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Literatura Italiana - Ejemplos Siglo XXI
Literatura Italiana - Ejemplos Siglo XXI
1. CIUDADES
a) Laila Wadia
b) Elsa Morante
c) Ranieri di Sorbello
d) Baccio Maria Bacci
e) Actividades
f) Solucionario
2. LENGUA Y DIALECTO
a) Luigi Meneghello
b) Elisabetta Rasy
c) Natalia Ginzburg
d) Giorgio Bassani
e) Actividades
f) Solucionario
CIUDADES
La novela trata de cuatro mujeres (una china, una india, una albanesa y
otra bosnia) que viven en el mismo edificio en una calle de Trieste y se
relacionan para hacer frente a las dificultades comunes y para tejer una
amistad que las ayude a sobrellevar la experiencia de la inmigración.
FRAGMENTO
Il centro storico di Trieste incorpora tre tipologie di case. L’elegante
Borgo Teresiano, voluto dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, sfoggia
imponenti palazzi color pastello, pieni di bassorilievi e statue allegoriche.
Queste meravigliose opere ora ospitano prestigiose banche, compagnie di
assicurazioni, studi notarili e lussuose dimore della borghesia triestina. Poi c’è
la città vecchia con le sue vie strette in un abbraccio popolano, le sue palazzine
degradate, una volta note ai più per via delle donnine allegre che vi
esercitavano la loro professione, casa e bottega in cinquanta metri quadri. Ora,
grazie all’aiuto della Comunità Europea, questa zona è stata sottoposta a un
restyling, come si usa dire, per fare più chic [...]. Da poco questo quartiere,
ribattezzato Zona Urban, ospita solo atelier e boutique, alberghi di charme e
attici alla portata esclusivamente di professionisti dal gusto eclettico.
Sebbene si trovi a ridosso di queste due aree, via Ungaretti appartiene a
una terza fascia del centro storico, quella che pare che sia il sole sia il Comune
si siano dimenticati1.
I pochi palazzi cenerentola di questa zona muffosa rimangono in perenne
attesa della bacchetta magica. Sperano di svegliarsi una mattina e trovare il
1
Se han olvidado (en italiano, es un subjuntivo).
principe azzurro che bussi alla porta con la scarpetta in mano. Ma per
l’amministrazione locale via Ungaretti e le due strade parallele sono come un
paio di calze con i buchi. Ogni tanto, quando si ricorda della loro esistenza, si
ripromette di trovare il tempo per rammendarle. Nel frattempo le nasconde in
fondo all’armadio.... (da Amiche per la pelle, Roma, edizioni e/o, 2007, pp. 7-8)
GLOSARIO
Sfoggiare - lucir
Palazzo - edificio
Assicurazioni – seguros
Dimora - morada
Alla portata di – al alcance de
A ridosso - cerca
Comune – Ayuntamiento
Muffosa – mohosa
Rammendare – zurcir
Nel frattempo – mientras tanto
FRAGMENTO
GLOSARIO
senza nemmeno - sin ni siquiera
fremito – estremecimiento o escalofrío producido por la emoción,
saltare in sella – montar; aquí: montar en el sillín de la moto
tamburo – el tambor del freno
si scaraventavano - se lanzaban precipitadamente
Ninnarieddu – diminutivo cariñoso de Nino
giostrare – batirse en duelo
appresso – detrás
ubbriacato - embriagado
scoppiettio - chisporroteo
FRAGMENTO
2
Fue joven.
messeri lo passavano in una stalla giù negli orti che ancora s'aprono tra le mura
ai piedi della chiesa-grattacielo. (Ben quattro chiese sovrapposte formano il
Gesù, e quella che tutti conoscono suIla piazza non è che la superiore). Un
mozzicone di vicolo ora cieco, che menava negli orti dei Ranieri da via Assi si
chiamava infatti vi’ del Porco.
Quando il mercato stava per chiudere, si vedeva apparire un famiglio
preceduto dai due mangiatutto i quali, specie nella stagione autunnale che
avvicinava per loro il giorno di render grazie di ogni bene ricevuto, erano
sempre di notevoli proporzioni. Deambulando avanti e dietro per la piazza e
lavorando a più non posso di ganasce, in meno di mezz'ora essi la nettavano di
ogni residuo erbaceo o leguminoso. I rivenderuoli dovevano solo stare all'erta
che non ficcassero il grugno nelle ceste.
Era una passeggiata di ovvia utilità pubblica per la pulizia che ne
conseguiva e di ancor più utilità ai proprietari titolari del diritto, i quali
risparmiavano così i pastoni. Inutile dire che da tempo immemorabile i perugini
avevano appioppato un nomignolo, ai due validi coadiutori della pubblica igiene.
Li chiamavano i « Signorini di casa Ranieri ». (Da Perugia della Bell’epoca
Perugia, Volumnia Editrice,1970 p.109).
GLOSARIO
FRAGMENTO
Poco dopo il suo ritorno da Ferrara, Cosimo de’ Medici ricevette 3 Filippo
nella stanza che gli serviva da scrittoio e dove, accanto a opere d’arte
bellissime, teneva le carte e i registri della sua azienda.
-Messer Cosimo, ho fatto quanto mi avete chiesto tempo fa e spero di
avervi contentato- lo salutò Filippo mostrandogli un grosso rotolo di carte.
-Bravo maestro Filippo, ti sei sbrigato davvero; guardiamo come hai
immaginato la casa che mi voglio costruire a Firenze. Fammi vedere, son
curioso...
3
Recibió.
Filippo cominciò a svolgere il rotolo dove erano tracciati i piani della
fabbrica. Aveva pensato che, accanto alla chiesa di S. Lorenzo, la casa dei
Meidici doveva sorgere grandiosa, quasi un simbolo della forza, dell’opulenza
della famiglia e dell’intelligenza dei suoi componenti che ormai quasi da un
secolo erano fra i piú illustri cittadini di Firenze. Cosimo esaminava via via, un
disegno dopo l’altro: il prospetto della facciata, i particolari dei cortili, le piante
dei diversi piani, e Filippo esponeva le sue idee, le sue intenzioni illustrandone i
particolari.
Il Medici taceva assorto, guardando quasi con meraviglia quello che
Filippo aveva tracciato.
- Ebbene, messer Cosimo, come vi ho servito?- domandò l’architetto con
una punta d’impazienza.
- Filippo, questo è il palazzo da re.
- Come da re?
- Si, è un palazzo che può ospitare la Corte di un Re di Corona, che
abbia un grande stato da governare - spiegò messer Cosimo.
- Cosa dite? Ma la casa de’ Medici ha, nel mondo, piú potenza di molti
Re.
- Anche se fosse vero quello che dici, maestro Filippo, io non sono re e
non sento nessun desiderio di diventarlo. I Fiorentini lo devono sapere e non
mancherò mai di rammentarglielo. Io voglio una casa da mercante qual sono,
una casa che possa ospitare degnamente una famiglia, non piccola, una casa
che sia aperta agli amici illustri ed oscuri, ma che resti la casa di un mercante.
(Da Baccio Maria bacci- Il cielo di pietra, Firenze, Vallecchi, 1955)
GLOSARIO
TRADUCCIONES AL ESPAÑOL
El cielo de piedra, Madrid, Velecío Editores, 2005.
ACTIVIDADES
A. LAILA WADIA
B. MORANTE
3) TRASFORMA AL PRESENTE**:
Era inverno, ma la giornata pareva d'aprile. L'aria tiepida, specie al sole,
sapeva di pane. Appena fuori dal portone, Useppe s'aggrappò alla macchina
per saltare in sella. Nino aveva una giacca di cuoio, i guantoni e il casco.
La partenza fu strepitosa; fecero tutto il Centro Storico. Si scaraventavano
per tutte le strade con un rumore gigantesco, perché Ninnarieddu, per far
sentire chi era lui, aveva abolito il sistema della marmitta. E al loro passaggio la
gente scappava da tutte le parti sui marciapiedi, e protestavano, e le guardie
fischiavano. A voltare gli occhi in alto, si vedevano statue volare con le ali
distese fra le cupole e le terrazze, Useppe accompagnava il tuono del motore
con uno scoppiettio continuo di risate.
C. RANIERI DI SORBELLO
1) I protagonisti di questo testo sono due maiali: sei capace di enumerare i nomi
italiani di per lo meno otto animali?
3) Dove si trova Perugia? Quanti abitanti ha? Per quali ragioni è famosa? Cerca
informazioni su Internet in web scritte in italiano.
D. BACCI
1) Prova a spiegare gli usi della preposizione “da” nei sintagmi seguenti:
a) Ritorno da Ferrara
b) la stanza che gli serviva da scrittoio
c) da quasi un secolo
d) un palazzo da re
SOLUCIONARIO
A) LAILA WADIA
B. MORANTE
1) SÍ
2)
INVERNO gennaio, febbraio, marzo
PRIMAVERA aprile, maggio, giugno
ESTATE luglio, agosto, settembre
AUTUNNO ottobre, noviembre, dicembre
C. RANIERI DI SORBELLO
1) Cane, gatto, topo, criceto, talpa, pesce, cavallo, asino, lucertola, struzzo,
mucca, bue, vitello, gallo, gallina, pulcino, pollo, uccello, tacchino, ecc.
(perro, gato, ratón, hámster, topo, pez/pescado, caballo, asno, lagarto,
avestruz, vaca, buey, ternero, gallo, gallina, pollito, pollo, pájaro, pavo, etc.)
D. BACCI
FRAGMENTO
GLOSARIO
Crosta= costra.
Ferita = herida.
Incavicchiato= anclado.
Nocciolo= hueso, núcleo.
Rimarginarsi= cicatrizar.
Sfumato= matizado, atenuado.
Sprigionarsi= desencadenarse.
Strato= capa.
Tralcio= sarmiento.
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Meneghello
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/06_Giugno/26/meneghello_
morto_vicenza.shtml
http://bibliogarlasco.blogspot.com/2008/06/ricordo-di-luigi-meneghello-1922-
26.html
TRADUCCIONES AL ESPAÑOL:
Los pequeños maestros, Sevilla, Barataria, 2008.
4
Aprendiéramos.
ELISABETTA RASY
5
Se refiere a las tropas del ejército estadounidense que liberaron Italia de la ocupación
alemana a finales de la segunda guerra mundial.
6
Me quedé.
sorta di trilinguismo: l’italiano, su cui mia madre era inflessibile, perché avendo
studiato da attrice ci teneva alla dizione perfetta; il francese, usato come lingua
segreta o codice degli adulti e anche retaggio di antico splendore sociale, e il
dialetto. Ma si ricorreva, in realtà, al dialetto cosí come si ricorreva al francese:
il dialetto non era affatto una lingua naturale, una lingua spontanea o
precedente l’italiano, ma una sorta di codice di appartenenza, o forse di
riconoscimento. Una lingua non tanto di comunicazione privilegiata perché piú
duttile piú ricca, quanto una lingua di complicità, un oscuro richiamo. L’uso che
si faceva del dialetto, proprio perché cosí frammentario e artificioso, aveva
qualcosa per cosí dire di antidemocratico: alludeva a una lontananza e non a
una vicinanza rispetto al popolo che lo parlava. Credo che sia per questo che
non ho mai detto in vita mia una sola parola in dialetto. [...]
Nella mia ondeggiante famiglia c’era, però, un momento in cui il dialetto
napoletano riacquistava d’incanto tutta la pienezza, la potenza e la capacità
d’illusione che il suo capriccioso uso sociale gli aveva tolto. Era quando si
cantava. Tutti cantavano, in casa, e inoltre c’erano delle serate di canto, anche
filologiche, con antiche canzoni perfettamente restaurate per l’occasione. Allora
il dialetto non era piú un codice snob, e diventava una lingua. Ma una lingua
perduta, la lingua di una finzione, la finzione artistica, ma anche la finzione del
cuore, e la finzione del tempo che non passa. (De Posillipo. Milano, Rizzoli,
1997, pp.12-13)
GLOSARIO
http://www.festivaletteratura.it/archivio/schedaautore.php?autid=387
http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?obji
d=8528155
FRAGMENTO
Poi c’era un’altra zia di mia madre, la zia Cecilia, che era famosa per
questa frase. Una volta mia madre le aveva raccontato che erano stati in
pensiero per mio nonno, il quale tardava a rincasare, e temevano gli fosse
successo qualcosa. La zia Cecilia subito aveva chiesto: - E cossa g’avevate a
pranzo, risi o pasta? 8 – Pasta, -aveva risposto mia madre-. Bon che non
avevate risi, perché sennò chissà che lunghi ch’el diventava 9.
I miei nonni materni morirono entrambi prima della mia nascita. La mia
nonna materna, la nonna Pina, era di famiglia modesta, e aveva sposato mio
nonno che era un suo vicino di casa: giovanottino occhialuto, distinto avvocato
agli inizi della sua professione, che lei sentiva ogni giorno, sul portone, chiedere
alla portinaia: - Ci sono lètere 10 per me? – Mio nonno diceva lètere, con una t
sola e le e strette; e questo modo di pronunciare quella parola sembrava a mia
nonna un gran segno di distinzione; e anche perché desiderava farsi, per
l’inverno, un cappottino di velluto nero. Non fu un matrimonio felice. (De
Lessico famigliare En Opere, vol. I. Milano: Mondadori, 2001, p. 916).
GLOSARIO
Collegio = internado
Distinzione = elegancia
Impettito =
Occhialuto = gafitas
7
Tiene el cuello demasiado largo.
8
¿Qué teníais para comer: arroz (literalmente “arroces”) o pasta?
9
Menso mal que teníais arroces, porque en caso contrario quien sabe que largos que se hubieran puesto.
10
Cartas (en italiano con doble “t”: lettere
Rincasare = volver a casa
Velluto = terciopelo
http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=biografias&scheda=natalia_ginzburg
http://www.italica.rai.it/argomenti/grandi_narratori_900/index.htm
www.italialibri.net/.../ginzburg/attivita.html
www.italialibri.net/opere/lessicofamigliare.html
La voz narrante recuerda los paseos que daba en 1939 con Micòl, una
amiga, joven universitaria culta y de clase alta de la ciudad de Ferrara, por el
enorme parque que rodeaba la casa de la familia de ella.
FRAGMENTO
Per gli alberi da frutta, poi, ai quali era riservata una larga fascia di
terreno proprio sotto le Mura degli Angeli, al riparo dai venti del nord ed esposta
al sole, Micól nutriva un affetto molto simile –avevo notato- a quello che
mostrava nei riguardi di Perrotti11 e di tutti i membri della sua famiglia. Me ne
11
Criado de la familia de Micòl, para la que trabajaban también los hijos, Titta y Bepi,
nombrados más adelante.
parlava, di quelle umili piante domestiche, con la stessa bonarietà, con la
stessa pazienza; e tirando fuori il dialetto molto spesso: il dialetto che, nei
rapporti con le persone, adoperava soltanto trattando con Perrotti, appunto, o
con Titta e Bepi, quando ci succedeva di incontrarli e ci fermavamo a scambiare
qualche frase. Di rito, ogni volta, era la sosta davanti a un grande prugno, dalla
chioma vasta e dal tronco poderoso come una quercia: il suo prediletto. “Il
brógn sèrbi”, le prugne acerbe, che faceva quel prugno là –mi raccontava-, le
parevano straordinarie, da bambina. Le preferiva, allora, a qualunque
cioccolatino Lindt. Poi, verso i sedici anni, aveva smesso di colpo si sentirne
voglia, non le erano piaciute più, e adesso preferiva, alle “brogne”, i cioccolatini
Lindt e non Lindt (quelli amari, però, esclusivamente quelli amari!). Così le mele
erano i “pum”; i fichi, “i figh”; le albicocche, “i mugnàgh”; le pesche, “i pèrsagh”.
Non c’era che il dialetto, per parlare di queste cose. Soltanto la parola dialettale
le permetteva nominando alberi e frutta, di piegare le labbra nella smorfia tra
intenerita e sprezzante che il cuore suggeriva.(De Il giardino dei Finzi Contini
Torino, Einaudi, 1999 pp. 111-112).
GLOSARIO
Affetto = cariño
Al riparo da = protegidos de
Amari = de chocolate negro
Appunto = eso es
Chioma = copa
Cioccolatino = bombón
Fascia = franja
Nei riguardi di = hacia
Prediletto = favorito
Prugno = ciruelo
Quercia = roble
Smorfia = mueca
Sosta = parada
Tirare fuori = sacar
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ENLACES:
http://fondazionegiorgiobassani.it/
http://www.italialibri.net/autori/bassanig.html
http://www.italica.rai.it/argomenti/grandi_narratori_900/bassani.htm
A. TEXTO DE MENEGHELLO
B. TEXTO DE RASY
C) EL DIALECTO