarevnefatº,chetogliefe via
*inimicitietrailpopolo, estisenats сар. уі. б7, I О,4
Quantºfano neceſſariein vna Republica l'accuſé, per.
-
\ --

mantenere la libertà cap.vii. c. 12.b.


Quantole accuſe Janovnih alle Republiche, tanto fono
pernicioſe le calunnie. сар, viіј. 6, 14,b
:"*###neceſario efferſoloa volere ordinarevn
Publica,dinuouo altuttofuori delliantichifoi ordini rifor
Ke

mata.cap.ix. 4 6. I6.a.
Quantºfºno laudabili i fondatori d'ona Kep. o d'vno
"gºº; tanto quelli di vna tirannide fºno vituperabili.
бир, х. c.17.5
- \ TD ella
ТА v o 1. А.
* Delareligione de Romanicap. xi; "" έτρί,
Di quanta importanzafia tenere conto dellareligione,es
come la Italia,per efferne ellamancata mediante la Chieſa
Romanaèrouinata cap.xii. c.21.b.
Come i Romanifiſeruirono della religione per ordinare la
città, est perfeguire le loro impreſe, e fermare i tumulti.
cap aus. .. - * * * * ‫ه‬،32.6
I Romani interpretauano gli auſpiciifecondo la neceſſità,
ci-con la prudenza moſtrauano di offeruare la religione,
quandoforzati non l'offeruauano, cºf alcuno temeraria
mente la diſpregiaua,lopuniuano cap. xiiii. 0,24,4
ISamniti pereſtremo rimedio delle coſe loro affiitte,ricore
fono allareligione.cap.xv. 0. 25 ‫هﻢه‬
On popolovfoa viuere/ortovn Prencipe, fe per qualche
accidente diuenta libero, con difficultà mantiene la liberta.
бар.хvi. - - *
c.2 6.a
-

Ono popolo corrotto,venuto in libertà fipuo con difficultà


grandiſſima mantenere libero cap.xvii. c,28.a
Inche modo nella città corrottafipoteſſe mantenere vno
fato libero effendoui, non effendoui ordinaruelo.cap.xviii.
-c.29.b.
Dopòvno eccellente Prencipefi può mantenere vno Pren
cipe debole,ma dopò vno debole non fipuò con vn'altro de
bolemantenere alcuno regno,cap.xix, ε,3 Ι.b
Due continouefacceſsioni di Prencipi virtuoſifanno grã
di effetti,& come le Republiche bene ordinate hanno di ne-.
ceſſità virtuoſe ſucceſsioni,es però gli acquiſti,cº-augumenti
lorofonograndi.cap.xx. - c.32.b
Quanto biafimo meritiquel Prencipe, e quella Kfp.
ehemanca d'armiproprie cap.xxi. ‫ واخیمہ ﻭقیعہ‬3
Quelloche fiada notare nel caſo de tre Oratii Romani,
cỡ tre Curiatiis Albani cap.xxii: 6.‫وو‬.b.
Che
—-mm-D

D в САР 1 т о і т.
· Chenonfidebbe mettere a pericolo tuttalafortuna g
non tutteleforze, & per questo ſpeſſo ilguardare i paſsi è dã
| nofo.cap.xxiii, *** · ·- :: Q•34ሓፊ
Le Rep.ben ordinate,ordinaro premii,e pena aloro cit
tadini, ne compenfanama: l'vno con l'altro, cap, xxiiii.
- - - - -C、3づ .b
Chivuole riformare vnoſfato antico in vna città libera,
ritenga almeno lombra de modi antichi cap. xxv.
- - ፴,364
On Prencipenuouo in vna città, o prouincia prefa da
lui, debbefare ogni coſa nuoua cap. xxvi. ε.36, ύ
Sanno rariſsime voltegli huomini effere al tutto triſti, o
altutto buont.cap.xxvi, c. 37,4
Per qual cagione i Koreani furono meno ingrati alora
cittadini,chegli v Athenieß.cap. xxviii, c. 38.«
Qualeſiapiu ingrato, ovn popolo, ovn Prencipe.cap.
хxix. c. 39.h
, Qualimodidebberſarevn Prencipe, ovna Rep. per
fuggirequeſto vitio della ingratitudine,est- quali quel Capia
tano, o quel cittadiro,pernon effere oppreſjo da quella cap,
} XXXe 6 ‫ و‬40 .b
Chei Capitani Romani,per errore commefo, non furona
maiffraordinariamente puniti,ne furono mai anchora pu
niti, quandoper la ignoranKalero, o triffipartiti prefi da
loro,nefaſsinofeguiti dannialla Republica. cap. xxxi.
c.41.b
Vna Republica, o vno Prencipe non debbe differire a be
nificaregli huomininelleste neceſsità cap.xxx:i, c.42.h
uando vno inconueniente è creſciuto o in vnostato, o
contraad vnoſtato, è piu falutifropartito temporeggiarlo,
che vrtarlo,cap.xxxiii, - ۲. . 6 ‫ ﻳﻭﻟيو‬3 ‫ه‬36
- L'

!
Т. А v o I. А.
L'autorità Dittatariafece bene, c; non danne alla Re
pxblica Romana,est come le auttorità,che i cittadinifi tol
gono non quellechefºno loro daiffragij liberi date, fono
alla vita ciuilepernicioſe.cap.xxxiiii. c‫اهه‬r.b
La cagione,perche in Roma la creatione del Decemuira
tofumociuaalla libertà di quella Republica, non oſtante che
fiffe creato perfuffragii publici, & liberi. cap.xxxv.
-
c.46.4
Non debbono i cittadini che hanno hamuti i maggiori ho
mori, sedegnarfi de minori,cap.xxxvi. 6:47,4
Quali fandali partorì in Roma la legge e Agraria; est
come fare vna legge in vua Republica che riguardiajai in
dietro,cifia contra advna conſuetudine antica della città,
èfcandoloſiſsimo, cap.xxxvii, c.47.b
Le Rep.debolifònmale riſolute,& non/anno deliberare:
ci sellepigliano mai alcuno partito,naſce piu daneceſsita,
che da elettione.cap.xxxviii. c.49.b.
In diuerſipopolifi veggeno feſſo i medeſimi accidenti.
сар,xxxix. の。JI,%
La creatione del Decemuirato in Roma, eº quello che
in effo è da notare: douefconfidera,tra molte altre coſe,cos
mefpuòfaluare perfimile accidenti,o oppreſare vna RF
publica,cap.xl. C・J2・4
Saltare dala humiltà allafuperbia, dalla pietà alla cru
deltà ſenza debitimezzi,è coſa imprudente,est inutile.cap.
� の。JJ.6
Quantogli huomini facilmente fi poſſono corrompere.
rap.xlii. c.‫ررﺑ‬.b
Quegli,che combattono per la gloria propria,fºno buoni
6• edelifoldati.cap.xliii. c r5.b.
na moltitudineſenzo capº è inutile, cº nonfi debbe
የፇፀነ2ራቖርር№ፖፎ
Eī- ==

D в С А в 1 т о і т.
minacciareprima, e poichiedere l'auttorità cap. xliii.
as . . .. . . . . . . . . . . º - -
c.5%4
Ecofa di maleffempio,noh offernarfi vna legge fatta,ė
mafimamente dallo auttore d'effa; e rinfreſcare ogni di
nuoue ingiurie in vna città, a chi lagouerma è dannefjimo
сар.xiv. . . . . . . . . . . . . ε.56,6
gli huomini/algono davna ambitione advn'altra: epri
maficerca non effere offeſo, dipoi di offendere altrui, tap,
κίυi. : "o:37.θ.
Gli huomini,anchora cheffinganninone generali,ne ipar
ticolari non fingannano.cap.xlvii. " o:3".ί,
Chi vuole,c he vno magiſtr ato non fia dato ad vn vile , ờ
ad vn triſto,lofaccia domandare, o ad vn troppo vile c
troppe triffo,o advno troppo nobile, c; troppo buono . cap.
xlviii, - |-
c,βο,θ,
Se quelle città,che hanne hanuto ilprincipio libero, come
Roma,hanno difficultà atrouare leggi,che le mantenghine,
quelle che l'hanno immediate ſeruo, ne hanno quaſivna im
poſsibilità cap.xlix. · · · ε.6ο,ύ
TV on debbe vno configlio,ovno magiſtratopotereс.б2.4
ferma
rele attioni della città,cap l. . .
vna Rep.º.vn Prencipe debbe mostrare difereper libe
ralità quello,a che la neceſſità lo coſtringe.cap.li, c.63.a
e 4 reprimere la infolenza divno,che furga in vna Repu
blicapotente, non vi è piufcuro, est menostandaloſo modo,
che preoccupargli quelle vie, per lequali viene quella poten
za cap.lii. ό,63.ύ
Il popolo molte volte deſidera larouinafua,ingannato, da
vna falfa/pecie di bene,e come legrandiſperanze, ega:
gliardi promeſſefacilmentelomuouono cap, liii, - c.64,b
Quanta auttorità babbiavno huomógrande a frenare
ዊÆ
*
|- . : : Т А у о ї. А я :
vna moltitudineconsitata,capiliiii. c,66.ή
Quantofacilmenteſ conduchino le coſe in quella città,
douela moltitudine non è corrotta; c; che doue è equalità,
nonfipuòfare Prencipato, é doué ella non è non fi può far
Кериblica.capºly, . . . . . ..... . .. 6,67«
... Innanzi che ſeguiño igrandi accidentiin vna citta,o in
3:na prouincia,vengonofºgni che gli pronofficano, o huomi,
ni,the gli predicano cap.lvi. . . σ.ό.9,θ - - -

À La plebeinſieme ègagliarda, est daperfe è debole, cap,


lvii. · ·· · · · · · · · - ε,7o.b
g, La moltitudine è piufauia, & piu coſtante, chevn Pren
cipe.cap.lviii, -, : 0.71ർ
Di quali confederationiolega, altrifipuò piu fidare,o di
quellafatta convna Republica, o di quellafatta con vno
Prencipe.cap.lix. . |- s.74,4
Comeil (on/olato, est qualunque altro mgiſtrato in Ros
mafidauaſenza ariſpetto di eta cap.lx. c,75.

* T AV O LA D EL S ECO ND O
. L I B R O.

Yalefi maggiorcagiºne dell'imperio,che acquiſtarono


N-4 i Komani,ola virtù,olafortuna,capitolo primo.
|- с.75,4
con qualipopolii Romani hebberºagombattere, & cº
meeſtinatamente quellidefendeuano la loro liberta. cap. ii.
c.8o.s
Roma diuennegrande cittarowinando le citta circonui
cine,griceuendöiforeſtieri
iii, 7
facilmentea faoi honori,c.33caf:
|- • 4 .b. |-

Le Repub. hannetenutitremodicirca lo ampliare.cap:


iiii, ‫ه‬.49.6
Che
}j :്
TD B C a p r r o 1 f,
lawariatione della fette,c) delle lingue,inſieme con
| 4 ಘೀ
ε%ίiί υ. .
ºdellepºſti fengalamemoria dele
. . . 874 4. - 1

:Carrei Rºmaniprocedeuano nelfare laguerra,| бар,


་ ་ ངས་ ་ བབ་ བ་ ངས་ ་ པ ་ ། །
уі,
6.48.a -

šs. » :} · · · · · ·: ;-- » . . " ... . . .. . . . . . ----


º º

e Kushtą terreno :Ramanidauanopircolono:evic.sg.:


Άμεία:ίειριφοίβpartοήodsίκgβερπη,
inondanöilpasſe altrui cap.viii, :
σ.
6.ծ2.5
:Quasteegiºnicommunementefaccianonasterele guerré
‫ ) ﻭ ﺑه‬، ، ، ، ‫ مح‬, , , ,, • • • • • • • • • •• - - * . |- -

trazpotenti.cap.ix. - ." . , c. 9th


: Idaharinonfºno ilneruo della guerra, fecondoche è la
commune opintone.cap.x. - ‫ وهم می‬2.8 -

: . Nºn è partito prudente, fare amicitiacon.vn Prencipe,


che habbia pin ºpinione cheforze,cap,xi. :, 0.94.ര്
Seegliè meglio,temendoấeffère aſfaltate,mouere, o affets
|-
| stare la guerra. cap.xă. • 94.9 . C
| conChef
la forza.cap.xiii.
-

viene di baſaa granfortunapiu con lafrauấethe


- Շչ97.4

{
Ingannonfmolte voltegli huomini, credendo coniáhu.
milita vincere la ſuperbia cap.xiiii, º 6,98.4
} "##fatideboliſempreſieno ambiguinelriſoluerfi,e3;ſºn:
prek deliberationilentejono nociuëcap.xv. c.98Ꮺ
, 8"antºj/ºldatinen fritempif áformino dali anti,
chi ordini,cap.xvi, 6. I 00,4
Sgantefidebbinostimare dagli eſercitine preſentitem
pile artiglierie,c fe quella ºpinione,chefene ha in vniuere
Jalefia vera.cap.xvii. c. I ог,6
..Gºmeperlaattorita de Romanic peri'eſempio dellaan
tie4militia
xviii.
fidebbeſtimarepiu lefanterieche; canali,cap,
6. I 0 6 ‫ه‬, - .
Che
. T. A v o L R,
a (begli acquistinele Republiche non bene erdinate, e.
cheferèndola Romana virtùnom procedono; fonda rouina,
non à effaltatione di effe.cap.xix. :ºeiros:b
:QualepeřišọloportiqüilPrécipie,o quella Republicache
fivale della miliaanſiliare,º mercennaria.c.xx, c.141.a
silprimo pretore,chei Romani mandäromdinaltun luogo,
fuatapoundsfèCCCC.anni, che comminciarono afar
&иета,сар.xхі, , . . . . . . .. . ό,τίΞά
* Quantofanofilemolte volte l'opinionide gli huomini
nel giudicare le coſe.cap.xxii. · · * c. i 1$.b.
Úganto i Romani nelgiudicare i fudditi pèr alcuno ac
cidente,che neceſsitaĵetalgiudicio, fugginanɔ la via del
ирехxд,сяр.хxiіі. - · · ··· · c.f14,b
- - - --

Lefortezze generalmentefono moltopiu dannofe, che v


tili.gap.xxiiii. .. . . . . . α, Ιτ7.b
(helaffaltarevna citta diſanita per occuparla, mediante
la fue difuniºne è partito contrario.cap.xxv. ' c. 121 b
* Ilvilipendio, & l'improperiogenera odio contraeolorº che
l'uſano,ſenza alcumaloro vtilitā.cap.xxvi. : c. 122, a
e 4 i Prencipi, & Kep. prudenti debbe baftare vincere:
percheilpiu delle volte quando non baſti, ſi perde, cap.
Xxvii. - - . C. I 23.4
Quantofiapericolofo advna Republica,º advno Prene
tipenonvendicare vna ingiuriafatta contrailpublico,o con
traalpriuato.cap.xxviii. c.124.b
-

Lafortuna aċciecagli animi degli huomini, quando el


tanon vuole, che quelli s'opponghinoa diſegni fuoi ၇ု့မ္ဟု
C・l2J.
Le Republichec i Prencipi veramente potenti non com
perano le amicitie con danari,ma con la virtù,e con la rie
v.
putatione dellefortezze cap.xxx. 0,127.4
v.
D в Сл в 1 т о г. т,
Quantofiapericolofº credere a gli sbanditi, cap.xxxi.
6. 1 2 9 ‫گاهی‬
In quantimedii Romani occupanano le terre.cap ,,
-

- 10. I 29.
Come i Romani dauansa loro Capitani de gli eſerciti le
commiſſioni libere.cap.xxxiii, 6. 1 3 ‫ه‬l

TAV O LA D EL TE RZ O
L і в ко.

Volere ske vnafetta, ºvna Republica viua lunga


\ mente, è neceſſariº ritirarlafþeſſo verſº ilfuo princi
pie.cap i, , , C. l. 3 3 4
ceweegh; ceſaſapientiſina,fimulareintīpºlspazza,
ҫар.н. c.r; 5. b
Come eglièneceſſarie, avekr mantenere vwa libertaac
*
quiſtata ainuous, amma(zaretfghuoli di Bruto. cap : |

. c. 126. b ·
Nan viueficurº vn Prencipe in vnoprencipato,
tre viuonº coloro,che ne ſono fati/pogliati capsuu.c. 137.k
Quello chefa perdere vno regno ad vne Rf , chefiahe
reditarie di quello.cap.w. с,138.4
Delle cangiure,cap.vi. - c. I 39.4
Dende naſce, che le mutationi dalla libertà alla ferunà,
es dalla ſeruità alla liberta, alcunane è/enča/argue, alcu
mane è piena.cap.vii. с. і 56.b
(bi vuole alterarevna Republica debbe confiderareilfage
gettº di quella cap, vii. c. 15 *.4.
Come conusene variare cº tempi, volendo/empre hauere
*****/artнна,сар.ix, 6.1 534.
A Che .
- T a v o t A. A X * *
Che tim Ċipitano non puòfuggire la giornata, quan: a la
*uae frio, la vzoifare in ºgnizedo.cap.a., c.154.a
Chechi ha a fare con eļļai,ancherche fia inferiore; pur
the poſſa foſtenere i primi impeti,uirce.cap.xi. c. 156. i
Come vm Capitano prudente det be imporre egaineriffità
eicombatterea foi foldati, e a quelli de nemici terla,
c. P. A ii, с, і 57.6
Doue fapiu da confidare,o in vno buono Capitano, che
habbia l'affereito debole,o in vn buoho effertito, che habbia
il ſapitano debole.cap. xiii. * * с, 159.b
Le inuentioni nuoue, che apparistono nel mezzo della
xxfa, e le vecinuoue,chef odono, quals effettifacciano.
rap xiiii, - · · · · · · · ε. 166.ά
Chevno, e non molti fano preposti advro eſercitos
e” come i piu commandatori effendeno, capitolo xv.
", " : » с, 16 2.4
- Che la vera vir àfi va ne tempi difficiliatrouare, Gºne
tempifacili nongli huomini virtuofi, ma quelli, che perricº
chezze,oper parentado preuagliono,hanno piu gratia. capi
*olo.αυί, - - . . . . . . - c. 163.4
º Chº morfi ofenda vno,es poi queimed.fmofi mandi in
amminiſtratione, est geuerno d'importanza. capitolo.xvii.
. .|
. . . . . . c.164.b.
Wefuna coſa è piu degna d'un Capitano, che preſentire i
partiti delne»sco.cap.xviii. ::: , , с.165.a
- Se a reggere vna moltitudine è piu neceſſario l'offequiº,
che la pewa cap.xix. - . c. 166.k
9-o fampio dhumanità appreſo a Faisti potèpia dog
rifi za Romana.cap.xx. . . . . . c.167.a.
. Danaſ marque,ebe Annibaleton diuerſo modo de proce
dred: Siipipse, fece que medefini fattiin Italia, che
44 ſlo in Iſ gna caf.w&i. с. і б8,4
Come
‫همسر‬
D в СА Р. 1 т о I r.
» Comela dureŘza di LJManlio Torquato, est l'humanità
di Ualerio Coruino acfuiſtò a ciaſcuno la medeſima gloria.
сар.xхіі. |- - - с. і бу.b
· Per quae cagione Camilofiſſe cacciato di Rema.cep.
xxiii. α.172.6
Laprolungatione degli imperij feceferua Rºma,capitolo
*attat... . . . . . . ‫ جر‬. . . . ‫ی‬0, 173.4
Della pouertà di Cincinnato,& di molti cittadini Koma
ηj.cap. κ.κυ. с. і 73,6
Come per cagione difeminefirouina vnoſtato,cap xxvi.
· - C. I 75.4
Come ef haad vnire vna citta diwiſa,est come quella o
pinione non è vera,che atenere le città,biſogna tenerle difû
пite.cap.хxviі. c. 175.b
Chef debbe por mente all'opere de cittadini,perche molte
volte/otto vn operapiafi naſconde vm prencipio di tirannis
de.cap. xxviii, - , c. 177.4
Che i peccati depopoli naſcono da Prencipi . cap. xxix.
z-
/*
s. , -, c.177.b
e Advn cittadino, che voglia nella ſua Repu far di fua
auttorità alcuna opera buona , è neceſariopiima ſpengere
l'inuidia,c; come venendo ilnemico-fi ha adordinare la di
ffa d'una città.cap.xxx. , c. 178.b
Le Republicheforti,cºgli huomini eccellentiritengono in
ognifortuna ilmedeſimo animo, & la loro medeſima digni
га.сар,xxxi. - - -- с. 18o.a
Quai modi hanno tenuti alcunia turbarevna pace, cap,
xxxii. : - с. 182.b
- Egliè neceſſario,a voler vincere vna giornata, far l'effer
citº confidente ø fra loro , , cf. col Capitano, capitolo
*· * ** * -A 2 κκxiti,
- * '' +
Т. А у о і А,
**æði, e, 183 s
Qualefama, a vace, o ºpinionefa,che il pepolo comincia
«fauorirevm cittadino ; Gfè egli diſtribuiſſe i magiſtrati
fenntaggior prudenza, phe ön Prencipe,
-
சஆ C, 1ð4,52

Qualipericelif portino nelfºrf capo a configliare %


fo/a, & quanto ella hapiu della fraordinario, maggisri
pericoli vificerrone, cap.xxxv. с, і86.b
La cagione,perche i Franciofifono fati,eſ-fºno anchera
giudica šnekezºfº da principiepische huomini, e hipei
șneno chefemine.cap,xxxvi, с. 187.k
Selepicciole battaglie innanzi alagiornata fºno nec fa- . .
s rie,ei come fidebbefare a conoffere vn nemice nupuo, vo
lendº fuggire quelle cap-xxxvii. с. 1894
Come debbe efferfattown Capitap g , nel quale l'effe, çite
fuopoſa confidare.cap. xxxviii, ' , f. 19ø.b,
Čhevn gapitane debbe effer copeſcitore defiti, capitolº
#xxix. с. 19 t.k
* Come,vſare lafraude welwaneggiare la guerra, è coſa
glorinfº.cap.xl. e. i 92.h
" che lapatriafdebbe difendere º conigrewinia, º con
gloris, & in qualunque nada è ben diffa, espitels xii,
с.193.8
Chele promeſſefatte perforzą nawfdebbona ºferuare.
çap.xlii. , 194
Chegli huºmini, che naſcono in vnaprouincia, offerua:
seperiuttiịtempiquaſi quellamedeſimanatura cap. :
· F. i 94:8
Effettiene can timpete, e con l'audacia molte velte
μεί", είκrommodiorάμμriinonβρtterrεύθεκκίκαφέοίρ
|
___=ज्ब्_

- b* c* # 1 ro 1 1 .
: , Qüalfamigliorpartite nelleģiornate,iffinerefeitä
| to erfºffenuto vrtargli, enero da prima con fa
* ria affatargls, tap. xlv. . .. . t. ip6.3
Dondenaſceiche vnafamigliain vha eitta tienevntem
pó i niedefinitoſtumii cap.xlvii - έ. 197.ά
Chevn buon cittadinoperamorè della patria debbe dié
*entitatel'ingiurie priuate(cap.xlvii. t. tỷỳ.)
Quandºf, vedefare vn erroregrande ad vn nemico , f
debbe crèdereche viftafetto inganno.cap. xlviii. c. 147 #
Ç’na Republica a volerla mantenere hbera ciáfumé á
ba biſºgno di nuouiprouedimếti,ës per quelsmeriti Quin
tº Fabiofischiamato Mafime.cap.xlix. ε.ύν."
Finistelutauolatbe capitoli ձ: distorfidi Nitºh
« Machiameli, -

, A ‫و‬
4 : "
Co MI N CIA
-----
LA T A v o ÉA
;” D E L L E Cö s E I N T v T T I I L I- 3
&.
* * -
) bride Diſcorfi contenute. -

*
, -

:* * * ** * - -

*、*、T >。ご、 二 。

L: cagioni, per le quali fi fºgliono edificar città, - car. r. b


: • Athene,est.Dinegia,perchefurono edificate
- ** 2 .it

|- Trefati di Rp. -- : - 4b
Camei dettiſtatif vanno mutando. " : "" ‫ ﺑر‬4،
| Sparta e Romā. . . . . .. - 6 ,a
* Quànti anni furono da i Tarquinia igracchi. * 8.å |
|
„La Rep:Spartama e la Vinitiana hauergaduta la liber
tà più di Roma. * * * * * · *** 5 * , s.b |
Marco Mennenio Dittarere. * * து.
Onde il nome de gentilhuomin Dinitiani hebbe princi-
pie. |- . 10.ഭ
Lo acquiſtare effer la rouina delle picciole Rep." I 2-a |

Coriolino. ‫و‬
134 |

Franceſco Valori, Pietro Soderino. 13.b


AM, Giouanni Guicciardirigouernatore dell'effercito de .
Fiorentini. 15.5
• Agide Re di Sparta. 17.at -

Checiaſcuno, chefaceſſe capitale delle memorie antiche


fuggirebbe il nome de Tiranno. _ 18.a
Quanto poſſa la religione călo eſempio di Scipione. 20.a
Quanto vtilefaffe a Romani la religione introdotta da
Numa, 20.b
Che tutto ildăno eiflagelli delle coſe d'Italia dipende dal
la Chiefa Romana. V 22. éſ \
Parole di Liuio circa alle likſi. 24.4
e Augurii de Pollarii. "K 24. b
\ . Animo
v
-=mmes

D E і L в С o sн ~

e Annimefià de Samnitic parole di Liuiº, 23 h


« Quellº,che deefazeilmubuo Frencipe. 27 a
'- Clearca Tirannº di Eraclea. : tv, . 27 ί,
Ühenomfipotè mairidir Napoline Milanoin lib fè.
Yx , , ۱ , ‫ تم‬: "" : ,"" , , : , , , , "․.․ : 29,4
, Podeſtà de Tribunie del popolo Romano circa alprº
porre estelldeliberaraksts&ggi. . . . . . . 39:
» Cleomene. " <- . - . 3ο 4
Oirtù di Dauid, x, s, . . . . . . .,:, . 3i b
, Pirtù di Romols. - ' .. 22 ‫ه‬as
(hevn Prencipe, che vaolmantenerfilofato, dee afſö
nigliar Romolo,est non Numa, .. . . 32 4
|- *筠榄 nga volle valerfi d'altri ſoldati,che
„de proprii. - - - 33.4
, Pelopida & Epaminonda Thebani... : : 33 a
š:Tullo es AMetio. . . . . . ... . . 344
§ Oenuta in Italia di Franceſco Re di Francia. 3 j.a
########
2°атt. . .
#
.." ‫ و‬، ‫وه اﻭ ﺩ دي‬ -

s, ster quali cagioni Filippº di Macedonia diueniſſe gran


‫ةﻟئاع‬.
‫یﺑ ) ﻢﻭﻟانا ﻣﻧ‬: ‫إ به‬۹۹ ‫"** الأنههٔ ها ﻭ نابﻟيﻭ‬
» . " * .. º tzs , , , , , 37,4
* Temerità diPapa Giulio nella imprefa di க3vil
Aà di Geka:Pagla da:'ÉKagi4.. w:e es: a \ ... 57 b
è. Q/traciſmo in Athene ónde nacque. 38.4
s., starole di Liuio d'efferianimo fut ching alla ingiuria,che
albeneficare altruirass-o • ...as, As, s. 39:a
: , Ç’eſpatiano Ix peradore. . 39.9
, , Chevn Prencipe ɖerandaze in perſºnaalle impreſe, ef
ſempio ael Turco. .. - * 1 {'' . 49• !
: Puerfieſempi di Capitaniantichi,cheerrarono per g
Amoyanza. .42.4
‫* ) وهي م‬۹ ** ,» « »

... Perche (fino de Medicijaliſeagrandezza...s, 4 «


2Nicolº da Vizano, : ‫و‬.a
4
T. A v o L. A
(he Ceſarenou pºtena heneſtare lafa Tirannide. ‫ف‬.4*
t3{ode di elleggere il Dittatore appreſſo Roma, 4}.b
郎。
Le cagioni,che駕 il Duttator buone, e i disci *
46.b
In quale cittadinº pin dee/perarevna Rep. 47.6
Legge Agraria. 44.6
19racchestrefatimotºri dedfºrdini, che auuennere
in Roma. 4
9.43
Errore fattº da Fiºrentinianödareilraffsal Ducaf0,4
lentino.
va
Luigi duodecimo Re di Francia. f0.4
ТВентотte. - J0,4
Il dºmne,che ſeguitòa Romaniper tagione del Decemui
#fff0. - J 4.46
Parole di Liuio. J 3.4
«Accidente di Dirginia. ‫ور‬.6
Nabide Tiranno di Sparta. J4.5
Estrpazzia dimandare vna ceſa; &dirprinajsveție
far male con effa. J 6.6
Appio citato da Virginio. J 6.b.
I cattinieſempi effernati da buoniprincipij, dette di Ce
fare, 547.46
Parole di Linie d'interno al giudicio, quando non èJf.b
røffo. �
cor
Parole delmedefimo. ј9.6
4statiº di Pacumio Calano Capouano in confºrmare
Senato.
il
‫ر‬9 ‫لهی‬
Stated Firenze dopo cacciatii Prencipi. бо.*
De i Dieci di Onegia. 62.«
Errori di diuerfi. 63.Â
Detto de Dante, 6 ‫م‬.5
Fabio Mafime. . ‫همر‬6
Verfi
*
D в і г. в С o s и
• Derf di Dirgilu». é6.}
Fattieni di Firenze Frate/che, eArrabbiate, 66.6
Åſ. Franceſco Defcoue de Oolterra. 67.s
Perchen Napoli,c in alcune prowincienen vi s'ha pe
tuto far Rep. 68.b
ufone de Dinitiani in gentilhuomini, e pepela
wi. - бу.6
Fra Girolamo Sauonarola predſe la venuta di Carlo
V I H I, in Italia. 7o.«
Parale di Liuio di quegli, che per timore diuengono ba
áwili. 70.5
Parole del medefimo. ~ - 71.4
•Aleſſandre Magno e Herede Furief. 72.a
Coſtumedelpºpolo. - 72.6
Afanarla malatia delpopolo cattiuo biſognanº k pare
le-ci «curar quella del Prencipe il ferro. 73.6
AMorte di Pompeo. 74.5
Che Cofa dee effereilConfolate, parole di Liuio. z r.«
I Regni antichi variauant l'vno dall'altrº per lavarietà
de coffumi. - 76.5
) · Opinione di Plutarco, ‫گ‬.‫وه‬y
Guerre, che hebbero Romani in diuerftempi. 7 f.6
Guerre tra Spartanic Athenuf, & 1.4
ZAbbondan Kane paeſi liberi, c; pouertà nefrui. sz.b
Ligurgo. Jፉ,4
Diſcorſº d'intorno alle cefe de Toſcami. 84.b. -
«>Modi di procedere offeruatı da Remani. 35,4
Suizzeric; Sueui imitano quanto alle leghe i Rama
si, * y.b
La Religione (briſtiana eftiné tuttalantica & prefana
Theologia. 477 ‫ماه‬
Cgene , che fece duenire i Rºmani ricchi c pº
|- / senté
и т. д. у о я е. |

*3.h.
· Treguerrepericoloffime vinte da Komani. 9o.nf
». Tre cofe neceſsarte nell,guerr4- - ». . . 94.4
|- TParole di Liиiа. -- , : x* * - --- « 94.4
Non douerfifidar nell'aiuto di coloro, che hanno piufama,
'; ; : : :s . . . . .. . . . .. . 94 4
; AMeglio effere farla guerra in caſa,chefuori : 9 s.a
• Castruccio Signord Lucca. 2 s- Ўб.а.
s Romani per aſfaltare vna Prouincia non mandarono
mai fuori effèrciti, che paſſero cinquanta mila perſone.
* ‫ ﺱخة‬- . - 96.6
, , Ciro Contra il Re d'Armenia. , , ,, 97శ
. L'arroganz de Latini accrebbe la potenza de Romani,
o parolea Liuio. . . ९१\*** ‫وک‬a
‫ه‬
. . Parole di Liuio, dauerfconfiderar pix aquello,chef dee
fare,che parlare, percheaifattifºgnano poile parole. 99-ự
« Errore de Florentini nella paſſata di Luigi XII. Re di
, Francia, , , • . . ,, , , , , , - - - 100.4
; . Ordine degli eſerciti Romani,& paragone del noſtro e:
Ade Barbari. |- 100.6
« Le morti di diuerfi Capitaninaſcernon dalle artigherie,
madai cattiui ordini. . , , : ; .l9J.4
, . Eſempio de Suiz Keri.. . . . . . . ., . ; * 6.4
La vittoria del Turco contrailSofinaeqne non dallear
stiglierie, må dallo ##amento, , -, - - i 06.4
. Parole di Liuio, s, , , , , , , , , as 196.b
: #ff.mpifguindiefitempi, ipsa
-
*.
”*cagionele Kep.della e Magna conferuano k;:#
ta. ** - - JO

t . Diuiſione d'vnaparte della LZMagna. . . . ., i jo a


s. Parole di Liuio intorno alle de Capвивні: .ே
- o ' , : » « ?. , , , , , , , , * * * * . :: 1 10.b -

i. | / |- Rºma
D в і ї и со ѕв
* Roma(per le parole di Linio)nonjolofamoſaper karmi,
ma per le leggi. 112.θ.
- La cagione,che moſſero que di Piſtoia a dare vbidenz«
all'Imperadore. “ I 13.4 |- |-

* France/co primo Re di Francia mella venuta in Italia.


- . < r ' ; · · ·* * · I i‫ﻟﺍﻭ‬.
* Parole di Liuio;per lequalifi comprende, che'l ‘Frencipe
è dee del tutto perdonarle ingiurie,ofeueramente caffigar
le. : 1 . " - 1 1 5.b
* Quello,che doueuanofare i Fiorentini wella rubalien d'
Arezzo & d; Valdi chiama. . .. . s I 16,4
* Parole di Liuio,cheniun popolopuò restar pacifico, fº ha
in odio laferuità. * ** · *** ', , 1 i 6.4%
, Franciſco Sforza Duca di s Milano non effere fato pru
denteinfarlafortezza, , , , T : *** ris.b
* Prudenza di guidybaldo Duca d'Erbino d'internoat
”okardiforfz೭,_ : ೨.೬ : jp.4
* Rapa Siffe,& Luigi XI I Re di Francia. 119蹄
§:#þolfa d'una Spartano,a cuifu dimandato, ſe lemura
d'Athene erano belle. 3 *** ' * * * * · * * 12.1.a
* Piſtoia & Siena;&mutamenti loro. - sº iz 1.b
:?arºle di Liuio circa al mordere altruicon motti troppe
afþri. .. ‫*گﻭ‬
‫*ه ان‬
‫ ﺑ‬: <""
** 12 a
:Errore,che cºmmettomò# Prencipi,quandofono affaliati,
in non accettaregli accordi, TA ' ----- 123.5
*: Pauſanta. * い**** I 25,4
* Parale di Liuio delpedere dellafrtuna. - 126 b
#àinne, chenaffidah häufi djarmati i popoli,
。.c\ ſ -

- ‫ ﺍوج‬127.
|-
- -

#
`--- « -
‫ة‬ss ‫ه په دی‬. ‫أهم‬ ‫ دهه پنجم‬۱ ‫ مذهه‬، ‫" وهﻭ مه يا‬,"،
۹*************************** Y ‫ه يﻭﺍز‬.
‫" بﻬ‬: }

43 ** # IngleffecerotremareilRegno
*** * *
*
di Francia · 128
﹑\* છેઃ
* * ‫"" نة‬, - b
f

/
T A v o L á.
Cagione per cui Themiſtocleauelenòfefeffö. 12y.b
I Riparische i Romani facenano contrale rotture dellë
smura. 4 • - I 31.4
Checiaſcuna Republica in capo di certe tempo dee vfare
qualchefenerº taftige: 1 ‫که‬.33
(he anchora le /ette hanno biſogno di rinauatione.
v» - 135 a
Quanto debbono effer cºnfiderati toler», sht ‫ﻭﺍﻟﺱﻟﺎم‬
tontenti d'vn Prencipe. I 35.4
Errore de Pièro Soderine. #37.4
Che gli huomini debbono honorar le cóſ? ‫ن‬cta‫و‬ki
f‫وع‬s‫ ن‬A
dire alle preſenti, 1 ‫ﺍﻟم‬.93
. La cagione chemofei Pazzia tengiurar contras Me
dici. - 146.d
Deruisfacerdote Turcheſco,che volle ammatzar Bafie
padre delpreſente Signore. . i40.5 -

Jacopo d’Appiano Coppola é altri,che volenovccider di


serfi Prencipi, - #42.4
aAntonio (aracalla Imperadore. 144,ß
Comefie ordinata la congiura de paŘzi, 145.h
Quanto pellà lo stanento in colai,che aſfalta il Prencipe
peransmazzarlo. 14‫ص‬.
}}‫ك‬
Giulie Belanti da Siena : 147. W
Pericoli, chefcorrono doppo l'effecatione deste coniura.
- - 147.k,
Girolamo (onte di Forli, 148.ര്
ſoniura di Catilina. - ↑Ꮞ8 %
Lsconiure d'uccidere col velene effer pis fericoleſez
143.5
Diuerſamente deuerficercarriputatione in diuerſe 赞
BJM.
Cºpenedesta buona &dellatrista cºnditione degli huse
D в І. І. в С o s и
#ni. #52.4
Parole di Liuio del diferir lagionata. 1.f4.6
In che termine nonfideefuggir lagornata, I 5‫ه‬.b
Contura di tutti i Prencipi d'Itàlia contra Dinitiani,
t56.á
Le cagione,perche i Clinitiani hannofattºpiu acquiſto,
phe i Fiorentini, - I ‫ و‬3 ‫مه‬،
Comelaneceſsità è chiamata da Liuio. 158.6
La città di 皺 dinifain due parti, , , 16o.b
Parale di Liuio,cheinntilgºſafa nelle guerra hauerpin,
phe vn capitano, 162.a
Antonio Giaconsini, ‫ﺑههکﻢه‬fI
Detta di Epaminonda Thebane. J6 ‫رﺑ‬a‫ه‬
• Ferentini neljaccºrſº de Marrhadi, I 66.«
Perregger meli; vạlerpiu lafuerità,che l'effer
- -
*ಜ್ಜ
! 66.
LaPirro
rome liberalità di Fabritio g. pon l'arme Romane caccia
d'Italia. ș-- 167.h
Torquato e Valerio Coruine hebbero diuerfi modi di
procedere, . _ 169.b
Parole di Liuio in lede di Coruino. 17 Iv4
Quanto peſſa lauttorità d'vno s ſpegnere un *:
Pietro Loredano. x72.d
Parole di Liuisin lede dellapouertà. Yፖ4 «
Piſtoia diuiſa in Panciatichi? (ancellieri, 175.b
eka perdita di e Arezzo. . . 176.ί
Comefifpegne la inuidia. 178.b
9irolamę šauonarola,ø Piero Soderini (onfalonieri di
Firenze, . . . . I79.6
La buona fortunafþeſſº effer dannefa. 18o.b
Efferuamenti de Romani pelprenderdeglianguri, itza
- T A v o L .A. \, -

Pituttoilmale,che riefcefimputa l'auttere del configliº,


*: < . 18ά.b
*
ở Sultan Saligran Turco nell'impreſa di Soria & a'Egit
#0. e º 18ά.b
Parole di Liuio,come dee efferfatta la buºna militia, uss.b
Chevn buon Capitanodeerimaner d'operar ceſa che ef
|
fendo d poco momentopofafargattiuo effetto ne z faoi effer
C#ft. · - I &9,4

ch'è pericolofa coſa eſercitare i foldati nellepiecciole zuf }


?。 189.a
Parole di Liuio delleconditioni d'vn buon Capitane.190.b
Quanto è vtile a vn CapitanoJaper la natura de Paefi.
- - 19; I.b
Tedeſchie Franeeſifaperbis auarifimi. 194 ե
Lapace efferpingrauea chifrue,chela guerraai 195
liberi,

Tapagiulio, Monfignordi Fais,est altri Prensipi,haue
recentimpetoloro ottenuto quellº,che ſenza won haurebba
mo attenuta. .. - - v* 196.4
(henell'error d'uno eſercito è buono ammazzare la deci
maparte, |- 199.4

Finike la/econda tauola dellecoßpin notabili trattate da


* Nicolo c.7Machiauelli in queſti ſuoi ·
Diſcorſi. |
:
PR E F AT I o N E. i
Onfiderandoio, quanto henorefi cona
ceda alla antichită, est come molte vol
te(laſciando andare molti altri effempt)
vna picciola parte d'vnaãtica ſtatuafia
fiata cempereta agran prezzo, per ha
ueria appreſſo dife, honorarne la fua
- cafa, & poterla fare imitare da coloro,
che di quella arte fiatlettano, qualipoi con ogni induſtriaf
for Kano in tutte le loro opere rappreſentarla; es veggendo
dall'altro canto,le virtuofijime operationi, che l'hiſtorie cả
moſtrano,chefono ſtate operate da Regni,dalle Republiche
antiche, da Re,da Capitani,da cittaani,dadatori dileggi,ċ
d'altri; cheffonoper la loropatria affaticatieferpiu tofoã
mirate,che imitate,anzi in tanto da ciaſcuno in ogni parte
fuggite, che di quella añtica virtu non ci è rimaſto alcum
fegno:mon poffofare, che infieme non me ne marauigli, g
dolga, & tanto piu,quantoio veggio nelle differentie, che
intra i cittadini ciuilmente naſcono, o nelle malitie, nelle
quali gl'huomini incorrono, ºfferfi ſempre ricorſo a quei
giudicij, o a quei rimedij, che da gli antichi fono fati
iudicati,o ordinati:perche le leggi ciuilinonfono altro, che
# date dagli antichi iureconſulti: le quali ridotte in
ordine,a preſentinoſtri dottori dilegge giudicare infºgnano
Neanchora la medicina è altro, che eſperienzafatta dagli
antichi medici ſopra la quale fondano imedici preſenti i lo
roguidicij, non dimeno nell'ordinare le Republiche , nel
mantenere glifati, nel gouernare i regni, nell'ordinare la
militia,e amminiſtrarla guerra, nel giudicare i fudditi:
nell'accreffere lo Imperio,nãfi trona ne Prencipi,ne ಸ್ಟ್ರೋ
- - } 2B
‫مم بمه‬ *
£ e *

4. «
4. |
* r -- L I в ко

cheme Capitanine cittadini,che a gli eſempi degliantichi


ricorrano.ilche mi perfuado che neſca non tanto dalla de
bolezza,nella quale le creanze, c i coſtumi dhoggidi han
no condotto ilmondo,o da quelmale,che vn'ambitioſo otio
hafatto a molte prouincie,& città (hriſtiane,quanto dalnő
hauer vera cognitione dell'hiſtorie,pernon trarne,leggendo
le,quelfenfo,neguſtare di loro quelſapore, che elle hanno in
fe: donde naſce,che infiniti,che leggano, pigliano piacere d'
vdire quella varietà delli accidenti,chein effe fi contengano,
fenzapenfare altrimenti di imitarle, giudicando limitatio
me nõfalo difficile,ma impoſſibile,come feilcielo,ilfolegli ele
menti,gli huominifuferovariati di moto,d'ordine,g dipo
tenza da quello,che effi erano anticamente. Dolendo pertă
teritrarre gli huomini di queſto errore,hogiudicate neceſſe
rie/criuere ſopra tutti quei libri di T. Liuio, che dalla ma
lignita de tempi non cifonoftati interrotti,quello,che io, fe
condo l'antiche e-moderne cofegiudicherò effer neeceſſariº
per maggiore intelligenza d'effi,accio che coloro che questi
miei distorfileggeranno pofano trarne quella vtilità, per la
quale fidebbe ricercarela cognitione dell'hiſtoria. Et ben
chequeſta impreſafia difficile,non dimeno aiutato da coloro,
che mi hanno adentrarefatto aqueſto peſo comfortato,credo
portarlo in modo,che advn altrorefterà breue caminoacă
durlo alluogo deftinato.
Qualifiano ſtativniuerfalmente i principii di qua
lunque città, & quale fuffe quello di Roma.
Capitolo. I. |

C: leggeranno,qual principio fuſe quello della


città di Roma, ci da quai datori di legge, e come
ºrdinato, non fi marauiglieranno, che tanta virtu fi fa
perpiuſecoli mantenuts in quella città, & che "; ne
$40
Р к 1 м о, 2
fanatº quello Imperio,alquale quella Republica aggiunfº.
Et volendo diſcorrere prima ulnaſcimentojuo,dico,chetutte
le città ſono edificate o dagli huomini natij delluogo,doue el-.
lef edificano,º da iforeffieri.il primo caſo occorre, quando
agli habitatori diſperfi in molte,cípicciole partinon parvi
uere ficuri,non potendo cia/cune perfe,eff-perilfito, & perit
picciol numero riffere a l'impeio di chi l'afjaltaffe;ſ& ad
vnirſiper loro difeſa (venendo il nemico)non ſono atempo; e
quandofufero,conuerrebbe loro lastiare abbandonati molti
de lororudotti, & cofi verrebberoadefferfabita preda de los
ro nemici, talmente,che perfuggire queſtipericoli, moſi de
alcuno,chefia infradi loro di maggiore auttorità fi rifirin
gono ad habitare infieme in luogo eletto da loro piu commo
de a viuere,e pinfacile adfendere. Di queſte, inframel
te altre,fono fiate Athene,& Vinegia.la primafotto l'aut
torità di Theſeofu perfinili cagioni dalli habitatori difper
fi edificata.l'altra,fendoſi molti popoli ridotti in certe Iſolet
tech'eranonella punta del mare Adriatico,perfuggire quel
legnerre, che ogni di per l’auuenimento di nuoui barbari
dopº la declinatione dell'Imperio Romano naſceuano in Ita
lia,cominciarone infra lorofenza altro Prencipe particola
re,ɛhegli ordinafe,a viuere ſotto quelle leggi, che paruono
loropiu atte a mantenerli.ilchefacceſſe loro felicemente per
illungo otio,che ilfito dette loro,non hauendo quelmare vſ
cita,e non hauendo quei popoli,che affligeuano Italia, na
wilj da potergli moleffare, talche ogni picciolo principio gli
petè far venire a quella grandezza, nella quals fºne.
Il fecondo cafo , quando da genti foreffieri è edifi
cata vna città , naſce o da Thuomini liberi , o che
dipendano da altri , come fono le colonie mandate
| ºdavna Republica,o da Prencipe periĝrauarele loro tere
re d'habitatori,0 per difeſa di quel # z che di nutnº
&... » - É a aequistate
LI в ко
acquiſtato voglionofcuramente,cºfenzaffefamantenerf,
delle quali città alpopolo Romano ne edificò affai,e per tut
tolo Imperto fuo, cuero elle fono edificate dawn Prencipe,
non per habitarui, maperſuagloria,come la città d'Aleſſan
dria da Alejandro, e pernon hauerequeſte cittadi la loro
origine libera, rade volte occorre , che facciano proceſſi
grandt, est polfinfi intrai capi de i regni numerare. fimule
a queſte fu l'edificatione di Firenze: perche ( o edificata
da foldati di Silla, o a cafo da gli habitatori de i monti di
Fieſole,i quali confidatifi in quella lunga pace , che fotto
Ottautano nacque nel monds , fi riduſſero ad habitare
neipiane/pra Arno)fedificò ſotto lo Imperio Romano,ne
potè ne principii ſuoifare altri augumenti, che quelli,che
per cortefia del Prencipe le erano conceſſi . Sono liberi gli
edificatori delle cittadi, quando alcuni popoli o ſotto vn
Prencipe, o da perfe,fono coffretti oper morbo, o perfame,
operguerra adabbādonare ilpaeſe natio, est cercarfinuous
fede. queſti tali, o effi habitano le cittadi, che trouonene
paefi, che effi arquiſtano, cemefece Moiſe,o ne edificano
di nuouo, comefece Enea. in queſto caſº è, douefi conoſce
la virtu de l’edificatore, c3 lafortuna del l'edificate : la
uale è piu,o meno maramiglioſa, fecondo che piu, o mene
è virtuoſº colui, che n'è fato princípio. la virtu del qualfi
conoſce in duoi modi: il primo è nella elettione del fito, l’al
tro nell'ordinatione delle leggi. c3 perche gli huomini ºpe
rano oper ‫موف‬tif[tcen per elettione, & perche fi vede quiui
effermaggiore virtù, doue la elettione ha meno auttorità:
è da conſiderare, fefarebbe meglio eleggere per l'edificatio
ne delle cittadi luoghiſterili, accioche gli huominicoſtret
tiad induſtriarfimeno occupati dall’otio, viueffino piu,
vniti, hauendoper la pouertà del fito minore cagione di
diſcordie sºme interuenne in Rangia, c; in molte altre:
-------------------
=

P R I M o. 2 3
tadi,infimililuoghi edificate,la quale elettione farebbefºx
za dubbio piu fauia, e piu vtile, quando gli huomini
fiffero contenti a viuere delloro, eý non voleffire cercare di
commandare altrui, pertanto non potendogli huomini afi
curarfi, fenom con la potenza, è neceſſario fuggire şujta
fieriittà del paeſe,e porfin luºghi fertilijimt,aoue potendº
per la abbõdanza delfito ampliare,peſano ci defende fi da
chi l'effalteſe, e opprimere qualurche alla grandezza
lorofopponeffe. E quanto a quell'olio,che arreceſſe ilfito,
fidebbe ordinare,che a quelle neceſſitaat le leggi gli coffrin
ghino, chelfito nengli coffringeffe, ci imitare quelli, che
foneffattfaut, & hanno habitato in patfi amenfimi, cý
fertilfim, & attiàpodarre huomini otiofi, & inhabili ad
egnt virtuoſo, eſercitio, che per cuuiare a qui aanri, i
quali l'amenità del paeſe mediante l'otio haurebbe cauſati,
hannopofte vna neceſſità dieſercitio a quelli, che haueuano
ad efferfaldati , di qualità, che per tale ordine vi fona
diuentati migliori foldati , che in quei paeſe, i quali
maturalmentejono fati afþri,est fierili, trai qualifi il reg
no delli Egittij, che non effante che il paeſe fia amenijimo,
tãto potere hebbe quella neceſſità ordinata dalle leggi,che vi
nacquerohuomini eccelentiſsimi, e fe i nemi loro nonfuſsi
no dalla antichità/penti,fivedrebbe,comemeriterebberopiu
laude, che Aleſſandro Magno,est molti altri de quali an
chora è la memortafreſca,ẻ chi hauefè confideratoilregno
del Soldano, est l'ordine de Mammaluchi, est di quella loro
militia, auanti che da Sah gran Turco fuffe ffata ſpen
ta, haurebbe veduto in quello molti eſercitj circa i foldati,
e haurebbe in fatto conoſciuto quanto effi temtuano quel
ºtiº, a che la benignità del paefegli poteua coudurre ſe non
v baueßino con leggi fortistime ouuiato: Dico adunque
efferepinprudente elettione,porfiin luogofertile,quãdoquella
B 3 fer
*

- L I B Ro
fertilità con le leggi infra debiti terminifreſtringe.AdA
leffandro Magno,volendo eaificare vna citta perfuagloria,
venne Dinocrate architetto, cº gli meſtrò come ei la peteua
fare ſopra ilmonte Atho,il quale luogo,oltre all'effer forte,pº
trebberidurf in modo,cheaquella cittàfidarebbeforma hu
mana,ılchefarebbe coſa marauiglioſa,est rara,e degna del -

la fuagrādezza.e3-domādandolo Aleſſandro di quello,che


quells habitatori viuerebbono,riſpoſe,nõ ci hauerepenfato di
che quellofrife,G-laſciato fare quelmonte,edificò Alefan
dria, donegli habitatori hauefjero affare volētieri per la graf
fezza del paeſe, & per la cõmodità del mare, es del Nilo.
Chieſaminerà adunque l'edificatione di Rºma;/ef pren
derà Eneaper ſuo primo progenitore, farà di quelle citta
/
di edificate daforefieri: ÁRomolo, di quelle edificate da
gli huominimátijdelluogote-in qualunche modo la vedrà
hauere principio libero, ſenza dependere da alcuro, vedrà
anchora(come di ſottofidirà)a quante neceſsitadi le leggi
fatte da Romolo,da Numma,est dagli altri lacoffringef:
fino; talmente, che lafertilita del fito, la commodita del
mare,lefþeſſe vittorie,la grandezza dell'Imperio non la po
terono per moltifecoli corrompere; est la mātennero piena di
tante virtù,di quantemaifufe alcuna altra Republica or
mata. e. per che le coſe operate da lei, e chefono da Tito
Liuio celebrate.fºno ſeguite o per publico,ºper priuato con
figlio,o dentro,ºfuori della cittade, io commincierò å diſcor
rere/opra quelle cofe occorſe dentro, & per configlio publica,
le quali degne di maggior annotatione giudicherò,aggiungst
dout tutto quello, che da loro dependeffe, con i quals dif
eerstguefoprinolibro outroquefaprima parte, ftermi
sera, |
IᎠi
L 1 в к о 4
Diquanteſpeciefono le Republiche, & distuals
fula Rep.Romana. Cap. II. . . . . .
I O vogliº porre daparteilragionare di quellegittadi, 醚
hanno bauuto illoroprincipio/ottepoſto adaltri; & për
leràdiquelle,che hanno hauutoilprincipio lontano da ºgni
feruitu efterna,mafi fonofubito gouernate per loro arbitriº
come Republica, o come Prencipate, le quali hanno haku
to,come diuerfprincipij,cofidiuerſe leggi, cé ordini, perche
adalcuno o nelprincipio d'effe,o dopò non molto tēpofonofia
te date davn/slo le leggi, & ad vn tratte,come quelle, che
furonº date da Ligurgsagli Spartani:alcuni le hãno hauu
te a cafo,est in piu volte,eš fecondogliaccidenti,came Rº
maçtal chefeliceſipuo chiamare quella Republica,la quale
fortifçevn huomofiprudente,che le dia leggi, ordinandola
in modo,chefenza hauere biſogno di correggerla,poſſa vue:
reficurashente/otto quelle:ø fi vede che Šparta le offeruò
piu che ottocento anniſenza corromperle, o fenz’alcun tu
molto pericolofo. c. per il contraris tiene qualche grado d'
infelicità quella città che,non fieffendo abbattuta advno or
dinatore prudente,èneceſſitata da femedeſimariordinarf.
ci di queſte anchora èpiuinfelice quella, ch'è piu diſcoffa
dall'ordine:cſ quella èpiu diſcoffa che cõfaoi ordiniè al tut
tofuori del dritto camine,che la poſſa cõdurre alperfetto,eớ
verofine:perche quelle,chefono in queſtegrado, è quafi im
poſſibile,che per qualūcheaccidente#raffettino, quelle altre,
che fe bene non hanno l'ordine perfetto, hanno preſº il
principio buono, e atto a diuentare migliore paſsnø
per l'occorrenza delli accidenti diuentare perfettte;
ma fia ben vero queſte , che mai non fi ordineranno
fenza pericoli,per chegli affai huomini non s’accordano mai
savna leggenhoua, che riguardi vno mnoho ordine nella
V - .. * T B 4 · · · · · · citta
-
|

L ї вко
Á |

città#non? mostro loro davna neceſſità,che biſognifarle,


? non potendo venire queſta neceſſità fénza pericolo è
{{# Republica rouini auanti, che la fifia
*do***vita perfettione d'ordine,dichenefafedeappie
no la Republica di Firenze, la quale fu dall’ accidente d'
Arezo nel XI. riordinata, G. da quel di Prato nel XII.
dfordinata. Dolendo adunque diſcorrere, qualifaronogli
ordini della città di Roma,& qualiaccidentiallafia perfer
zione la conduffero; dico,come alcuni,che hanno ſcritto delle
Republiche, dicono effere in quelle vno de tre ſtati, chia
mati da loro Preneipato,Ottimati,6- Popolare , es come
coloro, che ordinanovna città, debbono volgerfi ad vno di
queſti,ſecondo pare loropiu a propoſito. Alcuni altri ( 63
fecondo il parere di molti piu faut ) hanno opinione , che
fano diffiragionigonerni,delli quali tre nefanopefimi,tre
altrifiano buoni in loro medeſmi, ma fi facili à corrom
perfiche vengono anchora effi ad efferë pernicioſi. Quelli
che fono buonifowo iſopraſcritti tre, quelli chefono rei fone
zre altri, iquals da queſti tre dependano , est ciaſcuno
d'effi è in modofimile a quello,che gli è propinquo,che facil
mentefaliano dall'uno all'altro:perche il Prencipato facil
mente diuentatirannico, g#Ottimati confucilità diuentano
ffato dipochi,il pºpolarejenza difficultà in licentioſofi con
uerte,talmente, chefe vno ordinatore di Republica,ordinain
vna cittàvno di quellitreſtati, ve l'ordina per pcco tempo:
perche nefano rimediopuo farui,afar che non sdrucciuoli
nel fue contrario per lafimilitudine,che ha in queſto caſo la
virtu,c3 il vitio. Nacqnomo queſte variationi di gouerni a
cafo intrali huomini;perche nelprincipio delmendo fendo li
habitatori rari,vifono vn tempo difperfi afimilitudine delle
*effie: dipoi moltiplicando la generatione,fragunarono in
feme,e perpoterfingiodfendere,cominciarno a '
- G
Р R 1 м о, |- 5 |

dare infra loro quello,chefuſepiu rebuffo e di maggiorce


re, & feciono come capo,c lovbediuano, daqueſtº nacque
la cºgnitione delle coſe honeſte,est buone,differenti dalle per
nicioſe,Gºree:perche veggendo, chefe vno noceua al fuo be
nefittore,ne veniua odio, et compaſſione intra li huomini,
biaſmando l'ingrati, es honoranao quelli,chefuſero grati,
C# penſando anchora che quellemedeſime ingiurie poteueno
effer fattea loro; perfuggirefimile male,firiduceuano afa
releggi, e ordinare pusitione a chi cốtrefaceſſerdomdevēne
la cognitione dellagiuſtitia, laqual cofafaceua,che hauendo
dipotadeliggere vno Prencipe,non andauno dietro alpiu
. gagliardo, ma a quello,che fuße piu prudente,& pingifte.
AMa come dipoi}cominciò sfare il Prencipe perfucceſſione,
Ở non per elettione, fubito cominciarono gli beredia trali
gnare da lore antichi:e3-laſciando l'opere birtuoſe,penjauano
che i prencipinon hauefero affare altro,che fuperaregl'altri
difontuoſità, e di laſciuia, eſ d'ogni altra qualità delitie
Jº; in modo,che cominciando ilPrencipe ad effer odiato,6
pertale odio a temere,e3-paſſando toſto dal timore all'offeſe,
ne naſceua teſtovna tirannide. Da queſto nacquero appref:
foiprincipij delle ruine, est delle conſpirationi, est congiure
contra i Prencipi,nöfatte da coloro,che fuffero o timidi,º de
boli,ma da coloro,che per generoſità, grandezza d'animo,
ricchezza, cº nobiltà auanzauano li altri: íquali non pote
nanofºpportare l'inhoneſta vita di quel Prencipe la moltitu
dine adunque feguendol'auttorità di queſti otenti, far
maua cõtraal Prencipe;e quelloſpento vbidua loro, come
4/uoi liberatorisest quelli hauendo in odio ilnome d'vnofolo
capo,conſtituiuano di loro medefimi vngouerno,e nelprin
eipio(haạendo riſpetto allapaffata tirannide) figouernaua.
no ſecondo le leggiordinate da loro, postpºnendo ogni loro
cömodo alla cömune vtilita,c-le eoſe priuate, c; lepubliche
|- Estº
: L I в к о
conſommadiligenxagouernauano, có conſeruauano, ven
me dipoi queſta amminiſtratione ai loro figliuoli,i qualinon
conoſcendo la variatione dellafortuna,nõ hauendo maipro
wato il male,et non volendoffare contenti alla ciuile equali
tà,mariuoltif alla auaritia,ala ambitione,alle vſurpatione
delle donne feciono,che d’vno gouerno d'Ottimati diuentafſi
vngonerne di pochi,ſenza hauere riſpettoad alcuna ciuili
tà,talche in brenetempointeruenne loro, come al tiranno:
perche infeſtidita de lorogouerni la moltitudine.fife mini
fra di qualunque diſegnaffe in alcun modo offendere quei
gouernatori, & cofifilsuò prefio alcuno,che con l'aiuto della
moltitudine gli penfe.e. effendo anchora freſca la memoria *
del Prencipe,es dellingiuriericeuute da quello,hauendo dif
fattoloffato dipochi,3-non volendorfare quel del Precipe,
fi volſero allo fato popolare,est quello ºrdinarone in modo,
che ne ipochipotēti,nevno Prēcipe vi haueffe alcuna autto
rità.& perchetuttigliffatinelprincipio hanno qualche reue
renza,fimantenne queſtoffato popolare vn poco, ma non
molto,maffimefpenti, chefurono coloro,che l'hauena ordi
mate:perche ſubitofi vennealla licentia, doue nonfiteme
mano ne gli huominipriuati,ne i publici, di modo che, vuế
do ciaſcunoa fue modo,fi facenano ogni di mille ingiuria,
telche coffretti per neceſſita, o per opera d'alcuno buono
huome,ºperfuggire tale licentiafiritornò di nuouo alpren
cipato,es da quello di#::ingrado fi riuenne verſo la li
sentiane modi, & per le cagionidette. & queſto è ılcerchio,
melquale girãdo tutte le Republiche fifonogouernate,etfigo
mermano:marade volte ritornano negouernimedeſimi : per
she quaſi nefuna Republicapuo effere di tāta vita,che poffs
paſſare molte volteper queſtimutamenti est rimanerein pie
di:ma bene interuiene,che neltrauagliare vna Republica
awancandoleſempre confilio,et forze, diuenta/ºggettad'une
\ .. . - J 4$9
Р к і м в. தி

Jfato propinquo, chefia meghs ordinato di lei, maduto che,


queſto nonfuſe,farebbe atravna Republica arigirarf in
finitº tempoin queſtigonerni, Dicoadunque,che tutti i det
ti modifono peſtiferi per la breuità delli vita; che è ne tre
buoni, est perla malignità,che è ne tre rei; talche hanendo
quelli,che prudentemente ordinano leggi, conoſciuto quests
difetto, fuggẽdo ciaſcuno di queffi modi perfeſteſſo, ne elef:
*ferovno, che participafe di tutti, giudicandolo piu fermo,
į cºpiuffabile: perche l’vno guarda l'altro,effendo in vna me
* defma città il Prencipate,gli ottimati,& al gauerno popo
lare. Intra quelli, che hanno perfimili ordini meritato piu
laude,è Ligurgo,ilquale ordinò in modo le fue leggian Spar
ta,che dando le partifie ai Re, agli Ottimati, eý alpopo
los fece vnoſtato, che durò piu che ottocento anni con fem
ma laude ſua,est quiete di quella cit?». Il contrario inter
uenne a Solone,ilquale ordinò le leggem Athene,che per 0ፖ•
dinaruifºloloffato Pepolare, lo fece di śreue vita, che, a
uantimorife, vi vide nata la tirannide di Piffrato: cỡ bē
che dipoi anni quarāta nefuſero cacciatigli ſuoi heredi,est
ritornaffe Athene in libertà (perche ella riprefeloftato Pe
polare,ſecondo gli erdini di Solone)non lo tenne piu che cếto
anni,ãchora che permātenerlofaceſſemolte leggi per le qua
li fi reprimeua la infolentia degrandi,eó la licentia di ciaſ:
cuno:lequalinenfurono da Solone confideraterniètidemeno
perche effanõlemeſcolò conlapotentia del Prencipate,econ
quella degli Ottimati,viffe Athene a reſpetto di Sparta bre
uiſimo tempo. Mauegnamo a Roma,la quale nõoſtante che
non haueffevno Ligurgo,che la ordinaſein modo nel princi
pio,chela poteſſe viuerelungo tēpolibera,nõdimenofurõ tan
tigliaccidēti,che in quella nacquere perla difunione,che era
intra leplebe,e ilSenato,che quellochenõ hauea fattovne
erdinatore, lofece ilca/o:perchefe Romanon forti la prima
* - - fortuna
- L и в ко
aa.firti,lafeconda,perche i primi ordini fureno difettini,
non dimenon5 deuiarono dalla derittavia, che gli potefje cā
durreallaperfettione: perche Rºmolo,et tuttigi altri Refe
sero molte, G- buone leggi,cºnformi ancheza al viacre libe
roma percheulfine loro fuformare vno Regno,e non vna
Rep. quando quella città rimaſe libera,vi mancsuane molte
coſe,che eraneceſſario ordinare infauor della libertà, equals
non eranoſtate da quei Rf ordinate. Et auuenga chº quellit
|
faoi Re perdefferolo Imperin per le cagioni, z med efterfi,
rondimeno quellt,che gli cacciarono;ordinanaouiſebito anoi
Confoli, chefteffino nel luogo del Re, vennero a cacciare ai
oma ilmome,et non la pⓥigº regia, taithe effondo ін днеі
la Rep, i (on/oli,et ilSenato,ventua folo ad effermiffa di due
qualità delle trefºpraferitte,cioè, di principate, e di Otti
mati reſtaualifolo a áire luogo al gouerno Popolare: erde
effendo diuentata la nobiltà Romana infolente per le cagio
ni, che diſotrofi diranno fileuò ilpopolo contra di quella,ral
che, per non perdere iltutto, fu coſtretta concedere al әре
ble fueparte,dall'altra parte il Senato, e i Conſoli reſtaffino
con tanta auttorità,che potefino tener in quella Rip, ilgra
doloro: cf cof nacque la creatione de Tribuni della plebe:
depè laquale creatione venne ad effere piu ſtabilitoloffato di
quella Rep. hauendouituttele tre qualità di gouerho la par
sefas. et tantoglifu fauoreuole la fortuna,che benche fi paf:
faffe delgonerno del Re, es delli Ottimati alpopoloper quelli
medeſimigradi,et per quelle medeſime cagioni, che diſepraß
fono difforfe,nondimeno nonftolje mai per dare auttorità
alli Ottimati tutta l'auttorità alle qualità regali, nefi dimi |
nni l'auttorità in tuttoalli Ottimatiperdarla alpºpolo: ma
rimanēdo mifta fece vna Republica perfetta, allaquale per
fettione venneper la difanione della plebe,e del Senato, co
menedueii/eguenticapitolilargamenteß diwoſtrerà. . .
‫ملق‬Qu
Р К 1 м б, 7
Quali accidenti faceſsino crearein Romai Tri
buni della Plebe, ilche fece la Rep.piu
perfetta. Cap. III.
ç ···

Ome dimonſtrano tutti coloro, che ragionano delvi


-C

- uer ciude , & come ne è piena d'effempi ºgni hiſto


- rta, è neceſſario a chi diſpone vna Républica cổ ordi
«elegg in quella, preſupporretuttigli huominicatiui, cº
- 鑿 skåninefimpre advfare la malignità dell'animo lo
olta habbiano libera occaſione:est
squalan ne quando
"alcuna malignità ſta occnlta va tempo procede davna occut
, ta cagione,che, per non fi effer veduta eſperienza delcontra
rigast fethºhe,ma lafa poi/coprireiltempo,ilquale diconº
£ re della verità. Pareua che fuſje in Roma intra
la plebe,c-ul Senato(cacciatii Tarquini)vna vnicnegran
diffima, & che snobili haueffins depoſta quella loroſuperbia»
c. fuffino duentati d'animo popolare,GJopportabili da qua .
lunche,ancher che di baſſagrado.ffette naſcoſo queſto ingi
me,nefe neviddelagegene,infino chei Tarquini viſſono,de
quals temesde landhiha, có hauendo paura che la plebe
- maltrattaanon s'accoſtaffè loro, fportau4 humanamente
con quella:ma comeprima furono morti i Tarquini, eſ che
2: fa la paurafuggitá cominciarono afputare cãtraal
la plebe quel velezip,shef haueuene tenuto nel petto, & in
tutti i modi,che pateuano,la offendeuano,la qualcoſafateſti
: meniãza aquellesehe|dfºpra ho detto,chegl'huominimõepe
rano mainulla kehefe non perneceſità, ma doue l'elettione
abbonda,có che viffpuo vfarlicenza firiempiefiskito ogni
coſadi confuſione, est di difordine.peròfidice che la fame,
ci lapouertàfagli huomini induſtriofici leleggigli fanns
kuoni. Et done ºna coſa perfemedeſima/enza la legge opera
benenäèneceſſarialak&geima quando quella h:*
*-- - É ?
- L I в кv
tudine manca, fabito la legge è neceſſaria, peromancatià |
Tarquini,che con la paura di loro teneuano la nobiltà afre- |

no,consenne penfare advno nuouo ordine, chefaceſſe quel |


medefino effetto,che faceuano i Tarquini, quando erano
viui est però dopò molte cºnfuſioni, romeri, e pericoli di
||
fandali,che nacquero trala plebe, & lanobilià, fi venne |
perficurtà della plebe alla creatione de Tribuni, cº quellº - |
ordinarono con tante preminenze, e3 tante reputatsones
che poteſino effer/empre dipoimezi trala P*"*
c- ouuiare all'infolentia de nobili.
ཚགས་ ་ ་ གས་ ་
Chela difunione della plebe,& del Senato Roma- | ||

* no fece libera,& potente quella Republish: " |


*
- -
· Cap, IIII. ::
*。
** e” |
-

I O non vogliemancare di diſcorrere/opraquesti tumulti, | |

chefurono in Roma dalla morte de Tarquint alla crea-


tione de Tribuni; est dipoifopra alcune altre cofe contro la
|
opinione di molti, che dicono Remeestr ffata vna Repub
lica tumultuarta,est piena di tanta coiffone;chefe la buo |
nafortana,et la virtumilitare non haueffe ſuppla a loro di- ,
fetti,farebbestata inferioread og altra Republica. Ionon .
poſſo negare,che la Fortuna,ơ là Militis non fuſero cagiº- ;
nidell'Imperio Romano: mae miparebene,che coforon5 |
fauuefghino, che done è buona Militiaeốuiene chefia buo
no ordine, G- rade volte ancho occorrechenon vifia buona |
Fortuna. Ma veniano alli altriparticolari di quella città, |

Ho dico che coloro,che dannano i tumulti trainobili,et la ple-. |


be,mipare che biafimino quelle coſe,chefurono prima cagio.
me di tenere libera Roma : e3-che confiderino pin a remori,
c3 allegrida,che di tali tumulti naſceuano, chea buoni efee
tischeparterinano;
* - ở che non conſiderino, come e/ºno
‫ م۔‬- ‫ ص‬- ‫مے‬ - . ' egni is
P R I M o. 3

ºgni Republica duoi humori diuerfi,quello del popolo,et quel.


le de grandi,có come tutte le leggi,cheffanno infauore del
la libertà,naſcono dalla difunione loro,comefacilwếte fi pus'
vedere effere ſeguito in Roma.perche da i Tarquiniai grac
chi, chefurono piu di CCC. anni,i tumulti di Roma rade
velte parteriuanoeſilio radiſimefangue, nefipofono pertă
te giudicare queſti tumultinociui, nevna Republica diuiſa,
che in tanto tempo per lefue differenze non mandò in efilio
piu che otto, o dieci cittadini,e ne amazzò pochiſſimi, có
- \ . - - -

non molti ancora condennò in danari. neſipuo chiamare in


alcun modo con ragione vna Rep. incrdinata, donefiano
tantieſempi di virtu : perche i buoni eſempi naſcono dalla
buona educatione,la buona educatione dalle buone leggi, có
le buone leggi da queitumulti,che molti,inconfideratamente
dannane:perche chi effaninerà beneilfine d'effi, non trouer
rà,che effi habbiano partorito alcuno efilio, o violenza in dif
fauore del cömune bene,ma leggi,g ordini in beneficio della
publica libertà. Et fe alcuno dicefe imodi eranº effraordi
narij,ơ quaſi efferati,vedereilpopolo inſiemegridare către
ilSenato,il Senato contra ilpºpolo,correre tumultuariamếte
per leftrade ferrare le botteghe,partirfitutta la Plebe di Ko
male quali tutte cafefhauentano non che altro chi legge; Di
cº,come ogni città debbe hauere ifaoi modi,con i quali ilpe
polo foghi l'ambitioneſia,et maſſimequelle cittadi, che nel
le coſe importantifi vogliono valere delpopolo, tra le quali la
città di Rºma haneuaqueſto modo,che quando quelpopolo
voleua ottenere vna legge, o eifaceus alcuna dellepredette
cofe,o e'nen voleua dare il nome perandare alla a, tâte
che aplacarlo biſognaua in qualche parte :: . Et i
deſiderii de popoli, liberi rade volte fono dannof alla lia
bertà, perche ºnafono o da effere oppreſi,º da fašpitione di
…।
** --- *
· L I в R o
hauerciad effère opprefi. Et quando questeepinioni ffers
falſe,e vi è ilrimedio delle concioni,chefurga qualche huomo
da bene,che erando dimoſtri loro, come e s’ingannino, e li
popoli(come dice Tulio)benchefiano ignoranti,fºno capaci
della verità,efacilmente cedono,quando da bното degno ds
fede è detto loro il vero. Debbefi adunque piu parcamente
biafimare ilgouerno Romano,et confiderare,che tanti buoni
efferti,quantiv/ciuano di quella Republica nõ erano cauſati,
fe nöda ottime cagioni. Et della creatione des Tribuni,meri
tano fomma laude,perche oltre aldare la partefaa alla am
miniſtratione popolare furono ordinati pergaardia della li
bertà Romana,comenelfeguente cap.Ệmoſtrerà,
Doue piu ficuramente fi pongala guardia della li
bertà,o nel popolo, o ne grandi, & quali hanno
maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole
acquiſtare, o chi vuole mantenere, Cap. V.
(~\ Delli, che prudentemente hanno conſtituita vna Re:
publica tra le piu neceſſarie coſe ordinate da loro è
fato, conſtituire vna guarda alla libertà, cº feconáo
che queſta è bene collocata, durapiu o meno quel viuere
libero. Et perche in ogni Republica fono huomini grandi,
& popolariffè dubitaro,nellemani de qualifia megliº com
meſſa detta guardia. c3 appreſſo i Lacedemonij,ỡ ne ne
ffri tempi appreſſoi Dinitiani ella è fiata poſtanelle mani de
uobili, ma appreſſo de Romani, fu meſſa nelle mani della
plebe,pertanto è neceſſario eſaminare quale di queſte Re
publiche haueffe migliore elettione,est-/efandaffe dietro alle
ragioni,ci è che dire da ºgni parte:mafefeffaninaffe ilfine
loroffpiglierebbe la parte de nobili, per hauere haunta lati
berta di Sparta,c-di Cinegiapiulungavita, che ா:dí Օա
Р к 1 м о 9

ma es venendo alle ragioni, dico (pigliando prima la


parte de Romani)come e fidebbe mettere inguardia d'vna
coſa coloro,che hannemeno defiderio di vſurparla; c3fen
Kadubbiofefi confiderailfine de nobili,ci delli ignobilifi
vedrà in quellicupidigiagrande di dominare, & in queſti
folo defiderio di men effere dominati, ø per conſeguente
maggiore volontà di viuereliberi potendo meno ſperare di
vfºrparla,che non poſſono igrandi,talche effendo ipopolani
propoſtia guardia d'vna libertà, è ragioneuole,che ne hab
bianopiu cura,& non lapotendo est occupare,nonpermetti
mo, che altri la occupi. Dall'altra parte chi difendel'ordine
Spartano,c-Vinitiano,dice,che coloro,che mettomolaguar
diain mano de potentifanno due opere buone; l'vna, che
fodisfano piu all'ambitione loro ; che hauendo piu parte
melle Republiche per hauerequeste baftone in mano, han
mocagione di contentarfipiu : l'altro che leuanovna qua
lità di auttorità dagli animi inquieti della Plebe, che è ca
gione di infinite diſcordie,& fandali in vna Republica,G
attaaridurre la nobiltà a qualche diſperatione,che coltem
pofaccia cattiuieffetti: & nedanno per eſempio la mede
Jima Roma che per hauere i Tribuni della Plebe questa
-ytterità nelle mani,non bastò loro hauere vn (onſolo Ple
"Mio, chegli volono hauere ambedue. da queño e vollono
la Cenſura,il Pretore, & tutti gli altrigradi dello imperio
della città: ne baſtòloro questo, chemenati dal wedefino
furorecominciaronºpoi col tempo ad adorare quegli huo
mini,che vedeuano atti a battere la mobiltà, ondenac
que la potenza di e Mario,cf. larouina di Roma: cºvera
mentechidiſcorreffe beneľvna coſa,cf. l'altra,potrebbefa
rein dubbio,quale dalnifuſe elette per guardia di tale li
bertà, nonfºpendo quale qualità d'huomini fapiu ne
eewolen vna Republica, o quelle, che deſidera acqui
Ꮳ 479
L. I B R To

farequello,non ha,o quelle che deſideramantenereľhonore


gia acquffato,có infine chifettilmente efsaminera tutto,ne
fara questa conchiuſione,º tu ragioni d'vna Republica, che
vogliafare vno Imperio, come Koma, o d'vna, à cui basti
mantenerfi. Nelprimớfaf6? neceſſariofare ogni cofa,come
Roma. Nelfecondo può imitare Vinegia, có Sparta per
quelle cagioni, & come ngÄggente capitolof dira. e Me
pertornarea diſcorrere,quali biominifiano in vna Repub
lica piu dannoſ,o quelli,che deſiderano diacquiſtare,º quel
li,che temono diperderelo acquistate;dico,che effendo fatto
AMarco AMenennio dittatore, G. Marco Follio maestro de
caualli,tutti duoi plebei,per ricercare certe congiure, chef
eranofatte in (apoua contro a Roma, fu dato anchora loro
auttorità dalpopolo dipotere ricercare,chiin Roma.feram
bitione,g; modi estraordinarij s'ingegnafe di venire al Cö
folato,est alli altri honori della città: et parendo allanobiltà,
che tale auttoritàfufje data al Dittatore contro a lei,/par
fero per Roma,chenon inobili erano quelli, che cercauano
gli honori per ambitione,ớmodiſtraordinarij, magli igno
bili,i quali non confidatifinelfangue,c} mella virtu loro cer
cauano pervia estraordinaria venirea queigredi, có-parti
colarmente accuſauano il Dittatore: G tantofupotēte q
fa accuſa,che Afenennio,fatta vna concione, cº doluto
delle calunnie dategli da nobili, dipoſe la dittatura,et ſºtto
mefeſialgiudicio,che di luifuſiefatto dal popolo, est di poi
trattata la caufafua,mefuaſoluto:douef, diſputò, qualefia
piu ambitioſº,º quel, che vuolemantenere, o quel, che vuole
acquiſtare; perche ľvno,ơ l'altro appetitepuo efferecagione
ditumulti grandißimi, pur mondimeno ilpiu delle volte/G
no cauſati da chipafstedesperche la paura delperdere gene
rain loro lemedeſime vºglie,che ſono inquelli, chedeſiders
* - -- - - -* * * .. . , nº ac
* "... ;
· * *v
Р к 1 м о. IÒ

nº acquiffare, perchenon parea gihuomini poſedere fra.


ramente quello, che l'huomo ha,Je nonfacquiſta di nuouo
dell'altre: G dipiu vi è, che postedendº moito, peſone con
maggiorepotentia, & con maggiore mouimento fare altera
tione,canchºra vi è dipin,che ghloro/corretti, cambi
tief pertamenti accendone nepetit dichinon poſsiede,vogla
di pestedere o pervendicarfcontro dileroſpeglandoli, ºper
potere anchora eſsi entrare in quella riccheŘza,et in quelli
honori,che veggeno effere male vfatidagli altri,
----

Sein Roma fi poteuaordinarevnoſtato, che toglie


cíle viale inimicitie tra il popolo, & il Senato ད།བ་མལ་ལས་
Сар. VI.
f Oi habbiamo di : diſopra gli effetti,che faceuanº
le contef trailpopolo, & il Senato. Hora eßende
quellefeguite infinsattempo di Gracchi,doxe furono cagio
ne della rouina delviuer libero potrebbe alcuno deſiderare,
che Roma hauefiefattigli effettigrandi,che ella fece fºnRa
che in quellafußenstali inimicitie. Però m:#ệparfº cefe deg
na di confideratione, vedere,fe in RemastFateha ordinare
vnoſtato,chetogließe via dette contefe, G a volere estami
marequesto,é neceſario ricorrere a quelle Republiche , le
qualifenKa tante inimicitie, g. tumulti fono ſtate lunga
mente libere, est vedere quale ſtato erail loro,ci ſef pereas
introdurrein Roma. In efsempio tragliantichi ci è Sparta;
tra imoderni Vinegia,state dame diſopranominate. Sparta
fece vno Recon vn picciolo Senato, che la gouernaße: Vines
gianon ha diuiſo il gouerno con inomi, ma ſottovna appel
latione tutti quelli,che postono hauere amministratione, f ,
chiamano gentilhuomini.ilqualmedº
. . .‫س‬. £ ā lo dette il caſº:
##pii:
* L 1 в к о

che laprudenza,dichi dette lorole leggi : perche effendofi


ridotti in/a quelliſcogli,doue à hora quella città per le cºgie
ni dette di ſopra,molti habitatori,come furon creſciuti in
tantonumero,che a volere viuere inſieme biſognaſelorofar
leggi,ordinareno : digouerno, econuenendoſpeſſo
inflemene configli a deliberare della città, quando parue
loro effere tanti, che fuſero a fufficiencia ad vno viuere
politico, chinſonola via a tutti quelli altri, che vi veniſi
no ad habitare di nuouo,dipotere conuenirenelorogouerni,
c; coltempotrouandoſi,in quelluogo affai habitatorifuori
delgouerno,perdarereputatione a quelli, che gouernaua
vogli chiamarondgentilhuomini,3. li altri popolani. pote
‫بیرف‬
- * ** *
queſtomodo naſcere, cº mantenerfi ſenza tumulto : per
ehe quando s’nacque, qualunque all'hora habitaua, in
Oınegia.fufatto delgouerno,di modo che nefuno fi peteua
dolere : quelli, che di poi vi vennero ad habitare, trouan
dolo statofermo,G- terminato, non baнеиано cagione, 72e
commodità difare tumulto : la cagione non vera, perche
non era stato loro tolto coſa alcuna; la commoditá non ve
ra,perche chi reggeual teneua infrene. c non gli adope
rauain coßdeute potestinopigliare auttorità oltre dique
fto quelli,chºd poi vennonë adhabitare vinegia,non ſono
fatimelti,& ditanto numero,che vifia diproportione da
chigligouerna a lorº,chefonogouernati; perche il numero
de gentilhuominio egli è eguale aloro; o egli è ſuperiore: f
che per queſte cagioni Dinegia pote ordinare quellofato,3
mantenerlo vnito.Sparta,come ho detto, era gouernata da
vn Reg davnostretto Senato,c; potemantenerficofilan
go tempo,perche estendo in Sparta pochihabitatori, c ha
uendo tolta la via a chivi veniſſe ad habitare, & hauende
prefeleleggi di Ligurgo con riputatione , le quali ofer
aº , leuauanºvia tutte le cagioni de tumulti, удував
pºte
-
Р R I М. о. !7

: renº viuere vniti lungo tempº; perche Ligurgo con le ſe


leggi fece in Spartapu equalità di fuſtanze, & meno e
qualità di gradº; perche quiui era vna equale peuertà; &
# erano manco ambitioſi: perche igradi della città fi
iſtendeuano in pochi cittadini, c efano tenuti diſcofio
dalla Plebe, nei nobili coltrattagli male dettero mai loro
deſiderio di hauerli, queſto nacque da i Re Spartani, i
quali effendo collocati in quel Prencipato, ci poſtiin mez
Kº di quella nobiltà, non haueuanomaggiorerimedio a te
merefermo la loro dignità, che contenere la Plebe difeſa da
ogni ingiuria : il chefaceua, che la 燃 temeua, có
non deſideraua Imperio; eớ non hauendo Imperio, ne te
mendo, era leuata via lagara, che ella poteffe hauere con
la nobiltà, có la cagione de tumulti: ci poterono in queſta
guiſa viuere vniti lungotempo. e Ma due coſe principali
cauſarono queſtavnione, l'una efferpochigli habitatori di
Sparta, eper queſto poterono efferegouernati da pochi:l’al
tra, che non accettando foreſtieri nella loro Republica,
men haueuano occaſione ne di corromperfi, ne di creſcere,
in tanto che ellefuſe in/opportabile «queipochi, che la ge
uermauano. Conſiderando adunquetutte queſte cof, f
vede, come a Legiſlatoridi Roma era neceſſariº fare vna
delle due cafe, a volere, che Roma feſſe quieta, come le
fopradette Republiche, o non adoperare la Plebe inguerra,
come i Dinitiani,o non aprirela via a forefieri, come gli
Spartani: & eglinofecero l'una e l'altra, ilchedette alla
Plebeforza, est accreſcimento, est infinite occaſioni ditu
multuare. &feloffato Romanoveniua adeſſerpiu quiete,
nefguiua queſto inconueniente,che egli era anchopus debo
le; per troncaua la via di potere venire a quella
andezza doue eiperuenne. In modo, che velende Roma
uarelseºgionidetumulti, kuasaanche
C #
le cagiºni:i:i'
ampli-
| - --

*v
„L і в к о
amphare, e intattele egº humaneſvedequeforbileef
Jamina à bene, che non fi pxò mai cancellare vro inconue
miente, che non nefirga vn'altro, pertantofº tu vuoi fare
vn popolo numeroſa,est- armato per poterefare vno grande
Imperio,lofu di qualità, che tu non lo pueipoi maneggiare
a tuo modo: /e tulo mantieni,º picciolo, o difarmato per pos
tere maneggiarlo;feegli acquiſta domino,nõlo puoi tenere,
o duentaj vile, che tu ſe preda di qualunque ti affälla:
co però in ogni noſtra deliberationefidebbe confiderare do
sue fono meno inconuenienti Ġº pigliare quel per migliore par
tito:perche tutto netto, tutto ſenza fosþetto non fi truona
anai. Poteua adunque Roma afimilitudine di Sparta fare
vmo Prencipe a vita,fare vn Senato picciolo,ma men pote
ma,come quella, non creſcere ilnumero de cittadini ſuoi va
lendofare vngrande Imperio : il chefaceua, che il Re 4 vi
ta, 3 il picciol numero del Senato, quanto alla vnione, gli
farebbegonato poco. Se alcuno vokſepertanto ordinare v
wa Republica dinuouo, harebbe effaminare,fe voleffe cheel
la amphaſe,come Roma,di dominio, & di poten Ka, o vera
ch'ella fefe dentroa breuitermini. Nel primo è neceſſa
rio ordinarla,come Roma,es dare luogoa tumulti, est alle
diffenſioni vniuerſal,ilweglio chef può perchefenzagram
numero di huomini,6- bene armatinon maivna Republica
potrà creſcere,o ſe ella creſcerà mantenerfi. Neljesondo ca
Jo lарно: ordiñare,come # come Vinegia.Ma per-
che l'ampliare è il velenodi# fimul, Kepu, debbe in tutti quel
li modi,chefi può,che le ordina prohibere loro lo #;
perche tali acquiftifondati ſopravna Repub.debole,fono al
tutto la rouinafua,came interuenne a Sparta,ej a Vinegia.
deste qual la prima hauenaoſifattomeſſa quaſi tutta la Gre
cia,moſtrò infu vna minimo accidente il debolefondamente

-
(softrehºf guita larthellione di Thebe,canſata da
*- **

ք:
Р Rº 1 м о 12

pida,ribellandoſi l'altre cittadi, rouinò altutte quella Re


publica, Similmente Dinegia,hauendo occupatogran parte
deftalia,có la maggiorparte non conguerra,ma condana
ri, G-com affutia; comeella hebbe a fare pruowa delleforze
fãe,perdettein vna giornata ognicoſa. Crederei bene,che •
farevna Rep.che durafelungotempo,faffeilmodo,ordinar
la dentro come Sparta,o come Dinegia,porlain luogo forte,
ci-di tale potenza,che nefuno credeffe poterlaſubito ºpprt
mere; có dall'altrapartenenfaſefi grande, che ella faſe
formidabile ai vicini, ci cofipotrebbelungamente goder
filstofato: perche perduecagioni fi fºguerraad vna
Republica: ľvna èperdinentarne Signore, l'altra per pau
ra ch'elle non tioccupi. Queſte due cagioni il fºpradetto
modo quafin tutto toglie via; perchefe ella è difficileadef
pagnarfi,come is la preſuppongo, effendo bene ordinata alle
difeſa,rade volte accaderà,ºnon mai, che vno paſſafar di
fºgno d'acquistarla; fe ellaß starà intra i terminifaoi, có:
veggefi per eſperienza,che in lei non faembutiºne, non oc
correrà mai, che vno perpaara di fe gli fisccia guerra. Et
tantopiu/arebbe queſto ſe efuſe in lei ordine,º legge, che le
prohibiffe l'ampliare.Érfenxa dubbiocreda, che potendoff
tenere la coſa bilanciata in queſto modo,chets farebbeilve
re viuerpolitico,& la vera quiete d'una città. e. Ma eßen
do tutte le cofe degli huomini inmoto, c; non potendoftare
falde, cỡuiene cheellefaglino,º che elleſcendino, Et a molte ----

coſe che la ragione non rinduce,riaſtringelaneceſsità tal


mente che hauendo ordinaravna Rep.atta amantenerfi,mã |

ampliandotest laneceſità le conduceſse adampliare,fver


rebbe a torreviaifondamentifuoi, có a farlaroninar con
piaprºffeXXa. (of dall'altraparte quando il cielo le fußeſi
benigno,
‫ ﻭه‬، ، ، ، ،
cheellanonhauefie
* Ꮳ
a farguerra,ne naſcerebbe,
- - chº
L I в к о
chełotio lafarebbe o effeminata, o diuiſa. Lequali duetofi |

inſieme,o ciaſcuna perfe,farebbono cagione dellafia roui- |


ma. Per tantononfipotendo ( come io credo ) bilanciare '
queſta coſa,ne mantener queſta via delme{Ko «punto, bi- |

fºgna nell'ordinare la Republica penſare alla partepiu hone- |


reuole,c3 ordinarla in modo,che quandola neceſſità findu- |

ceffeadampliare, ellapoteſſe quello, ch'ells haueffe occu- |

pato, conferuare. Et per tornare al primo ragionamento, |


credo che fia neceſſario ſeguir l'ordine Romano, cº non |

quello dell'altre Republiche, perche trouare vn modo mez- |

zo infraluno, cơ l'altro non credef poſſa. Et quelleini


micitie, chetrailpopolo,G-ilSenato naſceſſino, fideurebbe
tollerarlepigliandolepervne inconueniente neceſſario aper
uenire alla RomanagrandeXza. Perche oltre all'altreragi
oni allegate, doue fi dimoſtra l'auttorità de Tribunieſere
ffata neceſariaper laguardia della libertà,fipuefacilmen
te conſiderareilbeneficio, chefanno nelle Republiche faut
torità dello accuſare, laquale era tre gli altri commeſſa s |
Tribuni,comeneifeguente capitolofdforrera,
|

Quanto fiano neceſſarie in vna Repub. l'accuſe


• permantenere la libertà,
|- Cap. VII. *

-A coloro, che in vma città/Gnaprepoſtiperguardia delle


MTAfaa libertà, nonfipuodare auttoritàpiu vtile, cº me
ceffaria, quanto è quella dipotere accuſare i cittadinialpe
polo,o a qualunque magiſtrato, o configliº, qnandochepec
caffino in alcuna coſa contro alloffato libero. Questo ºrdiwe
fa duoi effettivtiliſſimi advna Republica. Il primº è, chei
eittadini, perparadinon estracenſati, nan tentaneceſº
', : * |-
: Ç9f9frº
*
Р R 1 м о. 13
entre allofato,c tentandolefºno incontinente, ci fenxa
rispetto opprefi. L'altro è, chef davia a fogare quellihn
mori, che creſcono nelle cittadi, in qualunque modo, con
traaqualunque cittadine. Et quando queſti humori non
hanno,onde fogarfordinariamente,ricorrono a modi effra
ordinarij,chefanno rouinaretutta vna Republica. Et non
łcoſa,chefaccia tanto ſtabile, ci ferma vna Republica,
quantoordinare quellain modo, che l'alteratione diquesti
humori, che la commouono,habbia vna viada fogarfi, or
dinatadalleleggi. Ilcheffpuoper moltieſempi dimoſtrare,
cỡ mafime perquello, che adduce Tito Liuio di Coriolano.
Doue ei dice,cheeßendo adirata contra alla Plebe la mobil
tà Romana per parerle,che la Plebe haugße troppa autto
rità, mediante la creatione de Tribuni, che la difendeuanc;
cºefiendo Roma(come auuiene) venuta in penuriagrande
divettouaglie; & hauendo il Senato mandato pergrani in
Sicilia, Coriolano nemico alla fattione popolare configliè,
cºme egli era venutoiltempo da potere caſtigare la Plebe,
cºtorlequellaauttorità, che ellafi hauena in pregiudiciº
della nobiltà prefa, tenendola affamata, & non le diſtribu
endoilfrumento. La qual/entenza eßendo venuta agli o
recchi delpopolo,eſso prefetanto diſdegno contro a Coriola
no, cheallovſcire del Senatolo harebbe tumultuariamente
morto, fºi Tribuni non l'hauefiero citato a comparirea di
fenderela caufafaa. Soprail quale accidentefi nota quello,
che diſºpraf i dette, quantofia vtile, cº neceſario chele
Republiche con leleggi loro diano onde fogarf all'ira, che
concepe la vniuerſalità contro a vno cittadino. Perche
quando questi modi ordinarij non vistano, fi ricorre a
gli straordinarij; & ſenza dubbio queſti fanno molto
fºggiori effetti, che non fanno quelli. perchefe ºrdinä
• • s * *
**«
L I в к о
riamente vno cittadine è oppreſſo anchora cheliffe fatte
torto,nefeguita,º poco,º nefuno diſordine nella Republica,
perchela eſecutioneffa (enzaforze priuate, cớfenza forze
foreſtiere,chefono quelle,cherouinamo il viuerelbero, maf
fa conforKe, cordinipublici, che hanno i terminiloropar
zicolari, nepaſſano a coſa, che rouini la Rep. Et quanto «
confermare queſta opinione congli effempi, voglio che de gli
antichimi baſtiqueſto di (oriolano, ſºpra ilquale ciaſcu
no confideri,quanto malefariaproceduto alla Rep.Romana,
fº tumultuariamente eifuſestato morto, perche ne naſceua
offeſa dapriuatia priuati, la quale ºffefa genera paura, la
paura cerca diffa per la diffa fi procacciano i partigiani,
naſcono le parti nellecittadi,& dalle partilaronina di quel
le, ma effendofgouernata la coſa, mediante chine haue
ua autorità,fivennero a torvia tuttiqueimali,che nepote
uano naſcere, gouernandola con auttorità priuata. Noi
habbiamoveduto nenoftritempi,quale nouità, hafatto al
la Rép.di Firen Kenon poter la moltitudine fogare l'anime
faoordinariamente contra advmfuo cittadino: come ac
caddè neltempo di Franceſco Calori, ch'era come Prenci
pedella citta,ilquale effendo giudicatº ambitioſº da molti,
c3 huomo che volefſecon lafaa aadacia, c. animeſtà a
aanzareilviueretiuileac non effendonella Rep. via apo
terlireffere,/enon con vnafetta contrariaallafaa,ne mac
que, chenon hauendopaura quello fenom de modiffraordi
narij,fcomminciòafare de fautori, che lo defendeffers.
Dall'altreparte,quelli, che loppugnauano, non hauendo
via ordinaria a : , penſarono alle vie effraordi
narie: in tanto chefvenne alle armi, G-doue ( quando
perloordinarioffuſepotuto opporfeli)farebbe lafaa aut
torità penta confuodanno fole; hauendof a ſpegnere per
kestrarrdinarie,/gwi gºndamnºmºn fºlamente fios :
Р в 1 м о. 14
dimolti altri nobili cittadini, Potrebbefianchora allega
reafermeŘXa della ſopra feritta conchiuſione l'accidente
feguito purin Firenze (opra Pietro Soderint,ilquale altuttº
Jegui per non efferein quella Republica alcuno modo d'accu
fe contra all'ambitione de petenti cittadini, perche lo accu
fare vn potente adotto giudici in vna Rep, non baſta. Bi
fogna che i giudicifiano affai, perche pochi fempre fanno a
modo di pochiſsimi,tanto che fetali modi vifußineffati, o i
Cittadinilo hauerebbono accuſato, viuendo egli male, ci
pertalmexXoſenza farvenirel'eſercitº Spagnuolo,hareb
bono sfogato l'animo loro; o non viuendo male, non hareb
bono bauuto ardire operarlı contra, perpaura di non effere
eglino accuſati. , ci coffarebbe d'ogni parte ceffata quell'
ingordigia, chefu cagion di ſcandolo. Tanto che fi puo
conchiuder queſto, che qualunque voltaf vede cheleforKe
efternefiano chiamate davna parte d'huomini, che viuono
in vna cittá,fi puo tredere, che naſca da cattiui ordini di
quella; per non efferedentro a quel cerchio ordine da pote
re (enŘa modi eſtraordinarj sfogare i maligni humori,che
ñaſcono ne gli huomini; a che fi prouede al tutto, con
ordinarui ľa ccuſe a i molti giudici , & dare reputatio
mea quelle, Liquali modi furono in Roma fi bene or
dinati, che in tante diffenſioni della plebe, est del Senato
mai, º il Senato, o la plebe, o alcuno particolar cittadino
non diſegnò valerfi di forze efterne; perche hauendo
ilrimedio in caſa, nomerana neceſitati andare per quello
fuori. Et benchegli eſempi ſopraſcrittifano affafafficien
tia prouarlo, nendimenº ne voglio addurre vn'altro, reci
tato da Tito Liuionellafaa hiſtoria: ilqualeracconta, co
meestendefato in (hiuſi,città in quei : nobiliſima di
Testana,da vno Lucumone violata vna/ºrella di Arunte,
ç#mõpetendo 4runte vidicarſiperlapotizadelviolatores
- - 46
L I в к о
fenandò a trouerei Francioſi, che allhora regnauano in
quelluogº, che hoggifichiama Lombardia, &quelli con
fortò a venire con armata mano a (hiuſi,monſtrando loro,
comecon loro vtilelopoteuano vendicare dell'ingiuria rice
wuta: cºfe e Arunte haueffe veduto poterfi vendicare con
imodi della città,non harebbe cerco le forze barbare.e_Ma
come queſte accuſefºno vtiliin vna Republica: cofifonoin
utili,có dannoſe le calunnie,come nelcapitolo ſeguente dif
correremo,

ఇత్థ le accuſe fono vtili alle Republiche, tanto


ono pernicioſe le calunnic. Cap. VIII,
On oſtante, che la virtu di Furio (amillo, poi che e
gli hebbe libera Roma dallo aſſedio,c3 dalla oppresto
me de Franciofi,haueffefatto,che tutti i cittadini Romani,
fºnzaparerlorotorfireputatione,ºgrado,cedeuano a quello:
mondimeno Mallio (apitolino nonpoteua fºpportare, che
glifuſe attributo tanto honore,c; tantagloria. Parende
gli guantº allafalute di Roma, per hauere faluato il Ćam
pidoglio,hauere meritato quanto Camillo; & quanto all’al
tre laudi della guerranoneffere inferiore a lui, Dimodo
che carico d'inuidia , non potendo quietarfi per la glo
riadiquello,& veggendo non poterefeminare diffordia in
fra i padri,f volfealla Plebe, feminando varie opinionifi
niftretra quella. Et trafaltre coſe, che dicena, era,come il
thefºre,ilqualefera adunato inſieme perdare a Francioſ,
-c-poinon dateloro,eraffato vfarpato da priuatitittadini,
јната јї : poteua conuertirlo inpublica vtilità,
alleggerendo la Plebe da tributi, oda qualche priuate de
bito. Queſteparolepoterono affai nella Plebe, tai che con
dºminciò hauere concorſº,cf. afare afstapoſta tumulti
* * * · *** - -- -*- ME

Р к 1 м о. , “ 15
mella città. Laqualcoſa diſpiacendo al Senato,ciparãdolidi
memēto,cºpiricolofa,creòvno Dittatore,perche ei riconof.
cefequeſte cafº,c}fenaffe l'impeto di Mallo. Ondefubito
che il Dittatore lefece citare,e cõduffonſ in publico all'in
cõtrol’vno dell'altro,il Dittatore in mezzo de mobili,est Mał
lib in mezzo della Plebefu domandato Mallio,che doneſe
dire,appreſſoa chi fuſe queſto theſoro, cheei diceua, per che
ne era cofi deſiderofo ilSenato d'intenderlo,come la Plebe,«
che Mallionãriſpondeuaparticolarmente,ma andādofug
gende,diceua come mõ era neceſſario dire loro quello, che effi
Japeuano, täto cheil Dittatore lofecemettere imprigione.E
da notareper queſto teſte,quantofiano nelle città libere,có
in ogni altro modo di viuere danneſe cº peſime le calunnie,
cº come per reprimerlef debbe non perdonarea ordine al
cuno,che vi faccia apropoſito. Nepuo effere migliore ordi
ne a torlevia, che aprire affai luoghi alle accuſe; per che
quantolº accuſe giouano alle Republiche, tanto le calunnie
nuocono; c3 dall'altraparte è queſta differenza, che le ca
lunnienő hanno bifogno di teſtimoni,me di alcuno altrºpar
ticolare riſcontro a prouarle;in modo che ciaſcunopuo effere
calunniato,ma non puegia effere accuſate;hauendo le accu
fe biſogno di riſcontri veri,e di circonfianKe, chemoſtrine
laverita dell'accuſa. Accuſonfi gli huomini amagiſtrati,«
popoli,a configli; calunnianfiperlepiaXXe.c3 per le loggie.
D(af queſta calunnia douefvfa meno la accuſa,e deuele
cittàfonomeno ordinate à riceuerle. Peròvno ordinatore d’w
na Republica debbe ordinare, chef poſſa in quella accuſare
ºgni Čittadinº ſenča alcuna paura,ºfeza alcunofºſpetto. Et
fatto queſto,e bene offeruato, debbe punire afframếteicalun
niatori,i qualinonfipofono dolere, quãdofanopuniti,hauž
doi luoghi apertiavdırele accuſedicolui,chegli hawefe per
ieleggie calunniato, Et deuenã è bene ordinata
-
”।քում,
eguse
L I в к о
feguitano/empre diſordinigrandi; perchele calunnie com
moueno,c non caſtigano * cittadını; மு.gli соттор, pen
fano di valerfodiando piutoſto,che temendo le coſe, chef
dicono contro aloro. Queſta parte(come è detto) era bene
ordinata in Roma, cèfata ſempremale ordinata nella
moſtra città di Firenze. Et come a Roma queſt'ordınefece
molto bene,a Firenze queſto difordınefece molto male. Et
chi leggerhiſtorie di queſta città,vedrà quante calunniefo
moſtate in ogni tempodatea faoi Óttadini,chefi/ono adope
ratinelle coſe importanti di quella. Delľvno diceuano,che
egli haueua rubato danari al commune; dell'altro, che non
bauena vinto vna impreſa, per effere ſtato corrorto , cº
che quell'altro per ſua ambitione haueua fatto il tale,
cĵ- tale inconuentente . Di che ne naſceua , che
da ogni partene fargeua edio ; onde fi veniua alla diuifio
ne , dalla diuifione allefette, dallefette alla rouina. Che
fefaſe stato in Firen Ke ordine di accuſare i cittadini,cºpu
nire icalunniatori, non feguiuano infiniti /candali , che
fonſeguiti ; perche quei (ittadini , o condemnati, º affol
tichefufino, non hauerebbono potuto nuocere alla città,
cyfarebbonoffati accuſati meno affai, che non ne erano
calunniati ; nonfipotendo ( come ho dette) accuſare,
come calunniareciaſcuno. Et tra l'altre cofe , di chefè
valuto alcuno Cittadine per venire alla grandeXza fua,
fºno fatequeſte calumnie. Lequali venendº contro a Cit
tadini potenti, all'appetito fo fi opponeueno, cº face
mano affai perquello,perchepigliandolaparte delgran popo
lo , cº confirmandolonella mala opinione , che egli ha
weua dilorofe lo fece amico. Et benchefe ne poteſſe ad
durre affaieffempi,veglio effer contento d'vn folo. Era,
l'eſercito Fiorentino a campo a Lucca commandato da
vstºfºrgionamiguicciardinibuoncommiferiodiquet
=; ,- - “ le,
Р R 1 м о. 16
lo, volunsoicattiuifotgouerni, o la cattiua fia fortuna,
che repugnatione di quella città non ſeguiße; Purc:
munqueừcaſº steſe, nefuincolpato mester Giouanni, di
cendo,come egli era fiato corrotto da Lucchef. Le quale
calunniaeffendofauorita da nimicifaoi, condulfº Meffer
Gіонанті quafin vltima diſperatione. Et benche per
#iustificarfi eifvoieſe metter: nelle mani del (apitano,
:endimeno nonfipote maigiustificare, pernonefferemodi
inquella Republica da peterlo fare. Di che ne nacque
afaisdegno treglamicidi « Meffer Giouanni, che eranº
la maggiorparte degli huominigrandi, c; infra coloro,che
deſideraxano fare noui tà in Firenze. Laqualcoſa cổ per /

queſte ø per altreſimilitagionitantºcrebbe, che ne figuà


larouina di quella Republica. Eraadunque e Mallo Ca
tollino calunniatore est non accuſatore,C# i Komani waº
jiraronº in queſto caſº apuntº, conei calunniatorifi deb
bono punire:Perchef debbe fargli diuentare accuſatºri;
ø-quando l'accuſafriſcontrivera,o premiarli, o non pu
mirii; ma quando ella nonfriſcontrivera,punirli, cºmefs
punito 7‫عر‬Mallio.

Come egli è neceſſario efferfolo a volere ordinare


vna Républica di nuouo al tutto fuori dellianti
chi fuoi ordini riformata. Cap. IX
E:forfe adalcuno,cheio fia troppº trasterſº dem
Cutro nella historia Romana,non hauende fatto alcune
mentiene anchora degliordinatoridiquella Républica 3":
diquelliordini,cheo alla religione,º alla militia riguardaf.
frø.ɛt però non volendºtenerepi: fofef; gli animi dice
loro, che ſºpra questa parte volefino intendere alcune ce
ferdico,come molti perauentara giudicheranno di catti
- :
- -
-- - - - - -- - TTT me
L і в к о |
weefſempio,che vno formatore di vn vinere ciuile. qualefis
Remolo,habbia prima leuato di vita vn fo fratello,dipei
com/entito alla merte di T.Tatie Sabino,eletto da lui come
pagnonel regnº; giudicandoperquesto,chei/asicittadini
potesterocon l'auttorità delloro Prencipe,per ambitiºne,ơ
defiderio di comandare , offendere quelli, che alla loro
auttorità fi opponeſino. Laquale opintone farebbe ve
ra,quando nonf confideraffe, che fine lo haneſe indotte
afaretale homicidio , ĉe debbeſi pigliare questo per
vnaregolagenerale, che non mai,o di rado occorre, che al
cuma Republica,º regnefia da principioordinato bene ‫ هو‬al
tutto denuoue fuoridelli ordini vecchi riformato, fe non è
ºrdinato da vno.e-Anxi è neceſſario,chevne folofa quello,
che dia ilmodo,c) dalla cui mente dipenda qualunquef
mile ordinatione. Però vnoprudente ordinatore di vna
Republica,ơ che habbiaquesto animº, di volere giouare
non afe, maal bene commune , non alla fue propria fuc
cestone,maalla commune patria,debbeingegnarfidi haue
rel'auttoritàfolamente:nemaivno ingegnofauioriprende
ràalcuno di alcuna attieneestraordinaria,cheper ordina
re vnregne,o conſtituire t'na Republica vſafe. (onuie
ne bene,che accuſandolo il fatto,l'effetto lofuf; c3 quan
defa buono, comequesto di Romolo, ſempre le fusterà ;
perche colui , che è violentoper gnaftare,non quello, che è
perracconciare,fidebberiprendere. Debbe bene in tante
efferprudente,& virtuoſo, chequella auttorità, chefiha
preſa,non la laſci hereditariaad vn'altro. Perche effendogli
huominipiu chini almale,chealbene,potrebbeilfuofacceſ.
forevfare ambitioſamente quello,che da lui virtuoſameente
faſeffato vfato.Oltrediqueſto,ſevne è atto aderdinare,nã
èlacoſaordinata perdurare molto,quando ellarimägeſpre
lefþalle d'one;maßbene quãdorimansallacura di molti.
Р к 1 м о. 17
e chea molti fia il mantenerla. Perche cof come molti
non fono atti adordinarevna coſa, per non conoſcere ilbene
di quella cauſato dalle diuerſe opinioni, che fonofra loro:
鸞 conoſciuto che lo hanno, nonfi accordano a laſciarlo. Et
che Romolefuſe di quelli, che nela morte del fratello, est:
delcompagno meritaffe ſcufa,c- che quello, chefece, fuffe
peril bene commune,c} men per ambitione propria,lodimo
fral'hauer quello fubito ordinato vn Senato,colqnale fi cõi.
figliaffe, că fecondo l'opinione del quale deliberaffe. Et chi
conſidera bene l'auttorità, che Romolofi riferbo, vedrà non
fe ne effere riferbata alcuna altra, che comandare alli effer
citi,quandofi era deliberata laguerra; c. diragunare ilSe
nato;ilche fi vide poi, quando Roma diuenne libera per la
cacciata de Tarquimi, done da Romani non fu introdotto
alcun nuouo ordine, fenon che in luogo divno Reperpetuo
fuſero duoi Conſols annuali, Ilche approua, tuttigli ordini
primi di quella città effereſtati piu conformi ad vno viuere
ciuile, e3, libero,che ad vno aſſoluto,es tirannico. Potreb
befi dare in confermatione delle coſe fopradette infinitief:
fempi,come Moiſe, Ligurgo, Solone, cý altri fondatori di
Regni,e di Republiche, i qualipoterono,per hauerfi attri
buito vna auttorità,formare leggia propofito del bene com
mune,ma li vogliº lafciare in dietro,come coſa nota. e Ad
durronne folamente vno, nõfi celebre,ma da confiderarfiper
coloro, che deſiderafero effere di buoneleggi ordinatori: il
quale è, Che confiderando «Agide Red Sparta ridurreli
Špartani tra quelli termini, che le leggi di Ligurgºgli hauef.
fero rinchiuſi; parendoli che per efferne in parte vfcitifuori,
lafaa città hauefeperduto affai di quella antica virtù,et per
conſeguente diforze, est d'imperio, funefuciprimiprincipiſ
amazzato dalli Ephori Spartani, come hucmo, che ::
ºccupare la tirannide . « Ma faccedemde dopà lui nel
-- р \ regne

I a t
o‫سق‬L
regno Clemene, c. naſcendoli ilmedeſme deſiderio perli
ricordi, est-/critti, che egli hauea trouai di Agide, doue fi
vedena,quale era la mente, e intentione ſua conobbe non
potere fare queſto bene alla ſua patria,fe non diuentaua/olo ,
di auttorita,parendogli per la ambitione degli huomini, nºn
poterefare vtile a molti contra alla voglia di pochi. Et prefs
occaſione conueniente fece * ire tutti gli Ephori, & qua
lunqueatrogli poteſe centrºjfare, dipoi rinouò in tuttale
leggi di Ligurgo. Laquileđềliberatione era atta afareri
fuſcitare Sparta, est darea Cleomene quella riputatione, che
hebbe Ligurgo, ſe non faſe fato lapotenza de e Mace
doni, er la debolezza dell'altre Républiche Greche. Per
che effendo dopo tale ordine aſfaltato da c_Macedoni, G
trouandofi perſe medefimo inferiore di forze, eý non ha
uendo a chi rifuggire, fu vinto; & reſtò quel fuo diſegnº
(quantunquegiaffo, G. laudabile)imperfetto . Confiderate
àdunque tutte queſte coſe, conchiudo, come à ordinarevna
Republica è neceſſario efferefolo, c; Romolo per le morte
di Remo, cá- di Tatie meritare fuſa, est non biafimo.

Quanto fono laudabili i fondatori d'una Repub. o


d'uno Regno : tanto quelli d'una tirannide fono
vituperabili. Сар. Х.
****
T Ra tuttigl\{usmini laudati,fono laudatifimiquelli,
che/onoffati čapi, et ordinatori delle religioni: appreſſe
dipsi quelli, che hanno fondato o Republica,º regni. Depò
cófºro fino celebri quelli, che preposti alli eſerciti hanno
атрkatoо ilregno loro, o quello della patria. e. 4 queſtif
aggiungonegli huomini letterati. c. perche queftifono di
piuragioni, Jonº celebrati ciaſcuno defifronde ilgrade .
, 'Y', v
.v. ոօ.
Р в 1 м о. Iያ * |

filº. A qualunque altro huomo, ilnumero de quali è infini


to, fi attribuiſce qualche parte di laude, laquale gli arreca
l'arte, & l'effercitieſuo. Sonº per lo contrario infami, cá
degni di maladitione gli huomini deſtruttori delle religioni,
diſipatori de regni, & delle Republiche, nemici delle virtu,
delle lettere, est d'ogni altra arte,che arrecki vtilità, c; ho
more allegenti humane, come fonogli impij, có violenti, gli
ignorant, gli otiofi, e vili. Et nefuno farà maifi pazzo, ºf
fauto,ofi triffo,ofi buono, che prepefali la elettione delle due
qualità d'huomini, nõlaudi quella,che è da landare, eſ bie
first quella,che è da biafimare. Niête dimeno dipoiquafitue
ti ingānatı davnofafo bene,e da vnafalſa gloria,filaſcio
nº andare o volontariamente, o ignorantemente megradi di
coloro, che meritanopu biafimo, che laude. Et potendo
fare con perpetąo loro honore o vna Republica, o vn Ke
gno, fi vogono alla tirannide, ne faurggono per queſto
fartito, quantºfama, quantagloria, quanto honore, ſicur
tà, quiete, con fatisfatione d'animo e nggono, cº in quanta
infamia, vituperio, biafimo,pericolo, & inquietudine in
corrono. Et è impoſſibile, che quelli, che in iftato priuato
viuono in wna Republica, o che perfortuna, o virtù ne di
uentono Prencipi, feleggefino le hiſtorie, est delle memorie
delle antiche coſefacelfino capitale, che non volefero quei
tali priuati viuere mella loro patria pia teſto Scipioni, che
Cefari; & quelli chefono Prencipi, piu toſto «Agefilai.
Timoleoni, Dioni , che Nabidi, Phalari, est Dionifi:
perche vedrebbono queſti efferefommamente vituperati, eớ
quelli ecceſſiuamente laudati. Oedrebbono anchora come
#:: est li altri non hebbeno nella patria loro meo
| no auttorità, che fî haueffino Dionifio, & Phalari, "4
vedrebbono di gran lunga hauerni haunto piu feurtà.
Nefiaalcunochesinganniperlagloriadi (farex/Entendele
-- D 2 இA,
** . ** 、チ | 4
L I в к о
maſſimamente celebrare dagliferitteri: perche queſti, che
lo landano,fono corrotti dallafortunafaa,et fþauentati dal
la lunghezza dello imperio, il quale reggendoſi fotto qие!
nome, non permetteua che gliſcrittori parlaferoliberamen
te di lui, Machi vuole conoſcere quello,chegá ſcrittori liberi
me direbbono, vegga quello,che dicono di Catilina: cô tan
to èpiu vitupereuole Ĉefare,quantopiuè da biafimare quel
lo, che hafatto,che quello,che ha voluto fare vn male. Deg
ga anchora con quante laudi celebrano Bruto, tal che non
potendo biafmare quello per lafaapotenza, e celebrarono il
nemicofuo, Confideri anchora quello, che è diuentato Pren
cipe, in vna Republica,quantelaudi,poi che Romafu diuen
tata imperio, meritarono piu quelli imperadori, che viſſero
fotto le leggi,e come Prencipi buoni,che quelli,che viſeroal
contrario: & vedrà,come a Tito, Nerud,Traiano, Adria
mo, s Antonio, G. Marco, non erano neceſſarij ifoldati Pre
toriani,ne la moltitudiue delle legioni, a difenderli, perche i
coſtumi loro,la beniuolenza delpopolo, l'amore del Senatogli
difendeua. Oedra anchora come a Caligula, Nerone, Di
tellio, est tanti altrifcelerati imperadorinon baſtaromogli
efferciti Orientali, est Occidentali a/aluarli contra a quei
nemici,che iloro rei coffumi, la loro maluagia vita haueus
lorogenerati, Et fela hiſtoria di coforo fuffe ben confidera
ta, farebbe affai buonoammaestramento a qualunque Pren
cipe, a moſtrarli la via dellagloria, o delbiafimo, e della
fcurtà,e deltimore fuo. Perche di XXVI. Imperatori,
che furono da (fare a c_Maffimino, XVI. me furonº
amazzati, X. morirono ordinariamente. Etfe di quelli,
che furono morti, vene fu alcuno buono, come Galba,es
Pertinace, fu morto da quella corruttione, che l'anteceſſe
refuo hauena laſciatanefoldati. Etſe tra quelli,che mori
reno ordinariamente,ve nefu alcunoſcelerato,come Seuere,
писане
P R I M o. I.9

nacquedavnafnagrandiſſimafortuna, est virtu, le quali


due cefepochi huomini accompagnano, Oedra anchora per
la lettione di queſta hiſtoria,comefipuo ordinarevn Regno
buono:perchetuttigli Imperadori,che fuccederono all'im
perio per heredità,eccetto Tito furono cattiui; quelli, che
peradottime furono tutti buoni, come furono quei cinque
da Neruaa e Marco.Et come l'imperio cadde nelli here
di,ei ritornò nella ſua rouina, Pögafiadunqueinanzivn PrF
cipe itempida Nerua a Marco,est conferiſcagliconquelli,
che eranoffati prima,est chefurono poi, elegga in quali ve
leffe effere nato,eaquali voleffe effere prepoſto. Perche in quel
ligouernati da buoni,vedràvn Prencipeficuro in mezzode
fuoificuri cittadini,ripieno dipace,est digiuſtitia ilmondo,
vedrà il Senato con la ſua auttorità,i Magiſtrati con faoi
honori,goderfi cittadini ricchile loro ricchezze , la nobil
tà,e la virtù effaltata, vedrà ogni quiete, est ogni bene.
Et dall'altraparte ogni rancore,ogni licenza , corruttione,
cá- ambitione #penta,vedrà i tempi aurei,deue ciaſcano puo
tenere,có difendere quella opinione, che vuole, vedrà in
fine trionfare il mondo, pieno di rinerenKa, & di gloria
il Prencipe,d'amore, & dificurtà i popoli. Se confidera di
poiminutamentei tempi degli altri Imperadori, gli vedrà
atrociperleguerre,diſcordi per lefeditioni; nella pace, č3
mellaguerra crudeli; tanti Prencipi morti col ferro, tan
te guerre ciuili, tante efterne, l'Italia afflitta , cf. piena
dinuoui infortunij, rouistate , có faccheggiate le città di
quella; vedrà Roma arfa,il Campidoglio dafuoi cittadini
disfatto,deſolatigli antichi templı,corrotte le cerimonie, ri
piene le città d'adulterij, vedrà il mare pieno di efilij, li
fogli pieni diſangue. Vedrà in Romaſeguire innumera
bili crudeltadi,ěla nobiltà, le ricchezze,gli honori, & fa
pra tutto la virtù effere ೫.: a peccato ஆ.
- あ ‫يل‬e=
.. " L ї в к о |

Dedrà premiaregli accuſatori, eſsere corrottiifrui contra


alSignore,i liberi contra alpadrone, & quelli, a chiffero
mancati i nemici, effere រ៉ូ dagli amici, G. conoſcerà
alhora beniſmo, quanti oblighi Roma, Italia, est ilmondo
habbia con Cefare. Et ſenza dubbio fefarà nato d'huomo.fi
sbigottirà da ogni imitatione de i tempi catriui,est accende
rafi d'uno immenfo defiderio di feguire i buoni. Et vera
mente cercando vn Prencipe la gloria del mondo, aouer
rebbe defiderare dipoffedere vna città corrotta, non per gua
farla in tutto,come Ceſare,ma per riordinarla,come Romo
lo. Et veramente i cieli non poſſono dare agli huomini mag
giore eccafone digloria,negli huomini la poſſono maggiore
defiderare. Etfe a volere orainare bene vna città,fi haneſe
di neceſita a deporre il Prencipato,meriterrebbe quello che
non la ordinaſſe pernon eadere di quelgrado qualche fêufa.
Ma potendoſi tenere il prencipato, e ordinarla, ito#f me
ritafuß alcuna. Et in femmea confiderino quelli,a chi i cie
li danno tale occaſione, comefoxo loro prepofte due vie,l'una
che glifa viuereficuri, ci dopò la mortegli rende glorioſi;
l'altraglifi viuere in continoue moleffie , est- dopò la zreorte
lastiare difºvna/empiterna infamia.
Della religione de Romani. Cap. XI,
A ZNchora che Roma haueſe il primo fo ordinatore
Romolo, cº che da quello habbia ariconoſcere, come
figliuola, il naſcimento, es la nudritura faa,nondimeno
giudicandoicieli, chegli ordini di Romolo non baftauanea
santo Imperio,meſſono nelpetto del Senato Romano di eleg
ere Numma Pompilio perfaccefore a Romolo, accioche
quelle coſe,che da luifuffero ſtate laſciate indietro, fuffero da
ZXammaordinate.Ilquale trouandº vn popoloferocistimo,
- e
Р в 1 м о. 2O

cf. volendoloridurre nelle obedienze ciuili con le arti delº


pace,ſvolſe alla Religione,come cofa altutto neceſſariaa vo
lermantenervna ciuiltà, et la ordinò in modo che perpiu fe
coli nöfu mai tãto timore di Dio, quãto in quella Republi
ca. Ilche facilità qualunque impreſa, che il Senato, o quei
grandi huomini Komani difºgnaferofare. Et chi aſcor
rerà infinite attioni e delpopolo di Roma tutto infieme, est
di molte de Romani da perfe, vedrà come quei cittadini te
meuauo piu affai romperaalgiuramento, che le leggi, come
coloro, cheffimauaro piu la potenza di Dio, che quella de
gli huomini, come fi vede maniffamente per gli eſempi di
Scipione, e di Mallio Torquato: perche dopòlarotta, che
Annibale haweua data a i Komani a Canne, molti Cittadi
niferano adunati infieme, cº sbgottiti della patria, fiera
no conuenuti abbandonare la Italia, & girfewe in Sicilia : il
chefentendo Scipione, gli andò a trouare, c; colferro ignudo
in mano gli coffrinſe a giurare, di non abbandonare la pa
tria. Lucio Mallo, chefa di poi chiamato Torquato, era
fato accuſato da Marco Pomponio Tribuno della Plebe,
cởinanzi che veniſſe ildi delgiudicio, Tito andò a trouare
Marco, cớ minacciando di ammazzarlo,fe non giuraua di
leuare l'accuſa al padre,lo costrinſe algiuramente; có quello
pertimore hauendo giurato, gli leuà l'accuſa : & cofiquei
cittadini,i quali l'amore della patria, le leggi di quella non
riteneuano in Italia, vi furon ritenuti da vn giurawento,
che furoneforzati apigliare, es quel Tribuno poſe da parte
l'odio, che egli haueua colpadre, la ingiuria, che gli haueua
fattailfigliuolo, est l'honore fao, pºr vbidreal giuramento
preſº: ilche non nacque da altro,che da quella religione, che
Nüma haueua introdotta in quella città. Et j# τόβ
dera benele hiſtorie Romane, quãtoferuiuala religione aco
mãdare agli eſerciti, ariumire la plebe,amäteneregst huo
•• 2D 4 mini buoniaffare
L I в ко
fare vergognareglitríſti.Talchefeffhaueffea diſputare, 4
quale Prencipe Rºmafufſe obligata a Komolo,o a Num
ma,credo piutefo Numana otterrebbe il primo grado; per
che doue è religionefacilmente fºpoffono introdurre l'armi ;
có douefono l'armi,c non religione,con difficultàfipuo in
trodurre quella. Et fi vede,chea Romoloperordinare il Sema
to perfare altri ordini ciuili,6 militari non glifu neceſſario
dell'auttorità di Dio,mafu bens neceſſario a Numma,il
quale finfº di hauere domeſtichezza convna ninfa,la quale
lo informaua di quello,che egli haueffe a tõfigliare ilpopolo,
6- tutto na/6eua,perche voleua mettere ordini nusui,est in
uſtati in quella città,c-dubitaua,che lafua auttorità non
baffaſſe.Et veramente mai non fu alcuno ordinatore di leg
gi effraordinarie in vno popolo,che non riccorreſſe a Dio,per
che altrimētinon farebbero aceettate.perchefono molto bene
. conoſciuti davno prudente;iquali non hanno an feragioni e
uidenti da potergli perfadere adaltrui.Però gli huomini fa
ui,che voglionotorre queſta difficultà,ricorreno a Dio: cºfi
fece Ligurgo,cof Solone,cofi molti altri,che hanno hauutoil
medeſimofine di loro. Ammirando adunque il Pepolo Roma
mola bontà,c; la prudenzafua,cedeua ad ognifua delibera
tione:Beneèvero,chel'effere quei tempipieni direligione,g
quelli huomini,con i quali egli hauena a trauagliare, grolfi,
gli diederofacilita grande a conſeguire i diſegnifaoi,potëde
imprimere in lorofacilmente qualunche nuoua forma. Et
fenza dubbio chi veleſſe nepreſentitempifarevna Republi
capitfacilita trouarebbe negli huomini montanari , doue
non è alcuna ciuilità,che in quelli chefºnovfa viuere nelle
città,doue la ciuilità è corrotta: e vnofcultore trarrà piu
facilmente vna bellaffatua d'vno marmo rozzo,che d’vne
male abbozzato d'altrui.Confiderato adunque tutto, con
chiudo,chela Religioneintrodotta da Numma,futrale pri
/ 孵g
Р R I м о, 21

mecāgioni dellafelicità diquella città, perche quella causò


buoni ordini,i buoni ordinifanno buona fortuna, có dalla
buenafortuna nacquero feliciauenimenti delle impreſe.es
come la offeruanza delcultº diuino è cagione della grandez
za della Republica; cofildiſþregio diquella è cagione della
rouina d'effe. Perche doue manca ittimore di Dio,con
uiene,che o quel regno rouini,o chefia foſtenuto daltimord'
vno Prencipe,chefupplifa a difetti della religione:est perche
i Prencipi fono di cortavita,conuiene chequelregno manchi
preſto,/econdo chemanca la virtù d'effe : onde naſce, che i
regni, quali dependenofolo dalla virtù d'vn huomo,fonpo
C9 #,# quella virtù manca con la vita di quello,
& rade volte accade,ch'ellafia rinfreſcata con la ſucceſſio
ns,come prudentemente Dante dice.
Rade volte diffende per lirami
L'humanaprobitate:6 queſto vuoſe.
Quei,che la dà perche da luifichiami.
Non è adunque lafalute d'vua Rep.o d'vn regno.vn Prë
сіре,cheprudentementegouerni mentre viue, ma vno che l'
ordini in modo,che morendo,anchora ellafi mantenga. Et
benche agli huomini rozzipiufacilmenteſiperſuadevn or
dine, o vna அ nuoua,non è per queſto impoſſibile per
faaderla anchora agli huomini ciuili,ė chefpreſumanong
eſfère rozzi.Alpopolo di Firenze non pare effere ne ignorã
te,ne rozzo;nondimeno da Frate Girolamo Sauomarola fu
perfaafº,che parlaua con Dio, Ionon voglio giudicare s'egli
era vero,o no,perche d’vn tanto huomoje ne debbe parlare
con riuerenza. Maio dico bene,che infinitili credeuano,sẽ
za hauere vifo cofa nefuna eſtraordinaria dafarlo loro cre
dere: perche la vitafua,la dottrina,ilſoggetto,che preſe,era
ne /officientia farglipreſtarefede. Nonfia per tantoniu
me,ehefi sbigottistadinom potere conſeguire quello , ehe?
--.* - D 5 ffato
L I в ко
fatº ඝා d'altrui; perche gli huomini(come nellapre -

fationeneſtraf diffe) nacquero,viffero, & morirono ſempre


een vn medeſimo ordine,

Di quanta importanza fia tenere conto della Re


ligione, & comela Italia,per efferne ella manca
ta, mediante la chiefa Romana è rouinata.
Cap. X I I,

Dei Prencipi , º quelle Republiche , lequali f


vogliono mantenere incorrotte,hanno ſopra ogni altra
cofa G mantenere incorrette le cerimonie dellä religione, ci
tenerlefempre nella loro veneratione.Perche wefano mag -
giore indiciofi puote hauere della rouina d'una Prouincia,
che vedere diſpregiato alculto diuino. Queſto è facile adin-
tendere,conoſciuto chefi è,in fu che fiafondata la Religione,
doue l'huomo è natº, Perche ogni Religione ha tlfondamen
to della vitafua infu qualche principale ordine fue. La vita
della Religionegentile erafondata ſºpra i reſponſ delli ora
coli,es-ſopralafetta degli e Ariol,& degli Aruſpici: tutte
le altre loro cerimonie,Jacrificij,e riti dipendeuano da qне
ffi. Perche effifacilmente credeuano,che quel Dio, che ti
poteua predire il tuofuturo bene, o il tuofuturo male , telo
poteſeanchora concedere. Di qui naſceuano i tempi,di qui i
Jacrifici,di qui lefupplicationi,C# ogni altra cerimonia in ve
merarli;percheloracolo di Delo,iltempio di Gioue «Ammo
me,e3-altri celibri oracoli teneuano il mondo in ammiratio
me,6- deuote.Come coſtoro cominciarono dipoi aparlare a
modo depotenti,& queſtafulfità fifu ſcoperta nepopoli,di
mennere gli huomini increduli,& attia perturbare ognior
dine buono.Debbono adunque i Prencipi d'vna Republica,
ºdumregneifondamenti d'vna religione, che effi tengono,
staffee
-----------
Р в 1 м о. 23

mantenergli; & fatto queſto, farà lorofacile coſa amante


nere la loro Republica religioſa,e per conſequente buona, ci
vnira. Et debbono tutte le coſe,che naſcono in jagore di quel
la(come che le giudicaffinofalſe)fauorirle,est accreſcerle,6
tan:optu lo debbono fare,quantopiu prudentifono,e quã
to piu conoſcitori delle cofº naturali. Et perche queſto mo
do è ſtato offeruato dagli huomıni/aui,ne è nata l'opinione
de i miracoli,chef celebrane nelle religioni etiandio falfe,
perche i prudenti gli aumentano da qualunque principio ef
naſcano,c l'autiorità loro da potà quelli fede appreſſo a
qualunque. Di queſti miracoli ne furono a Roma afas: &
fra gli altrifu,chefaccheggiãdo ijoldati Romani la città de
Delenti,alcuni di loro entrarono neltempio di Giunone, &
accoſtandoſialla imaginedi quella,est dicendole, Ois venire
Romam?parue adalcuni vedere,che ella accennaffe, ad al
cuno altro,che ella dicefe di fi. Perche effendo quelli huomi
miripieni di religione,(Il che dimoffra Tito Liuio, perche
nell'entrare nel tempio, vi entraronofenza tumulto ) tutti
deuoti,e pieni deriuerenza parueloro vdire quella riſpoſta,
che alla domanda loro peranentura fi haueuano preſuppoffa;
la quale opiniore, et credēza da Camillo,et dagli altri Prẽ
cipi della città fu al tuttofauorita,c accreſciuta. Laquale
religioneſe me Prencipi della Republica Chriſtiana fi fuſe
mantenuta,ſecondo che dal datore d'effa nefu ordinato,fa
rebberogliffati, & le RepublicheChriſtiane piu vnite,et piu
felici鸞,ch'ellenenfºno:nefi puofare altra maggiore con
giettura della declinatione d'ºfадиато è,vederecome quei
*Popoli,chefono piu vicini alla Chieſa Romana,capo dellare
ligione moſtra,hanno meno religione. Et chi confideraffe ifã
damentifaoi,e vedeffelvfopreſente quanto è diuerſo da
quelli,giudicherebbe effer dapreſſofenza dubbio o larouina
silflagello. Et perche ſono alcuni di opinioni,chel hen.

L1 »Ro
effere delle cofed Italia dipende dalla Chieſa di Roma for
ffpotria direilcontrario, hauendo riſpettº però a quelli,
che in effa Chiefa Romana non feruano tutti quei precet
ti,che debbonoferuare,anzi vengono ad adulterare ifanti,
c3-catolici ordini, liquali fono ffati offeruati. Et oltra
queſto è,che la Chiefa ha tenuto,e tiene queſta prouincia di
uifa. Et veramente alcuna prouincia non fu mai vnite, º
felice,fe ella non viene tutta all'obidienza d'vna Républi
ca, o di vn Prencipe,come èauenuto alla Francia, & illa
Spagna, Ela cagione,che la Italianonfia in quelmedefine
termine, ne habbia anch'ella ovna Republica, ovn Prene
cipe,che la gouerni, è folamente la Chiefa, perche hauen
doui habitato,e tenuto Imperio temporale,nöèffatafipo
tente,ne di talvirtù,che ell'habbia potuto occupareilreffã
te d'Italia,est farfene Prencipe. Et non è fiata dall'altra
partefi debele, che perpaura di non perdere ildominio delle
cofe temporali,ella non habbia potuto chiamarevn potente,
che la difenda contra aquello, che in Italia fufe diuenuto
treppopotente; comefi è vedutoanticamente per affaieſperi
enze,quando, wediante Carlo Magne,ellane cacciò i Lom
bardi, ch'erano gia quafi Re di tutta Italia, & quandone
tempi noſtri ella tolfe lapotenza a Dinitiani con l'aiuto di
Francia; dipoine cacciò i Francioſi con l'aiuto de Suizeri.
2Nºn effendo adunquefiata la Chieſa potente da potere oc
cupare l'Italia,ne hauendo permeſſo, che vn’altrº la occupi,
èfiatacagione, che ella non èpotuta venirefottovno capo:
ma èfiata/ottopiu Prencipi, ø Signori, da qualiènata
tanta difanione, est tanta debolezza, che ella fi è condotta
adeffereftatapreda non folamente di Barbaripotenti, ma
diqualunque l'affalta, Diche moi altri Italiani habbiame
obligº conla (hief2,3-non con altri. Et chine voleffe per
eſperienza certa vedere piuprimta la verità, biſongnereb
4
Р R 1 м о, 23
be,chefuſe ditantapotenza,che mandaffe ad habitare la
corte Romana,con l’auttorità, che l'ha in Italia,nelle terre
de Saizeri, i quali hoggifono ſolo popoli,che viuono có quam
to alla religione, e quanto agli ordini militari, fecondo gli
antichi: & vedrebbe che inpoco tempofarebbero piu difor
dine in quella prouincia i coffumi triffi di quella corte, che
qualunque altro accidente,chein qualunquetempo vipºteſë
furgere. *

Come i Romani fi feruirono della Religione per


ordinare la città,& per ſeguire le loro impreſe.
e fermare itumulti. Cap. XIII.
E Gli non mi parefuor dipropoſito,addurre alcuno efem
pio douei Romanifferniuano della religioneper riordi
mare la città,6 perſeguire l'impreſe loro. Et quantumque
in Tito Liuio nefano molti,non dimeno voglio effere con
tento di queſti. Hauendo creato ilpopolo Romano i Tri-
buni dipoteſtà Conſolare, ci fuorchevno, tutti Plebei, G
effendo occorſo quello anno peſte,6-fame, est venuti certi
prodigij,vfarono queſta occaſione i nobili nella nuoua creati
one de Tribuni, dicendo, che li Dijerano/degnati per ha
uer Roma malevfatalamaeſtà delfuo Imperio, est chemez
era altro rimedio a placargli,che ridurre la elettionede Tri
buni nelluogo fuo. Diche nacque,che laplebe ſbigottita da
queſta religione, creò i tribuni tutti mobili. Oedefi ancho
ra mella eſpugnatione della città de Oeienti, comei capita
ni degli effercitifivaleuano dellareligione per tenerlidifpo
ffi 繁vna impreſa: che effendo il lago e Albano quell'anno
creſciuto mirabilmente, est i/oldati Romani infaffiditi per
illungo aſſedio, e3 volendo tornarfene a Roma, trouaroni
Romani,come e Apollo, ci certialtrireſponſi விளம்
s - дисце
4. : L I в ко

quello anno fiefpugnarebbe la città de Ueienti, chef di


ríueffe illage Albane,la qual cofa fece i foldati /opportarei
faſtudi delleguerra, cº dell'affeato,prefi da queſtajperanza
di espugnare la terra, &#ftertono contentiaſeguire l'impre
fa,tanto che (amiliofatto Dittatore eſpugnò detta città do
pò dieci anni, che l'era stata aſſediata. Ei cofila religionev
fata bene ζιοκό, c3. per la espugnatione dı quella città e5
per la refututione de Tribuni nella nobiltà, chefenza detta
meXzo difficilmenteffarebbe condotto est l'vno est l'altro.
Non vogliº mancare di addurre a queſto propoſito vn’al
tro eſempio. Erano nati in Roma affai tumultipercagio- -
ne di Terentilo Tribune, volendo egli promulgare certa
legge per le cagioni,che diſotto nelfuo luogo fi diranno. Et
tra i primirimedij, che vi v:ò la nobilià, fu la religione,
della qualefi/eruirono in daoi modi. Nel primo fecero
vedere ilibri Sibillini, eſ riſpondere, come alla città, me
diante la ciuile/editione, fpraſtauano quell'anno pericoli di
non perdere la libertà, la qualcoſa, anchora, chefuſe fco
perta da Tribuni, nondimeno meſſe tanto terrore ne petti
della plebe, che rafreddò nel feguirli. L'altro modo fu che,
hauendo vn • Appio Herdenis convna moltitudine di ſban
diti,es diferui, în numero di quattro mila huomine,ºccu
pato di notte il Campidoglio, in tanto chef potena temere,
chefe gli Equi, ci i Ooljci, perpetuinemicialnome Roma
no,nefuſero venuti a Rama,"harebbeno espugnata: est non
ceffando i Tribuniper queſto diffar fermi nellapertinacia
loro, est dipromulgare la legge Terentilla; dicendo, che
quello infulto era fitucio, e non vero, vsti fuori del fenato
vn Publio Dalerio cittadino graue,e di auttorità, con pa
role, parte amoreuoli, parte minaccianti moſtrando loro,
i pericoli della cittá ở l'intempftua domanda loro,
tanto che e'costrinſe la plebe a giurare, di nºn fi partire
‫ح‬r = ‫م‬.rras‫ج‬r*
Р к 1 м о, 24
dalla voglia del Conſolo, Onde la plebe vbidiente per
forzaručnperò il Campidoglio. e Ma effendo in tale e
ຫຼັ້ morto Publio Valerie Comfolo, ſubitofu rifatto
onſolo Tito Quintio, ilquale, per non laſtiare ripoſare le
plebe,ne darlı/patto a ripenfare alla legge Terentilla, le
commandò, che s'uſciffe di Roma,per antare contra a Vol
Jći,dicendo,che per quelguramento che hauea fatte,di non
abandonare il (on/olo, era obligata afeguirlo. a che s Tri
bunifi opponenano,dicendo, come quel giuramento s'era
dato al Conſolo morto,non a lui.Nomdimeno Tito Linio mo
a, come la plebe per paura della religione, volle piu toffo
vbıdıre al Confolo, che credere a Triburí, dicendo infано
re della antica religiºne queſte parole. Non dum hæc,
quæ nunc tenet feculum negligentia, deum vene
rat, nec interpretando fibi quiſque iufiurandum,
& leges aptas faciebat. (ioè. Nonfi# allhora co
fipocartnerenza agli Iddj, comefifa oggidi; ne torce
uano legents i giuramenti,c; le leggi alloropropoſito. Perla
qualcoſa,dubitando i tribuni di non perdere all'hora tutta
la lor dignità, faccordarono col (on/olo diftare all'vbidi
enza di quello,e che pervn'anno nõffragionaffe della legge
Terentilla,g i confoliper vn anno non potefjero trarre fuo
rila plebe alla guerra e cofila religione fece al Senato vin
cere quella difficultà, chefenza efa mai nő harebbe vinto.
I Romani interpretauano gli Auſpicij fecondo la
neceſsità,& con la prudenza moſtrauano di of
feruare la religione, quando sforzati non l'offer
uauano, & s’alcuno temerariamente la diſpre
giaua,lo puniuano. Cap. XII I I.
N On folamente gli e Augurij ( come diſopra fi è
diſcorſo)erano ilfondamento in buonaparte dellaan
sica religiºne degentil,ma anchora erano quell,«heeranº
*- ശ്ലേ
L I в к о
cagione delbene efferedella Republica Romana.Onde i Ree.
mani ne haueuanopiu cara, che di alcuno altro ordine di
quella,est v/auangline comitijconſolari,nelprinciptare l'Ime
prefe,neltrarfuori gli efferciti, nelfare le giornate, est in
ºgni attione loro importante o ciuile,o militare. Ne mai fa
rebbono iti ad vna eſpiditione, che non haueffino perfuafo i
foldati, che gli Dei prometteuano loro la vittoria. Et tra
gli altri auspici haueuano ne gli eſerciti certi ordini di
auſpicij,che glichiamauano Pollarij. Et qualunque volta
efforduano di fare lagiornata col nemico, voleuano che
i Pollarij faceſſino i loro auſpicij: es beccando i polli, com
batteuano con buono augurio: non beccando, fiaffencuano
dallazuffa, Nan dimeno quando la ragione moſtraualoro
vna coſa douerſifare,nõoſtante chegli auspicijfaſfero auer
fi,lafaceuano in ogni modo: ma riuoltauanla con termini,
c modi tanto artamente,che non pareffe, che la faceſſino
con dispregio dellareligione. Il quale termine fu vfato da
Papirio Conſolo in vna zuffa, chefece importantifimaco
Sanniti,dopò la qualereftarno in tutto deboli,G affiitti.Per
che effendo Papirio infu campirincontro a i Sannıtı, e-pa
rendogli hauere nella zuffa la vittoria certa,e volendo per
queſtofare lagiornata, commando a i Pollarij, chefaaſi
no i loro auſpicij, ma non beccando ipolli, est. veggiendo il
Prencipe de Pollarij la gran diſpoſitione dello effercito di
combattere,est la opinione che era nel (apitano, est in tut
te lifoldati di vincere,per non terre occaſione di bene opera
re a quello effercito, riferíalConſolo, come gli auſpicij proce
deuano bene,talche Papirio ordinando lefquadre, eý. effen
doda alcuni de Pollarij detto a certifoldati, i polli non ha
uerbeccato,quellilo diffono «Spurio Papirio nepote del (one
folo,có quello referendolo al Conſolo, riſpoſe fubito, che egli
attendeſeafarel'ufficiofue bene,cổ che quanto a lui,est al
* - * lo
Р й. 1 м б, - 45
sejercitogli aufficijeranº retti; cº-fº il Pollaris haueus
dette le bugieritornerebbono in pregiudicioſo,eſ perche le
effette corrispondeſſe al prenoffico, commandò ai Legati
che poneffers i Pollarijnella primafronte della zafa, Ön
de nacque che andando contra a inemici,effendo davn fºl
dato Ropano tratto vne dardo,a caſo ammazzò ilprencipe
de Pollarij; lequalcºſa vdita il (on/olo diffe,come ogni cofa
procedeus bene,c; colfauore degli Dei perche lo eſercitº
con la morte di quel bugiardºfrapurgato d'ogni colpa, &
d'ogni ira,che quelli haueßinspreſº contra di lui. Et cest rol
fapere bene arcommesdare i diſegnifusia gli auſpicij, preß
partito di azzuffarffenze che quelle effercito fi auedeffe,
ehe in alcunaparte quello haueffþregiatigliordini dellale
re religione. Al contrariofete Appio Pukhro in Sicilia
mella prima guerra Carthaginefiche volendo azzuffarſi con
l'effercito de nemicifesefare gli auſpicija Pollarij; c. rife:
rendoli quelli, come i pollinon becsauano, diffe veggiamo fè
voleffere bere, & glifere gittare in mare,donde 怒 azzufº
fendafi,perdette lºgiornata di che eglinefa a Roma con
dennato,& Papiruºhonoratº , non tanto per hauer ľvne
vinto,c; l'altro perduto, quanto per hauer I'vnefatto con
Brad::: prudentemente, a l'altrº temerariamen

н-Мелаяirefтетена начнете тоа, d:lракірісяrectº


difere i/oldati confidentemente ire alla zaufa, dalla quale
confiden Kaquaffemprenaſce la vittºris , la qualcoſa fis
non folamente fata da i Romani, ma dalli efterni,dickensi
pare diaddurrevn'effempionelfeguente capitolo.
Isanniciperestremo rimedio alle cofe fotoafflitte
ricorſeno allareligione. Cap. XV. .
ᏐᎻ Auendo i Samniti hanutepiurotte dai Komani, &
Il effende fatiper vltimo«Edistrutti T.
*t -
in Testhana,總orté
&
* о
zs |-

&A - -
- - L I в к е
morti loro eſerciti,G. i loro capitani, & effendo stativin
ti i loro compagni, comeToſcani, Franciofi, cf. Ombri.
Nec fuis, nec externis viribus iam stare poterant,
tamen bello non abſtinebant, adeo ne infeliciter
quidem defenfæliberatistædebat.& vinci, quam
non tentare victoriam,malebant. Cioè. Et erano
venutia tale,che non poteuawo ne con le proprie forze , ne
con le altruimeantenerfi. Nondimeno le arme non ab
bandonauano; nulla curandeſi di hauere hsunto infelice
- anenimento in difender la libertà; est volendopiutosto effer
vinti,che rimaner di esperimentareſe effi peteuanº acqui
fare la vittoria. Ondefattolºvkimaproua. Et perche eiſº
peuano,che a voler vincere, eraneceſſario indurre eftinatio
me nelli animi de ſoldati,cº chea indurla non v'era meglior
mezzo,che la religione,penfareno dirinouare vn antico le
raſacrificio,mediante Quio Pattio loro facerdote : il quale
ordinarono in queſtaforma, chefatteilfacrificiofolenne,cí
fatto tra levittimemorte,e gli altari acceſi giurare tutti i
capi dell'eſercito dinou abbandonaremaila zuffa, citarono
ifoldatiad vno advno,& tra quelli altarinelmezzo dipiu
(enturioni con le fadenude in manoghfaceuaneprimagiu
rare,che non ridirebbono cost,che vedeĵino, o fentifino z
dipoi con parole effecrabili,cf. verfpigmi difþauento glifa
ceuano giurare,est prometterealli Dei d'effere prefi, doue
gli Imperadori gli cºmandefinº,és di non ffuggire mai
dalla zºffa,et d'ammazzare qualun uevedeſſano cheffug
giffe, laqualcºſa non ºffernaraterwaffe ſºpra il capadellafer
miglia,ơ della lorofirpeg effendo ibigºttitialcuniai le
røyenanvalende giarare,ſubituida floro (entarisni erano
morti,talchegli altri,chefaccedeuanapoi,mpauriti dallafe
rocità delloſpettacologiuraronotutti.& perfare quefie lare
eſembramentºpiu magnifico,effenda,
* · · ·· * - - LX.mila hiswinishe
4 : ፋህ i:

Рх і м о, 26
vefirºns la metà di panni bianchi,con creffe;es-pennacchi
- ְ‫י‬ fordinatifipºfero preſſo ad Aquilonia,
'Contra a cofforo venne Papirio,ilquale nelcºmfortare ifaoi
foldeti,distē. Non enim criſtas vulnera facere, & pistả
atque aurata fcuta tranfire Romanium pilum, cioè:
(krto ipannacchi non potranneferire,ne i dipintig dorati
Ředi/chifres colpi delihaſte Romane.Et per debilitare l'
epinisme,che haueuano i ſuoifoldati de nemici per ilgturae
mentapreſo,diffe,che quella era per effere loro a timore, non
«fortezza,perche in quelmedeſimo tempo hautuano adha
herefþauento de cittadini,& degli nemici. Et venuti alcã
füttefurºnofºperati isäniti perche la virtù Romana, c. i
timore conceputo per le pafaterotte,ſuperò qualunque offis
natione effipoteſeno hauere prefa þér virtù della religiones
& periľgiuramentoprefo. Vondimenofi vede,come a ford
nenparue potere basere altrºrifugione tentare altrº rimë
disapoterpigliareſperanza di reesperare la perduta virtù:
Hlebedimoſtra apieno,quanta confidenKafi poſſa hartreſné
diante la religione bene vjete, Et benche questa partë piis
tofºperaussurafrickiederebbe efferposta tra le coſe eſtrin=
fechanondimens dependenáedavno ordine de pin impºr
tanti della Republica di Roma, at è parfo di commetterlo ih
:Hueſtelungo pernon diuiderequesta materia, & hauerci é
writer/ดarePixชake * - .: : : : : " .
‫ ياﺩة مﺩن ﺭﻭﺱيا‬:‫ تﻡ ﺍل‬.‫ ه‬۹۵ : **** ‫مة‬r: , , , ‫ يد‬." : : ‫ﻣﺍ‬ ‫را‬
Vn popolo vſo aviuere fottò yn Prencipe , fepeš.
.sv qualche accidente diugnta libero,con difficul-
ise tà mantiene la liberta. Cap. XVI,
**: : : -3 , , , , ....‫م‬،
‫وة ﻭاﮐﻢ هذ‬ :', :- - : - -- - . -- » . ..

|- stata afeuiaji såvn popolo tſoa, vierre ſottº


-MSA wn Prencipe conferusredpor la libertà, ſe per al
} l'acquiſtas come l'acquiſtò Rºma eepº lº
οιι Ε και |- tacáis
L I в к о
eacciata da Tarquini,lodimoſtrano infiniti eſempi, chef
leggono nelle memorie delle antiche hiſtorie.Et tak difficul.
tà è ragionenole.perchequelpopolo è non altrimenti, che vn
animale bruto,ilquale(anchora che diferece natura,& fil
ueffre)faſtato nudritofempre in carcere , g. in fruità:
che dipoi laſciatą a forte in vna campagna übere non effen
do vſº apa/cerfi, ne ſapendo le canerne,douefi habbia a ri
fuggire,duenta preda del primo, che cerca rincatenarlo.
Queſto medeſimo interwieneadvnopopolo, ilquale effende
vſº a viuerefotto igouerni di altri, non fapendo ragionare
me delle diffe,º effeſe publiche,non conoſcende i Prencipi,ne
effendo conoſciuto da lore,ritornapreſto fottº vngiogo,ilqua
le ulpiu delle volte è piugraue,che quello,che innanzif
haweua leuato dal collo,ơ trouaſi in queſte difficultà,«nche
ra che la materia sonfain tutto carrotta. Perche vno pºpo
lo,doue in tutto è entrata la corruttione,non puo non che pie
cioltempo, napunto viuere libero,come difortofidjeorrerà.
Et però i ragionamenti nefrifºno di queipºpoli,doue la cor
ruttione nonfia ampliata affai,e doue fa pia del buone,
che delguafo. Aggiungefalla/opraſcrittavn'altra difficul
tà,la quale è,chelojtato,che diuenta libero, fifa partigiani
nemici,& non partigiani amici,partigianinemicigliainen
tano tutti coloro,che dello ſtato tirannicofipreualemane,paf
cendoſi delle ricchezze del Prencipe,a quali effende toltala
facultà delvalerfinon poſſono viuere cententies fºnoforza
ticia/ĉuno di tentare di riaffumere la tirannide perritorna
re nell'auttorita loro, Nonfi acquiffa(come he detto) parti
giani amici,percheilviuere libero propone honori,e premij
mediantialcune honeſte,6- determinate cagioni, e fuori
di quellenempremia,we honora alcune. Et quandovne ka
quelli honori,e quelli vtih,che gliparemeritare non confef
fa hauere obligo con coloro,chelorimunerano.Oltres jae
* 0

-
Р к 1 м о. 27
fequella commune vtilità,che delviuers liberºfitrahe,non
è daalsune(mentre cheellafi poſſiede) conoſciuta ; laquals
è,dipoteregodere liberamente le coſe fue ſenza alcunofoſpet
tº,non dubitare dell'honore delle downe,di quel de figliuoli,
montemere dife.‘Perche nefune confeſſerà mai hauer oblige
convno,che non l'offenda. Però(come difºprafdice)viene
«a hauereloffato libero, & che dinuonofirge partigiani ne
mici,& non partigiani amici.ci volendo rimediare aqueſti
ineonuenienti,c a quegli difordini,che le føpraſcritte diffi
cultà ci arrecherebbonofeco,non ci è piu potenterimedio, ne
piu valido,ne piufano,ne plu neceſſario,che amazzare i figli
uoli di Bruto,iquali,comel'hiſtoria mostra,nõfurono indot
ti infieme con altrigiouani Romania congiurare contra al
la patriaper altro, ſenā per che non fpotenanovalere effra
ordinariamenteſotto i confoli ceme/otto i Re,in modo,che la
libertà di quelpopolo parena chefuſe diuenuta la loroferui
tù. Et chiprende agouernarevna moltitudine oper via di li
bertà,ºper via diPrencipato, & nonfiafficura di coloro,che
a quell'ordine nuouofono nemici,favnoſtato di poca vita.
Vero è cheie giudico infeliciqueiprencipi,che per aſſicurare
loftato lorº hanno a tenere vie effraordinarie, hauendo per
nemici la gr4ndiſſima moltitudine:perche quello,che ha per
mensicipochi,facilmente,&/enza moltifandalf afficura:
ma chi ha per nemico l'uniuerſale,non fiaſſicura mai, c:
quautºpiucrudeltà vſa,tanto duentapin debole ilſno prē
cipato.Talche ilmaggiorrimedio,chef habbia, è cercare di
ιμ fºrfi alpºpolo amico. Et benche questo diſcorſº fia diforme
| dal/opraſcritto,parlando qui di vno buonfimo Prencipe,
ή cớ quiuid'vna Republica:nondimeno permen hanere a tor
nare piu inՈ: queſtamateria,ne voglio parlare breuemen
f te. Delendo per tanto vn Prencipe guadagnarfi vn
fº pºpolo,che glifºſe nemisº ( PI di qнгі Pr,
} - 3 - Ø®
h
L1 » R o" - :
fheffino diuenuti della loro patria tiranni) dico, chei debba
ffawirare prima quello,cheil Popolo deſidera,e tronerrà
fempre,che deſidera due co/eľvna vendicarfi centra a colo
roche ſono cigione chefiaferuo, 'altra,di ribauere hafna l
betà. Alprimo deſiderio il Prencipe puestatisfarsintatto;
alfécondo in parte. Quanto al primo,ce n'è lo eſempio api
to Clearcho tiranno di Eraclea effendo in efilio, occo fe che
per controiterfa venuta tra ilpopolo, e gli ottimati à Era
clea,che veggendofigli attimati inferiori.fi »oljeno a faitº
rire Clearcho,e congiuratiffécolo miſſono contra aga difº
pºſitione popolare in Éraclea,c-telfºnola libertà al popolo in
vodo,che trouindoff (learcho tra la infolentia degli ottima
ti, quali non poteuain alcun modo ne contentare, recorrig
geresc la rabbia de peps'eri che non potetterofºpert: le
hauere perdutala liberià,diliberò advn tratto liberaffidat
faffidio degrandi,e guadagnarfilpopolo. Et prest ſºpra
queſtoconueniente occaſione,tagliò a pezzituttighettirnati,
sna con vna efirema fatisfattione de popolari. Ef cofieghper
queſta via fatisfece ad vna delle voglie,che hanno i popafi;
cioè divendicarfi. Ma quanto all'altro popolare deſiderio di
ribauerelafaa libertà,non potendo il Þrencipe fatisfargli,
debbe eſaminare quali cagionifono quelle,che gli fanno dei
fiderare d'effere liber,c) trouerrà che vna picciola parte di
loro deſideradeſſere liberaper commandare. Ma tuttig#
altri, chefno infiniti,deſiderano la libertà per viuere ftu
ri. Perche in tutte le Replin qualunque modo ºrdinate, a i
gradi del commandare non aggiungono mai quarantà,ºsim
quanta cittadini: & perche queſto èpicciolonumero, è facit
#efa afficurarſene o căleuarglivia.orốfarlarparte di tätiho
vori,che,ſecõdoiecõditioni loro,effi babbiano in buonapartes
* ‫انسه به‬ " ‫ات‬ * . : A=Tar xs -- * --- : • " - {
cătëtarf{Qugstalria鯊 baſià vintresturi.fi/atifas:
refacilsitë Εκτήdom ini,&###&иғарни "#;
- ***
-
Р в 1 м. о. 24?

tenzafafi comprendala ſcurtà vniuerſale. Et quando


vno Prencipefaccia queſto, cớ che il popolo vegga, cheper
accidente nefuno ei non rempa tali leggi, comincierà in
breuetempoa viuerſicuro, eſ contento. In efempio ci è il
Regne di Francia, il quale non viue ſicuro per altro, che
pereſerci quei Re obligati ad infinite leggi,nelle qualificã
prende laſicurtà di tutti i ſuoi popoli. Et chi ordinò quello
Jfato volle che quei Re, dell'arme, C# del daneiofaceſſino a
loro modo, ma che d'ogn'altra coſa mõne poteffino altrimenti
diſporre,che le leggifi ordinaſino. Quel Prencipe adäque,
e quella Republica che nonfiafficura nel principio delloffa
tofuo, conuiene chefiafsicuri nella prima ocecafone, come
fecero i Romani Chilaſciapaſare quella fipente tradi dinõ
hauerefatto quello,che doueua fare. Efendopertanto il po
polo Romano anchora non corrotto,quando ei recuperò la li
bertà potèmantenerla mortiifigliuoli di Bruto, ci ſpenti i
Tarquini,con tutti quei rimedij, est ordini, che altre volte
ffone difcorff. Ma fefuſeffato quel Popolo corrotto,ne in
Roma,ne altrouefi trouanano rimedij validi amantenerla,
some nel/eguente capitolo moſtremo. . . . , s- ·*

Vn Popolo corrotto,venuto in libertà, fi puo con


diffidultà grandiſsima mantenere libero, .

T Ogiudico ch'egli era neeeſſario, e che i Ref estingueffi


I noin Rºma, º che Roma in breuiſſimo tempo diueniſſe.
debole e di nefuno valore; per che confiderande a quanta
serrattiene, rano venutiquei Re, ſefuſère fºguitati cef
due,º trefacceſsioni, es chequella corruttione, che era in
loro, ffaffè # per le membra,comº
kinistraffino state corrotte,era impºſibile mai pihrfor«
- s*** E 4 marla.
L и в к о | “

*arla. maperdendo ilcapº, quando il buffo era intero,


pºteronºfacilmente :a vintre liberi, eý ordinati. Et
dºbbeſifreſapporrepercoſa veriſſima, chevna città corrot
*4, che vua'! Prencipe, anchora che quel Prencipe
cºn tutta lafafirpeffpenga,mai non fipuo ridurre libe
ra, anxi conuene, che l’vn Frencipefengal'altro. Et fen
za creatione d'un nuous Signore, nºn fi þefa mai, fºglala
benta d'vn inſieme cºn la virtù won la teneſe libera. Čás
durerà tantoquella libertà quantº durerà la vita di quello,
ceme interuenne a Siracuſa di Dione,ei di Timoleone : la
virtù de quali in diuerf tempi, mentre viſstro,tenne libera
uella città; morti chefurono,firitornò nell'antica tiranni
de, Manonfivede alpiuforte eſempio,che quello di Rº
malaquale cacciatis Tarquini, poię Jubito prendere, est
mantinere quella libertà. « Ma morto Ceſare, morto C.
Galgulº, mºrto Nerone, ſpentatutta la ſtarpe Ceſarea,
non pºtèmainon ſolamentenantenere, wapure dare prin
cipio alla libertà. Nº tanta diuerſità di asenimentoin v
na nedefina città marque daaltro, fe non danen effere ne
tempi de Tarquiniilpopole Rewano anchora corrotto,c in
queſti vltimi tempieſere corrottfinwo. Perche allhora a
mantenerlofaldo, cº difpofte a fuggire i Rf, baſtò fola
farlº giurare, che non conſentirebbe mai, che « Ramsa al
çuna regnaffe. Et negli altri tempinen baſtò l'auttarità,
cĵ-feuerità di Brute, con tutte le legiani orientați, a te
merlo diſpoſto avolere mantenerfiquella libertà, che effoa
fimilitudine delpriso Bruto gli haweua renduta. Il cke,
narque da quella carrattione, che leparti «LFMariavi hauer
anomeſſanelpºpolo,deste qualiefendº Capa Ceſare pºtè ac
eeçare quella moltitudine, ch'ellanan canebbeilgiegº, che
defe medefna favetteuais falçolle. Et benche questº
eſempiº di Kemafiada prepºrrea qualunque altrº estigis
அன்டி
Р к і м о, 29

mendimenovoglio a queſto propoſito addurreinanzi ipopoli


conoſciuti nenoffri tempi. Pertante dico, che nefano ac
cidente (benche graue, & violente) potrebbe ridurre mai
Milano, o Napoli libere, per effere quelle membra tutte
corrotte. Il chef vide dopà la morte di Filippo Diſconti,
che volendoſi ridurre Milanº alla libertà, non potè, ø
nonfeppe mantenerla. Però fu felicità grande quella di
Roma,che queſti Re diuentafero corrotti preſto, accione
fuſino cacciati, & innanzi che la loro corruttimefuffe paf:
fata melle viſſere di quella città, la quale corrattione fu ca
gione, chegli infiniti tumulti, chefuronoin Roma (hauen
dogli huomini ulfine buono)non nocerono, anzigionarona
alla Republica. Etſipuo fare queſta conchiuſione, che,
doue la materia è corrotta, le leggi bene ordinate non
giouano, ſegis elle non/on meſſe davno, che con vnaestre
maforza lefacci offeruare, tanto che la materia diuenti
buona : Ilche nonfºfeſèmai interuenuto, o fefuſe peſº
fibile che egli interueniſſe, perche ef vede,comepoco diſopra
'diffi, che vna città venuta in declinatione percorruttione
di materia, fe mai eccorre che ella fileui, occorreper la vir
tù d'un huono, che è viue allhora,non per la virtù delľvni
«erale,chefoſtengaglioraini buonisej ſabito che queltala
à morto,ellafi ritorna welfuo priffino habito,come interust
me « Thebe,la quale perla virtù di Epaminundamentree
gli viſe,petètenere: di Republica e di Imperio : ma
morto quello,ellafiritornò neprimi difordinifuai, Lacagie
se è,chenon puo effer.vn huomo ditanta vita, chel temps
baffiadaueŘzare benevna città lungo tipo wale auexxa,
Et fewno d'una lunghiſſima vita,o :facceſſioni virtuoſº
continene nan la diſpongono, some vnamanca dilere(coms
diſopra è detta)ramină,/ºgia con molti pericoli, c. moks
fangurensnkfaceſſarineſſere.Perchetak corrattione; &
--- » рока
L I R Ro
pºeaittitudine allavita libera, naste davna inequalità,
ehe è in quella città, e volendolaridurre equale è neceſſa
riov/regrandistimieſtraordinarij,i qualipochifanno,ºvo
glionovfare,come in altro luogºpluparticolarmenteſi dira. |

In che modo nella citta corrotta fi poteffe mante


nerevn ftato libero effendoui, o non effendoui,
ordinaruelo, Cap. XVI i 1.
*, * * * · *

I O crede,che nonfiafuori diprºpoſito, * afirme ம்.


praſcritto diſcorſº confiderare, fe in vna città corrotta.
fpuo mantenere lofato libero, effendoui, º quando e'non
vifaffe vifipuð ordinare.Sopra la qualcoſa,dico,come e
glièmolto difficilefare olvmo staltro.es bēchefa quaſism
poſſibile darneregolaĆperche farebbe neceſſario procedere,
Jecondo igradi della corruttione ) nondimeno effendo bene
ragionare d’ogni cofa, non veglio laſciare queſto indietro.
Erpreſuppongovna città corrottistima, onde verrà ad ac
drefere piutale difficultà,perche non ferouano ne leggi,ne
ordini, che baffino a frenare vna vniuerſale corruitione.
Per che fi come i buoni coſtumi,per mantenerfi, hanno bi
Jºgne delle leggi, cofile leggi.perofferwarf,hanno biſogne de
bumirofumi:Olire di juefogli ordini, c; le leggi fatte
in vna Republicanelmaſcimento/ae,quandº erano懿 hito
mini buoni,nonfºno depoipiu aprepoſito, diuenuti che fone
triffi. Erfºlsleggfécondogliaccidentiin vna città varia
no non variano maiorade voltegli ºrdinifoi. Ilchefa che
lenusuelezginomiaſtano perche gliºrdwicht fannsfaldi,
smrēpono. Et perdare adintendere megliaqueſtaparte, di
esteeme in Romaera l'ordine del gouernº, ouers dellestate,
அஆdipoiche cởi magiſtratifrenauano i cittadini. L:
*diw aelisstato era fauttorità delpopolo, del మా ασέ
***{
Р К 1 м о, 3e
Tribuni, dei Conſoli; ilmodo dichiederedelertare sma
giſtrati, eż. ilmodo difare leggi. Queffi ordini poco,o mulle
variarana ne i cittadini,variarono le leggi, chefrenauano i
tittadini,come fu la legge degli adulterij, la Sötuaria,quel
la del'ambitione,et molte altre,ſecondo che di mano in ma
no i cittadini diuentauano corrotti. Ma tenendofermigli
ordini dellaffato,che nella corruttione non eranopun buoni,
quelle leggi, che firinouauana, non baftauano a mantenere
ġli huomini buoni, ma farebbona bene giouate fe con la rino
uatione delle leggiffuſero rimutati gli ordini. Et chefia il
vero,che tali ordini nella citta corotta monfuffero buoni, efi
vede eſpreſſo in due capi principali.Quanto al creare imagi
firati,eớ- le leggi,non daha ilpopolo Romano il Confolato,est
gli altri primigradi della citià, fe non a quelliche li diman
danana. Queſto ordinefu nelprencipio buono, perche e'non
gli domandauanofe non quellicittadini,chefenegiudicaua
no degni:eż hauerne la repulſà era ignominioß:fiche per ef
Jerne giudicati degni,ciaſcuno operăua bene. Diuentò questo
modo poi nella città corrotta pernitießßimo, perchenõquel
li che haueuane pin virtù, ma quelli,che hauenanopin poté
Ka,4отатаанапоіmagiſtrati, e gli impotenti (come che
virtueſi)ſe meastentuano di domandargliperpaura.Veneß
s queſto inconueniente, non advn tratto, ma per i mezzi,
come fi cad; in tuttigli altri inconuenienti. Perche hauen
do i Romani domată PAfrica, est l'Aſia, est ridotta quaſi
rutra la Grecia alla loro vbidenza, erano dimenuti ſicuri del
la libertà loro,nepareua loro hakerepiu .ே#
are lor paura. Queſtafcurtà,et queſta debolezza de
:#:: ił:::nel : il Confolato)nõri
guardanapin la virtù, ma lagratia, tirandoa quelgradº
quellsche meghofapeuana intratteneregibnomini,nổquel: .
ម្ល៉េះfaptusne weglio vincereinemici. Dipoi ‫همﺍﻧ سومة‬
: - * , , " - - - - - 44
":
L I в ко “

hautuanºpiugratiº:diſceſºroa dargli aquelli,che hauetane


piu potenza. Talche i buoniper difetto di tale ordine ne ri
mafero altutto eſcluſi. Poteua vno Tribuno, có qualunque
altro cittadino preporreal popolovna legge, ſºpra laqnale
ogni cittadinºpoteua parlare o infauore,o incontro, inanzi
che ellafi deliberaffe. Eraqueſto ordine buono,quando i citº
tadinierano buoni; perchefem prefu bene che ciaſcuno, che
intendevno bene per ilpublics lopuſſapropºrre, & è bene,
she ciaſcuno/ºpra quellopsfa dire l'opinione fua, «ccische
ilpopolo inteſº ciaſcuno,poſlapsi eleggere ılmeglio, M44 di
uentatii cittadinicattiui, diuentò akordne pestime,perche
folo i potentiproponenano leggi, non per la commune libertà,
maperlapotenza loro,es contro a quelle non poteuapºrlare
alcunoperpaura di quelli. Tal che il popolº ventuae in
gannato,o sforzato a deliberare lafueronina. Era neceſſa
riepertanto, a volere che Roma mella corruttionef mante
neſſe libera, cheeoficeme hauena nelproceſſº delviuere faº
fatte nuoue leggi, haueffefatti nuous ordini : perche altri
erdini, & modi di viuerefi debbe ordinare in vn fºggettº
cattiuo,che in vn buono,nepuo effer laformaſimile in vna
materiaaltuttº contraria. Ma perche queſti ordini º ef
筑 0 | rinouare tutti ad vn tratto, ſcoperti che 纷 210f2

efferpiu buoni, o a poco a poco,in prima chef cono/chinaper


гиfсине: Dice, 荔 E :::: 雛 due cofeà
3 di
quaſi impoſibile. Perche avalerglirinouarea pece a poco,
sonuiene che nefia eagione vnprudente, che veggia questº
inconsentente affaidiſcosto: & quando s'najce da queßi
tadi, è facilifima coſa che invna città non meſurga mainef.
Juno, & quando pure venefargeſſe,non potrebbe perſuadere
maiadaltrui quello,che egli proprio intendeffe, perche gli
kwºwinivfa viuerein vn modo,won lovoglionº variare et
santepiunon veggendeilmalein viſº, ma hauendead
Q
P R I M G. • 3ї
loro mostroperconietture. Quanto adinnouare questiordi
niad vn tratt»,quando ciaſcuno conoſce,che nonfon buoni,
dico, che queſta inutilità, chefacilmenteficonoste, è diff
eile a correggerla,perche afare queſto non bafta vfare ter
mini ordinarij,efſendo i modi ordinarijcattiui,ma è necefa
rio veniralle effraordinariº,come è,alla violenza,c allar
mi, eż duentare innanzi ad ogni cofa Prencipe di quells
città, e poterne diſporre «fuo modo. Et perche ilriordina
revna cittàalviuerepolitico, preſuppone.vn huone buono,
e ildtuentáreperviolenza Prencipe d'una Republica, pre
føpponevne huonº cattiuo per :fi trouerra, che radiſ:
fims volte accada chevn huomo voglia diuentare Prencipe
per vie cattine,anchora cheilfine笼fuſe buono. Etſe vm
reo diuenutº Prencipe vogste ºperare bene, che gli accade
mai nell'animo vſare quella auttorità bene,che gli ha male
aequistata. Da tuttelefºpraſcritte cofenastela difficultà,e
impoſſibelità,che ènelle città corrotte,amanteneruivna Ke- »
publica o a crearuela di nuomº. Et quando pure ella vif ha
ueffea creare o « mantenere,farebbe neceſſario ridurlopiu
verf6 lofato popolare; accio che quelli huomini,i qualidalle
leggsper la brzinflentianºn poſſºnº effere corretii, faſerº
davna podeſtà quafregiainqualche modofrenati,ej a vo
lergifereper alira via diuentare buoni,farebbe º crudelfi
ma impreſa,º al tutto impoſſibile:come is disti difepra, che
fece Cleomene,ilqualefepereſſerefoloammazzògh Epheri,
e5-fe Romolo per le nedefime cagioni amemwazzò ilfratello,
est-Tito TattoSabino,etdipoivfarono bene quella loroaut
rorirà: nondimenofidebbeaunertire che l’an, ci faltro di
esfero non hauruano il foggetto di quella correttione mac
ebiase;della quale inqueſto capitoleragionamo: & peròpo
teromovolere,a - non volendo colorire ildiſegno lorø.
*«. Dopo
: : : : L 1 » Ros - "
Dopò vnd eccellente Preacipe fi puo mantenerë
. vn Prencipe debole, ma dopòvn debole non
- ** fi puo con vn'altro deböle mantenere - * **

alcun Regno. Cap. XIX. . -


- -
-

r^ Onfiderata la virtù, e ilmodo del procedere di Roz


\_/moto,di Numma,& di Tullo, primi tre Re Romani,
fºvede conse Roma ſortì vnafartuna grandiffima, hauenda
il primº Referocifino,o bellicoſº, l'altro quiete,et religiº
Jº, ilterzofimile diferocità a Romolo,3-pinamatore della
guerra, che dellapace, Perche in Rema era neceſſario, che
fargef*neprimiprincipijſuoi vnºranatºre delvinere ciui:
le, ma era bene pot neceſſaris che gli altri Re #pigliaferºli
virtù di Rºmolo, altrimentiquella città farebbe diuentata
effeminata, & preda defavivicini, Ondefi pub metare, che
* vnfarcefore non ditanta virtù, quanteilprime, puo man
tenere vnaftato per la virtù di colui,che l'haretteinnäzi, et
fpuogodere lefuefatichermaJeegliauieneo chefiadiluns
ga vita, o che dopo lainon/arga vn'altre,che ripigi la virtù
di quelprimº è neceſſitato quel regno arouinare. Cofi perd
contrario,ſedut l'un depò l'altrofºnodigran virtù, fivede
þeſſo,chefanno cofgrandiffine,c cheme vanne cºn lafa.
na infino alcielo. Dawidjenza dubbiofu vno huomo per
arme,per dottrina,pergindicio eccellentiſſimo. c. futanta
lafia virtù,che hauendo vinti, et abbattutituttiifuoi vici
milaſciò a Salemmefo figliuolo vn regno pacifico, quale e
glif pºtèsan le artidelegace, & non della guerraeon/fr
ware, e fî paràgodsrefelicemente la virtù di stº padre.
c. Máson potègia laſciarlº a Robsanfao figlinolº, ::
ոոմոայո virtùfnile all'anelº; neperfºrtuna :
С "су.:

*-
- Р в ї мо. : 32
alpadre,rimaſ confatica herede dellafºffa parte delregner
Baiſit Sultan de Turchi, anchora che赞 piu ::
dellapace, che della guerra, potè goderfilefatiche di Mau
metojao padre; il quale hauendo, come Dauid, battuti i
faoi vicini, gli laſciòvn regno fermoc depoterle con l'arte
della pacefacilmente conferuare: ma ſe il figliuolºfao Sali
preſente Signoreffefatofimile al padre, & non all'auo
lo, q«el 赞 rouinana... e Mae'fi vede, cestui eſſere per
fsperare la gloria dell'auolo: , Dico pertanto con queſti ef:
fempi, che dopo vne eccellente Prencipe fi puo mantenere
vn Prencipe debole, ma depò vn dibole non fipuo con
va’altro debole mantenere alcun regnº, ſega: non fuſe
come quello di Francia, chegli ordini ſuoi antichilo mante
neffero. Et quei Prencipi fono deboli, che non fanno in
Jalºguerra: Conchiudepertantº conqueſto diſcer 6, che .
la 缀 di Romalofutants, che ella potè dare#ảtio a Nü
"47"ampilio di potere meitianni con l'arte delapace 窍
}
ere Kansa. s.XMa dopo lui ſucceſſº Tullo, ilquale per
粉ferocia ripreſe la repatatione di Kongolo: dppò il quals .
venne e Anco, in moda dallanatura dotato, che potestav
Jagelapace, eớ/ºppertare la guerra. Et prima fdirix
șà « volertenere la via della pace,mafabitò conobbe, come
ivicini; giudicandolo effeminato, lo stimaliano poco, tal
pensò che a voler mantenere Romá; biſºgna
24 volgºrff alla guerra, e fëmigliare Romolo, & nºn
2\Gammă. Da queſto pigluo ſempio tutti i Frereiri,
ehrtengono ſtato, che chijamiglierà a Nevima,k terrà,
º non terrà, ſecondo che i tempio
\ :: ಫ್ಲಿ! forto,
:ầehiſniglierà a Romalo, ci fa, come fºarmatº di
prudèca,gdarmi, o terrà in ognímodo ſe divna estinata,
ežerceſſinafarzanëghètolto. Et certamenteſipuejtimarë,
che
L I в ко ' ~

chefe Romafºrtius per terzofao Revn’hueme, che non


beueffefaputo con l'armi renderle lafna reputatione,non ha
rebbe maipoi, o congrandiſſima dificultà, potuto pigliare
piedenefare quelli 激 che ells fece. Et cofi mentre
ebella vifº fötto i Re.elaportò questi pericoli di rouinare
fitto vn Ke o debole, º triffo.
Due continoue ſucceſsioni di Prencipi virtuofi
fanno grandi effetti, & come le Rep.bene ordi
mate hanno di neceſsità virtuoſe fucceſsioni. Et
però gli acquiſti, & augumenti loro fono gran
di. Сар. XX.

Р Oiche Rºma.hebbe cacciati i Re,mancò di quelli pe


ricoli, i qualidifopra fono detti che ella portaua, fiec
cedendo in let vwo Re o debole, o triffo. Perche la fomnes
dello Imperiofriduſène Confoli,i qualinon per heredità,º
peringanni, operambitione violenta, ma perffragij libe
ri ne veniuano a quello Imperto; c3 erano fempre huomini
eccellētifimi,de qualigodendoſi Roma la virtu, & lafortu
ma, di tempo intempoporè venire a quellafaa vitinagran
dezza in altrettantianni, che ella era fatafotto i Re. Per
chef wede,come due continouefacceſſioni di Prencipi vir
tuofi/ono/afficients adacquiſtare îi mondo, come furons
Filippo die Macedonia, & v-Aleſſandro Magno. Il che
tanto piu debbefare vna Republica hauendo il modo dello
eleggere non/olamente due :: ma infiniti Prencipi
virtuoſiſimi, che fono l'vno dell'altro ſucceſſºri, laquale
virtuoſafûcceſsioneſia ſempre in ogni Republica bene er
-

* *- - --
‫ه له اﻢله‬
Quanto
Р в 1 м с. 33
Quanto biafimo meriti quel Prencipe, & quella
., Republica che manca d'armi proprie.
- . Cap. X X J. -

~Y Ebbono i preſenti Trencipi, e le moderne Republi


Ꭰ che, equali coca le diff,& effe mancano difºldati
proprij, vergagnarfi di loro nedefine,et perfare con lo effere
pio di Tullo, tale difetto efferenon per mancamento d'huô
mini atti alla militie,ma per colpa lorº, che non hanno ſapu
tofare i loro huomini militari. Perche Tullo, effendostata
Romain pace X Lanni,non tronò (faccedendo lui nelreg
mo) huomo, cheff:/#sto mai alliguerra, Nondimeno 露
fºgnando lui fareguerra, non pensò di valerfi ne di San
mitt, me di Tºſcani, ne di altri, che fiffero confºeti
fare nell'armi: me deliberò, come kkomo prudentiſſimo,
di valerfi defitoi. E fu tanta lafaa virtù,che in vnirat
te ſotto il fuogomernoglipotè fare ſoldati eccellentifimi. E
iuuero, che alcuna altra verità, chefe donefono huomini,
non finofoldeti, naste per dfetto del Prencipe, G nen per
altro difetto di fito, o di natura. Di che ce n'è vn effempio
freſchiſsimo. Pe che ognuno fa ceme nepreſimi tempi il Re
d'Inghilterraajaltò il Regno di Frãcia,ne prif altriJolda.
tı,ehe i popolifuoi. Etper effere fato quelregno piu, che
trents annifenzlafwr gwerra,non haiteua ne ſoldato,ne Ca
pita o che haueffšnaimilitato; mondimeno ei non dubitò
con quelli affa'tare vn regno pieno di Capitani, & di buoni
efferciti, quali erano ſtati continuamente fotto learme nelle
guerre # Tutto nacque d'effere quel Re prudente
huomo, & quelregno bene ordinato; ilquale neltempo del
la pace nan intermette gli erdini dellagherra, Pelopida,
est. Epaminonds Thebani,poi che hebbero libera Thebe ;
cử trattola dallafruità dell'Im
:,
Spartane, trouandoſi
##
a---- «
L I » R*o
in vna città v/a aferuire, c; in mezzo dipopoli effeminati,
non dubitarono (fanta era la virtù loro ) di ridurgli forte
l'armi,cô con quelli andare a trouare alla campagna glief
ferciti Spartani, est vincerli. Et chine ſcriue, dice, come
queſti due in breue tempo moſtrarono, che non folamentein
Lacedemone naſceuano gli huomini diguerra, ma in ogni
altra parte, doue naſceĝino huomini, pure che fi trouafe,
chigli/apeffeindirizzare alla militia;consefi vede che Tul
lefeppe indirizzare i Romani. Et Virgilio non potrebbe me
glio eſprimere queſta openione, ne con altreparole moſtrare
di accoſtarfi a quella, doue dice.
Refideſque mouebit Tullus in arma viros.

Quello Che fia da notare nel cafo de i tre Oratij


Romani, & tre Curiatij Albani,
Cap. XXII.

Vllo Re di Roma, est Metio Re di Alba conuennero,


che quelpopolo fuffe Signore dell'altro, di cui i/opra
fcrittitre huomini vincefjero. Furono morti tutti i Curta
tij • Albani; reſtò vius vno delli Oratij Romani, e per
queſto reſtò e Metio Re e Albano con ilfuo popolo fºggetto
a i Komant. Et tornando quello Oratiovincitere in Ro
ma, off-fcontrando vnafua# era ad vno de i tre
Curiatij mortimaritata,che piangeue la morte delmarito,
lamazzò. Onde quello Oratio per queſtofalo fumeſſo
in giudicio, 3 dopò molte diſpute fu libero, piu per h prieghi
del padre, she per lifuoi meriti. Doue fonoda notare tre
coſe. Ona chemainonfidebbe con parte delle fue forze
arriſchiare tutta la fuafortuna. L'altra, chenon mai,
in vna città bene ordinata i demeriti con limeritif recom
penſa
Р к ї м с. . . . . 34
penfano, La terKa, chenon maiſono ipartitifaui , do
uef debba , o polja,dubitare della inofferuan Ka. Per
che importa tantoad vna città lo effere/erua , che mai
nonfidoueua credere » che alcuno di quei Re, o di quei
popolifteffero contenti, che tre loro cittadini gli haueßino
fottomest , comeſ vide che vollefare e Metio : ilqua
le, bencheſabito dopò la vittoria de Romani fi confeſafe
vinto , cº-prometteſe la vbidienza a Tullo ; nondi
meno nella prima espeditione,che est hebbono a conueni
re contra i Oeientifi vide,come ei cerco d'ingannarlo ; со
me quello , che tard s'era aueduto della gran temerità del
partito preſº da lui. Etperche diqueſto terzo notabile fe
m'è perlato affai, parleremofolo degli altri due me ſeguenti
|

duoi capitoli.
Che non fi debbe metterea pericolo tutta la for
tuna & non tutte le forze, & per queſto ſpeſſo il
* guardareipaſsièdannoſo. Cap. XXIII.
N On fu mai giudicatopartitofauio, mettere a pericole
tuttalafortuna tua, & non tutteleforze. Queſto
ffa inpiu modi, L’vno è, facendo come Tullo, & Metio,
quando e commißeno lafortuna tutta della patrialoro, est
la virtù di tanti huomini. quanti haueita l'uno C3- l'altro di
costoro negli estercitifaoi, alla virtù, ci fortuna di tre di
loro cittadini, che veniua adefiere vna minima parte delle
for Ke di ciaſcuno di loro. Ne fauuiddono, come per
questo partito tutta la fatica, che haueuano durata i loro
anteceſori nell'ordinare la Republica fer farla viuere
lungamente libera, cº per fare i faoi cittadini diferiº
Jari della loro libertà, era quaſi che futa vans, fando
* A * F z
‫ ۔ ہم‬-
mellº ?
L і в к о

nella potenza difpochia perderla. Laqual coſa da qui


Re non pote esterpeggio conſiderata, (adefianchorain que
ffo inconueniente quaſi ſempre, per coloro che (venendo il
nemico )diſegnano di teneret luoghi difficili, G-guardare i
pafii. Perche quaſi ſempre questa deuberationefarà danno
Ja,fegia in quelluogo difficile commodamente,tu non poteſ:
ftenere tutte le for Ke tue. In queſto cafo tale partitoè da
prendere, evita eſſendo illuogo afþro, cº non vi potendo te
mere tutte le for Ketac, il partito é dannoſo. mifa
giudicare cofil'eſempio di coloro,che effendo aſfaltati da vn
nemico potente, & eßendo il paeſe loro circondato da monti,
có luoghi alpeſtri,non hanno mai tentato di combattere il
nemico infap fi,cſ in fu monti, mafono iti adiwcontrarlo
dila da est: equando non hanno volutofºr queſto,lo hanno
aſpettato dentroa esti monti,în luoghi benigni, & non alpe
ftri, v la cagione ne èfatala detta difepra. Perchenon fi
potendo condurreallaguardia de luoghi alpestri molti huo
mini,fi per non vipotere viuere lungo tempo, fi per f:
il-oghi/fretti,G. capaci dipechi,non è poſsibile/oftenere vn
nemico,che vengagroſſo advrtarti. Ɛtalnemico èfacile il
veniregroſſ;perche l'intentioneſia è paſure, c non fer
marfi.Ɛt a chi l'aſpetta è impoſsibile aſpettarlo groſſo,hauen
do adalloggiarfi perpiu tempo,non fºpendo quando il neme
co vogliapaſſare in luºghi(come io ho detto) stretti, & fte
rili. Perdendo adunque quelpaſso, che tuti haueui prefup
pošto tenere,&melquale i tuoipopoli,c) lo eſercito tuo con
fidaua,entraupiu delle volte nepopoli, cº nel reſiduo delle
genti tuetanto errore,chefenKa potere eſperimentarela vir
tà di este,rimani perdente,cff cofi vieni ad hauere perduta
tutta la tuafortuna con parte delle tueforze. (ia/ĉuno fa,
con quanta difficiilta e Annibale pafíaße l'alpi,che
|-
‫يعمله‬
፳ሪ¢ №
Р в 1 м о 3$
nº la Lombardia dalla Francia, có conquanta difficultà
paſiaße quelle,che diuidono la Lºmbardia della Toſcana;
nowdimeno s Romani l'aspettarono prima inful Tefino, cº
dipoi nelplanº d'AreRp,& vollonpu tofo,che il loro eſser
citofufe confamato dalnemico ne i luoghi, doue poteua vin
cere,che condurlºfº per l'alpi dae/erdistrutto dallamalig
nita delfíte. Et chi leggerà fenſatamente tatte le hiſtorie,
trouera pochiſsimi virtuefi Capitani hauer tentato di tenere
fimili pafi,& perle ragioni dette,cf.perche e'nonfiробочо
diuidere tutti,eßendo i monti come campagne, c; hauendo
nonfolamente le vie conſuete, est frequētate,ma molte altre,
lequalife non fºno a foreślieri,fono nete apas/ani,con l'aiuto
de quali ſempre farai condotto in qualunque luogo contra
alla noglia di chi tifoppane. Di chef, ne piko eddurrevno
freſchifimo eſempio. Nel M CCCCC XV. Quando
Franceſco Re di Fransia diſegnauapaßare in Italia, per la
recuperatione delloffato di Lombardia, ilmaggiore fonda
mento,chefaceuano coloro, che erano alla faa impreſa con
trarij, era, che gli SuíXerilo terrebbono a ipafi in fu mõti.
& cºme peresperienza poiſ vide, quellorofondamento re
#àvano: perche laſciato quel Reda parte due, o tre luºghi
guardati da loro, fe ne venne pervn'altra via incognita, cº
fu prima in Italia, est loro appresto, che le haueßinopreſen
tito. Talche eglinoiſbigottiti, fritirarono in e Milano,
cơ tutti i popoli di Lombardia fi accoſtarono allegenti Frã
cieß, effendo mancati di quella opinione chaueano, che i
Francioßdeueßino eſsertenuti infºgli monti.
L 1 в R o
Le Republiche bene ordinate ordinano premij, &
pene a loro cittadini, ne compenfano mai l'uno
con l'altro, Cap. XXIIII, -

T. Rano stati i meritidi Oratio grandiſsimi, hauendo


“_L con lafaa virtù vinti i Curiatij. Erafato ilfallofuo
atroce, hauendomerto laforella. Nondimenº diſpiacque
tanto tale homicidio a i Romani, chero condafero a diffu
rare della vita,non ofante, che imeritifaoi fostero tanto
grandi,ơffreſchi. Laqualcofaa chifuperficialmente la
Zonfideraĝe, parrebbe vno eſempio d'ingratitudine popo
lare. Nondimeno chila efsamineràmeglio, & con megliore
confideratione ricercherà, quali debbonº effere gli ordni
delle Republiche,biaſimeràquel Pepolo piutosto per hauer
lo */:ito, cheper hauerlo voluto condennare. cớ la ragione
è questa, che nefuna Republica bene erdinatanon marcan
cellò idemeriti conglemeriti defaoi cittadini, « Ma ha
wendo ordinatiipremij advna budna ºpera, 3 lepene ad
vna cattina, G- hauendo premiato vnº per hauer bene
operato, fe quel medeſimo ºperad poi male, lo caſtigafen
Xa hauereriguardo alcunoallefue buone ºpere: Et quando
questiordinifono bene offeruati, vna città viuelibera molio
rempo, altrimenti ។ rouinerà tosto. Perche fead
vu cittadino, che habbiafatto qualche egregia ºperaper la
città,fi aggingne oltre alla reputatione, che quella cofagli
arreca,vna audacia, & confidanXn, dipotere fenza temer
penafare qualcheeperanon buona,diuentarà in brieuetens
po tanto infolente,chefrifºluerà ogni ciuilità. Eben neceſc
fario,volendo chefiatemutalapenaper letristeepere,ofer
ware ipremijperle buone; comefi vide chefece Roma.Et bế
che vna Repufiapouere,et poſa darepsco,debbe diquelpo
- ●为G雳
Р к 1 м о 36
cenőaffenerf;perchefempre ognipicciolodeno dato adalcu
ne per ricompenſo di bene,anchora che ficciolo farastimato
da chi lo riceue honoreuole, c; grandiſsima. É notifima la ,
hiſtoria di Oratio (ocle,& quella di Mutio Sceuola, come
l'anofo#enneinemicifopravnponte, tantº cheftagliaſſe,
l'altrofarfe la mano,hauendo errato,volendo ammaXXare
Porſena Kedelli Toſcani.Aceſteroperqueſte due opereran
to egregiefu donato dal publico due faiora di terra per cia
fcuno. Ɛnota anchora la hiſtoria di AMallio Capitolino.v.ſ
costui per hauerfaluato il Campidoglio da Galli,che viera
no a campo fu dato daquelli,che inſieme con lui vierano af
fediati dentrº,vna picciola miſura difarina.Il quale premio
(ſecondo la fortuna,che all'horacorreua in Roma)fu grande
cớ di qualità,che moſſe poi Mallio o da inuidia, o dalla ſua
cattiua natura afarnafere/editione in Roma,& cercando
guadagnarfilpopolo fu, fenKariſpetto alcuno defuoi meri
*i, gittatºprecipite daquel (ampidoglio,che egli prima con
tant4ste gloria haueuaſalueto. : : „ . . . . . ::
-- -
v. »
*

Chi vuole riformare vno ſtato antico invna


- - città libera,ritenga almeno l'ombra de
modiantich i. Cap.‫فﻳ‬XXV, |-
----
،‫· · · · · * ﺩ*ا هﻢ به ذه‬
- -
** - * * * · · -

© Olui, che deſidera, o che vuole riformare vee sta


to d'una città, a volere che fa accette, ci poterio ·
con /atisfatione di riaſcuno mantenere, è neceſsitate a ri
tenereľombra al manco de modi antichi, accioche a po
polinon paia haueremutató ordine,anchoracheinfattagli
ordini nuouifuffero altutto diuerſi dai paſati. Perche lº
…। F 4 vпіна
L і в ко
vniuerſale degli huominiſi paſce cost di quellº, che pare,
come di quello che è : anzi molte voliefi muouono piu per
le coſe, che paiono, cheperquelle, chefono. Per queſta ragi
one i Komani conoſcendo nel principio delloro viuere libero
queſtoneceſsità, hauendo in cambio di vn Re creati dnei
(on/olinõ vcllono,che ef hanestinopiu,che XII. Littori,per
non paffareilnumero di quelh, che miniſtrauano a i Ke.
Oltra di queſto,ficendoffin Roma vno ſacrificio anniuer
fario, il quale non poteus efferfatto femen dalla perſona del
Re,& volendo i Komani,che quelpopolo non haueffe a de
fiderarepertaaffentiadegh Realegna e fidelrätiete;crea
rono vn capo di dettofacrificio, il quale loro chiamarono
Refacrificolo; člofttomefino al Sacerdote. Talmente,
che quelpopolo per queſta via venne a fºdafirfidi quei fa
crificie, ci non hauere mai cagione per mancamento di efo
diäfiderare la tornata dei Ře. Et queste fi debbe of:
feruare da tutti coloro, che vogliono stancellare vno antico
viuere in vna città,g ridurla advn viuere nuouo; & libe
ro. Perche alterandole cofe nuoue le menti de gli huomini,
tidebbi ingegnare,che quelle alterationiritenghinº piu dell'
antico, che staposthile. Etfº imagistrati variano g di
numero, e di auttorità,& di tempo dagli antichi, che al
meno ritenghino ilnome: G quefo(come he detto ) debbe
offeruare colui,che vuole ordinare
- ---- |- · · vnapotenza
* -** -
afsluta, la - * - -- »

quale dagli auttori è chiamata tirannidesperche debbe-ri


nouare ognicoſa,comenel/guente capitolofidirà.
- -
· - •• • • •• . . .. :

Vn Prencipe nuouo in vna città, o prouincia prefa


dạluidebbe fare ogni cofa nuoua, * :
|- Cap. XXVI, :
|- -** .. Qualune
« Р к і м о. 37
("Y Dalunque diuenta Prencipe o d'vna città, o di vne
(fato,c tanto piu, quando i fondamenti fuoifufene
debois, e nonfi volga oper via di Regno,o di Republica
alla vita ciuile, ilmegliorerimedio, che egli hibbia atene
“requelprencipate, è (effendo egli nuous Prencipe)fare ogni
rºſa di nuousin quello ſtato, come è nelle città fare nuaui
gºuernicon nuoui nomi,con nuoue auttorità, con nuoui huo
mini, fare i poueriricchi, come fece Dauid; quando ei
diuentò Re. Qui efurientes impleuit bonis & di
uites dimifit inanes, Edificare oltra di queſto nuoue
città, disfare dellefatte,cambiaregli habitatori da vn luo
gºad.pn’altro, est infomm i non laſciare coſa niuna intat
tº in quella prouincia, cº che non vifia negrado,ne ordine,
nefato,ne ricchezza,che, chi latiene, non la riconoſca da
re. Et pigliareper ſua mira Filippº di Macedonia padre di
e-4 lefandro,ilquale con questi modi di piccioló Re diuentò
Prencipe di grecia. Et chiferine di lai, dice, the tra
mntò gli huomini diprouincia în prouincia, come i Man

drianitramutano le mandrie loro. Sono queſti modicru
delistmi, g. menici di ogni viuere non falamente (hri
#
fiano, mahumano. Et debbegli qualunche, buomo fag
gire, G. volerepia tosto viuerepriuato, che Re ; con tanto

rouina degli huomini, Nondimeno colui, che non vuole
Pigliare quella prima via del bene,quandofvogliaman
tenere, conuiene,che entri in queſto male. Magli huomi
nipighane certe vie delmezzo,chefºno dannofiſſime; per
che hon/anno effere ne tutti buoni,ne tutti cattui,comenel
figuentecapitolopereſempiofmeſtrerà,
". . . . .: ,
|- *** • • - - - - --

samnorariſsime volte gli huomini estere al tutto


|
*Öss: triſti,o al· tutto buoni, Cap. XXVII.
- тара-:
- -
L I в к о
Р Apa Giulio/econdo andando nel M. DV.« Bolºgna,
I per cacciare diquello ſtato la caſa de Bentiuogli la qua
le haueua tenutoilprencipato di quella città cento anni,vo
leusãchora trarre Giouanpagolo Baglioni di Perugia,del
la quale era tirannº, come quello,che haueus congiurate.
cötra a tuttiglitiranni,che occupauano le terre della (hier
fa : & peruenuto preſſo a Perugia con queſto animo, cá
deliberatione nota a ciaſcuno, non afþettò di entrare in
quella città cºnleeſercitofo, che loguardaffe, mavi en
tràdifarmato, non ofante, che vifufe dentro Giouanpa
golº con gente affai, laquale perdiffa di fe haueua ragu
mata. Siche portatº da quelfarore, con ilquale fouer
maua tuttele cofe, con la/emplicefna guardia fi rimeffenel
le manidelnemico, ilquale dipoi ne menò feco, laſciando
vngeuernadore in quella città, cherendeſſe ragione per la
(hieſa. Fu notata dagli huominiprudenti, che col Papa
erano, la temerità del Papa, có la viltà di *ಚ್ಡ
me poteuaneſtimare, dondefiveniſſe, chequello non :്
feconstaperpetuafama oppreſſo advn tratto ilnemice/ao,
efe arricchito dipreda,eſſendo col Papa tuttigli Cardinali,
con tutte lelor delicie. Ne ci poteua credere, cheffif:
fe aftenuto ºper bontà, e per conſcienza, che lo riteneſe.
Perchein vnpetto d'vn buomefelerato, cheftenena la
forella, che hausua mortii cugini, cởi nepºti per regnare,
non potenaſcendere alcune pietofºriſpettº. Ma fi conchiu
feychegli huºmininonfanno effere honoreuolmentetriffi, e
perferramente buoni. Et come vna triffitia hain fe græn
dezXa,o tin alcunapartegeneroſa,ėglinen vifannº entre
re. Cofigieuanpagolo,ilquale non #.. efferincefo, e3
publicoparricida;nanfeppe,o (a dir meglio) monardi (ke
καμπιέικεψη)/τεται"r", μια βα
: pg
----‫اس‬
Р R 1 м о. 33
no hauefeammiratº l'animoſae, c; haueffe dife laſcitato
memoriaeterna : effendo il primo, che hauefe dimoſtro «
?“Prelati, quantofia dafimarpoco, chi viue, & regnasco
me est,c; hauefje fattovna coſa,la cui grandeXza heueffe
fºperatoogni infamia,e ogni pericole, che da quella poteſe
dipendere, - N *

- - - - --

Per qual cagione i Romanifurono meno ingrati


- agli fóro cittadini, che gli Athenieſi. . .
Cap. XXVIII. · · · · ·
/. , . . ** · ·· · ·, i
---- « • ---- « :» . . . . . .
|- Dalunque
legge le coſefatte dalle Republichetrouer
Q: tutte qualche ſpecie de ingratitudine contra a
faoi cittadini, mametrouerr ameno in Roma, che in Athe
ne , có parauenturain qualunque altra Republica. Es
ricercando la cagione di queſtoparlando di Roma,e di A
theme, credo accadeſſe, perche i Romani hauewano meno
z cegioni difospettare de lor cittadini, che gli e Athenief.
· Perche « Roma ragionando di lei,dalla cacciata de i Re in
fino a Silla, & Mario, nonfu mai tolta la libertà, da alcu
no fão cittadino, in modo che in leinen era grande ca
giene di fospettare di loro, cº-perconſequente di offender
gliinconfideratamente. Interuenne benead a Athene il
-contrario, per che effendole tolta la libertà da Piffrato
melfstopiu fiorito tempo, ci fatto vno inganno di bontà,
come primaella diuenne poi libera, ricordandofi delle in
giurie riceunte, & della pafata fruità, diuenne apra
vendicatrice, non fºlamente de gli errori, ma dellom
bra de gli errºri de faoi cittadini. Diquinarque festilie,
-- ---, - , : •• • ... 6
"s"。 $ |-
|
L I в к о

c3. le morte ditantieccellenti huomini. Diqui fordine delle


Oſtracifimo; cogni altra violenza,che contra ifaoi Or
timatiin varij tempi da quella cittàfu fatta. Et e verif:
fimoquello,che dicono queſtiſcrittori della ciuilità,che ipo
polimordono pufieramente poi che esti hanno recuperata
la libertà,che poi che l'hanne conferuata. Chi confidere.
adunque, quanto è detto, non biafinerà in queſto e Athe
me, melauderà Roma. e. ŽMa ne accuferafolo la nese/Gi
tàper la diuerſità degli accidenti,che in queſte città nac
uero. Perchef vedrà,chi confidererà le coffettilmen
te, chefe a Romafaffeffata toltala libertà, come ad e-4
thene, non farebbe ſtata Roma piupia verſo i fuoi cit
tadiui,cheffuſequella. Di che fi puo fare veriſima
comiettura,per quello,che occorſe depè la cacciata de i Re
centra a Collatino, G. « Pablo Ualerio : dequali ilpri
mo(anchora cheftrouaſe aliberare Roma ) fu mandato
ineßlio, non per altra cagione , chepertenere il nome
de Tarquini, L'altro hauendofºlo dato di ſe ſoſpette per
edificarevna caſa infulmonte Celio, fu anchora per effere
atto efale. Talcheffpuoftimare (veduto quanto Roma
fainqueſti duefospettofa,c-feuera)che ella harebbe vfata
fingratitudine , come e Athene, fe da fuoi cittadini,
come quella neprimitempi, & innanziallo augumento fuo
fuſeſtataingiuriata. Et pernon hauerea tornare piu fa
praqueſta materia dell'ingratitudine,ne dirò quello che oc
correrà nelfºguente capitolo. - , *
*** --, - . , - - - . . .* * * * |

Quale fia piuingrato,own popolo,ovn Prencipe.


- ** * * * - Сар. XXIX, - |

glimipare apropofito dallajoprostrittamateriºdid*


JCorrere,quale vſi con maggiori eſempiquesta ingra
titudi
|

P R I M o. 39

titudine,ovnpopolº,avn Prencipe. Et per diſputare me


glio queſta parte,dico,come queſto vitio dell'ingratitudine
mafeº dall'auaritia,º dal foſpetto, Perche quando o un
popolo,o vn Prencipe ha mandatofuori vnfao Capitano in
vna/peditione importante,doue quel Capitano ( vincendo)
ne habbia acquiſtato affai gloria,qael Prencipe,o quelpopo
lo è tenute all'incontro a premiarlo : c fe in cambio di
premie o eile dishonora,º ei l'offende mofo dall'auaritia,
non volendo ( ritenuto da queſta cupidità ) fatisfarli fa
vno errore, che non hafcufa, anzi fi tira dietro vna infº
mia eterna. Pure fi trouano molti Prencipi, che ci pec
cano.Ɛr (ornelioTacito dice conqueſtafèntentia la cagione.
Procliuius eftiniuriæ,quam beneficio vicem exol
uere,quia gratia oneri, vltio in quæſtu habetur,
Cioè. L'animo epiu chine alla ingiuria, che al beneficare
altrui; percheilbeneficio è tenuto agrautzKa,est la vendet
ta aguadagno. LØle quando ei non lo premia,o(a dir me
glio) l'offende,non meſſo da suaritia,ma da foſpetto,all'ho
ја ra merita cº tipopolo,C# il Prencipe qualchefºufº. Et di
6:54 queste ingratitudinivfate pertalcagione/ene leggono affai,
| perche quel capitano, ilquale virtuoſamente ha acquiſtato
#ήί, vn'imperio alfaoſignore,ſuperando unemici, cº riempiende
}
|| fe di gloria,c3-ifaoi ſoldati di ricchez Ke,di necesſità c con
| i foldatifuot;& con i nemici,ci conifudditi proprijdi quel
¢¢ Prencipe acquista tanta reputatione, che quella vittoria
non puo ſapere di buono a quelSignore, che lo ha mandato.
Et perchelanatura degli huomini è ambitioſa, cf. fºſpetta,
eº-nonfa porre modo a nifuna faa fortuna, è impoſibile
che quelfoſpetto, chefabuto naſce nel Prencipe dopo la
vittoria di quelfio (apitanº, mon fia da quel medfimº
ர accreſciuto per qualche filo modes o termine vfatº in
*** .
f. ‫ا‬. - ‫اﺱی‬
L I в к о :
me vfato infºlentemente, talche il Prencipenon puopenſa
readaltro,cheasticurarfene. Et per far questo , penſa
o difarlo morire, o di torgli a reputatione , cheifi ha
guadagnatonelfo eſercito, o nefaoi popoli , & con o
niindustriamoſtrare, chequella vittoria è nata non per
la virtù diquello,ma per lafortuna,o per la viltà de nemici,
ºperla prudenza degli altri capitani , che fono ſtati fe
coin talfattione. Poiche Veſpaſiano,effendo in Giudeafu
dichiarato dalfaoejercito Imperadore, «Antonio Primo,
chefi trouaua con vn'altro effercitoin Illiria, prefe
le parti
fae, G ne venne in ftalia contra a Ditellio, ilquale regna
ua a Roma,c-virtuofiſſimamente ruppe due eſerciti Vitel
liani, & occupò Roma, tal che e Mutiano mandato da
Oefafano trouò per la virtù di Antonio acquiſtato il tut
te,c3 vinta ogni difficultà. Ilpremio , che e Antonio ne
riportò, fu,che il e Mutiano li tolfe ſubito la vbidienza
dell'eſercito,G a poco apoco loridufe in Roma ſenza alcu
na auttorità, tal che Antonione andò a trouare Vefpafia
mo,ilquale era anchorain Aſia , dalquale fu in modo ri
ceunto,che in breuiſſimo tempo ridotto in neffunogrado,
quaſi diſperato morì. Et di queſti eſempi ne fonº
piene l'hiſtorie. Nenoſtri tempi, ciaſcuno che alpreſen
te viuefa.conquanta induſtria, & virtù (onfalue Ferran
te;militando nelregno di Napoli contra a Francioſi per
Ferrando Re di Ragona,conquistaße,e vinceſe quel reg
no; & come per premio divittoriane riportò, che Ferranae
fpartì da Ragona,cº-venutoa Napoli,in prima gli leuà la
vbidienza dellegents d'arme,di poi gli tolfe le førteKze»
c3. appreſione lo menò/ecoin Spagna, done poco tempº poi
inhonorato morì. Ɛ tanto adunque naturale quefo
foſpettene Prencipi , ebevon/ºnepºſisno difendere, c## ‫سوو‬
-- ----‫ب‬
Р к 1-м о- - 4o
impoſibile,che estivfino gratitudine aquelli,che con vitto
ria hannofatto ſottolin/gne lorograndi acquisti. Et de
quello,che nonfi difende vn Prencipe, non è miracolo , ne
coſa degna dimaggior confideratione fevn popolo monjene
difende. Perche hauendo vna città,che viuelibera, duoi
fini; ľvno l'acquiſtare; l'altre,ilmantenerflibera, conuie
ne chemel'vna coſa , co nell'altra per troppo amore erri.
Quanto agli errori nell'acquiſtare,fenedirà nelluogo/sto.
Qganto agli erroriper mantenerfilibera,fonotragli altri
queſti,di offenderequei cittadini, che la douerebbe pre
miare,hauerfoſpetto di quelli,in cuifdouerebbe confidare.
Et benche queſtimodi in vna Republica venuta alla ccr
rottione,fano caigone digran mali, cº che molte voltepiu
teſto ella viene alla tirannide , come interuennea Roma
di Ceſare,che perforza fi tolfe quello, che la ingratitudine
gli negaua : nondimeno in vna Republica non corrottafo
no cagione digran beni,& fannoche ellane viueliberapiu,
mantenendoſi perpauradi punitionegli huomini migliori,
cºmeno ambitiofi. Dero è,chefra tutti i popoli, che mai
hebbero imperio per le cagioni difepra diforfe,
Roma fu la
meno ingrata,perche della faa ingratitudineſipuo dire,che
non cifa altro eßempio,che quello di Scipione perche Corio
lano, c3 (amillofurono banditi per ingiuria, che l’vno ci
, l'altro hauenafarta alla plebe. Ma all'vmonon fu perdo
nate,per hauerfi ſempreriferbato contra al popolo l'animo
nemico,l'altronon/olamente furichiamato, maper tutto il
tếpo dellafita vita adorato,come Prencipe. Ma laingratitu
dine vfata a Scipione nacque davnfośþetto che i cittadini
cominciarono hauerdi lui,che de gl'altringfiera hauuto,il
qualenacque dalla grādezza delnemico,che Scipione haue
stad T/4/4f9
L I в. к., о
vinto, dalla reputatione, chegli haaeua data la vittºriadi
fi lunga, c-pericoloſa guerra,dalla celerità di effa.da i fa
uori, che la giotent", a prudenKa & l'altre fue memorabi
li virtutigli acquiſtauano. Le quali cofe furono tante,
che, non che altro,i magiſtrati di Roma temeuano della
fita auttorità : la qualcoſa ſpiacena egli huomini faui, co
me cofa non vfata in Roma. Et parue tanto effraordina
rio il viuerfas, the Catone Priſco riputatofauto, fu il pri
mo afargli contra, & a dire,che vna città nonfipoteua chia
mare libera,doue era vn cittadino, che fuſje temuto da i
magiſtrati. Talchefeilpopolo di Romaſeguì in questo cafo
l'opinione di (atone, merita quella fufa,che difepra hodit
to meritare ques popolo,c} quei Prencipi, cheperfoſpettofo
no ingrati.(onchiudendo adunque questo diſconfo,dico, che
vandofiqueſto vitio dell'ingratitudine oper auaritis, oper
foſpette,fivedrà,come i popoli non mai per l'auaritis,lovfa :
rono,c; perfoſpetto affai manco,che i Frencipi,hauendo me
vocagione difoſpettare,come toſtof dirà.

Quali modi debbe vfare vno Prencipe,ovna Rep.


per fuggire queſto vitio della ingratitudine , &
qual quel Capitano, o quel cittadino, per non
effer oppreſlo daquello. Cap. XXX.
V: Prencipe, per fuggirequesta necestità di hauere
a viuere conyo:#etto,º effereingrato,debbe perſonal
mente andare nelle e#editioni,comefaceuano nel principiº
quei Imperadori Romani,camefaa itempi noſtri il Turces
& come hannofatto,c; fauno quelli,chefono virtuoſi. Per
che vincendo,lagloria,c; l'acquisto è tutto loro. Et qது.
* Р й. 1 м б, 摩约
|
dºnon vifòno(effendo la gloria di altrui)non parelorºpstes
***fºre quelle acquiſte,je non/pengono in altrui quella glóa
ria,che effi non hannº ſaputo ;dുf, e3. diuentareina
!
gratisch ingiuffi, Etfêmza ::::: è maggiore la lors perdia
|
[
tasche ilguadagno.ma quando ºper negligenta, b per porá
|
Pradenza e firmangonº a caſa ócioſi,3. mandano vm tata
pitano, is nõhº che precetto dar lor5altro che quello,chepeſ
|
}
lernedefinist/annº.« Ma dico benea quelőapitans, the
giudicando io,chei non poſſafuggirei morfi della ingratitka
邮 #geschºfacciavna delleäuscoſ, º fubito dopo la viitºris
! lasti l'effercito, est- :: nelle mani del fao Prencipe,
出 #"::ofdasgai atrº inflente º ambitioſo, actio chegut
* ##:### d'ºgni/ºffettº, habbia cagiones di premiaris, s
# di non l'ofenderles quando questº englipais difare,pr#.
? da animo/ansenteleparte contrária,es: tenga tutti queims
h?:#4*ahºreda, che quelle acquiste fi: fue proprit, &
1. "del Preneiste/uefacendoſi beniusliifolialties: ifada
ti,& faccia muese assicitie esi vicini, eeempiron lifeíhuở
"inikfºrtezze,corrowpa iprencipi del fue eſercito, g. di
quelli,che nāpied #aſſicuri, & perquestimedier#
Rๆ e####reifiº Signºre di quella ingratitudine,che sfº
g#;ferebbe. Aurevis nācijºse,wa(fins difºpráfக்ரி)
岐 #4 huensininenfanso efferene aitutistriſtinéáitutis №.
#,#Jenºfreinteruiene, chef2bitº dopºla vittoria,laſciare
lo eſercito nš ಶ್ಗ modeſtamente non pofone,
Mareterzini vislēti, s che habbiansin/gl'honoreso:nomi
Jannº. Talcheffande dubbioſ traquella lors dimora, es
ambiguitåfone ºppreſi. Quantº advna Řep, validofeggire
*est? vitiº dels ingrate,nºnfipuo dareil #cedfrá :e.
die che al Prencipe cioè che vada,g ng mandinella *յին
ditinnefue,effen: neceſitata a mãdarevn fo cittaáine,
Sºnuisnejer tátocheğerristdioio ledia,ebe ellerġaxes
- L і в ке |

defini modi,che tëne la Rep. Romana,ad effermene ingka


te, che l'altre. Ilche nacque dai medidel fuogomerno, per
che adoperandofitutta la città,cº-i nobili,63 gli ignobili nel
la guerra,frgena ſempre in Roma in ognietà tāts hususiai
virtufig ornati di varte vittorie;chelpºpolo non haueus
eigiºne di dubitare d'alcuno di loro,effendo affai, cºgnar:
dando l'vno l'altro. Et in tantofissanteneuano inter o cõ
riſpetto di non dare ombra d'alcuna ambitione, ne cagione
alpºpolo, come ambitioſi,di offendergli; che venendo alla .
Dittatura, quello maggior gloria ne ripºrtaua, che pia te
fola deponeua. Et coſì non potendo fimili neodi generare
fòſpetto non generanano ingratitudine. In modo, che vna
Rep, chenon vºglia hauere cagione di effere ingrata,fideb
begonernare come Roma.Et vno cittadino, che vogliafug
gire quei/aoimorfi, debbe offeruare i termini offeruati da
cittadini Rozmani, -

Chei capitani Romanipererrorecommesto, non


furono mai eſtraordinariamếte puniti, ne furo
no mai anchora puniti,quando per la ignoranza
loro,o triſti partiti prefi da loro,ne fuſsinofegui
ti danni alla Republica, º Cap. XXXI. *
I Romaninonfºlamente(come difopra hanemo differſo)fis
rono mancoingrati,che l'altre Republiche, mafurono an
chorapiu pij,&piu confiderati nella punionede i loro Capi
tani deglieſerciti,che alcune altre. Perche feil loro errore
faſe ſtate permalitia,eff lo caffigauano humanarente: s'e
glieraper ignoranza, non che lopunistino, e'lo premiauanº,
& honoramano, Queſto modo del precedere era bene conf
derato da loro: perche e giudicauano, che faſe di tants
impºrtanza aquelli, chegauernauanº gieſercitilere fh2
uere l'animo libero,a iſpedito,es femzaaltri effrinfeehi «:
fettinelpigliare ipartiti,chenon voleuono aggiungere *d;
GEG:
* f * 1 x d. #3
vna cofa perfefeffa difficile, est pericolofa, nuoue difficuli
tà,e pericolo; penſasáo che aggiungenåbneli, nefnops-,
teffe effere,che operaſemas virtuoſamente. Verbigratia,'
mandauanovno effercito in Grecia contra a Filippo di Mas
cedoxiei,3 in Italia contra :*Annibale,o contra a queișož
poli,che vinfono prima. Era queſto Capitano,che era prepo:
fo a tale eſpeditione,trauagliato da tutte quelle cure, chef
, arrecauano dietro quellefacende,le quali#graui,ë im
portantiſsime. Hora feetal cureffugino aggiunti piu efº
fermpidi Komani,che eglino haueĵino #i, o altrimenti
žmorti quelli,che haueßino perdute legiornate, eglierà im
poſsibile,che quel Capitano tra tätifopetti potefe delibera
refrenuamente.Però guidicando ºfii,che aqueſti tali fuf;
affai pena la vergºgna dello hauere perduto,non gli völlond
con alirawąggior pena sbigottire. Dno eſempio ci è quants
allo errore comeſſo nöper ignoranza. Erano Sergio,est. Per
giniº a campº a Dei,ciaſcuno prepoſtiadvna parte dell'ef:
èrcito,de quali Sergio era all'incontro,chdepoteuano venird
i Toſcani,& Verginis dall'altraparte.Occorſe,che effendo
aſfaltate Sergiº dai Faliſci,e da altri popoliſopportò d'effe
fe rotto,c fugato prima, che mandare peratuto a Dergi
nio. Et dall'altra parte Verginio aſpettãdo,cheifi hum iliajes
volle piutoſto vedere ildjhonore della patriafua, e la reúí
na di quello effercito,chefồccorrérli. (a/3 veransfie éſsépli
re,e triffe & dafare nõbuona comiettura della Republica
Romana felvno,& l'altrº monfuſeroffati caffigati Veroès
the doue vn'altra Republicagliharebbe puniti dipená capié
tale:ậuellaglipuni in danafi.Ilchemarque non fºrtheiper
, tati loro mð meritafine maggior punitione, waperche i Ko
máni vollonóin queſto caſo per le ragioni ĝia dette,mätene
regiảtichicofunilorø. Et quãdo erroriperignorãżarð
si:ilplu besto eſempio, che
-- : -. |- -

di V,ாது.
F 2. |- fá:
L I в к о
rità del quale effendorottis Romania Canne da Annibal,
doue quella Republicapertà pericolo dellafna libertà,nondi
meno perche vifa ignoranza,& non malitia,nenfolamente
ron lo caffigarono, maľkomorarono,c; gli andò incontronel
la tornatafna in Roma tutte l'ordine Senatorio,có mã lo po
tendo ringratiare della zuffa, lo ringratiarono che egliera
tornato in Roma,g gonf era diſperato delle coſe Romane.
Quãdo Papirio (arfºre uoleuafare morire Fabio,perhaue
re contra alfào cõmandamento combattuto coi Samniti,tra
l'altre ragioni,che dalpadre di Febiº erano affegnate cãtra
all'eſtinatione del Dittatore,trene, che il Pºpole Romane
in alcuna perdita de faoi Capitaxi non haueua fatta mai
quellº,che Papirio nella vittoria voleuafare. ;

Vna Repu. ovno:Prencipe non debbe differire a


beneficare gli huomini nelleloro neceſsità,
Cap. XXXII.
A Nchora chea i Romanifaccedeſſe felicemente effere
A liberali alpopoloſoprauenendo alpericole,quando Por
fens venne ad aſfaltare Roma perrimettere i Tarquini,de
*
ueilSenato dubitando della Plebe,che non volkſepiu toffo
accettare i Re, che foſtenere la guerra,peraßicurarfene, la
Agrauò dellegabelle delfale,eſ d'ogni grauezza, dicendo,co
me ipoueri affai operauano in beneficie publico,ſe einutri
uano,i lorofigliuoli, est- :questo beneficioquel Popolo
fiefponeſe afopportareaſedio,fame,est-guerra. Nonfia pe
ràalcuno, ehe confidatofi in queſto effempio, diferista ne
tempi de pericoli a guadagnarfi il popolo; perche mai non
gli ris δινά quello,che rufcía i Romani, perche lo vniuer
Jale giudicherà non hautre quelbene date, ma dagli au
marſariituoi, e douendo temere, che paſſato la neceſſità,
sa ritoka loro quello, che hai forzatamente loro dates
- * nens
Р R 1 м о. |- 43

non harateco eblige alcuno. Et la cagione perche a i Rona


nitornò bene questo partitofº,perché loftato era nucleo, G
nºn peranchorafermo,có hamea veduto quel pºpolo, ceme
inanzifferanofatte leggi in benefictofuo,come quella della
appeliggione alla Plebegin mºdo,che ei potèperſuaderfi,che
qhel bene che gliera fatto,non era tanto cai fato dalla venu
ta de nemici, quanto dalla diſpoſitồne del Senato, in beni
ficarli.Oltra di queſto la memoria de i Re era freſca, da i
quali eranoffati in molti modi vilpeſi,G. ingiuriati. Et per
chefmili cagioni ascaggiono rade volte, occ orrerà anchora
rade volte,chefinili rimedijgicnino. Però debbe qualunque
tieneffato,cofi Rep.come Principe,conſiderare isnäz,quali
tempigli peſſono venireadoſſo contrarij,63 di quali huomi
ni ne tempi aune fifipho kauere di biſogno est dipoi viuere
con loro in quel modo,chegiudica(ſopra vegnendo qualun
que cafo)effere neceſſitato viuere,Ët quello che altrimentifi
gouerna º Prencipe,o Rep.cz vnaffinamente vn Prencipe,
G-poi in falfatto crede,quandº il pericolofsprawiene,ce i be
neficij riguadagnarfigli huonsini,ſe ne inganna perche non
flamentenonjene sicura,ma acceleralaЈйa rвиіка,
~မ္ရန္ႏွစ္တ vno inconueniente è creſciuto o in vno
to,o conºra ad vno ſtato, è piu falutifero parti
to,temporeggiarlo,che vrtarlo. Cap. XXXIII,
Refcendo la Republica Roman« in riputatione forza,
eº-imperio,i vicini,i quali prima non haueano penſato,
quanto quella nuoua Republica petefearrecare loro di dan
no cominciarne(wa tardi)a conoſcere l'errore loro: c. ve
lendo rimediare a quello,che primanon haueanorimediato,
i d'unirono ben quarantapopolicãtre a Roma, onde i Romani
4 tregli riwedifolitiferfi da lºronegli impºrtantipericelif
| |- 9 και Փջկց
–,
- « » L I в ко
volſono a creare il Dittatºre,cioè,dare podeſtà advno huo
mº,chefenza alcuna confalta poteffe deliberare, ci ſenza al
puna appellaggione poteſe eſeguirele fue deliberationi. fl.
quale rimgdio , come all'oorafu vtile,e fu cagione; che
vinceſſero iſoprafāti pericoli:coffa fempre vtiljimo intut
fi ques accidēti, che nell'augumento dell'Imperio in qualun
que tempofirgefino cõstro alla Republica Sopra tlquale ac
cidente e dadiforrere prima, come quands vno inconueni
ente,chefarga o in vns Republica,o contre advna Republi
ca cauſato da cagione intrinſeca,o effrinfeca,è diuentato tã
togrande,che econeinci afar paura a ciaſcuno, è moltopiu
ficuro partito temporeggiarfi con quello,che tentare di eftin
utrlo, Perche quaſiJEmpre coloro,che tentanoãmorzarlo,
fanno lefas forze maggiori,e} fannº affrettare q#el male,
che da quellofi/opettaua. E di queſ#ifimili accidēti nenaf.
cono nella Repub piufþeſſo per cagione intrinſecs,che effrin
feca. Doue molte volte o est laſcia pigliare advno cittadino
pinforze,chenºn è ragioneupie,o e jï comincia a corrēpere
፶፪4 legge laquale è il neruo, est la vita del viuere libero. Et
laſciaj trafcorrere queſtº errore in tanto,che egli èpik dan
nofopartito il voleruirimediare, che laſciarloſeguire. Et
tantº piu è difficilcilconoſcere queſtiinconuentēti quando e'
neſcono,quanto e pare piu naturale agli huomini fauorire
fempre i principijäelle coſe: cf. talifauori pofono piu che in
alcuna altra coſa, nelle opere, chepaiano che habbiano infe
qualche virtù, Gefano operate dagiouani. Perchef in vna
Repfvedefargere vngiowane nabile, ilquale babbia infa
virtù eſtraordinaria,tuttigli occhi de cittadiuifi convincia
mo a voltare verſo lui,c; concºrrøne fenza alcuno riſpetto
ad honorarlo,in modo ehefe in quello èpunto di ambitione,
accazzati i fauori, che gli dà la natura,e questo accidez
te, vienefitbitoin luogo,che quandº i cittadinifi aneggazo
della errore loro,hannopochi rimedijadouniarui. Et volgdą
φκει
" Р в 1 м о. 144
queitanti,che gli hanno,ºperarli,non fawno altro,che acce
lerare la potenzºfua. Di queſto fe ne potrebbe addurre af:
fai eſempi, maio ne voglio dare folamente vno della città
nolira.Coſimo de Medici,dal quale la safa de Medicinella
nostra cutà hebbe il principio dellafia grandezza, venne in
tantariputatione colfauore,che gli detie la faaprudenza,et
la ignoranza deglialtri cittadini,che ei cominciò afare pau
raalloffato,in modo,che altri cittadini giudicattano l'offen
derlopericolefò,& illaſciarloffare cofaptricolifima. Mavi
uendº in quel tempo Nicolò da Cºzzano,ilquale nelle cofe ci
nili era tenutº huomo espertiſſimo, et hauếdofatto il primo
errore di nõ conoſcere ipericoli,che dalla reputatione di Coff
mº poteuane nifere mentre che viſe,non [; zmai,che
ffacefeil/econdo,cioè, cheftētaje di velerloftegneregiu
dicãdo taletētatione effere altutto larouina dillº ſtato ſoro,
comefi vede infatto,chefsdspòlafia morte. Perche nãoffer
Mando quei cittadini,che rimafono,queſto fuocỡfiglie,ffecio
nºforti contra a (fino;cí lo cacciarono da Firenze. Dende
ne nacque,che la ſua parteper quefa ingiuria rifentitaſi,po
codi pot la chiamò,ei lo fece Précipe dellaRepublica:alquale
fradosſenza quella manifeſta oppoſitione,non farebbe potute
estendere. Queſto medeſimo interienne a Roma con fefare,
chefanorita da Pompeio,o da glaltri,quellafaa virtùfică
*erti poco di poiquelfauore in paura,di chefa teſtimonio (?
cerone,dicēdo,che Pompeio haueua tardi cominciato a temer
Ceſare. Laqualpaurafece,chepenfarono airimedij,etgëri
medij,che#,accelerarno la rouina della loro Kep. Dico:
editque,che dipoi ch'egli è difficile coroſcere queſti mali,quã
de esurgano,cauſata queſta difficultà davno inganno,che ti
a finolecofeinp rincipió èpiufaniopartito in tëporeggiarle foi
* cheelleficonoſcono,che loppugnarle.Perche tēporeggiãdale,
"14"
è:
sºPerleromedefwefhengano,a aloreno il malef 鑒
ே . - * G 4: при
附 : ’ .
I, I в к е -
piutempº, Etin tuttelecefe debbone aprirgli occhii Pren
tipische diſegnans cancellarle,º alleforze 3 impete loro ep
,di non dare lorain cambio di detrimento augumente,
gº credendo foſþingere,vna coſa,tirarſelz dietrº, ouerefoffº
Farevna pianta con annaffiarla, Mafidebbe confiderare k#
meleforze del maggiore, e quando tived fficiente a fa
sarlo, metteruitiſenza rispetto; altrimenti lafiarloffare,ne
in alcunimodo tentarla,perche interuerebbe,conse difeprafi
diſcorre,est come internenne a vicini di Roma;aiquali, poi
ghe Konsera creſciutain tanta potenze,era piu falutifera
con li modi della pace cercare di plaçarle,cſ-ritenerlaa die
tre sche comodi dellaguerraferlapenfare «nuous ardini,cés
nuoue difeß. Perche quella loro congiuranan fece altre, che
ferlipingagliardi, & penfare asmodi nuoui,wedianteiquali
in piu breue tempo ampliarono lapotenza loro:tra qualiful«
creatione del Dittatore,per lequale muonoordine non folawế
neſuperaronº iſopraffanti pericoli,mafu cºgisme di euutare ,
ainfinitiwaliyequaliſenza quelrimediº quella Republica.
farebbe incºrſa, , ;

La auttorità dittatoria fece bene,& non danno alla


Republica Romana,& come le auttoritati, che i
cittadini fi talgono,non quelle,che fono loro da
i fuffragij liberidate,fono alla vita ciuile perni- , |
' ciofe. Cap. xxxiiii, - .« -
#
E Sonofati dannati d'akunoffrittorequei Romani,che ·
L trouarono in quella cittàilmodo dicreare il Dittatore, .
øomecofachefuſe cagionereltempo dellatirannide di Re--
sta,allegando,come ilpriswo tiranno,chefnfſein quella città,
la comandòfatto questo titolo Dittatoris dicendo, che ſenon
vifußstato queſto,(efarenen harebbe potuta/ºttº alcune
titolapublice heneſtărila ſua tirannids. Þaqual శ
Р в 1 м о, ❖፻

fa bene da celui,che tiene queſta ºpinione estaminata,etfwe


ri d'ogni ragione creduta. Perche è non fu il nome:ne ilgrado
del Dittatore,che faceſſeferua Roma,mafu l'auttorità pre
fa dai cittadiniper la lunghezza dello Imperio,es fein Re
mafaffe wancato il nome Dittatorio,ne harrebbon prefovnº
altro:perchefonoleforze,chefacilmente s'acquiſtono anomi,
non inomi leforze,Et fi vede,chel Dittatore,mentre chefs
dato ſecondogli ordinipublici,e non per auttorità propria,
feceſempre bene alla città. Perche e'nuocono alle Rep.: ma
giſtrati,cheffanno,e l'auttoritati,chef danno per vie :Բ
fraordinarie,non quelle che vengonoper vie ordinarie.Come
fivede che/eguì in Roma in tanto proceſſo di tempo,che mai
alcune Dittatorefece ſe nan bene alla Kep. Di che cene (ons
ragioni euidentiſſime.Prima perche a uolere ehe vn cittadi
nºpoff offendere, & pigharfiauttorità effraordinaria, con
uiene,ch'egli babbia molte qualità,le quali in vmă Rep.non
corrotta non puo mai hauere,perche gli biſogna, effere ricchif
fimo,est hauere affai adherenti,cº partigiani,iqualinon pue
bauere,douele leggif offeruano,et quando pure vegli haue/.
Jefimili huominijono in modoformidabili,che i ſuffragij li
berin5 concorrono in quelli.Oltra di queſto il Dittatore era
fatto a tempo,es nõ in perpetuo, & per euuiare folamente a
quella cagione,mediante laquale era create. Et lasta autre
rità fi effendeuain potere deliberare perfefefo circa imodi
diquella vrgente pericolo,efare ognico ºfenza confilta, có
punire ciaſcunofenza appelleggione. Ma mõpeteuafar coſa,
chefuſe in diminutione delloffato,comefarebbefate,torre
auttarità al Senato,ồalpopolo,disfaregli ºrdini vecchi della
città,e5,farne de nuouiin modo,che raccozzato il breue tã
po dellafas dittatura,est l'auttorità limitata,ch'egli haueue
cº-ilpºpolo Romano nã corrotto era impoſſibile che glivſsifs
diterministoi,enuecºff alla città ci per efferienzafi :
« -
* ----
* G ί 9
’ 2. L I в ко

de chefempremaigieuò.cſ veramētefragli altri ordini Re


maniqueſto è vno,chemerita effere confiaerato,etannune
ratofra quelli,chefarono cagione desagrādezza d, tãto Im
perio:perchefenzá vnfimile ordine le città con difficultà ve
Jĉiranno degli accidenti effraordinarijperchegli ordini cºn
faeti nelle Rép che hãno il soto tardo(nă potendº alcanº cõ
figlio,ne alcuno magistratº perfeffefo ºperare ogni cofa,ma
bauếdo in molte cofebiſºgna ľvno dell'altro perche nel rac
cozzare infem: queſti voleriva tempo)fenoirimedjlorope
ricoloffini,quando effi hãnsarimediare a vracoſa, che nă
aſpettirëpo ë però le Rep,debbono tra loro ordini hauerevn
fwile modº,e la Kep. Dinitiana(laqualetrale moderne Rep.
Geccellete)hariſernato auttorità apochi cittadini,che ne bi
fognioccorrētiſenza maggiorecējalt«tutti d'accordo peſanº
è
:
delsberare:perche
jfruãdo影 vna Rep.manca vnfimilmodo,
ordini,rouinare.ò permõ rouinare,
rompergli.cz in vna Rep.non vorrebbe mai accadere coſa,
che coimediefraordinarij s'haueffea gouernare:perche an
chora che ilmodo effraordinario per alhorafaceſjė bene,nã
dimeno l'eſempiofa male;perchef mette vnvſanza direm
peregli ordiniper bene,che poi ſotto quelcolorefi röpone per
male.Talche maināfia perfettavna Rep,ſe con le leggifise
mã haprouffos tutto,cf. ad ogni accidentepoſto il rimedio.
c- dato ilmedo agouernarlo; et però conchiudendo dico,che
quelle Republiche,lequeline pericoli nºn hannerifugio à al
Dittatore.ò afimili auttºritati,ſpre negraui accidētiraui
meranno. E da notarein queſto nuouo ordine il modo dello
eleggerlo,quanto da i Romanifufaúíamente proufo;perche
effendolácreatione del Dittatore con qualche vergegna dei
(onſoli,hauendo de capi della città avenirefottºvna vbidi
anza,comegli altri;6-prefapponende che diquefo haueffe «
-wafereiſdegwe fra#cittadini,volene, che l'aiuterità della
eleggeria
Р кы м о. ұб
zleggerlofuf nei Confolipenfando che quandolo accidents
veniſſe,che Roma hauefje biſogno di queſta regia podestà er
haueffino a fare volentieri,e facendolo effi,che doleſi lorme
no;perche leferite,est- ogn'altre male,che l'huomº fifa dafè
volontariamente,cº-perelettione,dolgenodi繳" lungame
no,che quelle,che tifonofatte da altrui:anchora che poine
gli vltimi tempi i Romani vſa fino in cambio del Dittatore
di dare tale auttorità al (öfolo cã queſteparole,Videat có
ful ne Refp,quid detrimenti capiat. cioè.Deggail(i
folo,che la Rep.non riceua alcun danno. Et pertarnare alla
materis moſtra,conchiudo,come i vicinidi Roma cercandº
opprimerlighfeċione ordinare nmfalamente apoterfidifen- .
dere,ma apotere con piuforza,conpiu configlio, & cen piu
auttorità offender loro, - « -
La cagione,perchein Roma la creatione del De
cemuirato fu nuociua allalibertà di quella Repu
blica, non oftante,che fufle creato per ſuffragii
º publici, & liberi. Cap. xxxv. -

E粉 contrarioa quelche diſºpra è diſcorſº,che quells


auttorità,che fi occupa con violenza,non quella che è9

h data cõ lifufragij,nnoce alle Rep.come la elettione de X. cie


radini creati dalpopolo Romanoperfare le leggi in Roma,i
qualine diuëtarono coltempo tiranni,et ſenza alcun riſpetta
occuparano la libertà di quella. Dauef debbe confiderarei
modi deldare l'auttorità e il tếpoperehe ella fida,et quãdº
sef dia auttorità libera coltempelungo(chiamando iliempo
fungovn'anno,o piu)/empreſia pericoloſa,est farà gli effetti
a buoni,o triffi, fecondo chefiend trifio buonicolora, achile
farà datas ſést confideralauttorità,che hebbero i Dieci,
et quello,chehautuano i Dittatori,fivedràfnza compara
હતા. ” . -
*
- |- - - tiene
---- .
-

L I в ко
tiene quella dei Dieci maggiore. Perche, ertato il Dit
tatore, rimanehano i :„i Confoli,il Senato con la loro
auttorità, neil Dittatore lapoteua torreloro. ef egli ha
sefe potuto priuarevno del Conſolatº, vno del Senato, ei
non poteus annullare l'ordine Senatorio, est fare nuoue leggi:
in mode che il Senato, i Confolk, est i Tribuni restando con
lauttorità loro, veniuano adeſère, cºmefaaguardia afar
lo non vfcire delle via diritta. e_Ma nella creatione de i
Dieci occorſº tutto il contrario; perche effi annullarono i
Confoli, ci-i Tribuni,dettono lere auttorità difar leggi, eớ
n’altra coſa, come ilpopolo Romane. Tal che tromandoſi
荔fenza Confoli, fenza Tribuni,ſenza appellaggione alpo
polo, & perqueſto non venendo adhauere chi %; ei
poterono il ſecondo anno, wofi dall'ambitione die Appio,di
wentare infolenti. Et per queſtofdebbe notare,che quandº
efè detto,che vna auttorità data dafnfragij liberi non ef
fefe mai alcuna Republica, fi prefappone 繁 vn popolo non
fconduca mais darlafe non con le debite circonſtantie, ci
adebiti tempi. c_Ma quandº o per effere ingannata,ºper
qualche altra cagione,chelastecaffe, est sonducefe a darla
imprudentemāte,et nelzwede,che ilpopola Romanº la dette,
a X.glinterwerria/empre, come a quelle, queſtofprosafa
cilmente,conſiderando, quali cegioni manteneffero i Ditta
toribueni, & qualifaceſfero i X.cattiui. Et confiderande
mchora, some hannofatto quelle Republiche, chefºnfiate
tenute bene ordinate, meldare lauttorità per lungs tempe,
cowe douano gli Spartani a gli loro Re, c-cense danne i
Vinitiani ai loro Duci; perche,f vedrà alfune, c. all'altro
mºdº dicºforo efferepoſłeguardie, chefacenase, che i rei
non poteuanovfare malequells auttorità. ' gioua in
quefie caſº, che lamaterianonfia corrotta; perchevneant
varità aſſolatain breuiſiwo tempº cºrrºwpe la ‫پیﻭس‬- ‫بڑ‬e

- P R T M 6. ‫לף‬
ffa amici, &partigiani, neglinuere º efferponero, o non
hauere parenti;perche le ricchezze, & ogni altrofauorest
bitºgli corre dietro, come particolarmente nella creatione di
detts X.difcerreme. · · -

Non debbonoicittadini,chehanno hauntii mag


giori honori,fdegnarfi de minori. Cap. XXXVI.
H Auenano i Romanifatti«.3Marco Fabio,et G. Ma
milie (on/oli,ơ vinia vna glorioſiſinagerrata cou
tra e Veienti, có gis Etruſci, nella qualefu morte Quinto
Fabio;fratello del Conſolo,ilquale l'anno d’auantiera fatº
Conſºlo, Done fidebbe confiderare, quanto gli erdinidi
quella città erano attiafºrlagrande, & quanto l'altre Re
publiche, chef diſcoffano da i modifusi, ingamane. Per
che anchora che i Romanifuſini anatorigrandi della gle
ria, non dimeno non finauano coſa difhowereuele, vbudire
boraa chialtra volte effi haueuano commandato, ci tre
warfaferwire in quello eſfèrcito,delquale erano statiPren
сірі. Пgна! : è contrario alla opinione, ordini, cº
|
medi de cittadini de tempi nofiri. Et in Dinegia è anche
, ra questo errore, chevne cittadino, hauendo hauute vne
gregogrande fi verzegni di accettare vno minore; es la
città gli confehte,chefene poſa diſcoffare. La qual cºſa
quandoffe konereuole per il priuato, è al tuttº inutile per
il publico. Perche pia ſperanza debbe hawere vna Republica,
cst confidarein vno cittadino,che da vngrado grande/cen
da «genernare vn minore, che in quello,che da va minore
falga egonerxarevn nreggiore, #:: a coſtui nºn pue
ragioneselmente credere,J? mengüvede buesini inimus,
# qualifano di tentareuerenza, à di tanta virtù, chelane:
vità di celuipoſa eſſere con :ா:தக •Hi: £6's *
***,
‫ﻭ ﺑه ۔‬
|

‫ﺑﻭﺩه‬ ) - gera:
L 1 » ko |

derata. Et quando in Romaffefatalacößerndine,quale


è in Dinegia, 3 nell'altre Republiche,c-regni moderni,che
thieraffato vna volta Confolo, non voleffe mai piu andare
segli eſercitif non Confole,nefarebbono nate infinite coſe
in defauore delviuer libere, espergli errori che harebbens
fattigli huominimuosieſ per l'ambitione che effi harebbo
no potuto vfare meglio,non hauendo huomini intorno,nel co
petto de quali eitenefino errare, e-coß farebbero venuti
zdefºre piuſciolti: il chefarebbe tornato tutto in denno pu
blico.

Qualifcandalipartorì in Roma la legge Agraria,


& come farevna legge in vna Republica, che ri
íguardi affai indietro, & fia contra ad vna con-
fuetudine antica della città, è ſcandalofifsimo. .
Cap. XXXVII. - .

E 燃fºntenza degli antichi ſcrittori,cowegli huomini


ºgliono affliggerfínelmale, cºffuccarfi nel bene, ejº
come dalluna, ci dall'altra di queſte due paffioni mafano i
medefimi effetti;perche qualunque volta è tolto a gli hus
miniilcombattere per néceſſità, combatteno per ambitione,
laquale è tanto potentene petti humani, che ngai a qualun
quegrado effi/algono,mongli abbandona.La cagione è,per
chelanatura ha creati gli haoinini,in modo,chepefano de
fiderare ogni coſa, & non poſſono conſeguire ogni cofa. Tat
she effendofempre maggiore ildeſiderio,che lapotenza delſ
acquiſtare, nerfaltalamala contentezza di quello chef
poſſiede,c-lapocafatisfattione d'effo. Da queſto naſceilva.
riare dellafortuna lºro perehed fiderădagli huominitarte
d'hauere piu,parte temendo di nõ perdereľacquiſtatoſivie.
mº alleiwiwicitis, galagnerif, dalla qualemaste la '‫"ג‬
P R I m o. as "
di quella prouincia,ơ l’efakationediquella altra. Queste
éifearfa hefatto ferche alla Plebe Romana non baffè affi
curarſi di nobili,per la creatione de Tribuni, alquale deſide
ref“ ceſtretta per neceſsità; che ellafabito(ottenuto quello)
cominciò a combattere per ambitione,et volere con li nobil
te distaere gli honori,est le fanze,come cofa stimata piu da
#'i huomini. Da queſto nacque il morbo, che partorì la cost.
| rettone della legge Agraria.Et infine fu cauſa della deffrut
|: ' tione della Republica Romana, Et perche le Republiche be
º re ordinate hanno a tenere ricco ilpublico,et i loro cittadini
psueri,conuenne,chefuſe nella città di Roma difetto in que
fa legge laquale o nonfuſe feita nelprincipio, in modo che
ella nonfi haueffe ogni dì a ritrattare, o che ellafdifferiſſa
tantoinfarla,chefefefcandaloſò il riguardarfi ingietro,o ef:
fºndo ordinata bene de prima,erafata poi dall'uſo corrotta.
Talche in qualunque modofifufe,mai non fºparlò di que
fa legge in Roma,che quella città non andaffe fottoſºpra.
Hauena questa legge duoi capiprincipali, Per l'unoff diſpe
neua,che non fi poteſſe pofidere per alcuno cittadinopiu che
tanti ingeri di terra. per lo altro, che i campi,di chef priua
uono i nemici.fi diuisestino tra ilpopolo Romano, venina per
tanto a fare di duoi ferti offea i nobili : perche quelli che
poſſèdeuano piu beninen permetteua la legge, quals erano le
saggior parte de mobili,ñdene hawezenoad effer priui: c
diuidēdofi tra la plebe i beni de nemici, fitogliena a quelli la
via dell'arricchire, Si che venēdo adeſſere queffe offè cõtra
a huominipotēti, et che pareua loro cătraftādola.dfēdere il
publico, qualią; volta(come è dette)stricºrdana, datafºr
roſºprajuella cittàetinobiliçõpatienza,et induſtriale tipº
veggiauane,e cãtrarfuoravnelſercitºsºche aquel Tribuno,
ebelaproponeuaf opponeſe vn'altrº Tribuno,o talvolta ce
eparte,ºutro mãdare vna (blonia in quellaege, chef :
::: *** - -

##
« L1 вв о
diſtribuire, rome interuenne delcãtado di Antio peritquá
lefargendo queſta diſputa della legge, fi mandò in quellus
govmu (olonia tretta di Roma,alla qualefi conſegnaffe det
to Contado. Doue Tito Liuio vſa vm termine notabile,
dicendo,che con difficultàfitrouò in Roma,chi defeilneme
pfire in detta Colonia, tante era quella plebe pufronta a
volere defiderare le coſe in Roma,che « poffederle in Antio.
e Andò queſto humore diqueſta legge cofirauagliandoßvn
tempe,tante che i Rºmani cominciarons a condurre le loro
armi nelle eſtreme parti d'Italia, efuori d'Italia. depò al
qual tempo parue,che ella reffaffe. Ilche nacque, perche i
sampi che poſſedenano i nimicidi Koma, effendo diſtoffi de
gli occhi della Plebe, & in luogo, dous non glierafacile il
coltinarfi, venina meno ad efferne deſidereſa, c. anchora i
Rowanieranomeno punitori deloro wemici in fintl modo.
Et quandopureſpogliauano alcuna terra delſao cãtado, vi
distribuinano colonie,tanto che pertali ## queſta legge
fette, come adormentata,infine a Gracchi, da quali effendo
poifirgliata,rouinòaltutto la libertà Romana. Perche tro
uò raddoppiatala potenza defuniauuerfarij; es facceſe per
queſto tanto odio tra la Plebec ilSenato, chef venne alf
armi, & alfangue fuor d'ogni modo, & coſtume ciuile.Tal
she non potendo ipublici wagifirati rimediarui,nefperando
piu alcuna dellefattioni in quelli, ricorſe a rimedij priuati,
e ciafuna delle partipensò difarſivno capo che la difen
deffe. Peruenne in questofstandalo, có difordine la Plebe,
c- volfè lafia riputatione a Mario, tanto che ella lofece
quattro volte Confalo, c. in tante continuò con pochi inter
salli ilfo Conſºlato, chef potè per fefefòfºr Cºnfalo tre
altre volte. centra alla qual peſtenon hauende la nobilt
alcun rimedio, fivelſeafauorir Silla: cfattº quelle cape
dellapartefaa,vinero alleguerre ciuili,et depò molto/angues -
Gĵ- Vas=
Р и і зм о 46 1്
& variardifortunarimaſe/aperiorela nobiltà.Rifaſcitar
nepoéqueſti humoria tempo di (efare, est di Pompeo,per
cheft of Ceſare capo dalla parte di Mario, c; Pompeo di
quella di Silla, venenao alle mani rimaſe ſuperiore Ceſare,
ilqualefit primo tiranno in Rossa,talche mai non fu poi li
bera sells gưtà. Tale adunque principio, e fine hebbe la
gặewºgrąra. Et bonehendimostrafimo eltroue,comeli
"icitiesi Rama,tra il Senato, & la Plebe, manteneſſero
libere Rj daquelle leggi in faitore della li
kertà, ci perquefie paia diformea tale conchiuſione il fine
#####e legge Agraria,dies, come per queſto io nõmi ri
miese da tale einione; perche egliè tanta l'ambitione de
grea:shest per varievie,et in varijºnodi ella non è in vne
*** sharaºia,foſforidace quella città alla rouinafua, in
weºdossefla contentiane della legge Agraria però CGC.
ew tafare Roma feruas fi 鷲 condotta perarenturá
wakºpiutaſtainstruità,quándola Plebe e cöqueſta leg
# croatri ſuoi appetitinen hauefefemprefrénatelam
hitians denºbili, Cedefperqueſts anchora,quantägli hao: -
:inistimarapie la zohischeh honori, perché lanabiltà
Řazeusſentrewegli honeticedèfnzafandaliestraordia
narjallast'lehe:n saçmeſidenne alla robbafa tanta l'da
ſtimatianeyasweldfenderla,che la Plebericarſe perifoga«
:: aquellestraordistrij, che diſaprast diſcora
renes Daywriedfordine furong motorii Gracchi, dequali
fidebbe laudare piu l'intentione,che la prudenza. Perche a
volerlenar vis un diſºrdine crestiutdin vna Republica, cº
perqueſtofarevna legge,cheriguàrdiafai indietro,èpartits
nale cöſiderata,et (come difepra largamētef diſcorſe) nõfi
fa altro,che accelerarequelmale a che queldifºrdineti con:
ducerms temporeggiandolo, º ilmale viene pia tardo,operf?
mèdeſime coltempostauantiche
* - * \,
|
-
霹 alfinestº)f-
: 1

A*». A #*..
- L 1 B R o "
Le Republiche deboli fono male rifolure, & non
fifanno deliberare: & fe elle pigliano mai alcu
no partito,naſce piu da neceſsità, che da eletti
one. Cap. XXXVIII.
E rendo
Sfºndo in Roma vna grauiſſima peſtilenza, e pa
per queſto a i Volſci, & agli Equi, che A G

venuto iltempo dipotere oppreſſar Roma, fatto queſti due


popoli vwo grofiſsimo eſercito aſfaltarono i Latini, e gli
Hernici, & guaſtando illoropaeſe, furono coſtretti i Lati
mig gli Hernici farlo intendere a Roma, e pregare, che
fuffero difefi da Romania : quals,effendo i #
dalmorbo, rifpofero che pigliafero partito di difenderfi da
lorº nedefimi, es con le loro armi,percbe effinon gli poteua
no difendere. Douefi coneste lagenerofità e la prudenza
di quelSenato, e3-come/empre in ognifortma volle effers
quello,chefuſe Prencipe delle deliberationi,che haueferea
pigliare ifaoi: nefvergognò mai deliberarevna coſa, che
fuſe contraria alfito 驚 di viuere, à d'altre deliberationi
fatte da lui,quando la neceſſitàglie ne comandana, Questo
dico,perche altre volte il medefimo Senato hauena vietatea
i dettipopoli l'armarfi, có difenderf,talchead wnaSenato,
meno prudente di queſto,farebbe parfº cadere delgrado fue,
a concedere loro tale difenfiene. Ma quello fempre giudi
còle coſe,comefi debbono giudicare, & femprepriſe ilmeno
reo partito per megliore; perchemale gli /apena, non potere
difendere ifaoifudditi; male gli fapewa, chef armastino
fenza loro, per le ragioni dette, eſ permolte eltre, chefin
tendono. Nondimeno conoſcendo,cheffarebbonoarma
tiper neceſsità adogni modo, hauendo il nemico addoſſo,
prefelaparte honoreuole, ø volle,che quello che effi hane
wanoafare, lofacefino con licentiafna, accioche hauendo
diffsb-
Р к і м о ye
difibiditoper neceſità, non faue Kafino a diſubidire
per elettione. Et benche queſtopaiapartito, che da ciaſcu
na Rep, doueffeefferpreſº: nientedimenole Rep.deboli,e}
mate configliate,non glifannopigliare, neffanno honora
redifimili neceſità. Haueua il Duca Dalentinopreſa Fa
enza, ci fatto piegare Bolegna agli accordifusi, dipoivº
lendoſenetornarea Komaper la Tofana,mandò in Firen
ze vnofuo huomo a domandare ilpaſſº perfe, cºper il ſuº
effercito.(onſultost in Firenze, come fi hautſſº a gºuer
mare questa coſa,nefa mai configliate per alcune dicöceder
glene. În che nonffeguì ilmodo Komano;perche effendo il
Daca armatifiime,e i Fiorentini in modo diſarmati, the
non gliporeueno vietare il paffare, era moltopin honore lore,
cheparelſe, chepafaffe c5 permiſsione di quelli,che aforza;
perche,doue vifº altutto illoro vituperio, farebbe ſtato in
e parte minore, quando lo haueffero gouernato altrimenti,
Mala piu cattua perie,che habbiano le Rep.debòl,ė effere
irreſolute,in modo che tutti ipartiti,cheellepiglianº gli pi
gliane perforza,c ſé viếtorofitto alcune bene, afinofer
zatờ, ở nö per#;; dare di queſto duoi
altrieſempioccorſine tipinostrinello fato della neſtra cit
ta. Nel :#D. ripreſocheil Re Luigi XII.di FrãXã hebbe
Milane,deſideroſºdirēąerci Pfa,perbauer L M Ducati.
che gli eräffari promeſ da Fiorētini,dopò tale reſtitutione,
mandò ilfao eſercito verſº Piſa capitanato da Monfignor
Beumente,benche Franceſe,non dimanco huomo, in cui i
Fiºrentiniaſſai confidauano (onduſfiqueſto eſercito, c
queſto Capitanotra Castina,& Piſa, perandare a cöbat:
tere lemura,deuedimorādo alcunogiorno,per ordinarfalį
# vennero Oratori # • Brumite, zgü
ironvdidarelecittà allo effereitº Frãcest,sögueffipatii
-- * 2
‫ ﺑر ط‬،
- ":::
· ·:
*-
S * L і в-к о -

chefotrofa fede del Reprometteſe non lamettere in mane


de Fiorentintsprimachedopº quattromefillqualpartitofa
da i Fiorentini altuttorifiutato,in modo chef feguínellan
daruia campo,g partisteneconvergogna. Ne fu rifiutato
1ļpartite per altra cagione, che zer diffidare della fede de
Re,come quelli,che per debolixKa di configliº fierano per
forsta mesti nelle manife,ci dall'altra parte non ſe refida
- - - - -

uino,ne vºdeuanº,quanto era meglio,che il Re peteſſe ren


dere loro fi/α effendeni dentro,c non la rendendo,f(oprire
l'animo ſuo, che non la hauendo poterla leropremettere, cº
".. eglino είfiroforzati cēperare quelle promeſſe. Tai che molte
pu vtiſmente harebbenefattoa conßntire, che Beumente
l'haueffatto qualunque promeſ prefa,cºmefe ne vide l'e
perienza dipoi nel M D 11.che effendefiribellatos frez
Kovenne«faccorſo de Fiorentini mandato dal Re di Frane
cia Afonſigner labalt con genre Franceſe.lqasigunta Pr?
pinquo ed Arezzº,dopº poco tempº cămintiż praticareer
cordo con gli Aretini,физl;fattº certafede velemena: *
laterra a militudine de Piſani fu rifutatoin Είτε, Σξί
partiro, ſiche veggende Monſignor lubali.g. # -f: -

corne i Fiorentiniſe ne intendefine poco, comminciò a„ster


nerelepratiche dell'accordo da fe, enza participatiºne de
commefarij,tanto cheelo conchiuſe afstomodo, & fotte
quelle con lefegentife we entrò in ŁAreXXa, facendo intē.
derea Fiorentini, come egli erano matti,G non s'intende:
uano delle coſe del mondo: chefe voleuano ArezKp,lo fºreſ.
fino intendere al Re,il quale lopoteua darloro moltome եք,
hauendelefaegentiin quella città,chefuori. Nonfi reſtaue
in Firenze di lacerare, cº-biafirmare detto Iubalt,ne firef>
maiinfine a tanto,chef conobbe chefe Beumontefuſéffa
tefnilea lubak,ffarebbehauutº Piſa,
-
4r f 4.

|
- Р к 1 м о. 5r
Et cof perternare apropoſto, le Republiche irre/glute non
pigliano maipariti buoni fé non per forza perche la debo
lex Kaloro non le lfcia mai deliberare, doue è alcuno dub
bio:efe queldubbionon è cancellato davna violenza,chele
---- *
Jeſhinga fanneſempre mai Joſef, :
În diuerfi popoli fiveggono fpeffo i međefimi aci
- enti, Cap. XXXIX.
E. Siconoſcefacilmente per chi confiderale cofe preſenti,
-Lac- l'antiche, come in tutte le città, c3 in tutti i popoli
fºno quei medefimi deſiderij, cơ quei medefims humorí,
cºme vifurono/emprefn modo ch'egliefacilcofa a chi effa
minaçõdiligenza le cefepefate, freutderein ºgni Republi
calefuture, ci farni quegli rimedij,che dagli antichifono
fati vfati,ò non ne treuando degli vfati,penfarne de nuoui,
per lafimilitudine degli accidenti.. AMa perche queſte con
fiderationifono neglette, ànon inteſe da chi legge; fe ellefs
no inteſe, nonfono conoſcute da chigouerna,ne feguita,che
femprefono imedefinistandali in ogni tempo. Hauendo la
città di Firenze dopo il XCI I 1 Iperduto parte dellofmpe
riefwe,come Piſa,3 altreterre,faneceſitata «fare guerra
a coloro,che l'occupanane. Er perche chi l'occupaua,erape
tête,ne ſeguiua, cheffpendeusafai nella guerra, ſenza al
cunfurts. Dalleſpendereaſſainerifalrauano affaigraueX
ze,dallegrauezze infinitequereledelpopolo. Et perche que
«guerra era amminiſtrata davn magiſtrato di X. citta
dini, chefchiamauano i X. della guerra, "vniuerfalecomun
sià a retarféle in diſpetto,come quelle che fuſe tagione, g
della guerra,e dellefpe/edi effare cominciòa perſuaderf,
ehe‫ چ‬telte via detto magistrate:faſetolta
- - - - ۰ ......․...... - H 3 . . vis . la guerra,
fagf2fe2
L ї в к о
tanto che hanendefarifare, non fºglifeceroglifcambi; &
lastiatefiſpirage.fcommiferolattioni fue alla Signoria, La
qual deliberationefutantopernicioſa,che nonfolamente nõ
leud laguerra (conveľvniuerſalefperſuades ) matolti via
quelli huomini, checõprudenzaľamminiſtrauano, neſegui
ranto difordine,cheolire a Pfaf perde AreWKo, cº molti
altri luoghi,immodo che rauuedutostilpºpolo delferrore/uo,
có comela cagione del male era la febre, c non ilmedico,
rifece ilmagiſtrato di Dieci. Qurfo medeſimº humoref
leudin Roma contra al nome de (onfali, perche veggendo
quelpopolo nastereľvna guerra dall'altra, cº non potezwai
ripofarfidoue edoueuanopenfare,cheella naſcefe d'ambiti
one de vicini, chegli voleuano ºpprimere přfanane naſcefe
dall'ambitione de nobili,che non potendo dentro in Roma
caſtigar la Plebe diffa dalla podeſta Tribunitia,la voleua
no condurre fuoridi Roma fatto t (on/oli per opprimerla,
doue ella non haseua aiuto alcune. Et penſarono perqueſto,
cheffeneceſſario o leuar via i (onſoli, oregolare in modo
la lorºpodeſtà, che e'non haueßino auttorità fºpra ilpopole
nefuori, ne in caſa. Il prime,che tentà queſta leggefu vne
Terētillo Tribuno,ilqualeproponeua,chef douefiero crea
recinque huomini, che dowegino confiderare la potenza
de Conſºli, e limitarla.?l che alterò affaila nobiltà, pe
rendele,che la maieſtà dell'Imperiofaſe altutto declinara,
talche allanobiltà,non refafse piu alcunogrado in quella
Republica. Fu mondimeno tanta l'oſtinatione de Tribuni,
che ilmone confolareffpenfe, cº-farono infine contenti de
i qualche altro ordine piutoſto creare Tribuni con podeſtà
conſolare,che i (on/oli, tanto hauewanopin in odiº il nome,
cheſauttoritälorø.c3-cefiſeguitarnolungotempo,infine che,
“ conoſciutol'errore,come i Fierentini ritornarne« Diect,ce
florericrearonei (ºnfali.
Р к 1 м. о. 52
La Creatione del Decemuirato in Roma, & quello
che in effa è da notare,doue fi confidera tra mol
te altre cofe, come fi puo faluare per fimilcacci
dente:o oppreſſarevna Republica. Cap. xl.
V Olendo diſcorrereparticolarmente ſopragliacciden
V tische nacquero in Roma per la creatione del Decê
wirato, non miparefouerchio narrare prima tutto quello,
che/ºguì perfimile creatione;cº di poi diſputare quelleparti,
chefono inefie attioni notabili, le qualifono molte, co di
grande confideratione,cofiper coloro, che vogliono mante
nere vna Republica libera, come per quelli che diſegnaffi
no ſommetterla; perche in tale diſcòrfafvedranno molti er
rorifatti dal Senato,có dalla plebe in disfauore della liber
tà,& molti errorifatti da e 3ppio capo del Decemuirato in
disfauore di quella tirannide,che eglif hautua preſuppoffo
fabile in Roma. Dopò molte diſputationi, c; contentioni
feguite tra ilpopolo, & la nobiltà, per formare nkoue leggi
in Roma', per lequali eſtabiliſe piu la libertà di quel
lo stato, mandarono d'accordo Spurio Posthumio conduei
altri cittadini ada Athene,perglieſempi di quelle leggi,
che Solone dette a quella città, acciochefopra quellepoteje
refondare le leggi Romane. Andati,cº tornati coforo, f
venne alla creatione delli huomini,che haueffino ad ſami
nare,ez formare dette leggi. Et crearnox. cittadini per
vno anno,tra i quali fu creato e-ºppio Claudio, huomo .
fagace,c3 inquiete. Et perche e poteſnofºnXa alcuno ri
#petro crearetali leggi,filenarono di Kema tutti gli altrima
ifrati , & in particolare i Tribuni,cs i Conſoli. Et
燃 i lo appello alpopolo,in modo che tale magiſtrata ve
niua adeſſere altutto Prencipe di Roma. Appreſſo
- - - H4 . . . f
“;Appiº
L I в к. о.
* • •• • • • • • • • •• • • • •• • • • • • • • • • • • ‫ می‬T

fridustetutta fauttorità deiliakrifstei compagni per glife


uori,chegli facenala Plebe perebe egli s'era fitto in moda
pºpolare con le dimoſtrations,che parene merauiglia,thkg li
haueſsepreſºfiprestovna nuoua natura.cz vn neosdingeg
no,efendoffato tenuto innan Ki a questo tempº vn crudele
perſecutore della Plebe.gouernaronſ queſt Diccia/arti
uilmentenontenendo piuche xii. Littori iquali andanane
dauantiaquello,ch'era tra loro prepošřo.g. benche effi he
«effinoPauttorità aßoluta, nondimeno bauendoſ à punire
vn cittadino Koper homicida locitarno nel coſpetto delpo
polo,G- da quelle lofecerogiudicare, Scrifero le loro leggi in
w. Tauole;cſ auanti che le confirmaßero, le mestono in pu
blico,accioche ciaſcă lepotesteleggere,et diſputarie,accio che
Ք cono/ĉefe,fevera alcuno difetto per poterle innanzi alla
confirmatione loro emendare. Fece in fu questo Appio naffe
revnromore per Roma,chefe a queſte x. Tauolefe ne ag
giungefino due altre,fidarebbe a quellela loro perfettiene:
Tal che queſta epinione dette occaſione alpopolo dirfare i
Dieci per un'altro anno. A che ilpopolo s'accord volontiert.
fi perches conſolinonfirfacestno, fi perche ſperauanº est
poterestarefnza Tribuni, fendo est giudici delle cauſe,co
me diſopra fi diffe:Prefo«añque partito di rifargli,tutta la
mobiltàfmoſſea cercare queſti honori,& tra i primi era
-Appio,cºvfaua tanta humanità verſo la plebe nel doman
darla,ch'ella cominciò ad effere fośþetta a ſuoi compagni:
Credebant.n. haud gratuitam in tanta fuperbia co
mitatem forę.cioè e'credeuano,che effendo eglifaperbisfi
zno,con quella humiltàpoteua ageholmenteguadagnarfiilfs
wore dieſa plebe. Et dubitando di opporſegli apertamente,
deliberaronofarlo con arte,& ben che fuffeminore di tempo
di tutti,dettono «lui auttorità diproporre i futuri Dieci ai
һәрәк,
в к і м о. - 53
popolo,credendo,ch'egliostruaĵº iterminideghaltri,dină
prºterrefe medefimo, ſendo coſa inufitata, cf. gnominiefs
in Roma.Ille vero impedimétű pro occafione arripu
ít.(ioè; ma egli questoimpedimentºprefeper occaſione.fr
nominòfè trai primi con merauiglia,c-diſpiacere di tuttiä
nobili,nominò poi noue altri alfao propoſito. La quale nuoua
creationefatta per vn'altro anno cominciò mostrareal popo
lo,c alla nobiità l'errer fao; perche fuhito. Appio fi:
nem fecit ferendæ alienæ perſonæ,Cioè, adzappiofe
tagione, hepglaffèla primiera perſona, & cominció a
mostrareľnnatafuafuperbia.Et inpochidiriempiè difaoi
coțiuni i faoi compagni:cºperiibigottireilfão popolo, cº il
Senato,in cambio di X 1 d. Littori , nefeciono (XX:
fette la pauraequale qualche giornº, ma cominciarono poi
ad in trattenereil Senata,G battere la Plebe. Se alcuno
battuto dal’vno appellina all'altro era peggio trattato nella
appellaggione, che nella prima :: modo che le .
Plebe,conoſciute ferrorfuo,cominciò piena di afflittionea
riguardare in vifº i nobili. Et indelibertatis captare
auram, vnde feruitutem timendo, in eum ſtatum
Remp.adduxerunt. Cioè,c quindif diedero a proeae
tiare la libertà: poiche temendolaferuità,hauewano ridot
te la Rep,inqueiofato.ếealla nobiltà eragratºquefalor
aflittione. Vtipfitedio præſentium, conſules de
fiderarent. Cioè : non potende pia foſtenere
quella peſima conditione , i confoli deſiderafero, Wen
hero i di , ehe terminauano l'anno : le due Tauole
delle leggi eranofatte, ma non publicate. Eti Dieci
preſºno ºccaſione di feguire nel magistrate, có caminº
ciarena atenere conviolenza le fars , & farf Satelliti
ಕ್ಲಿಕ್ಖveri поtile, aliaанай аажмаа і інші di ஆ
L і в в о
cheeßcondennauano. Quibus donis iuuentus cor
rumpebatur, & malebatlicentiam fuam,quam om
nium libertatem.Ondeigionani corrotti da idoni ama
stanoanKi illicentioſº viuere,chela libertà commune, Nac
quein queſto tempo,che i Sabini, 3 i Dolfci moſſeregnerra
« Remani.infºlaqualpaura cominciarono i Dieci a vedere
la deboleKza delloffatolore,perchefenza il Senatº nonpete
stanoordinare la guerra,có ragunando il Senatopareua le
reperdere lofato pureneceſitatipreſºnequeſtøvltimºpar
site,có ragunatii Senatori inſieme,molti de Senatori par
ierono contro allafºperbia de i Dieci,c in particolare Da
krio,ơ-Oratio,cf. la auttorità loroffarebbe altuttoſpen
taaſenoncheilSenato, per inuidia della Plebe, non volle
mostrare l'auttorità faa, penfando, chefe i Dieci depone
*ano ilmagiſtratovoluntarij , che poteſſe effere,che i Tri
bunidella Plebe nonfi rifacestro. Deliberost adunque,
laguerra;vfeißfuori con due eſerciti guardati da parte , |
didetti Dieci : Appiorimaſe ageuernare la città. On
denacque che fi innamorò di Virginia,ợ che volendola.
terreperforza,ilpadre Virginioper liberarla ſamm-Kzà:
dondefguironoitumulti di Roma, g. degli eſerciti,ique
liridottistinſieme conil rimanente della Plebe Romanaß.
meandaronomelmonte Sacre : doue fettero tanfº, che i
Dieci depofºno il megiſtrato,có che furono creati i Tri
buni, có i conſoli , c. ridotta Romanella forma delle,
antica faa libertà. Netaf adunque per queſto teste
inprima efferenatsin Romaqueſto inconueniente di creare
questatirannide , per quelle medeſimeragioni » chemaſº,
sonº la maggior parte delletirannidinelle città, & questº
è datroppo deſiderte delpopale d'effer libero , & da tref
podeſideriode mobilidi commandare, * £t quandºs'nse:
* : \; , сон
Р к 1 м о.» | 5#
connengonºafare vnalegge infauore della libertà, meget
tafiqualch'una delle :::: vno, all'hora ::
bito la tirannideſurge. (onuennonº il popolo, & i nobilidi.
Roma a crearei Dieci;c; crearli contanta auttoritàperde
fiderio, che ciaſcuna delle parti haueua;ľuna di þegnere il
nome (on/olare,l'altra il Tribunitio. Creati cheது:
rendo al popolo che e Appiefuße diuentato pºpolare, et bat
testelanobiltà, egli fi volſe afauorirlo. Et quando vnpe
polofconduceafarqueſto errore, didare riputatione adv
ne,perche batta quelli,che egli hain odio, cf. che quellovne
fia fauis./empreinteruerrà, che diuentera tiranno di quelle
città, perche egli attenderà infirme colfauore del popelea
fþegnere la mobiltà, c; nonfi volterà mai alla ºpprefitone del
popolo,fenom quande eilharafhente, nel qualtempº conoſ.
ciutostilpepolo estereſeruo,non habbadoue rifuggire. Que
鸭 fo modo hannotenuto tutticoloro,che hannofondato tiran
47|| nide nelle Republiche. Et fels haueſe tenuto e Appio,quella
na tirannideharebbepreſo piuvita,et non farebbe manca
tafpreste, ma eifece tutto il contrario, neſpotègeuernare
piuumprudentemente,chepertenere la tirannide,effece ne
mico di coloro, chegliela haueuano data,et chegbe nefore
uane mantenere,G nemico di quelli,che non erano concerfi
a dargliene,c; che nengliene harebbono potutamantenere,
cºperdesticolore,chegli erano amici, ci cercòdhauere«
mici quelli, che non poteuane effere amici. Perche
anchora che imobili deſiderine tiranneggiare quella far
te della nobiltà, chef troua fuori dellatirannide, à fem
pre nemica al Tiranneymequelle felapuo maiguadag
naretutta per l'ambitionegrande, ci grande auariria che è
in leis non potendo il Tiranno hauere ne tantericche KK se
fawtihønsri, che a tutta fatisfaccia. Et cºfനു. *d
|-
- *** . - -
** . . . L1» x o
anda ilpopolo, o accostandofanobili fecevno errore eui

dentifime,cºperleragioni dette difepra,c-perche avolere
con violenKatenere vna coſa,biſogna chefia piupatente chi
forxa,chechi è forzato. Ondenaſce,che quelli Tirāni,che
häno amicº runiuerſale,ơ nemici igrandi,fono piufcuri,
pereſſere la lorº violenKafoftenuta da maggiori forze, che
quella di coloro, che hannepernemico ilpopolo, ci amica la
mobiltà; perche con quelfauore baſtano a conferuarfle for Ke
intrinfeche,come baftarono a Nabide Tiranno di Sparta,
quando tutta Grecia,cs ilpopolo Romanaľafaltà, il quale
afficuratofi dipochinobili,hauendo amico alpºpolo,cỡ quellº
fidfefeilchenon harebbe potutofare,hauendolenemico,fո
quell'altrogrado perhauer pochiamicidentre, non bafanº
leforze intrinfeche, magli conuiene cercare difuori ist häne
adestere di treforti,l'una Satellitiferestieri,che trguardine
la perſona:ľaltraarmare il contado,chefaccia quellovfficie,
ehe harebbe afare la plebe,li terza adherirfico vicinipoten
ti,che ti dfendino (bi tiene queſtimodi,et gli offerga bene,
anchora che egli hauefeper nemico ilpopolo, pºtrebbe in
qualche modofaluarfi mas Appionos poteuafar questa di
guadagnarfilcontado,eſendo vna medeſimacofa il conta
doses-Roma:et quelche poteua fare,non feffe,talmente che
rouin) neprimiprincipi faoi. Fecero il Senate, c’-ilpopolº
in questa creatione del Decemuirato errori grandfimi:
Perrheanchora che diſoprafdicainquel diſcorſº, cheffi
del Dittatore,che quellimagistrati,cheffanno da per lorº,
non quelli,chefailpºpolo,fononsciui alla libertà nendimenº
il popolo debbe quando egli ordina imagistrari,farglinmee
数 eſihabbiano hauere qualcheriſpetto *****สremie
Jři. Erdouee"fidebbe proporre lºroguarda,permantener
gli ‫ء‬buonisi Romanilairuarono,
‫ همهیا‬- - - - -- --
faccendabfalo- magistrate
-- -- ---- - - iw
Р в 1 м о. 55
in Roma,3 annullande tuttigli altri per la ecceſsiua voglia
(come diſopradicemme) che il Senato haueus di fegnerei
Tribuns,est la plebe di þegnere i confoli: laquale gli acceco,
; in medo,che cºncer/ºno in tale defordine:perche gli huomi
mi,come dicena il Re Ferrando,ſpeſſº fanno,come certimi
neri vccellidsrapina,ne quali è tanta deſiderio di conſegui
rela loropreda, a che la natura gli incita,che nenfentone vne
altre maggior vccello,chefia loro ſopra per ammaKzargli.
Cºno/Gefi adunque per queſto diſconfo, come netprincipiº
propºf, l'errore del popolo Romane volendofaluare la li
kertà; est gli errori di Appio,volende occupare latirannide.
Saltare dalla humilità alla Superbia dalla pietà alla
f: a crudeltà,ſenza debiti mezzi, ècofaimprudente;
e & inutile, * . : - ' Cap. XLI. . - ‫هد ﺩ‬. ‫ د‬. ::::
O:gli altri terminimalevſati da Appiº perwa
–W tenere la tirannide, nonfudi pºco memente: faltare
troppe preſto davna qualità ad vn'altraperchel'astútiafia
nelingannare la plebe,ſimulando d'effere homepºpolare,fe
bene fata, Furona anchora hene vfati itermini,chetenne
per ! :::::::;я ម្ល៉េះ鷺*/a:
quellandacia di crearefefefecötraalrapinionedeleyebile
tà. Fu bene vfato creare colleghrafuoprepºÁłº: me stöfugie
bene vſºto,cºme egli #§§;
dicº)mutarein vno ſubito natura,et diam cºmestrarſinę
micó alla plebe,di humanaſaperba difacile difficileif
tätspreſto chefëza iſcuſa veruna ognhuomo haneste acen
fer la fallacis dell'animesto. Perche chi è parutºbuone:
tepe,et vuole afao propoſite diuentar ಕ್ಲಿಚ್ಟೆ
lidebiti mezzi,et in modo cõduruiſ con le occaſioni ché?»:
năKichela äiuerſanatura titolga defauori vecchisellaten
hesbia datități deinuouicheia nã vigaadiminuirelate:
autterità:altrimëritrouidetiſcoperto, ifza amiciynuinis
|
:: L 1 ȇ o -

* Quanto gli huomini facilmente fi poffono cor


*** rompere. Cap. XLII. · · · · *
*
|
-

N Otºfianchora in queſta materia del Decemuirate,


1 N quantofacilmente gli huominificorrompone, cyfan
nofidiuentare di contraria natura, anchora che buoni, có
bene educatn (onſiderando quantoquellagiouéntà,che Ap
pioßhauena eletta intorno,cominciò adeſſeramica dellatiº
rannide,pervnopoco d'utilità, chegliene conſeguina. &
come Quinto Fabio;vno del numero defecondi Dieci, ef
fºndohuono ottimo, accecato davn poco diambitione, ở
perfrafº dalla malignità di « Appio, muto ifuoi buoni cestu
wi inpefimi,& diuenrðfimile a lui, ilche effaminato bene,
fara tãto piu pronti iregolatori delle Republiche, º de Regni
Affenare gli appetiti humani, có torreloro ºgniſperanxº
: debita punitione errare.
Quelli, che combattono perla gloria propria,fo
no buoni,&fedelifoldati. Cap.XLIII.
r“. Onfiderafianchoraperil@praſcritte trattato, quanta
C::::::: ಫ್ಲ; G-che :
davne
teper lagloriafaa,aquello che è male disposto, & checom
kártepertambitionedaliri;perche doutglieſerciti Romani
jolenamofºmpre effere vittorioffattoi Conſoli,fottei Decem
irijempre perderone. Daquesto eſempio fipuo cºmefere
#ช parte delle cagioni dell'inutilità de foldati mercenarij,
iqualinon hannº altra cagione, che litengafermi, cheva
pocº di stipendiz, che tu dailore... Laqualeagimenen i,
nepuo efferebastante «fargli fedeli, ne tanto tuoi amici:
che vogliamomorireperte.Ferchein quellieſerciti,nequelli
ཐ་ ད་༠ ༡ ༨ ༥ ་ ོ ོ ་ ་ - - . -- - - - - * * * 豹蟾
|- - - Р в ї мо. f6
non è vna affettione verſo di quello per chi e'combattene,
chegáfacci diuentare faoi partigiani, men mai va potrå
effere tãta virtù, che baffia reffere ad vnonemico.vnpo
covirtuoſº.Et perche queſto amore non puo naſcere,ne qне
fagara da altro,che dafudditi tusi, è neceſſario a volerte
nere vnefato, a volere mantenere vna Republica o vne
Regno, armarfi de fudditi faoi, come fi vede, che hanno
fatto tutti quelli, che con gli eſerciti banno fatti grandi
progrefi. . Hauenano gli effereiti Romani fatte i Dieci
quella medeſima virtù: ma perche in loro non era quelle
imedefima diſpoſitione, nonfaceuano gli vfati lore effetti.
e Ma come prima il magiſtrato de Diecifufpente, e che
effi, comeliberi cominciarono a militare, ritornò in loro il
medefino animº, c perconſeguente le lorº impreſsbaue
டி loroரிக்rம் l'antica னா lore. " : ‫ﻭﻟه‬
«* *A ». *****
* * * * - - - -
|- -
* • ** * ** * * *-
*** - - - - -
3.- *** - -- ヘ"、"S ふ。 な書

Vna moltitừdine fenza capo, è inutile, & non fi


** debbe minacciare prima,& poichiedere ..." .
· <<. r Paùttorità. Сар." XL 11Ꮧ I.
- * * * * -

-: - ' a\,: w: ১" : ,: - - ,, ཆ སྟེ ཟས ཟ བ ་ ག་


E Sfende la plebe Rowana, per l'accidente di Dirginia,
ridotta armata nelmente Sacro, mandò il Senatojusi
ambaſciadoria dimandare,con quale auttorità eſihaneste
insabbandonářišloro capitani cºrridotrifinelmonte:citā
ta era stimata Wanitorità del Senato; che non hauendo la
plebetraloro capo;niunefardiuuariſpondere. Et Titº Li
uio dice, che e'non mancaua loro materia 4 riſpondere, ma
mancaua loro chifacestelarifpofa:Laqual coſa dimostra
appunto l'inutilità d'vna moltitudineſenKasapº : ilquale
dijardinefu conoſciuto da Dirgisise perfus ordinefi creà
xx:Tribuni militari,chefsferºlere capearifendere, &
* s- . conuenire
? . . І. І в и о
sensenire colSenato. Et hauendo chiefe, chefmandsfè
loro Caleriº, & Oratio,ai quali est direkbono la vºgliais:
ronon vivalere andves/eprima. Disci non depaeadra
imagiſtratorest arrinattſopre ilmente,doue era la pleće,f::
dimãdatº loro ¦¦
bunidella plebe.cơ cheதி:ஆன்
ni magiſtrato,cớ chef defino loro tutti i Bicci chegl gas
karººrderevisi; sudarºnº valeria, & Gratiskest:
meloradimanda, kivfrazenoſvltima, ezº "ipia, été: |

des Grudelitatédãạatis, crudelitaté initis. (ioè,


dannate la crudeltà, gắ lacrudelta abbracciate?, Et confiš
gliarenſ, che doufinº laſciareilfare mențione de Deri,
**«ttendefinºapigliareſautorità, :Fr:Biara, der
non mancherebbe loro exedo à fatisfarf, Pese apertameně
tefgeneste, qaantapaKKja,& pecsprádenza è domanda:
re vna coſa, es dire prima,io voglio fºrmale con effe. Per
zhrnonfidebbe mostratefanine/aºsatzf{igth 鷺
ettenerequelſnedeſideriaihegn:medo. Ëerfhrébastă a di
mandare adon Merviſenzºdire, totiusfliegtnm«RXare
con este.potendo poiche tu hai l'arme in mano »fati fare al
ºppritatue s'ex-', sa , -: a-x &= 3 .....sy II,
****\۰ ٔ‫ ﺩ ﺩهه‬. . .‫* ه‬۹ * * ۱۲ ‫ همﺩت‬. ‫د‬:‫جميﻟة موزهه‬.*******۱۱ ‫چﻭن ﺑه‬.
cofa di male effempio, con offeruarexņa legg
- fatta,& masſimamente dall'aụttore d'este:&fiņ;
freſcare ogni dì nuauringiuriešinynastitfàviç
- lagouerna èdanaofisſimo, s.Cap. Xiyasan :
*‫ י‬.‫ די יציי‬.‫וינס‬..‫ ט יא‬: :‫זמנו‬-‫א‬ ‫ ددهم‬- :
Eguistateerde viridaiačenan ιεξάρβr,
*P. rna,Dirgniorità e Appio innan Kielpor:lea difendere
lastºcawaquelle easpast,accompagnarºdą molti nebi
li. Dirginiocomandischefſſem;
‫ نی‬. . ...-... --- - - - - - - - - - - - - - G
:R. , , , , . ;
タグ
- ' , ? - 1 u o. 67
ciò e Appio agridare, & appellare alpopolo. Virġinie dictả
na,che non era degno di hauere quella appellaggione, che è=
gli haueua diſtrutta, & per difenſºre quelpopolo,che egli ha
neua offeſo, e Appio replicana,come e'non haueanoa violafë
quella appellaggione, che effi haueuane con tanto deſiderië
ordinata, Per tanto eglifu incarcerato, eý auantialdì del
fiudicio ammazzò fejtefº. Et benche la felerata vita di
e Appio meritaffe ognifupplicio : nondimenofu cofapoco ci=
uile, viºlare le leggi, & tanto piu quella che erafatta allhva
ra, Perche is non credo,chefia roſa di piu cattiuo eſempié
in vna Republica.thefarevna legge,g non l'offeruare; ei:
tanto piuquanto ella non è offeruata da chil hafatta . Ef
» fendo Firenze dopò il X C I III.fiata riordinata nel fuü
. ftatº con l'aiuto di Frate girolamº Sanomarola, gli ſcritti
del quale mestrans la dottrina, la prudenza,la virtù dell'az
mimofto: & hauendo tra l'altre ordinationiper afficurare i
cittadini fattofarevna legge,chefpoteſ: appellarealpopo
la dallefºntenze,cheper caſo distarb,gli Otto,e la Signoria
defino(laquallegge perfaafe piu ; con difficultà grana
diffimaettenne)occorſe,che poco dopò la cõfirmatione deſa;
furono condennati a mertë dalla Signoria per conto
V. cittadini:ø volendo quelli appellare, non furono laſciati,
c) nổfu oferuata la legge.Ilchetolfe piuriputatione a
Frate,che nefano altro accidente. Perchefểquella appel
gione era vtile,ei douenafarla offernare:sella non era vtile,
non doneuafarla vincere:et tante pinfu notato queſte acti
dente; quanto che il Frate in tante predicationi, chefecë,poi
chefs rotta queſta legge,non maio dannò chi l'haueua rotta
ºlafensà,come quello che dannare non voleua,comecofache
gli tornama apropofito,etfenfare non lapoteua.Ilche hauen
defopertº l'animpfaoambitioſo,et partigiano, gli tolle ripua
**ione,& dettegli afai carico. frä anchoravnostate
.* -

Ајаi
|
L I в к о
affairinfreſcare ogni dì nell'asimº de tuei cittadinimoui hu
moriper nuoueingiurie, che a queſto, et quelloffacciano,
come interuenne a Roma dopò il Decemuirate.perche tuttis
Dieci,ej altri cittadini in# tempifurono accuſati, ở
condennati,in modo, che egli era vno ſpauento grandiſſims
in tutta lanobiltà,giudicando che e nonfhauefje mai aper
refine afimilicondannaggioni, infino a tanto, che tuttala
nobiltà nonfuſe diſfrutta. Et harebbe generatº inquella
città grande inconueniente,/º da Marco Duellis Tribuns
non vifufe ffato proueduto. Il quale fece vno editto,che per
vmo anno nonfuſe lecito ad alcuno citare, o accuſare alcune
cittadino Romano. ilcheraficurò tuttala nobiltà. Doutfi
vede,quantofia danno ad vna Republica,o advn Prencipe
renere cõ le continoue pene,et offefefefþefi,e3-paurofigliani
mi defudditi est.醬 #fi :: # il
ordine. Perchegli huomini, chegeminciana a dubitare di
hauerea capitar male in ogni modo,faſſicurano ne pericoli
có diuentono piu audaci, c. meno riſpettefia tentare coſe
nuoue. Però è neceſaris e non ofendere mai alcano, o fare
l'offeſe ad vn tratto,c-dipoi rafficurare gli huomini,et dare
lorocagione di quietare, & fermare l'animo. *
Gli huomi nifal gono d'una ambit ione ad vn'altra:
& prima fi cerca non effere offeſo, dipoi d'offen
dere altrui, Cap. XLV I. . v

H Auendo ilpopolo Romanoricuperata la libertà, effºn


do ritornato nel/steprimo grado, e in tantomaggis
re, quanto feranefatte di molte leggi nuoue in fermezza
dellajuapotenza parena ragioneuole, che Roma quakhe
volta quietaſe: nondimenopereſperienzafi vide il cºntra
rio perche ogni dà vifargeuano nuouitumulti, cºnueuediº
cordie. Et perche Tito Liuio prudentiſſimamenterendels
- ragene
- Р к 1 м о, ș8
řagione, ºnde questo naſcena, non mipare fenom apropoſità,
ferire appunto le fue parole. Done dice,chefempre º ilps=
polo,o la nobiltà inſuperbiua,quando l'altrof humiliaua: es
ffando la plebe quieta tra i terministoi, cominciarono igoa
uani nobiliadingiuriarla,ới Tribuni vipoteuanofare poa
chi rimedij,perche anchora effi erano violati, Lanobiltà dá
l'altraparte,anchora che le pareffe che lagiouentù fuge trop
poferoce, nondimeno hausua a caro che hauendoſi a trapa/2
fare il modo, lo trapaļffine i /usi, & non la plebe . Et
tofi il defiderio di difendere la libertafaceua, che ciaſcuno
tantofprenaleua,che ºppreſana l'altro, Et l'ordine diqueſti
accidenti è chementre chegli huomini cercano di non teme
re,cominciano afartemere altrui,eſ quella ingiuria, chegli
facciano da loro,la pongono ſopravn'altro,come è/effene
čeſario offendereso effere ffefo. Oedef per queſto,in qualë
modofraglaltri le Répfrifoluono,est in che modºgli Bue
miniſalgono d'una ambitione ad vn'altra. Et come quellá
fentenza di Saluſtio,poffa in bocca di Cefare,era ಭೃ
Quod omnia mala exempla bonis initijs orta funt:
:Cioè,che tuttii cattini effempt fono nati da buoni príncipija
Cercano(come diſºpra è detto)quei eittadini,che ambitiafa
imente viuono in una Rep.la prima cofa, dinon potere efferé
offefinonfolamente da priuati; maetiandio da magiſtratis
Úercano(perpoterefºre queſto)amicitie, et quelle acquiffa
ne per viein apparſza honeſte,o con fouenire di danario cort
difendergli dåpotenti. Et perche queſtopare virtuoſº,sin
gānafacilmente eiafiume,et perqueſtonā viſpºnerimediºs
a in täto,che egliſenza oſtacolo perfeuerãdo,diuêta di qualità,
che i priuatioittadinine hãwe paura,etí magiſtratiglº han =
no riſpetto. Et quando egli èfalite a queſte grado, & nonfi
fia primaduuiate alla ſua grandezza, vieneạd efferinter
-γκινιτιθαγή"πιά"
- -
****、* - - . -. *
***
** 7 dif;
L I B R o
difi difepra,del pericolo,che è nell'urtarevno inconueniente,
che habbia digiafatto augumento in vna città,tantº che le
coſaf riduce intermine, che bifogna o cercare di hegnerlº
conpericolo d'unafabita rouinais laſciandolo farlo entrare . .
iu vnaferuità manifeſta femorte,o qualche accidēte nente
ne liberi. Perche venuto a/opraferitti termini,che i cittadi
ni,e magiſtrati habbianopaura d'offender lui, c; gli amici
fuei,non dura dipei molta fatica afare chegiudichino,et of
fếdino afão modo. Onde vna Repub.tragliordinifusideb:
be hauer queſto,di veggiare che foi cittadini ſott’ombra di
bene non pofano farmale, eý che effe habbiano quella ripu
tatione chegioui,et non nuoca alla libertà,comenelfue luogº
danoi farà diſputato.
Gli huomini, anchora che singãnino ne generali,
ñei particolari non singannano. Cap.XLVII,
E Sfendofilpopolo Romano(come difºpra fi dice)recate
anoisilnome Conſolare,es volendo che poteſsino effer
fatti Con/oli huomini plebei, o chefuſe limitata la loro aut
torià,la nobiltà per non dífhoneſiare fauttorità (on/olarene
con ľuna,ne con l'altra coſa preſe vna via dime{zº, cºfu
contenta chef creastino Í III.Tribuni conpedeſtà Confº
lare,iguali potefsino effere cofi plebei,come nobili,Fu cõtenta
aqueſto la plebe,parendoglifpegnere il Conſolato,g bauere
inqueſtofwogrado lapartefna nacquene diqueſto vneafs
notabile,che venendoff alla creatione diqueffi Tribuni, &
potendoſiereare tutti plebei,furono dalpopolo Romano crea
titutti nobili, Onde Tito Liuio dicequeſte parole:IQuorű ·
comitiorum euentus docuit, alios animos in conté
tione libertatis, & honoris, aliosfecundű depofita
certaminainçorrupto iudicio effe, ாே
2なー }
Р в 1 м о. |
69 (

*iquali comitij(cioè configli)dimostrò,glianimi efferedi


"fi, quandofcontende della libertà estaegli honori; da
警 chºquandº dipostelecontefeilgiudiciorafiafincero.
fºlaminando,donde poſa procederſ queſto,cředs proce
*“, hegli huomini nelle fost generalishgamano ајаі, па
Pºtºcºlarinon tante. Parena generalmente alla plebe Ro
*ата, diméritare il Conſolato, per hauere piu parte nella
####expºrtºrpiu pericolonelleguerre,per effer quella, che
*** braccia fue manteneua Roma libera, &#lafасенаро
*ente. Et parendogli(come è detto)queſto ſuo deſideriora
fieneuole, volle ottenere queſta auttorità in ºgni wedo.
#cºneella hebbe afaregiudicio degli huomi:/йoipar
tirºlarmente , conobbe la debolezza di quelli : e3 giu
“cº; che nefuno di loro meritaſ quello, che tută infie
**gh pareuameritare. Talche vergognatafi di lore,ricor
/**7":liehele meritauanº.Dellaĝulº diberatiºns".
"asigliandofi meritamente Tito Liuio dice queffe parole:
Hanc modeſtiam,equitatemá;,& altitudinem ani
niybinuncinyno inueneris, quæ tuncpopulivni
"ºrfi fuit? cioè Questa modeſtia,honeſtà, es grandezza
di animo cheallhºra era in tutto il pºpolo,doue fi trouerà ho
*in vn/ºlº ? In confirmatione di questofene può addurre
ர், ":ahre nºtabile ſempio, ſeguitain (apoua,dupoiche An
州 "ibale hebberottii Rozania (anne: per laqual rotta effen
|| *tuttafellenata Italia, Capouafaunanchora per tumul
*#ere per l'odio,che era tra il popolo,c; il Senats. Et trouă
defin quel tempo nelfºpremo magiſtrato Pacuuio Calano.
*cºnoſcendº ilpericolo, cheportava quella città di tumul
“reaiſºgnà cºnfuegradericonciliare la plebe c5 la nobil.
** Erfattº quefopenſieroficer umare il Senato,e mar
κό ::::;popale baнсия 雛 dilere, c##ptricoli;
"kepertausmodifire
... s. ·
ämazzatidaquellº,c;
I 3 444 ' ’ . daſ . .
L і в ко - |

ad Annibale,effendo le coſe de Komani afflitte. Dipoifºg


ionfº, chefe volenano laſciaregouernare queſta cofaa lui,
farebbe in modo che s’vnirebbono inſieme magli voleuafer
rare dentro alpalazzo, es colfare podeſtà al popolo dipo
pergli caffigare,faluargli. Cederono a queſta } opinione i
Senatori,& quello chiamò ilpopolo a concione, hauendorin
chiuſo inpalazzo il Senato. Et diffe,comegli era venuto if
zipo di potere domare laſaperbia della nobiltà,& vendicar
fidellingiurie riceunte da quella,hauïdegli rinchiuſi tutti
fatto la ſua cuſtodia:ma perche credena,che effi nõ voleßuno
che la loro citta rimaneſe ſenza gouerno,era neceſario (vs
lendo ấmazzare i Senatori vecchi)crearne de nuoui. Et per
tanto haueua mefjo tutti i nomi de i Sexatoriin vna borfa,
es comincierebbe a trargli in loro preſenza,est eglifarebbe
# tratti di manoin manº morire,come prima loro haue/Gino
trouato il/acceſsore. Et cominciato atrarne vno,fu al nome
di quello leuato vn romeregrandiſsimo, chiamãdolo huome
faperbo,crudele, e-arrogante. Ét chiedendo Pacusio, che
facefino lo ſcambio, fracchetò tutta la concione. Et depò
alquãto ſpatiofu nominatovno della plebetal nome del quale
chi cominciò a fiſchiare,chiaridere,chia dirne male in vn
zhodo,c chi in vn'altro. Et cofiſeguitã do di mano in ma
no tutti quelli,che furononominati,gli giudicauano indegni
delgrado Senatorio,in modo,che Pacuuio prefa ſopra queſta
ºccaſione,diffe.Poichevoigiudicate, che queſta città #ia
maleſenza Senato, cº afare gliffambi a Senatori vecchi
non v’accordate:iopenſo chefia bene,che voi vi riconciliate
infeme, per che queſta paura, nella quale i Senatori fono
ffati,畿 haràfattiin modo rahumiliare, che quella huma
W nità,che voicercaui altroue,trouerete in lora. Et accordatif
a queſto,nefeguàľvnione diqueſto ordine,es quello ingắno,
in che efferano,fi/coperſe,come efurono coffretti venirea
ferticºlari.Ingånarfóſtradiquefoipºpóſi generalmente
Р к 1 м о, бо

nelgiudicare lecef.es gli acciditi d'effe,lequali dipoisſe co


noſcono particolarmēte,s'aumeggono di talinganne. Dopo il
MCCCCXCIIII.effendoffatti Prencipi della città raccia.
tida Firenze,s növi effendo alcune gouerno ordinatoma
piutoſto vna liċenzaambitioſa,cff andandole coſe publiche:
di male inpeggio,moltipopolari veggẽdo larouina della cit
tà,& nõne intendendo altra cagione,ne acsufauanol'ambi
tione di qualche potente,che nutriffei difordini,perpoterfa
revn fiato afuopropoſito,g torrela libertà,&ftauano que
fi tali per le logge, é per le piazze dicẽdo male di molticit
tadiniminacciandoli chefe maifi trouafero defignori,/co- .
prirebbono queſto lore inganno,gglicaffigherebbeno. Oc
correuafþeſſo,che defimili ne affendeua alcuno al ſuprema
magiſtrato,é come egliera falito in quelluogo,est che e've
dena le coſe piu da :# ,conoſceua i dtfordini,onde naſceuo
no,es i pericoli,chefõpraſtauano,o la difficultà del rime
diarui. Et veduto come i tempi est nõglihuomini cauſauano
ildifordine,diuftauaſubito d'vn'altro animo, ci d'vn'altra
fatta. Perche la ខ្ស delle coſe particolarigli togliena
via quello ingãno,che nelcõfiderare generalmēteff haneua
preſuppoſto,di modo,che quelli,che l'haueuano prima quãdo
era priuato,ſentito parlare,ci vedutolo poi nelfspremo ma
gistratoffare quieta,credeuano che naſceſſe nõpin per vera
cognitione delle cofe,ma perchefuſe fato aggirato, e cor-*
rotta da igrandi. Et accadēdo queſto a molti huomini, est
molte volte,ne nacque tra loro va prouerbio,che diceua. Co
Jfere hannovne animº in piazza est vno in palazzº. Con
- # dunque tutto quello cheն έdβοη雉fi vede, co
#
me eſipuofare teſte aprire gli occhiapopolitrouando modo
(veggendo che vno generale gli inganna)che effi habbiano
«defendere a particolari,comefece Pacuuio in Capoua,g:
ilSenato in Roma. Gedo áchora,chefpoſa cãchiudere,che
waivno huomopruitenő “!!fuggire
ilgiudicieஅள
. - - -
\, |- neue
L I в ко
nelle eestparticolari,circa le diſtributionidegradi & delle
dignità: perche folo inquefoilpepole non finganna, cife
յն ಸ್ಧ4X4qualche volta,fiafi raro che singannerannº piu
volte ipochi huomini, che hauefsino afarejimili diſtributis
ri. Nemiparefuperfiso moſtrare nelfºguente capitolo l'or
dine,che tentuallSenatº per ĝannare ilpopolo nelle diſtri
butioni fue, - - - - -

Chi vuole, che vno magiſtrato non fia dato ad vn


vile, o ad vn tritto,lo faccia domandare o da vn
grappo vile,e troppo triſto, o da yn troppo no«
þile,& troppo buong. Cap. XLVIII.
9 ilSenato dubitaua, che i tribuni con pedestà
N A Confalare non fustino fatti d'huomini plebei, tenena
vno de i duoimodio eglifaceua domandare a i piu riputati
huomini di Roma,overansente per i debiti mezzi correms
peuaqualcheplebeefordido, & ignobilißime,che mestolatº
con ihlebeiche di miglior qualità per l'ordinarie lo doman
dauano,anche efii lodomandafino. Queſta vltimo neda
faceua,che la plebefvergegnaua a darlo:quel prizo face
ua,che slafi vergognanaatorlovilche tutte torna a prepofite
delprecedente distorfºrdouefimoſtrachelpepolof fi inge«
„nade generali,departicºlarinen singanna. ‘ ’ -
- *

Sequelle citta, che hanno hauuto il principio li


bero,come Roma, hanno difficultà a trouare
leggi,che le mantenghinot quelle che lo hanno
immediateferuo;ne hanno quaſivna impoſsibiº
|

lità. Cap. XLIX,


|- C Vätofia difficile nell'ordinarevna :::::::
V dereatustequelekzziehtlasenterghissä ‫*ְי‬
#
Р к і м о, 7
dimoſtra affaibene ilproceſſo della Republica Romana.Da»
ue non eſtante, chefufino ordinate di molte leggi da Re
melº prima, dipei da Nunºma, da Tullo Oſtilo, ø Ser
uis, g. vltimamente dai X, cittadini creati efimile ºpere,
nondimenoJempre nelmaneggiare quella città, fiſcopriua
no nuoue neceſittá, é era neceſſario creare nuoui ordinis
came interuenne, quando crearono i cenfori, i qualifurona
yne di quelliprouedimenti, che aiutarono tenere Roma li
bera quel tempo, che ella viſſe in libertà: perche diuentati
srbitri de coſtumi di Roma, furone cagione potifima, çke
i Kowani diferifino piu a corromperfi, Feciono bene nel
principio della creatione di talmagiſtrate vno errore,crean
do quello per cinque anni, ma apoi non molts tempo fu
corretto dalla prudenza di e Mamerco dittatore, ilquale
fernuoua leggeriauſ dette magistratºa XVII Imefill
che i Cenſori, che veggiauana, hebbon tanto per male,
che priuarne LØMamerco del Senato, laqualcoſa có dalla
plebe, est dai padrifuafai biaſinata. Et perchel'hiſto
rianon moſtra,che e 37amercofº ne petefe difendere,con
wiewe o che l'hiſtoricofia difestino, egli ordini di Rama in
queſta parte non buoni. ; per che non è bene, che vna Re
publica, fia in modo ordinata, che vn cittadino per proa
mulgare una legge comforme al viuere libera, ne poſſa ef>
(erejenza alcuno rimedio offef6. Ma ternande alprincipia
di queſta diſcorſº,dico,shefi debbe per la creatione di que
sta nuous magiſtrate confiderare, chefe quellecittà, che
hanne hauuto il:ielare libero,ợ che perfs medefims
fèretta,come Roma,hanne difficukàgrandestreuar leggi.
buonepermantenerle libere non è merauiglia, chequellecit
tà, che hanno hauutoiłprincipia lorº immediate feruo,hab
biou nãehe difficultà,ma impoſibilità aderdinarfimsiin
νεώ, εμειίεκβιποτίκαεείκύπεπιε , σ. ா
L 1 в ко
te,comefi vede,che è interuenuto alla città di Firen Ke, la
quale per hauere hauutºilprincipiº fue ſottopoſto all'Impe
rio Romano,est effendo viuuta/emprefatte gouerno d'altri:
fette vm tempofāggetta & ſenzapenfare afë medefima.Di
psivenuta l'occaſione direifirare.cominciò a fare sfuoi or
dini,iquali effendo meſcolati con gli antichi,che erano tri
fii, nenpoterono effere buoni, est coff è ita maneggiandoſi
per CC.anni,chef ha di vera memoria,fenza hauere mai
hauutofato, per ilquale ella poſſa veramente effere chia
mata Republica. Et queſte difficultà, chefono fate in
lei,fono state/empre in tutte quelle città, che hanno hauu
se sprincipijſimilia lei. & benche molte volte perfuffra-,
gij publici, & liberififia dataampia auttorità a pochi cit
sadini dipotere riformarla, non pertanto mai l'hanno ordi
mataacommune vtilità,ma/empre a propoſito della parte
lorº, lehe hafattenen ºrdine, mamaggiore diferdine in
quellacittà. e3 per uenire a qualche effemepid particolare,
dico, come tra l'altre coſe, chef hanne a confiderare d'vmo
ordinatore d'una Republica,è effeminare, nellemani di qua
li huomini eipengalauttorità del/angue contra de faoirit
tadinie Questaera bene ordinatº in Koma;perche e fi pote
us appellare alpopolo ordin«riamente:e5-fe purefuffe occer
Jacofa importante, doueildifferire la effecutione, median
te l'appellaggtone.fi/ſepericoloſa,haueuano il rifuggie del
Dittatore, il quale eſſequiua immediate, al qualerimedio
nºn rifugginano mai, fenen per neceſsità. Ma Firenze.
e l'altre città matemelmodo di ki (offendoferue)hauena
; autorità posta in vnførestiero, ilquale mandata
Prancire factuatak vfficia. Quãdo dipei vănenein li
bertà mantennero questa auttorità in vnforeſtiero, ilquale
chiamauano Capitano.Ilche(per poter efferefacilmētecer
rattada cittadinipotēti)era coſapernitiofiſſima, Medipei
- .. . ---- - - அவிழி
-
Р к і м о. . 62
defiper la matatione delli fati queſto ordine, crearno otte
cittadini,che faceſſino l'ufficio di quel Capitano. Ilquale or
dine di cattiuo dimentò pefimo,per le cagioni,che altre volte
fono dette;che ipochi furono ſempre miniſtri de pochi,e de
pinpotentidache fè guardata la città di Oinegi alaquale
ha dieci cittadini,chefenza appello poſſono punire ogni citta
dinoze perche e non bafferebbono a punire ipotenti,anche
- ra che në baueffino auttorità vi hanno constituito le Qua
rantie. Et di piu hanns voluto,che il configlio de Pregai
(che è ilcºnfiglio maggiore)pefa castigarli,in modo, chenő
vi mancando l'accuſatore, non vi manca il giudice a tener
gli huominipotenti afreno. Nºn è adunque maraniglia
(veggendo come in Roma ordinata ſemedeſima,ej da fan
ti huominiprudenti,fargeuano ogni di nuoue cagiani,per le
qualifi haueua a fare nuoui ordini # del viuerlibe
ro)fenell'altre città, che hanno piu diſordinato principiº, vi
furgano tali difficult tiche elle non fipoſſino riordinar mai,

Non debbęvno configlio,ovno magiſtratopotere


fermarele attioni della città, Çap, L.
*

E微 (onfðli in Rºma Tito Quintio Cincinnato, G


| 1. *Gneº Giulio e Mento; quali effendo difuniti, hauena
neferme tutte leattioni di quella Republica,ilche veggendº
il Senatogliconfortaua a creare il Dittatore, perfare quel
lo,cheperle diſcordie loronon poteuafare. mai (on/oli, dif
sordando in ºgni altra coſa,folo in queſto erano d'accordo,
di non valer creare il Díttatore,tanto che ilSenato non ha-
nendo altro rimedio,ricorſe alfaiuto de Tribuni,i qualicon
l'auttorità delSenato sforzarono iConfoliadvbidire. De
uefihº anotare in prima la vtilità del Tribunato, ilquale
* wen er4fºla vtile a frenare l'ambitione , che i pºtenti
s * * {|4M6
L и в ко
vſanane cºntraalla plebe,maquellaanchoraebeeſivfau4- |

nofra loro:ľaltra,che maifi debbe ordinare in vna città,


che ipochipofano tenerealcuna deliberatione di§:: che
ordinariamente fono neceſſarie a mantenere la epublica,
Verbigratiasſetu daivna auttorità ad vno configlio dife
revna diſtributione di honori,eó d'vtile; o advn magiſtra
to di amministrare vna facenda, conuiene o imporgli vna
necesſità,perche l'habbia afare in ºgni modo, e ordinare,
quando non la vogliafare egli, chela poſa,cſ debba fare
vn'altro:altrimentiqueſto ordinefare մ: difettius, & peri
colofº,comefivedena che era in Roma, fe alla oftinatione
diquelli (onſolinonfipoteua opporre l'auttorità de Tribu
ni.. Nella Rep. Distiana il configlio grande diſtribuiſce
gli honori,6-gli vtili.Occºrreua alle volte,chel’vniuerfali
ràperisdegnº,ºper qualche falſa figgeſtione non creaua i
ficceſſºri imagistrati della città,e aquelli,chefaariam
ministrauans l'imperie loro,ilche era diſardinegrandiſſimo;
perche in vn tratto e le terrefuddite , es la città prºpria
mancauanodeffeilegittimigiudici,nefpoteua ettener cofa
alcuna ſequella vniuerſalità di quel Conſiglio von ſifatisfa
ceua,anan s'ingannaua. Et harebbe : questo incon
weniente quella città a maltermine,fedalli cittadinipruden
tinen vifaffeproueduto. Iquali prefà l'occaſione conuenien
sefecere vna legge,che tutti i magiſtrati,che/ono, ofulfine
dentro,ci fuori della città, mainen vacaffere, fenon quan
dofn/finofettigli/Gambi,có-ifucceſſori loro. Et coff telſe la
commodità a quel configliº dipotere con pericole della Ke
publicaferwareleattioni publiche, |

* . . . Vna
|- P R I M o. zs
Vna Repub. o vno prencipe debbe moſtrare difa
reper liberalitàquello,a che la neceſsità lo co
ftringe. Cap. LI,
Li huominiprudentiffannº gradofempre delle coſe
- in ognilore attione,anchora che laneceſſità glicoffrin
geſſe afarle in ogni modo. Questa prudenza fu vjata bene
dal Senato Romano,quando ei deliberò, chef deffeloftipen
dio del publico a gli huominiche militauano,efendo confus
º tudine militare dellere proprio, e Maveggendo ilSenato,
" , come in quelmodo nonfipotenafare lungamente guerra;
* * c. per queſto nonpetendene aſſediare terre,ne condurre gli
efferciti diſcoſto; &gtudicando effere neceſſario poter fare
º ľvno est l'altro,deliberò chef defino detti ſtipendij, ma le
| feciono in modo,cheffecerºgrado di quello,a che la neceſ:
" , fità gli coffringena : e fu tanto accetto alla Plebe queste
preſente,che Romaandòfottºfopraper l'allegrezza,parendo
u levno beneficie grande,quale mai non ſperanano di hauere,
4 & quale maiperlore medefini non harebbono cerco. Et
º benche i Tribuni singegnafero di cancellare questegrado,
º moſtrando ceme ella era coſa,che aggrauaua, non allegge
* rina la Plebe, effendo neceſſario porre i tributi per pagare
º queſtoftipendio,mientedimenonen potenanofºrtanto,che la
º Plebe non l'haueffe accetto. Il che fu anchora augumen
tato dalSenato per il modo , che diſtribuiuawo i tributi : *
4 perche i piggraui, c; i maggiori furonº quelli,che poſsus
alla nobiltà,cºgli primi chefurono pagati.
*
A

- º «» -, .. "
* -
L і в ко ·

A repritnerel'infolenza divno chefurgainvna Re:


publica potente,non viè piu ſecuro, & meno ſcă
dalofo modo, che preoccuparli quelle vie,per le |
-
quali viene a quella potenza. Cap. LI I.
|- -

* *

Edef per ilfopraferitto difforfs ; quanto credito acº


quistaffelanobiltà con la plebe, perle dimoſtrationi
fattein beneficiofio,fideloftipendiº ordinatofianchora del
modo delporre itributi:nel quale ordine.ſe la mobiltàffuſe
zmantenuta,fifarebbe leuato uia ognitumulto in quella città
c*farebbeſitolte a Tribuni quel tredito,che effi hautuano
con la Plebe, & per conſeguente quella auttorità, Et vera
mente non fipuo in vna Republica,e maſſimamëtein quel
le chefono corrotte,con miglior medojmenofandalofo, cf.
piufacile opporfi all'ambitione d'alcuno cittadino,che preoc»
cupargli quelle vie,per lequalifi vede,che efo cầminasperar
riuarealgrado,che difºgna,ilqualmodo (efuſe fiate vfate
contraa Zofimo de Medici,farebbefato miglior partiro af
fai perglífaoi auuerfarij,che cacciarlo da Firenze:perchefe
quelli cittadintchegareggiauano ſeco,haueffinepreſolofile
fuo defauorire il popolo,gli veniuono ſenza túmulto,e5-fenza
violēza atrarre dimano quell'armi,di che egli fi valeuapiu.
Piero Soderinifi haueuafattoriputatione nella città diFirã
ze conquefofolo difauorire l'vniuerſale,Ilche nell'vniuer
falegli danariputatione,come amatore della libertà dalla cie
nà:Èt veramente aquei cittadini,cheportauane innidia alla
grandezza fua, era moltopinfacile,e coſamoltopiu hone
ffa,meno pericoloſa,est meno dannoſa per la Republica pre
ºccupargli quelle vie,con lequalififaceua grande che volere
contraporſegli,aceioche conla ruinafua ruinaffe tutto ilrefo
della Republica,Perchefe effigli haueffero leuate di mans
quell'armi,cºn lequaliffacena gagliardo ( ikhefi};"
- - Žeyé :
P R I M è. 64
farefacilmente)harebbono potutº in tutti i configli, est in
tutte le deliberationi publiche opporſegli ſenza fosffetto,cóf
za riſpetto alcuno. Etfº alcuno replicaſſe , chefe i cittadini
che odiauano Piero fecoine errore a nõgli preoccuparele vie»
con lequali ei figuadagnaua nelpopolo: Piero anchora ven
W¢ }. errore a non preoccuparequelle vie,per lequali quei

faoi a unerfarij lo faceuano temere:Dico,che Piero merita


Jcufa,ſiperche gli era difficile ilfarlofi perche elle non cravo
honeſte a lui Imperoche le vie,con lequali era offefo,erano il
fauorire i Medici,con liqualifauori effi lo batteuano,& alla
fine lo ruinarno. Non poteua pertanto Piero honeſtamente
pigliare queſta parte,per non potere diſtruggere con buona
fama quella libertà,alla quale egli eraffato prepofoa guar
dia.dipoi non potendo queſtifauori farffgreti, cơ ca vnº
tratto,erano per Piero 弥 comunque eiß
faffe/coperte amico de Medeci,farebbe diuentato foſpetto,
c- odiofà al popolo.Donde a nemici foi maſceua molto pius
cãmodità di opprimerlo, che non hauenanoprima. Debbo
nopertantagli huomini in ognipertito confiderare i difetti,
cj i pericoli di quello, & nöglifrēdere,quãdo viſiapu del
pericolofo,che delvtile,nãoffante,che refuſe data/entenza
conforme alla deliberatione loro;perche facendo altrimenti,
in queſto caſº interuerebbe a quelli,come interuenne «Tul
lio,ilquale volendo terre ifauoria Marcantoniº, gliene ac
crebbe. Perche effendo Marcantonioffato giudicato inimi
co delSenato,et hauếdo quelle grãde eſercito infirme aduwe
to in buonaparte deſoldati,che hauenano/guitatela parte
di Cefare,Tullio,pertogli queſti ſoldati,confortò il Senate
gadare riputatione ad Ottauiano,có mãdarlo con l'effercito,
cơ cãi (öfºli cõtra a Marcãtonio,allegando che ſubitº, che
sifoldati,chefeguitauano Marcantonio,sãtifine ilmene d'
Ottawiano,nipote di Ceſare,et sheffacenachiamar
,
* -**
,
* · · * ." -- " - Gjere
L1 » Ro -

lifierebbens quello,& faccosterebben:4 costui,Ėi cofres


fatº e Marcantonio igaudo difauori,farebbefacile l'oppri
„erlo. Laqualcoſariuſcì tuttaalcºnrariº:Perche Aar
cantoniofiξηράξπό Ottawiane,e laſciato Tullio,es il Se
nato, 'arcoſtò aiui, Laqualcoſafn altuttº la diſfruttione
dellaparte degli Ottimati, Ilche era facile a tonietturare:
mefáeutua credere quelchef perfueſe Tallie ; ma tener
fempre conto di quelnome,che cºntantegloria haueuaſpen
tii hemicifoi,& acquiſtatofil Prencipatº in Roma: mefi
doueua crédéré "aspettre odafaei hertai, ºda/sºifanteri
bauer coſa,chefnfferenformealnomeliberº. -

ILpopolo molte volte defidera larouina ſua 3 in:


ģannato davnafalſafpecie di bene;, & come le
grandiſperanze,&gagliarde promeſſe facilmen
te lomuouono. Cap, LIII, .

D. Spugnata chefn la città de Ueienti, entrò nel popole


Komano vna opinione,chefuſe coſa vtileper la città
di Roma,che la metà de Kemani andafero ad habitare a Ue
iocche per effere quella città riccadi contado pºena d'edificiji
e vicinaấRºma,ßpetena arricchire la metà de cittadini
Romani,6- monturbare per la propinquità del fito nefuna
attiene ciuile. La qualcoſaparue al Senate; & 4 finfani
Komanitante inutile,es-tanto dannefa,che liberamente di
gewano efferel: tofsperpatire la morte, che cºnſentire ad
vna tale deliberatione,in modo,che venendö quefacºfa º
disputa, acceſetante la plebecentrealSenatº,chef'farebbe
venutº altarni,& alfangue, feil Senato non ffºſſe fattº
feudo di alcuni vecchi,&#iwati cittadini,la riuerenża
qualifrenò laplebe,che ella non prºcedè piu esanti en la
fuairjolenza. Quif hannº danstare duecºſº, la ”?
- gje
P: R I M O 65
the il popalo molte volte ingannato dunafala imagined"
bene,deſidera la rouinafaa, et s'egli non èfatto capace,cems
quellofia male, & quale fa il bene, da alcuno, in chi eſſa
habbia fede,f pºne nelle Republiche infiniti pericoli,et dan
tu. Et qwando tafortefa, che il popolo non habbia fede in
alcano,come qualche volta occorre, effendoffato ingannata
per l'adietro o dalle coſe, o dagli huomini, fi viene alla ro
uina di neceſſità. Et Dante dice a queſto propoſito nel di
forst/sto, chefe de e Monarchia, chelpopolo molte volte
grida, vua la faa norte, 3 muoia lafaa vita. Da queſta
incredulità naste,che qualche volta melle Republiche i buo
ntpartits won fi pigliano, come difepraſi diffe de Denetia
ni, quando affaliatt da tanti nemici, non poterono prem
*lere partito di葛駕 alcuno con la reſtitutione
delle cofetolte adalirui per lequali eramoffo loro laguerra,
e fatta la congiura de Prencipi lero contro, auantiche
la rouina veriffe., Per tanto confiderando quello che è fa
| cule, o quello, che è dificile perfadere ad vn popolo, fipuo
fare queſta diſtintione. O qúel, che tu hai a perfiladere,
rappreſenta in primafrente guadagno,operdita,overamen
teparepartito animof, o vile. Et quando nelle cofe, che
fimettono innanzi à/pºpolo, fi vede guadagno, anchora
che vifiana/cofio fatto perdita, est quando e'pata animofo,
| anchora che vi fia naſcofio fotro la rowina della Repub.
Jempre farsfacile perfaderlo alla moltitudine. Et cofifia
fempre difficile perfladere quei partiti, doue appariſeo
viltà, o perdita,anchora che vifaffe nafcoftsfottofaluté, eg.
guadagno. Queſto che io ho detto, fi conferma con infi
nitieſempi Rºmani, e fortfieri, moderni, e anti
chi: Perche da queſte nacque la malnagia ºpinione, che
farf? in Roma di Fabio e Maßimo, ilguale non poteua
përfstéatre al pºpolo Komano , che fuſe vtile a quellº
, «2-3. **** K fw

< /
L 1 в кто
Republica procedere lentamente in quella guerra, e foffe
mere ſenza azzufferfi l'impeto de Annibale:perche quelpo
pologiudica44 questo partito vile, est non vi vedeua dentre
uella vtilità,che viera:ne Fabio hauena regioni bafanti
a dimoffrarla loro : & tantofono i popoli accecati in queſte
opintonigagliarde,che bencheilpepolo Rºmano haueffefat:
to quello errore,di dare auttorità al c_Maeſtro de caualle di
Fabio,dipoterfi astzuffare, anchora che Fabio non voleffe,
cớ che per tale auttorità il campo Romano fuffe per effere
rotto, fe Fabio con la ſua prudenza non vi rimediaua, non
gli baſtò questa eſperien (a,chefece dipoi conſolo Oarrone, ,
non per altri faoi meriti, che per hauer pertutte le piazze,
e tutti i luoghi publici di Roma promeſſo di romfere e An
nibale,qualunque voltaglienefaſſe dara auttorità. Di che
me nacquelazaffa, & rotta di Canne: G preſſo che la roui
na di Roma, io voglio addurre a queſto propofito auchora
vn’altro effempio Romano. Era fiato e Annibale in Italia
otto, o dieci anni,haueua ripieno d'occifone de Romani tut
fág queſta prouincia, quando venne in Senato M, Centenio

Penula,huomº viliſſimo:mondimeno haueka haunto qualche


grado nella militia. Et efferſe,che ſeglifidaus auttorità di
poterefare effercito di huomini volontarijin qualunque luo
go voleffe in Italia,ei darebbe loro in breußimo tempo pre
Jº, o mortº Annibale : « Al Senatoparuela domanda dica
#ui temeraria : nondimeno eipenfando, che sella fe glina
gaffe,e nelpopoloffuſe dipoifaputa lafiachiefta, 鳞 naas
ne naſceſſe qualche tumulto, innidia , có malgrado contre
all'ordine Senatorio, gliene conceſſºno, volendo piu tofte
mettere a pericolo tutti colorº, che lo ſeguitaſino, chefare
furgerenuous/degni nelpopºlo, fapendo quantofinie par
titofaffe per efferegrate, & quantofufe difficile il diffua
derlo, e Andò adunque coſtui con vna moltitudine inare
* · - - - dinats,
- Р к - 1. м. О * 66
dinata,cſ incompoſtaatreuare Annibale : c non gli fº
prawagionto all'incontro, che fu con tutti quelli, che lefe
guitauano,rotto, & morto. In Grecianella citta d’e-3 the
me non potè mai 7N acta, huomograuiſsimo, ტ- prudentif
fimo perfãader a quelpopolo, che non faße bene andare
adsfaltare la Sicilia, tal che prefa quella deliberatione
contra alla veglia de fani, ne ſeguì al tutto la ruins d'
e Athene. Scipione quando fufatto Confalo, cº che defi
aeraua la prouincia a'« Africa, promertendo al tutto la
ruina di Carthagine, a che non s'accordando il Senato per
la fentenza di Fabiº e Maßtmo, minacciò di proporla
nelpopolo, come quello che conoſceua benifismo, quantoff
mili deliberatteni piacciano a popoli. Potrebbefi a queffe
propoſito dare eſempi della moſtra città, come fa, quan
do meffer Hercole Bentiuegli, gouermadore delle genti
Figrentine, inſieme con ~Antonio Giacomini, poi cheheb
bonorotto Bartolomeo d'~Akiano a San Dincenti, anda
rono a campo di Piſa,la quale imprefa fu delibcrata dalpo
Polo infa le promefe gagliarde di meſſer Hercole, anchor
che molti faui cittaani la biafimaſeno. nondimeno nen:
vi hebbero rimedio, fpinti da quella vniuerſale volontà,
la quale era fondata in fu le promeſſe gagliarde del gouer
nadore . Dico adunque, come non è lapiu facile via a
farevna Republica, doue il popolo babbia auttorità, che
metrerlain impreſe gagliarde . Perche doue ilpopolo fia da
alcuno momēto,ſemprefieno accettare,ne viharà chifaràd:
altra opinione,alcuno rimedio. Ma/e di queſto naſcela ruina
della città,nenaffe anchora,et piufþeſſo la ruinaparticolare
de cittadini,chefonopropoſti aſimili impreſe:perche hauen
dofilpºpolo preſuppoſta la vittoria,come e viene la perdita,
nëne accuſanelafortuna,ne l'impotēka dichi hagonernate,
- К 2 - - Ø4
|

L і в к с |

• ma la triffitia, 3- l'ignoranKafaa,& quelle il piu delle volte


ºamnaKza,o impriggiona,o confina,come intervenne a in
fiatt. Capitani (arthaginefic; a molti • Arhenteſ. Negue
ua loro alcuna vittoria,the perl'adietre bлкеf; tro haunta:
perche rutta la preſente perdita cancella, come interuenne ad
• Antonio Giacomint noſtre, l quale non hauende efpugnata
Pifa come il popolofi hauena preſupposte, c egli promeſſo,
vesne in tanta diſgratia popolare,che non effante infinitefue.
buone operepastare,viſe piu per humanità di coloro, chene
haneliano auttorità, che per alcuna altra tagione,che melpe
polo lo difendeſſe. |- *

Quanta auttorità habbia yno huomo grandez


frenare vna moltitudine concitata. |

· · · Cap. L II i I. ****

-
-
- *

I L/econdo caſo notabile/ºpra iltestomel/stperioreeapitolº


allegate è, cheveruna coſa è tãto attaa frenarevna mol
titudine concitata, quanto è la riuerenKa di qualche huono
ane,& di auttorità, chefº lefaccia incontro, nefensta ca
grone dice Uirg.Tum pietate grauem, ac meritis fi
forte virum quem Confpexere, filent, arrećtiſque
Lauribus altant. Il cui fentimentº fii,che quando il vul
gofi vede inna K: alcun’huomo graue per bontà e. per meri
tiegli fi tace, ci attentamente l'affolta. Pertanto quelle,
che è prepoſto a vno effercito, o quello che fi truowa in una
città, oue naſcefetumulto debbe rappreſentarfin fu quella
con maggior gratia,e piu honoreuolmente chepue, mertena
defintorno le infºgne di quelgrado, che tiene, per farfpis
riuerendo. Era,pochi anni/ono,Firenze diuifain duefattie
ni, Frate/ches& Arrabbiate (che coff chiamauano) es:
@台湾台雳
Р в 1 м. о. 67
venendo alfarme,c} estendofºperatii Fratefghi, tra quali
era Pagolantonio Soderiniaſſai in queirẽpiriputato cittadi
no,G andädogli in quelli tumultitlpepolo armatoa caſa per
faccheggiarla, e Meßer Francestofuo fratelle all'hora Uef
coue di Volterra,et heggi (ardinale, fi trenaudà forte in ca
fa,ilqualefabito fentito u ramore.G. veduta la turba,meſo
fi i ptu honoreuoli paani indoffo, cº di ſºpra il roccherto epi
ſcopale,ffece incontro a quelli armat,có con la perſona, G.
con le parole li fermo. La qual cofafu per tutta la città per
moltigierni notata,& celebrata (onchiudo adunque, come
s'non è ilpiufermo, ne ulpiu neceſsario remedie afrenare v
na moltitudine concitata, che la preſenKa d'uno huomo, che
perpreſenzapaia, c. És reuerendo. Vedefi a dunque ( per
tornarealprealegatoteſto)con quanta estinatione la plebe
2Romana accettaua quel partito d'andare à Cleio, perchelo
giudicaua vtile,ne vi conoſceua fotto il danno che vi era, e
a some naſcendone afat tumulti,nefarebbeno natifcandalı,fe
si il Senatº con huomini graui, cº-pieni dirinerenKa non ha
ue/efrenato illorofur ØYØ. -

|)
讹 Quanto facilmente fi conduchino le cofe in quella
città, doue la moltitudine non è corrotta: & che
doue è equalità, non fi puo fare Prencipato : &
doueella non è,non fi puo fare Republica.
- -*.*

· Cap. Lr. ·

Nchara che di ſopra fi fa βιβαραίει · gik che


ATM fa da temere, ºſperare delle città corrette: nondi
mene non miparefuoridi propoſitº, cºnfiderare vna deli
heratiene del Senate circa il vote, che (anville hakeua
.- * s - K 3
* L і в к о
di dare la decima parte ad Apollo della preda de Ueienti,
Laqualpreda estendo venuta nellemani della Plebe Røme
na,nefene potendo altrimenti riueder contefece il Senato
vno editto,che ciaſcuno doueste rappreſentare al publico la
decima parte di quello ch'egli hauenapredato. Et ben che
taldeliberatione non haueffe luogo, hauendo dipoittSenatº
preſº altro modo, cºperaltra viajatisfatto ad º Apollinein
fotisfattione della Plèbe, nondimeno fivedeper tali delibe
rationi quanto quel Senato confidaſe nella bontà di quella,
cº come e giudicaua,che neſunofaffeper non rappreſentare
apunto tutto quello,che per taleedittº gli era commandaro.
Et dall'altra partefvede,come la Plebenon pensò di frau
dare in alcuna parte lo editto,con il dare meno, che non da
ueue, ma deliberarfida quello con il moſtrarne aperteindi
gnationi. Queſto eſempio con molti altri,che difºpraffone
addotti, moſtrane quanta bontà, c.quanta religioneff.
fin quelpopolo, G-quanto benefuße da ſperare dilui. ĉe
veramente doue non è queſta bontà,nonfi puoſperare nulla
di bene: come nonfipuo #5erare nelle prouincie, che inque
šři tempifveggono corrotte,come èľItalia/opra tutte tal
rre,cº-anchora la Francia,c-la Spagna di tale corruttione
ritengono parte: &fein quelleprouincie non fi vedetanti
difordini,quantina/cono in Italia ognidi, diriuanontantº
dalla bötà depopoli(laquale in buonaparte è mantara)quã
todall'heuerevno Re,chegli mấtiene vniti nöfolamëte per
la virtùfaa, maperl'ºrdine di queiregni,che ãchora nõfono
gueſti. Dedef bene nella prouincia della Magnaqueſta
bontà, c3- questa religione anchora in quei popok eftre
grande, laquale fa, che molte Republiche vinomo li
bere; c. in modo oferuano le loro leggi, che nefn
nº di fuori, ne di dentrº ardiffe occuparte.* che :
- - - -* - !6
Р R 1 м о» 68

fa vero,chein lororegni buonaparte diquella antica hen


tà,ione voglio dare vn effempio fimile a диеfo detto di fº
pra del Senato, cº della Plebe Romana. Vſano quelle Re
publiche,quãdo occorreloro biſogno,d'hauere afpēdere alcu
ma quãtità di danari per contopublice,che quei magiſtrati,
e configli, che ne hanno anttorità,ponghino a tutti gli ha
bitantsdella città vno per cento, e dua, di quello che cia
feuno ha divalente. Et fatta tale deliberatione fecondo
l'ordine della terra, fi rapreſenta ciaſcuno dinanKi a gli
effecutori di tale impoſta,&preſo prima ilgiuramento di pa
gare la conueniente ſomma, getta in vnacaffa, a cio depu
tara,quello, che fecondo la cofienza fuaglipare douer pa
gare. Del qualpagamento non è teſtimonio alcuno, fe non
quello che paga, Ondefi puo conietturare quanta bontà,
& quantareligioneſia anchora in quelli huomini. Et deb
befiſtimare che ciaſcun paghi lavera/omma: perche quan
doella non f pagaſſe, non gitterebbel'impoſitione quella
quantità, cheloro diſegnasfero fecondole antiche, chefuf
finovfitate riſcuoterf: & non gittando, fi conoſcerebbe la
fraude. c3-conoſcendofi, harebbon preſo altro modo, che
queſto. La quale bontà è tanto piu d'ammirare in qме
fi tempi quanto ella è piu rara, anzifi vede effere rimafia
fºla in quella prouincia. Îl che naffe da due coſe, l'vna
per non hauere haunti commerci grandi co vicini, perche
ne quellifono iti a caſa loro,neefsífono iti a cafa altrui,per
chefono ſtati contenti di quei beni, c3 viueredi qnei cibi,
„vefire di quelle lane, che da il paeſe. Onde è fata tolta
s via la cagione d'ogni conuerſatione, c; il principio dogni
corruttels - perche non hanno potuto pigliare i coğu
mi ne Francioff, ne Spagnuoli, ne Italiani, le qua
s li natieni tutte infiere Jºno la corruttela del mondo,
«: - К 4 L’al
L ї в кz o

L'altra cagionei,che quelle Republiche,douefèmantenute


il viuerepublico, & incorrotte,non/ºpportano, che alcuno
loro cittadino ne fia,ne viua ad vſo di gentilhuomo, anzi
mantengonofra loro vna pari equalita G a quei fignºri,
có gentilhuomini, chefono in quella prouincia,fono inimi
cißtmi. Et ſeper cafo alcuniperuengono loro nelle mani,co
me Prencipi di corruttela, cớ cagioni di ogni fandalo,
gli ammazzano. Et per chiarire queſto nome digentil'huo
mini quale effa, dico, che gentilhaomini fone chiamati
quelli che ocioſ visono dell'entrate delleloro poſſeſsioni ab5
dantemente fenKa hauere alcuna cura o di coltuare, e di
alcana altra neceſsariafatica a viuere. Queſti tali fene
dannof in ºgni Republica cổ in egni prouincia : ma pin
dannofifano quelli, che oltre elle predette fortune, com
mandano a caſtella,est hannofadditi,che vbidifcono a loro,
Diqueffe due forti d'huomini nefono pieni il Regnº di Na
poli,terra di Roma, la Romagna,cf. la Lombardia . Di
qui naſce,che in quelle prouincie non i mai fiata alcune
Republicane alcuno viuere politico: perche tali generationi
d'huominifono altatto nemici d'ogni ciuilità. Ét a volerein
prouinciefatte in fmil modo introdurre una Republica,
nonfarebbe peſsibile,ma volerleriordinare,fe alcune nefaf:
fearbitro,non harebbe altra via, che farui.vn Regno. La
regione è queſta, che doue é tantola materia corrotte,chele
legginon baſtano afrenarla,vibiſºgna ordinare inſieme con
quelle maggiorforza,laquale è vna mano Kegia, che con ls
pºtenKa aſſoluta ecceſſuapongafreno alla ecceſsina ambi
tione, & corruttela depotenti. Derificațiqueſta ragio
we con l'effempio di Tofana. dauefi vede in pacº patio di
terrenaftatelongamente tre Republiche, FirenŘe, Siena,
g. Lucca, &ľaltre città di quellaprouincia eſſere in mºdº
-- * . |- ferse,
Р К 1 м о. бр
frue,checonstanime,g-cºnfordinefvedegeheellemäten
geno,o che elle vorrebbono mantenere la lor libertà.Tutto è
wate,pernã effere in quella prouincia alcunfignore di caffel
la, & nºfano, o pochfimi, gentilhuomini, ma eſſeruitan
ta equalità, chefacilmente davne huomo prudente, ci che
deile antiche ciuilitá hauefje cognitione, vifi introdurrebbe
vn vixerciuile. Ma l'infortunio ſuo è fato tanto gran
de,che infinoa queſti tempınõhafortito alcuno huomo,che
- l'habbiapotuto, oſaputofare. Trafiadumque di queſtº
difforfo queſta conchiuſione, che colus che vuolefare, do
uefºno affai gentil'huomini, vna Republica, non la pue
fare, fe prima nonfþegne tutti: c; che colui, che done è
affai qualità, vuole fære vno regno o vno Prencipate,
non lopotrà mai fare,fenontrahe di quella equalità molti
d'anime ambitioſo, c; inquiete, có quelli fa gentiľhao
mini infatto, cơ hon in nome, donandoloro caſtella, &
poſſeſsioni, ci dandoloro fauore di fafanxa, cº d'bus-,
mini, acciò che poſto in meŘKº di loro, mediante quelli,
mantengalafuapotenza, G est, mediantequello, la lorº
ambitione, est.gli altrifiano coffretti a fopportare quel gio
gº, che laforxa, cº non altro mai puo far fopportare lo
ro. Et effendo per queſta viaproportione da chi forza,
a chi è forzato,ffannofermigli huominiciaſenno nell'or
aine loro. Et percheilfaredºvna prouincia atta ad effer
regnovna Republica c3 d'onaatta adeffer Republica far
as vn regne, è materia davn’huomo, che per ceruello, cá
per auttoritàfíarare; fonofatimolti, che l'hanno volutº
fare, & pochi, che l'habbiane faputo condurre: perche le
grandezze della coſa parte sbigorriffe gli huomini, parte
in modogli impediffe, che neprimiprincipijmancano.{re
desche a questamia opinione; che done/onºgentifhuomini,
* * |- 雳0歳

}
---- L і в к о
non fipeſaordinare Republica parra contraria la eſperien
Kadella Republica Dinitiana,nella quale non vfano hane
re alcunegrado,fenon coloro, chefºnogentifhuomini. e4f
che fi risponde,come queſto eſempionon cife alcuna ºppie
gnatione,percheigētilhuomini in quella Republ C4Jonºpis
in nome, cheinfatto; percheeßi non hanno grandi entra
te di poſſeſsioni, effendo le loro ricchez Kegrandi fondate in
fu la mercantia, G- coſe mobili, cớ di piu nefuno di loro
tienecaſtella, o ha alcuna iuri/dittiene fepra gli huomini:
ma quelnome digentil'huomo in loro è nome di dignità, c*
diriputatione, fenKa efferefondatofºpra alcuna di quelle
sofe, chefe, che nell'altre cittàfichiamano igentil'huomi
ni, Et come l'altre Republiche hanno tutte le loro diuifo
nefotte varij nomi, cef Oinegiafi diuide in gentilhuomi
ni, cº pºpolari,cº vogliono, che quelli habbiano, oueropoſ
fino hauere tuttigli honori, quelli altrinefieno altutto ef
clufi. ?l chenonfa diſordine in quella terra, per le ra
gioni altravolta dette. , (onſtituiſca adunque vna Re
publica colui, doue è, o èfattavnagrande equalità: c all'
incontro ordini vn Prencipe, doue è grande inequalità,
altrimenti farà coſa fenKa proportione có poco dura-
f/?s : *** 3

Innanzi che ſeguino igrandi accidenti in vna cit


tà, din vna prouincia, vengono ſegni, che gli
pronoſticano, o huomini, che gli predicano.
- Cap. LVI. . . . . . . . . .
Ndee finaſcaiononfo,mafvede pergli antichi, *
O pergli moderni effempi,che mainen venne alcunegre
wracciditein vna città,º in vnaprouincia, che nõfa fatº
|- * * 0
**, … -
*p = * м о. - 7o

e da indouini,ºdereuelationi,o da predigij, o d'altri fºgºại


celeſtipredetto. Et pernon midiſĉeftare da cafanel prouare
queſto, faciaſcuno quanto da frate Girolamo Sauonarole
fuſe predetta innan Kila venuta del Re (arlo pri 1 r. ai
Francia in ftalia,est come oltra di queſtoper tutta Toſca
"|
maf diffe,efferfentite inaria,ơ vedutegenti d'armifopra
}

|
e ArezKo,che fazzuffauano insieme.Sa ciaſcuno oltra di
queffo,come awanti la morte di LorenKº de Medics vec
|
chio fu percofoil Duomo nellafaa pia alta parte con vna
: faetta celeſte,con rouinagrandiſima di quello edificio. Sa

ciaſcunoanchora come poco innan Ki, che Piero Soderini,
*
quale era statofatto (ºnfalonieri a vita dalpopolo Fiorenti
| no fufe cacciato,c-prino delfilogrado fuilpalaKKømede
:
|
fimamente da vnfulgorepercoſo. Potrebbefoltra diquefo
* addurrepiuefempi, quali perfuggireiltedio,laſcerò, Nar
# * reròfoloquello,che Titº Liuiodice innanKi alla venutade
f{
Francioſi in Roma,cioè,comevno Marco (editio Plebeeri
}
! ferì al Senato,hauere vdito di mezKanotte paſſando per la
*/
vist nuoua,vna vocemaggiore,che humana,laqualeľamme
niua,che rifer fea i magistrati,come i Franciofi veniuane
|-
a Roma. La cagione di questo credofia d'effere diſcorſa, cº
interpretata da huomo,che habbianotitia delle cofenatura
li,ei ſopranaturali,ilche non habbiamo moi. Purepotrebbe
ό effere,ch'eſſendo questo aere,come vuole alcuno Philoſºpho,
# pieno d'intelligenze,lequaliper naturale virtù preuedende
|
le coſefuture.g. hauendo compaſione agli huomini,acciòf
postinopreparareale diffe, gli auuertifconoconfiwilifºgni,
Pure comunquefifia fivede cofießere laverità,ơ-chefens
h predopòtali accidentifºpranengono cofe effraordinarie, g
|

; nuousaleprouincie. . . -- - . , . . -:.-
* * * ** ** ** *** ‫و هم‬

- La
L r s = o- -

La plebe infieme è gagliarda, & da perfe è debo:


le. Cap. LVII. ‫هﻭ مة‬

2 Rano molti Romani(eßendoſeguita per la pagata de


Franciofilarouina della lor patria ) andati ad habita
re a Ueio,contra alla costitutione cớ ordine del Senato, il
quale perrimediare a queſto difordine,commandò per i fupi
editti publici,checiaſcunofra certo tempº,g/otto certepe
|
|
metornaffead habitare a Roma. De quali editti da prima
per coloro,contra a chie'ventu ino , ſi fu fatto beffe,dipei,
quando fi appreſſoiltempº dello vbidire , tutti vbıdırono.
Er Tito Liuio dice questep trole. Ex ferocibus vniuer-
fis,finguli metu ſuo obedientes fuere cioè.Diferoci,
che tutti erano,ciaſcuno per tema del caffigº particolare,
diuenne vbidiente. Et veramente non fipuo mostrare me
gliola natura d'una moltitudine in questa parte, chef di-.
moſtriin quefo teſto perchela moltitudine è audace nel par
lare molte volte contra alle deliberationi del loro Prencipe.
Dipoicome veggono la pena in vifº,nonfifidandº l'vno dell’
altro,corrono advbidire,talchef vede certo,che di quelche
fidicavnopopolo circa la mala,º buona diſpoſitiovfaa fi deb
betenere congran conte quando tu fa ordinato in modo da
paterlomantenere, 'egli è ben diſpoſto, oſe egliè maldiſposto,
da poter prouedereche non t'ºffenda. Qyeſto s’intende per
quellemale diſpoſitioni,che hannº i popoli, mate da qualun
que altra cagions,che ºper hauere perdutola libertà o illore
Prencipefate amato da lorº,6 che anchorafa viue. per
che le male dispoſitioni,che naſcono da queſte cagioni,fºno
fºpra ogni coſaformidabılı,3 hanno biſºgno di grandi ri
medjaftenarls,,
quando enemhabbiaL'altre fue indiffeſtiºni
capiacbir fene facili,
fuggire : perche :
ci è
*.
- ---- C0|43
Р к 1 м о. ‫ל‬z
efa dalſvn canto pinformidabile , che vna multitudine
ferolta,est fenŘa capo.c3 dall'altra parte non ècoſa piu debo
le; perche quantunque ella habbia l'armi in mano,fia facile
ridurla, par che tu habbiaridotto da peterefuggire il prime
impete* : perche quandogli animfonovn poco raffredda
tı, G- che ciaſcuno vede d'hauerfi a tornare a cafafua comin
cano a dubitare di loro medeſimi , c penfare alla falute
loro o confuggirfi,o con l'accordarf. Peròvna moltitudi
ne concitata,volendofuggire queſti ptricoli, ha ſubitº afa
retra ſe medefima vn capo,che la corregga,renghila vnita,
e penfalla ſua difeſa,comefece la plebe Romana, quandº
dopo la morte di Dirginta fipartì da Roma, & per faluar
fifecono tra loro xx. Tribuni:cº non facendo queſto, in
teruiene lorofempre quelche dice Tito Liuio nelle fºpra
/critte parole,che tutti infiemefonogagliardi:ơ quando ci
affuno pºi comincia apenfare alproprio pericolo,diuenta vi
le,ci debale, |

La moltitudine è piu fauia & piu coſtante, che vn


. Prencipe. Cap. LVIII.
N Effuna coſa effere piu vana,cº-piu încoffante, che le
N moltitudine,cof, Tito Liuio noſtro,come tuttigli altri
Hiſtorici affermano : perche ſpeſſo occorre nel marrare le
attioni degli huomini,vedere la moltitudine hauere con
dannato alcuno a morte,cs quelmedeſimo dipoipianto, cº
Jommamente desiderato: come si vede hauere fattº il po
polo Romano di e Mallio Capitºline , il quale hauende
sondennato a morte,/ommamente dipoilo defideraua. Er le
Parale dell'auttore ſono queste. Populum breui, póstea
quàm ab eo periculum nullum erat,defideriữ པ། ཡབ་
: : L 1 в к 6 -

tenuit. Goè, Đindia pocoilpopolo poiche con la mortedt


lui,vide cestato ilpericolo,defiderì ch'egli viuefie. Et altro
ue,quando mostragli accidenti, che nacquero un Sıracafa
dopo la morted Girolamo nipote di Hierone,dice. Hæcna
tura multitudinis eſt,aut humiliter feruit,autifuper
bè dominatur.Cioè,tale è la natura del popolo, che è oue
rohumileinferuire,ofaperba ia fignoreggiare. Io-non fº
fe io miprenderà vnaprouincia dura, & piena di tanta di
ficultà,chemiconuenga o abbandonarla convergogna ofe
guirlacon carico,volendo difendervna coſa,la quale (come
hodetto)da tuttighfrittori è accuſata.e. Ma comunquefi
fia,ionon giudico,negiudicherò maießere difetto,difendere
alcune opinioni con leragioni,fenRa voleruivfare º l'aut
torità,e la forKa. Dicoadunque,come di queldifetto,di che
accuſano gli/crittorila multitudine,ſe ne poſsono ascufare
tutti gli huomini particolarmente,cº maſimamente i Pren
cipi:perche ciaſcunosche non fia regolato delle leggi farebbe
quellt medefinierrori,chela moltitudineſcioltà,Ět quefofi
puo conoſcere facilmente perche de cattiut/ono, et fono stati
affaiPrecipiet de buonyet defaui nefono ſtati pocht.fo dico
de Prencipi; che hanno potutoromperequel freno,che egłe
puocorreggere,tra i qualinonfono quells Reche naſceuame
in Egitto quando in quellaantichiſma antichità fi gouer
naua quella prouincta con le leggi,ne quelli,che naſceuano in
Sparta,ne quelli,che anoſtritempi naſcono in Franca, il
quale Regno è moderatopiu dalle leggi,che alcun'altro Reg
mo,di che ne noſtritempifhabbia notitia. Et queſts Re,che
staffono (otto talicostitutioni, non fono da mettere in quel
numero, dondefi habbia a confiderare la natura di ciaſcuno
buohe perfe, es vedere fe egli è fimile alla moltitus
કેઃ । . । . । . । . । . । . : * dine: 3
、S・
Р и і м е. 72
dine:perche arincontro lorofidebbe porrevna moltitudine
medeſimamente regalata dalleleggi, eomefono eſsi, cố f
truous in lei effere quella medefima bontá,che not veggiamo
eſſere in quelli:ø vedraſsiquella neſuperbamente domina
re, ne humilmente feruire, come era il popolo Romano, il
quale,mentre durò la Republica incorrotta, non frui
mai humilmente,ne mai dominòfaperbamente , anzi" com:
glifaoi ordini, eż magiſtrati tenne il grado fuo honorewol
mente. cơ quando era neceſario inſurgere contra ad vne
potente,lofaceua come fi vede in Mallip, ne i Dieci, cởin
altri,che cercarno opprimerla. Et quando era neceſſario
wbidire a Dittatori, có a Confoliper la falute publica, lo
faceua: cyfeilpopolo Romano deſideraua Mallio Capits
lino morto,non è marauiglia:perche e defideraus le fue virtà,
le quals erano state tali, che la memoria di eſe recaua come
paſſionea ciaſcuno,cớ harebbono hauuto forxa di fare quel
medeſimo effetto in vno Prencipe: perche è ſentenKa ai tut
tigli/crittori,come la virtùfi lauda, e fiammira anchora
neinemici faoi. Erfe Afallofra tanto deſiderio fuſe rifa
Acitato,ilpopolo di Roma harebbe dato dilutilmedeſimo giu
dicio come eifece,tratto ehe lo hebbe di prigione,che poco di
psilo condannò a morte, non ofante chef uegga de Prēcipi
tenutifaui, e quali banno fatto merire qualche perſona,
G# poi femmamente defideratala , come Alefan -
dro Clito, ej altri ſuoi amici , G- Herode « Mari
anne. . « Ma quello che l'hiſtorico noſtro dice della
natura della moltitudine, non dice di quella ch’è regolats
dalle leggi,come era la Romana,ma dellafciolta , come era
le Siracuſana , laquale fece quelli errori , chefanno gli
huomini infuriati,&#fciolti, come fece z Ale/Gandro Me
gnºsc Herodene cafi detti, Perbavni piu d'incolpere la
- - - - -- - - * Raftſ
* - L I вк о
natura dellamostitudine,shede Preneipi: per che tutti e
qualmenteerrano,quãdo tuttifenzeriſpettopofono errare.
Diche oltre aquello,che he detto, cifono affas effen-pi, est
tragli #mperadori Romani,e tragli altri tiranni, cf. Pr#
cipi,douefi vede tamta incestanza, eſ tanta veriatione
di vita, quanta mai fi trouaffe in alcuna moltitudine,
(onthindo adunque, oltre alla commune opinione, laqua
le dice come i popoli quandofono Prencipi,fono varij, mu
tabili, ingratiraffermando che in loro non fono altrimenti
queſti peccati, cheffano ne Prencipiparticolari. Et accu
Jando alcuno ipopoli est i Prencipi infieme, potrebbe direil
vero: ma trahendene i Prencipi, s'enganna: perchevn fo
polo, che commanda, e fia bene ordinato, farà stabile,
prudente, c; grato, non altrimenti, chevn Prencipe, º
meglio chevn Prencipe, etiandio stinato fauio. Et dall'
altraparte, vn Prencipeſciolto da leggefarà ingrato, vario,
లు imprudente » pils che vno popolo, e che la variatione
delprocedere loronaſce non dallanatura diuerſa (perche in
tutti è ad vn modo,est-/e vi è vantaggio di bene,ềnelpopolo)
ma dell'hauere piu,omenoriſpetto alle leggi,dentre alle qua
li l'uno, & l'altra viue. Et chi confidera ilpopolo Romanes
lo vedrà effere fato per quattrocento anni nemico del nome
Regio,c amatore delagloria,& del bene commune della
faapatria.vedrà tanti ejempi vfati da lui,che teſtimonia
nervna co/a,ơ l'altra. Et fe alcunomi allegaſe l'ingra
titudine,che egli vso contra a Scipione riſpondo quello, che
di/opra lungamentefid forfe in questa materia , done f3
moſtrò ipopoli effere meno ingrati de Frencipie Maqnan
roalla prudenza,c allaffabilità dice,come vn popole è pius
prudente,piu ſtabile,et di migliorgiudicio,che vn Frencipe
Etnon fenz« cagio# s'aſſomiglia la voce d'vn pepeles
. ' -- - - - -- quellº
Р в 1 м о, 73
quelle di Dio: perchef vede vna opinione vniuerſale fare
efetti marauiglofi nepronoſtichi faoi, talchepare,che per
ecrulta virtù :: ilfnomale, cº-ilſno bene. Quana
to al giudicare le coſe,fi vede rariffime volte, quando gli
ade due concionanti, che tendine in diuerſeparti, quando sº
fono diequals virtà, chenumpiglia la opinione migliore, &
che nonfia capace diquella verità,che egliode. Efe melle
cofegagliarde, º che paionº vtili (come di ſºpra fi dice)egli
erra, molte vºlte erra anchora vn Prencipe nelle fue pro«.
priepaſſioni, le qualifºno molte piu,che quelle de popoli. De
defianchºra mellefue elettioniai LÝMagiſtratifare di lungs
migliore elettione, chevne Prencipe. Ne maiſiperſua
derà ad vnapopolo,chefia bene, tirare alla dignità vno huồ
mo infame, ci di corrotti coffumi, il chefacilmente,est per
mille viefperſuadeadvn Prencipe. Dedeſivn popolo co
minciare adhauere in herrore vna coſa,est moltifecolifare
in quella opinione,alche non fi vede in vn Prencipe. Et dell'
vna,e dell'altra di queſtedue coſe, voglio mi baffi per teffi
monio il pºpolo Romano,il quale intanticentinaia di anni,in
tante eleitioni di (on/oli,& di Tribuni non fece quattro e
lettioni, di che quellof *!! a pentire. Et hebbe(come hê
dette)tanto in odio il nome Regio,che nefano obligo d'alcunº
fãs cittadino,che tentaſſequelnome potèfarglífaggirele de
bite pene. Dedef oltra di queſto le città, dove i popoli
finº Prencipi fare in breuiſſimº temps augumenti ecriffi
asi, egº molto maggiori, che quelle, che fempre fanº fate
fåete un Prencipe comefece Rºma depà la cacciatade : Ke,
c. Athene dupoi che ella filibera da Piſistrato, ilchenw:
puenaſcere da altrº, fenon chefºnamiglierigeuerni quelli
de pºpoli,che quelli de Frencipi. Ne voglio che s'oppognas
4neffa miaopinione tuttº quello che l'Hiſtoriconoſtrº medi
és elprealegatºteſtsetin qualiqueakrepercheffießere
$ ***e Is réfshiis
*: ºs L I в к6 °
reranno tutti i difºrdini de iruttiidfºrdini de Prenei:
pi,tutte leglorie de popol,: uelle de Prencipi, fivedrà
ilpºpolo di bontà,3-digloria #:: lungafsperiore: Ee
fes Prencipifono ſuperiori s pºpolºnell'ordinare leggi, for
mare vite ciuili,ordinarefaturie ordinimuoni, popolifís
no tantofaperiori nel mantenere le cof ordinate, che effag-
giungonofenza dubbio allagloria dicoloro, chefordinans.
Et infomma,per epilegare questa materia,dico,come hanne
durato affaiglifati de Prencipi,hanno durar» affasglifati
delle Rep.g-luno, cº l'altro ha bauute biſºgno d'effererega
lato dalle leggi;perche un Prerripe,che pusfare ciò chevus
le,èpazzo;wn popolo,che puòfare ciò che vuole, non è fauis.
Se adunquefragionerà d'un Prencipe obligate alleleggi, ở
d'un popolo incarenato daquelle,fwearà piu virtù nelpope
lo,che nel Prencipe : fefi ragionerà dellano, es dell'altre
feiolte,fivedrà meno errorinetpopalo, chemel Prencipe,eſ
quelli minori,et haranno maggioririmedijsperrheadam pa
polo licentioſº,e tumultuarioglipuò davn huomo buone èf
fer parlate,est facilmente puo effere ridotto mella via buona.
• Advn Prencipe cattine non è alcune chº poſſa parlare; ne
vi è altrorimedio,che ilferro. Da chefi puofar contettste
dell'importanza della maitia dell'uno,est dell'altre: chefs
curare la malitia del pºpolo baſtano le parvlees a quella det
Prencipebiſºgnaitferro,menfaràwai alcune cheangiudi
chi, che, doue biſºgna maggiºr cura fiano maggiorierre
ri. Quando vn popole è benefcielte, nºnfitemonele paz
zie che questofa,nefî hapaura delmalpreſente,ma di questo
ehe nepronasterespºtřdenestere tra rấtecifiſionevnitrawe
no. Ma neprencipi fristi interuiene il contrario, cheftewe
ilmal preſente, e nelfuturo.fi/pera,perfãadendefri bas
wiwi, che la fas cattiua vita pofafar fargere vnalisteraì.
Si chevedete la differen Radelfunn, ødelfahre, lequale d
* * quante
Р и і м с. : 74
qnante dalle refº, chefºno,a quelle, che hanno adeffre. Le
crudelitats della moltstudinefºno contra a chi ei temano,
che ºccupiti bene commune. Quelle di vn Prensipefono
cºntra a chi ei temano, che occupiil bene proprio. e Ma
Pepintone contra a ipopolinafce, perche de popoliciafune.
dice malefenza panra, est liberamente, anchora mentre
eheregnanº. De Prentipifiparla/empre con mille paure,ejº
milları fetti. Nemiparefuor dipropoſto (poiche queſte
materiareivi tira)diſputare nelfeguente capitolo, di quali
sonfederationi altrifipoſa pufidare,º di quellefatte cövna
Rfpublica, o di quellefatte cenavn Prencipe. . ..
Þiquale confederatione, o lega altri fi può piufi
- di quella fatta con vn 醬 ម៉្លេះ o di
quellafatta convn Prencipe, Cap. LIX.
TO Erche ciaſenno dioccorre, che l'uno Prencipe con l'al
Tetrº, e l'una Rep.com faltrafanne lega, est amicitta in
fewe; &anchora fimilmentefcontrahe confederationesgº
accordo travna Republica est vno Prencipe, mi pare d'effaa
f| * minare,qual fºds èpiu fabile, G di qualefi debba tenere
* pia cºmte, o di quella d'una Républica, o di quella d'une
* Prehripe, Io effaminando tutto,credo che in molti fafifiano
fimili, est inakani vifiequalchediformità. Credo per tan
- to,che gliaccordi fattiperforza,nanti farãnone da un Prēs
cipe, nedavna Répub offernati.(redo,chequando la paura
- dello fatevenga,lume, c; l'altrepernon loperdere tirompe
ràla fedeje riverà ingratitudine. Demetriº,quelchefe
sekiamatoeſpagnatºre delle cittadijhaneuafatto egli Athee
seriestinfiniti beneficij.occorſe dipai, che effendo retto da ſuoi
– aenici, ci rifuggendoſi in Athene, come in città ami
| sa, G-a lui obligata, non furiceunto da quella. Il che
= gwaelst agai fiu, chenen hautua fatteleperdita delle
*** ե * - - gentis
- L 1 » R3 "
genti, est dell'eſercito fuo. Pompeorotto chefs da Ceſarein
Teffaglia,fi rifuggì in Egitto a Ptolomeo, ilquale eraper
is adietro da lui ſtatorimeſomelregno, gfu da lui morto.
Lequali cofefi vede che hebbero le medeſime cagioni: non
dimenafupiu humanità vfata, c. meno ingiuria dalla Rfs
publica, che dal Prencipe. Doue è per tantola paura,fitro
uerrà infatto la medeſimafede, Étfefitreuerràovna Re
publica,ºvno Prencipe,che per offeruartilafede, aſpetti di
roinare, puo naſcere queſto anchora da ſimile cagione. Et
quanto al Prencipe, puo molto bene occurrere, che egßfia
amico d'uso Prencipe potente, chefe bene non ha occafore
allhora di dfenderlo, et puofperare, che coltempo e loreſti
tuista nel principatofão, oueramente, che hauendolofeguito,
come partigiano, ei non creda trouare nefede,ne accordi con
ilmemico di quello. Di queſtafºrtefºno fiatiquelli Preneipi
del Keame di Napoli, che hannofeguiteleparti Franciere:
Et quanto alle Kepub.fu di queſtafºrte Sagunto in Iſpagna,
cheaſpettò la roina perfeguire le parte Rºmane; &-ds que
fia Firen Keperſeguire nel M.D.XII. leparti Francioſe.
Et credo, computato ogniçoſa, che in questi cafi, dese è il
pericolo vrgente,fitrauerà qualche ſtabilitàpiunele Repu,
che ne Prencipt:perchefe bene le Repub. haueffino quelme
defimo animo, e quella medefima voglia,chevne Précipe,
lo hauere ilmoto loro tardo,fara, che elle faranefºmpre piu
ariſoluerfi,cheilPrencipe,est per queſto farannºpiu a ră.
pere lafede di :e :º್ಲಿ ::::: : per I#
queſto le Republichefono dilungapia offeruanti degli ac
2 Trencipi. Et # addurreகீ
deue vnº minimº vrite hafaite rompere la fede ad vnº
Prencipe, e-doue vna grande vtilità non ha fatte
rempere la fede ad vna Républica : come fequel par
vite, ehe propoſé Temiſfecle * gli avſthëniefs ‫جميﺍه‬ -

T«.* -*
S * - :.
- - -

- Р в 1 м о. : v. 75

li nella concione diffe, che hauena vrd configlio da


fare alla loropatria grandevtilità, ma non le potena dire,
pernon lo ſcoprire,perche/ceprendolo, fi toglieua la occafio« :
ne delfarlo. Onde ilpopelo di «4thene, elefe e Ariſtide,
alqualefi communicaſſe la το/4, C# ſecondo dipoiche.pareffe
alui fenedeliberaffe, alquale Timfocle moſtrò come lar
mata ditutta Grecia,anchora chefefefetto lafede loro,
era in lato che facilmente fipoteua guadagnare, a diſtrig
gere.Ilchefaceuagli Athenieß al tutto arbitri di quella
prouincia. Onde Ariffide riferì apopolo ilpartitº di Timi
Jiocle effere vtilíſimo, ma diſhoneffiſsimo. Per laqualceļa
il Papalo altutto lo ricusò,ilche non harebbe fºrto Filippº
Macedone,cºgli altri Frencipi,che piu vtile hanno cerco,
est pinguadagnato con ilrømpere la fede, che can veruno
altre modo. Quanto 4 rompere i patti perqualche cagione
d'inefferuanza di queſtoiesion parlo,come as caſa ºrdinaria.
wastado di quelli,chefrempono per cagionistraordinarie.
2Beueio credaper le coſe dette che il Pepslºfaccia minorier.
# rºrische il Frencipe, & perquefief poſjefdarpiu di lui,
| chr del Prencipeà sà. A seo are arts &. was 's : *
Come il conſolato; & qualunque altro magistrato
e : " ", in Roma fi dauả ſenza riſpetto di età:
" - * ** ‫*****فیضیط‬ ---- - - * |

* * ** * * * * * Сар. LX. *** * . . . . .


|

E Si wede per l'ordine della :: come la Republice


Romanapoi chel Conſolatovºhnenelle Plebe,conceſ
fe quello afaoioittadini ſenza riſpetto dietà,º áfangue,an
chora che ilriſpettº della età mainan fuſe in Rºma, ma
femprefiando a trouare la virtù,ºin giouane, º in vecchio
eheellafaffe. Ilchef vede persiteſtimonio di Valerto Cor
sino,chefufatto (on/olonelli XXIII. anni. e3 Oalerie
dettº, parlando ai/aoifoldati,diffe come il Conſolato, erat
*e L 3 præmium
І. І в к о -

æmium virtutis,non fanguinis. La':"co/Α/2β,


ene confiderata,onò farebbe da diſputare affair& quants.
alfangue fu conceſſo queſto per neceſsità, cơ quella neceſsi
tà,chefu in Roma farebbe in ogni città,che voleſje fare gli
etti,chefece in Roma,come altra voltaf, è detto; percbe
e non fi pao darea gli huomini difagioſenza premio, ve fi
puo torre la ſperanza di confeguireilpremio fenza pericolo.
Et però a buona hora conuenno che la Plebe hauefje ſperã
za di hauere Conſºlatº, est di queſtaſperanza nutrìvntens
poſenza hauerlo, di poi non baſtò la ſperanza,chee'conuen-,
ne chefi veniſſe allo effetto : ma la citta, che non adope
ralafua Plebe adalcuna cof glorioſa, la puº trattare afue
modo, come altrouef diſputò; e Ma quella,che vhok fa
requellº chefece Roma ha a fare questa diſtintione. Et
|
dato che cofifia, quella deltemps non ha replica ; ansi à
neceſaria, perche nello eleggerevnº giouanein vne grade;
che habbia biſogno di vnaprudenza di vecebis, coeuiene:
(hauendoueſsadeleggere la moltitudine) ches qual gradº
isfacciaperuenire qualshefaa nobilfinaatione Erquenºs
dovnogiouane è di tanta virtù che fi fa futo in quakhº
cofanorabileconoſcere, farebbe coſa dannofiſſima,che la cir:
tà nonfºne poteſë valere alhora, é che ella baneſsad
aspettare,cheffe inuecchiato con lui quel vigeredelſ -
animo, e quellsprontezza, della quale in quella. **
età la patriaf teua valere:comefival (*
*- - - #{} Mocaruins, discipi-west, *
* ºne,e de che
Pºmpee, e di mºlti : .3-:
altri, trionfarono gis- * - ‫ﺑﻭد‬. , , ** **
-

* . ::--:- senſimi, ** *** ***********


*: ; * **- - , (...) a * *****.
• ** ; * v . ' ** 「ſ *、*、* 、、、、\ s*************‫نیا‬.
. . . . . . :് :, :-്: శ±.
** * : 76
D E L L I D IS C O R S I D I
|- * N I C O LO MACH I AVELLI,
- 31 -۹ ‫خ‬:
---- - cittadino, & ſecretario Fiorentino,ſopra
***** * * * láptima pecadı Tito Luo. *** 3.,,
****** - * - 4 , , e Libro fecondo. - . . ' - ..
***** ---- · · · . . .. . . .
****** , , Р к в г. Ат і о к н. |
е.
- ** ** · · · · ·· ·· · *
) Av pa N o sempregli huºmini(na
: non fºmpre regioneuolimente) gli anti
chitempi, cé glipreſentiaccifano:ef in
a modofone delle coſe pafate partigiani,
Ķy che non/olamente celebrano quelſstadt,
Śzz=5 EX che da loro fono ftate per la memoria,
soe ne hanno laſciatağliferittori, conoſciute, ma quelle an
. chora, che ( effendogia vecchi)fi ricordano nella loro gio
manezza hauere vedute. Et quando questa loro opinione
fafalfa (come ilpin delle volte è) mipafuado varie effere.
le cagioni, che aquesto inganno gli conducono. Et la prima
eredafa,che delle cofeantiche non s'intendaaltutto la vea
rità,é che di quells ilpiu delle voluefnafödanº quelle ce-,
feyche recherebbons aquellitempiinfamia, cº quelle altre
che foffone partorire loro gloriafi rendino magnifiche, G-st
Pliſſime però cheilpià degli ſcrittori in modº alla fºrtuna
devinciteri vbudiſcona,ché perfare le lorovittorie glorioſe,
non folamente accreſcone quello, che da loro è virtuoſamēts
ºperatoma ãchora le attionide nemiciin mode illuſtrano,
che qualũquenaße *ргіія знаiитанға дејиг ҝәліней,
mella vittorioſa, o nella vinta, baragione dimeramigliarfidi
quelli huomini,& diquellitếpic èforzatofnamente lau
darlie-amarli.Oltradiquesta adădegli huesinileceſes
Fertimore,ºper innidia,vigonoadeffereffente duepatữiſi
. -* L -4 me cagiºni
L I R R o
fagionidekodio nelle coſe pafatenan patendo quelle effen,
d്,ഠ് non gli dando cagione d'inuidiarle. Maalcºntraria
interwiene ai quelle coſe,chef vaneggiano.g-veggeno, le
qhaliperlaintera cognitione d’effe, non ti effendo in alcuna
Partenaſcoffe, & conostendo in quelle inſieme con il bene
mºlte altre coſe,cheti disfiaccianofelforzato giudicarle al
kantiche molto inferiorianchoru che in verità le preſenti
molto piu di quelle di gloria, es difamameritafero, ragio
nxndonon delle coſepertinenti alle arti, lequali hanno tanta
chiarezza infº.che s tempipofano terre,o dar loropocopiu
gloria, che per loro medeſimefimeritino, ma parlando di
quelle pertinenti alla vita, é costumide gli huomisi, delle
qualinan/ºne weggonofichiari teſtimoni : replicoper tan
to effere vera quella cöfaetudine dellaudare, et biafmare la
fpra/critta, manan effere gia ſempre verº, che fi erri nel
farlo:perche qualche volta è neceſſario, che giudichinala ve
rità: perche effendo le coſe humaneſempre in mote, e elle
falgono, º ellefĉendono.Ɛt vedeſivna città,ovna prouincia
്. ardinataalviuerepolitico da qualche huenso eccellen
te; C# va tempaper la virtù di quelle ordinatºre andare
Jampre in augumentº verſo il meglio. (hi nefee all
harain talefisto,ơ ei laurápiuglsantichitempi,che i ma
derni,singanna. Et à cauſatodfua inganno da quelle coſe,
che diſapraffona dette, e Ma coloro,che naſcono dipòi in
quella città, oprouincia, di cui è venuto iltempo, che ella
fºende verſalapartepiure« allhora nős’ingänane. Et pen
fundoiacame queste cofºprocedino, giudica ilmandº feme
pre estrefiata advw medeſima modº, & in quelle effere
fiato tanta dibuana quanta di trista, ma variare questa tri-,
#e,có questo buono diprouincia in prouincia, conseff vede
perquellºchesthanatitiº di quei Regniantichi, che veri
syanº dall'une all'altrºperlavariationeder#swi.
***** સ ** --
#
S и со м р о. 77
ilmundorestaua quelmedefimo. Solo viera questa dfa
ferenza,che dousquello hauenaprima collocata la fia vir
rà in «Afiria,la collocò in e Media, dipoiin Perfiatanto
che ella me venne in Italia, G a Roma. Et fe dopò l'Im
is Romano, non èfeguito imperio, chefiadurato, nedo
ue ilmondo habbia ritenuta la faa virtù infieme, fi vede
nondimeno efferefþarfa in moltemationi, donefi viuena vir
tuoſamente, cºme erailregno de Franckişil regno de Tur
chi,quel del Soldano,c-boggiipopoli della :ே
ma quellafetta Saracina, chefece tantegrancofº, cº occu
pò tantomondo,poi cheella diſtruffel'Imperio Romano ori
entale. In tutte queſte prouincie adunque, poiche i Roma
nirouinarono, ởin tutte queſtefette effata quella virtù,
e è anchora in alcunaparte d'effe,che fi deſidera, & che
een veralandeflauda. Et chinaffe in quelle, e laude
# tempipefatipischeipreſenti,fpotrebbeingannare: me
chinaſce in Italia, e#non in Grecia, & nonfa diuenu
to o in Italia oltramontane, o in Grecia Turco, ba
ragione di biafmare i tempi foi est laudare gli altrui
perche in quella vi fºno afai cofe che gli fannº maraui
glief; in queſti non è coſa alcuna, cbe gli ricomperi f:
腳 egnieſtrema niferia, infºnia, & vituperio, doue non è
傭 ºffermanza direligione, non di leggi, non di militia, ma
fºne macchiate d'ogni ragione di bruttura. Et tantef3
no queſti vitijpiu deteſtabili, quanto eifºnopinin coloro,
che ſeggonºpre tribunali, commandano a ciaſcuno, &
vogliono ♔.
‫ְי‬è corrotto in e. 3Ma tornando al regionamen
senoffro,dico » che: ilgiudicio
indicare; quale fia migliore e il fºcolo preſente, o law
警 :::::::::::: ei non ha pofits.
hauere perfetta syninione, come egli ha de fusi rimpi,
· · · * . , ",, , : , , : *>。 ngn **
_
ുക. |
v - L г. в ко» - 2
men domerebbe corrºmperfi ne vecchinei giudicarei tenți.
dellagiouentù,& vecchiezza loro, hauendo quelli, có que-,
fiequalmentecºnoſciuti, & viſti. La qual coſa farebbe
vera,fºgli huominipertutti i tempi della lor vita fuſers.
delmedefineegiudicie,ci hauefferoqueimedeſmi appeti:
ti. Ma variando quelli(anchorache i tempi non varijne).
men peſſonº parere gli huomini quelli medefini, hauende.
altri appetiti,altri diletti,altre confiderationi nella vecchiex.
za che nella giouentà : perche mancando gli huominis:
quando inuecchiano diforze, & creſcendo di giudicio, c:
di prudenza, è neceſariº, chequelle coſe, che in ganentà
pareuano lorofºpportabili, có buone,rieſchinopei,nuecchi
ando, infºpportabili,ơ caetiue; & doue quellene doutreb
bono accuſare ilgiudicio loro, ne accuſanoitempi. Effenda
oltra di quefogli appetiti humani infatiabili(perche hauen:
de dalla naturadipotere,as volere deſiderare ºgni саfй, сў.
dallafortuna dipotereconſeguire poche) neriſulta cºntinn:
amente vna mala contentezza nelle menti humane, dź:vn,
ffidio delle coſe,chefpoſjeggone,ilchefa biafinere sprea
fºnti tempi, laudare i paſſati, & laudare i futuri: enc :
ehe afrequeſto nonfoffine moſſi d'alcuna ragionehole ç**
giºne. Nºnfº adunque, s'io meriterà 赏 титеrate.
era quelli,chez'ingannanº; fe in queſti miei diſcorți io lau:
derà trºppº itempi degli antichi Romani, es biafinerà:
nofri. Et veramenteJe la virtù,che allhora regnana; Gil,
vitio,che horaregnanonfußinopiu chiari, che ilSele, see,
drei col parlare piu rattenuto, 255 non incorrere in
quellsinganno, dicheio accufº alcuni.maa :::::;
* :# ciaſcune la vede, farà animoſº in dire mani:
fefamente quello,cheintõderèdiquesti di queſti trºpis
,&
«criechegli animi degiouani, che queſtimiei stritti,
venne postanefggirigsfi,“ preparafiadinier ist4
\, \} ‫ه‬uq - -
S к с о м о б. 7s
alunque
:la fortuna
微 vfficiovolta ne defe loro occaſiºne : perche
buono,quel bene,che :la ്
tempi,e3-dellafortuna tu non hai potuto operare, infe
gnarlo adaleri,accid che effendone molti capåci, alcune di
quellipiu amato dalcielo poſſa operarlo. Et hauendone i dist
corff delfuperior libro parlato delle deliberationifatte da Re
mani,pertinenti al di dentre della città; in questo parleresse
ai quelle,chelpopolo Romanofecepertinenti allo accreſci
mentº dell'Imperiofuº. - - - . · · * *

༈ ། fu maggior cagioňe dell'Imperio,che acqui


9།starono
- i Romani,o la virtù,o la fortuna. Cap.I.,
.* - - - |- - "; *y

\” a Olti hanno燃 opinione; tra i quali? Plutarco


Vigrauiſsimo/Gittore; che'l popolo Romano nello ac
quiſtaretimperiefuſepiufauorito dalla fortuna, che dalla
virtù. Et tra l'altreragioni,che ne adduce,dice,che per con:
feſsione di quelpºpolof dimoſtra,quello hauere riconoſciute)
dallafortuna tuttele fue vittorie,hauendo edificati piutem
pijallafortuna, che adalcuno altro Dio. Et pare che a que
ffa opinione s'accoſti Liuio : perche rade volte è, chefaccia
parlare adalcuno Romano,doue ei racconti della virtù, che
non viaggiungalafortuna la qualcoſa is non voglio confe/G
fare in alcun modo;ne credo anchoraf pofafoftenere : per
chefenon fètrøuate mai Renche babbiafatti i progreſſi:
che Romá; è nato,che non fètreuata mas Republica, che
//
ffafata ordinata apotere giftare, come Roma: perché
la virtù de gli effereitile acquiſtare l'Imperio, &l”
ordine delprocedere,est-ilstofuo proprio, c- trouato da:
fue priseolegislatore, le fete manteneretaequiſtatº, come.
djäeto largamentein pia diſcorff marrerà. Dicono coffe
reseben șjscrøkzate due petentigime guerreirº
s s'; |- ዌUጸመ
|

" -- , L I в ко
vne medeſimo tempºfufortunae non virtù delpºpolo Re
| 24/269:鷺 enen hebberoguerra cº Latini,(enen qnando
egli hebberº non tanto battuti i Sanniti,quanto quella guer
rafu da Komanifatta in difenſione di quelli. Nºn com
batterone con i Tofani, fe prima non hebberº/oggiagatii
Latini,c indeboliti con lefþeſſerotte quaſi in tutto Samr
niti:chefe dwe di queſte potenze intiereffuſerº (quandº
eranofreſche)accozzate infiemesſenKa dubbiofipuo facil
mente conietturare,che ne farebbe ſeguito la rouina deka
Romana Republica. e Maconsumque questa cofanaſceſe,
mainon interuenne, che eglinº haueffine due pºtentiffine
uerrein vnmedeſimo tempo,anzi parue ſempre, o melna/
cere dell'vna l'altrafi þegnefje,º nel #þegnerfi dell’vna l’al
tra naffelſe. Il chefpus facilmente vedereper l'ordine dele
leguerrefatte da loro;perche,laſciando Bare quelle, chef
cione prima,che Komafuſe prefa da i Franciofi,fivede,cha
mentre che combatterano congli Equi,creoni Delfi, mai
(mentre queſti pepelifurono potenti)nonſ leuarono contr4,
di loro altregenti. Domaticefiero, nacque laguerra con
tra «Sanniti.dj bencheinnanzi,che: talguerra, ipe".
poli Latinistribelleſſera da Komanismondimeno,quandota
le ribellione/gui,i Sannitteranoin lega con Rome of con il
løre effercito aiutarono s Komani domare l'infalenza Lati«
ми і дняй demirifurfélaguerra di Sannia. Battute. per
molte røtte datea Sanniti, le loroforze nacque la guerra de
Tofani,la qualecompoſta,firileuarono di nuomº º Samniti,
perla fafataas Pirro in Italias, Il quale comefis ribattua
tº, cº rimandato in Grecia4: ciarenola prima guerra
een i Carthaginefine primafira guerra finita, che tattii,
Francieſ,c-dila,có di qua dall'alpi congiurarens centre4
i Komani,tante che tra řapolonia & Pja, deus è 器
* terreafºn Vincentifurºno congrandiğimaverſiºne
e ... * 常
att

|
S к с 6 м р о 79
rati. Finita questa guerra per iſpatio diventianni hebbero
guerradi nºn molta importanza: perche non combatteronº
com altri,che con i Liguri,& con quel rimanente de Fran
ciofº che era in Lombardia; eſ coffettero tanto, che mag
que lafeconda guerra (arthaginėſe. La. qualper XVI,
anni tenne occupata Italia. Finita queſta con grandiſimà
gloria nacque la guerra e Macedonica,la quale finita, ven
me quella d'Antiocho,c d'Aſia. Dopò la qual vittoria
non reſtò in tutto ilmondone Prencipe,ne Republiche, che
diperfe,è tutti infensefpoteſſero opporre alle forze Rema
ne e 34ainnanzi à quell'vltima vittoria, chi confidera
l'ordine di queſte guerre,eż ilmodo delprocedere loro, ve
drà dentrº meſcolate con lafortuna vna virtù,eż prudenza
grandifiima,tale hechieſaminaſela cagione di taleførtm
ma,laritreuerebbe facilmente:perche egliè coſa certiſsima,
che come vn Frencipe,º vmpopole viene in tantariputatio
ne, che ciaſcuno Prencipe, & popolovicini habbia di fer fe
panraadsfaltarlo,cºnstems ſempre internerrà, che ciaſ.
cuno di eſit mai non l'affalteràfenon neceſſitato in modo,che
efarà quaſi cºme nella elettiene di quel potente far guerra

con quale di quellifaoi vicinigli farrà,est gli altri con
'induſtria quietare. - Iquali, parte riſpetto allapotenzafia,
parteingannati da quei modi,che egliterrà peradormentar
glifiquetano facilmente. Et gli altripotenti, che fono dif;
cofio, es cheman hanns comerciº fºco curano la coſa, come
cofalontan4,e ebe won appertenga lore. Nel quale errore
fanna tanto,che queſte incendie venga loro preſſo: ilquale
venutº, non hanno rimedio affegnerlo,ſe non con leforze
prºprie,le qualidipsinon befanº, ſendo colui diuentato pe
tentiffiwo. Je vogliº laſciare അi്. come i Samnitifettons
*wedere vinceredalpopolo Rºxanei Dolfi, øgli Equi,
சக்த
* :
ி:rண்ன்ேர்ேத் erst9
c* L f s Rö
eranodigran potenza,c-digrande eſtimatione, quàndsk
Komani combatteuano co i Samniti,ơ eº i Tofanit perche
digistenenanstuttalAfrica,teneuano la Sardigna, & la
Sicilia,hauenano dominio in parte della Spagna. Laqямі:
potenza lorº infieme con l'efferd/cofone confini dei popole
Romanofere,che non penſaronomai d'affaltare quello, wedi
foscorrere i Samniti,cſ i Toſcani,anzi fecero , comefifa.
nellerofe,the creſconºpiutoſto in lorfauore collegandoſi con
quelli,e cercando l'amicitia loro : ne saniddonº prima
dell'errorefatto,che i Komani,domi tutti i pepeli mezzi tre
loro,6 i Carthaginefi,cominciarono a combattere infiems
dell'Imperio di Sicilia,c; di Spagna. Interuenne queſto me
defimo a Francioſi,che a Carthaginefici cofaPhilippo Re
de e Macedoni, cf. ad Antiochocó; ciaſcano di loro credes
(mentre chlpopolo Romano era occupato con l'altre Jche
quell'altro lofºperaffe,e eſſere stempo o con pace 3 osan
gaerra,a difenderfidelui.In modo,ch'io crede che lafortur
na,che hebbero in queſta partei Romani, ſharebbome tutti
quelli Prencipi,che procedeſfero,cowe i Romani, G-fufferº
di quella medefima virtù,che effi.Sarebbeß da mostrare e
queſto propoſitº il modorenato dalpopolo Romeno nell'entra
ře nelle prouincie d'altrui fenelnoſtro trattato deprencipati"
wonne haueffimo parlato a lungo:perche in quello questams
teria è diffamente diſputata. Diròfºlº queſte brenemente,
some/empresingegnarono hauere nelle prouincienstaue qual
che awico,che笼fala,operta afalirni,e entrarni, º *Rు
xo a tenerla,comefi vede,cheperilmezte de G fenº
::
Brasrone Camertini in Toſcana,de Meavertini
in Sicilia,de Saguntinian Spagna, di Mafiniſſe in Africa,
:::: ::ே ண் தெ
des Maſilienfi, e delli Heduiin Francis. Es cof was
wewcºrenºmaidiſimiliappoggi,
، ‫' یﺍ ﺗﻭجيا‬,
perpºtere familitare fis
re{ер
Sв с о м D 6 8o
preſe lorº cº nell'acquiſtare le prouincie, ci net tenerletil
che quei pepoli che efferueranno, vedranno hauere mene bi
no dellafortuna,che quelli,che nefaranno non buoni ofG
ori. Etperche cie/cune poſameglio canoſcere, quantº
potefepiu la virià,che lafortuna lorº adacquiſtare quell'Ime
perio,noi diſcorreremº nel/guente capitolo, di che qualità
furono ques popoli » co quali effi hebbere a combat
tere ;, & quante eranº offinats a difendere la lorº li
bertà. * *·- .. '' - ** - |- |- * **

** 1. - * . - *** * * - |- * -
Con quali popolii Romani hebbero a combatte
-*re, & come oftinatamente quelli difendeuano la
** loro libertà. Cap. II, |

**** - -

NȚEffuna coſa fecepis faticoſº a Rºmaniil fºperare i


di Npopolid'interno,cé parte delleprouincie diſcoffe,quanto
fansore,che in quei tempi moltipopoli haneuano alla libertà,
la quale tanto oſtinatamente difendeuano, che mai, fenore
davna ecceſſiua virtù,farebbono fati fogglegati : perche
per molti eſempifi conoſce, a quali percolfi metieſino
permantenere, o ricuperare quella, quali vendette efe
et/sine contra acoloro , che l'haueßino loro eccapata. (a
mofetfanchora nellelettioni dell'hiſtºrie, quals dannii pa
polise le città riceuine per la feruità . Érdoue in questi
sempicièfolo vna prouincia, la quale fi poſa dire, che
babbia infecittà libereine tempiantichiin tutte le prouine
cierºneaſai pepekhberistimi, ved firemeinqueiten
diuidine borala Toſcanadala Lonhardia ) infine allø
d'Italia erano moltipopoli liberi,come exänø#Tofste
2jikಿ.#
di Italia habitauana, Nefragiºna maische vifsſºal:
/
sun
L і в ко
run Re, fuoradiquelli, cheregnarono in Roma,s. Porfina
Re di Toſcana,lafirpe del qualecome s'effingueſe, non ne,
parla l'hiſtoria, e Mafi vede bene,come inqueitempi,che.
Rowaniandarono,a campo a Deio,la Tofana era libera,g
tantofgodea dellaſualibertà,ơ-tanto odiana ilnome del
Prencipe,che hauendofatto i Veientiperlero difeſavn Rein
Veio, & domandando alutoa Toſcani centra a i Rºmani,
quelli depò molte confiltefatte deliberarono,dënon dare aiu
to a Ueienti infinoa tanto,che viueßinefatto'l Reagiudiran
do non effer bene difendere la patria di coloro,che l'hauena
no digiafottomefa adaltrui. Etfacileoſa è conoſcere,ºn
de nasta ne popoli queſtaaffettione del viuer libero:perche
fi vede per eſperienza,le eittadinou hauere maiampliatº;ne
di dominio,ne di ricchezza,fenon mentrefonofate in liber
rà. Et ueramente marauiglio/a coſa è a confiderare, a
quantagrandezza uenne Athene,perifpatio di cento anni,
poi che ellafiliberò dalla tirannide di Piffrato: ma ſºpra
tutto marauighofiſsimaè, a confiderarea quanta grandez
za venne Roma,poi che ellafi liberò dafnoi Re. La cagione
èfacilead intendere:perchenan il bene particolare, ma il
bene commune è quello,chefagrande le città. Et fenza
dubbio queſto bene commune non è afferuato, fe non nelle
Republiche:perche tutto quello,chefa a prepoſitofitofi efe»
guiste.e. quantumque etorni in danno di queſto, o di quel
lo prinato; e ſono tantiquelli, perchi dette benefa; che
lo poſſono tirare innanzi contraalla diſpoſitione diquei pe
chicheneffins ºppreſsi. Alcontrario interuiene, quan
do uiè vn Frencipe,doueilpin dellevolte quello,che fa
lui, fende la città,e quelle chefeperla città offende :
Dimsdo,rkefsbito che naſce vnatirannidefopratºn viuer
libere,ilmanco male,rheneristitiaquelle città,è, nan am.
altrepisinnanzivne
tங்.
crefire piu in potenza, din ricchezza.
‫وهيوني‬
S в со м ро. 3r
mailpiu delle volte, anzi/empre, interuiene loro, che elle
tornano indietro. 6 fe la fortefaceſſe vn Tiranno virtuoſo,
il quale per animo,6 per virtù d'arme ampliaſſe il dominua
fuo, non ne riuſcirebbe alcuna vtilità a quella Republica, ma
a luipropriò: perchenonpuo honorare nefuno di quei citta
dini, chefiano valenti, 3 buoni, che egli tiranneggia, nem
volendo hauere ad hauereſoſpetto di loro, Nonfipuo ancho
ra le città, che gli acquiſta,fottometterle, ofarle tributa
rie a quella città, di che egliè tiranno,perche ilfarla potente
non fa per lui,ma perlutfa tenereloffato diſgiunto, e che
ciaſcuna terra, e ciaſcuna prouincia riconoſca lui,talche di
faoi acquiſti/olo egli ne profitta e non la ſua patria. Et chi
voleffe confermare quefa opinione con infinite altre ragioni,
legga Senºphonte neljao trattato,chefa de Tirannide. Non
è maramiglia adunque, che gli antichi popoli con tanto odio
perſeguitafino i tiranni, est amaffino il viuere libero, cổ che
ilnome della libertà fuſje tantoftimato da loro: come inter
henne,quando Girolamo nipote di Hierone Siracuſano, fu
merto in Sıracıfa, che venendo le nouelle dellafna morte nel
fao effereito, che non era molto lentano di Siracuſa,cominciò
prima à tumultuare,ci pigliare l'armi contra à gli occiditori
di quello: ma come et fenti,che in Siracuſafe gridaua liber
tà,allettato da quel nome,fi quietò tuttospolegiu l'ira contra
atirannicidi, & pensò, come in quella città fi poteſe ordina
revn viuerliero. Non è marauiglia anchora, che ipopoli
facciano vendettefraordinarie contra a quelli, che loro hã
no occupata la libertà. Di che cifonoſfatiaſſaieffemps, de
quali neintendo riferire ſolo vno, feguitò in Corcira, città
digrecia, ne tempi della guerra Peloponeſiaca: doue ef:
ſendo diuiſa quella prouincia in duefattioni; delle quali
funafeguitauaglie Athenieſi, l'altragli Spartani; ne naf:
eeue,che di molte città, che erano tra lors diuiſe, l'unaparte
„M fegui
;
L I в к о
feguiualamicitia di Sparta; l'altra de Athene. G- effendo
occorſo,che nella detta città preualeſino i nobili,có rogheffi
no la libertà alpopolo,i popoları permeŘzo de gli Athenieß
riprefero leforze, eý poſto le mani adoffò a tutta la nobiltà,
glirinchinfero in vnaprigione capace di tutti loro, onde gli
trahenano a otto o dieci per volta/otto titolo dimandarglin
effilio in diuerſeparti, & quelli con molti crudeli eſempi
faceueno morire. Di che effendoſi quelli, che reftauano,
accorti, deliberarono, in quanto era a loro poſſibile, fuggire
quella morte ignominioſa : est armatif di quello, che pote
mano, combattendo con quelli, che vi voleuano entrare, la
entrata della prigione difendeuano , di modo che ilpopolo, a
queſtoromorefatto concorſo, ſcoperſe la partefuperiore di
quelluogo, e quelli con quelle rouine fºfocarno. Seguiro
mo anchora in detta prouincia molti altri fimili cafi horren
di, & notabili, talche fivede effer vero, che con maggiore
impetofi vendica vna libertà, che ti è fata tolta, che quella,
che ti è voluta torre. Penfando dunque onde poſſa wafeere,
che in quei tempi antichii popolifafero piu amatori della li
bertà, che in queſti, credo naſca da quella medefima ca
gione, chefahoragli huomini mancoforti, la quale credo
fia la diuerſità della educatione noſtra dalla antica,fonda
ta dalla diuerſità della religione noſtra dalla antica: per
che hauendofilamoſtrareligione moſtra la verità,e la vera
via,ci fa ſtimare meno l'honore del mondo... onde Gentili
ffimandolo affai,& hauendo poſto in quelle il/ammo bene,
erano nelle attioni loro piuferoci. Il chefipuo confidera
re da molte loro confitutioni, cominciandoſi dalla magni
ficenza de ſacrificij loro alla humilità de noſtri, doue è qual
che pompa piu delicata, che magnifica, ma nefuna attione
feroceogagliarda. Qui non mancaua la pompa, ne la mag
mificenza delle ceremonie, ma vist aggingneua l'attiene
Sв с о N D О. 82

dei/acrificio pieno di fangue, & diferecia, ammaKzan


doutfi moltitudine d'animali. Il quale aſpetto effendo
terribile, rendeuagli huomini fmilia lui. La religione
antica oltre di questo non beatificaua fe non gli huomini
pieni di mondana gloria, come erano (apitani d'efferciti,
c. Prencipi di Republiche. La noſtra religiene ha glori
ficatopiugli huomini humili, es contemplatiui, che gli
attiui. Ha dipoi poſtbilfommo bene nella humilità, nellá
abiettione, e neid pregio delle cof humane. Quell’al
tra laponcua nellagra7deŘza dell'animo, mella fortezza
delcorpo, c; in tutte l'altre coſe atte afare gli huominifor
tißimi : c fela religione noſtra richiede, che habbia in
te forteKza, vuole che tufia atto a patire piu, che afaré
vna cofa forte. Queſto modo di viuere adunque pare;
che habbia renduto il mondo debole, cº datolo in preda á
gli huomini stelerati, i qualificuramente lo poſſono ma
neggiare, veggendo comeľuniuerſità degli huomini,peran
dare in paradiſo, penſa piu a fopportare le fue battiture;
th? a vendicarle: cf. benche paia; the fi fia effeminais
ilmondo , có difarmato il cielo, naſce piu fenRa dubbió
della viltà delli huomini; che hannointerpretato la mostra .
religionefºtondegli agi, & non ſecondo la virtù: perchefe
confiderafinº tome ella permette la efaltatione,cf. la diffã
della patria, vedrebbono come ella vuole, che neil'amia:
mo, & honoriamo, & prepariamosi ad effertali, chè
toi la poſsiamo difendere. Fanno adunque queſte édu
tationi, c. coffalſe interpretationi, che nel mondo noň
fi vedeno tante Republiche quante fi vedeane anticamen
te. , Nepertonſeguentef vede nepopolitante amoreal=
lelibertà, quanto dlhora: anchora cheio credapiu teſte;
‫ يﻭنغ‬2 :தி
- *** -
| *
|- |
L I в к о
effere cagione di queſte, che l'Imperio Romano con lefae«r
mi, có con la fuagrandezza penſe tuttele Republiche,cá
tutti i viueri ciuili. Et benche poi tale Imperio fi farfº
luto, non fi fono potute le città anchora rimettere infieme,
meriordinare alla vita ciuile,ſe non in pochfimi luoghi di
quellofmperio. Pure comunqueffuſe, s Romani in eg
ni minima parte del mondo tronarono vna congiura di
Republichearmatistime, c. offinatiſsime alla difeſa della
libertà loro, ilche moſtra, chelpopolo Romanofenza vna
rara, cº eſtrema virtà mainon l'harebbe potutefºperare.
Et perdarne eſempio di qualche mëmbro, voglio mi baſti
l'effempio de Sanniti: quali pare cofa mirabile , có Tite
Liuto lo confeſa, chefuſerofi potenti, est l'arme loro f
valide, chepoteßero infine altempo di Papirie Curfore Con
folo, figliuolo delprimo Papirio, reſiſtere à Romani, che
fu vno ſpatio di quarantafetanni, dopo tante rotte, tante
rouine di terre,et tantefragi riceuute nelpasſeloro: mafii:
mamēte veduto horaquelpaeſe,doue erano tāte eittadi,et tã
ti huomini,effer quaſi che diſbabitato. Et allhora viera tã
to ordine 3 tanta forxa,ch'egli era inſuperabile, fe da vna
virtù Remana non fuſeſtato aſfaltato. Et facilcofa è con
fiderare,onde naſceuaquello ordine, 3 onde procedaqueſto
difordine,perche tutto viene dal viuer libero allhora,et hors
dalviuerferuo. Perche tuttele terre,et le prouincie,che vius
no libere in ogniparte(come diſopra difi)fãnsiprogreſsigrã
difumi:perche quiuifi vedono maggiori pºpoli,per effere ima
trimoni) piu liberie piu deſiderabilidali homini: perche cia
fcune procrea volontieriquei figliuoli,che crede potere nutri
re, non dubitando che ilpatrimonio lorfa tolte,che e'conofie
non folamente, che naſconoliberi, & non fchiawi, me
che poſſonº, mediante la virtù lorº, diuentar Prenci
թ,
S = c o N D о. 83
pi. veggenuiflericchezze moltiplicarein maggiore nu
mero, cº quelle, che vengono dalla cultura, cº quelles :
che vengono dalle arti: perche ciaſcuno volontieri molti
plica in quella coſa,est cerca d'acquiſtare quei beni, che cre
de acquiſtaripoterfgodere. Ondene naste, chegli huo
mini agara penfano,a priuati, & a publici commodi, G
ľuno; & l'altro viene marauiglioſamente a creſcere. ?l con
trario ditutte queffe caſeſegue in quei paeſi, che viuonofér
ui, cf. tanto piu mancano del conſuetº bene, quanto è piu
durálaferuitù. Et di tutteleferuità dure quellat duriſsi
ma, che ti fattomette advna Repub: l'una, perch'ella è piu
durabile,ơ mancofipuoſperarne d'uſcire; l'altra, perche
ilfine della Republica è eneruare c. indebolire, per accre
fereilcorpofuo, tuttiglialtri corpi. flche nonfa vn Prem
cipe, che tifottometta, quando quel Prencipe nonfia qual
che Prencipe Barbaro diſtruttore de paeſi,est difipatore di
tuttele ciuilità degli huomini,comefono i Prencipi orientas
li, « Maſegle ha infordini humani, Gordinarij, ilpiu
delle volte ama le città fue foggette equalmente, c3- àloro
#
laſcia l'arti tutte, c-quafi ordini antichi. tal che
s'ellenšpofono creſcere, comelibere, ellenőrouinano anche,
comeferue,intendendofidella ſeruità nella qualevengono le
città/eruendo ad vnforestiero perchedi quella d'uno loro
cietadinone parlaidi ſopra. (hi confideraadiq; tutto quel
lo, chefe dette,nonfimarauiglierà dellapotenKa,che i Sã
witi hauenanoeßendoliberi,& della deboleXza,in cheven
neropoiferuendo:êr Tito Liuio nefafede inpiu luoghi cơ.
mafimamentemella guerra di e Annibale, doue ei moſtra,
che effendo iSanniti oppreſidavna legione d'huomini, che
era in Nola, mãdarono oratoriad Annibale apregarlo, che
gliforcorrefe,iquali nelparlarloro diſsore, che hauenano
* · · «ЯМ 3 per
- * L ї в к с ~ -
per cento annicombattuttº co Romani, co proprijloro fa:
dati, cổ proprijlara Capitani, cº molte volte hauenanafa-,
ftenuto duoi efferciti (ºn/olari, & duoi (onfoli, c- che all.
lhora atanta baſeKzaerano venuti, the nonfipotenano ap
pena difendere da vnapiccola legione Komana, che era in
Nola. -- - -

Roma diuenne grande citta ruinando le città cir


conuicine, & riceuendo i foreſtieri facilmente a
fuoi honori. Cap. III, , , , -"

r's Refcit interea Roma Albæ ruinis, cioè, in tante


Romaper le ruinea't-Alba diuentua grande. Quelli,
che difºgnano, chevna città facciagrande Imperio, fi deb
bonº con ogni induſtri i ingegnare di farla piena d'habita-,
tori; perchefenza queſta abbondan(a di huomini mai non
riuſcira difare grande vna città, questo fifa ta duo modi,
peramore,có perforza. Peramore tengd, le vie aperte, c#
ferure aforefieri, che diſegnafero venire ad habitare in
quella,accioche ciaſcuno v'habiti volontieri: perforK",dif:
facendo le città vicine, & mandandogli habitatori di quelle
ad habitare nella tua citta.ilchefa tutto offeruato in Røyma.
che neltempo defei Rein Roma habitanano ettanta mila
huomini deportare armi: perche i Romani vollona fare ad
vſºdelbuono cultiuatore,il quale perche vnapiãtaingrofii,
c; poſſa produrre, & maturaresfruttifaoi, le taglia; primi
rami,cheella mette,accieche,rimasta quella virtù nel piede,
di quella pianta,poſsino coltempo naſcerni piu verdi, et pia
fruttiferi. Et che queſto modo tenuto per4mpliare, & fare.
Imperíofuße neceſario, cý buono, le dimoſtra l'effem
pịo di Sparta, 6 d'e Athene, le quali effendo due Rees
publiche armatiſsime , Ç ordinate d'ottime leggi, non.
dimenº non fi fondustone alla grandezza del #mperie,
- - --> Rºmano
S в со N D о. . . 84
Romano, pareua piutumultuaria,& non tanto bene ordi
nata,quanto quelle,di che non fenepuo addurre altra cagio
ne, che la preallegata, perche Roma,per hauere ingroſfato
per quelle due vie tlcorpo dellafaa cittá,potè di gia mettere
in arme fei cento ottantamila huomini , .cf Sparta, 6.
e Athene non paffarono mai venti mila perciaſcuna, il che
macquemöda effere ilfito di Roma piu benigno,che quello di
coloro, mafolamente da diuer/o modo diprocedere : perche
Ligurgofondatore della Republica Spartana, confideran
do nefuna cofapotere piu facilmente rifoluere le fue leggi,
che la commiſtione dinuoui habitatori, fece ogni cofa, per
che i forefteri non haueßino a conuerſarui, & oltre ainon
gli riceuere ne matrimònij, alla ciuiltà,c- alle altre con
uerſationi, chefanno conuenire gli huomini infieme, or
dinà,che in quellafaa Republica.fi/pendeſe monete di cuo
io, pertor via aciaſcunoaldeſideriodivenirui per portarui
mercantie, º portarui alcuna arte; di qualità che quella
città non potè mai ingroſſare di habitatori. Et perche tut
te l'attieni noffre imitano la natura; non è poſsibile, ne
naturale, che vno pedale/ottile/offengavn ramo grofo: pe
rò,vna Republica picciola non puo occupare città, nereg
nt, che fieno piu validinepin großi di lei; c3 ſe pure gli
occupa, le interuiene, come a quello albero, che haueffè
pia graffa ilramo, chelpiede, che foffenendolo con fatica,
ogni picciolo vento lofacca, come fi vede che interuenne
a Sparta, laquale hauendo occupate tutte le città di Gre
.cia, non prima ſe le ribellò Thebe, che tutte l'altre cir
tadi ſe le ribellarono, e rimaſe il pedale fºlo ſenza rami:il
che non pote interitenire a Roma, hauendo il pie fi
groſſº » che qualunque ramo poteua facilmente foſtene
re . . Queſto modo adunque di procedere inſieme
.. . . AM 4 con
L ї в к о . .
conglialtri, che diffittofdiranno, fece Romagrande,epe
tentistima. Ilche dimostrò Tito Liuio in dueparole,quan
do diffe:Crefcit interea Roma Albæruinis, *
----

Le Republiche hanno tenuti tre modi circa loam


pliare. Cap. III I, --
|

C Hi ha offeruato l'antiche hiſtorie,troua come le Rep.


hanno tre modi circa lo ampliare : l'vno è fato quel
lo, ch’offeruaronoi Toſcani antichi,d'effere vna lega di piu
Republiche infieme,doue nõfia alcuna,che ananza l'altrane
di auttorità,me digrado,& nell'acquiſtarefarßl'altre città
cõpagne, infimilmodo, come inqueſto tempofanno i Suiz
eri,C# come ne i tempi antichi fecero in Greciagli Achet,
& gli Etholi. Et perche i Romanifeciono afai guerra co
Toſcani: per moſtrar meglio la qualità di quefo prime
modo, mi diffenderà in dare notitia di loro particularmen
te. Infraliainnanzi all'Imperio Romanofurono i Toſca
ni permare, & per terra potentifimi: G benche delle co
feloro non ce ne fa particolare hiſtoria, pure c'è qual
che paco dimemoria, G-qualche ſegno della grandezza lo
ro, cº-fi fa, come emandareno vna (olonia infº/mare
difepra, la quale chiamarono e Adria, chefußnobile, che
ella dette nome a quelmare, che anchora s Latini chia
mano Adriatico. Intendef anchora, come le lora ar
mi furono vhidite dal Teuereper infino apie dell'alpi, che
hora cingono ilgreſſo d'Italia. Non eſtante, che ducen-.
to anni innanKt, che i Romani crefceffino in moltefør Ke,
detti Toſcant perderonº l'Imperio di quelpaefe, che hoggi
fichiama la Lambardia, La quale prouinciafu occnpa
tº da Francioſi, i qualimeſsi º da neceſità, o dalla dole
Gf2%3A6
S к с о м о с. 8;
ce{za defrutti, & mafimamente del vino, vennono in
Italia/otto Bellouefo loro Duce, Grottig cacciati i pro
uincialifipofono in quelluogo,doue edificarono di moltecit
radi est quella prouincia chamarono Gallia dal nome che
tenenanoalhora, laquale tennono,fino che da Romanifuf
fero domi. Viueuonoadumque i Toſcani con quella equa
lità & procedeuano nell'ampliare in quelprimo modo, che
difoprafi dice e furono XII. città, tra lequali era (hiuſi,
Zeio, Fieſole, Arezzo, Dolterra cº fimili: iquals per via
di lega gouermanano l'impertoloro,nepoterono vstire d'#ta
lia congliacquiſti,est di quella anchorarimaſeintattagran
parte per le cagioni, ched fortofi diranno. L'altro modo è
farf compagni, non tanto però, che non tirimangail grado
del commandare dell'imperio, Giltitolo dell'impreſe, il
quale modofi, oferuato da Romani, flterzo modo é farf
immediatefadditi, e non compagni, comefecerogli Spar
tani, cớ gli Athenień: de quali tre modi queſto vltimoè.
altutto inutile, come ef vede, chefa nelle fºpradette due
Republiche,le quali non ruinaronoperaltro,/enon per ha
uere acquiſtato quel dominio, cheelle non poteuano tene
re: per che pigliar cura d'hauere a gouernare città con
violen Ka, maſsimamente quelle chefufino aueXXa a viuer
libere, è vna coſa difficile, est faticoſa. Et ſe tu non
fei armato cº-groſſo d'arme, non le puoi ne commandare,
ne reggere. Et a volereſercoffatto, è περιβσίν farfi
compagni, che tiaiutino ingrofarelatua città di pºpolo.
Et perche queste due città nonfeciono ne ľvno, ne l'altro,
il mododelprocedere loro fu inutile. Et perche Roma,
la quale dnell'eſempio delterKomodo, feceľvne e l'altro,
però falſearanta ecceſsiuapotenza: g perche elle ºffe
safolaa viuerecof, fiata anchora fºla a diuenter
... . . ‫ سد‬- ...-.. - - - -
tante
-poten
- L I в к о -

potente: perche hauendof ella fatti di molti compagni


pertutta Italia, iquali in molte coſe con едияli leggsvine
monofeco, dall'altro canto (come difepra s'è detto ), effen
defriferuato ſempre la fedia dell'Imperio, có iltitolo del
commandare, queſti faoi compagni veniuono ( che non
Je n’auuedenano) con le fattiche, ở con il fangue loro «
fºggiogarfefeffi: perche come cominciarono a v/cire con
gli efferciti d'Italia, có ridurre iregni inprouincie, có far
fi/oggetti dicoloro, chepereſſer conſueti aviuere/otto i Re,
nonſicurauano d'effer foggetti; c3 hauendo gouernadori
Romani, & effendoffati vinti da eſerciti con il titolo Re
mano,non riconoſcenamo perfuperiore altro, che Roma.Di
modo, che quei compagni di Roma, che erano in Italia, fi
trouarono in vn tratto cinti dafadditi Romani, c; opprefi
d'vnagrofiſsime città,come era Komarcả quando efi auuie
donedell'inganno,fotto il quale erano viſſuti, non furono
a tempo arimediarui,tanta auttorità haueua prefa Roma
con le prouincie efterne, est tantaforza fi trọuaua in feno,
hauendo lafaa cittàgroßißima, & armatistima. cổ ben
she queifaoi compagni, per vendicarfidell'ingiurie, gli con
giuraßino contra , furono in pocº temps perditori della
guerra, peggiorando le loro conditioni: perche di compag
midiuentarano anchora lorofadditi. Quffto modadi pro
cedere (come è detto ) è ſtate folo offeruaro da Romani: ne
tenere altro modavna Republica, che voglia ampliare,
perche l'eſperienza monte ne hamostranefuno piu certo, e
piu vero.Il modo preallegato delleleghe,come viuerono i To
Jeanigli Athei,ơgli Etholi,e come hoggi viuonoi Suiz
zeri, depàquellº de Romani ilmigliore modoperche nonf.
#dacã quelloampliare afai,ne ſeguitanodusi beni, ľvne:
chefacilmentenštitiriguerraadoffe,fahre, che 鷺 f4Hf@a
** Ghé fáſ
S к с о м р о. - 86

rupigli,lo tienifacilmente.la cagione delnom potere amplia


re è l'effere vna Republica diſgiunta,&poſta in varie Jedi,
ilchefa che difficilmentepostono conſultare, ci deliberare.
& anchora,che non fieno deſiderofidi dominare:perche effen
da molte communità a participare diquel dominio,non effi
mano tanto tale acquiſto,quantofa vwa Republica fala,che
fiera digoderſelo tutto . Gonernanſi oltra di queſto per
configlio,est conitiene chefiano piu tardi ad ogni delibera
tiane,the quelli, che babbitano dentro ad vn medefimo
cerchio. Dedef anchora per ſperienKa,che simile modo
di procedere havn termine fiſſo,ilquale non ciè eſempio che
mostri chefifia trapaſato. Et queſto è d'aggiugnerea do
: dici,o quattordici соттнnita, dipoi non cercare d'andarpiu.
ή auanti:perche effendo giunto algrado,che par loro poterfidi
fendere daciaſcunoşnon cercano maggiore dominio ſiperche
la neceſſità non gli firinge d'hauere piu poten Ka, fi per nou,
conoſcere vtilene gli acquisti, per le cagionidette di ſopra:
perche effi harebbono a farevna delle due coſe,afeguitare di
farfi compagni,ơ questa moltitudinefarebbe confuſione, a
gli haurebbono afarffadditi:cºperche e'veggono in queſte
difficultà est non molto vtile neltenergli non lo stimano. Per
tanto quando efono venuti a tantonumero,che paia loro vi-,
uereficuri,f voltano a due cefe,f’vna,a ricenere raccoman
dầi,G- pigliare protettioni,est per quests mexXi trarre d'
ogni parte danari,iqualifacilmente tra lorofi poſſono difrir,
buire,l'altra è militare per altrui, cº-pigliare stipendio da
queſto,es daquelle Prencipe,che perfue imprefegli/olda.ca.
mieji vede chefanno hoggi i Suiz Kºrisg comefilegge, che
faceừano iprealegati,dichenèteſtimonio Tito Liuio, doue
dice,che venendo aparlamento Filippo Re die Macedonia
9742est Fri, ఠrge **
e : · · - - ella;
L I в к о
allspreſenza d'vn Pretore degli Etholic-venêdo,aparole
detto Pretore con Filippo, glifu da quello rimprouerato l'
auaritia,c; l'infedelità,dicendo,che gli Etholinon fi ver
gegnauane militare convno,e3-poi mandare loro huomini
anchora alferuigio delnemico,telche molte volte tra duci
contrarjefiercitif vedeuano finſegne d'Etholia. (ono
feeſ, pertanto, comequestomodo di procedere per leghe è
fato/emprefimile,es hafatto simili effetti.Vedesi ancho
ra,che quelmodo difarefudditi è stato/empre debole,e ha
merefattepiccioliprofittieg quãdo pure gli hanno paſſato il
modo,effere ruinati toffo.Ɛtfequestio modo difare fadditi i
inutile nellerepublichearmate,in queſte chefono difordina
te,ètnutiliſsimo; comefono ſtate ne moſtri tempi le Repu
bliche d'Italia. (onofcefpertanto effere vero modo quel
lo,chetennono i Romani,ilquale è tantopiumirabile,quan
toe non cen'era innan Ki a Roma effemplo, cº depo Roma
non è stato alcuno,chegli babbia imitati. Et quanto alle
legheftrouano ſolo i SuiKXºri,c; la lega di Sueuia, che gli
imita. Et comenelfine di queſta materiafi dira,tanti or
dini oferuati da Romanicoſpertinenti alle cofedi dentre,
come a quelle difaori , nonfonone preſenti noſtri temps
men folamente imitati , ma non ne è tenuto alcuno conto,
giudicandohaleuninon veri, alcuni impoſſibili , alcuni
non a propoſito, e inutili; tanto cheffandoci conquefa
ignorāXa fiamopreda di qualunque ha volutocorrere que
īža prouincia. cơ quandolimitatione de Romani pareſſe
difficile, non douerrebbe parere coſ quella degli antichi
Toſcani,mafimamente a preſenti Toſcani;perchefe quelli
mempeteroneper le cagioni dettefare vno Imperio fimile a
queidi Rema,poterensacquistare in ftalia quella poten
Kasche quelmodo delprocedere conceſeloro: il che fu per
ØጺⓊ
Sн с о к по о. *7
vngran tempo ficuro con fomma gloria d?mperio,e3; d’ar
me,Cĵº grandiſima laude di costumi,có di religione . Le
qualpotenza,e#gloria fu prima diminuita da Franciof
dipoifpentada Romani,gfu tantofpenta,che anchora che
due mila annifa che la potenza de Toſcanifaſſegrande, al
preſente non ce n'è quaſi memoria. Laqual coſa mi hafat
topenfare,onde naſca queſta obliuione delle coſe, come nel
feguente capitolofi diſcorrerà.
Che la variatione delle fette,& delle lingue, infie
me con l'accidente de diluui,o delle peſti,ſpegne
la memoria delle cofe, Cap. V.
A Queiphiloſophi,che hanno voluto, che'l mondo fia
ŝtato eterno,credo chefpoteſſereplicare, chefe tanta
antichità fuſe vera,e farebbe ragioneuole, che 7746

moria dipiu,che cinque mila anni,quando e'nonfi vedeſſe»


come queſte memorie de tempi per diuerfe cagioni fi pen
gano. Delle quali parte vengono dagli hnomini, parte dal
(želo. Quelle che vengºno dagli huomini,fono le variatie
ni dellefette,es delle lingue: perche quandofargevna fetta
naoua,cioè vna religionenuoua,ilprimo ſtudiofao è perdar
friputatione eftinguere la vecchia. c3 quando egli occorre,
chegli ordinatori della nuouafetta fano di lingwa diuerfa,
lafpengonofacilmente: laqual cofa Éconoſce, confiderando
i modi,che ha tenuti la religione (hriſtiana contra allafet
tegentile,laquale ha cancellati tutti gli ordini , tutte
le cerimonie di quella , & ſpenta ogni memoria di quelle
antica Theologia. Vero è che non gliè riuſcitº ſpegne
re in tutto la notitia delle coßfatte da gli ாது. nt?
*
* L Í B R o
lenti di quella,ilche è nato per hauerequella mantenuta la
lingua LatinaşilchefecionoforKatamente, hauendo a feri
were queſtalegge nuoua con effa:perchefe l'haue{nepotuta
fcriuere con nuoua lingua.confiderato l'altreperſecutionische
effecione,non cifarebbe ricordo alcuno delle cofe pafate.
Ɛt shi leggei moditenuti dafan Gregorio , cº da gli altri
tapi della religione Christiana , e’vedrà con quanta offi
natione e perſeguitarono tuttele memorie antiche, ardendo
l'opere de Poeti; edelli Hiſtorici, ruinando l'imagini , g.
uaffando ogni altra coſa,che rendeffe altunfºgno dell’an
fichità, talchefe aqueſta perſecutione effi haueffino ag |
giunto vna nuoua lingua fifarebbe veduto in breuiſſimotem
|
po ogni coſa dimenticare. E da credere per tanto , ehe |

quello, che ha voluto fare la religione (hristiana con


tra allafettagentile,lagentile habbiafatto contra a quel
la,cheera innan Ki a lei:cºperche lefette in cinque,o in fºi
mila anni variano due,ºtre volte fiperde la memoria delle
coſefatteinnanzia queltempo. Et ſepure neresta alcun
fºgno,fi confidera come cofafauolofa,G non è prestato loro
fede,come interuiene all'hiſtorie di Diodoro Siculo ; che,
benche erenda ragione di quaravta o cinquanta mila anni,
mondimeno è riputata ( come is credo chefia)coſa menda
ce. Quanto alle cauſe che vengono dal cielofono quelle, che
# l'humana generatione,Griducono a pochigliha
itatori diparte del mondo,c; quefo viene operpeſte,e per
fame,opervna inondatione d'acque; & la pia importante
é queſta vltima , fi perche ella è piu vniuerſale,fiperche
qhelli,chefi faluano, fono huomini tutti montanari , c3,
rozXi , i quali non hauendo notitia di alcuna antichità,
non la poſſono laſciare apósteri: G fetraloro Éfallenfe al
funo, che n'haueſe notitia ; per farſe riputatione , có
- nomºj
S к с о к о о. 83
nome,lamaſconde,G. laperuerte afuo modo, talche ne re
ffafolo afacceſsori, quanto eine ha volutofcriuere, est won
altro. Et chequesteinondationi,peſti,& fami venghi
no,non credofia da dubitarne, fiperche nefono piene tutte
l'hiſtoriefperchef vede queſto effetto della obliuione delle
coff perche e'pare ragioneuole chefia:perche la matura, co
mene corpifếplici,quãdo vi è raganata affaimateria.faper
flua, muoue perſemedeſima molte volte,c favna purgatie
ne, laquale è falute di quelcorpo; cof interuiene in queſto
corpo miſto dell'humana generatione, che quando tuttele
prouincie ſono ripiene di habitatori in modo, he non poffono
viuere,ne poſſono andare altroue, per effere otcupatic pie
nitutti i luoghi,ơ quando l'affutia, & malignita humans
è venuta,doue la puo venire,conuiene di neceſsità che’lmon
dof purghipervno detremodi,accio chegli huomini,effen
do diuemuti posht,G- battuti, viuanopiu commodamente,
có diuentino migliori, Era adunque, come difepra s’e det
to, gia la Tofana potente, piena di religione,có di virtù,ha
ueua ifuci coffumi,G la fua linguapatria,l che tutto è/fa--
tofpento dalla potenza Romana,tal che (come s’è detto) di
leine rimanefalo la memoria del nome.

Come i Romani procedeuano nel fare la guerra.


-* Cap. VI,
*s* - *

Auendo diſcorſo, come i Romani procedeuano nell’


- ampliare,diſcorreremo hora,come e procedeuano nel fа
re la guerra , e3 in ogni loro attione si vedrà con quanta
prudenza est diuiarono dalmodo vniuerſale degli altri, per
facilitarfilavia avenire a vnafarrema grandeŘza. L'in
- Յ6/fյ6տ
-« *
|
L ивк о
intentione dichifaguerra per elettione, ouere per ambiti
one è acqniſtare, cº mantenerelacquiſtate, & procedere
in modo con effa, che egli arricchifca, cº non impouerista
ilpaeſe, có la patriafaa. Ɛ neceſſario dunque c- nellac
quiſtare, & nel mantenere,penfaredinõffendere,anzfare
ogni coſa con vtilitádelpublico fuo. (hi vuol fare tuttº
queſte coſe, conuiene chetengalofile, & modo Romanº,
ilqualefu in prima difere le guerre,come dicono i Francio
fi, corte e grofe: percbe venendo in campagna con eſerciti
großt,tutte le guerre.cheefhebbono co Latini, Samniti,cf.
Toſcani, l'estedirono in breuiſſimo tempo ci fefinoteranns
tutte quelle, che feciono dal principiº di Roma infins
all'oſsidione de Veienti, tuttefi vedranno eſpedite, quale in
fet, quale in dieci, quale in venti anni: perche l'uſo loro era
questo: fubito ch'era/coperta la guerra, egli vfctuano fuori
conglieſerciti all'incontre delnemico, cº ſubito facenanº
lagiornata, la quale vinta, i nemici(perchenenfaffegua
fto loro ilcentado affatto) veniuano alle conuentioni, có i
TRomaniglicondennauano in terrent, gli conuertuanois
priuati commodi, ogli conſegnauanoa vna Colonia, la,
quale poſta infa lefrontiere di coloro, veniua adeſserguar
dia de confini Romani, con vtile d'efi (oloni,che hauenamº
quellicampi, ci con vtile delpublico di Roma, chefenŘs
fpefateneuaquella guardia. Nepoteuaqueſte modo eſser
piufcuro, opiuforte,º piu vtile:perche mentre che i nemisi
non erano infu i campi,quella guardia baftaua. E come
efufinov/citifuori groſſiper opprimere quella (olonia, an
chora i Romaniv/ciuanofuorigrofi,G- veniuano agiorna- *
ta con quelli,& fatta,e vinta lagiornata,imponendo loro :
piugrauiconuentionifrornauano in caſa. (of veniuane
adacquistare dimano inmanoriputatione/opra di}: d
መሃንሩ።
4* -- S E e o n b ö. “ ‘89
forze infº medeſmi: Et queſto modo vennomo tenendo in:
fino,che mutarono modo di procedere in guerra: il che fii
depò l'oßtdiene de Veienti, dout perpoterefere guerra luns
gamente effi ordinarono dipagare iføldati, che prima (per
non effereneceſſario, effendo leguerre breui ) non gli paġă:
wano. Et benche i Romani dejino ilfoldo, ở the per virtä
di queſto ei poteſinofare le guerrepiu lunghe, est per farlé
piu difcofio;laneceſsità gliteneſepiu infacampi, hondimë
no non variarono mai dal primo ordine difinirle prefio; Je
condo illuogo, e il tempo. Nevariaronomat dalmánda:
rele Colonie: perche nelprimo ordine gli tenne circa ilfaré
ieguerre breui(oltra illoro naturale vje)ſambitione de (5:
fBh, i quali hauendo affarevn'anno est di quell'annostimeſi
alleffanze, voleuano finire la guerra pertrionfare. Nelmä
där le Colonie gli tenne l'utile,e la commoditàgrande , thê
me rifaltaua. Variaronio bene alquanto circa le prede, dellä
quali non erano coßliberali, come erano ſtati prima, ſipërá
the e non pareua loro tante neceſſario ( hauendo i foldati là
stipende)ſiperche, effendo leprede maggiori, diſegnauàns
a'ingraffar di quelle in modo il publico, che non fuĝino co
stretti afare l'impreſe co tributidella città, Ilquale ordisé
in poto tempofece illore teſorº ricchiſſimº. Queſti duoímba
di adunque & circa il diſtribuire la preda, & circa ilman
dar le Colonie 3 feciono che Roma arricchiua della guerra;
donegli altri Prencipi,e Republiche chinon le fouiene,im:
peneriſceno. Et riduſe la coſa in termine,chead vn (onfald
won pareuapotertrionfare,fenon portaüatolfuo trionfº affał
ero,est argente,es d'ogni altraforte preda nel teſoro. (ofi
Romanice iſopraferitti termini, & colfinire leguerrépré
föşeffendo contenti con lunghezzaftraccare i nemici,et con
jotté,es- con le/correrie,ci con accordialoró diantaggiidi=
séntarono feňprefiüricchi,& piä fotenii: : : :
V-a -
?℃ egintº
e L I в во ?

Quanto terreno i Romani dauano per colono. -:


- · Cap. V I I. ·

Dãto terreno i Romani diffribuiſfine per colone,ere


~Adº fia difficile trouarne la verità: perche to credone
djino pia º manco,fecõdos luoghi doue emandauano le Cº
lone, cº giudicați, chead ºgni moas,& n ºgni luogo k; di
ffributione fuſe arca. Prima per pºter mandare puu huo
mini effendo quelli diputati perguardia di quelpaefe. Di
poi, perche viuendo effipouer à cafº, non era ragionenole,
che volefino, che i loro huomini abbondafine troppo fuori,
Et Tito Liuto dice, come, preſo Deio, eut mandarno vna
Colontt, & diſtribuirono a ciaſcuno tre ingeri, crfette once
di terra, che fºno almodo neſtro *. Terche oltre alte roſe fº
praſcritte, e giudicauano, che non ilmolio terreno, ma tlbe
ne coltuato bastaffe. E neceſſario bene, che tutta la Colonia
habhta campi publici, doue ciaſcuno poſſapafcere ilfue be
fttame, est felue, doue prende e del legnawe per arderefºn
za le qnali coſe non puo vna Colonia ordnarfi. -

La Cagione, perche i pòpoli fi partono da luoghi


patrij, & inondano il paele altrui. . . . .
Cap. VIII. , -, * * **,

Р Oiche difeprafè ragionato delmodo nel procedere nele


la guerra offeruato da Romani, cf. come i Tofanifi
rono sfaltati da Franciofi, nõmi pare alieno dalla materie,
diſcorrere, come e fifanno di due fºrtiguerre. L'una à
fattaper ambitione de Prencipi, º delle Republiche, cht
cercanº di propogare l'Imperio , come furonoleguerre, cha
fece •Aleſſandro _Magnº, cº quelle, chefecione i Rows
nic quellesbefanno cifeuno dellana potenza :ை
-

| .

S в є е к р 6, jă
Łeqnalignerrefºnopericolofe, ma non cacciano altuttº gli
habitators d'una prouircía,perche e baſta al vinciterefölø
lavbidenza de popoli: & il piu delle veltegli lafia viuere
con le loro leggi, cởfêmpre con le loro cafe, es ve loro beni.
L'altrafºrte diguerra è, quandº vnpepulo intiero con tutti
defaefamigliefilema d'une luogo,neceſſitate o dalla fame, º
dalla guerra, eſ va acercarndouafede,ei nucua prouincias
non per cºmmandarla,come quelli difopra,maperpoſederls
tutta particolarmente,est cacciarne o ammaKzareglı habi=
tatoriantichi di quella, Queſtaguerra è crudelſfima est þa=
uertofißma. Et di queſtegner, e ragiona Saluffio nelfins
dell'Iugurtino,quandº dice che, ſhto lugurta fi/enti il mea
to de Franciefi, che venistano in Italia:doue e'dice ch’lpopös
do Romano con tutte l'altri genti combattàfolamente per chi
doueffe commandare,ma cºn i Francioff combattèfempré
per la falute di ciaſcuno;perche ad vn Prācipe,o ad vna Rés
publica, che aſfalta vna prouincia,bafta fþegnerefolo coloros
the commandano,ma a qheſte populationi conuieneſþegneré
siaſcuno,perche vogliono viuere :quello,che altri viuenago.
I Romani hebbere tre di queſte guerre perieelofiſſime . Lá
prima fu quella, quando Romafiº prefa,laqnale fu occupat4
da quei Francioſi,che haweuanotelte(come di ſopraf diffe)
la Lºmbardia a Toſcani, ci fattonelorofedia. Della quale
Tita Linione allega due cagionit la prima, come di ſopraf
in diffe chefurºneallettati dalla dolceXza dellefrutte et delvi
# nos'Italia,delle quali włãcauano in Frãcia:lafecõda,che ef:
fendo quelregno Frãcioſº moltiplicato in tấte d'huomini,ché
#4 non vißpetenanºpiu nutrire,giudicarono i Frencipi di quei
luºghi cheffeneceſario.ché ina parte di loro andaffaceri
care nuoua terra. Erfatta fale deliberatisne,elefono perĠa
pitani di quelli chefi haueuonaa partire Belloueſſa, et Sics

: *effe, dusi Re de Frãcioſi,dequali Bellaugavēne in Italias


s. X- ZN, * 5 -
* , L 1 в ко “ = }
e Siconeſopaſſò in Iſpagna, Dalapeſata del quale Bels-,
ueſo nacque l'occupatione di Lombardia,& quinds la guer
ra, che prima i Francioſifcero a Roma. Dopo quejtafu
quella,chefecero dopo la prima guerra Carthagineſe, quãae.
tra Piombino, & Pfa ammazzarono pu che ducento mula
Francioſi. La terza fu quando i Tedeſchi,& Cimbri vēne
roin Italia, quali hauendo vinti pin effercits Romani, fu
rojo vinti da e Mario. Disfero adunquei Romani queste
treguerrepericoloffime, ne era neceſſario minore vità a
vincerle: perchefi vede poi come la virtù Romana mancò,
cº quelle arme perderono il loro anticº valore. Fu quelle
Imperio diffrutto dafim AQbpoli,i qualifurono Gotti,Dan
dali,G:fimili, che occuparono tutto l'Imperto scendentale.
Estono talipopoli depaefloro(come difepraſi diffe)caccis
ti dalla neceſsità,e la neceſsutà naſce o dallafame, º davna
guerra,e oppreſione,che ne paeſiproprjè lorofatta . Tal
che fono coffretti cercare nuoueterre. Et queſti tali o eſans
grandenumero,e3-allhora con violenza entrane ne paef ‫مله‬
frui, ammazzano gli habitatori poſedono i loro beni,fanns.
vno nuouo regno, mutano il nome della prouincia, come fece
Moiſe,et que popoli,che occuparono l'Imperio Romane,per
che queſti nominuoui, chefono nell'Italia, e nelle altrepre=
uincie non naſcono d'altro,che d'effereftate nomate ceſ da
nuoui occupatori. Come è la Lombardia, chefchiamaus
Gallia Ciſalpină. La Francis,fichiamana galla Tranfal
pina, ej hora è nominata da Franchi,che coffichiamawa
ho quellipopoli, che l'occuparono. La Schauonia fichiama
na Iliria. La Ungaria, Pannonia. L'inghilterra, Britaa
nia,et molte altre prouincie,che hanno mutato nome;lequali
farebbe nouoſo raccontare. e Mist/º anchora chiamò giudes
quella parte di Soria ºccupata da lui. Et percheie hodetto di
# volta talipopolifonecacciati கரடி
': '
\\ *s ‫ﮑی۔‬
*** 8 в с е N b e 9i
/ède perguerre, ºndefºno coſtretticercare nuoue terre, ne
vogliº addurre l'effempio de Maurufij pºpºli anticamento
as Soria. Iqualifentendo venire i popoli Hebraici, est giu- |

dicando non poter loro reffere, penfarono effere meglio,fal


ware loro medfimu,est lafetare il paefe proprio, che per vo
lerefaltare quello, peraere anchora il loro. Er leuatif can
lorofamiglie, fene andaronº in Africa, deurpoſero la lore
fedia,cacciando via quelli habitatori, che in quei luoghi
urouarono. Et cofiquelli, che non hareuano potuto difende
re illorºpaeſe,peterono occupare quelle d'altrui, Et Procopio,
che fertue laguerra,chefece Belfario co Vandali occupato
ri della Arfica, riferiſce, hauer letto lettere feritte in certe
colonne,ne luoghi, daue quiffi Aſaurufij habitauano,le qra
li diceuano. Nos Maurufij, qui fugimus à facie Ieſu
larronis filii Nauæ.Cioè, Noifiamo Maurufij, qualifig
gimmo dallafaccia ai lesù figliuelo di Naue. Dcue apparif:
ce la cagione della partita loro di Soria.Sono per tãto queſti
pepalsformidabilifimi effendo cacciati da vna vltima ne
ceſsità:c fe effi non riſcontraro buore armi, non faranno
maifºftenuti, ma quando quelli, chefono cofirettiabandona
re la loro patria, nõfeno molti,nöfenofpericolofi, come quei
.popoli,di chefiè ragionato, perchenõpefonovfare tantavio
lenza,ma cốuieneloro cõ arte occupare qualche luogo,c; oc
cup.stolo, munteneruif pervia d'amici,c-dicenfederati;co
sef vede chefece Enea,Didone,i Mafilief,estfimiliiquali
turis per cõjếtmēto de vicini-doue epoſarono,poterono mấte
meruif. Eſcono ipopoligrolfi,c; fonov/citiquaſi tutti depae
fi di Soria,luoghifreddi,ợpoueri,deuepereſſere affai huo
msini,eseil paeſe di qualità,danigli poterenutrire,ſºnofor
zati ſcire,hauendo molte coff,che gli cacciano,cinefuna,
che gli ritenga, ĉefe da cinquecēto anniin дий nõè occorſº,
eksºleunidiquestipepelihathiansinondais
‫و برای‬ 2X 3
alcune paestà 鲈é
|
L 1 2 x o |

nato perpiu cagionº, la prima,lagrande euaeuatione, che


fece quelpa fè nella declinatione destimperiº ºndºſcirono
piu di trehta popolationi.lifeconda?, ch:la Magna, l'In
hierra,onde anchora vstuano di questegenti, ba" bº
railloro paeſe bonificatº," modo,che vi peſſonº viuere agia
samente, falche non fenºneceſsitati di antare luºgº Pali"
altraparte effendo efº huºmini bellicofiſſimi,fono cazevno
baſtione a tenere,che gli Seithi,i qual con lorº confinanº,ºš
prºfuminadipotére vincegli, º fl:g": 3 þeſſe volte oc
korrøne mouimentigransſi": da Tartari, the fone dipo;
dagli Ongheri, & di quei di Polonia fºſtenuti:#ffefef;
loriano,che fenon fußtno l'arg.: loro,l'Italia, & la Chief
harebbe molte volteſentiteilpeſ ą: gli eſercitiTartari; ci
voglio basti,quante 4 þrefatists,"º". , !

Quali cagioni communemente facianº naſcer


leguerretraipotenti. Cap. }.**
L Acagione, chefece naſcere guerra irai Romani ‫!فنﺍﺑع‬
usanniti,charnaastatiin legagran tempo,èvre gis:
pe commune che naſcetra tutti přencipati potenti, l-aqwał
sagione o ella viene a caſº,º ells è fatta naſcere da celui,che'
ajideramuouere laguerra. Qgella, che nacquetre i Re:
mani, es i Sannitifu a caſo: perche l'intentione de Sanniti
non fù, mouendoguerra a Sidicini,có dipoi 4 Campanima
pertaa Romani. Maeffenda i Campani ºppreſſati, est ri
gerrendo a Roma,fuºri della ºpinione de Romasi,cº de Sans
nitifronº forzati, dandesti (ampania Rºmaniseemede
fa lore,difenderli, e pigliarequella guerra,chea loreparne
non potere canlere honºre fuggire: perche e parene bene 4
Romani ragioneuole non pote: difendere i Campani, come
aspicicºntra a Samnitianiciemapartua ben lorº vergºgn4
*: : ---- - 禪轉
S и со N D o - 92
hon gli difendere, come fudditi,o vero raccommandatigiu
aucanae, quando e'non haueßino prefa talaffa , teri e la
vuaa tutti quelli, che diſegnaßın veni efetto la peatfia lo
ro. Et hauenas Koma perfine lo imperio, est lagleria, & rõ
la qитете, попратена riсијате дкіјtatъprºfа Свеј1° геаг
յո« cºgione deute princfio alla prima guerra contre º Car
thagınefi per la dfeja,che i Romanı perſono de A4efineſ in
Sicilia laqualefa anchora a cafe: Ma nem fugia a rajº,ai
poi la/econdº guerra, che nacque tra loro: perche at ibaie
Capitano (arbagineſe aſfaltò: Sagunun amici de Romani
sa Iþagna, nõ per offendere quelli,ma per mouere l'arm" Ro
mane, & hauere occafiose si csbatterli,e paſſere in Italia. .
Queſto modo nell'appucciaienuoue guerre è fiato ſempre vja
te va i potenti,e che fi băno es dēla fede,es d'altro,qual
che riſpetto: perchefe ío vogliofareguerra con vn Pren tipe,
c tranolfano fermitapitol per vngran tempo offerrati,
cºn altragiuſtificatione, cº con altro cºlore ajalterò le ºn
Jag amico, che lui propriefºpenao maſſimamente, che nelle
aſfaltare l'amico,o eifrifềntirà, ej to harà l'intento nie di
figli guerra, º non friſentendo.fi/coprirà la debolezza, º
l'infidelstafua, di non difendere vnfuo raccommandato. Et
ľvna e l'altra di queſte due cofe è per tergli riputatione,cº
perfare piu facili i d/gni miei. Debbeſi notare adurque
ợper la deditione de (ampani circa ilmouere guerra,quã
le difeprä s'è detto,est di piu qualrimedio habbia vna cit
tà, che nonfipoſaperfºfteffa difendere,c- varial, difende
rein ogni modo da quelche l'affalta. Il quale è da fi libera
mente a quello,che tu diſegni,che ti affenda, comefecione i
Capousni a Romani, C3 i Fiorentins al Re Roberto di Na
pli,ilquale non gli volende difendere, come amici gli difeſe
pºi,come fudditi,contra alle forze di Caffruccio da Lucca,
chegli
աո ºpprimena. - N. 4 · - -
· Ida
- L I в к о
Įdarari nonfono il neruo della guerra, fecondo
che è la commune opinione.” Cap. X.
* Erche ciaſcuno pue cominciarevna guerra a ſua poſta,
manonfinirli,debbe vyo Prencipe, auanti che prendł
ünainepreſa,mifurare leforzefus, & fecondo quelle gauer
narfi, na debbe huere tanraprudenza,che dellefae forze
ei non s'ºrgannerà quando le mifuri o dalfiro, o dalla beni
golenza degli huomini, mancando dall'altra parte d'armé.
proprieperche le coßpredetti tiacerefono bene le forze, ns.
ellenon te le danno,e#parfº medefinnefono nulla,& non gº
uansalcuna coffenzia l'arme fedeli;perche i danari afai
non ti baffanofenza quelle,non tigioua lafortezza delfie
fe, 3 lafed;,& beniuolenza degli huomini non dura: fer
che queſtinan tipoſſino effere fëáli, non glipotendo dijen- ,
dere.Ogni monte,ºgni lago, ogni luogº inaceſſibile diuenta
piano, doueiforti difenſori mancano. I danariancherană
Jolº monti difendono,ma tifannopredare piutosto. Netšº
efferepiųfalſa quella commune opinione,che dice,cheidina
riſanoilneruo dellaguerra,la qualſentenza è data da Qà:
(artionella guerra, chefn tra Antipatra Macedone, ởil
Ke Spartano.Douenarra,che per difetto di danari il Re di :
Špartafu neceſitate azzuffarfe fu rotto:chefe ei diffé,
riuali zafaposhigiorni, ventua lannoua in Grecia dels.
morte d'Aleſſandro,onde eſarebberimajo vincitore fºntº
combattere.Mamancandogli i danari 6. dubitande; este,
teffèrcito fue per difetto di quelli non labandonaſſe, fu fe:
fretto tentare lafortuna dellazuffa,talche Qģinto Curtis
perquestaeºgione aferma,i danari effereilneruo deltagne
ra la qualefºntenza è allegata ogni giornº , c. da Prençți
zentanteprudēti,che bajti feguitară perche fondatiĝfest“
quella, redono,che baſti leroa difenderfi hauere teſoroaſei
e nonpenſame,chegitefºre
ぐん、)”・。
hafaffe a vincere, the Pai:
- ----
- - -

harebbe ""
| |
|
-
- S в є о м в о. | g4?
து:
harebbe vintº Aleſſandroi Greci harebbővintii Romani,
ne noſtritēņi il Duca Carlo harebbe vinti gli Suizzeri, G-
pochigiornifono il Papa,g i Fiorëtıni inſiemenõ harebbe ***

no hinnta difficultà in vincer Frãceſco Mariajn pote di Pa


』 pa Giulia II.nella guerra d'Urbino. Ma tutti i ſopranomi
natifurono vinti da coloro,che nõ il danaro, mai buonifol
datifiimano effereilnerua dellaguerra. Tra le altre coſe,
che Creſo Red Lidia moſtrò a Šalone Athenieſe fu Una fę
fºroinnumerabile,c: domādando quelche gli pareua della
potěRafaasgli riſpoſe Solone, che për quello non legiudicana
piu potēze,perche la guerraffaceua colferro,eż nãcốΓorος
có che poteua ventrevno,che haueffe piuferro di lui,e3. tor
glezne. Oltra queſtº quando dopò la morte a Aleſſandra
Magno vna moltitudine di Francioßpastoin Grecia,es poi
in Aſia,C# mandădoi Franciofi Oratorial Rédi Macedo
nia pertrattare certo accordo,quel Reper mostrarlapoten
zafua, & per isbigottirli,moſtrò loro oro,e# argëto affai,on
de quei Francioſi,che digia haueuane comeferma la pace,
la ruppeno, tanto deſiderio in loro crebbe ditorgliquelloro:
est coffa quel Re ſpogliatoper quella coſa, cheegli haueus
perfadfefaecºnsulata, IC’initiani,pochiannfono, ha
uendo anchor iltefrolorºpiene d'oro, perderone tutto le
| fiato:fenza potere effere diffiaa quello. Dicº pertante non
l'ore(come grida la commune ºpinione) effereilneruo della
guerra,mai buonifoldati;perche l'oro non è ſufficienteatre
ware i buoni/oldati mai buoni foldatifon ben fufficienti «
trauare l'oro. A Romani (ſe non hauefjero voluto fare la
guerra piu co danari,che colferro)nőfarebbe baffato hauer
rutto ilfeſoro del mondo, confiderate legrandi impreſe che
feciona,ơ-le dificultà,chev hebbono dintro. e aia facen.
de le lörguerre colferro, non patirono mai carefia delto
re: perche dº quest, che li temenanº, era portate l'orº
.. . ' . - - 概 |
2. ... L 1 » R o
infine neeampi, ĉefequel Re Spartans per carifia di di
*art hebbe atentare la fortuna della zuff,interuenne a lui
дней» per conto de danarı,che molte volte è interuenuto per
surecaguoni perchefi è veduto,che, mancando aavno effer
sitºle vettouaglie,& effenda neceſsitati o a morire a fame,
º azzuffurfi, fi piglia alpartito/empre a’azzuffarſipir effer
Pi* bonore,g done la fortuna tº può in qualche modo fauº
rare. Anchora è interuen«to molte voite,che veggendo vº
Capitano alfao eſercito nem co verire/occer/egi cenument
• “zzuffurfi con quello, c; tentare la fortuna della kufa,
ºaſpettando che egl'ingrofit, hauere a combattere in ºgni
mºdo con mille ſuoi djåsantaggi. anchora fi è vifo , eume
interuenne ad Aſdrubale, quandº nella Marca fu aſfaltatº
da Claudiº Nerone inſieme con l'altro Conſolo Romano,che
vn Capitano è neceſittato o afaggºfiº a combattere: cent
fempre elegge il combattere,parendogli in queſto partite-en
chora #ī. vincere,c in quell,altro ha
mere aperderein ogni modo. Sono adunque molte neceſsitati
shefanno advn Capitansfuer dellafas intentione pºgliare
partite d'azzuffarf,tra le qual qualche valta puo effer la f4
reſtia de danari ne perqueſtof debberei daneri giudicare
effere ilmeruo della guerra piu,che l'altre coſe, che induconº
gli bнетіпта :#neceſsità. Non è adunque,replicardolº
ainuous, l'oro ulneruo della guerra,ma i buoni/oldati. Se*
beneneeeffarji danarin ftõde luego, ma è vna neceſsità,
cheifºldati buoniperſe mºdefims la vincono : perche è im
poſsibile,che a buontfoldati mã hipo e'aanari cone cheids
nariperlero medefimi prouine i buons/oldatí. Moſtra que
#:: diciamo,effere vero ogni hyfforta in mulle luoghi,
não/fante che Pericle c5fglaffegli Athenieß afare guerra
sontutto il Peloponeffo, moſtrādo, che poteua vincere quella
guerrasilinduſtria, & nã canlaforzadeldanaiº, Et
* 4

st fá
- S в е о N р. о. ‫هو‬
in tale guerragli Athenieſproſperafinº qualche volta,in vt
tumo li perderono,c3- valfon piu il configlio,est i buoni folde
ti'di parta,che l'induſtria,ej aldanaio d'Athene. Ma Ti
to Liuiº è di queſta o inione piu vero teſtimonio, che alcun?
altro,doue diſcorrendo fe Alejandro e x}{agnofufe venuto
in Isla,ſe egli haueffe vinto i Romani, mostra effertre coſe
neceſſarie nella guerra,afat ſoldati,est baoni, Capitani pra- .
. denti , et buonafortuna.doue eſaminando,quali on Roma
: ni,º 4lefandro preualefino in queſte coſe,fa dipei la fas
# conchiuſione,ſenzaricordare mai i danari. Douerono i Ca
pºvani,quando furono richiefti da Sidicini,che prendelf
: no farmeperloro cºntra a Sunnits , mifarare la pºtenta
* loro dei danari,& non da i ſoldati:perche.prefº che effi bek
* bero partite di aiutarh,dopo due rottefurono costrettifarſi
" , tributarij de Rowaniff volionofaluare.
- - -
-
.
** · ·· · · -
" Non è partito prudente fare amicitia con vn Pren
º
# |-
cipe,chchabbia
|- *
piu opinione, cheforze.
Сар, X I, - -

4 -* - N ... : *. *
:( V: Tito Liuio moſtrare l'errore de Sidicini,afi
: . V darf dell'aiuto de Ĉampani,c; l'errore de Campani,
# acredere potergh difendre non ló potrebbe dire con piu vi
* se parole dicendo.Campani magis nomen in auxili
um Sidicinorum quàm vires ad præfidium attule
runt. (ivèsi (ampani in aiuto de Šidicini pertarmepis
la fama,che leforze. Pous fidebbe notare, che le leghe,
che fanno co Prencipi,che non habbiano º commodità d'a
jutartį per la diffantia delfito,oforze difarlo per fue dif
ºrdine, º altra fua cagione , arrecanopiu fama , che
aiuto acoloroghe feneħdano,eomeinterwenne ne dinostri
aferantiniquasánel milie quatire centº futama :
2. - - -
‫هایی‬

; :« = * L і в ко -
il Papa,e, il Re di Napoligli aſfaltaronorehe effendo «mi»
ei del Re di Francia,traffono di quella amiciția magis no
men,quàm præſidium, come interuerrebbe anchoras
quel Prencipe,che confidatoſi di • Mafimiano Imperatº-,
refaceſſe qualche impreſa:perche queſta è vna di quelle 4-
wicitie,che arrecherebbe a chi la faceſſe, magis nomen,
quàm præfidium,come fidise in queſto teff5, che arrerà
quella de Capouania Sidicini. Errarono adunque in que“;
#apartes Capouani perparere loro hauerpiu forze, chemen'
haueuano. Et cafi fa la poca prudenza de gli huomini,
qualche volta,che non fapendone potendo difenderefeme
definei, voglioso prendere impreſe di difendere altrui , come
feciono anchºras Tarentini:tquals effendogli efferciti Ke
maniallo incontro dell'eſercito de Sanniti, mandaroneam
baſciatorial Conſolo Rosano, afargli intendere, come ei
volenanºpace traquelliduoi popoli; es come eranoperfive a
guerra contra aquello che dalla pacef diſcoffaffetal che#
Conſolo ridendoſi diqueſta proposta, alla preſenza di detti
ambaſciadorifece ſºnarea battaglia: & alfao effereito cºmº
andò cheandefeatrouare ilmemico,moſtrando a Taren-,
fini con l'opera, & non cºn le parole,di che riſpoſta effieranº
degni. Et hauendo nelpreſente capitolo ragionato depar:
titi,chepigliano i Prencipi alcontrariº per la diffa d'altrai,
veglionel ſeguente parlare di quelli,chef pigliano per la 4
- -- -5

Se egli è meglio,temendo di effer astaitno, muo


uere,o aſpettare la guerra. Сар. ХII.,
玖 hºminiaſsimaishimisestatagar
ra qualche volta diſputare/efonoauoi Prencipi quaſide
qualiforze ſequellepinggiardo babhia banditº Ž guerra
- - º gefſtfÁ

, Sиеоко е 9ரி
eentra a quell'altro, qualefia miglior partito per l'altre;º
aspettarealnemico dentroa i confinifasi, º «ndarlo a tře
mare in caja,3 aſfaltare lui. Et nehofentito addurrera
fiºn, a ºgni partes chi defende landareaſfaltarealiruins
allega il configlio,che Creſo dette a Ciro,quando arriuato in
fu confini de L3Meſſageti perfare lorguerra, la loro Regine
Thamirigh mandò a dire,che eleggeſſe quale de duoipartiti
veleſſe,o entrare nelregno fuo, doneeſſa l'aſpettarebbe, o vos
lefe che ella veniſſe a trouar lui. Et venuta la coſa in di
fputatione (reſº contra alla opinione degli altri diffe, §Á
andaffe a treuar lei, allegando,chefe egli la vinceſe diſcoſto
alfao regno,che non gli ferrebbe il regne:perche ella harebbe
tempo arifarfi,mafela vinceſſe dentro a fuoi confini, po
trebbeſeguirla infu lafuga,o non le dando fatio arifarf,
terle lojtaro. Allegano anchora il configlio,che dette An
mabale ad Antioche,qnando quel Ke diſegnaua fare guerra 4
Romani,doue ei moſtra come i Romani nonfipoteuano vin
cere,ſe non in Italia,perche qutui altrifi poteua valere delle
arme,ci delle ricchezze,est de gli amici loro. e Ma che
gli combatteuafuori d'Italia,es laſciana loro l'Italia libera,
laſciaua loro quella forsta,che mai le manca vita a fºmmi
nistrareforze,doue biſogna. Et cöchiuſº,chea Romanifipo
teua primea torre Roma chel'imperio prima l'Italia,che le al
treprouincie. Allega anchora Agatocle,che non potendofoffa.
were la guerra di caſa,aſaltò i Carthaginefiche gleneface,
mano,et gliriduſſe a domādare pace. Allega Scipiene,che per
leuare la guerra d'Italia, aſfaltò l'« Africa. (hi parls al
contrario, dice,che chivuolefare capitare male vno nemico,
lo difcofti da caſa. Allegano gli e Athenieß, che mentre:
A
shefeciono la guerra commoda alla caſa loro,restaronofºpe
riori: c-eomefi diſcoffarono,g andarone con gli eſerci
|
*Sicilia :
perdironslalibertà: «Allegalef # Poeticker
; ‫ﺑنیادی م‬
*
/
"2
* - L I вке
donef mostra,che Anteo Re di Libia aſfaltato da Herçole
Egittuefu infºperabilementre l'aspettò dentro a iconfinidel
to regnò,ma come eje ne diſcoſtòper affutia d'Hercole per:
dè lojtato,c-la vita. Onde è dato luogo alle fauola di
• Anteo, che effendo in terra ripigliana le forze da fua
madreche erala terra,eớ- che Hercole auuedutof di que
fø,loleuò in alto,e difcofiollo dalla terra, Allegane anche-,
vaigzudicij moderni. (iaſcuno fa come Ferrando Re di
TNapoli fu nefnos temps tenuto vno/*иifiya Prencipe, g
venendo lafama duoi anni auanti la fisa morte, come il Ke
di Francia Carlo ottauo volena veniread affaltarlo,hauen
dofatte affai preparationi ammalò,3-venendo a morte tra
gli altri ricordi,che laſciò ad Alfonſº/uofigliuolofu,che egli
aſpettaffeilnemico dentro al regno, e per cofa del mondo
non traheffe forzefuori delloffatofuoma l'affettaffe den
tro afuoi confinstutto intiero. Ilche non fu efferuato de
uello,wa mandato vwo effercito in Romagna,fenza comº
{iž quello,e loſtato. Le ragioni,che oltre alle,
eefe dette,d'ogni partefiadducono,/ono,che chi aſfalta,vit
ne con maggior animo , che chi affetta, il che fa
pin confidente l'effercito. Toglie oltra di queſto molte
commoditàalnemico dipoterfivalere delle fue coſe, nonfi
potendo valere di queifudditi , chefeno/accheggiati : cớ
perbauereilnemiso in caſa, è coſtrettº il $gnore hauer:
piu riſperte « trarre da loro danari , c affaticargli: f,
che e viene « fêccare quellafonte, come dice Annibale,
che fa che colui puo foffenere la guerra. Oltra di que
ffo i fuoi foldati per trouarfi ne paeſi d'altrui ſºnº pie
neceſſitariasombattere,e quela neceſſità fa virtù, comº
pin volte habbiamo detto. I dall'altra parte fi dice, cºme
ettandº il nemico, s'aſpetta son afai vantaggie:
percheſenza diſgio di akunº tu pusi darea quellº *
*
-

S и с о к р ө - த6
ſifagi di vetteuaglia , 6 d'ºgni altra ceſa, che habbiº
”ſºgno vn'jercito, "Puoi neglio impedirgli, i djegni
uos per is notuia del paeſe , che tu hai piu a lui. Puoi
tora pute forze incontrarlo,perpoterlefacilmente tutte vnire,
*** nºn potere gia tutte aſcoßarle da caſa. Puoi (effendo
rottº); fartı facilmente : fi perche ael tuo effercito fene
falueranno affat,per hauere i rifugii propinqui : fperche
sl/applementº non ha a venire dijcoſto,tanto che tu vieniar
rafēhtare tutte le forRe,e non tutta la fortuna, cớ arri
fchi tutta lafortuna,e men tutte le for Ke. Et alcunifone
f#4ti,che per indebolire meglo il ſuo nemico, lo laſciano en
trare parecchie giornate in fu'l paeſe lero, cº pigliare afai
terre,acção che laſctando i prefidij in tutte , indeboliſca il
fue ejercito , ey peſinle difet combattere. e Ma per
dire hora to quello , ch to re intendo , io credo , che s’.
kabbia afare queſta diffintione , o to ho ilmio paeſe ar
maro , come i Komani,º come hanno gli Suizzeri , o io !"
ho difarmato, come haueuano i Carthaginefi, o come :
hanno il Re de Francia,est gli Italiani. In queſto cafof
debbe tenereilnemice difcofio da caſa,perche effendo la tua
virtù meldamaio,ớ non negli huomini,qualunque volta ti è
impedita la via di quello,tufetſpacciato ne eola verunate f
impediſce,quanta la guerra di cafa. In effempt cifono s (ar
thagineſi,iquali mentre che hebberº la caſa loro libera, po
teronocºn le rendite fare guerra co Romani : & quando r
hauenane affaltata,non poteuono reffere ad Agatocle , i
Fiorentini non hakeuano rimedio alcune com C':fig
wore di Lucca perche erfacena loro la guerra in caſa, tante
cheesti hebbero a darfi, er effere:# , al Re Roberto di
Napoli. Ma morte (aſtruccio,quelli medeſimiFiorētını heb
animº d'affaltare il Duca di Milano in caſa,et சா:
** ** .
* TÁ 3
- * *
-.* . . . . .«. .
3 • w: *

‫اهم‬::۹ ‫از ﺍﻭ‬


L 1 »Ro ';

återgli ilregno,fanta virtù moffrarono nelleguerre l


sane,g tanta viltà nelle vicine. Ma quandoi regni/
armati,come era armata Roma, & come/ºno gli Swizz
fonopiu difficiliavincere, quantº piuti apprefi loro : per
queſticorpipefonºvnirepinforze a refijtere advneimp
ébénon poffono adsfaltare altrui. Nº minuoueing
focafofauttorità di Annibale perchela paſiuneşel
le fueglifacena cof diread Antiocho,ferrhefe i Roman
uéfinshauutein tantoſpatie di tempº quelle tre rett
Francia,che effi hebbero in Italiad's Annibale,femza a
boeraní ſpacciati: perche nonfifarebbene
dui degli efferciti,consefvaljene valutiharebl
in Italia, non de:
-

kauutoa rifarfi quelle commodità, ne potenanº con qi


forzereſiſtere al nemicº, che poterono. Nºn fi t.
per aſfaltare vnaprºuincia,che effimandafino mai fuor
farcii,che paſaĵino cinquanta mila perſºne... e 342
:- difendere la caſa ne miſſono in arme contra a Francefi
##
láprima guerra punica diciotte centenais di migliaia,
* birebben,
ruppono in potuto poi rompercontraa
Tostana:perche quelliintantonumerº
Lombardia,decºnm
*

.
ei non harebbenepotuto condurretanteforzef difesta
-
;
| 3
*
} 靴
combattergli con quella commodità. I (imbri ru;
vno eſercitº Romano nella Magna,ne vi hebbono i R.
* ***

*
}; virimedio. Ma come eſsi arruarono in Italia, 3 ch
:
| 4 terono mettere tutte le loro forze infeme, gli ſpaccia
Gli Suiz Keri èfacile vincerglífuºridicaſa,aoue e'non
no mandàrepiu chevn trentaºquaranta mila huomin
vincergliin caſa,doue ene poſſonº raccozzare centen
difficilistimo. Conchiude adunque di nuomo,che quel i
ere,che haifaoipopoliarmati,cºrdinati alla guerr
fettiſempreinca/avmagnetrapotentes ferreshfaq
is vadiarincentrare. Ďtaquelleithfhºiſasi/itza
sr
ஆ. |
|- • S в со м р о. 97
armati, & ilpaeſe inufitato della guerra, fe la difeoflifem
pre da caſa ilpuchepuo. Et cofi l'uno,et l'altro,ciaſcuno nel
fnºgrado,fidifenderà meglio. -

Che fi viene di baſſa agran fortuna piu con la frau


de,che con la forza. Cap. Xl II.
O iſtimo effer cofa verifima,che rado, o non mai inter
uenga, che gli huomini di picciola fortuna venghino a
gradigrandi ſenza la forza,e ſenza lafraude,pur che quel
grado,alqual altri è peruenuto,non tufia o donato, o laſciato
per heredità, Ne credoftruouimai, che laforzafola ba
Jfi, maſtrouerà bene, che lafraudefºla bafterà,come chia
revedrà colui,che leggerà la vita di Filippo di Macedonia,
quella de Agatocle Siciliano, est di molti altrifimili, che d'
infima, ouero di bafafortunafemoperuenuti o a regne, o ad
Imperij grandfimi, , Mofra Senophonte nella fua vita
di Ciro queſta neceſsità dell'ingannare, confiderato che la
prima ifpeditione, chefafare à Ciro contra il Re de Arme
nia, è piena difraude, G- come con inganno, est non con
forzaglifa occupare alfao regno, e non conchiude altro per
tale attione,fe non che ad vm Prencipe, che veglia faregran.
toſe, è neceſario impararea ingannare. Fagli olira di
дисfo ingammare Ciazare Ke dee_Medi/ao zio meterno in
piu modifen Kalaqualefraudemoſtra, che Ciro non poteua
peruenirea quella grandeXza, che venne. Ne creaſo, che
fitruouimai alcuno poſto in baſſafortuna peruennteagran
de Imperiofolo con la forzaaperta,c ingenuamente, mafî
benefalo con lafraude: comefecegionanni Galeazze,per
torloffato, e3, lo Imperio di Lombardia a e_ZM. Bernardo
fozio. £t quel chefono neceſſitati fare i Prencipi, ne
principij degliangumenti ாறு: anchora f్క » 6
«
*
Agré
-
*
L і вко ,
fare le Republiche,infino che elle feno diuentate potenti,&
che baſti la forzafola. Et perche Rome tenne in ogni parte
operforte,oper elettione tutti i modi neceſſarj a venire «
grandezza, non mancò anchora di queſto,nepuote vfare nel
principio il maggiore inganno, che pigliare il modo aifopra
diſcorſo da noi,a farfº compagni : perchefotto queſto nome
fegli fece ferui, come furono i Latini, eý altri popoli all'incõ
tro: perche primafi vafe dell'armeloro in domare i popoli
conuicini, cởpigliare la riputatione dello ſtato, dipoi domsas
togli, venne an tanto augumentº,che ella poteua battere ciaf
tuno. Et i Latini #%;ddono mai d'efferal tuttoferui,
fe nõ poi,che viddono dare dite rotte a Sanniti, ci coffretti
gli ad accordo. La quale vittoria come ells accrebbe gran
riputatione a Romanı co Prencipi lontani, che meaian
te quella (entirenoilnome Romano,g non le armi: cof ge
nerò inuida, est ſospetto in quelli, che vedeuano, e#Jenti
uano l'armi; trat qualifurono i Latini. Et tanto potèqueſta
inuidis,est queſto timore,che non folo i Latini, ma le Colo
nie, che effe haueuano in Latio infieme co Campani fati
poco innanzi diffi congiurarono contra al nome Romane
Et moſſono quella guerra i Latini nel modo,chefdice dife
pra, chefi mouono la maggior parte delle guerre, aſfaltando
non i Romani, ma difendendo i Sidicini contra a Sanniti, a
quali i Sannitifaceuano guerra con licenza de Romant: Ee
cheft vero, che i Latinifi moneffino per hauere conoſciuto
queſto ing anno, lo dimoſtra Tito Liuio nella bocca di e An
nuo Setino Pretore Latino, il quale nel configlio loro diffe,
queſte parole: Nam fi etiam nunc ſub vmbra foederis
aequi ieruitutem pati poſſumus, &c. Cioè percioche/?
hora ettandio fotte ombra di pace poſſiamo fopportar lafer
κιτά, Vedeți per tante i Romani neprimiaugumenti loro
veneſſere wancats etiandio dellafraude, la qualefa/empre
|- #f6fa
|- Sв с о м ро. 98
neceſſaria advfare a coloro, che di piccioliprincipijvoglienº
afublimigradifalire, laquale è menovituperabile, quantº
èpiu ceperta, comefa di questa de Romani.
Ingannonfi molte volte gli huomini, credendo
çon la humiltà vincere la ſuperbia.
Cap. XIIII,
Edefmolte volte,cºmela humilitànonſolamentenen
- ioua, ma nuore, maſsimamente vfandolaeon gli
huomint infolenti, che, oper inuidia, oper altra cagione
hanno concetto odio teeo. Diche nefafede l'Historico nº
fro in questa cagione diguerra tra i Rovani, est i Latini:
perche dolendefi Sannitico Romani,che i Latini gli haut
mano aſfaltati i Romani non volono prohibire a Latinital
guerra,deſiderando non gli irritare ilche non/olamentenon
gli irrito, ma glifece diuentare piu animoſi contra a loro, có
Ji/coperſono piu preſto nemici,di che nefänofedele parolev
fate dalprefato Annro Pretorio Latine nelmedefimo con
cilio,doue dice:Tentaftis patientiam,negando milité,
quis dubitat exarfifle eos?pertulerunt tamen huns
; , exercitus nos parare aduerfus Sannites
foederatos fuos audierunt;nec mouerűt feab vrbe,
vnde hæc illis tahta modeſtia,nifi conſcientia viriữ
& noſtrarú,& fuarú? Goë voi colnegar di dar lorofºlda
ti hauete tentato la patienza de Romani, chi dubita,che é..
gline non ffanofängnati? non dimeno hanneſaferita la
doglia. effi hanno inte/0,che voi apparecchiatele arme con
tra i Samniti loro confederati. 费fifono moſsi della citº
tà, Percheſtimati voi, cheeßifiano diuenutitantomodefi,
Jinipercbehanneemoſciutelivoſtreøklerefºrze (nº
. . . Q ż ᏰᏰ
L і в к о .
Jĉefi per tants chiarifime perqueſte testa, quantola patif
' ~ xa de Romani accrebbe l'arroganza de Latini. Et però mai
vno Prencipe non debbe velere mancare delgrado fuo,etnom
debbe mai laſciare alcuna coſa d'accordo,volendola laſciare
honoreuolmēte,fenõ quando e'lapus, o eſ crede che la poste
tenere:perche egli è meglio quafif pre (effếdoficödetta la ce
fa in termine,che tu nõ poſſa laſciare rel modo detto)lastiare
fela torre cõleforze,che con panra delleforReperchefe tula
lasti cõlapaura,lofti per lenartila guerra,etilpiu delle vol
te mõte la lieui perche celui,a chi tu harei,convna viltàfco
perta,cãceſº quello,nã starà faldo, mati vorrà torre de tal
tre coſe,et fi accēderà piu cătra di te,fimandeti meno, dall'
altra partein tuofauore trouerai i difføripiu freddi parëdo
loro che tufa » debole,º vile:Mafe tufsbitefoperta lavo
glia dell'auerfario preparileforze,anchora ch'ellefieno infe
rueriali,quello ti comincia afimare,fimantipiugli altri
Prencipi ale intorno, & a tale viene voglia d'adiutarti(ef
fewdo in fu l'arme)che abbandonandoti, non t'aiuterrebbe
mai. queſtof intende,quando tu hahbia vno nemice - ma
quando ne haueßipiu rendere delle coſe,che tu poſedefii, ad
alcuno di loro per riguadgnarfelo, anchora chefuße di già
fopertala guerra, & perfmembrarlo da gli altri cốfederati
tuoi nemici,fia/emprepartito prudente,
Gliftati deboli ſempre fieno ambigui nelrifoluerfi,
& ſempre le deliberationi lente fono nociue.

Cap. xv.
I N questa medeſima materia, c; in questi medefini
principijdiguerratra i Latini,et i Romanifipuº notare, .
69/M6
S и с о к ро. 99

come in ºgni confalta è bene venirea l'indiuidue di quelle,


chef ha a deliberare, & non fare/empre in ambiguo, ne
infº l'incerto della cofa. Ilchef vede manifesto nella con
falta, chefeciono i Latini, quando epenfanano alienarfi da
Romani: perche hauendo preſentito queſto cattiuo humo
re, cheme popoli Latini era entrato, i Romani per certifi
carfi della coſa, e per vederefe potenanofenza metterema
nº all'armer guadagnarfiquei popolifecero loro intendere,
come e’mandafero a Roma otto cittadini,perche haueuane.
a confaltare con lore. I Latini,intefo queſto, cº hauendo
coſcienRa di molte coſefatte contraalla voglia de Romani,
feciono configlio perordinare,chi doue/seire a Roma,et dar
gli commiſsiºne di quello, che egli bauefie a dire. Et stando
nel configlio in queſtadisputa, Annio lors Pretore difeque
steparole. Ad ſummam rerum noſtrarum pertinere
arbitror, vt cogitetis magis quid agendum nobis,
quàm quid loquendum fit.facilè erit,explicatiscó
filiis,accommodare rebus verba. (toe. la fomma delle
cºſe neſtrefimo io chefia,che penfiate piu aquello che dob
biamefare, che aquelle che dobbiamopartare percheageno
leco/afia intefº che haurete inefri configli, accommodarle
parole alle cof. Sono ſenza dubbio queſte parole veristime,
cơ debbono eßere da ogni Frencipe, cº da ogni Republica
uſtate: perche nella ambiguità; est wella incertitudine di
quelle, che altri vegliafare, non fifanno accommodarele
parole: mafermo vna volta l'animo g. deliberato quellofa
da eſeguire, èfacilcofatreuaraile parole. Io hº notatoque
faparte piu volētieri,quanto io hº molte volte conoſciutôte
le ambiguità hauerenociuto alle publicheatrioni,con danno,
cỡvergogna della Republica noſtra. Et/empre mai auuerrà,
she we partiti dubbj, Οest doue
s', - 3 biſogni animo a rarli,
delibe
|- *
L ї в к о |

farli, fara questa ambiguità quando habbiano adestr


configliati, & deliberati da huomini deboli. Non fºe
momeno nociue anchora le deliberationi lente est tarde, che
ambigue, maſſimamente quelle, chef hanno a deliberare in
fauore di alcuno amico:perche con lenteKza loro non s'aiuta
perſona,G- nuocefia/emedeſimo. Queste deliberationi cof
fatte procedano oda deboleŘza d'animo,& diforKe, o de
malignità di coloro, che banno a deliberare , i quali meſi
dallapaſion propria, di volererouinare lofato, cadempi
re qualchefo deſiderio, non laſcionoſeguire la deliberatione
ma la impediſcono,c; l'attrauerſono: perche i buoni cittadi
ni(anchora che vegghino vnafuga popolare voltarfi alla
parte pernicioſa)ma, non impediranno ildeliberare, mafi
mamente di quelle coſe che non aſpettano tempo. Morto che
fugirolamo tiranno in Siracuſa, effende laguerra grande
tra i (arthaginefi, c3 i Remani, vennona e Siracuſans in
diſputa, fe doueuanofeguireľamicitia Romana,o la Cartha
inefe : c3 tãto era l'ardore delle parti,chela cofajtaua am
.ேfe neprendeua alcunopartito,infino a tanto che A
póllonide, vno deprimiin Siracuſa, cỡvnafaa orationepie
nadi prudenza, moſtrò come non era da biafimare, chi tene
ualopinione d'adherafia Romani,ne quelli, che voleuane
feguirelaparte çarthagineſe; ma era bene da det fare
quella ambiguità G taraita dipigliare il partito,percheve
deua altutto in tale ambiguità la rouina della Republica.
Mapreſº cheffuſe iipartito,qualunque effuſe,fipoteus
fperarequalche bene.Ne potrebbe # piu Tito Liuio,
cheffaccia in queſtaparte,ildänº,cheftira dietroloftare
føpeß. Dimoſtrabanchora in questo caſº de Latiniperche
effidei Latini, ricerebidalere d'ainte cãtrai Romanidif, *
S я с о м ро. 1 OO

frrirono tãto a deliberarlo,che quãdo egliono erano vstitia


pūto fuori della pºrta cõlagente per dare lore/accorſo, vene
la nuoua, Latını effererotts. Onde Milontoloro Pretore
diffe,queſto poco della via cicofera affai colpopolo Romano,
perchefe fideliberawano prima o d'aiutare,o di non aiutarei
Latini, non gli aiutanao, et non irritauano i Romani:
aiutandogli, effendo l'autº in tëpo potenano con la aggiunta
delle lorºforze farli vincere,ma differido veniuano a perde
re in ogni modo,come interustneloro. Etfe i Fiorētini hauef
fino notato queſtotesto, non harebbeno hauuto co Francio
$netanti danni, ne tante noie,ậuante hebbono nella paf
Jata del Re Luigi di Francia duodecimo che fece in Italia
contra a Ludouico Duca di Milano : perche trattando
il Re tale pafata, ricercò i Fiorentini d'accordo, cé gliora
tori, che erano appreſſo al Re, s'accordarono con lut, che
effi ſtefsino neutrali, & che il Re venendo in Italia, gli ha
ueſe a mantenere nello fato, ci riteuere in proteitione:
c. dette tempo vn meſe alla città a ratificarlo: Fu diffe
ritatale ratificatione da chiper poca prudenza fauoriua le
cofedi Lodouico,intantº,che il Regia effendo in sì la vitto
ria,G volendo poi i Fiorentiniratificare,nenfu la ratifica
tione accettata, come quello,che conobbe i Fiorentini effere
venuti forzati, e non volentarij nell'amicitia fia, il che
coſtò alla città di Firenze afat dinari, cfu per perdere lo
ffato,come poi altra volta per fimile cagione le interuenne.
Et tantopiufu dannabile quelpartito; perche nonfi feruì
anchora il duca Lodouico, ilquale fe haueffe vinto, hareb
bemoſtripiu fºgni di inimicitia contra a Fioremtini,che nő
fece il Re.Ɛe benche delmale, che nafee alla Republica di
queſta debolezza, fe ne fia di fopra in vn'altro capitolo
diſcorſº: non dimeno hanendoue dinuouo occaſione per vn
- O 4 虎好9%●
L і в к о * ..."

nuouo accidente, havslute replicare, parendemi mafima


mente materia, che debba esterdalle Republiche ſimilialla
moſtra notata. ·

Quantoi ſoldati nenoſtritempi fi difformino dalli


antichi ordini, Cap. XVI,
|-
|

e Apiu importante giornata, chefuſe maifattain al


cuna guerra con alcuna natione dalpopolo Romano,fu
queſta, che eifece con i popoli Latini nel confolato di Tor
quato,3 di Decio:perche ogni ragionevuole,che cof come
# Latini,per hauerlaperduta,diuentaronferiti,coffarebbe
no fati ſerui i Romani, quando non l'haueffino vinta,e di
queſta opinione è T.Ltuto: perche in ºgni parte fi fagli effer
citipari di ordine, di virtù; di offinatione, ci di numero:
folo vifa differenza, che i capi dell'eſercitº Romanofaron
piu virtuoſi, che quelli dell'effercito Latino, Oedef ancho
ra,come nel maneggio di queſta giºrnata nacquero duoi
accidenti, non prima nati,& che dipoi hannerari eſempi:
che di duo; (on/ºli pertenerefermigli anni de foldati, cớ »
vbidiential commandamento loro, G. deliberati alcom
battere, ľvno ammas Kōfefefe, & l'altro il fghнсіо: La ,
parità, che T. Liuio dice effre inquefieſerciti, era che per
hauere militatogran tempo inſieme, erano pari di língua,
d'ordine, G. d'arme: perche nell'ordinare la Kuffa tenenana .
vnmodo medeſimo & gli ordini,est i capi degli ordini bлие-
uano imedeſmi nomi. Era adunque neceſſario effendo di
pariforze,c-dipari virtà,che naſceſſequalche ceļa ſtraords
maria chefermaſe, ci facefepiuoſtinatigli animi dell’vne»
che dell'altro, nella quale offinatione confife ( come altre :
volteffè detto)lavittoria:perchementreche ella dura na
«- . , - |- petti
S к со м о с. IO I

pettidiquelli, checombattºno, mai non danno voltegli ef:


ferciti. c. perche ella duraſſe piu nepetti de Romani, che
de Latini,partelaforte, parte la virtude (on/oli fece naf:
cere, che Torquato hebbe ad ammazzare il figliuola» ci
Decio fefeffo.Moſtra Tito Liuio nel moſtrare queſta pa
rità diforKe,tutto l'ordine,che teneuame i Romani nelli effer
citi, cº nelle zuffe. Il quale eſplicando egli largamente,
non replicherò altrimēti, ma folo diſcorrero quello, ch'iogiu
dico notabile, cº quello che per effere neglette da tutti i
(apitani di queſti tempi, ha fatto ne gli eſerciti, cº nelle
zufe di molti difordini. Dico adunque, che per il teſte
di Liuiofîraccoglie, come l'effercito Romano hauea tre di
uificniprincipali, le quali Toſcanamente fi poßono chia
mare tref hiere, & nominauano la prima Aſtati, la fécon
da Prencipi, laterza Triarij: gj ciaſcuna di queſte haue
ma ifaoi caualli. Nell'ordinare vna Kufa ei metteuane,
gli Aſtati innanzi, nel ſecondo luogo perdiritto dietro alle
fpalle di quelliponeuano i Prencipu, nel terzo pure nel me |

defimo filo collocauano i Triarij. I caualli di tutti queſti


ºrdin gli poneuane a defra,e a finiſtra di queſte tre bat
taglie : le ſchiere de quali cauali dalla formaloro, & dal |
luogo fichiamauano ale: perche.parenano come due ali di
uel cºrpo, Ordinauano la primaſchiera delli Affati, che
eranellafronte,ferrata in modo inſieme,cheella poteße/pig.
nere, gºfoffenere il nemico. lafecondaſchiere de Prenci
pi (perche non erala prima a combattere, ma bene le con
ueniuafoccarrere alla prima qualefuſe battuta, o vrtata)
wšlafacevanofretta,ma mantensuano fuoiordiniradi,có
di qnalità, che la poteſericeverein fe, ſenza diſordinarfi le
prima,qualunque volta ſpinta dalnemicofufe neceſsitatari
tirarf. laterXaſchiere de Triarij haueus anchora gli
--
- **
-
ordini
|- L ї в к о |

ordinipiwradi, chelafeconda,perpoterericeuerein fe, bi2


fºgnando, le dueprime(chierede Prencipiº degli Affa
ti. (ollocate dunquequeſ#efchiere in queſtaforma, appic
siauamola zºffs: &/egli Aſtati erano for Kati, º vinti, f
ritirauanº nellaradità degli ordini de Prencipi, ci tutti
inſieme vnitifatto di duefchiere vncorpo rappicciauano la
xufa,ſe queſti anchora erano ributtati, ci forKati, fri
tirauanº tuttinella radità degli ordini de Trtarij, es tut
tetrele/chiere duentate va corpo, rinousuano la zuffa,
doue effendofºperati (per non hauere piu da rifurfi ) per
douano la giornata. Et perche ºgni volta,che queſta vl
rimafchiera de Triariif adoperaus, l'effercito era in peri
colo, ne nacquequelprouerbio: Res redasta eſtad Tria
rios,che ad vſº Toſcano vuol dire, moi babbiamo meſſo
ľvltimapoſta. I capitani de noſtri tempt, come egli hannº
abbandonato tuttigli altri ordini,& dell'antica diſciplina ei
mön'offermanoparte alcuna,cofi hanno abbandonata questa /

parte, lº quale non è dipoca importanXa, perche chiff er


dina dipoterfi nellegiornate rifare tre volte, ha adhanere
tre volte nemicalafortuna a volere perdere, & ad hauere
rfcontro vna virtù, che fa atta tre volte a vincerlo:
Machinonfa, fe non infilprimo vrto (comeſtanno heg
figli efferciti (hriſtiani ) pus facilmente perdere: ferche
Egni diſºrdine, ºgnim (Kanavirti gli puo terre la vitte
ria. Quello chefa agli eſerciti mancare di poterf
rifºretre volte, èfbauere perduto ilmodo di riceuerelv
na ſchiera nell'altra. il che naste, perche alpreſente s'or
dimenolegiornate con vno di queſti duoidfºrdini,º es met
semeleloro/chierea ſpallel'vna dell'altra,& fānº la lorº bat
naglialargapertrauer/3,3-fºrtileperdiritto.ilche lafa pis.
debele, perbauere pºeedalpettº alleghiene : Et quandºfa
** : « fº
Sв с о к р о. T CD3

re perfarlapiuforteeiriduconoleſchiere per ilverſo de Re


manife la primafronte è rotta,non hauendo ordine d'efire :
riceuuta dalla feconda, 'ingarbuglianoinſieme tutte » Gfº
romponofe medeſime perchefe quella dinanziè ſpinta, elle
vrta la feconda:fela/econdafi vuolfare innan Kiella è impe
dita dalla prima onde chevrtando la prima lafeconda,etla.
fecõdala terKa,nenaſcetāta confofone, chefpeſſo vn mini
mo accidenterouina vn’eſercito.Glieſerciti Spagnuoli,cf.
Francioſi nella zuffa di Rauenna,dous morì e Monfignor
di Fois Capitano dellegenti di Francia,la quale fu(feconde
i mostri tempi)affai bene combattuta giornata, 'ordinare
no con vno defopraferitti modi : cioè cheľvno, & l'altro
eſercito venne con tuttelefegenti ordinatea fþalle,in me
do, che non veniuano hauere me l’vno ne l'altrofe non vns
fronte,e eranoaffaipiu per il tranerfo », che per ildrittº.
Et questaanuiene loro /empre,done egli hanno la sampas
gna grande, come effil hauenano a Reuenna, perche cone
Jcendo ildfordine,chefanno nel ritirarfi, mettendoſiper vn
filo,lofuggono,quando e poſſono colfare la fronte larga, ce
me è detto, e Ma quando ilpaefegli rifiringe,fiffannº
meldfºrdine/opraferitte, fenKa penſareil rimedio. (ºm
questo medeſimo difordine caualcano perilpaefenemico, º
fe e predano,ºfeefanno altro maneggio di guerra. Éta
Jan Regole in quel di Piſa,ơaltrone,douei Fiorentinifu
rono rºtti da Pufanine tempi della guerra, che fu trai Fis
rentini,e quella cittàperla/haribellione depölapaſata di
(arlo Re di Franciain Italia , non nacque tal rouina al
ironde , che dalla canalleria amica:la quale effende de
wanti, cº ributtata da nemici percoffe nella fanteria Fis
rätinä,ơ quellarappedõdetutioilrestãte dellegentidiadurº
yekapt meſſºr (riace dal Bonges(are2ì#fasterie
巫「*< 。 --. - - - ---- - -- - -

Fioren
* L і в к о
Florentine,haaffermato alla preſenzamia molte voltenen
efferemaiſtatorotto,fe non dalla caualeria degli amici.gli
SuiŘzeri,chefono imaestri delle moderne guerre,quando ei
militano co Franciofifopra tutte le cofe hanno cura di smet
terfin lato,che la caualleria amisafefuſe ribattuta, non
gli vrti. Et benchequeſte coſepaionofaciliad intendere,fa
ciliffime a farf, nondimeno non fè trouato anchora alcu
no demostricontemporanei Capitani,che gli anticht ordini
imiti,cºglimoderni corregga.Et benche est habbianº lors
tripartito l'eſercito, chiamando ľvna parte Antiguardo;
l'altra Battaglia, altra Retroguardo: nonfene feruano ad
altro,che a commandarglinelli alloggiamenti,ma mello ado
perarglärade volte è (come diſepra è detto)che a tutti queſti
corpi non facciano correre vna medefimafortuna.cf perche
molti periffuſare l'ignoranKa loro,allegano che la violen Ka
delle artiglierie non patiſce,che in queſti tempi Évfrø moiti
ordini degliantichi,vegliº disputare nel ſeguente capitolo
queſta materia, & effaminares ſe l'artiglierie impedi/cone,
che nonfipofavfare l'antica virtà: ,* -->

Quanto fidebbano ſtimare da gli efferciti ne pre


ſenti tempi l'artiglierie,& fe quella opinione,che
fe ne hain vniuerfale,fia vera, Cap. XVII. a
C Onſiderando is oltre alle coſefopraſcritte,quante Kuffe
campali,chiamate nenoftritempi con vocabolo Fran
cioſº giornate,ci dagli Italiani fatti d'arme,furonº fatte
de Komani in diuerſitempi, mi è venuto in confideratione
l'opinionevniuerſale di molti, che vuole,chefe in queitem
pifulfino fate l'artiglierie , non farebbe ſtate lecito a Ka
mani, ne fi facile figliare le prouincie, farfi tributarij
-- ****. . , ipepelis
S к с о R D О, то?
ipºpoli,come efeciono,ne haurebbone in alcun modofatti
figagliardi acquiſti. Dicono anchora,che mediante que
fiinſtrumenti difuochigli huomini non poſſonº vſare,me
moſtrarela virtù loro,come e poteuano anticamente. ĉe
fºggiungonovna terKacoſa,che fi viene con piu difficultà
allegiornate,chenonfi venius alhora,ne vifpuoteneredE
tro quelli ordini di quei tempi , tal che la guerra fridur
rà coltempo in fu l'artiglierie. Et volendononfuori dipro
poſito diſputare,fetali opinionifieno vere,ơ quanto l’arti
glierie habbiano creſciuto,o diminuito deforze agli efferci
ti,&fe elle tolgano,º danne occaſione a buoni (apitani d'
ºperare virtuoſamente,cominciero aparlare quanto alla pri
ma lºro opinione, che gli efferciti antichi Romani men ha
rebbonºfattº gli acquistischefeciono, fe l'artiglierie fuſi
moffate. Sepra che riſpondendo dico,come effa guerrae
per :,ºper ºffendere, ondefiha prima adeſamina
re,a quale di questi duo; modi di guerra elle facciano piu
vtile,opiu danno. Et benchefia che dire d'ogniparte,non
dimeno io credo,chefenza comparationefaccianopin danno
a chif difende,che a chi offende. La ragione cheione dico,
é,chequel chef difende , o egli è dentre ad vna terra, e
egli è in và campi dentro advnº ſteccato. Seegli è dentre
advna terra,o queſta terra è picciola,comefono la maggior
parte delleforteKze,o ella è grande. Nelprimo cafº chiff
difende,è altutto perdute:per che l'impeto delle artiglieriei
tale,che non truona muro,anchora che grofiſſimo,cheinfo
chi giorni ei non abbatta. Et fe chi è dentro, non ha buoni
ſpatij di ritirarfi,& confeſſi,c con ripari.fi perde, nepuo
foſtenere l'impeto delnemico,che volefje dipoi entrare per
larottura del muro,nea queſtogligieua arteglieria,che ha
seſe:perchequeſtaivna
à.. .
maffină, chºdoue gli huºmini

- Es
L і в к о
infetta,c; con impetops/Fono andare, l'artiglierie ron ‫ﻭأي‬
foſtengono. Però furori oltramontami nella difeſa delle
serre nonfono foffenutifon benefoſtenutigliaflaiti Italiani,
i qual non infetta,maſpicciolatif conducono alle banta
glie,lequali effiper nome molto proprio chiamano/caramuc
cie. Et questi che vanno con queſto difordine, e questa
freddeRRaad vna rottura d'vn muro, done fa artiglierie.
vanno advna manifeſta morte,c contra a loro l'artigle
rie vagliono:maquelli,cheinfrotta condenfati, có che ſv
no pingel'altro,vengono advna rottura,fenon fono foffe
muti odafºffi, º daripari,entrano in ogni luogo,est l'artiglie
rienon li tengono,cfene muore qualch'vno , потребено
efiere tanti,che gli impedi/chino la vittoria. Quefie eſser
verofi è conoſciuto in molte eſpugnationi fette daglı ol
tramontani inſtalia,e mafimamente in quella di Breſcias
percheeßendoſquella terra ribellatada Francioſ, c; te
mendefianchora peril Re di Francia laforteŘza, haueuane
i Dinitianiperfoftenereľmpeto, che daquellapoteſ/eveni
renella terra,munita tutta la strada d'artiglierie, che dalla
fortezza alla città ſcendena, & poſtane a frente , cớ ne i
fianchi,c in ºgni altro luogo opportuno.Delle quali Mon
fignordi Fois nonfece alcuno conto, anKi quelle con il fue
fquadrone diffef6apiedi pafando perilmeŘzº di quelle oc
cupò la città,neper quelleffentì, che egli hauefiericeuute
alcune memorabile damno. Tal che chiff difende in vna
terrapicciola(come è detto)có trouafle mura in terra, c3
non habbiafpatio diritrarfico ripari,có cofoſfi,có habbia
fafidarein à le artiglieriefperdeſabito. Setu difendi
vna terragrande,ơ che tu habbia commodità diritirarti,
fono mondimeneſenza comparatione piu vtili l'artiglierie «
shii difuori,che achiidentro.Trima perchea volere,che
G/M6
s и е о к в е. То4
vmaartiglieranueca aquelli, che fºne difuori,fu fºi neceſ:
fitateleuarti con esta dalpiano della terra: percheffando in
f'l piano,ºgni poco d'argine, diriparo,chelnemicofaccia,
rimaneficare,3. tu non gli puoi nuocere, tanto che hauen
doti adalzare, & tirartifalcºrridoio dellemura, o in qua
lunque modeleuarti da terra,tu titiri dietro due difficulti,
La prima,che non puoi cădurui artiglierie della greffeXza,
có della potenza,che pao trarre colui difueri non fi potendo
nepiecioli patij maneggiare le cefe grandi. L'altra,che quã
do bene tu velapoteſi cõdurre, tu non puoifare quelliripari
fedeli,cfcuriperfaluare detta artigliera, che poſſono fare
| quelle di fuori, effendo inful terrenosc hauendo quelle comº
i modità, có quellº ſpatio,che efimedefimi vogliono. Tal
mente che egli è impoſsibile a chi dfendevmaterratenerº f
e artiglieriemeluoghi alti, quando quelli, chefon difuori,hab
, biano affai artiglierie, có potenti . c fe egle hanno« venire
, , con effene luoghi bast, ella diuentain buonaparte inutile
" esmee detto. Tal chela dfefa della città fi ha aridurre «
| dfenderla con le braccia,come anticamenteffaceua,c; con
i l'artigleria minuta. Di chefºfitrahe.vnpoco di vtilità (ri
º ffetto aquella artiglieria minuta)fene caua incommodità,
, the contrapefa alla commodità dell'artiglieria: perche ri
, fetto aquella friducono le mura delle terre baſe, e qua
a ffºrterrate nefoſſi,talche come ef viene alle battaglie di
a mano,ºperesterbattute lemura, o per effere ripiene i foſfi
|- ha,chiềdentro,molti piu difauantaggi,che nö haueua alihº
ra. Et però(come difºpra fi dife)giouane queſti instrumen
| ti moltºpiu a chi campeggiale terre,che a che i campeggia
, te. Quantº allaterzaco/adridurstinvm campº dirºed
, упе (taceate.parнтfaregiornata/* пов'язна гиттеатӑ.
«** 9 WASR
-,
*L ї в к о -

evantaggio,dico,che inquestapartetunon haipiurimediº


ordinariamente a difenderti di non combattere, che fî ha
sefino gli antichi. Ët qualche volta per conto dell'artiglierie
bai maggiore defauantaggio, perchefe il nemico ti giunge
addeĵo, est habbia vn foco divantaggio del paeſe,comepuò
facilmente interuenire; g. trouifpiu alto dite, o che nello
arriuarefao tu non habbia anchorafatti in tuoi argini, ci
copertoti bene con quelli fabitº, cfenza che tu habbia al
cun rimedio, ti difalloggia, c#feiforzato vstire dellefortez
Ketue, cº venire alla Kufa: ilche interuenne agli Spagni
uoli nella giornatadi Kauenna, i quali effendoſi muniti tra
ilfiume del Ronco, C# vnoargine, per non l'hawere tirato
tanto alto, che baftaffe, & per hasere i Francieſ: vn pece
ilvantaggio delterreno furono cofretti dalle artiglierie v
fctre delle forteŘzelsro,ơ venire alla Kufa. « Madate
(comeilpiu delle volte debbe effere) che illuogo, che tu ha
vefsipreſo col campe faſe piu eminente, chegli altri allan-,
contro, c3 chegli arginifufino buoni, c; ſicuri, tale che
mediante ilfito, ci l'altre tue preparationi, ilmemico non
ardiſe d’affaltarti.fi verrà in questo cafo a quelli mods,che
anticamente fi ventua, quando vno era colfuoeffercito in
lato da non potere effere offeſo, i qualifone correre il ряe/?»
pigliare,º campeggiarele terretue antiche,impedirti lever
touaglie,tanto chetufarai for Katº da qualche neceſſità a
difalleggiºre,& venireagiornatadoue l'artiglierie (come
difettofalirà)non ºperano molto. (onfiderato adunque
di qualiragioniguerrefeciono i Romani,est veggendo come
eifectono quaſi tutte le loro guerreper offendere altrui, est
non per difenderloro,f vedrà (quandofeno vere le cofeder
te difepra)come quelli harebbono hauutopiuvantaggio,G
piutosto harebbenefatto ilere acquistiafelle fulfino fate
$f3
——— ***

S к с 6 м о 8. iô; ·

in queitempi. Quantº alls/econdacoſa, cheglihuºmini * , *


non poſſono moſtrare la virtù loro, come eipotenano anticas
mente,mediante l'artiglieria,dico,che egli è vero, che dolië
ġli hnomini ſpicciolatif hanno a moſtrare,che e'portanopiii
ericoli, che allhora, quando haueffino κJealare Uma terra, 9
«refimili aſfalti,doue gli huomininon riftrettiinſieme, ma
diperfº l'uno dall'altro haueffine a comparire.Ɛ vero anchos
ra chei Capitani,g. Capi degli eſercitistanno/ottopoſtițiis
alpericolo dellamorte,che allhora, potendo effere aggiunti
con l'artiglierie in ogni luºgº,negtoua loro l'effere nelle vltis
mefậuadre,o muniti d'huominifortiſſimi. Nondimene fi 壽

vede, che l'uno, est l'altro di questi duepericoli fanno rade


volte danniſtraordinarij,perche le terre munite bene non /
Jalano, nef va con aſfalti deboli adaffaltarle: ma a volerle
eſpugnarefiriduce la coſa ad vna officioñe, come anticamë
te fifateua. Et in quelle, che pure per afſaltof efþignitz
no, nonfono molti maggiori i pericoli, cheallhora: perché
non mancauano anche in quel tempo a chi difendeua le ter
re, cofe da trarre, le #fenon eranoffurioſe) faceuchâ
uanto allo ammazzaregli huominiilſimile effetto. Quana
to alla morte de Capitani,& de Condottieri, ce nefono ih
venti quattro anni,che/ono state leguerre neprofimi tempł
in Italia,meno effempi, che non era in dieci anni di temps
appreſſò agliantichi: perche dal Conte Lodouico della Mi
randola, che morì a Ferrara,quandoi Ounitiani, pochtans
wifone, aſfaltarono quelloffato, c; il Duca di Nemori; .
she morì alla (Grignuola, infuori, non è occorſº, che d'
srtiglierianeja morto alcuno;perches-Monf. di Faisa"
Rauenna morì diferro, & non di fuoco. Tanto che [?.
gli huomini non dimojirano particolamente la loro virtis,
Maße non dalle artiglierie, ma da cattiuierdini, & dalla
deheleza degli ## ? mãcando di virtù neltuttº, .
- * | 3
- * * |- |
- -
|-
.*
- :*
-- - -
*
- L I в ке *

non lapofono dimoffrare nella parte. Quanto alla terza co


fa detta da coſtoro,che non fi po[]๕ venire alle mani, & che
liguerra fi condurrà tutta in sà l'artiglierie, Dico,queſte
opinione effere al tutto falfa : c3- τοβ fia fempre tenuta ',
da coloro, che fecondo l'antica virtù vorranno adope
rare gli efferciti loro : perche, chi vuole fare vn effer
tito buono, gli conuiene con efferciti o finti » o veri af:
faefare gli huominifuoi adaccoſtarfialnemico, eý venire
con lutalmenare della pada,& alpigliarſiperilpette; &f
debbefondare piu insà lefanterie,che insù cauali, per le ra
-
- - | *. - -

gioni, che difetto fi dirấno. Et quandofifondiinsü ifanti,et


- -
-
- -

insù i modi predetti, diuentano altuttole artiglierie inutili,


perche con piufacilità le fanterie nell'accorffarf al nemicº
poſſono# il colpo dell'agtiglierie, che non poteuane an
ticamente fuggire l'impeto de数 Elefanti,de carrifalcati, et
d'altririſcontri inufitati,chelefanterie Romaneriſcontra
rono,contra a qualifempre trouarono il rimedio, & tante
piufacilmente l'harebbeno trồuate contra a queſte, quantº
egli è piu breue iltempo,nel quale l'artiglierie tipogono nue
cere, che non era quello,nel quale potenano nuocere gli Ele
fanti,e i carri: perche quelli nel mezzo della zuffati difºr- . ||
dinanano,queſte/ole innãzi allazaffa t'impediſcono;ilquale
impedimento facilmente le fanterie faggono o con andare,
seperte dalla natura delfito, º con abbaſſarfi insà la terra,
quando elle tirano:Ilche anche per eſperienza fè vifo dos
effere neceſſario maſſimamente per difenderfidalle artiglie
riegroſſe,le quali nonfipofono in modo bilanciare, º chefe
elle vanno alte, elle non ti truouino, o che fe elle
vanno baffe, elle non ti arriuino. . Denuti poi gli eſerciti
alle mani, queſto è piu chiařo, che la luce,chemelegroſſe, ne
le picciole tipoſono poi offendere: perchefe quello, che hal:
artiglierie è dauanti,dimenta tuº prigiene, ſegliè ;
|- |- |

v =
- - |

,-
* *
|
• Sв с о к в с. * İÖ 6
éfendeprima Famico, che te. afþalle anchºranon tipus
ferire in modo che tu non lopoffa tre a tronare, c; neviene
áſ l'effetto dette. Nequeſto ha molta diſputa: per
chefe ne è veduto l'effempto de Suizzeri, i qualia Nanara
nel M. D. XII 1.fenza artiglierte, cºfenza caualli an
darono a trouare l'eſercito Francioſo munito d'artiglierie
dentro alle fortezze fue, G lo rupponofenza hauere alcuno
impedimentº da quelle: est la ragione è(oltre alle cofedette
difoprå)che l'artiglieria ha biſogno d'effere guardata,« vo
lere cheella operio da mura,o dafofi, o d'argini: & come le
manca vna di queſteguardie,ella è prigione, o diuenta inu
tile,comele interuiene, quandº elafha a difendere congé
huomini, o che le interuiene nellegiornate,ci zafecampali,
perfianco elle non fi poſſono adoperare,fe non in quel modo,
che adoperauano gli antichigli instrumenti da trarre, che li
ønetteuano fuori delle ſquadre, perche ei comebattefino fueri
delli ordini, eż ogni volta che o da caualleria, o da altri era
nofpinti, ilrifagio loro era dietro alle legioni: chi altrimenti
nefa cento, ion l'intende bene,est fidafi ſopravna coſa, che
facilmente lopuo ingannare. Et feil Turco, mediante l'ar:
tiglieria,contra al Sophi,g-il Soldano ha haunto vittoria,ề
, nato non per altra virtù di quella,che perlo španente dell'in
aftatoromore meſje nella caualeria. Conchiudo pertanto
venendo alfine di queſto diſcorſo, l'artiglieria effere vtile in
vno eſercito, quando vifameſcolata tantica virtù mafan
xa quella contra a vns eſercito viringº è unutiliſsima.
Ta » ‫هدش‬. - .
Come per l'auttorità de Romani, & per l'effempio
, dell'antica militia, fidebbe ſtimare piu le fantę•
s tie, cheicaualli, c:: XV I I I. * ,

s'e 4 ** * · ·· · · - 2 , ’
2. *' -
: ;
- ..... -
-

«
-
** * , :
EX.: * ‫ مه چ‬, ‫هﻢ د‬. - ‫مئدر‬ * -
* , I. I в ко *
*

E Sipuo per molte ragieni,et per moltieſempi dimoſtra


rechtaramente, quanto i Romani in tutte le militari
attioniſtinafinºfiu la militia apie, che a cauallo, & fºpra
quellafondaffino tutti i diſegni delleforze loro, comefi vede
per melet effempi,e tragli altri,quãdofiazzuffarono co La
tini appreſſo illage Regillo: doue già effendo inclinato l'effer
ciro Romano, perfoccorrere afnoi, fecero difendere degli
huomini da canalo « piede, e per quella via, rouinata la
zufa, hebbeno la vittoria. Douefi vede manifeſtamen
te i Romani hauere piu confidato in loro, effendoa piedi,che
mantenendol, a cauallo. Queſto medefimo termine v/º
rono in molte altre zuffe, e fempre lo trouarone ottimori
medio neloro pericoli. Nefi opponga « queſto l'opinione
de Annibale, ilquale veggendo nega giornata di Canne,
che i Confoli hauenano fatto diſcendere a prei loro cauallie
rifacendofbffe diſimilepsrtite, diffe., Quàm mallem
vin&tos mihi traderent equites: cotèio harei piu caro,
che megli define legati. La quale opinione anchora che
ellafiaſtata in borca d'un huomo eccellentifiimo, mondme
nofefi ha aire dietro a l'autterità,fi debbe piu credere ad
vna Rep.Komana,est a tanti (apitani eccellentiſsimi, che ,
furono in quella,che ad vnofelo Annibale, anchera chefen
Kalauttorità ce nefano ragionimanifeste;perche l'huomea,
piedepno andare in molti luoghi,douemõpuoandare il caual
lo:poſsiinſegnarliferuare l'ordine,et turbato chefuſe, come
•'fhabbia ariaſſumere. A cauallièdifficile farejernarl'ordie
me,et impofisbile,turbati chefonertordinargli,Oltra dique
fofi troua(come negli huominºde cauali,che hãne pere«
nimo,et di quelli,che ne hãneaſai. Etmolte volte interwiene,
che vn cauale anime/6 è caualcato da vn huom vile, et vn
canalo vile da vn animeſo:et in qualunq;modo, che/egna
queſta diſparità,ne naſce inutilità et difardine. Poſſono lefā.
- & - Efrºg

|-
* -
___
5 в со к о о 1 ож

terie ordinatefacilmente romperei cauali, es difficilmente


effer røtte da quellt. Laquale opinione è confermata (oltre a
molti effempiantichi cf modern)dall'autorità di coloro,che
dāno delle coſe ciuiliregola, doue moſtrane,come in princa le
serrefi cominciareno a fare co cartalli, perthe mõ era anchº
ra l'ordine dellefanteriesma come queſte fi ordinaronº,fico
nobbe ſubito quanto loro erano piu vtili, che quelli. Non è
per queſto però, che i canali nonfiano neceſſarij ne gli effer
citi, e perfareſcoperte, est per forrere, e predere i paeſi,
perſeguitareinemici quando eifono infuga, & per effere.
anchºra in parte vna oppèfitione a cauali degli aherfarij.
• ŽMa il fondamento cº il neruo dell'effercito,e quello che
fidebbe piuffiwmare, debbeno effere lefanterie. Et tra ipec
cati de Prencipi Italiani,che hanno fatto Italia ferua defo
reſteri,non ci è il maggiore, che hauere tenuto peco conto di
queſte ordine, cº hanere volte tutta la loro tura alla mili
iiaa canalo. Il quale diſordine è nato per la malignità de
Capi, & perl'ignoranza di coloro,the tenanano fiato: per
che effendofridotta la milltia Italiana da yenticinque an
ni indietro in huomini,che non haheuanoffato,ma erano co
me (apitani di ventura, penſarono fàbito some poteſine
mantenerfi la riputatione, fando armatief,& difarmati
i Prencipi. Et perche vno numero grofo difanti non potena
loro effer continuamentepagato, e non hauendo fudditi da
poter valerfene,ci vno picciolo numero non daua loro ripu
tatione fi volfonoa tener cauali: perche ducente à trecen
te gaualli, ch'eranopagati ad vno Condottiere, lo mante
neuano riputato, & il pagamento non era tale, che da gli
huomini,che teneuaneffato, non poteſſe effere adempiuto.
Et perche queſtoſeguiſe piu facilmente, ci per mantenerfi
pia in riputatione,lenarono tuttalafettione.c3 lariputatio:
se defanii,& riduſſonlain que lorº canali. c. in tãtº creb
。 。 P 3 bone
|

-
*« |

bono queſto diſºrdine,che in qualunque grofiſſimo effercito


era vna minima parte difanteria. la quale vfanza fece in
modo debole infieme con molti altri difordini,chef meſcola
rono cỡ quella, queſta militia Italiana,che queſta prouincia
è ſtata facilmente calpeſtata da tutti gli oltramontani, Mo
frafi piu apertamente queſto errore diffimare piu i caualli,
che lefanterie,per vn'altro eſempio Romano. Erandi Ro
mania campo a Sora; est effendo v/citifuori dellaterra vna
turma di cauali peraſaltare il campo, féglifece all'incon
tro il Maeſtro de cauallı Romani con lafua canalleria, est
datoſi dipetto,lzforte dette, che nelprimo ſcontro i Capi dell'
vno,ci dell'altro effereito morirono,est restati gli altri ſenza
gouerno, durando nondimeno lazuffa, Roman per fape
rare piu facilmente il nemico,ffefono a piedi, est coffrinfºno
i canallierinemici( /ef volono difendere)afare ilfimile,eſ:
con tutto queſto i Romani neportarono la vittoria: non può
effer queſto effempio maggiore, in dimoffrare quantofia pia
virtù nellefanterie,che ne cauali:terchefe nell'altrefattioni
# Confoltfaceuono diffendere i canallieri Romani, era per
faccorrere allefanterie,che patiuano,e; che hauexano biſºg
no d'aiuto,ma inquefo luogo edifĉefono nãperfoccorrere alle
fanterie,ne per combattere con huominia pie de nemici, ma
cõbattendo a cauallo co canali,giudicarono non potendafa
perargli a caualo,poteresſcendendo,piu facilmēte vincergli.
Io voglio adunque eonchiusere, che vrafanteria ordinata
non pofafenza grandiſsima difficultà effer fuperata da vnº
altra fanteria. Crafo, & Marcantonio Romani corſono per
ildominis de Parthi molte giornatecõpochifimicauali, &
affaifanteria,es-allincontro haueuano innumerabili casal
li departhi. Crafovi rimaſecon parte dell'eſercito mor
te, Marcãtonio virtuoſamenteffaluò, nondimene inqueste
afflittivní Romanefî vede,quanto
- Č-
lefanterie preualenanº4
- кажайы
S я со N D o I o8

canali;perche efëdo in vn paeſe largo,doue imõtifemoradi,


est- fiumi radiſsimi,le marine lontane,có difcofio da 徽 αό
modità nondimeno Marcantonio algiudicio de Parthi me
- ‫هندسہ‬ \ - --

definei virtuoſamēteffaluò,ne mai hebbe ardire tutta la caz


målleria Parthica tētare gli ordini dell'effercitofito,Se Crafº
fºvirimafe, chi leggerà : le fue attieni,vedrà come evi
fu piu teſto ingannato,cheforzato,ne mai in tutti i fuoi dif
ordini i Parthiardirono d'vrtarlo,anziſempre andando co
ffringendolo est. impedidogli levettouaglie, promettendogli,
c non gli offeruando,lo cõduſono advna eſtrema miferia to
crederei hauere a durare piufatica in perfuadere quanto la
virtù dellefanterie è piu potente che quella de cauaks,ſe non *
cifufino affai moderni effempi,che ne rendono teſtimonian
zapieniſsima, Etfi è veduto noue mila Suizzeri a Nouara
da noi difºpra alegata,andaread affrontare dieci mila ca
uallı,ej altretantifanti,G. vincergli;perche i cauali nõgli
poteuano offendere,ifantiper effergente in buona parte Gua
„ftºgna, 3 malordinata,fimauauopoco. Oedef dipoitrenta
feimila Suzzeri andare a trouare ಛಿ।
Milano Franceſco
Re di Francia,che haueua feco venti mila caualli,quaranta
milafanti, & cento carre d'artiglieria:Gºfº non vinfono la
iornata,come a Nouara,combatteromo duegiorni virtuo
Jamente,6-dipoirotti chefurono,la metà di loro fi faluaro
no. Prefumette Marco Regolo Attilio monfolo con la fante
riafaa (oftenere teauali,magli Elefanti: gºf ildiſegno ng
gliriuſcì,non fu però che la virtù dellafuafanteria non fuſe
fanta,che ei non confidaſe tanto in lei, che credeffe fuperare
quella difficultà, Replicopertanto,che a voler fuperare ifan
ji ordinati,è neceſſario ºpporre efifanti meglio ordinati di
quelli; altrimenti fi va advna perdita manifeſta. Ne
itempi di Filippo Viſconti Duca die Milano/ĉefono in L5
* bardia circa/edicimila SuiKXeri,onde il Duca hauendoper
_
- P 4 -
·
Capi
-

#
- |
|- L і в к о
Capitansalſherail Carmignuola, lo wandò con circa milie
cquali,có pochi fanti all'incontro loro. Coſtui nen fapende
l'ordine del combatterelora,ne andò adincontrargli co ſuoi
țauali, preſumends poterlifubito rempere. Mairouatogli
immobili,hauendº perdutimolti defubi huomini-fi ritirò &
efèndo valentiſſimo huomo,g ſapendo negli accidentinuo
upigliare nuou partiti,rfattoſidigente,gli andò a troitare,
ci venuto loro all'incontrofece/mshtarea pie tutte le genti
d'arme,est fatto teſta di quelle alle fue fanterie, andò ad in
ueßire gli Suizzeri, i quals non hebbono alcuna rimedio:
perchaeffendo legëti d'arme del Carmignuola apie, est bene
armate poteronofacilmente entrarefragli erdini de Suizze
ri, ſenza patire alcuna offeſa; & entratt tra queſti, poterº
wafacilmente offendergli,talche di tutto ilnumero di quelli
ne rimaſe quella parte viua, che per humanità del Carmi
uola fu conferuata, lo credo che molts conc/chino queſta
differëza di virtù, che è tra l'vno,a l'altro di qnefit ordini;
ma è tanta l'infelicità di queſti tempi,che negli eſempi an
* tichi, ne i moderni,ne la confestione dell'errore è fficiente
|
afare,che i moderni Prencipifragegghino,ci penjina,che a
volererendere riputatione alla militia d'vna prouincia,º d'v
«offato,ſia neceſſario rifuſitare queſti ºrdini, tenerghap
pref3,dar loro riputatione,dar loro vita,acciochea lui & vi
ta,ố riputatione rendino. Et come ci diuiamo da queſti me
«{i,cofdiuiamo da gli altrimodi detti difopra: onde ne naf:
ce,che gli acquiſtifono a danne,nenagrandezza ďvnoffe
to come diffitto.fi dirà. |- -

Chegli acquiſti nelle Rep. non bene ordinate, &


chefecondo la Romana virtù non procedano,ſo
ngạruinagnona çllaltatione delle. Cap. XIX,
----

- . |- ஆ:ே
S и со м о о. * Jo9
Ueſte contrarie ºpinioni alla verità,fondatein fûms
li eſempi, che da queſtinoſtricorrottiſecoli,fonofa
ti infodotti,fanno che gli huomini non penſaas a duiare da
i conſueti modi. Quandoffarebbe potuto peſaadere a vne
Italiano da trenta anni in drietto, che dieci mila fanti po
refino affaltare in vm piano dieci mila cauallı, G. altretans
tifanti, & con quelli nõfolamente cöbattere,ma vincergli,
come fivede per l'effempto da no: piu volte allgato a Naua
ra? Efbenchel'hiſtorie nefiano piene, nondimenonon es ba
rebbero preſtatofede: efeci haueßino prefatefede, ha
rebbero detto,che in queſti tempi s'arma meglio, cơ chevna
fquadra d'huomini d'armefarebbe atta advrtare vnofco
glio,non che vnafanteria: c: cefcon queſtefalſe fcuſe cor
rompeuane ilgiudicio loro. Ne harebbero confiderato, che
Lucullo con pochtfanti ruppe centº cinquanta mila cakąlli
di Tigrane,c; che traquei cașallieri era vna forte di caual
leriafmile al tutto agli huomini d'arme noſtri. Et coffque
#afallacia è ſtata/coperta dall'eſempio dellegenti oltramã
tane, Et come efî vede per quello effer vero,quanto allafan
teria,quello che nell'hiſtorie finarra,cof dourebbero credere
effer veri.e3 inutili tuttiglialtri ordini antichi. Et quando
queſtofufe creduto,le Republishe est i Prencipi errerebbere
meno,farianopinforti adopporfiad uno impeto, che veniſſe
loro addoſſo, non fpererebberº nellafiga, cº quelli, she ha
-
ueßino nelle mani vn viuere # ere meglio ip
drizzare oper la via dell'ampliare, o per la via del mante
mere,có crederebbero, che l'accreffere la città ſua d'habita
teri,farfcompagni,& nonfudditi,mandare Coloniea guar
dare ipaeſi acqnifati,far capitale delle prede,demareilne
mico con le/correrie,est con le giornate, & non con l'of
fidioni, tenere riceoil publico, poutro ilpriuatemantenere
een ſomme studiº gli eſerciti militari; ſonº levisa#
-\ ,

豪 |

- * **
L ї в ко
frandevna Republica c. acquiſtare Imperio. Et quando
queſto modo dell'ampliare non glipiacefle,penferebbe che gli
acquiſtiper ogn'altra via fono # ruina delle Republiche, G
porrebbefreno ad ogni ambitione, regoland, bene lafaa cit
zàdétrº cõleleggi, & co coſtami, vietandole l'acquiſtare,est:
Glopenfando a difenderfi,es le difeſe tenere oränare bene,
consefanno le Republiche della Migna,lequali in queſti кho
diviuono,est-fono viunte liberevn tempo. Nondimeno(coe
me altra volta diſi quando diſcorſi la diferenza,chaera da
ordinarfi peracquiſtare,a ordinarfi per mantenere ) è im
poſibile che advna Republica rigſfå loftare quieta, 3 go
derflafaa libertà e ipochi confini;perchefe lei non moleſte
rà altri farà moleſtata ella: le naſcerà la voglia,c; la mesef:
fità dell'acquiſtare; est quando non hauefje ilmemiso fuori
lo trouarebbe in caſa,come pare neceſſario che interuenga a
tuttiigrandi cittadini. Eifele Republiche della e Mag
napoffono viuere effe in quelmodo, c; hanna potuto durare
vntempo, naſce da certe conditioni, che fºno in quel paeſe,
lequalinonfono altroue,/ºnzalequalinon potrebbero tenere
fimilmodo di viuere. Era queſta parte della « Magna,di
che ioparlo, ſottopoffa all'Imperio Romano,come la Frãcia,
... c3 la Spagna: ma venuto dipoi in declinatione l'Imperio,
e-ridotrofiltitolo di tale Imperio, in quella prouincia, co
minciarono quelle cittadipiu potenti (fecondo l'viltà, one
seſità degli imperatori) afarfîlibere, ricomperandofºdel
l'Imperio con riferuargli vn picciols cenſo annuale. Tan-
so chea poco a poco tutto quelle cittadi, che erano immedi
ate dell'Imperadore, e non erano/ºggette ad alcuno Pren
eipe, fi fono in fimil modo ricomperate. Occorſe in
queſtimedefini tempi, chequeſte cittadsfricºmperananº,
che certe cãmunità ſottopoffe al Duca di Auftria fribella
rono da lui,trale qualifa Filiborg,g-Suizzeri,g::
' , |- 4

*
- S, в со N D о. I ICD

quali proſperando nel principio,pigliarovo apoco a poco tan


io augumento, che non che eſieno tornati ſotto algiogo d'
e Auſtria,fono intimorea tuttii loro vicini, est queſti fonº
quelle, chef chiamano Suizzeri. Eadumque queſta pro
uincia compartita in SuíŘzeri, Republiche, che chiamanº :
terre Franche, Prencipi,& Imperadore.e. la cagione, che
tra tante . diuerſità di viuere non vi nafono,o fe elle vi ms
fono,non vidurano molte le guerre, è quel ſegnodell'Impe
radore,il quale asuenga che non habbiaforze, nondimeno
hafra loro tanta riputatione,ch'egli èvno loro conciliatore,
c. con l'auttorità ſua interponendofi,ɛome mezzano, ſpegne
fabito ogni/Gandalo:est le maggiori,est le piu lungheguerre,
che vi fiano state,ſono quelle chefonofºguite tragli Suiz Ke
ri,et il Duca di Auſtria:et bếche da moltianniin qua l'Im
peradore,et il Duca d'Auſtriafia vna coſa medefima, non
φιντάοnã hamaipotutºfºperarelaudacia degli Suizzeri,
dous nõà maiſtatº modo d'accordofenonperforza neilre
fie della Magnagli ha portimolti aiutisſiperche le cömuni
tànöfino effēdere,chi vuole viuere libero,come effefperche
quei Précipi parte nõ poſſono,per effere poueri,parte nãvogli
ano
quellepercömunità
hanerinuidiaallapotēzaloro:Poſono viueradäque
contente depicciolo lordominio,pernon há
uere cagione (riſpetto all'auttorità Imperiale)di defiderarlo
maggiore. Poffono viuere vnite dentro alle mura loro,per ha
uerilnemico vicino,est che piglierebbe l'occaſione d'occupar
le,qualunque volta elle #fe quella prouincia
, faffecõditionataaltrimente, conuerrebbe lorocercare d'am
pliare,est răpere quella loro quiete.e3-perche altroue nonfo
no tali conditioni,nonfipuo prendere queſto modo di viuere,
et biſogna oãpliare per vie di leghe,o ampliare come i Roma
ni có chiff gouerna altrimëti cerca nö lafua vita, ma lafia
worte,ơ ruina;perche in mille modi, & permoire cagiºni
*

. . . gli
*
? L ї в ко . |

gäaequisti/ºne dannost:persheeglifa moltº bene infeme.


acquiſtare Imperis,c-nonforze:ø chuacquiſta Imperio,
cs-nonforze inſieme, conniene che ruini. Non puo ac
quiſtareforReichi impoueriſcenelle guerre, anchora chefs
vittorioſº,che ei metrepiu,che non trahe degli acquiſta, co-.
we hannefattoi K'initiani, & i Fiorentini, qualifono ſtati
moltopiu deboliquando l’vno hauewa la Lombardia, ci l’
altro la Toſcana, chenon erano,quando l'uno era contenro :
delmare, & l'altro difei miglia di confiniperche tutto è na
te d'hauere voluto acquiſtare, ci non hauer faputo pigli«
re ilmodo:cº tantopiumseritano biafimo,quanto egli hanne
meno ſcufa,hauendo veduto il modo che hanne tenisto i R3*
mani,c hawende potutºf guitare illoro ejempio,quando i
Romanifenza alcuno eſempioperla prudenza loro medefi:
miloféppono trouare. Fannº oltra di queſto gli acquiffi
qualche volta non mediocre danno ad ogni bene ordinate
Republica,quando efi acquiſta vna città, a vna prouincia
piena di delitie,douefipuo pigliare di qui ceſtum per la ecº
uerſatione,chefi ha con quelli,come interuenne a Roma pri
manell'acquiſto di Capsua,& dipoiad Annibale.cffe (a
pouafuſestatapiu lontana dalla città, che l'errore de fºl:
datinon haueffe hauntoilrimedio vicino,o che Roma faffe
atain alcuna parte corrotta,erafenzh dubbio quello acqni
fºlarnina della Republica Roncana. Et Tito Linio.fs
fede diqueſto con queſte parele. Iam tunc minime fa
lubris militari diſciplinæ Capua : inſtrumentum
omnium voluptatum, dclinitos militum animos
auertità memoria patriæ. Cioè Subito (apoua;fice:
mesittà dannoſa allamilitare diſciplina, e#iftrumento di :
tutte lemaniere di diletti ; in modo inuaghì gli animi des
fºldati,che lerfecefcordar la patria. Et veramenee fini
scută ºprouincief vendicano contra al vinciere
s - ☾Ꮺ

----
Sн с о м го о tri
zafe,effenza fangue:perche riempiendogli de lor tristi
coſtumigli eſpongono ad effere vinti da qualunquegli affal
ta. Et Giuuenale non potrebbe miglio nelle fue Satire bauer
confiderata queſta parte,dicendo,che ne petti Komani per
gli acquiſti delle terre peregrine,erane entratii coffumi pe
regrini,g in cambio di parfimonia,e d'altre eccellentifi
me virtà.Gula,& Luxuria incubuit, victúó; vlciſci
tur orbé. La Gola cớ la lufuria hauēdofatto la loro habita
tione in lorofacenamo vendetta delvinto mondo. Se adun
que l'acquiſtarefu per effer pernicioſº a Romanine itempi,
che quells con tanta prudenza,c tanta virtù procedeuane,
ehefarà adunque a quelli,che diſcoffo da i modi loro prece
donº ? cơ che oltre agli altrierrori,chefanno (di chefex?
difopra diſcorſo affai)ßvagliono defoldati o mercenarij, e
suſiliarijf ondenerfaltalaro feſſoquei danni, di che nel
feguente capitoloffarà mentione. , -
善。平x :- - |- *

Quale pericolo portiquel Prencipe, o qụella Re


publica che fi vale della militia aufiliare, merce
naria. Cap. XX. |

S E is non haueflungamente trattare in altra miaepe« .


ra,quanto fietnutile la militia mercenaria,est aifilia
! re.&quante vtelelº propria io mi diffenderei in queſto di- ·
forf afgipiu,che non farò, ma hauendone altroue parlate
a lungsfarò in questa parte brieue. Ne mi è paruto in
; tutto dapsfarla,hauendo treuato in Tito Liuio (quanto a
Joldati anfiliarij)flago effempio: perche i ſoldati aufiliarij
fºnº quelli,che vn:Prencipe,ovna Republica manda Capi *
temati,e pagatida letin tuo aiuto, Et vemendo al testo
diTito Liuio,dico,che hauendo i Romani in diverfluoghi
tettidus effersiti de Samniticon li efferciti loro,iquali ha
- - - *
‫ ﺍﺱت‬. ‫اﺱت‬ - - - Mf#4ø
* - - L 1 BRo -

wewano mandati alſoccorſo de Capouani;&perquesto libe.


ri Capouani daquella guerra,che i Samnitifacenano loro,et
volendoritornare verfoRoma,accio che i Capouani śpogliati
di aiuto non diuentasfino di nuouo preda de Sanniti,laſcia
rono due legioni nelpaeſe di (apona,che gli difendeffero. Le
qualilegioni marcendo nell'otio,cominciarono a dilatarfi in
# che dimenticata la patria,e la riuerenza del
'enato,penſarono diprendere l'armi, & infignorirfidi quel.
paeſe,che effi con la loro virtù hauewano difeſa,parendo loro,
che gli habitatori nonfufipo degni di peſſedere que beni,che
monJapeuano difendere. La qualcoſa preſentita, fu da Ro
mani opprefa,e3 corretta,come, doue noi parlaremo delle
congiure,largamentef moſtrerà, Dice pertanto di nuouo,
come ditutte l'altre qualità difoldatigliauſiliarij fono i pia
dannost, Perche in effi quel Prencipe,º quella Republica che
gli adoperain ſuo aiuto,non ha auttorità alcuna, ma viha *
Jolo la auttorità colui,chegli manda : perche iſoldatiau
filiarijfono quelli che tifono mandati davn Precipe,come ho
detto,fottofnoi Capitani,fottofue infºgne,est pagata da lui,
come fu queſto effercito che i Romani måndarenoa ('s
poua. Queſti talifoldati,vintosh'eglino hanno, ipiu del
e le vºlte predano cof colui , che gli ba condotti, come colui,
contra a chi èſono condotti,e lo fanno o permalignità del
Prencipe,cheglimanda,ºper ambition/pre. Et benche l'
antentione de Romani nonfuſe di rompère , est le ಕ್ಲಿ
conuentioni,che haneuanfattº co (apohani, nondimeno la
facilità,cheparena aquelli/oldati di opprimergli fu tanta,
che gli potette perſuadere apenfare di torre a (apouani la
terra,c-loffato. Potrebbefi di queſto dare affai effempi,
ma voglio mi baſtiqueſto,e quello de Regini,a qualifistol
sala vita,c- laterra davna legione,che # vi haute
wano meſſa inguardas.Debbe adunque vue Frencipe » e
༤ ༄། ཆབ་ ི་ བྱ 1:|:ཀྱི དེ རྗེས་བྱ་
|-
|- - -
* ናyⓜ
*-- ******
1 ,*
-
Sв с о к b o frz.
vna Republicapigliare prima ogn'altro partito,che ricorrere
a to/Adityre ::fue perfua diffagentiauſiliarie,quae

doers'habhta fidare/opra quelle,perche ogni patto,ogni con


mentione(anchora che aura)che egli harà colnemicoglifa
ràpia leggerische talpartito. Effef leggerarne bene le
coſe paſate,ci diſcorrerannofilepreſentifirouerrà per v
no che nºabbia hauuto buon fine, infiniti effer rimaſ in
gannats. Et vn Prencipe,ovna Republica ambitiofanón puo.
hauere la maggiore occaſione d'occupare vna città,o vna
prouinctaxhe efferrichieſto,che mandigli eſercitifaoi alla
difeſa di quella. Pertanto colui,che è tanto ambitiofo, che
non folumente per difenderfi,ma per offendere altri,chiama
fimili aiuti,cerca d'acquiffare quello,che non può tenere,est
che da quello,che egli n’acquiffa , gli può facilmente effere
tolto. UMa l'ambitione dell'huomo è tanto grande , che
per cauarfi vnapreſente vºglia,nunpenſa almale, che è in
brieue tempº per refaltargliene. Ne lo muonono li anti
‘chi effempt coſì in queſto,come nell'altre cofe diſcorſe : per
chefe fuffino moji da quelli,vedrebbero,come quanto piu fi
moſtrala liberalità covicini,est a’effere piu alieno da occu
pargli tantopiutif gettanº ingrembo,come di ſottoper l'ef
Թոpio de Capouanifi dirà,
.* |- |- -

Il primo pretore,chei Romani mạndarono in al


* cun luogo,fa a Capoua,dopo quattrocéto anni,
*** che cominciarono a farguerra. Cap. XXI.
*** - * *

* "^ Dantoi Romani nel medo delprocedere loro circa f


· acquiſtarefuſere diferentida quelli, che ne pre
fºnt: tempi ampliano la iurisditione loro, fi è affai di ſºpra
diſcorſº,é come el fetauano quelle terre, che non diface
* manosvinere con leleggi lorº,es etiando quellesehemõeeme
** - - - ---- -- |- seme
-

|
Li Bko |

compagne ma rome foggettefi arrendenano loro. Et in


of non laffiauano alcunfºgno d'imperioperilpopolo Romaa
mo,ma l'obligauano adalcune conuentioni, lequali offeruan
do,limanteneuano nello ſtato,es dignità loro. Et conoſcef
questimodi effereftati oferuatiinfino che eli v/cirono d'Ita
üa,cơ che cominciarono aridurre i regni,cºgli ſtatiin pre
uincie. Di queſtone è chiariſſimo eſempio,chelprino Pres
tore,chefuĝemandato da loro in alcun luogº,fua (apoua,
il quale vi mandarono non perloro ambitione, ma perche e'
nefurono ricerchida (apouani, i quali effendo tra lorº dif
eordia)giudicarono effer neceſſario hauere dentronella città
vm cittadino Romano chegli ríordinaffe, c. rinniſſe. Da
queſte eſempiegħe-Antiati meſi,cº-coffretti dalla medfi
maneceſsità domandarono ancbora lorovn perfetto. Et Ti
tº Liuiº dice inſaquesteaccidente e in/й дивftвниомотив
do dimperare. Quòd iam nőſolum arma,ſediura Ro
mana pollebant. Cioèche gia non folole arme,male leggi
*
de Romanieranofamost. „vedeſ pertante quantº queſte
modofacilitàľaugumento Romane:perche quelle città maf:
fimamente,chefono vſe a viuere libere,º conſuetegauernar
fi perfstei prouinciali,con altra quiete fanno conrentefatte
vne dominio,che non veggono(anchora ch'egli hauffe infe
qualche grauezza)cheforte quello,che veggende ºgnigier
se pareloro,che ogni giornofia rimproueratalorº la feruntù.
*Appreſſº neſeguita vn'altro beneper il Prencipe, chemon
hauende i faoi miniſtri in mane i giudici, & s magiſtrati,
she ciuilmente,o criminalmente rendono ragione in quelle .
sittadi,mon puo naſcere mai/entenza con carico, o infami
del Prencipe. Et vengono per queſtavia amancare molte
sagioni di calunnia,ei d'odio verſº di quello. Et che queſte
fail vere, oltraagliantichieſempi, chefenepotrebbons
addurre, ce nevne ejempiofresto in Italia : pershe come
* - віајќи
-
Sв с о м р о. 1 13
viafano fa(effende genoua fatapiu volte occupata da Frã
rief)ſempre quel Re (eccetto che nepreſentitempi) vih4
mandato vn gouernadere Franciofº, che infuo nome la go
uerni, e Alpreſente/slo nonperelettione del Re, ma perché
cofi ha ordinato la neceſſità,halafciatogonernarfi quella cit=
tàperfemedefima,e davngouernadore genouefe. Etjen:
za dubbiochi ricercafe,quale di queſti duõi modirechi piú
ficurtà al Re dell'Imperio d'effa, cºpiu contentezza a quei
popolari,fenza dubbio approuerebbe questo vltimo modo
Oltra di queſto gli huomini, tantopiutif gettanoin grēbos
quanto piu tu pari alieno dall'occupargli, ettanto meno tite
monoperconto della loro libertà,quantopiu/ei humano, c.
dimeſtico con loro.Queſta dimeſtichezza,e liberalitàfecè
i Capouani correre a chiedere il Pretore a Romani: chefe
da Romanifi fuſje moſtrovnº minima voglia di mandar
uelo, ſubito farebbeno ingelofiti, cởfifarebbono diſcoffatí:
da loro, ma che biſogna ire pergli eſempia Capoua ; c. i
Roma,hauendone in Firenze, g. in Toſcana ? (ia/ĉune fã
quanto tempo è, che la città di Piſtoia venne volontaria:
mente/otto l'Imperio Fiorentino, Ciaſcuno anchorafa, quã
ta nimicitia è ſtatatra i Fiorentini;&- i Pfani, Lucchefi,cf.
Saneſ* queſts diuerſità d'animenon è nata,perche i Pi:
fiolefi non prezzino la lorº libertà, come gli altri, & nonfi
giudichino da quantogli altri,mapereſſerfi Fiorentinipori
傭 taticon lorofèmpre,comefratelli, et con gli altri,come memi
ci. Queſts hafatto,che i Piffoleffono corff volontarij/ottº.
l'Imperio lore,li altri hannofatto,es fanno ogniforza,per n3
peruenirui. Etjenza dubbioi Fiorentini, fè oper vie di le
he, o d'aiuto haueffero dimefficati, cỡ non infeliłatichiti i
鷺 vicini,a queſta horafarebberoſignori di Tofana, Nori
è perqueſto che iogindichi,chenőfhabbia adoperarlarmi;
f! c; leforze, ma fi debbonoriferuare in vltimo #
quãdolialtrimodinö baſtino, T Q_ - ” ’ *
L і в к о
Quante fiano falſe molte volte ropinioni degli
huomini nel giudicare le coſe grandi. *

Cap. XXII.
Vantofano falſe molte volte l'opinioni degli huomini,
l'hanno viſto,eſ veggono coloro, cheftromano teffi
moni delle loro deliberationi, le quali molte volte fe non/onº
deliberate da huominieccellenti,fºno contrarie ad ogni veri
tà. Et perche gli eccellenti huomini nelle Republiche corrot
te(ne itempi quietimaſsimamente)c. per inuidia, & per
ambitiofe cagionifono nemicati, fi va dietro a quello, che da
vno commune inganno è giudicato bene, º da huomini » che
piu preſto vogliono ifauori,che il bene dell'uniuerſale,èmeſo
innanzi. Il quale inganno dipoif/cnopre ne tempi auuerfi,
c- per neceſſitàfrifugge a quelli, che ne tempi quieti erano
come dimenticati: comenelfuo luogo in queſtaparte a pie
nofidiſcorrerà, Nafono anchora certi accidenti, douefee
cilmente fono inganniti gli huomini, che non hanno grande
iſperienza delle coſe,hauendo infe quello accidente che naſce.
molti verifimiliatti afar crederequello,che影 huominifo
pra talcaſof perſuadono.Queſte coſefi/ono dettepe, quello,
che Numicio Pretore(poi che i Latinifurono :# Rø
mani)perfuaſe loro,ci per quello,che pochiannifºno, fi cre
deua per molti,quando Franceſco primo Re di Francia ven-- .
me all'acquiſto di • Milano, she era diffe dagli Suizzeri,
Dicºpertanto, che effendo morte Luigi duodecimo cổ fuc
cedendonel Regno di Francia Franceſco de Angolen,g de
fiderando riſtituire al Regno il Ducato di Milano, fatopo
chianni innãzioccupato degliSuiKzeri,mediante il cõforts
di Papa Giuliofesödo,deſideraua hauere aiuto in Italia, che
glifacilitaſſero l'impreſa,et oltre a Dinitiani,che il
s'hanea :
- Š E c b n b o. i 14
s'hauea riguadagnati,tentauai Fiorentini, G. Papa Leone
decimo,parendogli la faa impreſa piufacile,qualunque vol
ta s'haueffºriguadagnati costoro,per efferlegenti del Redi
Spagna in Lombardia, & altreforze dell’Imperadore in
Derona. Nõcede Papa Leone alle voglie del Re, mafupere
faafo da quelli, che lo configliauano (ſecondofidiſſe)chefi
fteffeneutrale, moſtrandogli in queſto partito confiſterela
vittoria certa: perche per la chieſa non ffacena hauerepo
tenti in Italia neil Re, negli Suizzeri. Ma volendolari
durre nell'antica libertà,era neceſsario liberarla dalla ferui
tà dell'uno, e dell'altro. Et perchevincerel'uno,&l'altro,º
diperfe,o tutti due infemesnon era poſibile, conueniua,che
fuperaffino l'uno l'altro,et che la chieſaron gli amici ſuoi vr
taffe poi quello che rimaneſe vincitore, că era impoſsibile
trouare migliore occaſione, che la preſente, effendo l'uno,est l'
altroinfa campi, có hauendo il Papa le fueforKead ordines
da potere rappreſentarfiinfui confinidi Löbardia,et propin
臘·, фио all'uno, có all'altro eſercito,fotto colore di volere guara
#} dare le coffae,& quiui tanto fare,che veniſſero allagior
|
|} nata: la qualeragioneuolmente (effendo l'vno, c; l'altrởef>
|} fercito virtuoſo)douerebbe efferfanguinoſa per tutte duele
# parti, glastiare in modo debilitato il vincitore, chefuſeal
Papafacileaſfaltarlo, có romperlo,cff cofverrebbe confua
gloria a rimanerefignore di Lombardia,ej arbitro di tutta
州 Italia. Et quanto queſta opinionefaßefalfa, fi vide per l'a
| uenimento della coſa: perche efendo doph vna lunga zufº
fatifaperatigli SuŘzeri,non che legenti del Papa, G di :
Spagna prefameßere afsaltareivincitori, mafipreparonº
r!!
allafiga,la quale anchora nonfarebbe lorogiớuata, feno"
伽 fuße statool'humanita,o lafreddeKza del Re,che non cere
3
eðlafssonda vittoria magli baſtòfare accordo con la
: - 2 4

|
L 1 в в о
· Ha quefa opinione certeragioni, che difettopaionoveres
ma fono altutto lontane dalla verità: perche rade volte ac
cade,chelvincitore perda molti ſuoi/oldati,perche de vinci
toři ne muore nella Kufa,non nellafuga: ở nell'ardore del
combattere,quandogli huomini hanno volto il viſo l'uno all'
tro, ne cadowo pochi, maſſimamente perche ella dura poco
tempo ilpiu delle volte. Et quandº pur duraße affai tempo,et
de vincitori ne moriſe affai,ėtanta la riputatione,che fi tira
dietro la vittoria,G il terrore, che ella portafeco, che di lú
gaauanza ildanno, che per la morte defaoifoldati haueffe
Jopportato.Talche vno effercito, ilquale in fu l'epinione»
chefuſe debilitato,andaffe a trouario,fitrouerebbe ingan
nato,fegia nonfaffel'effercito tale,che d'ogni tempo,eti mã
tila vittoria, & poi patefe combatterlo.” In questo cafº e'
potrebbefecondo la fuafortuna, cº virtù vincere,ơ perde
re, ma quello cheffaße azzuffato prima, có hauefie vin
* to, harebbe piutoſto vantaggio dell'altro. Il chef conoſce
certoper l'esperienza de Latini, & perlafallacia, che Nu
mitio Pretorepreſe, cºper il danno, che ne riportarme quei
pºpoli,chegli crederono. Ilquale (vinto che i Romani heb
bero i Latini)gridaua per tutto ilpaefedi Latio, che all'ho
ra era tempo afialtare i Romani debilitati per la Kufa, che
haueuano fatta con loro, có chefolo appresto i Romaniers
rimafoilnome della vittoria, ma tuttigli altri danni haue
manofopportati, come fefufino ſtati vinti, c; che ogni poco
diforza,che di nuouo gli afsaltafe,eraperfpacciargli. On
de quei popoli, che gli crederono, fecero nuouo efiercito,G
Jubitofuronorotti, cº patirono queldanno, chepatirannº
fempre coloro, che terrannofimile opinione.
� --: • •

Quantoi Romani nel giudicare i fudditi peralcuno accidente, che


necestițaffe tal giudicio,fuggiuano la via deļameťko,
Сар, ХХIII,
S = c o N D о. 115
I Am Latio is ſtatus erat rerum, vt neque pacem,
neque bellum pati poffent. Cioè.Ɛrano bogginai
# Latini venutia tale conditione, ehe non potenano stare in
pace, nefoſtenere la guerra. Di tuttigli ſtati infelici è infe
liciſsimo quello d'un Prencipe, o d'una Republica, che è ri
dotto in termine,che nonpuo riceuere la pace, o /oftenere la
uerra: a chef riducono quelli, chefono dalle conuentioni
della pace troppooffeſi,có dall'altro cante(volendofarguer
ra)conuien loro egittarfi in preda dichigliatuti,o rimanere
preda delnemico. Et a tuttiqueſti terminifi viene per catti
ui configli, ci cattiui partiti, da non hauere mifurato bene
leforRefue,come diferraf diße:perche quella Repub.o quel
Prencipe,che bene le miſarafie, con difficultà fi condurrebbe
nel termine,chef cõdußono i Latini,i quali, quãdo non de
neueno accordare co Remani, accordarono,c qnando non
doueuane röpere loro guerra,la ruppono. Et coffºppondfare
inmodo,che la nemicitia,est amacitia de Romanifu loro v
gualmente dannofa. Erano adunq; vinti i Latini,et al tutto
affiittiprima da AMallio Torquato 3 & dipoi da Camillo.il
quale hauendoli cofrettia darf,g rimetterfi nelle braccia
de Romani,có hauendomesto laguardiaper tutte le terre di
Latto,et preſo da tutteglifatichi,tornato in Roma riferial
Senato,come tutto Latio era nellemanidelpopolo Romano,
c. perche queſto giudicio è notabile,cº merita d'effere ofer
uato perpoterlo imitare, quandofimili occafonifono date a
Prencipi,jo voglie addurre le parole di Linio poſtein bocca
di (amillo, lequalifanno fede ci-delmodo, che i Roma
ni tenmono in ampliare , es come me giudicij di ffato
fempre fuggirono la viadi meŘzo, cºf voljºno agli eſtre
swiiperchevngeuernomõè
-- -
౪ 3
tenere in modo i
EMG
**,

* - ----
L I в к о
chenon tipoſano,º debbano ofendere. Questoffa o con
afficurarfene in tutto, togliendo esti ogni via da nuocerti, a
con benificarliin modo, che nanfaragioneuole che eglino
habbiano a defiderare di mutarfortuna, il che tuttofcom
prēde,ci prima per lapropoſta di (amillo,etpoi per ilgiudi
cio dato dal Senatofopra quella. Le parolefaefurono queſte.
Dijimmortales ita vos potentes huius confilijfe
cerunt, vt,fit Latium,an non fit,in veſtra manu po
fuerint. Itaque pacem vobis (quò ad Latinos atti
net) parere in perpetuum velfæuiendo, vel ignof
cendo poteſtis, Vultis crudelius conſulere in dedi
tos,vićtoſquest licet delere omne Latinum. Vultis
exemplo maiorum augererem Romanam, vićtos
in ciuitatem accipiếdo: materia crefcendi perfum
mam gloriam fuppeditat, Certe id firmiſsimum
Imperium eſt,quo obedientes gaudent. Illorum i
itur animos(dum expećtatione ftupent)ſeu pæna,
feu beneficio præoccupari oportet, Cioè gli innsor
tali Iddijv'hannofatto in modo potēti in queſto cõfiglio,che
hanno poſto nelle voſtremanı il conferuare,et ildfruggere
il Latio. Ondeper quãto s'appartienea Latini, voi potete a
çalperdonare , o con l'incrudelire partorirui perpetua pace.
7)alete vfar la crudeltà in questi,che banete vinta, etſifono
dati in podervostro? v'è cốceduto di leuar via tutto ilnome
Latino. Coleteſeguendoleſiempio de gli antichiauoli, ac
creffer la Republica Romana, riceuendonella città i vinti?
hauete facultà d'accreſcer confommagloria, Certo quella
Imperioèfermistime, a cuigodono vbidire ifadditi. E ad
unq; meſfuero dipreocupargli animi loro º cõla penaso colbes
neficie, mētretimoroſ delfine aſpettano lavofradeliberati
gnr. Aqueſta propoſtafacceſiela deliberatione del Senata,
laqual,
:S = c o N ро. 1 16

laqualefu ſecondo le parole del (onſºlo,che recatest innen“


ziterra per terra, tuttiquelli,cherano dimomentººgli be- -

nificarono, o gli penſenofacendo a benificati eſentioni pri:


uilegi,donandoloro la città, cº d'ogni parte a Ficurandogli:
Di quelli altri di fecero le terre, mandaronui (olonie, ri
duffongliin Roma,diſiparongli talmente, che con l'armes
có colconfiglio non poteuanopiu nuocere. Ne */arто та?
la via neutrale inquelli(come hodetto) dimomento. Que
ffo giudicio debbonoi Prencipi imitare: a queſto domenanº
accoſtarfi Fiorentini, quando nelmille cinquecento due fi
ribellò AreXzo,est tutta la valdi Chiana. ilche s'hauefº
finofatto, harebbero afficurato l'Imperio loro,e3;fatta gran
diſſimala città di Firenze, & datogli quei campi, che per
viuere gli mancano, ma eſsivfarono quella via delmeKzº,
la quale èpernicioſiſsimanel giudicare gli huomini, & par
te degli Aretinine confinarono, partene condennarono, º
tuttitolſono gli honori, c; i loro antichi gradi mella città,
có laſciarono la città intera; c3 s'alcuno cittadino nelle de
liberationi configliaua,che ArezKofi disfaceſſe, aquelli che
pareuano efferpiu faui, diceuano come farebbe poco honore
della Rep.disfarla : perche parrebbe,che Firenzemancaff?
diforze ditenerla, le qualiragicnifono di quelle che paiono,
est-nonfono vere: perche con queſta medeſima ragione non
f harebbe ad ammazzare vno parricida, vno ſcelerato,
c3 (candaloſo,effendo vergogna di quel Prencipe, moſtra
redi non hauerforKe da poter frenare vn’huomo fºlo: c3
non veggono queſti tali, che hanno fimili opinioni, come
gli huomini particolarmente, G. vna città tutta infe
me pecca tal volta contra adºvno fato : che per ef.
fempio a gli altri, perfcurtà di fe non ha altro rimedio
vn Prencipe, che ſpegnerla, c; rhonºre conffte nel
| ‫س‬42 4 ,fapere
L і з к о
fpere, e3-potere caffigarla,nonnelpatere con mille periceli
iemerla : perche quel Prencipe, che non ceſtigachierra, iu
modo che non рәја piu errare,ètenuto o ignorante, o vile,
Queſto giudicio,che i Romani dettero,quantafa neceſſarie
fconfermaancheraper la ſentenza, che dettero de Pruer
nati, Douefidebbe per ilteſto di Liuio notare due coſe:
l'una quello che diſapra fi dice, che i fadditi fi debbono e
benificare, o ſpegnere : l'altra quanto la generofità dell'a
nimo, quanto aparlare il verogioui, quando eglièdetto nel
coſpetto de gli huominuprudenti. Ɛra ragunato il Sena
to Romano per giudicare de Priuernati, i quali effen
dofi ribellati, erano dipoi per forsta riternati ſotto l'vbi
dienza Romana . Erano mandati dal popolo di Priuer
na molti cittadini per impetrare perdono dal Senato:
cĵ-effendo venutiaicoſpetto diquellosfu detto ad vno di lorº
da vn de Senatori. Quam poenam meritos Priuerna
tescenferet,(ioè di qualgaſtigo egli giudicaffe degni i Pri
uernati, e Alquale il Priuernate riſpoſe, Eam quam me
rentur,qui ſe libertate dignoscenſent. Útoë di quello,
di chefondegni quelli chefstímans meritar la liberià. Al
quale il Conſolo replici. Quid fi poenam remittimus
vobis,qualem nos pacem vobifcum habituros fpe
remus? Se noi virimettiamo la pena, qualpace dobbiamo
: d'hauer con voi? A che quelloristofe. Si bonam
dederitis,& fideſem,& perpétuam: fi malam, haud
diuturnam, (ioè, Sevoi celadarete buona, l'haurete fe
delec perpetua,Se cattiua,ella non durera. Dende la piu.
fầuiaparte del |Senato, Anchor che molti fe n'alterast
no, diffe, Se audiuiffe vocem & liberi, & viri, nec
credi poſle nullụm populum, aut hominem de
nique in eaçonditione, cuiuseum pæniteat; diu
** ,, , , tus,
• S к с о м р о. r 17
tius, quam neceſſe fit, manſurum : ibi pacem este
fidam, vbi voluntarij pacati fint, neque eo loco, v
biferuitutem effe velint, fidem fperandam effe
Goè,cheegi hautua inteſe le parole d'vn huomoforte g-li
bere; nepoteua credere, che alcunpopolo, ne huomo final
mente poteſe molto dimorare in quella conditione, che egli
non haueua grata, c; chefolo f poteua trouarstedel pace
in coloro, chef eranoplacati di volontà; ma non era da/pe
rarla, douefi voleua la feruità: Et in fa quefie parole
deliberarono, che i Priuernati fuffero cittadini Romani,
ci depriuilegij della ciuilità gli honorarono, dicendo, Eos
demum, qui nihil, præterquam de libertate, co
gitant, dignos effe, qui Rómanifiant. Cioè, che
quellfinalmente, i quali non altro preŘKauano, che li
bertà erano degni d'effer fatti cittadini Romani, Tanta
piacque aglianimi generoſ queſta vera, G- generoſa ri
#offa: percheognialera fi#østafarebbe fată bugiarda,
Gº vile. Et coloro che credono degli huomini altrimen

ti(maſſimamentediquelli,chefono vsto ad effere, o apa


rereloro effer liberi ) fe ningannano, c3. (ºtto queſto in
ganno pigliano partiti non buoni per fe, G- da non /a
tisfare a loro. Di che naſcono le peste ribellioni, & le
rouine deglifati. Mapertornarealdiſcorſº noſtrº, cºn
chiude G per queſto, c; perquello giudicio dato de Mati
tini, quando fiha agiudicarecittadipotenti, cở che fone
vſe a viuere libere , conuiene ofþegwerte, o carezzarle, al
trimenti ºgnigiudiciº evano, ci debbeffuggire al tutº
la via delmeŘe » la quale è pernitioſa, come ellafu a San
niti,quando baueuanó rinchiusti Romanialle forche Cau- |

dine, quando non vollenoJeguire il parer diquel vecchios


shºfenſigliò cheikºmaniĒuſciaffre andre ణcbs
L I в к о
che sammazzafero tutti,ma pigliando vna viadi mezzo,
difºrmandogli, & mettendoglifatto ilgiogo, gli laſciarono
andare pieni d'ignominia,& diſdegno,talchepoco dipoico |

nobbero con lordanno la fentenza di quelvecchioefferefta-- |


tavrile, ci la deliberatione dannoſa,comenelfuoluego piua
pienofi4ππα. |- -

Le fortezze generalmente fono molto piu dannofe


che vtili. Cap. XXIIII.
Arrà forfe a queſti faui de nestri tempi coſa non ben
р confiderata,che i Romaninelvolere aſsicurarfi depopo
li di Latio, e della città di Priuerno, non penfafino d'e
dificarui qualchefortez Ka, la qualfuße vn freno a tenergli
infede, effendo maſsimamente vndetto in Firenze allega
to danofri faui, che Piſa, est l'altrefimili città fi debbono
tenere con lefortexXe. Et veramente fe i Romani fustino
fatifatti come queſti, egli harebbero penſato d'edificarle:
maperche efii erano d'altra virth, d'altro giudicio, d'altra
enza,e'non l'edificarono, ĉt mentre che Roma viffe li
bera, est ſeguì gliordini/aoi, ci le fue virtuoſe conſtitutio
ni, main'edificò pertenere o città, o prouincie, ma faluì
bene alcuna delleedificate. Onde veduto il modo del pro
cederade Romani in queſta parte, có quello de Prencipide
noftritempi, mipare da mettere in confideratione, fe gliè
buon edificarforteKze, ofee'lefanno danno, o vtile a quel
le che l'edifica, Debbefî adumque confiderare, come le
fortezzefifanno oper dfenderfida nemici, oper difender
fidaſoggetti. Nelprimo cafo elle nonfono neceſſarie, nel
écondo daunoſº. Ɛt cominciandoarenderragione, perche |
wel/econdo caſo ellefano danneſe, dico, che quel '
• дигия
S к с о к р о. I 18
o quella Rep.che hapaura defitoijaddities dellaribellione
loro prima conuiene che tal paura naſca d'odie,che habbia
no iſuoifudditi/eco; l'odio da mali fuoi portamenti; i mali
portamentinaſcono o da poter crederetenergli conforKa, o
da poca pruden Kadi chigligouerna, eớ-vna delle coſe che
fa creder potergliforKare è l'hauer loro addoſſolefortez Xe:
perche i mali trattamenti , che fono cagione dell'odio,
nafonoin buona parte per hauer quel Prencipe, o quella
Rep.leforteKze,le quali(quando fia vero queſto) di gran
lungafono piu nociue,chevtili;perche in prima(come è det
to)elle tifanno effereptu audace,cºpiu violentone/udditi,
dipoici è quellafcurtà dentro che tutiperſuadi:perche tut
teleforze,tuttele violenze che s'uſano pertentre vn pºpolo,
fono nulla,eccetto che due,o che tu habbia/empre damette
rein campagnavn buonoeſercito,come haueuano i Roma
ni,º chegli diſipi/penga,dfordini,disgiunga in modo, che
non pofanoconuenireadoffenderti:perche fetu gl'impoue
riſci,Spoliatis arma ſuperfunt.Setu gli difarmi. furor
arma miniſtrat fetuammaRKi i capi,cº glìaltrifegui d”
ingiuriare, rinaſconoi capi, come quelli dell?dra. Se tu
fai lefortezze,elefºno inutili ne tempidipace : perche ti
damnopiu animo afar loro male,mane tempi di guerrafo
noinutiliſſime,perchefono affaltatedalnemico,g dafaddi
ti ; ne è poſſibile,che ellefacciano reſiſtenzag- all’vno,G
all'altrº: ĉe femaifuron difatil,fono metempinostriri
fetto all'artiglierie,per ilfurore delle quali i luoghi picciº
li...&# done altri non fºpoffa ritirare con li ripari, é im
poſſibile difendere, comediſºpra diſcorrenmo. fovegliº
queſta materia disputarlapiu tritamente. O tu Prenci
pºvusifonquestefºrtezze tenere in frenº il popolº della
znacittà: o tu Prencipe , e tu Republica vuoifrenare
- Фу774

4
L і в к q -

vna città occupataperguerra? Iomi vegliovoltarealPren


cipe,c; glidico, che tal forteKza per tenereinfreno i faoi
cittadininon puoeßere piu inutile per le cagioni dette dife
pra: percheellatifa più pronto,et men riſpettofºadoppref: -
fargli,ơ quella ºppreſſionegli fafefofi alla tua rouina,
cºgli accende in modo, che quella fortezza, che ne è
cagione, non tipuopoidfendere, tanto che vn Prencipe
fauio,g buono permantenerf buono,pernon dare cagione,
neardire afgliuoli di diuentare trifirmainonfarà fortez.
z«,accio che quellinen in fa lefortezze,ma iw ſa la beniuo
lenza degli huominiffondino. Étfe il (onte Franceſcº
forza diuentato Ducadie Milanofu riputatofauio, G
nondimenofece in e MilanovnaforteXXa,dico,che inque
focafo,ei nonfuſauio , c; l' effetto ba dimoſtro , come,
talforteŘza fu a danno, & non a ficurtà de faoi heredi :
perchegiudicando,mediantequella viuerſicuri, ci potere
offendere gli cittadini,& fadditi loro , non perdomarono
adalcuna forre di violen Kastal che diuentati fopra modo
odiofi,perderonoặuelloffato, come primailnemicagli affal
tì. Ne quellaforteKzagli difeſe,nefece loronella guerra
vtile alcuno e nella pace hauea lor fatte danno affai,
perchefe non hauefino hauuto quella, cº ſeper poca pru
denKa haueßine maneggiati agramente i loro cittadini,
harebberoſcoperto ilpericolopiu preſto, cfarebbonſeneri
tirati,G. harebberopoipotuto piu animefamente refistera
all'impeto Francioſºcofudditi amicifºnRafortez Ka » che
conquellinemici con la forteKza,le quali non tigiouano in
alcunaparte. perche o elle fi perdono per fraude dichi
le guarda,ºper violenza di chỉleaſfalta, e perfame. ĉe
Aetu vuoiche elletigiouine,6- ti aiutino, ricuperare vns
fatoperdute,douetifia/glorimafalafortezKa,ti “:
- MMfan
|
Sн с о м р о. - I 19
hauere vno eſercito,colquale tu poſſa aſfaltare colui, che s”
ka cacciato.c3 quando tu habbia queſto eſercito, tu riha
reſtilo stato in ogni modo,etiandio che la fortezza nonvi
fuſe,ơ-tanto piu facilmente,quantogli huomini ti fuſine
pinamici,che won tierano,hauendoglimaltrattati per l'or
goglio dellafortexXa. Et periſperienza s'è vifo , come
queſtafortezza di Milanone agli Sforze/chi, ne a Fren
ciofî ne tempianuerfi dell'vno, có dell'altrowon ha fatto ad
alcuno di loro vtile alcuno, anzia tuttiha recato danni,
cớ rouineaſai,non hauendo penfato , mediante quella, a
piu honeſtomodo ditenere quello fato , , Guido Obaldo
Duca d'Urbino figliuolo di Federico, chefu ne faoi tempi
stimato tanto Capitano, effendo cacciato da Ceſare Borgia
figliuolo di Papa Akſandrofeſio,delleſtato, comedipoipy
vno accidente natovi ritornò feceroninare tuttele forteỜ
Ke,ch'erano in quella prouincia,giudicandoledannoſe: per
che effendo quello amato dagli huomini,perriſpetto di loro
non le voleua, & per conto denemici vedena non le poter di
fender,hauendo quelle biſogno d’vno eſsercito in campagna,
che le difendefe,telchef volſe arouinarle. Papa Giulio,
cacciata i Bentiuoglidi Bologna , fece in quella cittàvna
forteŘKa , est dipoifactuaafafinare quel pepolo da vn
fãogomernadore , talche quelpopolofi ribellò , c. fubite
perdè lafortez Ka,& cofinongligiouò la fortezKa , c; l'
offefe in tanto,che portandofi altrimenti,gli harebbe gisha
to. Nicolò da caffello,padre de Vitelli, tornato nella fua
patria,onde era sbanditofabito disfece due fortez Xe che vi
haueus edificate Papa Sisto quartogiudicando non la for
texKaymala beniuolenza delpopolo ľhauefje atenere in quel
lo ſtato e Madi tuttigli altri efempiil piufreſco,ilpin ne
zabile in ogni parte,catto

--------------------‫ س‬---- amostrare *l'inutilità
,TT dellº ediz
ficarle

*
L і в к о
ficarle.cº.lvtilità deldisfarle, è quello di Genoua feguitº
ne profimi tempi.ciaſcunoſa,comenelmille cinque cētofet
tegenouafribellò da Luigiduodecimo Re di Francia. Il
quale venne perſonalmente,có con tutteleforze fue a rac
quiſtarla; est ricuperatachelhebbe fece vnaforteŘzafor
tistima di tutte l'altre,delle qualialpreſentef habbia noti
tia: percheera perfito,C3 per ogni altra circonfianza ine
pugnabile,poſta infù vnapunta di colle,chef diffende nel
mare,chiamato da genouefi Godefa, Et per queſto battena
tutto ilporto,G gran parte della terra di genoua. Occorſº
poinelmillecinque cento dodici che effendo cacciatele genti
Francioſe d'Italia,Genoua (non ofante laforteŘza) firi
bellì,&preſeloftato diquella Ottauiano Fregofo, il quale .
con ogni induſtria in termine di fedici meſi per fame la e
‫يو‬n‫عت وف‬c ciaſcuno ,anederc .c da molti n'era configliatos
che la conſeruaſe perfuo rifuggio in ogni accidente. e 744
effo,come prudentiſſimo,conoſcendo che non leforteKze, 7724
la volontà degli huomini manteneuauo i Prencipi infato,
larouinò.ết coffenKafondarelo statofo infalaforteKza,
ma infu la virtù cº-prudenzafua,ſ'ha tenuto,có tiene. Et
doue, a variare loftato di Geuouaafoleuano bastare mille
fanti,gliannerfarijfaoi l'hanno aſfaltato con diecimila, cº
men l'hanno potuto offendere, Oedefiadunque perquesto,
come ildisfarela fortex Kanon ha offeſ6Ottauianº , e3 il
farla non difeſe il Re di Francia:perche quando e potè veni
rein?talia con l'eſercito, e potèricuperare genoma, non vi
hauendofortez Kama quando enõ potè venirein Italia,cõľ
eſercito,e non potè tenere Genoua , hauendoui lafortez
Ks. Fu adunque difpefaal Redifarla,c-vergognoſº il
perderla:a Ottauianegorioſo ilracquiſtarla. Ma vegnamº
alle Repub. chefanno lefortezze non nella patriã,
|

|-
|- |

----
Sв с о к р о. 1 2o
melle terre,che acquiſtano. Et a moſtrare queſtafallacia,
quando e non baftafe l'eſempio detto di Francia, có di Ge
noua,voglio mi basti FirenŘe, G. Piſa,dauei Fiorentini
fecerole forteKze,pertenere quella città. Et non conob
bero,che vna cittàfiatafemprenemica delnome Fiorenti
mo, viuuta libera, cổ che ha allaribellione per rifugio la
libertà,era neceſſario (volendola tenere ) offeruare il modo
Romano ofarfela compagna,o disfarla: perche la virtù del
lefortez Kefi videnella venuta del Re (arlo,al quale fi det
tono ºperpocafede di chile guardaua, opertimore di mag
ior male. Douefe ellenonfuſfino ſtate, i Fiorentini non
harebberofondato ilpoter tenere Pfafopra quelle, cº quel
Renon harebbe potuto per quella via priuare i Fiorentini
di quella città,G- i modi,co qualiffafie mantenuta infino
a quel tempo,farebbero ſtati perauentura fafficienti acon
feruarla. Erfenza dubbio non harebberofatto piu catti
ua pruoua,che lefortez Ke, Conchiudo dunque, che per
tenerela patriapropria,laforteŘKa è danneſa : per tenere
le terre,che s’acquiſtano,lefortez Kefono inutili. Et ve
glio mi bafil'autorità de Romani , i quali nelle terre,
che voleuano tenere con violenza , fmurauano , ෆ්
non murauano, có chi contraqueſta opinionemi allegaße
negli antichi tempi Taranto,Gºne moderni Breſcia,i qua
li luoghi,mediante le forteXX°, faronoricuperati dalla ri
bellione defadditi.Riſpondo,che alla ricuperatione di Ta
ranto in capo d'vn'annofu mandato Fabio e Maffimo con
tutto l'eſercito , il quale farebbe stato atte aricuperarlo,
etiandio fenom viநீ: ata lafortezza. Etfe Fabio vsò
quellavia,quando ella non vifußeſtata, ne harebbe vfata
vn'altra,che harebbefatto ilmedefimo effetto. Etio non
fº dichevtilitàfia vua fortezza, chea rendertila 警
|- 47ա
- L ї в к о

habbia biſºgnoper la ricuperatione di effa d'ono eſercitº


(onſolare,c-d'vno Fabio Maſſimo per Capitano, ĉt che i
Romanilhaneſinoripreſa in ºgni modoff vede per l'effem
pio di (apoua,dose non eraforteKa, est per virtù dell'effer
sitolariacquiſtarono. Ma vegnamo a Breſcia. Dico, come
rade volte occorrequello, che occorſe in quella ribellione,
che lafortezza,che rimane nelleforze tue(efſendoribellata
laterra)habbia vno eſercito groſſo,e propinque, come era
quello de Francioſi: perche effendo Mons, de Fois Capitanº
del Recő l'effereito a Bologna,inteſalaperdita di Breſcia,
fenza differirene andò a quella volta, g in tregiorni arri
uato a Breſcia per la forteKza rihebbelaterra. Hebbe
per tanto anchora laforteŘza di Breſcia (a volere che la
giouaffe) biſogned'un e Mons.di Fois,et d'uneſercito Frã
cioſº,cheintre dilafoccorrefe,fichel'eſempio di queſto alf
incontro de gli eſempi contrarijnon basta: perche affai
forteRzefono ſtate nelleguerre de noſtritempipreſe, cớ ri
preſe con la medefimafortuna, chefiềprefa, ci ripreſa la
campagna non folamentein Lombardia, ma in Remagna,
melregno di Napoli,& pertutteleparti d'Italia. Ma quã
to all'edificarforteŘze per difenderfida nemici di fuori,di
co,cheellenon fono neceſſarie a queipopoli,nea quelli regni,
che hanno buonießercitifono inutili,perche i buonieſerciti
fenzale fortezze fono fficientia difenderfi. lefortez Ke
fenKa buonieſertiti non tipofono difendere. Et questof
vede periferienXa diquelli,chefono staticſ ne i gouernis
cº nell'altre coſe tenuti eccellenti, come fivede de Romani,
cº degli Spartani: chefe i Romani non edificauanoforteK
zºagli Spartanimonfalamentefiafteneuano da quelle, ma
non permetteuano di hauer mura alleloro città,percbevole
Mangchelavirtù dell'huomeparticolare, nºn altre difen
------------- -- իա, :
- S ё с о к р о. #2 #
fueglidfendist. Onde cheeffendo domandatºvas Spartis
nodavna Athenieſe ; ſele müra de Athene glipartuahs
belle; li riſpoſef, fe ellefulfino habbitate da donne : Quel
Prencipe adunque,che habbia buonteſerciti,quando infalé
marinėällefronte dello ſtato/ao habbia qualchefortezza;
rhepºlagwalche diffenereilnemico,infine chefaa braiº
me,farebbe qualche volta coſa vtile,ma non neceſſaria. M4
quando il Prencipe non ha buonº eſfèrcito,hanere le forteżżé
perilſhoffato, e alle frontiere, glifono odannoſe 3 binu
tili, dannoſe perche facilmentele perde, est perdute glifanns
guerra, o ſepur elle fuſinofforti,chelnemico nohleppteffè
occupare, fono lafiate indietro dall'eſercito hemico ; est:
vengondad effere di nefuno frutto: perche i kuoni effertiti;
quando non hanno gagliardiffimo riſcontrº; entrahd hë
efi nemici ſenza riſpetto di città; o di fortežza, the };
laſcino indrieto, come fivedene lantiche hiſtorie,g tomeji
i vede chefece Franceſcos Mária,il quale ne proſini tempi
per aſfaltare Orbixò,filaſciò indietro dieci città nemithể
fenzá alcundriſpetto. Quel Prencipe adunque; thèþið
jare buono eſercito, può farë fenza edificare förtežza:
::::; non ha l'effercito buono,non debbe edificare; debs
ie bene afforzare la città, doue habita, e temerla munità;
ø ben dispoſtui tittadini di quella, perpoterfoftenerè tan=
to vno impèto hemico, o che accordo, o che aiuto efterho ls
liberi. Tuttigli altri diſegni/ono diffeſa ne tempi difäce;
c. inutiline tempi diguerra : Et cof thi confidererà tuttd
quello, che ho detto, conoſerà che i Romani, come/aki
in ºgni altre loro ordine; cof furonoprudenti in qüeſtºgiu:
disio de Latini, G. de Priuernati: done; non penſando á
fortezze, con piis virtuoſi modi, & pinſani Je ne affi;
Antaronº, ‫ ’’۔‬، ‫ﺍﻟتقہ‬ ....-.․."
-
---- |- * - - . ?: ; - . "
* |-
- , -
|-
* .

, , **, ' '.


ºg
» " --
:* * *
L I в ке
Chel'aſfaltarevna citta difunita per occuparla,me
diante la ſua dilunione,è partito contrario. .
L. Ra tanta difunione nella Rep. Romanatra la plebe, est
JC, la nosiltà, che i Deienti ്. con gli Etruſci(medi
ante tale difantone)penfaronepotere estinguere il nome Ke
mano: G. hauendofatto eſercito, ci cºrſº fºpra i campiai
Roma, nandò il Senato loro contra Gneo ežHamilie,c-M.
- Fabio, quali hauendo condotto ilfuo effercito propinquo all’
effercito de Veienti,non ceffauano i Ueienti cj con aſfalti,c
con obbrobrij ofendere, ç vituperare il nome Romano,
e fu tanta la loro temerità,est infolenza, che i Romani di
dijuniti duentaronovniti,ơ venendo allazufa,gli rappe
nɔ,ới vinfºno.Dedef per tanto quantogli huomini s’ingan
mano(come diſopra diſcorremmo)nelpagliare departiti, est
come molte volte credono guadagnarevna coſa,et la ferde
no.Credettono i Veienti, aſfaltando i Romanidifiniti,vin
cerli, e quello aſfaltofu cagione della vnione di quelli,et della
rouina loro:perche la cagione della difunione delle Ripub.st
piu delle volte è l'otio, & lapace. la cagione dell'unione è la
paura,e la guerra. Et però fei Veientifiſſinofiatifºsi,eğli
ne harebbens,quantopiu difunita vedenano Roma,tāro piu
tenuta da lorº la guerra difoſfo,e con l'arti della pace cerce
di oppreſſargli.Ilmodo è,cercare di diuentare confidente di
quella città,she è difunita:&infine chc non vengono allar
me,come arbitromaneggiarfi tra leparti. Venendo all'arme
darelentifauori alla partepin debole,fpertenergli piu infã
laguerra, etfargli cºnfirmare,fiperche le molteforze wengli
faceſſero tutti :: tu voleffi opprimerglige diuếrar
loro Prencipe.Et quando queſta parte è gournata bene, in
termerrà quaſi/empre,che l'hara quelfine,che tu haipreſep
posto. La città di Piſteia(come in altro diſcorſº,cf. adalire |
-. - free |
- |- Š e c o n D o. i3å
φοφοβιο diffi) non venne alla Repub, di Firenze con ältri
arte,che conquefa,che effendo quella diuiſa, ở fauorema*
i Fiorentini horfuna parte,hor 1akrajenza carico delland;
ජෑ. Fj# conduſono in termine,cheſtracca duquelfus
viuere tumultuoſo, vennefþötaneamente àgittarfinelle bras
cia di Firenze. La città di Siena non ha mai #ütáið Jłats
göl fauore de Fiorentini Jehön quando ifauorifonoſtati de
boli,si pochi: perche qiiihde efono ſtati 燃 est gagliardii , »

hannofatto quella città vnitaalla affa di quellöstato,che


regge. Io voglio aggiungere afsprastriti vn'altro eğempió:
, Filippo Ofconti Duca di Milano piu volte moſſe guerra á
Fuerentini,fondatofi/opra le difunioni loro, est ſemprehëri:
maſe perdente, talche egli hebbe a dire, dolendofi delleſië
a impreſe,come lepaźzie 2: Fiorentinigli haueuanofatto ###
dereinutilmente duemilionidoro Řistaronoaáäq;(chas
di/praſi dic:)ingannat ởi Toſcani daqueſtá
%%furono alfinei iinVeienti,
vnagornatafüperati da Komis
ni Etroßperlauuenirenerefteråingānato qualungipëri
milevis,& ferſimilecegione trederà : υκ ψοφοίδε
ii vilipendio,&iimproperio genera odiocộhttàž -
• •

* coloro,chelfuano ſenza alcunaloro vtilitá,


i 9 ered, ehefia:biºgrandirudnie, the fineț#
- i huomini,aftenerfio dalminacciare,º dalľiugiuriare altué
na con le parale,percheľuna ceſa,etl'altranontolgensför:
alaemico,maluha lofa più canto, l'altra glifa hauerenia:
#:
:per::
offenderti. Üedef #
lo effempio de Ĉeienti, de quali
ಳ್ದ omani
nelcapitoloſaperiorest? , i qualialaingiuria dellé
lobbrobrio delle pa
燃ಶ
&#ölesdal
|-
್ಗ
ரா “ງູ debbéfafé
quale egni #:
Capitano prudente • "
aftenere
fare affenere
filoji#
|
L I в г. о *1

foißldati: perche ellefono coſe, che infiammano, cac


cendono ilmenico alla vendetta , c. in nefuna parte lim
pediſcono(come è detto)alls offeſa, tanto che elle ſonº tutte
arme, che vengono contra a té. Di che ne ſegàgia vno
eſempionotable in e Aſia, doue gabade Capitano de Teifi
effendoffato a campo ad Amida stu tempo, è3 hauendo de
liberato, ffracco daltedio della offidione, parterfi, leuandoſi
| * gia colcampo, quelli della terra venuti tutti infu le mura,
infuperbiti della vittoria, non perdonarono anefuna qua
lità d'ingiuria, vituperando, accuſando, rimprouèrande la
iltà, c; la poltroneria del nemico: da che gabade irrita
to mutò configlio, est ritornato alla effidione, tamtafu lain
degnatione della ingiuria, che in pochi giorni gli prefe, est
faccheggiò , Et queſto medeſimo interuenne a Veienti, a
quali (come è detto) non baffando ilfarguerra a Romani,
anchora cõ le parolegli ಕ್ಲಿ'; gandando infino infa
lofteccatº delcampo adir loro ingiuria, gli irritaronomslie
piu con le parole, che con l'arme: & queifoldati, che prima
combatteuano malvolontieri, coffrinfero i (on/oli ad appic
care la zuffa, talche i Deienti portarono la pena, come gli
antedetti, della contumacia loro. Hanno adunque i buoe
ni Prencipi d'effercito, est i buoni gouergatori di Kepublica
a fare ogni opportunerimedio, che queſte ingiurie, ở rim
prouerinonfivfino o nella città, o nell'eſercito loro, ne fra
loro, ne contraalnemico: perche vfati contra almemico, ne
naſcono glinconuenienti ſºprastritti; fra loro farebbono
peggio, non vifriparando, come vi hanno ſempre gli huo
miniprudentiriparato. Hauendo le legioni K# le
fĉiate a Capoua cõgiurato cốtra a Caponani,come nelfuo luo
*影fi narrerã,et effendo di queſta cõgiuramata vna/editione,

la qualefu poida Valerio Coruino quietata, tra l'altre con


ftitutioni,che nella cöuentigueffeciono, ordinaronºpenegra
... * * - |- |- miſſime
*
-

|
*
S Е со N D o I 23
|

miſſime a coloro, cherimproueraffinomaiad álcuri di quelli


ºldati talefeditione. Tiberio Gracco fatto mēla guerra d
Annibale Capitanofºpra certo numero diferui,che i Rema
nipercareſtia di huomini hauenano armati, ordinò tra
le primecofe pena capitaleaqualunque rimproueraffe la ſerui
tù a’alcuno di loro,tantofu ': da Romani ( come di
fopra s'è detto ) roſadannoſa ildistrezzare gli huomini, e
ilrimprouerare loro alcuna vergogna: perche non è coſa,che
accenda tantogli animiloro, negeneri maggiore sdegno, º
da vero,o da beffe,che fi dica, Nam facetiæ aſperæ,
quando nimium exvero traxere, acrem fui memo
riam relinquunt, Cioè. Lefacetie afperē, quando elle
hanno troppo di verità, rimangono agramente nella memo
ria di quegli a cuitoccano.
*
-

Ai Prencipi, & alle Rep, prudenti debbe baftare


vincere: perche il piu delle volte, quando non
balti,fi perde. Cap. XXVII. * |

L{. parole contra alnemico poco honoreuoli, mafĉe il


La piu delle volte da vna infolenza, che ti da o la vittoria,
elafalſa peranzadella vittoria: laqualefalſa ſperanza fa
雉 huomini non folamente errare nelaire, ma anchora nel
Toperare; perche queſta peranza, quando entra nepetti de
gli huomini,falorspaſſareilfegno, ở perderilpiu delle vol
7e qulla occaſione d'hauerevn bene certo,ferãdo dhauere
vn megliº incerto : e perche queſto èvn términe,che weri
ta conſideratione, ingannandoff dentro gli huomini melte
-: con danno dello/fato loro, e'mipare da dimoffrar
particolarmente con efferpiantichi,ç moderni, non fi po
tendo con leragioni cofidiſtintamente dimoſtrare, e Anni
bale, poich'egli hebberottii Rºmania Canne, mandòfaoi
Qratoria Carthagine,4ார்:vittºria,
- 1 ఎగా ::: \ 3 -
cº chiedere
- - -

。ー。 /κβι
- Lі в ко - v.“

ffidj, diputistinelSenato di quello, che s'haxeſ: a Κσε,


Configliana Annone ºn vecchio, & prudente cittadine
Carthagineſe,che swfaſe queſta vittoriafuianët; far pace
ro Romani, potendolahauere con cõuentioni honeste,hauen
do vinto,est non s'afettafe a’hauerlaafare dopo la perdita;
per che la intētione de Garthagineſ doutua effere,moſtrare a
Romani, come e'baftauano a combattergh, & hauendoſene
hauuto vittoria,non fi cercaffe di perderla per la eranza
ä'vna maggiore. Nonfu profºqueſtºpartitº,'nafu bene poi,
dal |# со осига Јаній,4иапао Госсајіе
șefu perduta.kļauendo e {lefandro Magno gia preſe tutie.
l'oriente,la Rep, di Tiro, nobile in quei tempi,&# potente,per
hauere li loro città in acqua, come i Vinitiani, vedutala.
andezza d'Aleſſandro, glimandarono Oratoria dirgli,
Zgwº vgleitano effere faoi bugniſeruitori, est dargli quells
vhidienza,çhe egli voleua, ma che non eranogia per açfet
tarene lui,ne 醬 entinella terra, Onde degnato Alef
fandro,che vna città gli voleſe chiudere quelle porte,che tut
tolmondogli haueua aperte, gliributtò, cớ non accettate le
• çõuētioniloro, vi mãdò a campo. Era laterra in acqua,g; be
ni/rima di vittouaghajc: d'altre munitionineceſſarie alla gi
feſafornita,tento che Alejandre dörò quattrº meſsauide,
che vna sittà glitogliena quel tempeallifnagloria,che nen:
gli haueuana folti mºlti altri acquiſti: cf. # di tenta
relaccordo, & concederlore quello, che per loro medeſimi
hautuane domandato. Ma quelli di Firo infºperbiti, non
fºlamente ng volero accettarelaçcºrdo.ma ammanzzare
no chi venne aparticarlo. diche *Aleſſandro sdegnatº co
tantaforzaſ miſe all'eſpugnatione, che la prefe, 3 disfece:
øänazzà.g-fetesthiau gli huºmini tiếnenel A4DXII,
vno eſercito Spagnuolainfildomínio Fiorentine,perrimei
tertiMediciin FireRe.g. tagheggiarelacità,sõdetij
----- ‫" " سة‬ ‫ به‬- ‫ﺩراد‬.
da
fitta=
|- 5 я ее и в в |-1 24
cittadinidentre,iguali haueuane date lorº feranza, che
fubitoffero infaldominio Fiorentino piglierebbono l'arme
valorofauore,g; effendo entrati nel piaño,est non fiſcop en- :
do alcuno, e hauendo carefia di vittoriºglie,tentareio l'ec
cordo: diche inſaperbito ilpopolo di Firenze, non l'accettò,
onden: nacqueliperdita di pritº,g larouina di quello ſta * ·

to. Non # për tasto i Prencipi, che/ono affaliati, fare


ilmaggiore errore(quando l'affako è fatto da huomint agrā
lungā piu potenti di loro)chericuſare ogni accordo, maſsim :
mente quindogli è offerto: perche non farà mai oferioff
baß,che non vifia dentro in qualche parte il bene estre di
celui,che l'accetta,g vifarà parte dellafaa vistoria,per che
edoueua baffare alpopolo di # Alefjandro accettaje
puelle conuentioni,ch'egli hauena prima rifiutate: G e a af.
ai vittoria la loro,quando con l'armi in mano hauetano fat
to condefenderevn tanto huomo alla vºglia loro. Denesa
baſtare anchora alpopolo Fiorētino, &:era afſti vittoria,
feleſercito Spagnuolo cedeua a qualeh’vna delle voglie di
quello,e le fue non adiempieua tutte: perche l'intentione di
quello eſercito era mutare lo fato in Firenze, e leuarlo
dalla deuotione di Francia,c-trarre da lui danari, Qagan
do di tre coſe n'haueffe hauute due,chefon l'vltime,cº-alpo
polo nefuſè reſtatavna, ch'era la conferuatiore dello ſfato
Juo;eihautua dentre ciaſcuno qualche honore,e qualche (à
tisfatione,nef douena ilpepolo curare delle due celerimanē
do vino,ne doueua valeréſ quando bene egli haueffe veduta
maggiore vittoria.& ##certa)volermettere quella in al
cunaparte a diferetione della fortuna, andandone l'ultima
poſtafaa,la quale qualunque prudente mai non ariſchierà,
Jệnonneceſitato. Annibale partite d'Italia, doue eraſtate
锣I. anni glorioſo, richiamato da faoi Carthaginefi a
ாாகா, ஆம்- & ஆ.
***^* .
& &rәнд “ 拿 -

* *
- -
* -

* L I R R 6. . . . .
trouperdutail:rgne di Numida, ristretta carthagise
- tra i termini delle fue mura,al4quale non reſtaua altröri
fugio,che ejo,có l'eſercitofno: & conoſcendo come quella
eral'vltimapoſta della ſua patria, non volle prima metterla
a rýchio,che egli hebhetentato ºgni altro rimedio: nefver
agnò di domandare la pare,ginaicando, che ſe alcuno ri
medio hą seua lafaa patria,era in quella,ớ non nella guer
r, laquale effendogli poi negata non volle mancare(douen
do perdere ) di combattere,giudişando potere purvincere,
e perdendº perdere glorioſamente. Et ſe Annibale, il quale
erstanto virtuoſo,čſ. hauena ilfag effercito intero, sercò pri
m« la pace,che lazaffa,quandafi vide,cheprendendo φιεί,
la, ląfgapatriz diueniuaferua, che debbe farevn'altro di
manca virtù, & dimanco 鷺 di lui; e Magli hito-'
minifanno queſto errore, che non fanno porre termini alle |
feranzelgrº, & infº quellefondadoſ,felixa miſurafal.
trimentirouinano. " " ' ' ’
Quanto fia pericolofa ad vna Rep.o ad vnb Pren
cipe non vendicarevna ingiuria fatta contra al
publico,o contraalpriuato. Cap. XXVIII,
rY Yellº,chefacciano fire agli huomini glisdegni facil
\~Amentefi conoſce per quello, che auuenne a Romani,
quando emandarono i tre Fabii Oratori a Francioſi, che
erano venutiadaffaltare la Toſcana, & in particolare Chių
f: perche hauendo mandatailpopolo di Chiuſiper aiutº a
Roma, i Komani mandaronº ambaſciadoria Francioſ,che
in nome del popolo Romanofignificaſſero a quelli,che s'affe
nefino difat guerra a Toſcani, i quali Oratori effendo in
- falluogoseż pių áttiafate,che a dire,venēdo i Françiof, est
Testasi allaz"fafinistetraipriniacombattereren:
|-

-- = "
S к со м р. д. · ค#2?
pr4 aquelli, ondene nacque, che effendo conoſciutida loro?”
tntro lo sdegno, che haueano contra a Toſcani, voljerocomº
tra a Komani,Il quale sdegno diuentò maggiore:perche ha:
uendo i Francioſi per loro ambaſciador fatto querela rol
Senato Komano di tale ingiuria, e domandato che in fa- .
tiffattione del danne, fufino dati loro i ſopra fcritti Fab#;"
non folamentenon furono conſegnati loro, o in altro modo cara
ftigati, ma venendo i Comitij furonofatti Tribunt compos:
dijtà conſolare: talche veggendai Francioſ quelli bºnorae
ti,che doutuane efferpunistripreſono tutto efferfatto in lorº
dipreggio,c ignominia; c3 acceſi d'ira,& disdegno venº
pero adaļaltare Roma, e quella prefono, eccetto il Cam
pidºglio. La quale rouina nacque a Romani, folo per finof
feruanza dellagiuſtitia: perche hauendopeccato i loroam
baffiadori contra ius gentiů,& doutndo effer caſtigatifa
| rono honorati. Pero è da confiderare, quanto ogni Republic*
e ogni Prencipe debbe tenereonto difare finile ingiuriæ;
monjolamente cătra advna vniuerſalità ma anchorącontra
ad vnoparticolareperchefe vnohuomo è effºgrandenen
te o dalpublico,o dalpriuấte, e nonfia vendicato fecondº
la fatiſfattienefita,ſe e’viene in vna Republica,cerca anche
ra con larouina di quella vendicarffee’viue ſottovn Prf
cipe,eſ habbia inféalcuna generoſità,nonfiacqueta'mai in
fino che in qualunque #vendicht contra di lui, anche
rache egli vived fedentroliño proprio male per verificare
queſto,non ci è ilpiu bello,neilpiu vero eſempio,che quello
di Filippo di Macedonia padre d'Aleſſandro. Haneusteo
ftui ne lafia corte Paufaniagiouine bellº,& nobile delqua
ſe era innamorato Attalo.vmode primi huomini, chefuſe
preſea Filippe gi bauếdolo piu volte ricerco,che
Jentirli,&írønặdololontano dafimilicoſº,deliberò d'hanere
teningamº,g perforzaquiliebertraire verst vana
. . :::: -- 7 . ; -

non
|

*,
?:; L I в ко .
nem potere hauere. Etfatto vnfolenne conuite,nelquale Pas
fania, & molti altrimobili Baroni conuennero, fecepoi che
sia/Eunofispieno di viuandesg di vino,prendere Pauſânia,
&#condottole alloftretto non folamēte perforxa sfogò lafai
khidine, mea anchora per maggiore ignominia lofece da mol
ridiglialtri infimilmodo vituperare. Della quale ingiuria
Paffniafdolepin volte con Filippa,ilquale hauendºlate
nuto vn tempo in ifperanza divendicarlo,non folamente nã
levendicà,ma prepºſe Attalo algouerno d'una prouincia di
Grecia,onde Pauſania vedendo alfaonemico honorato, est
nãcaſtigato,valje tuttolo sdegnofue nã cãtra aquello,che gli
kaweua fattaingiuria,ma contra a Filippo,che non lo haue
wa vendicato. Et vna mattinafolenne in fu le nozze della fi
gliuola di Filippo,maritata ada Aleſſandro d'Epiro,andan
de Filippo altempio a celebrarle in søezza diaагАtefanari
genero, & figliuolo,fammazzà, Ilquale effempio è moltºf
raileaquello de Ramani, cá notabile a qualunque gouerra,
she mai non debba #႕ႏိုင္တူ e'creda
(aggiungendo ingiuriafºrra ingiuria) che colui,che è ingiu
影, non f燃 di # eon ºgni fue.ே
particolar danne, is ?. ***: : -, :, :, :, :es: * * *

Lafortuna acciecaglianimidegihuomini,quan
- do ella non ஐ Elli s'opponghino à di
« fegni fuoi. Cap.s. 燃 ‫יורי‬ -
‫יו‬:‫* * ייע‬ *

NE e fi confidera bene, come, procedono k coβ bu


º mane,fivearà molte voltenaſcere coſe,e venireaccid:
tia qnzlicieli al tutto nähanno voluto chef prouệgga. Et
tasquesto, chie dice,internenne a Roma, douterafāta
virtàtantareligione,tantoordine,non èmarauiglia, che e
zkinternigamaliepiuſ#efin una città sin vnaprenincia
も、
S в е о м р э. 124
che manchidelle coſefopradette: cºperehe queſto luogº à
nstabile affai a dimoſtrare la potenza del cieloftra le cofe
humane, T. Liuto lirgamente, 3 cen parele țeacțime le
di moſtra, dicendo,come,volendo il cielo a qua che fine che i
Romani conofcejono la potenza fa fece prima errare quei
Fabj.che andarono Oratoria Francioſ,cºmediante l'ope
ra loro gli moje afarguerra a Roma, Dipoi eraixò,che per
riprimere quella guerra,non fifaceſſe in Rema eofa alcuna
dig a del pºpolo Romaño,hauendo prima ordnato,che Ca
millo,il qủale poteua effere ſolo vnico rimedio à tanto male,
faffe mandato in efilio ad Ardea. Dipoi venendo i Fran
cisi verſo diRom ,coloro che perrimediare aſimpeto de Vit
fci,est altri vicin loro nemici,haweuano creato molte volte
vn. Dittatore, venende i Francieſ,não crearono, anchora
nålfare l'elettione defoldatilafeciono debole,es-ſenza altu
na fraordinaria diligenza:øfurono tanto pigita pigliare ' .
l'arme,che afaticafurono a tempo a Éontrare i Francioffe
pra il fiume d'Allia difeſto da Roma dieci miglia. Qui ;
Tribunipofero illoro campofenza alcuna : diligéza,
non prouedendo illuogº prima,non fi circondando confoffa,
est sõffeccato növfädo alcuno rimedio humano,o diuino. Ei
nell'ordinarelazufafectrogli ordinirari,et deboliin modº,
che neifoldati,ne i Capitanifecero coſa degna della Roma
na diſciplina. Ši combatt? poiſensta alcunjangue, perche et
fuggirono prima,cheffino affaltati: et la maggior partef3
n;andòa veio l'altrafritirga Roma,iqualifënzº entrare
: * altrimenti nelle cafeloro, fe n’entrarono in Campidoglio : in
|
modo che il Senato/enzapenfredi difendere Rima nõ chiu
{
fenon che altra, leporte,& parte/enefuggì parte conglat
irife n'entrarono in (ampidoglio.pure nel difender quellovº.
arono qualche ordinenốtumultuario, perche e’nöl'aggrana
|
reno digfriiiiutili,nefiuituttiiframftischeாது.
* * ... * |- * * . . - - இ.

, ,
L і в ко. : :
the poteſinofºppºrtare la ofidione:estº della turbainurile de
vecchi,& delle donne,c-defanciullila maggior parte ſe ne
fuggì nelle terre circonuicine, ilrimanente reſtò in Roma
in preda de Francioſi.Talche chi hauefeletto le coſe fatte
daquelpopolo tantianni innanzi,6-leggefedipoiquei tem
piyon potrebbeaneſun modo credere, che fuſe ſtato vn
medeſimo popolo. Et detto che Tito Liuio ha tutti iſºpra
dettidfºrdini,conchiude,dicendo, Adeo obcæcat ani
mos fortuna,cum vim ſuam ingruentem refringi
non vult. Cioè,Intanto lafortuna accieca gli huomini,
non volendo,chef poſſa refiftere alle fue forze. Ne pue
effere piu vera queſta conchinfine. Ondegli huomini,che
viuonoºrdinariamentenellegrandi auuerjità , meritana
тапсо laude,ºmanco biafimo:perche ilpiu delle voltef ve
dràquelliad vna rouina;adwna grandezza effer ffati con
dotti davna commodità♔gli hanno fatto i cieli,
dandogli ocsafone,º togliendogli dipotere operare virtuefa
mente. Fa bene lafortuna queſta,che ella elegge vno huo
mo(quando ella veglia condurre coſegrandi, ditante ſpiri
to,c-ditanta virtù)che econoſca quelle occaſioni, che ella
gliporge. (of medeſimamente quando ellavoglia condurº
regrandi rouine,ella vipropone huomini,che aiutino quel
larouina. Et fe alcunofuffe, che vepoteſſe oftare, e ella lo
4mmaz.Ka,o lo priuadituttelefacultà di potere operare al
tun bene. Conoſcef queſto beniſſimo per queſto tefio , ce
melafortuna perfar maggiore Roma,có condurla a quella
grandezza,che venne giudicòfuſe neceſario batterla,come
alungo nelprincipio delſeguente libro diſcarreremo, ma non
vollegia in tutta rouinarla. Et perqueſto fivede,che ella
fece sbandire.g. non morire (amillo:fecepigliare Roma,ợ
non il (ampidoglio:ordinò che i Romaniper riparar Roma,
, котрајºfiіпейсипасоfa bнскарғrafindºrtil செம்
S и со м о о - 12ý
ylio,non mancarono d'alcuno buon’ordine. Fece perche |
oma fuſje prefa)che la maggior parte defaldati, the fire
no rotti ad Alliafe n'andarono a Deio. Et cofi per la di
fefa della città di Roma tagliò tuttelevie nell'ordinar queſto,
preparò ºgni cefa allafua ricuperatione , hauendo condotto
vn'effercito Romano intiero a Veio,e Camillo ade-Ardea,
da poterfaregrofa teſta/otto vn (apitano non maculato d'
alcuna ignominia per la perdita,c intiere nella ſua riputa
tione,per la ricuperatione della patria fita. Sarebbeci da
addurre in confermatione delle coſe dette qualche effempio ·
moderno:ma per non gli giudicare neceſſarij(potendo quefie ,
a qualuquefatisfare)gli lasterà indietrº. Affermo bene di :
núouo queſto effere verijimo (ſecondo che pertutte l'hiſto
rief vede) chegli huominipofono ſecondare lafortunaci.
nºn opporfile,pojono teſſeregli ordutifusi, cº non romper
gli, Debbonobene nonfiabbandenare mai : perche non
Japendo ilfine fuo, & andando quellepervie torte, e inco
gnite,hanno ſemprea, perare, &#fferando, nonfi abbando
mare in qualunquefortunést in qualunquetrahaglioſtro

Le Republicheeti prencipiveramente potentinon


* comperano l'amicitie co danari,ma con levir
4."
tù,& con la- : riputatione delle forze, Cap.xxx.
* -

E Rano i Romaniaſſediatinel(: : eſ-ancho


ra che effi aſpettaffino il ſoccorſo da Ueio, & da Ca
millo,effendo cacciati dalla fame,vennono a compoſitione co
Francioſi di ricomperarfi con certa quantità di oro:es ſopra
tale conuentione peſandofidi gia l'oro, feprauenne (amille
een reſercitosto:Ilchefree(dicet hiſtoricº) lafortuna, ve
Romani
- - . auro redemptinóviuerent.
,: · · Goè,acciò chele
s. vitas
'
* *s* - |- - : * , -
|- eL1 »Ro -

vita de Romaninonfoſſe comperata e conferuataper ೫°:


ceae dell'oro.Laqual cofa non folamente è notabilem que
jfa parte, ma etiandio nel proceſſo dell'attieni di questa
Kep. doutfivede che mai non acquiſtarono terrë con dana;
razmas non feciono pace con dinari,mafempre con la virtù
dell'armi. Il che non credofiamai interuenuto adalcuna al
tra Republica,e tra gli altrifegni,per i qualifconoſcelapo
tenza d'vnoſtato,è vedere come e viueco vicini fuoi. Et
uando est gouerna in modº,che i vicina(per hauerlo amico)
#..faoi penționarijalthora è certofgno, che quello ſtato :
yetente ma quando detti vicini(anchora che inferioria lui)
#:: daquello danari allhora èfºgnogrande di debolez
Ka di quells. Legghinſi tutte le hiſtorie Romane, es vedre
se comes Maffilienfigli Edui, Rodani, Hierone Siracuſans;
Eumene,ge Maffiniſa Regi(i quali tutti erano vicinia
confinidesto Imperio Romano)per hauere l'amicitia di quel
b,concorreuame afpefe , est a tributi ne biſogni s'effo,non
sercando dalaialtro premio che l'effer diffi: il centrarioſi
vedrà negli fati deboli:e:en:inciandoſi dalnoſtro di Fi
renze,ne tempi paffati,nella Amaggiore riputatione, non
erafignorotto in Romagna,che non hauefe da quello proui
fone,g dipiu la daua a Peruginį,4 (aſtellani,et a tuttigi
altrifioivicini (hefe queſta città fuſeffata armata,e ga
gliarda farebbe tutto ito percontrario:perche tutti(per hane
re la protettione d'effa)harebbero dato danaria lei,ei cerce
di non vendere la loro amicitia, made comperare lnfaa. Ne
fono in queſtaviltà viuutifoli i Fiorentini, ma i Dinitiani
c3-il Re di Francia,alquale convno tahto regnovine tribu
tarto de Suizzeri,e del Re de Inghilterra.īlche tutto naf:
se dall'hauere diſarmatiipopolifuoi,& hauere più toffe vo
luto quel Kees gli altriprenominatigoderfi vnpreſente vtí
leydi;് ipopoli,& fuggire vne imaginatº
' ’ . pun
Sксоко е s2}
Miu teste,che vere pericolo,che fare ceſe,che gli affeurine,c
facetan: i lorº ſtatifelicinperpetuº.Ilạñakäſordine:
partoriſce qualche tempo qualche quiete,è cagionetoltențe
di neceſſità di danni,e dirouine irrimeaiabili. Et farebke
lungº raccontare,quante volte i Fiorentini,i Oinitiani, C#
questo regnofifonoricomperati infº leguerre, & quante vol
ieffono ſottomeſſi ad vna gneminia,che i Romani furens
vna fola voita perfottometterfi. Sarebbe lungo raccontares,
uante terre i Fiorentini,c}- : C’initiani hanno cemperate,
ai che s'è veduto poi ildfordine,c come le coſe , chefiae
quiſtano con l'oro,nonfifanno difendere colferro.Offeruare
voi Romani queſtagenerofità , có queſto modo di veuere,
mentre viſiono liberisma poi ch'eſsi entrarono/ottegli Impe
(. radori, & che gli Imperadori cominciềrono adeffer cattini,
橢 cớ amare piu l'embra,che il/ale,ceminciarono anchoraeſia
ricomperarfi,hora da i Parthi,hera da i Germani, kerade
altri popoli conuicini,il chefu principio della rouina ditantº
Imperio. Procedeuano per tantofmili inconuenienti dall'ha
蜥 uere difarmati i loro popoli,di chenerieste vn'altro maggio
re,che quanto il nemicº piuti s'apprefa, tantoti truena pie
debole:perche chi viue ne modi detti difepra, tratta male
uei ſudditi,che fºne dentro all'Imperio/ue : permen hauer
# ben difpofti a tenere il nemico diſcofio. Da queſte
nafce,che per tenerlopiu diſcofio,ei daprotifiene a quei fig
mori,et popoli,che moltofano vicinia i cenfinifasi Onde ha
fce,che queſti fati cof fattifanxovnpoċedirefferza irfa
i confini,ma come ilmemico gli ha paſſati,einö hãno rimedie
alcune e nõfanueggono,come queſto mede dellore prece
dere,è cãtra ad ogni buono ordine:perche ilckere,e le parti
vitali d'un corpoff hanno a tenere armatec non l'ºffreni
sà d'eſſo,perche fixaquellef viue,g effo quello,fmuere:
g questiſtati tengono il cuºre diſarmatº, & lereni, cº s
* ‫هكة‬

* -
* ない。 L і в во
șitdienai Queisebebabbiafataquesto diſºrdine a
"Firenze, ſi è vedure,G.: vedeſi ogni dische cemevno effer
“tito pafai confini,6- che le entrano propinquo alcuore, non
Fritrona piualcune rimedio . De Dinitianifivide, pochi
anwifono,la medefima pruona : & Je laloro città non era
faſciata dall'acque ſe nefarebbe veduto ilfine . Queſta
‘efferienza monji è vifta fifpefo in Francia,fer effere quello
figran regno,che egli hapachinemici ſuperiori : nondime
no quandogli Inghlefinel mille cinque cento tredici aſfalta
rono quelregno,fremàtuttaquella prouincia, c; il Řeme
deſimo,e ciaſcunoaltro giudicaua,che vna rottafolagli pa
teffè torre lo stato. e A Romani interueniua il contrario;
perche quanto piu ilmemicofiappreſſaua a Roma, tantopis
trousuaquella città potente a reſiſtergli . est fi vide nelle
venuta d'Annibalein Italia,che dopotre rotte,et depòtante
morti de Capitani,et deſoldati,eipsterono non folofoffenere
ilhemico, ma vincere laguerra. Tutto nacque dallo ha-
were bene armatoilcuore,est delle eſtremità tenere poco con
to:perche ilfondamento dello fatofàoerailpopolo di Ro
mijlnome Latino,est l'altre terre compagne in Italia, cſ:
le loro colonie,onde etraheuano tantifoldati,chefuronoff
ficienti con quellia combattere,e tenere ilmondo. Et che
fa verofi vede per la domanda,chefece Annone Cartha
gineſe a quei Oratorida Annibale dopò la rotta di Canne,
i quali hauendomagnificatole coffatte da Annibale furo
* no domandati da a Annone,/e delpopolo romano alcuno era
venuto a domandarpace,6-fedelnome Latino,est delle co
lonie alcunaterrafera ribellata da Rºmani; e negande
quellil'vma,e l’altra tofa,replicò Annone,queſtagnerra è
anchoraintiera,comeprima. Vedeți pertanto e perqueste:
diſcorſº,eper quello,che piu volte habbiamo altroue dette,
*
quantadiuerſità/indelmºdo delprocedere delle
- -, ’
.
entis

‫صصتعتخصدامسة‬--------------- * - *
S Е со N D О. I29

fenti,aquello delle antiche. Oedefi anchora per queſto ogni


di miracolofe perdite, & miracolofi acquiſti: perche doue
gli huomini hanno poca virtù, la fortuna dimoſtraalſai la
potenzafua: e perche ella è varia, variano le Repub. c
gli ſtatiſþeſſo, e varieranno ſempre, infino chenon furga
qualch’uno,chefia della antichità tanto amatore, che lare
goli in modo, che non habbia cagione di dimoſtrare ad ogni
gırare di Sole,quanto ella puote.
‫فيﻟم‬
-

Quanto fia pericolofo credere a gli sbanditi.


. Cap. XXXI,
|- E Non mi parefuori dipropoſito, ragionare tra queſti
JL altri difcorff, quantofia cofa pericolofa credere a quei,
chefono cacciati della patrialoro, ffende tofe, che ciaſcuno
di effi hanno a pratıcare da coloro, che tengonoffati,potēdo
maſſimamente dimoſtrare queſto con vno memorabile ef:
: fempio detto da Tito Liuio nellefue hiſtorie, anchora che
fiafuori di propofitofuo, Quando Aleſſandro Magnopaßò
conl'effercitofio in Afia, Aleſſandro d'Epiro cognato,est zio
di quelle venne congentiin Italia,chiamato da gli sbanditi
Lucani, i qualili dettonofperanza,che e'patrebkº,mediante
loro, occupare tutta quella prouincia. Onde che quello ſotto
la fede,est śperanza loro venuto in Italiafu morto da quelli,
effendo loro promeſſa la ritornata nella patria da loro cittas
dini,fè l'ammazzanana. Debbifi confiderare per tanto,
quantofia vana &lafede,et le promeſſe di quelli chefſtro
uano priui della loro # perche quanto allafedef haad
eftimare, che qualunque volta poſſono per altri mezzi, che
perli tuoi rientrare nella patrialoro, laſcerannote est acco
fferannori adaltri, non ofante qualunque premeſſa cheti
ban finº fatta. Et quantoala vana promeſſa, ci ſpe
. - . S . fá044

*
L ї в к о
ranza,egliè tanta la voglia eſtrema,chè in loro, diritornare :
in caſa,che e credono naturalmếte molte cofe chefonofalſe,et
molte ad arte n'aggiungono,tal che tra quello,che credono,e
quello,che diccno di credere,tiriëpiono diſperanza talmente,
chefondato infu quella,tufaivna þefa in vano,o tufaivna
inrefa,doue turouini.Io voglio per effempio mi baffi Aleſsã
dro pre letto,est di piu Temiſtocle Athenteſe,ilquale eſsendo
fatto ribello, fenefuggì in Aſia e Dario, Doue gupromeſſe tã
to,quãdo ei voleſe ajaltare la Grecia,che Darioji volſe all
impreſa, le queli promefe non glipotendo pot Temiſtocle of:
feruare, oper vergegna, o per tema di fupplicio auelenòfe
ftefo. Gºfe queſto errore fu fatto da Temistocle huomo ec
zelentiſſimo fidebbe ſtimare,che tanto piu vi errino coloro,
che perminorvirtù filafcieranno piu tirare dalla voglia, có:
dalla paſſione loro. Debbe adunque vn Prencipe andare ad
agio a pigliare impreſe/opra la relatione d'un cöfinate perche
ilpiu delle volteſe ne reſta o convergogna, o con dannogra
uiſimo, Et perche anchorarade volteriefceilpigliare leter
re difurto,e perintelligenza che altri hauefje in quelle,non
mi pare fuor di propoſito diſcorrerne nel ſeguente capitolo,
aggiungendoui con quanti modi i Romani l'acquiſtanano.
In quantimodi i Romani occupauano le terre.
Cap. XXX II.
E Sfºndo i Romani tutti volti alla guerra, fecero/empre
mai quella con ognivantaggio, & quanto ad ogni altra
cofa,che ineffafricerca. Da quffo nacque, chef guarda
rono dalpigliare le terre per offidicne, perche giudicauano
queſto modo ditantafpefà,3 ditanto fommodo, che/ape
raffe di gran lunga la vtilità, che dell'acquiſtofpotega
|- - trarre,
S в со м р о. 13ö
trarre. Et perquestopenſarono, chefuſe meglio, & pin v
tilefoggiogare leterre per ogni altro modo,che aſediandole.
Onde in tante guerre, & in tanti anni ci fono pochfimi ef
Jempi d'oßedioni fatte da loro. I modi adunq;, co quali egli
mo acquiſtauano le città,erano opereſpagnatione,ºper dedis
tione.l'eſpugnationeera operforxa, o per violenza aperta,
o perfor Kameſcolata confraude, La violenza apertaera e
con afaliofenſapercnotere lemura(ılche loro chiamaua
nº aggredivrbem corona)perche cõtuttelefiercitocir
cundauano la città, c, da tuttelepartila combatteuano,cº
molte volteriuſcì loro,che in vno afsaltopigliaronovna cit
tà, anchora che grofiſſima:come quãdo Scipionepreſe Car
thaginenuoua in Ispagna, o quandoquefo afialto non baffe
na, fi diriKKauano a rompere le mura con arieti, o com altre
loro macchine belliche,º e faceuano vna caua,e perquella
entrauano nella città nelquale modo preſeno la città de De
ienti, o per effere equaliaquelli,che difendeuano le murafa
ceuano torri di legname,ºfareuanoargini diterra appoggia
ti alle mura di fuori pervenire all'altezzadi eſſefopra quelli.
Contra aqueſti aſfalti,chi difendeua le terre, nelprimo cafº
circa l'effere aſaltato intorno portaua piuſabitepericolo, G
hauena pindubbjrimedijiperche biſognandogli in ognilocº
hauere afat difenferi,º quelli,chegli haueua,non eranotan
ti,chepoteſſero/upplırepertutto, o cambiarfi; ofepoteuano,
non erano tuttidi equale animo areffere;ớ davna parte,
| thefnfº inclinata lazufa,ſiperdeuano tutti. Però occorſé
fj
(come io ho detto)che molte volte queſtomodo hebbe felice
|
fucceſs. Ma quandonõriuſciua alprimo, non lo ritētauano
|
molte,per effer modº pericolofoper l'eſercito perche difend#.
f,
doſi intantoſpatio,restauapertutto debole apoterereſistere
ad vva eruttione, che quelli di dentro haneſino fila,
S 2 φ'
L і в к о
c; anchefdfºrdinauano cº straccauano iſoldati, ma per
vna vºlta, & all'improuiſo tentauano talmodo. Quanto
alla rottura delle mu ra,s'opponeuaño come ne preſenti tempi
con ripari, cº per refiſiere alle cauefaceuano vna contraca
ua, & per quella s’opponeuanº alnemico o con l'arme , o con
altriingegni: tra i quali era questo,che egli empieuano dogli
dipenne,nelle quali appiccahano ilfuoco,G accefigli mette
uano nella caua i quali con ilfumo, e con ilpuKzo impedi
mano l'entrata a nemici: c fe că le torrigli afsaltauano, s’in
gegnauano con ilfuoco rominarle . Et quanto a gli argini di
terra,röpeuanö ilmuro da baſo,doue l'argine s’appoggiaua,
tirando dentro la terra,che quelli di fuori vi amontauano,
talche ponendoſi difuori la terra, c; leuandoſi di dentro,
veniua a non creſcere l'argine. Questi modi d'eſpugnatione
nonfºpoffono lungamente tentare: ma biſegna e leuarfi da
campo,et cercareper altri modi vincere la guerra,comefece
Scipione,quando entrato in Africa,hauēdo aſfaltato Otica,
c non gli riuſcendo pigliarlafileuò del campo, & cercò di
romperegli eſerciti Carthagintfouero volgerfi all'offidione,
comefectono a Deio,(apoua,(arthagine,e Hieruſalem, ci
fimiliterre,che per offidione occuparono. Quanto all'acqui
farele terre perviolenzafartiua, occorre(come interuenne
di Palepoli)chepertrattato di quelli didētro i Romani toc
cuparono. Di queſta forte effugnatione da Romani, e da
altri nefono ſtate tentate molte, & pochene fono riuſcite, la
ragione è, che ogni minimo impedimentorompe ildiſegno,e3;
gli impedimenti vengono facilmente: perche o la congiurafi
JEuopre innãXi,chef venga all'atto;e fuoprefi non cõmol
ta difficultà,ſiper l'infedelità di coloro,cõ chi ella è commu
wicata:fiper la difficultà del praticarla, hauendo a cõuenire
to nemici, cº con chinon ci è lecitoſe non ſotto qualche co
-- * - løre
S в со N D.о. 13 I
lore parlare. Ma quando la congiuranonfiſcoprifenelma
neggiarla,vifurgonopoi nelmeterlain atto mille difficultà:
erche ofetu vieni innanzialtempo difºgnato, oſe tu vieni
dopo figuaffa ognicoſa fe filieua vn romorefurtulo, come
ľoche del Campidoglio: ſef rompevno ordine conſueto, ogni
minimo errore, cº ogni minimafellacie, che fi piglia, roui
ma l'impreſa. Aggiungonfa questio le tenebre della notte, e
quali,mettonoplupaura achi trauaglia in quelle cofe perico
loſe. Et effendo la maggior parte degli huomini,chef cõdu
cono afimile impreſa inefferti delfito del paeſe,& de luoghi
doue ei ſºno menatificòfödono,inuilfono,c implicano per
ºgni minimo,e fortuito accidente. Et egni imaginefalſa è
perfargli mettere in volta. Nefi trono mai alcuno, chefuſe
piu felice in queſte eſpeditionifraudelenti,& notturne, che
e Arato Sicioneo,il quale,quantº valevain queſte,tãtonelle
diurne,et apertefattioniera pufillanimo.ilchefpuo giudi
care chefuſe piutoſto pervna occulta virtù, che erain lui,
che perche in quelle naturalmēte doneſe eſſere pufelicità di
queſti modi adunquefº nepraticano affat pochi fe we condu
como alla pruous,et pochißimi nerieſceno. Quãto all'acqui
fare le terreperdeditione,º ellef danno velitarie,oforzate,
la volontà naſce o per qualche veceſsità effrinſeca, cheglico
| ffringe arifuggirtifiſotto,comefice (epous a Romani,oper
deſiderio d'effer gouernati bene, effËdo allettati da ilgotterno
buono,che quel Prencipe tiene in celoro,chefegli fono volon
tarijrimeſi ingremborcemeferono i Rodians, AMafilierf,
c3 altrefimili cittadi chef dettono alpopolo Romano. Quãº
to alla deditioneforzata,otaleforza nafĉe da vna lunga of
fidiome(come diſoprafè detto)o ella naſce dat na continua
oppreſsione di‫ مه‬correrie,depredationi,&
-- » ." - •
altrimali trattamf
. - A |- * * * , * - *

tij quali volfdofuggire vna città,farrende. ditutti i medi


|-

- :*
, - « -- S 3 detti
L ї в к о
detti i Romanivfarono piu questo vltimo, che nefuno, 'c3',
attefono piu che quattro cunto cinquanta anni affraccare :
vicini con lerotte, có cỡ lefcorrerie,6- pigliare (mediäteg’
accords)riputatione ſopra di loro, come altre volte habbia
mo diſconfº, & ſopra tal modo ffondarono/empre, anchora
che gli tentaſino tutti, ma negli altri trouarono coſe operi
燃 inutili;perche nell'oſsidione è la lungheXza,et la ſpe
fa,nell'eſpugnatione dubbio,c pericolo, nelle congiure fin
certitudine. Et vidono,che convna rotta d'effercito nemice
всqиifанато τηz Regno in vn giorno,c:- nelpigliare per «бі
dione vna città offinata confumanano molti annu.
Come i Romanidauano a loro capitani degli
efferciti le commeſsioni libere,
Cap. XX III.
Oistimo,che fa da confiderare (leggendoquefa Linia
na historia,volendonefar profitto)tutti i modi delproce
dere del popolo,G. Senato Romano : G tra l'altre coſe, che
meritano conſideratione fono,vedere con quale auttorità effi
mandauano fuori i loro Confoli, Dittatori, & altri (api
tani degließerciti . De qualifi vede l'auttoritáeßerſtata
grandiſima, c; ilSenato nonfiriferuare altro, chelautto
rità di muouere nuoueguerre, cº- di confer::nare lepaci,сӱ.
tutte l'altre coferimetteua nell'arbitrio, &#ddesta del (on
folo:perche deliberetacheera dalpopolo, est. dal Senato vne
guerra(verbi gratia contra a Latini) tutto ilreforimet
teuano nell'arbitrio del (onſolo. Ilqualepoteua ofarevna
giornata,º nox lafare,c; campeggiare uefa s º quelſaltra
**
----
terra,comea lui parena. Lequali cafe# verificano permol
ti ſempi, cº mastinaminte per quello, che orcorſe in
. . - vna
S я с о N D е. 132
vna eſpeditione contra a Toſcani: perche hauendo Fabio
(on/olovinto quellipreſſoa Sutri,c-diſegnando con l'eſerci
º to dipoipaffarelafelua Cimina, ci-andare in Toſcana,nõ
folamente nonfi configliò col Senato, manon gli dette alcu
na notitia, anchora che laguerra faſeper hauerfi a fare
in paeſe nuouo, dubbio, & pericolofo : ilche fi testifica
, anchora per la deliberatione, che all'incontro di queſto
fu fatta dal fenato, il quale hauendo intefº la vittoria,
ť: che Fabio haneua hasuta: c. dubitando, che quello non
pigliaße partito dipaſsareperledettefelue in Toſcana, giu
dicando chefuße bene, non tentare quella guerra, ci corre
requelpericolo,mandò a Fabio due Legati afargli intende
re,chenőpaĝaße in Toſcana:iquali arriuaron, che viera
giapaſsato,có hausua hauuto la vittoria,e} in cambio d'ins
peditori della guerra,tornarono ambaßiadori dell'acquiſto,
est della glória hauuta. Et chi confidera benequeſto termine
lovedrà prudentistimamente vfato: perchefe il Senato ha
uefie voluto,chevn Conſolo procedeste nella guerra dimano,
in manos/econdo che quellogli commetteua, lofactua meno
i circonspetto, est piu lento : perche non gli farebbe parute,
che lagloria della vittoria fuße tuttafa, ma che nepartici
, paſie il Senato, col configlio del quale ei fi faße gouernato.
Oltra di queſto il Senato / obligaua a voler configliarevna
; : coſa,chenonje nepoteua intendere. Perche, non ofante
!, ** che in quelloffino tutti huominieſercitatiſſiminellagner

s ra,nondimeno non eßendo infalluogo,G non/apendo infini


tiparticolari, chefono neceſarijfºpere a voler configliarbe
, , ne,harebbono (configliando ) fattiinfinitierrori. Ɛther
queſto evoleuano, chel Conſole perſefaceste,c che la glo
ria faſe tutta fia, l'amore della quale gindicauano che
ffefreno,ớregolaafarlo rா,bene. ಶ್ರೀ#
s : 3. 4 ріи
*---
L ї в к о
èpiuvolontierinotata dame, perche io veggio, che le Re
publiche de preſentitếpi(come è la Vinitiana,c; Fiorëtina)
l'intendono altrimenti: gfei loro Capitani, proueditori, o
Commiſarjhanno apiantarevna artiglieria, le vogliono
intendere, ci configliare. Il quale modo merita quel
la laude,che meritane gli altri, i quali tutti
inſiemel'hanno condotte ne ter
mini, chealpreſente
/* trноиато,
DELLI

JE TAN
●※●さ>子。
-

క్ష
133
D ELLI DISC ORSI DI
N I C O L O M A C H I A V E L L I,
cittadino,est Secretario Fiorentino,ſopra la
prima Deca di Tito Liuio.

LI B R o T E R z o.

A volere, che vnafetta, ovna Republica viua lunº


gamente, è neceſario ritirarla ſpeſſo verſo il
fuo principio. Cap. I,
# G L 1 Ecofa verifima come tut
] tele cofe del mondo hanno ilter
9 mine della vita loro; ma quelle
2ý E) hanno tutto il corſo,che é loro or
# ಸಿ} dinato del cielogeneralmente,che
D non diſordinano il corpo loro, ma
!} tengonlo in modo ordinato, o che
JEZGREYẾEJSệ non altera; o fe gli altera, è a fa
lute cº-non a danno fuo. Et perche io parlo de corpi mifti,
comefono le Republiche e lefette, dico, chequelle alte
rationifonoafalute, cheleriducono verſº i principij loro:
cº-però quellefono meglie ordinate, & hanno piu lungavi
ta, che (mediantigliordinifuoi )/i poſſono þeſſo rinoua
re, ouero cheperacccidente fuori didetto ordine vengono
a detta rinouatione, ĉe è coſa piu chiara, che la luce,
che non fi rinouando queſti corpi, non durano.ilmodo del
rinouargli è (come è detto) ridurgli verſo i principiifoi:
perche tutti i principii delle fette, ci delle republiche cº
de regni conuiene, che habbiano in fe qualche bontà,
medi
- L I в к о
mediante laquaieripiglino la primariputatione, c*il primre
angumentoloro: g-perche nelproceſo di tempo quella bon
tảfi corrompe fenon interuiene coſa, che lariduca alfºgno,
ammazza di neceſsità quel corpo. Et queffi dottori di me
dicina dicono(parlando de corpi de gli huomini) Quòd
quotidie aggregatur aliquid, quod quandoque in
diget curatione. Cioè, (he di continouo s'aggiunge coſa,
che alcuna volta ha biſogno di cura . . Queſta riduttione
verſo il principio (parlando delle Republiche ) fi fa o per
accidente effrinfeco, o per pruden Ka intrinſeca: Quan
to al primo , fi vede, come egli era neceſario, che
ZRema fuſe preſa da Francıofi a volere che ella rina
fĉefe, e3 rinaſcendo ripigliafe nuoua vita, & nuoua vir
tù,3 ripigliaffel'offeruãza dellareligione,& dillagiuſtitia,
lequaliin lei cominciananoa macularfi, il che beniſmo f
comprende per l'hiſtoria di Liuio,dene ei meſtra, che nel
trarfuori l'effercito contra Franciofi,G nel crearei Tribuni
con podeſta Conſolare non offeruarono alcuna religioſa ceri
monua: cof medeſimamente nonfolamente non priuarono i
tre Fabii, iquali contra ius gentium haueuano combattuto
contrai Franciofi, magli crearono Tribuni. Et debbeß fa
cilmente preſupporre,che dell'altre buone leggi ordinate da
Komolo,est da quelli altri Prencipi prudenti, ficominciaffe
a tenere meno conto,chenon era ragioneuolesc neceſario «
tenereilviuerelibero, Vene adunquequeſta battitura efrin
feca, accioche tutti gli ordini di quella città fi ripigliafero,
cºfmoſtraffea quelpopolo non folamente effere neceſſariº
mantenere la religione, c3 lagiuſtitia, ma anchora ſtimare
i faoi buoni cittadini, g farepiu conto della loro virtù,
che diquelli commodi, che e pareffeloro mancare, median
teľoferelore. Il che fi vedeche/acceſſe appunto, perche
Jubito
- ТЕ к z o. 134
fubito ripreſa Roma,rinnonarono tuttigliordini dell'anti
careligioneloropunirono
battuto quelliC#appreſoftimarono
contraius gentium, Fabij,che hauenanotanto
cºm la

virtù,est bontà di Camillo,chepošħosto il Senato, cºgli al


trilainuidia,rimetteuano inluitutto il pondo di quella Re
publica.Enecºfiarioadunque(come ho detto)che gli huomi
niche viuono infieme in qualunque ordine,ſpeſief congehi
no oper queſtiaccidentieftriuſechi,ºpergli intrinfechi. Er
quanto a queſti,conuiene che naſca odavna legge, lº qна!
fpe/storiuegga ileñto agli huomini,chefonoin quelcorpº,evº
ramếtedavno huomobuono,che naſca tra loro,ilquale cõglº
fuoi eſsenpi,& con lefae opere virtuoſe faccia il medeſimo
effetto,che l'ordine.Surge adunque queſto bene nelle Repub.
o per virtù d'vn huomo per virti dº vnordine, êt quan
| to a queſto vltimogli ordini, che ritiraron la Rep. Romana
verſo ilfao principio,furono i Tribuni della plebe, i Cenſors
* * C3- tutte l'altre leggi,cheveniuano fatte contra all'ambitio
ne.c3 all'infolen Ka degli huomini, i quali ordini hanno bi
fogni d'efferfattiviui dalla virtù d'un cittadino,il qualea
nime/amente concorraadeſeguirli centra alla potenza di
quei,chegli trappaſſono. Delle quali effecutioni innan Ki
| alla preſa di Roma da Francioßfuron notabili,la morte de
figliuoli di Bruto,la morte de dieci cittadini,quella di Me
' lofrumentario,dopo la preſa di Romafu la morte di Man
" lio (apitolino,la morte delfigliuolo di Manlio Torquato,f
effecutione di Papirio Curfre contraa Fabiofao maeſtre
de cauaglieri,laccuſadegli Scipioni:lequali coſepercheera
no ecceſſiae,& notabili, qualūgue volta ne naſceua vna fa
ceuaneglihuomini ritirare verſº elfºgno,et quãdo elecomin
| ciarono adeſſerpiurare,comunsiarono anchora a dare piu
|- statieaghhuominidicorriperfetfaficămaggiorepericolº
-...- A.a. · T · c piu
L I в к о
piutumulto perche dall'vna all'altra difimiließecutioning
vorrebbe pafare ilpiu dieci anni,perchepafato queste tẽpo
gli huomini cominciano a variarcoſtumi, ej trappafare le
leggi: &fenon naſce coſa,per laqualefi riduca loro a memo
rialapena,Gritrouiſine gli animi loro la paura,concorrone
tofto tanti delinquenti,che non fi pofono piu punire ſenza
ericolo. Diceuano a queſto propoſito quei,che hanno go
uernatolo ſtato di Firenze dal mille quattro cento trenta
quattro infino a mille quattro cento nouanta quattro come
egli eraneceſsario ripigliare ogni cinque anni lofato, altri
menti eradifficile mantenerlo,ơ chiamauano ripigliare lo
fato,mettere quel terrore,có quella paura negli huomini,
che vi haueuano mestonelpigliarlo,hauendo in quel tempo
battutiquelli,che haueuano fecondo quel modo di vixere,
male operato: « Ma come di quella battitura la memeria
fifpegnegli huominiprendono ardire di tentare coſe nuoue,
cổ: didir male: cf. però è neceſſario prouederui ritirandº
quelle verfoi faoiprincipij. Naſce anchora queſto ritira
mento delle Republiche verſo illoro principio dalla ſemplice
virtù d'vn huomo,ſenza dipendere d'alcuna legge , cheti
ftimoli adalcuna effecutione:mondimenofono di tanta ripu
tatione,c; ditanto eſempio,chegli huomini buoni defidera
moimitarle,cºglitriffiffvergognano atenere vitacõtraria
aquelle. Quelli,chein Roma particolarmentefectono questi
buoni effetti furono Oratio Cocle,Sceuola,Fabritio, i duoi
Decij,Regelee Attilio,ơalcuni altri,iquali coloro effem
pirari,e virtueffacenamo in Romaquafilmedeſimo effet.
to,cheffaceſſinole leggic gli ordini. Ɛtfº le effecutioni
fºpraſcritteinſieme con que#iparticolarieſempifaffino al
menoſeguite ognidiecianni in quella città ne/eguiua di ne
seſſità, cheellanonffarebbe mai corrotta:ma come e comin
- ciarowe
- - T E R z o. I 35
claronoatirare alungo rvna c l'altra diqueste due co/e.co
minciarono a moltiplicare le corruttioni:perche dopo e_7Mar
co Regolo,non vifi vide alcunfimile eſempio.Et benche in
Roma fargestno iduoi (atoni fu tanta diſtanKa daquello
a loro,C3 tra loro dall’vno all'altro,có rimafonofifoli, che
non poterono con gli eſempi buoni far alcuna buona o
pera,G mastmamenteľvltimo (atone:ilqualetrouando in
buonaparte la città corrotta,non potè con l'eſempio fue fa
re,che i cittadini diuentaſino migliori. Et queſto basti
quanto alle Republiche. Ma quanto allefette fi vede ancho
ra questerinouationi effere neceſſarie per l'eſempio della no
strareligione,laquale fenonfuſeſtata ritirata verſo il fao
principio da fan Franceſco,cj da fan Domenico, farebbe al
E።t፤Ø fpenta:perche queti con la pouertà , có con l'eſempio

della vita di Chriſtolariduſono nella mente degli huomini


chegia v'era ſpenta:cº furonofpotenti gl'ordini lor nuoui,
che fono cagiane,chela dishoneſtà de prelati, G de capi
della religione non larouini, viuendo anchora poueramente,
cº hauendo tanto credito nelle confeſionico popoli, cº nelle
predicationi,che e danne loro ad intendere,come gliè male a
dirmale del male , có chefia bene,viuerefottel’wbidien
za loro:c3 fefanno errori,laſciargli castigare a Dio. ĉe
cofiquellifanno il peggio,che poſſono , perche non temono
quellapunitione, che non veggono, cº non credono. Ha
adunque queſta rinouationemantenuto,est mantiene que
fa religione . Hannoanchorai regni biſºgni di rinottarfi,
ở ridurre le leggi di quelli verfoilfuo principio. Et fivede
quanto buone effettofaqueſta partemelregnº di Francia.fi
quale regno viue/Otto le leggi,G-fottogli ordini piu che @l
cun'altroregno. Delequali leggi,cºrdininefono mātenito
riiparumäistmaſimamitequeldi Parigi,le qualiº:da
L 1 в R G

lui rinouate,qualunque voltae favna effecutione contraad


vmo Prencipe diquelregno,c. che ei condannail Re nelle
fuefentenze,c infino aquifi èmantenute perefºreffato τ'n'
ostinate effecutore contra a quella nobilità : ma qualunque
volta ene laſciaffe alcuna impunita,cơ che elle veniffino «
moltiplicarefnza dubbio ne naſcerebb; oche elle fî hareb
bono a correggerecondfordinegrande,oche quelregnofre
foluerebbe. Čerchiudeſ per tanto non effer coſa piu neceſſa
ria in vn viuere commune,o fetta,o regno, o Republica che
fia,che rendergli quella riputatione,cheeßo hauena ne prin
cipijfaoi,est ingegnarfchefiano ogli ordini buoni,oi buoni
huomini,chefacciano queſto effetto, cº non l'habbia a fare
vnaforsta eſtrinſeca:perche(anchora cheqnalche volta ella
fia ettimorimedio,comefu a Roma)ella è tanto pericolofa,
che non è in modo alcuno da deſiderarla. Et per dimostrare
a qualunque,quantole attioni degli huominiparticolarifs
ceffinogrande Rema,et caufaffino in quella città molti buo
ni efferti,verrò alla narratione,& distorfod: quelli,traiter :
mini de quals queſtoterKolibro,G. vltima parte di questaa
prima Decaf conchiuderà.Et benchelattioni degli Refuf
fino grandi,est notabili,mondimeno dichiarandole l'hiſtoria v
diffamente, le lafeteremo indietro,me parlaremo altrimen
ti di loro,eccetto che di alcuna cofa, che haueffino eperata
ertinente a loropriuati commodi: & comincierenci da Bru
topadre della Romana libertà.
Come gliè cofa fapientiſsima fimularein tempo la
pazzia. Cap. II.

N:fualcune maitanto prudente,metantoftimato/a,


uiº peralenna/sta gregia ºperatione, quanto me
- fit4
T E R z o. 136
rita deſertenuto Iunio Bruto nella faa fimulatione della
ffoltitia,et.anchora che Tito Liuionon eſprima altro chev
na cagione,che l’induceſſe a talefimulatione,quale fu di po
tereptuficuramente viuere.cj mantenereilpatrimoniofuo,
nondimeno confiderato ilfuo modo diprocedere,fipue crede
re, chefimulaffeanchora queſto, per efferemanco oferuato,
c. hauere piu commodità di opprimere i Re, cớ di liberare
lafua patria,qualunque volta gliene fuße data occaſione. Et
che penfaße aqueſto, fi videprima nello interpretare l'o
racolodi Appolline,quandofimulò cadere per bactare la ter
ra, giudicando perquello hauerfauoreuoligli Dii apenfe
ri fuoi, có dipoi quãdofopra la morta Lucretia tra ilpadre,
cf. ilmarito, & altri parenti di lei ei fu ilprimo a trarle il
coltello dallaferita,cfargiurare a circoſtanti,che main5
fopporterebbono,cheper l'auuenire alcuno regnaße in Rema.
Dall'eſempiodi coſtui hanno adimparare tutti coloro, che
fonemalcötēti d'uno Prencipe:edebbone prima mifarare,cº
peſareleforKeloro.cjfefonofpotenti, che postono/Coprirfí
aoi nemici, ej fargli apertamente guerra, debbono entrare
perqueſtavia,come mãcopericolofa,ơ piu honoreuole, Ma
Je/ono diqualità,che afargli guerra apertale for Ke loro non
bastino,debbono con ogni induſtria cercare difarfºgli ami
ci ; cf. a queſto effetto entrare per tutte quelle vie, chegiu
dicano esterneceſarie ſeguendo i piacerifioi, c pigliando
diletto ditutte quelle cofe , che veggono quello dilettarfi.
Queſta dimefficheXXa prima tifa viuere ficuro, cºfenza
portar alcun pericolo,tifagodere la buonafortuna di quel
Prencipe inſieme con efo lui , có tiarreca ogni commo
dità di fatisfare all'animo tuo. Oero è,chealcuni dicane,
chef vorrebbe co Prencipi non istarefi preſº,che laronina
loreticepriſe,nef .ே che rouinãdoquelli,tu non
ég fG02
L I в к о
a tempo afalire/opra larouina loro. Laqualvia del meKK?
farebbe lapiu vera, quandofpoteſe conferuare. Ma per
che io credo,chefa impoſsibile, contiene ridurfia daot mo
difepraſcritti,cio èd'allargarfi,o difringerfi con loro. Chi
fa altrimenti, c; fia huomo perle qualità/ae notabile, viue
in continuo pericolo Ne baffa dire, io non micuro d'alcuna
coſa,nõdeſidero ne honori,ne vtili,to mi voglio viuere quie
tamente eff-fenKa briga, perche queſte ſcufefono vdite,est
von accettate. Ne poſſono gli huomini,che hanno qualità,
eleggere loftarfi,quandº bene lo eleggeſsimo veramente, c.
fénza alcuna ambitione perchenon è loro creduto, talchefe
fi voglionofar loro,nenfonolaſciatiſtare da altri (onuiene
adunquefare ilpaKzº, come Bruto, & aſſai ſifa il matro
landando parlando,veggendo facendo coſe contra all'animo
tuo percompiacere al Prencipe, ĉe poi che noi babbiamo
parlato della prudenza diqueſt'huomo per ricuperare la li
bertà di Roma: parleremo hora della fuafeuerità in mante
merla.

|- - * |

Come gliè neceſſario,a voler mantenere vna liber


tà acquiſtata di nuouo, ammazzare i figliuoli di
2Bruto. Сар. III.

Onfu meno neceſaria,che vtile la feuerità di Bruto


nel mantenere in Romaquella libertà,che egli vi ha
ueua acquistata, la quale è d'vne eſempio raron tutte le
memorie delle coſe,vedere il padrefedere pro tribunali, cf.
mon/olamente condennaret faoifigliuoli a morte, ma eſser
preſenteallamorte loro; . Et/empreſconoſceràquesto per
coloro,che le cofeantiche leggeranno,comedopò vna muta
tione diſtate o da Republicaintirannide, o da tirannide in
* - - --
* - - ---- - - - - - - - - -- -- . .

Ж2
* T E k ż 3: #33
jablica, è neceſſaria vna effecutione memòrabile tötriánea
mici deste conditioni preſenti. Et chipiglia tina tirašnídě;
c non ammazza Brato,c; chifa ; libero, c####
ammatzaifigliuoli di Brato:fimantiene poco tempº i ës
perche afºpra è diſcorſo queſtoluogo largamente;mirinttts
aquello cheallhorafène affe. folo ci addurròvno eſempio
fato ne dinoſtri,& nellanofrapatriamemorabilec quiz
fe è Pierº Soderni, ilquale fi credena con lapatienza; &
bontàfaafºperare # appetito,che erane figliuoli di Bri:
to diritornarefattovn'altro gouerno, cº fene ingannò. Es
benche quello per lafaaprudenza queſti netëffis
:
tà,es- : la forte,d}. l'ambitione di quelli, che lo vrtailáns;
#lidelſe occaſione afþegnerli,nondimenonon volſemailahis
meafarlo:perche oltre alrredere di petere con lapatieniły
e con la bontà effinguerei mali humori, cº to premijver
i”
qualch'une confumar qualchestanemicitia giudicalia (
molte volte nefeee con gli amitifede) che a volere gagliars
stamente vrtare lefae oppoſitioniet battereifaoi auuerfariji.
li bjºgтанаpigliarefraordinaria auttorità,8 rompere 65
leggi la ciuileequalità, la qualcoſa(anchorachedipuinös
fifféda biivfata tirannicamente) barebbe tanto sbigottité
lovniuerſale,che nonfarebbe mai poi concorſº dopº la mörté
di questjarifare vn (onfalonierea vita, il quale ordinë eğli
鬍%faffe bene augumientare, & mantenere . Il qualë
riſpettøerajauio,cf. buono: non dimeno e'nonfi debbe mai
kjčiarefcºrrere vn male riſpetto idwn bene; quando quil
benefitilmentepefa effer daquelmale ºpprefats. Etds=
*ena credere,che hanendofia giudicare l'opere fue, c; l'in:
tentionë fuadalfine(quando lafortuna; és la vitilhaké
*cºmpagnarº)che potené certificare cia/fuhá, come jäė
the hiuenafatto, era perfalute della patria,ei nonperäins
*hitnefas, tiſoituář ģelárslitejšiu štis, elevists
* L I в ко *.

fucceſſore non poteſe fare per male quello, che egli haneſe
fatto per bene. « Ma l'ingannò la prima opinione, non cono
fcendº,che la malignità nã è domata da rempo,neplacata d
alcun domo. Tantº che per non faperefomigliare Bruto, ei
perdè inſieme con lapatria fualoffato,e la riputatione, Ee
come egli è coſa difficile faluarevnoſtato libero: cofi? diffi
eile/aluarne vn regno,comenelfºguête capitolofi moſtrerà,
Non viue ficuro vn Prencipe in vno prencipate,
mentre viuono coloro,che ne fono ſtati ſpogliati.
Cap. I III. |

- L A morte di Tarquinio Triſco cauſata dai figliuoli di


- Anco, G. la morte di Seruio Tullo cauſata daTar
, quiniofoperbo,mostra quanto difficile fia, & pericoleſo,fpa
gliare vno del regno,et quello laſciare viuo anchora.checer
caſe con meriti guadagnar/elo. Et vedeți come Tarquiniº
Prifĉofu ingannato da parergli poſſedere quelregne giuridi
#; dato dal popolo, có confermato dai
Senato Nf credette,che ne i figliuoli di Ancopoteſſe tãto le
faegno,che non hauefino a contentarfi di quelle, che ficum
tentaua tutta Roma. Et Seruio Tullo singannò, credende
potere con nuoui meritiguadagnarfiifgliuoli di Tarquinie.
Dimodo,che quanto alprimoſipuo auuertire ogni Prētipe,
che non viua :: delfsto prencipato,fin che vivono co
loro,che nefono ſtati fogliati. Quanto alfecondo, fi pueri
cordare ad ognipotente, che mai lingiurie vecchie nöfuronº
cancellate da beneficijnwoui, e tanto meno, quanto il be
neficionneuoèminore,che non è fata lingiuria. Et ſenza
dubbio Seruie Tullo fu poco prudgte a credere,che i figling
li di Tarquiniofußinopatienti ad effergeneri di colui, dichi
egiudicauanodonere effer Ke.Et queſto appetito delregrare?
. fafff9
T E R z di , , 138* -

fantegrande,che nonflamente entra nepetti direlore,achi


#'aſpetta ilregno,ma di quelli, a chinon s'afþetta, comefa
nella moglie di Tarquintogivumefigliuola di Seruib,laquale
moffa da queſta rabbiá, contra ogni pietà paterna mðffè il
marito contra al padre a torgli lavita;&ilregno;tanto #i=
manapiu eſtr řegiňa,che figliuoli di Re, Seadunquè Tar;
quinio Priſco,cf. Seruio Tullº perdettonoilregno, pernonβ
fapereafficurare di coloro,a chi eilhameuano vſurpato,Tár
quinio Seperboloperdè për non offeritare gli ordini degli ahs
fichi Re,come nel/guente capitolofimoſtrerà.

; Quello,che fa perderevn Regno ad vn Re, chefa


. hereditario diquello. Cap. V. ,,
H Auendo Tarquinio Soperbe màrtó Šeruio Tulis, &
di lui non rimanendo heredi, veniua a poffedere il re
gnoficuramente,nã hauenda a temere di quelle coſe, che ház
meuano offefo ifuôi anteceſſori. Et benche ilmodo dell'occił4
pareilregno faſe ſtato ſtraordinario, &cdieſo: nondimens
quãdº egli hauëſe efferuaregli antichi ordini de glialtri Rei
farebbejtato comportato;neffarebbe concitato il Senate;ę:
la Plebe contra di luiper torghlɔ fato. Nonfiadunque co
Jfui cacciato per hauer Seftojuo figliuolastuprata Lucretia,
maper hauerrottele leggi delregno,est geuernatelo tirannia
tamente,hauếdo tolte al Senato ogni auttorità,et ridottolaš
fè proprio èt quellefacếde, che në luoghi publici cõ fatisfat
tione del Senate Romanofficeuano,le riduſſeafăre helpă
lazzº ſão concarica & inntáiafaa;talchen brizuetãpoegli
egliò Romā attuttaquella libertà, chelhanta/ottº:hil:
tri miantenuta. Nಿಟ್ಟಿ:
‫ ء‬.. .‫ م‬، ، : .V * • ,3 . #ಃ โลอัtit
-| . une : - - ...
* · · · ·· · : : . |

. .. . |- -* ** *** ** * * .ே
s
L I в ке
anchora contrala Plebe, affaticandolain cof mecchaniche,
cả tutte aliene da quello,a chegli haueuano adoperati i ſuoi
anteceſſori: talche hauendo ripīena Roma d'effempi crudeli,
cớ fuperbi,hauea diſpoſtigia gli animi di tutti i Komanialla
ribellione,qualunque volta n'haueffino occaſione, Etfelac
cidente di Lucretiangfuje venuto, come prima nefnffena
tovn'altro, harebbe partorito ilmedefimo effetto: perchefº
Tarquiniofufe viſſuto, come gli altri Re, es Sejfe fue fi
gliuolo hauefjefatto quello errore,farebbero Bruto, cº Colla.
fino ricorſia Tarquinio per la vendetta contra a Sefto, cf.
non al Popolo Romano. Sappino adunquei Prencipi,come
a quella hora e’cominciano a perder lojtato, ch'eſſi comin
ciano a remperle leggi, có quelli modi, cº quelle conſuetu
dini, che Jono antiche, ở ſotto lequali gli huominilunge
tempofono viuuti. Et ſe priuati che effifano dellefato, e'
diuentaſino mai tanto prudenti, che conofceffino con quanta
facilità i Prencipatifitenghino da coloro, chefauiamenteյն
configliane,dorrabbe moltºpin loro talperdita,c a maggio
repenaff condannerebbono,che da altrifulfino condennati:
perche egliè moltº piu facile effere amato da buoni, che da
cattiui; eſ vbidire alle leggi,che volere comandareloro. Et
volendo intendere il 燃 che hauefino a tenere a fare
queſto, non hanno a durare altrafatica,che pigliare per lorº
ecchiola vita de Prencipi buoni,come farebbe Timoleone
Zorinthio,Aratº Sicioneo,ơfimili, nella vita de quali egli
troueråtantafcurità, citanta/atisfattiene dichi regge;&
dichi è retto,che douerebbe venirgli 皺 d’imitar 臨 թց
tendofacilmente per le ragioni dettefºrløperche gli huomi
niquandofonºgonernati bene,non certano, ne vogliewe al
tra libertà,come internenne a popeligonernati da duonpre
nominati, chegli ceffrinfºno adeffer Prencipi, mentre che
vifano,anchorache da quellipiu voltefafſetentatº diridurſi
- * inz
Т и кz o I 39
invita priuata. Et perche in queſto, ci ne duoi antecedents
capitoliji è ragionato degli humori concitati contra a Fren
cipi,& delle congurefaite da figliuoli di Brute contra alla
parta,e aiquellefatte citra Tarquinio Friſco,e a Ser
uio Tullo: non mi pareceſa fuori dipropoſito nel fºguente
capitoloparlarne diffuſamente,effendo materia degna da efº
fºre notata da Prencipi,& da priuati,

Delle congiure. Cap. V I. -


E Non mi è parfº da laſciare indietro il ragionare delle
congiure, effendo cofa tanto pericolofa a Prencipi, & a
priuati: perchef vede per quelle molti piu Prencipi hauer
perduta la vita, cºloffato, che perguerra aperta: perche
alpoterfare aperta guerra con vn Frencipe, è conceduto a
pochi; il potergli #: contra, è conceduto a ciaſcuno.
Dall'altra partegli huomini priuatinon entrano in impreſa
ріи pericolo/a, ne piu temcraria di queſta:perche ella è diffi
cile,es pericolociſsima in ognifuaparte. Onde ne naſce, che
molte fe netentano di pochißiwe hannono ilfine deſiderato.
*Accioche adunquei Prencipi imparino aguarda fida que
fi pericoli,e che i priuati piu timidamente vif mettino,
anzi imparino ad effer contenti di viuerefotto quello impe
rio, che dalla forte è ſtata loropropoſto, ione parlerò diffuſa
mente, non laſciando indietro alcuno caſonstabile in docu
mento dell'vno cº dell'altro. Et veramente quella ſentenza
di Cornelio Tacito è aurea, che dice, chegli huomini hannº
ad bonorare le cofe pafate.c. vbidire allepreſenti, ci deb- ,
bono defiderare i buoni Prencipi,est comunqueffanofatti,
tollerargli es veramente chifa altrimenti, ilpiu delle volte
rouinaje,ci la fuapatria.Debbiamo adique(entrãdo nella
- - T g Másffº
*
-

- - \
-
* . :
L і в кө -*

materia)confiderareprima contra a chiffannele congiure;


Çs trauerewsofarfio contra alla patria,o contra ad vno Prē
cipe, delle quali due voglio, che alpreſente ragoniamo:per:
che duquele,cheffanno per dare ºna terra a nemiei, che la
aſſediano, o che bºttына per qualunque cagioneſimilitudi
ne con questa,fen'è parlato diſopra ajaficienza. Et tratte .
remeo in queita prima parte di qacili contra al Prencipe,
& prizna eſimineremo le cagioni di effe,le qualifºnº molte,
má vna ne è importantiſsima pia,chetutte l'altre.cố q«eſta
è l'effere odiato dell'uniuerstie. perche qisel Prencipe, chef
ha concitato queſto vniuerſaie odio,ềragieneuple,che habbis
ɖeparticalari,i quali da laifianº fati part effi, G- che defi
derano vědicarfi. Hueſto diſideriº è accreſciuta loro da quel
la mala diſpoſitione vniuerſale, che பg010 effer concitata
contra, Debbe adunque vn Frentipe feggir quții carichi
publichi, ci cºme egli habbia fare afgirgli (haitendo
me altroue trattato) non ne voglio parlare qui : perche guar
dandafi da queſto, le ſemplici offeſè particolari gli faranna
uerra, l'vna,perchef rifcontra rade volte in häomint, che
# tanto vna ingiuria, chef mettano a tanto perccelº
per vendicarla, l'altra,che quandº pure effifiistino d'anime;
Gº di potenza dafarlo, ſono ritenuti da quella bantwolenza
vniuerſale,che veggono hauere ad vno Prencipe. l.ngirie
conuiene chefinº nella robáa,nel/argue, o nell'honere. dị
quelle delſangue ſonº piupericoloſe le minaccie, che l'effecu
tiane,erzi le minaccie fora pericolofißime,C# nell'effecutione
von vi è pericolo altuxo; perche chi è vorto, non fiso perfare
alla veadetta,quelli che rimangono viui, alpin delle voltene
laſciano tipenſiero almorto: ma colui, ch'è minacciate, e
chef vede coffretto ävna neceſsità o di fare, o dipatire, di
"tavn hkomo pericolocißimo per il Prencipe,come rel{**
斷farticolarigeait direrº, Fucri á queſta neceſsità la
- τοίβα,
- Тв к z o . - I4o
robba,& fhonorefono quelle due coſe,che offendono piu gli
huomini, che alcun'altra offa, e dalle quali ull rencipe fi
debbe guardare: perche t'aon pugmailpagliare vnota tº,
che non gli reſti vn coltello da vendicarſi,ron puo mai tanto
d'fhonorare vyo,chenon gli reſti vn'animo eſtinato astaven
«etta. E de gü honori,chef togono agli huomint, quello del
le donne importa piu, dopo quejto il vilipendio della ſua per
fona. Questo armo Pauſania contra Filippo di Macedonia,
queſto ha armato molti altri contra a molti altri Prencipi.
Et nenoffri tempı Gulio Belanti non fi moje a cengurare
contra Pandolfo tiranno di Siena, fe non per hauergía quello
data, & poi tolta per moglie vnafua figlusla, come nel fia
luogo airemo. La maggior cagione,chefece che i Pazzi con
gurarono contra a Medici fu l'heredità di Giouannt Bon
romei,la qualefu loro toltaperordine di quelli. vn'altra ca
gione ci è, cớ grandiſsima, chefa gli huomini congiurare
contraal Prencipe, la quale è il defiảerio di liberare Japa
tria,fiata da quello ºccupata. Queſta cagione moſſe Bruto,
c. Caffio contra a Ceſare. Queſta ha moſſo molti altri con
tra a i Falari, a i Dionistij, es agli altri occuparatori eella
patria loro. Aſepuo da queſto humore alcuno Tiran xoguar
darfi, fe non con diporre la Tirannide. Et perche non fi truo
ua alcuno,chefaccia queſtoftruowano pochi, che ncn capi
tino male, Onde nacque quelverf di Îuuemale. . . . .
Ad generum Cereris fine cæde,& vulnere pauci,
Deſcendunt Rege,& ficca morte Tyranni.
Cioè,che pochi Tiransi est. pochi Re,diffendono nelregno di
Plutoneſenza morte violenta. I pericoli, chef portano(co
meio disti difopra)nellecongiurefonograndi pºrtandofper
tutti i tempi: perche in tali cafi fi corre pericelo nel ma.
neggiarli, ne l'eſeguirli, e eſeguiti che fono. Quelli, che
eõgiurano,º efºna vno,o efono piu,vne nõfi puo dire chefa
L і в ко
eangiura, me?vnefºrma diſpºſitienenata is vºhunsa
gamazzare il Prencipe, Q.4e/fofalo de i trepericoli, chef
farrono nelle congiure,manca delprino.perche innanzials
effecutione non porta alcun pericolo,nã hauendo altri ilfuoſe
ereto, neportāda pericolo, che torni ildiſegnofio all'orecchiº
del Prencipe. Queſta deliberatione coffattapuo cadere is
qualunque huomodi qualunquefºrte picciolo,grāde, nobile,
ignobile,famigliare,g; nonfamiare al Preucipe : perchead
wiuno è lecito qualche volta parlargli,6%; a chi è lecito farlą
relecito forgarele animo/no. Pauſania,delquale alrevol
țef èparlatoğmazzò Filippo di Macedonia, che andaua al
#fgio con mille armati dintorno,6 in mezzo trailfigliuolo,
cá il genero, ma coſtuifs nohule,G- cºgnito al Prencipe.U
na Spagnuolopouere, c; abietto dette vua coltellatainfulce!
(o al Ré Ferrando Kedi Spagna, nonfu laferita mortale,mą
perqueſtof vide, checolui hebbe animo có commodità a
fris. Þng Deruisfacerdote Tarehe/co traffe di vnafi
mitarra a Baifit padre delpreſente Turco, non loferì, ma
hebbepuranimº, & commodità avoleriofare. Dique.
ffianimeifatti coffenetrouano,credo affai,çhek vorrebbo--
nofºre: perche nel velere non è pena,nepericolo alcuno,ma
pachi chelofacciana, ma di quelli, che lofanno, pochiſſimi.
º nefuno, che nonfianoamma(Kati infulfatto. Però non
fitruona, chi vogla andar aduna çerta serte. « Ma laß.
șiamoandare queſtevniche volontà, e veniamo alle çen
giuretraipiu, Dicotrauarfinell'historie, tutte le congius
re efferfatte da huominigrandi,ºfamigliarifimi del Pren
eipe:perchegli altrife non fono matti afetto, non poffona c5:
giurare; perchegli huomini debali, & non famigliari al
Frencipemancano dituttequellecºmmodità, chefriçbiede
al#effecutione d'vna congiura. Priva gli huomini debeli
penpºſangtrenareriſcētre dichitengaler fede ferchevne
· · " -- " " " уси
Тв к z o : 141
nºspusementireallavolºntàlºrofittoalcumadiquelleste
ranże,chefa entraregli hnomini nepericoligrand,in modos
che come effono allargati in due o in tre perſone, errouane
l'accuſatore, o rouinano. Ma quanda pure efifußnotate
felici, che mancafino diquesto accuſatore, fono nell'effects
tiene interniati da tale difficultà ( pernon hauer l'entrata
facile al Prencipe) che egliè impoſibile, che in effa effecutis
aneei mărouinina: perchefºgli huominigrandig ehe han:
nº Pentrata facile, fono oppreſſi daquelle difestà che di
fottofi diranno,conuiene,che in coffero quelle difficultà/en
za fins creſchino, Pertantogli huomini (perche doue ne va
la vita,g laroba, nonfono altutto infant)quandoff veggºr
no debolife neguardano; & quandº effi hanno a matave
Prencipe,attendano abiaftenarlo,e aſpettano, che quelli,
phe hanno maggiore qualità di loro gli vendichino. Et ſepa:
refirrouaffè che alcuno di queſtifinili haueffe tentato qual
che cofa, fidebbe laudarela lors intentione,& non la præ
denza. Wedefpertanto,quelli che hanne congiurato, ellere
statitutti huominigrandi, efamigliari del Frencipe. De
quali molti hanno congiurato moſtrofi da treppi beneficii,
some dalle troppe ingiurie, comēfu Perennio contra a Come
made, Plautiano contra a Seuere, Seiano contra a Tiberia.
Coffere tuttifurono da loro Imperadori conſtituiti in tanta
ricchezza,honore, & grado,che non pareua, che mancaſſe
loroallaperfettione de la potenza altre, che l'Imperio, cº di
queſto non volendomaneare,fimifono a congiurare contra
al Prencipe,es hebbono leloro congiure tutte quelfine, che
seritauala loro ingratitudine.anchora che di queſtefimili
me tempipiufreſchine baneſe buonfine quella di Iacopo dº
Appiano contraa M. Piero Gambacorti Prencipe di Piſa,
il quale Jacope alleuat o,g nutrito,cfattoriputate da lui,
glitelſepsilo state,Fadiqueſte quelladelCorpola menestri
*
|
*· · · · tempi
|
*: < . L ї в ко
tempi contra al Re Ferrando de Aragona;ilquale Coppola
venutoa tantagrandezza, che non gliparena chegleman- ,
cafè fè non il Regno, per volere anchora quello,perdè la vi
ra. Er veramenteſe alcuna congiura contra a Frencipi fat
ta da huominigrandi doueffe hauere buonfine,douerebbeef:
fere queſta,effendofatta da vn'altro Refipuo dire,c-dachi
hatants cõmodità di adempireilfuo deſiderto. Ma quella
cupidità del dominare,chegliaccieca, gli accueca achora nel
maneggiare queſta impreſa; perchefefefefstrofare queſta
cattinità cõpruden Kafarebbe impoſsibile non riuſciffé loro.
Debbe adunque vn Prencipe,chefi vuole guardare dalle c5
fiure, temere piu colore,a chi egli hafattotroppipisceri,che
quelli,a chiegli haueffatte troppe ingiurie : perche queſti
mancano di commodità, quelline abbondano, & la voglia
è fimle, perchegli è cofi grande, º maggiore ild.fiderio del
dominare,che non è quello della vendetta, Debbono per tan
tº dare tanta auttorità a loro amici,che da quella alprenci
patofia qualche interuallo,có che vifia in mezzº qualche
tofada deſiderare. altrimentifarà cof rara, fe non intera
merrà loro, come a Prencipi fºpra ſcritti, Ma termiano a
fordine moſtro. Dics, che hauendo ad effere quelli, che con
giurano, huomini grandi, cá che habbiano ſadito facile al
Preneipe, fî ha a diſcorrere ifucceſsi di queſte loro impreſe
qualifiano ſtati, e vedere la eagione, chegli hafattiefere
felici,c infelici, Et (come io diſsi di ſopra) ci fi trouano
dentro in tre tempi pericoli. Prima,in fulfatto, eý pat. Pe
ràfenetrouano foche,che habbiano buone ### ջեծ
impoſſibile quaſipaſargli tuttifelicemente. Et cominciandº
a diſcorrere i pericoli di prima, chefono i piu importanti, di
co,come e'bifºgna effere molto prudente:3 hauere vnagran
fºrte,che nelmaneggiare vna cögiura ella nõβfuopra cſ
Кити, operrelatione,ºper çõtettura, La
4 : * **
*; frº«
#

-
* ; T= r z o 142
trauare poca fede,o focaprudenza negli huomini, een chi
tu la communicht. La poca fede fi travua facilmente perche
tu non puoi communicarlafe non con tagi fiditi,che per the
amoreſ mettana allt morte,o con huomini, chefiano mat
eontenti del Prencie. De fidati fe nepotrebbe trouare vnº.»
o due,ma come tuti diſtē li in molti,è inpofibuleglitruonia
Di poi e'biſogna hene, che la beniuolenza, che ti portane,fiat
grande a volère, che non paia loro maggiore il pericolo, G la
paura della pent. Dipoigli huomini Fingannano tlptu delle
volte dello amore, che từ giudichi che vio huomo tiparti,ne
te nepuoi mai aficurare. Je tu nõnefrieſperienza,Girfar
ve eğerienzº in questo è pericolaſſimo, & ſº benene haueßt
fatio eſperienza in qualche altra coſa pericolofa, done e'tiff
fenoffatifedeli,nöpuoi daqaclafde mfurare queſta paſſant
do queſta digrãlunga ogni altra qualità dipericolo.S** ifri
la fede dalla mala cătèntizza,che vno habbia del Prencipe,
in queſtatu tipoifacilmếteingänare:percheſabito che tu hai
manifeſtato a quilmalcontēto l'animo tuo,tugli dai materia
|-
di contentarfi, e conuien bene º che rodiofāgrande; ο εha
* - - - - * s Č. .. -* - -- - * , : *

l'autoritàtuațiagrandiſimaanantenerio infede, Diqui


nafĉe, che ajai ne foạoriủelate, & oppreſſe ne primi princi

pijloro, es che quando vna è ſtata molti huomini/gre
talungo tempo, è tenuta coſa miracoloſa, come fu quella di
Piſone contra a Nerone,& nenoſtri tempi quella de Paz
Ki contra a Lorenzo , c gialiano de Medici , delle
quali erano confapcuoli piu' che cinqianta huominis
est conduſenf alla effectione a ferrifi. Quante å
fÊoprirfi per poca prudenza,nafe,quando vno congiurats
neparla poco cauto,in modo che vnferio,a altra terza per:
ona intenda , come interuenne afgliuoli di Bruto , che
***w

nel maneggiare la cof con ilegatidřar wirio furonº inteſi


da vnſerão,chegh accusò : ouero quando per liggerezzati
**':
# - *-- '. |- - укна
L ї в во
aiene cömmnitataa dina,aafanciullo,che tuami,º a ſimile "
kgguraperſona,comefece Dinnovno de cõgiurati cõi hi
loisestraad, Aleſſandro Magno,ilqualcõmunicò la cigis
raa Nicomacofanciullo,amato da lui,il qualefabuto lo diffe
a (ibalino/stofratello,c, CibalinoalRf. Quãto a ſcoprif
perconiettura,ce n'è in eſempio la congiura Pyoniana cºn
iraa Nerone,nella quale Sceuinovno de congiurati il di di
manzi,che egli haueua adammazzare Nerone fece reſta
wento,ºrdinò chee-3Milichiosto libertefaceſſe arrotare vno
fie pugnale vecchio,cf. rugginoſo, liberò tutti ifuciferut, &
diedelsrºdanari,fere ordinarefaſciature da 鷺 ferite,
per le qualicenietture accertatofí é Milichio della cofa;"ae
suda Nerone, Fu pref3 Scenina,es con lui Natale vn“
altro congiurato,i qualieranoſtativeduti,parlare a langº,“
difegretº infiene il di dauanti,est non s’accordando del ra:
gionamento ::forzatia confeſſare ilvere. Tal
che la congiurafufoperta,can rauima di tutti i congurati,
Da queste cagioni dellofcºprire le cögiure e impoſſibile guar
darfi, che permalitia,per imprudenza,o per leggereKR“ el
иясијјtopra,4наiийдие увѣaiconjºj defafaijana ilти:
mero dirre, quattra,& come n'èprefepische vno, è impef
fibilenom riffantraria, perche due non poſſono effer conuens
tiinfenwedi tutti iragionamenti loro. Quando efia preſº
fºlovno,chefa huonoforte,puo egli con la fortezza dekſa
nimetaeerei congiuratimaeonumene, che i congiurati nos
habbianomeno animo di lui affarfaldi, e non fi fceprire
ten lafiga,perche davna parte che l'anime manca º da chi
ºffenuto,º da chi? libero,la cougiura è ſcoperta. es èrarº
Teſempio aldotto da Tito Liuio nella congiura fatta cºn
ºraa Girolamo Re di Siracuſa,doue effendo Theodore vne
decongiuratipreſº,selò canvna virtù grande tuttii congis
rati,dſ- :് amicidel Re , g. dalſaliraparte tutti i
- sergiu
\,

Тв в z o 143
engiuratif confidarene tantonella virtù di Theodoro,che
nejunoff partì di Siracuſa, o fece alcune fºgnº di timºres
Faĵafiadunque par tuttiquesti pericolinelwanegginge º:
n«congiura,innanzi chef venga alla effecatiºne a: сfа . I
qualivolendofuggire,cifono queſtirmedij. Iltrimº, est:
tipiu vero,anziğdirmegliojvnico è , non dare tempº a:
tigiuratid accuſarti,e communicareer;"eest; quande
tala vuoifare,ěnonprima. Quelli,che hannefattº ef,
fuggono alcerto ipericoli,chefanonelpraticarla , est ilpis
della veltegli altri , anzi hanno tutt; hauutofelice fine : «
ualunque prudente harebbe commodità di gauernarfi in
hugto modo. Io vºglio chemi baſis addurre dne eſempi.
#Ğlemaio nonpetendo ſopportare la tirannide di Aristeti
»Stranno di Epiro,rannáin
mici,c-confortatogli caſafna
aliberarla mºlti parenti,
patria,aki: c#4
di loro chie
fonetempo Adeliberefø- ordinarfiende Nikmetºft“
afsoiffuiferrarelatafā,e a qutlicheeßhau: chi:
sati,aſ,ovoigiurerſtedsandare here ajareqиеftя еIR
cutione, te viderò tutti prigioni ad Ariffatin:daleg“
liparolémofficolorogiurarons, & andatifnzº intermiſſio
wedi tempsvnfelicemente
Hauendo l'ordine diºccupatº
« Mago peringanno Nalewatº effig":"",
il regno de Tey
f,g: hauendoortbane degrandi haºnin: delregno intefº.
sjeepertaufaude,la conferì confi altri Principi dig:
lo stato,dicendo, come egli era da vendicare il regnº
tirannide di quel Magº, G. domandando alcuno de lorº
iempo,ſi leu?“parie onodestichiamatida9ribanº : *
égésőnviandremº
ανο κd# ;boracoffafar que#eeffentine?
d'accorde皺 #dar
‫و او‬
iºvian
tempo adalcuno dipentirf, ef gwirºnefelicementº difg;
: Simule « நீர் ejempi anchora è il modº '
za Etohtºantrº ammazzare Nabide tirannº-Spartanº
- . . :: v - : - *фи
f ., |- L i в к б -

squalimandarono Aleſſamento loro cittadine con trecente


saualli,C# millefantia Nahide fotto colore di mandargli
aiuto,G-ilſecretofolamente communicarons adAleſſamen
tº, żagli altri impofonº,chelvbidilfine in ºgni, ё диайт
que coffette pena di effilio. Andò coſtui in Sparta, & men
communicòznat la commiſſione fua 3 fenon quando egli la
volle eſeguire.łondegli rifà d'ammaz Karlo.ɺfore adun
que perqueſti modi hannofugitiquelli pericali,chefporta
no nelmaneggiare le congiuiesc: chi imiterà loro, ſempre
glifuggirà. Et che ciaſcun pofafare come efi, io ne voglid
dare l'eſempio di Pfone prealegato difepra. Era Pjone
grandfimo,e riputātiſmo huºmo,estfamigliare di Ñf-.
rene,c in chi egli confidana affai, Andaua Nerone nefuoi
hortifþeſſo amargiare ſeco:potetta adunque Fifonefarfiami
ci huomini d'animo,di cuore,& diſpoſitione arti ad vmata
le efficutione,ilchead vno buemogrande è faciliſimo, ci
uando Neronefnfºffato ne faoi borti, communicare loro
វ៉ែប្រំា
loro won hautuano tempsericifre,é che era impoſsibile
che nen riuβίβ.Ε. τοί#j tutte l'altre, f
trouerà,pochenonefferpetute condurſnelmedeſimo mostó.
« Magli huominiper l'ordinario poco intendenti delle attie
ni del mondo,feſofanno errori grandiſsimie; tanto mag
gioriin quelle,che hanno piu dels ſtraordinarie,comeè que
jia. Debbefadunque non communicare mai la cofi, ſeñois
neceſſitato,c inſulfatto,eſepurela vuoi communicare,cã-
municala ad unfolo,del quale habbiafatto lunghiſsima eſpe
rienza e chefamoſo # #;
πετροκοβίαιο,επείopificile.cbειοκσπερίμ, σφά
queſtºvremenepericolo, Dipaiquando pure citi inganna
βύιέφυρί θετηεάο န္က ႏိုင္ငံ
εικταίαύρείperbεάκ.κkinργικάenitholiniiiaaή esconche*
---- «
Тв к z o . 144
ron vnofi pusparlare ognicoſa,perche tantovale(ſe tunāti
laſci condurre afertuere et tuamano)ilfi dell'vno,quanto d
modell'altro. Et dallo ſcriuere ciaſcuno debbe guardarfi, co
medavno ſcoglio:perchenöè coſa che fiufaċilmenteti con
minca,che lo ſcrittto di tuamano. Plautiano volendo fare ans
mazzare Seucro Imperadore,g Antorinofeo figliolo, cỡ
mye la cofa a Saturnino Tribuno; il quale volendo accufarlo,
có növbıdırlo,e dubitando,che venendo all'accufa,nöffe
iu creautoa Plauttano che a lui,gli chiefe vna cedola difus
mano chefaceſſefºde di queſta commißtene,la quale Plau
tiano accecato dall'ambitioneglificeende ſeguì, che fu dal
Tribuno accuſato,cơ cỡuinto,g ſenza quella ce dola,est cer
ti altri contrefºgni farebbefato Plautiano ſuperiore, tanto
audacemente negana. Treuaf adunque nell'accuſa dºvne
qualche rimedio,quando tu nõpuoi effer da vra/crittura, o
da altri contrafegni conuinto,da che vnofi debbe guardare.
Era nella congiura Pycniana,vnafemina chiamata Epica
riffata per l'adietro amica di Nerone, la quale giudicando,
chefuſe apropoſito mettere tra i congiurativno Capitano d'
alcune triremi,che Nerone teneua perfsaguardia gli cömen
κιτο la congiura,ma non i congiurati onderempendogli quel
(apitano la fede est accuſandola a Neronefu tanta Taude
cia di Epicarinel negarlo,che Neronerimafo cöfufo,có nõla
cốdennò Sono adunque nelcõmunicare la cofa ad vn folo due
pericoli,I'vno,chenổti accuſ in pruoua,laire che non tiac
euf conuinto,c cestretto della pena , eſerdogli preſº per
qualche indicio hauuto di lui:ma nell’vno,et nell'altro dique
#i duoi pericoli è qualche rimeato potendefinegarelvno,alle
gãdone l'odio,che colui haurfº teto et negare l'altro,allegan
donelaforza,che lo coffrirgeffea dire le bugie. : Eadun
e prudenza, en comºtricare la coſa e nellanº, mefare
* ·
பாம்:
· ··
|-

-
L 1 *x 6
sieki,non paſſarevno,doue/evề qualche piupericolº ve në
$meno affai, che communicarla con molti. Propinquos
questomodº è quando vnaneceſſitàrieoffringº fare quel
i, a Prencipe,chetu vedichel Prencipe vorrebbefarea te,
isqualeſia tantº grande,chenom tida tempºfnen apen
fare d'afficararti: Questa neceſſità conduce quaſi/empre
ucoſa alfine difiderats,c aprouarlºvaglioche éațiune4ue
sfinți. Hautua (ammodº Imperadore Lette & Elette,
sapi defoldati pretorianistra iprimi amici, ci famigliari
fusi,er hautua Martia tra leprime fue concubine3e3-ami
«hec perche egli era da coſtoro qualche volta ripreſodë
anodi,có quali maculana la perſona/a4,3 l'Imperio delibe
ràdfarglimorire, *friffe infº vna liſta Martia, Letto,et
Eletto,čs. alcuni altri,che volena la møtte ſeguente far møs
rire,ơ queſtaliſta meſe ſºttº il capezzaledelfelette, cº
effend, ito a leuafi, vnfanciulofueritº dalaißherzandº
percamera,&füpelletto,gli venne trouata queſtaliſta,ce
4jcendofabriconeſain manoyifontrò Martia , laqnale
güelatelje, 3-lettola,g vedutº ilcontenuto defa #
::vando per Letto,c: Eletto,cº conoſciutº tutti treilperico
le,nelquale erans,deliberaronº preuenire, & ſenza metter
tempo in mezzº,lanottefeguente ammazarono Commo
do." Era Antonino Caracalla Imperadore con gli effertiti
faoiin Meſopotamia,ơ hauena perfuo perfettº Macrino;
bumº piuciuile,ehearnigero.c come auniene che i Pre:
sipinon bumitemonofimpre, che abrinen ºpericºntradi
iraquello,che parlare meriterestriſe Antºninº a Mater:
nianofasamico a Roma,che intendeſſe dagli Afrologº, fe
gli era alcuno,cheaffiraße all'Imperio, & gliene anfaffe.
onde Materniansgliriſgriff.come Macrine era quelles
she vispirana, eſperaenuta laletteraprimaalle manié
Aeri",chedetImpiradorejetter quellatinstitalen:
- sefiit4
Тв к z o. 145 |

ceſſità o dammazzare lui,prima che la nuoua lettera veniſ


feda Rºma,o di morire, commiſfè a Martiale Centurione
fao fidato ( es a chie-Antonino haueua morto pochi giorni
innanzivnfratello)che l'ammaKzaffe: il che fu eſeguito da
lutfelicemente. Oedefi adunque,che queſta neceſsità, che
non da tempo, fuqhafi quelmedefimo effetto, chel modo da
meſopradetto,che tenne Nelemato di Épiro. Dedef ancho
ra quello, cheio difi quaß nel principio di queſto diſcorſo,
come le minaccie offendenºpin i Prencipi, est fono cagione
di put efficaci congiure, che le effefe, da che vn Prencipe fi
debhe guardare:perche gli huomini fi hanno oaccaritzare,
o aficurarfi d loro,eð nögli ridurre maiin termine dhe efi
habbiano a penſare,che biſogni loro o morire,efarmorire al
trui. Quantna paricoli,chefi corrono infu la effecutione,na/3
como queſti,o da variare l'ordine,o da mancare l'animo a cos
lui,che effguiſce,o da errare, che l'effecutore faccia perpeca .
prudenza oper non dar perfettione alla coſa,rimanendo viui
parte di quelli,chef diſegnauano ammazzare:Dico adun
que,come e'nºn è cofa alcuna,che faccia tanto diffurbo,o im
, pedimentoa tuttele attioni degli huomini, quanto è in vno
infante, ſenza hauertempo, hauere a variarevn'ordine,g
peruertirlo da quello,chefera ordinato prima. Et fe queſta
variationefa alfordine in cofa alcuna, lofa nelle cofe della
guerrą,6 in cofëſimili a quelle,di che nei parliamo: perche
in taliattioni non è coſa tanto neceſſaria a fare, quanto che
gli huominifermino gli animi loroadeſeguire quellaparte,
che tocca loro. Et ſegli huomini hanno volto la #
perpingiornia dva modo,e ad uno ordine,e quellofbi
to varij, è impoſsibile che non fi perturbino tutti, e non
rouiniognicoſa, in modo, che gliè meglio agai eſeguire vna
cefafecondolordine datò (anchora chef vegga qualche in
conueniente)che non è, per voler cancellare quello, entrare
*
*。

*
L I в к о
in mille inconuenienti. Queſto interuiene;quando e non f
ha tempo artordinarfi:perchequãdofiha tempo,fipuo l'huo
mogouernare afuo modo. La congiura de Pazzi contra a
Lorenzo, est Giuliano ɖe e Medici è nota: l'ordine datoe
ra,che defino definare al Cardinal di S.Giorgiº, eý a quel
definare ämazzargli, dsuefiera diſtribuito chi haueua ad
āmazzargli,chi haueita apigliare il palazzo, et chi torrere
la città,cờ chiamare ilpopolo alla libertà. Accade,che efsẽ-
do nella chief cathedrale in Firenze i Pazzi Medici, e il
Cardinale advno vfficiofolenne,s'inteſe, come Giuliano la
mattignon videfinaita,il chefece,che i cõgiurati saduna
rono inſieme,e quello,che haueuano afare in cafº, i Pazzi
deliberarono difarloin (hieſa, ilche vëne aperturbare tutto
l'ordine : perche giovanbatiſta da c_Montfcco non volle
concorrere all'homicidio,dicenſão, non lo volerefare in Chie
fa,talche effi hebbonoa mutare nuoui miniſtri in ogni attio-
ne,i quali non haåendo tempo afermare l'animo, feciono ta
li errori, che in effa effecutione furono opprefi. e. Manca
l'animo a chiffguiſe, o per riuerenze, º par propria vil
tà dell'eſecutore. E tanta la maieſtà c larinerenza,che
s fitira dietro lapreſenza d'une Prencipe, che eglièfacilco-
Jaochemitighi, o che egli sbigottista vno effecutore. A
Mario (effendo preſo da e Minturnef ) fu mandato vne
Jeruo, che l'ammazzaffe, il quale ſpanentato dalla pre
fenza di quello huono, cº dalla memoria del nome fito,
diuenuto vile, perde ogniforza ad vcciderlo. Et fe que
fia potenza è in vno huomo legato, est in prigione, eſ affo
gato nella mala fortuna, quantofipno tenere, che lafia
maggiºrein vn Prencipe ſciolto con la maeſtà degli orna
menti, della pompa, & della comitina fua, talche tipao
queſíapompafþauentare, ouero con qualche grata acco
glienza rahumiliare. Congiurarono alcuni contra a Si
talce
*
Т в к z с. 146
take Re di Tracia,deputarono ildi dell'effecutione, conuen- -
nomo at luogo diputato 3 done erail Prencipe, nefun ai lord
fi mofje per offendrio, tantofi partironofenKa hauer ten
tato alcuna coſa, & fem Kafapere quello, chefe gli haueffe
impediti, c. incolpatiano l'uno l'altro , caddono in tale
errore piu volte, tanto che ſcopertaſ la congiura, perta
rono pera di qselmale, che poterono, & non volle»øfare.
Congiurarono contra s-Alfonſo Duca di Ferrara due faoi
frategli,g varono mestzano Giannes prete, e cantore del
Duca, il quale pia volte a loro richieſta conduſe il Duca
tra loro, talche gli haueuano arbitrio d'ammaKzarlo, non
dimeno maineſſuno di loro non ardì difario, tanto chefco
perti portarovo la pena della cattiuità,ť poca prudēKaloro.
Questanegligen Kanon potènaſcere da altreffe non,che cone
uenne,º che laprudëXagli sbigotuſe,o chequalche humani
tàdel Prencipe glihumiliaſſe. Naſie in tali eſecutioni in cõ
uen ente,o erroreper poca prudenza,oper poco animo perche
ľuna,et l'altra di queste due coſe tinuafa,et portato da quella
cõfuſione di ceruello,tifa dire,cyfare quello,chetu nõgebbi,
Et chegli huomini initafino, ci fi confondino, non loptio
meglio dimoſtrareTito Liuio, quando deſcriue de Alef
meno Etolo, quandő ei vclle amma(zare Nabide Spar
tano, di che habbiamo di ſopra parlato, che venutoiltem
podell'effecutione fºoperto che egli hebbe a faoi quello, che
s'haueua afare, dice Tito Liuio queſte parole. Colligit &
ipſe animum confufumi tantæ cogitatione rei. Cioè.
Raffamette egli ľanimo confuſo dalla conſideratione di tan
tofatto. Perche egliè impoſſibile,che alcuno (anchora che
d'animo fermo,cf. vſo alla morte degli huomini,G- adopera
reilferro)nonfisonfonda. Peròfidebbe eleggere huomini
#erimentatiin tali maneggi » G a nestino altro credere;
* A *** -
L і в к о
- anchorache tenuto animoffime perche dell'animo nelle co
fe grandi,fºn Ra hauere fatto iſperienza,won fia alcune,che
fene prometta coſa certa. Pub adunque 繁 confuſione o
farti caffare l'armi di mano ofarti dire coſe, che facciano il
mcdefimo effetto, Lucilla,fºrella di Commodo, erdino che
Quintiano l'amma(zaffe, coſtui aſpettò Commodo neli
entrata dell'Amphiteatro,c cõvn pugnaleignudo accoffã
doſegli grid): Queſtoti manda il Senato. Le qualiparolefe
cero,chefu prima preſo, che egli hautfe calato il braceiºper
* ferire. M.« Antonio da Delterra diputato(come di ſopraf
diff)adamma(zare LorenKg de AMedici,nell'accoſtarſegli
diffe, Ah traditore:laquale vocefu lafalute di Loren Ko, ci
la rouina di quella cögiura. Puoſidare perfettione alla coſa,
quandoff congiura cºntra ad vn capo per le cagioni dette,
mafacilmente non fe le daperfettione, quandofi congiura
contra a due capianza è tanto difficile,che egliè quaſi impof:
fibile,che lariesta:perchefare vnafimile attione in vn me
defimo tempo induerfi luoghi,è quaſi impoſibile: perchein
diuerſitempi non fi puafare, non volendo chel'uma guastil
altra. In modo,chefeilcongiurare cãtraad vn Prēcipe è coſa
dubbia,pericolofa,& poco prudente congiurare contra adue
è altutto vana,c-leggieri. Et ſe nonfuſe la riuerenza dell'
hiſtorico, onon credereimai,chefuſepoſibile quello,che E
rediano dice di Plautiano,quando ei commiſſe a Saturnino
(enturione, che eglifolo amma(zaffe Seuero, cớ Antonino
habitanti in diuerfluoghi;perche ella è coſa tãto distofta dal
ragioneuole,che altro,che queſta auttorità,non me løfarebbe
tredere. Cögiuraronº certigiouanie Atheniefi cötra a 7Dio
cle,cơ Hippiatirannid'. Athene,ammaKzarone Diocle;cº
Hippia,cherimafe,lo vidirò. (hione,G. Leonide Heracliff,
cí distepeli di Platºne congiurarono cãtraa (learco,ơ Sa
* #grº
T E R z o. . . 147
ja
tiro Tiranni, ammaKzarono Clearco; c3 Satiro, che refo
viuo,lo venditè. ~i i PaŘzifiu volte da nei allegati non
faccefe d'ammazzarefe nö juliano. In modo che difimili
congiure contra apiu capifene debbe affenere ciaſcuno;per
che nëfifa benene afe,ne alapatria,ne adalcuno;äzi quel
li,cherimangano, diuentano piu infºpportabili,et piu acerbi,
come/a Firenze, Athene,c Heraclea.fate da me prealle
gate. E vero,che la cõgiura, che Pelopida fece perl berare
Thebefaa patria,hebbe tutte le difficultá, nödimene hebbe
feliciſſimofine perche PelopidanõJolan ente cõgiurò contra
a due tiranni, ma contra adieci,non folamente non era cõfi
dente,cº mongherafacilelemrata a tirawni, ma era ribello,
mondimeno ei port venire in Thebe, ammaRzarei tiranni,
có liberare la patria,Tur mondimensfece tutto con l'aiuted”
vne Carione configliere de tiranni,dal quale hebbe l'entrata
facile alla effecutionefas. Non fia alcuno nõdimeno,che pi
glil'effēpio da costui perche comt ellafu impreſa impoſibile,
et cofa marauglioſaariuſcire,cofifu,êt è tenuta dagli ſcrite
tori, i quali la celebrano,come cofarara, có qitafi fenKa ef.
fempie. Puo effere interrotta taleeffecutione davna falfei
maginatione,odavno accidente improufo, che naſca infu?
fatto. La mattina,che Bruto,c}, gli altri congiurati voleua
no amma(zare Gefare,accadè,che quelloparloàliigo cõCn.
Popilio Lenate.vno de congiurati,& vedendogli altrique
folungo parlamento,dubitarono che ildetto Popilio non ri
?a (efare la congiura,c; furonopertentare,dämmaz
Kare (fare quiui,et non aſpettare,chefuſe in Senato, cº
harebbonlofattoje non cheilragioramentofinì,c- vistons
farta (faremoto alcunoffraordinariofrafiicurarono. So
no questefalſeimaginationi da confiderarle,&-bauerui com . -

prudenza riſpetto,et tantopiu,quãto egli èfacilead bauerle


L і в к о
perche chihalafaa coſcienza macchiata,ficilmenteerede
chef parli di lat. Риоfifentire vnaparola detta ad vno al
trofine,che tifaccia perturbare l'animo,ơ credere, che ella
fia detta ſºpra il caſo tuo, & farti con lafage/copire la con
gurada te, o confondere l'attione con accelerarlafuori di
tempo,cº-queſto tantopiu facilmentenaße, quanto ei fona
molti ad effer confcjdella congiura. Quanto agli acci
denti(perchefono inſperati) non fi puofe non con gli effem
pi moſtrarli, Gºfregli huomini cauti ſecondo quelli. Giulie
Belanti da Stena(delquale difopra habbiamofatto mentis
ne) perlofaegno che haueita contra Pandolfo,chegli haue
ua tolta la figliuola, che prima gli haueita data per moglie,
diliberò d'amma(zarlo,et eleſe queſto tempo. Andara Pā
dofo quefi ogni giorno a viſitare wn fºto parente infermo, có
nell'idarui paffaita dalle cefe di Giulio. Ćoſtui adäq; veduto.
queſto,ordinò d'hauereifinicögiurati in caſà ad ordineț
ammaKzare Pandolfo nelpaſsare, et meſfili dětro all'vfcío,
armati,tenega vho allafenefira chepefäda Pädolfo,quãdo
ei fußestatopreſso all'affio faceție vn cếno. Accade,che ve
mẽdo Pãdolfo,et hakếdofatto colui ilcāno,rifeñtro un’amico,
che lofermb,et alcani di quelli ch'crano cõlui,vẽnono a tra
forrere innãziet veduto,et ſentitoilromere d'arme,ffoper
fono l'agguato,in modo che Pandofoffalub, c; Giulio ca
compagni shebbono «fuggire di Siena. impedì qκείlo aετί
dente di quello/contro quella attione, ci fece a Giulio ro
uimarelafua impreſa. e4 qualiaccidenti(perche ei燃
ri)nőfi puofare alcuno rimedio, ben neceſsario estamisaře
tutti quelli,che pofono naſcere,có rimediarui. Restacial
preſente fºloa diſputare de pericoli,chef carronodopola este
cutione,i qualifonofolamentevno,et queſtoё,диӑаве rimane
alcuno,che verdichi il Prencipe morto. Poſonorimanere
aанае
T E R z o. 148
*аници.faoifateli oficijighной, o altricongiunti, 4 chi
s'aſpetti ilprencipato,c poſſonorimanere o pertua negligen
Ka,oper le cagioni dette diſopra, chefecciano quefa ven
detta, come interuenne a grouanandreada Lampognano,il.
quale infieme co foi congiurati hauendo morto il Duca di
ŽMilano, & effendorimaſovnefhofgliuolo, 3 dae faoi fra-.
telli furono a tempo a vendicare il morto. Et veramente
in queſti cafîi congiuratifonofufati:perche non cihannori
medie, ma quando einerimane viuo alcuno per poca pru
den Ka, operloro negligenza,allhora è,che non meritano/ĉu
fa . . e fmmaXXarono alcuni congiurati Forliuefil Conte
Girolamo loro Signore,preſono la moglie, cj i fue figliuoli:
che erano piccioli,G non parendoloro poter viuereficuri, fe
nons'infignoriuano dellafortezza, c; nő volendo ilcaſtella
no darla loro,madonna Caterina (che cof f’chiamaua la
conteſ)promiſe a congiurati, fe la laſciatiano entrare in
quella,difarla conſegnare loro, cº cheritenestino appreſſo
di loro ifaoifigliuoliper ifatichi. Cofiorofotto queſta fede
vela lastiarono entrare,la quale comefa dentrodalle mura,
rimprouerò loro la mortedelmarito, cº minacciolli d'ogni
qualità di vendetta, cºper moſtrare che de ſuoi figliuali
nonf curaua,mostrò lorolemembragenitali, ältest, che
hautua anchora il modo a rifarne, cof coforo fĉafº di *
configlio.c3 tardi auuedutif delloro errore, con vno per
petuo eßliopatironopene dellapocaprudenza loro. e-7ſa
di tutti ipericoli, chepoſſono dopo l'eſecutione auuenire, non
ci è il piu certo, me quello, chefapiu da temere, che quan
doilpopolo è amico del Prencipe, chetu hai morto, perche
aqueſtos congiurati non hanno rimedio alcuno: perchee'
non /e ne poſſono mai aſſicurare. In effempio ci è Ce
fare, il qhale per hauere il popolo di Roma amico, fie
" " " - γ 4 ጥን¢ክⓜ‥
L і в к о
vendicate dalui : perche hauendo cacciati i congiurati di
Roma, fu cagione, chefurono tutti,& in varjluoghiam
maKKati. Le congiure,che Éfanno contra alla patria fono
meno pericolofe per coloro, che lefanno, che nonfono quelle,
cheffanno contrai Prencipi,perche nelmaneggiarle vifo
no menopericoli, che in quelle,ne l'eſeguirle vi fono quelli
medefimi,dopo l'eſecutione non ven'è alcuno. Nelmaneg-
giarlenõ vifono pericoli molti: perche vn cittadino puo ordi
marfalla potenKa, ſenza manifeſtare l'animo,& difºgnoſão
adalcuno,&fe quellifaoi ordini non gli fono interrotti, fê
guire felicementel’impreſa faa; /egli ſonº interrotti con
qualche legge,aíþettar tempo, & evtrareper altra via. Չա:
fios'intende in vna Rep.done i qualcheparte dicorruttione,
perche invna non corrotta (non vi hanende luogo nefunº
principio cattino)non pofono cadere in vn cittadino queſti
penfieri, Pofono adunquei cittadini per molti meRXi, cở
molte vie aſpirareal Prencipitº,doue est non portano peri
colo d'effere oppreſi, fi perchele Republiche fono piu tarde.
che vno Prencipe, dubitano meno,cs per queſtofono mance
caute.ffperche hanno piurispetto a loro cittadini grandi,&
per queſto quellifono piu audaci, cổ piu animoſi a far loro
contra.Ciaſcuno haletto la congiura di Catilina feritta da
Saluffie,e} fa come pot,che la congiura fufcoperta, Catili
nanon/olamente fette in Roma, ma venne in Senato, ĉ3
diffe villania al Senato, cº al Conſolo, tanto erail rispetto,
che quella cittàhaueuaa faoi cittadini, cởpartito chefu di
Roma,cf. chegliera digiainfºgli eſerciti, non fi farebbe
pref6 Lentolo,Gº quellialtri,ſe non fi fuſero haunte lettere
di lor mano, chegli accuſawano manifeſtamente. Annomi
grandiſmo cittadinoin Carthagine,aſpirando allatıranni
de hancua ordinato,nellenozze d'vnafuafgliuola di auus
lenare
. T E R z o. I49

* lenare tutto il Senato,g dipoifarf“Prencipe. Intefa quefa


cofa, non vi fece il Senato altra prouiſione, che d'vna legge,
* la qualeponeua termine allefþeſe de conuitt, c3-dellenozze,
2 tantofiilriſpetto, che ef hebbero alle qualitàfite. Eben ve
º to,che nell'eſeguire vna congiura contra alla patria,vi èpis
É difficultà, e maggiori pericoli percherade volte è,che bafii
no letueforzeproprie,congiurando contra a tanti, c; ciaf
: cuno non i Prencipe d’vno effercito,come era Cfare,o e 4
4 gatocle,o (leomene,gfimili,che hanno ad vn tratto, cỡ cõ
* la forza occupata la patria:perche aſimili è la via affai fa
a eile & affaificura. Magli altri,chenőhanne tante aggiun
te di forze, conuiene chefacciano la coſa o con inganno, cº
a arte,o confor Keforeffiere. Quanto all’inganne, e. all'arte,
a hauendo Piffrate Athenieſe vintii e Megarenf, cº per
queſto acquiſtatagratianelpopolo, vfcìvna mattina fuori
; ferite, dicendo, che la nobilità per inuidialo bauena ingiu
r. ziato,est domandò dipoter menare armati fecoper guardia
a faa. Da questa auttoritàfacilmente falſe a tanta grandez
a za,che diuentò tiranno di Athene. Pandolfo Petruccitor
|
: nò con altrifuorvfettiin Siena,eg glifu data la guardia del
# lapiazz«ingouerno,come cofa meccanica, cº che gli altri
4 rifiutarono , nondimeno quelli armaticol tempo gli die
9 - rono tantariputatione, che inpoco tempo ne diuentò Pren
: ' cipe.e. Molti altri hanno tenute altre induſtrie,c3 altri mo
a di,cº conifatio di tempo,cºfenza pericolo viffono condot
i ti, Quelli,che conforza loro o con efferciti efterni hanno con
# giurato per occupàrela patria, hanno hauuti varij euenti,
a ſecondo lafortuna, Catilina preallegato vi rominò ſotto.
* Annone (dichi diſopra facemmo mentione ) non effendo
* riufeito il veleno, armò di faoi partigiani molte migliaia
« diperſºne, cºloroc egli furono morti, Alcuni primi
* · * - C#ff4=
* L і в к о |

cittadinidiThebe, perferfitiranni, chiamaron in aiutº


vn’eſercito Spartano, e prefono latirannide di quella cit
ra. Tanto che efaminatetuttele congiurefattecētra allapa
tria,nonnetrouerai alcuna,opache,che nel maneggiarleſia
no opprefe,matutte ofono riuſcite ofono rouinate nell'effeciº
tione. Eſeguite che lefono,anchora nãportano altri pericoli,
chefportianatura del Prēcipato infe:perche diuenutº che
vno è tiranno, haifaoinaturali, cº ordinarijpericoli, che
liarrecala tirannide, a quali non ha altri rimedij, che
difopraffiano diſcorf. Queſto è quanto m'e ocorfºferi
were delle congiure, & fe io horagionato di quelle, che f
fanno colferro, c3. non colveleno, naſce,che l'hawno tutte vn
medefimo ordine. Vero è, che quelle delueleno fono pinpe
ricolofe,per efstrepin incerte,perche nonfiha comedità per
ºgni vno, G- biſºgna conferirlo con chi " ha, & queſta ne
cefità del conferireti fapericolo: dipoi per molte cagioni
vn beueraggio diveleno non pus effer mortale, come inter
uenne a quelli, che ammazzarono Commodo, che hauen
doquello ributtato il veleno, che gli haueuano dato, furo
noforzatiafrangolarlo,fe volleno chemoriste. Von han
nopertanto i Prencipiilmaggiorenemico, chelaçõgiura:
perchefattache èvna congiuraloro contra,º la gli ammaz
za, o la gli infama:perche felarieste,e muoino, fe la fifĉuo-'.
pre, & loroammazzino i congiuratif credeſempre,che ella
faſtata inuentione di quel Prencipe,perifogare l'auaritia,
că lacrudeltàſua contra alfangue, c3 alla robba di quelli,
ch'egli ha morti. Non voglie però mancare dauertire quel
វ៉ែ quella Republica contra a chi fuſe congiurato,
che habbiano auuertenKa, quando vna congiurafimani
feſta lorº, innan Kiche facciano impreſa di vendicarla, di
cercare, e intendere molto bene la qualità deſa, g
- - - mifu
*. Т в к z o. 1 5o

mistrino bene le conditioni de congiurati,c le loro,et quan


do la trouino grofa,c. potente,non la/Guoprano mai, infino
a tante,cheffieno preparati conforze fufficienti ad oppri
merla altrimentifacendo fuoprirebbone la loro rouina. Pe
rò debbono con ogni induſtria diſſimularla:perche i congiu
rati,veggendoſi ſcoperti cacciati da nereſſità operanofenza
riſpetto.In eſempio cifºno i Romani, quali hauendo lastia
te duelegioni di foldati a guarda de Capouani contra a
Sagniti(come altroue dicemmo)congiurarono quelli (api,
dellelegioni inſieme d'opprimere i Capouani. La qual co
faintefafa Roma,commefono a Rutilio nuouo (onfalo,che
vi prouedeſe,ilquale per addorºnentare icongiurati, publi
cò come il Senato haueua rafernate le fanze alle legioni
(Apsuane #1 che credendoſ quelli/oldati, e parendo lora
hauertempo adeſeguire ildiſegno loro,non cercarono diac
eelerare la coſa. Et cofiffettono infino che cominciaronoa
vedere,cheil (folo glifºparawa "vio dall'altro,la qualcoſa,
generato in loro/opetto fece chefi/coperſono,cº mandarono
adeſecutione la voglia loro.Nepuo effere questo maggiore
eſempio nell'vna,& nell'altraparte:perche perquefofive
de quantogli huominifono lenti nelle cofe,doue effi credono
bauere tempo,e quanto efifono presti, doue la neceſſità gli
eaccia. Nepuo vn Prencipe, o vna Repub, (che vuole
differirre loſcºprirevna congiura a fao vantaggio) vfare
termine megliore,she oferire di proſima occaſione con arte
4 congiurati,acciò che aſpettando quella,o parendo loro ha
sertãpo,dianotěpoa quello,e aquellaacaffigar#:Chi hafat
to altrimenti, ha accelerato lafarouina,comefeceil Du
ca de Athene,c3 Gulielmo de PaKzi ?l Duca diuentato
tiranno di Firenze,et intendendo effergli congiurato contra,
fece(ſenza eſaminarealtrimenti la coſa ) pigliarevno de
; : * - ÇOዖ?
L ї в к о -
congiurati,ilchefecefabitepigliare l'armi agli altri c. tor“ -
gli lofato. Guglielmº efendo commeſsario invaldi Chia
na nel mille cinque centovno ci hauendo inte/0 , comein
e Arezzo era congiura infauore de Oitelli,per tørre quella
terraa Fiorentini,fiibito fe ne andò in quella città,3-fenKa
penſare alleforze de congiurati, alefaec ſenza preparar
fi di alcunaforxa col configlio delViſcono fuo figliuolo, fece
pigbarevno de congiurati,depola qualpreſuragli altrifabi
topreſono farmi,c}-telfenola terraa Fiºrentini, guglielmo
di commeſſario dinemiò prigione. Ma quando le congiurefo
nodeboli fipoſono,& debbonofenza riſpetto opprimere.Në
è anchora da imitare in alcun modo dhoi termini vfattqua
fi contrarijľvno all'altro. L’vno del prenominato Đnca d'
a Athene,il quale per moſtrare di credere,d'hauerelarbeni
uolenza decittadini Fiorentini fece morirevno,chegh ma
nifeſtò vna congiure. L'altro da Dione Siracuſano, il quale
er tentare l'animo di alcuno,che egli hautua a foſpettoscon
Jentì a Callippo,nel quale ei confidaua,chemoffraffe difargli
TVM4 congiura contra,& tutti due queſti capitarono zale.
perchervnotelſel animoagli accuſatori , g. detteloa ebi
volle congiurare l'altro dette la viafacile alla mértefaa,an
Kifuggliprºprie capº della ſua caggiura, comeper eſperien
zaghinternenneperthe Callippº(potendefnzarfettºpra
ticare contra a Dione)praticò tanto,chegli toffeloffato &
la vita. - • , -

Donde naſce che le mutationi dalla libertà alla


feruitù,& dalla feruitù alla libertà, alcuna n'èíen
za ſangue, alcuna n'è piena. Cap. VII. *
D Ubiteräforfe alcuno,onde nafĉa,che mh.mli്.
1-) nicheffanno dalla vitaliberaalla tirannica, ø,
*
T E R z o. I5t
:' percontrario,alcuna fenefaccia confangue, alcuna ſenza.
備 perche(come per l'hiſtoriefcomprende)infimili variationi
州 alcuna voltafono fati morti infiniti huomini,alcuna volta
岐 non è ſtato ingiuriato alonno,come interuenne nella mutatio
?? ne,chefece Roma da i Rea Conſoli,douenon furono cacciati
፴፫. altri,che i Tarquin fuori della ofenſione di qualunque al
: |
tro.Il che dipende da queſto,perche quello ſtato,chefmuta,
帕 nafe cºn violenza,onan,có perche quando enaſce con vis
º *
lenŘa,conuiene naſca con ingiuria di molti, è neceſſaria poε
nella rouina fue,chegli ingiuriatifvoglino vendicare, ci
da queſto deſiderio di vendettana/ceilfangue, có la morte
M"
|
-
degli huomini. Ma quando quelle fato è cauſato da vno
M commune confentimento d'vna vniuerſalità,che lo hafatto
「" grande,non ha cagione poi quando rouina detta vniuerſali
臧 tà di offendere altri,che il capo.e3 di queſtaforte fu lofato

|
di Romà, có la cacciata de Tarquini,come fu anchorain
Firenzelo ſtato de Medici,che poinelle rouine loro nelmil
呼 le quattrocento nouanta quattro nohfurono offeſi altri, che
effi. Et cofi talemutationi non vengono ad effer moltoperico
;; lofe,mafon benepericoloffime quelle chefonofatte daquel
li,chef hanno a vendicare, lequalifuronofºmpre mai di for
# te,dafare(non chealtro)sbigottire,chi le legge. £t per
* che di queſti eſempi nefon pienele hiſtorie, io le voglio la
#!" fciare indietro. * - -

岐 Chivuole alterarevna Repub. Hebbe confiderare


洲 ikſoggetto di quella Cap. VI1I,
Sfdiſºpradiſcorſo,come vn trifo cittadino non pno
嘯牌
Emale operare in vna Republicache non fia corrotta, la
*
|
quale conchiuſioneffortifiča(oltre alle ragioni, che allhore
- É
:
1 fв в о
fdistono)con l'eſempio di Špurio (asto,é di Manlio Ca
pitolino. իquale Spuro,eſerdo huomo ambitiofo,c-volen“
do pigliare auttorità straordinaria in Roma, cớ guadag
narfila plebe,colfargli molti beneficij,come era di vender
gli quelli campi,che, Romeni haueuano tolti agli Hernici,
fuſcoperta dapadri днејіяfa4 ambitiene,c in tento reca
tt a foſpetto, che parlando egli alpopolo , cº offerendo di
dargli quegli damari,che s’eranoritratti degrani, che il pu
blico hautuafattiventre di Sicilia,altutto gli recusò,paren
do a quello,che Spurio voieſe dare loro alpregio della loro li
bertà. « Mafetalpopolofuſeffato corrotto, non harebbe
rici fato detto prezXo; cºgli harebbe aperta alla tirannide
quella via,chigli chiuſe. Fa molto maggiore eſempio di
queſto e Manlio Capitolino , perche mediante coffutfive
de,quanta virtù d'animo,C3 di corpo 3 quante bhone opere
fatte infanore della patria cancella dipoivna brutta cupidi
tà di regnare:laquale(comefi vede)nacque in cofui per l'
inuidia,ch'egli hauena degli honori,che erano fatti a (a
millo,& venne intenta cecità di mente, chenon penfando
al modo delviuere della città, non estaminando il ſoggettº,
quale e/o hauena nom atto a riceuere anchora trifiaforma,
fi miſse afare tumultiin Roma contra al Senato , est cen
tra alle leggipatrie. Douefi conoſcela perfettione di quel
la città,G-libontà della materia fia,perche nelcafojuonef
funo della nobiltà(anchora cheffino acerrimi diffort l’un
dell'altro)fimofie afluorirlo,ñeßuno deparëtifece impreſa
in fitofauore : c con gli altri accuſati fodeuano comparire
fordidati , veſtiti di nero , tutti meftu per cattare mi
fericordiainfauore dell'accuſato , G con Manlio non fe
nevide alcuno.? tribuni delliplebe,che ſoleuano/emprefa
vorirelecºſº,che pareua veniſinoin besificio delpopolo, c#:
- - quantº
T E R z o. I 52
quanto eranopiu contra a nobiliştätopiu le tirauano innan
Ki,in queſto cafo ff vnnrono co nobili, per opprimere vna
commune peſte. Il popolo di Roma deſiderofiſsimo dell'vti
le proprio,c-amatore delle cofe, che veniuano contra alla ·
nobilità, auenga chefceffea Manlio affaifauori,nondime
no,come itribuni lo citarono,& che rimeſſono la cauſa faa
algiudicio del popolo , quelpopolo diuentato difenſoregiu
dice,ſenza riſpetto alcunolo condennoa morte. Pertanto
ionon credo chefa eſempio in queſta hiſtoria piu atto a mo
ffrare la bontà di tuttigliordini di quella Republica,quanto
è questo, veggendo che nefano di quella città fi moſſe a di
fendere vn cittadino pieno d'ogni virtù,có che publicamēte
ci priuatamente haueua fatte moltiſſime ºpere laudabili:
perche in tatti loro potėpiu l'amore della patria che,nefano
altro riſpetto. c-confiderarono moltopiu a pericoli preſen
ti, che da la dipendeuano, che a meritipaſati, tanto che
con la mortefa efîliberarono. Et Tito Liuio dice: Hunc
exitum habuit vir, nifi in libera ciuitate natus effet,
memorabilis.(icë,Talfine hebbe quell'huomo,certo quãº
do ei nonfoffe nato in città libera, degno di ammiratione.
Douefowo da confiderare due cofe. funa che per altri modi
s'ha a cercare gloria in vna città corrotta, che in vna, che
anchora viua politicamente, l'altra (che è quaſiquelme
defimo, che la prima ) che gli huomini nel proceder loro,
c- tanto piu nell'attioni grandi debbono confiderarei
tempi, & accommedarfi a quelli: cf. coloro, chepercat
tiua elettione, o pernaturale inclinatione fi diſcordano de
tempi, viuono ilpiu delle volte infelici, & hanno cattiuo
eſito l'attioni loro. al contrario l'hanno quelli, chef con
cordano coltempo, cófºnča dubbio perleparolepreallega
tedell'historicoſipuo conchiudere, chefe Manliofuſénate

*.
L- в в о
me tempi di Mario, & di Silla,doue giala materia era cor
rotta,& doue effo harebbe potuto imprimerelaforma della
bitione fue,harebbe haunti quelli medfimt ſeguiti,cfffacceſ
fi,che Mario, & Silla,ggli altri poi, che depò loro alla ti
rannide aſpirarono.Cofi medeſimamenteſe Silla,G. Mario
fustinoſtatine tempi di Manliofarebbero fatitra le pri
meloro impreſe opprefi: per che vn’huomo puo ben comin
ciare con fuai modi, & con faoi triffi terminia corrompere
vnpopolo d'una città: ma egliè impoſibile,che la vita d'vno
baſtia corromperla in modo, che egúmedeſmo nepoſa trar
frutto. cst quando bene efuſe poſibile con lunghezza di
tempo, che lofaceſſe, farebbe impºſsibile, quanto almo
do del procedere degli huominischefºxa impatienti,'c non
Foſſono lungamente diferirevna loropaſione. Appreſſº s'ins
gannano nelle cofe loro, cº in quelle maßimamēte, che defi
aerano affi,talche ºperpocapatienza, o peringannarfºne,
entrerrebbero in imprefacõtra altậpo,et capiterebbero male.
Terò è di biſogno a volerpigliar auttorità in vna Repub. c3
metteruttristaforma, trouare la materia difordinata dal
tempo,G- che apocoароса, сў. digeneratione in generatio
mefifia condotta aldfordine : laqhale vifi conduce di ne
ceſſità,quando ella non fa(come difepra fi diſcorſe) ſpeſſo
rinfreſcata di buoni effempi,o con nuoue leggi ritirata verfo
i princip jfaoi. Sarebbe adunqueſtato CManlio un’huo
moraro,cĵ-memorabile fefaffe nate in vna città corrotta.
Et però debbonoi cittadini, che nelle Repub. fanno alcuna
impreſa o infauore della libertà,o infauore dellatırannide,
confiderare il/aggetto che eglino hanno , c. giudicare de
quella la difficultà dell'impreſeloro:perche tanto è difficile,
cº pericoleſo volerfare libero vn popolo, che vogla viuer
. " - Jerne,
- f : R z o. i;;
frio, quanto è volerfär struo un popolo, the voglia više;
libero. Et perche diſºpraf dice,che gli häomini nell'operatë
debbono confiderare la qualità de tempi,e procedere fesöds
quelli,neparieremo alungo melfiguente Capitolo, a
Come conuiene variare co tempi, volendofempřè
hauer büona fortuna. Cap. IX.
I della
Q ho confiderato più volte,comelicigione dellatriſta;&#
buona fortuna degli huomini è, riſcontrare ilms:
do del procederefuoco tempi: perche efi vede, chefli hhv.
świni nell'opere loro procedono alcuni con impeto, alcuni tëú
riſpetto; & con cautione. Et perche nell'uno, cº nell'altrs
aliqueſti modifpaſſanoi termini connenienti, nonfipotendő
offeruare la vera via,nellunoje nell'altrofferra.4 Maquet:
to viene aderrarmeno, e hauere lafortuna proſpera, thế
riſcontra (come to ho detto ) col/uomodo ultempo, tifemå
premai fi procede, fecondo ti forza la natura. Ciastiné
fa, come Fabio Mafimoprocedena con l'effertitºfus torí
hiſpetto, est cantamente, diſcoſto da ogni impeto; ég đá
ºgni andaria Romana; c3 la buona fortunafece,che que:
ffofae modo rifcontrò bene to tempi: perche effende venutá
«Annibale in Italiagiouine. & con vnafortuna freſca; & .
hauendº gia rotto tipopolo Romand due volte, & effends
quella Republicapriuaquaſi della ſua buona militia,ě sbiá
fattitajnonpotettefortiremigliorfºrt na, che haurreyri
Capitano,ilquale con lafaa tardità, có cautione teneſſe 4
bada ilnemico. Ne anchora Fabio potetteriſcontraretens
pipis cúmuenientia modifaoi, di che nacque, chefuglos
rioſo. Et the Fabio faceſſe queſte pernatura, es non për
élettidse, fivede, the volendo Scipione påfart in e Afrirá
sus quela ſetsiipir *ುguerra:Fabiela tõtradiſſä
ர,
L I в ко
afui, come quello,che nonfipottua/piccare dafstei modi, cº
dalla conſuetudinefna,talchefefefeffato a lui, Annibale
farebbe anchora in Italia,come quello, che non s’auuedane,
che erano mutati i tempi, có che bifognanamutarmodo di
guerra. Et fe Fabiofufeffato Re di Roma, poteuafacil
mente perdere quella guerra: perche non harebbefaputºva
riare colprocederefosſecondo che variano e tempi.ma eff
do nato in vna Republica,doue erano diuerf cittadini, cáº
diuerfihumori,come ella hebbe Fabio,chefuottime ne tem
pi debiti afoftenere la guerra, cofi hebbe poi Scipione netem
pi atti a vincerla. Di qui naſce, che vna Republica ha
maggior vita,est hapiu lungamente buona fortuna, che vn .
prencipato: perche ella pus meglio accommodarſi alla diuer
Jità de tẽperali,perla diuerſità de cittadini, chefono in quel
la, che nonpup vn Prencipe : perche vw’huomo chefia con
fileto aprocedere in vn modo,nonfimuta mai,come è dette,
est conuiene dineceſſità,quandofí mutano itempi disformia
quel/so modo,che rouini. Piero Soderini,altre volte prealle
gato procedeua in tutte le coſefaecon humanità, et patizza,
proſperò egli,est lafaa patria,mentre che i tempi furono con
ormi almodo delprocederfuo.ma come vennero dipoitépi,
doue biſognaua romper la patienza, et l'humilità,nõlo feppe
fare:talche infieme con lafnapatria rouinò. Papa Giuliofee
condo procedette in tutto il tempo delfuo pontificato con im
peto,es confuria,e3-perche i tempi l'accompagnarono bene,
gliriuſcirono lefße impreſe turte. mafe fuffero venuti altri
tëpi, che haueffero ricerco altro configlio,dineceſſitàrouina.
ma: perche non harebbemutatone modo, ne ordine delma
neggiarfi.Etchenoinonci poſſiamomutare, nefono cagione
due cofe,ſuna,che noi non ci poſſiamo opporre a quello, a che
s'inclina la natura, l'altra, che hauendo vno.com vn modo di
procedere proſperato affai, non è poſſibile Rఉche
polja
T r n z o. i 54
þefſafar bene a procedere altrimenti. onde menafé, che ini
vno huomo lafortuna varia:perche ella varia i tempi; g ès
gli non varia i modi, Naſcene anchoralarouina acla cité
tà, per non variarfigliordini delle Repub. co tempi, come
lungamente diſepra diforremme, ma fono piu tarde: perché
le penanopiu a variare,perche bifºgna, che venghino tem
pi, che commouinotutta la Républica a chevn folocol va
riare tlmodo diprocederenon baſta. Et perchenoi habbia.
: mofatto mentione di Fabio e Maffimo, che tenne a badi
Annibale,mipare da difforrere nel Capitolo ſeguente, fe vn
Capitanº, volendo fffligiornata in ogni modo col nemig;
può effere impe che non lafaccia,

Chevn Capitano non può fuggire la giornatåg


: quando l'auuerfario la vuol fare in ognimodo:
- |- Сар. Ké
4

C NeusSulpitius Distator aduerſus Gallosbel=


s \_y lum trahebat, nolens fe fortunæ committere:
aduerſus hoftem,quem tempus deteriorem indics;
& locus alienus faceret. Cioè. Gneº Sulpitio Dittatore
differtua ilfar giornata co Francefi, non volendoperſe a de
frittion di Fortuna contra vn nemico, chc'ltempo et l'effere
melpaeſe d'altruidouexa allagioritata indebolire, et fºrcen
fumare, Quãdo ſeguita vno errore,doue tuttigli huomint, o
la maggior parte singunnino, ionon credo chefia male molte
volte riprouarlo, Pertãto anchora che io babbia diſovrapiu
volte moſtrath,quante lenttioni circa le coſegrandefiano dis
formi a quelle #ghãtithitëpi,nõdimenonõmi parfaperflad
alpresếnte replicarlo: percheféin alcunapartef deuia degli
antichierdini fideuia maſſimamente nelle atrioni militari;
doüe
も" *
alpresíténõèofferuntaalcuna
Ꮡ 2
di quelleántichi
cef; che dagli
erans
L I в ко
erano stimate afai. Et è natoquefo inconueniente perche le
Repub.e3 il Prencipe hanne impoſta quefa cura adalirui,
c- perfuggire ipericoli, ffºro diſcoffati da queſto eſercitio,
c3. ſepurefi vede qualche volta vm Re de tempi nofiri an
dare in pefona,non fi crede però,che da lui nafano altrimos
dı,che meritinº piu laude: perche quello fercitio quädepure
lofanne,lofanns a pompa, est non per alcunaaltra laudabile
cagione. Ture questi fanno mineri errori,riuedendo ilorø
efferciti qualche volta in viſº, tenendo appreſſo di loro il
titolo dell'Imperio, che non fanno le Repub. est maffima
# l'Italiane, le qualifidagdafdelirui, ne s'intendendº
id alcuna coſa di quello,che uerra, (3. dall
altro canto velgdo(per parere d'E rMlTrencipe) deli
berarne, fanno in tale deliberatione mille errori. Et ben
che d'alcuno n'habbia diſcorſo altrºke, voglie alpreſente non
tacerne vno importantiſſimo. Quando queſti Prencipi o
ciofi, o Rep.effeminatemandano fuori vn loro Capitano, la
piu fauia commiſſione, che paia lorº dargli è quandº gľum
pongono, che per alcun modo non vengaa giornata, anzi/G
pra ognico/afi guardidalla zuffa, e#parendo loro inqueffe
imitare la prudenza di Fabiº e Mafimo, che diferende
ilcombattere faluò loftato a Rºmani, non intendono,che la
maggiore parte delle volte quefacēmiſſione è nulla,o è dan
mofă. Perchef debbepigliare queſta concluſiene,chevn Ca
pitano che vogliaffare alla cãpagna,non puòfaggire lagior
mata, qualunq; voltailnemico la vuolefare in ogni modo.
Et non è altro queſtacõmiſſione,che direfàla giornata ape
stadelnimico, est non atua. Perchea volereftare in came
pagna, est non far la giºrnata, non ci è altro rimedief.
curo , che porfi cinquanta miglia al mene difofo al
nimico, est dipoi tenere buone #fie, che venendo quel
lo verſº di te , tu habbi tempo a diſcoſtarti . Ons
FO
T s R z o. I 55 ·
altro partitº ci è; rinchiuderf in vna città, ej ľvno, ej
l'altro di queſti due partiti è dannofiſsimo, Nelprin of laf
eta inpreda il paeſeſuo alnemico, e vno rentipevalente
vorrà pu tosto tentare lafortuna della zuffa,che allungare
laguerra contanto danno defadditi. Neifecondo partito è
la perdita manifeſta, percheconuiene , che riducendoti con
vno eſercito in vna città, tu verga ad efºre affediato, est in
poco tempo patirfume,e venire a deditione,talchefnggire
lagtornata, per queſte due vie è dannofiſſimo; Il modo che
tenne Fabio AMaſsimo diffarere luoghiforti è buono,quan
, do tu haiff virtuoſo effercito, chelnemico non habbia ardi
redt venirtia trghart dentro a tuoi vantaggi, Ne fi puº
dire,che Fabiefiggjëla giornata,ma pintoffo che la volef
fefare afovantaggio. Perchefe • Annibale fuſe ito a tro
uario, Fabio lo harebbe aſpettate,G-fatto giornata fece,ma
Annibale mðardi mai di combattere con lºi a modo ai quel
lo. Tanto che lºgiornatafufuggita coſi d'Annibale, come
da Fabio,mafe vno di loro l'hauffe voluta fare in ºgni mo
do, l'altro non vi hauteua fº non vxo de tre rimedij, i due fo
pradette,o fuggirff. Che queſto ch’o dico, fia vero, fi vede
manifeſtamente con mille eſempi,e} maſsime nella guerra,
che i Romanifeciono con Filippo di Macedonia padre ai
Perfe: perche Filippofendo affaltato da Romani deliberò
non venire allazufa,g; per non vivenire,vollefore prima
come haueuafatto Fabio Maſsimo in Italia,e fi puoſe col
" fue eſercitofoprala/ommità d'vn monte, douefiafforzò afº
fai giudicando che i Romani non haueffero ardre d'andare
a tronarlo,mamandatoui,eſ combattutolo, lo cacciarono di
quelmonte, est eglinon potendo reſiſtere.fifμαι con la meg
gior parte dellegenti, & quel, che lo Jalaờ, che non fie
confumato in tutto,faliniquità delpaefe, laqualfece, che i
Rºmaninonpoteronoſeguirlo. Filippº adunque non vo
-
* |- X 3. lendo
* L і в к е

kądsax zufºrfs effendofpoſto calcampo pref3 astoma


și, fi kebbe afuggire: G hauendo conoſciuto per queſta eſpe
rienza, came non volendo combattere, non gli bäffattaffa
refopra i manti,est nelle terrensa volendorinchiuderfi, dili
teràpigliare l'altro modo, di fare diſcoſto molte miglia el
panpo Komano. Onde, fei Rºmanierano in vna prouin
cia, gliſestandaua nell'altra, c; coffempre, donde i Ko:
manipartiuano, effo entraua,cá veggendo alfixe come nell’
allungare la guerra perquefia via,le fue conditionipeggiora
wana, e che ifuai foggetti bora da lui, hora da nemici
erano oppreſi,deliberò di tentare lafortuna della zuffa, C#:
rofi venne co Romani advna giornatagiuffa, Evtile adun
que non combattere,quandogli efferciti hanno queffecondi
3:oni, che hauena l'effercito di Fabio, e che hora ha quello
digneo Sulpitio, cioè, hauere vwo ejercito fi buono, che't
nemicanonardifca venirti a trouare dentro alle fortezze
rue, e che ilmemicofia in caſa tua ſenza bauere preſº mol.
zopie,doue ei pati/caneceſsità delviuere, & è in queſto cafº
šlpartito vtile per le ragioni, che dice Tito Liuio. Nolens
fe fortunæ committere aduerſus hoftem, quem
tempus deteriorem indies,& locus alienus faceret:
Main ogni altro termine non fi puo fuggire la giornata fe
non contuo diſhonore, g-pericolo: perche鬆(comefe
ce Filippo)è come effere rotto,est con piu vergogna, quanta
menos’èfattopruoua della tua virtù. Etfalui riuſcì fal
starfi,non riuſcirebbe advn'altra, che nomfufe aiutato dal
paeſe, come egli. Che «Annibalenonfuſe maeſtro diguer
ra, nefuno mai non lo dirà, effendo all'incentro di Scipions
in Africafeegli haueffe veduto vantaggio in allungare la
guerra, egli l'harebbefatto, & parauentura (effendo huen
Capitano, est hauendo buona eſercito) l'harebbe potutofa
re, comefeçe Fabiain Italia, ma non l'hauenda } fi
- - - - , - -- - - - - - άκθές
- - Тв к z o - 156
debbe credere, che qualche cagione importante lo moueffe:
perchevn Prencipe, che habbia vno effercito meſſo infemë,
cý vegga,che perafetto di danari, o d'amiciei non pno re
nere lungamente tale effercito, è matto al tutto,fe non ten
ialafortuna,innanzi che tale effercitofi habbia a riſºluere,
perche aſpettando eiperde alcerto, tentando potrebbe vince
re. Un'altra coſa ci è anchora da ſtimareaſai, laquale è che
fidebbe (etiandio perdendo) volere acquiſtaregoria, & pine
gloriafi ha adeſervinto perforza che per altro incanuenien
te, che t'babbiafatto peraere. Si che Annibale doucua effer
coffretto da queſte neceſsità,es dall'altro canto Scipione,qiță
do e Annibale hauefje differita lagiornata, & non gli fuſe
baſtato l'animo d'andario atrouare ne luoghiforti nõpatina
perhauer digia vinto Siface, est- #;
tante terrein
Africa, che vi poteua ſtareficuro, e con commodità, come
in Italia.Ilche non interueniua ad «Annibale, quando era
allincontro di Fabio,nea questi Francioſi, ch'erano all'in
cºntro di Sulpitio, tanto meno anchora fuofuggire la gier
nata colui, che con l'eſercito affalta il paeſe altrui, percke.
Je è vuole entrarenelpaeſe delnemico, gli conuiene (quanda
ilnemicafe glifaccia incontroj#feco: es fefipone
4 campo advnaterra,fi obliga tantopiuala Kuffa: come
netempi noſtri interuenne al Duca Carlo di Borgogna, che
effendo a campo a Moratto,terrade Suizzeri,fi da Suiz
zeri aſfaltato, es rotto : est come interuenne all'eſercito di
Francia, che campeggiando Nguara, fu medeſ mamentº
da Suizzeri rotto, º - - - -

Chechiha afare con affianchora che fia inferic


respur che posta foſtenerei primi impeti,vince.
* * Cap. X I,
• . - - - * -

· · * *· * * \$. ***
x ، : ‫مة‬
L і в кр -

Apotenza de Tribunidella plehenella città di Rems


- fu grande, est funeceſſºria, come molte volte da motè.
fiata diſcorſo z perche altrumenti non fi farebbe potato par
frengalam:hitione della nobilità, quale harebbe molto tem
pạinnanzi correttaquella Republica cheella nöf corruppe;
vandimenº perche in ºgnicoſa (cºme altre volteſi è detto)
è nafçoſo qualche proprio male,chefafuggirenuout acciden
ți,èneceſſario a quefficen nuoui ordinipręuedere, Effende
pertanto diuenuta la auttarità tribunitig infolente, & før
eşidabile alla nobilità, & a tutta Rama, ene farebbe sąta
qualche inconueniente danneſº alla libertà Romana fe da
· Appia Claudio nonfuſeffats moſtrato ilmodo: col quale f
hauetano a difendere contra all'ambitione de Tribuni : tl
qualefu, che trouarono ſempre tra loro qualch’uno, che fulle
ºpauroß, ocºrruttibile,oamatore del commun bene.talmã
te che lo atstoneuano ad opporfalla volontà di quelli altri,
çhe volefino tirareinnanzi alcuna deliberatione contra alla
walontà del Senata. Ilqualerimediofavn grande tempera
peatoa tanta auttorità e perniolti tempi giphòa Kona.
Jaqualcoſa m'ha fatto confiderare,che qualunque volta e"
ſouaxaltipotenti vniti contra advn’altro poterte, anchora
che tutti inſiemefữno molto piupetenti di quellonensimena
fidebbefempreſperare piu in quello/Slo,e meno ##မ္ဘီ)
çhe in quelli affas,anchora chegagliardıßimi: perche(lafia
ando {. tutte quelle coſe, delle quali vn foloſipho più, che
svalti preualere chefonainfinite) ſempre ºccurrerà qà#o,
che potrà, fando vn poco d'induſtria, difunire gli affai, &
quel corpo,cheragagliardo,far debale. Io nonvoglio in qạe«
#aaddurreantichieſempi, chefe nefarebbonº affai, ma vg
ջեց mi baffinai moderni,ſeguitine tempiņoſtri, Congių
rànelmillequattrocentºoriantaquattro tutta Italia Fºn
*44 Pinitiani, c# poi che ſiia tuttº erano perfi, c::
. * * * * ಕಣ್ಣ
ТЕ к z o . If7
pon poteuanofare piu con l'effercito in campagna, corrups
pono ilfignar Lodouico, chegouernaua Milano, & perta-
le corruttione fecionovno accordo, nel quale non folamente
rahebbano le terre perſe, mavfarparono parte dello ſtato di
Ferrara, e coficoloro, che perdeuano nella guerra, re
Atarono/aperiorinella pace. Pochianni/ono congiurò con
tra a Francia tutto ilmondo, nondimeno auanti chef ve
deſſe il fine della guerra, Spagna fi ribellò da confederati,
& fece accordofeco, in modo che gli altri confederati furo
no rostretti poco di poiascordarfianchora ef. Talchefen
za dubbiofi debbe ſempre mái fare giudicio, quando ef
vede vna guerra moſa da molti contra ad vno, che quello
vno habbia a refarfuperiore,quandofia di tale virià, che
poſſºffenere i primiimpeti, & col tempo reggerfi affet
tare tempo,perche qãndo enonfuſeeofi.porterebbe millepe
ricoli,come interuenne a Vinitiani nell'otto,i qualife haueffº ·
ropotuto temporeggiare con lo eſfèrcito Francioſº,e; hauere
tếpo aguadagnarfi alcuni di quelli,chegli erano collegati că
tra,harebbono fuggita quella rouina:ma non hauēdsvirtuo
fe armi da potere temporeggiare il nemico, cº per queſte
non hauendo haunto tempo afepararne alcuno, rouinaronos
perchef vide,,chel Papa, rihauuto che gli hebbe le ceſsfue,
fifece lorº amico est cof Spagna, est. moito volontieri lºvno,
& l'altro di queſti due Prencipi harebbon faluato loro ls
fata di Lombardia contra a Francia, permon lºfarefi grã
de in Italiafegii haueßinopotuto.Poteuano adunque i Di
nitiani dareparte perfaluareilreſto,ilche ſe loro baueßins
fatte in tempo, che pareſe,che ella honffeffata neceſsità,
e innanzia moti della guerra, era feußimo partito,main
Ja motiera vituperofo, : perauentura dipocoprofitto, ma
innan Ki atali moti, pochi in Dinegia de cittadini potenas
no vedere il, pericolo,
’ pochißimi vedere il rimedio,
i * . пеfите&:
* - : L I в ко
wefano configliarlo. L74a 艙 tornare al principio di
queſto diſcorſo, conchiudo, che cof come il Senato Ro
mano hebberimedio per lafalute della patria contra allam
bitione de tribuni, per effere molti, cofi hara rimedio qua
lanque Prencipe,che fia aſfaltato da molti,qualunque volt4
ei fappia con prudenza vfare termini conuenienti a diſu
nirgli. - ·
|
comencapitanoprudentedebbeïmporre ogni
neceſsità di combattere a fuoi ſoldati, & a qüel
- lide nemici tuorla. Cap. XII. ,,
c. : · - - - -

A: vºlte habbiamo diſcorſº, quanto fia vtile ale


humane attienila neceſsità & a qualglor:a fianoffa
te condotte daquella,es core d'alcuni morali filoſofi è ſta- .
ro/critto lemani, & lalingna degli huomini,due nobiliſimi
infrumentia nobilitarlo, non harebbero operato perfetta
mente, necondotteľspere humane a quella altezza, chef
veggonocõdottte,ſedallaneceſsità non fugerefþinte. Effen
do conoſciuta adunquedagli antichi Capitani degli eſerci
tila virtù di taleneceſità,e quantºperquella gli animide
foldatidiuentauano estinatial combattere, facename ogni
ºpera, percheifoldati fufino soffrettida quella. Et dall'al
traparte vfanano ogni industria,perche i zemici ſe ne libe
raffino. ø per : molte volteaperſºno al nemico quel
la via, che estigli poteuana chiudere,est a faoi foldati prº
prijchiuſonº quella, chepstenano laſciare aperta. Quella
edunque,che deſidera, oche vna cittàfi difenda oſtinata
mente oche vnaeffercito in campagna oftinatamente cöbat
ta, debbe/ºpra ogni altra coſaingegnarfi di mettere nepet
tidichi ha a combattere taleneceſsità, Ondevn Capitanº
prudente,chekaueſe adandare advna eſpugnatione аъли
* : ---- gittá
Тв к z o 1,8 ,
eitià,debbe mifrare lafacilità,o la difficultà destefpugnar
la,dalconoſcere,e conſiderare quale neceſſità coffringa g#.
habitatori di quella a difenderfi, & quando v troui aſjasne
ceſſità,che gli coffringaalla diffagindichilaſpugnatione dif
ficile,altrimenti facile. Di qui naſce, che le terre
dopò la ribellionefonopiu difficiliadacquiſtare, che elle nou
fono nel primo acquiſto, perche nel principio non hauendo
cagione di temer di pena, pernon hauere offeſofiarrendono
facilmente,maparendo loro(efendoſi dipoiribellate)hauere
effe,eper questo temendo lapenagdiuentano difficileadef.
fere ispugnăte. Naſce anchora tale offinatione da natu
rali odij, che hanne i Prencipi vicini,est le Republiche vici
nelºvno con l'altro,ilcheprocede d'ambitionedi dominare,
ci gelofia dellorofato, majimamentefellefono Republi
fheicome interuienein Toſcana,laqualegara est contentio
ne ha fatto , ci farà fempre difficile la eſpagnatione ľvna
dell'altra. Per tanto chi confidera bene i vicini della cit.
tà di Firenze,e ivicini della città di Vinegia,nonfimera
miglierà (come moltifanno)che Firenze habbia piu ſpeſo nel
leguerre, & acquistato meno di Dinegia, perche tutto naf:
se da non hauere hauuto i Yinitiani leterre vicinefi offinate
alla difeſa,quantº ha hauuto Firenze,per effere ſtate tutte
le cittadi vicine a Dinegia vſe aviuere ſotto vno Prencipe,
&non libere,e quelli chefsno conſueti a feruire, ſtimano
molte voke poca ilmutarepatrone,anzi molte volte lo defi
derano.Talche Vinegia(benche habbia hauuti i vicini piu
potenti,che Firenze)per hauere trouate le terre meno oftina
te,le ha potuto piutoffo vincere,che non hafatto quella ef.
Jendo circondata da città tutte libere. Debbe adunque un
Capitano(per tornareal primº diſcorſº) quando egli aſfalta
vna terra , con ogni diligenza ingegnarfi dilenarea di
fenſºri diquella tale
- - - *
#႔မ်ိဳ႕ per confequenza tale
v *
offi
natione,
-* L ї в ко
natione,promettendo perdono, fe egli hanno panra dellape
its et/º gli haueffino paura della libertà , moſtraredi
momandare contra al commune bene , ma contra a pochi
ambitioſi della città,laquale coſa molte volte ha facilitator
impreſe, & eſpagnationi selle terre. Et benche ſimul colori
fianofacilmente conoſciuti, 3 mafimamente daglihuºmi
nsprudenti,nendimene vifonofpefqingannati i popoli, qua
k cupidi della preſente pace,chinggonogh occhia qualunque
altra laccio,che/ottole larghe promefefitendeſſe. Et perque
ffa via infinite città ſono diuentatejerne,come interuenne«
Firen Ke ne profimi tempi,& come interuenne a (Gafà,6%
allo eſercitojao ulqualeanchora che conºſceſſe le vane pre
meſë de Parthi léquali eranofatte pertor via laneceſſità4
faoi ſºldati del difenderfynondimenană potette tenerli oft
nati,acciecati dalle offerte della pace,che eranofatto loroda
krºnemici,comefi vede particolarmēte,leggendo la vita di
quello. Dicopertanto,hauendo a Sannitifuori della çöwentie
pe dell'accardo per l'ambitione di pochi corſº,c predatofº
prai campi de cöfederati Rºmani, cº hauendo dipoi man
dati ambaſciadori a Romaachiederpace,oferendo diresti
taire le coſe predate,ci di dareprigionigliauttori de tumal
ticó della predafurono ributtari da Romanı,G-ritornatia
Samnioſenzafperanza d'accordo.Claudio Pontio (apitanº
allhora dello effercito de Sanniti cã vnafua notabile oratio
nemostrò cºme i Romanivoleuano in ogni modo guerra.cº.
éếche per lorofi deſideraffe lapace, la neceſſità glifactuaß
guire la guerra dicẽdº queſte parole. Iuſtum eſt bellum,
quibus neceſſarium; & pia arma,quibus niſiin ar
mis ſpes eft(ioè.Guſtamente prende vnaguerra colui, a
cui ella è neceſſaria, & piamentele arme chi maltro, che *
quellenon ha speranza:Sopralaqnale neceſità eglifondsee
faoi/oldatilaſperanza della vittoria. Et per non hauere, à
* - fºre
тикzo 159
tornarepiufpraquestamateria,mipare diaddurui quelli
eſempi Romani,che/onopiu degni diannotatiore. Era Caie
„Mentiº con l'eſercito all'incontro de Veienti, & effendo
arte ael'eſercito Veientano entrato dentro agli fieccati di
Manilio,rorfe e Manilio convnabandaalföccorſodiquel
lire perche i Veienti non potefsinofaluarfi,otcupò tutti gli
aditi delcampo:onde veggendoßsteienti rinchiuſ, co
minciarono a cöbattere con tantarabbia,che egli amazza
rono Manillo,G barebbero tutto il refie de Romani oppref:
faſe dallsprudentad'vno Tribuno mēfaffe ſtato lero aperia
la visedandarfene.Douefi vede,remementre la neceſsità
coffrinfe i Veienti a combattere,ecombatteronoferociſsima
mente: ma quando viddero aperta la via , penſarono piu 4
fuggire,chea combattere.Erano entratii Volſci est gli Equi
con gli eſerciti loro ne confini Romani.mandaröfi loro all'in
contro • Conſoli,talche neltrauagliare la zuffa,l'effercito de
Delci, delquale era capo Wettis Meſcio,fi trouò ad vn trat
to rinchuufo tra liffectatistoi occupati da Romani, e l’al
tro eſercito Romano,eſ veggendo,come gli bifagnaua o mo
rire,ofarfi la vis col ferre , diffe a fuoi foldatiqueſtepaz
role. Ite mecum, non murus nec vallum,armati ar
matis obſtant,virtute pares, quæ vitimũ, ac maxi
mum telum eſt,neceſsitate ſuperiores eftis. (ioè.Ve
mite meco;che ne muro,ne riparo alcuno ma in emici s'oppon
genoa nemici. Doiſteegel divalºre, ma (che è l'viima
có la maggiere arma)laneceſsità vifa ſuperiori. Siche que
ffa neceſsità è chiamata daTito Liuio vltimű ac maximű
telű.Camillo prudentiſsimo di tutti i Capitani Romani,eſen
do gia detrosella città de Deienticol fuoeſercito , perfici
litare il pigliare quella,es torre anemici vna vltimaneceſi
tà di difenderfi, comanaò in modo, che i Deienti vdrvne,
ன்சாயிகச்
- *
'; quelli,chefufino diſarmati : tal che
- - gitta
* L : » « o
gittate l'armiin terra fi preſe quella città quaſi ſenza fan
gue. Il quale modofu dipoida molti (apitanioffernato.

Doue fiapiu da confidarė,oin.vn buon Capitano;


che habbia l'effercito debole,o in vn buono effer
cito,che habbíail Capitano debole. Gap. xiii.
E:: diuentato Coriolano tfale di Roma, fene andò
sa Golfci, done contrattò vno effercito per vendicarf
rontra a faoi cittadini,ſe ne venne a Roma; donde dipoi f
partì piu per la pietà dellafaa madre,che per leforze de Ko
mani,Sopra il quale luogo Tito Liuio dice,eſſerfi per queſto
conoſciuto,come la republica Romana crebbepin perla vir
tà de Capitani, che de ſºldati,confideratê come i Volſciper
fadrieto eranoffati vinti,e folo poi haueuane vinto, che
(oriolanofuloro Capitano. Et benche Liuio tenga tale
opinione,nondimenofivede in molti luoghi dellafua hiſtoria
la virtù deſoldatiſenza Capitano hauerfatte marauglioſe
pruoue,c effereftati piu ordinati,& pinferocidopò la mør
te de Conſºli loro,cheinnan Kiche moriffine , come occorſº
nell'eſercito,chei Rºmani haueuano in Ispagna fotto gli
Scipioni:ilquale morts i duoi ſapitani,potè cen la virtù ħa
non folamentefalusrefefeffo, ma vincere il nemico,e3-con
feruare quella prouinciaalla Republica, talche diſcorrends
tuttosſi troueranno molti eſempişdsuefolola virtù defoldati
barà vinto la giornata,a molti altri,doue fºlo la virtù de
Capitani harà fatto il medeſimo effetto. In modo che
fpuo giudicare , che l’vno habbia, biſogno dell'altro:
c5- l'altro dell’vno, Ecci bene da confiderare prima, qual
fiațiu da temere,o ďvno buono eſercito male {:
res º dºvno buona (pitane accompagnato da sattius
фr
* - T E R 2 ở . .; 68

vffercito. Etſeguendo in queſto l'opinione di Cefarefdeb


effimare poco l'uno,est l'altro: perche andando egliin Iþ4
contraad Afranie, G- Petreio,che haueuane vn buong
effereitº,diffe chegli ſtimaua poco, Quia ibat ad exerci
tum fine duce cioè. Perche egliandaua a eſercito priue
di Capitano, e Moſtrando la debolezza de Capitani:
Alcontrario qnando andò in Thefaglia contra Pompeio,
diffe. Vado ad ducem fine exercitu. Cioè. Öo a
Capitanº prino dieſercito. Puofficenſiderarevn'altra coſa,
squale è più facile,o advno buono Capitanofare vn buono
eſfèrcito,o advno buono effercito fare vno buono Capitano.
Sopra che dico,chetale queſtione pare deciſa:perche piufa
cilmente nºolti buoni troueranno, o infruiranno vno tante
che diuenti buono, che non farà vno molti. Lucullo
quandofumandatº contra as Mithridate,era altutto in
eſperto dallaguerra: nondimeno quelbuono effercito, doue
erano affiti ottimi (api, lo feciono tejto vn buon Capitano:
Armarono i Komani per difetto d'huominiaſſai ferui, & gli
dierono ad eſercitare a Sempronio Gracco, ilquale in poco
tempo fece vn buone effercito. Pelopida,es Epaminonda(co
mealtroue dicemmo)poi chegli hebbero tratta Thebe loro
patria dellaſeruità degli Spartani, inpocotempofeciono de
contadini Thebant foldati ottimi,che poterono nonfolamē:
te/oftenere la milltia Spartanama vincerla,fiche la coſaè
pari:perche l’vno buono puo trouare l'altro, nondimeno vn
effercito buonofenza capo buonofiole diuentare infalente,c
pericolofo, come diuentò l'eſercito die Macedonia dopà le
morte d'Aleſſandro,es come erano i foldati veterani nelle
guerre ciuili. Tanto cheio credo, chefapiu da confidare
afai in vn Capitano, che habbia tempo ainſtruire huomi
ni,ơi cõnoătădarmºglichein vnº eſercito infºlente con
vno Capetumultuario fatto da lui. Però è da. ச
L i s R o - |

tegºria.&l, lande aquelli Capitani ; che nºnſºlamfºtº


binne hanatoa vinrere ilmemico:ma prima che venghinº
ademani con quello,è conuenuto loro ammaeffrar l'effereit:
progfrisónomo persheinqueſtiſ meſtra doppia virtà
est tants rara,chefe talefatica fuſeſtata data a molti s ne
farebbere ftimati 3 & riputati meno affai ; che non
0729, |- |

téinuentioninuoue, che apparifcono nel mezzo


dellazuffa, & le voci nuouesche fi odono, quali
effetti facciano. Cap. XIIII · ·
D iquantemomentofaneconfitti, & nelle zuffe vi
nous accidente, che naſcapercofa 3 che dinuouef
vegga,º odasf dimoſtrain agai luoghi, & maſsimamente
perqueſto efempio,che occorſe nellaz"fache í Romanifeá
eeroce voici, Doue Quintio veggendº inclinare "de
cornidelfo effercito,cominciò agradarforte,che egli festi
nefald:perche l'altro corne dell'eſercitº era vittorioſo, con
ugualparola hauendo datº animº a faºi: sbigotttimento
a hemici,vinſe. Etfetali vociin vnº effercito bene ordi
matefanno efettigrandisin vno tumultuariº:G male ordi-,
matoghfan “grandistimi : perche altutto è meſº dafimi
ventº. Io më voglio addurre vndeſempioneta bile occorſº
menostritempi. Erala città di Peragia, pochianni/ºnºs
diuiſin due parti, Oddseff Baglion"; queſti regneuanos
quelli eraneefali, iquali hauendo;mediante loro amici ragus
hatº effereito, c. ridottiſiin alcuna loro terra prºpinque º
Perugia colfauore dellapartevnamente entrarºnº: quella
sittà;&fensaegereſcopertisſenevenimane per fºgliare 4
puxgg perche queia cittàiniàtuitiitanti :::::::
աուրանալու żbarratajbautinnöle**
* dastahtả
T E R z ö. i ốf
dauantivno, che convnamazzaferratarompeuaiferiami
di quelle, accioche i canallipotefjeropaffare, & reſianaogű
a rompere folo quella,che sboccana in ptakża,G- effendo gid
leuato il romore alle armt,é effendo colui,che rompeus, opa
preſſo dalls turbache gli ventua dietro, nepotendo per que
ffo alzare bene le braccia per rompere, perpotenfimaneggia
re, gli venne detto,fateui indietro, la qual voce andando di
grado in grado,dicendo a dietro, convinciò afar fuggiregli
vltimi,G, di mane in wano gli altri con tanta furta, che per
lors medfimifruppono. Et cofreſtò vano il difºgao degli
Oddi per cagiºne di fidebole accidcnte. Doue e da tonfi
d rare, che nºn tanto gli ordini in vno effercitofono néceſſa
riper potere ordinatamente combattere, quanto perche ogni
minimo accidente non ti difordini: : non per altro le
moltitudini pºpolarifono difutili per la guerra, fe non perche
ogni rumore,ºgºj voce;Egnifirepito gli altera, eż fºglifig=
gire. Et però vn buon Capitano,tragli altrifuot ordını,debbé
ordinare,chifono quelli che habbiano a pigliare la ſua vece,
cº rimetterla ad altri, & affaefare ifuot ſoldati,che nö.cre
dinofe non a quelliſuoi capi,che non dichino/enõ quelchedá
lui è commeſſo: perche non offeruata bene queſta parte, fiể
vifto molte volte hauerefatti difordiri grandiffimi. Quanto
alvedere cofenuoue,debbe ogni Capitano ingegnarfi difarné
apparire alcuna,mſtre chegli efferciti/ono alle mani,che diá
animo afitoi,cf. tolgalo a nemiti,perche tra gli accidenti,che
ti dannola vittoria,queſto è efficacißimo. Di chefe me puo
addurre perteſtimonio Gnes Sulpitio Dittatore Romano,
il quale venendo agiornata co Francioſi, armò tutti i/acco
manni,&-gente vile delcampo: est quellefattifalire/opra i
muli,est altrifomieri con armi,& inſegne da pareregente a
tahallo, gli miffe dietro a vn colle,et tomãdò,che advn/egno
* datoneltempo,che la KufaFಿgagliarddafi#
*
**** #
L 1 в к о
es moſtraffenfianemici, laqualcoſa cofordinata, es fatta,
dette tanto terrore a Francioſi, cheferderono lagiornata
Et però vn buon Capitano debbefare due coſe, l'una dive
dere con alcune di queſte nuoue inuētioni di sbigottireilne
mico: l'altra diffare preparato, che effendo fatte dal nemica
contra dilsi, le peſſa foprire, ej fargliele tornar vane,come
feceil Re d'India a Semiramis. La quale veggẽdo come quel
Re hauewa buõnumere d'Elefanti,per sbigotiirls,et per mo
ffrargli, che anchora effa n'era copioſa, neformò affai com .
cuoio di bufali,cº di vacche,& quelli meſſiſopra i cammeli,
limandò dauantisma conoſciuto dal Re linganno, le tornò
quelfuo diſegno,non folamente vanoma dannofs. Era Ma
merco Dittatore contra a Fidenati, i quali per sbigottire l
effercito Romano,ºrdinarono,che in fu l'ardore della zuffa
vfciffe fuor di Fidene vn numero de foldati co fuochi in fu le
lance, accioche i Romani occupati dallanouità della coſa,
rompefino tra effiglrørdini,Sopra che è da notare,che quã
do tali inuentioni hanno piu delvero,che delfintofipuo bene
alhora rappreſentarle agli huominiperche hauëdo affai del
gagliardo, non fipuo ſcoprire cof preſto la debolezza loro.
ma quando elle hannopiu delfinto,che delvero,è bene o non
lefare,o facendole,tenerle difcofio di qualità,che non poſsino
effre cost preſto ſcopertę, tomefetegneo Sulpitio demulat
tieri: perche quando vi è dentro debolezza, appreſſandoff,
ellefi/caepronotoſto,est tifanno danno,c; non fauore,come
feciono gli Elefanti «Semiramis, cº a Fidenati ifuvchi, i
quali benche nelprincipio turbaffinovnpoco l'effercito,nãdi
meno come e/oprauenne il Dittatore,es cominciò a (gridar
gli dicendo,che non fi vergognanano afuggire ilfums, come
le Pechie, e che douefino riuoltarfalloro , gridanao.
Suis stammis delete Fidenas, quas veſtris benefis
cijs placare non potuiſtis (ioè, Procurate di eftinguers
- i Fis
* T B R z ø. τόα
#Fideraticolfuocº loro, poi che möglihauetepºtutoplacaré
eo vostrebenefici. Tornò quellotronato a Fidenatinutiles
est restaronoperditori della Kufa.
Chevno,& nôn molti fiano prepoſtiad ynơefera
cito,& come i piu comandatori offendono.
Cap, X V.
E SEhdostribellati i Fidenati, G. hauendo mðrto quellá
La colonia, che i Romani hatteuano mandata in Fidene,
crearono i Romani,per rimediarea queſto inſulto, quattro
Tribuni, conpodeſtà (onſolare; de qualilaſciatone vno alls
gnardia di Roma,ne mandarono tre contra a Fidenati, est
å Deienti, quali per effer diuifi tra loro, cº difuniti, neris
portarono diſhonare, & non danno:perche deldiſhonorene
urone cagione effi,del non riceuere danno ne fu cagione ls
virtù deſoldati. Ondei Romani veggendo queſto difordi- .
ne,ricorſono alla creatione del Dittatore,acciò che vn/olori=
* ordinaßequello, che tre haneuºno difordinato. Ondef toz
|4 mo/ĉeľnutilita di molti comãdatori in vno effercito,o in vna
rerra,che s’habbia à difendere: G Tito Liuio non lapuò
iu chiaramente dire,che con l'infrastritte parole: „Tres
監 poteſtate Confulari documento fuere,
quam plurium Imperium bello inutile effet: ten
dendo ad fua quiſque concilia,cum alijaliud vides
retur,àperuerunt ad occafionem locum hofti Cioè.
Tre Tribuni conpodeſtà Conſolare ei infºgnarono, che inu
til coſa è nella guerra hauer molti (apitani : perche faº
cendo claffumo diuerfi partiti,cº-parendogli a tutti, che't
flo fuſe migliore . Et benche questo fa affai eſempiº
a preuare il diſºrdine, che fanno nella guerra i piucsms
** ふず
L і в к о -

mandatori, ne voglio addurre alcuno altro,c} modernº, cº


antico,permaggiore dichiaratione. Nelmille G. cinque cẽ
to,dopo la ripreſa,chefece il Re di Frãcia Luigi duodecimo
di s Milano, mandò le fue gentia Piſa,perrestituirla a Fioe
rentini, dane furono mandati commefarij Giouanbattıfta
Kidolfi,G.: Luca d'Antonio degli e AlbiŘzi,Ɛt perche gio
uanbattista era huomo di riputatione, cớ di tipo, Lucala
fºtaua al tuttogeuernare ogni ceſa a lui,c fe egli non dimo
fraua lafa ambitione con opporfigli,la dimostraua colta
cere,ci con lo ſtraccurare, & vilipendere ogni cofa in modo,
che non aiutana l'attioni del căpone con l'opere, ne colchffe
glio,come/efuſeſtato huomo di nefuno momento. e 74afi
videpoi tutto il contrario,quando Giovanhattista,per certo
accidētefguito,(en’hebbe a tornare a Firenze, doue Luca
rimaſº folo dimostrò, quanto cõl’induſtrii, c; con ilcõfiglio
valeua. Le qualitutte coſe,mentre vifu la compagnia,erano ·
perdute. Doglie dinuouo adurre,în cỡfºrmatione di queſto le
parole di Tito Liuio,il quale referendo,come eſſendo mãda
to da Romani contra agli Equi Quintie » có Agrippafao
collega, Agrippa volle, chetutta läminiſtratione della guere
rafaffe appreſſo a Quintio, et dice; Saluberrimum in ad
miniſtratione magnarum rerum eſt, fumimam Im
perijapud vnum effe, (ici. Nelmaneggio dellegrandi
impreſe è coſa vtiliſſima commetterla ſomma delgouernarle
advn folo.Alcheè contrario a quello,che hoggifanno queste
noffre Republiche G. Prencipi di mandarene luoghi, per
ministrarle meglio,piu d'un commeſſario, & piu d'un cape,il
chefavna ineſtimabile confuſione,c-feficercafe la cagione
della rouina degli efferciti Italiani, & Franciof nenofri
tempi, fi trouerebbe, la principalifima cagione effere
fata queſta, est puoffi conchiudere veramente, come gli s
-
megliº
T E R z o. * 162
M
megliomandare in vna eſpeditionevn’huomofolo di comm
nale prudenKa,che duoi valentifimi huomini inſieme con l
medeſimaauttoritá. - --

Che la veravirtu fi va ne tempi difficilia trouare,


& ne tempi facili non gli huomini virtuofi, ma
quelli, cheperricchezze o per parentado pre
uagliono,hanno piu gratia. Cap, XVI.
- -
- - - *

E glifu/empre, & ſempreριάκι,gli buminigrandi,


L &rari in vna Rep. ne tempi pacifichifono hauuti in
pocaffirma:perche per l'inuidia,che s'ha tiratodietrolaripu
tatione,che la virtù defi ha dato loro,fi trouano in talitếpi
aßai cittadini, che vogliono,nõeffer loro eguali, ma effer loro
fuperiori;edi queste n'èvn luogo buono in Thucidide hiſto
ricogreco,ilquale moſtra,come effendo la Rep. Athenieſeri
mafafuperiore ne la guerra Peloponeſiaca,& hauếdofrena
to l'orgoglio degli Spartani,ơ quafifattomeſſa tuttalagre
cias/afein tantariputatione, che ella diſegnò di occupare la
Sicilia. Denne queſta impreſa in diſputain e Athene: e Al
cibiade,ơ qualch'altro cittadino cỡfigliauano,che ellafifa
ceste,come quelli,chepenfandopoco albene publicopēfauanº
all'honore loro, diſegnãdo effer capi di tale impreſa. Ma Ni
cia,che erailprimotra i riputati d'Athene,la diffitadenaret
la maggiorragione che nelconcionareal popolo 3 perche gli
faffepreſtatofede,adduceste fu quefa.checonfigliando eſse,
che nonffaceßequesta guerra,ei configliana cofa; che non
faceuaperlui,perche ſtando Athene in pace, ſapeue, come
verano infiniti cittadini, che gli volenano andare innan
zi mafacendoſiguerra,Japeua cheneßuno cittadino gle/a
rebbefºperiºre; eguale. Üedefper tãto,comenelle Ripub à .
* * ** - -* *- *- * * * * * * * * *** r: # 3 : * ***ศูนยุto
|
- I, I в к о *

questodiſºrdine, difare poca finade valenti huºminine


tempi quieti,la qualcoſa glifa indegnare in due modi, l'un
pervederfi mãear delgrado loro,ſakrepervederffarecipa:
gui,cſaperiori huomini indegni,có dimanco/ufficienza di
oro, ilquale diſordine nelle Repuh ha cauſato di molte roui
ne: perche quelli cittadini, che immeritamente fi veggene
fþreŘzare, cớ canofono, ch'ene/ono cagione i tempfacili,
c3. non perisalofi, s’ingegnano di turbangli, mouendo nuoue
guerrein pregiudiciadella Republica . . Et penſando quali
poteſino estere i rimedij, ce ne truous due, l'uno mantenere
* cittadinipoueri, accio che con le riccheKzeſenza virtù në
poteffino corrãperene effine altri. faltro di ordinarfın mode
allagherra, chefemprefi poteſefarguerra,c) ſempre s’ha
weſebiſºgno de cittadiniriputati, come fe Koma ne faoi
primitempi, perche tenendofuori quella città fempre ef
Jerciti, ſempre v'era luogo alla virtù deglihuomini,nefî pº
teua torre ilgrado advn,chelo meritafſe,est darla adva’al,
tro, che non loweritaffe : perchefe pure lofaceua qualche
volta per errore, o per prauare, neſeguiua tefietanto fue
diſºrdine, cº pericolo, che ella ritornașa fábitº nelle
vera via. ma l'altre Republiche che non ſºno ordinate,
come quella, cớ chefannoſolo guerra, quando la neceſ
fitá le coffringe, won fi poſſono difendere da tale incon
ueniente, anzifempre vi correranno dentrº, C# ſemprene
naſcerà diſordine quando quel cittadino negletto,cf. virtuoo -
fofia vendicatiuocº habbianella città qualcheriputatione,
có adherenza,c la città di Roma vm tempofene difeſe. c4
quellaãchora(poiche l'hebbe vinta Carthagineạg:Antio
cha,come altrouefidiſſe mõtemřdopiu diguerra)parenape
tercömettere gli effereitià qualunq; la voleua, non riguar
v
&#aatдназивутйанага файrequaliticleft
.
நீங்
gºatia
T E R z o, . . 164
gratianelpopolo per chef vede,che Paolo Emilio hebbepis
volte la repulſa nelconſolato, nefu prima fatto (onfalo, che
fargeſelaguerra Macedonisa;aqualegiudicandofpericola
fa,di confentimento di tuttà la cittàfu cõmesta a lui.Estendo
nella città noſtra di Firenze ſeguite dopo il mille quattro cen
tenouanto quattro di molte guerre cº hauendo fatto i citta
dini Fiorentini tutti vna cattiua pruoua, firiſcontrò la cit
tà aforte invno,che mostrò in che maniera s'haneua a com
mandare agli efferciti, il quale fu e Antonio Giacomini:
c; mentre chefhebbe afarguerre pericolefi tuttalambitie
ne degli altri cittadini ceffò, cº nella elettione del commeſ.
ſario, & capo degli eſerciti non haueua competitore alcuno.
ma come s’hebbe a fare vna guerra,douemon era dubbio al
cuno, e3 affai honore,có grado, ei vi trouò tanti competi
tori, che hauendoſiadeleggere tre commeſſarijper campeg
giar Pfafu laſciato indietrº.Ɛt benche e'non fivedeſſe eni
dentemente, che malene/Eguiſſe al publico, per non v’haue
remandato Antonio, nondimeno ſe nepotë fare faciliſima
coniettura, perche non hauendo piu s Piſani da difenderfi,
ne da viuere: fè vifuſſeffatos Antonio,farebberoffatitan
to innan Kiffretti, cheffarebbero datia diſcretione de Fio
rentini, ma effendoloro affediati da capi, che non fapeuano
nefringerli, ne for Karli, furono tanto intrattenuti, chela
città di Firenzegli comperò, done laglipotena hauereafor
Xa. (bnuenne,che tale sdegno poteſe affai in a Antonio, ci
bifagnaua, chefuſe bene patiente, & buono a non defidera
redivendicarfene o con la rouina della città (potendo) o con
lingiuria d'alcuno particolare cittadino.da che fidebbe vna
Republicaguardare, qmenelfºguente capitolo f distor
rerà.
- 2 4 Che
*2
č. - *
L I в к о - /

Çhe non fi offendavno, & ppi quel medefimofi


mandi in amminiſtratione , & gouerno d'impor
tanza. Cap. XV I I. -

Ebbe vna Rep, affai confiderare, di nonpreporreal


Ꭰ cuna importante amminiſtratione, a quale fiaffatº
fattº da altri alcuna notabile ingiuria. Claudio Nerone (il
gitale fpmti dall'eſercito, che haueua afrontead Anniba
le, * con parte d'effo n'ando nella AMarca a trouare l'altro
Cºnſºle, per tombattere con Aſdrubale, alianti che ficon
gingelſe că Annibale) era trauato perlo adietro in I'ſpagne
a fronte d'Astrubale, est hanendoloferrato in luogo con la
estrettº,che biſºgn tua o che Afdrubale combatteje confuð
a farantaggio ºfimorfe difame,fu da vifdrubale aftu
i imente tante intrattenuto con certe pratiche d'accordo,
ché gli vſe difo toc tolfºgú quella occaſione d'opprefvlo.
.ł: qualcoſa faputa a Roma li dette caricogrande appreſſo al
. &.*?(3 al pºpolo,& di lui fuparlato di honeſtamenteper
***** # x:lle città,non ſenzafisogrande disbonere, C# ifdeg
-****" fºndº poi fattº Conſolo, & mandato all'inconfrº
e Annibale,prefellſºpraferitte partito,ilquale fupericola
#"","almente che Remastettetutta dubbia, & folleuat.«
:nl:zº a tanto,che vennono lennoue della rotta d'Aſdruba
#;&# effenda domandatopoi Claudio, per quale cagione ba
#fflepºt/of pericolofopartito, douefºnÄvna eſtrema neceſ:
#à gli hauteua giocata quafla libertà di Кота,ripafе,che
.."haetaefatto,perche/apeua,chefegliria/ĉiuayacquifaua
s gºțilº gorta, che s’haueua perdutan lífagna: e (e nãgli
###************/aepartira baнеј Баинә сентја
finº, ffeua, come eifi vendicaua contraaquella città,e3 «
q«eiheittadini, che l'hauruano tanto ingratamente, c3 in
- -

x
diſcre
Т в к z o, 16;
diſcretamente off. Et quando questepaſioniditale ºf
ffºpoffono tanto in vn cittadino Romane, & inquentem:
piche Roma anchora era incorrotta fidebbepe fºre quantº
ellepo/sanoin vn cittadinº a'vna città, che nonfiafatta, cºr
me era allhoraquella : è perche aſimili diſºrdini, che na:
/conò nelle Republiche, nonfipuo dare certo rimedio,nefºgat
ta, che gliè impefabile ordinare vna Kepublica perpetua,
perche per mille snopinate vie fi cauſa la faaronina. &
Niuna coſa è piu degna di vn Capitano, che pre:
fentire i partiti del nemico, Cap. XVIII---
· · · · · · · · · · ·· · · vs .
Ꭰ Iceua Epaminonda Thebano nefuna ceſa effer pia
neceſſaria, cý vtilead vn Capitano, che conoſcerek
deliberationi,c partitidelnemico: & perchetale cognitie
me è difficile,merita tantoptu lande quelle, che s'adopera in
modo,che la cõtettura. Et non tanto è difficile intendere gli
diſegni delnemico, che li è qualchevelta difficile intendere
lationifae, & non tanto fattione fe, cheperluiß fanne
distofio quãtolepreſenti,g le propinque perche molte vºlte
è accaduto chefendo duratavna Kufainfineenette,chi h4
vinto crede hauer perduto, c; chi ha perduto, crede hauer ·
vinto. Ilquale errore ha fatto deliberare poſe contrarieal
lafalute di colui, che ha deliberato, come interuennea Bru
ta est (afio, i quali perqueste errore perderonola guerre,
perche hauendo vento Bruta dal Cºrnosti, credette Caĝio.
che haneuaperduto, chetutto l'effercitofußerotto, có di
ratofºperqueſto erroredellafalute, ºmwa:XÀ Éfeſº. Ne
noſtritãpinella giornata,chefece in Lambārdia a S.Cecilie
Franceſco Re de Francia congli Suizzeri,fsprauenendo la
| wette credettonesquellapartede Suizzerişebérranormasti
K» - , y\ . interi,
- W
L I в к о
interi,hauer vinto, nã/apendo di quelli,che eranofati rot
ti,3- morti, Ilqualerrorefece,che estimedeſiminõffalua
rono aſpettando di ricõbatterela mattina contantoloro diſa
uantaggio; ci fecero anchora errare,g-pertaleerrore pref
fº cherouinare l'eſercito del Papa,c3- Ispagna,il quale infs
lafalſa nuoua della vittoriapaſſò il Po, &f=procedeua trop
poinnanzi,reſtaua prigione de Franciofi, ch'erano vittorio
7. Queſtofmile errore occorſe ne campi Romani, cº in
quelli delli Equi, doue effendo Sempronio Zonſolo con l'effer
cito all'incontro de nemici, cf. afpicandofº la zwfa, f
trauagliò quella giornata infino afera,con variafortuna deł
ľvno,có dell'altro, cổ venuta la notte,eſendo l'vno,cf. la!
troeſercito mezzo rotto, non ritornò alcano di loro ne faoi
alloggiamenti,anKiciaſcunofritraße nepreſsimi celli,doue
credeuano estrpiufcuri, & l'eſsercito Romano fi diuiſe in
due parti, ľvnan'andò col (on/olo,l'altra con vn Tempanio
Centurione, per la virtù del quale l'eſercito Romano quel
giorno non eraffato rotteinteramente, venuta la mattina,
il Conſolo Romano(ſenza intendere altro de nemici)ftirà
verſº Roma;lſmilefece refiercito degli Equi, perche ciaſ:
enne di queſtieredeua, chelnemicº haueẾevinto, espe
ròciaſcunofritrafieſenza curare dilafciare i faoi alloggia
menti in preda, Accade, che Tempanio, che era colresto
dell'eſercito Romano, ritirandofianchoraesto, inteſe da
eertiferitidegli Équi, come i Capitanilorofi erano parti
sig haweuanoabbandonatigli alloggiamenti, donde che
ºg infºquefanuomastseentrònegliatigiamenti Rema
ni, & falungſi, 3-dipoifaccheggiò quelli'de gli équi, &
fe ne tornà a Roma vittorioſo risqual vittoria (come
f vede)confiſie/gloin chiprima dieß, intef i diſºrdini del
nemicº. Dosefidebbºrðſiderare,some e pubſpeſo •r
- a ፍkገው
Т в к z o, I 66

sheidusieſerciti chefianoafronte l'ono dell'altro, fiane


nelmsdeſme diſordine,cºpatiſchinolemedeſimeneceſsità,
ợ che quelloreſtipoi vincitore,ch'è il primo adintenderele
neceſità dell'altro.fo voglio dare di queſto wn'eſempio do
meſtico,có moderno. Nel mille quattrocento neuanto ottº,
qnando i Fiorentini haneuano vn'eſercito grofo in quel
di Piſa, g-ſtringeuanoforte quella città,della quale ha
uendo prefa i Dinitianila protettione, non veggendo altro
modo afaluarla,deliberarono de diuertirequellaguerra, af
faltando dº vn'altra banda ildominiodi Firenze, cº-fatto
vn'efiercito potente,entraronoper la valdi Lamana, cº oc
esparono il Borgo die Marradi,G aſſediarono la Rocca di
(aftiglione,che èinful colle diſopra ilchefentendo i Fioren
tuni,deliberaramofoccorrer Marradi, cº non diminuire le
forze,che haueuano in queldi Piſa,& fatte nuouefanterie,
có ordinate uuouegentia cauallo , le mandarono a quella
volta, delle quali nefurone capi Iacopo Quarto d്ല്
pianofignare di Piambino, 3 il {onte Rinuccio da e Marº
ciano, º Effendofiadunque condotte questegentiinfattoli
lefopra Marradi,fileuarono inemici dintorno a Caſtiglio
me,cf. riduſſonſtuttinel Borgo,ơ effendo statoľvno,ế l'
altro diqueſti due eſercitia%က္ကံqualche giorno, раіна"
vno,c-l'altrº affai di vettouaglie,ci di ogni altri cofahe
ceſaria,c} mð keuendoardireľvne di affrontare l'altre, ne
faſendoidfºrdiniľvno dell'altro deliberarono in vnaβrή
nedeſima ľvnec l'altrodileuaregli alloggiamentila mat
tina vegnente,etritirarfindietreilKinitiano verſ Beixi
zhela : Faenzațilférentineverſº (fagliacii săſă
gelo. L'enuta adăquelamattina,cf. bauğdoriaſcune de cā
pi cominciata adaniare istoiimpedimenti,a omfavna döne
Țipartidalänge di Marradi,& venneverſº ile㺠#is.
– .* rintings
~പ
i,ானper la vecchiezza,
L I в к cºperlaponertà
о deſidere * ir

fa divídere certifaoi,che erano inquelcampº, dalla quale


intendendo i Capitanidelegenti Fiorentini, come il camps
Vinitiano partiua,ffecero infºquesta nue:tagagliardi:ở
mutato configlio,comefe egli haueßno difalloggiati i nemi
cisneandaronofºpra di est, & friſero a Firenze hauergli
ributtatic vinta la guerra. La qual vittoria non nacque
d'altro, che dallo hauere intefoprima de nemici,come efême 2

andauano: la quale notitiafefuſe prima venuta dall'altre


parte,harebbefattocontraanostriil medeſmo efetto.
- - --

Seareggerevna moltitudine èpiu neceſſarioloſe


quio,che la pena. Cap. xix. ---- :
E: Republica Romana/olleuata per lenimicitie de
nobili, có de plebes; nondimeno ſºprastando loro la
guerra,mandaronofuoricon gli eſerciti Quintioci e Ap
Fio (laudio:s-Appiopereſſere crudele.grozKº nel comman
darefu malevbidito dafaoi: tanto che quaſirotto βfigξί
dellafaa prouincia. Qzintio per effer benigno,& di huma
noingegno,hebbe ifaoi ſºldati vöidenti , èriportonne la
vittoria:Onde e pare,chefia meglie,a gouernare vna molti
tudine,effere humano,che#; ; pieroſº,che crudele. N5
dimene Cornelio Tacito (alquale molti ääriſcrittori con
Jentono)in vnafhafentenŘa conchiudeilèontrario, Quan
dºaitin multitudineregendapļuspæna ; quam
obſequium valet.Cioè,Për regger molti ಬ್ಲ? l@fil?
rità,che referbenigno. Et #come ſpºſffal
uareľvna est l'altradiqueſte opinioni, dico; očhétu haia
rzgerekueisini,chetifºno per fordinariº cºmpagni, º
* ,
- ** - - - -
-- :
- * * ** * * * * ‫ په‬. ‫ په ﻭي وه‬۴ ‫ﻢه‬
* ae
۲۰ .‫ة‬, -

t**** :: -
кетті.
T E R z o. 167
huomini,che tifºno/empreſoggetti. Quando tifono com
pagni,nonfipub interamente vfare la pema,ne quella feueri
tä,di che ragiona Cornelioreſ perche la plebe Romana ha
weua in Roma equale Imperio con la nobiltà, non poteua v
no,che ne diuentaua Prencipe a tempo,con crudeltà,cº-roz
K#Kzamaneggiarla G molte volteſi vide,che megliorfrut
tofeciono i (apitani Romani, chef faceuano amare dagli
eſerciti,et che con offequioglimatteggiauano,che quelli, che
ffacettanoffraordinartamente temere,fegia e'nonerano ac
compagnatide vna ecceſſiua virtà,comefuManlio Torqua
to.ma chi comanda afadditi(de quali ragiona (ornelio)ac
cioche non diuentino infºlenti,g che per troppa tua felicità
non ti celpestino,debbe volgerfi piutoſto alapena, cheall"
eſſequio.naqueſta anchora debbe efferein modo moderata,
"|
chef fagga l'odio:perchefarfi odiarenon tornamai bene ad
*
alcuno Prēcipe.fl modo delfuggirlo i,laſciarefare la robba

defadditi;perche delfangue (quandº non vifafatto afeofa
la rapina)neßuno Prencipe ne è diſideroſo, non neceſſitato,
có questa neceſſità viene rade volte:ma effendoui meſcolata
la rapina,vieneſempre,ne mancano maile cagioni, c3 ildi
fiderio diſpargerlo,come in altro trattato ſopraqueſta mate

rias? largamente distorfo. Merità adunque piu laude Quie
tio,che Appio. e la fentenKa di Cornelio dentroa termini
faoi,c- non ne cafi oferuati da Appio, merita d'effere appro
uata. Et perche woi habbiamoparlato della pena,e dell'oße
quio,non mipare fuperfluo meſtrare, come vno eſempiod,
humanitàpotèappreſs a Faliſcipiu,chele armi.
Vno effempio dhumanità appreſſo a Falifci potè
piu d'ogni forza Romana. Cap. XX,
|-

*.
- * - - -

\
Estendº
|-
L I в к о
E S/Endo (amillocon l'effercito interno alla città de Fa
- lfci,c quelle aſſediando,vn maestro difenola depiu
mobilifanciulli di quella città,penfando di gratificarfi Ca
millo,ơil Popolo Romano,fotto colorodieſercitie vffendo
con quelli fuori della città, gli conduſe tutti nel campo in
manXia (amillorc?preſentatiglidiffe, come medianti lorø
quella terra fidarebbe nelle fue mani. Flquale preſenté
monfolamentenonfu accettato da (amillo, mafatto ſpoglia ·
re quelmaeſtro,cºlegatogli lemani di dietro,g deto a cia-
fauno diquellifanciullivna vergain mano,lofece da quelli
con di molte battiture accompagnarenella terra. Laqual
coſainteſa daquelli cittadini,piacque tanto loro l'humani
tà ci integrità di (amillo, che fehza voler piu difenderf,
diliberarno di dargli la terra, Doue è da confiderare còn
questo vero eſempio,quanto qualche volta poſa pinne gli
animidegli huomini vn'atto humano, & pieno di carità,
che vn’attoferoce,c; violente; c. come molte volte quellë
prouincie,ơ quelle città,chel'armi,gliinſtrumenti bellici,
cº ogn'altra humana forKanon ha potuto aprire.vno estem
pioà’humanità,& dipietà di caffità,o diliberalità haaper«
te. Diche nefono nelle hiſtorie(oltre a queſto) molti al
trieſempi. Et vedefcomelarmi Romanenon poteuano caca
ciare Pirro d'Italia,ene locacciò la liberalità di Fabritio,
quandoglimanifeſtò l'offerta,che hauenafatta a Romani
quel:::::::a'auelenarlo. Vedefanchora,come a Sci
pione e Africanonen dettetantariputationeinffpagna l'ef.
ugnatione di Carthagine nuoua quanto glidette quello ef
sẽpiedicaffità,dhauerrenduta la mogliegiouane,bella, G.
intattaalfuo marito.lafama della quale attione glifecea
mica tutta l'iſpagna.Dedefianchora quefaparte, quanto
ellafia deſideratada popoli ne gli huomini grandi , c”
- quante
T E R z o. ? 63.
quantofalaudata dagli/crittori,c; da quelli, che diſcri
itonº la vita de Prencipi, & da quelli, che ordinano come
debbono viuere. Tra i quali Senophonte s'affatica affai is
dimostrare, quanti honori,quảnto vittoria, quanta buona
fama arrecaffe a Ciro l'effere humano,cf. affabile,G non de
re alcuno effempio dife ne difoperbo,ne di crudele, me di luf:
furia,ne di nefune altre vitio,chemacchi la vita degli hus
mini: Purnondimeno,veggendo Annibale con modi con
trarija queffi hauere conſeguito granfama, cố grandi vit
torie, mipare da diſcorrere nelfeguente Capitolo, onde que
fio писане,
Donde nacque, che Annibale con diuerſo modo
di procedere da Scipione, fece quelli medefimi .
effettiin Italia,che quello in Iſpagna, Cap.XXI.
I O fimo,che alcuni f’potrebbono maranigliare, veggen
do qualche (apitano(non ostante,cheegli habbia tentit«
cºntraria vita)hauernondimenofattifimili effetti a colorø
chefono viſſuti nel modofopraferitto: talchepare,chela ca
gione delle vittorie non dipenda dalle predette cauſe : anzi
pare, che quei modi non ti rechino ne pinforKa, ne piu for
tuna,potendofpercontrarij modi πήίπεgloria & ripu
tattone.Et per non mi partire dagli huominifepraſcritti, Ġ.
per chiarir meglio quelle che io ho voluto dire,dico, come e
fi vede Scipioneentrare in ſpagna,& con quellafaa huma
mità,e3; pietà/abitofarfanica quella prouincia,G adora
re, & ammirare da popoli.Vedef allo'ncontre entrare Anni
bale in #talia,G- eon modi tutti contrarij,cioè con violenza»
cơ crudeltà,c-rapina, G- oặni regione d'infedeltà , fa
re ilmedeſimo effetto,che haweua fatto Scipione in :*
percºe
L I в в о

percheads Annibalefiribellarone tuttele città d'Italiatut


ti i popoli lofeguirono. Et penſando onde queſta coſa peſa
naſcere,ci fi veggono dentro Piuragioni: la prima è, chegű
huominifono deſiderofi di cofenuoue,in tanto, che ilptu del
le volte cofideſiderano nonità quelli, che fanno bene, come
quelli,cheffanno male: perche (come altra voltaf diffe,3
È ilvero)gli huomini Éſtuccanonel bene,c nel male s’effig
gono. Fa adunque queſto deſiderioapprire le porte a ciaſ
cuno,chein vnaprouinciaffa Capod'vna innauatione. c3
segliëforefierogli corrono dietre, 'egliềprouinciale, glifo
no intorno, augumentanlo, est fauor/conlo, talmente,che in
qualunque modo, ehe egli proceda, gliriefee il fare progreſſi
grandi in que luoghi. Oltre aqueſtogli huominifonoſpin
tida due cofeprincipali, o dall'amore, o dal timore, tal
che cofigli commanda chiffa amare, come colui, cheffa
temcre, anzilpiu delle volte è ſeguito est vbidutopiu, chiff
fa temere, che chiffa amare. Importa per tanto poco ad
vn Capitanoperqualunque di queſte vieeifi camini,purche
fia huomo virtuoſo,et chequella virtù lofaccia riputáto tra
gli huomini: perche quando ella è grande,cºme ella fu in
«Annibale, & in Scipione, ella cancella tutti quell er
rori,cheffanno, perfarfi troppo amare ºper farfi troppote
mere:perchedell'vnosc dell'altro diqueſti duoi modi posto
no naſcere inconuententi grandisc att a far rouinare vn
Prencipe perche colui,che trºppedeſidera effere amato,ºgni
poco chef parte dalla vera via diuenta diſprezzabile quelf
altro,che defidera troppo defier temuto, ogni poco che egli
eccede ilmodo diuenta odioſo, cº tenere la via delmexxa
nonpue appunto;perche la nestra natura non ce lo confen
re. « Maè neceſsario hueſte coſe,che eccedano, mitigare
con vna eccelſiua virtù,comefacehă Annibale,G. Scipione:
- - nondimta
- T E R z d. | 1 69
hóndimenof vide come l'uno,est l'altrofurono offida ques
fi loro modi di viuere, est cofifurono effaltati. La effaltas
tione di tutti due s'è detta; la offi, quanto a Scipione, fö
che glifaoi ſoldatiin Ispagna ſe gli ribellarono inſieme tot
parte de faoi amici, la qualcoſa non nacque d'altro, che da
non lo temere : perchegli huominifono tanto inquieti, che
ogni poco di porta, che s’apra loro all'ambitione, dimena
ticano/abito ogni amore, che effi haueferopoffo al Prencipë
per l'humanità fia, come fecero iſoldati, e3 amici predetti.
tanto che Scipiºns, per rimediare a queſto inconuenientes
fu coffretto vfare parte di quella crudeltà, che egli hatteua
fuggita. Quanto ad Annibale, nan ei è eſempio alcund
particolare, dºue quella fua crudeltà, có pocafè deglind
ceffe. e Mafiវ៉ែ prefipporre, che Y: , G. molte
altre terre, cheffettero infede alel pºpolo Romano, ffeffers
per paura di quella. Vedefi bene queſto 4 che quel (no ne&#
di viuere impio lofeceptu odiofº alpopolo Romano, ch:
runo altro nemico, che hauefje mai quella Rep. in modo,che
doue a Pirro(mentre che egli era con l'eſercito in Italia)nie
nifeſtarono quello, che lo voleua auuelenare: ad Annibalé
mas(anchora che diſarmato, & difperſo) non perdonarono;
tanto che lofèciono morire. Nacqueno dunq; ad Annibale;
per effer tenuto impio, & rowpirore di fede, & crudele,ques
Jie incommodità: maglienerifiltò allo'ncốtrovna cõmodis
tàgranaiſſima,laquale è ammirata da tuttigli/crittori, che
nelfão eſercito (anchora che compoſto di varie generationi
d'huomini)nönacque mai alcuna diffentione,nesra lorome
defimi,ne contra di lui. ilche non potè diriuare d'altro; che
dal terrore,che naſceua dallaperſonasta, ilquale era tantd
grấde,meſcolate con la riputatione,chegli dans la ſua virtù,
che teneua ifaoi ſoldati quieti,G. vniti. Conchiudo adūq#e3
toxae e'non importa molto,in து modo vn Capitano f:::
|- fff
-: *
**, « ‫ﻟه دې نه‬
|
| L I в во
reda,pur che ineſofia virtègrāde, che condiſca benefune,
& l'altro modo di viuere perehe (come è detto ) nell'uno,
nellaltro è difetto, e pericolo,quãdo davna virtù straordi
naria nonfia corretto. Et ſe Annibale,cf Scipione,l'uno con
cofelaudakili,l'altro cã deteſtabili feciono ilmedefino efet
to, non mi pare da laſciare in dietro ildforrere anchora di
duoi cittadini Rºmani, che conſeguirono con diuerst modi,
matuttiauoi laudabili,vna medeſima gloria. ,,
Come la durezza di Manlio Torquato, & l'huma
nità di Valerio Coruine acquiſtò a ciaſcuno la
medefima gloria, Cap. XXII.
E Furono in Rºma in vnmedefimo tempo due Capitani
eccellenti,a_Manlio Torquato,c; C)alerio Coruino: i
quali dipari virtù, diparitrionfi, & gloria viſſºno in Ro
ma, est cia/ĉuno di loro (in quanto s'apparteneuaalnemico)
::: conpari virtù l'acquiſtarono, ma quanto s'appartemenaagli
efferciti, & agli intrattenimenti defoldati,duerfiſſimamāte
procederono:perche e Manlio con ogni maniera difeuerità,
Jenza intermettere afusifoldati ofatica,o pena, gli commã
daua. Valerio dall'altra parte con ogni modo,e termine hus
mano, cºpieno d'una famigliare dimeffichezzagli intrat
tenema:perchef vede,che perhauer l'ubidienza de foldati l
uno ammazzò ilfigliuolo, est l'altro non offe mai alcuno.
TNondimeno intanta diuerſità di procedere, ciaſcunofece il
medefimofrutto,ớ contra anemici,ej infauore della Re
pub. ø fuo, perche nefuno/oldato nõ maio detrattò la Kuf
fa,ºfribellò da loro, of in alcuna parte diſcrepante dalla
voglia di quelli, quantunquegli imperij di Manliofiſſinofi
apri, che tuttiglialtri Imperij, che eccedenano il modo,
erano chaimati Manliana imperia. Done è da confiderare
prima,onde nacque,che e Manliofu coffrettoா:fа
|
}

- ‫م‬-4,"y
T E R z o. ; - 17o
fþramente. l'altro,ande auuenne, che Dalerio potèprocedere
fi humanamēte l'altro,qualcagionefe,che queſti diuerſimos
difaceſſero ilmedeſimo effetto,est in vltimo, qualefia di loro
meglio,est piu vtiletmitare. Se alcuno confdera benelana
tura di Manlio dall'hora,che Tito Liuione comincia a far
mentione,lo vedrà huomofortiſſimopietoſo verſo il padre,est
verfºlºpatria,e reuerendiffimo afuoi maggiori. Queffe
coſefi conoſcono dalla morts di quel Francioſo, dalla difeſa
delpadre contra al Tribuno,est come auanti,che egliandaf
feala zaffa del Francioſo,einando al Conſolo conqueſte paa
role. Iniuffu tuo aduerſus hoſté nunquam pugnabo,
non fi certã viếtoriā videam. Cioè. Senza ordine tuo io
non m’azzufferò comenicije beneiofofficerto di vincergli.
Denendo adunque vn’huomo coffatto agrado,che commã
di,diſidera di trouare tuttigli huomini# afe,est l'animo
faoforteglifa commandare cofeforti, et quelmedeſimo(cã
mandate che ellofono)suolefi offeruino,9 è vna regola ve
rifima,che quando fi commanda coſe afpre,conuene con a
Éprezzafarle offeruare,altrimentite ne trouereſit ingannato.
Done è da notare,che a volere effere vbidite,è neceſſaris f2
per comandare, & coloro/anno comandare, thefanno сӧрг
ratione dalla qualità loro,a quelli, di chi ha advbidire, ci
quãdo vi vegghinoproportione,alhora comandino; quando
fproportionejềne aftenghino. Et però diceua on huono pru
děte,che a tenere vna Rſpub.com violenza, constentuafuſë
proportione da chi forzana, aquelchera forzato,et qualia,
q; volta queſtaproportione vera fpoteua credere,che quella
violëzafuſe durabile, maquãdo ilviolētato era piuforte del
violētāte,fipoteua dubitare, che egni giornº quella violenza
ceffaffe. Ma tornãdo aldiſcorſº moſtro dico;che a comādarele
coßforti.cốuiene efferforte, e quello,ch’è diqueſtafortez.
xa,et ebelecemãåà,nõpuopoi cỡ dolcezza farle offeruare.
- - Z 2. ma
L 1 в ко
machinon è di questafortezza d'animo, fidebbe guardare
dagli imperijeffraordinarij,c} megli ordinarij puo v/are la
faa humanità: perche le puniticni ordinarie nonfono impu
tate al Prencipe, ma alleleggi & agli ordint. Debbefadune
que credere,che e Manlio fuſe coſtrettoprocedere fi afpra
mente dagli eftraordinarijfaoi imperij.aqualil'inclinauala
Juaratura, i qualifºno vtili in vna Républica: perche eri
duconogli ordini di quella verſo il principio loro, cº nellafaa
antica virtù. Etfe wna Republicafuße fi felice,ch'ella ha
neſeſpeſſº(come diſopra dicemmo) chi con l'eſempio fuo le
rinouaſe le leggi,& non ſolo la riteneſe,che ella non correlſe
alla rouina,ma la ritiraffe indietro,ellafarebbe perpetua, Si
che Manlio favno di quelli,che con l'afþrexa de faoi im
perij ritenne la diſciplina militare in Rºma, costretto
prima dalla naturafua, dițoi dal defiderio, che haue
ua chef offeruaffè quello, che il fuo naturale appetito gli
hauena fatto ordinare. Dall'altra canto Dalerio potè proce
dere humanamente,come colui,a cui baftaua che s’offeruaſ
fino le cofe confãete offeruarfi negli effertiti Rºmani,laqaal
conſuetudine(perche era buona)baſtaua ad honorarlo, et nā
erafatico/a adofferuarla,c; non neceſſitaua Calerioa pani
rei tranſgreſſori,ſiperche növen'erano,ſiperche quãdº eue
nefafſonoffati,imputauano(come è detto) la punitiore loro
á gli ordini,& non alla crudelità del Prēcipe. In wodo,che
Calerio poteuafar naſcere da lui ogni humanità,dalla quale
ei poteſſe acquiffaregrado co ſoldati,e la contenteKza loro.
Onde nacque che hauếaol'uno,et l'altro la medefima vbide
zia,psterono diuerſamente operādofare ilmedefimo effetto.
Poſſono quelli, che veleſſero imitar cofforo, cadere in que
vitijdidſþregio,es d'odie,cheio dico difepra d'Annibale,et
di Scipione;ilcheffugge cõvna virtù ecceſſiua chefainte,
c; mðalrimenti.Refähera căſiderare quale di questi :4
|
***
}
|- T:Rz6 . . . -71
diprocedere fapiu laudabile: ilche credo fa diputabile,
perche gli/crittori lodano l'un modo,e l'altro. nondimeno
quelli,che/criuono,che vn Prēcipefi habbia agouernare,s
accoſtanopiu a Valerio,che a Mälio.cs-Senophõte,prealega
to dame,dždo di molti estëpi della humanità di Ciro, fitòfor
ma affai cỡ quello,che dice di valerio Tito Liuio: perche effế
do fatto Cğolo cốtra Sanniti,et venếdo ildi,che doueua cem
battere,parlò a faoißldaticon quella humanità,con la quale
ei figournaua,est dopò talparlare,T. Liuio dice queſte pa
role. Non alius militi familiarior Dux fuit,inter infi
mos militum omnia haud grauate munia obtun
do,in ludo præterea militari,cum velocitatis, viri
umque inter ſe æquales certamina ineunt, comiter
facilis vincere,ac vinci vultu eodé, nec quenquam
aſpernari parem, qui fe offerret, fastis benignus,
pro re distis, haud minus libertatis alienæ, quàm
fuæ dignitatismemor,&, quo nihil popularius eſt,
quibus artibus petierat magiſtratus, ijſdem gere
bat.(ioè. Nonfa mai Capitano,chefuſe piu famigliare de .
foldati:perciò che eglitra piu vili volontieri prendeua ogni
vfficio. Et negiuochi militari,quando i/oldeti tra lor pari di
velocità est. 屬fortezza inſieme combatteuano, egli fºrbaua
egualbenignità cofinelvincere,come nell'effer vinto:nefrez .
zaua chiunquefproferiua di voler cõtenderfece,nefatti est.
melle parolepiaceuole & humano dimoſtrādost, & hauerdo
piu in memorial'altruilibertà,che lafua dignità: est quello,
di che alpopolonă poteua effer cofapiu grata,trattaus ilma
giffrato cõlemedefine artirðle qualilo haueua dimãdato.
Parla medefinamente di Manlio Tito Liuio honoreuolm.ē.
te, moſtrando,chelafaa feuerità nella morte delfigliuolo fe
ce tanto vbidiente l'effercito al Confol, chefu cagione della
vittorischelpopolo Romanrhebbe
*** Z 3
contra a Latini:f4f4f9
& in
L ї з к о
tante procede in laudarlo,che depòtalvittoria, deſcritto she
egli ha tutto l'ordine di quella xufa, ci mostrititti iperi
coli,chelpopolo Romano vi corfe,cºle difficultà,che vifure
no a vincere,fa queſta conchiuſione,che ſolo la virtù di Mã
lodette quella vittoria a Romani. Et facendo comparatio
me delle; dell'vno est dell'altro effercito, afferma, come
quella parte harebbe vinto, che hauefje hauuto per Conſolo
L7Aanlo. Talche confiderato tutto quello, chegli ſcrittori,
ne parlano,farebbe difficilegiudicarne. Nondimeno perron
laſciare queſta parte indeciſa,dico,come in vn cittadino,che
viua fitto le leggi d'vna Republica credofia piu laudabile,
c3. meno pericolofºilprocedere di Manlio,perche queſtowo
do tutto è tºfauore delpublico,est non riĝuarda in alcuna
parte all'ambitione priuata,perche per tale modo non fipuo
acquiſtare partigiani,molirandeſifempre afpro a ciaſcuno,
c- amandofolo il ben commune : perche chi fa queſto non
s'acquiſta particolari amici, quainoichiamtame(come di
foprafî diffe) partigiani. Talmente che ſimile modo di pro-,
cederenon puo efferpiu vtile, nepiu deſiderabile in vna Re
publica non mancando in quello lvtilità publica, e non vi
potendo effere alcunfoſpetto della potenza priuata. ma nel
modo diprocedere di Valerio è il contrario, perche, fe bene .
in quanto alpublico,fifanno i medeſimi effetti, nondimeno
vifurgono molte dubitationi, per la particolar beniuolenza,
che colui s'acquiſta co ſoldati, da fare in vn lungo imperio
cattiuieffetti contra alla libertà. Etfe in publics da questo
cattiui effettinon nacquero, nefu cagione non effere ancho
ragli animide Romani corrotti, est quello non effere fato
lungamente,& continuamente algouerno loro . e Maf?
moi babbiamo aconſiderarevn Prencipe, come confidera Se
nephonte, moi ci accofferemo altutto a Ualerio, & laſcie
remo Manlio,perchevn Prencipe debbe cercarene ſoldati,
Y , - бў, то я
&
c. nefndditiľvbidienza, est l'amore.lvbidienza gli de l’;
effere offeruatore degli ordini,e l'effer tenuto virtuoſo ; l'a
more gli dal'affabilità, l'humanità, lapietà, ở quell'altre
parti, che erano in Oalerio, & che Senophonte ſcriut effer
fiate in Ciro: perche l'effere vn Prencipe ben voluto parti
colarmente,es hauere l'effercitofitopartigiano, fi conforma
con tutte l'altreparti delloffato/uo.main vn cittadino, che
habbia l'eſercitº ſuo partigiano,nonfi conforma gia queſta
parte,con l'altre fue parti,che l'hanno afar viuere fotte le leg
grae wbidire a megiſtrati. Leggefi tra le cofe antiche del-,
la Républica Dinitiana, come effendo le galee Vinitiane
tornate in Dinegia,cs, venendo certa differènKa tra quelli
dellegalke,c3-ilpopolo,dondefi venne alturnulfo, e a lar
mi,nefi potendo la coß quietare ne perforza di miniſtri, ne
perriuerenza de cittadini netimore de Magiſtrati, fùbito,
che a quelli marinariapparue innanzi M.Pietro Loredano
ch'era l'anno d'auantiffato Capitano loro,peramore di quel
loßpartironec lựciaronºla zifa. La quale viidenza
generò tantafośþitione al Sềnate,che poco tempo apoi i Ui
nitiani operprigione, o per mortefene afficirareno, Con
chiudopertanto ilprocedere di Dalerio effere vtile in vn . “.

Prencipe,e pernitioſo in vn cittadiro, non fºlamente alla .


patria,ma afera lei, perche quelli modi preparang la viaal
la trannidesafe perche infoÍþettandolafia città del modo,
delprocederefão, è coffretta aſſicurarfene confao danno. Et
coffper il contrario affermo il procedere di Manlio in vn
Prencipe effere dannof6,& in vn cittadino vtile, & mafi
mament; allºpatria, canchorarade volte ofende; fe gia
queffe odio,che ti tiradietro la tuafeuerità, non è accreſciu
to da/ospetto,che l'altretue virtù per la gran riputationeti
; * * * ‫ آییر‬۹
arregaſino,come difotte di Cami
* い エ'了** *、** - .〜 :
-

Z 4
_.
lofi .

#
- |-

· Per
|- - . |- * a;- **** - -
:: , L1 » g g * . . - -

Perquale cagione Camil lo fuste caccia to di Ro-


XXIII.
ma. Cap.* e *** · · -
· · ·
|

- *---- |- |

\| Oi habbiamo conchiufodifºpra, come procedendo,ca


me Dalerio, finuoce alla patria,e}, afe. Et procedē
de,come Manlio figioua alla patria, & nuoceſiqualche vol
taafe, ilchefprisona affu bene per le eſempio di Camilla,
ilquale nelprocederefofimigliaua piu toſto LMAaxlto,che
Qalerio. Onde Tito Liuto parlando di lui dice, come , eius
virtutem milites oderant, & mirabantur. Ciºè, come
la virtù fix iſoldati odiauano,est amiranano. Quello chela :
fareka teherë merauigließ, erala fillicitudire, la prudenza;
la grandezza dell'anno il bion oraine, che lui fruasanell'
adoperarfi;G meleommandare agli ejerciti. Quello, che la
faseua odlare,era effere piu feueronel caftigarli, che liberale .
relrimunerargli. Et fito Liuio ne adduce di queſto odio que
#e cagioni. La prima,che i danari, chef traffero de bëni är:
Geienti,chef venderore, eſogtºppliċò alphbheº; & hon"
li diuiſe con la preda, L'altri,che neltrionfo ei fece tirare .
ilfuo carratrionfale da quattro ranalli bianchi,dene effi dif;
fero,che perfperbiaeifí traveluto agguagliare al Sole. La
terza chefece voto di åareaa * #ppölline la decină parte
|
destapreda de Deienti,la quatr(valendofatisfare eixoto)ß
hancua atrarre dellemani deſoldati, che l'häuchans di gia
occupata. Douefnotano bene, g-faċilmente quelle coÉche
fanno vn Frencipe odioſo apprefſBitpopolo. Deste quali la:
* - - \, , *- - - a- - - ۹۹‫» \ج ممﺑر‬rs, "", - -- -- -

principale è priuirlod ynovile, aguatgestèär::


zaafai:perche le coſeche hanno infévtilità quandá"l'huº-
mone è prius, nonl dimentitamai,ě ogni minimaneceſsi
tàtenefaricordåre,es perche leneceſsità %ဖွံ့ဖ္ရမ္ဟု gristier
vo, tute ne ricordiogni giorno: taħřåcoſa è, %4'
perbo,est enfiate,ilchemõpuoefferpiu.edioſo apopol,cºmaf
~ - , fine,
Тв к z o 173
fimamente aliberi. Et benche daquella/aperbia,& daquel
faſto non nenafeffe loro alcuna incom modità, nondimeno.
bāno in odio chilvſa, da che vn Prencipefidebbe guardare,
come davnofºglio,perche tirarfodio addoſſofenza fuopre
fitte,è altutto partito temerarioscºpoco prudente. - -

La prolungatione degli imperij fece ferua Roma.


Cap. XXI1II. -

S Ef confidera bene il procedere della Republica Roma


Pnă,fivedrà, due coſe effereftatecagione della reſolutione
di quella Republica: l'vrafurono le contentioni,che nacque
rodalla legge e Agrari","altrali pro ungatiene degli impe
rij. Lequali coeffuſinoffate conoſcute bene da principio,
est fattiuii debiturimedij, farebbe ſtato il viuerliberopiu
lungo, cº parauenturapiu quieto. Et benche quanto alla
prölungatione dell'imperionanstvegga,chein Róma nasteſ
fè maiakunorumultº: nondimenej vede infatto, quanto
nuoce alla città quella auttorità, che i cittadini,per tali de
liberationipreſonº e fºghaltri cittadini,a chieraproroga
to ilmagiſtratofußisoffatifaui,:#buoni,tome L. Quintio,
non ffarebbe incorſº in queſto inconueniente, la bontà del
quale è d'vis eſempionstabile:perche effendoſ fattº tra la v
plebe,est ilSenato conuentione d'accordo,estºhaufdola pleeb
prolungata in vanno ſimperioa # atti
apoterriffereaffämbitisme densbili,voleilSenato perga
rà della plebe, e per non parere dameno dilet prolongăreil
Confolato a L, ಫ್ಲಿ! Il quale altutto negò queſta deli
beratione,dicếdo che i cattiuteffenepifi voleñan cercare di
fengnerli nädagrefferli çõvn'altropiu cattisoeſempia,cº:
º vollefficefino nuoui (onſoli. La qualbontà e pruden 4.
fefffe fiata in tutti i cittadini Romani, non ಒ * -

- |- 4 |

ー/

-
L ї в ко
laſciata introdurrequella conſuetudine diprolungare i ma
giftrati:3 da quellanõffarebbe venuto alla prolungatione
degli imperij,la qualcifacoltemporouinò quella Rep. Il
prime,achifu allongato l'imperio,fu P. Philone, il qual,eſ:
Jendo acampo alla città de Palepoli,g venendo lajine ael
fao (onſolatoes-parendo al Senato, ch'egli haueffe in mano
quella vittoria, non gli mandarono ilfucceſſore, ma lo fece
ro Proconſolo,tal chefu ilpringo Proeon/olo. La qual cofa
(anchora chemoffa dal Senato per vtilitàpublica) fu quel .
la,che coltempofeceferua Roma:perche quantopiu i Roma
nif diſcoſtaron con l'armi,tantopiu pareia loro tale proro-,
gatione neceſſaria &: l'vfarono. La quale cofa fece due
inconuenienti,l'uno,che meno numero di huominif efferci
tarono negliimperij.off-fivenne per queſto a riffringere la
riputatione inpochi, l'altro, che fando vn cittadino affai
tempo commãdatore d’vno effercitosfè lo guadagnaita,e fa
cenaſelo partigiano: perche quello eſercito coltempo demen
ticauailSenato,é riconoſceua quelcapo. Per queſto Silla, ;
c;- Mario poterono trouarefoldati,chec otra albene publice :
glifeguitaſino. Perqueſto (fare potè occupare la patria,
chefe mai i Romaninon hauefino prolungati i magiſtrati,
篇#gliinefatipiu
imperij,nenveniuanoftofto a tanta potenza: &. fe
tardigliacquiſti loro farebbero anchora ve
nutipiu tardinella/eruità. :
--

Della pouerta di Cincinnato, & dimolti cittadini:


Romani. Cap. XXV. ... :::::
. .. . . - -
, , , , , ". " · , , , , ,, ; * * -
:
N: "υίτα κίνειοαίronραπεμφιευulco",
Nchefordini in vn viuerlibero,ècheſ määghino icit:
*adinipenerie3-bēche in Rama nö apparſa quale ºrdine:
#########
ov.

*
*

Тв к z o I74.
la legge Agraria hanutatanta oppugnatione)nondimenºper
eſperienzafi vide,che dopò quattrº cento anni , che Roma,
} era fiataea ficha v'era vnagrandiffimapoueità: nefi puo.
credere,che altro ordine maggiorefaceſſequeſto effetto, che
vedere , come per la pouertà non ti era impedita la via«.
qualunque grado, & e qualunque honoresø comefiandaua,
a trouare la virtù in qualunque caſa ella habitaſſe. Il qual
modo di viuere faceua manco defiderabili le ricchezze.
Queſtof vede manifeſto,perche effendo Minutio Conſolo
affedi its con l'eſercitofuo dagli Equi,s'empiè dipaura Ro
ma,che quello eſercito nonfi perdeje,tanto che ricorſeroa,
creare il Dittatore,vltimo rimedio nelle loro coſe afflitte.es-,
crearono L. Quintio Cincinnato,ilquale allhora fi trouaua
nellafaa picciola villa,laquale lauoraua difua mano. Laqual
coſa cõparole auree è celebrata da Tito Linio dicendo. Ópe
ræ prætium eſt audire qui omnia præ diuitiis huma :
na ſpernunt, neque honori magno locum , neque
virtuti putantefe,nifi effuſæ affluantopes.(ioè, qui :
è degno,chefiaſcultimo quegli che ºgni coſa appetto dellerie
chezze tengono vile : neſtimano che poſseffer honore, ne
virtù , doue ricchezze in molta abbondanza nonf tro
stane. «Araua Cincinnato la fua picciola villa , laquale
montrappaſſauailtermine di quattro ingeri,quando da Ro
me vennerº ##atidelSenato afgnificarlila elettione del,
lafaa Dittatură;&a moſtrarlim quale::::frrвиана,
/* Rери. Еξέρκεζ, la ſua toga,venuto in Roma,et ragunato
vn'effèrcitostandò a liberar Minutio:c) hauendo rotti, థ
fpagliati inemicisë liberato quello,non volle, che l'eſercito,
affidiatofaffepartecipe delst preda,dicendºgliqueſte pare
le. Ionen voglie chętu partecipi della preda di coloro, de:
qualitufeiffatorer: 勝 preda, est priuò e_7Ainutio del
Zonſºlatosc; fecele

邀。 , dicendogli, Starai
· -
'#;
qмејto
- ) L I в ко

questo grado,chetu imparia/apere effer Cöfalo. Hauewafat


-

|
tofuo maeſtro de cauals L.Tarquino, qual, per la ponertà
militaua apiede:Notaſ (come#è detto)l'honore, che fifa
seua in Roma alla pouertà,est come ad vn’huomao buono, &
valente, quale era (incinnato,quattro ingeri di terra baffa
wano a nutrirlo.La quale pouertà fi uede,come era anchora
ne tempi di Marco Regolo : perche efßndo in e Africa can
li efferciti,domandòlicentiaal Senato, per poter tornäre a
cuſtodire lafaa villa,la qualegli eraguaſta dafèutlauorato
ri. Douefi vede due coſe notabiliſſime,ïvna la pouertà, cº
come viftauano dentro contenti, est come baffaux a quelli
cittadini,trarre della guerra honere, G- l'utile tatte laſciana |
noalpublico:perche#effi hautferopenſato d'arricchire del
laguerra,glifarebbe dato poca brigă,che i fitoi campiffinº
ffati:#:ľaltro?,confiderare lageneroſità dell'animo di
quellicittadini, quali prepoſti ad vno effercito , falina la
grandezza dell'animo loro ſºpra ogni Prencipe, non istema
wano i Re,non le Rep.non gli sbigoitiua, ne fþauentaua ceſa
alcuna,& tornati dipoipriuati, diuentauanoparthi,humili,
curatori delle picciolefacultà loro, vbidientia Magistrats,
riderentia loro maggiori,talche pare impoſſibile,che vno me
deſimo animo patifatanta mutatiene. Durò queſta pener
tà anchora infinoa tempidi Paulo Emilio, chỉfurono quaß'
gli vltimifelicitempi di quella Repu.dowe: |

coltrionfofo arricchì Roma, nondimeno è


fe. Et cotantofifimaua anchora lapouertà;
bonorare chifféraportato bene nelligaeðÄÄðad vnfaa.
genero vna tazza d'argento.ilquale fu ili:targents,che
juffenellafia caſa.Perrebbefcon và lời:Filare moſtra
re quantí “್ಲಿfrutti produca làğờà#ầche la ricchez
xº,es conselºvna ha honorato le città leprºuincie, le /ette,
et tauratharouinate ſequeſta materianonfiſeffata molte
- - - volte
- Tsxzo “ፖ9
volte da altri huomini celebrata.

Come per cagione di femine fi rouina vno ſtato


- Cap. XX V I. ·· · ·

N Acque nella città d'Ardea trai Patritij, ci i Plebei


1N vna/editione per cagione d'vn parentado.done hauen
dofi a marttare vnafemina herede, la domandarono pari
wente vn plebeo,et vn nobile,est non hauendo quellapadre,
i tutorila volest two congiugnere alplebeo la madre almobile:
di che nacquetantotumulto,chef venne all'armi,douetut
tala nebilità s'armò infauore delnobile,c; tuttala plebe in
fauore delplebeo, talche effendo/aperata la plebe , s’offi d'
Ardea, & mandòa Uolſci per aiuto,i nobili, mandarono a
Roma, Furono prima i Volfĉi,6% gianti intorno ad Ar
dea s'accamparono, Soprauennero i Komani,est rinchiuſono
i Volſci tra la terra,e loro,tanto chegli coffrinfono(fjerdo
ffretti dallafame)s darfiad fºretione. Et entrati i Komsni
in Ardea,est mortitutti i Capi della ſeditione , compofonº
le coſe di quella città,Sons in queſto teſtopiu coſe da notare.
%
Primą vede , come le donne fonoſtate cagione di molte
rouine,6 hanno fattigran danni a quelli,chegauernano v
na città,6 hanno cauſato di molte diuifioni in quella. c
(come s’è veduto inquefamoſtra hiſtoria)l'ecceſſo fatto con
fra a Lucretia toiſeloſtato a Tarquini. Quell'altrefatto că
tra a Virginia priuò i Diecidellaittorità loro. Et «ofriffo
tele trale prime coſe,chersette della rouina de tiranni,è l'ha
uere ingiuriato altrui per conto di donne o con ftuprarte,e că v.

\,
violarle,ocorromperet matrimorij,ceme di queſtaparte nel
capitolo,doue noi trattammo delle congiure largamentef
parlò. Dico adunque come i Prencipi aſſoluti,c 5 gouerna
dori delle Republiche non hanno aientre poco cito á questa
քa776ց
*
* , L I в к о
parte, ma debbono confiderare i difordini,chepertale acci
dente poſjono naſcere, & rimediarni in tempo,che ulrimedio
wonfia con danno,e vituperio dellofiato loro , o della loro
Republica,come interuenne agli Ardeati,i quali per hauere
laſciato creſcere quella gara tra i loro attadini,fi conduffono
aduiderffra loro:c volendortunirfi, hebbone amandare
perfaccorſiefferni, il che èvn gran principio d'vnapropin
quảferuità. Ma vegniame all'altronotabile delmodo del
riunire le città,del qualenelfºguentecapitolo parleremo.

Come ef haavnirevna città diuiſa,& come quel


la opinione non è vera,che à tenerele città, bifo
gnatenerle difunite. Cap. XXV I I.
Er l'eſempio de (on/oli Romani, che reconciliaronoin
femegli Ardeatiffnota il modo,come fidebbe comper
revna città diuifa:il quale non è altro,ne altrimentifideb
bemedicare,cheammazzare i Cap de tumulti-perche egliè
neceſſario pigliare vno de tre modi,º ammazzargli , come
fecere sofforo,º rimuowergli della città, ofar lorofarpace in
Jieme ſotto oblighi di nonfi offendere. Di queſti tre modi,
queſto vltimo è piu dannoſomen certo,è più inntile: perche
egliè impoſſibile,douefia corſoaffaifangue, e altrefinili in
giurie,che vnapacefatta perforza duri, riueggendoſi ogni
di infiene in viſore; è difficile, che s’affenghino dall'ingiu
riare l’vne l'altro,potendo naſcerefra loro ogni diper la con
werſatione nuoue cagioni di querele. Sopra che non fi puo da
re ilmºgliore efiếpio che la città di Piſtoia era diuiſa quella
sittà(come è anchºra)quindiciannifono,in Panciatichi,e5
(ancellieri,ma alhora era inſularme,est hoggi l'hapofate.
Et durò molte difuteffalorovennerealfangwe,alla ";0
----‫سم س‬-- ‫مس‬
TER zo ዛ76
delle cafe,alpredarfilarebba,ej adogn'altro termine di ne
mico. Et i Fiorentini,che gli haueuan a cºmporre,ſempre vi
v/arono quel terzº modorest-fempre ne nacquero maggiori,
tumulti,e} maggioriſcandali. Tanto cheftracchijf ven
ne alfecondo modo,dirimouere i Capi delle parti,de quali al
cuni meſſonº in pregione , alcuni altriconfinarono in varij
luoghi:tanto che l'accordofattº potèſtare,e è ſtato infino
ad hoggi, ma fenza dubbio prufichrofariaffato il prime.
Ma perchefmili effecutioni hanno ilgrande,est il generoſº
vna Republica debole non lo fafare, e enne tanto difcofio,
che afatica ella fi conduce alrimedioſecondo. Et queſtifºnº
di quelli error,cheio dißinel Principio,chefanno i Prenci
pº de noſtritempi,che hanno a giudicare le coſe grandi:Fer
che dourebbono voler vedere;comefifone gouernati coloro,
che hanno hauuto a giudicare anticamente ſimili caf. Ma
la debolezza de preſenti huomini,cauſata dalla debole edu
catione loro,est dalla poca notitia delle coſefa che figiudica
me,i giudicijantichi parte inhumani,parte impoſibili,có hã
no certe loro moderne opinioni difcofio altutto dal vero, co
me è quella,che diceuano ifaui della noſtra città vn tempo è,
che bifognaua tener Pfioia con le parti,est Pfa cõlefortez.
ze,est non s'anueggone,qeanto l'vna,est l'altra di queſte due
cofe èinutile. Io voglio laſciare le fortezze:perche difopra ne
parlammo a lungo e voglio diſcorrere la inutilità, cheftra
he deltenere le terre,che tu hai in gouerno diuife, in prima è
i w poſſibile,che tu ti mantenga tutte due quelle parti antiche
• Prencipe,o Repu.che legauernı:perche dalla natura è da
to agli huomini,pigliar parte in qualunque ceſa diuiſa, e
piacerglipiu queſtā,che quella,talche hauendo vna parte de
ella terra makontenta fache la prima guerra,che viene,
te laperdieperche egliè impoſſibile guardare vna città, che
4 abbia i nemicifuori,cº dentro. Se ella è vna RPi:
:: ? G

|- ^-. .
- * -
|-

*
L Í B R . ò
che lagouerni,non ci è ilpiu belmodo afartattiniituoitit
, tadini,G afar diuidere la tua città, che hauere in gouerno
vna città diuifa:perche ciaſcuna partecerca dhauerfauori,
cia/ĉnnafifa amici con varie corruttele,talche ne naſce due
grandijimi inconuenienti.fvno che tu non teglifau maia
mici,per non gli poter gouernar bene, variando il gouerns
fpefjo,hora con l’vno,hora con l'altro humore,l'altro,che ta
le studio diparte duide di neceſſità la tua Republica. Et
il Blondoparlando de Fiorentini,e de Piſtolest, nefafede
dicendo , mentre che i Fiorentini diſegnauano di riunir
Piſtoia,diuiſono/emedeſimi. per tantofi puofacilmente
confiderare il male, the da diuifſonenaſca. Nel
mille cinque centovno quandofi peraè Arezzo, e tutto
Zaldi Teuere,es Val di Chiana occupatoci da Citelli, G
dal Duca Valentino, venne vn e Mons. di Lant, mandato
dal Re di Francia a fare reſtituire a Fiorentini tutte quel
le terre perdute,est treuando Lant,in ogni caffello husmini,
che nel viſitarlo diceuano, che erano della parte die Mar
zocco,biaſimò affaiqueſta diuifione,dicendo,chefe in Frans
ciavno di quelliſudditi del Rédiceſe, di effere della parte
del Re, farebbe caffigato : perche talvece non fignifiche=
rebbe altro,fenon, che in quella terrafaffegente nemica del
Ke,có quel Revuole,che le terretuttefiano fue amiche, vni
te,est ſenza parti.ma tutti queſtimedi, G.quefie opinioni
diuerſº dallaverità naſcono dalla debolezza di chi /onofig
mori,iquali veggendo di non potertenere gli fati con for
ze. & con virtù, fi voltanoa ſimiliinduſtrie , le quali
qualche voltane tempiquieti giouanequalche cofa,ma co
me evengono lauuefità , cf; tempiforti, le mostrano la
a loro, :::*; |

ད་དུ་ཝཱནཾ པུ་
.h"‫ ت‬، ' * ... .
· Chd
Тв к z ӧ. 17j *

Che fidebbe por mente all'opere de cittadini;per


che molte volte fotto vn opera pia finalcódevri
principio di tirannide. Cap. XXVIII.
|- E Sfendo la citta di Roma aggrauata dallafame, & non
baffando leprowifioni publiche a cefjarli, preſe animº
vno Spurios_Melio, effendo affai ricco, fecondo que tem
pi, difar prouiſione di frumentopriuatamente, est pafĉerné
confogrado la Plebe. Per laqual coſa egli hebbe tantº
concorſo di popolo infitofauore, che il Senato, penfando all
inconueniente, che di quellafita liberalità poteita naſcere per
opprimerla, auanti ch'ella pigliaffè piu forze, gli creò vri
Dittatore addoĵo, est fecelo morire. Qui è da notaré
come molte volte le opere, che paisnopie, e da non lepote
reragionettolmente dannare, dihentano crudeli, es per v
na Republica fono pericolofiſſime, quandonen fianoa bubná
hora corrette. Et per diforrere queſta coſapiu particolar:
mente, dico, che vna Republicafnza cittadini riputat#
non puºfiare, ne puogoaernarfi in alcun modo bene. Dall'
altro canto la riputatione de cittadini è cagione della tiran
mide delle Republiche. Et volendo regolare queſta tofagbiá
fogna talmente ordinarfi, che i cittadini fiano riputạti di
riputatione, chegioni, & nonnuoca alla città, & allu li
bertà di quella. Et però fi debbe effaminare i modi, eő
quali effi pigliano riputatione, che fons in effetto due, opsbe
lici, opriuati, I modi publicifono, guando vno configliä
do bene, est operando meglio in beneficio commune, acqui
ffa riputatione. Aqueſto honore fidebbe aprire la via 4
cittadini, & preporre premii, e a configä, Galle opere;
talchefe n'habbiano ad honorare, est fatisfare, & quando
queſte riputationipreſe perqueſte viefianofchiette, efimplis
#i, ninjaranns
. maipėricoloſema
‫ے‬d a 'quandóellefonepreſéfer " ‫ ئهت‬- f

**:。ぶ。 - *:
_ |

_
L 1 в к а
vie priuate(che èľaltromodo prealegato) fºno pericolofifi
me,est in tutto nociue, le vie priuatefonofacendo benefisio a
questo,e a quell'altro priuato, con prefargli danari, mari
targli le figliuole,difendendolº da magiſtrati, ci facendogli
fimili priuatifakori, i qualififanno gli huomini partigiani,
est dannº animo a chi è coffauorito, di poter corresepere il
publico,ež sforzar le leggi. Debbe per tantovna Repub.be
neordinata aprire le vieſ come è detto)a chi cercafauoriper
viepubliche,est chinderli a chi li cerca per vie prinate, come
fivede chefece Roma: perche in premio di chioperaua bene
perilpublico,ºrdinò i trionfi,& tuttigli altri honori,che esta
daua a faoi cittadiniec in danno di chifotte varij coloriper
viepriuate cercaua di farfigrande,ordinò l'accuſe:c- quãdº
queſte nõbaftafero,per effere acciecato il pºpolo da viia ſpe
cie difalſo bene,ordinò il Dittatore, ilquale col braccio regis
faceffe tornare dentro al/egno, chinefuſe v/cito, come ella
feceperpunire Spurio Melis. Et vna che di queste soſef
laſci impunita, è attaa rouinarevna Rep. perche difficil
mente con quello eſempie friduce dipoi nella vera via.
Chei peccatide popolinafcono da Prencipi,
Сар, ΧΧΙΧ,
N On f dolgano i Prencipi d'alcune peccato,chefaccia
no ipopoli, che effi habbiano in gouerno: perche tali
peccati conniene che naſchino operfua negligenza,o per effer
lui macchiato difimili errori. Etchi diſcorrerà ipopoli, che
nenoſtritempifonoſtati tenutipieni diruberie, & difimili
peccati, vedrà, chefaràaltuttonato daquelli, chegligouer
mauano,che erano difinwile natura, La Romagna, innanzi
chein quellafoſſero fenti da Papa e Alefanaro/afio quells
fignori,
Тв к z o. 78
İ

- 颅gneri, che la commandanane, era vno eßempio d'ogni feമ


leratiſſima vita: perche quiuif vedeuaper ognileggeri ca
gioneſeguire occiſioni,Gº rapine grandiſime, ilche naſceua
dalla triſtitia di que Prencipi,non dalla natura triffa degli
huomini,come efii diceuano: perche eſsendo quelli Prencipi
peucri,c; volendo viuere daricchi, eranoforzati volgerfi 43
molterapine,c) quelle per varij modivfare, et tra l'altre die
fhoneſte vie,che etentuano faceuano leggi,etprohibiuano al
cuna attione,dipoierano i primi,che dauano cagione dell'in
offeruanza d'effe,ne maipuntuano gli inofferuanti ſe non psi
quando vedeuano effere inconfiafainfimile pregundicio,c
allhoraf voltauano allepunitione, non per Kelo della legge
fetta, ma per cupidità di riſcuoter la pena onde naſceuano
|
molti incöueniètic ſºpratutto questo, cheįpopolis'impo
uerinano,G nonfi correggenano, & quelli, che erano impo
ueriti,singegnauano cõiras menopetente di loro preualerfi.
ondefargeuano tutti queſtimali che diſºpraſidicono, de
qnali era cagione il Prēcipe.cº che queſtoffa vero,lo moſtra
Tito Liuio,quando einarra,cheportando i Legati Romani
ildono della preda de Veientiade Apolline, furono preſide
Corfiri di Lipari in Sicilia,cº condottiin quellaterra. Et
* antefo Timefitheo loro Prencipe, che dono era questo, doue
egli andaua,etchilo mandaua.fiportò(quãtung; nato a Li
pari)come huomo Romano: c-moſtrò alpepelo,quanto era
impio occuparefimildono,tãto che il confenſo dell'uniuerſa,
ſe ne laſciò andare i Legati con tutte le cafelore, & leparol
dello hiſtoricofono queſte. Timafitheus multitudineirº
religione impleuit, quæ ſempér regentieft fimilis
Cioè, Timafitheo empi il popole direligione, ilqualſempre à
fªmile achigonerna. ĉe Lorenzo des Medici aconferma,
##ezet di quia/intenza dice. -- - - - *:
L 1 в к о
Et quel,chefail fignor:fanno poi molti
Che nel fignorfon tutti gli occhi volti.
Ad vn cittadino, che voglia nella fua Republicafar
di tua auttorità alcuna opera buona, è neceſſario
prima ſpegnere l'inuidia:& come venendo il ne
mico, s'ha ad ordinare la difefa d'una citta,
Cap. XXX.

Ntendendo il Senato Romano, come la Toſcana tutta


haneuafatto nuoua ſcelta di ſoldati, per venire a danni
di Roma, c; come i Latini,cºgli Hernici stati per l'adie
tro amici delpopolo Romano, 'erano accostatico Dolfi,per
petui nemici di Roma giudicò queſta guerradouere efferpe
ricolofa. Et trouandofí (amillo Tribuno dipodeſtà (on
folare, pensò, chef poteſſe fareſenKa creare il Dittatore,
quãdogli altri Tribunifuoi colleghi volefino cedergli lafonº
ma dell'Imperio,il che detti Tribunifecero volontariamen
te. Nec quicquam (diceTite Liuio) de maieſtate fua
detraĉtum credebant, quod maieſtati eius concef
lifⓞnt . (ioe. Nefi credeuano,che per accreſcerea lui dig
nità fene diminuiſſe punto della loro. Onde Camillo preſa a,
parole questavbudienRa, commandò, cheffcriuefixo tre
|
eſercits. Delprimo volle eſſere (apo luiperire contrai Tof
cani, Telfecondº fece Capo Quinto Seruilie, il quale volle
fieffepropinquo a Roma,per estare a Latini,có agli Herni
cis/efmoueĵino.« AlterKg eſercito prepoſe Lucio Quintie,
il quale # pertenere guardata la città, & difefele porte,
cºla curia,in ogni cafo che naſceſſè. oltre a queſto erdino»
che Oratio vno de faoi (olleghiprouedeffetarme, est ilfru
zmente,Gºl'altre coſe, che richieggono i pri della guerra,
- Pre
T E R z o. . . 179
Prepoſé Cornelia anchorafo CollegaalSenato,c alpublicº
configlio,accioche poteſſe configliarelattioni, chegeneral
mente s'haueuano afare, & effegire. In modofurono quelli
Tribuni in quellitempi per la falute della patria diſposti“
comandare, & advbidire. Notaſ perquefo teſto quello,che
faccia vn’huomo buono,cº-fanio, ci di quanto benefia ca
gione,& quanto vtile ei postafare allafia patria, quandº
mediante la/íta bonta, G virtù, egli hafpenta l'ennidia,la
quale è molte volte cagione, che gli huomini non pofano e
perar bene,non permettendo detta inuidia, ch'egli habbianº
quella auttorità, laquale è neceſſaria hauernelle cofe d'im
portanza, Spegnefiquesta inuidia in duoi modi, o per qual
che accidenteforte,est difficile,doue ciaſcuno veggendefipe
rire,popoffa ogni ambitione,corre volontariamente advbi
direa colui,che crede, che cºn lafaa virtù lo postaliberare,
come interuenne a Camillosil quale hauendo dato dife tanti
faggi d'huomo eccellentiſſimo,ỡ eßendoffato tre volte:Dita
tatore, & hauendo amminiſtrato ſempre quelgrado ad vti
le publico, cº non apropria vtilità,hauenafatto che gli huos
mini non temeuano della grandezza fua. cºpereßere tanto
grande,citantoriputato nonfimanawo cofa vergºgnefa ef
Jereinferiorea lui. Et però diceTito Liuio/auiamếte quelle
parole, Nec quicquam, &c. In vn’altro modoffpegne l
inuidia,quando oper violen Ka,oper ordine naturale muoiº
no coloro,chefono štati tuoi concorrentinelvenire aquakhe
riputatione, est a qualche grandezza. Iquali veggendeti ***
putatopia di loro è impoſſibile,che mai s'acquetino,& fiero
patienti. Et quandofono huomini, che fano vſa viuerei*
vna città corrotta, doue l'educatione non habbia fatto ir:
lorº alcuna bontá, impoſibile,che peraccidente alcune mai
*** e് ? β
L ї в к о |

fridichino, c; per ottenere la voglia loro, & fatisfare alla


loro peruerſità d'animo, farebbero contenti vederelarouine
della loro patria, 24 vinceſ questa inuidia non ci è altrori
medio,che la morte di coloro,che l'hanno: & quando lafor
tuna i tanto propitia aquel huomo virtuoſº, chef muokano
ordinariamente, diuenta ſenza ſcandalo glorioſo, quando
fenza ostacolo, cºfenza effa eipuo moſtrare lafaa vir
tà. ma quando ei non habbia queſta ventura, gli conuie
me penſareper ogni via a torfºgli dinanzi, & prima chei
faccia coſaalcuna, glibiſºgna tener modi, ch'ei vinca que
fa dificuliá, có chileggela Bibia fenſatamente, vedrà
e 7Aoife effere fato sforzato (a volere che lefaeleggi, & li
faoi ordiniandaferoinnãXi)adamazzare infinitihuamini.
iquali nõmoffi da altro,che da inuidia fi opponeuane adfa
gnifaoi,questa neceſſità conoſceua benfimofrate Girolamo
Samonarola, conoſfeuala anchora PteroSoderini Gonfale
nieri di Firen Ke. L'uno nonpotè vincerla, for non hanere
auttorità a poterlofare,chefu ilfrate; & per non effere inte
f6 bene da coloro,che lo/guitauano,cheinharebbono hauutº
auttorità.nõdimenoper luinon rimaſe,et le fueprediche fanº
piene d'accuſe defauidelmondo, & di inuettiue cantro al
loro: perchechiama coſ questi inuidi, & quelli, che fi
opponeuanga gli ordinifuoi. Quell'altro credeua cal tem
po, con la bontà, con lafortunafua, con beneficarne alcune
Íþegner queſta inuidia, vedendoßd'affaifreſca età, cº con
tantinuouifauori,chegli arrecauailmodo delfuoprecedere,
che credeuapoterfaperare queitanti, che per inuidia fegk
opponeuano.femKa alcunoſcandalo, violenza, c3, tumulto.
tý non faptua, chel tempononfipuo aſpettare, la bontànes
basta, la fortune varia,et lamalignità nõtrucua deno,che
la plachi.Tấte chel'unº, et l'altre di queſtidue rouinarone
-
T R R z o. * Y 8o

cºlarouina loro fu cauſata da non hauer faputo, o potutº


vincere queſta inuidia. L'altronotabile è l'ordine, che Ca
millodette dentre ci fuoriperla falute di Roma. Er vera
mente nonfenstacagione gli hiſtorici buoni (come è queſto
neſtro) metrono particolarmente, cº diſtintamente certi
caſi,accioche ipoſteri imparino,come habbiano infimiliac
cidenti a difenderfi. Et debbeſi in queſto teſto notare, che
non è lapiu pericolofa,ne la piu inutile difeſa, che quella,che
ffatumultuariamente, effenKa ordine. est queſto fi mo
fraper quelterzo effercito, che Camillo fece ſcriuere, per
laſciarlo in Roma aguardia della città,perche molti hareb
beregiudicato,c3 giudicherebbono queſta parte fuperfina,
effendo quelpopoloperloordinario armato ; cf. bellicoſo, cº
per queſto che non gli biſognaffe diſcriuerlo altrimenti, ma
baffaſſefarlo armare,quando ilbiſognoveniſſe. ma (amil
lo,có qualunquefaffefaulo, come era effo, la giudica altri
menti, perche non permette mai,che vna moltitudine pi
gli l'arme,fenon con certo ordine,c certo modo. Et però
in/a questo eſempio vno, chefia prepoſto a guardia d'vna
città, debbefaggire,come vnoſcoglio,ilfare armare gli huº
mini tumultuoſamente, ma debbe, prima hauere fritti,
c#fcelti quelli,che voglia che s'armino,chegli habbiano ad
vbidire,doue a conuenire, doueandare,có aquelli, che non
fonofcritti,commandare, cheffiano ciaſcunoalle caſe fie «
guardia di quelle, (oloro, che terranno queſto ordine in
vna città aſfaltata, facilmentefipotranno difendere : chi
fara altimenti non imiterà Camillo,& nonfidfenderà.
Le Repforti & gli huomini eccellenti ritengono in
| – ogni နိူင္တူ medeſimo animo , & la loro mc
- defima dignità, Cap. XXXI. - ·
. · 44 4 Tra

மல்ட
*T* Ra l'altre magnifiche coſe, chelnoſtro hiſtoricofa di
re, est fare a Camillo per moſtrare come debbe effer
fatto vn huomo eccellente, glimette in bocca quefie parele,
Nec mihi Diċtura animos fecit, nec exiliú ademit,
#Per lequaliparolef vede, come gli huomini grandifonof
pre in ognifortuna quellimedeſmi. Et ſe ella varia, hora
çon effaltargli, hora con opprimergli, quellinon variano, ma
tengono femprel'anime fermo, cº in tal modo congiunto
golmodo delviuereloro, chefacilmente fi conoſceper ciaſcu
na, lafortuna non hauerpotenKa fºpra di loro. e Altri
mentifigouernano gli huomini deboli: perche inuaniſcone,
cớ inebriano nella buona fortuna,attribuendo tutto il bene,
ch'egli hanno, a quelli virtù, che non conobbero mai, don
de naſce,chedinentana infopportabili, cź odiofia tutti cez
loro, chegli hanno interno. Da che poidipende la fabi
ta variatione della forte, laquale come veggono in vifº,ceg
giono ſubito nelllatro difetto,c-diuētanovili,G abietti. Di
quinaste, che i Prencipi cof fatti penfano nellauerfità piu
afaggirfi, che a difenderfi, come quelli,cheper hauer ma
le vfata la buona fortuna fono ad ogni diffa imprepa
rati, Queſta virtà, có queſto vitio,ch'io dico treuarfi in
vn huomo Jolo, Étruona anchora in vna Republica, & in
eſempio cifono i Romani, c3 i Vanitiani . Quelli pri
winefuna cattua forte glifece mai diuenireabietti, ne nef
fina buonafortuna glifece mai effere infºlenti, come fi vide
znanifeſtamente dopò larotta, chegli hebbonoa (anne, &
.pà la vittoria, che egli hebbono contra ad e Antioco:
Perche perquellarotta, anchora che grauiſsima, per effer
stata la terzajmoninuilironomai, & mandarønefuerieſ:
fºreiti, non volleno riſcattarei loroprigioni contraagli or
dinilerºyon mandainnead~Annibale, e a (arthagine 4
2. . . - - chieder
T E R z o. 181

chiederpace, ma laſciateſtare tuttequeſte coſe abiette indie


tro, penſarono ſempre alla guerra, armando, per cariſtia
d'huomini,i vecchi, C# iferui loro. La qualcof conoſciuta
da Annone Carthagineſe (come difºpraf diffe ), moſtròa
quelSenato,quantopoco conto s'haueua a tenere della ratta
di Canne. Et cofif vide come itempi difficili non gli sbi
gottirono, negli renderono humili, dall'altra parte i tempi
proſperi non glifecero infolenti: perche mandando Antioco
Oratoria Scipione a chiedere accordo, auanti, che fuſino
venutiallagiornata, & ch'egli hauefe perduto, Scipione
gli dette certe conuentionidella pace, quali erano, che fri
tiraffidentroalla Siria, & il reſto lastiaffe all'arbitrio de
Ramani il quale accordo ricuſando Antioco, & venende
alla giornata,có perdendola, rimandi ambaſciadore a Sci
pione con cômiſione,chepigliafero tuttequelle cõuētioni che
erano dateloro dalvincitore,a quali non propoſe altripatti,
che quellis’haueffe offerti innan Ki,che vinceſſesſaggiugnēdº
questeparole. Quod Romani,fiyincűturnő minuun
tar animis, nec,fi vincunt, infoleſcere. Al contrario
appunto di queſtos’è vedutofare a Oinitiani, i quali nelle
buonafortuna (parendoloro hauerfelaguadagnata conquel
la virtù, che non haueuano) erano venutia tantainfolenza,
che chiamauano il Re di Franciafigliuolo di S. Marco,non
iſtimanano la (hiefst, non capiuano in modo alcuno in Ita
lia,có haueuanfipreſuppoſto nell'animo di hauere afarevne
Monarchiafmile alla Romana. Dipoi come la buona for
tegli abbandonò, es che hebberovna mezzarottaa Kai
la dal Re di Francia,perderono nonfolamente tutto lojiats
loroperribellione,ma buona partene dettero e al Papa, cº
al Re d'Ispagna per viltà est abbiettione d'animo. e3 in tan
to inuilirono, che mandarono ambaſciadori all':*
- g
L і в к о
dere, afarf tributarij»fgriffono al Papa letterepiene di vil
tà,c-difommiſsione, per muouerlo a compaſsione. Alls
quale infelicitàperuennero in quattro giorni, & dopà vna
me{Xa rotta : perche hauendo combattuto illoro eſercito,
melritirarfi venne acombattere, cº-effere oppreſſo circa la
metà, in modo, cheľvno de Prouiditori, cheffaluò arri
ad « Verona compiu di venti cinque mila ſoldati tra apie,
cz-acauallo,talmente,chefe a Vinegia,& negli ºrdinifuſe
fiata alcuna qualità di virtù, facilmente peteuano rifare,
có rimoffrare di nuouo il vifº alla fortuna, & effere a tem
po o a vincere, o aperdere piuglorioſamente,º adhauereac
cordopiu honoreuole: mala viltà dell'animo loro cauſata
dalla qualità de loroordininon buoninelle cofe della guerra,
lifeceadvn tratte perdere lofatº, c; l'animo. Et ſempre
interuerrà cofiaqualunquefigouerni come esti, perche que
ffodiuentare infolente nella buonafortuna, est abietto nella
cattiua,naſce dal modo delprecedertuo,có dalla educatio
me nella quale tufei nudrito. la quale quando è debele, g
vana,tirendeſimilea/e, quando è ſtata altrimenti,ti ren
de anchora d'vn'altraforte, ci facendot, migliore conofci-.
tore delmondo, tifa meno rallegrare del bene, & menº
rattriffare delmale: e quello, chefdice d'vn ſolo, fi dice
dimolti, che viuono in vna Republica medeſima, i quali
fifanno diquella perfettione, che ha ilmodo del viueredi
quella. Et benche altra voltaffia detto, come ilfonda
mento dituttigli stati è la buona militia, ci come doue
menè quefa, non pefono effer ne leggi buone, ne alcuna al
tra coſa buona, nonmi pare/perfluo replicarlo, perche ad
ºgnipunto, nelleggere questa historia fi vede apparire que
* neceſsità, cổfi vede, come la militianon puote efferbuo
mºstlanºnieſercitata, cf. come ella non fi puseſercitar s
----
G -
--
Тв к z o. I 82

Jenon è composta dituoi fudditi:perchefemprenon fifa in


guerra : nefi può farui però conuiene poterla eſercitare4
tempº di pace,c3 con altri,che con fadditi, non fi puo fare
queſto eſsercito riſpetto allafpefa.Ɛra (amillo andato (cº
me di ſopradicemmo)con l'efiercito contra a Toſcani , cá
hauendo ifaoi ſoldati vedutola grandeXXa delloeßercito de
nemici,serano tutti sbigottiti,parendo loro effere tantoinfe
riori da non poterfostenerel'impeto di quelli:cº. peruenendo
quefa mala diſpoſitione delcampo agli orecchidi (amillo,
fi moſtròfuori,cff andando parlandoperilcampo a questi,
có a quellifoldati,traffeloro del capo quella opinioneret nell'
vltimofenRa ordinare altrimenti il campo, diffe. Quod
quiſque didicit,aut confueuit, faciat. (ioi , fac
cia cia/cnne,come ha imparato, ci è vſo difare. Et chi
confidererà bene queſto termine, ci leparele,diffe loro per
inanimarlia ire contra a nemici,confidererà , come e'non fi
poteuane dire,nefarfare alcuna di quelle cofeadvno effer
cito,che primanonfuſeffato ordinato,et eſercitatocſ in pa
ce,est inguerra:perche di quellifoldati,che non hanno im
Paratº afarcofa alcunaynonpuo.vn Capitanofdarfi,e cre
#.. alcuna coſa,che stia bene: G fegli com
mandafjevn nuouo Annibale,virouinerebbeføtte : perche
non potendovno Capitano effre (mentrefifa la giornata )
in ºgni parte,fenon ha prima in ogni parte ordinato dipote
re hauere huomini,che habbiano lo ſpiritofo,ơ. beneglior
dini,&#modi del procederefuo,conuiene di neceſſità checs
rouinino.Se adunque vna cittàfarà armata, c; ordinata,
come Koma,et che ogni di afuoi cittadini,c; in particolare:
c3-inpublico tocchiafare perienza e5. della virtùloro, ci
adellapotenKa dellafortunainteruerrà sẽpre,chein ogni con
ditione ditếpoeſiano delmedeſmo animo, có māterranne
|

» -

* - -
L і в в о

lamedeſimaloro dignità.e-7Maquandº efanº diſarmati,


có che s'appoggeranno ſolo alli impeti dellafortuna, est non
allapropria virtù,varieranno col variare di quella, et da
rannoſempre di loro quello eſempio,che hanno dato i Dini
É34/15 e

Quai modi hanno tenuti alcuni a turbarevna pa


ce, Cap. , XXXII.
E Sfendoſiribellati alpopolo Romano Circei, g-Weltre,
due lor colonie, ſºttº peranza d'effer dfefe da Lati
nt,et effendo dipoivinti i Latini,et mancando di quellefe
ranze,configlinuano affai cittadini,chef doueffe mandare
a Roma Oratori a raccommandarfi al Senato : il qual
partitofu turbato da coloro,che eranoſtati auttori della ri
bellione,i quali temenano, che tutta lapena non f voltaffe
fºprale teſteloro cổ per ter via ogni ragionamento di pace,
incitarono la moltitudine adarmarfi,G a correrfopra i cõ«
fini Romani. Et veramente quando alcuno vuole,o che v
no popolo.o.vn Prencipe leui altutto l'animo da vno accor
do,non ci è altro modo piu vero,nepiuſtabile, che farli vſa
re qualche graue/celeratezza contra acolui,colqualetu në
vuoicheloccordo ffaccia, perche/empre lo terrà diſcoſto
quella: diquella pena,che a lui parrà per l'error com
meſo hauermeritata. Dopò la prima guerra,che i Carthe
finefhebbono co Romani,quellifoldati,che da (arthagine
șteranoſtati adoperati in quella guerrain Sicilia, & in Sar
eigna,fatta chefu la pace,fene andarono in e Africa doue
meneffendo fatisfatti delleroftipendio, mofºno l'armi con
tra a (arthagineſi,cfatti di loro due capie Matho , &
Spendia,ºccuparonº molteterrea (arthaginefig moltene
... . faccheg
Т в к z o. 184.
faccheggiarono ? (arthaginefpertentare prima ogni altra
via,chela zuffa,mandarono a quelli ambaſciadore Asdru
baleloro cittadino,ilqualepenfàuano haueffe alcuna auttori
tà con quelli,effendo stato per l'adietro loro Capitano:c3 ar
rinato coſtui, G. volendo Spendio » G e 7Matho vbligare
tutti queifoldati anon iſperare d'hauer mai piu pace co (ar
thagineſi,cºperqueſto vbligarli alla guerra, perfùafono lo
ro,chegli era meglio ammaKKare coſtui con tutti i cittadini
Carthagineſ,i quali erano appreſſo loroprigioni. Onde non
folamentegli amma(Karono,ma con mille fapplicij in pri
ma gliſtratiarono aggiungendo aqueſta ſcelerateXXa vne
editto,che tuttii (arthagineſi,che per l’auuenirefpigliaſi
no fdouestino infimilmodo occidere.laquale deliberatione,
c; effecutionefece quello eſercito crudele,est ostinato con
tra a (arthaginefi.

Egliè neceſſario,avoler vincere vna giornata,fare


Îestercito confidente & fra loro,& col Capitano,
Сар. xxx і 11,

Dolere che vno estercito vinca vna giornata, è necef


fariofarlo confidente in modo, che creda douere in eg
ni modo vincere.lecofe,chelofanno confidente,fono, chefia
armato, & ordinato bene, conofchinſi l’vno l'altra. nepuo
naſcerquesta confidenza,º queſto ordine,fenon in quei fºl
dati,chefono nati,G. viſutiinfieme,Conuiene che'l Capita **

mofaſtimato di qualità, che confidino nella prudenzafaa.et


fempre confideranno,quando lovegghino ordinato,ſollecitº;
ci-animoſº,e chetengabenesc con riputatione la maestà
delgradofuo : c3 ſempre la manterrà, quandoglipuni
fGadeglierrori,& non gli affatichiin vano , ºr lors

*
L і вк о
lepromeſſe,mostrifacile la via delvincere, quele cestchº
difoſfopotestino mostrare ipericoli,le maſconda,le allegge:
riſcale quali cofeefferuate bene,ſono cagionegrande, che:
eſercito confida,c; confidandovince. Čfauano i Romani di
farpigliare agli eſercitiloro queſta confiden Ka per via di
religione donde naſceua,che con gli augurij,c auſpicijerea
sanoi (on/ºlifaceuano il deletto partuano congließercitis
cơ veniuano allagiornata,cºfenza hauer fatto alcuna di
queſte coſe,non mai harebbe vn buon capitano,cºfaniotë
tato alcunafattione giudicando d'hauerla potutaperderefe
cilmente,feifioifoldatinon haueferoprimaintefogli Dijef
feredalla parte loro. Et quando alcuno Conſolo, o altro lorº
(apitano haueſe combattuto contraagliauſpicij, ľhareb
beropunito,come e punirono ClaudioPulcrog bencheque
faparte in tutte l'hiſtorie Romanefî comofa, nondimenof
pruoliapiu certo perleparole, che Liuis vſa nella bocca di
e Appio Claudio,ilquale dolendeficolpopolo dell'infolenza de
Tribuni dell,plebe, G moſtrando,che medianti, quelli gli
anſpicij,& l'altre cofºpertinentiallareligione, ficorrompe
nano,dice cofi. Eludant nunc licet religionem,quid
enim eft , fi pulli non pafcentur , fi ex cauea
tardius exierint , fi occinuerit auis ? parua funt
hæc, ſed parua ifta non contemnendo , maiores
noftri maximam hanc Rempublicam fecerunt.
Perchein queſte cof picciole è quellaforxa di tenere vniti,
ci confidenti iſoldati,laqual coſa è prima cagione d'ogni
vittoria. Nondimeno conuiene con queste coſefa accom
agnata la virtù, altrinentielle non vagliono. I Pre
neffini hauendo contra a Romanifuori illoro eſercito , fº
mandarono adalloggiareinfalfiume d'Allia,laogo, doae i
Remanifurono vintida Franciſ.ilchefectro per metin.
۴- - - - .,x ‫م‬.
-

-
T E R z o. 184
fiducianelor ſºldati, ci sbigottire i Romaniperlafortuna
delluogo. Et benchequeſtoloro partitofufe probabile per
quelle ragioni, ehe diſopraffono diſcorſe, nientedimeno il
ilfine della coſamostrò, che la vera virtùnon teme ognimi
mimo accidente. ilche l'hiſtorico benißimo dice con queſte
parole in boccapofte del Dittatore,che parla cofalfao mae
ſtro de cauelli. Videstu fortuna illos fretos ad Alli
am confediffe ? C'editu, che efii valendoſi del beneficio
dellafortunafifonofermatiad Allia ? Attu fretus ar
mis,animiſque,inuade mediam aciem, Matu valen
doti dell'arme G dell'ardire affalta illoroeſercito. Perche
vna vera virtù,vn ordine kuoro, vnaficurtà preſa da tante
vittorie,nonfipuo con cofe di poco momentoſþegnere,ne vna
coſa vanafaloropaura,nevndifordine gli offende, come fi
vede certo:cheeßende due Manlij (onſºlicontra a Dolfi,
per hauere mandatotemeriamente parte del campo a predas
re,nefegui,che in vntempo cơ quelli, ch'eranoiti, & quelli,
che eranorimaſti fitrouauano aſsediati,dal qualpericolonă
laprudenKa de Conſoli, mala virtù de proprij/oldati gli li
berb. Doue Tito Liuio dicequeste parole.Militum etiam
fine rećtore ſtabilis virtus putata eſt. Non voglio laf
ciare indietro vn termine vfato da Fabio,eßendo entrato di
nuono con l'eßercito in Tofana,perfarlo confidente, giudi
cando quella talfidanKaeſerpiu neceſsaria,per hauerlo cãº
dotto inpaeſe nuouo,e contra a nemici nuouische parlando
auantila Kufa afaldati,G. detto che hebbe molte 鷺
medianti lequali e poteuano ſperar la vittoria,diffe,chepo- *
trebbe anchora loro dire certe cofe buone,G, doue c’vedreb *

bono la vittoria ſe nonfußepericolofomanifeſtarle, ilqual


modo comefufauiamente vfato,cofi merita d'eßere imitato.
».

* - ‫مهن‬Q
|
விட
- L I в к о

Quale fama,ovoce,o opinione fa,cheil popolo co


mincia a fauorirevn cittadino, & ſe ei diſtribui
fce i magiſtrati con maggior prudenza, chevn
Prencipe. Cap. XXXIIII.
A Ltravolta parlammo, ceme Tito Manlio, che fu poi
detto Torquato faluð L. Manliofus padre davna ac
cuſa, che egli haueuafatto Marco Pomponio tribuno della
plebe. Et benche ilmodo delfaluarlofufe alquantovio
lento,est fraordinario: nondimeno quella filiale pietà verſº
delpadrefu tantogrataalfvniuerſale che nonfolamente non
nefu ripref3 = nua hauendofafare i Tribuni delle legioni,
fufatto Tito s Manlio nel ſecondo luogo. Perilqualefac
ceffo credo,chefa bene confiderare ilmodo,che tiene ilpopos
loagiudicare gli huomininelle diſtributionifae, cº cheper |
quelleno veggiamo,feegliè vero quantodiſºpraf conchiuſes
cheilpopolo famigliore diſtributore,che vn Prencipe. Dico
adunque, come ilpopolonelfuo diſtribuire va dietroa quello,
chef dice d’unoperpublica voce est fama : quando perfue
opere note non lo conoſce altrimenti,o perprefuntione, oper
ºpinione,che s'ha dilui. Lequali due coſefono cauſate o da
padri di quelli tali, che per effereftarigrandi huomini, cº
valenti nellecittà fi crede,che ifgliuoli debbano ester fimili
« loro,infino a tanto,che per l'operediquelli non s'intende il
contrario.o ella è cauſata da modi,che tiene quello, dichif
ご^ parla? modimigliori,chefpoſsono tenere,ſono hauerecom
pagnia d'huomini graui,di buoni costumi, est riputati faui
da ciaſcuno.cff-perche nefuno indiciofipub hauer maggio
redºvno huomo chele compagnie,con quali vſa, meritamen
tevno,chevfacon compagnia hongsta,acquiſta buonnome:
fercheèimpºſsibile,chenon habbia qualcheಕಿ: τρη
quellt,
T E R z ö. 185
quelle, sueramente fi acquiſta queſta publica fama per
qualche attione fraordinaria, est notabile, anchora che
priuata, la quale tifa riuſcita honorenolmente. Et di tut
tetre queſte coſe, che danne nel principio buonariputatione
advno, nefuna la da maggiore, che queſta vltima: per
the quella prima deparenti, eż de ## èfifallace, che gli
huomini vi vanno arilento, est in pocofi confuma, quando
la virtù propria di celui, che haad eſſere giudicato, non
l'accompagna. La feconda, che ti fa conoſcere per vis
delle pratichetue, è meglior dellaprima, ma è molto infe
riore alla terza : perche infino a tanto, che non fi vede
qualchefºgno, che nasta da te, fa la riputatione tua fon
data infº l'ºpinione, la quale è faciliſſima a cancellarla,
e Ma quella terza effende principiata, & fondata inſulo
pere tue, ti da nelprincipio tantonome, che bifogna bene,
che tu operipos molte coſe contrarie a queſta, volendo ane
nullarla. Debbono adunquegli huomini, che naſcono in
vna Republica pigliare queſto verfo, c. ingegnarfi con
ualche operatione eſtraordinaria cominciare a rilenarfi.
ít che molti a Rºma ingiouentùfeciono, o colpromulgare
vna legge, cheveniſë in commnne vtilità, o con accu
fare qualche potente cittadino, come tranſgrefore delle
leggi, colfare fmilicoſe notabili es nuous, di che s'hae
neffe aparlare, nefolamente/ono neceſſariefimili, per co
minciarea darfi riputatione, ma ſono anchora neceſſarie
per mantenerla, & accreſcerla, Et a voler fare queſtobi
fogna rinouarle, come per tutto il tempo della faa vitafece ~ | °

"eto e Manlio: perche diffo ch'egli hebbe il padre tante


virtuoſamente, es ffrardinariamente, e3-perqueſta at
tione preſa la prima riputatione fua, depò certi anni com
battè con quel Francioſº, e mortogli traffe quella collana
zforo a chegli detteilnome di
-”.. * ...«*
;.
B
: non baſti queſte
cha
: « L I в ко
che dipoigiain età matura ammazzò ilfigliuolo, per hauer
combattutofenza licenza, anchora ch'egli hauefje fapera
to ilnemicº. Le quali tre attioni allhora gli dettonº piu
nome, e per tutti i fecolilofanno piu celebre, che non lº
fece alcuno trionfo, alcuna vittoria, di ch'egli fu ornato,
quanto alcune altro Romano. Et la cagione è, perche in
quelle vittorie e Manlio hebbe moltifimifimili, in queſte
particolari attioni m’hebbe o pochiſſimi, o nefuno.
Scipione maggiore, neş arrecarono tanta gloria tutti ifuai
trionfi, quantogli dette l'hauere anchºragionanetto inful
Tefino dife/º il padre, e l'hauer dopà la rotta di Cannea
mimoſamente con la ſpada nuda fatte giurare piugiouani
TRømani, che ei non abbandonerebbene Italia, come digia
tra loro hauewano deliberato, le qualidae attioni furono
principio allariputationefna,cºglifecerofala a trionfidel
la Spagna, cº dell's Africa, la quale opinione da lui fwans
chora acereſciuta, quando ei rimandò la figliuola alpadre,
c-la moglie almarito in Iſpagna, Questo modo del pre
cedere non è neceſſariofolamente a quegli cittadini, che ve
gliono acquiſtarefama, perottenere鷺 honori nella loro Ke
publica,ma è anchora neceſſario a Prencipi per mantenerfi
la riputatione nelprencipato loro; perche neffanacoſa glifa
tantoftimare, quanto dare defe radieſempi con qualche
fatto,o detto raro conforme alben commune, il quale meſtri
ilfignore o magnanimo, o liberale,egiuffo, e che fia tale,che
friduca come in prouerbio tra i ſuoi ſºggetti. e. ŽMa per
- - - tornare, donde noi cominciammo queſto ്, dico,сетие
ilpopolo, quando ei comincia darevn grado ad vn fino cit
tadino,fondandofi/opra quelle tre cagionifôpraſcritte, non
fifonda male; ma quando poi gli affai eſempi de buoni per
tamenti d'uno lo fanno piu noto,ffonda meglio, perche in
tal caſº nonpuº effere,che quaſimai s’inganni, le parla/º
. / *, , ,
T E R z o.º : I 186
lamente di queigradi, chef danneagħhkominimel prin
cipio, auanti che perferma iſperienza fiano conoſciuti, º
che paſſano d'una attiane ad vn'altra diſſimule. : doue c
quanto allafafa opinione; e quanto alla corruttione,fems
prefanno minori errori, che i Prencipi. Et perche e può eſſe
re,che i popols s’ingannerebbono della fama dell'epinione,
có dell'opere d'uno husmo fumandole maggiori, che in
verità nonfono, il che non internerrebbe a vn“Prencipe,
percheglfarebbe detto, est farebbe auuertito da chilo comº
figliafe: perche anchºra i popsli non manchino di queſti
configli, i buoni ordinatori delle Republiche hanno ordi
nato, che hauendoſi a creareafspremi gradi nelle città,
douefisſepericalofo metterut huomini inſufficienti, & veg
gendofila veglia popolare efferdiritta a creare alcuno, che
fufe infºfficiente, fia lecito ad ogwi cittadino; & gli fia
inputato agloria dipublicare nelle concioni i difetti ai quele
lo, accioche il popols(non mancando della ſua conoſcenza)
poffa meglio giudicare. Et che queſto fi vſaffe « Roma,
ne rende teſtimoniol'oratione di Fabio • Majimo, la quale
eifece alpopolo nella fecondaguerra Punica, quando nella
creatione de (onfalı ifauorif volgeuane « creare Tito Ot
tacilio, Gºgurdicandolo Fabio infºfficiente a gouernare ins
quelli tempi il Cenſolate, gli parlò contra, moſtrando la
enſufficienzºfua, ranto che li tolfe quel grado, & volfa
ifauoridelpepelo a chipiulo meritana, che lui. Giudica
meddunque spopoli nella elettione de «Magiſtratt, fécon
do quei contrafegni, che degli huominifipofonº hauerpis
veri, e quandoeipofono effer configliati, come i Pren
cipi, errano meno,ches Prencipi, & quel cittadino, che
voglia cominciare ad haueres fauori del popolo, debbe
ron qualchefattonotabile (come fece Titos-3Manlie)gua
re : , g ...?

"Τ" πι α ' ogali


L I » Re : : :
Quali pericolifi portino nel farfi capo a configlia
revna coſa, & quanto ella hapiu dello estraor
dinario, maggiori pericoli vi fi corrono.
- - Cap. XXXV.
7)antofa coſa pericolofa,farfi capo d'una coſa muona,
che appartenga a molti, cº quantofia difficile atrat
tarla, e a condurla,e3 c5dotta amantemerla,farebbe trop
po lunga,e troppo ata materia a diſcorrerla. Pero riferº
bandela a luego piu conueniente, parleròfolo di quelli peri
coli, che portano i cittadini, o quelli, che configliano vn Prst
cipea farfi capo d'una deliberatione graue, & importante,
in modo, che tutto il configlio d'effa fia imputato a lui: pers
chegindicandogli huomini le ceſe dal fine, ditutto ilmale,
the ne riefe, s'imputa l'auttore del configlio, c*fe ne
riſulta bene, n’è commendato, ma di lunga il premio non
contrapefa ildanno. Ilpreſente Sultan Saly, detto gran
Turco, effendofi preparato(ſecondo che ne riferifĉeno alcu
niche vengono de faoipaefi)diferel'impreſa di Soria, &
d'Egitto, fu confortato davnfuo Bastià, quale eitenenas
confini di Perfia, d'andare contra al Sophi, dal quale confi
glio moſſo, andò con eſercito grofiſſimo aquella impreſa, &
arriuando in vn paeſe larghiſſimo, doue ſºno affai deferti;
g-lefiumarerade, es trouandoui quelle difficultà, che gia
fecero rouinare molti efferciti Romani, fu in modgep
prefato daquelle, che vi perdè per fame, e per 鬣
(anchora che nella guerrafaffe ſuperiºre) gran parte delſe
faegenti . . Tal che irato contra all'auttore del configlio,
l'ammazzò. Legge fi affai cittadiniſtati confortatori af
vna impreſa, & per hauere bauutº quellä triſto fine, effere
stati mandati in effilio. Feſcianſ capi alcuni cittadini
Romani,cheffaceſſe in RomailConfoloplebeo,oscorſe cheit
- - : * - pri
-
Т-и к z o : 137
prino,chevſcì fuori conglieſerciti furotto. Onde a quelli
corfigliatori/arebbe auuenuto qualche danno, fe non fuff?
/tata tanto gagliarda quella parte, in honore della quale ta
le diliberatione era venuta, & cofa adunque certifima,che
quelli che configlianovna Rep, cá quelliche cenfigliane vu
Prencipe.fonº poſti tra queſte angujtie, chefe non configlinº
le coſe,che paiono loro viile o per la città, oper il Frencipe
fenza riſpetto ei mancano dell'ufficio loro;fe le configliano,
egli entrano melpericolo della vita, cº dello ſtato,effende tut
. tigli huominiin queſto ciechi, di giudicare i huoni & catti
giconfigli dalfine. Etpenſando in che modo eipotestino fag
gire o queſta infamia, o queſto pericolo, non ci veggo alira
via, che pigliar le coſe moderatamente, cé non neprendere
alcuna perfua impreſa,có dire l'opiniene fitaſenzapaffione,
cớſenza pafitone con modeſfia difenderla, in modo, chefe
la città, o il Prencipe la fºgue, che la fegua volontario, &
non pais,che vivengatirato dallatta importunità. Quan
datu facci cofi, non è ragioneuole, che un Prencipe.g. vn.
popolo deltnoconfigliots voglia male, non effendo ſeguito
contraalla voglia di molti; perche quiuifi porta pericolo,
daue molti hanno contradetta, i qualipoi nell'infelice fine
concorrono a fartirouinare. c fe inqueſto caſof manca
di quella gloria, che s'acquiſtanell'effer ſolo contra molti a
cºnfigliarevna coſa, quando ella/artifce buon fine cifon
ä 4l # due beni, ilprimo, di mancare delpericolo: il :
conda, chefe tu configlivna coſa modeſtamente, & per la
contraditione, il tuo configlio nonfiapreſº, cº per il confi
glia d'altrui nefeguiti qualcherouine, ne riſulta a te gran-
difinta gloria. ở benchelagloria, chefi acquiſta di ma
i, che habbia o la tua città, oiltuo Prencipe,nonfipeſſage
tre,nendimene è datenerne qualche conta, e Altro
gва яснетеdefројй r4ಣ್ಣಿ # in qнејta parте:
․.․ . . .
---- »
- - - -, -:- - - - 3 ---- perche -
L I в кто?
perche configliandogli, che tacetino, cº non dicefino Topi.
mioneloro,farebbe coſa tnutile alla Republica o aloro Pren
cipi, ø-nonfuggirebbono il pericolo, perche in pºcº tempº
diuenterebbonojoſpetti; & anchora potrebbe loro interueni:
re, come a quelli amici di Perſe Rf de E2Macedoni,il quale
effendoffatoretto da Paulo Emilio, & figgendoſi con po
chiamici,accadde, che nelreplicar le ceỆpijate, vno di lo
ro cominciò a drea Perſe molti errorfatti di lui, che era:
moffati cagione della faarouna,alquale“Perferiuoltof dif:
fe,traditore à che tu hai indugiato a dirmels borz, che io ·
non hºpiurimedio e ſopraqueſte parele distamano lama
mazzò. Et cof colui portò lapena d'effereftato cheto,quan
doei doueuaparlare, c, d'hauer parlsto, quando ei doucna
tacere;nefuggì il pericolo per mð baueredato il cerfiglio,țe, à
credo,chefia datenere, e-efferuare
’,
i ,terminiβήίβrήii.
* : *, , . **T --

La cagione,perche i Franciofifono ſtati,& fonoan


chora giudicati nelle zuffe da principio più che
huomini,& dipoimeno che femine, Cap.xxxvi:
L ലേ?"firocίιά di quel Francioſº,che prouocaua qualun
JL que Romano appreſſo alfiume 32łniene a cowbätterje
to, dipoilazufafatta tra lui, & Tito Manlio.mifaricor
dere di quello, che Tito Liuiopiu volte dice,che i Francio
ffono nélprincipio della zuffa piu, che buemini, est; nelfac
ceſſo di combattereriefono poimenº,chefemine.e3-penfan
do donde queſto naſes, fi crede per molti, ehefia la natura
loro coffatta, ilche credo fa vero; ma nºn è perquesto,che
queſta loro natura,che glifferoci relprincipio non fpoteſ
Je in modo contarte hrdinare, che ella glimanteneſſe feroci
infino neli vltimo. Eta volerfreuare queſte,dico,come efetis
eſercitidstreragionitivnedaueèfurore,&ordinespereba
-- • • • 0 ம
T R R z cs i . J 188
dasterdinema/ceilfurore,ajº la virtù,come era quello deŘo-,
mani, perchef vede in tutte l'hiſtorie,che in quello ejerci
ta era vno ordine buono,che vi haueua introdotto vra diſci
plina militare per 微 tempo: perche in vn’ fèrcito bene
ordinato nefuno debbefare alcuna opera,fenon regolata. Et
fi trouerrà perqueſto,che nell'eſercito Romano (dal quale,
hauendo egli vinto ilmondo, aebbeno prendere eſempio tut:
tiglialtrieſerciti)nowfi mangiaua, nonfidormitta, non fº
mercataua,monffacena alcuna attiene onzilitare,o dime již
cafºnza l'ordine del Confolo: perche quel ejerciti;cbefan
mo altrimēti,nõfonoveri effercitu,&#fefanno alkune proua,
lafannº perfurore, & perimpero, non per virtù: ma aone è
...la virtù erdinata.vfa ilfurorefuoco modi,có co tempi, ne
difficultà verunal'inuilſce,neglifa mancare l'animo,ferche
gli ordini buoniglirinffefano l'animo, cilfurere, nxtriti
dallaſperanza 苏vincere, la quale mai non manca infro
« tanto, chegli ordini fianno faldı. Al contrario inter
uiene in quelli efferciti, doue è furore, e non ordine, come
erano i Francieſ, iquali tuttavia nel combattere manea -
sano. perche non riuſcendo lorº col primo empito vincere,
est non effendofoftenutodavna virtù ordinata quellorofa
røre, nell quale effi/peranans, ne hauendo, fueri di quello,
cºfanella quale ei confidestino,come quella era raffreddatºs
mancauano. Alcóntrario i Romani dubitando meno de
pericoli pergliordini loro buoni, non diffidando della vit
teria, fermi, eż oſtinaticambatteuano colmedefimº ani
mo , e con la medeſima virtù nelfine, che nel principio,
anzi agitati dall'arme/empre faccendeuano. La fer Kº
qualità d'efferciti è, douenon èfurorenaturale, ne ordine,
accidentale, comefonoglieſerciti nofri Italiani de weſtri
temepi , i qualifono aliutto inutili; & ſe non fi abbattone
adaneſercito, che per qualche accidenteffugga, mai
",
Bb 4 ff0ff
- L і в к о :
non vinceramore#fºnzaaddurne altrieſempi,fivede cia
/cuno di, come tifannopruoue di non hauere alcuna virtù.
có perche colteſtimonio di Tito Liuio ciaſcuno intendaco
me aebbe efferfattala buona militia,est come è fatta la rea,
is voglio addurreleparale di Papirio (urſore, quando tivo
leu "punire Fabio maeſtro de caualli, quando diffe. Nemo.
hominum,nemo Deorum verecundiã habeat, nó
edićta Imperatorum, non auſpicia obſeruentur,fi
ne commeatu vagi milites in pacato, & in hostico
errent, immemores facramenti, licentia fola, vbi
velint, exaućtorentur, infrequentia deferantur
figna, neque conueniaturad edićtum, ncc difcer
natur interdiu,noćte, æquo,iniquo loco iniustu Im .
peratoris pugnent, non figna, non ordines fer
uent, latrocinij modo cæca, & fortuita pro folen-.
ni, & facrata militia fit., Cioè . Non fa riuerenza
ne in Dio, nein huomo alcuno : nonfoferaino nežliau
fpicijne i comandamenti del Capitane : foldatiſenza vit
touaglie vadino, vaghi e differfi cof in terrene pacifico,
come de nemici: es-/ºordandofidel giuramento filiberinờ.
dalla muhtia a loro arbitrio; laßmole bandiere, nevẻga
no effendo chiamatisfenza licenza del (apitano di di ei di
notte in buono e cattiuo luogo combattino, non offeruando
me ordine, ne bandera alcuna. e la vera militia diuenga
difàcra & fºlenne fortuito est- ofuro affalto de ladroni.
Puoffi perqueſto teffoadunquefacilmente vedere fela mili
tia demostri sēpiècieca,& fortuita,ofacrata,Gjolenne,c
quantoglimaneaadeſſerfimilea quella chefipuo chiamar
militia & quantº ella è difofo da efferefirioſa, ci or
dinata, come la Komana, º furieſafolo,
• • •• ‫ י‬. .
come la. Frane
- ‫ו יד‬
«іс/й, -

. Sę -
- * -

Ta R z o. 18த
Se le picciole battaglieinnanzialla giornata fono
- neceſſarie, & come fi debbe fare a conoſcere
vno nemico nuouo,volendo fuggire quelle.
- - Cap. Xxx VII. s
- - »

E諡 chemelle attioni de gli huomini (come altr


Covolte habbiama diſcor(o)f strucui,oltre all'altre afficul
tà, nel voler condurre la coſa allafaa perfettione, che fem
pre vicino albenefia qualchemale. Il quale con quel bene
fifacilmente :ே poter mancare delle
ono,volendo l'altro: Et queſtof vede in tuttele coſe, che gli
baomini ºperano e però s'acquiſta ilbene con difficultà,fi
dallafortuna tunohfeiaiutatain modo, cheella con lafia
for(svinca questo ordinario, ci naturale inconueniente. .
Di queſto wabafatto ricordare la zuffa di Manlio Tºr:
quato,o del Francioſº,doue Tito Liuio dice.Tanti ea di
micatio ad vniuerfi bellieuentum momenti fuit, vt
Gallorum exercitus, relistis trepide caſtris, in Tie
burtem agrum, mox in Campaniã tranfierint:Cioè,
Fu quellazufa átấtaimportanza allauuenimētº del fina
di tutta laguerra,che l'effercito de Frãciofilaſciando cõ:d
nemtºgk alloggiamenti, nelcontado Tiburtino,ớ d'indis
Campania paĵarono. Percheio confidero dall'un canto, che
vn buon Capitano debbe fuggire attuttº di ºperare aleans
cofache effendo dipecº momento, pofafare catriui effetti
nelfuo effercito perche cºmięciarevnazºfa,doue nëfi epe
rino tutteleforze, es vifarriſchi tutta lafortuna, e cofaal
eutro temeraria,come to diffi difepra, quãdo iodánaiilguaz
dare de pasti. Dall'altraparte io cỡfidero,comes Capitani
fui,quando ei vengono all'incontro d'on nuouo nemiro, & .
chefariputato,eifinº neceſitati prima, che venganeadº
giornata. far prouare con liggieri Kaffe a lero
. . . . .
|-

$
1. и в к о "
salinemici, accioche cominciandoglia coxoſcere, & maº:
»eggiare, perdino quel terrore, chelafema, có la riputa
tiene haueua dato loro. Et queſtaparte invm Capitanº
è importantifima, perche ella ha inſequafi vna neceſsità
che ti sofringe a farla, parendoti andare aduna manife
faperdita ſenza hauer primafettº coù picciole iſpertenze
deporre atmoifoldati quelterrore,che la riputatione del he
mico haueua mefoneglianimilero. Fu Valerio Corwinº,
mandatº da Romani congli effereừicantre a Sannitt, nuo
winemici,cºcheperladietro mainon hauteuamopronatelar:
me fvno dell'altre. done dice Tito Lütie, che Öalerio fece
fare a Kemanico Sannitiaeumekggerisuffe,ne eos no
uum bellum, neņouus hoftisterreret. Nandimenº
èpericolegrandiſsimo, che restandoi tuotfºldati in quelle
battaglievinti, la paura, că la viltà montrefaloro, cứ ne
conſeguitino contrarijeffettia diſegnituoi, cioè, che tu gű
shigaitista, hauendo :: aſsicurarlstanta,cheqne
faèvna di quelle coſe, che hailmalefi propinque alkene,
G-tantefanocongiuntiinfirme, che egliè facil cefaprender
l’vno,credendepigliarl'altro. Sopra 蠶 vw bus
Capitano debbeofferuare con ogni diligenza, ebe sen far
ga alcuna coſa, cheperalcunoaseidentepoſe torre faxima -
all'eſercitºsto. Quello, cheglipuò torre famiwa, è, comine
sierea perdere, & peròfidebbe guardare dalle zuffe picciº
le, cº non ſepermetteresſenãeon grandifiimovanteggio,c::
con certaſperam Radivittoria, Ngn debbefare impreſa di
\, fuardarpafii,dene non pofatenere tuttoleſercitº fuo. Non
debbe guardare terre,fenon quelle, che perdendole, dine
eestitèneſeguif? laruoninafua, cº quelle cheguards, er
dinarfin modo e canle guardie d'effº, có con l'effercito,
che trattandofidelſeſpagnatione di effe, ei poſſa adopera
retustekfºrčestestastredebbe lºstiare in diffe: perche
**** |- egni
|

|
- T= R z o 19о
ogni volta,chefperde vna coſa,chefabbandoni, es l'effer
citofa anchora infieme, e'nen fiperde la riputatione della
guerra,ne la speranza di vincerla. e Maquindofi perde
vna coſa,che fu hai difºgnata difendere, & ciaſcuns crede, ,
. che tula difenda,alhºra è ildanno, e la perdita,ơ hai
quaſi,comei Francioſi convna coſa dipicciolo momento per
data laguerra. Filippº di Macedonia padre di Perſe,huomo
militare, & digran conditione ne tempi ſuoi,effende aſfalta-.
tóda Romani, affai de faoipaefi, i quali ei giudicauanon po
tere guardare, abbandonò,e guaſtò,comequello,chepereſ
JErprudente,gudicanapiu pernitioſo perdere lariputatione
colmon potere difendere quello,chef metteua a difendere,
che laſciandolo in preda alnemico perderlo,come coſa neglet
ta. I Romani,quando dopo larotta di Canne le cefe erane af
fittenegarono a moltilere raccommandati, e fudditiä
aiute;commettendo loro,chef difendefino il megliopoteſſino,
i quali partitifono migliori affai,che pigliare diffe , cỡ poi
non le difendere:perche in queſto partitoffperde amici, cº
forze in quelliamicifolo.e3fatornandóalle piccioleziffe,
dico,chefe pure vn ĉapitano è coffretteperlanouità delne
micofar qualche zuffa,debbefaria con tanto fap vantag
gio,che non vifia alcun pericolo diperderla, outramentefa
re,come e Marie(ilche è migliorepartito.) Ilquale andan
de contra a Cimbri popoliferocifismi,che veniuano apreda
re Italia,c-venendo con vnoſþanentograndeperlaferoci
tà,e moltitudine loro.e3-perbauerediga vintovno effereite
:Rônano giudicòs Mario efferneceſſario innanzi che veniſ:
fè allazaffa, operare alcuna coſa, per la quale l'effercito ſuo
depoheſſe qkelterrore, che lapanra del nemico gli hauena
dato; est come prudentiſſimeſapitano piuchevna volta cel
décò l'effereitosto in luogo, onde i Cimbri con l'eſercitº lore
zioneſinô#affare.Et reſidentro alle fortezze del ſuo camps
‫ مة‬: ‫في فرﻣﺍیا‬ |- volle
.v, - -
* - L 1 в ке :
vole,cheifusifoldatiglivedestino, & auezzafino gli occhł
ella viſta di qnelnemico,acciò che,vedendő vna moltituat
weinºrdinata piena d'impedimenti,con arme inutile, e parte
diſarmati,fraſſicuraffino , e diuentaſino deſiderofi della
zºfaşilquale partito comefu da e Mariofaniamente preß,
cofi degli altridebbe effere diligentemente imitato, per neis ·
incorrere in quellipericoli,ch'io diſopra dico, e non haaere a
fore come i Francieſ,Qui ob remparui ponderis tre
pidi in Tiburtem agrum,&in Campaniam tranfie
fint. Et perche noi habbiamo allegato in queſto á fearſ3 :
Calerio Coruino, voglio(mediante le parole fue)nelſeguente
Capitale,come debbe efferfattevn (epitano, dimoſtrare. ,

Comedebbe effer fattown Capitano,nel quale l'ef:


fercito fuo posta confidare. Cap. xxxviii. "
« * * *

E Ra(come diſºpradicemmo)Valerio Corninº con l'ef:


Ca fercito contraa Sanniti,nuouinemici del popolo Roma
me,onde chepereſſicurare ifàsifoldati, & perfargli çeneste
reinemici fecefare a faoi certe leggieriziffe;negli bastan:
de queſto,volleamantiallagiornata parlar loro, ø. mostrà
canogwi efficacia, quanto e deueuºnº fimare poco taline
ici, allegando la virtù de fuoifoldati , est la prepria
::::fi puonotare per le parele,che Liuio glifa dire, esme
debbe efferfatto vn (apitano,in chi l'eſercito habbia a ean
fidare, leqnali parole fana queſte. Tum etiam in
tueri,cuius dustu,auſpicioque ineunda pugna fit,
vtrum,qui audiendus, dumtaxat magnificus ad
hortator fit,verbis tantum ferox , operum milita
rium expers » an qui & ipſe tela trastare, pror
- - - . cedere
Тв в z o : "
e

| 19 r.
cedere ante figna,verfari media in mole pugnæ ſci
at facta mea,non dićta vos milites ſequivolo, nec
ditciplinam modo,fed exemplum etiam a me pe
tere, qui hac dextra mihi tres Conſulatus,ſummanı
que laudem peperi. Cioè. Et etiandio hauerriguardº
fotto al cuigauerno et auſpicio fidee entrare in vna pugna:
e s’ei s'ha ada/coltarevno,chefiafolamente belfimo eſ:
fortatorejci gagliardo diparolejenza hauercognitione dell’
arte della guerra: ouero vn'altro, chefa anchora egli «de
prar le arme,andare innanzile bandiere, & nelmezzo del
lefolte/quadre. Io voglio ſoldati miei, che voi/eguite non le
mie parole, ma ifattise che non folamente habbiate a im
parar la militia,ma l'eſempio da me:ilquale conqueſta de
fra tre Confolati , con fomma laude m'he acquiſtato.
Lequaliparole confiderate bene inſegnano a qualunque, co
me ei debbe procederea volertenere ilgrado del Capitano,
có quello che farà fatto altrimenti , trouerà coltempo quel
grado(quando perfortuna,operambutione viſia condottº)
sorgit,G non dargli riputatione:perche non i titols illuſtrano
gli huomini,magli huominii titoli, Debbeſi anchora dal
principiº di queſto diſcorſo cºnſiderare , che ſeicaritani
grands hanno vjato terministraordinarijafermaregliani
asi di vno effercito veterano, quando conemici inconſueti
debbe affrontarfiquanto maggiormentefi habbia ad vfare
l'induſtria,quandofi commandi vno effercitº nueno , che
non habbia mai veduto ilmemico in viſo : perchefe linnfi
tato neomicoall'effercito vecchio da terrore, tanto maggior
mente lo debbe dare ogninimico advno effercito nuouo Pu
re s’è veduto molte volte da bueni (apitanitutte queſte dif
ficultà con fomma prudenza effer vinte , comefece qitet
Gracco Komano,es Epaminonda Thebano, de quali altra
volta babbiamo parlato, che con eſercitinuoui vinfºne
*****
eſerciti
- L I в к о
effercitiveterani, e eſercitatiſsimi Imodi, che teneuame,
erane,parecchi meſi ejercitargli in battagliefinte, aſſuefar
gli alla vbidienta,e all'oraine,e da quelli dipoi cămaſsima
confidenza nella vera zuffa激 adoperauano. Nonfideb
be adunque diffidare alcuno huomo militare de non poter fa
re buoni efferenti,quando non gli manchi huomint : perche
quel Prencipe,che abbonda d'hnemini,ei manca difoldati,
aebbefolamentenon della viltà degli huomini,ma dellafia
pigritia, & pocaprudenza dolerf, ",

Chevn Capitano debbe effer conofcitore de fiti,


Cap. XXXIX.
Ra l'altre cefe, chefono neceſſarie ad vn Capitano d'
eſerciti,à la cognitione defiti,e de paeſi: perchefenza
qмеfя cognitione generale,eſ-particolare, vn Capitane af
jerciti non può bene operare alcuna coſa, Et perche tuttele
fuenze voglionº pratica a valer perfettamente poſſederle,
queſta èvna,chericercapratica grandiſima. queſta pra
rica,o vero queſta particolare cognitiene s'acquiſta pin me
diantilecaccie,che perveruno altro eſercitio. Però glian
richiffrittori deono,che quelli Heroi, che gouernarono nel
lorº tempoilmondo,finuirirono nellefelue, & nelle caccie:
perche la caccia oltre aqueſta cognitione ti inſegna infinite
ceſe,che ſono nella guerraneceſſarte. Et Senophonte nella
vita di Ciro moſtra che andando (iro ad aſfaltare il Rea'
Armenianelaiuiſarequellafattione, ricordò a quellfaoi,
che queſtanon era altro,che vna di quelle caccie, lequals mol
te volte haueuanofattefeco. Ricordanaa quelli,cheman
dawain agguato infº i menti,che egli eranofimilia quelli,
zheandanano atendere le rete infaigioghi,e aquelli, che
fºrreuanoperilpianº,cheeranofinišanuelli,cheandaua
Тв к z o . . . ig?
mºaleuare delfuocouile lafera,acciò che cacciata defenel
le reti, Queſtof dice per moſtrare,come le caccie,fecondº
che Senºphonte apprwoua, fanovna imagine d'una guerre
Et per queſto agli huomini grandi tale eſercitioè honoreuº
le,& neceſſarte. Nonfi può anchora imparare queſía cº
gnitione depatfinaltropisatto modo, che pervia di cac
cia perche la cacciafaa colui,chel'vfa,ſepere ceme ſiapar
ticolarmente quel paeſe,doue ei l'eſercita e fatto chevne
s'hafamigliare bene vraregione,confacilità comprende pod
tutti i parfinuoui:perche agnipaefe,c ogni mfbro di quelli
hanno inferme qualche {{ modo,che dalla cogni*
tionez'vnºfacilmente fi paſſa alla cognitione dell'altro. Ma
chinon ne ha anchora benépratico no,con difficultà, anxi
men mai,ſe non con vn lungo tempo,può conoſcer l'altro; C#
chiha queſtapratica,in vn voltar d'occhioſa come giace
quelpiane,comeſurge quelmonte,doue arriuaquella valle,
ci tutte l'altre fordi coſe,deche ei ha per l'adietrofattovna
fermafcienza. Et che queſtofia vero,ce lo moſtra Titº Li
nio con l'effempio di Publio Decio,ilquale, effendo Tribunº
de føldate nell'effercito,che Cornelio Confølo conducena con
tra a Sanniti , c effendeful (onfolo ridotto in vnavclle,
doue l'eſercitº de Romanipoteua da Sanniti efferrinchiifº,
est-vedendoff in tanto pericelo dife al(enfalo. Vides tu
Aule Corneli cacumen illud ſupra hoftem ? arx
illa eftfpei,falutitque noftræ,fi eam (quoniam cæci
reliquere Samnités)impigre capimus. Cioè. Ve
ditu a Aulo Cornelio quelpeggio, che è ſopra ilnimice ?
effº è vna rocca della noſtrajperanzac della nofira fa
late ; ſº moi poi che i Sanniti per effer ciechi thanno
laſciato,preſtamente lo prenderemo. Et innanzia que
ffeparole dette da Decio Tito Liuio dice. Publius Deci
as Tribunus militum vnum editum infaltu, collé,
*** • ** -4
* iſIIIIIf;
L і в к о
imminentem hoſtium caſtris,aditu arduum impe
dito agmini,expeditis haud difficilem, (ioè. Publis
Decio Tribune defoldati dimoſtrò vn colle affaeleuato: il
quale era ſõprailcapo de nemici,dificile da affenderui da Jol
dati,chefofero impediti,mafacile alliagili &#þediti, On
de effendoffato mandatofopra efo dal Conſolo contre mila .
foldati,cf. hauendo faluato l'eſercito Romano e diſegnan
do, venendo la motte,di partirfi,& faluare anchorafe , ø i
foifoldati,glifa dire queffe parole. Ite mecum, vt dum
lucis aliquid ſuperelt,quibus locis hoftes præfidia
ponant,qua pateat hinc exitus, exploremus: hæc
omnia faguló militari amićtus, ne ducem circuire
holtes notatent, perluftrauit. Chi confidererà adun
que tutto questo teſto, vedrà quantefia vtile, es neceſſaris
advn (apitans ſapere la natura de paeſi : perchefe Decio
non gli haneſſefaputi, & conoſciuti non harebbe potutogiu
dicare,quale vtilefaceua pigliare quelcolle all'effercito Ro
mane,ne harebbe potuto conoſcere di difcofto,fe quel colle e
ra acceſſibile,onò. Et condotte cheffu poifopra effo, vo
lendoſenepartire perritornareal Conſolo, hauendo i nemici
intorno,non harebbe daldiſcoſto potuto špeculare le vie dell'
andarfene,est i luoghiguardati da semici,tanto che di ne
cefità conueniua, che Deciº haueffetale cognitione perfet
ta,la qualefece,che colpigliare quelcolle, ei faluò l'effercitº
Romano,dipetfppe(efende aſſediato)treuare la via a fal
mareſe,e quelli,che erano fiatifeco.
Come vfare la fraude nel maneggiare la guerra, è
cofa glorioſa. Cap. XL,
A Nebrachevarelafandeia ºgni anim. dete
A S;:: nel maneggiar la #
-
сеft
landa
»
* T E R z o. 193
laudabile, e glorioſa,c; parimente è laudato colui,che eon
fraudefupera ilnemico,come quello,che'lſupera con leforze,
Et vedefiqueſto per ilgiudicio,che nefannº coloro, cheferi
sono le vite degli huominigrandi,i quali lodano Annibale,
cºgli altri,che/ono/fatinotabilifimiinfimili modi dipro
cedere. Di che perleggerfi affai eſempi, non ne repliche
rò alcuno. diròfolo quejío, ch'io non intendo quella fraude
effer glorioſa, che tifa romper lafede data es ipartifatti;
perche queſta anchora che ella ti acquiſti qualche voltaffa:
to,es regist,come diſoprafi diſcorſe, ella non ti acquiſterà
mai gloria e Maparlo di quella fraude, chef vfa con quel
nemico, che non fifida dite, & che conffte proprio nel ma
neggiarla guerra, come fu quella d'Annibale quando inful
taggai Perugiafimolºlifuga,perrinchiudereil Conſolo, c.
l'effercito Romano, e quando per v/cire di mano di Fabio
• Maſſimo, acceſe le corna dell'armentofào.alle qualifraue
difuſimile queſta, chevsòPontio Capitano de Sanniti, per
rinchiuderel'effercito Romanº dentroalle Forche Caudine.
il quale hauendomeſſo l'eſercito ſuo a ridoſo de monti,mã
dò piufuoi folaatiſºtto veſte dipaſtoricon affai armento per
ilpiano, i quali effendo prefi da Romanież domandati doue
era l'eſercito de Sanniti, conuennero tutti, fecondo l'ordine
slato da Pontio,a dire,come egli era allo affedio di Nocera,
La qualcoſacreduta da (on/oli fece,cheifirinchiuſino den
tro a Balzi (audini,done entratifuronofabito affediati da
Sanniti, efarebbe fata queſta vittoria hauuta per fraude
gloriestima a Pontio, feeglihaneſe/guitatii configli de/
‫يﺭ‬erda‫ افر‬quale ,auelov chei Romani o fi faluefino liberas
merate, 0β ammozzafino tutti e che nonfi pigliafela
via delmezzo: Quæ neque amicos parat, neque
inimicostollit. (Noè.岔Laqual
zre offende alcun memico,
qualeviafufempre
acquista degli amici,
pernicioſ,
|- g Méſ
't్వ్య
L I в к • |

nelleceſº distato semediſ prainalroluogºf distorf.


Che la patria fi debbe difendere o con ignominia,
o con gloria, & in qualunque modo è ben difeſa.
Cap. XLI,
Ka(come diſopra s'è detto)ilConfalo, e-leſercito Ko
BS aſſediato da Sanniti, i quali hauendº prepofio a
Romaniconuentioni ignominiofifiimi,come era volergli met
terefottoilgiogo,Gºdfarmatimandarglia Rome, có per
queſtoſtando i Confoli come attoniti, 3 tutto l'eſercito di
þerato,Lucie Lentulo, Legato Romano, diffe, che non gá
parena,chefuſe dafuggire qualunque partito, ferfaluare la
patria;perche confiſtido la vita di Komanella vita di quelle
effercito,gliparena dafaluarlo in ºgni modo; có che la patria
è ben diffa, in qualunque modºellafi difende: o cong
nominia, o con gloria: perchefaluandoſquello effercito,
oma era a tempo a cancellare l'ignominia: non ffaluan
do, anchora che glorioſamente morife, era perduta Rºma,
cºla libertà fac cofifu ſeguitato il ſuo configlio. laqual
coſa merita d'effernotata, cf offeruata da qualunque citta
dino cheftruousa #; la patria fila: perche douest
delibera altutto dellafalute della patria, nö videbbe cadere
alcuna cöfiderationene digiusto,ne d'ingiuffo, ne di pietofo,
ne di crudele, ne di laudabileşmed'ignominioſº, anzi poſpe
fo ogn'altrº riſpetto ſeguire altutto quel partito, che le falui
la vita,est mantenghile la libertà, Laqualcoſa è imitatace
detti, est cofatti da Francioſ, per difendere la «_3Maeſtà
delloro Re, est la potenza del loro regno perche nefuna ve
ceodono piuimpatientemente,che quella, che diceſſe, il tal
partito è ignominiofºper il Re, perche dieono, che illorø
Renonpuspatire vergºgna in qualunquestadeliberatione,
g#
‫مے ۔ ۔ه‬
Тв к 2 6. 194
in buona,oin aduerffortuna: perche/?perde, oſe vince,
tutto diconoeſser cofa da Re.
Che le promeste fatte per forza ňofifi debboho
oferuare, Cap. XLII,

T Ornatii Confoli con l'eſercito difºrmats, 6. tonla


4 riteuuta ignominia a Roma, il primo che in Senato
diffe, che la pacefatta a Caudo nonfidoneua oferuare, fu
il Cºnſolo S.Posthumio: dicendo,come alpopolo Romano non
èra vbligatº, ma chegliera benevbligato effo, 3-gli altri,
che hameuans promefa lapate, cº-perbil popolovolendoſi
liberare d'ogni obligó,haueủa a darprigione nellemani de
Sanniti lui, & tuttiglialtri, chefhäueuano promefia: #
contanta öftinatione tẽne queſta conchiufone,chel Senato
nefacentents,& manđandoprigioni lui,ơ.gli altriin Sans
nio,proteſtarono a Sannitilapatenon valere, Et tantōfu in
queſto caſº a Posthumiefauoreuolelafortuna,che i Samniti
non la ritënnero, ởritornato in Koma fu Poſthumiwap.
preſſo a Romanipiu glorioſº per hanereperduto, che ganfu
Pontieappreſo a Sanniti perbauer vinto. Douefonede
notareáse coſe. Luna,che in qualunque attione fi puġ
acquistargloria, perche nella vittoria aeguiſta ordina:
riamente, nella përdita s'acquiſta, o col mºstrare tal
perdita non eſervenuta per tua colpa, o院 far fabite
jualche attionë # che la cancelli, L'altra è, che
nãë vergºgno/6 non o eruare quelle promeſ, che tiஇா):
tefatte promettere per forza,c ſemprelėpremeſſeforxate
cheriguardandeilpublico quandº *тапсbilajºf roma
perấne, ಘಿ. enzavergegna dichileronte piehefik :
żentitude##ırist jelent, ##
*
L г. в к о
fene veggeno, es nonfºlamentenā foſſeruano trai Pren
cipi lepromefeforxate, quando emanca laforza,ma nonfi
offeruano anchora tutte l'altrepromeſſe, quando emancane
le cagionische lefanno promettere, Ilc hefe è coſa laudabile,
o nò, oſe davn Prencipefidebbono offeruarefimili modio
nò, largamente è disputato da noi nel nofiro trattato del
Trencipe,però alpreſente lo taceremo. ·
- * * . . . .

C|offeruano
huomini, che naſcono in yna prouincis,
pertutti i tempi quaſiquellamcdefi
ma natura. Cap. XLIII. -

S Ogliono dire gli huomiui prudenni ( cſ noma cafő, ne


immeritamente)che chi vuolveder quello, che baadeſ:
fºre, confideri quello,che è fato: perchetuttele coſe deløst
doin ogni tempo hanno ilproprio congli antichitempi, ilche
naſce,percheeßendo quelle operate da gli huomini,che han
no, eż hebbero/empre le medeſimepaſioni, conuiene di ne
ceſſità, che ellefortistano il medefimo effetto. Dero?, che
fono l'opereloro hora in queſtaprouincia piu virtuoſe, che in
quella, & in quellapiu, che in queſta,ſecondo la forma delle
educatione,nella quale quellipopoli hanne preſo il modo del
viuerlore. Fa anchorafacilità il conoſcere le coſe# -

lepaſſate, vedere vnanationelungo tempo tenere imedeſimi


coffumi, effendo o continouamente auara,o continouamente
fraudolenta, o hauere alcun altrofimile vitie, o virtù . Et
chi leggerà le cest paſate della nostra città di Firenze, có
confidererá anchoraquelle chefono neporſimitempi occorſe
trouerà popoli Tedeſchi,g. Frãciofipieni di auaritia,difu
perbia,diferacias&dinfidelità perche tutte queſte quattre
caſein diuerstiempi banno ofeja moltola noſtra città. ĉe
* , quante
T E Rz o 195
quantoallapscafede, ogni vno/aquãte volte fidette danari
al Re (arle ottauo,c; egli prometteua rendereleforte Kze di
Piſa,& nõ maile rendè, in che quel Re moſtrò lapocafede,
cºla affaiauaritiafaa, ma laſciamo andare queste coffre
fshe.Ciaſcuno può hauere inteſo quello, chefguì nella guere
ra,chefeceilpopolo Fiorētino cõtra a Diſcốti Duchi di Mi
lano:che efendo FirenRepriua degli altri eſpedienti, pensò
dicõdurre l'Imperadore in ftalia,ilquale con la riputatione,
csforzefaeaffaltaffela Löbardia. Promeſſel'Imperadere
venirecöaffaigente,cfarquella guerra contra a tifonti,
e difendere Firenze dalla potếzaloro,quãdo i Fiorētínigli
defino cento mila ducatiper leuarfi,et cēto mila poi cheff
ſe in Italia,aqualipatticonſentirono i Fiorentinież pagatos
gli i primi danari,c. dipeii/econdi, giunto che fu a Cero
na ſe netornò indietrojenča operar alcuna coſa, accuſando
effrereſtato daquellichenõhaueuano offeruarele cöuentio
niche eranofra loro.fn modo chefe Firenze nonfuſeſtata
o coſtretta dalla ಶ್ಗ vinta dalla paſſione, ở hauelſe
letti, & conoſciuti gli antichi coſtumide Barbari,nãfareb
beſtata ne queſta, ne molte altrevolte ingannata da loro,
effendo lorostati ſempre a vn modo, ở hauendo in ogni
parte, & conognunº vſºtiimɛdeſimitermini,come è five
desche efecerēanticamente a Toſcani, i quali effende op
prefi da Romani, per efferefati di loropiu voltemeſiin
fuga;&ºrotti,& ಶ್ಗ lorforxe, non poter
reſiſterealfim燃 i quelli,contennero co Franciofi, che di
qua dall'Alpi habitananoin ſtalia,di darlorofomma di da
nari,c,chefuſine obligatieägingneregließerciti con lore,
& andare contraa Romani.Ondeneſegui, che i Francioſ,
prefi i danari; non volono dipoi pigliare l'armeper lore,
dicendo hauerlihamutinon;: fºrguerracolorenemicisme
- с 3 |- per
* { * , , L I в ко -

perche asteneſinodipredareilpaeſe Tofano.ếteosti ра.


pali Toſcaniperlagaritia, cſºporafeded: Francioſi rima,
Jºnºadvn tratte priui de loro danari,ci degli ainti chefþes
rauano da quelli, Tal chef vede per queſto eſempio de
Tofani antichi, ci per quello de Fiorentini, i Francioſi
hauere uſati i medeſimi termini, có perquefofacilmente f
puheenetturare quanto Prencipiſ pºſnefidaredikre.
fiottiene con l'im peto, & con l'audacia moltę
volte quello, çhe co modi ordinarij non fotº
tercþþç mai, Cap. X LIIII,
T: Sfendo i Samnitiafakati dall'eſercitº di Roma,c} men
E patendo contefereitolorofarealla campagna a petto 4
Ägmani, diliberareno, laſciateguardate le terre in Sannie,
dipaſare con tutta l'eſercito lero in Tofana, la quale erain
trieguaco Romani, & ‫وه‬ta‫إ‬apletreperedev fe ei poteuane .
conlapreſenza delſestretekraindustri Testaniarițigli:
ar le arme, ilche haueuane negatº a loro archaffiadori. &
nelparlare, che feciono i Sanniția Testani (nelmostrar
maſſimamente qualcagione gli haneus indotti a pigliarl
arme) vfaronovn termine notabile,doue diffono, Rebellaſe:
Quod pax feruientibus grauior,quàm liberis bellű
effet liề:Úhelapace erapingrauea calorochéeranostrui,
chea liberila guerra, . Ei čest parte con le perfaaſioni;
partecon la preſenza dell'eſercitº lorº gli induſono a pi
ஆன l'arme. Doue è da notarr, che quando vn Pren
cipe defidera dottenere una coſa d'un’altro debbe(/eľocca
fonelopatiste) nan gli dare ſpatie a delsberarf ; cfare
in modo, chei vặga le neceſſità della presta delibe
reient , laques i, quande cilsi, che è domandata,
yedi,
|- , ТЕ к z o |- 196
vede, chedal negare,o daldiferirene nastavnafnhita,c:
pericoleſaindegnatiºne. Queſto termines? vedutº benevſa
re venófritempida Papa Giulio co Francioſ,& da A45°:
di fois (apitano del Kedi Francia colMarcheſe di Man:
toua,perche Papa Giulio volendo cacciare i Bentiuegli di
Bologna,ơ giudicando perqueſto hauer biſogno delle for
ze Francioſe,es chei Dinitianifestino neutrali, C# hauen
donericercoïvno, c; l'altro, estrahende da lorº rifeße
dubbia, cơ-varia, deliberò colmondare lortempº farveni
rervne,ơ-talire nellaſentenzafaa. Ɛrpartitofida Rºma
» con quelletantegenti, ch'eipotè raccozzare: nandò verfø
Bologna,c a Činitianimandò a dire, chefestno neutra
lisc al Re di Francia,chegli ി leforze,talche ri
manendo tuttiri/fretti dal poco fatid'di tempo, çº veg
gendº,comenel Papa doutuanaſcerevna manifeſta indeg
natione diferendo onegando, cederono alle voglieste,cil
Reglimandò aiuto,&#Vinitianiffettono neutrali, Mör.
di Fois anchora effendo con l'eſercito in Bologna,có hauen
do intefalaribellione di Breſcia,eſ volendo ire alla ricupe
ratione di quella,hauena dnevie, 'vnapril Dominio del
• Relunga,3 tedioſa, l'altra brieueper il Dominio di Man
toua,G nãfolamenteeraneceſsitatopaffare per il Dominio
di quel Marchefe,maglicỡueniua entrareper certe chiuſa
trapaduli,6-laghi, di chełpiena quella regione, lequali cõ
fortezze,& altri modeeranoferrate,cơ guardate da lui,on
deche Fois diliberatodandareperlapiu corta, & per vince
re ognidifficultà,medartempo al Marcheſeadiliberarfi, ad
va trattemoſe lefgegentiper quella via, c3 al Marchefe
fignificò che glimandaſe le chiauidiquelpaſſo. tal che il
Marcheſe occupato da*****fuhitadeliberatione glimãdº
iechinui, equalimainõgliharebbemãdate,fe Foi piutepi
·· Сс 4 damente
* - |
Lі в ко
menteffaffe gouernato, effenda quel Marchefe in legacol.
Papa,g co Dinitiani, & hauendo vg ſuo figliuolo nelle
mani del Tapa, le quali coſegli daunno molte honeſte ſcufº
anggarle. ma aſfaltato dal ſubito partito (per le ca
gioni,che di ſopraf dicono) le conceſe. (oßfeciono i To
fcanico Sansıtı,hauếdo per la preſenza dell'eſercito di San
miopreſo quelle arme,che gli hintuanº negate per altritem
pi pigliare. . . .
Qgalfia miglior partito nelle giornate, ofoftenere
l'empito de nemici & foſtenuto vrtargli, Qºero.«
da prima confuria allaltargli. Cap. XLV. :
E Rano Decio, & Fabio (:.ெ Romani con due eſſer:
citi all'incontro degli eſerciti de Sa#é/
cani,& venendo alla zifa, galagiornata inſieme, è da
notare in talfattione qualedi due duefnodi di procede
retenutida due Conflifamigliore:Perche Decio com og
niimpeto,c; con ognifo forzoaſaltò ilnemico, Fabioſe
lamentelefaſtenne, giudicando l'affalto lente efferepisyti
le, riferbando l'impeto (ao nelľvltimoαφuandoiίnemicº her .
ueffeperduto il primgardore delcombattere,g (come nei
diciamo)lafhäfgå.Douest vedeperil ſucceſſº della coſa,
che a Fabio riuſà molto meglioiläiſºgne, che a Decio, il
{ffraccò neprimi impeti in modo, che vedendo la
andafaapiu tofo involta,che alirimenti, per acquiſtare
con la morte quella gloria, alla quale con la vittoria nan ba
неиароги:ಶ್ಗ imitatione del padre, ſacrificò
:
Jeſteſſo per le Romanelegioni. Laqual intefa da Fabia
per non acquiſtaremanco honore viuendo, che s'hauefe il
fhocollega aeqüitatorwarendesỆinfº innan Kitutte quelle
- - Gr(F,
Тв в z o. * 197
fντε, είειθμμα a tale neceſitäristruar,ºndeve ripor
tò vnafelicistima vittoria. Di quifi vede, chel modo del
procedere di Fabio è piu ſicuro, ởpiuimitabile.
Donde naſce,che vnafamiglia in vna cittàtiene vn
tempo imedefimicoſtumi. Cap. XLVI.
- E Pareche non felmentervna città dalahra habbia
certi modi,& ordini diuerfi, cá procrei huominio pie
duri, ºpiu effeminati, ma medeſm4fittà fi vede tal
diferiKaeſernellefamiglielvna dalalta: il chefristã
traeſervero in ogni città,& nella città di RomaJeneleggo
noaſſaieffpipercheestvedei Manlijeffreſtati duric#"
finatii Publicoli huomini benigni,camatoridelpopolºagli
Appijäbitioſ,& nemici della plebe,c; cofimolte altrefani
glie hauere hauutecisstunalequalità/aejpartite dall'altre,
Laqualcofanõpuò naſcereſolamëte dalfangue, perchee'cö
uiene,ch'egli varii,mediante la diuerſità de matrimonii:ma
è neceſſario vengadalia diuerſa educatione,che halvnafa
miglia dall'altra: perche egli importaaſai, chevngiomanet
toda teneri ãnicominciaſentirdir hene,o male d'vna coſa:
rchecỡuiene,che dineceſità nefaccia impreſione, cida
quellºpoiręgoäilmodo delprocederein tutti itäpidellauite
Jaa.&/equeſto nãfuſe,farebbe impoſibile,che tuttigli Ap
pii haneſino hauutala medeſima voglia,gfußinoſfatiągi
tati dalle medeſmipaßioni, comenòta Tito Liuiº in molti
di loro:c3 pervltimo,eſendo vno de lorofatto Čēfore, cả ha
nendo ilfo Collegaallafine de diciotto mef (cºme at diffe
neua # ಘೀ# il
re,dicēdo,che lopotenatenere cinque anni,ſecondo la prima
legge ordinatada Cenſori, cº benche ſºpra queſto fenefa
'cestero
* L Iв к о — -

refero affaicončioni,&/g negenerafino affaitumuki; nm


tanto cifu mairimedio, che volefe deporlo contro alla
volontàdelpopolo,cſ della maggior parte delSenato.Etchi
* leggerà foratione, cheeglifece contra Publio Sempronie
Tribuno della plebe,vinoterà tutte finfolenče Appiane, cº
tuttelebontà,& humanità vfate dainfiniti cittadiniperv
bidire alleleggi,& aglianſpicijdella loropatria. . . ,
Chevn buon cittadino per amore della patriadeb
be dimenticare l'ingiurie priuate. -*
|
Сар, XL V I I, - . '

Rae Mario Conſole con l'eſercito contra «Sanniti,


gefindoffatº in vna zuffa ferito, cº per queſtopor
tando legentiste pericolegiudicò il Senato effer neceſſario
mandarni Papiriº (urfore Dittatore, perfupplire adfetti
del (on/ole.g. effendo neceſſario, chel Dittatorefaffenomi
mato da Fabio,il quale era conglieſercitiin Toſcana, c3
dubitando,per effergli nemica, che non valeſe nominarlo,
glimandarone i Senatori due ambaſciadori apregarlo, che
Festidspartei priuatiedj,douest perbeneficio publice no
minarlo,ilche Fabiofece mosto dalla carità della patria,
anchora che coltacere, & con wohialtrimodifaceŘe fig
we,che tale nominationeglipremeste. Dałquale debbome
figliare eſempiotutti quelli, che cercano defier tenutibus
ni cittadini,
Quando fivede farevno errore grande ad vn ne
mico,fidebbe credere,che vi fiafotto inganno,
. -- Cap. , X L V I I I. -- |

f. v.
- - Efenda
· - T E R z o, - 198
E: rimaſ3 Fuluio Lgato nell'eſercitº,chei Kema
Loni hauenano in Toſcana per effereito il onfalo per al
gune cerimonie a Roma,i Toſcaniper vederſe potenanº ha
uere quello allatratta,pofonovn'agguatopropinque acampi
Romani,ơ. mandarono alcunifoldati con veste di pastori
son affai armente,G lifeciono venire alla vista dell'eſerci
to Romano.iquali ceftraueſtitif accostarono allo střecce
to del campeonde il Legato marquigliandofi di queſta lorº
prefantione, võgliparenderagioneuole,tenne modo, che egli
ſcoperſº lafraude, có cofirefià ildiſegno de Tofanirotto.
Quifipuò commodannente notare,chevn Capitano d'eßer
citi non debbe preſtarfedeadvna errore,che euidentemen
tefî veggafarealnemico:perche/empre vifarà ſºttº frau
de,non eßendo ragioneuole,che gli huomini/*ано tanto in
gauti. Mafpe/ſoildeſiderio delvincere accieca gli animi
degli huomini,chenon veggonoaltro,che quellocheparefae
ei per loro..? Franciafi hauendo vintii Romani ad e-Allia,
& venendaa Roma, có trouando leporte aperte, cé ſenza
guardia, Getterotutto quelgiorna,est la nottefenxa entrar
ui,temendo difraude,& nonpotendocredere,cheffie tan
ta viltà cớ tantapacoconfiglione petti Romani,cheabbāde
naffino lapatria. Qġandanelmille cinque cente otto εαndo
pergli Fiorentinia Piſa a campe,º=Alfonſo del Mutola,cit
radino Piſana ſtronaua prigiane de Fiorentini, có promiſ
fe,che s’egliera, libero, darebbe vnaportad, Pfaall'effer
cito Fiorentino. Fu coffuilibero, dipoiperpraticare la coſa
venne molte volte aparlarecomandati de commistarij, có
|- venina non dinafstoffe, ma/coperto, & accompagnato da
Piſani, qualilastianada parte, quandoparlanaca Fio
rentini, talmente, chefi poteua canietturare il/ao animo
dºppie ; fercheneneraragiontuali , fila pratica fuf
- ' ' feſtata
-" - L 1 в В. Ө |- - -

Jeffatafedele,che gli ľhauefetrattatafallaſcoperta, Ma


ildefiderio,che s'haueuad'hauer Piſa,acciecò in modo i Fio
rentini,che condottificon l'ordinefo allaporta a Lucca, vi
laffiaronopiu loro (api,c altregenticondiſhonoreloro per
iltradimento doppio,chefece detto Alfonſo. -

Vna Rep. a volerla mantenere libera,ciaſcuno di


habifogno di nuoui prouedimenti, & per quali
meriti QJFabio fu chiamato Maſsimo. . . .
Cap. XLIX. ----

E燃 neceſita(come altre voltes? detto)che eiafuna di


invna città grandenaſehinoaccidenti, che habbiano
biſogno delmedico:&ſecondo che importanopiu, conuiene
trouareil medicopiufauio. Etfein alcuna città nacquero
maifimiliaccidenti;nacquero in Roma,G strani,c infhe
rati,comefu quello,quando eparue,che tutte le donne Ro
mane hauefino congiurato contro a lorº mariti d'amma(
Kargli:tanteſenetrouà,chegli haueueno auuelenati, &
tante,che hauenano preparatº il veleno per duuelenargli.
Comefuanchora quella congiura de Baccanali,cheffʺprì
meltempo della guerra Macedonica,doge eranogia inuilup
pati moltimigliaia d'huominise di domnes cije ellanonf
Jeopriua,farebbe ſtata pericolofa per quella città,oſe purei
Romaninonfastnoſtati conſuetia caffigare la moltitudi
ne degli huominierrantiperche quando enőfi vedeſſe per
altri infinitifegnilagrande(Ka di questa Republicacy be
potenza dell'effecutionifae fivede per la qualità della pena,
ch'ella imponeua a chierraua. Ne dabitòfarmorire per via
diguistitiavnalegione intera per volta, ởvna città tutta
cºdi confinare ottº, º dieci mula huomini con conditions
* ...
--
-
»
- - fraor
v.
Тв в z o, I99

fraordinarie,da non effer offeruate da vnfalo, non che da


tanti.Come interuenne a queifoldati,che infelicem čte ha
menano combattuto a (anne,i quali cõfinò in Sicilia,Grim
poſeloro,chenő albergaffino interre,c; che mangiaſſinorit
ti. Ma di tutte l'altre effecutioni era terribile il decimare gli
efferciti,doue a forte da tuttovno effercito era morto d'ogni
dieci vno, Nefipotena,a caſtigare vna moltitudine,trouare
pia panenteuole punitione di questa:perche, quando vna
moltitudine erra,doue nõfa l'auttere certo,tutti nonfipoſo
no caſtigare,per effer troppi,punirneparte, e parte laſciare
i impunitiffarebbetertoaquelli, chefpunistino,& gli im
, puniti harebbono animo di errere va'altra volta. Ma am
mazzare la decima parte aforte,quando tutti lomeritano,
chi è punito,ſi duole dellaforte:chinõi punito,hapaura,che
vn’altra volta non tocchi a lui,G- guardafi di errare.Furo
| 1 no punite adunque le Denifiche,c le Baccanaliſecondo che
| meritanano i peccatiloço. Et benchequeſti morbuin vna Re
publica, facciano cattiui effetti,nonfono a morte:perche fẽ
pre quaſi s'ha tempo a correggerli, ma non s'hagia tempo in
quelli,che riguardanolofato, qualife nonfonodavnl:
te corretti,rouinano la città. Eranoin Roma,per la libertà,
che i Komani vfâuano di donarela ciuiltà aforefieri, nate
tantegentinuoue,che elle cominciauano haueretanta parte
nefnffragij,chelgouerno cominciaua a variare,G partiua
fida quelle coſe,C# da quelli huomini,doue era confaeto an
dare. Di che accorgendoſi Quintio Fabio, che era Cenſore,
»meſe tutte questegentinuoue,da chi dipendeua queſto die
fordine,fotto quattro Tribu,accioche non potestino, ridotti
anfipiccioli ſpatij, corrompere tutta Rema. Fu queſta cofa
bếconoſciutada Fabio,g; postouiſenKa alteratione conueni
enterimedio,ilqualeferanto accette a quella ciuilità, che
merità d'effer chiamatoe Maſſimo, Nicolo

கூட- ‫افت‬
L E в R е

Nicolo Machiauelli a ZanobiBuondelmonti, et


Cofimo Rucellai falute. |

I O vimando vnpreſente, ilqualefe non torriſpondea


gli oblighi,chio ho con voi, è taleſenza dubbio,quale ha
potute Nicolo « Machiauelli mandarui maggiore: perché
in quello is hoefpreſſo quanto iofo, & quanto io hoimparato.
pervna lunga pratica, cst continoua lettione delle cofe del
mondo. Et non potendone voi,ne altri defiderare da me
pià, non vipotete doleresſe ionon vi hodoratº più. Benevi
può increſcer dellapouertà dell'ingegne mio, quandofano
questemie narrationi pouere, & dellafallacia del giudicio,
quando io in molteparti diſcorrendominganni.ilcheeßen
do,nonfo quale di noifhabbia ad effer meno vbligato all'
altro,º io avoi,chemi haueteforxato affriuerequello,chie
maiperme medeſimo non harei fritto,e voi a me, quando
friuendo non habbia fatisfatto. Pigliateadunque queſto
in quelmodo,chef pigliano tuttelecofe degli amici, doue
fi conſiderapiu ſempreſintentione di chimanda,che la qua
lità dellacoſa,che è mandata. Et crediate,che in questo
io ho vnafºlafatisfattione,quando iopenſo, chefe beneio mi
fustingannatoin mokefaecirconstanxe,in queſta fola fo,
ch'io non ho preſo errore,dhauere eletti voi , a qualifºpra
tutti gli altri queſts miei diſcorff indiriKK: , f per
che facendo queſto , mi pare hauer :. qualche
gratitudine de beneficij riceuuti s f perche e'mi ;
zſere v/citofuori delivſº commun dicolorescheferiuono, i
qualifºgliono/empre lelor operea qualche Prencipe indirix
karesc acciecati dall'ambitione,g-dalľauaritia, landans
#4೫king4444444iv#
‫ﻭيتﻢ بع‬
4. ^ :
T E R z o. 2όο

- noleparte douerebbono biafimarlo. Onde io, pernon in:


correre in queſto errore, hoelleti, non quegli, chefono Prã
cipi, ma quegli,che per l'infinite buonepartiloro meritereb
bono d'effere, nequegli,che potrebbono digradi, di honori,
c3. di ricehezzeriempiermi; ma quegli, che nonpetendo,
vorrebbonofarlo: perchegli huomini volendo giudicaredi
rittamente,hanno affimare quegli,che ſono,non quegliche
poſſono effer liberali, c; cofiquegli, chefanno, non quegli,
chefenKaſaperepoſono geuernare vn regno, & gliforittori
landanopiu Hierone Siracuſano, quando egliera priuato,
che Perſe « Macedone,quando egli era Ke; per chea Hie
rene adester Prencipe non maneaua altro,cheilprencipatos
quello altro mã haueua parte alcuna di Re altro,cheilregno.
Godeteuipertanto quel bene,º quelmale,che voi medeſimi
hauete voluto.cfe voiffarete in queſto errore, che queste
mie opinionivifianº grate,non mancherb difeguire il resto
dell'hiſtoria fecondo chemelprincipovipromeții.
Fnife il terKo g. vltimo libro de diſcorff di Nicolo
« 3ſachianelli,cittadini,&ferretario Fiorentino, ſºpra li
priwa Deca di Tito Liuio,

Regiſtro:
* A.B.C.D.E.F. G. H.I.K. L. M.N.O.P.Q.R.
S.T.V. X,Y,Z, Aa Bb, Cc, tuttifono quaderni.
- - - - --
- * * * *

R1 c o Nerrori
o s fcorfi
c1 MnellaNſtampa.
r o D E GLI
Prima potrai ammendare alcuni numeri delle carte, cominciando alla
quarantefima ostaua,che douerebbe effore trenteßma ostaua,infino al
la 73. che é la 63. poila 134. che é la 34:Appreſſo fappi che ilnumero
primoti mostra la carta,le littere a.b.lafacciata prima, & feconda. &
il fecondo numerola linea. . . . ..
19. a 32. capitole. capitale. . .
2o. b 1. ftare. fare. -

28. a 13. tradi. tardi.


. 33. b 28. errore. terrorę, - , ,
37. b 23. Ne ci. Ne fi. - |

45. а 25. со а» , cofa. -

35. a 28. Athei. Achei. - :


96. a 9. & arrifchi. & difeoſtandori arrifchi. -

zoo b 13, anni animi.


воз. а 31. Вопgo. Borgo.
nos, a 4. Nauára. Nouara.&fempre cofi.
a22. a 21. l'fuano. l’vfano.
z 45. . b 3. i Pazzi Medici. i Pazzi;i Mcdeci- - -
154. a 2o. deferetione, diferettione.
z 56. b 7. fuggire. furgere.
29. fene. Сс Пе,

x64. b 4. preporre alcuna. preporre alcuno adalcunae


17$. b 26. ſciffe. fcriffe.
279. b 5. ſi muouono, fi muoiono.
x8o. b 4. Distura. Di&tatura.
181. a 19. infoleſcere.Al. infoleſcere folent. Al
134. b. 15. no. noi.

L'aueduto,& diſcreto lettore ammenderadafegli altri minorterrori, ‫مﻧﺑع‬


questi anchora,perdonandoglia componitori,i quali Pºr effere egli
He siciliani,& pernon ſaper la fauella tofcana, con tatta le loro dist
genza non គ្រឹះ potutiſchifare,
|
|
·
----

{
-
- ---- …

También podría gustarte