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Ligorio Nueve Sermones para Tiempos de Peste PDF
Ligorio Nueve Sermones para Tiempos de Peste PDF
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OPERE
DEL DLATO
ALFONSO M. DE LIGUORI
CLASSE PRIMA
OPERE ASCETICHE
VOLUME DECINOQUARTO
DISCORSI
IN OCCASIONE DI FLAGELLI
E PER LA NOVENA DI NATALE .
TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826.
N160
OPERE
DEL BEATO
CLASSE PRIMA
OPERE ASCETICHE
VOLUME DECIMOQUARTO
TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826 .
1
NOVE DISCORSI
PER PREDICARE
IN OCCASIONE DI FLAGELLL
DEL BEATO
TORINO
PRESSO GIACINTO MARIETTI
STAMPATORE -LIBRAJO
1826
5
DISCORSI
DISCORSO PRIMÒ
Ecco
cco come parla Dio , quando parla di ca
stighi , e di vendetta : dice ch' egli è costret
to dalla sua giustizia a vendicarsi de'suoi ne
mici . Ma notate , premette la parola heu !
questa parola è un'aspirazione di dolore, colla
quale vuol darci ad intendere , che se Dio
fosse capace di piangere, prima di castigarci,
piangerebbe amaramente , in vedersi obbli
gato ad aflliggere noi sue creature, ch'esso ha
tanto amate fino a dar la vita per nostro
amore : heu ( dice Cornelio a Lapide) dolen
6
tis est vox , non insultantis : significat se dolen
tem et invitum punire peccatores. No , questo
Dio ch'è padre delle misericordie , e che
tanto ci ama , non ha genio di punirei e d'af
fliggerci, ma di perdonarci e consolarci. Ego
enim scio cogitationes quas ego cogilo super vos,
ait Dominus, cogilationes pacis , et non affli
ctionis. Jer. 29. 11. E giacchè è questo , dirà
talupo , perchè ora Dio ci castiga ? o almeno
dimostra di volerci castigare. Perchè ? perchè
vuol usarci misericordia. Questo suo segno
che ora ci dimostra , tutto è pazienza e mi- .
sericordia. Intendiamo dunque, uditori miei,
che il Signore al presente si fa vedere sde
gnato , non già per castigarci , ma acciocchè
noi togliamo i peccati, e cosi egli possa per
donarci . Ecco l'assunto del discorso : Dio mi
naccia di castigarci per liberarci dal castigo.
Le minaccie degli uomini ordinariamente
sono effetti della loro superbia , ed impoten
za ; onde allorchè possono vendicarsi, niente
minacciano, per non dare occasione a'nemici
di sottrarsi dalla loro vendetta . Solamente
quando manca loro la potenza di vendicarsi,
allora si servono delle minaccie , per con
tentare almeno così il loro sdegno , col tor
mentare almeno col timore i loro nemici .
Non sono così all'incontro le minaccie che
fa Dio , sono elle tutte d'altra natura. Egli
non minaccia per impotenza di punirci, per
chè ben può vendicarsi quando vuole ; ma ci
sopporta per vederci penitenti, e liberi dal
castigo. Dissimulat peccata hominum propter
poenitentian . Sap. 11. 24. Nè minaccia per
odio , affin di tormentarci col timore ; Dio
ininaccia per amore , acciocchè noi ci con
vertiamo, e così sfuggiamo il castigo : minac
cia , perchè non vuol vederci perduti: minac
cia in somma , perché ama le anime nostre .
Pareis antea omnibus , quoniam tua sunt Do
mine , qui amas animas. Sap. 11. 27. Minac
cia ; ma frattanto sopporta , e trattiene il ea
stigo ; perchè non vuol vederci dannati , ma
emendati. Patienter agit propter vos , nolens
aliquem perire, sed omnes ad pænitentiam re
verii. 2. Petr. 3.9 . Sicché le minaccie di Dio
son tutte tenerezze , e voci amorose della sua
bontà , colle quali intende di salvarci dalla
pena che meritiamo.
Griủa Giona : adhuc quadraginta dies, et
Ninive subvertetur . Jona 3. 4. Poveri Ninivili ,
dice , è già arrivato il tempo del vostro ca
stigo ; io ve l'annunzio da parte di Dio ; sip
piate che tra quaranta giorni Ninive sarà sub
bissata , e non vi sarà più nel mondo. Ma
come va che poi Ninive fe ' penitenza, e non
fu castigata ? Et misertus est Deus . Ibid . 10 .
Onde Giona se ne afllisse , e lamentandosi
col Signore gli disse : io per questo me n'era
fuggito in Tarsi, perchè so che voi siete pie
toso , minacciate , e poi non castigate : scio
enim quia tu Deus clemens et misericors es, et
ignoscens super malitia. Jon . 4. 2. Quindi egli
se ne fuggì da Ninive, e stando in campagna
si ricoverò sotto un'edera , per ripararsi dai
raggi cocenti del sole ; ma il Signore che fe
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ce ? fece , che l'edera si seccasse , e Giona di
nuovo se ne afllisse tanto , che cercava la
morte . Allora gli disse Dio : tu doles super
hederam , in qua non laborasti , neque fecisti,
ut cresceret ... et ego non parcam Ninive? Jon .
4. 10. Tu ti lamenti dell'edera perduta , che
non è stata da te creata ; e non vuoi poi ch'io
perdoni agli uomini , che ho creati colle mie
mani ? La ruina poi , che'l Signore fece in
timare a Ninive , spiega s. Basilio ', ch' ella
non fu già profezia , ma fu una semplice mi
naccia , per cui volea veder quella città con
vertita. Dice il Santo , che Dio spesso si di
mostra irato , perchè vuol usarci misericor
dia , e minaccia non già per castigarci, ma per
salvarci dal castigo : indignans miseretur , et
minitans salvare desiderat. Soggiunge s . Ago
stino , che quando alcuno dice , guardati , è
segno che non vuole farti danno. Qui clamat
tibi, observa , non vult ferire. E così appunto
fa Dio con noi , ci minaccia il castigo dice
s . Girolamo), non per darcelo , ma per libe
rarcene , se noi al suo avviso ci emendiamo :
in hoc clementia Dei ostenditur ; qui enim præ
dicit poenam , non vult punire peccantes. Voi,
Signor mio , dice s . Gregorio , par che incru
delite , ma allora più che mai volete salvar
ci ; minacciate , ma con tali minaccie altro non
pretendete , che di chiamarci a penitenza :
sævis et salvas; terris et vocas. Potrebbe egli
castigare i peccatori improvvisamente, con
farli morir di subito , senza dar loro tempo
di penitenza . Ma no , si fa vedere sdegnato,
9
si fa vedere co'flagelli alla mano , per vederli
ravveduti prima che puniti.
Disse il Signore a Geremia : dices ad cos,
si forte audiant, et avertatur, unusquisque a
via sua mala , et poeniteat me mali quod co
gito facere eis. Jer. 26. 3. Va (gli disse ) e
di a' peccatori ( se vogliono sentirti ) che se
lasciano il peccato , io lascerò di mandar loro
i castighi co' quali ho pensato di punirli. A
vete inteso , fratelli miei ? Lo stesso vi fa
sentire oggi il Signore per bocca mia . Se voi
vi emendate , egli rivocherà la sentenza del
castigo. Dice s. Girolamo : neque Deus homi
nibus, sed vitiis irascitur . Iddio non odia noi ,
.ma i nostri peccati . E soggiunge il Griso
stomo , che anche de' nostri peccati si di
mentica , se noi di loro ci ricordiamo : Si nos
-peccatorum meminerimus , Deus obliviscetur ,
S'intende , sempre che noi umiliati ci emen
diamo , e gliene cerchiamo perdóno, secondo
egli stesso promette : Humiliati sunt, non dis
perdam eos. 2. Par. 12.7.
Ma per emendarci, bisogna temere il ca
stigo ; altrimenti non ci ridurremo mai a mu
tar vita . È vero , che Dio prolegge chi spera
nella sua misericordia : protector est omnium
sperantium in se . Psalm . 17. 51.: ma chi
spera, e chi insieme teme la sua giustizia ;
perchè la speranza senza timore degenera in
presunzione , e temerità : Qui timent Domi
num , speraverunt in Domino : adjutor , et
protector eorum est. Psalm . 113. 19. Spesso
parla il Signore nelle scritture del rigore de'
IO
suoi giudizi , e dell'inferno , e del gran nu
mero che ci va . Ne terreamini ab his qui oc
cidunt corpus ; timete eum , qui habet potesla
tem mittere in gehennam . Lucæ 12. 4. Spa
tiosa via est quæ ducit ad perditionem , et
multi sunt qui intrant per eain. Matt. 7 . 13 .
E perchè ? acciocchè il timore ci stacchi da'
vizi, dalle passioni , e dalle occasioni; e così
possiam poi giustamente sperar la salute , la7
quale non si dà se non agl' innocenti , o a
penitenti che sperano , e temono. Oh che
forza ha per raffreuarci dal peccare il timore
dell'inferno ! Iddio a questo fine ha creato
l'inferno . Egli ci ha creati , e ci ha redenti
colla sua morte , per vederci salvi, e ci ha
imposto il precetto di sperar la salute ; e
quindi ci fa animo con direi, che tutti quelli
che sperano in lui, non si perderanno: uni
-versi qui sustinent te, non confundentur.Psalm .
24. 2. All'incontro vuole , e ci comanda che
temiarno la daonazione eterna. Gli eretici
insegnano , che tutti i giustificati debbon te
-nersi infallibilmente per giusti , e predesti
- nati ; ma questi ragionevolmente sono stati
condannati dal concilio di Trento sess . 6.
can . 14. et 15. , perchè una tal sicurezza al
trettanto è nociva alla salute , quanto è utile
il timore. Ipse terror vester erit vobis in san
ctificationem . Isa . 8. 14. 11 timor santo di Dio
rende l'uomo santo . Perciò Davidde cercava
a Dio la grazia di temere , acciocchè il timore
avesse in lui disirutti gli affetti della carne :
confige timore tuo carnes meas. Ps. 118. 120 .
II
Dobbiamo dunque temere per le nostre
colpe ; ma questo timore non deve abbatterci,
ma più sollevarci alla fiducia nella divina
misericordia , come facea lo stesso profeta ,
dicendo al Signore : propter nomen tuum , Do
mine , propitiaberis peccato meo , multum est
enim . Psalm . 24. 11. Come ? dice perdona
temi , perché il peccaio mio è grande ? Si ,
perchè ivi più risplende la divina miseri
cordia , dove la miseria e maggiore ; e chi
ha più peccato , più onora la misericordia '
sperando in Dio , il quale promette di sal
vare chi spera in lui : salvabit eos qui spera
verunt in eo . Psalm . 36. 42. E perciò dice
l'Ecclesiastico , che il timore di Dio non ap
porta pena , na allegrezza , e gaudio : iinior
Domini delectabit cor , et dabit lætitiam , et
gaudium . Eccli. 1 . 21. Poichè lo stesso ti
mcre induce ad acquistare una ferma spe
ranza in Dio , che rende l'anima beata . Qui
timet Dominum , nihil trepidabit , quoniam
ipse est spes ejus. Timentis Dominum beala
est anima ejus. Eccli. 34. 16. et 17. Sì, beala ,
perchè il timore allontana l'uonio dal pec
cato : timor Domini expellit peccatum , Eccl . 1 .
27 .; ed insieme infonde un gran desiderio di
osservare i precetti : beatus vir qui timet Do
minum , in inunduiis ejus cupit nimis . Psalm .
III , 1 .
Bisogna dunque persuaderci , che il casti
gare non è secondo il genio di Dio . Idd;o
perch ' è bontà infinita per sua natura ( Deus
cujus natura bonitas , dice s . Leone ), non
12
ha altro desiderio , che di farci bene , e ve
derci contenti . Quando castiga è obbligato a
farlo per dar luogo alla sua giustizia, ma non
già per compiacere la sua inclinazione. Dice
Isaia , che il punire è un'opera aliena dal
cuore di Dio : Dominus irascetur , ut faciat
opus ejus • . peregrinum est opus ejus ab eo .
Is. 28. 21. E perciò dice il Signore , che
alle volte egli quasi finge d'inviarci il ca
stigo : ego fingo contra vos malum ( ma perchè
lo fa ? ecco il perchè ) ; revertatur unusquisque
a via sua mala . Jer . 18. it. Lo fa per ve
derci emendati , e così liberati dalla pena
meritata . Scrive l'apostolo, che Dio cujus vult
miseretur, et quem vult indurat . Rom.9. 18. Su
questo passo dice s . Bernardo serm. 5.num . 3.
che Dio in quanto a sè vuol salvarci, ma noi lo
costringiamo a condannarci: Sed quod mise
reatur , proprium illi est ; nam quod condemnet,
nos eum cogimus. Egli si chiama padre delle
misericordie, non delle vendette ; ond'è, che
la causa di usarci pietà , la prende da sè ; ma
di vendicarsi , la prende da noi. E chi mai
può comprendere , quanto sia grande la di
vina misericordia ? Dice Davidde , che Dio
anche mentre sta contro noi sdegnato , ha
compassione di noi : Deus iratus es , et mi
sertus es nobis . Psalm . 69. O ira misericors
( esclama Beroncosio abbate ) , quæ irasci
tur , ut subveniat, minatur , ut parcat. O sde
gno pietoso , che si adirà per soccorrerci, e
minaccia per perdonarci . Ustendisti, siegue a
parlar Davidde , populo tuo dura , potasti nos
vino compunctionis.Fa vedersi Dio colla mano
già armata di flagelli; ma lo fa per vederci
pentiti , e compunti delle offese , che gli
stiamo facendo: dedisti timentibus te significa
tionem , ut fugiant a facie arcus , ut liberentur
dilecti tui. Si fa vedere coll'arco già teso , in
punto già di scoccar la saetta ; ma non la
scocca , perché vuole , che noi atterriti ci
emendiamo, e cosi restiamo liberi dal castigo,
ut liberentur dilecti tui. Io voglio atterrirli, dice
Dio , acciocchè mossi da un tal timore s'al
zino dal lezzo de' loro peccati, e ritornino a
ime : In tribulatione sua mane consurgent ad
me : Os. 6. r . Si, il Signore, benchè ci vede
cosi ingrati, e degni del castigo , pure anela
di liberarcene; perchè quantunque ingrati ,
pur egli ci ama, e ci vuol bene. Da nobés
auxiliiem de tribulatione . Cosi in fine pregava
Davidde , e cosi dobbiamo pregare ancor noi:
Signore , fate , che questo flagello che ora ci
iribola, ci faccia aprire gli occhi a lasciare
il peccato ; perchè finalmente , se non la fi
niamo , il peccato ci tirerà alla dannazione
eterna , ch ' è quel castigo che non finisce
mai. Che facciamo dunque , uditori miei ?
Non lo vedete , che Dio sta sdegnato ? non
ne può più , non ci può più sopportare. Ira
tus Dominus. Non lo vedete che di giorno in
giorno crescono i castighi di Dio ? Crescit
malitia , crescit inopia rerum . Crescono i pee
cati , dice il Grisostomo, e così con ragione
crescono i castighi. Dio sta sdegnato , ma con
tutto che sta sdegnalo , oggi comanda a me
14
quel che impose al profeta Zaccaria : Et di
ces ad eos , hæc dicit Dominus : convertimini
ad me , et convertar ad vos . Zach . 1. ex nuni.
2. Peccatori, dice Dio , voi mi avete voltale
le spalle , e perciò mi avete costretto a pri
varvi della mia grazia . Non mi obbligate più
a scacciarvi in tutto dalla mia faccia , ed a
punirvi coll'inferno , senza rimedio più di
perdono . Finitela , lasciate i peccati , e con
vertitevi a me ; ed io vi prometto di perdo
narvi quante offese . mi avete fatie , e di ab
bracciarvi di nuovo come figli. Convertimini
ad me , ait Dominus , et convertar ad vos. Di
temi, perchè vi volete perdere ? ( vedete con
quanta pietà vi parla il Signore ) Et quare
moriemini , domus Israel ? Ezech . 18. 31 .
Perchè volete gittarvi da voi stessi ad ardere
in quella fornace di fuoco ? Revertinini, et
vivite. Ibid . Ritornate a me , el eccomi colle
braccia aperte , pronto ad accogliervi , e per
donarvi.
Di ciò non dubitate , peccalori miei , sie
gue a parlare il Signore : discite benefaceri ,
et venite , et arguite me ( dicit Dominus ) ;
si fuerint peccata vestra ut coccinum , quasi
nir dealbabuntur . Isa . 1. 18. Dice Dio : orsů
mutate vita , e venite a me ; è s' io non vi
perdono , arguiteme ; come dicesse, ripren
dete'mi da infedele , e mentitore ; ma no ,
che non vi sarò infedele ; io farò che le vo
stre coscienze così macchiate colla grazia
mia diverranno bianche come le neve . No ,
io non vi castigherò ; se voi vi emendate ,
dice inoltre il Signore ; perchè io son Dio ,
non uomo : Non faciam furorem iræ meæ ,
quoniam Deus ego , et non homo . Osea . 11 .
9. E vuol dire , che gli uomini non si scor
dano mai dell'ingiurie; ma egli quando vede
un peccatore pentito , si scorda di tutte le
offese che gli ha fatte : omnium iniquitatum
ejus, quas operatus est, non recordabor'. Ezech .
18. 22. Presto dunque ritorniamo a Dio , ma
presto . Basta quanto l'abbiamo offeso , non
lo provochiaino più a sdegno. Eccolo , egli ci
chiama , ed è pronto a perdonarci , se noi ci
pentiamo del male falto , e gli promettiamo
di mutar vita . ( E qui si fu fare al popolo
l' alto di dolore , e di proposito : con ricorrere
in fine a Maria ss. per lo perdono , e la per
severanza ) .
DISCORSO SECONDO
DISCORSO TERZO
DISCORSO QUARTO
DISCORSO QUINTO
DISCORSO SESTO
DiscoRSO SETTIMO
DISCORSO OTTAVO
!
90
berati da' castighi che meritiamo, e per giun
gere alla felicità eterna . Quindi ha promesso
di esaudir chi lo prega , sperando nella di lui
bontà : petite et accipietis. Joan . 16. Veniamo
al presente discorso. Le orazioni plucano Dio,
e ci liberano da' castighi meritati , purchè vo
gliamo emendarci. Per esser liberati dunque
dal flagello presente , e più dal flagello eter
no , bisogna , che preghiamo e speriamo ; e
questo sarà il primo punto. Ma non basta pre
gare , e sperare , bisogna che preghiamo é
speriamo come si dee ; e sarà il secondo.
Dio vuol salvi tutti : omnes homines vult
salvos fieri , ce ne assicura l'apostolo ( 1.Tim .
2.4 .). E benchè veda tanti peccatori che me
ritano l'inferno , pure non vuole , che alcuno
di loro si perda : ma desidera, che tutti ri
tornino in sua grazia colla penitenza , e si
salvino : nolens aliquos perire , sed omnes ad
pænitentiam reverti. 2. Petr. 3. 9 . Ma
per li
berarci da' castighi meritati, e per dispen
sarci le sue grazie , vuol esser pregato. Per
orationem ( dice s . Lorenzo Giustiniani ) ira
Dei suspenditur, vindicta differtur, venia pro
curatur. La preghiera fa sospendere il castigo
ed impetra il perdono . Ed oh le gran pro
messe che Dio fa a chi lo prega ! Invoca'me ...
eruam te . Ps. 49. 15. Ricorri a me , dice il
Signore , ed io ti libererò da ogni disgrazia.
Clama ad me , et exaudiam
te . Job . 33. 3 .
Pregami , ed io ti esaudirò . Quod volueritis,
petetis, et fiet vobis . Joan . 15. 7. Domandate
quanto volete , e vi sarà concesso . Dicea Teo
91
doreto , che la preghiera è una , ma può ella
ottenere tutte le grazie: oratio cum sit una ,
omnia potest. Ed intendiamo , peccatori fra
telli miei, che quando preghiamo e doman
diamo cose utili alla nostra salute eterna ,
neppure i nostri peccati possono impedirci le
grazie che cerchiamo. Oinnis qui petit , acci
pit. Matth. 7. 8. Dice Gesù Cristo , chiunque
cerca , o sia giusto o sia peccatore , ottiene.
Perció dicea Davidde : Signore, voi siete tutto
dolcezza e misericordia con tutti coloro che
v'invocano . Tu , Domine , suavis et mitis , et
multre misericordice omnibus invocantibus te .
Psalm . 83. Onde l' apostolo san Giacomo
per animarci a pregare și esorta : si quis ve
strum indiget sapientia , postulet a Deo , qui
dat omnibus affluenter , nec improperat. Jac.
1.5 . Quando Dio è pregato , dà più di quello
che gli si domanda , dat omnibus affluenter,
E notate quell'altra parola , nec improperat.
Gli uomini allorchè sono richiesti di qualche
favore da taluno che prima gli ha maltrat
tati , sogliono subito rinfacciargli il disgusto
ricevuto ; non fa "così Iddio con noi , nec im
properat, quando noi lo preghiamo di qual
che grazia per bene dell'anima ; egli non ci
rimprovera le offese che gli abbiamo fatte
ma come l'avessimo sempre fedelmente ser
vito , ci esaudisce , e ci consola . Usquemodo
non petistis quicquam in nomine meo (disse il
Signore un giorno a'suoi discepoli , e lo stesso
oggi dice a noi ), petite et accipietis, ut gau
diun vestrum sit plenum . Joan. 14. 24. Per
92
chè vi lamentate , come dicesse , di me ? la
mentatevi di voi che non mi avete doman
date le grazie , e perciò non l'avete ricevute .
Chiedetemi da oggi avanti quel che volete, e
sarete appieno contentati . E se voi non avete
merito per ottenerle , cercatele (disse in altro
luogo ) in nome mio , cioè per li meriti miei
all' eterno Padre , ed io vi prometto , che
quanto volete otterrete : amen , amen dico
vobis, si quid petieritis Patrem in nomine meo,
dabit vobis. Jo . 16. 23. Dice s . Gio. Griso
stomo: aures principis paucis patent, Dei vero
omnibus volentibus. I principi della terra a
poche persone , e poche volte l'anno danno
udienza ; ma Dio dà udienza sempre , e ad
ognun che la vuole , ed esaudisce tutti.
Confidati dunque a queste gran promesse,
e così replicate dal Signore nelle divine scrit.
ture , attendiamo , cristiani miei , a doman
dargli sempre le grazie che ci bisognano per
salvarei, cioè il perdono de' peccati , la per
severanza nella sua grazia , il suo santo amo
re, la rassegnazione nella sua divina volontà,
la buona morte, il paradiso. Col pregare ot
terremo tutto : senza pregare non avremo .
niente. Perciò dicono comunemente i santi
spadri , ed i teologi ', che la preghiera agli
adulti è necessaria di necessità di mezzo, vie
ne a dire essere impossibile che senza pre
gare alcuno si salvi.Dice saggiamente Lessio
doversi tener di fede , che la preghiera è ne
cessaria a conseguir la salute eterna : fide te
nendum est, orationem adultis ad salutem esse
93
necessariam : e ciò si deduce chiaramente
dalle scritture che dicono : petite, et accipie
tis. Jo . 16. 24. Chi cerca , ottiene ; dunque
dice s . Teresa , chi non cerca , non ottiene :
orate , ut non intretis in tentationem . Jo . 4. 2 .
Oportet semper orare. Luc. 18. 1. Queste pa
role , petite , orate , oportet , dicono comune
mente i teologi con s . Tommaso , che impor
tano precetto grave . Preghiamo dunque , e
preghiamo con confidenza grande ; fidati a
che? fidati a queste divine promesse , men
tre dice s. Agostino, che Dio col promettere
si è fatto a noi debitore . Promittendo debito
rem se fecit. Ha promesso, non può mancare.
Cerchiamo, e speriamo, e certamente ci sal
veremo . Nullus speravit in Domino , et con
fusus est . Eccli. 2. 11. Non si è trovato anco
ra , nè si troverà alcano ( ci assicura il pro
feta) che abbia posta la sua speranza in Dio,
e si sia perduto . Il Signore si è dichiarato di
voler proteggere tutti coloro che mettono in
lui la loro speranza : protector est omnium
sperantium in se. Psalm . 17. 31. Ma come va
poi , che alcuni domandano le grazie, e non
le ottengono ? Risponde s . Giacomo, che ciò
avviene perchè malamente domandano : pe
titis et non accipitis, eo quod male petatis. Jac.
4. 3. Non basta dunque il solo domandare ,
e sperare, ma bisogna domandare , e sperare
come si dee ; e passiamo al secondo punto .
Dio ha tutto il desiderio di liberarci dai
mali , e di farci parte de ' suoi beni , come
dissi da principio; ma vuol essere pregato, e
94
pregato come si dee per esaudirci . Come vuole
esaudire Dio quel peccatore, che prega d'es
ser liberato dal flagello , quando egli non vuol
togliere dall'anima sua il peccato , ch'è la
causa del flagello ? Quando l'empio Geroboa
mo stese la mano contro del profeta, che lo
rimproverava delle sue scelleraggini , il Si
gnore gli fece inaridir la mano , sicchè il mi
sero non potè più a sè ritirarla : et exaruit
manus ejus quam extenderat contra eum , nec
valuit retrahere eam ad se. 3. Reg. 13.4 . Al
lora il re si voltò all'uomo di Dio, e lo prego
a supplicare il Signore ,che gli avesse resti
tuita la mano . Dice Teodoreto su questo fat
to : valde stultus supplex , rogavit prophetam ,
ut sibi peteret non sceleris remissionem , sed
manus curationem . E volea dire : 0 pazzo Ge
roboamo , tụ preghi il profeta, che ti ottenga
la ricuperazion della mano, e non preghi che
t' impetri il perdono del tuo peccato ? Così
fanno molti ; pregano Dio che li liberi dal
flagello , pregano i servi di Dio che colle loro
orazioni impediscano il castigo minacciato, e
non pregano per ottenere loro la grazia di
lasciare il peccato , e di mutar vita . E come
questi voglion pretendere d'esser liberati dal
castigo , quando non voglion levar la causa ?
Chi è quello che mette in mano al Signore
i fulmini per punirci e tribularci ? è il pec
cato maledetto. Census peccati poena , dice
Tertulliano ; i flagelli di Dio sono un censo ,
che dee pagarsi a forza da chi se ne fa de
bitore peccando. Parimente dice s . Basilio ,
95
che il peccato è una scrittura di debito che
noi stessi ci facciamo contro di noi : est chi
rographum quoddam contra nos ; poichè pec
cando ci facciamo volontariamente debitori
del castigo. Non è Iddio dunque che ci rende
miseri , è il peccato. Miseros facit populos
peccatum . Prov. 14. 34. Il peccato è quello
che obbliga Dio a creare i flagelli. Fames, et
contritio, et flagella , super iniquos creata sunt
hæc omnia , Eccli. 4. 10.
Dimanda Geremia : o mucro Domini, usque
quo non quiesces ? ingredere in vaginam tuam ,
refrigerare , et sile . Jer. 4. 7. 6. O spada del
Signore , quando finirai di affliggere gli uo
mini ? via su quietati, entra nel tuo fodero ,
e taci. Ma siegue a dire il profeta :quomodo
quiescet , cum Dominus præceperit ei adversus
Ascalonem ? ibid. 7. Coine mai può quietarsi,
se i peccatori non la vogliono finire, e'l Si
gnore ha comandato al flagello di far le sue
vendette , fin tanto che i peccatori sieguono
a meritarsele ? Ma non facciamo la novena ,
facciamo limosine , digiuniamo , preghiamo
Dio ; perchè egli non ci esaudisce ? Ma ri
sponde il Signore : cum jejunaverint , non
exaudiam preces eorum ; et si obtulerint vi
ctimas, non suscipiam , gladio consumam eos .
Jer . 14. 12. Come voglio esaudire (dice Dio)
le preghiere di coloro , che mi cercano il
perdono del castigo , ma non già il perdono
de peccati , poichè non vogliono emendarsi ?
Che mi servono i loro digiuni , le loro vit
time, le loro limosine , quando non vogliono
96
mutar vita ? gladio consumam eos ; con tutte
le loro preghiere , penitenze , e divozioni ,
io mi vedo obbligato dalla mia giustizia a
punirli, e consumarli.
Non ci fidiamo dunque, fratelli miei , delle
sole preghiere, e di tutte l'altre divozioni ,
se non ci risolviamo a levare i peccati . Voi
pregate, vi battete il petto , cercate miseri
cordia ; ma ciò non basta. L'iniquo Antioco
anche pregava ; ma dice la scrittura , che le
sue preghiere non valeano ad ottenergli mi
sericordia da Dio : orabat autem hic scelestus
Dominum , á quo non essetmisericordiam con
secuturus. 2. Mach. 9. 13. Si ritrovava il mi
sero divorato dal vermi , vicino alla morte , e
pregava d' esserne liberato ; ma senza dolore
de' suoi peccati ; e perciò non ottenne mise
'ricordia . Non ci fidiamo neppure de' santi
protettori, se non vogliamo emendarci. Dico
no taluni , abbiamo s. Gennaro nostro (o altro
santo ) che ci difende , abbiamo la Mamma
nostra che ci libera . Quis demonstrabit vobis
fugere a ventura ira ? Et ne velitis dicere in
tra vos , patrem habemus Abraham . Matth .
3. 9. Come vogliamo sfuggire il castigo , se
non lasciamo i peccati ? come vogliono aju
tarci i santi , se noi vogliamo seguire a sde
gnare il Signore ? Dice il Grisostomo : quid
profuit Jeremias Judæis ? i Giudei anch'eb
bero Geremia che pregava per essi, ma con
tutte le orazioni diquesto santo profeta non
evitarono il castigo, perchè non tolsero i pec
cati. Non ha dubbio ( dice il s . dottore ) che
vo
97
molto giovano ad ottenerci le divine miseri
cordie le orazioni de’santi , ma quando ? Pro
sunt plurimum , sed quando nos quoque ali
quid agimus. Giovano , ma quando noi an
cora ci ajutiamo , e ci facciamo forza a dis
cacciare i vizj , a levar le occasioni , ed a ri
riconciliarci con Dio . Foca imperatore per
difendersi da' nemici alzava muri , moltipli
cava difese ; ma sentì una voce dal cielo che
gli disse : erigis muros, intus cum ' sit malum ,
urbs captu facilis est . Ah Foca ' , che serve a
procurar tante difese da fuori ? sempre che'l
nemico sta dentro , sempre la città è in gran
pericolo d'esser presa. Bisogna dunque to
gliere da dentro la nostr ' anima il nemico
cioè il peccato , altrimenti neppure Dio può
salvarci dal castigo ; perchè Dio è giusto ; e
non può lasciare impuniti i peccati . Un'altra
volta i cittadini d'Antiochia pregavano Maria
ss . che li liberasse da un gran flagello che loro
soprastava ; mentre pregavano, intese s . Ber
toldo che rispose dal cielo la divina Madre :
abusum projicite , et ero vobis propitia ; to
gliete i peccati , ed io vi libererò dal castigo .
Preghiamo dunque il Signore ad usarci
pietà, ma preghiamo come pregava Davidde:
Deus in adjutorium meum intende , Signore ,
ajutatemi . Dio vuole ajutarci , ma vuole che
ci ajutiamo ancora noi , con fare quel che pos
siamo fare per parte nostra . Qui se juvari ef
flagitat, etiam quod in se est facit , dice Ila
reto. Chi cerca d'essere ajutato , bisogna che
Lig. , nove discorsi ec . 5
98
anch'egli s'ajuti . Dio ci vuol salvare , ma non
dobbiamo pretendere , che Dio faccia tutto ,
senza che noi facciamo niente . S. Agostino :
qui creavit te sine te , non salvabit te sine te.
Che pretendi peccatore mio ? che Dio abbia
da portarti in paradiso con tutti i peccati ? tu
ti chiami sopra i castighi di Dio , e vuoi che
Dio te ne liberi ? tu ti vuoi dannare , e vuoi
che Dio ti salvi ?
Se poi abbiamo buona intenzione di con
vertirci veramente a Dio, allora preghiamolo ,
e stiamo allegramente. Ancorchè avessimo
fatti tutti i peccati del mondo , avete inteso,
come vi dissi dal principio ? ognuno che pre
ga , ma prega con volontà d' emendarsi , ot
tiene misericordia da Dio . Omnis qui petit ,
accipit. Preghiamolo in nome di Gesù Cristo,
il quale ci ha promesso' , che l'eterno suo
Padre ci concederà tutto quello che gli do
manderemo in nome e per li meriti suoi. Si
quid petieritis Patrem in nomine meo , dabit
vobis. Preghiamo, e non lasciamo mai di pre
gare ; e così otterremo tutte le grazie , e ci
salveremo . E ci esorta s . Bernardo che ricor
riamo a Dio per mezzo di Maria : quæramus
gratiam , et per Mariam quæramus, quia quod
quærit invenit et frustrari non potest. De
aquæd. Maria quando è pregata da noi , ella
certamente prega il Figlio per noi ; e quando
prega Maria ottiene quanto domanda ; e le
sue preghiere non possono non essere esau-,
dite dal Figlio che tanto l'ama. ( Atto di do
lore ).
99
DISCORSO Nono
CON PERMISSIONE
119
INDICE
Discorso 1 .
Discorso II .
Discorso III.
Discorso IV .
Discorso VI.
Discorso VII.
Discorso VIII.
Discorso IX .
DEL BEATO
CLASSE PRIMA
OPERE ASCETICHE
13
VOLUME DECIMOQUARTO
39
AL
19 TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826 .
NOVE DISCORSI
PER PREDICARE
IN OCCASIONE DI FLAGELLI
DEL BEATO
TORINO
PRESSO GIACINTO MARIETTI
STAMPATORE -LIBRADO
1826
5
DISCORSI
DISCORSO PRIMO
Ecco
cco come parla Dio , quando parla di ca
stighi, e di vendetta : dice ch'egli è costret
to dalla sua giustizia a vendicarsi de'suoi ne
mici . Ma nolate , premette la parola her !
questa parola è un'aspirazione di dolore, colla
quale vuol darci ad intendere , che se Dio
fosse capace di piangere , prima di castigarci,
piangerebbe amaramente , in vedersi obblic
gato ad aflliggere noi sue creature, ch'esso ha
tanto amate fino a dar la vita per nostro
amore : heu ( dicu Cornelio a Lapide) dolen
6
tis est vox , non insultantis: significat se dolen
tem et invitum punire peccatores. No , questo
Dio ch'è padre delle misericordie , e che
tanto ci ama , non ha genio di punirci e d'af
fliggerci, ma di perdonarci e consolarci. Ego
enim scio cogitationes quas ego cogilo super vos,
ait Dominus, cogitationes pacis , et non affli
ctionis . Jer. 29. 11. E giacchè è questo , dirà
taluno , perchè ora Dio ci castiga ? o almeno
dimostra di volerci castigare. Perchè ? perché
vuol usarci inisericordia . Questo suo sdegno
che ora ci dimostra , tutto è pazienza e mi
, ,
che il Signore al presente si fa vedere sde
gnato , non già per castigarci , ma acciocchè
noi togliamo i peccati, e così egli possa per
donarci. Ecco l'assunto del discorso : Dio mi
naccia di castigarci per liberarci dal castigo.
Le minaccie degli uomini ordinariamente
sono effetti della loro superbia, ed impoten
za ; onde allorchè possono vendicarsi , niente
ininacciano, per non dare occasione a'nemici
di sottrarsi dalla loro vendetta . Solamente
quando manca loro la potenza di vendicarsi ,
allora si servono delle minaccie , per con
tentare almeno così il loro sdegno , col tor
mentare almeno col timore i loro nemici .
Non sono così all'incontro le minaccie che
fa Dio , sono elle tutte d'altra natura . Egli
non minaccia per impotenza di punirci, per
chè ben può vendicarsi quando vuole ; ma ci
sopporta per vederci penitenti , e liberi dal
castigo. Dissimulat peccata hominum propter
ng
poenitentiam . Sap . 11. 24. Nè minaccia per
odio , allin di tormentarci col timore ; Dio
minaccia per amore , acciocchè noi ci con
vertiamo, e così sfuggiamo il castigo : minac
cia , perchè non vuol vederci perduti: minac
cia in somma , perché ama le anime nostre.
Parcis antea omnibus, quoniam tua sunt Do
mine , qui amas animas. Sap. 11. 27. Minac
cia ; ma frattanto sopporta , e trattiene il ca
stigo ; perchè non vuol vederci dannati , ma
emendati. Patienter agit propter vos , nolens
aliquem perire, sed omnes ad poenitentiam re
verti. 2. Petr. 3. g. Sicché le minaccie di Dio
son tuíte tenerezze , e voci amorose della sua
bonià , colle quali intende di salvarci dalla
pena che meritiamo .
Grivia Giona : adhuc quadraginta dies, et
Ninive subvertetur. Jona 3.4. Poveri Niniviti,
dice , è già arrivato il tempo del vostro ca
stigo ; io ve l'annunzio da parte di Dio ; sap
piate che tra quaranta giorni Ninive sarà sub
bissata , e non vi sarà più nel mondo, Ma ·
come va che poi Ninive fe' penitenza , e non
ſu castigata ? Et misertus esi Deus. Ibid . 0 .
Onde Giona se ne afilisse , e lamentandosi
col Signore gli disse : io per questo me n'era
fuggito in Tarsi , perchè so che voi siete pie
toso , minacciale , e poi non castigate : scio
enim quia tu Deus clemens et misericors, es, et
ignoscens super malitia . Jon . 4. 2. Quindi egli
se ne fuggi da Ninive, e stando in campagna
si ricoverò sotto un'edera , per ripararsi dai
raggi cocenti del sole ; ma il Signore che fe
8
ce ? fece , che l'edera si seccasse , e Giona di
nuovo se ne afllisse tanto , che cercava la
morte . Allora gli disse Dio : tu doles super
hederam , in qua non laborasti , neque fecisti,
ut cresceret... et ego non parcam Ninive? Jon.
4. - 10 . Tu ti lamenti dell'edera perduta , che
non è stata da te creata ; e non vuoi poi ch'io
perdoni agli uomini, che ho creati colle mie
mani ? La ruina poi , che'l Signore fece in
timare a Ninive , spiega s. Basilio , chella
non fu già profezia , ma fa una sempliee mi
naccia , per cui volea veder quella città con
vertita. Dice il Santo , che Dio spesso si di
mostra irato , perchè vuol usarci misericor
dia, e minaccia non già per castigarci, ma per
salvarci dal castigo : indignans miseretur , et
minitans salvare desiderat. Soggiunge s . Ago
stino , che quando alcuno dice , guardati , è
segno che non vuole farti danno. Quiclamat
tibi, observa , non vult ferire . E così appunto
fa Dio con noi, ci miqaecia il castigo ( dice
s . Girolamo ) , non per darcelo , ma per libe
rarcene , se noi al suo avviso ci emendiamo :
in hoc clementia Dei ostenditur ; qui enim pre
dicit poenam , non vult punire peccantes. Voi,
Signor mio , dice s . Gregorio , par che incru
delite , ma allora più che mai volete salvar
ci ; minacciate, ina con tali minaccie alțro non
pretendete , che di chiamarci a penitenza :
sævis et salvas; terris et vocas . Potrebbe egli
castigare i peccatori improvvisamente , con
farli morir di subito , senza dar loro tempo
di penitenza. Ma no , si fa vedere sdegnato,
9
si fa vedere co'flagelli alla mano , per vederli
ravveduti prima che puniti.
Disse il Signore a Geremia : dices ad eos,
si forte audiant, et avertatur unusquisque a
via sua' mala , et poeniteat me mali quod co
gito facere eis. Jer. 26. 3. Va ( gli disse ) e
dì a' peccatori ( se vogliono sentirti ) che se
lasciano il peccato , io lascerò di mandar loro
i castighi co' quali ho pensato di punirli . A
vete inteso , fratelli miei ? Lo stesso vi fa
sentire oggi il Signore per bocca mia . Se voi
vi emendate , egli rivocherà la sentenza del
castigo . Dice s . Girolamo: neque Deus homi
nibus , sed vilis irascitur . Iddio non odia noi ,
ma i nostri peccati . E soggiunge il Griso
stomo , che anche de' nostri peccati si di
mentica , se noi di loro ci ricordiaino : Si nos
peccatorum meminerimus , Deus obliviscetur .
S'intende , sempre che voi umiliati ci emen
diamo , e gliene cerchiamo perdono , secondo
egli stesso promette : Humiliati sunt, non dis
perdam eos., 2. Par. 12.7 .
Ma per emendarci , bisogna temere il ca
stigo ; altrimenti non ci ridurremo mai a mu
tar vita. È vero , che Dio protegge chi spera
nella sua misericordia : proiector est omnium
sperantium in se . Psalm . 17. 51. ma chi
spera , e chi insieme teme la sua giustizia ;
perché la speranza senza timore degenera in
presunzione , e temerità : Qui liment Domi
num , speraverunt in Domino: adjutor , et
protector eorum est. Psalm . u13 . 19. Spesso
parla il Signore nelle scriiture del rigore de '
IO
suoi giudizi , e dell'inferno , e del gran nu
mero che ci va . Ne terreamini ab his qui oe
cidunt corpus ; timete eum , qui habet potesia
tem mittere in gehennam . Lucæ 12. 4. Spa
tiosa via est quæ ducit ad perditionem , et
multi sunt qui intrant per eam . Matt. 7 . 13 .
E perchè ? acciocchè il timore ci stacchi da'
vizi, dalle passioni , e dalle occasioni; e cosi
possiam poi giustamente sperar la salute , la
quale non si dà se non agl' innocenti, o a'
penitenti che sperano , e temono. Oh che
forza ha per raffrenarci dal peccare il timore
dell'inferno ! Iddio a questo fine ha creato
} ' inferno. Egli ci ha creati , e ci ha redenti
colla sua morte , per vederci salvi , e ci ha
imposto il precetto di sperar la salute ; e
quindi ci fa animo con dirci, che tutti quelli
che sperano in lui , non si perderanno: uni
versi qui sustinent te, non confundentur.Psalm .
24. 2. All'incontro vuole , e ci comanda che
temiarno la dannazione eterna . Gli eretici
insegnano , che tutti i giustificati debbon te
nersi infallibilmente per giusti , e predesti
nati ; ma questi ragionevolmente sono stati
condannati dal concilio di Trento sess . 6.
can . 14. et 15. , perchè una tal sicurezza al
trettanto è nociva alla salute, quanto è utile
il timore. Ipse terror vester erit vobis in san
ctificationem . Isa . 8. 14. Il timor santo di Dio
rende l'uomo santo . Perciò Davidde cercava
a Dio la grazia di temere , acciocchè il timore
avesse in lui distrutti gli affetti della carne :
confige timore tuo carnes meas. Ps. 118. 120 .
11
Dobbiaino dunque temere per le nostre
02 colpe; ma questo timore non deve abbatterci,
ma più sollevarci alla fiducia nella divina
misericordia , come facea lo stesso profeta ,
Spa
dicendo al Signore : propter nomen tuum , Do
2, bt
.. mine , propitiaberis peccato meo, multum est
ida enim . Psalm . 24. 11. Come ? dice perdona
coni temi, perché il peccato mio è grande ? Si ,
e, perchè ivi più risplende la divina miseri
oa cordia , dove la miseria è maggiore ; e chi
che ha più peccato , più onora la misericordia "
sperando in Dio , il quale promette di sal
more
realo vare chi spera in lui : salvabit eos qui spera
denti verunt in eo . Psalm. 36. 42. E perciò dice
l'Ecclesiastico , che il timore di Dio non ap
ci ba
porta pena , ma allegrezza , e gaudio : timor
te : 1 Domini delectabit cor , et dabit lætitiam , et
gaudium . Eccli. r . 21. Poichè lo stesso ti .
more induce ad acquistare una ferma spe
salm.
a che ranza in Dio , che rende l'anima beata . Qui
timet Dominum , nihil trepidabit , quoniam
eretni
ipse est spes ejus. Timentis Dominum beata
est anima ejus.Eccli. 34. 16. et 17. Sì, beata,
desti perchè il timore allontana l' uomo dal pec
stati
cato : timor Domini expellit peccatum , Eccli . I.
ss, h
27 .; ed insieme infonde un gran desiderio di
a al
utile osservare i precetti : beatus vir qui timet Do
minum , in mandatis ejus cupit nimis. Psalm .
III . I.
iDio
Bisogna dunque persuaderci , che il casti
rcara
gare non è secondo il genio di Dio . Iddio
Der =
perch' è bontà infinita per sua natura ( Deus
arme:
cujus natura bonitas, dice s . Leone ) , non
190.
*12
ha altro desiderio , che di farci bene, e ve
derci contenti . Quando castiga è obbligato a
farlo per dar luogo alla sua giustizia, ma non
già per compiacere la sua inclinazione . Dice
Isaia , che il punire è un'opera aliena dal
cuore di Dio : Dominus irascetur, ut faciat
opus ejus . . peregrinum est opus ejus ab eo .
Is. 28. 21. E perciò dice il Signore , che
alle volte egli quasi fiuge d' inviarci il ca
stigo : ego fingo contra vos malum ( ma perché
lo fa ? ecco il perchè) ; revertatur unusquisque
a via sua mala . Jer. 18. 11. Lo fa per ve
derci emendati , e così liberati dalla pena
meritata. Serive l'apostolo, che Dio cujus vult
miseretur, et quem vult indurat.Rom.9.18. Su
questo passo dice s . Bernardo serm. 5.num . 3 .
che Dio in quanto a sè vuol salvarci, ma noi lo
costringiamo a condannarci : Sed quod mise
reatur, proprium illi est; nam quod eondemnet,
nos eum cogimus. Egli si chiama padre delle
misericordie, non delle vendette ; ond'è, che
la causa di usarci pietà , la prende da sè ; ma
di vendicarsi, la prende da noi. E chi mai
può comprendere , quanto sia grande la di
vina misericordia ? Dice Davidde , che Dio
anche mentre sta contro noi sdegnato , la
compassione di noi : Deus iratus es , et mi
sertus es nobis. Psalm . 69. O ira misericors
( esclama Beroncosio abbate ) , quæ irasci
tur, ut subveniat, minatur , ut parcat. O sde
gno pietoso , che si adira per soccorrerci , e
minaccia per perdonarci. Ostendisti, siegue a
parlar Davidde , populo tuo dura , potasti nos
13
vino compunctionis. Fa vedersi Dio colla mano
già armata di flagelli; ma lo fa per vederci
pentiti , e compunti delle offese , che gli
stiamo facendo : dedisti timentibus te significa
tionem , ut fugiant a facie arcus , ut liberentur
dilecti tui. Ši fa vedere coll'arco già teso , in
punto già di scoccar la saetta ; ma non la
scocca , perchè vuole , che noi atterriti ci
emendiamo, e così restiamo liberi dal castigo ,
ut liberentur dilecti tui. Io voglio atterrirli, dice
Dio , acciocchè mossi da un tal timore s' al
zino dal lezzo de' loro peccati , e ritornino a
me : In tribulatione sua mane consurgent ad
me : Os. 6. 1. Si, il Signore , benchè ci vede
così ingrati , e degni del castigo , pure anela
di liberarcene; perché quantanque ingrati ,
pur egli ci ama, e ci vuol bene. Da nobis
auxiliun de tribulatione. Così in fine pregava
Davidde , e così dobbiamo pregare ancor noi:
Signore, fate, che questo flagello che ora ci
tribola , ci faccia aprire gli occhi a lasciare
il peccato ; perchè finalmente, se non la fi
niamo , il peccato ci tirerà alla dannazione
eterna , ch'è quel castigo che non finisce
mai . Che facciamo dunque, uditori miei ?
Non lo vedete , che Dio sta sdegnato ? non
ne può più , non ci può più sopportare . Ira
tus Dominus. Non lo vedete che di giorno in
giorno çrescono i castighi di Dio ? Crescit
malitia , crescit inopia rerum . Crescono i pec
sati , dice il Grisostomo, e così con ragione
crescono i castighi. Dio sta sdegnato , ma con
tutto che sta sdegnato , oggi comanda a me
14
quel che impose al profeta Zaccaria : Et dö
ces ad eos , hæc dicit Dominus : convertimini
ad me , et convertar ud vos . Zach . 1. ex num .
2. Peccatori , dice Dio , voi mi avete voltate
le spalle , e perciò mi avete costretto a pri
varvi della mia grazia . Non mi obbligate più
a scacciarvi in tutto dalla mia faccia , ed a
punirvi coll' inferno , senza rimedio più di
perdono. Finitela , lasciate i peccati , e con
vertitevi a me ; ed io vi prometto di perdo
narvi quante offese mi avete fatte , e di ab
bracciarvi di nuovo come figli. Convertimini
ad me , ait Dominus , et convertar ad vos . Di
temi , perchè vi volete perdere ? ( vedete con
quanta pietà vi parla il Signore ) Et quare
moriemini , domus Israel ? Ezech . 18. 31 .
Perchè volete gittarvi da voi stessi ad ardere
in quella fornace di fuoco ? Revertimini, et
vivite. Ibid . Ritornate a mne, ed eccomi colle
braccia aperte , pronto ad accogliervi , e per
donarvi .
Di ciò non dubitate , peccatori miei , sie
gue a parlare il Signore : discite benefacere,
et venite , et arguite me ( dicit Dominus ) ;
si fuerint peccata vestra ut coccinum , quasi
nix dealbabuntur. Isa . 1. 18. Dice Dio : orsù
mutate vita , e venite a me ; e s’io non vi
perdono , arguite me ; come dicesse , ripren
detemi da infedele , e mentitore ; ma no ,
che non vi sarò infedele ; io farò che le vo
stre coscienze così macchiate colla grazia
mia diverranno bianche come le neve . No ,
: io non vi castigberù , se voi vi emendate ,
1
dioe inoltre il Signore ; perchè io son Dio ,
non uomo : Non faciam furorem irce mece ,
quoniam Deus ego , et non homo . Osea . II .
9 . E vuol dire , che gli uomini non si scor
dano mai dell'ingiurie ; ma egli quando vede
un peccatore pentito, si scorda di tutte le
offese che gli ha fatte : omnium iniquitatum
ejus, quas operatus est, non recordabor. Ezech .
18. 22. Presto dunque ritorniamo a Dio , ma
presto. Basta quanto l'abbiamo offeso , non
lo provochiamo più a sdegno. Eccolo , egli ci
chiama , ed è pronto a perdonarci, se noi ei
pentiarno del male fatto , e gli promettiamo
di mutar vita . ( E qui si fa fare al popolo
l'atto di dolore , e di proposito : con ricorrere
in fine a Maria ss. per lo perdono , e la per
severanza ) .
DISCORSO SECONDO
18
portato troppo, non può sopportarli più : Id
dio è misericordioso , ma è ancora giusto ; usa
misericordia a coloro che lo temono, ma non
può usarla agli ostinati .
Si lamenta colui , quando si vede castiga
to, e dice : ma perché Dio ha voluto farmi
perdere quella roba ? perchè mi ha tolta la
sanità, perchè mi ha tolto quel figlio, quel
parente? Ah peccatori, che dite ? esclama Ge
remia : péccata vestra prohibuerunt bonum a
vobis. Jer. 5. 25. Non era il desiderio di Dio
di farti perdere quel bene , di privarti di
quel guadagno, di quelparente ; Dio avrebbe
voluto felicitarti in tutto, ma i peccati tuoi
ne l'han proibito. E che forse, dice Giobbe ,
è cosa strana a Dio il consolare le sue crea
ture ? questo è il suo desiderio ; numquid
grande est, ut consoláret:er te.Deus ? sed ver
ba tua prava hoc prolibent. Job. 15. 1. Vo
leva il Signore consolarti, ma quelle tue be
stemmie de' santi, quelle mormorazioni, quel
tuo parlare osceno con tanto scandalo degli
altri glie l'han proibito . Non è Dio , ma è
il peccato maledetto, che infelici e miseri ci
rende. Miseros facit populos peccatuin . Prov.
14. 34. A torto, dice Salviano , noi ci lamen
tiamo di Dio , quando con noi si dimostra
duro ; oh quanto più duramente noi trattia
mo Dio , pagando d'ingratitudine le grazie
che ci ha fatte ! quid querimur, dum dura agit
nobiscum Deus ! multo nos durius cum Deo
agimus.
Credono i peccatori di farsi felici col pec
19
cato ; ma il peccato è quello che li rende in
tutto alllitti , e miserabili . Eo quod non ser
vieris Deo tuo ( dice il Signore ) in gaudio ,
servies inimico tuo in fame , et siti, et nuditate,
et omni penuria , donec te conterat. Deut. 28 .
48. Giacchè non hai voluto servire al tuo
Dio con quella pace che gode' chi lo serve ,
servirai al tuo nemico , aflitto e povero , fino
ch'egli finisca di farti perdere l'anima e'lcor
po . Dice Davidde, che ' l peccatore colle sue
colpe esso medesimo si fabbrica la fossa del
suo precipizio : incidit in foveam quam fecit.
Psal. 7. 19. Vedete il figlio prodigo : egli per
vivere in libertà e banchettare a suo modo ,
lasciò il padre ; ma poi appunto per aver la
sciato il padre , si ridusse a servire i porci ,
ed a tanta miseria , che non potea saziarsi
neppure di quei cibi vili , di cui si saziavano
i porci. Cupicbat implere ventrem suum de
siliquis, quas porci manducabant , et nemo illi
dabat. Lucce 15. Narra s . Bernardino da
Siena ( dom . 2. quadr. ), ehe un certo figlio
empio strascinò il padre per terra . Indi che
avvenne? un giorno fu esso poi strascinato
dal proprio figlio, e giungendo ad un certo
Juogo, gridò e disse : Non più , ferma figlio ,
non più ; perchè sinqui io strascinai mió
padre, ferma. Narra similmente a tal propo
sito | Baronio ( vedi all'anno 33 . num . 6. )
che la figlia di Erodiade, la quale fe' tagliar
la tesla a s . Giovanni Battista , passando un
giorno per un fiume gelato , col peso del
corpo fe' che si rompesse il ghiaccio ; onde
20
cadde, ed ella restò col collo tra l'apertura
del ghiaccio ; e col tanto agitarsi che poi fe
ce, per liberarsi dalla morte , venne a sepa
rarsele il capo dal busto , e cosi morì. Êh !
che Dio è giusto: quando arriva il tempo
della vendetta, fa che il peccatore resti pre
$o e strangolato dallo stesso laccio, ch' egli
stesso si ha fatto colle sue mani. Cognoscetur
Dominus judicia faciens : in operibus manuum
suarum comprehensus est peccator . Ps. 9. 16.
Tremiamo, fratelli miei , quando vediamo
castigati gli altri, e noi ci vediamo meritevoli
dello stesso castigo . Allorchè cadde la torre
di Siloe sopra diciotto persone, e le uccise
disse il Signore a molti che gli erano pre
senti : putatis quia et ipsi debitores fuerint ,
præter omnes homines habitantes in Jerusa
lum ? L :lcc 13. 4. Pensate , che questi soli
miserabili erano debitori a Dio per i loro
peccati ? Voi ancora siete debitori : se non
farete penitenza ; siccome quelli sono stati
puniti , lo sarete ancora voi . Si poenitentia !
non egeritis, omnes similiter peribitis. Ibid. 5 .
Oh quauti miseri si perdono colla falsa spe
ranza della misericordia di Dio ! poichè vo
glion tirare sempre avanti la mala vita con
dire, Dio è di misericordia. Si , Dio è di mi
sericordia , e perciò ajuta e protegge chi spe
ra nella sua misericordia : protector
mnium sperantium in se . Psalm . 17. 31. Ma
chi spera con intenzione di mutar vita; non
già chi spera coll'animo perverso di seguita -
te ad offenderlo : la speraaza di costoro non
cura è accetta a Dio, ma è abbominata , e punita :
i fes spes illorum abominatio. Job . 11. 20. Poveri
peccatori, la maggior loro miseria è che son
-pa
perduti , e non lo conoscono. Vivono già con
EL
dappati all'inferno , e burlano , e ridono, e
mpo
disprezzano le minacce di Dio, come se Dio
pre avesse dato loro sicurtà di non castigarli . Et
egli unde ( esclama s. Bernardo ), unde hæe male ,
cetur
dicta securitas? Donde avete, o ciechi , questa
maledetta sicurezza ? maledetta , perchè que
16.
sta sicurezza è quella che certamente vi por
amo
ta all'inferno. Veniam ad quiescentes, habi
voli
tantesque secure . Ezech . 38 . 11. Il Signore
Torre aspetta, ma finalmente quando giunge l'ora
Lises del castigo, verrà giustamente a condannare
pre all'inferno questi miserabili, che vivono in
rinta peccato, e stanno in pace, come per essi non
USA ci fosse inferno .
soli Finiamola dunque , fratelli miei ; emen
Joro diamoci , se vogliamo esser liberati dal fla
7011 gello che ci sovrasta. Se non la finiamo, Id.
tati dio si vedrà obbligato a castigarci . Qui ma
2016 lignantur ,exterminabuntur. Psal. 36. 9. Gli
5. ostinati finalmente son discacciati , non solo
po dal paradiso , ma anche dalla terra , acciocchè
col loro mal esempio non si tirino seco an .
on che gli altri all'inferno. Ed intendiamo, che
Dj questi flagelli temporali- son niente a fronte
be del castigo eterno, senza speranza più di ri ,
04 medio . Attento , peccatore fratello mio , jam
-la enim securis ad radicem arboris posita est.
Il Lucæ 3. 9. Commenta questo passo l'autore
7 dell'opera imperfetta ( hom . 5. ) : non ad
22
ramos posita dicitur , sed ad radicem , ut ira
reparabiliter exterminentur. E vuol dire, che
quando si tagliano i rami , l' arbore anche
resta in vila ; ma quando si tagliano le ra
dici , l'arbore affatto è perduto , e si manda
al fuoco. Il Signore sta col flagello alla mano,
e tu ancora stai in disgrazia sua ? Securis jam
ad radicem posita est. Trema , perchè l' ac
cetta già sta vicina alla radice : trema che
Dio non ti faccia morir in peccato , perchè
così morendo sarai mandato al fuoco dell'in .
ferno , dove non vi sarà più rimedio alla tua
eterna ruina,
Ma io, dici tu, per lo passato pure ho fatti
tanti peccati , e 'l Signore mi ha sopportato,
e non mi ha castigato ; così spero che m'u
serà misericordia anche per l'avvenire . Non
lo dire questo , dice Dio , non lo dire : ne
dixeris peccavi , et quid mihi accidit triste ?
Altissimus enim est patiens redditor. Eccli. 5 .
4. Non lo dire , perchè Dio sopporta , ma
non sopporta sempre: sopporta sino a certo
segno , e poi paga tutto . Judicio contendam
vobiscum de omnibus misericordis Domini ,
disse Samuele agli Ebrei, 1. Reg. 12. Le mi
sericordie abusate oh quanto cooperano a far
condannare gl'ingrati ! congrega eos quasi gre
gem ad victimam , et sanctifica eos in die oc
cisionis. Jerem , 12. 3. Finalmente la gregge
di questi tali , che non vogliono emendarsi,
saranno vittime della divina giustizia , e ' l
Signore li condannerà alla morte eterna .
Quando ? in die occisionis, quando arriverà il
23
giorno della sua giusta vendetta ; e dobbiamo
sempre giustamente temere che questo gior
no sia vicino , quando non ci risolviamo a
lasciar il peccato. Deus non irridetur , quæ
enim seminaverit homo , hæc et metet. Gal.
6. 8. I peccatori attendono a burlare Dio , si
confessano nella pasqua , o pure due o tre
volte l'anno , e subito tornano al vomito , e
poi vogliono sperare di salvarsi . Irrisor , non
poenitens est ( dice s . Isidoro ) qui adhuc agit
quod poenitet. De sumno bono. Ma Dio non
si fa burlare : Deus non irridetur.
Che salvare ! che salvare ! Quse enim semi
nat homo , hæc et metet. Che cosa semini tu !
bestemmie, vendette , furti, disonestà ? e poi
che vuoi sperare ? Chi semina peccati , non
può sperare altro alla fine , che castighi , ed
inferno. Qui seminat in carne sua ( soggiun
ge ivi l'apostolo ) , de carne, et metet corru
ptionem . Seguita , disonesto , seguita pure a
vivere sempre infangato nel lezzo delle tue
laidezze ; accresci, aecresci pece ; verrà un
giorno , dice san Pier Damiani: veniet dies ,
imo nox' , quando libido tua vertetur,in pi
cem , quà se nutriet perpetuus ignis in tuis
visceribus . Epist. 6.Verrà un giorno che que
ste tue sporchezze si convertiranno tutte in
pece , per fare più grande il fuoco che ti
brucierà le viscere in eterno.
Dice san Gio . Grisostomo , che alcuni fin
gunt non videre. Vedono i castighi , e fingono
di non vederli. Altri poi , dice s . Ambrogio
non vogliono temere il castigo , se proprio
24
nên lo vedono arrivato ; nihil timent , quia
nihil vident . Ma a tutti costoro avverrà quel
che avvenne agli uomini a tempo del dilu
vio . Predicava il patriarca Noè , ed annun
ziava già il castigo che Dio apparecchiava
a' peccatori ; ma i peccatori non vollero cre
derlo ; e con tutto che vedeano fabbricarsi
l'arca da Noè , non mutarono vita , e segui
rono a peccare , sino a tanto che giunse già
il castigo , e restarono tutti affogati dal dilu
vio. Et non cognoverunt donec venit diluvium ,
et tulit omnes. Matth . 4. 39. Lo stesso avven
ne a quella donna peecatrice , come si ha
nell'Apocalisse, che diceva; sedeo regina , et
luctum non videbo . Seguiva ad esser :impu
dica, sperando di non essere punita; ma ven
ne finalmente il castigo , come già fu pre
detto . Ideo in una die venient plagæ ejus ,
mors , et luctus , et igné comburetur. Ápoc.
38.7 .
Fratello inio , chi sa se questa è l'ultima
chiamata che ti fa Dio . Dice san Luca (cap .
13. ex v. 7. ) che un certo padrone d'un ter
ritorio , ritrovando un arbore di ficaja , che
da tre anni non facea frutto , disse ; ecce an
ni tres sunt, quærens fructum in ficulnea hac,
et non invenio ; succide ergo illam , ut quid
etiam terram . occupat ? Lucæ 13. 7. Son tre
anní che quest' arbore non dà frutto; via su
tagliatelo , e mettetelo al fuoco ; che serve
che stia più ad occupare il terreno? Rispose
allora il cultore della vigna: Domine, dimitte
illam , et hoc anno , vediamo se per quest'al
25
vino verso gli uomini in farsi uomo , e pic
ciolo bambino per nostro amore, bisognerebbe
intendere quanta sia la grandezza di Dio . Ma
qual mente umana o angelica può compren
dere la grandezza di Dio , mentr' ella è infi
nita ? Dice s . Ambrogio , che 'l dire esser
Dio più grande de' cieli, di tutti i re , di
tutti i sapti , di tutti gli avgeli , è un fare
ingiuria a Dio ; come sarebbe ingiuria ad un
principe il dire , ch ' egli è più grande d'un
filo d'erba , o d'un moschino. Dio è la gran
dezza medesima , ed ogni grandezza non è
che una minima particella della grandezza
di Dio . Considerando Davide la divina gran
dezza , e vedendo , ch' egli non potea , nè
inai avrebbe potuto giungere a comprenderla,
altro non sapea dire, che , Deus, quis similis
tibi ? Ps. 34. 10. Signore , e qual grandezza
mai può trovarsi simile alla vostra ? Ma co
me mai potea comprenderla Davide , se la
sua mente era finita , e la grandezza di Dio
è infinita ? Magnus Dominus et laudabilis ni
mis; et magnitudinis ejus non est finis. Ps.
144. 3. Cælum et terrain ego impleo ( Jerem .
23. 24. ) , dice Dio ; sicchè tutti noi , a no
stro modo d' intendere, non siamo che tanti
miseri pesciolini, che viviamo dentro questo
mare immenso dell'essenza di Dio : in ipso
vivimus , movemur , et sumus. Act.
17 28 .
Che siamo noi dunque a rispetto di Dio ?
e che sono tutti gli uomini , tutti i monarchi
della terra , ed anche tutti i santi , e tutti gli
Lig. , undici discorsi ec . 2
26
angeli del cielo , a fronte dell'infinita gran
dezza di Dio ? Siam ' tutti coine , anzi meno
che non è un granello d'arena'a rispetto di
tutta la terra . Ecce genies quasi stilla situlæ :
quasi pulvis exiguus. Is. 40.15. Omnes gentes
quasi non sint, siç sunt coram eo . Isa. 40. I17 .
Or questo Dio così grande , s'è fatto pic
ciolo bambino , e per chi ? Parvulus natus
est nobis , per noi. E perchè ? risponde
s . Ambrogio: ille parvulus , ut vir possis esse
perfectus; ille involutus pannis , ut tu a mortis
laqueis absolutus sis ; ille in terris , ut tu in
cælis. In Lucam lib . 2. cap. 2. S'è fatto pic
ciolo , dice il santo , per fare noi grandi : ha
voluto esser legato tra le fasce , per liberare
noi dalle catene della morte : è disceso in
terra , acciocchè noi possiamo salire in cie
lo . Ecco dunque l'immenso fatto bambino !
Quello che non capiscono i cieli , eccolo ri
stretto tra poveri pannicelli e posto in una
picciola e vil mangiatoja d' animali, sopra
poca paglia, che gli serve di letto e di guan
ciale. Videas potentiam regi ( dice s . Ber
nardo ) , sapientiam instrui , virtutem susten
tari , Deum lactentem et vagientem , sed mise
ros consolantem . Guarda un Dio che tutto
può , chiuso tra fasce , talmente che non può
moversi ! un Dio che tutto sa , fatto muto
che non parla ! un Dio che regge il cielo e
la terra, aver bisogno d' esser portato in
braccio ! un Dio che pasce di cibi tutti gli
uomini e gli animali , aver bisogno d'un
poco di latte per sostentarsi ! un Dio che
27
consola gli afflitti , ed è il gàudio del para
diso , che vagisce , che piange , che cerca chi
lo consoli !
In somma , dice s . Paolo , che il Figlio di
Dio , venendo in terra , semetipsum exinanivit
( Philip . 2. 5. ) , per così dire , si annichilò.
E perchè ? per salvare l'uomo, e per esser
amato dall'uomo : ubi te exinanivisti ( s . Ber
nardo ) , ibi pietas , ibi caritas magis effulsit.
Si , caro mio Redentore , che quanto fu più
grande il tuo abbassamento nel farti uomo
e col nascere bambino , tanto maggiore fu la
tua misericordia , e l'amore che ci dimo
strasti , affin di guadagnarti i nostri cuori.
Gli Ebrei , benchè avessero la cognizione
così certa del vero Dio con tanti segni loro
dati, non erano però contenti, voleano mi
rarlo da faccia a faccia. Dio trovò il modo
di contentare anche questo desiderio degli
uomini ; si fece uomo per farsi loro visibile .
Sciens Deus visendi se desiderio cruciari mor
tales , unde se visibilem faceret , hoc elegit.
S. Petr. Chrys. Serm . 47. E per farsi a noi
più caro , volle farsi vedere la prima volta
da bambino, perchè in questa guisa riu
scisse a noi la sua vista più grata ed amabile.
Se parvulum exhibuit, ut seipsum faceret gra
tum ( Id. Clerys. ) . Si umiliò a farsi vedere
picciolo infante , per rendersi con tale ab
bassamento più gradevole a' nostri affetti:
exinanitio facta ad usum nostrum . S. Cyr.
Aiex . mentre questo era già il modo più atto
a farsi da noi amare . Ebbe ragione dunque
28
il profeta Ezechiele di dire , che 'l tempo
della vostra'venuta in terra , o Verbo incar
nato , doveva essere il tempo dell'amore , il
tempo degli amanti : ecce tempus tuum , tem
pus amantium . Ezech . 16. 8. E per che altro
mai Dio ci ha amati tanto , e ci ha palesati
tanti segni del suo amore, se non per esser
da noi amato ? Ad nihil amat Deus, nisi ut
ametur , dice s . Bernardo. E lo disse prima
lo stesso Dio : et nunc, Israel, quid Dominus
Deus tuus petit a te , nisi ut timeas . . . et dili
gas eum ? Deuter. 10. 12 .
Egli per obbligarci ad amarlo , non ha vo
luto mandare altri , ma ha voluto egli stesso
con farsi uomo venire à redimerci. Fa una
bella riflessione S. Giovan Grisostomo
quelle parole dell' apostolo : non enim ange
los apprehendit, sed semen Abrahæ ( Hebr.
сар . 2. ) ; dimanda il santo ( hom , in loc .
cit. ) : quare non dixit, suscepit, sed appre
hendit ? perchè non disse s . Paolo semplice
mente , Dio prese carne umana , ma disse
che la pigliò come per forza , secondo signj
fica più propriamente la parola apprehendif ?
E risponde , che disse così , ex metaphora
insequentium eos qui versi sunt; per ispiegare
che Dio desiderava già d' essere amato dal
l' uomo , ma l'uomo gli voltava le spalle , e
non volea neppure conoscere il di lui amore ;
onde Dio venne dal cielo , e prese carne u
mana , per farsi così conoscere , e farsi amare
quasi per forza dall' uomo ingrato , che lo
fuggiva .
29
Per ciò dunque il Verbo eterno si fece
uomo, e perciò ancora si fece bambino.
Pote wa egli venire a comparir sulla terra uo
mo perfetto, come comparve il primo uomo
Adamo. No , il Figlio di Dio volle comparire
all'uomo in forma di grazioso pargoletto ,
affin di tirarsi più presto , e con più forza il
di lui amore . I bambini per se stessi si fanno
amare , e si tiran l'amore di ciascun che li
guarda. A questo fine, dice s. Francesco di
Sales, il Verbo divino fe' vedersi bambino ,
per conciliarsi così l'amore di tutti gli uo
mini . E s . Pier Grisologo scrive: et qualiter
venire debuit , qui voluit pellere timorem ,
quærere caritatem . Infantia hæc quam barba
riem non vincit, quam duritieni non solvit ,
quid non amoris expostulat ? Sic ergo nasci
voluit, qui amari voluit, non timeri. Serm .
158. Se il nostro Salvatore ( vuol dire il
santo ) avesse preteso colla sua venuta di
farsi temere , e rispettare dagli uomini , più
presto avrebbe presa la forma d' uomo già
perfetto, e di dignità reale; ma perchè egli
veniva per guadagnarsi il nostro amore ,
volle venire e farsi vedere da bambino , e
tra' bambini il più povero ed umile , nato in
una fredda grotta , in mezzo a due animali ,
collocato in una mangiatoja , e steso sulla
paglia , senza panni bastanti e senza fuoco .
Sic nasci voluit , qui amari voluit, non timeri.
Ah mio Signore ! chi mai dal trono del cielo
vi ha tirato a nascere in una stalla ? È stato
l'amore, che portate agli uomini . Chi dalla
30
destra del Padre , dove sedete , vi ha messo
a stare in una mangiatoja ? Chi dal regnare
sulle stelle vi ha posto a giacere sulla pa
glia ? Chi da mezzo agli angeli vi ha collo
cato a stare in mezzo a due animali ? È stato
l'amore. Voi infiammate i serafini, ed ora
tremate di freddo ? Voi sostenete i cieli , ed
ora avete bisogno d'esser portato in braccio ?
Voi provvedete di cibo gli uomini e le be
stie , ed ora avete bisogno d' un poco di latte
per sostentarvi la vita ? Voi rendete beati i
santi , ed ora vagite , e piangete ? Chi mai vi
ha ridotto a tanta miseria ? È stato l'amore .
Sic nasci voluit, qui amari voluit , non timeri.
Amate dunque, amate , o anime , esclama
s . Bernardo , amate pure questo bambino ,
ch' è troppo amabile : magnus Dominus , et
laudabilis nimis. Parvulus Dominus, et ama
bilis nimis. Serm . 47. in cant . Si , questo Dio
( dice il Santo ) era già prima ab eterno , co
me è anche al presente , degno d'ogni lode
e rispetto per la sua grandezza , come già
cantò Davide : magnus Dominus , et laudabi
lis nimis . Ma ora che lo vediamo fatto pic
ciolo bambinello , bisognoso di latte , e che
non può moversi , che trema di freddo , che
vagisce , che piange , che cerca chi lo pren
da , chi lo riscaldi , chi lo consoli : ah che
ora egli s’è fatto troppo amabile a' nostri
cuori ! parvulus Dominus , et amabilis nimis .
Dobbiamo adorarlo come Dio , ma a pari della
riverenza deve in noi regnare l'amore verso
un Dio così amabile , e così amante . Puer cuna
31
pueris (ci avverte s. Bonaventura) cum floribus,
re cum brachiis libenter esse solet. Se vogliamo
2 compiacere questo fanciullo, vuol dire il San-
to, bisogna, che ci facciamo fanciulli ancora
noi, semplici , ed umili; portiamogli fiori di
012 virtù , di mansuetudine , di mortificazione ,
ed di carità ; stringiamolo tra le nostre braccia
! coll’amore. E che aspetti più di vedere (sog
e giunge s. Bernardo ), o uomo, per darti tutto
te al tuo Dio ? Vedi con quanta fatica, con qual
i ardente amore è venuto dal cielo il tuo Gesù
vi a cercarti: oh quanto labore , et quam ferventi
re. amore qucesivit animam tuam amorosus Jesus!
eni. Senti (siegue a dire ) com' egli appena nato
a guisa de’bambini co'suoi vagiti ti chiama ,
come dicesse : anima mia , te cerco ; per te
10,
e per acquistarmi il tuo amore son venuto
dal cielo in terra . Virginis uterum vix egres
ma
sus dilectam animam tuam more infantium
Dis
vocat , a , a , anima mea , anima mea te quce
lode ro , pro te hanc peregrinationem assumo .
Oh Dio ! che anche le bestie , se noi loro
gra
facciamo qualche beneficio , qualche picciolo
abi dono , ci sono così grate , ci vengono appres
ic
so , ci ubbidiscono al lor modo come sanno ,
che
che danno segni d'allegrezza quando ci vedono.
E noi perchè poi siamo così ingrati con Dio,
'en che ci ha donato se stesso , ch'è sceso dal
che
ostri cielo in terra , e s' è fatto bambino per sal
varci , e per essere amato da noi ? Or via a
imis.
miamo il fanciullo di Betlemme 7 amemus
Jele
puerum de Bethlehem , esclamava l'innamo
erso
rato s , Francesco ; amiamo Gesù Cristo , che
32
con tanti stenti ha cercato di guadagnarsi i
nostri cuori.
E per amor di Gesù Cristo dobbiamo ama
re i nostri prossimi; anche coloro che ci han
no offesi. Il Messia fu chiamato da Isaia , Pa
ter futuri seculi; or per essere figli di questo
padre , Gesù stesso ci ammoni , che dobbia
mo amare i nostri nemici , e far bene a chi
ci fa male : diligite inimicos vestros , benefa
cite his qui oderunt vos : ut sitis filii patris
vestri. Matth. 5. 45. E di ciò egli medesimo
ce ne diede l'esempio sulla croce , pregando
l'eterno. Padre a perdonare coloro che lo cro
cifiggevano. Chi perdona il nemico , dice
S. Giovan Grisostomo , non può restare non
perdonato da Dio : non est possibile, quod ho
mo qui dimiserit proximo, non recipiat remis
sionem a Domino. E n'abbiamo la promessa
anche divina : dimittite , et dimittemini. Luc.
6. 17. Perdonate, e sarete perdonati.Un certo
religioso , il quale per altro non avea fatta
una vita molio esemplare, in morte piangeva
i suoi peccati , ma con molta confidenza ed
allegrezza ; poichè, diceva , numquam injurias
vindicavi. Volendo dire : è vero ch ' io ho of
feso il Signore , ma egli ha promesso il per-
dono a chi perdona i suoi nemici; io ho per
donato a chi m'ha offeso ; dunque debbo star
sicuro che Dio perdoni anche me .
Ma generalmente poi parlando per tutti ;
come mai possiamo noi peccatori diffidare
del perdono , pensando a Gesù Cristo ? Il
Verbo eterno a questo fine s'è umiliato a
33
prender carne umana , per ottenerci il per
dono da Dio: non veni vocare justos, sed pec
catores. Matth . 9. Onde replichiamogli con
s . Bernardo : ubi te exinanivisti , ibi pietas, ibi
caritas magis effulsit. E ben ci fa animo
s . Tommaso da Villanova , dicendo : quid ti
mes , peccator ? quomodo damnabit pæniten
tem , quimoritur ne damneris ? quomodo ab
jiciet redeuntem , qui de coelo venit quærens
te ? Che timore hai , diceva il Santo , misero
peccatore ? Se tu ti penti de’tuoi peccati , co
me ti condannerà quel Signore , che muore
per non condannarti ? E se tu vuoi ritornare
alla sua amicizia , come ti caccierà quegli
ch' è venuto dal cielo a cercarti ?
Non tema dunque il peccatore , che non
vuole essere più peccatore, ma vuole amare
Gesù Cristo ; non si spaventi , ma confidi
se odia il peccato , e cerca Dio , ' non sia
afflitto , ma lieto. Lætetur cor quærentium Do
minum . Ps. 103. 15. 11 Signore si è protesta
to , che vuole scordarsi dell'ingiurie ricevute,
se ' 1 peccatore se ne
duole : si impius egerit
poenitentiam , omnium iniquitatum ejus non
recordabor. Ezech . 18. 21. E'l nostro Salva
tore affin di darci maggior confidenza , s'è
fatto bambino. Ad parvulum quis accedere
formidat ? siegue a dire lo stesso Tommaso
da Villanova . Chi mai si atterrisce di acco
starsi ad un bambino ? I bambini non ispi
rano già spavento e sdegno , ma dolcezza ed
amore . Puer nescit irasci ; et si irascitur , fa
cile placatur, dice s . Pier Grisologo. I fan
2
34
ciulli par che non sappiano sdegnarsi ; e se
mai qualche volta si adirano , è facile pla
carli ; basta donar loro un frutto , un fiore ,
basta far loro una carezza , dir loro una pa
rola d'affetto , che subito perdonano , e si
scordano d'ogni offesa loro fatta . Basta una
lagrima di dolore , basta un pentimento di
cuore per placare Gesù bambino. Parvulorum
mores agnoscitis ( siegue a parlare s. Tom
maso da Villanova ) , una lacrymula placatur
offensus , injuriam non recordatur. Accedite
ergo ad eum , dum parvulus est , duni maje
statis videtur oblitus. Egli ha deposta la sua
maestà divina , e si fa veder da bambino , per
darci più animo di accostarci a' suoi piedi .
Nascitur parvulus, ut non formides potentiam ,
non justitiam , dice s. Bonaventura. Egli per
liberarci dalla diffidenza , che potrebbe cau
sarci il pensiero della sua potenza , e della
sua giustizia, ci si presenta da bambino, tutto
pieno di dolcezza , e di misericordia. Celasti
Deus ( dice il Gersone ) sapientiam in infan
tuli ætate, ne accuset; oh Dio di misericordia ,
voi avete nascosta la vostra divina sapienza
nello stato d'un fanciullino, acciocchè quella
non ci accusi de' nostri delitti : justitiam in
humilitate , ne condemnet , avete nascosta la
vostra giustizia nell'abbassamento , acciocchè
quella non ci condanni ; potentiam in infir
mitate , ne cruciet , avete nascosta la vostra
potenza nella debolezza, acciocchè quella non
ci castighi . Adamo , riflette s. Bernardo , dopo
il suo peccato in sentir la voce di Dio che lo
35
chiamava , Adam , ubi es ? tutto si riempi di
spavento, vocem tuam audivi, et timui. Ma il
Verbo incarnato , dice il Santo , homo natus
terrorem deposuit , comparendo da uomo in
terra , ha lasciate tutte le sembianze di spa
vento . Noli timere , non puniendum , sed sal
vandum requirit. Perciò ( soggiunge il Santo)
discaccia ora il timore , or che viene il tuo
Dio non a castigarti , ma a salvarti . Ecce in
fans est et sine voce ; nam infantis vox ma
gis est miseranda, quam timenda; tenera mem
bra virgo mater pannis alligat , et adhuc tre
pidas ? Serm . 1. in nat. Quel Dio che dovea
punirti , si è fatto bambino , e non ha più
voce che ti spaventi, poichè la voce d'un in
fante , essendo voce di pianto , muove più
presto a pietà che a terrore ; non puoi te
inere , che Gesù Cristo stendale mani per
castigarti , mentre la madre gli stringe le ma
ni tra le fasce , acciocchè non ti castighi . Al
legramente dunque, o peccatori, dice s. Leo
ne: natalis Domini , natalis est pacis , la na
scita di Gesù è nascita d'allegrezza , e di pa
ce ; princeps pacis fu chiamato da Isaia ; prin
cipe é Gesù Cristo , non di vendetta contro i
peccatori, ma di misericordia e di pace , fa
cendosi mediatore di pace tra i peccatori e
Dio : si peccata nostra superant nos , dice
s . Agostino , sanguinem suum non contemnic
Deus . Se noi non possiamo soddisfare a'de
biti che abbiamo colla divina giustizia , l'eter
no Padre non sa disprezzare il sangue di
Gesù Cristo , che paga per noi. Un certo ca
36
yaliere , chiamato d. Alfonso Albukerche ,
viaggiando per mare , ed essendo naufragata
la nave tra scogli si stimò già morto ; ma
avendosi veduto casualmente un bambino a
canto che piangeva , che fece ? se lo prese in
braccio , e poi alzandolo verso il cielo : Si
gnore , disse , se non merito io d'essere esau
dito , esaudite almeno il pianto di questo
bambino innocente , e salvateci. Dopo ciò, si
calmò la tempesta , e restò salvo. Faceiamo
così ancora noi miseri peccatori ; noi abbiamo
offeso Dio , già siamo stati condannati alla
morte eterna ; la divina giustizia cerca d' es
ser soddisfatta, ed ha ragione ; che abbiam da
fare? disperarci ? no , offeriamo a Dio questo
bambino che gli è Figlio , e diciamogli con
confidenza : Signore, se noi non possiamo sod
disfarvi per le offese , che vi abbiam fatte ,
ecco che questo bambino che vagisce , che
piange , che trema di freddo sulla paglia
in questa spelonca , vi sta soddisfacendo per
noi , e vi cerca pietà . Se non meritiamo noi
perdono , lo meritano i patimenti , e le la
grime di questo vostro Figlio innocente, che
vi prega a perdonarci. Questo è quello che
ci avverte a fare s. Anselmo; dice il Santo ,
che Gesù stesso per il desiderio che tiene di
non vederci perduti , a chi di noi si trova reo
con Dio , gli fa animo dicendo : peceatore ,
non diffidare, se tu per li tuoi peccati già sei
fatto schiavo dell'inferno, e non hai modo di
liberartene, fa così : piglia me, offeriscimiper
te al Padre mio , e così scamperai la morte ,
30
e sarai salvo : quid misericordias intelligi va
let, quod Filius dicat : tolle me, et redime te ?
E ciò ancora insegnò la divina Madre a suor
Francesca Farnese ; le diede in braccio Gesù
bambino , e poi le disse : eccoti questo mio
Figlio ; sappiatevene prevalere con offerirlo
spesso a Dio .
E se vogliamo più assicurarci del perdono ,
interponiamoci l'intercessione di questa me
desima divina Madre, la quale è onnipoten
te appresso il Figlio per ottenere il perdono
a ' peccatori , come disse s . Giovan Dama
sceno ; sì perchè le preghiere di Maria ,
come dice s. Antonino , appresso il Figlio
che tanto l'ama, e tanto cerca di vederla ono
rata , han ragione di comando: oratio Deipa
ræ habet rationem imperi . Onde scrisse san
Pier Damiani, che quando Maria va a pre
gar Gesù Cristo a favore di qualche suo di
voto , accedit ( in certo modo) imperans, non
rogans: domina, non ancilla ; nam Filius ni
hil negans honorat. Serm . I. de nat. B. V.
E perciò soggiunge s . Germano, che la san
tissima Vergine per l'autorità di Madre che
tiene , o per meglio dire , che tenne un tempo
col Figlio in terra, può impetrare il perdono
ad ogni più perduto peccatore: tu autem mater
na auctoritate pollens, etiam üs, qui enormiter
peccant, eximiam remissionis gratiam conci
lias. In encom. B. V.
38
Colloquio.
1
39
donarvi , io vi prometto di non lasciarvi ,
ancorchè avessi a perdervi mille volte la vita .
So già che questa luce, e questa buona vo
lontà che ora ho , voi me la date ; ve ne rin
grazio amor mio , e vi prego a conservarmela
colla grazia vostra . Ma voi sapete la mia de
bolezza , sapete i tradimenti che vi ho fatti,
per pietà non mi abbandonate ; altrimenti
io tornerò ad essere peggiore di prima. Ac
cettate ad amarvi il mio povero cuore che
un tempo v'ha disprezzato , ma ora s'è inna
morato della vostra bontà , o infante divino .
O Maria , o gran Madre del Verbo incarnato ,
non mi abbandonate neppure voi , che siete
la madre della perseveranza , e la dispensiera
delle divine grazie . Ajutatemi e ajutaten
sempre ; col vostro ajuto , 0 speranza mia ,
confido d'esser fedele a Dio sino alla morte .
DISCORSO TERZO
taris . Ecal
saluMa in qu cl. mo 31 .l'anime si legano con
6. do
51
Dio ? coll'amore: Caritatem habete quod est
vinculum perfectionis. Coloss. 3. 14. Un'ani
ma , sempre che cammina per la sola via del
timore de'castighi , e per questo solo timore
si astiene dal peccare , sta sempre in gran
pericolo di tornare presto a cadere. Ma chi
si lega a Dio coll’amore, sta certo di non
perderlo , sino che l'ama. E perciò bisogna ,
che sempre cerchiamo a Dio il dono del suo
santo amore , pregando sempre e dicendo :
Signore , teneteini legato con voi, non per
mettete che io mi abbia a separare da voi ,
e dal vostro amore . Il timore che dobbiamo
più desiderare e chiedere a Dio , è il timor
filiale , il timor di disgustare questo nostro
buon Signore , e padre. Ricorriamo ancora
sempre alla nostra madre, preghiamo Maria
$ S . , che ci ottenga la grazia di non amare
altro che Dio , e ch'ella ci leghi talmente
coll'amore al suo Figlio , che non abbiamo
a vedercene più divisi col peccato.
Colloquio .
DISCORSO QUARTO
1
63
peccatrice , acciocchè l' avesse condannata ;
ma Gesù a lei rivolto le disse : nemo te con
demnavit ; nec ego te condemnabo. Jo . 8. Co
me avesse voluto dirle : niuno di costoro ,
che ti hanno qui condotta , ti ha condanna
to , e come voglio condannarti io che son
venuto per salvare i peccatori ? Va in pace ',
e non peccar più : vade , et jam amplius noli
peccare.
Deh non temiamo di Gesù Cristo , temia
mo solo della nostra ostinazione , se dopo a
verlo offeso non vogliamo ubbidire alla sua
voce che ci chiama al perdono . Quis est qui
condemnet ? ( dice l'apostolo ) Christus Jesus
quimortuus est; qui etiam interpellat pro nobis.
Rom . 8. Se vogliamo restare ostinati , Gesù
Cristo sarà costretto a condaunarci . Ma se ci
pentiamo del mal fatto , che timore abbiamo
da avere di Gesù Cristo ? Chi ti ha da con
dannare? pensa ( dice san Paolo ) che ha da
condannarti quello stesso Redentore , ch'è
morto per non condannarti : quegli stesso ,
che per perdonare a te non ha voluto per
donare a se medesimo. Ut servum redimeret,
sibi ipsi non pepercit. S. Bernardo.
Va dunque peccatore, va alla stalla di Be
tlemme, e ringrazia Gesù bambino, che tre
ma di freddo per te in quella grotta , vagisce
e piange per te su quelle paglie ; ringrazia
questo tuo Redentore, ch' è venuto dal cielo
a chiamarti , ed a salvarti . Se desideri il per
dono , egli ti sta aspettando in quella man
giatoja per perdonarti . Va presto dunque
64
fatti perdonare . E poi non ti scordare dell'a
more che ti ha portato Gesù Cristo : Gratiam
fidejussoris ne obliviscaris. Eccli. 29. 20. Non
ti scordare ( dice il profeta ) di questa somma
grazia che ti ha fatta , in farsi egli malleva
dore de'tuoi debiti appresso Dio , con pren
der sopra di sè il castigo da te meritato: non
te ne scordare ed amalo. E sappi che se
tu l'amerai , non t'impediranno i tuoi pec
cati a ricever da Dio le grazie più grandi
e più speciali , ch'egli suol donare all'anime
più dilette : omnia cooperantur in bonum .
( Rom . 8.). Etiam peccata , soggiunge la Glos
sa . Si anche la memoria de' peccati fatti gio
va al profitto d'un peccatore che li piange
e li detesta ; poichè quella concorrerà a farlo
più umile, e più grato a Dio , vedendo che
Dio l'ha accolto con tanto amore: Gaudium
erit in coelo super uno peccatore poenitentiam
agente , quam super nonagintanovem justis .Luc .
15.7.Ma di qual peccatore ciò s'intende, che
dà più gaudio al cielo , che molti giusti in
sieme ? S' intende di quel peccatore , che
grato alla divina bontà , si dedica tutto con
fervore all' amor divino , come appunto fe
cero un san Paolo , una s . Maddalena, una
s . Maria Egiziaca , un s . Agostino , una santa
Margherita da Cortona . A questa santa special
mente, la quale prima era stata per molti anni
peccatrice, Dio fece vedere il suo luogo ap
parecchiato in cielo tra' serafini; e frattanto
in vita le faceva mille favori ; ond' ella ve
dendosi così favorita , un giorno gli disse :
65
Signore , come tante grazie a me ? vi siete
scordato delle offese che vi ho fatte ? E Dio
le rispose : e non sai , come io ho già detto ,
che quando un'anima si pente delle sue
colpe, io mi scordo di tutti gli oltraggi che
mi ha fatti ? Secondo già si protestò per Eze
chiele: si impius egeritpoenitentiam ....omnium
iniquitatum ejus non recordabor . Ezech.18.21.
Concludiamo. Dunque i peccati fatti non
c'impediscono di farci santi. Dio ci offerisce
pronto tutto l'ajuto , se lo desideriamo , e
se lo domandiamo.Che resta ? Resta che poi
ci diamo tutti a Dio , e gli consagriamo al
meno i giorni che ci rimangono di vita . Pre
sto su , che facciamo ? Se manca , manca per
noi, non per Dio. Non facciamo che queste
misericordie, e queste amorose chiamate che
ci fa Dio , ci abbiano da essere di rimorso ,
e di disperazione in punto di morte , allora
che non sarà più tempo di fare più niente ;
allora si farà notte : venit nox , in qua nemo
potest operari. Jo . 9. 4. Raccomandiainoci a
Maria ss. che si gloria , come dice san Ger
mano , di render santi i peccatori più per
duti , con ottener loro una grazia non solo
ordinaria , ma esimia di conversione ; e ben
ella può farlo, perchè quanto dimanda a Ge
sù Cristo , lo dimanda da madre : tu autem
materna in Deum auctoritate pollens , etiam
üs qui enormiter peccant , eximiam remissio
nis gratiam concilias. S. Germ . in encom . Deip .
Edella stessa ci fa animo , come la fa par
lare la s, chiesa , dicendo : mecum sunt divi
66
tiæ ... ut ditem diligentes me. Prov . 8. E in
altro luogo : in me gratia omnis viæ et ve
ritatis. In me omnis spes vitæ et virtutis. Ec
cli. 24. Venite , dice , a me tutti, perchè tro
verete tutta la speranza di salvarvi , e sal
varvi da santi .
Affetti e preghiere.
DISCORSO QUINTO
DISCORSO SESTO
Affetti , e preghiere.
DISCORSO SETTIMO
IIO
Affetti e preghiere.
Egli
mi DISCORSO OTTAVO
che
te, 11 Verbo eterno di ricco si fece povero.
dal
za
Excutere de pulvere, consurge, sede Jerusalem ,
10 Isaice 52. 2 .
na
to Via su , anima cristiana, ti dice il profeta,
+
scuotiti dalla polvere degli affetti terreni ;
} excutere de pulvere , consurge; via su alzati
пе dal fango, dove stai miseramente a giacere ,
i e siedi ; sede Jerusalem , siedi regina a domi
nare sopra le passioni che t'insidiano la glo
a ria eterna, e ti espongono al pericolo d' una
eterna ruina . Ma che avrà da fare quest'ani
i
113
ma, per giungere a ciò ? guardare e conside
rare la vita di Gesù Cristo, il quale essendo
quel ricco che possiede tutte le ricchezze del
cielo, e della terra, si è fatto povero , disprez
zando tutti i beni della terra. Chi considera
Gesù fatto povero per suo amore, non è pos
sibile che non si muova a disprezzar tutto
per amore di Gesù. Consideriamolo noi , e
perciò cerchiamo lume a Gesù ed a Maria .
Quanto v'è nel cielo e nella terra, tutto è
di Dio: Meus est orbis terræ ( dice il Signore) ,
et plenitudo ejus. Psalm . 49. 10. Ma questo
è росо, il cielo e la terra non è il tutto, ma
è una minima parte delle ricchezze di Dio.
Dio è quel ricco, la di cui ricchezza è infi
nita, e non può mancare; perchè la sua ric
chezza non dipende da altri , ma la possiede
in se stesso , ch'è bene infinito . Perciò dicea
Davide : Deus meus es tu , quoniam meorum
bonorum non eges. Ps. 15. i . Or questo Dio
sì ricco, si fe' povero col farsi uomo, affin di
far diventare ricchi noi poveri peccatori: ege
nus factus est, cum esset dives, ut illius inopia
vos divites essetis. 2 . Cor. 8 . 9 . Come ? un
Dio venire a farsi povero ! E perchè ? Inten
diamo il perchè . I beni di questa terra non
possono essere che terra e fango , ma fango
che accieca talınente gli uomini, ch'essi non
vedono più quali siano i veri beni . Prima
della venuta di Gesù Cristo , era il mondo
pieno di tenebre , perchè pieno di peccati.
Omnis caro corruperat viam suam . Gen. 6 .
12. Ogni uomo avea corrotta la legge e la
113
ragione, si che vivendo come bruti , intenti
solo ad acquistarsi beni o piaceri di questa
terra, niente più si curavano de' beni eterni.
Ma la divina misericordia fe ' , che venisse
lo stesso Figlio di Dio ad illuminare questi
uomini accecati . Habitantibus in regione um
bræ mortis lux orta est eis. Isaice 9. 2 .
Gesù fu chiamato la luce delle genti : lu
men ad revelationem gentium : lux in tene
bris lucet. Già il Signore prima ci avea pro
messo di farsi egli medesimo il nostro mae
stro, e maestro visibile agli occhi nostri ; il
quale venisse ad insegnarci la via della sa
lute, ch'è la pratica delle sante virtù , e spe.
cialmente della santa poverlà . Et erunt oculi
tui videntes præceptorem tuum . Isa. 30. 20.
Ma questo maestro dovea insegnarci non solo
colla voce , ma ancora, anzi più coll'esempio
della sua vita . Dice s. Bernardo, che la po
vertà non si ritrovava in cielo ; solo in terra
poteva trovarsi : ma l'uomo non conosceva il
di lei pregio, e perciò non la cercava. Per
tanto il Figlio di Dio discese dal cielo in
terra, e l'elesse per compagna di tutta la sua
vita, per renderla col suo esempio anche a
noi preziosa e desiderabile: paupertas non
inveniebatur in coelis , porro in terris abun
dabat, et nesciebat homo pretium ejus. Hanc
itaque Filius concupiscens descendit, ut eam eli
gat sibi, et nobis sua æstimatione facial pretio
sam . Serm . 1. in vig . Nat. Ed ecco il nostro
Redentor bambino , che già sul principio di
sua vita è fatto maestro di povertà nella spe
114
lonca di Betlemme, chiamata appunto dallo
stesso s . Bernardo , schola Christi, e da sant'A
gostino , spelunca magistra ..
A questo fine dispose Dio , che uscisse
l'editto di Cesare , acciocchè il Figlio na
scesse non solo povero , ma il più povero di
tutti gli uomini, facendolo nascere fuori
della propria casa , in una grotta ch'era
stanza d'animali. Gli altri poveri, nascendo
nelle loro case , nascono tuttavia con qualche
maggior comodità di panni , di fuoco , e d'as
sistenza di persone , che almeno per. com
passione loro soccorrono. Qual figlio. mai di
alcun povero nasce nelle stalle ? Nelle stalle
appena nascono le bestie . Come ciò avve
nisse, lo narra s . Luca . Venuto il tempo che
Maria dovea partorire, Giuseppe le va cer
cando alloggio in Betlemme . Va girando , e
cercandolo per le case , ma non lo trova , Lo
va a cercare nell'osteria , e neppure lo trova :
non erat eis locus in diversorio. Luc . 2..7 .
Onde fu costretta Maria a ricoverarsi , e par
torire in quella spelonca , dove con tutto il
concorso di tanta gente non vi stavano già
uomini, ma appena erano due animali . A ' fi
gli de' principi, che nascono , si apprestano
le stanze calde e addobbate di arazzi, le culle
d'argento , e i panni più fini, coll'assistenza
de' primi nobili e dame del regno. Al re del
cielo in vece della stanza addobbata e calda ,
gli tocca una grotta fredda , vestita d'erbe :
in vece delle coltrici di piume , gli tocca un
poco di paglia dura ' e pungente: in vece de'
115
panni fini, gli toccano poveri pannicelli, roz
zi, freddi ed umidi. Conditor angelorum ( dice
s. Pier Damiani ) non ostro opertus, sed vi
libus legitur panniculis involutus. Erubescat ter
rena superbia , ubi corruscat humilitas Salva
toris. Lib . 6. cap. 18. In vece di fuoco, e
dell'assistenza de' grandi, appena gli tocca
l' alito è la compagnia di due bestie : in vece
finalmente dalla culla d'argento , gli tocca
una vil mangiatoja. Come , dice s. Gregorio
Nisseno, il Re de' regi , che riempie il cielo
e la terra , non trova altro luogo nascendo
che un povero presepio di animali ? Qui com
plexu suo ambit omnia , in brutorum præsepe
reclinatur ? Si , perchè questo Re de' regi per
nostro amore voll'esser povero , ed il più
povero di tutti. Almeno i bambini de' poveri
hanno latte che basta a saziarli ; ma anche in à
ciò voll' esser povero Gesù Cristo , mentre il
latte di Maria era latte miracoloso , di cui
era ella provveduta, non dalla natura , ma
dal cielo, come ci avvisa la santa chiesa :
virgo lactabat ubere de cælo pleno . E Dio, per
compiacere il desiderio di suo Figlio , che
voleva essere il più povero di tutti , non prov
vide Maria di latte abbondante, ma solamente
di quello che appena bastava per sostentare
la vita del Figlio ; onde canta la stessa santa
chiesa : modico lacte pastus est.
E conforme nacque povero Gesù Cristo,
così seguì a viver povero in tutta la sua vita ;
e non solo povero, ma mendico ; mentre la
parola egenus di s . Paolo , nel testo greco si
116
gnifica mendico ; onde dice Cornelio a Lapi
de : patet Christum non tantum pauperem
fuisse, sed etiam mendicum . Il nostro Reden
tore dopo esser nato così povero , fu costretto
a fuggire dalla patria in Egitto . In questo
viaggio & . Bonaventura va considerando e
compatendo la povertà di Maria e di Giu
seppe , che viaggiano da poveri, per un cam
mino così lungo , portando il santo bambino,
che molto venne a patire per la loro povertà :
quomodo ( dice il santo ) faciebantde victu ?
Ubi nocte quiescebant ? Quomodo hospitaban
tur ? Ma di che altro potevano cibarsi, che
di poco pane , e duro ? Dove di notte allog
giavano in quel deserto , se non sopra il ter
reno allo scoverto , e sotto qualche albero ?
Oh chi mai avesse incontrati per quelle vie
questi tre gran pellegrini, per quali mai
gli avrebbe allora riputati, se non per tre
poveri mendichi ! Giungono in Egitto ; ed ivi
ciascun può considerare , essendo essi po .
veri e forestieri, senza parenti , senza amici,
la gran povertà che dovettero soffrire per
quei sette anni che vi abitarono . Dice s . Ba
silio , che in Egitto appena arrivavano a so
stentarsi, procacciandosi il vitto colle fatiche
delle loro mani : sudores frequentabant, ne
cessaria vitæ inde sibi quærentes. Scrisse Lan
dolfo da Sassonia , che talvolta Gesù fan
ciullo costretto dalla fame andava a cercare
un poco di pane a Maria , e Maria lo licen
ziaya , dicendo , che non vi era pane : ali
quando Filius famem patiens panem petit,
nec unde daret Mater habuit. In vita Christi
.
Da Egitto passano di nuovo alla Palestina
a vivere in Nazaret, ed ivi siegue Gesù a
vivere da povero . Ivi la casa è povera , è povera
la suppellettile : domuspaupercula , supellex e
xigua . Tale elegit hospitium fabricator mundi ,
dice s . Cipriano serm . 1. de nat. In questa
casa vive da povero , sostentando la vita coi
sudori e colle fatiche , come appunto vivono
gli artigiani , e i figli degli artigiani, secondo
era già chiamato e creduto dagli Ebrei, che di
ceano : nonne hic est faber ? nonne hic est fabri
filius ? Matth . 13. 55.Esce poi il Redentore fi
nalmente a predicare, ed in questi ultimi tre
anni di sua vita non muta già fortuna o stato ,
ma vive con maggior povertà di prima, vivendo
di limosine . Ond' ebbe a dire ad un cert 00
mo , che volea seguirlo , affin di poter vivere
più comodamente; sappi , gli disse : vulpes
foveas habent , volucres cæli nidos ; Filius ho
minis non habet ubi caput reclinet. Matth . 8 .
19. E volle dire: uomo , se tu speri con farti
mio seguace di avanzare il tuo stato , erri ,
perchè io sono venuto ad insegnare in terra
la povertà ; e perciò mi sono fatto più po
vero delle volpi e degli uccelli , che hanno
le loro tane e i loro nidi ; ma io in questo
mondo non ho neppure un palmo di terra
mio proprio , dove mettere a riposar la testa ;
e tali voglio che sieno ancora i miei disce
poli . Speras ( commenta il suddetto testo
Cornelio a Lapide ) te in mei sequela rem
118
tuam augere ? sed erras , quia ego , velut per
fectionis magister , pauper sum , talesque volo
esse meos discipulos. Poichè , come dice s. Gi
rolamo : servus Christi nihil præter Christum
habet. Epist. ad Herod. I veri servi di Gesù
non hanno , nè desiderano d'avere altro che
Gesù. Povero in somma visse sempre Gesù
Cristo , e povero finalmente morì, mentre
per seppellirlo bisognò che Giuseppe d’Ari
matea gli desse un luogo , ed altri per limo
sina gli dessero un lenzuolo da coprirgli il
morto corpo .
Ugon cardinale , considerando la povertà ,
i disprezzi , e le pene a cui volle sottomet
tersi il nostro Redentore, dice: quasi insanus
factus , ad miserias nostras descendit. Sembra,
che Dio per amore degli uomini sia andato
in pazzia , volendo abbracciarsi con tante
miserie , per ottenere loro le ricchezze della
grazia divina, e della gloria beata . E chi mai ,
dice lo stesso autore , avrebbe potuto cre
dere , se Gesù Cristo non l avesse fatto ,
ch'egli essendo il padrone di tutte le ric
chezze , abbia voluto rendersi così povero!
essendo il Signore di tutti , abbia voluto
farsi servo ! essendo Re del cielo , assumere
tanti disprezzi ! essendo beato, assumere tante
pene ! Quis crederet divitem ad paupertatem
descendere, dominum ad servitutem , regem ad
ignominiam , deliciosum ad austeritatem ! Vi
sono in terra sì bene de principi pietosi,
che godono d'impiegare le loro ricchezze in
sollievo de' poveri; ma dove mai si è ritro
119
vato un re , che, per sollevare i poveri , siasi
fatto egli povero simile ad essi , come Gesù
Cristo ? Si narra come un prodigio di carità
quel che fece il santo re Eduardo, che vedendo
un povero mendico sulla via, il quale non pote
va muoversi , e stava da tutti abbandonato , que
sto principe con affetto se lo prese sulle spalle ,
e lo porto alla chiesa . Si , fu questo un gran
d'atto di carità , che fe' stordire i popoli .;
ma s. Eduardo con far ciò non lasciò di es
ser monarca , e restò ricco qual era. Ma il
Figlio di Dio , il Re del cielo e della terra ,
per salvare la pecorella perduta , qual era
1 uomo, non solo discese dal cielo per ve
nire a cercarla , non solo se la pose sulle
spalle , ma depose anche la sua maestà , le
sue ricchezze , i suoi onori ; e si fece povero,
anzi il più povero tra gli uomini : abscondić
purpuram sub miserice vestimentis, dice s . Pier
Damiani , serm . 61. Nascose la porpora , cioè
la sua maestà divina , sotto le vesti d'un
misero garzone di un fabbro: qui alios ditat
( ammira s . Gregorio Nazianzeno ) , pauper
tate afficitur ; carnis meæ paupertatem subit ,
ut ego divinitatis opes consequar. Quegli , che
provvede di ricchezze i ricchi, si elegge d'es
ser povero , affin di meritare a noi , non già
le ricchezze terrene misere e caduche , ma
le divine, che sono immense ed eterne; pro
curando così col suo esempio di distaccarci
dall'affetto de' beni mondani , che portano
seco un gran pericolo dell'eterna ruina. Si
riferisce nella vita di s . Giovan Francesco
120
Regis, che l'ordinaria sua meditazione era
la povertà di Gesù Cristo .
Riflette Alberto Magno , che Gesù Cristo
volle nascere in un presepio , esposto alla
via pubblica, per due fini: l'uno per farci me
glio intendere , che tutti siam pellegrini in
questo mondo , e che vi stiamo di passaggio ,
hospes es, vides, et transis, dice s . Agostino .
Chi si trova ad alloggiare in un luogo di pas
saggio , certamente che non vi mette affetto,
pensando, che tra poco l' ha da lasciare . Oh !!
se gli uomini pensassero continuamente, che
su questa terra son viandanti , e di passaggio
all' eternità , chi mai si attaccherebbe a que
sti beni, con pericolo di perdere i beni e
terni ? L'altro fine fu , dice Alberto Magno ,
ut mundum contemnere doceret; acciocchè noi
dal suo esempio imparassimo a disprezzare
il mondo , che non ha beni che possano con
tentare il nostro cuore . Insegna il mondo a'
suoi seguaci , che la felicità consiste nel pos
sesso delle ricchezze , de' piaceri , e degli o
nori ; ma questo mondo ingannatore fu con
dannato dal Figlio di Dio nel farsi uomo :
nunc judicium est mundi. Joan. 12. 31. E
questa condanna del mondo ( come dicono
s . Anselmo, e s . Bernardo ) principiò nella
stalla di Betlemme . Volle Gesù Cristo in
quella nascer povero , ut inopia illius divites
essemus; acciocchè al suo divino esempio to
gliessimo dal cuore l'affetto alle robe , e lo
ponessimo alle virtù , ed al santo amore. Ini
tiavit Christus ( scrisse Cassiano ) viam no
121
vam , dilexit quæ mundus odio habuit, pau
pertatem .
Perciò i santi , all'esempio del Salyatore,
hanno cercato di spogliarsi di tutto , per se
guire da poveri Gesù Cristo povero . Dice
s. Bernardo : ditior Christi paupertas cunctis
thesauris sæculi. Serm . 5. in vig. nat. La po
vertà di Gesù Cristo apportò a noi più beni
che tutti i tesori mondani, perchè ella ci
buove ad acquistare le ricchezze del cielo
con disprezzare quelle della terra . Ecco un
s. Paolo che diceva : omnia arbitror ut ster
cora , ut Christum lucrifaciam , Philip . 3. L'a
postolo , a confronto della grazia' di Gesù
Cristo , stimava ogni altra cosa letame e
sterco . Ecco un s . Benedetto che nel fiore
della sua gioventù lascia i comodi della sua
ricca casa paterna , e va a vivere in una spe
lonca , ricevendo la limosina di un poco di
pane dal monaco Romano , che per carità
così lo sostentaya . Ecco un s . Francesco
Borgia , che lascia tutte le sue ricchezze , e
se ne va a vivere da povero nella compagnia
di Gesù . Ecco un s . Antonio Abbate , che
vende tutto il suo ricco patrimonio , lo dis
pensa a' poveri , e poi se ne va a vivere in
un deserto . Ecce un s. Francesco d'Assisi,
che rinuncia al padre anche la camicia , per
vivere mendicando in tutta la sua vita .
Chi vuole robe , diceva s . Filippo Neri,
non si farà mai santo. Sì , perché in quel
cuore che sta pieno di terra , non trova luo
go l'amor divino : affers ne cor vacuum ?
Lig ., undici discorsi ecc . 6
I 22
questo era il requisito più necessario che
cercavano i monaci antichi , per accettare al
cuno che veniva ad aggregarsi nella loro
compagnia . E dicendo , porti il cuor voło
degli affetti di terra ? volean dire : altrimenti
sappi , che non mai potrai essere tutto di Dio:
ubi enim ( disse Gesù Cristo ) est thesaurus
tuus, ibi est et cor tuum. Matth. 6. Quello è
il tesoro di ciascuno , quel bene ch'egli sti
ma ed ama . Essendo morto una volta un cer
to ricco, ed essendosi dannato , s. Antonio
di Padova pubblicò dal pulpito la sua dan
nazione, ed in segno di ciò disse, che andas
sero a vedere il luogo dove stavano i suoi
danari, che avrebbono trovato il suo cuore.
In fatti andarono , e trovarono il cuore di
quel miserabile ancora caldo in mezzo a'de
nari . Non può esser Dio il tesoro di quell'a
nima, che tiene l'affetto ai beni di questa
terra ; perciò pregava Davide : cor mundum
crea in me Deus. Ps. 50. Signore, purgate il
mio cuore dagli affetti terreni , acciocch'io
possa dire, che voi solo siete il Dio del mio
cuore , e la mia ricchezza eterna : Deus cor
dis mei, et pars mea Deus in æternum . Chi
dunque vuol farsi veramente santo , bisogna
che scacci dal cuore ogni cosa che non è Dio .
Che tesori ! che robe ! che ricchezze ! A che
servono questi beni , se non contentano il
cuore , e presto gli abbiamo da lasciare ? No
lite thesaurizare vobis thesauros in terra , ubi
ærugo et tinea demolitur : thesaurizale vobis
thesauros in cælo . Matth . 6. 19 .
123 4
Oh che beni immensi apparecchia Dio nel
cielo a chi l'ama ! Oh che tesoro è la grazia
di Dio , e ' l divino amore a chi lo sa cono
scere ! Mecum sunt divitiæ , et opes superbæ ,
ut ditem diligentes me. Prov. 8. 8. Dio in se
stesso contiene, e porta seco la ricchezza ,
e 'l premio : ecce merces mea cum eo , diceya
Isaia (62.11 .) Dio solo in cielo è tutto il pre
mio de' beati; egli solo basta a farli appieno
contenti : ego ero merces tua magna nimis.
Gen. 15. 1. Ma chi vuole amare Dio assai
in cielo , bisogna che prima l' ami assai in
questa terra. Con quella misura d'amore ,
colla quale finiremo il viaggio di nostra vita,
con quella seguiremo poi ad amare Dio in
eterno. E se vogliamo assicurarci di non a
verci più a separare da questo sommo bene
nella presente vita , stringiamolo sempre più
coi legami del nostro amore , dicendo colla
sacra sposa:: inveni quem diligit anima mea :
tenui eum nec dimittam . Cant. 3. Come la
sposa tenne il suo diletto ? Brachis charita
tis, colle braccia dell'amore , risponde Gu
glielmo nel luogo citato . Si, dice s. Ambro
gio ( in ps. 118. serm . 7 ) : Tenetur Deusvin
culis caritatis. Dio da noi si fa legare dai lacci
dell'amore . Felice dunque chi potrà dire,
con s. Paolino : habeant sibi divitias suas di
vites, regna sua reges, mihi Christus divitiæ
et regnum est. E con s . Lorenzo : amorem
tui solum cum gratia tua mihi dones , et dives
sum satis. Signore, dammi la grazia tua , il
tuo santo amore ; fa ch' io t'ami , e sia ama
124
to da te ; et dives sum satis , e son ricco ab
bastanza ; altro non desidero , nè ho più che
desiderare. Non pavet ( dice s . Leone ) indi
gentia laborare , cui donatum est in Domino
omnia possidere. Serm . 4. in quadr. Non la
sciamo poi sempre di ricorrere alla divina
Madre , e di amarla sopra ogni cosa dopo
Dio, assicurandoci ella ( come la fa parlare
la santa chiesa ) che fa ricchi di grazie tutti
coloro che l'amano : mecum sunt divitice ..
ut ditem diligentes me.
Colloquio.
- sen
126
DiscoRSO Nono
Colloquio.
DiscoRSO DECIMO
.
150
COLLOQUIO
DISCORSO UNDECIMO
1
153
fernorum . Ibid . Se dunque tutte le creature
adorano questo gran nome , tanto più dob
biamo adorarlo noi peccatori , mentre a no
stro riguardo gli è imposto questo nome di
Gesù , che significa salvatore ; ed a questo
fine ancora , per salvare i peccatori , egli è
sceso dal cielo : propter nos homines, et pro
pter nostram salutem descendit de coelis, et ho
mo factus est. Dobbiamo adorarlo , e nello
stesso tempo ringraziare Iddio , che gli ha
dato questo nome per nostro bene ; poiché
questo nome ci consola , ci difende , e c'in
fiamma. Tre punti del nostro discorso. Ve
diamolo ; ma prima cerchiamo luce a Gesù
ea Maria.
Per prima , il nome di Gesù ci consola ;
mentre invocando Gesù noi possiam trovare
il sollievo in tutte le nostre afllizioni. Ricor
rendo a Gesù , egli vuol consolarci, perchè
ci ama; e può consolarci , poich' egli non
solamente è uomo , ma ancora è Dio onni
potente ; altrimenti non potrebbe avere pro
priamente questo gran nome di Salvatore.
Il nome di Gesù importa l' esser nome d'una
potenza infinita, e insieme d'una sapienza
e d'un amore infinito ; imperocchè, se in Gesù
Cristo non concorrevano tutte queste perfe
zioni , egli non avrebbe potuto salvarci. Ne
que enim ( dice s. Bernardo ) posses te vo
care Salvatorem , si quidpiam horum defuisset.
Serm . 2. de circumcis. Onde dice il santo ,
parlando della circoncisione : circumciditur
tanquam filius Abrahæ ., Jesus vocatur tan
7
154
quam Filius Dei. Serm . 1. de circumcis. Egli
é ferito come uomo col segno di peccatore ,
mentre si ha addossato il peso di soddisfare
per li peccatori, e già sin da bambino vuol
cominciare a soddisfare i loro delitti , con
patire e sparger sangue ; ma si chiama poi
Gesù , si chiama Salvatore , come Figlio di
Dio , perchè solamente a Dio compete il sal
vare .
Il nome di Gesù è chiamato dallo Spirito
Santo olio diffuso : olcum effusum nomen
tuum. Cant. 1. 3. E con ragione, dice s . Ber
nardo , perchè siccome l'olio serve per luce ,
per cibo , e per medicina, così primiera
mente il nome di Gesù egli è luce: lucet
prædicatum . E d'onde mai , dice il santo ,
così subito risplendè nella terra la luce della
fede , sicchè tra poco tempo tanti gentili co
nobbero il vero Dio , e si fecero suoi seguaci ,
se non col sentir predicare il nome di Gesù ?
Unde putas in toto orbe tanta , et tam subita
fidei lux , nisi prædicato nomine Jesu ? Serm .
15. In questo nome noi fortunati siamo stati
fatti figli della vera luce , cioè figli della s.chie
sa ; poichè abbiamoavuta la sorte di nascerein
grembo alla chiesa Romana , in regni cristiani
e cattolici : grazia e sorte non concessa alla
maggior parte degli uomini , che nascono tra
gl'idolatri, maomettani , o eretici. Inoltre , il
nome di Gesù è cibo che pasce l'anime no
stre . Pascit recogitatum . Questo nome dà forza
a' fedeli di trovar pace e consolazione anche
in mezzo alle miserie , ed alle persecuzioni
155
in questa terra . I santi apostoli maltrattati
e vilipesi giubilavano , essendo confortati dal
nome di Gesù. Ibant gaudentes a conspectu
concilii, quoniam digni habiti sunt pro no
mine Jesu contumeliam pati. Act . 5. 41. È
luce, è cibo, ed è ancora medicina a chil'invo
ca : invocatum lenit, et ungit. Dice il santo Ab
bate : ad exortum nominis lumen : nubilum dif
fugit, redit serenum . Se l'anima sta afflitta e tur
bata , fate che nomini Gesù , che subito da
lei fuggirà la tempesta , e tornerà la pace.
Labitur quis in crimen ? currit ad laqueum
mortis desperando ? nonne , si invocet nomen
vitæ , confestim respirat ad vitam ? Se mai
alcun miserabile è caduto in peccato , e sente
diffidenza del perdono , invochi questo nome
di vita , che subito sentirà rincorarsi a spe
rare il perdono : nominando. Gesù , che dal
Padre a tal fine è stato destinato per nostro
Salvatore , per ottenere a' peccatori il per
dono . Dice Eutimio , che se Giuda , quando
fu tentato a disperarsi , avesse invocato il
nome di Gesù , non si sarebbe disperato : si
illud nomen invocasset , non perüsset. Eutim .
in cap. 27. Matth . Onde poi soggiunge , che
non mai giungerà all'ultima ruina di dispe
rarsi qualunque peccatore , perduto che sia,
il quale invocherà questo santo nome , ch'è
nome di speranza, e di salute: longe est de
speratio, ubi est hujus nominis invocatio .
Ma i peccatori lasciano d'invocare questo
nome di salute , perchè non vogliono guarire
dalle loro infermità . Gesù Cristo è pronto a
156
sanare tutte le nostre piaghe ; ma se taluno
ama le sue piaghe , e non vuol esser sanato,
come può guarirlo Gesù Cristo ? La ven . suor
Maria Crocifissa Siciliana vide una volta il
Salvatore , che stava come dentro uno spe
dale , e che andava in giro colle medicine in
mano , per guarire quegl'infermi che ivi sta
vano ; ma quei disgraziati in vece di ringra
ziarlo, e di chiamarlo , lo discacciavano da
loro . Così fanno molti peccatori; dopo che
si sono volontariamente avvelenati col pee
cato , ricusano la salute , cioè la grazia che
Gesù Cristo loro offerisce , e così restano mi
seramente perduti nelle loro infermità. Ma
all'incontro che timore può avere quel pec
catore che ricorre a Gesù , poiché Gesù me
desimo si offerisce ad ottenerci dal suo Pa
dre il perdono , avendo egli già colla sua
morte pagata la pena a noi dovuta ? Qui of
fensus fuerat, dice s . Lorenzo Giustiniani,
ipse se intercessorem destinavit ; quod illi de
hebatur exsolvit. Serm . in nat. Onde poi sog
giunge il santo : si configeris ægritudine, si
doloribus fatigaris, si concuteris formidine ,
Jesu nomen edito. Povero infermo, se ti ri
trovi aggravato da infermità , o da dolori , e
da timori , chiama Gesù , ed egli ti conso
lerà . Basterà che in suo nome preghiaino
l' eterno Padre , e ci sarà dato quanto chie
deremo . È promessa questa di Gesù medesi
mo , replicata più volte , non può fallire : si
quid. petieritis Patrem in nomine meo , dabit
vobis; Jo . 16 .: quodcumque petieritis Patrem
157
in nomine meo , hoc faciam . Jo . 15. 16 .
In secondo luogo abbiam detto che il no
me di Gesù ci difende. Sì , egli ci difende da
tutte l'insidie, ed assalti de' nemici , Il Mes
sia appunto perciò fu chiamato il Dio forte ,
Deus fortis ; e dal Savio fu chiamato il suo
nome una fortissima torre , turris fortissima
nomen tuum ; Prov . 18. 10.: acciocchè noi
intendiamo , che non aprà timore di tutti
gl ' insulti dell'inferno, chi si avvale delle
scudo di questo potentissimo nome. Christus
( scrive s. Paolo , Philipp. cap . 2.) humiliavit
sernetipsum , factus obediens usque ad mortem ;
mortem autem crucis. Gesù Cristo in sua vita
si umilió ubbidendo al Padre sino a morir
crocifisso : viene a dire , dice s . Anselmo , si
umilið tanto che più non potè umiliarsi; e
perciò il suo divin Padre , per lo merito di
questa umiltà e ubbidienza del Figlio , lo
sublimò tanto che non potè più sublimarlo:
ipse se tantum humiliavit , ut ultra non posset ;
propter quod Deus tantum exaltavit , ut ultra
non posset. Quindi il Padre gli ha dato un
nome superiore ad ogni nome : propterea de
dit illi nomen super omne nomen , ut omne
genuflectatur cælestium , terrestrium , et infer
norum . Gli ha dato un nome si grande e sì
potente , ch'è venerato dal cielo , dalla terra,
e dall'inferno . Nome potente in cielo , per
ch' egli può ottenerci tutte le grazie : potente
in terra , perchè può salvare tutti coloro che
divotamente l'invocano: potente nell'inferno,
perchè tal nome atterrisce tutti i demonj . Tre
158
mano quegli angeli ribelli al suono di questo
nome sacrosanto , poichè si ricordano , che
Gesù Cristo è stato quel forte che ha di
strutto il dominio , e le forze ch'essi prima
avevano sopra degli uomini . Tremano , dice
san Pier Grisologo, perchè in questo nome
debbono adorare tutta la maestà d'un Dio :
in hoc nomine deitatis adoratur tota majestas.
Serm. 114. Disse il medesimo nostro Salva
tore , che in questo suo potente nome avreb
bero i suoi discepoli discacciati i demonj : in
nomine meo dæmonia ejicient. Marc. 16 .
17. Ed in fatti la santa chiesa negli esor
cismi, di questo nome sempre si avvale per
discacciare gli spiriti infernali dagli ossessi.
Ed i sacerdoti che assistono a' moribondi ,
del nome di Gesù si avvalgono , per liberare
i loro infermi dagli assalti più terribili , che
l'inferno dà in quel punto estremo della
morte .
Leggasi la vita di s . Bernardino da Siena ,
e veggasi quanti peccatori convertì questo
santo , quanti abusi distrusse, e quante città
santifico coll'insinuar predicando a ' popoli
l'invocare il nome di Gesù . Disse s. Pietro ,
che non vi è altro nome a noi dato , in cui
bisogna trovar la salute , che questo nome
sacrosanto di Gesù : nec etiam aliud nomen
est sub cælo datum hominibus , in quo opor
teat nos salvos fieri. Act . 4. 12. Gesù è quello
che non solamente ci ha salvati una volta,
ma continuamente ci salva per li suoi meriti
dal pericolo del peccato , ogni volta che con
159
confidenza l'invocheremo. Quodcumque pe
tieritis Patrem in nomine meo , hoc faciam .
Jo . 14. 13. Onde s . Paolo ci anima , dicendo ,
che chiunque l'invoca , certamente sarà sal
vo : quicumque invocaverit nomen Domini,
salvus erit. Rom. 10. Nelle tentazioni dun
que , replico con s . Lorenzo Giustiniani : si
tentaris a diabolo , si ab hominibus opprimeris,
Jesu nomen edito. Se i demonj, o gli uomini
t' infestano, e ti spingono al peccato , chiama
Gesù , e sarai salvo , e se le tentazioni sie
guono a perseguitarti, siegui tu ad invocare
Gesù , che non mai caderai. Quei che prati
cano questa gran divozione , si prova col
l'esperienza , che si mantengono saldi , e
sempre vincono. Aggiungiamoci ancora sem
pre il nome di Maria , il quale anche spa
venta l'inferno , e saremo sempre sicuri.
Hæc brevis oratio ( dice Tommaso da Kem
pis ) Jesus et Maria, facilis ad tenendum , fortis
ad protegendum . Questa orazione cosi breve,
e cosi facile a tenerla in memoria , ella è
potente a liberarci da ogn'insulto de' nemici .
In terzo luogo , il nome di Gesù non solo
consola e difende da ogni male , ma ancora
infiamma di santo amore tutti coloro che con
divozione lo nominano . Il noine di Gesù ,
cioè di Salvatore , è nome che in sè esprime
amore , mentre ci ricorda quanto ha fatto,
quanto ha patito Gesù Cristo per salvarci ..
Nomen Jesus signum est repræsentans tibi o
mnia quæcumque Deus fecit propter salutem
humanæ naturæ , dice s . Bernardo, serm . 48 .
160
Onde con tenerezza un autor divoto gli di
ceva : 0 Gesù mio, troppo ti è costato l'es
sere Gesù , cioè mio Salvatore : o Jesu ,
quanti tibi constitit esse Jesum , Salvalorem
meum !
Scrive s . Matteo , parlando della crocifis
sione di Gesù Cristo : et imposuerunt super
caput ejus causam ipsius scriptam : hic est
Jesus Rex Judæorum . 27. 37. Dispose dun
que l'eterno Padre , che sulla croce , dove
morì il nostro Redentore , si leggesse scritto:
questo è Gesù , il Salvatore del inondo. Così
scrisse Pilato , non già perchè l'avesse giu
dicato reo , a cagion di aversi Gesù Cristo
assunto il nome di Re , siccome l'accusavano
i Giudei , poiché Pilato non fe ' conto di que
sta accusa , e nello stesso tempo che lo con
dannò ben lo dichiarò innocente , protestan
dosi di non aver parle nella di lui morte ;
innocens sum a sanguine justi hujus : ma per
chè gli diede il titolo di Re ? lo scrisse per
volontà di Dio , il quale volle con ciò dire a
noi : uomini , sapete perchè muore questo
mio Figlio innocente ? muore , perch'è vo
stro Salvatore: muore questo pastore divino
su questo legno infame, per salvare voi , sue
pecorelle. Perciò fu detto ne' sagri cantici :
oleum effusum nomen ejus. Spiega s. Bernar
do : nempe effusio divinitatis. Nella redenzione
Dio stesso per l' amore che ci portava , tutto
a noi si diede , e si comunicò . Dilexit nos ,
et tradidit semetipsum pro nobis. Ephes. 5.
2. E per potersi a noi comunicare , egli si
161
assunse il peso di pagare le pene a noi do
yute . Languores nostros ipse tulit , et dolores
nostros ipse portavit . Is. 53. Con quel titolo ,
dice s . Cirillo Alessandrino ( lib . 12. in Jo . ),
volle scancellare il decreto prima già fatto di
condanna contro noi poveri peccatori: hoc
titulo adversus genus nostrum chirographum
in cruce confixo delevit. Secondo quel che
già scrisse l' apostolo : delens quod adversus
nos erat chirographum decreti. Col. 2. 14 .
Egli , l'amante nostro Redentore , volle libe
rarci dalla maledizione da noi meritata , fa
cendosi egli l'oggetto delle maledizioni di
vine con caricarsi di tutti i nostri peccali :
Christus redemit nos de maledicto , factus pro
nobis maledictum . Gal. 3. 13 .
Ond' è che un'anima fedele , nominando
Gesù , e ricordandosi col nominarlo di quel
che ha fatto Gesù Cristo per salvarla , non
è possibile , che non si accenda ad amare chi
tanto l'ha amata : cum nomino Jesum , diceva 1
CON PERMISSIONE
167
INDICE
Discorso I.
Discorso III .
Discorso IV .
Discorso V.
Discorso VI.
Discorso IX .
Discorso X.
Discorso XI .
99473371
Prezzo del presente volume di
fogli 12. a centesimi 12. il
L. 1. 44 .
foglio
» 0. 12 .
Legatura
L. 1. 36 .