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1.

காள்
B508
585

S
I
A
DIALOGHI
B508585

DI M. SPERON

SPERON I.

Nuouamente ristampati, & con molta


diligenza riueduti, & corretti .

E
VARE SIC
N
O
N

Appreflo DomenicoGBLIOE
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IN VINEGIA I L E
V DN
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L
1 5 5 8.
DELAVILE
130
DE

+
‫‪7‬‬
‫ستم‬
ALLO ILLVSTRISSIMO
PRINCIPE DI SALERNO
IL SIGNOR FERDINANDO
SAN SVERIN B508535
Daniel Barbaro.

O SPERO , che l'officio ch'io


faccio , mandando in luce fotto il no
me uoftro Principe Illuftrifsimo alz
cuni dialoghi dello eccellente meſſer
Speron Sperone, mio honoratißimo
amico, ifcuferà me appreffo la Eccel,
lent. V. d'ogni errore , che per tale cagione mi poteffe
effere attribuito,perche doue intrauiene ilfanto, & fina
cero nome dell'amicitia, niuna cofa torbida , o corrotta
uipuo per alcun modo cadere.in tantofarò chiaro a V.
Sig. etper qualcaufa io mifia meſſo a publicaregliſcrie
tialtrui, a chefinepiu prefto a uoi Principe meritißi
mo,che ad altro Signor habbia uoluto indrizzargli, aca
ciò che dimostrando io l'honeſtà del debito mio , ritroui
appreſſo ciaſcuno di ogni altro miofallo perdono. Vede
do adunque , che idettidialoghi ognigiorno andauano
piu della loro natia bellezza perdendo, quanto più dima
no in mano trafcritti , e per tale cagionefcorrettifi leg
geuano,& quello che è peggio, da altri erano ufurpati,
comeparto dalproprio padre negletto & rifiutato: ho
uoluto,moffo da compaßioneuole , ergiuftofdegno, al
tramente non ricercando il confentimento di M. Spero
ne,fargli leggere piu caftigati chefoffe poßibile, or ri
conofcergliperfigliuoliUEdi chifono.
E & perche mipares
Q EL
RE D A
Q
BLI

YO
R
xapure nonfo che ombra d'offenfione indur nello ani
mo dell'auttore , publicandogliſenza la parolafua , ho
uoluto ufare il nome di V.S.con la dolcezza & dignità
delquale io mitigaßi, & acquetaßi ogni acerbita, & do
lore,chegli poteßi in alcunaparte uenire; hauendogià
conoſciuta la diuotionefua uerfo V. Eccel.gratißima, in
fegno della quale, molti annifono , unagran parte de i
dettiragionamenti ui fu da lui medefimo confecrata :
Specialmente quello d'Amore, dotto,piaceuole, & elega
te,fe altrofi truoud, Et perche questo tragli altri èfta
to in granparte allo altrui dominio trasferito, il quale é
pur dono da uoftra Eccellenza accettato, dal puro affet
r per taleda molti Illuft.
to di M. Sperone offeritogli, &
Sign.approbato, conofciuto : m'e parfo che fi come
parte ne accettafte & gradiste, cofi di tutto nefiate otti
mo difenfore , & lafciar à uoi folo Signor degnißimo
quellaprotettione,la quale uolentieri (fua merce) piglie
ria il Signor Don Diego Vrtado di Medozza,il Signor
Don Aluife D'Auila,il Signor Fuluio Orfino, il Signor
Conte di Monte , Ambafciator dello Eccellente Duca
D'Vrbino in queſta città:la Signora Veronica da Gam
bara, la Illuftre Beatrice Pia, molte honoratißime
perfone, che hanno tali compofitionigià molti anni ue=
dute , tuttauia di effe ne cauano non manco piace
re , che utilitate , per la dignita loro , ogni giorno leg
gendole , & guftandole . Ne uoglio empir il foglio di
degnißimi teftimoni, per non parere di uoler prouar le
cofe manifefte . Etperchefimilmente quafi non debita
poffeßione da non legitimo herede,èstato ufurpato quel
lo altroparlamento,douefi tratta della curafamigliare,
A
3
giamolt'anni delicato alla conforte del Mag. M. Pietro
Morefino, dafua Magnificentia, come un caro tefo
ro tra le fue piu care cofe tenuto;ho uoluto darlo fuori,
infieme con uno libro de quattro dell'arti del dire, a ciò
niuna cosa che d'altrui uedutafia, reſtaſſe che no ricono
fceffe il fuo uero patrone, lafciado giudicare alla Eccel.
V. quantofiadebito, e giufto l'officio ch'io faccio per
l'amico,riparando a molti danni, cheglifopraftannores
forfe eccitando l'animofuo a publicare piu caftigate,
intiere tutte lefue compofitionislequali, fchifando il uiz
tio commune di queſti tempi,per lagrandißimafua mo=
deftia imprimere non ho uoluto . Hora s'io quafi del tut
to inefperto della lingua Toscana, & non hauendo altra.
conofcenza,fe non per honoratogrido d'ogn'uno, della
Sig. V. mifon meffo aferiuerle: & fe anchora ò per ne
gligenza , ở temerità, incorreßi in alcuno errore perfi
fatta operatione, non potrò io dall'humanità degli huo
miniimpetrar degnamente perdono? Et s'alcuna nebbia,
di commeffa colpa ofcuraffe in qualche modo fi honefto
debito,nofarà egli da tato il chiaro nome de l'amicitia,
che illuftri, etraffereni ogni cofa? & fe purefinalmente
turbato foffeper tal caufa il mio honoratißimo Spero
ne,non potra ualer tanto appreſſo di lui l'auttorità
humanità di voftra Eccellenza , chegli leui dall'animo
ogniperturbatione? faròfine cofifperando. & feperſt
mil conto uipotrò in parte alcunapiacere, ne ringratie
rofommamente Iddio , come di cofa, che infinitamente de
fideraua,& largamente mifia ftata conceffa :bafciando
f
le mani a noftra Signoria Ill uſtrißima,
A 3
DIALOGO D'AMORE .

TVLLIA, BERNARDO TASSO ,

NICOLO GRATIA , MOLZA.

VLLIA, Ecco appunto , Signor


Bernardo , chifaprà darne il confi
glio,che no habbiamo da noi.TA S.
O'Signor Gratia amoroso, a tempo
fiete arriuato : percioche niuno ue
n'ha, che meglio di uoi configli ,
pongafine alle nostre contefe. G R A. Belle , & dolci
contefe deono effere le uoftre; beato quel giudice, che
le faperà terminare:ma uoi che tanto oltra modo ui ama
te, hauete cari, come uifoffere il cuore di contendere
infieme? ò come puo eglieffere , che tra uoi due fi con
giunti, & fi uniti,mezzo alcun s'interponga,ilquale ac
cordi, & finifca le uoftre liti ? T A s . Perciòfolo fiamo
difcorditra noi,che troppo m'ama la mia Signora:tenen
domi ellada molto piu , ch'io non fono. T V L. Anzi
uoi stimate me oltra quel , che mifi conuiene : che ou’io
fono obligata a ringratiarui delle uoftrefatiche, per lez
quali io uiuerò, e morirò gloriofa, uoi non folamente
non uolete ch'io ilfaccia, ma pieno di humiltà inufitata
ogni uoftrauirtù agra torto riconofcete da me. GRA.
Duoluiforfe Signora Tullia,che'l uoftro Taffo ui ami,
apprezzi oltra modo? T v L. Per certo Signor mio
fi,percio ch'io temo , non fatto accorto dell'error fuo,
uendicandofi dell'ingegno, ceßi d'amarmi:et io anzitor
D'AMORE . * 4
rei d'efferfuafempre mai, tato cara quato io deurei,
chetroppo amataper pochigiorni. G RA. Baftiui, che
egli u'habbia per tale ; & s'appaghi del fuo parere .
TA S. Ohime Gratia, che dite uoi? faretele buona lafua
openione?ueramente io non m'inganno in amarla,ſe nõ
come chiè troppo ardito a pigliare una imprefa, laquale
uinca, auanzi le forzefue:ma laudandomi ella oltra
il deuere,par quafi ch'ella mi colga in ifcambio, et quels
·¨lo amiperfettamete,alla cui Idea m'affomiglia. GRA▾
ciò no è altro,che ripugnare alla esperienza,e come huo
mo uago digelofia, con unastrana ragione ingannare il
fuofentimento cheſe ella ui ama (di che io no credo che
dubitate)a chefinefauoleggiar delle Idee,quello cercan
do,che non uorreste trouare? ™ A s.Qualunque ama di
tutto cuore,comefo io,non puo no efferegelofo:ma tan
to è maggiore la miagelofia dell'altrui; quanto la dona
amata da me e amabile, & horreuole molto perfe mede
fima: con una ineffabile cortesia di accarezzar uolon
tieri chiunque uiene a uederla, da occafione che l'huomo
le palefi il fuo defiderio. GRA. Ben da il luogo , la
gentilezza di lei,l'occafion delparlar, ma l'intelletto, et
la uirtùfua,cui niuna uil cofa dee fperar dipiacere, to=
glie l'ardire. Ma uoi Signora Tullia diuina,fopportere
te con patienza che'l Taflo ui ami con gelofia ? T VL.
Troppo rea cofa è lagelofia,iofo che'lprouos cui offen
donogli amori già eflinti del Taſſo , non che quelliche
lui poffono infiammare di nuouo. E fe quefto non foffe,
uolentieri lo uedreigelofo, effendo fempre lagelofia fe
gnod'amore. GRA. O'trifto fegno d'amore o uilpes
gnodicofafipretiofa. Veramente uoifiete offefi ambia
A 4
D. I A LOGO !
due da ungrauißimo errore, & dirouui in qual modo ,je
midarete udienza. Tv L. indarno fono le ragioni ,
oue ha luogo la esperienza . Io per me mainon amo
ch'io non mi muoia digelofia, ne mai fonoftatagelofa, "
che io non amaßi, & ardeßi, onde io credo, che talifie=
no tra lorolagelofia, lo amore, quale e ilraggio, e la
luce,il baleno,et ilfolgore, lofpirito, la uita. GRA.
Molte cofefono unite trafe in maniera,ch'egli è forte,
difficil cofa,ma non impoßibile, ilfepararle che quan
tunque rade uolte auegna che non fi tròuino infieme la
fuperbia con la bellezza:nulladimeno io , & il Taffo cos
nofciamo unadonna fi tra bella , & humile ; che non
fapemo qual piu . Onde tutto che ognigelofoami, e mol
ti amatorifienogelofi ; tuttauia egli puo , & dee effe=
re, che l'huomo ami, e non fiagelofo: éforfe cota
le amorepiùperfetto, che non è quello cui accompagna
la gelofia . TA S. Cofa nuoua udiremo , maper quel
lo ch'ioftimo , piu ingeniofa , che uera . T v L. Cofi
credo io : ma quale amore chiami il Gratia perfetto, a
lui tocca il diftinguere. Io fo ben, che gelofa oltra mos
do tanto amo altrui , quanto meſteſſa , & la uita mia.
* GRA. Quello è amore perfetto, il cui nodo lega,
congiunge perfettamente due innamorati : in maniera
cheperduto il loro proprio fembiante diuentino amen
"due unnon fo che terzo ; non altramente , che di Sal=
mace , & diHermaphrodito fi fauoleggi. laquale mu
tua , & miracolofa unione in uarij modi fignificarono
4 noftri Poeti: dicendo già un di loro , Lauraportar fex
.: co il fuo cuore nel uifo : & altroue , quella medefima
bauergli dato il piu, & ilmeglio di fe , & il meno ris
1
D'AMORE . 5
tenuto . Quindifimilmente hebbero origine tutti quan
ti quei priuilegij amorofi ,fciolti, & diuerfi ( comefi
dice ) da ogni condition naturale, & fpecialmente que
fto uno Viuere in altri , e in fe fteffo morire, che co
fi come nella uoftra harmonia con fuondel Liuto con
fondctelauoce ne profumi l' Ambra , il Mufchio ,
ilZibetto, alterata lapurità loro , tutti infieme ren
dono odor piu foaue , che eßi non fanno feparati, co
fi all'hora e perfetto l'Amore , quando ambidue gli
amantinon fono quello , che efferefoleano una uolta,
ma mefcolati in maniera , che ne uno , ne due , & uno,
due fi poffano con uerità nominare ; & non fia fallo
in Grammatica , dell'uno & dell'altro dire, Tu ama=
te, & uoi ami. & per certo , fe Amor uince , sfor
za effa natura ardendo , agghiacciando , ferendo ,faz
nando , uccidendo , e rifufcitando in un punto , ben
dourebbe poterfare à fuo modo d'una regola di Gram
matica , fenza che alcuno ne lo ripigliaffe . Tale e
adunque la perfettione dell' Amore , di cuiparliamosta
quale malamente puote hauer luoco in quel cuore , oue
fiede lagelofia , moftro horrendo , & pieno di pauras
cui null'altra cofa produce nel petto dell'innamorato ,
fuor che'l trouar lui in fe medefimo alcun difetto , on
de fia efente il riuale : dubitando tutt'hora della fede,
della coftantia della fua donna . TASSO , A me
par che nafcendo in tal guifa , & di cofifatta radice,
fia buona cofa la gelofia , percioche il gelofo conti
nouamente procurerà d'effere tale in uirtù, che poz
chi , o niuno gli fi pareggi ; & con paura di uedez
re mutare uoglia alla donna fua , mai uerfo lei non
D. I A LOGO
muterà modi , ò costumi . GR.A. Cofi e buonala
malatia; cofigioua il nimico. Che l'huomo ufo all'in
fermità,fchiua il cibo malfano ; e moltefiate permes
glio guardarfi dall'aduerfario , è piufedele agli amici.
Per laqualcofa, come la febre che cimena a morire , in
tanto e fegno di uita, in quanto non lafente chi non è uiz
uo;cofi, auegnadio che'lgelosofia innamorato,nondime=
no lagelofia èftrada, che piu tofto ad odiare,che ad ama
re necoduce. T V L. megliofarebbe infegnarmi a nõ ef
fergelofazche me nella miagelofiaftare, laſciando,biaſiz
mare il mio errore. Ma quandofia mai ch'io nofiagelo 10MKa
farhauědo cotinuaměte dinanzi agl'occhi l'infinite uirtù
del mio Taffo,per lequali egli è degno che maggior don<
na,chenofon io,l'ami, & adori. T A s. Cagione ho io 190
d'effergelofo:perche'l mio ualore è poca cofa al uoftro ww
intelletto; ilbene che già mi moffe ad amarui,nõ è no
to a mefoloset quello, da chiunque il conofce palefemète,
fento ammirare. G R A. ne uoi il benfuo,ne lei le uoftre
uirtù;ma ambiduefagelofi l'hauer timore , che quello ui
fia agrado in altrui , che'n uoifoli ui deurebbe piacere.
Etperche meglio cifia paleſe lagelofia , douemofapere,
che il defiderio amorofo è ueramente , qual noidiciamo,
fiamma, ardore: questo, come s'accende in unpun
to,cofi in un punto fifpegnerebbe, fe la speranza non lo
uietaffe,nella quale, come ilfuoco nella candela ,
fi confer
ua ilnostro appetito.percioche ueduta, & defiata natu
ralmente una bella cofa, l'anima uaga di poffederlafi pa
ragona con effa lei: s'ella è tale , ò fi da a credere che
fua uirtù,òfua forte, ò l'altrui cortefia ne lofaccia go=
dere già è nata lafpeme, ondefi pafca ilfuo defiderio, il
D'AMORE. 6
qual all'hora è degno di queſto nome d'amore ch'egli ha
beuuto tal latte. Hora cotal uirtù dellafpeme, queſto bel
parto della ragione,queftafantißima, e cortefißima Dea
madre,nutrice di Amore , turbaefpegne lagelofia, la=
qual togliendo alle noftre uoglie il uiuo, e foaue humore
della loro fperanza , il riuale pafcendone, è cagione
che quelpellegrin defiderio, chegià Amore fu nomina
to,fatto rabbia,e furore,non altramente arda,e diſtrug
ga la charità,che ilfocofaccia il papiro:pofcia che l'o
lio è confumato. In quefto modo lagelofia , laqual cofi è
fegno d'amore, come è l'aceto del uino fa la uia a l'odio
con la fuarabbia. Tv 1. Infegnateci adunque laſtrada,
dafchiuar cofafi rabbiofa. G R A. Malpotreste impa
rare a non efferegelofi: non fapedo in qual modo di due
innamoratifaccia Amore quelfuo misto miracolofo. Do
uete adunquefapere che tosto che noi amiamo l'un l'ale
tro ,fatti accorti del noftro affetto, mille pefieri amorofi
uolano di continouo tra l'amante, la cofa amata,tinz
to ogn'un di loro nel color dell'oggetto; & tanto a quel
lofimile,quanto è la cera alfuggello. Laqual cosa no ac
queta : anzi infiamma le noftre uoglie, lequali uaghedi
maggiorgioia,lafciando l'ombre da canto , con tutti qua
ti i lorofentimenti, corrono ad abbracciarfi alla uerità:
nella quale allhora ci trasformiamo del tutto, quandoin
tal modo,& cofi bene conofciamo, & trattiamo la cofa
amata, come ella é atta, che l'huomo goda , & appaghi
di leii fuoi defiderij. Per laqual cofa non contenti di ue
derla, & udirla , il rimanente de noftri fenfi con cgni
ftudio ci affatichiamo di compiacerne . Quindipaffando
allanostra mente, con lei fottilmete le uirtù della cos
DIALOGO
fa amata confiderando (percioche non folamente fiamo
7 occhi: mani , ma intellettojet ragione )fe elle fon tali
che l'amante contemplandofe ne diletti,già è perfetto
P'Hermaphrodito amorofone altramente , fi che egli ui
ua ,fiamopoffentidi generarlo : percioche i fenfi fono
wia alla ragione . Onde chiunque é cofifciocco in Amo
re, che egli non curi i loro appetiti ; ma come femplice
intelligenza , cerchi folo di fatisfarne la mente ; egli è
fimile a colui , ilquale trangugiando alcun cibo ,ſenza
toccarlo co denti, piu s'inferma , che fi nutrichi . Re
fta adire ( s'io non lo dißi difopra ) in che modo lage=
lofia s'interponga tra l'amante, e la cofa amata : uie
tando loro , che l'uno nell' altro non fi tramuti .
TVL . Diteci prima come ftia infieme la ragio=
ne, l'amore; che già fo io niuna gioia amorofa
potere effere perfetta , fe ogni fenfo ad ogni fuc oget=
to non fi congiunge . Però è mestieri , che fenzapun
to fermarsi , dalla uifta al pensiero , e dal penfie = 3
ro a fentimenti torniamo : ma che da i fenfi alla ra1
gione facciatragitto l'Amore , io nol uedo , ne poffo
credere , che egli fia uero, anzi a mepare tanto effe
re maggiore, e piu feruente l' Amore , quanto egli è
meno dalla ragione temprato . Che ue ne par Signor
Taſſo ? TAs . Altra uolta eglipuo eſſere, ch'io amaßi
contra ragione: ma uoi Signora mia cara ogni ragione
mi perfuade ad amarui: & quella altrettanto di diletto
mi arreca in contemplar le uoftre uirtù , quanto ifen
fingodere delle uoſtre bellezze . T V L. Per ques
fto uoi fofferite di partirui da me , & andare ad habi
tare a Salerno. Ma fiate certo , che tutto che il uaz
2
D'AMORE. 7
lor uoftrofiain fe molto , & degno oggetto d'ogni ec
cellente intelletto , tuttauia ogni cosa è nulla alla uoftra
preſenza,fenzalaquale mai nonfia uero che io mi ralle
gri. TAS. Pergratia nõfi ragioni del mio partire, che
il rio tempofuturo turba & ofcuramolto la miaprefen
tefelicità, T V L. Veramete la uoftrapartita è materia
nonda parlare,ma da piangere : però è buono il tacere:
ma s'ionefoßi cagione, come uoifiete; giusto miparreb
beil dolore in ch'ellami deueffereccare. TA S. Cagio.
ue n'è la miaforte,che effendo altroue obligato, mi uife
ce uedere, prefo una uolta dalla charità del mio Pren
ce, midiede nelle mani d'Amore, ilqual con nuoui lacci
stringeffe, e legaffe in Vinegia la già donata mia libertà:
tuttauia i non rifiuto , ma uolontieri dentro da medaro
luogo al dolore. Cofifoſſe iofol a dolermi, ch'io nonſen
tirei la metà della pena,che piu m'affligerà il uederui do
lere per mia cagione,che nofarà il male ch'io patirò nel
partire. T V L. O' mé miſera, ò infinitamente infelice,
s'iofoßifola a i martiri della partita. Hor come crederei
che uoi mi amaste, haueſte cara, non ui dolendo il la=
fciarmi? Doleteui adunque,fe uoi mi amate : che in altra
guifa che in uederui con effo meco quafi egualmente do
lere, non puo effere ch'io mi confoli. Ma come è uero o
Signor Gratia diuino quel, che dianzi accennaste, che'l
noftro amore fia perfetto in maniera, che'l Taſſo, & io
fiamo quafi uno Hermafrodito,fuiando lui dalla mia pre
fenza la gentilezza del Prence , & laferuitu fua uerfo
lui ? TAS. Per Dio Signora nonfia in queftione il mio
Amore,et contentateui del uoftro giudicio,ſenza ſpiar=
ne l'altruische non ha il modo perfona,che meglio di uoi
DIALOGO
fe'l-conofca. T VL. Cofi nefoß'io Signora, come io ne
uiuoficura. Di ciò nefon teftimonio le uoftre uaghe, &
leggiadre rime, onde al mio nome eternafama acquiſta= Pu
te, lequali, niuna altra cofache'l troppo amor , che uoi PW!
miportate,non u'induffe a formare. Ma ilfare il Graz
tia afuo modo una miftione amorofa, trahendonefuora
lagelofia,mi moffe afare quefta domanda, GRA . Bel=
lo, fottile e il quefito, & non indegno del noftro intel
letto : cui douendo rifpondere ; io direi alcune humane
operationi effer contrarie, alcunefimili all'amare, et al
tre comuni , alle quali amando , & odiando cipoßiamo
accoftare. Dunque che'l Taſſo ui ami, & ui diſami in un
punto,egliè cofa impoßibile ; ne maifia uero , che dipa=
ri,& ad unfine medefimo egli ami uoi, & un'altra don
na, ma che egli ami,& ferui in diuerfe parti,et l'uno,
l'altro diquefti officijfaccia, adempiaperfettamente:
non è maggior marauiglia, chefia, che egli amiuoi, etfia
ftudiofo di Poefia. Ciò auuiene, percioche tai maniere di
beneuoglienza hanno nomi, & forme diuerfe : la uoftra
è amore,quella del Prencefi è charità; l'una è affettione
traipari; l'altra è riuerenza & honore . Chiamò piu,
piufi mutò nella cofa amata, chefaceffe il Petrarca ?
tuttauia uno iſteſſofuo cuore non meno riueri il Colon=
na,che egli ardeffe per Laura. Piu ui uo dire, che l'amor
degl'innamorati non folamente non è diuerfo dallafer
uitu del Signore , ma egli comporta con effofeco la com
pagnia del marito, della mogliera : & non è uera che
ogni mogliera,che s'innamora, odij il marito i ne al ma=
rito,amandofommamente la moglie, nonfi difdice l'in=
namorarfi: cociofia cofa che ad altro fine, et da miglior
D' A MORE. 2 8
legge cifia imposto l'amore,che nonfi ordinarono le no
ftrenozze. TV L. Questa noua conclufione noi ui doz
niamoper quelfalario , che come agiudice fiamo tenuti
apagarui ; accioche uoi, chefiete marito u'innamoriate
con uoftro honore ; & creda l'amica che uoi l'amiate.
Peròlafciando tal queftione , foluete meglio il mio dub
bio: che non oftante ciò chediceftejame pare che hauen
do luogo nelnostro amor laferuitu , c'ha il Taffo con il
fuo Signore,in maniera, ch'ella il parta dame, & ſtare
ilfaccia in Salerno, nonfia perfettaquesta unionesetpiu
loftringa alfuo Prence talferuitus che Amore con effo
meco non locongiunfe . Nefo penfarmi in che modo pof
fa ifcufare tal charità, chi accufa lagelofta; laquale, tut
to che ellafiafonte di molto amaro in amore , certo mai
nonfia caufa di lontananza . Mastranofopra ogni cofa
mipar, udir agguagliar nell'innamorato la feruitu d'un
Signor alla uirtu della Poefia,meffaggiera d'amore, co
feruatrice dellefuegioie , fecretaria defuoi pensieri, con
folatrice delli defiderij,et teftimonio del cuore. Ma qual
che ellafifia in altrui , me certoſenza il mio Taffo non
terrà uiua altracofa, che la lettura de iuerfifuoi,ne qua
li mainon leggero le mie lodi, ilfuo affetto , ch'io non
uoli a Salerno, & lui (malgrado del Prence)fu l'ale de
mieipensieri meco in Vinegia conduca . Et posto che io
nemorißi, poco danno miparerà perdere dieci, ò uenti
anni dellamia uita , per compiacer a colui che fa im
mortalla miagloria con lefuerime, GRA. Hora io uo
gliobendire, che uno innamorato uedendo, udendo ,
fenz'altro , poffa efferfelice . Beato uoi Signore Taffo ,
fortunate le uoftre mufe,delle cui lode dona bella, elo
DIALOGO.
quente, a uoicaraſopra ogni cofa, con grandißimo af
fetto arde et sfauilla difauellare. Duolmifolamente che
confi belle , & fiornate parolefi habbia a diffendere la
gelofia, hopaura, che tutto che ellafia ilpiu rio uelez
no chefogliono beregl'innamorati,come quello chegu=
ftato da l'un di loro, ambidue attoſca, uccide; nondi≤
meno condita nell'eloquenza di cotal lingua paia dolce,
etfoaue cofa : maggiormente comparata allauoftrapar
tita o Taffo, di cheniuna cosa è piu molefta alla noſtra
Signora . Ma io ui annuntio ò gentilißima coppia , che
fe la gelofia non è cagion di lontananza , certo ella e ori
1:
gine difastidiofißima compagnia. Etpoi che l'uno , &
l'altro come e inprouerbio)fiete macchiati di cotalpe=
ce, tale date,quale receuete; ne all'uno, ne all'altro
non deefpiacere che lifi dica la uerità . Però fappia chi
ama,la gelofia efferfegno di peggior animo nell'amante
uerfo l'amato, che non è la partita : conciofia ch'elgelo
fo uorrebbepiu tofta che la fua donna brutta, & infera
maa morte mendicaffe la uitafua : che lei alcun altro,
cui ella piaceffe, immortale, et Reinafaceffe dell'uniuer
fo. Oltradiciò niun coftume, niuna uirtu nella cofa ama "
ta,ch'altrui muoua a lodarla puo piacere al gelofo; &
quantunque ilpiu delle uolte eglifia tale, fifatto, che
poco uaglia dafe, menfia atto a gionare nondimeno
la maggiorgratia che glififaccia,fi è, che hauendo ella
ad ognihora delfenno fuo, & dellafua robba miſtieri,
femprefoggetta, fempre obligata, lo riueriſca & inchi
ni.Et dall ' altraparte, quantunque uolte ode lodar lafua
donna, lei altretante a dritto, a tortofuol biafimare;
le lodi a lei date d'altrui, malignamente ofcurare,
render
D'AMOR E. 9
render minori. Se ingeniofa è dipinta, aftuta, & piena di
fraude ne la ritragge, fe buona,fciocca, & materiale;fe
eloquente, eloquace,fe honefta, rozza, & infenfata,fe
cortefe ,lufinghiera, piena di doppiezza s'ingegna di
dimoftrala. Infomma peggio non lefarebbe il maggios
re, piu capitalfuo nemico di ciò , che lefaccia l'innas
moratogelofo: ilquale, oltra che egli l'inuidia il benfuo,
cofi dell'animo, come del corpo , oltre il priuarla dell'az
micitia delle perfone, di che niuna cofa piu fi conuien al
l'humanità, mai ne di di , ne di notte non le lafcia hauer
pace ò ripofo: madi continuo co l'importunaſua copaz
C gnia la molefta affaipiu, che uoi Sig. Tullia nonfarà la
partita del Taffo. Che fe ella e lieta, teme il riuale:ſe pen
fofa, hafofpetto che ella il ueda mal uolentieri . Cofi ad
ogn'atto dellafua donna liſono in bocca iſofpiri, et hor
firode tacendo,horaperduta la patientia grida, & bes
0$ ftemia altaměte lei.fefteffo, & lafua tristafortuna, ma
molto piu l'altrui buona maladicedo, & tale ingrata,&

disleale appellando ,che nonfaforfe il perche. Adunque
1 cofi effendo, chi dirà mai,che uno infermo digeloſia ami
altrui, nefefteffo?ben dirà ogn'uno che la conofce, non
efferfanabil tal malatia: però che'lgelofo non uede cofa
che no l'annoie,anzi aguiſa di rabbioſo, cui nell'acqua,
che puofanarlo, il can che'l morfe fi rappreſenta, ditut
to'lben della cofa amata, chefuolfar lieto l'amate, cioè
3 adir bellezza,gratia ,fenno , et uirtù, et altre doti cotali,
eglifa il male, la mortefua:quello dentrodafe couer
tedo infofpetto, onde,fefanofoffe, fommaměte negioi
rebbe.Perche nonfenza ragione è uſato di dire il Valen
rio,lagelofia efferfimile alla pefte procedente dall'aero
B
DIALOGO
corrotto,laqual perciò è mortale, che quello ne offende,
refpirado ci deurebbe refrigerare, & uiui tenere.TVL .
io nonfonogelofa, ò uariefono le gelofie, & tale é, co
me la defcriuefte , & tale altramete:che tato è poßibile,
che io inuidij al Tafſo laſua uetura, che perciòfolo mi è
grata , oper dirmeglio non ingrata la fua partita,che
egli è per farla con buona gratia del fuo Signore, onde
utile,& famagliene fucceda. Per tutto ciò nonfcema in
me la paura,che altra dona di me piu aučturofa il mi to=
glia,come io il tolfi ad un'altra,& queſta tema è lagelo
fia che m'affligge. GRA. Et uoi Sig. Taffo di che max
nierafiete gelofo ne uoftri amori ? A s. Non d'altra
foggia è inme fattalagelofia, che lafi pruoui la mia Si
gnora,ma digrado molto maggiore dellafua: percioche
oltra le fue diuine coditioni, oltra l'occafione che ogn'u
che l'ama ha di effere con lei , ilpartirmi contra la fua
voglia mi fatemere, che pofte da parte le mie uere ragio
ni, dubitado ch'io la tradifca , facciaproua di uêdicarſi.
Adunque il ualorfuo,la fua cortefia, la molta ira, &la
pocafede:appreffo, il uedermi effaltare , & lodarfopra
modo, amadomi ella non come il Taffo ch'iofono, ma co
me tale,quali fono molti, & io non fuimai, mi empie,
colmadigelofia. G R A. Benfapeua io che questa uil
paßione non poteua hauer luogo tra fi getili intelletti:
però diazi non hebbi riſpetto a dire il male, che ella fuol
fare agli innamorati,& crededo uoi d'effergeloſi ingă=
nate uoifteßi. Perche non è uero, ch'ogni timorefia ge=
lofia,anzi chiunque ama perfettamete et honora la cofa
amata: tal paura non eftingue , ma accende la fpeme:
peroche una uirtuofa humiltà il piu delle uolte fuole far
D AMOR E. 10
degno difua mercè il modefto. Però leggiamo in un luoż
go: Quella ch'amare e riuerire infegna. & altroue.
Chetemere e fperar mifarà fempre. In cotalguifa , &
non altramente io giurerei che ambidue uoi temete, etpa
uětate l'un l'altro, uoi Signora Tullia ammirado il buo
no uoftro Taffojet egli adorado le noftre uirtù. Ma chit
que teme oue, quando egli deurebbe fperare, er diffi
dando di fe medefimo , àguifa di prodigo,dona altrui la
fperanza, di che è uirtu l'effere auaro:gia ègelofo l'inna
morato,fe innamoratofi dee chiamare, chi uiue del difio
fuor difperanza : che cofi come chi hafame , & fchiua,
il cibo che'l può nutrire, non è affamato, ma rabbiofo,
cofi il conferuare l'huomo infe fteffo il defiderio della
fuadona,uerfando fopra il riuale la fuafperanza,non è
amore,magelofia. Può ben effere, et uoiforfe il proua
fte, che un cuore amorofo uiua alcun tempo intra due,
uincendofinalmente la fperanza il timore . Ma colui è
molto più da lodare,ilqualefperaſenza temere:che mag
giorgloria è d'unguerriero il non trouar chi lo contra=
fti ,che il uincere chi l'haferito. T V L. Queſtaguer
rachelungafiata io ho hauuta , anchora nel cuore,
trailtimore, & lafpeme , non la chiamate uoigelofias,
GRA. Signora mia nò; magelofia non è altro , chela
uittoria della paura con la morte dellafperaza. T v 1 .
Adunque noierrauamo nel nome, quello hauendo perge
lofia, che non é. GRA . Voi errauate nelle parole, et ne
i fatti:che posto cafo, che tale battaglia.foffeproprio la
gelofia, eßedo mifta di due cotrarij, l'un uitio, l'altro uir
tù,egli no può effere che ellafiafegno del buono et pfet
to amore,di cuiparliamo.TAs. Amepare che lcotran
B 2
D. I A LOGO
fto già detto, con la uittoria dellafperăza,fia buona
amoreuolegelofia. Laquale, tuttoche ellaſiaſegno di ue=
rißimo amore,tuttauia ella m'affliggenō altraměte,che
farfogliano la città le fue ciuilifeditioni,nellequali uine
cedola migiorparte,tato almeno ne uiene a patir la Re
pu.chestanca e rotta, benchefalua,ſe ne rimane.G R A.
Bella in uerofu lafembianza, ma alla uoftrafentétia no
conueneuole:percioche, cofi come egli è affai meglio per
la noftra città, che tuttiquatifieno buoni ifuoi cittadini,
òireicofi pochi, che non ardifcano di repugnare a mis
gliori ; cofi piu ama colui, ilqualefpera, et non teme, che
quello nofa, nel cui petto partito cobattono infieme due
cotali aduerfarij, & uincapur chifi uoglia, che non ben
farà unito alla cofa amata, chi è diuiſo traſejet malpuò
trouarpace in altrui, chique daguerra aſeſteſſo.TÁS.
Veraméte rea cosa è la gelofia , laquale nõ pur m'attri
fta infentirla,main udirne parlare. Prima era in me una
battaglia,et quella tra la paura,et lafpeme,che di contiz
nuo mi traffiggeua,hora tra le uoftre ragioni, & la mia
ufanza un'altra non minore fi è incominciata : perch'io
uedo il uero . & ildiritto, et al cotrario per uiuaforza,
et că miagrădißima noia mi trafporta il coftume.GRA .
Cofolateui Sig.Taffo, che'l dolore della piaga è buonſe=
gno che'lferito cominci aguarire. T A's . il dolor del ri
medio é tale,etfifatto, che megliofora laſciar il male nõ
medicato. Però ò abbădonate la cura, ò cofortatelo con
nuouo migliore empiaftro, che non è queſto che ui po
nefte:et come lungaměte biafimando la gelofia cicontri
ftaste ambidue, hora di quel uoftro hermaphrodito amo
rofo a noftrodiletto alquato uipiaccia difauellare ; che
D'AMORE IL
fe beneue nefouuiene , uoi non compieste di generarlo.
GRA. la colpa è uoftra Sig. Tullia, che luifcemafte di
quellaparte, che a Satiri,a Sfingi a Cetaurino ardio tor
re l'antichità. TV L. Qualfuapartegli troncaiio, ona
de eglirimaneffe imperfetto G RA. La ragione,ſenza
laquale niuna humana operatione,fpetialměte lo amare,
ne humana , ne buona può reputarfi. T V L. Maggior
moftrofarebbe amore, & ragione in una anima, che no
fu in Creta il fuo Minotauro.Io ueraměte ne uedere,ne
imaginare nopotrei la piu nuoua & mengraditafigura
di quella,che didue cotaiformeficoponeffe:percioche &
natura,ò confuetudine, ò deftino, ofortuna,chefia l'amo
re,certo ne ragione, ne ragioneuol cofa chiamarlo niuna
ragione me lo confente. GRA . Dunque che cosa è amo
refecondo uoi?T v L. Quello che eglififia io nolfo,ma
per quato una uolta io ne intefi dal Molza,òfortuna,
deftino,ch'io l'appellaßi, io crederei di dir bene : buono
fempredafe uenedo,fi come ei uiene dal cielo , auegna che
quitra noi paia effer cagione d'alcuno effetto cattivo.
Ma eifoleadire,che hauedo Iddio(fua merce)fatto do
no a mortalidell'intelletto, afine che alzadoſopraſe ſtef
fala noſtra natura, ci cogiungeffe con effo lui.uisto il co
trario, che la terra che'lriceuette non folamente non lo
aiutaua a falire, ma inuolto nel peſo della fua polue fi
l'aggrauaua,che la cima co la radicefi cogiugeua, lungo
egiufto lamento ne tennero i Dei tra loro : pofcia a cofi
glio ridotti , uariefur lefentetie che eßi differo fopra di
ciò, quelle ad unfolfine tirauano, ciò era che ritoglie
do a mortaliil malefpefo dono dell'anima rationale,gra
uementefiučdicaffe la lorofollia. Etgià erano ifenfi del
B 3
DIALOGO
corpo, le altre cofe materiali mifti & confufi con l'in
telletto dimodo , che niunfegno ui fi fcorgeua dellafua
anticadiuinità: onde egli era impoßibile ilfepararlo da
lorofi,che puro & intiero, comegià era,allaſuaſtellaſi
riduceffe. Marte, Saturno uolontieri haurebbe uolu
to,che tuttigli huominifi uccideffero. Mercurio in per
petuo eßilio uiui legarli nelfondo dell'uniuerfo, Miner
ua hauea opinione che in bestiefi doueſſero tramutare:
diquefto parerefurono molti degli altri Dei. Gioue
finalmente, et Apollo, hauědo primieraměte con uére ra
gioni dimoftro, quato foffe mestieri la fpetie dell'huomo
alla falute,& ornamento del mondo, configliarono che
morendo queiprimi rei, altri a lorofuccedeſſero; conti *
nuando digrado ingrado la generatione loro , fin che'l
Cielofi riuolgeffe. Appreffo uollono elleggeregiudici,li
quali dopo morte diuerfaměte tormetaſſero , & affligef=
fero l'anime cattiuelle tato almeno che ogni uil macchia
terrena,ch'a loro in uitafifuffe appigliata , fi fpegneffe
del tutto. Stranaměte piacque alli circonftati cotalefen
tenza, a quella ogni Dio del configlio con tutti ifuf
fragijgiàfiappreſtaua di confentire, quãdo Venere,che
con Cupido nelgrebo alquanto in difpartefedeua dagli
altri Dei,leuatafi in piedi , & Gioue fuo padre una
due uolte riueretemente nel uifoguardato , quafi licenza
gli domadaffe difauellare , con uoce piana , & foaue in
cotalmodo a parlare incominciò . Tacque ogni Dio , &
nella parte, ou'ella era,gli occhi , & le orecchie di cia
Jchedunofi uidefermarefi intetamente, che d'altra cofa.
che d'udire, e di uedere non pareua che li caleffe. Sola
měte alcunifofpiriinterrottiquà, e là rifonauano; liquali
D'AMORE . 12
non che impediffero lefue parole,ma a quelle, come il to
nore alfourano,dolcemětefifentiuano concordare. Paz
dre(diß'ella)la cui pietà uince ogni errore et non è uin
ta dallagiuftitia,giàfai tu bene quato di buona uoglia ad
unfol de tuoi ceni, et a diletto di tutto'l mondo io tolfia
produrre quefto mio picciolo figlioletto : hora uedute le
uilipruouefatte in terra dall'anima rationale, cui, di bea
ta che nacque,il couerfar tra mortali degna hafatto del
la tua ira,fpauetata delfuo eßepio, temoforte chefimil
měte a me non intrauenga, et il defiderio di uolere altrui
col mio parto allegrare , in triftopianto mi fi conuerta.
Adunque,come alpaffatofi è proueduto, cofi proueggia
alfuturo la tua prudeza, fifattamete, ch'ogni amorofo
piacere(cofa ueramete celeftiale)refti tra noi.e uolědone
altrui cofolare,co altra legge fi madi la giufo lo Amore,
chel'intelletto no ui difcefe. Giuftaparue lafua richiesta,
et le parolefuron molte. Allafine dopo lugo ragioname
to ogni Dio tutti in concordia deliberarono, che, come il
Soleftado lafufo faparte al modo delfuofplédore, cofi
Amore,noufcedo di loro medefmi, co raggi dellafuagra
tia,l'obra,et ilghiaccio uinceffe de noftri cuori, deftado
in noi il defiderio di cõfeguir la noftra douuta immortali
tà.Quiyi interrõpĕdo le parole del Molza, Hor come è
uero(cominciaiio che amorefia cofa celefte, nafcedo tra
noi dalla bellezza, e dalle uirtù de mortali?м o L.Niuna
fembiaza è piu atta a darci a conoſcere le marauiglie d'a
more,chefia quella del Sole. Ambi eterni, ambi diforza
quafi infinità, notißimi in altrui , & in fefteßi inuifibile
per troppa luce,che quelli afcode alla noftra uifta. Pero
fappiate , che cofi come il raggio del Solefecuro da ogni
B 4
DIALOGÓ
mortal qualità fcende dal cielo, et di rimbalzoſcalda,&
accede ogni cofa;cofi amore dal uifo , et dagli atti d'alcu
nabella & uirtuofa perfona doma e sforzale noftre
uoglie. Appreffo,come il fol nello specchio, oltre che egli
arde & incede lafigura di chi ui mira uiua uiua ci appre
fenta,cofi quanto è piu bello piu uirtuofo l'oggetto ta
to piu uolontieri Amore ui apparifce, dãdo a uedere al=
l'amate iui effer ripofta la fuafommafelicità,alla quale
amado et ardendo fi poffa inalzare. Che quale il Sole del
mondo,illuminado la terra, leua da lei alcuni uapori at=
ti afalire infino alla Luna,fe ilfreddo dell'aere che è lo
ro d'intorno in neue , ò in acqua nongli tramuta,tale il
Sole de noftri cuori Amore, col dolce caldo delle fuefia
mecreain noipefieri, liquali uaghi d'altezzafoura il cie
lo cirecarebbero,fe la noftrafemplice humanità (cui ra
gione appelliamo) inuidiofa di tato bene trauiando il lor
uolo,quelli in baffo non riuolgeffe: ponědo loro dauanti
ogni errore,che intrica la uita,fpetialměte quei due idoli
de uolgari, ambitione & utilità. T VL. Gra cofa mi è a
credere,che Amore,ilquale uoifate Dio,prenda uirtù da
unafaccia mortale a fare tra noi lefue diuine operatio=
ni. Perchepiu tofto io direi Amor nafcere & uiuere con
effo noi, & effer mortale, come noifiamo. MOL . Tut
to'lmodoio un certo modo é pie di Dio,ſpecialměte noi
buomini fatti ad imagine & fimiglianza di lui . Da noi
dunque a noifteßi, inquato diuini , mada Amor le qua=
drella, le fiame dellafuaface, & di ciò è granfegno
ta eternità dello effere, laqual(fua merce)generido l'un
altro , acquiftiamo alla noftrafpetie . Quindi auuiene
the luogo, o tépo nonfiprefcriue all ' Amore:ma chiun=
D'AMORE . 13
que ama perfettamente , fempremai , & ouunquefifia,
uuole hauerfeco la cofa amata. Chepiu,quãti amano,et
non fanno dir che ? hauendo agrado nelle lor donne una
gratia,che non ha nome; laqualgratia, per dare ad intē
dere al mondofe effer cofa diuina, & ueraméte compa
gnadi Venere,fpeffe fiate laſciando dife priua chi è bel=
la tenuta , cifapiacere le non belle, coprendo in loro col
fuo diuino fplendore ogni accidente mortale, che noia ci
poteffe recare. TV L. Dehpuò egli effere, che uno Ide
diofia cagione di tati errori, di tati mali, in quati noi
incorriamo in amare? MO L. Gli errori imali nafco
no da noifoliche Amore dafenon è d'altro che di bene
cagione.Per laqual cofa in Cielo tra Dei, che fono,puri
intelletti,puro, ottimo è l'amor loro . Ma noi morta
li,la cui uita èpur poco intelletto co molta polue,in quel
modo per entro noidiamo luogo all'Amore, che al Sole
cede la terra,la cuimole materiale illuftrata difuori,dě
tro é ombra et horrore:cociofia cofa che ciò cheacqueta
l'orecchie,gli occhi colma di difiderio ; & quello ch'è ci
bo dell'unde i fenfifiafame & fete delli altri quattro.
TV L. Alcuna uolta pure hanno tra loro pace le fentis
měta:cio è quãdo due innamorati prědono infieme il dis
letto,oltra ilquale niun maggiore ne puo Amoreprefta
re. MOL. Deh ,fe mai uifece Amoreſentire queſtofuo
fommo diletto, ditemi un poco per gratia, alhora che uo
gliono dire que luoghi & fpeßifofpiri che eſcono della
boccaa gl'innamorati ? quelmorder l'un l'altro ?quel
battimento di cuori , quafi che non capendo loro ne petti
uoglianofuorafaltare?l'interrompere i bafci con le pa
role? e poco dapoi,quelle medefimefi defiate e ficare
DIALOGO
con altribafci romper nel mezzo :ſcoſtarfi alquanto
lafciar di toccar la cofa amata per fatiarne la uiſta ? &
quella appena ueduta co maggiorfuria diprima abbrac
ciar & Stringer di nuouo ? Et cofifenza ripoſo , mezzi
ebbri,mezzi trafefteßi & altrui, ne uiui ne morti, goz
der di quel bene,delquale(come uoi dite)niuno altro,che
maggiorfia puo effere loro preftato? Tv L. Certo io ta
ceua,nofapendo che mi rifpõdere ,fin che'l Molzariz
comincio. La carne l'offa , di che noiſiamoformati,
co la loro imperfettione fono cagione di farcifentiredi
quegli effettimiracolofi:che com'hora non è giornoper
tutt'il mondo,ma il noftro uefpro è mezza notte ad alz
trui, & lafera diquefto hemifperio è l'alba dell'altro: il
che e ,pcioche altro corpo è la terra che noi calchiamo,
altro il cielo , & altro l'aere che ne circonda, queſta
opaca, quei trafparenti:cofi è cofa impoßibile che inun
punto medefimogli occhi,il tatto, & l'orecchie del no
ftro corpo (cofediuerfe & materiali ) 'faccia Amor lieti
dellefuegioie. Ne di ciò ui deuete marauigliare , quando
comunque l'huomo tocchi la dõnafuá , no empie mai la
fua uoglia,ma allegro & fatio nelle parti difuori , nelle
interne, oue nogiunge ilpiacere, triſto & bramofofene
rimane. Vorrebbe adunque lo amate non abbracciare la
cofa amata,ma uiuointiero per entro lei penetrare,
noaltraměte che l'acqua paßi la ſpugna:ne ciòfarepo= S
tendo nel mezzo posto d'ognifuagioia,geme, fofpiz
' ra di difiderio. Ma la ragione tato da chi poco la adopra
elfaltata ne cuori mortali,a tal biſognofi deurebbe defta
re,mostrado loro chi eßifono, & di chefangofieno co
pofti:ondepiu tosto ringratiaßino Amore,che no difdes
D'AMORE . 14
gna di uifitarli,chefi doleffero ,pche egli nofia iloro nel
modo ch'egli è nel Cielo tra Dei. Cociofiacofa che la col
pa èdi queste mebra, non altramente capaci dellagratia.
d'amore,chefiala terra de raggi del Sole; laquale in al
cunaparte illuftrata et accefa dellefue fiame, hail cětro
freddo & ofcuro. Quindi i fofpiri , quindi le lagrime,
quindi l'ire e lifdegni, quindi la gelofia delli innamorati,
quindifinalměte ilfaftidio e la noia, che recano loro que
gli ifteßi diletti amorofi troppo da loro cotinuati.Che co
me la terra,che il Giugno paſſato ilgrano produſſe,pdu
to il uigor naturale, che al lume del Solefi cofumò, non
fruttarebbe nell'auenire,però arãdofie ricopta, e quella,
che l'erafotto,fattapaleſe hora infua uece uien ſeminaz
ta:cofigli Amati mortali uinti ne loro piaceri dalla diui
nità di Cupido hora mirano, hora afcoltano, et hora abz
bracciano le cofe amate :facedo dell'ude fenfifchermo ad
un'altro,fin tato che'lprimo affalito et affaticato,ripre
fo animo etforza torni allaguerra dellefuegioie.TVL.
aduquefon mala cofa le noftre měbra ? Quado p cagion
loro quefta amorofa felicità in dano et noiacificouerte,
MOL.Anzi buona et gioueuole molto alla noſtra ĭperfet
tione,eßědo tra noi et Amore quafi unfolecchio , che to
gliedoli delfuo fouerchio fpledore, cifa poſſenti aſofte=
nerlo. Altramete all'apparire della fua presenza la no
ftra debole humanità,aguifa di Semele,in cenere etfia
mafi mutarebbe. TVL. E' poßibile (replicai io)ch'altri
goda dellegioie d'Amore et nofia innamorato? et quegli
che intefe la mia domada, chireſtò, diſſe, mai di magiare
p non affaticarle mafcelle? Ma chedico io? Traggafi aua
tiun philofopho che m'infegni amare , & difamare a
DIALOGO
mio modo,come andare, federe,fauellare, tacere,
altre cotali operationi:delle quali, non il destino, non
lafortuna,mafolamente il noftro arbitrio è cagione . In
quanteforme,per quali uie, con quali arti, & da quanti
Luoghi, che nonsappiamo penfare, cipuo Amore affaliz
re, & mal noftrogradofarfi Signore delle nostre měti?
Certo allhora io non l'intedeua:ma hora mi aueggio che
le parole dettegià dui ò tre anni da quel diuino intellet
to furono prophetia del mio Taſſo:dalqual ognigiorno
mi mada Amor nuoueflame . Ne quatunque iofia certa
diperderlo, fifa però minore ilfuoco , nefono menfua
che iofarei,fe egli mio effere doueffe in perpetuo. Ne di
cio(amado come iofaccio ) mi marauiglio : marauiglie=
reimi bene (fe a gli humani prouediměti Amor cedeffe)
che tale & fi fattaragione millefiate con diligéza confi
derata,& repetita da me, quãdo io era mia propria non
mi haueſſe la libertà conferuata.& ueraměteſe quello é
uero chediffe il Molza, & io prouo al prefente, cofi co=
mela eternità della petie piu tofto é dono di Dio , che
mortale operatione cofi Amore, che ne è cagione no dee
foggiacere alla ragion d'un particolare . Virtù è l'afte
nerfi dalla uiltà dellagola:uirtù è lo effere pieno difor
tezzain amědue le fortune:uirtuofo è il liberale:uirtuo=

fißimo è ilgiufto,che al cibo , a l'oro alla profperità, alla
aduerfità noftra, a premij, alle pene ( cofe mortali, come
noifiamo,et ordinate alcune all'effere, altre al bene effe
re d'una perfona, ò d'una città) configliado ha befatto
diprouedere . Magli appetiti amorofi ci conducono a
grado,che ben puo bastare al noftro intelletto fe di lonta
no egli ne pafce la uiſta,non che egli ardiſca diporuifi in
D'AMORE. IS
cima,& confue leggifignoreggiarlo. Chifara aduque,
che dica cotali appetiti amorofi douerfi affrenare, et al
troue colla ragione riuolgere, rifiutando il camino d'az
more,che di terra al cielo , dal tempo all'eternità.et dalz
la morte alla uita chi luifegue, conduce? Venga auanti il
2
uolgo ignorante,& lodi qualglifuole lefue ricchezze.
! ponga in mezzo il tiranno lafignoria. ammirino le dotz
3 trine, le uirtu loro lifilofofi. certo ne queſti ne quelli
0 nonfarannofi temerarij, che ofino dire cotali loro proz
4 feßionifare altruitanto a Dio caro èfimile, quanto l'az
more.quellefono operationi che adornano, quefta rino
ua la nostra uita : quellefono proprie dell'huomo ,que
፡ ftafola non come humanizma come immortali, et da Dio
infpirati operiamo : quelle a beneficio dipochi, quefta a
falute ditutta la fpetie è ordinata et difpofta. Onde quan
to è maggior uirtuprocurare il ben publico che'l priua
to,tanto è miglior cofa l'amarfi l'un l'altro di qualfi uo
glia attione,che utile, o gloriafoglia arrecarci. Maper
* cioche pochi,ò niuno ha il modo hoggi, ò hebbe mai per
l'adietro, ilquale non pugnaffe in contrario ricalcitran
do ad Amore,et a lui la ragione opponendo , che deureb
beĭcliuarlo ; fe cõe al Molza , a mefoffe lecito afcedere
% in cielo a fpiare lifecreti delfuo configlio , & quelli agui
fa di Tantalo riuelare a mortali : io direi che, quãdo Ve
neregrauidafatta del uoler difuo padre, partori Amo
re, ogni Dio cofiterreftre, come celefte co effo lei di tut
to cuorefe n'allegrorno . fola l'anima rationale fecreta
ria,& configliera di Gioue in quel tempo, quafi indoui
na de dannifuoi, bebbe in difpetto ilfuo parto : & come
prima,inquanto poteua, con molta induftriafi era inges
DIALOGO
gnata d'interrompere tal grauidezza, perfuadendo alla
gentil Dea con uane ragioni , a douer contra ilproponi
mento di Gioue difgrauidare : cofi pofcia ch'eglifu nato,
usò ogni arte a cercare lafua morte : piu etpiu uolte pu
blicamente allegando contra ad Amore, a trifto augurio
douerfi arrecare il fuo nafcimento : et che mostro fiftra
no, & fi diuerfo da ogni fembianza, cieco et alato,quale
egli nacque, efporrefi douea allefiere, ò in mezzo al ma
re annegare .ma ogni argumentofu uano . perche do
lente a morte, & dalla inuidia accecata, fenzapenfarui
piu fufo, feco propofe di auelenarlo : in maniera, che fe
egli per cffere Iddio no neperdeffe la uita, almeno, a gui
fa diScilla, tale diueniffe, etfifatto, che Dio ne Dea no
foffe, che dafuoifcogli non figuardaffe . Copofta adun
que una crudele, & peftifera miftione difofpiri, di lagri
me,di timore, di ira, difdegno, digelofia ; finalmente d'o
gni altro male , chefentirfoglia uno innamorato ; & di
ciòfattone un'acqua ftillare, quella a Cupido, in uece di
Nettare ,fi auifaua dar bere . Mafcoperto ilfuo tradi
mento,& tra Dei di lei punir configliandoſi, furono tut
tiin opinione,che,come leggiamo di Perilao, & delfuo
bue,cofi l'anima rationale con quelle arti medefime, con
lequali ella haueua Amore affalito , fi caftigaffe . In co 1
talguiſapuro & fano rimanendo Amore lafufo, la raz
gione fua ribella, a gustare il ueleno , che ella haueuafat
to perlui, tra queste membra fu condannata : nel qual
luogo odia anchora & perfegue ogni diletto amorofo,
odieràfempre mai. G R A. Baftar ui poteuaper co
tradirmi il uoftro ingegno, fenza ricorrere al Molza, à
ualerui della autorità, di tato huomo : ilquale io nopof
D'AMORE. 16
fo credere che dica et creda d'Amore, ciò che a uoipiaca
que di attribuirli. Et pofto ch'eglifol creda, già no deb
J biamo rimetterci alfuoparere , er darfede allefauole,
chi i Poetifogliono dire , er fare dafefteßidefatti delli
Dei . Et per certofe alcuno ui haueffe, ilquale narrando
le cofe del cielofoffe degno d'effere creduto ; uoifarefte
le quel tale : che effendo ogni uoftra parte diuina , fi dee
14 penfare che in cielofiate nata & crefciuta , & pienadi
Y celefti concetti da Dio mandata,fiate uenuta tra noiper
riuelare ad alcuno il ben di lafufo, Etgià tale ildiffe nel
lefue rime, chepuofaperlo. Maguardateui dipublicar
cotai coſe a uolgari : & fiaui effempio quel Tantalo di
cui dianzifacesteparola. T V L. Tardofu il uostro co
figlio : ch'iofono Tantalo già moltigiorni , afpettando
tut'hora, che il cibo, di ch'io nutrifco la uita mia, mifia,
tolto dauanti, onde io rimanga affamata. G RA. Renz,
deralloui chi il ui torrà, all'hora tanto piu uolontieri
ne mangiarete , quantofia l'appetito maggiore . Ma di
quefto poco appreffo, con uoftragratia,fiparlerà : ho=
raparliamo della ragione, d'Amore, li quali ab eter ,
no uoifatte nimici , er u'ingannate d'affai ; effendo tra
loro quellauera & fanta amiftà, che è tra la madre et il
03 figliuolo. Percioche Amore uolõtieri alla ragione ubidi
fce,et come cieco ch'egli è, ha digratia, che quella agui
da li s'auicini . Altramente delfuo uolo altro che male
nonfi deurebbe afpettare : che naue fenza gouernato=
0. re tanto è piupreffo àfommergerfi, quanto il uento, che
la fofpinge, e piuforte. Ne uale adire, che perche Amo.
refia cagione della perpetuità dellafpetic, debbiamo per
Lui feguire ogniimprefa cofi honesta , come utile : che
‫ܐ‬
DIALOGO
grauepena è l'eternità , non effendo da uirtù accompa
gnata. Per laqual cofa Vliffefapientißimo d'ogni mor
tale tolfepiu tofto di morire in Ithaca, per effere co Pez
nelopefepelito, che uiuereſempre mai nelle delitie di Ca
lipfo. Ma per Dio, che felice immortalitàfarà quella di
Amore,comune a uirtuofi, & auitiofi, a uoi rara & di
uina Signora, al uolgo? Paßiamo piu oltre . Questa
medefima eternità , che dona Amore alla noſtraſpetie,
non la da egli alle beſtie? alle piante? a ifaßi ? & alla ter
ra che noi calchiamo? Duque dopo millefatiche, & mil
le affanni amorofi, dopo l'ardere, & l'aggiacciare,do=
po l'ire,lifdegni,la gelofia, dopo ifofpiri, dopo le lagri
me,dopo lapouertà, dopo l'infamia del mondo, &final
mente dopo la morte, altro non hard l'huomo acquiſta=
to,che l'effere eguale ad un cane? Tolga Iddio, che io cre
da iuoftripenfieri efferſi baßi che uoi amiate, ò degnia
tedi effere amata a talfine. T v L. Nonperfarſi egua=
le a tai cofe, maper non eſſere da eſſe auanzati, amando
deuemofarci immortali . Ma certo grandißima forza
dec effere quella d'Amore,quando per luilepiu uili cofe
del mondo uanno dipari con le piu care. GRA. Poco
grato miparrebbe effere a quelsignore, ilquale non dis
fcerneffe tra me, et unofuo ragazzo,ma ambidui del no
ftroferuitioguiderdonaffe egualmente. T VL. Effendo
ilguiderdone eguale alla noſtrafede, uoi nă doureſte do
lerui,perche alcun'altrofopra ifuoi meritifipremiaffe:
che a uoi non è auaro il Signore , perche eglifia liberale
ad un'altro. TA S. Veramente Signora Tullia,eglifi of
fende non poco la gentilezza del Gratia, interrompenz
do lefueparole : ilquale dianzi diede alle uoftre coſì be◄
nigna
D'AMORE . 17
1
nigna audientia. Et uoi Gratia non meno errate contrà
1
di lei, biafimado ilfuo amore, oue il uoftro deuresti loda
6
re.che Venere non hebbe il pomo da Pari,per ingiuriar
le altre due,ma per effere piu bella , ò più tostoper cofa ,
danargli,che Palla & Giunone no poteua offerire . Però
fia bene, che,come la Sig. Tullia ci ha dimoftro ilfuo So
4 le,cofi ci meniate dauati quefto Centauro copofto diraz
gione,& d'amore:la cui nouità nofia men bella a uedez
re chefia il lume del Sole; maggiorměte douědo quel ta=
le a migliorfine, che nõ è la immortalità della fpetie ,por
3 tar ingroppagli innamorati. G R A. Ecco che io ui ub
bidifco, & fon contěto ,fe uoi uolete, che l'amore, che io
1 mi apparecchio di partorire , fia battezzato da uoi per
; Cetauro:co pattopero che appigliadoui al nome uoi non
diciate tato effere migliore , & piu uera l'opinione della
1 Tullia,che la mia nofarà,quãto è piu nobile, e piu certa
39 cofa il Sole,che noi ueggiamo, che nonfu mai Centauro
0. da Poeti defcritto, ò da dipintori . percioche io ui auifo,
che li Cětauri hăno anchora eßi alcun luogo lafuſo:luo
go,per auěturapiu alto, & piu a Dio uicino, che non ha
il Sole ilfuo carro. Per laqual cofa, lafciadoſtare il uan
taggio delle parole, nocurado con qual nome piu or=
nataměte poßiamofignificare l'operationi amorofe, ma
alfatto uenědo, dico, che Amore no è altro chedifiderio
d'alcuna cofa, laqualefia ueramẽte, ò paia altruieſſere
buona. Ilqualdifiderio é di altre tate maniere, quatefono
le nature dell'uniuerfo,però che in altraguifa defidera
nogli eleměti, ciafcheduno ilfuo luoco:altramete la pia 1
ta l'humore, & altramětę gli animali i loro pari: fra
coloro che intědono, altraměte a noi huomini, altrame
с
DIALOGO'
te alle creature celefti è dato il confeguire la loropro
priafelicità. Etfe egli è lecito in questa materia nomina
re il fattor d'ogni cofa,altramente ama Iddio il mondo,
cheegli creò , altraměte é amato egli , & defiderato
dalui.Maragionando di noi medefime,certo egli è il ue=
ro,che noi nafciamo & moriamo alla maniera de bruti.
Tuttauia i coftumi & i modi del uiuere che noi teniamo,
fon d'altrafoggia,che nofonfatti i beftiali.Et cio è,per
che tolti delle braccia di noftra madre natura,la ragio=
ne,ſenza laquale nullafarebbe l'humanità, cõnuoui, &
delicati cibi ci alleua & nutrifce.liquali cibi(fe io mi uoz
leßiferuire diparole magnifiche (io chiamerei il Netta=
re, l'Ambrofia cotato dall'antichità celebrati. Direi
fimilmente,che la verità, ch'io u'ho detta, fugià aſcoſa
da alcunofotto il uelo di queſtafauola; nellaquale leggia
mo, Gioue, morta Semelefua innamorata, trarle Bacco
del uentre,& quello alla cofcia legarfi ; e cofi legato por
tarlofino a tato,che d'imperfetto, che egliera,fatto par
to perfetto,degnofoffe di nafcerfigliuolo di tátopadre.
Veduta adunque una bella donna ( accioche meglio io ui
diftingua ilmio animo) non altraměte piacciono all' huo
mo le fue bellezze,chefaccia la coloba alfuopare; et ne
ibrutianimali cofi ua Amore pergliocchi, & pergli al
trifenfi del corpo, al cor di chi ama, aferirlo,ad uccider
lo,afignoreggiarlo, sforzarlo, come nell'huomo me
defimo:fe non che in loro, come in roza & material con
fa,che egli è ,fa folamente quelle uili operationi,che aſa
lute della lor fpecieinfegnalor la natura. Ma in noi altri
toſto che il cifentiamo nel petto , la ragione che alberga
piu fufo uaga di cotal nouità cortefemente il raccoglie, e
D'AMORE . 18
1 dall'unaparte confiderando con diligenza l'animo , e'l
corpo dellafua donna: dall'altra, di chegentili & hono
reuoli effettifoglia effere cagione un nobilefpirito inna
morato,fperando non pur digoder della coſa amata, ma
og perleitanto alto leuarfil, che ella ueda perfettamente lå
fua fperatafelicità ,formafinalmente una imagine, della
2, cuiuiftafi pafca l'Amore che ellagouerna, non altramẽ
te chede raggi del Solefipafcono e fiori nellaprima ue
A ra.llquale Amore , poi che quanto lificonuiene , è cre
fciuto,fedendo in cima dell'anima, non lontana dallafua
nutrice ragione, in quella guiſa che'l Sole moue l'humo☛
8 redellaterra a fare ifrutti, che noi cogliamo, defta ogni
parte delcorpo al fuo officio:quello ad effetto recandofi
fattamente,che l'una no inuidia all'altra il fuo bene. Ve
ra cofa è che come la terrafcaldata, & illuftrata dal lu
0 me del Cielo genera moltefiate alcunifumi cattiui,iqua
T li in nuuoli conuertiti eftinguono i raggi del Sole:cofi al
cuna uolta queftafpoglia terrena troppo accefa di defide
rio amorofo co fuoi ſtrani appetiti turba il fereno delz
la ragione: onde cieco ne rimane Amore . percioche io
m'era fcordato di dire che quello può nell'Amore la
ragione , che può il Sole nella Luna : la qual fenza il
fuolume per ogni tempo fredda , & ofcura fi troua
rebbe . Maforfe io fo male agguagliando al Sole l'A
more , che ad un Centauro ui promifi di aſſomigliare .
1 Però mutandofimilitudine, udifte mai dire per auentura
l'Oorfo nafcere un pezzo di carne di niuna figura?
quello già nato,la madre tale colla fua linguaformare
lo, quale il ueggiamo ? Altretanto fa la ragione in quel
primo Amor , che l'Anima noſtra piena delle bellez←
C 2
DIALOGO
ze uedute ci partorifce nel cuore . ilquale , percioche
in quellaparte dife, oue egli è a noi, et alli bruti comune,
no è capace dell'artificio della ragione, auiene, che la fua
formafia mifta,cioè dal mezzo in giù, beftiale, et nell'al
tra metà, oue la ragione ilformò, diuenti humano ; come
noifiamo, Ecco aduque in breui parole il Centauro, che
uoi chiedefte ch'i ui moftraßi, quafi uno Neffo , ò un Chi
7 rone, con ambe le manipiene di dardi. alquale, tutto che
eglifiafnello , & leggiero molto dafe; acciò che egli fia
piu ueloce , poßiamo aggiungere due ali fimili a quelle
delCauallo di Parnafo,& fia copita la dipintura.TAs .
Se l'operationi del uoftro amorefon coformi allafigura
defcritta, poco honore ne puòfperare uno innamorato.
Per laqualcofa ,fenza altramete penfarui,piu tofto io uo
glio errarecon la mia Signora.crededo (come ella crede)
che eglifiatutto diuino , che conofciuta la uerità , eſſer
certo lui effere mezzo Cauallo, che oue al prefente io
fonfuo , &fommamente miglorio, ch'egliſi ſappia da
ogn'uno, ch'iofcriuo & cato lefuefaette , in quelcafo
l'hauere confeco domeftichezza ,feruirlo, lodarlo, &
adorarlo,comefanno gli Amăti, miparrebbe opera da
famiglio di stalla,& non da poeta. G R A. Adunque no
fenza cagione douendo per copiacerui nominarlo Cen
tauro,iofeipatto couoi, che ne alla forma , ne al nome
fi contendeffe. Ma ditemi uoi, che tato di celebrarlo ui di
lettate , non ui bafta egli di tale Amore , quale uiuete ?
TA S. Si bene, G R A. Hora che é altro la uita dell'huo
mo che una mistura di ragione, & di ſentimento? Adun≤
que noifiamo Cetauri;Centauro è l'anima noftra. Il Céz
tauro è l'amore,che ne fignoreggia.ilquale mifto nofox
D'AMORE. 19
lamente d'huomo, er di bruto, ma d'infiniti contrarij
chefono uniti in luifolo, mifchiando infieme dui innamo
rati, & hermaphroditifacedoli, dà all'uno & all'altro
la fua douutafelicità. T V L. Dite almeno, a qual di loz
ro egli la doni maggiore,tra l'amate , & la cosa amata?
ŢA S. Quafi ch'alcuno ne dubitaffe.T V L. Per certo
io ne dubito molto, & ſe non foffe che mal uolontieri io
interropo i ragionaměti del Gratia , io lo grauerei della
rifpofta.G RA.Anzi in talguiſafinirete, & farete per
fette le mie parole:che rifoluedo cotal dubio ,faremo cer
ti d'alcune cofe amorofe, che bello & neceffario è ilfaz
}
perle. Magiudichi il Taffo tal dubio , al cui felicißimo
ftato niuna amorofa felicità è da efferparagonata.TAS.
Poco appreffo ragioneremo di questa miafommafelici=
tà , moftrarouui in che modo egli incontra , cheper
troppafelicità,alcuna uolta diuěga infelice l'innamora
to. Hora Signora mia parlando del uoftro dubbio , a me
par che la cofa amata , nel cui arbitrio ripone Amor la
felicità dell'amantefiafelicißima , & beatißima molto:
non tatoprispetto a chi l'ama,quato per rispetto all'a
more:ilquale(come altri dice) di continuo lefiede,& al
berga neluifo, & dalla bellezza diquello prede uirtù di
fare tali miracoli, onde noi l'adoriamo p Dio. Però leg
giamo. Beatafei che puoi beare altrui.& altroue parla
do il Poeta all'Amore. Tua uirtù cadde al chiuder de bel
li occhi. Perilche io direi, Amore nonfolaměte compo
nere infieme dui innamorati, & farne quafi uno herma
phrodito,ma inanzi ad ogni cofa unir fe medefimo alla
cofa amata,& farfi lei:in maniera, che lui Tullia,et uoi
Amore,poßiamo co uerità nominare, ilchefcriffe il Pem
C 3
DIALOGO
trarca in quell'uno tra molti luoghi . Quando Amore i
begli occhi aterrainchina. Ma lafciati i miracoli defcen
diamo alla esperienza. ché cofa credete uoich'egli cer
chilo amante? che prezza egli nefuoi fofpiri? che fine
attende ilfuodefiderio?oue pon'egli la fua fperanza , il
cuor fuo, il benfuo,fuor che nell'effere amato da chi
egli ama,& adora: Domandatene lo innamorato di Lau
ra,quando egliconfolauafefteffo, dicendo. Forfe in quel
ta parte, Hordi tua lontananzafifofpira. Et in quefto
penfar l'alma refpira. poco poi. Forfe a teſteſſo uile,
altruife caro,Hora uditegran marauiglia del Taffo:che
oue quefta folafperanza confortaua,& fofteneua il Pe
trarca tramille affanni, ch'eglifentiua in Amore;l'effe=
re certo che uoi mi amate cotanto, quanto io conofcoper
proua,ogni mia gioia uolge in miferia, che cofi come,tut
to che'l Sole con la fua luce fia cagione ch'eglifi ueda
ogni cofa ,nondimeno per troppo affiffarfi nelfuofplen=
dore,pde l'occhio la uista, cofi l'amarmi uoi oltre a quel
grado, ch'à miei meritifi conuiene, è ſmiſurata felicità:
dallaquale abbagliata l'anima miaſmarriſze il ſenſo d'o
gni fuagioia: non altramente che Semele alla prefentia.
di Giouefuo amante, di baleni, & difolgori circondato,
perdeffe la uita. Per ilche io u'ho pregato piu uolte , &
uiprego di nuouo, che non quanto potete, ma quanto io
ioglio,mi amiate: temperando alquanto la uoftra inefa
bilcortefia:accioche difperato di compenſarla , non odij
mefteffo & la uita mia.T v L. Pur uigiouerà egli una
uolta il troppo Amore, ch'io ui porto :che poco mě ch'io
uiamaßi ,piu tofto ui crederei un acuto Spagnuolo, ch'in
namorato uerace.udite adunque da me,perche ui doglia 1
D'A MORE. 20
cotanto,ch'io troppo ui ami, e apprezzi:che fegli ef
= fetti uifon noti,puo ben effer che u'inganniate nella cas
gione:poigiudichiil Gratia la uerità. Chiunque ama, co
me io amo uoi, amando muoue l'amato ad amare:laqual
cofa facědo egliuolontieri , eccoui l'hermaphrodito del
Gratia.mafacendo altraméte,& amandoper uiuaforz
za l'amate, a cui egli naturalmente uuol male , tra l'A
more & il cuorfuo nafce unaguerra , che ilfa dolente
in fuauita . La qualguerra tanto piu incrudelifce, quan
to i ueftigij , che l'amore dell'amante gli ha impreßi nel
cuore, fonopiuforti. Per la qual cofa , conofcendo quel
tale la cagione del malfuo, cofifi duol di chi l'ama, come
ei farebbe dichiferito l'haueffe. Ma egli è be uero , che
• amandomi uoi,come uoi dite, & io uedo , uoi ui inganna
te uoifteffo, ch'io fò chi iofono , & chi biſognerebbe,
ch'iofoßi,per meritarlo. Ma ò io cangiarò uita, & faz
rò donna delmio uolere , ò morirò nella imprefa.GRA .
State allegra sig. Tullia , ch'io ho ueduto ne dipaffati
una orationedel Broccardo , fatta in laude delle Cortiz
giane nella qual egli l'efalta in maniera, cheſe Lucretia
refufcitaffe , l'udiſſe , ella non menerebbe altra uita.
fra l'altre cofe , poi che ha dimoftro effer proprio alla
donna il uiuer uita di Cortigiana, & chi uiue altramente
uiolar la natura , che a cotalfine lagenerò , eglipruoua,
in che modo li coſtumi cortigianeſchi (ſe quelli bene iſti
miamo ) fono uia fcala alla cognitione di Dio : che
cofi come la Cortigiana per diuerfe cagioni ama moltiet
diuerfi ; questo perche egli l'ama fenz'altro ; quello per
che egli è ricco, gentile tale perche egli è bel
lo , & tale finalmente , perche egli è pieno d'ogni uir» .
C 4
DIALOGO
tù: a ciafcuno di loro, a luogo , & tépo (fecondo il
fuogrado)ua copartendofauori,fguardi,rifa, er paros
le, & tutto quello che a diletto del uolgo formò in lei la
natura,dado il cuore ad unfolo , & in luiſolo cõpiacen=
dofi trasformadofi:cofi Iddio a diuerfe cofe mortali,
diuerfamětefa difegratia, e dell' efferefuo, quelle piu,
meno perfette redendo fecodo che alla natura loro é
meftieri. Alle quali tutte cofe, quatunquefieno communi
quefti eleměti,et altrettato ne godono i pefci,gl'augelli,
gli altri animali,quato noi negodiamo: nodimeno fra
tutti loro dal fattor d'ogni cofa l'huomo folo fu eletto:
nelqualeiprimedo una imagine di diuinità , a fe medefimo.
oltre ad ogni altro l'affomigliaffe.T v L. Questa uoftra
ragione èfimile molto alle dipinture, lequali noi uolgar
měte appelliamo lontani:oue fono pacfi,per liqualifi ue
dono caminare alcune picciolefigurette: che paiono huo
mini:mafottilměte cõfiderate, non hanno parte alcuna,
che a mebro d'huomo fi raffomigli . Però io uorrei,che
pofte da cato,le Poefie, laferuitù, la uilta, la baſſezza,e
la inconftatia di questa uita, ſi cõtemplaſſe da uoi:biaſi
mado chi l'ha per buona, & colei(s'alcuna ue n'ha)iſcu
fando,laqualgiouane, & fciocca, in queſto errorefofpin
ta,cerca d'ufcirne,quádo chefiara coloro acostadofi, che
ammonendo,& aiutado , fon poffenti a leuarla da cotal
miferia. Ma il Broccardo,per l'amore ch'egliportaua a
qualch'una, o p meglio mostrar ilfior del fuo ingegno,
non pgiuftitia,tolfe afauorir caufafi dishonefta.GRA .
Ne uile,ne baffa, non direbbe egli la cortigiana;ferua, et
incoftate fi bene, laquale picciola hora duri in un eßere.
Per laqual cofa molto piu , cheper niun'altra cagione
D'AMORE . 21
1
fommaměte loda, honora la uitafua, agguagliandola
13 al Sole:ilquale:perch'eglifia Dio, nofdegna mai difar
! ne parte delfuo fplendore, noi aguifa di Baliaferuendo,
che l'adoriamo.ilquale mai noſtafermo, & fempre luce
in un luogo,ma di cotinouo mouédofi, et hora al Taoro ,
hora al Leone; hora ad un'altrofegno aggiugnen
dofi,l'hore, & leſtagioni diftinguědo, co una inuariabil
uarietà conferua lostato dell'uniuerfo. Talefu Sapho:ta
le colei , onde Socratefapientißimo, ottimo huomo,
d'hauere,che cofa Amorfoffe, imparatofi gloriaua.De
gnate adunque d'effere la terza in numero, fra cotanto
0 ualore,& ditai noftri ragionaměti pregate Amore che
1 ne coponga una nouelletta, oue il uoftro nomefifcriua:
: non altramete, che ne Dialoghi di Platone,fifaccia quel
C lo di Diotima.laqual cofa, acciòfi faccia co uoftraglo
ria,inſegnateci in che maniera l'amante , amando la cofa
amata,muoua lei ad amare, e come effer poſſa, che alcu=
na uolta la cofa amata, amado odij & uoglia male all'az
mante.percioche cotalifentétiefono grădemĕte diuerſe
trafe medefime, dalle comune opinione degli huomi
ni,&appunto hãno bifogno del uoftro ingegno, ch'effez
re le dimoftri, a chi l'ode ,fe no uere , almeno uerifimili.
T V L. Io non credo ch'eglifia donna nata, che piu ami
di me, meno s'intěda de fecreti d'Amore. Ma tutto
ciò che io neparlo, quale io ho letto, òudito dire da qual
ch'uno,tale rispondo:ſe non , che alcunafiata,per meglio
manifeftare il mio animo , io imagino cofe , che Dio sà,
s'ellefono punto apropofito. Quello adunque, che io ui
diceuapurdianzi, cioè l'amate tirar feco la coſa amata
ad amare, èfententia affai nota appreffo d'ogn'uno.
DIALOGO
già Dante la confermò , quando egli diſſe . Amor che a
nullo amato amar perdona.fopra ilqual uerfo,piu et piu
uolte confiderato, & uerificato da me, udite fogno di un
chefiadefto . L'amante(come a me pare) è propriamě
te un ritratto di quella cofa che egli ama. laquale i modi,
egli atti confiderado , chefa l'amante per amorfuo,può
megliofapere ciò che ellafia , & quanto ella uaglia, che
per ueruno accidente, che foffe fuo proprio, nonfape
rebbe.Perògli diffe il Poete. Ma quante uolte a me ui ri
uolgete. Cognofcete in altrui quel che uoifete. Ama adun
que la cofa amata, chi ama lei in quel modo , chelpadre
ama ilfigliuolo,che lo fomiglia . Percioche , amar non è
quello chefuona il uocabolo, cioè fare, & operar qual
cofa,ma è piu tofto un certo patire: & l'effere amato, è
uerbo non paßiuo,ma attiuo.ciò dico ,feguendo le regole
del noftro maestro amore, nuouo & marauigliofogram
matico,non difillabe, ò di parole, ma di cuori mortali.Et
ofo dire,chefi come il dipintore con colari , & coll'arte
fua ritragge il fembiante della perfona , & lo specchio
illuftrato del Sole, ritragge non folamente ilfembiante,
ma il mouimento dello specchiato;cofi la cofa, chefi ama,
con loftile d'Amore nellafaccia, & nel cuor dello ama
te,fe, ogni fua cofa , cofi dell'Anima, come del cor=
po,ua ritraggendo. Il che fatto, in quel modo , che nello
fpecchio unafaccia medefima in un medefimo punto uez W
de, éueduta dafe : cofi il medefimo Amore, che inna .
mora l'amante , da lui alla cofa amata moſtradofi, è caz
gione che quella isteffa,per uiua forza, ami, & gradiz,
fea,chi ama lei.laqual cofafi fa ella volontieri, dilettan
dofi tuttauia di uedere nell'altrui uiſo , ſe efferperſona
D'AMOR E. 22
amabile honoreuole affai:di che niuna cofa può effer
piugrata a chi ha in fe facciad'humanità . Piace adun
que ad ogn'uno l'effer amato, & prezzato dalle perfo
ne:ma nonfempre efaudiamo , & uogliamo bene a gli
amanti: che cofi,come l'amor dell'amante è deftino, cioè
forza, & uiolenza del Cielo, cofi l'odio che ci portia
mo l'un l'altro, è forte : difpofitione d'ipianeti, che
cigouernano , a quali ne Dei, ne huominifono poſſenti
di contraftare.etp certo il uoler bene a chi ci ama,fenza
altro, èfolamente amare, et uoler bene a ſeſteſſo no in
fe fteffo, nel corpo fuo, ma nell'altrui: oue , comein
fuo fpecchio,l'Anima noftra , uaga oltre modo dellafua
ifteffa bellezza, gode & gioifce di contemplarfi . Voi
Signor Gratia , ilquale con molti altri , credete Amore
፡ effere cofa mortale , alla ragione foggietto , dire
| fte altramente: cioè, auegna Dio , che l'amato natural
mente amil'amante , fi come amante che egli è, non per
tanto egli incontra affai uolte , che difcorrendo quel taz
le, notando con diligenza d'una in una le condi
tion dell'amante ; lequali non fono perauentura cofi diz.
uine , come allui pare che fe li richiegga , elegge alla
fine d'hauerlo in odio : non altramente che fare fos
leffero quei generofi Romani , liquali uenuti alle maª
ni de loro aduerfarij uccideuano fe medefimi, odiando
mortalmente nulla altra cofa , che la feruitu loro: nel
la quale il nimico uiui uolontieri li conferuaua . Ma al
tra uolta io conchiufi col Molza , Amore non eſſere
Dio di cofipoco ualore: che egli fia feruo delle elettion
demortali. Per la qual cofa continuando a mio modo la
cominciatafimilitudine , io direi che lo amante, alquale
DIALOGO
perfuadifgratia, o per defetto che egli habbia , la cofa
amata uuolmale, tale è nelfuo amare uerfo di lei , quali
fonoquegli fpecchi cocaui, onde ilfuoco accendiamo,li
quali illuminati dal Sole non rendono intiera la imagine
di chi il mira,ma in uece di ciò abbarbagliano, &ſtrana
mente offendonogli occhi de glispecchiati . GRA . Io
non fo quatofiagiusta cosa che a parlare de fatti d'A=
more, Diofecodo uoi ottimo & maßimo, prědiamo ar■
goměto da ritratti, da imagini:lequali,nõ effendo al
tro chefogni,& ombre del uoftro effere , malepoſſono
farci nota la uerità ricercata . T v. L. Hor che altro è il
mondofuor che una bella, es grande adunăza de ritrat
ti della Natura?laquale hauědo animo di dipingere laglo
ria di Dio, quella in uno luogofolo ricogliere no po
tědo,produffe infinitefpecie di cofe : lequali ciaſcheduna
afuo modo in qualche parte l'affomigliaffero. Il mondo
adunque è tutto infieme un ritratto di Dio ,fatto per ma
no della Natura.ritratto è l'amate,ritragge lo specchio,
ritragge l'artefice:ma il ritratto del dipintore, ilqual
folo è dal uolgo appellato ritratto, è il men buono di tutti
gli altri come quello, che della uita dell'huomo folamēte
il color dellapelle ci rappreſenta, & no piu oltra.TAS.
Voifate torto a Titiano: le cui imaginifono tali, etfifat
te,che egli è meglio l'effere dipinto da tal ,chegenerato
dalla natura. T V L. Titiano non é dipintore , & non é
arte la uirtùfua, ma miracolo. & ho opinione,che ifuoi
colorifieno compofti di quella herba marauigliosa , la
qualguftata da Glauco d'huomo in Dio lo trasformò .
Et ueramente li fuoi ritratti hanno in loro un non fo
che didiuinità : che come il Cielo è il Paradifo dell'ani
D'AMORE. 23
me,cofi pare che ne fuoi colori Dio habbia ripoſto ilpaz
radifo de noftri corpi, non dipinti,mafattifanti, & glo
rificati dalle fue mani. G R A. Certo Titiano è hoggi di
una marauiglia di queſta età : ma uoi lo lodate in manie
ra,che l' Aretino neftupirebbe. T v L. Lo Aretino non
ritragge le cofe men bene in parole, che Titiano in colo
ri:& ho ueduto de' fuo fonetti fatti da lui d'alcuni ri=
tratti di Titiano:e no èfacile ilgiudicare,fe lifonettifon
nati dalli ritratti, ò li ritratti da loro:certo ambidui inſie
me,cioè ilfonetto, et il ritratto, fone cofa perfetta:que
fto da uoce alritratto:quello all'incontro di carnese d'of
fa uefte ilfonetto. E credo, che l'effer dipinto da Titia=
no, lodato dall' Aretino ,fia una nuoua regeneratione
degli huomini:liquali non poffon effer di cofipoco ualo
re dafe,che ne colori, e ne uerfi di quefti due,non diuen=
gano gentillißime & carißime cofe.Hordi queſto non
piu, ritorniamo parlando,la onde la uirtu d'ambidui,
et lo amormio uerfo di loro mi diparti. L'amate in ſom
ma,fi come amate ch'eglie, è il ritratto della cofa ch'egli
ama : ilquale amantepuo effere perfona d'intelletto , &
coftumi cofi peruerfi , che, åguiſa di tela mal unta, non ri
C
ceuerà intera la dipintura d'Amore; ò lei riceuuta,ſtra=
namente didiritta in torta tramuterà.laqual cofa non al
tramente deurebbe à chi è amatofpiacere , che ad Alef
fandro fpiaceffe l'effer dipinto per altra mano , che per
[
quella d'Apelle. Perilche , non fenza ragione io mi do
glio di non effere capace del ritratto del Taffo:in manie
rach'io lo riferifca tale à luifteffo , quale eglie : & ho
paura, che difdegnando laforte mia , egli non troui altra
donna , oue amore con maggior magifterio, conforme à
DIALOGO
fnoi meriti , il dipinga , efcolpifca. Mafaccia Amore a
fuo modo , àme fia affai l'effere amata dal Taſſo , pur
perch'io amilui ; & questa picciolagloria confolerà in
guifa il mio danno, che fe io non uiuerò lieta, almeno io
non morirò difperata, T A s . Signoramia, egli non è uo
ftro officio l'amare,ma l'eſſer amatà: io piu tofto deb
bo effer detto il uoftro ritratto, che uoi il mio bene.è ue=
ro che mifiete cofi cortefe (per non diré prodiga) di uoi
fteffa,che non contenta di lafciarui amare da me, ufcenz
do di uoftri termini uifate incontra'l mio Amore in tan
to,ch'egli ui par dipercorrerlo, non che di riceuerlo:&
non è punto cofi:altramente uoi peruertirefte la condiz
tione delle cofe. GRA. Io conofco di molte donne ,le
quali amanograndemente , ma quelle iſteffe fono amate
in maniera chepiu tofto amate,che amanti,fi dourebbon
nominare laqual cofa io nonfo anchor s'ella è fegno del
la perfettione , ò dell'imperfettione del feffo loro. Però
guardate Signora Tullia,che credendo di humiliarui, nõ
ui efaltiate. Et uoi Taffo confiderate un poco meglio ,
fe'l
titolo dell'effere amata è maggior laude alla noftra dons
na , che non è quello dell'amare. T A s . Infinitamente
maggiore: conciofiacofa che l'effere amato non uuoldir
altro,che poffedere alcun bene, del quale mancando l'a 2
mante , brami , & ftudij participare. Et che questo fia
uero , poniamo che Dio mi deffe tutte le doti della mia
donna , delle quali io godeßi fra me,in quel modo,ch'io
ne godo al prefente nella perfona di lei:certo l'amar lei
farebbe cofa fuperflua:perche baftando à mefteffo ,quafi
un'altro Narcifo,io non curerei dell'altrui. Et in uero
tale è l'amare a rispetto dell'effere amato,quale è ilfer
D'AMORE. 24 1
4 uire a rispetto del fignoreggiare , & il riceuere alcuna
gratia à rispetto del donarla. Per la qualcoſa , hauendo
Iddioproueduto che la bellezza, es lagratia(conditio=
neprincipale di chi è amato, & defiderato d'altrui)fof=
fe digran lungamaggiore nellefemine, che ne maſchino
all'incontro,dotando l'amante di forte animo,
C atto àfoportare lefatiche d' Amore:qualifiamo noi huo
mini,liquali per ogniſtagione,di di , & di notte tempo,
conpericolo della uita notiamo il mare, fuperiamo le tor
ri, penetriamo laprofondità della terra , per apprez
J farci alla donna amata : ben poßiamo effer certi quanta,
qualefialaperfettione della donna:et come s'ingan=
ni chi ha opinione ch'ella fia nata non ornamento , ma
difetto del mafchio. GRA. Se questo è uero, che uoi di=
cefte, l'huomo adunque ama la donna piufieramente che
la donna non ama lui; & ella per conſeguente gli è anzi
ingrata,che nò:la qual cofa,prefente la S. Tullia,nõ ofa◄
rete affermare.Ioper certo nonfolamente l'affermarei,
credereidi dir bene , ma arditamente foggiugnerei,.
78 che l'amor noftro uerfo le donne come è maggiore,
piu ardente , cofi è piu pronto ad accenderne : per ilche
meritamente quelle amate , & noi amati nominaremo.
Ma cioè,perche tutto quel ch'amore ftando nel cuore
della donna,per la freddura della fua anima, non puoin
leidirittamente operare , à lei dall'amante tornando, à
guifa di Duce uittoriofo , radoppiato il uigore recà ad
effetto.cofa per dirne il uero la quale con diligenza cen
fiderata,è piu tofto da biafimare, che da lodare. T A s.
Amando la donna l'huomo quanto ella dee, quantunque
if.o amore à quelde l'huomo non s'agguagliaffe , ne
DIALOGO
auara,ne ingrata non la direi. Piu ui uò dire,che auegna
dio che l'huomo ami la dōna à fine principalmente ch'el
la ami lui,nulla dimeno ilguiderdone , ch'allamante don
nagrata , & cortefe,per le leggi d'amore , è di donare
obligata,non è l'amare , & lo accarezzar lui,ma fola
mente l'efferle àgrado che egli ami lei. Nel qual modo il
uoler degli amanti, & gli amanti medefimififannopro
prio uno hermaphrodito . Ma per Dio, che beneficiofa
l'huomo alla donna nell'amarlas onde hauete inferito
l'amore dell'huomo effere di quel della dōna maggiore?
perche come Iddio amato , & defiderato dal mondo,piu
ama il mondo ch'egli creò, che'l modo lui:cofi puo effer
che la donna naturalmente amata , & defiderata da noi,
piu ami noi, che noi lei non amiamo : ò è piu tofto uana,
impropria molto la comparatione che uoi faceste?
Percioche cofi come nonfi deedire che queste murafie
nopiu,o men bianche della bianchezza medefima: lequa
le non è bianca , mafa bianche eſſe mura : cofi la donna,
propriamente non ama , ma è amore dell'huomo : onde
6
egli amantefia nominato. Benche il uolgo ignorante , nõ.
capace de misterij d'amore, creda, & parli ilcontrario:
dando à fefteffo ad intendere che l'amare una donnafia
à leigrandißimagratia, onde uiua, & morta la cifaccia=
mo obligata. G R A. In tutte l'altre uostre conclufioni
Jommamente mi contentate:percioche parte uoi m'infe
gnate dimolte cofe, lequali al prefente io ho per uerißi
me,parte con bellifpiriti mi dilettate:in una fola mi di
fpiacete , quando affermate l'amante , amando la cofa
amata,altro non fare , che defiderare d'hauer parte del
bene ch'ella poßiede. Certo, fe cofifoffe , Amor nonfa
rebbe
D'AMORE . 25
rebbe amore,ma adulatione : ò piu tofto unamèreantia
de uoleri degli huomini : liquali , con fperanza d'alcun
guadagno , entrarebbero nel pelago dell'innamorarfi.
TAS.Eglie men male che noifacciamo Amore merca=
tante, che un tal uile & cattiuo huomo,quale noi ueggia
mo accattare , e mendicare d'hora in horala uitafua..
TV L. Hora è egli il mondo fi temerario, che ofi dire
Amore effer uno fciagurato mendico ? TAS . Chiun
que fi credepiaguendo,& fofpirando ad ogn'hora , &
pallido, magro nella faccia apparendo , farfi amare
dallacofa amata,tale ha openione che l'amare nonfia al
tra cofa,che l'effermifero, et chiedere del pane per Dio.
TVL. lo hareigiurato che tali foffero i fofpiri, & le
lagrime all'innamorato,quale è l'acqua al Mare, al
Solla luce,anzi, quale è al Cauallier la fuafpada. Per
cioche con cotali armifi uede efpugnare dimolti cuori
1 freddier duri, come diamanti. Dirò di noi dirò cofa
uerißima : ioho per fermo in ogni uoftro atto, che uoi
mi amiate infinitamente:ma alcune uolte ho ueduto nelle
uoftre lagrimerisplendere, & sfauillare l'amore uoftro
uerfo di me,non altramente che raggio di Sole in un puz
ro, trasparente cristallo.Et certo,fe, quando uoi para
tirete, uedendo il mio pianto uoi non lagrimarete meco;
non fiaficuro il cuor mio di quell'amore, che uoiglipor
tate. GORA. Fatemigratia o Taffo, che nelle cofe che a
uoi s'appartengono(chente é quefta,di che parliamo)io
fia uoftro auuocato:che eglinon é honefta cofa che uoi
uilodiate: ne altro può fare chi uuol rifpondere allaSi
gnora . Dico adunque con uoftra licenza , che eglie il
uero, ch'ifofpiri, le lagrimedegl'innocěti muquone
D
DIALOGO
altrui ad hauerefor compaßione:tuttauia eglié altra coz
fa l'hauerpietà d'uno mendico , altra l'amare , & il
uoler bene all'amico . Onde, cofi come ad un pouerello
mal fano ,fenza amarlo , òό accarezzarlo altramente,
uolontieri diamo per Dio un groffo , ò un marcello ; coft
ad uno di quefti afflitti d'amore,donna fauia, &genti
le,d'unosguardo,d'un rifo, et alcuna uolta d'una paro
la,fenza altro,potra effer cortefe. chefe il dolor dell'in
namorato è fegno che egli ama,non dee però effere cagio.
ne ch'altri ami lui.onde io non credo che, perche il Tafe
fopiu, & piu annipiagneffe la fua partita, egli moueffe
il uoftro animo ad amarlo, & hauerlo caro;fe'l ualore,.
&la uirtùfua nonlo meritaffe. Geme, & fofpirafenza
fine il dannato , & quello isteffo tristo , & dolente no è
mai , che nonfia in ira di Dio : conciofia cofa che niuna
bontà l'accompagni , che degno il faccia della gratia di
quello . Le lagrime adunque da fefolamentefono fegno
didefiderio,non cagion di merce: lequali lagrime uerfate
dagli occhi del uoftro Taffo hanno specialpriuilegio di
farlo amare dalle perfone.perche egli è bella, amabil
cofa,chefrail fenno , & la uirtù fua ammirabile hab TV
bia molto luogo cotale humana opatione; che'lfa eguaż
le infino a uolgari.che s'egli,fatto altiero delle doti del
L'animo, non degnaffe d'effer nato, e uiuer mortale, cer=
toil ualorfuofarebbe appreſſo di noi anzi inuidioſo,che
gratiofo. Ma in che maniera egli , & uoi dobbiate pia=
gnere lafua partita, di che bene, & di che mal uoftro
ella fia perdouer effer cagione, poco appreffo uiparle
ro.Hora Sig.Taffo mio caro , s'io hofatisfatto per uoi
all'argomentodella Signora. uoiper uoifteffo a lei, et a
7
D'A MORE . 26
mefatisfate:che a me par , ch'in pregiudicio d'ogn'huo
mo da bene, etfpecialmete dell'honor uoftro, uifia ufcito
dibocca, Amore effere adulatione, ò defiderio diguada
gnare . Tas. D'ogni noftra operatione il fine è qual
che cofa ,laquale operado intědiamo , e defideriamo:cioe
gloria, diletto, utilità.liquali trefini quantunque alle
uoltefi trouino uniti di modo, che lagloria è diletteuole,
& utile;& utile, & gloriofo il diletto; & gloriofa, &
diletteuole l'utilità:niětedimeno naturalměte ei fidiui
dono tra fe fteßi, inguifafi diuidono , che a ciaſchedu
no di loro ilfuo principio , & ilfuo mezzo riſponde:col
quale nofi conuiene l'altrui. Ma che dico io fuo princiz
pio,efuo mezo?aggiugniamo, s'egliui piace, le uoftre hu
mane operationi dafe medefime, alcune allagloria, altre
all'utile,& altre al diletto inchinare , fifattamete,che il
uolger lor in un'altraparte non farebbe altro, che con
fondere il modo,togliedo lui da quell'ordine, onde il di
ftinfe chi lo creò. Ama adunque la donna,gioia, & dilet
to dell'uniuerfo,no per diletto che lefucceda, ma accio
che dilettado & giouando l'amante, la cortefia,la dolz
cezza , & la liberalitàfua , non ben nota dafe, fia cez
lebrata , & lodata . Questo è il bene , queſto è il pres
-mio , queſto è il fine della uita fua , & dell'amorfuo
uerfo di noi , certo dal diuino non 哺differente ; il qua
le , ufcendo alquanto di fe medefimo, non per altro creò
il Cielo , & la terra , che perche foſſe chi nafcendo ,
& uiuendo magnificaffe la fua bontà . Hora Signora
mia ,fe all'incontro, huomo effendo , io amo uoi, non
per utile , non per gloria , ma folamente per quel dis
letto , che la bellezza, & uirtù uoftra feco a chiun
D 2
DIALOGO
que la mira fuole apportare: & fe brutta effendo ,
fenza uirtù, io non degnaßi pur diguardarui, chi mi
deurebbe riprendere?Siatepur bella, & la bellezza,la
quale iltempo ,ò l'infermitàſono ufate diconfumare,me
dicate, rinfrescate con la uirtù.certo giouane, & uec
chia,farete amata, hauuta cara dalla perfone. GRA.
Non giouane,& uecchiafolamente,ma uiua , & morta
di qui a mille anni. T V L. In che modo ? GRA . Nelle
rime del Taffo,nellequali, come reliquia in un taberna
colo , il nome, le laudi, & le uirtù uoftrefaranno diuotas
mente adorate dafedeli d'Amore . T V L. Adoreranno
quei tali non la reliquia ma il tabernacolo . TA S. Dio
uoglia che questo mio tabernacolo non riefca un'opera
di ragno. Mafia chefi uuole de uerfi miei, io nonfonfuo
ra difperanza,che quanti la loro arte biafimaranno, als
tritantiloderanno,et ammireranno il mio amorefermo,
faldo,come il diafpro:ilqual'è tale, & fi fatto, per
cioche uoifiete tale ,& fi fatta: cioè belladi corpo , &
d'animo , in maniera , & fi tra loro proportionati ,
che a quefto corpo null'altro animo, ne a quest'animo,
null'altro corpo,che'l uoftro,fi cofarebbe.GRA. Que
fta ifteffa proportione fi può trouare tra uoi due dalla
quale forfe cominciò a nafcere l'amor che uoi ui porta
tespercioche ne a lei altro amante , ne a uoi altra amata PR
fi conuerrebbe d'hauere. TA S. Se questo è uero, io ho
fperanza che in lei altrettanto di gloria opereranno i
miei uerfi , quanto ella ha in me di diletto , e di uirtù
operato; & fia la proportioneperfetta . Maritornias
mo a mieifini, iquali no folamente hanno luogo nell'a
more degl'innamorati, ma tra ilpadre , & ilfigliuolo,
D'AMORE . 27
prodotto,e nodrito da lui, con fperanza che la patria, la
famiglia, lafua ifteffaperfona rotta, & indebolita da
gl'anni,fia da luifoftentata. Quindi auuiene che'lpadre
generalmente ama ifigliuoli molto piu,ch'egli nõ è ama
to da lorose fraquellipiu ama il maſchio, che non lafe
mina,& de i maſchi il maggiore,come quello, cheprima
de gl'altripuo recare ad effetto il fuo defiderio. L'amis
citiafimilmete(quella dico dell'adulatione nimica, onde
at buon tépo Thefeo, & Pirithoo, Nifo, & Eurialo, Le
lio,et Scipionefurono amici cofi leali)è unaſtrada di no
ftra uita:nella quale l'huomo non entrerebbe , ſe quella
ad alcuno de i trefinipredetti nol conduceffe,llche al
tra uolta diftintamente ui moftrerò: che già è tempo che
uoi Gratia co uoftrifoaui conforti confoliate la prima
futurapartita,& diamo luogo al Molino, al Capello, et
atanti altri nobili,e rari intelletti:liquali il di dellafefta,
fornitoilloro configlio, fono ufati di uifitar la Signora,
C poetado, & philofophãdo co effa lei. T v L. Il coforto
della partita del Taffofia la mia morte:che effendo tra
lui, me,la medefima proportione che è tra il corpo, et
l'anima mia,partědo effo partirà l'anima , che mi tien
uiua.onde tali a mefaranno le uoftre parole,quali a mor
tifono quei canti, che gli accompagnano allafepoltura.
GRA. Certo innăzi ad ogn'altra cofa io ui uoleua mo
ftrare,quato eglifiagrade l'errore di chi crede , Amore
effere in noideftino, et uiolezafatale:dallaquale opinio
ne,come da cattiua radice, uegono in uoi Signora Tullia
alcunicocetti,che uolotieri , s'io poteßi, ui eftirparei di
quel diuino intelletto. Et a ciòfare io predeua argometo
dagli fdegni:liqualifpeffefiatefpegono, e talhor infiame
D 3
DIALOGO
no l'amor degl'amanti , fecondo che piu ò meno impe
tuofamente foffiano loro nel cuore : fegno affai chiaro,
ch'Amorefia elettione, ò affettione mortale, non forza
del Cielostale effendo la cofa , ond'egliprende hora il ci
bo,hora il ueleno , che fuole occiderlo, e ristorarlo.
Mauoipiena dipaßione,qual hora parlate , òfofpirate
quefta partita , m'impremete nel petto una imagine di
uoi steffa , degna di cotanta compaßione che le ragioni,
che io ui doueua dire , parlando dell'ire, e delle paci amo
rofe.mifi conuertono inpietà, dallaquale fpronato ,for
za e ch'io corra alla partita del Taffo:laquale io no nie
go che argutamete,ma certo agran torto,uoi affomiglia
fte alla uoftra morte. Percioche non fempremai, che l'a
nima noſtra ſi diſcompagna dal corpo,noi ceßiamo di ui
uere. anzi a uoler bene Iddio, & la fua miniſtra natura
contemplando in questa carne guardare, uiuendo è me
ftieridi feparare l'intelletto da fentimenti, & tantoſo
pra quegli inalzarlo , che'l fumo de i loro appetiti nõgli
cotěda l'aspetto della felicità defiata. Adunque s'altret= 1
tanto in uoi,& ne uoftri amori ui moftreròpoterfare la
partita del raffo:onde uiene che uoi ue ne uogliate rama
ricare ? perche non piu tofto lodarnene , & ringra
tiar lui di quel bene, che lafua andata ui apportera? cer
to l'effere prefente alla cofa amata, & dalla perfona di
lei compitamente godere, è buona parte dellafelicità del
l'amante:ma afſai maggiore ne può Amore preſtare :la
quale, da uolgari mal conofciuta , difpecial gratia afuoi
·
elettigentili ua compartendo : in maniera, che allhora ue
ramente alfommo d'ogni lor gioia fono arriuati queſti
cotali,che altrifida a credere di uedergli in miferiagia
D'AMORE. 28
cere.Hora io non intendo di replicare ciò che dianzi dia
cefte hauer udito dal Molza, de fentimenti, & d'Amoz
re.ma confermado la fuafenteza, io u'aggiugo due cofe,
M" l'una che poi che uedědo, udědo, & toccado , non èfeli
14 ce l'innamorato , accioch'in uano no amiamo l'un l'al
WE tro,e bifogno,ch'alla ragione ricorriamo : ou❜ogni nom
-10
ftra operatione,quale oro alfuoco s'affina, e diuetapfet
tail' altra cofafie, che come nelle gioie amorofe l'unfen
fo l'altro impedifce, cofi l'anima noftra drieto allifentiz
mětifuiatala ragione abbadona,fi fattamente, che, non
ch'altro,il diletto, che l'è prefente , nofi ricorda di rif
guardare. Per laqual cofa, anchorache ilfenfofoffe can
pace d'ogni amorofa beatitudine, nietedimeno allhorafo
lamětefarebbe degno l'amante d'effere dettofelice, che
laragione alquato lõtana dalla battaglia defentiměti, li
dimoftraffe quella effer uerafelicità, nellaquale amor col
mezo delle měbra, del corpo l'haueffe recato, Percio
che il darci a conofcer la qualità dellostato,in che ci tro
uiamo,no è officio de fentiměti,mafolaměte di quella no
bil uirtù,laqual oltre ad ogn' altrafa l'huomo effer huo
mo,cioè atto ad intedere pfettamete il befuo , el'altrui.
Liqualifentimeti uedono, odono, etguftano:ma eßi mede
fimi nofanno che ciò faccino: onde noſenza cagione,ſo
no alleftrade, chefi caminano, affomigliati:lequali dirit
tamete,no lofapedo, effe menano altrui all'albergo, ch's
gli defidera.Bifogna aduque, lafciato da parte il tumolto
defenfi , laguerra che prefente la cofa amata,inuidiofi
dell'altruiforte,fogliono darfi l'uno all'altro, ridurfi:al
porto della ragione:oue a guiſa diperegrini , dopo uarie
fortune ricchi a cafa arriuati diftinguiamo di parte
D 4
DIALOGO
in parte tutto il diletto , di che Amore confufamente ne
carico, Ellarife,ellapiafe, quefto diffe, quello afcoltò;cofi
miftrinfe,qui mi abbraccio:chi è piu bella, chipiu corte
fe? chi è più fauia di lei?chi è piu lieto, e piùfortunato di
me? Et ueramente, come meglio uediamo le cofe, che al
quanto cifono lontane, tanto almeno che tra l'occhio, et
il colore babbialuogo qualche lume, che raggiado le ma
nifefti, cofi allhora comincia ad effer nota all'amante la
fua amorofafelicità,quando fcoftato da ſentiměti la raz
gione,aguifa diSole , l'llumina,fcegliendo d'una in una
legioie, lequali mifchiate con quefta arenamaterialegli
pofe Amore nell'anima . pche io no uorreiperò che uoi
uipenfafte,che la ragione,per effer cofa diuina ,fprezza
ti in tutto i diletti del mondo non folamente di quelli del
Cielo ui ragionaffe.Queftafarebbe operatione no d'huo
mo,ma d'Angelo,ilquale è puro intellettofenza corpo,
pura luce da niun uelo adombrata. Mala ragione no
ftrapropria, e fpetial uirtù, cioè humana , come noifia=
mo; a cuiè dato da Dio di douer moderargli appetiti, e
la difcordia loro acquietare; hora ad uno, hora ad un'al
tro.uolgendofi , con fummaprudenza loda primieramen
te i dilettifentiti,facedo a noi uedere, quefta uita morta
le effere loro grădemente obligata:laquale priuando fe C
fteffa dicofi fattipiaceri non uita, ma piombo , & legno
diuentarebbe.Poco dipoi moftrando loro, che l'inuidia.
che i fenfi portano a fe medefimi, uolendo ogn'unodi lo
roprimo erfologoder della cosa amata, confonde il ben
delle noftre gioie,non altramente, che s'in uno delicato,
fontuofo conuito,huomo gelofo in un trattofirecaf
fe alla boccaogni uiuanda di quello : infegna loro in che
J
D'AMORE. 29
modo,a luogo,e tepo, l'un dopo l'altro , debba operare
le fue douute operationi. uoi uederete , tuparlerai, uoi
udirete:intato cefsi la mano:laqualefuegliata, reftinogli
I altriindifparte ,fino tanto, che richiamati da lei,uolon
1 tieriferuano al fenfo:alquale naturalmente perfuoi mi
niftrifono ordinati . Cofifacendo,non uipar egli che la
ragione fia,come io ui dißi, la Balia? ò piu toſto ilmag
gior domodellatafa d'Amore?certofi. Però nofia mai
: da quiinăzi,chi ardiſca diſeparar tra loro la ragione, e
l'amore;le cuiprime radici nel terren de noſtriſenſi ap=
pigliate fra lifchietti & fottili rami della ragione pro
ducono il frutto , che nutrifce il cuor dell'innamorato.
Infino aqui a me pare d'hauexui moſtro affai bene , in
che guifa l'amante,a uolere efferefelice , e sforzato a
farfi lontano dalla cofa amata:nel cui cofpetto abbaglia=
ta non ofa,nefa operar la ragione : le parole,e lifuardi,
l'udire,il toccare, l'ire, le paci, le rifa, li ripofifono im
3 perfetti, & quafi d'huom che fogna, & ( quello ch'è ad
L udire marauigliofo ) il cuore , & l'anima dell'amante,
dianzifuoco e fauille,fubitaměte neue, & ghiacciofuol
diuenire. T v L. Veramente loftar lontano dalla cofa
amatatanto, e non piu , che l'amorofa memoria rumini il
cibo chediuorarono i fentiměti, é a l'amante nonfolamě
te occafionedi farli noto il benfuo, ma da cagione di rez
der lui digiorno in giorno piu amabile . che oue prima,
come inefperto d'Amore, prefente alla cofa amata,fuor
dipropofito hor parlando,hor tacendo, hor audace , &Ꮼ
hor timorofo pargoleggiaua,fegni ( per uero dire ) che
molto ami , ma poco uaglia l'innamorato : poco dapoi
quelmedefimo , dalla ragion ammonito , & infe fteffo
DIALOGO
tornato d'una in una ua dimostrado le uirtúfue:cofeface
do co effo loro, che'lfenfo di nuoua gioia ingombrato li
diuietaua operare. Ma questa è partita c'ha il ritorno ui
cino, quale nonfia quella del Taffo. Però è uano il difcor
fo che uoifacefte per confolarmi, oltra di queſto uoi non
parlafte della ragione in quel modo , che dianzi io dice
ua,lei effere ribella , & micidiale della uita amorofa . la
qual ragione.ma egli é il meglio, che pofpoſto ogni altra
materia torniamo al partir de gl'innamorati, oue alqua
to tempo rifpõdendo, & parlando ci prometteſte di di
morare. GRA. La partita del Taffo in tal modo ui èfif
Ja nell'anima, che atrarnela fuora,forte tanaglia mifie
mestieri d'adoperare. Per ilche, s'io lafcierò ftare le lu
finghe, alle forze mi ridurrò, non lo pigliate ad offe
fache aciòfare Amore, il uero , & l'occafione miftrin=
ge,non defiderio di difpiacerui . Adunque egli è il uero,
come uoi dite, che dapoi che la ragione cofuoi ueri argo
`menti ha dimoſtro all'amante , in cheguiſa alla měfa d'a
morfi regga, temperi il fentimeto mortale, nuouo di
fio,piu delprimoferuete, gl'infiamma il petto di ritor
narui. torna , & partito un'altrafiata con la ragione fi
configlia.er quefto fa tante uolte, che il fenfogià auez
zo di raffrontarfi con lei,fenza comandamento afpetta
re,adempie ilfuo officio nel modo , che quella isteffa am
monendogli foleua dettare. Ilche fatto , la ragione nimi
ca naturalměte dell'otio , & folo ( pur ch'ella il uaglia)
di farci eterni defiderofa ,parendole effer baffo dominio
il reggere di continuo, aguifa di paftorella , una greggia
di fentiměti, remota alquato da quefta cura famigliare,
cominciafeco fteßa a penfar quati,& qualifieno i dilet
D' A MORE . 30
54
tifentiti:a quali di dare alcuno ordine, che dife degni li
dimoftraffe,lungamète, con troppo piuftudiofi èfa
ticata, che alla nobiltà fua di douer far non conueniua.
Vede, & conofceprimieraměte la bellezza del corpo ef
fer bene caduco, & fragile molto . ilquale in un batter
d'occhio, quafi ombra fumo trapaffa: & aguifa di

fiori a quelSole medefimo fu'l mezzo giornofi difcolo
74 ra:che diaziin Oriete nafcedo co raggi dalla rugiada të
prati uaga,etfresca la dimostraua. Vede, & conosce le di
lettation carnali,difpofte, et diuifate dafe medefime, effe
re no altramente da quelle de brutti diuerfe , chefieno li
caualli no domi dagli infrenati:ò dalle pichefeluaggie,le
mafuete,et parlati.le quali tutto ch'all'huomo ubidifca
18. no,noperò uěgono ad effer me beftie dell'altre. Vede an
chora, et conofce,niunamiferia efferpari alla uita degli
ĥ ſciagurati,liqualifenzafama acquiſtare, in trifto otio la
loro uita cofumano,tali ueftigie diſe laſciando nella mez
moria delle perſone, quali nell'aria il uento, ò lafchiuma
nell'acqua è ufata d'imprimere. Et hap certo, che tuito
‫بن‬
quello di Circe,. delle beuande di leifauoleggiaua l'an
tichità, diuentiuero in colui, ilquale fcordatofi d'effere
huomo di difcorfo , & d'intendimento ,fenzamai una
fola uolta alzare gli occhi alleftelle , che di continuo lo
3 accennano , altro non faccia infino alla morte , che tra
lapoluere ilfango di questa carne andarfi auolgědo:
dalle cui uili operationigli auuerfari d'amor prefono un
tempo argomento di douer lui , e glifuoiſeguaci maligna
měte uituperare:publicaméte affermado, amore efferfi
gliuolo della lafciuia, e dell'ocio :due eftreme miferie dels
la uita mortale . Per il che tantofono alieni queſti cotali
DIALOGO
da riputarlo, & adorarlo per Dio , che men c'humano
toftimano:bestemmia ueraměte degna piu toſto dipena,
che dirifpofta.Percioche Amore, ouunquefi troui, o ne
i campi tra le beftie oue credono alcuni ch'egli nafceffe,
crefcendo, a ferire, & innamorare ſi eſſercitaffe ; ò
tra leleggi & tragli huomini ; ou'è il tempo, & lo als
tare, & la statuafia, egli fempre mai è cofa diuina:
cometale diuotamentefi dee adorare dalle perſone da be
ne; ma no in modo, che contěti di quella prima diuinità,
diche il Molzauifauellana,a noi certo, & a bruti co
mune,ad un'altra maggiore, & piu all'huomo conuenie
te non afpiriamo . Perche, cofi come nella bellezza del
corpo,proprio oggetto de gli occhi noftri, & da noifoli
fra tutti gli altri animali confiderata , e gradita , pofe
Amor le fauille, onde ardeffe l'innamorato:cofi è ragio
ne,che cotalfuocofinalmetefalga, e rifplenda tato alto,
ch'altra uifta che l'humana non habbia gratia dirimi
rarlo.Laqual cofafrafe medefima confiderado la noſtra
madre ragione, conofcedo ottimaměte la uirtùfua ef
fere atta nonfolaměte a difpefare con diſcreto ordine a
fentimenti del corpo le loro uiuade materiali,ma quelle
inmodo potere detro afefteffa co dire,che dolci di ama
re,diuili care, & di corruttibili incorruttibili diuenga=
no:fimilměte cofiderãdo le bellezze de mēbri, alle quali
mal rifpodono quelle dell'animo , effer a noipiu tofto oc=
cafione d'infamia, che d'honore argometo;giudica effer
befatto,che l'amate dafenfi dell'intelletto,adalpreſen=
te alfuturo riuolto,mefi,et anni uiua lontano dalla cpfa
amata,nelqual tempo in un'animo nobile ogn'amorofa
apatione cofi lieta,come dolete , ricordata, et efaminata
D'AM O R E. 31
dalla ragione , tale, e fifatta cofa diuenta, ch'Apollo, e
Mineruanonfifdegna di riguardarla.Cofi odo iofoler
fi fare da gli ftillatori dell'herbe:liquali , meßi infieme
moltifiori bianchi & uermigli , & d'ogni colore,la cui
uaghezza naturalmente non durerebbegran tepo,quel=
liftillando con lento,&foauefuoco in humore conuer
tono:onde adorniamo e conferuiamo la uita. Quindi le
e
felue,quindi l'ode , quindigli heroici fciolti e legati del

uoftro Taffo:liquali nonfcherzando,non ripofando con
1
uoi,mafolo,ò tra le Mufeindotto, à perpetuagloria del
lefue rare uirtu ha fuora mandato. Nelle quai rime ol
tre che'l uoftro , & fuo nome alcuna fiata con nodo in
diffolubilefe ne uanno riftretti(nuoua maniera d'amoro
fa unione, & piu d'ogn'altra, ch'io detta m'habbia, ma=
rauigliofa)ifofpiri,le lagrime, le fperanze, li defiderij, il
fuoco, il ghiacchio e tuttequante lepaßioni, ch'amando
pruoua la noftra debole humanità ; qual noce , & oliua
1
immaturachefi condifca nel zucchero , da lui in foaue,
efalubre cibo a mortalifono tramutati. Ilqualpafcendo
l'anima noftra, a meglio amare , che non fifarebbe, col
fuo effempio mirabilmente n'induce. In questo modo,
Orpheopoeta antichißimo , e nobilißimo dimefticaua i
2
lioni,e placaua le tigri , e tra ferpenti di quefta uita dal
lor uelenoficurofiripofaua.In questo modo, e per que
3
fta uia lafua amata Euridice dalprofondo dell'abiſſo le
ftata,malgrado di morte, a nuoua, egioiofa uita ricondu
ceua,fatto l'haurebhe , fe uinto da difordinato appetito
troppo toſto agli ufatipiaceri di uedere, & abbracciar
lei non fi riuolgeua. perilche , come homicida della fua
donna,d'altrefauie, eprudenti matrone, a guifa d'incon
DIALOGO
tinente,con atti e parole ignominiofe meritamente infin
alla morte fu lacerato , & trafitto. Troppo del Tafſo,
troppo di uoi,S.Tullia mia cara, l'età prefente, e la futu
ra congran ragionifi dourebbe, egli troppo, e trop=
po noiperderefte ,fe pofpofta la uirtufua alla uoftra pre
fenza, una eterna,et ftabilgloria, ch'ad ambidue uoi par
toriranno ifuoiftudij, a brieuc, efuggitiuo piacerfi leg
giermentefi cambiaffe, & fe'l fior delfuo ingegno, onde
hora,e di qui à mill'anni coglierà il mondo alcun frutto;
in poco fpatio di tempo fciocchezza , o prodigalità uo=
ftra fi difperdeffe e guftaffe da uoi . Io certo non conosco
hoggidi donna bella e gentile,il cui ualorefia tanto , che
amandola il Taffo come ama uoi, egliper guadagnare la 11
fua gratia,doueffe pure un giorno da poetare aſtenerſi;
molto menodee eglifarlo per uoftro amore:laquale, uoi
fteffa giudice, a meritifuoi tanto o quanto non u'aggua=
gliate.uoi fete bella, uoi uirtuofa : ma queste bellezze o
infermità,ò tempo,poco dapoi interromperà ; & le uo=
ftre uirtu,fenza il lume de uerfifuoi,fcura notte d'obli
uionefepellirebbe. Adunque nonfolamente non gl'impe
dite lafua partita,ma di prudenza ripiena con altretan=
tepreghiere inftantementefollecitatela, & affrettatela,
co quate lagrime ui appreftauate d'accõpagnarla: et nõ
uogliate, che l'effere co uoi lungamětegli costi cofa , che
co cofa alcuna non li potete ricopenfare : fiaui affai, che
*
ogni dui anni una uolta, foftandofua maggior cura, egli
uenga a uederui, et ricordandofi d'effer nato Centauro,
alquanto a quellaparte dellafua uita compiaccia , che'l
fa mortale, comenoifiamo, Intanto diaui pace la gelofia,
fiate certa,che ouunquefarete, ò di lungi, ò appreffo
DIALOGO D'AMORE 32
egli fie uoftro,come uoifua:fi percioche oltra ad ogn'alz
tro lo meritate fi anchora , percioche ifenfi di lui in uoi
Donna d'ognilor uoglia acquetati , altroue non degne
ranno di trauagliare.temete folo, anzifperate piu tefto,
che l' Amorfuo perfe fteffo , dal ſenſo alla mente falito,
indi aguifa di Ganimedefopra il cielo portato ,falga tan
7 to alto,chelagloria del mondo, hora reputata infinita,
.
picciola, baffafi gli dimoftri. Laqualgratia,fenza di
noi che luifiete no pur di lui)no hauerà il Taffo da Dio.
། Ma diquesto non piu, fiate contenta ch'io taccia: res
candoui ad ottimo augurio , che il Molino uenendo pona
0
gafine allapartita del Taffo.

DELLA DIGNITA DELLE DONNE.

MICHELE BAROZZI,

DANIEL BARBAR O.
0
ICH. CHE andate penfando cofi
foletto , Meß. Daniele: certo il ciel
?
peripatetico non dee effere ilparadi
fo dell'anima, che ftudiando come
uoifate,uoi non fareftefi maninco
Mnico. D. Ad altro cielo era uoltoil
mio animo, che non è quello d' Ariftotile: ilqual cielo qua
lunque uolta io'l cofidero, colfuo diuinofplendore m'em
pieilpetto di quella nòbile marauiglia,che uoi chiamate,
maninconica. M. Queste fono parole, che tengono piu
del uerfo,che della profa, facilmentefarebbono inui
dia al Petrarca:ma feparlate d'alcuna donna ,fia chi fi
DELLA DIGNITA
uuol quefta cotale , io non u'intendo,fe non dell'Obiza.
D.Ne io l'intendo altramete,ma che fapete dell' Obiza,
che la uedetefi rade uolte, ne mai l'udifte parlare? M.Ba
fta ch'io la conofcoper fama. D. Quale al mio corpo ẻ
quefta ombra,che uulla ò pocogli s'affomiglia , tale è la
fama di lei alle uirtufue, al cui ualore niuna fama morta
le non è da efferpareggiata. M. Queftafuafama,laqua
leperauentura è poca cofa alla uerità nel mio penfiero
raccolta,mi contenta in quel modo,che noi leggiamo ne
gli Euangelij.l'ombrafola d'alcuni apoftolifoler guarir
gli ammalati,i quali d'effer tocchi dalle lor maninonben
degnifi reputauano.uoi aduque di piupfetto intelleto, et
piu auenturofo di me, cui è datafederui infieme co lei,&
feco afaccia afacciaparlare,fiete obligato di farmipar
te delbene,che ui comparte la fua amicitia.ciòfacendop
auentura auerrà che l'anima mia, debile cofa al prefen
te,fifarà ardita difostener la uirtu della fua presenza,
alla quale tantefiate con tanta inftantia di uenire mi con
figliafte.D.Beato uoife credeuate alle mie parole. M.Bě
credea loro,ma io non ofaua ubidirle. D. Hora ofarcte
che nopotrete, conciofiacofa,che'l Caualier fuo marito
giae difpofto di douerfra pochigiorni căbiar Padoua a
Ferrara, oue ha di molte poffeßioni da miniſtri mal go
uernate,lequali hanno bisogno della fua cura. Quiuiſtaz
rà ellagran tempo, che uoi ne io non l'udiremo, ne uedez
remo. M.Nonfie però, che'lfuo nome. et le lodifue non
mi rimangano nella memoria, con laquale lunge, òpreſſo
ch'ella ciftia,lei di continuo fra me medefimo riuerirò.
Ma che dice ella delfuo parire? D. Nonfe n'attrifta,ne
fen'allegra. M.Pur mi dicefte altre uolte, che l'aere di
Padoua,
DELLE DONNE. 33
14Y! Padoua,certo piu temperato del Ferrarefe, era migliore
allafuafalute. D. Da leil'intefi, che l'uno a l'altro pas
ragonando,fu er è anchora in opinione, che l'indifpoft
tione del fuoftomaco, laquale lungamente l'ha molefta
ta,non d'altronde fi deriuaffe che dall' ariadi Ferraraz
dalla quale egritudine,poi che a Padouafi conduffe ,fi é
del tutto liberata. Ma il uoler del marito & l'Amor
fuo uerfo di lui puo piu in lei , che la falute del proprio
corpo. Perlaqual cofafi comefauia Signora, meza quafi
T е la noia del fuo andare a Ferrara , nonfi
tra'l piacere e
turba,nefi contenta. M. Questo l'auuien per effer mo→
[
glie , cioèferua delfuo marito, al cui uolere effa moglie
contra'l propriopiacere è dipiacere obligata. D.Que
fte ifteffe parole diffe il Breuio una fera che fiparlaua
""
del fuo partire, dalle quali nacque allhora una queſtione
+ c'ha molte dotte perfone , che prefenti ui fi trouarono,
per molte hore diede da dire ; uolendo alcuni la donna
effer fatta dalla natura a feruigio dell'huomo , & altri
affermando il contrario, cioè l'huomo naturalmentefog
giacere allafignoria della donna, ma di questo parere fra
-
tutti loro duefolifuronofenza piu, l'unfu Monfignos
re dafan Bonifacio , la cui cortefe natura moſſe lui ad
aiutar quella parte, c'hauea d'aiuto meftieri , l'altro era
unfuo Padouano ; ilquale oltra quello, chefifperaua di
3
lui, con tanta efficacia ne ragionò, che alquantofapere
della uirtu delle donne,ma troppo amarlefu giudicato.
M.Sommamente mi marauiglio, che prefente la Signoz
ra Beatrice huomo nato haueſſe ardiměto d'agguagliar
l'huomo alla donna , non che preponerlo, comefifece.
D. Fra lemolte uirtu , onde ella è degna di riuerenza
E
DELLA DIGNITA
quefta n'è una, che ella uuol male a gli adulatori , dilet=
tandofi d'afcoltare anzi il uero afuo danno, che la menz
zogna che la lodaffe;ſenza che ella medefima ha openio
ne,che ogni donna perfua natura(maggiormente la mo
glie fia ueraferua delfuo marito ; foggiungendo contra
di noi , che di fua forte ci doleuamo , in queſta tale fua
feruitu effer posto tutto il benfuo , & la felicità fua.
diffe anchoramolte altre cose che lugo fora il contarle.
M. Tanto piu uolontieri ui afcoltarò, quanto men tofto
uoifinirete di ragionare. Dunque fe uoi m'amate, non ui
fiagraue cofi andando di riferirmi le fue diuine paro
le;delle quali,fe uoifete quel Barbaro pien digiudicio,
chefemprefofte,dolce conferua dee hauer fatto la uo
Stra mente.D.Tutto ciò, ch'ella ha detto alla mia pre
fenza dalprimodi ch'io la uidi fino al di d'hoggi, hora
fempre mifaràfcritto nel core,ma la preſente mate
ria non pur da lei,ma da altri aſſai lungamentefu difpu
tata,le cui ragioni non mi do uanto di replicarle. M. Al
tra uolta l'altrui ragioni mi ridirete : hora a me bafta
d'intendere ciò, che ella diſſe per la fua parte. D. Ecco
iofonprefto apiacerui, & le parole della Signora Bea=
trice,quafi perle da me raccolte con diligenza , il meglio
ch'io fappia efplicare:ma a ciò fare che beneftia, è me
ftieri che brieuemente io percorra l'opinioni degli ad
uerfarij ,fe non tutte , quelle almeno di Monsignor da
Jan Bonifacio,ilquale nel preponer a noi huomini la fez
minile imperfettione, fedefece a chi l'afcolto , parimen
te dell'ingegno, della cortefia del fuo animo, io uera
mente unafui di coloro, che nel contrario s'adoperaroz
no,ma horm'accorgo dell'error mio, ch'egli era il mes
DELLE DONNE.
34
:
glio , che depoftalagrauità philofophica , non a decider
3
la queftione,ma a dilettargli afcoltanti fi ragionaffe da
mejilchefece diuinamente Monfignor lo conte: ilqual in
fieme con quelfuo amico diffe cofe perauentura non uez
re, maper la lor nouità care molto ad udire. M.Hora
non contendiamo qual uerafoffe,ò qualfalfa delle gia
1 dette conclufioni,ma prefuppofto che i circonftanti cia
fcheduno afuo modo, chi per diletto d'altrui,chiperfar
proua del fuo intelletto , qual ueramente per uero dire
parlaffe,uegnamo alfatto del riferire, & cominciate da
chi uolete ,fol che nel nome della Signora Beatrice pos
niatefine al parlare. D. Dico adunque , che dapoi che
due, ò tre di noi altrifurono ſtanchi difauellar dell'im
18 perfettione della donna , dimoftrando hor con ragioni
horcon effempi lei darfi a moglie dell'huomo , non per
altro che perferuirlo, uolto il Conte all'amico, cheglife
deua uicino ,fopportaremo(cominciò a dire) che la uirtu
delle donne, non mai a pieno eſaltata, uenga a man de pi
rati, che lafifaccianoſchiaua ſenzaſperanza di ricoue
rarla? Quindi riuolto alla Caualliera , Signora (diffe)io
2 non difendo le donne, ma me medefimo & l'honor mios
cui offende chi ha opinione che donne , oltra ogni cofa
del mondo da me amate & feruite,fiateferue degli huo
mini. Adunque per dimoftrare ad ogn'uno, che io feruo
uoi no p uiltà del mio animo, che agli altruiferuififotto
metta,mapergiudicio, & fendo uoi degne del mioferui
gio , io ui dico e mi do uanto di dimostrarlo ; ch'ogni
donnaperfua natura ,fi come donna che ella è,fia delz
A l'huomofignora:allaquale naturafe il coftume è contra
+ rio , ciò aduiene perche noi huomini piu robuſti er di
E 2
Y
DELLA DIGNITA
maggiorforza formati , che uoi donne non ci nafcete,
uiolentemente uoi sforziamo & tiranneggiamo ;forfe in
quel modo chegl'efferciti de Romani contra le leggi del
La Rep.perforza d'armefoleano eleggere l'imperador,
cuiil Senato ubbidiffe;benche cotal uiolenza da noi fat
ta alle donne molte uolte cede al douere. Ilche ne fatti
d'Amore chiaramente fi manifefta.ilquale uero Signo
re,& uero Dio d'ogni bumana operatione,fprezzate le
noftre leggi, per lequali ingiustamente ci fieteferue,ne
1
noftri uolti habitando,uifafignore de noftri cuori. Qui
ui è l'arco,quiui è laface, quiuifono lefuefaette: la uo
ftrafronte è ilfuo cielo, gl'occhi uoftrifongli Epici
cli,dentro a quali egli uolgefefteffosnoi ingratiefcono
fcenti di tanto bene alparadifo inuitando, che uoi donne
terzo cielo delmondo benignamente folete a chi ui èfe
dele donare.Iddio ottimo maßimo inuifibile , immobile,
& immortale è ilprimo, & uero cielo della noſtra beati
tudine,ilfecondo è queſto altro,che noi ueggiamo tutto
ftellato che cifi gira d'intorno ; il terzo cielofiete uoi,
fegno ne uegiamo che uoi donne , non come noi hora
chiari, hora ofcuri per molta barba,mapure fempre
efempreferene,lafaccia,quella medefima quafi cofa ce=
lefte,per ogni età in un effer iſteſſo fin alla morte ui con
feruate. Adunque non indarno dal uolgo ſteſſo uostro
eterno nimico,comunemente parlando,fiete donne chia
mate,che come Dio col nutofolo,fenza alcuna faticafe
cer coferua ognicofa, cofi uoi con le ciglia & co cenni
amorofi , diuinaforma di comandare ,fignoreggiate le
noftre uoglie. Quipotrei dire, di chegentili operationi 11
fia in noi cagione ilferuirui, e l'amarui:ma quefto uoglio
DELLE DONNE. 35
chefia officio delBreuio, del varchi duefamofi Poe
ti, nelle cui rime honorate , nate al mondo tra le catene
amorofe, i nomi lor liberifatti d'ogn' humana conditio
ne ſon diuenuti immortali. diro bene,che di tali operaz
tioni non curando le noftre leggi ciuili creature del uol
go,ma folaměte hauendo riguardo afiglioolich'a bene
ficio della Rep.le noſtre donne ci partoriſcono,quei dol
ci nomi d'innamorato e d'innamorata deriuati d'amo=
re,fcioccamente in dueftrane & odiofe parole , moglie
& marito di conuertire deliberarono,nelqual modo uoi
1
Signore degli huomini dalla Natura create, & confer
mate d'Amore,fece ferue il coftume uolgare:dalla qua=
le fciocchezza,o per dir meglio,malignità, effendo offe
fo oltra modo il noftro fignore Amore,alta uendetta de
inoftri errorifie configliato di douer prendere. Quindi
auuiene che mogliefatta una bella donna,quanto ella tie
# ne del gentile, e delpellegrino, Amore accogüe infe ftef
fo:er al marito afcondendolo, agli altrui occhi cortefes
mentefuol palefare,molti nobili & alti ingegni alferui
00 gio d'alcuna donna inuitando.la quale dalle leggi sforza
taferua uiua del fuo marito fotto ilgiogo delleſue nozz
ze . Però ueggiamo che ad ogn'huomo communemente
moltopiu piacciono le mediocri bellezze dell'altrui mo
glie , che le fupreme della fua propria non fanno. La
qual cofa confiderando que primi padri religiofi , ueri
amici d' Amore,fciolti dalle leggi del uolgo , & d'effer
huomini ricordandofi, cioè alle donnefoggetti,folamente
deliberarono ch'eßi , & lor pofteri doueffero uiuere
fempremais non caftamente , come altri dice , maſenza
• moglie,non fofferendo che la donnefca diuinità,nido
E 3
DELLA DIGNITA
forza d'Amore,fi nominaffe lor ferua, oltra il debi
to della ragioneloro ad ogn'hora miferamente inchinaf
fe .Quirife ogn'un fpetialmente la Signora Beatrice, la=
qualeuolta a circonftanti,graue error , diffe lor,foleua
efferil mio , mentre io credeua una uolta la riuerenza
c'hanno ipreti alle donne , effere odio er difpregio del
noftro Seffo.Odio o difpregio no già foggiufe il Varchi)
ma defiderio di uiuer lieti dalle noie lontani, chefem
pre ha feco iltor moglie;fu cagione che da i prelatififa
ceffe tal legge godendo i preti de loro amori,fenza haz
uer cura digouernarli. A cui il Cõte,fimilmente ridedo,
edio difpregio,cominciò a dire,fu bene il uoftro, che
perche'l uero da me narrato nonfi conofca, ledonne
mefchine da feculari tiranneggiate difperino parimente
ögni aiuto, et coforto , interrõpefte le mie parole; ma nõ
oftanti le uoftre rifa malitiofe, feguitando l'incomincia
to ragionamento,io ui ridico di nuouo, ch'egli è officio
d'ogn'huomo da bene ilferuire & il riuerire le donne,
non altramente ch'egli fia officio delfuoco lo fcaldare,
l'accendere. Dico anchora che hauendo il uolgo opi
nione d'abbaffare l'altezza loro , & malamente con le
fue forze fignoreggiarle, acciò ch' Amore noftro Dio,
ch'i uolti e gli attidonnefchi regge, & gouerna mirabil
mente,defendendo con la lorforza il fuo regno, a tanta
ingiuria nonfi opponeffe ; fotto il nome della mogliera
malignamente la dignità feminile deliberarono di fepez
lire. Dal qualpeccato pien di ſciocchezza, & d'ingraz
titudine,prohibendo il tor moglie , ci fa efenti la noftra
regola. Però Amoregiuſto giudice delle noſtre opere, tut
to ilbene che uoi togliete a noifteßi, tiranneggiandole
+
DELLE DONNE . 36
uoftre done,et a uoi moglifacědole, meritaměte ua com
partedo a religiofi:iquali, amado & feruedo le done lo
ro,fanno degni,no uoglio dir digodere,ma di conofcere
perfettamete la doneſca diuinità, et queſto baſti alle uo
ftrerifa. Hor fe uolefte , che diftinguedo ilparlar io ui
prouaßi per mille efempi , di quato honore facciadegna
la dona il ualorfuo, et la uirtù fua, uoi medefimi cõfeſſa
refte niuno humano peccato effer tato alla Natura odio
fo , quato,il tormoglie, cioè il motodifordinando ferua
farfi la dona,che degná nacque di comadarne . Ma una
cofa no tacerò,che la dona nofolaměte uoi huomini, ma
W1 fe medefima regge, et gouerna mirabilmete. la qual cofa
adiuiene,percioche, come l'anima noftra è copoftadi ra
-" gione, di fentimeto,parti belle , egëtili,ma humane.
come noifiamo, cofi l'anima delle done è copofta difenti
měto,e d'Amore, Dio maßimo, ottimo, ilqual e in ue
ce della ragione,facilměte frenà & acqueta i lor defide
6 rij.Il qual occulto miſterio nõ intědědo il uolgo ignoran
te,fcriue, parla publicaměte, la dona effer nata irraz
tional creatura,poco miglior delle beſtie ; fciocco argua
měto, et degno certo di chi il formò,percioch'altra cofa
è l'effer irrationale, quali fono le beftie, et altra cofaè
ilfoperar la ragione, etfopra quella operare,fi comefan
no le intelligenze:tra le quali una è Amore,& perauen
tura la prima.Sono aduque le donne animali anziſopra
rationali, che irrationali:nelli quali Amore, quafiloro
3 anima, fa quelle ifteffe operationi, che fa negl'huomini,
la ragione; ma molto meglio , & piu tofto . Però ogni
donna naturalmente nell'età puerile è ė piu accorta,pi 3

intendente,piu temperata, & (aparlare alla Padouana)


E 4
DELLA DIGNITA :
ha piu della donna,che non hal'huomo dell'huomo, quă
do eglie huomo:Jegno afſai manifeſto , che tutto quello
ch'è opera humana ne gli huomini , cioè dottrina, efpe=
rienza ,fia nelle donne diuinità:che uince il tempo nell'o
perare.Ma onde uegna quel, ch'ognigiorno prouiamo ,
che la donna pienafempre delle fiamme d'Amore ama
poco, ò molto afconde il fuo defiderio:fallo Amore,&
la Sig.Beatrice: ella il dica p me, non per tanto (s'egli
m'è lecito il fauellare a mio modo)non per altra cagio
ne io mipenfo ciòpotere auuenire ,fe non forfe , perche
la donna, cui di continuo fiede Amore tra i fentimenti,
IN
fatia di fuoi interni piaceri, fuor di ſe ſteſſa, ccfa non
troua che la diletti:feno ch'egli incontra alle uolte ch'al h
tri ardedo della fua donna.forge il fuoco fi chiaro ch'el
la inuaghifce delfuo fplendore, & uolontieri, quafi nuo
uafarfalla, uola al caldo delle fue fiamme: nel qual tem
po la donna di dui incendij abbrugiata molto piu ama il
fuo amante , che lei non ama l'innamorato; cui ſolo un
fuoco ua confumando . Hora a uoi tocca di douer dire
nellaprefente materia:ch'io n'ho già detto quel ch'iofa
peua,e nel modo ch'io feppi ; cioè con parole aſſai bafz
fe, all'oggetto mal conueneuoli:ſpetialměte pur diă
zi,comparando ignorantemente alla farfalla la donna,
laquale in talcaso, propriamente parlando ad una uera,
non fabulofa phenice era da effer paragonata. Qui
pofe fine alle fueparole quel gentilißimo Monfignore,
fommamente lodato da ciafcheduno , che l'ascolto . M.
Per certo meritamente:ma che diffe la Sig. Beatrice,laz
quale uoi dite efferftata auuerfaria alla opinione del Co
#D. Hora non uolle ò non pote contradirgli , daġli
DELLE DONNE . 37
aftanti impedita . Liquali parte tra loro , parte con effo
Contelungamentel'un dopò l'altro parlarono. A quaz
li il Conteforridendo cortefemente, non afpettate(diſſe)
ch'io ui risponda , che quanto io feppi, tutto dißi in un
trattofolo ma chi mi fiede dal lato , che non fauella,
afcolta e quel fuo amico additò, come conforte d'opinio
ne)me , & fe fteffo difenderà: uerfo ilquale tutti in un
tempofi riuolgerono i circonftanti,chiaramente ne uol◄
ti loro moftrando il defiderio dell'ascoltare. Ilquale, alz
zato il uifo, alquanto per la uergogna del douer diredia
uenuto uermiglio, con uoce quafi tremante, Sig. Conte
(cominciò adire)ilparlar uoſtro uoi diuidefte in due par
tisle quali uoler difendere, ò è peccato, ò non è mestieri:
percioche'lprouar , che le donnefianofignore di noftri
cuori,efouerchio, fe euidentifur le ragioni, che a ciò mo
ftrare adduceftema il uoler dire che lo effer moglie è of
ficio feruile , malignamente da fecolari ordinato , e bez
Stemmia:dalla quale hora.& fempre difenda Dio la mia
lingua , la uoftra per l'auuenire. Forza é adunque
ch'io taccia,ò c'hauendo a parlare,io ui moftri che'l bel
nome della mogliera (comunque il uolgo l'ufurpi) è nos
me d'honore , e di dignità, dalle leggiformato a douer
fpecificar la naturale , e generalfignoria ch'idio diede
alla donnafopra noi huomini, altra cofa nonimportado
tal nome, faluo un diftinto intelletto, in qual cofa , e di qua
le huomo determinatofiafignora la cotal donna, donna
nata per comandare:perche, cofi come la Signoria di Vi
negia è un certo numero di Cittadini tutti infieme, d'o
gni luogo del loro Imperiofignori:del qual numero ogni
fedeci mefi un Gentil'huomoparticolarefi manda a Pas
DELLA DIGNITA
douaperpodeſtà, cuifolo tocca di gouernarla; cofi l'hu
manità noftra è una Republica d'ottimati, Donne dette
per eccellenza, cioè Signore di tutto'l mondo:fra lequali
unafola , & non piu, da noi eletta al gouerno d'alcuna
cafa, propriamente nominiamo mogliera ; il cui officio,
coueneuole ueramente alla natura di lei,è il faper reg
ger la fua famiglia, conferuando prudentemente tutto
quello che'lfuo marito, certo piu faticofo, & piu auda
te ch'ella non è trauagliado fuole acquistare nelqual ca
fo,qual è la uirtù alla fortuna, qual è la pace allaguer
ra,qual è ilporto alla tempefta, & alle noftre operatio=.
mi il fin noſtro è la felicità noftra,tale dire debbiamo
chefia la moglie al marito, fe'l marito è marito,non tiz
ranno della fua donna. che ben può effer che uno igno
rante di fe medefimo , e dell'officio che gli è comeſſo dal
la natura, oltra ilfuogrado falédo , diuenga ardito non
folo di farfi ferua la moglie,ma etiamdio di por freno al
la patria & malamente co fraude, e forza tirăneggiar
lasma questa è opera da fcelerati, non da fauij, & hone
ftihuomini: qualifurno i legislatori del matrimonio : li
quali conofcédo la naturaleferuitù, che noi douemo alle
donne,quella con qualche arte di temperar cõfigliadofi,
degna cofa è da credere ch' à mogliere le cieleggeffero,
accioche di ferui,che ci fa Amore alle noſtre donne,că
lelor nozze nelgouerno della famiglia meritaßimo di
farci loro conforti,dico non altramente che il corpo na
ftrofiaconforte dell'anima a far la uita che noi uiuia
mo: percioche la uita ciuile , onde humani ci nominia
mo,non è altro che la mogliera, et il marito: quella come
fin noftro,alla quale indrizziamo le nostre operesquefto
DELLE DONNE . 38
7
quafi miniftro,che ha uirtù d'operarle. Nella quale unio
ne il marito e la moglie di mutua falute fi dotano. Et
quefto fanno,fecondo che l'un e l'altro di loro diuerfa=
mente confiderati,maſchio, & feminafono da effer no
2, minati. Mafchio è il corpo dell'huomo, e come tale ch'e=
glie,padrefaßi di fuoifigliuoli:ma la fua anima èfemiz
7
na, laqualegrauida fatta della diuinità della donna, che
dicontinuo l'illumina, diuenta madre di molto bene.Pe=
rò diffe ilPoeta. L'un con la lingua oprar, l'altra col ci
glio,lo gloria in lei , ella in me uirtute. Questo fece
V
la prouidenza diuina per dar cagione alla donna, ch'ella
ami l'huomo,com'è amata da lui ; & all'huomo,ch'egli

"NW fia amato ,fi com'egli ama:cheſe l'huomo foffe cofa tut
ta imperfetta , e tuttaperfetta la donna ; l'uno fempre
amarebbe , fenza effer amato; l'altra amata non amaz
rebbegiamai:cofi amore non diletto, ma noia, e biafimo
recarebbe alla noftra fpetie.Hor io comprendo(diffe al
l'hora meffer Cardino ) onde nafce che l'innamorato ,
non contento diguardare e di fauellare uapiu oltre con
tafua donna, & per certo,fe come dianzi affermaſte, el
lagl'ingrauida l'anima: è ragioneuole che uendicando il
fuo honore egli adoperi altrettanto nella perfona di lei,
ondeparparirimangano ne loro amori. Quiriſe ogn'u
no , da lui infuori chefaucllaua, ilqual con un uifo anzi
feuero che no, crede il mondo (rifpofe loro che l'effer
mafchio uoglia direpfettione, e difetto la femina. Adun
que defiderando di darui conoſcer la donna eſſer cofa
B
perfetta , uolgarmente parlando , poffo dire con ueris
tà, tanto effer maſchio, cioè perfetto il fuo animo (mer
cé d'Amore che ui dimora ) quanto è femina il corpo
DELLA DIGNITA
Juo:confeguentemente , perfeuerando nella metaphora,
fu meftieri,che io foggiungeßi, l'anima noftrafatta pre
gna della uirtù della donnafoler partorir di molte buone
operationi:che come nellefacede della Rep.il fin noftro
èla patria,il cui Principe,& le cui leggi, con leſtrade,ỏ
le mura di lei , con ogniftudio di conferuar intendiamo:
cofi ne' fatti particolari il fin, dell'huomo è la cafa, cioè
la moglie , che la gouerna; dalla cui imagine,quafi reina
chegli comandi,moffo il cuor del marito , ara, nauiga,
ora,medica , ftudia , e combatte:opere belle & lodeuoli
molto,ma tutte quante anzi aferuo, ch'a Signore con= A
uenienti,ilqual punto non bene intefo dal uolgo antica
menteglifu cagione di molti errori, e ſpetialměte dell'i
dolatria.Che mouendofi di continuo dal Leuante in Po
nente il corpo del Sole , e col fuo lume hor lontano &
bor uicino alla terra,freddo, & caldo,& uita & mor
te apportandone, dießi a creder la primagente(il cuigiu
dicio oltre'l fenfo non fiftendeua)ch'eglifoffe la cagio
d'ognicofa , & adorollo come fuo Dio.e per certo nel
gouerno della famiglia l'huomo è il Sole, che le fi moue
d'intorno, non perfe fteffo, ma dalla donna informator
laquale, percioche , aguifa d'intelligenza, non urtando, N
"
nefofpingendo,ma come amata & defiderata (mifterio
occulto a uolgari ) muoue l'huomo ad affaticarfi, crede
alcuno , che la uita donnefca fia in fe fteffa otiofa,efer
ua certo del fuo marito;ma chi ciò crede, creda anchor
ficuramente non che l'anima il corpo , ma che eglilei,
oue, quandoglipiaee, muoua, e porti con effo feco:
creda altrefi che'l Bargello co fuoifergěti, che prende, e
lega i cattiui,fia il Podeftà della terra. Ma che uo io tut
DELLE DONNE 39
tauia philofophando e argumentando afauor della do
na?Cociofia cofa che'l uolgo isteffofuo perpetuo auuer
fario,quella non folamente della famiglia,e delle opere
allafamiglia ordinate , ma di tutto il fuo honor ne l'hab
bia elettaReina. fegno ueggiamo che l'offefe a noifatte
d'altrui nell'hauere,e nellaperfona,molte fiate non pre
OC gati d'alcuno folamente natural charità a ciòfare inui
tandone,perdoniamo affai uolontieri:oue al riuale, come
a quello che nella donna l'honor dell'huomofuol uiola
re, il far bene,fommo male uien reputato. Lungo tem=
po i Romani con patienzafoftennero l'infinitaJuperbia
di Tarquino lor Re,mala luffuria di Sefto tanto, ò qua
P to non comportarono : & in contrario Scipione Africa
1
no affaipiù con la fua fanta honeftà, che con la forza,
C con l'armi uinfe i cuori de gli Spagnuoli. Mille effem
pi.cofi antichi,come moderni potrei addurre a mostrar
uiquel uero honore, cui la robba, cui ifigliuoli,cui la pa
tria,cui noi medefimi pofponiamo, non altroue, che nelle
moglie, quafi gemma in anello , rinchiuderfi . ma l'hora J
a
tarda,e brieue troppo alla grandezza di cofi nobil raz
gionamento;ſenza ch'io fonoperfona naturalmente piu
ad udire,che a ragionare difpofta,mi perfuade a tacere.
cofi diffe,e cofi tacette quel Padouano da ciaſcheduuo p
marauiglia afcoltato : conciofia cofa che queſta foſſe la
? prima uolta che alla preſenza della Sig. Beatrice , que
ognigiornoftupido tutto, & quafi fuori dife medefimo
fi ritrouaua,foffe udito parlare: ilqualfiletio buonapar
te di noi non modeftia, ma ignorantia piu toſto e baſſez
za d'animo riputauamo . uerfo ilquale la Sig. Beatrice
dopo un dolce fofpiro, tuttigli altri afcoltando, in cotal
DELLA DIGNITA
guifa afauellar cominciò. Cor:efemente co ragioni affai
colorate uoi , il Conte nobilitafte , & fopr'al Cielo
inalzafte la condition delle donne, hauendo ambidue,fi
come io ftimo , ma medefima opinione, cioè che eglifia
fomma miferia l'effer feruo d'altrui, laqual cofa io non
credo,che uera fia:che cofi comelafignoria del Tirano
(cofa ingiufta odiofa ad ogn'uno ) è piena tutta non,
men d'affanni che di peccati ; cofi all'incontro la feruiz
tù dicolui,cui feruofece lafua natura, égiogo lieue , e
foaue molto:maggiorměte a Signore abbattendofi di dis
fcretogiudicio, che'l cuore & l'opere de fuoifedeli miz
ri,egradiſca affai uolotieri. Questo e piu anchorafolete
dire uoi huomini,quando infocati dal buono amore, che
uoiportate alle uoftre donne , publicaměte affermate an
· zi torre di feruir loro, quantunqueſcarfe e crudeli, che
il rimanente del modofignoreggiare.certo,ſe uoi nol di
teper lufingare,creder poßiamo che ciò adiuenga p una
occulta proportione amorosa, che è tra lor uolti,e le uo
ftre uoglie fimile a quella che tra la uiſta, etla luce; tra'l
fuono, egli orecchi, tra ifapori, & la lingua, a benefi
cio di quefta uita mortale la noftra madre natura fece,
difpofe ; come ueggiamo . Nellaquale proportione,
Amore,natura, e ragione, reftrinfero infieme il marito e PL
la moglie:fifattamete, che altrettato da uirtuofa moglie
radel fuo feruir al marito deegloriarfi, quato il marito
del comadarle:et nel uero fe no m'ingana l'efperičza)ta
le è l'huomo rispetto alla dona:qual è la ragione allifen
L timěti,iquali malgouernati da lei nõ paiono humani,ma
beftiali.Perche la uirtù de coftumi ne' noftri animifemi
nili non è arte,ma una certa confuetudine , mentre , non
DELLE DONNE. 40
difcernendopiu noi medefime tra il mal e'l bene di ques
fta uita , ammaeftrate da gli huomini quell'operiamo,
ch' à noi fta bene di douer fare. Però è mestieri, chefen
za punto indugiarfi da primi anni del noftro effere, qua
dol'anima noftra è pura anchora, eſemplice cofa , non
fegnata d'alcun coftume, nel ben fare ci effercitiamo. la
0 qual cofa nonfate fempre uoi huomini,liquali molte fia
E te di fanciulli non buoni, e di peßimi giouani che ci uiue
te,finalměte con l'artificio della ragione per uoi medefi
mitali diuenite,che non mutati,marinouati , e di nuouo
nati ui dimoftrate. Aduque bene è uero quel che uoidite,
che le done fifanno donepiu facilměte epiu tofto:che gli
buomini:ma ciò èfegno che l'effer dona è cofano piu di
uina,ma mě perfetta che l'effer huomo no é , co laquale
impfettione può anch'eſſere, che la dona habbia un cer
to fuo priuilegio,ilquale diăzi uoi chiamaſte diuino, d'in
namorarui,difaettarui, e di accederui co gliftrali, e co le
fiamelle di Venere,intelligeza del terzo ciclo:ma di cos
tal uirtù no è honefto che noi nefiamo piu altere, che del
lafua calamita,laquale cofi pietra, com' è, ha uirtù dalle
ftelle di trar ilferro aſeſteſſa, cofa diuerſa dallaſuaſpe
cie.ma di questo no piu, e alla moglie torniamo, cui dona
eßědo,et nata a uiuere com' altri uuole,è sõmagioia efe
licità ilferuir al marito,alquale, cõe che eglififia ò beni
gno,ò acerbo, deue la dona coformar ifuoi defiderij.Per
checomela fanità de la uita no è ilfangue pfe,ma la buo
na copleẞiõe che dalla pace di tutti quatigli humorifuol
deriuare,onde moltefiate coferuado la maninconia et la
colera,forate le uene uerfiamo ilfangue cheſopraboda;
cofi la uita della mogliera deepriuarfe difefteffa,e rifiu
DELLA DIGNITA
tando i fuoi defiderij col uoler del marito ( quantunque
danno nele feguiffe ) concordarſi aſſai uolontieri, ilche
facendo , allafine il danno inutile , & in dolce l'amaro
per lunga confuetudine le fi conuerte, non altramente,
ch'à Mithridate il ueleno da lui mangiato in nutrimen
tofi tramutaffe. Bella adunque , e conueneuole al noſtro
propofitofu la rifpofta della moglie di Gierone: quando
dal marito ripresa,perche delfiato che li putiua,no l'ha
ueafatto auueduto,diffe a lui ,fe hauer tacciuto,per non
faper che quell'odorfoffe puzzo. Et per certo in quella
guifa che'l corpo noftro non fi pafce diſe medeſmo , ma
ha dicibo bifogno, che mangiandone lo nutriſca, cofifi=
milmente la uirtuofa moglie nullafentendo de fuoi pro
prij appetiti,folaměte, de defiderij delſuo marito dee cer
care difatiarfi.Strana paſtura( direte uoi) non degna
de uoftri denti. Certo io nol niego , ma hora io parlo no
degl'huomini,ma delle donne, al cuiftomaco naturalmě
te nonfi couiene altro pafto:er guai a quelle ch'infuper
bendo ildifpregiano, &fcordate del grado loro, di uiuer
libere hanno ardire di procurare . Percioche, cofi come
al Leone è propria cofa l'hauer lafebre, e chi di quella
ilguarifce facilmente cótale animale non piu Leone,ma
capra, opecoraparebbe; cofi alla moglie é naturale, nõ
dannofa ne uergognofa conditione , ilferuire al marito:
fenza la quale feruitù non è donna la donna' ; & la fua
uita uiua morte dee nominarfi . Io mi ricordo laprima
uolta , che io uidi Abano & lifuoi bagni, grandeměte
merauigliarmi de bollori d'alcune fonti,nellequali, non
oftante che d'ognitempofiano caldißime, er feruentißi
memolto,uiuono pefci d'una natura,liquali nõfolaměs
te
DELLE DONNE. 4I
te nell'acquafredda (cofa contraria allor nafcimento)
X ma nella calda, che noifacciamo colfuoco, comefi pon
7: gono , cofifi muoiono incontanente : alli quaipefciolini,
nati& uiuiintal luogo,ottimamente effa mogliera , &
laferuitù fua uerfo il maritofi potrebbe agguagliare:coa
fiderando non effer cofa impoßibile, che quel ch'e fuoco
a uoi huomini, ufi alfresco della liberta uoftra ,fia a noi
donne,che nateſiamo per ubidirui, unfuauißimo refrige
rio.nellaqualeferuitu cofi puo effer ch'alcuna donna in=
fermi uiua miferamente, com'egli incontra alle uolte,
ch'altri muoia dell'allegrezza:ò è piu tofto ch'egli è il
proprio della uirtù,l'hauer uicini gli affanni: in manie
1.
ra,che quello nuoca allafalute del corpo, che la ragione
fuol dilettare.Etforfe per li peccati del primo padre, ol
tra mifuraprofontuofo, quelli di uendicare deliberando,
uolle Iddio,che'l piacere,& l'honore humano , foffero
"
tra loro nemici ; alla cuiguerra(mentre uiuiamo) ci ha
condannati. Finalmente(qual chefifia la cagione) noifia
mo in terrahuomini, & donne , quafi in mezo di qual
chetheatro ; & d'ogn'intorno per ogniparte del cielo
fiedono li Dei, tutti intenti a guardare la tragedia del
l'effer noftro. Noi adunque, il cuifine altra cofa efferno
dee,che'l compiacere aglispettatori,fotto tal forma do
uemo cercar di comparer nella fcena , che lodati ce ne
poßiamopartire.ilqual officio moltefiate meglio adem
pie alcunferuo flagellato con le cathene , & co ceppi,
che nonfa Re, ò Prencipe che u'interuenga. Per laqual
cofa il noftro Ruzante , nuouo Rofcio a queſta età,la
fciando altrui la perfona, la lingua cittadineſca, conti
1 nuamente nelle fueproprie comedie uefte , & parla da
F
DELLA DIGNITA
contadino;nelquale habito molto piu apprezzano i cir
coftantila uirtù fua , & lagratia fua, ch'eßi nonfanno
l'altrui inettie dentro a pannipiu pretiofi. Certo cofa im
perfetta è la donna , maßimamente fe lei all'huomo paz
ragoniamo; mapercioche tale è fatta dalla natura, la
qual moffa da Dio, nonfuole errar ne le fue opere ; cre
der dobbiamo , che cotale imperfettione le fi conuenga..
in maniera che bene ufata da lei nel gradofuo, non capa
ce di maggior bene,poffafarla perfettamente felice. Cie
co & muto , & pien di miferia è quell'huomo , ilqual
mancando della lingua , er degli occhi , doue principali
foifentimenti,non puo uedere,ne ragionare; ma nonfon
mute le piante,ne milleſpetie d'animaletti , che noi ueg=
giamo ogni di liquali naturalmente nati al mondofenza
fauella, nonfolamente non fono miferi, perche nonpar
lino, mailfarlor parlanti ( nuouo membro alla lor uita
aggiungendo farebbe lor miferia, & grauezza nonſop
portabile.Serua aduque la donna, poi che aferuir è crea
ta ma non l'aggraui talferuitu: conciofiacofa ch'ella no
feruefi come priua di libertà , et aguiſa di ſchiaua , ma
come cofa,cui l'effer libera tanto o quanto nonfi con=
uenga:mancando perfua natura di quella parte dell'ani
ma,onde è dato auoi huomini che uoi debbiatefignoreg=
giarne.Tacq, allhora la Signora Beatrice:poco dipoi fta
tafopra dife, uolete uoi , ricominciò a dire , cheper dui
fegni chiarißimi brieuemente ui fi dimoftri in che modo
la feminile imperfettione fia naturale proprietà delle
donne,non altramente che della notte le tenebre?Quan
do il Conte,leuatofi in piedi, oda chi uuole (rifpofe a lei)
quefti nuoui miracoli, che io per me(che che fi dica in co
DELLE DONNE. 42
trario)fermofono di non mutarmi di opinione, Certo in
fino allhoramentre difendeuate la feruitu , & tal uolta
fi come buona la lodeuate , quello in mefteffo per uera.
proua uerificando,che della donnafauoleggiafte; uolon
2 tieri ui ho udito parlare: hora,cheforſe di piacermi ſpia
cendoui,per tor uia la cagione, che uifa amare,& graz
dire,mi uolete far creder uoi effer cofa imperfetta , &
no ben degna dell'amor noftro uerfo di uoi, Dio miguar
di dall'ascoltare. Deh per Dio no partitefi toſto(diſſe ab
Conte ilfuo amico) : & contentateui che la S. Beatrice
dica, pruoui ciò che le piace , della donnefca impfet=
tione, ch'à tutto quello che ne dirà lafua lingua ,gli ocz
chi,il uifo, l'ingegno fuo ,pfettißime, et diuinißime co
fe,il cotrario mostrado, confommo noftro piacerefacil
měte rifponderano. Tornò il Cõte afedere, et la S.Beatri
ce forridĕdo , moftraua pure di uolere feguitare ; ma il
Cardinalfoprauene,col quale il rimanete di quellafera,
ingraui,& alti ragionamětifelicementefi trapaßò.

DEL TEMPO DEL PARTORI

RE DELLE DONNE .

Signor mio honorandißimo,

or mipregate, che parlando liberame


te io uifcriua,s'io ho opinione , che una
fanciulla natain cento feffantafei gior
ni,er alquante hore , benformata delle
fue membra , naturalmentepoffa uiuer
tuttolofpatio di noftra uita, Bella materia da ragionare,
F 2
DEL TEMPO
da uoi prudentemente propofłami : percioche questo
cafo,intorno al quale ogni mediocre intelletto puo di
fcorrerprobabilmente , & ubidendo agli amici dire al
fin lafua opinione.ma pochifono , ò niuno , ilquale con
ragioni infallibili fia bastante di ritrouarne la uerità.
Ciò auiene,peroche la natura alcune uolte , oltre alſuo
ufo(colpaforfe di queſta maſſa materiale) con nuouimo
dinon piu tenuti dalei,fuolfornir lefue opre delle quali
opre unaforfe è la fanciulla, che mifcriuete:che auegna=
dio che per lungißima esperienza fiamo certile noftre
donnenoue mefifoler portare ifigliuoli ; nondimeno al
cunefette,alcune otto, alcune dieci liportano,& tas
le undeci,& tal tredeci,& tale ho letto chegli haporta
ti quatordici:cafoforfe non men raro , & marauiglioso
del prefente , che noi trattiamo . Credo adunqne ( quel
che io confeffo di non fapere ) effer cofa poßibile, che
una fanciulla generata a di 2 6. d'Ottobre negl'anni
153.9.tutta intera , & perfetta uegna a nafcere ilgior
no 13. dell' Aprile feguente ; & uiua tanto quan
to fuol uiuer communemente ogni femina humana:
ofo dire che alle ragioni de gli aduerfarij facilmentefi
puo rispondere ; oue alle noftre non ho rifpofta che mi
contenti. Ma percioche intorno a questa materia me=
dici, aftrologhi , & philofophi , ciafcheduno afuo mo
do fono ufati di difputare ; io non come medico , ne co≤
me aftrologo ( che non fui mai ) ma folamente co
me philofopho , come tal philofopho , cui è pros Q
prio il cercar della uerità , quella con ogni ftudio
procurar d'imparare , ho propofto di ragionarui. Cres
de il uolgo de iphilofophi, & degli idioti, effer cofa im=
DEL PARTORIRE . 43
poßibile che l'humana creatura, fpetialmente lafemina,
nafca in feimefi,fi ch'ella uiua:conciofiacofa che la uir
tù che la genera , é men forte , che non è quella del ma
1 fchio:però,benche la femina nata crefca prima del mas
fchio, diluipiu tostogiouane, & piu tofto uecchia di
uenti:nondimeno,mentrefi generano il mafchio in tren
tae quarantagiorniformato ,fifente mouer nel deſtro
lato:ma lafemina nella parte piu debile nonanta giorni
to" tarda a uenire a perfettione. Non è dunque da credere,
che innanzi al fettimo meſe naſca , & uiua lafemina,
quando mai cofi tofto non nacque, e uiffe alcun mafchio.
1
chefe ciòfoffe poßibile, già alcun di noi il dourebbe ha
uer uifto, & fe non uifto almen letto, ò udito dir dala
trui: la qual cofa non è, anzi Ariſtotile & Plinio chia
raměte il negarono:fcriuedo ambedue, che innăzi al 7.
mefe l'huom nato no è uitale, bě è uitale uenědo a nafcer
nel fettimo,meglio nel nono; molto meglio,fecondo
lore,nel decimo:ma nell'undecimo mefe, ne cofi bene, ne
cofi fpeßo nafciamo.nell'ottauo chiuque naſce in Italia,
& in Grecia raro uiue, ma in Egitto , oue hafeminepiu
feconde, piu fertili che le noftre nonfono, in tal mea
fe cofi fi nafce, fi uiue, come altrouefi nafce & uiue
5 ne i noui mefi.Queste infommafon le ragioni, et le aut
torità che poffono muouere il uolgo a giudicare che la
fanciulla,di cheparliamo, non naſceſſe inſi breue fpatio
ditempo;ma che la madre di leipiu e piu giorni, innan
zi al giorno che mi fcriuete, ne foffegrauida,& la pre
gnezza afcondeffe:ma tal giudicio non farò io;anzia
chi ilfa riuolgendomi con ragionipauenturapiu natura
li, piu were che l'antedette non furono quanto lo in
F 3
DEL TEM PO
ganni cotal credenza, m'ingegnerò di moftrare. nel
uerofe Ariftotile & Plinio haueffero certametefaputo,
ò credutofapere cotalfecreto, con alcuna ragione la lor
fententia cofirmarebbono. Fu adunque la loro noſcien=
tia,mafede:però Ariftotile intitolò lafua opa non della
fcientia , ma dell'hiftoria degli animali. nelqual libro in
molti luoghi è riprouato no l'ingegno, no la dottrina di
lui,mafolaměte l'efperiěza:p laqual moltefiate gli igno
răti mecanici a literatifon preferiti. Queſto uide, & fep
pebene Ariftotile:però parlando della pfettione, & del
mouimeto dellafemina del mafchio neldeftro lato, et
nel manco, afpettãdo d'hora in hora, che la natura,leg=
ge;et modo mutado falfificaffe lafuafenteza,fubitamě
tefoggiunfe,in tal materiano effer lecito ilpeſarfi d'ha
uer certezza d'alcuna cofa:anzi tutto quello chefi fuol
dire degli animali, nõfempre mai, ma hor quafifempre,
hor le piu uolte , & hor le meno auuenuto ,fimilměte da
qui innazi afpettaremo che c'intrauega. Dunque al pro
pofito ritornando,benche mai no uedeſſe, ne udiffe dire
Ariftotile , che alcuno naſceſſe in ſei mesi, no è però che
noi dobbiamo inferire quel, cheAriftotile no ardirebbe;
chefia impoßiblle tal nafcimeto;ben il uide , o l'udi dire
Auicenna, quando egliſcriſſe , ma con parole durißime
(colpaforfe del traduttore)hauer intefo da donna degna
di fede , che un'altra dopo i quatordeci meſi partori un
fuofigliuolo, alqualegià cominciauano a nafcer i denti:
ech'un'altra dopo i ſei mefi , cioè nel termine de i fei
8 mefi , partori unfanciullo:cheſe dopò ifei,mefi , uolef
fe direcompiti i fei & gia entrando ne fette mefi, non
era il cafo firaro , ne cofi degno di marauiglia , che
DEL PARTORIRE . 44
1 con quel de quatordeci doueffe effere accompagnatoref=
fendo cofa notißima , che infei mefi copiti, cioè in cento e
ottataduegiorni,molto bene noi naſciamo, e uiuiamo.O,
d'unfanciullo può effer uero quel chefcriffe Auice.pcio
che piu toftoformato piu toftoginge a pfettione, e piu to
fto può nafcere:ma no cofi unafanciulla. Horfe del maz
fchio il mi cocedete , prouerò io che dellafemina non lo
douete negare. Che quatunque la femina naturalmětefia
piufredda, et di me uigore del maſchio, nõdimeno molte
donefonoftate,efono anchorapauětura, molto piufor
ti di molti huomini. Lequai dõne,oltra il termine che par
lordato dalla natura,fane, etgiouini uiffero al modogra
těpo. Onde alcune ceto et quindici, ceto diecefette, cen
to trentadue,& cento & trentafette annifon uiuute
in Italia: di queste cotali altre l'anno cinquanta della
lor uita, altre il ſeſſantadue, e alcun'altre ilfettantacin
que non parlando d'Heliſabeth ,ne di Sarra) hanno por
1 tato e partoritofigliuoli . Queste adunque, douerforz
R marfi piu tofto,& piu tofto nafcer di molti mafchi,non
V5 dee parerne miracolo fpetialmentefe la madre è di certa
età , cofi nudrita, come appreffo ui parlerò . Et per
certo il cafo datomi fi poteua meglio difcriuere, che uoi
a me non lo defcriuefte. percioche della età , & del
la compleßione della madre mi doueuate auifare: lequai
D due cofe oltra l'aere , oltra il cibo , & ipenfieri , fon
cagione , che la natura non opri ſempre in un mo
do . Hor trattandolo quale il mi defte , uorreifapez
re , effendo cofa poßibile che la donna oltra'l termi=
ne confueto tre, & quattro mefiporti i figliuolipar
torendogli hora in undeci , hora in dodici , hora in
F 4
DEL TEMPO
tredeci, hora in quatordeci mefi;perche ne pare impoßi
bile che mezzo mefe di quà dal termine li partorifca?
Certo tanto,& piu è contra natura quel troppo,quato
ilpoco del noftro cafo ; ilquale cafofoli quindicigiorni
efanparere impoßibile.chefe quindici giorni tardana a
nafcer lafanciulla, nafcendo già compiti fei meſi,non bi
fognaua marauigliarfene. Qui dirà alcuno(negado i cafi
narrati)che la dona credendofi di portare i figliuoli ol
tragli undici mefi,é inganata da fe medefima, ilquale in
ganno fié, ch'allafemina ,per alcuno accidente,due
tremefi non correranno ifuoi meftruisonde il uentre le
s'enfiera,ch'ella, & altrifi crederanno ch'ellaſiagra
uida,intanto da douero impregnandofi , a tempo debi
topartorendo ilfanciullo, che ueramente nafcerà in no
ue mefi,farà creduto effer nato in quatordici, per mi
racolofi fcriuerà. Qui proteſto a chi m'ode, cheſe l'hi
ftoriefi niegano, cofi altrui farà negato Ariſtotile, come
a mePlinio e Auicenna : onde il cafo prefente , & tutti
gli altri ch'intrauengono a partifi rimarranno indecifi,
conciofiacofa ch'in tal materia piu cigioui la lettion del
l'hiftoria, a ritrouare probabilmente la uerità, che non
fanno i fillogifmidemoftratiui:liquali(come dianzi io di
ceua)mal uifi poffono accommodare . Dunque all'hi
ftorie uenendo , narra Plinio un fuo cafo, come in Ro
ma unparto di tredici mefi,perfentenza del Podeſtà del
la terra, contra un certo fecondo herede fu giudicato
legitimo : prefupponendo ilprudentißimo giudice , alla
fpetie dell'huomo certo tempo dipartorire non effer da
to dalla natura. Dunque in tal cafo la buona donna nõ
s'inganno,o molt'altre s'ingannano, io lo confeffo:
DEL PARTORIRE .. 45
forfe s'ingannano,nonfolamente in darfi ad intendere di
portarefi lungo tempo ifigliuoli, ma etiandio inpenfarfi
dipartorirli ne i noue mefi , & ne i dieci: udite in che
modo . Hoggi hara la donna i fuoi meftrui,& uno, &
due, tre mesi innanzigli harà hamuti afuoi tempi: di
quia feimefi partorirà,dicono i medici, i quali uoglio
no che in nouemefifipartoriſca , ella eragrauida quei9
1 tre mefi che le correuano imeftrui . hor dirò io ,fe l'ems
3 brione le fi moueua nel corpo, ella eragrauida certame

te,ch'al mouimento, piu cb' àmeftrui douemo credere:
mafe'lfanciullo nonfi moueua, maßimamentegiunto il
ja tempo del mouimento , chim ßicura che quei tremesifof
V fe pregna la donna ? Ecco adunque che in feimefi molte
uolte partoriscono le noſtre donne ; ma il uolgo cieco,
che'l uede non fe n'auede : credendo a medici: i quali la
pregnezza della femina col tempo del parto, cofa incers
1 ta,e da loro non conofcibile, fono ufati di mifurare . Et
fappiate chequesta tale incertitudine del tempo del par
to nonfolamente è negli huomini, ma ne cani: i qualpor
tano i lor figliuoli alcuna uolta la feſta parte dell'anno
alcun'altra la quinta, alcun'altra la quarta: er di queste
ultime icagnoletti,poi cheſono nati, infino al giorno die
cefettefono orbi:ouegli altri,finiti i dodici giorni, inco=
minciano a ueder lume. Maperche meglio cotai fecreti
T intendiamo : uoi douete fapere ch'ognispetie d'animale
in certo tempo dell'età loro joglion fare loro naturali
operationi. in qual tempo dato loro dalla natura,i luo
ghi, i cibi,e molti altri accidenti ſono uſati di uariare:
percioche l'huomo mafchio da quatordici annifina al
C feffantacinquefuolgenerar naturalměte: pur fu alcuno,
DEL TEMPO
che di fettanta, di ottanta,& dinouanta anniſigene
ro:alla femina l'anno quarantacinque dellafua età pa
re effer datoper ultimo termine dell'impregnarfi, & in
nanzi al dodici non comincia : pur fu alcuna che di cin=
quanta, di feffanta,e di fettanta anniportò figliuoli.
in alcunipaefi lefemine difette anni , & altroue di cin
i que communemente s'ingrauidano.e merauigliomi bene
che quel buon buomo di nouanta anni, no dubitaſſe che'l
figliuol nato nonfoffefuo, ma d'altrui che'lfanciul
lo di quella dona di fettata anni nofi ftimaffepartofup 24
pofito:cociofiacofa che tai due cafi nofon men rari , che
fia il nafcer in femefi : mafeguitiamo . Al fanciullo ne
fette mefi della fua età , e nopiu tofto nafcono i denti:
nonper tato Marco curio, & un'altra dõna Romana,
quado nacque,gli haueua . Il rifo dopò i quarātagiorni,
ilparlar in capo de l'anno ci è coceduto; nondimeno
Zoroaftro il di che nacquefirife, il figliuolo di Crefo
nefei mefiparlò. un certo altro ( fi comefcriue un'A=
ftrologo appena nato no pur parlò, ma prophetò . La
fciamoftare ilparlare, ilquale parte è ufanza , parte
enatura,onde ilparlarefi tofto pare miracolo prouenie
te dall'abfoluta omnipoteza di Dio . che diremo di quei
de i denti?certo ò le madri loro quatordici mefi liporta
rono(fi come dice Auicenna) & eſſendo anchorane uen
tri loro uene il tepo delfare i děti, ò la uirtù informatiua
in quella femina fufi forte, chefette mefi innăzi al ter
mine confuetofu poffente difargli i děti. Non è aduque,
che noi debbiamo marauigliarci della fortezza di que
fta noftra fanciulla,laqual,foli quindici giorni innanzi
altempo del nafcer , ben formata er intiera delle fue
DEL PARTORIRE. 46
membra,non fuperflue, ma neceffariefu partorita:bena
che di ciò nonfolamente la fortezza della fanciulla,ma
etiandio la delicatezza della fua madre ne faràstata ca
gione : la cui matrice per natural compleßione, ò per l'u
fo decibi, op l'età,ò per maipiu non hauer portato fi=
0
gliuoli,picciola,& debile molto , non potendo refiftere
XES
ཉེ་ ཞ་ al mouimento, & al peso dell'Embrione, rotti ipanicoli
D che'l circodauano, ad hora & tempo coueniete a tal par
ASP to;ma innanzi těpɔ,per rispetto alla confuetudine dell'al
tre done,infei mesi la partori. Et certamente la maggior
parte di quelle done , che i lor figliuoli partoriscono in
CE
fette mefi, fono tali, efi fatte, quali dianzi io diceuapoz
ter effer quefta noftra. Ne ui douete marauigliare, che
la quatiti qualità de cibi da lei ufatiparte grauida ef
fendo,parte innanzi che ingrauidaſſe, ſia cagione d'ac
CTA celerarle ilfuo parto,quado per tal cagione alcune uolte
lagallina due oua ilgiorno ci partorifce . Suole anchora
auuenire, chegli animalifeluaggi , liquali uiuon unifor=
memente la uita loro, rade uolte cotrafanno alle leggi,
30 che diede lor la natura del generar , & del partorire:
ma i domeftici non coft; liqualigouernati da gl'huomini,
e benpafciutiin buon’aere, oltra le forze della loro ſpe
tie , par che tentino d'operare nel colore, nel tempo del
parto,e nelnumero : e fe forfe nol mi credete, coparate
a colobi, a porci faluatichi i domeftici noftri, e troua
rete la uerità. Certo nell'opere della natura moltopuò il
luogo , come ogn'un fa:però ben diffe un grad'huomo,
3
che illuogo no mendel padre è principio della generatio
ne delle cofe.ma non può meno la diligenza et l'aritficio
༢ dell'huomo:ilqual co cibi, et altri uarij argoměti,piāte,e
DEL TEMPO
beftieforeftierefa diuenire noftrali ; & la natura sfore
zando,che'n altre parti lefeminò, de lorfrutti abbonda
temente nefagoderin Italia. Ma afcoltatemi intentame
te:fifaròio , che per l'innăzi maggior cagion hauerete
di douerui marauigliare, intendendo che'l penſiero, e la
cogitation della madre può hauer colpa di questo parto
marauigliofo.Et nel uero tanto può alcuna uolta la ima
ginatione degl'huomini,fpetialmente della madre(men=
Me**
tre eßi attendono al generare)che il figliuol, che ne nas 1.
fce,non al corpo,non al uolto, non al colore de parenti,
ma a penficri de loro animi mirabilmenteſi confarà. Pe
rò configliano imedici , che nelgenerare procuriamo,
che i noftri animi fiano liberi dalle paßioni, & da i diz
fcorfi delle dottrine, allequai paßionifieramente ubbidi
fce la uirtù informatiua.fegno ueggiamo , ch'i generati
d'adulterio tra paura, & amore,fon peggior degl'altri
huomini, & ilfigliuolo del fauio benefpeffofente alqua
to delpazzo. Mapercioche rade uolte auuiene , ch'ino
ftrianimifianfciolti dagli effetti, che ne perturbano;Pe
rò auuiene che nella petie humana i figliuolifon menfi
mili alle madri apadri loro, che nelli brutti nonfono:
i qualifenz'altro penſiero naturalměte agenerar fi con
giungono.Ben è uero , che anche i brutti animali hanno
alle uolte certe loro imaginationifortißime,per le quali
dipadre , e madre bianchißimi nafceranno ifigliuoli ua
·rij: legalline,qual' hora auuiene ch'effe combattano
4W
ilorgalli , e combattendo li uincano, imaginadoſi d'ef

fer galli , fanno ogni atto che fanno igalli , in maniera
che alcuna uolta nafcono loro nellegambe que due cor=
netti,che hanno igallisliquali communementefon nomi
DEL PARTORIRE . 47
natifperoni.fimilmente per auentura la gentil donna, di
cuiparliamo , con una ferma imaginatione d'ingraui
darfi fi congiunfe col fuo marito ; alla qual cogitatione
ubidendo la natura di lei, non folamente s'impregno, ma
aiutatafi delfuoë pfiero alcunigiorni innanzi al těpo del
l'alire donne partori ilfuo figliuolo , da lei tanto defide
rato , imaginato. La qual cosa chi non uuol credere,
C chefia poßibile,non creda anchora alla uerità : laquale
no ha gra
tempo con uniuerfal marauigliafu ueduta da
iPadouani.Ciòfu,ch'un gentilhuomo intendendo unafe
ra , che'l difeguente li doueua effer tagliata la teſta , la
notte tutto canuto diuenne, & cofifatto, mentre egli uif
+4 fe(che molto uiffe )fi dimoro :facendofede ad ogn'uno,
73
quello potere in ungiouane una fua forte imaginatione
in ifpatio di dodici hore , che anni uenti dellafua età non
haurebbe potuto . Ma qual fi fia la cagione di questo
partofi inufitato,& cofi nuouo ad udire, ò lafortezza
della uirtu informatiua, ò l'età , ò la compleßione, ò l'i
maginatione della madre,ò la debolezza, la piccolez
za della matrice,ò l'uſo di cibi, portofermißima opinio
ne, che'l partorire in feimei unafanciulla tutta intiera,
uitale,fia cofa non men poßibile, e naturale, chefia il
1
farla in otto,in undeci,in dodici, in tredici ,& in quatorz
dicimefi. Oltra di ciò pofcia che del poßibilefi ragiona)
io poffodire con uerità(e dimandatene i medici che que
ftapoueragentildonna(pouera in quanto dell'honorfuo
dubitiamo per una occulta uirtù ch'è in lei, ò nelporta
to da lei , può haner gratia dal cielo di partorire in fei
mefi.laqual occulta uirtùforfe è fimile a quella,ch'e tra
il ferro, la calamita , e parlando de gli huomini,
fi
DEL TEMPO
mile a quella ch'in un buon huomofi ritrouaua, dal qua
lefuggiuano i ferpenti , & fe sforzati alcuna uolta il
mordeuano,fubitaměte moriuano: fimil anchora a quel
la occulta uirtù , per laqual tutta quanta una famiglia
Romana era ficura dalfuoco, & ftando in quello nonfi
abbruggiaua:ilqual priuilegio hebbe anchora l'un di diti
de Pirrho:ò piu toftofimile a quella di Veſtilla Cittadi=
na di Roma,allaqual di tre mariti quattro figliuoli, tutti
in tempi non ufitati,due in fette,uno in undici;& final
mentein otto mefi unafanciulla,tocco inforte diparto
rire.Certo quello è uero, che diffe Plinio, che molte cofe
innanzi chefatte fiano giudichiamo impoßibili . Et ciò
auuiene,perciochepiu alla uoce, ch'aluero;piu alfatto,
ch'alpoßibileset piu all'ufo, ch'alla ragioneguardiamo.
Ma s'alle forze della Natura, & a cafi, che lefue ope
re accompagnano, alcun fano occhio riguardarà, confi
derando i miracoli che noi ueggiamo ognigiorno, alla
fcienza de quali il noftro humano intelletto non è pof
fente diperuenire,tale forfe con nongrandißima mera
uiglia paffarà il nostro cafo : ilquale rispetto a quelli,
ch' all'altre donne ne loro parti intrauengono, è affai mi
nore,che mediocre . Quante fono hora, quantefurono
per lopaffato,che,tre, & quattro & cinque, &fettefi=
gliuoli,uiui, & fanipartorirono in una uolta ?fimilměte
tale ue n'hebbe,ch'in una uolta dieci, dodici, trenta
fettanta ne difperdette. Tal ferpenti, tale elefanti, e per
far uere lefauole,talminotauri, & hippocentaurifipar
tori. Taccio i moftrid'infinite maniere, di quattrogabe,
di due tefte,didue uentri, & diduefeßi.Taccio anchora
hor le pecore dalle uitelle; hor le lepripartorite dalle cas
DEL PARTORIRE. 48
ualle d'un fol miracolo perauentura piu ragioneuo=
# le , ma men credibile di tutti gli altri ui parlarò : il
HE quale in tanto farà conforme alla materia , che noi
trattiamo , inquanto all'intelletto del uolgo molte co
fe in fe uerißime non uerifimili parere ui mostrarò ..
Et di ciò è cagione l'effere auezzi alle cofe , lequa
li fempre , o quafi fempre n'auuengono : onde quel
le , che rade uolte ci appareno,fono iftimate impoßi
bili. Chicrederebbe in Melano ch'una femina, effendo
uerginefoffegrauida del fuo marito? ò chi potrebbe pe
farfi, ch'alcuna altra di feme humanoſenza huomo co
nofcere s'ingrauidaffe? Lafciamoſtare le fauole dell'In
ghilterra:Auerrois, ilqual mai non credete ne in Maco=
metto , nein Chrifto , moſſo da probabil ragione die
de fede alle parole d'una Araba ; laqual gli diſſe, che
ritrouandofi tutta nuda in un bagno , oue certi ribal
di erano stati a lauarfi , del feme da loro ſparſo , &
conferuato in quell'acqua calda fenz'altro fare s'in
grauido . ciò le auuenne (fecondo lui ) percioche la
matrice non altramente tirò a fe il feme dell'huomo,
che tiriilferro la calamita . però auuiene, che la don≤
na alcuna uolta , ſenza niente di diletto fentire , con
giunta all'huomo s'ingrauida . Dunque per le ragion
ni narrate io concludo il nuouo parto , auiſatomi eſſe=
re cofa poßibile . Il qual parto per auuentura non
fi nuouo, ò inufitato , com'altri il fa . Et benche ha
uendo ubbidito a uoftri precetti , liquali non piu ol
tra fi estendono, che afarmi dire la mia grande opinio
ne , quipoteßi far fine ; nondimeno maßimamente uoi
farete contento,che'l feruigiogiàfatto co unagiuntafia
DELLA CVR A
terminato: percioche , cofi come in Sagunto nobilißima
città di Spagna partorendo a tempo debito unagentildõ
na,ilfigliuolo quafi ufcito del corpo diede volta, & , qua
fi nafcere non ofaffe, con augurio certißimo della rouina
di quella terra,tornò nel uentre dellaſua madre:cofi può
effere,che questa uoftra fanciulla neglifei mefi nafcen=
do,alcunafuturafelicità alla ſua caſa, & allaſua patria
fi moueffe a fignificare. alla quale felicità uolendo Id=
dio ch'ellafoffe prefente , quindicigiorni innanzi al těz
po degli altriparti aceelerò ilfuo nafcimento. to

DELLA CVR A

FAMIGLIARE .

VSANZA della noftra città, Siz


gnora Cornelia mia Cara ifiglioc=
ci al battefimo et alla chrefima loro
d'alcun prefente honorare, certo no
per bifogno ,che n'habbiano, ma per
modo di facrificio da noifatto, a mo
ftrare con quanta affettionefia celebratofra noi cofi di=
uinfacramento. Niun bifogno douemo credere, che hab
bia Iddio de noftri doni,& degli honori che gli faccia
mo:nondimeno in memoria de beneficij , che da lui rice
uiamo,rade uolte, ò ὁ non mai fon uotigli altari delle no
ftre offerte. Sendo dunque piacciuto al mio Signor uo
ftro padre,che io tra moltiſuoi feruidorifoſſe compare
alla uoftra chrefima (gratia, laqual non ardia di defide
rare)torto farei,fe contra l'ufo della miapatria no ui
mandaßi
FAMIGLIARE. 49
mandaßi alcun dono, ilquale ( comunque fia fatto non
altramente,che ne tempij leftatue con gli lor fintifem
biantifannofede a chi le mira dell'altrui uera religione,
farà a uoiteftimonio della gratitudine del mio animo.
Ma qual rara, qual gentil gioia ui darò io, di che uoi
18 nuouafpofa poßiate le uoftre nozze adornare ? Certo
una fola, e non piu, laquale altra uolta dal Peretto alla
figliuola donata , dopò alquanto di tempo( come arneſe
preftatomi hebbigratia di poffedere, Laqualgioia, aue
gnadio che mia cofa nonfia, nondimeno ne a mefia bias }
fimo il donarla , ne a uoi l'accettarla fi difdirà , percio
ch'in uece d'oro et d'argento(di che abbondano i fortu
nati) le die egliper dote il uiuer in pace col fuo marito,
dote raraa di noftri, e degna ueramente di cotal padre.
Laquale diftribuita non ſcema , &ſenza laqual niuna
ricchezza alla uirtuofa mogliera non dee cara parere:
quatunque,per uero dire, fi ricca gemma nefua cofa,ne
1 mia, ma uoftra piu tofto fi dee iftimare da chi s'intende
delfuo ualore:pciochefe del Perettofon le ragioni,e mia
lafatica dell'accoppiarle; il uero eßepio di quelle da niu
na altra idea,che delle rare, et uiue uirtù della uoftrafeli
ce madre no accenò di pigliare. Questa aduque alprefen
te in brieui , et uolgari parole rinchiufa ui mado, che ne
in piufine metallo, ne co maggiore artificio no ho poter
dilegarla.che quatunque iofia certo la Sig. Adriana uo◄
ftra madre cofuoi materni coforti infin'hora hauerpre
P uenuto il mio dono , nulladimeno io non temo di madara
louiindarno,che non poco ui dee piacere, che'l Peretto
huomo ne noftri tempifolo perauentura perfetto, lafua
propriafigliuola a quella uita inuitaffe, laquale la uoftra
G
DELLA CVR A
cafa fe medefima, & ſenzaprieghi aſpettare,molti, &
molti anniprima, con ogniftudio imitò , & imita tutta
uia. Ma percioche egli è cofa non conueneuole,che i pre
cetti fantißimi difi eccellente philofopho ( come ogn'un
fa,che'l conobbe d'altra perfona, che dalla fuafi cono
fca,accioche a lui lafuagloria, & afuoi detti la loroſo
lita auttorità fi conferuino ho propofto di riferirgli in
maniera,che non io auoi, ma alla figliuola il Peretto ui
paia udir fauellare. Voipofcia qual hora ui piacerà di
riuolgere in uoi medefimi le fue diuine ammonitioni, mu
tati i nomi dellafigliuola delpadre , in feruidore,
in Signora,non mutando la carità , laquale non è mino= ".
re in chifcriue,che ellafoffe in chi ragionò , ui degnare C
te di leggerle. Dico adunque , c'hauendo il Peretto , in
luogo affaifecondo lafuafortuna honoreuole maritato
unafuafigliuola,il di dauanti , che a marito ne la man=
daffe , alcuni amici difcepoli feco a definare inuitati,in
lorprefentia in cotal guifa aparlare l'incominciò. Fi
gliuola mia , hoggi mai ogni mio officio uerfo te è quafi
fornito:tugenerata, tu nutrita da me , & fotto il reggiz
mentopaternofino al di d'hoggi allenata, tale finalmen
te hai hauuto amarito , quale a te (fecondo il mio debil
giudicio)fi conuenia:ne altro mi refta , fe nonſopra la
dote tua infegnarti in qual guifa la uoftra materiale bez
niuolentiafi conferui,et accrefca:& quantunque la mag
gior parte diquefti miei ammaeftramentifiano commu
ni allofpofo, a te, nondimeno hauendo perfermo ch'i
parenti di lui non ci uiuano indarno, a tefola ho indirizz
zati limiei confortisliquali quanto fiano atti a giouarti
(però che me l'Amor mio uerfo tepuo ingannarmi affai
FAMIGLIARE. 50
= fácilmente)quefti noftri leali amici liberamente, fen-.
zariguardo uerunofiano pregati di giudicare. Quiui,
lodando idifcepolil'infinita modeftia del loro maeftro,
foggiunse il Peretto. Niente mi marauiglio o figliuola,
che tu uada a maritofi lieta,che come ilfuoco fubito na
to di questa legna,feguendo la natural leggerezza,par=
te, uola all'infu;oue è forfe chi lui afpetta per douer
farloperfetto:cofi andando allofpofo , nella cui compa
gnia ogni tuo bene è ripofto, uolontieri me, & laforella
‫الترا‬ abbandoni, dalla cafa,oue nata , & uiuuta fei lungo
tempo, all'altrui,che mai non uedefti , come a tuo alber
go da Dio, dalla natura guidata, ti riconduci. Certo
m
questo è granfegno, che le tue nozze fiano cofa più to=
fto naturale,che uolontaria;non al modo de gli animali,
iqualifenza configlio afpettare, afine ciaſcuno di confer
uar lafua fpetie,unifcono infiemefemine, & maſchi lor
compagnia:per laqual cofa, quefti cotali,uno, ò due mefi
ditutto l'anno , ma in ogni luogo, & con ogni lorpare
recano afine i lor defiderij.ma noi huomini creature di
maggior eccellentia, cui natura, & ragionefuol gouer
nare,douemo hauer cura non pur dell'effer, ma del bene
effer dinoizintendendo allageneration de figliuoli nonfo
lamente per rendere alla natura il tributo, di che le fia
mo obligati , ma etiandio con fperanza di racquiſtare a
* noiſteßi di molti commodi: percioche quanto di benefi
ciofi conferisce da noi in nutrire un figliuolo nellafua
tenera età,altrettanto da luiſteſſo, debolifatti dalla uec
chiezza,ne riportiamo:nella quale , & altre talifami=
gliari operationi , talifono l'un uerfo l'altro il marito,
la maglie , quale è in noi la man finiftra alla deftra,
G 2
DELLA C VRA
'hora aiuta , hora è aiutata da lei; percioche non basta
fempre la donna fola al reggimento domeſtico,ne fopra
ognifacenda famigliare fi dee l'huomo impedire.quella
nonpuo far ogni cofa; er di molte a quest'altro fi difdiz
rebbe operare.perlaqual cofa non è,ch'alcunofi mara
uigli di me,che uecchio, & padre di duefigliuole,morta
la prima , & la feconda mogliera, a torre la terza mi
conduceßi, conciofoffe ch'io il fei non tantoper defide=
rio di nuoua prole acquistare , quanto per gouernar
l'acquiſtata. Oltra di ciò , hauendo io in tutto lo fpatio
dellamia uita tefolamente, & la tuaforella,non a miei,
ma aglialtrui commodigenerato, innanzi che l'età uo
ftra del maritarui ui mi toglieffe dal lato,mi è paruto di
proueder diperfona, laquale in uece d'ambedue uoi,per
loftremo degli anni mieifedelmente m'accompagnaffe
reggeffe : laquale perfona, non mi effendo figliuolo
doueua almeno effer moglie : che in fin ad hora niſſuno
altro piu uero amor di quel, ch'importano questi due no
mi,non hofaputo trouar. parte adunque con laprefen
te,parteanchora con l'altredue , Dio permettente ,fon
uiuutoin quel modo , che fopra ogni cofa io uorrei , che
tuteneßi col tuo marito.Perch'à meglio agguagliare la
uoftra maritale amiftà , fapi figliuola , che cofi come la
nostra uitaprincipalmente non è altro ch'anima, & cor
posfimilmente di duefole perfone, cioè moglie, & mari
to,fon compofte le noftrefamiglie. Il rimanente che ui
fi uede,rationali, & irrationali creature, fono in quelle
quafi membra atte a rendere intiere le noftre humane
operationi. Hora , fe nel tuo uiuerfamigliare brami al
l'anima affomigliarti,in quel modo medefimo, ch'eſſa
FAMIGLIAR E. St
anima inuifibile & impalpabil daſeſiede, & adopra dě
tro dal corpo tufimilměte chiusa, & celata nellatua ca
," fa commadado, & operado a fuoi bifogni prouederai,ac
cioche l'animo del marito liberofatto da cofi baßi pen
fieri,a piu lodate,& piu conueneuoli imprefe poffa uol
gerfi & inalzarfi . Perochel'huomo naturalmete èpiu
forte, di maggior cuore che la dona non è: in ciò
difcretamete ha Iddio operato, accioche detro & fuori
di cafa noftra,parte cauti,parte animofi acquiſtado, &
l'acquiſtatofaluãdo ne meniamo la uita. La qualdiuerfi
tà di natura tra'l marito, & la moglie è cagion digranz
dißima utilità non tato nelgouerno di que beni,che då,
toglie la fignora fortuna, quato ne figliuoli medefi
mi; la generatione de quali , tutto ch'ellafia cofa cofi al
padre , come allamadre commune, tuttauia di queſtac
proprio il nutrirgli,& a quello l'ammaeftrargli é richie
fto:l'una bafta che dia & mategna loro la uita,l'altro
piu oltre paffando con fue paterne ammonitioni a ben
fare liperfuade. Ma allhorafara da dirti de tuoifigliuo
li,ch'iddio uorrà che tu n'habbia: hora procedendopiu
auati conlaſembiazagià cominciata, cofi come l'anima
noftrapriua dafe difigura , e di carne, quella prende
dalcorpo; e con le membra di quello tratta,& cono
"S fce le cofefue, cofi è ragione, ch'el tuo marito fia il cuor
tuo,gliocchi tuoi, la lingua tuažin maniera , che quel
lo appuntodica & penfi il tuo animo , che'l tuo marito
f
ti' detterà . Graue cofa perauentura ti par quefta, ch'io
ti configlio operare ,
fpogliando il tuo arbitrio di libertà,
fommettendolo altrui : ma penfaprimafra te medes
fima alla condition delle cofe fi uederai l'huomo effer
G 3
DELLA CVRA
taleper rispetto alla donna,quale è ilpaſtore alle pecorel
le, alle qualifarebbe danno lo fpatiare allhor modo, non
altramente che il laſciarfi legarefia uergogna al Leone:
onde tantofonerai melio a parlare, e rifpondere(comefi
dice)con la lingna del tuo marito, quanto epiu dolce co
fa ilfuonofatto da noi col mezzo d'alcunfoaue iſtrume
to,che quello non è, ilquale da fefteffe fannoformare le
noftre mani. Ma accioche meglio , e piu chiaramente la
uera imagine della tua , tis'apprefenti dinanzi l'ordine
riuolgendo, compariamo la donna nel reggimento della
famiglia, non all'animafolamente , ma al corpo; & da
quello , come da cofa piu pertinente al noſtro propofito
prendiamo occafion di parlare nella prefente materia.
Bene hai ueduto,figliuola mia , in qual modo ogni corpo
dallafua anima abbandonato ,freddo, & fecco,fi giace
fenza lena , & fenza fauella:altrotanto farai,qualun=
que uolta il uoler del marito farà diſcoſto dal tuo .
fenza che tu ne cerchi ilpche come allui parerà, ilquale
è l'anima tua, cofi ad oprare ti mouerai. uero é, chefi co
me il corpo noftro haper fe fteffo alcuni accidenti di nõ
molto ualore,qualifono in colori, cofi alcuni ſuoi fatti,
oltra il configlio del fuo marito ,dee poterfar la moglie
ra,fi ueramente, che in niuno fuo atto (qualfifia)non li
difpiacciagiamai. Conciofiacofa che l'honor della dona,
ilquale è fiore, che ogni fiato di trifto uentoguaſta , e
distrugge, nonfi conferue altramente , che nel uoler del
marito: roue di tal concordia manca la cafa, iui ha luo
go l'inuidia, onde non altramente', che da legno rotto lo
fcoppio, efce ilromore,e la mala uoce del uolgo cofa hor
venda, paurofa nellaſua yiſta:laqual foleano dipinger
FAMIGLIARE 52
gli antichi tutta alata, & piena d'occhi con cento orec
chie, con mille lingue; per darci ad intendere, ch'ella
dice affai piu che non intende , ne uede . Questa adun
que per nullo altro ufcio, che per le rime, & feffure,
020 che fuol far la difcordia che è tra'l marito , & la moz
glie , entra pian piano, a fpiare i fecreti domeftici, &
Joli quelli faputi,porta, & diuulga in un momento per tut=
El to, aggiungendoui di continuo qualche menzogna : la=
quale hauendo in fe faccia diuerità tiri il mondo a uoz
lontieri afcoltarla . Io non fo ,fela tua nutrice, quan
C do tu eri bambina, fauoleggiaffe con eſſa teco delle canz
nuccie di Mida , ma ei fi legge, c'hauendo Phebo a Mi
da Reper un certofuo fdegno cambiate l'orecchie ; &
d'humane in afinini mutate, null'altro ilſapeua, cheſolo
un fuofidato barbiere : alquale (percioch'egli il lauas
ua, radeua) non le poteua celare . costui adunque no
hauendo ardimento difarne motto ad alcuno, nepoten
do tacere , fatta un giorno in alcune ualli una picciola
foffa in quellaguardandofi bene di non effere udito,pia
namente, ifpofe il fecreto:ilchefatto, turata la bucapa
rendogli d'effer fuori di grandißimo affanno , a cafa
tutto lieto fe ne tornò . La terra oltra ogni uſanza,per
diuina giuftitia grauida fatta quella uoce , produffe
quantità di cannuccie ; le quali crefciute , qualunque uol
ta il uento le percoteua , fuonauano propriamente , ŏ
pareua che fonaffero in quellalingua quefte ifteffe pas
role , Mida Re non ha orecchie d'huomo , ma d'afiz
no . In questo modo marauigliofo , tanto & cofi occul
to difetto , di cotale perfona fi difcouerfe . Laqual
fauola, auegnadio che ella fia finition de' Poeti,fifuda
G 4
DELLA CV RA
loroformata, a moftrare, che il biafimo, che incorre chi
Dio offende, in proceffo di tempo non folamente a luo
ghihabitati dagli huomini, ma alle felue, & alle paludi
perfe medefimofi manifefta: lequali ( uendettaforfe del
fommo lorofattore nefanno conferua & quello a těpo,
quado meno s'afpetta, dipalefar s'argomentano . Ma
qual, noftro peccato piu offende Domenedio della difcor
dia che è tra'l marito, & la moglie?ueraměte niuno; co
ciofia che ella nafca fra noi perfarci priui di quella diui
nità, della qual laprouideza di Dio a mortali, che n'ha
ueano bifogno, col matrimonio ha uoluto far dono.onde
in quel modo,che alcun Signor liberale fommaměte s'of
fenderebbequal horaglifi uietaſſe ilfar fue opere libe
rali,cofi è cofa da credere,che le maritalifeditionifopra
ogniuitiofiano odiate da Dio. Segno ueggiamo, che le
leggi,ciuili con egual pena caftigan l'homicida, l'adul
tero, ch'oue quello l'anima diuidedo dal corpo fpegne la
uita, queftopartědo tra loro il marito , & la moglieda
morte alle noftre famiglie:l'uno noiſteßi, l'altro la po=
fterità noftra quello i particolari,queſto quãto è in lui)
uccide tutta l'humanità . Dunque pofcia che l'honor
tuo . l'utilità della cafa nell'arbitrio del tuo marito,
come lo fplendore nel sole e riposto, haued'io ambidue 20
uoiin queſta uitafamigliare con fembiaza aſſai couene 門
uole all'anima,et al corpo agguagliato, aguifa d'ottimo S
medico, alquale non baftadiconofcer in generale in che
mifura d'humorifi cõtega lafanità, ma è mestieri ad ac
quiftarla, eferuarla, alcuna cofa operare . refta ch'ioti
configli,con quai rimedij uirtuofi tu debba intĕdere alla
sura dicotale unione. Primieramete tu deifapere,che le
FAMIGLIAR E. 53
parti dellatua cafa fon molte, & diuerfe:nel cuigouer
1
no diuerfamente fecondo la loro diuerfità è ben fatto,
che tuproceda:percioche d'altra prouifione ha mestieri
larobba,altra a ferui , & altra al marito è richieſta.
In quel modo dico il marito efferparte della tua caſa, et
foggetto al tuo reggimento, che'l cuore e parte dellaper
fona:ilquale benchefia cuore , cioè principio del uiuere,
col rimanente del corpo noftro dallostomaco, & dalla
bocca prende il cibo,che lo nutrica. Lui adunque,men«
tre in cafa dimorerà fciolto da ftudij delle dottrine , er
dalle ciuilifacende,in tutto quello , che allaperfonagli
fi pertiene , con diligězagouernarai,precorredo il fuo
dimadare,non pur quello benignamete adempiendo , che
egli è officio della mogliera altretanto per lo marito cu
Life麵 rare,quatoper fe, & facendo altramete,facilmente du
bitarebbe ilmarito ciò duenirgli con effo lei, perche ella
poco il prezzaffe:il qual dubio di molti mali nella lor ca
fa farebbe certa cagione . Nafce alcuna uolta il fofpet
to difi occultafemente, che a molti pare,che aguifa pro
prio di caprifico , forga , & germoglie dafe medefimo.
uera cofa e,che la noftra ignorantia, con laquale fpeffe
fiategli altrui atti,& parole, a peggiorfine tiriamo,che
non furon formate , mirabilmente é atta a portare di
cofi fatta gramigna: ma il macar tuttauia a noftri amiz
ci di quello officio, che lor deuemo , è radice,la qualefer
pědo per entro i noftri humani pefieri, come hellera mu
ro, fi ci inuiluppagli fentimeti , quelli contaminando a
fuomodo,non altramente chefar foglia la febre la lin
gua, il gusto dell'ammalato . Il che fatto hoggimai
non puote l'huomo cofi bene operare, che la fofpitione
DELLA CVR A
appigliata non fe lo rechi in difpetto . per laqual cosaè
d'hauer cura,che pianta cofi cattiua non adombri le uo
ftre menti. In tefigliuola per niuno accidete, che tipoſſa
auenire,non haurà loco,ne uita;fe quanto amarai il ma=
rito,altrettanto ti crederai d'effer amata da lui ; & fein
2
quel modo , che donna eſſendo,farai intenta al gouerno
della famiglia dentro alleporte della tua cafa, penferai
fimilmente lui effere dato nel reggimento di quella per le
cofe difuoriconfiderando con diligenza, a quanti traus
gli, & a quante maniere d'impedimenti ci tegnafogget=
ti la noftra per cofi dire)uirilità, lettere, armi, Repub.
Signorie,liti,inuidie, & feditioni:onde a Dio piacquedi
liberarne uoi femine. In fomma penferai molto bene, in
quanti, & quai modi , e quantopoffa fortuna nell'utile N
parimente, nell'honor de mortali.allequali due cofe,
come naturalmente incliniamo, cofi a bene abbracciarle,
molte uolte è mestieri che da i diletti ci allontaniamo,
fpetialmente dall'effere infieme con le moglieri,co le qua
li non è poßibile, che di continuofediamone quelle con ef
fo noi e honefto, qua, & là, trauagliare. Ma chedicoio?
fappi figliuola mia, che , come bene annoda una corda
qualunque i fuoi capi parte, & tira in diuerfeparti, cofi
in uarij luoghi,uariamente operando, il marito, la mo
A glie mirabilmente la lor famigliafiftabilifce. Dunquefe
cofi è , nonfolamente con patienza , ma con lieto animo
fopportarai la lontananza del tuo marito ; colei pocofa
uia tenendo , laquale gelofa oltra modo nonper benefiz
cio della famiglia , ma ò per amor che'l defuie , ò per
odio dife medefima ciò creda auuenirle col fuo. Quan
to fin'hora hoparlato tutto dipende dal tuo uolere ; ila
FAMIGLIARE . 54
t
qual affai meglio puoigouernare, che non l'altrui. Hor
2 prouedendo con maggior cura allafofpition del marito,
innanzi ogni cofa tu dei por mente , che ella non gli ſi
fermi nel cuore , che tardifarebbe il rimedio ; conciofia
cofa che dallefurie infernali , che dallo abiffo ilporta
rono , con tal priuilegiofoffe piantato tra noifi malaz
detto uirgulto ; che oue egli nafce, & fioriſce una uolta,
↓ indigiamaiper nullo humano prouedimento non fipo
teffe fterpare . Quindi in cafa fua Clitemneſtra il uit
toriofo marito,quindi Herode nel proprio letto Marinz
nefua mogliefe crudelmente morire . quindi il medefiz
1 mo trefuoi innocenti figliuoli : quindi Thefeo ilfuo uni
12 co Hippolito a membro a membro dilacerò . Omifera
1
ueramente la condition di coloro, liquai per qualfi uo
glia cagione hanno altrui , ò fono hauuti a fofpetto.
quefti fpeffefiate fono oppreßi da l'altrui infidie, quel
li continuamente fi confumano con la lor rabbia : a quez
fti è fempremai fopra le spalle la morte : a quelli non
banno giamai una fola hora di uita , non dirò lieta ,
maripofata . Dunque a ben prouedere , che da ſtec
co fi uelenofo non fiapunto , & auelenato il cuore ,
10 il fangue del tuo marito , operarai in maniera , che o
gni fembiante , ogni atto , e ogni tua operatione uer
folui fia teftimonio di quello amore , che ſei tenuta a
" portargli : ilquale amor uuole effer nato , percioche egli
tifia marito: che qualfi uuole altra conditione , cio é a
dire bellezza , nobiltà , ricchezza, giouentu , & fani
tà , lequai cofe a lui con moltifuoi cittadini fono com
muni, timoueffe ad amarlo; cagion dareſti da giudicare
coluifra tuttidouerti efferpiu caro , ilqual maggiora
DELLA CVR A
mente di cotai beni abondaffe:onde, quantifoffero que
fti cotali nella noftra città , altritanti ſarebbero i riui,
per liquali l'anima del marito di trifto humor difofpi
tionefi uenerebbe ad empiere. Sono donne difiperuer
fo giudicio, chepertema d'effer tenute lafciue,preſenti
loro mariti di ridere, non che d'altro,fiſtudiano diguar
dare : ne altramentefi moftranofchiue ne i communi di
letti,ch'altri faccia dell'horribili cofe.ftolte,lequali per
uoler altrui trarre di fofpetto empiono fe medefime di
gelofiasperoche quale huomo è al mondo fi continente,
ilquale trouado nella mogliera una maninconia fempis
terna , altroue non cerchi di rallegrarfi ? Oltra che cofi
rara feuerità fa fede piu tofto di doppio animo,che di
bontà di che niuna cofa ha il mondo piu atta a nutrire,
& conferuar la fofpitione nemica di quicte,& d'amo
re. Ma cofi come la troppa triftitia della matrona è oc
cafione al marito digoder degli altrui abbracciamenti,
cofiil ueder nella moglie una difordinata baldanza, dà
materia di dubitare, che ella d'un folo non fi contenti.
Adunque ne confueti follazzi non inuiti la donna,ne da
fefcacci il marito;ma, aguiſa di Echo, laquale mai daſe
nonincomincia aparlare, ma ſempremai alla uoce pro
pofta tuttaprontarifponde, rida al rifo, et nellefacende
famigliari con egual cura pareggi dello ſpoſo ipenſieri:
e questo non mica a guifa di adulatore ; ilquale nuouo
Cameleone nell'altrui uolontàfolamentefi tinge la pel
le,ma congli effetti , & col cuore, in maniera, ch'eglifi
uedada ogn'uno la měte del marito in uece d'anima mo
uere,& guidar lei a cofifatte operationi:percioch'egli
non basta,per miogiudicio, amare, & riuerir luifrafe
FAMIGLIAR E.
55
medefima,ma è mestieri che tale amore aguifa di raggio
Th in criſtallo,traluca agli occhi delleperfone. Certo figli=

uola mia la purità del cuor tuo, dalla infallibileprouide


tia di Dio, laquale uede & gradifce ogni bene, aſſai di
mercede t'impetrarà, ma l'efteriori operationi , onde i
mortali quel di dentro conoscono,gratia,& beniuolen
tia infinita t'acquiſtaranno dal tuo marito. Hor può gli
effer in forma d'huomo 1un cuor d'Orfo ò di Tigre,il
quale amato ueramente , & hauuto caro d'altrui,poffa
aftenerfi di non amarlo, apprezzarlo quafi altretta
to?fono le leggi d'Amore di maggiorforza,che noi no
12 poßiamoper congicttura iftimare: ogni debito, ogn'offi
cio d'humanità in uarij & diuerfi modifi ricompenſa :
folo le obligationi amorofe, altramente che beneftia, che
effe medefime nonfi poffono agguagliare.& fe ciò è
uero in ogniamore, & tra perfone che mai forfe non
fiparlarono,oue occulta uirtù di chi ama, aguifa di cala
mita,feco tiral'altra ad amare ; chefia adunque di due
famigliarifsime anime, lequali Amor da honefta tempe
rato con legitimo nodo congiunge ? fenza che ciò facen
do,non folamente guadagnarai la buonagratia del tuo
marito,ma da te steffà ogni impaccio di douere efferda
meẞi, d'ambasciatefollecitata, rimouerai, conciofiaco
fa che l'Amore , ch'all'altrui donne fingono di portar
queftiuani , nafce il piu delle uolte dalla poca beniuolě
tia , che s'intende foler regnare tra effe,& i loro mari
ti: onde altriprende ardir di recare ad effetto ifuoi diz
shonefti appetiti. Hor difcendiamo hoggimai all'opera
tioniparticolari: nelle quali chiaramete rifplenda il buo
amor,che dee la donna allofpofo: percioche qualunque
DELLA CVR A
amaperfettamente l'amico , deefimilmente hauer caro
le cofe fue,cioè l'honore & l'utilità fua . Adunque tutto
ciò chefin hora intorno alla carità del marito ti ragio
nai,principalmente uorrei che tu intendeßi della perſo
na di lui. Hor uenendo alle cofe, guardatifigliuola miadi
ridurti a deliberare, a qual piu toftofia d'appigliarſiper
tetra l'utilità , l'honeftà: che non ha il mondo altra
lite cofi difficile da giudicare: ma hauendo perfermo tali
due cofe effer li due occhi di quefta uita , l'uno de quali
dafefolo no bafti a buonfineguidarne, quelli cerca d'ac
compagnare in maniera , che mai per ueruno accidente
che tipoffa incontrare, non fia dannofo l'honefto, ne l'u
tilità uergognofa.per laqualcoſa, l'oro,legemme & tut
tigl'altripretiofi ornamenti, tanto , e non piu ad ho
nortuo, del marito ufarai di portare, quanto alla uo=
ftrafortunafi cofard:che male honorarebbe la cafa tua
una uefta d'oro , ò di feta portata da te, il cui pregio di
groffa ufurat'aggrauaffela facultà. & poi che d'uno
in altro ragionamento paſſando ci abbattiamo a queſto
propofitoja uoler meglio manifeftarlo, tu dei faper che
la madre della famiglia in due modi fuole errare nell'az
dornarfi,l'uno uolendo oltra mifura di ricchipanni abo
dare,quello infua uanità difperdendo , di che la cafa fi
reggerebbe;l'altro per troppa cura, che ella mette in li
fciarfi.ilqual modo, fe come il primo non impouerifce il
marito , certo huomo effendo fommamente lo douerebz
be annoiare.lafciamo di fauellar dellagelofia, che di co
tinuogli arreca il uederlafi innanzi con una maschera
fullafaccia di uermiglio di bianco ; laquale fciocco è
chifi crede che ella portiper compiacere al marito; fos
FAMIGLIAR E. 56
lamente l'inganno , che ellagli fà con tale arte, e cofa di
uerfa in tutto da ogni uera amiſtà . Menzogna(come tu
faifié, il falfo per uero con frodolenti parole uoler mo
ftrare: ma il farfi bella in maniera , chefotto uil biacca
alcuna donna la fua naturale uiuacità fepeliſca , e buz
gia tanto a mio parere, di quella prima peggiore,quanto
il far male è maggior peccato , che il dirlo. Grande è.
adunque la malitia d'una tal donna , degna parimente ,
dipunitione , & di biafimo; ſe l'ignoranza , che l'acz
compagna tal'hora,l'ira in rifo non tramutaffe:che alcu
nan'ho già ueduta a mieigiorni, laquale inferma a mor
te , credendo forfe col farfi roffacofi ingannar la fua.
malattia, come il uolgo ingannaua, non altramente il ui
fo, & la gola fi dipingeua , che fe ella foffe non a mo
rire, maa ballare inuitata. Imagina un poco frate mes
defima figliuola mia , che fpettacolo foffe il ueder in un
letto una faccia di donna d'offafolo , & di pelle , con
due guancie colorite come due rofe . empio forfe parz
rebbe chiunque in tal cafo dellafua uanità fi rideffe:ma
il ueder tuttauia, come ueggiamo ogni di alcuni moftri
di fettanta anni co loro uifi biformi ; oue benche ilbe
letto fia folto , nondimeno cofi propria per entro lui
lo fmorto uecchio ui fi difcerne, come foto a poca cal=
cina la liuidezza d'un muro affumato fi manifefta ;
é afpetto non ſoſe piu tofto da fchernire , che da odia
re. Horfaccia altri a fua gran uoglia : tu accioche fi=
milmente non t'intrauegna , & rida il mondo la tua
follia , in uece de gl'altrui empiaftri , onde molte no
bilißime donne la perfona, & lafuagrandefamafi brut
tarono malamente,fenno, & bontà trattarai, ornando
DELLA CVR A
l'anima tua diprudentia, di caftità, digiuftitia, dipatien
tia,di charità, & d'altri fregi fifatti , li quali in ogni
etàfacciano bello il tuo nome; inguifa,che chiunque l'u
dirà ricordare,luifempremai con grandißima affettione
riuerifca & afcolti . Hora feguitando l'incominciata
materia; cofi come qualuque fpefa uince l'hauere, é hoz
nore, ch'ogni fauiamatrona deeprocurar di fuggire:
cofi, auegna che l'efferparco a niuno fi difconuegna , fpe
tialmente alle donne , alle quali par naturale queſta uir
tù,nondimeno molti fonogli auanzi, alliquali non è lo
deuole l'accoftarfi. Abondi aduque quafi egualměte d'oz
pra, di cibo la tuafamiglia, l'uno con l'altro tempră
do , in maniera che ne otio,ne fame no lo affalifcagia
mai ; fia ilfuo ripofo non lo ftare otiofa, chefuperba ne
diucrebbe, ma il mangiare a baſtăza : & il tuo imperio
fopra di lei fi conofca agli officij, & alle fatiche di quel
la , non in tenerla affamata ; onde uile & di te indegna
diuenti. Dee anche la donna della famiglia congrădißi=
ma charità curare i malati:che oltre l'honor che l'are
ca cofipietofa operatione , il trouar ilferuo nel fuo Si=
gnorecompaßione alfuo male, dolce rende laferuitù, et
nelle cure afepertinentifa lui per eßempiofedele. For
Je tu afpetti,poi che de ferui, & de gli officij di quellifi
incominciò afauellare, che diftinguendo le mie parole il
numero, il feffo, l'età loro a parte aparte ti diffini
fcama a ciòfia il marito , ò liparěti di lui, liquali dopỏ
lui, a guifa di due domeftici dei , humilmente riuerirai.
Coftoro adunque, il cui uolere appò dite dee hauer luo
go di legge, ti mostrarano in effetto tutto ciò, ch'a bello
ftudio io t'ho uoluto celare:che effendoci di cotinuo cis
uilmente
FAMIGLIAR E.
57
uilmente uiuuti, degna cofa é da credere , che la lorofas
miliafia difpofta in maniera, che altro quafi non ui bifo
il
gni:che proueder diperfona,laquale, togliendo loro dal
理 la fatica delgouernare, habbia cura, che'l loro ufo ua
da innanzi, & giusta l'ordine incominciato, di bene in
OP megliofi effeguifca, & conferui:che cofi come questa cit
tà di Bolognahafuoi certiſtatuti,liquali,perche ella mu
tigouernatore,niuno anchora no gli lasciò d'offeruare,
cofi in molte cafe di cittadini ben regolate fono leggi cioè
coftumifamigliari, liquali nouella donnafotto ilfuo reg
gimento piu toftodeeconfermare, che rinouare,fpetial
mente uiuo effendo chi li fermo . Adunque non è uero,
che egli fia mio officio il pienamente d'ogni tuo affare
informarti ; ma fi ben coloro , conforme alla cui uſanza
tufeiper reggere la tua prouincia famigliare. Mio offi
ciofie non ufcendo d'alcuni termini generali , con mie
communi ammonitioni difporti a bene apprender gli al
trui coftumi, non altramente che farfoglia il buon dipin
tore,ilquale unge primieramente, oue pofciafi colorifca
dipinga, a ciò fare inuitandomi la tuatenera età , la
quale non èfi acerba, che io nonfperi che i miei conforti
uidebbianofare buonfrutto ; ne è fi piena,ò coſi matu
ra,chenuoua ufanza non cifipoffa ineftare : percioche
(fe non m'inganna la mia memoria ) hoggi appunto fa
quindeci anni che ci nafcefti, nel qual tempo la donna be
ne alleuatapoco ha ueduto, udito delle cofe del mona
doser pur affai, non le macando l'occafione, ne potreb
be imparare. Stado adunque ne miei cofini, & fra quelli
amio piacer difcorrendo, er apropofito ritornado, dis
co, che auegnadio che eglifia bella & rara urtù d'una
H
DELLA * CVR A ·
Tubidire al marito;tuttauia a me pare, che'l ualorfuo fi
conofca principalmente nelfaper commandare, non con
fondendo gli officij dellafamiglia, ma ilfuo a ciafchedun
ricordando, diben fare ammonendo . Ilquale ordine
digouerno ogni fauia mogliera dee operar di tenere no
folamente co famigliari, ma nell'hauere, ond'ella é don
na fignora quello difponendo in maniera, che a luo
go, er tempo,fecondo il bifogno facilmentefe ne poffa
ualere . Percioche d'altrapartedi cafa ha mestierip co
feruarfi ciò che pafciamo; altra alle ueſte, et altra a liſtru
mentie difpofta di ciafcuna di cotai cofe quello che di
continuo uiene adoprato in un luogo, quello che rade
uolte trattiamo,altroue è ben fatto chefi riponga. A che
fare,non niegogià,ch'una bella caſa di uarie camere ac=
commodata quale forfe farà la tua ) fommamente
non tigiouaffe:non per tanto,cofi come aſſai uolte ſotto
brutte perfone d'huominifi afcondono marauigliofi in=
gegni,cofi dentro ad un mal compofto palagio alcun re
golato intelletto, con bello e difcreto ordine puògouer
nar lafua cafa. Nuoua maniera di diligenza,infaper ot=
timaměte in picciolo luogo molte cofe ordinare, uidi una
uolta in Vinegia,menato da miei amici Tedeſchi in Rial
to al loro fondaco a ueder laſtanza d'un mercatante
d'Augufta:oue , oltra unainnumerabile moltitudine di
pezzedi tela del fuo paefe di diuerfi colori:oltre il letto,
loftudio da far fue cotali ragioni oltre a cento uas
rietà diſtrumenti di muſica da penna, dafiato, da cor
da; oltra il pozzo e laftufa, oltra alquanti be piedi di
limoni e d'aranzi, liquali haueuano digiardino fembia
zaniunaguifa diftrumentifamigliari, ò d'arnefinecef
FAMIGLIARE . 58
farij alla uita d'una famiglia , ha qualfi uuole nobile, et
ricco habitare in Bologna , di che quella cotale ſtanza
nonfi trouaffe abondante. Ma quello molto piu erada
commendare, ch'effendo ella d'ogn'intorno d'ogni com
moditàpiena d'hauere, nelprimo afpetto niuna cofa
uifi fcorgeua da riguardanti , che ad altro, ch' à puro
ornamento del fuolo , & delle mura di quella efferpc=
ftafi riputaffe . Certo in tutto quel tempo, ch'io dimo
rai in Vinegia,non uidi cofa più notabile , ne che piu di
piacer m'arrecaffe di quella famigliar diligenza:paren
domi pure , oltra il diletto , ch'io fentiua inguardarla,
la memoria di lei douermi in qualunche modo per l'han
uueniregiouare:il che horafarà , fe tufigliuola cerca
16 rai d'imitarla:confiderandofra te medefima , che tutto
ciò che'l buono buomo faceua folo , lontano dalla
fuapatria , in una camera tolta a pigione , a te che fei
donna,cioè naturalmente a tali penfieri inclinata , nella
cafa deltuo marito , di ferui e d'alberghi a baftan
za guarnita, maggiormente fi conuiene offeruare...
13 L'ordine è ueramente , qual noi diciamo , forma c
perfettion d'ogni cofa: fe egli è il uero quel, ch'altri
dice, che tutt olmondo fia un'animale uiuo , & fenfiz
bile , come noisiamo ; fenza dubbio il fuo ordine è il
cuor fuo , & l'anima fua : l'ordine è quello , che per
l'infinita fua eternità il conferua , e conferuarà fempre
mai. Ma non fempre il nome dell'ordine in propria
forma ci giunge all'orecchie : che molte fiateil ualore.
la uirtù fuafotto altre uoci particolari uien rico
perto . Questa uoftra bellezza, quefti feminili orname
3 ti altro nofono,che una certa ordinaza di molte měbra,
H 2
DELLA CVR A
☛ didiuerfe ricchezze:lequali, arte,ò natura con mae
Streuole mano in uno congionga:ne altro fipuò dire ar
monia,che ordinamento di moltifuoni. Ma quale efferci
to difoldati , le cui fquadre confondano infieme quel da
piede col cauagliere , con le băderegli impedimenti,ſarà
mai non dico auincere,ma a combattere apparecchiato? 1
Laprudèza madre, & reina di ogni uirtù,gloria di que
fta uita mortale, et uera loda della noſtra humanità,or=
dina, reggetranoi li defiderij del corpo, onde molte
fiate il talento fuolperturbare la ragione . Perche uo io
dietro ad ogni cofa? ordine è la iſteſſa ragione,per laqua
lefopra ogni creatura terrena fiamo inalzati:ordine è
l'honefta,nonpur l'una, cheſtringe, & frena i concu
pifcibilidefiderij ; ma l'altra anchora , oue ogni noftro
utile,come ad albero uite, douerfi appoggiare poco inna
zitidimoftrai. accioche fenza ordine niuna cofafia,
opaia efferbuona: ordine l'arti, ordinefon lefcieze : ne
primaintende il noftro intelletto alla cognition della ue=
rità,che l'ordine ifteffo con le fue mani fantißimegliele
prefentidinanzi. per la qual cofa quella infinita fchiera
diftelle, onde l'ordinator d'ogni cofa feminò: diftinfe
il fuo Paradifo, allhoraprimieramete a conofcer s'inco
minciò, che quelle fra loro ordinado, toro,leone,ò altro
tale animale ,fauoleggiado fur nominate . Troppo alto
perauentura, & oltra l'ordine incominciato, l'ordine
ifteffo ci ha menati a numerar le fue lodi: però difcende
do alla noſtra materia, & teco famigliarmente confide
rando quatoparimente di difpiacere, & di dano tipotef
fe recarla confufion della caſa,imagina di ueder in ful
tuogranaio tuttoinfieme in un monte folo , orzo , miz
FAMIGLIAR E. 59
15
glio,formento, qualunque altra maniera digrani
che uifiufi a riporreer quelli,allhora conuenirti diuis
dere l'uno dall'altro, che tempo forffed'adoperarli cer
to io pmeanzi torrei d'efferne priuo del tutto, chepof
federli con cofifatto difordine. In contrario non è mino
re il diletto, che noi fentiamo in uedere una caſa ottima
mente difpofta,nondi uarietà di edificij, non difeta, ò di
lana, non di colori,non di intagli adornata,chefia l'hos
nore, & l'utilità di colui,cheprocurò d'ordinarla.
Adunque,ogni noftra ammonitione da me fparfa in mol
་ te parole in due precettiſtringendo, non é altro ilgouer´
nar la fua cafa,che uero , & fincero amor della donna
uerfo il marito: nelle cofe della famiglia, ordine,e dili
genza. Queste due cofe fon le radici d'ogni tua bona ope
ratione ilfrutto oltra l'utile, che tu n'harai ,fia laglon
ria,che uiua,& morta tifeguirà:tutto'l refto de miei co
tif
figlifon fiori, & fronditalle quali tornando , egli è uero
fi com'iodißi) che cofi è officiodella matrona ilfaper
commandare,come l'operare del feruidore: co tutto ciò
nonfiapunto malfatto, che ella uedaper la caſa,mouěz
do alle uolte cofi le mani,come la lingua; er questo, para
teper ifuegliare in altrui ildefiderio dell'operare, come
fanno i buon capitani, liquali al bifogno, hora ilfenno,
hora la fpadaadoprando fanno effere er capitani, efol
dati; parte per effercitio del corpo fuo , ilquale il trop
po otio facilmente corromperebbe , &renderebbe mal
fano. Niuna cofa più la natura abhorifce , che loftare
otiofo:ognigraue, ogni horribilpeccato noccia a città,
noccia a prouincia, noccia alla fama di che'l commette,
fuoltal'hora (fe mala cofa, come è ) almeno a ſcelerati
H 3
DELLA CVR A
giouare.onde , non folamente Hercole , & Thefeo, ma
Phalari anchora Bufiri toglie il mondo a lodare:l'o
tio folo non patiſce ne difefa , ne loda, ma danno pari
mente & uergogna è ufato a chigl' è amico di riporta
re. La cui natura fe noi uogliamo con diligentia confi=
derare , trouaremo queſta uil cgfa , tutto che ellafia nul
la da fe , effer fonte , & radice di migliaia d'infirmi =
tà cofi dell'animo, come del corpo: peroche benpotemo
dar leggi alle membra dell' otiofo, e quello contra lor uo
glia , come cipiace , con prigioni , con cathene ri
ftringere: ma chi pon freno apenfieri? liqua i da niuna
facenda interrotti , uinti da piaceri del mondo , uincono
finalmente qual fi uuolfano, & uirtuofo proponimen="
to: fene uincono alcuno , fi uincono , sforzano
uolontieriquello dell'honeftà ; fenza laquale(come altri
6
dice ) niuna donna ne donna , ne uiuanon fi douerebbe
chiamare . Quindinon ſenza cagione Diana, caſtißima
Dea,fu da Poeti deſcritta , aguifa di cacciatricegir tut
tauia per quefta felua , & per quella perfeguitando le
fiere ; quafi dir ci uoleffero , rade uolte folere auuenire,
che fi concordino infieme , & infieme in un petto me
defimo fiueggano dimorar , l'otio , & la caftità. Qui
porrei fine alle mie parole , & intorno alla prefente *
materia a baſtanza mi parrebbe d'hauer parlato;ſe la
Fortuna , nelle cui mani Dio ha posto lo fcettro di que= 44

fto regno mortale, fempremai con una faccia medefima


dal principio alla fine ci gouernaße : ma percioche egli
adiuiene affaifpeffo ch'aguifa di Luna, ella cambiafem =
biante ; & oue dianzi tutta lieta fi dimoftraua ,poco da
poi con fofco, & maligno occhio fuol riguardarcis
Xx
FAMIGLIARE. 60
brieuemente di ciò , che ne gli auuerfi accidenti perte
far fi conuenga , alquanto intendo di ragionare , dellis
quali accidenti, uolontieri mi fcordarei , s'io foßifia
curo , che eßi di noi non fi ricordaffero . Et per certo.
figliuola mia, cotale noftro antiueder , loquale alcuna
fcioccaperfona a trifto augurio firecarebbe , bene ab=
bracciato da te farà come uno fcudo in render uano
qualche gran colpo della mondana difauentura. Dico
adunque , che cofi come diuerfi uenti fono atti a cambia
re l'afpetto del Cielo , lui difereno in tenebroso mutan=
do ; cofi uarie fon leprocelle , onde la nemica Fortuna
rompa , fommerga il ripofo di queſta uita,dalle quas,
li preghi Dio ogni donna , ch'egli ne guardi il marito,
maintrauenendogliene alcuna, dee effer certa la moglie,
L foftenendola conprudenza, oltra che affai minore lafen
‫ד‬ tirà , chiara , eterna fama douerle fuccedere . Non
H época prudenza il bene ufar la profperità ; ma le caz
e lamità , e l'ingiurie fauiamentepaffare, fpetialmente le
donne , le quali di debole , & tenero animo fon dalla
natura formate , euirtù ſenza dubbio moltopiu bela.
4 la & digran lunga maggiore . per la qual cofa Alce
fte , & Penelope , due nobilißimi eßempij di beniuoz
glienza di fede , dopò mille , & mille annipaſſati,
1 quafi uiue , & diuine donne meritamente lodiamo; le=
: quali, fe in forte haueffero hauuto mariti piu fortuna
ti , forfe piu ripofata,ma certo di minorgrido farebbe
futa la uita loro.Hora la uirtù loro negraui e noiofi cafi
d'vliffe , & di Admeto , come Sole tra nuuoli, cono
fciuta orna felicemente i lor nomi digloriofa memoria.
Percioch'egli èfacil cofa il trouar una dona, che nellefe
H 4
DELLA CVR A
licità ci accompagni:ma niuna giamai,fe non buona, fa
ra che uolontariamentefottentri, er toglia ſopraſeſtef
fa parte alcuna delle nostrefciagure. Cento , e piu mogli
regnando haueua feco il gran Mithridate; ma uolta in
baffo la fua grandezza,pouero, & uecchio rimafe,fo=
la Hipficratea, non come donna,ma come ferua errando,
fuggendo con effo lui, mentre egli uiffe ,fenti, & tol
leròfeco lefue miferie:ilqual magnanimo, & amoreuole
atto è cagione,che nell 'hiſtorie defuoi nimici , come uez
ra, & fola Reina. di Pontofia nominata , & lodata.
Mache dirò io dell'infermità del marito? Certo fciocco
farei , s'io m'allargaßi in parole a uolerti mostrare con
quai modi in qualunquefua malatia tu l'aiutaßi , &fers
uißi : folo uoricordarti l'amor tuo uerfo lui per niuna
fua infermità, cofi dell'anima, come del corpo, nonfi do
uer fmarrire, ne contaminar giamai . Refta alla fine,
che dell'ingiurie parliamo ; lequali alcune uolte hanno
luoco tra'l marito , la moglie ; fi ha forza fortuna
non folamente nello hauer, & ne' corpi, manegli ani
mi de mortali.ma all'incontro(fe tu uorrai)le fi farà la
uirtuscon laqual horfofferendo, e hor pugnando, ti uen
gafatto difuperarla. Peroche offefa a torto dal tuo ma
rito,non meno a tetocca ilpunirlo, che ad effo farebbe
fe in alcuna cattiuità ti coglieffe Dunque errando l'huo
moperignoratia,ftudi con ogni induftria la uirtuofa mo
gliera atrarlo d'errore:che fi come nell'infermità cor
porali l'un contrario l'altro guarisce , cofi il uitio del
la ignorantia fpegne , & caftiga la cognition della ue=
rità. Mapercioche giusta cosa non è che'l minor, et mě
fauio naturalmente fenza rispetto corregga chipuò,&
FAMIGLIAR E. 61

fa piu diluisin ciòfare uſi tale arte, la donna,che ſenza


riprendere il fuo marito, egli conofca ilfuofallo; epian
piano, quafi comedafe medefimo ,fe ne rimorda,che mol
te uolte,peruergogna di cofeffarfi colpeuole ,fifa l'huo.
mo oftinato in approuar que' diffetti.liquali egli ha in
M
coftume dibiafimare in altrui . Proueggafi adunque alli
" fdegni, allefeditioni maritali, & proueggafi daprin
cipio,accioche la ira per la lughezza del tempo in odio
27 nonfi tramuti. L'ira,figliuola mia,quantunquefia uitio.
da douer effer fuggito d'ognifauia et ualorofa pfona,p
cioche il fuofubitanofurore turba , et cofonde lo intědi
‫ ܠܰܐ‬1 měto ničtedimeno curata con diligenza , aguifa difebre
quartana,laquale non uccide,ma purga & fana l'infer
mo,pare in non fo che modo , che a meglio amareper
l'auuenir ci difponga. Ma l'odio, quafi ethica, ò tale che
n'affalifca,beendofi a poco apoco il foauißimo humor
dell'amore,fecca , & fterpale fue radici: onde mai piu
ne frutto ne fiore non fene poffafperare . Vedi hoggiz
mai,s'egli adafare ogni cofa ,perchefi horribile infirmi
tànon s'appigli al cuor del marito ogni cofa intendo io,
faluo che uitiofa,ch' à tale , & fi fatta cofa ogni buona
perfonaè tenutadi preferir la fua morte , non che l'al
trui nemifta: auuerrebbe per auuentura, che'l maris
to,dopò alcuno fpatio di tempo, a piu fano, & piu inte◄
rogiudicio ridotto,conoſceſſe lafuafollia, & la moglie
ra,con quellafua uirtuofa diſubidienza, ne rimaneſſe lo
data. Ma alcuni huomini piu tofto per naturale lor biz
zaria che per offefa a lorfatta, incontanentefi adirano,
non capendo la rabbia, quellaſenza riguardo çõgri
da, romori,che uanno al Cielo, mandanofuori ; di
DELLA CVR A
fpreggiando egualmente chiunquefipara loro dinanzi :
ad uno de quali abbatuta perſuaſciagura la donna , cedě
do, humiliando, conferuarà lafuagratia:cociofia che
l'ira, lo fdegno di questi tali, è propriamentefimile al
lafolgore,la quale mura, & armi rompendo, p entro le
cofe piu mollitutta queta, fenza lor danno ua trappaf
fando. Altripofcia dipiu maligno intelletto traſe ſteßi
mormorano i difpiaceri, che lorfanno le mogli, quelli
con motti,& atti tristi, & pungěti oltra modo fono ufa
ti dipalefare:tra li quali tacendo,& di non uedere infin
gendo,ma opere, modi rinouellando configliereitiche
tu uiueßi. Queste poche di molte cofe, che in cofifatta
materia alcun huomo eloquente con fue belle, ornate
parolefauellarebbe,brieuemete, es quafi inſomma t'ho
uolutoraccogliere,che à te utile,non à megloria nepro
curai . Le quali cofe, auegnadio ch'io mi creda, ch’el
le tifieno ad udire marauigliofe, come quelle , ch'affai me
glio con le ragioni de gli antichi Philofophifi conuengo
no,che elle nonfanno congli coftumi moderni ; nondi
menobene apprefeda te io ho fperaza di uederle produr
re dimolte buone operationi . Poche compagne trouerai
certo per quefta uia;che non pur hora mafempremai az
fpra, diferta molto fu la strada della uirtu; ma à mol=
to maggior honor ti condurrà l'erto fentiero della raz
gion,ch'altrui non mena il piano, & delicato del uolgo .
Sola fe la uerità non m'ingana)nonſarai tu ch'io tigiu
rop quell'amor,che gia mi moſſe à parlarti,ſe nõfia ua=
noilmio defiderio, che metr'io ti ragionai,quafifempre
miſtette inăzi una bellißima & giouane dõna :ne cui lo=
deuolicoftumi m'eraauifo di uedere fcolpito tutto ciò,
FAMIGLIARE. 62
che dibuono,& di bello coloriua le mie parole:tanto an
chora Dio ci coparte dellafuagratia. Il ualor della quale
= d'altro honor degno, che di quello che lepuò dar la mia
1
linguafpeffefiate t'ho ricordato, e lodato:quãdo con tua
matrigna, & con teco, lei e il marito à nome moftran
doti,fommamente defideraua, ch'à tal matrona t'aßimi=
gliaßi. Ma hora è bello il tacere, ch'egli è laude non me=
diocre di fauia donna che uiuafia) che lefue lodi, come
l'opere,chiuda,e contegna la cafafua. Io ueraměte quato
di lei tiragionai,fi lo fo io, ch'io l'ho ueduto, et prouato
cociofiacofa ch'effendo tra l'altre una uolta in Vinegia,
oue lugo tépo per alcuna biſognafui sforzato didimora
re,molti mefiftei in cafa delfuo maritozet da quella fami
gliarmente trattato uidi, & conobbi affai chiaramete lei
reffer tale in effetto,quale io tifignificaua à parole. Amo
re , e riuerenza infinita uerfo il marito , nel gouerno
della fua cafa ordine , & diligenza , & regia digni
tà in faper commandare ui fi fcorgena : fempre pace,
fempre concordia l'accompagnaua : pura egualmen =
#te l'anima & il uifo ; e quello in maniera , &
cofi ad arte negletto , che ben parea che prudenza
con leproprie mani come fuo albergo , d'ogn'intorno la
componeffe , & ornaffe. Mai humile baſſamente , ne
" mai altera ſenza d'humiltà;che dal cuore,et dagli occhi
fuoi, come raggio daſtella, à daregratia ad ognifuo atto
$ fi deriuaua.O donna rara, donna eccellěte,donna di uir
tu,& d'honoreschi uerrà mai che le uostre dotti poffa à
• pieno,no imitar,ma ammirare? ueramente, cofi comene
> bellezza dicorpo, ne abcndantia de beni della fortuna,
giufta il loro ufo , non ui poteron trarre ne gli erros
DE LLA
ri del mondo,cofi mai non farà che'l uoftro nome , ele
uoftre laudi non mifien fiſſe nella memoria:onde buoni,
gioueuoli effempine traggiafuora qualunque donna
dibě oprarfi configlierà. Ma hoggimaie dafinire, che'l
tempo è corto alle lodifue, ègià hora, che questedon 22
ne tue amiche ,fecondo la loro ufanza , innanzi che tu
efcadicafa ti uegan a uifitare.

D E L L A

VS VR A.

Ariaměte in diuerfi luoghiparla il modo


de'fatti tuoi o Ruzzante. parte iſcuſan
doparte accufando quel defiderio nuous
mente in te nato di uolerti far ricco . Io
ueramente ouunque io mitroui , cofi in
cielo co i miei conforti, come in terra tra li mortali, non
folamente il tuo buono auifo difendo,ma quello in quato
io poffo commendo, & per l'amor ch'io tiporto parmi
un'hora mille anni, che tugli dia compimento : accioche
alla uirtùtua , laquale è un'occhio della tua uita,quello
s'aggiunga delle ricchezze:con liquali due lumifolete
uoi huomini li uoftri nomi illuftrare in maniera, che uoi
parete diuini, e come talifiete adorati. Ma accioche ac
quiftando le tue ricchezze tufiaficuro da que trauagli,
che sepre hafeco chi è fermato diguadagnar;dietro.alli
quali iltuo intelletto fuiatopauetura ne acomedie,ne ad
altra buona opra noguardarebbe:io dea eterna no del
l'oro,ne argento,ma dea dell'uſo, et del ualor loro,dalla
V S V" R A. 63
quale ognibuona,& uirtuofa pfona,fpetialmete ipoeti
Jono amati et hauuti cari, nuoua, e bella artefon nenuta
amoftrarti:con laquale tu arricchifcafifattamente, che
in quelpunto, quell'hora che con le mufe nella tua ca
meradimorarai ,Poro, e l'argento innamorati della tua
borfa,non uedendo l'hora d'entrarle dentro ad empier=
la ,per un modo difauellare, cofi ti nafcan tra ledita, co
medi Mida fi fauoleggia. Ma forfe tu non mi credi,
ch'eglifi troui alcun'arte,laquale riccofacendo ilfuo ar
tefice , gli dia agio daftudiare e farfi poeta ; & guardi
pure s'io te l'addito per nome. Ecco,poniamo cafo,che
per piacerti la nominaßi : hor credi tu che'lfuo nome
(quale il uolgo ilformò )ſia da ſeſteſſo baſtante a darti
adintendere la fua uirtu?non lo credere ,ſe tu mi credi:
percioche'l uolgo ignorante fpeffefiate a cofabella , &
gentile impone nome fi bestiale ; che quello , che fare
glie honore, egli teme di nominare, & in contrario le ui
tiofe operationi di cotal uoce fuole adornare , che fa
l'huomo uago di ragionarne. E egli cofa fopra la terra
dellaguerrapeggiore?ha nome il mondo chefia di quel
lopiu bello onde i Romani la nominarono ? E,ò fu mai
operatione di uita piu neceſſaria alla falute dell'uniuerſo
piu aDiograta, che le cofe mortali piu alle diuine af
fomiglie delgenerar de'figliuoli :fu mai uocefi dishone
fta,indegna altutto d'eſſer detta,et udita dalle perfone,
come è quella che il uifignifica ? Dunqne al prefente la
fciando i nomi da canto , dal cuifuono mal conosciuto da
te,poco utile, e molto danno tifeguirebbeceglie il meglio
che al prefente l'opre , & l'origine dell'arte mia brieue
mente timanifeftisper le quai cofe,non per lefillabe della
D E LL A
noce della natura di lei giudichi , e parli la mentetua : ma
a ciòfare , che bene stia, ė mestieri ch'io faglia alquanto
piufufo : tu uiemmi dietro con l'intelletto , er gli occhi
aguzza alla uerità. Sappi adunque , ò Ruzzante , che
#4
cofi come tratutti i uitij del mondo l'ingratitudine è in
humanißima,& peßima cofa:cofiall'incontro lafua aus
uerfaria beneficentia è uirtù, dellaquale niuna è piu belż
la,ò piu neceffaria alla uita cittadinefca : nellaqual uirtù
uoimortali non l'opinione de' philofophi uana , e`falla
ce,come eßifono,ma Dio ottimo maßimo, e lafua mini
ftra natura maßimamente, ottimameute imitate. Era
in principio laterra uile, & da poco , malamente da fpi
ne,e d'altri alberi inutili d'ogn'intorno ingombrata; laz
"
quale al prefente da maeftreuole mano purgata, agui
Ja dinouella fpofa,diformento, & di uiti(quafifuegems
"
me)feminata,& ornata ,ricordeuole de' beneficij riceuu
tiquelli raddoppia a gli agricoltori , & per ungrano,
che eßileprestano afeminarla,dopo alcun mefe trenta,
equaranta rendendo , da loro a conofcere , che l'hauer
lei alcun tempo il lor pocogoduto l'ha obligata a reſti
tuirloro ilfuo affai.Questa ifteffa beneficentia piu lar
gamente ne'fuoifedeli Iddio promette d'operare: ilqua
le,tutto che nullagli giouino ifacrificij,che di continuo
uoigli offerite : nondimeno , ad effempio di uoi,perche
imitando lefuepromeffe beneficentia impariate: nă die
ci,ò uinti per centinaio , maper una buona opra da uoi
"
fatta afua laude,un centinaio di quella gloria,laquale co
niuna uoftra oprafiete poſſenti di meritare , ha giurato
di renderui , & renderlaui nel paradifo. Hora fe quefta
nobil uirtù di benegradire li beneficij è tale, fi fatta,
V SVR A 64
che li due eftremi del mondo Dio altißimo, ottimo,
la terra imperfettißima , & infima, l'uno nonfdegni,
l'altra habbiagratia d'effercitarla:ſe la ſemplice agri
cultura:fe la diuota religionefono in uoi una ferma fpe
3 ranza dellagratitudine della terra & di Dio,per laqua
le continuamente lauorate, & orate:fenza dubbio la uo
ftra uita cittadinefca , laquale è il mezo di quelle due a
comune utile di ciafcheduno preftando, & rendendo dee
effercitarfi:ne con altro artificio che col preftarfi , e col
renderfi alcuna cofa , onde foffero bifognofi i nepoti
d'Adamo, da diferti, & da boſchi alle città riducendofi,
il moudo(cofa rozza,& faluatica) incominciarono ado
mefticare.Nelqual tépo tutto d'oro & d'argento, degna
cofa è dacredere,cheſenza preghi afpettare , primieraz
mente ciafcuno ,ad ogn'uno il uino, ilgrano preſtaſ=
fe,di ch'egli abondaua.finalměte l'huomo da bene, co
nofcendop molte pruoue la cortefiafua effer cagione del
la pigritia del uolgo,ilquale certo digoder dell'altrui fa
tiche perdonaua allefue, in uece difeminare, & araz
reil terreno,miferamente di cafa mendicaua la uita fua:
oltra di quefto conofcendo quel tale, effer cofa poßibile,
chela fortuna di cotai benifignora, uno e due anni cons
tinuicon tempefta e con acqua difertaffe ifuoi campi
in maniera,che poco ò nulla ui ricoglieffe, non parendo
benefatto, che la uirtù della cortefia,infin hora riuerita
da ogn'uno,atalegiungeffe, che mancando per ifciagu=
ra d'alcuna cofa opportuna , il uolgo inuidiofo dell'alz
truilaudiprendeffe occafione di biafimarla,et uile tener
la,deliberò che da indi innăzi lefue preftaze nofoffero
priue dipremio:cõfiglio utile certo allipreftatoriliquali
DELLA
cofifacendo in poco tempo raddopiarono lefaculta;ma
utilißimo a riceuenti ; cui douendo piu rendere, che non
baueuano riceuuto , fu mestieri d'affottigliare lo'nge=
gno, con l'induftria raddoppiata modo trouare , non
folamete da poter agguagliarsi col beneficio,ma digran
lungaauanzarlo. Quindi nacquero alle uoftre Republi
che quafi ad un parto tutte quante l'arti mecanice ;fen=
zalequali uoi cittadini ne habitare, ne ueſtire, nefani al
legrarui , ne rifanarui ammalati non potreſte. Quindi
nacquerole liberali, ornaměto de l'intellettigetili: quidi
le leggi, quindi i coftumi, quindi la libertà della uita:quin
diifomma ogni honore, et ogni utile humano,come riuo
dafonte,fi deriuò. Bella adunq; et antica uirtù è la ciuile
beneficentia,& di queſta uirtù buonaparte è quella ar=
te,che io intendo dipalefartí : il cui ualore in che modo,
da cui,& per qual cagionefotto il uil nome dell'ufu
ra,quafioro nelfango,fifotterraffe, hora è tempo ch'io
tiriconti. Dico adunque, che continuando tra loro ilpre
ftare, ilrender la primagente.lamalitia mondana,la
quale oltra modo ha piacer di corrompere le virtuoſe
operationi,e quelle in uitiofe tornare , cominciò a nafce
rese trapoueripullulando primieramente,la induftria
dell'arteloro in tristo otio, & leloro buone operationi
in ciancie & menzogne tramutò , ampliando oratoria
menteciafcuno lefue bifogne per meglio poter muouere
il ricco ad hauerlicompaßione. Poco appreffo quel giu
ftopremio , ilqmal, guiſa difacrificio , li receuenti alli
preftatori diuotamente offeriuano, in lufinghefu conuer
tito,pagando il uolgo ifuoi debiti con inchini, con riue=
renze,con orationi,con uerfi , con altretai fauole,le
VS V R A. 65
quali non uagliano nulla, & dagliſciocchiſono careftiz
mate. Tutto inun tempo quefta ifteffa malitia, quafipe=
"
fte mortale,da poueri à ricchi auentandofi, loro di pieto
fi in ambitiofi cambiò, dando loro ad inteědere, che'l pre
ftarfenzapremiofacilmente poteua loro acquistare il
W
fauore dellagente afarli tiranni delle lor patrie. Et ue=
ramentetale,& fifatto è il beneficio del preftare, & di
cotante obligationi riempie , & carica il riceuente : che
perfe folo confiderato,& fenza premio, che gli rifpon
da,non beneficio , ma tirannia fi douerebbe appellare.
Cofi adunque com'io te ho detto)al buon tempo li buo
ni huomini,Dio e la natura imitando, beneficentia im
pararono: preftando, rendendo nonfenza premio
L'effercitaronofin tanto, che il tiranno, & l'adulatore,
l'uno prestando & non rifcotendo , l'altro accettando,
& non uolendo reftituire, lei della terra sbandirono. il
che fatto,accioche il mondo tardi , o per tempo de fuoi
peccati pentito,un'altra uolta in poſſeßione di cofi nobil
uirtù non operaffe di ritornare : deliberarono i uitiofi,
che tacciuto quelprimo nome, onde i buoni la nominaua
no,publicamente da ciaſcheduno foffe ufura chiamata,
nome uile,& infame molto:dalla uoce delquale fpauen
tati infin'horagli ignoranti mortalifon rimaſi d'eſſerci=
?
tarla.Quefta adunquefu la cagione,per laquale douědo
1 l'artemoftrarti, onde ricco facendoti la gia morta bene=
ficentia t'infegnaffe refufcitare, tacqui il nome dell'ufu
ra:nel cuifuono,fenza altramente diſtinguerlo, qualun
que rara& diuina cofa tifoffegiunta agli orecchi, quel
la per una lunga confuetudine diparlare harefti con tut
to l'animo odiata , & fuggita. Hora forfe con miglior
I
DELLA
cuorem'afcoltarai, confiderando quanto fia bello il fi
gnificato , ilquale dentro a nome fi brutto, che'nte è quel
dell'ufura,piacque al mondo d'impregionare. Alqual no
me Je non è uano l'antiuedere)non ha molto ad andare,
4 che d'odiofo, difcandolofo , di abhomineuole, di biafime
uole,di difpregiato e di perſeguitato ch'egli è, quafi nuo
: uo tettagramaton, fopra gli altari defcrittofarà perfan
to adorato. Delqualfuturo miracolofe tu defideri effem
pio,che abene fperare ti perfuada, imagina unpoco fra
te medefimo,che cofafoffe horfa mille anni la croce,&
qualefia a di noftri certo non ha il mondo hoggidi tra
le pene defcelerati tormento alcunofi horribile , ne cofi
pien di uituperio,forche,fcure, ruote,gogene, e tenaglie,
ch'alla miferia,al biafimo , e al marito che nella croce
fi ritrouaua ,fia d'effer pareggiato:hora , in difpetto dee
l'infideliprefciti,il figliuolo d'Iddio , riuelator della ue=
rità , l'ha in maniera effaltata ; ch'oltra che alla falute
dell'anima,necèſſario è ilfegnarui con effo lei, rareſono
le donne , che ad ornamento del corpo non la uogliano
al collo;qual d'argento , qual d'oro, & qual di cofapiu
pretiofa. Laqual cofa uedendo il giudeo beftia, che penfi
tu ch'eglidica frafe?mafaccianci piu fufo er da princi
4
pio quando eranograndi i gentili : allhora quai rifa,
quaifefte doueuanofare i Romani, udendo iferui di Gie
fu Chriftoriuerire, adorar quello , ch'eßi a pena,&
difpregio de mal fattori erano ufati d'adoperare ? Nel
qual tempo douendo l'Imperador Conftantino co fuoi
nemici combattere,difperato della uittoria uide in fogno
la croce d'alcunifpiriti recatagli,che gli diceuano; nella
uirtù diquest'unatu uincerai.uide,& contra'l giuditio
V S V R A. 66
defapienti mõdani,liquali da uiſioneſi ſtrana non trion
fo,ma uituperio gli annunciauano, da Dio infpirato alle
diuine ammonitioni credette : & confortato da loro nel
nuouofegno mostrato allhora , e fempre fu uincitore:
Questo magnanimo imperadore imitarai, ò Ruzzante,
udendo il nome dell'ufuratale al uolgo hoggidi , qualfu
la Croce agli antichi , es laſciando da canto il difcor
fo degli intelletti mortali , liquali ualor delle cofe dalle
uoci , e da nomi lorofono ufati di giudicare,fottilmente
all'operationi dell'ufura con prudenza riguardarai;
fecondo la qualità loro , a quella eleggere , & rifiuta
re ti lasciarai configliare ; facendo penſiero , che'l po=
co amaro di cotal nome fia il reubarbaro ; ilquale gu
ftato da te , dopo alquanto di noia con lafua rara uirtù
tifani , efalui perfempre mai: ò fa penſicro che❜n que=
fta uoce di ufura uiua , aguifa di Echo , una Lamia
(fata direbbe il tuo barba Polo ) laquale in tal nome
quafi in ferpe , mutata , ui dimori , fin tanto , ch'al cu=
nafauia, & animofa perfona , dandole un bacio per me
zo il uifo la ritorni nella fuaforma. E per certo egli no
è altra cofa quefto uocabolo ufura , faluo una malia del
diauolo , ilquale la fmarrita beneficentia in una strana
parola quafi Tethi in panthera , cambiando , col fuo
finto fembiante ui fpauenta fi fattamente , che nuda
tralle braccia tenerla , e delfuo amore godere non è chi
ardifca diprocurare.Prendi adunque ò Ruzzante, nuo
uo Pelleo della tua età , prende arditamente con le
mani dell'intelletto il nome horribile della ufura quaz
fi Orfo , ò Tigri pel collo ; fi trouarai cotaleforma
di uoce,quafi nuuolo, òfumo ricoprire in fefteffa lapin
I 2
DELLA
1
bella & la piu illuftre uirtù , che maifcendeſſe di cielo
in terra a far beata l'humanità . al cui modo operare
beato chi è eletto da Dio ; quale difpecial gratiaſei tu:
percioche,cofi come non tutti quanti uoi chriſtiani poz
tetidir meffa,predicare, confeffare, efcommunicare , ✔
affoluere,mafolamente coloro,liquali remoti molto dal
commun modo del uiuere , di ſpecialpriuilegio Dio a ciò
fare ordinò,cofi il dare ad ufura non è cofa da ogniplez
beo,ma da coloro, il cui ingegno non impedito d'alcuna 10
opra mecanicapoffafarglifingulari tra le perſone:benz
che ilfatto paiaftare altramente : che la pocafatica,
il moltoguadagno dell'impreftar molti otiofi er rei huo
mini ha indotto a diuenire ufurari : la cuipeßima ufura
tanto, piuè diuerfa da quella buona , & diuina ch'io
ti conforto ad apprendere,quanto è l'aftutia dallapru
denza, la tirannia dalla fignoria differente.laqual oc
culta diuerfitafe tu defideri di conofcere , qllo farai, che
nel difcerner lafanta croce di Giefu Chrifto in ful mote
Caluariofece la madre di Coftantino; laquale ad altriſe
gninonla conobbe, ch'alli miracoli ch'ella le uide ope
rare,fanando,illuminando , & rifufcitando: ilche di quel "
le de due ladroni,lequali d'unaforma & d'un legno me
defimo lefurono a canto trouate , non adiuenne. Li mi
racoli adunque che lafantißima ufura , te procurante,
nella tua terra partorirà,fono molti, & diuerfi. primie
ramente col fauorfuo il pouero al ricco fi adeguarà in
maniera,che quanto dell'altrui libertà comprarà il ric
co con cento fcudi preftati , altrettanto con cento uenti
reftituiti ricourarà il rendere:ondeparpariſi rimarran
no.In questo modo nonfignoria, non feruitù , non laudi
V S V R A. 67
falfe,non charità fimulata: ma in lor luoco pura, & ue
ra amicitia fuccederà a farui eguali, come nafcefte. Ola
tra di quefto i mestieri mecanici di continuo auanzaran
no, fi faranno migliori; liquali obligati a douer ren
dere dieci, ò uentiper centenaio delle preftanze allhor
fatte,ftudieranno in far cofe allhor cittadini nonfolamě
C te opportune,ma diletteuoli, magnifiche molte: onde
la uita moderna a ciaſcun'altra diquelle antiche habbia
ardimento di compararfi . Ma quello ch'è molto piu da
y"
ftimare, l'acquistare, lo fpeculare, cioè a dire l'utilità
et l'honestà,lungamenteſtate diuiſefrafſe , un'altra uol
ta ritornaranno a congiungerfi : & molti nobili ingez
..
gni , liquali uiuere non potendo altramente,in uili ef☛
fercitij fono sforzati di rouinare , cominciaranno afaliz
re: con l'aiuto dell'arte miaguadagnando, & philos
fophando ad un tempo facilmente a tal fegno s'inalza=
ranno;che'l mondo, ch'alprefenteglifdegna , nonſarà
degno di riguardarli. Ma qui biſogna effer cauto inſa=
pere rifpondere agli argomenti uolgari,mentre ilmon
do maligno fotto fpecie dipietà fuole il ben fare uitupe
rare. Ecco(dice uno degli hippocriti nemicißimi di que=
ft'arte)le ruberie dell'ufura, laquale uětiper cento uuol
da colui,ilquale agran pena col capitale, con l'utilefi
reggerebbe. Ecco all'incontro ( rifpondi tu ) la crudeltà
delle leggiciuili,lequali un miferello homicida,padre d'u
na decinadifigliuoletti, tuttifanciulli,& quelli nella uir
tùdelle fue fatiche minutamente alleuati, ſenza hauer
lor compaßione,fono ufate d'uccidere:parte de qualipo
co appreffo di fame muoiono nelle fafcie, parte crefco
no a diuenirmeretrici. Dirà alcuno perauentura,quefta
1 3
DE LLA
ègiuftitia,laquale a comun beneficio fanno le leggi non
per altro caftigando quel tale;fe non accio che'l rimaně
te de cittadini da tale effempio ammonito per l'hauuenis
re impari auiuere ciuilmente. Certo fe questa è humana
giuftitia,quella è ufura Çeleftiale, da Dio , dalla natu
ra infegnataui, accioche ingrati non diuětiate;& la ciuil
compagnia con lafuamadre beneficentia(come nacque)
fi mantegna, auanzi . La quale mancando, qualgin
ftitia, o qual legge u'inſegnarebbe effer huomini ? oltra
di questo,la giuftitiafatta in danno dell'homicidafifa in
darnoper lui medefimo; ilquale morendo nelfuo pecca
to non ha tempo di ammendarfi , & di uenire migliore: ·
in contrario chiunque paga l'ufura, di che egli è debito
re,prima ègrato infeſteſſo ch'altri impari da lui afarſi
grato a fuoi creditori. quanto adunque è più utile alla
Republi. & alla uita ciuile piu conueneuole , le buone
opere imparare, che caftigare le cattiue ; quanto è men
danno apriuati il perder parte dell'hauer loro, che'l do
uerperder la perfona, & la uita, tanto e d'effer prepos
fta alle leggi l'ufura: & per certo meritamente: concio=
fiacofa che le leggifiano decreti del mondo;le quali il te
po , ò il luogo fuol uariare ; ma l'ufura è imitatione del
la natura , & di Dio , uia, uita, & uerità,fempiterna:
ben che'l rendere il capital riceuuto con quell'utile, che
fi conuiene , non fia perdere, mapiu tosto uno fpendere
il fuo a beneficio della uita ciuile ; conferuando con tale
fpefa la uirtù della beneficentia , che difperfi ui congre
go : la qualefarebbe uitio , fe'l beneficio non foſſe mu
tuo , giouando apreftare, come il riceuere a riceuenti.
Quefto adunque, altrebuone oprefarà in Padoua la
V S VR A. 68
mia ufura diuina,proprio officio dephilofophi, et di que
padri delle lor patrie, liquali intenti al gouerno della
Rep.nelle lor proprie & priuate facendefon negligéti.
philofophi chiamo nonſolamente li naturali contempla
tori della cagio delle cofe, ma qualuque altro chefcriua,
41 &parli a dilettare,& agiouare afuoi cittadini : liquali
alla fortuna , & al tempo fogliono dare le lor fatiche
ad ufura;che per dieci, ò uenti anni della lor uita, ch'ef=
fifpedono a fcriuere moltiſecoli di uera gloria aſe me=
defimi , er alle cofe defcritte mirabilmenteguadagnano.
Di questo numerofono poeti non heroici, ò tragici,liqua
li di noi deifenza riguardo ueruno hanno ardimento di
fauellare,ma li comici(comefei tu )dalli quali,perfarui
accortidegli andamenti del modo ,piaceuolměte nozze,
fefte , conuiti , ruffianefmi , puttanefmi , ladronezzi ,
truffe , menzogne, amori, & odij, tali appunto fu per
le feene fi rappresentano, qualifolete fare , & ſoffe=
rire uoi huomini. Tra liqualipoetitu fei il primo, che ui
ua,ò Ruzzante , & dibrieue farefti il primo di tutti i
morti, fe haueßi attefo alle uilleper imitarle, non a torz
le a pigione . Ma tornando al propofito , cofi come il
preftare ad ufura non è meftiero che fi conuegna ad
ogn'uno ; cofi il riceuere non è da ogn'uno , però a diz ·
ftinguer compitamente queſta arte , chiaramente mo -"
ftrando , & da cui , & in cui fia da effere ufata , onde
ne nafcano gli ſopradetti miracoli; tu dei fapere , che'l
uirtuofo ufuraro prima alla madre , pofcia a figliuo
li dell'artefua preftando , é obligato di prouedere: l'a
gricoltura è la madre , dalla quale que primi buo
ni tolfero effempio di farfi grati a gli preftatori : li :
I 4
DE LLA
figliuoli,ò lefigliuole legitime ( come adietro dicemmo)
fono l'arti mecanice:all'una adunque, come pietofofigli
uolo, & a quefte altre come buo padre di fua famiglia,
richieduto da loro,fenza indugio uerunofoccorrerà l'u
furaro: che cofi comefolo quel campo è da arare, & da
feminare,del quale per ragione, ò per pruouafia quafi
certo l'huomdella uilla ch'egli risponda afuoi defiderij,
cofi a queifolifi dee preftare ad ufura,la cui induftria, a
beneficio commune, dentro, & fuori della città in brie
ue tempofia poffente di raddoppiare ilpreftato. Maper
cioch'egliincontra affai uolte, che alle mani delle malua=
gie perfone capitano i buoni mestieri, & l'effere appie
no d'ognicotale informato è cofa quafi impoßibile: a uo
ler uiuerficuro, & del tutto lontano dalle paßioni del
l'animo,chegliftudij impediscono, brieuemente parlan
do,io ticonforto , che tu non prefti ne a Contadino , ne
ad Artigiano fenza alcun pegno; il cui ualore fia infe
molto,ò almeno il cui ufo fia alpadron neceſſario, in ma
niera, che al tempo pofto tra te e luiglifia mestieri il
rifcuoterlo. Et quefto baſti a miniftri, cui dare,& torre
ad ufura è conceduto da Dio. Ma io ti ricordo una cofa,
&quattro, & fei uolte oltra ad ogn'altra te la ricor
do:accioche ufe alle calunnie del uolgo , tu fia accorto in
fapere rifpondere a glifuoiuani argomenti:cioè , che di
rado egliincontra, ch'ifigliuoli,,ò alla piu lunga inipoti
degli ufurarifuccedano loro a godere delle ricchezze,
daproprij padri,& dagli Aui con cotale arte acquiſta=
te: certo non per uendetta de Dio; cui,come ha il mondo
in prouerbio, fia odiofa la buona ufura:che non ègiuſto
chegodendo lofcelerato, l'antica colpa delpadre reftia
V S V R A. 69
piangere il buon figliuolo innocente. Ma ciò adiuiene,
percioche la diuina bontà non a far ricca unafamigli≥
uola , cofa uana,& caduca, ma afarui fauij , & da be=
ne,abeneficio ditutto'l mondo, ifacrofanti misterij della
fua ufura benignamente ui riuelo :ufo ueramente diuino,
che non confuma,ma con un raro artificiofalua,& ac=
creſce la cofa ufata:artificio certamente gentile, dono,
&gratia di Dio ; onde la fignora fortuna uoi mortali
nel fuo reamefignoreggiate, arando, & feminando ; fi
fattamente che ne tempefta, ne uento non u'impediſca il
cogliere ricolta d'oro , & d'argento: liquali ( quafi cofe
animate ) afiorire, a farfrutto , oltra il lorgrado ne
mieigiardini impararono:che cofi come i contadini, &
gli artiftideono pagare l'ufura del capital riceuuto,uen=
tiper ceto apreftatori rendendo, cofi il buono ufuraro,
la dottrina, la uirtùfua con tale arte acquistata , dee
compartire in maniera , che quanto honorafefteffo,tan
togioui a fuoi cittadini. Ma tu dirai, haßi apreſtare ad
ufurapalefemente, ò è da celare questa arte, almenofin
tanto che'l uolgogià auezzo a godere delle fuefante
operationi nonfiuergogni di paleſarlı?ueramente quel
la è buona opinione, la quale uuole che artificio cofi diz
uino fecretamente fia celebrato ; etiãdio in quel tempo
(ilqaule molto lunge non è)che da uolgari meglio infor
mat idell'effermio,buona cofa fie riputata l'ufura : che
cofi come bella ufanza è il ueftirfi, celando uoi huomini
a uoi medefimi alcune parti de corpi uoftri, certo noper
la loro dishonefta(che dishonefte nonfon le cofe dalla na
turaprodotte ) ma hauendo riguardo alla dignità della
fpetie,laquale cotali membra adoperando, u'è concedu
DELL A
to diconferuare, cofi è ben fatto, che'l religiofo ufuraz
roi facri misterij della fua ufura(quaſigli orgij di Bac≤
co)celi agli occhi di ciaſcheduno: fich'altra cosa non lo
dimoftri ufuraro , faluo la uirtùfua, & lafua dottrina,
creature dell'artefua:lequali cofe effo tacendo,no altra
mětefarannofede alle genti dellafua fanta profeßione,
che l'effergrauida, ò il lattare de ifigliuoli moftri altrui
effer donna la donna; et quellagià hauer conofciuto qual
fia ildiletto del domefticarsi con gli huomini. Reftareb
be,ch'io t'informafsi del capital della ufura, quanto uo
glia effere infe medefimo;& di che premio fi cotenti:ma
ciò è noto dafe , percioche a lungo andare pocafauilla
partoriſcegran fiamma,& nella uita ciuile egualmente
tra tuttiquantifi dee diuider la utilità in maniera , che
tanto acquifti chi prefta,quanto chifemina. Hor dique .‫י‬
fto nonpiu, ch'egli è già tempo ch'io taccia :faluo fe io
non uoleẞiammonirti, che riferendo ad alcuno ciò , che
io t'ho detto dell'arte mia , ne ufuraro, ne ufura , nomi
afpri, noiofimolto , & ambidue dal uolgo in mio diz
pregio copoftistu nonfia ardito di nominare.però pro
uedi di altre due uoci,lequali con buonagratia d'ogn'uz
no quello p l'auenirefignifichino , c'horafanno cotefte
due fimilimolto ad alcune , lequali fignificanti le uoftre
membrafecrete cotanto ui uergognate di proferire. Ben
nefo io de nomi conuenienti alla idea, c'ha Dio nel capo
dell'arte mia; ma quelli non fono accenti dalle tue orec
chie:laquali, ufe d'udire cotali foni mortali , nelli diuini
afforderebbeno, Però lafciandoli in Cielo, onde partire
non degnerebbeno; ua ricercando per le tue lingue , &
fe il Tofcano, ò il Lombardo non fa trouare parola,che

F
V S V R A. 70
fi confaccia alla mia eccellenza, a Latini, a Greci ri
correrai: configliando il tuo cafo con M. L.ilquale me
glio parla con le lor lingue, che con lafua non fà:alqua
le tu puoiparlare in tal modo. M. L. io ho udito dire
da uno Indiano del mondo nuouo , trouarſi un'arte ne
fuoipaefi,laquale uerafigliuola della natura & di Dio,
A
buona madre di tutti l'arti mecanice , effercitata da
CO
3

gli huomini,ricchifacendoli, mirabilmente da loro aiuto


C
dipoterfarfi non meno dotti, che uirtuofi.Inſegna al mõ
=

do lagratitudine , quello inperpetua libertà dal fuo


principiofino al di d'hoggi , l'uno all'altro huomo ag=
guagliando,ha conferuato in quello hemifperio. Questa
20
tale artefe la fapeffe l'Italia , con qual nome, che bene
steffe, la chiamarebbe? Ma dagli tépo d'un mezzo gior=
W+%
no a rifponderti: egli intanto , ponendo mano quando a .
Tullio,quando a Demofthene, hauendo riguardo ho
ra a parenti,hora afigliuoli di cotale arte, & quindi paf
fando all'utilità cofi publica, come priuata, ch'ella reca
mortali,che d'doprarla nofi uergognano , di molti nomi
%
Greci Latini, quelli fpremendo , uno cotale ne caue=
3
rà, questo perauentura con la fine di due uocali , &
la penultima brieue, che quel di Cinthia, di Deidamia, et
W
d.Herfilia non gli dari alla cintura . Può bene effere
che egli il formi alquanto lunghetto , cioè a dire , di
fei , forfe , ò di fette fillabe : ma questo che impor =
3
ta ? dica pure ò almeno accenni di uoler dire , ſe non
tutto , una granparte del fuo ualore , & poichiamaz
ratiferuito . Dal qual nome ,giuſta la regola de Gram
matici , quel dell' Artefice , deriuando me col primo
difemina , te col fecondo mafchile , ufura , & ufus
D ELL A
raro tacendo;da qui auanti nominarai: delli quai nomi,
accioche il uolgo con effo loro delle mie buone operatio
ni cominci udirfauellare ; fa una comedia: nella quale a
buon propofito entri a parlare quell'Indiano, ilquale, ue
nendo a lodare la fua prouincia,fopra ogni cofa lodi in
lei la tale arte digli il nome di M. L. ) per laquas
le arte,chiunque la effercita bene, fi può dire ch'eglifia
fatto ad imagine, & fimiglianza di Dio : & che per lei
non meno imitino la natura i mortali , che eßi facciano
in qualfi uoglia artificio, che honore, & utilefoglia lo=
ro recare:lei effere in quepaefi, che feruire non fanno,
un condimento della liberalità de fuperbi : accioche
quella fottofpetie di charità in tirannia nonfi tramuti.
quella feminar l'oro et l'argento negli huomini, afarli
.
pieni d'induftria, non altramente ch'eglififemini ilgra
no ne i campi,& effo orofiorire , & farfrutto ; fi come
fanno le uoftrepiante:ne altra cofa importare nella Bi=
bia il famofo albero della uita , malamente dapeccatori
guſtato:ò la fauola antica de pomi dell'oro negli horti
befperij nati, dal Dracone , cioè dal nome dell'ufura
guardati , & da Hercole tolti; faluo i mirabili effetti di
questa arte fantißima, laquale l'ignoranti, che non l'in≤
tendono,ftupire facendo del fuo ualore, da Poeti meriz
tamente fu nominata Meduſa, il cui capo, cioé a dire la
cui uirtù, quefto tale Indiano a cittadini di Padouafipro
ferifce dipalefare:ne ad altro fine, che a mostrar loro il
fuo intědimento,fela guiſa di Perfeo)eſſer uolato in Ita
lia, oue l'anima uoftra(nuoua Andromeda)al duro ſco
glio d'una peruerfa ignorantia legata, dalla miferia che
la diuora f,igloria,& uanta di liberare. Lequali parole
V SVR A. 71
fe (com'ioftimo)uolotieriſaranno dagliſpettatori afcol
tate ,ficuramente tu ti puoi dare all'ufura : per laquale
co unogrādißimo honore,ricco, & dotto, huomo oltra
! adogn'altro della tua terra, in brieue tempo diuentarai:
& quafi un'altro Moife,partendo il Mare delle calun
nie uolgari, lipouerelli tuoi amici dal diſagio perſeguita
ticol tuo eßempio dall'Egitto de loro affanni allafelici
tà,che io prometto(Dio permettendo)tragitterai. ilche
fatto, accioche niuna parte d'officio tu laſci afare uer
fo me,delle primitie di que danari chefantamente, la buo
na ufura adoperando , guadagnarai , mi farai fare uno
altare : nelquale per le mani di Titiano , & di Michele
Agnolo,il nafcimento, i miracoli , i tormenti,& la mor
te mia in questo mondo ;finalmente la riuelation prefen=
te,con la manierada me moftrata, & da te tenuta a rifu
fcitarmi; d'ogn'intorno fi dipinga , & fcolpifca . Nel
cui mezzo diqui a qualche anno farai porre un bel ta=
bernacolo ; oue d'ofcurißimo inchiostro in un campo
bianchißimo, con letteregrandi , & ben fatte,fiafcrit
to il nome dell'ufurafenza altro:che cofi come i coltel=
li, le ruote , & qualunque altro tormento anticamen
$ te a danno & onta de Chriftiani adoperato, in memoria
de fanti crudelmente da cotai cofe trafitti , confommo
honore ne uoftri tempij fi riuerifcono ; cofi io defidero
che'l nome horribile dell'ufura,nella cui uoce,no altra
mente che in una ofcura prigione, li mei aduerfarij pro
2 ferendomi,lungamente m'hanno tenuta rinchiuſa;fi leg
} ga, ueda da tutto'l mondo . Ilqual nome uile, & catti=
uo dafe,hauendomi un tempo con lefue lettere digran=
dißima infamia coronata, & feritaefatto degno di no
DIALOGO
minor riuerentia di qualfi uoglia reliquia , che uoi mor
tali inchiniate . Al qual nome , fenza altramente pro
nuntiarlo:chiunque nefuoi bifogni con fermafede ris
correrà, uiua ficuro , che in briue tempo d'ogni fuo
danno ilriftorarò, in pace, & tranquillità lui, etfuoi
fino alla fine fani, & falui conferuarò.

DIALOGO DELLA DISCORDIA.

2 INTERLOC V TORI .

Difcordia, Gioue, Mercurio.

DISCORDIA .

ARTI Gioue, ch'io, laquale produf


fi,er conferuo il mondo , degnafia di
douer effere biafimata, & beſtěmia
ta da ciafcheduno? G. Che parolefon
quefte tue? D. Come nofaitu bene,
che in principiofendo il mondo cõfu
foin maniera che niente no hauea nefigura, ne nome,io
diftinfi ogni cofa,madando la giù a baſſo la terra , onde
fon nati i mortali: quafufo tirai il Cielo: alquale diedi
uirtù dipdurre uoi Dei, che al prefente il reggete?Sappi
Gioue chetu mifeipronepote:percioch'io generai il Cie
lo il qualfece Saturno, chefu tuo padre. G. Questa cofa
mi è molto nuoua ad udire:ne mio padre medefimo ( che
mi ricordi)ſeppe mai tato adĕtro dell'eſſer fuo,quatofai
tu. D. Ricordati almeno d'hauer hauuta da me lafigno
ria,che tu tieni, cociofiacofa che la difcordia chefu tra
DELLA DISCORDIA. 72
te, tuo padre,ti fe Signore dell'uniuerfo . Ma tuo pa
My
drefu perfona molto ingrata, & maligna, nefi degnaua
ch'io gli foßi parente , tenendomi in caſa ſua aguifa ci
fchiaua,co ueftiměti tutti rotti, & ripezzati di piu colo
ri,fimili a quelli delli buffonis quatuque no lo laſciaßi im
punito. Percioche uintafinalměte la mia lugapatientia,
tolfi a lui,& a te, che non l'aßimigli, donai l'imperio di
quefti regni. Dunque ragione è ben, ch'io mi richiami al
la tuagiuftitia de gli oltraggi uitupereuoli , che mi fon
fatti:laquale afcoltado le mie ragioni, ho fperaza che del
mio male l'increfcerà, agramate coloro pfeguitando , li=
quali cotra l'honor della noftra diuinità, fon arditi d'in
giuriarmi.G. Per Stige hora tego moltefacěde, et no ti
poffo ascoltare.D . Aſcoltami meza hora, et nõ piu. G. A
tepar poco meza hora, ma in meza hora uolgerò mezo
il mio cielo.D. No tato nòsbeche p udirmi no reftaraidi
uoltarlo,mouědolofenzafatica, come tufai . Mefchina
me,gră diſgratia è la mia, che tutti quatigeneralměte, et
piu color che piu mi ſon obligati: nõ uogliono udir bene
dime,ò ne dicono male:almeno foß'io nata mortale . G.
Per certo uolotieri t'afcolterei: ſe nõ ch'io temo di effer
ueduto a parlarti . D. Perche ? G. Perche il uolgo di
rebbe, che configliato con effo teco,iofoßi ſtato il femi
natore delle difcordie , & de mali, che tra loro da hora
innanzigermogliaranno . Laqual cofafenza alcuna tua
utilità m'offenderebbe oltra modo. D. O' farebbe il uol
go degli huomini atto a farte alcun male? G. Grande
mente , ò ὁ Dea, cipoffono uocere, & giouar li morta
lipercioche a loro appartiene ilfacrificare,& offerire
alli noftri altari: liqualipoffono fare, disfare allor
DIALOGO
fenno . A loro fimilmente è dato il poter farne hora
d'oro, & d'argento, hor di legname , & hor dipietra,
di terra: quando fani , & intieri : quando rotti,&
impiagati. Sono anchora poffenti di lodarne, & uitupe
rarne,come tu fai . Piu ti uuo dire, ma uoglio che tu mi
giuridi tenermi credenza . D. Cofi giuro di douer fare
G.Non bafta il giurare in tal modo; magiura per Stige.
D. Io il tigiuro per Phlegetonte , & per Lethe, fe per
Stige non basta. G. Per Stige bafta. D. Per Stigegius
ro di tenertifecreto . G. Sappi ò Dea , che il collegio de
gli huomini , quando infieme s'adunano , hanno poter
di transhumanarfi, farfi cofe diuine. onde moltifono
hora quifufo , & mangiano , & beono con eßi noi alla
noftra menfa,liquali non hagran tempo, che nell'infer
nomiferamentelanguiuano. Hanno anchora uirtù di po
terne priuare della noſtra beatitudine; benche il uolgo di
groffapaſta,ch'appenafa d'eſſer uiuo , alprefente non
Je n'aueda. Dunque è da portarfi talmente, che conoſcen
do laforza loro,non uegna lor uoglia di tormi il regno,
sbandirmi del cielo; ò qui entro , come un cattiuo,rin
chiudermi.Che tufai bene che non io, ma eßin'hanno le
chiaui. D. Gran cofa é quefta , che tu midizmafa cofi:
metti tra me,& loro una nuuola , & non potranno ue=
dermi.G. A buona hotta m'ubidirebbon le nuuole : che
"
ho io ha far con loro delle quali è Signora quel dimonio
di mia mogliera. D. Per tuofigliuolo Hercole non mi ne
gare audienza,ma perche'l mondo non mi conofca, ue=

ftimi un degli habiti di tua mogliera : certo riueftita in
tal modo tinarrarò li miei cafi : liquali, fendo giuſto(co
me tufei)non paffaraifenza aiuto, non che senza com =
paßione.
DELLA DISCORDIA. 73
paßione . G. Troppo mi ſei importuna , ua con Dio
ch'io nonti uoglio afcoltare. D. Ecco Gioue, aguiſa di
canefono cacciata da te:ma io tigiuro per Stige, che co
me a torto io riceuo quefta uergogna, cofifcefa ch'iofa
rò in terra andaro diuulgando il fecreto, che pur dianzi
mi commettefti ; & farò forfe la tua rouina , ficom'io
fui di tuo padre. G. Se tu'l farai, comefpergiura farai
punita. D. In che modofarò punita? & chi è quel che
mipunirà? G.Da l'immutabile prouidenza defatiſare
sti cacciata del mondo, & in perpetuo eßilio relegata nel
tartaro.D.hauendoparimete giurata dipalefare, et naz
fcondere iltuofecreto,non poffo effere,fe nofpergiura,
Per la qual cofa douědone efferpunita,procurarò che'l
tuo danno tempri alquanto la pena mia,allaquale anda
ro uolontieri ,
fol ch'iofia certa che una uolta tu m'ac
compagni nella miferia : & ftati con Dio . G. Fermati
madre mia,che latua audacia t'ha impetrato audienza;
ma comefaremo, che l'altro hieri quel diauolo di Giuno
nefi corrucció meco , & partendofi portò feco le uefte
fue ? D. Hai tu quelle di Ganimede? G. fi bene.D.Duna
que dammi alcuna delle fue robe , & fammi maschera,
come tu uuoi,fol che m'afcolti. G. O madre mia , come
hai ben fatto,aricordarmi il mio Ganimede : certo mai
non mi fouien di quel giorno , che in forma d'Aquila
nel portai , chetutto tutto no mi rallegri, auegna che di
talpredagran tempefta n'ufciffe , & il Ciclofottofopra
firiuolgeffe:& fu quefto per auentura una dell'opere,
che tu fai fare. Mia opera nongià,ma l'amor tuo uerfo
di lui,lagelofia della moglie tua, & l'altrui inuidia, fu
ron cagione di quel romore , merauigliomi bene che
K
DIALOGO
tu nonfappi diftinguere tra le mie opre, & l'altrui.G.
Io nonfo altro, fe non che molto fummo diſcordi io &
Giunone,con molti altri;liquali fottofpetie di conſcien
tia mi riprendeuano, eshortandomi a laſciar cofa,ch’ef=
fiardeuano di poffedere . Et fu hora ch'io dubitai non
grandemente mi noceffe quefta difcordia: benche mai no
mipentißidi hauerlo rapito. D. Odi Gioue, tutte quan
te le mieproprie operationi fon buone cofe da fe : fe
talhoraper ifciagura ne uien feguendo alcun male, ò egli
è bene & par male, ò s'egli è male, io non ho colpa:co
me appreffo ti mostrarò . G. Intendo , ma egli è meglio
ch'io titrauefta. Questo èproprio quel ueftiměto , nel
quale era il mio Ganimede, quando io il rapi:corto ame
Zagamba da cacciatore , all'ofanza di Phrigia. O che
uaghezza era il uederlo in tale habito:uederlo , innamo
rarmi di lui,diuenire Aquila, & rapirlo,fu una cofame
defima :fe tuuoleßi, tutta l'hiftoria ti narrarei,la mara
uiglia che ne fu in terrazla fedition di quàfufosil modo
che fi tratto, fu conclufa la pace:ogni cosa partitamě
te ragionarei, che parlar di fi fatti cafi mi diletta infini
tamente,parendomi tuttauia di fargli prefenti con lepa
role. D. Altra uolta mi conterai le tue paſſate alle
grezze:horaper quell'amore,chegià ti prefe di Gani
mede,piacciati d'afcoltare i miei prefenti dolori, & fe'l
mio effer pien di miferia , mi ti rende in diſpetto ; l'eſſer
dea(cometu fei) nata al mondo del gentilißimo fan
gue tuo , pieghi il tuo animo ad afcoltarmi benignamen◄
te : fiatiftato il mio minacciare più toſto ſegno di diz
fperatione,che cagion d'odio, ò difdegno , che tu mi deb
biportare. G. Drizzatiſuſo madre mia cara , & non
DELLA DISCORDIA. 74
piangere:ma parla & dimmificuramente le tue ragionis
che pietà, non timore mi costringe ad udirti. D. Io para
lerò Gioue afine difarti pietoſo alla mia miferia:no con
animo d'effer lodata , come eloquente. Muouail dolor
la mia lingua :parta,& difpona a fuo modo le mieparo
le; quale io'lfento nel cuore,tale a te uegna agli orec
chi: che fenza effere altramente artificiofa, & ornata,
a'ffaitiperfuadera l'oration mia a dolerti di me. Laquaz
le di tanto nonfia conforme all'affanno , che oue quello
continuamente m'affligge , questa tofto fifinirà , & ad
ogni richieſta tua s'interromperà . peroche qualunche
uolta cofa dirò,che menzogna ti para,fon contenta di di
chiararla,accioche picciolo errore da principio nofifac
cia allafine. Duque primieramete ricorderati di ciò che
dianzi io diceua,cioè ogni mia operatione effer buona
dafe. G. Ben lo diceui,ma nol mi defti ad intendere. D.
Hora te ne farò conofcente . Tu deifapere,chetutto'l
mondo é composto di due maniere di corpi , l'una ima
mortale, l'altra mortale : lequali grandementefono dia
fcordi , & non fono fatte ad un modo . G. Cofi é . D.
Prendiamo laprima , la quale noi Dei nominiamo cez
lefte ; e la giufo è chiamata immortale . Questa è dis
uiſa in tante parti,quanto è il numer di coloro, dalli qua
li uiengouernata:perche una parte ne hai tu, & l'altra
Marte : quefta a Phebo è commeffa , quell'altra a fua
forella Diana . Mercurio , Venere , Saturno , ogn'un
muoue la fua: benche dopò l'eßilio di Saturno il fuo
Cielo li dee effer ftato confifcato da te , & dato
(come fi dice ) in commenda . G. Parrebbeti hone
fta cofa,ch'un dannato aperpetua prigione nell'inferno
K 2
DIALOGO .
reggeffe parte del Paradifo ? D. Questa cofa non cerco
al prefente comefiftia:ma ben dico, ilfucceffore di Satur
no no douer mouere quella parte di cielo, chegiàſuafu,
altramente che egli lafi moueffe , quando ui era Signore,
G.Saipche?pche quella maniera di mouimeto le é natura
le , non può effer moffa contra la natura di lei, uolga
la chi fi uuole, altramente il mondo fi guastarebbe, &
un'altra uolta in chaosfi ridurrebbe . D. Sono dunque
tutte diuerfe & difcordi quefte ruote , ouero palle cele
ftiali , l'una maggiore più chiara , & dipiu ueloce giro
dell'altra: altrettantofi deedir degli aurighi loro.G.
Senza dubbio. D. Hora faliamo, comefe Tethi, di cie
lo a balfo,er difcorriamo con l'intelletto per tutte qua
te le parti del mondo mortale:lequali (parlo delle princi
pali)quattro fono, & non piu: quelle comestanno di co
pagnia? G.In quellaguifa, che l'acqua fi può dir compa
gna alfuoco , & l'aere della terra, che fono contrari.
D. Dimmi Gioue , come produſſe queſte coſe la noſtra
madre natura ? G. Come coferua, cofi produffe.D.Hor
non conferua con lite ? G. Con lite conferua. D. Dun
que con liteproduffe? G. Cofi pare. D.che cosa è quella
lite,con laqual la naturaproduſſe, conferua ogni co
fa cofi eterna,come caduca? Tu non rifpondi? G. Graco
fa e quefta,che tudefideri difapere.D. Anzinò,perochę
niuno è fi cieco, che non ueda mepouerella effer quella,
conlaquale la noftramadre natura produffe , er confer
uaogni cofa:laquale un giorno, trouato quelgra chaos,
chericordaftipur dianzi, cofa rozza , & confufa , &
niente altro,che immobile pefo, priuo difigura, & dilu
cesconofcendo come fagace , trouarfi in lui femenza di
DELLA DISCORDIA . 75
mille belle,& leggiadre cofe , finalmente le uenneinpen
fiero il fuo alto, & merauigliofolauoro:alquale tuttafi
diede ma nonpotendo perfe medefima recar ad effetto
ilfuo defiderio,fece, come far fuolilfabbro, ilquale do
uendofabricar un coltello, forma primieramente il mar
tello , onde ilferro fi batta. Me dunque dife medefima do
pò lunga,& faggia deliberatione ſenza padreproduſſes
in quelmodo, che Mineruafu fenza madre prodotta da
te: in quell'hora ch'io nacqui, col mio aiuto creò , &
diſtinſe ogni cofa:tale il mondofacendo, qualefi uede. Il
qual ingrato non mi conoſce, anzifinge di no conofcer
misme difpregiando che pergentilezza di fangue hono
rare, per utilità delle mie operationi lodare, & ado
rare è tenuto . Peroche qual Dio è al mondo piu antico,
qualpiu utile di mei? Saturnofu'l primo che la terra in=
fegnaffe arare a mortali, Cerere ilfromento, Bacco tro=
uòla uite:Pallade dall' arti mecanice, Mercurio delle liz
berali fu inuentore. Grande utilitàfono queſte, nol nie
go : ma molto maggior è la mia dalla quale fi deriuano
tutte l'altre . Non rider Gioue, che la uerità ch'io ragio
no, lapaßion ch'iofopporto nonfono degne d'effer
fchernite da te.G.Non creder madre mia cara, ch'io piz
glio agabbo letue parole, o'l tuo affanno:ma l'habito in
ch'io ti uedo alprefente,alquale non risponde troppo be
ne il tuo uolto , mi moffe a rifo. D. Se tuguardaßi alla
cagione,perche io ilprefi , non folamente non riderefti,
mapiangerefti con effo meco. G. Se tu uedeßi tefteffa,
dolente a morte come tufei, nonpotrestifar che tu non
rideßi. D. Molto peggio mifi couiene il dolor ch'io pas
tifco ; che nonfanno le uefte di Ganimede, G. Anzitás
K 3
DIALOGO
to tifi conuiene questo nuouo habito , ch'à far bene
mai ti douerefti ueftir altramente. Peroche habito tan
to difcorde dalla perfona che'lporta , quanto è queſto
che tu ti uefti , non douerebbe eſſer d'altrui , che della
Difcordia medefima . D. Gioue Gioue, nelle miſerie de
gli amicipiu tofto fi dee effer pietofo , che faceto. G.
Già per questo non reſtarò d'hauerti compaßione . D.
Dio'l uoglia,ma come ti dolerai di me, ſe tu non attendi
alle mieparole ? G. Come non attendo alle tue parole,
che io l'ho tutte nella memoria ? hor non diceui, che tu
erilagenitrice et coferuatrice di tutto'l mõdo:argomětă
dop la difcordia, ch' è tuttauia da corpi celefti a glielez
metari,et ne cielitra loro, et negli eleméti tra loro, e che
nafcefti fenza padre, e che tu fei mia bifaua?D.Duque fe
cofie, torto mifa'l modo no migradire, difpregiado cui
egli è di riuerire obligato . G. Questo è uero : ma fin
hora la tua oratione è statafolamente narratione,& no
prouafti niffuna cofa. D. Hor che cofa mi bifognerebbe
prouare? G. Vogliono alcuni, altra difcordia effer quel
la che produffe,& conferua il mondo, & altra teie di
cono quefti tali, tra uoi difcordie regnare grandißima di
fcordia:conciofiacofa che l'una di uoi è buona,& natuz
ral cofa,laquale uien appellata diuina, & l'altra in tut
to contraria: laquale non diſtinguono dalle tre furie in
1 fernali . Perochegli odij , le nemicitie, le guerre, le mor
ti uiolente, le rouine delle città , e delle prouincie che
fono tra limortali , tutte fi deriuano da coftei. Per la
qual cofa,fin che non moftri te effer quella uera unigena
figlia della natura, onde ha il mondo l'effere, & il con=
feruarſi; non ti dei merauigliar di non eſſere riuerita,
DELLA DISCORDIA. 76
adorata dalle perfone: che troppo fciocco, anzi mas
ligno farebbe qualunque lodaffe Megera, Tefiphone, o
Aletto, & l'operationi loro . D : Che ne creditu Gio
ue ? G. Per Stige madre mia , non ne credo nulla : ma
molte & diuerfe ragioni m'inducono a dubitarne :pri=
mieramente la diuerfità dell'opere,peroche alcunieffet
ti di difcordia fono falubri molto , alcuni dannofi : una
crea conferua , l'altraguaſta & distrugge : che fe
tu foßi diuina ( come tu di ) già non douerefti laſciar il
30
Cielo, & la compagnia di noi altri , per andar ad habi
tar in terra tra limortali : oltra diquefto effendo ftata
3 cagion d'ogni cofa, non ti bifogna ir dolendo di chi t'of
fende , potendoti uendicar a tuapofta ; guastando il ma
do, che tu facefti. Per quefte , & altre ragioni ( ma
queftefono leprincipali ) credono molti cofi Dei, come
huomini, due cffer le difcordie, l'una Celestiale , l'altra
Infernale ; l'una facitrice , l'altra diftruggitrice delle
cofe mondane: & per confeguente, l'una buona,l'altra
cattiua cofa . Le quali ragioni ( per uero dire ) non mi
perfuadonogià del tutto , ma ben mi rendono alquanto
dubiofo dell'effer tuo. D. Per certo Gioue, tu parli coz
P me Signor giufto: & accorto : il quale, innanzi che fi
dia a giudicare , cerca d'intender le ragioni delleparti,
15
fe tuttihaueffero fatto altrettanto, io nonferei cadu
tacofi fubitamete in questa miferia. Mafappi certo, che
fe io foßi alcune delle erinne, comefingono i miei auerfa
2 rij, no harei faccia di uenirmi a doler alla tuapreſenza,
di chi m'offende già no fei tenutofifciocco, ne me la pro
fperità rendefi temeraria , ch'io ardiſca di farti creder
1 quello che no é,chifa meglio di te il nữero di tutti quáti li
K 4
DIALOGO
Dei, cofi terreftri,& infernali, come celefti? chi meglio
conofce la natura delle cofedi teschi uede piu a lunge?chi
piu diftintamente difcerne ogni cofa di te?egli èforse pe=
ricolo che la diftantia del luogo, la baffezza del centro,
l'oscurità delle tenebre, cheſon la giuſo, ti togliano il lu *
me in maniera,che tu non ui poßi uedere ciò che fifà,et
ch'ilfà, & comefifà. Veramente costoro cheſonoſta
tiprofontuofi a metterti in dubbio del mio ftato, merita
rebbono d'effer puniti come rei della tua maeſtà : cheſe
queftitali,perfarmi male (quato è in loro)t'hano priua
to difapientia, con laquale comprendi, di prouideza,
ondegouerni ogni cofa: fagli ungiorno fentire con dan
co loro, quantofiagrande la tua potenza:ondefiano ef
fempio alle genti , che da qui innanzi non ardifcano di
gabbare in tuaprefenza la uerità. Che s'altra difcordia
Jon io,& altra colei, ondefi deriua ogni cofa, & ella &
iofemo difcordi tranoi: quefto farebbe no folamente du
plicar le difcordie,matriplicarle anchora, anzi multipli
carle infinitamente . La qual cofa come è fuora d'ogni
ragione,cofi è contraria all'esperienza;peroche il mon
do non ha altra difcordia, che me. Io continuamente ua=
do quà, colà,horafufo, horagiufo, & non mi naſcẽ
do a niſſuno:tutti mirano, tutti conoscono me:benche po
thimifacciano honore:queft'altra, che uien detta buo
naetdiuina,come èfatta?oue habita?che uefte? chi uide?
chiparlò mai con feco?dimmi Gioue la uerità: uedeſtila
giamai tu? G.Non mai, ma egli può eſſer molto bene che
ellafia uifibile,& fia inuifibile. D. In che modo? G. In
uifibile agl'occhi del uifo:ma uifibile a quegli dell'intel
letto: qual'è la tua , miamadrenatura : laquale non
DELLA DISCORDIA. 77
tocchiamo,ne uedemo, ma imaginiamo, & contemplia
mo nelle cofe fatte da lei,perochegli effetti deono effer
conformi alla cagion loro:ondefegl'effetti, fono buoni,
& diuini, le cagionifono buone & diuine: incontra
riofe ellifono rei , i loro principij non poffono effer ſe
non cattiui. Li quali effetti dianzi diftinfi, & hora diftin
guedoli un'altra uolta, ti dico tutte le naturali difcordie,
qualifono le celefti, & l'elementari, eſſere ottime ; però
cheper lorofi conferua il mondo . Quell'altre che fono
AR
tra leperfone contra la natura loro (però che natural
mente douerebbono tutti gli huomini effer concordi tra
loro;effendo natifotto unaspecie medefima ) quellefono
le trifte:lequali (quanto è in loro)nonfon conferuatrici,
A
ma piu toſto diſtruggitrici dell'uniuerfo. Hora nonpar
ragioneuole cofa che tali due maniere di difcordie, cofi di
fcordi.uegano da unafola cagione, per la qual cofa tedi
quefte, & un'altro dell'altre hanno fatto auttore iphiz
lofophi,delliquali è proprio officio lo fpecular la cagion
delle cofe. D. Queftiphilofophi, Gioue, nonfono altro
ch'una certa maniera digente otiofa e dapoco,laqua
le non fa far bene,& non ardifce far male, & perche
quefto mifero modo tenuto da loro nonfiafchernito dal
le perfone,ma la loro uiltà & baſſezza d'animoſia ri
putata uirtù,difpregiano tuttauia(con parole però)le ri
chezze come cofa di ueruno ualore. Non fi curano pari
mente ne d'honore, ne di uergogna,& tutti quanti ipia
ceri , & le uoluttà corporali hanno per nulla, & ne di
cono male,non altramente che ſe pure intelligenze , &
no di carne& d'offafoßerostatiformati . Dăno etiã=
dio ad intendere alolgo ignorante, che ftado chiuſinel
DIALOGO
le loro camere la notte, quãdo altri dorme, uedono quel
lo chefanno li Dei:mifurano il Cielo, i paßifuoipez
netrano nell'inferno:intendono ifecreti della natura,
di ciò che ellafà, cofi fopra'l Cielo, come nel profondo
del Mare, nella cauernofità della terra, eßi ne troua
no la cagione: già quefta lorofciocca, & profontuo=
fa profeßione n'ha fatti alcuni fi temerarij, che hanno
bhauuto ardimento di dire non effer Dio; ma ognicofa ef
fer fatta, & gouernarfi a cafo.la Luna nafcere, creſce
re,diminuire, morire ogni mefe . il Sole ogni mattina
rifarfi di nuouo, per certo congiugimento di moltifple
dori infieme:li quali , nel ſuo andare all'occafo a guifa
di candela fpegna & ammorzi l'acqua del Mare: altri
mondi, altri cieli, altre terre, altri anni, altri mefi trouar
fische non fono li noftri: Gioue , Marte, Plutone, effere
a guifa d'Echo , femplici , & pure uoci , fenza anima,
& fenza corpo ; imaginate dalle perfone a terrore de
gliignoranti. & mille altre cofi fatte impietadi: lequa=
li niun'altra ragione, che la troppo pietà di chi le douea
punire, ha fatte uere parere . Alcuni non contentando
d'effer nati mortali,ſiſon agguagliati a noi altri: & oue
uiui fono meno che huomini, morti s'hanno creduto di
uenire dei:fi che eglieforte cofa ueder qual piu di loro fi
falliser qualpiu degnofi troui della tua ira.Dunque al◄
le cicche & fcelerate opinioni di coſtoro non dei ir diez
tro, ne parlare, ò credere al modo loro; ma trattarli da
beftie, & da peggio che beftie; come quelli , ch’egual
mentefono uoti d'intelletto , & difentimento , & non
è diuerfa la uita loro, da quella d'un legno . Etche ciò
fia uero , afcolta l'argomentare , ch'io farò , & uedes
DELLA DISCORDIA. 78
rai due cofe : l'una, ogni difcordia, ouunque & comun
quefia fatta, effer buona , & natural cofa ; l'altra, s'al
cuna ue n'ha che fia, ò paia cattiua , non douerfi però
moltiplicar le difcordie ; ma una ſola eſſere baſtante al
gouerno di tutto'l mondo in cielo , & in terra . Pero
che , cofi come una fola natura fu quella che produſſe
ogni cofa , otto cieli , quattro elementi ; & finalmente
*M tutti quantigli habitatori di quelli: queſtieterni, quell'al
trifrali & caduchi : & cofi come un medefimo Sole ri
fplendeper tutto, & con un folo calore in un'hora me=
defima humido ilghiaccio , & la terra fecca fa diueni
re: come una medefima humanità in diuerfi corpi di
particolariperfone fà diuerfe arti, conciofiacofa che al
cuni huominifiano fapienti & pieni d'altißimo inge=
gno;alcunigroßi , & materiali: intanto chepiu toftofi
conuengono con le bestie, che non fanno con le creatuz
re della lor fpetie; cofi non dee parer marauiglia , eſſere
al mondo una fola difcordia, & nonpiu , la quale operi
diuerfamente fecondo la uarietà delle cofe diſcordi . Siz
milmente gran differenza fi truoua da gli elementi alle
creatureperfette maggior dalle cofe mortali all'incora
ruttibili :grandißima dalle fpirituali alle corporali:non
dimeno quefta , & quell'altre infieme, fanno unfolmo
do,ò uero uniuerfo, a conferuatione delquale chifà una
cofa, chi un'altra , ma tutto ad un fine , non altramen=
te che facciano le Republiche delli mortali, nelli quali
u'hadi molti magiftrati , cui diuerfi officij fono com
meßi , a fine folamente , che l'uniuerfitàfi conferui .
Duque la differeza delle cofefoggette, no è bastate d'ar
guir la diuerfità delle forme ; ne la diuerfità delleparti
DIALOGO
guafta, anzi conferua il tutto: effendo la diuerfitàregola
ta. & che ciòfia uero, poniam mente alla difcordia , laz
quale chiamano naturale liphilofophi . Questa quantu
quefia una cofa medefimanel cielo , negli elementi;
nondimeno ella opra affai diuerfamente qui, colàpe=
rò ch'ella è trai corpi celefti, non perchefi corrompino
infieme l'un l'altro, effendo eterni , ma folamente però
che la grandezza, lo fplendore , ilfito, il mouimento di
quellifon diuerfi. Magli elementiſono diſcordi non fo
Lamente perche quellofiagraue, queſto leggiero , alcuni
quai opaci, altri diaphanie trasparenti,ma fono ancho
ra contrarij. Ilfuoco caldo & fecco, l'aere caldo & hu
mido,l'acquafredda & humida, la terra fredda & fec
ca. Laqualdiuerfità è cagione che di continuo combatta
no & fi diftruggano infieme . Con tutto ciò non è cotale.
difcordia cofi diftruggitrice, come è meno utile allafalu
te, all'ornamento dell'uniuerfo della celefte: conciofia
cofa che alla morte degli elementi ne nafca ogni creatu
raperfetta,faßi,piante, irrationali,& rationali creatu
re:dallo disfacimento delle quai cofefi rifanno eßi elemě
ti: in quefto continuo mouimento digeneratione
corruttione degli elementi , & dell'altre cofefu fatto,
fempremai durarà il mondo inferiore nellafuaforz
ma. Però che quantofi perde de gl'elementi nella pro
duttione dell'altre cofe, altrettanto nella corruttion loro
fuole acquistare la natura. Nella qual cadmicà & circu
larguerra, nofiguardapiu al fuoco che all'acqua,ò al
l'huomo, che allaformica:anzi uà dipari ogni cofa poz
che come questo è mortal coſa cõpoſta di quatro cotrari,
cofi è quello,ne piu ne meno . Ondepropriaměte in quel
DELLA DISCORDIA. 79
modo medefimo, che alcuna bě ordinata città no ha riz
fpetto ne agentilezza difangue, nè a bellezza di corpo,
ne ad abondantia di beni della fortuna,in punir altrui
delle colpe fue:in quel modo anchora natura non cura
piu deguaftar l'una particolar nobile creatura,che l'al
tra uile:folo che ellaferui ilfuo corfo. Per la qual cofa in
differentemente hora di beftia huomo , & hora d'huo
mocrear conferua una beftia: chefefempremaifi def
fe a far huominifenza disfargli, tanti & fi fattiſarebbe
ro hoggimai,che tutte l'altre coſe neſtarebbono male.
Quindi auiene,che qualhora il numero loro per alcuno
accidente,troppo piùgrande diuenta, che nonfi richiede
alla proportioe dell'altre cofe mortali(laqual cosa però
rade uoltefuole auenire natura ueramente pienadi pro
uidenza, gelofa del comune bene, con l'aiuto di fuoi
1
figliuoli eleméti,fcema là moltitudine loro in diuerfe ma.
w
niere. Sono dunque le mortalitadi degli huomini , le ro
uine delle prouincie,gli terremuoti, i diluuij,i incēdij tut
ti quati effetti della natura , da leifatti afinefelaměte di
purgare ilfuo modo dalle fuperfluitadi di lui. Similměte
gli odij le nimicitie,le feditioni de mortali,fonoftroměti,
cui ufa alcuna uolta natura a farfue buone & lodeuoli
operationi afalute dell'uniuerfo.che cofi come i magi
Strati delle Republiche di la giufo hanno diuerfi miniſtri
digiuftitia,con li quali,quantuque non uifiano prefenti,
punifcono i cattiui de loro misfatti:cofi le humane opera
tionifonoftromenti, cui natura ufa a beneficio di tutto'l
mondo.Per la qual cofa anchora che le difcordie de gli
A
huomini paiano uolontarie,nondimeno fi deono riputar
anzinaturali che nò , & per confeguente non cattive,
DIALOGO
ma buone per le quali in diminuendo lafuperflua moltiz
tudine delleperfone moltiplicate, contra l'intentione di
natura , fi conferua lostato del l'uniuerfo . Dunquein
un mondofolo è una naturafola , & una fola difcordia
fenza piu : laquale principalmente attende allafalute di
quello, operando diuerfamente fecondo la particolare di
uerfità delle creature di lui, mortali , immortali, o paci
nude d'intelletto , e di fentimento . Dormitu Gio
ue?ò mifera me, oue haueua poſta la mia fperanza ? che
haròio? oue trouarò aiuto? s'io non lo trouo qui fufo?
G.Ohime madre mia cara, c'hai tu fatto?tu m'hai rotto
con lituoigridi ilpiu dolce, il piu diletteuole fogno,
che maifognaßi alla uita mia:non hai tu anchora finito
di ragionare? D.Che migioua ragionare tutt'hoggi con
effoteco , fenon m'afcolti G. Vuoi ch'io t'afcolti dor
mendo? D. Quefto nò,ma io uorria che tu non haueßi
dormito.G.Hauendo dormito , non puo effer ch'io non
haggia dormito.D.Dunque che deggio fare? G.Tornar
da capo. D. Tofto tofto a tale uerrò ; che piu graue mi
ferà il ragionar della mia miferia , che il fofferirla, G.
Madre mia atefta il rugionare, & il tacere.D.Questo
è ben uero:mafe io taccio non le prouedo: & laraddop
piofe io parlo. Oltra di queſto ho paura , cheparlando
tu te addormentarai un'altra uolta. G. Hauendo perdu 1
to,come tu di,l'honor , & la riputation tua , poca cofa
tideurebbe parere pdere anchora una oratione. D.Ec
co Gioue , accioche da qui innanzi tufia piu attento alle
mie parole, meno t'increfca l'udire, non parlarò con
tinuamente dal principio alla fine tutta l'intention mia:
madiparte inparteti dimanderò, & tu mi riſponderai.
DELLA DISCORDIA . 80
G.Son contento,maparla , & chiedi con breuiparole.
D.Volontieri. Dunque cominciando dal cielo,in che mo
dofonodifcordi tra loro il Sole, & la Luna? G.In tanto
fono difcordi,in quauto nonfono grandi egualmente, ne
rilucano egualmente: il mouimento dell'uno è piu tar
do,& quafi contrario all'altrui.D.E naturale quefta di
fcordia? G.Naturalißima. D.Perche?G.Perche talifur
no dalla natura creati.D.Buona, come è? G.Ottima: con
ciofiacofa che da lei dipenda la falute dell'uniuerfo.D.In
che manierafono li cieli difcordi da gli elementi? G. In
quella guifa che'l mortale è difcorde dall'immortale.
D. Che ditu Gioue de gli elementi tra loro? G. Madre
4 mia , ladifcordia de gli elementi è molto piu graue , e

maggior, che la celefte non è : peroche non folamente


fono difcordi , ma contrarij , che di continuo fi fanno
guerra.D.Chiamafi naturale quefta difcordia?G.Natuz
rale : effendo tali fatti dalla natura. D. Puo ben effer
che ellafia naturale , ma non buona. G. Se ella nonfoffe
buona , non feria naturale. D. In che modo fi puo dir
buona e ffendo diftruggitrice de gl'ementi?G. Non cre
der ch'ellafia distruggitrice degli elementi in guifa : che
ella li faccia diuenir nulla : anzi l'elemento distruttofi
muta, & prendeforma del deftruente. Oltra di questo,
della diftruttione de gli elementi natura produce mol
te altre cofe afalute & ornamento dell'uniuerfo.Dun
que non è menogenitrice , che diſtruggitrice cotal di
1
fcordia:che feper effer diſtruggitrice d'alcuna cofa par
ticolare nonfi doueffe dir buona, la celeſte , non che al
tra,farebbe cattiua:la quale,fecondo la diuerfità del mo
uiměto del Sole,hora alto,hora baffo; quando lontano,
DIALOGO
quando propinquo alla terra, hora congiunto , & hora
disgiunto dafua forella ; è cagion principale della cor
ruttion delle cofe mortali . Dif. Ofapiente rifpofta , &
ueramente degna dell'intelletto di Gioue. Ma onde han=
no,chefi conferuino gli elementi, effendo la difcordia lo
ro diftruggitrice di quelli? G. Gia ti dißi , che l'uno cor
rompe l'altro , conuertendolo nellaforma diſe medeſi
mo:non altramente, che'l cibofi conuerta in colui, che'l
mangia. Dunque una medefima difcordia guaſtando il
fuoco produce l'acqua, e la morte della terrafi é la uita
dell'aere. Piu tiuo dire , auegnadio che naturale fiala
guerra degli elementifi, che mai nonfi troui pace tra lo
ro;nondimeno alcuna uolta uengono a tale, che fi com
pongono infieme; & fanno quafi una certa triegua di
compagnia. Et quefto auiene,quando leforze lorofono
eftenuate dalla precedente battaglia ; nella quale niuno
non ha hauuto uittoria:ma rotti,& ftanchi dalleferite,
dallafatica paffata, non hanno poter difepararfi &
di ritornar a luoghi loro , non che d'offenderfi.Et da
quefta infermità lorofi deriua il rimanente delle creatu
remortali cofi deree, & acquatili, come terrene. Ne cui
corpi , poi che un tempo mezo tra uiui & mortifon
giacciuti eẞi elementi, cominciano a deſtrarſi di nuouo,
aguifa d'Anteo , riprendere ardire , & uigore, &
cofi ristorati, rifufcitati ritornano alla prima lotta,
nella quale qualunque di loro quattro reftifuperiore, ne
ceffaria cofa è, ch'infieme con la pugna finifca la uita di
quella tale creatura. Dunque la difcordia diſtruggitrice
dell'altre cofe mortali è conferuatrice , & ristoratrice
degli elementi, D. Sono dunque cotali difcordie molto
diuerfe
DELLA DISCORDIA . 8 1
diuerfe dalle celefti. G. Anzi una cofa medefima :peroche
tu dei fapere , la natura efferfolicita molto al gouerno
dell'uniuerfosil quale mediante la fuafigliuola difcordia
produffe,& conferua: puoßi l'uniuerfo agguagliar
ad alcuna città , nella quale u'habbia di molti meſtieri:
ogn'uno de' qualifaccia lafua arte particolare, ma tutti
5 operino uirtuofamente,fecondo le leggi di lei, per le qua
lifi mantiene ilfuo regno. Dunque come a publica utili
tà opera il calzolaio,il fabbro, il muratore: le cui diz
uerfe operationi un'animo folo, una leggefola, un'amor
folo dellafua patria drizza& guida a buon fine ; cofi
diuerfe partiprincipali del mondo , diuerfamente ope
ranti afalute , & ornamento di lui, muoue una fola diz
fcordia:er cofi come il legnaiuolo mentrefabrica caſſa,
ó lettiera, con una mano medefima hora taglia,hora"fes
ga,hora batte,hora giunge, & hora difiunge , feco ndo
la uarietà degliftromenti operati da lui ; cofi uarie .
diuerfe cofe mondane, mortali, immortali,animate , &
inanimate ,fono tenaglie, feghe, coltelli & martelli , cui
ufaunafola difcordia di natura , a foftentamento della
fuafabrica,illuftrando,mouendo , uccidendo , & rifufci
tando,fecondo la difpofitione delle cofe. D. Veramante
37 tu mi contentifi, quando tu mi rifpondi , che altrettanto
" digioia mireca il dimandare,quanto ilfaperesma accio
he che il piacer del dimandare non mi trafporti tanto ol=
tra, che io non ueda l'entrata di cofifatto ragionamen=
to,megliofarà, alquanto indietro conla memoria torna
ré.Se ben miricordo , parlando della difcordia del cies
lo, degli elementi tra lorojet del cielo agli elementi
degli elementi alle creature mortali tu mi dicefti
L
DIALOGO
effer tra tutti quanti unafola difcordia , & non piu:la
quale è buona, et natural cofa: buona,per riſpetto alſuo
fine,ilquale è conferuar l'uniuerfo nellafuaforma:natu
rale ,per rispetto alle coſe diſcordi, lequali natura fin da
principiofece cotali ,quali elle fono al prefente. Ancho
rafu detto , i quattro elementi infieme con l'altre cofe
mortalifolerfi dotare di mutua falute ; & quale danno,
tale riceuere:é cofi Gioue? G. Cofie proprio , come tu di.
D.Hora é tempo,chefiparli dell'altre cofe mortali: &
perche piu toftofi uegna allafine, trappaſſando la mag
giorparte di quelle:dimmi Gioue, che difcordia è quella,
ch'è tuttauia tra'l lupo, & gli agnelli, tra'l cane , & la
lepre; tra'lfalcone, & laftarna:cioè fe è buona , &
natural cofa, come l'altre?G. Buona & natural cofa,co
me è quelle de gli eleměti. D.Quefto come puo effer che
uerofia:conciofiacofa che'l lupo conofca , & ſegua l'az
gnello , & fia conofciuto & fuggito da lui:le quai cofe
non hannoluoco ne gli eleměti. G. Gia ti dißi io, nõ eſſer
inconueniente ch'una medefima difcordia operi diuerſa
mente,fecondo la uarietà delle cofe difcordi. D.Ben lo
dicefti,ma l'uccifion dell'agnello è dannofa nonfolamě
te a luifteffosma etiandio al paftore che lo poßiede. G.
4 Bafta ch'ellafia utile al lupo ; delquale cofifono cibo gli

agnelli,come è il pane dell'huomo , Peroche no l'occide


il lupo , come l'uno 'huomo l'altro , per odio chefia tra
loro, ma per nudrirfi di lui, come l'agnello dell'herba,et
l'herba dell'huomo della terra. D. Nonfono pari quefte
ragioni,peroche altro non paſcono l'herbe che l'humor
della terra; ma al lupofi conuengono molti , & diuerfi
cibisperlaqual cofa occidere , & mangiar fpecialmente
DELLA DISCORDIA. 82
S l'agnello ,non par natura,ma elettione. G. Sappi madre
mia cara,che cofi naturalmente appetifce il lupo l'agnel
lo,come l'albero la rugiada:quantunque quefto conofca
ilfuo pafto , quell'altro nò.laquale cognitione non fà
effere l'appetito non naturale ,ma bene è cagione che la
i creatura ,comeperfetta ch'ella è, nonfi contenti d'un ci
bo folo ; ma che tra molti & diuerfi , alli quali s’eſtende
la cognitione di lei , elegga non folamente il buono,&
neceffario ,ma il migliore , & piu diletteuole algusto . D.
Hor non fi dice communemente da tutti tra'l lupo
! l'agnello ,& tra'lfalcone, l'anitra effer odio morta
le ? G.In quel modo medefimo , chefifuol dire da poeti il
Sole, la Luna effer i due occhi del cielo ; ilquale però
non ode,ne uede: in quella maniera dicono i mortali,il lu
po effer nemico all'agnello , & altrettato direbbono del
l'agnello delfieno , dell'huomo del pane, dell'hera
ba della rugiada , fe cotal cofe foffero uiue , & coft
fuggiffero , e foffer feguite da chi le mangia, comefå
l'agnello dal lupo. Per laqual cofa uero e proprio par
lando, &ſenza metaphora alcuna , piu toſtofi de dir
amico, che nimico il lupo a gli agnelli:ilquale per meglio
disbramarfi lafame, brama chefe ne trouino affairer il
quale , fe poteffe, & fapeſſe ,non altramětegli femines,
rebbe,ricoglierebbe, & conferuerebbeful fuogranaio ,
chefaccia l'huomo ilfroměto . D. Chi potrebbe riſpõde
re,altri che tu,cofifauiaměte alle mie domade? fia bene
detto il pefiero,fia benedetto il difio che m'accefe difarti
fignor dell'uniuerfo . Peroche chi cofi bene conofce fa
parlar d'ogni cofa,merita ancor di portarne corona.ma
pauěturaragionaremo tutt'boggi d'ogn'altra cofadak
L 2
DIALOGO
T'huomo infuori : ilquale à tale la giuſo tra le creature
1
mortali , quale tu fei in cielo tra gli altri Dei. G. Torto
glififarebbe.D. Dunque che diremo di lui?diremofor=
fe della difcordia degli elementi nel corpofuo? G. Di ciò,
abaftanzafe neparlò, quando dicemmo dell'altre cofe:
lequali nonfono piu mortali di lui, ne meno compofte di
quattro contrarij. D. Diremo della difcordia dell'anima
fua , mentre ilfenfo contraſta con l'intelletto? òpur di
remo di quella , ch'è tra uno , & altro huomo. Per la
quale , ruine, incendij , ruberie,morti uiolentefi ueg
gono dicontinuo tra leperfone ? G. Di qualunche di que
Ateduepiu tipiace parlare domanda , & chiedi ch'io ti
rifponderò uolontieri.D. Hora mi di , perche leparti
dell'anima humanafiano diſcordi tra loro. G. Peroche
Funaèfenfo, l'altra intelletto. D. Questo io lofapeua:
ma io ti dimando,perche ellafia compofta di cotali due
partiG.Perche cofi piacque a chi le formò. D.E natu
rale queftadifcordia? G. Naturale . D.Se io ho bene ap
prefo le tueparole , ogni huomo naturalmente porta la
Jua guerra confeco cofi nell'anima , come nel corpo.
G.Cofie.D.Ch'oprain lui la guerra del corpo? G. Tut
to quello, ch'ella opera nell'altre cofe mortali, cioè uecz
chiezza,infermità, e morte. D. Che cosafa quella del
L'anima?G.Qui ci bifogna diftinguere, conciofiacofa che
borauinca una, & hora l'altra parte. La uittoria della
ragione rende altrui uirtuofo, cioè forte,giuſto,liberale,
prudente,magnanimo, temprato,pieno dipietade,& di
amore. Ma quella altra, oue ſta fuperior lo appetito,fa
l'huomo uitiofo, peggio che morto, auaro pufillani
mo,diffoluto,iracondo ,uiolento a Dio, afeſteffo, & al
DELLA DISCORDIA . 83
proßimofuo. & perche naturalmente ragione douereb
ว be regnare, & feruire lo appetito, quindi auiene che na
turale cofa é agli huomini lo effer concordi tra loro,
contra natura lo effer difcordi : come anche contra natu
ra farebbe , che l'unofuoco l'altro eftingueſſe, l'u
na acquafi feccaffe per l'altra. D. Se io uoglio benein
tendere ciò che tu di , primieramente mi biſogna uſcire
d'un'altro dubbio, il quale é quefto. Il mouimento della
tua fphera in che modofi può conofcere che lefia natu
rale? G. Perche non fu mai , ch'ella fi moueſſe altrame
te . D.Similmente il calore , & la ficcità efferpropries
tà naturale del fuoco, ondefipuò comprendere? G.Pea
rò chefempremai èfecca, et calda lafiamma .D. L'huo
PNkup
mo per natura hauerfolamente due piedi, & quattro il
cauallo , in che manierafoglionogiudicare i philofophis
G. Perche continuamente nafcono tali , & fi fatti. D.
Guarda Gioue, come tu parli, però che io n'ho ueduto a
mieigiorniparecchi, che non fono fifatti.G. Queſto
uero: maque talifi chiamano moftri dalla natura pros
dotti, oltra il coftume: l'intention fua . D. Onde uiene,
che la natura opera alcuna uolta oltra l'uſo & l'inten
dimento di lei?G. Dianzi ti dißi la natura efferfimile ad
un legnaiuolo:dunque come quel tale , quantunquefaga
gio e effercitato nel fuo mestiere,può errare o per dis
fetto degli ftromenti , ò per mancamento della materia,
oue egli ufa di lauorare ; laqual perauentura non farà .
atta a riceuere il fuo artificio : cofi naturafacendo cons
tinuamente diuerfe cofe , alcuna uoltafi pecca,certo non
per colpa di lei , laquale è fapientißima , & fpertißima
molto; mapermancamento della cofafoggetta, laquale
L 3
DIALOGO
non è capacedel magifterio di lei: & però che le cofe ce
leftifono tutte perpetue, inuariabili , & immutabili ef
fentie, per confeguente niuno errore può in loro cade
re. Per laqual cofa , come hora fi uolgono il Sole , &
la Luna, cofifempremai fifono uoltati, ne maiper l'a
uenire dal loro corfo fi fmarriranno . Malagiù a baf
fo , oue niuna cofa non è , ſe non uariabile, & corrutti
bile; in continuo trauaglio fenza pace , & ſenza ripo=
fo ; molti & diucrfi accidenti ponno diſturbar l'opera
tioni di natura ; & quelle romper nel mezzo ; ò ueraz
mente ad altro finerecare , che no è intefo da lei. Quin
digl'aborfi , le morti immature, i moſtri , & altre co
tali cofe mal fatte,lequali nafcono tra i mortali, ma non
fi frequenti , ne cofi fpeffo, comefanno l'altre: cuipro
duce, conferuanatura conforme all'idea del fuo ani
mo . D. Bene intendo ciò , che tu di ; ma onde uiene che
gli huomini uirtuofi fono fi rari, & infinita è la fchie
ra de' uitiofi ? G. Perche facilmente fi diuenta cattiuo,
ma effer buomo ueramente da bene , è difficillima coſa.
D. Dunque è naturale all'huomo l'effer cattiuo? G. An
zi contra natura ; conciofiacofa che allhora è cattiuo,
quando è fuperato l'intelletto dalfentimento:laqual co=
Ja gli auiene oltre la natura di lui, cui è proprio ilſignoz
reggiar l'uniuerfo. Et che ciòfia uero,pon mente a noi
Dei,liquali non altramente che intendendo mouemo, &
reggemo il Cielo , onde fi deriua ogni cofa. D. Se cofi
come è l'huomo cattiuo contra la natura di lui, effen
do quafi fempre cattiuo ? ò come nell'anima fua natu
ralmente domina la ragione , fe rade uolte fi uede a que
fto ftato eleuare? G. Altra cofa è parlare dell'anima
DELLA DISCORDIA. 84
altra del corpo dell'huomo , & dell'altre coſe more
tali . D. Dunque non fù uniuerfale la regola addotta
da te di conofcere , & diftinguere tra le cofe naturali
& non naturali . G. A tutto'l resto del mondo è com
mune, eccetto che all'huomo . D. Onde ha l'huomo
119125
quefto fuo fpetial prizilegio ? perche non riſpondi tu
L
Gioue ? G. Perche tu non parli a propofito . D. Hora
non è noftro propofito il fapere qual di queste due co
fe uinca l'altra naturalmente , tra'lfentire , ò l'inten=
dere ? G. Quefto fi bene . D. Similmente , non s'ap=
partiene a noi di conofcere quale accidente fianaturas
13 le d'alcuna cofa , & quale contrario alla natura di leis
130 G. Anche questo. D. Dunque hauendo ciò fare impa=
rato nell'altre cofe ; perche nol m'infegni nell'huomo ?
delquale principalmente intendeuamo parlare. G. L'ef
ferti ftato detto dame, l'intelletto effer quello, col qua
le di quà fufo reggemo ogni cofa, doueriafoluer la que
ftione, che tu fai. D. Io hareigiurato che allhora tu mi
parlaßi folamente degli intelletti de i Dei, de' quali in=,
tefi la tua ragione, non di quello dell'huomo. G. Di tut
ti quantiparlai. D. Sono adunque tutti gl'intelletti del
OP mondo d'una fpetie medefima non tifdegnar Gioue, che
My
la mia ignoranza è cagione di farmi fare cofi fattedi
30 mande, laquale ò ifcufa, o punifci col fuo contrario, cioè
con l'armidellafapienza,non con ira, ne con corruccio
· G. Chi non s'adirerebbe, uedendoti cofi uaneggiar d'un
naproposta in un'altra, togliendoti dalla cominciata? ue
B
ramente s'io l'haueßi creduto da prima, mai non ti pre
ftaua audienza.D.Dunque parlando a propofito, dimmi
Gioue ,fonofempre cofi cattiuacofa le morti delle pfo
L 4
DIALOGO
ne, le rouine delle città, come tu di ? G. Non fempre,
ma alcuna uolta buona, alcuna cattiua,fecodo colui che
lofà. D. Non t'intendo. G. Quefte cotali cofe hora na
tura lefà,laquale non uuole che niuna mortale duri eter
namente, & allhorafon benfatte; hora lefanno gli
altri huomini, liquali non lefanno per altro, chepodio,
&per difpregio d'altrui:& in quel caſofono mala , &
peßima cofa. D.Hor non può eſſere, che l'uno huomo uc
cida l'altroper falute di ſe medefimo , non per odio di
lui? G. Sibene. D. Allhora è buona cofa quefto homici
dio? G. Buona, & natural cofa non altramente, che fia
il mangiar per fame:er che ciò fia uero , le fignorie di
là giufo , lequaliftudiano inquanto poffono , che le lor
leggi ciuilifiano conformi alle naturali, non ne puniſco
no alcuno diqueſti tali,come quelle chegli hanno no per
micidiali d'altrui, ma per conferuatori di ſe medefimi.
D. Dunque uccidere altruinon è mala cofa dafe;ne an
che per rispetto all'agente ? ma folamente hauendo riz
guardo allafine?G. Cofie.D.Che direfti, s'io tiprouaßi
qualunque cofa l'huomfà , ò buona,ò rea, che ellafifia,
efferfatta da lui afine di conferuarfe medefimo, & non
altramente ? G. Mai non lo prouerai. D. Dicono alcu=
ni foler guerreggiar i mortali a fine di uiuer in pace,
come anche lefatiche dellaformica dell'adunarfi ilgras
no l'estate,paiono efferfatte da lei per ripofare l'inuer
nata ; & cofifanno l'un contrario effer uia & fine del
l'altro : ma io non intendo di ftare tutt'hoggi ſu queſte
uniuerfalità.però uenendo a gli effempi particulari; io ti
domando , che cofa fpingeſſe Marco Craffo Romano a
dar briga agli Parti,che mai non l'haueuano offefo? G.
DELLA DISCORDIA. 85
Defiderio di farfi ricco. D. Creditu,fe que' popolipaci
fit ficamente gli haueßero recato a Roma l'oro & l'arge
to loro , ch'egliperò non l'haueffe accettato, ne uoluto
fare fuo,fe non perguerra ? G. Non credo questo:anzi
H" credo che uolontieri in un medefimo tempo hauerebbe
uoluto poffedere, defiderare tutte quante le ricchez
ze del mondo. D. Per certo tu non t'inganni. Ma Pom
peio Magno con che animo combatteua contra di Mi
thridate? G. Con animo d'acquiſtaregloria a ſe , &ſiz
gnoria alla fua Republica . D. Perche contra la uolon=
リ tà del Senato paßò Cefare il Rubicone, dando principio
all'impie , & fcelerate guerre ciuili? G. Per farfi Ditta
tor perpetuo della ſuapatria , & Imperador di tutta la
terra. D. O' defiderij ueramente cattiui. G. Per certofi.
Perche alcune delle cofe già dette non fono da effere cer
cate: altrefi denno tentar in altra maniera che con mor
te , & rouina di tante perfone , & di tanti reami.
Difcordia . Dunque non fapeuano que' gloriofi , che
cofafi doueffe defiderare da loro: ne in che modo la de
fiderata acquifrare? G. Che merauiglia? effendo proprio
Sal dell'huomo l'errare. D. Quefti errori qualparte lifà
F dell'anima humana ? G. L'intellettiua. D. Hor può erz
1 rar l'intelletto , dal quale dianzi diceuigouernarfi ogni
cofa ? G. Cofi come natura non erra da fe, ma per colpa
F del foggetto, ò dell'inftromento di lui, cofi l'intelletto, il
qualeinfe e fenza peccato, congiunto nell'huomo a i fen
timenti di lui, da liqualifi deriua la fua fcienza, s'ingan 1
na, & puoẞi dir cotali fuoi errori effer moftri , come
gli huomini di quattropiedi, & li caualli di due. D. Hog
gimaiper le cofe dette da te, douresti effer chiaro qualũ
DIALOGO
que cofa fifaccia dalle perfone,farfi da quelle a comodiz
tà utilità loro.G. No dir cofi, ma più tosto, che cio
che gl'huominifanno , credono effer comodo, et utile lo
rosla qual cosa non è cofi, anzi l'operationi cattiuefono
parimente brutte, dannofe a colui che le fà . D. Hora
non difputiamo, in che modo ftiano infieme l'utilità e
Phonefta, bafta ch'ogni huomo operi fempremai coani
mo di farfi bene:quatunque maleglie ne fucceda.G. O'
che bene recò a Popeio la fua gloria, ò a Cefare la Ditz
tatura , le quali furno cagione della morte di quelli: D.
Questo è uero:ma eßi credeuano che buono foffe per lo
ro l'effergloriofo, Signore.etper quefta cagionefem
premaitrauagliorno fenza difio,non che fperăza di riz
pofare. G. Cofie,ma eßifi trouorno inganati dalla loro
credenza. D. Già queſto ingano nofà, che nõ operaſſez
ro a falute dife medefimi: per cofeguete le loro opera
tioni nofono cattiue,ma naturali, eſſendo una medeſima
ragion quella d'i moftri prodotti dalla natura,et la loro.
G. Non t'intédo. D. Ecco Gioue, dianzi dicefti errare
alcuna uolta la natura nelle fue operationi , aprodurre
cofe,cheper la nouita della forma fi chiamano moftri:
liqual moftri,p diuerfi rispettifi poffono dir naturali,et
non naturali:naturali inquanto liproduce natura:no na
1 turali,inquato no intede, difarli tali. G. Questo è uero.
D. Et tale errorc auuenirle non per ignorăza di lei, ma
per diffetto della materia:per la qual cofa, oue la materia
non écapace di macaměto, come è la celefte,iuiſempre=
maifono uniformi & perfette le operationi di lei. G.Co
fi dißi. D. Appreffo, tu aßimigliafti l'intelletto d'i mor
tali, & gli errorifuoi alla natura, a gli moftri di quel
DELLA DISCORDIA. 86
la;& diceſti l'intelletto nonfoler mai errare, ſe nõ quan
do egli è congiunto traſentimèti.G. Che uuoi tu direper
quefto ? D. Voglio dire,gli errori che fannogli huomi=
ni di lagiufo intendendo operado, almeno douerfi dir
cofi naturali, comefono naturaligli huomini con due te=
fte. G. Cofifia,perfarti piacere.D . Non lo direper că
piacermi,maper non difpiacere alla uerità & a te mede
fimo.horafe cofi è , feguita anchora; che come è natura
cattiua ingenerado alcuni moftri, cofi cattiuofi è l'intel
letto,ilqualeproducefue falfe opinioni. G. Ne questo,ne
quella no é cattiua, ma la malitia è folamente della mate
ria. D.Hor non trappaſſa queſta malitia, aguiſa dipiog=
4 gia,dal fenfo all'intelletto? G. Per niente : & questo è
priuilegio delle cofe diuine, lequali congiunte con le ter
rene le fanno perfette , fenzaeffer tocche dall'imper=
fettione di quelle. Et che ciòfia uero, pon mente al So
le, ilquale luce egualmente fopra ognicofa , nondimeno
la fera cofi belli raccoglie i fuoi raggi , come quando
la mattinagli dispiego . D. Dunque le morti uiolente, et
le deftruttioni delle prouincie non fono cattiue da fe; ne
per rispetto alle cagioni loro, mafolamente per diffetto
della materia: dalla quale chi la produce, prende cagion
di peccare. G. Dopo tante parole , che fine haranno le
tue dimande? D. Questo, chefia al mondo una foladis
fcordia : laqual fia natural cofa , ò bene ò mal , ch'ella
faccia. piu tiuo dire ( fiami lecito queſta uolta pare
lar contra il pattofatto, effendo lecito alla natura opes
rare alcunafiata contra l'intentione di fe medefima)tut
te quante l'humane operationi , le quali altri chiama
cattiue,fono naturali ; nonfolaméte come i moftridella
DIALOGO
natura,ma etiãdio come fono l'altre cofefatte da lei, co
formi all'idea del fuo animo : cociofiacofa che neglihuo
mini l'appetito (dalla cui uittoriafi deriuanogli incēdij,
gli homicidij,le ruberie, & altre cotali operationi)uin=
ca lointelletto naturalmente:ne uale a dir, che l'intellet
to fiagouernator del modo peroche l'intelletto dell'huo
mo èpiutofto ombra d'intelletto , che uero intelletto. Il
quale cofi bene naturalmente dipende dalſentimento nel
gouerno della perfona;comefà anchora nelle speculatio
ni delle cofet chefe gli huomini fofferoper natura uir
tuofi, dabene, non farebbe loro pin gloria l'effergiu
fti,forti,prudenti, & temperati, che ſia gloria alfuoco
lo fcaldare, ò all'acqua il bagnare . & perche tu non mi
metta in altro ragionaměto , auegna ch’un intelletto me=
defimofoffe l'humano & il diuino, nondimeno natura=
le cofa farebbenell'huomo la ragione effer uinta dalfen
timento,non dico,che in quel cafo l'intelletto naturalmě.
tefoffe foggetto a i ſentimenti , ma dico che l'huomo,
nel quale natura congiunſe ambedue queſte uirtù, natu=
ralmentefi reggerebbe piu tosto per appetito, cheper ra
gione. Lafciamo ftar l'argomento dianzi fatto da me di
confentimeto di te, cioè che le creature humanefempre,
òquafifempregouerni, & regga il talento; hor non è na
turalcofa ilforestiere effer uinto dal cittadino? Voglio
no queftiphilofophi , l'intellettofcender dal cielo , e a
guifa diforeftiero , albergar nell'huomo , già dotato di
tutti cinque ifuoi fentimenti: liquali nafcono , & crefca
no infieme col corpo di lui; ouefono incalmati . Dunque
non de efferpiu merauiglia, ch'eglifi uiua piu toſtoſecă
do icoftumi di quelli, chefono cittadini dellefue mēbra,
DELLA DISCORDIA. 87
15
chefecondo l'intelietto,ilquale non è cittadino, mafore
ftiero, & fe e cittadino , é cittadino(comefi dice)per pri
uilegio,non per nafcimento. che merauigliafia il Ro
1 mano uiuer anzifecondo le leggi di Roma , chefecodo
l'Atheniefioltradi questo l'effer nato, uiuere, & mori
re in terratra li bruti animali, liqualigouerna l'appeti
to,non altra cosafà l'huomo cotale per coſtume;ilquale
per lunghezza di tempofi conuerte in natura.cheſegli
huomini s'alleuaffero , & nudriffero in cielo tra gl'intel
letti puri dominatori dell'uniuerfo, non per tantofi def
fero a feguitargli appetiti, ueramenteferebbero moftri,
degni di riprenfione, & di pena ; come quelli che ciò
farebbero da fe medefimi , & ſenza effempio ueruno :
ma in terra, oue non hanno che immitarfe non Orfi, Lu
pi, Cani , e Leoni , cui regge la carne; lafciar i defiderij
del corpo, e a quelli dell'intelletto accoſtarfi, aguiſa di
** peregrino , ilqual abbandonando la strada tenuta , e
Y moftrata dalle perfone , fi metta per camino ſenza fen
tiero,non è natura,ne elettione, ma piu tosto reuelatio
ne , & miracolo . Per la qual cofa chiunque ciò fà , non
fi de ftupir come moftro,ma adorare come diuino, ilqua
le uincelafua natura medefima.che io non uorria però,
che tu,ne altri credeffe, ch'io effaltaßii uitiofi. & i uir
tuofibiafimaßitanzi dico,che cofi come colui è ueramea
te buo capitano, & come talefi de lodare dalle perfone,
ilquale in alieno paefe con picciolafquadra defuoifolda
ti rompa, occidagran numero de nemici prendedos
rubando le loro fortezze, cofi qualunque uolta egli
+1 adiuien che alcuna buona,& uirtuofaperfona, co un fo
lo intellettopreftatole da Domenediofupercisuoi inny
DIALOGO
merabili fenfualiappetiti ,fpetialmente la giufo , oue, co
me inloro regno , triomphano tutto'l resto del mondo;
quefta cotal creaturafi de reputarpiu tofto diuina , che
humana.Peroche calcata lafua humanità, con l'ali del=
la ragione uola fopra di fe, er della natura di lei:ma co
me l'effer uirtuofo é cofa fuperiore alla natura dell'buo
mo,cofi l'effer uitiofogli è naturale:cociofiacofa ch'egli
fia tale noperche no brami & cerchi il ben fuo; mafo=
laměte per nofapergiudicare per quale ſtradapiu lode
uolměte uifi poffa condurre:ilquale errore naturalmen
te e in lui, G nell'intelletto di lui, come huomo ch'eglie,
cioè come compofto non meno di corpo, & di fentimen
to , che di ragione. G. Se cofifoffe, come tu di, niun ui
tiofoper male oprar no dourebbe uituperare. D. Come
affolutaměte alcun uitiofo non é degno di laude ; costper
rifpetto al uirtuofo è degno di biafimo : il cuiparagone lo
fa parer cattiuo, come anche la cofa mě bianca, alla piu
biaca agguagliata, non par biaca, ma nera. G. Hor non
fono contrarij tra loro il uirtuofo, e'l uitiofo? D. Cotra
rij no,ma diuerfifi bene:ma il uero contrario del uitiofo
¿l'otiofo,ilquale è cofi moftro nella fpecie dell'huomo,
quanto all'anima fua, come anche l'hauer due tefte è mo
ftro del corpoießendo l'huomo creato dalla natura a ui
uère,et operare come huomo, non a dormire. Ma di ciò
non intědoparlarne altramente, per laqual cofa riducen
do hoggimaile cofe dette da noi a propofito della noftra
materia, affai bene tipuò & dee effer chiaro, l'humane
difcordi (chiamale come ti piace , o buone, ò cattiue) ef=
fernatural cofa,et di quella iſteſſa ragione chefono le ce
leftiali, elementaris effendo gli huomini inguifa dalla
DELLA DISCORDIA. 38
natura cõpoſti, che non ui può hauer luoco lapace: le=
quali difcordie tanto deono effer lontane da biaſimo, &
da uituperio,quanto fono fegno dimostratiuo dellaper
fettione di quellafpecie. L'herbe, le piante priue d'in
telletto, di fentimento , uiuono , & morono in pace
in quel luogo medefimo, oue le produffe natura,ne maip
alcuno accidente il Pino alla Quercia,ò due Pini tra lo
rofi uedono guerreggiare. Li bruti animali(parlo degli
perfetti compofti ditutti cinqueglifentimenti)nõ ben co
tenti d'un luogo & d'un cibo folo, ne hauendo altro mo
do di contentarfi,fono costretti di cobattere infieme:per
laqual cofa il Lupo uccide & paſce l'agnello,il Delphi
1 nogli minoripefci,et l'Aquila gli altri uccelli,quatuque
(come è in prouerbio (Lupo non magia di Lupo . Ma le
creature humane, lequalifono pfettißime di tutte le cofe
mortalisp effer parimete dotate d'intelletto, e difentime
to,non contéte di uiuere folaměte moltiplicano tuttauia
A mille,e mille altri appetitizliqualifinalmětefono cagioe,
che nopurgli huomini le bestie, ma l'uno huomo, l'altro
l'una città,l'altra l'un regno,l'altro cerchi di cofumare:
tra liqual defiderij ritrouandomi io pouerella , che altro
22 poffofarfe no opar allor modo? duque no è mia opation
uccidere altrui,ma delfoggetoje de gl'appetiti di quello:
comeanche no é mia colpa , che'lfuoco l'acqua cofumi,
ma delle qualitati di lui,lequalifono cotrarie a quelle del
l'acqua. Ma be è mia colpa(et a ciò fonſola)di cõferuar
l'uniuerfo nella fuaforma,che tale mifè la natura,et co
questa legge, e co quefto officiofui produtta da lei:cheſe
dimefteffa far poteßi a mio fenno, no creder ch'iofteßi
a dolermialla tua presězajma primieramčte cofemplici
DIALOGO
pureparole farei palefi al mondo le mie ragioni: il
quale non le curando, fenza piu indugio , comefei, cofi
disfarei ogni cofa ; & farebbe la mia uendetta maggiore
che la tua nofu quando al tepo di Deucalione, e di Pir
rha annegafti ogni cofa: peroche allhora almeno reftor
no gli elementi , e'l cielo nella fua forma ; oue horagli
confonderei di maniera, che mai piu non ritornarebbo=
no nella primiera fembianza . La qual uendetta mi è fi
fiffa nell' animo, cheper recarla ad effetto ,fe iofoßimor
1
tale , m'occiderei . Dunque penfa da te medefimo,fenza
ch'io la defcriua altramente quantofia baffala mia mi
fera forte ; quando per ufcirne torrei di morire . G.Per
che non ne parli con queſti philoſophi , dalli quali uiene
la tua rouina, & moftri loro con tue ragioni chi fei? D.
Oime Gioue non me li nominar piu:hor creditu ch'iofia
ftata indarno con loro? mille uolte ne hauemo parlato di
compagnia, & difputato queſta materia: ma tu non ſai
anchora come fon fatti. alcuni di loro non intendono la
natura degli argomenti : altrifingono di nongl'intende
re:altri rifpodono in guifa, che par che diano legge al cie
lo ,& alla terra.Per la qual coſaſtanca di ragionare că
eßi loro, a tefon ricorfa, come a quello,ilquale, conofciu
ta la uerità male da loro trattata,mi rendo certa, che no
glilafcierai impuniti. G. Megliofarà ch'io mandi Mer
curio afargli intédere le tue ragioni, per uedere ciò che
uorranno rispondere. D. Piu tofto mandagli alcuna del
le tue folgori , ò tutte infieme quante tu n'hai : che mai
non fpendeftifaette meglio di queste in alcuno. G. Bifo
gna pure,a dare giustamente queftafententia , hauendo
udito te, udir anche laparte contraria. D. Ofe li miei
auuerfarij
DELLA DISCORDIA. 89
auuerfarij non uorranno rifpondere ? G. Allhora non ti
farà dinegatagiuftitia . D. Dunque uegna Mercurio, ma ?
eccolo appunto , non ti nafconder Mercurio , che tufei
3 giunto a tempo. M. O'ſei tu qui madre mia ? Per Stige
nel primo afpetto titolfi per Ganimede:che nuouo habiz
to è questo tuos D. Deh non contender all'habito,ch'io
porto di fuora uia,ilquale mipoffo trarre , quando mi
piace:mapiu tofto pon mente al dolore, ch'io ho nell'az
. nimo, ondefon ita carca gran tempo ſenza trouare chi
me ne fpoglie:perche caramente tiprego. M. Afpetta ta
to ch'iodicaa Gioue certe parole,poi t'afcolterò uolon
tieri. padre mio, Giunone ti fà fapere. G. Vn'altra uol
tafigliuolo:hora,per mio amore, non tifia graue d'in
tendere,& notar molto bene le ragioni di coftei, & inte
fe , quanto piu tofto potrai,riferirle a gliſuoi aduerfarij,
riportarnerifpofta. D.No è mestieri replicar a Mer
curio la luga hiftoria delle mie pene:peroche egli lafa co
fi bene , come io medefima, come quello che mille uolte
Sua merce)m'ha datograta & benigna audienza . Pera
chefenza altramente informarlo,lui prego ch'al prefen
te uogliadire a coloro infauore di me tutto ciò,che egli
fa e può dire con uerità . G. Figliuolo falle la gratia
ch'ella ti chiede , fetu non fei impedito foura altra faz
cenda . M. Non ho facenda che fia baſtante a ſuiarmi
da farlepiacere. Dunquefenza indugiare io dirò:tuma
dre mia afcoltafeparlo a tuo modo. Vdite creature mor
tali,cittadine d'ogni elemento:udite ciò che uidice la pri
mogenita della natura , madre del Cielo , genitrice , er
conferuatrice dell'uniuerfo . Et quantunque le mie pa
rolefiano communi a tutte le cofe,chefono lagiuſo:nõdi
M
DIALOGO
meno miaprincipal curafi è , ch'elle fiano inteſe da gli
huomini: liquali meno contenti della forte di loro, che
non fonogli altri animali, hanno piu d'ammonitione me
ftieri . Chefofpirates chepiangete? che biafimate?duol=
ui forfe che fiate parte, & membro del mondo? quefto
¿ gloria al Sole,gloria alla Luna, gloria a tuttiglipiane
ti del Cielo . Duolui d'effer nati mortali? già la uoftra
mortalità non è proprio uoftra, ma d'altri aſſai:liquali ò
s'allegrano, ò non fi pentono d'efferfatti cotali : cheſe
a uoi foli è dato ilparlare et il fapere, quelli douete ado
prar piu tofto a rigratiarne natura , chỉ à ramaricarui
di lei: laquale fe offefi u'haueſſe in farui mortali,già nõ
farebbe statafi fciocca , che dato u'haueſſe Farmi da
farneuendetta. ma cofi muti , & ſenza intelletto u’haz
urebbe creati, come ella fece le beſtie. Duolui d'efferſta
tiprodotti rationali? certo picciol tempo uoi durerete fi
fatti: che come innanzi al nafciměto di uoi,terra, acqua,
dere,& fuoco erauate, cofi in quefti quattro ritornere
te per morte. O duolui piu toffo non poter in pacegode
re la uoftra humanità ? quella hauendo non pura ,
fincera,come uorrefte, ma aguiſa d'oro in arena, acco
7.
pagnata & contaminata da mille infelicità,occifioni,ra
pine, tradimenti, che infeftano,& turbano la uoftra
uita, lei,cheperfeé cofa cara & amabile molto , ui
rendono tuttauia uile, & difpetta. delle quai cofe fenza
penfaruipiu fufo ne fate auttore ladifcordia, et da leifo
la le conofcete? per certo questo è il uoftro dolore, que
fte le uoftre querele: con lequali continuaměte andate an
noiando il cielo , e la terra. Miferi uoi,fciagurati uoi,
che uigioua con lefatagioftrare?quandofu mai,ò quan
di &l'anuenire
DELLA DISCORDIA. 90
doper l'auuenire ferà , che gli huomini non uccidano,
non rubino, non ingannino,& non tradiſcano? non u’ac
4 corgete quefto effer uoftro fpetialpriuilegio? ilquale na=
tura con la fua mano medefimafcriffe in fronte agli uo
ftriprimi parenti , accioche uoglia non ui ueniffe giamai
d'agguagliarui alle creature del cielo. Miferi uoi,no tan
iv to per la miferia,nellaquale ui ritrouate, quanto per l'i
eiMe
gnoranza della fua cagione, peroche ſeben ui conofce
fte uoifteßi,non altramente ui ferebbegraue ilpatire le
uoftre calamitati,ch'egli ſiagraue all'albero il gir carco
delle fuefrutte . Volontieri uoi altriprodurrebbe , &
conferuerebbe difcordia fenza danno de gli elementi, co
me fà il cielo. Volontieri ui uederebbe contenti dipoca
cofa,comefono i bruti animali:tra liquali niuno offens
de l'altro della fua fpetie. Ma l'intelletto,di chefete do
tati, onde andatefi alteri, ui s'interpone.ilquale cono
fcedo lericchezze,gli honori, le uoluttà,gli imperij mõ
dani, mille altre cofe fi fatte: & quelle eßiftimando,
ò dandoui a diuidere effer buone, u'accende cura di lo■
rosinguifa che mancando dipoffederle, no ui parrebbe,
ne uorrefte effer huomini . Li quali appetiti non potete
recare ad effetto fenza danno, uergogna, difpiacere,
rouinadell'altreperfone . Dunque di cofi fatte opera
tioninon ne fate cagion la difcordia, che non n'ha col
pa , ma le uoftre infatiabili uoglie , le quali, aguiſa di
fantolini bramofi . lufingando, & promettendofi mena
dietro il uoftro intelletto . Et pofto anchora, ch'ella ne
foffe cagione, lei però non douerefte tutti affatto uitupe
rare: conciofiacofa che morte , e pouerta d'alcuno di
uoi,fia uita & ricchezza dell'altro ; & la diſtruttione
M 2
DIALOGO
dell'imperio di Romafiaftato accrefcimento de barbaz
ri. Dunque cofi effendo , onde uiene che altrettăti di uoi
nonlodanolei, quanti ne dicono male? per certo ò l' Afia
l'e ingrata,ò a tortofe ne duole l'Europa . Hor qui m'im
pofe,chi mi mandò, che puntofaceßi alle mie parole. Ma
amor di uerità, defiderio di trarui d'errore mi fpinge
a feguitar alcun'altragiunta:perche chiaramentefi ue=
da con quanta ragione uoi ui dolete della uoftra antica
uniuerfal madre difcordia . G. Mercuriofigliuolo baſta
hauer riferito le fue ragioni, fenza che tu ue n'aggiugi
dell'altre, ch'ingiuriare chi non t'offende , non è giuſta
cofa. D. Non uolendo cheſiparli altramente; tempofes
rebbe che fi faceffe giuftitia:in ogni modo riſpondino o
taccianogli auuerfarij,tu fe chiaro dell' effer mio, G.No
fon anchora fi chiaro,ch'io non poteßi effer piu. D. Ha
uendoti moftro due cofe, l'una:ogni difcordia effer buoz
na, natural cofa, l'altra, posto che alcuna nonfoffe
cattiua,una folaper diuerfi riſpetti effer buona, & cat
tiua: che cofa ti mette in dubbio dell'effer mio ? G. Ben
haiprouato quelle due cofe,ma non in quel modo che tu
dicefti di uolerfare, cioè l'unaprima , & l'altra dapoi:
ma ambedue infiemeſenza diftinguere l'una dall'altra.
Per laqual cofa le tue confufe ragioni m'hanno messo
nelcapo un certo non fo che incognito , indiftinto: ch'io
non menefofuiluppare. D. Bafta chefiano prouate.G.
Questo non bafta,ma bifognerebbe prouarle nell'ordi
ne,chefuron propofte.D. Questo nonfà nulla.G. Anz
zi fà affai,peroche l'ordine & la difpofition delle cofe
uariata in diuerfe maniere fà parer quello che non e.e
che ciòfia uero, poniamo che la terra foße quifufo,

la gin onsse
DELLA DISCORDIA. 91
lagiùa baffo la Luna, credi tu che in questa cotal dispos
fitione il mondofi conferuaffe? D. Non ch'io nol credo,
però che'l luogofuperiore è naturale alla Luna, & l'in
feriore alla terra;ma egli era in mia libertàproponer,e
dir primadiquelle due cofe qual mipiaceua. G. Questo è
uero,mapoiche cofiproponefti, cofi doueui narrare, et
hauendofatto altramente, nonfonficuro di no eſſergab
bato da te,fi che'l uero mi paiafalfo , e il falfo uero:co=
meanche un medefimo colore nel collo della Colomba,
☛ dell'Amitra, diuerſamente diſpoſto pare hora uerde,
horagiallo.D. Dunque chefi de fare? G.Tornare a
parlare, e qualeprometti tale attendere . D. Hor quado
mai fi finiranno lepene mie,non dico di fopportare,ma
diparlare? G. Cofipoteuipiangere in terra, come quifu
CA fo . D.Fà cofi Gioue, prendi qualparte tu uuoi delle mie
ragioni, parlififopra di quelle:ma non mi far comin
ciar ogni cosa da capo,fpetialmenteper cofi lieue cagio=
ne. G. Par bene che tu fia poco efperta d'i coftumi del
mondo , hauendoper niente l'ordine , & ladifpofition
delle cofe. Vn medefimo effercito difpofto diuerfamente
uince, & perde laguerra; unafaccia, un panno, una te=
la medefima, fecondo ch'ellafarà collocata,bella et brut
ta tiparera. Vna dipintura lunga una ſpanna, da trauer
foguardata,ferà creduta di quattro braccia.Dunque uo
lendo,ch'io dia fentenzafinale,prouedi ch'io oda le tue
ragioni ordinatamente daprincipio afine.lequali ordine
rainon come tiparerà,ma come fi richiede alla natura
diquelle:ponendo dinăzi da tutte, legenerali, come quel
le chefono piu note ; daloro uenendo allefingulari,
accioche letueparolefi coformino agli effetti della nas
M 3
DIALOGO
tura:laquale allhora dimostrerai chefia ueramente tua
madre , quando cercherai d'imitarla . D. Se cofi bene
m'haueffero imparato a fillogizare i philofophi con la
loro dottrina, come ingiuriandomi di continuo, m'han
no inſegnato a dolere; potria effer che per piacertiio ri
tornaßi aparlare nella maniera moftrata. Mapcio ch'io
fono no meno ignorante, che dolente , ſe io ho male par
lato la prima fiata, male parlerei lafeconda, 6 la ter
za, anzi tantopeggio le due ultime uolte che la prima
non fei,quanto il dolore rinouato per le parole,trarreb
be a fe l'intelletto, in guifa l'occuperebbe, che io no
ne potrei difporre a mio modo.onde in uece diparlare,
argomentare per la mia parte,piangerei,&fofpire=
rei la mia miferia.Per laqual cofa io delibero di tacere,e
fenza altramente ripeter, ne ordinare le mie ragioni, ri
mettermi altuo infallibile giudicio , fe per hauer detta
la uerità non philofophicamente,ne con partitione,ò diz
fpofitione oratoria(come altri fuolfare)ma daſemplice,
puraperfonauota d'artificio, colma d'affanni,la
quale attenda no a dilettare, ma a dimoſtrare, deggio ef=
fer,aguifa di Socrate, innocentemente condannata da te
a perpetua miferia. G.Per quefto non ti affoluo, ne ti co
danno,ma comegiudice più tosto giusto, che animofo, dif
ferifco di darfententia,fin tanto, che udite un'altra uol
tale tue ragioni, & quelle meglio intefe ch'io no ho fat
tofin hora,ultimamente mi rifolua in fauor di cuideg=
gia cader quefto giudicio.D . in quefto mezzo io rimar=
rò nellamia miferia: i philofophi parricidi triomphe
ranno di me , chegià foleua triomphare dell'uniuerfo.
G. Quefto fiapoco tempo, peroche domane, ò l'altro,
s'ion on son
44
DELLA DISCORDIA . 92
1 fe io nonfon difturbato , ti efpedirò . D. Io t'intendo,tu
uuoidire quando tiparerà. G. Anzi quando potrò . D.
Auegna che il di d'hoggi poco utilmente paia effer fta
to comparito da me , & le mie lunghe, & uere querele
in uento conuerfe paiono effer tornate in uano; nondime
no non m'ha punto fallito la mia credenza:peroch'io ti
uenni a parlare non confperanza di trouare in tepietà,
ògiuftitia , ma accioche tu non poteßi dire di non hauer
intefo ch'io n'hauefti bifogno: & con queſtafinta igno=
rantia ricoprir la malignità del tuo animo . Ma l'ingiu
ria che tu mi fai ,forfe da chi fi fia mi ferà uendicata
$ una uolta , ftà con Dio. G. Spogliati prima la uefta che
non è tua :poi ua in pace doue tu uuoi. D. Ben poffo ha
uermiguadagnato un farfetto, parlando , & piangen
!
do tutto un giorno , quanto egli è lungo dalla mattina,
alla fera. G. Che hanno afar le tue ciancie con le rob
be di Ganimede? D. Hor dianzi non mi diceui tu mota
teggiando, cotale habito effer conforme al nome, al
laprofeßion mia? per laqual cofa , & perch'ogn'un ue
da , in che maniera mi fia conuenuto parlare , s'io uolu
to impetrar audienza dal moderatore d'ogni cofa,al tut
to uoglio quefto farfetto per me. G. Ah fceleras
ta Megera, dunque tu hai ardimento d'of
fendere & rubar Gioue in caſaſua?
D. Questa non uoglio chetu
la chiami offefa, ma piu
tosto unfegno del
defiderio
d'offenderti ; delquale fpero godere
compiutamente una uolta.
1 M
DIALOGO DELLE LINGVE.

INTERLO VTOR I.

Bembo, Lazaro , Cortegiano, Scolare,

Lafcari, Peretto.

BEMB 0 .

O odo dir,meffer Lazaro, che la Si


gnoria di Venetia u'ha condotto a
legger Greco,& Latino nellostudio
di Padoua,è uero questo? LAZ. Mõ
fignorfi. B E M. Cheprouifione è la
uoftra? LAZ. Trecentofcudi d'oro.
BE M. Meſſer Lazaro , io me n'allegro con uoi ,
con le buone lettere , & con li ftudiofi di quelle : con
uoiprima,peroche io non sò huomo niſſuno della uoftra
profeßione,che andaffe preſſo a quel fegno, ouefete ar
riuato con le buone lettere poi , lequali da qui innanzi
non mendicheranno la uita loro pouere , nude, come
fono ite per lo paffato : m'allegro etiadio con loftudio,
gliftudiofi di Padoua,cuifinalmente è tocco in forte
tale maestro,quale lungo tempo hanno cercato, er defi
derato. Ma io u'auifo,che egli ui bifogneràfodisfar non
tanto all'immenso defiderio, che hannogli huomini d'im
parare,quanto ad una infinita fperanza che s'ha di uoi,
della uoftra dottrina.Ilchefare nuoua cofa non uifa
rascofi fete ufato d'affaticarui, & con le uoftre lodeuoli
fatiche operargloriain uoi, et in altrui uirtù.Laz , Mõ

Signor
DELLE LINGVE . 93.
fignor,fempremai io n'hopregato Domenedio , che mi
dia gratia & occafione una uolta di far conofcere, al
mondo non quel poco ch'io fo;ma il ualore & l'eccellen
za di queste due lingue , lequali gran tempo fono state
fprezzate da chi douea adorarle.hora, che Dio la mi ha
conceduta,ho fperaza difare, che molti huomini di qua
lunque età & natione,laſciatigli altriſtudi da cato,tut
ti a questo unofi doneranno: come a quello, che ueramen
tepuò loro far gloriofi . B E M. Chiunque ui conofce
porta cotale opinione di uoi. Maper certo noifiamo giu
tia tempo, che pare che il male lungamente da noi fof
ferto uoglia Iddio a qualche modo ricompenfarci:pero=
che in ifcambio delle molte poffeßioni & città della Ita=
lia,lequali occupanogli oltramontani, egli ci ha donato
l'amore e lacognitione delle lingue in maniera,cheniſ
Juno non è tenuto philofopho , che nonfiagreco, & lati
no perfettamente. Onde egli è ftrana & bella cofa il ue
derci continuamente uiuere & parlare con barbari: &
non hauer del barbaro. Ne folamente queste due nobilif
fime lingue,ma la Thofcanapoco mě che perduta,quafi
pianta che rinouelle , è rifiorita di nuouo fifattamente;
che dibreue piu d'un Petrarca, et piu d'un Boccaccio ui
fi potrànumerare. la Hebreafimilmente comincia ad efa
fer in prezzo. Perche a me pare, quando uiguardo,che
queftofia un certo influffo del Cielo fi fieraměte ogn'u
no fi di nello studio delle lingue:ilquale folofra tuttigli
altri cifà immortaliper fama. L A z. Degna cofa é da
credere, che'l Cielo habbia curato altre uolte , & curi
anchora della Greca , & della Latina, per la eccellenza
di queſtelingue:ma di quelle altre ne il Cielo ne ha cura,
DIALOGO
nedeeno hauerne i mortali. ai quali ne honore ,ne utile
non può recare il parlar bene alla maniera del uolgo .
BEM. Egli è ben uero, che tanto piu uolontierifi doue
rebbe imparar la lingua Greca,et la Latina , che la Tho
fcana,quato di questa quelle altre duefono piu perfette,
piu care;ma che la Thofcafia dafprezzare del tutto
per niente lo direi parte per non dire bugia , parte per
non parer d'hauer perduto tutto quel tempo, chefpen
der uolli in apprenderla . Della Hebrea,io non nefo nul
lama per quello che io n'oda dire, quato laLatinagl'Ita
liani , altrettanto ò poco meno iftima lei la Germania.
LAZ. Amepare,quando uiguardo, che talefia la uol
garThofcanaprispetto alla lingua Latina, quale lafec=
cia aluino:peroche la uolgare non è altro , che la Latina
guafta,& corrotta hoggimai dalla lunghezza del tem=
po,ò dalla forza de Barbari, ò dalla noſtra uiltà . Per la
qual cofagl ' Italiani, liquali alioftudio della lingua Lati
nala uolgare antepongono , ò ſonſenza giudicio, non di
fcernendo tra quel ch'è buono , non buono; òpriui in
tutto d'ingegno nonfon poffenti dipoffedere il migliore.
Onde quello n'auiene , che noi ueggiamo auenire d'alcu
na humanacompleßione :laquale ,fcema di uigor natura=
le,non hauendo uirtù difare del cibofangue , onde uiua
ilfuo corpo,quello in flemma conuerte che rende l'huo
mo dapoco, nelle proprie operationi ilfà eſſere con=
forme alla qualità dell'humore . Ma eglifiuorrebbe daz
reperlegge ad ogn'uno ; a uolgari il non parlare Latina
mente, per non diminuir la riputatione di queſta lingua
diuina: a letterati,che mai da lorofe non coſtretti d'alcu
na neceßità, nonfiparlaffe uolgare alla maniera degli

ignorant
DELLE LINGVE . 94
ignoranti:accio che'l uolgo arrogante co l'effempio,
! auttorità degrandi huomini, non prendeffe argomento
difar conferua dellefue proprie brutture;& ad arte ri=
durre lafua ignorantia. CORTEG. Meffer Lazaro,
1
qui tra noiditene il male che uoi uolete di questa lingua
1
Thofcana:folamente quello nonfate, chefece l'annopaf
fato meffer Romolo in questa città? ilquale orando pu
blicamente, con tante & tali ragioni biafimò cotal lin
gua,che hordfù , che innanzi harei tolto d'effer morto
famiglio di Cicerone,per hauer bene Latinamente par
Lato:che uiuer hora con questo Papa thofcano.LAZ.
Se io credeẞi biſognarmiperfuadere a Scolari di Pado=
• ua, che la lingua Latinafoffe cofa daſeguitare,et dafug
* gir la Thofcana,ò io non u'andarei a leggere Latino , o
pererei che delle mie Lettioni poco frutto fe ne doueffe
pigliare,ilche dafefteßinol conofcendo , giudicarei che
eßi mancaßerò d'intelletto, nonfapendo diftinguere tra
principijperfe noti , & tra le coclufioni: ilqual difetto
no ha rimedio niffuno. Onde io ui dico, che piu tofto uor
rei faper parlare , come parlaua Marco Tullio latino,
ch'effer Papa Cleměte . CORTEG . Et io conofco di
molti huomini, che per effer mediocri Signori,fi conten
tarebbono d'effer muti.già non dico ch'iofia uno di que
fto numero:ma dico bene, dicolo co uoftragratia,poi
che il diffetto è dal mio poco intelletto , io non uedo per
qual ragione debba l'huomo apprezzare la lingua. Gre
ca,ne la Latina,che perfaperle, fprezze, mitre & coro
ne:chefe ciòfoffe, ftatofarebbe dimaggior dignità il ca
1 neuaio,o'l cuocodi Demosthene, & di Cicerone,che no
chora l'imperio, et ilpapato, в M. No creggiate.cha
DIALOGO
meſſer Lazaro bramifolamente la lingua Latina di Ci
cerone, laquale era commune a lui, & gli altri Romani;
mainfieme con le parole Latine egli defidera l'eloquéza,
& la fapienza di lui: chefufuapropria, et nõ d'altri:la
quale tanto piu eccellente dee riputarfi d'ogni mondana
gradezza,quáto all'altezza de principatififale per fuc
ceßione,ò per forte , oue a quella delle fcieze monta l'a
nima noftra non con altri ali.che con quelle delfuo inge
gno, dellafua induſtria . Io fo nulla per rispetto a que
gloriofima quelpoco ch'io nefo delle lingue,non lo can
gierei al Marchefato di Mantoua. L A Z , lo non credo
Monfignor mio,che uoi creggiate, che molti de Senatoz
ri, de Confolari di Roma, non che tutta laplebe cofi
Latino parlaffe,comefacea Marco Tullio:alli cuiſtudij
piu fù Roma obligata, che alle uittorie di Cefare . Onde
io dißi, hora dico di nuouo, che più iftimo & ammis
ro la lingua Latina di Cicerone, che l'imperio d'Augu
fto. Delle laudi della qual lingua parlarei al prefente, no
tanto per fodisfare al defiderio di quefto gentil'huomo
da bene , quanto perche io fono obligato di farlo . ma
oue uoi fete , nonfi conuiene, che altri che uoi ne ragio=
ni: chifaceffe altramente , farebbe ingiuria alla lin
gua, & egli farebbe tenuto profontuofo. B E M. Quez
fto officio di lodar la lingua Latina per molte ragioni
dee effer uoftro : parte per effergià deſtinato ad inſe=
gnarla publicamente : parte per eſſerle piu partigiano ·
che non fono io, ilquale non l'iftimo cotanto :fi che pe
rò io difpregi la uolgare Thoſcana : & anche io non la
propofi fe non ad un Marchefato ; oue uoi l'hauete meſ
fa difopra all'Imperio di tutto'l mondo. Dunque a uoi
theca i
DLLE LINGVE . 95
tocca il lodarla:che lodandola farete grato alla lingua,
alla quale il nome uoftro , e la fama uoftra è grandez
mente obligata: & con questo buongentil'huomo corte
femente operarete,il quale dianzi nonfi curò di confef=
fare d'hauereanzi dello fcemo,che nò , per udir uoi raz
gionar della fun eccellenza. LA z. Etio poi che uolete
cofizuolontierila loderò, conpatto dipotere infiememen
te biafimar la uolgare, fe uoglia me ne uerrà, ſenza che
uoi l'habbiateper male. в E M. Son contento : mafia il
patto commune, che quando uoi uituperarete ; io poffa
difendere. A z. Volontieri, ma a uoigentil'huomo di
co, ch'io poffe bene incominciare a lodare la buona lin
gua,rendendoui la ragione perche io la preponga allaſi
gnora del mondo;mafinire non ueramente ; tanto ho da
dire intorno a quefta materia: non per tanto mi rendofi
curo,chequel poco ch'io ne dirò, uiperfuaderà ad eſſer
le molto piu amico, che uoi nonfiete al prefente alla cor
te di Roma. CORT. Queſto uoi farete dapoi.hora io
uoglio per la mia parte,che qual hora cofa direte,che io
non intenda,interrompendo il ragionamento , poſſapre
garui che la chiariate. L AZ. Son contento. Dunque
fenza altroproemio fare , io dico incominciando , che
quantunque in molte cofefiamo differenti dalli bruti ani
mali,in queft'unaprincipalmente ci difcoftiamo da loz &
ro,che ragionando , & fcriuendo communichiamo l'un
l'altro il cuor noftro: la qualcosa non poſſonofare lebe
ftie. Dunquefe cofi è, quello piu diuerfo farà dalla natu
rade' bruti , ilqualeparlerà feriuerà meglio . Per la
qual cofa chiunque ama d'eßere huomo perfettamente,
con ogniftudio dee cercare diparlare , & feriuereper
1
DIALOGO
fettamente: chi ha uirtù di poterlofare,benfipuo di
re a ragione lui effer tale fragli altri huomini , qualifon
gli huomini ifteßi per rispetto alle beſtie. La qual uirtù
diparlare, & difcriuere, i Greci & Latini quaſi ugual
mente s'appropriarono. Onde le loro lingue uegono ad
effer quelle, chefole era tutte l'altre del mondo ci fanno
diuerfi per eccellenza dalle barbare , et dalle irrationali
creature. Et ébě dritto:cociofiacofa che tra Poeti uolga
ri niuno ue n'habbia il quale agiudicio de Fioretinipof=
fa agguagliarfi a Virgilio ad Homero, ne tragli oratori,
a Demofthene,ò a Marco Tullio. Lodate quanto uolete
Il Petrarca , & il Boccaccio, uoi nonfaretefi arditi, che
ne egualiperò,ne inferiori troppo uicini li facciate alli
antichi:anzi da loro tanto lontani li trouerete , che tra
quelli nonfarete ofi d'annouerarli. Hora non uoglio no
·
minar d'unin uno ifcrittori Greci, & Latini digrande
eccellenza,ch'io non ne uerrei a capo in un mefe:mafon
contento di queste due copie.troueraßi a coſtoro in altra
lingua alcun pare?dirò di me:mai nonfono difi rea uo
glia, fi trifto, che leggendo i lor uerfi l'orationi lo
ro, non mi rallegri.tuttigli altri piaceri, tuttigli altri di
letti, fefte, giuocchi, fuoni, canti , uanno dietro a quest'
uno.ne dee huomo merauigliarfene, però chegli altriſo
lazzifono del corpo , & quefto é dell'animo. onde quan
to è più nobile cofa l'intelletto delfenfo,tanto è maggio=
re piugrato quefto diletto di tutti gli altri. C O R T.
Ben ui credo ciò che dicete : peroche qualunque uolta io
leggo alcune nouelle del noftro Boccaccio, huomo certa
mente di minor fama , che Cicerone non é ; io mi fento
tutto cangiare:maßimamente leggendo quella di Ruſtiz
coer Aliver,
DELLE LINGVE. 96
co, d'Alibech, d'Alathiel, di Peronella , & altre cos
tali,lequaligouernano iſentiměti di chi le legge, & fan=
no fargli a lor modo. Per tutto ciò io non direi douer
buomo arguire l'eccellěza d'alcuna lingua:piu tosto cre
dola naturade le cofe defcritte hauere uirtù d'immutà
re il corpo , & la mente di chi legge. BEM. Queſto
no,ma la facondia èfola,ò principale cagione difarin
noi cofi mirabili effetti. & ch'egli fia il uero , leggete
Virgilio volgare,latino Homero, & il Boccacio no tho
fcano :& nonfaranno quefti miracoli. dunque meſſer
"" Lazaro dice il uero, quando di tali effetti pone la ragio=
ne nelle lingue. Ma non prouaper quefto lafuaragione
non fi couer imparar altralingua , che la latina , & la
greca: perchefela noftra uolgare hoggidi nõ è dotata di
cofi nobili autori:già non è cofa impoßibile , che ella
n'habbia,quando chefia,poco meno eccellenti di Virgi
lio, & d'Homero: cioè che talifiano neda lingua uolga=
re,qualifono costoro nellagreca, et nella latina. L A z.
Quando egli aunerrà , che la lingua uolgare habbia i
fuoi Ciceroni , i fuoi Virgilij , iſuoi Homeri, & i ſuoi
Demoftheni : allhora configlierò che ella fia cofa da
imparare,come é hora la latina , & lagreca. Ma ques
fto mai nonfarà:conciofiacofa che la lingua non lo patiz
fceper effer barbara,fi come ella è : & non capace ne di
numero , ne di ornamento. Che fe que quattro, non che
altri,rinafceffero un'altra uolta, con l'ingegno, e con
l'induftria medefima, con la quale grecamente e latina
měte poetarono et orarono ,parlaffero e fcriueffero uol
garmente, eßi nofarebbero degni del nome loro. No ue
dete uoi quefta pouera lingua hauere i nomi nõ declinaz
1
DIALOGO
bili,i uerbifenza coniugatione, & fenza participio;
tuttafinalmentefenza niffuna bontà? & meritamente
per certo conciofiacofa, che per quello ch'io n'oda dire.
dafuoifeguaci,tafuapropria perfettione confifte nel di
lungarfi dalla latina ; nella quale tutte le parti dell'ora
tionefono intere e perfette, che fe ragione mancaffe di
biafimarla,queftofuo primo principio, cioèfcoftarfi dal
ta latina, è ragione dimostratiua della fua prauità. Ma
che?ella moftra nellafuafronte d'hauer hauuto la ori
gine,e l'accrefcimento da barbari , & da quelliprinci=
palmente,chepiu odiarono li Romani, cioè da France
fi, da Prouenzali:da quali non pur i nomi, i uerbi,&
gli aduerbi di lei; ma l'arte anchora dell'orare , & del
poetarefi deriuò.Ogloriofo linguaggio.nominatelo coz
me uipiace,folo che Italiano non lo chiamiate, eſſendo
uenuto tra noi d'oltre ilmare , & di là dall'alpi, onde
é chiufa l'Italia:chegià non é propria de Franceſe la
gloria, cheftati ne fiano inuentor , & accrefcitori, ma
dall'inclinatione dell'Imperio, di Roma in qua mai non
uenne in Italia natione niffuna fi barbara ,e cofipriua
d'humanità, Huni, Gotti, Vandali, Longobardi, ch'àgui
fa di tropheo,non ui laſciaſſe alcun nome , ò alcun uer
bo de piu eleganti , ch'ella habbia : & noi diremmo che
uolgarmenteparlando poffa nafcere Cicerone, ò Virgiz
lio? Veramentefe quefta lingua foffe colonia della latis
na,non oferci confeffarlo:molto meno il dirò, effendo lei
una indiflinta confufione di tutte le barbarie del mondo.
nel quale Chaos prego Dio che ui mandi anchora lafua
difcordia : laquale feparando una parola dall'altra, &
ogn'una di loro mandando alla propria fua ragione,
finalmente
DELLE LINGVE. 97
finalmente rimanga a queſta pouera Italia il fuo primo
idioma : per loquale nõ meno fù riuerita dalle altre pro
uincie,che per le armi. Io ueramente poco ho letto dique
fte cofe uolgari, & guadagnato parmi d'hauere aſſai in
3
perdere di ftudiarle: ch'egli è meglio non le fapere che
faperle : ma quante uolte per mia diſgratia n'ho alcuna
ueduta, altrettante meco medefimo ho lagrimato la no
ftra miferia,penfando fra me quale fugiàser quale è ho
7 ra la lingua, ondeparliamo & fcriuiamo. & noi uedre
mo giamai Cicerone, ò Virgilio thofcano ?piu tosto rina
fceranno Schiauoni, che Italiani uolgari: faluofe pergio
co non fi dirà in quel modo , che i feruifanno il lor Re
i prigioneri il lor podeſtà . Ma tal Virgilio,& tal Ci
cerone, Mori, et Turchi poffono hauer nelle lor lingue:
però parlando una uolta con un mio amico che molto
ben s'intedea della lingua Arabefca, mi ricorda udir diz
$ re, che Auicenna hauea compofte di molte opere:lequali
fi conofceuano efferfue non tanto all'inuetione delle co
30 fe,quanto alloftile, nel quale digran lunga auăzaua tut
tigli altrifcrittori di quella lingua, eccetto quel de l'Al
corano . Dunque come proportioneuolmente Auicenna
" fi direbbe Marco Tullio fragli Arabi,cofi confeffo do=
! uere nafcere ,anzi effer già nato e forfe morto il Virgiz
į lio uolgare:ma dico bene che tal Virgilio è unVirgilio di
pinto. Ma il buono e il uero Virgilio, ilquale, lafciado l'o
bre da canto,douerebbe l'huomo abbracciare, ha la lin=
gua Latina, come la Greca ha l'Homero:&facendo al
tramentefiamo a peggior conditione , che non fono gli
1 oltramontani, li quali elfaltano & riuerifconofommame
te la noftra lingua Latina, tanto ne apprědono, qua
N
DIALOGO
topoffono adoprar l'ingegno:ilquale ſe pare in lorofof
fe al difio,mi rendo certo che di breue la Germania , &
la Galliaprodurrebbe di molti ueri Virgilij. Ma noi al
trifuoi cittadini colpa & uergogna del noftro poco giu.
ditio)non folamente no l'honoriamo; ma aguiſa diper
fone feditiofe tuttauiaprocuriamo di cacciarla dellaſua
patria,er in fuo locofar federe queft'altra: della qua
te per non dir peggio)nonfifa patria, ne nome.C OR=
TE. Ame pare meffer Lazaro , che le uoftre ragioni
perfuadano altrui a non parlar mai uolgarmente:laqual
cofanon fi può fare,faluofe nofifabricaffe una nuoua
città, laquale habitaßero iletterati ; oue non fi parlaf
Je fe non latino . Ma qui in Bologna chi non parlaffe
wolgare,non harebbe chi l'intendeffe , & parrebbe un
pedante,ilquale con gli artigiani faceffe il Tulliofuor di
propofito . L A Z. Anzi uoglio, che cofi , come per li
granari di queſti ricchi fonograni d'ogni maniera , or≤
zo,miglio , fromento, altre biadefi fatte,delle quali
'altre mangianogli huomini, altre le beſtie di quella caſa,
cofifiparli diuerfamente hor latino , hor uolgare , oue
quando è meftieri. Ondefe l'huomo è in piazza , in
uilla , ò in cafa col uolgo , co ' contadini, co' ferui,parli
uolgare,& non altramente: ma nelle fcole delle dottri=
ne & trai dotti, oue poßiamo & debbiamo eſſer huomi
ni,fia humano, cioè latino il ragionamento . & altretta
tofia detto dellafcrittura : laqualefarà uolgar lanecef=
fità,ma la elettione latina , maßimamente quando alcu=
na cofa fcriuemo per defiderio digloria : laquale mal ci
può dar quella lingua, che nacque, & crebbe con la no
ftrá calamità , & tuttauia fi conferua con la rouina di
DELLE LINGVE . 98
noi . в Eм . Troppo afpramente accufate questa in
nocente lingua : laquale pare che molto piu uifia in o
dio ; che non amate la Latina , & la Greca . Peroche
oue ci haueuatepromefo di lodar quelle principalmen=
te , la Thofcana alcuna uolta, uenendo il cafo, uitu
perare, hora hauetefatto in contrario : quelle non haz
-C uete lodato, quefta una fieramente ci biaſimate ; &
per certo agran torto : peroche ella non è puntoſi bar=¸

bara , ne fipriua di numero & d'harmonia, come la ci
hauete dipinta.chefe la origine di leifu barbara daprin
cipio,non uolete uoi che in fpatio di quattrocento o cin
quecento anni fia diuenuta cittadina d'Italia ? per cera
tofi : altramente li Romani medefimi, liquali di Phri
gia cacciati uennero ad habitare in * Italia , farebbero.
*
Barbari: le perfone , i coftumi , & la lingua loro fareb
be Barbara. l'Italia,la Grecia, e ogn'altraprouincia,
quantunque manfueta , & humana , fi potrebbe dir
Barbara;fe l'origine delle cofe foffe baftante di recar la "
ro queftainfame denominatione . Confeffo adunque la
lingua noftra materna effere una certa adunanza non
confuſa , ma regolata di molte & diuerfe uoci , nomi,
uerbi , altreparti d'oratione : lequali primieramen
te da ſtrane uarie nationi in Italia diſſeminate, pia
artificiofa cura de noftri progenitori infieme racz
colfe :& ad un fuono , ad una norma , ad un ordine,
fi fattamnete compofe ; che eßi ne formarono quella
lingua,laquale hora e propria noftra, & nõ d'altri,imi
tando in quefto la madre noftra natura : la quale di quat
tro elementi diuerfi molto fra loro , per qualità & per
fito, ci ha formatinoi altri piuperfetti, & più nobilis
N 2
DIALOGO
che gli elementi nonfono . imaginateui, meffer Lazaro,
di uedere l'imperio, la dignità, le ricchezze,le dottrine,
finalmente le perfone , es la lingua d'Italia infor
za de Barbari in maniera, che il trarla lor delle maniſia
cofa quafi impoßibile: uoi non uorrete uiuere al mondo?
mercantare ?
ftudiare ? parlare uoi e uoftrifigliuoli ? Ma
lafciando da parte l'altre cofe , parlerete Latino, cioè in
guifa,che nou'intendano i Bolognefi ; oparlerete in ma
niera ch'altri intenda , & risponda ? Dunque una uolta
ilparlar uolgarmente eraforza in Italia : ma in procef=
fo di tempofece l'huomo (comefi dice ) di quellaforza,
✔ neceßità , l'arte , & l'induſtria della ſua lingua.Et
sofi comenelprincipio del mondo gli huomini dalle fie
refi difendeuano fuggendo , uccidendo ſenza altro;
borpaffando piu oltra a beneficio & ornamento della
perfona ci ueftiamo delle lor pelli:cofi da prima, afineſo
lamente d'effere inteſi da chi regnaua,parlauamo uolga
re:hora a diletto, & a memoria del noftro nome parlia
mo,& fcriuiamo uolgare . O' egli farebbe meglio chefi
ragionaſſe Latino: no lo nego,ma meglio farebbe ancho
ra , che iBarbarimai non haueffero prefa, ne diſtrutta
l'Italia, & che l'imperio di Roma foffe durato in eter
no. Dunque fendo altramente , chefi deefare?uoglia m
morir di dolore ? reftar mutoli? non parlar mai; fin
che torni a rinafcere Cicerone, Virgilio? Le cafe,itéz
pij,& finalmente ogni artificio moderno, i difegni, i ris
trattidimetallo di marmo non fono da effer parega
giati agli antichi: douemo però habitare tra bofchinon
dipingere , nonfondere, non ifcolpire, non facrificare,
non adorar Dio bafta a l'huomo meffer Lazaro mio
DELLE LINGVE. 99
caro,che eglifaccia ciò che eglifa, & può fare,&fi că
tenti delle fue forze . Configlio adunque , & ammoni
fco ciafcuno, che egli impare lalingua Greca, & Lati
na,quelle abbracci,quelle habbia care, & con l'aiuto di
quelleftudi a farfi immortale. Ma a tutti quantinon ha
partito ugualmente Domenedio ne l'ingegno, ne'l tem=
I po. Piu ui uò dire farà alcuno perauentura , cui ne natu
1
2)
ra, ne induftria no mancherà, nulladimeno egliferà qua
fi che dalle stelle inclinato a parlare etforiuer meglio uol
gare, che latino, in unfoggetto , & in una materia mede
fima;che dee fare egli? Che ciò fia il uero,uedete le cofe
** latine del Petrarca, & del Boccaccio , & agguagliatele
alle loro uolgari: di quelle niuna peggiore, di queſte niu
na miglioregiudicarete. Dunque da capo cõfiglio & am
moniſco uoi meſſer Lazaro,fcriuere & parlare Latino
come quello che affai meglio fcriuere etparlare Latino,
che non uolgare:ma uoigentil'huomo, ilquale ò laprati
ca della corte, ò l'inclinatione del uoftro nafcimětoftrin

gea far altramente, altramente configlio , &r facendo al
tramente non folamente non uiuerete inhonorato , ma
tanto piugloriofo, quantofcriuendo , & parlando bene
uolgare , almeno a uolgari farete caro : oue malamente
fcriuendo & parlando Latino , uilefareſte a dottipariz
mente, & indotti. Ne ui perfuada l'eloquentia di meſſer
Lazaro piu tofto a diuenir mutolo , che componere uol
garmente,peroche cofi laprofa , come il uerfo della lina
gua Moderna , è in alcune materie poco meno numero
fa, di ornamenti capace della Greca,
oratio ne della Latina.
# ffo ,di ,
Ifei lor flu
uerfilhanno lorpiedi lor harmonia,lor numer Pr o
le pro
R L
l A
BI E eE
YA elega
# D LL E
V I B N
O
Y
L
LYG
DIALOGO
tie diparlare,repetitioni , conuerfioni, compleßioni,
altre tai cofe:per lequali non è forfe, come credete, diuer
fa una lingua dall'altra : che fe leparole fono diuerfe;
l'arte del comporle, dell'adunarle è una cofa medefi=
ma nella Latina, & nella Thofcana. Se meffer Lazaro
ci negaffe quefto: io li domanderei, onde é adunque, che
le Centonouelle non fono belle egualmente,ne i fonetti
del Petrarca tuttiparimente perfetti ? Certo bifognareb
be,che egli diceffe niuna oratione , niun uerfo thofcano
non effer piu brutto, ne piu bello dell'altro , & per con
feguente il Seraphino eſſer eguale al Petrarca : ò uera
mente confeffarebbe fra le molte compofitioni uolgari
alcunapiu,alcuna meno elegante & ornata dell'altra
trouarfi:laqual cofa nonfarebbe cofi, quando ellefoffe
ro deltutto priue dell'arte de l'orare , & delpoetare.
LAZ. Monfignore io negai la lingua Moderna hauer A

in fe numero,ne ornamento, ne confonantia, & lo nega


di nuouo,non per efperienza ch'io n'habbia, ma per ra
gione:chefe l'huomo fenzapuntofaper fonare ne tam
buro,ne tromba, folo che egli oda una uolta,per la loro
fpiaceuolezza , può giudicare quelli non eſſereſtrometi
atti a fare harmonia , ne ballo; cofi udendo , forman
do per me medefimo queste parole uolgari,al fuono di
riaſcuna di loro feparata dall'altre, ſenza ch'io le com
pona altramente,aſſai bene comprendo che diletto pof
fano recare a gli orecchi de gli afcoltanti leprofe , & i
uerfi,cheſe nefanno: uero é, che queſto giudicio no l'ha
ogn'uno,ma coloro folamente; iqualiſono uſati a balla
re al fuono de iliuti,& de i'uioloni. E mi ricorda, effens
do una uolta in Venetia, oue erano giunte alcune naui de
DELL LINGVE . 100
Turchi,udire in quelle un romore di molti ftromenti del
quale ne'lpiu fpiaceuole,ne'l piu noiofo non udi mai alla
uitamia:nondimeno a coloro,che non fono ufi alle deli
tie d'Italia,parea quella una dolce mufica, altrettantoft
può dire della numerofità dell'oratione, e del uerfo di
quefta lingua. Alcuna uolta qualunque confonanza ui fi
ritruoua, che meno ingrata & men bruttafà l'una del
L'altra:ma quella in fe e harmonia & muficadi tambu
ri , anzi d'archibufi, e di falconetti, che introna altrui
l'intelletto,& fere, & ftroppia fi fattamente , che egli
non è piu atto a riceuere impreßione dipiu delicatoſtro
mento,nefecondo quello operare.Per laqual cosa chino
ha tempo,ò uirtù di fonare i liuti, i uioloni della lati
na; piu tofto fi deeftare otiofo, che por mano a i tambų
ri, & alle campane della uolgare : imitando l'effempio
di Pallade: laquale , per non fi diftorcere nella facciaſo
nando , gittò uia la Piua, di chi era ſtata inuentrice:
fu a leipiugloria il partirla da fe, & non degnar d'ap
式 preffarlafi alla fua bocca , che non fu utile a Marfia il
ricoglierla , & fonarla , onde ne perdette la pelle. Vez
ro dicefte Monfignore que' primi antichi Thofcani effe
reftati sforzati aparlare in questa maniera, non uolen
do con filentio trapaffar la lor uita : & che noi altripo
fteriori habbiamo fatto dell'altrui forza noſtra uirtù
questo è uero : ma maggior laude dà altrui quella uio
lenza ; che a noi non reca quefta uirtù . gloria fu a lo
ro l'efferfolerti nelle miferie: ma biafimo , e scorno &
a noi altri , hora che liberifemo , il dar ricetto , & cona.

节 feruare lungamente un perpetuo teftimonio della no


P ftra vergogna, quello nonfolamente nudriresma or
N 4
DIAL
nare:altro non effendo questa lingua uolgare, che uno in
ditio dimostratiuo della feruitù che gli Italiani. Guerreg
giando una uolta la uoftra Republica, & non le baftan
do l'oro l'argento a pagare i ſoldati;fece(comefi di
ce)ſtamparegran quantità di danari di cuoio cotto co'l
conio di fan Marco , & con quellifoftentò, & uinſe la
guerra: & fù fapientia Venetiana quefta.maſe a těpo
dipace hauefferò continuato al fpendere questa moneta,
a farla digiorno in giorno piu bella, & di miglior
corame , giàfarebbe conuertita in auaritia la ſapienza.
Horafe alcuno ci haueſſe, ilquale ,fprezzato l'oro e l'ar
gento,faceffe del cuoio theforo, non farebbe eglipazzo
coftui:fi ueramente. Ma noi altri, cui mancando il thefo
ro latino , la nostra calamità fece prouedere di moneta
uolgare,quella non ci bafta di spendere tuttauia col uol
go,che altra non ne conofce, ne tocca, ma uenutonefatto
diricourar leperdute ricchezze,lei tuttauiaconferuia
mo:et ne i fecreti dell'anima noftra, ouefoleuamoferrar
l'oro, l'argento di Roma, diamo ricetto alle reliquie
ditutta la barbaria del mondo . C ORTEG . A me pa
re meſſer Lazaro , che questo nonfia ne lodar la lingua
Latina, ne uituperar la uolgare,ma piu tofto un certo la
mentarfi della rouina d'Italia: laqual cofa, come è poco
fruttuofa ,cofi è molto difcofta dal nostro proponimeto;
onde non ui uedo partir uolontieri. La z . Parui che'l
biafimo diquesta linguafia poco , quando io congiungo
il nafcimento di lei alla diftruttione dell'Imperio, & del
nomelatino? & l'accrefcimeto di lei al mancamento del
noftro intelletto?già me nõ laudarete in queſta maniera,
per farmipiacere . CORT, Ciò non giudico biafimo,
DELLE LINGVE . 101
ma merauiglia piu tofto: chegran cofa dee effer quella,
dicui non può l'huomo parlare, tacendo la rouina di Ro
ma,chefu capo del mondo . che questo fia uero ; poz
niamo che non i Barbari, ma i Greci l'haueffero disfat=
ta,et che daindi in quà parlaffero Atheniefegli Italiani,
uoi biafimarefte la lingua Attica,però che l'uſo di leifof
Je congiunto alla feruitu noftra? 1 a z. Se ciòſtatofof=
fe,nonfarebbe futaguafta, ma riformata l'Italia : pere
che non folamente non biafimerei il disfacimento dique
fto Imperio, ma lodarei Dio che lui haueffe uoluto orna
re di linguaggio conueneuole alla ſua dignità, C o RT.
Dunque maggiore é il danno d'hauer perduta la lingua,
che la libertà ? LA z. Si fenza dubbio:peroche in qua
10 lunqueftato fia l'huomo o franco o foggetto fempre=
b mai è huomo ,ne dura più d'huomo:ma la lingua Latina
ha uirtù di fare d'huomini dei, di morti , non che di
mortali cheſiamo, immortali per fama. & che ciò fia
uero ; l'Imperio Romano , chefi diftefe per tutto, ègià
guafto: ma la memoria della grandezza di lui conferuas
ta nell' hiftorie di Saluftio & di Liuio, dura anchora,
durerà fin che'l Cielo fi mouerà : & altrettantofipuò
dire dell'Imperio, della lingua de' Greci , cORT .
Queftauirtù di fare leperfone famofe per molti fecoli
non l'ha,ch'io creda,la hiſtoria Greca & Latina, co
me Greca , & Latina , ma coma historia che ella è : la
quale,in qualunque idioma fia fcritta da alcuno, è ſemz
premai come alcun dice)teftimonio del tempo,luce del
la uerità,uita della memoria, maeftra della uita d'altrui,
rinouellamento dell'antichità. L A Z. Voi dite il ue
ronon efferpropria queſta uirtùdell'hiftorie Grece, &
DIALOGO
Latine , non che altra lingua ne fia partecipe , ma pcio
che tutte l'hiftorie Grece, e Latine no hanno hauuto tal
priuilegio,ma quellefolaměte, lequali artificiofaměte cõ
pofe alcuno huomo eloquete,fendo pfette quelle due lin
gue. Ondegli annali di Roma, liqualifenza alcuno orna
měto,cofemplici e anchora rozzeparole, narrauano
gli aueniměti di lei, non durarono molt'anni. ne di lorfi
parlarebbe fe altrofcrittore, quafi da copaßione moffo,
no nefaceffe parola. Duquefe quelli il tepo hafatto dis
uenir nulla,liquali affai doueuano hauer di elegatia, eße
dofcrittilatinamete, hor chefia dell'hiftorie uolgari?cui
ne naturale dolcezza di lingua, ne artificiofa eloquenza
difcrittori no puòfar care, negratiofe giamai? C o RT.
Nointendo anchora be bene in che cofa cofifta lafoaui
tà della lingua , et delle parole Latine , & la Barbarica
Hiaceuolezza delle uolgari:anzi, cofeffandoui liberamě
te la mia ignorăza,grădißimo numero di nomi, etparti
cipij latini co loroftrana pronuntiatione,le piu uolte mi
fuonano nofo che Bergamasco nel capo:altrettatofoglio
fare alcuni modi et tepi de uerbi; allequaliparole una
fimile delle uolgari la noſtra corte Romana no degnereb
bediproferire. L AZ . Io ui ricordo gentil'huomo che
l'auttorità cociftoriale nõ e giudice cõpetěte del fuono,
degl'acceti delle parole latine:ondefe alcuna uolta la
lingua Latina le pare tener della Bergamafca, ella non ẻ
però Bergamasca:nepche talefiagiudicata,piu ui doue
te merauigliare, chegià uiſiate merauigliato,hauēdo let
ip in Ouidio, Mida Re piu folere lodare lo ftridere delle
annuccie di Pan , che la foauità della cetra d'Apollo.
CORT. Ecco iofon contento di confeffarui, che le mie
DELLE LINGVE . 102
orecchie in tal caso nonfiano humane , ma d'Aſino ;ſe
uoi mi dite,p qual cagione la numerofità, & confonaza
dell'orationi, & de uerfi di questa lingua chiamaſte muſi,
ca d'archibufi:cociofiacofa che igră maeftri di cato , cui
epropriaprofeßione l'harmonia,rade uolte , ò no mai,
fanno cato, òmottetto , che le parole di lui năfiano So
netti,ò Canzoni uolgari. queſto è purſegno che i noſtri
uerfifon dafe pieni di melodia.Laz . Già nõ e,gétil'huo
mo(comeforfepefate)l'harmonia del cato, et quella del
le profe, d'i uerfi una cofa medefima:ma moltefono,
et diuerfe:onde nofolaměte delle cofe uolgari,ma de chi=
rie anchora,& de ifantus fifanno căti, & mottetti,del
la cui harmoniageneralměte s'intede ogni orecchia:pe=
roche qualiſono ifapori alla lingua, & agli occhi, & al
nafo icolori e gli odori , tale è ilfuono agli orecchi de
gli huomini:liquali per lor natura, & ſenzaſtudio ueru
no facilmentedifcernono tra'l piaceuole, e'l difpiaceuo =
le. Ma il numero , & l'harmonia dell'oratione, & del
uerfo latino non è altro , che artificiofa difpofitione dipa
role;dalle cuifillabe, fecondo la breuità & la lunghez
za di quelle , nafcono alcuni numeri , che noi altri chia
miamo piedi, onde mifuratamente camina dal principio
allafine il uerfo , & l'oratione. & fono di diuerſe ma
niere queftitaipiedi , facendo i lor paßi lunghi & cor
ti,tardi & ueloci,ciafcheduno alfuo modo , è bell'ar
tequelli infieme adunare fi fattamente, che non difcor
= dino frafefteßi , ma l'uno all'altro, tutti infiemefia
no coformi alfoggetto:peroche d'alcune materie alcuni
piedi fono quafipeculiari, & fra lor piedi, quali meglio,
qualipeggio s'accompagnano al loro uiaggio : er qua
DIALOGO
lunque perfona quelli a cafo congiugne, non hauendo riz
guardo ne alla natura di quelli, ne alle cofe, di che intede
di ragionare, i uerfi , & l'orationi fue nafcon zoppe,
& non douerebbe nutrirgli : & di quefta cotal melodia
non nefono capacigli orecchi del uolgo:ne lei altrefi pof
fono formare le uoci della lingua uolgare: la cui profa
io nonfo dire per qual ragione fia numerofa chiamata,
fe l'huomo in lei, o non s'accorge, ò non cura ne difpon
dei,ne didattili , ne di trochei, ne d'anapefti , & final
mente di niuna maniera dipiedi:onde fi moue l'oratio
ne ben regolata. Veramente quefti nuoua beftia di proz
Ja uolgare,ò èfenzapiedi, et fdrucciola aguiſa di biſcia,
òa quelli,di spetie diuerfa molto dalla Greca, et dalla La
tina:et p cofeguete di cofifatto animale, come di moſtro
a cafo creato, oltra il costume, etl'intétione d'ogni buo
no intelletto;nofi dourebbefar ne arte, nefciëza.i uerfi
ueramete, inquatofon fatti d'undicifillabe,nõ paiono in
tutto priui di piedi,che lefillabe in loro hãno luogo , &
officio dipiedi : ma inquanto quelle cotali poffono effer
lunghe, breui a lor uoglia mai no dirò chefia diritto
il lor calle ,faluo fe Monfignor non diceffe le rime effer
l'appoggio de uerfi che gliſoftengono, & fanno anda
re dirittamente : laqual cofa non mipar uera: però ché,
per quello ch'io n'oda dire;le rimefono , piu toſto come
catena al Sonetto,et alla cazone,che piedi, ò manide uer
filoro. tanto uoglio che nefia detto da mebreue měte
certop rispetto a quello che fe ne può ragionare,ma aba
ftaza ,fe alla uoftra richiestaje troppaforſe,ſe alla prez
fenza di Mofignorfi riguarderà:ilquale meglio di me co
nofce,etpuò numerar i diffetti di questa lingua , B & M.
DLLE LINGVE. 103
Questacofa de numeri, comefi ftia, efe cofi laprofa,co
meil uerfo Thofc. n'ha la fuaparte, et in che modo lafi
habbia ; per eſſer aſſai facile da uedere, ma lontana dal
noftroproponimento ; hora con effo uoi non intendo di
difputarla:anzi confeffando quello effer uero, che ne di=
cefte,non tantoperchefia uero , quanto perche fi ueda
ciòche nefegue,io ui dico queſta lingua moderna , tutto
chefia anzi attempatetta che no; effer però anchora af=
faipicciola,& fottile uerga, la quale non ha appieno fio
rito,non che i frutti prodotti, che ella puofare:certo no
perdiffetto della natura di lei, effendo cofi atta a genera
rc,come le altre,ma per colpa di coloro , che l'hebbero
inguardia,che no la coltivorono a baſtanza, ma aguiſa
dipiantafeluaggia,in quel medefimo deferto, oue perfe
a nafcer cominciò,fenza mai ne adacquarla,ne portar
la,ne difenderla da ipruni, che lefanno ombra , l'hanno
lafciata inuecchiare,e quafi morire. Etfe que primi anti
chi Romanifoffero ftati fi negligenti in coltiuare la La
tina, quando a pullular cominciò , per certo in fi poco
tempo nonfarebbe diuenutafi grande: ma eßi, aguiſa di
ottimi agricoltori , lei primieramente tramutarono da
luogofeluaggio a domeftico,poi, perche & piu tofto,&
piu belli, maggiorfrutti, faceffe, leuandole uia d'at=
torno le inutilifrafche , in loro fcambio l'inneftarono
d'alcuni ramofcelli maeſtreuolmente detratti dalla Gre
ca:liquali fubitamente in guifa le s'appiccarono , & in
guifafifernofimili al tronco; che hoggimai non paiono
ramiadottiui,ma naturali. Quindi nacquero in lei que
fiori, & quefrutti fi coloriti dell'eloquenza, con quel
numero;& con quell'ordiue ifteffo,il quale tanto eſſal=
DIALOGO
endo
tate:liqualinon tanto perfua natura, quanto d'altrui ar
ROKET
tificio aiutata,fuol produrre ogni lingua. Peroche'l nu
mero nato per magistero di Thrafimacho , di Gorgia,di
Theodoro, Ifocratefinalmentefece perfetto. Dunquefe
impo
Greci, & Latini,buomini piu folleciti alla coltura della certo
Lor lingua,che noi non femo alla noftra ; non trouarono
in quelle,fenon dopo alcun tempo , & dopo moltafatiz
Che
ca,ne leggiadria, ne numero ; già non de parer maraui
glia,fe noi anchora non n'hauemo tanto, che basti, nella Rechi,e
uolgare: ne quindi de préder l'huomo argoměto a ſprez
zarla,come uilcofa, dapoco, O, la Latina è migliore Sard
d'affai.ò quanto farebbe meglio dir fu , et non è,mafia funt&p
ftataperlo paffato,& fia anchor tuttauia figentil cofa:
&fofre
tépo forfe uerrà, che d'altra tanta eccellenzafia la uol
prenda
gare dotata,che ſe per effere a noftrigiorni di niunoſta
wire
to,et mengradita, non fi doueſſe apprezzare la Greca,
la quale eragià grandefu'l nafcimento della Latina ; ne
noftri animi non douea laſciarfermare le radici d'un'al
noftr
tra lingua nouella : altrettanto direi della Greca per
Troia
rispetto alla Hebred. Concluderebbe fifinalmente dalle
ertotra
uoftre premiffe, douer effere al mondofola una lingua, Levincit
& non piu:ondefcriueffero, & parlaffero li mortali,et farhat
auerebbe che que uoi crederefte d'argomentarfolamen
fero
te contra la lingua Thofcana, & quella con uoſtre ragio
digno
ni eftirpare del mondo, uoi parlarefte etiandio contra la
che
Latina,& la Greca.benche queſta pugnaſi eſtěderebbe
Rocc
nonfolamente contra i linguaggi del mondo.ma contra
chiot
Dio:ilquale ab eterno diede p legge immutabile ad ogni
Flouo
cofa creata non durare eternaměte: ma di cotinuo d'uno
in altroftato mutarfishora auanzando , e hora dimi
\..
DELLE LINGVE . 104
nuendo fin chefiniſca unauolta per maipiù pofcia non
rinouarfi. Voi mi direte, troppo indugia hoggimai la per
fettione della lingua materna : & io ui dico che cofiè, co
me dite ma tale indugio non dee far credere altrui effer
cofa impoßibile , che ella diuenga perfetta:anzi ui puo
far certo lei douerfi lungo tempo godere lafua perfetz
tione,qual'hora egli auuerrà ch'ella ſe l'habbia acqui
ftata.Ĉhe cofi uuol la natura:la quale ha deliberato,che
1 qual arbor tofto nafce,fiorifce, & fafrutto: tale toftoin
uecchie,&fi muoia: in contrario,che quello duri per
59
molti anni,ilquale luga stagione harapenato afarfron
di. Sarà adunque la noſtra lingua in conferuarſi la ſua
douutapfettione lungamente defiderata, & cercata, fimi
le forfe ad alcuni ingegnili quali, quato men facilmente
apprendono le dottrine, tanto piu difficilměte le fi laſcia
no ufcire della memoria. O, ella è teftimonio della noftra
uergogna, effendo uenuta in Italia infieme con la rouina
dilei:Piu tofto ella è teftimonio della noftra folertia, &
del noftro buono ardimento:che, cofi come uenedo Enea
da Troia in Italia,ad honor fi recò,laſciare fcrittoin un
certo tropheo drizzato da lui, quelle effereſtate l'armi
de uincitori dellafua patria, cofi uergogna no cipuo ef
fer l'hauer cofa in Italia tolta di mano a coloro , che noi
tolfero di libertà. Direifinalmente, quando effer uoleßi
去 maligno, piu tofto douerfi adorar dalle gěti il Sole orie
te,che l'occidete:la ligua Greca et Latinagià eſſergiute
all occafone alle effer piu ligue , ma cartafolaměte eti
chioftro:oue quatofia difficile cofa l'iparar aparlare di
elo uoip me,che no ofate dir cofa latinamete co altrepa
tole,che co qlle di Cicerone.onde qto parlaté,efcriuete
t.. 14
DIALOGO
latino non altro, che Cicerone trafpofto piu tosto dacar
ta a carta, che da materia a materia: benche questo no é
fi noftro peccato , che egli non fia anche mio, & d'altri
affair maggiori, migliori di me : peccatoperò non
indegno difcufa,non poffendo farfi altramente. Ma que
ftepoche parole dette da me contra la lingua latinaper
Luolgare,non dißi per uero dire :folo uolfi moſtrar quă
to benediffenderebbe queſta lingua nouella chi per lei
faruoleffe diffefa:quando a lei non manca, ne cuore, ne
armid'offendere l'altrui. C O R T. Parmi Monfignor
che cofi temiate di dir male della lingua Latina , comeſe
ellafoffe la lingua del uoftro Santo da Padoua: alla qual
é ditanto conforme , che come quella fu di perfona già
uiua,la cuifantità è cagion che hora pofta in un taberna
colo di cristallofia dallegenti adorata, cofi questa degna
reliqaia delcapo del mondo Roma , guafto & corrotto
già molto tempo,quantunque hoggimaifredda & fecca
fi taccia ; nondimenofatta idolo d'alcune poche & fu
perftitiofeperfoue, colui da loro non è Chriftiano tenu
to,che non l'adoraper Dio . Ma adoratela a uoftro fen
no,folo che nonparliate con effo lei:& uolendo tenerla
in bocca cofi morta come é ,fiaui lecito di poterlo fare:
maparlate tra uoidotti le uoftre morte latineparole:er
a noiidioti le noftre uiue uolgari, con la lingua che Dio
cidiede,lafciate inpace pariare. в E M. Doueuate , per
agguagliarla compitamente alla lingua del fanto ,fog
giungere qualmente l'orationi di Cicerone , & iuerfi di
Vergilio le fono degni & pretiofißimi tabernacoli:onde
lei come cofa beata riueriamo , & inchiniamo. Ma per
certo ne l'una,ne l'altra non meritaua che la tenefte per
morta
DELLE LINGVE. 105
morta operando tutt'hora ne corpi noftri & nell'ani
me,quellafalute, queſta uirtute : con tutto ciò lodofom=
mamente la noftra lingua uolgare, cioè Thoſcana, acció
che nonfia alcuno che intenda della uolgare di tutta Ita=
lia:Thofcana dico, non la moderna, che ufa il uolgo hog
gima l'antica, ondefi dolcementeparlorno il Petrarca
il Boccaccio che la lingua di Dante fente bene fpeſſo
piu del Lombardo,che del Thofcano; oue é Thofca
31 no, épiu tofto Thofcano di contado , che di città. Dun=
que di quella parlo,quella lodo, quella ui perfuado appa
rare: che quantunque ella nonfia giunta alla fua uera
perfettione, ella nondimeno le è già uenutafi preffo; che
poco tempo ui è a uolger:ouepoi che arriuatafarà, non
dubitopunto, che quale è nella Greca , & nella Latinas
talefia in lei uirtùdi far uiuere altrui mirabilmente do=
po la morte: alihorafile uedremo noi fare di molti
non tabernacoli,ma tempij, & altari alla cui uifitatione
concorrerà da tutte le parti del mondo brigata di fpiriti
pellegrini,che le faranno lor uoti , & faranno effauditi
da lei. cORT. Dunquefe io uorrò bene fcriuere uol
garmente , conuerrami tornare a nafcere Thofcano ?
BE M.Nafcer no, ma ſtudiar Thoſcano ch'eglié meglio
perauentura nafcer Lombardo , che Fiorentino:pero=
che l'uso del parlar Thoſco hoggidi è tanto contrario`
alle regole della buona lingua Thofcana , chepiu nuocë
altrui l'effer nato di quella prouincia, che nongli gioua.
CORT. Dunque una perfona medefima non puo effer
Thofca per natura , & per arte? в E M. Difficilmente
per certo, effendo l'usanza, che per lunghezza di tempo.
èquafi conuertita in natura diuerfa in tutto dall'arte.
DIALOGO
Onde,come chiè Giudeo.o Heretico, rude uolte diuiene
buon Chriftiano , & piu crede in Chriſto , chi nulla
credeua,quandofu battezzato, cofi qualunqne non è na
to Thofcano puo meglio imparare la buona lingua Tho
fcana,che colui non fa, il quale dafanciullo inſu,ſempre
maiparlò peruerfaměte Thofcano. C O R I. Io, che mai
non nacqui,ne ftudiai Thofcano , male poſſo riſpondere
alle uoftre parole:nondimeno a me pare, che piufi conz
uenga col uoftro Boccaccio ilparlar Fiorentino moder
no, che nonfa il Bergamasco. Onde egli potrebbe eſſer
molto bene, che huomo nato i Melano ,ſenza hauer mai
parlato alla maniera Lombarda meglio apprendeſſe le
regole della buona lingua Thofcana,che nonfarebbe il
Fioretino per patria:ma che egli nafca, parle Lobar
do hoggidi, diman da mattina parle, feriua regola
tamente Thofcano , meglio, e piu facilměte il Thofcano
medefimozno mipuo entrar nel capo altramente: a těpo
antico per bene parlare Greco , e Latino ;farebbe stato
meglio nafcere Spagnuolo , che Romano: Macedone,
che Atheniefe. B E M. Quefto no:perche la lingua Gre
ca Latina alor těpo eranogualměte in ogni perfona
pure, no contaminate dalla barbarie dell'altre lingue: et
cofi benefi parlaua dal popolo p le piazze, come tra dot
ti nelle lorfcole fi ragionaua, Onde eglifi legge di Theo
phrafto, chefu l'un de lumi della Greca eloquéza, effen
do in Athene, alle parole eſſerſtato giudicato foreftiere
da unapouera feminetta di contado. C ORT, lop me
nofo comefiftia queſta cofa ; mafi ui dico , che douendo
Studiare in apprendere alcuna lingua ; piu toſto uoglio
imparar la Latina & la Greca, che la uolgare : la qual
DELLE LINGVE. 106
micontéto d'hauer portato co effo meco dalla cura,
dallefafcie fenza cercarla altramete, quado tra le pro
fe,quádo tra uerfi degli auttori Thofcani.в EM.Cofifa
cedo uoifcriuerete, et parlarete d cafo, non per vagione:
perocheniuna altra lingua bě regolata hal'Italia , feno
1
quell'una, di cui ui parlo . CORT, Almeno dirò quel
ch'io haueroin cuore:et lo ftudio che io porrei in infil
3 zareparolette di questo et di quello ,
fi lo porrò in troud
re e difporre i cocetti dell'animo mio:ondefi deriua la ui
ta della fcrittura: che malegiudico poterft uſare da noi
altri a fignificare i noſtri cocetti quella lingua, Thofca,ỏ
Latina che ellafifia,laquale impariamo, et effercitiamo;
no ragionado tra noi i noſtri acciděti,ma leggědogli al
trui. Queſto a di noftri chiaramětefi uede in ungiouane
Padouano di nobilißimo ingegno, ilquale beche talhora
comolto ftudio,che egli ui mette, alcuna coſa cõpõga al
la maniera del Petrarca etfia lodato dallepfone, nõdime
no nofono dapareggiare i Sonetti, e le Căzoni di lui al
lefue comedie, che nellafua lingua natia naturalmēte, et
da niuna arte aiutato par che gli efchino di bocca:no di
1 co però che buomo fcriua ne Padouano, ne Bergamasco:
ma uoglio bene,che di tutte le lingue de Italia poßiamo
accogliere parole, alcun modo di dire, quello ufando
come a noi piace fi che'l nome no diſcordi dal uerbo; ne
ladiettiuo dalfoftatiuo: laqual regola diparlare ſi può,
imparare in tre dino tra gramatici nelle fcole: ma nelle
corti co'gétil'huomini:no iſtudiado, magiocado & ri
dědo ,fenzafatica,e co diletto de diſcepoli, e de precetto
ri. B E M.Beneftarebbe,ſe queſtaguiſa diſtudio baſtaſſe
altrui a far cofa degna di laude , er di merauiglia : ma
2
DIALOGO A
eglifarebbe troppo leggiera cofa ilfarfi eterno perfaz
ma,& il numero de buoni & lodati fcrittori in picciol
tempo diuenterebbe molto maggiore, che egli non é. Biz
fognagentil'huomo mio caro , uolendo andar per le ma
ni, per le bocche delle perfone del mondo,lungo tem
pofederfi nellafua camera; & chi morto inſe ſteſſo , diz
fia di uiuer nella memoria degli huomini ; fudar & ag
ghiacciar piu uolte,& quando altri mangia , & dorme
afuo agio,patirfame, & uegliare. C OR T. Con tutto
ciò nonfarebbe facil cofa il diuenir gloriofo, oue altro
bifogna chefaperfauellare.che ne dite uoi meſſer Laza
ros o perme fon contento, contentandofi Monsignore,
che la uoftrafentenza pongafine alle noſtre liti. L A Z.
Cotefto non farò io , ch'io uorrei che i defenfori di
quefta lingua uolgare foffero difcordi tra loro , accio=
che quella , aguifa di regno partito piu ageuolmente ro
uinaffero le diffenfioni ciuili. c O RT . Dunque aiutate
micontra all'opinion di Monfignor, moffo nonfolamě
te dell'amor della uerità , la quale douete amare, & riue
rirefopra ogni cofa, ma dall'odio che uoi portate aque
fta lingua uolgare, che uincendo, uincerete il miglior di
fenfore della lingua uolgare , che habbia hoggidi la fua
dignità : dalgiudiciò del quale prende il mondo argo
mento d'impararla , & ufarla. La z. Combattete pur
tra uoi due: accio con quelle arme medefime , che uoi
oprate contrala Latina , & la Greca , la uoſtra lingua
volgare fiferifca , & fi eſtingua . C´ORT. Monſigno=
re, ne a uoifarebbe gloria uincer me debil combattitore
petgià ſtanco nella battaglia dianzi in hauuta con meſſer
Lazarojne a mefia uergogna l'effer aiutato d'altruică
DELLE LINGVE. 107
tra all'auttorità,e dottrina uoftra:che ambedue infieme
mi dannoguerra ſi fattamente, ch'io non conoſco qual
piu.perche , non uolendo meſſer Lazaro congiurar con
effo meço a diffendermi ; prego uoifignor Scolare , che
confi lungofilentio , & fi attentamente ci hauete afcolta
tiche hauendo alcuna arma, con la quale uoi mipoßiaz
te aiutare,fiate contento di trarla fuori per me , che poi
che questa pugna non è mortale , potete entraruiſenza
paura,accoftandoui a quella parte, che piu uipiace:ben
che piu tofto ui douete accoftare alla mia, ouefete richie
sto, & oue égloria l'eſſer uinto da cofi degno auuerfaz
rio.s CHOL . Gentil'huomo io non parlaifin hora,pe
roche io non fapea che mi dire, non effendo miaprofef
fione loftudio delle lingue, ma uolontieri afcoltai brama
1 do, & fperando pur d'imparare. Dunque hauendo a cổ
battere in difefa d'alcuna uoftrafentenza, non uipoffen
do aiutare,io ui configlio, che fenza me combattiate:che
egli é
è meglio per uoi il combatterfolo , che daperfona
accompagnato,laquale, come inefperta dell'armi, ceden=
do infu'l principio della battaglia,ui dia cagione di teme
re, faruidare alfuggire. cORT. Con tutto ciò , fe
mipotete aiutare, che a pena credo che fia altramente,
fendoftatofi attento al nostro contraſto, aiutatemi, che
io ue ne prego faluo fe nonfpezzate tal queſtione, come
uil cofa, & difi poco ualore, che non degniate di entrare
in campo con eſſo noi. S COL. come non degnarei di
parlar di materia,di che il Bembo alprefente , & altra
uolta il Peretto mio precettore infieme con meffer Las
fcari con non minorfapienza, che eleganza ne ragiono? ONS
troppo mi degnarei,fe iofapeßima di ogni cofa ioſopo
O 3
༞་ ་ DIALOGO
co,er delle lingue niěte, come quello , che della Greca co
nofco apena le lettere, e della lingua Latina tanto folaz
mente imparai quanto baſtaſſe perfarmi intendere i liz´
bri di philofophia d' Ariftotile:liquali , per quello cheio
n'oda dire da meffer Lazaro, non fono Latini, ma barz
bari: della uolgare no parlo,che dififatti linguaggi mai
nonfeppi,ne mai curai difapere,faluo il mio Padouano :
delquale,dopo il latte della nutrice , mi fu il uolgo mae
ftro. cORT. Pura uoi conuerrà diparlare,fe non al
tro,quello al meno,che n'apparafte del Peretto, e dal La
fcari;liquali cofifauiamente(come uoi dite)parlarono in
torno a questa materia. s C O L. Poche cofe delle infini
e , che a tal materia pertengono , può imparare in un
giorno,chi non le afcolta per imparare:penfando che no
bifogni impararle.B E M. Ditene almeno quel poco, che
uirimafe nella memoria,che a me fie caro l'intenderlo.
LAZ. Volontieri in tal caſo udirò recitare l'opinione
delmio maftro Peretto,ilquale, auuegna che niuna lin
guafapeffe dalla Mantouana infuori : nondimeno come
buomogiudiciofo, ufo rade uolte a ingannarſi, nepuò
bauer detto alcuna cofa co'l Lafcari; che l'ascoltarla mi
piacerà.Pregoui adunque, cheſe niente ue ne ricorda, al
cuna cofa del fuo paſſato ragionamento non uiſiagraue
diriferirne. s co1. Cofififaccia, poi che ui piace:che
anzi uoglio effer tenuto ignorante, cofa dicědo non cono
fciuta da me,che difcortefe rifiutando que' prieghi , che
deono effermi comandamenti.ma ciòfi faccia con patto,
che come a me non è honore il riferiruigli altrui dotti
ragionamenti:coftil tacerne alcuna parola, che dall' hos
va in qua mifia ufcita della memoria,non mifiafcritto a
DELLE LINGVE . 108
vergogna. CORT. Adognipatto mi fottofcriuo , pur
4 che diciate. s COL. L'ultima uolta che meſſer Lafcari
uenne di Francia in Italia;ſtando in Bologna, oue uolon
tierihabitaua,& uifitandolo il Peretto , come eraufo di
fare,un di traglialtri,poi che alquanto fu dimorato con
effo lui,lo dimandò meſſer Lafcari , Voftra eccellenza
maestro Piero mio caro, che legge quest'anno? P E R. Si
B gnor mio io leggo i quattro libri della Meteora d'Ari
ftotele. LASC. Per certo bella lettura é la uoſtra: ma co
mefate d'efpofitori ? P E R. De latini non troppo benes
17 ma alcũ mio amico m'ha feruito d'uno Aleſſandro.1 A
S C A. Buona elettionefaceſte:peroche aleſſandro è Ari
ftotele dopò Ariftotele:ma io non credeua che uoi fape
4 fte letteregrece. P E R.Io l'ho latino, nogreco.Ĺ A s C.
Pocofrutto douete prederne. PER.Perche? LASC. Per
che iogiudico Aleẞādro Aphrodiſeo greco come e, tato
diuerfo dafe medefimo,poi che latino è ridotto , quato é
uiuo da morto. P E R. Questopotrebbe effer che uero
foffe:maio no uifaceua differetia, anzi pefaua, che tato
mi doueffegiouare la lettione latina, et uolgare (fe uola
gare fi ritrouaffe Aleßandro)quanto a Greci la Gre
ca, & con questa fperanza incominciai a ftudiarlo.
LAS C. Vero é , che egli è meglio che uoi l'habbia
te latino , che non l'habbiate del tutto , maper certo la
uoftra dottrina farebbe il doppio , & maggiore , &
megliore , che ella non è , fe Ariſtotile , Aleſſandro
foffe letto da uoi in quella lingua, nella quale l'unofcrif
fe , e l'altro l'efpofe . PER . Per qual cagione ? LA
SCA. Perciochepiufacilmente,& con maggiore elega
za di parolefono efpreßi da lui i fuoiconcetti nellafua
O 4
DIALOGO
lingua, che nell'altrui. P E R. Vero forfe direſteſe iofof
figreco , fi come nacque Ariftotile: ma come huomo lom
1
bardoftudie Greco,per douer farfi piu facilmente phi=
lofopho,mipar cofa non ragioneuole, anzi diſconueneuo
le, non ifcemandofi punto , ma raddoppiandoſi la fatica
dell'imparare:perche meglio , & piu tofto puòftudiar lo
fcolare Loicafola,ò folamente Philofophia che nonfa
rebbe , dando opera alla grammatica ; fpetialmente alla
Greca. LAS C. Per quefta isteffa ragione non doueua=
te imparar ne Latino,ne Greco,mafolamente il uolgare
Mantouano, & con quello philofophare . PER . Dio
uoleffe in feruigio di chi uerrà dopò me , che tutti i libri
di ognifcienza, quati nefono Greci, & Latini, & Hez
brei,alcuna dotta, & pietoſaperſonaſi deſſe afare uol
gari: forfe i buoniphilofophantifarebbono in numero
affaipiu fpeßi, che a di noftri non fono; & la loro eccel
lenza diuentarebbe piu rara . L AS CO . non u’intědo,
òuoiparlate con ironia. P E R. Anzi parlo per dire il
uero; & come buomo tenero dell'honor degli Italiani
chefe l'ingiuria de noftri tempi, cofi prefenti, come paffa
ti uolle priuarmi di quefta gratia;Dio mi guardi , che io
fiafi pieno, ne cofi arfo d'inuidia , che io defideri di priz
uarne chi nafcerà dopo me . La sc. Volontieri u’a=
fcolterò , fe ui da il cuor di prouarmi queſta nuoua con
clufione, ch'io non l'intendo , ne lagiudico intelligibile.
PER. Ditemiprima, onde é , chegli huomini di queſta
età generalmente in ogni ſcienza for men dotti , & di
minor prezzo, chegià non furon gli antichi? ilche è co
trail douere,conciofia cofa che molto meglio & piu fa
cilmentefipoffa aggiugnere alcuna cofa alla dottrina tro
DELLE LINGVE. 1
109
uata,che trouarla daſe medefimo ? La sc. Chefi può
dir altro , fe non ch'andiamo di male in peggio ? P E R.
"
Questo è uero,ma le cagionifon molte , tra lequali una
ue n'ha, ofo dire la principale, che non altri Moder
ni uiuiamo indarno gran tempo, confumando la miglior
"
parte de' noftri anni;laqual cofa non aueniua a gli antiz
chi. per diftinguere il mio parlare, porto ferma opi
nione,che lostudio della lingua Greca, & Latina, fia ca
2 gione dell'ignoranza: chefe'l tempo , che intorno ad effe
perdiamo,fifpendeffe da noi imparado philofophia ;per
auentura l'età moderna generarebbe quei Platoni , &
quelli Ariftotili,che produceua l'atica. Ma noi uanipiu,
che le canne, pentiti quafi d'hauer lafciato la cunna , &
effer huomini diuenuti , tornati un'altra uolta fanciulli,
v altro nonfacciamodieci, et uenti anni di questa uita, che
imparare aparlare chi latino,chigreco, et alcuno(come
.
Dio uuole)thofcano:liquali annifiniti,& finito con effo
loro quel uigore, & quella prontezza,laquale natural
mente fuole recare all'intelletto lagiouentu, allhora pro
curiamo di farciphilofophi , quando nonſiamo atti alla
fpeculatione delle cofe. Ondefeguendo l'altrui giudicio,
altra cofa non uiene ad effere questa moderna philofo
phia,che ritratto di quell'antica. però cofi come ilritrat
to,quantunquefatto d'artificiofißimo dipintore, nopuò
effer del tuttofimile all'idea:cofi noi, ben che forseper
altezza d'ingegno nonfiamo punto inferiori a gl'antiz
chi,nondimeno in dottrina tantofiamo minori, quãtofia
lungo tempoftatifuiati dietro alle fauole delle parole,co
lorofinalmente imitiamo philofophando, alliquali alcu=
na cofa aggiungendo dee auanzar la noftra induſtria.
DIALOGO
LA SC. Dunquefe'l ftudio delle lingue nuoce altruift
malamente,come uoi dite, chefi deefare?lafciarlo? PER .
Hora no,che nofipotrebbe:pcioche l'arti,& lefcienze
degli huominifono al prefente nelle mani de Latini,et de
Greci:mafi far debbiamo per l'auuenire , che d'ogni co
fa per tutto'l mondo poffaparlare ogni lingua.L A S C.3
Come maeftro Pietro, che eè ciò che uoi dite?Dunque da
rebbeuiil core diphilofophare uolgarmente ? &ſenza
hauer cognitione della lingua Greca, Latina? P E R.
Mofignorfi,pur che gli auttori Greci, & Latinifi ridu
ceffèro Italiani.L A S C. Tantofarebbe trasferire Ariz
ftotile dilingua Greca in Lombarda,quanto traspiantas.
re un naracio,ò una oliua da un ben colto borticello , in
un bofco dipruni. oltra che le cofe diphilofophia fono
pefo d'altre fpalle, che da quelle di queſta lingua uolga
re. P E R. Ioho perfermo, che le lingue d'ognipaefe,co
fil'Arabica, l'Indiana come la Romana e l'Athenie
fe,fiano d'un medefimo ualore, & da mortali ad unfine
con ungiudicioformate, che io no uorrei che uoi ne par "
lafte comedi cofa dalla naturaprodotta, effendofatte, et
regolate dallo artificio delle perfone a beneplacito loro,
non piantate,nefeminate: lequali ufiamofi come teftimo
ni del noftro animo ;fignificado tra noi i cocetti dell'intel
letto.onde tutto che le cofe dalla natura create,et leſcie
ze di quelle,fiano in tutte quattro le parti del mõdo una
cofa medefima,nõdimeno ,perciò che diuerfi huominifo
no di diuerfo uolere.però fcriuano , & parlano diuerfaz
mente.laquale diuerfità, & confufione delle uoglie mor
tali , degnamente è nominata torre di Babel. Dunque no
nafcano le linguepfe medefime,aguifa de alberi, ò d'her
DELLE LINGVE . 1ο
+ be:qual debole, et inferma nellafua fpetie, qualefana &
robufta,& atta meglio a portar la foma di noftri huma
ཨཱ nicocetti:ma ogni loro uirtù nafce al modo dal uoler de'.
20
mortali. Per laqual cofa, cofi comefenza mutarfi di co
ftume,ò di natione.il Fraciofo, et l'Ingleſe, nõ pur il Gre
Ľ
co, il Romano,fi può dare a philofophare,cofi credo
che la fua lingua natia poſſa altrui cõpitamete comunica
re lafua dottrina . duque traducendofi a noftrigiorni la
philofophiafeminata dal noſtro Ariſtotile ne' capi d'A=
thene,di lingua Greca in uolgare,ciò farebbe nongittar
la trafaßi in mezo a bofchi, ouefterile diuéniſſe,mafa
$
rebbefi di lotanapropinqua, e diforestiera, che ella é, cit
tadina d'ogni prouincia. Etforfe in quel modo che lefpe
tiarie, e l'altre cofe orietali a noftro utile porta alcu mer
catated'India in Italia, oue meglio paueturafon conosciu
te, e trattate, che da coloro nofono, che oltra il mar le fe
minorno, e ricolferofimilměte lefpeculationi del noſtro
Ariftotile ci diuerebbono piu famigliari, che nofono ho
rare piufacilměte farebbero intefe da noi, fe di Greco
in uolgare alcuno dotto homo leriduceffe. LAS C.Di
uerfe linguefono atte afignificare diuerfi cocetti, alcune
i cocetti di dotti, alcune altre de gli indotti.la Greca ue=
tramete tantoficonuiene co le dottrine, che a douer quel
le fignificare, natura ifteffa,no humano prouedimēto pa
re che l'habbiaformata : fe credere non mi uolete,
credete almeno a Platone, mentre ne parla nelfuo Craz
tillo. Onde eifi può dir di tal lingua, che quale è il lume a
colori,tale ella fia alle difcipline:fenza ilcui lume nulla
uedrebbe il noftro humano intelletto ; ma in continua
notte d'ignorantia fi dormirebbe . rER. Piu tofto uo
DIALOGO
credere ad Ariftotile , & alla uerità, che lingua alcuna
del mondo fia qualfi uoglia) non poſſa hauer daſeſteßa
priuilegio difignificare i concetti del noftro animo ; ma
tutto cofifta nello arbitrio delle perfone. onde chi uorrà
parlar di philofophia co parole Matouane, ò Milaneft;
nongli può effer difdetto a ragione piu che diſdetto gli
fia il philofophare, l'intender la cagion delle cofe.ue=
ro é,che, perche il mondo no ha in coſtume di parlar di
philofophiafe nongreco ò latino;già crediamo che far
non poffa altramente: & quindi uiene che folamente di
cofe uili,e uolgari uolgarmente parla, etfcriue la noftra
età. Et come i corpi e le reliquie defanti nõ con le mani,
ma con alcuna uerghetta per riuerenza tocchiamo; cofi
i facri misteri della diuina philoſophia piu toſto co lelet
tere dell'altrui lingue, che con la uiua uoce di questa no
ftra moderna, ci mouiamo afignificare: ilquale error co
nofciuto da molti,niun ardifce di ripigliarlo. Matempo
forfepochi anni appreffo uerrà che alcuna buona per
fonanon meno ardita,che ingeniofa,porrà mano a cofi,
fatta mercantia: & pergiouare alla gente, no curando
dell'odio, ne della inuidia de letterati , codurrà d'altrui
lingua alla nostra le gioie, et ifrutti delle fcientie: lequali
horapfettamete noguftiamo, ne conofciamo.LAS . Vera
měte ne difama ne digloriafi curerà,chi uoràpréder la
imprefa diportar la philofophia dalla lingua d'Athene
nella Lombarda,che talfatica noia, & biafimogli reca 1
rà. P E R. Noia confeffo,p la nouità della cofa, ma non
biafimo,come credete:che per uno che da prima ne dica
male poco dapoi mille, & mille altri loderanno, & bene

dirauno ilfuoftudio , quello auuenendogli che auučne di


DELLE LINGVE . III
Giefu Chrifto,ilquale togliendo di morirper la falute de
71 gli huominifchernito primieramete , biafimato, & croci
fiffo d'alcuni hippocriti , hora allafine da chi'l conoſce,
come Iddio & Saluator noftrofi riuerifce , & adora.
LAS C. Tato dicefte di quefto uoftro buon huomo, che
dipicciolo mercatate l'hauetefatto Meßia:ilquale, Dio
uoglia che fiafimile a quello che anchora afpettano li
Ai
Giudei; acciò che herefia cofiuile mai noguajti per alcu
těpo la philofophia d'Ariſtotile. Mafe uoifiete in effet
to di cofi ftrano parere, che non uifate a di noſtri il Re
detore di questa lingua uolgare?P E R. pche tardi conob
bila ueritaser atěpo, quádo la forza dell'intelletto non
é eguale al uolere. 1 As c. Cofi Dio m'aiuti ; come io
credo che motteggiate; faluofe , comefanno i malitiofi,
quello meco non biafimate,che nopotete ottenere.PER.
Monfignor le ragioni dianzi addotte da me, nonfono lie
uische io debba dirle per iſcherzare : & non è cosa cofi
difficile la cognitione delle lingue ; che huomo di meno
che di mediocre memoria , & fenza ingegno ueruno, non
le poffa imparare:quando non pur a dotti, ma a forſen
nati Athenieft, & Romani folea parlare eloquětemente
Cicerone, Demosthene, & era intefo da loro .Certo,
anni, & luftri miferamente poniamo in appreder quelle
due lingue,non pgrãdezza d'oggetto ;mafolamětepche
allo ftudio delle parole cõtra la naturale inclinatione det
noftro humano intelletto ci riuolgiamo : ilquale defidero
fo difermarsi nella cognitione delle cofe, onde diuěta per
fetto, no contěta d'effere altroue piegato , oue ornando
la lingua di parolette di ciancie refti uana la noftra
mete.Duque dal cotraftoche è tuttauia tra la naturadel
DIALOGO
l'anima,& tra'l costume del noftroftudio, dipěde la dif
ficultà della cognition delle lingue, degna ueramente non
d'inuidia,ma d'odio:non difatica, ma difaftidio:& de
gnafinalmente di douere effere no apprefa , ma ripresa
dalleperfone:fi come cofa, laquale non è cibo , mafogno,
ombra del uero cibo dell'intelletto. LAS C. Mětre
uoiparlauate cofi,io imaginaua di uederefcritta la phie
lofophia d' Ariftotile in lingua Lõbardaje udirne pars
lare tra loro ogni uile maniera digěte,facchini, contadi
ni,barcaroli, altre tali perfone, con certifuoni,& co
certi accěti, ipiu noiofi, & i piuftrani, che mai udißi al
la uita mia. In questo mezo , mifiparaua dinăzi eſſama
dre philofophia,ueftita aſſai poueramete di romagniuo
lo,piagendo, & lamētandoſi d'Ariſtotile,che diſprezză
do lafua eccellenza l'haueffe a tale condotta,& minac=
ciado di no uolere ftar più in terrafi bello honore ne le
erafatto dallefue opere:ilquale ifcufandofi co eſſo lei,ne
gaua d'hauerla offefagiamai :ſempremai hauerla amaz
ta,et lodata,ne meno che borreuolměte hauernefcritto,
òparlato mětre egli uiſſe:lui eſſer nato & morto Greco,
no Bresciano ne Bergamasco, e metre chi dir uoleffe alz
tramete:alla qualuifion defideraua che uoi uifuffe pre
fente. P E R. iofeftato uifoßi,harei detto no douerſi la
philofophia dolere,pche ogni huomo, p ogni luogo, con
ogni lingua , ilfuo ualore effaltaffe : questofarſi anzi a
gloria, che a uergogna di lei:laqualefe nõfi sdegna d'al
bergare negli intelletti Lombardi, nõfi dee ancheſde
gnare d'effer trattata dalla lor lingua:l'India,la Scithia,
& l'Egitto , oue habitauafi uolontieri, produrre gens
ti , & parole moltopiuftrane e piu barbare , che non
DELLE LINGVE . 112
fono horale Mantouane, et le Bolognefi:lei lostudio del
la linguagreca, & latina hauer quafi del noftro mondo
cacciata, mentre l'huomo non curando difaper, chefi di
cajuanamente fuole imparare a parlare; & lafciado l'in
telletto dormire , fueglia & opra la lingua . Natura in
ognietà,in ogni prouincia, & in ogni habito efferfem=
premai una cofa medefima.laquale, cofi come volontieri
fafue artiper tutto'l mondo , non meno in terra , chein
cielo, per effer intenta allaproduttione delle creature
rationali nonfifcorda delle irrationalizma cõ eguale ar
tificio genera noi, & i bruti animali, cofi da ricchi pariz
mente, et poueri huomini, da nobili, e uili pfone con ogni
lingua, Greca, Latina, Hebrea, et Lombarda, degnad'ef
fere conofciuta,& lodata. Gli augelli, ipefci,& l'alz
tre beftie terrene d'ogni maniera , hora con un fuono,
horaco altro,fenza diftintione di parole, i loro affettifi
gnificare;molto meglio douer cio fare noihuomini , cia
fcuno co la fua lingua,fenza ricorrere all'altrui:leferit
ture, ei linguaggi eſſer ſtatitrouati non a falute della na
tura, laquale(come diuina, che ella è ) nõ ha meſtieri del
noftro aiuto,mafolaměte a utilità e comodità noftra:ac
cioche aẞěti, prefenti, uiui, e morti , manifeſtãdo l'ũ l'al
tro ifecreti del core, piu facilměte cõfeguiamo la noſtra
propriafelicità, laquale è poſta nell'intelletto delle dots
盛 trine,no nelfuono delle parole:et p cõfeguēte quella lin♣
gua, e quellafcritura douerfi ufar da mortali, laquale co
piu agio apprědemoze come meglio farebbe ſtato,ſefof*
j feftato poßibile,
ralmětefoffe l'hauer
ufato un fol linguaggio
da li huomini, cofi hora,effer
ilquale natu
meglio

che l'huomofcriua, & ragioni nella maniera, che men


DIALOGO
fifcoftadalla natura:la qual maniera di ragionare appes
nanatiimpariamo ; & à tempo, quando altra cosa non
femo atti ad apprendere.et altrotanto harei detto al mio
maeftro Ariftotile ; della cui eleganza d'oratione poco
micurarei , quandofenza ragione foffero da luifcritti i
fuoi libri,natura hauer lui adottato per figliuolo,noper
effer nato in Athene , maper hauer bene in alto intefo,
bene parlato , & benefcritto di lei:la uerità trouata da
lui,la difpofitione , & l'ordine delle cofe, la grauità &
breuità delparlare efferfuapropria , & non d'altrine
quella potersi mutare per mutamento di uoce: il nomefo
lo dilui difcompagnato dalla ragione(quanto a me)eſſe
re di affaipicciola auttorità, a lui stare, fe(effendo Lom
bardo ridotto ) effer uoleffe Ariftotile : noi mortali di
quefta età cofi hauer cari ifuoi libri tramutati nell'al=
trui lingua,comegli hebbero i Greci;mětregrecigliſtu
diauano . li quali libri con ogni induftria procuriamo
d'intendere per diuenire una uolta non Atheniefi ; ma
philofophi:et con queſta riſpoſta mi fareipartito da lui.
LAS C. Ditepure, & defiderate ciò che uolete : maio
fpero,che a di uoftrinon uedrete Ariftotele fatto uolga
re. P E R. Perciò mi doglio della miſera conditione di
"
quefti tempimoderni, ne qualiſiſtudia nõ ad eſſer; ma a
parerfauio:che ouefola una uia di ragione in qualuque
linguaggio può condurne alla cognitione della uerità,
quella da canto lafciata, ci mettiamo perstrada, la quale
in effetto tanto dilunga dal nostro fine; quanto altrui pa
re,che uici meni uicini, che affai credemo d'alcuna cofa
fapere,quando,fenzaconofcere lanatura di lei , poßias
mo dire in che modo la nominaua Cicerone , Plinio,
Lucretio,
DELLE LINGVE. 113
Lucretio, Virg.tra latiniſcrittori; & tragreci Plato
ne, Ariſtotile, Demofthene, & Efchine:delle cui ſempli
11 ciparolettefannogl'huomini di quefta età le loro arti,
Ap fcientie inguifa, che dir linguagreca , & latinapar
dire lingua diuina ; & che la lingua uolgare fia una lin
gua inhumana, priua al tutto del diſcorſo dell'intelletto,
forfe non per altra ragione ,faluo perche quest'una da
M
fanciulli, fenzaftudio impariamo ; oue a quell'altre
con molta cura ci conuertiamo ; come a lingue, lequali
giudichiamo piu conuenirfi con le dottrine, che non fan
no le parole dell'Eucaristia, & del battefimo con ambi
duetai facramenti . la qualefciocca oppinione è fi fiſſa
1
negli animi de mortali,che moltififanno a credere, che
a douerefarfi philofophi baſti loro fapere fcriuere,&
leggere grecofenza piu:non altramente , che fe lofpiris
to d' Ariftotile,aguifa di folletto in cristallo , ſteſſe rinz
chiufo nell' alphabeto di Grecia, & con lui infieme foffe
costretto d'entrar loro nell'intelletto a fargli propheti:
108 onde molti n'ho già ueduti a mieigiornifi arrogati, che
priuiin tutto d'ognifcienza, confidandofifolamente nel
la cognition della lingua, hanno hauuto ardiměto di por
mano afuoi libri,quelli aguifa degli altri libri d'huma
nità publicamenté efponendo. Dunque a costoro il far
uolgarile dottrine di Grecia parrebbe opra perduta , fi
per la indegnità della lingua, come per l'anguftia de' ter
mini,dentro a quali colfuo linguaggio è rinchiufa l'Itas
lia,uana iftimando l'imprefa dello fcriuere, & delparla
re in maniera, che non l'intendano liftudiofi di tutto'l
mondo.Ma quello che hor è stato ueduto da me ; fpero
dou eruedere quando chefia)chi nafcerà dopo me, &
P
DIALOGO
tempo,che le perfone certo piu dotte, ma meno ambitioz
fe delle prefenti,degneranno d'effer lodate nella lor pa
tria,fenza curarfi,che la Magna,ò altro ſtrano paeſe ri
uerifca ilor nomi:che fe laforma delle parole, onde i fu
turiphilofophi ragioneranno, & fcriueranno delle fcien
ze,farà comune alla plebe,l'intelletto, & ilfentimento
di quellefaràproprio degli amatori, et ftudiofi delle dot
trine,le quali hano ricetto,no nelle lingue,ma ne gli ani
mi de' mortali, s CHOL.Giafi apparecchiaua meffer
Lafcari alla rifpofta, quandofopraučne brigata digenti
l'huomini, che ueniuáno a uifitarlo, da qualifu interote
to l'incominciato ragionaměto:perche falutati l'un l'al
tro con promeffa di tornare altra uolta, il Peretto, et io
con lui cipartimmo.CORTEG . Cofi bene mi difende
fte con l'armi del maestro Peretto che il por mano alle
uoftre,farebbe cofafuperflua:p laqual cofa auegna, che
il parlare intorno a questa materiafoffe uoftra profef=
fione,nodimeno io mi conteto.che ui tacciate:ma del foc
corfopreftatomi,parte da l'auttorità di coſi degno phiz
fopho ,parte dalle ragioni antedette, io ue ne rendo infi
nitegratie: uiprometto, che perfuggir ilfaftidio del
l'imparare aparlare con le lingue de' morti, feguitando:
il configlio delmaestro Peretto, comefon nato , cofi uo=
glio uiuere Romano,parlar Romano, e feriuere Roma
no:er a uoi meffer Lazaro , come a perfona d'altro paz
rere,predico,che indarno tentate di ridurre dalfuo lun
go efilio in Italia la uoftra lingua Latina, dopo la to
tal ruina di lei,folleuarla da terra: che fe quando ella co
minciaua a cadere,non fu huomo , chefoftenere uela po
teffese chiunque alla ruina s'oppofe, aguifa di Polida
DELLE LINGVE . 114
mantefu oppreſſo dal pefo;hora,che ellagiace del tutto,
rottaparimente dalprecipitio er dal tepesquale Athlea.
ta,o qualgigante potrà uantarſi di riuelarla? ne mepaz
re,fe a uoftri fcritti riguardo ,che ne uogliatefar pruo
ua:cöfiderando che il uoftro fcriuere latino non è altro,
che un'andare ricogliendo per queſt' auttore ,& p quel
o,hora un nome, hora un uerbo ,hora un'aduerbio del
llafua lingua. ilchefacendo ,fe uoi fperate ( quafi nuouo .
Efculapio che ilporre infieme cotaifragmětipoſſafar
la rifufcitare,uoi u'ingannate ,non ui accorgedo ,che nel
caderdififuperbo edificio,una parte diuene poluere ,
un'altra dee effer rotta in piu pezzi : liquali uolere in
uno ridurre ,farebbe cofa impoßibile: ſenza che,molte
fon dell'altre parti , le quali rimafe in fondo del muc
chio,ò inuolate dal tepo,nonfon trouate d'alcuno :onde
minore, menferma rifarete lafabrica, ch'ella nõ era
daprima ,& uenendoui fatto di ridur lei alla fua prima
grădezza,mai nõfia uero , che uoi le diate la forma,che
anticamente le dierono que' primi buoni architetti,qua
do nuoua lafabricarono :anzi ouefoleua effer lafala,fa
rete le camere,cofonderete le porte, & dellefinestre di
lei,questa alta , quel l'altra baffa riformarete : iui fode
19 tutte,& intere rifurgeranno lefue muraglie, onde prin
mieramente s'illuminaua ilpalazzo: & altronde dentro
di lei con la luce del Sole alcun fiato di trifto uento entre
ra , chefarà inferma la stanza. finalmente fara mira
T colopiù , chehumano prouedimento il rifarla mai più
eguale , ofimile a quell'antica , effendo mancata l'idea,
onde il mondo tolfe l'effempio di edificarla. perche io ui
coforto a lafciar l'imprefa di uoler faruifingulare dagli 1
P 2
DIALOGO
altri huomini, affaticandoui uanamentefenza prò uoz
ftro,e d'altrui. L A z. Perdonatemi gentilhuomo , uoi
nonponefte benamente alle parole del mio maestro Pe= 1
retto il quale nonfolamente non ricufaua, come uoifa
te,d'imparargreco, e latino; anzi fi lamētaua d'effere a 1
farlo sforzato : defiderando una età , nella quale fenza
l'aiuto diquelle lingue,poteffe il popoloftudiare, & far
fiperfetto in ognifcienza.la quale opinione io non lau
do,ne uitupro perche quello non poffo , questo non uo
glio dicofolamente non effere ftata bene inteſa da uoi:
ondela deliberatione uoftra non haura origine ne dalla
auttorità,ne dalle ragioni del maestro Peretto:ma dal uo
ftro appetito lo qualefeguite quanto u'aggrada,che al
trettanto iofaro del mio:chefe'l uiaggio, che io tengo,
èpiu lungo & piufaticofo del uoftro : perauentura non
fiafiuano:es alfine della mia giornata a buono alber
gofano,quantunqueftanco, mi condurrà. B E M. Mef=
fer Lazaro dice il uero, u'aggiungo che'l Peretto in
quell'hora(come a me pare)difputò delle lingue, bauen=
do rispetto allaphilofophia, & altre fimilifcienze. Per
chepofto, che uerafia lafua opinione, & cofi bene poz
teffe philofophare il contadino, come il gentilhuomo, &
il Lombardo, come il Romano, non é però che in ogni
lingua egualmentefi poffa poetare, & orare:conciofia
cofa chefra loro l'unafiapiu e meno dotata degli or=
namenti della profa, er del uerfo, che l'altra non è. Las
qual cofafu tra noi difputata daprima,ſenza farparo
la delledottrine ; e come allhora ui dißi , cofi ui dico di
nuouo,cheſe uoglia ui uerrà mai di comporre ò canzo=
ni,ò nouelle al modo uoftro, cioè in lingua, chefia diuer
DELLA RHETORICA. ILS.
fa dalla Thofcana, etfenza imitare il Petrarca, ò il Boce
caccio perauetura uoifarete buon cortigiano;mapoeta,
o oratore non mai. Onde tanto di uoifi ragionerà, & fa
rete conosciuto dal mondo, quanto la uita ui durerà, &
non piu : conciofia che la uoftra lingua Romana habbia
uirtù in faruipiu toftogratiofo, chegloriofo.

DIALOGO DELLA RHETORICA.

LIBRO PRIM o.

Valerio, Broccardo, Soranzo.

VALERI O.

ORA mentre,che noi ridiamo,


giochiamo ò Broccardo,il Cardinale
Don Hercole col Priuli, e col Nauaz 1
gero, incafa de l'ambasciador Cota
rini, deono effer a queftione difputan
do fra loro dellanoſtra immortalità:

quiuiforfe n'aspettano , e duole loro il nostro tardare.


pche amepare, che fenza indugio niuno noi andiamo a
trouarli. laqual cofa, hieri difera in ful partirfi da loro,
ragionauano di douerfare;et qllo ,fenon per altro,fi al
meno,perche il Sorazoftudiofißimo giouane , et no bene
ufo difolerperder lefuegiornate, delfuo efferco uoi co
glierpoffa alcunfrutto, nopur otio, etfolazzo . BROC .
1o ho opinione, che l'efferprefente a loro dottiragiona⇒
měti,farebbe indarno per noi:cociofia, che alli noftrifti
P 3
DIALOG O
dij malfi confaccia la queftion difputata. perche piu tox
fto configliarei, chefra noi,cofa parlando , che ci conue
gna, fi compartiffe queftagiornata: & fia la cofa, quale
il Soranzola eleggera, al cuiferuigio ilprimo di , che io'l
conobbi,di tutto cuore m'offerfi , & offero hoggi , er
tuttauia. V AL. Dite adunque o Soranzo,ciò che uipa
re,che noifacciamo, ch'lparer uoftro d'ambidue noi uo
lontierififeguirà. so R. Forfeaccettando le uoftre of
fertefarò tenuto profontuofo:ma a mio dano no lofarò.
Quiftaremo,fe egli uipiace, & a philofophi lo specular
rimettendo,della uita ciuile, noftra humanaprofeßione,
alquanto degnarete di fauellarmi. Chiamo uita ciuile, no
folaměte la bontà de coftumi col moralmente operare,
ma ilparlar bene abeneficio dell'hauere , delle perfone,
dell'honor de mortali. la qual cofa perauentura è uir
tù non menbella infefteffa,o men gioueuole alla huma
nità,dellaprudenza, e dellagiuftitia, ma in maniera diffi
çile da poter effer apprefa, & effercitata da noi,che nul
la piu. Io ueramente quato ho di tepo, & d'ingegno,uo=
lontieri tutto dono allo studio della eloquenza,ilchefac=
cio,parte leggendo,partefcriuendo,& quei precetti adẽ
piendo,che Cicerone, e Quintiliano con molta curaſtu=
diarono d'infegnarne: con tutto ciò io non neſo nulla;ne
fo s'iofperi faperne,fcriua , & legga quanto io mi uoz
glia ciò è,percioche ame pare, che iprecetti dell'ar
te lorofonoinfiniti,& fpeffe uolte(ò che io m'inganno)
l'uno all'altrofi contradice:onde iogiudico , Cicerone ef
fer ftato oratore molto miglior , che Rhetore : fi come
quello che meglio parla, che no ci inſegna a parlare. Olz
tra diquesto, iofono in dubioſel'arte Oratoria della lin

"
DELLA RHETORICA. 116
gua Latina fi conuegna con l'altre lingue , fpetialmente
con la Thofcana , che noi ufiamo hoggidi ; nellaquale io
ho opinione che adilettare alcun maninconico, imitando
il Boccaccio qualche nouellafipoffa fcriuere fenza pius
cofa ueramentediuerfa dalle treguife di caufe; lequali da
Latinifcrittorifola , e generale materia della loro arte
CA Rhetoricafi nominarono. Da queſti adunque,& da al
tritai dubij,che di continuo mi s'aggirano nell'intellet=
to,infin'hora non ho trouato chi miſuiluppi, che di mol
LEA ti che io n'ho pregatipiu uolte, a tale manca ilfapere , 4
tale ilmodo dell'infegnare : uoi affai ne fapete, d'o
gni cofa da uoifaputa con bello , & difcreto ordinefiete
ufati di ragionare.perche,hora che uoi potete,io uipre
gochedeprecettidi cotal arte, quanto a uoipar che mi
fia lecito di conofcere, liberalmente mifauelliate. VAL.
Certo eglie il uero quel che uoi dite, che la Rhetorica è
buonaparte di noftra uita ciuile ; fenza laquale rimane
mutola ogni uirtù:ma ella è cofa da ogni parte infinita,
é
è difficile parimente il trouarui coft il principio, co
me ilfine. quindi adiuiene, che Cicerone in moltifuoi liz
bri parlandone , mai non ne parla in un modo:come &
adunquepoßibile che all'improuifo in ungiorno, tale,
tanta arte ui fia mostrata da noi? B R o C. Questo è ca
fa impoßibile ; nelo dimanda il Soranzo,ma al preſenz
te d'una parte di lei, efia la parte che uoi uorrete,fami
gliarmente parlando , e ben degno che'l compiacciate.
VAL. Ioper mein quanto poffo prontofono a douerli
piacere,dica, chieda ciò che a lui piace ch'io ne ragio
ni. S o R. Mio defideriofarebbe da principio facědomi,
d'ognifuaparte infino allafine iformarmi:ilche eſſer nã
P 4
D I A LO G Ở
potendo ditemi almeno una cofa, cioè, che fendo officio
dello Oratore il perfuader gli ascoltantidilettando , inſe=
gnando,& mouendo, in qualmodo di queſti tre,più con
ueneuole all'artefua con maggior laude dife,rechi ad ef
fetto ilfuo defiderio. V A L. Molte cofe in poche paro
le mi dimandate : onde io comprendo che piufapete della
Rhetorica,che non ui auanza impararne . La queſtione
ébellißima,allaquale non terminando, ma difputando ri
fponderò. Voi apparecchiateui non folamente ad udire,
ma a contradire: cofifaccia il Broccardo, il cuiparere
nella prefente materiaperauenturafarà diuerfo dal mio.
BRO C. Senza altramentepenfarui, il mio parerefi è,
che'l dilettofia la uirtù dell'oratione , onde ellaprende
la bellezza, & laforza a perfuadere chi l'ascolta : che
pofto cafo che l'Orator, quato è in lui, habbia uirtù d'in
fegnare,e di muouere,infinitifongli accidenti,dalli quali
impedito nonpuò fornire ilfuo officio.cio fono la brutz
tezza del corpo fuo la difproportio della uoce , la mala
famadelfuo cliete,la dishoneftà della caufa, efinalměte
laftachezza de gli auditori, liquali lungaměteſtati atten
ti alleparole degli auuerfarij, fchiuifono dell'ascoltare:
fenza che'lfuo mouere altrui ad ira , a mifericordia , ò ὁ
ad altro affetto cotale, dee effere cofa non sforzata , &
per confeguente noiofa, mafommaměte piaceuole a quel
cotale,cui eglimuoue, e fofpinge. Segno ueggiamo , ch'à
precettori dell'arte non bastando il darci a conofcere in
generale in qual modo l'Oratorfia poffente di comoue=
re linoftri affetti, distintamente qualifiano i costumi de'
giouani,uecchi,nobili, uili,ricchi, & poueri ci dimoftra
no:alle nature de' quali co bella arte l'antedetto lor mo
DELLA RHETORIC A. 117
uiměto uanno cercando d'accomodare . Dell'insegnare
non parlo, che non ha il mõdo la maggior pena, che l'im
parare mal uolontieri:questofa ogn'uno , chefi ricorda
d'effereftatofanciullo, & follo io,per quel ch'io prouo
at al prefente mezo uecchiofi come iofono:chémai no odo
il Roino, ne leggo Bartolo , o Baldo ( ilche faccio ogni
giorno per compiacere a mio padre(ch'io no beſtěmigli
occhi,gli orecchi,lo ingegno mio, & la uita mia condan
nata innocentemente a douer cofa imparare, che mifia
noia ilfaperla.Indarno aduque d'inſegnare, et dimouer
non dilettando ci fatichiamo, & dilettandoſenza altro
(quata è la forza del compiacere fiamo poffenti diperz
3 fuadergli afcoltanti , riportando la defiata uittoria non
19
perforza,ne quafi merito di ragione , ma comegratia a
noi fatta dagli afcoltanti,per quel diletto; che nelle men
ti di quellifuol partorire l'oratione ben compofta, &
17 ben recitata. Et ueramente quello è buono Oratore , ila
14 qual parlando d'alcuna cofa principalmente, non con la
caufa trattata,
fi come fanno i philofophi, ma con l'arbi
trio,col nuto,& col piacere degli auditori, těta & pro
cura di conuenire,quelli allětãdo in maniera, che altret=
tanto digioiarechi loro l'oratione là oue ella moue , &
infegna,quantofare ne la ueggiamo mentre ei l'adorna
per dilettare. & questo è quato mi par di dire nella pre
fente materia. v A L. Non penfate di cofi tofto ifpedirui
dalla imprefagià cominciata, che le ragioni, che ci addu
cefte,quelle meglio non diftinguendo , non fon baſtati di
farne credere l'opinione propofta.adunque egli è mestie
ri che in quefta caufa medefima argomentiate altraměte:
ilche fatto,perche al Soranzo pienamentefodisfacciate
DIALOGO . 'T
piu uicinofacendoui,con bello ordine moftraretein che
modo, per qualuia procedendo cotal uirtù del dilet
targliascoltati poffa acquistarfi l'oratione uolgare: che
a tal fine fe io non m'inganno)gli udimmo fare lafua di
manda. B RO C. Moltefon le ragioni,per lequaliſipuò
moftrar chiaramete il pfetto Oratore, dilettado piu che
infegnado, ò mouendo ilfuo officio adempire:le quai ra=
gioni, ftudiando d'effer brieue , perche auoipiù tosto il
douerdire ueniffe,deliberai di tacere:maſe uoi ò Soran
zo,cotanto defiderate d'intenderle , e ciò uipare che
molto bene alfatto uoftro pertegna, io che neparlo per
compiacerui,uolontieri incominciarò;quindi il principio
prendendo;Che la Rhetorica non è altro, che ungentile
artificiod'acconciar bene, & leggiadramète quelle paro
le, onde noi huominifignifichiamo l'un l'altro i concetti
de noftri cuori. Diremo adunque , che le parole nafcono
almondo dalla bocca del uolgo, come i colori dalle her
be; ma ilgramatico dell'Oratorfamigliare , quafifan
te di dipintore,quelle acconcia , & polifce, onde ilmaes
ftro della Rhetorica dipingendo la uerità,parli,& ori a
fuo modo. Che cofi come col penello materiale, i uolti,&
i corpi delle perfonefa dipingere il dipintore, la natu=
ra imitando , che cofifatti ne generò, cofi la lingua dels
l'Oratore con loftile delle parole hora in Senato, hora
in iudicio , hora al uolgo parlando, ci ritragge la ueri
tà: laqualeproprio obietto delle dottrine fpeculatiue, no
altroue che nellefcole , & tra i philoſophi conuerfanz
do ; finalmente dopò alcun tempo a gran pena con mol
toftudio impariamo . Eté il uero, che cofi come abě diz
pingere la mia effigie, è affai il uedermi, fenza altraměte
DELLA RHETORICA. 118
bauer contezza de miei coftumi, o lungamente con effo
meco domefticarfi, dipingendo l'artefice null'altra cofa
"
di me, faluo la estrema miafuperficie,nota agli occhi di
iafcheduno ; fimilmente a bene orare in ognimateria ba
fta il conofcer un certo nonfo che della uerità, che di că
tinuo cifta innanzi,fi come cofa,laquale ne i noftri ani
mi naturalmete difaperla defiderofi,fin daprincipio uol
le imprimer Domenedio. Puo bene effere, fpeffe uol=
46F
te auuiene che l'ignorantia del uolgo l'Oratore afcolta
do,colga infeambio cotale effigie dipinta , lei istimando
k
la uerità non altramente perauetura, che l'idolatraple
beio ,le dipinture, leftatue, noftre humane operatio=
ni,facciafuo Dio, come Dio le riuerifca . Puo anche
effere che l'Oratore ori afine d'ingannar leperfone, da
do loro adintendere, che'l fuo difegnofia il uero,no del
uerofimilitudine,nel qualcafoquefto cotale, non oftante
ilfuo ingegno merauigliofo,meritarebbe chefi sbandif
fe delmondo: & dififatti oratorifi deono inteder lepa
role di chi biafima la Rhetorica, cioè color che ad altro
fine l'effercitano, che l'induftria ciuile non laformò. La
qualcofa non pur a lei, ma a qualunche altrapiu bonos
reuole, utile arte ètra noi ,facilmente intrauiene. Ho
18 ra alpropofito ritornando, certo per le cofe gia dette,in
kqualcheparte non fie difficile ilgiudicare la queftion co
Me minciata percioche l'insegnare,ilquale è strada alla ue=
rità,propriamenteparlando ,non é cofa daOratore pin
tofto e opra dalle dottrine fpeculative:lequalifonofcieze
no diparole,ma di cofe,parte diuine,parte prodotte dal
la natura. Refta adunque che noi ueggiamo qual' officio
fia piuproprio dell'Oratore tra'l dilettare, il moue
DIALOGO
fiueramente,che innanzi tratto un corolario inferia
re,
mo:cioè,conciofiacofa che'l perfettoOratore talefappia
qual parlise quale infegna tale iparaffe, troppo erra chi
ha opinione che'lfuo intelletto, che nonfa nulla, fia uno
armario d'ognifcienza:non per tátoſempremai in ogni
etàrarifurono nopur li buoni, ma i mediocri Oratori,
a di noftrifono rarißimi in ogni lingua;ſi è coſa diffic
cile nonfolamente ilfaper la uerità, ma il parer difaper
la.Hor di questo non piu, alle lite del diletto , & del
mouimento confentiate che io mi riuolga.Certo natural
menteparlando,ogni dilettofi è mouimento, ma in con=
trario,ftando ne i termini di queſta arte, ogni Oratorio
mouimento è diletto:conciofiacofa che'lperfetto Orato
remuoue altruinonperforza, con uiolenza, in quel
modo che noi mouiamo le cofegraui all'infu, o le leggie
ri all'ingiu, mafempremai muoue lui conforme all'incli
nation delfuo affetto:laqual cofanon puo effer che non
glifia oltramodo piaceuole, e gioiofa molto: ne ad altro
fine fi come dianzi io diceua)da maeftri della Rhetori=
cafono distinteminutamente le difpofitioni degli afcol=
tantii cui affetti col mutamento dellafortuna , e degli
annifono ufati di uariarfi:faluo, accioche conofcendo il
buono Oratore oue pieghino le paßioni de petti loro,iui
col uigore delleparoleftudie,e tenti di ritirarli.Etp cer
to fe'l mouimento rhetoricofoffe d'altra maniera, ogni
ingenua perfona come sforzata, & tiranneggiata dallo
Oratoremortalmente l'odiarebbe:ne poffo credere che
niuna Republica,bene o male ordinata ,fol che ella amaf
fe la libertà, comportaſſe aſuoi cittadini l'effercitarfi in
una arte,con laquale nopurgli equali, ma i magistrati,
DELLA RHETORICA. 119
& le leggi loro di dominar s'ingegnaffero. Refta a dirui
in qual modo cidiletti tal mouimento , onde uegna,
che'l diletto che negli affetti dell'huomo partoriſce l'o
1
ratione, fia mouimēto appellato:che tuttoche cotai cofe
paiono alquanto piu philofophice, che oratorie, tuttauia
egli è bello ilfaperle, maggiormente che alla materia di
cheparliamo,grandementefon pertinenti. Ma della pri
ma brieucmente mi efpedirò. Chefi come il dipintore,&
il poeta,due artefici all'Oratorefembiati, per diletto di
A
noifanno uerfi, imagini di diuerfe maniere; quali hor
ribili,quaipiaceuoli, quai dolenti ; & quai liete ; cofi il
buono Oratore non folamente con lefaccie, congli orz
On namenti, co numeri, ma ad ira, ad odio & ad inuidia
mouendo,fuol dilettar gli ascoltanti. Io ueramente mai
non leggoin Virgilio la tragedia di Eliſa, ch'io nonpia
gacon effo feco ilfuo male,non per tanto confiderando
con che gétile artificio ci dipingeffe ilpoeta l'amorfuo,
la mortefua:cofi uinto,come io mi trouo dalla pietà,
non poffo altro cheſommamente allegrarmi, laqual co
fa non deeparer merauiglia a chiper troppa allegrezza
alcuna uoltafu costretto di lagrimare. E il uero che una
tal lettione è poffente dipiu, meno commouermi, fe=
condo che piu, menofondifpofto a compaßiones
T ma in ogniguifa piu mi è agrado il lagrimar con Virgi
lio, che non il rider con Martiale. Matornando all'ora
tione,amepare che inquel modo, che'l traffitto dallaTa
ranta,udendo ilfuono conueniente al fuo morfo, fi leua
fufos falta tantofin che l'humorperturbatofi rifolue
infudore, quafi marefenza onda queto ftaßi nel luo
7 go fuo:
fimilmente, dalleparole d'uno Oratore. eccellen
DIALOGO
te moffo ad ira alcuno huomo iracondo , non ſenza mol
to piacer sfoga il caldo, che la compleßion naturale , o
altroftrano accidentegli tiene accefo nell'animo: ilqual
piacere,percioche nafce da cofaper fe medefima difpia
ceuole,& noiofa molto,che non diletta, fe non per quel
la conformità che è tra lei, & l'affetto dell'ascoltante,
(laqual cofa moffe Philoftrato effendo Re dellafuagior
nata, a comandare a compagni, che di coloro, i cui amo
ri miferamentefinirono ,fi ragionaſſe) però è ben fatto
che propriamente parlando ,tal piacere non diletto , ma
mouimentofia nominato: la cui natura odiofa, accioche
a lungo andare non cififacciafentire, & altrotanto per
fe ci annoie,quanto dianzi nel cõformarfi all'affetto ne
dilettaua conciofiacofa che cortafiala concordia delle
cofe non buone )però uolferoi Rhetori che l'Oratore
bricuemente, & in poche parole fe ne doueſſe eſpedire .
Et nel uero il diletto del mouimento è come un rifo nato
in noi non di uera allegrezza,ma difolletico;ilquale con
tinuato da noifinalmente in doglia, fpafimo fi conuer
te.Ma lefacetie,i motti, lefententie, le figure, i colori, la
elettione, il numero, ilfito delle parole, l'ufcirfuora
della materia, alquanto, aguifa d'huomo difolazzo
defiderofo,per logiardino de l'altre cofe uicine gir uaz
gando con l'intelletto;fono cofe tutte quante per lor na
turafommamente piaceuoli, nelle quali di continuo non
altramentefuol compiacerfi la noftra mente, che degli
odori , defuoni, & de colori materialifi dilettino iſen=
timenti del corpo. V A L. Fermateui un poco o Broc
cardo, mentre ancora ( benche da lunge ) noifcorgiamo
l'intratadelcominciato ragionamento , & innanzi che
DELLA RHETORICA. 120
la dolcezza del diletto, & del mouimento tratto uitra ·
31 fporte piu oltra,non uifiagraue d'udire ciò , che a me
pare dipoter dire con uerità degli affetti , & de moui
menti di quelli:perciò che io ho perfermo, che l'Orato=
re principalmente habbia cura non di commouere , ma
d'acquetar le procelle , che nelle parti piu baſſe de' noz
ftri animi, l'ira,l'odio, e la inuidia ( uenti contrarij al
fereno della ragione)fono uſati di concitare: es ciò puo
far l'Oratore nonfolamente nel fine , ma nel principio
delfuofermone, imitando l'oratione, che fece Cefare nel
Senato afauore de cogiurati prigioni. E il uero che quel
l'ifteffo Oratore c'ha uirtù di raſſerenare, puo turbare
ifentimenti:ma chi ciò face, o è perfona cattiua, che ma
le adopera lafua fcienza, quafi medico, ch'auelenagl'in
fermi,ò è difarlo costretto,fendo cofa impossibile il tor
re altruifubitamente dallo eftremo dell'odio, & nel me
zo della ragione riporlo , fenza alquanto farglifentire
dell'altro eftremo contrario. Laqual cofa auegnadio che
uerafia, non per tanto, uolgarmente parlando,fiam'ufa
ti di dire efferproprio dell'Oratore il commouergl'af

fettisfecondo ilqual modo difauellarefece il Soranzola
fua dimanda:percioche il mouimento è à uolgari piuno.
to, pare opra di maggiorforza che la quiete no è fen
za che la maggior parte degl' Oratori orano a fine non
d'acquetare,ma di comoueregli afcoltanti. Io ueramete
puna terza ragione, ho opinione, ch'all'Oratorepiu p
tegna il comouere, che l'acquetare;cociofiacofa che l'ar
39 tefua nofolaměte turbado ( ilche é notopfe medefimo)
ma coponendogli affetti, quelli muoua, & fofpinga, che
grădisfima uioléza dee effer quella dell'Oratore ne no
DIALOGO
2
ftri animi,qual'hora a benfare ne perfuade,cofa opranz
do con leparole in una hora, che in molti anni uirtuofa
mente uiuendo , agran penafuole acquiſtarſi ilphilofo
pho.Hor uedete hoggimaiſe la Rhetorica è arte conue
niente alla ciuilità della uita , & alla publica libertà; &
feil commouergliaffetti è operatione più , ò meno al
l'Oratore honoreuole dell'infegnare , & del dilettare.
BRO C. Certo fe il mouimento oratorio foffe tale , &
fi fatto,qualedianzi il defcriueuate, malefece l'Ariopa.
go a diuietarlo agli Athenieſi : ma io non uedo che egli
fiatale,confiderando che l'Oratore nel trattar de gli af
fetti,ponga mente piu tofto alla età, & alla fortuna che
ciperturba,che allaragione, cui fola tocca di temperar
ne. Ma pofto cafo che cofifia, come uoidite , io ho per
fermo che cofi come per le ragionigià dette concludem
mo,che la dottrina dell'Oratore agli afcoltanti inſegna
ta non èfcienza di uerità,ma opinione, & di uerofimili
tudine la quiete de fentimenti , che negli animi humani
fuol generare la oratione non è uirtù, ma dipintura del
la uirtù:conciofiacofa che la uirtù é un buono habito di
coftumi, ilquale non con parole in inftante , ma conpen
fieri,& con opre a lungo andare ci guadagniamo. *
Ma accioche non creggiate che la buona arte Rhetori
ca ditutte l'artireina,fia una certa buffoneria dafar ri
dere(benche egli u'habbia diquelli che alla cucina l'af=
fimigliarono uoi douetefapere, che del numero dell'ar
ti,altrefono piaceuoli, altre utili: quelleſono le utili,
le quali comunemente nominiamo mecanice:delle piace=
uoli parte ha uirtù di dilettar l'animo , parte il corpo
delleperfone,ò parlando piu chiaramenteparte in fenfo,
parte
DELLA KHETORICA . 121
parte la mentefuoldilettare. La dipintura, &la mufica,
gli occhi, gli orecchi:gli unguentarii, il naſo: il cuo◄
co,ilgufto,e laftufa con temperanzadel caldofuo, tut
to'l corpo con magifterio piaceuole, fon ufati di confor
tare;ma le arti,che l'intelletto dilettano, quanto alproz
pofitofi conuiene ,fono due cioé Rhetorica & Poefia: le
quali,auegnadio che altramente cheper gli orecchipaf.
fando,nonperuegnano all'intelletto ; nondimeno perciò
fono da effer dette intellettuali , che elle fono arti delle
parole, iftromenti dell'intelletto,con liquali fignifichia
mo l'un l'altro ciò che intende la noftra mente . Certo
della uoce, defuoni è la mufica , con laquale annoue
rando igraui, gli acuti, quegli in maniera tempriamo
che diuerfi fi comefono )
fi congiungono infieme agene
rar l'harmonia,che non pur noi, ma molti brutti anima
li muoue,& diletta mirabilmente, mala Rhetorica ,
la Poefiafono artificij delle uoci de gli huomini, non co=
megraui,& acute,ma propriamente come parole, cioè
in quanto ellefonfegni dell'intelletto, quelle accordando.
fifattamente,che ne rieſca una confonantia;laquale, me
taphoricamente parlando, da primi Rhetori al numero
mufico asfimigliandola,numero ch'effafu nominata : fen
za ilqual numero , non é oratione la oratione : & col
qualnumero ogni uolgare, & inerudito ragionamento
può hauer nome d'oratione. Ma quefto épunto, che a
ben uolerlo manifeftare(conciofia che in luifolo , quafi
in centrofermisfimo, éfondato il difcorfo di tuttal'ara
teoratoria)é mestieri che un'altra uoltaper altraſtra=
da noi cifacciamo da capo, confiderando che tutto'l cor
po della eloquentia quanto egliégrande,non é altro che
e
DIALOGO
cinque membra& non piu, cioè parlando latinamente,
inuentione,difpofitione, elocutione, attione, ememoria.
Infra lequali fenza alcun dubbio la elocutione è la pri
maparte,quafifuo cuore, & fe anima la chiamaßi, non
crederei di mentire: dalla quale , non che altro, il nome
proprio della eloquetia, come uiuo da uita uiene deriua
to. Etper certo la inuentione, & difpofitione,ſono parti
ch'alle cofeptengono: lequali ritrouate nelle ſcienze ua
ordinando la oratione,ma la terza , per quel chefuona
il uocabolo,èpropria parte delle parole,lequali nõ a ca
fo ,ma congiudicio eleggiamo, elette leghiamo . Adu
que auuegna che la elocutionefia un terzo měbro della
eloquentia,diuerfo moito da primi due, nondimeno ella
fuo membrofiprincipale, che nell'iſteſſa elocutione nuo
wa inuentione,& difpofitione oratoria uifi poſſon anno
uerare: cioè,pcioche non ciafcheduna elocution'è ora
toria,anzi in ogni linguaggio molte fon le parole, lequa
li uili troppo, o uolgari, o afpre, o uecchie, una ciuile per
fona nonin fenato,o in giudicio,ma con gli amici,& co
famigliariparlado,fi guarderebbe di proferire: et guar
derebbefifacilmentefenza arte adoperare, fol che unte
po dellafua uita congentili, & difcreti huominifoſſe uſa
to di conuerfare:ma le parole gia ritrouate dolci,chiare:
fonanti,porre infieme, oue prima da fe medefime.
alle cofefignificate s'accomodauano, hor traſeſteſſegli
accetiloro, le lorfillabe annouerando , adunarle è ar
tificio:ilqualefolo, o primo fa Orator l'Oratore . Et ue
ramente,fe quell'è uero ch'io trouofcritto ne' Rhetori,
Kinuentione,& difpofitione delle cofe effere oprapiu to
fo diprudenti, accorti huomini, che di eloquěti Ora
DELLA RHETORICA. 122
ha tori,folo ilfito delle parole è tutta l'arte Oratoria:onde
10 uana è la questione del dilettare, del mouere, & dell'in
fegnare. Che, come il mouere, & l'insegnarefono frutti
d'inuétione,le cuipartiſon proemio, narratione, diuifio
ne,confirmatione, confutatione, & epilogo , cofi il dilet
tofi dee dire opra della Oratoria elocutione. Forfe io ui
w annoio mentre con le parole uolgari, le latine, & legrez,
che uo mescolando, contra quello ch'io ui diceua pur
dianzi,non difcernendo tra le parole , com'io le trouo co
file ammaffo,& confondo. Ma chepoffo io? certo que=
fta è colpa de' noftripadri Thofcani, liquali non curado,
le cofegraui, che alle dottrinepertengono,folamente det.
le amorofe con nouellette , & con rimefi dilettarono di
parlare:bě u'ha di quelli che furno arditi in tetar lefcië
ze,mapochifono,e sezafama, fi antichi, che'l ragio
" narne co ' uocaboliloro,per la loro uecchiezza:uia piu
ftraniche i Latini nonfono ,farebbe opraperduta. 1o ue
ramente qualunque uolta in uece di narratione, di cofir
LC matione, diconfutatione, diuifameto, confirmaměto,
differmamentodicesfi ,me medefimo tragli anticbi di
cotai nomifacilmente rauolgerei in maniera, ch'in qual
parte d'orationefoffe intrato per ragionarne, potrebbe
efferch'io midifcordasfi.E adunque mě male il ricorre
re a forestieri,le cui uoci intendiamo, ch'à noftrani che
non s'intendano, imitando i Latini, liquali dapadri Gre
cile dottrine, le parolepredendo, ferono lor priuile
gio dipoter effer Romane, & come tali in lorferuigio le
adoperarono.VAL.Infino a qui uoi non ufafte parola ,
ch'alcun uolgare afcoltădolaſe ne doueſſe merauigliares
maprocedendo piu oltra uoi incapparete in concettiche.
e 2
DIALOGO
ragionadone,a uolere effere intefo,uifia mestieri dipro
weder di uocaboli,che a gli orecchi di Italiafi confaccias
no unpoco meglio, che i Latini nonfanno . BROC . Raz
gionando con effo uoi nella prefente materia, la cuimen
te digran lunga le mie parole preuiene, non ho paura di
dire uocabolo che peregrino lo esfistimiate.VAL. Auez
gnadio che dell'arte oratoria tra noi pochi, & conftile
rimeſſo molto(quale a camerafi conuiene)habbiate tol=
to aparlare:nientedimeno io ui configlio, che con quello
animo, & in quel modo nefauelliate, che uoifareſteſeï
prefentia di molti,cofi dotti, come ignoranti ne ragiona
fte:laqual cofaperauentura auerrà,percioche'l Sorazo
diligétißimoguardatore de uoftri detti, quelli in uno rac
coglierai raccolti, nopotrà fare che moltifuoi amici
defiderofi dinouità, non nefacciapartecipi. SOR. Certo
inful partir di Vinegia miogermano meſſer Gieronimo
Atrettamente mi comandò , che mentre ioftesfi inBolo
gna,d'ogni cofa,ch'io giudicasfi notabile , ne lo douesfi
auifare; hollofatto infin'hora, penfate quel ch'iofas
ròperinnanzi di cofi nobil ragionamento : dopo'l quale
per miogiudicio,uano i Papi, gli Imperatori.BROC.
Benconofco meffer Gieronimo , alla prefenza delquale
neparole, ne opre,fe non elette , nonfon degne diperue
nire.Ma uoiSoranzo( fochefare il potrefte farefte
bene, detto che io m'habbia mia opinione , quellasteffa
con altroftiledifcriuere,che non l'udifte da me, ch'una
cofa è ilparlarepriuatamente, d'amico ,fi com'iofac
cio con uoise altra è lofcriuer'altrui a perpetuamemo
riadepaffatiragionaměti. & nel uero,ſe ciò hauesfipe
fato alhor,chefefte la queftione, ò io taceua del tutto, o
DELLA RHETORIC A. 123
cofitoftonon rispondeua;che leparole, & lecose chea
tale artepertengono, & fopra tutto il porle infieme, e
con bell'ordine ciafcheduna a fuo luogo distintamente
efplicare è fattura di molti giorni, non d'un'hora , ò di
ductma s'io errai nell'incominciare,forfe nelprofeguis
re m'emendarò, che oue io penfaua hoggi di alquãto u
12 fcendo della materia di tutta l'arte oratoria (che che io
nefappia liberamente parlarui, adoprando quelleparo
le,con cui ne Latini fcrittoriftudiai d'impararla;bor'al
cunepoche cofette, che alfatto noftro conuengono, bre
uementepcorrerò:cofi ad un trattopagaro il debito del
douer dirui mia opinione, daſcogli delleparole latine:
in cui al lungo andare ilparlamentofi romperebbe , bel
ta lamente miguardarò; apiufaggio nocchiero di me lafcia
C do la curadifarefi perigliofo uiaggio. Dunque alpropo
fito ritornando,benche dianzifecondo i rhetori,io ui di
ceßil'infegnare, il mouer’effer due opre d'inuêtionez
conciofiacofa che quanto moueil proemio, & l'epilogo,
tanto infegna la narratione, e confirmatione;nondimeno
mutando in meglio mia opinione,& cofa a coſa propor
tionado a me pare di douer dire, che l'inſegnarepropria
1
mente alla difpofitione pertegna;com'in contrario la co
fufion delle cofe cipartoriſce ignorantia. Adunquefem
premai col mouimento la inuentione, & con ladifpofitio
ne l'inſegnare,ma il diletto, diche parliamo , con lafua
madre elocutione,forma,& uita dell'eloquenza, merita
mente accompagnaremo. Quindi paffando alle treguife
di caufe dall'oratore cofiderate, & a treftili uenědo cioé
tre modi di dire, l'un'all'altro con mifura agguagliado,
iolicongiungoinmaniera, che la caufagiudiciale , cui é
23
DIALOGO
propriolagrauità dello ſtile, al mouiméto, & inuětion
ta deliberatiua colfuoftil baffo , et minuto alla difpofitio
ne,& all'iſegnare, ultimamente la caufa dimostratiua
mediocremente trattata alla elocutione, & al diletto, di
rittamentefiarifpondente. Le quai cofe in cotal modo di
fpofte,procedendo piu oltra facilmentefipuò conclude
re,che cofi come tra le parti d'oratione la elocutione é
laprima,& la caufa dimostratiua é la piu nobile , epiu
capace d'ogni ornamento, che l'altre due nonfono , e
gliftili del dire,il piu perfetto, & piu uirtuofo è il medio
cre,ilquale non é auaro,ne prodigo;ma liberale ; nonſu
pbo,ne abietto,ma altero;no audace, ne pufillanimo, ma
ualorofo,non lafciuo , neftupido , ma temperato;cofi il di
letto oratorio al mouimento, & all'infegnare é ben des
gno,chefi preponga. Però ueggiamo nonfempre moue
re o infegnar l'oratore;ben quello isteffo per ogni parte
d'oratione:in ogni caufa, con parole eleganti ſtudiare di
dilettarne:ilquale non contento del diletto delle parole ,
per raddoppiarne il piacere, & compitamente addolcir
ne,ricorre algefto : e all'attione dell'oratione condiz
mento,& mele,& zuccherofuauisfimo de gli orecchi,
degli occhi noftri. Dalla quale attione , per quella
gratia che è in lei, depende inguifa la uirtù dell'oratio=
ne, che ella è nullafenza effa:laqualfentenza da Demo
sthene data,Efchine fuo auuerfario poco appreſſo co bel
la proua ci confermò;mentre leggendo a Rhodiani l'o
ratione di Demosthene,marauigliandofi gli ascoltanti ,
hebbe a dire.ueramente marauigliofa effere stata la ora
tione, effo Demofthene recitandola, quafi dire uoleffe ,
l'attione delrecitatorepoterefcemare, & accrefcerfor
DELLA RHETORIC A., 124
za all'oratione; in maniera da fe medefima tramutar
lache non pareffe piu deffa . V AL. Innanzi che il
Soranzo confenta,che dilettando piu che inſegnando, 0
mouendo perfuada l'oratione, egli aſpetta d'intédere cỡ
quai ragioni contra la mente di Ciceronegli prouarete,
chela caufa demoftratiuaſia piu nobile dell'altre due;et
Wit che deftili, il migliorefia il mediocre : & per certo da
due cotalipromife più rofto falfe, che dubbioſe, malamě
A' tefi puo decidere la queſtion difputata.в RO C.Qui a=
K Apettaua che interrōpefte le mie parole;fendo certo ciò
X ch'io dißi della caufſa demostratiua, & dello ftil medio
crefubitamente rifiutarefte. Peròfappiate,& fappialo
anche il Soranzo, che ragionando di cotai cofe conuna
femplice narratione,& fenza alcuno argométo, io heb
bi in animo di cogiungere infieme i treftili, le tre cauſe¸
itremodidel perfuadere, con le tre parti d'oratione;
in manierache all'inuentione il mouimento nella caufa
giudiciale, con loftilgrande principalmente correfpon
deffe:ma alla difpofitione l'infegnare, nella caufa delibe
ratiua con lo ftil baffo:ultimamente il diletto alla elocu =
1 tione,nella caufa demoftratiua con loftile mezzano pro
a
S priamentefi riferiffe . Ilquale ordine da tutti i Rhetori
cofi Greci, come latini, efferftato offeruato , chi le loro
opre riguarda ,facilmentegiudicard . Ilche fe cofi è ( che
certamente é cofi)uoi medefimi per una iſteſſa ragione
argomentando la oratoria elocutione , con tutta quanta
lafchierafua,all'altre due parti d'oratione co le lor'or
dinanze debitamente preponerete : che non é honefto il
buon col trifto agguagliare, ma il buono al buono , & al
migliore ilmiglioreftile,parte, caufa, & pfuafione,cora
4
DIALOGO
gioneuol mifura deepareggiarfi. Ma deftilipoco appref
foperauentura ragionaremo; del dilettofi è fauella
toa baſtanza. Dunque alle caufe uenendo, come io dißi,
cofi ridico dinuouo, che la caufademonftratiua è lapiu
horreuole,la piu perfetta,la piu difficile, & finalmente
la piu oratoria,che niuna dell'altre due.laqual cofa, men
tre io tento di dimoftrarui, io ui prego, che non guardă
do allafamadeglifcrittori della Rhetorica, poniate mě
te alla uerità:laquale da ragione aiutato, io mi apparec=
chio dipalefarui. Perciò che altra cofa è ilparlar di que
fta arte, le uenefue, i membri,l'offa,i nerui, & la carne
fua annouerando,et partendo: laqualguifa d'anatomia,
lei infegnando con le ragioni operiamo ; & altra cosa è
ilparlare oratoriamente al uolgo , agiudicio, afenatori,
quelli allettando & mouendo, ilche nonfaccio alprefen
te.Forfe una uolta che Dio nol uoglia)ilfarò : quando,
ubidendo a mio padre,la uoce,& ilfiato, che ei mi donò,
uenderò a litiganti. Hor di questo non piu, al propoſi
to ritorniamo. Io ueramente le tre cauſe oratorie per li
lor fini,perli loro officij, & per le loro materie, con di
ligenza confiderando,non poffo altro,che credere , che
la caufa dimostratiua fia infra tutte la principale ; il cui
fine è honefta la cui materia è uirtù, e il cui officio è il
dilettar l'intelletto , & di benfare ammonirlo. Quindi
nacque il costume nella Republica Athenienfe, publica=
mente ogn'anno quei cittadini lodare, i qualifortemen
teper la lor patria combattendo , foffero ftati ammazz
zati. Laquale annua oratione (
fe a Platone crediamo) lo
dando i morti, le uirtù loro, tutto in un tempo le mas
éri,i padri, e lemogli confolaua benignamente; mai
DELLA RHETORICA. 125
fratelli,ifigliuoli,& inipoti, che dopo lor rimaneuano,
a douer quelli imitare, & farfi lorofimili mirabilmente
accendeua . Adunque non indarno foleua dir Cicerone,
niunaguifa d'oratione potere effer ne piu ornata nel di=
' re,ne piu utile alle Repub. di quefta una demonftratiuazi
cuiprecetti hanno uirtù non folamente di farne buoni
oratori,ma a douer uiuere honeftamente con bella arte
ne efortanosilche di quelli dell'arte due non auiene ; con
M effe quali fpeffefiateguerre ingiufteperfuademo , & ue=
dicando le nostre ingiurie, hor gli innocenti offendiamo,
40 hor difendiamo i nocenti . Confufamente perauentura
piu,che io non debbo , uò coparando fra loro le tre caus
13 fe oratorie;ilche faccio perche io defidero d'ifpedirme
ne, dar luoco al Valerio, che s'apprefta per contradi
re:uoi ambidue col uoftro ingegno il mio difetto adem
piendo,diparte le mie parole diftinguerete . Adunque,fe
guitando il ragionamento, & frame ſteſſo confiderando
ciò,che dianzidiceua dell'oration di Demofthene, fom
mamente dall'attion dependente, hofermißima opinio
ne,che nelle caufe deliberatiue , & giudiciali molto piu
oprila naturadell'oratore, & della materia, che non fa
l'arte oratoria. il contrario è della caufa dimostratiua,
nella quale leggendo, non è men bella la oratione,che res
eitando però ueggiamo mediocri oratori bene informas
ti delle ciuili materie, & aiutati dall'attione, & dalla me
moria,in Senato,& ingiudiciofoler parlare aſſai bene,
che intai cafi dalle cofe trattate nafcono in noi le paro
le,lequali concordate con li concetti dell'animo,ne rieſce
quella harmonia , chefaſtupir chi l'aſcolta. Per laqual
cofa moltefiatene comandano i Rhetori,che non curá
DIALOGO
do della uaghezza delle parole efquifite, ad alcune altre
non cofi belle,ma proprie molto, & digranforza del
l'efplicare i concetti, uolgarmente parlando, ci debbia
mo appigliare:ma nella caufa dimoſtratiua è mestieri no
folamente di concordare le parole a i concetti,ma quelle
fcielte, dettefifattamente adunare,che pare a pare,
fimile afimile con bella arte fi riferisca : & quelle
ifteffe parole hor raddoppiare , e replicarle piu uolte,
hora a contrarij congiungerle ; imitando la profpettiua
de dipintori , i quali molte fiate il negro al bianco acco
pagnano,afine, che piu bella,& piu alta, & piu illuſtre
cifi moftrilafua bianchezza. Le quai cofe, tutte quan
tefonopuro artificio , ma in maniera difficile, che all'im
prouifopoterlodare, ò uituperare eloquentemente ,fa=
rebbe opra miracolofa. E il uero che nell'altre due cau
fe,alcuna uolta tutta bella, e tutta ornata ua caminando
la oratione ; cioè a dir ne gli epiloghi ; e ne proemij ; li
qualiproemij,benche primifi proferifcano, nondimeno
fi comecofe piu oratorie, e di maggior magiſterio , gli
ultimifono,chefi compongono: che M. Tullio Cice
rone,padre & principe degli eloquenti douendo orare,
diparola in parola imparaua & a memoriagli fi manz
daua. Adunque puo ben effer , che ledueguife di caufe,
fenatoria egiudiciale fiano agli huomini piu neceffarie
diquefta terza demostratiua, e che da loro (fi comepriz
me chefi trattarono) Thifia, Corace, ò altro antico ora=
tore l'arte Rhetorica s'infegnaffe di generare ; ma le
·piu uolte quel , ch'è ultimo per origine , diuenta primo
in perfettione ; & fempremai nell'humane operationi,
juié maggior l'artificio , oue ilbifogno é minore : con
DELLA RHETORICA. 126

B ciofiacofa chene i biſogni la noſtra madre. Natura per


fefola , da niuna arte aiutata è tenuta di prouederne.
Naturalmente con le zampe, co denti pugna.l'Orfo,
+
et il Lione, et la Dăma con la prestezza del corſofuofi
7I
fottragge a l'ingiurie. Fa ilfuo nido la Rondine, et la Ra
MM
gna teẞědofiprocura di nutricarfi:ma noi huomini crea
69
ture ciuili co l'aiuto delle parole, meßi e ſegni de l'intel
12
letto, congli amici dell'auenir cofigliamo; et raffrenado
le mani dell'iracondia miniſtre, hor da nemici noi ci dif=
fendiamo,hor quelli ifteßi offendiamo. Poco adunque in
taicafi cipuoinfegnar l'artificio ;fe non difponere, et or
dinare l'inuentione naturale, ma nella caufa demoftrati
ua non neceffaria alla noſtra uita, le parole, et le cofe col
loro ordine, etcolfito loro fono puro artificio.ilquale fe
minato nella natura delle dueprime, et dall'induſtria nu
drito diuenne grande , & nella terza demostratiua,
quafiterza fua età ,fi fe intero , & perfetto , & cofi
intiero & perfetto , non pur illuftra la buona caufa des
moftratiua , uero nido del fuo fplendore, ma riflettendo
tifuoiraggile altre due piu inferiori fcalda, & allumina
mirabilmente . Quindi adiuiene , che nelle cauſe giudiz
E ciali la giuftitia , e le leggi molte uolte fon laudate , &
biafimato chile perturba : & ne configli delle Republi
libertà , la pace , la giusta guerra con fomme
1 cè la
Z laudi fi elfaltano : itiranni con uituperio fon lace
rati. Laqualmistura di oratione nelle Philippice di Des
mofthene,nelle Verrine et Antoniane di Cicerone riuſci
opra merauigliofa.Finalmente l'arte, le caufe orato=
rie afentiměti di noftra uita agguagliado poſſo dire, che
le dueprimefono ilfenfo del tatto, fenza lequali no na☛
DIALOGO
fcena,ne uiuerebbe la oratione:ma la cauſa demonſtra
tiua,ornamento della Rhetorica , è occhio & luce ; che
fa chiara la uitafua, lei agrado inalzando, oue nulla del
l'altre due non èpoffente di peruenire. Sia al mondo un
buono buomo pien d'eloquenza , & d'ingegno, ilquale
ufcito dellafuapatriafolo, & nudo(quafi un altro Bian
te)uenga astarfi in Bologna, chefarà egli dell'arte fua?
fe egli accufa,ò difende, ecco un uile auuocato, che uen
de al uolgo lefueparole:fe delibera, non fendo parte del
la Republica,ifuoi configli non fono uditi. Tacera egli,
fiafua uita otiofa?non ueramente, ma di continuo co
lafuapenna nella caufa demoftratiua biafimando, er to
dando,lafua eloquenza effercitarà. Laqual cosa noper
odio, ò perpremio , maper uero dire facendo , inpoco
tempo nonfolamente da parifuoi, ma dafignori , & da
regifarà temuto, ftimato. S O R. Queſto uoftro elo
quente fe non m'inganna lafimiglianza)é il ritratto del
l'Aretino.B RO c. Io non nomino alcuno ; ma chiun
quefi é,ei non puo efferefe non grand'huomo ; onde a
mepare , che quefta caufa demostratiua talefia allafez
natoria , & giudiciale , qualifono le dignità ecclefiaftis
che alle grandezze de fecolari: quelle fono naturali
fucceßioni , quefte per propria induftria acquiſtiamo
cofi come un particolar gentil'huomo fatto Papa ¿
adorato da fuoi fignori , coft al buon Oratore per la
fua caufa demoftratiua cedono igrandi del mondo , che
il caufidico , & il Senatore non degnarebbono di
guardare . Non per tanto , onde uegna , che nel
l'altre due caufe i parlamenti oratorij per la lor graui
tà non fon men cari ad udire dell'orationi demonſtrati
DELLA RHETORICA.
127
ue,no è difficile ilgiudicare. Perciò che ifoggetti di quel
-A
le duefon cofe tragice pertinēti parte alla uita dellapfo
na,parte allostato della Rep.maquefta terza demostra
tiua i uiui,i morti laſciandoſtare,folaměte gli altrui no
mi,& memorie, d'ogn'intorno di lode, biafimiuadi
pingendo. Adunque , cofi come il uederpugnare a corpo
a corpodue nemici in camifcia cole coltella affilate, é
afpetto non megratopleferite & pelfangue, chefia il
combattere agiuoco effer citato daſchermidori con arti
ficio merauigliofo ; cofi le cauſe ciuili altrettanto per le
materie trattatefono ufate di dilettarne , quanto questa
demostratiua con lafua arte del dire ne recagioia, & fo
lazzo . Quindi adiuiene ( fi come dianzi io diceua ) che
in Senato , e ingiudicio i mediocri Oratori uolontieri
afcoltiamo, oue ildifetto dell'arte colfoggetto, di che ra
gionano , facilmente fi ricompenfa : male orationi de=
moftratiue (fi come anchora i poemi ) ſe non fon cofa
perfetta,no è chi degni ne d'udire, ne di uedere.Et ques
00 fto baftial diletto, & alla caufa demostratiua ; uoi Va=
1 lerio,che conofcete i miei falli, giudicateli , & corregge
teli. VA L. Può ben effer , che quel ch'è detto bafti al
diletto , &alla caufa demostratiua , ma non baſta a gli
ftili,de quali,fpetialmente del mediocre ,fiete obligato di
fauellare. BROC. Per una ift effa ragione potriapar=
lare degli ornamenti , & delle forme didire, & dello
stil mediocre : conciofia cofa che la elocutione è quella
parte della Rhetorica, con laquale, coldiletto, et con
lo stil mediocre la buona cauſa demostratiua fu accopa
gnata da mesmaquesta è opra d'altro ingegno, e d'altra
induftria , chedella mia ,fenza che ciò farebbe un ufcir
DIALOGO !
fuoridi quelpropofito , intorno alquale piacque al So
ranzo,che iofauellaffe. SOR. Come Broccardo, è fuor
dipropofito ilragionar delloftile, con effo'l quale l'ora
tione genera in noi il diletto , che al mouimeto, all'in
Jegnarefacefte proua dipreferire? BROC. O ciò è fuor
dipropofito, o iofonfuor di mefteffo , & non l'inten=
do come iodeurei :per laqual cofa in ogniguifa to ho ra
gion di tacere. VA L. Ecco Broccardo noi confentia
mo,che'l parlamento deftili,quando à uoi piace, in al
tro tempofi differifca . Hora(ilche negare non ci potes
te)infegnatene in che maniera , & quai precetti offerua
do,il Thofcano Oratore in ciafcheduna delle tre caufe,
poffa ornarfi diqueldiletto,ilqual impreßo ne' noftri az
nimi ne perfuade adouerfare afuo modo : che con tal
patto uoi rispondeſte alla queſtion del Soranzo. BROC..
Guardate che a dir cofa non m'induciate, che la lingua
Thofcana uifaccia hauere in difpetto , che molte coſepa
iono belle,& nobili molto,quandofon fatte ; la cui ori
gine è uilißima, e ripiena d'ogni bruttura. VAL. Gia
afcholari di medicina , perfare ogni anno una anatoz
mia di corpi humani , & in quelli uedere , oue & come
noue mefineportino le nostre madri , & portati cipar
toriscono, nofon men care le belle done , che elle fiano
agli idioti,che taifecreti nonfanno: però diteficurame
te,che'lparlamentogià cominciatofarebbe nulla, ſe in
talfine non terminaffe . BROC . Vorrò pofcia , che
m'infegnate anche uoi i uoftri modi di perfuadere,con li
quali, benche molto mi offendano,me al prefente figno
reggiate, & sforzate. s O R. Duolui tanto ch'io impa
rit. BROC. Per certo si,percioche attendendo alle.
DELLA RHETORICA. 123
mieparole, uoi impararete quell'iſteßa ignoranza , che
inmolti anni con molta induftria , & con poco honore.
4 in miafciocchezza m'haguadagnato : cociofiacofa che
iprecettiche io u'ho da dire non fono altro, che la histo
ria de i mieiftudij ; con effo i quali fonfatto tale , quale
io mifono. SOR. Ognipunto mi pare un'hora, che
de precettimifauellate, con liquali brutti & uili (comẹ
dicefte)diuenti atto afar bellal'oratione uolgare. Adu
W que incominciate, fe uoi me amate, & quanto piufacil
mentepotete, dichiaratemi il uero, che non hafaccia di
uerifimile. BROC. Facil cofa fie l'adoperare i pre=
cetti , liquali intendo di dimoftrarui : ma al mio iudicio
non fon cofa , che uno ingegno par uoftro debbia de
gnarfi di adoperargli . però uditemi , ma con animo di
ammendarmi, non d'imitarmi . Io ueramentefin da pri
mi anni defiderando oltra modo di parlare, & difcriue
re uolgarmente i concetti del mio intelletto , e questo no
tanto per douere effere intefo(ilche è cofa da ogni uolga
re)quanto afine che'l nome mio con qualche laude tra
ifamofifi numeraffe ; ogn'altra cura pofpoſta, alla let=
tion del Petrarca, delle ceto Nouelle, con fommo ftu
dio mi riuolgei ; nella qual lettione con poco frutto non
pochi mesi p me medefimo effercitatomi, ultimaměte da
Dio infpirato, ricorfi al noftro meffer Triphon Gabrie
le : dal quale benignaměte aiutato uidi, & intefiperfetta
mente quei due autori ; liquali,nofapendo , che notar mi
doueffe, hauea trafcorfo piu uolte . Quefto noftro buon
padre primieramente mifece noti i uocaboli , poi midie
regole da conofcere le declinationi , & uerbi Tho
fcani : finalmente gli articoli , gli pronomi , i partici=
DIALOGO
pi , gli aduerbij, & le altre parti d'oratione diftintas
mente midichiarò ; tanto, che accolte in uno le cofette
imparate , io ne compofi una mia grammatica ; con la
qualefcriuedo ; mireggeua : in maniera, che in poco te=
po ilmondo m'hebbe per dotto; & tiemmi anchoraper
tale. so R. Infin'hora non dite cofa , chefi pentiamo
d'udirla; & cofi fpero che dell'auanzo auerrà, fe col
maestro,& congli autori antedetti d'impararlo ui con=
figliafte . BROC. Dunque al rimanete uenendo, poi
che a me parue d'efferfatto unfolénegrammatico, con
fperanzagrandißima di ciaſcheduno, che mi conoſceua,
io midiedi alfar uerfi : all'hora pieno tutto di numeri,
difententie, diparole Petrarchefche, & Boccaccia
ne, per certi annifei coſe a miei amici marauigliofe . po
fcia parendomi,che la mia uena s'incominciaffe afecca
re(percioche alcune uolte mi mancaua i uocaboli,&no
hauendo che dire, in diuerfifonetti, uno iſteſſo concetto
m'era uenuto ritratto a quello ricorfi, chefa il mondo
boggidi ; & con grandißima diligenza fe un rimario,"
ò uocabolario uolgare: nel quale p alphabeto ogni paro
la,chegià,ufarono questi due, diftintamete ripofi; oltra
diciò in un'altro libro i modi loro del defcriuer le cofe:
giorno, notte, ira, pace, odio, amore, paura, fperana
za, bellezza,fifattamente raccolfi ; che ne parola , ne
concetto non ufciua di me , che le Nouelle , & iSonetti
loro non me nefoffero effempio . Vedete uoi hoggimai
a qualbaffezza difcefi ; in cheftretta prigione , &
con che lacci m'incatenai. Ma molto piu ho da dirui,
che io non u'ho dettofin qui ; percioche hauendo io(co
me diuoto d'ambidue loro ogni lor cofa cofi latina co
me volgare
DELLA RHETORICA. 129
+3 mé uolgare traſcorſo;& ueggendo le loro coſe latinep
rispetto alle Tofche non effer degne de nomi loro,giudi
cai ciò douere auuenire , percioche auarie lingue uarie
grammatiche , feguentemente uarie arti poetiche, & ua
op rie arti oratorie correfpondeffero ; e che il Petrarca,
il Boccaccio le lor uolgarifapendo, ma le latine(col
pa & uergognade tempi loro) ignorando , tanto bene
Thofcanamente fcriueffero ; quanto male latinamente
poetarono; orarono. Per laqual cosa lafciatista=
Pira re i configli del noftro padre Meffer Triphone , ilquale
apoetar uolgarmente con l'artificio latino mi richiama
ua,tener uolji altraftrada: per laquale mettendomi , fon
giunto a tale,che io uedo il male, non lo poffo fchiua
re . Maperche il tutto fappiate , foleua dirmi Meſſfer
Triphone , che al Petrarca l'effer nato Thofcano ,
faperben lafua lingua , in contrario il non faper la
clic
latina , benche l'arte teneffe ,fu cagione di farlogran
CONC
de ne l'una; ma ne l'altra molto manco , che mediocre.
Ma all'incontro mifiparaua l'esperienza ; percioche a
di noftri la città di Fiorenza cofi Thofcana, come è ,
non ha poeta , ne oratore pare al Bembo gentil'huomo
Venitiano . Adunque potuto haurebbe il Petrarca con
Virgilio , & con Cicerone farfi tale oratore,& talpoe
ta latino , quale il Bembo col Petrarca , & con le No
uelle è diuenuto Thofcano:laqual cofa non effendo auue
nuta, fegno è, che in due lingue ha due arti ; però il Pea
trarcacon l'artefua uolgare componendo latinamente,
Zgrom fu minor di fe fteffosmentre eglifcriffe nella fua lingua
odt Thofcana.Confirmaua mia opinione il uedere ognigior
endo no alcuni huomini pur Thofcani literati, digrandif
R
DIALOGO :
femafama , liquali tolti dal Petrarca , & hor Tibullo ,
bora Ouidio , bor Virgilio imitando faceuan uerfi uol
gari, liquali mezo trauolgari , & latini , parimente a
uolgari, alatini piaceuano . infra liquali chiunque
connuouaguifa di rime , ofenza rima niuna i latini imi
taua meno erraua al mio parere ; & con giudicio piu
ragioneuole lepoefie confondeua : percioche togliendo
duerfi la rima, o del fuo loco mouendola , fi leua loro
granparte di quella forma uolgare ; che i latini, erlor
arte naturalmente abhorrifce . La qual cofa ſi prouai
io in quel tempo,quando(quaſi nuouo alchimiſta) lunga,
mentemifaticai per trouare l'heroico ; ilqual nome niu
naguiſa di rima dal Petrarca teſſuta, non è degna d'ap
propriarfi. Moucami anchora a douer creder cofi , la
noftraguifa di uerfo, ilquale contra i precetti latiniſen
zapiedi, con rime non è men dolce agli orecchi , ne
men leggiadro nelcaminare,di qualfi uuol de glianti
chi:de quaipiedipoco appreffo perauenturafiparlarà.
Vinto adunque dalle ragioni , & efperienza predette
aprimi ftudij tornai ; & allhora , oltra'l continuo ef
fercitarmi nella lettione del Petrarca ( laqual cosa per
fe folafenza altro artificio puo partorire digran bene)
con maggior cura diprima , ponendo mente afuoi mo
di, alcune cofe offeruai fommamente(come io credeua )
alpoeta, all'oratore pertinenti; le quali , poi che uo
lete , cheio ilfaccia , brieuemente ui eſplicarò. Primie
ramente lefueparole d'una in una annouerando & pe
fando , niuna uile , niuna turpe , afpre poche , tutte
chiare, tutte eleganti,mifu auiſo di ritrouarle, & quel
le inmodoal commune ufo conuenienti, che eglipareua,
DELLA RHETORICA. 130
che colconfiglio ditutta Italia l'haueſſe elette, & ricol
te. Infra le quali quafiftelle per lo fereno di meza not
te)riluceuano alcune poche parte antiche , ma diuec
chiezza non difpiaceuole ; huopo , unquanco ,fouente:
parte uaghe, leggiadre molto, le quali , quafigemme
belle a gli occhi di ciafcheduno ,folamente dagentili , er
altri ingegnifono adoprate:qualifonogioia,fpeme,rai,
difio,foggiorno,beltà,& altre a lorfimiglianti ; lequali
niuna lingua erudita non parlarebbe ne fcriuerebbe la
mano,ſe gli orecchi non confentiſſero. Lungofarebbe il
contarui diftintamente tutti i uerbi,gli aduerbij, & l'al
treparti d'oratione, che fanno illustri ifuoi uerfi, ma uz
nacofa non tacerò, che parlando della ſua donna , & di
lei hora il corpo,hora l'anima, hora ilpianto, hora il ri
fo,hor l'andare,hor lo ftare , hor lo fdegno, hor lapiez
tà,hor la età fua;finalmente hor uiua,hor mortadefcri
uendo,& magnificando, le piu uolte i proprij nomi ta=
cendo,mirabilmente ogni cofa dell'altrui uocifuol ador
nare:chiamando la tefta orofino,& tetto d'oro;gli oc
chifoli,ftelle, zaphiro , nidor albergo d'amor, leguan
cie,hor neue & rofe, hor latte & fuoco;rubini i labri ,
perle i denti;lagola e ilpetto,hora auorio , hora alaba
ftro appellando:er quefto bafti alle dittioni: uoi dal po
co,che io dico,ilrimanente,che è molto, per uoi medefi
mi offeruarete. Hor uenendo alla oratione , nellaquale
quefto raro huomo le parole, che io ui lodai con bell'ar
" te ua componendo,rifguardando alla copiazio m'accora
fiche hauendo detto una uolta lume,fuoco, catena, dilet
.
4 to,dolore,& altri tai nomi, mai i medeſimi in quelfonet
1 to non ridiceuagma in lor loco raggio, luce ,fplendore,
R
DIALOGO
fiamma, ardore,fauille, nodo, laccio, legame,gioia,piaz
cere,pena,doglia,martiro,ftratio, affanno & tormen
tofi dilettaua di replicare. Oltra di ciò io comprefi , che
egli amaua di contraporre i contrarij; & a quelli i pro
prij affetti, lorproprie opre,propriamente parlando
di congiunger defideraua:della difcordia de quali , l'uno
all'altro con mifura correfpondendofi, ufciuafuora il co
cento,chefente ogn'uno; pochifanno lafua cagione.
Ma ueramente quella era cofa marauigliosa, er degna
certo didouere effere con diligenza offeruata , che tai
contrarij, tai uoci, quafifila dellafua tela, in teffendo
la orationefono ordite in maniera , che ne afpre per la
Strettezza,ne troppo molli, ò allargate;mafalde,piane,
eguali per ogni parte stanno infieme le fuegiunture:
ilche è tanto maggior uirtù, quanto men della proſa i no
ftriuerfi uolgari alle lor rime legati , fon tenuti di ado
prarla. Maperciò che nella oratione , nonfolamente le
dittioni, il lorofito confideriamo, ma forma, & fine
determinatozoltra'lquale non fpatie,è mestieri diſtatuir
le:laqual cofa non è altro,che'lnumero (cofi il chiamor
nogli antichi)del qual numero hoggi promifi, & inco
minciai,ma no compiei di parlarui:accioche piena infor
matione d'ogni mio studio portiate . uoi douete fapere
che'l nostro numero, fi come quello dell'altre lingue 2
propriamente è mifura della grandezza del uerfo:le cui
parole ben difpofte, ben terminate altrotanto, e piu
piacciono all'intelletto, quanto ilfuono, quanto la uoce,
quanto il mouer della perfona, er de piedi de ballatori,
e de muficigli occhi,& gli orecchifuol dilettare . Onde
iogiudico altempo anticoforfe in Prouenza, ò in Sici
DELLA RHETORICA. 131
3
C lia,quei medefimi, che erano muſici & danzatori,eſſere
ftatipoeti:liqualipareggiando i lor uerfi a i balli, a i can
ti, afuoni,horfonetti hor canzone , & hor ballate i
lorpoemifi nominarono. E il uero ch'altramente miſu
rauano i uerfi loro i latini , & altramente noi uolgari li
་་ mifuriamo:quelli,infillabe diuidendo le dittioni , di effe
fillabe alcuna lunga,& alcuna brieuefaceuano;le quali
infieme adunate uarie miſure, & uarieforme di numeri
(piedi dicono lifcrittori)iambi, trochei,fpondei, dattili,
Ganapefti ne ueniuano a riufcire:co effo iqualii lor uer
fi a oncia a onciafi mifuraſſero, et numeraſſero. Ma noi
altri i noftri uerfi uolgari con minore arte , & conpiu
ragion mifurando,frutto eguale a latinifinalmente ne ri
portiamo.percioche non curando della lunghezza , ne
breuità dellefillabe,folamente contandole, quelle in uno
accogliamo : & cofi accolte con diletto degli ascoltanti
rendono intiera la claufula, & in uerfo ne la conuerto
no.Ilqual modo di mifurare è cofa pura, & fincera mol
** to,che noperturba le fillabe, ne le parole di cuifon par
ti,fcema,ò rompe nelmezo:ma ne lor luoghi co lorfuo
ni,& intendimenti laſciandole,fane, & falueper tutto'l
uerfo le ci conferua.le qual cofe nonfanno forfe i Latiz
ni,ò non lefannofi bene : iquali confiderando lefillabe
non come parti di dittione,ma inquanto brieui,&inqua
to lunghe,troncando collorofcandere le parole, no
parole rendendole,fanno numeri , che non fon numeri ,
mapaßi,ò braccia,ò altra cofa cotale mifurante la oraz
tione , non altramente , cheſe ella foffe una fuperficie
ben continua, & di un pezzofolo : nel qual cafo fpef
fe uolte quello a latinifuole auuenire mentre esfifcando
R 3
DIALOGO
no i uerfi loro , che a latini , & a noi con li cantori auz
uienei quali concordando le parole alle note ,fenza
curar de fignificati , fan barbariſmi non ſopportabili .
Non uòperò che creggiate che la uolgar fcanfione fia
puro numero , tanto chefolo undicifillabe , comunque
infiemefi adunino , facciano il uerfo Thofcano ; maė
meltieriinnumerandole anzi che all'ultima fi peruegna,
alquanto infu la quarta ò infu lafefta, ò in l'ottauafede
re, oue ricogliendo lo fpirito , facilmente infinʼalfine ci
conduciamo. Bifogna adunque che la quarta, lafefta ,
e la ottauafillabafia coſapiana , in manierache la uo
ce già faticata commodamente ui fi ripofi , & adagie .
Però non è uerfo, Voi ch'in rimefparfo afcoltate ilfuo
no, ne quello , Voi che in rime fparfo il fuono afcolta
te . mabene è bello , & buon uerfo con tutti gli altri di
quel Sonetto , Voi che ascoltate in rime fparfo ilfuono .
Forfe direte con qual ragione da poeti uolgari la undes
cimafillaba ( quafi l'una delle colonne d'Hercole )fu
pofta al uerfo per termine, oltre al quale non fi mettef=
fe ? A cherispondo , che cofi uolfero i primi padri del
uerfo di questa lingua ; li quali perauentura mal pote
uano accommodarlo àfuoni, a canti, & a balli loro ; ſe
piu oltra lo diftendeuano. ò è piu tofto che'l noftro uer
Jo Thofcano allhora è uerfo perfetto , quado egli ègiun
to alla rima . Adunque perchepiu toftofi conduceffe a
perfettione , difole undicifillabe , allapiu lunga, il fors
marono,concedendoli priuilegio dipoter farſipiu brie
uese colconfiglio di chi l'afcolta , alcuna uolta con cin
que,mafouente conſettefillabe`intieraměte pronuntiar
fi . Molte altre cofe uipotrei dir della rima, ma non ho të
DELLA RHETORICA . 132
po da ragionarne,però paſſando allaprofa, noſtra pros
pria materia, nella quale fe egli u'ha numero alcuno;noi
iltogliamo dal uerfo, & in lei lo rappiantiamo, ò ineftia
mo;facilmente dalle cofe gia dettefi puo concludere che
ifuoi numeri nonfon dattili , nefpondei , maſono apa
punto i medefimi che noi trouiamo nel uerfo ; fe non che
il uerfo ripofando infu le quattro , infu le fei , ò infis
le ottofuefillabe , & nelle undici terminando , ha piu
certi , piu noti ifuoi numeri che la profa non ha in
cuifarebbe uitio non picciolo , fe la claufula poſata al
quanto infu'l quarto paſſo , totalmente infu l'undeci
mofifermaffe. Dunque in qual modo ui dirò io che'l
Boccacciofuggendo il uerfo , l'oratione delle fue Cen
to nouelle s'ingegnaffe di numerare ? certo quefta non
è imprefa da fcherzo , ne io l'ho prefa perche io
mi uanti di confumarla , e condurla a buon fine; ma
perche conofciate quali , & quanti infin'hora fiano
ftati i miei ftudij ; di che picciola utilità , doppo
lungafatica , mi fono futi cagione . Voi hoggidi , ſe
non altro , fi almeno di meglio fpendere il uoftro tema
po , che io il mio nonfeppifare , impararete a miefpe
par
orol fe. Confiderando con diligenza hor le parole che us
fa il Boccaccio, & di cui dianzi ui ragionai , hor la lor
compofitione, horaifini di alcune claufule , hor le ma
terie delle Nouelles niuna cofa mi fi paraua innan
sight
zi che numerofa , cioè compita , & da ogni parte
perfetta non mi pareffe di ritrouarla . E il vero che
per diuerfe cagioni ciò auuenirgiudicaua , & hor'na
COME
tura, hor arte lo cfiftimaua:e per dirui ogni cofa ,hor
congliorecchi del corpo,hor con la mente dell'intellet
B 4
DIALOGO
to dicofi credere mi configliaua. La elegantia, antis
chità de uocaboli , co i lorfuoni piaceuoli ; le mie orec
chie naturalmente di diletto defiderofe , compitamente
addolciuano. La proprietà , & traslatione , la natura
d'alcune cofe perfettamente all'intelletto rappresentanz
do,fenza modo mi dilettauano . Fanno anchora in un'al
traguifa numerose le fue Nouelle i pari, ifimili, & i con
trarijli quali , fi come è loro natura, alcune uolte in al
cune claufole pienamente correfpondendofi, nelparagoz
ne acquetandomi,non poteuano non contentarmi. Per la
qualragione , a mepareua di poter diregl'aueniměti di
Pinnuccio,& di Nicolofa , di Spinelloccio & del Ceppa,
di Cimone, di Salabetto, d'Ambrogiuolo, di Bernabò,
beffa a beffa,ingiuria ad ingiuria , & caſo a caſo total
mente quadrando;le lor nouelle far numerofe. Numero
fa altrefi poßiamodire la oratione , oue il fante di frate
Cipolla Guccio imbratta, oue la bellezza della ualle del
le donne , la groffezza di Ferondo, la uanità di madon
na Lifetta , la confeßione di fer Ciappelletto , &final
mente la mortalità di Firenze ci è defcritta,fifattamen=
te,chepiu oltra nonfi defidera. parla anchora in alcuni
luoghi hor la Licifca, hor Bentiuegna del Mazza , hor
lafuocera di Arriguccio, hor la moglie di quel di Chin
zica & dice cofe, e parole in maniera alla perſona con≤
uenienti , che par che intiera ne la ritroggono ; quello
formando co'lpuro inchiostro, che Titianofolennißimo
dipintore co colori , & con l'arte fua non potrebbe
adombrare. Ma il numerofo , di che ui ho dettofin qui,
perche puo effere, è forse non poche uolte da niun
numero accompagnato, non è il buono,di cui hotolto a
DELLA RHETORICA. 133
parlarui bene è cofa da farne stima , & che a trouar
quel che cerchiamo facilmente ne puo guidare , &far
lume:però,paffando piu oltra al componer delleparole,
ww alfinir delle claufule, come douemo , arriviamo.Del
le quali due cofe, l'una non è poßibile, che fenza nume
rofia numerofa , l'altra éfontana del numero, e d'ogni
bene chefa perfettala oratione. Adunque incomincian=
do dalla fontana , quindi a ruſcelliuenendo , a me pare,
in effetto è cofi, che l'oratione delle nouelle è talmen
te compofta , che chi ha orecchie non inhumane ,facil
mente s'auede quanto ella tiene di perfetto, e di numero
fola cagione oltra a quello che pur dianzi ue ne dice=
ua,non le orecchie , ma l'intelletto dee far proua di ris
trouare. Et per certo quantunque uolte adiuiene , che
con parolegentili, & fitraloro adunate , che ne afpra,
ne aperta la loro fabrica ne riefca, alcun concetto efpli
chiamo ; altrotanto fenza altro numero è numerofa
l'oratione.Ettale è quella delle nouelle:allaquale fufi in
tento il Boccaccio, che alcune uolte uno , e due uerfi nas
fcendone,ò nongli uide , ò ueduti di leuarneli non fi cu
roma quafi hellera ò caprifici che da fefteßi fra falfo,
& falfo germogliano , nellefue profe li comporto . Ma
cofi come dalle parole ben compofte, frafe medefime al
cuna uolta per la profa delle nouelle nafcono uerfi , de
quali quantofono migliori , tanto è peggio abbondare;
cofi in effe molte fiate, anzi ſempre uarij numeri d'ora
tione partegraui ,parte uaghi, & leggiadrifono ufati di
pullulare.con effo i quali il Boccaccio non piu a caſo , ò̟
per natura delle parole , ma con leggiadro artificio ua
legando lefue fententie ; quelle in quadro acconciando,
DIALOGO
fra i termini delle lor claufule compitamente acco
gliendo.I quainumeri moderando l'oratione , & la ua➡
ghezza del corfo fuo con piaceuoli intoppi foauemente
affrenando,hanno uirtù nonfolamente di dilettarne,ma
digiouarne:che in quel modo che la deftrezza della per
fonacon la poffanza congiunta,le nostre forzefa gras
tiofe , & rende l'huomo nel difenderfi piuficuro, & ne
l'offender piu impetuofo, piufiero, cofi laprofa da co
tal numeri accompagnata è piu cara ad udire, e quei con
cetti che ellafignifica , con maggior efficacia ci fuol im
primer nell'intelletto. Forfe afpettate ch'io ue li nomini?
chein trochei,iambi, dattili, altripiedi cotali lati
namente parlandogli ui diſtingua ? ma indarno afpettaz
te:chefe nel uerfo, oue nascono, e onde li prende l'ora
tione,nonfon nominati, nefigurati ; nellaprofa , oue eẞsi
fonperegrini,quaifigure, o quai nomi puo loro dare chi
neragiona? Adunque a luoghi doue eẞi albergano con
ducendoui, & quafi muto additandogli , il rimanente al
uoftro ftudio commetterò . Ma uoi douete fapere che
coficome la compofition della profa è ordinanza delle
uocidelle parole , cofii numeri fono ordini delle fillabe ?
loro con liquali dilettando gli orecchi, la buona arte ora
toria incomincia,continua, & finifce la oratione: percio
che ogni claufula come ha principio cofi ha mezo, &fi
nesnelprincipio fiua mouendo , & afcende : nel mezo,
quafiftanca dallafatica , ftando in pie fipofa alquanto:
poi difcende, uola alfine per acquetarfi. Hora in qua
tiluoghi della fua uia di qua dal fine debbia pofarfi la
oratione, & quante fillabe dal principio fia lontanala
primapaufa,non èprecetto che nel commandi;& com
DELLA RHETORICA. 134
mandãdolo,ragionfarebbe il non ubbidirlo;fiperche la
profa uuole effer libera, onde il numero non le é legame,
C macompimento ; fi perfuggire ilfaftidio, che co i medefi
$ minumeri,detti,& ridetti piu uolte, ci recarebbe l'oraz
tione:fi anchora perche afententie, & affetti difpari,pa
riinterualli diparole nonfi conuengono . Che fe'l uerfo
nonfaftidifce , ciò auuiene perche'l fuo numero é puro
numero,& quafi muro della fuafabrica, il quale fmalta 1
1 to con altri numeripiu rileuati, pari, fimili,& contras
rij, d'ogn'intorno di rime,d'epitheti, et difigure di
pinto perde il colore ; maggiormente che molte uolte il
fin del uerfo è principio, & talhormezo dellafentenza:
ma nellaprofa un medefimo numero è delle cofe, del
le parole, però abondando di dipinture farebbe opera
affettata,non diletteuole,& oratoria ; maridicula,
puerile. Adunque ricogliendo le cofe dette, frafeftef
100 fe paragonandole, concluderemo una medefima oratione
perdiuerfe cagioni poter effer numerofa ,& non nume
rofa :percioche'l uerfopuo effer uerfo , ma diparole ui
lißime, & mal compojte ; è talhora che la rima,
queicontrarij, queifimilifanfonora, ma afpra mol
to l'oratione:e la copofitione elegantefpeffefiateguafta
il uerfo , e non uerfofagiudicarlo . Similmente la profa
alcuna uolta ben copone le parole non belle, et altra uol
ta lebelle malamente ua coponendo :e puo occorrere che
cofi come nella mufica bene fpeffo le buone uoci difcor
dano, le non buone, ò per ufanza, ò per arte fono tra
loro concordi,cofi ipari, ifimili, & i contrarij , coſe tut
te per lor natura ben rifonanti , qualche uolta con uoce
afpra , difforme , qualche uoltafcioccamente , & 4
DIALOGO
bocca aperta ua efplicando la oratione. Finalmente mol
tefiate intrauiene che laprofaperfettamente compoſta,
quafifiume del proprio corfo appagandofi, nõfi cura no
che digiugere alfine,ma dipofarfiper lo camino,&ua.
fempre, fe'lfiato non lemancaffe, continuaměte tutta
fua uita caminarebbe.però a numeri ricorriamo , liquali
attrauerfando lastrada piaceuolmente con lusinghe , &
co uezzi a rinfrescarfi, et albergare co loro la inuitino,
non ualendo la cortefia , uogliano ufar leforze, p
benfuo,malfuo grado, con uiolenza l'arreftino. S O R.
Questa legge de numeri della profa uolgare par molto
incerta,& cofufa non diftinguedo oue, quando, & qua
tefiate di qua dalfine debbiafermarsi l'oratione, ne con
quaipiedi camini, o a qual terminefi coduca pripofarfi.
Ma che è quello che uoi dicefte, che a fententie,& affet
tidifpari ,pari interualli non ficonuengono ? & come è
uero che nella profa piu che nel uerfo, un medefimo nuz
merofia delle cofe, e delle parole? B R O C.Bricuemente
rifponderò , uoi comefate)attentamente afcoltatemi.io
pur dianzi, dell'Oratore, & del mufico , er de lor nu
meri ragionandoui , hebbi a dire, che'l mufico ponendo.
infieme le uoci graui , & acute, e cofuoi numeri mifu=
randole compiaceua agli orecchi, ma l'Oratore , con le
parole della mentefimilitudini, l'anima noſtra diſolaz
zo defiderofa ,fi ingegnaua di dilettare. Adunque egli
e officio dell'Orotore dir parole nonfolamente ben ri
fonanti , ma intelligibili , & a concetti fignificati cor
refpondenti ; chefi come ne i ritratti di Titiano, oltra il
diffegno, lafimiglianza confideriamo ; & fendo tali (fi
come fon ueramente ) che iloro effempij pienamente ci
DELLA RHETORICA, 135
rapprefentino, opraperfetta, e di lui degnagli eßiſtimia
mo : cofi anchora nell'oratione con la testura delle pa=
་ role , con i loro numeri , e con la loro continuità l'in
tentionifignificate paragoniamo : procurado che le pa
role pronuntiatefi pareggino allefententie, & con quel
l'ordine le fignifichino, che l'ha notata la mente. Per la
quabcofa , fei concettifon graui, le parole a douer loro
rispondere deono farfi difillabe , che la lingua peni alț
quantonel proferirle : fiano fpeßiripofi , e : non s'indu
gie il finire : il contrario nelleparole , nellefentenze
S
piaceuoli ueggiofare al Boccaccio , & altrettanto pof
fiamo dir degli affetti . Percioche i colerici con parole
uolubili, e prefte molto, ma i maninconicipigramente,
agguagliado con le parole l'humore,fono da effer pro
nuntiati che auegnadio che'l Thofcano nel numerar del
lefillabe non põga mente alla lunghezza, ò breuità lo
ro, fi, che piedife ne componga, nondimeno noi prouia
mo ogni giorno, che in effefillabe con piu tempo , e piu
afpramente ,fi proferiscono le confonanti che le uocali
nonfanno , ilche Dante confiderando, alcuna uolta nel
le canzoni, e nella comedia, non a caso, òper confuetu
dine,ma a bello ftudio eleſſe rime molto afpre , nou per
altro, faluo pche alfoggetto di che parlaita,afpro motz
to, & priuo al tutto d'ogni dolcezzafi conueniffero .
Ma percioche'l Poeta altro non uuole , che dilettarne,
l'Oratore dilettando ci perfuade ; però è mestieri
cbe le parole dell'Oratore totalmente fi confacciano a
concettifignificati , che i numeri della profa , cioè il
principio , il mezo , & ilfinfuo , uada a paro co'l me
zo, & colprincipio dellefententie : il che de uerfi non
DIALOGO
adiuiene ; i cuinumeri non da concetti dell'intelletto,ma
da balli, fuoni, & cantifon dependenti . Et quindi uie
ne, che i perfetti Oratorifon rari in numero più , che i
Poetinonfono liquali auegnadio che grandementefia=
no obligati a lor numeri, & però il uerfo paia opra laz
boriofa ,& digrandißimo magisterio ; nondimeno cer◄
ti effendo , in qual fuaparte cotali numeri ſi riparino,
fenza molto penfarui fufo , fubitamente li ritrouiamo :
dagli orecchiguidati, al mezo, & alfinefacilmen=
te con effo loro ci conduciamo . Ma altra cosa è lapro=
fa, laquale dilettando & perfuadendo congli orecchi,
congl'intelleto,fiamo obligati di miſurare , guardă
dofempre che le parole nonfian piu corte, ò più lunghe
dellafentenzafignificata : che ciò effendo,troppo ofcu
ra, o troppofredda riufcirebbe l'oratione. Sono aduna
que ifuoinumeri menofenfibili, ma affai piu nobili, un
po piu liberi, ma non men certi di quei del uerfo : ma no
apparela lor certezza , albergando nellefentenze ;le
quaifon cofe intellettuali . Et poffo dire , che cofi come
piu perfetta è la mufica delle tre uoci, che delle due, co
me anchora è piu perfetta la dipintura de piu colori,
che non è quella de pochi, cofi laprofa, nella quale agli
orecchi all'intellettofi concordala lingua, è oratio
nepiu numerofa del uerfo ; oue la lingua, egli orecchi,
duefole membradel noftro corpo,fono ufate di conue
nirfi . Questo è il conto de studij da me fatti fin'hora
nel Petrarca , nelle Nouelle confatica grandißima,
con quel frutto che uoi uedete ; ne me ne pento del
tutto , fperando che i miei errorifiano altrui occafione
di douer bene operare : a me nongià, ilquale auezzos
DELLA RHETORICA.
136
fallire appena ueggo il mio fallo ; non che io poſſa am
mendarmi. s O R. Se il uoftro fallo èfi picciolo che uoi
peniate a uederlo, fiate certo che agli altrui occhifie to
talmente inuifibile : però potete non ne curare . BROC ,
L'errore è grande & da fefteffo affai noto , ma lamia
uiſta ufa alle tenebre della ignoranza , tanto che baſti,
non lo difcerne : (che è peggio )uinta dal lume di ueri
tànon puo affiffarfinelfuo fplendore. so R. Pergra
tia additatemi questo errore , & ſe la uoftra ignoranza
ha priuilegio dipotermi giouare inſegnadomi alcuna co
fa,non la tenete ociofa . BRO C. Moltifono glierro
2 rionde io mi trouo impacciato ; ma tutti naſcono dalla
radice, di che dianzi ui ragionai : cioè , che l'arte latina,
dell'orare,& del poetare, ſia diuerſa dalla Thofcana:il
quale errore douerebbe effere a ciafcheduno manifeftif
fimo.quindi argomento, che le mie lunghe , & puerili of
feruationifiano errori , fpetialmente quella de numeri,
della cui harmonia le mie orecchie, di migliorfuono de
fiderofe, compitamente nonfi contentano. S O R. Della
materia de numeri poco hauerete da fauellare,ſe a iăbi,
✔adattili non ricorrete . ma io non uedo in qual modo
con le miſure latine la nostra profa uolgarefipoffafar
numerofa. BROC. Ne io il uedo , ma altri forfife'l
uederà. s OR. Primieramente bifognerebbe far uerfi
effametri , & pentametri in questa lingua , dando lor
quei piedi, onde i latiniſono ufati di caminare : pofcia al
la profa uenendo, con queimedefimi in altra guifa difpo
ftifaticarsi di numerarla. ma cioè cofa imposfibile, però
il Petrarca,ne il Boccaccio non la tento.Noi adunq; che
fotto lor militiamo, per le lor orme uenědo procuriamo
8. ~1)
DIALOGO .
difeguitarli, contentandoci che dopo loro nel loro ordi
ne,nonfecodi,ma terzi ò quarti ci nominiamo. BROC.
Certo quefto hofatt'io,mentre io era d'opinione che la
noftra arte oratoria, poetica, altro nonfoffe che imi
tar loro ambiduc profa, & uerfia lor modofcriuendo,
al prefente, più che maifesfi, ilfarei, uinto dal pia=
cer della lettione, dal defio de l'honore , chefa il mon
do a chigli asfimiglia : fe ciò nonfoffe che Cicerone in
alcun libro dellafua arte oratoria , cotalguiſa di ſtu
dio da Carbone adoprato , grandementefuol biafima
re ; lodando all'incontro il tradurre d'una lingua in
un'altra i poemi, & l'orationi de piu famofi.laqual
cofa (per uero dire) io non hofattofin qui , dubitando
perle ragioni antedette,che lafententiafcritta da Cice
rone delle due lingue più antiche , nella moderna nonfi
effequiffe : cofi ufcito dei primi studij , & ne fecodi non
fendo ofodieffercitarmi, molti mefifono uiuuto ociofo,
fe'l Valerio non mi configlia , non fo che farmi ne
l'auenire . VAL. Hora a uoi tocca di configliare il
Soranzo ; però;lafciando i cafi uostri ne loro termini
Stare,concludete il ragionamento principiato : il cui fi
ne fe il defiderio dell'afcoltar non m'inganna)ci è lon=
tanoparecchie miglia. B R O C. Anzi io parlaua defat
ti miei; perche di quel del Soranzo non mi è rimafo che
fauellare, che hauendo detto per quai ragioni,fecondo
me,il dilettofia la uirtù dell'oratione, & la caufa demo
Stratiua,inquanto io poffo, fopra l'altre esfaltata; oltra
di ciò della forma dell'effercitio, che tiene il mondo hog
gidi, et denumeri quel ch'io n'intedo , et quato io dubito
ragionatoui;ò bene, omale ch'io neparlasfi, io preten=
do d'hauer
DELLA RHETORICA. 137
do d'hauer risposto alla queftione :faluo fe io non entraf
fitra queiprecetti infiniti difar proemij, di narrare , di
argomentare, & di epilogar nell'oratione,ò aſtili , alle
figure,agli ornamenti del dire, o all'attione , ò alla mez
moria mi riuolgesfi:ò degli affetti, ò deſtati diſtintamen
te uifauellasfi. Ilchefare nonfaperei s'io uolesfi,ne doz
uercife iofapeßi:fendo cofa non pertinente, & fuori al
tatto di quelpropofito, intorno alqualefece il Soranzo
lafua dimanda. vA L. Bella uirtùfarebbe quella del
l'Oratore,fe ragionandofuor di propofito dilettaſſe in
maniera,che chi l'udiffe no'l difcerneffe. BROC. Al
tra cosa è il parlamento dell ' Oratore , & altraè quello
del Rhetore:l'uno diletta , & l'altro infegna ; bench'io
fia Rhetore atto meglio a douere imparare, che insegna
re. V AL. Almeno m'insegnarete rifpondere agli ar=
gomenti d'alcunigrandi , i quali confeffando quel che
uoidite la Rhetorica effer arte, laquale ne noftri animi 1
piacere, gratia partoriſca, ſeguentemente non ciuile
uirtù,ma peruerfa adulationefifanno lecito di chiamar
la, come uitio di malaguiſa,lei sbandiſcono delle Re
W publiche. BROC. Di Platone parlate, ilquale in per
Jona di Socrate,non per uer dire, ma Polo , Gorgia
tentando,con quello animo biafimò la rhetorica , che al
tra uolta a Thrafimacho, & Glaucone fe laudar l'ingiu
ftitia.Che cofi comefecondo lui, a cittadini, & guardia
ni delle Republiche é neceſſaria la mufica,artepiu dilet
teuole che utile;cofi a medefimi è buona cofa l'imparare
l'effercitarfi nella Rhetorica,gioia, & diletto dell'in
telletto. Ma accioche molto bene il mio intento appren
$
• diate,uoi douetefapere che ifentimeti degli animali (da
S
" DIALOGO !
iquali comeda cofepiu note,è ben fatto che il noſtro ef
fempioprendiamo infentendo gli obietti loro , fe buoni
fono s'allegrano;er fe rei, cioè dannofi alle uite loro,fo
no ufati dicontriftarfi. Adunque, come il cane hapiace
re di uedere, fiutare, & mangiare cibo che lo cõfers
ui, lidifpiacciono le mazzate, coſi la mente di apere
defiderofa fi diletta del ucro , & ilfalfo , cofa contraria
alfuo defiderio,fommamente per fua natura abhorriſce:
per certo quale è il cibo allo stomaco, tale è la uerità
all'intelletto,ma labugia è il ueleno che lo distrugge:
d'immortale che nacquepeggio che morto , fa diuenirz
lo.Hora afenfi tornando , certo l'huomo è animale piu
gentilefco, di naturamigliore che le beftie nonfono,
ilqualefolleuato dalla bruttura di brutti ad altro atten
desche ad empierfi lagola: moltefiate,per uedere u
na dipintura, udire una mufica,fame , fete patifce,
togliendo anzi di pafcergli occhi, gli orecchi, nofen
za danno della perfona , che di uiuande materiali nella
cucina ingraffarfi.Laqual cofa,fi come è uera de fenti
menti,cofi ha luogo nell'intelletto alqualefimilměte dee
effer lecito , lafciando il uero chelo nutrica, alcuna uol
ta per dilettarfi,poterguftare ilpiaceuole. Nel qual cas
fo perauentura il noftro humano intelletto è più diuino,
che humano , percioche inquanto humano cioè nudo di
ogni dottrina, & d'imparare defiderofo, corre al uero
che'l fatia: ma con uerfi , & con profe per fuo diletto
fcherzando , fimile è molto alle intelligenze ; lequali non
perfaperepiu ch'ellefappiano , ma per folazzo fotto a
piedi mirandofi,fono uaghe di riguardarne . Chefe noi
fiamophilofophi,tali a noifono la Rhetorica, lapoe
DELLA RHETORICA . 138
fiaquali i frutti alle tauole defignori; liquali doppo cena:
quandofonfatij, compiacendo al palato, alquantipergẽ:
tilezza ne mangiano:ma a coloro chegia nonfono ,
fonperfarfi philofophi, le due arti predettefono i fiort
che innanzi a i frutti delle ſcienze,le menti loro difrut
3 tare defiderofe, quafi pianta la primauera,fi dilettano di
fiorire. Al uolgo poi che non fa nulla, nefapenſier difa
pere, & pur è parte della Republica , l'orationi ,
le rimefon tutto'l cibo , & tutto'l frutto della fua ui
wy ta. Ilqual uolgo non hauendo uirtù didigerir lefcien
ze, infuo pròconuertile , de loro odori , & delle
SP lorofimilitudinigli Oratori aſcoltando fuole appagarfi :
3: cofi uiue, & mantienfi . Dunque io non uedo per
qual cagione la Rhetorica debbia sbandirfi dalle Repu
bliche , fendo arte che ha perfubietto le nostre humane
operationi , onde hanno origine le Republiche: che au
uegnadio che l'Oratore con ragioni probabili , & an=
zi incerte che nò, dilettando , & perfuadendo giudiz
chi , reggale ciuili operationi ; nondimeno fommaz
mente è da commendare , & d'hauer cara la fuafolers
tia: della quale le cofe noftre perfettamente, & propria
mente , in quel modo che aloro efferefi conuiene , fo
no trattate , & confiderate. Quefto dico preſuppor
nendo che uoi fappiate ( ilche è noto ad ogn'uno ) che
l'huomo e mezo tra gl'animali , & l'intelligenze ; per
<ròconofcefefteffo
in un modo mezano tra la fcienza ,
¿che egli ha de bruti, lafede , onde egli adora Domes
nedio. Il qual modo non è altro che opinione generas
ta dalla Rhetorica , con la quale il uoler fuo , & l'ale
trui , co'parenti, amici , nellafuapatria ciuilmen
S 24
DIALOGO
te uiuendo , dee curar di correggere : che fe una opera
medefimain uarij tempi dalle leggi cittadinefche , hor
uietata, hor commendata puo effer uitio , & uirtù ;
ragione è bene che le noftre Republiche , non dafcien
ze demostratiue , uere , & certeper ogni tempo , ma
con Rhetoriche opinioni wariabili, & tramutabili(qua.
lifon l'opere, & le leggi noftre) prudentemente fian go
uernate. Però Socrate dannato a torto dall'ignoranza
degiudici,ubbidendo alla opinione della ſua patria, wo
lontierififeincontro alla morte:laquale, philofophica
mente argomentando , come iniqua , & ingiuſta pena ,
douea tentar difuggire. Et nel uero , come il pbilofo
pho ufo ad intendernull'altra cofafaluo quella, che per
lifenfi uenendogli ua ad albergare nell'intelletto , tans
to men crede, quanto piu fa, cofi il medefimo, ufo all'oz
pre della natura,la quale eterna con legge eterna, & in
commutabile ifuoi effetti produce, malamente puo effez
re atto algouerno della Repub. le cui leggi per honefte
cagionihauendo rispetto a tempi,a luoghi , alla utilità ,
allefueforze, all'altrui , fpeffefiate da un di all'alz
tro mutanoforma,& fembiante:peròfi creano i magi=
ftrati,li quali non altraměte reggano loro , che effefa noi.
Sono dunque le leggi non ueri dei,quali fon la natura, e
l'intelligenze,ma fono idoli, da quelli iftesfi adorate poi
che fon fatte,che con loro arti le fabricarono . Però é
benfatto, che confcienza non neceſſaria, ma ragioneuo
le,non perfetta, ma all'effer loro perfettamente corre=
fpondente, l'Oratore, di cui parliamo, habbia cura dico
feruarle:chefe ilnoftro intelletto intendendofi fa fimile
allacofaintefa ; come puo effer che l'huomo auezzo a
me 139.
1 DELLA RHETORICA .
contemplar lafustanza, le maniere de bruti ,fi con
faccia col reggimento della città ? piu tosto è da credere,
quel che ognigiorno ueggiamo , che questo tale alfuofa
perfimigliandofi,uada cercando lafolitudine,& in quel
la philofophandofifepelifca. Il contrariofa l'Oratore ,
la cuiarte,il cuigouerno, i cui coftumi , & le cui parole
fono cofe propriamente cittadinefche; non credute , non,
fapute ma perfuafe con maggior dilettatione di quella,
che lafcienza demoftratiua dell'altre cofepiu baſſe , &
meno a noipertinenti ci apporta:che maggior dilettatio
ne è il uederfolamente, ofenza altro , udir parlare uno
amico da noi amato,& hauuto caro,che uedere, udire ,
guftare e toccare tutte le beftie del mondo: con la qual
dilettationeperfuadendo, afe gloria,& falute afuoi cit
tadinifuolgenerar l'oratore, non altramente che co i di
letti carnali gli animali fenza ragione generando l'un
l'altro,facciano intera la loro fpecie . che altro nonfen
do la noftragloria, che opinione che hanno gli huomini
dell'altruifenno & ualore , ragione è bene che la Rhe
torica,artificio delle ciuili opinioni , fenza altramente
philofophare , ne' noftri nomi la partorifca . Quanto
adunque e piu nobile, & piu amabil coſa del generar de
figliuolila ueragloria frutto eterno della uirtù , per la
quale a Dio ottimo masfimo ueramente ci aßimigliamo;
tanto è piu utile alla Republica la buona arte oratoria
di qualfi uogliafcienza ; che delle cofe della natura con
ragioni infallibili puo acquiſtarfi la noſtra mente . Voi
adunque Soranzo ( chegia é tempo che a noi riuolga il
parlare, & in uoi ilfinifca , come da uoi s'incominciò )
continuate l'imprefa, e allo studio dell'eloquentia , che
$ 3
. DIA LOGO
fi per tempo tentafte, hora chegia ne è tempo , con tut
to il cuoredonateùi, & confacrateui. Conosco per mol
te pruoueilualor dello ingegno uoftro , il quale benche
fia atto a fapere, & operare ogni cosa che a gentilhuoz
mopertenga,nondimeno , fe afembianti della perfona >
teftimoni della anima.fi dee darfede confiderando lafiz
guradellafaccia , del corpo uoftro , i mouimenti di
quello, la leggiadria della lingua,la voce , & ifianchi pie
nitutti di moltofpirito, chiaramente comprendo uoi ef
fer nato a douere effer oratore; il quale nella noſtra Re
pub.tra Senatori,e tra giudici accufiate, & deliberiate,
onellacorte di Roma tra letterati uiuendo , per diletto
del mondo,congrandißima uoftragloria, biafimando
lodando componiate & fcriuiate: quale ho fperanza
che uoiferete ,fe accompagnando con la natura la indu
Atria,in quella parte riuolgerete la mente, oue ui chiama
lauoftraftella, e contentandoui d'effere huomo, le cofe 1
humane humanamente curarete, apprezzarete: che
effendo imagine e fimiglianza di Dio , ben puo baſtarui
che la uostrafcienzafia una nobile dipintura, della méz
defima uerità dilettante la uoftra mente ; in quel modo
che de ritratti materiali fuol dilettarfi la uista . Chefe
l'anima rationaleforma, & uita de noftri corpi , e im
mortale intelletto(ilche hoggi l'ambasciator Contarini
col Cardinale, co gli altri.fi come io ftimo , conclude
ranno )creder debbiamo, che'l uero cibo, che la nutri
cafia ,nonſcienza mortale da noi in terra acquiſtata ,
ma alcuna cofa diuina conueniente al ſuo effere : ' della
quale allagran menfa di Dio ci pafciamo nel paradifo .
Dunque in tal cafofolamente a dilettar l'intellettoſtu
A
DELLA RHETORICA. 140
diaremo, impararemo ; dipingendo con le parole la
uerità , la quale liberi fatti dalla prigione della carne ,
1 in propriaforma uede , e contempla la nostra mente .
Mapofto cafo(che Dio nol uoglia ) che la ragionefia
cofa bumana , come noifiamo , la quale nafca , uiua ,
moracon effo noi, certo fuo officio dee effere il dia
fcorrere humanamente, e quello principalmente con
fiderare, chefi conuiene alla humanità ; l'arte oratoria
adoprando,con la quale in quefta uita ciuile , le noſtre
humane operationi moderiamo, reggiamo. Et per cer
to come i colori materiali,ftandofermi ne ' luoghi loro,
mandano agli occhi l'imagini,per lo cui mezo li conoz
fciamo,cofi il uero della natura di Dio, non inſeftef
fo,che non possiamo, ma nell'ombra delle noftre opinio
ni contentiamo difpeculare: le qual quanto piu ne dilet
tano tanto piu douemo credere chefiano fimili al uero
oue è ripofto ilpiacere, che ueramente nefafelici . Ma
accioche nell'imparar & effercitar la Rhetorica, quel
lo auoi che a me auuenne, non intrauegna, appigliateui
intieramente a configli di Meffer Triphone Gabrielle ,
nuono Socrate di quefta età ; le cui uiue parole bene in
tefe da uoi,piu di bene u'apporteranno in un giornofo
lo,che amenonfece in due mefi la lettione del Boccac
cio,col rimario ch'io ne cauai . Questi non men cortefe,
che dotto uolontieri ilfentiero , che a buono albergo co
duce con diligenza ui moſtrarà : con quest'uno il Pe=
trarca & il Boccaccio leggendo , non per le ciancie da
me offeruate, e notate , mai fecreti dell'arte loro non
ben noti a uolgari , facilmente penetrarete : imparan
do in qual modo latinamente, & grecamenteparlando,
3
S 4
DIALOGO
quelliimitiate, lorofimile diuentiate. Il quale Mef
fer Triphonefe horafoffe in Bologna , me certamente
dagli errori del mio paffato ragionamento, & il Vale◄
rio dallafaticadelfuofuturo,perauentura liberarebbe,
terminando la queftione in maniera , che poco , ò nulla
u'auanzarebbe da dubitare. In tanto uoi udirete il Vaz
lerio, il qualefipuo dirlui dopo luisal cui parere ( che
chedianzi io dicesfi)io ui conforto che ui atteniate .
VAL. Ricordiui. i manca alcuna
cofa.

H
1

"
141
DIALOGO DELLE LAVDI DEL CA

THAIO, VILLA DELLA S. BEA


19
PWA TRICE PIA DE GLI OBICI,

Morefini, Portia.

A O R. Portia mia lafciamo andare i


poeti con la Signora Beatrice, uoi
e iopaffopaffo ilfeguiremo, che io
ho da dirui di molte cofe . PORT.
Hoggi per mio configlio ,fe uoi ama
M
te uoifteffo, non lasciarete la lor dol
cißimacompagnia, oue gli occhi, et l'orecchie uoftre no
bilmente fi come ioftimo)fi pafceranno, MO R. Se'l uo
ftro uifo, la uoftra linguafaranno tali questa mattina,
qualifempregli ho conofciuti, quefte orecchie, & questi
occhi non brameranno altro cibo. PORT. Ogran uir
tù , il dileggiare una giouine. che non dite cotai nouelle
con la Sign. Beatrice in prefenza dell' Alamanni , & del
Varchi, o R.Co quefti piu mi è honore il tacere che'l
ragionare;ma uentura è la uoftra, che no crediate di uoi
medefima cio che io ne prouo?che la fauola di Narcifofa
cilměte rinouarefte. PO R. Poi chefiete deliberato d'of
fendermituttauia con lodefalfe(quafi uogliate dire, che
parlando la uerità , non poßiate non biafimarmi) io che
fola & fanciulla,nonfono atta a refifterui, farò lega col
Varchi,ilquale uolontieri (fe io non m'inganno ) le mie
ragioni difenderà. M O R. Piu tofto allegrateui con effo
meco : che io uigiuroper quello Iddio , che noi fapete,
DIALOGO
ch'io adoro , di uendicarui di me medefimo ; 'fe maifoßi
fi temerario,che io ofaßi annoiarui: la qual uendetta fa=
ròmeglio che nofarebbe alcuno altro, come quello, che
fa meglio cheminoccia, & che mi diletti,che nonfa huo
mo delmondo. P O R. Soffrirebbeui il cuore difar uen
detta di uoi medefimo? MO R. Voi miparlate del cuore,
non altramente cheſe io l'haueßi. P O R.O doue è egli,
Je non l'hauete? MOR.Eglie in parte che poco fpero,
poco bramo di rihauerlo. P O R. Hor che fa egli, fe
uoiilfapete? MO R. Troppo il fo,ma non ardifco di dir
loui.POR.Piacemi molto chepaura di difpiacermi nuo
uamente uiſia uenuta nell'animo, che ciò è fegno che uoi
miamate:dunque,comè amico, da qui innanzi ficurame
te nouellarete, poetarete de cafi miei ; ſenza temere,
che io chiami alcuno che u'interrompa, ne che risponda
perme. MOR. De cafi uoftri , cioè a dire della bellez
za,del ualor,della uirtù uoftra,non poffo far che io no
parlima de miei, che nonfono altro che defiderij arden
tißimi, priui in tutto d'ognifperanza , fe uoi mi defte liz
centia , uolontieri ne parlarci. P o R. Questi baft a che
glifcriuiate. MOR. Dunque debbo afpettar che uoi tor
niate a Ferrara, & allhora,che uolendo uoi non potre
te efaudirmi,indarnofarano lette le mie querele. P O R.
Se il lettor delle uoftre lettere è perfona di difereto giudi
cio, et le querelefon ragioneuoli, lunge, ò preſſo che egli
uifia, nonfarà uanala lettione. M O R. Allhora le mie
querele ritroueranno compaßione, che quefti montifa
ranno ualli; & fatti ualli arderanno, che l'acque del
Bacchillone daranno uolta , & tornaranno a lor fonti.
POR. Per Dio eccofatto ogni cofa:qui fon canne,
DEL CATHAIO ." 142
paludi ; colà ardono i faßi ; & questo rio , oltrà l'ufő
d'ogni altrofiume, non uafempre all'ingiu ; maftranaz
mente mouendofi,hor difcende , & horfale ; cofe rare,
amieiocchi miracolofe : la cagion delle qualiper la
13
lor nouità , maggiormente fendo augurio del uoftro
bene , ilquale io amo & defidero , intenderei uolontie
ri. MOR. Vno ifteffo principio è cagione de egli effet
ti, che uoiuedete , er d'alcuni altri non minori mira
coli,che non curate,ò u'infingete di non uedere. P O R
Deh pergratiafatemi nota cotal cagione , chefe io l'im
prendo non cedo al Genoua, ne al Maggio.M o R. 1o,fe
laprendo una uolta,non credo a Gioue, ne a Mercurio.
POR. Come adunque , non la tenendo , l'inſegnarete?
MOR. Moftrarollaui di lontano confi euidenti ragion
nische uoi direte , ella e deffa. v R.1l Cielo , ò
o il Sole
nominarète , che è cagion d'ogni cofa:macio è nulla, fe
non mi dite in che modo, & a chefine , faccia il Cielo al
Cathaio cotali effetti merauigliofi. M O R. La cagione
chepoco appreffo uiadditaro , non è il Cielo, ne i fuot
pianeti,ma é mortal creatura ; in maniera merauigliofa,
che non douemo merauigliarci , ſe gli effetti , che ella
produce ,fono miracoli : & per diftinguere il mio parz
lare , non è miracolo de maggiori , che poffafar la nas
tura , che una cofa medefima , in un punto & in un'ho
rafia infefteffa dolce , amarapia & crudele ? oltra
di ciò , fiafame , & cibo , & uita , & morte di ciafcuz
no che la conofce? POR. Certofi , ma chi e taie fe non
Amore ? MOR. Vna donna , che l'aßimiglia, po R.
Nominatela quefta donna. MOR. Portia è ilfuo nos
me. POR. Linguafalfa , & bugiarda:ma s'accor=
DIALOGO
dacon le parole il breue rifo , che le fegui . Maprego
Iddio che quella donna miracolofa mai non ui ami , ne
mai creda che uoi l'amiate :fe non mi dite il fuo noz
me. MOR. Sia con patto , chefe non quanto mi pias
cerà , mai ad altrui non lo ridiciate . POR. Son con
tenta. MOR. O ingegno diuino , oue é hora la tua
uirtute poßibile che parlando de miracoli del Cathaio,
non u'auediate che la donna , che ne è cagione , non
é altra, che la Signora Beatrice? PO R. Hora credo ,
che da douero mifauelliate , percioche gli occhi , il ui
fo , ifembianti , ueri teftimoni dell'animo, & fopra
tutto la ragionefecretaria del uero ,fi concorda con le
parole : ma qualpaura , ỏ uaghezza di dir bugie puote
hauer luogo nel uoftro animo ; perche il nome hono
rato della Signora Beatrice nella baffezza del mio ,
quafi oro nel fango, fepeliste , & bruttaſte? M O R.
il uoftro nome fu eletto da meper dignißimo taber
nacolo , entro'l quale , in fu l'altare d'Amore , ſi riz
poneffe il mio Dio : per laqual cofa fe alcuna uolta uoi
inchino honoro , quello faccio , & fò bene ; che
noifacciamo ne tempij ; oue , non potendo ad ogn'hoz
ra toccar con mano , ò uedere le reliquie defanti , ifer
ri, i marmi dell'arche loro diuotamente abbrac
ciamo. Dunque da qui auanti , accettando il mio facri
ficio , non uifiagraue , che nella uoce del uoftro nome,
mentre io'l chiamo , & honoro , l'anima mia contem
plando il fuo paradifo , poffa adorare il diuino di Bea
trice. Forfe atempo di maggio folennità, trarròfuoz
ri in propria forma la fua imagine gloriofa ; alla
qualei mortali di faluarfi defiderofi offeriranno i lor
DEL CATHAIO . 143
uoti, & efauditi ringratiaranno laſua pietà. P. O R.
Oche odo hoggidi. MOR. Nonparlate fi alto , che
feil varchi ui udiffe marauigliare, uorrebbe intenderne
La cagione: cofi il noftro ragionamento , con miagran=
dißima noiafi romperebbe nel mezzo . POR. Non
è il varchi di cofi poco giudicio , che parlando con la
fignora, con l'Alamanni, egli ad altro attendeſſe, che
a uederli, udirli. MOR. Questo è uero , tuttauia
iltimor di chi ama,non ha legge che nel gouerni;& ar
che io uorrei , qualunche uolta uoi mi parlate , che mi
parlaftefi balfamente , che parola non mi ueniſſe all'os
recchie,che io non toccasfi , & guftasfi. POR. Per
donatemi Signor mio, uoifiete troppo golofo , a uolere
affaggiare ilfiato, & ilfuono delle parole. MOR. In
talcafo,l'effer troppo golofo farebbe nucua uirtù , tan
to maggior della temperanza , quanto le dolcezze amo
reſe,proprio cibo del noſtro animo,ſon migliori,& pin
delicate d'ifapori materiali, communi agli huomini, &
alle bestie. POR. Hoggi ciò che io odo , & ciò che io
uedo,e miracolo. Ma per gratia non più : & uegniamo
alle merauiglie di queſto fiume,di queſte monte , & di
quefte ualli:uoimoftratemi in che maniera ne fia cagio
ne la mia Signora . MOR. Sarà meglio che innanzi
tratto io ui dimoſtri i miracoli che la natura oprò in co
ponendo cotal Signora de contrariji quali dianzi ui no
minai;quindipasfi a contrarij,intra liquali uiue,& muo
re di continuo il cuore, er l'anima di chi l'ama. P O R.
Non,femi amate:che queſta é opera infinita ; & mate=
ria piutosto da Sonetti dell ' Alamanni, & del Varchi,
che daftile difamigliare ragionamento, MOR. Adun
DIALOGO
que incominciando dal fiume. Eglie'l uero che'l Bacchil
lone-giunto alponte del Baffanello , uorrebbe uolgerfi in
ful deftro lato,& uenir tutto al Cathaio ; ma eiſi parte
in due rami, l'un de' quali, contra'l corfo della natura,
congranfatica ua a Padoua , forſe a dar nuoua a que'
gentil'huomini della uenuta della Signora Beatrice , &
inuitarli a uederla,cortesemente offerendofi, di portar
negli infu le spalle alla porta dellaſuaſtanza. & puoßi
dire che la naturadell'acqua defcendendo lo conduce al
Cathaio:ma la uirtù della corteſia ilfa falire nella città .
Oé Amore,che sforzando lafua natura , il mena fufo
al Cathaio: oue hagratia nonfolamente di mirare , ma
dibafciare ognigiorno le mani, il uifo della Signora
Beatrice. POR. Si bene ordiste la uoftrafauola, che
eglié unpeccato che la teßiatefi breue :dunque, per al=
lungare la fua tela, io ui dimando, onde fia che'l Bacchil
lone,poi chegiunge al Cathaio, non fiferma, come do
uerebbe,ma ua oltra, quafi in contegno , diſdegnando di
ripofarfi? MOR. Non uede l'hora d'incontrarsi colfuo
riuale,un certo fiume dipocafama, ilquale di uerfoEſte,
Monfelice uien correndo al Cathaio: alqualfiume
non molto lunge di qui opponendofiil Bacchillone gelo
fo, di continuo combattendolo , & contraſtandoli il
paffo, e cagione,che cotal loco, uolgarmente parlando,
la battagliafi nominaße. POR. Son contenta delfiu
¡me:ma paßiamo alla terra, & dimostratemi, onde uie
ne che preffo alponte del Baffanello , i campifono eguaz
li alle ripe,lequalifon fi alte al Cathaio ? м O R. Que=
fto è fegno che ' l Bacchillone caminando al Cathaio ; ua
Jalendo, non difcendendo. Douete anchorafapere, cheil
DEL CATHAIQ. 144
medefimo amore, che'lfa uenire al Cathaio , è cagione,
che dentro a termini dellefue riue nofi contenti dirima
nere:però afcende in due modi,per lo lungo , & per lo
trauerfo:nelqual modo fecondo, defiderando d'approf=
fimarfi allastanza della Signora Beatrice, primieramen
te la ripa,poi la piaggia, che le è uicina, uafouerchianz
do:quiui giunto,non curando, ò non potendo dar uolta,
nelfuo letto ricoglierfisftagnando è cagione , che la
1 cofta diuentiualle: altretantofa il riuale delle fue ac
3 que. POR. Dunque quindi nafcono le cannuccie, che
noi uedemo da tutti i lati? MOR. Non crediate, che'l
macigno di queſta ualle dafe medefimo, mandifuor le că
nuccie,lequalinaturalmentefuol partorire il pantano
1 de paludisma queſt'è gratia fpetiale, che fa ilcielo al Ca
J thaio,a beneficio della Signora, er di uoi:percioche anz
ticamente la Cannafu una bellafanciulla, maſciocca
uana oltra modo ; laquale nonfapendogodere delle
bellezze del corpo, meritamente come indegna dellafua
forma,fu da Dei trasformata in cannuccia : laquale al
prefente d'ogn'intorno di cafa uoftra tra queſtiſaßina
fcendo, colfuo effempio dee ammonirui, che uoi donne
ricordandoui d'effer donne , per ognitempo donnefca &
mente uiuiatesfpetialmente in quefta età giouenile ; atta
proprio apotergiouare a uoifteffe, & altrui. POR,
Se io non m'inganno , quellagiouane haueua nome Sis
ringa,laquale da Pane dio delle uille , fommamente era
?
amata,&hauuta cara:ma uoi philofophi, che credete di
cotaifauole?parui cofapoßibile, che unafemina diuen
ti canna? MOR. O Portia mia cara , uoi che fiete fi
•bellagiouine,la uecchiezza, ò l'infermità puo atale co
deten
DIALOGO
durui,chenon parrete piu donna,& queſto è ilfenfodel
lafauola di Siringa. PO R. O che colpa ho iodel mio
douermi inuecchiare? qual uoftra artepotrebbefare,
che lungamente uiuendo non inuecchiasfi giamai? MOR.
Poffo bene infegnarui in che modo, uecchia effendo,non
ui dogliate di uoi medefima, comefuolfare chi fi ricor
da nella miferia,del buon tempo, che egli haperduto:
certo la uecchiezza èpur troppo cattiua cofa dafe,fen=
za aggiungerui l'amaritudine dell'hauer male fpefola
giouanezza,laquale è un theforofifatto , che chi piu il
dona,piu n'ba, meno ilferua, chi piu l'afconde. Dun
que hora,che uoi nefiete ricchissima ,fiatene anchefi li
berale,che la uecchiezza uenendo, uifuri il meno , &
men preciofo:chefe credefte, che la natura in uano u'ha
ueffe dato cofi bel corpo , & che la uoftra felicità non
foffe altro che contemplare, & fapere(quafi nuoua Siz
ringa)uaneggiarefte, come una canna. POR. Questa
è una di quelleprediche,che fuolfare il uoftro compare
alla Paula, ame. MOR. Beata uoi, & beatisfimo
il mio compare,fe i fuoi configli amoreuoli haueffer luo
go nel uoftro animo, che a uoi utile, & a luigloria,neſe
guirebbe. POR. Merauiglia, ch'egli non fia hoggi al
Cathaio. MOR. Cofi uogliono le fueliti: ma uiuetefi
cura,chefe il corpo è fuiato dietro agl'impacci dellafa
miglia,ifuoimiglioripenfierifon tutti quanti con effo
uoi. POR. Cofitofto,comeio'l riuedo , uò pregarlo
della cagione de miracoli del Cathaio. MOR. In questo
cafo ilcompare è con meco d'una medefima opinione ;
faluo ch'egli ha perfermo,che non ilfiume, ma il mon=
te,fia inamorato della Signora Beatrice:però arde come
uedete.
DEL CATHAIO 145
"
uedete. POR. Perche arde cofi da lunge, & non piu
tofto ou'è lastanza della signora, laqualefi puo dir che
glie in braccio? M O R. Troppo arderebbe, ma eifî di
fendeco'lfiume:con tutto ciò èfi caldo , chepianta alcu
be na non uipuò uiuere , quindi uiene(fecondo lui)che'l
uicin colle per niunastagione non e fiorito , ne uerde „
OR. Perche dite fecondo lui? MOR.Perche io credo
altramente: foglio dire, ragionandone col compare ,
ch'ifiori, & il uerde, finalmente tutto il bello,di che
ilmonte s'addornarebbe, è nel uiſo della Signora Beatri
# ce, PO R. O che rare bellezze, o ch'amantigentili:gia
nonfi uanti la mia Signora d'hauer furato allepiante
la lor bellezza natia, er molto meno ch'un fiume, o un
montefe ne innamori , MO R. Maggior gloriafu ad
Orpheo,cantando trarfi dietro lefelue, le fiere dome
10% fticar, che nonfu a Demofthene con la forza dell'eloz
quentia il perfuaderegli Atheniefi , ò a Cicerone i Ros
mani. POR. Questefonfauole, quell'altrefon ne
rità, MOR. Attendiamo, non alle cofe defcritte , ma
allaformadel laudar la uirtù ,fi uederemmo alcuna uol
ta lefauole magnificare, & far piu illustre la uerità:no
altramente che'l zero ilquale è nulla dafe) giunto a nu
meri,le decine in centenarifuol tramutare. Non uò pes
ro che crediate che io iftimi una fauola il dir ch'unfiu
me,ò un montefia innamorato della signora , in guifa
che l'uno arda,l'altro afcendaper rimirarla: che cofi ,
come tutte quante le creature del modo amano Dio , chi
in un modo chi in un'altro, qual piu, qualmeno, quanto
a lor efferefi conuiene:cofie cofa non pur possibile, ma
ragioneuole , che elle amino perfone lequali , oltrand
T
DIALOGO
ogn'altra,ama,& apprezza Domenedio ; qualeftimo
che debbia effere la Signora Beatrice:laquale fendo don
na di raro ingegno, di uirtù inufitata, degna cofa è da
credere,che piu dell'altre, che non fon tali , Dio ottimo
masfimo difpeciale beniuolenza uoglia amarla, & graz
dirla. Appreffo,cofi come alle noftre fpecie le altrefpes
T
cie mortalifono ordinate perfue ancelle, cofipuo effere,
che alferuigio della Signora Beatrice quefto monte ,
quefta acquaparticolarefia deftinata dalla natura : che
gia non dico che i fiumi , ò i monti al Cathaio habbino
mente, nefentimento,mafi uò dire, ch'in tal loco,quello:
epiufanno naturalmente le creaturefenza anima , che
fanno altroue le altre, cuigouerna l'elettione . POR.
Troppo altamente mi fauellate di materia cofipiaceuo
le. MOR. Vostra é la colpa, che difprezzate lefauo
le:& tutto quello, ch'in Virgilio, & Homero uipiace
rebbe di leggere,horparlando con effo mecofcbiuafie
te dell'afcoltare. POR. Dunque un'altra uolta ponia
mo mano allefauole, con lodipiu intelligibili , che le
paſſate nonfurono,comendiamo la mia Signord, MO.
Ecco Portia,mia intentione fi e,che noi cerchiamo del
la cagion degli effetti marauigliofi , che noi trouiamo al
-Cathaio,laquale ueramente parlando, non è altro che la
Signora Beatrice.Hora percioche ciò facendo ,facilmen
te puo auuenire , che cofi tofto afuoi biafimi , come alle
lodici abbatteremo ( chefe uiricordate , io ui diceua in
principio ch'ella èfatta dipiu contrarij)chefarò iosta
cerò? o dirò il uero che le difpiaccia? Po. Se alcun biafi
me,lefi puo dare aragione,biafimatela ficuramete, che
on pure io,ma ellafteffa fuagentilezza ) ilfopporte
DEL CATHAIO. 146
d. Mo. O Portid, Portia ma accoftateui unpocopin,
che a dritto ò a torto ch'io ne la biafimi, non uò ch'ala
tri m'afcolti paruiforfe che lefia laude che'l cuor fuo,
cuor dipettofi delicato ,fia duro, e freddo piu del mon
te, piu delfiume,di che parliamo? P o. Non u'inten
do. m o.Dice il Compare, che la Signora Beatrice tan=
to ama il monte,quanto il monte ama lei: teftimoniofo =
no i doni d'alcune cofe, che s'hannofatto l'un l'altro .
Dono a lui la Signora l'effer piano, humile:però èfa
cile al falire:all incontro , die egli a lei , con la durezza
D defasfi, l'afpro, & l'erto dellefue uie . Quindi iſtenti ,
glaffanni di chi afcende aferuirla , per leuarſi nella
fuagratia. Ma ch'è questo che uoi ridete de biafimi del
Mi la Signora Beatrice, oue io penfaua di uederliui lagrima
repo. to mi rideua della rozezza di questo monte, it
quale ha animo difar dono a unagentildonna diprefen
ti cofifeluatichi. Ma quelfreddo,che ella ha nelpetto ,
chi fu il cortefe chegl'el dono? m o . Senza dubbiofu il
Bacchillone, le cui acque , da che hebbero gratia diba
gnar il uifo, il corpo della S.Beatrice, chiare & fnel
le oltrail loro ufofon diuenute. Po. Deh che cofae
quella,che a di paffati io udi leggere al Barbaro ?alcuni
uerfi al mio giudicio bellisfimi;ne quali un paſtore(Thir
fi credo chefi chiamaua)con un'altro parlando , gli di
moftraua , per qual cagione certe acque di questa ualle
fon bollenti oltra modo:ma ei parlaua non folaměte del
la Signora Beatrice , mà di Cupido , defuoiſtrali, & della
fuaface. Mo. Questa è una egloga del signor Leone
Orfino nella quale fauoleggiando de bagni d' Abano ,
difan Piero, con leggiadro artificio , fa narrare ad
T 2
DIALOGO TET

unpaftore un parlamento de i Dei , & Dee della uilla ;


fatiri,fauni,driade,preade, amadriade, altre tali diui
nità:le quali,lungamente ammirando la bellezza, l'ins
gegno, l'altre doti diuine della Signora Beatrice,final
mente conchiudono , ch'Amore moffoun giorno dalla
fama delfuo ualore, laqualefopra il cielo bauea recato
ilfuo nome , fcefe22
in terra; di uederla defiderafo alCa
thaio, oue ella era,peruenne,& per tutto con diligentia
guardandola,troppo piu bella, & piu ualorofa glipara
ue,che la fama non ragionaua. Prefa adunque lafuafaz
cella lei nell'acque di queſte ualli uicinefubitamenteam
morzojappreffo gitto uia d'uno in uno ifuoiftrali:rup
pe l'arco, & puro,& nudo(quale in cielo con lafua ma
dre habitauanelfuo uifofi colloco oue e anchora, efa
rà fempre , fin che'l cielo la ritorrà . L'acqua alhora,
ou'egli fpenfe lafuafacella , di freddißima diuenne
calda, & ilmonte,& il fiume,dallefaette trafitti(quas
fi cofe animate ) mirabilmente impararono ad innamo
rarfi. POR. Hor ch'amore è senz'arme , èficuro
Pinnamorarfi, al tuttofon difpofta d'innamorarmi, Mo.
Non può eßerfenza arme, albergando negli occhi del
la fignora Beatrice. POR. O fono armi i fuoi occhi ;
che non fono altro che dolcezza,& benignità ? MOR.
Questa è nuoua arme, la quale, da che le antichefi difpo
gliò , ufa amore a darguerra a mortali ; disfacendogli a
raggi di una infinitafoauità. Ma uolete che io ui confi
gli ad innamorarui ficuramente ? POR. Anziio ue
neprego,benche, fe quello è uero che uoi mi dite , cioè
che amando uoi agghiacciate , & ardete , che uiuete in
unamorte continua ,che temete ogni cofa, chefperate,
DEL CATHA ÌÓ. 147
the diftate, che difprezzate; finalmente , che non
Tapete chefarui:par che amiate mal configliato . MOR.
Certo io amo mal configliato, che ben conofco il miofal
to:ma io non poffo ammendarlo , percioche Amor mie
fignore , & la legge che egli me impone (mal mio graz
do ferua il cuore chegli èfoggetto . Però amo tanto al
tamente, che ne il merito, ne la fperanza non ui puo ag
giungere. Ma uoi donna,nido , er forza dell'amorofa di
uinità,fignoreggiate lafua uirtù,difponendone al modo
noftro,onde uoi puo regolare il cõfiglio , che non ha luo
go negli huomini:ilqual configlio fiè , che amando uoi
facciate ingran parte il contrario di quel, che iofaccio:
che oue io amo una donna uirtuofisfima, bellisfima , &
hobilisfima molto,uoi amiate un di noi , chefia bene unt
buongentilhuomo,ma anzi brutto che no:talfono io,ta
te e il Panego,tale è il Compare, & tale il varchifareb
be,fe non foffe ch'eglie Poeta. PO R. Perciò appun
to ch'eglie Poeta,meritarebbe, che ogni donna, quantu
que bella, gentile ,fe ne doueffe innamorare.Et altret
tanto mipar didire dell' Alamanni:ilquale al mio giudi
cio è un de' nobili ingegni che mai uedesfi alla uita mia .
• MOR. L'Alamanni, non folamente é Poeta,ma è bel
lo, delicato oltra modo: chie tale, benche meriti il
uoftro amore,nondimeno ,perche é cofa pericolofa il uo
terli bene,& facilmente auerrebbe, che amandolo uoi ,
fentirefte delle fauille,delghiaccio, e di quelli altri di
fagi ch'iofento, prouo ogni di; per uoſtro bene io ui
configlio che non l'amiate . POR . Io torrei anzi un
fonettofatto in mia laude dell' Alamanni , o dal Varchi;
• che da un Prencipe un prefente di mille feudi. mo . Per
T3
DIALO GO
auentura noi l'haurefte allafine con perdita della libed
tà uoftra, & dellafalute : percioche alcune uolte quello
puo nelle donne la poefia dell'innamorato, chepuofem
prenegli huomini la bellezza defiderata, onde nafce la
noftramorte. Ma io uorrei che uoi l'amafte ficuramen
te,fenza cofafentire, chepur unpoco ui tormentaffe
Po. Amepare chepiu tofto uoi uogliatepriuarmi de
i diletti d'amore, cheguardarmi dallefue noie : che da
unbruttofenza uirtù, non puo uenirefe non faftidio, et
fpiaceuolezza. Mo. I brutti amati dalle lor donne,fo
nofimili alle noci immature;le qualifono amare dafe
ma condite nel zuccharo diuengon cibo da Imperatore.
Dunque commandate ad Amore, cheprenda un brutto,
nelfuo dolce il condifca, & alhorapiu uolontieri lo
affaggiarete,che non farete un bellißimo. Po. Ponia
mo ch'egli condifca un bel giouane . Mo. Questa e
cofa imposfibile , percioche il bello ha unfuo fapor naz
turale non men fchiuo del condimento amoroso, che fia
la noce del mele,poi ch'ella è giunta a perfettione:fenza
che un belgiouane, conofcendo che egli è perfona dafe
amabile, da douer hauer caro; ha opinione, che la do
na che l'ama,fia tenuta ad amarlo: per laqual cofafuper
bendo parimente della bellezza e della età fua ; rade
uolte auuiene,che il fuo amorfia reciproco; & tanto a◄
mi, quanto è amato, defiderato . llche ilbrutto nofa :
fpetialmentefe egli è un poco attempato:quando co'l co
figlio della prudenzafolgouernargli appetiti: ilquale in
namorato dellafua donna, & diffidandofi delle doti della
natura non altramente chefedelmente amando, & huz
milmenteferuendo,tenta il dono dellafuagratia . PO.
DEL CATHAIO 148
Dunque fe cofi é,perche amate bella giouine donna
MO. Perche Amore il commanda, ilquale èfignore de
gli huomini , maferuitor delledonne : feforfe nol mi
credete, commandategli un poco ch'egli prenda quefto
mio corpo, condendolo al modo fuo, l'addolcifca con
lafua manna fentirete di chefapore io farò. POR.
Forfe ilfarei,fe iofosfi il Dio che adorate,benche il dol
cedel uostro animo non ha mestieri di condimento.MO.
A ciòfarebaftiui bene,chefe nonfiete il mio Dio, fiate
almeno ilfuo tabernacolo; opra tale, fifatta, che l'a
doraruinonfi direbbe idolatria. La uoftrafronte bian
chisfima è il christallo del tabernacolo : gli occhi fono i
zaphiri,rubinii labri,perle i denti, & lagola fiè la co
lonna dell'alabaftro ; che infu l'altare del uoftro petto
fiede, foftenta quefto edificio,coronato de ricchi or
namenti di fi bel tetto. Finalmente quefto rifofoaue è lo
fplendore del uiuofuoco amorofo, che nelle gote ui ap
parifce:er le uoftre parolefon l'harmonia dellegratie ;
le quali mai nonfanno altro che cantare, & dar lodi al
magifterio delnostro uifo. Po. Dehfignor mio pers
che ufcendo de miracoli del Cathaio, un'altra uoltafiez
te entrato nel uano delle mie lodi ? non u'accorgete che
elle non meritano d'effer trattate con le pêne del uoftro
" ingegno? laſciamo,lafciamo star le bugie , & torniamo`
alle merauiglie di queſti luoghi, delle qualiper la lor ca
gione ui dee effer caro ilparlare . mo. Parlo uolon
tieri del tabernacolo , per le reliquie , che uifono entro
pretiofe:fi comefono le fuegemme, ma dure , & fredde
piu del cristallo dell'alabastro, di che è adorno ilfuo
lauorio. P 6. Promettetemi di nonparlarne mai piu , et
P
T 4
DIALOGO
uiperdono ilpassato. Mo. Dio miguardi da coſìfatta
promeffaichetanto ho bene , quanto io parlo della mia
Portia. Y O. Sarebbe il meglio che uoi parlaſte delle bi
fcie, & delle zanzare: onde il Cathaio la eſtate èſtanza’
quafi inhabitabile, affegnandomi la cagione, perche bez
ftie cofi noiofe,& fi uili,habbino in forte la compagnia
della Sig.Beatrice. M o. Chifafe le zanzaré, & le bis
feie fono glifdegni & fofpiri amorofi del Bacchillone,
del monte: ch'io non credo che'l loro amorefiapiù
felice del mio. Po. Se cofifoſſe, ifofpiri del Bacchillo
ne molto bene il uendicherebbeno di ch'ilfafofpirare v
percioche lezanzare afpramente pungendore, non ci la
feiano ripofare: le bifcie alcuna uolta cifon uenutefin
nellecamere: pur l'altr'hierifotto'l letto dell' Alama
ni, del Varchi,ne fu trouata unagrande, & horribi
le, fufatica l'ucciderla. Mo. Forfe quella biſciafiz
gnificaua la gelofia, l'inuidia, che porta ilfiume ari
wali,che riceuete qui dentro,forfe uinta dalla dolcezza
de uerfi de i due poeti diuini, entrò in cafa per afcoltarli
fu unpeccato l'ucciderla. P o. Hora il Varchi,men
tre ragionauate,uiguardana, & rideuapoi riuolto alla
compagnia diffe loro nonfo che cofa. mo. Puo egli ef
fer ch'egli intendeffe le mieparole? v o. Forfe rideud'
perche'l noftro ragionamento è fifecreto , &fi lungo,
3
nongli pare ch'iofia perfona, con laquale un par uo
ftro parlando debbia fpendere inutilmente ilſuo tempo.
Et certo il parlar meco in difparte, feparandoui dalla Si
gnora, da loro perdonatemi ) è stata opra perduta .
Mo. O varchi inuidiofo ,fo bene io di cheegliride , ma
io ne ringratio Domenedio, che ilfuo rifo è un di quelli·
DEL CATH AIO . 149
d'Hannibale,figli è molefto che uoi mi diate audienza .
Dunque andiamo a riſponderli, & difendianci dalle fue
"
accufe. POR. Quanto m'increfce che uoi tronchia
te l'incominciato ragionamento . MOR. Vn'altra
CH uolta ilrecaremo alfuo fine: Hora tempo da difender-
14 ci, ifcufarci

DIALOGO INTITOLATO

PANICO ET BICHI ,

AN. L'altrafera,ò Bichi, da nobi.


liß imadonna inuitato a giocare , a
tauole, ad arbitrio del vincitore,giò
cai, uinfi felicemente. Hor penfar
do alla mia uittoria, quel che io uoz
glia nonfo , & fe io il fapeffe , a me
parcofa imposfibile, che iofosfi ardito di palefarlo, on=
de a talefon giunto , che io che uiuo della fua uiſta , hô
paura diriuederla. BI C. E poßibile, o Panico, che que
fta donna fia cofi pouerá, & di bellezza, & d'ingegno,
che ella non habbia di che pagarui? PA N. Anzi è ricz
chisfimazer d'ogniguifa di bene fifattamente abbonda
te, che perdendomi nella copia , io non conoſco ilmiglio
re. BIC. Dunquefatele dono della uittoria, ella di ta
ta corteſia,quanto la nostrafarà , uifarà ſempre obliga
ta. P ▲ N. Veramente ilfarei , s'io fosfi certo che ella
credeffe che tal dono foffe opera di cortefia, non rifiuto
da mefatto perignoranza , ò per uiltà del mio animo :
Bic. Forfe temete che i uoftri prieghi l'offendino , e le
fpiaccia ilpiacerui.PAN.Quefto no :che fe ella è nota a
fe fteffa, er conofce fe effer cofa perfetta, per diuerfe
cagioni defiderabile, amabile molto,non dee a noia re
carfiſe altri l'ama,&defidera:matemo bene che il trop
po amor ch'io le porto oltra il mio merito trafportando
mi,non mi meni apregarla d'alcuna cofa , ch'io nonfia
degnod'ottenere,onde indifcretofia riputato.BIC. No
è uitio l'efierpocodifcretoper troppo amar lafua dõna
forfe è uirtù la miglior chepoffa hauer un'innamorato;
conciofia che i baldanzofi, ufando la lor prontezza,piu
facilmente recano afine i lor defideri,che i difcreti non
fanno:iquali afpettandofempremai l'occafione d'un'ho
ra,miferamente i mefi,& gli anniſono ufati di confuma
re.PAN. Piu tofio uoglio uiuere in defiderio ſenzaſpe
ranza dellafuagratia,che col mio effer profontuofo in
dur lei a douerfarla mia uolontà.BIC . Altramente par
che amiate la uoftra donna,ch'io non amo la mia; &for
fe quello che dalla mia uorrei hauere , uoi dalla noſtra
nonprenderefte:ma iofon huomo, non Dio.PA.Io qual
uiuo, tale amo; ilmio amore , che uoiftimate fpiritus
le,é cofa humana,comefono io, la donna mia:il cor≤
po,e l'anima di cuifono tali, & ſifatte cofe,che qualpiu
ami nonfo.E il uero, che cofi com'io amo meglio di uiz
werpouero che con ufure, & ad inganno arricchire:co
fi anzi uoglio non goder del mio defiderio , che contai
modifpiaceuoli, pieni tutti di rincrefceuol profontio.
1 necompiutamentefornirlo.BIC . Voi di uoifteffo a uo
ftrofennofarete;ma s'io giocaffe con la mia donna una
cotale difcretione, & uincesfila,qualche gra cofa le che
derci, crederei difar bene, maggiormente inuitando
mi ella a douer giocare : laqual cofa fenza cagione eſſer
150
fatta, tutto il mondo non mi darebbe ad intendere. PA.
Come credete uoi che unagentil donna con effo uoigio
Jr caffe a tauole l'amorfuo, & lagratiafua posto caso,
ch'ellafar'il uoleffe ,foffrirebbeui il cuor che'lguidardo !
della uoftrafede alla fortuna de dadi uanamentefi com
metteffe ? BIC.Credete uoi che quel inuito, e quelgiuoco
fifeffea cafo, efuori al tutto d'ognipropofito?PA . Tol
# ga Dio, che cofi degno intelletto, com'è quello della mia
dona,fenz'alcunfine parli, ò opri niuna cofa.BIC.Dun
que che uoglia dire ch'ella intedeffe chefi giocaſſe? PA..
Certo io nolfoi non è cofa ch'io intendesfi piu uolon
tieri.BIC.Procuriamo d'intěderlo, & in quel modo che
il noſtro human'intellettofuol'iſpiar ifecreti della natu
ra,er di Dio ,facciamo pruoua di penetrare per entr'il
cuore di questa donna. PA. Anzi quãto poffo io uiprie
go,ch'a trarmifuori degli errori, & della paura che mi
fonfisfi nell'anima alquanto diſcorriate co eſſo meco in
torno a questa materia:confiderado primieraměte la uit
toria della mia dona;cioè a dire,fe uincedo ella me, alcu
na cofa midimadaffe,laqual molto ualeffe, ofoffefegno
d'alcun'amore che miportaffe: o piu tofto per laqualfi
conofceffe defiderare ch'io l'amasfi, & hauesfi cara:for
fe il mio colfuo uolere agguagliando, d'altrotato la pre
garò,quanto a lei fe uinto haueffe)farebbe parfo di co
mandarmi.BIC.Nonfon pari le ragioni dell'uno amate:
dell'altro:che ipriuilegi delle donnefon maggiori ne
noftri:ma alle dimade chepur diazi diftingueuate, aggin
gete fe egli uipiace una quarta cofa; laquale perauentu
rauichiederebbela uoftra donna, defiderando di conos
1 fcer chiarametefe uoi l'amate, et hauete cara:pcioche le
piu uolte uoi amanti modeftifolete amare in maniera le
uoftre donne, che non ch'altri , ma elle ifteffe nonfe ne
dueggono. P A N. A mepare altramente, hoperfer
mo chegli atti & le parole modefte da noi ufati alle noa
ftre donne, oltra ch'ellefono cofe infe amabili, &gratio
fe,fempremaifon teftimoni del buon'amore che lor por
tiamo in contrario, le parole prefontuoſe fonofegni
certissimi, che quellepoco apprezziamo. BIć. Il pouez
rello affamato non fa effermodefto in procurarfi del pa
nesma éfempre nel dimandarne oltra modo importuno,
faftidiofo.PAN. Ilpoueretto non ama ilpane, ma la
famefuggendo corre al cibo; onde eifoſtenti la uitafua :
maio amofommamente le bellezze, &le uirtù di coſtei:
le quali come cofe diuine, con infinito riguardo di non pa
rereprofontuofo riuerifco, inchino. Et quantunque
grandemente defideri digoder delfuo amore, non é pe=
rò, che hauendo in odio ilmio defiderio quello cerchi di
fatiare, empierne la uoglia : dunque ragioneuole co
fa e, che ilmio amore con altrettanta modeftiafia acco
pagnato da me ; ilche quanto mi uegnafatto , a lei toca
ca digiudicare:certo inſin hora non ho mancato diproz
curarlo, uo tentandolo tuttauia. I c. lo crederei,
che la ftrada della modeftia,fi come uia di uirtù,foſſe co
fa troppo intricata,laquale difficilmente, & dopo lunga
fatica a buono albergo ci conduceſſe ; petialmente ne
uiaggi amorofi:il cui fine non è altro, che'l diletto , ela
gioia cheferba amore a gli innamorati . PA N. Gia
Dio non uoglia che ſenza altro , io ami afine di compia
cere l'appetito chefe ciò foffe,non una fola, ma molte ,
etra quelle anzi amerei una meretrice, che dōna nobile,
5x
et uirtuofa:dalla quale,auegnadio, che quello hauere de
fideri , ch'ogni uilfeminettaper poco prezzo mi uende
rebbe, nondimeno non in altramaniera, chegentilmen
te, con modi dilei degni & coueneuoli al fuo ualore,
foffrirei di pigliarlo, BIC. O amore marauigliofo : ma
marauiglia non mi dee effere,che hauedo uinta la uoftra
donnagiuocando, uoi no fapete che dimandarle: maraui
gliomibene del uoftropoco ardimento, che amandofi
moralmente la uoftra donna , teniate afcofo l'amore, et
non ofiatemanifeftarglielo. P A N.No le é afcofo ch'io
l'ami,ne ho paura ch'ella il ueda mal uolotieri: er cono
fcedo affaibene la bellezza, & la uirtùſua,fimilměte co
nofco quat'io debbadefiderare, & fperare,manofogià
comparare al uoler fuo ,et all'amor ch'io le porto, il no
ftrogioco, la mia uittoria:in maniera, che io ofi dire
di uoler uincer alcuna cofa, che allafua gratiapertegna:
però dianziio diceua , che effaminando con effo meco il
fuo animo , fi operafte, che ad alcuno defuoi piaceri le
miedimande fi confaceffero. BI C. Dunque, fecondo
WE
uoi,piu facilmentefipuo comprendere ilpenfiero di que
fta donna, che configliarui nel dimandare. PA N. io no
bramo altro,faluo no la offender con la dimanda ch'io
le farò , però e mestieri che conofciamo in qualche parte
ilfuo animo ; ilquale a uoi, chefete esperto de costumi di
donnegrandi, gentili, non puo effer cofi celato, ch'al
cufecreto no ne intědiate. BIC. Iogiurarei che piu tofto
uorrefte bauer pduto queſta uoftra difcretione, che uin
X
ta.P A.Percertofi ,percioche io fono atto anzi aferuis
re la mia donna , che a commandarle. в 1 C. Ponidzo
che ella uincendo, u'haueffe imposto che le dicefte,quale
è la donna,che uoi amate oltra ad ogni altra, che rifpo
|
stafarebbestata lauostra?P A N. 1l roffore che nel uifo
mi apparirebbe,molto meglio risponderebbe allaſua di
manda , che nonfarebbe la lingua. BIC. che credete
ch'ella diceffe , dimadandole uoi, ch'ella ilſuo amante ui
nominaffe? PA N. Per tutto l'oro del modo tal diman=
da non le fareifi per non ufcirfuori de termini della mo
deftia,fiper non darli occafione dientrare in nouelle de
nostri amori: che nominando ella me , io mi terrei per
fchernito, & nominando alcun'altro,quantunqueto ue=
deßische fcherzando il mi nominaſſe, non potrcifar che
di luifempremai no uiueßi ingrandißima gelofia. BI C.
Dunque, come dianzi affermai , non tutto ciò che ella a
uoi commandaffe,ui è permeffo di dimandarle. PAN.
Non ueramente. BIG . Anzi d'ogni cofa amorosa cofi
ui é lecito il dimandarle, come il risponderle. E il uero,
che ciò che parlano con effo noi le nostre donne libera
"mente, & conforme a lor donnefca ſemplicità, noi con
molte,& bene ordite parole douemo attender afignifi
"care,guardando fempre di non dir cofa , che accufi noi ne
di fciocchezza,ne d'arroganza: che a dir il uero , tanto
é odiofa alla donna l'arroganza delle parole , quanto é
dannofa all'amante la modeftia delle parole, defatti.
quella teme,queftafprezza ogni cosa;questa diſe mede
fima confidando, l'altruigratie proprij meritiſuol ripu
tare:quella uile afefteffa, & difperando di effer cara ad
altrui, fifa indegna del bene oue afpira il fuo defiderio.
PAN. Voiparlate in diuerfi modi, & hora ilfi,hora il
no difendete. BTC. A mepare che uoi facciate altro
tanto;quando una cofá medefima hor negate, & hor af
7.
154
fermate. PA. Io mifono uno, che coft comela ragione
mi ua dettando , cofi noto & fignifico ; ne mipar difar
male,qual' hora io cambio le mie falfe opinioni alle uere
NO d'altrui. BIC . Etio fon huomo , ilquale ( mercé della
miaignoranza)rade uolte difcerno il uero dal uerifimi
le:però parlando probabilměte una ifteffa mia opinione
bor accufo,horaifcufo, horalaudo, hor uituperos
* lafciado a dotti la fatica delgiudicare. P A.Io,che dotto
non fono,mal fo difcerner tra la bugia, et la uerità,però ›
parlandomi come uoi fate , mi confondete in maniera,
ch'io fon quafipetito d'hauerui meffo inparole. BICL
Amore e cofa mobile perfua natura, ilqual picciol tem
Ad po dura in uno effere, adunque meritamente l'opere uo
ftre, e penfieri uoftrifono in certi , e confufi ; che come
priui delgouerno della ragione, cuifola tocca di regolar
li,uaghifempredi nouità amorofa,non contentano difer
marfifimilmente,percioche i noftri ragionamentideono
effer conformi al foggetto trattato; però parlando del☛
la materia d'amore , aguifa d'huomo cui egli informia
fuo modo poffo , edebbo , ò com'io uoglio , ò com'egli
uuole,d'un in altro propofitoſenza biafimo tramutar
mi.PAN . Dio mi guardi di mai amar fi leggiermente
un'amico,non che lei , che è il cuor mio , e la uita mia.
BIC. Lafciamoftar l'amicitia,la qual non è l'amor di
cuiparliamo, efiate certo che l'amor che noiportiam
alle noftre donne,non è fatto altramente : ma da che uoi
non u'accorgete del modo , onde amate la uoftra donna,
puoanco effere, che non fappiate qual fua cofa fia d'ama
re,e defiderare; & quindinafce che non hauete che di
mandarle. PAN. Quantopiu amo , men fo,tanto
piu ho bifogno del uoftro aiuto; & anche per la noſtra
amicitia,laquale molto bene i conofco ,fete obligato di
configliarmi:però ditemi chiaramente che debbo fare di
quefta benedetta difcretione ; laquale mi fece uincer la
miafciagura. BI C. Che bifogna affaticarfi tutto hoggi
in trouar cofa da dimandare alla uoftra donna? Gia po
tete effer certo , fe ella é certa che uoi l'amiate , che ella
ba piacere che le parliate del uoftro amore ; forfe non
tantoper defiderio che ella habbia di uenirne a conclus
fione(che ben puo effere, che non uolendoui troppo be
nefommamentefi diletti che uoi l'amiate, & preghiate)
quantoperuedere, con che atti, e con quai parole ui mo
ucrete a manifeftargliele:ne altro credo che uoglia dire
in linguaggio di Cortegiano, quefto nome difcretione,i
quale difcretamentefignifica unalicenza non arroganz
te, dipoter dire con altrui , & quafifar ogni cofa, che a
gentil'huomo appartegnate tanto credo ch'ella giuocaf
fe con effo uoi. nonfon fuori di opinione , che questa
accorta Signora , defiderando di chiarirfi deluoftro in
gegno,acconciamentefacendolo,fi lafciaffe uincere. Vez
dete uoihoggimai fe hauendo uinto , uoi ui donete tur
bare, beftemiare lafortuna. PA N. " Questo è buon
principio del configlio ch'io ui dimando , B 1 C. Anzi
ello è ilfin di tutto quello chefipuo dire intorno a queſta
materia. A.Sipoiche detto mi harete diftintamente, et
che, come con la mia donna ragionarò; che a lei udi
re,& a medire fia conteneuole : percioche del mio amo
re molte cofe in molti modifi puo parlare, e rispondere,
B1C. Chipuo comprender configliando le cofe , & i
modi particolari delle proposte , delle riſpoſte; il
quale
153
quale fono infiniti ? però eßiſtimo che in tal cafo piu
uipoffa infegnar l'occafione del tempo, & del luogo ,
infieme con ladifpofitione della donna, laqualefempre
mai non puo effer di buona tempera, che'lgiudicio de
uostri amici. PA N. Il tempo, & il luogo da ragio=
nare io l'hofempre,fe ioſono ardito diprenderlo ; &
1 ellapare non pur difpofta a douermi afcoltar, ma mol
te uolte m'hai inuitato , perche io diftingua hoggimai
la diſcretionguadagnata: ilche fare non fapendo , ne
ofando temendo l'asfalto di tantafua cortefia , mol
ti di hofuggito lafua prefenza che egliéforfe men ma
lepatire il dauno del non uederla, che la uergogna dei
nonfapere , & non ofar fauellarle . BIC. Vera
mente iofono unfciocco a lafciar darmi ad intendere
che non habbiate che dimandare, quando cofi bene de
uoftri cafiparlate , diſtinguendo , quaifiano i danni ,
quaile uergogne del uostro amore & giudicando tra
loro qualfia daprendere , & qual da lafciare : chefia
che manchi ogni cofa, almenoſempremai abbondare=
te di queftioni amoroſe, lequali in forma di difcretione
accociando,al mio giudicio molto hauerete, di che pre
ghiate la uoftra donna. PA N. Se'l mio effer in dub
bio,nonfolamente dell'altrui uoglia , ma de mieipro
prij piaceri,poteffe effer materia di defiati ragionamě
ti, uincendo mille difcretioni,mille noue difcretioniha
rei cagioni di dimandare : percioche oltra ch'io non
fon chiaro de defiderij della mia donna , & per queſto
io uenga ad efferinforfe della miapropriafperanza ;
da unaparte le uirtùfue; lequali in numero fono infiz
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nite, e rare , tutte in perfettione , d'altraparte, la bel
lezza, lagratia ; quefte ne l'animo,quelle nel cor
di lei,quafiftelle ne lor cieli ,fifattamente rifplende
po
no ; ch'io non fo bene da qual di loro principalmente
nafca ilfuoco , che mi confuma : del qual fuoco non ¿
minore il timore onde io agghiaccio;in maniera , ch’ap
penafento di me medefimo : piu direi , ma ho paura di
non dir cofa che toglia fede alle mie parole. в I C. Di
te ciò cheuolete,ch'ogni miracolofi puo creder d'uno
amante mod:ſto. PA N. Dico adunque che in ogni
parte dellafua uita ella è tale,& fifatta, che ſe ellafof
fe per una uolta difpoſta a piaceri d'un de' miei fenti
menti ,fenzapiu, qual piu tosto elegesfi , a douer me=
gliogoderne ,nonfaprei giudicare . BI C. Se quefto
é uero che uoi midite ( percioche io temo che uoipars
liate non da Oratore , ma dapoeta ) uoifete in dubbio
degli articoli dellafede. Io ueramente anzi torrei un
bafciofolo inuolato alla uoſtra donna ( quantunque io
ne douesfi effer condannato per ladro) che ceto fguar
di donatimi . P A N. Alparlare uoi moſtrate ſapere
chi è la donna, della quale noi ragioniamo . BIC . Per
certo qualche cofa mifo a creder difuperne ; riſguar
dando alle lode, che uoi le date; lequalifono proprie di
una Signora,il cui nome, non che altro, ha uirtù difar
beato chile e fedele. PA N. Puo bene effere che la
mia donna , & la uoftrafiano unafola , & non due.
BIC. S'ellefon due, certa cofa è , che uoi fognate le
marauiglie ,che nella uoftraſcorgete,mafi ellefon una
fola ( benche mia non uò che ardiamo di nominarla )
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habbiate cura d'effer tale con eſſo lei nelle parole , &
/ nelle opre, che non biſognifuegliarui . PA N. Fossi
io deftro ne modi,liquali douerei tenere in amarla, co
me io non dormo nelgiudicare di quanto honore leifa
D degna lafua uirtù. ma lafciamo il queftionare da par
te,che s'io dormisfi,fommamente mi offenderebbe chi
馆Jo mirompeffe ilmiofonno, & (quel che molto m'impor
ta)ditutti i dubbij, ch'io u'ho narratifin' hora, procu
riamofe fi puofare, di formar una difcretione,laqua
le nonfia indegna de gli orecchi, e dell'ingegno di que
fta donna. BIC. 1uoftri dubbij ui efcufaranno con
effo leid'hauer taciutofi lungamente la diſcretiongio
cata. Quelliadunque d'un ,in uno, ma con altro ordi
ne,che ame non fefte, contando , uoi potetefoggiunge
re,chefe ella,o altrinon li rifolue, uoi non hauete che
dimandarle, PA N. Infegnatemi adunque ad ordi
nare imiei dubbij liquali dianzi confufamente uireciz
tai. BIC. Ciò u'infegni il defiderio della ſuagratia
con la paura dell'annoiarla, due maestri de noftri ani
mi, dalli quali,a loro configli attenendone , facilmente
di bene amare impariamo . PA N. Debb'io crede=
re, che la paura,ch'io ho nell'animo , fola cagione del
mio continuofilentio,mi poffa far eloquente ? BI C.
Con questa nuoua , & uirtuofapaura di non far cofa
che rechi noia alla uoftra donna cacciarete l'antica: la
quale fcioccamente uifa temere diguardarla, & difa
uellarle:chefe ella é donna di quel ualore, che uoi cotă
to esfaltate,fommamente le dee fpiacere , che l'amor
che uoileportate in cofi uile paura fia fepellito , &
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bruttato: laquale , ragionevolmente parlando , tra le
gentilezze d'amore , non douerebbe hauer luoco nel
noftro animo. PA N. Indarno tentate di guarirmi
diquella primapaura , nel cuigelofon ufo di uiuere ,
ch'io non logiudico infermità ben defidero d'ifcufar
mene con la mia donna:peròfiate certo , cheſe io non
temo d'incominciare il configlio da noi datomi ulti
mamente , comepotrò il meglio , intieramentefegui=
tavo. TH
BIBLIO
DE LA
VILLE DE INEGIA,
LYON
Appreffo Domenico Giglio .
M D L VII I.
QUI
RUBRICA

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