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OPERE

DEL DLATO

ALFONSO M. DE LIGUORI

CLASSE PRIMA

OPERE ASCETICHE

VOLUME DECINOQUARTO

DISCORSI
IN OCCASIONE DI FLAGELLI
E PER LA NOVENA DI NATALE .

TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826.
N160
OPERE

DEL BEATO

ALFONSO MARIA DE LIGUORI

CLASSE PRIMA

OPERE ASCETICHE

VOLUME DECIMOQUARTO

DISCORSI IN OCCASIONE DI FLAGELLI


E PER LA NOVENA DI NATALE

TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826 .
1
NOVE DISCORSI

PER PREDICARE

IN OCCASIONE DI FLAGELLL

DEL BEATO

ALFONSO MARIA DE LIGUORI

TORINO
PRESSO GIACINTO MARIETTI
STAMPATORE -LIBRAJO
1826
5

DISCORSI

DA FARSI IN TEMPO DI FLAGELLI

Si avverta , che questi discorsi non si sono qui com


pitamente distesi, ma vi si sono solamente notati i passi,
che s'appartengono agli assunti, e vi si sono appena
accennati i sentimenti, affin di dare materia a' pre
dicatori di distenderli ed ampliarli a lor piacere; con
aggiungervi essi poi la moralità contro i vizj , ' dove
meglio tornerà loro in acconcio .

DISCORSO PRIMÒ

Dio minaccia di castigarci per liberarci dal castigo.

Heu consolabor super hostibus meis ,


et vindicabor de inimicis meis. Isaia 1. 24 .

Ecco
cco come parla Dio , quando parla di ca
stighi , e di vendetta : dice ch' egli è costret
to dalla sua giustizia a vendicarsi de'suoi ne
mici . Ma notate , premette la parola heu !
questa parola è un'aspirazione di dolore, colla
quale vuol darci ad intendere , che se Dio
fosse capace di piangere, prima di castigarci,
piangerebbe amaramente , in vedersi obbli
gato ad aflliggere noi sue creature, ch'esso ha
tanto amate fino a dar la vita per nostro
amore : heu ( dice Cornelio a Lapide) dolen
6
tis est vox , non insultantis : significat se dolen
tem et invitum punire peccatores. No , questo
Dio ch'è padre delle misericordie , e che
tanto ci ama , non ha genio di punirei e d'af
fliggerci, ma di perdonarci e consolarci. Ego
enim scio cogitationes quas ego cogilo super vos,
ait Dominus, cogilationes pacis , et non affli
ctionis. Jer. 29. 11. E giacchè è questo , dirà
talupo , perchè ora Dio ci castiga ? o almeno
dimostra di volerci castigare. Perchè ? perchè
vuol usarci misericordia. Questo suo segno
che ora ci dimostra , tutto è pazienza e mi- .
sericordia. Intendiamo dunque, uditori miei,
che il Signore al presente si fa vedere sde
gnato , non già per castigarci , ma acciocchè
noi togliamo i peccati, e cosi egli possa per
donarci . Ecco l'assunto del discorso : Dio mi
naccia di castigarci per liberarci dal castigo.
Le minaccie degli uomini ordinariamente
sono effetti della loro superbia , ed impoten
za ; onde allorchè possono vendicarsi, niente
minacciano, per non dare occasione a'nemici
di sottrarsi dalla loro vendetta . Solamente
quando manca loro la potenza di vendicarsi,
allora si servono delle minaccie , per con
tentare almeno così il loro sdegno , col tor
mentare almeno col timore i loro nemici .
Non sono così all'incontro le minaccie che
fa Dio , sono elle tutte d'altra natura. Egli
non minaccia per impotenza di punirci, per
chè ben può vendicarsi quando vuole ; ma ci
sopporta per vederci penitenti, e liberi dal
castigo. Dissimulat peccata hominum propter
poenitentian . Sap. 11. 24. Nè minaccia per
odio , affin di tormentarci col timore ; Dio
ininaccia per amore , acciocchè noi ci con
vertiamo, e così sfuggiamo il castigo : minac
cia , perchè non vuol vederci perduti: minac
cia in somma , perché ama le anime nostre .
Pareis antea omnibus , quoniam tua sunt Do
mine , qui amas animas. Sap. 11. 27. Minac
cia ; ma frattanto sopporta , e trattiene il ea
stigo ; perchè non vuol vederci dannati , ma
emendati. Patienter agit propter vos , nolens
aliquem perire, sed omnes ad pænitentiam re
verii. 2. Petr. 3.9 . Sicché le minaccie di Dio
son tutte tenerezze , e voci amorose della sua
bontà , colle quali intende di salvarci dalla
pena che meritiamo.
Griủa Giona : adhuc quadraginta dies, et
Ninive subvertetur . Jona 3. 4. Poveri Ninivili ,
dice , è già arrivato il tempo del vostro ca
stigo ; io ve l'annunzio da parte di Dio ; sip
piate che tra quaranta giorni Ninive sarà sub
bissata , e non vi sarà più nel mondo. Ma
come va che poi Ninive fe ' penitenza, e non
fu castigata ? Et misertus est Deus . Ibid . 10 .
Onde Giona se ne afllisse , e lamentandosi
col Signore gli disse : io per questo me n'era
fuggito in Tarsi, perchè so che voi siete pie
toso , minacciate , e poi non castigate : scio
enim quia tu Deus clemens et misericors es, et
ignoscens super malitia. Jon . 4. 2. Quindi egli
se ne fuggì da Ninive, e stando in campagna
si ricoverò sotto un'edera , per ripararsi dai
raggi cocenti del sole ; ma il Signore che fe
8
ce ? fece , che l'edera si seccasse , e Giona di
nuovo se ne afllisse tanto , che cercava la
morte . Allora gli disse Dio : tu doles super
hederam , in qua non laborasti , neque fecisti,
ut cresceret ... et ego non parcam Ninive? Jon .
4. 10. Tu ti lamenti dell'edera perduta , che
non è stata da te creata ; e non vuoi poi ch'io
perdoni agli uomini , che ho creati colle mie
mani ? La ruina poi , che'l Signore fece in
timare a Ninive , spiega s. Basilio ', ch' ella
non fu già profezia , ma fu una semplice mi
naccia , per cui volea veder quella città con
vertita. Dice il Santo , che Dio spesso si di
mostra irato , perchè vuol usarci misericor
dia , e minaccia non già per castigarci, ma per
salvarci dal castigo : indignans miseretur , et
minitans salvare desiderat. Soggiunge s . Ago
stino , che quando alcuno dice , guardati , è
segno che non vuole farti danno. Qui clamat
tibi, observa , non vult ferire. E così appunto
fa Dio con noi , ci minaccia il castigo dice
s . Girolamo), non per darcelo , ma per libe
rarcene , se noi al suo avviso ci emendiamo :
in hoc clementia Dei ostenditur ; qui enim præ
dicit poenam , non vult punire peccantes. Voi,
Signor mio , dice s . Gregorio , par che incru
delite , ma allora più che mai volete salvar
ci ; minacciate , ma con tali minaccie altro non
pretendete , che di chiamarci a penitenza :
sævis et salvas; terris et vocas. Potrebbe egli
castigare i peccatori improvvisamente, con
farli morir di subito , senza dar loro tempo
di penitenza . Ma no , si fa vedere sdegnato,
9
si fa vedere co'flagelli alla mano , per vederli
ravveduti prima che puniti.
Disse il Signore a Geremia : dices ad cos,
si forte audiant, et avertatur, unusquisque a
via sua mala , et poeniteat me mali quod co
gito facere eis. Jer. 26. 3. Va (gli disse ) e
di a' peccatori ( se vogliono sentirti ) che se
lasciano il peccato , io lascerò di mandar loro
i castighi co' quali ho pensato di punirli. A
vete inteso , fratelli miei ? Lo stesso vi fa
sentire oggi il Signore per bocca mia . Se voi
vi emendate , egli rivocherà la sentenza del
castigo. Dice s. Girolamo : neque Deus homi
nibus, sed vitiis irascitur . Iddio non odia noi ,
.ma i nostri peccati . E soggiunge il Griso
stomo , che anche de' nostri peccati si di
mentica , se noi di loro ci ricordiamo : Si nos
-peccatorum meminerimus , Deus obliviscetur ,
S'intende , sempre che noi umiliati ci emen
diamo , e gliene cerchiamo perdóno, secondo
egli stesso promette : Humiliati sunt, non dis
perdam eos. 2. Par. 12.7.
Ma per emendarci, bisogna temere il ca
stigo ; altrimenti non ci ridurremo mai a mu
tar vita . È vero , che Dio prolegge chi spera
nella sua misericordia : protector est omnium
sperantium in se . Psalm . 17. 51.: ma chi
spera, e chi insieme teme la sua giustizia ;
perchè la speranza senza timore degenera in
presunzione , e temerità : Qui timent Domi
num , speraverunt in Domino : adjutor , et
protector eorum est. Psalm . 113. 19. Spesso
parla il Signore nelle scritture del rigore de'
IO
suoi giudizi , e dell'inferno , e del gran nu
mero che ci va . Ne terreamini ab his qui oc
cidunt corpus ; timete eum , qui habet potesla
tem mittere in gehennam . Lucæ 12. 4. Spa
tiosa via est quæ ducit ad perditionem , et
multi sunt qui intrant per eain. Matt. 7 . 13 .
E perchè ? acciocchè il timore ci stacchi da'
vizi, dalle passioni , e dalle occasioni; e così
possiam poi giustamente sperar la salute , la7
quale non si dà se non agl' innocenti , o a
penitenti che sperano , e temono. Oh che
forza ha per raffreuarci dal peccare il timore
dell'inferno ! Iddio a questo fine ha creato
l'inferno . Egli ci ha creati , e ci ha redenti
colla sua morte , per vederci salvi, e ci ha
imposto il precetto di sperar la salute ; e
quindi ci fa animo con direi, che tutti quelli
che sperano in lui, non si perderanno: uni
-versi qui sustinent te, non confundentur.Psalm .
24. 2. All'incontro vuole , e ci comanda che
temiarno la daonazione eterna. Gli eretici
insegnano , che tutti i giustificati debbon te
-nersi infallibilmente per giusti , e predesti
- nati ; ma questi ragionevolmente sono stati
condannati dal concilio di Trento sess . 6.
can . 14. et 15. , perchè una tal sicurezza al
trettanto è nociva alla salute , quanto è utile
il timore. Ipse terror vester erit vobis in san
ctificationem . Isa . 8. 14. 11 timor santo di Dio
rende l'uomo santo . Perciò Davidde cercava
a Dio la grazia di temere , acciocchè il timore
avesse in lui disirutti gli affetti della carne :
confige timore tuo carnes meas. Ps. 118. 120 .
II
Dobbiamo dunque temere per le nostre
colpe ; ma questo timore non deve abbatterci,
ma più sollevarci alla fiducia nella divina
misericordia , come facea lo stesso profeta ,
dicendo al Signore : propter nomen tuum , Do
mine , propitiaberis peccato meo , multum est
enim . Psalm . 24. 11. Come ? dice perdona
temi , perché il peccaio mio è grande ? Si ,
perchè ivi più risplende la divina miseri
cordia , dove la miseria e maggiore ; e chi
ha più peccato , più onora la misericordia '
sperando in Dio , il quale promette di sal
vare chi spera in lui : salvabit eos qui spera
verunt in eo . Psalm . 36. 42. E perciò dice
l'Ecclesiastico , che il timore di Dio non ap
porta pena , na allegrezza , e gaudio : iinior
Domini delectabit cor , et dabit lætitiam , et
gaudium . Eccli. 1 . 21. Poichè lo stesso ti
mcre induce ad acquistare una ferma spe
ranza in Dio , che rende l'anima beata . Qui
timet Dominum , nihil trepidabit , quoniam
ipse est spes ejus. Timentis Dominum beala
est anima ejus. Eccli. 34. 16. et 17. Sì, beala ,
perchè il timore allontana l'uonio dal pec
cato : timor Domini expellit peccatum , Eccl . 1 .
27 .; ed insieme infonde un gran desiderio di
osservare i precetti : beatus vir qui timet Do
minum , in inunduiis ejus cupit nimis . Psalm .
III , 1 .
Bisogna dunque persuaderci , che il casti
gare non è secondo il genio di Dio . Idd;o
perch ' è bontà infinita per sua natura ( Deus
cujus natura bonitas , dice s . Leone ), non
12
ha altro desiderio , che di farci bene , e ve
derci contenti . Quando castiga è obbligato a
farlo per dar luogo alla sua giustizia, ma non
già per compiacere la sua inclinazione. Dice
Isaia , che il punire è un'opera aliena dal
cuore di Dio : Dominus irascetur , ut faciat
opus ejus • . peregrinum est opus ejus ab eo .
Is. 28. 21. E perciò dice il Signore , che
alle volte egli quasi finge d'inviarci il ca
stigo : ego fingo contra vos malum ( ma perchè
lo fa ? ecco il perchè ) ; revertatur unusquisque
a via sua mala . Jer . 18. it. Lo fa per ve
derci emendati , e così liberati dalla pena
meritata . Scrive l'apostolo, che Dio cujus vult
miseretur, et quem vult indurat . Rom.9. 18. Su
questo passo dice s . Bernardo serm. 5.num . 3.
che Dio in quanto a sè vuol salvarci, ma noi lo
costringiamo a condannarci: Sed quod mise
reatur , proprium illi est ; nam quod condemnet,
nos eum cogimus. Egli si chiama padre delle
misericordie, non delle vendette ; ond'è, che
la causa di usarci pietà , la prende da sè ; ma
di vendicarsi , la prende da noi. E chi mai
può comprendere , quanto sia grande la di
vina misericordia ? Dice Davidde , che Dio
anche mentre sta contro noi sdegnato , ha
compassione di noi : Deus iratus es , et mi
sertus es nobis . Psalm . 69. O ira misericors
( esclama Beroncosio abbate ) , quæ irasci
tur , ut subveniat, minatur , ut parcat. O sde
gno pietoso , che si adirà per soccorrerci, e
minaccia per perdonarci . Ustendisti, siegue a
parlar Davidde , populo tuo dura , potasti nos
vino compunctionis.Fa vedersi Dio colla mano
già armata di flagelli; ma lo fa per vederci
pentiti , e compunti delle offese , che gli
stiamo facendo: dedisti timentibus te significa
tionem , ut fugiant a facie arcus , ut liberentur
dilecti tui. Si fa vedere coll'arco già teso , in
punto già di scoccar la saetta ; ma non la
scocca , perché vuole , che noi atterriti ci
emendiamo, e cosi restiamo liberi dal castigo,
ut liberentur dilecti tui. Io voglio atterrirli, dice
Dio , acciocchè mossi da un tal timore s'al
zino dal lezzo de' loro peccati, e ritornino a
ime : In tribulatione sua mane consurgent ad
me : Os. 6. r . Si, il Signore, benchè ci vede
cosi ingrati, e degni del castigo , pure anela
di liberarcene; perchè quantunque ingrati ,
pur egli ci ama, e ci vuol bene. Da nobés
auxiliiem de tribulatione . Cosi in fine pregava
Davidde , e cosi dobbiamo pregare ancor noi:
Signore , fate , che questo flagello che ora ci
iribola, ci faccia aprire gli occhi a lasciare
il peccato ; perchè finalmente , se non la fi
niamo , il peccato ci tirerà alla dannazione
eterna , ch ' è quel castigo che non finisce
mai. Che facciamo dunque , uditori miei ?
Non lo vedete , che Dio sta sdegnato ? non
ne può più , non ci può più sopportare. Ira
tus Dominus. Non lo vedete che di giorno in
giorno crescono i castighi di Dio ? Crescit
malitia , crescit inopia rerum . Crescono i pee
cati , dice il Grisostomo, e così con ragione
crescono i castighi. Dio sta sdegnato , ma con
tutto che sta sdegnalo , oggi comanda a me
14
quel che impose al profeta Zaccaria : Et di
ces ad eos , hæc dicit Dominus : convertimini
ad me , et convertar ad vos . Zach . 1. ex nuni.
2. Peccatori, dice Dio , voi mi avete voltale
le spalle , e perciò mi avete costretto a pri
varvi della mia grazia . Non mi obbligate più
a scacciarvi in tutto dalla mia faccia , ed a
punirvi coll'inferno , senza rimedio più di
perdono . Finitela , lasciate i peccati , e con
vertitevi a me ; ed io vi prometto di perdo
narvi quante offese . mi avete fatie , e di ab
bracciarvi di nuovo come figli. Convertimini
ad me , ait Dominus , et convertar ad vos. Di
temi, perchè vi volete perdere ? ( vedete con
quanta pietà vi parla il Signore ) Et quare
moriemini , domus Israel ? Ezech . 18. 31 .
Perchè volete gittarvi da voi stessi ad ardere
in quella fornace di fuoco ? Revertinini, et
vivite. Ibid . Ritornate a me , el eccomi colle
braccia aperte , pronto ad accogliervi , e per
donarvi.
Di ciò non dubitate , peccalori miei , sie
gue a parlare il Signore : discite benefaceri ,
et venite , et arguite me ( dicit Dominus ) ;
si fuerint peccata vestra ut coccinum , quasi
nir dealbabuntur . Isa . 1. 18. Dice Dio : orsů
mutate vita , e venite a me ; è s' io non vi
perdono , arguiteme ; come dicesse, ripren
dete'mi da infedele , e mentitore ; ma no ,
che non vi sarò infedele ; io farò che le vo
stre coscienze così macchiate colla grazia
mia diverranno bianche come le neve . No ,
io non vi castigherò ; se voi vi emendate ,
dice inoltre il Signore ; perchè io son Dio ,
non uomo : Non faciam furorem iræ meæ ,
quoniam Deus ego , et non homo . Osea . 11 .
9. E vuol dire , che gli uomini non si scor
dano mai dell'ingiurie; ma egli quando vede
un peccatore pentito , si scorda di tutte le
offese che gli ha fatte : omnium iniquitatum
ejus, quas operatus est, non recordabor'. Ezech .
18. 22. Presto dunque ritorniamo a Dio , ma
presto . Basta quanto l'abbiamo offeso , non
lo provochiaino più a sdegno. Eccolo , egli ci
chiama , ed è pronto a perdonarci , se noi ci
pentiamo del male falto , e gli promettiamo
di mutar vita . ( E qui si fu fare al popolo
l' alto di dolore , e di proposito : con ricorrere
in fine a Maria ss. per lo perdono , e la per
severanza ) .

DISCORSO SECONDO

I peccatori non voglion credere alle minacce di Dio ,


se non quando arriva loro il castigo .

Si poenitentiam non cgeritis 7


omnes similiter peribitis. Luc. 13. 5 .

Dopo che il Sigoore proibì a' nostri pro


genitori di cibarsi del pomo vietato, Eva l'in
felice si accostò vicino all'arbore ; di là il
serpente le parlò, e le disse : Perchè Dio vi
ha proibito di cibarvi di questo bel frutto ?
Cur præcepit vobis Deus ? Rispose Eva : præ
16
cepit nobis Deus, ne comederemus ; et ne tan
geremus illud ne forte moriamur: Gen. 3. 3 .
Ecco la debolezza d'Eva ; il Signore assolu
tamente aveva minacciata la morte , ed Eva
cominciò a metterla in dubbio, ne forte mo
riamur ; se io me ne cibo, diceva , forse mo
rirò . Ma ecco il demonio, il quale vedendo
già, che Eva poco temea della minaccia di
Dio, ripigliò a farle animo , con dirle : ne
quaquam morte moriemini , non temere , che
non morirai ; e cosi l'inganno, e la fe' pre
varicare a mangiar.il, pomo. Così ancora il
nemico siegue tutto giorno ad ingannare lan
ti poveri peccatori. Dio minaccia : peccatori
finitela, e fate penitenza , perchè se novi
dannerete , come si son dannati tanti : si pæ
nitentiam non egeritis, omnes similiter peribi
tis. E il demonio dice loro : nequaquam mo
riemini ; non temete , seguite a pigliarvi gu
sto, perchè Dio è di misericordia ; appresso
vi perdonerà, e pure vi salverele : Deus ti H
morem incutit, dice s . Procopio, diabolus adi
mit. Iddio non attende che ad atterrirci colle 1
minaccie, acciocchè lasciamo i peccati , e ci 1
salviamo ; e ' l demonio altende a loglierci il
timore , acciocchè seguitiamo a peccare , e ci
danniamo; e tanti miseri vogliono credere al
demonio , e non a Dio : e cosi miserabilmen
te si dannano. Al presente ecco il Signore
che si fa vedere sdeguato, e ci minaccia il
castigo . Chi sa quanti ci saranno in questo
paese , che non ancora pensano di mutar vita,
sperando che Dio si placherà, e non farà
niente . Ecco l'assunto del presente discorso :
i peccatori non vogliono credere alle minacce
di Dio, se proprio non arriva loro il castigo.
Ma se non ci emendiamo, fratelli miei, il ca
stigo verrà ; se non la finiamo, la finirà Iddio .
Quando Lot fu accertato dal Signore, che
volea già subbissare la città di Sodoma, egli
presto ne avvisò i suoi generi: surgite, et e
gredimini de loco isto, quia delebit Dominus
civitatem hanc. Gen. 19. 14. Ma quelli non
gli vollero credere : et visus est eis quasi lu
dens loqui : parve loro che gli volesse burla
re, atterrendoli con tal minaccia. Ma venne
già poi il castigo , ed essi restarono burlati,
e bruciati dal fuoco.Uditori miei, che aspet
tiamo? Dio ci avvisa che il castigo è immi
nente, finiamola ; aspettiamo che proprio la
finisca Dio? Senti peccatore mio quel che ti
dice s . Paolo : vide ergo bonitatem , et severi
tatem Dei; in eos quidem qui ceciderunt, severi
tatem ; in te autem bonitatem Dei , si perman
seris in bonitate , alioquin et tu excideris. Rom.
11. 22. Considera ( dice l'apostola ) la giu
stizia, che 'l Signore ha usata con tanti già
castigati, e mandati all'inferno . Vide in eos
qui ceciderunt, severitatem ; in te autem boni
tatem . Vedi all'incontro la misericordia , che
Dio ha voluta usare con te . Ma finiscila; se
muti vita, lasci l'occasioni, frequenti i sacra
menti , se seguiti a vivere da cristiano, il Si
gnore ti perdonerà il castigo, si permanseris
in bonitate. Altrimenti tu ancora ti perderai ,
alioquin et tu excideris ; perchè Dio t'hasop
18
portato troppo, non può sopportarti più : Ids.
dio è misericor lioso , ma è ancora giusto ; usa
misericordia a coloro che lo temono, ma nou
può usarla agli ostiuati .
Si lamenta colui, quando si vede castiga
to, e dice : ma perchè Dio ha voluto farmi
perdere quella roba ? perchè mi ha tolta la
sanità, perchè mi ha tolto quel figlio, quel
parente ? Ah peccatori, che dite ? esclama Ge
remia : peccata vestra prohibucrunt bonum a
vobis . Jer , 5.25 . Non era il desiderio di Dio
di farti perdere quel bene , di privarti di
quel guadagno, di quelparente ; Dio avrebbe
voluto felicitarti in tutto, ma i peccatituoi
ne l'han proibito. E che forse, dice Giobbe ,
è cosa strana a Dio il consolare le sue crea
ture ? questo è il suo desiderio ; numquid
grande est, ut consolaretier te Deris ? sed ver
ba tua prava hoc prohibent, Job . 15. 11. Va
leva il Signore consolarti, ma quelle tue be
stemmie de' santi , quelle mormorazioni, quel
tuo parlare osceno con tanto scandalo degli
altri glie l'han proibito . - Non è Dio , ma è
il peccato maledetto, che infelici e miseri ci
rende . Miseros facit populos peccatum . Prov.
14. 34. A torto, dice Salviano , noi ci lamen
tiamo di Dio , quando con noi si dimostra
duro; oh quanto più duramente noi trattia
mo Dio , pagando d'ingratitudine le grazie
che ci ha fatte ! quid querimur, dum dura agit
nobiscum Deus ! multo nos durius cum Deo
agimus.
Credono i peccatori di farsi felici col pec :
19
cato; ma il peccato è quello che li rende in
tutto afllitti, e miserabili. Eo quod non sera ,
vieris Deo tuo ( dice il Signore ) in gaudio
servies inimico tuo in fame , et sili, et nuditale ,
et omni penuria , donec te conterat . Deut. 28.
48. Giacchè non hai voluto servire al tuo
Dio con quella pace che gode chi lo serve ,
servirai al tuo nemico, aflitto e povero, fino
ch'egli finisca di farti perdere l'anima e'l cor
po . Dice Davidde , che 'l peccatore colle sue
colpe esso medesimo si fabbrica la fossa del
suo precipizio : incidit in foveam quam fecito
Psal. 7. 19. Vedete il figlio prodigo : egli per
vivere in libertà e banchettare a suo modo ,
lasciò il padre ; ma poi appunlo per aver la
sciato il padre , si ridusse a servire i porci
ed a tanta miseria , che non potea saziarsi
neppure di quei cibi vili , di cui si saziavanos
i porci. Cupiebat implere ventrem suum de
siliquis, quas porci manducabant , et nemo illi
dabat. Lucae 15. Narra s . Bernardino da
Siena ( dom . 2. quadr . ), che un certo figlio
empio strascinò il padre per terra . Indi che
avvenne ? un giorno fu esso poi strascinato
dal proprio figlio, e giungendo ad un certo
luogo, gridò e disse : Non più , ferma figlio
non più ; perchè sinqui io strascinai mio.
padre, ferma. Narra similmente a tal propo
sito il Baronio ( vedi all'anno 33. num . 6. )
che la figlia di Erodiale, la quale fe’ tagliac
la testa a s . Giovanni Battista , passando un
giorno per un fiume gelato , col peso del
corpo fe' che si rompesse il ghiaccio , onde
20
cadde, ed ella restò col collo tra l'apertura
del ghiaccio ; e col tanto agitarsi che poi fe
ce , per liberarsi dalla morte , venne a sepa
rarsele il capo dal busto, e cosi mori. Eh !
che Dio è giusto: quando arriva il tempo
della vendetta, fa che il peccatore resti pre
so e strangolato dallo stesso laccio, ch ' egli
stesso si ha fatto colle sue mani. Cognoscetur
Dominus judicia faciens : in operibus manuum
suarum comprehensus est peccator. Ps. 9. 16.
Tremiamo, fratelli miei, quando vediamo
castigati gli altri, e noi ci vediamo meritevoli
dello stesso castigo . Allorchè cadde la torre
di Siloe sopra diciotto persone , e le uccise ,
disse il Signore a molti che gli erano pre
senti : putatis quia et ipsi debitores fuerint ,
præter omnes homines habitantes in Jerusa
Lem ? Lucæ 13. 4. Pensate , che questi soli
miserabili erano debitori a Dio
per i loro
peccati ? Voi ancora siete debitori : se non
farete penitenza ; siccome quelli sono stati
puniti , lo sarete ancora voi. Si poenitentiam
non egeritis, omnes similiter peribitis. Ibid . 5 .
Oh quanti miseri si perdono colla falsa spe
ranza della misericordia di Dio ! poichè vo
glion tirare sempre avanti la mala vita con
dire, Dio è di misericordia . Si, Dio è di mi
sericordia, e perciò ajuta e protegge chi spe
ra nella sua misericordia : protector est -
mnium sperantium in se . Psalm . 17. 31. Ma
chi spera con intenzione di mutar vita ; non
già chi spera coll'animo perverso di seguita ,
re ad offenderlo : la speraaza di costoro non
a
nat 21
c e tta o a t i o bomi n i ta
è ac a mD i , mina è a b , e pu :
s oru m eri
spe tiolrli abo ior . Job . uia. 20. Pov
ca g o o er
pec uti , la mag loron mis è che son
r d n r n o nosc v ono n
p e o
i , e n nfelo c o .Vo i già noco
nat o 'i lan o
dan ezzaanll , cee bur , e rid , e ܽ‫ܕ‬
pr ac o me
dis se le min rtà di Di , co garslei Dio
s o oro icu n t i
ave dat m la s dodi no cas . Et
n d e
s c la s e r nar n d e æc ale
u ( e ita s . B e ), u h m
ta aur zan
d te a chi uesta
dic destetc ? eD
r zo ave de,tto cie ,héq
e u e ec e
mal zsaic ? mal , pnetr qu
c u rez o e l la e r t ame s r
a
st si nfern è qu ch ce nte vipo
'i iam d quie
sce i
ta aellsque .reVen h a , haobre,
. tant a s ecu . Eeznetce , 38. o11. Il Sign
ett alm annt
de nge are ra
asp , im g oa fin à t qmue
a giu dannl'o
e l a s trno e r r i u s l i o n
d c fe , v i g bi ac
'in st era ono n
all ato que no mis , che viv i
c n e me er ssi on
pec e , e strano in pac , co p e n
s e
ci fos inf .
Finiamola dunque, fratelli miei ; emen
diamoci , se vogliamo esser liberati dal fla
gello che ci sovrasta . Se non la finiamo, Id
dio si vedrà obbligato a castigarci. Qui ma
lignantur , 'exterminabuntur. Psal. 36. 9. Gli
ostinati finalmente son discacciati , non solo
dal paradiso , ma anche dalla terra , acciocchè
col loro mal esempio non si tirino seco an
che gli altri all'inferno. Ed intendiamo, che
questi flagelli temporali son niente a fronte
ic " .ri .
medio . Attento , peccatore fratello mio , jam
enim securis ad radicem arboris posita est,
Lucæ 3. 9. Commenta questo passo l'autore
dell'opera imperfetta ( hom . 5. ) : non ad
22
ramos posita dicitur , sed ad radicem , ut ira
reparabiliter exterminentur. E vuol dire, che
quando si tagliano i rami , l'arbore anche
resta in vita ; ma quando si tagliano le ra
dici , l'arbore affatto è perduto , e si manda
al fuoco. Il Signore sta col flagello alla mano ,
e ta ancora stai in disgrazia sua ? Securës jam
ad radicem posita est . Trema , perchè l'ae
cetta già sta vicina alla radice : trema che
Dio non ti faccia morir in peccato , perché
cosi morendo sarai mandato al fuoco dell'in.
ferno , dove non vi sarà più rimedio alla tua
eterna ruina .
Ma io, dici tu , per lo passato pure ho fatti
tanti peccati , e 'l Signore mi ha sopportato,
é non mi ha castigato ; così spero che m'u
serà misericordia anche per l'avvenire . Non
lo dire questo , dice Dio , non lo dire : ne
dixeris peccavi , et quid mihi accidit triste ?
Altissimus enim est patiens redditor . Eccli. 5 .
4. Non lo dire , perchè Dio sopporta , ma
non sopporta sempre : sopporta sino a certo
segno , e poi paga tutto . Judicio contendam
vobiscum de omnibus misericordüs Domini ,
disse Samuele agli Ebrei, 1. Reg. 12. Le mi
sericordie abusate oh quanto cooperano a far
condannare gl'ingrati! congrega eos quasi gre
gem ad victimam , et sanctifica eos in die oc
cisionis. Jerem . 12. 3. Finalmente la gregge
di questi tali , che non vogliono emendarsi,
saranno vittime della divina giustizia , e ' i
Signore li condannerà alla morte eterna.
Quando ? in die occisionis, quando arriverà il
23
giorno della sua giusta vendetta ; e dobbiamo
sempre giustamente temere che questo gior
no sia vicino , quando non ci risolviamo a
lasciar il peccato. Deus non irridetur , quoe
enim seminaverit homo , hæc et metet. Gal.
6.8 . I peccatori attendono a burlare Dio , si
confessano nella pasqua , ó pure due \ tre
volte l'anno , e subito tornano al vomito , e
poi vogliono sperare di salvarsi . Irrisor , non
poenitens est ( dice s . Isidoro ) qui adhuc agit
quod pænitet. De summo bono . Ma Dio non
si fa burlare : Deus non irridetur.
Che salvare! che salvare ! Quæ enim semi
nat homo , hæc et metet. Che cosa semini tu !
bestemmie , vendette, furti, disonestà ? e poi
che vuoi sperare ? Chi semina peccati, non
può sperare altro alla fine , che castighi , ed
inferno. Qui seminat in carne sua ( soggiun
ge ivi l'apostolo ) ; de carne et metet corru
ptionem . Seguita ., disonesto , seguita pure å
vivere sempre infangáto nel lezzo delle tue
laidezze ; accresci, accresci pece ; verrà un
giorno , dice san Pier Damjani: veniet dies ,
imo nox , quando libido tua vertetur in pi
cem , qua se nutriet perpetuus ignis in tuis
visceribus. Epist. 6. Verrà un giorno che que
ste tue sporchezze si convertiranno tutte in
pece , per fare più grande il fuoco che ti
brucierà le viscere in eterno .
Dice san Gio . Grisostomo , che alcuni fins
gunt non videre. Vedono i castighi , e fingono
di non vederli . Altri poi , dice s. Ambrogio ,
non vogliono temerè il castigo , se proprio
24
non lo vedono arrivato ; nihil timent , quia
nihil vident. Ma a tutti costoro avverrà quel
che avvenne agli uomini a tempo del dilu
vio . Predicava il patriarca Noè, ed annun
ziava già il castigo che Dio apparecchiava
a' peccatori; ma i peccatori pon vollero cre
derlo ; e con tutto che vedeano fabbricarsi
l'arca da Noè , non mutarono vita , e segui
rono a peccare , sino a tanto che giunse già
il castigo , e restarono tutti affogati dal dilu
vio . Et non cognoverunt donec venit diluvium ,
et tulit omnes. Matth. 4. 39. Lo stesso avven .
pe a quella donna peccatrice, come si ha
nell'Apocalisse, che diceva: sedeo regina , et
luctum non videbo. Seguíva ad esser impu .
dicą, sperando di non essere punita; ma vene
ne finalmente il castigo , come già fu pre
detto . Ideo in una die venient plagæ ejus ;
mors , et luctus , et igne comburetur. Apoc.
18.7 .
.
Fratello mio , chi sa se questa è l'ultima
chiamata che ti fa Dio. Dice san Luca ( cap:
13. ex v.7 .) che un certo padrone d'un ter
ritorio , ritrovando un arbore di ficaja , che
da tre anni non facea frutto , disse ; ecce an .
ni tres sunt, quærens fructum in ficulnea hac,
et non invenio ; succide ergo illam , ut quid
etiam terram occupat ? Lucæ 13. 7. Son tre
anni che quest,' arbore non dà frutto; via sų
tagliatelo , e mettetelo al fuoco ; che serve
che stia più ad occupare il terreno? Rispose
allora il cultore della vigna : Domine, dimitte
illam , et hoc anno, vediamo se per quest'al
25
tro anno fa frutto . Sin autem succides eam ,
altrimenti lo manderemo al fuoco . Veniamo
a noi , peccatore mio , son già più anni che
Dio viene a visitare l'anima tua , e sinora
non ha trovato altro frutto , se non di tri
boli e spine , voglio dire di peccati . Senti
Ja divina giustizia che grida : succide ergo il
lam , ut quid terram occupat ? Ma la miseri
cordia dice : dimitte et hoc anno . Via aspet
tiamolo per quest' altra volta ; vediamo, se
a quest' altra chiamata si converte . Ma tre
ma , perchè la stessa misericordia si sarà già
accordata colla giustizia , che se ora non ti
emendi , che sia recisa la tua vita , e l'ani
ma tua sia mandata all'inferno. Trema fra
tello mio , e procura che non si chiuda per
te la bocca del pozzo . Questo era quel che
pregava Davidde : neque absorbeat me pro
fundum , neque urgeat super me puleus os
suum . Psalm. 68. 16. Ciò fanno i peccati :
fanno che a poco a poco si vada chiudendo
la bocca della fossa , cioè dello stato di dan
nazione , dove si trova caduto il peccatore :
sino a che questa fossa non è affatto chiusa,
può sperare di uscirne ; ma se si chiude ,
che speranza più vi sarà ? Intendo chiudersi
la fossa quando il peccatore perde la luce ,
e non fa più conto di niente ; avvenendo al
lora quel che dice il savio : impius cum in
profundum venerit , contemnet. Prov. 18. 3 .
Disprezza legge di Dio, ammonizioni, predi
che, scomuniche, minacce ; disprezza lo stes
Lig. , nove discorsi ec. 2
26
so inferno, siccome arriva a dire taluno :
ce ne vanno tanti , ed io cogli altri . Un tale
che dice così , può salvarsi ? Può salvarsi , ma
sarà moralmente impossibile che si salvi.Fra
tello mio , che 'dici ? Sei forse tu ancora ar
rivato a questo stato di disprezzare anche
i castighi di Dio ? Che dici ? Ma ancorchè ci
fossi arrivato , che hai da fare ora ? t'hai da
disperare ? No , sai che hai da fare ? ricorri
alla Madonna. Ancorchè fossi disperato , e
abbandonato da Dio , dice Blosio , che Maria
è la speranza de' disperati , ed è l'ajuto degli
abbandonati; così egli la chiama., spes de
sperantium , adjutrix destitutorum . Lo stesso
dice san Bernardo , dicendo : Regina mia, il
disperato che in voi spera , non è più dispe
rato : in te speret qui desperat. Ma se Dio vuol
vedermi dannato , dirai tu , quale speranza
può esservi più per me? Ma no ( dice Dio ),
no , figlio mio , io non voglio vederti dan
nato : nolo mortem impii. E che cosa volete
vedere , Signor mio ? Voglio vedere che que
sto peccatore si converta , e ricuperi la vita
della grazia mia : sed ut convertatur et vivat.
Ezech . 33. 21. Presto dunque, fratello mio,
buttati ai piedi di Gesù Cristo ; eccolo , vedi
come sta colle braccia aperte per abbrac
ciarti ec . ( Si faccia far atto di dolore ).
27

DISCORSO TERZO

Dio usa misericordia sino a certo segno ,


e poi castiga.

Indulsisti genti , Domine , indulsisti genti ;


numquid glorificatus es ? Jerem . 26. 16 .

Signore , voi tante volte avete perdonato


a questo popolo ; gli avete minacciata la morte
con terremoti, colla peste de' popoli vicini ,
colle infermità e morti d'altri loro paesani;
ma poi avete loro usata pietà . Indulsisti gen
ti , Domine , indulsisti genti ; numquid glori
ficatus es ? Avete perdonato , avete usata mi
sericordia ; ma che ne avete ricavato ? hanno
tolti i peccati? hanno mutata vita ? No, han
fatto peggio di prima ; passato quel poco di
timore, son ritornati ad offendervi , e a pro
vocarvi a sdegno . Ma , peccatori fratelli miei ,
che pensate ? forse che Dio sempre aspetta ,
sempre perdona , e non castiga mai ? no , Dio
usa misericordia (ecco l'assunto del discorso
d'oggi ) ; Dio usa ( dico ), misericordia sino a
certo segno , e poi mette mano alla giustizia,
e castiga .
Bisogna persuadersi , cheDio non può non
odiare il peccato . Dio è la stessa santità, on
de non può non odiare quel mostro suo ne
mico, la cui malizia è tutta opposta alla ret
titudine di Dio . E se Dio odia il peccato, ne
cessariamente dee poi odiare il peccatore ,
28
che fa lega col peccato. Similiter autem odio
sunt Deo impius, et impietas ejus. Sap. 14.9 .
Oh Dio, e con quali espressioni, e con quan
ta ragione si lamenta il Signore di coloro
che lo disprezzano per unirsi col suo nemi
co ! Audite, coeli, auribus percipe , terra, quo
niam Dominus locutus est : filios enutrivi, et
e.caltavi , ipsi autem spreverunt mo . Isa. 1. 2 .
Cieli ( dice Dio ) uditemi ; ascoltami , terra,
osservate l'ingratitudine che mi usano gli
uomini : io gli ho nutriti, e sollevati come
figli miei , ed essi mi pagano d'ingiurie , e
di disprezzi.Cognovit bos possessorem suum ,
at asinus præesepe domini sui , Israel autem
me non cognovit : abalienati sunt retrorsum .
Isa . 1. 3. et 4. Anche le bestie , i bovi , gli
asini riconoscono il lor padrone , e gli son
grati; ed i figli miei , siegue a lamentarsi il
Signore, mi hanno sconosciuto , e mi hanno
voltate le spalle , abalienati sunt retrorsum .
Ma come? Beneficia etiam ferre sentiunt; dice
Seneca, anche i bruti son grati a chi loro fa
bene : vedete un cane come serve, come ub
bidisce , e com'è fedele al suo padrone che
gli dà da vivere ! Anche le fiere, le tigri , i
leoni son grati a chi gli alimenta . E Dio ,
fratello mio , che sinora ti ha provveduto di
tutto , ti ha dato da mangiare , da vestire :
che più ? ti ha conservata la vita nello stes
so tempo che tu l'offendevi: tu come l'hai
trattato ? Che pensi di fare per l ' avvenire ?
pensi di seguire a vivere nello stesso modo?
pensi forse , che non v'è castigo, non v'è in
29
ferno per te ? Ma intendi e sappi , che sic
come il Signore non può non odiare il pec
cato , perché è santo , così ancora non può
non castigarlo , quando il peccatore è osti
nato , perchè è giusto.
Ma quando ci castiga, non ci castiga per
suo piacere, ma perchè noi lo costringiamo a
castigarci. Dice il Savio che Dio non ha
fatto l'inferno per genio di mandarvi gli uo
mini a penare , nè si rallegra nella loro dan
nazione, perchè non vuol egli veder perdutę
quelle cose che ha create : Deus mortem non
fecit, nec lætatur in perditione vivorum ; crea
vit enim ut essent omnia. Sap. 1 . 14. Niuno or
tolano pianta un albero, pertagliarlo e mandar
lo al fuoco .Non ha desiderio Dio di vederci mi
seri, e tormentati. E perciò dice il Grisosto
mo, ch'egli tanto aspetta i, peccatori prima
di vendicarsi delle loro ingiurie: ad reposcen
dam de peccantibus ultionem , consuevit Deus
moras nectere . Aspetta per vederli ravveduti,
e così potere usar loro misericordia. Pro
pterea expectat Dominus , ut misereatur vestri.
Is. 30. 17. Il nostro Dio ( dice lo stesso
s . dottore ) è veloce a salvare , ed è tardo a
condannare : ad salutem velox , tardans ad
demolitionem . Quando si tratta di perdono ,
subito che il peccatore si pente, nello stesso
punto Dio lo perdona. Appena Davidde
disse peccavi, che 'l profeta l' avvisò del
perdono già ricevuto. Dominus quoque trans
tulit peccatum tuum . 2. Reg. 12. 13. Sì , per
chè non tanto noi desideriamo d'esser per
30
donati, quanto egli desidera di perdonarci!
Non ita tua condonari peccata cupis (dice lo
stesso s . dottore ), atque tibi remissa esse ex
petit. Quando all'incontro si tratta di castigo,
aspetta , ammonisce, ne manda antecedente
mente gli avvisi . Non fecit Dominus Deus ver
bum, nisi revelaverit secretum suum .Amos. 3.7 .
Ma quando poi vede Iddio che nè a'suoi
benefici, nè alle sue ammonizioni , nè alle sue
minacce noi vogliamo arrenderci , ed emen
darci, allora egli è costretto da noi stes
si a punirci, e nel punirci ci metterà innanzi
gli occhi le gran misericordie che prima ci
ha usate . Existimasti inique, quod ero tui si
milis ? arguam te, et statuam contra faciem
tuam . Ps . 49. 21. Dirà allora al peccatore :
pensavi , iniquo, ch'io m'aveva a scordare ,
come te nè sei scordato tu, degli oltraggi che
m'hai fatto, o delle grazie ch'io ti ho dispen
sate ? Dice s . Agostino, che Dio non odia noi,
ma ci ama ; odia solamente i peccati nostri .
Odit Deus, et amat; odit tua, amat te . Non
si adira egli cogli uomini, soggiunge s . Giro
lamo , ma co' loro peccati. Neque Deus homi
nibus, sed vitiis irascitur. Dice il santo , che
il Signore per sua natura è inclinato a farci
bene, ma noi siamo quelli che l'obblighiamo
a castigarci, ed a prendere la figura di cru
dele, ch'egli per sè non ha : Deus, qui natura
benignus est, vestris peccatis cogetur personam ,
quam non habet, crudelitatis assumere . E ciò
volle significare Davidde, quando disse, che
Dio allorchè castiga , è come un uomo ub
31

briaco, il quale dormendo percuote , et exci


tatus est tamquam potens crapulatus a vino ,
et percussit inimicos suos . Psalm . 77. 65 .
Spiega Teodoreto, che siccome l'ubbriachez
za non è naturale all'uomo , così non è pro
prio di Dio il castigare : noi siamo quelli
che lo costringiamo a prender contro di noi
quello sdegno , che naturalmente non con
serva. Thesaurizas tibi iram, quam Deus natu
raliter non habet. S. Hieron .
Riflette s . Gio . Grisostomo che nel giu
dizio finale Gesù Cristo dirà a ' reprobi : ite ,
maledicti, in ignem æternum , qui paratus est
diabolo et angelis ejus. Matth . 24. 41. Anda
te al fuoco preparato a Lucifero, e a' suoi se
guaci. Dimanda il Grisostomo : chi ha pre
parato questo fuoco a'peccatori ? forse Iddio ?
no , perchè Dio non crea l'anime per l'infer
no, come dicea l'empio Lutero : questo fuoco
se l'apparecchiano i peccatori stessi coi loro
peccati : comparaverunt delictis suis. Chi se
mina peccati , raccoglie castighi. Qui semi
nat iniquitatem , metet malum . Prov . 22. 8 .
.
Allorchè l'anima consente al peccato, volon
tariamente ella s'obbliga a pagarne la pena ,
e da se stessa si condanna all'inferno. Di
xistis enim : percussimus foedus cum morte ,
et cum inferno fecimus pactum . Isa . 28. 15 .
Onde ben disse s . Ambrogio , che Dio non
condanna niuno, ma ciascuno è eglia se stesso
l'autore del suo castigo . Nullum prius Domi
nus condemnat, sed unusquisque sibi auctor
est poenæ , E come dice lo Spirito Santo , il
32
peccatore resterà consumato dallo stesso odio
ch'egli ha portato a se medesimo: et virga
iræ suæ consummabitur'. Prov. 22. 8. Sicchè
( dice Salviano ) colui che offende Dio, non
ha chi sia più crudele contro di sé, che se
medesimo , giacchè egli stesso si procura il
tormento che lo crucia : ipse sibi parat pec
cator quodpatitur ; nihil itaque est in noscru
delius nobis. Dio non vuole vederci afllitti 1
ma noi siamo quelli che ci tiriamo sopra į
tormenti , e coi nostri peccati ci accendiamo
le fiamme per esservi bruciati : nos, etiam
nolente Deo , nos cruciamus ; nam coelestis ire
accendimus incendia, quibus ardeamus. E Dio
ci castiga, perchè noi l'obblighiamo a casti
garci .
Ma io so ( dici tu ) che la misericordia di
Dio è grande : per quanti peccati io facessi,
appresso penso di pentirmene , e mutar vita,
e Dio avrà pietà di me. Ma no , non lo dire
questo, dice Dio : et ne dicas , miseratio
Domini magna est, multitudinis peccatorum
meorum miserebitur. Eccli. .5 . 6. Non lo
dire ( dice il Signore ) , e perché ? ecco il
perchè : misericordia enim , et ira ab illo cito
proximant. Ibid. Sì , è vero, Dio ha pazienza,
Dio aspetta alcuni peccatori: dico alcuni, per
chè Dio alcuni non li aspetta ; quanti egli ne ha
mandati all'inferno subito dopo il primo pecca
to commesso ? Altri poi li aspetta, ma non li
aspetta sempre , li aspetta sino a certo se
gro. Dominus patienter expectat , ut cum
judicü dies advenerit , in plenitudine pec
33
catorum puniat. 2. Mach. 6. 14. Notate
cum judicii dies advenerit , quando arriva
il giorno della vendetta ; in plenitudine
peccatorum , quando è piena la misura dei
peccati, che Dio ha determinato di perdona
re ; puniat, allora il Signore non usa più mi
sericordia , e castiga senza remissione . La
città di Gerico non cadde al primo giro del
l'arca, non cadde neppure al quinto , nè al
sesto, ma cadde finalmente al settimo. Jos.
9. 20. E cosi avverrà anche a te , dice sant'A
gostino : veniet septimus arcce circuitus , et
civitas vanitatis corruet. Dio t'ha perdonato
il primo peccato , il decimo, il settantesimo,
e forse anche il millesimo; ti ha chiamata
tante volte, ora ti torna a chiamare ; trema
che questo non sia l'ultimo giro dell' arca
cioè l'ultima chiamata , dopo la quale se tu
non muti vita, sarà finita per te . Terra enim
( dice l'apostolo ) sæpe venientem super se
bibens imbrem . : proferens autem spinas ac
tribulos, reproba est ac maledictio proxima :
cufus consummatio in combustionem . Hebr. 9.9 .
Quell'anima ( viene a dire che spesso ha
ricevute acque di lumi e grazie divine , e in
vece di dar frutti, ha dato spine di peccati,
sta vieina ad esser maledetta, e finalmente
la sua fine sarà andare ad ardere eternamente
nell'inferno. In somma quando arriva il ter
mine , Iddio castiga.
E quando Dio vuole castigare, intendiamo
che può, e sa castigare . Derelinquetur filia
Sion sicut civitas quce vastatur , Is. 1.8 . Quante
* 2
34
città noi sappiamo distrutte, e subissate per
ragion de' peccati de' cittadini, che Dio non
ha potuto più sopportare ! Passando un gior
no Gesù Cristo a vista della città di Gerusa
lemme , la mirò , e considerando la ruina che
dovea caderle sopra per le sue scelleraggini ,
il nostro Redentore , che ha tanta compas
sione delle nostre miserie, si pose a piangere ;
videns civitatem flevit super illam , Lucæ 19 .
41. ; dicendo : non relinquent in te lapidem ,
eo quod non cognoveris tempus visitationis tuce.
Ibid.4. Povera città , non ti resterà pietra sopra
pietra, perchè tu non hai voluto conoscer la gra
zia che t'hofatta di venire a visitarti con tanti
beneficj, e tanti segni del mio amore : e tu
ingrata mi disprezzi e mi discacci . Jerusalem ,
Jerusalem .. quoties volui congregare filios
tuos , et noluisti ? ecce relinquetur vobis domus
vestra deserta . Lucæ 13. 34. Peccatore fra
tello mio , chi sa se a quest'ora Dio mira l'a
nima tua , ma la mira , e piange ? perchè forse
vede che tu non farai conto della visita , che
ora ti sta facendo > e della chiamata ' che
ora ti fa a mutar vita . Quoties volui, et no
luisti? Quante volte, dice il Signore, io co’lu
mi che ti ho dati ho voluto tirarti a me , e
non hai voluto sentirmi, hai fatto il sordo ,
hai seguito a fuggire da me . Ecce relin
quetur domus tua deserta . Ecco io già sto vi
cino ad abbandonarti , e s' io t' abbandono ,
sarà inevitabile , sarà senza rimedio la tua
ruina .
Curavimus Babylonem , et non est sanata ;
35
derelinquamus eam . Jer. 51. 9. Il medico
quando vede che l'infermo non vuol pren
dere i rimedj , egli stesso glie li porta con
tanto amore , e quegli li butta per la finestra;
in fine poi , che fa ? gli volta le spalle , e
l'abbandona. Fratello mio , con quanti rime
dj , con quante ispirazioni, con quante chia
mate ha procurato finora Dio di liberarti
dalla tua dannazione ? che più ha da fare ?
Se poi ti danni , potrai lamentarti di Dio,
dopo che ti ha chiamato in tanti modi ? Dio
chiama colle prediche, e colle voci interne,
chiama coi beneficj, chiama finalmente coi
flagelli temporali , affin di farci temere ed
evitare il flagello eterno : mentre dice san
Bernardino da Siena , che per certi peccati ,
come sono specialmente gli scandali , non vi
è rimedio più atto a toglierli chei castighi tem
porali : pro talibus admonendis nullum repe
ritur remedium , nisi Dei flagellum . Ma quan
do vede il Signore che i beneficj non ser
vono che a fare più insolentire i peccatori
nella loro mala vita : vede, che non si fa con
to delle sue minacce : vede in somma, che
parla, e non è inteso ; allora abbandona , e
castiga colla morte eterna ; e perciò dice :
quia vocavi , et renuistis , et increpationes
meas neglexistis: ecce in interitu vestro ridebo
et subsannabo vos . Prov. 1. 24. Voi vi ridete
( dice Dio ) delle mie parole , delle minacce,
è dei flagelli ; verrà per voi l'ultimo casti
go , ed allora io mi riderò di voi . Virga .
versa est in colubrum . Exod. 4. Commenta
36
s . Brunone : Virga in draconem vertitur
quando emendare se nolunt. Al flagello tem
porale succederà l'eterno.
Oh come sa castigare Dio , e come sa fare,
che dalle stesse cose e motivi , per cui si
pecca , venga il castigo ! Per quae quis pec
cat, per hæc et torquetur . Sap . 11. 18. I Giu
dei diedero la morte a Gesù Cristo, per ti
more che i Romani s'impadronissero de ' loro
beni : venient Romani ( diceano ), et tollent
locum nostrum . Jo. 11. 49. Ma questo mede
simo lor peccato della morte data a Gesù
Cristo fu la causa che tra poco tempo venis
sero i Romani , e gli spogliassero di tutto :
timuerunt perdere temporalia , dice sant' A
gostino, et vitam æternam non cogitaverunt; et
sic utrumque amiserunt. Hom . in fer. VI.
Pass. Per non perdere le robe , perderono
l'anime; ma venne il castigo, e perderono
l'une e l'altre. E così succede a molti : per
dono l'anima per li beni di terra ; ma Dio
giustamente permette poi, che per lo peccato
restino pezzenti in questa vita , e dannati
nell'altra.
Peccatori miei , non provocate più a . sde
gno il vostro Dio. Sappiate, che quante più
sono state le misericordie ch'egli v' ha usate,
quanto più lungo è stato il tempo che vi bá
sopportato, se non la finite, tanto più grande
e più presto sarà il vostro castigo: Tardam
vindictam compensat Dominus gravitate pe
narum , dice s. Gregorio . Væ tibi Corozaim
( ecco come parla Dio ad un'anima benefi
37
cata ), væ tibi, Bethsaida, quia si in Tyro, et
Sidone factæfuissent virtutes, quæ factæ sunt
in vobis, olim in cilicio et cinere sedentes pos
niterent. Lucæ 10. 13. Fratelli miei , se le
grazie che il Signore ha fatto a voi l'avesse
fatte ad un Turco, a un Indiano ( si in Tyro,
et Sidone factæ fuissent virtutes , quæ factae
sunt in vobis ) , quegli forse a quest' ora si
sarebbe fatto santo, almeno de' peccati suoi
avrebbe fatta gran penitenza ; e voi vi siete
fatti santi ? avete fatta almeno penitenza di
tanti peccati mortali, di tanti mali pensieri ,
parole, scandali ? Lo vedete, che Dio sta sde
gnato con voi ? sta coi flagelli alla mano ? lo
vedete , che la morte vi sta sopra ?
E che abbiamo da fare , dite voi ? ci ab
biamo da disperare ? No, non vuole Dio che
ei disperiamo. Adeamus ergo cum fiducia
( ecco quello che abbiamo da fare , come ci
esorta s . Paolo ) adeamus cum fiducia ad thro
num gratiæ , ut misericordiam consequamur ,
et gratiam inveniamus in auxilio opportuno.
Hebr. 4. 16. Presto andiamo al trono della
grazia , acciocchè riceviamo il perdono dei
nostri peccati , e del castigo che ci sta sopra ;
in auxilio opportuno: viene a dire; che l'aju
to che Iddio vorrà darci oggi , non ce lo darà
forse domani . Presto dunque al trono della
grazia . Ma quale è questo trono della grazia ?
è Gesù Cristo : ipse est propitiatio pro pec
catis nostris . 1. Jo. 2. 2. Gesù è quello che
per li meriti del suo sangue ci può ottenere
il perdono. Ma presto ; il Redentore mentre
38
andava predicando per la Giudea , andava
sanando infermi, e facendo altre grazie , chi
era attento a pregarlo , le ottenea ; ma
chi era trascurato , e lo facea passare senza
cercargli le grazie, ne restava privo . Per
transiit benefaciendo. Act . 10. 38. Ciò fa
cea dire a . s. Agostino : timeo Jesum trans
euntem ; e volea dire , che quando il Signore
ci offerisce le sue grazie, bisogna subito cor
rispondere, cooperandoci ad ottenerle : al
trimenti egli passerà , e noi ne resteremo
privi . Hodie si vocem ejus audieritis, nolite
obdurare corda vestra . Psalm . 94. 8. Oggi
Dio ti chiama , oggi datti a Dio ; se vuoi
aspettare a darti domani, forse domani Dio
non più ti chiamerà , e resterai abbandonato .
Trono ancora di grazia , come dice s . Anto
nino , è Maria ss., ch'è la Regina e la madre
della misericordia . Onde se vedi , che Dio è
sdegnato con te , ti esorta s . Bonaventura 7
si videris Dominum indignatum , ad spem pec
catorum confugias ; ya, ricorri alla speranza
de' peccatori: chi è la speranza de'peccatori?
è Maria, che si chiama la madre della santa
speranza : Mater sanctæ spei. Eccli. 24. 24 .
Ma bisogna avvertire , che la speranza santa
è la speranza di quel peccatore, che si pente
del male fatto, e vuol mutar vita , altrimenti
se uno volesse seguitare la mala vita , colla
speranza , che Maria l'ajuti e lo salvi, questa
sarebbe speranza falsa , speranza temeraria.
Pentiamoci dunque de' peccati fatti , risol
viamoci di emendarci , e ricorriamo con con
39
fidenza a Maria , che allora ella ci ajuterà , e
ci salverà . ( Alio di dolore ) .

DISCORSO QUARTO

Delle quattro porte principali dell'inferno.

Defixæ sunt in terra portæ ejus. Thren . 2.9.

È molto larga la via che porta all'inferno,


e pur troppo molti son quelli che ci vanno .
Spatiosa via est quæ ducit ad perditionem , et
multi intrant per eam . Matth . 7.13 . L'inferno
poi tiene diverse porte ; ma queste porte stan
collocate sulla nostra terra . Defixæ sunt in
terra portue ejus. Thren . 2. 9. E sono i vizi
coi quali gli uomini offendono Dio , e per
cui si tirano sopra i castighi , e la morte eter
na . Tra tutti i vizj quattro principali son
quelli che mandano più anime all'inferno, e
in questa terra ci tirano sopra i castighi di
Dio : l'odio, la bestemmia , il furto, e la diso
nestà . Ecco le quattro porte , per le quali
entra la maggior parte di coloro che si dan
nano ; e di queste particolarmente voglio
oggi parlarvi , acciocchè ci emendiamo , e
rimediamo presto ; altrimenti ci rimedierà
Dio, ma colla nostra ruina .
La prima porta dell'inferno è l'odio . Sic
: come il paradiso è il regno dell'amore, cosi
l'inferno è il regno dell'odio. Padre mio , dice
40
taluno, io son grato , ed amo gli amici miei ;
ma non posso sopportare chi mi fa qualche
torto . Ma, fratello mio, questo che dici e fai
tu, sappi che lo dicono e lo fanno ancora i
Barbari, i Turchi , e gl' Indiani . Nonne et
ethnici hoc faciunt ? dice il Signore , Matth .
5. 47. Il voler bene a chi ti fa bene, è cosa
naturale; ciò lo praticano non solamente
gl'infedeli, ma anche i bruti, e le fiere. Ego
autem dico vobis ( ma senti quel che ti dico
io, dice Gesù Cristo, senti quale è la mia
legge, ch'è legge d'amore ) : diligite inimicos
vestros : io voglio, che voi , discepoli miei ,
amiate anche i vostri nemici : benefacite his
qui oderunt vos ; voi avete da far bene a chi
vi vuol male : et orate pro persequentibus vos ;
se altro non potete , almeno pregate ed aju
tate colle orazioni chi vi perseguita ; ed al
lora sarete figli di Dio vostro padre : ut sitis
filii patris vestri , qui in cælis est. Matth . ib .
Ha ragione dunque s. Agostino di dire, che
il solo amore è quello che fa conoscere, chi
è figlio di Dio, e chi è figlio del demonio :
sola dilectio discernit inter filios Dei, et filios
diaboli . Così han fatto i santi, hanno amato
i loro nemici . S. Caterina da Siena ad una
donna che l'avea in famata in materia d'one
sta , ella andò ad ajutarla nella sua infermità,
l'assistè
per molto tempo come una serva .
S. Acajo vende le sue robe, per soccorrere
uno che gli aveva tolta la fama. S. Ambro- ,
gio ad un sicario che gli aveva insidiata la
vita, gli assegnò un tanto il giorno, accioc
41
chè potesse comodamente vivere . Or questi
sì che potean chiamarsi veramente figli di
Dio. Gran cosa, dice s . Tommaso da Villa
nova , quante volte noi riceviamo qualche
disgusto da alcuno, e per un amico che ce lo
dice, lo perdoniamo ? e poi per Dio che ce
lo comanda , non vogliamo farlo ?
Oh che bella speranza ha di esser perdo
nato da Dio , chi perdona un che l'ha of
feso ! Ha la promessa di Dio stesso , il quale
dice : dimittite , et dimnittemini. Lucæ 6. 37 .
Remittendo aliis , dicea il Grisostomo, veniam
tibi dedisti. Ma chi all'incontro vuol vendi
carsi, come mai può pretendere il perdono
de' suoi peccati? Costui dicendo il Pater no
ster , viene da se stesso a condannarsi, men
tre dice : Signore perdonate me , come io
perdono i miei nemici: dimitte nobis debita
nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus no
stris. Dunque allorchè uno vuole vendicarsi
dice a Dio : Signore , non mi perdonate, perchè
io non voglio perdonare. Tu in tui causå fers
sententiam , tu stesso ti fai la sentenza contro
di te , dicea s . Gio . Grisostomo , hom . 18 .
in Jo . Ma non dubitare , che ben sarai giu
dicato senza misericordia , tu che non vuoi
usar misericordia al prossimo tuo . Judicium
enim sine misericordia illi, qui non fecerit mi
sericordiam . Jac. 2. 13. Ma come mai , dice
s. Agostino , avrà faccia di cercare a Dio , e
di sperare il perdono delle ingiurie
che gli
ha fatte , chi non vuol perdonare il suo ne
mico , come Dio gli comanda ? Qua fronte
42
indulgentiam peccatorum obtinere poterit , qui
præcipienti dare veniam non acquiescit? Se
vuoi dunque vendicarti, fratello mio , licen
ziati dal paradiso . Foris canes. Apoc. 22 .
15. I cani per il loro naturale rabbioso sono
il simbolo de' vendicativi : questi cani sono
discacciati dal paradiso : e questi hanno un
inferno qua , ed uno là . Chi porta odio ,
dice s. Giovanni Grisostomo , non ha mai
pace , ma sta sempre in tempesta : Qui ini
micum habet, nunquam fruitur pace , perpetuo
æstuat. Homil. 22 .
Ma, padre mio , quegli mi ha tolto l'o
nore ; honorem meum nemini dabo. Ecco il
bel proverbio , che tengono in bocca questi
cani d'inferno che vogliono vendicarsi. Mi
ha tolto l'onore , voglio levargli la vita . Vuoi
levargli la vita ? E tu sei padrone della vita
di un uomo ? Solo Dio è padron della vita .
Tu es , Domine, qui vitae et mortis habes po
testatem . Sap. 16. 23. Vuoi vendicarti col
nemico ? E Dio pure vuole vendicarsi con te .
La vendetta solo a Dio è lecita : mea est
ultio , et ego retribuam in tempore. Deuter.
32. 35. Ma all' onore mio ( tu dici ) altri
menti come si rimedia ? E come ? tu per ri
mediare all'onor tuo , vuoi metterti sotto
i piedi l'onore di Dio ? Non lo sai , dice
s . Paolo , che quando tu operi contro la
legge di Dio , tu disonori Dio ? Per præva
ricationem legis Deun inhonoras. Roni. 2. 13.
Che onore ? onore di un turco , d' un ido
latra ; l'onore d'un cristiano è l'ubbidire a
43
Dio , ed osservar la sua legge . Ma gli altri
poi mi tengono per vile . Ma dimmi, dice
s . Bernardo, se stesse per caderti la casa
sopra , lasceresti di fuggire, per non esser
tenuto vile dagli altri ? e poi per non esser
tenuto vile , vuoi da te stesso condannarti
all'inferno ? Ma se perdoni, i buoni ben ti
loderanno ; e perciò dice il Grisostomo : se
vuoi vendicarti , fa bene al tuo nemico : be
neficis eum affice, et ultus es . Hom . 20. 10 .
6. Perchè allora gli altri diranno male del
tuo nemico , e bene di te . Non è vero che
perda l'onore , chi dopo ricevuta l'ingiuria
dice: io son cristiano ; non posso , nè voglio
vendicarmi. Costui non perde , ma acquista
l'onore , e si salva l'anima . All'incontro chi
si vendica, sarà castigato da Dio non solo
nell'altra vita , ma anche in questa . Ancor
chè sfuggisse egli la giustizia degli uomini ,
dopo la vendetta che vita infelice farà ? che
vivere infelice sarà il vivere da fuggiasco ,
sempre con timore della corte ? con timori
de' parenti dell' ucciso ? tormentato dal ri
morso della coscienza , privo della grazia di
Dio , e condannato nell'inferno ? E inten
diamo , uditori miei , essere lo stesso pec
cato il vendicarsi , che il desiderar la ven
detta . Se mai dunque riceviamo qualche of
fesa , che abbiamo da fare ? Subito in quella
passione bisogna che ricorriamo a Dio , ri
corriamo a Maria ss . che ci ajuti , e ci dia
forza a perdonare , e procuriamo subito allora
di dire : Signore io perdono per amor vostro
44
l'ingiuria che mi è stata fatta, e voi per
pietà perdonate a me le tante ingiurie che
v'ho fatt' io.
Passiamo alla seconda porta dell'inferno
ch'è la bestemmia . Alcuni nelle cose con
trarie , non si vendicano contra gli uomini ,
ma si vogliono vendicare contra Dio stesso ,
con bestemmiare i santi suoi ; ed alcuni ar
rivano a maledire lo stesso . Dio che li man.
tiene. Sapete , fratelli miei , che peccato è
la bestemmia ? Dice un autore : Omne pecca
tum comparatum blasphemiæ levius est : e pri
ma lo disse s . Gio . Grisostomo: blasphemia
pejus nihil ( Hom . 1. ad Pop. Ant. ). Gli al
tri peccati , dice s. Bernardo , si commettono
per fragilità , ma questo solamente per ma
Jizia: alia peccata videntur procedere ex fra
gilitate, et ignorantia , sed blasphemia proce
dit ex propria malitia. Serm . 33.Con ragione
dunque s. Bernardino da Siena chiama la
bestemmia peccato diabolico , perchè il be
stemmiatore come un demonio se la piglia
proprio con Dio , o con i santi suoi. Egli è
peggiore di coloro che crocifissero Gesù Cri
sto, perchè quelli non lo conoscevano per
Dio ; ma chi bestemmia , lo sa ch'è Dio , e
da faccia a faccia l'ingiuria . Peggiore de'
cani, perché i cani non mordono i padroni
che loro danno da vivere ; ma il bestemmia
tore ingiuria Dio nello stesso tempo che Dio
gli sta facendo bene . Qual pena dunque ,
dice s . Agostino, basterà a punire un delitto
così orrendo ? Quæ supplicia sufficiunt, cum
45
Deo fit ista tam nefaria injuria ! De civ. Dei;
cap . 9. Non dobbiamo perciò maravigliarci
( disse Giulio III . nella sua bolla 23. ) ch'es
sendovi tal peccato , non cessino i flagelli di
Dio : Minime mirandum , si flagella non amo
veantur. Porta il Lorino ( in cap. 24 , Levit.)
che nel proemio della prammatica sanzione
in Francia narrasi , che mentre il re Ruberto
pregava per la pace del regno , gli rispose il
crocifisso, che nel suo regno non avrebbe a
vuto mai pace, sinchè non avesse estirpata la
bestemmia. Il Signore minaccia di distrugge.
re quel regno , dove regna questo maledetto
vizio : blasphemaverunt sanctum Israel... teria
vestra deserta desolabitur. Isa . 1. ex vers . 4 :
Oh si ritrovasse sempre chi facesse quel
che dice s. Gio . Grisostomo : contere Os
ejus, percussione manum tuam sanctifica. Bi
sognerebbe fracassar la bocca di questi ma
ledetti bestemmiatori: e poi lapidarli, sicco
ine nell'antica legge si comandava : Qui blas
plemaverit nomen Domini, lapidibus obruet
eum omnis multitudo . Levit. 24. 16. Ma me
glio sarebbe, che si facesse quel che prati
cava in Francia il re s . Luigi ; egli ordinò
con editto che chi bestemmiava, fosse segnato
con un ferro infocato sulle labbra . Occorse
che un certo nobile bestemmiò , andarono
molti intercessori a pregare il Re che gli
perdonasse un tal castigo ; ma s . Luigi volle,
che in ogni conto si eseguisse, e censuran
dolo alcuni di troppa crudeltà , rispose , che
più presto si sarebbe contentato di farsi bru
46
ciar la propria bocca , che sopportare questa
grand' ingiuria di Dio nel suo regoo .
Dimmi bestemmiatore , di qual paese sei
tu ? Lascia , che lo dica io ; sei dell'inferno.
S. Pietro fu conosciuto nella casa di Caifas
essere della Galilea al linguaggio con cui
parlava. Vere et tu ( gli fu detto ) ex illis es,
nan et loquela tua manifestuin te facit. Matth.
26. 73. Qual è il linguaggio de' dannati ? il
bestemmiare Dio , e i santi suoi. Et blasphe
maverunt Deum coeli præ doloribus et vulne
ribus suis. Apoc. 16. u . Che ne ricavi , fra
tello mio , da queste tue bestemmie ? non ne
ricavi onore ; i bestemmiatori sono in orrore
agli altri stessi bestemmiatori compagni loro.
Non ne ricavi utile temporale ; non lo vedi,
che questo vizio maledetto ti fa stare sempre
pezzente ? Miseros facit populos peccatum .
Prov . 14. 34. Non ne ricavi gusto; e che
gusto può esservi a bestemmiare i santi ? gu
sto di dannato ; passato quello sfogo di rab
bia , che , amarezza , che pena ti resta nel
cuore ? E che ci colpano i santi ? che male ti
fanno i santi ? I santi ti ajutano , pregano
Dio per te , e tu li maledici ? presto risolvi
di levarti'in ogni conto questo vizio. Vedi ,
se non ti emendi ora , te lo porterai sino
alla morte , com'è succeduto a tanti, che sono
morti colla bestemmia in bocca. Ma , padre
mio , come ho da fare quando mi viene la
rabbia ? Oh Dio , e non ci stanno altre pa
role , altri modi che maledire i santi ? di :
mal abbia il peccato mio ; dì : Madonna , aju
47
tami , dammi pazienza. Passerà poi subito
quella passione, quello sdegno , e li troverai
in grazia di Dio ; e se no , che te ne trovi ?
più afllitto , e dannato .
Passiamo a vedere un' altra gran porta
dell'inferno, per la quale entrano gran parte
degli uomini ; questo è il furto . Taluni ado
rano ( per dir così ) quasi come loro Dio il
danaro , stimandolo come ultimo fine. Simu
lacra gentium argentum et aurum . Psal. 113 .
14.Ma già è uscita la condanna contra questi
tali : neque fures , neque rapaces regnum Dei
possidebunt. 1. Cor . 6. 9. È vero , che il furto
tra i peccati non è il più grave , ma dice
s. Agostino, che è il peccato più pericoloso
per la salute eterna : Nullum peccatum peri
culosius furto . La ragione è , perchè negli al
tri peccati basta ad averne il perdono un
vero pentimento , ma nel furto non basta il
pentimento, vi bisogna la restituzione, e que
sta è molto difficile farsi. Un certo romito
ebbe 'una volta questa visione : vide Lucifero
in trono che dimandò ad un demonio , per
che era stato si lungo tempo a ritornare ?
Rispose quegli, che s'era trattenuto a ten
tare un ladro , affinché non restituisse. Al
lora disse Lucifero : date un gran castigo a
questo sciocco . A che .serviva ( gli disse )
perdere questo tempo ? non lo sai , che chi
piglia le robe d'altri , non restituisce più ?
Ēd in verità così è ; la roba d' altri si fa co
me sangue proprio, e 'l dolore di cavarsi il
sangue per darlo ad altri , è una cosa molto
48
dura a soffrirla. E la sperienza lo fa vedere
tutto giorno : succedono innumerabili furti ,
ma quante restituzioni si vedono ?
Fratello mio : guardati di pigliare, e di
tenere roba d' altri. E se mai per lo passato
in ciò hai fatta qualche mancanza , presto ri
media . Se non puoi tutto insieme , restituisci
a poco a poco. E sappi , che la roba d'altri,
non solo ti manderà all'inferno , ma ti farà
afflitto e miserabile anche in questa vita. Tu
hai spogliati gli altri, e gli altri spoglieranno
te , dice il profeta: Quia tu spoliasti gentes
multas, spoliabunt te omnes. Habac. 2. 9. Le
robe d' altri portano seco la maledizione a
tutta la casa di chi se l'ha prese . Hæc est
maledictio , quæ egreditur super faciem omnis
terræ : .. et veniet ad domum furis. Zach.
5. 3. Viene a dire, come spiega s. Gregorio
Nazianzeno , che chi tiene robe d'altri , non
solo perderà quelle ; ma anche le sue: Qui
opes inique possidet, etiam suas amittit. Le
robe d' altri son fuoco e fiamme, che distruge
gono tutto quanto trovano.
State attente , madri , e mogli ; quando i
figli , o mariti portano roba d' altriin casa ,
gridate, rimproveratęli, non li applaudite ,
neppure con silenzio. Tobia sentendo belare
in casa sua un agnello ; videte , disse , videte,
ne forte furtivus sit , reddite eum . Tob . 2 .
21. Dice s . Agostino , che Tobia , perchè
amava Dio , nolebat sonum furti audire in
domo. Alcuni altri poi pigliauo le robe d'al
tri , e vogliono quietar la coscienza. con fare
49
qualche limosina. Non vult Christus rapina
nutriri, dice s . Gio . Grisostomo: il Signore
non vuol essere onorato colle robe d' altri .
I furti poi de' nobili , e de' grandi sono le
ingiustizie , il far danno ad altri, il togliere
a' poveri quel che loro è dovuto ; questi an
che son furti, che obbligano all'intera sod
disfazione, e queste restituzioni poi son più
difficili a farsi , e più facili a mandare le
persone all'inferno.
Veniamo per ultimo a parlare della quarta
porta dell'inferno , cioè della disonestà , ch'è
quella porta per cui entrano la maggior parte
de' dappati . Dicono taluni : ma questo è poco
peccato . È poco peccato ? Ma è peccato mor
tale. Scrive s. Antonino , ch'è tanta la puzza
di questo peccato , che neppure i demoni
possono sopportarla : dice il santo , che
quando si commettono coteste laidezze , an
che il demonio se ne fugge. Anzi dicono i
dottori che certi demonj che sono stati su
periori agli altri , ricordevoli della loro antica
nobiltà, sdegnano anche di tentare a questo
laido peccato. Or considerate poi qual fetore
apporterà a Dio quella persona, che come
cane sempre ritorna al vomito , e come porco
si volta e si rivolta nello sterco puzzolente
di questo maledetto vizio. Canis reversus ad
suum vomitum , et sus lota in volutabro luti ;
2. Petr. 2. 22. Dicono di più i disonesti : Dio
ha compassione di questo peccato, perchè
vede che siamo di carne . Che dite ? Dio ha
Lig ., nove discorsi ec. 3
50
compassione di questo peccato ? Or sappiate
che , come abbiamo dalla scrittura , i castighi
più orrendi che Dio ha mandati al mondo ,
sono stati per questo peccato . Dice s . Giro
lamo : per niuno peccato si legge aver detto
Iddio pentirsi d'aver fatto l'uomo, quanto
per lo peccato disonesto. Poenituit eum , quod
hominem fecisset . . Omnis quippe caro corru
perat viam suam . Gen. 6. É perciò dice Eu
sebio , che per niuno peccato ha usato Dio
tanto rigore di castighi anche sulla terra ,
quanto per questo : Pro nullo peccato tam
manifestam justitiam exercuit Deus, quam pro
isto ( Euseb. epist. ad Damas. ) . Una volta
mandò il fuoco dal cielo a cinque città , e
fece morirvi bruciati tutti i cittadini per
questo peccato . Per questo peccato princi
palmente mandò Dio il diluvio universale ,
che uccise tutti gli uomini, eccettuate sola
mente otto persone. Questo è un peccato che
Dio lo castiga non solo nell'altra vita , ma
anche in questa. Basta solo entrare negli
spedali, e vedere ivi quanti poveri giovani ,
che prima erano forti, robusti, e poi diven
tati deboli , squallidi, pieni di dolori, e tor
mentati con tagli di ferri, con bottoni di
fuoco ; e perchè ? per questo vizio maledetto .
Oblita es mei , et projecisti me post corpus
tuum ; tu quoque porta scelus tuum et forni
cationes tuas. Ezech . 23. 25. Perchè hai
voluto ( dice Dio ) scordarti di me , e m ' hai
voltate le spalle per un misero piacere del
tuo corpo , voglio che anche in questa vita
51
paghi la pena delle tue scelleraggini .
Dio ha compassione di questo peccato ?
Questo è il peccato , che porta più anime al
l'inferno. Dice san Remigio, che la maggior
parte de' dannati stanno all'inferno per que
sto peccato . Scrive il p . Segneri , che questo
vizio , siccome riempie il mondo di peccato
ri , così riempie l'inferno di anime. E pri
ma lo scrisse san Bernardo : hoc peccatum
quasi totum mundum trahit ad supplicium .
Tom . 4. serm. 21. E prima di san Bernardo
disse s . Isidoro : magis per luxuriam huma
num genus subditur diabolo , quam per cetera
vitia . Lib . 2. sent. cap . 39. La ragione si è ,
perchè a questo vizio vi è l'inclinazione na
turale della carné. E perciò dice il maestro
angelico , che 'l demonio di niun peccato si
compiace tanto , quanto di questo , poiché la
persona caduta in queste fango d'inferno vi
resta attaccata , e quasi fatta inabile a più
liberarsene. Nullus in peccato tenacior, quam
luxuriosus , dice san Tommaso da Villanova
( cap. 1. de s. Idelph. ). Inoltre questo vizio
toglie la luce , sicchè il disonesto resta tal
mente cieco, che quasi si scorda di Dio . Vo
luptates impudicæ , dice san Lorenzo Giusti -
niani, oblivionem Dei inducunt. De lib . vitæ .
Secondo quel che già disse il profeta Osea :
non dabunt cogitationes suas , ut revertantur
ad Deum suum , quia spiritus fornicationum in
medio eorum , et Dominum non cognoverunt.
Os . 5.4.1l disonesto sconosce Dio , e non ub
bidisce più nè a Dio , nè alla ragione , come
52
dice s . Girolamo ; ma solo ubbidisce al fomite
sensuale, che l'induce ad operare da bestia : nec
paret rationi, qui impetu ducitur: s . Hier. in ep .
Questo peccato poi , perche piace al sen
so , fa subito contrarre l'abito , che alcuni
poi se lo portano sino alla morte . Vedrete
anche ammogliati , anche vecchi decrepiti
fare gli stessi mali pensieri , e gli stessi
peccati che facevano quand'erano giovani .
E perchè poi questo peccato è cosi fa
cile a commettersi, fa moltiplicare le colpe
senza numero . Dimandate a quel disonesto ,
quante volte ha dato consenso a quei mali
pensieri? Vi risponderà : e chi se ne ricor
da? Ma , fratello mio ,se tu non ne sai il nu
mero , lo sa Dio ; e tu già sai , che un solo
mal pensiero di questi basta a mandarti al
l'inferno. Quante parole disoneste hai dette
con tua compiacenza , e con iscandalo degli
altri? Da'pensieri poi , e dalle parole si passa
all' opere , a tante sporchezze , in cui questi
miserabili si voltano e rivoltano come porci
( sus in volutabro luti) senza mai saziarsi, per
chè questo peccato , non sazia mai . Ma , padre,
dice quegli , come ho da fare con tante ten
tazioni che mi assaltano? io son fragile, son
di carne. E giacchè sei fragile , perchè non
ti raccomandi a Dio , ed a Maria ss . , ch' è
la madre della purità ? Giacchè sei di carne,
perchè ti metti nell' occasione ? perchè non
mortifichi gli occhi ? perchè vai guardando
quegli oggetti, verso cui poi ti vengono le
tentazioni ? S. Luigi Gonzaga non alzava gli
53
occhi a guardare neppur la sua madre car
nale. S'avverta inoltre , che questo peccato
disonesto molte volte porta anche seco gli altri
peccati: porta gli odj, i furti , e specialmente
i sacrilegj di confessioni, e comunioni sacri
leghe , per lo rossore che si ha in confessarsi
delle laidezze commesse . Ed intendiamo qui
di passaggio , che particolarmente per li sa
crilegj vengono le infermità, e le morti. Dis
se l'apostolo: qui enim manducat et bibit in
digne, judicium sibi manducat et bibit , non
dijudicans corpus Domini. E poi soggiunse :
ideo inter vos multi infirmi et imbecilles, et
dormiunt niulti. 1. Cor. 11.29 . E così appun
to spiega questo testo il Grisostomo , che
quelli di cui parla san Paolo eran castigati
con infermità mortali , perchè prendevano i
sacramenti in mala coscienza : quandoquidem
peccabant , quod participes fierent mysterio
rum , non expurgata conscientia. Chrysost. in
cap . 3. Isaice.
Fratello mio, se mai in questa materia ti
trovi infangato, io non voglio farti sconfida
re ; ma alzati presto da questa sozza fossa
d'inferuo; presto, ora che Dio ti dà luce , e
ti porge la mano per cacciartene . La prima
cosa che hai da fare , togli e spezza le occa
sioni; altrimenti son perdute tutte le pre
diche , tutte le lagrime, i propositi , e le con
fessioni. Leva l'occasione , e poi raccoman
dati sempre a Dio , ed a Maria madre della
purità ; quando sei tentato di questo vizio ,
non ti mettere a discorrere colla tentazione,
54
subito nomina e chiama Gesù e Maria in a.
juto . Questi nomi sagrosanti han forza di far
fuggire il demonio , e di smorzare quell'ar
dore d'inferno. Se seguita il demonio a ten
tarti, seguita ad invocare Gesù e Maria, che
certamente non caderai. Per toglierti quel
mal abito , procura poi di fare qualche di
vozione speciale alla Madonna : comincia a
fare nel sabbato il digiuno in suo onore : 0
gni giorno procura d'andare a visitare qual
che sua immagine , e pregala che ti liberi da
questo vizio : e la mattina subito in levarti
non lasciar mai di dire quelle tre Ave Maria
alla sua purità , e lo stesso fa la sera quando
vai al letto : e soprattutto , come ho detto ,
quando s'affaccia la tentazione , subito , su
bito chiama Gesù e Maria . Attento , fratello
mio , che se non ti emendi ora, forse non ti
emenderai più ( Atto di dolore ).

DISCORSO QUINTO

Non servono le divozioni esterne , se non


leviamo i peccati dall'anima.

Et nunc nolite illudere, ut forte constringantur


vincula vestra . Isa . 28. 27 .

Comanda Dio a Giona , che vada a predi


care a Ninive . Giona non ubbidisce a Dio , e
si mette in mare per fuggirsene a Tarsi . Ma
55
ecco una gran tempesta, che mette la nave
in prossimo pericolo di sommergersi; onde
Giona , conoscendo già ,che la tempesta era
castigo della sua disubbidienza , disse alla
gente della nave : tollite me, et mittite in mare ,
et cessabit mare a vobis ; scio enim quoniam
propter me tempestas hæc venit. Jona 1. 22 .
Ed infatti lo gittarono in mare , e si quieto
la tempesta : et stetit mare a fervore suo .
Dunque se Giona non era gittato in mare ,
la tempesta non finiya. Uditori miei , inten
dete da ciò che cosa noi dobbiamo ricavar
ne . Se non leviamo i peccati dall'anima , la
tempesta , cioè il flage ]lo imminente di Dio,
non cesserà. I peccati nostri ' sono appunto
il vento infausto che muovono la tempesta,
e ci portano a perdere. Iniquitates nostre
quasi ventus abstulerunt nos. Isa . 64. 6. Ecco
al presente si fanno penitenze, novene, pro
cessioni , esposizioni del ss . Sagramento , ma
a che servono queste , se noi non ci emen
diamo ? se non leviamo i peccati dall'ani
ma ? Questo è l'assunto del presente discor
so , poco serviranno tutte le nostre divozioni ,
se non togliamo i peccati ; perchè non giun
geranno a placare Dio.
Suol dirsi che non passa il dolore , se
non si cava la spina. Scrive san Girolamo ,
che Iddio non si adira , perchè l'ira è pas
sione , e Dio non è capace di passione; egli
sta sempre tranquillo ; ancora quando casti
ga , non esce punto dalla sua tranquillità :
tu autem dominator virtutis in tranquillitate
56
judicas, Sap . 12. 18. Ma il peccato mortale è
di tanta malizia, che in quanto alla sua na
tura , se Dio fosse capace di collera e di af
flizione, il peccato lo provocherebbe ad ira,
e lo renderebbe afflitto. Ciò appunto fanno
per loro parte i peccatori , come ci avvisa
il profeta Isaia : ipsi autem ad iracundiam
provocaverunt, et afflixerunt spiritum sanctum
ejus. Isa . 63. 10. Scrisse Mosè , che allorchè
Dio mandò il diluvio , si dichiarò talmente
afllitto da'peccati degli uomini , che però di
cea vedersi costretto a sterminarli dalla ter
ra : tactus dolore cordis intrinsecus , delebo ,
inquit , hominem a facie terræ . Gen. 16. 6.
Dice il Grisostomo, che di tutti i castighi
la sola causa è il peccato : ubi est fons pec
cati , illic est plaga supplicü , in ps. 3. Su
quelle parole della Genesi , che 'disse Dio
dopo il diluvio :arcum meum ponam in nu
bibus, Gen. 9. 13., riflette s. Ambrogio ( lib .
de Noe cap . 47. ) che la scrittura non dice ,
sagittam ponam , ma arcum , per darci ad in
tendere , che il peccatore è quello , che coi
suoi peccati impone le saette all'arco , pro
vocando Dio a castigarlo.
Se vogliamo placare il Signore , bisogna
che leviamo la causa del suo sdegno , cioè
che leviamo i peccati. Il paralitico cercava
a Gesù Cristo la sanità del corpo, e'l Signore
prima di guarirlo nel corpo lo guarì nella
nima , con dargli prima il dolore de' suoi
peccati , e poi dicendogli : confide, fili, rémit
tuntur tibi peccata tua. Matth . 9. Dice san
57
Tommaso , che prima il Redentore gli tolse
la causa dell'infermità ch'erano le colpe ,
e poi gli tolse l'infermità : iste petebat sa
nitatem corporis , et Dominus dat animæ , quia
tanquam bonus medicus auferre voluit mali
radicem ( s . Thom . in Matth . loco cit . ). La
radice del male sono le colpe , poichè (come
dice san Bernardino da Siena ) causa infir
mitatis sæpius sunt peccata . E perciò il Si
gnore , dopo che ľ' ebbe guarito , l'avverti
dicendogli : vade, et noli amplius peccare , ne
deterius tibi aliquid contingat. Figlio , non
tornare a peccare, perchè tornerai ad essere
più infermo di prima. E lo stesso avverti pri
ma l'Ecclesiastico : fili , in tua infirmitate ....
ab omni delicto munda cor tuum etc. , et da
locum medico ; Eccli. 39. est vers. 9. Biso
gna prima ricorrere al medico dell'anima,
acciocchè ti liberi dalle colpe , e poi al me
dico del corpo , acciocchè ti liberi dal mor
bo . Insomma la causa di tutti i castighi è il
peccato , e più del peccato è la nostra osti
nazione, come dice san Basilio : nostri causa
hæc invehuntur, qui retinemus cor impoenitens.
In , cap. 9. Isa . Abbiamo offeso Dio , e non
vogliamo neppure pentircene ? Dio quando
chiama colla voce de' flagelli vuol essere in
teso , altrimenti da noi stessi verrà costretto
a maledirci : si audire nolueris vocem Domini,
venient super te omnes maledictiones istæ .
Maledictus eris in civitate , maledictus in agro
etc. Deut. 28. 15.Quando noi offendiamo Dio ,
provochiamo tutte le creature a castigarci .
* 3
58
Dice s. Anselmo , che siccome quando un
servo ribellasi contra il padrone, non solo si
concilia lo sdegno del padrone , ma di tutta
la sua famiglia ;,così quando noi offendiamo
Dio, ci chiamiamo contro ad affliggerci tutte
le creature : non solum iram Dei promerui
mus, sed totam creaturam contra nos excita
vimus. S. Ans . de similit. cap . 101. E special
mente , soggiunge san Gregorio , che c' irri
tiamo contra noi quelle creature,, di cui ci
serviamo per offendere il Creatore : cuncta
quæ ad usum pravitatis infleximus, ad usum
nobis vertuntur ultionis. Hom , 35. in evang .
Dio per sua misericordia trattiene queste
creature , acciocchè non ci aflliggano ; ma
quando vede , che delle sueminacce noi non
ne facciamo conto , e non lasciamo la mala
vita , allora ben egli si avvalerà di queste
creature , a vendicarsi delle ingiurie che gli
facciamo. Armabit creaturam contra insen
satos. Sap. 5. 17. Et pugnabit cum illo orbis
terrarum contra insensalos. Ibid . 27. Non est
ulla creatura ( dice il Grisostomo hom . in Ab
sal. ) quæ mota non fuerit , cum ipsum Domit
num senserit moveri.
Se dunque , uditori miei , non plachiamo
Dio con emendarci , non saremo mai libe
rati dal castigo. E qual pazzia più grande ,
dice san Gregorio , può darsi , che il preten
dere , che Dio lasci di castigarci , quando noi
non vogliamo lasciare di offenderlo ? Est pri
mum genits dementice, nolle a malis quiescere,
et Deum velle a sua ultione cessare . Mor.
59
lib . 8. ep . 41. Tanti ora vengono alla chiesa,
sentono la predica ; ma non si confessano,
nè risolvono di mutar vita. Se non leviamo
la causa del flagello , come vogliamo essere
esenti da quello? nec amputainus causas mor
bi, ut morbus auferatur : sau Girolamo . Noi
seguitiamo a sdegnare Dio , e poi ci maravi
gliamo , che Dio seguita a flagellarci ? Mi
ramur ( dice Salviano ) si miseri sumus , qui
tales impuri sumus . Pensiamo forse , che Dio
si plachi col solo vederci andare alla proces
sione , o venire alla chiesa , senza pentirci
de' peccati , senza restituire la fama o la roba
d'altri , senza staccarci da quelle occasioni ,
che ci fanno star lontani da Dio ? Ah non
vogliamo burlare il Signore . Et nunc nolite
illudere, ne forte constringantur vincula vestra .
Isa. 28. 27. Non vogliate burlare Dio , dice
il profeta, perchè cosi maggiormente reste
rete legati e stretti da quelle catene, che vi
tengono destinati per l'inferno. Dice Cor
nelio a Lapide sopra il citato passo d'Isaia ,
che quando la volpe è caduta nel laccio ,
quanto più ella cerca di sbrigarsene, tanto
più stringe il nodo : impü illusores, irridendo
Dei minas et poenas , magis üsdem se adstrin
gunt. Peccatori miei , finiamola, non isdegnia
mo più Dio : il flagello ci sta vicino . Con
summationem enim ( seguita a parlare il
profeta ) et abbreviationem audivi a Domi
no super universam terram . Ibid . Io non
sono il profeta Isaia , ma posso dire di ve
der già venuto presto il flagello che Dio
60
ci minaccia , se non ci convertiamo.
Udite come vi dice il Signore : quis quce
sivit hcec de manibus vestris ? Isa . 1. 12. Chi
dimanda da voi queste processioni , e queste
penitenze ? Io voglio che leviate i peccati:
ne offeratis ultra sacrificium frustra . Ibid. 13 .
Che servono queste vostre divozioni, se non
emendate la vita ? Solemnitates vestras odivit
anima mea . Is. 16. 14. Sappiate ( dice il Si
gnore) che questi vostri ossequj e divozioni
esterne sono l'odio dell'animamia , mentre
voi pretendete con queste ch'io vi liberi dal
castigo, senza veder tolte l'offese mie . Holo
caustis non delectaberis, sacrificium Deo spi
ritus contribulatus . Psal. 50. 18. Non go
no accette a Dio tutte le divozioni , le limo
sine , le penitenze che vengono da un'anima
che sta in peccato , e non se ne pente ; gra
disce ed accetta solamente Dio chi s'aflligge
per l'offese che gli ha fatte , e si risolve di
mutar vita.
Eh che Dio non si fa burlare . Deus non
irridetur. Io non vi ho già comandato , egli
dice , a fare queste processioni e penitenze :
non sum locutus cum patribus vestris de verbo
victimæ , etc. sed hoc præcepi eis : audite-vo
cem meam , et ero vobis Deus . Jer . 7. 22.
Quel che voglio da voi ( dice Dio ) ; è che
udiate la mia voce , che mutiate vita , che
facciate una buona confessione con vero do
lore , perchè le confessioni passate con tante
ricadute subito dopo esservi confessati , già
voi stessi conoscete , che sono state nulle :
61
voglio che vi facciate forza a spezzare quel
l'attacco , quella compagnia : voglio, che pro
curiate di restituir quella roba , di risarcire
quel danno : audite vocem meam , ubbidite a
questo che vi dico , et ero vobis Deus. Jer.
7. 13. Ed allora sarò con voi Dio di miseri
cordia , quale voi mi desiderate: Su quelle
parole di san Matteo : qui habet aures au
diendi audiat, Matth . 11.15 . commenta Ugon
cardinale , e dice : alii habent aures , sed non
habent aures audiendi. Alcuni hanno l'orec
chie , ma non l'orecchie per sentire , e per
fare quel che sentono . Quanti sentono la
predica , sentono gli avvertimenti del con
fessore , sentono in somma quello che ban
no da fare per placare Dio ; ma escono dalla
chiesa , e fanno peggio di prima ; e come Dio
vuol placarsi ? e come questi tali possono
sperare , che 'l Signore li salvi dal flagello ?
sacrificate sacrificium justitiæ , et sperate in
Domino : dice Davidde, Ps. 4. Onorate Dio ,
non in apparenza , ma coll'opere ( cið signi
fica sacrificium justitiæ ), col piangere i pee
cati , col frequentare i sacramenti, col mutar
vita , e poi sperate nel Signore ; altrimenti
lo sperare seguitando a stare in peccato , non
è vera speranza , è una temerità , è un in
ganno del demonio , che vi rende più odiosi
a Dio , e più degni di castigo.
Fratelli miei, vedete , che il Signore sta
sdegnato , e già tiene alzata la mano per ca
stigarci col flagello che ci minaccia ; che cosa
pensate di fare per esser liberati dal castigo ?
62
Quis demonstrabit vobis , fugere a ventura
ira ? Facite diceva il Battista a' suoi tempi
prédicando agli Ebrei ) , facite ergo fructum
dignum poenitentiæ . Matth . 5. 5. Bisogna far
penitenza , ma penitenza degna di perdono,
cioè vera e risoluta . Bisogna mutare l' ira in
mansuetudine, con perdonare chi ci offende :
mutare l'intemperanza in astinenza , con os
servare almeno i digiuni comandati dalla
chiesa , e con astenerci da tanto vino che da
uomini ci fa diventare bestie , e perciò biso
gna lasciar le taverne : mutare la disonestà
in castità , col non tornare più al vomito di
quelle schifezze, col resistere a' mali pen
sieri, e col fuggire le parole oscene , i mali
compagni, e le conversazioni pericolose.
Fructum dignum poenitentiæ . Il fare frutto
degno di penitenza importa ancora , che ci
applichiamo a servire Dio , ed a più servirlo
quanto più l'abbiamo offeso: Sicut exhibuistis
( ci avverte l'apostolo ) membra vestra ser
vire immunditiæ , ita exhibete servire justitiæ .
Rom. 6. 19. Così han fatto una s. Maria
Maddalena, un s . Agostino , una s . Maria
Egiziaca , una s . Margherita di Cortona , le
quali colle loro penitenze ed opere si ren
derono poi più care a Dio che altri meno
peccatori, ma tepidi ; dice s . Gregorio : Ple
rumque gratior est Deo fervens post culpam
vita , quam torpens innocentia . Diventa più
caro a Dio un penitente fervoroso , che un
innocente tepido. E così spiega il santo quel
testo . Gaudium erit in coelo super uno pecca
63
tore poenitentiam agente , quam super nona
gintanovem justis. Luc . 157. S'intende di
quel peccatore , che dopo il peccato si mette
ad amare Dio con maggior fervore del
giusto.
Questo dunque è il far frutto degno di
penitenza, non già il solo sentir la predica ,
il visitar la Madonna, e venire alla proces
sione , senza lasciare il peccato, e l'occasione
del peccato. Questo più presto è un burlare
Dio , come ho detto , che provoca Dio a mag
giore sdegno . Et ne velitis ( seguì a dire il
Battista ) dicere inter vos : Patrem habemus
Abraham . Matth . 8 . 9 . Non serve a dire ,
abbiamo la Madonna nostra che ci ajuta ,
abbiamo il nostro santo protettore che ci li
bera ; perchè quando noi non leviamo i pec
cati , i santi non possono ajutarci . I santi sono
amici di Dio , onde non hanno animo , ma
più presto si vergognano di proteggere gli
Ostinati. Tremiamo , perchè il Signore già ha
pubblicata la sentenza , che si mandino al
fuoco quegli arbori, che non fanno frutto :
Omnis ergo arbor', quæ non facit fructum
bonum , excidetur, et in ignem mittetur. Mauh .
8. 18. Cristiano mio , da quanti anni stai al
mondo.? Dimmi che frutto sinora hai ren
duto di buone opere ? Che onore hai fatto a
Dio colla tua vita ? Peccati, ingiurie , disprez
zi ; ecco il frutto , l'onore c'hai dato a Dio .
Iddio ora per sua misericordia ti vuol dar
tempo di emendarti , acciocchè pianga l'of
fese che gli hai falte, e l'ami in questa vita
64
che ti resta . Che pensi di fare ? che risolvi ?
Presto risolviti di darti davvero a Dio . Che
aspetti ? aspetti , che proprio sia tagliato , e
mandato al fuoco dell'inferno ?
Or su concludiamo il discorso . Il Signore
mi ha mandato qui oggi a predicarvi , ed ha
ispirato a voi di venirmi a sentire, perchè
vi vuol perdonare il castigo che vi minaccia ,
se vi convertite davvero. Noli subtrahere
verbum , si forte audiant et convertantur, et
poeniteat me mali quod cogito facere eis. Jer .
26. 3. Mi comanda il Signore, che io vi dica
da parte sua , che egli è pronto a pentirsi
del castigo , cioè a rivocare il flagello che
avea pensato di mandarvi ( et pæniteat me
mali quod cogito facere eis ) ; ma con questa
condizione, si audiant et convertantur , se
davvero si convertano ; altrimenti darà ese
cuzione al castigo. Tremate dunque , se an
cora non istate risoluti di mutar vita . Ma
all'incontro allegramente , se veramente vo
lete tornare a Dio : Lætetur cor quærentium
Dominum . Ps. 104. 3. Stia allegro quel cuore
che cerca Dio, perchè Dio è tutto pietà ed amo
re con chi lo cerca: Bonus est Dominus animo
guærenti illum . Thren . 3. 25. Nè sa discacciare
il Signore un cuore che si umilia , e si pente
delle offese che gli ha fatte , cor contritum
et humiliatum Deus non despicies. Psal. 50 .
Allegramente dupque, se abbiamo buona in
tenzione di mutar vita . E se témiamo de' ca
stighi della divina giustizia per vederci rei
di tanti delitti, ricorriamo alla madre della
65
misericordia , ch'è Marià ss. , la quale di
fende e libera dai castighi divini tutti coloro
che si ricoverano sotto il suo manto . Ego
civitas refugii omnium ad me confugientium ;
così le fa dire s . Gio. Damasceno , ec . ( Atto
di dolore ). 2

DISCORSO SESTO

Dio manda i flagelli in questa vita ,


non per nostra ruina , ma per nostro bene .

Non enim delectaris in perditionibus nostris.


Tobia 3. 22.

Persuadiamoci, cristiani miei , che noi


non abbiamo chi ci ama più di Dio. Dicea
s . Teresa , che più Dio ama noi, che noi non
amiamo noi stessi. Egli ci ha amato fin dall'e
ternità. In caritate perpetua dilexi te : Jer. 31 .
3. E per l' amore che ci ha portato , ci ha
estratti dal niente , e ci ha dato l'essere :
Ideo attraxi te miserans tui. Ibid . Onde al
lorchè Dio ci castiga su questa terra , non lo
fa perchè ci vuol male , ma perchè ci vuol
bene, e ci ama. Hoc autem pro certo habet
omnis qui te colit, quod vita ejus, si in proba
tione fuerit,coronabitur, si in tribulatione, li
berabitur : Tob . 3. 21. Così diceva il santo
Tobia : Signore , chi ti serve sta sicuro , che
dopo la pruova sarà coronato , e dopo la tri
bulazione sarà liberato dalla pena che meri
66
tava. Non enim delectaris in perditionibus
nostris ; poichè voi non avete piacere della
nostra ruina : quia post tempestatem tranquil
tum facis, et post fletum exultationem infun
dis. Tbid . 22. Dopo la tempesta de' flagelli ci
donate la tranquillità , e dopo il pianto l'al
legrezza e la pace . Dunque , fratelli miei ,
intendiamo, e questo è quel che oggi voglio
dimostrarvi: Dio non manda i flagelli in que
sta vita per nostra ruina, ma per nostro bene,
acciocchè lasciamo i peccati, e ritorniamo nella
sua grazia , e cosi evitiamo i castighi eterni.
Dabo timorem meum in corde eorum , ut
non recedant a me , Jer . 32. 40. Dice il Si
guore , ch'egli infonde il suo timore ne ' no
stri cuori , acciocchè non ci facciamo domi
nare dagli affetti alle delizie della terra , sic
chè per quelle ingrati avessimo a lasciarlo.
E i peccatori poi che banno lasciato Dio ,
come egli li conduce a ravvedersi , e a ri
tornare nella sua grazia ? con farsi vedere
sdegnato , e castigarli in questa vita: in ira
populos confringes. Psalm . 55. 8. Un'altra
versione, secondo s . Agostino, dice : in ira
populos deduces. Dimanda il santo : quid enim
est, in ira populos deduces ? Che viene a di
re , che Iddio conduce i popoli nel suo sde
gno ? Risponde , imples tribulationibus omnia,
ut in tribulationibus positi recurrant ad te .
Voi , Signore , li colmate di tribulazioni, ac
ciocchè vedendosi così afflitti lascino i pec
cati , e ricorrano a voi . La madre , quando
vuole slattare il bambino, che fa ? mette fiele
67
alle poppe. Così fa il Signore per tirare a sé
l'anime, e staccarle da' piaceri della terra ,
che le fanno vivere scordate della salute e
terna , mette fiele alle poppe , cioè riempie
d'amarezza tutti i loro spassi , pompe e
possessioni , acciocchè non trovando pace in
tali beni , ricorrano a Dio, che solamente può
contentarli. In tribulatione sua mane consur
gent ad me . Osece 6. 1. Dice Dio, s'io lascio
questi peccatori a godersi i loro divertimenti ,
essi seguiranno a dormire ne' peccati ; è ne
cessario ch' io li flagelli, affinché si sveglino
dal loro letargo , e ricorrano a me . Quando
si vedran tribulati , allora diranno : Venite ,
et revertamur ad Dominum ( così seguita a
parlare Osea ) , quia coepit, et sanabit nos ,
percutiet et curabit nos . Che facciamo ? dicono
i peccatori ravveduti , se non lasciamo la
mala vita , Dio non si placherà con noi , e
giustamente seguirà a punirci : via su ritor
niamo a' piedi suoi, perchè egli ci guarirà
dalle nostre infermità ; e se egli ci ha afllitti
coi flagelli , egli stesso penserà a consolarci
colla sua misericordia .
In die tribulationis mece Deum exquisivi,
et non sum deceptus. Psalm . 76. 3. Nel tem
po de ' miei patimenti ( diceva il profeta ) ho
cercato Dio, e non sono restato ingannato
mentr ' egli m'ha sollevato ; onde poi esso
stesso ne ringraziava il Signore , che l'avesse
umiliato dopo i di lui peccati, perchè così
aveva imparato ad osservar la divina legge :
bonum mihi, quia humiliasti me , ut discam ju
68
stificationes tuas. Ps. 118. 71. L'esser tribu
lato un peccatore , ella è pena , ed è grazia ,
poena est, et gratia est, dice s. Agostino ; é
pena a riguardo de' suoi peccati , ma è grazia
ancora ( e grazia grande ), perchè lo libera
dalla pena eterna, e l'assicura, che Dio vuole
usargli misericordia , sempre ch' egli si rav
veda, ed accetti con ringraziamento quella
tribulazione che gli ricupera la vista del suo
nuiserabile stato, e l'induce a tornare a Dio .
Emendiamoci dunque, fratelli miei , e saremo
liberati dal presente flagello . Quid servat post
ponam , siegue a dire 6. Agostino , qui per
gratiam exhibet pænam ? Chi s'emenda , e
torna a Dio spinto dal dagello , non ha più
che temere ; poichè Dio a questo fine fla
gella , acciocchè torniamo à lui : ottenuto
dunque che avrà il Signore l'intento , ces
serà dal più flagellarci.
Dice s. Bernardo, ch'è impossibile pas
sare dai piaceri della terra ai piaceri del
paradiso : difficile est, imo impossibile , utpre
sentibus quis fruatur bonis, et futuris : ut de
deliciis transeat ad delicias. De inter. dom . c.
45. E perciò dice il Signore : Noli æmulari
in eo qui prosperatur in via sua , in homine
faciente injustitias. Ps, 36. 7 Non invidiare ,
figlio mio , il peccatore che va prospero
nella sua mala vita : prosperatur ? ( commenta
s . Agostino in cit. Ps. ) , sed in via sua: labo
ras? sed in via Dei. Quegli nella sua mala
vita è prosperato ? tu all'incontro che cam
mini la via di Dio , sei tribulato : attendi,
dice il santo la fine : Illi prosperitas in via
est, in perventione infelicitas, tibi labor in via ,
in perventione felicitas. Quegli in questa vita
sarà felice, ma nell'eternità infelice; tu sarai
afllitto in questa vita , ma nell'eternità felice.
E cosi rallegrati , peccatore , e ringrazia Dio ,
quando vedi , ch'egli in questa vita ti ca
stiga , e si vendica de' tuoi peccati, perch ' è
segno che vuole usarti misericordia nell'al
tra . Deus , tu propitius fuisti eis , ulciscens in
omnes adinventiones eorum . Psalm . 98. 8. Il
Signore quando castiga in questa terra eoi
flagelli temporali, non castiga tanto per ea
stigare , ma per vederci emendati . Disse Dio
a Nabucco : foenum ut bos comedes; septem
quoque tempora mutabuntur super te , donec
scias, quod dominetur excelsus super regnum
hominum . Dan . 4. 22. Or su voglio, che per
sette anni , Nabucco , tu per vivere sii 80
stretto a cibarti di fieno come bestia , accioe
chè cosi intendi , ch' io sono il Sovrano , che
dono e tolgo i regni agli uomini, e così t'e
mendi della tua superbia. E di fatti così quel
re superbo si ravvide, e si emendo ; onde
poi ravveduto , dicea: Nunc laudo , et glori
fico Regem coeli. Ibid . E Iddio gli restitui an
cora il regno . Libenter commutavit sententiam
( dice s. Girolamo ) , quia vidit opera com
mutata .
Miseri noi , dice lo stesso santo , quando
Dio dopo i peccati non ci punisce in questa
terra ! é segno , che ci riserba al castigo e
terno : Magna est ira Dei, quando non nobis
irascitur; reservat nos sicut vitulum in occi
sione. Hieron . in cit. Psal. 96. Che segno è
( soggiunge ) , quando il medico vede l'in
fermo colle carni putrefatte , e non le recide ?
è segno, che l'abbandona alla morte. Dio per
dona al peccatore nel tempo , dice s . Grego
rio , per castigarlo in eterno: parcit, ut in
perpetuum feriat. Mor. lib. 8. cap. 4. Guai a
que' peccatori , ai quali Dio più non parla ,
e loro si fa vedere come non fosse sdegnato :
Et quiescam , nec irascar amplius. Ez. 16 .
42. Ma siegue a parlare il Signore : Et pro
vocasti me in omnibus his , et scies quia ego
Dominus , ut recorderis , et confundaris. Ex.
16. 63. Verrà ( dice ) un giorno, o ingrato,
nel quale intenderai chi son io , ed allora ti
ricorderai delle grazie che t ho fatte, e ve
drai con tua confusione la tua grande ingra
titudine. Guai dunque a quel peccatore che
tira avanti la sua mala vita , e Iddio permette
in suo castigo , ch' egli conseguisca i suoi
perversi desideri , secondo quel che dice per
Davidde: Israel non intendit mihi, et dimisi
eos secundum desideria cordis eorum . Psal.
80. 12 . È segno , che 'l Signore vuol pagargli
in questa terra qualche picciolo bene che
mai ha fatto ; e per li suoi peccati gli riserba
poi il castigo nell'eternità . E parlando di lui
per questa vita , dice : misereamur impio , et
non discet justitiam ... non videbit gloriam
Domini. Is. 36. 10. Ed ecco allora la ruina
di quel povero peccatore , perchè vedendosi
egli prosperato , si va lusingando , che sicco
71
me Dio gli usa misericordia in quel tempo
ehe l' offende , così glie l' userà anche ap
presso , e con questo inganno seguirà a vi
vere nel suo peccato. Ma questa misericordia
glie l'userà sempre il Signore ? No , verrà fi
nalmente il giorno del castigo , ed allora sarà
discacciato dal paradiso , e mandato alla car
cere de' ribelli : Et non videbit gloriam Do
mini. Sulle dette parole , misereamur impio ,
dicea s . Girolamo:longe a me misericordia tam
rigorosa . Signore ( dicea ) allontanate da me
questa pietà così terribile ; s'io v ' ho offeso ,
io voglio esser castigato in questa vita , per
che se non mi castigate qua nel tempo , avrò
da esser castigato nell'altro mondo in eterno ,
E perciò diceva ancor s . Agostino: Domine,
hic seca , hic non parcas, ut in æternum parcas:
castigatemi qua, Dio mio , e non mi perdonate,
affiuchè possiate perdonarmi il castigo eteroo.
Quando il medico attende a tagliar la po
stema dell'infermo , è segno che lo vuol gua
rito . E cosi dice s . Agostino: Magnæ miseri
cordiæ est nequitiam non relinquere. Serm .
37. Il Signore usa gran misericordia a quel
peccatore, che per farlo ravvedere lo castiga
in questa vita. E perciò Giobbe tanto pre
gava il Signore che qui l'aflliggesse: hæc mihi
sit consolatio , ut affligens me dolore non par
cas . Job . 6. 10 .
Dormiva Giona nella nave , allorchè fug
giva da Dio ; ma vedendo il Signore che 'l
misero stava prossimo alla morte temporale
ed all'eterpa , fece avvisargli dal nocchiero :
7.2
Quid tu sopore deprimeris ? surge , et invoca
Deum tuum . Jona 1.6 . Lo stesso , fratello mio ,
ora sta facendo Dio con te ; tu stavi in pec
cato , privo della divina grazia, e condannato
all'inferno ; è venuto il flagello , questo fla
gello è una voce di Dio che ti dice : quid tu
sopore deprimeris ? surge , et invoca Deum
tuum . Svegliati, peccatore, non voler seguire
a vivere scordato dell'anima tua , e di Dio.
Apri gli occhi , e vedi che già ti sta vicino l'in
ferno; dove stanno già a piangere tanti mi- ,
serabili per meno peccati de'tuoi ; e tu dor
mi ? e non pensi a confessarti ? non pensi a
liberarti dalla morte eterna ? Surge , invoca
Deum tuum.Presto alzati da questa fossa d'in
ferno , dove stai caduto : prega Dio che ti
perdoni: « pregalo almeno , se non istai riso
luto di mutar vita , che ti dia luce, e ti fae
cia conoscere lo stato infelice in cui ti trovi.
Sappi servirti dell'avviso che il Signore ti
manda. Geremia prima vide una verga: Vir
gam vigilantem ego video: e poi disse di ve
dere una pignatta ardente; Ollam succensam
ego video . Jer. 11. 13. Dice s. Ambrogio su
questo passo : qui virga non corrigitur, in ol
lam mittitur ut ardeat. In psalm. 38. Chi non
resta emendato col flagellotemporale ,sarà
mandato ad ardere nel foco dell'inferno
eternamente . Peccatore mio , vedi che Dio
con questo flagello ti sta parlando al cuore ,
e ti sta chiamando a penitenza. Dimmi , che
gli rispondi? Il figlio prodigo, essendosi par
tito dal padre, al padre più non pensava al
73
lorchè se ne vivea nelle delizie ; ma quando
poi si vide ridotto a quello stato così mise
rabile , povero, abbandonato da tutti , ridotto
a servire a' porci , e che non potea saziarsi
neppure di quei cibi , de'quali i porci si sa
ziavano, allora si ravvide , e ritornato in sé ,
disse : Quanti mercenarii in domo patris mei
abundant panibus, ego autem hic fame pereo !
Lucce 15. Quanti servi di mio padre son be
ne alimentati in sua casa , ed io sto qui a
morirmi di fame! Surgam , et ibo ad patrem .
meum . E così fece , e con amore fu ricevuto
dal padre . Fratello mio , questo hai da fare
ancora tu . Vedi la vita infelice che fai , ed
hai fatto sinora vivendo lontano da Dio : vita
piena di fiele , di spine , e d'amarezze ; e non
potea essere altrimenti, perchè stavi senza
Dio , ch'è quello il quale solamente può farci
contenti. Vedi quanti servi di Dio che l'a
mano , fanno una vita beata , e godono una
continua pace , cioè la pace di Dio che avan
za ( come dice l'apostolo ) tutt' i piaceri del
senso : pax Dei , quæ exsuperat omnem sen
sum. Phil. 4. 7. E tu che fai ? non ti avvedi
che patisci, e patirai due inferni, uno in
questa vita , e un altro nell'altra ? Via su , di
tu ancora: surgam , et ibo ad patrem meum .
Voglio alzarmi da questo sonno di morte, in
cui vivo dannato , e voglio tornare a Dio. E
vero , ch'io l'ho offeso assai, partendomi da
lui con tanto suo disgusto , ma egli ancora
m'è padre : surgam , et ibo ad patrem meum.
Lig ., nove discorsi ec. 4
74
E quando , peccatore mio, anderai a questo
padre , che gli dirai ? Digli quel che disse al
padre suo il figlio prodigo : pater , peccavi in
coelum , et coram te : non sum dignus vocari
filius tuus . Padre mio , confesso il mio errore ,
ho fatto male a lasciare voi che mi avete
tanto amato ; vedo già , che non sono più
degno d 'esser chiamato vostro figlio ; perdo
natemi, ed accettatemi almeno per vostro
servo : ricevetemi nella vostra grazia ; e poi
castigatemi come volete.stra grazia
O beato te se dirai e farai così ! a te si
milmente avverrà ciò che avvenne al figlio
prodigo. Il padre quando lo vide tornato ai
piedi suoi , ed intese che s’umiliava del suo
errore , non solamente non lo discaccio ,
non solamente l'accettò in sua casa , ma
l'abbraccio , e lo baciò come figlio : accur
rens cecidit super collum ejus, et osculatus
est eum. Ed indi lo fe’ ricoprire d'una veste
preziosa , ch'è la veste della grazia : proferte
stolam primam , et induite illum . E di più or
dino , che in casa si facesse una gran festa ,
tutto consolandosi il padre d'aver ricuperato
quel figlio , che lo tenea per morto per
duto . Epulemur , quia hic filius meus mortuus
erat, et revixit: perierat, et inventus est. Al
legramente , uditori miei , è vero che Dio si
fa vedere sdegnato , ma ancora ci è padre.
Ritorniamo a ' piedi suoi pentiti , e subito si
placherà , e ci libererà dal castigo . Ecco là ,
vedete la madre nostra Maria , che lo sta pre
gando per noi . Ed all'incontro a noi rivolta
75
ci sta dicendo : in me omnis spes vitæ et vir
tutis. . . transite ad me omnes. Eccli. 24. 26 .
Figli miei , ci dice questa madre di miseri
cordia , poveri figli tribolati, ricorrete a me ,
ed in me troverete tutta la speranza . Il mio
Figlio non mi nega njente . Qui invenerit me,
inveniet vitam . Voi eravate morti per lo pec
cato , venite a me, trovate me , e ritroverete
la vita , cioè la vita della divina grazia, che
io vi farò ricuperare colla mia intercessione
( Atto di dolore ) .

DiscoRSO SETTIMO

Dio ci castiga in questa vita , per usarci


misericordia nell'altra.

Ego quos amo corrigo, et castigo.


Apoc. 13. 9 .

Allorchè il Signore mandò quella gran


tempesta , onde stava in gran pericolo di som
mergersi la nave dov'era Giona , in castigo
del suo peccato di aver trasgredito il divino
precetto di andar a predicare a Ninive , tutti
stavano vigilanti e in gran timore , e ciascun
pregava il suo Dio ; ma Giona stava dentro
la nave , e dormiva ; dormiebat sopore gravi.
Jona 1 .
5. Ma conoscendosi poi ch'esso era
la causa della tempesta , fu gittato in mare ,
e fu ingojato dalla balena . Quando Giona.si
vide entro quel pesce in pericolo così vicino
26
di morire , allora si pose a pregare Dio , e
Dio lo liberò . Clamavi de tribulationę mea
ad Dominum , et exaudivit me . Jona 2. 3. Ec
co dunque , dice s . Zenone , che Giona vi
gilat in ceto , qui stertebat in mari. Egli nella
nave se ne stava a dormire nel suo peccato ,
ma quando si vide poi castigato, e vicino alla
morte , allora aprì gli occhi , e si ricordo di
Dio ; indi ricorse alla sua misericordia , e Dio
lo liberò , facendo che ' l pesce lo vomitasse
sano e salvo al lido. Molti quando non ve
dono i castighi divini , dormono ne 'peccati ,
e vivono scordati di Dio ; ma il Signore, per
chè non vuol vederli perduti, manda loro i
flagelli, acciocchè si sveglino da quel letargo
di morte , e ricorrano a lui, e così egli possa
poi liberarli dalla morte eterna. Ecco dun
que l'assunto del presente discorso : Dio ci
castiga in questa vita , per usarci misericordia
nell' altra .
Noi non siamo creati per questa terra , per
questa mandra di bestie ; siamo creati per
lo regno beato del paradiso. A questo fine ,
dice s . Agostino , ci fa provar il Signore tan
te amarezze anche in mezzo alle delizie del
mondo , acciocchè non ci scordiamo di lui ,
e della vita eterna : si cessaret Deus , et non
misceret amaritudines felicitatibus seculi, obli
visceremur ejus.Se col vivere noi in mezzo a
tante spine della presente vita , pure ci stia
mo cosi attaccati, e poco desideriamo il pa
radiso ; or quanto men conto ne faressimo ,
se Dio non ci amareggiasse continuamente i
77
piaceri di questa terra ? E se abbiam offeso
Dio , abbiamo da esser castigati o in questa,
o nell'altra vita. Dice s . Ambrogio , che Dio
ci usa misericordia così quando non ci ca
stiga , che quando ci castiga . Quam pius ,
quan clemens Deus in utroque , cum misere
tur, aut vindicat. Lib.6 . in Luc . I castighi di
Dio sono effetti del suo amore ; son pene si,
ma pene che ci liberano dalle pene eterne ,
é ci conducono all'eterna felicità. Dum judi
camur, scrisse l'apostolo , a Domino corripia
тиі " , ut non cum hoc mundo damnemur. 1.
Cor. 11. 32. E questo ancora avvertiva Giu
ditta agli Ebrei , allorchè si vedeano afllitti
da’ flagelli del Signore . Flagella Domini, quia
bus corripimur , ad emendationem , non ad
perditionem nostram evenisse credimus. Ju
dith. 8. 27. Lo stesso dicea Tobia, omnis qui
te colit, si in correptione fuerit, ad misericor
diam tuam venire licebit ; non enim delectaris
in perditionibus nostris. Tob. 3. 21. Signore
( dicea ) voi castigate ,acciocchè possiate u
sarci misericordia nell'altra vita , mentre voi
non volete , che ci perdiamo .
E Dio stesso ci fa sapere , ch'egli in que
sta vita tutti coloro che ama , li castiga per
vederli emendati : ego quos amo, arguo et ca
stigo: Apoc. 3. 19. Ubi amor est, dice s . Ba
silio di Seleucia, severitas solet esse pignus
gratiarum . Chi usa rigore con una persona
amata , dà segno che vuol giovarle. Miseri
peccatori , che seguendo a vivere in peccato ,
si vedono in questa terra prosperati ! è se
78
gno,che il Signore si riserva a castigarli nel
l'eternità . Exacerbavit Dominum peccator ,
secundum multitudinem iræ suæ non quæret.
Ps. 10. 4. Ecco il maggior castigo , dice san
t'Agostino nel luogo citato : non quæret, mul
tum irascitur dum non requirit ; mentre non
cerca conto de'peccati , e non punisce , è se
gno , che sta molto sdegnato . Io ti chiamo ,
e tu fai il sordo alle mie voci ? figlio ( dice
Dio ) emendati ; altrimenti farai, che si con
fermi sovra di te il mio sdegno , sicchè non
avrò più zelo della tua salute, e ti lasciero
vivere ne' tuoi peccati senza punirti in que
sto mondo , ma per punirti poi nell'altro :
et requiescet indignatio' mea in te ; et aufere
tur zelus meus a te ; et quiescam , nec irascar
amplius. Ez . 16. 42. Non fare dunque più il
sordo alle voci di Dio , ti avverte l'apostolo,
fratello mio ; altrimenti in pena della tua
ostinazione nel giorno del giudizio riceverai
un gran castigo , e questo castigo sarà castigo
eterno , che non avrà più fine. Secundum au
tem duritiem tuam , et impoenitens cor , the
saurizas tibi iram in die iræ , et revelationis
justi judicii Dei , qui reddet unicuique secun
dum opera ejus. Rom . 2.4 .
Sicché non vi può esser maggior castigo ,
dice san Girolamo , per un peccatore che il
non esser castigato in questa vita mentre
pecca : magna ira , quando peccantibus non
irascitur Deus. E s. Isidoro Pelusiota dice ,
che non debbono compatirsi i peccatori pu
niti , ma quelli che muojono senza essere
79
stati puniti in questa terra: delinquentes et
in hac vita castigati deplorandi non sunt, sed
qui impuniti abeunt. Lib . 5. epist. 269. Non è
tanto il male , siegue a dire il santo , di stare
infermo, quanto nell'infermità non aver me
dicina che lo guarisca : non tam molestum
ægrotare , quam morbo medelam non afferri:
Quando Dio non castiga in questa vita il pec
catore , dice s . Agostino in altro luogo , al
lora castiga con più rigore; onde conchiude,
che non v'è maggior infelicità , che vedere
un peccatore felice senza castigo: si impunita
dimittit (Deus ) , tunc punit infestius, quoniam
nihil est infelicius felicitate peccantium . Epist.
5. ad Marcell. L'Inghilterra, quando si ri
bellò dalla chiesa , non riceve flagelli tem
porali , ma più presto da quel tempo forse
abbondo nelle ricchezze ; ma questo fu il
maggior castigo, l'esser lasciata perire nella
sua felicità : nihil infelicius felicitate peccan
tium . Nulla poena , magna poena , dice lo
stesso s . dottore. Serm . 37. de verb. Dom . Il
non ricever castigo per li peccati in questa
vita è un gran castigo. E maggior castigo è
poi l ' esser prosperato nella mala vita.
Dimanda Giobbe: quare ergo impii vivunt,
sublevati sunt, confortatique divitiis? Job . 21.7 .
Signore , come va , che i peccatori in vece
di esser tolti dal mondo , umiliati, e tribu
lati , godono sanità , onori, e ricchezze? Ri
sponde il s . Giobbe : ducunt in bonis dies
suos, et in puncto ad inferna descendunt. Ibid .
13. Miseri , godono per pochi giorni quei
80
loro beni , e poi quando giunge il punto del
loro castigo , e quando meno sel pensano ;
son mandati ad ardere in eterno in quel
luogo di tormenti. La stessa domanda fa Ge
remia : quare via impiorum prosperatur ? e
poi soggiunge: congrega eos quasi gregem ad
victimam . Jer. 2. ex v . I. Gli animali desti
nati a' sacrifici si levavano dalla fatica , e
metteansi ad ingrassare , per poi sacrificarli.
Cosi fa Dio cogli ostinati , gli abbandona ,
lascia che s' ingrassino ne' piaceri di questa
terra , per esser poi sacrificati nell'altra vita
alla divina giustizia. Hi enim ut victimae ad
supplicium saginantur , dice Minuzio Felice
( in suo Octavio ). Non saranno i miseri, dice
Davidde , flagellati in questa vita , si gode
ranno i brevi loro diletti; ma presto finirà il
loro sogno : cum hominibus non flagellabun
tur ... verumtamen quomodo subito defece
runt velut somnium surgentium . Ps. 72. ex
V. 2. Qual pena sente un misero infermo ,
che si sogna d' esser ricco , o d'esser fatto
grande , e poi si sveglia , e si ritrova misero
ed infermo qual era ? Quemadmodum fumus
deficient. Psal. 36. 20. La felicità de' pecca
tori svanisce presto , come svanisce il fumo
ad ogni poco di vento . Fumus ( commenta
s. Gregorio il detto passo ) ascendendo deficit.
Siccome il fumo col salire in alto sparisce ,
così avviene al peccatore . Vidi impium super
exaltatum , et transivi , et ecce non erat. Ps.
36. 35. Dice Minuzio Felice nel luogo ci
tato , che i peccatori miseri altius tolluntur , ut
81
decidant profundius. Il Signore perinette tal
volta , che qualche peccatore sia più solle
vato per suo maggior castigo , acciocchè sia
più grave poi la sua caduta , secondo quel
che dice Davidde : dejccisti eos , dum alleva
rentur . Psalm . 72 . 18 .
Se l'infermo ( dice il Grisostomo ) per
ordine del medico patisce faine o sete , è segno
che v'è speranza per lui di salute ; ma se il
medico gli lascia mangiar quel che vuole, e
bere quanto vuole, che segno è questo ? è
segno, che il medico l'ha abbandonato. E
così parimente , dice . s . Gregorio : manife
stum perditionis indicium , quando nulla con
trarietas impedit quod mens perversa conce
pit. Quando Dio permette al peccatore, che
arrivi a ' suoi malvagi disegni , è segno evi
dente della sua dannazione . Prosperitas stul
torum perdet illos. Prov . 1. 32. Siccome il
lampo è segno del fulmine, dice s . Bernar
do, così la prosperità è indizio della danna
zione eterna: sicut fulgur tonitrum portat , ita
prosperitas supplicia sempiterna. Serm . in fer :
V. dom . 2. quadrag. Il maggior castigo di Dio
è quando egli permette, che 'l peccatore se
gua a dormire in peccato, senza avvedersi di
quel sonno di morte in cui sta immerso : ine ,
briabo, ut sopiantur, et dormiant somnium sen
piternum , non confurgant , dicit Dominus.
Jerem . 51. 39. Caino temea dopo il suo de
litto della morte data ad Abele, di esser uc
ciso da ciascuno che lo trovasse : omnis qui
invenerit me, occidet me . Gen. 4. 14. Ma il
4
82
Signore l'assicurò, che sarebbe vivuto , e niu
no gli avrebbe tolta la vita ; ma dice s . Am
brogio, che questo fu il maggior castigo di
Caino , l'essergli concessa una lunga vita :
longæva vita vindicta est; favor enim impio
run est, si subito moriantur. Lib . 2. de Abel. c.
9. Dice il santo , che Dio usa pietà al pec
catore ostinato, quando lo fa morire subito ,
perchè lo libera da tanti inferni, quanti poi
si meriterebbe, col seguire a peccare, e col
dannarsi alla fine .
Vivano adunque i peccatori come VOS
gliono, si godano in pace i loro piaceri ; ver
rà finalmente la loro morte ', in cui reste
ranno presi dal peccato, come il pesce dal
l'amo . Sicut pisces capiuntur hamo, sic homi
nes in tempore malo. Eccl. 9. 12. Onde di
ce s. Agostino : noli gaudere ad · piscem qui
adhuc in esca exultat , nondum traxit hanum
piscator. Se vedessi , cristiano mio, ' un reo
che si deliziasse in un banchetto, ma egli fos
se già condannato a morte, e. stesse già col.
capestro alla gola, in punto di uscire da ora
in ora l'ordine che si eseguisca la giustizia :
che dici ? . l'invidieresti tu , o pure lo com
patiresti ? e così , dice il santo, non invidiare
quel misero che gode ne' suoi vizj . Nondum
traxi hamum piscator. È preso già dall'amo,
è già nella rete dell'inferno quel peccatore ;
quando giungerà il tempo destinato al casti
go, allora il misero conoscerà, e . piangerà la
sua ruina, ma senza rimedio .
All'incontro è buon segno, quando un pec
83
catore si vede tribulato e castigato in questa
vita : è segno , che Dio ancora gli vuol bene ,
e gli vuol cambiareil castigo eterno con qual
che castigo temporale. Castigandoci il Signo
re in questa terra, dice s . Gio . Grisostomo,
non lo fa per consumarci , ma per tirarci a
se ; cum irascitur, non odio hoc facit, sed ut
ad se attrahat quos non vult perire. Ti casti
ga per poco tempo, per tenerti con sè in
eterno : adversatur ad tempus, ut te secum
habeat in ceternum . Chrys. in Matth. c. 4 .
hom . 14. Quando il medico ferisce l'infer
mo, parla s. Agostino, sembra crudele ; ma
il medico ferisce per sanare : medici percu
tiunt, et sanant. Lo stesso fa Dio con noi ,
dice il santo : sævire videtur Deus ; ne me
tuas, pater est, nunquam enim sævit, ut per
dat. Ma ciò dice lo stesso Dio : ego quos amo ,
arguo, et castigo ; æmulare ergo , et poeniten
tiam age. Apoc. 3. 19. Figlio ( dice Dio ) io
t'amo, e perciò ti castigo ; æmulare, vedi co
m' io son buono con te , procura tu ancora
di cominciare ad esser buono con me, fa pe
nitenza de'tuoi peccati ; se vuoi ch'io ti per
doni la pena che meriti , almeno accetta con
pazienza, e con tuo profitto la tribulazione
che ti mando. Ecce sto ad ostium , et pulso.
Vedi, che questa croce che ora ti affligge, è
la mia voce con cui ti chiamo , acciocchè
torni a me , e sfuggi l'inferno che ti tocca.
Sto ad ostium et pulso, io sto battendo alla
porta del tuo cuore , aprimi dunque , e sappi
che quando il peccatore, che da sè mi ha di
84
scacciato, m'apre la porta del suo cuore con
cercarmi, io subito v'entrerò e mi resterò a
fargli per sempre compagnia : si quis aperue
rit mihi januam , intrabo ad illum , et cæna
bo cum illo, et ipse mecum . Apoc. 3. 20. Starò
dunque sempre seco unito in questa terra ; e
poi se mi sarà fedele, io lo farò seder meco
in trono nel mio regno eterno : qui vicerit ,
dabo ei sedere mecum in throno meo . Ibid . 21 .
E che ? forse Dio è qualche tiranno di ge
nio crudele, che si diletti del nostro patire ?
Egli se ne compiace sì, ma se ne compiace
appunto come fa un padre nel castigare il
figlio, dilettandosi non già della pena del
figlio, ma della correzione che spera del ca
stigo. Disciplina Domini, fili mi, ne abjicias';
nec deficias,cum ab eo corriperis. Prov . 3. 11 .
Figlio mio ( dice il profeta ), non rifiutare la
correzione , nè ti perdere d'animo, vedendoti
castigato dal Signore: quem enim diligit Do
minus, corripit; et quasi pater in filio compla
cet sibi.Prov. 3. 12. Sappi, ch'egli ti correg
ge, e ti castiga, perchè ti ama . Non è, che
voglia vederti afflitto, ma emendato ; e si
compiace della tua pena per tuo bene ap
punto come un padre, che castigando il fi
glio, non già si compiace della di lui aflli
zione, ma della di lui emenda per vederlo
libero dalla sua ruina: Pånce nos ad Domi
num perducunt, dice il Grisostomo; i flagelli
temporali ci fanno ritornare a Dio, ed a que
sto fine Dio ce li manda , per non vederci
più da esso separati .
85
Perchè dunque , fratello mio , quando ti
vedi tribulato, ti lamenti di Dio į Ta do
vresti ringraziarlo colla faccia per terra. Dim
mi, se un reo di morte fosse stato già condan
nato alla forca, e ' l principe gli mutasse la
pena della morte in dovere stare per un'ora
solamente carcerato ; se questi poi si lagnasse
di quell'ora di carcere , avrebbe ragione di
lagnarsi ? o più presto non avrebbe ragione
il principe di mutare di nuovo la sentenza,
e mandarlo alla forca che meritava ? Tu hai
meritato da tanto tempo , e tante volte l'in
ferno per i tuoi peccati. Inferno ! e sai che
viene a dire inferno ? sappi, ch'è maggior
pena il patire un momento nell'inferno, che
il patire per cento e mille anni tutti i tor
menti più terribili che han sofferti i martiri
su questa terra ; ed in quest' inferno avresti
avuto da penare per tutta l'eternità . E tu
poi ti lamenti, che Dio ti manda quella tri
bulazione, quell'infermità, quella persecu
e
zione, quella perdita ? Ringrazia Iddio ,
di : Signore, è poco per li peccati miei; io do
vrei star nell'inferno ad ardere disperato ed
abbandonato da tutti ; vi ringrazio , che mi
chiamate a voi con questa tribulazione che
mi avete mandata . Iddio dice l'Oleastro , spes
so chiama i peccatori a ravvedersi colle pe
ne temporali : pæna est modus loquendi Dei
quo culpam ostendit .Colle pene di questa ter
ra ci fa vedere il Signore la pena immensa
che meritano i nostri peccati , e perciò ne
aflligge con queste pene temporali, affinchè
86
ci emendiamo , e così sfuggiamo le pene
eterne.
Povero dunque ( come abbiamo conside
rato ) quel peccatore , che non si vede in
questa vita castigato ! Ma più povero, 'se ve
dendosi castigato neppure si emenda. Non
est grave ( dicea s . Basilio ) plaga affici, sed
plaga non meliorem effici. Non è disgrazia
l ' esser tribulato da Dio in questa terra do
po i peccati commessi ; ma la disgrazia è
il non emendarsi dopo il castigo, col rendersi
simili a coloro, di cui parla Davidde , che
anche vedendosi castigati seguitano a dor
mire nel peccato : ab increpatione tua dormi
taverunt. Psalm . 74. 6. Come se lo strepito
de' flagelli e de' fulmini mandati da Dio più
presto che svegliarli da quel letargo di mor
te in cui vivono perduti, servisse loro per
riconciliare il sonno: Percussi vos, et non re
distis ad me . Amos 3. 9. Io vi ho mandato
il flagello , dice Dio , acciocchè ritorniate a
me , e voi ingrati fate i sordi alle mie chia
mate ? Misero quel peccatore che si fa si
mile a colui , del quale parla Giobbe: mittet
contra eum fulmina ... cor ejus indurabitur
tamquam lapis, et stringetur quasi malleatoris
incus , Job . 41. ex v. 14. Dio lo visita coi
flagelli , ed egli in vece di ammollirsi e ricor
rere a lui pentito, stringetur quasi malleato
ris incus ; maggiormente s’indurisce , come
più s'indurisce l'incudine a'colpi de 'martelli ;
e si rende simile all’empio Acaz , del quale
dice la scrittura : tempore angustiæ suæ auxit
1
87
contemptum in Domino. 2. Paralip. 28. 22.
In vece l'infelice di umiliarsi , accrebbe la
superbia, e ' l disprezzo di Dio .
A questi miserabili temerarj sapete che
avviene ? avviene , che cominciano a patire
l'inferno sin da questa vita. Pluet super pec
catores laqueus, et ignis , et sulphur , et spiri
tus procellarum pars calicis eorum . Psalm . 10 .
7. Il Signore farà piovere sopra di loro i ca
stighi, le infermità, le miserie, le amarezze ;
ma queste non saranno in tutto, saranno una
parte del loro calice , cioè del castigo che
meritano. Partem calicis dixit ( commenta
s . Gregorio ), quia eorum passio hic incipit ,
sed æterna ultione consummatur. Dice il santo,
che quel castigo si chiama porzione del ca
lice, perchè la loro pena comincia in questa
vita, e poi si compirà colla vendetta eterna .
Cosi merita chi flagellato da Dio , affinché si
emendi , seguita a fare opere degne di fla
gelli , e ad irritare maggiormente a sdegno il
Signore . In flagellis positum ( s . Agostino )
flagellis digna committere, est sævientem acrius
ad iracundiam concitare . Che più ho da far
io, dirà allora il Signore, per vedervi emen
dati, o peccatori ? Io vi ho chiamati con pre
diche, e con ispirazioni interne , e voi l'ave
te disprezzate. Vi ho chiamati co’ beneficj, e
voi vi siete fatti più insolenti. Vi ho chiamati
poi co ' flagelli, e voi seguite ad offendermi :
super quo percutiam vos ultra, addentes præ
varicationem ? Et derelinquetur filia Sion ,
sicut civitas quce vastatur . Is. 1. 5. et 8. Nep
88
pure co'miei castighi volete emendarvi ? vo
lete che proprio io v'abbandoni ? Ma sarò fi
nalmente obbligato ad abbandonarvi .
Uditori miei, non ci abusiamo più della
misericordia che ci usa Iddio . Non facciamo
come i rospi, che più si stizzano e s’imper
versano contro chi li percuote . Dio ci tribo
la, perchè ci ama, e vuol vederci ravveduti.
Optima consideratio dice l'Oleastro ), cum
senseris poenam , culpce meminisse. In Gen.
42. Quando ci vediamo flagellati, bisogna
ricordarci de' nostri peccati, e dire come di
ceano'i fratelli di Giuseppe : merito hæo pa
timur, quia peccavimus in fratrem nostrum .
Gen. 42. 21. Signore , con cagione ci casti
gate , perchè abbiamo offeso voi nostro pa
dre e Dio . Justus es, Domine, et rectum ju
dicium tuum . Psalm . 118. 137. Omnia ergo
quæ fecisti nobis, vero judicio fecisti. Dan . 3 .
30. Signore, voi siete giusto, e giustamente ci
punite. Noi accettiamo questa tribulazione
che ci mandate ; dateci voi la forza a soffrir ..
la con pazienza. E qui bisogna avvertire ciò
che una volta il Signore disse ad una reli
giosa : tu hai peccato, tu hai da fare la peni
tenza , tu hai da pregare. ( Disingan. de Te
res. Parola III . 'S. VI. ) Alcuni peccatori si
quietano col raccomandarsi a' servi di Dio ;
bisogna ancora ch'essi preghino, e facciano
penitenza . Facciamo così , perchè quando poi
vedrà il Signore la nostra rassegnazione , non
solo ci perdonerà i peccati , ma anche il ca
stigo. E se Dio seguirà ad affliggerci, ricorria
89
mo allora a quella Signora, che si chiama la
consolatrice degli afflitti. Ci compatiscono i
santi , ma non si trova fra tutti i santi ,
dice s. Antonino , chi più ci compatisca
nelle nostre miserie , quanto questa divi
na madre Maria : non reperitur aliquis . san
ctorum ita compati in infirmitatibus, sicut mu
lier hæc b . Virgo Maria . E Riccardo di san
Lorenzo aggiunge, che questa madre di mi
sericordia non può veder miserabili che pa
tiscono, e non soccorrerli : non potest mise
rias scire, et non subvenire ( Atto di dolore ).

DISCORSO OTTAVO

Le orazioni placano Dio , e ci liberano


dai castighi meritati , purchè vogliamo emendarci.

Petite et accipietis ; quærite et invenietis.


Joan . 16. 24.

Chi tiene un buon cuore , non può non


compatire gli afflitti, e non desiderare di ve
der tutti contenti. Ma chi ha più buon cuore
di Dio ? Egli per sua natura è bontà infinita ,
ond' è che per sua naturale inclinazione ha
Dio un sommo desiderio di liberare noi da
ogni male , e di renderci felici, e partecipi
della sua stessa felicità . Vuole non però per
nostro maggior bene , che noi gli domandia
mo le grazie che ci bisognano , per esser li

!
90
berati da' castighi che meritiamo, e per giun
gere alla felicità eterna . Quindi ha promesso
di esaudir chi lo prega , sperando nella di lui
bontà : petite et accipietis. Joan . 16. Veniamo
al presente discorso. Le orazioni plucano Dio,
e ci liberano da' castighi meritati , purchè vo
gliamo emendarci. Per esser liberati dunque
dal flagello presente , e più dal flagello eter
no , bisogna , che preghiamo e speriamo ; e
questo sarà il primo punto. Ma non basta pre
gare , e sperare , bisogna che preghiamo é
speriamo come si dee ; e sarà il secondo.
Dio vuol salvi tutti : omnes homines vult
salvos fieri , ce ne assicura l'apostolo ( 1.Tim .
2.4 .). E benchè veda tanti peccatori che me
ritano l'inferno , pure non vuole , che alcuno
di loro si perda : ma desidera, che tutti ri
tornino in sua grazia colla penitenza , e si
salvino : nolens aliquos perire , sed omnes ad
pænitentiam reverti. 2. Petr. 3. 9 . Ma
per li
berarci da' castighi meritati, e per dispen
sarci le sue grazie , vuol esser pregato. Per
orationem ( dice s . Lorenzo Giustiniani ) ira
Dei suspenditur, vindicta differtur, venia pro
curatur. La preghiera fa sospendere il castigo
ed impetra il perdono . Ed oh le gran pro
messe che Dio fa a chi lo prega ! Invoca'me ...
eruam te . Ps. 49. 15. Ricorri a me , dice il
Signore , ed io ti libererò da ogni disgrazia.
Clama ad me , et exaudiam
te . Job . 33. 3 .
Pregami , ed io ti esaudirò . Quod volueritis,
petetis, et fiet vobis . Joan . 15. 7. Domandate
quanto volete , e vi sarà concesso . Dicea Teo
91
doreto , che la preghiera è una , ma può ella
ottenere tutte le grazie: oratio cum sit una ,
omnia potest. Ed intendiamo , peccatori fra
telli miei, che quando preghiamo e doman
diamo cose utili alla nostra salute eterna ,
neppure i nostri peccati possono impedirci le
grazie che cerchiamo. Oinnis qui petit , acci
pit. Matth. 7. 8. Dice Gesù Cristo , chiunque
cerca , o sia giusto o sia peccatore , ottiene.
Perció dicea Davidde : Signore, voi siete tutto
dolcezza e misericordia con tutti coloro che
v'invocano . Tu , Domine , suavis et mitis , et
multre misericordice omnibus invocantibus te .
Psalm . 83. Onde l' apostolo san Giacomo
per animarci a pregare și esorta : si quis ve
strum indiget sapientia , postulet a Deo , qui
dat omnibus affluenter , nec improperat. Jac.
1.5 . Quando Dio è pregato , dà più di quello
che gli si domanda , dat omnibus affluenter,
E notate quell'altra parola , nec improperat.
Gli uomini allorchè sono richiesti di qualche
favore da taluno che prima gli ha maltrat
tati , sogliono subito rinfacciargli il disgusto
ricevuto ; non fa "così Iddio con noi , nec im
properat, quando noi lo preghiamo di qual
che grazia per bene dell'anima ; egli non ci
rimprovera le offese che gli abbiamo fatte
ma come l'avessimo sempre fedelmente ser
vito , ci esaudisce , e ci consola . Usquemodo
non petistis quicquam in nomine meo (disse il
Signore un giorno a'suoi discepoli , e lo stesso
oggi dice a noi ), petite et accipietis, ut gau
diun vestrum sit plenum . Joan. 14. 24. Per
92
chè vi lamentate , come dicesse , di me ? la
mentatevi di voi che non mi avete doman
date le grazie , e perciò non l'avete ricevute .
Chiedetemi da oggi avanti quel che volete, e
sarete appieno contentati . E se voi non avete
merito per ottenerle , cercatele (disse in altro
luogo ) in nome mio , cioè per li meriti miei
all' eterno Padre , ed io vi prometto , che
quanto volete otterrete : amen , amen dico
vobis, si quid petieritis Patrem in nomine meo,
dabit vobis. Jo . 16. 23. Dice s . Gio. Griso
stomo: aures principis paucis patent, Dei vero
omnibus volentibus. I principi della terra a
poche persone , e poche volte l'anno danno
udienza ; ma Dio dà udienza sempre , e ad
ognun che la vuole , ed esaudisce tutti.
Confidati dunque a queste gran promesse,
e così replicate dal Signore nelle divine scrit.
ture , attendiamo , cristiani miei , a doman
dargli sempre le grazie che ci bisognano per
salvarei, cioè il perdono de' peccati , la per
severanza nella sua grazia , il suo santo amo
re, la rassegnazione nella sua divina volontà,
la buona morte, il paradiso. Col pregare ot
terremo tutto : senza pregare non avremo .
niente. Perciò dicono comunemente i santi
spadri , ed i teologi ', che la preghiera agli
adulti è necessaria di necessità di mezzo, vie
ne a dire essere impossibile che senza pre
gare alcuno si salvi.Dice saggiamente Lessio
doversi tener di fede , che la preghiera è ne
cessaria a conseguir la salute eterna : fide te
nendum est, orationem adultis ad salutem esse
93
necessariam : e ciò si deduce chiaramente
dalle scritture che dicono : petite, et accipie
tis. Jo . 16. 24. Chi cerca , ottiene ; dunque
dice s . Teresa , chi non cerca , non ottiene :
orate , ut non intretis in tentationem . Jo . 4. 2 .
Oportet semper orare. Luc. 18. 1. Queste pa
role , petite , orate , oportet , dicono comune
mente i teologi con s . Tommaso , che impor
tano precetto grave . Preghiamo dunque , e
preghiamo con confidenza grande ; fidati a
che? fidati a queste divine promesse , men
tre dice s. Agostino, che Dio col promettere
si è fatto a noi debitore . Promittendo debito
rem se fecit. Ha promesso, non può mancare.
Cerchiamo, e speriamo, e certamente ci sal
veremo . Nullus speravit in Domino , et con
fusus est . Eccli. 2. 11. Non si è trovato anco
ra , nè si troverà alcano ( ci assicura il pro
feta) che abbia posta la sua speranza in Dio,
e si sia perduto . Il Signore si è dichiarato di
voler proteggere tutti coloro che mettono in
lui la loro speranza : protector est omnium
sperantium in se. Psalm . 17. 31. Ma come va
poi , che alcuni domandano le grazie, e non
le ottengono ? Risponde s . Giacomo, che ciò
avviene perchè malamente domandano : pe
titis et non accipitis, eo quod male petatis. Jac.
4. 3. Non basta dunque il solo domandare ,
e sperare, ma bisogna domandare , e sperare
come si dee ; e passiamo al secondo punto .
Dio ha tutto il desiderio di liberarci dai
mali , e di farci parte de ' suoi beni , come
dissi da principio; ma vuol essere pregato, e
94
pregato come si dee per esaudirci . Come vuole
esaudire Dio quel peccatore, che prega d'es
ser liberato dal flagello , quando egli non vuol
togliere dall'anima sua il peccato , ch'è la
causa del flagello ? Quando l'empio Geroboa
mo stese la mano contro del profeta, che lo
rimproverava delle sue scelleraggini , il Si
gnore gli fece inaridir la mano , sicchè il mi
sero non potè più a sè ritirarla : et exaruit
manus ejus quam extenderat contra eum , nec
valuit retrahere eam ad se. 3. Reg. 13.4 . Al
lora il re si voltò all'uomo di Dio, e lo prego
a supplicare il Signore ,che gli avesse resti
tuita la mano . Dice Teodoreto su questo fat
to : valde stultus supplex , rogavit prophetam ,
ut sibi peteret non sceleris remissionem , sed
manus curationem . E volea dire : 0 pazzo Ge
roboamo , tụ preghi il profeta, che ti ottenga
la ricuperazion della mano, e non preghi che
t' impetri il perdono del tuo peccato ? Così
fanno molti ; pregano Dio che li liberi dal
flagello , pregano i servi di Dio che colle loro
orazioni impediscano il castigo minacciato, e
non pregano per ottenere loro la grazia di
lasciare il peccato , e di mutar vita . E come
questi voglion pretendere d'esser liberati dal
castigo , quando non voglion levar la causa ?
Chi è quello che mette in mano al Signore
i fulmini per punirci e tribularci ? è il pec
cato maledetto. Census peccati poena , dice
Tertulliano ; i flagelli di Dio sono un censo ,
che dee pagarsi a forza da chi se ne fa de
bitore peccando. Parimente dice s . Basilio ,
95
che il peccato è una scrittura di debito che
noi stessi ci facciamo contro di noi : est chi
rographum quoddam contra nos ; poichè pec
cando ci facciamo volontariamente debitori
del castigo. Non è Iddio dunque che ci rende
miseri , è il peccato. Miseros facit populos
peccatum . Prov. 14. 34. Il peccato è quello
che obbliga Dio a creare i flagelli. Fames, et
contritio, et flagella , super iniquos creata sunt
hæc omnia , Eccli. 4. 10.
Dimanda Geremia : o mucro Domini, usque
quo non quiesces ? ingredere in vaginam tuam ,
refrigerare , et sile . Jer. 4. 7. 6. O spada del
Signore , quando finirai di affliggere gli uo
mini ? via su quietati, entra nel tuo fodero ,
e taci. Ma siegue a dire il profeta :quomodo
quiescet , cum Dominus præceperit ei adversus
Ascalonem ? ibid. 7. Coine mai può quietarsi,
se i peccatori non la vogliono finire, e'l Si
gnore ha comandato al flagello di far le sue
vendette , fin tanto che i peccatori sieguono
a meritarsele ? Ma non facciamo la novena ,
facciamo limosine , digiuniamo , preghiamo
Dio ; perchè egli non ci esaudisce ? Ma ri
sponde il Signore : cum jejunaverint , non
exaudiam preces eorum ; et si obtulerint vi
ctimas, non suscipiam , gladio consumam eos .
Jer . 14. 12. Come voglio esaudire (dice Dio)
le preghiere di coloro , che mi cercano il
perdono del castigo , ma non già il perdono
de peccati , poichè non vogliono emendarsi ?
Che mi servono i loro digiuni , le loro vit
time, le loro limosine , quando non vogliono
96
mutar vita ? gladio consumam eos ; con tutte
le loro preghiere , penitenze , e divozioni ,
io mi vedo obbligato dalla mia giustizia a
punirli, e consumarli.
Non ci fidiamo dunque, fratelli miei , delle
sole preghiere, e di tutte l'altre divozioni ,
se non ci risolviamo a levare i peccati . Voi
pregate, vi battete il petto , cercate miseri
cordia ; ma ciò non basta. L'iniquo Antioco
anche pregava ; ma dice la scrittura , che le
sue preghiere non valeano ad ottenergli mi
sericordia da Dio : orabat autem hic scelestus
Dominum , á quo non essetmisericordiam con
secuturus. 2. Mach. 9. 13. Si ritrovava il mi
sero divorato dal vermi , vicino alla morte , e
pregava d' esserne liberato ; ma senza dolore
de' suoi peccati ; e perciò non ottenne mise
'ricordia . Non ci fidiamo neppure de' santi
protettori, se non vogliamo emendarci. Dico
no taluni , abbiamo s. Gennaro nostro (o altro
santo ) che ci difende , abbiamo la Mamma
nostra che ci libera . Quis demonstrabit vobis
fugere a ventura ira ? Et ne velitis dicere in
tra vos , patrem habemus Abraham . Matth .
3. 9. Come vogliamo sfuggire il castigo , se
non lasciamo i peccati ? come vogliono aju
tarci i santi , se noi vogliamo seguire a sde
gnare il Signore ? Dice il Grisostomo : quid
profuit Jeremias Judæis ? i Giudei anch'eb
bero Geremia che pregava per essi, ma con
tutte le orazioni diquesto santo profeta non
evitarono il castigo, perchè non tolsero i pec
cati. Non ha dubbio ( dice il s . dottore ) che
vo
97
molto giovano ad ottenerci le divine miseri
cordie le orazioni de’santi , ma quando ? Pro
sunt plurimum , sed quando nos quoque ali
quid agimus. Giovano , ma quando noi an
cora ci ajutiamo , e ci facciamo forza a dis
cacciare i vizj , a levar le occasioni , ed a ri
riconciliarci con Dio . Foca imperatore per
difendersi da' nemici alzava muri , moltipli
cava difese ; ma sentì una voce dal cielo che
gli disse : erigis muros, intus cum ' sit malum ,
urbs captu facilis est . Ah Foca ' , che serve a
procurar tante difese da fuori ? sempre che'l
nemico sta dentro , sempre la città è in gran
pericolo d'esser presa. Bisogna dunque to
gliere da dentro la nostr ' anima il nemico
cioè il peccato , altrimenti neppure Dio può
salvarci dal castigo ; perchè Dio è giusto ; e
non può lasciare impuniti i peccati . Un'altra
volta i cittadini d'Antiochia pregavano Maria
ss . che li liberasse da un gran flagello che loro
soprastava ; mentre pregavano, intese s . Ber
toldo che rispose dal cielo la divina Madre :
abusum projicite , et ero vobis propitia ; to
gliete i peccati , ed io vi libererò dal castigo .
Preghiamo dunque il Signore ad usarci
pietà, ma preghiamo come pregava Davidde:
Deus in adjutorium meum intende , Signore ,
ajutatemi . Dio vuole ajutarci , ma vuole che
ci ajutiamo ancora noi , con fare quel che pos
siamo fare per parte nostra . Qui se juvari ef
flagitat, etiam quod in se est facit , dice Ila
reto. Chi cerca d'essere ajutato , bisogna che
Lig. , nove discorsi ec . 5
98
anch'egli s'ajuti . Dio ci vuol salvare , ma non
dobbiamo pretendere , che Dio faccia tutto ,
senza che noi facciamo niente . S. Agostino :
qui creavit te sine te , non salvabit te sine te.
Che pretendi peccatore mio ? che Dio abbia
da portarti in paradiso con tutti i peccati ? tu
ti chiami sopra i castighi di Dio , e vuoi che
Dio te ne liberi ? tu ti vuoi dannare , e vuoi
che Dio ti salvi ?
Se poi abbiamo buona intenzione di con
vertirci veramente a Dio, allora preghiamolo ,
e stiamo allegramente. Ancorchè avessimo
fatti tutti i peccati del mondo , avete inteso,
come vi dissi dal principio ? ognuno che pre
ga , ma prega con volontà d' emendarsi , ot
tiene misericordia da Dio . Omnis qui petit ,
accipit. Preghiamolo in nome di Gesù Cristo,
il quale ci ha promesso' , che l'eterno suo
Padre ci concederà tutto quello che gli do
manderemo in nome e per li meriti suoi. Si
quid petieritis Patrem in nomine meo , dabit
vobis. Preghiamo, e non lasciamo mai di pre
gare ; e così otterremo tutte le grazie , e ci
salveremo . E ci esorta s . Bernardo che ricor
riamo a Dio per mezzo di Maria : quæramus
gratiam , et per Mariam quæramus, quia quod
quærit invenit et frustrari non potest. De
aquæd. Maria quando è pregata da noi , ella
certamente prega il Figlio per noi ; e quando
prega Maria ottiene quanto domanda ; e le
sue preghiere non possono non essere esau-,
dite dal Figlio che tanto l'ama. ( Atto di do
lore ).
99

DISCORSO Nono

Marja ss. è la paciera de ' peccatori con Dio .

Ego murus , et ubera mea sicut turris ;


ex quo facta sum coram eo quasi pacem
reperiens. Cant. 8. 10 .

La grazia divina è un tesoro infinito , men


tre ella ci rende amici di Dio : infinitus est
thesaurus , quo qui usi sunt , participes facti
sunt amicitiæ Dei. Sap. 7. 14. Quindi è che
siccome non possiamo avere un bene, che sia
maggiore della grazia di Dio ; così non può
ayvenirci maggior male che cadere in disgra
zia di Dio col peccato , il quale ci fa diven
tare nemici di Dio . Odio sunt Deo impius, et
impietas ejus. Sap. 14. g . Ma se mai , cristia
no mio , col peccato hai perduta la divina
amicizia , non ti disperare , e consolati , per
chè Dio ti ha donato il suo medesimo Figlio,
che può ottenerti se vuoi il perdono , e questa
grazia perduta . Ipse est propitiatio pro pecca
tis nostris. 1. Joann . 2. 2. Che timore hai ,
dice s . Bernardo, se ricorri a questo gran
mediatore ? Egli può tutto appresso il suo
eterno Padre : Jesum tibi dedit mediatorem ,
quid apud Patrem talis Filius non obti
neat? S. Bern. serm . de Aquæd . Egli ha sod
disfatto per voi, o peccatori, la divina giusti
zia , siegue a dire il santo abate , ed ha affis
si alla croce i vostri peccati , togliendoli dalle
100
anime vostre . Quid timetis modicæ fidei ? pec
cata affixit cruci suis manibus. Ma se con tutto
ciò, soggiunge , temete di ricorrere a Gesù
Cristo , perchè vi spaventa la sua divina
maestà , Iddio vi ha data un'altra avvocata
appresso il Figlio , e questa è Maria : sed for
sitan et in ipso majestatem vereare divinam ,
advocatum habere vis apud ipsum ? recurre ad
Mariam .
Sicché Maria è stata data al mondo per
paciera tra i peccatori e Dio. Ecco come la
fa parlare lo Spirito Santo ne' sacri cantici :
ego murus, et ubera mea sicut turris , ex quo
facta sum coram eo quasi pacem reperiens.
Cant. 8. 10. Io sono (dice la nostra: Madre )
il rifugio di coloro che a me si raccomanda
no ; le mie mammelle , cioè la mia miseri -
cordia è come una torre di difesa ad ognuno
che a me ricorre ; e chi si ritrova nemico del
mio Signore , intenda che io sono stata posta
nel mondo per esser la mezzana di pace tra
i peccatori e Dio. Ipsa reperit pacem inimi
cis, vitam perditis , salutem desperatis , dice
Ugon cardinale. E perciò fu Maria chiamata
bella come i padiglioni di Salomone: formosa
sicut pelles Salomonis . Cant, 1. 4. Ne' padi
glioni di Davide non si trattava che di guer
ra , ma ne' padiglioni di Salomone non si
trattava che di pace . Con ciò intendiamo
che Maria non tratta in cielo altri negozi che
di pace е . di perdono per noi poveri pecca
tori. Quindi si Andrea d'Avellino la nomi
nava la faccendiera del paradiso . Ma quali
101
sono queste faccende di Maria ? Ella non ha
altre faccende , che di pregare sempre per
noi . Stat Maria , scrisse il ven. Beda, in con
spectu Filii sui non cessans pro peccatoribus
exorare . In cap. 1. Lucæ . Il b . Amedeo: ad
stat beatissima Virgo vultui conditoris prece
potentissima , semper interpellans pro nobis.
Sicché non lascia Maria d' intercedere con
tinuamente per noi appresso Dio colle sue
preghiere che son potentissime ad ottenerci
tutte le grazie , se poi non le ricusiamo. E
come? si trova forse chi ricusa le grazie , che
vuol ottenergli questa divina Madre ? Si che
si trova ; quelli i quali non vogliono lasciar
il peccato , quell'amicizia , quell' occasione
non voglion restituire la roba d'altri , questi
ricusano le grazie di Maria ; perchè Maria
vuol ottenere loro la grazia di restituire , di
lasciar l'amicizia , l'occasione , e quelli cið
non voglion farlo ; e così questi tali non le
vogliono, ma positivamente rifiutano le gra
zie della Madonna. Del resto ella dal cielo ,
donde ben 'vede le nostre miserie , ed i pe
ricoli in cui ci troviamo , oh quanto ci com
patisce, e con affetto di madre continuamen
te cerca d'ajutarci ! Videt enim nostra discri
mina , siegue a dire il b. Amedeo , nostrique
clemens Domina materno affectu miseretur .
Un giorno s . Brigida udi Gesù Cristo , che
parlava con Maria , e le dicea : pete , mater ,
quid vis a me , madre mia , chiedimi quel
che vuoi . E Maria gli rispose : misericordiam
peto pro miseris .. Rev. lib . 1. cap . 46. Come
102
dicesse : Figlio , giacchè voi mi avete fatta
madre di misericordia , e avvocata de' mise
ri, che altro voglio chiedervi se non che di
usare pietà a' miserabili. In somma , dice
s. Agostino, che nel cielo fra tutti i santi non
abbiamo chi più desideri e preghi per la no
stra salute quanto Maria : unam ac te solam
pro nobis in cælo fatemur esse sollicitam . Ap.
S. Bon , in spec . lect. 6.
Si lamentava a'suoi tempi Isaia , dicendo :
ecce tu iratus es , et peccavimus .... non est qui
consurgat , et teneat te. Isa. 64. 7. Signore ,
diceva il profeta , voi giustamente siete con
noi sdegnato per li nostri peccati ; e non vi è
per noi chi possa placarvi , e trattenervi dal
castigarci. Dice s. Bonaventura , che allora
con ragione ciò diceva il profeta , perchè al
lora non v'era Maria : ante Mariam non fuit
qui sic Deum detinere auderet . In spec. c. 12 .
Ma al presente se Gesù Cristo vuol castigare
un peccatore , e questi si raccomanda a Ma
ria , ella pregando per lui ben traitiene il
Figlio , e lo salva dal castigo : detinet Filium
ne percutiat. Niuno è più atto che Maria , sie
gue a dire il Santo , a mettere anche le mani
sulla spada della divina giustizia , per libe
rare alcun misero : nemo tam idoneus qui gla
dio Domini manus objiciat. Giustamente dun
que s . Andrea chiamava Maria , pace di Dio
cogli uomini : salve, divina cum hominibus re
conciliatio. Orat. 2. de assumpt. E s . Giusti -
no la chiamava sequestram , dicendo : Verbum
usum est Virgine sequestra. Sequester sigoifica
103
arbitro , in mano del quale le parti che liti
gano si rimettono , acciocch'esso le accomo
di . Onde , vuol dire s . Giustino , che Gesù
Cristo rimette in mano di sua Madre le ra
gioni che ha come giudice contro qualche
peccatore, affinch ' ella negozj la pace; all'in
contro il peccatore anche si mette in mano
sua ; e così Maria da una parte procura che
il peccatore si ravveda e si penta , dall'altra
gli ottiene il perdono dal Figlio, e così con
clude la pace. E questo è quell'officio di
pietà ch'ella sta sempre esercitando.
Allorchè Noè vide cessato il diluvio, man
dò la colomba fuori dell'arca ; ritornò poi la
colomba portando nel rostro un picciol ramo
di uliva , e con ciò diè segno della pace che
Iddio ' concedeva al mondo . Questa colomba
fu figura di Maria. Tu es illa dice s . Bona
ventura ) fidelissimacolumba Noe , quæ inter
Deum et mundum diluvio spirituali submersum
mediatrix filelissima exstilisti. Voi , o Maria ,
siete la colomba , tutta fedele a chi v' inyo
ca , che intercedendo appresso Dio per noi ,
ci avete ottenuta la pace, e la salute. Per te
pax cælestis donata est, le diceva s . Epifanio.
Fa una dimanda l'autor del Pomerio, perchè
mai nell'antica legge il Signore era sì rigo
roso nel castigare con diluvi d' acque , piog
gie di fuoco , serpi velenose , e simili casti
ghi; ed ora usa tante misericordie a noi , che
abbiamo maggiori peccati? Quare parcit nunc
mundo ipse Deus , qui olim multo his minora
peccata gravius punivit? E risponde : totum
7
104
hoc facit propter beatam Virginem ( Appres.
il p. Pepe , Grandezze ec .) , tutto lo fa per
amor di Maria , che intercetle per noi . Oh
da quanto tempo , dice s . Fulgenzio, sarebbe
subbissata la terra , se Maria non si fosse in
terposta colle sue preghiere. Cælum et terra
jamdudum ruissent, si Maria suis precibus non
substentasset. Perciò la Chiesa vuole che chia
miamo questa divina madre la nostra spe
ranza , spes nostra , salve. Non potea soppor
tare l'empio Lutero , che la Chiesa c' inse
gnasse a chiamar Maria la nostra speranza .
Dicea che la nostra speranza dev'essere so
lamente Iddio , non già la creatura ; e che
all'incontro Dio maledice chi nella creatura
mette la sua confidenza, Maledictus homo qui
confidit in homine. Jer . 17 , 5. Ciò è vero ,
ma s'intende quando taluno mette la speranza
nella creatura in cose di offesa di Dio , O
pure indipendentemente da Dio ; ma noi spe
riamo in Maria, come mediatrice appresso il
Signore. Siccome Gesù è nostro mediatore di
giustizia appresso l'eterno Padre , mentre
colla sua passione ottiene per giustizia il per
dono a ' peccatori pentiti ; cosi Maria è me
diatrice di grazia appresso il Figlio, ed è una
tal mediatrice, che colle sue preghiere ottie
ne quanto vuol dal Figlio , anzi il Figlio
vuole che tutte le grazie passing per mano
di sya Madre . Totius boni plenitudinem , dice
s . Bernardo , posuit in Maria, ut si quid d spei
in nobis est , si quid gratiæ , si quid salutis , ab
ea nopcrimus redundare. Serm . de aquæd, Il
105
Signore ha posto in mano di Maria il tesoro
di tutte le misericordie . che vuole usarci
perchè vuole che da lei noi riconosciamo ogni
bene ch'egli ci fa ; che perciò il Santo la
chiamava poi la sua massima fiducia , e tutta
la ragione della sua speranza : hæc maxima
mea fiducia, hæc tota ratio spei meæ . E quin
di esortava tutti a cercar le grazie sempre
per mezzo di Maria : quæramus gratiam , et
per Mariam quæramus. E perciò anche la
s. Chiesa a dispetto di Lutero ci fa chiamar
Maria la nostra speranza : spes nostra , salve .
Perciò ancora i santi chiamano Maria scala ,
luna , e città di rifugio. Ella si chiama scala
de' peccatori: Hæc scala peccatorum , s . Ber
nardo . Il peccato è quello che ci divide da
Dio : peccata ' vestra diviserunt inter vos et
Deum vestrum . Isa . 59. 2. Un'anima in gra
zia ella sta unita con Dio , e Dio coll'anima.
Qui manet in caritate , in Deo manet , et Deus
in eo . 1. Jo. 4. 16. Ma allorchè l'anima volta
le spalle a Dio peccando mortalmente, ella
si separa da Dio , e cade in un abisso di mi
serie , restando tanto da Dio lontana , quanto
n'è lontano il peccato: Or dove si troverà
una scala , per cui quest' anima infelice po
trà salire per unirsi di nuovo con Dio ? Que
sta scala é Maria , a cui ricorrendo il pecca
tore, per quanto misero egli sia e puzzolente
di peccati, Maria non isdegna di stender la
mano , e cacciarlo dal fosso della sua perdi
zione : tu peccatorem ( dice s . Bernardo )
quantumcumque foetidum non horres ; si ad te
* 5
106
suspiraverit, tu illum a desperationis barathro
pia manu retrahis. Orat. paneg . ad b . V.
Perciò similmente si chiama luna: pulchra
ut luna. Can . 6. 9. Poichè , secondo dice
S. Bonaventura , siccome la luna sta tra 'l
sole e la terra , così Maria continuamente si
frappone tra Dio e i peccatori , per loro ot
tenere la divina grazia: Sicut luna est media
inter solem et terram , sic et Virgo regia inter
nos et Deum est media , et gratian nobis re
fundit. Serm . 14. de nat. Domini. Perciò an
che si chiama città di rifugio , come le fa
dire s . Gio . Damasceno ; ego civitas omnium
ad me confugientium . Nell'antica legge vi e
rano cinque città di rifugio , in cui chi an
dava a ricoverarsi dopo qualche delitto com
messo , era sicuro di non esser punito dalla
giustizia. Al presente non vi sono queste
tante città di rifugio , ma ve n'è una sola, e
questa è Maria , dove chi si rifugia , sarà as
sai meglio sicuro di non esser castigato dalla
divina giustizia. In quelle città non tutti i
delinquenti eran sicuri, nè per tutti i delitti
che avessero commessi ; ma Maria è una città
di rifugio , che accetta e salva ogni sorta di
rei. Nullus est ita abjectus a Deo , ella disse
a s . Brigida , qui si me invocaverit , non re
vertatur ad Deum , et habiturus sit misericor
diam . Rev. lib . 1. cap . 6.
Maria non isdegna, ma si pregia di aju
tare i peccatori: così ella disse alla ven . suor
Maria Villani; io dopo la dignità d' essere
Madre di Dio , mi vanto d'esser l'avvocata
107
de' peccatori. A tal fine , disse l'Idiota ( pren
dendolo da s . Gio . Grisostomo ) che Maria è
stata fatta Madre di Dio , acciocchè quelli
che per li loro peccati secondo la divina giu
stizia non potrebbero salvarsi, ella colla sua
misericordia , intercedendo colle sue pre
ghiere, ottenga loro la salute : ideo Mater
Dei præelecta es ab æterno , ut quos justitia
Filii salvare non potest, tu per tuam salvares
pietatem . Questo fu l' officio principale che
Dio le diede in crearla , e porla nel mondo :
Pasce hædos tuos . Cant. 1. 7. Pasci ( le disse )
i tuoi capretti ; per capretti son figurati i pec
catori. Or questi capretti son dati in cura a
Maria , affinchè quelli che nel giorno del giu
dizio meritavano di re alla sinistra , colle
sue preghiere sian collocati alla destra . Pasce
hædos tuos ( commenta Guglielmo di Parigi )
quos convertis in oves , et qui a sinistris in ju
dicio erant collocandi, tua intercessione col
locentur a dextris. Ma qui bisogna avvertire
ciò che notò Guglielmo Anglico. Dio racco
manda a Maria i capretti suoi , pasce hoedos
tuos. Quali sono i capretti di Maria ? Non
sono già , dice quest' autore , que' peccatori
che non le fanno alcuna divozione, né la
pregano ad ottener loro l' emenda ; dice Gu
glielmo, che questi si perderanno. Qui nec
b . Virginem obsequio prosequuntur , nec pre
ces fundunt , ut aliquando resipiscant, hædi
non sunt Mariæ , sed ad sinistram sistendi.
S. Brigida intese un giorno che Gesù Cristo
disse alla Madre : conanti surgere ad Deum
108
tribuis auxilium . Maria ajuta chi si fa forza
per uscire dalla sua mala vita , e tornare a
Dio ; almeno , se ne prega la divina Madre ad
ottenergli questa forza ; altrimenti se non ha
questa volontà di lasciar il peccato , neppure
la Madonna potrà ajutarlo . Que' peccatori
dunque solamente ajuta Maria , che l'ono
rano con qualche ossequio speciale , e chese
mai ancora si trovano in disgrazia di Dio ,
a lei ricorrono , acciocchè loro ottenga il
4
perdono, e gli liberi da quello stato infelice
in cui si trovano . Se sarà così , sarà sicuro ,
mentre Maria ( come si è detto di sopra ) a
questo fine è stata posta al mondo ,per pren
dere i peccatori e tirarli a Dio . Così rivelò
il Signore a s . Catterina da Siena : hæc est
a me electa tamquam esca dulcissima ad ca
piendos homines , potissimum peccatores (Ap
Blos. mon . spir. ). E Maria stessa dice a
s . Brigida , che siccome la calamita si tira il
ferro , così ella tira a sè ed a Dio i cuori
duri: sicut magnes attrahit ferrum , sic ego
attraho dura corda. Rev. lib. 3. cap . 32. Ma
sempre s ' intende , purchè questi cuori duri
desiderio di uscire dal loro stato infelice ,
Ah ! che se tutti almeno con questo desiderio
ricorressero a Maria , tutti ella li salverebbe.
E che timore dee avere di perdersi , dice
Adamo Abate, quel peccatore , che si racco
manda a Maria, e Maria se gli offerisce per áv
vocata e madre ? Timere ne debet , ut pereat,
cui Maria se matrem exhibet , et advocatam ?
E che? forse (siegue a dire il nominato Aba
109
te ) voi madre di misericordia non preghe
rete il Redentore per un' anima, ch'egli ha
comprata col suo sangue ? Tu misericordice
Mater non rogabis pro redempto Redempto
rem ? Ah sì che ben lo farete, sapendo che
quel Dio che ha posto per mediatore il suo
Figlio tra sé e l'uomo , ha fatta voi media
trice tra il giudice e il reo : rogabis plane ,
quia qui Filium tuum inter Deum et hominem
posuit mediatorem , te quoque inter reum et
judicem posuit mediatricem .
Dunque, peccatore mio , age gratias ( ti
dice s . Bernardo ) , age gratias ei , qui talem
tibi mediatricem providit. Serm . in sign . mas.
Ringrazia il tuo Dio , che per usarti miseri
cordia , non solo ti ha dato per avvocato il
suo medesimo Figlio , ma per darti più animo
e confidenza , ha voluto darti anche per mez
zana di pace Maria . Che perciò s . Agostino
la chiama l'unica speranza de' peccatori :
Spes unica peccatorum . E s . Bonaventura
dice: si propter nequitias Dominum videris
indignatum , ad spem peccatorum confugias.
Se temi ( dice il santo) che Dio adirato ti
discacci , ricorri alla speranza de' peccatori ,
ch'è Maria . Ella non può discacciarti, per
chè sei troppo miserabile , poiché questo è
il suo officio di ajutare i miserabili , sibi pro
miseris satisfacere ex officio commissum est.
E lo stesso le dice Guglielmo Parigino ; offi
cium tuum est , te mediam interponere inter
Deum et homines. Cap. 18. de reth . lib . Onde
quando ricorriamo a Maria ognuno le dica
I10
con s . Tommaso da Villanova : eja ergo
advocata nostra, officium tuum imple. Via su ,
o Madre di Dio , giacchè voi siete l'avvocata
de' miseri , adempite il vostro officio , ajutate
me che sono così miserabile : se voi non
m'ajutate, io son perduto. E seguiamo a
dirle con s . Agostino : memorare , piissima
Maria , non esse auditum a seculo , quemque
ad tua præsidia confugientem esse derelictum .
Ricordatevi , o pietosissima Regina , che non
si è inteso mai da che voi state al mondo ,
che alcuno raccomandandosi alla vostra in
tercessione , sia restato abbandonato ; non
voglio esser io il primo così infelice , che ri
correndo a voi , resti da voi abbandonato
( Atto di dolore ).
III

Si aggiungono qui alcuni testi di scritture ,


e di ss. Padri appartenenti ad alcuni par
ticolari flagelli.

CIRCA IL FLAGELLO DE' TERREMOTI.

Commota est , et contremuit terra quo


niam iratus est eis . Psalm . 17 . 8 .
Movebitur terra de loco suo propter indi
gnationem Domini. Is. 13. 13 .
Qui respicit terram, et facit eam tremere.
Psalm . 103 .
Agitatione agitabitur terra , sicut ebrius. Is.
24. 20. Sulle quali parole Ugon cardinale
scrive : evomet enim terra peccatores . La terra
scuotendosi ributterà da sè i peccatori .
Causa enim terræmotus est Dei ira ; porro
causa divinæ iræ nostra sunt peccata ; noli
autem supplicium timere , sed supplicii parens,
peccatum . S. Jo . Chrys. tom . 5. serm . 6.
Dominus terrarum orbem concutit, non ut
vertat , sed ut eos qui insolentes se gerunt, ad
salutem convertat. Idem ib . serm . 66.
Concutitur civitas, mens vero tua non con
quatitur. Idem cit. serm . 6 .
Præcessit tanquam præco terræmotus , iram
112
Dei denuncians , ut supplicium inferendum
repellamus. Idem ibid.
Ecce venit terræmotus , quid profuerunt
opes ? Perüt una cum possessione possessor.
Omnium commune sepulchrum facta est civitas,
non artificum manibus, sed a calamitate fa
bricatum . Idem ibid .
Prius corda hominum , et postea elementa
turbantur. Vide ibid .

CIRCA IL FLAGELLO DELLA SICCITA'

Si in præceptis meis ambulaveritis ... dabo


vobis pluvias temporibus suis. Quod si non au
dieritis me... dabo vobis coelum desuper sicut
ferrum , et terram æneam . Consumetur incas
sum labor vester, non proferet terra germen ,
nec arbores poma præbuerunt. Lev . 26.ex v. 3 .
Usquequo lugebit terra , et herba omnis re
gionis siccabitur ? Propter malitiam habitantium
in ea consumptum est animal. Jer. 12. 4 .
Sementem multam jacies in terram , et mo
dicum congregabis. Deut. 58. 26.
Ob hoc campi steriles , quia caritas friguit.
Polluisti terram in fornicationibus tuis , et
in malitiis tuis ; quamobrem prohibitæ sunt
pluviarum stillæ . Jer. 3. 3 .
Ego trium mensium pluviam ante vindemiæ
113

tempus a vobis prohibebo ... quoniam non estis


conversi ad me . Amos 4. 7. S. Basilius: dis
camus quod ob aversionem nostram calamita
tes inflixit Deus.
Siccentur radices ejus , atteratur messis
ejus. Job . 18. 16.
Salomone nella dedicazione del tempio
così pregava : si clausum fuerit coelum , et non
pluerit propter peccata eorum , et orantes in
loco isto pænitentiam egerint ; exaudi eos in
colo . 3. Reg . 8. 35 .
Il Signore dice : nubibus mandabo , ne
pluant. Isa . 5. 6.
Quia domus mea deserta est , propter hoc
super vos prohibiti sunt cæli , ne darent ro
rem ... Vocavi siecitatem super terram . Ag
gæus 1. 6.
S. Augustinus : perseverant flagella , quia
perseverant delicta .
S. Basilius :-cælum videmus solidum , sere

nitate sua nos contristans. Terra jam exsic


cata est , horrida et ob siccitatem scissa ; fontes
nos deseruerunt.

CIRCA IL FLAGELLO DELLA CARESTIA E STERILITA'

Terram fructiferam in salsuginem a malitia


habitantium in ea . Ps. 106. 34 .
114
Ugon cardinale . Il peccato che fa ? Terram
fertilem in sterilitatem adducit.
Maledicta terra spinas et tribulos germina
bit. Gen. 4. 11 .
Maledictio vorabit terram , et peccabunt ha
bitatores ejus. Isa. 24. 6 .
Revelabunt coeli iniquitatem ejus, et terra
consurget adversus eum . Job . 27 .
Ego dedi frumentum et vinum , quce fece
runt Baal; idcirco sumam frumentum et vinum
meum . Osea 2. 4. Taluni de' beni donati da
Dio ne fanno idoli , cioè oggetti di peccati.
S. Augustinus serm . 13. Cur famem pateris ?
cur inopiam sentis ? quia quotidie crescit et
culpa. Ad Deum convertere , relinque idolum .
Honora Dominum de tua substantia, et im
plebuntur horrea tua . Prov . 3. 33 .
Egestas a Domino in domo impü ; habita
cula autem justorum benedicentur . Prov . 3. 33 .

CIRCA IL FLAGELLO DE'GRANDINI,


ANIMALI NOCIVI , FULMINI , PESTE ; MORBI >
E SIMILI CALAMITA '

Grando , fames ad vindictam creata sunt.


Eccl. 39. 35 .
Et immittat in vos bestias pessimas usque
ad internecionem . Ez . 5. 17. S. Girolamo ivi :
115

famem , pestilentiam , et bestias pessimas pro


pter nostra venire peccata manifestum est .
Nullum adeo exiguum animal est, quod non
possit contra peccatum esse potentissimus ho
stis . L'autore , flores exemplorum .
S. Chrysost. in ps. 3. Quamdiu Adam pu
rum servavit vultum , ei bestiæ parebant ;
quando autem fædavit inobedientia , odio
habent.
Propter peccata vestra immittam in vos
bestias agri, quæ consumant vos ... ad parci
tatem cuncta redigant , desertæque fiant viæ
vestræ . Lev. 26. 21 .
Semèntem multam jacies in terram , et mo
dicum congregabis , quia locustæ devorabunt
omnia .
Illuxerunt fulgura ejus orbi terræe ; vidit et
commota est terra ... annunciaverunt cæli justi
tiam ejus....confundantur omnes , qui adorant
sculptilia. Ps. 96. Dice l’Albulense : cum to
nitrua audierimus, sciamus Deum nos voce sua
velle admonere , ut a malo recedamus. In c.
9. Exodi.
Extendens manum percutiam te , et popu
lum tuum peste . Exod . 91. 5 .
Terra infecta est ab habitatoribus suis ; pro
pter hoc maledictio vorabit terram , et relin
quentur homines pauci. Isa . 24 .
116
Qui malignantur , exterminabuntur . Psalm .
36. 9
Armabit creaturam ad ultionem inimicorum .
Sap. 5. 18 .
S. Gregorius: mala, quæ patimur, mala no
stra meruerunt.
S. Cyprianus ( ad Dem .): miraris iram Dei
crescere , cum crescat quotidie quod puniatur ?
Qui delinquit . incidet in manus medici.
Eccli. 38. 15 .
Vidi eos qui operantur iniquitatem , et se
minant dolores, et metunt eos . Job . 4. Chi se
mina peccati, miete dolori e pene .
Quia oblita es mei , et projecisti me post
corpus tuum , tu quoque porta scelus tuum , et
fornicationes tuas. Ez. 23. 35 .
S. Basilius: nemo se torqueat in inquiren
dis causis , cur siccitas , fulmina , grandines ;
nostri causa hæc invehuntur, qui retinemus
cor impoenitens. In cap . 9. Isa .
S. Chrysostomus in ps. 3.: Peccatum fontem
malorum reprimamus.
Salvianus ( lib . 4. de prov . ) : quid miraris si
castigamur ? miseriæ , infirmitates , testimonia
sunt mali. Deum ad puniendum nos trahimus
invitum .
Elementa mundi conspirant in impios. Phil.
lib . 1. vit. Moys.
117
! S. Anselmus : ex offensione non solum iram
Dei , sed totam creaturam adversus nos exci
tavimus . De simil. cap. 101 .
S. Gregorius ( tom . 5. in ev. ) : jure omnia
nos feriunt , quæ vitiis nostris serviebant. Ed
Ugon cardinale : omnis creatura conqueritur
de ipsis qui abusi sunt ea .

Sia sempre lodato ed amato Gesù nostro amore,


e Maria nostra speranza .
118

CON PERMISSIONE
119

INDICE

Discorso 1 .

Dio minaccia di castigarci per libe


rarci dal castigo pag . 5

Discorso II .

I peccatori non voglion credere alle


minacce di Dio , se non quando arriva
loro il castigo 15

Discorso III.

Dio usa ' misericordia sino a certo


segno e poi castiga 27

Discorso IV .

Delle quattro porte principali del


l'inferno 39
120
Discorso V.

Non servono le divozioni esterne se


non leviamo i peccati dall anima . pag. 54

Discorso VI.

Dio manda i flagelli in questa vita ,


non per nostra ruina , ma per nostro
bene . >> 65

Discorso VII.

Dio ci castiga in questa vita per


usarci misericordia nell'altra 75

Discorso VIII.

Le orazioni placano Dio , e ci libe


rano da' castighi meritati , purchè vo
gliamo emendarci . 89

Discorso IX .

Maria ss. è la paciera de'peceatori


con Dio 99
OPERE

DEL BEATO

51 ALFONSO MARIA DE LIGUORI

CLASSE PRIMA

OPERE ASCETICHE

13
VOLUME DECIMOQUARTO

DISCORSI IN OCCASIONE DI FLAGELLI


75 I PER LA NOVENA DI NATALE

39

AL

19 TORINO
PER GIACINTO MARIETTI
1826 .
NOVE DISCORSI

PER PREDICARE

IN OCCASIONE DI FLAGELLI

DEL BEATO

ALFONSO MARIA DE LIGUORI

TORINO
PRESSO GIACINTO MARIETTI
STAMPATORE -LIBRADO
1826
5

DISCORSI

DA FARSI IN TEMPO DI FLAGELLI

Si avverta , che questi discorsi non si sono qui com .


pitamente distesi, ma vi si sono solamente notati i passi,
che s'appartengono agli assunti, e vi si sono appena
accennati i sentimenti, affin di dare materia a pre
dicatori di distenderli ed ampliarli a lor piacere ; con
aggiungervi essi poi la moralità contro i vizj , dove
meglio tornerà loro in acconcio .

DISCORSO PRIMO

Dio minaccia di castigarci per liberarci dal castigo .

Heu consolabor super hostibus meis ,


et vindicabor de inimicis meis. Isaia 1. 24.

Ecco
cco come parla Dio , quando parla di ca
stighi, e di vendetta : dice ch'egli è costret
to dalla sua giustizia a vendicarsi de'suoi ne
mici . Ma nolate , premette la parola her !
questa parola è un'aspirazione di dolore, colla
quale vuol darci ad intendere , che se Dio
fosse capace di piangere , prima di castigarci,
piangerebbe amaramente , in vedersi obblic
gato ad aflliggere noi sue creature, ch'esso ha
tanto amate fino a dar la vita per nostro
amore : heu ( dicu Cornelio a Lapide) dolen
6
tis est vox , non insultantis: significat se dolen
tem et invitum punire peccatores. No , questo
Dio ch'è padre delle misericordie , e che
tanto ci ama , non ha genio di punirci e d'af
fliggerci, ma di perdonarci e consolarci. Ego
enim scio cogitationes quas ego cogilo super vos,
ait Dominus, cogitationes pacis , et non affli
ctionis . Jer. 29. 11. E giacchè è questo , dirà
taluno , perchè ora Dio ci castiga ? o almeno
dimostra di volerci castigare. Perchè ? perché
vuol usarci inisericordia . Questo suo sdegno
che ora ci dimostra , tutto è pazienza e mi
, ,
che il Signore al presente si fa vedere sde
gnato , non già per castigarci , ma acciocchè
noi togliamo i peccati, e così egli possa per
donarci. Ecco l'assunto del discorso : Dio mi
naccia di castigarci per liberarci dal castigo.
Le minaccie degli uomini ordinariamente
sono effetti della loro superbia, ed impoten
za ; onde allorchè possono vendicarsi , niente
ininacciano, per non dare occasione a'nemici
di sottrarsi dalla loro vendetta . Solamente
quando manca loro la potenza di vendicarsi ,
allora si servono delle minaccie , per con
tentare almeno così il loro sdegno , col tor
mentare almeno col timore i loro nemici .
Non sono così all'incontro le minaccie che
fa Dio , sono elle tutte d'altra natura . Egli
non minaccia per impotenza di punirci, per
chè ben può vendicarsi quando vuole ; ma ci
sopporta per vederci penitenti , e liberi dal
castigo. Dissimulat peccata hominum propter
ng
poenitentiam . Sap . 11. 24. Nè minaccia per
odio , allin di tormentarci col timore ; Dio
minaccia per amore , acciocchè noi ci con
vertiamo, e così sfuggiamo il castigo : minac
cia , perchè non vuol vederci perduti: minac
cia in somma , perché ama le anime nostre.
Parcis antea omnibus, quoniam tua sunt Do
mine , qui amas animas. Sap. 11. 27. Minac
cia ; ma frattanto sopporta , e trattiene il ca
stigo ; perchè non vuol vederci dannati , ma
emendati. Patienter agit propter vos , nolens
aliquem perire, sed omnes ad poenitentiam re
verti. 2. Petr. 3. g. Sicché le minaccie di Dio
son tuíte tenerezze , e voci amorose della sua
bonià , colle quali intende di salvarci dalla
pena che meritiamo .
Grivia Giona : adhuc quadraginta dies, et
Ninive subvertetur. Jona 3.4. Poveri Niniviti,
dice , è già arrivato il tempo del vostro ca
stigo ; io ve l'annunzio da parte di Dio ; sap
piate che tra quaranta giorni Ninive sarà sub
bissata , e non vi sarà più nel mondo, Ma ·
come va che poi Ninive fe' penitenza , e non
ſu castigata ? Et misertus esi Deus. Ibid . 0 .
Onde Giona se ne afilisse , e lamentandosi
col Signore gli disse : io per questo me n'era
fuggito in Tarsi , perchè so che voi siete pie
toso , minacciale , e poi non castigate : scio
enim quia tu Deus clemens et misericors, es, et
ignoscens super malitia . Jon . 4. 2. Quindi egli
se ne fuggi da Ninive, e stando in campagna
si ricoverò sotto un'edera , per ripararsi dai
raggi cocenti del sole ; ma il Signore che fe
8
ce ? fece , che l'edera si seccasse , e Giona di
nuovo se ne afllisse tanto , che cercava la
morte . Allora gli disse Dio : tu doles super
hederam , in qua non laborasti , neque fecisti,
ut cresceret... et ego non parcam Ninive? Jon.
4. - 10 . Tu ti lamenti dell'edera perduta , che
non è stata da te creata ; e non vuoi poi ch'io
perdoni agli uomini, che ho creati colle mie
mani ? La ruina poi , che'l Signore fece in
timare a Ninive , spiega s. Basilio , chella
non fu già profezia , ma fa una sempliee mi
naccia , per cui volea veder quella città con
vertita. Dice il Santo , che Dio spesso si di
mostra irato , perchè vuol usarci misericor
dia, e minaccia non già per castigarci, ma per
salvarci dal castigo : indignans miseretur , et
minitans salvare desiderat. Soggiunge s . Ago
stino , che quando alcuno dice , guardati , è
segno che non vuole farti danno. Quiclamat
tibi, observa , non vult ferire . E così appunto
fa Dio con noi, ci miqaecia il castigo ( dice
s . Girolamo ) , non per darcelo , ma per libe
rarcene , se noi al suo avviso ci emendiamo :
in hoc clementia Dei ostenditur ; qui enim pre
dicit poenam , non vult punire peccantes. Voi,
Signor mio , dice s . Gregorio , par che incru
delite , ma allora più che mai volete salvar
ci ; minacciate, ina con tali minaccie alțro non
pretendete , che di chiamarci a penitenza :
sævis et salvas; terris et vocas . Potrebbe egli
castigare i peccatori improvvisamente , con
farli morir di subito , senza dar loro tempo
di penitenza. Ma no , si fa vedere sdegnato,
9
si fa vedere co'flagelli alla mano , per vederli
ravveduti prima che puniti.
Disse il Signore a Geremia : dices ad eos,
si forte audiant, et avertatur unusquisque a
via sua' mala , et poeniteat me mali quod co
gito facere eis. Jer. 26. 3. Va ( gli disse ) e
dì a' peccatori ( se vogliono sentirti ) che se
lasciano il peccato , io lascerò di mandar loro
i castighi co' quali ho pensato di punirli . A
vete inteso , fratelli miei ? Lo stesso vi fa
sentire oggi il Signore per bocca mia . Se voi
vi emendate , egli rivocherà la sentenza del
castigo . Dice s . Girolamo: neque Deus homi
nibus , sed vilis irascitur . Iddio non odia noi ,
ma i nostri peccati . E soggiunge il Griso
stomo , che anche de' nostri peccati si di
mentica , se noi di loro ci ricordiaino : Si nos
peccatorum meminerimus , Deus obliviscetur .
S'intende , sempre che voi umiliati ci emen
diamo , e gliene cerchiamo perdono , secondo
egli stesso promette : Humiliati sunt, non dis
perdam eos., 2. Par. 12.7 .
Ma per emendarci , bisogna temere il ca
stigo ; altrimenti non ci ridurremo mai a mu
tar vita. È vero , che Dio protegge chi spera
nella sua misericordia : proiector est omnium
sperantium in se . Psalm . 17. 51. ma chi
spera , e chi insieme teme la sua giustizia ;
perché la speranza senza timore degenera in
presunzione , e temerità : Qui liment Domi
num , speraverunt in Domino: adjutor , et
protector eorum est. Psalm . u13 . 19. Spesso
parla il Signore nelle scriiture del rigore de '
IO
suoi giudizi , e dell'inferno , e del gran nu
mero che ci va . Ne terreamini ab his qui oe
cidunt corpus ; timete eum , qui habet potesia
tem mittere in gehennam . Lucæ 12. 4. Spa
tiosa via est quæ ducit ad perditionem , et
multi sunt qui intrant per eam . Matt. 7 . 13 .
E perchè ? acciocchè il timore ci stacchi da'
vizi, dalle passioni , e dalle occasioni; e cosi
possiam poi giustamente sperar la salute , la
quale non si dà se non agl' innocenti, o a'
penitenti che sperano , e temono. Oh che
forza ha per raffrenarci dal peccare il timore
dell'inferno ! Iddio a questo fine ha creato
} ' inferno. Egli ci ha creati , e ci ha redenti
colla sua morte , per vederci salvi , e ci ha
imposto il precetto di sperar la salute ; e
quindi ci fa animo con dirci, che tutti quelli
che sperano in lui , non si perderanno: uni
versi qui sustinent te, non confundentur.Psalm .
24. 2. All'incontro vuole , e ci comanda che
temiarno la dannazione eterna . Gli eretici
insegnano , che tutti i giustificati debbon te
nersi infallibilmente per giusti , e predesti
nati ; ma questi ragionevolmente sono stati
condannati dal concilio di Trento sess . 6.
can . 14. et 15. , perchè una tal sicurezza al
trettanto è nociva alla salute, quanto è utile
il timore. Ipse terror vester erit vobis in san
ctificationem . Isa . 8. 14. Il timor santo di Dio
rende l'uomo santo . Perciò Davidde cercava
a Dio la grazia di temere , acciocchè il timore
avesse in lui distrutti gli affetti della carne :
confige timore tuo carnes meas. Ps. 118. 120 .
11
Dobbiaino dunque temere per le nostre
02 colpe; ma questo timore non deve abbatterci,
ma più sollevarci alla fiducia nella divina
misericordia , come facea lo stesso profeta ,
Spa
dicendo al Signore : propter nomen tuum , Do
2, bt
.. mine , propitiaberis peccato meo, multum est
ida enim . Psalm . 24. 11. Come ? dice perdona
coni temi, perché il peccato mio è grande ? Si ,
e, perchè ivi più risplende la divina miseri
oa cordia , dove la miseria è maggiore ; e chi
che ha più peccato , più onora la misericordia "
sperando in Dio , il quale promette di sal
more
realo vare chi spera in lui : salvabit eos qui spera
denti verunt in eo . Psalm. 36. 42. E perciò dice
l'Ecclesiastico , che il timore di Dio non ap
ci ba
porta pena , ma allegrezza , e gaudio : timor
te : 1 Domini delectabit cor , et dabit lætitiam , et
gaudium . Eccli. r . 21. Poichè lo stesso ti .
more induce ad acquistare una ferma spe
salm.
a che ranza in Dio , che rende l'anima beata . Qui
timet Dominum , nihil trepidabit , quoniam
eretni
ipse est spes ejus. Timentis Dominum beata
est anima ejus.Eccli. 34. 16. et 17. Sì, beata,
desti perchè il timore allontana l' uomo dal pec
stati
cato : timor Domini expellit peccatum , Eccli . I.
ss, h
27 .; ed insieme infonde un gran desiderio di
a al
utile osservare i precetti : beatus vir qui timet Do
minum , in mandatis ejus cupit nimis. Psalm .
III . I.
iDio
Bisogna dunque persuaderci , che il casti
rcara
gare non è secondo il genio di Dio . Iddio
Der =
perch' è bontà infinita per sua natura ( Deus
arme:
cujus natura bonitas, dice s . Leone ) , non
190.
*12
ha altro desiderio , che di farci bene, e ve
derci contenti . Quando castiga è obbligato a
farlo per dar luogo alla sua giustizia, ma non
già per compiacere la sua inclinazione . Dice
Isaia , che il punire è un'opera aliena dal
cuore di Dio : Dominus irascetur, ut faciat
opus ejus . . peregrinum est opus ejus ab eo .
Is. 28. 21. E perciò dice il Signore , che
alle volte egli quasi fiuge d' inviarci il ca
stigo : ego fingo contra vos malum ( ma perché
lo fa ? ecco il perchè) ; revertatur unusquisque
a via sua mala . Jer. 18. 11. Lo fa per ve
derci emendati , e così liberati dalla pena
meritata. Serive l'apostolo, che Dio cujus vult
miseretur, et quem vult indurat.Rom.9.18. Su
questo passo dice s . Bernardo serm. 5.num . 3 .
che Dio in quanto a sè vuol salvarci, ma noi lo
costringiamo a condannarci : Sed quod mise
reatur, proprium illi est; nam quod eondemnet,
nos eum cogimus. Egli si chiama padre delle
misericordie, non delle vendette ; ond'è, che
la causa di usarci pietà , la prende da sè ; ma
di vendicarsi, la prende da noi. E chi mai
può comprendere , quanto sia grande la di
vina misericordia ? Dice Davidde , che Dio
anche mentre sta contro noi sdegnato , la
compassione di noi : Deus iratus es , et mi
sertus es nobis. Psalm . 69. O ira misericors
( esclama Beroncosio abbate ) , quæ irasci
tur, ut subveniat, minatur , ut parcat. O sde
gno pietoso , che si adira per soccorrerci , e
minaccia per perdonarci. Ostendisti, siegue a
parlar Davidde , populo tuo dura , potasti nos
13
vino compunctionis. Fa vedersi Dio colla mano
già armata di flagelli; ma lo fa per vederci
pentiti , e compunti delle offese , che gli
stiamo facendo : dedisti timentibus te significa
tionem , ut fugiant a facie arcus , ut liberentur
dilecti tui. Ši fa vedere coll'arco già teso , in
punto già di scoccar la saetta ; ma non la
scocca , perchè vuole , che noi atterriti ci
emendiamo, e così restiamo liberi dal castigo ,
ut liberentur dilecti tui. Io voglio atterrirli, dice
Dio , acciocchè mossi da un tal timore s' al
zino dal lezzo de' loro peccati , e ritornino a
me : In tribulatione sua mane consurgent ad
me : Os. 6. 1. Si, il Signore , benchè ci vede
così ingrati , e degni del castigo , pure anela
di liberarcene; perché quantanque ingrati ,
pur egli ci ama, e ci vuol bene. Da nobis
auxiliun de tribulatione. Così in fine pregava
Davidde , e così dobbiamo pregare ancor noi:
Signore, fate, che questo flagello che ora ci
tribola , ci faccia aprire gli occhi a lasciare
il peccato ; perchè finalmente, se non la fi
niamo , il peccato ci tirerà alla dannazione
eterna , ch'è quel castigo che non finisce
mai . Che facciamo dunque, uditori miei ?
Non lo vedete , che Dio sta sdegnato ? non
ne può più , non ci può più sopportare . Ira
tus Dominus. Non lo vedete che di giorno in
giorno çrescono i castighi di Dio ? Crescit
malitia , crescit inopia rerum . Crescono i pec
sati , dice il Grisostomo, e così con ragione
crescono i castighi. Dio sta sdegnato , ma con
tutto che sta sdegnato , oggi comanda a me
14
quel che impose al profeta Zaccaria : Et dö
ces ad eos , hæc dicit Dominus : convertimini
ad me , et convertar ud vos . Zach . 1. ex num .
2. Peccatori , dice Dio , voi mi avete voltate
le spalle , e perciò mi avete costretto a pri
varvi della mia grazia . Non mi obbligate più
a scacciarvi in tutto dalla mia faccia , ed a
punirvi coll' inferno , senza rimedio più di
perdono. Finitela , lasciate i peccati , e con
vertitevi a me ; ed io vi prometto di perdo
narvi quante offese mi avete fatte , e di ab
bracciarvi di nuovo come figli. Convertimini
ad me , ait Dominus , et convertar ad vos . Di
temi , perchè vi volete perdere ? ( vedete con
quanta pietà vi parla il Signore ) Et quare
moriemini , domus Israel ? Ezech . 18. 31 .
Perchè volete gittarvi da voi stessi ad ardere
in quella fornace di fuoco ? Revertimini, et
vivite. Ibid . Ritornate a mne, ed eccomi colle
braccia aperte , pronto ad accogliervi , e per
donarvi .
Di ciò non dubitate , peccatori miei , sie
gue a parlare il Signore : discite benefacere,
et venite , et arguite me ( dicit Dominus ) ;
si fuerint peccata vestra ut coccinum , quasi
nix dealbabuntur. Isa . 1. 18. Dice Dio : orsù
mutate vita , e venite a me ; e s’io non vi
perdono , arguite me ; come dicesse , ripren
detemi da infedele , e mentitore ; ma no ,
che non vi sarò infedele ; io farò che le vo
stre coscienze così macchiate colla grazia
mia diverranno bianche come le neve . No ,
: io non vi castigberù , se voi vi emendate ,

1
dioe inoltre il Signore ; perchè io son Dio ,
non uomo : Non faciam furorem irce mece ,
quoniam Deus ego , et non homo . Osea . II .
9 . E vuol dire , che gli uomini non si scor
dano mai dell'ingiurie ; ma egli quando vede
un peccatore pentito, si scorda di tutte le
offese che gli ha fatte : omnium iniquitatum
ejus, quas operatus est, non recordabor. Ezech .
18. 22. Presto dunque ritorniamo a Dio , ma
presto. Basta quanto l'abbiamo offeso , non
lo provochiamo più a sdegno. Eccolo , egli ci
chiama , ed è pronto a perdonarci, se noi ei
pentiarno del male fatto , e gli promettiamo
di mutar vita . ( E qui si fa fare al popolo
l'atto di dolore , e di proposito : con ricorrere
in fine a Maria ss. per lo perdono , e la per
severanza ) .

DISCORSO SECONDO

I peccatori non voglion credere alle minacce di Dio ;


se non quando arriva loro il castigo:

Si pænitentiam non egeritis


omnes similiter peribitis . Luc. 13. 5.

Dopo che il Signore proibì a' nostri pro


genitori di cibarsi del pomo vietato, Eva l'in
felice si accostò vicino all'arbore ; di là il
serpente le parlò , e le disse : Perché Dio vi
ha proibito di cibarvi di questo bel frutto ?'
Curpræcepit vobis Deus ? Rispose Eva : pre
16
cepit nobis Deus, ne comederemus ; et ne tan
geremus illud ne forte moriamur . Gen. 3. 3.
Ecco la debolezza d'Eva; il Signore assolu
tamente aveva minacciata la morte , ed Eva
cominciò a metterla in dubbio, ne forte mo
riamur ; se io me ne cibo, diceva , forse mo
/
rirò . Ma ecco il demonio , il quale vedendo
già, che Eva poco temea della minaccia di
Dio , ripigliò a farle animo , con dirle : ne
quaquam morte moriemini , non temere , che
non morirai ; e così l'ingannò , e la fe' pre
varicare a mangiar il pomo . Così ancora il
nemico siegue tutto giorno ad ingannare tan
ti poveri peccatori. Dio minaccia : peccatori
finitela , e fate penitenza , perchè se no vi
dannerete , come si son dannati tanti : si pre
nitentiam non egeritis, omnes similiter peribi
tis . E il demonio dice loro : nequaquam mo
riemini ; non temete , seguite a pigliarvi gu
sto, perchè Dio è di misericordia ; appresso
vi perdonerà , e pure vi salverete : Dius ti
morem incutit, dice ' s . Procopio , diabolus adi
mit . Iddio non attende che ad atterrirci colle
minaccie , acciocchè lasciamo i peccati , e ci
salviamo; e 'l demonio attende a toglierci il
timore, acciocchè seguitiamo a peceare , e ci
danniamo; e tanti miseri vogliono credere al
demonio , e non a Dio : e cosi miserabilmen
te si dannano . Al presente ecco il Signore
che si fa vedere sdegoato , e ci * minaccia il
castigo . Chi sa quanti ci saranno in questo
paese, che non ancora pensano di mutar vita,
sperando che Dio si placherà , e non farà
17
niente. Ecco l'assunto del presente discorso:
i peccatori non vogliono credere alle minacce
di Dio, se proprio non arriva loro il castigo.
Ma se non ci emendiamo, fratelli miei, il ca
stigo verrà; se non la finiamo, la finirà Iddio.
Quando Lot fu accertato dal Signore , che
volea già subbissare la città di Sodoma, egli
presto ne avvisò i suoi generi: surgite, et e
gredimini de loco isto , quia delebit Dominus
civitatem hanc . Gen. 19. 14. Ma quelli non
gli vollero credere : et visus est eis quasi lu
dens loqui : parve loro che gli volesse burla
re, atterrendoli con tal minaccia. Ma venne
già poi il castigo , ed essi restarono burlati,
e bruciati dal fuoco . Uditori miei , che aspet
tiamo? Dio ci avvisa che il castigo è immi
nente, finiamola ; aspettiamo che proprio la
finisca Dio ? Senti peccatore mio quel che ti
dice s . Paolo : vide ergo bonitatem , et severi
tatem Dei; in eos quidem quiceciderunt, severi
tatem ; in te autem bonitatem Dei , si perman
seris in bonitate, alioquin et tu excideris. Ron .
11. 22. Considera ( dice l'apostolo ) la giu
stizia, che ' l Signore ha usata con tanti già
castigati, e mandati all'inferno. Vide in eos
qui ceciderunt, severitatem ; in te autem boni
1
tatem . Vedi all'incontro la misericordia , che
Dio ha voluta usare con te. Ma finiscila; se
muti vita, lasci l'occasioni , frequenti i sacra
menti , se seguiti a vivere da cristiano, il Si
gnore ti perdonerà il castigo, si permanseris
in bonitate. Altrimenti tu ancora ti perderai ,
alioquin et tu excideris ; perchè Dio t'ha sop
?

18
portato troppo, non può sopportarli più : Id
dio è misericordioso , ma è ancora giusto ; usa
misericordia a coloro che lo temono, ma non
può usarla agli ostinati .
Si lamenta colui , quando si vede castiga
to, e dice : ma perché Dio ha voluto farmi
perdere quella roba ? perchè mi ha tolta la
sanità, perchè mi ha tolto quel figlio, quel
parente? Ah peccatori, che dite ? esclama Ge
remia : péccata vestra prohibuerunt bonum a
vobis. Jer. 5. 25. Non era il desiderio di Dio
di farti perdere quel bene , di privarti di
quel guadagno, di quelparente ; Dio avrebbe
voluto felicitarti in tutto, ma i peccati tuoi
ne l'han proibito. E che forse, dice Giobbe ,
è cosa strana a Dio il consolare le sue crea
ture ? questo è il suo desiderio ; numquid
grande est, ut consoláret:er te.Deus ? sed ver
ba tua prava hoc prolibent. Job. 15. 1. Vo
leva il Signore consolarti, ma quelle tue be
stemmie de' santi, quelle mormorazioni, quel
tuo parlare osceno con tanto scandalo degli
altri glie l'han proibito . Non è Dio , ma è
il peccato maledetto, che infelici e miseri ci
rende. Miseros facit populos peccatuin . Prov.
14. 34. A torto, dice Salviano , noi ci lamen
tiamo di Dio , quando con noi si dimostra
duro ; oh quanto più duramente noi trattia
mo Dio , pagando d'ingratitudine le grazie
che ci ha fatte ! quid querimur, dum dura agit
nobiscum Deus ! multo nos durius cum Deo
agimus.
Credono i peccatori di farsi felici col pec
19
cato ; ma il peccato è quello che li rende in
tutto alllitti , e miserabili . Eo quod non ser
vieris Deo tuo ( dice il Signore ) in gaudio ,
servies inimico tuo in fame , et siti, et nuditate,
et omni penuria , donec te conterat. Deut. 28 .
48. Giacchè non hai voluto servire al tuo
Dio con quella pace che gode' chi lo serve ,
servirai al tuo nemico , aflitto e povero , fino
ch'egli finisca di farti perdere l'anima e'lcor
po . Dice Davidde, che ' l peccatore colle sue
colpe esso medesimo si fabbrica la fossa del
suo precipizio : incidit in foveam quam fecit.
Psal. 7. 19. Vedete il figlio prodigo : egli per
vivere in libertà e banchettare a suo modo ,
lasciò il padre ; ma poi appunto per aver la
sciato il padre , si ridusse a servire i porci ,
ed a tanta miseria , che non potea saziarsi
neppure di quei cibi vili , di cui si saziavano
i porci. Cupicbat implere ventrem suum de
siliquis, quas porci manducabant , et nemo illi
dabat. Lucce 15. Narra s . Bernardino da
Siena ( dom . 2. quadr. ), ehe un certo figlio
empio strascinò il padre per terra . Indi che
avvenne? un giorno fu esso poi strascinato
dal proprio figlio, e giungendo ad un certo
Juogo, gridò e disse : Non più , ferma figlio ,
non più ; perchè sinqui io strascinai mió
padre, ferma. Narra similmente a tal propo
sito | Baronio ( vedi all'anno 33 . num . 6. )
che la figlia di Erodiade, la quale fe' tagliar
la tesla a s . Giovanni Battista , passando un
giorno per un fiume gelato , col peso del
corpo fe' che si rompesse il ghiaccio ; onde
20
cadde, ed ella restò col collo tra l'apertura
del ghiaccio ; e col tanto agitarsi che poi fe
ce, per liberarsi dalla morte , venne a sepa
rarsele il capo dal busto , e cosi morì. Êh !
che Dio è giusto: quando arriva il tempo
della vendetta, fa che il peccatore resti pre
$o e strangolato dallo stesso laccio, ch' egli
stesso si ha fatto colle sue mani. Cognoscetur
Dominus judicia faciens : in operibus manuum
suarum comprehensus est peccator . Ps. 9. 16.
Tremiamo, fratelli miei , quando vediamo
castigati gli altri, e noi ci vediamo meritevoli
dello stesso castigo . Allorchè cadde la torre
di Siloe sopra diciotto persone, e le uccise
disse il Signore a molti che gli erano pre
senti : putatis quia et ipsi debitores fuerint ,
præter omnes homines habitantes in Jerusa
lum ? L :lcc 13. 4. Pensate , che questi soli
miserabili erano debitori a Dio per i loro
peccati ? Voi ancora siete debitori : se non
farete penitenza ; siccome quelli sono stati
puniti , lo sarete ancora voi . Si poenitentia !
non egeritis, omnes similiter peribitis. Ibid. 5 .
Oh quauti miseri si perdono colla falsa spe
ranza della misericordia di Dio ! poichè vo
glion tirare sempre avanti la mala vita con
dire, Dio è di misericordia. Si , Dio è di mi
sericordia , e perciò ajuta e protegge chi spe
ra nella sua misericordia : protector
mnium sperantium in se . Psalm . 17. 31. Ma
chi spera con intenzione di mutar vita; non
già chi spera coll'animo perverso di seguita -
te ad offenderlo : la speraaza di costoro non
cura è accetta a Dio, ma è abbominata , e punita :
i fes spes illorum abominatio. Job . 11. 20. Poveri
peccatori, la maggior loro miseria è che son
-pa
perduti , e non lo conoscono. Vivono già con
EL
dappati all'inferno , e burlano , e ridono, e
mpo
disprezzano le minacce di Dio, come se Dio
pre avesse dato loro sicurtà di non castigarli . Et
egli unde ( esclama s. Bernardo ), unde hæe male ,
cetur
dicta securitas? Donde avete, o ciechi , questa
maledetta sicurezza ? maledetta , perchè que
16.
sta sicurezza è quella che certamente vi por
amo
ta all'inferno. Veniam ad quiescentes, habi
voli
tantesque secure . Ezech . 38 . 11. Il Signore
Torre aspetta, ma finalmente quando giunge l'ora
Lises del castigo, verrà giustamente a condannare
pre all'inferno questi miserabili, che vivono in
rinta peccato, e stanno in pace, come per essi non
USA ci fosse inferno .
soli Finiamola dunque , fratelli miei ; emen
Joro diamoci , se vogliamo esser liberati dal fla
7011 gello che ci sovrasta. Se non la finiamo, Id.
tati dio si vedrà obbligato a castigarci . Qui ma
2016 lignantur ,exterminabuntur. Psal. 36. 9. Gli
5. ostinati finalmente son discacciati , non solo
po dal paradiso , ma anche dalla terra , acciocchè
col loro mal esempio non si tirino seco an .
on che gli altri all'inferno. Ed intendiamo, che
Dj questi flagelli temporali- son niente a fronte
be del castigo eterno, senza speranza più di ri ,
04 medio . Attento , peccatore fratello mio , jam
-la enim securis ad radicem arboris posita est.
Il Lucæ 3. 9. Commenta questo passo l'autore
7 dell'opera imperfetta ( hom . 5. ) : non ad
22
ramos posita dicitur , sed ad radicem , ut ira
reparabiliter exterminentur. E vuol dire, che
quando si tagliano i rami , l' arbore anche
resta in vila ; ma quando si tagliano le ra
dici , l'arbore affatto è perduto , e si manda
al fuoco. Il Signore sta col flagello alla mano,
e tu ancora stai in disgrazia sua ? Securis jam
ad radicem posita est. Trema , perchè l' ac
cetta già sta vicina alla radice : trema che
Dio non ti faccia morir in peccato , perchè
così morendo sarai mandato al fuoco dell'in .
ferno , dove non vi sarà più rimedio alla tua
eterna ruina,
Ma io, dici tu, per lo passato pure ho fatti
tanti peccati , e 'l Signore mi ha sopportato,
e non mi ha castigato ; così spero che m'u
serà misericordia anche per l'avvenire . Non
lo dire questo , dice Dio , non lo dire : ne
dixeris peccavi , et quid mihi accidit triste ?
Altissimus enim est patiens redditor. Eccli. 5 .
4. Non lo dire , perchè Dio sopporta , ma
non sopporta sempre: sopporta sino a certo
segno , e poi paga tutto . Judicio contendam
vobiscum de omnibus misericordis Domini ,
disse Samuele agli Ebrei, 1. Reg. 12. Le mi
sericordie abusate oh quanto cooperano a far
condannare gl'ingrati ! congrega eos quasi gre
gem ad victimam , et sanctifica eos in die oc
cisionis. Jerem , 12. 3. Finalmente la gregge
di questi tali , che non vogliono emendarsi,
saranno vittime della divina giustizia , e ' l
Signore li condannerà alla morte eterna .
Quando ? in die occisionis, quando arriverà il
23
giorno della sua giusta vendetta ; e dobbiamo
sempre giustamente temere che questo gior
no sia vicino , quando non ci risolviamo a
lasciar il peccato. Deus non irridetur , quæ
enim seminaverit homo , hæc et metet. Gal.
6. 8. I peccatori attendono a burlare Dio , si
confessano nella pasqua , o pure due o tre
volte l'anno , e subito tornano al vomito , e
poi vogliono sperare di salvarsi . Irrisor , non
poenitens est ( dice s . Isidoro ) qui adhuc agit
quod poenitet. De sumno bono. Ma Dio non
si fa burlare : Deus non irridetur.
Che salvare ! che salvare ! Quse enim semi
nat homo , hæc et metet. Che cosa semini tu !
bestemmie, vendette , furti, disonestà ? e poi
che vuoi sperare ? Chi semina peccati , non
può sperare altro alla fine , che castighi , ed
inferno. Qui seminat in carne sua ( soggiun
ge ivi l'apostolo ) , de carne, et metet corru
ptionem . Seguita , disonesto , seguita pure a
vivere sempre infangato nel lezzo delle tue
laidezze ; accresci, aecresci pece ; verrà un
giorno , dice san Pier Damiani: veniet dies ,
imo nox' , quando libido tua vertetur,in pi
cem , quà se nutriet perpetuus ignis in tuis
visceribus . Epist. 6.Verrà un giorno che que
ste tue sporchezze si convertiranno tutte in
pece , per fare più grande il fuoco che ti
brucierà le viscere in eterno.
Dice san Gio . Grisostomo , che alcuni fin
gunt non videre. Vedono i castighi , e fingono
di non vederli. Altri poi , dice s . Ambrogio
non vogliono temere il castigo , se proprio
24
nên lo vedono arrivato ; nihil timent , quia
nihil vident . Ma a tutti costoro avverrà quel
che avvenne agli uomini a tempo del dilu
vio . Predicava il patriarca Noè , ed annun
ziava già il castigo che Dio apparecchiava
a' peccatori ; ma i peccatori non vollero cre
derlo ; e con tutto che vedeano fabbricarsi
l'arca da Noè , non mutarono vita , e segui
rono a peccare , sino a tanto che giunse già
il castigo , e restarono tutti affogati dal dilu
vio. Et non cognoverunt donec venit diluvium ,
et tulit omnes. Matth . 4. 39. Lo stesso avven
ne a quella donna peecatrice , come si ha
nell'Apocalisse, che diceva; sedeo regina , et
luctum non videbo . Seguiva ad esser :impu
dica, sperando di non essere punita; ma ven
ne finalmente il castigo , come già fu pre
detto . Ideo in una die venient plagæ ejus ,
mors , et luctus , et igné comburetur. Ápoc.
38.7 .
Fratello inio , chi sa se questa è l'ultima
chiamata che ti fa Dio . Dice san Luca (cap .
13. ex v. 7. ) che un certo padrone d'un ter
ritorio , ritrovando un arbore di ficaja , che
da tre anni non facea frutto , disse ; ecce an
ni tres sunt, quærens fructum in ficulnea hac,
et non invenio ; succide ergo illam , ut quid
etiam terram . occupat ? Lucæ 13. 7. Son tre
anní che quest' arbore non dà frutto; via su
tagliatelo , e mettetelo al fuoco ; che serve
che stia più ad occupare il terreno? Rispose
allora il cultore della vigna: Domine, dimitte
illam , et hoc anno , vediamo se per quest'al
25
vino verso gli uomini in farsi uomo , e pic
ciolo bambino per nostro amore, bisognerebbe
intendere quanta sia la grandezza di Dio . Ma
qual mente umana o angelica può compren
dere la grandezza di Dio , mentr' ella è infi
nita ? Dice s . Ambrogio , che 'l dire esser
Dio più grande de' cieli, di tutti i re , di
tutti i sapti , di tutti gli avgeli , è un fare
ingiuria a Dio ; come sarebbe ingiuria ad un
principe il dire , ch ' egli è più grande d'un
filo d'erba , o d'un moschino. Dio è la gran
dezza medesima , ed ogni grandezza non è
che una minima particella della grandezza
di Dio . Considerando Davide la divina gran
dezza , e vedendo , ch' egli non potea , nè
inai avrebbe potuto giungere a comprenderla,
altro non sapea dire, che , Deus, quis similis
tibi ? Ps. 34. 10. Signore , e qual grandezza
mai può trovarsi simile alla vostra ? Ma co
me mai potea comprenderla Davide , se la
sua mente era finita , e la grandezza di Dio
è infinita ? Magnus Dominus et laudabilis ni
mis; et magnitudinis ejus non est finis. Ps.
144. 3. Cælum et terrain ego impleo ( Jerem .
23. 24. ) , dice Dio ; sicchè tutti noi , a no
stro modo d' intendere, non siamo che tanti
miseri pesciolini, che viviamo dentro questo
mare immenso dell'essenza di Dio : in ipso
vivimus , movemur , et sumus. Act.
17 28 .
Che siamo noi dunque a rispetto di Dio ?
e che sono tutti gli uomini , tutti i monarchi
della terra , ed anche tutti i santi , e tutti gli
Lig. , undici discorsi ec . 2
26
angeli del cielo , a fronte dell'infinita gran
dezza di Dio ? Siam ' tutti coine , anzi meno
che non è un granello d'arena'a rispetto di
tutta la terra . Ecce genies quasi stilla situlæ :
quasi pulvis exiguus. Is. 40.15. Omnes gentes
quasi non sint, siç sunt coram eo . Isa. 40. I17 .
Or questo Dio così grande , s'è fatto pic
ciolo bambino , e per chi ? Parvulus natus
est nobis , per noi. E perchè ? risponde
s . Ambrogio: ille parvulus , ut vir possis esse
perfectus; ille involutus pannis , ut tu a mortis
laqueis absolutus sis ; ille in terris , ut tu in
cælis. In Lucam lib . 2. cap. 2. S'è fatto pic
ciolo , dice il santo , per fare noi grandi : ha
voluto esser legato tra le fasce , per liberare
noi dalle catene della morte : è disceso in
terra , acciocchè noi possiamo salire in cie
lo . Ecco dunque l'immenso fatto bambino !
Quello che non capiscono i cieli , eccolo ri
stretto tra poveri pannicelli e posto in una
picciola e vil mangiatoja d' animali, sopra
poca paglia, che gli serve di letto e di guan
ciale. Videas potentiam regi ( dice s . Ber
nardo ) , sapientiam instrui , virtutem susten
tari , Deum lactentem et vagientem , sed mise
ros consolantem . Guarda un Dio che tutto
può , chiuso tra fasce , talmente che non può
moversi ! un Dio che tutto sa , fatto muto
che non parla ! un Dio che regge il cielo e
la terra, aver bisogno d' esser portato in
braccio ! un Dio che pasce di cibi tutti gli
uomini e gli animali , aver bisogno d'un
poco di latte per sostentarsi ! un Dio che
27
consola gli afflitti , ed è il gàudio del para
diso , che vagisce , che piange , che cerca chi
lo consoli !
In somma , dice s . Paolo , che il Figlio di
Dio , venendo in terra , semetipsum exinanivit
( Philip . 2. 5. ) , per così dire , si annichilò.
E perchè ? per salvare l'uomo, e per esser
amato dall'uomo : ubi te exinanivisti ( s . Ber
nardo ) , ibi pietas , ibi caritas magis effulsit.
Si , caro mio Redentore , che quanto fu più
grande il tuo abbassamento nel farti uomo
e col nascere bambino , tanto maggiore fu la
tua misericordia , e l'amore che ci dimo
strasti , affin di guadagnarti i nostri cuori.
Gli Ebrei , benchè avessero la cognizione
così certa del vero Dio con tanti segni loro
dati, non erano però contenti, voleano mi
rarlo da faccia a faccia. Dio trovò il modo
di contentare anche questo desiderio degli
uomini ; si fece uomo per farsi loro visibile .
Sciens Deus visendi se desiderio cruciari mor
tales , unde se visibilem faceret , hoc elegit.
S. Petr. Chrys. Serm . 47. E per farsi a noi
più caro , volle farsi vedere la prima volta
da bambino, perchè in questa guisa riu
scisse a noi la sua vista più grata ed amabile.
Se parvulum exhibuit, ut seipsum faceret gra
tum ( Id. Clerys. ) . Si umiliò a farsi vedere
picciolo infante , per rendersi con tale ab
bassamento più gradevole a' nostri affetti:
exinanitio facta ad usum nostrum . S. Cyr.
Aiex . mentre questo era già il modo più atto
a farsi da noi amare . Ebbe ragione dunque
28
il profeta Ezechiele di dire , che 'l tempo
della vostra'venuta in terra , o Verbo incar
nato , doveva essere il tempo dell'amore , il
tempo degli amanti : ecce tempus tuum , tem
pus amantium . Ezech . 16. 8. E per che altro
mai Dio ci ha amati tanto , e ci ha palesati
tanti segni del suo amore, se non per esser
da noi amato ? Ad nihil amat Deus, nisi ut
ametur , dice s . Bernardo. E lo disse prima
lo stesso Dio : et nunc, Israel, quid Dominus
Deus tuus petit a te , nisi ut timeas . . . et dili
gas eum ? Deuter. 10. 12 .
Egli per obbligarci ad amarlo , non ha vo
luto mandare altri , ma ha voluto egli stesso
con farsi uomo venire à redimerci. Fa una
bella riflessione S. Giovan Grisostomo
quelle parole dell' apostolo : non enim ange
los apprehendit, sed semen Abrahæ ( Hebr.
сар . 2. ) ; dimanda il santo ( hom , in loc .
cit. ) : quare non dixit, suscepit, sed appre
hendit ? perchè non disse s . Paolo semplice
mente , Dio prese carne umana , ma disse
che la pigliò come per forza , secondo signj
fica più propriamente la parola apprehendif ?
E risponde , che disse così , ex metaphora
insequentium eos qui versi sunt; per ispiegare
che Dio desiderava già d' essere amato dal
l' uomo , ma l'uomo gli voltava le spalle , e
non volea neppure conoscere il di lui amore ;
onde Dio venne dal cielo , e prese carne u
mana , per farsi così conoscere , e farsi amare
quasi per forza dall' uomo ingrato , che lo
fuggiva .
29
Per ciò dunque il Verbo eterno si fece
uomo, e perciò ancora si fece bambino.
Pote wa egli venire a comparir sulla terra uo
mo perfetto, come comparve il primo uomo
Adamo. No , il Figlio di Dio volle comparire
all'uomo in forma di grazioso pargoletto ,
affin di tirarsi più presto , e con più forza il
di lui amore . I bambini per se stessi si fanno
amare , e si tiran l'amore di ciascun che li
guarda. A questo fine, dice s. Francesco di
Sales, il Verbo divino fe' vedersi bambino ,
per conciliarsi così l'amore di tutti gli uo
mini . E s . Pier Grisologo scrive: et qualiter
venire debuit , qui voluit pellere timorem ,
quærere caritatem . Infantia hæc quam barba
riem non vincit, quam duritieni non solvit ,
quid non amoris expostulat ? Sic ergo nasci
voluit, qui amari voluit, non timeri. Serm .
158. Se il nostro Salvatore ( vuol dire il
santo ) avesse preteso colla sua venuta di
farsi temere , e rispettare dagli uomini , più
presto avrebbe presa la forma d' uomo già
perfetto, e di dignità reale; ma perchè egli
veniva per guadagnarsi il nostro amore ,
volle venire e farsi vedere da bambino , e
tra' bambini il più povero ed umile , nato in
una fredda grotta , in mezzo a due animali ,
collocato in una mangiatoja , e steso sulla
paglia , senza panni bastanti e senza fuoco .
Sic nasci voluit , qui amari voluit, non timeri.
Ah mio Signore ! chi mai dal trono del cielo
vi ha tirato a nascere in una stalla ? È stato
l'amore, che portate agli uomini . Chi dalla
30
destra del Padre , dove sedete , vi ha messo
a stare in una mangiatoja ? Chi dal regnare
sulle stelle vi ha posto a giacere sulla pa
glia ? Chi da mezzo agli angeli vi ha collo
cato a stare in mezzo a due animali ? È stato
l'amore. Voi infiammate i serafini, ed ora
tremate di freddo ? Voi sostenete i cieli , ed
ora avete bisogno d'esser portato in braccio ?
Voi provvedete di cibo gli uomini e le be
stie , ed ora avete bisogno d' un poco di latte
per sostentarvi la vita ? Voi rendete beati i
santi , ed ora vagite , e piangete ? Chi mai vi
ha ridotto a tanta miseria ? È stato l'amore .
Sic nasci voluit, qui amari voluit , non timeri.
Amate dunque, amate , o anime , esclama
s . Bernardo , amate pure questo bambino ,
ch' è troppo amabile : magnus Dominus , et
laudabilis nimis. Parvulus Dominus, et ama
bilis nimis. Serm . 47. in cant . Si , questo Dio
( dice il Santo ) era già prima ab eterno , co
me è anche al presente , degno d'ogni lode
e rispetto per la sua grandezza , come già
cantò Davide : magnus Dominus , et laudabi
lis nimis . Ma ora che lo vediamo fatto pic
ciolo bambinello , bisognoso di latte , e che
non può moversi , che trema di freddo , che
vagisce , che piange , che cerca chi lo pren
da , chi lo riscaldi , chi lo consoli : ah che
ora egli s’è fatto troppo amabile a' nostri
cuori ! parvulus Dominus , et amabilis nimis .
Dobbiamo adorarlo come Dio , ma a pari della
riverenza deve in noi regnare l'amore verso
un Dio così amabile , e così amante . Puer cuna
31
pueris (ci avverte s. Bonaventura) cum floribus,
re cum brachiis libenter esse solet. Se vogliamo
2 compiacere questo fanciullo, vuol dire il San-
to, bisogna, che ci facciamo fanciulli ancora
noi, semplici , ed umili; portiamogli fiori di
012 virtù , di mansuetudine , di mortificazione ,
ed di carità ; stringiamolo tra le nostre braccia
! coll’amore. E che aspetti più di vedere (sog
e giunge s. Bernardo ), o uomo, per darti tutto
te al tuo Dio ? Vedi con quanta fatica, con qual
i ardente amore è venuto dal cielo il tuo Gesù
vi a cercarti: oh quanto labore , et quam ferventi
re. amore qucesivit animam tuam amorosus Jesus!
eni. Senti (siegue a dire ) com' egli appena nato
a guisa de’bambini co'suoi vagiti ti chiama ,
come dicesse : anima mia , te cerco ; per te
10,
e per acquistarmi il tuo amore son venuto
dal cielo in terra . Virginis uterum vix egres
ma
sus dilectam animam tuam more infantium
Dis
vocat , a , a , anima mea , anima mea te quce
lode ro , pro te hanc peregrinationem assumo .
Oh Dio ! che anche le bestie , se noi loro
gra
facciamo qualche beneficio , qualche picciolo
abi dono , ci sono così grate , ci vengono appres
ic
so , ci ubbidiscono al lor modo come sanno ,
che
che danno segni d'allegrezza quando ci vedono.
E noi perchè poi siamo così ingrati con Dio,
'en che ci ha donato se stesso , ch'è sceso dal
che
ostri cielo in terra , e s' è fatto bambino per sal
varci , e per essere amato da noi ? Or via a
imis.
miamo il fanciullo di Betlemme 7 amemus
Jele
puerum de Bethlehem , esclamava l'innamo
erso
rato s , Francesco ; amiamo Gesù Cristo , che
32
con tanti stenti ha cercato di guadagnarsi i
nostri cuori.
E per amor di Gesù Cristo dobbiamo ama
re i nostri prossimi; anche coloro che ci han
no offesi. Il Messia fu chiamato da Isaia , Pa
ter futuri seculi; or per essere figli di questo
padre , Gesù stesso ci ammoni , che dobbia
mo amare i nostri nemici , e far bene a chi
ci fa male : diligite inimicos vestros , benefa
cite his qui oderunt vos : ut sitis filii patris
vestri. Matth. 5. 45. E di ciò egli medesimo
ce ne diede l'esempio sulla croce , pregando
l'eterno. Padre a perdonare coloro che lo cro
cifiggevano. Chi perdona il nemico , dice
S. Giovan Grisostomo , non può restare non
perdonato da Dio : non est possibile, quod ho
mo qui dimiserit proximo, non recipiat remis
sionem a Domino. E n'abbiamo la promessa
anche divina : dimittite , et dimittemini. Luc.
6. 17. Perdonate, e sarete perdonati.Un certo
religioso , il quale per altro non avea fatta
una vita molio esemplare, in morte piangeva
i suoi peccati , ma con molta confidenza ed
allegrezza ; poichè, diceva , numquam injurias
vindicavi. Volendo dire : è vero ch ' io ho of
feso il Signore , ma egli ha promesso il per-
dono a chi perdona i suoi nemici; io ho per
donato a chi m'ha offeso ; dunque debbo star
sicuro che Dio perdoni anche me .
Ma generalmente poi parlando per tutti ;
come mai possiamo noi peccatori diffidare
del perdono , pensando a Gesù Cristo ? Il
Verbo eterno a questo fine s'è umiliato a
33
prender carne umana , per ottenerci il per
dono da Dio: non veni vocare justos, sed pec
catores. Matth . 9. Onde replichiamogli con
s . Bernardo : ubi te exinanivisti , ibi pietas, ibi
caritas magis effulsit. E ben ci fa animo
s . Tommaso da Villanova , dicendo : quid ti
mes , peccator ? quomodo damnabit pæniten
tem , quimoritur ne damneris ? quomodo ab
jiciet redeuntem , qui de coelo venit quærens
te ? Che timore hai , diceva il Santo , misero
peccatore ? Se tu ti penti de’tuoi peccati , co
me ti condannerà quel Signore , che muore
per non condannarti ? E se tu vuoi ritornare
alla sua amicizia , come ti caccierà quegli
ch' è venuto dal cielo a cercarti ?
Non tema dunque il peccatore , che non
vuole essere più peccatore, ma vuole amare
Gesù Cristo ; non si spaventi , ma confidi
se odia il peccato , e cerca Dio , ' non sia
afflitto , ma lieto. Lætetur cor quærentium Do
minum . Ps. 103. 15. 11 Signore si è protesta
to , che vuole scordarsi dell'ingiurie ricevute,
se ' 1 peccatore se ne
duole : si impius egerit
poenitentiam , omnium iniquitatum ejus non
recordabor. Ezech . 18. 21. E'l nostro Salva
tore affin di darci maggior confidenza , s'è
fatto bambino. Ad parvulum quis accedere
formidat ? siegue a dire lo stesso Tommaso
da Villanova . Chi mai si atterrisce di acco
starsi ad un bambino ? I bambini non ispi
rano già spavento e sdegno , ma dolcezza ed
amore . Puer nescit irasci ; et si irascitur , fa
cile placatur, dice s . Pier Grisologo. I fan
2
34
ciulli par che non sappiano sdegnarsi ; e se
mai qualche volta si adirano , è facile pla
carli ; basta donar loro un frutto , un fiore ,
basta far loro una carezza , dir loro una pa
rola d'affetto , che subito perdonano , e si
scordano d'ogni offesa loro fatta . Basta una
lagrima di dolore , basta un pentimento di
cuore per placare Gesù bambino. Parvulorum
mores agnoscitis ( siegue a parlare s. Tom
maso da Villanova ) , una lacrymula placatur
offensus , injuriam non recordatur. Accedite
ergo ad eum , dum parvulus est , duni maje
statis videtur oblitus. Egli ha deposta la sua
maestà divina , e si fa veder da bambino , per
darci più animo di accostarci a' suoi piedi .
Nascitur parvulus, ut non formides potentiam ,
non justitiam , dice s. Bonaventura. Egli per
liberarci dalla diffidenza , che potrebbe cau
sarci il pensiero della sua potenza , e della
sua giustizia, ci si presenta da bambino, tutto
pieno di dolcezza , e di misericordia. Celasti
Deus ( dice il Gersone ) sapientiam in infan
tuli ætate, ne accuset; oh Dio di misericordia ,
voi avete nascosta la vostra divina sapienza
nello stato d'un fanciullino, acciocchè quella
non ci accusi de' nostri delitti : justitiam in
humilitate , ne condemnet , avete nascosta la
vostra giustizia nell'abbassamento , acciocchè
quella non ci condanni ; potentiam in infir
mitate , ne cruciet , avete nascosta la vostra
potenza nella debolezza, acciocchè quella non
ci castighi . Adamo , riflette s. Bernardo , dopo
il suo peccato in sentir la voce di Dio che lo
35
chiamava , Adam , ubi es ? tutto si riempi di
spavento, vocem tuam audivi, et timui. Ma il
Verbo incarnato , dice il Santo , homo natus
terrorem deposuit , comparendo da uomo in
terra , ha lasciate tutte le sembianze di spa
vento . Noli timere , non puniendum , sed sal
vandum requirit. Perciò ( soggiunge il Santo)
discaccia ora il timore , or che viene il tuo
Dio non a castigarti , ma a salvarti . Ecce in
fans est et sine voce ; nam infantis vox ma
gis est miseranda, quam timenda; tenera mem
bra virgo mater pannis alligat , et adhuc tre
pidas ? Serm . 1. in nat. Quel Dio che dovea
punirti , si è fatto bambino , e non ha più
voce che ti spaventi, poichè la voce d'un in
fante , essendo voce di pianto , muove più
presto a pietà che a terrore ; non puoi te
inere , che Gesù Cristo stendale mani per
castigarti , mentre la madre gli stringe le ma
ni tra le fasce , acciocchè non ti castighi . Al
legramente dunque, o peccatori, dice s. Leo
ne: natalis Domini , natalis est pacis , la na
scita di Gesù è nascita d'allegrezza , e di pa
ce ; princeps pacis fu chiamato da Isaia ; prin
cipe é Gesù Cristo , non di vendetta contro i
peccatori, ma di misericordia e di pace , fa
cendosi mediatore di pace tra i peccatori e
Dio : si peccata nostra superant nos , dice
s . Agostino , sanguinem suum non contemnic
Deus . Se noi non possiamo soddisfare a'de
biti che abbiamo colla divina giustizia , l'eter
no Padre non sa disprezzare il sangue di
Gesù Cristo , che paga per noi. Un certo ca
36
yaliere , chiamato d. Alfonso Albukerche ,
viaggiando per mare , ed essendo naufragata
la nave tra scogli si stimò già morto ; ma
avendosi veduto casualmente un bambino a
canto che piangeva , che fece ? se lo prese in
braccio , e poi alzandolo verso il cielo : Si
gnore , disse , se non merito io d'essere esau
dito , esaudite almeno il pianto di questo
bambino innocente , e salvateci. Dopo ciò, si
calmò la tempesta , e restò salvo. Faceiamo
così ancora noi miseri peccatori ; noi abbiamo
offeso Dio , già siamo stati condannati alla
morte eterna ; la divina giustizia cerca d' es
ser soddisfatta, ed ha ragione ; che abbiam da
fare? disperarci ? no , offeriamo a Dio questo
bambino che gli è Figlio , e diciamogli con
confidenza : Signore, se noi non possiamo sod
disfarvi per le offese , che vi abbiam fatte ,
ecco che questo bambino che vagisce , che
piange , che trema di freddo sulla paglia
in questa spelonca , vi sta soddisfacendo per
noi , e vi cerca pietà . Se non meritiamo noi
perdono , lo meritano i patimenti , e le la
grime di questo vostro Figlio innocente, che
vi prega a perdonarci. Questo è quello che
ci avverte a fare s. Anselmo; dice il Santo ,
che Gesù stesso per il desiderio che tiene di
non vederci perduti , a chi di noi si trova reo
con Dio , gli fa animo dicendo : peceatore ,
non diffidare, se tu per li tuoi peccati già sei
fatto schiavo dell'inferno, e non hai modo di
liberartene, fa così : piglia me, offeriscimiper
te al Padre mio , e così scamperai la morte ,
30
e sarai salvo : quid misericordias intelligi va
let, quod Filius dicat : tolle me, et redime te ?
E ciò ancora insegnò la divina Madre a suor
Francesca Farnese ; le diede in braccio Gesù
bambino , e poi le disse : eccoti questo mio
Figlio ; sappiatevene prevalere con offerirlo
spesso a Dio .
E se vogliamo più assicurarci del perdono ,
interponiamoci l'intercessione di questa me
desima divina Madre, la quale è onnipoten
te appresso il Figlio per ottenere il perdono
a ' peccatori , come disse s . Giovan Dama
sceno ; sì perchè le preghiere di Maria ,
come dice s. Antonino , appresso il Figlio
che tanto l'ama, e tanto cerca di vederla ono
rata , han ragione di comando: oratio Deipa
ræ habet rationem imperi . Onde scrisse san
Pier Damiani, che quando Maria va a pre
gar Gesù Cristo a favore di qualche suo di
voto , accedit ( in certo modo) imperans, non
rogans: domina, non ancilla ; nam Filius ni
hil negans honorat. Serm . I. de nat. B. V.
E perciò soggiunge s . Germano, che la san
tissima Vergine per l'autorità di Madre che
tiene , o per meglio dire , che tenne un tempo
col Figlio in terra, può impetrare il perdono
ad ogni più perduto peccatore: tu autem mater
na auctoritate pollens, etiam üs, qui enormiter
peccant, eximiam remissionis gratiam conci
lias. In encom. B. V.
38
Colloquio.

O dolce, o amabile , e santo mio bam


bino, voi per farvi amare dagli uomini , non
avete saputo più che fare . Basta dire , che
da Figlio di Dio vi siete fatto figlio dell'uo
mo ; e tra gli uomini avete voluto nascere
come tutti i bambini , ma più povero , e più
avvilito degli altri', eleggendovi una stalla
per casa , una mangiatoja per calla , e un
poco di paglia per letto. Avete voluto com
parire a noi la prima volta in questa sem
bianza di povero pargoletto , per comincia
re così a tirarvi i nostri cuori sin dalla
vostra nascita i seguendo poi per tutta la
vostra vita a dimostrarci sempre maggiori
segni del vostro amore , sino a voler morire
svenato e svergognato sopra di un legno in
fame . E coine avete potuto poi trovare tanta
sconoscenza appresso la maggior parte degli
uomini, mentre vedo che pochi vi conosco
no , e più pochi sono quelli che v'amano ?
Ah Gesù mio, tra questi pochi voglio essere
anch'io . Per lo passato io pure v'ho scono
sciuto , e scordato del vostro amore non ho
atteso che a soddisfarmi , senza far conto di
voi, e della vostra amicizia . Ma ora conosco
il male , che ho fatto : me ne dolgo, me ne
dispiace con tutto il cuore. Bambino mio , e
Dio mio , perdonatemi per li meriti della
vostra santa infanzia . Io v’amo , e v'amo tan
to, o Gesù mio, che se sapessi , che tutti gli
uomini avessero a ribellarsi da voi , e abban

1
39
donarvi , io vi prometto di non lasciarvi ,
ancorchè avessi a perdervi mille volte la vita .
So già che questa luce, e questa buona vo
lontà che ora ho , voi me la date ; ve ne rin
grazio amor mio , e vi prego a conservarmela
colla grazia vostra . Ma voi sapete la mia de
bolezza , sapete i tradimenti che vi ho fatti,
per pietà non mi abbandonate ; altrimenti
io tornerò ad essere peggiore di prima. Ac
cettate ad amarvi il mio povero cuore che
un tempo v'ha disprezzato , ma ora s'è inna
morato della vostra bontà , o infante divino .
O Maria , o gran Madre del Verbo incarnato ,
non mi abbandonate neppure voi , che siete
la madre della perseveranza , e la dispensiera
delle divine grazie . Ajutatemi e ajutaten
sempre ; col vostro ajuto , 0 speranza mia ,
confido d'esser fedele a Dio sino alla morte .

DISCORSO TERZO

Il Verbo eterno di signore si è fatto servo .

Humiliavit semetipsum formam servi accipiens.


Philip. 2. 8 .

Considerando san Zaccaria la gran mise


ricordia del nostro Dio nell'opera della Re
denzione umana , ebbe ragione di esclama
re : benedictus Dominus Deus Israel, quia vi
sitavit, et fecit redemptionem plebis suc . Lucæ
40
1. 68. Sia benedetto sempre Iddio , che si
è degnato di scendere in terra , e farsi uomo
per redimere gli uomini . Ut sine timore de
manu inimicorum nostrorum liberati serviamus
illi. Acciocchè sciolti dalle catene del pecca
to, e della morte , con cui ci tenean leo
gati e schiavi i nostri nemici, senza timore
ed acquistando la libertà de' figli di Dio , pos
siamo in questa vita servirlo ed amarlo per
poi andare a possederlo, e a goderlo da faccia
a faccia nel regno de' beati, che prima a noi
era chiuso , ma ora ci viene aperto dal no
stro Salvatore. Dunque tutti noi eravamo
già schiavi dell'inferno ; ma il Verbo eterno ,
il nostro supremo Signore, per liberarci da
tale servitù , che ha fatto ? di Signore si è
fatto servo . Consideriamo qual misericordia
e qual amore immenso è stato questo ; ma
prima cerchiamo luce a Gesù e a Maria.
Iddio è il Signore del tutto che vi è , e vi
può essere nel mondo: In ditione tua cuncta
sunt posita ; tu enim creasti omnia . Chi
mai può negare a Dio il dominio supremo
sopra tutte le cose , se egli è il Creatore ed
il conservatore del tutto ? Et in vestimento ,
et in femore suo scriptum : Rex regum , et Do
minus dominantium . Apoc. 19. 16. Spiega
quell' in femore il Maldonato , e dice, suapte
natura ; e vuol dire , che a' monarchi della
terra sta loro la maestà annessa al di fuori ,
per dono e favore del supremo re ch'è Dio:
ma Dio è re per natura ; sicchè non può non
essere egli il re e signore del tutto . Ma que
41
sto supremo re dominava nel cielo sugli an
geli , e dominava sopra tutte le creature , ma
non dominava sopra i cuori degli uomini; gli
uominimiseramente gemevano sotto la schia
vitù del demonio. Si, questo tiranno , prima
della venuta di Gesù Cristo , era il signore,
che dagli uomini si faceva adorare anche per
Dio con incensi, e con sacrifici, non solo di
animali , ma anche de' propri figli, e delle
proprie viie ; ed egli , il nemico , il tiranno ,
che cosa loro rendeva ? come li trattava ? con
somma barbarie tormentava i loro corpi, ac
cecava le loro menti , e per una via di pene
miseramente li conduceva alla pena eterna .
Questo tiranno venpe il Verbo divino ad ab
battere, ed a liberare gli uomini dalla di lui
troppo infelice servitù, affinchè i miseri libe
rati dalle tenebre di morte , sciolti dalle ca
tene di questo barbaro regnante , ed illami -
nati a conoscere qual fosse la vera via della
loro salute, servissero al lor vero e legitti
mo Signore, che gli amava da padre, e da
servi di Lucifero volea renderli suoi diletti
figli: Ut sine timore de manu inimicorum no
strorum liberati serviamus illi. Predisse già il
profeta Isaia, che ' l nostro Redentore dovea
distruggere l'imperio che tenea il demonia
sopra degli uomini : sceptrum exactoris ejus
superasti: Isa. 9. 4. E perchè il profeta chia
mò il demonio esattore ? perchè , dice s . Ci
rillo , questo barbaro padrone da' poveri pec
catori suoi schiavi suole esigere gravissimi
tributi di passioni , di rancori, e di affetti
42
malvagi , co' quali a sè più gl' incatena , e
nello stesso tempo li flagella. Venne dunque
il nostro Salvatore a liberarci dalla servitù
di questo nemico, ma come ? in qual modo
egli ci liberò ? Sentite che fece, dice s . Paolo:
cum in forma Dei esset , non rapinam arbi
tratus est esse se æqualem Deo ; sed semet
ipsum exinanivit, formam servi accipiens, in
similitudinem hominum factus. Philip. 2 . 5 .
Era già egli , dice l'apostolo , il Figlio uni
genito di Dio , eguale al suo Padre , eterno
come il Padre , onnipotente come il Padre ,
immenso, sapientissimo, felicissimo, e supre
mo Signore del cielo e della terra , degli
angeli e degli uomini come il Padre ; ma per
amore dell'uomo si abbassò a prender la
forma di servo , con vestirsi di carne umana ,
e farsi simile agli uomini ; e perchè questi
per cagion de' loro peccati eran divenutiservi
del demonio, venne in forma di uomo a redi
merli, con soddisfare colle sue pene e colla
sua morte alla divina giustizia la pena da
loro meritata . Ah ! se la santa fede di ciò non
ci assicurasse , chi mai avrebbe potuto cre
derlo ; chi mai sperarlo ? chi mai neppure
immaginarlo ? Ma la fede ci fa sapere , e ce
ne fa certi , che questo sommo, supremo si
gnore exinanivit semetipsum , formam servi
accipiens.
E sin da bambino volle il Redentore , fa
cendosi servo , cominciare a spogliar il de
monio del dominio che aveva sopra dell'uo
mo, siccome predisse Isaia : voca nomen
43
ejus , accelera, spolia, detrahere festina , præ
dare. Isa . 8. 3. Hoc est ( spiega s. Girolamo ),
ne ultra patiatur regnare diabolum . Ecco Gé
sù, che appena nato, dice Beda, per ottene
re a noi la liberazione dalla schiavitù del
l'inferno, comincia a far la figura e l'officio
di servo , facendosi descrivere per suddito di
Cesare colla paga del censo : mox natus cen
su Cæsaris adscribitur, et ob nostri liberatio
nem ipse servitio adscribitur ( Beda in Luc.
2: .. ) . Eccolo come in segno della sua servitù
per cominciare a pagare colle sue pene i no
stri debiti , qual servo si lascia da bambino
legare dalle fasce ( simbolo delle funi, colle
quali dovea poi un giorno farsi legare dai
carnefici per esser condotto alla morte ) . Pa
titur Deus ( dice un autore ) se pannis al
ligari, eo quod venerat mundi debita solutu
rus . Eccolo poi per •tutta la sua vita ubbidire
qual suddito ad una vergine, ad un uomo :
erat subditus illis. Luc . 2. Eccolo qual servo
in quella povera casa di Nazzaret applicato
da Maria e da Giuseppe ora a dirozzare i le
gni atti al lavoro dell'arte di Giuseppe, ora
a raccogliere i frammenti di quei legni per il
fuoco, ora a scopar la casa, a prender l'acqua,
ad aprire e serrar la bottega ; in somma, di
ce s. Basilio , ch'essendo Maria, e Giuseppe
poveri , e dovendo vivere colle proprie fati
che, Gesù Cristo per esercitare l'ubbidienza,
e per dimostrare loro la riverenza , che come
a superiori loro portava, cercava di far esso
tutte le fatiche che umanamente , poteva
44
adempire : in prima ætate ( Jesus ) subditus
parentibus omnem laborem corporalem obe
dienter sustinuit. Cum enim illi essent paupe
res, merito laboribus dediti erant. Jesus autem
his subditus, omnium etiam simul perferendo
labores , obedientiam declarabat (instit. mo
nach. cap.4 . ). Un Dio che serve ! un Dio che
scopa la casa ! un Dio che fatica ! ab ! che
un pensiero di questi dovrebbe infiammarci
tutti , e incenerirci d'amore.
Quindi uscendo a predicare il nostro Sal
vatore, si fece servo di tutti , dichiarando
ch'egli non era venuto ad essere servito, ma
a servire tutti : Filius hominis non venit mini
strari, sed ministrare. Matth . 20. 28. Come
se dicesse , secondo commenta Cornelio a
Lapide : ita me gessi et gero, ut velim omni
bus ministrare , quasi omnium servus. Indi
Gesù Cristo in fine di sua vita, dice s . Ber
nardo , che si contento , non solo di pren
der la forma di semplice servo , per sogget
társi agli altri , ina anche di servo malvagio
per esser in tal forma castigato , e così pa
gare la pena che , toccava a noi come servi
dell'inferno in castigo de' nostri peccati : non
solum formam servi accipiens, ut subesset, sed
etiam mali servi, ut vapularet, et servi pec
cati poenam solveret. Eccolo finalmente, dice
s . Gregorio Nisseno , che ' l Signore di tutti
qual suddito ubbidiente si sottomette alla
sentenza benchè ingiusta di Pilato , ed alle
mani de' carnefici, che barbaramente lo tor
mentano, e lo crocifiggono : omnium Domi
45
nús juclicis sententiæ subjicitur , omnium rex
carnificum manum experiri non gravatur.
Tom . 2.c.7 . E lo disse già prima s . Pietro :
tradebat autem judicanti se injuste . 1. Petr. 2 .
23. E qual servo che volontariamente si sot
tomette al castigo, come se giustamente lo me
ritasse , cun malediceretur, non maledice
bat; cum pateretur non comminabatur. Sicché
questo Dio ci amò a tal segno , che per no
stro amore volle ubbidire da servo sino a
morire, e morire con una norte amara ed
ignominiosa, qual è la morte di croce. Factus
obediens usque ad mortem , mortem auteni
crucis . Philip. 11. 8. Ubbidi non già come
Dio , ma come uomo, come servo che fece:
Formam servi accipiens, in similitudinem lo
minum factus. Fece ammirare il mondo quel
grande atto di carità che fe's. Paolino , allor
chè si readè schiavo, per riscattare il figlio
ad una povera vedova.Ma che ha che fare
questa carità con quella del nostro Redento
re, che essendo Dio , per riscattar poi dalla
schiavitù del demonio , e dalla morte a noi
dovuta, si fe’ servo, si fe ' legare con funi ,
si fe' inchiodar sulla croce , dove lasciar volle
finalmente la vita in un mare di disprezzi ,
e di dolori ? Acciocchè il servo diventasse
padrone, dice s . Agostino , volle Dio farsi
servo : ut servus in dominum verteretur , for
mam servi Dominus accepit.
O mira circa nos tuæ pietatis dignatio ! 0
incestimabilis dilectio caritatis ! esclama la san
ta chiesa ( in sab. s . exult. ) . O ammirabile
46
opera di misericordia , o imprezzabile de
grazione dell'amore divino ! ut servum redi
meres , Filium tradidisti. Voi dunque , o Dio
d'infinita maestà , siete stato così preso d'a
more verso gli uomini , che per redimere
questi servi ribelli, avete voluto condannare
alla morte il vostro unico Figlio . Ma , Signo
re , gli dice all'incontro Giobbe : quid est
homo, quia magnificas eum ? aut quid'apponis
erga eum cor tuum ? Job . 7.17 Che cosa è
l'uomo , il quale è così vile, e che vi è stato
così ingrato, che voi lo rendete sì grande ,
onorandolo ed amandolo tanto ? Ditemi (sie
gue a dire ), perchè tanto v’importa la salute
e la felicità dell'uomo? Ditemi, perchè tanto
l'amate , che par che il vostro cuore non at
tenda ad altro che ad amare, e a render bea
to quest' uomo ?
Allegramente dunque , o anime , che amate
Dio e sperate in Dio , 'allegramente ; se il
peccato di Adamo, e più i peccati propri ci
han recato gran danno , intendiamo che bene
assai maggior del danno ci ha apportato la
redenzione di Gesù Cristo : Ubi abundavit
delictum , superabundavit gratia , ci fa sapere
l'apostolo, Rom . 5. 20. Maggiore è stato l'a
cquisto dice anche san Leone) che noi ab
biamo fatto per la grazia del Redentore , che
non è stata la perdita che abbiam patita per
opera deldemonio: ampliora adepti sumus
per Christi gratiam , quam per diaboli amise
ramus invidiam . Serm . 1. de Ascens.E'l pre
disse già Isaia , che l'uomo per mezzo di
47
Gesù Cristo dovea ricever da Dio maggiori
grazie, che non eran le pene che meritavano
i suoi peccati : Suscepit de manu Domini du
plicia pro omnibus peccatis suis. Is. 40. 2. Così
appunto spiega questo testo l'interprete Ada
ino appresso Cornelio a Lapide : Deus ita dimi
sit ecclesiæ iniquitates per Christum , ut duplicia
( idest multiplicia bona ) susceperit pro poenis.
peccatorum , quas merebatur. Disse il Signo
re : ego veni, ut vitam habeant, et abundan
tius habeant. Jo . 10. 10. Io son venuto a dar
la vita all'uomo, ed una vita più abbon
dante di quella che avea perduta col pec
cato ; non sicut delictum , ita et donum , Řom .
5. 15. È stato grande il peccato dell'uomo,
ma più grande è stato ( dice l' apostolo ) il
dono della redenzione , la quale non solo è
stata sufficiente al rimedio ,> ma sovrabbon
dante : Et copiosa apud eum redemptio. Ps.
129. Dice s . Anselmo, che il sacrificio della
vita di Gesù Cristo superò ogni debito dei
peccatori : vita hominis illius superat omne
debitum , quod debent, peccatores. De red. hom .
c.5 . Onde la s . chiesa chiama felice la col
pa di Adamo : o felix culpa, quæ tantum me
ruit habere Redemptorem ! È vero che 'l pec
cato ci ha ottenebrata la mente nella cogni
zione delle verità eterne , e ci ha intromessa
nell' anima la concupiscenza verso i beni
sensibili , e vietati dalla divina legge ; sì , ma
quanti ajuti , e mezzi ci ha ottenuti Gesù
Cristo co'suoi meriti, per acquistare la luce
e la forza di vincere tutti i nostri nemici , e
48
d' avanzarci nelle virtù ? I santi sacramenti ,
il sacrificio della messa , la preghiera a Dio
per li meriti di Gesù Cristo , ah ! che queste
son armi e mezzi valevoli non solo ad otte
ner la vittoria contro ogni tentazione e con
cupiscenza, ma anche di correre e volare
nella via della perfezione. E certo che con
questi mezzi stessi che son dati a noi, si son
fatti santi tutti i santi della nuova legge . La
colpa è nostra dunque, se non ce ne voglia
mo avvalere ...
Oh quanto dobbiamo più noi ringraziare
Dio , che ciha fatti nascere dopo la venuta
del Messia ! Quanti maggiori beni abbiam
ricevuto noi dopo la redenzione fatta da Ge
sù Cristo ! Quanto desiderò Abramo, quanto
desiderarono i profeti , i patriarchi dell'an
tico testamento di veder nato il Redentore !
ma non lo videro . Assordarono per così dire
i cieli coi loro sospiri , e colle loro preghie
re: rorate cæli desuper ( esclamavano ), et nu
bes pluantjustum . Is. 45. 8. Piovete, o cieli ,
ed inviate a noi il giusto a placare Dio sde
gnato , che non può esser placato da noi ,
poichè tutti siam peccatori. Emitte agnum
dominatorem terræ. Is. 16. 1. Mandate , o Si
gnore , l'agnello , che sagrificando se stesso ,
soddisfera per noi la vostra giustizia , e così
regnerà ne'cuori degli uomini , che in questa
terra vivono miseramente schiavi del demo
nio . Ostende nobis misericordiam tuam , et sa
lutare tuum da nobis . Ps. 8. 8. Dimostrate
su presto a noi , o Dio delle misericordie , la
49
più gran misericordia che voi ci avete già
promessa , cioè il nostro Salvatore. Così dun
que esclamavano , e sospiravano i santi ; ma
con tutto ciò per lo spazio di quattro mila
anni non ebbero già la sorte di veder nato
il Messia. Noi sì abbiamo avuta questa for
tuna . Ma che facciamo ? come ce ne sappia
mo avvalere ? Sappiamo amare questo ama
bile Redentore , che già è venuto , che già
ci ha riscattato dalle mani de' nostri nemici,
ci ha liberati colla sua morte dalla morte
eterna da noi meritata , ci ha aperto il para
diso , ci ha provveduti di tanti sacramenti,
e di tanti ajuti per servirlo ed amarlo con
pace in questa vita , e per andare poi a go
derlo nell'altra ? Fuit ille, dice s. Ambrogio,
pannis involutus, ut tu laqueis absolutus sis:
illius paupertas meum patrimonium est ; infir
mitas Dominimea est virtus; lacrimæ illæ mea
delicta lavarunt. Troppo saresti ingrata al tuo
Dio , o anima , se non l'amassi , dopo che ha
voluto essere legato dalle fasce, acciocchè tu
fossi liberata da lacci dell'inferno ; dopo che
si è fatto povero , per far te partecipe delle
sue ricchezze ; dopo che si è fatto debole ,
per dare a te la fortezza contro de' tuoi ne
mici ; dopo che ha voluto patire, e piange
re , acciocchè le lagrime sue lavassero i tuoi
peccati .
stati quel
Ma oh Dio ! e quanto pochi sono
li poi , che grati a tanto amore sono stati
fedeli ad amare questo lor Redentore . Oi
Lig ., undici discorsi ec. 3
50 che la maggior parte degli uomini dopo

un tanto beneficio , dopo tante misericordie
e tanto amore , dicono a Dio : Signore , non
ti vogliamo servire ; siamo più contenti d'es
sere schiavi del demonio , e condannati all'in
ferno , che servi tuoi . Sento che così rinfac
cia Iddio a tanti ingrati: rupisti vincula mea ,
dixisti , non serviam , Jer. 2. 20. Che dici
fratello mio , sei stato ancora tu uno di que =
sti ? Ma dimmi , col vivere lontano da Dio ,
e schiavo del demonio , dimmi, sei vivuto con
tento ? Hai avuto pace ? Ah che non posso
no venir meno le parole divine : eo quod non
servieris Domino Deo tuo in gaudio , servies
inimico tuo in fame, et siti ,, et nuditate , et
omni penuria. Deuter. 28.47. Giacchè tu non
hai voluto servire al tuo Dio , ma al tuo ne
mico , vedi come questo tiranno ti ha trat
tato . Ti ha fatto gemere quale schiavo tra
le catene , povero , afflitto , e privo d'ogni
consolazione interna , Ma via su , ti parla Dio ,
ora che stai in istato di poter esser liberato
da queste catene di morte , da cui ti trovi
avvinto , solve vincula colli tui , captiva felia
Sion . Is. 52. 2. Presto , or che vi è tempo ,
sciogliti, povera anima, che volontariamente
ti sei fatta schiava d'inferno , sciogliti da
questi infelici lacci , che ti tengono destina
ta per l'inferno , e fatti su legare dalle mie
catene d'oro , catene d'amore , catene di pa
ce , catene di salate . Vincula ejus alligatura

taris . Ecal
saluMa in qu cl. mo 31 .l'anime si legano con
6. do
51
Dio ? coll'amore: Caritatem habete quod est
vinculum perfectionis. Coloss. 3. 14. Un'ani
ma , sempre che cammina per la sola via del
timore de'castighi , e per questo solo timore
si astiene dal peccare , sta sempre in gran
pericolo di tornare presto a cadere. Ma chi
si lega a Dio coll’amore, sta certo di non
perderlo , sino che l'ama. E perciò bisogna ,
che sempre cerchiamo a Dio il dono del suo
santo amore , pregando sempre e dicendo :
Signore , teneteini legato con voi, non per
mettete che io mi abbia a separare da voi ,
e dal vostro amore . Il timore che dobbiamo
più desiderare e chiedere a Dio , è il timor
filiale , il timor di disgustare questo nostro
buon Signore , e padre. Ricorriamo ancora
sempre alla nostra madre, preghiamo Maria
$ S . , che ci ottenga la grazia di non amare
altro che Dio , e ch'ella ci leghi talmente
coll'amore al suo Figlio , che non abbiamo
a vedercene più divisi col peccato.

Colloquio .

0 Gesù mio , voi per mio amore , per


liberærmi dalle catene dell'inferno avete vo
luto farvi servo ; e non solo del vostro padre ,
ma anche degli uomini , e de' carnefici, sino
a perdervi la vita; ed io tante volte per qual
che misero e avvelenato piacere mi sono li
cenziato dalla vostra servitù, e mi sono fatto
schiavo del demonio . Maledico mille volte
quei momenti , in cui abusandomi così male
52
della mia libertà , ho disprezzata la vostra
grazia , o Maestà infinita . Deh perdonatemi,
e legatemi a voi con quelle amabili catene
d'amore , con cui tenete a voi strette l'anime
vostre dilette. Vi amo , o Verbo incarnato ;
vi amo, mio sommo bene . Altro ora non de
sidero che amarvi , e d'altro non temo che
di vedermi privo del vostro amore . Deh non
permettete ch'io abbia a separarmi più da
voi . Vi prego , o Gesù mio , per tutte le pe
ne della vostra vita , e della vostra morte ,
non permettete che io abbia più a lasciarvi:
Ne permittas me separari a te , ne permittas
me separari a te . Ah mio Dio , se io dopo
tante grazie che mi avete fatte , dopo che
tante volte mi avete perdonato , e dopo che
ora con tanta luce m'illuminate, e con tanto
affetto in ' invitate ad amarvi , jo infelice ri
tornassi a voltarvi le spalle , come potrei
sperare da voi più perdono? e non temere ,
che giustamente in quello stesso punto voi
non mi subissaste all'inferno? Ah non lo per
mettete , torno a replicarvi: ne permittas me
separari a te . O Maria , rifugio mio , voi si
nora siete stata la mezzana felice per me ,
che mi avete fatto aspettare da Dio , e per
donare con tanta misericordia ; ajutatemi ora ,
impetratemi la morte, e mille morti, prima
che io avessi a perdere di nuovo la grazia
di Dio .
53

DISCORSO QUARTO

Il Verbo eterno da innocente si è fatto reo .

Consolamini , consolamini, popule meus,


dicit Deus vester. Isa . 40. L.

Prima della venuta del Redentore , tutti


gli uomini afflitti miseramente gemevano su
questa terra ; erano tutti figli d'ira , nè vi
era chi potesse placare Iddio giustamente
sdegnato per li loro peccati. Ciò facea pian
gere il profeta Isaia , dicendo ; ecce tu iratus
es , et peccavimus - .. non est qui cons nsurgat
et teneat te . Isa. 64. Si , perché Dio era stato
quello che dall' uomo era stato offeso : l'uo
mo , nou essendo che una misera creatura ,
non potea con qualunque sua pena soddis
fare l' offesa fatta ad una maestà infinita : vi
bisognava un altro Dio che soddisfacesse al
la divina giustizia . Ma questo Dio non vi
era , ne potea trovarsi altro che un solo Dio:
all'incontro chi era l'offeso , non poteva egli
soddisfare a se stesso : sicchè per noi era
disperato il caso . Ma consolatevi , consola
tevi, o uomini, disse loro il Signore per Isaia :
consolamini, consolamini , popule meus , dicit
Deus vester , quoniam completa est malitia .
Is. 40. 1. Poichè Dio medesimo ha trovato
il modo di salvare l'uomo , contentando in
sieme la sua giustizia , e la sua misericordia :
justitia , et pax osculatæ sunt. Psal. 74. 11 .
54
E come si è fatto ? Il medesimo Figlio di
Dio si è fatto uomo , ha presa la forma di

peccatore , ed egli addossandosi il peso di


soddisfare per gli uomini , colle pene della
sua vita e colla sua morte ha soddisfatta
appieno la divina giustizia per la pena dagli
uomini meritata ; e cosi sono restate appa
gate la giustizia e la misericordia . Dunque
per liberare gli uomini dalla morte eterna ,
Gesù Cristo di innocente si è fatto reo : cioè
ha voluto comparir peccatore. Si , a questo
l'ha ridotto l'amore ch ' esso porta agli uo
mini . Consideriamolo , ma cerchiamo prima
luce a Gesù , e a Maria per cavarne profitto.
Qual era Gesù Cristo ? era , ci risponde
s , Paolo , sanctus , innocens, impollutus. Heb.
7. 26. Era santo , innocente, immacolato;
era ( diciam meglio ) la stessa santità , la
stessa innocenza, la stessa purità, mentre egli
era vero Figlio di Dio , vero Dio come è il
Padre , e tanto caro al Padre , che 'l Padre
si dichiarò colà sull'acque del Giordano, che
in questo Figliuolo avea trovate tutte le sue
compiacenze . Ma volendo questo Figlio di
letto liberare gli uomini da' loro peccati, e
dalla morte a' peccati dovuta , che fece? Ap
paruit, ut peccata nostra tolleret. 1. Jo . 3. 5 .
Egli si presentó al suo divino Padre , e si
offerì a pagare per gli uomini ; e 'l Padre al
lora , come dice l' apostolo , lo mandò in
terra a vestirsi di carne umana , con prendere
la sembianza d'uomo peccatore , tulto fatto
simile agli uomini peccatori: Deus Filiunu
55
srum mittens in similitudinem carnis peccati.
Rom . 8. 3. E poi soggiunge s. Paolo : Et de
peccato damnavit peccatum in carne. E volle
dire , come spiegano s . Giovan Grisostomo
e Teodoreto, che ' l Padre condanno il pec
cato ad esser privato del regno che avea so
pra degli uomini, condannando alla morte il
suo divino Figliuolo , il quale benchè sem
brasse di vestire carne infetta dal peccato ,
nulladimeno era santo ed innocente .
Dunque Dio per salvare gli uomini , e per
vedere insieme soddisfatta la sua giustizia ,
ha voluto condannare il proprio Figlio ad
una vita penosa , e ad una morte spietata ?
È stalo ciò mai vero ? Egli è di fede, e ce
n'assicura s . Paolo : proprio Filio suo non
pepercit , sed pro nobis omnibus tradidit illum .
Rom . 8. 32. Ce n ' assicura Gesù medesimo :
Sic Deus dilexit mundum , ut Filium suum
unigenitum daret. Jo. 3. 16. Narra Celio Ro
digino , che un certo chiamato Dejotaro ,
avendo egli più figli , perchè uno tra essi era
da lui più amato , il barbaro uccise tutti gli
altri per lasciare intiera la sua eredità a quel
figlio più diletto . Ma Dio ha fatto tutto l'op
posto ; ha ucciso il suo Figlio più diletlo , e
l'unico Figlio che avea , per dare la salute
a noi vermi vili , ed ingrati : sic Deus dilexit
mundum , ut Filium suum unigenitum daret.
Consideriamo queste parole ; sic Deus dilexit
mundum . Come ? un Dio si degna d'amare
gli uomini , vermi miserabili, che gli sono
stati ribelli ed ingrati , ed amarli a tal segno
56
( verbum sic significat vehementiam amoris ,
dice s. Giovan Grisost. hom . 6. in Joan . ) ,
ut Filium suum unigenitum daret ! che abbia
voluto loro dare il suo medesimo Figlio ,
Figlio unigenito che ama quanto se stesso !
Non servum , non angelum , non archangelunt
dedit, sed Filium suum , soggiunge lo stesso
s . Dottore. Daret, e come l'ha voluto dare ?
l' ha dato umiliato , povero , disprezzato , in
mano de' servi a trattarlo come un ribaldo ,
sino a farlo morire svergognato su d'un pa
tibolo infame. O grazia , o forza dell'amore
d'un Dio ! qui esclama s. Bernardo: oh gra
tiam ! oh amoris vim ! Serm . 64. in cant. Oh
Dio ! chi non s'intenerirebbe in sentire que
sto caso , che un monarca , per liberare il
suo schiavo , sia stato costretto a dar la morte
al suo unico figlio , ch'era l'amor del padre,
e l'amava quanto se stesso ? Se Dio ciò non
l'avesse fatto , chi mai , dice s . Giovan Gri
sostomo, avrebbe potuto pensarlo, o sperarlo ?
Quæ numquam humanus animus haud cogi
tare, haude sperare potuit, hæc nobis largi
tus est .
Ma, Signore, questa sembra un'ingiustizia,
condannare alla morte un figlio innocente
per salvare lo schiavo che v' ha offeso . Se
condo la ragione umana , dice Salviano , si
stimerebbe certamente troppo ingiusto un
uomo , se volesse uccidere il figlio innocente
per liberare i servi dalla morte loro dovuta :
quantum ad rationem humanam , injustam
rem quilibet homo faceret, si pro pessimis servis
filium bonum occidisset. De prov . lib . 4. Ma
no, che non è stata ingiustizia appresso Dio :
poichè il Figlio egli medesimo si è offerto al
Padre di voler soddisfare per gli uomini .
Oblatus est , quia ipse voluit. Is . 35. 7. Ecco
dunque Gesù , che volontariamente qual vit
tima d'amore si sagrifica per noi : eccolo che
qual muto agnello si mette in mano di chi
lo tosa , e benchè innocente , viene a sof
frire dagli uomini tanti disprezzi e tormenti,
senza neppure aprire la bocca : Et quasi agnus
coram tondente se obmutescet , nec aperiet os
saum . Isa. 53. 7. Ecco in somma il nostro
amante Redentore , che per salvare noi vuole
egli patire la morte , e le pene da noi meri
tate. Vere languores nostros ipse tulit, et do
lores nostros ipse portavit. Is. 53. 7. Dice
s . Gregorio Nazianzeno: tanquam impius pati
non recusabat, modo homines salutein conse
querentur. Orat. pr. apolog.
Chi mai ha fatto ciò ? dimanda s. Bernardo .
Quale mai è stata la cagione di questo im
menso prodigio ? Un Dio morire per le sue
creature ! Quis fecit ? Fecit caritas. L'ha fatto
l' amore , che questo Dio porta agli uomini .
Il santo va contemplando quando il nostro
amabil Salvatore fu preso da' soldati nell'orto
di Getsemani , secondo riferisce s . Giovanni :
Et ligaverunt eum ( 18. 12. ) : E poi si fa a
dimandargli: Quid tibi, et vinculis ? Mio Si
gnore , gli dice , io vi rimiro legato qual reo
da questa canaglia , che vuol condurvi alla
morte ingiustamente ; ma oh Dio che han
* 3
58
che fare con voi le funi e le catene ? queste
toccano a' malfattori, ma non a voi che siete
innocente , siete figlio di Dio , la stessa in
nocenza , la stessa santità. Risponde s . Lo
renzo Giustiniani, che i legami, co' quali
Gesù Cristo fu condotto alla morte , non fu
rono già le funi con cui l'avvinsero i sol
dati, ma fu l'amore verso degli uomini , e
quindi esclama : oh caritas , quam magnum
est vinculum tuum , quo Deus ligari potuit !
Indi lo stesso s . Bernardo si fa a contem
plare l'ingiusta sentenza di Pilato , che
condanna Gesù alla croce , dopo averlo egli
stesso dichiaralo più volte innocente; e poi
rivolto il santo a Gesù gli dice piangendo :
quid fecisti ,o innocentissiine Salvator, quod sic
judicareris ? Ah mio Signore , sento che que
sto iniquo giudice vi condanna a morir cro
cifisso ; e che male avete voi fatto ? qual de
litto avete mai commesso per meritare una
morte si penosa ed infame ? morte che tocca
a ' rei più scellerati ? Ma poi ripiglia e dice :
ah che intendo, o mio Gesù, qual'è il delitto
che voi avete commesso ! è il troppo amore
che avete portato agli uomini : amor tuus
peccatum tuum . Si , che quest' amore , più
che Pilato , vi condanna alla morte ; mentre
voi , per pagare la pena dovuta agli uomini,
avete voluto morire. Approssimandosi il tem
po della passione del nostro Redentore , egli
pregava il Padre , che presto lo glorificasse ,
con ammetterlo a sacrificargli la vita : clari
fica me tu Pater . Jo . 17 . Ma stupito l'inter
59
roga s . Giovan Grisostomo: quid dicis ? Hæc
gloriam appellas ? Una passione , ed una
morte accompagnata da tanti dolori e di
sprezzi, questo voi chiamate la vostra gloria ?
E'l santo poi si fa a rispondere in vece di
Gesù Cristo: ita pro dilectis hæc gloriam exi
stimo. Si, è tanto l'amore ch'io porto agli
uomini, ch'egli mi fa stimare mia gloria il
patire e 'l morire per essi.
Dicite pusillanimes : confortanini, et nolite
timere ; ecce Deus vester ultionem adducet re
tributionis, Deus ipse veniet et salvabit vos.
Is. 35. Non temete dunque , dice il profeta ,
non diffidate più poveri peccatori. Che ti
more avete di non essere perdonati , mentre
viene il Figlio di Dio dal cielo a salvarvi ?
ed egli stesso rende a Dio col sacrificio della
sua vita il compenso della giusta vendetta
che meritavano i vostri peccati ? Se voi colle
vostre opere non potete placare Dio offeso ,
ecco chi lo placa, questo bambino che ora
vedete giacere sulla paglia , che trema di
freddo , che piange , egli colle lagrime sue
lo placa. Non avete ragione di stare più me
sti , dice s . Leone , per la sentenza di morte
contro voi fulminata or che nasce per voi la
vita: neque fas est locum esse tristitiæ , ubi
natalis est vitæ . E s. Agostino: dulcis dies
poenitentibus , hodie peccatum tollitur , et pec
cator desperat ? Se voi non potete rendere
alla divina giustizia la dovuta soddisfazione,
ecco Gesù che per voi fa la penitenza ; già
ha cominciato a farla in questa grotta , la
60
proseguirà in tutta la sua vita , e finalmente
la compirà salla croce ; alla quale ( secondo
dice s . Paolo ) affiggerà il decreto della vo
stra condanna, cancellandolo col suo sangue :
delens quod adversus nos erat chirographum
decreti, quod erat contrarium nobis, et ipsum
tulit de medio , affigens illud cruci. Coloss. 3.
14. Dice lo stesso apostolo , che morendo
per noi Gesù Cristo , si è fatto la nostra giu
stizia : Factus est nobis sapientia , justitia ,
sanctificatio, et redemptio . 1. Cor. 1. Justitia ,
commenta s . Bernardo, in ablutione peccato
rum . Si , perchè accettando Dio per noi le
pene e la morte di Gesù Cristo , atteso il
patto , è obbligato per giustizia a perdonarci:
Qui non noverat peccatum , pro nobis pecca
tum fecit , ut nos efficeremur justitia Dei in
ipso. 2. Cor . 5. L'innocente si fe’vittima dei
nostri peccati, acciocchè poi per giustizia
spettasse a noi il perdono per li meriti suoi.
Che perciò Davide pregava Dio a salvarlo ,
non solo per la sua misericordia , ma anche
per la sua giustizia : in justitia tua libera me.
Psal. 30.
Sommo fu sempre il desiderio di Dio di
salvare i peccatori. Questo desiderio lo fa
ceva andare appresso di loro gridando : redite
prævaricatores ad cor. Is. 46. 8. Peccatori
ritornate al vostro cuore , pensate a' beneficj
da me ricevuti, all' amore che vi ho portato,
e non mi offendete più . Convertimini ad me,
et ego convertar ad vos. Zac. 1. 3. Rivolge
tevi a me , ed io v' abbraccerò. Quare no
61
riemini domus Israel ? revertimini, et vivite .
Ezech . 21. 31. Figli miei , perché volete per
dervi , e condannarvi da voi stessi ad una
morte eterna ? Tornate a me , e vivrete . In
somma la sua infinita misericordia lo fe'
scendere dal cielo in terra , per venire a li
berarci dalla morte : Per viscera nisericordiæ
Dei nostri, in quibus visitavit nos oriens ex
alto . Luc . 1. 98. Ma qui bisogna riflettere
quel che dice s. Paolo: prima che Dio si fa
cesse uomo , conservava per noi la miseri
cordia , ma non poteva già sentire compas
sione delle nostre miserie , perchè la coin
passione importa pena , e Dio non è capace
di pena . Or dice l'apostolo , che il Verbo
eterno affin di avere ancor compassione di
noi , volle farsi uomo , capace di patire e
simile agli uomini che sono afllitti dalla
compassione, acciocchè così potesse non solo
salvarci , ma anche compatirci ; non enim
habenus pontificem , qui non possit compati
infirmitatibus nostris , tentatum autem per o
mnia pro similitudine , absque peccato . Hebr.
4. 5. Ed in altro luogo : debuit per omnia
fratribus similari , ut misericors fieret. Hebr.
2. 17
Oh la gran compassione che ha Gesù Cri
sto de' poveri peccatori! Questa gli fe' dire ,
ch'egli è quel pastore che va cercando la pe
corella perduta , e quando la ritrova fa festa
dicendo : congratulamini mihi, quia inveni 0
vem meam quæ perierat. Luc. 15. E se la
mette sulle spalle : imponit in humeros suos
62
gardens (ibid .), e così la stringe a sé per ti
more di non tornarla a perdere. Questa gli
fe' dire , ch'egli è quel padre amoroso , che
quando torna a' suoi piedi un qualche figlio
prodigo che l'ha lasciato ; egli non lo dis ..
caccia, ma l'abbraccia , lo bacia , e quasi vien
meno per la consolazione , e tenerezza che
sente in vederlo pentito : accurrens cecidit
Super collum ejus , et osculatus est eum . Luc.
ib . Questa gli fa dire , sto ad ostium et pulso.
Apoc. 3. 20.Cioè ch'egli, benchè discac
ciato dall'anima col peccato , non l'abban
dona , ma si mette fuori della porta del cuo
re.e bussa colle sue chiamate per rientrarvi .
Questa gli fe dire a'discepoli , che con zelo
indiscreto desideravano vendetta contro co
loro che gli avevano discacciati: nescitis cu
jus spiritus estis. Luc. 6. 53. Voi vedete ,
ch ' io ho tanta compassione de' peccatori , e
voi desiderate vendette ? andate , andate via,
perchè voi non siete dello spirito mio. Que
sta compassione finalmente gli fece dire : ve
nite ad me omnes qui laborati et onerati estis ,
el.ego reficiam vos. Matth . 11. Venite a me
tutti che state afllitti e tormentati dal peso
de' vostri peccati, ed io vi solleverò . Ed in
fatti con qual tenerezza quest'amabil Re
dentore perdonò a Maddalena, subito ch'ella
si ravvide , e la convertì in santa ! Con qual
tenerezza perdonò al paralitico , ed insieme
gli donò la sanità del corpo ! Con qual tè
nerezza spezialmente si portò colla donna
adultera! Gli presentarono i sacerdoti questa

1
63
peccatrice , acciocchè l' avesse condannata ;
ma Gesù a lei rivolto le disse : nemo te con
demnavit ; nec ego te condemnabo. Jo . 8. Co
me avesse voluto dirle : niuno di costoro ,
che ti hanno qui condotta , ti ha condanna
to , e come voglio condannarti io che son
venuto per salvare i peccatori ? Va in pace ',
e non peccar più : vade , et jam amplius noli
peccare.
Deh non temiamo di Gesù Cristo , temia
mo solo della nostra ostinazione , se dopo a
verlo offeso non vogliamo ubbidire alla sua
voce che ci chiama al perdono . Quis est qui
condemnet ? ( dice l'apostolo ) Christus Jesus
quimortuus est; qui etiam interpellat pro nobis.
Rom . 8. Se vogliamo restare ostinati , Gesù
Cristo sarà costretto a condaunarci . Ma se ci
pentiamo del mal fatto , che timore abbiamo
da avere di Gesù Cristo ? Chi ti ha da con
dannare? pensa ( dice san Paolo ) che ha da
condannarti quello stesso Redentore , ch'è
morto per non condannarti : quegli stesso ,
che per perdonare a te non ha voluto per
donare a se medesimo. Ut servum redimeret,
sibi ipsi non pepercit. S. Bernardo.
Va dunque peccatore, va alla stalla di Be
tlemme, e ringrazia Gesù bambino, che tre
ma di freddo per te in quella grotta , vagisce
e piange per te su quelle paglie ; ringrazia
questo tuo Redentore, ch' è venuto dal cielo
a chiamarti , ed a salvarti . Se desideri il per
dono , egli ti sta aspettando in quella man
giatoja per perdonarti . Va presto dunque
64
fatti perdonare . E poi non ti scordare dell'a
more che ti ha portato Gesù Cristo : Gratiam
fidejussoris ne obliviscaris. Eccli. 29. 20. Non
ti scordare ( dice il profeta ) di questa somma
grazia che ti ha fatta , in farsi egli malleva
dore de'tuoi debiti appresso Dio , con pren
der sopra di sè il castigo da te meritato: non
te ne scordare ed amalo. E sappi che se
tu l'amerai , non t'impediranno i tuoi pec
cati a ricever da Dio le grazie più grandi
e più speciali , ch'egli suol donare all'anime
più dilette : omnia cooperantur in bonum .
( Rom . 8.). Etiam peccata , soggiunge la Glos
sa . Si anche la memoria de' peccati fatti gio
va al profitto d'un peccatore che li piange
e li detesta ; poichè quella concorrerà a farlo
più umile, e più grato a Dio , vedendo che
Dio l'ha accolto con tanto amore: Gaudium
erit in coelo super uno peccatore poenitentiam
agente , quam super nonagintanovem justis .Luc .
15.7.Ma di qual peccatore ciò s'intende, che
dà più gaudio al cielo , che molti giusti in
sieme ? S' intende di quel peccatore , che
grato alla divina bontà , si dedica tutto con
fervore all' amor divino , come appunto fe
cero un san Paolo , una s . Maddalena, una
s . Maria Egiziaca , un s . Agostino , una santa
Margherita da Cortona . A questa santa special
mente, la quale prima era stata per molti anni
peccatrice, Dio fece vedere il suo luogo ap
parecchiato in cielo tra' serafini; e frattanto
in vita le faceva mille favori ; ond' ella ve
dendosi così favorita , un giorno gli disse :
65
Signore , come tante grazie a me ? vi siete
scordato delle offese che vi ho fatte ? E Dio
le rispose : e non sai , come io ho già detto ,
che quando un'anima si pente delle sue
colpe, io mi scordo di tutti gli oltraggi che
mi ha fatti ? Secondo già si protestò per Eze
chiele: si impius egeritpoenitentiam ....omnium
iniquitatum ejus non recordabor . Ezech.18.21.
Concludiamo. Dunque i peccati fatti non
c'impediscono di farci santi. Dio ci offerisce
pronto tutto l'ajuto , se lo desideriamo , e
se lo domandiamo.Che resta ? Resta che poi
ci diamo tutti a Dio , e gli consagriamo al
meno i giorni che ci rimangono di vita . Pre
sto su , che facciamo ? Se manca , manca per
noi, non per Dio. Non facciamo che queste
misericordie, e queste amorose chiamate che
ci fa Dio , ci abbiano da essere di rimorso ,
e di disperazione in punto di morte , allora
che non sarà più tempo di fare più niente ;
allora si farà notte : venit nox , in qua nemo
potest operari. Jo . 9. 4. Raccomandiainoci a
Maria ss. che si gloria , come dice san Ger
mano , di render santi i peccatori più per
duti , con ottener loro una grazia non solo
ordinaria , ma esimia di conversione ; e ben
ella può farlo, perchè quanto dimanda a Ge
sù Cristo , lo dimanda da madre : tu autem
materna in Deum auctoritate pollens , etiam
üs qui enormiter peccant , eximiam remissio
nis gratiam concilias. S. Germ . in encom . Deip .
Edella stessa ci fa animo , come la fa par
lare la s, chiesa , dicendo : mecum sunt divi
66
tiæ ... ut ditem diligentes me. Prov . 8. E in
altro luogo : in me gratia omnis viæ et ve
ritatis. In me omnis spes vitæ et virtutis. Ec
cli. 24. Venite , dice , a me tutti, perchè tro
verete tutta la speranza di salvarvi , e sal
varvi da santi .

Affetti e preghiere.

O mio Redentore e Dio , e chi son io, che


tanto mi avete amato , e tanto seguite ad a
marmi? Che cosa avete mai ricevuto da mes
che a tanto amore vi ha obbligato, se non
disprezzi e disgusti , che v' obbligavano ad
abbandonarmi e discacciarmi per sempre
dalla vostra faccia ? Ma , Signore, io accetto
ogni castigo , ma non questo. Se voi m'ab
bandonate , e mi private della vostra grazia,
io non vi posso più amare . Io non pretendo
di sfuggire la pena ; ma voglio amarvi , e vo
glio amarvi assai . Voglio amarvi , com'è te
nuto ad amarvi un peccatore che dopo tanti
favori speciali , e tanti segni d'amore da voi
ricevuti , ingrato tante volte vi ha voltate le
spalle; e per gusti miseri , momentanei , e
avvelenati ba rinunciato alla vostra grazia
e al vostro amore . Perdonatemi , amato mio
Bambino , mentr' io mi pento con tutto il
cuore di quanti disgusti vi ho dati. Ma sap
piate ch ' io non mi contento del semplice
perdono ; io voglio ancora la grazia d'amarvi
assai , voglio compensar quanto posso coll'a
mor mio l'ingratitudine che vi ho usata per
67
lo passato . Un'anima innocente v'ama da in
nocente , con ringraziarvi d'averla preservata
dalla morte del peccato . Io debbo amarvi da
peccatore , cioè da ribelle che vi sono stato ,
da condannato all'inferno per tante volte ,
per quante me l'ho meritato ; e poi tante
volto aggraziato da voi , e rimesso in istato
di salute, e di più arricchito di lumi, d'aju
ti , e d'inviti a farmi santo . O Redentore ,
e più volte Redentore dell'anima mia , l'a
nima mia già si è innamorata di voi , e va
ma . Troppo voi mi avete amato , onde vinto
dal vostro amore non ho potuto più resistere
a tante finezze, e finalmente già mi son ren
dulo a collocare in voi tutto l'amore mio .
Vamo dunque, o bontà infinita , vamo , o
amabilissimo Dio . Accrescete voi sempre più
fiamme , e più saette al mio cuore . Per vo
stra gloria fatevi amare assai da chi assai vi
ha offeso . Maria madre mia , voi siete la spe
ranza , il rifugio de'peccatori , ajutate un pec
catore che vuol esser grato al suo Dio , aju
tatemi ad amarlo , e ad amarlo assai .
68

DISCORSO QUINTO

Il Verbo eterno di forte si è fatto debole.

Dicite pusillanimis : confortamini , et nolite


timere : Deus ipse veniet: et salvabit
vos . Is. 35 .

Parlando Isaja della venuta del Redentore,


predisse: lætabitur deserta , et invia , et exub
tabit solitudo ; et florebit quasi lilium . Is. 32.16.
Parlava già il profeta de' pagani ( tra’quali
erano già allora i nostri miseri antenati)
i quali viveano nella gentilità , come in
una terra deserta , abbandonata da uomini
che conoscessero > e adorassero il vero Dio ,
ma piena solamente di schiavi del demonio:
terra deserta , e senza via , poichè ivi era a
questi miserabili ignota la via della salute.
E predisse , che poi questa terra si infelice
alla venuta del Messia dovea rallegrarsi , in
vedersi piena di seguaci del vero Dio , ren
duti forti dalla sua grazia contro tutti i ne
mici della loro salute ; e dovea fiorire come
giglio in purità di costumi , e in odore di
sante virtù. Quindi siegue a dire Isaia : di
cite pusillanimis ; confortamini , et nolite ti
mere ; Deus ipse veniet , et salvabit vos. Que
sto che predisse Isaia , già è succeduto ; on
de lasciate ch'io esclami con giubbilo , e di
ca : allegramente , o figli d'Adamo , allegra
mente , non siate più pusillanimi ; se vi co
69
noscete deboli , e non atti a resistere a tanti
vostri nemici : nolite timere, Deus ipse veniet,
et salvabit vos. È venuto Dio stesso in terra,
e vi ha salvati , con comunicarvi forza ba
stante a combattere, e vincere ogni nemico
della vostra salute . E come il nostro Reden
tore vi ha procurata questa fortezza ? egli di
forte e di onnipotente si è fatto debole . Ha
presa sopra di sè la nostra debolezza , e cosi
ci ha comunicata la sua fortezza. Vediamo
lo . Ma cerchiamo luce a Gesù Cristo ed a
Maria .
Dio è quel forte che solamente può ehiaa
marsi forte , poich'è la stessa fortezza ; e tatti
i forti da esso icevono la loro forza e moa
est fortitudo ( egli dice ), per me reges regnant.
Prov. 8. 14. Dio è quel gran potente , che
può quanto vuole ; e lo può facilmente , ba .
sta che voglia. Ecce iu fecisti cælum et terram
in fortitudine tua , et non erit difficile omne
verbum . Jer. 32. 17. Egli con un cenno ha
creato di niente il cielo , e la terra : ipse di
xit , et facta sunt. Psal. 148. 5. E se volesse,
con un altro cenno potrebbe distruggere tut
ta la gran macchina del mondo : potest uni
versum mundum uno nutu delere . 2. Mach .
8. 18. Sappiamo già , che con un diluvio di
fuoco , quando volle , in un momento bruciò
cinque intiere città. Sappiamo , che in altro
tempo prima di ciò con un diluvio d'acque
inondò tutta la terra colla morte di tutti gli
uomini, alla riserva di solo otto persone. In
somma dice Isaia : Signore , chi mai può re
70
sistere alla forza del vostro braccio ? Virtuti
brachii tui quis resistet ? Isa . 40. 10 .
Da ciò si vede poi quanto sia grande la
temerità del peccatore, che se la piglia con
Dio; e giunge a tanta audacia , che non lascia
di stender la mano contro l'Onnipotente: te
tendit adversus Dominum manum suam ; con
tra orinipotentem roboratus est. Job . 15. 21 .
Se mirassimo una formica che se la pren
desse con un soldato , qual temerità si sti
merebbe ? Ma quanto è più temerario un uo
mo, che se la prende col medesimo Creato
re, che disprezza i suoi precetti , disprezza
le sue minacce , disprezza la sua grazia, e
se gli dichiara nemico !
Ma questi uomini temerarj ed ingrati ,
questi è venuto a salvare il Figlio di Dio, fa
cendosi uomo, e caricandosi de'castighi da
loro meritati, per ottenere ad essi il perdo
no. E vedendo poi , che per le ferite rice
vute dal peccato era restato l'uomo molto
debole, ed impotente a resistere alle forze
de' nemici , che fece ? di forte e di onnipo
tente ch'egli era , si fece debole , ed assun
se sopra di sè le corporali debolezze del
l'uomo, per ottenere all'uomo co' suoi me
riti la fortezza dello spirito , necessaria a su
perare gl'insulti della carne , e dell'inferno.
Ed eccolo fatto bambino , bisognoso di latte
per sostentarsi la vita ; e cosi debole che da
sè non può cibarsi, da se non può muoversi.
Il Verbo eterno nel venire a farsi uomo
volle nascondere la sua fortezza : Deus ab
71
austro veniet : ibi abscondita est fortitudo ejus.
Habac. cap . 3. Noi troviamo Gesù ( dice
S. Agostino ) forte, ed infermo : forte mentre
egli ha creato il tutto : infermo, mentre lo ve
diamo fatt' uomo come noi : invenimus Jo
sum fortem , et infirmum ; fortem , per quem
sine labore facta sunt omnia ; infirmum vis
nosse : Verbum caro factum est . Tract. 15 .
in Jo. Or questo forte ha voluto farsi debole ,
dice il santo, per riparare colla sua debolez
za la nostra infermità , e così ottenerci la
salute . Condidit nos fortitudine sua, quæsivit
nos infirmitate sua . E perciò soggiunge , che
egli si nominò símile alla gallina, parlando
con Gerusalemme : quoties volui congregare
filios tuos, quemadmodum gallina congregat
pullos suos sub alas , et noluisti ? Matth . 23 .
37. La gallina ( riflette s . Agostino ) per al
levare i suoi pulcini , s'inferma, e con tal
segno si fa conoscere per madre ; così fece
il nostro amoroso Redentore coll'infermarsi
e farsi debole , si fe' conoscere per padre ,
e per madre di noi poveri infermi.
Ecco quegli che regge i cieli ( dice s . Ci
rillo ) inyolto tra' panni, che non può nep
pure stender le braccia: qui coelum regit, fa
scis involvitur. Eccolo nel viaggio che dee fare
all'Egitto per ordine del suo eterno Padre ;
egli vuole già ubbidire , ma non può cam
minare; bisogna che Maria e Giuseppe a vi
cenda lo portino sulle loro braccia . E al ri
torno da Egitto, come contempla s . Bonaven
tara, bisogna che per la via spesso si fermi
72
a riposare, poichè il divino fanciullo è fatto
così grande di corpo, che non può più esser
portato in braccio , ma all'incontro è cosi
picciolo e debole , che non può far lun
go cammino : sic magnus est , ut portari non
valeat ; et sic parvus est, quod per se ire non
possit.
Eccolo poi nella bottega di Nazzaret fatto
già grandicello , che tutto s'affatica e suda in
ajutare Giuseppe nel mestiere che quegli
esercita di legnajuolo. Oh chi mai si facesse
attentamente a contemplare Gesù , quel bel
giovinetto che fatica e stenta su d'un rozzo
legno, e gli dicesse : ma voi , amabile, gar
zoncello, voi non siete quel Dio che con un
cenno dal niente avete creato il mondo ? é
come ora da un giorno avete stentato, siete
tatto sudato per dirozzare questo legno , e
neppure l'avete finito ancora ? Chi vi ha
renduto cosi debole ? Oh santa fede ! Oh
amore divino ! Oh Dio , oh Dio, che un pen
siero di questi ben penetrato dovrebbe, non
solo infiammarci , ma, per così dire, incene
rirci d'amore. A questo segno dunque è ar
rivato un Dio ? e perchè ? per farsi amare
dagli uomini! Eccolo finalmente nel termine
di sua vita legato da funi nell'orto, da cui
non si può sciogliere ; legato nel pretorio
alla colonna ad esser flagellato : eccolo colla
croce in ispalla , ma che non ha forza di por
tarla, e perciò va spesso cadendo per la via :
eccolo affisso alla croce da chiodi , da’quali
non può liberarsi; eccolo in fine che per
73
debolezza già agonizza, vien meno , e spira.
E perché Gesù Cristo si fece così debole ?
Si fe debole , per comunicare così , come
sopra si disse , a noi la sua fortezza , e per
così vincere , ed abbattere le forze dell ' in
ferno , vicit leo de tribu Juda. Apoc. 5. 5 .
Dice Davide, ch'è proprio di Dio , ed insita
nella sua natura divina la volontà di sal
varci , e liberarci dalla morte : Deus noster ,
Deus salvos faciendi; et Domini, Domini exi
tus mortis. Ps. 67.22 . Così appunto commen
ta il Bellarmino : hoc est illi proprium ,
hæc est ejus natura : Deus noster est Deus
salvans ; et Dei nostri sunt exitus mor
tis, idest liberatio a morte. Se siamo deboli ',
confidiamo in Gesù Cristo e potremo tutto .
Omnia possum in eo qui me confortat , dicea
l'apostolo ( Phil. 4. 13. ) . lº posso tutto ,
non colle forze mie , ma colla fortezza che
mi ha ottenuta il mio Redentore co ' meriti
suoi. Confidite filii, ego vici mundum . Joan .
16. 33. Fate animo, figli miei , ci dice Gesù
Cristo ; se voi non potete resistere a'vostri
nemici, ego vici mundum ; sappiate ch'io l'ho
vinto per voi; la vittoria mia è stata per vo
stro bene . Avvaletevi ora voi dell'armi ch'io
vi lascio per difendervi, che certamente vin
cerete . Quali sono quest' armi che ci ha la
sciate Gesù Cristo ? Sono due , l'uso de' sa
cramenti , e la preghiera. Già si sa , che per
mezzo de' sacramenti , specialmente della
penitenza, e dell'eucaristia , si comunicano a
Lig . , undici discorsi ec. 4
74
noi le grazie che il Salvatore ci ha meritate.
E si vede colla sperienza tutto giorno , che
chi frequenta i sacramenti, ben si mantiene
in grazia di Dio . Singolarmente chi spesso si
comunica, oh che forza riceve per resistere
alle tentazioni! La santa eucaristia si cbia
ma pane , pane celeste, acciocchè intendia
mo , che come il pane terreno conserva la
vita del corpo, così la comunione conserva
la vita dell'anima , ch'è la divina gra
zia . Perciò il concilio di Trento chiamo
la comunione , rimedio col quale veniam
liberati dalle colpe veniali, e preservati dal
le gravi : antidotum quo liberemur a culpis
quotidianis, et a peccatis mortalibus præser
vemur . Sess. 13. cap. 2. Dice s . Tommaso ,
parlando dell'eucaristia, che la piaga rima
staci dal peccato sarebbe incurabile , se non
ci fosse dato questo rimedio divino : esset in
curabilis, nisi subveniret medicina Dei. Opusc .
de sacram . Ed Innocenzo III. ( de myster.
missc ) disse, che la passione di Gesù Cri
sto ci libera dalle catene del peccato , e la
santa comunione ci libera dalla volontà di
peccare! Mysterium crucis eripit nos a pote
state peccati, mysterium eucharistiæ eripit nos
a voluntate peccandi.
L'altro gran mezzo per superar le tenta
zioni è la preghiera fatta a Dio per li me
riti di Gesù Cristo . Amen amen dico vobis
( disse il Redentore ), si quid petieritis Pa
trem in nomine meo, dabit vobis. Jo . 14:14 .
Quanto dunque chiederemo a Dio in nome
75
di Gesù Cristo , cioè per li di lui meriti ,
tanto otterremo . E ciò anche si vede conti
nuamente avvenire ; coloro che sono tentati,
e ricorrono a Dio, e lo pregano per Gesù Cri
sto , tutti restano vincitori; e coloro all'incon
tro chenelle tentazioni ( specialmente d'impu
rità ) non si raccomandano a Dio, cadono mise
ramente, e si perdono. E poi si scusano con
dire, che son di carne, e che son deboli . Ma
come può lor valere la scusa della loro de
bolezza, se potendo rendersi forti con ricor
rere a Gesù Cristo ( bastando per ciò sola
mente l'invocare con confidenza il suo san
tissimo nomé ) , non vogliono farlo ? Quale
scasa , dico , avrebbe colui che si lagnasse
d'essere stato vinto dal nemico, se essendogli
state presentate l'armi da difendersi, l'avesse
disprezzate e rifiutate ? Se costui volesse al
legar la sua debolezza , non lo condannereb
be ognuno, dicendogli : e tu , giacchè sapevi
la tua debolezza , perchè non hai voluto av
valerti dell'armi che ti sono state offerte ?
Dice s . Agostino , che il demonio è stato po
sto in catena da Gesù Cristo; può quegli la
trare, ma non mordere , se non chi vuole es
ser morso . Troppo stolto ( soggiunge ) è co
lui che si fa mordere dal cane messo in ca
tena: venit Christus, et alligavit diabolum .
Alligatus est tanquam innexus, canis catenis.
Stultus est homo, quem canis in catena posi
tus mordet. Ille latrare potest, sollicitare po
test, mordere non potest, nisi volentem : non
enim extorquet a nobis consensum , sed petit.
76
Serm . 197. Ed in altro luogo dice , che il
Redentore ci ha dati tutti i rimedi per gua
rirci ; chi non vuol osservare la legge e muo
re, muore perchè egli medesimo vuole uc
cidersi : quantum in medico est, sanare venit
cegrotum . Ipse se interimit, qui præcepta ob
servare non vult.
Chi si avvale di Gesù Cristo , non è de
bole no , ma si rende forte colla fortezza di
Gesù Cristo . Egli è quello , come dice s . Ago
stino , che non solo ci esorta a combattere >
ma ci dà l'ajuto ; se veniam meno , egli ci .
solleva ; e poi per sua bontà egli medesimo
ci corona: hortatur, ut pugnes , et adjuvat , ut
vincas , et deficientem sublevat , et vincentem
coronat ( S. August. in psalm . 32. ). Predisse
Isaia ( cap . 35.) tunc saliet sicutcervus claudus ;
cioè che per li meriti del Redentore chi era
inabile a dare neppare un passo , avrebbe sa
liti anche i monti come cervo veloce. Et quæ
erat arida , erit in stagnum , et sitiens in fon
tem aquarum ; predisse, che le terre più ari
de sarebbero divenute feconde di virtù : in
cubilibus, in quibus prius dracones habitabant,
orietur vigor calami , et junci; e che in quel
l'anime , dove prima abitavano i demonj, sa
rebbe nato il vigor della canna , cioè dell'u
miltà , quia humilis ( commenta Cornelio a
Lapide) est vacuus in oculis suis; e del giun
co , cioè della carità , poichè i giunchi ( come
commenta lo stesso autore ) in certe parti si
mettono come lucignoli ad ardere nelle lam
padi. In somma noi troviamo in Gesù Cristo
77
ogni grazia , ogni fortezza, ogni ajuto, quando
a lui ricorriamo: in omnibus divites facti estis,
ita ut nihil vobis desit in ulla gratia . 1. Cor. 1 .
Egli a questo fine si è fatt' uomo, e si è esi
nanito , exinanivit semetipsum . Phil. 2. 7 .
Quasi ( dice un autore ) ad nihilum se rede
git; se evacuavit majestate , gloria , et robore.
Quasi si è ridotto a niente , si è spogliato
della sua maestà , della sua gloria , e della
sua fortezza , ed ha presi sopra di sè i di
sprezzi, e le debolezze, per comunicare a noi
isuoi pregi , e la sua virtù ; e per essere la
nostra luce, la nostra giustizia , la nostra san
tificazione , e'l nostro riscatto . Factus est no
bis sapientia a Deo , justitia , sanctificatio , et
redemptio. 1. Corinth. 1. Ed egli sta sempre
pronto per dare ajuto e forza a chiunque
gliela domanda .
Vidi præcinctum ad mainillas zona aureu .
Apoc. 1. 13. S. Giovanni vide il Signore col
petto ripieno di latte ( cioè ripieno di grazie)
e cinto da una fascia d'oro ; viene a dire, che
Gesù Cristo è quasi circondato , e costretto
dall'amore che porta agli uomini ; e siccome
una madre che avendo il petto ripieno di
latte , va cercando bambini che succhino , e
la sgravino da quel peso , così egli anela , che
noi andiamo a cercargli grazie ed ajuti per
vincere i nostri nemici , che ci contrastano
la sua amicizia , e l' eterna salute . Oh come
è buono e liberale Dio con un'anima che
veramente e risolutamente lo cerca ! Bonus est
Dominus animæ quærenti illum . Thren . 3. 25 .
78
Dunque se non ci facciamo santi , manca so
lamente per noi, perchè non ci risolviamo a
voler solo Dio . Vult et non vult piger. Prov .
13. I tepidi vogliono, e non vogliono, e per
ciò restano vinti , perchè non hanno volontà
risoluta di piacere solo a Dio. Volontà riso
luta vince tutto, perché quando un'anima si
risolve da vero di darsi tutta a Dio, Dio su
bito le dà la mano e la forza da superar tutte
le difficoltà che incontra nella via della per
fezione. Questa fu la bella promessa , che ci
significò Isaia , dicendo : utinam dirumperes
colos, et descenderes, a facie tua montes de
fluerent. 64. 1. Erunk prava in directa et aspe
ra in vias planas. 40. 4. Alla venuta del Re
dentore , colla forza ch'egli donerà all'anime
di buona volontà , troveranno elle spianati i
monti di tutti gli appetiti carnali ; e tro
veranno le vie torte divenute diritte , e le
aspre ' fatte dolci , cioè i disprezzi e i trava
gli che prima agli uomini erano difficili ed
aspri , per mezzo poi della grazia data da
Gesù Cristo , e dell'amore divino ch'egli ac
cenderà ne'loro cuori , si renderanno facili e
dolci . Così un s. Giovanni di Dio giubbilava
in vedersi bastonato da pazzo in uno speda
le ; così una s . Lidovina godea , trovandosi per
tanti anni impiagata e inchiodata in un letto ;
così un s . Lorenzo esultava e burlava il ti
ranno , stando sulla graticola bruciando , e
dando la vita per Gesù Cristo . E così ancora
tante anime innamorate di Dio trovano pace
e contento , non già ne' piaceri e onori del
79
mondo , ma ne' dolori e nelle ignominie .
Ah preghiamo noi Gesù Cristo , che ci doni
quel fuoco ch'egli è venuto ad accendere in
terra , che così ancora noi non troveremo più
difficoltà a disprezzare i beni di fango , e ad
imprendere cose grandi per Dio . Qui amat ,
non laborat , dice s. Agostino ; non è fatica ,
ne pena il patire , l'orare, il mortificarsi, l'u
miliarsi, e I distaccarsi dai diletti della ter
ra , ad un'anima che non ama altro che Dio.
Quanto più ella opera o patisce , tanto più
desidera di fare e patire. Dura sicut infernus
æmulatio ; lampades ejus lampades ignis atque
flammarum . Cant. 8. 6. Le fiamme dell'amor
divino , sono come le fiamme dell'inferno
che non dicono mai basta . Qualunque cosa
non basta ad un'anima che ama Dio.

Siccome all inferno


Niun fuoco è bastante ,
Neppure all' amante
Mai basta il suo ardor .

Preghiamone Maria santissima, per mezzo di


cui ( come fu rivelato a s . Maria Maddalena
de' pazzi ) si dispensa all'anime l'amor divi
no,ch'ella ci ottenga questo gran dono . Ella
è il tesoro di Dio , la tesoriera di tutte le
grazie ( e specialmente del divino amore ) co
me disse l' Idiota : thesaurus, et thesauraria
gratiarum .
80
Colloquio.

Mio sommo Dio e Redentore , io era per


duto , voi col vostro sangue mi avete riscat
tato dall'inferno ; ma io misero poi più volte
mi son perduto di nuovo , e voi mi avete
ricuperato dalla morte eterna. Tuus sum ego ,
salvum me fac. Giacchè ora son vostro, come
spero , non permettete , ch'io abbia da ritor
nare a perdermi, con ribellarmida voi . Io
son risolato di soffrire la morte, e mille mor
ti , prima che vedermi di nuovo vostro nemico
e schiavo del demonio . Ma voi sapete la mia
debolezza , sapete i miei tradimenti, voi ave
te da darmi la forza a resistere agli assalti che
mi darà l'inferno. Io so, che nelle tentazioni
sarò da voi soccorso, semprechè a voi ricor
rerò , mentre vi è la vostra promessa : Petite
et accipietis. Omnis qui petit, accipit. Ma que
sto è il mio timore , temo , che ne' miei bi
sogni io trascuri di raccomandarmi a voi , e
così miseramente resterò vinto . Questa è la
grazia dunque che maggiormente vi doman
do ; datemi luce e forza di ricorrere sempre
a voi , e d'invocarvi ogni volta che sarò ten
tato ; e di più vi domando l'ajuto per sem
pre domandarvi questa grazia. Concedetemela
per li meriti del vostro sangue. E voi Maria ,
ottenetemela per l'amore che portate a Gesù
Cristo .
81

DISCORSO SESTO

Il Verbo eterno da suo si è fatto nostro .

Parvulus natus est nobis, filius datus est nobis.


Isaic 9. 6.

Dimmi, barbaro Erode , perchè mandi ad


uccidere e sagrificare alla tua ambizion di re
gnare tanti bambini innocenti ? dimmi di che
ti disturbi ? che timore hai ? temi forse, che
il Messia già nato abbia da spogliarti del tuo
regno ? Quid est ( parla s. Fulgenzio) quod sic
turbaris, Herodes ? Rex iste qui natus est , non
venit reges pugnando superare, sed moriendo
subjugare. Serm . 5. de epiph . Questo Re , di
cui temi, dice il Santo, non è venuto a vin
cere i potenti della terra combattendo coll'ar
mi , ma è venuto a regnare ne'cuori degli uo
mini col patire e morire per loro amore. Ve
nit ergo conclude s . Fulgenzio ) , non utpugnet
vivus , sed ut triumphet occisus. E venuto
l'amabile nostro Redentore , non a far guerra
in sua vita , ma a trionfare dell'amore degli
uomini, per quando avrà lasciata la vita sul
patibolo di una croce , coin'egli stesso disse :
cum exaltatus fuero , omnia traham ad me
ipsum . Joan , 12. 32. Ma lasciamo Erode da
parte , o anime divote , e veniamo a noi . Dun
que il Figlio di Dio perchè è venuto in ter
ra ? per darsi a noi ? Si, ce ne assicura Isaia .
Parvulus natus est nobis , filius datus* est no
4
82
bis. A ciò l'ha condotto l'amore che ci porta
questo amante Signore , e 'l desiderio che ha
đ' essere amato da noi. Da suo si è fatto no
stro . Vediamolo ; ma prima cerchiamo luce
al ss . Sacramento , e alla divina Madre.
Il maggior pregio di Dio , anzi il tutto di
Dio, è l'essere suo , cioè l'essere da sè, e non
dipendere da niuno. Tutte le creature , per
grandi ed eccellenti che sieno , in fatti sono
niente , perché quanto hanno , tutto l'hanno
da Dio , che l'ha create , e le conserva ; in
modo tale , che se Dio lasciasse per un mo
mento di conservarle , subito perderebbero
il loro essere, e ritornerebbero al niente . Dio
all'incontro , perch'è da sè , non può man
care ; nè può esservi chi lo distrugga , o di
minuisca la sua grandezza , la sua potenza ,
o la sua felicità . Ma s . Paolo dice , che l'eterno
Padre ha dato il Figlio per noi : pro nobis
omnibus tradidit illum . Rom . 8. 32. E che 'l
Figlio medesimo si è dato per noi : dilexit
nos et tradidit semetipsum pro nobis. Ephes.
5. 2. Dunque Dio dandosi per noi , egli si è
fatto nostro ? Si , dice s . Bernardo : natus est
nobis , qui sibi erat ; quegli ch'era tutto a se
stesso, ha voluto nascere a noi, e farsi nostro .
Triumphat de Deo amor. Questo Dio , che da
njuno può esser dominato , l'amore , per dir
così , l' ha vinto , e ne ha trionfato , sì che
da suo l'ha fatto nostro . Sic Deus dilexit
mundum , ut Filium suum unigenitum daret.
Joan . 3. 16. Sino a questo segno, disse Gesù
Cristo , Dio ha amati gli uomini, che loro ha
83
donato il suo medesimo Figlio. E'l Figlio
stesso anche per amore ha voluto donarsi agli
uomini, per essere da loro amato.
In più modi avea già procurato Iddio di
cattivarsi i cuori degli uomini, ora con be
neficj, ora con minacce , ora con promesse ;
ma non era giunto a conseguire l'intento. Il
suo infinito amore , dice s . Agostino , trovò il
modo di farlo dare per mezzo dell'incarna
zione del Verbo tutto a noi , per obbligarci
così ad amarlo con tutto il nostro cuore : mo
dum tunc , ut se proderet, invenit amor . Serm .
206. de temp . Poteva egli mandare un ange
lo , un serafino a redimere l' uomo ; ma ve
dendo, che l'uomo , se fosse stato redento da
un serafino, avrebbe avuto a dividere il suo
cuore , amando con parte di quello il Crea
tore, e con parte il suo Redentore; Dio, che
voleva tutto il cuore , e tutto l'amore dell'uo
mo , voluit esse nobis ( dice un divoto autore)
Creator et Redemptor ; siccome egli era il
nostro Creatore , volle farsi ancora nostro
Redentore.
Ed eccolo già venuto dal cielo in una
stalla ; da bambino , nato per noi , e dato
tutto a noi . Parvulus natus est nobis , Filius
datus est nobis. E ciò appunto volle signifi
care l'angelo, quando disse a' pastori : natus
est vobis hodie Salvator. Luc. 2. 11. Come
dicesse : uomini , andate alla grotta di Betlem
me , adorate ivi quel bambino che vi trove
rete , steso sulla paglia , dentro una mangia
toja , che trema di freddo , e piange ; sap
84
piate , che quegli è il vostro Dio , che non
ha voluto mandare altri a salvarvi , ma ha
voluto venire egli stesso, per così acquistarsi
tutto il vostro amore . Si , perciò è venuto in
terra il Verbo eterno a conversare cogli uo
mini per farsi amare : cum hominibus conver
satus est.Bar.3.38 . Un re, se dice una parola di
confidenza ad un vassallo, se gli fa un sorriso,
se gli dona un fiore, oh quanto quel vas
sallo si stima onorato e fortunato ! Quanto
più poi , se il re lo cercasse per amico! se lo
tenesse con sè ogni giorno a mensa ! se vo
lesse che abitasse nel suo medesimo palagio,
e che gli stesse sempre vicino! Ah mio sommo
Re , mio caro Gesù , voi non potendo por
tare l' uomo prima della redenzione in cielo,
che gli era chiuso per cagion del peccato ,
siete venuto voi in terra a conversar con
l'uomo qual loro fratello, e a darvi tutto
all' uomo per l'amore che gli portate : dile
xit nos, et tradidit semetipsum pro nobis. Si ,
dice s. Agostino , questo amorosissimo e pie
tosissimo Dio , per l'amore che porta all'uo
mo, non solo ha voluto donargli i suoi beni,
ma anche se stesso : Deus piissimus præ a
more hominis , non solum sua , verum se ipsum
impendit.
Dunque tanto è l'affetto che questo som
mo Signore conserva per noi vermi misera
bili , che si contenta di darsi tutto a noi ,
nascendo per noi , vivendo per noi , sino a
dare per noi la vita , e tutto il suo sangue,
per apparecchiarci un bagno di salute, e la
85
varci da tutti i nostri peccati: Dilexit nos ,
et lavit nos in sanguine suo. Apoc. 1. 5. Ma,
Signore ( dice Guerrico abbate ) , questa par
che sia una soverchia prodigalità che fate di
voi stesso , per questa grand'ansia che avete
di essere amato dall' uomo : oh Deum , si fas
est dicere, prodigum sui præ desiderio homi
nis! E come no , soggiunge , come non ha da
dirsi prodigo di se stesso questo Dio , che
per acquistare l ' uomo perduto, non solo dà
le sue cose , ma anche se medesimo ? An
non prodigum sui , qui non solum sua , sed se
ipsum impendit, ut hominem recuperaret ?
Dice s . Agostino, che Dio per cattivarsi
l' amore degli uomini, ha scoccate diverse
saette d'amore ai loro cuori : novit Deus sa
gittare ad amorem ; sagittat, ut faciat aman
tem . In psal, 119. Quali sono queste saette ?
Son tutte queste creature che vediamo , poi
chè tutte l'ha create Dio per l'uomo, ac
ciocchè l'uomo l'amasse ; onde dice lo stesso
santo : cælum et terra , et omnia mihi dicunt ,
ut amem te . Pareva al santo , che il sole , la
Juna , le stelle , i monti , le campagne , i mari ,
i fiumi gli parlassero , e dicessero : Agostino,
ama Dio , perchè Dio ha creati noi per te ,
acciocchè tu l'amassi . S. Maria Maddalena
de' Pazzi , quando teneva in mano un bel
pomo , o un bel fiore, diceva , che quel po
mo, quel fiore le era come una saetta al
cuore , che la feriva d'amore verso Dio ;
pensando , che Dio da un'eternità avea pen
sato a creare quel fiore, acciocch'ella scor
86
gesse il di lui affetto , e l'amasse . S. Teresa
ancora dicea, che tutte queste belle creature ,
che noi vediamo , le marine, i ruscelli ,
fiori, i frutti, gli uccelli , tutti ci rinfacciano
la nostra ingratitudine a Dio , poichè tutti
sono segni dell'amore , che Dio ci porta.
Narrasi ancora di un certo divoto romito ,
che andando per la campagna, e trovando
l ' erbette e i fiori, gli sembrava, che quelli
e
gli rimproverassero la sua sconoscenza ,
perciò l'andava percuotendo col suo baston
cello , loro dicendo : tacete , tacete , v'ho in
teso , non più ; voi mi rimproverate la mia
ingratitudine, mentre Dio v' ha creati così
belli per me , acciocchè io l'amassi , ed io
non l'amo; tacete , v'ho inteso , non più ,
non più. E così andava sfogando l'affetto
che sentiva accendersi nel cuore verso Dio
da quelle belle creature .
Erano dunque saette d'amore tutte queste
creature al cuore dell'uomo ; ma Dio di que
ste sole saette non fu contento : elle non e
rano già bastate a guadagnarsi l' amore degli
uomini : posuit me sicut sagittam electam , in
pharetra sua abscondit me. Isa . 49. Dice U
gon cardinale su questo passo , che siccome
il cacciatore tien riserbata la saetta migliore
per l'ultimo colpo a fermare la fiera ; così
Dio fra tutti i suoi doni tenne riserbato Ge
sù , sino che venne la pienezza de' tempi ,
ed allora inviollo come per ultimo colpo a
ferire d'amore i cuori degli uomini: sagitta
electa reservatur ; ita Christus reservatus est
87
in sinu Patris, donec veniret plenitudo tem
poris , et tunc missus est ad vulneranda corda
fidelium . Gesù dunque fu la saetta eletta e
riserbata , al colpo della quale predisse già
Davide che doveano cader vinti popoli in
tieri: sagittæ tuæ acutæ populi sub te cadent.
Ps. 44. Oh quanti cuori feriti io vedo ardere
d'amore avanti la mangiatoja di Betlemme !
Quanti a piedi della croce nel calvario !
Quanti alla presenza del ss . Sacramento su
gli altari !
Dice s . Pier Grisologo , che 'l Redentore ,
per farsi amare dall'uomo, volle prendere
diverse forme: propter nos alias monstratus
in formas , qui manet unica suæ majestatis in
forma. Serm . 23. Quel Dio , ch ' è immuta
bile , volle farsi vedere or da bambino in
una stalla , or da garzone in una bottega , or
da reo su d'un patibolo, or da pane su d'un
altare . Volle Gesù dimostrarsi a noi in que
ste varie sembianze , ma in tutte queste com
parse fe' sempre la comparsa d'amante. Ah
mio Signore , ditemi, v'è più che inventare
per farvi amare? Notas facite ( gridava Isaia )
adinventiones ejus. Isa . 12. 4. Andate , o *
nime redente , diceva il profeta, andate da
per tutto pubblicando le invenzioni amorose
di questo Dio amante , ch'egli ha pensate
ed eseguite per farsi amare dagli uomini,
mentre dopo che ha dati loro tanti suoi doni ,
ha voluto dare se stesso , e darsi loro in
tanti modi . Si vulneris curam desideras ( dice
S. Ambrogio lib . 3. de Virg . ) , medicus est ;
88
Se sei infermo, 'e vuoi guarire , ecco Gesù
che col suo sangue ti sana. Si febribus vestua
ris , fons est ; se sei tormentato da fiamme
impure di affetti mondani, ecco il fonte che
colle sue consolazioni ti conforta : Si mortem
times, vita est : si cælum desicleras , via est ;
in somma , se non vụoi morire, egli è la
vita : se vuoi il cielo , egli è la via.
E non solo Gesù Cristo si è dato a tutti
gli uomini in generale , ma ha voluto darsi
ancora a ciascuno in particolare. Ciò era quel
che facea dire a s . Paolo : dilexit me , et tra
didit semetipsum pro me. Galat. 2. 20. Dice
s . Giovan Grisostomo , che Dio così ama cia
scuno di noi , come ama tutti gli uomini:
adeo singulum quemquam hominem diligit,
quo diligit orbem universum . Hom . 24. in ep.
ad Gal . Sicché se nel mondo , fratello mio ,
non vi fosse stato altri che voi , per voi solo
sarebbe venuto il Redentore , ed avrebbe
dato il sangue , e la vita. E chi mai potrà
spiegare , o capire ( dice s . Lorenzo Giusti
niani ) l'amore che questo Dio innamorato
porta ad ogni uomo ? Neque valet explicari,
quo circa unumquemque Deus moveatur af
fectu. Ciò faceva dire anche a s . Bernardo ,
parlando di Gesù Cristo : ' totus mihi datus ,
totus in meos usus expensus. Serm . 3. de
circumcis. Ciò faceva dire anche a s . Giovan
Grisostomo : totum nobis dedit, nihil sibi re
liquit. Ci ha dato il suo sangue , la sua vita ,
se stesso nel Sacramento ; non gli è restato
più che darci. In sorma , dice s . Tommaso ,
89
dopo che Dio ci ha dato se stesso , che più
può restargli da darci ? Deus ultra quo se
extenderet, non habet . Opusc. 73. cap. 2 .
Dopo l'opere dunque della redenzione, Dio
non ha più che darci , nè ha più che fare
per amore dell'uomo .
Sicché ogni uomo dovrebbe dire quel che
diceva s . Bernardo : Me pro me debeo , quid
retribuam Domino pro se ? Io sono di Dio , e
a Dio debbo rendermi, per avermi egli creato
e dato l'essere ; ma io dopo avergli dato me ,
che renderò a Dio per avermi egli dato se
stesso ? Ma non occorre andarci più confon
deudo ; basta che diamo a Dio il nostro a
more , e Dio è contento , I re della rra si
gloriano nel doininio de' regni , e delle ric
chezze : Gesù Cristo è contento del regno de'
nostri cuori ; questo reputa il suo principato ;
e questo principato egli volle acquistarseló
inorendo in croce : Et factus est principatus
super humerum ejus . Is. 9. 6. Per queste pa
role , principatus super humerum ejus, più in
terpreti con s . Basilio , s . Cirillo , s. Agostino ed
altri, intendono la croce che'l nostro Reden
tore portò sulle spalle . Questo Re celeste, dice
Cornelio a Lapide , è un Signore molto di
verso dal demonio ; il demonio carica di
pesi le spalle de' suoi sudditi , Gesù all'in
contro si addossa egli i pesi del suo princi
pato , abbracciandosi la croce , sulla quale
vuol morire per acquistarsi il dominio
de' nostri cuori : diabolus onera imponit hu
meris subditorum , Christus suis humeris su
90
stinebit onus sui principatus, quia Christus
sceptrum imperii sui , puta , crucem , humeris
suis bajulabit , et regnabit a ligno . A Lap.
in loc. c . Isaic . Tertulliano disse , che dove
i monarchi terreni portano lo scettro , e
la corona per insegne del loro dominio ,
Gesù Cristo portò la croce, che fu il trono
dove salì a regnare del nostro amore : quis
regum insigne potestatis suæ humero præfert,
et in capite diadema , aut in manu sceptrum ?
Solus Rex Christus Jesus potestatem suam in
humero extulit, crucem scilicet, ut exinde re
gnaret.
Quindi parla Origene , e dice: se Gesù
Cristo ha dato se stesso ad ogni uomo, che
gran cosa farà l'uomo , se si dà tutto a Gesù
Cristo ? Christus semetipsum dedit; quid ergo
magnum faciet homo, si semetipsum offerat
Deo , cui ipse se prior obtulit Deus ? Orig.
hom . 24. in nat. Doniamo dunque di buona
voglia il nostro cuore , e'l nostro amore a
questo Dio , che per acquistarselo ha dovuto
dare il sangue , la vita , e tutto sé. Oh si sci
res donum Dei, et quis est qui dicit tibi: mu
lier, da mihi bibere ! Jo . 4.7. Oh se, inten
dessi ( Gesù disse alla Samaritana ) la grazia
che ricevi da Dio , e chi è quello che ti cerca
da bere ! Oh se intendesse l'anima, che gra
zia è quella , quando Dio le domanda che
l'ami , dicendole : diliges Dominum Deum
tuum ! Se un suddito sentisse dirsi dal suo
principe che l' amasse , questa sola richiesta
basterebbe ad incatenarlo . E non c'incatena
91
un Dio , chiedendoci il nostro cuore , dicen
do : præbe , fili mi, cor tuum mihi ? Prov.
23. 26.
Ma questo cuore non lo vuol dimezzato ,
lo vuole tutto ed intiero ; vuole , che noi
cou tutt'il cuore l'amiamo : diliges Dominum
Deum tuun ex toto corde tuo . Se no , non è
contento. A questo fine egli ci ha dato tutto
il suo sangue, tutta la sua vita, tutto se stesso ,
acciocchè gli diamo tutti noi stessi , e siamo
tutti suoi . Ed intendiamo , che allora noi
daremo tutt' il nostro cuore a Dio , quando
gli daremo tutta la nostra volontà , non vo
lendo da qui avanti se non quello che vuole
Dio , il quale certamente non vuole che ' l
nostro bene , e la nostra felicità . In hoc
Christus ( dice l'apostolo ) mortuus est ,
mortuorum et vivorum dominetur. Sive ergo
morimur , sive vivimus, Domini sumus. Rom .
14. 8. Gesù ha voluto morire per noi ; più
non avea che fare, per guadagnarsi tutto il
nostro amore , e per essere unico Signore
del nostro cuore; onde da oggi innanzi dob
biamo far sapere al cielo ed alla terra , in
vita ed in morte , che non siamo più nostri ,
ma siamo solamente e tutti del nostro Dio .
Oh quanto desidera Dio di vedere, e quan
to gli è caro un cuore ch'è tutto suo ! Oh le
finezze amorose che fa Dio , i beni , le deli
zie , la gloria , che apparecchia Dio nel pa
radiso ad un cuore ch'è tutto suo ! Il ven . p .
Gian Leonardo di Lettera domenicano vide
un giorno Gesù Cristo, che in sembianza di
92
cacciatore andava per la foresta di questa
terra con un dardo in mano ; gli domandò il
servo di Dio , che andasse cosi facendo ? Gesù
rispose , che andava a caccia de' cuori. Chi 1
sa , dico io , se in questa novena riuscirà al
Redentore bambino di ferire, e di far preda
di qualche cuore, del quale prima è andato
molto tempo a caccia , e non gli è riuscito
mai di ferirlo, e guadagnarlo . Anime divote,
se Gesù farà acquisto di noi , noi faremo a
cquisto di Gesù . Il cambio è assai più van
taggioso per noi . Teresa ( disse un giorno il
Signore a questa santa ), sinora non sei stata
tatta mia ; or che tu sei tutta mia , sappi,
ch' io son tutto tuo. S. Agostino chiama Pa
more : vittam copulantem amantem cum am
mato , una fascia che stringe l'amante coll'a
mato . Dio ha tutto il desiderio di stringersi ,
e d'unirsi con noi ;ma bisogna , che noi an
cora procuriamo di unirci con Dio . Se vo
gliamo, che Dio diasi tutto a noi , bisogna
che ancora noi ci diamo tutti a Dio .

Affetti , e preghiere.

Oh me felice , se da oggi avanti potrò


sempre dire colla sagra sposa : dilectus meus
mihi, et ego illi. Cant. 2. 16. Il mio Dio , l'a
mato mio s'è dato tutto a me ; è ragione ,
ch' io mi dia tutto al mio Dio , e dica sem
pre : quid mihi est in coelo , et a te quid volui
super terram ? Deus cordis mei , et pars mea
Deus in æternum . Psalm . 62. 11. O diletto
93
mio Bainbino , caro mio Redentore, giacche
voi siete sceso dal cielo per donaryi tutto
a ne , che altro voglio andar cercando io
nella terra e nel cielo fuori di voi , che siete
il sommo bene , l'unico tesoro , il paradiso
dell'anime. Voi siate dunque l'unico Signore
del mio cuore , voi possedetelo tutto . Solo
a voi il mio cuore , ubbidisca , e cerchi di
piacere . Solo voi ami l'anima mia , e voi solo
siate la mia parte . Si procurino gli altri, e
si godano ( se mai può trovarsi vero godimen,
to fuori di voi) i beni e le fortune di questo
mondo ; voi solo voglio , che siate la mia for
tuna , la mia ricchezza , la mia pace , e la
mia speranza in questa vita, e nell' eternità .
Eccovi dunque il cuore , tutto ve lo dono ;
egli non è più mio , è vostro . Siccome roi
in entrare nel mondo offeriste all'eterno Pa
re , e gli donaste tutta la vostra volontà , se
condo ci fate sapere per Davidde: in capite
libri scriptum est de me , ut facerem zolun
tatem tuam : Deus meus volui; Psal. 39 .: così
oggi io offerisco a voi , mio Salvatore , tutta
la mia volontà . Ella un tempo vi è stata ri
belle , e con quella io v'ho offeso ; ma di
tutti i miei malvagi consensi, co' quali ho
perduta miseramente la vostra amicizia , ora
me ne dolgo con tutto il cuore , e questa
mia volontà a voi tutta la consagro . Domine,
quid me vis facere? Ditemi quel che volete
da me , che tutto voglio farlo. Disponete di
me e delle mie cose come vi piace , ch' io
tutto accetto , ed in tutto mi rassegno . So ,
94
che voi volete il meglio per me , onde tutta
abbandono nelle vostre mani l'anima mia.
In manus tuas commendo spiritum meum. Aju
tatela per pietà , e conservatela voi , e fate,
che sia sempre vostra , e tutta vostra , giac
che l'avete redenta con tutto il vostro san
gue. Redemisti me , Domine, Deus veritatis.
O beata voi , ss . Vergine Maria ! Voi foste
tutta , e sempre tutta di Dio ; tutta bella ,
tutta pura , e senza macchia: Tota pulchra es,
et macula non est in te. Voi foste quell'una
chiamata fra tutte l'anime dal vostro sposo
la sua colomba , la sua perfetta : una est co
lumba mea , perfecta mea . Voi l'orto chiuso
ad ogni difetto e colpa, e tutto colmo di fiori
e frutti di virtù. Ah Regina e Madre mia ,
voi che siete così bella agli occhi del vostro
Dio, abbiate pietà dell'anima mia , ch'è di
venuta così deforme per li suoi peccati. Ma
se per lo passato io non sono stato di Dio ,
ora voglio esser suo , e tutto suo . La vita che
mi resta voglio spenderla solo in amare il
mio Redentore , che mi ha tanto amato ; ba
sta dire , che si è dato tutto a me. Impetra
temi voi , speranza mia , forza d'essergli gra
to , e fedele sino alla morte . Amen , così spe
ro , così sia .
95

DISCORSO SETTIMO

Il Verbo eterno di beato si fe ' tribolato .

Et erunt oculi tui videntespræceptorem tuum .


Isa . 30. 20 .

Dice san Giovanni: omne quod in mundo


est , concupiscentia carnis est , concupiscentia
oculorum , et superbia vitae. i . Jo. 2. 16. Ec
co i tre malvagi amori , da cui venne ad es
ser dominato l' uomo dopo il peccato di A
damo : amor de' piaceri , amor delle ricchez
ze , amor degli onori , dai quali poi nasce
la superbia umana. Il Verbo divino per in
segnare a noi col suo esempio la mortifica
zione de' sensi , che vince l'amor de'piaceri,
di beato si fe ’ tribulato . Per insegnarci il di
stacco da ' beni di questa terra , di ricco si
fe' povero . E finalmente per insegnarci l'u
miltà, che vince l' amor degli opori, di sų
blime si fece umile . Di questi tre punti par
leremo in questi tre ultimi giorni della no
vena . Parliamo oggi del primo. Venne dun
que il nostro Redentore ad insegnarci più
coll' esempio della sua vita , che colle dot
trine che predicò , l'amore alla mortifica
zione de' sensi ; e perciò di beato ch' egli è ,
ed è stato sempre ab eterno , si fece tribu
lato . Vediamolo ; e cerchiamo luce a Gesù
ed a Maria.
L'apostolo , parlando della divina beati
f
96
tudine , chiama Dio l'unico beato e potente :
beatus , et solus potens. Tim . 6. 25. E con
ragione , perchè ogni felicità che può godersi
da noi sue creature altro non è che una mi
nima partecipazione della felicità infinita di
Dio . I beati del cielo in quella trovano la
loro beatitudine , cioè in entrare nel mare
immenso della beatitudine di Dio : Intra in
gaudium Domini tui. Matth . 25. 21. Questo
è il paradiso che il Signore dona all'anima ,
allorchè ella entra al possesso del regno e
terno .
Dio da principio creando l'uomo , non lo
pose in terra a patire, ma posuit in paradiso
voluptatis. Gen. 2. 15. Lo pose in un luogo
di delizie , acciocchè di là poi passasse al
cielo , dove godesse in eterno la gloria dei
beati. Ma l'uomo infelice col peccato si ren
dè indegno del paradiso terrestre, e si chiu
se le porte del celeste , condannapdosi vo
lontariamente alla morte , ed alle miserie e
terne . Ma il Figlio di Dio , per liberare l'uo
mo da tanta ruina , che fece? Di beato e fo
licissimo ch'egli era , volle diventare afllit
to e tribulato . Potea già il nostro Reden
tore riscattarci dalle mani de' nostri nemici
senza patire. Potea venire in terra, e godersi
la sua felicità , facendo una vita beata anche
quaggiù , con quell'onore che a lui era do
vuto , come Re e Signore del tutto . Bastava
in quanto alla redenzione, che avesse offerto
a Dio una sola goccia di sangue , una lagri
ma sola per redimere il mondo, ed infiniti
97
mondi . Quælibet passio Christi ( dice l'Ange
lico ) suffecisset ad redemptionem propter in
finitam dignitatem personæ . Quodlib. 2 , art. 2 .
Ma no : proposito sibi gaudio , sustinuit cru
cem. Hebr. 12. 2. Egli volle rinunziare a tut
ti gli onori e piaceri , e si elesse in questa
terra una vita tutta piena di travagli , e d'i
gnominie.
Bastava sì , dice san Giovan Grisostomo ,
alla redenzione dell'uomo qualunque opera
del Verbo incarnato ; ma non bastava all'a
more ch' egli portava all' uomo. Quod suffi
ciebat redemptioni , non sufficiebat amori. E
poichè chi ama vuol vedersi amato , Gesù
Cristo per vedersi amato dall'uomo volle pa
tire assai, e scegliersi una vita tutta di pe
ne , per obbligare l'uomo ad amarlo assai.
Rivelò il Signore a s . Margherita da Corto
na , che in sua vita non provò mai una mi
nima consolazione sensibile : magna velut
mare contritio tua. Thren . 2. 13. La vita di
Gesù Cristo fu amara come il mare , ch'è
tutto amaro e salso, e non ha goccia che sia
dolce. E perciò con ragione Isaia chiamò Ge
sù Cristo , virum dolorum ( cap . 53. ) : l'uomo
di dolori , come se d'altro non avesse ad esa
ser capace in questa terra , che di stenti e
di dolori. Dice san Tommaso , che il Reden
tore non si caricò di semplici dolori , ma
assumpsit dolorem in summo ; viene a dire ,
che voll'essere l'uomo più addolorato che
mai fosse vivuto, o avesse a vivere sulla terra .
Lig ., undici discorsi ecc. 5
98
Si , perchè quest'uomo nacque a posta per
patire . Perciò assunse un corpo tutto atto al
patire . Egli in entrare nell'utero di Maria ,
come ci avvisa l'apostolo , disse al suo eter
no Padre ; ingrediens mundum dicit : hostiam
et oblationem noluisti, corpus autem aptasti
mihi. Hebr. 10. 5. Padre mio , voi avete ri
fiutati i sacrifizi degli uomini , perchè quelli
non erano bastanti a soddisfare la vostra di
vina giustizia per le offese che vi han fatte :
avete dato a me un corpo , com'io già ve l'ho
richiesto , delicato , sensitivo , e tutto adat
tato al patire : questo corpo io volentieri l'ac
cetto , e ve l'offerisco; poichè con questo ,
soffrendo tutti i dolori che mi accompagne
ranno nella mia vita , e finalmente mi da
ranno la morte sulla croce , così intendo pla
carvi verso il genere umano , e così acqui
starmi l'amore degli uomini .
Ed eccolo , che appena entrato nel mondo
da principio al suo sagrifizio , e comincia a
patire; ma d' altro modo che non patiscono
gli uomini . Gli altri bambini , stando nel
l'utero delle loro madri , non patiscono , poi
che stanno nel loro sito naturale ; e se qual
che poco patiscono , almeno non conoscono
quel che patiscono , mentre son privi d'in
tendimento ; ma Gesù bambino patisce per
nove mesi l'oscurità di quella carcere , pa
tisce la pena di non potersi muovere , e ben
conosce quel che patisce. Perciò disse Ge
remia : foemina circumdabit virum . 31. 12 .
Predisse che una donna , quale fu Maria, do
99
veya tenere involto tra le sue viscere , non
già un bambino ma un uomo : bambino sì ,
in quanto all’età; ma uomo perfetto in quan
to all'uso della ragione , poiché Gesù Cristo
sin dal primo momento di sua vita fu ripie
no di tutta la sapienza : in quo sunt omnes
thesauri sapientice et scientiæ absconditi. Co
loss . 2. 3. Onde disse s. Bernardo : vir erat
Jesus necdum etiam natus , sed sapientia, non
ætate. Hom . 2. sup . miss. Esant'Agostino :
erat ineffabiliter sapiens , sapienter infans.
Serm . 27. de temp .
Esce poi dalla carcere dell'utero mater
no , ma a che ? esce forse a godere ? esce а .
più patire , mentre si elegge di nascere nel
cuore dell'inverno in una spelonca , la quale
è stalla d'animali , di mezza notte ; e nasce
con tanta povertà , che non ha fuoco che lo
riscaldi , nè panni bastanti che lo riparino
dal freddo : magna cathedra præsepium illud ,
dice san Tommaso da Villanova. Oh come
bene c'insegnò Gesù Cristo l'amore al pati
re nella grotta di Betlemme !In præsepe ( sog
giunge il p . Salmeronę ) omnia sunt vilia vi
sui , ingrata auditui , olfactui molesta , tactui
dura et aspera. Nel presepio tutto dà pena :
tutto dà pena alla vista , perchè non si vede
che pietre rozze e oscure: tutto dà pena al
l'udito , perchè altro non si sente , che voci
d'animali quadrupedi: tutto dà pena all'odo
rato , per la puzza che vi è di letame : e tut
to dà pena al tatto , perché la culla non è
altro che una piccola mangiatoja , ed il letto
100
non è composto che di sola paglia . Ecco
questo Dio bambino come sta tra le fasce
stretto , sì che non può muoversi. Patitur
Deus (disse s . Zenone) pannis alligari, quod
mundi venerat debita soluturus. E qui sog
giunge s . Agostino : O felices panni, quibus
peccatorum sordes extersimus ! Serm . 9 . de
temp. Eccolo come trema per lo freddo, co
me piange, per darci ad intendere che pa
tisce , e presenta al Padre quelle prime sue
lagrime , per liberarci dal pianto eterno da
noi meritato. Felices lacrymæ , quibus nostræ
obliterantur impietates, dice san Tommaso da
Villanova ; o lagrime per noi beate , che ci
ottengono il perdono de' nostri peccati !
E così sempre afflitta e tribolata seguitò ad
esser la vita di Gesù Cristo. Tra poco , ap
pena nato , è costretto a fuggire esule e ra
mingo in Egitto, per liberarsi dalle mani di
Erode . Ivi in quel paese barbaro visse molti
anni nella sua fanciullezza povero e scono
sciuto. E poco dissimile fu poi la vita che
fece ritornato da Egitto , abitando in Naza
rette , sino finalmente a ricevere la morte per
man de'carnefici su d'una croce in un mare
di dolori e di obbrobrj. Ma inoltre bisogna
qui intendere , che i dolori che Gesù Cristo
soffrì nella sua passione, la flagellazione, la
coronazione di spine, la crocifissione, l'ago
nia , la morte , e tutte l'altre pene ed in
giurie che pati nel fine, tutte le patì dal prin
cipio della sua vita ; perchè fin dal principio
gli fu sempre avanti gli occhi rappresentata
101
la scena funesta di tutti i tormenti, che do
vea soffrire nel partirsi di questa terra , co
m'egli predisse per bocca di Davide : dolor
meus in conspectu meo semper. Ps. 37. 18. Ai
poveri infermi si nasconde il ferro , o il fuo
co , con cui bisogua tormentarli per conse
guire la loro sanità ; ma Gesù non volle
che gli si nascondessero gli stromenti della
sua passione , co quali dovea finir la vita ,
per ottenere a noi la vita eterna ; ma volle
tener sempre avanti gli occhi i flagelli, le
spine , i chiodi , la croce , che doveano
spremergli tutto il sangue delle vene , sino
a farlo spirare abbandonato da ogni con
forto per puro dolore . A suor Maddalena Or
sini , che da molto tempo pativa una grave
tribolazione, apparve un giorno Gesù in forma
di crocifisso , per così confortarla colla me
moria della sua passione , e l'animò a soffrir
con pazienza quella croce. La serva di Dio
gli disse: ma , Signore, voi solamente per tre
ore foste sulla croce ; ma io già son più anni,
che patisco questa pena. Ah ignorante ! allora
le rispose il Crocifisso, io sin dal primo punto
che stetti nell'utero di Maria , soffersi tutto
quel che poi ebbi a patire nella mia morte .
Christus dice il Novarino ) crucem etiam in
ventre matris menti impressam habuit , adeo
ut vix natus principatum ejus super humerum
ejus habere dicitur. Dunque, mio Redentore,
io non ti troverò per tutta la tua vita in altro
luogo , se non sulla croce : Domine, nusquam
te inveniam , nisi in cruce , disse Drogone
I02
Ostiense . Si , perchè la croce dove moriGesù
Cristo , sempre gli fu innanzi alla sua mente
a tormentarlo . Anche dormendo , dice il Bel
larmino , il cuore di Gesù era assistito dalla
vista della croce : crucem suam Christus sem
per ante oculos habuit. Quando dormiebat,
cor vigilabat , nec ab intuitu crucis vacuum
erat .
Ma quello che più rendè tribolata ed amara
la vita del nostro Redentore, non furono tanto
i dolori della sua passione, quanto il vedersi
innanzi i peccati , che dopo la sua morte ave
vano da commettere gli uomini . Questi furo
no quei crudeli carnefici, che lo fecero vivere
in una continua agonia , oppresso sempre da
una si terribil mestizia , che sarebbe bastata
colla sua pena a farlo morire in ogni mo
mento di puro dolore. Scrive il p . Lessio ,
che la sola vista dell'ingratitudine degli uo
mini avrebbe bastato a far morire . mille volte
di dolore Gesù Cristo. I flagelli, la croce , la
morte non furono già a lui oggetti odiosi, ma
cari , e da lui stesso voluti e desiderati. Egli
medesimo spontaneamente s'era offerto a sof
í
frirli: oblatus est , quia ipse voluit. Isa . 53.
Egli non diè la sua vita contro sua voglia ,
ma per propria elezione , come ci fe' inten
dere per s. Giovanni : animam meam pono pro
ovibus meis. Jo . 10. 15. Anzi questo fu il suo
maggior desiderio in tutta la sua vita , che
presto giungesse il tempo della sua passione,
per vedere compita la redenzione degli uo
mini ; che perciò disse nella notte precedente
1
103
alla sua morte : desiderio desideravi hoc pascha
manducare vobiscum . Luc . 22. 15. E prima
di giungere questo tempo par che si andasse
consolando con dire : baptismo habeo baptiza
ri , et quomodo coarctor usquedum perficia
tur ? Luc. 12. 70. Io debbo già esser battez
zato col battesimo del mio medesimo sangue ,
non già per lavare l'anima mia , ma le mie
pecorelle dalle macchie de' loro peccati ; e
quanto mi sento struggere per lo desiderio
che giunga presto l'ora di vedermi esangue
e morto sulla croce ! Dice s . Ambrogio , che
il Redentore non era afllitto già dal timore
della sua morte , ma dalla dimora del nostro
riscatto . Non ex me mortis suce , sed ex mora
redemptionis nostræ .
Contempla s . Zenone , in un sermone che
fa della passione , che Gesù Cristo si elesse
il mestiere di legnajuolo in questa terra , co
me già per tale fu conosciuto e chiamato ,
nonne hic est faber et filius fabri ? Marc. 6 .
3 .; perchè i legnajuoli tengono sempre tra
le mani legni e chiodi ; e Gesù esercitando
quest'arte , par che si dilettasse di tali cose,
perchè meglio gli rappresentavano i chiodi
e la croce , in cui voleva morire . Dei filius
illis delectabatur operibus , quibus lignorum
segmentis et clavis sibi sæpe futuræ crucis
imago præformabatur. S. Zeno , serm . de laud .
pass. Sicché ( ripigliamo il punto ) non fu
tanto la memoria di sua passione , che afllisse
il cuore del nostro Redentore , quanto l'in
gratitudine , con cui gli uomini doveano pa
104
gare il suo amore. Questa ingratitudine lo fe'
piangere nella stalla di Betlemme : questa gli
fe' sudar živo sangue con agonia di morte
nell'orto di Getsemani : questa gli recò tanta
mestizia , che giunse a dire , ch'ella sola ba
stava a dargli morte : tristis est anima mea
usque ad mortem . E questa ingratitudine fi
nalmente fu quella che lo fece morire deso
lato, e abbandonato da ogni consolazione sulla
croce ; poichè dice il p. Suarez , che Gesù
Cristo più principalmente volle soddisfare per
la pena del danno dovuta all'uomo , che per
la pena del senso : principalius Christus satis
fecit pro poena damni, quam sensus. E perciò
furono assai più grandi le pene intre del
l'anima del Signore , che tutte le altre del
corpo .
Dunque ancora coi nostri peccati avemmo
parte a rendere così amara e tribolata tutta
la vita del nostro Salvatore . Ma ringraziamo
la sua bontà , che ci dà tempo di rimediare
al male fatto. Come abbiam da rimediare ?
con soffrire con pazienza le pene e le croci ,
ch'egli ora ci manda per nostro bene. E per
soffrire con' pazienza queste pene , egli me
desimo ci dà il modo : pone me ut signacu-,
lum super cor tuum . Cant. 8 . 7 . Metti sopra
il tuo cuore l'immagine di me crocifisso; viene
a dire, considera il mio esempio , i miei do
lori che ho sofferti per te , e così soffrirai
tutte le croci con pace . Dice s . Agostino , che
questo medico celeste volle egli infermarsi ,
per sanare noi infermi colla sua infermità ;
105
mirabile genus medicince! Medicus voluit ægro
tare , et ægrolos sua infirmitate sanare. Serm .
19. de sanct. Secondo quel che già disse Isaia
( cap. 53.) : livore ejus sanati sumus. All'ani
me nostre inferme , per causa del peccato ,
era unicamente necessaria questa medicina
del patire; e Gesù Cristo prima la volle egli
bere , acciocchè non ripugnassimo di pren
derla noi , che siamo i veri infermi. Prior bi
bit medicus , ut bibere non dubitaret ægrotus.
S. August. serm . 18. , de verb . dom . Posto
ciò , dice s. Epifanio , che noi per farci co
noscere veri seguaci di Gesù Cristo , dobbia
mo ringraziarlo, quando ci manda croci: chri
stianorum propria virtus est , etiam in adver
sis referre gratias. E con ragione , perchè trat
tandoci così, egli ci fa simili a lui. Soggiunge
s . Giovan Grisostomo una cosa di gran con
solazione : dice , che quando noi ringraziamo
Dio de ' beneficj, allora gli rendiamo ciò che
gli dobbiamo ; ma quando sopportiamo qual
che pena per amor suo con pazienza , allora
in certo modo Dio resta a noi debitore : in
bonis gratias agens, reddidisti debitum ; in ma
lis , Deum reddidisti debitorem . Se vuoi ren
dere amore a Gesù Cristo , impara da lui ,
dice s . Bernardo , come dèi amarlo : disce il
Christo, quemadmodum diligas Christum . Serm .
20. in cant. Contentati di patire qualche cosa
per quel Dio , che tanto ha patito per te . Il
desiderio di dar gusto a Gesù Cristo , e di
fargli conoscere l'amore che gli si poria , era
quello che rendeva avidi e sitiboudi i santi ,
* 5
106
non di onori o piaceri, ma di pene e disprez
zi. Ciò faceva dire all'apostolo : mihi absit
gloriari , nisi in cruce Domini nostri Jesu
Christi. Gal.4. 14. Fatto egli felice compagno
del suo Dio crocifisso, non ambiva altra glo
ria che di vedersi in croce . Ciò facea ' dire
anche a s . Teresa : o morire o patire ; come
dicesse : sposo mio, se vuoi tirarmi a te colla
morte, eccomi , son pronta a venire , e te ne
ringrazio; ma se vuoi lasciarmi per altro tem
po in questa terra , io non mi fido di starvi
senza patire : o morire o patire. Ciò faceva
avanzarsi a dire s . Maria Maddalena de' Pazzi :
patire e non morire ; come dicesse : Gesù mio ,
desidero il paradiso per meglio amarvi , ma
più desidero il patire , per compensare in
parte l'amore che voi mi avete dimostrato in
patire tanto per me . E la ven. suor Maria
Crocifissa di Sicilia era sì innamorata del pa
tire , che giungeva a dire : è bello sì il paradi
SO , ma vi manca una cosa, perchè vi manca
il patire. Ciò indusse ancora s . Giovanni della
Croce, allorchè gli apparve Gesù colla croce
in ispalla, e gli disse:Giovanni, cercami quel
che vuoi ; l'indusse ( dico ) a non cercare al
tro che patimenti e disprezzi : Domine , pati
et contemni pro te .
Noi , se non abbiamo lo spirito di deside -
rare e cercare il patire , almeno procuriamo
di accettar con pazienza quelle tribolazioni
che Dio ci manda per nostro bene . Ubi pa
tientia , ibi Deus , dice Tertulliano . Dove sta
Dio ? datemi un'anima che patisca con ras
107
segnazione , ed in questa certamente vi è Dio.
Juxta est Dominus iis , qui tribulato sunt cor
de. Ps. 33. 19. Si compiace il Signore di
starsene vicino a' tribolati. Ma a quali tribo
lati ? s'intende a coloro che patiscono con pa
ce , rassegnati nella divina volontà. A costoro
fa provare Dio la vera pace , la quale tutta
consiste (come dice s . Leone) in unire la no
stra volontà a quella di Dio : christiana vera
pax est a Dei voluntate non dividi. La divina
volontà, ci avvisa s . Bonaventura , è come il
mele , che rende dolci ed amabili anche le
cose amare . La ragione si è , perchè chi ot
tiene tutto quel che vuole , non ha altro che
desiderare : beatus est qui habet omnia quæ
vult , dice s. Agostino. E perciò chi non vuol
altro , se non ciò che vuole Dio , sempre sta
contento ; giacchè , avvenendo sempre quel
che vuole Dio , l'anima sempre ottiene quel
che vuole .
E quando Dio ci manda croci , non solo
rassegniamoci, ma ringraziamolo , mentre è
segno , che ci vuol perdonare i peccati, e sal
varci dall'inferno meritato. Chi ha offeso
Dio , dev ' esser castigato , e perciò dobbiamo
sempre pregarlo che ci castighi in questa , e
non già nell'altra vita . Povero quel pecca
tore , che in questa vita non si vede punito,
ma prosperato! Dio ci guardi da quella mise
ricordia, della quale parla Isaia : misereamur
impio . 26. 10. Misericordiam hanc nolo (dice
s . Bernardo ) ; super omnem iram miseratio
ista . Signore , pregava il Santo , io non voglio
108
questa misericordia , la quale è più terribile
d'ogni castigo . Quando Dio non punisce il
peccatore in questa vita , è segno che aspetta
a punirlo nell'eternità , dove il castigo non
avrà più fine. Dice s. Lorenzo Giustiniano :
de pretio erogato Redemptoris tuiagnosce mu
nus , tuæque prævaricationis pondus.De trium
ph . carit. cap. 10. Vedendo un Dio morto in
croce , dobbiamo considerare il gran dono
che ci ha fatto del suo sangue , per redimerci
dall'inferno, e riconoscere insieme la malizia
del peccato , che ha ridotto un Dio a morire
per ottenerci il perdono. Nihil ita me deter
ret, sicut videre Filium tuum propter pecca
tum crudelissima morte mulctatum , dicea Dro
gone (de passione). O Dio eterno, niente più
mi spaventa , che vedere il tuo Figlio punito
con una morte così spietata per causa del
peccato .
Consoliamoci dunque , allorchè dopo i
peccati ci vediamo afilitri da Dio in questo
mondo , perchè è segno allora che vuol usarci
misericordia nell'altro . Il solo pensiero di
aver digustato un Dio così buono , se l'amia
mo , deve più consolarci nel vederci afllitti
e castigati , che se ci vedessimo prosperati
e colmi di consolazioni in questa vita . Dice
s . Giovan Grisostomo : major consolatio erit ei
qui punitur si amet Dominum , postquam exa
cerbavit tam misericordem , quam qui non pu
nitur . A chi ama ( siegue a dire il santo ) dà
più pena il pensare d’aver data amarezza al
l'amato, che lo stesso castigo del suo delitto.
109
Consoliamoci dunque nel patire ; e se questi
pensieri non bastano a consolarci, andiamo
a Gesù Cristo, ch'egli ci consolerà, come ha
promesso a tutti : venite ad me omnes qui la
boratis , et onerali estis , et ego reficiam vos .
Matth . 11. 28. Quando ricorriamo al Signo
re , o egli ci libererà da quella tribolazione ,
o ci darà forza di sopportarla con pazienza .
E questa è grazia maggior della prima ; poi
che le tribolazioni sofferte con rassegnazione,
oltre di farci soddisfare in questa vita i nostri
debiti, di più ci fanno meritare gloria mag
giore ed eterna in paradiso . Andiamo anco
ra , quando ci troviamo afflitti e desolati , a
trovar Maria , che si chiama la Madre della
misericordia, la causa della nostra allegrezza,
e la consolatrice degli afflitti. Andiamo a que
sta buona Signora, la quale ( come dice La
spergio ) non permette , che alcuno si parta
mesto da' piedi suoi , e non consolato : omni
bus pietatis sinum apertum tenet , neminem a
se tristem redire sinit. Dice s . Bonaventura ,
ch'ella ha per officio di compatire.gli afllitti::
tibi officium miserendi commissum. Onde sog
giunge Ricardo di s . Lorenzo, che chi l' in
voca , sempre la troverà apparecchiata ad aju
tarlo : inveniet semper paratam auxiliari. E
chi mai ha cercato il suo ajuto , ed è restato
abbandonato ? Quis unquam , o beata , tuam
rogavit opem , et fuit derelictus ? B. Eutich. in
vita s . Theoph.
1

IIO
Affetti e preghiere.

S. Maria Maddalena de'Pazzi ( p . 1.C. 25.)


prescrisse a due religiose sue suddite , che
nel tempo di Natale se ne fossero restate ai
piedi del santo Bambino a far l' officio che
facevano gli animali nel presepio, cioè che
fossero state a riscaldare Gesù , che tremava
di freddo , colle loro lodi amorose , ringrazia
menti e sospiri d'amore che uscissero dai
cuori ardenti. Oh potessi , caro mio Reden
tore, fare io ancora quest'ollicio! Si, ti lodo
Gesù mio , lodo la tua misericordia infinita ,
lodo la tua carità infinita , che ti rende gloria
nel cielo e nella terra, ed unisco la mia vo
ce con quella degli angeli : Gloria in altissi
mis Deo . Ti ringrazio da parte di tutti gli
uomini ; ma specialmente ti ringrazio io mi
sero peccatore . Che sarebbe di me , che
speranza potrei avere di perdono e di salute ,
se voi , Salvator mio , non foste venuto dal
cielo a salvarmi ? Vi lodo dunque, vi ringra
zio, e v'amo. Vamo più d'ogni cosa , v' amo
più di me stesso , v’amo con tutta l'anima
mia, e tutto a voi mi dono . Ricevete , o santo
Bambino, questi atti d'amore ; e se son fred
di , perchè escono da un cuore gelato , riscal- .
date voi questo povero mio cuore: cuore , che
v ' ha offeso, ma cuore, pentito . Si , mio Si
gnore , mi pento sopra ogui male di aver di
sprezzato voi, che mi avete tanto amato . Ora
non desidero altro che amarvi , e questo solo
vi cerco; datemi il vostro amore , e fate di
III
me quel che vi piace. Sono stato un tempo
misero schiavo dell'inferno ; ma ora che son
25.) libero da quelle infelici catene , tutto a voi
che mi consagro; vi consagro il mio corpo , i miei
beni , la mia vita , l'anima mia , la mia vo
te ai
lontà, e tutta la mia libertà . Io non voglio
che
esser più mio, ma solo di voi unico mio bene.
che
Deh ! legate a ' piedi vostri questo povero mio
naya
cuore, acciocchè non si parta più da voi . O
zia.
Maria ss., impetratemi voi questa grazia , che
dai
en io viva sempre legato dalle beate catene
d'amore verso il vostro Figlio . Ditegli che
Todo
mi accetti per ischiavo del suo amore . Egli
ita
fá quanto voi gli domandate . Pregatelo, pre
coria
gatelo . Così spero .
70

Egli
mi DISCORSO OTTAVO
che
te, 11 Verbo eterno di ricco si fece povero.
dal
za
Excutere de pulvere, consurge, sede Jerusalem ,
10 Isaice 52. 2 .
na
to Via su , anima cristiana, ti dice il profeta,
+
scuotiti dalla polvere degli affetti terreni ;
} excutere de pulvere , consurge; via su alzati
пе dal fango, dove stai miseramente a giacere ,
i e siedi ; sede Jerusalem , siedi regina a domi
nare sopra le passioni che t'insidiano la glo
a ria eterna, e ti espongono al pericolo d' una
eterna ruina . Ma che avrà da fare quest'ani
i
113
ma, per giungere a ciò ? guardare e conside
rare la vita di Gesù Cristo, il quale essendo
quel ricco che possiede tutte le ricchezze del
cielo, e della terra, si è fatto povero , disprez
zando tutti i beni della terra. Chi considera
Gesù fatto povero per suo amore, non è pos
sibile che non si muova a disprezzar tutto
per amore di Gesù. Consideriamolo noi , e
perciò cerchiamo lume a Gesù ed a Maria .
Quanto v'è nel cielo e nella terra, tutto è
di Dio: Meus est orbis terræ ( dice il Signore) ,
et plenitudo ejus. Psalm . 49. 10. Ma questo
è росо, il cielo e la terra non è il tutto, ma
è una minima parte delle ricchezze di Dio.
Dio è quel ricco, la di cui ricchezza è infi
nita, e non può mancare; perchè la sua ric
chezza non dipende da altri , ma la possiede
in se stesso , ch'è bene infinito . Perciò dicea
Davide : Deus meus es tu , quoniam meorum
bonorum non eges. Ps. 15. i . Or questo Dio
sì ricco, si fe' povero col farsi uomo, affin di
far diventare ricchi noi poveri peccatori: ege
nus factus est, cum esset dives, ut illius inopia
vos divites essetis. 2 . Cor. 8 . 9 . Come ? un
Dio venire a farsi povero ! E perchè ? Inten
diamo il perchè . I beni di questa terra non
possono essere che terra e fango , ma fango
che accieca talınente gli uomini, ch'essi non
vedono più quali siano i veri beni . Prima
della venuta di Gesù Cristo , era il mondo
pieno di tenebre , perchè pieno di peccati.
Omnis caro corruperat viam suam . Gen. 6 .
12. Ogni uomo avea corrotta la legge e la
113
ragione, si che vivendo come bruti , intenti
solo ad acquistarsi beni o piaceri di questa
terra, niente più si curavano de' beni eterni.
Ma la divina misericordia fe ' , che venisse
lo stesso Figlio di Dio ad illuminare questi
uomini accecati . Habitantibus in regione um
bræ mortis lux orta est eis. Isaice 9. 2 .
Gesù fu chiamato la luce delle genti : lu
men ad revelationem gentium : lux in tene
bris lucet. Già il Signore prima ci avea pro
messo di farsi egli medesimo il nostro mae
stro, e maestro visibile agli occhi nostri ; il
quale venisse ad insegnarci la via della sa
lute, ch'è la pratica delle sante virtù , e spe.
cialmente della santa poverlà . Et erunt oculi
tui videntes præceptorem tuum . Isa. 30. 20.
Ma questo maestro dovea insegnarci non solo
colla voce , ma ancora, anzi più coll'esempio
della sua vita . Dice s. Bernardo, che la po
vertà non si ritrovava in cielo ; solo in terra
poteva trovarsi : ma l'uomo non conosceva il
di lei pregio, e perciò non la cercava. Per
tanto il Figlio di Dio discese dal cielo in
terra, e l'elesse per compagna di tutta la sua
vita, per renderla col suo esempio anche a
noi preziosa e desiderabile: paupertas non
inveniebatur in coelis , porro in terris abun
dabat, et nesciebat homo pretium ejus. Hanc
itaque Filius concupiscens descendit, ut eam eli
gat sibi, et nobis sua æstimatione facial pretio
sam . Serm . 1. in vig . Nat. Ed ecco il nostro
Redentor bambino , che già sul principio di
sua vita è fatto maestro di povertà nella spe
114
lonca di Betlemme, chiamata appunto dallo
stesso s . Bernardo , schola Christi, e da sant'A
gostino , spelunca magistra ..
A questo fine dispose Dio , che uscisse
l'editto di Cesare , acciocchè il Figlio na
scesse non solo povero , ma il più povero di
tutti gli uomini, facendolo nascere fuori
della propria casa , in una grotta ch'era
stanza d'animali. Gli altri poveri, nascendo
nelle loro case , nascono tuttavia con qualche
maggior comodità di panni , di fuoco , e d'as
sistenza di persone , che almeno per. com
passione loro soccorrono. Qual figlio. mai di
alcun povero nasce nelle stalle ? Nelle stalle
appena nascono le bestie . Come ciò avve
nisse, lo narra s . Luca . Venuto il tempo che
Maria dovea partorire, Giuseppe le va cer
cando alloggio in Betlemme . Va girando , e
cercandolo per le case , ma non lo trova , Lo
va a cercare nell'osteria , e neppure lo trova :
non erat eis locus in diversorio. Luc . 2..7 .
Onde fu costretta Maria a ricoverarsi , e par
torire in quella spelonca , dove con tutto il
concorso di tanta gente non vi stavano già
uomini, ma appena erano due animali . A ' fi
gli de' principi, che nascono , si apprestano
le stanze calde e addobbate di arazzi, le culle
d'argento , e i panni più fini, coll'assistenza
de' primi nobili e dame del regno. Al re del
cielo in vece della stanza addobbata e calda ,
gli tocca una grotta fredda , vestita d'erbe :
in vece delle coltrici di piume , gli tocca un
poco di paglia dura ' e pungente: in vece de'
115
panni fini, gli toccano poveri pannicelli, roz
zi, freddi ed umidi. Conditor angelorum ( dice
s. Pier Damiani ) non ostro opertus, sed vi
libus legitur panniculis involutus. Erubescat ter
rena superbia , ubi corruscat humilitas Salva
toris. Lib . 6. cap. 18. In vece di fuoco, e
dell'assistenza de' grandi, appena gli tocca
l' alito è la compagnia di due bestie : in vece
finalmente dalla culla d'argento , gli tocca
una vil mangiatoja. Come , dice s. Gregorio
Nisseno, il Re de' regi , che riempie il cielo
e la terra , non trova altro luogo nascendo
che un povero presepio di animali ? Qui com
plexu suo ambit omnia , in brutorum præsepe
reclinatur ? Si , perchè questo Re de' regi per
nostro amore voll'esser povero , ed il più
povero di tutti. Almeno i bambini de' poveri
hanno latte che basta a saziarli ; ma anche in à
ciò voll' esser povero Gesù Cristo , mentre il
latte di Maria era latte miracoloso , di cui
era ella provveduta, non dalla natura , ma
dal cielo, come ci avvisa la santa chiesa :
virgo lactabat ubere de cælo pleno . E Dio, per
compiacere il desiderio di suo Figlio , che
voleva essere il più povero di tutti , non prov
vide Maria di latte abbondante, ma solamente
di quello che appena bastava per sostentare
la vita del Figlio ; onde canta la stessa santa
chiesa : modico lacte pastus est.
E conforme nacque povero Gesù Cristo,
così seguì a viver povero in tutta la sua vita ;
e non solo povero, ma mendico ; mentre la
parola egenus di s . Paolo , nel testo greco si
116
gnifica mendico ; onde dice Cornelio a Lapi
de : patet Christum non tantum pauperem
fuisse, sed etiam mendicum . Il nostro Reden
tore dopo esser nato così povero , fu costretto
a fuggire dalla patria in Egitto . In questo
viaggio & . Bonaventura va considerando e
compatendo la povertà di Maria e di Giu
seppe , che viaggiano da poveri, per un cam
mino così lungo , portando il santo bambino,
che molto venne a patire per la loro povertà :
quomodo ( dice il santo ) faciebantde victu ?
Ubi nocte quiescebant ? Quomodo hospitaban
tur ? Ma di che altro potevano cibarsi, che
di poco pane , e duro ? Dove di notte allog
giavano in quel deserto , se non sopra il ter
reno allo scoverto , e sotto qualche albero ?
Oh chi mai avesse incontrati per quelle vie
questi tre gran pellegrini, per quali mai
gli avrebbe allora riputati, se non per tre
poveri mendichi ! Giungono in Egitto ; ed ivi
ciascun può considerare , essendo essi po .
veri e forestieri, senza parenti , senza amici,
la gran povertà che dovettero soffrire per
quei sette anni che vi abitarono . Dice s . Ba
silio , che in Egitto appena arrivavano a so
stentarsi, procacciandosi il vitto colle fatiche
delle loro mani : sudores frequentabant, ne
cessaria vitæ inde sibi quærentes. Scrisse Lan
dolfo da Sassonia , che talvolta Gesù fan
ciullo costretto dalla fame andava a cercare
un poco di pane a Maria , e Maria lo licen
ziaya , dicendo , che non vi era pane : ali
quando Filius famem patiens panem petit,
nec unde daret Mater habuit. In vita Christi
.
Da Egitto passano di nuovo alla Palestina
a vivere in Nazaret, ed ivi siegue Gesù a
vivere da povero . Ivi la casa è povera , è povera
la suppellettile : domuspaupercula , supellex e
xigua . Tale elegit hospitium fabricator mundi ,
dice s . Cipriano serm . 1. de nat. In questa
casa vive da povero , sostentando la vita coi
sudori e colle fatiche , come appunto vivono
gli artigiani , e i figli degli artigiani, secondo
era già chiamato e creduto dagli Ebrei, che di
ceano : nonne hic est faber ? nonne hic est fabri
filius ? Matth . 13. 55.Esce poi il Redentore fi
nalmente a predicare, ed in questi ultimi tre
anni di sua vita non muta già fortuna o stato ,
ma vive con maggior povertà di prima, vivendo
di limosine . Ond' ebbe a dire ad un cert 00
mo , che volea seguirlo , affin di poter vivere
più comodamente; sappi , gli disse : vulpes
foveas habent , volucres cæli nidos ; Filius ho
minis non habet ubi caput reclinet. Matth . 8 .
19. E volle dire: uomo , se tu speri con farti
mio seguace di avanzare il tuo stato , erri ,
perchè io sono venuto ad insegnare in terra
la povertà ; e perciò mi sono fatto più po
vero delle volpi e degli uccelli , che hanno
le loro tane e i loro nidi ; ma io in questo
mondo non ho neppure un palmo di terra
mio proprio , dove mettere a riposar la testa ;
e tali voglio che sieno ancora i miei disce
poli . Speras ( commenta il suddetto testo
Cornelio a Lapide ) te in mei sequela rem
118
tuam augere ? sed erras , quia ego , velut per
fectionis magister , pauper sum , talesque volo
esse meos discipulos. Poichè , come dice s. Gi
rolamo : servus Christi nihil præter Christum
habet. Epist. ad Herod. I veri servi di Gesù
non hanno , nè desiderano d'avere altro che
Gesù. Povero in somma visse sempre Gesù
Cristo , e povero finalmente morì, mentre
per seppellirlo bisognò che Giuseppe d’Ari
matea gli desse un luogo , ed altri per limo
sina gli dessero un lenzuolo da coprirgli il
morto corpo .
Ugon cardinale , considerando la povertà ,
i disprezzi , e le pene a cui volle sottomet
tersi il nostro Redentore, dice: quasi insanus
factus , ad miserias nostras descendit. Sembra,
che Dio per amore degli uomini sia andato
in pazzia , volendo abbracciarsi con tante
miserie , per ottenere loro le ricchezze della
grazia divina, e della gloria beata . E chi mai ,
dice lo stesso autore , avrebbe potuto cre
dere , se Gesù Cristo non l avesse fatto ,
ch'egli essendo il padrone di tutte le ric
chezze , abbia voluto rendersi così povero!
essendo il Signore di tutti , abbia voluto
farsi servo ! essendo Re del cielo , assumere
tanti disprezzi ! essendo beato, assumere tante
pene ! Quis crederet divitem ad paupertatem
descendere, dominum ad servitutem , regem ad
ignominiam , deliciosum ad austeritatem ! Vi
sono in terra sì bene de principi pietosi,
che godono d'impiegare le loro ricchezze in
sollievo de' poveri; ma dove mai si è ritro
119
vato un re , che, per sollevare i poveri , siasi
fatto egli povero simile ad essi , come Gesù
Cristo ? Si narra come un prodigio di carità
quel che fece il santo re Eduardo, che vedendo
un povero mendico sulla via, il quale non pote
va muoversi , e stava da tutti abbandonato , que
sto principe con affetto se lo prese sulle spalle ,
e lo porto alla chiesa . Si , fu questo un gran
d'atto di carità , che fe' stordire i popoli .;
ma s. Eduardo con far ciò non lasciò di es
ser monarca , e restò ricco qual era. Ma il
Figlio di Dio , il Re del cielo e della terra ,
per salvare la pecorella perduta , qual era
1 uomo, non solo discese dal cielo per ve
nire a cercarla , non solo se la pose sulle
spalle , ma depose anche la sua maestà , le
sue ricchezze , i suoi onori ; e si fece povero,
anzi il più povero tra gli uomini : abscondić
purpuram sub miserice vestimentis, dice s . Pier
Damiani , serm . 61. Nascose la porpora , cioè
la sua maestà divina , sotto le vesti d'un
misero garzone di un fabbro: qui alios ditat
( ammira s . Gregorio Nazianzeno ) , pauper
tate afficitur ; carnis meæ paupertatem subit ,
ut ego divinitatis opes consequar. Quegli , che
provvede di ricchezze i ricchi, si elegge d'es
ser povero , affin di meritare a noi , non già
le ricchezze terrene misere e caduche , ma
le divine, che sono immense ed eterne; pro
curando così col suo esempio di distaccarci
dall'affetto de' beni mondani , che portano
seco un gran pericolo dell'eterna ruina. Si
riferisce nella vita di s . Giovan Francesco
120
Regis, che l'ordinaria sua meditazione era
la povertà di Gesù Cristo .
Riflette Alberto Magno , che Gesù Cristo
volle nascere in un presepio , esposto alla
via pubblica, per due fini: l'uno per farci me
glio intendere , che tutti siam pellegrini in
questo mondo , e che vi stiamo di passaggio ,
hospes es, vides, et transis, dice s . Agostino .
Chi si trova ad alloggiare in un luogo di pas
saggio , certamente che non vi mette affetto,
pensando, che tra poco l' ha da lasciare . Oh !!
se gli uomini pensassero continuamente, che
su questa terra son viandanti , e di passaggio
all' eternità , chi mai si attaccherebbe a que
sti beni, con pericolo di perdere i beni e
terni ? L'altro fine fu , dice Alberto Magno ,
ut mundum contemnere doceret; acciocchè noi
dal suo esempio imparassimo a disprezzare
il mondo , che non ha beni che possano con
tentare il nostro cuore . Insegna il mondo a'
suoi seguaci , che la felicità consiste nel pos
sesso delle ricchezze , de' piaceri , e degli o
nori ; ma questo mondo ingannatore fu con
dannato dal Figlio di Dio nel farsi uomo :
nunc judicium est mundi. Joan. 12. 31. E
questa condanna del mondo ( come dicono
s . Anselmo, e s . Bernardo ) principiò nella
stalla di Betlemme . Volle Gesù Cristo in
quella nascer povero , ut inopia illius divites
essemus; acciocchè al suo divino esempio to
gliessimo dal cuore l'affetto alle robe , e lo
ponessimo alle virtù , ed al santo amore. Ini
tiavit Christus ( scrisse Cassiano ) viam no
121
vam , dilexit quæ mundus odio habuit, pau
pertatem .
Perciò i santi , all'esempio del Salyatore,
hanno cercato di spogliarsi di tutto , per se
guire da poveri Gesù Cristo povero . Dice
s. Bernardo : ditior Christi paupertas cunctis
thesauris sæculi. Serm . 5. in vig. nat. La po
vertà di Gesù Cristo apportò a noi più beni
che tutti i tesori mondani, perchè ella ci
buove ad acquistare le ricchezze del cielo
con disprezzare quelle della terra . Ecco un
s. Paolo che diceva : omnia arbitror ut ster
cora , ut Christum lucrifaciam , Philip . 3. L'a
postolo , a confronto della grazia' di Gesù
Cristo , stimava ogni altra cosa letame e
sterco . Ecco un s . Benedetto che nel fiore
della sua gioventù lascia i comodi della sua
ricca casa paterna , e va a vivere in una spe
lonca , ricevendo la limosina di un poco di
pane dal monaco Romano , che per carità
così lo sostentaya . Ecco un s . Francesco
Borgia , che lascia tutte le sue ricchezze , e
se ne va a vivere da povero nella compagnia
di Gesù . Ecco un s . Antonio Abbate , che
vende tutto il suo ricco patrimonio , lo dis
pensa a' poveri , e poi se ne va a vivere in
un deserto . Ecce un s. Francesco d'Assisi,
che rinuncia al padre anche la camicia , per
vivere mendicando in tutta la sua vita .
Chi vuole robe , diceva s . Filippo Neri,
non si farà mai santo. Sì , perché in quel
cuore che sta pieno di terra , non trova luo
go l'amor divino : affers ne cor vacuum ?
Lig ., undici discorsi ecc . 6
I 22
questo era il requisito più necessario che
cercavano i monaci antichi , per accettare al
cuno che veniva ad aggregarsi nella loro
compagnia . E dicendo , porti il cuor voło
degli affetti di terra ? volean dire : altrimenti
sappi , che non mai potrai essere tutto di Dio:
ubi enim ( disse Gesù Cristo ) est thesaurus
tuus, ibi est et cor tuum. Matth. 6. Quello è
il tesoro di ciascuno , quel bene ch'egli sti
ma ed ama . Essendo morto una volta un cer
to ricco, ed essendosi dannato , s. Antonio
di Padova pubblicò dal pulpito la sua dan
nazione, ed in segno di ciò disse, che andas
sero a vedere il luogo dove stavano i suoi
danari, che avrebbono trovato il suo cuore.
In fatti andarono , e trovarono il cuore di
quel miserabile ancora caldo in mezzo a'de
nari . Non può esser Dio il tesoro di quell'a
nima, che tiene l'affetto ai beni di questa
terra ; perciò pregava Davide : cor mundum
crea in me Deus. Ps. 50. Signore, purgate il
mio cuore dagli affetti terreni , acciocch'io
possa dire, che voi solo siete il Dio del mio
cuore , e la mia ricchezza eterna : Deus cor
dis mei, et pars mea Deus in æternum . Chi
dunque vuol farsi veramente santo , bisogna
che scacci dal cuore ogni cosa che non è Dio .
Che tesori ! che robe ! che ricchezze ! A che
servono questi beni , se non contentano il
cuore , e presto gli abbiamo da lasciare ? No
lite thesaurizare vobis thesauros in terra , ubi
ærugo et tinea demolitur : thesaurizale vobis
thesauros in cælo . Matth . 6. 19 .
123 4
Oh che beni immensi apparecchia Dio nel
cielo a chi l'ama ! Oh che tesoro è la grazia
di Dio , e ' l divino amore a chi lo sa cono
scere ! Mecum sunt divitiæ , et opes superbæ ,
ut ditem diligentes me. Prov. 8. 8. Dio in se
stesso contiene, e porta seco la ricchezza ,
e 'l premio : ecce merces mea cum eo , diceya
Isaia (62.11 .) Dio solo in cielo è tutto il pre
mio de' beati; egli solo basta a farli appieno
contenti : ego ero merces tua magna nimis.
Gen. 15. 1. Ma chi vuole amare Dio assai
in cielo , bisogna che prima l' ami assai in
questa terra. Con quella misura d'amore ,
colla quale finiremo il viaggio di nostra vita,
con quella seguiremo poi ad amare Dio in
eterno. E se vogliamo assicurarci di non a
verci più a separare da questo sommo bene
nella presente vita , stringiamolo sempre più
coi legami del nostro amore , dicendo colla
sacra sposa:: inveni quem diligit anima mea :
tenui eum nec dimittam . Cant. 3. Come la
sposa tenne il suo diletto ? Brachis charita
tis, colle braccia dell'amore , risponde Gu
glielmo nel luogo citato . Si, dice s. Ambro
gio ( in ps. 118. serm . 7 ) : Tenetur Deusvin
culis caritatis. Dio da noi si fa legare dai lacci
dell'amore . Felice dunque chi potrà dire,
con s. Paolino : habeant sibi divitias suas di
vites, regna sua reges, mihi Christus divitiæ
et regnum est. E con s . Lorenzo : amorem
tui solum cum gratia tua mihi dones , et dives
sum satis. Signore, dammi la grazia tua , il
tuo santo amore ; fa ch' io t'ami , e sia ama
124
to da te ; et dives sum satis , e son ricco ab
bastanza ; altro non desidero , nè ho più che
desiderare. Non pavet ( dice s . Leone ) indi
gentia laborare , cui donatum est in Domino
omnia possidere. Serm . 4. in quadr. Non la
sciamo poi sempre di ricorrere alla divina
Madre , e di amarla sopra ogni cosa dopo
Dio, assicurandoci ella ( come la fa parlare
la santa chiesa ) che fa ricchi di grazie tutti
coloro che l'amano : mecum sunt divitice ..
ut ditem diligentes me.

Colloquio.

Caro mio Gesù , infiammatemi del vostro


santo amore , giacchè a questo fine voi siete
venuto in questa terra . È vero ch'io misero,
per avervi offeso dopo tanti lumi e grazie
speciali a me fatte, non meriterei più d' ar
dere di quelle beate fiamme , di cui ardono
i santi ; solamente mi toccherebbe ad ardere
nel fuoco dell'inferno ; ma trovandomi ora
fuori di quel carcere da me meritato , sento
che voi , rivolto anche verso di me ingrato ,
mi dite : diliges Dominum Deum tuum ex toto
corde tuo . Vi ringrazio , mio Dio , che ritornate
a darmi questo dolce precetto ; e già che mi
comandate ch'io v’ami, sì , voglio ubbidirvi ,
e voglio amarvi con tutto il mio cuore . Si
gnore , per lo passato sono stato uno scono
scente , un cieco, perchè ho voluto scordar
mi dell'amore che mi avete portato. Ma ora
che di nuovo m’illuminate, e mi fate cono
125
ab . scere quanto avete fatto per amor mio : or
che che penso , che vi siete fatt' uomo per me ,
ndi e vi avete addossato le mie miserie : or che
nino vi vedo sulla paglia tremar di freddo, vagire ,
la e piangere per me, o mio Dio bambino , co
vina me posso vivere senza amarvi ? Deh perdo
dopo natemi , amor mio, tutti i disgusti che vi ho
lare dati. O Dio , com' io sapendo per fede, quan
tutti to voi avete patito per me , ho potuto darvi
tanti disgusti ? Ma queste paglie che vi pun
gono , questa vil mangiatoja che vi accoglie,
questi teneri vagiti che mandate , queste a
morose lagrime che spargete , queste mi fan
no fermamente sperare il perdono, e la gra
sito zia d'amarvi nella vita che mi resta . V’amo,
iete o Verbo incarnato : v'amo , o Fanciullo divino ,
sero, e tutto a voi mi dono . Per quelle pene che
azie patiste nella stalla di Betlemme , accettate ,
ar o Gesù mio , questo misero peccatore che
vuole amarvi . Ajutatemi, datemi perseveran
ono
dere za , tutto da voi spero . O Maria, o gran Ma
ora dre di questo gran Figlio , e da questo Figlio
nto la più amata, pregatelo per me .
to,
oto
ate
mi
vi ,
Si
no
lar
ra

- sen
126

DiscoRSO Nono

Il Verbo eterno di sublime si fece umile .

Discite a me , quia mitis sum , et humilis corde.


Matth . 11. 29.

La superbia fu la prima causa della cadu


ta de' nostri primi parenti , i quali per non
volersi sottomettere alla divina ubbidienza
perderono se stessi , e tutto il genere umano.
Ma la misericordia di Dio per rimedio d'una
tanta ruina fece, che il suo Unigenito si u
miliasse a prendere carne umana, e coll'e
sempio della sua vita inducesse l'uomo ad
innamorarsi della santa umiltà, e a detestare
la superbia , che ci rende odiosi agli uomini
e a Dio . A tal fine c'invita oggi s . Bernardo
a visitare la grotta di Betlemme, con dirci :
transeamus usque Bethlehem , ibi habemus quod
admiremur, quod amemus, quod imitemur. Si ,
in quella spelonca avremo per prima che
ammirare. Come ! un Dio in una stalla ! un
Dio sulla paglia! come ! quel Dio che sie
de in trono di maestà, il più sublime nel
cielo : vidi Dominum ( disse Isaia ) super so
lium excelsum et elevatum (6. 1.) , vederlo col
locato poi dovę ? in una mangiatoja, sconosciu
to e abbandonato, sì che appena gli stan d'in
torno due animali , e pochi poveri pastori!
Habemus quod amemus; ben troveremo ivi
in chi mettere il nostro affetto , trovando un
127
Dio , bene infinito , che ha voluto avvilirsi a
comparire nel mondo da povero bambino ,
per farsi a noi più amabile e caro , come
diceva lo stesso s . Bernardo : quantum mili
vilior, tantum mihi carior. Troveremo final
inente che imitare, habemus quod inritemur :
il sublime, il re del cielo, fatto umile, pic
ciolo e povero bambino , che già in questa
grotta vuol cominciare dalla sua infanzia ad
insegnarci col suo esempio quel che poi do
vrà dirci colla voce : clamat exemplo parla
il medesimo santo abbate ) quod post doctu
rus est verbo : discite a me, quia mitis sum ,
et humilis corde. Cerchiamo lume a Gesù , e
a Maria .
Chi non sa , che Dio è il primo, il som
mo nobile , dal quale ogni nobiltà dipende ?
Egli è d'infinita grandezza . Egli è indipen
dente , sicchè la sua grandezza non l'ha ri
cevuta da altri, ma sempre l'ha posseduta in
se stesso. Egli è il Signore del tutto, a cui tutte
le creature ubbidiscono: mare et venti obediunt
ei. Matth . 8. 27. Dunque ha ragione di dire
l'apostolo , che solo a Dio spetta l'onore e la
gloria ; soli Deo honor et gloria. Tim . 1.17.Ma
il Verbo eterno per recar rimedio alla dis
grazia dell'uomo , che per la sua superbia si
era perduto , siccome fecesi esempio di po
vertă ( come considerammo nel presente di
scorso ) per distaccarlo dai beni mondani;
così volle anche farsi esempio di umiltà , per
liberarlo dal vizio della superbia . Ed in ciò
il primo e maggior esempio d' umiltà fu il
128
farsi uomo , e vestirsi delle nostre miserie :
habitu inventus, ut homo . Philip. 2. Dice Cas
siano , che colui che si mette la veste d'un
altro , sotto quella si nasconde ; così Dio na
scose la sua natura divina sotto l'umile veste
di carne umana : qui vestitur , sub veste abs
conditur ; sic natura divina sub carnis veste
se delituit . E san Bernardo : contraxit se ma
jestas , ut seipsum limo nostro conjungeret, et
in persona una uniretur Deus, et limus : ma
jestas, et infirmitas : tanta vilitas , et sublimi
tas tanta . S. Bern . serm. 3. in vigil. nat. Un
Dio unirsi al fango ! la grandezza alla mise
ria ! la sublimità alla viltà ! Ma quello che
più dee farci stupire , è , che non solo un
Dio volle comparir creatura , ma volle com
parir peccatore, vestendosi di carne pecca
trice : Deus Filium suum mittens in similitu
dinem carnis peccati. Rom. 8.3 .
Ma non fu contento il Figlio di Dio di
comparire uomo, ed uomo peccatore; di più
volle eleggersi una vita la più bassa ed u
mile tra tutti gli uomini ; talmente che Isaia
ebbe a chiamarlo l'ultimo, il più umiliato tra
gli uomini : novissimum virorum . Is. cap. 53 .
Geremia disse , che doveva esser saziato d'i
gnominie : satiabitur opprobrüs. Thren. 3.3o .
E Davide , che dovea rendersi l'obbrobrio
degli uomini , e 'l rifiuto della plebe : oppro
brium hominum , et abjectio plebis. Ps. 121.6.
A tal fine volle nascer Gesù Cristo nel mo
do più vile che possa immaginarsi . Quale
obbrobrio d’un uomo , ancorchè povero , è
129
l'esser nato in una stalla ! Chi nasce nelle
stalle ? I poveri nascono nelle loro casucce ,
almeno nelle pagliaje , ma non già nelle stal
le ; nelle stalle appena nascono le bestie , i
vermi ; e da verme volle nascere in terra il
Figlio di Dio : ego vermis , et non homo.
Job . 21.7 . Si , con tale umiltà , dice s . Ago
stino , nascer volle il Re dell'universo , per
dimostrarci nella stessa umiltà la sua maestà
e potenza, in rendere col suo esempio aman
ti dell' umiltà quegli uomini , che nascono
tutti pieni di superbia : sic nasci voluit Ex
celsus humilis , ut in ipsa humilitate ostende
ret majestatem . S. Augustin. lib . 2. de symb.
cap . 5 .
L'Angelo annunziò a pastori la nascita
del Messia , e i segni che diede loro per ri
trovarlo e riconoscerlo , furono tutti segni
d'umiltà . Quel bambino ( disse ) che trove
rete in una stalla fasciato tra' panni, e col
locato in una mangiatoja sulla paglia, quello
sappiate ch'è il vostro Salvatore ; et hoc vo
bis signum , invenietis infantem pannis involu
tum , et positum in præsepio. Luc. 2. Così fa
trovarsi un Dio , che viene in terra a di
struggere la superbia . La vita poi che Gesù
Cristo fece in Egitto , dopo essere stato esi
liato , fu conforme alla sua nascita . Visse ivi ,
per quegli anni che vi stette , da forestiere,
sconosciuto e povero tra quei barbari , ivi
chi mai lo conosceva? chi ne faceva conto ?
Ritornò nella Giudea ; e la sua vita non fu
molto dissimile da quella che aveva fatta in
*6
1
130 1
1
Egitto. Visse per trent'anni in una botte
ga, stimato da tutti per figlio d'un vile arti
giano, facendo l' officio di semplice garzo
ne, povero , nascosto e disprezzato. In quella
santa famiglia non v'erano già nè servi, né
serve : Joseph et Maria (scrisse san Pier Gri
sologo ) , non habent famulum , non ancillam :
ipsi domini et famuli. Un solo servo vi era
in questa casa , ed era il Figlio di Dio , che
volle farsi figlio dell'uomo , cioè di Maria
per farsi umile servo , e qual servo ubbidire
ad un uomo , e ad una donna : et erat subdi
tus illis. Luc . 2. 51 .
Dopo trenta anni di vita nascosta venne
finalmente il tempo , che ' l nostro Salvatore
dovette comparire in pubblico a predicare le
sue celesti dottrine, ch'egli dal cielo era ve
nuto ad insegnarci ; e perciò fu bisogno , che
si facesse conoscere per quello ch'era , vero
figlio di Dio. Ma oh Dio ! quanti furono co
loro che lo riconobbero , e l'onorarono come
meritava ? Toltine pochi discepoli che lo sea
guirono , tutti gli altri , in vece d'onorarlo ,
lo disprezzarono qual' uomo vile ed impo
store. Ah ! che allora maggiormente si avve
rò la profezia di Simeone : positus est hic in
signum , cui contradicctur. Luc . 2. Fu Gesù
Cristo contraddetto e disprezzato in tutto :
disprezzato nella dottrina , poichè palesando,
ch'egli era l'Unigenito di Dio , fu stimato
bestemmiatore , e come tale giudicato degno
di morte ; così disse l'empio Caifas: blasphe
mavit, reus est mortis . Jo . 9. 22. Disprezzato
131
tte nella sapienza, mentre fu stimato pazzo , pri
rti vo di senno : insanit, quid eum auditis ? Jo .
20 10. 20. Disprezzato ne' costumi , mentre fu
ella stimato crapulone , ubbriaco , ed amico dei
nė ribaldi : ecce homo devorator , bibens vinum ,
amicus publicanorum et peccatorum . Luc . 7 .
an 34. Fu stimato stregone, che avesse com
era mercio co' demonj : in principe dæmoniorum
che ejicit dæmonia . Matth. 9. 34. Stimato ereti
co e indemoniato : nonne bene dicimus nos
ia ,1
lire quia Samaritanus es tu , et dæmonium habes ?
abdi Jo . 8. 48. Stimato seduttore : quia seductor
ille dixit etc. Matth . 27.61 . In somma fu sti
enne mato Gesù Cristo uomo così scellerato ap
tore presso il pubblico , che non vi bisognasse
processo per condannarlo a morir crocifisso,
rel
7 Ve siccome dissero gli Ebrei a Pilato : si non
che esset hic malefactor , non tradidissemus eum .
Jo . 18. 30 .
vero
Giunse in fine il Salvatore al termine
CO
ome di sua vita , ed alla sua passione ; e nella
sea sua passione , oh Dio , quali disprezzi e vi
109 lipendi non ricevette ! Fu tradito e venduto
da uno de' suoi stessi discepoli per tren
po
rre ta denari , prezzo minore di quel che vale
una bestia. Da un altro discepolo fu rine
c in
gato . Fu portato per tutte le vie di Gerusa
resii
lemme legato da ribaldo , abbandonato da
tto :
tutti , anche dagli altri suoi pochi discepoli .
iato Fu trattato vilmente da schiavo col castigo
de' flagelli. Fu schiaffeggiato in pubblico , fu
9110
trattato da pazzo , facendolo vestire Erode
che
cato con una veste bianca per farlo riputare quale
132
scemo senza senno: sprevit illum tamquam i
gnorantem ( dice s. Bonaventura ), quia ver
bum non respondit : tamquam stolidum , quia
se non defendit. Fuitrattato da re di burla ,
con porgli nelle mani una canna rozzar in
vece di scettro , uno straccio rosso sulle spal
le in vece di porpora , ed un fascio di spine
in testa in vece di corona ; e quindi deriden
dolo lo salutavano : ave Rex Judæorum ; e
poi lo caricavano di sputi, e di guanciate :
et expuentes in eum . Matth. 27. Et dabant
ei alapas. Jo. 19. Finalmente volle morire
Gesù Cristo , ma con qual morte ? colla mor
te più ignominiosa, quale fu la morte di
croce : humiliavit semetipsum factus obediens
ad mortem , mortem autem crucis. Phil.
usque
2. 8. Chi moriva allora giustiziato in croce ,
era stimato il più vile e ribaldo fra i rei :
maledictus qui pendet in ligno. Gal. 3. 13 .
Onde il nome de' crocifissi restava per sem
pre maledetto ed infamato . Perciò scrisse
I'apostolo : Christus factus est pro nobis ma
ledictum . Gal. 3. Commenta s . Atanagio : di
citur maledictum , quod pro nobis maledictum
suscepit. Volle Gesù prender sopra di sè una
tal maledizione , per salvare noi dalla male
dizione eterna. Ma dove , Signore , esclama
s . Tommaso da Villanova , dov'è il tuo de
coro , la tua maestà nello stato di tanta igno
minia ? Ubi est , Deus , gloria tua , majestas
tua ? E risponde : noli quærere, extasin pas
sus est Deus. Serm . de transfig. E vuol dire
il santo : non andar cercando gloria e mag
133
stà in Gesù Cristo , poich' egli è venuto a
dar esempio di umiltà , ed a manifestare l'a
more che porta agli uomini , e l'amore l'ha
fatto quasi uscir di se stesso .
Son favole quelle che narravano i Gentili,
che il Dio Ercole per l'amore che portava
al re Augia , si pose a governargli i cavalli;
e che il Dio Apollo. per amore di Admeto
gli guardasse la greggia. Queste son inven
zioni di cervello , ma è di fede che Gesù
Cristo vero Figlio di Dio per amor dell'uo
ino si è umiliato a nascere in una stalla , a
fare una vita disprezzata , e finalmente a mo
rir giustiziato in un patibolo infame. O gra
tiam , o amoris vin ! ( esclama s . Bernardo )
Ita ne
summus omnium imus factus est o
mnium ? Serm . 64. in cant . Oh forza dell ' a
mor divino ! il più grande di tutti si è fatto
il più vile di tutti . Quis hoe fecit ? ( seguita
s . Bernardo ) Amor dignitatis nescius. Trium
phat de Deo amor . Serm . 84. in cant. L'a
more non riguarda dignità, quando si tratta
di guadagnar l'affetto della persona amata.
Dio che da niuno può esser mai vinto , è
stato vinto dall'amore , mentre l'amore l'ha
ridotto a farsi uomo, e a sagrificarsi per a
mor dell'uomo in un mare di dolori e di
disprezzi : semetipsum exinanivit ( conclude
il s. Abbate ) ut scias amoris fuisse , quod al
titudo adæquata est. Il Verbo divino , ch'è
la stessa aliezza , si umiliò sino per così dire
ad annientarsi, per far conoscere all' uomo
l' amore che gli portava. Si perchè , dice
134
s . Gregorio Nazianzeno , che in niun altro
modo potea meglio palesarsi l'amor divino ,
che con abbassarsi ad abbracciare le mag
giori miserie ed ignominie che patiscono gli
uomini in questa terra : non aliter Dei amor
erga nos declarari poterat , quam quod no
stra causa ad deteriorem partem se dejecerit.
Lib . 2. de incarn . hom. 9. Aggiunge Ricardo
di s . Vittore , che avendo l'uomo avuto l'ar
dire di offendere la maestà di Dio , fu neces
sario a purgare il suo delitto , che v'inter
venisse un'umiliazione dal sommo all'infimo:
oportuit , ut ad expiationem peccati fieret hu
miliatio de summo ad imum . Lib . de incarn .
cap. 8. Ma quanto più ( ripiglia s . Bernardo )
il nostro Dio si è abbassato, tanto più grande
si è dimostrato nella bontà ed amore : quanto
minorem se fecit in humanitate, tanto majorem
se exhibuit in bonitate .
Dopo dunque che un Dio si è tanto umiliato
per amore dell'uomo , avrà ripugnanza l'uo
mo di umiliarsi per amore di Dio ? Hoc sen
tite in vobis , quod et in Christo Jesu . Phil.
2. 5. Non merita nome di cristiano chi non
è umile , e non cerca d'imitare l' umiltà di
Gesù Cristo , il quale , come dice s. Agostino,
è venuto umile al mondo per abbattere la
superbia . La superbia dell'uomo è stato il
morbo , che ha estratto dal cielo questo me
1
dico divino , l'ha colmato d' ignominie , e
l'ha fatto morire in croce. Si vergogni dun
que 1 uomo d'esser superbo , almeno in ve
dere un Dio , che , per guarirlo dalla super
135
bia , s'è tanto umiliato : propter hoc vi
tium superbiæ Deus humilis venit. Iste mor
bus medicum de cælo deduxit , usque ad
formam servi humiliavit , contumelus egit ,
ligno suspendit. Erubescat homo esse super
bus, propter quem factus est humilis Deus .
S. Aug. in ps. 18. enarr. 2. n . 15. E s . Pier
Damiani scrisse : ut nos erigeret, se incli
navit . Ha voluto abbassarsi per sollevar
noi dal lezzo de' nostri peccati , e collocarci
insieme cogli angeli nell'alto regno del cielo :
de stercore erigens pauperem , utcollocet eum
cum principibus populi sui. Psalm . 112. 7 .
Humilitas ejus nostra nobilitas est. S. Hilar.
lib . 2. de Trinit. O immensità dell'amore
divino ! ripiglia s . Agostino. Un Dio per a
mor dell'uomo viene a prendersi i disprezzi,
per fargli parte del suo onore : viene ad ab
bracciarsi con i dolori , per dargli la salute :
viene a patire la morte , per ottenergli la
vita : mira dignatio ! Venit accipere contume
lias, dare honores : venit haurire dolores, dare
salutem : venit subire mortem , dare vitam .
Gesù Cristo con eleggersi una nascita così
umile , una vita così disprezzata , ed una
morte così ignominiosa , ha renduti nobili ed
amabili i disprezzi e gli obbrobrj . Che per
ciò i santi in questo mondo sono stati così
amanti , anzi avidi dell'ignominie, che par
che altro non sapessero desiderare e cercare ,
che d'esser disprezzati e calpestati per amor
di Gesù Cristo. Alla venuta del Verbo in
terra ben si avverò quel che predisse Isaia
136
( cap. 35. ) : in cubilibus, ubi prius dracones
habitabant, orietur viror . calami; che dove
abitavano i demonj , spiriti della superbia ,
ivi doveva nascere , al vedersi l'umiltà di
Gesù Cristo , lo spirito d' umiltà : viror ca
lami, idest humilitatis ( commenta Ugone )
quia humilis est vacuus in oculis suis; gli u
mili non sono pieni di sè , come sono i su ,
perbi , ma voti, stimando quello ch'è in ve
rità , che tutto ciò che hanno , è dono di Dio.
Da ciò ben possiamo intendere , che quanto
è cara a Dio un'anima umile , altrettanto si
fa odioso un cuore superbo. Ma è possibile,
dice s . Bernardo che si trovino superbi,
dopo che abbiam veduta la vita di Gesù
Cristo ? Ubi se exinanivit majestas , ver
mis intumescit ! È possibile, che un ver
me lordo di peccati , vedendo un Dio d'in
finita maestà e purità , che tanto si umilia
per insegnare a noi l'essere umili, sia su
perbo ! Ma sappiasi , che i superbi non fan
bene con Dio . Avverte 6. Agostino : erigis té ,
Deus fugit a te ; humilias te , Deus venit ad
te . Il Signore sen fugge da' superbi; ma al
l'incontro un cuore che s' umilia , ancorchè
peccatore , Dio non sa disprezzarlo : cor con
tritum et humiliatum , Deus, non despicies. Dio
ha promesso di esaudire ognuno che lo pre
ga : petite , et dabitur vobis Omnis enim
qui petit, accipit. Matth . 7. 7. Ma si è pro
testato , che non può esaudire i superbi ,
come ci avvisa s. Giacomo : Deus superbis
resistit ; humilibus autem dat gratiam . Epist.
137
4.6 . Alle orazioni de' superbi resiste , e non
le ascolta ; ma agli umili non sa negare qua
lunque grazia che gli domandano . Diceva in
fatti s . Teresa , che le maggiori grazie ella
aveale ricevute da Dio , allora che più si u
miliava avanti la sua presenza . L'orazione
di chi si umilia entra da sè nel cielo , senza
bisogno di chi l'introduca ; e non si parte
senza ottenere da Dio ciò che desidera : O
ratio humiliantis se nubes penetrabit . . . et
non discedet, donec Altissimus aspiciat. Eccli.
35. 21 .

Colloquio.

O Gesù mio disprezzato , voi col vostro


esempio avete renduti troppo cari ed amabili i
disprezzi a' vostri amanti. Ma come va ch'io
poi, in vece d'abbracciarli , come gli avete
abbracciati voi, in ricevere alcun disprezzo
dagli uomini, mi son portato con tanta su
perbia , che per causa loro ho ancora offeso
voi , maestà infinita ? peccatore, è superbo !
Ah Signore , ben intendo ; io non ho saputo
prendere gli affronti con pazienza perchè
non ho saputo amarvi . S'io vi amava , quelli
ben mi sarebbero stati dolci e grati . Ma
giacchè voi promettete il perdono a chi si
pente , io mi pento con tutta l'anima di tutta
la vita mia disordinata, e tutta dissimile alla
vita vostra . Ma voglio emendarmi , e perciò
vi prometto di voler soffrir con pace da oggi
avanti tutti i disprezzi che mi saran fatti ,
138
per amor vostro, o Gesù mio , che per mio
amore siete stato così disprezzato. Intendo ,
che le umiliazioni sono le miniere preziose,
colle quali voi fate ricche l'anime de ' tesori
eterni . Altre umiliazioni ed altri disprezzi
merito io, che ho disprezzata la grazia vostra ;
merito di esser calpestato da' demonj. Ma i
meriti vostri sono la speranza mia. Io voglio
mutar vita, non vi voglio più disgustare; e
da ogg' innanzi non voglio cercar altro che
il vostro gusto . Io ho meritato più volte d'esser
mandato ad ardere nel fuoco dell'inferno ;
voi che sinora mi avete aspettato, ed anche
perdonato, come spero, fate, che in vece di
ardere di quel fuoco infelice, arda del faoco
beato del vostro santo amore . No , che non
voglio vivere più, o amor mio, senza amar
vi . Ajutatemi voi , non mi fate più vivere a voi
ingrato , come ho fatto per lo passato. Per
l'avvenire voi solo voglio amare ; voglio, che
di voi solo sia il mio cuore . Deh! prendetene
il possesso , e questo possesso sia eterno ;
sicchè io sia sempre vostro, e voi siate sem
pre mio : io sempre v’ami, e voi sempre mi
amiate. Si , così spero, o mio Dio amabilissi
mo , che io sempre v’amerò , e voi sempre
mi amerete . Credo in voi , bontà infinita :
spero in voi , bontà infinita : amo voi , bontà
infinita : v’amo, e sempre vi dirò , io v’amo ,
io v’amo, io v'amo ; e perchè v’amo , voglio
far quanto posso per compiacervi. Disponete
voi di me , come vi piace . Basta , che mi dia
te la grazia d'amarvi , e fate di me quel che
139
volete . L'amor vostro è , e sarà sempre l'unico
mio tesoro , l'unico mio desiderio, l'unico mio
bene , l'unico mio amore . Maria, speranza mia,
madre del bell'amore , ajutatemi voi ad amare
assai e sempre il mio amabilissimo Dio .

DiscoRSO DECIMO

Della nascita di Gesù per la notte del santo Natale.

Evangelizo vobis gaudium magnum ... quia


natus est vobis hodie Salvator . Luc . 2 . 11 .

Evangelizo vobis gaudium magnum . Così


disse l'angelo a' pastori, e così dico a voi in
questa notte, anime divote. Vi porto una
nuova di grande allegrezza. E qual nuova
di maggior allegrezza può darsi ad un popo
lo di poveri esiliati dalla patria, e condannati
alla morte, che quella d'esser già venuto il
lor Salvatore , non solo a liberarli dalla mor
te , ma ancora ad ottenere loro il ritorno
alla patria ? E ciò è quello appunto , che sta
notte io vi annunzio . Natus est vobis Salva
tor. È nato Gesù Cristo, ed è nato per voi ,
per liberarvi dalla morte eterna, e per aprir
vi il paradiso, ch'è la patria nostra , dalla
quale avevamo avuto il bando in pena dei
nostri peccati . Ma acciocchè siate grati in
amare d'oggi in poi questo vostro nato Re
dentore, lasciate ch'io vi metta avanti gli
140
occhi , dove è nato , e com'è nato , e dove
questa notte si ritrova , affinchè possiate an
dare a trovarlo, ea ringraziarlo di tanto bene
ficio , e tanto amore . Cerchiamo lume 'a Ge
sů , ed a Maria .
Lasciate dunque ch' io vi rappresenti in
breve l'istoria della nascita di questo Re del
mondo , ch'è sceso dal cielo per la vostra
salute . Volendo Ottaviano Augusto impera
tor di Roma sapere le forze del suo imperio,
volle che si facesse una general numerazione
di tutti i suoi sudditi; e perciò ordinò a
tutti i presidi delle provincie, e tra gli al
tri a Cirino preside della Giudea, che fa
cessero venire ciascuno a scriversi , con pa
gare insieme un certo tributo in segno del
comun vassallaggio. Factum est edictum , ut
describeretur universus orbis. Lac. 2. Pub
blicato che fu quest'ordine, ecco Giuseppe
che subito ubbidisce, ne aspetta che prima
partorisca la sua santa sposa , che stava già
vicina al parto . Subito ( dico ) ubbidisce ,
e si mette in cammino con Maria pregna
del Verbo incarnato , per andare a scriversi
nella città di Betlemme, ut profiteretur cum
Maria uxore prægnante. Il viaggio fu lungo,
mentre ( come portano gli autori) fu di 90 .
leghe , viene a dire di quattro giornate; lun
go e strapazzoso, dovendosi andare per mon
tagne , e per vie aspre , e con venti , pioggie ,
e freddo .
Quando entra la prima volta il re in una
città del suo regno, quali onori non se gli
141
apprestano ? quanti apparati , quanti archi
trionfali! Preparati dunque, o felice Betlem
me, a ricever con onore il tuo Re , mentre ti
avvisa il profeta Michea , che già viene a vi
sitarti il tuo Signore , ch'è Signore non solo
di tutta la Giudea , ma di tutto il mondo . E
sappi, dice il profeta, che fra tutte le città
della terra tu sei la fortunata , che s' ha elet
ta per nascere in terra il Re del cielo , affin
di regnare poi non già nella Giudea , ma nei
cuori degli uomini , che vivono nella Giudea
ed in tutta la terra . Et tu Bethleem Ephrata
parvulus es in millibus Juda ; ex te enim egre
dietur , qui sit dominator in Israel. Mich. 3. 2 .
Ma ecco già entrano in Betlemme questi due
gran pellegrini, Giuseppe e Maria, che porta
seco nell'utero il Salvator del mondo. Entra
no nella città, vanno alla casa del ministro
imperiale a pagare il tributo , ed a scriversi
nel libro de' sudditi di Cesare , dove si scri
ve anche la prole di Maria , cioè Gesù Cristo,
ch'era il Signore di Cesare e di tutti i prin
cipi della terra . Ma chi li riconosce ? Chi va
loro incontro per onorarli ? chi li saluta , chi
gli accoglie? In propria venit , et sui eum non
receperunt. Jo. i. Vanno essi da poveri , e
come poveri son disprezzati , anzi peggio che
gli altri poveri son trattati e discacciati. Si ,
perchè stando ivi , factum est autem , cum es
sent ibi, impleti sunt dies, ut pareret ( Luc. 2.).
latese Maria ch'era già arrivato il tempo del
pario , e che 'l Verbo incarnato voleva in
quel luogo , e in quella notte nascere, e farsi
142
vedere al mondo . Ond' ella ne avvisò Giu
seppe, e Giuseppe con fretta si diede a pro
curar qualche alloggio tra le case di quei
cittadini, per non portare la sposa a parto
rire nell'osteria, che non era luogo decente
per una donzella che partoriva ; tanto più
che in quel tempo stava quella piena di gen
te . Ma non trovò chi gli desse udienza , e ve
risimilmente da alcuno fu anche rimprove
rato come sciocco , in condurre la sposa vi
cina al parto in quel tempo di notte , e di
tauto concorso . Siechè fu costretto finalmen
te , per non restare in quella notte in mezzo
alla via , di portarla alla pubblica osteria ,
dove v'erano già anche molti poveri allog
giati in quella notte. Vi andò ; ma che ? an
che di là furono discacciati ; e fu risposto
loro , che non ci era luogo per essi : non erat
eis locus in diversorio . Luc . 2. 7. Vi era luo
go per tutti, anche per li plebei, ma non
per Gesù Cristo . Quell'osteria fu figura di
quei cuori ingrati , dove molti dan luogo a
tante creature miserabili , e non a Dio .
Quanti amano i parenti , amano gli amici ,
amano anche le bestie ; ma non amano Ge
sù Cristo, e niente fan conto né della sua
grazia, nè del suo amore . Ma disse Maria ss .
ad un'anima divota : fu disposizione di Dio ,
che mancasso a me , ed a mio Figlio allog
gio tra gli uomini, acciocchè l'anime innamo
rate di Gesù gli offerissero se stesse per ab
loggio, e con amore l’invitassero a venire nei
loro cuori ( Vedi il p . Petrign . ).
143
Ma seguitiamo l'isioria . Vedendosi dunque
discacciati da ogni parte questi poveri pelle
grini , escono dalla città per ritrovare al
meno fuori di essa qualche ricovero . Cam
minano all'oscuro , girano , spiano ; final
mente vedono una grotta , che stava cavata
in un sasso del monte sotto la città . Scrive
il Barrada , Beda e Brocardo , che il luogo
dove nacque Gesù Cristo , era una rupe sca
vata sotto il muro di Betlemme , separata
dalla città , a guisa d'una spelonca , che ser
viva d'alloggio agli animali . Allora disse Ma
ria : Giuseppe mio , non occorre passare più
avanti , entriamo in questa grotta, e qui fer
miamoci . Ma come ? rispose allora Giuseppe;
sposa mia , non vedi , che questa è grotta
tutta svadata , fredda , umida , che da ogni
parte scorre acqua? non vedi , che questa
non è stanza d'uomini , ma è stalla di bestie ?
Come vuoi stare qui in tutta questa notte ,
e qui partorire ? Pur è vero , allora disse
Maria , che questa stalla , questa è la reggia ,
il palagio regale , in cui vuol nascere in ter
ra il Figlio eterno di Dio .
Oh , che avran detto gli angeli in vedere
entrar la divina Madre a partorire in quella
grotta ! i figli de' principi nascono nelle stap
ze addobbate d'oro , si apparecchiano loro
culle ricche di gemme, panni preziosi , col
corteggio de ' primi signori del regno. E poi
al re del cielo si apparecchia per nascervi
una stalla fredda, e senza fuoco ? poveri pan
nicelli per coprirlo , un poco di paglia per
144
letto , ed una vil mangiatoja per riporvelo ?
Ubi aula ( dimanda san Bernardo ) ubi thro
nus? Dov' e la corte , dov'è il soglio regale
( dice il santo ) per questo Re del cielo ,
s ' io non vedo altro che due animali che stan
per fargli compagnia , e che un presepio di
bestie , dove ha da esser collocato ? O grotta
fortunata , che avesti la sorte di vedere in te
nato il Verbo divino ! O presepio fortunato ,
che avesti l'onore di accogliere in te il Si
gnor del cielo ! O fortunate paglie , che ser
viste di letto a colui che siede sulle spalle
de'serafini ? Ah! che in considerare la nascita
do
di Gesù Cristo , e'l modo come nacque ,
vremmo tutti ardere d'amore : e in sentir no
minare grotta , mangiatoja , paglia , latte , va
giti; tali nomi ( pensando alla nascita del
Redentore dovrebbero essere per noi tutte
fiamme d'amore , e saette che ci ferissero i
cuori . Si , voi foste fortunati , o grotta , o pre
sepio , o paglie ; ma son più fortunati quei
cuori , che amano con fervore e tenerezza

questo amabilissimoSignore , ed infiammati


d'amore l'accolgono poi nella santa comu
nione. Oh , con qual desiderio e contento va
Gesù Cristo a riposare in un cuore che l'ama !
Entrata che fu Maria nella spelonca , su
bito si pone in orazione , e venuta già l'ora
del parto , si scioglie i capelli ( in segno di
riverenza ) spargendoli sulle spalle ; ed eceo
che vede una gran luce , sente nel cuore un
gaudio celeste , bassa gli occhi , e oh Dio, che
mira ! mira già sulla terra un bambino , cosi
145
bello ed amabile , che innamora , ma che
trema , che piange , e collo stender delle
mani dà segno di voler essere preso tra le di
lei braccia : extendebam membra , quærens
Matris favorem , secondo la rivelazione fatta
a s . Brigida . Maria chiama Giuseppe . Vieni,
Giuseppe ( disse ), vieni a vedere , ch'è già
nato il Figlio di Dio . Viene Giuseppe , e in
vedere Gesù già nato , l'adora in mezzo a
un fiume di dolci lagrime : intravit senex , et
prosternens se plorabat præ gaudio . Revel. ibid .
Indi la s . Vergine con riverenza prende l'a
mato Figlio , e se lo pone in seno . Cerca di
riscaldarlo col calore delle sue guance e del
suo petto : maxilla et pectore calefaciebat eum
cum lætitia , et tenera compassione materna.
Considerate la divozione ,la tenerezza , l'amore
che allora provò Maria in vedersi tra le brac
cia , e in seno il Signor del mondo , il Figlio
dell'eterno Padre , che si era degnato di farsi
anche figlio di lei , scegliendola per sua ma
dre tra tutte le donne . Avendolo poi già in
seno Maria , l' adora come Dio , gli bacia ' i
piedi come a suo Re , e poi la faccia come
' à suo Figlio. Indi cerca subito di coprirlo ,
e fasciarlo co' panni. Ma,oh Dio, che i panni
sono aspri e rozzi, perché son panni di po
veri ; e son freddi , sono umidi , e in quella
grotta non v'è fuoco da riscaldarli !
Venite, monarchi , venite imperatori , ve
pite tutti , o principi della terra , venite su
ad adorare il vostro sommo Re, che per amor
Lig ., undici discorsi ec. 7
146
vostro nasce , e nasce cosi povero in que
sta spelonca . Ma chi comparisce ? niuno . In
propria venit , et mundus eum non cognovit.
Jo . 1. Ah ! che il Figlio di Dio è venuto nel
mondo , ma il mondo non vuol conoscerlo .
Ma se non vengono gli uomini , ben vengo
no gli angeli ad adorare il lor Signore . Così
comanda l' eterno Padre per onor di questo
suo Figlio : et adorent eum omnes angeli ejus.
Hebr . 1. 6. Vengono in gran numero > e lo
dando il loro Dio cantano con giubbilo :
gloria in altissimis Deo , et in terra pax ho
minibus bonce voluntatis . Luc . 2. 14. Gloria
alla divina misericordia , che in vece di ca
stigare gli uomini ribelli , fa , che lo stesso
loro Dio prenda sopra di sè il castigo, e così
li salvi. Gloria alla divina sapienza , che ha
trovato il modo di soddisfare insieme la giu
stizia , e di liberare l'uomo dalla morte da
esso meritata . Gloria alla divina potenza ,
in abbattere le forze dell'inferno in una ma
niera così ammirabile , col venire il Verbo
divino da povero a patire dolori , disprezzi,
morte , e così tirarsi i cuori degli uomini ad
amarlo , ed a lasciar tutto per suo amore ,
onori , beni e vita : come han fatto poi tante
donzelle , tanti giovani , anche nobili e prin
cipi , per essere grati all' amore di questo
Dio . Gloria finalmente al divino amore , men
tre ha ridotto un Dio a farsi bambino , po
vero , umile , a vivere una vita penosa , ed a
fare una morte spietata , per dimostrare al
l'uomo l' affetto che gli porta , e per gua
147
dagparsi il di lai amore . Agnoscimus in sta
bulo potentiam exinanitam , sapientiam præ
amoris nimietate infatuatam . Vediamo in que
sta stalla , dice san Lorenzo Giustiniani, la
potenza di un Dio quasi annichilata ; vedia
mo un Dio , ch'è la stessa sapienza , per il
troppo amore che porta agli uomini , quasi
impazzito .
Orsù , Maria invita tutti , nobili e plebei,
ricchi e poveri, santi e peccatori, ad entrare
nella grotta di Betlemme per adorare , e ba
ciare i piedi al suo Figlio già nato. Entrate
dunque , anime divote , entrate a vedere sul
fieno il Creatore del cielo e della terra in
forma d'un piccolo bambino , ma così bello,
e così luminoso , che manda per tutto raggi
di luce. Ora ch' è nato , e sta su quella pa
glia , la grotta non è più orrida , ma è dive
nuta un paradiso. Entriamo su , e non ab
biamo timore. È nato Gesù , ed è nato per 5
tutti , per ognun che lo vuole . Ego flos cam
pi ( egli ci fa sapere ne' sagri cantici ), et li
lium convallium . Cant. 2. 1. Si chiama giglio
delle valli , per darci ad intendere , che sic
come egli nasce sì umile, così solamente gli
umili lo trovano ; perciò l'angelo non andò
ad annunziar la nascita di Gesù Cristo a Ce
sare , o ad Erode ; ma a poveri ed umili pa
stori. Del resto egli si chiama fiore de' campi ,
perchè sta esposto per farsi trovare da tutti :
ego flos campi , commenta Ugon cardinale
quia omnibus me exhibeo inveniendum . I fiori
de' giardini stan chiusi e son riserbati tra le
148
mura , nè è permesso a tutti di trovarli e di
prenderli; all'incontro i fiori de 'campi sono
esposti a tutti ; chi li vuole, li prende ; e tale
vuol esser Gesù Cristo , esposto ad ognun che
lo vuole . Entriamo su , la porta è aperta : non
est satelles (dice san Pier Grisologo ) qui di
cat non est hora.I monarchi stan chiusi nel
le loro reggie , e le reggie stanno circondate
da' soldati : non è facile aver udienza da'prin
cipi : chi vuol parlar loro, molto ci ha da sten
tare; più volte dovrà esser licenziato , con
sentirsi dire : ritornate in altro tempo , ora
non è tempo di udienza. Non va così con
Gesù Cristo ; egli se ne sta in quella grotta ,
e vi sta da bambino , per allettare ognun
che viene a cercarlo , e la grotta è svadata,
senza guardie e senza porte , sicchè ciascuno
può entrarvi a suo piacere quando vuole, per
trovare e parlare, ed anche abbracciare que
sto picciolo Re, se l'ama , e desidera .
Entrate dunque sú , anime . Ecco là, guar
date in quella mangiatoja , su quella povera
paglia quel tenero pargoletto che piange. Ve
dete come è bello ;mirate la luce che manda ,
l'amore che spira ; quegli occhi inviano saette
a'cuori che lo desiderano ; quei vagiti son
fiamme a chi l'ama ; la medesima stalla , le
stesse paglie gridano , dice s. Bernardo : cla
mat stabulum , clamant paleæ ; e vi dicono ,
che amiate chi v’ama ; amiate un Dio ch'è
degno d'infinito amore , e ch'è sceso dalle
steile , e si è fatto bambino, si è fatto povero
per farvi intendere l'amor che vi porta , e
149
per guadagnarsi colle sue pene il vostro amo
re . Dimandategli su ; ahi vago bambinello !
dimmi , a chi sei figlio ? Risponde : la madre
mia è questa bella e pura verginella , che mi
sta accanto. E'l padre tuo chi è ? il padre
mio , dice è Dio. E come ! tu sei figlio di Dio ,
e stai così povero , cosi umile ? In questo
stato chi mai ti riconoscerà ? chi ti rispette
rà ? No , risponde Gesù , la santa fede mi farà
conoscere per quel che sono ; e mi farà amare
dall'anime, ch'io son venuto a redimere , e
ad infiammar del mio amore . Io non son ve
nuto (dice) a farmi temere , ma a farmi ama
re ; e perciò ho voluto comparire a voi la
prima volta che mi vedele , da bambino così
povero ed umile , acciocchè così più mi amia
te , vedendo a che mi ha ridotto l'amore che
io vi porto .Ma dimmi , bambino mio , perchè
giri gli occhi d'intorno ? che vai guardando?
Ti sento sospirare , dimmi , perchè sospiri ?
Oh Dio ! ti sento piangere ; dimmi , perchè
piangi ? Si , risponde Gesù , io giro gli occhi
d'intorno , perchè vo cercando qualche ani
ma che mi desideri . Sospiro , per desiderio
di vedermi a canto qualche cuore che arda
per me , come ardo io per lui d'amore . Ma
piango , e per questo piango , perche non ve
do , o vedo troppo poche anime e cuori, che
micerchino , e mi vogliano ainare .

.
150
COLLOQUIO

Per il bacio de' piedi del santo Bambino ,


che suol praticarsi in alcune chiese .

Or via, Gesù v'invita , o anime divote , di


venire a baciargli i piedi in questa notte. I
pastori che vennero allora a visitarlo nella
stalla di Betlemme, portarono i loro presenti;
bisogna che ancora voi portiate i presenti
vostri. Che gli porterete? sentite , il presente
più caro che gli potete portare , è un cuore
pentito ed amante. Ciascuno dunque prima
di venire gli dica così: Signore , io non avrei
ardire di accostarmi a voi , vedendomi così
sozzo di peccati ; ma giacchè voi , Gesù mio ,
con tanta cortesia m ' invitate e con amore
mi chiamate , non voglio ricusare . Non vo
glio usarvi già quest' altra rozzezza , che
dopo avervi tante volte voltate le spalle ,
ora per diffidenza avessi a rifiutare questo
dolce invito che mi fate . Ma sappiate , digli ,
ch' io son povero di tutto , non ho che of
ferirvi. Non ho altro che questo cuore , que
sto vengo a portarvi. È vero , che questo mio
cuore un tempo vi ha offeso , ma ora è pen
tito, e pentito ve lo porto . Si , bambino mio ,
mi pento d'avervi disgustato. Confesso , io
sono stato il barbaro , il traditore , l'ingrato,
che vi ho fatto tanto patire , e vi ho fatto
spargere tante lagrime nella stalla di Betlem
me ; ma le lagrime vostre sono la speranza
mia . Son peccatore è vero , non merito per
151
dono ; ma vengo a voi ch ' essendo Dio , vi
siete fatto bambino per perdonarmi . Eterno
Padre , s'io merito l'inferno , mirate le la
grime di questo innocente vostro Figlio , che
vi cercano il perdono per me . Voi niente ne
gate alle preghiere di Gesù Cristo. Esaudi
telo dunque , mentr' egli vi domanda , che
mi perdoniate in questa notte , ch'è notte di
allegrezza , notte di salute, notte di perdono.
Ah bambino mio Gesù , da voi spero il per
dono , ma il solo perdono de' peccati miei
non mi basta . In questa notte voi dispensate
all' anime grazie grandi; anch'io voglio una
grande grazia che miavete da fare, ed è la gra
zia d'amarvi. Ora che vengo a ' piedi vostri ,
infiammatemi tutto del vostro santo amore , e
legatemi con voi ; ma legatemi talmente, che
io non abbia a separarmi più da voi . Io vi
amo , o mio Dio , fatto bambino per me , ma
vi amo poco ; voglio amarvi assai, e voi l'avete
da fare. Io vengo già a baciarvi i piedi , e vi
porto il mio cuore ; a voi lo lascio , io non lo
voglio più ; voi mutatelo , e voi conservatelo
per sempre ; non me lo tornate più , perchè
se lo tornate in mano mia , io temo , che di
nuovo egli vi tradirà .
Maria santissima , voi che siete la Madre
di questo gran Figlio , ma siete ancora la
Madre mia, a voi consegno questo povero mio
cuore ; voi presentatelo a Gesù ; presentato
per mano vostra , egli non lo rifiuterà. Pre
sentatelo dunque voi , e voi pregatelo che lo
accetti .
152

DISCORSO UNDECIMO

Del nome di Gesù .

Vocatum est nomen ejus Jesus. Luc . 2. 21 .

Questo gran nome di Gesù non fu ritro


vato già dagli uomini, ma da Dio medesimo.
Nomen Jesus , dice s . Bernardo, primo fuit a
Patre prænominatum . Egli fu un nome
nuovo : nomen novum , quod os Domini nomi
nabit. Esdræ 62. Nome nuovo , che solo Dio
poteva darlo a chi destinava per salvatore
del mondo. Nome nuovo ed eterno ; perchè
siccome ab eterno fu fatto il decreto della
redenzione , cosi ab eterno fu dato anche il
nome al Redentore. Nulladimeno in questa
terra tal nome fu imposto a Gesù Cristo nel
giorno della sua circoncisione : et postquam
consummati sunt dies octo , ut circumcideretur
puer , vocatum est nomen ejus Jesus. Volle al
lora l'eterno Padre rimunerare l' umiltà del
suo figlio, con dargli un nome di tanto ono
re . Si , mentre Gesù si umilia , soggettandosi
colla circoncisione a soffrire la marca di pec
catore , con ragione il Padre l'onora con dar
gli un nome, che supera la dignità e l'altezza
d'ogni altro nome . Dedit illi nomen , quod est
super omne nomen . Phil . 2.9. E conianda che
questo nome sia adorato dagli angeli , dagli
uomini, e da' demonj: ut in nomine Jesu omnc
genuflectatur , coelestium , terrestrium , et in

1
153
fernorum . Ibid . Se dunque tutte le creature
adorano questo gran nome , tanto più dob
biamo adorarlo noi peccatori , mentre a no
stro riguardo gli è imposto questo nome di
Gesù , che significa salvatore ; ed a questo
fine ancora , per salvare i peccatori , egli è
sceso dal cielo : propter nos homines, et pro
pter nostram salutem descendit de coelis, et ho
mo factus est. Dobbiamo adorarlo , e nello
stesso tempo ringraziare Iddio , che gli ha
dato questo nome per nostro bene ; poiché
questo nome ci consola , ci difende , e c'in
fiamma. Tre punti del nostro discorso. Ve
diamolo ; ma prima cerchiamo luce a Gesù
ea Maria.
Per prima , il nome di Gesù ci consola ;
mentre invocando Gesù noi possiam trovare
il sollievo in tutte le nostre afllizioni. Ricor
rendo a Gesù , egli vuol consolarci, perchè
ci ama; e può consolarci , poich' egli non
solamente è uomo , ma ancora è Dio onni
potente ; altrimenti non potrebbe avere pro
priamente questo gran nome di Salvatore.
Il nome di Gesù importa l' esser nome d'una
potenza infinita, e insieme d'una sapienza
e d'un amore infinito ; imperocchè, se in Gesù
Cristo non concorrevano tutte queste perfe
zioni , egli non avrebbe potuto salvarci. Ne
que enim ( dice s. Bernardo ) posses te vo
care Salvatorem , si quidpiam horum defuisset.
Serm . 2. de circumcis. Onde dice il santo ,
parlando della circoncisione : circumciditur
tanquam filius Abrahæ ., Jesus vocatur tan
7
154
quam Filius Dei. Serm . 1. de circumcis. Egli
é ferito come uomo col segno di peccatore ,
mentre si ha addossato il peso di soddisfare
per li peccatori, e già sin da bambino vuol
cominciare a soddisfare i loro delitti , con
patire e sparger sangue ; ma si chiama poi
Gesù , si chiama Salvatore , come Figlio di
Dio , perchè solamente a Dio compete il sal
vare .
Il nome di Gesù è chiamato dallo Spirito
Santo olio diffuso : olcum effusum nomen
tuum. Cant. 1. 3. E con ragione, dice s . Ber
nardo , perchè siccome l'olio serve per luce ,
per cibo , e per medicina, così primiera
mente il nome di Gesù egli è luce: lucet
prædicatum . E d'onde mai , dice il santo ,
così subito risplendè nella terra la luce della
fede , sicchè tra poco tempo tanti gentili co
nobbero il vero Dio , e si fecero suoi seguaci ,
se non col sentir predicare il nome di Gesù ?
Unde putas in toto orbe tanta , et tam subita
fidei lux , nisi prædicato nomine Jesu ? Serm .
15. In questo nome noi fortunati siamo stati
fatti figli della vera luce , cioè figli della s.chie
sa ; poichè abbiamoavuta la sorte di nascerein
grembo alla chiesa Romana , in regni cristiani
e cattolici : grazia e sorte non concessa alla
maggior parte degli uomini , che nascono tra
gl'idolatri, maomettani , o eretici. Inoltre , il
nome di Gesù è cibo che pasce l'anime no
stre . Pascit recogitatum . Questo nome dà forza
a' fedeli di trovar pace e consolazione anche
in mezzo alle miserie , ed alle persecuzioni
155
in questa terra . I santi apostoli maltrattati
e vilipesi giubilavano , essendo confortati dal
nome di Gesù. Ibant gaudentes a conspectu
concilii, quoniam digni habiti sunt pro no
mine Jesu contumeliam pati. Act . 5. 41. È
luce, è cibo, ed è ancora medicina a chil'invo
ca : invocatum lenit, et ungit. Dice il santo Ab
bate : ad exortum nominis lumen : nubilum dif
fugit, redit serenum . Se l'anima sta afflitta e tur
bata , fate che nomini Gesù , che subito da
lei fuggirà la tempesta , e tornerà la pace.
Labitur quis in crimen ? currit ad laqueum
mortis desperando ? nonne , si invocet nomen
vitæ , confestim respirat ad vitam ? Se mai
alcun miserabile è caduto in peccato , e sente
diffidenza del perdono , invochi questo nome
di vita , che subito sentirà rincorarsi a spe
rare il perdono : nominando. Gesù , che dal
Padre a tal fine è stato destinato per nostro
Salvatore , per ottenere a' peccatori il per
dono . Dice Eutimio , che se Giuda , quando
fu tentato a disperarsi , avesse invocato il
nome di Gesù , non si sarebbe disperato : si
illud nomen invocasset , non perüsset. Eutim .
in cap. 27. Matth . Onde poi soggiunge , che
non mai giungerà all'ultima ruina di dispe
rarsi qualunque peccatore , perduto che sia,
il quale invocherà questo santo nome , ch'è
nome di speranza, e di salute: longe est de
speratio, ubi est hujus nominis invocatio .
Ma i peccatori lasciano d'invocare questo
nome di salute , perchè non vogliono guarire
dalle loro infermità . Gesù Cristo è pronto a
156
sanare tutte le nostre piaghe ; ma se taluno
ama le sue piaghe , e non vuol esser sanato,
come può guarirlo Gesù Cristo ? La ven . suor
Maria Crocifissa Siciliana vide una volta il
Salvatore , che stava come dentro uno spe
dale , e che andava in giro colle medicine in
mano , per guarire quegl'infermi che ivi sta
vano ; ma quei disgraziati in vece di ringra
ziarlo, e di chiamarlo , lo discacciavano da
loro . Così fanno molti peccatori; dopo che
si sono volontariamente avvelenati col pee
cato , ricusano la salute , cioè la grazia che
Gesù Cristo loro offerisce , e così restano mi
seramente perduti nelle loro infermità. Ma
all'incontro che timore può avere quel pec
catore che ricorre a Gesù , poiché Gesù me
desimo si offerisce ad ottenerci dal suo Pa
dre il perdono , avendo egli già colla sua
morte pagata la pena a noi dovuta ? Qui of
fensus fuerat, dice s . Lorenzo Giustiniani,
ipse se intercessorem destinavit ; quod illi de
hebatur exsolvit. Serm . in nat. Onde poi sog
giunge il santo : si configeris ægritudine, si
doloribus fatigaris, si concuteris formidine ,
Jesu nomen edito. Povero infermo, se ti ri
trovi aggravato da infermità , o da dolori , e
da timori , chiama Gesù , ed egli ti conso
lerà . Basterà che in suo nome preghiaino
l' eterno Padre , e ci sarà dato quanto chie
deremo . È promessa questa di Gesù medesi
mo , replicata più volte , non può fallire : si
quid. petieritis Patrem in nomine meo , dabit
vobis; Jo . 16 .: quodcumque petieritis Patrem
157
in nomine meo , hoc faciam . Jo . 15. 16 .
In secondo luogo abbiam detto che il no
me di Gesù ci difende. Sì , egli ci difende da
tutte l'insidie, ed assalti de' nemici , Il Mes
sia appunto perciò fu chiamato il Dio forte ,
Deus fortis ; e dal Savio fu chiamato il suo
nome una fortissima torre , turris fortissima
nomen tuum ; Prov . 18. 10.: acciocchè noi
intendiamo , che non aprà timore di tutti
gl ' insulti dell'inferno, chi si avvale delle
scudo di questo potentissimo nome. Christus
( scrive s. Paolo , Philipp. cap . 2.) humiliavit
sernetipsum , factus obediens usque ad mortem ;
mortem autem crucis. Gesù Cristo in sua vita
si umilió ubbidendo al Padre sino a morir
crocifisso : viene a dire , dice s . Anselmo , si
umilið tanto che più non potè umiliarsi; e
perciò il suo divin Padre , per lo merito di
questa umiltà e ubbidienza del Figlio , lo
sublimò tanto che non potè più sublimarlo:
ipse se tantum humiliavit , ut ultra non posset ;
propter quod Deus tantum exaltavit , ut ultra
non posset. Quindi il Padre gli ha dato un
nome superiore ad ogni nome : propterea de
dit illi nomen super omne nomen , ut omne
genuflectatur cælestium , terrestrium , et infer
norum . Gli ha dato un nome si grande e sì
potente , ch'è venerato dal cielo , dalla terra,
e dall'inferno . Nome potente in cielo , per
ch' egli può ottenerci tutte le grazie : potente
in terra , perchè può salvare tutti coloro che
divotamente l'invocano: potente nell'inferno,
perchè tal nome atterrisce tutti i demonj . Tre
158
mano quegli angeli ribelli al suono di questo
nome sacrosanto , poichè si ricordano , che
Gesù Cristo è stato quel forte che ha di
strutto il dominio , e le forze ch'essi prima
avevano sopra degli uomini . Tremano , dice
san Pier Grisologo, perchè in questo nome
debbono adorare tutta la maestà d'un Dio :
in hoc nomine deitatis adoratur tota majestas.
Serm. 114. Disse il medesimo nostro Salva
tore , che in questo suo potente nome avreb
bero i suoi discepoli discacciati i demonj : in
nomine meo dæmonia ejicient. Marc. 16 .
17. Ed in fatti la santa chiesa negli esor
cismi, di questo nome sempre si avvale per
discacciare gli spiriti infernali dagli ossessi.
Ed i sacerdoti che assistono a' moribondi ,
del nome di Gesù si avvalgono , per liberare
i loro infermi dagli assalti più terribili , che
l'inferno dà in quel punto estremo della
morte .
Leggasi la vita di s . Bernardino da Siena ,
e veggasi quanti peccatori convertì questo
santo , quanti abusi distrusse, e quante città
santifico coll'insinuar predicando a ' popoli
l'invocare il nome di Gesù . Disse s. Pietro ,
che non vi è altro nome a noi dato , in cui
bisogna trovar la salute , che questo nome
sacrosanto di Gesù : nec etiam aliud nomen
est sub cælo datum hominibus , in quo opor
teat nos salvos fieri. Act . 4. 12. Gesù è quello
che non solamente ci ha salvati una volta,
ma continuamente ci salva per li suoi meriti
dal pericolo del peccato , ogni volta che con
159
confidenza l'invocheremo. Quodcumque pe
tieritis Patrem in nomine meo , hoc faciam .
Jo . 14. 13. Onde s . Paolo ci anima , dicendo ,
che chiunque l'invoca , certamente sarà sal
vo : quicumque invocaverit nomen Domini,
salvus erit. Rom. 10. Nelle tentazioni dun
que , replico con s . Lorenzo Giustiniani : si
tentaris a diabolo , si ab hominibus opprimeris,
Jesu nomen edito. Se i demonj, o gli uomini
t' infestano, e ti spingono al peccato , chiama
Gesù , e sarai salvo , e se le tentazioni sie
guono a perseguitarti, siegui tu ad invocare
Gesù , che non mai caderai. Quei che prati
cano questa gran divozione , si prova col
l'esperienza , che si mantengono saldi , e
sempre vincono. Aggiungiamoci ancora sem
pre il nome di Maria , il quale anche spa
venta l'inferno , e saremo sempre sicuri.
Hæc brevis oratio ( dice Tommaso da Kem
pis ) Jesus et Maria, facilis ad tenendum , fortis
ad protegendum . Questa orazione cosi breve,
e cosi facile a tenerla in memoria , ella è
potente a liberarci da ogn'insulto de' nemici .
In terzo luogo , il nome di Gesù non solo
consola e difende da ogni male , ma ancora
infiamma di santo amore tutti coloro che con
divozione lo nominano . Il noine di Gesù ,
cioè di Salvatore , è nome che in sè esprime
amore , mentre ci ricorda quanto ha fatto,
quanto ha patito Gesù Cristo per salvarci ..
Nomen Jesus signum est repræsentans tibi o
mnia quæcumque Deus fecit propter salutem
humanæ naturæ , dice s . Bernardo, serm . 48 .
160
Onde con tenerezza un autor divoto gli di
ceva : 0 Gesù mio, troppo ti è costato l'es
sere Gesù , cioè mio Salvatore : o Jesu ,
quanti tibi constitit esse Jesum , Salvalorem
meum !
Scrive s . Matteo , parlando della crocifis
sione di Gesù Cristo : et imposuerunt super
caput ejus causam ipsius scriptam : hic est
Jesus Rex Judæorum . 27. 37. Dispose dun
que l'eterno Padre , che sulla croce , dove
morì il nostro Redentore , si leggesse scritto:
questo è Gesù , il Salvatore del inondo. Così
scrisse Pilato , non già perchè l'avesse giu
dicato reo , a cagion di aversi Gesù Cristo
assunto il nome di Re , siccome l'accusavano
i Giudei , poiché Pilato non fe ' conto di que
sta accusa , e nello stesso tempo che lo con
dannò ben lo dichiarò innocente , protestan
dosi di non aver parle nella di lui morte ;
innocens sum a sanguine justi hujus : ma per
chè gli diede il titolo di Re ? lo scrisse per
volontà di Dio , il quale volle con ciò dire a
noi : uomini , sapete perchè muore questo
mio Figlio innocente ? muore , perch'è vo
stro Salvatore: muore questo pastore divino
su questo legno infame, per salvare voi , sue
pecorelle. Perciò fu detto ne' sagri cantici :
oleum effusum nomen ejus. Spiega s. Bernar
do : nempe effusio divinitatis. Nella redenzione
Dio stesso per l' amore che ci portava , tutto
a noi si diede , e si comunicò . Dilexit nos ,
et tradidit semetipsum pro nobis. Ephes. 5.
2. E per potersi a noi comunicare , egli si
161
assunse il peso di pagare le pene a noi do
yute . Languores nostros ipse tulit , et dolores
nostros ipse portavit . Is. 53. Con quel titolo ,
dice s . Cirillo Alessandrino ( lib . 12. in Jo . ),
volle scancellare il decreto prima già fatto di
condanna contro noi poveri peccatori: hoc
titulo adversus genus nostrum chirographum
in cruce confixo delevit. Secondo quel che
già scrisse l' apostolo : delens quod adversus
nos erat chirographum decreti. Col. 2. 14 .
Egli , l'amante nostro Redentore , volle libe
rarci dalla maledizione da noi meritata , fa
cendosi egli l'oggetto delle maledizioni di
vine con caricarsi di tutti i nostri peccali :
Christus redemit nos de maledicto , factus pro
nobis maledictum . Gal. 3. 13 .
Ond' è che un'anima fedele , nominando
Gesù , e ricordandosi col nominarlo di quel
che ha fatto Gesù Cristo per salvarla , non
è possibile , che non si accenda ad amare chi
tanto l'ha amata : cum nomino Jesum , diceva 1

s . Bernardo , hominem mihi propono mitem ,


humilem , benignum , misericordem , omni san
ctitate conspicuum , eumdemque Deum omnipo
tentem , qui me sanet et roboret. Nominando
Gesù , dobbiamo immaginarci di vedere un
uomo tutto mansueto , affabile, pietoso e pie
no d'ogni virtù ; e poi dobbiam pensare, che
egli è il nostro Dio , che per guarire le nostre
piaghe ha voluto esser disprezzato ed impia
gato , sino a morire di puro dolore su d'una
croce . Siati dunque caro, o cristiano ( ti esorta
s . Anselmo ) , il bel nome di Gesù ; egli sia
---
162
cuore , ed egli sia l'unico tuo
sempre nel tuo
cibo , l'unica consolazione : sit tibi Jesus sem
per in corde ; hic sit cibus , dulcedo et conso
latio tua . Ah ! che solamente chi lo prova , di
cea s . Bernardo , può intendere quale dol
cezza sia, qual paradiso anche in questa valle
di lagrime l' amare con tenerezza Gesù : ex
pertus potest credere , quid sit Jesum diligere.
Ben lo seppero per esperienza una santa Rosa
di Lima , che in ricevere la comunione man
dava dalla bocca tal fiamma d'amor divino ,
che bruciava la mano di chi le dava a bere
dell'acqua ( come si suole ) dopo la comu
nione . Una s. Maria Maddalena de Pazzi, che
con un crocifisso alla mano tutta infiammata
gridaya: o Dio d amore , o Dio d'amore !
anzi pazzo d' amore. ( Vita c. 11.). Un s . Fi
lippo Neri, a cui bisognò slargarsi le coste ,
per dar luogo al cuore, che ardendo d'amor
divino cercava più luogo da palpitare. Un
s . Stanislao Kostka , a cui fu necessario tal
volta bagnargli il petto con acqua fredda, per
mitigare il grande ardore, dal quale senti
vasi consumare per Gesù. Un s. Francesco
Saverio , che per la stessa bella cagione si
slacciava il petto, e diceva : Signore , basta ,
non più ; dichiarandosi con ciò inabile a sof
frire la gran fiamma che gli bruciava il cuore .
Procuriamo dunque ancora noi , per quanto
possiamo , di tenere sempre Gesù nel cuore
con amarlo , e di tenerlo ancora nella bocca
con sempre nominarlo. Dice s . Paolo , che
non può nominarsi Gesù ( s'intende con di
163
vozione ) se non per mezzo dello Spirito
Santo : nemo potest dicere , Dominus Jesus
nisi in Spiritu Sancto. 1. Cor. Sicchè a tutti
coloro che divotamente pronunziano il nome
di Gesù , si comunica lo Spirito Santo . Ad
alcuni il nome di Gesù è nome strano ,
perchè ? perchè non amano Gesù . I santi
sempre hanno avuto in bocca questo nome
di salute e d'amore. Nell'epistole di s. Paolo
non vi è pagina , dove il Santo non nomini
più volte Gesù . S. Giovanni anche spesso lo
nomina . Il b. Errico Susone un giorno per
maggiormente accendersi nell'amore di que
sto santo nome, con un ferro tagliente si
scolpì nel petto sul cuore a caratteri di ferite
il nome di Gesù ; e stando poi tutto bagnato
di sangue : Signore , disse , io vorrei scrivervi
più dentro nel mio proprio cuore , ma non
posso ; voi che potete il tutto , imprimete nel
si che non si
mio cuore il vostro caro nome ,
possa più cancellare in esso né il vostro no
me , nè il vostro amore . La b . Giovanna di
Sciantal giunse ad imprimersi sul cuore il
nome di Gesù con una piastra infocata. Non
pretende tanto da noi Gesù Cristo ; si con
tenta che lo tenghiamo nel nostro cuore col
l'amore , e spesso con amore l'invochiamo .
E siccome egli, quanto operò , e quanto disse
nella sua vita , tutto lo fece per nostro amo
re ; così noi quanto facciamo , è giusto che
lo facciamo in nome e per amore di Gesù
Cristo , come ci esorta s. Paolo : omnia quce
cumque facitis in verbo , aut in opere ; omnia
164
in nomine Jesu Christi facite. Coloss. 3. 17 .
E se Gesù Cristo è morto per noi , dobbiam
noi star pronti a morir volentieri per lo no
me di Gesù Cristo, come stava pronto a far.
lo stesso apostolo dicendo : ego autem non so
lum alligari, sed etiam mori paratus sum pro
pter nomen Domini mei Jesu Christi.
Concludiamo il sermonę. Se dunque stia
mo afflitti, invochiamo Gesù, ed egli ci con
solerà . Se siarn tentati, invochiamo Gesù, ed
egli ci darà forza di resistere a tutti i nostri
nemici. Se finalmente siamo aridi e freddi
nell'amor divino, invochiamo Gesù, ed egli
c'infiammerà . Felici quell'anime, che sempre
avranno in bocca questo santo ed amabilis,
simo nome ! Nome di pace , nome di spe
rauza , nome di salute , nome d'amore. Ed
oh beati noi , se poi in morte avremo la sor
te di morire , e terminare la vita, nominan
do Gesù ! Ma se desideriamo di spirar l'ul
timo fiato con questo dolce nome in bocca ,
bisogna che ci avvezziamo in vita a spesso
nominarlo , nominandolo seinpre con amore
e confidenza. Uniamoci ancora sempre il bel
nome di Maria , che ancora è nome dato dal
cielo, e nome potente che fa tremare l'in
ferno ; è nome ben anche dolce , mentre ci
fa ricordare di quella Regina, che siccome è
madre di Dio, è ancora madre nostra , madre
di inisericordia , madre d'amore .
165
Colloquio.

Giacchè dunque , o Gesù mio, voi siete il


mio Salvatore, che per salvarmi avete dato
il sangue e la vita, scrivete ( vi prego ) sul
mio povero cuore il vostro adorato nome ,
affinchè avendolo io sempre impresso nel
cuore coll'amore, l'abbia ancor sempre nella
bocca, con invocarlo in tutti i miei bisogni. Se
il demonio mi tenterà, il vostro nome mi darà
forza a resistere . Se mi verrà la sconfidenza, il
vostro nome mi animerà a sperare . Se sarò af
flitto , il vostro nome mi conforterà, ricordan
domi quanto più voi siete stato afllitto per me .
Se mi vedrò freddo nel vostro amore , il vostro
nome m'infiammerà, ricordandomi l'amore
che voi m'avete dimostrato . Per lo passato io
son caduto in tanti peccati , perchè non vi
ho invocato ; da oggi avanti il vostro nome
avrà da essere la mia difesa, il mio rifugio ,
la mia speranza , l'unica mia consolazione ,
l'unico inio amore. Così spero di vivere , e
così spero di morire , sempre col vostro no
me in bocca. Vergine ss. , ottenetemi voi que
sta grazia d'invocare sempre ne' miei biso
gni il nome del vostro Figlio Gesù , e di voi ,
Madre mia Maria ; ma ch' io l'invochi sem
pre con confidenza e amore ; sicchè possa io
ancora dirvi come vi diceva il divoto Alfon
so Rodriguez : Jesus et Maria , pro vobis pa
tiar, pro vobis moriar ; sim totus vester , sim
nihil meus. O Gesù mio diletto , o amata
Signora mia Maria , datemi la grazia di pati
166
re , e morire per vostro amore ; io non voglio
essere più mio, voglio esser vostro, e tutto
vostro : vostro in vita , e vostro in morte , in
cui spero col vostro ajuto di spirare, dicen
do : Gesù e Maria , ajutatemi : Gesù e Maria,
a voi mi raccomando : Gesù e Maria , io v'a
mo, e a voi consegno é dono tutta l'anima
mia .

CON PERMISSIONE
167

INDICE

Discorso I.

Il Verbo eterno s'è fatt' uomo pag . 5


Discorso II .

Il Verbo eterno di grande s' è fatto


picciolo . 24

Discorso III .

Il Verbo eterno di signore si è fatto


servo . » 39

Discorso IV .

Il Verbo eterno da innocente si è


fatto reo . » 53

Discorso V.

Il Verbo eterno di forte si è fatto


debole 68

Discorso VI.

Il Verbo eterno da suo si è fatto


nostro » 81
168
Discorso VII .

Il Verbo eterno di beato si fe' tri


bolato . pag . 95
Discorso VIII .

Il Verbo eterno di riceo si fece


povero . III

Discorso IX .

Il Verbo eterno di sublime si fece


umile . » 126

Discorso X.

Della nascita di Gesù per la notte


del santo Natale » 139

Discorso XI .

Del nome di Gesù . . » 152

99473371
Prezzo del presente volume di
fogli 12. a centesimi 12. il
L. 1. 44 .
foglio
» 0. 12 .
Legatura

L. 1. 36 .

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