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Acerca de este libro

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IL
CORRIERO
SVALlGIATO,
Publicato
da
GlNIFACCIO SPIRochNÎ,
A] molta Ill".ó Eccellent. Sig'.
LELIO TALENTONI.

IN Vu LAFRANcA.

M- PC: Lxxr:
M O L TO I L L"
69" Excel!” Sig".
, , è Ome ſeruitore oſe—
quioſo à V. S. molto
Ill"e «Sc eccellentma ,
hò ſempre defiderata
opportunità d’ occaſione per di—
moſtrarmele , quale profeſſo
d’ eſſere diuotíflìmo al {ho me
rito. Eſſendo duplicato il mio
oblígo per l’oſſeruanza che dc
uo alla ſua fingolar virtù 8( alla
congiuntíone del ſangue , è tan
to più ardente "il mio affetto per
la corriſpondenza à tanto debi
to. Queſta opra , che s’attende
dall’vniuerſo con auidítà come
fatica decantata glorioſa , par
mí meriteuole di portar in fron
teildi lei nome , e di ſoſtenere
’ ‘ E 2- in
in conſeguenza lí ſegni del mio
oſequío. Riuercntc però la con
ſccro à V.S. ſperando che co
me godrà il libro vn publíco
compmcclmento , con a me
verrà l’aquíſto della di lei gra
tía, come 1a dcſidero c ne la
prego, mentre per fine mele
raſſegno.

Diuonſízmaſeruitare

Giniſaccio Spironcini.

A chi
A chi legge.
On *vi mamaig/ixtefl Letta
ri , ſ2 ‘giunge que/Z0 Carrie-ñ'
` ra da parte , onde mma em
7 affetta”. E proprio de’ cor
rieriilfari 'viaggi improuffi contro ogm'
P"ffi‘” , poiche fà di meſtieri regalarſi
à chi com-manda. Lmſto maffime , che
prima _ſìmligiato , e poi anche pafigm'
tata, riſhm’r dogma li damn' patzzi,e_
ra nezejſztam d’a‘ggiflſtmſi alla neceffitá.
”indi hd‘ trasferito in Germanid il ’viag—
gio ,ch’eſſer doma in [mlt-z. Capità que
ſtimfll’ acconcio nelle 77mm' del Si nor
Tirana d'Hoclamberg Cmmliere comf
n’mo nonſola quiz-i , ma‘ in [fa/ia anco
ra , dom [9.7 conſumati molti 474m' della
fimgiouentìz , [ar-mica però nella lingua
[talianu al pari d’ogni altro , CÌQBPÌ‘EÌZ
da l’idioma della naſcita. ſiviglia-10 ma
commandò , inuiandola da Roma , pre
gollo ancora di procurame ogm' maggiore
ſollíeua , per ſhdixfattione univerſale.
Ha' Peròfattoſi ch’eglí compare à pub/im
E z . la”,
luce, ſen-La più temere , ehi gl'inuì—
diam: la’ vantaggi delle [mg/one. Dal
primoſha Autore non rxconoje‘iqunſi al
tro,cl1eilſhla nome, d.: cm hà rivenu
m filma; variato/2” altro in conformi
tà delle acyue , le quali :anziano natura,
fecando di luoghi per gh qual: puff)
no. @Alcuni lngegni *viuaci hanno ag—
giunto buon numero di lettere , ſuppo
nendo che ciò lor permetteſſe la qualità
del lxlzro , aj- auualendoſiin ciò dnlla in
certezza dell’ autore, come nella com
pzffinone , della liernZa ele/paeſe. Altro
_non m'occorre che aggiungerefuori di ciò
chela-(133m x in *una prete/la dell' autore ,
[uguale and-ma è cupo del hóro , mè .c’è
”dl-eſcluſa per eſſcre imperfetta. Per 7m.
riore le materie in que/Ze lettere è ſtato
neceſſario l‘introdurne alcune paco con
uenenoli , mè però ſiÎ-'golnrmeme cu
riofi’. E‘ un libro fatto per giacca , là
done fi pretende che altri non debba
prenderlo da dentro. Gli _ſcherzi delle
laſcio-ie non hauranno forze; in jndieii
WWW“, ”è ſi commoflerà per quelle‘,
' ehi
clai hà buon capo e buona *virtù- D”
ſciocchi non firanno penetra” , ò ſi’ pn
re penetra” , non /era‘ gran coſa chef-4c*
ciano imballo”, chi finzn fido/2.1.4 al
cuna è qualfoglia al vento. M’ luoghi‘
ſhtiric‘hi non ha luogo , fi’ non cloi ein
fètto de’ vizi ebeſi condannano. A’ let
terati nonſi riſerba altro della miſèria de
ſecoli‘ , aloe l’autorità d’effere giudici
delle altrui' nitioni, per premiarle con per
fetmz lode , o‘ ſententinrle ad eterna in
famia ne’ loro ſcritti. E‘ineorrotm la
giufliz‘ia della penna , perche bia/ſman
do In tirannide de’ Prenoipi , ò le ſee/e
mtezze d’altrogmdo diperſone , fori/Ze
ſolo cloi è eolpmole. Ritornnno contro gli
_ſcrittori que‘ vimperiiz che ſi *vibrano
contro a"-vn innocente ò -virrnoſh. Chi*
non [où {mona armatura , non s'necoſli
èqueſto libro; e cloi hà piaghe, s’allontfl
ni , poicheſizmnno troppo doloroſizmen
:e eſnceráflte. Chi altrimente èſimro,
*venga piire, certo d’eflèr immune di:
ogni [n qneflo quadro ejPoſio ;ì
gli oecloidel mondo, ſàriì leciiol’ oſſer
E 4 ”ari
”are le cona’fliom dc’piìl grandi , poi che
qnt/[1', che firm-:ranno al 'Vedere li
quim’ contrafatte ſembianze, daranno
à 'vc/{tre di cono/ctr iunffìgmm ſupre
prm a'rfarmitì. Cin' in ſòmma fl riſenti
r,—`z, qua/1*ferito, moflrarà di non bau”
corraììa, la qua/c rcſifla à' colpi‘, n”
che gli ”61mm

IL
"i
‘ . 9

1:1. CORRIERO fl

SV ALIGlATO.
‘- V n 1 T ò, ſonoalcuni meſi, vn
Prencipe d’ltaliu, che ſmegotiaſñ
ſero trattati à’ ſuoi danni , da Mi
niſ’tri di Spagna, auczzi mai ſem
re al machinar ſconuolgimentí
nella felicità dell’ altrui quiete.
_Volle però; che Foſſero intercettc le lettere del
Gouernator di Milano, diretteà Romaöc Nañ
poli; ſperando di potercon eſſc deſingannarei.
proprii ſoſpetti, ò porgli maggiormente m chia.
ro conla notitia che deſidera…, Wſtn ſi: la ca
gione dello ſualigio del corriere di Milanowlíe
nll’hora ſegui , ancor che in altra guiſa ſiaſi
diuiſato, attribuendonc la colpa à’ Mulandrinì,
onero all’ iſteſſo procaccio , come che di rado
falliſce l‘indouinio di forbire , in chi eſercita
queſta proſeffione. Porco-.i nondimeno ciaſcu—
no ageuolmente figurarſi mtereſſi d’aleun gra…
de , mentre nellcgemme, denari, 8c altra co
ſa di pregio , non ſu compito il delittoEra cui_
dente la conſeguenza che ſolo Prencipi erano
complici in queſto , là_0nde.bnſhua qua-mo era.
concernente allaloro mtcnnone per l’intereſſe
ñ,—-— — .-, — di dominare eglinoin oggetti di valſente, non
rubb-.mo che molto, facendoſi ladri di Cittadi
cdi Regni, con penſiero che la grandezza—del
furto ſu vn manto alla colpa del patrociniorFu
rono preſentati àS. A. gli diſpaccidellelettere.
dalle quali traſſe quelle ſole che dal ſudetto
Gouematorc erano indirizzate al Viccrè di Na~
E 5 P913,
lo I L C o a n i 1-: n o `____
poli 8c :il Am'mſtmtor di Spagna reſidente in …
Roma. Conſegnòlc altreà’CaunIicri della Ca
mera,i quali diſegnaronſi ſupra vn delirioſh trat—
rcnimenro. Erano quatro gli principali , ciòèà
dire “Marcheſe dis-iliíis. iiBJſOfl di Moinpier,
i] Conte di Spincda, 8( il Caunlier Sinibaldi’.
Con viuacira` propria di Coru-giani , pronta al
cercar occaſioni di mormorare , conccrrarono
d'aprir le lcncre , e ſodisflrc alla curioſità d’in
tenderc gli ſacri altrui, PſOPl'Ia di chi viue in
vn mio lbnnocchioſo all’ombra de’ grandi.
W‘flo io mſſomiglio à quella della noce , e C.0*
mc {hmo proportiomro i] paragone in Vna am
pia oſtcnſione di grandezze , coli lo conferma
ragionevole ia proprieràd’imbcuerc maligni hu
mori in chiſotro dl lei ripoſa. ‘
LUN" d’îm LAI-mel), cl” chic-*Je fumi Per
”ſer fa!” Baia i” Roma. 5
ILiuſh‘iſſ. Sign.
Sò che la mia caſa hà ſempre riconoſciuto
ogniſuo auanzamemo su la baze de'ſauori di
V.S. llluſtriſſima. Bindi per non cangiar meta
alle obhgarioni de’ miei poſtcri, hò determinato
ricorrere à lei nell’occaſione che mirſr rappreſen
ta d’auuamagiarele mie fortune. Davrio Sbirro
mio amico, intendo qualmente coſti s’mende
la vaccanza del vfficio del carnefice publico , per
vna infermità pericoloſa, che rrariene in ſhrſe
la vita del preſente. Deſidero d’eſſere ſuſtituito
in queſta carica , nè hò ſaputo promerrcrmi
.qucſtcf compiacimento con l’impiego d’alrrui ,
che (il-V.S. llluſtriffima, la dicuiaurorirä co.
noſco in ecceſſo habile al promouermi dnue de
hdero, quando non manchino li ſoliti Effetti
della
SVALlelATÒp u*
della ſua gentilezza. Atrenderò vn tanto hono
rc dalle ſue mani , prontiſſimo à contracambia
re la grafia col riſeruirla conforme le mie ſore
ze, e concio facendo fine riuerentelc baccio le
mani.
Se haueſſzfirítto (diſſe il Marcheſe) a'i riſentir
lojèoonolo la [ha profefflone , era 'una gentil pro
meſſz d’appiooarlo Ìl prima occorre” La.
Ok o/oofelioo imam ro (diſſcro tutti ſorridendo)
per prima negotío habìamafinito lofioprire i tra—
fioki a" **una molto honorata ambizione.
ì…:,vu›;A
Non 'vi maravigliato,(diſſe i]ContC)fÌer che ſx'—
mili dignìmdi in Milano, dom èſoritta quefla let
tera, trouano molti riualí. Sono alcuni anni , che
trouana'omi col/‘t io [lqffoin oomſione a" 'unaſimile
waooanza , /èppi chejurona preſentate in Senato,
diciottofilppliolae di pretendenti.
E come (rípligiò il Barone) fimo i7) quella tanti
fiorbi e ladri , okepure douroboero arlerrivſſz'dalla
quantità oli quo/Zi , rb’aſhirano ad *un magi/fra”
oo/Ìrígoroſh per loro .P
.47124 (riſpoſe i1 Canalìerefla quantita de’glíſoo
lerati oaggiona la moltitudine de’ concorrenti. Nol
Proourmſi queſto honorouoleimpíego , @erano per
eſſo a'i Preſerumſi del meritato mjligo.
Lettera degl’intoreffidi Roma in materia di quelli
che aſpirano al Pomzfimto , ed alla promotion
de’ Cardinali.
Rlucreudíſfimo Sigre ,

Con molta mia`ſodisſattione le vltíme di


V. S. riuerendiſiìma m’ auiſimo degl’imercſiì di
coſtä, in materia diquelli che aſpirano al Ponti
ficato , e di quelli che attendono la promotio
ne de’Cardinaü. In ambedue [i particolari,
. E 6 una
i: 1 I. C o n a t z n o
un: prolongata nſpemtionc, terminarà nella
mom- dl molti. ll vento dcll'nmbitione , lrat~
tenuto longimcnre m coſtoro , fidi meſtieri ,
ClÎC per lìunturclaloro gnnſitzzn,gli faccio cre
pare. (Mello Pontefice lchcrmſſe, chi ſu'l ſur)
morire ſubnca ll ſpcmnu delle proprie granch
zc.Su'l ſcrctro che hà portati molti diqueſti alla
tomba. ha veduta condurſì trionfantc la ſua
gloria, ch’ inuidian nuoce ſolo à chi non sà
compatirla. Parmnbene. che con poca carità
egli permetta , che unncolcapo ſcoperto ſtia
no attendendo il Capello , con pericolo, che ſ1
nffredmo; e giàſi vede, che Clòln alcuni hà.
cagionata vna toſſe tanto mbbioſa , e vna repla
tione di catarrimhe fa ſputar falſo 8c amaro. Mì
riſpoſe vnol' altro giorno in ſimile propoſito,
che il Papa aſpettano, che foſſero vacanti i luo
chi di quel ſacro Collegio fino al numero di 7.4,
per poter vantarſi di hnuer fatti Cardinali :ì doz
zina, quaſi che quelli, iqual già ſoſpirano que
ſtl promotioneſìano perſonaggi da mandare à
dozzina. lo ripreſi il motteggiare di coſtui di
cendo, che più toſto deſidcraua quel numero
er moſtrarſi quaſi maggiorç di Chriſto. il qua
l:: ſcce dodeci Apoſtoli ſoli , &'Cgll brama ra
doppiarnela quantità. tali eſſendo pei-appun
to qucſti cardini e ſoſtcntamenri della Chieſà.
Non in gratia.replìco l’amico; perche. ſe in que
ſta conformità dourà moltiplicarſi ad o ni do
deci vn Giudn,s’adunarà vn conciſloro nba].
di e [roditori , laſciamo le burle. Con grande
politica Il ſòmmo Pontefice differiſce all’ vlcimo
della ~ſu-z vitaíl riempire que’ſàcri luoghi, per
Cnnſtltflfre l" ſun vece, copia d’adherenti e
ſulu-101 Q’Nlpoti. E` molto ben Fondato penſie
"o › mentre l’hauei'ſi egli acquiſtato l’odio di
:urti
SiAtLroiA'ro- 15
tutti gli Prencipi, gli laſcierà neceffitofi d’ ap
poggio , all’hor quando manchi il ſoſtegno della
ſua autorità e grandezza. La copia de gli dana.
ri accumulati a'. loroprò, non acqucta il timore
di forſe troppo iſtmuagame riuolra delle loro for
tune, perche eſem i non molto lontani, danno
‘ à-vedere, che i che ori di Chriſto non giouano.
che all’hor quando fi diſpergono nelle indul
genze, e ne’ Sacramenti V.S. riuerendìffima in.
tende. Non hò mai potuto aggiuſtare il credito à
ciò che ſi dice, Stelle pure m’accenna eſſer vo
ce di publica ſam-A, nel-particolar dello Stato di
Vrbino. Sarebbe ſtato colpo di gran conſeguen
za, 8; egli ſolo haurebbe potuto gloriarſi d’haue
rc ſtabilite per gli Nipoti quelle grandezze, le
quali non poſſono formarſi , come incorporate
nel ſangue di Chriſto, ilquale, COn vn corſo,
quaſi diſſe precipitoſo,s'1ncamina ſempre al Pu*
blica giouamento. Non giudico,che la pruden
za d’huomo ſi ſaggio erri in figurarſi vn corpo
reale, nell’ombra dell’impoffibile. Credo ben
fi. che , come perfetto politico, permetta à pu
blica noticía quegl’intereffi ſoli , ne’qualí me
no colpiſcono r ſuoidiſſcgni. lo pei-*me non oſò
di chimerizareturri gli ſuoicapricci,conchiuden.
do , ch’egli laſcia il tutto in enigma, come ~
Chriſto compiua tutti gli diſcorſi in parabole.
Non aggiungerò altro , per non abuſarmi del
la gentilezza di V.S. Riuerendiffima, alla quale
reſto ſurſceratiffimo ſeruit. Sec.
Riſerlw appreſo di me quefla lettera ( diſſe il
Conte) per conſegnarlo alle fiamme.
cheCiò dite for/è ( ſoggiunſe il Marcheſe) Per.
[parla de’ Cardinali,v e del Pontefice. Ben
fi 'vede il” poco eſperto negli fludii della Meta
fiſico , non liane:: eogniríone degli nflmm‘
E to’
14 l L C o n n l E n o
to i quali puó condanna/ì l'imperfettiom di Mim'
_flrofizrro , ſenza offendere l'autorità (7- iI grado
‘In dettano ”mi /Èmpre inc/amarſi d' Iddio fiala,
come infinitamente buono, non poffònp fm*: a
flram' d' imperfettione.
0b comefaulmeme (ripighò il Barone rap~
preſentandoſi qucſti Porpomu) bubiama colpito
nellejòxtigluzv.

Lettera contro the prohilzifie li libri.


R lucrendiſſimo Sig' mio,
Q1121! diauoìo perſeguita coflàli letterati, on
de mal rimeritatc ſi ſco: ono le loro fàtiche .
8c interdcttah lettura del cloro compoſitioni è
03_31 eſtraordinarìo rigore hà introdotto vn
ſeucro Sindicato de’libri , oue regna la diſſo
lurezza de’ coſtumi? L’autorità pratticara al
tre ſiatc ſolo in cenſurare la temerità de gli
hci-etici , cheeon dogmicomrarialla ſede cor
rompcſſero la verità , `s’abuſa hqraxà termine
di prohibire li libri , o_per mahgmcà, ò per
ignoranza. Già (i vede nmeſià queſta cauſa , ò
à’ Padri Gicſuiri, liqualiappruovano ciò ſolo,
ch’eſce dalle loro penne, ò ad altri men doc
ti, mà più inuidioſi , che permettono à pu
blica notiria le opere ſole , che ſ1 confermano
àloro capricci. Habbiamo gli eſempi nell’A—
done ch Marini , e nella propoſta fatta non è
molto di vietare la lettione delle hiſtorie ſacre,
tramutate con le paraſrafi moderne dello Lìile
Italiano , ad onra di ſogerto. il quale hà ſcrit
to in queſta materia, Dunque vn giudicio, in
cui fìeuono ha`uerparte1i ſoli ſentimenti della
”ſcienza a ſam corrotto da’fenſi d’animo po
CO
SVALlGlATO. 13'
c‘o ben’ affetto , colà oue ſi proſeffal’integrità
‘1-2-‘rl-w—
di penſieri non meno , che d’uttioni ſantePAl
tra-non poſſo *credere ſia laeagione dellaſeue
' rità, con- cui in queſtirempi'ſi condannnvnli
bro, quaſi heretico , ò-empio nella corruttef
la de’ coſtumi , per ſemplici parole , non~mat
negate alle deſemuoni dei Poeti , ò alleſcrmu
re de’ proſani. Con tale ſentenza ſi puniſcono `
le parole , fato, Deità, Deſtino, Paradiſo , bea
titudineöcaltre ſimili, quaſi che in chi ſcritíe , ò~
in chilegge vacilli la vera credenza, onde poſſa
ſcuoterſi da queſti accenti , `quali raſſembra ſi
conſrontino c0’ pareri della* pazza gentilità.
A ſe che non può trabellare per queſte minuti
la ſede d’vn Chriſtiano,quando ſtia ferma al ve
dere eoſtà concultati li precetti di Chriſto,
diſprezzatili ſuoi conſigli, eſercitata la ſimo
nia, e la ſodomia con qualunque altro vi
cio peggiore , da chi daffi à credere più
d’ogni altro perfetto. Io per me ſ’cimo che ciò
proceda dallo ſcorgere lilibri moderniauuan
taggiati di riputatione , onde ſi ſepeliſcono le
altre ſrcddure, con le quali in particulare d’in
gegno preſumono di trionfare d’ogni altro,
alcuni ſratacci, in libri di ſcolaſtiea ò di pre
diche. Seorgone benifflmo , come verità pale
ſe anche à più ciechi, qualmenteli nuoui libri
di belle lettere portano il vanto ſopra le altre
materie. Le opere di Theologia, ò filoſofia,
non aggiungonoàloro autori altra gloria, che
quella può acquiſtare il titolo di buoni aſini,
habili al portaregrande ſoma, l‘a doue dalle in
tere biblioteche di libri, traportano le ſenten
ze, le opinioni, gli argomenti, tutto il con
tenutoin ſomma, non altro appunto, che vn
tranſunto de’ pareri d’altri ſcrittori. Ne’diſcor
fiſacrir
r6 I L C o n a i E n o
filacri , ò nell’ adunanza di concetti predica
bili, non euui altro merito, fuori di quello
può auuanzare la temerità, in ſalſrficare laBib
ia , in mentire l’autorità de’ Santi, in corrom
pere in ſomma con ſenſi ſtiraechiari , e con roz
zo ſtile ciò, che piu altamente altri hà pronun
riato. Altriin ſomma , che ſorſe maggiormen
te preſumono in vna affettata-eruditione, m0
ſtrano di (Ìiper Poco , mentre danno à vede
re d’hauer letto molto, in guiſa che compari
ſcono ricchi ſolo con pompe-mendicate 5 elcor
geſi non eſſerela loro virtù vn fonte naſcente.
mentre la loro fecondità dipende da quanto
ſomminiſtrano riuoli maggiori. Se la perfet
tione d’huomo dotto in queſta forma ſorriſi
ſeli ſnoi priuilegi , ne ſe uirebbe biaſimo, ò
niuna lode à’ primi,liqua i ſenza rapire le altrui
ſcritture, ſenza ingrauidarſi delle-altrui ſenten
ze , produffero parti ſi'ingegnoſi; che ancora
viuono doppo tanti ſecoli , che conſumati' dal
tempo hanno provata la morte. Rinuouanſr le
antiche glorie de’ primi letterati dafflmoderni
ſcrittori, mentre con la detratura di ſit-le lor
proprio , e con viuacità di ſpiriti ſommmrſtrnta
dall’anima dell’intelletto fieſſo, che littaman
da. alla -penna,ſormano le eompoſrtioni inuidia
te per la precedenza, ch’ ad ogni altra 'ſortiſcoñ
no. Ne di ciò può dubitarſi da chiunque sàqual
mente tra gli autori furono detti mai ſempre
Diuini Ii Poeti, e con titolo d’Entuſiaſmi, ò
furori inſpirati dal cielo , fi nominano li pro
fluuii de’ loro diſcorſi; non così le più ſottili
queſtioni, ouero li più eruditi ragionamenti.
L’eſquiſitezza dello ſtile Toſcano prattica
to in queſto noſtro ſeco-lo , altro non è,` che
la Poeſiaimedeſima, aſſolta. dalla ſeuera obli.
gatio.
SVALlGl‘ATO. [7
gatione della rima, e quindi hà communi
gli attributi , ch' affignandole la porpora,
tanno per rifleſſo di qucſtu arroſſire ogni al*
tra Forma di ſcriuerc. Ecco la pietra di ſcan
dalo, in cui inciampando ogni libro de’ mi
gliori , pare che cade degnamente per ſup
poſti falſi, e per imaginati preteſti , nelle
cenſure eccleſiaſtiche. Li ſopraintendenti co
flaà queſto negotio, come ignoranti, rimet—
tono la cauſa a’pndri Gicſuiu, li qualicon ſ0
praueſte di Theologo , danno à credere che
molto ſtudio partoriſca vn buon ceruello. 041c
ffi poi, come per ordinaiío ambitioſi, e ma
ligni perſecutori di chiunque eſercita la virtù ,
condannano con verainuidia , ben che con ap
parenza di zelo , quelle opere , dalle quali veg
gono poſte in diſprezzo le farragini de’ loro (L‘ar
taſacci. Mei-cè che li più ſaggi non ſono ſi ſcioc
chi , che apprezzino le parole d’vn papagallo
maggiormente degli diſcorſi d’vn huomo, ò
con erroneo ſenſo fi perſuadono di giudicarque—
gli nel ſuo cinguettare più perfetto. Con lo ſtcſſo
paragone i0 tratto il merito de’ letterati, facendo
papagalli coloro , ch’altro non dicono, ſe non
ciò che traſſero da’libri , ò di che furonoim
bcuuti dagli altrui inſegnamenti. Stimo huomiñ
ni que’ ſoli, che ſcriuono quanto è loro ſuggeri
to- dal proprio intelletto , ne tengono biſo
gno di riuedere gli ſquarciafogliantichi, àfinc
di ritrouarc alcuna partita , da cui s’accreſca
llcapitale di poco ſiipere. Da qucſto ecceſſo
d} merito, ch’ acquiſtano li libri de’ miglio
r} , ſegue ancora che li Padri Dominicani,
ll quali hanno conuertita in tirannide l’au.
le torità pofi‘cduta nella Inquifitione, procura..
li no col prohibirli diuertime la. publica no
una.
{8 l L C o RR l n n o l
mia. Con poca o niuna mutatione gl’impri
mono poi ſorto lor nome , onde con queſti the
ſori malignamente ſepolti . arricchiſcono di
perſonaggi dotti la loro religione. Artificio è
queſto vlàto da effi, perche, come nel vivere
mendicanti ſi mantengono con ciò , che accat
tano , coſi non men poueri d’ingegno e di
dottrina, s’auuantaggiono nel credito con ciò
ſolo , ch’in tal modo eſſi rubbano. Non altri
mente però deuono trattarſi le compoſirioni ,
ch’ eſſendo degni di ſingolarlode incontrareb~
bero particolare pregiudicio, non perſeguitato
dagl’ inuidioſi e dagl’ ignoranti. Crederem
rno ghiande le gemme, quando propoſte à por
Cl riuſciſ'ſero loro aggradite. (Axel Tiranno r da
cui , ſolo per non auilire il prezzo dell’ argento
e dell'oro , ſi vietò , anzi ſi puni l’inuentione
marauiglioſii di colui, che raPPCZ-Zauffll vetri!.
eio Faceva trattabile al paragone di qualunque
Più pieghevole metallo , inſegnò quali ſiano ll
perſonaggi, equali i fini, ondefi prohibiſcono
le opere ripiene di gloria , fi che ſoprabonda
l’ammiratione. Io non poſſo non eſaggerare in
tal modo , chiamando tiranniche queſte probi
bitioní, mentre {borgo eſſerne fatte fondamen
to le parole, baci , abbracciamenti , amoroſe
contentezze , &altri ſimili eſpreffionidi ſcam
bieuole affetto. Aſpetto d’horain hora d’udire
che venga prohibita lalettura della Bibbia, doue
ſono frequenti, e chiarcle parolemſmlatm e/Z
MV" a dormi-uit eum ea , rai-w': mm ea , e ſimili.
Non è forſe laſiicra Cantina teſſuta d’amoroſe
tenerezza, in guiſa che maggiori non poſſono
porſi in bocca d’vn amante'à fronte della ſua
diua? Per'qual cauſa dunque non ſi permettono
alla deſcrittione d'amore terreni que’veri e
propri
Sv^Lror^To. i!
propri termini , che vlà lo ſpirito Santo in ſen
ſo metaphorico , per diehiaratione d’amo
re ſpirituale? Deh che in coteſta città ſ1 prac
ticano amori , ne’quali non poſſonointeruenif
re li baci, e quindi vietano l’imprimere queſti
sù fogli, come abboriti da coteſti grandi , ll
quali non ne aggradiſcono l’impreſſione sù le la
bra , nella fronte , ò nelle guancie. Dubitano,
ch’ in ſomigliantelettura ſi corrompano gli ani
mi de’giouani, onde non ſia loro lecito il far—
gli corrompereä lor voglia più indegnameme.
Temono ch’in vedere rappreſentate le naturali
delicie dell’ amore di donna, ſi rimuouano li
giouani dal conſentire à quegl'inſami dtletti,
che ſoli approuanſi nella pratcica. In ſommaio
non {ò conoſcere con qual fondamento il rigore
delle cenſure perſeguiti li termini amoroſi per
meffi nel matrimonio, nèconrrarialmeno alla
natura in altri congiungimenti,ſe non per ban
dirne la rimembranza, 8c abolirnel’vſo. (Bindi
pretendono viui que' ſoli ,co’ quali fi nutre l’in
famia de’loro piaceri. Prohibiſca Roma gli ec
ceffi, co’quall corrompe non che li coſtnmila
fede: O ſe dalla qualità del clima , òdall’ habi
to diuenuto natura, è fatto neceſſario il com
portargli, conëpatiſeano ancora que’ libri , ne’
quali ſa di meſtieri il luſingare il ſecolo con alcu
ni tratti vezzoſ. Conchiudo in ſomma, che
vn libro moderno non può nuocereàpcrſone
ſunplici ,x come ſuperiore alla loro capacità; al~
le perſone intelligenti non inſegna coſe di male,
come poſteriorc alla cognitione che hanno della
qualità del mondo per viüacítà di ſpirito , che
Prc-cede tal volta la pratrica. Seà V.S.riueren
diffima occorreſſe tal volta il diſcorrere Familiar
mente con alcuno Porporato coſtà, gli miami
’ . eſti
20 I z. C o n n r 1-: n o i
feſti queſto inconueniente , con cui (i diſìrre
dital’autorità del Pontefice. Forte tanro ordi
narie le prohibitioni., non più s’apprezano,_e
per altra parte aumentandoſii-l preggio de’ li—
bri , quando ſono prohibiti , inuoglia ciaſcun
autore di mendicare con tal mezzo maggior
vallenre alle ſue compoſicioni. E‘ almeno diſor
dine grande, in baiſimo di chi (i ſcuopre più l
maligno che zelame in queſta premura contro 1
lilibri, non contro li vitii. Scuſi V. S. quello* i
sſogamento neccſſirato dalla impertinenza de ‘
gl’lnquiſitori , li quali non più laſciano che
ſcriuere , ò che leggere, à' letterati. Intende- g
rei volentieri, con quali preteſti cohoneſhno l
coteſti Signori ſimile tirannide. Se ne otterrà 4
la gratia moltiplicarà l’obligatione . contratta "
pià perla toleranzn, con cui haurä V. S. letra
a preſente , alla quale però imponendo fine. 3
bacio à V.S. le mani.
Chi ſor-iu: (diſſe il Marcheſe) Bè dimentitañ z
W l”UfU di probièire lz' libri, [ar-attirato anche da’
Prencipi ne’ loro Stati, quando contiene alcun pur
ticolare nan deſcritta à lorogrado.
ngflo (ſoggiunſe il Conte) è coflume ap
prdb da’Panteſici , e prntxímto da’ grandi, li
quali non 'vogliano , cheſt' dica la *verità , quando
maſſwne ſmapreſt in effiz alcun loro manmmentu.
— ,Quindie' (ripigliò il Caunliere) the più d’o—
gniflltra fiannainflnnze per la prahibixione di Ii
briaflzettunti a‘ gli intereffl preſenti, liSpugnun
li , come che la loro unioni, ripiene maggiormen
te dl crudeltà e d'ingiu/Zitie, in qualunque m
ruttere incontrano 'un Tim rari-’1‘”.
Eglino (parlòil Baroneçſana doppiamente in
fqrqffltti neIl’adia di tali ſcritture, ſi per la ra
zzonc ordinaria del 'vedere fiaperte le loro :gm
mmie ,.
SVALlGlATO. z;
miaie , ſ1* Per particolare pregiuditio , mm
tre *vedono dichiarate falſe quelle relatíam' , ò
quelle ſcritture, eh’effl publieano um grande ap
parato di menzogne, per ingannare gli :td/”ren
a ti , 0' ana/ora” ”proprio partito.
E‘tama facile (rideſſeil Conte) il eantranlí
re a ciò, che gli Spagnoli public/ma con affet
tate bugie , the li più ignoranti ancora i” qaeſti
tempi r’ingeri/'eom in publica”. Seartafaeci in
[oroſei-rn”, ó* in far apparire, ó Ia falſitù de’
Iora afflomi , o'la empieta ele-He loro maffime.
Non eomorn'amo dunque mi ancora (con
chiuſe il Marcheſe) con que/Zi merloti , dando
lx quali di becca nelle attimia’e’Spagnuoli , ere
dono di far gran praoae; nè :’auueggana d’ eſ
ſèr :om/Zia” , qua/ì ”rai , [/32 ſi ”attengono
ſopra eaa’aaeri _ſetemi ó' abomiaeuolí , ne’
qual: èmorra la riparazione e la gloria.

Lettera d’ima ra am rb’addímanda pdla i”


› Roma per la ſua proſefflîone.
E‘ Tanto copioſalainſormatione, che nella
ultima voſtra midate della libertà , con cui
ſi trafficanolivizi coſtà in Roma, che ſommi
inuogliam ditrasſeriruila miahabitatione. _In
tendo principalmente quali vantaggi habbiala
libidine ſotto l’habito de’ Porporati, honorata
anzi della protettione d’un Nipote di S. Santi
tà. Hò ritrattato il finiſtro concetto imbeuum
in me da detti diquelli ,ì ch’eſaggerano l’vſo
delle più neſande immondezze, ondeà parago
ne de’ gíouinetti erano in opprobrio le don
ne. Conforme da voi mi viene accennato , c0
noſcoia falſità diqueſtacalonnia , e ſcorgo che
di buon cuore dafli ricetta coſtà à tutte i?dliſ_
o u.
,

zz X L C o n n l a a o
ſolutezze. Anche le ſemine hanno il loro diſ
paccio , 8: à dir il vero appreſſo chi ha cerucllò,
una figura doppia fa più bel giuoco nelle ma
ni: Bce vn grande vantaggio il poter falſifica
re la carta , già che raſſembra appreſſo gli huo—
mini ſingolarmente deſiderabileil diletrarſi d’in
ganni e d’apparenze. 03a] maggior guſto
cuui er chi ancora gode del bruto peccato,
che ii) poter Fare vn cambietto di mano, c
quando s’hà vna donna tra le braccia , cangiar
la in maſchio, ſecondo che più aggrada. Lo
data fia Venetia , doue la delicatezza dell’ap
Pctito con minore ſcandalo prattica queſta ſor
ma di ſodisſattione. Coſi non ſiprohibiſcono
alleDonne li loro vantaggi, nè a gli huomi
nili loro piaceri. ln ſomma ſingolarmente mi
piace l’intendere che coſta habbiano campo tut
tele dishoneſtadi , là onde io riſolvo di venir
à godere coteſta aura nella mia vecchiezza.
Spero di poter eſercitare con molto auanzo i1
ruffianeſmo; perche doue il clima diſpone alle
laffiuie, rieſce meno faticoſa la noſtra profeſiio
ne. Mi prometto d’impetrare ſubito la gratia di
tutti li Cardinali , poiche otterrò per efli quan
to ſapranno deſiderare. Spero, d’aggiungere al
ruolo delle meretrici tutte quelle poche , dalle
quali ſi riſerua la honefià: &elegerei Ia morte ,
quando non preſumeffi ragioneuolmente di far
cadere li più pudiche mattone. Proeuratemi al
cun buon poſto, ch’io non tralaſciarò di ſer
uireàvoi ancora con tutto lo ſpirito,- in con
formità di che mi vi offro , 8m.
E ma] capitata co/r‘ei (diſſe il Conte) mentre
ſimula [i di/egnidelſua rufflamfmo in Roma , ,me
il trafic” delle dáſſòlutezzg mn hà biſogna d’AItun
Rfiſnle ò mamma.
~ Serra'
SVALlClATO. 2.;
Seruìrà ( s’oggiunſe il Marcheſe) ſe non à
grandi oli colà, à pouerifrati e Pron'. la plc!” de'
quali :irannegíata da’ dominanti, ìimpedita dal
prendorſilíſhzoi gig/li.
,Quindi e ( ripigliò il Barone) che ola oofioro
5’oſèroítimo li più abomineuolí piaceri, per trat
targli jèoremmente, e maneggiarlì a lorpafla.
Cola(conchiuſe il Caualiere)ſono oasì oommmu’
con la libidíne tutti li -vizzi , the ciaſcunoè buon
negatiante, (FallaſooPerta , sù procurare li ſuoi
Vantaggi
Lettera toccante li bia/ſmi ile’ grandi , e ditelo'
giq/ìfiPi-a la tranſmigratx’one delle anime.

C Ariſſimo amico ,
Lo ſtudio mi traportò l’altr’hierí al leggere
l’opinione de’Pitagorici in materia della tranſ
migratione delle anime. Non potei non ammi
rare la ſtolidità di que’ ſaggi , che la fondarono,
8c inſieme non piangere la miſera conditione
de’ noſtri ſecoli. In queſti habbiamo la tramuta—
tione d’huomini in beſtie ordinaria , 8c ad vſo
corrente; là doue in temp'o di que’ filoſofi,bi
ſegnò quafi ſognarlaper paſlägio. Da quelli fix
fimilmente aſſegnata per cafligo della Felicità,
anche dc’ più grandi. Già vedeſi traportata la
humanitàquafi vniuerſalmente in attioni brutali,
la doue non pu‘o che giudicarſi pratticato l’inſer
to delle anime humane in corpi di belue.(Eeſto
fia detto per vna non sò quale ſimilitudine in
rimprouero di chi opera male e ſepeliſce il lume
della ragione , col viuere trà le tenebre de’vi_
zi à ſuo capriccio. Guai à queſta noſtra ctade, ſe
auuerandoſi il ſentimento di' que’ filoſofi, con
forme
24. 1L COR’RKERO l
forme il demerito , `o il merito dell’huomo,
doueſſe ſuccedere il tranſito in animali di no
bile, òd’ignobile ſpecie. M’aſlicuro ben ſi che
ſcorgerebbonſi ſolamente cimici, pulici, pi
docehi, tauani, 8c altre beſtie, d’inſimo gra
do . 8t il porco ſora il più nobile, à cui ſi par
ticipaſſe queſta tranſmigratione. Altrimente nè
aquile, nè leoni, nè caualli, nè altre belue ,
le quali hanno non sò che di generoſo e di
grande , non pregiudicarebbero alla propria
perfettionc con ricettare li viuenti d’hora. Li
Principi per certo non rinuntiarebbero le cimi
ci e le pulicx , per continuare di fugge-re
l’altruifimgue, e diſlipare le humaneſoſtanze,
vnico impiego della loro potenza. Se ne pano—
neggiarebbero anzi , apprezzando quaſi felici
tà, il non eſſer obligati al deporre con la vitala
porpora che tanto ambiſcono; mentre m ue
ſti animali potrebbero ancora ritenerla, qua 1 ſo
praueſte della loro fierezza. Li Cardinali mafii
mc , ſtimarebbero di non dicader punto ,re
ſtando ſotto coperta d’vn cimice, nè ſcorge
rebbeſi differenza per l’habito , come puro ſa
rebbe equalità nel fetore , con cui ammorba la
putredine del loro vitioſo temperamento. Li
grandi che ſeruono nelle Corti, 8t ammini
ſtrano li gouerni , imitando il principale re
gnante nello ſuonare liſudditi, mà con minore
temeritàmon gloriandoſi della fierezza in eſter—
ne pompe , paſſarebbero ad animare pedoc
chi , ch’ inſidiano particolarmente alla gola ,
8: hanno_ ſempre aguzzo il dente per mor
dere. L1 giudici diuerrebbero ſanguiſughe,
mentre nell’atto di purgarcli colpeuoli, ’Veg
Exonſi ripieni di malignbhumori , ò per la cor
“…Me delgmdlcm. o perla copia delle altre
Parti
SVALlGlA‘I'o. z;
particolari ſccleratezzc , onde finalmente fit-.li
meſtieri che ſcoppino. Agli Auuocaticonuer
rebbe il farſi tauani , come che ſono indiſcre
ti, 8c inſatiabili in ſucchiare ilſangue di que
gli ſtolidi , li quali fi fermano ſcopo alla lo
ro vorace impertinenza. A’ Medici dourebbe
ſi in queſta tranſmifgratione il corpo-de’ ſcara
faggi, che vanno ormando ballotte in ſomi
glianza delle lorp pillule; e ſe ben hanno le ale,
in pompe del loro vano ſitpere , non ſanno rin
tracciarſi altro (più degno poſto che lo ſterco,
nauſeando la r0 a che loro e mortale , ſi come à.
quelli rieſce odioſo il bene d’altri , per eſſer n0
ciuo al loro intereſſe. Mai non finirei, ſe ad
ogni grado di perſone aſſegnar voleſli la ſua be
ſtia, imitata ne’ coſtumi; poiche raffembrarei
vn’ Orfeo in trarre tuttìgli huomini , e tuttele
belue, à fine di ſare tra loro nggiuſtato paral
Icllo. Da perſonaggi più riguardeuoli accennati,
à’ quali pare douuto il ſeggio delle fieri più no
bili, congietturiſi di quali ſpecieſt popolareb
bc il mondo nella tranſmigratione delle anime
de gl’inſeriori, che non ſolo per la licenza del
viuere diſſoluro , ma ancora per la ſciochez
za, e balordagine particolare, non ſanno che
coſàſia l’eſſere ragioneuole, nè l’hauer diſcor—
ſo. Ancheli più dotti della noſtra età, li quali
in materia di giudicio raſſcmbrano priuile
giati di merito, haurebbero gran vantaggio,
,ſe paſt'aſſero ſotto ſembianze di grilli, che
con alcun ſalto moſtrano d’eſſere qualche coſa ,
e cantando ſu’l trè, publicano Fatti più van
ratori, che ſaggi della propria perfettionc, la.
quale conſiſte nel numero ternario. Laſcio uel
li, che vedrebbero inſerte le loro pennemale
do’cca , mentre faſtoſamente le allargano ,
~ quali
26 l L C o R n l! n o
quaſi che prcſumono vn’ alzo volo; e pure non
poſſono ſolleuarſi darerra, non doratid‘altro,
ched’vn noioſo gracchiare. Da Muſicí riempi
rebbeſiil mondo di que’ moſconi , li quali con
moleſto ſuſurro ſi rendono maggiormente 0
dioſi , 8c hanno queſta qualità di più per of:
fendere turcili ſenſi , e non laſciare allî vdico
ne’menoilripoſo, già che queſto :cimentarſi
'non può dalleloro immondezze , edalla mole—
ſtaimportunità; non altrimente eſſendo li mu
ſici per ogni caPO abomineuoli. (Lieſti ſono
concetti imaginarii , occaſionati da queſta tranſ~
migratione d’anime; ma per diſcorrerne più
fondatamente, io aggiungo con pace della ſe- i
de'Chriſtiana . che ritruouaſi auuerata queſta
opinione de’ Pitagorici. Se mi è adimandato
il quando , dirò quando alcuni paſſanoallo ſtañ
to religioſo, facendoſi Preti , ò Frati : Porche ſe
' vero è che muorono al mondo , mentre pure
continuano in viuere nel mondo , delle dirſi ,
che ſono mortiquali erano ſotto bumane ſem
bianze , má che viuela ſteſſa anima ſorto altra
forma: 8c ecco la tranſmigrarione appruouata
della Chieſà. Che poi paſſi l’anima ad un'cor
po di beſtia, guardinſi li religioſi, e’ non ſa
rauuì punto dl dubbio.~ Laſciamo che ſecondo
il detto di Dauide eghno ſiano aſini ſenza diſ
cretione e ſenza termine: laſciamo che ſm—
no quaſi_ houi ignoranti, ne’ quali il più che
s’ammiri, èilmugito nel choro, ò sù pcrgami:
laſciamo che ſiano porci, dati ſolo alla crapu
13, e’ che s’ingraſſano ſolo di miniſtro e di
bi-oda: ‘il peggio è che appariſcono con parago
ne deîpiù liccn'tioſi bruti , delle più sſrenaze be
luç, o delle' piu ſpietare fiere. Oue regnano
principalmenre le_ bruce—ue della neſanda laſci
J .
Via.
SVALlGlA'rO. :7
via,li morſi d’una Feroce inuidi3,lisbrani dc‘ piu
'}.\
i'.
1‘.
-;~. malignitradimenti, meglio che negli chioſtri?
(Melfi poſſono dirſi li ſerragli , doue tiene ld
dio le fiere più moſtruoſë, in queſto gran pa~
lagio del mondo, come li altriluoghi delle più
er-,._ñ. ben regolate adunanze di religioſi,poſſ0nodir—
ſi le ſue ſtalle. Doue dominano li Preti, ò
hanno, giuriſditione gli Eccleſiaſticí , ben’ ap
pare queſta verità; poiche concepirſi non poſ
ſonolupi più ingordi, Tigri più crudeli, ani
mali più irragionevoli di coloro , che non han
no mira ad altro , che' i rapire ò à ſuenare. Non
ſàrà dunque ben fondato il mio parere, che
queſta mutatione di ſtato , ſia la tranſmigratio~
ne Pitagorica delle anime? Scuſatemi, ö amico ,
del tedio di queſta lettione, che per eſſere in
propoſita mareria_, non è ſpropofitata; e per
che contiene veritadi , non è neceſſitoſa d’al
tre pruone. Laſciarò d’infaſtidirui maggior
mente con affettate ceremonie.
Diſègnaao quaſi (diſſe il Marcheſe) {l’interw
fugare qaalógflia riſèrbaffè à [è ehi hà firitto,
per lafiaa tranſmigratiane. Ma panni eh’egli 511];
corra ſi ſondatamente, eheſia ingiajfitia il con
dannarlo tra’ bra” irragioneaalí.
Ciò a'ite fizrfe (parlò il Conte) Perche e07:
tantagiudítio egli tratta li Preti , e Frati fl’eondo
illo” merito. E ehi non deſcritti-?rebbe li lara pa
lvlici'infinfatí?
gl’ rvituperi , mentre baſtano al ridírglz anelte
i
E pure (ripigliò il Caualiere) :’e/Z’reitano li
"Eligio/ì nelle fceleratezzc più [Etre-te , come nella
Fidomia , ne’ farti ammantati d’altri prete/li ,
t nella malignita de’ tradimenti ,‘ Ia doue non
dom-ebbero eſſere tanta paleſe le loro ignominie.
Adheráte 'voi/‘bdc ancora ad eflí (ſoggiunſe il
_ F 2 Baroz
l
l

28 lL C o n n l n a0
Barone) no” credendo ”eV/z dottrina di Cſm/fo , il
quale diſſe , nihil occultum quod non reveletur;
la dont variamente confidana di tenere tel-ata Ia
moltiplititù de’Jora mſi-”di ettrffi.
La fiequente conuerſatione degenera in ”'171
prezzo,(replicò il Conte)la douc non è marauiglia
j? adomefiitandq/i le per/one ſim‘e ton Clariſìo,
Labitanolo in tafhflm , e maneggiamz'o ne’Satra—
e menti, tonttertono I” religione in [impazza.
Quindikonchiuſc il Marcheſe) the li Padri Gi:
jùiti, li quali hanno voluto adomçflìmrfilo an
che ml nome, fino Peggtari degli altri ,erenda
no opprobriofi il nome , ó* inſieme gl’injëgnu~
menti.
Mentre oo/Ìdiſèarreuaſiflperm haut-im il Carm
` litro ”uom lettera, e fuori dell’ ordinario flfflffim’
l gli ottbi nella fitto ſtrittione , [aqua/e era di Fer
rante Palauieino. Par-mi, diſſe, the la mente mi
rappreſenti thiſia caſini, nonſhlo nel tognome della
famiglia nota in que/ie parti , mà ancora nello
fleſſà nome.
A propoſito difiati e pretifieleruti)ſoggiunſe il
Marcheſe) rapita à tempo nella figgetto, poiche
imita li peggiori ton {eſile rffizlutezze.
Egli s'annouem trù' lettemti, (parlò il Conte)
non può però non gffére vitioſò.
Pre/itme [zen ſi(replicò l’altro) d’effere virtuoſi),
finfi per dare quefiu licenza à' ſuoi tqflumi z mi; la
preſi-”rione è temtrarizz , ó* è /Ìzlſh Ia fama.
Qual nozitia hauete di quel"loſizggcttai‘` ( inter
rogò gli altri due il Barone.)
E thx' eum' (riſpoſe il Conte) :lai ſhppia leggere,
," e non lo ”moſca , mentrebù già qua/i riempite le
_ Gibbon-:lot dx/Zze opere, e 'va tanjìzmando tutto ll
. [Zampe ſempre con nuoui libri .P
Saraflmh (ripigliò il Caualiere) tontbíua’ere
di
Sv^Lioi^ro. 29
di qual valſe'nteſìono , mentre con la moltipli‘eitù
ne dimoſlrail pregio, non mai eſſmdo ”guardando
tià o/r’ ìoopioſh.
Il maggior credito (diſſe ilMarcheſe) che hab~
biano le opere oli queſta autore, èl‘eſſere ma] *ve
dute, anzi banditi-i” Roma, done in tutti li par
ticolariſiper/E’guitano mai ſemPre li mi liori.
E da quello (ſoggiunſe il Conte) eu: cio ag
gradir/z’ , come che egliſipauonoggia d’ogni' gloria
”degnamente ”qui/fata.
Altro auanzo non Può pretendere (replicò il
Caualiere) ton mn’ingogno ſemile,e ron-Una *virtù
mendioa , ſempre più miſerabile , quanto più ne
diſperge il;ozono talento.
Lettera Apologetim di Ferrante Polauioino Per
gliſuooeffi-del mondo del 1636.
ILluſtrmo 81’ fratello,
Con molto mio diſguſto intendole querela
preſentarci V.S. per parte non ſolo di S.A.'
mà della città di Piacenza,contra il mio libro de’
Suroefli" dell’ mondo dell’ Inno 1636. Hò male
detta mille volte l’hora, nella quale determi
nai di comporlo , à compiaccimento di chi me
ne pregòHò _ſempre ſuppoſto d’hauere in queſta
opra minorgloria, che nelle altre, mà nonne
aſpettai già maggiori diſturbi; nc mi diedi à
credere che l’auanzo doueſſe eſſere le mormo
rationi di tanti , :lo ſdegno delmio Prencipe.
Qppoſi però vno ſcudo contro queſti col pi , che ~
già mi preſagiua l’animo , nella lettera à’lettori,
Che ſtampai à capo del libro medeſmo. Se per
mia diſgratia queſta non fi traſcuraſſe da chi leg
ge, non ſarei in neceſfità di prendermi. brigî
F- z a
zo l L C o a a I e n o
ad ogni hora per nuoua difeſa , e di ripetere ciò
ch'in eſſa hò ſcritto. Proteſtaid’eſſere tradut—
tore , non ſcrittore , ſi che non hauendo hauu
ta ultra obligatione , che d’imitarel’ originale,
ciò e gli annali Latini ſtampati in Francſort ſotto
titolo di Memerii Gallo-belgioic’w. none mio
debito il difendere ciò, che colàè ſtampato. A
clii mi dice ch’io delle coſe d’Italia doueuo pren
dere inſormatione particolare per ſugire le ſalſi
:adi , riſpondo , che à chi fa copia d’vn ritratto,
ò d’vna ſcrittura, non lice trauiare dall’ eſèmf
plare, permeſſa quella ſola diuerſità, che puo ca
gionare il colorire del pennello, olo ſcriuere
della penna, non il concetto della idea , ò l’ope
rare dell’ingegno. Non proſeſſai d’eſſer hiſto
tiograſo per me ſolo , ch’all’liora con la confi
derationeà ſingolar debito, 111“!“ P’E’CWAÎO
d’impicgarmi conforme conuiene. H0 benfi
moderati que’ ſenſi di poca ſtima co’ quali l’altro
autore 'trattava il. Sigr Duca, prendendomi tale
libertà , per la riuerenza che gli roFeſſo. Ne
ſtimai che foſſe bialimo vn atto i prudenza:
quale ſora ſtatoil ritirarſi in luogo ſicuro ſepo
ſto il pericolo della ſolleuatione della plebe.
Doueuoſupporlo , coſi rappreſentandomi l’hi
ſtoria , non liauendo certezza in contrario , ne
eſſendo mio obligo i] peruertire quella compoſi
tione, che doueuo tradurre. Ne ſidolgano di
ciò tanto grauementeli Signori Piacentini, poi
chc nelle ſolleuationi non ſ1 deſcritte la infedel
tà de’ Caualieri , mà la volubilitä della plebe ,
intereſſata nel bene priuato, laonde vedendo
mancare ciò , che ſèrue al ſolito luſſo , non che
{ille "eceffità, ſi ríuolge ſconſidcrata alrieercare
,il/,ſuo commodo: Non s’è veduta la plebe di
“AMV a’ noſtſl tempi congiurata contro il
Gone:
SVALlGlATO. 31
Gouernatore, ſolo per non bauere à ſuo modo
la deſiderata abbondanza del pane? Non però ſ1
chiama città infedele Milano , conſtantc pur
troppo nel conſeruarſi diuora alla indiſcretezza
Spagnuola , ancor-che trauagliata e ſollecitata
altrimente da gli eſempi d’altri regni e prouin
cie, che ſcuotono il giogo pcrcller quegli in
’ ſopportabile. Se ſimilmente nella plebedi Pia—
cenza , auuezza à viuere ngiatamente per la ſer
tilità del paeſe, la penuria qualunque ſoſſe por
ratadall' aſſedio, haueſſc partorita alcuna riuo
lun'one, non perciò à’ nobili ſora ſeguito disho
norc. ö: all’ vniuerſale della città compoſto di
queſti , cartina fama. S.A. ſimilmente ſuggen
do ilPericolo, ancorche ſolo imaginato, non
prende alcun titolo, che ſeruir poſſn di preteſto
.per Condannati-lo , òcome timido, ò come po
co amato da’ popoli. ll volgo ne’ ſuoi ſurori non
hà diſcorſo, e non riconoſce lege; la done come
è poco prudente quel Prencipe che tutroàlui
s’affida, cosìè temerarío ſe pretende di contra
ſtare l’improuiſa moſſa di ſregolnta ſerocia.Non
mi fermo ſopra li altri errori di nomi falſi , ò di
racomi non veri, poiche rimando li miei accu
ſatori .all’ originale , replicando ch’il miolibro
è copia, la doueconucniuami il ritrarre anche li
nei.Epoi ſomigli-anti falli non ſonoinſoliti an
che nelle piu firmare hiſtorie, mentre ò le in
formationi appflffionate, ò la coſmografia va
riatali producono Frequenti. Oltre che taluolta
ſaràdeſcritta la veritàe pure chileggeòpartiale
del ſuo ſisnſo ò altrimente impreſſo , la crede
~menzogna. Siaſi ciò come fi voglia, in queſto
non mi prendo punto di briga, poiche come tra
duttore ſono eſente dal cercare, ò la verità ,ò
la puntualità de’ nomi. Mi~ occorre peròd’oſ
F 4- ſer
;z li. Connllko.
ſeruare la ignoranza di chimi biaſima, mentre
mi tacciano che hauendo io ſcritto ciò che pa
re ſia poco à ſauore del Duca, non habbiarife- i
rito ciò che. ſeguì in ſuo vantaggio nel meſe de
Gennaiodcll’ anno 1637. Sono dunque tanto
ſciocchi coſtoro che non vedano il libro inti
toLito Surcgffli del 1636? Come dunque preten
dono d’aſtrmgermi al continuare gli accidenti
dell‘ anno che ſuccedette, in cui non mi ſono
ingerito? Hòpretetb di dar ſaggi d’vno ſtilehi
llurico non ſprezzabile, à fine di perſuadere li
l’rencipi aldarmi commodità di comporre più
regolarmente e fondatamente hiſtorie. Se ciò
ſuſſe ſeguito, ſuppoſto che li Prencipi del
noſtro lecolo , haucſſcro ogni penſiere fuori
che quello di promouere li virtuoſi e li lettera—
ti, forano [lati eompiacciuti queſti balordi 5 ‘e
m'haurebbero ſcuoperto tanto più copioſu nel
deſcriuere le glorie del mio padrone, quanto
più rilircttamcntc ne hò circonſcrittañla poca
fortuna. Vengano purdunqueleinuettiue che
S.A. minaccia, preparatcmi contro , da gran
di ingegni di coſtà. Saptò ben io ribattere li col
pi, e forſeli pungerò ſi al viuo, che non ha
uranno ſpirito per più riſentirſi. Wſio è quan
to m’occorre in ri’lpoſta della ſua , per fincerare
li ſoſpetti della mia poca affettione verſo S. A.
e pero facendo fine, Snc.
Chi èfatilealflomre (cliſſe ilConte) ëſèm
pre pronto nelle fl‘ufi:. _Quindi que/lo autore an
chio _ne’ filoi libri è Pro/liga di protefle e di dijl
co pi. .
Non pm) bajìa (ſoggiunſe il Marcheſe) a l
ſmaltire la quantità da’ ſuoi mancamenti, Poi
che la moltitudine di 'gag/ii, e nella lingua, e
7151101}th , e nel modo l i' comPorre , nonPuè ſor—
’ Il)?
,Sv-'Attento’. . 3t"
tire Ia-/Ìzauio anche [otto quel manto the gli n'
cuapre.
Lafliamola in gratia (conchiuſe il Caualiere)
nella fiea paee, e_ endo egli Pur troppo angu
[fiato dalla neeeflìta di temerfì da tanti maldz'
tenti, a’ quali non può celare leſue 'vergogne , e
molto maggiormente dafl’oóligo di ſineerarjz‘ ap
Preffl 'vn Preneipe, the difficilmente la/i‘ia l’im
preffione a'i ſiniflro concetto.
Lettera degl’intergfli tra S. Santità e la Republica
di' Luca.
ILluſtmo-e Reuetm‘* Sigr mio,
q. Nell’ vltima di V. S. llluſtmae Reuerm rice
uo il ſàuore ch’ella mi Fa per accreſcimento del—
le mie obligationi, honorandomi con ſegni di
fingOlar confidenza, mentre và isſogando meco
- la ſua paſſione , nel particolare de gl’interefii che
paſſano alpreſente tràS. Santità ,ela Repub. di '
Luca. Riſponderò con tanto più libero ſenti
mento, con quanto maggiore autorità ella ſi de
pna di farmi-giudice de’ ſuoiaſſettíl’armi ch’el
aſia troppo partiale de’ Sign'i Luccheſi , maſ
ſime che come perſona Eccleſiaſtica tiene obli
go maggiore d’adherite al Pontefice. V. S. ll
luſtmareplieammi, ch vuole ſoſtenere la parte
della verità, e della giuſiitia. Lodo il ſuo ſenti
mento , proprio d’animo nobile e ſincero; non
così però il mandarlo à publica notitia , `poſcia
che le operationi di S. Santità , nelle quali vanta
lidipendanza dallo Spirito Santofanno dimeri
tareà chile condanna. Non‘diſprezzo i di léi
proteſti , ne’ quali-ella afferma ch’vna artio
ne mala , non~può hauere cauſa , che per :-'-~_z-.—'
Î
niffiua nel ſommo bene : che il ſommo
F 5 ` Pen-»
;4. IL Coanrìna‘
Pontefice hi l’vſo del libero arbitrio, il' quale
mal applicato , non meno d’ogni altr’huomo ,.
regolandoſi à’capricci , ſaliſce. Wſto pur è
vero , mà non può ne dirſi, nè ſcriuerſi; vie
tando ciò , chi odia vna verità, fatta notoria
purtroppo dall’eſperienza. Haurà nondimeno
ſcuſal'errore, appreſſo chi sà li termini, c0’
quali fi rappreſentano inegozi à' Prencipi,pren—
endo quella piega che dannoloro le parole di'
chiinſorma. ll Signor Cardinale Franciotti,
Predominato dallo ſdegno, facilmente haurà ri~
trouato nella Corte di Roma, tutta intereſſe ,
tele che hauranno ſi bene riceuuti i colori delle
ſue paſſioni , che il Pontefice non haurà potuto
non vedere ſembiance di fallo , da cui ſi iuſtiſi
chino i ſuoi rigori. Altrimente non giudico,che
contra ogni ragione, egli lmueſl'e intrapreſo lo
ſconuolgere la pace, e la quietedlquella Re~ ,
publica. Ben è vero che flimo queſto Sommo ì
Pontefice appreſo renaccmente‘ à quella pro
poſitione di Chriſto, Non 'veni pace-m mitte
re, ſedgladmm. E raſſembra che credaſì obli
garo all’ oſſeruarla , come ſuo Vicegerente.
Bindi ben era di douere , che doppo l’hauer
moleſtari tutti gli Prencipi d’Europaſſi riuolgeſſe
àtrauagliare queſto dominio, per moſtrarlo ſo
getroàChriſto , e nelgrembo della ſua Chiefi.
@Lando nel tempo ſteſſo non è molto . egli
con particolari diſguſti , irritò ambedue gli Re
gi edi Francia e di Spagna, vn tale poſe in cam
P° quel .dèſtoz Melina ef} effè Herodio por-tum,
?WWW-ſum; PropoſitionediGiuſizppe Hebreo,
\ per ſigmſicare la crudekà di' quel tiranno, dal
l cui ferro haueano ſcampaibzuzj , erano POſCia
` truärdau gl' figlíuolí î Così, diff egli , ne l'an
"“ 1 ‘lueſto Pontefice, Poteua giudjçarj più.
gioueuole
SVALiGHi-ro. . ;y
ioueuole l’eſſere Turco clic Chriſtiano. A’
rencipi Cattolici preſentatoſi con faccia di ri
gore,hà propoſti molti diſturbi, là doue laſ
ciando gl’inimici della Chieſa in vna dolce
uiete , hà conſeruata nel poſſcſſo d’vn felice
atola loro tranquilità. Riſpoſi à coſtui, che
queſta era vna forma d’imitationc , per conſor
marſi à’ coſtumi di Dio, il quale con pompe di
ſeuerità ſuole trattare i migliori; nè in altro
lëno , ch’in vna fronte arrogata , inditio di
ſdegno , pare che riceua i ſuoi più diletti. Ben è
vero, che le creature non poſſono conſor
marſi a queſta intentione della ſuprema proui
dcnza come cauſa primaria , mà ſolo inſtru
mentale , là onde nella particolare peruiene e
ſpreſſa la cauſalità, che hanno gli liuomini nel—
-le perſecutioni de’ giuſti , da Santo Agoſtino,
all’ hor che diſſc , omnis mali” 414! idea vivi: ut
corrigatur , *vel ut per oumjnflw exereeamrfien
te'nzt ch’ vdii per appunto citarſi da vn mal con_
tento all’incontro d’alcuni, che ſtupiuano del
lalonga vita di queſto Pontefice. Deue però
gloriarſi la Republica di Luca d’eſſere pareg
giata in queſti , ben che poco buoni trattamenti,
all’ Imperatore, à’ Regídi Francia, è di Spagna ,
alla Republica di Venezia, al gran Duca di To—
ſcana, &agli altri Potentati , ch’vniuerſàlmen—
teſtimo nellamortedi &Samir-à, non piange
ranno la perdita delle loro ſodisſattioni. Am
zi che ſarà in obligo di profeſſore trattidi gra
titudine , mentre l’ombra di qucſti trauagli,
hà ſeruito a ſar ſpiccareicolori del ſuo merito.
Non poteua in altra occaſione apparire più `
chiaramente la prudenza de’Senatori,8c il ſa
pere di chi regge in eſſa lo ſcettro del com—
mando. Non è gloria di poca ſtima il cozzare,
F 5 ſenL-a
*Am- -…4W.
.‘r-..M;-,
36 l L C o it n 1E n o ‘
ſenza diſprezzo 6c offeſa del Capo , ch’è'Chri
ſto,rappreſentato nell’ autorità Pontificia di ue
fio ſuo Vicario. ll trionfare nella depre tono
del primo promotore di queſti ſconuolgimen
ti,co’l ttouare giuſto preteſto per imprigiona
re il fratello, e ptiuare della nobilità la fami
glia del Cardinale , è ſtato vn colpo, come
di doppiafcrita, coſi duplicato d’auuedutezza.
ll ſaper anche ſcernirſi dal fulmine del inter
detto , con prohibirne gli effetti preteſi , ap
pruoua que’ concetti , da’ quali s’argomenta eſ
ſer in quel Dominio Gioui di buon capo , che
partoriſcono Palladi di riſolutioni fi ſaggie. Sti
' moch’eleggerebbe il buon Pontefice di non eſ
ſer imbarazzato in queſto negotio , condottoui
forſe dall’ importnnità de’ partiali del Franciot
ti, obligato horaal continuare negl’intrichi,
da quella neceffità ch’aſtrin-ge ogni grande al
precipitare nelle ſue operationi, per non con
feſſire d’hauerle mal“ intrapreſe. Dubita che l’e
ſito rieſca di poca ſua riputatione, come pu
re gli è ſucceduto con` la Republica di Vene
tia, Ia quale l'hai 'fatto apparire più codardo _—
di Pilato. (Lieſti oſtinatamente difeſe contra il
jèntimento di tutti gli Hebrei, quodſeripſi,
ſtrip/ì. Ma egli s’è condotto all’ abolire il pro
prio epitafio poſto nella ſala regia, prima ca
gione che maniſeſtò la poco buona intelligen
za con quella Republica , non sò ſe di lui ſteſ
ſo, ò pure de? congiunti. Mi do à credere che
ſe ben tardi, riſoluerà di non più aſſentire,
òalcaprtccro di queſti, ò alle-chimere di chi
li va ſiiſurrando gli orecchi ciò , che comple al
proprio intereſſe , ò alla paffione , non ciò ch’è
- Sl douere per beneficio della Chieſa, e per il
“PM" regolato gouemO- Tanto conceda Id-.
dio.
SVAlzilGXATo. 37
dio er pace della Chriſtianità, e Per il ſe
‘—1‘
’à’î—
lice atod’ltalia. V. S.-llluſtrrſſima in queſto
mentre , deponga quel rancore , che l’ affer~
rione alla Republica di Luca, valuta ne' ſuoi
...e
penſieri come giuſto zelo , controle riſolutio~
ni~.del Pontefice. Credami chel’intentione ſua ,
come quella d’ogn’ altro Prencipe, non prete
riſce le legzgi del giuſto , eſſendo traſportati i
contrari e etti da’ miniſtri, ne’ quali troppo
confidano, mentre col gouerno conſegnano
loro anche la riputationc. Non altro sò a -
giungere in queſto particolare; perche la deſ
catezza della materia richiede, che ſl tratten
ga leggiermentela penna. Rinuouo i ringratia
mentiper la memoria ch’eſià tiene della mia.
ben che debole ſeruitù. Wlunque ella ſi ſia,
verrà auualorata dall’ eſèrcitio , che ſolo può
concedermiſi da ſuoi commandi , de’ quali pre
gando V.S.llluſtriſlìma riuerente le baccio le
mani.
Ads' 15 Muggia 1640.
Non fuui trà' Cavalieri chi- voleſſe moteggia
re ſOPra queſta-lettera , er riuerenza delſo
getto, di cui diſcorreual in quella. Condan
nò più toſto alcuno d’eſtì la contumacia del—
la Republica, come che vn Potentato Chri
ſtíano deue ſo giacere alla dottrina di Chri
ſte, più che v bedire alla politica di ſtato.

F77 Let-ñ
32 IL CORRlERO

Lettera Latina d’un Padre Giejitita, el” eonfe a


gli errori della Propria religione.
Vella lettera conterrà in jè (diſſeil Barone)
[run inte-reſe de’Preneipi, fliiatoda que/io
buon Padre nell’ anticamera d’alta” ande.
E Per che non nel [uo proPrio ga inetto (ſòg
giunſe il Caualiere) ‘raj/ëmbra bene che /z'ate
Poco e/òerto de’ ooſtumi di que/li tali, e maſſìme
dell’ ordinaria Proprietà {l’ambire la priuanza de’
Preneipi. píùfor/è, che quella di Cari/lo. S'ap
prendono à quel detto,n0n erubeſco Euangelium,
ó' all’ altro , littera non erubeſcit. la done e eo~
rne religioſi‘, e come dotti, con buonafionteſiin
gono auanti in ogni luogo.
CAriſſ. in cima F. Sal.
Wrimù mio' litterio eertior fiimfſzílus, quod
perielitantem con regatz'onern no/i'ram nemo eſì
qui fiil/Ievet, ni/zgomnipotem Dei mania flmm
nooù pra/fe; auxílzum. Voi inoendza mm” exere
'oere , diluvio lachrimarum minime praſſunt, ét
”flufi‘ñgifüfl quod imminet, duloedineportux di ~
fitile‘jam poterit rependt. 'Benji-atua illa ”uſera
iilís Nabuelyodonoſòr, aula-5 aureum oaput qua/ì
ad ſupremi luminís emulazione?” , calefiiaprimz_
pia pra/ignoto”. Noe minus in urgente” Purim”,
ao in ‘tris‘ (’7- ferri forìitudine progreſſi-u ?zo/7M
*virtuti's indimbantur. Sed ad pedes tandem de- ,
clinans nojìrafiilalimitas, fragile”; materiam or
eurrit, <7‘. unde ſperanda erat ſtabilítu: , inde
”torta off ruz’narum oceaſio. Eoeíne affeflw no/lri,
gm' in treno terrenirum rerum 'valutati , non ut
ſu eratin mlo Foſiti, Plan-'ar illa/r con/lituunt,
mm
SVALlGlATO. ;9
cum quíbm noſtra *virture emdích. jam prope
modum dimm 017 tom feliz’ítx. Nz'mialucrundé
audit/14, mmie in Principum aulislomm ’mbere’
[uv-mm”, ut [onda: ava-'a pſw/os Peffìder-Î ”WT-”1144,
inſhtíabilem quemdam appaxítum demonflmt,
C/m' i Paupermti minime conſimzlem. lam ap
paret quodprimnte: magnatmn, non ”ſu fimmlí
cenfimur, ó* him' eſì uod mfinetípfò: clePrimi
mx” , dum cupimm a ;iam cmſcendere. Sal/ici
tudo mſlm in erigendis ſubltmiltm .edificiisjam
(mica: , gli-e mflrmarea digm‘mte, é* dí’vítia
mm ftt/gare m'tentia proflrat-e humilítam tra- e
phxfl mlo appraximant. V.: nobis quimagnífici:
fldzbm ſuPerbi *virtulem com-Hama” , eo magi:
pauperes finritu, quo magi: mandano: ghz-im ex
tendimm. Seculm-zbm bamres invitiamo: , bom!
ufiflrpamm , (’3‘ projet?” ſemper malore: cogixan
tes, quotídie magi: ac magi: deficimm. Varta cſi
Igp-:ch: , qll-SUE] callum incur'vm, ocula: dc
mittit , a: decine!, ſin-m ſenxper murmuram,
77mm” non m'ſi corona implica!” aflendit, dum
opera ſflnä’imcem abalcm, ó* uffici-7m -virrutí
contraria: Patty‘hcium. Hinc ef?, 6 mi fiat”,
7mm' in uni-verſhjam contempxz'biler ſumm , mm
ut Aya/Folk# deſideri/z decernunt , ſed ut ”of-“m
'viti-I cagum. Hflcmn efi 'via Sanñ’orum, nec q”;
pmcepm dederunt , haec nobis rclíflquere *ve/li
gia. Etquomododurfltflmmperſiecula [bciemtem
ſperalvimud, ſi una 1mm? ſeculo completo à *vera*
itinere ”Lev-rante: , ad pracipz‘tia pergimm P ln
Hifpam'n , ubi O' radica, ó' garmin” fiuiuc
mſlm matrisfuere, are ”HM efl-vìgor, Òjam
de-vuflatz gloria, in ípflz utero, unu'e jùmm ex
am'. ſepzdcmm minamflr , in qua jaceamu: ex
tinä'í. Dominicana vel/'gio ibi ”offre prefer-mr;
(7* merilò n05, qui c‘e/era religioſorum collegi»
con
._-—_-óñt.

40 l L C o rt n tr: n o
contemnimtu , pre omnibw ipſi tonttmnimur.
ln Gallia fortunam reſiduo-animo” , ſèd non ref
capua-vinix”. In Germania ſi non rtgredimur;
ni/nl certe progtdimur : (’9' inutile: jam fiant
ill-e fronde: , quióm defunflí Imperatori: be
nignitate , noflri nimi: audace! abuſi fitnt. In
Italia, ò Veneto flat” exulesz in alii: partilzut
ſi'non det-’i, deſpefli, par-va cflimatiom't ſi non
contemptm proventibus fiuimur. Et bit Rom-e ,
nt ipſe fateris , quo magi: multiplitamm monflſte
ria, eo minor# theatm rvirtutir aporimu: , a:
aliorum pietatit monimentis , fitnííi'tatit monu
mento , ſuparbis morilmt (’9‘ Mauri: aflèfîibus I
aafiungimu:. ,(;Zuid igitur remanet, nffl quod In* i
dianis in ori-*termino: gloria* not?” ton/lituamut, I
ó‘ in illit deſertitflortant , dum in [torti: Europa 1
non 'vireſtuntP Sed Ò-ibidetreſtunfz è‘ prifiini
decori; pompa: deperdunt. Laciorimarumfluóîióia
Prtu‘eéîofitnebria togito,quiaf.u {ſi Proxima”: mor
i
1
tem exſpcéîare , dum ante unimmſetulum, corpi”
itafirte elangztet. Anertat Dem il!” mala que
ipfiim fldfiipplitifl cognnt , ó- -mentes comm, qui j
Propria damnrtfo-vent ad fitprema erigens , immi- g
nentes talamitatet repeflnt, utfnlmina qua- iu/íc
timentur, miſtritorditer removeantur. Datum
Colonia nani: Maii M. Dc. x L r .
Erto (diſſe chi leggeua) terminata la con
flſſione di queflo buon Padre , il quale ton unaſin
cora *verità In‘: eſpoflo le tammuni colpe dellujùa
religione.
Sarebbe inconueníente (ſoggiunſeil Marche
ſe) the non eftrtitnflè il modo di ben tonjèffiirſi,
chiQua/ig
l’infi na
chead(ripigliò
qltri. ,
il Barone) eglino fleflî
"97‘ laſcino di prattjtare il modo di ben 'aiuere, the
PW’PWPMZOM ſ0_ loro inflgnamenti.
E Par
SVALÎGÎATO. 4x
E parmi (diſſe il Caualiere) che mm miu”;
im” uefli buom Padri , li quali mlmangian,
e nel er: emulam il [uffi de'píù Grandi, ó- i”
altrOPartimIan-gadom delitie di Cardinali .7
V’intenda (diſſe il Conte )_. ”là laſci-:mogli i”
grati” nella lara [mce.
Lettera :071m le Monachcñ

CAriſſimo Amico,
Alla voſtra partenza. che ci diuiſc, io rcſtai
impacciata negli amori di quella Monaca à voi
bcniffimo nota. Eromi imbarrazzato per cerc
monia , mà con tanta difficoltà mi ſono p0
ſcia ſuiluppato , che non ſenza ragione affer
.mo cſſcr quaſi pece ueſta affettionc. E‘vn ma
le artaccaticio , ch’a lorda, imrica, 8c in ogni
minima ſcintilla concepiſce ineſtinguibile in
cendio. Eflggeri pur chi vuole l’ordimemo de’
più ben compoſti laberinti, ne’ quali ad ogni
paſſo .s’incontra inauuedutamente Vn laccio,
ch’ad ognim'odo ſarà forza confeſſare maggiore
il rauuolgimento, con cui ſi confondano gli
affetti, ſc pongono il piede entro quelle crati di
ferro. Conſideriſi di qual conditione ſia quell‘a
more, che deueimprígionarſi , quaſi prima di
naſcere; e ne ſperi chi può fortunati progtell
ſt, mentrequello
carcere. vantaque’
Rſiaffigurono li ſuoi principii
ferri in vn
per appunto
il cinto d’vna gabbia . in cui però è mol
to folle chi rìnſerra la libertà del cuore, à fi
ned’accompagnarſi con vna beſtia indiſcreta,
la quale nel ſuo otio hà per vnico trattenimen
to .il dileggiare, ò anche il tormentare aman
ti. Mentreſono racchiuſe in luoghi ſacri’`, nè
- coi*
42 1 L C 0 n n l n n o
ſcorgeſi in eſſe anima di virtù, fidi meſtìeri il
crederle cadiueri, onde nel congiungerſi con
loro ſi prarcicano que’ più crudi parimenrizch’in
alcun tempo inuenrar puote giamai lziſpietata
fierezza de’più barlmritiranni. V’afficuro,ò a
mic0.chc chipoſeli carnelíci ſotto la diſcipli
na di Cupido, gli affigmrebbc per ſcola lichio
flri di Monache, doue con particolar ſtudioſi
proſeſſa eſiquiſitezuin ſclxernire, ò tradire chi
capita nella rete dellcloro lulinghe. La mulri~
plicirà d’amanti riccuuta dall’ auariria delle me
retrici, è procurato da qucſte tanto più sfacia—
tamente, quanto che à diuerſi nell’hora ſteſſa
firmo communi le loro delirie, ò per meglio
dire li loro inganni. Cangiando luogo varia
no affecti, e di diſcorſi con vno, fl'aPaffinC-à
faucllare con altri, replicando li detti medeſi
mi, efîmnolaíb’cnaſtefià inaltembile, delle ſ0
lite
ti, fintioni. Con tutti
che lor permette ſono prodinl‘ie
la capacità (le’ ldìlet-
deloluogo glo -
rìandoſi d"adcſcure gli huomini, onde fiirînino
il' ſommo de’ piaceri l’autorità di palpar loro
vna mano , di cogliere vn baccio , rubbato per
la maggior parte daſcfl-i frapoſti , e di veder tal
vqltaquella óarta , sù la quale chi ama giocareb
be Volontieri tutto il ſuo; non auuedendoſi
quanto Facilmente ſi trammi , non laſciandoal
ëro :manzo che d’apperito. Se inoltra la corri~
ſpondenza al permettere, conforme la moſtra
che ſi fa‘, il lauoro delle mani, non inferior
meme all’huomo adoperandol’amata le dita;
queſte ſcuole più vaghe Fatture di quello amo
re, Cll p1_u amoroſi artificii , co’ quali ei com
Foqgale (ue dolcezze. (Mim' rerminiano tutti
{piu ſoauigçdxmenul e principía l’OPportu
nica d accreditare le Plu fini frodi. W’Frutri,
il gu
Sv'ALHHA'ro. 43
il guſto de’ quali {i valuta dall’ aprenſionc , è
ſpacciaro alla preſenza d'vn amante, e pure ſi
vende da penſieri all’ affettione d’vn altro. L’in`
tentione degradal’opera , onde tal vno ſcioc~
co , il quale la crede diſegnata per ſe, la paga
ton molm diſpendio, àcontflmi d’affetto, 8c
anche di regali. Rinuouano li coſtumi dc gl’hi
ſtrioni antichi , le rappreſentationi ele’ quali
conſiſtcuanoin proſpettiue , 8c in geſh: men.
trc'in qucſti amori compariſce ciaſcuno à far
ſcena del più diletteuole, e con le mani geſtire
à ſuo grado. Ric-ſcono le comedie di vaga aſpec
to, ma gli atri ſono mancheuóli, mentre non
ſi può entrare in theatre , e ſ1 ſodisfá ſoloàgli
occhi, à’ quali baſtano le apparenze. Sono vio
lenze troppo crudeli, che neccſiitano l’huomo
ad eſtenuaríi , e diſtrugerſi da ſe ſolo , perſua
dando pure di poter afforrigliarfiz di modo
' íl che penetrando per quelli 'anguſti fori, vada à
l congiungerſi con oggetto, che con ſouerchía
forza lo rapiſce. In queſti guſli (lo conſeſſo)
m’inueſchaí anch’io, là doue haucuo poſto il
paradiſo in ſomiglianti contentezze. Giudica
uo breuili giorni conſumati in adorare vna di
queſte Parche, le quali troncano lo flame per a
more-{à morte. ſenz’hauer nelle mani il fuſo.
Vicino mai ſempre :ì quelle crati per godere
l’aura del ſuo reſpiro, e per approſimarmi le
fiamme ch’ardeuano nelle file guancia , raſſem..
brauo ambitioſo d’accommunarmi quel carce
re; poteuo almeno eſſere creduto auido di di
norare quel ferro , ch’imprigíonando la mia
diua , vietauami il goderla. Hauendo vicino il
mio ſole , mà priuaro della commodixà d’ab.
bracciarlo , prouauo vna rigida ſtagionc.%ín_
di il ſerpe amoroſo faceufl cal’hora grandes 0r
' zo per
44 . 1L Co-nntzno t
zo por intanare il capo della lingua nelle di lei la
bra, accennando il deſiderio di procurar alti-out
ricouero anche alla coda. Hò impettata qua
lunque ſodisſattione d’apparenza, con offer
ta anche di meglio , quando l’opportunità
dall’ occafione fauoreuole, concedeſſe di ſcher
nite l’impedimento di racchiuſa prigione.
Biſognauami ben ſi compiacere alla di lei aua
ritia ingorda d'acquiſti , di modo che ſolleci~
tandome con doni da nulla , mi neceſſita
ua al corriſpondere con molto. Affermo più
intereſſiti quefii amori, che diſpendioſe le li
bidini delle merettici , poi che obligando al
frequentare li doni, fanno cambii di molta v
ſura. Oltre che non può diſporre di ſe, non
che del ſuo denaro, chi rapito dalle loro fro
di, è conſecratoà quella diuinità- ch’adoran
dofi appunto ne’tempii credeſinon maibaſte
uolmente gratificata. Con arti ſtudiate nelle lo
ro celle , ingannano talmente , che fi rende più
difficile lo sfuggire le loro inſidie, mentre più
accuratamente ne vengono-teſi’ lacci. In quel
la loro ritiratezza ,' come ſomminiſtrano ma
teria alla propria dishoneflà con artificii di ve
tro , e con le lingue de’ cani , coſt condiſgiu—
taſti penſieri ſi propongono varie forme di ſcher
ni, e tradimenti. Dopo d’hauere tal’ vna lu
fingato in tal modo impuro prurito, viene à ſol
lecitarlo negli amanti godendo in quella fàtie
tà d’aggiungere ſtimolid’appetito ad vu fame
lico. Ma Geda ogni penaöcogni diſpendio al~
la neccfficà di fermarſi tutto iorno ne’ ceppi,
à fine dlſeruire alla loro curioëtä , 8c eſſet loro
paſſatempo di conuerſiitione. Li diſcorſi ſono
g?“a mahgmtà, delle emulationi , dell’ inui
laregnaute ne’ chioſtnsò ſono teſſuti d’amore
ſe. fi'e`
SÎALiGÎATo. 4;
ſe fredure , ch’ intirizzano quel miſero , che
ffàiuiap eſoàque’ſerri,quaſi vnaſtatua. Man
candoſi d’a queſta ſchinuitudine vn ſolo momen
to, non mancano quercle, e rimproueri, in Sub
ſacheffi. di meſtieri dimorar fermo trà’no idi
quella catena , che aſſicura à loro ſcherzi , o
maggiormente rauuiluppa trà loro inganni. In
ogni breue lontananza abbondano al ſicuro
mcſiägíeriebiglietti , li quali tutti ſono polize
di cambio, per eſi gere alcuna coſa. Annoia.
no almeno con le Foro vane ſciochezze in e
ſpreſſione d’vn ſimulato affetto. Hò ſcoſſo final
mente il giogo, auuedutomi della mia furia,
la quale mi dileggiaua, mi tradiua. e mi tiran
neggiauacon le ſue luſinghe, traſtulandoſi nel
tempo medefimo con altri trè ò quattro, non
sò ſe egualmente à me trattati. (Heike date in
preda alle più liccntioſe diſſolutezze, òcon al
’cuna intrinſeca amica , -ò daloro ſteſiè ſolazzano
nelle proprie ſtanze; e dopo con affiporito il
palato dalle dolcezze guſtate,ſi conducono à lo
ro amanti, con ſimulati vezzi facendo inghioc
rirloro bocconi, de’ quali difficilmente ſmal
tiſcono la durezza. In ſomma il tutto conſiſte‘in
fintioni, e ſe anche non fingono , altro non re
ſta per gli huominí , che compendiati tormen
ti, mentre fà di meſtieri ſoſtcnerc le punture
d’vn appetito , che non può compiacerſi. Non
può ottencrſi di vantaggio che d’impaſtare al
cuni pochi uſti con le mani, ne’ quali però
non hanno ifioro poſto li deſiderí, non eſſendo
cibo di nutrimento , mentre non poſſono ſta
gionarſi emro l’amoroſa ſornace.N on s’impron
ſala forma d’amoroſo compiacimento -, non
occorrendoui la compreffione ‘degliabhraccia
menti, c l’impreſſione de’ baci, là onde il lagolrlo
e e
46 I L C o r. R l E n o
delle manihà ſolamente vna non sò quale ſu- ~
perflcialeapparenzadi diletto. Guardimi il cie
odall’impacciov di queſti amori , poſcia che
qllllant0~ſl condannanelle femine, ſognato an- i i
c eſula dalla imaginatione , .che ſempre com
pone contro d’eſſe tratti di biaſiíno , _s’auuera
puntualmente nelle Monache( Ciò ſerua d’arr
uertimente à voi ancora, ch’io g'uſtarò di ri
muouere coll' eſſempio delle mie ſciagure tanta
voſtra inſelicirà , come godreíche arnie ſpeſe
ſortiſtc l’incontro d’ogni deſiderata contentez
za, quale v’auguro , e per fine, Ste.
Se le Monno/:e (diſſe il Marcheſe) ſimo ad i
mitatiom’ della ritirate-zz.; delle Ve/Zali , non dij;
dite cl” Prot‘urino di tener /èmpre piena la Inter
na, e/Zurzimntià dentro i1 [ume, o‘ton le dita,
òton alcun’ altra raſh.
Il lume ine/ÌiÎ-guz'bile, ‘tb’à queſt riſerzmbaſi
(ſoggiunſè il Caualiere) raffimbra appropriato
ì queſte, nel/oro inſatiabtle deſſierio, jl quale mai
non puó e/Ìnzguer/i.
Bifògnflrehbe (ripiglíò il Conte) in confor
mità di quelle fipelírle 'vive, ne tu} ba/iareizbe
(tred’ io) al [mare il feto” , to” cui muſeum i
giù [i noſiríjetoli le loro imPudicitie. i
infelice quel terrena (parlò il Barone) in cui i
{IE jàgçz'arnoſſèro, poitho çſſendo ſotterra dop”
darebberoſin’ dalle radici ton ingorda varatità
tutto ció ch’indí pateffègermoglt'arf, ina/tere.
Vollero proſeguire ne’biaſimr e rimproueri
douuti alle ſemine_ ch’in profeſſione ſacra con
taminano lo ſtato , 8t il luogo, quando accen
nò il Marcheſe hauere maggior colpain queſti
ecceſſi le impertinenze de’ Padri ch’a viua ſor
di ge‘pehſcono ne’chioſtri le figliuole: Win.
e, 601 fuoco della loro lrbrdme Violen
\ temen
4-u".'-c—ì Sv^L|ot^~ro. 47
temente rinſerrato , formano quegli ſcopii, da'
quali s’inliorridiſisono li ſecoli, con lo ſcanda
lo, e dirocca ſtranamente la riputatione delle
t':
“A
e; famiglie e dc’ mouztſteri. lncolpando però
queſte violenze, dalle quali benche prouenga
anche tal’hora alcun buon effetto,rieſce poco du
reuole , laſciarono di rimprouerarele donne,
le quali ſolito col poco ſenno corrompendol'ap
parente bontà, diuengono sfrontatamente peſñ
ſime. Ceſſarono pero d’eſàggerare queſta ſcia—
gura , deplorabile nelle piu glorioſe eittadi ,
oue tal chioſtro di Monache, è più cſecrando
de’ publici proſtibuli, e degli antichi lu panari di
Roma. -

Lettera in bia/im” delle torti.


MOlto Illuſt. Sig!“ mio.
E purè neceſſario l’hauer vn amico,àcuiſi
maniſeſtino le proprie paffioni , per dlſaccrbar.
:_A…ó,ñ_.- —_~ _ ne il dolore , tanto più graue , quanto è più ce
lato. Qi—indi fa di mefiieri l'importunareV.S,
con queſta lettera, per ſuaporare gli humori di
quella piaga , in cui ſono riconcentrate le mie
pene, facendone raconro , a chi almeno mi
fauorità di compatirle. Sono in corte, tanto
baſti per darlead intenderel’inſerno che mi tra
tiene, li diauoli che mi tormentano. Sono in
queſto ricinto d’anguſtie , nel quale trionfano
gli affanni più doloroſi, protctudulla autorità
de’ Grandi , ch’iui gli mantengono à ſpeſe de
gl’inſelici che lor ſeruono. Oli Dio! quando
penſo d’eſſere in vn luogo, iu cui anchel’oro
peraltro deſiderabile pendcndodaſuperbi tetti,
minaccia morte con la ſua caduta , ben m'aune
go qualmente le grandezze mäggiori, ſono ſe
gm
48 l L C o n lt l a a o
gni di miſerabili precipitii. L0 ſplendore, di
cui altri vago crede di rirrouar vn Sole, e` vn
lampo, che atteriſce. dmotando la vicinanza
de’ fulmini. Tutto ciò in ſomma, 'ch’altroue
concorre alle pompe d’ vna eſtraordinaria felici
tà , incantato entro queſto circolo di figurata
Maeſtà , fi transforma in vnn eſſential cagione
di tutte le ſciagure. Mifèro colui, che ſicondu
ce a far numero in vn conſortiod’huomini, li
quali hanno per neceſſario impiego le {celere
tezzc , imbeuuti d’ogni più maligna qualità per
corromperc chi lor viu`e=vicino.l’uò dir-fi, ch’en
tri in vm ſchola-di frodi, e tradimenti , li quali
s’imparano , per veder-gli à parte più doloroſa
mcnte pratticati nelle proprie fortune. Perfida
obligatione , che troppo ſtranamente tiranne
gia vn animo ragioneuole, neceffitato ad o e
rat-e contra l’humanità,s’egli non vuol’ e ere
peggio trattato de’ bruti .' Verità pur troppo de
plorabile, che per la frequenza degli eſempi
non può condannarſi quaſi falſa. mentre ſogget
ti ſublimi in virtù , ò in merito, fi veggono ſa
melici , e malmenatinelle corti ,- ladouc le be
ſ’tie hanno copioſo il cibo , 8c abbondanti i ſcr
ui. ‘I buffoni per certo, gli adulatori , 8c altri
vitioſi peggiori delle bellue , ſono trattati in
uiſa, che genera inuidia la loro proſperità ,
gouendo altrimente cagionar terrore li loro tor
menti: Oh! come beneè raſſomigliaro lo ſta
to della corte al ſito d’vn monte etto e ſcoſceſo,
alla cui ſommità non può giungerſi, che per vie
indirette, quali ſono per appuntolelceleratez
ze › Vnico ſentiero per crouare il poſto deſide
rato della gratia de’Grandi. Con tortuoſi rac
gl" d? “…i ſc°9u°lgÎmentL appianati dallaä
tm“lafwnh fa dl meſh-:ri ſecondarel’altrui V0*
lere,
SVA,L|G|ATO. . 49
, A lere , ſe dcue Fondeirſi penſiero di laſciar-lei…:
ſezze , che ſi fuggono da chi con ſoucrchio dll‘.
prezzoſi vede mailèmpre calpeſtato. Offcndc
'maggiormente tal volta la neceſſita d' auanzu
poſto nell' affettione d’vn priuaro , il qtulc
eſſendo il Fauoriro appreſſo ll l’rencipc, con
vna ſuperba altere-zu, lla cori' ritto,clie più fa
cile ſarcbbeil toccar il cielo con le dita, di quel
lo rieſcnil poter ſulleuarſi lin’ all’efi'cr cor-tele
mente rimirato da vn di coſtoro. E‘. pure ſenza
[ambire li piedi di queſti,èimpoſſibilc lo sfug
ired’eſſcre ſotto li piedi anche de’ più vili.Peri`
Zi] corteginno , che la ſua aſceſa, può ſuccede
re ſolo in ſembianze di Fummfacile al diſpergerſi,
e per altra parte accompagnato da neceſſaria
conſequenza (ll fuoco , che nrdc, e conſuma,
in umti
elice,parimenti 'fa di meſheriroleraread
ilquale nlſiolua vn’
di tentare il pareggio
delle ſue Fortune à quelle d’vn ciurmatore, d’un
muſico , d’vn pazza , e cal’ horanchc d’Vna ſi
mia, ò d’vn cane? E` neceffirio eſſcrc vna ſtatua
tutto giorno in vn’ anticamera, ſervire al cor.
regio, caminando quali bue ſotto gíogo , che
ſtraſcina il carro, in cui và lùffiegata lhltierezza
del Grande, l’eſſcre berſà lio delle perſecutioni
di chideprime, òdegli cherLi di chi pretende
dar motiuo di ridere al ſuo Sig' cogli altruidi
leggiamenri. La vira in ſomma dicliiſeruein
corte richiede vn’ anima ſenza ſpiriti ragioneuo—
li, vn cuorepriuo diſenſo, flngendoli almeno
inſenſaro alle punture de’ maledici, à detti
mordnci de’ buffoni, 8c al maccello che ſanno
della riputatione , ſe non d’altro , gl’inuidiofi,
8t i maligni (Dando non meritaſſe binſimo l’ap
plicarione à tal eſercitio , haurebbe merito
di gran lode la conſtnnza nel non riſentirlî
G vn’
;o l L C 0 a n.1 E n o `
vn’ huomo, mentre pure per tanti parti e` al"
flitto, e quali lacerato. E` nondimeno veroil
dire neceſſaria queſta ſchiaritudine in chi dalla i
naſcita ſuttoil dominio d’vn Prencipe priuato.
ſi deſtino trofeo di ſorte coſi crudele; ò pure dal
primo ingreſſo in queſta. rete, ſcorge perſtrit
tala pena d’impoſſibile ſcampo al fallo della. ſua
inauucdutezu. Chi laſcia la corte, dà à crede- . i
re alcuna colpa, il cui timore lo ſciacci ;ò diffi- z
denza nel Grande, onde dubiti non rimunerata.
la ſua ſeruitù. Concetti uno aborrito da animo ,
nobile e goneroſo; pregiudiciabile l’altro per fl
il rigore dichi ricuſa vedere condannare le ſue 1
ingiuſlitie, anche da ſoſpetti. (Della è la ca- . i
cena, dacui inccppati li più ſaggi Fanno con- i 1
tradire la prattica del viucre, alla theorica de
gl’inſegnamenti. Coſi con le fila dellaſperanza -l
rimangono ſoſpeſi in tale (lato. ſm che tra diuerfi '
rauuolgimenti quelle variamente ritorte form-1
no vna ſone, da cui eſſendo ſtrozzati , rimafl- .
gono miſerabilmente eſtinti. Tal ſine attendo ì
, . . i. . . - J
anch’io delmio ſermre, diſperato di lortu-cſito '
migliore, mentre moltiauni di ſtenti in quella fl
corte , non m’hanno acquiſlata,chel’oppor- d
tunità d’auucrtit altri dique’ mali , ch’io fleſſo
non poſſo ſngire. ln ſommi liberiil ciclo da to.
le fiuto, chi forſe non hà nelle pene che lo ſe
guono, il cambio d’vn perpetuo inferno. Com— l
patire , ò amico , la mia conditione , e condo
nateil tedio di queſte mie Forſe troppo lenghe
quercle , à quella ultima ſciagura, mà forli:
maggior delle altre , propria delle corti , di
non hauerciòè alcuno, i cui poſſano confidar
ſrli ſecren dell'animo, con cui-sìeliili il cordo- J
‘ilîll cîie rode leyilcere, quando non fi traman- .
a ingua. Ricordate… della noſi‘raamicitíaſ 1
ancor ’
SVALlclATo. r1
ancor che non ſiate in iſlam di guſhrne li ſrut; i.
mentre ſono (amo miſerabile, che ſono nenc
mo di me ſteſſo , Sec.
,Que/la è muſim Per mi (diſſe il Conte) ea”
firme I” qualepuò ciaſcun-;far concerto, ſu’l lil”
dellaſua 'vira,
Sarà canta eramatico (ſoggiunſc il Marcheſe)
compaſio di note Iagrimeualz , quales’uſfl m oc
czfſicme d’e/L-quie. ‘
Stime( legui il Barone) che con più Propan
tionamſimìlzcudine non pqffa exPrimeÎj/ì zl ria/lr”
_ſlam , che circonſcriuendoſi con la muſica, Ia qua
lefà diſpevgere i1fiato Per altrui diletta 5 non altri
mente conſumando il corteziano la -vim, e lo jpn‘i.
”Per compiace” al Grande, àcuieglz’jèrue.
Aggiungete pure (ripigliò il Caualicre) neceſ
_ſìzria l’imitazione de’ enti/ici nell’ ”ſcendere digra
do ingrado 5 affermando/'1, che come ilfa‘ finto , e il
carattere più alto della ”iu/ſm, cari le fintiom' ,
e la ſimulntioneſhno la più al” nota con cui paſſa
filleumſſ 'vn C”negri/mo. `
E done (replicòilContc) tralaſciategli die
ſis , ne’ qualiſù di ”ze/lieu' fial/z'fimre la *voce or_
dinarin, e que/li pure nelle cam' fanno buon con
urta à gli oreccbi de’ Prencipi.
Già che (diſſe il Barone) [t'amo in quefladiſñ
corſh , non deuano tralaſcimfi le aſceſa di quarta,
di quinta, al: ſettima, quando ſenza merito, ó
ordme, e /òlleunto ml‘ *una all’ impromfimnper a].
trigmdi,clae quelli hà rappreſentati la volontà del
regmmte, uuuezza nlfuuarire [i men” meriteuulí.
Sono pur anche (ſoggiunſe il Marcheſe) na*
raln'li le diſceſe d’attaua, Ie quali col rimbomlw in
barridíſcana parle flirtgure de’ miſeri , ch’aa’ 'un
tratta precipitando, decadona da Piz/lo ſublime,
fan” lar colpa.
G 7- Tutto
5:. l L C o a n l E n o
111:” 'va bene (riplicò il Caualiere)già che pau
ſe, e ſoſpiri non mancano in que/Zu mag/im, a chi
”nm ſu’l libra. che tieneimmigliocchide’mali
trattamenti de’ Grandi, e delle cammuni miſerie ,
le quali hanno campa aperto nelle corti.
La Peggior- conditione di que-ſia doloroſi: muffa;
(diſſe il Conte) ël’flbligo di regalarſi/:l Maefiro di l
Capella, ilquflleè il ”girante medeſma , the con
mano tſxmte hà 'una battuta :tz/ì diſordmata
(’9‘ iua'fſcremflhe afir'mge à piangere, mm è am
Mre. -

Lettera [Bpm le 18 fèfle [Mate 'Ultimamente ~


da S. Santità. —'
Rluer. Sig!“ mio ,
Grande bisbìglioè ſtato à giorni ndíetro in
queſta noſtra ciná , perl’auuiſh venuto, che S.
Santità habbialeuate diciotte ſeſtc. Chi çliceua,
che il Papa haueuo prohibiti li Santi, chi ag
giungcua che gli haueunbandiri , chi in ſomma
in vno modo, e chi nell’ altro, deſcriueua ſcioc
çamenre qucſta nouità. Se haucſſero detto, ch’e
gü haueua bandita la Santità , ciò non-fora '
[tato coſa nuoua, perche non altrimente ritruo—
naſi eſule da Roma la virtù 8c ogni huomo da.
bene per li di lui coſtumi, e Per lo tirannico
goucmo de’nipoti. Mà il dire d’hauerc eſiliati
li Sami, è vn moſtrarlo ſ1 tememrio , che hab
bia voluto porre laſua autorità in Paradiſo. ue
ſti ſono &dti concetti di perſone íìmplicide qua
li però al più delle volte, mentre parlano inno
centemenre , diſcorron'o con verità. E dall’ha
uerpoſto in ſcompiglio tutto il mondo coll’in—
t‘VW-'mſi per tutto , _altro non può credcrſi , ſe
“un che debba. cagionato confuſione anche in
' vciclo.
-

SVALlGlATO. 5;
cielo. Chi hà intrapreſo di trauaglìare tutti h
Prencipi d’Europa, cccettuati li nemici dalla
fede , può giuſtamcntelìimarſi hora riuolto ad
tintorbidare la gloria de’ Santi. Se li Nipoti
foſſero anſioſi di heatitudine , come ſono
auari d’oro, potrebbe crederſi che vſurpflſ
ſe la gloria à’ Santi, per appropriarla ad eſ
ſi , come già ſono loro applicate tutte quaſi
le rendite della Chieſa. A tal ſine è ſi lon
gnmente prorogata la vicanZa di tanti_ Cardi
nali, e con tal intereſſe ſorſe d’vna nranmca
autorità , ſe non d’ingorda auaritia, preten
de di trattare anche li Santi. O forſe preſume
di ſcacciar queſti dal Paradiſo, per vuotareluo
go à ſe ſteſſo , 8: à’ ſuoi , poiche eolàsù non ſo
rauui flanza per eſſi. Goſi è fiata variamente in
terpretata la prohibitione di queſte feſte , oſſer
nata nel numero di diciotto, eguale à gli anni
del Pontificato di S. Santità. Concettizano ſopra
di queſto gli ſpecul‘atiui, come ſe in ciaſcun
anno del ſuo dominio habbia diſcapirato la
Chieſà, quanto deua ſ’timarſi la perdita d’vn
Santo. Diciotto Santi ſono aboliti dal catalogo,
perche in diciotto anni è decaduta diciotto
gradi la Chieſa nel continuo mancamento della
virtù , ne’ mali eſempi d’vn zelo tutto Pzfllü
ne 8c intereſſe , nel ſomentoin ſomma di ſehi
ſma per la riuolutione di tutta la Chriſ’nanitflì
Mancano tanto giorni di ſolennità, quantian
ni egli hà dominato , perche fi mutanom gior
ni di pianto , e ſe più longamente ei viue , ſi
cangiaranno in ſecoli di miſerie. Diminuiſce ra
gioneuolmente le feſie, chi moltiplica leocca
ſione dl gemeremon di gioire; e ſe egli toſ’co non
more, credeſi che ſia per mancare ogni ſolenni
tà, à fine di riſerbarſì più pompoſa alcelebra
G z re
y.; IL Colturano_
re li ſuoi funerali. Con ſomiglianti ſentimenti
è ſhta confuſa queſta nuoua, di modo che io
ſteſſo non sò diſtmtamente afficurarmi che co- '
ſ1 ſia , e quale ſn l’intentione di S. Santità.
M'auiſi V. S. Riucrmî con reale ſchietezza, ch’io
à tanto honore profeſſarommi obligatiflimo qua
le appunto mele dedico, Bce.
Quanto è deplorabtle (diſſe il Barone) la [071
ditione de’ Grandi, lr quali figgífluiona alla m4
lignità de’maldirenfi , cl” con ognipeggiore ſira
Pozzo conci-'1mm la loro Mae/Zi:. Ha“ il Pontefice
[mate que/le fejle , à profitto de’ Pallet‘i artigiani,
atrio’ che men di rado diflrattidal [Moro. non hab
bíimo :ofifiequenti le perdite delguadagno to” cui
ſe errantengono. Ecco 'una unione diretta à pub/ico
giuramento , {mio 'ampiamente vieneſhltíimm.
Pretendeforfe S. Santità (ſoggiunſc ll Cauz
liere) d’oggrouare lifua'a'itidi contribution , 0”—
de procura liloro vantaggi. Mir per giouar à’ po
mri . non a'ouelm Ieuare I: faſi: , mir letture li :ha
fori fitperflui à’ Nipoti , rapiti del Public-o orario
della Chieſa, e diſpenſargli in loro fimuenimento.
Or sù (ripigliò il Conte) 'voi ancora annoucrar
”i 'volete ;rà quegli empi , e!” bia/[mano , chi n'e
m' ”dm-mſi. R Mero” [i thefari della Chief); appreſ
fl: Ii Nipori qua/1* in depqſíto , impiegmgh in ag
granolimmto di lei, (y- in occorre-”za di rilieuo.
Fai-fl,- nel/'z tonquifla del regno di NflPolÌ, (parlò
il Marcheſe) come mffìmbmua publica” duflzlſ”
'voce-Eh que/fa ?lv/Ira Pontefice non hà tanto [ſoíri—
to , ó‘ “7M fraPPo l’oro, Per non gettarlo , ancor
C/îî’ ſ071 [Peron-ze maggiori. Baſta bene ch’inſi lon
ga Ponyrflſimto , lex/ci memoria di grandi impreſe
”’11" 7'! "Tm“. del bre-viario , e nela'egmdare [a fo
Ienm'tà di quefli Santi.
c"”‘"‘”""ſi bem (ríPigliò il Barone) con chi
ì hà
` SVALlC-IATO. '5;
haſhiſh: [a Iene”: , che quaſi cadere" io ama-*4
…Ã:fL’"A
Tx
m quaſi.: ron/amnza ,fcmm dubiuſſi a': permu
grauemmte i” queſta marmo-"azione, poiche’ m ta
'.5
/leggiflrei ;mi ai! 1mm” , e toccare: altre cordo più
'G
.'-
' ſonore de’ big/1'011 di quuflu Papa , traſcurando 1c
big-nelle qua/1 :’nuemmna d.; *voi , ſig-*tn /olo
da ſm/èmimrrt ſam-uſe. [alzi-amari in gr.12” ad
altra ”laterizi . th'alſſimm/e :ù quer’ín 11b”
ſura" :firm-'0 di anzi-;re :im/’9’” ”ore d’Ìg/m
mmm.
Lettera i” tuffi conclude quale ſi” la “lima
de’ 'vn'tuo I.

M01… iure Sig' mio,


E` molto tempo ch’io manco di tributo di let
tere , ch’ero ſolito di preſentare ſouente à V. S.
in ſegno del mio affetto , e per deſiderio, ch’i’n
lei non ceffi la memoria d’vn ſuo partiale ſer
uitore. La rai-danza dello ſcriuere , haurà ca
gionato la moliiplicità delle offerte , ch’io ho~
ra radoppio , mentre le mando l’auuiſo d’vnfl
nouità qui ſucceduta oltre li reſtimonì della no
flm incorrotta amiciria. Per vn cancaro venu
to ad vn virtuoſo, flame li molti malanni che
piouono in queſti ſecoli, inuiò Apollo il ſuo
chirurgico. Vilità queſtol’infermo , entruouò
che il male haueua corroſa lacarne fin’ all’ oſlo;
eſſendo così malamente trattati da’ Grandi de’
noſtri tempi queſti, che hanno maggiore me
rito , la onde con vna miſerabile nudità han:
no ſcoperte le ſteſſe viſcere. Diſſe non eſſerur
altro rimedio , che il riempire l’aperruta della
piaga con carne d’ignoranri, perche eſſendo
buon lenitiuo il graſſo di pgrcogon ſonni porcx
4 mag
36 i t. C o n n l E n o
maggiori degl’ignomnti , ingraſſati da’ Premi—
pi, da’ quali ſono alimentati con ogni mag
giore delicatezza. Oltre che potrebbe ſolo gio
unrli :i gli virtuoſi col macccllo di queſti; come
chela ignoranza è la ſola cagione delle loro rui
nc. Li grandi , ſciocchi , e balordi non poſſo . A_4—4L“. .
no amare, ſe non chi gli raſſomiglia. Accol
gono nel ſeno quelli, che ſono loro conformi
di qualttadi; cqucſli per non eſſerne ſcacciati
perſeguitano gli riguardeuoli ſi oſi'erui quanti l
filoſofi, ò quanti letterati ſomenti la grandez
za de’ Regnanti. Se hauui alcuno , che gli
` _ trattenga, ſcorgeranſi al ſicuro fatti iudli?ſ10
› anche de’ più Vili; in paraggio almeno di a
dulatori e di buffoni, ſono sformti di'lagrí
mare la inſcriorità della prOPria conditione.
H .urà tal’ vno de’ piu grandi vna turma di inu
ſic-i . che e lo ſteſiî) , che vna adunanza di
ſocietari, li quali .hanno maniere di dtauoli,
quanto più Ang-eliche le voci; ecoſ’tumi tanto
più degni d’infcrno , quanto più dolcemente
raffigurano concerti di Paradiſo. Rimiraſi vno
ſtuolo diNani, ò Pigmei, degnamente intro
dotti ad accimentarſt ſcherzoſamente con la
macſlade’ Grandi, per rinuouare il loro antico
combattimento con le ocche.Vedeſi vna ſchiera
di pazzi , oltre quclli , che nel volontario
‘ cortegio ſono tali, ancorche ſia‘loro neceſſa
rio l’accreditarſi come ſaggi. E pure chi alimen
to così numeroſa canaglia per ſemplice pompa‘
di luſſo apparente, raſſcmbra mendico per
fomentare le glorie d’vn virtuoſo. Per queſti ſo
no vuotilierari , imponeriti li theſori; la doue
per mantenimento ditante beſtie , raſiëmbrano

raſportano ſm al languu-e famelrc:.


e iL,
SVALIGlATO. I;
èil ſolo caricato che gli afflige; e l’apertura da…
iagaſin’ à ſcuoperta dell’ oſſo,è la bocca ſpa_
l’armata, che moſtra lidenti , e chiede ſollieuo
per guarire la fame. Così diffini il Chirurgoſſog_
giongendo che in Parnaſſo haucua ſua Maeſtà in
tradotta vna nuoua beccaria d’ignoranti . acciò
che con le loro ſoſtanle foſſe proueduto di
'cibo à’virtuoſì. Wndi aggiunſe ſuccederne,
che per lo rigore di queflo ordine ch’inuiolabil
mente doueua oſſeruarſi , vedeanſi nuouamen
te tanti ignoranti ammanmrſi col titolo di vir
tuoſi , à ſine di fuggire il macccllo. Sempre ſor
nl'cono alcuni di nuouo , li quali componendo
quattro fogli, epreſumendo la imitationc de’
moderni ſcrittori, ſanſi vna ſopraueſle di lette~
rato‘per kanſî‘ire il pericolo. Erano però in peg_
Fior termine li veri Virtuoſi , porche li Prencipi ,
iquali dilettanſi ſempre maggiormente di fin
tioni e d’ingflnni ,_ eſcntauanſi da meritati
rimproueri col ſauorire alcuno di queſti finti; la
beccarifl per altro parte reſtaua vuota, ſeeman
doſi gl’ignoranti, e moltiplicando gli affamati-
Eraſi però conſultato di conſegnare la porta di
Parnaſſo à chi con diligente inquiſitione poreſí'e
chiarirſi
ua., aſinedella veritàJ ogliando
d’aſîìcurarſiP chiunque
qual foſſcil entra
veſlimento,
ch’ immaſcheraun , ò quale l’habito di vera.
virtù. Vdiua qucſti diſcorſi vn buono ſcritto
re moderno , venuto per conſolare il patien
te; ò per udire adito al vrcend’cuole sſogamen
to delle loro paſſioni. lmpalliò, tremò e qua-—
ſi ſtupidi, allîvdire che doueano ſpogliarſi li
Pratendenti l’ingreffi-inſhrnaſſo. Non v'affli
gere (diſſe-*gli il Chirurgo) credendo ſorſe che
colà s'vſi la tirannide pratticata da’Grandi., _ſi
che loſpogliarui fia per rubbare le veſti , e Pet
G i aggiun
58 I t. C o n R l E n o
aggiungere :i glialtri malianchela nudità. Chi
non mcntir'n le apparenze , ſarà glorioſamente
rimcritaro z e chi comparirà con vcſtc non pro
pria , lîirà ſcorrimto per lo maccello. A que‘ſto
conſorto‘non ſi'rihcbbe punto l’anguſtiato,nnde
fi credette ch’ egli pure vno folle (rà' quelli che
con bugi.;rdo manto temcſſe l'eſecutione della‘
lènrcnza. ll nome però dellaſua fama, ela fa
n-m delle ſue opere Pcrſuadeuano il contrario.
Cominunrono le conſolari'oni , quando quel
lo finalmente prendendo reſpiro poſto trà timore
e vai-go na. Sono ſotto vlcere (diſſe) la doue
m’arrol :cco di ſoorgermi nudo in quell’ atrio
magnifico , doue non veggonſi che freggi
pompoſi. Ciò non vi rurbi, ò figlíuolo, (replicò
il Chirurgo) poiche li parimenti de' virtuoſi
iònp conoſcruti , e compiffionnti coli predo
minandoui la ragione del merito. AnZi (ripi
glio quegli) perche i0 non mi ſono mutato co
me virtuoſo , hò queſte piaghe , le quali però
dubito che non vengano comparire. Non ſnpeua
l’altro qual giudicxo Formare ſopra qucſta ſua.
riſpoſta , mentre s’afficuriua eſſer quello vn
buon vinuoſo, e pure vedenlo dolente d’eſſere
in malo ſtaro , per non eſſerſi portato da virtuo
ſo, Con gentili promeſſe di riſanare ogni ſua pia
ga , qualunque ella ſi foſſe, l'indnſie, banche
difficilmente , al maniſeſture il ſuo male. Neceſ
ſimço quaſi da ranteinſtanzc, 8c anche dal deſ.
dei-io di ſuggire maggiore vergogna, ſcuopri
due maeſtoíè paunochie, 8c il membro ch’ in
grande muoglio di faſcio , haueua vn ſacco di
iîgiliiillllpî'ſſffighi’98: altre gnlnnrerie, ſoliti
glñkà quicſteiſcîiëqlîiclzpno eff'cm d humana fra.
li'vei _ ’ l irurg0)comereliguicnon
` _b L“?› dlque bocconi › che tro ppo ingorda_
-
mente
S v ^ r. i c l A *r 0. .
mente lranguggia vn appetito giouenile. Sono
però commiſerati, ovunque è giudieio, ediſ
cretione. Eh (diſſel’afflitto) sò bcn’io di-non
meritare totalmente pietà, eſſendo degno di ca
ſtigo, come colpeuole , nell’ hauer trauiato dal
la ſtrada ordinaria de’ virtuoſi in cercare diletti.
Se con ſorme l'vſo di queſli io mi foſſe compiac.
ciuto d’vn ragazzo , non haurei queſti mali.che
mi ſeguono-ſull’ eſſermi traſtullato con vna don
na. Ciò mi fa arroſſire, l’hauere ciòetraſgre
dire le regole dc’ ſaggi, ll quali come hanno
priuilcgiate qualitadi in ogni parte , cosi non
deuono partirſi da loro particolari guſti. Moſſe
à riſo la ſimplieità di queſto buon’huomomnde
i0 ſubito penſai darne ragguaglio à V.S.aceiò
che mentre di virtù ſi diletta, ſappia ſimilmente
quali eſſer deb-bano le ſue delizie. per ſuggire
la occaſione d’hauer oltre il male, anche lo
ſcherno. 7 .
Chi attende :i belle lettere (diſſe il Baron e) im
pari , je pure già [a Pratica tion/aàpretaffiqueffi
inſegnamenti
lfl più bella lettera delzll/Ìvbetta (ſogginnſe il
Marcheſe) e'l’O , ſeè »vera che la figura rzrrolure è
la più perfetta. Non e‘ però mama/:glia , che tanta
aggradi/'m à’ Profeſſhri di bel/e lettere.
Entro que/lil circonferenza ( parlò ll Conte) ri*
:mmm il centro della per/ettione , {/fl' prattimzl
più Perfetto viuere , ó le più perfette ſcienze.
Mifiupí/eo però (conchiuſe ll Canalicre) al! rbt
tanzvlumm l’uſo della ſàdflmia in R ama , ne’ Padri
Gie/uiti, è" arrivai/211mm” m tutti It Eccleſia/lr'
ei , òa’otti; mentre pure /z'rù che que/li perſonag—
gi/ina maggiormente alzlígflti è want-aggiqſk per
femme. Quindi nella [India di tal’ .arte rompi/cono
que/la [ar debito. - —
' G6 ì Mx'
l L C o R n l r; R o
Mi roſſembrare, tî Signori, (ridiſſe loro il Baro
-ne)tome ’no/?ke d’oro. cioe 'u’aggìmle ton pam—
poſo ’/ufurro zii ragionamenti di p’crfetfione e di
circoli , epoifinalmeme riPojatefio liv/ferro.
Lettera cl” dimo/Im la *viſi-i d’animo de' Si
gnori Luc/mſi'.

ILluſtriſſ. Sig. mio,


HÒ mutata ſtanza. che però ne dò auuiſo :ì
V.s. llluſtriſſ. pcraflieurarla, qualmente non è
Vìſititflií‘. mia ſemitù , e ſempre ſtò fermo nel
lEClldKſſTaiſiC li ſuoi comandi. Amoi in Lucca, do—
ue ero come ella sà, vna Dama maritataz la qua—
le corriſpoíè à’ miei amori , e col premioo‘e ge*
dimenti rinmnerò- l’applicntione de’ mici af
fetti. Il marito era di poco ſpirito, onde haueua
:.0 vnitamente maggior lena per farlo becco.
UſſeruÒ egli vn giorno in villain p'óſſeſſo della
moglie ll miei habiti, de’ qualieſſaauualeuaſi
taluolti per trattenimento, come bizarra. Con
gietturò ch’io foſſi addomeſticato, doue la
iciauo le veſtimenta, e che daſſe adito all-.i per
ſhna , quellachetratteneuale veſti. Fignroffi in'
queſti le ſpoglie , ch’io ri ortauo da’ trionſi del
Ino honore. Diſpernto ſcorgcrſi quale non
pcteua negare `d’eſſere, parti per Roma, non
liauendo viſo eſente da’ roſſori-douutitantain
famiaz non hnuendo però ne meno corragio
per abolire co’l ferro le ſue vergogne. Tanto
più liberamente proſeguitono le mic deliric:
equaſi fiume nel proprio letto non più pronu
uo argine, che vietaſſe ílcondurmi ſin’al mare
Pfu profondo di più copioſe dolcezze. Mi [m
'11 la fortuna nel ſommo de’ mici content-i,
[DUI
SVALlGÎATo- 6t
mentre iutcreſſò il fratello dell’amata in mante
4 nere la riputarione della famiglia. Eſſendo però
della patria ſteſſu, che l’altro, non hauem cuore
riſoluto ad honorate vendette. Accuſommiap
preſſo li ſecrerarii, con proteſta di non voler re
cipitare li propri intereffi , onde pregauai di
porui rimedio ,- per eſimercluí medeſmo dalla
neceffita di fare alcun ſpropoſito. A ſuo com*
piaccimento hebbi ordine di sñ-attare , e di
partirmidi Lucca. Andai alla villa dellaDa-ma,
oue in effettuazione del publica caſtigo m’hò
preſa piu volte vna volontaria morte, daiui pe
rò riſorgeudo ſecondo' l’ordinario degli aman
ti, ridueeuomi prigioniero neldi lei ſeno, per
aſſoggetrirmi di nuouoà quella morraleſenten
za. Hora mi trattcngo quiui doue l'honore dc’
commandamenti di V. S. llluſtriſſ. èla maggio
re felicità , ch’io auguri à me ſteſſo.
Sona correggio/z' , e Prudmti (diſſe il Conte)
li Signori Laika?, omz'e ſenza proprio pregiudi
tio , inmo in fa? ”mio fin'llztarſilz loro 'vendette,
Ame »mom (ſoggiunſe il Barone) è onor/5
che, mentre i” Lucca appuntogm'euo *vm: ”ea/ou”
mia 'vicina . da dilei parenti furono mandatili
:birri àfine di rimuouermi con ſimil: br/mum da
quegli autori 5 mi; partáilmfiz [benanmi colſe-ro,
ó* iofim [oro Ieſicbe con le dita, iniloro ſèorm.
E che 'volere (ripiglio il Marcheſe) 'una mi
pim'ola Republica hà poche teſſe, in tonflguenza
por/n' mari , onde perſuo mantenimento fà a'i m:
fltkri, the procflrina di conſerumſila 'vita,
Sono loro mcçſſſn'i buoni capi degouerno, (par
lòil Cau;1liere),t;uzîudi tonaz’enelaro l’han-?regia
difl'ograue, per ben peſare riſoluíiom' , non però
ricufmo In grauezw delle corna.
› Non c’intricloz‘mno to”. quejii Signori (replicò
r * ' G 7 ilCon
62 I L Co R R r E n o
il Conte) pei-:be bomſhnoſcommunícati, ó* in
diäzratia dis. Santità. Oltre the nm la ripum- i
rione, quale urqm‘flflna in queffo negatiaſèpelzſca- ‘
710 ogni altro loro dirhonor:.
Letters che diffiiade laſrriuere biſiarie moderne
per non dm {i mituperi de‘ Prencipi.
ILluſtrmo Sig: Conte ,
Mi rincreſcc vedere V.S. Illuſtriſſ. applicata
allo ſcriuere lehiſtorie de’ noſtri tempi per ca
gionc dell' antica amiciria, che le proſeſſo. Si
ſcorge conſumato _il ſuo buon talento controp
po diſcapito, non ſolo appreſſo li letterati mai
non ſermi nel circonſcriuere la qualiràdello’ ſtile
hiſtorico , mà principalmente appreſſo li curio
ſ1, li quali fi ſcorgono deſraudati della‘nourm
della verità. Viuiamo in ſecoli troppo peruermì
dalla perucrſirà de’ Dominanri , onde Fà di meñ
ſtieri che gl’hiſtorici ancora ſiano adularori.
Altrimente chi vuole diſcernere il vero; primo
elemento dcllehiſtorie, f-:l di meſtieri ſcuopriñ
re le piaghe de’. Prencipi con ſouerchio peri
colo di reſiar inſetti perla loro maligna corruc
rione. E che altro può ſcriuerſi. chela ingiuſti
tia de’conſigli, e la imprudenza nelle eſecurioñ `
ni? Euui ſorſe rfluuolgimcntoin Europa , à cui '
raggiri non ſegua la iniquirà, e la rirannide de’
Polenta” .P La ingorda rapacità degli Spagnuoli,
non mai paga de ciò , che poſſede , è pure l’v
nico mnrìuo di queſti tumulri , ne’ quali ſopra-_ l
uenuri da inaſpettate proeclle, ſollemre però
dal vento indiſcrcto della loro ambirione in Ca
ralogna_. 8c in Portogallo, piangono hora il
naufragio imminente della loro grandezza. La
mgiuſhna dcll’ Imperatore , feconda di ruine
alla ‘
o

Sv^Lioi^~ro. 53
alla miſera Mantoa , èpure la ſola cagione del
la riuolutione dell‘imperio , fomentara dal vo.
let egli admcitere à parte de’ſuoi intereſſi li
Spagnuoli, che porrebbero in bishiglio ant-Ze
il Paradiſo. Bindi la morte di Fridland, la
perdita d'vn tanto eſercito in italia . hanno par.
torito l’eſtermmio della ſua Maeſta, che hora
riluee , quaſi Face, che ſtia dl ponto in ponto
per eſtinguerſi , ſe non per altra ragione politi~
ca , per caſtigo del cielo , il quale hà voluto che
contrapeſino. nel ſuo dominio le ſciagure pro
dotte da lui nella pouera italia. La inquietudi~
ne del ricco Cardinal datoin preda alla ſua ar
roganza, diſſeminain ogni luogo diffenſioni,
8c impegnandoſi più di quello ei ſia , appare
meno di quello che è, facendo ridere il mondo
con le ſue machine aeree, mà Facendo piange
re purtroppo chi è caduto per affidarſi à’ſuoi
vani appoggi , ò chi trauaglia di continuo per
auuolgerſi nella volubilità de’ſuoi capricci. ll
Papa, che, attende ſolo adarrichire li Nipoti, al
compendiare in loro le rendite de’ Cardinalati
vacanti,` e moſtrarſi Pontefice ſolo in riforma
di Breuiario , ò in moderare le ſeſte, non im—
pediſce trá tanto , ò ſorſe promuoue queſte
turbolenze. Li Prencipi di Sauoia nel _trattare
li propri intereſiì , nons'auuedono di ſeruire
per giuoco a’ Spagnuoli , che ſuonano conſor
me il lor genio, per fargli ballare , ſin che la ‘
danza vada à lor modo. Vedranno dopo d’haue'.
te ſuiſeerato lo ſtato per nutrire la ingordigia
di queſti finti amici, che ſeruono ſoloalparti
colare intereſſe. Ecome ardirà V. S. deſcriue—
re queſti affari , che altrimente non poſſono
delinearſi , quando nel quadro della hiſtoria non
fi neghino li colori della verità. Laſcio altri
` « ’ …Prend
64. I L C o n n ll- n o
Prencipi di minor riguardo, òdotati forſe di
maggiore prudenza ingiuſtamenre però arruo.
lari,.doue non ſi veggono che communì bia
ſimi , ò non può che ammirarſi lo Sforzo di poſ
ſanza ſuperiore. Se ne’ cabinetti de' Prencipi
ſono empi li Conſiglieri, non meno perfidi e l'
ſciocchi ſono gli eſecutori di ſomiglianri conſe
gli. Trà' capi diguerra li diſordini, le ſcioc
chezze ſono fertili de’ loro vituperi , in guiſa
che l’honore delle vittorie, non può che ſim
plicemenre atrribuirſi alla fortuna. E come poſ
ſono ſcriuerſi li loro falli ſe chi di preſenzà , in
via le relaiioni , eſſendo appaſſionato gli cela.
Coſi và in ſomma, mentre non puòchedain
formationidipendere l’hiſtorico . non può affi
curarſi di verità, ſe ſi fonda in congierrure,
non può che dir male. Chi sà cìuanto s’offenda
no ii Prcncipi da che paleſale oro ignommie ,
non s’arriſchiarà ſi arditamenre. Chipur anche
conoſce quanto ſia neceſſaria la vemà all’ hi~
ſtorico, negarà d’intraprendere la formatione
d’vn parto , per cui non può ritruouare la pro.
prinſua ſoſtanza. Tutto ciò ſia detto conforme
ll mio ſentimento . rimettendomi per altro
al giudicio di V..S. llluſtriſſima, alla quale per
fine , Sec. ' .
E`_ſuperfluala eſqggcramne di ufflui, (diſſe il
Marcheſe) poi [la: chijuiue [rifiarie in quefli N’ÌÌZPÌ
pane in non :ale [a verità” quindi rimangono pre
’ ſii-uan' [i Premipi. '
` Baila (ſoggiunſe il Conte) ùgl’bi/Ìafl-itì ma
d'trm’ diſoa'qfare alla 1mm ruriofirà di chz'legge ,
:niente piùmmm le regale del mefliere rbepra
fifflzìla.
Merce( ripiglio il Cavaliere) the s’eſtrcim i”
?We rompa/ing”: da: appena :à leggereſhudoue
~ mu
SVALlGlA'I‘o. 61
non aperti/ì altro the aììh.v..'_ffi‘lrl riporti, òaumſi'
?mu/.tirati da dmerſiluogbr.
E‘Mnto fini/;girare (conchíuſeil Barone) an.
rbeà’più abiettz ó' ignoranti l’mzerir/i' in tm:
tatidi Prenezpi, ("7 in negatiiai/ìato, che 7neri~
tamente l’mfflm del/”firmare hifi’arre i rapita” m
pedane, le quali wimprrflnoſidrgna e/èrritia.
Dzràpiù toi‘la (ripigliò il Marcheſe) rheglíah
ti de’ naſlriPremſiipi non meritano dl Puffi-re Per
altri mani , ne d’Elſa-e [allenati da altre penne.
ln quel mentre ſopragtunſc il ſecretario del
Sigr Ducailqualc hflueua ancora luicompito di
leggere le lettere del Gouernatore diMilano,in
tercette d’ordine del Patrone, come ſu’l prin~
cipio s’accennÒ , onde procede-tte lo ſualigio
del Corriere. ll qual ſecreta, interrognndo li
quattro ſopranominau Cortegiani quale foſſe ſta
to illoro trattenimento, rllPOſCIO con epilogata
relatione di quanto haueuano letto, vantandoſi
d’hauer incontrato non pocoguſto nella varieó,
tà de’ capricci, nella moltitudine delle ſcio
chezze, e nelladiuerſità degli humori, de’ quali
haucano hauuta notitia int-ante, e ſi differenti
lettere. Dopo tale riſpoſta ricercarono da lui
quale nouità egli haueſle ſcuoperta inſieme col
Preneipe nel diſcioglimento de’ fogli tratte
nuti. A ſodisfattione di queſta richieſta coſi
parlò.
Nelle lettere del Gouernatore di Milano altro
, non hahbiamo , che la dichiarationedelle for
me ordinarie, con le quali pretendono gli Spa—
gnuoli , d’ingannare , ò di tradire gli. altri
l’rencipi. Deſcriue li loro diſegni ſempre VlLu
nel deſiderio, ancorche mancanti nell’ effetto
di `ſoggiogare la Italia, e di porre vn piede in
qualunqne l’rencipato di Europa. Ancor-chela
Monar

66 I t. Con n 1e n o I
Monarchia fia in iſtaro miſerabile, ſenza depor
re il faſto della ſolita ambitione , vanta lagran
dezza del ſuo Rò, che hà mortiſicato il Duca.
di l’arma . ſncruato quello di Mtntoa , tiene
ſoggetto quello di Modem , hà vn piede ſopra
il collo di quelli de Savoia, preſume d’haue—
read arbitrio ſuo ilgran Duca di Toſcana, ſti
ma d’hauere nelle mani per regolarla a ſuo moñ
do con propoſta vantaggioſi d’intereſſi politici
la Republica di Venctia, come tiene tra le vn
gliie quelle di Genoa, e di Luca. Si pauoneg- -
gin però della poſſanza Spagnuolo , mentre
nel maggior diſcendente , in cui ſi ſcorgeſce
iamai , ancora vedeſx trionfante, di modo che
oper antico poſſcffo , òpernuoue adherenze,
ò per ſuperiorità di forze hà tributari tutti li Po
tentari d’italia. Non curano ſe il Papa [ia _loro
partiale, ò nò , promettendoſi dl Püfgll fa
cilmente il freno; come che ne’ noſtn ſecoli
il ſolo potere Spagnuolo entrato in Roma hà
ritruouate catene per gli Ponteſici- Eſaggera
la tirannide, con cui li miniſtri della Corona
girano à lor grado li Prencipi di Sauoia , in gui
ſà che non preteſto di difendergli rendongli
eſauſti di forze à proprio giouamento,8{ acciò
che ancora non poſſano rivolgerſi ad offender
gli. Windieon la ſolita politica hanno differi
ta ſi longamente ne’ loro ſtati la guerra, pro
longando ,gli acquiſti, ch’ín pochi meſi porca
no tcrminarli , quando ſi foſſero eſeguiti li con
ſigli del Prcncipe Tomaſo. Gli Spagnuoli lcga
no quel Grande, ch’eſſi proteggono , non per
diffenderlo, ma per far sì che ſeruaà loro van
taggi. Bindi nel laſciare occupate le loro for
ze controli Franceſi, preſumono di poter di
_mpegnare ll proprio potere in altre impreſe,
` maffi*
SVALlGl^T`I~ 67
maſſime nel prender Caſale , ch’è quel pomo.
per cui eglino ſono altri Tantali,tanto piu in
gordi; quanto piu quegli ſuggclaloro rapaci
rá con ſouerchio loro danno e tormento.
Conſolanſi con buone ſperanze qucſti priuarj
della Corona, uanto più ſono diſperati, co
me purecon falſi auuiſi di vittorie, e d’acqui
ſti , uſano.d'acc.ilorare il loro partito, ani~
mando l’adherenza di chi lo ſegue- e lpauen
*tando chi liècontrario. Conieſſt nondime
no anche i Gouermrore nella ſua, il grande
tracollo della Monarchia per le riuolte di Cataó'
logna , e Portogallo , per battere gli Spagnuolr
perduto oltre il credito , ildenaro ,la doue non
potendo ſoſtentare l’lmpcratore , obligato ad
eſſi ſolo‘ per l’intereſſe di quello, non poſſono
hauere riſcontro di forze. Già nella Germania
ſono in opprobrio, nonche in poca ſtima , e
la Lega d’Alſatia prima rotta , che conehiuſà,
oltre il diſpendio di mezo millione, diſcapito
notabile in queſte congiunture, hà vnita la per
dita totale della riputationein que’ paeſi. Man*
cando però la ſoldateſca , che iui può loro ſom
miniſtrarſi , perche mancha l’oro, decadono
le loro forze mentre purein Spagna , in Fianñ
dria, 8c in ltalia ne tengono molta neceffità:
Soſtengonſi sù ſondamentiaerei, afficurandoſi
toralmente sù le ale della Fortuna , non eſſendo
[nen vanala ſedein Dio ch' effi proſeſſano. ln
tal modo publicanſi dalle lettere del Gouerna
turelc miſerie , ſenza humiliare peròil ſaſtoſo
orgoglio vantaſi parimente buona ſpeme , Per
ſ0lleuarſi ,non aſpirando ad altro, che ad op
Pl'lmere li poco amoreuoli. (Lieſto diſſe il Se
crerario eſſere quanto haueano ſpiato ne’loro
0in , ſenza però alcuna nuoua cognitione,
come
68 IL CORRlERO SvAL'iGÎA'ro.
come che le maſſime riranniclie degli Spagnuo
li ſonogíà paleſi , e li loroinrereffi vengono pu
blicamcme narrati anche da' più vili 8c igm»
tanti.

1L ÎÌNE.
CON TINſſſſVAZlONE

D EL

C OR R I ER O
SVALlGIATO,
Publicato
da

GINIFACCIO Spmoncmr.

IN VxLLAFRANCA.

M- DC. LXXI.
3 , .Nu ro. n.111 l.) AU. 4.!” PU. ”NIU- "I v/;fl- Ill. bu -
-. .n I‘H I ‘I e\ T ‘l 1511.11411* I Ì\l\|^
All’ ll!" Sig".
GVELSATl VALMERI.
Arab/;e imperfetta la mia ſèruitù *vedi: di lei~
S ſè traſcuraffi [e ore/{ſioni di’jàdùfar campi“
‘ mente ù’ ſuoi cenni 5 hà deſiderato V. S. con
tante inſlrmze la continuazione del Corriero filiali
gíato,elo’e ban ragione, c/oe compariſon alla luxe ſob_
togli auſpici delſuo nome.Come parto di ' nella pen
na della :fortunato FerramePfl/lamiimac/oe non hà
ſeguito il 'volo ordinario de’ letter/”i del /ùo :em/zo,
non [oùſaputo ſcegliere una difeſa migliore. Si quan
taſtima farciaI/.S.de’flzoifirixti,e della memoria di
quella amieixia, che non termina con la /Ìla morte;
e pereiàſe qualrloeſeorpolojo vorrà/indaco” laſha
libertà, con [a quale loizparluto de’ -vizii , che ſono
pur troppo pranimtz m Italia 5 [a rimetto È quan
to egli n’loà detto nell’ mmertimento , che diede al
[ettore nella
ì ;ram-rà Pzab‘limtíone del dettodoue
ogni douumjodixfflttione, Corri-:ro , che
egli, dicen
d, la verita‘, e' [lato faóro delle/ile diſgmfie, Mi
rimreſeeſolamente, che non ſ1‘ tamponato vedere
le altre/ile opere, the , nel pafflxggia che ſete d’Ita
Iia mmeia con quello ſeelemta CarloMoÌfibime
ua determinato di rimetter al SignarGrimo/m Nu—
tuli /Zio confidente-,affinche ſoffi-ro publieiztewd em
no,L1 Bue/2M, [e Lettere delle be/iie, i Ragionemm
:i de’ Beati, la Ri/floſta all’ Antibaeinam del P.
Toma/i', ed alcune centurie di [eſſere amoroſe, ton
altre Scritture. Mà perſini/fra fortunamn hanno
ottenuta altraſfalendore , che quello delle fiamme,
o/:v’incemrirono il/ùa corpo in Azz/gnam. Aggradffia
Pam!” con queſtu otto/Ion:: le rimìouigli atte/Ia
ti del/.z mi” riuerenza , ron dfflflll'íü‘ld , che
quivi/{o mi continui i ſùai tommandi , m’atore.
free-à fènîp” i fiwífizuori; e tolfine la riueriſio. Da
Vl/lñfi‘üfiíñ i1 prima Marzo 1660. .
Dcuotìſiìmo Scrure
GIN- SPIRONCINL
A A.;
A chi legge.
Riuſirm coſigram à tutti [a
_ , publicazione dei' Carriera Sua
Iigiatox/:e quei guarire-Carva
’ [ieri :Le cominciarono per di
” porto ’il loro trattenimento
jpieg‘ozzdo i [araya-”fieri ſhpra ileofltemrta
delle lettere , hanno rifin’uto di xompiacer
ui , col mandarmi-ie la continuazione. E
'vero , c/:-e nel principio non beóbero 'volon
tti di diu‘ulgorla , anzi per lo gentilezza
dell’ inuenziofle, e delle mater/'e, di eo”
ſèruarla trai [e letterepiù riſèruafe di Ca
óiflem. Ale} ”elle Corti è coſi difficile il
mantener ilſegreto , cla’ eſſendo z fatte -ve
dere trà le mani dimolti trani ate , è con
fujè , non ha” potuto di meno dipuólicar/e
con ordine , e col decoro dauuto alla loro
qualità. Se l’opera 72071 merita i rvoſtri ap
plauſi, la *uoſtra corteſia nonpotrà negarli
alla buona *volontà di c/:i brama fauorirui.
Vivere felici.

Le:
C"ONTl--NVAZÌONE DEL”
C.0 R R IER’O SVALIGÎATO
Lettera di complimenti ad ‘un Cardinale.

‘ L’intereſſe di conſeruarmi nellagratía di V.


E. non permettendo che decada la memoria
della mia ſcruitù , mi commanda l'cſſcre impor
:uno in riuerirla. @anto più frequentiſono gli
atteſtati della mia deuorione , ramo più ſono
oſcquìoſe l’eſpreffioni della mia oſſoruanza. Co'
déſidcri vado mai ſempre accelermdole occa
fioni di ſcruirla; cosìprego V. Em. ad affior
tare i ſuoi command!, accioche l’honore di
ucſti , m’afflçuri, delle ſolite pruoue della ſua.
?mgolare gentilezza; con che ricordandolc i
miciimereffiz faccio fine, baccíando riuerente
la Sacra Poçpora.
Ecco , dnſſcíl Marcheſe, il ”mine dell’41!”
Iatione , cantuiſilumbifi'am I: orp n de’Gmn
di , per riportante l’a/ha ſe fq e pa :He , al fre
giaregli [ml-*iti della propria ambition:.
A fl, ſoggiunſe il Barone, che paro ſx' guada
gna con ”flora , i qualificano” 1: Mura” per ab~
kili” It 'ue/ii , *Lr-”mo cercando mai jèmpre di
fmun er altri, per arricchire Iorafleffi.
C e *va/e” , ripiglíò il Conte? collera/Iva”
710 pmaneggiando almenodelrifleſſò di quelle pam
pe, che jermmo taluolta à cuoprirei lora diſegni,
come ſempre-:d ammunmrefielemtflzze. S era.
~> m Fur 'vmfiam d‘la-zum- qualtlye [Irnerio i por
pora , quando fa carroſa , e farſene 1m guarda
H Roma”,
74. CONTÎNVAZlONE
_ſiam-1:0 . è fino di renderlo buono a] digerire i dif
gujíi . e gli affanni, che [ico] ”Her-ore 'un arabi—
tioſo Per giungere ì'ſuoifini. '
Credomì più tofi'o, replicò il Marcheſe , che
[è n’auualtrebbtro per fodera” le Pianello contra
il ri ore di”: pflſècutiom' ù fine and” d’ageuolar- l
ſi i contraltare quelle porpora, the furono adcffi l
ragion: di molti parimenti.
Om), finiamla, diſſe il Caüaliere, ia figlio
chiamarquefli tali tanti morali , qualiflanno rvi—
cini à uefle fiamme ardenti nell’ apparenza, per
accenzZÎſì , con intentiom di comparire, quaſi
luminm-e dzuitiafi di In”. Mr‘: /ì conſumano, e
flruggono , ſenza aumm'r: , che quando ancora
rxſplmdffifiro , firebbero qua/ì lanternam’ , i
quali ſti-uom ala'ar luca alleflzle , ólafle antica
mere di que/'ii parporati.
Per impedire piu longo diſcorſo in queſtn ma
teria , copioſa di tratti di maledicenza, propoſe
egli ſteſſo l’argioe d’vn’ altra lettera , in cui coli
era ſcritto. > ~ ’ ‘
Lettera di Secretario Griffi
ILluſtriſſ. 5c Eccellentifl'. Sig.
Si come, ſe il `Sole non ſi vede, s’argomen»
ra che ſia coperto di nubi , ò (i conchiude eſſere i
tempo di notte, poſcia che vn Pianetaffionte
diluce, vnluminare, originaria latebra di tuc
ti gli ſplendori, vna _sb-arm, che porta mai ſem
pre, non dico ſemiuiua , mà eſtintal’oſcurirà ,
non può eſſere che manchi de’ ſoliti pregi , de
mela dalle ſue glorie , deſraudi le riche'Lze del
Cielo , che della ſua sfera pompoſo ſe ne và,
con paſſo i benche veloce , riguardando [è (l’eſ
ſo nel
Del. Conn reno Sv^Lioi^~ro. 77
ſo nello ſpatioſo ſpecchio del marc e raffiguran
ìäìì do nuouo Narciſo, pare, che dcll’imagincſua
inuaghito in quelle onde ſi formiſcpolcro , la
onde con ſouerchio pregiudicio dell’ univerſo‘
Vedrebbeſi inlanguidito ſoura vn catafalco di
_Se
‘a
x. tenebre . piangere celebrato il ſuo mortorio:
coſi V.S. s’aſîicuri, qualmente , ſe bene io non
mi preſento à lei ſouente con dimoſtrationi del
la mia ſeruitù , non per queſto rcſta, che ſia
mancata l’oſequioſa deuotione de miei affetti:
e con queſta certezza, obligando lei ancora ì
non pnuarmi della ſua gratia Faccio fine, e le
bacio le mani
Maledetn chi la): iti/?gnuro B cofiuíilmoa’o di
ſcrittore, diſſeilBarone, mi raſſembra *un Aſim
i” Cateu'ra che ju'l quinci, e fic’l quindi, rifor
mi la dettatura del Cicco d’Adriu , o laſèrittum
del Zucchi.
Haurä imparato, ſoggiunſe il Conte. da alcun
moderno , che pure fà Profeflîone di Secretario.
Stime più to/io, replicò l’altro , che con 'un
tentano di concetti rulloati , come "Uſa cloi ſeri”
ù’ noſtri tempi egli hobbit; formato -vn miſcuglio di
ſpropoſiti. Snru‘for/è coflui nel numero di quelli,
che non credendo alla propria ignoranza, _ſtima
no , qualmente 'una carta 'vergata d’inc/zioflro
farciti 'un letterato , comeè coflume , cio’vna toga
faccia 'un Dottore. .
Non poffö tacere 'un Izel motto, diſſe ilCaua`
liete , di que/ii Dottor-noci, i quali non bavenñ
do d’buomo ſàggio altra che l‘é-abito, [là lo
ro mul’acconciu Ia toga. Soglia dire che mi raffi
gurano in ’on ſucco, In onde può dirſi , rheſhno in
ſacco , quaſi' conuinti, prima anche di diffium.
re, e con queſta inſegna rimuouono ogni que/lio
ne, che poterle loro proporſi‘.
H 2- ?ad
76 COHTÎNVA‘LION!
Può dunque , conchiuſe il Marcheſe , app”
Priflſii quefii il praucrbio di mm camper/Ir gatto in
ſacco, per aumm’mmra di non affidarſi-”lla dottri
na palla m que-Hi ſucc/oi ”guri , la qual: per ordi
nario , non è the ‘vn’ inganna d’apparenu.
Riſera tutti , mentre il Con” richiamo‘ la curio
ſità de’ compagni, ‘amanda d’hauer nefle ma
ni 'una [mara ſcritta ad 'una Dama. A prim
faccia ſi rauuuà , tb' era d’amanre ſdegarxta.
Hflurù . diff?” , ingegno :luiſa-[ue , ſi ”an finta
memeſarù :tritata contra *una donnafiosì diem-1.
Lettera Contro le Donne.
[Ngrata ,
Non mi baſtano i rimproueri, i qualiti Ia
ſciai per vltimi ſaluti nel mio partire: perche .
vno gíuſto furore non così-Facilmentesîap ag”.
Inuia contra re la lingua ſoriera de’ mieia etti , i
che t’anunriauano -i ſentimenti del cuore ſde- .i
gnato. Era inquieto in me ſteſſo,\è alle proprie `
vendettemon permetteua il concorſo anche de]
]e mani. E perche è vilrà l’impiegarle in ferire ò
offendere vna donna, è ſtato di meſtieri compia
cere à me ſteſſo,coll’vſarle in lacci-arti con la pen
na; ſe pure ſci capace di ſciſſura, ſarcatutra cen
ci d’infamie. e diſſipare reliquie di viruperio.
Sò cheti beffi di que—ſto mio ſdegno: come che
la ſemina mai non fi duole , ſe non pian
ge con ſtìlle .diſangue , già [e ordinarielagri
me ſono .liquore d’inganno , e trattenimen
to della ſimulation:. Godrò nondimeno di pu
blicarti ſola cagione , onde fatto appreſſo di me
abomineuole il tuo ſeſſo , m’hà neceffitato
al decantare vna palinodia d'ignominie , qua
l: Vedrai deſcritta in queſto foglio , quando tu
non
DEL Con RlERO Sv^Li o | A70. 77
non ſiainſenſam, come ſci irragioneuole. Dal
la tua ingrazimdine , fatta vlrimo limite di peſ
ſimi eotfumi , hò appreſo chela donna altro
’i1
:. non hà d’humano, che il volto, per menti
re anche non parlando, e per auuerrìre. qua]
mente non deuono arrenderſi , che Frodi, da
ÑA chi inganna à primo aſpetto. Communica nel
genere con l’huomo , appropriandoſi anzi tur
"‘ìîs\‘
ta la bcſtialità , che può ſe mire l’eſſer anima
le. Mà in ragione di diffìrenm cſſa non hà
punto di ragione, perche ſenza ſenno, opera
quaſi bruro , non quaſi rngioneuole. Non con
uiene in ſomma con l’huomo, che nella declina~
rione dell’hie ó- Bze, in contraſegno che voi fe.
mine fiere à noi congiunte,ſolo per auuilire le
noſtre grandezze,e far declinare la noſtra felicità.
Altnmenre, tè ſi ricercano Sfiugi , Panterc,
Tigri, &alcre fiere, ò moſh-i, baſtavna donna
per offerirci viue in vn ſuppoflo le più crudele
bel'uere le più beſtialinature- Nel tuo ſeſſo, non
ritmouaſi per ordinario altra potenza mgione
uole, chela volontà , dominata talmente dal
le paſſioni, ch‘è fatto infallibile aſioma il dire,
_.Îñ ef,9.1q-e~—.
la donna eſſere ſenza giudicìo. uindi, ö sfre—
nata nella libidine , ò ſregolata ne furori, non
hà mezo termine, in vigore di cui ſegua conclu
ſione d’humanità. All' hor quando con mute
ſembianze, con teneri vezzi,con gentili maniere,
dà à credere d’hauerfuraro aICun ſaggio d’efferc
humano, dicaſi pure., che rapite alla Sirena le lu
finghe , vſurpate d’alrra fiera le frodi , veſte ha
bin d’inganni , per compire tradimenti.. WI
Polpo, che ſi cangià in iſcoglio per ſacliirarfila
preda, fi tramuta quella con apparenza d’huo
mo, per ageuolarſi il mentire. _' _ .
E quale è, la ragione,percungliamanu nelle
' H z loro
73 Coflrxuvnzroul l
loro opcrarioni , lnnno impoſta neceſſità di f
circonſcriuere il proprio _eſſere con termi
ni , che dinotano priuatione d’intelletto -2 1
D’onde procede in eſſi il Viutre ſenza legge,
perchc- ſono ſenza ragione, fatti però merite—
uoli di vederſi condonaxo ogni fallo, come à
menrecaui , e priui di ſenno? Non altronde al
ſicuro, che dall’ han-:r inſerti ne’ loro petri,
per ſormd’dmoroſh trasformarione i cuori delle
donne amate. Erin qual modo ,hauendo cuo
ri non collegati con vita intellettuale, potranno
viuere in am' ragioneuoli? Miſèro quell’ huo
mo , che facendo ſua anima vna ſemina, fà ſua
eſſenza affcuj di beſtializà, 8c effetti di pazzia.
Deue crederſi , ch’ella linda] naſcimenro pra:
ticando la proprietà d’appigliarſi al peg io, del
le due vrne poſte a] foglio di Gioue ne l’ vſhre
dalle ſue mani, prenda quella del male a e tur
tol’aſſorba. Bindi con l'oſtinatione varian
do la dipendenza dell’ intelletto , e della vo
lontà , mentrequeſh dominante periſuoi diſ- ,
ordinati coſtumi s’apprende al male , fà di me
ſtieri, che quello pure appruouiciòſolo, ch’è
contro ragione.
l íèmi della prudenza inſuſi nella human:
menti , come diceua quel ſaggio , quando s’in
ſeriſcono nella donna. ſono inueſtlti d’vna na.
tum tanto corona , che producono frutti molto
diſſomiglianri dall’ origine. Che tè il vero huo
moiscioèàdireil perfetto fipiente, hà per tro
no vna pietra quadrata , à fine d’accennare i
pregi d’umimmutabile conſtznza, inuariabilc
baſe dell’ eternità douuca al ſuo merito; non
Èîéfflnn° queſte .glorie hauer ſeggio nel tuo
turzî’ tanto volubiieöc mçonſtanre , Ch‘? la ſor
* “…60 Vento da cu: fi ſconuolgeilmon
do
DEL COII'llE no SVALlou-ro. 7')
do morale, per ſembianu d'inquictudinc, ſu
veſtita di ſpoglie ſeminili.
Mà pure il concedere nelle donne quell' intel
letto, che non puo negarſi per hauere elleno
ancora anima indiuidua della noſtra ſpec-c, ci
obliga al credere ſecondola dottrina di Pittago
ra, che l’intellctto ſia il noſtro Genio, ſi che
chiamar potremola donna i] genio reo , in con
trapolìtiune del buono. E ſe il titolo di Genio
reo s’appropria à' Demoni, dcſtinati à rimuo
uere ogni noſtro bene, fattici guida, màapre
cipitiimon ſari , che ben detto delle femine, per
le quali precipitando ogni borzl'humanità , ri
mira diſperlè le ſue grandezze negl’abiſſi, nc’
quali terminanole ſue cadore. E per non liſcia
re, che traballi il diſcorſo sù Fondamenti non aſ
ſodati, dimmi in quil tempo giumai , ò in quale
fiaiomon ſono le femine,vn mobile Inſernogiu
riſdittione pur troppo ſtabile delle diſgmie, per
continuare contra l’huomo i tormentic le pene P
`Nella giouemù, ſe ſonoamabili , tounen—
táno; ſe odioſe, annoiano 5 ſe amano, tiranneg—
gianozſe non amano.vcc1dono. Se viuono da noi
lontane, anguſtiano i noſtri deſideri, ſc vicine,
fi fanno ſenſibili con molti affunni. Ciò, 'che le
- rende aggradito, le fà. nltiere; ſe non hanno, on ñ
de inſuperbilmno ſonolprezzabili. (Li—ando l'o—
.no belle', ſono ciuduli; quàndo diſormi, laſciue;
la onde, chi le brama, languiſcc; chi elſe deſide
rano game. trauagliari dall’ impoitunità delle
loro perſecutioni. Se mancano d’eſſerinhuma
ne ; non laſciano già dcſſtre ſuperbo ö( aua
re; eſe non ſmungono le vene, ſuenano le
borſe; e quando anche ricuſino di vederſi à pie
Adi cadaueri giacenti, ſi glorianod’hauere pro
ſtrati ſupplicheuoli.
H~ 4- Nella
20 CONTÎNVAZION!
Nelli vecchia-zo poi, con molto maggiore
diſcapito nella ragione, concertano la perderſi
tá de’coſtumi c0' progreſii del tempo, che nelle
rughewà riſtringendo à bell’ agio que’luſinghie
ri apparati , ch’od alcunoincauto le perſuaſcro
vn theatro della noſtra felicità , 8: vn campo .—-`4—*—
fertile delle humane eontentezze. Al creſcere
de gl’anni, òauanznndo l’infamie della loro
profeſſione, ò. inſamrindo d’aduantaggio i pro
pri deſideri, moſtrano. che s’è increſcapata la
deformità del volto, :ì fine di rinforzarſi in que
í’ca unione, onde s’impediſca in mentito ri
fleſſo delle qualitadi dell’ animo , nelle meri
Zogne, d’vn vano 8c artificioſo luſtro. Fatte
ambiſcisitrici d’amore, danno à vedere , qual
foſſe il loro giudicio, che maturato dal rein
o hà meritato coſi principale impiego nel i
Legno delle diſſolutezze. Si ſcorge da qualba
bito inuecchiato habbiano in quella età com
perato l’argento della canitie, periſpenderlo in
tributo delle dishoneſtadi , come pure anda
rono diſpergendo l’oro di bionda chioma. Ne'
preſtiſëii purenclie , è nelle ſuperſtitioni , fatte
mini re più intrinſeche nel Regno de’Dcmonii,
fanno apparire il merito,ch'appreſſo tal regnante
hà potuto auanmre tant' oltre cogli anni la loro
conditione. _
Quzndo con le bellezze degli-.inni giouenili,
hanno perdutanl’autorità d’eſſere fiere nel lace
rarei cuori, diuengono adherenti delle Furie,
per concorrere con maggior foi-La à gli altrui
danni. E pureè vero, chele Circi, le Medee,
le Medole, e le Megere, furono . ſei non vere
femineNei-i ſimolacri diquelle ſèmbianzc,che ſe
°° P9!“ la dpnna. Ciò.ben conobbe la prudenza
'ìeflll aDuchi Romani. iquali vedendo comparir
nelle
Du.“ CORRlERO S'VA 1. [G r A-r‘oè 8.
nolle publíche piazze auanti i tribunali una ſemi—
avg.—
E na , s’anerrirono , quaſi à villa d'infauſto prodi
gi0,e ricci-ſero per rimedio d’un tantotcrrore
all’ Oracolo. Merce ch’in Înegiudicio dell' hu
TNT;
'ſi manità, eſſendo peſſime le donne , più che i
corui,au urnno non altroxlìeaffanni e ſci ure.
-fl~ç`îx
Hò lo ato mai ſempre il‘parzffionedella cmi
na con la vite, come che que ’albero anch'eñ
gli c` apprezzabile nel'lòlo punto della ſecon
irà, oltre di cui» non h‘à altro priuilegio , che
l’eſſere riſerbato alle fiamme. Quindi viuen
do , non sà che pian ere, Forſe in quelle acque
preparando diluui, n'- qualirs’eſtingunno gli
ardori , che midi-meritare. E! ecco l’attitudine
del tuo ſeſſo al lagrimare à fine di :ruouar var
co alla ſimularione, onde , ò naufraghi l’altrui
durezza, ‘ò giungano in porto i ſuoi deſideri.“
Ed in alluſione cred’io à queſta ſomiglianza,
puniuaníìda’Romani i loro Cittadinicon ver
he di vite, ſeguendo forlèi documenti del Cie
o.ch’:`1 gli huomini, Cittadini di ucſto Mon
do , non lì rappreſenta in atto di c igo,con più
crudi flagelli, che di 'queſta viteanimam; non‘
hauendo noi maggiore tormento, che la con
giuntioncjò ſim aria con la donna.- Ne può
negar coſtei d’e erevite, mentre, come que
ſtà appunto, auuitricchinndoſi Fatta turtalflccí,
e tutta funi, ſeme ſolo allegarl’huomo, 8c ad'
imprigionarlo. E‘ pero compatibilein ueſtilc
ami , mentre viene commandata dal a neceſ
ſtà di procurarſi ſoſtegno, per non rimane-r
orfana
ne, d’ogni
ſe non pregio dall’huomo,~n0n
ſoſtenute e grandezza.~1nfelicidon
hſiaueſſero
queſto appoggio alla propria fiàcchezza , perf
non trabboccare ad ogni momento,come cieche,
ò pazze , in mille precipitii. Cíòinreſcro lo
H 5~ donne
h Courluerloul
donne Tartare, le quali vſauano di non rico
noſcere ſu‘l loro capo ma ior addobbo, nèìpiù
prezioſo ornamento , che a forma _d’vnflpiede
humano, per ſignificare che la ſemina e `endo
{enza cerucllo, c priua d’ingegno, non ha glo
ria maggiore , che la ſoggettione all’ huomo.
Con ſegni di quella, in gurad’eſſere calpefia
te ; honoraunno la più nobile parte di loro ſteſ
ſe , non così ſciocche , come le altre , che la
ſregiano co’reſorid'vn ſepolcro depredaro, ò.
l’aggrauano con intrecciate carene, popolare d!
gemme. l .

Má pur è vero , cli'ingrare , e tiranno , ſe


non alti-onde lice loro prendere lo ſcettro ſopra
l’huomo , fondano vn’ orgoglioſo dominio sù.
l’impero di fugace bellezza, per trauzgharlo ſòt- f
to i] giogo d'vn indiſcreto commando. Volu
lzili mai ſempre , 8c inconſtanri. ſtraſcmano ‘
dietro à loro variabili Voleri que’ cuori, che da
maligno influſſo riceuono in pena l'obligo d’aſ
lbggerrirſi à loro ſpietati rigori. Non è facile
truomr meta à i'improueri , clÎe merita la per
uerfitá ſeminile, :anto più ampia. quanto più
,palliam ſono luſi-nglëiere menzogne , con hipo
crira ſincerità tradilëe gli affetti più fedeli. Dolla
ma conuerſationc hò appreſo, qualmente, an
cl-.eflel ſhmmo de’ virupcri ſa di meſtieri con
feſſare ſcarſezza di biflſimi, quando ſ1 condan
’rm vna donnaſiNon m’eſtendo più oltre , non
perche baſteoolmeme ſia forlisſatro il mioñ
idegno, mà perche non voglio più à longo man
tenere ne’ miei penſieri quel tumulto , con cui*
ſconuolge~ ogni mia quiete la memoria de’ tuoi
:SSS-îiîänl’fl: deſcriím que monuch-r qq….
o;uri`cl’r.ierri;xl ;11032:1121 :toll‘îllcſſo l a“… che l aſ—
\ › mente peruemra m
odi mi.,
Dx!. COIHHEIO S"v^\.i duro.“ S;
odianí. Rimanei con nella pace, ch’è me lia
laſciata lama ingrariru ine; e ſiano per tue le
pene , dalle quali :i ſi rinfaccino imici enche
breui tormenti.
E Pur ’una 'volta, diſſe il Conte, è compito
queflo Prot-:1177, ripieno di tante 'veritadi , quo”
te ſono [e aeeufi' contra le femine.
Tutti, diſſe il Caualiere, accuſano Ie donne,
mà non ritruouaſi eloi le tondanni. Può dirſi‘ che
vadano *vniuer/almente olparagone dell’ adultem
de] Vangelo.
La ragione ditiòèin pronto. (ſoggiunſe il Ba
ronc) Hanno facile iljîzr carrornPeregli huomini ,
là onde , comegiudici corrottifliſifimno la ſenten—
za 5 fauellando :i'm-oportione di tiò , the :’ujà ne'
tribunali. ~
Quefli tali (ripiglio il Marcheſe) raá’ſomiglio il’
gatti , the ton tanta diligenza nn/Zondono lepro
príe immondezze, per _lèpelirne ilfitore. Non a[
trimente , :bi più ama [e donne, occulta finto
flmbmnze diſdegna , il fallo di quefli umori.
Quindi ſuccede (replicò il Marcheſe) che gli
[onomm‘grandi , e the /i vantano di maggiore au—
torità , e Papere, i: fine di sfizygire I’obligo diri—
garoſo Pentimento per [ſmile errore , eollomnògii
affettiin altro fèſſo.
Orſa (conchiuſe il Caualierc) non entriamo in
Roma, rioeà dire, inamoreal roueſtio.
ln que/fo mentre traſcorſe 50’in attivi-rd 'un-I
lettera diretta aLÌ.; republic” diSanM-trino. Fit
commune l’applauſo alla @disfattione , dae n’a:
tem'eua [a loro curioſità. Leffe nel ſourafèrino.
All' [Uuſtrifflrnfl.
Può far il mondo. (diſſe il Barone) Hà errata
toſiuisù’l belPrÌnL-z‘pio, douendo ſ‘eriuere, Alla Se
reni ,ma , come ù quella gran Pruieipeffîz :lee ſi'
H- 6~ nomina'
`
i
-
i
|

84. CON1'lNVAZl0NE i
nomina ſorella defla Republica di Venaria.
E thepenſate, riſpoſe il Barone? Stimareſor/é
quella Republica ſuperi”: ”I pari dí quella di G:
nouu 5 Forſe que’ Signori intereſſoxi più nell'añ
grjcolrurn che nell‘ l’ambizione , riczxflÎno‘Sere
nati: , iíçſideroſidipioggia.
Non beffîm , ſoggiunſe il Marcheſe, que’
grandi, i quali nella infignepnrggianogli Dit
mzoride’ Ram-mi , da’ quali ſiPortammo lefiu—
7-1' the pero Ir port-mo anob’gfflper tagliare Ie
gm’ ('7- albcrti , fecondo [a ”eceffltà e l’orm PIL**
ſzan:.
E non 'ui ricordate, repìicò il Conte, de’ Re-ì
gi di Babilonia , i quali nel!” ſhmmitùddlo ſcettro
portarla-zo 'un aratro: in conformità a'i ci” flaſ
cuno d’effidourù chiamarſi Re, guidando Ogm-'gior
no m" {ampi l'oratro.
Non prſh) tacere in monumento delle gran
dezze a'i :tg/loro , ripigliò i-l Caualicrc , che
gl’lmprraxori antichipaſſouano della zuppa , a[
lo fietxro , edaflì agricoltura , al ſommando, [à
dom tutti gli mini/lri di gueflo republim , deuo- x`
no riconoſca-lt', come lmperatori , mentre è ar- 4
dinan‘o que/fo loro puffiuggio dal!” :cappa aüo
ſcettro.
Hour-ebbero longamcnte continuato que/fo-díſ- _i
torſo, fi ilfinger/t' trattato di rilieuo in quella q
lettera , nongli bamſſe ſollecitati a] leggerla :17'0
mmmo però che mi diana.

Lette
Dei.. Cona I :no-Snueuro. .85
+23
2;.~
Lettera alla Republimdì 8'; Marina.

"d I‘Lluſtriſſimn , Sec. ,


ñ.; Sono fuori della patria , mà non ſottratto alla
ñprotcttione delle Signorie loro llluſtriſſ. ll bi
ſogno di procacciarmi il vitto, m’ha condotto
fuori , dopo d’hauere ſernito alla mia Rep, nelle
cariche più ſtimate. Godo almeno di qucſta ſo
disſattione, mentre riconoſciuto non totalmente
inutile , ſperato d’hauer alcun merito all’ occor
renza. Sarauui ſorſe tràle Sig. loro llluſtriſſ. ehi
ſarà ſtato mio colle` a nell’ ordine Senatorio,che
però ricordandoſi ella mia fedeltà e diligenza,
dourà procurare , che io fia gratificaco , ò per il
menolnon male rimerita-to. Intendoqualmente
à meſi paſſati Bernardino mio fratello, habitan
te coſtà comperò ſu’l mercato vn boccale. Por
tò la diſgratin,cli’in queſto erauí vn maſcherrone
rappreſentante l’effigie di Nicolò Pandolſino cal
zolaio , vno de' .primi ſoggetti di coreſtaRe—
pub.` Giudicoſſi in ciò affrontato con molto
ſdegno , macchinari-Jo le vendette contro il ſud
dettomio fratello. Non ceſſa di -perſeguitarlo ,
ſin all’hauer operati , ch’egli ſia poſtÒ prigione,
.quanto ingiuſtamente lo sà il Cielo. mentre'mai
non 'diſſegnò d’oſſendere alcuno, 8c è dilignag
a-a...
gio fedele,e di ccp o,i cuigerrnogli hanno ſem
pre inchinat-iino imaggiori. Hò riſolto di ri
memorare la min ſervitù e gl’impieghi, co’ qua
li la noſtra famiglia hà ſempre affaticata la mano,
e l’ingegno in beneficio della ſua patria. Süppli~
cole Sig loro llluſtr. di giuſtitia in cauſa, che fa
cilmente può riſoluerſi; E per l’eſperienza, ch’io
.vengo nel gouemo, ſtimo che la ſtrada, ch’io
H 7 ,accen
36 CON-ritirano”: "
accennato loro ſiaquella, per cui potranno in. -.
aminarſi alla deciſione del liti io. Dourà por- `
tarſi in giudicio il boccale,fon amento dell’ac I
cuſa, e confrontarſi l’effigie, occaſione della riffi.
con il viuo originale , che ſi reputa offeſo.ann~
,do non ſiaui la ſomiglianza , di cui egli fi duole,
dourà rocederſi alla liberazione di mio fratello.
uan o il Diauolo volcſſe , ch’al confronto
appariſſe la verità della querela, non può con—
dannarfi à maggior caſtigo , cheàromperilſu
detto boccale: il che, quando debba ſuccede
re: pacicnza. Ricordo però anchein quella oc
caſione la clemenza, hauendo riguardo al non
fomentare le ruine della noſtra pouera caſa. Se
in ſodisfaitione dell’ offeſo, poteſſe eontrnpe
ſarſi la rottura del boccale con alcun altro caſti~
go , il quale non ſiadi pregiudicioalnoſtro hr
uere, le Sig. loro in gratia habbiano à cuore la
pietà, in cui confidando , come pure nella lo
r0 prudenza. conſolarò me ſteſſo coll’augura
re fortunato eſito à. queſte mie ſupplicbe , con
elie per fine, Ste.
E :ho di” , eſclamòil Barone, di quefligraui
interi-Ut‘, che /ì trattano in quella Republica.
Sana [mr troppo rileuami, diſſe il Gaudier-:JE
flrſe il giudice ir.- quelluè run oiarmtino, là and:
ffimdo la materia di que/Io giudici” 'una pittura ,
Potrebbe ragioneuolmento contradirſi col *volgari:
detto di Apollo. `
Nolparxicolñire di profèrir fintenzo. ſoggíunſè
il Marcheſe , ſimo ſaggi , perthe le prenumi‘r.
”o entro le tim’ , talmmía le‘ -vue, emulatori
31:1 gm” Diogene, :befio firpienriflîmo entro 'una
atte. .
Eden” , diſſe il Conte, num”. argomento de[
hgrandezza di' que’ Signori' , :b: fanno para
‘ lello
DEL Conn'r no S VALIG] ATO. 87
lello con uel gran Filoſofo, il quale nellaſua bo:
N'
te, benc e "i/fretta dal auguflo giro , gloríauafi
i??
;7 maggiore d’AleflZmdro, non contento dell’ ampiez
~un‘aria
za del Mondo.
Aperjëinqueflo dire ”140M lettera, e _fiſſando
gli ecc/ai nella httoſ‘crittionerfece attenti i com
pagni , rendendchz maggiormente curioſi", num
tre dopo lemoerlaſtudíam alcun tempo : Si ric/yie
a'c, dtſſe , -vn OEdíppe per rifoluere l’enigma di
queſìi caratteri.
Saranno d’alcun Grande , ſoggiunſe il Marche—
ſe, perche ì Prencipi per non offer-inteſi’, comepm-ñ
[una ‘con cenni , così ſcriuono con cifre.
Oh che della proſpetti” , ripigliò il Barone, ſei
rebbero que/ii letteroni ſopra 'una ſcatola di ſpe
exam.
Forſe è ehi oloueufl riceuere queſla carta ella
ora ſlam *una ſpeciaría , in cui bano-ebbe ri—
n-uouati ;cromati per condire iſim' ambitio/í oli
ſegni.
Aſe, diſſe il Canaliere , che dallojpeeiarie da'
Grandi non eſce , che-Pepe, e zenzero , aroma-n',
i quali mordono,_fknno piangere.
Non ritocchz’amo le no/Ire piaghe, replicò il Ba
rone. Sta-diamoci oli ritruouzre In contract' a à
queffi tor-brogli. Parmi che dica, Affamatifltmoper
ſcartícarla.
Non e'malcz interpretation: la mſlmſoggiunſe
il Conte, per-:hei Grandi , più;de’ lupi ingordial
diuomre le [zo/Zante alta-m, roffèmbronojèmPTEfu
molin'. Oltre clo’loanno [amano fipejnnteé‘in*
diſcreta, che all’ intentione ancor/z diraderegen
:ilmonte , lizza.: l’effetto di ſcorxicflre. lopmìl’m
tendo , Afflccimtfflz’mo Perflrapflzxfllrla.
E que/14x dichiarazione pure, ſoggiunſe l’altro,
và. lime , perche il {omega de’ Grandi, [India
”MN
l
i

88 CpNTlNVAZIONE
noci cmpre nella ,(212014 de’difPrqggi; inguifa che
fix i mc/Iierià’ tortegiam' , il riconoſcere *Unſo
gbignoz 'un motto ancor-:he mordau, ‘Un batter
[a mano :ù la jim/1a , perſingolari raxie; :pure
` _ſono am' più di ”pazzo , ci” (Pianoro. Merci‘
dſflflndo profe ione de' Prana‘pà il oiíî'fmderegl'i‘n
fm'ori: all’ [yorafàuoriſtono, uan ammo @fin
dono- Ame nondimenomffèm ru, :loc quo/fuſo:
to/m’ttione dim, Aflèrmoſiffimo p” /ZroPPiarIa
Que-fia ”i meno, diſſe il Caualiere,e`ma1 fon
' data elpoſitian: , Perche l’affetto e dgſidm’o da’
Grandi , imho/a moi ſempre aIszr zoppiw”, chi
Per merito, e per 'virtùpuòanendere ù quei gradi
di' gloria, rh’eglina /ìimano loro propri. Anche nel
ſolleuare ”Ino/M, hanno la mira à’pretipirii, da’
quali, come ordinarii nelle grandi altezze, ſpa_
rano pateiſí [lr-oppure to[oro,zh’e t ”Non-Nomi.
Mon ſaprei che aggiungere è quefle 'Uoflreinzers
premtiom , ſe non dichiaraflì queflo. Affitti-i
nati/lima perſe-miri”, tonficſammte eſpreſſò , con
îEÌIlſilr” di ſtriuer: , Aflèrlionmiffimo per ſcpa
ir a.
?lotto ‘và èeno,.diſſe il Marcheſe , perch'ejlfef
”ire de’Omndi ,èina’rizzato ſempre al ſepolcro,
e la fi-hiauitudím anche de’ 'piùſedelinon hà bene
ſpeſſo altro riſcontro , the l‘eſoquie d’vn’apparm
;e dolore , o brem’ffì’mi :mami del lora merito, to’
9144311’in accompagnano ſin’ alla tomba
Non perdiamo in grazia ,.diſſe il Barone, .zl
tro tempo in riſolti”: quiz/?a confilſioneffioit/M co]—
piromo mai ſempre in peggiori ſentimenti. [Ao/fa
perìà parte quella lettera, n’intontmronoflkrfl
di’ maggiorgu/ìo, ode/ſeguente tenore. .
I .

L‘atte
DEL COR-nlilo SVAl-l‘GIATO. 29
Lettera a'i documenti per rbì 'vuole prenderſi’
d’amor-oſa.
‘Motto Illuſtre Sig.
Intendo da quell’amico,che volete-proueder
uid’vna caualcatura per paſſatempo della gio
uentù. Hò ſtimato debito della mia amicizia lo
ſcriuerui intorno :ì ciò alcuni alwertimenti, aſ
ſicurati—dall’ eſperienza, e dettati dall’ affettoñ,
partiale d’ognivoflrogiouamento. Suppon or,
cheſimile appetito naſca in voi da vua leggia ſll
digamba inchinato al calzare ſtiuale , 8c all’ an
dar armata di ſperoni dibuona unta. (Dando
non haueſte gamba in tal m0 odiſpoſta depo
nete il penſiero , poiche il caualcare vi riuſci
rebbe, ò di vergogna, ò di noia. Non biſogna
fiancarſt , 8: il cenere con ſalti alla monta,6:
,contraſt- no euidente , d’auer imparau tratti
di Caua iere. .
L’vſare qualche polledro gentile , raſſembra
trattenimento più` gratioſo dl giou ane bizarro ,
&hà ſaggi digrandeua, eſſendo ad ímitatione
di perſonaggi di… ſtima. Mà il pericolo, in cui fi›
flà d’eſſere tcaualcato, e ch’egli vi prenda ſotto,
.come indomito e feroce, rimuaue le mie ſua
ſioni da queſto particolare. Vna continua in
quietudine , vn perpetuo nitrire , vn moto -al
tiero. vn trotto noioſo, annouero percondi
tioni , le quali nel caualcare porgono tributo
all’ambitionc, più che al guſto.
Eleggete animale di corſo. di cui in varie guiſe
potínte auualerui ad ogni voſtro compiacimento.
Vn buon paſſo ordinario è molto apprezzabile .
perche,ſetal volta,à fine‘dí cangiar moto fi brama
vu trapaſſofacilmente ſìconduce.Auuertitel,che
1 car
90 CONT1NV^ZlONE
il cauallo non ſia auvezzo all'andar di tutta car
riera, ſtando, che il caualcare ſimili beſtie, è
vn’ miſchiarſi ad entrare in precipitii. Non do
uete auualeruene in vn’arringo , ò per correre
sù le poſte; la onde il prolongare vn viaggio di
delizie , è vn felicitare con la priuarione d’in
commodo quei deſideri, che mai non vorreb
berogiun eralla metà.
Le qua itadi d’un buon corſiero non iſtimo
nppo di voi coſi ſconoſciuto ,› che ſia di meſtie
ri eſtenderne vna appunto” deſcrittione. Non
douete però hauer la mira, che àprenderlo di
buona roppa , e dotato d’un portante , onde fi
renda elirioſo il caualcare. La graſſcmnon lo
renda, così ripieno di carne, che raffieni il cor
ſo il timore di vederlo piangere con lagrime di
ſudore. Non ſia ne meno ramo ſmunto , che
oltre il raſſembrare l'auanm della morte , lo di—
moſtri ſepolto in vm cataſtroſe d’oſſa. Sia di
buona vira , lungi da grauezza-rale, che per
dargli moto , faccia di meſtieri richiamaralla
vin Archimede; non peròs’approflîmi àfiaro
di leggierezza ſi , che facendolo credere vn ca
dauero , l’habiliti ad eſſer portato à volo da’
corui.
Auuertite di non vprouederui di cauzlcatum
la quale' habbia ſeruitoà lbggetro grande , pev
‘che oltre l’eſſere maggiore Il diſpendio , s’in
'contra rnluoha la proprietà di Buceſallo, che
permettano d’eſſer caualcato ſolo da Aleſſandro
ilçrande. Alcuni corſieri, quali imbeuuta l’am—
bitione de’ perſonnaggi , à’quali s’aſſoggeniro
› no, armano con la loro ferocia vn altiero ſuffic
*ì 8°, quando altri vuol dominargli. Euui queſto
' Pflglffiîmo almeno, che auuezzi à poche ſari
-he, negano dl ſodisſare all’ appetito di chi
gli
D”. Connien o Sv^Li ci ATO. gr
gli poſſede; eſſendo neceſſario ſeruire alle lor
voglie.
Habbiate à cuore l’intentione d’auualetueue
ad ogni occorre‘nm , in qual ſi fia forma , e
‘.e'à.
. tem o può chimeriznrſi per maggiore loro ag—
gra imento,dn' deſideri. Quindi per poterne
t~x~ are ogni ſtrapazzo, ricordateui , che ſia giona
ne; non però in tale età , che ſenza hauer hauu
i::\L-'›.Î-j to il mineggio , non ſappi-a teneri] freno in boc
ca. Chiamo diſ’turbo, più , che diletto, l’ob
bligo d’addomeſticare vna fierezza ſenza legge ,
8c ll douer condur vn’ animale ad imparare le ro—
gole , all’hor che il guſto ne richiedela pra!
"CJ
E‘ punto di conſideratione, l'oſſeruare che
fia ſenza vitii , il che ſe bene è difficile, con la.
cognizione però s’acquiſta l’attitudine al cor—
:LF:
'
regger li, ò ſcanſarne i danni. Aieſti appren
dono imili beſtie, da chi le caualca poco e
‘A gerto nel reggerle , la doue traboccauo mai
mpre dietro ’incli'natíone procliue alpeggio.
Apprendere però di non permemread’vſo’dël'
cun’ altro la voſtra caualcatura . per non eſporui
à queſto riſchio,e per non vederul doſi-andato del
voſtro compiacimento all' hor che anhelando
ſotto il peſo'd'altri , ſ1 renderàinhabile al ſer’
uirui. Non v’affidate à’ mareſehalchi , 6c altri
truffattori ,che ſeruono di mezani in ſomiglia…
te vendite , ò compra; ſtando cheil rubbare per
ſe. l’errare per Voi ſonoipunti de' loro ingan
ni. Non v’inuaghite del mantello , perche le ap
parenze tradiſcono. Vna vaghezza eſterna, cor
rompe mai ſempre la Fortuna diſimili trattatimon
confiderandoſi , qualmente la caualcatura deue
ſeruire à tutto,ſuori che à gli occhi-Vn corpo ben
formato, con indicii di robuſtezza, cori ſicurezza
di
92. CONTlNVAZlONl
di gionentù , ſia ſcopo _della voſtra elettione,
ſenza attendere in altre ſuperflne qualitadi mol
tiplicati mezi per eſſer deluſo. Molto meno vi
rapiſca vna ricca ſella, ed vn freno dorato, pei-
che ueſti ornamenti ſono deſtinati bene ſpeſſo
al vilurare a rigoroſo prezzo vna rozza , e per
far prender vna pillola amara. ſotto quella co
perta d’oro.
oſſeruate d'accertarui , che ſia eſente da tut—
m que’morbi , ò mali, che ſono tanto peg io
ri, quanto più occulti. Qiiçſtiſoglionoc ere
.più ordinarii, doue apparenze per altro vaghe
allettano. In ſomma ſi tratta di negOiio degno
d’vr‘ia accurata diligenza, perche, mentre ca
ualcatc. douere porre voi ſteſſoin potere d’v—
na beſtia, i'a quale può ſepelirui in vn foſſo,
ò profondarui in un precipitio. Ricordateui
.poi di moderare i voſtri guſti 5 come chela ſo
uercliia frequenza del caualcare inlanguidiſce,
egenerainfermità tali , che prendono per nn
uimento lo ſtillato delle migliori ſoſtanze. An
lcorche la beſtia, eſſendo viuace,ö! ardita, pa
reriì che ſouente v’inuiti , aſteneteui , confide
rando, che il voſh'o giudicio non deue ſecon
dare il genio d‘vn animale.
Vn buon baſtone ſci-ua di ſcettro per dominar
Ia,poſciache gli ſperoni nell' atto del caualcare,
` ſono veni i non punture. Siavoſtra cura l’habi
tuarla ad intenderci voſtricommandi,pereſe~
.guirgli, nèſi confonde con il voſtro impero,
lîautorità della ſtalliere, che deue ſeruire, mà
non inſinoarſiin pretendere la ſua vbidienza.
Per l’inoſſeruanza di queſto documento , acca
de , che tal'vno di queſti animali, ſecondando le
.Vo lie , a: i cenni del ſeruitore, dà di calcio al
rene. Sappiate finaſmente mantenere queſta
Voſtra
Du. Cormano Sv^ mauro. DI
voſtra caualcatura manſucta 6: humile ; quiuj
-W\ `ufl
eſſendo il centro di quella liberta, con culpa.
tere nuualeruene i voſtro compiacimento. Ad
ogni moto della voſtra mano, quando anulare
facilmente s’aggirri, corra , s'atreſti , auanzi il
Paſſo , ritiri ll piede, ſappia in ſomma ñncullar.
ſi adietro ſenza impennarſi , mà col capo baſſo,
camini anche alla cieca , coſi accennandole i vo
ſtri commandi , de’quali e` interprete ilfreno,
Wanda no raſcuriate. òamico,que&iauuí
fi , v’apprenderere a conditions , le quali mi
non vi permetteranno il condannare eofi buona
ſpeſa. Defidero , chela ſincerità del mio affetto
truoui appreſſo di voi quel credito che meri
ta. Pretendo al meno dalla voſtra gentilezza
quell’ Tgradimento. che ſe le deue; econ ciò ſa
cendo ne affettuoſamente vi baccio le mani.
Dima/fra oo/lui , diſſe il Conte, molta eſpe
rienza nelle caualcalure , là onde biſogna , :be/ì”
dà primi anni egli haóbia da” di ”ufo in queſi
prgfeſſìone.
NeHa ſuagíouentù. ſoggiunſe l’altro , fleràfa
cilmenteſlaro al maneggi”, là onde haurà appre—
ſe le quali-’adi cb’ egli deſcriue, da quanto ba
uranno richieflo in eſſi) i maeflri dell' arte.
Parmicbe hîbbitl mancato , ripigliò il Mat‘
cheíè, in non inſegnare 'il modo di ben :anale-re,
decenni-mln la neceffitù di renerfermo i! morſo in
bocca alla beflifl che ſi caualca, il tempopur an
*ev."J.c-u che di darle'ulcuna ſpinta, Per 'veder il ſuo corra ~
gio , la propartione, con cui delle procurati-fi, e e
”ng- le gambe, m‘ tanto flrettamente congiunte.
che s’intagli, ne‘ tanto allargare , che rendano de
fin‘me il cantina”.
Conueniua pur anche l’auccertire defla fòr
ma , con cui ”Mettendo/i in 1m (M4110 einer”
ele
’4 CONTlNVAZlONE.
deu: flrfigli regger la coda, fiiſtener il capo, in*
”car il collo. e fallenare [agi-wa.
Non più non più , diſſe il Caualiere , che già la
'vo/Ira Ienion:,6 Marcheſe , èin corſo per #1447114
re lo dottrina della lettera.
Suſciiò la curioſixà di tutti, 'una lettera collega
” con 'una ſcatoli- a'i poco inuoglio. Srimarono, che
fiſſèro gemme, mè furono rimoffi da queſto credi
to dalla loggia-oz.” del plico , la mio non accen
naua coſi': di rilieuo. La carta di inganno ogniloro
pen/ſero, mojirò cio che ”a in quello cm‘ effi’ndo
ſcritto.

Lettera d’vno che inuia due dazi”: d’occhiali’al


Vicerè di Napoli
MOlto llluſtre Sig.
Diſpoſto al ſeruire à’commandi di V. S.dò
ſaggi della mia ſeruitù oſequioſo'a’ ſuoi cenni.
lnuio due dozine d’occhiali ſcielu tra* migliori;
come che deuono ſeruire al Vicerè,ſuo. emio
Signore , @condo ella mi ſcriſſe. Ecco l’effet
tuatioue di quanto mi venne da leiimpoſto, là
onde n0_n m’occorre , che pregarla ad eſercitare
m maggiore Occorrenza il dcſiderio mio di ſer
uirla con che Facendo fine , Ste.
Mi flupiſto , diſſe il Barone ,ch’in Napalimlouc
:Vaſo ilrimedio di pun-gare Ia 'vi/la, ſiuui ”NWI
tù d’occhiali.
Oh,/ogíouqffeil rimedio, (ſoggiunſe il Marche
ſe) in tutti: Europa andar-ebbero[faffiiti i profeſſo
r1 di que/l’arte , quando non ri/o uoſſèro d’ejiraht
re 'vn priuílegio, cho oietaffe I’auualeifi per/imi
tà degli occhi , d’archi-:Ii , i quali mai nonſx* rom—
Pono , ſe non da qua/thofioriq/o, ò da alcun ha
l‘ffl'a 1 che nonſhppia -vſòrgli,
l chi
Du. CoanERO Sul-[curo 9;
E chi dom-ebbe , replicò ilCaualiere, Publica.
re que/Io diuieto, ſe i più Grandi Prouano em
l’eſercitio Proſa da quet‘iij'oli? Fà di ”te/litri il di
re, the quel Viterèfiutia queſta Prouiſione per dm
Iuee alla ſuperbia propria di tutti gli Miniflri di
Spagna , poiche raffimbra , eli-un paio d’occhioli
jù’l noli, ”tren-a maeſtà al volto.
Non a' firropffitatoſentimento, (ripigliò il Con
te) perehe coloro /itentano anche loro medeſmi per
dar fiato all' apparenza dì-vn‘ ambiti-?lo fiffiego,
Io nondimeno dammi il credere , the , rome Gran
de egli procuri queſii oeohiali , molto neemſari ad
*un Prenoipe, il quale deue 'veder molto , e *vuole
fiuopriro il tutto ùfiwgrudo.
Et à the, diſſeil Marcheſe , occorrenti ”naſa
In‘tu prouiſione di tanto quantità, richieſto dei”
ereder/i importunamento , linuendola eq/ittiinuia
ta per le poſle.
La diuer/itù. riſpoſe ilCaualiere, leoni-ti fin'
mato neceſſhriameme quel numero; jlundo thefù
di meſi/'eri variargli alla mutatíone oleIle etudi;
mi! i Prenoipi gli oangiano ul vuriurſt*de’ loro ta
priori , e mutandoſique/Ii ad ogni momento, bi
ſogna oloe abbondino.
Diteil »vero , replicò il Barone, poſèíoelae rimi
rmno tutte le Loſe bom in 'un modo hora naH’ altro,
ne d’improui/'o potrebbero in ciò oompiutetſi, ſenza
que/Ta diner/Îtù d’oecbiuli. Oltre the hannogran
de biſogno d'ootbiali , the rappreſentano loro gli
oggetti lontani, a‘ fine di pre-cedere, quanto tom
ple alla moltitudine de’ propri intereffiflome pu
re per porre loro auantigli otebi li benefit-ii rieeuu—
ti da ultuno, gli [lenti d’vnu fleruitù fedele, per
che in queílo particolare ſhno diſteerta *vi/ia , the
non gliji‘uopruno . bene/;e preſenti.
Di que/lu ſorte ul/ìturo , diſſe il Conte, non
‘ ~ lettori
96 'CONTlRVAzlo-Niî.
lai-unì richiefio il ”ceri come di nation:.- ingrattſſ ~
ma , aus-cz.” al mal contracamóiare, più che
al rimm’tarc l'altrui 'valor‘. Ham-ù procurati più
”ſia altri, cla’impiccioliſcono gli oggetti , Per i/ècó
mare la ricognitionc d’runa longajeruitàffier Mug
gi’re iiìa'obito di con/:ſar grande il 'valore d’lmo`
rno coraggioſi , e dm” in ſomma perfar declinare
Poco lungi dalnulla , gli ecccſſi di queüa *virtù i: mi
doureblÎe/ímolto Premio.
N ’haurà lione, diſſe il Marcheſe, di qugfli ,
ch’ agrandíſtono le ”ſe Per far creſce” -zm mo di
”{M, onde ”cl cafligo , poffiz eſercitare la tiranni
de della crudeltà per riguardare pur anche 'una
picciola ricampenſio , on eſiclia a` ;ridere di cor
riſpondere cal foco ad *una olzligatione a'i molti an
ni , c d'vnagranfia'c. .
Come rappreſèntante 'un Principe, ſoggiuníè il
Caualiere , [Zani proucduto più che d’altri occhia
li , di que' _fil/1', i quali rappreſentano le coſe di
verſamente dal loro qffere 5 non compiacendzffi i
Grandi , che d'offère luſingati dalle menzogne;
piena do’ loro pzffi’mi coflumí , i quali non meritano
goder il wro bene , identxfcamente congiuntoflilo
con la verità. `
Di quelli haurà copia , diſſe il Barone , ”egli
adulatorí , che pur troppo abbondano nella corti.
Come a'omínantein quel Regno , tie”: biſogno d’oc
chio/i, che gl‘imptdifcano la -vifia , ingannando
con l’apparenza, da cui ſi perſuade, che ſemana
i renderla più limpida. Mcrcè che le continuegra
nozze, con le quali ad ogni haraſiflolpauano que'
popoli, ricercano *una indiſcrttezza propria di ca
co , quando non baflaſſè quella, cb’: naturale del
lafioa natione.
Achi fi‘ortica così alwiua, da redando *un a -
l'efl’liciſſimo , fittvfaccie digaue’lno , ſi di 711517,':`
ri
DEL Connie-o SVALlGIATo. 97
ri l’eſſère ſenza culti , quando babi/i.: bin/inni! à.“
”marche non ultram”, che "tlſhìlllſiîfltc.
Sep” tanti capifimo neuflari occhiali , ronda”
m la poca diligenza di tofiui che hà inuiati qu:
ſii ſoli , diſſe il Marcheſe. Non baflerebbe 'un *vaſ
ſtlla carica; Perche, ſe tnntiſe ne dettano-ì quel
ſ/Îttrè come à’ commandante , d'altri hà Infl
gna, come mini ra anch’egli, e firma del Re‘ di
Spugna.
o A’ mini/ln' di que/Io rrgnante (diſſe il Caualiere)
‘7m buon paia d’atthialí baſi” , per vedere i' ro
Pri intercffl. Colà principalmente , hanno iſò
gno di buona *vi/ia, per poter rubare, come è lo”
jàlito , poiche ’viuona in paeſe di ladri. A ;bi
ſex-u: à’ Grandi, fà di meſtieri il non 'vedere .
più che il 'voler 'veder dauuanmggio , che ne”:
corti ſèmpre nuoce. ll 'veder tutto à gia/la del
Prmtipe , ó- i’n co/nſhrmità delſito volere, è dot
trina da prattimr 1 , la doueè ſu ”flua il proue
der/z' d’altri occhiali. Vn paia ’occhiali verdi E
flfflriente al buon gffère de’ tortigiani Per rimim
re ogm' coſa con buona ſperanza , fitto ſimbalo
di quel colore , ù fine che le rinolutioni delle
corti mm lanbbianafarm per preripitargli.
Tei-mimi pur _finalmente il Cante queflidífiar—
ſi', the non riuſciimno di gia/ia , rimemaran—
d” le fliagure del loro [into. Principio d'impro
m'ſa ù leggere nuoua lettera , in cui così em
ſcritto.
Lettera d'on Aumento.
MOlto "hifi-8c Eccel. Sig.
Hò ſpennacchiato l’vccello. Lo mandoà V.
S .‘con vna mia, benche d’altro tenoreacciò che
lo' ſcortichi. E‘ ſtata rimeſÌa da’ giudici coflà
la
9| CONTKNVA'LÎONE
la lire, da me prolongm a] poffibilc, per meglio
ſinungerloConlèëno queſto trattenimento à [ci,
sì per l’antica no ra amicitia,come pure, accíoñ
che capitando in auuocato più diſcreto di mie,e
glinon fi dolga dellemie cſtorſiom’. Siricordí
anch’clla de’ miei intereſiì,e quando l’bauraſcor
ticato, ſe fia poſiìbile, lo rimandi , ch’io m’in e
gnarò di ſpolparlo; e con ciò facendo fine, a ct
tuoſamcntc le baccio le mani.
Ecco , diſſe il Caunlíere. come quefle Leſlie de*
gli amcacati ſi ſemana de’ clienti, uaſi di óal—
loni, per mandare, e rimandare, Zum”, e ri
batte”, ſin che perdono il ato.
Dire pure, ("aggiunſe il archeſc, finche ’ue— '
dano ſquarciata lor” la Pelle. Che però ben dice
uu colui effèr l'inferno diqueſío mondo [e liti, flan
da che non poſſono riti-uoumfi Diauolipiùfizietatí
dicoflora , i quali tori-blanc con íflrana crudel
tài milèn’ litiganxi , per eſprimere ù 'viua farla il `
lara ſangue.
1” fimmm, diſſe il Conte , cbifice Mercurio
Dio delíe ſcienze, :per l’altra parte Dia de’lu
dn', hcbbe la miraà quefliDottori , a" quali la
[cima/;ſeme per rapire , c per rublmre.
E‘ 'verita' midcnte queſia (1 ipìgliò il Barone) mm
però biſhgmuoled’altro commento. Si Propde nua
l
ua lettera , che cori dice-ua.
l

Lettera che contiene *un raggi” lia di I’m-naſo ì


contro i letterati ma erm‘.
Molto llluſt. Sig. mio, l
Frequenta V. S. le ſueinſtanzc per hauere da
mc auuiſo d’alcuna nouítà. lo non hò modo di
compiacerla,come che i ſucccffi delle guerre pre
con-ono coſtà,e finalmente non mi porgerebbero
` occaſiònc,
DEL Conn reno Sv^Lió i .no. 9,
occaſione, che d'accumulare menzogne, le quáli
fà‘ può ciaſcuno machinarſi a ſuo gradoRiſenrÒ ac
Aese cidenre, non più dalei vdito , di CU] non ſono
molti giorni ſu theatro Parnaſo .L’ha ri portato d.
quel paeſe Eſculapio,Medico della Maeſtri d’A p
pollo. Venne queſti nella noſtra Citta` ger ſanare
è; ñ
;L vno Spagnuolo , il uale da viliflima naſcita, tn
portatoà dignità , enthe di poco rilieuo , pa
tiua ſtrettezzadi petto , non potendo ſuppiare,
quanto comportaua la gonſiezza della ſua am
bitione, creſciuta all’ aura di queſti nuoui ho
non.
Narrò dunque,qualmente volle à’ giorni aſ.
ſari S. Maeſtà applaudere con la ſolennità 'vn
ſontuoſo conuito , all’ arriuo d'alcuni Pren
cipi giunti di freſco nella ſua Corre. Inteſa più~
volrel’eccellenz: d’e’ letterati moderni , che ſo
no i cuochi di l’arnaſo,volle accertarſi della veri
tà , in queſta occaſione. Qllindi publicò ordine ,
checialcuno con viuanda particolare,doueſſe ſar
l’imbandiggione di queſta menſa, Incontrò voóì
lontieri ciaſcuno queſta commoditàdi ſar cono
ſcere la propria vmù, in cui preſumeua ogni,
benche minimo ſcrittore , gloria vantaggioſa
ſopra gli altri. Riſolſe S. Maeſtà di voler Vedere
l’apparato , prima delconuito per non rimane
re con iſcorno appreſſoque‘Grandi. Figurauaſi
molti balordi, i quali ambitiofämente ſi pongo
no nel ruolo de’virruoſi,ondeimaginauafl alcuno
iſtrauaganre ſpropofito, il che appunto ſora‘ſuc—
ceduto, non preuedendoſi da lui il verifimile,e
non prouedendofi all’ inconucniente.
Fù condotto dal ſuo cameriere in vn’ ampi-aſa*
‘a*es»í:< la,doue sù molte cauole era diſpoſto tutto ciò,che
doueua ſeruire à queſta menſa. Su’l ſrontiſpicio
à prima viſta s’offeriuanoldue bacili’di rauanellf
, e. 2: 1.
[00 Courxuv^ztouc -'
li. Sò, diſſe ſubito ſorridendo Appollo,di chi è
queſto regalo , .quando non mene auuedeſſi alla
qualità della viuanda, ciò mi dimoſtrarelabe il
poſ’toin cui chi l’hàpreſentata,con la ſolitaſu-v
perbia,vuole cheprcceda ogn’ altra. Mi ſtupiſco,
ſoggiunſiz, che vſando gliSpagnuoli queſta cibo
per vltimaconfettionc , l’annouerino hora mi
gli antipaſti. _
Sappia V.M. riſpoſe l’aſſiſtente, che queſto
è il loro paſto, il quale ſerue al tempo d'ogni .im
bandi gione. Vene ſono altri bacili preſentati
dalla Éeffi natione, per inſerire in ogni mutatio
ne di viuande.‘ Wcſti ſono i libri Spagnuolo,
molti in numero, ma pochi in ſoſtanza. Hanno,
come_ qucſti rauani , vna gran chiomadi ſoglie
in vna copia di parole mal compoſte, mà ſot
to quella , v'è vo capo di romolazzoſenza
ceruello. E ſe alcuna hà viuaciià ſpiritoſe,
che izzicano, rieſcono ad ogni modo ſciapi
te, a doue hanno biſogno di ſale. Ponganſi,
diſſe Appollo, ſopra vn lettamaro, non in vna
menſa ,la quale ſia eoronata da’ Prencipi.
Seguiua nell’ ordine per non admetrere pre
giudicio nella precedenza vn’ Ollea putrida,di
libri, che vengono di Spagna, degni di Imol
ta ſtima. La conſuſione però di dottrina, edi
ciacchare, in vn’ indiſtinto miſcuglio ſepeli
ſce la buona ſoſtanza, e pone nauſea taluolta
prima d’eſſere guſtara. E‘ buona viuanda que
ſta, diſſe A'ppollo, mà non è degna di comparire
in vmtauola di dch‘catezze.
Succedcuano alCunc ſoppe Franceſi delicate
per cortojmà ſoperchiaua il brodo di parole vane,
c peſcaualì finalmente pane d’ordinarii concetti.
"3° era lecito il namgare in quel mare predando
Ioſtanze di pregio. Non ſuronoperò ributtate da
S.M. come
DEL Conn l Eno 8v^Lio|^To. lor
S. M. come chead alcuno nggradiſcono, 8c euui,
chi ſapendo peſcare fa fondo, prende à ſuo guflo
alcuna coſà , non zuucrtita da gli altri.
In vn tauolino i parte , craui dictroìqueſti
vn Tedeſco, il quale baueua imbandito vna nu
meroſa quantità di mineſtrc, là onde , quaſi con
iſdeguo diſſe Appollo: Penſa ſorſe coſtui, che ſia—
mo in vn Conuento di Zoccolanri ?Scuſi V. M.
diſſel’affiſtenre, quella natione,che non sà ſare
coſa alcuna di buonoJiaucndo per vníca ſua pro
fcffione l’vbbriacarſi. Vada coſiui cogli guanari
di cucina,diſſc S.M. che per eſii ſarà buon cuoco.
Ciò dicendo paſſò al vedere vna gran tauola,
piena di vizi-ii paſticci. Auuertendo l’altro, che
flupiuaſi di tanta quantità. (Lich (parlò) ſono
Romanzi de’ letterati Italiani , che ſotto coperta
di ſemplice paſta , racchiudono ſoflanza ſoda
;l’intelligenza occulte , ſotto apparato favoloſi).
Così-almeno preſiimono , e quella forma di ſcri
nere &talmenteauanzara di credit0,che già è fat*
ta ſcopo d’ogni ſcrittore Toſcano. Curioſo Ap
oilo (ll penetrare la qualità di queſti paſticci per
incaminare con la ragione la ſentenzade'ſuoi en
ñ*A‘zv,.\;—
comi, ò de’ ſuoi biaſimime fece ſcuoprire alcuni.
Vno principalmente ſu apert0,il quale nell’eſter—
no haueua qualche apparenza. mà i] ſuo credito
riceueua principalmente dalle lodi di chi l’haue
ua preſentato, e lo confignò diſtinramente c0›
mc regalo (ingoiare , eſaltandolo ſopra d’ogn’al—
tro S.M. Fi urauaſi. di ritruouare vn’ ingredien
te delicati imo, non ancoraconoſcendocoſtui,
tanto più ignorante, quanioè vantatore. Era il
contenuto di quello vn pezzo di manzo . ch’al
tocco appariua ſi duro . che ben poteua crederfi
di bue. Irritò Appello l’arroganza di caſini, e ſu
bito facendo gettare quel piatto, ordinò che foſſe
, I‘ z caſti

lo”. CONTiNVAzroNE ſ
l
caſtígato quelcumîo ditanta preſuntione, Euui
diſſe l’altro vn pezzo di manzo della ſteſſa razza,
che deue ſeruire a queſto conuito. Vadano, re ll
plicò S. M. coſ’toro a far paſ‘to à’ porci.
Fu curioſo di vederle viſcere d’vn’ altro, che
moſtrando al di fuori, capo, coda, 8c ale di per- i
nice. dan-.i à credere d’hauer per anima vn buon
boccone. Fuingunnato , poſciache racchiude-.ua
dentro diſc vn peſce. E come diſſe Appollo pro
mette coſtui vn vccello, e poi preſenta vn peſce.
(Lieſti riſpoſe l’altro ſono certi tali, che prom
mettono ne’ Romanzi ſenſi hiſtorici, ever] per
gloriarſi d’eſſer huomini di fgrande ſP\\‘_l[0. Sl
ſcorgono finalmente pieni dl auole, e d’imbro
gli, ne’ qmli , ſe v'è alcun particolare vero, can
gia ſoſtanza e natura.
Vn altro ſimilmente ne vidde di grande app;
renza , 'ma con coperte . e ſopracoperte, d’epi
ſodi , di chiacchiare , mai non poteua giunger
fi al comprendere il contenuto , almeno con gran.
fatica ſcuopriuaſi , eſſendo neceſſaria per l’intel
'ligenza vna replicare lettura .
` Scorre‘ua già Appollo annoiato da tanti paſtic- ~
ci.la bontàde’quali finalmente riſolueuaſi in pa
ſta, quando ‘vno ſe gli preſentò agli occhi di for
ma piu vaga d’oan’ altro, hauendo abbellimen
to , contraſe i di buon condimento, indicii di
gentiliſſimo ſantoro. Ordinò che foſſe ſcoperto,
e ritruouaui à dentro midollo , 8c non sò che
di ceruella. (Eeſti diſſe S.M. ſono bocconi dili
cati, mà che occorreua ſepelirgli in ſi gran dhaos,
in riguardo della loro picciolezza.Mà non mi ſtu
piſco, che hauendo poſto dentro il ceruellom'on
habbia ſaputo vſarlo aldi ſuori.ln queſta tauola.
inſomma non elcſſe perla ſim menſa altro,che al
cuni -p‘iccioli paſticei brodoſi, ne’ quali compen
diata
Dil- Conn i ”to Sv^Lioi^1~o. io;
diata la varietà de’ condimenti , epilogaua vn
‘A buon ſapore.
S’auanziò al viſitare l’apparecchio delle carnag
gioni,doue pure hebbe poca ſodisſattione,perche
le carni alleſſate erano inſipide , veſtitc Ta bruno
"rn-Qu ſorſe per condoglienza della morta virtù di chi le
ñ _haucua cucinare. Haueuano vnn ſchiettezzamoü
ſemplicc,che pareuano ſtagionatc per vn mendi~
co, tutto cenſi d’ignoranza, non già per i Grandi
diPai-naſo.Eraui principalmente vn belcappone,
in tai modo acconcio,ſopra di cui.mentre riſtrin
Pau-aſi Appollo nelle ſpalle , quaſi flupido della
ciapitezza,di chi l’haiieua cucinato. Weſtoffiiſ
ſe l’aſſiſtcnte)è vnlibro d’hiſtorie le’ quali ſecon
do le regole d’vn nuouo riformatore tengono o.
blígo di ſarpompa di così pura nudità , in modo
che non- vi i permette ne meno il ſale , per non
pregiudicare alla ſchietezza. Vadano, diſſe S. M.
queſti pedanti,publicatori di nuoue rifornie,e per
non ſaper elſ- aggiuſtare propoi’îiczzaîs candi
mento à’ propri ſcrittimon preſcriuano vn diſor
dine tale in danno commune. Dunque alla men
ſa di ſoggetto grande d’ingegno elcuato,dourà
preſentarſi vn cibo di niun ſapore.proprio delle
genti più vili, di chi poco sà, e meno intende?
WI tale, che m’accennatc , in altro ſen ſo deu(
ſorſe aggradirela nuditànc’libri viui,ſe quali leg
ge, come sò per altra parte,benc ſpeſſo, hauen di
per trattenimento il fare ſquarzaſogli di qucſte
carte gentili.
Eraui pure vn’ anatra ſotto vn monte di cardi,
abbiſſatamon che ſepolta, è( al ſicuro haueua bi
ſogno del natiuo ſuo gridarezáluù quà,per accen
nare doue ritruouauaſi. Altrimente riuſciua im
poſſibile il vederla, ancorche foſſe auanti gli oc
chi.Tali ſono le ſcritture di clii moltiplicando di
- l… 4-, greſſio;
:04 CONTlNYAZlONE
greffioni ,replicando dilèorſiſrequentando oſèu
re ſentenze, forma vnacataſtroſe dl conſuſioni,
non che di periodi , onde ſepolto , quanto euui
di buono in quelle , perdono il merit0,ch_’alrri
menti potrebbero vantare.
Nelle carni arroſiite bebbc Appollo l’incontro
medeſmo di poco guſt0,come che alcune ancora
inſanguinauano; cagione di ciò eral’hauer preſa
troppo ampia materia,ponendo ad vn tratto tan
ta carne al fuoco,cl1e non s’era ſtagionataquanto
comportauail bilògno. Altre erano arſe, in guiſa
che non era habile al ſerirle il colrello, non che il
dente. Meſcolauanli con queſta imbandiggione
alcuni imingoli,due de’ quali principalmente fo
rano ſtari degni di ſtima , ſe l’vno col fetore del
fumo non ſi ſoſſe anche da lungi reſo abborriro,
l’altro al primo ſaggio non ſoſſe apparſo indiſcre
mmente pieno dl ſale, che S. M'. fù neceffitata al
dirc.Coſtui per certo hà vn guſto di becc0,e con: .
diſco le Viüanu‘e à ſuo talento. Non n'eue ‘muere
ſale in zucca, poſciaehe tutto l’hà quiui diſperſo.
Mentre attende al continuare queſh viſita, vidde
vn grande ſumo , che ſuaporando da va piatto,
impediuail vederne il contenuto. No‘n s’muogli
V. M. diſſel’altro,di voler chinrirſifflerche queſta
viumda è fattura d’vn buon ingegno , màtanto
pieno d'ambitione, ch'alcuno rolerar non può di
vederlo, anche nelle ſue ope’reſhxjndi col fumo
di quella ſuperbia, ottenebra gli ſplendori, ch'al
trimenti conuerrebbero al meritodella ſua virtù.
Anche queſta viuanda volle che ſoſſe bandita ,
non imbandita, in queſta menſamauſeando :anto
orgoglio per quattro cuius, nc’qnali hà acquiſta
to buon valſente,il talento d’vna felice memoria.
Preſenroffi ad Afpollo nel tem-p0 fieſſo vn
cuocoxhe tutto sbracciato,& an-helante moſtraua
— d’hauer

DHL CORRXÈR o SVAL] curo. [Of
d’hauer per le mani îrandi ſacende. Qggſto per:
diſgrazia era riuſcito iene vna ſiata in alcune ſtit
tole, che gli meritarono molta lode. Si giudica,
che le haueſſe inuolate ad alcun’ altro . che però
non mai eglihà ſortito ilſine medeſmo in altri ſo
mi liantilnuori. O`uando lo vide S.M.di piccio
la etura , diforme di volto, e ricco non d’al
tro, che d’ambitione , Parmi vno sbirro coſtui ,
(diſſe egli) non vn letterato. Hà errato in poco ,
ſoggiunſe, chi l’accompagnaua S. M. poſciacho
egli è publica ſpia-Portaua ſeco vn paſticcio, non
ancora cotto , perche diceua d’aver inteſi tardi
gli commandi d’Appello, là onde non gli era.
ſtato conceſſo maggior tempo , che per com
orlo. Diſſe d’eſſere pre-:orſo m farlo vedere à S.
M. à fine d’aſſicurarlafllie potcua annouerare vn
pinto regolato.
d’encomi , che Ami
dauanoegli principiò
occaſione vna ſerie
di ſehermſire
la preſuntione, più, ched’ammimre la virtù.- Ap
pollo volle deſingannare ogni falſo credito con la
cognitione della verità. Scuoperto che ſu di ſuo
ordine il paſticcio, v-idefi pieno di robba, che ha—
ueua del tancio , eſſendo compoſitione , corn
paginata d’accidenti d‘hiſtoria antica, ſuiſcerata,
, con aggiunta di -poco del ſuo, e nulla di bcne.Vn
calcio ſu l’honore , ch’egliriceaette , vdendofì
in oltre impoſto, ch’egli doueſſe conſegnarlo al
fuoco -pcr abbrnggiarl/Ò, non già per ſtngionarlo.
Patti mortiſicato, là onde può dirſi che S. M. ſ0.
ſteneſſe le parti di donna, nel mandar coſtui con
la tcſta baſſa.
Traſcorſe all’ imbandiggione delle ſrutte pre
parate, le quali tune erano ſtate offerte da’ Poeti.
Non vbancario preſèntato altro di meglio , ò per.
chela vanità dellal’oefiatutta ſi riducaàſraſdie
rie di poco momento,ò pîrche la miſeriaordma
5 ria.
196‘ CONT\NV^'Ll0NE
ria di queſlo meſtieremon haurà loro permeſſo il
ſodisſare al debito con maggiore diſpendio; ò fl—
nalmcnre perche i Poeti dc' noſtri tem i non
.hanno eccellenza per comparire con 0 erte di
- pregio. Sceleni, cardi, ſinocchi,8: altro herbame,
in cui il menoflè quello,che ſi gode,raffigurano le
fatture di queſti, la ſoſtanza delle quali in poco.8c
anche innullaſi riſolue. Alcuni ſparagi, e car
chioſoli per eſſere ſuori di ſtagione poteuano ſli
‘ marſi il meglio di quella imhmdiggionc, 8: era
no per appunto regali d’aleuni pochi ſingolari
~ nella profeſſione.
Mentre partiua Appello, ſorta già l’elettione
- delle viuande,ch’egli doueua admettere nel con
`uito_ , comparue l’Orbo Britti con vn poco di
coppetta, donatagli per elemoſina da vno Spe
tiale in Venetia , in conrracambio d’vna canzo —- n_ .<
ne ſatta per vnn ſua puttana. Scusò la ſua tardan
za, mcolpandone i] non hauer trouata gurda più
à tempo. Diſſe,ch'inteſo il hando,che aggrauaua
i tutti gli virtuoſi , haueua voluto ſodisſare al de
bito anch' egli, venendo a ruolo con i Poeti. Ri
ſcS. M, ancorche non ſenza ſdegno, rimproue
tando ſeueramente la remerità di cofl‘ui ardito
d’aruolarſi tra' letterari. R‘eplicol’Orbo Britti;
- ch’egli da ciò era perſuaſo al vedere , qualmente
daìPrincÌpi erano trattati ſottorirolo di virtuo
ſi, i Muſici , Comedianti, Buffoni , 8c altra ſ1
mile canaglia , di cui non giudicauafi punto in
feriore. Aggiunte, che s’annouerauano tra’ vir
tuoſi alcuni , iquali non poreuano ſondare val
ſente dimerito, ſe non ſopra alcuni ſcans-Facci,
ripieni ſolo di quanto hanno rubbato ad altri li
'bri, la doue nelle ſue canzoni affermaua d’eſſer
Poeta per ſe fieſſo , non per ornamenti rapiti ad
altri. Non puote Appollo contradire à quella
ì verità,
Der. Conntrno Sv^chrA*r"o. 107'
verità,mà pure ricusò d’applaudere all‘ ardimen
to di colui, commandando anzi che foſſe ſcac
ciato di Parnaſo. Si riconduſſe poſcia , doue l’at
tendeuanoi conuitati.
Non aggiunſe Eſculapio altro particolare, bn
ſtandogli l’hauer compito queſto racconto del
figgio , che haueano dato di loro ſteflii virtuoſi
del noſtto ſecolo.Scuſimi V.S. ſe io l'hò attediata '
troppo longamente, e prendail diſtmbo per pe
nitenza dell’importunità,c0n cui mi ſà continue
inſtanze di nuoui auuiſi.Tramuti queſta nella ſte
quenza de’ ſuoi commandi, che coſi pregandola.
faccio fine , 8c affettuoſamente le baccio le mani.
E' .:miomdiſſe il Conte, l’inuentione di que-ſh
ragguaglio di Puma/o, non però malata-mmo
data à’lettemti , the ne’ trattamenti de’ Gran.
di , ſono riconofliuti Per appunto, come cuochi,
i qual; in premio d’una [imtata/Emitù hanno#
pflſicr/i di fumo.
Aggiungete pure. diſſe il Marcheſe, chaque
fli mgrgm’viuaci ſi ”attengono quaſituocht 'uo
[ontieri trà I: pentole,egu/}uno dar di naſo negl’m
tingoli più dili'tati.
Mentre queflo così parlami : Erto (gridò il B1
rone) *una lettera amorſſn.hauendo giù rotto v'…
ſigillo , e fiuoperti i ferreri di quel foglio , rbt
[acum nelle mani. Preparar'ono tutti-una ’uo/u
:aria attenzione eſercitata con diletto , all’ loor ”I
egli così [gffì’.
Lettera amoroſi ad 'vno donna. .
CAtiffima Signora ,
_ Oh Dio, quali pene hò tolerate-,dopòcheñla
Voſtra preſenza non più dà ſpirito_ à’ contenti del
mio cuore. Se ſapefle ſi , 1-6
ò cara, quali’ ,anguſtie
oppti

Ì
’108 Conrtuvnztonz
opprímano la mio anima , che viue _ſolo per voi,
ed in obligo di mendicare la ſua Vita dall’ ima
gine , di cui geloſi gli affetti, non parmettono il
totalmente conſolarſi , anche col vagheggiarla.
Se credeſte gli ecceſſi di que’ dolori, co’ quali
pruouo il diſcapito de’ mici godimenti,tramuta- .
to il corpo reale di veri piaceri in ombre figurato
dall’imaginatione, m’aſſicuro, che riſolucreſtc
di compatirmi , ſè non d’amarmi. Deli cara ,
muto differenteio ſcorcgo l'eſſetlambito da vo
ri vezzi , vczzeggiato alle noſtre labbra, acca
-rezzato da’ noſtri ahbracciamenti , imparadiſato
nel noſtro ſeno z 8: il fingermi con vane chimere -
il voſtro volto, che mi luſinghicon vno ſguar
do corteſe , m’inuiti con vna bocca ridente ,
'm’alletti con vn ſoghigno luſinghiero. Mi rieſse
di tormento maggiore il compiacermi della v0- i
ſtra effigie , ch’io orto nel petto; ſtando che, j
mentre da ſi belle embianze rapito , ſono in ne- `
ceſſità di ſecondare queſte violenze,corro à ſtrin- l
ger vn’ ombra, ad'abbracciar vn niente. Oh Dio. l.
dico tal’hora,perche non poſſo i0 con rapido vo
lo condurmi in vn momento all’amata mia He
lena! l-Iaueſſi almeno la fortuna d’lcaro , conce- \
dendomiſi il prender ale, che portandomi à vol
_ſe-bene dileguaſſero, non potrebbero precipitar
mi quando io foſli fermo nel Cielo del voſtro ſè- l
no. Poteſii almeno negli amoroſi entuſiaſmi ha- '
.uer vna di quelle candide mani, che porgerebbe l
refi-igerio à’miei ardori con la ſua neue. ln quel
la almeno depoſirarei i miei baci, riſtringerei gli
annodamenti , e conſegnarei le mie contente!.— ha:.-
ze , che ſe bene nbbreuiate in un pugno , eſten- ~*
&crebbero la mia felicità ad ma compita ſodic
fattione delle cupiditadi. Ecco in quale ſtato io
ſono :forzato al compendiare in così picciola '
' parte
DEL C'onruuo Sunie‘iA-ro; 109
parte que'godimemi, c’haueano libero campo
nell’ ampiezza del voſtro corpo. 031] diſarman
JAZZ? raggioſo tranſito è queſto de’ miei piaceri, dal
vederſi ogni giorno nella culladel letto, trà le
faſcio delle lenzuola, alimentati col latte delle
"k‘ noſtre bianchiflime carni, al vederſi hora così
.’1’ famclici, che-valutarebbcro, come ſingolar con
5‘ rcnro il porerlambirui vnamnno. Deh Helena;
a
'1 nome il quale , come andò mai ſempre accop
, piato con iſtraordmarìe bellezze , così portò
ſempre intolcrabili incendi. Se irempi di Paride
haueſſero potuto goderi vanti di poſſedcrui, al~
tra Helena, che voi, non s’haurebbe vſur ara
Venere , per regalo degno d'vna Deirä, aui a di
donar bellezze ; quando pure non foſſe ſtam
eoccupnta dalle rapine di Gioue.
AI mio pouero cuore ètoccato in ſorte il mn -
trapcſare co’ ſuoi ardori à l’incendí d’vn Re
gno inriero,\àcrilícato à quel a Greca bclià, ſtan
do che tributi non minori ſi dcuono à’ voltidel
lc Helene. Volonrieri miſtruggo,ò cara; certo
che le mie ceneri ricupcraranno felice vira,ſoito
Maggi di vm mio belliffimo Sole. Sollecítalìò il
mio ritorno per riuederui , c ripatriare in quel
grembo, oue (rà le belliſſime peppe guſtauo riui
Cl] dolcezze, all’hora pit“; correnti , quando duro
a—rgine pare,che le fermi. Ripeterò-la lettione de’
ſoliti guſti in quel bel libro,dicui volgendo, e ri
uolgendoifogli. leggendo-,e rileggendo i ca.
ratteri, non hò ſaputo mai ſcorger altro, che bea
titudincNon p'ſù, ò mia diletta,voglio trattener
mi xrà queſteíimagjnarie chimere, che mi ſanno
inlan ‘uidire , non accompagnate dalla realtà de
gli effetti. Non poſſo più trattenere la pennzche
brama eſſer portata dálla mano dÒue megliopdîà
. ſcriuerc in bianco nella vicinanzade’ voſtri can
- l 7 ' dori.
,no Courrnvnzroul'
dori.Mi fà di meſtieri ſeguirci dileiimpulſigrac
to d’improuiſo fuori di me , quaſi eſtatico nella
contemplatione delle voſtre bellezze,là onde fini
ſco con abbracciarui e bacciarur caramente.ADio:
Sù ~il Cielo (diſſe il Marcheſe) qual penna ha
uca coflui tra le mani nelloſcriuere, .Que/l’oma
mio credertè di quelli incaun, iquali laſciano la
ra flffiinpreda degli inganni delle cortigiane.
E chi non 'vi rimarrebbe deluſo dalle loro frodi,
ſoggiunſè il Conte, mentre [uſing/ina con 'vnafac
cia, che/pin; Diuim'tù nella bellezza, maſtrana
'vn Paradzjb nella grazia , e quando poi altri lora
.:’auuicina *valgono le [balle, ”emailquale mag
giormente tiranneggza gli amanti , ma irffieme pur
anche più ſort ementc rapiſce.
Non e' maraui lia , diſſe il Caualiere, tb’i
loro artificíi pren ana que/la piega , perche 1.1f”
za della magiaſi riflringe principalmente ne’ circo
li ; alleno [mò preſi-mano quefli a chi deſiderano
incantato , perpredominare più facilmente con le
proprie 'violenze, '
Pergl’incanli, replicò il Barone, ſirichiede,
l Its-verga , :la sfèra , per compire però l’incanto
d’amore, già che l’huomc porge quella, fà di 1m_
flìèri che con que/la concorrana le donne. `
0b come, ripigliò il Conte, laaucte Pronta la
lingua , doueè pracliuc l’appetito. Ciò detto , _flan
za dar tempo à’ compagnidi ”latteria il motto ,
ſi' diede à leggere Jùnuoua carta in cui casìcra
ſcritto.

Lettera Btirltfia.
CAriffimo Amico ,
lgambari non hauranno_ più che_ Fare con I@
Luna. Le ranne hanno ſam , idem] , ele tai—ta
` rughe
DEL CORnl‘ERO SVAl-lGlATo. ”r
ífi
rughe impennale lc ali. Tutte le beſtie hanno
poſto il ceruello, egli huomini l'hanno perdu
c'?
to. Vn’aſìno mangio l’altro giorno quello d’vn
Dottorziccio gia tutto putreſarto , là onde qucl
pouero animale , principiando à diſputare de m
Îa
3
Era-,51:
;q
ſibminfirmomm , andò tombolone ad [epc-[clint
mortuorum. V. S. arranchi con le mani alla gam
be d’Atlante, che ſe occorreſſe , àquello il pic
garſi ſotto il peſo del Mondo , dalui ſoſtenuto ,
ella gli darebbe per appunto del naſo in culo ,
u come Fece già à Morgante , nel terzo delli Vliſ
uu*“…I . ſei. Prenda ſeco vn corno grande , e quando al
troue non ſappia prouederſene, vada nelle caſe
della Germania , eſortira quanto deſidera. lo le
do queſto auuiſo, perche hora è publicato vn
diuieto , che tutti gli becchi dopò la morte paſ
ſino il guado ſoura corni , non più ſopra la bar
chetta di Caronte. (Hindi è, che il pouero vec~
chio già gran tempo ſc ne viue otioſo , eſcorrc
riſchio di morire ſamelico , già che non riceue
più monete , mentre ciaſcuno viene col ſuo cor
ñno- Sù l’Aſtrolaliio ſtudiai l’alrr’hieri la genito
ra di V. S. la quale è nella quadratura d’vn cucu
mere , nel ſeſtile de’ due gemini , che ſempre
vanno all’ombra. Ha la ſua figura trà le coſcic
di Venere , e ſotto le ſpalle di Saturno , hà gl’irr
fluſſi d’ogni ſua buona fortuna. Si guardi dalla
farfalle, e non s’affatichi per ſar preda di mo—
ſciolini , perche le reti non ſono buone , e Tan
'talo , che dourebbe racconciarle , che ſi và me
nando- e rimenando su , e giu , per giungere i
pomi bramati. La coda del Dragone è inſauſta
per lei. Si guardi però dal ſèminar in giro,quan
doi carchioſoli ſanno la barba. V. S. s’auualga
di quèſti pochi auuertimenti, e riconoſcal’af
ſetto, che le profeſſo , porgendomi c°""à‘.°í
, na
l
Ma…,ó.
”z CONTlNVAZÎONl
dirà-di maggiori dimoſh-atíoni co’l commandar.
mi, come la prego,e per fine , Sac.
Sarebbe buon Aflrologi” :zz/iui , diſſe il Mar
chelè , riujeemío egregiamente in predireſpray,
ſiti. .
Almeno eo/Iuí in moltipartzeolari , ſoggiunſe il
Conte , dite là 'verità , là douegli ;glia-elogi pre
-dxcono mai ſempre menzogne.
Credo , ripigliò il Barone, the l’ingegnoidiro
fluì hourù [Peſo ogniſuo miglior talento nelle tom
poſitioni di que/ta lettera.
Chrome bene (diſſc il Caualiere) laſimpazia
eogliſpropffixi, 'uz' trattiene trù que/ii, óeompagni.
Rintracciama altra materia. Vdife.
Lettera, eh’inſegna di ben negati/Ire
Mox… muſt. Sig. mio,
Giudico mio debito il ſar partecipe V. S-. d’o.
gni mio auanzamento , come che m’aſſicuro le _.ó .
riuſcirà d’aggradimcmo l‘ſ'uendere i progreffi
d’vn ſuo ſeruirore. La mogîie d’vn ricco mer
cadantc di queſta Cinà, rimaſia vcdoua ſono al- i
,cuni meſi ,. mandò lîalrro bici-i alcuni amici, i
per contrattare meco , acciò the congiunlgcffi il
mio traffico col ſuo. Non vuole rimarírar 1 , m5. ‘
pure brama, che gl’intereſfi vadano di buon
paſſo. Eleffi ilpartito vantaggioſo per me nelle
-conditioni che mi ſi affermano. lo eſponeuo
tutto il mio capitale , con parto però di ſemplice
impreſtito per ritorio :ì mio piacere, ſenza che
ne foſſe corroſa, e conſumata minima parte. EL
lz in riſcontro. e porgeuami la bottega, di,cui
dcuo çratrenere la chiaucappreſſo dime,0bligato
nondxmcnoad vſarla in chiudere” in ſchiudere
²d 03m ſha richieſta. Nella-Fatica. del negozio
babbia_
DEL CORÎUERO SvaLreiA-ro rr;
lmbbiamo parte ambedue , e chi più sà maneg
lì} giarſi. gode dell’ opera ſua. ſènzá neceſſttà di la
gii.irſi,quaſi che s’affacendi in darno. Ella ritiene
‘è
l‘a in bottegala moneta , che corre in queſto com
mercio, molto diligente in cuſtodirla , per dar
mcne i frutti a ſuo tempo. Euui ſtata alcuna diſ
ſerenza tra noi,perche io pretendeua ne’ patti di
douer tener chiaue, anche ſopra vn' armario,
ch’ella ha dietro labottega , oue ſono mercanti:
di maggior pregio. Sin'ad hora hà negato di
compiacermi. Spero però, che col tempo, e co’
buoni trattamenti io ſtngionarò ueſta Fortuna ,
che ſingolarmente appetiſco. A- icuro V’. S. che
mai non hò guſtato tanta felicità , quanta godo
hora, ſollcuato dalle mie baſſezze , congiun ere
ad inaſpettato poſſeſſo di bortega così bel a, e
non meno ricca, poſciache le vedoue, do o la
morte de’ mariti, andando ritirate nelle ſp'e e, ne
admettendo bagordi con alcuno, fondano vna
6mm?- "Pulentcz là onde buon pròà-:hi per»
uiene al participarne.
Proteſto ben iî a che non maihd ſi'bene pene
trate le regole del ben negotiaretquanto nel prat
ticare coſtei. Hò a preſo il modo del vero com
mercio , il quale eue ſeguire con iſtretti partiti
alle prime pteiie,come ſuol ditſi ,procurandoſi il
vantaggio. Le ccremonie conuengono ſu’l prin
cipio, per vn non sò qual termine di ciurltà. Al- 4
trimente la mercatantia richiede , che quando il
trattato è in buon poſto,ſi ſpinga ilne otio anan
ti,ſenz.’attendere ſe l’altra parte fiduo e,ò nòzſor- '
ſe non contenta del partito. ll negotiante habbia
ſempre buoni teſtimoni , acciò che non ſ1 man
chi ne’ patti. Fà di meſtieri conoſcere la-natura
di quello, con cui ſi tratta, 8t all’ eſſer egli,òtar
do, ò veloce,ficonformil’alrro_, poiche all’hor
`ha.
L ”4. CONTlNVAZIONE
hàbuon'eſitoil negozio, quando per ambe le
parti nel tempo ſteſſo viene conchiuſo. Altri
mente inlanguidiſcono gl’intercffi , mentre raſ
frcdato l’vno , ricuſa d’auualorare col ſomenro
di pari calore le riſolutioni dell’ altro. Non bi
ſogna trafficare alla muta , mà nè meno eccede
rein ciancie. Fatti, e parole ſi richiedono in
queſto commercio,- e non è 'che bene il ſaper
auualerſi, edellabocca, edella lingua. llvan
raggio di chi traffico, conlìſte principalmente
nel non contentatſi di poco guadagno , ferman
doſi ne’ punti d’vn negotio ſolo. Con cambii,
e ricambií, e cambii ſopra ricambii s’aggiri ſem
pre il ſuo , che di molta vtilità rieſce il tenere
in tal modo impiegato tutto l’hauere. Hò impa
rato principalmente , ch’al buon negoziante e`
neceſſario il non hauer à ſthíſo coſa alcuna, poſ
ciache l’imbrattarfi le mani , non è danno,
nando ſuccede guadagno dl ſtima. Bandtſca gli
.:Igggjh chi vgg] gçgotiare; ſtando che que
ſti mandano Fallito, chi non procura d’auuan—
taggiarfi all’ occaſione. Sarà buon colpo taluola
ta l’inebriare il corriſpondente nel negotio , per
che nel punto del trafficate, ſ1 volge, e raggi
ra ad ogni forma. Solleeirando all’hora il figil
lare le clauſule del trattato , firà molta vſura po
co vino. Nel contrattare, mantengaſi il nodo
del negozio ſodo. Nel rimanente, con fintioni,
con accarezzamenti, con inganni, trattengaſi
amicitia per l’intereſſe. Sopra tutto auuerta il
negotiante di non laſciare nel traffico altro di
ſuo, chela moneta,la quale per ordinario ſi ſpen
de nel maneggiodi ſimili affari. ueſti docu
menti hò imbeuuti ne’ precetti di que donna ,
la quale m’hà giurato, che à chi negotia altri
mentelella non dà l’ingreſſo in bottega; la on
de sù
DEL Conn t ERO SVAL]G|^TO. ll)
de sù la porta ſteſſa abbaſſano la teſta, equando
più moſtrano doppioni, tanto piu ricuſa di dar
oro le ſue merci proſeſſando d’oſſcruare le vere
leggi del commercio . più che quelle d’una inf
Forda auaritia Altri fà (ll moſtieri, che contino l
oro guadagni sù le dita; perche, non ſapendo
negoziare, ſono eſcluſi dalla ſua bottega. Procu
ro d’incontrare il di lei genio,per ſottrarmi all'uf
no 8c all’ altro diſordine , 8C eſſer padrone di
bottega à mio piacere. Se queſto mio nuouo ſta
to potrà habilitarmi al ſeruire à V. Signoria,pro
feſſarò maggior obligo à quella ſorte , da cui lo
riconoſco. Ella trà tanto honorandomi c0’ ſuor
commandi , mi porgo occaſione di tentare que
ſta mia fortuna, non che faccio fine ,Buffet—
tuoſflmente le baccio le mani.
wc::ó Afè (diſſe il Marcheſe,) cl” traffic-molo ”
_flui con dann: lafliarauui il Pelo.- lat-ur“ ben/l‘in
.-2.
contmmmbia merci , mi; non di troppa jbdigfizt
m”:
un...,
:f
Hauete ragione, ſoggiunſè i] Caualiere, pw
J'
rh’e le botteghe dellefimineſòm trapole , nelle qua
li c121' entra , cſi: :un poco ‘vantagio.
?6’
Sona tanto grandi, ripigliò ll Conte, che con
buona [Elder-ma , chi è preſo hà modo di conſèruaîſi
ille-fa.
Hanna à dentro, diſſe il Barone, il fim‘o , e la
rabbia , (ù onde e'mteſſkria il riPormrm alcunſe
gno di paco buona impreffiane. _
N’Iaaucte gran pranim , replicò il Conte, là
ondefa‘ di meflieri , che più d’rumz 'volta bablziare
dato di mſò in queflo negozio. Mà lafliamolo in
grati” à parte , pajèiache ammorba, cal fame
delle ſue immondezz: anche mldzſZ-orſo. ln confir
mètì di quella propeffitione, fùlmn 'un’altra let
tera che così diem”.
"~ Lem
”6 Co~urruv^zronz l

Lettera di chi manda balla per lauar macchie aa'


'mt Cardinale.
MOlto llluſt. mio Sig. _
Mando peril corriera due ſcatole diballe per
lauare qual ſi fia macchia. Sono eſperimentate ,
là onde non ſono , che di molta ſtima, potendo
riuſcire di ſingolar giouamento all’ occaſione.
Deſidero che V. S. mi ſauoriſca di preſentarle .
all’Emincmiſſ. Cardinale ſuo, e mio Signore.
Non dourà ſua Em. sdegnarſi di così vile rega
lo , in riguardo maſiime della buona volontà del
ſeruirore, che glielo inuia. Non ho oſato di ſcri
nerleimmediatamente, acciò che l’eceederein
temerità, non pre indichi à queſtiriueremi at- l
teſtati della mia o eruanza.. M’afficuro che V.S.
accompagnarà queſto mio picciolo dono con I
parole conformi al‘ di lei-gentiliſſimo affetto,
da cui ſono fiato mai ſempre honerato. Se le
aggradinì il ricevere alcune di quelle balle me
deſme per ſuo conto , m’auuifi , che ſàrà pron l
tiffimo per compiacere ad ogni ſua richieſta,con l
che per fine , Rc.
Oh, come c‘ Italiana caſini (diſſe il Marcheſe) l
6077 le file balle , mentre le manda zed-'un parPam”, l
”pure lePorpm-e non ricercano macchia.
Sì a *Iuandoſom a’: fina tempra , riſpoſe il
Conte , mùalcune intente in furberie di men
tito colare, pur troppa hanno neccflîtà di buo
na lauanda. .
Si pure, rípígliò il Barone , che i Grandi ſa
gliona rinfreſcare le loro porpora nell’ altruiſrxnguc,
ancorclte ingiuflamente , per rinuouarne le tà
firmi-rire pompe. Quindi èper ſuperfluo ilpra” :r
ll‘ di 5011:', che [mina le macchie.
\ E quaſi-fe
Der. CORIlERO SvALietit-ro, ”7
E queſta ela rogione, diſſe il Caualiere , per
cui non ſi ſcorge l’immondezza de‘ loro hnbici,
perchecon le /ùperiorità dellaforza naſcondono o~
gni loro dernerito. Altrimenre/onui porpore tan”
allordace , che riuſcirebbe” alremincuoli, quando
non fiffèro occulti-te.
Non pero (replicò il Marcheſe) laſcia eoflui d’e/L
ſere ſciocco in mandare ſimili bal/e ;rd-tm Gran
“V;
b
“a
‘e,
‘.\
'-1‘
~.a.
~`\
fl‘_
deporporato , i] quale. quanti cortegiani mantie
ne , tante bal/one pmſede ù qudÎ’eflÈ-tto. Ne
ad altro ſèruono per appunto , mentre addoſſ‘andoſi
Ìoro [a colpa di quanto ſhccede con :ſito ſinijlro,
Ieua il Prencipe [A macchia à ſe medeſmo del
mancamenco , ch’egli , e non il ,punito ,com
miſe
;e 1” que/lo ſentimento, ripigliò il Conte, ſer
E
"F
"ó.
‘-ì
KL"
uono ad ogni hora , mentre :ol correggio, e con la
feruitù aggiungono decoro à :al Grande, cheper i
ficoi poco honorem” natali, ma giormente Per i
fieoi coflumi apparireobe più che iforme.
Truouiamo altra materia, diſſe ilBarone,per
non ridire più à Iongo [e noſlre miſerie. Aperfl
in quoflo dire altra Letter”, in cui così era ſcricto.

Lettera di precetti ù chi pretende tener cnr-e


de’ pum.
h/IOlto Riuer. Sign.
lntendo dall’ ultima voſtra la riſolurione fatta
d’attendere per l’au uenire il geuerno di fanciulli,
e coll’addottrìnargli , e trattenergli a loro ſpeſe,
auanzarui , ſe non altro il vitto. per sſuggirela
fame, e ſodisſare all’ appetito ſenſa ſcandalo. Ap
pruouo il voſtro penſiero; perche queſto ètrat
tenimento proprio d’huomo giá ripoſato, che
non donando ”gare quà e là , acquiſta
lode
”8 CONTlNVA'LXONE
lode con l’induſtria del prouederſi nella propria
lcaſa. Oltre che non vi connerrebbe l’andar ccr~
cnndo con che paſcerui , all’hor quando vna
ſabbioſa ſame vi ſpinge. S’aggiunge pur anche
la neceſſità di voſtro fratello, il quale, come mi
accennare, giace mai ſempre, quaſi infermo e
languente; e ſe taluoltaſileua , inſorge con ap
petito di viuande dilicatc e particolari , non
aggradendo cibi ordinarii. Belt! putti, che‘
haurete in caſa, con la moneta , che v'offeriran
no à voſtro compiacimento, vi porgeranno'
commodità di ſodisfareà dil‘uideſideri , come
commanda l’amore d’vn fratello , maflime in
tale ſtato. Con la diligenza pure della`loro ſcr
uitù , col paſſatempo dc'lorogiuochi , forſe lo
faranno radrizure di letto conducendolea buon
termine di ſalute. Hora non sò , ſe come facilt
mente vi ſiete accinto à queſta impreſa , coſi vr
promettiate di felicemente riuſcire con la prat
tica di quelle regole , che à ciò fi richiedono.
L’affetro, che vi proſeſſo , m’ha perſuaſo all’ad
dottrinarui con fondamenti d’eſperienza , ac
ciò che non erriate nella vera ſtrada di queſto
'oſtro impiego.
Auuertite primicramente di non prendere ſot
to di voi fanciulli ,i quali, come ſuol dirſi, hab
biano ancora la bocca di latte. Ancorche queſti
raſſcmbrino più habili al ſuggcm , quaſi dà pop—
pe dà voſtri inſegnamenti ogni buon termine,
falliſce la ſperanza, perche la poca loro capaci
cà, non corriſponde allabuona piega , che han
no er accommodarſi al tutto. Hanno mira alle
fra cherie più , che al ſodo: là onde admettere
ſte in caſii vn’irnbroglio di ſtrepiti,vna conſu
ſipnedigrida, più toſtó, che vn trattenimento
dl "POſÒ- Doucndo voi pur anche alimentar
gli ,
Der. CORR i ERO SVAL!G|^TO. ”9
gii , fa di meſtieri , che gli eleggiate in eſſete,
`"è.
WAR
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“1.,

TK
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. `-.ì-\ nel quale ſappiano maſticare , ne ſimo di coſi
teneri denti . che non poſſano man iare vno
carne neruoſa, 8c anche roder vn’o o. Altri
mente vi porteſte in obligatione di mantener—
gli ſolo i polpe di capponi, a [tillati 8c altre gen
tilezze , che vi riuſcirebbero di diſcapito, più
che d’auanzo. Se occorreſſe tal volta inſegna‘
loro di porte il boccone in bocca , godetedi
äueſta ſim licità, ne ricuſate la fatica dell’ ad
otttinatgi in queſto, acciò che apprendanoi
particolari d’ogni buona creanza.
'L‘.
‘Lx
*3‘
Siano di buona eta , in guiſa che ſappiano
ſpogliare , e riueſtirſi da loro ſteſſr , onde voi
non ſiate neceffitato di prouedere à ciaſcuno
d’vn ſeruitore. Habbiano gli anni delladiſcre
rione , onde diuerſamente mangino vn pezzo
:a- di pane , 8c vn Pezzo di carne. V0i nel ri
a
manente , non mancate del voſtro debi
è" to._ Vi ſèrua di primo auuiſo , il non rimira
re m faccia ad alcuno, ma eſſer loro ſempre
elle ſpalle, procurando inſtantemente che ri
ceuano l voſtri documenti. Fate, che prima
toc'chino con mano il punto della dottrina, la
quale volete inſegnare,acciò che non s’atterriſco
no alla prima propoſta di materia durae diffici
le à capirſi. Non petſiſtcte oſtinatamente in pen
ſiero di ſar loro apprendere tutto ad vn tratto
ciò, che proponere. Altrimente gli eſporrete
à neceſſità‘ di piangere, e lagnarſi quafi diſpera
ti. Non permettere però che s’auuezzino al la
grimare , 8: à gridare allaſola moſtra della ver
ga, ò baflone, che viàte per sforza,- poiche que—
fl‘o ſouerchio timore è vitio , da cui 'mai non
vi {ì concederä il giungere al voſtro fine. Con
chi non hà capacita corriſpondente al‘talento ,
che
[10.CONTINV^’LIONE .
che voi ſpendere , pratticate la gentilezza, e
la diſcretione, inſinuando à bell’agio, e con
piacevolezza ciò, che raſſembta mai non ſiano
per apprendere. Date loro paſſatempo , e tratte
nimento,- onde nel maggior ſeruore dello ſtu~
dio, ſiano nllcttati, anch’ eſii da qualche guſto.
ln tal modo compiacet-.mno più arditamente à'
voſiri delidcri , e prenderanno per coſtume, il
correre ad abbracciare la v`oſtra dottrina. Practi
cute nel publico gli ſteffi trattenimenti con tutti.
Lalpanialità ſia ptiuata con alcuni, iquali rico~
no cerete di più gratioſe maniere , &eſpet-'ímenñ
carote eſſere di volti-a maggior ſodisfattione.
Eſcrcitate tutti, ò almenoi migliori vniuerſal
mente, ſtando che il fermarſi ſempre addoſſo
ad vn ſolo, rieſceàlui dinoia. à voi di poco
piacere. Procurate di rendergli viuaci, &ardi
ti , là onde . non quaſi ſtatue riceuano ciò , che
in eſſi imprimere. Siano di leggiadro ſpirito ,
c'manoggiandoſi con vn brio, che molto dilet
ta, habbianoauimo per ſat ripetere anche à' com
pagni la lettione. che loro inſegnate. Voſtro
fratello in ſomma, rimeritando la carità , che
gli ſaranno: potrà ſetuireà ſcozzonargli gentil
_mente , vſando ſempre luſinghe, ſe voi forſe
dall’ autorità magiſtrale , ſete neceſſitato al prat
ticaril rigore. ln queſta profeffione,fàdi meſìie
ri l’eſſere giudicioſo , e diſcreto , poſciache gua
ſta il lauoro , chi non s`a operare con debiti mo.
dil-Iaurete commodo il ſatollarei voſtri appetiti ,
quando per correre taluolta al boccone con
tropPa ingordigia , non eſponiate voi ſteſſo à ri
ſchio di ſuffocarui. Sono danneuoli queſti cibi à
certi balordi, che ſe gli laſciano attrauerſàre‘nella
gola: onde riceuono caſtigo, maggiore del dileru~
to.So,che voi habituato in queſt’ arte ſaprete non
errare
DEL Conan-:n o SVALlOlATo. m
el rare nelle regole. BJſt-ëllìl pei ò l’hauerui ricor
dato ciò, che l’amicitia noſtra m’há ſuggerito
ncceſſurio ad ogni voſtro buon progreſſo.Bramo
T: di cooperare áqueſlo in ogni occorrenzaxhe pc
‘~ rò pregandoui ad impicgarmi in coſàdi voſtro
'"Lſixſi

ì1
\\‘
ſeruntio, finiſco, c vibaccio le mani.
Co/lui, diſſe il Barone, è *un buon paſſare di
quem agnelettt’, e quando pomſſè *una catedm
in Roma', mìdìùrrcder: . cheſáreóbuomorrm
TN
te c0’ maggiori di queſla prqfcfflane. '
Galà, ſoggíunſè ll Marcheſe, :’injëgna ll mo
.e.
da {ſtrrgger pecore, non agnelli, come documenta
‘-zñflv'
”tuffi-rio al gouerno delle anime. '
Volejle dire. ripigliò il Conte, ci” ?inſegna
la firma diſtarlimrle. ~ ~
Non 'veniamo in grafia , conchiuſe il Cana.
liere , ù que/la dichiaratiane- A fine Però di ri
muouere qudlz'a'iſcorſi, propoſe altra [mera, ci”
“o/i dicem

Lettem di :bi manda razzuoli au"un


Premi”.
MOlto Magri. Sig.
.BL‘<:fl-*ÌeW
Par la condotta di Sebaſtiano Piccinelli i0
mando vna caſſa di mineſtri , ò vogliamo dire
cazzuoli. Dal Signore Maſtro di caſa riceuLo ordi
ne d’inuiargli à V.S. ln eſecutioneperò dl quello
ſono indrizzati à lei , e deuono ſeruire à coceſh
corte del prencipe ſuo Signore ne eſſendo queſta
mia per altro faccio fine , e le baccio le m'ani…
Quanta è fiiauo cofiui, diſſe chilegge‘ua, in
'neu diſcriuere per la cucina , ei ſcriue per la car
te. E; ì the deuom ſîrllìrl ”Mantica-2.11011‘ , ì
mimfi'ri? ' . ,
Non M ſcritto male , ſoggiunſe il Conte ,
K part/:e
”.2 CONT|NVAZlONE
' Perche la corte altro non è che 'una cucina , in cui
chi fcruc è ſtagionato tra millcpatimenti , confir—
mo ù'valerí del Padrone. '
A ſi, replicò il Barone , che da ueſla cu
cina de' Grandi , non :ſiano che Ma pulp-:tale
quali rompono i‘ denti,ó Per il meno fanno fltllar
ſangue dallegengiue, di chi le rode.
Appruouo , diſſe il Marcheſe, quçffiapropor—
tione di cucina , edi corte, poicbei Pouericorti~
giani :’arrofliſZ'om, 1 conſuma, eſic’lfíne andando
xl tutto :il la menſa elGrande . non rimane per lo
ro altro , cl” il fuma , il quale ſei-ue al fargli Ia
grinta”.
`.Quando cio‘ ſia. ripigliò il Caualiere, ſono
molta neceffùrie in 'una corte qucfic miſure, Per
diſlribuire egualmente le miniſtra delle dignitadi
e de’fizuorì , non riempendone *ww l in ”1de
' che gli altri pnt-tano digiuni , fi: non ſameſici.
Con quella miſura pur anche , apprenderebbero
i grandi il debito di non ſuperare ne' premií la ca
pacità del merito , di maniera che ſi rimeriti
*un ſeruitore di due anni più d’un’ altro inacc
chiaro, c quaſi deere/rito nel ſeruitio. In man
cammto di queſta regola ſuccede , che -vn fan
ciullo, e quaſi infame nella *virtù e nel-valore , e
trattato egualmente ad altri di maturo/enna , e
'd”vna inclinati”: prudenza.
E‘ impoffióile , replicòil Conte , il preſa-ine
‘ re ſonglzanti leggi all' indi/'crettczza de’ Pren
7
cip'i , bdblîüîfi l nomu.- in ma] trattare il m.:
n'to ,‘e” auot‘iregli [colorati.
` Troppo [ſm prémfia o‘ Contempigliò il Ba
' 'l'One , là onde non occorre fermarſi più longm
.- mnte-in'qut/ia verita. che ci neceffitarelaóe al
Pra/èguite bia/Imi dz’ Prencipi, i quali Pure con
’, ’uifnf’hf/llngaf e con l’adulatione.
Apri”
Du. Cona 1 ERO SVALHHATO. n.;
Apri” all' hora per appunto ”uom- lettera. e
/ieflîì , il figlio , in :al tenore fece fiucfiar: que'
caratteri. .

Lettera d’auidem: occorſi: ad un zioni”


in Roma
lLluſt. Sig. :nio ,
A ſè. ll‘luſtriſiìmo Signor Franceſco, ch‘io ſo
.no vſcuo da vn laberinro molto rauuiläypato ,
ancorche, non ſia vn Theſeo , nè gode [l’amk
citi:: d’vna Arriflna,j la quale ſapeſſe legare la
-mia hbcrtà con vn filo. EÎ gran tempo che V.S.
non hà. riceuuti atteſtati della noſtra amicítia in
, mie lettere. lntenderà nella preſente l’occaſione
di ueſto mancamento , fatta partecipe dc’ ſucq
1%," ce 1 delle mic Fortune.
~=—~ Mi ſottraſſ] ſuggiriuo al dominio di mio Padre
già alçuni rneſi, promoſſoà tale riſolutione da
ç’òÌ-ñ x-x vna bizarra gloucntù , che ricuſàua di rolerare il
freno dell’autorità paterna. Penſiero nato ſenza
allenatrice di giudicio , non poteua, che eſſere
vn parto ſconcio ,accompagnato da poco buoni
euenn. Parri] , proueduto di denari, non già per
-ñ il biſognomaì ſolo quanto baſtaua per darmi ale.
;‘1‘ ondeíecondaſſl il volo di qucflo mio capriccio.
w
Preſi la ſtrada verſo Roma , come che haucua
vdiro più volte quella eſſer Città. Fortunata per li
pazzi , e per chi non hà penſiero dj Far bene. lo
già aruolata ſotto queſtemſegne m1 ſigurar colà.
in Campidogli0,doue preſumeua vedermi trion
fante. Hauendo pur anche inteſo , che colà ſl vi
in giro , profeſſandoſi particolarmente la figura
sferica, çn’imbeueni di ſperanza,la quale mi per
, ſuádeua , che_ ſotto quel clima haurei rirruouata
..la mora della mia fortuna. Non m’ingannaì
. . * K í- PC!
12+ CONTINVAZXON!
per vna parte , ma finiſtra interpretatione , Fal
fiſicaua il ſentimento di qucſti concetti.
Tanto dimoſtrò l’eſperienza. M’incaminai ver
ſo Firenze, doue g'iuutoauuerrii, che gli giouani
sbarbati di non ingrata preſenza , ſono ſalu‘atici
ne molto apprezzate , per le quali non v’è caccia
riſeruata, 01 che ciaſcuno hà libero il procurarſi
boccone ſi delicato. Airrimente ſeguirebbegran
diſordine , vietandofi que' guſti maggiori, che
portano gl’ influſſi di quel Cielo. Appena fui ve
duro, che molti ſomiglianti cacciatori mi preſe
' ro di mira, e moſtrauauo d‘hauerin pronto l'ar
chibugio per vccellarmioſſeruarono alcuni, do
`ue i0 ſer‘maua il corſo per ripoſare. Figurauanſi
forſe di prendermi à-Caualiere, non credendo,
ch’io gia erami auueduto, qualmente biſògnaua,
ch’io mi trattaſi': , come lepre , dormendo cogli
occhi‘ aPerti. Concorreuano molti all’ hoſteria,
` in cuihaueua preſo l’alloggio: in guiſa che mi
fi ricordaua per appunto il concorſo de'Sodom-i
ti alla ,caſa di Loth, all’lior quando albergo gli
Angeli; ſh’tto ſembianze di vaghiffimigiouani.
Veniu'ano,come cani all’ vſma, 8< incon’trauano
~ chiuſo il paſſo mentre mai non' volli vſcire dalla
mia ſtanza , `per non abbattermi ne' loro aſſalti.
- Vn "Cerro barbone veltro molto eſercitato in far
queſte 'predeyentrò nella camera , per inuitar
mia-nome d’v’n Signore, c‘h’egli nominò ſuo
' Padrone. Diſſe‘mi che queſto obligato' al‘leñ pompe
di nobiltà quale vantaua il mio ſen1biante,ë{ alle
Îgratioſe maniere d’vna apparenza gentileſhaueua
riſolto di ſeruirmì nel tempo, in cui ſoffi dimo
rato col-;1.` Applauſi
taſiſg’e‘ntile’zza à queſtiringratiameuti,
con affettati termini d'intereſſa
pro
te ando raggioneuolr_ ſcuſe , per vricnfit‘rc
yn’ honore , -tanto più apprezzabile, quanto
meno
DEL Continuo SvALiciuo izt
i , meno meritano. Continuò colui imporruno le
mln‘ inſtanze , riſoluto cred’ io d’afferrarnii,per com
; , piacere :i chi l’hauca mandato. Ma non meno o
ca‘ flinato i0 ſteſſo corriſpoſi alla ſua indiſctetena,
in modo che parti diſperato, auuertendo,qual
mentein altro nido che il mio, biſognaua col
’( locare i diſegni del Padrone. Non ſi toſto libe
,d rommi il Cielo da coſtui, che fui aſſalito dal pre
# tendente. ch’in perſona venne al predarmi , ſti
;4‘ mando il ſèriiitore manclieuole ne’ re uiſiti del
;ffi l’atte.$’occupò in molte ceremonie,in inuandoſi
con occaſione di queſìe al toccatmi la mano.allo
. ſtringerla,&all’accennarmi il ſuo appetito. D0- o
;5T pè le inquiſitioni del mio ſtato, della mia patria.
p e d’altri particolari , ne’ quali tratteneua i ſuoi
,4" tag ionamenti a fine d’auanzare la familiarità
i“, del a conuerſatione, procurò di condurmi alla
:if-l ſua caſa, accertandomi d'o ni corteſe trattamen
W to. Abbreuiarò in ſomma i racconto, traſportan
z:5 dolo all’ vltima meta, in cui quegli feruetite nel
.ztî la—caccia , ſi ſpinſe alle buone preſe, che poteua
no farmi' ſuolo riſoſpinfi con un maeſtoſo rigo
‘,e re , da cui era auuettito, che ſentimenti di ripu
5:! tatioiie non gli liaurebbero permeſſo l’aſſogget
,a tirmi alle ſue voglie. In ſomma lo laſciai con vn
, palmo di naſo , da rroncarfi con altre forbici
,1:5 che le mie, quando haueſſe ricuſato di vedere
fia’: quella moſtruoſit‘à auami di ſe.Connobbi all’ho
.j’r ra, che l’0, ò , frequentato dagli habitanti di
,t quella Città nelfauellare , è vn tributo, il quale
lp offeriſcono anche parlando al prurito del genio. -
;5rd Partii il giorno ſeguente , preuenendo l’aurora;
M precorſo con tutto cio da alcuni , i quali con ac
3‘ coglienze,ſe bene ſpropoſitate , s’ageuolauanoil
ſl’ palparmi le mani, ö" affiſſandoſi in me procu
glt rauano almeno fermarmi ſcopo nella loro ima
uii K z_ ginatione…
ól
126 Conrtnvaztown
ginatione per ſcaricare l’arclubugio à ſegno.
Continuai ilmio viaggio,ſenz‘altro acciden
te di conſideratione fuori di quello, che portò \
finalmente il mancamento dl denari. ln qaeſto ,
ſolo punto cominciò il pentimento della riſolu
tione , ,che non piu poteua ritrattar ſi leuandone
gl’inconuenienti. Era diſtante due i‘ornate da
Roma , ſproueduto per continuaret camino,e
peggio in ordine per ritornare a dietro. Mentre
vna ſera ſourapreio da queſti penſieri eraconfuſo
nelle anguſtie di queſto mio ſtato, là onde ſcor
geuami in neceſſita' d’impegnar me ſteſſo nell’al
bergo in cui mi ritruouaua giunſe nel medeſmo |
luogo per cauſa d’alloggio,vna compagnia di caló. i
canti .Tali gli rauuiſai dopo,con debito di ringra- i
tiare la fortuna-per il loro incontro. Alcuni d’eſii I
compaffionando gli affanni, che dimoſtraua l’e- (
Retna apparenzadprarono i miei mali con corteſe
intentione di ſollevarmi da qualunque affanno.
Scnoperſi loro il tutto , auuertendo qualmente
nell’ vſare la lingua in rimedio de’ propri tor
menti, debbiamoimitare i cani i che con quel
la ſanano ogni loro piega. M’accolſero gentil
mente a con afficurarmi abbondante prouiſione
del tutto quando haueſſi riſoluto di 'ſcorrere con l
|
:ſli la ſorte medeſma. [maginiſi V.S. ſegueſta
offerta di pane poteua rifiutarſi da vn‘a ama
ro, quale 10 era. Sottoſcriffi ad ogniconditio
ne, perche la neceffitá pattuiua. Oltre che po- -
teuano allettarmi i buoni trattementi d’vna vita,
ch’ eccedeua nel luſſo , come è proprio di ſimile
canaglia. Mſaggiunſi à loro , 8c vnitamente con
eſſi mi conduſſi á Roma, ſempre maggiormen
te contento.d'eſſere capitato in adunanza di.
galant' huomini, ilkviuer de’ quali è felicità ,
T.—-— nncorchc ſia infamia la profeſſione. Fui in
tradotto
Du. Connleno Sv^ e re l “-0. ”7
rrodorro la prima ſera nel loroCapiiolo 3 doue i
*Len a miracoli di ſtroppiati , cheſi radrizzano, di cie
chi , i quali ricuperano la viſta , di membra
mutilate, che ritornano intere, ſono coſi copioſi,
ch’arrecano ſluporc,ſapendoſi non concorrerui
forza di SantitaOfferto che lie-bbc ciaſcuno il ſuo
guadagno, ſi fece nuoua ſcena,c ſpogliaia la palli
'è dezza del viſo dcpoſti i cenci ſtraccioſi , forma
rono vn atto di comedia e ſteſa in periodi dial
'-"-v'ìt"-.W‘K le rezza trà’ ſuoni. danze , 6c il compimento
d vna laura cena. ‘
Mi furono propoſti dinerſi impieghi, co’quali
poteua farmi non otioſo miniſtro della loro pro
feſſione. Conoſxiuro di poca habilità al rubbare,
e di minor attitudine al mentire, poco eſperto
nel loro linguaggio, ſui applicato ad eſercitio,
in cui anche alla muta haurci perſuaſo altri al pro-
muouere i noſlri intereſſi. ll giorno ſeguente era
conſecrato à ſolennità grande, che portaua con
u-ç.
‘q—e ſeguenza di numeroſo concorſo di popolo: Mi
deſtinarono alla rima impreſſa in quell’arringo,
nel quale fingen omi inſermo, doucua ſarmi la
droDi buon marrínoi più vecchi dell'arte m’ar`
marono con le proprie inſegne, honorandomi
con vn’ habiro.il quale era vn lacerato Render-lo,
in pompa de’lororroſei. Pregandomii] braccio
deſtro lo collegarono raddoppiato verſo la ſpalla,
c con vn non so qual imbroglio di paſta ſabricata
da loro ſtcffi,m’affiſſero ſu’lgomitovnraleimpia
flro, che ſaceua credere tagliato di freſco il rima—
nente del braccioNon diuerſamente acconcian
domi la gamba finiſtra,le diedero ſembianze d’v
na colonna , ò piedeſtallo d'vlcere, e piaghe.
Con ſaſcie poi, e con laceri anni formauano vn
compoſtonn cui era compa ionata la mendicità, ›
{è non commiſerato il male. Con ſumo di i
K. 4. . zolfo
”8 C0x1~ixv^zrorrn
l
zolfo ſimlmcnte,diſſcminando i PillOÎ'i nel vol
ro, mi diedero ſembianche quali porcano ſar
mi credere fuggito da una tomb-…1. Raſſem
braun almeno clie la morte mi perſeguitaffe,
quaſi preda fuggita dalle ſue Fauci . mentre ha- i
neua faccia piu d’agoriizmte.che d’huomo viuo, l
RJbbUff-LÈO ſimilmente il crine, e conſuſamenre
naſcoſto ſono d’vn penno lino , annerito dal
ſumo di mille ſecoli, rni compirono informa
d’horridczza , fitto ſpettacolo . il quale com
moucua con le violenze del terrore , più che con
le forze della pierà.Fummi cunſegnatoil mio po.
ſto sù la porta della Chieſa accennata , in cui an- |
dò fallita la ſperanza de’compagni , e l’eſiro mi .
neccſiirò alla diſperarione. 1 roſſori della verg0~
gna . al conſider-armi ſmo coſi ſprezzabile per
capriceio , ſuperarono gli arriſicii diquella finta'
pallrdezm
colorito , là o‘nde nell’nobiltà
da’rimorſiidella apparato delle guancie
, vedcanſi men
tite lc apparenze; Il viſo per altro , con vm :ii-ia
leggiadm,e con brio gionenile negli occhi accu
íàua Falſamenre aggiunte ſembianze di cadauero.
Addocchiommi Vn Grande , il quale con pompa
di numeroſo correggio , entraua per vdrre la
Meſſa. ,Sotto prereſto di ſimulnra pietà , affiſſan—
doiin mc gli ſguardilieſhminò'rutte leparti del
volro. L’appctito áppruouò condizioni ‘deſide
ralfili per ſuoconipiacimento. Con ,vna mezzi`
qàchijata, c con v'n ſoghigno m'accennò ad vn
ſuo riuato , con ſapeuole ſorſe della qualità di
íimi i piaceri, ſoliti di practicarſi da lui. Raccon
ciando poi la ‘Faccia con ſembianze di maeſtoſo
rigore ,‘ fece credere effetto di compaffione l’orñ'
dine, ch'ei diede per Farini poi-tare nel‘ proprio
pal-lggio, 'pbljga‘nd‘o i ſooi ad vna diligente‘
'$Uſt0díai edimoſtran‘doſi anſioſo di vedermiin‘
iſlam
DEL Cona l ERO Sv^LiomT o. n.9.
iſtato di ricupcrata filute. M’auuidi d’eſſere nel,
<‘4. la trapola ſenza poter fuggire queſta ſorpreſa
ñd’vn’ atto di carità troppo pronto. Furono eſegui*
E..
xx‘ ti li commandi del Grande , il quale già mi diſe
gnnua al ſar digerire vm durezza , che ſentiua sù
‘I
lo ſtomaco, da non ſmaltirſi che co’l fomento di
carni giouenili. Fui poſto ſoura morbide piume,
per maggiormente aſſicurarmi, che non haurcb
be il Padrone ſdegnata la morbidezza di quel lec—
d’"r
\\

*{ìnì
‘1W-`K`$T" to. lo non ſapeua con qual rimedio far fronte ai
queſti pericoli,ſe non col l’auualoraie i mici mn
li con grida , che him-ebbero ſarto concorrere i
dannati, dando à credere il mio inſerno più do
loroſo del loro. Ogni qUal volta à tocco, banche
leggicro dauaſi occalione di riſentirmí , ò per
il braccio, ò per la gamba. eſclamnua , come
diſperato. ln tdi modo ſperaua di riuſcire almeno
noioſo , di modo che l’im ertincnza dellamia
indiſcretezz: mi liberaſſe a qucſto impaccio.
Era in buon terminepergodcrc l’euento di que
ſto mio diſegno,poſeiachegia annoiAti liſeruito-ì
n! procumuzino di ſottrarmi al proprio goucrno ,
dicendo ch’io era il diſordine di tuttala famiglia,
e10 ſconuolgimento della caſa.
Rimoſſe ueſta mia ventura ilſouerchio affec
to del Gran e, ch’alritorno honorommi in per
ſona della ſua viſita. Rinforzi) gli ordini, ch’in~
culcauano vn ſollecito gouerno, àſinc di proue
dere ad ogni mia neceffirà. Hebbe nuouo argo~
mento per maggiormente inuaghirfi , mentre
l’opportunità dcll’eſſcre io nudo in lett0,gli rap
preſentòin qualche parte del mio corpo _vn can—
dore, da cui congienurau: vn buon paſto. quan
do gli ſoſſe riulbito-d‘aſiiderſi alla menſmhe deñ
ſidei‘aua. Vennero due chirurghi per veder le
piaghe , 8c appliear loro i medieamenti confl
K‘ r :neue—
r,o CONTlNVA’LXON!
`xcneuoli. - Q`u3ſto ſu il maggior punto de’miei
affanni,onde era poſto in neceſſità di ſcuoprire la
ſrode . chemi confinaua nelle retidi colui. Fe
ci ſorte la voce per reſiſtere à queſtoincontro
con ſpierate grida sſnrzandomi di vietare lo sfaſ
ciarmi la gamba. Cnn gagliarde violenze con
traſtaua la loro oſtinanone. mentre eſſr predi
candola gioueuole à riſanarmi , perſuadeuanmi .
al parienrememe tolerarla. Supplicaua d’eſſer
condotto nell’ hoſpitale,doue eſſendo conſegna
ra la mia infermrta, òalla natura, òdalla fortu
na, lìaùrei prouaro meno doloroſe conditioni.
Affermaua, qualmcnte il mio male non auuezm
a leniriuide’ mcdicamenti cſiccrbauaſi più toſto,
nel pri uarlo di queſta conſuetudine. Spauentati
.gli chirurghi dallo ſtrepiro de‘ mici lamenti, de_
pnſero il penſiero di ſuiluppare quel’ intri
cato rauuolgimemo di menzogne , poſtc per
appunto trà le faſcio , acciò che creſceffero
alimentate dal l ittedella ſrode. Conſultarono di
tagliarmi‘ tutta la parte offeſa, la quale dal ſen
timento, ch’io dimoſtraua, argomentauano pu
treſarra, e quindi certo preludio di vicina mor
te , quando col riciderſi non ſi toglieſſe lacom
municatione di membro corrotto , ch’inſerta il
rimanente del corpo. Diferirono al iorno ſe
guente la cffettuatione di queſto ccnſälto, forſe
per dar tempo ad altra mia riſolurione, ch’il ter
rore di queſto colpo haurebbe altrimeme matu
rara. Non haueufl penſiero per conſiderare, non
che per riſoluere, anguſtiato da ſouerchia con
fuſione, la onde ſaccuami taluolta ardito per
imitare quello Spartano, il quale permiſe diuo
rata vna ſua. coſcia , più :toſto che ſcoprire il
,pas— furto della volpe ruhbara. C051‘ perſuadeuami -
rl coi-raggio di tolerare queſto maccello, per vie
tare
Du. CORllBRO SVAl-lclA’ſo- ig'r‘
tare gl’inganni_ della mia nuoua profeſſione.
Mandò finalmente ſoccorſo la ſorte , dopò
.i d’hauerſi preſo baſteuolmente traſtullo in quelli
_4, ſuoi ſcherzi. Scherzi però troppo doloroſi erano
\Qoffl qucſti , ch’anguſtiauano l'anima con obligatio
ne di piangere per dar narco a loro troppo ſpie~
tati trattamenti. Già era tempo per conuertire le
-. beffe di coſtei contra il Grande , che m’liaueua
-` imbarazzatone' ſuoi giuochi. lnteſero i compa
~. gni,quanto m’era ſucceduto , con poco buono
"‘ì̀ìK-‘v‘ preſagio per loro, quando il zoppicai-e delle mie
bugie , faceſſe precipitare il lor meſtiere. Pren
dendo però partito , mandarono alla caſa . donc
io era vno, che fingendoſi mio fratello mi rapiſſe
dalle zanne di chi mi rratteneua, erliauervn
bOCcone da ingoiare a requiſiiione ell’ appetito -
ſenza conſumarlo. Venne con pompe di Caua
liete, in habito, clielo publicaua giunto di fre
ſco in Roma. S’abbocco col Padrone e narro la
mia fuga. l’mfame ripiego ai cui, per qu into di
eeua d’hauer inteſo , i0 m'era appigli ito, arruo
landomi tra’ calcanti,che peròin uel finto ſlaio
d’infermità haueua dato impul o à gli affetti
d'vna diuota compaflione. Accenno la nobiltà
de’ miei natali,aggiungendo inſtanza di riliauer
mi per Conſolar il Padre addolorato della mia
fuga. Stupí quel Grande, eriſpondendo con trat
ti mplto gentili, lo conduſſe nella ſtanza, in
cui io giaceua, tormentato della diſperatione.
Al veder colui , riſorſe il mio animo , ricaduto
però-ben toſto, mentrel’udii rinfacciarmi l’in
famia di queſio nuouo eſercitio, come che cosí
vilmente foſſitralignato da’ miei maggiori. De~
ponete(diſſemi)quellc fintioni,che vi dimoſtrano ~
infetmomon douendo lagnarui d’altro male,che
di- puoco ceruelio.- A queſti rimpruoueri di chi
Ka -5 - con-r
ta: CONTlNVA‘LlONE
condannaua vna attione,di cui egli ſteſſo era ſta
ll) compliceepromotore , rimaſi iſtordito. Al
nominarſi finalmente mio Fratello, ſpecificando
li diſegno di ricondurmi al Padre , penetrai l’in
ventionc del furbo. Concertando però co’ ſuoi
detti , e coll’atroſſirmipublicando il mio fallo,
mi sſorzaua ditaſteggtarc , in modo che non
{èguiſſediſſonanza alcuna. Ricuperai ilbraccio,
feci leggiadra la gamba,diſciolli la confuſa chic:
ma,imbrogliand0tantomaggiormentegliaffetti
di quel Grande, pentitodel non hauermi Fatta
la carità su’l bel principio, là onde poteſſe in_
quel punto vantare la ſodisfattione de’ propri
deſideri: Allo ſcorgetmi aſſai più va tn vna
vivace giouentù non corrotta dalle lſe _appa
renze , prouaua gli ſtimoli d’vn granderimor
riimento , per hauer traſcurata opportunità coſi
felice di guſtare li bramati piaceri sù la mia men~
ia. l’rocurò di trattenermi , màſempre in dar
no poſciache il finto fratello ſollecitaua la par
tenza diſc nata il iorno ſteſſo. Adduceua per
caulìi d’aFÈ‘ctſ‘Jrla l non Volerprolongare mag- ,
giormente i dolori del Padre. Auualendoſi il i
furbo delle dimoſtrationi d’affetto , che quegli
proſeſſaua verſo di me , sforzoſſi d’accoppiare
all’eſito de’ſuoi diſegni, l’acqtiiſtod’vn belliſ
ſimo habito, di cui quel grande miíece dono
ſotto preteſto del non hauer i0 in quclio ſtato
con che riueſtirmi. Affermando in oltre d'eſſere
llato ſpogliato nel viaggio da perſone di mal’ af— i’
fare,nttenneñdenari ſoprabondantcmentc,per ri
condurmi.C0ſt il` poueromerlotto diede la giun- _
ra , ſenza poter ſpacciare la carne , che pure di
vantaggio glicreſceuainanti. Mi libcmi dall'0
bligo di prenderlaffieſèntandomi pur anch'eda '
ogm ſomigliantepcncolo, cell‘ vſcire di Roma.
Riſolſi '
Dan Continuo Sv^Liol^~ro. iz;
Riſolſl il ritorno alla patria , douc hora pure mi
4c‘‘e
{o rirruouo ricoueraro, ſotto le ale paterne. Non*
s’offenda V. S. dalla proliſſitá di qucſto raccon
to. mentre fatta certa della mia continuata affet
r‘mne,e del mio bene ſtare,puü vantarſi d’hauere
ricuperato vn ſeruitorc. Sapendo almeno, doue
io fia doura inuiarmi i ſuoi commandi , i quali.
attenderò di tutto cuore come la prego ad ho
.3" norarmene, e per fine, ’c.
, E che 'vip/are , diſſeil Conrc , a'i qflefli atti di
`gran carità, chrs’wſano in R ”ma con-grande pom
pa Per certo oſo/la liberali! a di que’ Grandi?
~`-`—\
Quando /i rappreſenmnoſimili occaſioni, ſog*
giunſe il Marcheſe , pradizbi oltre miſura, diſper
_gono ogni loro` haut”, laſciando per altra parte
7mſerabik, efamrlxci Ii'uirtuoſi ó- altri per/omag
gi di molto merito.
Riimneuiama , diſſe il Cáualiere , Pol-ſiga aſi
fancl/arediſomigliantiattidi rarità à perſone Ec
”aſia/lio!” e Religioſe , come d’eſercixio lor pra-ſi
to.
E ‘b’ "I‘m-”WM a ripigliò il Barone, in così
lenga [eſtera .P Forſe le fiorberie dc’ mlmmi?
Non in gratia (replicò il MJreheſe) ſiana’o cb!
que/h' non poffono rnaltratmr/ì , ſenſa piangere li
`Prcnripi , i quali ſono capi di que/Ia profili‘
ſiam.
Czòforfe accennare (diſſe il Conte) perche egli
no preferiamo il modo di fabbri”, ſenza che appa
rifia flmie difimo. Hanno anrh’eſſi il loro linguag—
gio, non inn-fb che da ;loi manica gl’innrofl: di
[Zara: hanno le lam arti, e particolari dogmi, tutñ'
ti indi-iam” al rapire l’altrui con Ieggiadria tale,
the s’obligano rbt' otimndio rimane da lorofioogſia
to. Al meno fa di me/ìierì, che cosìfinga, per ne
”flíta d’mronir-aro il lor-genio.
K 7 E da”:
134 CONT|NV^210NE
E da!” tralafiiate , replicò il Barone , I’vfo Io
” di -vmder i1 falſh per *ver-a, di_fingere muffítà,
pergiuflificare le e/ìorſimí de’ /ùddiri , applicare il
più defle *volte ad accreſſtrt il [uffa diſuperbegmn—
dezze, ilfrequentare in ſomma inuentioni per mal 4M`_-A
-.—
tiplrmre glia-qui/Ii , regale per appunto, che s’in
ſegnana nella ſcuola de’ talcanti .P
1 Grandi, .ridiffe il Barone, hanno la rathe
dra, daue r’imparano lefirm'oni , ó-i [atrarinii
ammamati.
PMſiÎrma aa' altrar'ngmtìa , replicòvil Baro
ne, the baueua mona lettera mfle mani, in mi
così M12*
Lettera di chiìmn‘a braccia *venticinque di
yamaha. n
MOlto Mag. Sig. b.

Mandoà V. S.›brnccia, venticinque diqueſto


noſtro panno alto, come ella ricercò nell’vlri
m1 ſua, per farſi vn mantello. Credo peròche
habbia errato nello ſcriuere, perche ralequan
rità baſtarebbe al veſtire due Giganti: Comun
que ciò ſia , à me poco importa; come che hò
preteſo ſemplicemente d’vbbidire à’~ſuoi com
mandi, à’quali m’offio prontiffimo in occaſio
ne di maggiore rilieuo , e non ciòſacendo fi
ne, ke.
Fà di meſtim', diſſe il Caualiere, :fa: mſlm'
ſia molta codardo hauenda neteffíuì di camperaiſt
'un mantelJo in Napoli, doueèilciytume di prom
dflſi ſenza ſpeſa. .
None‘ tanto il ”mera de fòreflíeri in quella
Città, ſoggiunſe il Conte, ci” pqffbfupplrre al bi
_figna di tutti; (7 altriment: ben/ap”: , che non
?ad tubbar/íin caſa di ladri. .
Stupiñ.
Du. Comune Sv^Lr er ATo. iz;
Seupiſeo, ripigliòil Marcheſe, di quantità x4
le di panno. con cui ſi farebbempadigliamal.
la torre di Babilonia, non the *un mantello per
*unì/’mamo
Vinono alla Soap‘mola, riſpoſe il Barone , in
que’ pag 1. che Pero non oſano quelle inſegne a'í/al`
…martini alla Franceſe, mi: eſìendono piùùlon
ga i loro pal/ir , ”raggiunta digraue decoro am
pliando [efiſutene , come *zz/'mmm li Pariſe-i.
Diro‘ péù to/fo (ripiglioil Conte) the auuezzi
elfi/tenere sù le [Pafle moltegmuezze, 'vogliono
'un ſermiuolo d: peſo . neeiò the ſenſa loro auuer
timento con I:: def-’rezza joäm, non ſi.: fano ad
eſſí ‘un [ma mano.
' chlimrò (aggiunſe il Caualiere) rio, eb:
dif/è il Boeralini …ſomigliante proplffìlo: 'voler-m'
”fighi mantelli , per HMPTÌTC gambe diladrí e di
j url”
Dom-ì forſe ſer-”ire (ripigliò ſubito il Marche
ſe) ad alcun Prete. ò Prelato , che 'vg/Iendo alla
longfl rimopre /ìn’ i mlmgni.
Credo ( diſſe ll Barone) che tanto panno ſi;
per *un Medico. il quale firſt deuefarſi’ne 'un 1mm
”117, (he irffieme ſer-ua di valdrappafluando m
u” m.
Sono del 'volîro parere, ſoggiunſe il Marche
ſe, flando ehe hanno 1' Medi:: bifizgno di long/aiffl_
mi monte/li , Per moprireipropri dzffelti, the a
.-v
uanzano [orofin ſotto i piedi.
Quando ?hobbies riguardo à que/?a neeçfflh‘r
(ridiſſe il Cuualiere) io [fimarò, the ſia inuiato
per 'ale-1m Grande.
Penſate -voí, replieò il Conte, non baflam
cinquanta braccia di panno, Pen-ammontare le
tironnidi, le ingiu/Zixie, e :artigli altri-vini de’
Grandi,…
A5,*
l

13‘ (201171 uv Azz ozre


Aggiungete-pure , diſſe il Barone, che ‘vogliono
monte-11;‘, i quuli giungano loroſi” flzpru il ea- 1
po , perſepelirſi dentro à quefli , onde/inno ciechi l
al veder ilmerite de’ 'virtuoſi', le ſeelerutezze de’
fuuoriti , à fine di poter opprimereſèuza dzſ~
eretione , ó* homo-are ehi meno merita , ſènzu
termine…
Vogliono”:oltre,` diſſe il vCaualiere, che s’e
_ſiendfluo loro [in ſotto i piedi, per coprire quella
crudeltà, cb’ingiuflumente toi’bom toneulm , o`
pero/ae col manto i quale 'vela i loro mune-:menti
ueorefiouo ſanremo—alle altrui ruine , ò perobeſi.
?iu/mente con peflìmi eoflumi ”alpe/lane quelle inſe
gne di grandezza , le quuhfimo caratteri di Diui
nità. '
E doue laſciate, replicòilConrc , ſo [fraſe-[mr
d’wm_ long‘: coda inuentutu per Mueflà , 7m‘: per
me a ered’io alla Iorofitperbiu, Ãfiue cioe l’uggiuu- v]
to di que/Zu gli autentici” be/lie, quali ſono dichia- it
”ti dude operatiom'. id
Già cbeflmo tali , conchiuſè il Marcheſe , la— 'o
piamogli in gratiu ù parte , Per-:he non [bi-tirano i
fortune , 0"” di calci , ò di morſi'. l
I” confirm-'tà di ciò fit aperta altra lettera, e' l.,
cuifimtímemi non furono diuoiſi du’fi-guemi ”ñ "z
rutteri‘: così dite-uu. l
Letter-a in dzfiſu de’ bere/yi.
ILluſtriſſ. Signore ,
V. S. llluſtriffima molto riſcaldata contro la
gentilezza di quelñbuon Caualiere j che fà com
munela ſua moglie, mi porge materia d’inge
rirmi nella ſua difeſa, per ſoſtenere le ſue ra~
gioni. . Sòt, qualmente verrò ſubito ſchernito
con titolo d’Auuocato de'bccchi. Mi gloriarò 2
non~ '
DEL Cerutti-:ito SVALlcl^To. [37
nondimeno , certo d’liauere clienti vniuerſàl
mentein tutto il mondo, e-d’eſſcre in poſto, nel
quale portò ſetuire ì gli amici. Oltre che ſcguen- >
do l’vſo degli Auuoeati di ſcorticnieſhauto que- -
ſto vantaggio d'auanzate oltre la pelle anche le .›
corna. Et a dirne il vero , io non sò conoſcere da
qual legge ſia preſcritto queſto dishonore , non
ondato chein vn capriccio di volgo , 8: in vna
imperfettione propria d’amanti geloſi del bene,
che poſſedono. Amore , ſempre timido di per
derel’oggetto gradito, con queſto prereſto hi
Oppoſto riparo, contro chiunque pretendeſſe v
ſurparglielo, ò per il meno communicarneDun—
que perſonnaggio riguardi-nale, ò in ſapere, ò in
grandezza , dom-à aſſoggettirſi alle voglie d’vn
pargolettoſenza ſenno,e dourà ſecondarei timo
ri d*vn fanciullo diſarmato? Permettiamo tanta
viltà à’ giouaiii, che tiranneggiati indiſcretam’en
te da queſta paſiione , hanno per loi-o ldolo vno
donna , eper farlainſèparabile , onde non adhe
riſca ad altri, l’incatenanocon queſti lacci d’ho
nore. Conccdaſi pur anche l’vlo di queſta men
zogna , per accreditare neceſſaria la ritiratezza
à ſemina , che con sfi'enata alteriggia, rifiutan
do , e ſren—o, egiogo, ſi conduce col terrore del
vitoperio alla douuta ſoggettione.
Nel rimanente , huomo nobile e corraggioó
ſ0, il quale sà diſporre d’vna donna a ſuo grado,
che s’innamora, mi non s’appaffiona d’vna bel
lezza fugace,tralaſci queſti vani riſpetti, da’qua
li s’obliga al depoſitare la riputatione in donna
fragile, che ad ogni ſcoſſa più facilmente di ve
tro s’infi-ange. Dunque il theſoro più pregiato ,
e-c-r
che vanti vn huomo , dourà collocarſi iii vn va- .
ſ0 i ch’ammorba col fetore , -inorridiſce , ſe‘
i dentmzſi rimira, rieſce abomineuole ,. ſe fi
conſic
138 CONTlNVAZION!
conſidera; dirollo apertamente in vna porta di
ſemina? In vna parte, ch'appetiſce ſolo diabo
neſtadi , dourcmo noi flabtlire i fondamenti
dell’hOnore ſi corrompano le glorie di fami
glia infigne , ò di perſpnnaggio per il ſuo l
_valoreilluſheP Ogni qual volta rifletto ſopra la v
verità di queſto non poſſo non condannare la
ſciocchezza di chi hà publicato tal’ ordine, e
non ridcrmi della ſimplicità che l’eſeguiſce. E
done ,s'inſegnò giamai , che i benidell’animo, ‘
habbiano dipendenza da parti corporee , con le
quali in ragione d'eſſere, hanno più toſto con
trarietà E La fortezzamedeſma , come virtù ,
non ha relatione con la tobuſteua delle mem
bra , ancorche raſſembri eſſerne neceſſaria la
congiuntionc: Dunque il ſolo honoreſi colle
garà col corpo, e con vn corpo anche inferio
re, quale èquello della donna, di maniera che .f
rimanga imprigionato nel fango , ſ1 ſepeliſca i
nellezzo vna gemma tanto pretroſa P l
Li becchi dalla proprieta de’ quali ètraſpor— 1(
tato queſto titolo à maritati , li quali laſciano li- h
bero il godimento delle loro mogli ; come che ll
quelli animali ancora non vietano il commercio i
d’altri con le loro pecore,hebbetoqucſìo pre
cetto da vna natura manſueta, eſercitata gia nelle
conditioni d’agnello. lncapacidi ſdegno , ne
gano di riconoſcerne mon'uo , il rimirare, ch'al
‘tti s’vſurpi ciò, ch’è commune , 8t anche vſur
ato, non ſ1 perde. Si giudicarà dunque dis
onore l’imirare vna manſuetudine celebrata
nelle ſacre carte, 8t il raſſomigliarſi ad animale L
appruouato vniuerſalmente , ſimbolo di peri
fetttone? E per qualeagionelo ptiuilegiò la na
ñtura , concedendo al ſuo ſolo ſangue virtù di
romper il diamante, ſe non, perche il più buo
no de
Dei. CORRÎERO Sv^ LlGlATO. i”
s-—.`-u`-\ Tuflnñ no de gli animali , volle timeritarc con ſingo
lare paitiilitîa , facendolo ſuperiore alla più pre
tioſa delle ſue fatture?
Che ſe altri accenna diverſità nel paragone ,
per i legami nel matrimonio , che ſono tri
’huomo , ela donna, non così tra’bruti, ec
co ſi riducono i punti deldishonore al manca
mento di ſede, 8t al pregiudicio della ſcambi:
uole obligatione- Nel qual ſentimento ſarà dis
honore anche per parte dell’adultero , mentre
-fl.—
con l'inoſſeruanza del debito maritale,con al
v tra donna ſi congiunge. Sarebbe vniuerſale que
ſta-ſpecie di vimpero nel mondo, e principal
mente appreſſo li Principi, ſtando chenon più
ſi ritruoua chi oſſerui la fede, nè cogli effetti .
mantenga la realtà delle ſue promeſſe.
Con queſta conſideratione, nell’ adulterio
fece lddio eguale la colpa,ſi dell’ huomo , come
della donna, non eſſendo diſlimile il fallo, men
tre d'egual debito è vniſorme latraſgreflione.
Gli huomini forſe in queſto hanno particolare i
mitati i Grandi,li quali negano di ſoggiaccer alla
legge , ricuſando eſſi non altrimente d’aſſogget
tirſi à ueſta legge di dishonore, come domi
nanti a le donne , per le quali ſolamente ſu pu
blicato tal’ ordine. l ſaggi però, come condan
nanoqueſto ſentimento in materia de’rc nan
ti , così riprnouano quella opinione , ne par
ticolare de’mariti. Ne ſegue , qualmente non o
hligati quefli , come appare , dimoſtrano vana,
la legge, ſtando che leggi partiali , in intereſſi
communi non obligano.Così diffiniſtono i Giu
ridici , da’ quali pure vieneaflblta vna donna,
ancorche maritata, che_ per amore faccia di ſe
medeſma parte ad altri. Conſeguenza euiden
te , che rimuoue queſte rigoroſeimpoſitioni di .,
Vltu
'40 Conrruvnzro”:
visuperio da’mariti li quali ciò permettono,ſtan
do che non può aſſoluerſi alcuno , con pregiu
dicio della parte intereſſata.V.Sign.llluſtriffi
ma dunque non ſia così ſeuera in condannare i
quel ſuo amico , molto giudieioſonel non vo* l
ler prenderſi briga di tener ſempre le chiaui nella i
ſerratura della moglie, onde non n’eſca la ripu
tatione. Non vuole nè meno romperſi il capo in I
leg-ire il libero arbitrio d’vna donna, ilquale non l
può eſſere violentato, nè pure da Dio. lo per
mia ſé, cleggerei, di converſare mai ſempre con
Caualieri di ralhumore,e proſeſſarci loro ſingo
lar ſcruitù. Chi hà iudicio, così ſente, e chi
vuol viuere ſenza dil urbi , tanto conferma con l
l’eſperienza, imitando i Grandi, che ſono eſem- i
plari d’vna vita uieta e felice. Chi non sà l
aggiuſtare ilcerudilo à queſto parere tralaſci di l
meritarſi, e non s'imbarazzi in queſta neceflìtà
di riſtringere tutto ſe medeſmo tra le coſcie
d’vna donna', doue ſono ſolamente immond
de-Lze e ſetore : nè fi~ renda‘ ſchinuo d’vn cañ'
priccio di volgoſtmprecieco, il quale, mentre
ſerue` di guida , incamina à’ precipitii. Se V. S.
llluſtriſſima non s’appaga di queſte mie ragioni,
ſcuſi la debolezza del mio ingegno , e la miſeria
di queſta verità, che non può farſi paleſe . POſ'
ciache tutti ſono acciecati per non vederla. Scu
{ila remerirà , con cui hò oſato contradirle, e
riconoſcendo in queflo ardire ',‘ vn effetto di
confidenza. s’afficuri qualmenre, come conſer
uo memoria della di lei gentilezza per confida—
re in eſſa, coſi l’hò à cuore per mantenere le
mie obligationi, in conformità delle quali defi
deroſo di ſeruirla attenderò li ſuoi commandi, e
quiui` per fine , Bce. ‘
Ha molti ſeguaci Ia dottrina di uſim', diſſe il* i
Conte, '
D”. Cormano Sv^ LlGlA'l'o. [4|
*.-ñ -órfl Conte,prat:ieam principalmente nelle Ci:radi,ohe
fino più apprezzare. . , . _
Buon pro farei-f, ſogglunſe il Cauahcre,à ehi
hà buon capo perſoſtenere il Peſo delle corna, ſenza
aiſentir/z'.
Tralafliflrono que/ia materia Per eſſere troppo
dura e tenace.
Quindi preſero nuouo eamPo, Per migliore trat
tenimen” in altra lettera di ſomigliante xe
uo”.
Lettera Lui-[eſta, mù fitririm contro
li muſiei
` Moi-0 llluſt. Sig. mio,
A’ Na olitani porgo poco credito. Sia detto
in pace iV. S. la quale ha imbaſtardita la pa.
- tria, per farſi galant‘huomo. Narrò l’altr’hieri
vn Napolitano accidente occorſo in coteſte par
ti . al quale hò` negato il tributo della mia fede,
fin che autenticatomi da lei, m’afficuri eſſere
verità,che lo merita. Diſie, che nella Puglia vna
tarantola morſicò vn cane. il quale arabbiato
contracambiò il col po. Si fece trattato d’accor—
do trà’ queſti animali , fermato patto di render
il cane , per ñnar l'altra col ſuo pelo, obllgando
quella al truouar ſuono, che ſeruiſlë di reme
dio al ferito: Vn barbiere fece la carità al cane ,
e ſpingendo tutto il ſuo pelo ſopra la tarantola
morſicata, le formò ſepolchro, in vece di riacqui
ſtarlela ſal ure. Tali fi diſſero li chirurghi, e me
dici de’ noſtri tempi,.i quali vccidono. in vece di
rilànnare. Venne vn’ orbo con la ſua lira, il
- quale ſtroppiando la muſica, tormentaua, in ve
ce di conſolare il patieute. ln tal guiſa proſeguì
" ſenza interrompere li ſuoi ſalti, come richie
deua
”.2 Co-NT'ÎNVAZlONE
deui la violenza del male , ſpingendoſi nelle
publiche piazze, e ne’luoghi di maggior con
corſo . con riſo di tutti che lo vedcano raſo. Fu
conchiuſo quello eſſere ſtamſcher-zo d’alcun
Prencipe. l più ſaggi contradiceuano, -affer
mando, qualmente il Grandi non ſanno-;che
ſcorticare i non hauendo tanta diſcretione, on
de ſianocontenti del pelare. Menti-e s’attende—
ua communemcnte queſto ſpettacolo . occorſi:
che raggio vn’ Alino, al cui canto ſubito ſi ri
cuperò il pouero Cane. Stupironotutti , e con
chiuſero hauere maggior virtù vn’Aſino, che
vn Muſica. Deſidero da V.S.la certezza di que
ſto ſucceſſo, con penſiero di ſormarevn’ Apo
loggia in difeſa di quel pouero orbo , che non
arreccò giouamento con la [lia lira, come che
gli orbi ſupremi mai non poſſono con la loro
harmonia ſermate il Firmamento. il quale di
continuo và ſaltelando , e ballando con riſo del
le Stelle, che ſog’hignanotuttogioriio perque
ſto ſuo mancamento. Per diſcorrere con mag
gior ſondamento , la ſupplico d’auuiſàrmi ſe
quell'harmonia di la sù è di violone , ò pure di
cctra- Deſidero ſimilmente d’intendcre, in qual
modo ſia aſceſa la tai-antola al mordere quel
.- pouero Cielo, neccſiìtatoàballare, mentre pu
re., ſecondo il ſuo nome di Firmamento do
, urebbe eſſer immobile. Proſeflarò à Voſtra Si
gnoria ſingolar obligatione per queſti auuifi, i
quali minuſciranno maggiormente grati, quan
do s’accoppllno con alcun ſuo commando , co
me la prego , e per ſine , 8:0.
. Puo far burmania con I’Aſino chi hà ſcritto,
diſſe il Marcheſe, concordando molto bene b-ſua
ignoranza, con la ſioh‘dità di‘ quel animale.
Panni molto gimticioſa- riſpoſeil Conte , nel
tot/leg
De L Connilito 81^!. lGlA‘l‘o. 14;
tafleggiare contro li' Prem'ipi, Medici . c Muſici ,
cb’in triplirato numero Per appunto formano la
perfetti”: d’ognipi’ù maligna qualità.
Altra ”riſonanza , the quella d'un tiri-bo”: ,
ſoggiunſe il Barone, ſirichiederebba pn' far ri
ſuona” il merito di queflo ter-”ario topiaſòd’igno
mini:.
A’ Muſici, conchiuſe il Caualiere. :ò uo!
mente tonuerrebbe 'una certa di quelle, c :con
**una tarda [ola fanno timóombo nel ”Ilo- Que/ia
farebbe ripeter -wi buon’ ”ho nel1a comunità della
[oro *vai-e. Drglr' altri non [anello , ton riguardo
più del loro grado , the de'[oro demeriti. Fù pra
Poflo motiuo di nuouo ragionamento ton altra let
tera , la quale tori diretta.
Lettera d’vna Dama, che diffuade l’amore
degli huomini.
CAriſtima Signora,
La confidenza, con cui, òamica, m’hauete
’ ragguagliata de’ voſ’tri amori verſo quel tal ’Ca
ualiere , che m’accennate, mi porge motiuo
di vicendeuole cambio , er confidare in voi,
onde fiami libero il ripren erequeſti voſtri affec
ti. Oh Dio! quali tratti di compaſſione hanno
accompa nata la certezza di queſta voſtra ſciagu
1…fly—ñ ra? Gli sèorzi dell' amicitia mi rapiuano , quaſi
all’ augurarui ogni oltra conditione , benche
miſerabile. per ſottratui à quella d'amante. Don
na inuaghita d'vn huomo , è volontaria prigio
niera iii vn’ Inferno, la tirannide de’tormenti ,
_lacera con ſcempio tanto più ſpietato, quanto
più molle, e dilicatoè vn cuoredi femina. Li
noſtri vezzi non giouano pei~ piegare vn'altie
rezza indurata di iiidiicreto orgoglio. Le nloſſìre
u in.
,144 Courr‘uvazrona
l
luſinghe ſono diſprezzare da cuori impietriti ,
impaſſrbili per le impreſſioni d’amoroſapaffione.
I
Con vn' anima in ſomma di Ferro.cortiſpondo
no crudelmente ritroſi a’ noſtri amori. Ed haue
te ammeſſi gl’inganni d’vna vaga apparenza.
d’vn aſſiduo corteggio, d’vn affettuoſo riſcon
tro, che egli finge ? Semplice credito , con
cui pieghiamo l’intelletto. come pure da vna.
tenerezza inſerta in noi ſono fatti piegheuo~
li i noſtri voleri. Infelice colei, ch’ad vo hu
mile ſîiluto aſſo gettiſce l’animo, ad vna boc—
ca , la quale árrida , apre il cuore ad v
, no ſguardo , che rappreſenta ſimulata adoratio
o
ne , permette autorità d’obligare alle ſtatic.
Miſère noi , nelle quali s’amano le ſole elitie,
ch'in noi depoſitò la natura , acci'o che non Foſ
ſimo più indiſcretamente vilipeſe da queſti in
grati. Ci vagheggiano, ci ſeruono , c’idolatra
no, mà nel momento in cuiterminano diletti
fugaci fluiſcono le pompe d’affetto , 8c hanno
.meta le ſperanze di gioire , all’hor quando prin—
oipianoi godimenti. Dourà dunque ſoggiacer
vna donna ad amoroſi ſtenti , ſuiſcerarſi per in
contrare il genio d’vn’ huomo,concederglil’im~
pero d’vna beltà celeſte, per mottergli pur an
che il dominio di ſe medeſina, ſe nelpunto di
ſtringer il node delle contentezze, viene diſciol
to , ‘e precipitanoi piaceri, quando dourebbe
rogiudicatli aſſodati da gli abbracciamenti.
Se come amante, s’accoglie l’huomo. s’ab
braccia 'vn 'tiranno, ſe fi rieeue come marito , ſi
fiindtuiſiblle vn carnefice. Glierrori,co’qua~
A li non li ricuſa dar adito alla ſodisſattionede’ loro
appetiti, hanno vna tromba, che ſuonando la
ritirata alla noſtra r1putatione,ſerue ſolo al ‘pu
blicare le noſtte iguommie. S’aſctiuono à gloria
queſti
Ds L Cokklfllo SVALlOlATo. ”5
quelli empi l'liaucr trionfato di noi con le loro
'zi‘.ü
finzioni. Con publici vanti ſi pauoneggiano
d’lmuer- piantati ne’ noſln campi ll loro ſtendar
“\
di, rapite à noi le inſegne d’lionore. Non poteri.
\o\ \
'e,
doandar pompoſi con queſti pregi. s'acclamano
felici alle occaſioni di mortiſicare la maeſta del
noſ’cro meri to, caratteri-zato con note particolari
di Diuinità , nominata da eſſi ſuperba altere:
za. Stimano di regiſtrare vn fatto degnodelle
RWÌ
memorie della eternità , all’ hor quando col
mancare della promeſſa fede , ci tradiſcono , o
‘o
ſpogliati totalmente d’humanirà, ci maltratta
ñ
no , più de' bruti. Appellano l’inconſtanza vir
tù , nominano con titolo di prudenza, la mu
tationc degli affetti , predicano riſolutione di
gran giudicio l’eſercitare contra di noi 0'
gni ſchemo e diſpreggio. Si vanta , come
huomo di‘ molto ſenno. chi con rigoroſi)
commando sà tiranneägiarci , e predicaſi di
mnd’honore, quyan o per vnico fallo , e
ral’hor anche ſolo imaginato, riſolue d’vcei
derci. '
E ſarauui dama coſi ſciocca, la quale conſe—
gni ſemedeſma all’indiſcretezza dell’ huomo,
chi nella peruerſità di tali dogmi dà pur troppo
ì vedere,quantoſiano corrotti li ſuoi ſentimenti?
Evoi,ö amica, ſtruggerere il voſtro cuore , pei
farne ſacrificio ad vn’huomo, il quale ſimulata
di riamarui ſin che giunga al oderui -.² Diſingan
nateui, òcara,erifiettendo opra que’titoli,c0’
uali ſogliono quelli empi maltrattarela dignità
del noſ’rro ſeſſo , conſiderate che ſono vn riaſ
ſunto d’attributi, li quali deſcriuano puntual
menteli loro coſtumi. Penſate però, ſe vic0n~
nen a l’accarczzare vna Tigre , il rimirare vn
Baſi iſco, e l’amare vn’ ArpiaMolto più ſpietato
l le.
14.6 Contluvazrone
le loro frodi pregiudicano alla noſtra riputatio—
nia-,6: alla vita , n doue lè fintioni di tal’ vm
di noi, non danneggiano finalmente , che in
leggieri parimenti, de’ quali purtroppo facil
mente ſi ſgrauano. Deponete quel cuore amoro
ſo , auuertendo con la regola di queſte confide
, razioni, qualmente à noi fidi meſtieri eſſer di
pietra per non arrenderci à’ morſi troppo dolo
roſi di qucſte fiere. Prendeteſeam po da’lacci col
volo della libertà, hauendo riguardo alla condi
tione di queſte reti , nelle quali fatte preda, hab.
biamo il conſortio di tutte le ſcia ore. Baſtino
queſte perſuaſioni , ò amica, per uſcitare que’
penſieri, da’quali vi fi rappreſentaranno i coſhr
rni degli huomini, pronti al corteggio, oſequioſi
nel riuerirci, affettuoſi nel vezzeggiarci. ma però
altretan'to empi nel tradirci. Stimarei ſingolar
.fortuna , ſe con queſta lettera ſecondando io la
voſtra mente di ſomigliantí concetti , pullulaſſe
;in voi riſolutione di non amare, profiteuole,
,per isfuggire que’ tormenti , che ſuccederanno
alla continuationc diqueſti amori. Concedauiil
Cielo tale felicità, 8t à me gratis di poter coope—
rare alle voſtre contentezzc: che con ció Facendo
fine vi baccio di cuore le mani.
Volejſe il Cielo, diſſe -il Conte, che /ìtompijî
_ſiro i de/ìderi di' ”Hei , onde non ſi rirruoaaſſe
donna amante, ch'in tal modo ”mmm-ebbe alla
humanità ”una vocal/ione da’ maggiori precipitii,
li quali danneggino e nofire glorie
Non applaude, ris/'poſe il Caualiere, a‘ tale
mſlm wlan”: , [Ian o :lo: ſi priuareblze I’lauo
mo d’rvnjàmmo contenta , the ſi gode ”elfar Ian
guire ‘una Dama , la quale ann‘.
Il Marcheſi* , come innamorato, non aggra—
dixm ſòmt'glianti diſc-"fi. la and: gl’interrupfe
tall’apri
DEL Connleao SVALlG|^To- 147
;011‘ aprire 'un’ altri lettera . i” cut' cori ero
ſcritto.
Lettera di cbr' domanda d’hnuer in Roma lu ‘vm
w~Qvu~wóu
-r—q\r
defirittione :l'a/nu Arpiu.
MOlto llluflre Sig.
Sò qualmente . il concorſo di molti buoni in
gegni fonda coſtà il throno delle belle lettere.
Bindi hò ſtimato di non p0tere collocaraltroue
meglio la ſperanza d’eſſere compiacciuto nel de.
ſiderio, ch'io tengo d’hauer la deſcrittione d'vn‘
Arpia. Bramo vna compoſitione va a, acciò
che rimanga ben ſeruito, chi me ne àpartico
lare inſtanu. V. Signoria per la familiarità, che
‘Aa":
tiene con moltivirtuoſi,hauràopportuno il fauo
rirmi , come la prego con ogni affetto . ele bac
E.
“-7.
cio le mani.
Chi riceue-rà quefl’ordine . diſſe il Caualiere,
potrà facilmente eſeguirlo , eſſendo in Città .
”ella quale ſimo molti rviui eſemplari d’Arpie.
cheperì nonflmì malageuole ilfor-mamo aggiuflu:
ta deſcrittione.
Alludete per certo , ſoggiunſè il Marcheſe‘
alla moltitudine de’grundi , chi quefla habitat”,
Iù onde nelle tirannidi , nella crudeltà abbonda
no quelli , da’ quali/i‘ rendono firmi/ieri li coflumi,
e leſembianze d’Arpiu. ‘
Ne‘ trattamentidifierezzu, ripigliò il Con
te , conuengono que’ Signori con natura così
ſpietata , ualunque ella ſia , òfintu , ò 'vera,
Euui ben x dtffìrenza nella conditione, che s’at..
tribuijèe all’ Arpia di palejìtre ſegni di penti
znento , ogni qual *volto nelſuo 'viſo ella raffigura il
ſembiunte humano. . .
‘E quando mai, diſſe li Barone, confeffimoli
I.. z Prentipi
148 CONTXNVAZ|ONE
Prencípi d’eſſer buomini , ingannati dalla loro ſu
perbia , la quale gli Per/'nude r‘i non conoſcerſi flami
glianti ùgl’inferiori, ch’e i talpa/lana, e maltrat
tano…
Que/la e‘ benſilu ragione , replicò il Caualiere.
per cui operano, qua/i bruti, ſdegnandoſì d’ap
par-irc con cot’lumi immuni. Non però e' mal’ ap
plicata la ſimilitudine d’Arpia , come cloe non poſ
ſono mentire La faccia. Mancano nella conditiane
di pentirſi, poſciacbe for-ina deformi nel corpo , co
me nell’ animo. ſe ad imitutione di quella, daneſi
ſero jgmfflurſi il -viflz alla pre/Enza di chiun
que rinfuccia loro 'un’ atto di crudeltà” d’ingiu~
[titia.
Li Grandi, ſoggiunſc il Barone, hanno le mu—
ni talmente aduncbe (’7- arraneate, che buone ſo
lo ulrapire , o al Iacerart altri , non Peffòno riuol— 34auL~4 A`
_geiſi alpunire [oro medeſrni .
Intendono , ripigliò il Marcheſe , d’accennare
altro eſemplare della deſcnttione, clae chiede co
ſtui, cioe‘ à dire la" donna , 7an le oppoſz‘tiom',
dalle quali ſi controlla à’ Grandi la perfetta
ſomiglianza con I‘Arpia , militari” anche con
”a la ſemina. Oltre che que/la non appetif
ce altro langue, che l’oro , ne ſi mcg/iraſPìetata,
che per iſuenure le borſe.
7+2; que/Ii dffi-mſi , preparſi il- Conte tzuoaa
lettera , con cut' cimemb la curia/ita de' compagni,
così leggendo.
Lettera che riferiſce la qualità delle Cortigi'ane fla ñhc
di Venetia. -
ILluſtrifflmo Signore,
,p F_ui a’ giorni Paſſati in Venecia, doue la cu
rioſita di molte dehtie mi trattenne.,-Non riferiñ'
e, ~ , rò
..,—
DEL Conn i uo SVALIGlATo. 149
ró li particolari di Cinà eſaltata con publici van
u
ti , 8c :icclamara con titoli ſingolari in ogni par
te. La copia dc’godimcnii allaccia ogni cuo
re , ſl che fa di meſtieri slegare le borſe, per
laſciare sborro alla ſtrettezza di qucſti lacci. lo
mv- pñ-n
era nuouo nella cognizione di queſti diletri, ma.
inuecchiai ben tolto , aderente all’ eſperienza
di chi in pochi giorni, habiliia ad una Fondata
pratrica. Equeſto pureè Punto di gran felicità,
memre ſenza longhi ſtcnrmì principiano,e com—
piſc'on'o gli amon-nelloſtrſſo tempo , non ama
R’ggiaii da’ parimenti della lèruriu. La Fre-quem
za delle Cortigiane concede il trattare lc don
ne , ſecondo i] loro mcrir0,quaſi bcſhe , eleg
gendofi tra molte quella , che piu piace. Non è
contentezza di poca' ſtima il porci* rirruouare
d’improniſo ,.à ſubita creſcente dell’ appetito,
vn’argine di ſuo guſto. Il prezzo hà le ſue mete,
condirioue, che Eicilira maggiormente il porta
:e auanti la chiaue del negozio. Sonui merci
d’o ni valſcnre, eciaſtunoá ſuo piacere può ag
giu are la ſpeſa . all’ hora ſolamente maggiore ,
quando lÎ ricercano drnppi, li qualinon habbia
no , nè dritto ,- nè rouerſcio , per potergli vſn
re indifferentemente in ogni parte. La gracia,i
vezzi , it'rattcniinemi , che ſi pratric-.mo da
quelle, non-hanno imitazione in altro luogo.
Poflèdono `la vera arte per ſabricare le dolcezze
amoroſe, hauendo tutte le re ole de’ moti . sì 7-**’1’
reni ,- come obliqui, che po ono ſar credere i
loro amanti in vn Cielo , done pure dal moroſi
conſtiruiſce l’harmonia diletteuole di quelle sfe
re. Non laſciano orioſa parte alcuna del proprio
corpo , affari-:ande egualmente :una le membra
principali, per moltiplicar piaceri, Wſti mai
non s’incontrano con vn pelo -di barba, eſer
L z Citan
1.50 CONTlNVIl'LÎONI
citandoſi con molto ſtudio la curadi leuare‘ogni
ruuidezza, da cui poſſa offenderſiladelicatez
za d’vn tanto guſto. E‘ ammirah-le la loro ſolli
citudine in putgare le ſtrade, in guiſa che da fre
quente concorſo non vengono corroſe, ne al
lor-date. ln ſomma chi ama diletti , penſi
all’auuantaggiare li deſideri, oue può traportar
gli prurito laſcino, non prendendoſi briga delle
ſodisfattioni , le quali ſuperano, quanto può ap~
pctirſi. -
Deuono ben ſi auuertirſi per altra parte le fro—
di, i tradimenti,i m0rbi,ch’in maggiore abbon.
danza ſecondario di malanni , chis’imbaraz-La
con eſſe. A paragone delle loro fintioni è ſincero
l’inganno. E‘ ſana la peſte, in riguardo alle ghian- ~
duſſc, delle qu ili formano regali àchilegode.
Hanno per coſtume il dipingerſi. Tanto baſtei
l’acccnnare , onde ſi conoſca , quanto ſiano ſin
te, mentre fi tramutano volontariamente in . -.ó—.—ñ’—
pitture. S’auuerta pur anche, qualmentmco
me ſèpolchri pieni d’inſegne di morte, s’im
biancano, es'abbelliſcono al di fuori er appari
re , quaſi Mauſolei; vin guiſa ’che l’e ernoſem~
diante tradiſca nel prohibcre il terroredi ciò,ch’à
dentro inhorridiſce. _
Certo più d’ogn’altro'particolareèilpriuile
gio, che vantano d’eſq uiſite inuentioni-permol
tiplicare gli acquiſti. L’ingordaloro auaritia non
hà votacità , che la pareggi, e ſpolpano con ta
le leggtadria , che gli ſciocchi,iquali rimango
no con l’oſſo ſolo, danno lord di buona volontà
anche la midolla. Hanno la vera pietra di para
gone, per riconoſcere à primo toccoi corriui,
8c i balordi , rie perdono punto d’occaſione per
porrem'gabbia merletti, li quali ſono fatti tra
ffullotdl qualche altro ,il quale ſguazza à lor
coſto. i
DEL CORRlERO SVALlGlATO. [51
coſto. Suìſceranolecaſſe, depredano le mura.
naſcondono gli ori , ſepeliſcono gli omamenti,
per introdurre l'anima d’vna finta pouerta , che
commuoua ſpiriti di compaſſione. (Leſto vſa
no, ò le piu belle,óle piu blZ'lſl'c, le quali conoñ‘
ſëcndoſi auttoreuoli pci-legare vn’ huommſtimañ
no di porer ſare buona preſa , quando già l’ha
uranno nelle reti. Altre. con oppoſìo-ſtile ſpop0~
hno il ghetto degli H:brei.pcr veſtirſi,& addob
bite le caſe con pompe di ſemplice impteſtito, il
qua\erende uſura di miſerie l“.îggiol'i.1r| ta] m0~
do aan-ditano la ſcarſezza de’ talenti , che ſo
giiono dar pregio ad vm donna , ſperando d’có
ſiggere con ciò maggior prezzo , auuantaggiate
di riputatione. Non mancano d’vſarela liberali
tà Per traffico di guadagno gettando vn’hamo
d’oro à fine di ſar preda—maggiore; ancorche tal'
vna rimanga defraudata in conformità di quel
villino , che laſciò cadere nell’acquala zappa.
~<~ñ‘Z.\Ì’—d per rihauetla fatta più prezioſa. Concedaſi però
tributo di lode à chilo merita, non potendo ne
garſi vn’ecceſſo di maniere grazioſe, d’vn trat
targentile, d’vna nobile conuerſatione , in chi
mantiene principalpoſto nell’arte. Hanno con
ditioni deſiderabili in dama di maggior pregio,
che poſſa' eſſer amata da’ più Grandi. ll lo
ì?“
ro ſufficgo è maeſtoſo, ma non ſuperbo” inñ
PÈ ÌÈ—-Ìîz 'äì ‘fi tereſſato 5 ~la gentilezza rapiſce , 8c obligo al
donare, ancorche' elieno taluolta non habbiano
intentione di riceuere. Amore finaimente dette
dirſi nato in Venecia, fatto aſſai ſorte per la mol
titudine di belliffime Veneri , chelo nodriſco
no. lo per mie parte non sò conoſcere , dou’e
meglio poſſa vn’ huomo fondare il ſuo ſcettro,
per prendere poſſeſſo di ſoaui eontentezze. ~Può-›
eficnderfi il dominio delle amoroſe gioie,
L ,4- poſcia‘
~
A_a<ñY-d—

rr:. Courrnvazroue ,
pol‘eiache ampio è cola il vaſſallaggio d'amore,
la doue in molte , ſe non in vna,ſucceffiuamen~
re ſi gnſhil cumulo delle qualiudi , che poſſono
arreccare a’ noſtri appetiti occaſione di trion
fo. Scuſi V. S. la vehemenza dell’ affetto , da
cui forſe troppo lungamente hò permeſſo che fia
trapormta la penna. Potrà ſeruirle queſto rag
guaglio. per certificarla d’ogni guſto, quando
riſolucſſe inuiarſi à quel delirioſo paradiſo , do
ne li datdi d'amore fanno nido alle dolcezze,
non aprono ſeno à' tormenti. ,La mano .piena
d'oro è rimedio ad ogni piaga , che poſlìno for
mar nel cuore quelle celeſìibellcue. Se .con ;tt
tri auuertimenti potrò indrizzarla à’ piaceri, co—
me auido d’ogni ſua felicità, non mancato al mio
debito , conforme il quale attenderò opportu—
nità. di ſeruirla 5 e quiui per fine affettuoſamente
le baccio lc mani. , › ' › *
Non La‘ prattiratoclaifcriue (dlſſè il Caualie
re) le delirio di Ram; , che altrimente ritratta:
rebbe que/li cmomi, co’ quali efiilta a': ſ‘auerchio lr
godimmìi di Venexia.
La /Ìmplicitadi cz/Ìui , ſoggiunſe il Marcheſe ,
mm doue admmere ml ruolo de’ galli gl’indegniſt
piaceri, che s’tujimo colà. _
Aſs' ,'ripigliò il Conte, ch’in ambele Cittadi
ſi giunta :ù laſlqffa carta , ancorcheſia più bono
nuole in Roma il giuoca , Per la qualita de’ [mſn
na 'ri di/ìzma . , ob’iui [Uſo-citano.
äuefla èmateria troppa trita, (diſſe il Barone)
ó' ha relation: col commune prouerbío di ma gior
ment: ammaróare to” laPltzza,qtmnto più l trat
ta coldiſiarſh~ Per @fl-rire però altra nauità, Prin
"iPÎ'3 l“ lettura di 7111.01” letter-1 . “lie :ari di’.
tetta. i

Lettéñ
rÌv—> ~ ñ—

th. Connino SvALiou'ro. lS'Z

Lettera diſpropoſiti à propoſito.


ILluſtriſſimo Signore ,
Vna Lumaca venuta l'altrohieri per corrie
ro del Rè di Tranſiluania , ha rappreſentata
occaſione di vari ragionamenti. Ha portata
ſeco vna gran valigia , piena d’ombre c di
chimere, regalo mandato communemente à chi,
hauendo il capo vuoto di ceruello, pone in eſſo
mai ſempre eaſtelli imaginarii di grandezze chi
merizace. Haueua vna ſcatola di penſieri fuman
ri, che ficeano piangere chi ſopra loro fermaua
ſi. E queſti fu detto eſſere partidella mente d'al
cun Grande auuezzo mai ſempre al format ma
chine, dalle quali arreccano danni, e ſciagure
à chi viue loro vicino. Tcneua in vn cinto le
ate alcune dramme, ch’erano quelle per ap
punto ,~ col mancamento delle quali non facen
do aggmſtato il peſo , gl’otefici , egli [penali
compriì‘ono le loro ladrerie. Diſſe il corriero
eſſerui vna gran caſſa d’oncie , e di lire, à
propoſito degli valtri mercanti; ma queſta effe
re rimafiaa dietro .per lo concorſo grande di
quelli, ch’aſpirauano ad vſurparne gran parte.
Non altrimente affermò eſſere ſuceeduro d’v
na ſoma'd’iugioſtitie , di rapine , di crudelta
di, ſolite ad vlàrſi da’Prencipi , merci, delle
quali haueua fatto ſpaccio nel viaggio, aſſilito in
ogni luogo da’ regnanti , ò daloro miniſtri. Vn
faſcio di cucumeri inuentati, riſerbanaſt perle
Cittadi principali d’ltalia,oue hanno molto cre
dito alcuniignoranmcci aggraditi da’ maggiori,
in modoche gli admettono nelle menſe, facen
doſene paſto delicato, il quale ſerue d’inſala
ta. ln queſta parte pure ſperaua guadagno
L i van
:54 CONTlNVALÎONE
vantaggioſo ſopra alcune pillole fatte di vento; l
come che molti ſono quelli, liquali con l'ambi
tione procacciano nutrimento,e medicina,gonfii
mai ſempre non d’altro , che d’am-a di ſuperbia.
Haueua buon'z‘raffico in alcuni roſh-i d’Aquila ſa
llll , molto aggradeuoli à chi eſercitaqueſti m
cini, che rapiſcono li Ganimedi: Non era di
minor vantaggia vn’ ori-e di denti di Lupo in a
ceto,buoni contra la cormrtione de’ coſtumi del
noſho ſecolo. poſendp giovare all’ ammollire la`
crudeltà di quelli , che con voracità ſpietata lace
rnno il tutto.Si dolſe di nonhauertrarrenute an- .
che per gli noſtri paeſi-alcune cornainuifibili ,.
ſcuſandoli in queſto con laneceffitì,che l’haueua i
allreno ‘a laſciarlezucte in Germania. Non anco
ra haueus diſciolto vn groppa di voci collegate,
ſtrexrameme con alcune ſunicelle, le quali erano
lc viſcere d’alcuni , che anguſtiatidk oppreſii,
permettono d’eſſere ſuiſcerati , più toſto ch’eſa—
L hrein eſclamarioni di querele li loro tormenti.
cſſendo grandi quelli, che gli moleſtano, 0n
de biſogna morire , tacendo. Haueua alcune
braccia di tela , fatta di filetti di lingue di Papa- l
galli: e queſta doueua ſeruire al far colari ad al
cuni , che cOn pompa di ciancie ſenz’` altro me
rito com pariſcono ſommari, maſſimenelle cor
ti , oue ciurmatorl , comediami , muſicî, 8c al
tri di ſomigliante canaglia , che diſpenſa ſoloñ .
voci, hanno ſelieiffimiincontrì. Portauaſimil
mente vn druppo ſenza dritto, e rouerſëioimeſi- l
ſuto di peli delle narricí di Buffalo. Douenano
farſene liabiri di grande ſtima gli adulatori , per
volgerſi m ogni parte, eſempre ſervire al com- i
. pmcxmenro de’ Prencipi. Sopra tutto ſperaua di
‘ douez'diíſjuçníàre numeroſa quantità di palpe
bre di Ba iliſco, poſciache tutte le donne hau reb
bcro -
Der. Connirno SVALlGlA'ro. ur'
bero eletto di farne manto a gli propri. Non al~
1_i.
-e
..-\“.fr-g
.
trimente alcune colle di grilli, haurebbero in
contrata la ſodisfattione di molti, iquali han
no rifpieno ilceruello di queſti animali l’altcllan
ri, acendo del proprio prato di Primauera.
(Llano denti di pulice, erano riſerbati er vn_
maligno habitante coſta , il quale ſi di etta dl
mor ere ſotto coperta. Volcua che rimaneſſe
ro in queſta Città , oue pure non mancauano
perſone di ſi buon trattenimento. Scusò la ne
tiuacoll’ eſſere quel trameſſo inuiato partico
*.‘a
~\ '~—se.—
armcnte, affermando ch’io tutti iluoghi lia
urebberohauuto ſpaccio grande, preſieruati anzi
difficilmente dalla rnpacita’de’ Grandi, li quali
ure hanno per coſtume il ſugger celatamente
{altrui langue. Si duole ancora il corriere di non
hauer fatta molta prouiſionc di midolla d’an
uille,per alcuni, che hanno capriccio di poter.
zi- vſcire aqua da’ſaffix trarre ſoſhnza dal nien
ee. Eccederei di ſouerchioli terminidi breuità
neceſſaria m vna lettera , ſe con puntuale rag
suaglio voleſſi auuiſareVoſtra Signoria di quan
-
v.~:'`-`.3
‘FÎ to ha portato ſeco qucſta Lumaca All’arriuo
di lei mcdeſma coſtà, il quale ſarà preſto, carni~
modoalle poſte ſuc ordinarie , Voſtra Signoria
\ ~..\².
9.‘
71.
:5
rimarrà meglio informata delle marauiglie,
ch’ella và diſpenlîando. ln alcune ſcatolette di
frodi finiſiime,di ſurbcrieſoprafinedi tradimen
v. tiammantati,di fintioni colorite,d’hipocrifia ſce-r
lerata, di coſtumi peſſimi, hà groppi di gran val—
ſentc, de’quali ſarà moſtrain coteſta Città , oue
lì‘í‘.
ſimili galanterie ſono in molto pregioAuuei-ta di
non incaprícciarſi di certi canoa…, e malanni,.
ÒT`PWÎP
inteſſuti in uiſa , che con rande attrattiua
ſifanno de iderabili. Melfi ono, le grandez-i
ze delle corti , e lc bellezze delle femme...
`L 6…. nelle`
'136 ConTinvazr‘oua’ì o

nelle quali mentre ci affidiamo alle apparenze,


col diſpendio della vita, e d’ogni noſtro hauere
acquiſtiamo ſciagure , c tal’hor anche la morte.
Non s’innaghiſca né meno d’alcune piccini::
ſtanze, fatte `d’atla à requiſitionedidhicoà or'
`goglioſoſu ffiego vanta poſto ſub’limeflandb che
l’habitatione, e l’habitante diuengono im proui
ſainente ad vn tratto ſcherzi del vento, e ne'lo-ó
m precipitii ,termina il ginoco. La ſua pruden
za non ha biſogno d"auuertimenti , 6t io hòdea
biro di terminare vna volta queſta-diccria. Fia
niſco però , col ricordarmele ſeruitore,esle bau..
ciole mani. i " - ' ‘~'
Panni (diſſeil Co‘nte) ſpropo/íto maggiore d’a—
gm' altro, l’aſſe-gna” perCorÎ-iera 'una [umana in
tempo , nel quale anche li più [ſaggi fanno correre
Ii [prozia/iu' i: 'vola di colomba.
Trattando di' manifèflare meritarſi , bem/ae pal
[iate , nm poter” (ſoggiunſe il Marcheſe) au
ualnfi d’altro mej/2133i!” più wlncemewht Lt "ve
rin‘ , non pub the mm'mare , con Puffi lenti nel
mondo , mentre *viene perſeguita”- da’ ` più
Grandi.
Per que/ia ;meſh (ripigliò il Barone) è (fato
di mafiíeri à chi hàſrritla queſiti letterafinger il
pazza, rom: che ad altri mm [icona-dc la fcua~
pm* i] 'vera , e c171' hà giudici” , tiene aingo di 7m
ſèanderlo ù _fine di mn precipitare nellafdegno dc’
Premipi.
In confirmità di ciò(di1’ſe il Caualicre) tm
fliene che :artigli buamim' da bem ſi trattino ta
me lumache , andando ſempre con burma ſcudo ,
2’9- /zdumdo *un rampa di ritirata , per ”ſar/ì ad
ogni int-apple , cb’affìmmno fondente , ſe bem ban
W 'wi Paſſö tardo per la maturità della pm—
denza.
Se que ~
DEL Cdnìttien'o Svu- i onu-o I”
Se que/fa flmiglianza (ridiſſe il Conte) delle
:confrontarſi , ‘ólſbgnarù, ;herum gli bum-iui da
-óene habln’mro le corna. ì …
Nonſarebby-drîfflcile (re plico l’altro) Paggíuflore
-qu‘h ”Mariana-_MJ non "vi [frammento il dc:
10 da’ Filaſafi' - *theſe finali-”dim non deu”.
‘no ”ri-tre quatuor pedibus. il the tantopiù ſia
rà 'vera di que/Ia mia , fonda-:ſopra d’wm lu
mina , la quale ”on corre , e non hà 'un piede, mm
(/74' qtmttrot
[I commento d"a—n.1 lettera di ſflropaſiti (diſſe il
Marcheſe) ben datum ”rminmſi :un ”mijn-1p”.
ſito: hauemío però _lòdisfùtti à quefio debita il Ca
allieve, paſſr'flma ad altra materia.
Aperſe pero‘ :gliflc'flbyn altro figlia, ”uom
”nipoti loro di/èmſt. Cm le e.

1 . Lettera amoroſa d‘un.: donna.


-CUot mio ,
Mi confonde il conſiderare la finiſh-a Fanta,
eli’acquiſtano al‘ noſtro ſèſſo gl’ingnnni di molte
donne, le quali co’loro tradimenti diſcredita
no la ſincerità dellealtre. Dubito pure mai ſem
pre , 6 mia vita, ch’in paraggio d’ultre ſemi—
ne, mi giudichiate ſimulata nell’amatùi, onde
non ſi contracambi da voi l’ardore de’mieiaſ—
ſetti. Oh Dio! Guardimi il Cielo da tanta ſciañ
guru. Laſciarò d’eſſere. non che d’eſſer donna,
uando ciò pregiudichi al defiderio, che tengo
d’eſſere riamata. Se dal grado di donna non può
ſcompagnarſi il coricepir frodi e tradimenti,
primrammi di vita per abbandonare quelle con
dirioni. dalle quai Fatta infelice amante. ſn
rei miſerabile più d-e’ dann-ati. Auuertíte , ö
mio bene, di non permettere luogo all’ingrati.
L tudíñ_
153 .Conrrnvnaroue
:udine , ò alla crudeltà, ſotto il preteſto di ſi
mile credito, altrimente_ ingiuſto , mentre nella
uritàd’vna mente fedele, poſſono conoſcerſi a
liri mancamenti communi. Il voſtro volto ben ›
può perſuaderui lontani"in chi v’adora li tradi
menri,troppo ſacrileghi,all’ hor che offendereb
ero la Diuinità di quelbello, per cui conuiene
eſſere fenz’ anima à chi preſume ſpirito per diſ
prezzarlo.O`l_i_anto meno fi-equcnre,tanto più pre.
tioſo è l’amore di donna,ä proportione de gli og
getti, che creſcono di pregio o mancando nella
quantità. Non può fingere chi ama vna bellezza,
la quale con può non amarſi. Vi ludico …habi
le al concepire la vehemenza del e mie paſſioni ,
le quali per aggirarſi nella contemplatione del.
voſtro viſo , vanno torchiando l’anima mia con
l’eſpreſſione d’ogni piu pura ſoſtanza : Aſſicura
reui, qualmente non può eſſer ferninile, cioè à.
dire inconſtante, quell’ amore,che-hà per baſe vn
Firmamento ſtellato, quale ſono le voſ’cre celeſti
vagheſſe. Non può corromperſi, e conſumarſi
l'affetto, chehà per ſede il Cielo della voſtra fac.
cia,e per sferail lume della voſtra virtù Riſoluete
dunque di non diſperarele mie contente-ne,`
mentre voi potete ſperare ogni › ſodisfattione
dell’ impiego delle voſtre gratie in amarmi.A ciò z
v'obligarei ſotto reteſ’co del debito,con~cui v’a~
ſtringe alla corri pondenzail feruore dell' anima ›
mentre eſſa fi ſtrugge in adorarui..Mà sò, che
non può obligarſi o getto Diuino, nè può legarſì
la grandezza del vo ro merito, che col debito di
pietà conueneuole a* mici tormenti. Di queſta vi
ſupplico m rimedio di quelle ferite.che come ſo
no ſtate formate da’ raggi della voſtra beltà, coſi
dcuono ſanarſi dagli eccefiì della voſtra genti
.eum.
La lex
"i

DEL Cona i eno S‘vuiemro. U


La lettera di toſiei, diſſe il Caualiere, ba
urebbe neceflità d'-vn autoreuole teflr’monian a ,
per confermare 'Hero tie, che fi‘riue, Altrimentg
e` di cile il credere amore in donna. ’
;Zi-fl che ( ſoggiunſe il Marcheſe) non della
flimmſi ordinario nellafemina r'l 'vitio d‘una Ifig
”ata paſſione, come proprio edi lei qualſiſia altro
mancamento.
Chi condanna amore (ripigliò il Conte) da
flzggío di più ſregolati aflètti , non conterran
diyi meglio in altra harmonia le 'vane note.
nelle quali *va concordando l’animo noflro l’in.
quierudine de’ ſuoi diuer/i pen/ieri , e varia'
Waſlri.
V’intendo, 5 Conte, (diſſe ſorridendo il Baro
ne) e ben m’auueggo qualmente cbiammanda
amore harmonia , hauete mira alle sfere, l’47.
mania delle quali in Cielo è la più agiuflata d’ogni
altra terrena.
Auuertirono li compagni doue colpiua la flzcetia
del Barone. Quindi dopa l’hauer beffa” il Con
te sù queſlo particolarembe nondimenoera eſerci
-n'a proprio di ciafl‘un d’effi, fu Principiata laler
tum di nuoua lettera , la quale era del ſeguente
tenore.
Letter.: contro d’am tal *wc-‘laic
ILluſh-iſſ. Sig. mio ,
Era in gran confuſione all’ intendere cheVS.
llluſtriffima non haueua ricevute le vltime mie~
lettere, le quali ſperma douer riuſcire di ſua
ſomma ſodisfattionc; Sapeua , qualmente il
Corriere Sualigiato , à cuifurono conſegnate',
non era ſtato ſolleuato che dagl’inuo il peſan
ti di gemme, danari,&altre merci pregio‘, .
perche`
l‘0 -Cou’rrrvizroun l
perche li profeſſori di tali am' di cariràhanno mai 4
ſempre riguardo al maggior peſo , perliberarne ì
dall’ aggrauro li viandanti. Non ſapeua però co
noſcere , d’onde procedeſſe l‘effer andato Falli
to il ripacitode’ miei diſpacci, li quali non p0
tcano ſeruue all’ auaritia di queſti mercañ‘
tanti.
Hora m’ha tratto ſuori di ſoſpetto l’auuiſo d’v‘n
amico , che mi ragguaglia , qualmenre il mede.
ſmo Corriere ſpoghato prima da malandrini,
altroue poi era ſtato neceſſirato da nuoua ſor
preſa al laſciare vuote le valigl anche di' lette»
re. Si preſentò la querela al Magiſtrato del luo~
go , doue eraſi commeſſo il ſecondo delitto;
il quale co’ termini della ſolita gmſtiria , tacen- i}
do inquiſizione del delinquente, diſegnaua ſeue- l:
ro caſtigo per delitto coſi ſpropoſuato da non l
iſcuſarſl nè meno con l’arrrarnua d’alcun gio- lr(
namento , quando però non foſſe ſtato preteſo ‘Cl
il compiacimento d’vna peruerſa intenrione. n
La ſola fama di ſimile ordine publicato da’ giu- ‘ii
dici , tolſe ogni fatica ì chi haueua l‘incarico di cr
ritruouarc il reo, poiche egli ſteſſo comparue vo! i…
lontanamente al loro tribunale. Qgeſti era vn di
vecchio di picciola ſtatura, ch’incuruati gli ho- m
meri ſotto vna ſommadimalitia , era quaſi ne- n
ceflitaro à tener il capo baſſo verſo terra,per imi- 4
tare le beflie nella poſitura del corpo,come le E‘
raſſomiglia ne' coſtumi. lntendo eſſere di buon _i
cognome, non sò ſe coſi di buona naſcita. Pre
corſe ogni interrogatione, in publicare la colpa,
come quello. che ſëmprehàſhmarogloria l'o
perar m-.ile. Nomine zelo il motiuo, da cuie
raſi condotte-al trattenere queſte lettere , preſm
'Tdi‘, gia {nolrotempo auantí , che con ſonar
( '3 lbci‘ta,ſi ſcnueuano gl’intereffi de’Prencipi
-…. l
DEL CORÌHERO SVALlclÃTo. i6!
&altri particolar i indegni d'liauere libero lo ſcor
rer’e su l’alc dc’ fogli. l’ropoſe di ſarapparire que
ſia VLſltä , ſunellando con tal arte che gia qua
ſ1 trionſaua nella mente dc’giudici, la palliata
hipocriſiadi colìuil. Ma cſſendoui tri quelli, chi
haueua notizia della di lui vita, afficurò, qual
mente non daueua crcderſi intentione ſi retta,
in chi liaueua maiſempre dati ſaggi di ſiniſtro
volere : La più giuſta cauſa, con cui poteſſe
cohoneſtarli quelia ſua terrier-aria attione , era il
timore di veder publica”: lettere contro di ſe;
come che la fama, ſe non de’ ſuoi vituperi, delle
ſue pazzie, ſhmmimſ’tra penne. per ſcriucre,
come egli dubiia. Trattorie qucſto preteſtomon
totalmente ſpropoſitato. fu dutto,'non peter at
tribuirſi ad altro , che à malignita atto coſi in
decente. ll giudicio non potcm elſcre ſallace,
eſſendo quello conuinto reo in ſimil genere di
colp.). da una conſuetudine già familiare , e quali
connatu rale. Con tutto ciò la benignità de’ giu
dici, compnffionandoilpoco ſenno della vec—
chiczza, in chi maffime non ſapeua . che coſa
foſſe ceruello , ſe non ſorſe alcuno di bue arro
ſtito. l’aſſolſc , licentiandolo , come pazzo, 8c
in oltre proueduto d’vna qualità. fatta poco me.
no, ch’eſſentiale, onde è vn proprioilnon dar
guſto alcuno. `Sin con ln preſenzaoffende , che
però non è marauiglia , ſe, per non far mentire
le ſembianze, egli conciti contro di ſe l’odio di
lUtti , co’ trattamenti. La ſentenZa fit confer
mata, fi perche queſte due veritadi eranoírretrat—
tabili , ſi pure , perche giouò l’amicitia di molti
de’ giudici, li quali erano ſuoi paniali. Voda
dunqueVSig.llluſtriffimaondc procedailman
tamento del non hauere riceuute le lettere,ch’eſ
ſa attendeua con ſomma curioſtta‘t- Fà di mîlſtieri
auer
:6; CONTlNVAZlONE l
hatuer pazienza, quando porta laſci-rum d’hauer
briga con maligni, ò con menrecarri. Sarà mia i
nuoua ſatíeail ricomporre quelle ſcritture , nel*
lc quali colpirò-lo ſcopo di prima nellacurioſi
và. della materia , (è non nella dettato”. L’imm
prenderò di buonavoglia per ſeruirc à V. S. …u
ſtriſiìma, promo-adogni altro impiego, in cui
con mio maggiore incommodo , i0 poflà dimo
ſti'are maggiormente la mia ſtruirù , la quale 0ſ
froàV.S. di tutto cuore, e per fine, è‘cc.
Bizzarro capriccio , diſſc il C'aualiere , di
que-’Io 'di-”bio , degno d'effër :mm-”ato apozſo
ron 'una gmnfun: , quaſimemori-ÎI: d”Î/n' attua’:
:onto zelo‘
Anzi egli ſleffo , aggiunſe il Come, doureloóe
pende-rà 'voto ſono -vn’ arco trionfale , per /òr- `
l mare 'vnfeflone in pompa di gloria acquíjìataſi aan- 35:
imprc/Ztmemorabzlé. ‘ì‘
Dme per il mena argomentmſſi , ridiſſc il Con
te , clo’e ll non porti alcun in groppa -, come lla
ſuol dlìjff, 'vſomolo egualmente lo ſuoi termini i”
ciuili , nel dardìſgufli a‘`~ ciaſcuno , come trflzfi”
chi ſci-iu:.
22mila non portar in groppa io non Mim:
to , ripigliò il Marcheſe, poiche rob-ambito que/Io
*vecchio , come nel oeruellono/i negli atti yum'
li b): per 'vnico trattenimmto il . Poi-:ar in grop
pi; ,ſturm più godendo, quanto piùv fogli to!”
;ua——,-_
a o o. .
Forfè ció deueſùmdere ( diſſe il Barone) p”
deſiderio di lveder/'t' appiunato il ' dorli: , pollo
quaſi in I’oPPrçffa da chi l’apprime` , O* in :al
modo Imre ilmonumento defla 091M -
Aſi replicò il Conte, o é que/ln difficil
”m'n ſi* toglie da’ Aetnbi-{Mſcndo *un naturale
""Wîſ'gfio, :be il cei-nello; ilqualefi Parte dal
topo,
DE L Cona t [R0 Swuuouro. i6;
up”, diſcende alle calmgmr; the però ml *vigo
rc del/uo prima moto , ingnzffa dijal maniera gli
bom-m'.
ll Caucaſian, the giù inuttcbmua , mgò d"a
dir: maggiori biaſimi della 'vecchiezm , quali
firſt haute-bbc portati il proſeguire grafia diſ~
:ar/ò. .Quindi l’interrupp: con la propofla d’altra
letnra, the così drum.

Lettera di madre the dì protetti uſiafigliuolfl.


CAriffima figliuola ,
Hò tolerata la diuiſxone da voi nel punto , in'
cui artiſte da queſta Città , accompagnata da
que tal Caualiere noſtro amoreuole, col rinfor
20 d'vna felice ſpeme, da cui mi ſ1 prommetteua
grandeauanzo delle voſtre fortune. Mîaſſlcuraua.
gualmente il paeſe, in cui ſete, è buono periil
iſpaccio delle merci che da voi poſſono diſpen -
firſi. La quantità de negotiantì della voſtra ſpe
cie , ſerue non già ad auuílire iltraffico, mi ad
inſegnare con la moltitudine d li eſſèmpi le re
golepìù _vere, dalle quali non :permette , che
vada fallito. Non poſſo però non iſtu irmi all’in
tendere mal’ineaminati li negozi ella voſtra
bottega , hauendoui riconoſciuta in altre occa
ſioni donna di giudicio , e di maniere tali , che
non ſàpeua temere poco fortunato l’eſito d’ogni
voſtro impiego. Stimai pur anche fomento d’ .
gni buona ſ eranzaJ’eſſer voi di ſtirpc, d’onde
due voſtre orelle , 8c i0 voſtra madre habbiamo
li ſortito merito di ſingolar applauſo in queſta pro
feſſione , là onde ſupponeua non degenetanti
li voſtri progreſſiDobíto, che naſcano queſti pre
;l giudicii dall' inoſſeruanza de’ precetti dell’ar
l
1, te , li quali deuono tanto più accuratamente
- auuertitfik
164 CON’TlNVAZlONE
auuertirſi, quanto che diuerſämeme da ciaſcun
altro ſi regolano le co-Îditione di queſto traffico.
La merce, che vendere èſemprela medeſima,
e quindi fa di meſtieri l’vſare induſtria, per ſup
plire al mancamento di quella diuerſità, Ch’è
’vnica attrattiua degli humani contenti. La mi
ſura , di CUÌ V'auualete , è inuariabile anch’eſſa_ i
là onde non è che difficile il ſodisfareàtutti i
mentre conforme varii capriccilabramano, p
maggiore , , òñminofle. Sia dunque voſtra cura il
non eſſere tanto riſtretta , clie altri ſi dolga nel
contrattare con voi,ne tanto larga, e prodiga',
`'che trafficliiate con voſtro diſcapito. Vn poſto
mediocre ſarà per voi piu fortunato, non conne
nendoui il mancare in quella rigoroſa ſtrettczzai
con cui haurete affrontato tal’ vno sù le prime.
ll far buona miſura, non è precetto peril vo
ſtro commercio , in cui, quanto ſarete'più ſcar
n, tanto più auuantaggiarete li voſtri guada
gni.Auuert›ite di proporre mai ſempre due grop
pi diuerſi, l’vno de’qualieſponendolo pu ſica
mente , potrà ſetuire a, perſone ordinarie, che
hanno habilitàà poca ſpeſa. L’altro conſeruan
do con maggiore riguardo non proporrete , che
dopò molte reghiere , le quali aflicurandoui
qn’ingordo ` eſio, v’accertino dell’ isborſo di
rigoroſo prezzo. -A’ perſonaggi grandi, che ne
conoſcono il valſente,& hanno commodo il dar
ne il riſeontro,preſentatelo di buona voglia,per~
che maggiore e‘ l’vtile, e minore il pericolo. Ad
huomini plebei , ò di pocogiudicio, il quali non
conoſcono il pregio di queſta merce priuilegia
ta i offer-ire il drappo, che ſuoltenerfi in mo
ſtra, manu la bottega. L’vno però, come l‘altro
:in-È” guardato, è cuſtodito, in guiſa che chi
car-*on voi non fia in neceſſità di vederſi a7
uantt
Du. Connrsno Sv^Ll curo. [6;
uanti tarme, eraruoli, con pregiudicio voſ’tro di
troppo rilicuo. Per queflo ſi dimeſtieri tenerla
:legaſempre mon a e*pulita, non permet
tendoui ne‘ pure vn filo di tela di ragno, che po
teſſe macchiare il capello di chi entrain eſſLNon
laſciate [campare li corriui, e quelli, che rauuiñ
ſame eſſer dl buona borſa, poiche con modi lu
ſlnghieri,vi riuſcirà facile lo ſmungergll à voſtro
compiaccimenro. Trattenete queſti con dolci
numero , vſando ſempre alcun Vezzo ſingola
Îei per maggiormente adeſcargli ,eſſendo peſte
che merita gittato vn hamo anche d’oro per far
nc preda.Bandite all' incontro alcuni dirò ſcalda
ſcagni,c galani; li quali hauendo tutto il loro ha
uere in Veſhto att-lato , in vn volto laſciuo, in
vn vago cimiero, dimoſtrano le proprie ricchez
ze, ch’rn quelle piume vanno a volo inſieme col
ccruello, e con la borſa, tanto leggiera, che
può ben portarſi dal vento. Fanno vn diſpendio
di ciancie, che riſoluendoſiin aria, paſ'conodi
nulla chi le riceue. Non è moneta queſ’tnpcr
voi , la quale non douete eſſere tanto ſciocca
in ſtringer il pugno , quaſi che habbiate fatta
[Mona preda,quando v’occorreil rinſerrarui à
fl”-*-flp»l\‘~
cntro il niente. Segue altro pregiudicio, che
coſtoro dando à vedere occupata la bottegadöno
d’impedimento à chi potrebbe eſſerui occaſione
d’acquiſto, diſtornando parimente,chi forſe bra
mî di negotiare con eſſa voi ſecretamente. Fi
Però di meſticri tolerare volentieri la diſgratiadi
*5.
?mile importunità, all’hor che queſta s’incontra
.Òv-e tn alcun perſbnnaggio , il quale, ancorche non
lſpenda , accreſce ſìima e riputanone alla
bottega. Molti merletti corrono alla rete.
COſgcndoui incappati altri loro maggiori. Af
A—r
l'onrando perſone tali , vanrate voſtra gran
, ' forñ
-166 Conrrxvnz-ona
fortuna , perche l’ambizione congiunta con la
laſciuía, da ſpinta più gagharda perdiſpendio
maggiore. Nel rimanente con buon viſo , inni—
tate ciaſcuno, sù la conchiuſione del negotio,
eleggendo poi que' ſoli, che conoſcetete di poter
ſcorticare. Siete obligata all’ vſare termini di
molta corteſia, mà deuono ſempre ſraporſi le re
gole dell’ intereſſe, dal quale ſete auuertíta di
non laſciarladcgenerare in ſeiocchezza. Abbaſ
fiiteui conforme l’humore di tutti , con tratti
vezzofi e gentili, mà non in tal maniera, che
con vna leggiera ſpinta poſſano ſaruí_cadere,
-prenderui ſotto, comeloro preda L’amicma ſia,
come ſuol dirſiflfque ad am:. Wſt’ara, ò altare i
per voi fiailletto, à cui quando ſi iunge › per
vltimare il commercio,imponendo ne alle cot
tefie, ſermateui sù rigori del traffico. Non per
mettere ch’eſca alcuno di bottega,prima dell’ha
uere sborſato il prezzo , poiche il voſtto negorio
non admerte il contrattare in credenza. Segue
il pentimento ordinario ne’negotianti : e quin
di ſi forma vn’ argomentatione che conchiuſe
la volontà renitente al pagare. Accreſcerauui
maggiore ſtima il mantenere in bottega, chi
faccia andare il voſtro negotio , per non perde
-re il ſuffiego neceſſario in queſta mercantia con
alcune vili forme di contrattare. A ciò ſeruirà
meglio alcun giouane viuace, la cui preſenza
ſara ſorſe vn hamo per attrahere molti. Offer
uate però aceuratamente di non permettere.
ch’egli traffichi a‘ ſuo conto: altrimente, maffi
mein coreſta Città ,il ne Otio andarebbe fallito
per voi. Ciaſcuno gli o erirebbe il ſuo capitale
PE!“ negomre, la ondeaceumulando groſſa ſom
"L‘: Per ſe , laſciarebbe vuoto il voſtro ſondaco .
ando alla voſtra bottega ogni commercio.
Non
'DEL Conlt inno Sv/u. l e i ATO. 167
Non mi ſi ſuggeriſce altro per hora, in che fon
* KR-Yu'? dare nuouo auuertimenro neceſſario a’ voſtri
buoni progreſſi. L’eſperienza del paeſe, la co
gnirione de’ :radianti ſono due punti, da’ quali
potere torre precetti per ben incaminare la voſtra
arte, dietro li paffidclla conſuetudine, procu
rando però mai ſem re d'auuanraggiare fuori
delle orme ordinarie i piedi de’ trattati , per far
più longo viaggio in maggiori acquiſti.Nella vo
ſtra bottega, ſi compra…: vende merce dilet
teuole , che però la varietà de' guſti. varia anche
EIDE“
"‘E
il prezzo. l voſtro traffico è vna forma di pe
ſcare. L'hamo deue gittarſi con bel modo, e
benchetal'hora venga vuoto , non ſete in obli
go di ſommergerui , per c0n~ere con violenze à.
“Vs uella preda , che non è giunta volontaria- Non
iiate inauueduta nel tenere troppo longamente
-Î la verga in mano , per non eſſere tirata a fondo
da alcun peſce, il quale prenda forza ſopra di
-zx2-_ voi con la poſianza d’amore. Fuggìte queſto
ſcoglio , ſola cagione de’ naufragii di chi ſcor
TU.
RÌEq—<`V~V
re il mare delle laſciuie , per trouar ilporto del
guadagno. Procurate ſem re di tenere il timone
diritto, ma erò in ſimi itudine de’nocchieri,
ponereuelo ietro alle ſpalle, non facendone
ſti ma , che , come di coſa, la quale potete facil
mente aggi rai-ui tri le gambe hauendo in queſto
mente ad altri oggetti,e principalmente al boſſo
lo della borſa, allo ſplendore dell’ oro, alla tra
ffl-.xaó
T"
monrana dell' intereſſe, in riguardodi cui può
riuſcire felice il voſtro camino. Se in conformità
de’ miei deſideri, e di queſti conſigliauuanzarete
le voſtre fortune riſoluerò di venire coſtà per
conſolare con la viſta delle voſtre grandezze gli
PQ*:
affanni di queſh mia decrepim età. Concedam il
Cielo inqueſto mentre que’ più benigniinflufli,
che
u?
168 CONTXNVAZlONI-î ~
che poſſono diſhllarui le gratis d'vna ſorte ſu
uorevole. .
Ottima education: dìruna madre I diſſe il Mai-
chaſe.
Príuilsgio, ſoggiunſe il Conte, èqmfio de’ m
ſlri ſecoli , ne’ quali le fielemtezzzo ſono -inſèrlene‘
figliuoli da‘ mode/Imi Padri.
Fm però ſuperfluo (ripigliòilBii-one) inuinre
ſimili inſqgnanlenti à Roma, dom’ non mancano
maeſlri di vini. " ~
Vi figurare ſorſe colà (parlòil Caualíerc) mol _.
titudine di maeflri , ſapendo qualmente cia/2mm
anche de’più Grandi ha per 'unico trattenimento il -—_
tener patti , e dar loro ad apprendere li propri do …-
rama-‘i .P e quzffi'vniuerſalmenie tutti inſegnano
jooleratezze? '
Anzi [I, (replicò il Barone) poiche laquamitù
de’ Cüllqflli'ſl'fie iai tengono gli Padri Gitfioiti rende
frequenti le ſcuole , e copio/t' fom'glianxi ma:
ri.
*E Se entriamo ſotto la diſciplina diqueſli.(con~
chiuſe il Conte) biſognflrà diſcover: roſi alta
mente dieſem?” oi aggiraromo afl’ intorno delle
sfDouete
ere. ”moral/i'm” ( diſſe ridendo il Cauz
liere) che 'venga oooupatozlwſlro poſio ,ò imoi
4íam ad altri eguale aſoeſiz, mi; però a torto, ſlan
ilo che lo {fiere-ſono a` commune, ó- à publica giona
mlflſü. `
1. Se tanto **ui [Meuate , o’ Signori, (conchiuſe il
Marcheſe) Pauentate la diſgrazia d’lmro , poiche
dalfiooc-Ì , /ènon a'alSole fai-à dilflguata la tera.
mt mi [òm appeſe le ale Per /Îmil -volo, :quindi
füilë‘rabz'lmenn *voi precipitare”.
;Wifi-(2)11” Cielo (ridifl‘e il Barone) r/a‘i ri.
- a con ”enza *w conducono al penti—
men
DEL ’Connreno SVAL i GlATO. '159
memo , almeno to] timore de’ meritati :ii/71,31”.
Per non ſentire ”battuto-71:05” principio :gli
[Ze/l'è [ich-Mina”: mou.: letter.: delfigfleme te
mre.
Lutero d’una , e!” cerca in Roma rimedio
per il granſo.
Molto Illuſt- Sig. mio,
Laneceſſità m’aſtringc all’ attendere di coſtà
ciò, che bramo. La confidenza m’obliga all’ im
portunare V. Sig. peteſſei-ne proueduto.” gran
ſhnon mi permette ripoſo , nè mi lì concede il
:in-Quartz in queſta Citta vnghia della gran 'beſtia
per applicare il rimedio. O che Ciaſcuno la tiene
radicata nel piede , ſenzapermettere che ſi ſue]
la, ò che per la moltitudine delle grandi beſtie ,
ch’in queſta'ſono è fatta coſi familiare, chehà
perduto ogni Virtu,ptiuatadellataritá,c11eſà pre
[íoſl gli oggetti'. Comunque Ciò ſia, ognimia
diligenza è riuſcita vana , la onde è ſtato neceſ
ſario il ricorrereàlei, pei-eſſere fauorito.'Sò clie
la gentilezza di V. S. ſoccorrerammi - pronta;
mente , per non hauere impotente c contrat
to vu ſei'uitore, il quale brama eſſer agile per
ſeruirla ad ogm' occorrenzn. Non laſci però
di commandarmi anche in queſto tempo.poiche
hò libera la volontà, -ſè-non'ilcor-po’ per muo‘;
uermi àgl’impieghi , à"quali verrò deſtinato
dall’ honore de’ ſuoi commandi; de’ quali p're—
gandoln, Bce. j l ' '~ ‘ ‘
E‘pqffibilc, diſſe il Barone, che thiſcrìuemn
bibbia nella-:ſua Cini: alcun Pre-”tipe , ò per
ſonaggio di flima , che Per carità ſe mm per
”Itrb gli ſomminzſtri piniola rimglio della file
'unghie,
M 'La
170 Courtnvazrouu
La miſeria de' Grandi ne' no/Iri ficoli , ri
ſpoſe ilCaualiere, è tale, che per giouare ad altri,
negano di donare cio' ancora, che come juPerflue
s’ejirrime fuori dalla natura.
M'affituro benſi,diſſe il Conte, ch'in Rama
il bifigno di co/lui non incontrata‘ tanta ſli-et
tezza. come the le rana'i beflie di qual pat
fè oltre l'effère abbon anti , hanno net-offrì): di
reciderſifluente le 'unghie , effèndo ſuona': di'ſimi
li :ſi-remain' fitto ue! clima.
Per la moltitu ine de' Prentipí, cb’iai babi
tano, ſoggiunſe il Marcheſe, haut-ù apportanoil
ritrouare , ſe non medio-:manto , il rimedio
tonueneuole 1`l que/fa infermità : come che [b
gettiſi 'traggono ſoumte ad efla , li grandi, hauen
do arrancate le mani, ó‘ attratti ll nei-ui in oe
caſſone didonarpremio alla virtù, ó‘ al merito. . .--_M-ñ4—.,
E pure ad -vn tratto di mi ſi 'veggono riſanati 1
eflendendo , ó‘ allungando , anche di ſòuer
:bio il braccio , quando ‘vogliono perſeguita”,
ò punire.
La medicina. da cui prouengono queſii fitti,
ripigliò il Barone , ha ſingolare ſhnparia to” la
loro natura tiranuiea e crudele , la onde non
ſortito/:be l'e/r'to flejlò in que-fia mifèro :agio
neuole.
”granfi di ooflui , conchiuſe il Barone, bè
intirizzato il noſìro diſcorſo con que/ie noio
ſe fi-ea'dure , rimemorando li mali ó‘ ingiu
/ii trattamenti de’ Grandi- Cerchiamopero al
tro ſoggetto, the din ſpirito per muouerti ad al
tri ſentimenti , e non communicare del male di
tivi. /Ermſe la lettera. In conformità di cio taſiprin
apr; lt Ieggnſt,

Letters
Du. Cona r eno SVALIG|^TO.171
Lettera d"a” ladra in Cremona.
CAriſſ. come fratello ,
Wſto non è più terreno per noi. Li Ladri
qui in Cremona hanno troppo frequenti riuali ,
8c i germogli della noſtra profeſſione pullulano
in tanti abbondanza, che Fa di meſtieri ſtar sù
le difeſe, per non eſſere rubbati più che inuigi—
lare per incontrare commodità di rubbare.
Se deue oſſeruarfi il precetto già trito di ce
deril luogo à maggiori , ci conuerrà al ſicuro
di partire , Eoſtiache fia modi gran longa infe
riori in que ’arte à medeſmi Cittadini. Locuſte
rattiche del paeſe , non laſiáanoche diuorare i'
oreſtieri in queſti prati , doue altre finte , non
sò ſe la Primauera , ò noi rideuano per glinoſtri
acquiſti. Non m’aſſicuro di poter mantenere
queſto poſto, conſegnatomi da comp ni, per
che ſoprabondano gli aſſediati , Ste endo più
di me preſti nelle ſorpreſe, danno in ſacco àtuttí
i miei diſegni. Hò determinato di partire, te
mendo che da coſtoro mi ſia rubbato anche il
capeſtro , il quale però volontariamente rinun
riarò, à fine di laſciar lorolibero quel premio,
che sforzano di guadagnarſi con moltiplicar
furti. Me ne verrò appreſſo di voi , per ten
tare vnitamcnte al ſolito, incontri di maggior
fortuna.
Simo ſtufibílíque’ Cittadini, diſi’eil Conte,
nel rubſhare : ſe pur èmrn, the nel!! qualitadi,
ò paffioni naturali, mm ci ſr' afiriue damn-ito
alcuna.
Aggiungete pura (ripigliò il Marcheſe) the
fliggetti ad *un dominante , il quale gli [pda jo
710 in nerd/TM d’cjèrcítmſi in ſpoglia” altri, Ìl
M 2. fine
a

172. CONTINVAZIONE _, ó—\


fine di riſhrcire il .imma , èalmemPer non ſottom
bere fitto gz'i aggrauii.
Oſſëruato lal- ben /í piùſiate(ſoggiunſe il Baro
ne) qualmente nelle Cittadz' cammandute da
queſlo reg-name fiorifi‘e con ſr’ngolarpregia la pro
jefliam de’ ladri , e l’ejèrcitia delle rapine , la‘
and: be” Puòglorimſtquel Rè d’hauereſzguatintl- `
la imitazione tutti li-vaſſalli.
Hanno vicini gli eſempi del lora Signore , à al
meno de’ſhaimini/ìri, ripigliò il Coualiere, , e i
tal’ 'una ancheigli *vede in [f medeſìno, di modo
che dourebbaſì lora [ſugo r biaſimo , quando
per obliga di ſoggettiom non fagli confirm”:
ſera.
Non ben’ ancora [mu-:tm terminati quefii ac—
centi il Cauziíere , quando 'un’ riſi? del Conte
inuitò la curioſità de’ compagni. Haueua di giù
diſciolti gli piegati in-vogli a"*vn figlio , per
[Pim-m' 'aa/em”
egli ſhſſo, li racchiuſi
perſſ 1a- muitù de'ſerre-tr'.
titoli, Rida , di@
[i quali i7:
“ema qua/io baluardo che ſhine. 4ſ1flifltfld0~
ſx' ”mi à rimim” quella carta , 'videro per
frantiſpicio di balardzrgging 'un mel!” Illy/?riſi
ſimo. In am di ſcherzo con Wiſe/etlera parlò i1
Marcheſe.
Î Non baffi/ire reflui , ó' Signori, Paflíathe inuían
do quefla; lettera à Roma , :gli era in nen-[finì
d’immtare ”ami titoli, per lodisfixre .ì'mpric
ci r/Je Fagnano coli: in que/Ia articolare.
E‘ wra, diſſeil Conte, m fatemi di ”ze/?ie
ri P"OPOÌW. *un titolo ”an ſpropaſimto ,. come
." [Im-.e è quel?” di molta Illy/Irlfflmo.
E” 714mm‘ :it-:Ii [ſaropaſimxi (ſoggiunſe il Ba
’ ſone) :’aa’ono inRoma , ppprapriandoſi attributi
MMT’… ,"”lſi‘T-'m i àcm conucrrebbero più :0/30
‘giunti d'l’hfiimia.
Oltre
Der… C'onnleno Sv^LiGi^To. i7;
Oltre que/ia, ripigliò il Caualicre. ”li lu'
figata dare negli ”rapa/iti, mentre :’abliga i'I ter.
uella ilfizijìerare (è medcfino per ritratta” ri
`-›L-› toli , che pareggino ?ambition di chi gli pr:
tende.
E‘ propria, ripigliò il Conte , di procurarſi
fluflnzo d'banon ne‘ titoli , in rhi r'fluuede di
decadere :lattanti d‘la/10m”, non che di Grande ,
”alle operazioni.
Tralaſciam”, ridiſſc i? Marcheſe , qu: a 7m'—
"ç<-.
ſeriaírrpria de’ ’rr/?ri ſerali' . m’ grub le unioni
po” ume , per non dire' mahugie de' per/bring
gi più rigzflrdeuoli , ”Fſtfflìdflü la grandez
za Imma na al rafflgm‘flr/z‘ m una ſpetiarifl fàflitfl,
i” cui [il cl:: ‘v’e di [iii: bel/0 , _[21710in ſòpraſcrini
delle /èarole tan inganno di‘ da: [carro-tm tira-[a emi
ngnzz , e poi med: attimi 'urli rme. Leggia
ma‘queflfl lettera, da cui in gif” principio ci
_ſi promette *una lettura‘malra dilette‘rtole. hr
conformità di que/?4 ſu.: propofla azz/x’ Mſe.

Lettera d’wr balardo Iaſèìara da 'wr mercante


aaa rum de’ fuor' negozi.
MOlro llluſtriffimo ,
Non'liò mancato d’inuigilare à’negozì di V.
S. raccommandari alla mia cura nella ſua parten
za. Già feci larimeſſa ordinatami degli tre mill-a
ſcudi è quel mercatante da Palermo, à cui in
viai vna riceuuta di quella ſomma in nome di V'.
S- come ſno agente , ſcriuendo ch’ ella rimñ
Metteuagliqueſta quantità di denaro, compia-_
cendoſi d’aſſoluerlo da queſto debito. Ho hauu
ta vna riſpoſta impertinente non'chetemeraria,
hanendomi egli’reſèritt’o , che non hà debito al;
Cono con V. S. là onde non hà biſogno,
M. z. che
l
174. CONTlNVAZlONE
che gliene ſia condannato lo sborſo , e che qlun-ñ
do tolſe debitore non accettarebbe queſta remiſ
ſione , quaſi che , 7 ò fallito , ò mcndico egli
- non hai-bia con che pagare. Hò replicato con
buoni termini per non perdere Il commercio ad'
Ville di V. S. pregandolo à non ricuſare queſto
termine di corteſia, con cui in forma di regalo ſe
gli ſá quella rimeſſi. Hò però pur anche angiun
ti termini di rigore; come che ben sò, qua mente
per
ica ragione di eorriſpomlenzn
l'obligitìone corre
di non rifiutare trai chi
queſte traſ
rimeſ
ſc. Soſterrò la riputatione di V. S. fin all’ vltimo
punto contro l'oſtinatione di cuſtui, il quale ſor—ñ_
ſe per ſouerchia ſuperbia ricuſa ciò, ch’altri di
pieno cuore rieeuerebbe. Hò contrattato con
quello de’ corami, il quale pure voleua vceellar
mi, proponendomi alcune balle di vacchette
groſſe, e ſode ; con darmi ad intendere eſſei' fatte
in quelle l’accordo di V. S. mà io,che procuro il
di lei vantaggio,e sò qualmente li doppi più ſot
tili ſono di più fina tempra,e di maggior valſente,
ho eletti, ſe ben quaſi à viua forza pelli di monto
ni ſottili , il che credo riuſcirà di molto ſuo gu
ſto,eſſend0 robba che hà del piccante.N’hò dun
‘r` que preſe l zoo balle dando in riſcontro ico bal
le di ſeta , che nel magazeno pnciuano la polue
re , e credo che V. S. foſſe imbrogliata con
quelle, eſſendo molto tempo, ch’ erano giunte di
- Meſſina, ne mai effendoſene ſarto diſpaccio. Hò
l fotto l’accordo à proportione di peſo , aggiuÌa
tamente alle lire delle pelli , hauendo preſentato
l egual riſisontro delle lire di ſeta. ln ciò pur anche
h? .hìlumë mira all’ ananzo,prendendo li monto
l ‘ì‘ à“'ÃPK-'ClOla , e dando. la ſeta à lira graffi , là
- "anni hl‘?~ Uîdagnato il terzo , per cento cin—
‘1 “- “e dl pelle hauendone date cento ſole
di ſera
Du. CORKÌLRO Sinti-lauro. l7ſ
di ſeta. Conſeſſo però l'errore mio in queſto
trafico , nel quale penſaua di ſpacciare le :,00
balle canape venuto poco prima del ſuo partire
d] Bologna , ma eſtrahendo le balle ſenza aprirñ
m‘ le, come chesò eſſe? vantaggio il vendere , co
9 me ſnoldirfi,gatt0 in lacco, mentre è balordag
i gine di chi compra; m'è occorſo inauueduta~
B' mente , il dare quelle della ſeta , del che nondi
if meno io godo . ſtando che il canape è richieſto
L‘
con grandi iiiſtanze da alcuni mercatanti di Pt
F rugia Per conto del pepe ho già contrattato il
0 cambio di tooo ſacchi di quello con altretanti di
formento molto bello , 8c aſſai migliore grano.
Hò riſolto quello', perche Facendo ſar pane di
quel pepe macinato, riuſcì IC'Î'OKK incendente,di
modo che non poteua mangiarſi, là doue di que
‘TQ'ìFVñìlb ſto ſotmento ſi forma vn pane candido c dilica
to. Fa di mcſticri che V.S.ſia ſtata inganna”,
poiche altrimente non haurebbe preſo vn tano,
pumdo ored’io, che accende, 8t atto tea.
Se panmente m’occortera di contrattare con
alcun altro balordo. ſarò ogni sform per far cam-Lv'
bio d’alcune botti di muſcato di Candia , venu,
te di freſco da Veneti:: , con altretanta quantità
di vino del paeſe. Aeſto hò determinato ,
benche ſenza conſenſo di V. S. perii riguardo
quale in tengo :ì di lei intereſſi , hauendo inteſo
qualmente ha grandiſſimo fumo , 5t eſſendo ne
ceſſaria conſeguenza, che doue e ſumo, fi ri
truoua ſuo-:0, non Voglio eſſercagione dell’in
cendio della cantina, e forſe anche della caſa. Ne
procurato ſubito eſito in qual fi ſia modo, ſe bene
biſognarà obligare tutto l'liaucre di V. S. i ehi lo
prenderà , a fine di sfuggire le ruine, che po
trebbero ſuccedere. Non m’oceorre altro per
hora , poiche d’altri particolari ,ella ham—à
M 4._ vm.
176 CONTlNVA'LlONE
vna puntuale informatione al ſuo ritorno. Non
manco di ſcriucre tutte le partite come vi vieñ
nc inſegnato; regiſtrando le ſpe e in libro dop
‘ pio, cioé in due libri, eciò, che riceuoin vn ſem;
plice libro per metà. Bram* che ~vengano molti
negatii, per occuparmi' maggiormentein ſëruirc
è V. S. onde conoſca ſc ſono diligente e fedele.
lo tengo conto delladi lei moglie , come ſe foſſe ]
mia,öc e annata in guiſà che noi) hà caufi di dc
ſidcmrela morte inſieme con tutti di calàJi qua
li ſtanno bene, eccettuato il figliuolo maggiore, i.
che ‘l’aitro gior-no hebbe vna ſgraffiatura dalla.
gatta ſu ’1 quarto‘ dcto della mamo~ ſiniſtrafl. Uchi
rurgo però celo promette ſano in pochi giorni.
Così ſperiamo, ’pregando à V. S. da\ Cielo ogni
mzianno , lontano ogni bene , che ſe le conce
da, e per fine tutto voſtro mi vi raccommflndo.
,ll creduto termine di quefla lettera liceníià
z‘l riſa'v di tutti que’ Canal-*eri , che applaude
zmna con zngalm-'guſío allagaffliggim, mm :i ſe
L di affini , ‘o del Padrone, il qualeh—meua laſda- i
A :a 'tm nile' Claiz‘x per anima/e di guardia nel/af”.
"i Cal il'.
ſAIzzII’agio, dij?- cbi legge”, E Signori, pai
d” mai .l'aggiunta , ſenza di cui pezza di Mme
719” ſi danno , doue Ii houi ſiſpachno con rip!”
fazione. Vdíte I.: Poflfcritta. p
V. S. mi ſCllſJl'à, mentre il ſeruore de gli nc
gozi m’hà Fatto crrare nello ſcriuere, maffime nel
regiſtro dc’ numeri. Le balle de’ montoni ſono
?iO-"9“ ZOO-(Llclledellaièta ſono io.n0n ico.Li
1000 ſñlçchí di pepe ſono ſolamente ventiqua
tro: M’ç vſcita dal-'apcnna , non sò come qucſta
i qnd".ffla ;che forma tanto ſmi-io. Compariſon
; Egîlcägfglſgperchi affari ,.c le baſti l’eſſcre auui
A ‘ .
Drñzr. Connleno 'SVALIGlATO. 177
‘-11
n
ì'.
T*
PJ
-ſio Quejla (diſſe il Come) è il rimedio contro il
'ma/lora da’ fini/ln' concetti formati del paro
”rullo di mſlm‘. Raſſèmbrami molto :ſimi
mmtam nc’ mſlumi , the ſqgliano Prattimre
gli agenti , da’ quali s’ammimflmna le altrui
entrate.
lntena’e (ſoggiunſe il Marcheſe) dell’ 'ufi
-\-'ir* —
loro a'i :ammettere fizmigliflmi errori nel nul
la ù fine di poter pratella” d’eſſer incmſì in *1m
falla da niente, ilqunle pure i multa m loraa~
'vana, ó- a" danni del Padrone.
n;
E‘ inuemìone di buon/t coli-iam” (ripigliò i]
Barone) appreſa dagli flamini/{rami Eccleſſiflflui
Per parer rublmr: ſenza aggrauio di colpa, mentre
PEſſòm atte/lare di rublmr nulla.
E‘ peggiore (diſſe il Caualiere) il modo della
In” refìitutione , con mi Penfizno di maggior—
mente diſſobligmſi da ogni rimorſò di Piram),
paſſim!” ſe ”ib-bano '1m nulla nel ”gi/ira delle
entrate , accufimdo la rice-uma di dieci per
tento , ml computo delle ſpeſe Poi pongono 'un
100 per dieci, ó- in tal modo la partita del
le loro fili-{miei giufla , e la riſtitutiom anche
di jouercbio puntuale.
Co/loro (replicò il Marcheſe) nella aſl-curia
ne di ſi buone regole/i‘ fanno ladri dame-‘lia' del—
le caſe, ſimili à’topi, in corre-:time de’ quali men
tre :’applimno Ragione”, ‘on-mſm de' 'canti,
quel/li raffomigliana gatti a lifurti de’ quali ſa
no molto-maggiori , amari/:eſibita poſli giudici e
punitori del latrarinia.
Miſerifl propria de’ Premipi (ridiſſe il Conte)
du cui non :’eſmtana li lung/oi ſacri , che muli;
mſtm Chieſa hanno quiz/li :api bflbirsmzi troppo à
dentro, non rome l’area antica al di filari,
Baſh' alla confirmation: di ci‘o (parlòilCaua
M lícre)
'173‘ CON'leVAZIONE
liete) l’eſempio del R': di Spagnafimpre mandi” ,
”mort/:e habbia imſauſla l’ora: merci de’ ma!”
ì' ;Tri , th’in non diuerſñzforma trattano gl’in
rerrjſí della Corona, -vflmda 'una indi/mm r4-
patitù.
Iimjìeggiare di quiz/Zu corda aggiufiè la :m
ſimnza :lì-una ”mm 'ver-iti: mfl’ anima di tutti ,
di maniera the non ſum' :hi aggiungaffë altridezti
'in qua/ia particolare” ondealtra lettera tori a'xſſè.
Lettera metafirim d’amfldann -vitíoflz
Amatiliimo tirone,
Vſcito dal laborioſo eſercitio (le' conti—
nui-ſtudii , ö mio caro garrone, per allenta
re col paſſatempo della villa l’animo , che
quali arco , ſecondo la Ciceroniana ſenten
za , nel fermarſi troppo longamente teſo ,..
.—.ñ—nu-ó ñ.—ñ—ó~—.-— [corre pericolo d'inſrangcríi , eſcrucciati li
miei deſideri, che non poſſono compor
tarui lontano. Poſſo chiamami incendiario
amoroſo , che m'abbruggiate il cuore , eſ
ſendo io poco meno che inuaghito del voſtro»
buon talento › e della voſtra piegheuole natura..
Piu d’vna volta la voſtra perſona mi ſolleua alle
sfere, nella contemplatione di quella potenza,
d’onde ſiete vſcito coſi perfetto, che ben -poſſo
ammirarein voi la figura circolare , comequel—
la, ch’eccede ògni altra in merito di perfettione.
Sarete vo mappamondo di ſcienze, quando io'
poſſa in tempo diuturno lauorare l'inculro terre
no del Voſtro giudicio-col mio aſtrolabio, e tener
"cho nelrnezo il compaſi‘o , per aggirarmi
Èofèulîeîl ?Fargo della 'voſtra’ Circulauone.
dem :fra em rarete Firmamento nella ſo
' crmezzfl, con cui riceuerete la mia
dot
DEL CÒ-Rnlzno SVALi 0| ATO. 179
domina , io con tutto ciò ſarò intelligenza m0*
trice della voſtra sfera. Hò gran diletto, quando
poſſo l'pinger :mami in voi quella forma, ch’im
primono ll miei inſegnamenti, perleuarc ue'
nidi principii , li qualirendono miſenbilel in
telleuo, 8c allargare il foro all’ ingreſſo delle piu
recondite ſcienze. Non vorrei che qucſto poco
ſolleuamento dalle ſtudioſè lucubrationi cagio
naſſe la dimenticanza di fi bell’ vſo, diueman
do inſcio degli precetti dariui fin’ad hora,pcr
buon inuiamento ad altre dottrine. Auuerrite di
non perdere la facilità , con cui ſapeuate trouare
buona concordanza, all’ hor quando io vipro
poneua vn caſo retto; come pure l'artiiudine al
far i latini per gli paſiiui, al che houui auueZZato;
come che rendono l’orarione molto iù elegan
te. Non vſatc troppo gli mini, à ne di non
imbeuerui di contrario coſtume, e ſepuretal—
uolra v’occorre l’eſercitare in quefli le regole da
mc inlègnareui , riuolgereui lubiro al fill-gli in
paffiuo , per alîicurare vnabuona conſuetudine.
Altrimenre diuemando voi immemore di ſi
bell? vſo. al voſtro ritornoio f-u'ei in neceſſità di
maneggiare la mia'sfera, che hora ſi váindu
tando , e ſarà di meſtieri. che mel’aggiri per
le mani, quando non incontri in voi la ſolita ca
pacità per apprendere quanto dono in paſto al
voſtro intollerco. Non permettere alla imerpoſi
rione di quello tempo l’inſinuarui :errore con la
difficoltà , che và congiunta alla durezza delle
ſcienze, la quale può ammollirli dal voſtro eſer
cizio , e dal Feruore dello [indio, con cui rumi~
nando li documenti,che viſi danno, ſu’l fine toc
care-re con manoeſſcr poco , e quali nulla, ciò ,
che da principio, &in durezza, &in grandezza
raflèmbraua vn monte. Ripetendo nella me~
i“~ <6 m0
'th CoNTtNVAZiouE
moria ciò , che v’è riuſcito ſotto la mia diſcipli -
na , potrete accertarvi di queſta verità , con
feſſandoui più d'vna fiata ſtupido allo ſcorgere
fatto in poco d’horaPigmeo ſenza ſuſſiſtenza
‘e ſenza forze, chi pareua inanti vri coloſſo ingi~
gantito. -Tanro può e vale vn giouine, quando
coopera :illa bontà dell’ inſegnamento. che raffi
guro per appunto nella cera, ch’indurata , 8c in- ~
tirizzata dal freddo, concorrendo il calore d’e
ſttinſeco oggetto, s’inteneriſce, dilegua,:mzi fi
conſuma` Alla machia della intelligenza ſi richie
de vn moto rapido e vehemente; che all’hora
-ſi-.i-ñ.:m_ì ben preſtovi'li ſà. trito ogni grano,henche duro,
come vn oſſo. Non vi credo già obliuioſo della
‘d ſfficoltà,che prima haueuate in congiungere l‘a
ſpiratiua 0h col dattiuo mihi, nel che Faceſti tale
ſprattica, che quaſi ad ogni hora ſentiuz ripeterſi
quel verſo, Oh mihi quam dulcis, óvo. Similmcn
te pareua ſtrano l’obligo di porre ſempre l’0
inanti al Vocatiuo , il che nondimeno tanto v’iu~
>.~ .a—. .MW culcai nella mente, che ſi tramutòin conſuetu
dine ilriſpoudermi, ogni qual volta vi chiama—
ua, con l’o Magiſlereooeadfum. Ciòîoi riduce
:i memoria , acciò che nell’otio preſente inſci
uatichito l’ingegno, e ritornato al prima ſia_
to di ſtrettczza, con cuìl’ignoranza chiudel’a
dito al ſapere , non vi‘riduelate àtermine di non
laſciare penetrare con la ſolita prontezza li mici
documenti; ò pure ſentendo qualche nuoua paſ
fione,per‘il mancamento dell’ vſo, v’aſſicuria
te ciò non procedere da maggiore durezza del
la materia , mà dall’ eſſeruidiſauuezzato, là on
de riſoluerete di ſoffrire ogni patimento per ſi.
P’ghare la ordinaria conſuetudine, che viren
ſîirîzîlëiîëde al_ ſodisſizrc al precettore. Oſſeruate
. me dl non riceuere le regole d’alcunf
altro,
th. Connieno Sv^Ltci^To. 181
altro , mentre ſiete da me lontano , poſcia
che eſſendo diucrſe dallcmic , come che la ſo
ſtanu della dottrina è la ſtcſſa, mal diuerſà la
quantità e la qualità , conſondcteſtc voi ſteſſo,
ö: à me vſurpareſte il contento , che prouo al ve
derui procliue all' apprenſione delle mie , co
me più ordinarie , e meno iſtrauaganti. Che ſi:
da altri, quaſi a viua forza permetteſteinſerta
nella voſtra mente Vna dottrina eſorbitante, non
piu ſarcſtc atto al trattener la mia, la quale vacil
larebbe , non appreſa con la ſolita corriſponden
za i in cui ho prouata mai ſempre la capacità
della forma, aggiuſtata alla materia , ch’io pro
poneua. Non liò altro di chi auuiſarui , poſcia
chela ſcienza , di cui ſono auuezzo di ſar à v0i
parte, abbonda ſolo in voſtra preſenza. Al ri
torno, che attende in breue , frequentatò gl'in
{ègnamenti , per riſarcire li danni del tempo de
corſo. In queſto mentre non vogliate dimenti
carni del voſtro diletto precettore, il quale per
fine vi ſi raccommanda.
C/:iſm'ue (diſſe il Caualiere )è -tm Parlante,
cioè {ì di” la ſeria defl’ humanità, ó* ilfiorg ,
anzivna quinta :Nn-za de' pe ion'.
Con 'una dottrina a'i quattro , (ſ0 giunſe ii
Barone) come ſol dirſi per prauerbio, Zam” "una
ſcienza d’affiirntz‘oní , che ſi riſolue in aria, a‘
anche in nulla.
E pure euui Iaflaeranza in alcuno (ſegui il Con
te) di veder [bl/euato ilmerito della propria 'vir
tù aHe glorie de’ Primi letterati.
Laflqflerbia (ripigliò il Marcheſe)è qualità ton
naturale à queſla canaglia , 11m raffigurata m 'un
H/ínofl'l quale con maeſtoſh firfflego affiſo in -vn’ ca—
tlmi’ra , pone gli ott-’ainſiflfzffando nel Cielo /x' da ù
credere applicato alla contemplatianr- W
M 7 Ep”
xh CONTlNVAZlO’Hl
E‘ proprio de’ porti, replicò il Barone. il tralaſ
ciare di ragni”, quando tengono Mim-ato il capo.
Quindi firſt Pin-[zum que/ie bejìie in atto d’eccel
ſa ”malati-me, aoriò the non appariflono ſegni
della loro bz/iialiiì.
Non :i ammorbiflmo piùingratia, conchiuſe
il Caualiere , nel Iezzo delle infiniti: di teflon: , a
bomim’uoli anche in am di 'vita/:ernia Per mn
gían diſèmſò , muto foglio, in cui 'variare le nota
de’ caratteri potuno dilettarſicon diuerjò tenore.
Così traſcritto.
Lettera che contiene ragguaglio oſi Parnajb.
MOlto- Reu. Padron mio ,
V. S. che per la ſomma virtù èhonorata da"
primi luoghi di Fai-naſo, ſarà informata à mio
credere degli affari di quella corte. Hò però
flimato di non poter incontrare miglior mezo,
per accertarmi d’vn ſucceſſo riferito dazlcuni,
li quali giurano d’eflère teſtimoni di viſta. M5
pureconoſcendoiocoſtoro, più ſuperbi , che
virtuofi, in modo cheflwn poſſo giudicargli in~
tradotti in quel ſacro luogo . non hò potuto ap
pagarl’animo con vna Ferma certezza. La. curio
ſità miſpinge ad importunarla , à fine di poter
impetrare sù li di lei atteſtati queſta ſodis
fattionc d’animo. L‘auuiſo dunque è giuntoin
tale forma. Raccontano che à? giorni paſiìiti , vn
mercatante da cauínle , 8c altri ſalumi , ad
dimandò audienza appreſſo S. M. conceſſagli
prontamente , come che d’indi è'sbanditalati
umide, 8c alteriggia propria de’ Prencipi , li
uîllflnapſeano 15‘ preſenza, non che le parole
d: Il"… V1]]- lſuoi trattati furono vn’amara con
3 "un contro del ſuo Cameriere, il qua
loha
De L Connutto S” L rain-0.18;
l'e haueua applicati al neceſſario . alcuni libri,
che come buoni da nulla ſi rigettauanoe per vſo
ordinario a quegli conſegnauanſi , aceiò ehe ſer
uiſſero àl'inuoglio delle ſue merci. ll manca
mcnto di quella ſolita prouiſione riuſciuagli
di molto diſcapito , come che obligauaſi à mag
giore ſpeſà in carta bianca. Furono oſſeruate
le ſue querele . con determinatione d’adunare
alcuni virtuoſi , li quali facendol’elettione de’
libri occupati dal Cameriere , accuſaſſero in eſſo
vna mali na intentione per hauerne vſurpata
all‘altro a parte, che ſe gli aſpettava. Fù eſe
guito l’ordine, e furono riportati ſopra d’vna
grande tauola tutti que’ fogli, che haueano me
ritato vn tale diſprezzo. Hora nell’eſercitio di
~\‘Av:“ñ queſto impiego,ritrouarono molte delle proprie
compoſitioni, quelli,che già erano ſtati deſtinati
al riuederle. Le fiamme nel viſo, gli occhi torui,
[j geſti ſconci,ſono contraſegni di ſdegno inſuffi.
cienti all’ eſprimere la grande rabbia di coloro,
che altrimente preſumendodi loro ſteſſi ſopra
d’ogni altro ſcorgeuano la ſentenza, da cui pu
blicamſi la viltà de’ loro ſcritti .Non contenti del
-.*nrek-,—-eTña-v—a
za:.
‘—wa. le minaccie. vollero traſcorrere alle battiture,8c
alle ferite contro del Cameriere , come che ha
ueua eſpoſte all'eſſere fregiate di ſterco (degno
ricamo di que’ caratteri) carte, ch’eglino apprez
zauano merireuoli d’ornamento di lorla. L0
ſtre ito chiamòAppollo , all’ingre o di cui ar
ruſſii’ono i litiganti à rimorſi della conſcienza per
la colpa commeſſa , fatti riuerenti à quelſàcro
luogo , .procurarono di ſepelire con l’ardimento
la confuſione, e dell'animo, e dellalingua, là
onde eſclamarono contro il Cameriere, atteſtan~
do, qualmente tutti que' libri erano da ſardelle ,
e da cauiale , malignamente però impiegati ad
altri,
184 CONTlNVAZKONn
altri. con danno del mercatante. Giuſta ſenten
za, in cui, eſſendo auididi condannar quello ,
diedero alle proprie compoſitioni quel poſto ,
che conuerrì loro tenere , poſciache il iudicio
dell’ intereſſato medeſm0,quando con anna , è
irretrattabile. Auuidefi S. M. del predominio
della paſſione, che rendeua partiale queſto ſin
dicato, là onde preſe ſi diletto di ſare nuoua raſ
ſegna di quellecartaccie, alcune delle quali ha
ueano riceuuto honore non meritato , ſotto il
tetto d’vna bottega, conuenendoſiloro per ri
ferua vn coperchio di neceſiàrio. Altre corroſe
da’ tarli , affumicate , ò di materia tanto groſià e
roza, che offendeuanoiltatto, non che gli oc
chi , furono deſtinate al fuoco. ` Tanto ha narra
to vn ciarlatore moderno, conchiudendo vna 2-:Le?”~wLe.A‘
grande mortiflcatione in que’ letteratucci , che
sù gli occhi propri vedeano le loro ſcritture va &rn-s‘
lutate coſi altamente , correre , od al neceſſario
0d al fuoco; incaminate à tal metada quella ſu
prema volonta che non poteua contraſtarſi. Co
ſi èſucceduto , che ral'vno, il qualeſiſpaccja.
ua, come vitello gentile, per dar act-:dere di
toporre dilicato paſto à gl’ingegni ne’ ſuoi li
ri,s’è ſcoperto vn Bue. Chi credeua di ven
dere l’oro di molto pregio, èſtato riconoſciu
to abbondante ſolo d’oro cantarine, ſtrepiroſo
ſl, mà di niun valſènte. M’afficuro che baurà
veduto il fuoco ne’ ſuoi fogli, edegnamente,
chi nello ſteſſo cognome , porta congiunti gli
ardori , per non rendere diuerſo ilmerito de’ li
bri , _da quello de’ coſtumi. Chi non ha buoni
vezzr, non haura ſaputo luſingare la fortuna
in queſt’a oecaſione , ne le ſarà riuſcito , co
;xàe nell adulare l’vno_de’ due Diauolild’Eu
Pa* nel Procura“: dl rimuovere ſomiglian.
te ri
Der. Coni” ”to Svuucruo. 13;
tc rigore d’Apollo, contro dc' ſuoi ſcritti. Son
r-ru
certo che il ſale , con grandi ſtridori ſi ſarà ven
dicato della condannationc alle fiamme , 8c
liaura roeurato diſaltar fuori, come clic ſem
pre ab andando in preſuntionc, ha giudicato
di meritare migliori trattamenti; tutto però in
darno, eſſendo inuiolabile la oſſeruanzad’ine
uitabile decreto. ln chi ha molta lingua, cſu~
perfluo ilcliimerizaril poſio, come che buona
al ſurbirc , dcue crcdcrſi che ſarà andato al ne
ceſſario. Chi gloriauali d'haucre ſabricato sù
pochi ſugli Vno ſtrato maeſtoſo alla virtù , per
celcrare all’ombra di ucſtu le ifgnominie pro
prie della naſcita , e della pro cflione. liaurà
veduto vn rogo acceſo , per eſporrein tal guiſa
› alla luce le conditionidcl ſuo merito. La vici
nanza di Pallade non haurà giouato , né meno à
chi la vanta nel cognome, perche ſenza ſcudo di
ſapere la protettione di queſta Dea è vana , e ce
dono le di lei difeſe all’infallibile giudicio di quel
Numetutto ſplendori, per pone m chiaro ſomig
gliantc verità. Laſcio altra canaglia di molti ,
che vſcendo nuouamente sù la ſcena del mondo
per ſar numero tra’ letterati. non appariſcono
che quaſi Scimic , prouedute della ſemplice e
*auawe
ſchiena imitatione d'alcuuo de’migliori.Li ſcritti
di coſtoro non ſurono degni d’entrare in tal con
tcſgimpiegati per ordinario in accendere il fuoco
di cucma,öc àſeruitio de’più vili di corte. V. S.
- molto Riuerenda mi fauoriſca d’vn puntuale
=<. ragguaglio, per hauer fortuna d’accertai‘mi di
queſti particolari. ll conoſcerla pronta al ſar gra
tie, m1 ſai arduo per ricercarlo. lldeſidcrio di
ſëruirla. mi fa importuno , acciò che la mia
confidenza dia moto all’autorità, cli’ellatiene
di commandarmi con aſſoluta diſpoſicione di mſie =‘-—ñ_—-

‘ Reſſo,
r1'
186 CONTlNVAleKk
fieſſo , in conformità di che me le offro di tutto
cuore, eper flne,8tc.
Fio urida queſla lettera pergli Caualieri. onde i
, non puotero eſprimerne materia di ſcherza/1' mot
ieggi tanto più che come diſſè il Conte , foraflato ‘
di mçſlieri il fermarſi' ſopra il necmfliria , Iua
go che non doueua occuparſi I: chi haut” compoflo
il ragguaglio mentre egli appariua ambizioſo di
trattenerlo Per filo Poſſo. Oltre che , [aggiunſe il
Marcheſe l'acmmalare èioſirni contro li [ene
l rati , è-vn voler eſporrefari-al Sole , e (rango-edi
l n le leggi dell’ humanitù . aggiungendo afflit
\ :ioni , a aeIli , che pur troppo con maldxccn
i‘ ze , e pe :mi trattamentiflmo perſeguitati , ó*
l afiiiui paſù alle loro mani altra lettera, el”
' coſi diceua. `
Lettera d’wn librai-o che cerca ſiggmo per la
dedicaxoria d’onſuo libro.
MOlto Illuſt. Sig. H
L’abboudanza de’ perſounaggi , cheſono c0- i;
ſtà in Roma , auualora le mie ſperanze d’incon- ;i
tmre la ſodisfattione de’ miei deſideri. Si và ;i
maturando ſotto il torchio il parto d'vn belliſſi- >1
mo libro , il quale dalla notte d’vn’ affumicflta .ſi
tintura, paſſati tantoſto alla luce. Bramarei d’ap- 1
oggiatlo à ſoggetto di ſtima,che con attodi li
; Eeralità contracambiaſſe queſta oſeqmoſa dimo
È flratione. Le anguſ’tie de’ tempi ſono grandi, ll
' diſpendio della profeſſione grandiſſimo, la onde
quando non fruttifichino le dedicatotie,_ilſemi~
nare nelle ſ’campe, è vn’ incaminarſi al mtetere a
.s.-ñ-. . pouertà. Attenderò che da Voſtra Signoria mi
fi‘ PWPP‘Î-'b Perſonaggio d’ogni cui buono tratta
mento io poſſa contrahere con lei obligationleſhc
app au
Dez Cona [E lo $v^ LIGlATo. 187
applaudere al penſiero. che m’ha perſuaſo di
affidarmi à di lei corteſi fnuoti , a’ quali cor_
riſponderò piontamentc in ogni occorrenza , e
per fine , &(C.
Ha male indrizzan' tojiui (diſſe il Marcheſe)
íſuoidiſegni, mentre pretende d'atquiflare, dou
lieontinuo , /í pela . e [i ſtorm-I.
Credo , ſoggiunſe il Conte , the altroue ne me—
no potrebbero ſor-tire [mon e/r'ro le di lei pretenſioni ,
poiche nel mare degl’intbio/ìri non più ritrouaſi ehi
ſpin‘ 'ventojauoreaole , e ſigrandi , dalla prodiga
ma de’ quali dom-ebbe produrſi.incliuano più adae—
”let-are li naufragi , the al procurare il porto alla
Worm
Merrc', parlò ilCaualiere, the Per le loro inde—
gne attioni temono fatta eterna 1a memoria de’
[gra biaſimi, done nella immortalità degli ſcrit—
ti , ſi rifirèa a Perfetto-e rimembranza l’altra!
nome.
Que/io per mia fà. conchiuſe il Barone, èla
ſola cauſa, onde hora non ſi rimunerano le deditañ
toi-ie da maggiori , Ii quali nel rimirare il lor nome*
ſu'l fionrſſpiriod’opera , la-qaale amnzara‘ lon
go torſo di ſecoli appreflo'la pofleritì, riflettonofl:
pra le molte ìgnominie che rammentara tale Pro
pertiua , rappreſentando alla tonſiderarione Ii lore
maluagi di toflumi.
Non propoſe zuefla lettera materia di maggior
diſcorſi) , come r e Pabbonrrnmto delle opere -uir
tuoſè, ì mantamento a'e’Prentipi, tanto più de
plorabile, quanto più commune. Altra carta firm.
mini/tri marino di nuoua lettura in non dſſrmíli
[Parimenti.

Lotte'
_l l

188 Couriuvaziout ‘

Lettera di ſumflì among/ñ


ILluſtríſſ. Sig. mio,
Cedano le tanto decantare prodezze d’Hcrco
le alla impreſa con la quale io hò dato buon fi
ne à gli amori di quella Dama, de’quali Voſtra
Signoria llluſtriffima è conſàpeuole , come par
tecipe de' più reconditi ſecreti del mio cuore.
Già può iammentarſi la vehemenza della paffio`
ne, da cui tormentato eſalaua con lei alle vol
telc mie pene , per diſacerbare la doglia trop
po acerba, onde era anguſtiato. Continuarono
alcun tempo dopò la di lei partenza gli {cher-Li di
quel pargoletto, chegiuocando feriſce. L’ami~ .
citia col poſſeſſorc di queſta mia Diua aggiun
euami nel godimento della di lei conuer
atione lacci , ſem re maggiori. _ _ :
QLLndi fatto nc cuore vu nodo, naſi indiſ- .3
ſolubile, fi’i neceſſaríoil rifbluere l’v odi quella A
ſpada con cui ſimili groppi d’amore ſi ſuiluppa
no. Già l’ap etito l’haueua arruotata, in modo
che potcua a icurarmi d’vn buon colpo, quando
ia fortuna mi haueſſe permeſſa la opportunità di
porla à mano 8c aggirarla :ì mio piacere contro
l’amata nemica. Era sforzato dalla vebemenza
della paffione ad eiërcitarla da me ſolo con tut
te quelle forr‘ne di. ſcrimia amoroſa . che detta
la natura,mentre s’hàil nemico medeſmo à fron
te. In-contrapeſo de’ miei~deſideri , erala gelo
ſa cuſtodia del marito , onde erano tirate al
baffo le mie ſperanze , quanto più ſolleuauala
lance della bilancia , in cui hanno il lor pe
! ſ0 le Cçntentezze d’amore. Non poteua aſſi- i
1 Cufarml della corriſpondenza dell’ amata ,
porche non haucua commodirà di ricci-curl?, ne i
on
Det. Conan-.no Svauora‘ro. ”9
fondamento per ſperarla. Tanto eſſa era, non
ſapeua ò canta, ò pudica , che pei-oladomeſti
clëezza famigliare tra noi non laſciaua ſegno di
fecondità , dalla quale poteſſe vſcire alcun par
to in mio compiacc'rnento. L’eſperienza di que.
I,b
ſto , m’auuertì che gl’inganni ſoli poteano ren.
dermi opportuno il porre in opera la verga, con
Tx
cui doueualeuatel’incanto di tanti dOlOſl , che
mi tormentauano.
Eſſendo la ſtagione eſ’ciua vno ſtimolo al ma
turare li miei penſieri , per accommunare con la
meſſe, di cui godono anchelipiù vili , quella
delle mie contentezze , preſi l’aura dal tempo ,
per hauer facile il varco à felice occaſione. lnui -
tai, 8c il marito, e la moglie vnitamente ad v
na mia Villa oco diſtante dalla Città, a fine di
dar loro con e delitie di queſta alcun tratteni
mento. Nel pal-aggio haueua ardita la mia rete ,
ct* prendere queſte Venere , e ſtrcttamente col
Fegarla meco , ſenſa temere il diſturbo della ma
lignità d’alcunVulcanoD’vna ſtanza molto am
pia ne feci due,non con altra diuiſione,che quel
la faceuano le tapezmrie. le quali s’eſtendeano
per abbigliamento anche del rimanente. Nello
@o ſpatio di quattro palm] ſopra terra , liaueua fatto
congiunge”: tauole mcroſtate con ſembianze di
muro , per trarne fuori d’ogni ſoſpettola geloſa
circonſpettione del marito. Cuntigui al finto tra
' mezo erano due letti,l’vno per partemon con al
tro interuallo,fuori di quello,cliecomportaua l’or.
namento, il quale ammantaua la frode. Nell’vno
deſignai il ripoſo degl’innitatí; l’altro ch’à loro
naſcondeaſi, feci poſto d’inſidie,d’onde io doue
ua ſtar in aguato per compirle in ſodisfattione
dc’miei deſideri. Dopo la cena ,in cui miſto al
cun ſ'onnifero , m'aſlicutaua non moleſtato dalla
' Vigi
190 Cou'rruvAzrons (
vigilanza del conſorte, ſi riti rarono al tratteni
mento della notte, ch’eſſermi doueua impie
go di delitie.Taciramente anch'io mi conduſii al
mio ſito, con penſiero di trauaglio , ſe ben dol
ce , non gia di ripoſo. Attendeua ogni loro diſ—
corſo, che volutaua tanto maggiormente imiei
ſuturi ſurti 5 mentre ſcuoprendo lei vantatrice di
.pudica fede, 8c eſſo vantatore d’vn eloſo affet
to. m'era ſuggerita dall' animo più g oríoſa l’im- l
preſa di ſchernirgli ambedue. Principiaua li ſuoi
effetti nel marito, benche lentamente il ſonni
ſero,’là onde preuenendo la moglie nel corícarſi,
la precorſe anche nel dormire. Non iouarono lt'
vezzoſi ſcherzi , co’ quali eſſo era ſol ecitato à gli
abbracciamenti, perche l‘intema operatione d! `
quello, trionſaua de' ſenſi àſine dinon laſciarglr
liberi ad eſterno impiego. M‘auguraua nel ſuo
luogo per ſodisſare alle amoroſe inſtanze dell’a
mata , hauendo io biſogno di ſreno , la doue
quello haueua neceſſita di ſperoni per ſcorrere
quella carriera, in cuiſi_brama ſenza fine, ma
non ſenza metà il viaggio. -L’uno per ſottrarſi
all'importunità noioſa, ſi riduſſe all’eſtremità F‘
del letto,l’altra per veder diſprezzati li ſuoi inui
ti, fingendo vn gratioſo ſde no, ſitraflè in di- *ì
ſparte sù l’altro canto. Win i nel letto, chcper
collocarui i miei diſegni haueua à bella poſta ſat
-to porre aſſai capace , rimaſe vn vacuo baſtante
al nceuere la mia felicità.
Leuatadunque la cortina , che formaua la ta.
pezzaria, vſcii in ſcena, doue non ambiua ha
uere ſpettatori , poiche baſtauanmi gli applaufi
de' mie! appagati deſidcriLFù di molto mio guſto
lla comedia riſtretta in due atti , acciò che il vo
;r giungere al terzo , non cagionaſſe il fine ‘ì
“BW" nel diſcmglimcnto de’ miei inſidíofi
' inganni.
Du. Conntzno Sv”. t a t ATO. tyr
inganni. Mi collocai nel meno tra'l marito. e
nur.”
T”'v la moglie, c con queſta vſando libertà di con
ſorte , uale poteua eſſere creduto in quel poſto,
entrai enza oppoſitione; e ſenza fottere di ce
remonie dicdi i vedere che conoſceun ?alloggia
mento, come proprio. Ogella moſtrò ne_ meno
d’eſſere riſuegliata. Con tanta quiete mi riceuet
‘r‘e’.
'I te , come flimato familiare. là doue non-foſſe
neceſſario iltumultuare peril mio in eſſo. All'
interrotto ſonno, ſuccedette ſi to oin lei l’a—
mor-oſa languidezza, che non diede ſegno d’ha
uerliberii ſenſi ſe non quando ſepeli entro le
miefauci la lingua , ſper ſignificare che mancati:
la fauella; e per m0 rai-mi qualmente moriua.
con vn pi-oſondoſoſpíro e ſalò l’anima , e ſpird
il cuore nel mio ſeno. Ripaſſai dopo il guado
ſteſſo , e mi ritirati nel lido nel mio letto, confi—
derando eſſere precetto di prudenza il non abu—
ſarmi di cosí long*: tranquillità,che concedeuami
amore, contro l’ordinario coſtume di pei-turbare
gli altrui diletti con la inconfianza de’ ſuoi fano
ri. Giudicai impreſa di ſingolar gloria il
godere una dama nel letto medeſmo indiui.
tà dal marito , ad onta della geloſa cuſto~
dia di queſto , &in ſchema della da lei pro
feſſata pudicitia.
Vſcii il giorno &guentc co'l marito riſuegliato
per mio ordine di buon mattino , àſine di tratte
nerci vnitamente nella caccia. Daqueſta ricor
dauamiſi la felicità con cui io haueua vccellatola
notte, e come bene haueua colpito nello ſco
po , anche tra le tenebre. Narrommi queſto ri
dendo il eontraſto ſeguito trà lui , e la moglie ,
all' hor che forſe dalle piume, poiche eſſa accen
naua le dolcezze guſtate nella notte,dellequali
però egli proteſtauali innocente quale era hauen
done'
l‘91 CoxTiNVAZÎONs
done le mic frodi ia colpa. Credomi diſſe che
habbia ſommo , non hauendomi mai conceflb
la profonrÎità dei ſonno di ſolieuarfi i {ènſi ad a
moroſe contentezze. Auremicai anch’io queſto
dredito d’amoroſa apprenſione laſciata da‘fimtaſi
mi del ſogno , ancorche ben ſii eſſi , qualmente
non haueua dormit0,chi non g i ſpiriti più viua
ci haueua animatelo mie deh’rie.
Non ſe pi fel-mar i] coſſo à’miei deſideri,ò ſoſ
ſe per intaciabilitàdcll' appetito,ò pei-che ſecondo
il mio paſſato dilert0,mancaua il principale con_
dimento , cioè à dire I’aperta corriſpondenza di
quella ch" amoroſamente fi gode. Tenrai di
nuouo la mia ſorte nella Città, baffandomì dei
la geloſie. del marito , per cui non poteua pro
mettermi di riuſcii-ein ueſtaimpreſa con altro
mezzo, che d’occulte inädie. Abboccaromi ſeco
vn giorno con preuentione d’affettuoſi tratti
ricordandomole ſuiſcerato ſeruitorc, gli diodi
vn bugiardo ceſtimonio di fedele amícíria,mani
fcſta‘ndo i’inrentione d’aicuni Cauaiierí ſpia
ra da me in modo ſicuro divenire alla ſua caſa
di notre, c rapirgii ſin dal íèno con violenze la
moglie, tanto` più inuaghiridelle di lei bellez
ze , quanto pui s’offcndsuano dal guardarlo e
oli cori tanto rigore. La ſeguente notre dimeſ
Fere'in deſtinata. a'il’ imprcñ , con 'tale ſhompigiio
deli’ animo di quei buon’ huomo, ch’io lo rimi -
:ai nel tempo ſtcſſo confuſo , ſtoiido .cqnaſi tra
mortito. Trattaualì la perditadi quel teſoro ch‘a.
ra il ſuo cuore mcdeſmo, per cui conduceua
vna ſtemam vita, nel timore che foflè participa
ta da altri.
'l A me ch’ai-2} i’oracoio ſi riuolſe, acciò che ſoffi
LDL??? propmo, e ſe Îzaueua dimoſtraro il ma
* “ffi anche il medicamcnto- Raccomman
dai
Der. Connirno Sv^ L l'GlATO. i9;
dai ‘vna eſatta {cerca-zu , in guiſa che alcuno
di caſa, anzi la moglie nè menu ſoſſc conſa
--.*.0_'
peuole di queſti intereſſl Per non inſoſpcrrirquc
ih ch'ai me molto più d'ogni altro prcmcua.gl'imñ
‘ì'
'\\.
'\`\
s'- poli di coricarſi al ſolito con lei , e dopò addor
mentata che foſſe ſorrrarſi à lei. peruenire, doue
io l’attenderei, con ordinflroil rimedio, per o
gni pericoloöono nella caſiz duc porre, la princi
pale l'vna , e l’altra in capo d’vn giardino cinto
di mura in parte più rimoza. Conduſſi meco sù
l'imbrunire della ſera, alcuni liuominiarmatí,
con parcede' quali poſi colà il marito di guardia.
rimanendo io cogli altri nell' altro poſto, àfine
d’afficurare con le noſtre perſone ambedue li
‘Es
‘1‘!
paſſi. Il concerto ſu facto di non muouerſi
íímmbieuolmente . acciò che quando il biſogno
richiedeſſc d’vnirſi , non ſ1 daſſc campo à’ne
mici nella parte abbandonata, onde accorrcſſero
all’ alrra. `Li miei ſoldati conſegnati i quello ,
haueano ordine ſecreto di tratrenerlo fin’ à mio
zuuiſo per propria ſicurezza. Diſpoſto il tutto
con forme il diſegno giunſe l'hora Felice per me ,
poiche laſciata preda del ſonno la Dama , ſceſe il
buon huomo in farſctto, mà pero carico d’arme
per contrapeſare alla grauezza con cui atterrnualo
la timidità. Vbbidì a’ miei ordini collocandoſi
nel luogo ſtabilito, e diuidcndoſi da me con pro
meſſa di non partirfi dalla diſpo‘ſirione de' miei
cenni.
Aſceſx con h prattica, che haueua le [bale,
portando meco vn lume coperto in lanterna
doppia. entrai nella ſtanza, e d’indi me ne parlai
al letto,d0ue giacendo la Dama m’introduffi ne’
più an uſti rcceſſi, ne’ quali ſi ricouera la povertà
delle olcezze terreno. Penetrai nell’ archiuio
della ripurratione del marito , e depredando
N tutto
194 Conrruvrazroue
tutto ciò , che poteua arricchirmi di contentezſi
ze , non mi curai ſe la fedeltà foſſe offeſa, ò vio
lata l'amicitia. Nelſommo de’ odimenti, ra
pito fuori di me ſtcſſo traſcorä in vn ahi mè,
nota eſpreſſiua d’eſtraordinario piacere da cui fui
ſcuoperto ladro. Riconnobbe l’amata la diffe
renza della voce, occultatafin àquel punto, ò col
tacere . ò con falſificarne in breuiſſimi accenti
il ſuono. Rilaſciata queſta all’ hora alſuo natu
rale palesò qualmente io era altri che i] ſuo con
ſorte. Auualorò il ſoſpetto con altre inquiſi
tioni , ſi che con più 'ligente eſame ſcotch
domi diuerſo.tramutò in certezzaildubbioPrin
cipiò ad eſclamare , come tradita , ſolleuando le
grida ſecondo il coſtume del ſeſſo, inhablle al
ſoſtenere li ſuoi ſdegni ò le ſue vendette con la
forza. ñ
Sbalzai dal letto, e Poſtomi in chiaro qual’io
foſli col lume, m’offerſi di morire per appaga
re lidi lei ſurori. Nell’vna mano haueua la lan
terna , nell‘ altra afferrai vn pugnale, riuol
gendone la punta al petto, e moflrandola di
rizmta à ſenrmi , quando ella non ſi riſol
ueſſe di compatirmi. Vcciderommi, le diffi,
quando io firmi voi più ſodisſatta della mia mor.
te,che del mio amore.Vſatc però Piadena@ Si
gnora, ne‘ Gaui à gloria il publicnre anche nelle
vendette contro di me, li voſtri falli. La caſa
è piena de’ miei ſoldati. Seguiranno le ſtragidi
chiunque contraſtarammi lo ſcampo,‘il quale
però io non curo , contento di cader vittima
ſuenata alla voſtra Diuinità, ſe la ſtimatc offeſa
da chi v’adora.
Coſi dicendo moſtrai di rinforzar il colpo,on
eſiîz allungata _ln‘rnano, trattene il corſo del
raccio.Formatem, diſſe, 0 amico, poiche non ſa
di
Det. COHR|ERO SVALlGlATO. 19;
di meſtieri che traſcorra `a tanta fierezza la dim
‘Q‘îuañfl-
`\\
Y‘.
mulatione , con cui noi donne raſſcmbriamo i
rate contro chi furtiuamente ci gode. Furti i
noi dolci, che ci arrichiſcono di piaceri, rub—
baudo all’incontro la ſola vanità diquell'hono.
re, ch’è vn bene tormentoſö , ecpcr altro lma
Îa
’-Ì\\
"è ginario. Ci rieſcono gradite le elitie guſtate
con nuoui amanti , poiche vn ſolo marito , ſem.
pre lo ſteſſo, troppo ci annoro. Amate pure , go
dete, e tacere, che ogniauucnturoſo ſortimenzo
‘T de’voſtri affetthfarà per me vnParadiſo di felicità.
Da queſti ſenſi cosí gentili fatta mi _molto piu
cara di prima quella Dama , l’abbracciai con ec
ceſſo di tenerezza. Per ſodisfare alla ſua curio
ſità raccontai la forma delle mie frodi; auui.
ſandola anche dell’inganno vſàto in villa nè da
lei penetrato giamai. Per la notitia di queſto
ſtrinſemi eſſa più dolcemente , 8c annodando.
mi ſtrettamente , moſtrò di far mi total dont
dclla ſua gratia , anzi di ſe medeſma , premian
domi , come ſcaltro amante.
Interruppe il noſtro trattenimento lo ſtrepi
to , ch’udii ca ionato dal mnto dell’armi. Alla
porta picciola el giardino vennero alcuni, deuc
a».
credcrſi ladri, che procurando d’aprirſi l’adito,
…'V poſero in ſcompiglio la guardia. Ciò diede cre
ditoalle mie menzogne, ondeil marito degno
per appunto cuſtode degli hot-ti, ſolleuò tutti
al mantenimento del poſto. Laſciaianch’io la
mia beatítudine per accorrere alla difeſii, non
però neceſſaria , mentre atterriti quelli dal ſolo
rumore , abbandonatono l’impreſa, e procu
raronſi ſaluezza con la fuga. Così terminò la
Comedia, con queſto vantaggio per me d’ha
net ſemprein pronto la Scena, ogniqualvolta
:-< m
=.
‘9— voleua rinuouare gli atti delle mie contentezze.
N 2. Come
196 CONTlNVAZIONI
Come ſarto aſſai più confidente del buon’huo
mo, haueua eſentata da ogni ſoſpetto la mia
conuerſatione. Dall’ altro canto la moglie occor
ra , mendicaui con mille arti moltiplcate occa
ſioni per ſelicitarmi nel ſuo ſeno. Tale èſtato l’e
ſito de’ miei amori , de’ quali hò voluto raggua
gli-are V.Sign. per ſodisſareeon quello, in cui
più confido à quel talepruriro degli amanti , che
meno ſi compiacciono dc’ loro ſum‘ quando ſ0 -
no meno palcſi. Condoni ai queſta paffione il te
dio del racconto, e contracambi la mia conſiden.
za col pratticarc verſo me la (ha gentilezza
nell’honore de’ ſuoi commandi , à’ quali m’of.
ſro di tutto cuore: E per-fine le baccio le mani.
Ecco (diſſe il Caualiere) quale il termine
dell'amicitia de’ ”offri ſecoli, ne’ quali Ii più
dameſh’ci /òna ’pie’ fbli , che maggiormente inſidie
nn [a riputatiafle.
Chi poſe per prua” d’amicitín ( ſoggiunſë il
Marcheſe) In necrffitù di mangiare -vnitamentc
run mmgia di ſale, inſegnò qua/mente comem’uî
l'effèr ecco `, -à chi ‘vaſca-r manremre lveri ami
ci, là onde em di nre/lierigu/ìar il ciéo -Più gradi”
ùquelliflnimali , per ”imma/ami il Palma. l
Non mi flrepifio dunque (ripiglió il Buone) '
ci'i’in alcune Città principali d'Italia /Îaui I’m/b
d’accamunarc vicende-vamente le mogli . poi
che ſorſe ſi **vantano di profgſſàre Ia leggi ali-vera
amico, [armeni/{0 appruouàm l’amiflù can [a Prac
rm ali-[fida, ande bannafictto buono [iamacoPe-rgo
der”: l’appetito.
Oflèrua, parlò il Conte, come ſimbolo-di 've
ra amicizia il Cei-ua , mentre gli animaſi diqtu
’ſi' ”el tran/Ita de fiumi fcumbieudlmen
WLW?”?Ja—71]? 7.77‘ l altro , _nel s’efimme [a
J “4 -W-ñ’mone, di 'ven 5mm, che abliga i
al
Det. Connlnno SVALlGlATo. 197
i V al forget-ſi 'vicende-ml: aiuto 71:' maggiori pl
i riſali. Win-{i er ragiona di ſomiglianza, ca”
chiuda ”curr/i a gli amm‘ *va grande apparatodi
torna.
Laſciamo in grati” , ripigliò il Marcheſe, qua
ſii apparati alle ”ſe della Germania, one ſingo
larmente /í apprezzano; (ſli-nd.) ultram-’nta nella `
ria/Ira Italia pompe d’ignomim‘a.
Sì, aggiunſe il Barone , appi-qffo alcuni po
chi, da’qualinonſìriurriſrma li jen/îa'e’maggio
ri, onde in conformità degli antichi non amici”—
rMo tra’ -wti a'i finge/are ſolennità l’qffèrta
d’am Bue con le corna fl’aro, quaſtche drv-Wen”
di que/le i” ſcemi il -vitupero,
S’auoſìuma a‘o , ridiſſe il Caualíere, ne’ fa*
cri/iu] per [i Premìpi. I’niunfalmemr però [ij
ma the *vnagran parte di quelli , che non hanno
”ma in mp0 , le habbia ml ſmo. Community
ciò ;a nulla giouui lo fcuaprirr ciò, che può apri~~
re [e rio/Ire piaghe. Eſtro/‘r alla orario/ita de
compagni-11m figlio *vergata to’ ſeguenti car”
‘(77

Lmera d”a” affinato” della [ingrmſhpra li


libri moderni. '
Molto Riuer. Sig.
Hò appagata la mia curioſità ne’ libri moder—
ni inuiatimi da V. S. mà con mia poca ſodisfat—
tione. Ritruouo molto che offeruare in eſſi, ma
nulla di buono. ll noſtro ſecolo dourà dolerfi
degli ſcrittori , che pretendono d’honorarloeon
eompoſitioni , le quali da' poſteri , quando non
fiano più ignoranti di chi hora viue , ſaranno
ſchernite e vilipeſe. Sonodue li punti princi
pali , trà’qualiſi .rifiríggerannoli bialimi com
…ll-.I.
193 CONTlNVAT-XONI
muni.L’vno è l’ingerirſi in trattati dc gl'intereſii
de’ Prcncipi d’alcun Frattaccio; ilquflle sà ſolo
che coſa ſia cucina , nc tiene altra notitia di ra
gione di ſtato, che dell'lus de’ cuochi. L’altro
èla corruttione della lingua Toſcana , mentre
ciaſcuno nè fà pompa nciio ſeriuere, e nella prat
dica ne rieſce nemico. Li barbariſmi , le impro
prietadi,ii errori diſtempcrano talmente con va* 1
ria dettatura, e con ortografia volubile quella i
faueila . che temo debba farli barbaro vn sx per
fetto linguaggio. Vniuerſalmente non può e
ſprimerſi da queſto opere alcuna ſoſtanza: onde
queſto ſecolo de' letterati uò chiamarfiia età
chic ſraſcheric. ~ Credo che Yasfcrm degi’ingeg- ‘
ni (àrà vſhm dalla poſteritì , per punire gli ſcritti
de’ viuenti hora. Mà chi i’hà compoſta , ſari
qua] altro Perille ſabricatore dei Bue di bronzo
prnouando egli prima ii flagello , ſruſtrato con
forme il' ſuo merito. Ben è vero che auuezzo à
ueſte battute, come à colpi di piſtoieſè e di ba— i
acne non pruouarà forſe putimento, ne‘ ſi curarà i
d’ignominie, fatte già ſuo patrimonioDltre che
fatto boia in atto di sſerzare gli altri,n0n può dif:
capitare di riputatione , anche ottenendo vn ca- i
peſtroNon ſarà pre ſeruato quel Marcheſe imagi
nario vſcito nuouamente alla luce,il quale credo
che chimerizi in ſe’ ſteſſo dottrina; come finge
Iſhonore de’ titoli. Egli hà preparato grande an
tidoto per riſerbare all’ immortalità ii ſuoi ſcritti,
màil veleno della ſuaignomnzaAè trop ovigo
roſo, onde gli hà vcciſi, quaſi prima del a naſciñ'
“ì- Egli hà moltiplicati da ſe ſteſſo teſtimoni, che
:îlîſëotuxgo Ia ſua ifirtù, e componendo medi_
w giàndiîcj' muznnlna , col íèruirſi d’autore mor
ÎQ e ‘arſi af!… › ;penſato di (änareil ſuoma- (
.. a “edfflî buon.“InteUetto- -Mañ' le
lettere
DEL Connieno Summa-ro. ”>9
lettere medcſme d’arreflarione , eſſcndo quali
maggiori del libro, dimoſtrano chel’autorehà
.\o'\ d\.~
più ſuperbia che ceruello. La ſoa dottrina de
ue crederſi di quella razza , che s’improma con
lettere , mentre ne ſono ſegnare lc ſue compoſi
zioni , òſeruiranno ſorſe ad accreditarla,comc le
ſcatole degli ſpeciali.l\` on pciſſo ſatiarmi di ſcher
nirc la ſpropoſirara affettatione di coſhti,in gui
ſa , che ſcorgendo il nuouo rirolo di Marcheſe .
dommi a credere chela Pazzia l’habbia inucfliro
d’alcun ſuo ſcudo. Communque ciò lia lo (“om
patiſco, quaſi ſrenttieo . c diſperato nellainſcr‘
mità di poco ſapere. Condannu il poco giudicio
degli altri, che dimoſti-ando la viuacità del loro
ſpirito , non l’cſercitano poſcia, come conuie—
ne. Ammiro l’ardimento di molti anche rrà’ mi
gliori , li quali non ſanno come ſi parli,e voglio
no ſcriuere , non capiſcono l’orrografiadelleletl
tere, e preſumono d’eſſer eccellenti ne’ dogmi
del comporre. Corregga la loro ignoranza,pani~
colare .in fluſſo di Nume letterario, e ſuggeriti
giudicro per fargli riſoluere di non ſcriuere, u
ſcriuendo di moderare coſi frequenti errori di
lingua , inſopportabili à ehi ha ſenſo nel vedere
inſeluatichito il noſtroidioma , da chi maggior
meme lo coltiua con luuoro dcgl' ingegni. Tan
to conceda il Cielo al noſlro ſecolo 8t ameſhr
:una di ſervire à V. S. alla quale m’offro per
fine. _
Chiſèriue , diſſe il Conte , ſarà per certo "un
Cruſca”: , the ”cl/e qffërmtioni della lingua
e ercita la ſalita profrffîone ”Wa Critica.
Nello ſirf/’a lor nome, ſegui il Marcheſe, mo~
flmna la condizione del proprio eſercizio , mmm
nella ſcrutinio delle lettere , riſerbarffi la Cruſm .
fàrfepçrcbt d’zſſa ſiforma delizioſo [uz/lo à’ pom'.
N 4- Ammiro
200 CouTrNVAZÎON! l
-Ammiro, ſoggiunſe il Barone, il lor ”Pric l
eio , di *voler imporre. legge al mondo , to” la ſcel—
ta delle loro parole tratte da’ più. rotti loalr'rmlori
delle montagne , quaſi che debbano tanueuire [i
diſcorſi de' 'villam‘ con le compoſizioni de’ lette
rata
Smpifl-o ofllri più, ripigliò il Canalierc, dell'an
tipatia di cet/lora con I’h, e de114,partialitù eo]
z, i” quefie due lettere principalmente ;anſi/Zen*
n'o il rigore , e [a ptmtufllitè della loro dat
trim:.
Non è mamaiglía (replicò il Conte) ſiam”
the il z. e neceflario al eomporrezlloro nome, ſia ,
è come pazzi, ò come ruifl di cazzo: odiano poi
I’b , per l’odio che portano al nome di Chriflo,
tolto , quando ft‘ letti l’12 mentre fitta‘ Poco di*
flerfl? da "Jia, e cri/lino, ſhggem, chetendono
doue lffiimlínano.
Siaſidel z. come/;voglia , ioglíſi‘ufl; , diſſe il
Marcheſe , nel particolare de‘ll’h , paio/”Piace 10
t'o oſo, che /Ìà ſu’l mezſſorio , e quindi i” confir
mitùa’ella natura ”bari/conati] ſuperfluo, quale
è que/la aſpirazione.
Sete buon mm da *aſma per queſii luagi. äMar
:11:12, conchiuſe il Canaliere, mole haut:: dato di
”fa nel rueropumo , e ritruouam la ragione della
lorflflmuagzmu. 1” queflo dire aprirlo già altri!
lettera , onde ficbito coſt* leſſe.
Lettera ſopra Pejo del pag” le Pratt-me.
Olto. Illuſt. Sign.
Non POſſo non eſaggerare con V. Sign. vm
rauaganz; z quale offer-uo tra, le maggiori,che
élfeggono nel mondo, la principale. Baſſa
› '1° › n°11 50. da chi introdotto, di pagare le
Putta
Du; Con it l eno Sv^t.ici^-ro. 20|
puttane con tanto pregiudicio dell'huomo, e
della ſuperiorità de ſeſſo maſchile obllgxlto al
agare ciò, che la ſemina, come ſoggetta ha de
Cito di donare ì noſtro compiacimento. Et a
qual fine èfattala donna. ſe non per ſeruire à'
noſtri piaceri. e ſotto porciſi,quando nellalotta
amoroſa Vogliamo prenderla alle ſtrettc? Dun
ue l’huomo ſ`t›pportarì”chc viua ſotto ſue ſem
bianze nel mondo vn moſtro che rende ſprezza
bile la humanitàe neglette le ſue maggiori om
_pe nell’ o erare ſenza ragione e ſenza giu icio?
Dovrà to erare le inſolcnze di queſta ſcliiaua,
alla formatione di cui dando vna coſta l’ha an
nodata con vnacatena d’obligatione, come com
perata col ſuo? Dourà patientare tanta ſua ſcia
ura, d‘hauere congiunta 8t. vniforme la in
elicitä animata , la tirannide viua, e l’Inferno
compendiato? E 'poi quando pretenderà trarne
e’ uſti , per quali ſoli è nata. biſognarà i
äîorërne rigoroſo prezzo? Sara dunque di me~
flieriall’huomo d’humiliarſi con la ſexuitù , e
quaſi con le adorationi , aſl'oggcttirſià moltipli
cati ſtenti, affuticarel’animo nel ‘cimento delle
paſſioni , e trauagliare il corpo nelle' amoroſe fañ
tiche:e dopò in vece d'attenderne premio dourà
egli ſteſſo pre-pararne il pagamento? Oh Di0,co
me cieco è il mondo, e come hallucinati gl’infe
lici m0rtali,chc comperano le-maggiori ſciaguxe,
eli peggiori mal’ann’i qualiſcorrouo-in contanti
nel commercio con le meretrici , diſpergendo lel .J
ſue migliori ſoſtanze,eñprofondendo di più anchegg,
l’oro l Fu queſto pureattificio di demone inimi
c0 delle contentezzc del noſtro ſeſſo, mentre cſi'
.“. óì ſendo forſe le più apprezzabili quelle di laſci
uo odimento, volle amareggiarle col penſie
ro ell’isborſo diciò ch’è à noi più neceſſario,
N' F ò'gna
z*: CONTINVAzioNE _
o grato.“ A ragione potrebbero gli huomini`
inuidiare lo ſtaro de’ bruri , e deſiderm'el’aurori—
rà, con cui ſopraſede il maſchio alla ſemina nella
propria ſpecie, mentre ouunqucla [Zon-ge ſtimo
lato dall’a perito,monta,caualca,gode, ne ſen
za altro ri Contro s’obliga al darla paga de’ ſuoi
guſti. Vn pouero amante dourà dunque eſſere
peggio trattato d’un cane , e quando non habbia
denari, ſarà priuo di que’pmceri, che non ſi ne
ganoad vnabeſtiaPMacheno inſiicnroxonſorme
il quale à ſuono di prenoſi metalli ſi regola l’a
mor-oſa danza, poſta la gabeilaſopra quelledoló
cezze, che fi abbondantemente dona la natura. E.
quali anguſtienon ſoffre chi ama, ò deſidera; nè
può ſodisſare le ſue brame per l’auaritia della
ſua Diua, la quale hà per eſercitiolo ſcomca—
re .9 Se anche giunge àgodere, non è egli mole
ſtato dal debito , che all’ hora contrahe, 0n
de riflettendo ſopra la neceffità di pagare, per
de ogni guſto? E ſorſe che inſàtiabíli , ö: in
diſcrete le corrigianc de’ noſtri tempi , non han.
no collocata in alto prezzo la loro mercanria.
Forſe che li momenti di fugaei diletti non
deuono contrapeſarſi con molto diſpendio di
oro , ch’ in longo corſo di tempo s’acquifia.
Forſe, che non biſogna hauere ſeri-ate le bor
ſe, per reſiſtere à' colpi, 8c eſſer ſaldi alle 0p
» pugnationi delle femine auare. Benedetto ſia
quel tale decreto de’ Sacri Canoni, il quale
prefigge per paga d’vna meretrice, quanto può
bpflarc al ſuo vitro d’vn giorno. Preſcriſſe ſag
giamente vn limite alla loro indiſcrerione , nel
?oîodſìeſëo che alialingordadauaritiaſtde’ Pre
* e ſat! s ne reren ere lo i endio
:33,6 Näîſſe- Voleſſe ilpCielo, che ſoffePoHEÎr.
, i modo che quellelupe voraci non eſi.
gflſſch.
D”. Connieno SvALi o l A’rìo. ao;
geſſero ſempre theſori per vna coſa al ſine viliſſi -
ma &abomineuole. e perdiletto imaginato piu,
che guſtato. O almeno, come nelle ben regolate
Cittadi quanto ſi vende hà la meta nel prezzo,
coſi lîliaueſſe anche la carne delle puttane,eh’ eſ
ſendo la peggiore di quella d’ogni altro animale,
m’afficuro clic poco ne ſarebbe il valſente. ll li
centiarealtrimente la loro indiſcretezza,è vn’ ac
cumulare meretrici , poiche ciaſcuna donna ana
ra ,ſe non dishoneſta muoueraſſi per intereſſe al
pratticare ſi infame meſtiere. Adeſcate dal guada
gno Verranno tutte le femine a gala nel máre del
le laſci u ie; e ſe continua l`vſo d'arricchirle con ta
le ecceſſo, non v’hà dubbio che rimarranno ſpo
polare le Cittadi di Marrone pudiche. Vinono
quelle diſſolutc con ogni maggioreluſſo , e negli
addobbi, e ne’ veſtimenti, e nella menſa,in guiſa
che fatto pretioſo il vitio,auuaiòrarà le ſue vio
lenze per rapire la inclinatione d’ogni ſemina,
procliuc pur troppo al ſeguirlo. lnfluiſca il Cielo
rimedi conueneuoli ad vn tanto diſordine, per
beneficio della humanità , e per ſollieuo de’ po
ueri amanti. Conceda à Voſtra Signoria ogni he
ne, come glie l’auguro di cuore: e per fine , Ste.,
Non ;a (diſſe il Caualicre) que/fo ſciuto rl”
ſcriue , qualmente l’huomo non baumdo il fre
no del pagamento runner/re con :ama immadl
rátezza albi ſatíetà a’e’ ſuoi appetiti, che :anfit
marebbe I” *vita mentre , l) crepa panza , za
me ſiwl dir/i, 'vorrebbe ſato/[mſi di rià ,di cui mm
iróorjaſſè prezzo.
Dite pm'e , ſoggitinſe il Marcheſe , the mama
rebbero le rem/ire ii’ Pur/tipi, il quali ’vogliono tri*
buio anche da’guadagni delle mrrrtriri.
0h, diſſe il Conte, mn guai tra’ Premi'pirlri
ciò farti”. altri, che ilgran Dura di' Fiam/za , il
N 6 quale
:04 CONT_JN‘VAZ‘10NE
quale con I.: [mix/rezza ínfujz dal clima hà dn'
mrizam quefia forni” d’un-enza.
Anzi credo che ù beneficio de’ bardaffi, ripi
giiò il Barone, che pongaſi colà quefla :oneri
buffone , .ſſendn ardmarío di fùr pagare rigoro
_/a daria , à rhi entra i” pregmdrcio dia-Im” ar
te Prinripm'e.
Non è ma! penſiero il 'vo/lro(rep]icòii Calm—
liere) pair!” da quem aggrauio fumato il 7mm:
7-0 delle cartígiam m‘la più Mero rl traffico à’ m
zatiann' in tondo 5 ”e crnuíene di danneggiare
'mm prqícffzone vniuerſale, in r‘ui riaflunoa’r quel/a
Città irzd:flintarncnte è inter-affitta.
Sete *vaiforſe ancora , ö Cauaſxm, pariò il
Conte , *vna di que/Ii mercatflmi , che tenga
no le balle in magnum , e non in bottega? Ciò
grammi di credere… mentre ſafi’mete ſi puntual
mente [e ragioni di que/la mercanti”.
Ricordami , riſpoſegii l’altro , dîhauer nego
tiato alcune 'volte [07: mi alle ſirette. Sarrijera
tutti , e Per non dar luogo adakm replica fldnſito
ro r ei [e e‘.

Lem-m con aggiunta d’vn ritrattodr'


bella Dama.
IſſLiuſtr. Signor.` mio ,
Inuio à V. S. lliufiriſſ. i] ritratto delia Dama,
la quale hebbe autorità d’occu pare ii di lei affet
tì , mentre eſſa dimorò in queſta Città. Ecco eſ
ſeguiti li ordiniiaſtiatimi nella ſua partenZaNon
K? ſc coſi bene rimarrà ſernita dal Pittore , come
130 procurata io fleſſo di ſèruirla. Merita ſcuſa
l “"9- qnando habbia crraro nell’ epilogare vn
:‘020 ’. m cui la ſtem natura hà compendia
E’… ſua Pçxfìttione. Non poſſono capire
m
Du. Connie ito Sv”. t GIATO. :of
in picciolo rame , quelle bellezze, per lc quali e
m uſto il giro delia sfera ſteſſadcl Sole-Non pub
e giarſt queſto Cielo ſenza la neceſſita d’ag
giungt-rui il motto di colui Piclchrioralatent ,
non potendo compirſi con vn pennello quella
vagheua , per cui e ſuiſcerato ll poffibtled'ogni
maggiore beltà. Nelle pitture, le ombre danno
lume à' colori , ma quiui come poſſono ſtarle
ombre in faccia del Sole? Non uo darſtl'acrc
proprio à queſto ſembiante,ch’e endo Angelico
non gode altro aere,che di Paradiſo.Conſideri in
ſomma V. S. llluſtriſſimaquale l‘apprezzi il di lei
cuore, e conoſcerà qualmente non meglio po
tcua dipingerſi , come che oggetto Diuxno mal
s’aggiuſta con fattura di mano terrena. Compa:
liſca il Pittore,il quale non può ſopradi ſe,molto
meno ſopra la natura, 8c il Cielo. Aggradiſca la
mia buona volontà e con cui hò ſollecitato il
compimento dell’opera,&il compiacimento de’
di lei deſideri , li quali incontrarò ſempre volon—
tieri, per affaticar mi in ogni ſua maggioreſodis
fartione : in conformità. di che me le offro, e
or fine , Bce.
Mentre leggeaſi quefla , il Barone , più de
gli-altri gimme , in ean/èguenzu più inclinato
à gli amari, curioſo , anzi impatimte di 'vede'
re la Dama deſcritta ſi bella, diedeſſr' di/ciorr:
I'inuoglia , ó' aprì la fiaÎPIf-'Ît‘ , quando per,
appunto era terminata la lettura. Gli fà di me
ſtieri partieipare ,anche à’ ComPAgni quella 'vifla ,
ch’eglz , qaflſigtì _finta geloſa , ambita d’ap
proprimfi Gli emami _fimmo bz'perbali d’amm—
ti , poiche non inferiarmeme pnteua eelelzrmſz‘
quel 'va/to. Furono però breui, poiche ”mm-g
guefla , ant/ae nella pittura 'uiua pat-em , :la:
faffe in :ma ,di per-;inc . commandaua à gli
7 altri
*.06 Courmvnron! Du, Con.SVAt.ia|A*ro.
altri di tacere. Dimorauano però tutti egualmen
teflupirli ammiratori , non :òſe ingannati dal tre—
derla animata, onde flimauarffi oIzlzgati ad 'una
mode-Fia rita-renzo, é* ad *un riuerente ſt’lemio,a`
pure affarendati in ww tacito dmotiom per rin—
gratiamento di nella fortuna , ola’ houeua loro
tomeoluto di amg eggiare 'una tanta bellezza , la
quale anto dipinta era degna, ſi', che jène 'van
Wfiro come fattori glilguardi. Aparíuflnoquefli
Coualierì nella loro immobili”; qua/i ton/ei dal
filmine , e tale rajſembrſi il Cairoli-’re più degl’ a]
tri 'Uecehio, onde wogbeggiato buon/t pezza, z
conflupore quelritratta ri/òlflro di non trattenerfi -
più long@ tempo; poiche oltre l’eflër [iam-:tx dalla
lettura obligauoli l'koragià tarda al rip-aſa.
1L FINE.

-óL-

TA.
T'AVOLA
delle Lettere publicatc in queſto Libro.
m),

LEttera di complimenti ad »un Cardinale. fol. 73


Lettera di Secretario Gaffe. 74.
Lettera contro le Donne. 76
Lettera alla RePublica di S. Marina. 85
Lettera di documenti per chi vuol prencder/ìd’d
moroſa. 8,
Lettera d’una ch’inuia due dazi”: d’atthiali al
[/ice-Redi Napali. 94.
Lettera d’un Aumento. 97
Lettera che contiene un ragguaglio di Parmtſa con
tro li letterati moderni. 9g
z ettera amoroſa ad -vna Donna. 107
Lettera Burleſcct. l lo
Lettera , cb’infegna di ben negoziare. l”.
Lettera di chi manda balle per laaar le macchie ad
un Cardinale. t 16
Lettera di precetti ù chi pretende tener cura a5
patti. l 17
Lettera di chi manda cazzuoli ad un Prencipe.
tal
Lettera d’accia’ente accerfò ad rm giaaine i”
Roma. 123
Lettera di chi inuia braccia 'vinticinque di panno
alta. 134
Lettera in difeſa de’ becchi. 1 36
Lettera butléſtñ z mè ſoitirica contra li mit/ici.
. i4!
Lettera d'una Dama, che diffieade amore degli
buomini. 14;
Lettera di chi addimanda d’lmuere in Roma la
'vera deferittiane d"una Arpia. [47
Lettera =
T A v o L A;
Lettera, che riferiſce le qualità delle Cortegiane a6
Venetia- 14.8
Lettera di ffiropoſiti h Pnp-Mito. 15;
Lettera amoroſa d’una Donna. 157
Lettera contro d’am tal Vecchio. 159
Lettera di madre, ehe da precetti aüafiglz’uola. 163
Lettera d’zmo , che ”rca in Roma rimedia per il
granfa. 159
Lettera d"a-71 ladra in Cremona. l 7t
Lettera d"a” balarda laſciato da Imma-tante a[
la tura de’fitaì negozi i 7;
Lettera met-aforiea d’wapedante vitiaſa. ,7g
Lettera, che contiene ragguagliadi Parnaſò. 1 gz
Lettera d’run Libra” che ter-ca ſoggetto per la de.
dimtorz'a :i’m/uo libra. 1 86
. >4N .
Lettera d’anni/ò di ſuteſſi amaro/t'. I 88
Lettera d"a” qfflzruatare della Iinguaſòpra Ii libri
matter-m'. 197
Lettera jòpra I’vvſò del pagar le puttane. zoo
Lettera ”a agg-fama d’run ritratta di Leila Da
ma.. 204. r

Il fine della Tauola.


’ OPERE scEL'Tír

E R~ R' A N‘ T E’
? PALLAVICINO;
PARTE-SECONDA;

'l Commenda
,-:A i Il
LaDialogo
Baccinata. `
trà due ſoldati del Duca di Pain-.t
i; La Diſgratia del Conte d’OliuareL'
LaRete di Vulcano. -
L’Anima. Vigilia i &Lì-"‘- ' -

I’N VILLAFRANCA;

NL DC.
BACCÎNAÌA,
Omra
B A T TA R E LL A
per le Api Barberine.
I” occaſione del” maſſx delle Armi di
N. S. Papa Vrbano ott-mo con
tro ‘Pm-ma.

All' Illuſtriſſ. e Riuerend. Monſignor


Vitellio , Nunzio di ſua Santità
in Veneti:.

I‘N VlLLAFRANC‘AL_ è:
M.Dcîſſſſ Il
rn til
”II-.l .VIG- uîll
Illuſtriffimoe Riuercndiffimo Mon..
ó' ſignorc.

Relatione da’ naturali naſcono le


api da’ ”d'oneri , ‘o conforme altri
dalle immondezze de’ Boni. V- S
lllu/Znffima, che nel cognome di V:
tetlo moſtra d’zſſèr dit-azz” di
bue , affine” in ſe 'una impari‘
naturale con quell: annnali , e conſeguentemente
con gli Barberini in efflrappreflntati , come in in
ſegna Propria. Cineſe bene non fà N. S. moltafli
ma di lei, trattenendo la però in quefla Nuneifl
tum longnmente, qua/ì in eſilio , più to/Io che in
bono” , non :’oboliſoe per‘* In certezza d’eſſèn—
tiale corriſpondenza. E‘ proprietà de’ Grandi,
moflíme de’ [olleuatì ſolamente dalla fortuna , il
non wine riconoſcere i fiooi principi! , per-fuggi
re l’obligo di riflettere ſopra le baffëzze delnflſri
mento. Non ritrouoxſi ne’ noſtri ſhah' :loi 'voglia i—
mitare quel Premi”, ilqunle bene” in tum di
terra per rammentazſi la 'vile conditione de’ geni—
tori. Ci‘aſia detto dipaſſitgio. Deuo oſſèruare l’ordi
ne naturale, più ”ſia ehe auuertire *un tal dz'ſhrdi
ne d’animo mal eoÎnPo/Zo. - Confiztro à V. S. 111”
jz‘riffl qu g/ln eompoſitíone , come Propria delle apo'
dipendenti neü’ongine da’ Boni, nella proſapia de’
quali eſſiz tiene titolo in/Îgne. Potrà come Mim'
/Iro di ſuo Santità ropprefenturle Ii motiui di
quaſi” ſèrittura , e confidente-mento appruouar—
gli , come troppo ;veri , à fine di rimuovere gl’in
conuenienti , che 'vanno maturando nefla [fagio—
nepreſente predominam da’ ſhoi capricci. Stima
due V- S. [lho/ir”: intender o‘: bene Ii terminz'pro
pri
prí e ragionevoli. duuezu ancora aa' ímp‘ie
gare ‘e med-aſma. ó- ad meat-mura” altri i” fit
re ſcritti tantra Ia Republìta-a'i Venetia, e contre
la Corona di Spagna; aggraa’zrù (così ſpero)
queſta trattenimento , the confronta MT“ ar
dinario eſèra'tio. Só the Per effizre Pre-giu itaIe al
ſuo padrone eſſa fingerò di rana-pit”: diga/ie.
Vaglia però il 'vera , fimo ;ma 'valutate le dilei
_fintioni in Rama , e nonfierono mai mfloſtomañ
co di N. S. 6 [è 'vi furono, ſana già euamati li pm
fferì di far avanzare iIſì” merita. LapraſPeri il
Cielo , come deſidero.

‘D’Atiſtot à di 47. d’Agoſto, 1642.4

,lu . … * . .
*‘0‘ ’ ‘~ Dichia
Dichiaratione del titolo”

U-mdo ſciamano le Api , e fuori


de‘ tempi determinati eſcono da
loro Aluearii per combattere , v
ſali di riunirle con vn certo tal
quale ſuono , al rimbombo del
u ile riduconſi vnitamente, po
-ſcia hor ncll’vna ſei-ma, linr nell’ altra ripougon
ſi entro le ſue riſerue. Credonſi forſe rinfaccia
to il loro ſtrepitoſo tumulto , naſcente da guer
rieri ſurori. Arroſſilèono però di conti-aprirſi ad
vna cosí mite natura, che sà produrſolo mie
le, c quindi ritornano ad vna grata vuione di
pace. -Et che non .le giudicarebbe vergognoſe,
mentre nel raccorſi s’aggroppano inſieme , e ri
flringendoſi eleggono concordemente le :ingu
ſtjc del carcere; che da’ cuſtodi èloro rappre
ſentato. A proportione di queſta proprieta hà
riſolto chi ſcriue , d’opporre il ſuono d’vna acre
eſclamatione, per riparo alla preſente moſſa del
le Api Barberine , vſcite in campagna con inten—
tione di combattimento. E perche adoperanfi
communemente doue è commodità opportuna
baccini, ò altre vaſamenta di rame, m’hò pre
ſa licenza di Formare queſto nome di Baccinata,
come cſpreſſiuo de’ miei ſentimenti, meglio
manifeſtati nell’ altro di Battatella, ch'è in mol
ti paeſi appropriato all’atto di cui per appunto io
fauello. Sò ch’in ſua Santità dourebbero eſſer
efficaci gl’infraſcritti motiui per richiamarla da
nſolutioni non conformi alla ſua dignità, ne à
buona politica. Dourebbero ceſſare in Vrbano
gli ſpiriti militari,e meglio ſarebbe ridurre le ſue
Api à rifabricar il miele coli grato al 'ſuo Chri~
ſto, di cui fu d‘etro , Butirum ó* mc] comcdgr.
Alrfl'
Altrimente le eſporrà à pericolo di perdere nelle
altrui punture con l’aculeo la vita. Secorre ri
ſchio d’offendere ſe medeſimo nel procurare
gl'altruidanni , eguardiſi dal non far auuemre
la profeti: trouata in quella gran- pietra entro
Macerata , oue àcaratteri antichi effigiauafi la
minaccia del ſacco di Roma ſotto quel Pontefi
ce che haurebbe per inſegna le Api. Fù punito
quel Padre Capuccino che notificò tal proſetia,
non però ne lòno impediti conformi auueni
menti, che dipendono dalla volontà di chi è ſu
periore al Papa. E‘ prohibito il preflar fede á’ ſo
miglianti Pronoſtici, Auguni. o _altri preſagí del
futuro nelparticolare di ſua Santita. Giona però
il prendere queſte p’redittioni er auuiſi , 8c au
ualerlène al fuggire pericoli, enza riguardo de’
quali s’incorrc tal volta nel mane minaccrato , e
non creduto. Sua Santitàancor che rigoroſa in fi
fatti diuieti , appruoua nella {da perſonala theo
rica non meno che la prattica de'giudiciiaſtm
logici , diſtinguendo con la luce di ſcienza pro
lëibita, li ſuoi particolari accidenti. Non ricuſi
dunque d’approfitarſi de’ publici auuertimenti ,
ne’ quali ſe le predice male , non perche ſi defi
deri , mà aline drrimouerla da quelle occaſioni
che ſono in promote d’auucrare qualunque in
fauſto annuntio.

BAC
ai!

BACCINATA.
Iſuom l’italia tum por le com.
_ muni doglianze contro le riſolu
. tioni del Pontefice fatto autore
di nuoua guerra, mentre ch'eſ
ſer dourebbe miniſtro di pace.
Come Padre vniuerſalc della
Chtiſtianicì. falliſce troppo grauemente nel ve
nire con le armi alla mano contro de’ſigliuoli.
c dimoſtrarſt auido d'immerger il ferro ſm nelle
viſcere dichi hauer dourebbe ſicurezza nel ſuo
ſeno. Epureè Vicario di Chtiſto , che ſempre
portò pace, e quaſi che eſauſto d’ogni altro bene
ri peteua ſouente , pax *vobitI parent ”team da *uo
br': , confirmando eiò che di lui ſu detto , fam”
,g in pace Ian” ejtu.
Guerra guerra, all’ incontro grida Vrbano,
diſcreditando quaſi la dignità cheſoſtiene. Non
uò ſtimarſi viceregente d’vn Prencipe chi porta
inſegne di coſtumi diuerſi , eper diametro s’op
pone allainſtitutione del ſuo commando. E ` pur
nota la differenza del dominio fondato con la
legge Euangelica, da quello, che già ſi con
\\.—-v.\ ſeruò ſu’l merhodo dellalegge antica. In queſta.
nuoua s’è pol’to per baſe amore, ſu throno [z
croce , acciò che le pompe di queſto comman
do s’cpilogaffcro in vna amoroſa effuſione di
ſangue. In vece di conformarſi al ſuo Signore
contraponſi il Papa à di lui eſempi, e tratta furo
ri guerrieri per render altri eſangui , non ſe
ſteſſo. Anzi promette merito di vita eterna col
premio delle indulgenze à chi più crudelmen.
te ſaprà inſanguinarſi nella vcciſione de’ Chr'i~
ſtiani. Beatimím, diſſe Chriſto , là doue Vr
L-»
ai‘ BACC'lNATA.
bano corrompendo l’Euangelio pare che proñ
ponga beati milita. Ecco quanto fia contrario
a Cln‘lſto‘, ch’ aprì al paradiſo à chi per amor
del proſſimo perde la vita,(queſti lo ſpalanca a
chi lu leua. A perditione e’ fedeli ſpende il
ſangue di -Chriſtov, il quale non hebbe in ſe
valiènte, ch' applicato non ſoſſe al ricompe
rare i perduttí,fatto prezzo dell’ liumana ſal
uezza.
Conoſce diéſſer Vicedio in terra, mà non ri
cordaii di Dio humanato , ò ſorſe ſi ſdegno
d’apparire ſoſtituto di lui, ch’à gli occhi del
mondo riſſembrò vile, 8c abietto nell’humilzá
del ſuo ſtato; e nell’ acerbità delle ſue paſſioni.
Ripigliale forme del vecchio gouerno , menu-c
Dio moſtrauaſi lgriisardem ó- conjumen:,all‘h0t
quando li commandanti inſ’dturti da lui era
no conduttori d’eſerciti. Sonovariatii tempi,
e ſono cangiati i riti dopò che l’onnipotenza ſu
prema, corretti iiùoi benche giuſti rigori, ven
ne inſpirituaurclenis. Sono ſucceduti agli Au.
ſtri , i Zeſiri; egli ſoffii d’vn Boreaimpetuoib
ſonodiſuſîiti in vnnclima di dolcezza, oueſpi.
rano que’ ſoli chill a Ch’ appena offendono la
quieta tranquillita d’vna otioſa calma, Chiun
que rimira. föſente Vrbano Fatto armigero an
che in decrepita eta , di modo che li penſieri , i
diſcorſi 8c i decreti occupanti tutti indiſtinta
mente in queſto ſuo eſercito, crederà certamen
te rinuouati i teriëpidi Gioſuèòdi Gedeone, ò
d’altri ſopraintendenti del popolo Giudaico, o
bligari al maneggiare la ſpada di Marte., non
meno che quella d’Aſtrea. Pauoneggiaſi quaſi
che ſu capo d’accampara miliria, e nelle pom
Pe Volanti degli ſtendardi guerrieri , penià di Far
grandi le ale della ſua fama, ò digonſiar felice
mente
BACClNATA. :17
mente le Vele a) cercare liìi-incognizi d'cſtraor
dmaria gelmin
Rlllcggzl lim Santità 1c commiſſioni datele da
chi l’hà collocata ncli’Auge di grado predo
minante à qual ſi ſia più orgoglioſimaeſtà. k
à qualunque più ſublime impero. Oſſcrui le
forma, in cui ſu conferita quefla dignità nel
piimoſuo znrcccſſorc Pian-o , acciò che ſucceſ
finemente s’cièrcitaſſero ne’ poſtcri li termini
ſtefli di regolato goucmo. chiicò Chriſto
ben trè volte l'interrogatione d'vn amor ſingo
lare, pcrcſiggere in triplicata confeſſione mag
giore licurezm , ò per inculcargli anteceden
tementc alla inueſtitura del l’onteficato il de
bito d’amorofi trattamenti, Simon diligit rn:
Pit” hic . diſſe ben trèvolte , acciò che la reperi
rione dinotaſſe la premura di ſimile inſtanza. .4—
lÎ-
Dicdcàvcdcre qualmente conueniungli d’eſſer
-vn miſto d'affettuoſacempra. ſe doueua eſſcr
‘C.1P3CCdlÈIÌC commando. Bando per atteſta—
[ioni di ſua bocca puote rauuiſarlo in queſta ha
bilità , ſoggiunſe , paſte ove: "WM. Non meglio
poteua confrontare co’ preludi ueſta propoſt
rione, altretanto copioſi ne' mi eri d’affettuo
ſa tenerezza , quanto è nelle arole riſtretta.
Con altri termini circonſcriuer 1 non poteua vn
dominio tutto mite, elontano da quell’auſte
rità, che giudicaſi neceſſaria conſeguenza del
commando. Se gl’incarica il paſccre pecore , c
ſercitio il più amoreuole d’ogni altro poiche eſ
cludela neceffità d’vn ſeuero impiego, e uelle
col ſolo fiſchio , ò con leggiere minaccie iſot—
tiliffimeverghe fi reggono. Fù in ſomma n0
minato paſtore, la eur eſſenza così è deſcritta,
bonuspnflor onimom ſuoni dot pro mio”: fiois.
Wai concetti formaremo dunque d’Vrba—
O no.
2-18 BACCINATA.
no, ilquäle nontmca di paſcerc , mà di ſcorri
care le pecore del ſuo Signoremon parla d’unir
le , mà di diſpergerle, non iſtudia d'accreſce
re ilgregge di Chriſto, mä diſcemarlo, eſter—
minando vno ſtato Chriſtiano , ruinando vn
Prencipe di famiglia , che ſempre ſu partia
le della Chieſa. Anzi che Chriſto per accennare
quanto gli premeſſe l'vſo di maniere dolci,
priue totalmente anche di ſuperficiale rigidez
za,vietò à' ſuoi Apoſtoli di portare nella cura
delle anime anche la verga , qual pure ſi conce.
de à' paſtorì , nihil tuleriti: in *via neque *vir-54m.
Come dunque crederſi porrà paſtore del greg
7 e Chriſtiano queſto Pontefice, il quale non
olo reſèntaſi à noſtto terrore con la verga, mà
con e ſpade, con archibuggì , cannoni &alrri
arredi d'armati eſerciti. Sarà neceſſario il dire,
ò ch’egli e ribelle al ſuo Padrone di cui diſpen
fi gli ordini, òchc falſamente vanta quel gra
do, di cui mcntiſce la proprietà , e traſcura il
debito. Leggafi ciò, che rraſcriflè S. Petto in
conformità di commandi perſonalmente riceuu
:i , tramandati poi ad inſtructione delli altri, Pa
flite, qui in mb” eflgregem Dei , previa/ente: non
coaéîc‘ſedIPantanee‘ ſtrundum Deum , neque tar-pi:
Iueri gratia, ſed ’voluntariè, neque ut dominan
tesin clero.” [Pd farmafaëîi gregi: ex anima. Fac—
ciafi il parallelo di queſte parole co’gli atti del
Pontefice , e vedraffi s’egli è vefo ſucceſſo
re di chi le laſciò ſcritte. Scorgeraſſi s’ei regge
la Chriſtianicà quali vn gregge,òſe più toſto la
{irannezza come popolo ſchiauo accoſtumando
:tratti d’ogni maggiore indiſcretezza. Guar
diſi ll preſente lenza ſar riſor ere della
;onſidcrarione del. paflàto doloroé’. rimem
…n°- DÎCdC Chi‘iſto il vero dogma per diſcer
nere
BAcc|u^T^. I."
nere quali ſoſſcro li veri Paſtori, e quali i la
dri e diſſipatori del gregge. Per dehmr quelli
diſſe . [ar ”on anni: m/l u: {merm- , mafia: ó
pmía:. l’onderinſi per Vrbano queſtetiè con
ditioni.epervltimedue certamente l'impieghi
ſuoi d’hora eſentano da obligo d’vn ongo ſtru
tinio i penſieri.Morti e ruine ſopraſtino per ſua
cauſa nel centro dell’ Ouile Chriſtiano. Baſta~
no li correnti affari per ſua cagione ripieni di
tumulti , onde s’aſſorda ciaſcuno con bellicoſo
rimbombo, quindi ben hauendoſila notitia de’
ſuoi maneggi, e de’ modi ,co’quali ſinegotia
da lui l'accreſcimento dall’autorità, non già il
van raggio del gregge con ſegnatogli.
E‘la riſpoſta in pronto à fauore del Papa , il
dire cioè ch'ei tratta col Duca di Parma quaſi
con figliuolo diſubbedienteecontumace, ch‘è
debito di buon Paſtore il ridurre co' eaſti hi
quelle pecore, che Vanno diſunite e diſperſe ,
come pure il ſepararle, quando con la propria
eorruttione minacciano d’infettar le altre.^ que
ſto punto per apunto aſpettano rimeſſi; diſ
puta per far preualere le mie ragioni , e dimo
ſtrare ben concertato il ſuono di giuſte querela
contro queſta moſſa di S. Santità. Non m’ac—
cingo alla difeſa di quell’ Altezza, come non ne
{timo neceſſiroſa la ſua cauſa, ſoprabondando
l’efficacia della ſcrittura fatta publica al mon
do , non punto abbatuta dalle contrarie re
liehe. Dico ſolamente ch’in qualunquetermi—
ne habbia ſollecitato lo ſdegno del Papa , quelli
traſèorrer non deue à gli vltími rigori.
Trattaua _Chriſto quella dottrina così impor
tante , è di lui propria; il perdono cioè delle
offeſe inculcato à’ſuoi diſcepoli come dogma
particolare di queſta legge Euangelica. S. l’ic
O l tro
2:0 BACClNATA.
tro che già preſentiua di douer eſſere Capo della
Chieſa , e »forlècredeuañ per ciò obligato i più
lèueri diportamentì . interi-oca anſioſameote il
maeſtro in propoſita materia dicendo . Domine,
fuori” parmbir in mefi-arer meu: , ó- dimimm
ci? 'uſqueſepties .P Riſponde leſus, Non dica tibi ſe
pn’es. ſed wſqaeflptuagie: ſegries. Numero ch’ad
eſpoſitione de’ſiicri Dottori , ancorehe finitoin
ſe ſteſſo , accenna vna tal quale moltiplicatione
in infinito. Non eſclami dunque Vrbano dimo
flrando la neceſſità d’aſpre vendctrelperſoſtene
re la ſua riputatione in riguardo de gradopoſ`
ſeduto. LEgga la ſentenza data, e conoſca qual
mente deue eſſere meno ſeuero per effer Vica
rio di Chriſto , per l’altezza della dignità è in
obligo d’aſcendere al colmo di quella perfet
tione , che s’aſſegna per adeguare la di lui
virtù.
Dirà forſe che le offeſe del Duca non ſono
contro la ſua perſona, in guiſa che `poſſa diſ
penſarſi della rigidezza , ma contro la Chieſa
di cuiſoſtentar deue il decoro , già poſto in non
cale appreſſo tutti li Prencipi, in guiſa che FA
di meſtieri vna volta render ſenſibili i colpi della
ſua oſſanza per douuto riſentimento. Wanda
anc eciòfoſſe m’oppongo co'laffermare chela
Chieſa ha le ſue armi, fuori delle quali non men
dica il ſoſtentamento della ſua grandezza. Ri
cordo ciò, che diſſe quel Santo Veicouo , Ec
cleſia Dei non :ſi ruſladienda mare mflrorum.
All’hor trattauafi de’ p'regiudicii della Chieſa.
procurandoſi la di lui morte da’ nemici della Fe
‘ de. A tal effetto veníunno li ſicarii, pertrucidnrlo
nel tempio. Agli affiſtenti . che chiuderne volle
:o lîporte , e forſe vſar reſiſtenza à quelle arma
e quadre ., ci ſi contrapoſe con le ſedette
pzr0~
B'ACC!N^'I'^. zar
parole. In conformità di quelle laſciato i gli
empi libero il tranſito , con ſìicnlego homict
dio ſu violato quel ſacro pauimemo. Hora ſu:
S. per molto minor cziginne , ſotto preteſlo
di vendicare il poco riſpetto proſeſſato al—
la Chieſa , ſ5 queſta piazza d'Armi , la proue
de d’eſerciti , la mumſce d’arredi guerrieri,
vuol raddrizmre queli’ arca ſacroſlnrsi con le
mani armate, anzr allordate nel ſangue Chri
ſti-'ano con poco riguardo del caſiigo, che ſorti
rono gli due figliuon d'Eli per hauer toccata la
vecchia Arca , ch’era di queſta ſimplice ombra .
Non ſi rammenta d’all’hor_ quando vietò Dio
à Dauide la fabriea del tempio, non per altra ra
gione , che per eſſeregli ſanguinario, mentre`
le guerre ben che giuſtiffime , d’ordine dello
ſteſſo Dio haueano occaſionate molte ſtraggi.
Preſumerà dunquedi dominareil noſtro Pon
tefice, e non perdereiljur dellatutcla di quo
ſta Spoſa di Chriſto,hor che con feroci pen
* ſieri , s’incamina allo ſcempio de’ſuoi figliuoli?
Vdii mai ſempre che l’autorità data du Chriſto
àPietro per lo ſoſtenimento del commando,
in cui ſi fa neceſſaria vna ſëuera giuſtitia, ſi
compendiò in quelle paroleéìuodcunqua liga-zu
‘.1‘*.8
ris, non diſſe, quadmnque ucciderò‘ , o quemmm
que exterminawris, quadrunque define-ver”. Pen
fi hora il N. S. ſe ſaranno appruouare in Cielo le
7,?"\>~`
ſue riſolutioni bellicoſe , con le quali và machi
nando ruine di ſtari. Dourebbe pur ſuggerirgli
la mente ciò ch’il ſuo Padrone diſſe alliApoſto
li , all’hor quando lo perſuadeuano di far venir
fuoco dal Cielo à punitione di que’ perfidi, che
lo diſprezzauano- Penſi qualmente non s’eleſſe
Yu‘-2.
‘è
ro da lui huominibraui , dediti alle guerre, òc
ſercitati nell’ armi per reprimere con la loro
O 3 compagnia..
2”. BAcCiNATA.
compagnia l’arroganza degli ſcelerati , ch’era—
no coutumaci contro la ſua dottrina, Nè con
opprobrii ſchernito , nè con empie manie
re tentato , nelle minaccie ſteſſe di morto
mai non ſtruzzicò il corraggio d’nlcuno de’
ſuoi ſeguaci , per opportune vendette. Anzi
nella ſua paſſione , ouetrattauaſi della vita,non~
che della ripumtione ri preſe S. Pietro. ch’impie
gar volle armi terrene, mentre con ſuo coltello
tagliò l’orccchia à Malco. Se bene il motiuo era
di zelo, e la coſa era così giuſta , lo minacciò per
tal altro con quelgiudicio, ch’è diuenuto vn pu
blico aſioma, qui glam feritgladioperit. Gli
commando de ſubito naſcondere quell’ arma,
comeche ſconueneuole era nelle mani d’vu Pon
teſice ſuo Vicario , obligato a conſeruar la pace,
Mirto glodium ”mm i” virgin-rm. E ſtimaràVrba
no dl paſſarla impune, mentre non d’vn ſem
lice coltello ma di moltiplicate ſpade, ebom
Carde arma li ſuoi indiſcreri furori , per diſſ
pare , diſtruggere 8: abolire vn 'Prencipe Chri
ſtiano .P Ammanti pur come glraggrada ueſte
determinarioni con apparenti preteſti de l'ho-~
nore della Chieſa e di Chtiſto. Era Papa non
men dilui S. Pietro: Additarſi non può cauſa
più zelante del vedere data vna guanciata al ſuo
Maeſtro; non offeſe l’empio , che con ferita di
poco rilieuo ;ciò nonoſtante furono condannañ
ti i ſuoi rigori. Si crederàpoi checonuenga lo
deà ucſti di ſua Santità , che va machinando
non erite mi vcciſioni di molti colpeuoli ſola
mente nella obligatione di fèruire il ſuo Pren
pe.
Dch che ſe Vrbano vuol far moſtra di tan
îozelo, deue armarſi contro gl’inſedeli , 8Cà ſi
.,uou vſo far guto de’theſori acquiſtati ,edar
a pi'uo
BACCÎNATA. 2:3
à. pruoua il ſuo generoſo valore. ln tali moſſe
rappreſentarebbe vno affetto ſincero , per cui
gli foſſero a` cuore gl’mtcrcſſi della Chicſme l’a
vanzamento della Diuina gloria Wanda già
pochi anni fremeua il Turco inſuriato à' dan
ni della Republica di Venetia, per lo ſucceſſo
di uelle Fuſte degno d’eternu ſama , apparue il
noilro Pontefice ſrediffimo nel penſiero dicend
iuuare la Republica co’ debiti ſoccorſi; hora
ſcorgeſi così ardente in ammaffir ſoldati, 8t in
adunar eſerciti : A'l’hora non ſpendono che
buone parole , la doue ho” è coſi prodiga d’o
ro. E pure U‘aflalLIſi del beneficio vniuerſale
della Chriſtianità. Diſegnauaſi guerra contro
il commune nemico , irritato per attiene che ri
íhltò in vrihtà , 8; honore della Chieſa , piu che
d—'alcun altro Redeua con tutto ciò il buon Pa;
a , godendo internamente di vedere così ben
,mpocciati ll Venetiani. Dimoſtraua qucfli ſen
fi anche tra’ ſuoi confidenti, e nelle ſole appa—
:enze ſenſi Offerti di' coſideratione , ſaceua
credere di voler eſeguire le partidcl ſuo debi
to. R-iſerbò le pruoue d’vn atroce ſdegno per
F“ danni del Duca di Parma, dichiarato qua
i ribelle di Chriſto , nemico della Chieſa,
contumace e diſubbediente al Papa. Ma parli
in gra-ia la verita‘.
Che hà fitto S. A. onde ſia lecito di ſor riſor
gere i fulmini-ſcpehriin grembo della miſeri
cordia? E` ſorſe capo. ò ſomentatore d’alcuna
hereſia ? hà egli ſorſe ſuſcitato alcun ſchiſma, in
diſprezzo della autorità ? Hà ſorſe violato l’im
munità della Chieſa, ò rapiti gli ſtati altrui, in
guiſa che s’mcarichi vna rigoroſi giuſtitia perla
pena delle ſue colpe i Niuno ſomigliante ec~
ceſſo può aſcriuerſi i quel Sereniffimo , quando
O D011-
2.24 BACClNATA.
non ſia ſognato dalla malignitá delli emuli. L’o
rigine di queſte diſcordie ſu l’haucr negata l’e
ſtr-.ittione di grani dello ſtato dl Caſtro. Suc
cedette laſuppoſta fbrtiſicauone di quello, ac
ciò che non foſſe vſurpato da’B-irberini. S’ag
giunge finalmente l’haucr riculàto di trasferirſi
a Roma , chiamato à quel tribunale per rendere
conto di queſta attionc.
E come s’intercſſa la Chieſa in queſti preteſti
per cantare da’ ſuoi più ſecrctiarſenali le ſcom
muniche, _l’ intel'dctti, ö: ſomiglianti armi,
delle quali Stra poca ſtima, come' che adopeñ"
rate per biaſimeuole abuſo, ſugiuſhfica-poi l’au
tcnticarle con la forza. Che s’nſpettaàChriſto
di fermento , ò di ragioni ſeudali , onde le diſ
pute ſoprale formi della inueſtiruraſinmmet—
tanoàdeciſione d'armi Eccleſiaſtiche? Non pa.—
teſìit Dea ſervire (’9' mammaria, ſotto il qual no
me s’additano le richezze terrene. Hora biſo
gna che Dio ſei-.ua à beni temporali@ perime
reffi del mondo impegni la ſua autoritàöc eſpon
ga à manifeſto diſcapito la ſua parola. banche
iiñt fallo di chi mal la ſpende in negozi non ri
‘WLxflſiñ‘. leuanti.
Proreſtò pure liberamente Chriſto, Regnum
mmm non efl de ha: mundo , di modo chenon sò
con qual ragione vo lionoingerirloiſuoi Vice
gerenti in quel po eſſo, al quale hà rinuntra—
to , negando d’hauer in eſſo minima parte. Co
me ſuoi Vicatii frapongono la di lui grandez
za in ciò ch'è di ſua ragione. Se gli Pontefi
cí`hanno la giunta de gli ſtati per la libera
l"? Fl‘ chi ne fece lor dono , procedano nel do.
"Fumo di queſti come Prencipj tempora
n‘a‘? n°9 eſſendo punto maggiori delli altri do
ma’… ² ‘510 che conforme ia miſura quale (i
pren
B A c c l rx ^ 1* A. 2
prende dalla ampiezza , Òanguſha dell’impero.
Occultaſi da' Pontcſici l’auaritia nel manteni
mento de’ beni temporali , cohoneſtando qu
lunque più rigida auſterità conl’obligo di man
tenere il atrimonio di S. Pietro. Con ml n0
me appel ano lc rendite Eccleſiaſtiche , 0n
de nella tenace adherenza à quelle, non ſia
no creduti amatori del particolar intereſſe. E‘
dimenticata la ſua rinuntia fatta all’hor che diſ
ſe , Bue 7m reliquimu: omnia. O pure maligna
mente gli applicano in queſto mundoilcentu
plicato frutto promeſſogli, quali per eſtluder—
lo dal Paradiſo, di modo che fiano bnſteuolmen‘
ce contracambizti li quattro cenfi peſcatoreecí
ch’egli laſciò -nel ſeguito di Chriſto , con le ri
cheſſe aſſegnate alla ſua Catedra. Argomenta
no in propria cauſa , 8c in coſcienza ſànno
ch’eglino medeſmi apprezzano queſtc pompe
mondane, Plù diquello ſi cutino d’hauer vn po
ſto in Cielo. ln pouero ſtato regnò ‘Pietro, 8t
in conformità di lui molti ſucceſſori, di modo
che non vedo con qual fondamento dicaſi ſuo
Patrimonio ciò che poſſede la Chieſa , men
tre ne egli l’hereditò, ne con ſuo teſìamento
fece diſpoſitione- di quello perchi hora l’vſurpzl
in auuanzamento delle famiglie , non giàà gio.—
:.
2-5
ria di Chriſ’to. Bando altrimente vogliamo*
admettere che la Sede Pontificia fi compongx
wc:i dall’Vnione di forze ſpiiritualietemporali, ſàlà’*
neceſſario il conchiudere ch’i primi Papi non"
ſoſſero veramente perfetti , come manche
uoli nell’autorità. Eſe è vetoche Dm; &ma;
tura non definiunt In pecçffsriis, haurebbe errato‘
ſu’l principio l’vniuerſale prouidenzr non ag
giungendo al Pontificato quelle forze ch’erano:
neceſſarie per ſoflentamento della ſua' dignità.;
O J’` Haureb‘a
2:5 B"AcctuATA.
Haurebbe fallito nel non ſolleuar a queſto
grado vn imperatore, è Monarcha dell’ vni
uerſo più toſto che vn peſcatore pouero e ſcal—
zo. ln queſtitempi nc meno fora ben munita la
loro dignità, poiche hm no i Ponteflci vna ſcer
uata poſſanza , inhabrlc ad accimentarſi con ſor.
ze , di maniera che nel commando temporale
ci non s’ingeriſce come Papa , conforme che
nello ſpirituale ci non ha parte come Prencipe
terreno.
ll negorio dunque di Parma s’aſpetta al Go
nerno temporale , che però nel maneggio cli
quello non pecca punto chiunque nonriconoſce
Vrbano come Pontefice. E ſebenegiuſtamen
te s’auualerebbe queſti dell’altra ſpada contro chi
tcntaſſe vſurpargli alcuna città , ò alcun luo
go di ſua ragione , in tal caſo ben interpoſtaſi
rebbe la Chieſa , flame l'atto contro giuſtitia, il
quale può ſpiritualmente punirſi. Hora ſono
le coſe in diuerſo ſtato, ne S. A. ha tentato nul
la contro gli Eccleſiaſlici. La cauſi de’ grani eci
uile, e contentioſa. Sonui ragioni valide , e
conceſſioni Pontificio per l’vna e per l’altra parr
te. Doueua però attenderſi la deciſione altronde
che da Roma , non eonuenendo l'eſſer Giudice
à chi è intereſſato. L’hauer procurato di ſer-ma
re il ſuo Ducato, e l’armarſr in propria difeſa‘
non è peccato contro del quale dem fulm'mar
la Chieſa, poi che elegge di natura ſuſſcquente
àquella drconſeruar la vita , queſta di mante~
ner il ſuo, poſſeduto maſſime giuridicamente.
Il poſſeſſore d'alcuua coſa per decreto anche
delleleggi , hà in quella jr” maggiore d’ogn’alfl
go a ne deue permettere d’eſſerne ſpoſſeſſato,
hPUò contraporſi al competitore. Supponſi.
c e “Poſſeſſo flalegitimo , e di buon acquiſto,
quale;
*BACClNAT'^. 227
quale èquello degli fiati del Duca. Per manteni
mento d’eſſi però era naturalmente aſtrctto ad
opportuna difeſa. Oltre che le diſcolpedis A.
in queſto propoſito già publicate , dom-eb
bero ſincerare ogni ſiniſtrainterpretatione de'
ſuoi penſieri . e meritarle piu benigni tratta
menti. E‘ obligatione anche di natura la con
ſeruatione dell’honore tanto più , quanto che la
qualità del perſonaggio comporta di non'de:
cadere da vna pompoſa maeſta , neceſſaria a
ſoſtenere il ſuo poſto. ll Duca di parma &Pren
CiPein Italia, ne però conueniuagli d’eſporſi à
que’ diſprezzi , che pauentar doueua in Roma,
appreſſo Giudici ſoſpetti , ſotto il dominio di
perſone poco licn affette. Poreua crederſi che
haurebbero sfogato in o ni peggior formail lo
ro ſdegno quelli, ch’a ettatamente ricercana
no motiui d’offenderlo anche lontano ; ne
ſapendo in qual modo venire ad atti hoſtili per
ſodisfare à priuata paſſione , dauano appa
renza di cauſa criminale ad vn atto ciuile. Vn
grande hà priuilegi per conſeruatione del ſuo
decoro, quelli ſteſſi , chegodc vn inferiore per
mantenere la vita.
Sono dunque inualide le ſcommunichei
mentre s’eſclude il peccato,ch’e`ſierne debe fon
damento antecedente. Conchiudeſi però qual
mente in ſua Altezza non può notarſi diſ
prezzo del Papa, &in queſti muouimenti non
hà occaſione di riconoſcerlo più che l’rencipe:
temporale. Rauuiſandolo tale accetta gl’ineon
tri uerrieri, 8c animato da rotettori dellav
giu itia, e da difenſori della ibertà Italiana,
compariſce ſenza ſcrupulo alcuno con le armi al—
la mano. In conformità di taſ ſentimenti an
che queſta ſcrittura trattarà ne' ſeguenti ci:`
O ñ- ratte_
2:8 BaccruATAL '
rnrteri. il Pontefice come Prencipe terreno, à:
eſclamnrà contro dl lui; poiche con poco buo
na politica intraprende qneſta guerra , laqua—
le terminarà ſicuramente con ſuo poco au
uanzo.
Anche in termine di politica Vrbano fà men 1au.h.ó*_ó—Le…“
rir:l'Euangelio , in cui quaſi ſopraſuppoſtoin
fallibile và Chriſto diſcorrendo, Qui: Rex iturm*
committtre beüum admrfiu mìium regem , ”anſi
a'em prius cogitatſipqffìx rm” due”: mifliám occur
7‘ereifli qui-’mm 'vigimi Mil/ib”: Amir? Ciò (di
ranno nlui) ècontro il Duca di Parma , che hà
forze di gran longa inferiori, e pur coſa d’acci
mentarſl. Oh quanto male hanno fatto li Barbe
rini il lor computo , ſe credono d’auer che fare
con quel ſolo Prencipe. Penſano conforme il
deliderimeperàpuoto con ecceſſo di poſſan
za vorrebbero ſuffocarlo. O`u_çſti penſieri però
ſono altretamo Fallaci, quanto rieſcono facili.
Nella difeſi! di S. A. s'mtereffiiranno tutti li
Prencipi d’lralin per lo buono ſtaro `di queſh
prouíncia , non doueudo permetterſi che ſog
giaccia à più duro giogo ſorto la indiſcrerez
z.; de’Ponxeſici ſacra maggiormente autoreuo
le nell’ el’cenfione del commando. S’oſſerui
con quale premura è impedito l’aggrandimento
di qualunque altro Prencipe, àfinedicouſerua
re. l’equilibrio , per cui non diſcorda l’hai-mo
niadella pace. Conchiudaſi che più neceſſariañ
mente deue prohibirſi al Papa per l’aggiunta del
dominio ſpirituale , onde è communemente ri.
uerito. Se concorreſſero anche le forze prepon
derarebbe à qualunque altro potentato , in gui
fi che vrurebbe ciaſcuno con ecceſſo di timo
re, ne ,ſora 69?…? del-la ſua rapacirà , ſole che in
"ì“ “le ſcluauztudme. Li Papi apronſiſacil
mente
naccru^1~^. 229
mente la ſtrada alle rapine, ò alle ruine degli [la
ſi altrui.
ln leggieriſſime cagioni ritruouano prete
ſti di ſulminarc Eccleſiaſtiche cenſure , perla
poca ſtima delle quali eſpongon‘ſi poi li Princi
pati al ſoffenre ogni termine di piu fiera 310
ſtilítà. A fine di punire lapocaſiima fatta ’v
na ſtommunicabenche irragioncuole, fanſi lc
ciro l’armar eſerciti , adunar leghe . ricercar
ſoccorſi per ſaccheggiare, depredarc e finalmen
te condurre l’vltimo cſterminio d’vn l’rencipc.
Non sò ſe le cenſure de’ Papi antichi ſoſſe
ro men valide, mentre non poteano appruo_
uarſi~con ſomiglianti forme.
Sò bene qualmente erano aſſai meno frequen
ti, come che violentate ſolamenteda giuſtiſſ;
mc cauſe. Sò anchora qualmcnte ad vn Ponte
fice , Ò ad vn Veſcouo pouero ediſarmato hu—
miliauanſi gl’lmperatori , più facilmente di
uello s’arrendono hora Prencipi molto inferio
ri à’ Papi diuenuti ricchi è potenti. Merce chc
quelli erano ſanti , moueanſi da vero zelo, 8c
arriſchiauanſi al cozzarc co’ più grandi ſen
za timore alcuno, ſproneduti però di qualun
que aiuto. Aſcriueuanſt à gloria i pericoli, e
‘ conoſceuano d’hauere vn piede sù le ſoglie del`
Paradiſo, all’hor ch'erano in procinto di per
dere la vita per ſuſtentarc il decoro della Chie
ſa. Coaiuuaua Iddio i lor ſanti penſieri, e con
_
interna virtù atterraua à lor piedi li più orge.
glioſi.
Hora s’affidanoi Ponteſici all’armi , confidan
do nella poſſanza terrena; deſtiruiti però dz
ogni ſoccorſo diu-inoauanzano bene ſpeſſo po`
co credito, più che riputatione. Raſſembra ch’elì
ſi non conoſcano altro Paradiſo fuori di queſto
._— _ —_ ~
O 7 domi -
230._ BACCl-N‘ff’rìd.
dominiotempoialc, percui dimoſtranſi orgo
glioſamente indiſcreti. Appropriano però à nuo- ~
ui acquiſti, ò alla conſeruatione di quello, le vio
lenze , ch’inſegnò Chriſto eſſere neceſſarie per
ſormontare :il vero regno, ſolo appetibile da ben
regolari penſieri , Regnmn valmam 'Dim Patitar,
ó' violenti rapiunt illud.Veggaſi doue hor indriz.
zati fiano gli sforzi maggiori, 8c- à qual parte ap
plicate le violenze munite cogli arredi di più vi
goroſa poſſanza. Il mantenimento dij!” terreno,
è la calamità de’furori Pontifieii, ne mai compa.
riſcono così adirati li Papi , che quando ſi prer
giudica nelle ragioni temporali, ònelle appa
renne mondane. Gl’intereſti correnti non la
ſciano ch’io menta, ſcorgendoſi Vrbano eo’
piedi nel ſepolchro, e col cuore ne gl’impe
ti guerrieri, per negotio di grani, di denari, di
ſtati terreni; là doue, quando anche era più
vigoroſo hà finto di dormire nelle occaſioni con
tro Turchi, hcretici, ò nell’obligo di vendi
care oltraggì fatti :ì Chriſto. Deh che lo ſdegno
de’ Ponteflci in queſti noſtritſecoli procede il
iù delle volte da riuata paflîone, onde s’auui
iiſconole loro ri_ olutioni, ben‘che ſotto colo
riti preteſti direligioſità. Mando ſr vede ch’e
glino determinato, 8: operano come huomi
ni , ſempre -ritruonano contraſto appreſſo que’
grandi , ch’imbeuuti ſin dal naſcimento di ſpi
riti generoſi , non comportano la ſoggettione
ad vna grandezza accidentale. Principiarono à
trattarſi come huomini , quando adherirono al
maneggio di richezze terrena , fatti pom
poli per l’accreſcimento delle glorie monda
ne. L_introdurtione dell’ oro hà portati nel
ILCachſa pregiudicii non. minori di quelli ar—
“ e gia alla Republica Spartana. Prima
che
BA.0c\N^T^. zz!
che poſſcdeſſe la Chieſa ſtau’ , R abbondaſiè
d'emrate per fomento dell’ human: auamia.
tutti quaſi li Vicarii di Chriſto pnſſauano dal ll
bro de’ viui ad hauere regiſtro nel Catalogo de’
Santi. Non era la Sede Apoſtolica vn'arca da
guadagno , mà vnaſpiazza di virtù. Non face
uaſt mercato er di paccio delle bolle , per ac
creſcimento ;elle datarie, in ſomma per accu
mular denari. Principiarono queſti abuſi . e tan
toſto nacquero le hereſic , vennero gli ſchi
ſtni , continuarono le maldicenze con poco ri
guardo di coſi alta amminiſtrarione. Già li vede
conuertita l’autorità in arroganza@ confuſi con
ſentimenti appaſſionati li rigori d’vn virtuo—
ſo zelo. Non contentanſi li Papi d'hauer vn
piede ſu’l collo de’ Prencipi Chriſtiani , per
meſſo loro per l’alto dominio. Vogliono e
Render anche l'altro d’indiſcreta poſſanza
affidata alle richezze 8t all' armi. Non è però
marauigl” ſe contraflano con poco riſparmio ,
non piu facendoſi ſtima‘de’ loro monitorii, nè
delle ſue minaccie. Qi_1_ando penſano d’auten
ticare, rltruouano òppoſitione uale non ima
inar—ono.- Sono peruertiti li ſeco i, è vero; ma
e riuolurioni della Chriſtianitàprineipalmen
te prouengono della inucrfione del ca 0.8i can
‘:x*r7-Î\~ giò queſti , mentre rapito delli oggetti mondani
verſo terraſi riuolſe, la doue prima flſſauaſi ſola
mente nel cielo.
Mentre dunque conoſconſi euidentemen
te li pregiudicii della Chieſa per l’accreſcimen
to del dominio temporale , è obli odiqualun
que Prencipe Chriſtiano l’oppor 1 , acciò che
non diuenti maggiore , e quindi ne riſultino
pin grani danni. Preuaglia però l’intereſſe ne'
diſegni d'vna gagliatda refiſtenza à gli sforzi
d’Vrba
2;: B'ACClNATA'.
d’Vrbano diretti contra Parma. Mantengaſì nel
ſuo legitimo poſſeſſo il Duca , accioche non
ſia riſtretta con nuouo ce po l'Italia , eda nuo
uo ſegnale di ſchiauitu ine non prenda fini
ſtro augurio delle vltime perdite. Vna oppreſ
ſione così ingiuſta merita riſentimento vniuer
ſale, anche contro li ſoli tentatiui di compir-ñ ‘il
la , ſe bene ſupporſi-deuono ſenza effetto. Le
ragioni ,› che perſuadono di non permettere
l’auanzamento di ſtati aPPrencipi ſtranieri , han l
no maggior forza a mio credere per eſortare l
alle oppofitioni conueneuoli contro l’aggran
dimento del Papa. Deue maggiormente te
merſi chi per la vicinanza degl’lmperi può con.`
giungere col già poſſeduto il_ ſuo nuouo acqui
ſto,e però rinforzarſì notabilmente con vnita
poſſanza. . _
A gli Spagnuoli non comple d’auurcmare al.
lo ſtato di Milanoil Pontefice, douendo aſcri
uerſi :i fortuna l’hauerlo lontano. Conuetreb
be loro diſperdere i concetti del Catholichi
ſmo, ſe voleſſero mantener im nel Caſtello di
Piacenza ; e bene ſpeſſo occorrerebbe d’acci
mentare il proprio ſuffrego con l’orgoglio de’
Preti. Per l’altro commando, che già godono
potrebbero oueſti auuantaggiare qualunque ri
ſolutione à‘ danni di Spagna. ll pericolo ſarebbe
troppo vicino, nè credo che la politica Spa
gnuola permetta l’approſſimarſi à quello ſtato ,
animali così rapact , onde s’obligarebbcr'o ad
vna perpetua geloſia. S’è detto da alcuniqualó'
mentegli Spagnuoli per nie-zo del loro Amba
ſciatore habbiano ſtuzzicato il Papa con pre
teſìo della riputarione Eccleſiaſtica , in .gui
ça che douranno crederfi fautori delle ſue armi,
e ne ſono ſtati promorori. Ciò non è inueri
fimrz
B^ccru^1~^. 2;;
ſimile, ſiente la malignita dc’loro penſieri che
per queſta via mticliiuando vendette controil
Duca di Parma , e procurano lo ſconuolgi.
mento d’ltalia, quale non poſſono continua
re per debolezza di forze Sò nondimeno qual
mente eglino medeſmi hanno ſollecitata la
Republica di Veneti; contro queſte riſolutio
nidi ſl.” Santità. Bindi può credcrſi che trat
tino con la ſolita doppiezza per iniharazzare Vr
bano, di maniera che nelle ſue ruine eglino
poſſano ridere e ſodisfare alla mala affettione
profeſſata verlb lui per molti riſpetti. Gli Spa
gnuoli tengono trà' Potentati ſembianze di me
dici , ſi perche guſ’cano ſempre del male altrui,
ſi erche accorrono corteſemente alle loro
in rmitadi, non per ſanarle, mà per prolon
garle, 8c indebolire gli ſtati in auanzodel pro
prio intereſſe; quando anche *per gli loro ſoc
corſi ſuccedela ſanità, è accompagnata da fic
uolezzatale che languiſeono ..come agonizanti..
Mai non guariſcono perfettamente , laſcian
do anzi le radici di nuouo malore. Guardiſi pe
rò Vi-bano , ne s’affidi à’loro conſigli, riducen
doſi à mente li tempi di Paolo V. ch’interdiſſe li
Venetiani. S’oſſerſero anche ali’hora corteſe
mente alla Chieſa gli Spagnuoli , mà nelle ri—
chieſte fatte ſi- ſcuoperſe l’intentione loro di
minare gli Eccleſiaſtici ,, più che d'aiutargli.
Nella lega fatta prima con la Republica medeñ.
ſma s’erano manifeſtati gli ſteſſi ſentimenti..
Nelli affari di Sauoia s’è veduto di freſco quale
ſia. la trama de’ loro trattati, con mira cioè di.
ſneruare la poſſanza del grande i cui porgono
aiuto. Così hanno (traſcinato longamente que'
Prencipi , li qualiperò fatti accorti ſaggiamen
te hanno preſo—miglior paniro. Dagli Spagnnoli
in
234 BACClNATA
in ſomma impacciati pur troppo per propria ne*
ceſfità,poſſono li Barberini ſperare poco ſollieuo,
e molto più diparole che di fatti. Da’ Franceſi
molto meno perla ſteſſa ragione.
S’aggiunge molto efficacemente l’obligm
che tiene il Rc dl Francia d’adherire al Duca di
Parma, come à quello i] quale già poehi anni
mantenneſi ſoàdi lui fauore con tanto cor-rag—
gio , e dall’ altro canto con tanto ſuo diſcapi
to. Se in queſta occaſione foſſe abbandona
to,molte piu ſe lo prouaſlè contrario, haureb`
bero giuſta cauſa di lagnarſi tutti li Prencipi [ta
liani , e potrebbe dirfi perduto per ſempre a pro~
diFrancia il loro appogio. Non permette dun
que la politica che s’offendano , b diſguſtino
queſti, con far degenerare i concetti della ſua
giuſta magnanimità. Anche in progreſſo d’am
ni ſarebbe ricordato queſto poco buono trat
tamento, öt hautebbcro cura di vendicarlo ſe
non li Prencipi viuenti , li loro immediati here
di. ll Papa all’incontro mancarà in breueè ſe
co l'obligo di ricompenſare îuefli ſoccorſi. Suc
cederà vn rappreſentato da la fortuna con ge
nio diuerſoz 6t inchinatione Forſeadhereme ì
gli Spagnuoli. Ecco gittan for-ano vanamente
dal Chriſtianiffimo queſti aiuti dati ad Vrba
no, e ne rimarrebbero al nome Franceſe li pre
giudicíi arreccati da vna manifeſh ingratitudme
e da vn poco riconoſcimento de’Prencrpl lta
]iani. Dicaſi pur ancora che mentre s’ingeriſſe
role arme Franceſi per coadiuvare l’oppreſſro
ne del Duca di Parma, s’intereſſarebbero anche
le Spagnuolo con ogni maggior sforZO. Ma] pe
ro PPU‘ÎU’C riuſcirne al Rè di Francia nella
cf"'Bl‘Pz'Ìnone di queſte con le altre de’ Pren
ClPl gia collegati. Benehe la politica ſi dian
su
BACCl‘NATA. 23$
di sù ſperanze prodighe di nuoui acquiſti,
equeſteàmio credere (i rappreſentino dal Pa
pa a Francia , conuicne nondimeno oſſei-ua
re i pericoli quali ſopruſhno con obligo di ri
leuanre conſiderationc. La morte d’thano,
che è non molto lontana, can iarebbe faccia à
tutti li preſenti affari, 8t in raf caſo reſtarebbe
ſolo quel Rè contro lo ſdegno commune, in
paeſe ſtraniero. Anche vruente il Papadeue ſup
porſi poca ſei-mezza in queſte riſolutionl d’Vr
ano, ſi per la ſcarſe-1m del denaro. ch'è nella
Chieſa eſàuſta; fi per altri preteſti li qualid'vn’
hora all’altra muoucr poſſono il Pontefice al de
porre le armi.
Né ſtimi ſua Santità di poter rendcrſi par
tiale, ò l’vna ò l’altra di queſte due Corone
coll’accettare, ònon accettare il Veſcouo di La
me 0 come Ambaſciatore del Re di l’orto
gal o. QLL—eſta è vna ſemplice ſodisfattione d’a ~
pat-enza , e da tal’ atto del Pontefice non i
pende che quello fia Rè, ò non Rè, ne la ca
duta ò mantenimento del regno. Poco però ri
lcua, à paragone de’ motiui che diſſuadono ambi
i Regi dal ſoccorrere l’ami Eccleſiaſtiche nelle
preſenti turbolenze. Non parlo dell’Imperatore
in queſto propoſit0,poiche s’hàa gio di poco af
fetto nella corte di Roma, e più el potere occu~
pato per ſe medeſmo; e poi non regolaſi che i.
cenni di Spagna , e d’ägual concerto và la diſpo
ſitionede’loro intere 1. Reſta dunque ſolo Vr.
bano e'ſpoſto al furore di tutti li Prencipi Italiani..
La republica di Venetia proſeièò ſempre d’eſ~
ſer arbitra della libertà Italiana , e di conſer
uare in equilibrio le forze de’ dominanti in
queſta prouincia. Videſi ad ognihora intereſſata
nella protettione della parte più debole, maſ
ſime
236 BACClNATA. i
fime ſe ingìuſtamenre viene travagliata 8c op
preſſa. Per ſeguir dunque l'antica conſuetudi
ne adherirè al Duca di Parma. S’aggíuflge
l’hauere per confinanre il Papa‘ onde ſe à niſ
ſun Prencipe Chriſtiane non compleil ſuo ag
Frandimenro , deue molto meno permetter
o chi percauſa di confini hà ſempre motiuidí
temere il vicino , quando è più porenre. Di
ciamo pure liberamente chela Caſa Barberina
ha moſtraro di ſempre piccarſ) appaffi-onara—
mente con queſta Repub ica. Lr diſguſh' ſono
apparenti , là doue può creder che di rurro tuo;
re s’impiegaranno li Venetiani contro le ſue ar
mi. mentre con giuſtiffimi preteſ’u polſano co—
honeſtare queſta determinaríone. Hanno for
Ze maggiori d'ogni-altro Prencipe Italiano, 8c
in queſta guerra più facili le diuerſioni menrre
nella riuiera del mare puotranno ſenza molro
'incommodo inſeſtare gli ſtati del Papa , e nel
la parte verſoilPò non meno felicemente anan
zarſi.
Il Gran Duca di Toſcana concorrerä anch’ ~
gli per le ragioni vniuerſali accennare , come
Italiano , confinante , e di più cognato del Se
reniffimo di l’arma , ſtrertamenre però obligaro
dalla parentela al ſolleuarlo da queſte perſecu
tioni. Adducaſiipur anche per ſua parte vnacer—
tn tal garra con li-Barberini; e giouerà ſorſe que
ſta oecaſione perche isſoghi ciaſcuno li occulti
rancori.
Dalle ſteſſe cauſe ſi muoue il Duca di Mode
na e per conſanguinità , 8c per hauer da vn lato
PU!" troppq accoſta la Chieſa, ſi che ſubintram-~
:gli: ÉOHPIguítà di lei anche .da lfaltro canto
Pri í ato dl Par-ma. porrebbe chiamarli 1m
ñ gonaro. Sarebbe almeno talmente rlſtl'Etlo
che
BAcciN^r^. 237
che non gli fora lecito di sfuggire qualunque
chimetizzata violenza.
E‘ ſuperfluo l’aecennare la poca adherenza
d'affetto di queſti Prencipialla Chieſa, mentre
hanno sù gliocchi Ferrara del cui dominio fu
rono priuati. Qindi aſpira l’interno deſide
rio al vedere ſpoglia, ſe ſoſſe poſſibile , di tur
tol’lmperioi Preti, per impertinenza dc‘ qua
li diſcapitarono in qnt-lla parte. Veggonii rin
facciato l’errore d’haucr vilmcnte ccdum, ſi che,
aggiunta la vergogna al danno , ſono gigiiardi
"q‘e‘flë
lifi’imoli alle vendette, e molto efficaci li dc
ſideri di riſarcimento.
Alla Republica di Lucca, che ſoggiace al ti
more di pruouare lo ſdegno del Pontefice, con
uiene di vederlo occupato altroue, a fine d’al
lontanarlo da’ propri danni. Da quella di Ge
noa ſarebbe ſpropoſitato penſiero l’attender
ſollieuo-benche temerfi non poſſa contrarie
tà. Volontieri nondimeno collegarebbefi con
tro gli Eccleſiaſtici ſe foſſe ricercata la ſua con
giontione dalla lega; il che ſeguirebbe ancor—
che con ſperanza di deboli aiuti, quando o
teſſe ſupporſi fede , no‘ loro loro trattati, ò ien
rezza nelle promeſſe. Mantoa non ſi mouerì per
le ſue debolezze. Oltre che inſerta nell’autoritì
del Commando Venetoplaſcierà à diſpoſitione
di queſto,l’opportunità del ttanſito, 8: altri
commodi, che poſſono riceuerſi ſenza diſpendio
dello fiato. Non s’è fauellato de’ Prencipi di
Sauoia, perche ſono baſteuolmenteimpacciati
ne gl’intereſſi propri. Aſpirano giá alla pace,
più che alle moleſtie di nuoueturbolcnze. Han_
no lo ſtato ſu’gli vltimi confini d’Italia, di mo
do che poco lor preme l’a grandimento, ò il dif;
capito della Chieſa cſlëndone aſſai lontani.
Hora.
213 Bacctun'rn.
Hora finalmente dipenderebbero dalle inclina
tioni di Francia tutti li loro diſegni. Non sò
dunque con qual giudicio compongaſi il Papa
le ſue inuentioni , e flngaſi di porer ſortire ſc
licemente contro le forze de’ collegati. Win
do anche haurà ſuiſcerato lo ſtato Eccleſiaſti
co, non congregaràtanti ſoldati, quanti n’ha
uranno egli altri adunati ſenza accreſcerel’or
dinaria militia. Con che rinforzarà l'eſercito.
e con quali denari aſſoldarà nuou‘e genti , onc
ro manterrà le paghe dell’attuale ſoldateſcaì
La camera ha debito per più di due milioni -
e credito per nulla. Non credo che Vrbano vor
rà diſpergere li theſori accumulati pergli Ni
poti nel corſo di vcnti anni , benche ſu’l fine
della vita , non ha più tempo per fare che ſi ri
ſarciſcano. L’eſtraherne da’popoli con impo
ſitioni 8c aggrauíi , e penſiero difficile nell’eſe
cutione, tardo nellieffetti , eperi lioſo anche
nella propoſta; ementregià tutti i ſudditi ab~
bominano il dominio de’Preti, ſi dorranno mol
to più ſe più indiſcretamente ſaranno ſcorti
cati.
Nè diaſi à credere di principiar queſta guer
ra per continuare ſolamente à ſuo capriccio ,e
mortiſicare il Duca di Parma sù queſti princiñ
pii , ritirandoli poi all’hor che s’auuedrà di non
poter reſiſtere à’ rinforzi de’ ſuoi nemici. Tal
volta ancoraà giuocatori ſuccede che il ſermo
proponimento di non perdere che poca ſomma,
'è cagrone di groſſiſlime perdite. Non ſará in ſua
liberta il finire, quando gl’intereſſati nelgiuo
co lo neceffitaranno al perſiſtel'c , Ò à cedere
Vilmente._ S’affidi ne meno àle ſcommuniche ,
ſclle quali non ſarà Fatta _ſtima , come che la di
eſad Italia e d’vn Prenctpe mali
,gnamente op
preſſo.
BACClNATA. 139
prcſſo, è giuſta cazione della moſſa di quelle
armi. Sl combatte contro li Barberini, non con
tro la chieſa, ne il Pontefice. Che ſe Vrbano
ſi regola in quella guerra ad humana paſſio
ne , non deuono gh altri hauere riguardi di
uini. Non reſtnno di goder liricoio di buoni
Cattolici. gli Spagnuoli , ancorche ſaccheg
giaſſero Roma , 8c imprigionaſſero il Papa.
(Mika guerra ne meno ſe bene terminaſſe in ſo
migliante euento, danneggiarebbe chi l’intra
prende con legirimo precetto.
(Mando che ſiano ſcommunicati li Pren
cipi Chriſtiflni per ſuffragio di Parma,ſ…\rà ne
ceſſaria la conuocarione d’vn Concilio per ap*
Pellarfi dalle ſentenze di ſua Santità. Ei’dami
no pure à lor grado i Pontefici contro il decreto
diqueſta appellatlone, come sſorſiironſi d’abo
lirla per mantenere quel im , che preſumono
d’hauere ſenza ſuperiorità alcuna. L3. Chic-fi
rappreſentata nelí’vnione de Concilíi, e'h ve
ra Spoſa di Chriſto, raceommandara a] gouerno
de' Papi, ii quali però ſonoínferiori e `ſogget
riàleicomeàpadrona. Appruoua il loro mmi—
ſterio con la propria autorità z hà però anche
l’aſſoiura diſpoſirione ſopra di lui per vnire li atti
non conformi all'obligutione delgmdo. ll prin
cipal ſondamenro dc’ contrarii ſenſi e‘ la riſpoſta
data à S. Marcellino , all’hor uando s’accusò
d’hauer creduto ali’humam ?ragilità , rine
gando la Fede per timore‘della morre , Tuo ore te
judica,diſſe Ii quel C0ncilio,à cui preſenroſi
con la con effione dell’errore, corretto dopò
con altretanra conſtanzn. Anche nel Euange
lio io ritruouo dette le ſteſſe .parole dal padro
ne al ſci-uo negligeme , che naſcoſto hauea il
denaro dacogh. Nè però ſi degrada punto
-:~ñ
2-;- la
2.40 Baceru^r^.
la maggioranza e ſuperiorità del Signore. E‘ v
na forma di giudicare vſata, quando il reo
conuiuto perſe ſteſſo in fallo paleſe, e di ſtabi
lita pena, hà notitia della ſua condannaggio
nc, ſenza che ſi pronuntii contro di lui altra
ſentenza. Anche Chriſto nel giudicio dell’ -
dultera diſſe , Neque ego te condanna. Non dene
go per tanto l'autorità ſua dicoudanuarla; ri
meſſe alla miſericordia le pruoue di giuſto rigo~
re. Per riuerenza dunque s’aſtennequel Conci—
lio dal giudicar il Pontefice, che riconoſciutala
grandezza della colpa dimoſtrauane già ilpen.
timento 5 nè conueniuagli d’eſacerbare la pe_
na del buon huomo tormentato per troppo da’
rimorſi della coſcienza. Nel riceuerlo -in tal
atto d’humiliatione, dimoſtrò il Concilio l’au
torità , benche non eſercitata più oltre per douu
ti riſpetti. Oltre che quegli era Concilio partico— ,il
lare , non compito , quale deue eſſere vn capo P1
rappreſentante tutta la congregatione de’ fc
deli.
Nulla più ſuffi'aga la deciſione ſila in queſto
propoſito, mentre ſhggiunſero que’ Padri, Nam
prima fida: è ”emine judimtur. Propoſitione,
ch’oſteruata grammaticalmentc non è à ſauorc
dc’ Pontefici, poi che nemo ha forza negatiua per
perſona particolare , la doue nulli” s’eſtende
maggiormente alla. vniuerſalità. Non vietaſt
dunque :ì queſta lo ſizindicato delle nttioni Ponti
ficie, prohibito ſolo à chi diſtintamente non può
figurare l'vnione della chieſa. Oltre che fit no
minato l’aſimm cioè prima fida, non il ca”
ffttq ch'è l'adminiſtrante in quella; e ben ſan
no ll filoſofi qualmente non concordano l’a
,ſiöc il ,comm-z in molti requiſiti ,- affer
° dell vno ciò che nell’altro ſi nega,e
per
BACClNA-rA. L4!
per oppoſto ancora. Sarà dunque buona conic—
guenza che la dignità Pontificia è indepen
dente da qualunque Tribunale terreno, come
Gouerno mcui s’inchina la perſona di Chriſto
8c il dettame dello Spirito Santo. Ne però e im
mune il Pontefice come huomo dal -giudi
cio della Chieſa , per cui godela grandezza che
lo rende ammirabile. Wanda falliſce, come
huomoe s’oppone alle leggi del ſuo lmpero,
come huomo dcue eſſer corretto e punito. ll
primo rappreſentante del capo deldominio, è
ll proffimo herede, inferiore è che è il tutore.
o":ìfl‘:fl
La Chieſa come ſpoſa hcreditòl’lmperio ſpiri
tuale di Chriſto , e peròil 'Papa come fimplice
Gouernarore àlei totalmente ſoggiace. ’Eſſa poi
non hà throno , nè voce, nè artione, fuori che
nell’adunanza de’ Concilii, i quali deuono ſo
praintendere , quzndo non e‘ ben -retra dal
principale. _
Tutto' eiò ſerua di paſſaggio , 8c è diſcor
ſo à eur non mi curo ſia fatto rifleſſo co
me occaſionato accidentalmente dalla neceffi—
tà di far* vedere quali inconuenienti poſſo—
no origmarſi da queſta moſſa delle armi del
Papa. onchiudo erò qualmente con politi
ca poco buona diígone gli vltimi giorni della
**e
'»\‘~.\
ſua vita, e dimoſh-a chiaramente d’hauer po
co à cuore il dar l’vltima mano alle fortu
ne de’ Nipotí. l’recipiteranno tanto più ſ3*
cilmente , 8c appreſſo tutti li Prencipi Chri
ſtiani meritarà maggior odio contro la Caſa
Barberina , mentre ſarà freſca la rimembran
.<4~.~.<
‘9:2‘
a_ za di queſti tumulti cagionati nell’ ltalia.
S’accreſceranno li debiti della Camera nel diſ
pendio di queſta guerra , da cui niun fi'ut
‘3
4"
to può attenderſi. Wndi ſaranno. di minor
- aggra
"<1
24.:, BACCINATA.
aggradimento al ſucceſſore nel Pontiflcato quel
li, ch’in mancanza del Zio,ſi rauiſeranno come
diſſipatori delle richezze Eccleſiaſtiche.
ln molti meſi già ſcorſitràle minacciee pre
paramenti di queſta guerra non hà ſua Santità
auuanzaro altro, fuori che di propalare,ëcam
pliare la cognizione del Prencipe prefettozil
uale è ſtato cauſa che ſon farti que’ſinonimi
e’ quali mi rimmetto al publico prouerbio ſat
to già Familiare in Ferrara 8: in Bologna. Híì
fatto voto di non hauer commercio con le armi,
e con gli orecchi ſolamente vuol parte nelle fat
tioni di queſto eſercito. La brauura delle mani
pratticaſi da lui in conformità della progcnie ,
ei‘ diſtraherele viſcere della Chieſa. &r- accumu
are richezze. Ammaſſaràtheſori con occaſione
del groſſo ſtipendio , che giornalmente ei
rimborſa c0] titolo di Generale. Con queſto
intereſſe N. S. và prolongando queſta guerra,
benche ſenza effetti, ſruttiſieando aſſai bene
er la ſua cauſa, ch’in tal modo ſi prouuecchia
con titolo honeflo , e con pretcſto ragioneuo
le. Saranno con tutto ciò mal vſurpati queſti de
nati , `mentre non hauranno il riſcontro della
ſeruitù proportionata al grado. Ha riſolto Don
Tadeo di reſtarfi al cuoperto, poi che queſto è
priuilegio de’ coglioni, ne altrimente vuol v
ſcire in campagna.
Quindi è proceduto che Vrbano hà dimo
ſtrcira molta prudenza nella elettione del Car—
dinale Ginnerti , opportuno per appunto al me
flierc dell’armi.
Chiunque combatterà con queſto eſercito
EÈCÌCfiaſtlCO - potrà aſſicurarſi d'liauer delle
, e quello Cardinale procederà ſirin
cnte ne ſuo commando, mentre ſecon
dani
_ BACClNA‘l'A. 24;
data la conditione di ſuo padre , il quale vende
u‘*c
ua ſtringhe. L1 qualità delle maniere propor
tionate alla naſcita ſuoli ſcuoperte nella ſua le~
gatione di Colonia , ſi ncl viaggio. ſt nella di ~
mo” colà. Ammiranſi hora in ltaltalc pruouc
del ſno corraggio.
E nondimeno mio cnſiero, ch’egli non hab
bia molta oecalìone ifar paleſe il ſuo valore.
dubitando con preteſto accommodamemo leua~
rà tutti gl’incontri. S’ode richiamato-il Ponte
fice à’ trattati di pace dalle doglianze che ſi riſen
tono contro di lui, come di perturbatore della
‘go‘
publica quiete , nel aggiungere moleſtie all’ita
lia oppreſſa pur troppo per altre parti. Conoſce
l'efficaccia delle ragioni accennare, ondenon
gli comple la continuatione della guerra ne deue
lPerarne buon eſito.
Li rumori ſeguiti hor hora in Roma col ſenti
mento palelàto dagli Spagnuoli , coadiuua
rà per ſollecitarlo 'a migliori determinationi.
ll timore di mali più rileuanti . ſepelira il ran
core di priuata paſſione. S’auuede ch’in altro
riuſcir non poſſono le ſue armi, ſolo che nel dar
il guaſto alla compagna del Parmigiano e Pia
centino. Raecolti giàli graui , &in breue ven
dimiate anche l’vue riuſcirà inopportuno. La
dilatione del tempo ſin’ ad altro anno, faci
litarà la refiſtenza de'eollegati di modo che le
ſpeſe fatte ſm’ ad hora, e quelle che’ ſono neceſ
ſarie per lo mantenimento del eſèrcno in queſto
inuerno, hauranno ſeruito ſolamente per munite
gli arredi di pompoſe minaccie. ` . . _
Sarà però pronto all’aſſentire a’trattati di ri
conciliatione,\è maffime proporraſſi motiuo d’a
nanzamento per la ſua famiglia. Rappreſentan
dofi li vantaggi della ſua ?fa , egli non ſi curarì
z di
244 BACC[N’ATA.
di qualunque iudicio formarà il mondo per
queſta ſua mo a, di cui ſi vedrà ſuceeduto tan
toſto il pentimento. Non mancaranno preteſti
di clemenza, òd'aſſenſo alle `.preghiere de’ Pren
cipi per ammantare la neceſſaria correttione
d’vno ſpropoſito pregiudicialealla Chieſa, a ſe
ſteſſo,& à’ſuoi parenti. Voglia Dio che iltimo
re,ò l’intereſſe ſuggeriſcono ſenſi di ſimile ran
uedimento molto dcſideubil i , mentre arrecca
ranno pace , per la qualegioirà il mondo, e p6
rò accreſcetà il riſo commune_ promoſſo .in lui
dalle coglionerie de’ Barberini.

I‘L FINE.
“o“

\\
*F

DIALOGO
Molto Curioſo e degno, trà due
Gentilhuomini Acanzi,
Cine‘
SOLDATI VOLONTARI(
dell’ Altezza Sereniſíìme di M0—
D o N A E P A R M A.
Sopra laguna , che detti Premipi
farm” contra il Fap-z.
In Wi › Con Ogni verità , toccanſile coſe
didetm Guerra.
81‘115 fine leggcſíama -vn bruta diſco'fif‘"
to dà Paſquino ù P AP A
V R n A N o V111.

Pz…
Iîl|| ll- n
iilllll ‘a
147
DIALOGO
Tra due Gentilhuomini Soldati volon
tari dell’ AlteZZc Sereniffime di Mo
DONA, 1-: Dl PARMA,
Sopra la preſi-”te guerra d’lta/ia con!”
il Papa. .
ll primo ſi chiama
Gemini-ma Propapali da Modena,
Il ſecondo
Antonino Barberini da Piacenza.
Fù fatto ueſto Dialogo al Bondino , alla pre
ſenza lBlAGlO PVGNlAPlr No
taro dell‘iſteſſo luogo, qual come l’udi fe
delmente lo ſcriſſe.
Gemini-mo.
*ì . A noſtra amicizia , Signor Anto
"J nino , embrionara à Pndoua , ve
nura in luce à Bologna, ed allat
tata in Parma, richiede, che la
vogliam conſeruar viua , anco
nella guerra , doue per l” piu ſi
muore , cihandola colla mutua conucrſazione.
An!. Il vorrei ſare, Signor míokmà’l conti
nuo batterla ſtrada , entrar in guardia, ſar la fien
tinella, e gl'altri eſl'ercizi militari, ci vietano il
conuerſar ſouente: e pur è il ſol alimento, che
nodriſce ſrà gl’amici l’amore.
Gem. Wante-V. S. dice è veriffimo, mà gl’è
P- 4. anco
2.43 j D l ^ L o c; o.
ant-ninclubitaro , ch’alle volle porian abhoccar
li inſieme, quando li due noſlzri eſſer-citi ſanno
alto in vn luogo medeſimo, come al preſente
qui al Bondmo.
Am. Ma non ſarà ſempre, ne quando, ne co
me Vorremmo. ,
GPM‘ Seguirà almen tol volta, e’l noſtro con
uerlare ſara di tanto maggior guſto , di quanto
che ci riuederem piu di rado.
Ant. Hora che habbiam tempo , ſediamCí
dunque ſotto di coteſto ſalice , doue paſſeremo
il caldo alla ſreſch’omhra, e paſceremol’animo
col diſcorſo fino à ſera.
Gem. Facciamlo. V.S. s’accommodi.
Ant- V. S. s’adagi , ne ſi pigli cura di mc.
Gem. Di che vogliam diſcorrere , Signor
mio? Adeſſo non è più quel tempo felice, quan
do nelle città ſudette, eſſercirando talhor il cor
po,ſi aſſotigliauamo l’ingegno , hor diſputan
do, &alle volte queſtioneggiando amicheuol
mente , di quelle più alte materie ,che le ſcuole
ſoglion proporre.
Ant. Wand’erauamo ſcolari e ſtudenti,
parlauan‘lo di coſe ſcolaſtiche e di ſtudio : hora
che ſiam ſoldati , di che altra coſa fauellar dob—
biamo ſe non della guerra e del combattere,
rma*ſ‘ic:.-ü’ñ‘ . ſtante che tal diſcorſo inanír’na i petti dei valoro
fi, ſcorge alle vittorie, ſprona alle vendeue: in
uita, accende , 8c infiammaicuori all’armi,al
le zuffe, àgl’incontri, 8c àgl'aſſalti. Eſe’l mio
parer preuale, non parlai-emo della guerra in ge_
nere, od in iſpecie,ne men delle guerre paſſate ,
arm ſolo in indiuiduo,e della noſtrapreſenteflzual
a mloiparere è vna delle memorabili, cheſiſa
Fefljegiamai in Italia , perle ſue cauſe., e per gli
“~°‘-“C°‘dent!- Ne preſumiamogiàdi parlarne
come
.DÎ' A '- ° ° .°- 249
come verſatiHiflonografi, anzi ſolo come boo
~ ni ſoldati, e ſudditi di que‘noſtriPrcncipi inuit
ti , ch’al' diſ etto dei lor nimici, ſono hoggidi
loſ lendor ella Guerra7come furono altre vol.
te, il pregio della pace.
Gem. Ci vorrebbe molto tempo , non chelo
ſpazio di poch’hote, ſe voleſſimo trattar puntino
à puntino queſta materia.
Ant. Ne pai-laremo fino al tramontar del ſo
le . il rimanente ad altra congiuntura, 8c ad al'
tro giorno rimetteremo.
Gem. Facciaſi come li aggrada: ma per diſ~
correre fondatamente, diſcutiam prima, ſe que—
ſta guerra ſia giuſta, od ingiuſta.
Am. Coſifaremo. E‘ per non perdertempo,
io ſoſteri-ò , `che è ginſta quantoà i noſtri Padro
ni , ingiuſta per quanto appartiene al Papa.
Gem. Al prouarlo vi voglio, ſe qualche ſem
pliciotto v’vdiſſe direbbeche puzzate d’heretico.
_ Ant. E pur tale non ſono , ed à chi mi-voleſ
(Zadar tal nome, li cacciarei vn palmo di ſpada ne
i fianchi, sò che dicendo la verità parlo da' Chri
I‘i‘
r».*rV. ſtiano , ne vi ſarà huomo dotto, e ben informa~
to, che condanni il mio dire, eſſend’io tanto
@alienato , quanto ſon amico del vero.
Gem. Horſu, cominci V.S. à correr queſto
arringo , e ſia con piè diritto.
Auf. La guerradal canto dei noſtri Duchi è
«ze—.3ñ giuſta,perche la Fanno cum moderamim iam/pat‘
tutela , per diffonderſi , n'on per offendere. ln
"5.5!'
"Pt
.:1
Α- giuſta da quel del Papa , perche la fa per hauer
per forza' l’occupato tiranniçamente, e per-dif
fendere le ſue opere Antichrifliane.
Gem. O SignorAntoninotChivi può vàire,
mentre così parlate del noſtro vniverſal Pa.
ai fiore? Deponete lo ſdegno contra di lui con
P5 cepu~
zyo D r ^ L‘ o G o.
ceputo , e parlate dà buon Cattolico Chri
Riano.
A7”. Hora sì ben m’auueggio che voi pizzi
caxedicollotorto, di vacchetkone, di maſtica
tor diquer noſtri, e di cacaror d’Aue Marie,
mentre di me, che con verità e raggione parlo
uí , e parlar vi voglio , ſu le belle prime vi ſcan
delezmre.
Gem. Prego V. 8.?! comparirmi, ed à ſaper
ch’io cingo queſta ſpada più toſto per diffender
il mio Prcncrpe e la Chielà,che per riparare la
mia propria perſona, even-ei hauerle mani e
braccia di Briareo , per vccider ſolo molti `di
quelli hererici , che vrlipendono i nòſhifrari e_
preti, non chei Veſcour, Cardinali , ePapa.
Ant. Per corteſia V. S. ſtia vn po’chcta
Temperi l’immoderato zelo: mi oda con tolle
ranza, e poi mi repliche con prudenza.
Gem. Le giuro di farlo. V.S. proſegua.
An:. Belli di noi altri lraliam’ , che non
hanno mal píſciato in più d’vna neue, che non
ſono mai ſtati di là dà nomi, oue colidioma
Tedeſco , e Franceſe, s’impara à conoſcer il
vero, proprio oggetto dell’intelletto, &àſcuo
ter anco quella donneſca ſimplicixà, com’è à
dire, che il Papa non poſſa errare , in quam’
huomo: queſti tali dico, quando parlano del
Papa, s’imaginano di parlar di Chriſto, poi eh’e’
fi nomma Vicario ſuo : mà la cola ‘và il più
delle volte à roueſcio. O`uando il Papa fì ciò
Ch’inſegna Chriſtoigl’è Vicario di Chriſto,mà
qUando opera contra ciò ch’il Salvatore hàinſe
gnam , perde il titolo di Vicario , e piglia quel
lo di contrario à Chriſto , che tanto vale quant’
Antichi-illo.
Cm:. 'Non vdi mai dar titolo d’Anrichriflo,
ſe non
DlALflG'0.'- 2”
ſe non ì quello ſeelcrato , che deue predica
re , per ſodorre il mondo , innanzi l’vltimo
Giudicio.
Ant. Eperche V.S. non hà vdito tal coſi ,
'-`\L`\'<
non merita eſſer più lodata. A qualſiuoglia ſara
contra Chriſto , daraſfi, con raggione , titolo
'.\
*.
d’Antichriſto. Ne di queſto dubitar dcue., chi
\
non fl vuol affatto ſpacciar ignorante.
Gem. E‘ bene.V.S. Paſſ] alla pruoua che que
ſto Papa Vrbano ottauo faccia contra Chriſto.
Ant. Stia attenro , e glie] pruono. Modo
Chriſto nacque, gl'Angeli non annunziarono
la pace , per ſegno che veniua al mondo il da
tor di eſſa? E non Volle egli che tutto foſſe pa
cifico , pria che veniſſe à redimerlo ? Toto erbe
input: tomPnſito.
Gem. Signor sì.
Ant- E quando Chriſto ammaeſtròli ſuoi di
ſçìpoli, non diſſe loro , che deſſero la pace en
trando in qualunque caſa .P E dopo eſſcre da mor
te riſuſcitaro, non laſciò àgl'Apoſtoli,ed a’ſede—
li la medeſima pace? Eccoui le ſue proprie pa
role, Pucm relinquo mb” , pat-em ”tam da
Mbit'.
Gem. V. S. dice bene.
An:. Hor ſe Chriſto Fai annunziarla pace, la
fà dare , c la laſcia alla Chieſa, come er Tcſta
memo , Papa Vrbano, che intima l’a guerra,
che rompe e diſtrugge la pace, non fà egliiil
contrario di Chriſto, ò per conſeguenza, non
fi ,dichiara egli Antichriſto?
Gem, Con vien ſappiate, ö mio Signor Anto
nino , ch’il Papa fa queſto come Preneipc tem
porale, non come vniuerſal l’aſtore. E quanto
alla pace raccommandata e laſciata da Chnſto ,
rai-ricordo, ch’pgli anco diſſe , ch’è pur venne
P 6 à mec—
”e D l A r. o a o.
a metter quì iù la guerra , Non *vani pace”: mit
rere, ſed gla iu”:- '
Ant. O come mal s’appoſe ilSignor Gemi
niano. Vn Prencipe temporale muouendo guer
ra in giuſtamente contra vu altroPrencipe,non ſa
r‘a egli contra Chriſto , il quale come Giuſto , e
ſhle di Giuſtizia , la richiede dìquellimhe co
mandano in terra. Quando pur il: Papa guai-reg
gi come Prencipe temporale , ſe ciò ſa contra lc
leg-arie di Chriſto, e di del giuſto. come ſal-contra
t ”altri Padroni .cuitcràegli d’eſſere , in queſto
caſo , Antichriſto : quanto poi alla ſpada , ò.vo
gliam dircoltello,di cui parlai] Saluatoremelte
Lìo dà V.S. allegato, non è il coltello guerriera,
anni il coltello della ſua Paſſione, come ben ſpo
ſcro, il detto paſſo , gl’anti chi eſami Eſpoſitori—
E per conſermar il mio dire, non- vi rammenta
Lc V0i, che quando Pietro volle ſeruirſr del-col
tello, e mutilflr Malcho, il buon Gieſi: li diſſe,
Ripuoní il tahefla ”el/.z guaina. C/n‘ ſerio-ù dz rol
fel/0…. perirà di coltello. 'Bindi preſol’orecchio
tagliato il capo di Malco rappicollo.
Gem. Per mia ſè , cheV.S. ha ben riſpoſto, e
ricordami hnuer vdito predicar in Pergamoqucl
che V. S. vien hor di dire ſottoqueſt’albero.
Conſeſſoli ingenuamente,ch’io comincio à cre
dere , che ` ueſto Papa Vzbano faccia contra
Chriſto, qua venue à dai-vita, &àſaluarele ſue
picorellc, ed egli le ſ one alla morte, e le-per
dc, ſacendole andar al a guerra, vero macelloda
gl’huomíni, in cui non ſi perde ſolamenteilcor
p0 , come Fanno le beſtie . mà il più~dclie .volte.
perdeſi anco l’anima, come forſi per cauſa ſua
perderò la mia.
‘I'
4”" Chi COmbatte per giuſta cauſa non perde
“…mila benſi [aperde. Chl da occaſione ad altri
di
D I A r. o o o. a”
di perderla , come ſi queſto Papa ſoldato, ſ0
mentando le guerre di Lamagna, Francia , Spa.
gna , ed lnghilterra , ed appiocando le preſenti
d’ltalia,doue hormai fi ſono perdute tant'anime,
che l'lnſcmo non ha più luo o da capirlo.
Gem. Come sa V. S. que a coſa?
' An:. lo la so dà certa Ambaſciata dataín ſtam.
pain Tedeſco . in cui ſi legge, che Plutone haue
ua mandato a dire a Papa Barberino,per Ccrbero
lho portinaro, che hauendo ſua Santità fatto an
dare tunr’anime all’Inſemo colle ſue Cenſure,
conſegli , e ſpade , ei non ſapeua più done met
terle: onde pregaua ſua Beatitudineà volerli
concedere almen parte del ſuo-Purgatorio , qual
egli ſapeuabeniſſimo eſſer-adeſſo vuoto. Credo
però che queſta ſia vna baia: ſolamente tengo
er indubitato che l’Inſerno ſia pieno d’animo,
di quei ,che combattono nelle-guerre in iuſte.
Perche ſe l’animadeu’eſſer punita, non ſo o col—
13 pena del Danno, mà ancora con quella del Sm
ſa, deue oceupar luogo nell’lnſerno , per p0
VV:
ter ſentir ,il fuoco , c riceue: material tor
mento.`
.ñ:Éwa.\—-1~.\`~,
Kg_
Gem Di grazia poniamin non cale queſte ma
terie. Proſegua V. S. il ſuo diſcorſo, e vegga ſe
li neſtano altre raggioni da pruouare , ch’ilPapa
dall’ Api faccia contra Chriſto.
An:. Signor mio si, nè hò vn altra, l’aſcolti ne
la prego. E‘ indubitato che il noſtro Redentor
eleſſe gl’Apoſtoli poueri 5 8c i diſcepolich’era
no cicc—hi,portauano le lor Facoltà a piè diquelli,
e ratti viuendo in commune, dall‘auidità delle
richeue ſtauano lontani. Non è egli vero?
Gem. Mai sì. veriffimo. -
Am. Hor Papa Vrbano inurba-no, prati-ita e
gliqueſta regola? Eſſr vdiro giamai , che Pep.
P 7 alcu-.
‘23-4 D l A L o e o.
dcuno , dà che’l Papato confiſte, hauefl'e am*
maſſato tante richezze. haueſſe impoſto, anca
ſoprai minimi Beneficii, ſmiſurare penſioni,
ed haneſſe darto . e ridatto, fin colle proprie
mani , tanti ,danari a i Nipoti , come ha ſarto e—
gli? e ſi dira che non è Fare contra le inſegnanze
di quel tanto pouero Chriſto , che non haueua
doue poſar il capo? Ammetto bene, che ſtando
le coſe come ſtanno debba il Papa hauerentrate
e darne anco a i Nipoti moderatamente: mi giu—
gner a ſègno che piu ſidla à due. cheà tèrtan
tadue Cardinali, è coni che ſi non può ne dim.
anulare. ne ſopportareríi. che azroni liberali
hanno poi fatto , con tante i'ichczze , in Roma?
Hanno empito dl moſche quel gran Capo delle
citta, e per iſpender meno , in vecce di farle
d’oro,in molti luoghi , le hanno fatte di rame ,
non maſſiccio, ma ſol battuto, come nel Bat
tiſterio diſan Giouan Laterano ,detto di Con
ſtantino, ed in altri luoghi, puonno veder gli
occhi cunoſi dei riguardanti.
Gem. A propoſito del danari, ch’il Papa , e’
Nipotihanno cauaro da Roma pei' ſar po] guer
ra, e ſparger il ſangueltaliano, vdite certo Ma.
drigale , non elegante, ma ſignificatiuo , qual
. parlandoal Papa, ed à l ſuoi Nipoti , ſorto no.
me di quell'Api , che portano nell’Arme coſi
dice:
Api, che’l ciel mandò nel Ram-171814010,
Per irfiarar quanta di bel rw' era:
Mqſt'reto 190mm' la rem,
Si gu/ìi il dolce mie!, n'ae fa!” IMM”.
Riſpoſta.
guiz’i , che 'volete-P
f” “fa ma, e mie] *vi ſia La ”mi ,
E Ifi'”g“²- che per mi ſi rpm-gf in terra.
Am‘.
D i A L 0 o o. a”
‘i‘.
‘~
"A
“-1
‘A
‘ì
Ant. Belliſſimo, in vero. Ma ci conuien ri
tornar al noſtro propoſito, e dire, che per le
raggio… addette , e per altre , ch'altti potran
n’addurre, Papa Vrbano ottauo ſi può nommar
Anticliriſto, facendo contra quello che inſegnò,
ed operò Gieſu Chriſto.
Gem. Paſſi hora V. S. al ſecondo punto, e
pruoui, ch’il Papa da Barberino, com’è Anti
~—<5
nv’…gÈ-.w chriſto , coſi anco ſia Tiranno.
Ant. Ageuol colà ſara ed imc, e i V. S.il
prouarlo.
Gem. Com’entro io in queſto?
Ant. V. S. c’entra perche :a quante tiran
--e nie ha vſato queſto Papa à’ ſuoi Duchi di M0
-<.\
dona.
Gem. O come V. S.e` ricordeuole. Per me non
ei penſano più, come ſe giamai le haueſſi ſapute.
An:. V.S. ne racconti alcune, ed io poſcir‘t
ne narrarò dell’altre al mio Duca vſare
Gem. Vienmi hor :i mente, ch’eflèndo gia
Fauoririſiimo dal Sereniſſimo Duca Ceſare. di
felice memoria , egli vn giornoàeerto propo
ſito di ottener dà queſto medeſimo Papa vn Ve—
ſcouado per E. C. mi diſſe , che ſarebbe ſtato
difficile , atteſo che il Papa li faceua de’ matti‘
giambi: e di qui paſsòà raccontarmi, cheper
la morte del Signor Cardinale ſuo Fratello, Don
Hippoliro dà Eſte , vacaiiano due Abazie, Giuſ
patronato della ſua caſa Sereniſſima, vna delle
quali era quella di ueſto luogo del Bondino ,
l‘altra quella dell’antichiffimo Caſtello di Eſti in
Padouana, ‘donato da Carlo Magno lmperadore
ad vno de’ ſuoi Bironi , dal qual poi nacque la.
Sereniſſima Famigliadà Eſte, di cuidetto mio
Signor Duca era all’ hora digniſiimo Capo, e co
me rale doueua preſentare al Papa, chià lui pa
ſella,
256 D- r A 1. o e o.
reua, perdute Abazie, eſſendo dottrina com
mune dc’ Sommiſti , fondata sù le antiche Bol
le,e Canoni, che coſi debba ſeguire nei Giuſi
patronati. Fece dunque preſentare, dal ſuo Re
ſidente in Roma, vno de’ Prencipiſuoifigliuo
li , ch’andauain ſomma, ma ueriporròl’cſclu
{iua , dicendo Vrbano ottauo, che non oſtante
foſſero quelle due Abadie Gioſpatronato di caſa
da Eſte , e li le voleua peri ſuoi Nipoci, perche
erano opu euri.
Ant. O che buon Papone! Non ſi cura di ſar.
vn atto rirannico , vſurpando quel-che oſurpar
non poteua, per farſi acclamar ſollecito prouedí
tore di certi Barbari, che prima, per eſſer Pigmci
nella Barbaria , diceuanſi Barbarini : mi hora
ch’in eſſa giganteggian0,fi deuono chiamar Bar*
bariffimi.
Gem. Wnr’hò detto è poco. Oda pur V. S.
quel che voglio dire , che è ben altro che
crancre.
dn:. Dica col nome di Dio. lol’aſco'lto colla
bocca aperra , come ſ1 ſuol dire , e pendo dalle
ſue parole ,
Gem. Eſſendo deuolutala Città e ſtato di
Ferraraxome diceua Clemente otrauo,alla Chiez
ſa, venne quel Pontefice armato, àpigliarne il
poſſeſſo. E ſenza informarſi com’andaſſero le
coſe delle Vallidi Comacchio, anco di quelle
s’impoſſeſsò. ll Sereniſſimo Duca Ceſare,… que’:
fran enti , non puotè Far altro , chericorrere al
Giu ice deputato delle cauſe vertenti trà i Pren
cipi , .che è l’Imperadore, qual dopòhauer ben
eflammara la cauſa , diede giuſta ſentenza, ſot
‘0 queſto Papa, Vrbano ortauo ,- in ſauore del
laSeremſſima AlteZZa ſua. ll Papaſrappellò di.
den-a, ſentenza alla Ruora di Roma , laqua~
le, .
D l A L o o 0. 15 7
le ,. dopò molti giri c rigiri , diede final—
‘N
_u‘
i'
"-’ mente la ſentenza , anch’eſla, in ſauore di caſa
da Eſte. ll Papa sſumando di ſdc no, veggendo
che nc men ipropri Giudici vo euano dar ſen
tenza troppo euidentemcnte ingiuſta , ”corſe
i all’vſurpazione di cui ſi è_vallb ſin al tempo pre
\ñ-
“T' ſente , priumdo il noſtro Duca della groſſa en
trata di quelle Valli , che rende ben di cento
mill.; ſcudi aunui.
A71:. Mi dica hora Signor ſërupoloſnxhe no
me daràal Papa; per hauer così ingmſtamente.
e ſenza vergogna vſurpato l’altrui ?
Gem. Più volentieri lidarei nome di Pazzo ,
che di Tiranno.
An:. Per qual cauſa?
Gem. Perche hò vdito darli il primo , non il
ſecondo, eccettuato dà V.S. in queſto noſtro
Dialogo.
An:. E chi diede mai al Papa nome di matto .7
Gem. Vn certo Spagnuolo, che parlando del
le guerre del noſtro tempo . così diceua ,
?a
V71 PapaPo'e'ra 7' mamma”.
D” Brite-1d” endia Hauſa: ,
T da; Reyes emáobadas
l’a/l'era” rimanda m drxbaroto.
sfi‘ñ—ñda-*z
**e
i".
APE
2t"
'3.‘1‘à Ant. Potreidir adeſſo, che V. S. tranſanda.
Gem. Ed io potrei replicare, che ſe eſco dal
douere il sò con eſſempio: m5. qual potrà mai
addur V. s. con cui ſia confermi, ch’il Papa ſia
Antichriſto e Tiranno?
An:. Se Foſſe in mio potere il far veder àzV.S.
que’libri ch’ò letto, non parlarebbe meco à que
ſto modo. Baſtaui ch’io vi dica, con ogni verità,
ehe per vn eſlèmpio che m’adducete per voi ,cen
r0 ne poſſo addurpet me.Mà non hòhuopo d’ad
dureſſempio, quand’hò la taggion in mano.
‘ , Gm
F
258 D l A L o e o.
Gem. Tralaſciamo nc la prego quelle coſe,
che ci ſanno vſcir dal ſeminato. Rittorniamo
al noſtro propoſito. Dica V. S. ciò che hààdire
delle urbane tirannie.
Am. Prima che ciò vi racconti voglio ſappia
te, che’l nome Tiranno, talhora vienne da tira,
che vuol dir ſorte, perche il più tiranneggia il
...T-_L— men potente. Altre volte vien da tiro, che ſigni
fica anguſìia , perche il tiranno afflige , ed affan
na quelli che tiranneggia: onde non e` dà mara
uigliarſi , ch’il Papa habhia tiranneggiato ilmio
Sereniſſimo Duca,cſſendo ſtato di lui più poten
te , e più crudele per'anguſtiare.
Gem. V.S. abbreuii ildtſcorſo, perche Febo
calaall’ altro Hemisſero.
Ant. Conterò, ò narraròdunque quelle ſol ti
rannie, dal Papa vſate al _mio Duca, ch’il tempo
mi permetterà. E per ſarmi da capo, deue ſaper
V. S. che dà più di cent’anni in quà li Duchi dl
‘Parma ſono ſtati veri e legitimi poflëſſOTiz in'
zi Duchi di Caſtro , ed hanno ſempre hauuto fa
coltà d’eſtrarre dal di lui Ducato, tutti li grani,
che hanno voluto per mandarli. òper terra, òper
mare doue ſoſſe lor iacciuto, purche -non foſſe
in luogo nimico del a Apoſtolica Sede. Beſſo
priuilcgio ſù prima conceſſo dà Paolo retro, pm
confermato dà Clemente ottauo: Ciò non o
ſtante comanda queſto Papa al Cardinal Anto
nio , che come Camerieng‘o faccia eſporre in
publico vn Editto, col quale vieti ſpecificamen
te alli ſudditi dello ſtato di Caſtro , 8t anco
al Sereniſſimo Signor Duca noſtro , l’eſtrazione
de’Gem.
graniCome
dal detto
sà V.ſtato.
s; ch’il Papa comandaſſe al‘ ` i
NiPote tal‘coſà?
‘4"‘ Nell‘E-ditto medeſimo ſe ne ra' menzio- `
ne,
D l A L o o o. a”
ne , con quelle formali parole , D’míinc (fin-ff*
di [im Santini‘, datrotiabotm. Hor vi chiedo,
1;: queſto non è tiranncggiar l'alrrui ſtato?
Glm'Reſto atronito , certiſſimo.
Ant. E che ſarà ſe aggiungo . che oltre la ſa
c0lta ſpeciale delle Bo‘le de i ſuddetti Pontefici,
hà pur anco ſua Altezza Sereniſſima, qpella che
li compete di rarzgion commune: pere ’eſſendo
fatto Prencipe di quello ſtato di‘ Caflro , con la
tranſlatione delle ragioni dell’lmperio, ſtàſur
rogatu in luogo della ſedia Apoſtolica , qual più
non il’hà che ſare . ne che pretendere, ſe non
con tirannide.
Gem. Ancomaggiormcnte marauiglierommi.
delAn:. OdaneDuca
mio Signor V. S.divnPar-maredìegli
altra. Li predeceſlbri
ſteſſoan—
cora , con licenza de i ſommi Ponteſici , ſonda
rono più monti , di varii capitali, e diuerſt frutti,
rima ſopra certe tennute, dette del Piano della
Badia , e poi ſopra gli ſtati di Caſtro, e Ronci
lione . loro beni ed entrate. Auuiene , che
gl'affittuali di detti ſtati , vengono ſubornati da'
nimici del Duca, ànon pagare à ſua Altezza
gl’affltti , che doueuano ſeruire per ſodisſare li
Montiſti,quali, nondimeno non mottegiano,
rie ſi dolgono , anzi eſſendo ſtati fatti chiamare
nel' Palazzo della Cancellaria , da’ Miniſiti del
Papae paſſati con loroinſtantiſſimi offici acciò
Voleſiino aſſentire all’eſtinzione de’ Monti: pro
teſ’taronſi eglino in contrario. e conuenne peril
bisbiplio che ne nacque aprir le porte , e diſcio—
glier a Congregatione.Sannobeniſiimoli Mon
tiſti , che l’aſſegnamento è ſicuro, e che ned an—
co al preſente hauerebbonovna minima diffi.
colta in eſſere pagati,ſe non foſſero ſturbati gl’aſ
ſegni dalli n-im‘ici di ſua Altezza. Mà oſſei-ui
V. S.
2.60 D | A r. o e o.
V.S. che ſe ben li Montiſti non hanno voluto
conſèntir l’eſtinzione dei Monti , non hà però
laſciato il Papa di andare alla poſſeffione di Ca-.
ſito , di ſortiſicatlo , e di ſar mettere sù le di lui
porte , (coſa che par incredile) le ſue Arme.
Gem. Quelle ſon coſe grandi v’cl conſeſſo;
onde non è da marauiglarſi , ch'i Prencipi ltalia
ni fieno entrati in lega col voſtro Sereniſſimo
Duca, per diffenderlo da‘ cosi barbaratiranma.
Voglio dir, nondimeno , che mi hò vdito bu`
cinar ne gl’orecchi, che non e ſtato il Papa,
ch’habbia ſarto lc ſudette coſe, anzr ſolo il Co
meſſario della Camera.
Ant. O come V. S. da benà diuederea che
non intendealtro modo di gouerno,ſuordi quel.
lo del ſuo Porta da Modona. ~ll Papa non è egli
eomeil primo mobile , che con moto violento
repiſce dietro alle ſue voglie . tutte le sfere de
gl’Officiali della ſua Corte? Non sà V. S.. cb’vn
Souuraintendente in Roma non hauerebbe ardi
re diſputar in Chieſa íènzn il conſenſo tacito, 0d.
eſpreſſo di ſua Santita?_Come può donque er
ſuaderſi V. S..che quel Comeſſario habbia atto
coſa tanto rilevante, ſenza eſpreſſo comanda
mento dcl Papa.
Gem. Valli anco dicendo , ch’il Papa ſi èſde
gnato contra il voſtro Duca, per hauer egli volu
to ſortificare quella città di Caſtro.
Ant. Se ciò hà fatto , hà hauuto grandiſſimo
torto. Non può vn Prencipe, leciramente fortifi
car le ſue piazze?Anzi non èegli obligato àFarlo?
ual obligo riſulta dalla natura generale dei Fen
i, eſſendo tenuto ilVaſſallo à conſeruare lo ſta
toinueſtito a tutto ſuo potere , altrimenre in—
corre nelle pene ſeudali : il che ſi deue parti
colarmente intendere di Caſtro, che è ſituato
ne
D t A L o o o. 26(
i e gl’vltimi confini della Prouincia del Patrimo—
nio , e quaſi ſeparatodal rimanente dello ſtato
della Chieſa. E ſe mi direte , perche non lo fece
prima, e non in queſta noioſa congiuntura? ri
ſponderouui, ò perche non puote, ò perche non
volle. ll fare ciò che Far ſi può ,in qualſiuoglia
tempo . ed occaſioneè lecito: ne ſi può giuſta
mente trouar àridire , à chi con giuſtizia non ſi
può comandare.
Gem. (Manto-V. Si dice è più chiaro dellalu
ce merig iana: ma chi Bramanuocere, truoua '
nodi ne iſcio gionco: come Hi il Papa , che an
ca ſi duole del voſtro Prencipe, perch’introduſſe
ſoldati nel detto Caſtro.
Ant. Seſilamenta anco di queſto, accreſce il
ſuo tirannico errore: eſſendo fuor d’ogni du
bio , che può mettere ſoldati chi può fortificare,
anzi le deue mettere, altrimente vane e perni
cioſc ſarebbon le fortificazioni, mancando di
gente , .che le cuſtodiſſero. Le mura non ſon al*
tro , che pietre -vnite , ò commeſſe per render
difficil l'accoſtarſi à qualche luogo, mà preſto
vien ſuperata quella difficoltà del muro inſènſa
to, ſe la mano del ſoldato, c’hà vitae ſenſo non
io diffende. Orfeo, che col dolce ſuono della
ſua lira ( maeſtreuolmente dall’archetto, non
ſaetata , ma reſii ſonora) tirò le pietre à circon
darrl’antica Tehe , traſſe anco numeroſo ſtuo
lo d’huomini ſcielti, per habitat in quel ſito, che u-.ñ-. ñ—
le pietre 'haueuan murato, ſapend’eglibeniſli
trio ,che leñvne ſenza gl’altri cunſiſ’ter non po
teuano.Puonno gl'h uomini habitat ſenza mura,
come fecero i Spartani z mà non puonno habitar
tri le mura ſenza baſteuol guardia. L’incolpar
~ dunquejl mio ſereniffimoiDuca d’hauer poſto
i ſoldati in Caſh-o, e giudicar rea la ſua giuſta
i
pru
l
eda D l A r.. o o o.
prudenzr, contra ogni raggione di diffeſa di
piazze confiderabili, ſono tutticolorati preteſti
del Papa , tinti col giallo del miele di quelle
ſue Barbare pecchie.
Gem. Parmi veramente che ei voglia altro,Per
hauer raggione il Papa di vſurparequello ſtato.
Ant. Non può Fatlo ſenza eſſere tacchiato di
Tiranno. Nè qui finiſce la feſta. Hà mancato
di parola à’ Prencipi ed Ambaſciatori , che
trattauano l’aggiuſtamento [rà lui ed il .mio
Duca,con ſcandalo vniuerſale di tutta Europa.
E poi hà fulminato ſentenza di ſcommunica con
tra la detta Altezza, ſenza nommarlo Duca, non
ſol diCaſtro,mà nc di Parma,ò di Piacenza v. c.
lo chiama ſolo Odouardus Farneſius , e nient’al
tro. Che ve ne pare, Signor Geminiano? Non
habbiam giuſta raggione di parlare , di ſcriuere,
e di menar le mani contra queſ’to Papa?
Gem. ſn vero Signore , ne’l poſſo nepare.
Am. Per me vorrei , che tutti li noſfri ſolda
ti foſiino ben informati di queſte coſe, acciò con
intrepido cuore , e con ſerena conſcienza, com
batteſlino contra queſto Papa, ne ſarebbe anco
fuor di propoſito rl farli ſaperel’ingiuría, che
queſto medefimo Papa hà fatto alla ſereniſſrma
Republica Veneta, facendo tor via quell'anti
ca memoria dal Vaticano , che tappreſentaua i
beneficii fatti dà San Marco :i San Pietro. ll tor
to fatto à’ Lucheſi volendo mandare e mandan
do nella loro Città , con titolo di Commeflàrio,
Monſignor* Racagna , coſa ch’a derogare alla
loro ſuperiorità. La ſoperchieria fece al Gran
Duca, volendoli impedir di ſar pagare á qui
mngia pane di preti, e frati l’impoſta ſopra la
macina. L’offeſii fatta à’ Bologneſi mandan
do à Bologna vn Commeſſario della Graſeía , e
ſman
D l A L o o o. 2.6;
ſmantellando Caſtcl Bologneſe , contra i lor
priuilegi. La fraudolente prigionia di che
gl’huomini dotti, ch’anno voluto in ſcritto dif.
fender le raggioni de’ noſtri Prencipi, qua
li anco mettendoli nell’ lnquiſizione hà trattato
da heretici. Gl'inganni maniſcſti fatti alla
Corona di Spagna , dalla qual äiuſ’tamente
vien hor rigettato in queſto ſuo e remo biſo
gno. La poca crctlcnzidma alla Francia, che
lempre , per Vtil ſuo , 8( edificazione del Chri
fiianeſimo alla pace l'ha eſîortato. ll poco aiu
to dato all’ lmpcradore, ben-;he da tante par
ti habbia canato dinari à ſuo nomc. L’af
fi-onto fatto al Sereniſſimo di Polonia , non vo-ñ
lendo creat* vn Cardinale à ſua ínſtanza . co
:nc gl’altri Papi fecero ſempre per honorar quel
la Corona , cotanto benemerita della Sede A
oſtolica. L’hauer infinocchiato tanto tempo
f’acclamato Rè di Portugallo: Tenuto poco
conto d’alcuni Ambaſciadori; abaſſati li Con
ſelieri veridichi , ſublimati li compiaceuoli ,
e finalmente conCulcato il mondo , con quel piè
Crociſero , che ſe li bacia con la Croce, eſiënd‘
egli anco ſtromentu di paſſione. Vorrei, dico,
ch’i noſtri ſoldati ſhpeſſino queſte coſe, per ac
cenderſi maggiormente al combattere 8c al
i vindicar colla cauſa de i loro Prencipi, tant’al~
i tre ingiurie inſopportabili.
ſ Gem. Eſco di me Signor Antonino, e tutto
r m’interezziſco vdendo tali coſe.
i An:. Ed io ſ’tò per iſgridare ad alta voce, e
z dire , ö Prencipi, ö noi popoli , aprite gl’occhi.
L‘"
r
Qu_eſto Papa , che verſo noi è Antichriſto e Ti
ranno, vuol ſariſtrada a'ſuoi ſucceſſori , acciò
a“. . ſeguendo li Barbara' ſuoi veſtigi, tiranne gino
É.:
“LI“ tutti li Potentati, prima d’Italia, e poi :neo efarſi
potrà,
i
|
2.64. DÎALoco. \
potrà . quei ſuor di eſſa. Non crediate che vi ſia
più ſede nc gl’Eccleſiaſtici, ne più dluozione.
Il ſolointereſſelircg e. La ſola cupidigia li go
uerna. Ricordateui i quel commun prouerbio,
communemente non conſiderato , Preti , fiati ,
e polli, mm [Ema mai [hu/Ii. Voi li hauete in K
granditi ,.ed ingraſſhti , ed eglino vi voglio—
no appiccxollre, 8c ſmagrare ,per non dir an
mentare.
Gem. V.S. non s'inſeruori tanto. Preghi più
toſto la Maeſtà di-Dio voglia toglierle nuuole dà.
gl’occhidi Vrbanoottauo abbacinato; gl’jnfau.
ſiti conſègli dà gl’orecchi de’ ſuoi Nipoti , che li
vengono da i Poli Fauſti, e darà nor vittoria dei
noſtri nimici , acciò vmiliati riconoſchino l’er.
ror loro , deponghino le armi, e ſiano , come
prima, noſtri cariamici.
Ant. O come ſete diuoto , sù la ſin del gior
no. Sapend’io che dal canto noſtro la guerrae
giuſta , altro non bramo che combattere, e com
battendo vincere , e vincendo calpeſtar quell’A
i,ch’in vece d'addolcire hanno amareggiata
l’Italia , qual le maledirà per ogni età.
Gem. E‘ tempo che ci ritiriam aquartiero:
hormaì ſi annotta. Il Signor Notaro non ci vede
più i ſc—riuere: l’appetito , colla ſete già venuta,
viene.
Aſint. Andiamcene dunque. Ringrazioui Si
gnor Geminiano . della buona conuerſatione.
Gem. Reſto ohligato a V. S. del ſuo grato e
dotto trattenimento. .
Buona ſera Signor Notaro. x
Not. Baccio le mani delle Signorie voſtre.
Gem. Tranquiſla notte Signor Antonino.
4”‘- Weto l'lPOſO SignorGeminiano.
l]
_ ll groſſo 8c idioto
P-A s (LV I N o
Per accommodarſi all’vmor di P ^ p A V a a A
N o V I l I, che e Poetica , richiamata la ſua
vena poco chiara ,in verſi cosí li parla ſtando
accigliato per malinconia.
Dſmmi è the pen/i' Papa Vrbano adofflz,
Ch’qffèr m wditutr’ilrnondo mqffo,
Pim d’ira armato, che ti 'vien nddoffa ,
Minnitiando di farti arreflo , à leſſo.
Speri tu firſidí Pour diffifh
Far col-valor de’ tuoi NiPDti audaci ,
Che ſempre [lati ſon lupi rapaci ,
Diuorator'di/thn Madre Cbicjiz?
Tu ſe’in error , ſe pur ronojìi il 'vero
A que/ſa 'volt-z tu non ſei buon Majiro ,
Cl” per [flower, buon buom ,il pieriol Caflro.
Potro/li ignudo fiir reflnr ſan Pierro.
Deb quanta Per te meglio era Maffi-o ,
Caſlro laſciar); que-Idi chi era ſia!” ,
‘*x
:A
“è. E Pria a" loauerne quel Duca [Fogliata , 1
Caſtmr Franoeſco Antonio , ó- Don Tadao.
Dom èla ma prudenza , ou’ il decoro
Del [ia/forni Imprro? A neſſun pare ,
‘Î..
‘è'.
‘À Cbe’l tuo gouerno ſia per confermare ,
A tuoi Nipoti , le rana'ezze loro.
Anzi , con que i tuoi moriui [li-am' ,
Tutr’i PHTZCÌPÎ ù lor fait’ [mi nemici ,
Che con le lor proſperità infelici,
Tuttifaranno nlfin Eli Seiani.
Forſe tu/limi , e ti par che ſia Paco
D’hauer meffiz la Chieſa in tanti affanni ,
Q. ch’il
266
Ch'il Tebro non baurù fbr a in molt’anm'.
con l’atqueſued’eflínguergranflco.
llfillmimr Cenſura ea' inter-detti ,
Hor che cia/Lun hàpnfì; l’armi in ”mm ,
Credila ù me ſm tutte ”ſe Vrbuna,
Cam’il dar ù’ flnriullidei confetti.
Que/le ſlm le tue glorie, e flm gl’acquifli ,
Ch’haurai tufiattaper la ſanta Fede ,
Mentre di Pietra ſhflt nella fede ,
D1 muti Luterani , ed Atei/Ii.
Saranno eterna al mondo le memorie
Di xe, de i tuoi Nipoti, e Italia afflitta,
Miſen- , effimgue , ſi-vea’ra‘ deſcritta
Per-tua raggio” nelle dolemi [Ioríe.
Ch’ilfrazel iagne. ch'ilfiglio,ìlpartnte,
Chi i beni di fini-:una ogn’lm* [aſpira:
Onde con gran raggio” agn’em s’adìra,
E contra te beſìemmieràſauuente. `
Se l'Api tue non ſan qual crude] Anguc,
Raff-em: il ſenfiz ch'è coſi 'Uſufltl,
Ceda il rigor alla brama” pace,
Pria rh’il terre” r’inzuppi più di ſangue.
Perche ſè wendímr 'vorrai laſdegno ,
Comm il Duca di Prima, ſarà il fine
Della ſede di Pietro le mine ,
E ſi pei-dr); il Pontificia Regno. .
lo Cattolica ſan , ”ed hò il car mifla ,
Di quelle, come 'vai , calde pflffiom' ,
Hang” in veder gl'inflalti , e ’opprrflîoni,
Cb'm ciò ricette la féde di Clariſſa.
Coſt‘ dolente , e tri/?a ,
Veſlito è bruno lai” in Vaticana,
S’va’ì parlar Paſquino ù Papa Vrbane.

[L FINE.
-_n_-tñ-,u

LA
DISGRATIA
del
CONTE D'OLIVAREZ,
l' illl l || 'Il ‘l‘
r)
illÈfl ln .l i.
i rflflîälld\
26,

MOLTO [LL'USTRE
Sg'mioiſſer'”.
A ſtrana
ſi~ ‘j’C pente ſi èmetamorſoſe che di
veduta in queſtu re
Corte
W‘ ` Cattolica , nell’eſpu lſione d e l C on
~ te Duca dai negozii publici , öt da
Madrid , rieſce coſi ammirabilc e
piena di tanti miſterii,che quando
non ne deflì col mezzo di queſta mia diſtinta no
tizm con quella confidenza , che ttà cari amici ſi
coſtuma, tanto più ſene potrebbe ragioneuol
mente V. S. dolere, quanto che hà à me partici
pato ſempre i più .reconditi ſcnſide gli affari di
coſti, che :ì me hanno ſeruito d'accertato detta
me nelle più importanti occaſioni , che più vol
te mi ſi ſono offerte , ò ne’ diſcorſi, òne’ ma
neggi. loìmi vanto, di oterle riferire con tut
;a puntualità non ſolo la ſgſtanza, ma tutte le cir—
eonſtanze ancora di fi grande deliberatione, ſor
ſe ſopra ogni altro miniſtro ; perche come trop
po importante à gl’intereſſi del Sereniffimo mio
Signore non hòtraſcurato in vno di quei camini,
i quali ancor che perla maggior parte impenetra—
bili, mi poteſſero condurre alla più perfetta co
nitinne di ſ1 prodigioſo auuenimento : E perche
e rieſca più chiara la telatione, fi contentarà che
le dica primai motiui antecedenti al fatto , da
poi il fatto iſteſſo , ed in vltimo le conſc
guenze che di giorno in giorno ſene dedu
cono.
La priuanza del Conte Duca continuata ven -
ti due anni haueua formate profondi radici nel
cuore di S. M. che da tutti fi credeua vna di
quelle quercie nodoſe 8c antiche , al cui dibat
Q z timen
:70 LA DlSGRATIA
timento non haueſſeno mai à preualere ne` i ven
ti dell'xnuidia, nè i turhini della perſëcurionemè
le tempeſte delle machinationi degli inuidi 8t
pretendenti. Fomentaua queſto concetto il ge
nio naturale . che fino dai ſuoi teneri anni heb.
beilRè alla perſona, &alli eſquiſitiſtimi talen
ti del Conte: non ſapendoſi diſcernere, ſe il con.
dimento di ſ1 fatto genio foſſe amore ò riueren
za: perche la tenerezza , che moſtraua in tutti
gli accidenti, indicaua vn amore ſingolareñ, ed
vn certo timore di non ſar coſa , che non foſſe
:oralmente aggiuſtata al ſuo guſto › .maniſeſtaua
con marauiglia di tutti vn’ occulta riuerenza: ne
ſenza alcun diſcapito dellaReal Grandezza , ver.
ſo il Conte queſto medeſimo genio s’era di ma
niera auanzato di Farſi nell'arbitrio del Rè , che
dando negli ecceſſi pareua di ſcomponere le leg
gi della natura , sforzando la volontà del Si o
re?! ſoggettarſi al beneplacitodel Vaſallo;l che
diede ampia materia anco à migliori , ſuppoſto
il perfettiſſimo giuditio di S. M. di credere 8c di
uul are che non potendo ciò eſſere effetto mero
del a natura, vi ſi foſſe meſcolata qualche mani
fattura di malitia e di incanteſimo , e queſto con
inginſtiſſìmo pregiudicio dellabontàChriſtiana
che ſempreſi è oſſeruata nel Conte.
Il primo e generale motiuo di queſta caduta
ſono ſtati l’inſeliciſtimi ſucceſti della Monar
chia ſottoil ſuo gouerno, de’quali {è non ſi at
tribuiua la ca ione al ſuo intendimento. che
p'areua eſſere eſtinnto alla direttione dell’Impe
rio di tutto il mondo , almeno ſi riduceua come
m prima origine , nel fatale horoſcopo della ſua
Pula, fortuna › i cui eſtremi sſorzi preualendo
aj gl ecceſſi del ſuo valore, le dauano efficacia
Perdere non Vno a ma mille mondi, ſe al
la ſua
DEL Con-ra D’Oztvuuz. 2.7i
la ſua ſuenturarà autorità foſſero ſtati ſog
getti.
L’hauere perduti al RèdiSpagnain Oriente
i regni d’Ormuz, di Goa, &di Fernambueo,
~‘“ ~1\t fl-a. 8t tutti gli adiacenti di quella vaſtiffima coſta:
di piu tutto il Braſile, 8c le [ſole Ticrcere, il
regno di Portogallo , il Principato di Catalo
gna , il Contado di Roſſiglione, tutta la Contea
di Borgoigna da Dola e Biſtnzonein poi, Eſdm
ed Arras in Fiandra , molte piazze in Lueem
burgo , Briſach nell’ Allatia , 8c in auuntaggio
'A
Agì‘è~ poco meno che diſtratti li Regni di Napoli 8t. di
Sicilia , 8c ll Ducato di Milano; l’haucr perduti
più di zoo Legni nel mare Oceano , 5t nel ”o
ſtro Mediterraneo; l’hauer cauari dalle viſcere
de’ Vaſilli coll’impoſte inuentate da lui, di mez
ze annate tantoneltcmporale, quanto nel ſpi
‘e, rituale, di Papeli, ſegludi , ed altri datii innu
meraliili. ducento ſedici millionid’oro , parte
de’ quali ſi ſono inutilmente ſpeſi in eſerciti dis
R
Y"‘.ñt
‘"‘.
1“
ìſiÀ‘Ì.
fatti , &in armate diſperſe, e parte iniquamen
te collati nelle horſe de’ voli , de’ Gouernatori .
e de’Genei-ali , ed altri Miniſtri , crcatüre di lui
ò per ſangue ò per ſeruile dipendenza : tutte
queſte coſe inſieme hanno fatto deſtderar à tutti
“CT
di veder vna volta riedificarſi ſopra le ſue rouine
ilriſàrcimento di tanti danni; nella ſua caduta,
il ſolleuamento della Monarchia z nel ſuo diſcre
dito, l’eſtimatione del Re: &nell’ vltimo ſo
ſpiro della ſua autorità , lo ſpirito d’vn’eſquiſita
-ó’T‘ÌWfl‘WS‘W" riforma di ſi gran reggimento , pareua che la na
tura ſteſſa grauida di tanti ſiniſtri accidenti non
poteſſe di meno dinon dare finalmente in un ſi
fatto abuſo.
Iddio, che hà ſempre mirato con occhio di
ſingolar pietà liMonarchi di Spagna , come veri
Q4. man
272 LADISGRAT|^
mantenitori dc’ſori 8c priuilcggi della Cattolica.~
ſede, ha Voluto, che nel tempo de’ maggiori
biſogni-ſi faccia vn groppo di cauſe ſeconde co
ſi bene (rà di loto rannodate al diſcuoprimento
delle imperfettioni del Conte nell’vſo del ſuo
dominio, che raccopiaſſe con la prima cauſa I
che recaloro l’infallibilità degl’influſſi , hanno
ſortita la ſorza ineuitabile di quel ſato , che in
tanto ſi chiama Nume , in quanto trahe la ne
ceſſità de’ ſuoi effetti dalla diſpoſitione del
le cauſe ſeconde congiunta all’efficacia della
prima.
La primatrà le cauſe ſeconde è ſtata la Regi
na, la quale fin dal principio ſu tenuta dal Con
te in ſi poea ſtima,8c dalla Conteſſa , ſua Came
riere maggiore, in tanta ſoggetrione, che ſolo
nell’appaienza Regina, cſpenmentaua nella ſo
ſtanza, tutte le inſelicrtà di miſerabile ſciaua.
lnſbllò il Conte nella mente del Rè , che ſi lian
no da ſtimare Monache ſolo’ per orare, 8c le mo—
gli ſolo per partorire. Erano inſofferibili e
pur gli ſofferiua , i tormenti della Regina , non
tanto per veder ſimilmente oppreſſi e tiranncg
giariiſuoi talenti, quanto per commiſerare le
perdite inſeliciſſime di tanti Regni ſenza rime
dio: sfogandoſì molte volte con la Conteſſa di
Paredeſe ſua ſecreta valida , quando per acci
dente le concedeua la çonteſſa di trouarſi ſ0
la con lei, dicendo , la mia retta intentione,
e l’innocenza del Prencipe mio figlio , hanno
da ſer-.lire vna volta di due occhi al Rè mio ma
rito , megliori di quelli, che tiene : perche
con queſti mira ſolo quello che ſta‘ bene al Con
lre , ed alla Conteſſa,e con quelli mircràqucl
dolChe ſh male al Prencipe , all’indennità
e ““31" ‘è non ſi prouede, ha da reſtare vn
poue
DEL Con-re D’Ole^|zz. 2,7;
pouero Rè di Caſtiglia , ò vn cauagliere priuato.
Pensò la Regina, cliel’vnico mezzo di illu
minar la mente del Rè ne’ Pl‘OPſll intereſſi era la
giornatadel medeſimo Rè perl’eſſercito di Ca
talogna. ll Conte meglio di tutti argomenta
ua da quellala ſua perditione, e però la repugno
?uanto ſeppe e quanto puotè. ln queſta occa~
ione meditaua a Regina due coſe.La prima
che andando il Rè tra vn eſſercito, hauerebbe
neceſſariamente da trattare con altri che_ col
Conte, e per lo meno coni Capi di guerra, e che
non potrebbe in campagna tenere con tanta an~
ſietà cliiuſel’orecchie al Rè, comme indiſcreta
mente faceuain Madrid: che odiando il Con
te, non era credibile ,che qualch’vno non li po~
neſſe ananti queſtidiſaſtri , che pur troppo era
no’euidenti nel deſpotico gouerno del Conte.
La ſeconda , che reſtando ellain Madrid , alme
no con titolo di Gouernatrice (come ſucceſſi
ſe) le rcſtarebbe campo d’ſercitare , e di tar
conoſcere quelle doti , che Dio ſi è ſeruito
di concederle , come appunto accadde; con
che acquiſtando credito col Rè hauerebbe mag—
‘-1Î;-.
-Fax gior adito di aprirei ſuoi giuſtiſſimi ſenti
menti.
[l Conte ſempre guardingo , ſtraordinaria
*z'ñe
mente attento ed accorto ne’proprii intereſſi,
diſſipòil primo concetto della Regina, col di
2_ ſporre della giornata del Rè più per diporto che
a‘FL
ä-Îaìeîſi'ſiîä‘iìxë_ per trauaglio: conducendo ſua Maeſta alle deli
zie d'Aremquez , alli trattenimenti di Cueua,
alli diporti delle caccie di Molina d’Arragon , ed
in ſine alla carcere didue miſerabili ſtanze in
Saragoza , ſenza mai `veder il ſuo eſerci~
to, che compoſto di 30009 huomini era il più
fiorito , che mai liaueſſe veduto la Spagna. ll
(L3' poue— ’ó,
. —_ó— -y—ñ
27; LADrsertA-ru
pouero Re ſtaua rinchiuſo , nè ardiua vſcire in
campagna per ricrearſi, perche l’atterriua il Con
te, facendoli credere, che correua pericolo di
eſſere ſorpreſo da’ Franceſi, che già erano padro—
nidi Monzone, e di tutta la compagna Arago
neſc da quella parte. Ma mentre ſtaua ſerrato il
Re non con altro guſto che d’affacciarſi ad vna
fineſtra à veder giocare alla pilotta ,il Conte due
volte il giorno vſciua al paſſeggio per la citta` e
per il campo, accompagnato da’ dodici carozó ñ—-*-`

ze, 8c zoo huomini armati , parte a piede e par


te à cauallo , de’ quali era capo Don Heu
rico ſuo figlio. Coſi niuno hebbe l’orecchio del
R è , ſc non nelle publiche audienze , nelle quali
il Conte non ammetteun ſe non perſone cono
ſciute per negotii à lui manifeſti.
[Grandi diSpagna, che con eſtremo loro diſ
pendio e diſcommodo ſi conduſſero à Saragoza,
non ſolo non hebbel‘o audienza particolare da
S.M.mà come Signori ordinarii à gran fatica
furono aſcoltati nelle loro occorrenze dal Con
te. l medeſimi Grandifieramente ſi lamentare
no, che à niuno di loro haueua il Conte con la
ſolita ereanzaSpagnuola data la óienuenida. Coſi
riuſciuail primo penfiero della Regina.
Ma ſi è veduta tanto accertata la ſeconda con
ſideratione, che deponendo ſua M. la rauita
Spagnuola , meſcolando con la natural aëabſlllà
Franceſe , viſitaua ne’ corpi diguardia i ſoldati.
nelle contrade di Madrid interrogaua iCapitani,
domandaua conto delle paghe , gl’animaua al
buonſeruitio del Rè , faceua con ogni integrità
ammmiſìrar la gíuſtitia , daua frequenti audien
ze 3),"… › con ſuauiſiima maniera , cauaua dz
…"Α "ì abondanza › e gli mandaua al Rè, ed in o
g… ‘mnchlo ſi porto in maniera, che tuttiac
cla
Der. C o N7': o’OLivutz; 27)'
elamauano S. M. per la maggior Re ina, che
haueſſe veduta la Spagna. La fama deſſuo valo
re già tanti anni ſepolta giunſe noua alla notitia
del Rè , ma però con tanto ſuo godimento , che
più voltela lodò in preſenza del Conte: ilquale
diſiimulando la mortificatione, che ne riceue
ua, concorreua anch’egli ñeddamente negl'ap
plauſi communi della Regina.
Tornato il Rè à Madrid hcbbe luogo, occa~
ſione e materia d’introdurſi à diſcorrere aperta
mente con S. M. degl’intereſſi publici della Mo
narchia: hebbeluogo er l'opinione già acqui
ſtata d'hauer ſingolari 1ma habilità al gouerno ,
hebbe occaſione nel dar conto del ſuo maneg
gio di noue meſi perl'aſiènza del Re , ne li man
cò materia di proporre nella perdita di regni ,
nella rouina degli eſſerciti , nella ſcarſezza dtl
danaro,e ne’continuatilamentide’ Vaſalli aſ
flitti. E perche non pareſſeroaS; M.queſti ri
r-\~ì
‘x
o“ cordi ed vfficii , eſſèrto di quel ſentimento con
trario ch’a tutti era già noto contro la priuanza
del Conte,Miniſtri
princtpali gli autonzò
dellacon la teſtimonianza
Corte, co’ſiquali ſi de’
era
già concertata, che dopo hauer Fatta la prima l
moſſa colRè, aiutaſſero con opportune inci

L\’A`W2.\ K
denze 8t con finceriſſima verità queſta prattica
tanto rileuante. \ ll,
Il principaletrà queſti ſu il Conte di Caſtiglia,
ilqual per eſſere di natura Socratica,eſeuera, è
riputato verdadero ; e di più per eſſere reſtato à
ſuo carico laſomma delle coſe appreſſo la Regi
,na nella lontananza del Rè. era coſi ben infor
l
,›
mato , che per queſti due capi ritrouò tutto quel
credito , ch’era neceſſario per accertar il colpo.
Non hebbe difficoltà queſto Conte di vnire i ſuoi
penſieri con quelli della Regina , ſi perche co
Q5 me
276 LADlSGRATlA
me zelante del publico ben , come anco per eſ
ſere Fratello del Marcheſe del Carpio, cognato
del Conte . a L1 caſa del quale ſi‘ è moſtrato tanto
nemico , che hà diſcreditato D. Luigi d’Haro
vnicoſuo nipote diSorelIa, figlio del Marcheſe
del Carpio , per aggrandir vn ſuo figlio baſtardo
puratiuo.
Così con opportune ed ircrate parlate reſtò
poco à poco il Rè altamenteimpreſſo , che ſe
più duraua il gouemo del Conte era euidentiffi
moi] pericolo della perdita totale.
ln virtù di ſi fattadiſhoſitione il Ré non m0
ſtraua più queila tenerezza d’affetto , ehe ſoleua
per att-anti , al Conte,anzi di quando inqnando
lo rinſacciaua hora di poco auertiro hora dl mol
to fortunato: dal che preuedendo quelio, che
gli poreua occorrere , per maggiormente aſſicu
rai-ſeme, domandò due volte licenza di ritirar
fi , in Forma più toſto di tenrare il guado, che di
paſſare il fiume, dicendo, che l’applicationee
la Fatica, che impiegaua nel ſeruizio di S. M.
non porcua riceuere accreſcimento , mà con
tutto ciò, ſei mali ſucceſſi , s’haueuano d’ar
tribuire al ſuo infortunio preciſo , ſi ſarebbe con
buona gratia di S. M. ritirato. A queſta hipothe
rica inſtanza , riſpondeua ſpeditamente il Rè,
Conte . habbiamo ambidue da ritrouar rimedio
à' nofiri mali.
ln tanto ſi diuu‘ìgaua perla Corte , che [a gm
tia del Conte appreſſo ilRè , era coſi vacillan
re, che con ahrflcoſii maggiore caderebbe affat
to : 8c non era perſona, che non bencdiceſſe ia
RPHÎM, ed eſſaggeraſſe con publica' encomii,che
le Regine ”Tabelle haucuano portato la ſalute
Ed 'ſpagnañ [iabeua di Portogallo , moglie di
°~" G“…flnm 11 z disfacendo i’inſolenriffima
priuan
Dar. Count D’OLlVAREZ. 277
priuanza d’Aluaro di Luna , guriſicò il Regi
mento del manto della tiranni edel Valido. lſa
bella di Caſtiglia pr0teſtò a Ferdinando il Ca
tolico ſuo marito, che in palazzo non haueua
no da eſſere altri priuati che il Rè, priuato della
Regina, 5c la Regina priuata del'Rè: ſoggiun
endo. che i Vaſalli erano nati pet vbbidire,ed
il Re ſolo per command-tre. E perche ſi ſtima
ua , che il più ſegnalato beneficio , che poteſle
riceuerein queſti tempi la Spagna , foſſe la ca
duta del Conte , d’altra mano non ſi atten
deua , che della tería Regina Iſabella di Bot
bon.
Doppò fi grande ſcoſſa data alla priuanza del
Conte daſigran Regina , diſpoſe la prouidenza
Diuina, che per conſeguite il medio effetto fi
l.
accoppiaſſe all’aurorità della Regina la ſimpli
cita d’vna donniciuola , Donna Anna di Gueuañ
fa; equellaBalia, che diedeil lattenl Rè ,ſuin—
trodotta nella caſa reale , con queſto priuileggio
di Balia Reale. dal Duca di Lerma, &ſiman—
tenne in palazzo , con ſauori proportionati alla
ſua condirione, ſino alla priuanza del Con
te, nella quale rotte le donne della Corte de
pendeuano , non da i commandi della Regi
na, mà dai cenni della Conteſſa: laqual inſo
ſpettita di quelle donne, che erano del partito
di Lei-ma, come che poteſſero come contrarie
portarle alcun pregiuditio appreſſo il Rè , per la
tenerezza che ſt eonſerua colle madri di lat
te, oprò di maniera, che ſu licentiata con ho.
noratí preteſti da palazzo. Wſta Signora ſt
mantenne aperta l‘entrata nel quarto della Re
gina, nel quale la vedeua il Rè, ö: le ſaceua
- mercedi, 8c con molta ſamiliarità raggionaua
ſeco.
Q 7 Alli
273 LADLSGRATIA
Alli (Buattordici del corrente, guidata parte
della. e oſia del maggior bene del Re, c parte
dal di iderio cheſempre le rimaſe nel cuore, di
vendicarſi dell’ingiuria riceuuta dalla Conteſſa,
per hauerla cacciata dal Palazzo , alle trè della
tardc, quanto il Rè paſſa ognigiorno dalle ſue,
alle ſtanze della Regina, ſi poſe nel paſſo, per
parlarli ſoloàſolo; mà in maniera, che dalla
camera della Regina {i poteſſe vdire ciò che di
ceua. Quiui gettamſi a" piedi di S. M. proteſtò
che queſta volta non veniua àdomandar mcr
cedi , mà à preſtar ii maggior ſeruitio che po
teſſe riceuere la Corona di_Spagna. Diſſe ch’il
ſuo materno affetto la ſpingeua à riuelare a‘
S. M. quello che forſe niun altro per hu
mani riſpetti ardiua diſcuaprirli. Ed impetra~
ta licenza di parlare con libertà, viuamcme
rappreſentò le afflittioni de’ popoli , le mi
ſerie de’ Regni, i diſordini delle monete, le
perdite delle piazze, Regni, e tutte le ſciagure
della Monarchia-1,_ proponendo , che queſti era_
no gaſtighi di Dio, che cadeuqno ſopra il ſuo
capo, perche laſcrauanelle mamaltruiilgouer
no de’ ſuoi Regni z alqualc egli ſolo era ſtato da
Dio e dalla natura deſtinato. Che era hormai
tempo , che vſciſſe di pupillo, e non prouocaſſe
più l’ira di Dio, col laſciar coli mal trattare i ſuoi
ſudditi, e che commiſeraſlë la ſuentura del Pren
eipe ſuo figlio , il quale ſenza ſua colpa, quando
efficacemente non ſi prouedeſſe. correun il ri—
íbhio di ritirarſi con la ſomma di priuato Signo.
re. Proteſtòin fine, che uando di queſtu ſua
iibertàf‘liparlare, fl offen eſſe ſua‘Maeſtä, era
pronta a pagarne la pena , perche {è già haueua
íàcrlſicato {ſuo-latte al mantenimento nella vi
'îdelſuo Re, npurarebbe ſua. ventura, il ſacri.
fica
Dai. CONTE o’OLiVAittz. a7,
ſicare ancora il ſuo ſangue al mantenimento de
gli ſtati del ſuo Monarca- Aſcoltolla il Re‘ con'
patienza ed attentione , ele diſſe: Heuer': ”bl-:do
mrdm'n:8ctutto ſoſpeſo entro , ſeguito da lei ,
nelquarto della Regina.
Vdironoalcune donne cameriere il raggiona—
mento. c trouandoſi iui à caſo Donna Giouanna
di Velaſco , mogliedel baſtardo del Conte, heb~
be ſentito di quanto era paſſato , e fu crediito ,
che lo riferiſſe al marito, ed al ſuocero, perche
fu oſſeruata nell’vno e nell’altro vna profonda
malinconia il giorno ſeguente.
L’applauſo, che hebbe queſta donna per ſi
fatta attione fu ſtraordinario, la riputarono tutti
vn’. altra Teccuita i che commoſſe l'animo di
Dauid à quella deliberazione , alla quale non
l’haueuano potuto indurrei più ſauie potenti
della ſua Corte
ll terzo perſonnagio comparſo in queſtaſce
na ad occaſionar la cataſtrofe della tragedia del
Conte, è ſtata l’Infanta Margarita di Sauoia, Du
cheſſa di Mantoa. laqual tuttauia reſtando in
Occagna, ſequeſtrata dalla Corte, perche non
haueſſe commercio col Rè, e reſtaſſero occulti
i negoziati di Porto allo; ſpinta meramente dal
la ſame , per non e ei-le ſomminiſtrato per ſette
incſi ne pur vn ſoldo degl’aſſegnamenti fatti a
S. A. venne-d’improuiſo già vn meſe à Madrid ,
con tanto diſpiacere del Conte, che non o
tendo diſiimiilure , diſſe parole di molto ra
pazzo : e perche giunſe di notte, mal trattata
dal freddo,dalle pioggie, e dai diſiigi,eſſen
do nel ſuo cocchio ſei altre dame , perche ne de
cocchi , ne di altre commodità mediocri mai fù
proueduta , la fece nel palazzo aſpettare ben qua
tro here prima cheſi trouaſſe ricapito per allo
giarz
280 LADlsGRATlA
giarla: 8t in ſinela fece condurre ad alloggiarſi
nel corridore. che da Palazzo conduce all’incar
natione , in tre miſerabili ſtanze , con le mura
lie ignude , e con ſi poche e pouere ſupelletti
E' , che ſarebbono indegno albergo della moglie
d'vn zappero.
Parti l’lnſanta da Occagna come fugitiua,
non comelibera: perche parti tre hore auanti
giorno, hauendo ſecretarnente diſpoſte quelle
poche coſe , che potè per il ſuo viaggio , accio—
cheil Gouetnatore diquel luogo, hauendo 0
dore della ſua partenza , non l’haueſſe violente
mente impedita , come por chiaramente ſi è ſa.
puto che ne haucua l’ordine dal Conte : perche
auiſato cinque hore dapoi , che S. A. era partita
per Madrid , diffidando di poterla raggiungere
di perſona , ſpedì in gran diligenza vn corriere
al Conte , il qual arrioando vn’hora ſola pri~
ma dell’Infanta, non laſciò campo d’impedir
gli il camino.
Le cagioni dell'auerſione del Conte da queſta
Principeſſa ſono molte, cla maggior parte re~
eonditeàpochi, ma io hòhauuto ſorte di pe.
netrarle tutte. _
La prima è.l‘odi01nnato del Conte verſo tut
ti i Prencipi della caſa di Sauoia che èquanto di
male ha. hereditato nella ſua ſucceſſione della
ſua priuanza de’ due Duchi di Lei-ma , e di Vi
ueda , apertiſſìmi nemici della caſa medeſima
di Sauoia. L'origine della inimiſtà de’ priuati
con Prencipi di Sauoia ſono , la ſuperbia nature
le de’ GtaudidiSpngna,e l'inſolcnzainſbfferi
le della priumzz , che rendono loro troppo du
ro ed aeerbo l’humile oſſequio, che per la Pre
cmmenza del ſangueReale , quando non per .il
“`° v hanno loro‘ſor'zammente da rendere.
Rc
DEL CONTE D'OLiV/iitez. ah
Reſtringendo l'acutezzadell’odio del Conte
verſo l’lnſanra Margarita, la ſeconda cagione
n’è ſtatal’hauerla tenuta ſette anni Vice- Regina
di Portogallo più come ſtatua rappreſentante,
che come Gouernatrice operante. Haueua la
pouera Signora in Lisbonail Marcheſe Pnebla,
fi'atello di chanez , per Pedagtigo , ſenza il cui
arbitrio non era lecito non ſolo diparlare, mi
ne pure di volgere lo ſguardo. ll Secreta
rio Vaſconet-llo , che con atrociſſima mor
te pagò dipoi nel ſurore della ribellione il
w
*i
:3-
‘>—
`fſlllſ0 delle ſue cſſorbitantiffime petulanze
era il Fiſcale delle atrioni della ſua Padrona.
Tutti gli altri della Corte erano per lo più o
culatiſiime ſpie inſino de’ penſieri diS.A. in
r'\’A
.\a
Madrid era data la carica dei maneggi di Por
zogallo à Diego Suarez , ſuocero e cognato
di Vaſconccllo , e tutti gli affari di quel regno
erano in potere della libidine di ſifatti perſon
naggi.
L’Inſanta preuedendo con la ſua più che fe
minile prudenza, e praticando con eſperienza i
diſordini, che correuano, ed i precipitii, cheſi
30°, diede Prima diſtinti ragguagli al Conte
della mala piega di quei negotii , modeſtamente
dolendoſi , di reſtar in quel gouerno priua affat
to di autorità.
Da principio ne riportò belliſſime parole . ma
bi'uttiffimi effetti .P perche inſolentauano ſem
pre più i correſpondenti del Suarez: ediſcapita
ua in modo il credito di S. A. chei portogheſi
ſteffi con temerarie inſolenze la diſprezzaua
no. Cangiò S. A. di Propoſito , ed in vece di
ſcriuere al Conte , ricorſè immediatamente al
Rè. con lettere moltiplicare , alle quali mai
vide riſpoſta, ancorche il contenuto di quelle
foſſe‘
— _—‘.

282 LADlSGRATÎA
foſſe la profetia della inſtruttionc del Duca di
Braganza in uel Reame.
(Mike o eſe fatte dal Conte à S. A. contra o
gni ragione , obligarono il Conte ifieſſo ad ha
uer il perpetuo l'lnſanta per capital nemica, per
oſſeruarquell’impia leg e.chetrà’ Grandi ſ1 co
ſtuma, che chi più o ende, manco perdona.
Perònon è marauiglia, ſe il Conte dopo il ri
torno dell’ lnſanta da Portogallo à Caſtiglìa hà
poſto ogni ſtudio ditenerlalontana dagli abboc
eamenti priuati del Rè,& l’a tenuta per hora ſe
queſtrata in Merida ed Occagna. Má perche più
profondamente ſiconoſcano i mancamenti del
Conte, ed i mcritidell’lnfanta nelle riuolte di
Portogallo; mi ſò lecito di far vna digreffione ,
nella quale gli vni e gli altri apertamente fi diſ
cuoprano.
Hebbero i Portogheſi fin dalla morte diSeba
ſtiano , loro vltimo Rè , che ancho nelle loro
ſuperſtitioſè credenze è più che mai viuo , vm
fi fiera rcpugnanza al gouerno del Rè, che infl
no i parochi ed i‘ Predicatori dopò le Meſſe e Ser
moni intimauano publicamente ài popoli , che
diceſſero due A71! Maria, acciò che noſtro Si
gnore e la VergineSantiffimali liberaſſero (come
eſii diceuano ) dalla tirannia de' Cafiigliani.
Al' ettauano qualche opportuna occaſione al
ſol euamento, ed ogni minima, che loro s’offeri
ua, tanto più la ſtimauano grande, quanto era
daloro maggiormente deſiderata.
Nell’anno 36 ſi publicò in Portogallo quella
nona elàttione , che ſ1 chiama della (Dima, per
che ſi'domandaua il quinto per cento di tutte le
venditee tnercantie. Stimandoſi non ſolo rigo
E°flîn ma mguzſto queſto tributo diede materia
* B I habitatori delos Algarbes , che è quel trat
to di
Du. CONTl n’OLivAiuz. 2.8; -
to di paeſe , che da Seuiglia perla parte del ma_
re ſi diſtende fin àconſini di Lisbona,di quel
gran ſolleuamento , il cuiincendio , ſi dalla ac
curata diligenza dell'lnfanta non s’eflingueua
ne’ ſuoi principii , hauerebbe ſenza dubio diuo
rato tutto il regno.
Preſentatiſi quì , maturamente confiderata
la pernitiolà inclinatione de Porto heſi Iſot
trarſi dal Dominio dis. M. ſi determinòcol be
neficio offerto, di aſſicurarſi in ognimiglior
maniera,diturta la nouità, ed accidenti. La
ribellione di Catalogna diede ragioneuole mo
tiuo al diſſegno , nell’anno 39,perche col prete .—-
_
ſto di queljaguerra, che contro quel Principato
ſi preparaua , diedeil Conte con politica fintio
ne ad intendere al mondo, che il Rè doueua nel
principio del anno 40 vſcire in perſona i doma~
… re il Catalani ribelli : che però in virtù dell’inti
marione , che fi fece, doueuano tuttii Nobili
di Portogallo , e tutti i titolari di Spa na ritro
uarfi neltermine di quatro meſi in Ma rid , per
accom agnar con quel decoro, che àciaſche—
duno i' loro ſi conueniua ,la giornata delRè.
ll fine díqueſta intimatione era, il cauare dal
regno di Portogallotutta quella Nobilrà , ecol
medeſimo preteſto la perſona del Duca di Bra
ganza , il quale fi ſoſpettaua che foſſe l’incentiuo
efficace delle ſperanze de’ Portogheſi , à rico
noſcerlo ed ad adorarlo per legitimo Rè diPor
togallo, per uelle antiche pretenſioni , che ſo~
no à tutti mäto ben note per le hiſtorie di l’or
togallo e di Caſtiglia.
ll Duca di Braganza , conoſcendo da vna par
te l’inclinationc de’ Portogheſì , 8c dell’altra le
ſoſpítìon de’Caſtigliani, per oſtare à quella, e
darſicurezzaàqueſte; s’eleſſe di vivere in Villa
Vitic
.2-84 LADiSGnATrA
Vitioſä , metropoli del ſuo Ducato , ne’ confini
d’Eſtremadura , lontano del commercio della
Nobiltà Portogheſe, ed applicato-à li eſſercitii
fatticoſi della caccia, è( in tuttodi ratto dalle
politiche trattationi.
Vennero in tantoà Madrid i Nobili principa
lidi Portogallo , ma non già il Duca di Braga”
za ,ancorche ſollicitato con particolari` inuiti ,
c priuilcgiatc eſilëirioni dal Conte. La reniten
za che haueua il Duca , di venir-alla Corte , ha
ueua due fondamenti. il primo , la contrarietà,
che moſtraua tuttoil Regno,di vederlo darſi in
porere della ſede ſempre ſoſpetta del Conte. ll
ſecondo, il dubbio, che gli reſtaua, di non ha
uer à godere di quelli honori, appreſſo S. M. coi
qual erano ſtati auantaggiati iſuoiantenati,etut~
ti gli altri Grandi di Spagna. e particolarmente
di ſedere in publico , ſotto il balducchino Rea
le , che ſtimano quelli di Braganza eſſcre il pre
gio maggiore della lor Famiglia.
ll Duca ſenzar ſar mentione dell’vnae dell’al
tra di queſte ragioni , ſcusò di non poter venire,
perche la ſua hazienda era di modo conſumata,
che non potendo comparire con quella digni
tà . chealla ſua perſona ſi conueniua , giudicaua
meglio di reſtar in Portogallo à ſeruire àgl’in
tereffi di S. M. nell'aſſenza di tuttii Nobili Por
togheſi, che venire à far numero trà Grandi ſen
za decoro.
(Lipſia riſpoſta accrebbe i ſoſpetti del Con
te, il quale determinò di valerſi delle ſolite
ſue arti, che tutte hanno hauuto la ſua for
za ne’ fallaci allettamenti, e nelle vane pro
meſi?, Deliberò inſieme di caminarc con la più
cſqmſita diſſimulazione , che mai haueſſe vſa
tO m ſua Vita; 6t perche il negatio era delicato
'i
haue
Ds t. COM-E o’OLiVAnez, a”
haueua biſogno di ripari ſottili , ma‘ qual più ſot
\\*
tile di queſto? ll Conte con ſue lettere non ſolo
<._;
ſigniſicó di reſtarëppagato della buona volonta
del Duca, mi pa ando nell'affetto della com
paſſione. non ſolo li ſignifico , cheil Rèſi con
tentaſſe ,che reſtaſſe. ma per dargli ſegni dito
tal confidenza gli diede i] gouerno generale
dell’armi di Portogallo, gl'ordinò, ch’andaſſe
viuere vicino a Lisbona in quel luogo , che più
àlui piaceſſe , e per ſouuentione delle ſue ne
ceffità gli ſe rimettere venti mill.; doppie.
?-.'ò"`>' Parue così ſtrano àruttiquelli , che mirauano
la ſuperficie del negocio , e cosí pregiudítiale a
gl’intereſſe del Re queſta deliberatione del Con
-
'*.v-
te, che publicamente mormoraunno, eſſere que
ſta eſca vnica di Braganza per aboccar l’hamo
i"
'S‘
’A
-ì—x
della tirannia: perche diceuano , che nel mede
ſimo tempo ſi cauaua il Duca dalle ſolitudi
ni di Villa Vitioſa , e ſi poncua in villade’Cic
cadini di Lisbona, nelle cui viſcere vi ſtà ſem- x
pre ſcolpita la Cafè di Braganza , come ſucceſſo
V.
"Lx re al Regno; che con la preſenza del Duca s’ir
ritauano le ſperanze, e s’augmentauano i deſide
‘v*-.r. rii Portogheſi à l’aequiſto d’vn Rè naturale, e
che finalmente ſi poneuano le armi di Portogallo
in quell’iſteſſa mano , che aſpiraua al ſecreto.
?ſi
'u- Ma era queſta la trama víàta degli arrificii del
Conte , il quale fi è vantato ſempre, d’hauer
guadagnato più con finti allenamenti , che con
minaccie vere. Non ſu penſiero del Come fidar
‘a‘q‘m‘ìó;
's<-Ì‘Y‘
fi del Duca, màkîi ſuaintentione . ch'il Duca (i
fidaſſe di lui : e qual argomento maggior di
confidenza , che mandarlo nella vicinanza di
Lisbona , contentarſi che reſti‘, dargli il com.
‘mando delle armi , e prouederlo di danari. Ha
urebbono tutte queſte fineſſe addormentato
in
2.86 L^~DISGRATIA
in vna traſcurata confidenza l’animo del Duca ,
quando lo ſuegllatoio del conoſcimento dell'ar
ti del Conte non gli haueſſe tenuti gl’occhi a
perti. ›
ln tanto l’Infanta Margarita , al cui carico.
come Vice Reginacorreuanotutti gli acciden
tiò buoni ò rei , del regno di Portogallo,ammi
rataſt delle occaſioni euideuti che ſ1 dauano alla
ribellione del Duca di Braganza, ſcriſſe lettere
tutti piene di querele ed auuertimenti al Ré ſo
pra queſta materia. chbe riſpoſte ſècchiſlime,
che conteneuano oracoli ed enigmi, le difficol
tà de’ quali s’accrebbero molto più , quando
ſenza ſaputa dell’lnfanta ſ1 cauarono dal caſtello
di San Giouanni, che domina Lisbona , tutte le
genti del preſidio Caſtigliano , in tempo chela
ſalute , e la ficurezza di tuttoil Re no couſiſte
ua nella fortezza del Caſtello , e ne la fedeltà de‘
ſoldati Caſtigliani.
(kieſto era l’vltimo sforzo del Conte per aſli
curare il Duca; E perche non appariſſe l’artifi
cio, anzi reſtaſſe ſopito col beneficio del tem
po, tardò fin a mezo l’anno 41 à chiamare di
nuouo in Caſtiglia il Duca con ſue lettere affet
tuofiffime. Lodò la fedeltà del Duca, le diligen
ze del'eommando dell’armi , e gli affetti oppor
tuni della ſua autorità con Portugheſi. Dimo
ſtrò il pericolo grande , che ſopraſtaua alla Mo
narchia per li diſàſtridiFiandra, er li acciden
ti d’Italia, per li preparamenti el Turca, mi
più per hauergià dentro la Spa a ſi fieri nemi
ci , come ſono i Franceſi e Ca ani: che nell’e
ſpulſionedi queſti eonſìſteua la ſalute di Spagna;
che ſe l Signori Grandi non facevano l’vltimo
sforzo nel fieruitio del Rèin queſta occaſione, il
tutto era perduto. Che eſſo Duca come il mag
gior
Der. Con-re D'OLlVAREz. 2.87
gior frai Grandi poteua con la preſenza di ſua
perſona e con groſſo numero de’ ſuoi vaſalli dar uni-n
-'--1
i
eſſempio à gl’altri di apportare dopo tante auen
ture la buona fortuna. e le vittorie :il Rè. Che
ag;
gra
‘vx,.. però S. M. l’aſpettaua per momento, per hono
rarlo cd aggrandirlo con priuileggi e poſti mag
E lOl‘l.
Il Duca ancor che ripntato dinullo intendi
i
mento , ſoſtenne la ſua coſà con tango giudizio,
che mandando àriempire l'eſſercito :li Tarra
gona con quantita conſiderabile de’ ſuoi ſudditi
ed adherenti , ſchiuò la venuta della ſua perſo
R’ ‘
?e na, è diludendo l’arte conl’arte, ſi ritiro àVil

Q
\Ã\.—
la Vitioſä , er leuare l’opinione di machine pre
giuditiali a la ragion di ſtato.
Moſtrò il Conte d’huucr compiacimento di
queſto, contro di cui non vedeua per all’ho
al ra d’hauer à preualere la forza, e con le mede
ſime reciproche diffimulationi fi procedeua
‘fdi
dell’vna e dell’altra parte , con dimoſtratione di
ſingolare affetto e confidenza.
`"o. L’lnfanta , che inuigilaua à tute le conſe
guenze, in virtù degli inditií , che di giorno in
‘-ÉQÎ- a —ìflx giorno haueua di queſto che haueua à ſèguí
re , rieſpeditò lettere di fuoco al Rè , ed al
Conte , proteſtando , che ſe ne doueua ne
ceſſariamente ſeguire la concluſione della per
dita del regno.
A queſtelettere non riſpoſe ilRè , mà il Con;
te la trattò più di donna atta per il gouerno di v
na caſa, chedi vn regno, inſinuando,,che ſe
v
non intendeſſe i miſterii, taceſſe le parole.
Rimaſe l’Infanta ſpettatrice della tragediapm‘
troppo nota di Portogallo con queſti ſteſſi mez
zi , coi quali haueua tentato d’aſſicurarlo. Mà
il Conte rimanendo con eſtrema confuſione di
ſe me:
283 LA DKSGRATIA
ſe medeſimo , procuro di addoſſar tutto il man
cameoto all’lnſanta Margarita, e perche inter`
namente era conſapeuole che ildiſetto era ſuo,
hà procurato con ogni ſuo potere di precludcre
la Ãrada à S. A. di dare le ſue diſcolpe al Rè, nel
la mente del quale reſtaua per queſto caſo,ſe non
dubbia la ſua fede, almeno intoccata la ſua ri pu ~
tatione.
L"lnſanta nell’vſcitadi Portogallo , che ſi ſti
ma miracoloſa, ſpedì vn corriere à S.M.ſuppli
candolaà darli licenza di venirla à riuerire. ll
Conte s’oppoſe non ſolo alla venuta, ;na con or
_dine regio la fè trattenere ne’giorm canicolari
‘in Merida, oue i calori ſono più ecceſſiui di
Spagna, da’quali abbattuta hebbe vn’ infirmit'a
longae mortale: e quello che più ſi ſtima, la la
ſciò abbandonata di cavallerizza, di cocchi, di
lettighe, e di tutte uelle commodità che non
ſolo ad vna minima ſcrua del Rè ſono douutei
e pur ſapeua , che de’ Portoghefi era ſtata di tut
to il ſuo hauere ſpogliata.
Supplicò di por tante volte ilR’è, che la libe
raſſe dall’intemperie di quell’aria di Eſtremadu
ra, che finalmente per gratia particolare ot
tenne di venire à viuere in Occagna con tuttc le
'incommodità , che poſſa. hauere vna miſerabi
le ſciaua ſenza cocci]] , ſenza muli , e ſenza ve
der mai la paga di tre millaſcudi che dalla beni—
~gnità del Rè li ſurono aſſignati per ciaſcun mc
ſe , eccettuatine i due primi: onde la pouera Si
nora ſi era ridotta in miſeria tale , che andaua il
uo M giordomo mendicando il vitto dis. A.
dalla ca e ,8c dalli conucnti d’Occagna. i quali
_quando vìdde ſtanchi, condotta dell’eſtrema ne
fflfffigreië il partito di veuirimprouiſamentc il

A que—
Du. Con-re o’OLiVAiizz. 2.89
^ ueſta :mione ſi vede , che con particolare
influſſo hà cooperatn lddio , perche ſi come
volendo opprimere Braganm l’ha eſaltato; coſi
volendo diſtruggere l'lnfanra. hà rouimgo ſe
ſteſſo.
L‘lnfanta giunſe all-.i Corte in quei medeſi
n’tigiorni , che il Rò cominciaua ad illuminarſi
negl’imereſſi del Conte. La Regina hebbe per
molto cara, ed opportuna la venuta di S. A.
Et benche il Conte procuraſſe d’impedirgli l’au
dienza delRè, e diſcreditarla nel Conſiglio di
Stato, ſenza mai undarla a viſitare con maraui
glia di tutta la Corte: nondimeno la Regina i'm
ujtò nel ſuo quarto, e tenne, perche parlaſſe pe:
lo ſpazio di due hore in ſua preſenza al Rò , mi
non ſenza trauaglio d’eſeludete da quel collo.
uiola Centella , laqual preſaga di queſto , che
goueua ſeguite , importunamente pretende!”
di trouarſi preſente.
Diedel'lnfanta gratie àDio , chel’haueſſcli
berata dalle mani del tiranno di Portogallo,
accioclic dopo tanti ſtenri poteſſe vna volta ve
derſi alla preſenza di S. M. e farli nota l'inno
cenza propria , e la colpa altrui. Compendiò i
trattati di Portogallo: moſtrò tutte li minute
delle ſue lettere, e quelle poche riſpoſte , che
haueua hauure; e fi diſcolpò in maniera, che
tutta la cagione della perdita di Portogallo ſi ri
uersò ſe non ſopra l’intentione_. almeno ſopra
le inaduertenze e la teſ‘rardaggine del Conte.
Non mancò la Reginadi .paraſrare i detti dell’io..
ſanta, i quali per ciò fecero altaimpreſſione nel
la mente del Rè: e ſ1 può dire in verità , che
queſto fia fiato tra gl’altriil colpo più mortale
comro la priuanza del Conte.
,l grandi di Spagna hanno dato :mi ihfi
a ?i
2.90 LA DlSGRATlA
alla caduta del Conte ſorſe l’impulſo maggiore
con la ritirata e col ſilentio, che altri non hanno
fatto con le dimoſtratioiii e- col parlare. Arro
goſſi il Conte nel principio della ſua prìuanza il
ſommo imperio della Monarchia5ſtimando tan
to poco la dignità del ſuo Rè, quanto la ſoſtenra
ua ſoggetta à' ſuoi capricci. Con queſto altiſſimo
concetto di ſe medeſimo non gli parue di tener
ſicuri i piedi nelle ſtaffe della padronanza e del
commando , ſe all’vſànza de’ Tarquinii , in vece
di tagliàre almeno non abbaſiîiua affatto le teſte
de’Papaueri de’ Grandi. Non durò fatica a roni
nare la Caſa di Lei-ma : perche precipitata dalle
Altezze di due ’priuanze, hoggi fi vede ridotta
in poluere; ſe non che’l Duca dell’Infanrado ed
il Duca d’Oſſone con due matrimonii hanno ri
nouata , mà con altri nomi , quella feliciſſi
ma pianta.
Preualeua la Caſa di Toledo per la propria
grandezza, e per tanti ſeruitii e benemeriti del
la Corona. Conti-a queſta , ſenza ſaper il perche ,
inuiperì la perſecutione del Conte. Fece bandi
re dalla Corte Don Falarique, che era il Majora
ſco , e l’induſſe ſenza altra colpa , che d’eſſe
re nelle ſue attioni, e nel parlare tanto libe
m, quanto nobile, à morire di ſdegnoed’af
flirtione.
- llDuca d’Alua negl’vltimianni della ſu:: tan
to venerata vecchiaia, Maggiordomo maggior
della Caſa Reale, per non ſöggiacere alle gior
nale injnrie del Conte , ſi ritirò in Alua, à cam
biare il tranaglio d’vna vita perſeguitata nella
quiete d’vna morte deſiderata.
l_l Duca di Ferrandína rimaſto capo della me
tdqez‘lmä çaſaha ſäputo viuer tanto con l’eſquiſi
m e 'm' dl quel paeſe, cheſiz ogni gior
]Î O
DEL Cours D'OLlVAREZ. 29:
no molti brindeſi alla diſgratia del Conte.
ll Duca d'lſar, alquale per legcneroſc parti del

.‘.ñ9-3
‘`~ñ
ſuo ſangue e del ſuo valore il Rè porta ſingolar
affetto, è ten uto lontano dal Palazzo,perche l'aſ
ſetto non faccia con la preſenza le ſue opera.
(10….
ll Duca di Magueda è predicato per sbordella
to , Lemos per locco , Fuenſalida per ignoran
te ,lyltamira per freddo ,e tutti gli altri per in
Uſl l.
Nel coſpetto del Conte non ſi è rappreſentato
ſoggetto degno del Grandato , e del a ſua affet
rione, ſe non Monterey, e Leganez, i quali dal
la baſſa fortuna de’ loro natali,e dalla tenuita del
le lor ſoſtanze gli hà prodigioſamente ſolleuati
all’altezza dc’ Gouerni maggiori di Napoli e Mi.
lano , ed all’ampiezza di quelle richczze tanto
conſpicue al mondo. che ſi ſono in egnati dt
l
l
l
rapita dalle eoncauità delle viſcere Ita iane , an
coi-che quaſi totalmente eſäuſta. Veſti due
grandi Fauoriti ed i due Martidi Spagna, deſti
nati l’vno a ſcialacquare i teſori del Rè di Porto
gallo in luſſi e comedie , l’altro à diffipare gli eſ
ſerciti in Catalogna con la poltroneria e con la
fame , per riempire l’inſatiabile ſua cupidigía,
onde è celebre la paſquinata di quel’ti dueGrandi
de [a: da: Ladrom:.
Da ueſteindignitä commoffi i veri Grandi;
veden o che di loro non ſaceua il Conte niuna
ſtima, e molto più verificandolo in Saragoza , fi
eran o di maniera ritirirati dall’aſſiſtenza del Rë,
che loro è tanto propria , che niuno interueniua
più à vederlo mangiare, niuno lo ſeruiua nelle
caccie , e così pochi l’accompagnauano alla
eapella, che fu notato, per moſtruoſa cola, il
veder nel giorno di Natale trouarſi nel banco de'
R a Gran~
192. LADlsslA'l‘lA
Grandi della eapella i ſedere il ſolo ‘Conte di
Santa ' Colomba.
Nel tempo della cadenza del Conte auertito il
Re del poco riſi’mttoche moſtrauano i Grandi
alla S. M. non corteggiandolo più come prima
ſoleuano , ne diman ò la cagione al Marcheſe
di Carpio , il quale vedendoſi la linda in mano ,
ſeri ſenza reato il ſuo nemico , dicendo , per eſ
ſere così mal veduti e poco fauoriti dal Conte. —`D— !-— -~
giudicauano migliore priuarſi del guſto d’affiſte
re à S. M.ehe di porſi in ſoſpitione del Conte , e
dargli occaſione di fai-loro prouaie gl’efl‘etti del
la ſuageloſia. Wſto parere diede vn crollo più
che ordinario all’albero . che gia eomineiaua à
cadere.
Ne’ medeſimi giorni dimandando il Re alla
Giunta di guerra col mezzo d’vn ſuo biglietto
loſtato preſente dell’ eſíèrcíto di Catalogna, ela
maniera di ſar prouiſione del danaro perla fu
tura compagna . e di trouargente per le recluſe:
fu riſpoſto, chol’eſſercito di Catalognadi 30000
huomini ſi era ridotto à meno di cinque mi
la: ehe era neceſſario d’ingroſſarlo, perche i
Franceſi minacciauano gran coſe , per la prima
uera ; e che per conto di danari laſciauano la
cura alla Giunta particolare, che hauea ſopra di
ciò inſtituito il Conte, e fattorie capo Mon
terey- Fece l’inſtanza S. M.á queſta Giunta per
ſaper quello, che ſ1 poteua ſperare: 8c hauen
do le relationi delle molte difficoltà , anzi im
poſſibilità , che ſi vtrouauano negli aſſentiſti, per
e rimeſſe di ſei millioni , che ſi domandauano:
nonne eſſendo altra ſicurezza , che di vn millio
ne . che promettono i Conſegli: ll Rè turbato
noche di quello diſſe: la .... a lo 7“(
:nm moana.
Per
DEL Con-rn n’OLivAth. 2.9;
Per vltima cagione giunſe il norabile acci
dente di Segouia alli lj' del corrente. Entrare
no di nette con violenza ſei huomini maſchera
ti nella caſa publica del Gouernatore di uel
`k
là Città: alla viſtà de’ quali credendo che oſſe
rp ladroni , ſmarrito offen‘ loro danari. e quanto
’mueua perche lo laſciaſſero in tutto l’hcnore
della moglie e delle figlie. Riſpoſc vno di loro ,
‘AS,
che non erano entrati in quella caſa per rubbare
alGouernatore , mà ſeruire al Rè. Gli preſen
tò 'vm lbt‘ittura nelle mani, e gli diflè, chepu
guanto haueua cara la vita, ſi partiſſeinflguel-me
eſimo punto per Madrid , e preſenta e non al
Conte, mà al Ròquella ſcrittura, nella quale
fi‘contencuano ſecreti importantiſſimi al ben
pçblico, ed ul-tëruitio del Rè: no ſ1 partir-ono
dzlui, fin che lo viddero à cauallo, ed incami
nato verſo la Corte; minacciandoli la morte,
ſe non accompliuá à ua'nw doueua , come Va
ſullo e Miníſtro del uo Rè. Arriuò nlli 16,17, il
Gouernntore, 8: hcbbe :udienza particolare da
S. M. e ſubito fù rimeſſo al ſuo gouerno, nè ſia
qui fi è penetrato il contenuto della ſcrittura:
mi bene ſi è argomentato. che foſſe pregiudi
tialeàgli intereffi del Conte , perche prohibi
tono i maſcherati , che ilGouematore ſotto pe
na della vita non deſſe la ſcrittura al Conte , co
me era coſtume , mà immediatamente la por
taflè nelle mani del Rè.
Alle` ſudettc coſe (ene aggrappò vn’ altra, e
forſe la più efficace, che mag iormente diſ oſo
l’animo del Rè à disſarfitota mente del on
te. ll Marcheſe di Grana Ambaſciadore Ceſa
reo in queſta Corte , portò ſeco l’anno paſſato K
Mando giunſe in queſta Cone, quel valore here-\
'carie del ſangue de? Carretti , che è noto al
R 3 mon
294. LA DtanATtA
mondo, e mai non lo diſgiunſe dalla libertà e
ſincerità Allemanna. ll valore, la prudenza , e
el’habilità , che moſtrò per tantianni nell’arte
militare in ltalia , in Fiandria, ed in Germania,
erano quì molto ben note: alle quali aggiungen~
do il condimento delle cinque lingue come na
turali , ed eccellentemente per la ....... la più
ammirabile , ed amabile à tutti. Mà la verità del
parlare nelle materie di ſtaro , ben che nata della
fropriaingenuità, e dal zelo , che come Mini
iro dell’imperadorehaueua di tutti gli affari del
la Caſa d’Auſtria; lo rendoua odioſiſſimo al Con
te: le cui orecchie erano troppo auezze à ſenti
re adulationi piene d’idolattie e non verità ſuc
celate appogiate à conuenicnze: (Mello odio
reſtò alquanto naſcoſto, ma nel fine crepò nel
Conſiglio , che fi ſece in Molina d’Arragonamel
quale per eſpreſſo commandamento dclRè ſu
chiamato l’Ambaſciadore. Nel Conſiglio ſ1 trat—
tò queſto punto, ſe era ben,`che ilRèfitrattc—
neſſe in Caſtiglia , ò che paſſaſſe in Arragona. ll
* Conte ſu il primo à parlare , e vorò, che non e
ra conueniente ch’il Rè partiſſe da Caſtiglía.
Nel ſuo voto concorſc :urto il Conſiglio , eſſag
gerando Gioſeppe Gonzalez, come ſempre, la
ſodezza della ragione del Conte. Pat-là l’vltimo
de’ tutti l’Ambaſciadore, ed egli ſolo fù di parere
contrarioìtutri: 8c prouó con Fortiffimi argo
menti, ch’il Rò doueua vſcire di Caſtiglia , paſ
ſare in Arragona. Parue coſi male al Conte,ed al
Conſiglio , ch’vn ſolo Caualier Italiano contra
diceſſe à gl’oracoli del Conte, canonizati da tan
ti Miníſtri Spagnuoli , che controi boni riti de'
Cſmſiglizne'quali i voti`ſon0 liberi , e ſenza re
!{LllChegGi‘oſeppe Gonzales , Archimandrita del
-onre ardi replicare alle ragioni dell’Ambaſcia
dore,
DEL CONTE o’OLiVA azz. 29;
dore , trattandolo da poco intendente di ſi faire
materie : il che Obligò l’Ambaſciadore à diſ
comporſi , edi dire à Gonzales , che per quel
lo che toccaua al Bartolo ed al Baldo, gli ce—
deua , come :i Buon Licentiado : mà che
ncl dar arbitrio à gran Prencipi in quello che
toccaſſe alla guerra , era proprio de’ Gene
rali e de’ Cauaglicri, come era egli , e non
de’ Dottori muffi , come era Gonzales: perche
le dottrine della guerra non ſi ſtudiauano in altro
centro, che nella campagna. ll Conte ſemi mol—
to queſto rifl‘enrimcmo dell’Ambaſciadore, e col
‘Conte tutta la turba Spagnuola lo prouerbiò col
nome di Socrate Borraccio. Con.rutro_ciòil Rc
laſciato il parere del Conte e del Conſiglio ſi ap
pigliò all’vnico dell’Ambaſciadore , e volle tnt
te le ſue ragioni in iſcritto: lequali non ſenza
mortificatione del Conte publicamente lodò.
Per qucſta ragione l’odio del Conte contro
l’Ambaſciadore ſi converti in vn implacabile
rancore, per loquale diede all’Ambaſciadore tan
ti diſguſh per diritto, e perti'auerſo,che ne con
mſſe vna ſtravagante e pericoloſa infirmitàmon
ſenſa ſoſpetto di veleno , come non lettere ſen
za nome ne ſu auiſato il medeſimo Ambaſciado
re :,i] qual ne’ crepuſcoli d’vna ſtentata, con buo
na gratía del Rè ſe ne tornò in Madrid. A
.iddim che protegge gl’innoçentiedi veridi~
ci,diede dopo ventigiorniie armi in mano all'
.Ambaſciadore per ſerir ſenza colpo l’alteriggia
del Conte. Scriſſe l’lmperadore vna lettera mo]`
to lenga al Rè , nella qual ſi ſcuſàna con ſua
Maeſlà di non porergli iù dare Gilde Has coni
requiſiti promeſſi ,› per e'neceſſità ,in che ſi tro
uaua pfer la battaglia di Lipſia, nellaqual l’Arti—
duca hauepa hauuto il peggio. Dipoì poſe .in
` 4 conſi~
296 LADisan‘ſſr”.
confideratione a S. M. chele coſe della Caſa
d'Auſtria peggioravantrin manieraçche ſe non `
ſi rimediaua, rouinarebbero afflitto. Conſide
taſſe S. M'. le qualità delli perſona , che le hane—
ua perduto Portogallo e Catalogna , e tanti al
tri regnie piazze , e poi faceſſe quelladelibera
rione. che è ropria del biſogno , conforme
all’çſſempio de ſuoi Antenati.
Qeſta lettera hebbe l’Ambaſëiadore aperta .
con inl’truttione à parte di quello che di più do
ueua ſoggiungere. Communicò prima co“a
Regina i'Ambaſciadore lalettera, e le commiſ
ſioni: dipoi hebbe vn’audíenza particolare dz
S. M. nella qual ſi trattenne piu d’vn hora.
Mello che ſi diceſſe , e che operaſſe, Ciaſcuno
ſelo può imaginare : perche vno che ſia ingiu
ſtamente perleguitato, e che ſ1 poſſa giuſtamen—
te vindicare, ha tutta l’energianelie parole, ed
vna certa Diuinità nelle ragioni. _
A tutte queſte moſſe . che venneroeontinua~
mente l’vna dopò l'altra in pochi giorni à
ſcuotere l'animo del Re, ſiagginnſë per vlti
ma queſta, eheèla più terribile. ll Prcncipe di
Spagna , che già tocca l‘anno decimoquarto,
con marauiglia del mondo rimane ancora à no
drirſi tra le Donne , ſenza famiglia. Sono molti
anni , che il Rè deſidera di-porgli caſa, e farlo
ſeruire, come ad vn tanto Prenciff.- fi conuíe
ne: mà il Conte con varie tergiherſàtioni e pre
teſti ne hà ſempre allongata l'eſſecutione: eque.
ſto per due fini». Il primo, perche eſſendo il
Prencipe di {pn-iti ‘viuaciflimi, non miri per di
fuori quello che al Rè non laſcia veder per di
dentro, e i’imbeua di @iriti della Conteſſa, che
come ala di S. A. lo maneggia , come a lei pia
ce. ll ſecondo , per dar lempoà Don chriquez
fue
Du. Cos-rn D’Ounuz. 29?
ſuo baſtardo di ſolleuarſi da ſuoi baſtardil'ſimi
coſtumi, e col mezzo del matrimonioconlafi
glia del Condeſtabile , ad vn habito d’vna Co—
menda di Calatraua , e del Preſidentato del
Conliglio dell'Indie. alla conſècutione del qua
le era già vicino.
Mà in queſti medeſimi giorni di Natale, ne’
?uan già tremauano i gran Pini della Priuanza .
ollecitando la Regina, il- Rc‘ medeſimo fece
vna liſta de' ſeruitori del Prencipe, intimando
nl Conte . che ſi proucdeſlè di tutto quello Ch*
era di meſti‘eri‘per la nuoua cala. ll Conte cen
fiirò perla maggior parte la liſta de’ſeruitori del
Prencipe, riprouandone molti , ed approbando
ne pochi f, con molto diſpiacereenauſea del
Re, come gia per tanti altri ca i-ſtomacato. Diſ
corſe parimente S. M. ſaprai quarto dadatfi al
Prencipe , volendo anco in ciò ſentire ilpare
re del Conte , il quale diſſe, che ſtarebbe bene
S. A. nel quarto del già lnfante Cardinale.Ro
plico` il Re,e perche, Conte, non iſtarà meglio
in quello , doue hora ſkate voi, che è il pro rio
quarto de’ figli del Rè , perche in quello ha itò
mio Padre , ed io,quando eramo Prcncipi? Re
ſtò attonito il Conte, eben’ ſe n’auidde, che
queſto era vn principio euidente della ſua licen
za, ed è vero, che con nella ſtraordinaria in
ſolenza accelerò quanto eppe, la delibaratione
delRè. t
Perciò la ſera medeſima delGiouedì, di ſua
propria mano ſcriſſe vn biglietto a1C0nte , col
quale gli comandaua che non ſe ingeriſſe più
nel gouerno_, e che 1 ritiraſſe er hora àLo
chechesſtfinckie_ altrinàente _ſq e diſpoſto. E
perche] . atto e pieno i curio ita ,per appagar
anche in queſto , quello di V. 8.1: dirò mlnuta
R r menu
298 LADis'çnATiA
mente tutto quello,‘chc di quel Gioucdi ferman
tiuigilia di S. Anronio fino al Venerdì della
ſettimana pallina , 'che'fu il giorno della portico
del Conte , dalla Corre, 'è ſucceduto.
Reſtòimmobile il Conte leggendo'ilbigliet
to del Rè, cnon parcndogli :ì propoſito lo sſo
garſi con altri , ch'e con la moglie in tanta an
uſtia che ;ill’lrorza` ſi trouaua in Lochcches ,
eſpedì ſubbito vn corriere’col medeſimo bigliet
to del Rè. Là Conteſſa auami giorno fi poſe in
camino'verſo Madrid , ſcm re‘piangcndo con
'ſtupffle deì'ſuoi, che non àpeuano la cággio
ne. "Giunr'a lì‘chiuſc col marito per due ho
re, e poi andò à parlare al Rè . daquale fi] 'bra
uamenrc diſpedira. La ſera del Madeſimo Ve
nerdi, ſi girrò lagrimando ‘a’ piedi della Regi
na , ſupplicandola della ſua interceflionc, in
virtù de’ continuati lèruirii , e ſinceriffima fede
del Conte. La chínain ”è parolé compendiò
tutto il negorio,diccndo, La queſta” haha 10:
Dias, [a: ”aſl-illo! 7-10: malosfitccqffos , 710711091”
dedeîbazer eIRey'n! yo. —
llfarro ſtetre naſcoſto àmtrì peril Venerdì e
peril Sabbato , eccetto àD. Luigi de Haro, del
qualſiſerui il R'è per mandar ricordi al Come
intorno à’ n'egotii ſecreri. Ogeſto D. Luigi de
Hara , niporc del Conte , mà tanto odiato da
lui, clic ne meno l’inuiò à ‘dare il pirancc nc'
giorni paſſati perla morte di ſua ſorella, e ma
dre d’eſſo ſteſſo. D. Luigi ſi por-xò fi éneroliſſi~
mamcnte in queſto caſo, che genuäeſſo auanti
S. M. ſupplicò , che qucſta licenza già che era ir
reuocalnile , almeno ſrsguiſſe con quel decoro
e ſcan”; maggior-o , ch’era propria della cle~
Toi"? d' S.M.qd :mperrò , che per tre‘giorni fi
. e e ſem-:arm Palazzo , ed interuenir ne’
Conſi
Du. CONTE D’ÒLlVA n22. zyy
Conſiglii, e nelle giunti, e dar :udienze per ſuoi
intereſſi particolari.
Permeſſo di più la bontà delRè , ch’il Conte
in compagnia del Protonotario e di Camere ri
' uideſſe i papeli, ed abbruggiaſſequelli.chepiù
d lui piaceſſecome ſe uìd’vna machina infinita.
11 che fu ſtimato vn ecceſſo troppo grande di
benignità.
Il Venerdì mcdeſimo andauano le genti per
hauer audiana dal Conte , mà diede voce, che
non ſi ſentina bene , nè ammeſſe alcuno de’ ſo
liti Signori à vederlo mangiare.
ll Sabbato marina S.M.gli ſe dimandare la
chiaue del Retrettc , colla quel entraua , quando
à lui piaceva, nelle ſtanze del Rè. L’iſ’teſſa ma
tina dimandò l’audienza al Rè , quale gli fu
conceduta in publica , eſſendo preſente il Pa
triarcae molti Signori della Camera. l’arlò vn
uarto d’hora e più , e‘benche il Rè è ſolito
d’affiſſîëre gl’occhi nel volto di chiunque li
parla, nondimenoſu oſſeruato., che parlando
il Conte gittaua in altre parti lo ſguardo , in ſe
gno di poca attentione, e di minore aggrado.
Partitodi S. M. entrò in vna giunta , nella quale
moſhò rigoroſo impero 5 e trattò con tanto
ſtrappazzo li due Se retarii, qu’eglino. ſteſſi diſ
ſero dipoi, che Diuîolo tiene :I Come mila cab-97
fa , na: a tramdo: come trap”: wifi”. _ Alcuni
Ambaſciadori gli domandarono audienzailSab
bato mcdeſimo dopo pranſo , .e eoltitolodi non
ſtar bene, non l’ottenero. _ .
Finalmente la ſera iſ’teſſa di S. Antonio ſi pu
blicò in Palazzo la caduta del Conte, con tanta
allegrczza dell’vno e dell’altro fieſſo, chesvno di
loro fètrouare la marina alla Port-a di Palazzo af
ſiſſo vnpollſſmo , che conteneua queſti 4 verſi.
.
" _.“~. R 6 E” e]
'zoo LADlSGlATLA
E” (Ida Sant Antonio
Hizrcro:: Nil ;gi-0: , da impero
è! rez'mtr Dm, y del Rq
Sr.- , echo el demonio.
La Domenica godette Madrid vo giubilo ſr
grande. al divolgarfi di queſta noua, che ſe
non foſſe ſtato moderatodal timore , che ſ1 ha*
ueua . che di nuouoilConte ſireintegraſſe con
le ſue arti nella gratia del RE: , ſe ne ſarebbe cele
brate pu'oliche ſeſte: rità-perla menotutto quel
giorno ipanattieri e fruttaroli "rettarono tutto
rl pane, e tutti i ſruttià chi li vo cua, ſenza rice
ncrc 'in danaro in ſegno di applaulb.
ll Lunedi‘vſcì il Rè, la Regina , ilPrencipe,
` e l’Inſanta , c la Ducheſſa diMantoa totti in vn
cacchio , alle diſcalle, ed vna gran moltitudi
ne di popolo letitiante lo ſeguì,- gridando, Pſ
mr EIRE] per Ja :è: Lac-bo': Vîua al R’ej , j mura e]
”al gomma. Sonoinflnitiì particolari,che in
materia della gioia commune perla caduta del
Conte ſucceſſero in Madrid.
ll Martedi {i fece nuoui tentatiui con le im
maginabili ſommiſtioni della Conteſſa per rap
patumare la prattica 5 mi ſempre indarno: dal
elieinfelonitoil- Conte contro la Regina, che
di per vnica autoradella ſua diſgratia , oſtentò,
ſubito che ſu partito il RI‘: per l’Eſcuriale, tut
te quelle attioni‘ ne’ conſigli e nelle‘ audienzc,
che poceuano far credere, che piùnon haueſſe
da panirfi : il che non ſolo raffreddò l’alleggrez
zade’ tutti, mi ingombrò in maniera la mente
dellaRegína, e l’inſoſpetti ch‘il Mercordinot
‘te ne ſcriſſe ſèntitiffirnobiglietto al Rè.
Giouedíſera dieci Grandi di Spagna andaro-`
no ad mcontrareil Re vna lega da‘ Madrid , il
"al‘ vedendoli, dimandò che colà poteua eſſere
DOCG[
Du. Corr-r: d'OLlVA naz. ;or
occorſain Madrid, che gliobligaſſe a‘. venire in
tanto numero. Riſpoſè Dan Melchiordi Borgia,
che eraarriuato il tempo,che S. M. conoſcereb
be la vera diuotione dc' Grandi di Spagna verſo
h Corona: che ſe prima non compariuano ad aſ
iſtcrlo , conforme all’obligo, ciò era per quei
riſpetti a che poteuano eſſere ben n0tià5. M.
Arriuando poi in Palazzo , e ſmontato di ca;
rozza S. M. interrogò , ſe il Conte era partit0,ed
intendendo che non , Volmtoſi ſdegnoſo à D.
Luigi de Haro, diſſe, .Que ”guarda :Ibambrela
ſuerte. llche riſaputo, il Conte aggiunſe nuo
ue afflittioni al meſtiffimo ſuo cuore : ed ac
cortoſi che eradiſperato il caſo, s’accinſè alla
` ita , e ſpeſe tutta la notte à-riueder ed ab
ruggiar quantità di ſcritture.
La marina ſeguente del Venerdi procuròdi
arlar al Rè,mà reſta ancor incerto . ſe gli par
laſîè ò non :quello ch'è certo, è la partita, che
fece da Madrid il medeſimo giorno vn’ hora do
poil mezzodì.- Li ſette giornir,` che tai-dò à par
tire, paruero íèrte ſecoli all'vniuerſità, fra lo
qual’ - vno più impatienre de gl’altri publicò
queſto diſtico:
&ſp/90” rrda': diem , quid gaudía ”offra mararir?
E”: Com” ceridìt.- B‘o/Phó” ”dale diem.
La partenza non ſc uì ſenza artificio. Conſa
peuole il Come chei popolo l’odiaua ſi fiera
mente, che corrcua pericolo di eſſere,ſefilz.
ſciaua vedere,mal trattato,pcr aſſicurarſi trè giov
ni auanti fece preparare trè cocchi e molti muli,
come ſe haueſſe de partire. ll Venerdi ſeguì il
medeſimo , mà mentre icocchi erano alla Prio~
ra , che è la parte direttana al Palazzo, egli perla
porta delle cugine ſegretamente ſi poſe in- vn
cacchio-vecchio e maſſano con quatro muli 1 e
R …7 non
;oz LADISGRATlA
non più: e tirate le cortine in mezzo à due
Gieſuiti , quaſi che andaſſe al patibolo , preſe
il camino per la calle d’Antocha, partendo
nell’iſteſſotempo dalla parte priora le altre car
rozze di veluto , con la famiglia. Vno ſtuolo di
ragazzi , credendo che in quelle carozze an;
daſſe il Conte, ſcaricarono contra di loro vna
tempeſta di ſaſſi , e pcrſguietarliſu neceſſario
certificarli in quelle non e ere il Conte.
Coſi giunſe in ſaluo à Locheches ,luogo d’ot
tanta caſe,in,caſa«di ſua giuriſdittione: nel qua
le la Conteſſa hà edificato vno Conuent odi Mo
nache Dominicane , che è vno de’ piùvcom.
modiebcllidiSpagna. Non è diſtantedn- Ma
drid più che quatro leghe dalla parte ſiniſtra
d’Alcala. i
La Conteſſa reſta tuttauiain Corte al Gouer—
no del Prencipe, e della Inſantina , ma ſenza
autorità, e ſenza l’adito che teneua :ille ſtanze
della Regina. Si' credere, che preſto ſi ritirerà
ad accompaPnar le ſuenture del marito, dopò eG
ſerglí ſtata doppiamente_ conſorte per zz anni
nelle grandezze. maggiori.
Così è con piacere vniuerſiileceflàto lo sfor.
tunato Gouemo di D. Gaſpar-o di' Guzman. fi—
glio del già. Don Enrico, a `Conte d’Oliuai-ez].
ehe-lo gene-:ò in Roma , mentre era Ambaſcia*
dorìdi’ PhilipPo llapprcſſo ilñPapa. Si èihauua
to per mal augurio , che naſceſſe nell Palazzo di
Nerone : perche con le ſue attioni metitò,
ch’il più bello ſra gl’ingegni Spagnuoli lo chia
maſiè vn Nerone liipocrita , perche le opre ſu
rono'ſernprc crudeli, ma ſenza ſangue; le deli
berationi violente, ma ſenza ſtrepito; le. ma.
mere-corteſe, ma ſenza amore ,- le parole beni
gmffime- ma ſenza effetti. Per eſſertcrzo ge~
' nito
Det. (Tours n'Ot-ivancz. ;oz
nito della ſua caſa , s’applicò alli (’tudii fràli ſtu
'dianti da Salamanca. chbe il primato e l’in
corrcnza di dottiſſime perſone: hebbe vn Ca
nonicatodiSeuiglia. Di l`a venne alla Corte in
’tempo che l’autorità di Don Baltazardi Zuni
ga, preualeua con Filippo lll, _ela mancanza
dc’ Lcrmi z e però gli ſu Facilead mſinuarſi con
induſtrioſi tratti nella familiarità di Philippo lV
all'hora Prencipe ; al genio del uale accommo
dandoſi per tutti i verfi,ſitrouo padrone della
ſua volontà, quando per la morte del Rè hebbe
il poſſeſſo della Monarchia.
Per conſermarſi totalmente nel grado ſupre
mo, tenne lontani da S.M. il’rencipi di San
gue , e particolarmente“ l’rencipe Filiberto di
Snuoia. Spauentato dalli ſpiriti viuaci e retti
dell’Infante_ Carlo, che pareua l’ldolo diSpa
gna , vogliono che operaſſe all’immatura ſua
morte: allontanato dal Rè l’lnſmte Cardinale ,
con la ſpeçioſa neceffità di aſſiſtere alle guerre
di Germania. ed al Gouerno di Fiandra. Impie
gò in carichi lontani vna parte di quei ſog.
getti, edi quei Grandi , che col loro credito e
ſapere poteuano dargli ombra di pre iuditio:e
depreſſe di maniera la dignità degl altri , che
non hauendo più di chi temere,v etal’Ai’bitro
della Monarchia , ed il Signor della volontà del
Rè. Ma perche non poteua per legge humana
ne diuina ſcompagnar la Regina del Rè , hà vo-`
luto lddio , che queſta dopo una tolerantiſſima
diſſimulatione de ventidue anni operòcontm
“a2.,e-_i
di lui quello che forſe tuttigl’altriinſieme non
hauetcbbcro potuto operare.
Non è mai ſtato lodato in altro , che nell’ha
ucr netiffime le mani datutti gli intereſii, e nel
lo-lpeudete il proprio danaro in ſeruitio del
.
oe LADrsenAÎ-rn
Ma quelli, che penetrano più ademro di cono;
ſcere la verità dice-nano ch’e’ non riceueua pre
ſenti , ſtimando che queſto foſſe il- fondamento
di durar nella Priuanza, e che per l’altra parte
eſſendo tanto auaro quanto crudele , haueua tro
uata -la vera maniera d’accumular teſori, ſenza
parerne quello. _
Per la prima , haueua ll priuilcggio di goder
Ie incommende di turti gli trè ordini militari .›
con il portare ſolamente la Croced’Alcantan,
e ne gode 40000 ſcudi d’e’nrrara- Si' fè dichia
rare Maeſtro di Camera del Rè, Cauailerizzo
maggiore, 8c Gran Cancelliere dell’lnoie, e da
queſti trè vfflcii ne .cauauaducento mila ſcudi
ogni anno.- _ _
Màquello che più importa, ſono fiati rm
menfi i danari. che hà cauato dall'indiein queſta
forma. (Lr—ando partiuano i Galeoni da Seuiglia
e da Lisbona , filceua caricare gmndiffima quan
tità di botte di vino e— d’óglio, ed anco di
randi cauati della ſu: Contea d'Oliuarez, ed
Eauendó il porto franco , ch’è_ quello che più
importa, c vendendo nell’indre queſte merci
uatro volte più di quello, che ſi ſarebbero ven
Iute in [ſpagna, faceua di nuouo rimettere quel
danaro in tante droghe , gioie, e~colori, che
nell’indieſi comprano à viliffiino preggio , ed
in Europa fi vendono-cariffiino :con queſtotraſ
fico ſenza danno del Rè ſi ſtima che habbia ;ua
da nati millioni , i quali non credonoi ſaur che
gli habbia ſpefi nel ſeruitio di S. M. tanto più
che non hà mai dati i conti della ſua ammini~
Marione. Che è quanto io poſſo dire circa le
ragioni ed il fatto e la perſona del Conte nella
ſua caduta. ›
Reſtano»v di ſpiegare le conſeguenze , che da
’fi gran
Du. CON?! D'OLlVAlIZ. zo;
Egrmde antecedente ſi vanno di giorno in gior
no-deducendo.
La principale è, ch'il Rè dopòla panenn
del Conte liarcacquiſtatoilcredito e l’eſtimn
rione di Rè , che nel concetto de gl’huomini c
tano paſſati in diſprezzo , mentre lo viddero tal
mente ligato all'arbitriodeeronte, che parent
anzi Vaſſallo che Signore.
Il Sabbato immediato dopò la partenza del
Conte, il Rè chiamò nel ſuo quarto il Conſiglio
di Stato , dal quale ragÌOnò in manieramhe tutti
mmiraronotiñ talentirdiuini di S; M. e diedero
[legno di teneriſtima riuerenm con il teſtimonia
delle lagrime. La ſoſtanza del ragionamen
to ſu il dar parte al Conſiglio d’hauerrimoſſo dal
ſuo carico il Conte , non già per alcuna ſn col
pa , mà per ſodisſar à ſe medeſimo, nella ſo
disfattionede’ ſuoi Vaſalli. Che era ſu: volon
tà . che la memoria del Conte foſſe cara à tutti
per lr bnomſeruiggii che per lo ſpatio di tanñ
ti- :mm-` haueua preſtati con intiera fede a1
la Corona : che Proteſtaua, di non voler ammet
tere per l'auuenire niun ſèruitore con il titolo di
Priuato : ch’egli medeſimo aſſiſterebbe i. tut
ti li Conſiglii , e per le ſue mani paffirebbono
tutti i diſp-:eci :che domandaua il Conſiglia
principale in ſuo ajuto : con il qual conſidaun
d’hanere àriſtaurare il buon gouerno de’ ſuoi
regni , quando pure ſi trouaſſe eſſere in parte
mancato : che commandaua ì: ciaſcheduno
di loro, di _dire con o ni libertà e ſënza ſcru
polo il loro arere: e in fine fece ma pro
teſta i Dio, inon amaraltro chela verità: o
cheſicome amarebbe tutti quelli, che ſenza ri
fpetti humani gli ſcuopriſſero per beneficio
publica tutto quello che non ſoggiaceſſe alla
ſua
;06 LADlsGRATlA
ſua cognitione , così gaſtigarebbe ..... . di farlo
ſtrauedere.
` Non è poffibile di credere , quale `applauſo ed
incentiuo d’ogni maggior diuotione riceueſſe
il Re` da’ Conſiglieri, il Capo de’quali ,che è il
Cardinal Borgia, con ſenſatiſſime ed aſſettiona~
tiffime parole promeſſe in nome de tutti d’vbi
dire come à legge diuina alli ſantiſſimi coman
damenti di S. M.
La Domenica poì fi ordinò , che ſi conuof
caſſero nelle ſue ſtanze tutti i Gentilhuomim
della ſua Camera : buona parte dc’ quali ſono_
Grandi di Spagna; e dopo hauergli lionorati
col dimandargli Vaſſalli, Amici e Parenti , 8t
commendata la loro diligenza nel ſuo Reale
ſeruitio , commando, che niun di loro. in
terponcſſe officii e preghiere con Conſiglieri ,
per procurar mercedi ò ~dignità, òchi che ſia;
perche non era decente , ,che il calore della
familiarità , che godeuano con S. M. induceſſex
Miniſtri à conſultare quelle gratie, che non era
no proportionate al ſeruitio d’lddio , ed alla
giuſtitia diſtributíua. Che quello , chehaueua
no à dimandare à’ Conſiglieri , che non -haue
uano autorità ſopra la sfera del mero conſiglio,
lo dimandaſſero à S.M. dalle cui mani haueua
no da aſpettarele gratie , ed in fine che miraſſe
_Lnañ
ro perle proprie conſcienze , e per la riputatio
ne Regia di nonintcrcedere tanto nel ſecolare,
quanto nell’Eeclelìaſtico , per quelle perſone,
che non ſoſſero capaci di quello , che preten~
deu-"l‘10 I perche altrimente facendo incorreb
bono la diſgratia di Dio , e l’indignatione del
loro Re_
ſ A…"*Wgarſi _di queſti rettiſſimiſenſi dis. M.
1 commeſſe… m maniera gli animi di tutti ad
vna
DEL Cou'rl. D’OLivA uz. 307
vna ſingolare e ſacroſanta affettione e riue
renza verſo S- M. che corre per la bocca di tutti
queſta voce, Hora ſi , che il Rè Filippo 1V,
noſtro Signore , merita il ſopranome di Grandi,
il quale gli ſu dato dall’adulatione del Conte, in
quel tempo, che perdendo S. Mgli regni e
la riputatione, l’attenuaua nel credito e l’impie
coliua ne’ſtati. ,
La medeſima Domenica ſi adorezzò ſplendi
damente il quarto del già Cardinal lnfante, e
vi ſi alloggiò Don Ferdinando di Borgia, fratel
lo del Duca di Villa Hermoſa, e del Prencipe
Squillace , alqual comeà primo Cameriere del
Rè tocca di ragione il far l’officio di dar la ca
míſcia a S. M. in aſſenza del Conte, che tiene
queſto carico in proprietà , ed il Duca di Medi
na las Torres , come ſoſtituto.
Don Ferdinando di Borgia è Cauagliere For- -
nito di tanta rudenza , ed amabili qualità, e ſ1
ben veduto al Rè , che tutti conuengono nel
parere , chequando ſi diſponga la nuoua ma
niera del gouerno, alui ed à D. Luigi de Ham
ne debba toccare la parte di maggior autorità e
confidenzr. ì
ll Lunedì ſi raddoppiarono gli applauſi del
popolo verſo la piiffima applicatione del Real
ſolleuamento de_ gl’aggrauìi e delle miſerie de‘
ſuoi Vaſſalli , perche S. M. commandò , che tutti
iſuoi argenti, che ſtauano nel Palazzo del Re-.
tiro,incontinente ſi portaſſero alla Zeccha per
battere nuoua monetain ſupplimento della baſſa
del viglione , che per eſſerſi ridotto di quatro
parti ad vna, reſtano coſi eſauſti queſti regni
di moneta corrente , clieicommerèi non cor
rono, i cenſì non ſi pagano, ed icambinon ſi
effettuano. (Melfi argenti del Rè peſano treni:
mi
zo! LADllGRATXA
mila marchi à ſe': ſcudi e mezzo per marco .‘ e ſe
bene rieſce poca quantità in riſpetto della gran
dezza del biſogno; nondimeno con l’eſſempio
dis. M. cominciano i grandi aci piccolià-dar fi
milmente allaZeccha iilom argenti,con quali iri
tieramente ſi ſodisFarà alla neceſſità. E-già il
Conte d’Ognata ha cominciato à mangiar in
Majolica. La Zeccha paga gli argenti lauorati rn
Reale di più per ogni marco , ma con tempo;
percheiReali-da quattro. da due, da vno, da
mezzo e da vn quarto ſi ſabbricano con vna-liga
alpuanto inferiore , della qual ſi caua l’vtile cor
ri pondente alla compra ed alle ſpade. _
Se nono nel ſècondoluogo altri effetti—vai:
uerſa mente- deſiderati. Se il primo è il riſtoro di
qucſti Grandi, ch’erano perſeguitati, ed il ſc
condo~la depreſſione di queſti Miniſtri, che era
no fauoriti dal Conte.
Il Duca di Ferrandinagià Generale delle gale
:e di Spagna, ſii l’anno paſſîito fatto prigione e
trattenuto in Conchione, incolpato di non ha
uer complito con le ſue obligationi contra Bor
deòs. nell' aſſedio di Tarragona. Fece inſtaura
d’eſſere ſentito das. M. per dar le ſue diſcolpe ,
offerendo la vita e li ſtati per ſicurtà. della veriti
e dell'innocenza : ma il Conte ſempre gli chiuſe
l’vdito , ed il ricorſo. Hara viene alla Corte con
poteſtà d’hauer la giuſtiſicatione della ſua cauſa
nelle lettere 8: nelli ordini preciſidel Conte, l
quali pontualmente eſſeguì.
ll Duca d'Alua , che con il colore di Génerale
nelle frontiere di Portogallo fi teneua lontano
dal Rè, er la geloſia della ſtima, che S.M.ſa
cfu? di ui. hora ſi chiama à Madrid, eſe gli
d* {l ‘,37qu di-Maggiordomo maggiore. Così
'ut-:131, altri Grandi. che erano tenuti baſſi, ho
n
Du. Court o’OLivaxu. '30!
u paionoſolleuati , o doue prima non fi laſcia
nano-Veder in Palau-o. hora in gran numero aſ
üſtono alla menſaed alla Capella Reale confin
golariſſimo guſto della Corre.
'Per contrario il Protonotario, il Secretario
Garner-o , e Gioſeppe Gonzales, che erano i tor
cimanni del Priuato , e con ſomma ruſticiti trat
tauano con tutti,e quali tre Deitîa erano inarriua ‘l—`
bili edinacceflibili, perche non fi potcua mai
tutt-'ir con loro ſe non per le ſtrade , alla sfuggi
ta. e con peſiime ſodisfattioni , hora vanno con
'è~.
la teſta b-iſlì , e pieni di mortiſieatione.
Il Re però con la ſua ſolita magnanimiti hi
voluto repelite la finago acon honorc: perche
al Protonotnrio ha fatto a mercede della ſopra
uiuenza del ſuo Protonotariato d’Arragon , nel
la penbaa d'vn ſuo Nipote: Al Segretario Gar
nem ha dato la Segretaria del conſiglio di Ca
mera.- mà gli ha leuato le due Segretarie che ha
qeua ln proprieta di Napolie Milano: ma intra
tanto ne l’vno ne‘ l’altro hanno più luogo nè‘
diſpacci Reali. '
Si chiama nel luogo loro DonDìego d'Arco
dc Beinoto,-‘Veſcouo di Placenza. che già ſu Au
ditor del Conſiglio Reale: e per eſſere di ſomma
integrità e proſandaintellígenza , non conuen
ne mai ne’ pareri del'Conte, che però cr tener..
lo lontano gli diede prima il Veſcoua o di Iuin,
e poi nella primavacanza lo paſsò il Rea nel
lo di Placenza, Hora tornando alla orto
fi ſpera dal ſuo deſintereſſato zelo del ben pu—
blico, e dalla contrarietà de’ ſenſi del Conte,
ni riceua il Rè ed i van-.m ma ſantiffima diret
rione.
ll terzo e ſorſe il più doloroſo effetto per il
Gente nella ſua inaſpettata diſauenturafi è! la
miſe
;ro LA DlSGRATlA
miſerabile condirione, nella quale rimane il
ſuo legitimato baſtardo , il äuale era giudicato
indigniffimo di quella gran ezza , alla qual lo
haueua ſolleuato il non creduto padre.
E perche queſto ,è accidente, che porta ſe l
co la maggior curioſità che poſſa vdir vn intel
lctto vago di ſtrauaganti notitie ; mi è parſo a
bene di compendiare in poche righe que i
ſto ch'hauerebbe biſogno d'vn trattato intie l
ro per la eſſatta cognitione di tutte le circon—
ſtanze.
Il Conte dodici anni auanti la ſua prìuan
za trouandoſi in Madrid, s’innamorò di Don
na Maîgherita Spinola, nata di Padre Genoue
(è, e i Madre Spagnuola, laqual più bel*
,l
la di due altre ſorelle, che pure erano bellifli
me , haueuaril primo luogo ne’ correggi a
moroſi. QLLçſta Signora ancorche ſignata del
carattere della Nobiltà , non reſtò eſſente di
quelle perſecutioni , che ſenſa riſparmio patiſco
no in queſta Corte le donne di acclamata bel
l
lezza.
Per conſeguir in Madrid il poſſeſſo delle
Donne , ancorche Grandi . è già diuulgata la
legge , che altra forfLa non preuale che delle
richezze e dell’autorità. Don Franceſco di Va
l
leazar, Alcade di Caſa e Corte, che è queſto
che più ſi poſſa diſiderare nelle ſu reme giu
dicarure di queſto paeſe, con e ere caſam
mantenne à ſue ſpeſe la Caſa e la perſona di
Donna Margherita, e con la profuſione de’de—
nari, gioie, e Regali fi ſè l’vnico poſſeſſore
del ſuolctto.
Il Conte, che in quel tempo non andaua eſ
ſCſ'lleñdaltfllî-Mti della humana fragilità, incap
Pnccratofi dx coſtei trouò tra le leggi del Alca
de
Dal. Cou'l'n D'OLIVAREZ. ;rt
de il priuileggio di Conte, col mezzo del qua
le lo fece il Conte ad eſſa piu di quatro volte
ſenza coſto.
Nacque in tanto vn figlio, che fi riputò del
Alcade , perche la pianta ſpunto dal terreno ,
che tutta volta con le ſue facoltà ſtauacompran
do: mà perche haueua preſentito , che altri ſen
za carità lauorauano la ſua poſſeſſione. cedette
di buona voglia al publica quel frutto , che
per coſcienza non ſtimaua proprio. Nel Bat
teſimo fit chiamato il figlio Giuliano , il qual
delli illiciti guadagni della madre fu allenato,
WI
“t e malamente accoſtumato. Giunto all’età di 18
anni , ‘morta la madre, ſi trouò ancora ſenza
padre. Diſperato dell’inſelicità della ſua naſcita
upplicò l’Alcade , che lo dichiaraſſe per figlio ,
acciò che non reſtaſſe nel mondo ſenza pa
dre , e ſenza cognome: proreſtando che non
pretendeua nell’heredità; ma che col ſolo no
me di Giuliano di Veleazar ſi guadagnarebbe il
pane con la ſpada. Non acconſentì mai l’Alcade
à totale dichiaratione , ſe non nel punto della
ſua morte; più per ſodisfar all'opinione del
mondo, che alla certezza della coſcienza, ſa
pendo che non ſolo alConte, ma à molti altri
ancora ſ1 poteua attribuire ſimile generatione.
Con queſto titolo di Guliano di VeleaZar paſsò
nell’lndie, oue per varii misfatti Fù nel Mexi
co condannato alla forza: ma perche quel
Vice-Rè era amiciſiìmo dell’Alcade , dichia
rato ſuo padre, ne ottenne dalla prodiga ſua cle
menza perdono. Tornò à Madrid , e non ha
uendo con che viuere , andòà ſei-uire di ſol
*IA
datoin Fiandra, ed in ltalia: di onde ritornò
nell’anno zz' dellaiſua età. L'ingegno era vi
"è"x—_ñ».— no, ma i- coſtutni fi vili , che Frequentai’lzldrldìle
ì ' 0 e
zu. La DlSGRATlA
hoſtcrie non mai ſi ſcorda del bordello , oue era
nato. ,
ln tanto era perduta nel Conte la ſperanza
d’hauer figli della Conteſſa, ancor che tutti li
utificii, de’ clienti ‘miſterioſiſſimi diSan Placiäo
vi fi foſſero adoperati.
Ricordoſſi , che nel tempo della cognitiorreñ,
che hebbe di Donna Mar herita , era nato
Giuliano: e non ſ1 sì, come ilaſciaſſeintende
re, che era ſuofi lio , e ſene ſparlèla voce er
Madrid: per il c e eſſendo alla ſtrctre Giu ia
no di maritarſi conñDouna Iſabella de Azueta.
le parte della cui caſa non erano mai ſerrate nè
anco à tauernieri , ella rotcſtò , che per eſſere
donna publica , mira e bene-quello che'face
ua , perche fi vociferaua non ſo che della ſuarfi
gliolza del Conte Duca : cche non s’impegnaſſe
in matrimonio diſconueniente. Giuliano ſupe
rò tutte queſte difficoltà, ed in caſa della ma
dre di Donna Iſabella dal Paroco fi fece il matri
monio l'anno del’4t , nelmeſe di Nouembre,
all'improuiſo e con ammiratione del mondo. ll
Conte dichiarò per ſuo fi lio Giuliano con atto
publica ed autentico,coll interuenio dell’autori
tà e beneplacito del Re. Nel medeſimo atto lo
chiamò non più Giuliano, mà DoneHenrijucz
Filippes de Guzman,herede della Contea ’O
liuarez: edi più del Ducato di San Lucanquan
do i S. M. piacerà in merito de’ ſuoi ſeruitii di
farlo coprire. [ll titolodi Duca in Caſtiglia non
fi da_ ſenza coprire.
Di queſta dichiaratione diede arte il Con”
i gl’Ambaſciadori , ed à i Grad `, col mezzo
de’Segretar-ii Roſas, e Cat-nero.
Faîm qfíeſto fondamento non ſenza nauſea e
*certification: di tutti della cali, diſegno di ma
‘ lim
'DEL Court-1 D’OLiv/inrz. Hz
tirarlo Con vna delle principali Signore di Sp:.
gna. Poſt' gl’occhi adoſſo della Prima Dima di
Palazzo; Dona Giouanna di Velaſco , figlia del
Condcſtabilc diCaſhglia, i‘l qual perNobiltà a'.
niuno è ſecondo, perche ſi-vanta d’ha’uere nè'
ſuoi aſcendenti cinque quarti Reali.
Per effettuare queſto matrimonio era neceſſi
rio disſare il primo: e già ſe n’erano fatte dili
genze in Roma auantiil Papa: il quale diedela
plenipotenza di ſi grande negotio al Veſcouo
d’Auila. La moglie riclamò , e Fece colmezzo
di proteſte e comparitioni , tUtti quelli atti giu—
ridici , che pnteuauo confirmare per valida la
ſua cauſa: ma il buon Veſcouoſententiò in con
trario, non per altro, che per non eſſere il Pa
roco ordinario della moglie: perche ſi vece il
matrimonio nella caſa della madre, che era ſog
getta ad vna parochia differente da quella del
la figlia, che viueua in altra parte ſeparata dal
domicilio della madre.
A queſta raggione riſpoſero i Theologi di ret
ta eonſcienza , che non eſſendo la figlia emanci
pata della madre, ſe non quando ſono caſatei
non li poteua intendere, ch’il domicilio della
madre foſſe differente da quello della figlia , e
però legitimo il matrimonio. Con tutto ciò pre
ualſe l’autorità della Priuanza alla raggione de
fatto: e ſu ſollennemente disfatto ilmatrimonio
Applicoſli dapoì con ogni vehemenza ilConte
alla negotiatione del matrimonio dello ſcalato
baſtardo collaſi lia del Condeſtabile,e finalmen
te al diſpetto el padre ede tutti i parenti l’ot
tcnne. ‘ \
Si conobbe in quel caſo la viltà de l’animi a
dulatori: perche tutti iGran‘di della ,Orte e rut
ti i titolari c Signoriſurono àdar il 1mm bimà
S Don
;i4 LADlsc-nA-rxA
Don Enriquez 8: à trutrarlo d’EcceUen-za ed i
preſtargli tutti quelli offe uii, che ſono più de’
Rè,che de’ Vaſſalli. Riu ciua però coſi ridicolo
il perſonnaggio. che non auezzo alle grandezze
vrtaua ſenza accorgerſenc nelle baſſezze : onde
gl’ltaliani diceuano , che Don Enriquez era. vn
Mezzecino veſtito da Rè Spagnuolo. Si vidde
afflittiſſimo il Condeſtabile per hauci'ſi fatti ne
mici tutti i parenti , che mai più lo viſita—
rono.
Si poſe vna Caſa à D. Enriquez così ricca e
ſuperba , che fimile non l’hebbe mai niun
Grande di Spagna. Concorſero ſontuoſi pre
ſenti da tutti i regni e prouincie . Frà quae_
li il più inſigne ſu riputato quello del Duca di
Medina las Torres,che paffiua il valore di 7.5000 ,
ſcudi.
In Saragoza'fll dato l’abito di Alcantara à
D. Enrique: con vna Comenda di dieci mila
ſcudi, e f'ù dichiarato Gentilhuomo. della Ca
` mera del Rè con prqmcſià del Preſidentato
dell'lndie , tolto à queſto fine al Conte di Caſti
lia , per facilitar maggiormente la conuenienu
del Fai-lo Aio del Prencipe di Spagna.
In canto era li ’vehemence l’odio di tutti con
tro D. Enriquez , che, non :mi ſ1 ſem-dò de’ ſuoi
baffiſiimi coſtumi , che publicamcme diceua
contro dilui il volgo:
Enriquez de da: hombres y da: mugem
Hifi de da: padre: , 7 da da: madre:
Valgate eI diabvla el bomb”, que mao' qui
ſiem’-dichiaratíoſine
‘ Weſta ~ da figlíolanza poſtíccía e
dl mairimonio mentiroeſacerbò la Caíà del Mar
‘ìhcſc del Carpio , e leuòl’hereditate del Conte
al vero herede già dichiarato D. Luigi de Ha
ro ,
Ditt. Corn' 1-'. u'Ot-ivancz. ‘zu'
ro, Gaurgliere d’intendimento ſtraordinario ,
e di qualita ſupreme. ` - -
-Dopò la caduta del Conte D. Enrique: a .per‘ñ
duto il titolo d’Eccellenza , il ſcgnitodogliatdm—
latori-,z e quello, ;che piu importa ,'lfaggrado
del Rc. .Ed e mirabile coſa il veder, comeimm
.inſt'ante ſi ſia cangiato d’vn idolo-'adorato in 'vn
Piccare vilipctò.
Tutti credonor che il Condeſtabile ſia per lc -— —-
uarglila figlia , e ſar dichiarar valido il primo
matrimonio. i, q, _ ›
` ` Si dice , che diſcorrendo di queſta materia il
Condeſtabile con principali Signori , vno di lo
ro diſſe, cheſi guardaſſè di tentare queſta im~
preſa , perche dichiarondoſi valido il primo
matrimonio , {è veniua in conſeguenza dichia
rare adulterala ſua figlia; ed egli riſpoſe: Vo
lio più toſto , che Donna Giouanna ſia cono
jciuta per mia figlia e per puttana , che per mo
glie di colui 8t per pudica.
ll miglior di tutti gli effetti è la vehemente
..e
..h
.‘t applieatione di S.M. à tutti gli affari delGouerno.
Si trattiene ogni giorno tre ò quatro hore intie
re ne’ conſiglii, e vuol veder e ſapere tutte le co
ſe: e ſi ſanno più ſpeditioniin vn giorno per or—
.-—a dine di S. M. che non’ſi ſaceuano in vn anno in
i3 tempo del Conte. Di più ſi ſono leuate le giun
rr' te, che eranol'alteratione de’ Conſiglii , e ſi ri
torna nel ſuo primo ſtato la dignità di Conſiglie
ri , che era affatto depreſſa.
Si tiene per certo , che a Leganes ed à Mon
terey fiano domandati , i conti, al primo di i4.
millioni cauati dello ſtato di Milano , ed al ſe
condo di 4 millioni ſpeſi l’anno paſſato ſenza
frutto in Eſtremadura eſſendo Generale di
quell’eſſei-cito otioſo.
S 2. - Al
;16 LA DlSGn. net. CONTE D’OL! vanez.
^l Duca di Medinalas Torres ſarà lcuato il
Gouerno di Napoli, edato al Marcheſe de los
Velez, ecosi poco à poco gli etti del Priua
to (Zu-anno i preſcritti del Rò.
Tutte le altre coſe , che anderanno ſucceden
do,ſi ſcriueranno con opportunità. Prego Dio
che la guardi con le felicità , che le deſidero.
Madrid li 28 Gennaro [643.
_ Di. V. S. Molt’]lluſtre

Demxffimudobligflriffimofnuo.

IL FINÎE.
ç—LARETE
5' DI .

VULCANO, i
DI ll
F E R R A N, T E
PALLAVICINO.
Libri quattro.
f

IN V1 L LAFRANCA.

DC. LXXI.
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L’ A V T o R E3' 9
A chi vuol leggere. .
o‘? Roin Penſiero, (î Lettore , dino”
-\. 5
publica” uffi: /lampe , the corre
`Ì tantaſole , ( come dite ll *vo/go )
i = imitatrici di Bono (LP/intona , e
d’altreſimilihiſiorie, oopioſo Paſlo
" degli ignoranti. Ero cauſa di que
ſto :aprirrio , l’lmuer incontrati rerti humoriſüfl
tafliti, iquali , 'volendo cbeſiſèriua ù lor modo,
l’io/t'mano cia‘- , the 'vi è di meg/io ,` e più riguardo*
nolo ne’libri, cioè le oſſtruationi. Mi bi ogm the
tonfiffino d’ſimuere l’irgegnoflroppioto, mentreſi `
lamentano, [/reſi-1 impedimento al {0er della let
tura , 'una [lingerie diſentenze. Srgno di non Po~
ter/i' reggere :ù piedi, che nel piano d‘una pur-,z
”arratmne da tiarlatani. confido, the ’un Sene
m , tuttoſentenze, _fin-à le 'vendette de gli altri
Scrittori Intendo romper loro il collo. Sono però an
dar in ſtato peggiore quefli infelici , giunti al
termine di quegli 0th,.” , the odiano [o lu”; e
di quelpalatororrotto , è cui rieſce amaro ilpa
ne 5 mentre rimangono oflg/ì da 'una raccol
ta d'affer'uationijèntentioſe, e morali. Pato [mon
ſaggio danno di loro mcdrfmi mentrcſifinnoſimió
ſind-‘Un ignorante , il qual: da *una que/?ione , da -
'un dotto diſcorſo , da qualche trattato di Nien
za , è nfflíltaó‘ annoiato , iù cheſt altri lo
ballano/je. Et in rale [infofor e qui/ii tali dettano
giudicarſi tormenta” da "una [ori: difèntmze.
~C17} ſe pure queſfe fiſſèro ammutinate , come eſſi
dicono lenza ordine, ritardo qualmente Mercurio
Dio dell’ eloquenza, era bonorato da gli Amir/ri
fino diſordinati mtmhi di pietre. Voglio infirirí.
’ 8-4… c .ci
. :o
the ancora fènz..4.d1ſpqſt'xi0ne, meritano [ad: , e
non bia/.Pmi 'Agli ingegm' , che mſnrmano altari' è
que/Io Nume. Suppnngo nondimeno, che ogni oſſa-r4
unione /ìa prux'cnténzenre e/Zrmta, da'd'a qualità
del: materia, òde/a’i/Z'orfo; la ma’: ;ma le .xc
' cafè , th’mcaámna dclcantrzrio , come , àdi ma
]gni , àdí {irc/a1'.
n’a-’penſare, r7 Lettore, ch’io mi riſëala'i in qu:
_ſfa dij-ſl, per prcpn‘a intereffi” [amanda cred'ío à
b :fi-1772.1 ne‘ mici llbri prato/la!” a': ſcrivere p”
_fà-*mare ajſèrwñ‘ìani. A que-fia fine miſano appi
glzata ad hìflm-íeſncre , nate i: [bi Mim/”rato il ~
P-srer 712,?” , Per non pregiudica” alla curioſità ,
(“ol/‘interromperne il racconto. Ma forſe qu? 'Ìì, ſi”
ſi la maurano dettano rffe're :oſi buoni Cbriflìanz' 1
dae le Hxflorie della Bibbia ,gli mffiìmhrino ”ſe ?ma
ue , come ù queſtale dae 'vedendo il flannflzicia a'eI—
mia Sanſhnt , ada'hnandóſè ſki/{aria iui deſcritta
tra fax:011:. Non [mimo cagflixìorzeſimili hard-mah',
(Indi quelle biſlariette, le qualìſi'v’mdanaà fagli'
:ù le* piazze; e farſi» ”ank/mm weduxijlrghdih*
bri , [è non in quantoalnmaſarà capitato alle lor*
mani, per ſoprauefle_ di ſarde-lle , ‘o cazzi-1]!. H6
.luppo/?adi nanfcrimre per Indiani, i quali effmdo
nuoaí alla notizia di fiuceflz" Sacri , non fizppino,
ci” caflzflz I’biſfarìa di Suſanna, Gínfèppe, c Sflnñ
ſom. Quindi non mi fimo‘mraro di continuare i]
filo del rato-into, con tale ”bau-atm” , che nanſi
fiat/form [a mente di rl” legge. Chl n‘lyà curiq/í”,
può vedere qacfli accidenti, deſcritti-can brcuírà
nm interrotta dalla Spirito Santo- Mùfarſeru’è [lai
'vuolefiidùfare è que/Ia mrìzffilà cal Dzlgare , per
”0” intendere il Latina. _
I” /Îzmwa , il mio pcnſiero èſempre flfltoxdſl hr;
'ffl’f 175’107”. mamffe/Ìe, onde mififlè libero il?”
K‘Î’ "1M“ füunmggíar il Lettore-Ruanda deſcri
ma
z al
ueffibiſtorie nuouo, me ne aflerrei , mk non total~
mente, come 'vogliono rofloro , Pero/Je la nudità
mai rn’epìaooíum 5 ”ma adgffli, i quali, come ſen
za ogn’ahm 'virtù, coſi/biſejonojenza vergogna.
Le qffèruationi ſono ilfrutto dell’hifloria , là ana':
_flimo , che meriti , chini Prgſèntare lapianta con
inſegne difioonditù, e :loi oflro la quinta {Nm-z
giù di/iillum , ch’altridourebbe eſprimere con mol
to fludio- Lo Scrittore, :be non hùperfine l’info
gmre , canal/i il ſuo non” nel rogi'flro di quelli ,
cb’attmdono àſimile profijjione 3 pertbeindegna
mentes’mjurPa :rà off] il luogo. Mir , come Potrà
eflenderſi in dommcnti, ſe nongli ì permeffò ilper
re 'un fim'efuori delflnritro d’ampuro racconto .7
Glxeſempi , roman/om' non ſem-?no , poſoiaohe ll
giudicio di n'afcunogli -volge à fiaoſenſo, eglifàſèr
uire al propriogta/?0. Ch) tratta defl’wilitù dell'
hi oria, di”, che l’Hiflor'iro deue Mflrfiaggio int”—
prete , il quale giuflomenie eſaminando [e unioni
che defrriue , determini qu/rlſrrmo debba trarne
chi leggo. E come potrà (fiv-interprete, ſè nonſe
gli concedono le offematiom' , con le quali ſnodi' l’in—
telligenza de’fioooeffl? L’e/Ieſſo Autore raffo’mi
glia I’Jozfioria à oonuiii: e ;loi non :è: quolmente i”
que/ſi non s’imbandiſoono le ’vin-ande, che condite ,
naſipiopon ono , the con diuorſſt‘tà drſhPorr, e con
oli/finti oomimenzi .P ſome Potràgti/fargli il Letto:
”Je the' farine , con *una ſemplice nudità, iſtinto
egualmente confonde, nèfAfiÎiL-are, ‘o i] dal”, è l’a—
gro,oonforme rio/:Eldo ilfiaggzxxo .P Bologna per oer— A.
to, che , tin' opproufl il contrario, auuezzo alla
[chiarezza dell’età defl’oramangifimpregianolo,
là onde non intenda la nettffltì di tor/direioioi in '
'varie forme-.Anticmneme tutti andata/:no nudíme ,
hora ſi concede , the Per priuilegio à’ pazi.
~S ono ’vm-ion' gli "LF/i , e s'ougura lo morte , the _
S 5 - 'vuol
’o‘
'322
*vuol-vino” co’gli Antichi. 0b E dicono qucfli ta
li , eflî ſònoflari la norma deflo [Zriuere. Anche un
”I Milano. mangi/ma lc ſcorze de’ gambari , Ia
ſciana'o il megliofflerche poco practico diſimíli cleli
rocsrme , 1 regola… è cloi Per beffarlo, ccffiglí i”
,Z‘grzo come': bambini, non arcttezzi ù camimzre,
ſi pongono entro quel cerchio d’auuittichíari
gimchoì , ”cl quale efl’rcitano [ſcuri i piedi , là
a'ouefìcorì oli quello florebbero più le cadute , cb:
i poffi. Ctffi , ſono ingegni deboli, i quali Fargo
ìr-ggiano , infami di pocoflrPere, onde/?anno legati
à quo/Ia antichità , altrimente dubitando [l’erro
re, Perche nonfltpando reggeiſì , che i: loro dogmi,
:zonfhpendo oporflrg, che ù lora imitazione , [fanno
racchiu/Ùrà le loro leggi. L’andm'e con guida, è
flgno di cecità, ó di poco; pranica, conforme à che,
o cieco ò ineſperto nella rw‘a della 'virtù, deue dirſi‘
quell’ìntelletto , il quale o/Iimmmemc non 'vuole ,
‘a no” sù partitſidal [èguito de gli Antichi. Audit'
fino ruom' pretefli dell’ínuidia dc’ Letterati,i qua
Ii biaſimano ciò , cbe non [2171710 , e ”bone/l'uno poi'
con que/Ze regole, i loro maligni bia/ími. Coſi -uiem
condannato.- Iu fecondità d’rzm ingegno in abbon
danti concetti, là done i7} ogni altro oggetto ègíudi
cata Perfittione. Mercè , cloe [leríli , mm 'vogliano
celebrare quello qualità , a'i cui ſcorgmfl'zffipríui;
m” Poffono comportare, m* gli ecceſſi della propria
ambitione , d’eſſèreſmm coſi: degno di [ode.
Ne mi dec/ono in fimile copia replicmſijòuentejl
medeſino , Perche io gli accuſtzrò , come ciccbì, bi
gnommije nel confirmare rmm majfima, à run’a
ſz'oma, mi negano il moltiplicar prozac , ”egliſteffî
flntimenti.’ Dunque per conc/aiuole”, cb’i150le bà
raggi , ch’i/luminano , 'dourb [aroum-c , che Semi
;‘”WÎdt’fſ'IfÎ'ic/lffè le mura di Babilonia , e non pipì
"fl" moi"PÌere argomenti , da qualzſiconflrm'.
17W‘,
.› 2i
l’jfleſſò principio. Dmono ;“rlrjîzpere qué/ſi Dotjxoî
ri , con quanta' 'variato di pmoue, tratte , e daſi
militudini , e da eſempi , c da contrari, ó- altre
ma!” . può, mm’ dette autenticarſi-una dottrina,
cheſipcrfimda neceffhria, ‘o vera. Se haueſſcroſtuñ
diam [aLogícajoprebbcro efferui tr): principali nr
gomenti , che conuinconolìinduttionc , in cui 'una
congerie di flrffi mamfcſfanti iImede/Îmo , forma ñj—ñ-
~`

conſeguenza di ciò , che s’eſpone alla pruoua. De


his haëìenus, ballando quanta /ao ſcritto , nonper
diſcolpnrmi, come, che non pretendo d’la-mcr erra
10,7712: [m- laſciare que/ia gloria d’lyauer impiegata
[47mm: per certi tali, iquaIi 'vogliono ſcriuerc , t~
non ſanno parlare, 'vogliono zii/correre di dottri
na, ne hanno cog m'xione, che de’ cartoni di certi Ii- -
brr’ antichi, confina” à peſceſalato.
Nelparticolure di quçfl’opem . t’aunífb, 5L!!
tore, c/oc bnureì 'una diletteuole lettura, con obligo
di condonarmi le loggia-rezza, che :rum-:rai Pol/a
in con ormita‘ della materia. Il deſcriueregli amo
ri, e e Iaſcíuie d’mm Venere, ti ricordi, gualmcn
te merita ſcuſa [a penna , ſe tra {rocchezlolcſí'uedc
precipitare injènſipoco honefli.GlíSparmnifhcea_
no ch’abbriacloì gli ſcbiaui, ne’ ge/liſmncir , infi
gnaſſèro à loro fghuo [floor/”foſſe deforme l’ebrie~
tà. caſi tùin ciò , che Porre/ii offë’ruare d’impuro ,
mamitià deteflare quel'vilio, il quale non puo non
riuſcire alzominencleflnclfle trrigli amor1.Nangiu
dico neceffflrio l’fluuertirti de’ nomi, Deitè, Beati.
tudine, Paradiſo, (’74 ultríſimtli, Poſti per feconda
re I” qualità de! racconto/onda” i” foi/aci Num‘
dell’antichità. Tutta ſia per bcffbre quegli Antichi
Dei, non per pregiudicare allajea'e del 'vero Dio.
Non ho 'tz/:rime lefimionide’ Poctifi non in fl(
giunri di poco relieuo, e di molta nèghczzahòfiſg.
giro di competere con Mmffig. Bracciolini ſoggetto
S 6 glorio
7, 2 .
L’ariaſiflîma, il quale nel ſia: Selzeſirm de gli Dei;
Wet-nno da]] z carne” delle/amiche fimole, m’ha
:cp-:Hai fl'utañncttzſione d’tmitflrlo. Mi ia bàſup
folta di ”an poter meritar lode con le PrPPrieſin
tieni; come the mn pre/uma di 124m” ,talenti di
tanta pregio. Quìuiín ſomma , hai ?una Fanale
curioſa , ('7' 'Una deſcrittiom . che _fin-fi riuſcirà
diletteuale.
Per il 'veleno , ch’ín quefla Pateffè oflènderti,
lui manina il preſa-”attua in 'una Opera Spiri—
7”.th intitolata le Bellezze dell’Anima., dam- hai
documenti a': 'virtù, _le ,quim' jàìjè [Imc l'ex/:gnu
mcmi Poca lucani, in affermi tratti, ne’ quali lui
lrgilv-eggiflto [a penna , per nereffità del/oggetto.
Ti prometto in breue "am libro eurioſi :ma , ſ5!”
;italo di Carrìera ſualzgi-_zto , da”: con I’m-taſſe”:
di leggere varie lettere., s’imraducono materie m
rio/e , c maffime ſpiriti fiatirieí. Premetto /imſiil
nmm- dt publica” ſubito‘1m Libro di tampoſitimi,
fangL-.znti 1?in Scherzi Gewia/ídell’llluftriffímü
3,3; Loredana, ſotto tuale-,di Suna Rettori”:
(ame cl” s’intt‘odueana a‘ ſand/me timer/ì per/o.
7.- ’ZZÎ' rappreſentanti aeridentíd’htſtarie antitl”,
m” per‘n deſcritte da moderni. Non prg/t'amo digqr
reggia” con ingegno tanto ela-:tata , in opere muffi
me, ebelmnnagoduto di `ìzulzliti applauſi, riſtam
pate; quaſim ogm' Città d’ltalm, i” mie‘ aggra
a'z'm I” virtù, e ;report-;te anche in lmgue ſtranie
re. P›_~amrer`o ſolamente di ſeguire le lite pedate,
ſàruendo, fi- ?lan ”daÎtra , àjarne ſpie-mr! mag
giormente le glorie. Fri: ”ma bla Fortuna , ‘- Ia
mutati”: de’ paeſi, miſuggerirmmacommodttì
d’impiegarmi in f’lſlſhi di tu” moggi”: fidisfixtñ,
rione. dzgradzjz‘x, óLettare carte/e, il mio affet
ta. a ‘L-'miPer mille1m” fell”. '

LA‘
7

f L A R
… DI F
ñ VULCANO.
Gli amori di Marte, e di Venere.
LlBRO P’RlMO.
U LCA N0 ,fumo diquegli Dei, d"
` che poreano eſſere ſcacciali dal !
Cielo con vn calcio. Non s’auue- ‘ ì
'.1 ſto delle propriegrandezze, men. i
tre faceua le ſue Deità tanto ſprez- '
Zabili. L’effer egli figliuolo de’ Maggiori Numi,
cioè Gioue, e Giunone. non giouò , perche 0- ì
gni alrezza , anche ne’ Natali ſempre genera pre- |
cipirii. Ne pure à’ propri perdonano le per
ſecurioni .de’ Grandi , quaſi che inuidiino , ò '
abhorriſcanola Fortuna anco naſcente, che—pro- i
duce loro . non sò vn riuale, ouero vn’herede.
i L’eſſere deforme , demcrirando nella grazia di i
"' quefli ſuoi genitori , gli meritò vn rale affronto:
quaſi che foſſe ſua colpa , il non hauereorrerti i
gli errori della Narum, òdellageneratione. O ‘
pure abborrirono dl riconoſcere per ſua fattura, ;
vna imaginedi loro ſteſſi coſi brutta, ſtando che L i
i Grandi ſogliono ſar portar ad altri il peſo di ‘
quei mancamcnti, ch’effi medeſimi commiſero.
O megliodiremo, che ‘chi rappreſenta ad effl ' `
gl’atci deformi delle loro operaxioni e coſtumi,
viene ſeueramento punito , perche la verità per -
_ ſempreé odiata: anzi caſtigau da‘ Prencipi.
S 7 ln
32.6 La Rete di Vulcano
ln ſomma, il pouero Vulcano , per eſſere diſ
íimile da genitori, fù bandito da quel ibm-ano
Regno. Alla ſpinta d’vn piede precipitò , per
dar à vedere , che vna diſtanza , quali che im
menſa, può traſcorrerſi , ad vn ſemplice impul
ſo di maluaggia fortuna. Ritenne la memoria
di coſi horribile caduta nel reſtarzo po; aggiun
gendoſi nuouo grado à quella de ormità , che
orſe haueano preteſo d’emendare co’lcaſtigo.
Segnato in tal guiſa , ſeruiua per teſtimonio del
'la crudeltà del Padre, e dcll’ingiuſtitia del Cie
lo. Coſi chi contro raäione puniſce , imprime
nelle altrui pene , inde ebili caratteri, ne'qualj
continuamente ſi leggono i bìafimi d'vn‘ empia
tirannide. Nell’ Iſola di Lenn0,doue cadde con
finato , non hebbero sù’l principio fede i ſuoi la~
menti 5 non eſſendoui chi credeſſe vn cofi brut
to oggetto nato nel Cielo. Velia è ordinaria
miſeria d’vn infelice, il non hauere chi creda le
ſue ſciagure, per eſſcrgliappreſtate dalla mano
d’vn Grande , nel quale fi ſtima impoffibile l’in
iquità. Quelli però, che ſhpeano, qualmeme
non era diſteſo , ma precipitato di là sù , ſtima
rono credibile, che foſſe ſtato rigettato da quel
'— — -`
la ſuprema habitatione , come che faceſſe ſcor _
no alle ſue glorioſe bellezze. Chi conſideraua -
Gioue eſſere il maggiore delle Deirà, ſtimaua
ciòpiù , che credibile; ſapendo eſſer intolera
bile à’ Grandi il vedere, chi rinfacci loro, qua].
mente anchei legirimi parti , ſono aborti della
loro Maeſtà.
Egli tràtanro ſo'ggiaceua alle pruoue d’vn mi.
{Zar-abile ſtato, perche nulla giouflual’eſſere naro
m (Pelo, mentre le ſtelle non continuauano,
"e“ eſſeſe › culla, errono. L’altezza del naſci
memo» ſe non è ſecondata della proſperità della
’ Sortc,
di' Ferrante Pallauicino. 3z7
Serre, accom agnalecalamitadi della vita, con
la memoria i quella felicità, che ſu ne meno
`-\ guſt-…ita- La neceſtità impoſe debito_di mante
nerſi con le topi-ie’ fatiche, perche ilſudore,'è
"è.

\\
"`“A
X"-
"z
<.\'I'-
‘-\
quell’vnico atte-,Ton cui fi mantiene in terra,
la vita anche d’vno Deirà , mentre viua in quel.
la priuata, dal patrimonio celeſte. Diſinganni
no però loro ſteſſi i Grandi , conoſcendo neceſ
ſario affaticare , ſe non la mano, la mente nel.
gouerno : perche ſc bene nati ſuperiori ad o
gn’altro , viuono nel riſtrerto di quel mondo,
nelquale anhelando per gliſtenti . s’attrahe l’aó'
ria, che ci mantiene. Vedeaſi Vulcano , non
primauſcitoallalucc, chediſperſo , e non pri
't .
ma partorito, che fatto orfano dalla diſgratia.
*xx
\`
Wndi determinò di giungere, anche zop i.
ro.`ñ
‘è
x-ñ\-\ cando, la fortuna, fuggita dalui ſin nel naſgi
mento non ſenza ſperanza d'arriuarla, 8t accor
darſi ſeco , già che eſſa ancora camina zoppa.
s’applico all’eſercitio del fabro, conoſcendo,
che ſacea di mcſtieri raccommandarſi alla proui
denza dell’arte, e dell’ingegno , già che raſſer'n
' braua abbandonato da quella della Natura , edel
'-\
‘“SA
V;
**a Cielo. La Felicità che principia à luſingare nelle
faſcie, auuiliſce tal volta vn’animo, Se in vn’o
rioſo ripoſo fiì che degeiiei-i da quelle grandezze
medeſmc, nelle quali _nacque Chi ſempre di
“è.. mora nel ſeno de’ genitori , non sà che coſa ſia
viuere, perche ſtima ſempre di naſcere. Non
troua la sfera della gloria, chi non parte da tut
ti paterni , perche viene à giudicare , che ſia
Cielo vn ſoffitto coperto d’oro,& illuminato de
raggi di magnificenza regale. O urc s’induce
àcrcdere, cli'il Soleintorno alla ua caſa com~ -
piſca i ſuoi giri, là onde ſtima di ſcorrere con
\:…\›
‘$3- l’Occhio , anche ripoſando turti que’ paeſi ,che
E‘
7-3* ’ potreb
za! La Rm oli Vulcano
potrebbero proporſi alla generoſnà de’ penſieri.
Non sà in ſomma muouerſi ad acquiſti piu glo
rioſi, chi allettato do ciò che poſſedc ſenza fati
ca , perſuade à_ ſe ſteſſo’ compendiara quiui ,
quanto potrebbedeliderare. mreſto miſero ZOPÎ
p0, ſe bene de ſtirpe Diuina , fu aſtretto à ban
dire l’ocio , mentre era egli ſteſſo bandito dal
Cielo. non conucngono le dolcezze della quie
ze, à chi vede contrapeſato da pouera fortuna,
l’eſſere di progenie Grande. Mentre il padre be
ueua cola sù il nettare . en ſufficientemente ſo;
disfatta l’inſelice Vulcano, in poter beuere i
propri ſudori. .
Mi con queſti è pur vero , che accoppiati gli .
ardori de’ parimenti, tcmprò quelle arme . 'che
puorero difendere il dominio di Gioue.Fu ſabro ſ
di que’ fulmini , co’ quali depreſſe l’orgovlio de’ i
Giganti, ambitiofi di ſcacciarlo da quel’ſupre
mo Regno. Auuertimento à’ Grandi, che la ne
ceſſità gli ſpinge mai ſempre a deſiderare il ſoc
corſo , di chi effi ingiuſtamente diſprezzarono.
Pena douuta alla colpa di quella rirannide,ch’c
mendar deuono con l’humiltà delle preghiere
ne’ 'Propribiſugniz mentre erraronoin perſegui—
targli, per ſemplice fallo d’vna …diſcreta ſuper
biaFu di meſtieri, che quel maggiore tra’ Dei ri
ceueſſedal vilipeſo Vulcano quello ſcettro , che
moſtrandolo, non meno vindice,che Re, nèlo ſi
, riconoſcere per il ſommo Gioue. Dalle fatiche di
lui, viddehonorata la ſua mano di quei folgori,
che ſopo tante penne, con le quali ſ1 deſcriue
l’immenſità Be la ſua grandezza , è la Mneſtà del l
ſuo potere.Nel che pure deueammirarſi labuona
mente di Vulcano, il quale non permettendo il
predominio allo ſdegno contro la crudeltà del _
padre, volle conſonderlo co'beneficii. Inſegna- l
‘K mento
. di Ferrante Pizllauicinfl. 32,9
.il
memo di quel modo,in cui,anche vfl’offeſo dene
portarſi co’ ſuoi maggiori. E‘ ſempre meglio il _il
procurare con le gratiel’affetto,che con le ven
dette ſollecitar il ſui-ore di quel Grande , che co’
gli ecceſſi della ſorza,è difeſo da gli inſulti d’o:
gn’inſeriore. Poteua concorrere con i Giganti
nella ſouuerſione del Regno paterno, epure vol
lc piu toſto ſoccorrere al P-idrc , per il caſtigo di l‘
quelli 5 forſe per auuertirci, che da ingiuria alcu
'ì na, non deue l’animo noſlro farli-crudele contro . \
i genitori, verſo iquali ſono indelebili i carat- ,
-' teri d’obligatione , a cui c'aſh~inſ`c l’hauei-e rice
“ uura da loro la vita. Mai può baſteuolmente ſo
disſarſiilà queſto
rottoſi vigore debito , la onde
, ancorclie nereſtaraſſem
altrimehte incor

bri , cor-rotta la att-ma pietà.


In ſomma ſi s orzo Vulcano con buona politi~
ca di renderſifauoreuole Gioue, più toſto . che
d’irritarlo , ſapendo beniſſimo , qualmente nulla
sfacquiſta appreſſoad vn Grandemel cozzare con -
la ſua poſſanza, ſempre inuincibile,quando l’ad
opera iie’ſiipplicii. Si gloriò ſorſe nel fargli co
naſcere l’inganno de’ penſieri , che l'haueano '
perſuaſo al di ſprezzarlo per eſſere deforme,c0me
ſe non ſapeſſe,che la deformità del corpo ſeruc il
p più delle volte. per corteccia ad interna virtù. 7
~ì Conſeruò il Cielo con l’induſtria dell’ingegno, _
" ineñtre n'era ſtato ſchcciato, quaſi che l’auuiliſſe
con la ſua brutczza. Le vittorie di eſſo , e di .`
Gioue, conſeſſarono l’origine dall'armi fabrica- '
te da queſto zoppo, le quali in coſi crudabattañ.
glia, ſacilitaronoil compito trionfo. Coſi anche .
le glorie de’piii ſuperbi hanno l’eſſere, òla chia- ’
rezza dal concorſo de’ più ſprezzabili
Più pei- a parenza di gratitudine, che per mu- -
tatione d' etti', moſtroſſi Gipue beneuolo Veſifc ì
o.
;zo La Rete di Vulcano
ſo Tueſto ſuo abbandonato figliuolo. Più alter-io
del e Deità, ò più indomiro dellcflere, l’animo
de’ Grandi mai può comperarſi co’beneficii , ò
perche non ſtimano di douer pagare quelle ope
- rationi , che penſano tributo oblígato alla loro
Mueſtà; ò perche abhorriſcono ;chi con lo sfere
7.0 delle obligationi , gli aſtringc ad eſſere grati..
ſe non liberali. Non nccrcò Vulcano altro pre
mio , che libertà per godere amoroſamenre Mi
ncrua. Non addimando d’cſſerc reſtiruito nel
poſto del Cielo, perche ric<›rdauaſi,quanto p0
co felice per lui era ſtmol’eſſcrui naro. Brama
íòlamemc di ricadere , chi elegge di ritornare .
in quella alte-Lu di eſito , dalla quale ſu già altre
fia‘xre precipitato. Non volle abbàndonarquëſh
terra, nella uale più felicemente accolto hauea
ritrouati i anni della fortuna perpurrimcmo
della' propria felicità.
* Il bene dcue diſtinguercall’clertionc della no
ſtra volontài luoghi , prcffiggendoci il Ciclo.
oue ſiamo meglio D'attaſifl è piu abbondantemen
tc Felici. Non doueua partirſi da quelle fatiche,
le quali l’haucano farro maggiore dcll’iſteſſo
Padre, mentre gli haueuano farm ageuolato il
ſolleuarlo da periCOli con le ſue armi. Deue
comperarci‘ ad vna perpetua ſeruicù quella pro
feſſione, in cui çi giouò ſuadare principii della
noſtra ſo te. Chi hauea pruouati ſpietati iGeni
tori, inéuſto’ilCielo; erain obligodiſermarſi
ſotto nel clima, il quale con benigni influſiì,
kaſſem ra che concorreſſcàrcgolare le condi
tioni d’vn proſpcro ſtaro.
Mà forſe meglio diremo , che panicipando le
Puahç’ìflef morrali,antepaſe il godimento de'
enſuëllſidllçtti, alle delitie cclcſti. Conti-ana,
dall'habnatione continuata in terra , la con-up
none
Di Ferrante Pal/num”. ;z
tionc delle cupiditadi,ptopria dc gli huomini ,
aſpirò al congiungimemo amoroſo con la beltà,v
pi u toſto che al ritornare nel conſortio dc’Numi.
Apprezzaua più di tutte le Deità , la vagheu-a.
d’vn volto, ven-lì) il quale crauolecite lc adoraó,
ſioni, eſſendo di Dea. ln grembo à lei giudicaua_
d ’eſſere copioſamente rimeritato pcri ſuoi ſudoñ,
ri , mentre ſe gli conccdcſſe il raſciugargli à
raggi diquel belliſlimo viſo. L’effcrc vl'cita dal
capo di Giouc, può conuincere gli ccccſſi del
ſqo merito, eſſeudoſiſtcmprato , e conſumato
- l’mgegno d’vn D10 ſi grande per fiibricarla.

L’eſſer naminuolta nell’armi, rendeua forſe piu
delicatequelle bellezze, le quali non poteano
eſſere, nè pur legermcnte offeſe dall'aere. ln
ſomma, ſeben zoppo . ſeppe giun ere col vo-y
lo de gli affetti al bramare il poſſe odi quelbe
ng, per cui ſolo, credo, che ſtimaſſe deſidera-v
bile l’iſteſſo Cielo. i . … 7 z .
. CompiacqueGioue-alle ſue richieſte , perche
forſe blaſi-mana,.- .Comñîingiuſte le negatiue, l’0-
bligo , che; per, eſſere, troppo nuouo, non cr
metteua il poter `coh’oneſtare.l’ingratitu ine
- conl'obliuione. Inganno nulla dimeno le ſpe
ranze del pouero Vulcano, fatto traditore de'
ſuoi contenti, Ncl notificare à Minerua la licen-,
za dataalſuo 7.0pr fratello, per congiungerſi
ſeco, impoſe, che difendeſſe la propria virgi-~,
nità, fuggendoi di lui abbracciamenti. Bindi
mentre ll pouero amante per la Vicinanza de‘
bramati , e ſperati diletti hauea agguzzate le ar
mc de gli appetiti , fi viddetvietato il battere
quello ſcudo, in cui amoroſamente combatten—
do, poteua ſpuntarle. Srringer volle la pugna con
la Dea, ma eſſa ricu ando di conſentire al nodo`
de gli ampleſſx, ritirandofi à colpi de’ baci .’
moſtra—
33?- La Rete di ſ/*ulmno
moſtraua di cedere per non attenderſi alle ſue
Veglie. Aramo più raddrizzaua i] miſero per ar
riuare , almeno à baciare le belliſſime labbra,
quanto piu fi ſol leuaua , per hauer commodo di
vezzeggiare l’adorata faccia , tanto più ſeuera
mente riſoſpinto dal rigore della Dea , li vidde
crudelmente deluſo,anzi tradito Condannato a1—
le pene di Tantalo, ogniqualvolta à’ pomi delle '
poppe auuentaua le labra, ò procuraua atruffatfi
ne le acgue de’ preteſi piaceri,ritirandoſi quelli,
filggen oqueſtc , gli laſciauano la nuda pianta
nelle mani,ſenza i deſiderati frutti de‘godimenti.
Fu in ſomma neceffitato à morire da ſe ſteſſo di
puro ſtento, fuori dell-'amato ſeno , mentre negò
quella d’appreſtarglielo perſeretro,e d’accoglierlo
nell’ordinario ſepolcro delle amoroſe dolcezze.
Quindi ſorſe accade,ehe conobbe Giouel’hu
mor peccante di coſi-ui; inclinato à gli amori
della bellezza, ſecondo la proprietà di chiunque
è deforme, i] quale hà per proprietà delle -cupidi— p
tadi, l’muogliarſi maggiormente del bello. Ima
ginoffi però di gratificarl‘o , per diſobligarſi , e
mantenerlo ſauoreuole , mentre era per altro
temuto , come autore di quelle armi' , che à
lui ſteſſo erano terribili. La beltà di Venere ha
uea ſuſcitare riſiè’in Ciclo,nel ſeno della riunlita
de’Numi,eſſendo pur vero, chei raggi di quello
Sole,-comp‘endiam nel tiſtretto d’yn volto, ſem
pre ſono inſauſti.Solleuano tumulti, anche doue
è inſeparabile la quiete." Alcune non v’era di
quegli Dei il quale non haueſſe ſtimato di dar ad
vſura la propria Diuinità,cangiandola nel poſſeſ
` ſo di quel vaghiffimo ſeno. Anzi ciaſcuno d’eſſi
ſtimaua felice l’habitationedel Cielo, mentre era
fiſch'lal’aço da guci belliffimí lumi , Fatto ſede di
Beatlrudme , alla preſenza di quella faccia , che
’ deifl
di Forum: Pallauioino. ;3;
deiflcaua con vnico ſguardo. Baſti il nome di
Venere, per autenticare la verita di tuttequelle
hiperboli, con le quali potrebbero tra l‘ombre de n_—
gl’inchioſtri cffigiarla i colori dell’eloquenza.
Baſti ſimilmente il conoſcere lalicentioſa diſſo-.
lutezza delle antiche Deità, che con l’opere vi
tuperatono il nome Diuino‘, per penetrare. con
, uale vehemenu d’affetto , da ſregolati appetiti -S‘
oſſero ſpinti al bramare il congiungimento con
queſta Dea. La uantita de’ pretendenti, dan
.’r neggiò l‘intere i particolari di ciaſcuno. La
,‘ì‘ moititu ine de’riuali nel deſiderarla,eſcluſe tut
ri dal poſſederla Preuiddc Gioue il diſordine,che
ì’-o naſcer poteua da queſto ſeme d’amore , il quale,
z-r quanto più am iamente diffuſo, enerar ſuole
contentionie iſeordie. Auualen oſi però dell’
occaſione , riſolſe di maritarla con Vulcano ,
accioche deponeſſe ogn’altro l’altetiggia di
uelle cupidiradi, le uali aſpirauano al goderla.
poIn tal guiſa,
laſſiuo, ſtimòt i compiacere
abbracciando àqueſto zotipe’-
ſecondo l’ordinario
'.
Grandi, la commodità di moſtrarſi rato, an
che con proprio beneficio. Lo ſtilo e’ Prenci~
pi nel rimunerarc co’ premii l’altrui ſeruitù ,
promette mai ſempre le reliquie di quella felici
tà, che non può più ſeruireà loro intereſti. O
pure fondano taluolra il porto della gratitudine.
ne gli auanzi di quel bene, che minaccia naufra
gio alle loro grandezze. Dottrina del ſommo
rencipetra’ Dei mentreſcce dono a Vulcano di
quella Venere, la quale ad altro non era atta, che
à ſconuolgere con riſſe il ſuo pacificolmpero.
Fù nondimeno mercede coſi aggradita , che ſe.
polta la memoriadelle antiche ingiurie ricorſi‘.
ro gli affetti alla Vita di nuoua obligatione , con
animo di ſpargere ſempre il ſangue dc' ſuoi
ſudo~
;H- La Rete di Vulcano
ſudori , per continuarſi grato hol‘ocauſto , in riſ
contro di tante gratie. Felicità deſiderabile da
'ogni Grande’il poter gratificare con le proprie
ruine. ² _
Celebroſſi il maritaggio, autenticato da com
mandi di quelſupremo Rò; alquale era temeri
tà ilcontradire, ancheco‘penſieri. Le dolc‘ez’
ze di Vulcano, poſſono eſſer capitate-nell'am
piezza dell’imaginatione , la quale‘ ſerue d’aluo
materno à concetti dell’impoſſibile , non coſi
poſſou’eſſer prodotte alla luce, dalle anguſtie
d’vn’ingegno pouero di ſapere. Egli, ‘che, 'ſe
bene per breue tempo era ſtato capace delle deliñ
rie del Cielo, ſtimò, che in ecceſſi di gioia' ſi
paleſaſſeincapace di tanti contenti. Fiſſo nell’a
dorare quella tanta heltà, raſſembraua ſtupido
nell’incredulità di tanta allagrezza, qualegli ar
reccaua, l’hauerne il poſſeſſo. Mentre affumi
cato , ſtaua , quaſi in vn continuo eſtaſi , à fron
te de gli ſplendori di quel volto Diuino,raſſem
braua vn’Ethiope , il quale nella propria oſcuri
tà , ſaceſſeà bella poſta camppeggiare la poſſan
za de’raggi del Sole. Più roſto come importo
no, che come affettuoſo ſtimo foſſe odiato da
quella Madre degli Amori, compagna delle
Gratie, mentre continuaua in vezzeggiarla tutto
il giorno, per ſoprabondanza d’affetto , ch'egli
racchiudeua nel cuore , ma però con ecceſſo
di ſgarbataggine, A
E` facile il concepire la nauſèa. con la quale ab
horriua le ſue gratie, queſta vaga Dea. L’eſſer
quello deforme nel volto , mancheuole nel cor
po , priuo in conſeguenza di tutte le conditioni ,
che contrapeſiir poſſano nell’elettione d’vna
donna, le bellezze; e‘ argomento baſteuole, per
conuincereilſuo odio , 8c i ſuoi diſbreggi , co’
quali
i
a—óóól

di Ferrante Pallauicìno. 3;;


quali ſcherniua il marito. Non contradìſſe nel
principio di queſte nozze ‘a gli ordini di Gioue.
per moſtrare qualmenten’era inuiolabile l’oſſer
uanza à gl’iſteſſi Dei. Preſto anche facilmente il
ſuo conſenſo, dandofi à credere , che la com
pagnia d'vn’huomo coſi rozo , nato alle fatiche
piu che à gli amori, le haurebbe ageuolata la li
bertà, per goderſi i Dei giáinamorati di lei. E‘
certo che difficilmente comportaua trà ſe ſteſſa
di veder conſumato il ſuo merito, con vn rifiuto
del Cielo , milèrabile ſin’al contra eſare ogni
momento di vita, cogli ſtenti dela mano, la
doue nel congiungimento con altri Dei , più
vaghi e più degni, non haurebbe vedute diſperſe
coſi Vllmente le proprie bellezze. Dà gli affanní,
ch'arreccar poteua ſimile conſideratione , ſolle
uauaſi, co'penſieri di libertà, sù la quale determi
naua d’iſtradarſi à tutti que’ contenti, ch’am
birſi maggiormente poteſſero da deſideri. Per
giungere al poſièſſo di queſta,principiò àſpende
rc moneta di ſuffiego, e d’alteriggia, con la quale
ſogliono le m0gli,comperarſi il dominio ſopra
de’ .poco accorti mariti. Auualoraua queſta
ſua intentione il pouero Vulcano, ch’aſtratto da
compiacimento prouato, ſolo nel vagheggiarla,
credeaſi di fare vn ſacrificio alla di lei Diuinità ,
ogniquali voltaobediua oſequioſö ad vno ſuo
cenno. Haurebbe giudicata ſacrilegio ogni om
bra di diſguſto , apprendendo da gli ecceſſi
dell’affctto la neceffità di riuerirla,quaſi ldolatrz,
più che amante. In que’ primi giorni delle noz
ze, trà le amoroſe delitie, hauea perduta la me
moria della fucina, e d’ogni ſuo lauoro, non là
pendo conoſcere più bella Fornace di quel ſeno,
che nutriua anche nella neue gli ardori, ne di
ſtinguer potendo fatica. più degna che il col
tiuarc
336 La Rete di Vuírana
tiuare queſta Dea, nella quale ogni poco firme,
convertirli porca in vna glorioſa progenie di .
Numi. S’em ſcordato di ſe fieſſo, non che d’o- l
gni altra coſa, nbſorto nç’godimenti di quella
Deità , la qualerapiua , ſolamente vagheg
giata.
Tanto più ſaſtí‘dita‘Venere, dal non poterli
ſottrare all’importun-ità 'di qiíeſto zoppo,comin~
ciò ad 'vſiirei rimPr-oueri , e con ſcuero rigore ,
flaccarlo da quelle peppe , alle quali ſem pre ſa
melico, ſtnua appreſo ,ſenza mai ſatollarſi. Con
certi tratti di ſprezzo , delineaua :i ſufficienzala
ſua- intentione , moſtrandoſi annoiata da. quelle
frequenti dimoſtrarioni , che generanano odio ,
ancorche nate ‘da~amore. Riprendeua tal volta ,
come poco decente allo ſtato d’huomo , il vi uer
effeminato ſenzzîfiper riconoſcere altro centro,
che il ſeno della moglie. Diceua , il matrimonio
eſſer giogo ‘de gli‘animi , non de' corpi, là onde
impone obligo di tenerquelli concordi, e non
queſti, ſempre congiunti. Sarebbero. dicea,trop
po duri ceppi, queſti ſoaui lacci, (è il matrimo
nio ſoſſe vnaineuirabile neceſiirä, di ſtar ſem
pre , quaſi , cheiníèparibilmente riſhetti. Ag—
giungeua fimili perſuaſioni, e ſcongiuri , ſe be
ne ſènzn frutto; mentre egli era ſordo ad ogni
incanto, fuori che à quellodellaſua bellezza,
la quale l’allettaua , inuitandolo à’ godimenti.
‘Procuraua finalmente tal volta ſepararlo da ſe u
col ricordare la neceffitàd’affiſtereà’ lauori della
fucina, dellaquale ſaceuadi meſtieri , eſtrahere
con le flirt-ehe, il ſoſtenramento della-vira , eſ
ſendo priuo d’ogni ricchezza, cdiShcredato an'
215;:: roprio parrimcánîîa , intendcua beniſſi
. °` …guagg-io e amo lic.'Vulcan0,
WWF-“Mo, quaimente i ſuoi ogcchi , ſe bene
lucidi
. . di Ferrante Paflam‘rím. 3
37
lucnli per le fiamme d’vno ſunſccraro affetto.
non erano aggraditi à quella , che diffonder v0
l—ea con liberta i raggi de’ ſuoi ſguardi , e non im
prigionargli tra due ſole pupille. Prouaua nel
partire uegli affanni , che eſperimenrail corpo
nel diſgiungerſi dell'anima , e la vira nel ſcpa
rarſi dal cuore. ll timore però, àcui l’obligaua
l’adorara Maeſtà di que] volto; era vna legge, che
con inuiolabile oſſeruanza commandaua l’infl
contrare con prontezza il compiacimento de’
ſuoi voler-i l’obedienza à’ ſuoi cenni. Contener
giá non potcua tal volta la lingua, dall’cſten
derli in pietoſe querelle, perisſogaridoloroſi
ſentimenti dell’anime, appaffionato da queſti
contraſegni d’ abhorrimento, non che di poco
affetto_ ` '
Ben m’auueggo (dicea) chela mia preſenza è v5
vn continuo tormento à voi, ch’apprendeſſe ,
cred’io, prima d’odiarmi, che di conoſcermi.Se
:e pur Dea , auuezza, cioè al conoſcere , che le
gratie de’ Grandi non deuono pretendere e
gual merito in quelli, à’ quali liberalmenre ſi
communicano. Voi ſetebella, io deforme, ève
rò; Mà chi non sà,qualmento non ſarebbero ap
prezzabili gli ſplendori del Sole , ſe lo pareggiaſ
ſetoin luce quegli oggetti , che da lui ſono illu
minati. E‘ purnoro , che la viltà di ehi èinalza
i‘ to , ſeme più di profondo fondamento , per lo].
leuare la gloria di chi inalza. Chi non vedrebbe
conſuſa col diſprezzola Diurnitì, le non foſſero
inferiori gli huomini à’ Dei ? Dunque , perche
ueſti ſono diſuguali , nel paragone dell’immeu
ſità delle loro grandezze dou ranno quelli riflrin—
gere gli effetti della loroliberalità, echiudere
gli errori dellegrarie , all’hora ſepolti, quando
non ſono diſperſi? V0i ſere flgliuola del Cielo ,
T io
;32 La Rete di Vulcano
i0 parto di Gioue. Che ſe bene dal naſcimento ,
non raſſembrano caratterizate in me altre note,
che d’infelicità, non reſtano però giuſtiſicati
Voſtri i rifiuri , mentre ſciagure portate dall'ae
cidentc , non deuono pregiudicare alla ſu
blimità de’ Natali. Altro non può ſollecita
re l’odio voſtro contro me, chela brutezza del
corpo, tanto meno conſiderabilc in vn’huomo
quanto più la bellezza ne diſtrugge l’cſſere , de
notando coſtumi viliöt effeminati. ll cuore, ò
7 mia Dea , è l’offerta, alla quale ben ſapete, pre
ſeriucrſi nel Cielo , il cambio dell’aggradi
mento. Vn Dio maggiore di me, òpiu bel
lo,luſingarebbe con le apparenzei voſtri ſguar
di, non coſi fedele e riuerente come io, a~
dorarebbe il voſtro merito. La fede, l’amo
re ,` la ſeruitù, gli oſequi , ſono i tributi, che
ricercar deue vna bellezza dominante. non al
tretanta beltà, la quale, eſſendo puro do
no di Natura , non può ſcoprire la deuo
tione d’vn cuore , obligato à conſacrare nell’
oblatione di ſe ſtelſo, ciò, che può eſſer e
terno , e non (lug… parti; che ſono inuola~
re,e cangiate da tempo. Per compiacerul nou
dimcno , ceſſarò dal diſturbare le voſtre conten
tezze, con la frequenza delle mie adorationi.
Sappiate però , ch’ad ogni modo non ſarete da
me diſgiunta5perche con voi reſteranno i mici
affetti e pen fieri, e meco ſarete mai lèmpreancor
voi impreſia indelebilmente nel cuore. Sal-etc
per an che neceflitata al compatirmi,ſe il nome di
Dea , non ſerue d’inganneuole ammantoà con~
ditioni di fiera, mentre mi vedrete languenre,
nella ſeparatione da que’ lumi diuini , che mi
ſoſtentano in, vita. Anche l’affiduità di queſti
tormenti, ſarà un’aueſtato della mia ſuiſcerata
deuo
di Ferrante l’allauicino. 3;,
deuotione, per moltiplicare argomenti, che
conuincano il voſtro animo ad amarmi.
Coſi eſprimcua , poco meno che piangente
le ſue querelc. Riſpondeua Venere , con un tra
mezato ſorriſo , chiamandolo,ö troppo ardente
in amare ,ò troppo geloſo in ſoſpettarſi poco ria
mato. Con vn vezzo poi , fatta auaramenge li
berale, procuraua di pagareidi luideſideri, in
qualche parte, per licentiarne totalmente l’im
portunirà. Non altrimente aceadeua , mentre il
pouero Vulcano era ridotto à rerminedigiudi
care heii’impieg-.ita la mendicità d’vn giorno,
purclie impetrar poteſſe per frutto di quella,
rn ciglio ſereno , ma bocca ridente, e la mano
n atto d'accarezzarlo. Volaua il miſero con
'ale dell’ allegrezza , allontanandoſi anche
lalla ſua sfera , per l’impulſo , riceuuto da
uell’ intelligenza che con ſemplice tocco, rego -
iua il moto della ſua felicità. S’inuiaua ad affi
vere alla ſua fucina,nella quale ogni oggetto,con
orreua à fomentarlei penſieri,intenti mai ſem
rc nella mo lie. ln quella fornace , vedea ſim
oleggiati viuoi propri ardori, nelle percoſÎ
r che ribombauano ſopra l’incude, riſuo
aua l’ecco nel ſuo cuore , martellato dalle
aſſioni , nel fabricare i fulmini, ſe gli ram
ientauano quegli ſguardi , che al lampo de
‘i ſplendori , accompagnauano ferite di morte.
:orgeua ſolo diuerſità nella duratione , men
'e s’eſ’tingueano quelle fiamme , ceſiauanoi
iti colpi , facea tregua la ſeuerità de’ fulmini,
erno all’incontro rendcaſi il ſuo fuoco. Dalla
›ntinuata confideratione , fermata nell’ama
bellezza ſi generauano varie chimere in
vizzate ad ingelofirlo , come che gli eſtre
i d’amore , ſono per ordinario ſtile de’ noſtri
I—-ñ-_. ,
T a affetti
;40 La Rete di Vulcano
affetti occupari dalla geloſia. QLindi ſtimo, che
volontieri admcrteſſe per ſuoi miniſtrii Ciclo—
pi , col darfi à credere, che l’hauer’vn ſolo 0C
chio , gli faceſſe meno atti nl vagheggiare la bel
tà della moglie, e per conſeguenza ad inua
ghirſene. Ma non auuerriua poco acorto, qual
mence pote-a vnico .occhio affiffarſi in quel
Cielb , alla cui ſublimità egli (ìeſſo era giunto
con vnico piede.
Da altra parte nondimeno,attender douea
il miſero i temuti pregiuditiial ſuo affetto , al
tronde machinandoſi l’eſlto di quelli amori,
che poreano verificareiſuoiſoliaetti. Non aſpi
raua Venere al vedere nel ſuo candidiſſimo fi:
no , ente affumicata, la quale auuezzaàſpec
chiar l ſolo nelle acque de’ propri ſudori, non là
peua diſtinguere i pregi del ſuo limpidiſiimo
volto. La naulëa del marito , e la sfrenata incli
natione della volontà porrauano i ſuoi affetti al
dcfiderare quegli Dei, che ricurdauaſi eſſerſi di
lei inuaghiri in Cielo. . SÎauguraua quell’amo
roſa felicità , che figurauanoi penſieri nel gode
re riſh‘etto tra ſcaui am pleſſi vn gipuane, vago ,
bizarro , e robuſto , il quale obediente al ſenſo
nella carriera d’vn bel corpo, anche ſenza muo
ucrſi, alla metà de’ piaceri veloceſi ſpinge. qu
ni (le ſuggeriual’animo) ſono ſaporite le lulìn
ghe, ſoa… ibaci , dolci que’nodi, il qualitenace
meme allacciando. pare che vmſcano più i cuo
ri , che i corpi. (Lx-iui ſono ben diſperſe le ~
tie d’vna Dea, quiui ben proſulàla Deità :ille
grafic- Aeſti sì, che meritano ſpalancate il
Campidoglio del ſeno , mentre ſanno trionfare.
anche combattendo ;finno vincere , anche Per'
denu- Siano pure prodighe del loro neçtare le
labra, del loro latte le poppa , delle ſue bellezze
il
~ di Ferrante I’alhuitino. ;41
il volto , delle ſue dolcezze il grembo, ſolo aua
re le bracciadi moſh-ino pemnaci nello ſtringe
re quel cOrpo , il quale, anche nell’oprimere di
letta. Sà beniſſimo ribattericolpi, riſcontrare'
F“ aſſalti,raddoppiar le ferire, e finalmente ſol‘.
ccitargl’appetitial rinuouare i cimenti,in que
fio ſteccaro d’amore. Coſi diuiſaua l’impudica
ſua imaginatione, per renderle maggiormente
abhorriro il pouero Vulcano, il quale brutto, e
ſgarbnto, non porcuaincontrar il genio,di non
men bella, che laſciua Dea. Muoueaſià pren
dercibo nel ſontuoſo conuito delle delitie, ri
“e.
-Î-.
glmrdeuolc nella menſa di coli gratioſa bellezza,
quaſi affamato. Per l’eſtenuatione, ch’in lui ca
:‘ gionanala continuatione d’amoroſi ſtenti , con
vnfl rabioſa ſame, correua tal volta al paſcerſi di
quei diletri, che la donna aggradiſce, veder len
tamente guſtati, non voracemente ad vn tratto
inghiorriu. -
lntal guiſain ſomma, i deſideri di goderſi vn
Dio , tramauano i vituperi del marito. Rap
preſentò la commodità di ſeguire con gli effet
ri,ordimento de’ penſieri , la preſenza di Marte.
-Weſto , come Dio dell’armi , con occaſione di
far‘ ſabricare , ò temprare la ſun ſpada nella ſoci
na di Vulcano, diuenuro già ſabi-odi tutti i Nu
mi, era frequente in viſitarlo. Sotto preteſto
d’ordinargli qualclielauoro, ò tinedere, ſe com
pito era ſecondoi ſuoi voleri , eunpri‘na il diſe—
no di vngheggiar Venere. Procuxxxua pure mai
iempre,di proporre nuoue fatture, per impie
gare la ſua profeſſione , là onde poteſſe conti
nuare la prattica, doue pareua , che felicemen
te s’andaſſe (ragionando la Fortuna de’ ſuoi a
mori. Giàl’hanea queſta‘pi‘ù ſiate fauorito , con
la viſta dell’adorata belrà. In vna fianza , la
T z quale i--ñ.-4.—
;4.7. La Rete di Vulcano
quale hauea il proſpetto entro la fucina , ſedan
te dimoraua la bella Dea , anche ſu piccmlo
ſcabello , ergendo la Maeſtà d’vn trono. ll
lume de’ ſuoi occhi, penetrando trà la denſa
oſcurità del fumo, rapreſentana due ſplendi —.-—_` _,…c
diſſime llelle , in vna tenebroſa notte. Porca.
giudicarſi , oltrela sfera del Fuoco la beatitudi
ne de’ Campi Eliſi , poſta da gli antichi nella
Luna , ma collocata all’hore nella faccia del So
le. Che ſe altri la diſegno nella via lattea ,po
rca ragioneuolmente crederſt in quel bian
chiffimo petto, faſcia glorioſa di'queſto _vruo
Cielo. ll penetrare in ſomma c0 gltíguardi, dc_
ue ſcintillaua quella luminoſa faccia, era vn l
firadare l’occhio rrà gl’horrori d’vnl Inferno ,
al goderele bellezze del Paradiſo.
Gli affetti di Marte, che nella coppa di due a
moroſe pupille , erano preſentati à Venere nue
renti tributi del cuore. erano rimeritaricou al
cune gratioſe occhiate, nelle quali ſpirando la
Diuinira‘ de’ ſuoi theſori, s’inſondeua l'anima
nell’amante. La lingua tradiua il credito del
pouero Vulcano , il quale mentre ſtimaua i pen
ſieri di queſto Dio , occupati ne gl’intereffi, che.`
ſeco trattaua , per mezzo de’ ſguardi , ſtauano
con la moglie impuramente congiunti. Fanel
lauano anche in lontananza , e nel filentio gli oc*
chi, per conchiudere con efficaci accenti, la cor
riſpondenza. de gli animi. S’inuitauano con que
fia loquela ſcambieuoli ſaluti,i quali, ò apPlau
deuano alnuouoarriuo, ò moſtrauano affanno
PC!" U‘OPPP preſta partenza.$piegauanſi in queſto
“uguagglo- le paſſioni d’amore; commiſerata
talhom, con cenni d’vna affettuoſa pietà, con
f°mt° ‘al V°lF3 con VCZ'Zl.ſ0mentl di felice ſpe
Mz" Waſh mcſſaggieri in ſomma, tanto più
fedeli
di Forum': Pal/4mm”. ;4;
fedeli, quanto che erano muti, con amoroſe
propoſte, econ benigne riſpoſte , con importu.
nc inflanze. e con gradite repliche , negotiarono
più volte eſito fortunato à’ delideti di Marte, ri
portando buone promeſſe da’volcri di Venere.
Concorrcua a’ ſuoi ſcorni l’mnauueduto flbro,
mentre nel dar parole all’amante , porgeua com
modità diriſoluere con la moglie i fatti. L’ae
corto Dio tra tanto, conoſcendo l’auanzo ſin
gol-'tre, con cui ſempre più s’andauano proſpe
rando i traffichi delle ſue cupiditadi frequentaua
maggiormente i viaggi in tetra,giudieando dc
gno della ſua elcttione, il laſciar ilCielo per g0
tlere vna Diuinabellezza. Procuraua nondime
no, d’incontrar tempo, in cui la lontananza
del marito potcſſe laſciargli maggiore libertà,
?er negotiari i propri contenti, Hebbc fortuna
.li ritrnouar ſola l’amata ſua Dea, vna volta tri
’altre intenta ne’lauori de’Ciclopi, ch’inſati
:abilmente ſaceano gemer i mantici nell’eſpri
nere lo ſpirito, per dar vita alle fiamme , 8c
nſieme face-ano ſtrider il ſerro , fotto le grani
icrcoſſe del braccio. Raſſembraua , che quello
pettacolo eccitaſſe in lei rimorſo per la ſimili
udine di que’tomenti, co’quali la ſua beltà aſ
ìiggeua i cuori de gli amanti. O pure douea
`l'CdCſſi,Clëe ſuperbi i penſieti,ſclierniſſero quel
c tante fatiche in ſabricareòt armeeſuſhuni ,
nentre i ſuoi occhi, il ſuo volto, &ilſuo ſe
ro , ſenza ſar riſuonare le fueine , liaueano mai
empre copioſi dardi e folgori , per far ptuo
rare le loro ferite. Pntea crederfi Proſerpina,
:h’in quell’lnſerno d’ardori , affilleſſe al far fa
iricare le pene de' ſuoi amanti , ſe dalla ſola ſua
vreſenza, non foſſe ſtato aſſicurato à ciaſcuno il
’aradiſo.
T. 4.. Prw
344. La Rete di Hale/1m
Prorompcr volle Martein poco diuerſi con
cetti. 8c altri, che ſuggerir gli poteua al paragone
delle ſcintille de’di lei ſguardi co’gl’inccndiì di
quell' ampia fornace. Volea forſe con le ſupplire
sforzarſi d’ammolire quella crudeltà , la quale
pareua [i dilettaſſe delle ſtrflggi. mentre con tan
to guſto ralſembraua , ch'artcndeſſe al veder
tempi-arti quegli ſtrali dell’humana fierezza, ò
de' Dinini caſtighi. O pure , mentre s’affiſſaua
nel contemplare il lauoro de gli accrai guerrieri,
ò degli ſtrumenti militari , Volea produrre le ſue
ſperanze, che prometteano l’animo di queſto
adorato Nume inclinato verſo di ſe , Dio appun—
to drlle guerre. e dell’armì. (Lando con l’eſ
preſſione di ſimili penſieri diſegnaua di ſecon~
due la ſua ſorte : ſtringendo i ſuoi amoroſi trac
tati, in vn cenno di ſilentio, hebbe daVenere
commandi, che obligarono àtacere. Ciò fece
per non iſuelare il reciproco affetto à’ Ciclopi,i
quali geloſi cuſtodi dell’honore , come fedeli
miniſtri delle fatiche di Vulcano, haurebbfro
pregiudicato à’ loro deſideri. Erano forſe tte~
miei di quella bellezza ,la quale da eſſi , che ha
uetno vn ſolo, occhio non potea eſſere compiu
mente vagheggiam, ò almgio dal loro cuore,
non porca aggradirfi. mentreſi fonda princi—
palmente negli ſplendori di due vaghe pupille,
doue anco ſi compendia la Magia d’amore. Ri
troli però all’ammirare quelle parti , delle quali
vcdeano priuiloro ſteffi , ncgnuano d’amarnell
merito, nel compoſto di beltà,anche Celeſte.
Raſſomigliauano, in ſomma tanti Atghi, e ſe be
l!? CO" thíc‘u occhio, nell’inuigilare all’oſſerua
nomade gli ſguardi, ode’ cenni , da‘quali , 8:
ſg’llec'mff? il zelo, e'haueanov della riputatione
“Cl 1°“) 31811011’. Deſidero Marte di vedereſtin
to
a'i Ferrante Pallauícim. 34;‘
to nella fronte anche quell’intorbidaro lume, all?
hor, che da’ raggi di quello, conobbe auraer
fi i vapori , da’ quali s’otrenebraua la luce de'
ſuoi ſperari dilezti. Coſi almeno, ſe alla lingua
foſſe ſtato impedito il tratteggiare le gioie del
cuore, alla mura lchaurebbcro deſcritte, gli abñ
bmcciamcnri. 8c i baci.
Tra‘ queſti diſguſti,andaua fulminando male
dinioni contro coloro, quando accrebbc il ſuo
ramarico l’improuiſa partenza di Venere. Stimò
che per non dare maggior adiro à’ geloſi ſoſpet
ti,ſiſoſſe ſottratta á quellaprcſenza, da cui ſi ſa
rebbero maggiormente generati , nel corriſpon—
dere de’ cenni, e de’ ſguardi. Fremeua trà ſe ſteſ'
ſ0, per ſdegno , e raffrenò il ſuo ſuroredal ſar
quiui qualche brauura, perche giudicaua ſacri‘[e~
gio il macchiardi ſangue quel Tempio, nel qua
le adoraua la ſua Dea. Mà dileguarono le nubi
d’ogni penſiero grauida, ò d’ira,ò d’affanno, al
*anipeggìarç dell’amata bellezza , che ritornaua
:cr i] di 1m conſono i propri raggi, in quell"
mrrido Ciclo. Vide , che nelle maniJiauea vn
u'glierro. il quale, ſubito ſi diedeà credere à
`meſto Dio, vnapoliza di cambio , in cui ella
’aueſſë reſcrírti à conto della ſua felicità, i the
ari della propria gratia. Moſtroſſi anſioſa di
onſegnarglielo, acdioche ſuppliſTe quel muro
uglio,doue mancauano gli accenti . 8: impedi~
,~ ie parole , parlaſſeroi caratteri; Non meno a
ido Marte di vedere autenticata in quello ſerie-'
y, la proſperità de’ ſuoi affetti,ambiua cemmo
rà d’eſſerne capace; mà contrariaà i ſuoipen
eri, l’accurata attenzione de' Ciclopi, raggira
x il loro occhio, quaſi velociſſima sfera, per
ungere à ſpiare anche ne’mouimenti, i loro
receſſi. A Venere finalmente ſuggerirono a
T- 5,- more,
346‘ 'Rete di-` Wlan”
more. e in neceſſitàinventione tale , che ſcher—
nir poteſſe l’importuna'diligenza di quelli. Pre
ſe la ſpada, che temprata nuouamente nella ſu
cina del marito , era ſtata l’oggetto apparente
deìia venuta di Marte. (Meſh rraſſe fuori del
fodro, quaſi per contemplarne la tempra , ac
compagnando queſto arto , con ſimili parole:
Oh , come balenarà con lampi di gloria queſta
ſpada, ò valoroſo Dio, maneggiata dal voſìro
braccio! Si, riſpoſe l’amante, ſe come hora
i0 ſoffi ſempre alla preſenza d’vn Sole tanto lu
minoſo . che il ſolo riuerbero. pareggiar può
gl’ecceſſxd’ogn’alrro lumeCeleſte. Non re- -
plicò nlrrola Dea, perche la corrente del diſ
corſonon traſportaſſe gli affetti i oltre i con
fini perſcritti alla dovuta ſecretezza. Solo nel
rimettere la ſpada , riſerrò à viſta di Marte an
che il biglietto nel Fedro, riſtretto nella ſom
mità di quello , ſotto la commiſſura de gli el
ci. Soggiunſè poi : Parlarà nelle voſtre mani,
queſta ſpada, &ti-ſuoi fiſchi ſaranno applauſi.
ne’ quali riſuonarà il voſtro merito. Auucrri
Marte, non meno l’operar della mano, che il
maneggiare della lingua, là onde ſoggiunſe:
Gli accenti , co’quali parlai-à queſta ſpada, ſa
ranno encomi alla voſtra Diuinirà . dalla cui vir-
cu Forſe è ſtata animata in queſto punte. Doue
s’eſtenderà il campo della voſtra gentilezza, sò
che s’vdirà ſempre il rimbombo delle mie lo
di , perche riſpondeua il ſuono delle voſtre glo
rie. Moderarono il profluuio d’altri amoroſi con
cetti, per iltimore d'eſſere ſcoperti. Oltre, che
tracollo Marte o"ni occaſione di diſcorſo , per
Îcceleraiìc lÉOſîdîsſanione alſuo cuore , il quale
n ICCIO
dell:: o
ſue gioie? '
io aſpiraua al truouare gli* eran'

Prc
a’: Ferrari” Pallàuidna. ;'47
Preſaſi la ſpada , ambaſciatrice d’amoroſn pa.
ce, non P… miniſtra di cruda guerra , partì , ſli
molato dalla curioſità di leggere, la ſentenza
dataà fauore de’ propri deſideri , nel tribunale
diquella macſtoſa bellezza. Trattoſi però in diſ
rte, doue la ſecrctezza del luogo ſpriggionar
poteunlalibenà de’ ſuoi affetti , per dar la vita.
ai’ contenti traſſe la ſpada, da quel ſepolcro , dal
quale vſcir non ſolea, che per viueretrà le tirag
'con l’altrur morte. Scorrendo dunque con
Ritchie quelle breui lince , trouò che coſi ha_
ueua ſcritto.
Duèita, che non ben inteſi n'a '110:' il linguaggio
amoroſa degli occhi non przgiua’irlyi ù'mz’ei affetti
l’gffère impedita dal’ eſprimergli um la lingua.
L’indifrreta gela/l'a del Marito ”l’inter-dire il 'Udo,
daue :’annìdareèlzera i miei contenti. V’flma guan
;apuſi amare-ma Venere . e quanto pm) mmm”
-vn Dio. Cor-riſpondete amor 'voi quanto dm: 'una
Dtitè; quflnioſidt’ue admmVem-re. Non manm~
ra‘ rampa-1] mgherei frutti di quaſi” ?lo/ſro amare,
ad anta di [biprotum Ia [Ieri/”à de’ mſm’ piaceri.
Glorioſſi Marte di qucſìo punto di pareggiar
Gioue nel nettare di quelle dolcezze , che guſta
ua in poche ſtillc d’mchioſtro eguali all’altro,
che que] ſommo Rè gode in vn mare immenſo
di gloria. ln vederſi conccſſo dalla fortuna il do
min’io di queſta Dea non potcua non fomentare
:oſi ſuperbi penſieri, mentre poteua giudicar
i-, che l’lmperio ſteſſo di Gioue foſſe apprez—
zabile ſolo perla di lei bellezza. Ruminando ”à
e concetti di gioia non ordinaria , connertiua in
mtrimento delle proprie ſperanze , chimere
'i felicità impareggiabilc; beuutointal guiſa
‘animo d’vna tanta allegrezza , con dimo
lrationi di gratitudine volle riconoſcerne la
T- 6- caulà,
z48 La Rm oli Vulcano
cauſa , là Onde con tali forme rcſcrìſſe au’ama.
m Deux
Blu-”Ido anche {dauqflî libertà difiuellarm' , ta
”rebbe la lmgmx ifiupiu‘ixfl {111in em’ffi delle -uoſìre
grazie. Le mie Obſgñltlofii kauramzo ſede appreffò
chiunque :è qualmenze "un Dio dom offer capace
'le’ fizrlorì d’lvm: Dea, ſe non nel meriturli, almeno
”el conoſcerli. La corriſpondenza èinduóimoíle,
7nentrejàno :fin-zato ad amarui d-'n’x’e /ble 'violenze
della beh/ì non anomale l'0” quel/ì* del *vo/Ira gm
xilzfflìmo affetto. Sarò 'vo/3m *vittima , anche”:
gana’omzfi l’altare delwcjírejeno; perche 'una Dei
rà adorabile in ogm' luogo, hà per rullo Templi,
ó* altari. Godrà nom/{meno quando la firm
im mi comoda-à di confizmve il ſacrificio di mo
fieſſo con lefiamme , olo’ eſcono da’ 'vo/hi bellzffimi
HLT/ſi.
Dch’neati ínanguſto Foglioquefli amorofi ſen
timenti, raccornmandò al Dcſtino l’intenuone
di ricapírarll ncîle mani di Venere. Con mille
voti ſupplic .ua la ’Si-‘ITC, per haucrc commodinî
`dn ſmorxrc gl’inrereffi ſu… amoroſi , per :manzo
dc' quali , cm neceſſario il ricapiro di queſta lec
tera. Diſceſa dunque dal Cxelo, inuiandoſi ver
ſo l’af’ſumicata flanza, nella quale-ſperma di vc
der i] ſuo fuoco. Anche ueſta volta la compiac
quch Fortuna, coll’ablcnza di Vulc_ano. Non
mancaua però la ſolita affifle'nza di coloro.che
con "inceſſante conſonanza dc’ loro faticoſi
coſpi diſturbauano l’armonia de’ ſuoi deſideri.
alo.-—-.- Scarſa l’occhio doue l’inuimua lo proſpertiua
d’vn Ciclo auuczzo ;ì Felicitarlo almeno c0' rag
gi de gli ſguardi. Non incqmrò la preſenza
eH'amara , con preſagio di pocoſciici influffi,
mentre. mancaua quel Nume , che doucua cz
gxonarh._
Per
di Ferrante Pflflauiciflo. ;4,
Per naſcondere la confuſione de’ penſieri, ſe
ce mentire la lingua, la quale, in vece di ſcuo
prire le paſſioni del cuore, moſtrò curioſità d’in
cendere du’Ciclopi , quali fatture haucſſero per
lc mani. Vno d'eſſi riſpoſe, che ſi tempraua la
ſommità della lancia di Pallade, la quale diſſero
d'attender in breue, per riuedere l'operaloro,
8c ordinarne à ſuo guſto la perfettione. Il nome
di queſta Dea molto ſtimata, e perla nobiltà del
genitore , è per la forma del parto,eper le-ſue
riguardeuoli qualitàintroduſſe quiui diſcorſo
re di lci. Traſcorſe Marte in celebrarla con fin
golari encomi , si perche erano douuti alle con
ditioni d'vua Dea coſi grande , sì anco per trar
re fuori d’ogni ſoſpetto coloro , che ſorſe dubi
tar poteſſero de gli amori con Venere. A queſto
finepuò crederſi giungeſſe à dire , che mai egli
haurcbbe aſpirato al congiungimento con altra
Dea , poſcia che ſi gloriaua inuincibile ad ogni
bellezza, fuori di quella, ch’cſſcndo armata , p0
ceua domare i ſuoi ſurori. Stimó nondimeno,
che ſi traſportaſſe ad offendere la ſua adorata
Deita in tal modo, sù la fogliadel di lei Tem
pio medeſimo ; perche ſimili accenti foſſero
commandati da vnamcnte diſordinata per l’aſ
ſanno, che pruouaua in non vederela ſua Ve
nere.
Conobbc purtroppo. d’liaucre con fregolato
corſo di lingua precipitatele ſue ſperanze,quan
do quella, ch’in diſparte haueua vditi i ſiioi ra~
gionamenti , vſcì co’l volto acceſo di ſdegno.
Mentre alle fiamme di queſto traſpariuail ſuo bel
lo, moſtrò di volere , che le,ſue bellezze foſ—
ſero crudelmentc homicidiali , acciò che gli foſ— -
ſe più doloroſo l’hauer la morte, onde ſoleua
confeſſare la Vita; In quegli occhi che nutriua
T 7 no
350 la Rm di Vulcano
no ’incendi d’amore all’hor, ch‘auuampaua
no ’ira ſe gli preparaua vn doloroſo inferno, le
cui pene eſſer doueano tanto più atroci, quan
to , che erano riſtrerte nel centro del Paradiſo.
Ad vna ſola occhiata pronoflicò Mattei ſuoi fu
turi infortuni , mentre vidde ſcintillanti in fac
cia del Sole qüelle due infiamate ſtelle , che però
creder non poteua, ſe non infauſte Comete.
A baſtanza prediceua ſciagure la ſeueritàde'ci
gli, rigoroſa , in naſcondere que’ lumi fecondi
della ſua felicità, e mancando la ſerenità delvi
ſo, douea con ietturar tempeſta all’hor, che
nell’ increſpar 1 della fronte poreua crede
re nmmainata la vela die quella amoroſa genti
lezza, da cui poteuanocondurſiin porto l ſuoi
affetti.
Accompagnò Marte il primo incontro de gli
occhi nell’ amara Dea, con vn’ affettuoſo ſa
luto contracambíò con vn ſuffiego coiìaltiero ,
che ben vedeaſr depreſſo dalla Maeſtà l’amo
re. Aggiunti: effetti di riuerenza, quando inol
traſi maggiormente verſo lui richiedeua termi
ni di creanza , ſe non d’affetto. Non puotè però
con tali ſegni correggere quegli errori . à’quali
a’andaua preparando ſeuero cafligo. Sollecitata
Venere allo sfogare il ſuo ſdegno, eſalò fiamme
alla vendetta da quella bocco , da cui non porca.
no , che vſcire fiumi di dolcezza à gli a
mori.
Non vorrei, diſſe, vederui coſi frequente in
qucſta fucina, all’hora mamme, ch’è lontano il
marito. Dall’eſſere voi vn Dio non ſi cancellano
que’ ſoſpetti, che poſſono offendere la mia ri
pntatione. L’autorità delle voſfrc grandezze
:ion v1 rnuouaà reſurnere la libertà d’adem
re ogm voſtroñ eſiderro. perche io ancora ſo
no
ma:

di Ferrante Puîauícim. 3 ,-1


no vna Dea Vulcano è figliuolo di Gioue. Sa
premo vendicarſi degli altrui diſpreggi , perche
‘az
l’lëabitarione in terra non pregiudica alla noſh-a
conditione , come pure la voſtra nel Cielo non
v’accreſce merito. Non vbffendano queſte pa.
role, anzi augurateui i ſentimenti medeſimi nel
la voſtra Pallade , o in altra che bramiace conſor
re nc gli amoroſi diletti.
ln tal guiſa fece riſentire all’amante le puntu
re di quella ferita. ch’inauuedutamenre hauea
auuentata la lingua à’ propri danni. Era maggior
tormento il non poter medicarla piaga,con pom
pa di verità facendo apparire falſi que' concetti,
che penetraila eſſerl’vnica cagione de’ ſuoi mali.
'Comparue nel tempo ſteſſo Pallade, come ha
neuano accennato i Ciclopi per ſopraintendere
al compimento dell’opera ad eſſi ordinata.
Qujui fece ſcena di trè Deità, che confuſe trà
varii affetti non ſapeuano trouare adito nel labe
finto d'iſtorditi penſieri. Venere ammartellata,
e geloſa per la preſenza della creduta riuale, vi
ſitaua, el’vno, e l’altro,con ſguardi ſeueti. A.
boriuala viſta di quella , che s’vſurpaua l’amo
re del ſuo vago, abominaua l’infedeltà di que
ſto : mà pure ne deſideraua gliaffetti. Mar
te dall’altro canto appaſſionato per non ingeloñ
lire la ſua amata , non ardiua complire, co
me che l’eſèrcitio commune dell’armi condot
tigli haueua più ſiate ad vna domeſtica conuer
ſatione. Corriſpoſto haueua appena con vn tra
mezato ſguardo à’ ſuoi primi ſaluti , perche ve
dendo Venere attenta ad ogni ſuo mouimento, ,
dubitaua d’eccedere, onde auueraſſe i ſuoi ſo
ſpetti. Pallade finalmente non poteua non ſtuſi
pirfi, mentre da Venere poco ſi ſcorgeua aggra.
dita, e da Marte quali che diſprezzata. Cedcte il
campo A
352. La Rete di Vulcano
‘campo il Dio guerriero, perche ſäueua qualmen.
te il guerre iare contro beltàincrudelita non è
vfficio di ortezza ſolita di ſar prüoua di {è ſteſſa
contro gli acciai.
Licentioſſi , non sò con quali parole, ſtando
che l’intelletto diſordinato in 17: medeſimo non
era habile al :eſſere ben orditi concetti. M'affi_
curo ben sì, che ilvolto ſcolorito , gli occhi
languenci , conmuta loquela ſupplicauano di
pietà Venere; chicdeuano ſcuſe al’allade,mo
ſ’crando, che d’ogni ſuo mancamento , deue in
colparſi quel dolore , che lo tormenraua. Parri,
neceſiitato ,cred’io, à chiamare le forze della
Diuinità , per non applaudere con maggiori ſe
gni di debolezza, à’ trofei d’amore. Andaua tra
ſe ſteſſo chimerizando, in qual guiſa poteſſe riac
quiſtare la graria della ſua Dea , riſoluto di ſpen
dere anco moneta di ſangue,quando ſe gli con
cedeſſe il ricomprarncl’affettione. Malediceua
l'incommodità , per fauellare, ondel’eſpreſñ
ſionede’ ſuoi accenti, autenticaſſe la fincerirà
d'èl cuore, inuariabile in amarla. Stete ſoſpeſo ,
8: irreſoluto gran tempo,ſin,che ſcorgendoſi vi
cino alla diſperatione , conobbe neceſſariol’ap.
renderſi ad ogni rimedio, ch’impedir poreſſe
rltermine , con eſito miſerabile, di coſi doloro
ſi tormenti. Per navigare in mare coſi tempeſto`
ſo, poſe vna carta , dalla quale ſperava d’eſſere
felicemente incaminnro , quando vento di pro
ſpera fortuna l’haueſſe portata nelle mani dell’a
mata. [ſegni di quella, per regolare la felicità
del ſuo viaggio, erano caratteri, ne‘ uali , non
díucrſirmente eſponeua i ſcntimcnti dell’animo
addolorato. '
n H? _[ëfnPre creduto—z :la: [bla Giaueſaſtmga que'
, :Imma qual: nel terrore commune intriſo/ren
gm
di Ferrante Puſhuírino. z 5;‘
gonfi [a Mae/là deljùoimpera. Hara impruozm ca
rro/ce, the gli (guardi di Venere _ſd-*gnam ſanafia
periari iz’ çalpidiqueljùpremo Nume fuſmirmn”.
E‘ però /ſſlſe ficpmflua l’utllmticare appreſſ; di ma
I.: 'vu/fra Diuim’xà , to’ :az/123,51' del mflra furore,
ne pateuate dubitare a"uſſère liſüflq/Z‘ſuhl per Dea,
mentre 'v’üdorauo , qua/[diff: più della [id/'0 Gina:.
Anzi bnuete data art-{ſione di]òſ}>ettare,tbe non
, [iure 171421111 Venere, th’inrhmana i miei effett:,/1an
.i da, cl” nella 'vo/Ira ira ſi finzaſroperte tq/ílantane
.fl d.: 'voi quell: grade , che fizglionoindimſibílmmta
‘ accompagnati-ui. Prrgìudítate però [enza ragione
z‘ . alle 'uo/iregſaric, nel xir-wnngiarmí con crudeItì,
impropria -í’rvna Den num dolcezze. $13, the dì
' rete a"ejfferui in ;alguiſa trasformata , Per punire
' gli errori della mm inſedeltà. E; i0 m’appeſſo da
ogm' ſiente-”1.1 , che :and-anni reo diwialatafe
de, pn-fcffflndo d’bam’r "un cuore, the tiene per ſm
immufxfſnle eſſì-nzz l’amarui. Arturo camefaſfo
ngriſi-[petto, da :ui-viſiperfit-uſ-Î ſulla” In mz'afè
de, PrateſLmda qualmente le parole, che hanno pa
rma inzelo/irmi, hrbbero per fine lo flhernire i1”:
dito da' Ciclopi , i quali ſorſe dubitar poteflno de’
m/iri amori. Ricette”, 6 mi” Dm , que/ii une/Ia
tx, come parti d'runa 'verità . the non pu`a effèr con.
tmflnm per I’immutabileluffllenza de’ miei nffèt
ti. _Quindi dourò tſſère refhtuiío nel paſſa n'eH-z 'v0
ſiragmìiu , da cui demdetti, Per ingiufla Per/Ecu
tionz di nemica Fortuna , dietro la quale non ron
uíene , rl” preripítntelaſtabilità a'e 've/Ir ipenſieri,
PrwImz’ al fanarirmì.
Coſi ſcriſſe , non ſenza ſpeme di raccorre al
cun frutto da queſti ſudori diſtillati , non sò ſe
dalla penna affaticata dalla mano, òpure dall’a
nimo anguſtiato dalla paſſione. L'hauerne l’ef
-‘ fetta, che poreua pretenderfi dalla lettura di Ve,
r nere ,.
354 La Rete di Vulcano
nere, non fù molto difficile, mentre ammar
tellara ſoſpiraua occaſione di rappaciſicarfi.Ven
ne per rimuouere co’l ricapico di queſta i pro—
greffi delle proprie diſauenture. Timido , ann'
quaſi trememe s’accoſtoua à quella caſa, er
rario prima delle ſue delirie, mà in quelpunto
ſeucro Tribunale d’onde era condannato a’ror
menti. Scorſero gli occhi per vedere ſe forſe pre
correuano ne gli ſguardi della ſua Dea _felici , ò'
purinfauſti agurii. Entro la porta rimirò che ſe—
dente tratteneaſi in compagnia del marito. Con
grarioſi ſcherzi baſtando quel pouero Zoppo,
procuraua digerire la paffione , che l’affligge- -
ua perla credura perdita delſuo Marte. Vulca—
no dall’alrro canto glorioſo di ricevere dell’a
dorata moglie , anche er lufinghe i diſpreg
gi, le continuaua con a preſenza ſimile trat
vcnimenro. Bfillaua gioioſo nel vedere la ſua
cara riflettere verſo ſe con ſi dolci tenerez
ze; mentre non ſoleua che incontrarlo con a
ſpro rigore. Non s’auue deua il ſemplice Fa
bro , che non hauendo potuto ſelicitarſr c0’
di lui dishonori , voleufl dilermrfi co’ gli
ſchemi.
Marre, che dalla di lui affiſteuza era facto li
bero dal temere le ripulſe di Venere, ardito s’eſ
poſe ad auucmumre il finede’ ſuoi affermi, ò
il principio di rinuoumieon-tenti. L'amam Dea
pruouò nel rimirarlo vn colponl cuore , di cui
ſi rítèntì con ſcolorim pallidezza il volto. La
Maeſtá dello ſdegno mantener voleuaſeueroìl
ciglio, mi la gentilezza d’amore violcnlaua al
tîſgglſaſſi quelle pupille, ſopra le' uali preſume
a olutodommio, come che ſono ue sfere. Non
P—uoſe,V!etfer, ch’in vn ſoſpiro vſciſſe quel fia
m, ch eſprimeuano imautici , de gl’affexxi , da’
quali
j _ di Ferrante l’allauicino. ;55
?113“ ſi rinuouano gl’incendi d’amore. Marte
auellaua con Vulcano , ma più dellalingua par
lauanogliocchi con Venere. Lalanguidezza pe
rò de gli accenti mcdelini, era vna ſupplicheuo
le richieſtadi pietaperque’mali,de’quali raſ
ſèmbrauano vindlcarrici le moltiplicare ferite
de gli ſguardi. L’eſalationc d’intcrrOtti ſoſpiri
daua à vedere,quaſi difficilmente attraeſſe alla vi
ra il reſpiro quel cuore, ch’era ſenz'anima, priuo
dell’ affetto della ſua Dea. Se n’auuide l’amata.
onde ſpogliata di quella rigidezza, che deſtina
uaſi in penna alla di lui creduta iuconſtanza,
veſii quel manto, da cui poteua contraſegnar—
ſi donunatricc nel Regno delle Gratie. Ripulla
:ono le g'wie nell’amante , all’hor che rinui
gorirſi , notò fortunata primauera nelle roſe di
quel Volto , che portaua deſolate dallo ſdegno
le ſue bellezze , per non apparire Cielo d’a
more. `
Riuſciua noioſal’afliſ’tenza di Vulcano, giu~
dicata da principio fauoreuole, come che pro
hibiuail riſtabilire l’vnione de li animi con la
noritia d'inuariabili affetti. Mo rò Marte, che
dal’ ſuo canto hauea loquace quel foglioarrecato
ſeco,íl quale con deſtrezza fece vedere à Venere,
accennando con vna mezaocchiata quello eſſere
vna lettera, in cui erano delineatii ſentimenti
della ſua ſincerità. Soſpendeaſi la compita ſo
disfattione de’ ſuoi deſideri della difficoltà di
conſegnarla nelle di lei mani, quando anſio
ſa ella medeſima diſi annare la ſua mente, non
ancor purgata di ge ofi ſoſpetti , gliene por
ſe la'commodità , con aſtuto ripiego. Leuar
ſi da ſedere, richiamo in diſparte il merito,
quaſi àſecreto ragionamento. Nel prender licen
za dal ſuo Dio, commandò_ col cene d’vno
\\j
ſguar
;56 La Rm di Vulcano
ſguardo, che depoſitaflë la carta meſiäggiera ,
per gli atteſtati della ſua fede, in quel ſeggio,
nel quale ella era ſtata ſin' à quel punto. Seruiua
al naſconderla vn drappo iui appoſtatamcnre la
ſciato, con cui celaua alle ingiUrie dell’aria i ſuoi
belliffimi lauori. Non meno cauto peri propri
intereſſi l’amante, ne meno ſollecito per fauo
rire le ſue cu piditadi , oſſeruò quel mouimento
d’occhio , eſpreſſe quella {lella per ſicura guida,
ad incaminare la ſua fortuna.Tanto opere-,quam
ro gli hauea impoſto colei, che nelle ſue brame
nutriua i di lui contenti. Coſi a` Venereſu per
meſſo l’accertarſi , ch’erano incorrotte le glorie
della ſua beltà , la quale parcua negletta , men
ì
tre ſtimaua, che quello riculäſſe d’eſi'erne a
mante. ‘
Coneertati i caratteri di queſta lettera, con i
deſideri del cuore, non frurificò, che riſolurio
ne per copire l'armonia delle dolcezze , per CU;
ſola ſi procurau-a la conſonanza de’ voleri- L'a
more, che con l’antiperiſtaſi de'diſguſti, ſupe
ra di ſor-Le anco ſe medeli mo . ſi riconcentrò nel
petto di queſta Dea, con tal potere che rifiuta
ua 'riſpondere all'amante con altre forme; fuori
di quelle, le quali con affettuoſrrmtti s’eſtendo—
no sù’l ſoglio d’vn letto; nè d’vna inamorata vo
lontà procuraua far ap parire altri teſtimoni , che
quelli, i Ualiaſſrſtonoà gliamoroli dilctri. ln
tal guiſa rmarurauanoi ſrutride’ bramati piace
ri, perqueſtiamanri.
Parue opportuna la commodirà di coglicrgli ,
sù quell’alberga di delitie, in cui. ſempre get'~
mogliano godimenti , all’hor , che Vulcano E!
trattenuto in Cielo- Hauea fabricato queſto aſtu~
to "NEUE. vn ſeggio coſi ingegnoſirmente com
P°ſto, che di ſede diuentaua carcere,à chi ſe
n’auualeua.
l
l
di Ferrante Pull/mirino. 35-7
n’auualeua. Prouaua i cepi anche libero, e ſenza
veder lacci , ſi ſcorgeuaimprigionato. Pruouò
le marauiglio di queſto artificio, Giunone, à
cui l‘haueua il figlio mandato in dono; altri dice
per vendicare l'affronro , co’l quale accompagnò
il dono della vita , altri afferma per impedirle il
correre alle ruine d’Hercole, machinategli dal
lo ſdegno di quella gran Dea. Comunque ciò ſia,
la forza di tutte le Deitadi , non fu baſtcuole er
diſciorla da quei leg-mai , ch’erano; ò pena el
la ſuaingiuſtitia , ò freno della ſua ſuperbia. Di
l’ò , che ogni trono ſia vna imagine di queſta ſe
de, perche non meno ſtrettamente legato ogni
Grande, dalla ragione di Stato, non troua con
che rilàrcirlî la perdita della libertà, in paragone
di cui, ſono ſprezzabili , anche le grandezze
d’vn Regno. S'aſſicurino pure iPrencipi,ch’i
ſeggi medeſimi. ne’ qualifaſtoſä appare la loro
flceriggia , ſono per loro prigioni 5 perche ogni
gloria mondana è vna catena ,la quale, ògli ſira
ſcina alle ſciagure, òglitratt-iene in tormenti,i
tiranni, maſîime per eſſere Grandi, nonſigiu
dichino eſſenti da' meritati caſtighi; perche, ò
Dio , ò la Fortuna, ne gl’iſteſii throni, gl’appre
ſ’cano i ceppi,co‘ quali’reſtano confinati de’ do f
uuti ſupplicii.
1mp`arino almeno dall’eſſempio di Giunone,
à non eſſer facili à'riceuerc doni da chi maſſime
ſu daloroofſeſo, ’perche la memoria di qucſto
non coſi facilmente aboliſce i caratteri delle ri
, ceuure ingiurie , la doue ſuggeriſce mai ſempre,
il deſiderio delle vendette. Ma ſorſe dalla pro
prietà d’eſſer dono traſſe la neceſſità di legare ,
percheiduni, maflìme ne’tribunali , ne’ thro
ni , di ventano lacci,che legano le mani à’giu
dici 8c à’ regnanti.ln ſomma fatta immobile Giu
none
353 La Rete di Vulcano
none videinefficaei le forze della Diuinitä per‘
diſtruggere, quanto haueaoperato l’arte del fi
gliuolo. Sdegnata minacciaua ſtraggi , e ruine,
màindarno perche la neceſſità d’vſàre ſuppliche
per eſſer diſciolta, diſtruggeua ogni machina
rione de’ ſuoi fiirori. Auuertane i Prencipi di
non permettere, ch’alcuno gli leghi,prenden
do poſſeſſo de’ loro voleri è el loro dominio 5
perche ſe bene inferiore dourà eſſere ſuppli
cato , nel tempo , in cui dourebbe eſſer punito.
In vanoſiſcuore, indarno sbalza , ſenza frutto
inferociſce vn generoſo corſiero, ancorche aſſai
più ſorte di chi lo caualca, ſe già egli ha rieeuu
to il freno in bocca.
Anche quella gran Dea -, fiancata l’autorità
della ſua poſſanza ſù sforzata à ricercar Vulcano
già vilipeſo da lei con atto d’eflraordinario diſl
prezzo , per degradarlo,acciòche non vantaſ
ſe quel pre io di nobiltà, che poteua arreccar—
gli l’eſſer uo parto. Si conſultò il biſogno di
condur eſſo medeſimo in Cielo, per l’inhabili
tà d’ogn’ altro al rompcrquei lacci, ch‘al po
tere d’ogni Nume eranoindiſſolubili. Non pe—
rò ſenza molto contraſto Condeſceſè il Zoppo
fabro à queſte richieſte j ſaggiamente cono
ſcendo pericoloſo ilritomoin quel Cielo, che
non hauea potuto goderſicuro per culla. Si fra
poſero le interceſſioni di tutte le Deitadi, dal
le fede di queſ’ce volendo eſſer aſſicurato 5 come
anche ben ſäpeua di ſcorrer gran riſchio, men
tre era colpeuole di que-ſ’ca offeſa , appreſſo quel
la Maeſtà , che l'hauea perſeguitato innocente.
Non poteua , che congetrurare peſſimi tratta
mentr da quel alterìggia, la quale propria d’ogni
Grande, 'non sà darſià conoſcere , {è non con
Pompe di ſdegno.
Marte
di Ferrante Pallauicino. 319
Marte principalmente, più d’ogn’alcro Nu
me paſsò efficaci vfficiin perſuaderlo à queſto
viaggio. Come ſuo intrinſeco, moſtraua mol
to piu importuno, con quell’abbondanza di ra
ioni , che potcua ſuggerirgli . non tanto laqua.
Età del negotio, quanto la conditione de’ propri
intereſſi, ch’io ſimile occorrenza poteano com
modamente felicitarſi ne’godimenti di Vene
re. Aſſenti finalmente il buon zeppo, ringra
tiando maſſime queſto amico, per il zelo, da
cui ſi ſingeua ſollecitato al perſuaderlo ad vna at
rione conueneuole, per ſuogiouamentoxe ri—
putatione. Aramo più autenticaun Vulcano
anche in queſto vna buona indole, approuata
già nel fabricare i fulmini à Gioue , tanto mag
giormente conſermaua , cheappreſſo quei Gran
di ſono mai ſempre perſegurtati,e mal tratta
ci i più meriteuoli. Laſciamo horail pouero fa
bro intento al diſciorre la Dea, mentre Matte,
e Venere in altra fucina, nella quale però
non mancano ardori , ne’ Ciclopi, principia
rono à comporre inuiſibili legami , ch’allac
cia-uanola di lui riputatione tra’ceppidel vitu—
perio.
Già s’era truouata preſi-.nre la Dea alle perſua
ſioni, con le quali l’amante s’era affaticato per
ſ ingere il di lei marito al Cielo. Haueua mo
raro d’applaudere à’ ſuoi penſieri, è nella ſere
nità della fi'onreſhaueua dati :ì vedere,quegli ap
parati di gioia,che prometteano vicina vna felice
primauera. Nel partire , concertarono qucſti
amanti il futuro trattenimento , nel quale ſi figu
rauano la pienezza de’ contenti d’vn Cielo mol
to più deſiderabile di quello , al quale aſcende
ua Vulcano.
Non fi toſto s’alſicurò Marte eſſer rapito
queſto
360 La Rete a'z' Vulcano
queſto colà sù, onde haueua laſciato libero il Pa
radiſo in terra, che ſubito. libraro sù vadni d’vna
veloce agilità , ſcorſe-quaſi diſſi preeipiroſo al
`la caſa di Venere. L’artendeua con indubitara
certezza della ſua venura , fondata nel conoſce
re, che chiunque ama, brama ſolo di godere.
Non sò ſe prima ſi vedeſſe nella ſua ſlanza , ò pu
re nel ſuo ſeno z perche vna amantelaſciua, tut
ta grarie, non poteuanon ſar precedere gli ab
bracciamenti à gli accenti. M'afficuro ben ſi che
la bocca s’impiegò in baci, prima chein paro
le, non eſſendo conueneuole che vna Venere
luſureggiata, Fauellaſſe con altre forme meno
diletteuoli. La lingua ſimilmente doueua vi
brarſi qual ſàetta, che feriſce con le dolcezze,
non adoprarſi qualnumia del cuore,il qualenon
ad altro aſpiraua , che allo ſtruggerſi ne’ diletti.
Strinſero ſn’l bel principio la pugna, ben ſapen
do , qualmente erano ſuperflue l"amoroſe disfi
de, mentre à primo tratto egli s’era condono
nell'arringo del ſèno. Trà queſti ampleffi però
non potendo la Dea trattenere que' profiui d’al
legrezza , ne’ quali ſi proſondeua liquefatta l'a- -
nima proruppe iniqueſte breui nore. Adonra
d'ogni nemico deſtino , godrò pure gli amoroſi
piaceri, guſtandone il miele, doue lo fabria
rono i miei deſideri , racolto da' fiori delle più
vaghe bellezze. Condannata alla compagnia
con colui,che può dirſi vile reliquia-del diſpreg
gio , non sò quale ſia vn vero c?od-imento , an
corche Dea de’ piaceri. Hora cîelìtiarò pure nel
{èno del mio Marte, è nelle corna, ch’erigerò
ſu’l capo del mariro, riconoſcerò duplicato quel
lo d’Amaltbea , con raddoppiata abbondanza
d’ogmbene. Si mia vira, ſimio cuore voglio ſe
ſieitflrri anche con le mie gioie.
Sigiliò
:-1

di Ferrante Pal/auſtin”. 361


Sigillo ucſta promeſſa con l'impreſſione d’vo
.1
bacio coſi laſſiuo , che dal di lui impronroſi ſc
ceroſchiaui tutti i ſenſi iicll’annnte. Riſpoſe,
bcnclic con voce, la qualc- gn lo piilelaua inlan—
guidito trai gli eſtremi ditanm dolcezza: Sono
tutto per compiacerui . ò mia Dea, obligato al
la concorrenza de’ Voſtri gufìi , in modo che
ambiſco diſhllarc ogni parte di mc ſttſſo. Pro—
‘curarò , che la mia fortezza quiui principalmen
te corraggioſa ſivanti , deſideroſa di conſuma
re, non clic il trionfo la palma, ſein altre vu:
torie n’hÒ ambito, fondato il mantenimento.
dopò d’liauetne hauuto gloriolbl’acquiſto.
Impatiente finalmente ciaſcuno di cſfi in af*
teiidere-J’cſito , e di queſto promeſſe, ſ1 trasferi
rono dell’altare del letto ,in cui alla propria Di
uinita doueano vicendeuolmen'te ſuenarſi vitti
megmoroſe. l dilettidi queliafortunata copia.
Poſſono imaginarſì , mà non circonſcriuetſi,
Baſti il dire, ch’in queſto theatre amoroſo era
principale perſonnaggio vna Venere,vaga ſorſe
di ſar mentire le delitie del Cielo in quegli ecceſì
fi , ne’ quali ſi pauoneggiauo ſuperiori all'altre.
Non può maggiormente amplificarſi la felicità
d’vno che ami, ſe non admettendoſi al conſortio
con vna, alla quale con apparenti proportioni
s’applicanogli attributi di Venere. Hora ſi con~
ſideri la qualità de’guſti di chi godeua il vero
originale diquel bello,di cui vna ombregg’iata.
imagine ſuo è bcare gli amanti. 'Chl non ècer
to che nel candore delle carni, nella ſtatura del
corpo, nella ſimmetria delle parti eſſa toccaſſe
vna meta inarriuabile, moſìra didubitare, che
non foſſc la vera Venere , la Dea delle bellezze.
Nonpoteano non traſcorrerin ecceſſi ſuperiori
ad ogni concetto que’ piacerime' quali rendeua,
V eſau
362 La Rete di Vulcano
eſauſto il fonte delle laſciuie , per eſtinguere l’ar
dore delle proprie cupidrtadi. Deue crederſi ,
che diſpergeſſe abbondantemente la moneta
più pretiolà , che corra ſu’l 'banco de’ diletti ,
mentre ſene ſeruiua in appagare la propria voñ
lonrà comperando à ſe ſteffale più ſoaui dolcezñ
ze. ll reciproco affetto, principale condimento
di quelle viuande alle quali ſerue di menſa vn
letto, moſtraua effetti veri di fuoco,mentre ope
raua sì , che vnitamenteſi liquefaceſſero queſti
amantidn ſomma, doueano ſuperarogni altro, in
queſti amoroſi congiungimenti,da’quali ſi gene
rauaCupido,che douea eſſereil Dio degli amori. -
Marte , eſtatico in tante delitie, non ſapeua
-non crederſi maggiore di Gioue, ſtimnndo di
bere vn nettare , molto più del ſuo delicato e
ſome’, ancorche non preſentato nella coppa
d’vn Ganimede. Hebbe agio di ſatollarſi, ne
ceſſitato al ſodisfar :i quella, che ſi moſtraua al
tutto inſatiabile. Era neeeffitàil guí’tare dolciſ
íimo miele, nell’interne parti diquelbelliffimo
corpo , che al di fuori, e nella morbidezza, enel
candore, moſ’traua d'efler di cera.
Faceano pauſa agli ampleſii, co’ diſcorſi , ne'
quali gratioſaniente Venere ſcherniua la ſtolidità
di Vulcano. Deſeriueua il offo modo , nel
quale, quando gli era perme o, ſi ſollcuaua à gli
amoro rgodimenti. Riſeriua, come ſtordito re
flaua taluolta alle ſue riſpulſe, come confuſo
à’ ſuoi rigoroſi rimproueri , gloriandoſi di
quell’ aſſoluto dominio, che le concedeanoſu
perbia , 8c amore. Ogni ragionamento al fine
tcrmrnaua in vezzi, òluſinghe, con lequali, e
lalmgua, ela mano riſarcir voleano al ſuo Dio,
tutto ll tem po otioſirmente conſumato , all’horz
‘PPunw- che non l’occupauano in veraci diletti.
Due
di Ferrante Paflauieim. 36;
Due notti, vn giorno continuòqueſtaamo
roſa prattica, interrotta dalrimore che ritornaſſc
Vulcano. Non s’era riconoſciutainquelluogo
queſta variatioue, ò longhezzv~ di tempo, mentre
non v’è miſura per gl’inſtanu dell’eternitaînclla
quale ſi credeauo, trouandoſi in godinienti di
Beatitudine.()ltre che riſplendetteſlsmpre inalte_
rabile ilSoic,cſ`ſcndo inuariabilmente copioſa de’
raggi delle ſue gratie la bellezza di Venere. Parti
finalmente Marte , licentiato con quella copia de
baci, che poteano moltiplicare caratteri in atte
ſtatione dell’ affetto di queſta Dea. Non ſu però
rilaſciato alla partenza, ſenzal’ohligo di ridurſi
altre voltcà qucſto giuoco, in cui ciaſcuno d’cffi
4L'
era certo di vantaggioſo guadagno. Ella offeriua
íèmpreil rauoliere pronto , 8c eſſo non men ge
neroſo, prometteua di ſempre gettar il dado , ſa— '
pendo , che ſauoriro dalla fortuna, haurebbe
nuouato mal ſempre vn buon punto. Deſtina
rono l’opportunità di queſto trattenimento
ogniqualvolta il buon ſabro allontanaroſi per
rouedcre di materia à’ lauori della fucina, ha
urebbe laſciata commodità d’accopiarſi per altre
fatture. Così, mentre i poueri mariti, col diſ-ñ
pendio de’ſudori vanno procurando‘auanzi di
gloria, ò il mantenimento dellefamiglie, le mo
gli fi veggono affacendate in diſpergere la ri u
ratione , per raccoglierne le contentezze del en
ſo. E quante Veneri ſi truouano, le quali trat
ano in tal uiſa i loro conſorti , ancorche non
ſiano Fabri, à onde debba prouederſi loro di cor~
na, delle quali s'auualgano , nella fucina in tem
prare gli acciai. _ . _ _
Ritornò al Cielo ll D10 amante, oue giunto ſi
trasferì ſubitoà viſitare Vulcano, iui trattenu
to da genitori per honorarlo , ondeſi rendeſſe
V 2- bene
364 La Rete di Ville/ma
beneuol0,mentre peri ſuoi artificii era dinenu’to
formidabile. Del non eſſerſi laſciato vedere il
giorno antecedentmadduſſe ſcuſa, accennando
molte occupationi, che l’huueano trattenuto.
Moſtrè il zoppo d’aggradire il ſuo affetto, non
ancora conoſciuto coſi partiale , che Voleſſe
communicare nell’iſteſſa moglie. Conferíſecoi
ſuoi penſieri maſſime circa l’eſſere fermato cola
sù , doue lontano dalla ſua Venere, non fipeuañ
riconoſcere al’cuna ſcintilla di felicità. Di
ceua di tener per ſoſpetti que'fauori, ch’eſſen
do di Grandi pruouati nemici, non poteano che
eſſere intereſſati . per diſöbligarſi, òſimulati per
tradire. Vn bacio aggrauato dalloſcettro ſem
pre opprime , che ſei ſingolarmente fauoriti ſo
no eſenti da qneſte oppreſſioni, nè è cauſa il ri
nontiare ad eſſi per ſouerchia partialità lo ſcettro
medeſmo. Daua à vedere di compiaccrſi di
quel viuere ſtentato, proprio della ſua poue
ra conditione, piu che di quella ſuprema quiete;
perche Vna vitatempr‘ata tra gli ardori delle ſati
che,e l’acqne de’ſudori,non sà aggiuſtarſi ad vu'
otioſo ripoſo. Volle in ſomma affrettare la par
tenza,dubitando forſe, che il progreſſo di tempo -_ —-`.— _.
maturaſſe à’ ſuoi danni qualche ſciagura, perche
I’intempcrie di quel Cielo , ſotto di cui s’erano
congiunte la naſcita, e l’inſelicità, l’obligaua
à temer ſempre ffagionato per ſe qualche infor—
tunio. Sceſè di là sù, beffalo prima,e poſcia inui
diato daMarte,il quale lo vedea anche nel di
ſcendere, indrizzato col volo à quella sfera, ch’e
tiandio ſottoi Cieli, non teneua altra ſuperiore
nel di diletto. Fù accolto daVeuere con vnagio
condità, ch’eſſendotributo alla ſodisſattione de’
propri {PPerltL dauaſi a' credere al marito por
'5° d V“ affiW. fedele, lieto per il ſuo ritorno.
Fatta
-`_
_ di Ferrante Pal/uniti”. 365
Fatta l" queſto mentrcſinbunda di quc’gufli,v
che gli praticati allen-mano i dilideti, truouo
modo di deludere con l’imaginationela verità,…
guiſa , che delitiaua con Marte , anche ab»
bracciata co] marito. La ſiilh applicatione de’
penſieri , nc glicinplcſſi di Vul-;ano , inneliaua
talmente gl'impuri congiungimenti col dru
do , che non poteua aſtenerſi da que’ deliquii, ò
lungoidezzexhetermina gli amor-oli godimenti.
(Hindi il pouero zoppo , inauuedutamente la›
dro in vſur-parli gli altruicomenti, non lìipeuad’z
pagare nel tempo fieſſo la» pena di quello furto
co’propri dishonori. Godcu‘a alle altrui ſpeſe e
ſh-nordmari diletti,come che mai rieſce compito
il ſacrificio d’amore, ſe la vittima dell’amata non
ſi ſuenn, e ſuiſcera,coñ’l coltello dell' affettoCc-le
braun pero per frutti della ſua lontananza queſtiñ
inaſpettati pro reſſi., non conoſcendol’artificio
della moglie fia qualeinteſſeua co’maritali ab~
bracciamenti , i piaceri d’im uro congreſſo. Si
erſuadeua d’hauer truouata E"… per auuiuare
a fortuna de’ ſuoi amori, daldiſpreggio dique
ſta ſua Dea, uaſiche eſtinta. Stupiuaſi di vez-
zi àlui nuoui, i luſinghe non mai più vſàte ſeco:
mei'tè ilch‘era
ſeſſo, qſiualeignorante della proprietà
maggiormente di quel
allerta, quando
iu empiamemetradiſceDeterminòdi far pauſa
alla ſatietàde’ diletti , colalluntanarſi più ſnuen
te da caſÎl; già che riuſciua più ſoaue queſto in
terrotto concerto, che per lui rinuouauaſi con lo
più armonioſe note, che poſſano leggerſi sù libro
amoroſo. Altro per appunto non bramauano
gli amanti, che della ſimplicità di queſto cre~
dito ſi ſcorgeano fauoriti con moltiplicare occa
ſioni di godere. Andaua quelli bene ſpeſſo ol
tre l’llòla, ch’era ſuo albergo, fatto' prouido~
V z‘ buie
;66 La Rete di Vulcano di Ferrante Pallauícíno.
bene per gl’intereſîi della caſa , mentre vedeua
coltiuata- baſteuolmbnte la diligenza , con cui
s'inuigilaua prima ne i 'negozidel ſenſo. ,
Marte , non laſciaua ſcorrer in vano vn m0
mento di queſto tempo, regolato dal moto d’vn
Cielo , molto fauoreuole a’ ſuoi affetti. Con
duceaſi ſubito alla ſuaVenere,la quale non meno
impntiente in aſpectarlo, incol aua,come pigra
ogn’inſtantanea dimora. Co 1 occorrcua loro_
meritare molte ſiate quella ſentenza, con cur
sù’ltribunale della natura fi condanna al morire,
chi maggiormente fi ſolleua al godere. Non era
inferiore rrà’ loro trattenimenti il beffare il mari
to, d’onde Venere prendeua motiuo d’eſab
gerare la felicità di quelle mogli ,ch’incontran
do la compagnia di ſimili bordonali , ſono li
bere anche legate. Con mentite carezzc,con vm
ſimulata luſingha , non mai alla donnadifficile
s’ incatenano , diceua , coſtoro , e ſi girano, quaſi
tanti buffali. Se tale non foſſe il mio zoppo ſgra
tinto , sà Gioue , ſe nelle braccia del mio Marte,
poteſſi hora eſtenuare la mia ſteſſa diuinità , Fa
cendola ſoauemente inlanguidire trà le dolcez
ze. ln queſti accenti, co’quali quaſi araldo lalin
gua,pareua che disfidaſſe ad amoroſa barraglia,ri~
uolta all’amante loſeriua con mille vezzi, lo col
piua con mille baci , sì che riſentendoanch’cgli
vſana le ſ'uearmi raddoppiando le ferire, 8c i col~
pi. ln tal maniera ſi sſorzauano di non traſcurare
quella ſorte , dalla quale proponeaſi loro traffico
prodigo di tanti acquiſti_ Mà ſtancata finalmente
anch’eſſi! in fimorireh colpa di queſto adulieriu,
ſconu_ollc tanta felicità, laſciando alla ginſhtia
del Cielo la ſeuerità del Caſtigo.

LA
367

”LA RETE
DI
VULCANO.
Marte, eVenere preſi nella Rete.
Luino SECONDO.
Na‘ On poſſono celarſi gran tempo lo
--`
\ì iniquirada; mà ſuaporando il cu
more di qucſtn piaga, ſa dime L
"' ſtieri che ſe nc ſcuopra Phon-ida
dcformirà. La terra fleſſa ſu fe
conda di lingue per publicare il
diffetto di Midàmcl quale participaua dell’ aſino;
acciò che c’nuuerta,che l’huomo, il quale con
diſhrezzo della ragione ſi fa communile condi
tioni de’ bruti hauràloquaci in ſuobiaſimoan
che quegli oggetti, che ſono ſenza ſenſo. (Llcſti
amanti non ammetteumo complici del proprio
peccato altri che loro ſtcſíi, là onde giudica
uano impoſſibile , che la cognitione d’alcuno
cſtruhcſſc dall’altro della ſccrerczzai loro amof
l’oſi ecceffi: Mzì non può ſepclirſi nelle tenebre i
ciò, che 5,’0pera ſorto vn tetto coperto di luce.
Il Sole ſpiò,vide,e riuelò qucſti occulti abbrac
ciamemi; ò foſſe per odio portato à Venere ,
mcmie le lue bellezze faceanoſtorno à’ di lui
ſplendori; ò pure,perche dall’cſſer’eglil’rencipe,
come è u‘à’ Piançii traheſſe proprietà di mali
gmre contro gli altrui comçmi. Meglio ſorſe
dirò' che nemico ordinario de gli amanti ,.
L V
368 La Rate di' Vrdmno
ch’abborriſcono il ſuo lume,dcſideroſi dell’oſcu.
rità della notte, congiuraſſe anche contro la feli.
cità di queſti Numi.Per verificare in ſomma,che
chi pecca fugge la luce, era conueneuole ſcorge:
queſta perſeeutrice d'vn tale adulterio. Che ſe
ilSole ſu poſto mai ſempre per vna ſignra,ò lim
bolo del vero Dio, era ben douere ch’egli ſolo
ſcopriſſe queſta colpa, per dar à vedere qualmen
te non euui coſa ,la quale , ſe bene ſecreta à gli
occhi di tutti , àlui non ſia paleſi:. Se pure non
Vogliamo dire, ch’eſſendo naturalmente conſer
vatore del mondo, e concorrenreallageneratio
ne ditutte coſe, volle dimoſtrare di non con
cordare con beneuolo concorſo nella generatio
ne di Cupido , dilirurtore dell’vniuerſo , e pu
re prodotto in queſli impuri ampleſſì. Beſſo
Pianeta finalmente, come ſimbolo della ”gio
ne , non poteua non eſſer contrarie-à Marte Dio
ne’ più ſregolari furori dell’animo,& á Venere
dominatrice ne’dilerti d’vn ſenſo sfrenato.
Figliuoio anch’egli dell’Oceano doue di con~
tinuo, e riſorge, e ripoſa, doue pure queffa
Dea vanta prodigioſì natali, portando vna
conca marina per culla , non puotè tolerare i
vituperi del genitore nelle impudicitie di lei.
(Mando non meritaſſe lode queſt’vfficio pallino
dal Sole con Vulcanmpotrebbe dirſi confermato
l’aſioma, che ſono piu pronti alle perſecutioni
quelli.che ſono più proſſimi nel naſcimentol—luñ
miliò la Maeſtà delle ſue grandezze, DCl con
durſi alla caſi di queſtovile fabro, perche l’alte
ríggiad’vn Grande cede mai ſempre al penſie
ro di machinnr ſcia ure ad alcuno. Se pure m
ſimile cauſa rappreſentando giuſtogiudice, nel
PÎ'OCUl'fflj caſtigqa quella COIPJ , non inſegno.`
‘ì e h B‘Uſtlrmdeucpreecdere ad ognialrro n"
' ſpetto,
AG Ferrante PARMA/'cina, 369'
ſpetto , ſtimandoli l’cſecurion: d'cſlÎila maggior
gloriad’vn dominante.
a
E’ ricco di luce per ſopraintcndereà gli inte—
reſſi della tcrra,chc può dirſi quella lo conſegnata': -
in cuſtodia a queſt’Argo tutti occhi , perche tut
to è lume. Haurebbe però mancato al debito del
ſoo grado, permettendo la continuatiÒne d’vn
diſordine` ſi grande,col quale s'informaua proge
n-ie anche celtſtei Auucrtimento à’ Prencipi ,
\
cli’impieghinoin rimedio de’ mali del ſuoStato
l’autorita loro conceſſa, non tanto per Fregio , e '
decoro,quanto per altrui iouamento. Trattan
doſiinſomma di colpa di ëue Numi , ſi moſlrò*
à"Grandi,cliel’.iltezza della loro conditiouemon
gli cſcnra dal veder puniti i propri erroriperche,
ſe non altri quel Sole, ch’e ſuperiore a tutti i*
PſfnciPl ſi ſm vindice delle loro iuiquitacli.
- A quei ſoli ſplendori , che ſono incapaci d'ini
‘ ff,… paſſione è permeſſo lo ſcuoprire tuttii man
camcnti, iquali ſeguono à’delirii della Maeſta ',.
perche con atroce , e peſſima crudeltàéſcue
tamente caſhgato ogn’altra, che gli ſueli. Co
munque ciò nel caſo noſtro, ò per debito d’vffi*
cio , ò per conuenienza del ſuo ſtato,ò pure per**
odio e malignità, abboccatoſi con Vulcano pre-
giuditio de’ due amanti, coſi parlò*:
Non doueuo comportare più longamente i-i
voſtri dishonori, per non eſſer incolpato d’vn ta
cito conſenſo, quando non ne procuraſſi’ il rex-a
mine, con man-ifefl‘o impedimento. Si com-
mettono ſempre sù la faccia al Sole quelle ſceleñ
ratezzc, che non hanno teſiimonio; da cuiſia
no publicate, _ò conuiflte. 'V0i dall’altro cauto-
ſete figliuolo di Gioue, ne.d1ſgrat1e non meritare ~
auuiliſcono le conditioni riguardeuoli , ò per].—
natalixòper larvirtù. Non puo negare, d’eſſerui.,
5.! Padre,.
*rm- Efl Rete di ”Alì-mo
Padre, ancorche Voi habbiate poca occaſione di'
riconoſcerlo tale. (Hindi non poſſo aſtraltere
da ogni pregiudicio lc glorie della progenie,
mentre altri maltratta la voſtra riputatioue. Non
sò in qual modo non ſai partecipe anche ll ſom
mo de’ Numi di quel diſcapito del voſtto hono
re, che la moglie voſtra ſepeltſce nelle ſued-s
honeſtadi. Sappiate che ogni qual volta per
bteue ſpario v’allontanate dalle mura della vuſtra
caſa, da Venere aperto l’ingreſſo alla laſciuia è in
trodotto Marte in quella rocca di cui la ſede di.
matrimonio fece Voiſolo aſſoluto Signore. Ne
gode tranquillo il poſſeſſo ſin’al Voſttotitorno,in
dl partendoſi ſempre con ſicllſe’Z'LaFll rientrarui.
mentre ſeco riporta le chiaui che ſchiudono ogni
loc-go , nel quale ſia donna impudica. Non è
marauiglia , che quella , che ſuſcitare h_ànſſe e
conteſe m Cielo, apporti ſolo ſciafgure 8c affanni
in terra. Mi duole,cheivoſtri in ortunis’auan
zino ſin’al tormentaruí in quella parte.dicui non
v’èla piuſenſitiua, in chi‘ha ſenno. Fate che vi
confermino queſia ,veritài voſtri occhi medeſi
mi, per maggior fondamento d’ogni generoſa
riſolutiooe. Fingette d’andaruene all’iſola di
Lenno, con propoſito di fermarui qualche giot
no; naſcondeteui poſcia non laſciando, che hab
bi effetto la voſtra artenza,8c all’hora nell’euen
to oſſeruarete la tncerità de’ miei auuiſi. Bra
mo, che conoſciateil mio aſſetto, Sti] zelo del
la 'voſtra riputatione. Conſultate con maturo
giudicio le voſtri determinationi. ticordandoui,
che queſti capi d’ldra non ſono ben troncatidaL
furore, ſe non reſ’ta ſigillato il colp-0, col fuoco
della prudenza.
Reſtò fuori di ſe à queſta nuoua il povero
V“lv‘anoa confuſo talmente in ſe ſteſſo per vai-ij
chſiè
di Fur-'ante Pal/;miriam z
penſieri, chcflppcna con bruiiſſimc note pugzc‘
compiire per gl'dflllldllle. Partito il Sole, coli ſi
ritirò per dſtl‘lllflgo aH-.i varietà delle pal ioni,
che ramo piu io tormemauano , quanto più ri.
flrerro campo permette-ua ;il loro combattimen
to. Non pruouaua altra conſolarione, che in.
non creda-rc ſimili ecceſſi di Venere, &in pen
ſare, che Mme non h'aurebbe coſi infamcmente
mid-ra l’amiciria, che egli profe-filius!. Mà con
facilità ſuaniuano per ambi i capi queſti con
formi , perche ſenza fondsmcnro non era lecito'
giudicar mentirigiiarrcſhri delSole; e d.xll’alrro
canto era credibile la tranlìgi-effione delle leggi
d'vn fedele affetto, in chi obbediua à gi’impulſi.
del ſento, ſecondo la proprietà dell’animo, il.
quale coni-1 difficoltà del credito in ſciagura te
mura, procurarimrdarne l’uffinno , diflì ri il pre
flur ſede inalterabile alle riccuurc accuſe. (Qin
di reſtò ſoſpeſo nel riiolueme le vendette. La
geloſia non _sò ſe Più d’amore, òd'honoré , con.
grandi sfom opprimeua i] ſuo cuore che s’auue
deua di douer eſſer diuomto dalla Sfinge della
diſperarione , mentre era indiſſolubile l’enigma
di coſi doloroſe paſſioni. .Biſognaua , è ſtabilire
la metà al cordoglio, ò porre le moſſe allo ſdeóñ
gnaro con la certezza di quanto hauea vdiro.An~
corehe diſſemiſſero molti penſieri , con rale ap
puntamento ſ1 fece :regno trà gli affetti ſin’ali’in-ñ
formarione de gli occhi, l quali non poteano du
bicarſi , ò partiali in aſſoiuere, ò poco veridici in.
accuſare.La ſera ſteſſa volle ſincerare ogni ſoſpcc.
t0,e con l’oſcurità porre-in chiaro il vero.Prot`eA
flò di ſoggiacere àneceffità,che ſollecxraun il ſuo@
artire, prima del tem o preſtrino. Venere ſinſè
Kane!“ diſguſto à que o auiſo, moſtrando POL
d’accommodarſi an’oc’cafion'e, ‘vsò, artificíoſe lu~
V 6- finghav
372… La Rete di Vulcano
ſinglie per ſatnllnrlo di piaceri, acchioche non
coli preſti foſſe ſpinto al ritorno dall’appetiro.
Egli nondimeno corroſo da altro trarlo che d’a~.
more rifiutò la pafiura de’ diletti, mentre i pen
ſieri ſcorreano in altro mare. che quella delle
delitie. Diſſe d’hauer il palato corrotto dall’a
Inarezzn d’alcuni trauagli , là, onde non gli ag;
gradiuano in quelpunto ſimili_ viuande. Poco di:
lui ſ1 eur-.ina la Dea, intenta ſoloànon conſu
mare quella Ragione, che precorreua coſi ſur
tunat-.i iſtempo ordinario. _Variandoſi l’ordine
ſtabilito trà ſe , e l’amante, pauentaua di non.
liaucrlo quella notre compagno, onde ſcorrcſſe
ro inſruttuoſe quelle 'nore non regolate all'ho
v:elogio , che ne gli amoroſi congiungimenti,
ſeconda il morod’affetcuoſi deſideri. Fece pe-.
rd capitare nelle di lui mani vn biglietto, nel
quale l’innmnorata e bella Dea con ſimili ſcn~
timemi ſcriueua :,
i Lafirrum olzedíſce ìi’noflri valori, ”ottenendo
l
conſona-[lam facilità ”mè-e l'omaginaxione. Hoggi
parte’ il mio zoppo affìettutodà importante ”ite
rcſſl’. V ’attendo pero àÎMixi noflri lrartenime‘mi,
e!” la fi‘equenîa non pu} rendere JZÌTKZZHLX'IÎÎ Per
{baſano troppo delirio/t'. V’inuito nel ſmo delle
*vojſra Venere, al Paradifii de’ piaceri,a'eguo dbm
Marte. Tanto d’un-mare il Campidoglio, in omflz
Iete entrar 'vittorioſa , acciao-be fatto campo a'i
guerra 'ci muffin' ù replicare gli amaro/i armati ,
doncſolete guſtareſenza fatica dilettouoli trionfi.
.Promiſiimo Marte á ueſti inuiti, 6t à coſi beñ
mgnn PrOPoſta, condu e la Diuinità ad effuti di
"fli‘ìſhggioin quelRegno, nel quale predomi
Pfiuqrjo leglorie del diletto.'Appiatat0ſi Vulcano
I" d'ſPJTſezoſT-eruò la ſua venuta. honorara do gli
DIFF-tm_ di , Venere . :ch’impariente l’accoljè :rà
‘ la
di' Farrflnte Palla-vicino. 37;
le bracci-1, quali prima d’luucrlo in caſit. Gli`
apri il ſeno , e gli donò ilcuorc in vn bacio, per
al'ficurarlo al primo ingreſſo con ſxmili acco
glienze , ch’lëaurehbe da lei rcceuuto quell'al
bergo, che può deſiderare hoſpite amoroſo.
Con ”le regola almenoñcongetturò da’ ſimili`
principii il pouero marito , quali concluſioni
haurcbbcro trattate sù la diletteuole carhedra.
del letto. S’aſſrcurò , che con argomenti , in.
tutte le figure haurebbero concluſii ſuoi vitu~
peri nc’ propri concetti. `
Fremeua arrabbiato in ſe ſteſſo , prouando.
tante morti . quanti penſierigli ſuggeriuano, che
la ſun Venere felicitaua igodimenti del Drudo… e._._ñ_

L’iinzigin.itionc auicla di tormentarloſe gli ſacc


ua ſcena d 'ogni arto amoroſo,ò laſciuo, che rap
pìrcſclltaſ poteſſero trà loro ſtcſ'ſi queſti amanti
Qiiui ogm ſpettacolo era per lUl vn patibolo*
nel quale , ò trà gli abbracciamenti confirm, ò da— ._ ._~.
baci ſaettato , ò.da vezzi ferito, òſinalmentcr
nel loro ſoaue morire, rimaneua eſtinto Lo lace
rflua la confideratione d’eſtraordinarie dolcezze,
fondate ſu’l loro reciproco affetto, là onde con, .-~.1p—4_—óñ.fl-ç—
inuidioſa malignità s’auguraua l’eſière vno Fu
ria inuiſibile per ſèminare con fiamme di Furore,
altretanti tormenti. Se n’ando finalmente p0
co meno , che agonizanre alla ſpelonca. doue
ripoſituano i ſuoi Ciclopi. Nella Fedeltà di que.
ſti egli {i prometteua, alcuno , non sò ſe conſix
gl… , ò conforto. lira ſingolare verſo lui l’affet
flonc di tali miniſtn e compagni, che però tur
hflti à queſta improuiſa venuta , chenelle dolo _4._—
roſe notre del volto, ſcorzgeano eſſer sù l’arma..
di grauiſſxmi affanni, ne piarono curioſi la ca.
gione , per procurare opportuno rimedio. Non
flſggſç per quehe
ſi tempo
V- 7, che col ſilentio cone
, por

l-ñ~ñ~
;7-4 La Rete di [/ii/cana
conſermare i concetti dal loro Formati, di qual.“
che ſtrano acciden‘te, ò d’atroce ſciagura. Dopo
vn ſoſpiro al ſine , con Gui For'ſe'ſeee breue pau
ſa , l’aſpro ſuo cordoglio, compiacque alla lo
ro curioſità, coſi parlando:
Con voi ſoli , fidi compagni &amici , riſolvo
di sfogare quell-1 ‘paſſione , 8x’ eſa-lare‘ quegli ardo
ri, che temprano ſono arme di ſdegno. Mi pun
gono coſi al viuo quei mali,che mi tormentano,
che ogni punto di ferita diuiene centro d’indiri
bili penne. Sono lacei'ato nellaripurationexon
liderate voi- qual ſalute può hauere l‘animo apñ
piſìionato. Sono privato cliquell’vnico theſoio,
in cui ſi comPendiauano lc mie fortune; Con-
gcrturate hora lo ſtilfl) del cuore nella mendicira
*d'ogni contento Ho perdura Venere, con perdi
ta taleche ne ſiſmai'ei piu tolerabilela morte. E'
pure v’è noto con quali ('CCL‘ffi d’amore l’idula
traſſi giunto à’rermini di non conoſcermi viuo,
quando non viueua in preſtar oſequio à Venere.
Non è più mia coſtei, èſono violentatoàlaſciar
ne ad alrri i] poſſeſſo , con aggiunta del proprio
honore. Wl Gioue,che mi donò la vita per far
mi infelice,ben poteua ſupporre che mi fauoriua
- di tal moglie, perrendermi dishonorato. Preue
dendo le di coſtei laſciuie, volle forſe accreſcere
i- miei diſpreggi c0’ ſegni della ſua gratitudine.
Proprietà de’ maggiori, quali quando princi
piano le perſecutioni contro vn miſerabile , le
continuauano anche con apparenza di rarit
Già eſſa è fatta di Marte; diſtinato io ſte o a ri
mirarla trà le di lui braccia , e con queſti occhi
autenticare il furto, con cui mi s’inuola ogni be `—-e_
ne. ſi furore mi vieto l’amarla,e pure amore mi
prohibiſceil vendicarmr. Non so con qual am'
.noriceuere bacr da quelle labbra profianate dall'
' adulz
a'i Ferrante Pnl’nuimm. 37)
adulrcro , ma pure non .xò con qual cuore viuc
rc , non animato da gli amoroſi ſpiriti di quella
' belltihucca. Non m’acceiro di nonirritarmi ri
cui'immlo in quel ſeno , clic mi ſi proporre ſcre
tro d. ll.l mia riparatione, ma pure non ”l’aſſicu
ru di non morir lontano :la quel grembo , ricet
ro d'ogni miobenc. Ln filrgnoio m’inchina al
la crudtlra 8t ;ille ſtraagi . ma quei penſieri, che
me ne offir‘iſí‘ono Venere per ſegno , muouo
l’appetito a’diletti. Son tutto fuoco d’ira , mà
dubito di non procurar Volonmlla morte à que
ſti nrdori tra due monti di neue, che ſi ſolleuano
nel ſim CdLlLllLlſlTl'int) petto. Hò la bocca prepa
rata a rimproucre , ma temo , che dalla preſenza`
di quella vagliiffimn Faccia fatta ribcllc, ſi muoua.
à ſeco vnirſi. Hole braccia inſerocite per abbat
rcre, per atterrare; ma pauento, chea Fronte de'
ſuoi ſguardi ſi i‘iuolgano a Pll ahbracciamenti.
Ho finalmente pronte le anni alle ſtraggi , mà
non m’aſſicuro ch’inanti a lei non mi ſi mutino
in mano, e nellaſua Fucina amoroſa non can
gino tempra. Coſi tra queſti delirii fond-.indeſi
la confuſione della mia. mente: non sò in qual
modo preſentarmele ſdegnato, e come non coi-ñ
Krà lei in ſèmbianza d’amante. Quanto meno,
la ſcorgo mia, tanto più la deſidero, la onde non.
oſſo vendicarmi per veder la fatta d’altri , per
non perdere la libertà_ di vederla tal volra mia.
ueſti ſonogli enigmi,trajqualiinuilupate lemíc
fabiani truouanovn labermto,d'ondenon sò co_
me poſſano felicemente uſcire _amore 8t honore..
ln ſimili accenti moſtro l’animo auuilito dall’:
affetto , e l’affetto combattuto dallo ſdegno.
(Meſh ſuoi confuſi ſentimenti haurebbero data
occaſionc di ridire à’Ciclopi, ſe conoſcendo che
larvehemenza del, malo lo faceua delirare non'
foſſero
;76‘ La-Rm di‘ l’ultima
foſſero ſtati perſuaſi al compatirlo. S'auuitle.
ro , che col methodo del conſiglio era neceſſirioñ
imporre leggeàquel giudicio irriſoluro per la
difficoltà di ſuperare qualunque delle paſſioni
dellequali era combattuto. Bronte però il pri.
mo di loro, il quale, come amico s’intemauz
nelle offeſe dell’honore, non coſi pruouaua le
violenze proprie, d’amante, con poco diuerfiz
accenti lo perſuaſe alle vendette:
Wçſti intereſſi, ö Vulcano, non dovreb
bero , ne meno in modo alcuno conſulrarſi ,
eſſendo di poca ſana mente quelle riſoluzioni,
bcnche per breue dimora, ſe per ſulminar mag-
gior caſtigo, il più delle volte ſi ritardano. Vn
crime” lee/.c marie/l’aria , dourebbe, ſe Foſſe peſſi
äile, prima caſtigarſt , che condannarſi. Sono ſi
mili delitti contra perſonnaggi priuati , qm-lli,.
che offendono nella riputatione; come che que
ſta tiene la maggioranza, e'l Principato delle
grandezze , che-cr rendono riguardeuoli . ſopra.
ogn’altro oggetto. Non ermcttete però al ſen
ſo, che co’ſuoi varii ſo ſmi coſi facilmente vi
conuinca, per farui,tanto maggiormenteappatir
mancheuole ,nel primo fondamento delle mao
giori glorie. Vn’ animo ragioneuole , non deue
confonderſi in vn meſcuglio di conſuſioni , mi
deue dtſtinguere i tempi dell’amore, edcll’odio,
mà anzi ſi moſtra effeminato , e codardo , ſe non
corriſponde ſdegnato, à .ch‘i male contracam
Biollo amante. Murate cuore , ſe quello‘, che
hauete ineatenato da coſt'ei, la quale v’ha tradito
non può ſpiegarti alle vendette. Vi ricordo, che
il manto della riputatione macchiato , non ſi ri~
ſaÎ-ciſſe ſe non imporporato uel ſangue dl chi
lo macchtò. Fate vedere, Cl‘lC ſapete riſentirui
“Ìelle offeſe, che riccuete , perchealtrimente chi,
.—-cñó
ſem~ -
di Ferrante [’flIIrmícím. 377
ſiempreſi moſtra ſtolido, diuenta Fermo ber
ſaglio à’ colpi di tutti. Sete in obligo di moſtra
re con corraggioſi penſieri in diſeíà del proprio
honorc , che non ſere tanto ſprezzabile a quan*
EO in loro ſtcffi v’hanno figuraroi voſtri genió.
tori. Hauetci nemici nella propira caſa inermi ›
…ddl › e Pl‘oſtrnti in letto. Ache dun uc badare,
non correndo di ſubbito co’l Ferro a trionfare
con lnloro morte? Che gioua l’affacendarci in
continui lauorirdcdicati alle ſtraggi , ſe non ſa
pere auualerui delle voſtre ſteſſe fatture in ven
dicarui. (Miui ſi tratta di fomentare i propri
dishonori” di ſtabilire le voſtre glorie. Non per.
mettere-,elle vi luſinghi vm bellezza,con la uale
non haueudo potuto meritare , come voiacſſo
dire, conle adorarioni, preſumer non potete
altro auanzo, cliedidiſguſti. Noi ſteſfi ſaremo.
in voſh'o ſoccorſo ,bcnche ſuperfluo , menrre lc
laſciuic debilimno ogni più vigoroſa fortezza.
Armate nonvmeno il cuore , chelamano_ ,, fiche
non pcrmertíno più que raggi` d’amore, che
horadano luce à' voſtri viruperi nelle alerui ſce
lerarezze. Non liabbiare riguardo ch’a-lla ſia Ve_
nere , perche quanto è maggiore ,tanto più con
uicne, che ſerua alle altre mogli di Freno ne’ ca..
ſtighi , ſe ha ſeruiro d’eſempio nell’adulterio.
Conchiudoin ſomma per non moltiplicare ra
gioni non neceffirie . doue ſi truoua giudicio ,
che_ ſolo con la loro morte potete paçuire con
l‘immortaliràil víuere, c mantenimento della
noſtraripuxatiunc.
Coſi terminò coſiui le ſue perſunfioni; non,
aggradirc,come troppo rigoroſe da quel cuore. il
quale non ancora era ſacro incapace delle rene
reue amoroſe. Vn’ animo di fiera ſarebbe [tuo`
vioîcmaro à inirigarei ſuoi furori da qucl Volto,
~ ` che
;78 La Rete di Vulcano
che troppo dolcemente rapina. Era impoſſibile
ch'vn braccio foſſe temerario in ferire,à Fronte di
quella` maeſtä,ch’anco nel ſulminare inamoraua.
Oltre, che gli ardori d’amore, non ancora ben’e—
ſiinti in Vulcano , non poteano cagionare ſete di
ſangue, onde ſi ſolleciraſſe appetito di fierezza.
'Tutto queſto oſſeruò beniſſimo Srerope‘,il ſecon
do Ciclope, là onde contrai ſentimenti del com
pagno, coſi fauello;
Troppo ſei ſeucro, 8c indiſcreto , ö fiatel
lo , perche ſe con la morte e col ſangue ſoſſe di*
meſtieri, punire gli adulterii , tutte le caſe Eu eb
bero maccelli; e ſi diſ'ertarebbe tantoſto ſpopo
lato il mondo. Biſogna ſare buono ſtomaco;
quando maſſime il calore di raggi amoroſi, e
d’vna bellezza dilettcuole aiuta la digeſtione di
ſimili diſguſti. I mali , che ſono communi ,
rieſcono aſſai più tolerabili , eco’l preuedergli
gran tempo auanti chiunque ſi marita, dourcb—
be a euolarſene la tolcranzn. E per certo , ſe ben
con ideromon iſcorgo fondamento di quei pun~
tigli d"honore, co’ quali s’inteſſe l'obligo alle
vendette contro ſimili ſauori delle mogli chia
mati offeſe. Dourebbe ciaſcuno gloriarſi d’lia
uere vna conſorte gentile, copioſä di grarie in
atrraliere , e renderſi amabile à tutti. E pur debi
to di chi hà ragione l’ambire maggior perfettio
ne in chi è piu congiunto. Perche Îunque ſi ren
derà vitio la gentilezza nel matrimonio , e non
approuaremo , che la moglie con encomi vni
pei-ſali ſia lodara per bella , eper buoni , mentre
in ugu’ altra coſa noſtra andiamo coſi aliieri del
le altrui lodi .P Per qual …la Facendofi ritroſì
(ſcura perdere quei vanti, che l’ilieſſo marito ne'
fuo'jìmf’ſ} haurà confermatiglorioſi .P
L opmronecommhne , direte Voi coſi , com
manda,
di Ferrante Pal/fluid”. ;79
manda, per mantenere la riputatione delle fami
glie. Et in qual ordine s’imparä, che da gli in.
ſeriori dipendeauo le glorie de’ ſuperiori? Ne‘
maritaggi dunque dourà il Signore ſoggiacere
al vaſſalo neceffitato à riconoſere da chi è ſog
getto i maggiori del
Nell’Economia fregi , de’, fègurata
Cielo uali poſſa vantarſi?
l’Economia

d’vna caſa , ci ſi rappreſentano Sole, e nella Lu


na, marito e moglie. Hora chi non sà,che queſto
&condoluminare riceue, má non dà luce alla
famiglia de glialtri Pianeti. Anzi comparendo
ſouente con apparati di corna, chi non vede
qualmente ſimili fregi deuono dalle mogli por
tarſi nelle cale. E'ſtato vn capricro di volgo
ſempre poco fondato nelle ſue leggi, cerehe
camina alla cieca, regolflndoſi ſolo ad intereſ
ſe. lnnemo con quella arte vn mezo per hauer
libero il diſciorre al ſuo grado , ò co’l diuortio .
òco'l ſei-ro l’indiffilubile nodo de gl’lmenei.v
mentre lungo eonſortio annoia. E` ſempre aper
to l’adito per vſcire da queſti lacci , mentre à lon
voglia i mariti , ò veridici , ò maligni accuſano az:“-_ñ-z
~_2M;._
le mogli di ſimili ecceſſi. O ſorſe , chi formò ſal
ordine , conoſcendo in ſe ſteſſo imperfettioni
prohibi alle mogli il pratticare con altri, accio
che conoſcendo al peggio della propria electio
ne; non cangiaſlero p;u~rim. Diciamo purelibe
tamente , clie quçl‘ta ſu nſtutia per porre vn fre
no alla volubi'e inconſtam-La delle donne, Facen
do per eſſc ceppi l leg-.uni maritali , à fine d’ha -..—
uerre ogn’hora imprigionate, e quindi pronte à"
noſtri volati.. 'on ne 11 gue però, che tranſgredi -_-. _‘_
ſemo queſto debito àſpeſe dell’honore de’ma.
riti , iqtuli hanno llÌ'lL'PL'lìdt‘ml le loro glorie, ò
nella nobiltà delli prolìipin , Ò nel merito delle
proprie attioni- Altrimente non sò giudicare,
perche
380 Ln Rete di' Vulcano
perche mai non hò ſtimato , che i matrimoni
fiano inſtituiti per accreſcere la riputatione , lia
uendo ſempre inteſo eſſerne iLſine , ò la prole', ò
il diletto. E' però mal fondata l’autorità d’infa
mare con falli d'impudiciria, in.chi non può ho
norare le caſe co’ pregi dell’lioneſtá. S’vdi forſe
mai, che nelle memorie d’heroi., l’impreſe de'
quali ſiano ſtate reſcritre sù’l hancodell’ immor
talità , Perche i poſteri quaſi heredi , poſſano go
derne i frutti de’ loro eſempi (s’vdì-mai dich’io)
che s’annoueraſſela pudicitia delle mogli? Ha
urebbero auurlite le loro glorie; riconoſcendone,
benche minima parte da coſi vile ſoggetto, men
tretutte furono aequiſii fatti conzſudori di ſan
gue; Sarebbe manifcſta ingiuſ’titia l’obligo d'ar
riſchiare la riputatione nel congiungimento ,
con chi etiandio nelſommo del merito, non può.
illuſtrareil marito con ſcintilla d’honore.
n-É—u Adheriſcano à ſimili concetti huomini vili,.
ch’inhabili à comperarſi vn poco di fama con
generoſe operationi, vogliono il ſoccorſo delle
mogli er eſſere honorari. Mendici di riputatio
ne la cliiudono nel riſtretto di quelle mu”,tr:`1 le
quali imprigionano le conſorti, e pareggiandola
àgli altri beni di fortuna., e'ſſe ne fanno cuſtodi.
-nr
Perſonnaggi grandi, i quali operatoria maiſem
_-. ;- -_., pre in capo aperto , doue la fama poteſſe pren
dere libero il volo,raccommandare all’eternità le
proprie glorie , non hanno neccfflrà di porle m
guardia d"vna donna. Voi, ó Vulcano , ſete nel
numero di quelli , che non douete dar libertà al
la paſſione d’anguſtiarui , per vn dishonore ap
parente , quando pure ſi coneeda in_ perſone più.
abbierre. `
Se poi vi tormenta la geloſia, affetto-di quell’
amore».Chenonadmettc compagni: equcſta
P.“ſ‘
di Ferrante Pull-mirino. 38‘:
'a
pure è pazzi; ſconucncuolc in chi hà ſenno,
memrc . con affanno ſ1 piange , quxſi perduto,
ciò , che ſe ben goduto dultri, punto non ſ1
p’. r-lc. Non perche lx moghe facciadi ſe parte
nl drudu, nc lL—guc, che ll marito reſti priuo
di g ›dcrcquanro delìjerano inſanabíli appetiti.
La dann-.xè vna menù inconſuntibile, nella qua
le pollono palkcrſi infiniti amanti, ſenza che
punto ſcemi dl quclcibo , ch’è nutrimento d’a
morolì piaceri. E‘ vna ſpa-cnc d'muidioſa mali
gnira il Volereſſer ſolo nel godimento della mo
gli': , menu-c l’hguer compagni null-1 ci nuoce. E
ben lì vcde, chc,come dl colpa ne pròuauo ſubi
to rigoroſo cnſtigo qucſti tali nelle pene, con le
quali gli aggrfluz geloſa puſfione. Godano eſſi
umto bmnnno , e ſ1 ſcapriecíno nel guſtare
quell’abbondmza di guſtí , che uò ſodisſargli ,
né ſi prendano affinno delle de itie altrui’ ogni
qu 11 Volta non prohiblſcono il ſoccorſo à’loro
contenti ‘Sarà dunque'lecito ad alcuno l’adirarſi
contra il Sole, perche à tutti participa la ſua luce,
mentre ciaſcuno tanto ne gode,quanto comple à’
ſuoi biſogni? E perche vn marlto,anChe inamo
rato abbondando di delirie , quanto deſidcra nel
ſeno della ſua amata , dourà ramaricarſi , ſe for
ſe per non conſumare oríoſnmeme il tempo , che
le auanza , libera di lui fi trattiene con altri?
Conchiudo,che non hauendo rigu arde à que
ſte oſſervationí di perſone poco ſaggi-:,dobbiate ,
ö Vulcano , riconoſcer ancora la Voſtra Venere,
e vendicarui con ferite amoroſe , conti-acam
blando con copioſc dolcezze, l’amaro di queſto
diſguſtó. Penſate non ad altro , che à deliciare
ccà quelle bellezze, che hanno poruto inuagíre
il più bizarrc D10 del ClClO. Auribuiteuí à glo
ria iî’hauer vn tanto riuale, edite :rà voi ſteſſo z
Io
332. La Rete di Vulcano
lo pure con aſſoluto dominio poſſeggo coſtei,
alla quale non può , che furtiuamente giunge
re per breue tempo vn Nume Fui ſcacciato dal
Cielo, e pure la mia caſa è piu fortunata del
Ciclo medeſimo, mentre le Deitadi vengono
à queſta , ſolo per godere. Ricordateui con
quale ſuiſcerateur d’affetto habbiate mai ſem
pre comperato da lei vn ſaggio delle ſue grati::
vn ſorſo della ſua Beatitudme. Auuertitc però
di non neceſſitarui à lagrimarne la priuatione,
-per adhetirc ad vn phantaſtico humore di chi
poco ama , ò preſto s'infaſtidiſce delle mogli.
Da vna , ch’è Dea degli amori , non doucte
pretendere altro , che diletti. Senza riguardo
Però à’precetti di riputatione, ò geloſia , con
tinuateà ſelicitarui trà le ſue braccia, e vi`ba~
ſti, che ſiatuttavoſtra, all’horche la riſtrmgc
te con gl'ampleſſi , e` l’afferrate col morſo de"
baci.
Poco mancò, che non violentaſſe il conſen
ſo di Vulcano l’opinione di coſtui, ſtando che
nel tempo ſteſſo conſultandoſi tràloro medeſi
mi í di lui aſſetti, amore procuraua d’eſiggere
ivoti digli altri. lltimore maſſime fauoriuale
parti di queſto, mentre , eſſendo cglicodatdo
ſi figuraua molto pericoloſo il tentare la brauura
di Marte con aperte vendette. Applaudeua pe
rò volentieri à quelle ragioni, che con appa`
rente preſto l’cſentauano dal contraſtare contra
queſto Dio guerriero. Ancor-che le arme di
quello foſſero fatture delle ſue mani, etempra
te nella ſua fucina, non però non poteua non
pauentarle, ſapendo, che ſi riuolgono à’dan
nr dich: le produce, per obbedire alla mano,
Clielle Rdſtfene: Adheriua a queſta parte, alla
‘Na e era inchtnato dal ſenſo per non pttuarſì
d’vna
di Ferrante Paflzuíríno. 33;
d’vna bellezza tanto deſiderata , e già liauca
propoſto di godere per* l’ziiiucnire ad occhi
chiuſi , iiigliiottcndo di buona Voglia l.: neccffi~
rà di POÌ‘UI'C le corna. Prcſiggeeſi di ſtimarla per
l'JlHlínlſC conciibiiia, non moglie, à fliiedi
non turbare il tempo delle dclitie co' riſpetti
d’lioiiore. Ad ogni modo la diuerſità de’ nomi,
Varia le opinioni mà non la ſoſtanzu , 8c èvn
guſto perfetto quello , che sà accomodarſi à
queſta indifferenza. .
S’oppoſero nondimeno i rimorſi dell’animo ,
i] quale non poteainanciire di farlo apparire fi
gliuolo de’ſupremiNumi. Gli ſtimoli pur ari
che della geloſia compcrauano à fargli voglie:
camino , perche timore ne meno à cui piaccio
no aiiguſti ſentieri per eſſer ſolo , non appruoua :_ñcv-rm
ſiridc coſi ampie proprie d’huomini ſenſuali,
non d’amanti. Lo ſdegno contra Mute, rico~
noſciuto per traditore , come auanti per amico ,
tinſorzaua queſti penſieri, muouendogli à riſoñ
lutione di non laſciarlo impunito. S’aggiunſero
le perſuaſioni di Piramone il terzo Ciclope, il
quale pnttendoſi da gli eſtremi delle opinioni de
gli altri, con più fondate ragioni, l’induſſeà
moſtrare ſentimenti d’lionoreñ Gliene preſcriſ
ñ ‘ìu'Is-ñ'ail—-
*Il'
W
ſe-la neceſſità , mentre eſſendo ſtato ſcuoperto
l’adulterio della moglie dal Sole, non poteua
ſcuſarſi c'on quella ſecrctezza , che fingono mol
ti perisfuggire altri incontri. L’afficurò, che il
non diſturbare queſta prattica , era vn conti
nuarla, con tanto ſuo pregiudicio, che giuri
erebbe à ſtato di douer tolerare queſt’affronm
sù li occhi propri facendoſi di marito. ſchiauo
‘-—"i-ìñ.ó- ñ _
de l’ ndultera. Cofi , chi cori ſenſo effeminato
permette alle mogli libertà à miſura d’vn amore
ſouerchio, ècauíà, ch’cſſe fanno creſcerapalñ
mi il
158‘4- Lu Rm di VuIMno .
vmi il dishonore in ſeno ad altri amanti. Con'
chiuſe, chc quando egli non haueſſe cuori per
‘{uggcr il ſangue'in ‘quel ſeno,douc hanea guſtato
il la…: di tanti piaceri, peralrra firada poccua
incaminarli alle vendette. L’eſſere la moglie vna
Dcaamara da i Numi , ad eſſo ch’era diſprezzare
in Ciclo, imponeua äcbim dipflleíàr l’occaſio
ne, prima che gli (‘ſſctlí del ſuo giuſto ſdegno. ll
non ſai' apparire ſimeli offeſe , che nclſangue,
al rifleſſo delle fiamme dell’ira, F.: credetemi
uolta precedenza di poco affetto , degenerato in
noia, piu toſto, che impulſo d’honorc.
Bando in ſomma auuerrì di poter riſarcire
la ripututionc ſenz’ eſporre à riſchio la vita, con
fermò il pcnſicro di vendicarſi. Combuteua a.
more, queſta riſolmione, màindarno, perche
già rrionſanre la ragione, regolaua il tutto co'
ſuoi commandi. Nella fucina princi iò ſubito
_ il lauoro d‘vna rcte compoſta di miiîera tale,
ch’era inuiſibilc , onde non poteua sſuggiríi;
era dall’altro canto ſortiffima, onde non poreua
inſrangerſi. Vn grande ingegno è rlieſoro mol
tò apprezzabile, che’prcuale alle ricchezze d’0~
gni altro talenronfnçntrc con le inachine di quel
lo ſi pronede di ripiego ad ogni intereſſe. Senza
l’opera di queſto, eradi meſtieri, ch’il pouero
Vulcano ſi comportaſſe il ſno ſtorno , ò per me
glio dirc lç ſue corno, mentre priuo di appog
gio,mendico d’autorità,pouero d’ardxremon po
tcua ſtar à fronte di due Numi, i qmli haurcbbe.
l'0 al ſicuro hauutc parziali tutte lc Dcimdi. For
mata dunque la compoſitione della materia, con
l’eſprimei'e l’Idea dell’opera incominciòä darle
forma, co’ldiſlenderla in ſottiliſſime fila. Pa
tiua , non sò ſe più il braccio affaticam in quello
'DOW dal …menos òpure il cuore marzcllaio
dalla
li Ferrante Paffzzliri'no. 33;
, dalla paſſione , mentre conſiderano d’ordire
lacci per legare vergognoſamente la ſua Vene
re. l)…cnn nuoua l’area a te llelſo (gli dlCC-l la
mente) filindo per teſſere vituperi a queſta
tua am… Dea ,troncando lo [Lime della tua vi
ta, mentre Pldngt‘l'ai la di lei perdita con la
morte? lit e poſſibile, che il tuo petto ſia' ca
pace d'rtlL-tti congiunti contro quella , che
tante volte ne refrigerò gl’incendi con la neue
del lùol'eno , ò lo beatifico nel ſuo ripoſo?
Lo tormentanano ſimili conſiderazioni, in
guiſa che vedeaſi tal voltacaderinlangmdito il
corpo quaſi che ricufiſſero le tue membra d’ope
”rc contro quella, che riconoſceano eſſer l'ani
ma ſua. Má pure rinuigoritoſi, raddoppia”:
le percoſſe . e de’ſnſpiri cli’vſciuano per diſper
;ere al Vento queſta oſtinata riſolutione, s’au
ialeua per aceendere vi è più quel fuoco , cri
ui ardori era traſportata dall’mcude , queſta
ittura. ll ſudore, che ſtillaua dalla fronte sule
uancie, gli ricordaua le lagrime, che precipi
indo da gli occhi, haurebbero ſommerſa ogni
mſgioiamclla perditad’ogni ſuo bene. Mà fatto
vu ele, non attendeua à queſte ſuggeſtioni, e
mpre più pertinace, rcſiſteua áqualunque in
inza, o di pietà,ò d’amore.Riſoluto di latollarſí
-gli affanni di Venere, già rimproueraua come
iportuna, la rappreſentatione di qualunque di
to. Non v’era penſicro, ilquale armato di ri
re. non contraſtaſſe gli sforzi di quella bellez
idorabileflnche nel congreſſo d'ogni vaghez
releſte-` Ben è vero, ch’egli alletrato maiſem
.più da’ piaceri conditi dallegratie indiuiſibi
quellaDea,che dal bello riſplendentein ogni
parte , non pruouaua molta difficoltà, nel
tradire all’eloquenzì, à cbr ll adittaua la
vcn~

ñ. .
;'86 La Rete di Vulcano
vendetta . Per leuarſi da gl’occhi ſcorni , ne’
quali ’ſi ſiguraua horridamente macchiato nel
proprio honcÎre e riputatione. Vn’ingegno ſi
rio, mai ſempre s’inolrra, in ogni piu occulto
gitiditio, penetrando a quegli ordini, che più
ſcuero apportar poſſa il caſtigo, à chi aſpramen
se l’offeſe. Vulcano, con rigoroſöſdegno daſe
eacciaua tutti quei penſieri amoroſi , i quali li
r-ippreſentauano gl’amoroſi vezzi della ſua bella
Dea; che raffigurandola tutta intenta a gl’amo~
roſi piaceri d’vn Dio; tanto maggiormente
creſceua l’odio , ſollecitandolo mai ſempre al
giuſto caſtigo, con l’incominciata ſua rete.
Aim maggiormente amore in quella ſua fatti
ca, gli rappreſentaua à gl’ocehi vn marc pro
fondiſtimo , nel quale ſe ſteſſo tentaua preci
pitare , mentre con ſimile caſtigo, prouaua
priuarſi della ſua Venere; dalla quale pur ne
ſucchiaua il latte d’ogni ſua maggior conten
tezza. Fatto i_n 'un pela-godi conſuſtoni, furono
diuerſi gli affetti; ſu inferiore quello . che gli
biſogno ſoſtenere alla preſenza di Venere , doue
fa_
hifi—M
' formando la ſua batteria amore, e dirizzando
le ſue armi , reſtòquaſi che vinto Vulcano.
- Non ancora compìta l’opera. ſe n’andòàca~
ſii , quando già s’imaginaua foſſe partito Marte,
ſario di godimenti àſue ſpeſe. Fù accolto dalla
mo lie, con afferrare luſmghe , con le quali
moſtraua di deridere la di lui ſtupidità, fingendo
d’arridere a’ ſuoi deſideri. Vole nel principio
‘ETS_iz
‘Ì
ſiate sù’l duro nell’oſtinatione , acciò che la du
rezza trapaſiàndo altroue, non lo sforzaſſe al
credere nelle tenerezze. Con rigido ſembiaute;
con Giglio ſeuero , non facciaturbata , daua :ì
vedere` diſÎènſioni dell’aſſetto ſeco , mentre
non piu confeſſändola ſuo Sole, inantí à lei non
ſi raſ
a'i' Ferrante Pallluánno. 33,
ſi raffirenauano. V.“,jc le Dea, quaſi che con di
lprczzo, ‘COlTllPOſtl‘lPHml laluu , con lfflc‘gno
ricqutì l ſuoi vczzi,edalla rigidezz.- rifiutati i
ſuoi ſauori. l rimorſi dellacntL-ienzale ſuggeri
rono ciòch’crain effeuo, 8( imaginandoíi’í che
quçſta ira inſolita procedeſſc dall’ eſſer egli con*
iapcuolc de’ ſuoi crroriauuertLrh’era neceſſario
il flu-li ſone con laſimularionc. Faceuale di me*
ſtierl l’vſare vn buon gmncoſſapexîdo, che quan
do haueſſc moſtrato al marito vn buon ppntoxſ
ponendo egli ogni coſa , haurcbhe con ſu; per
ditasfogarigl’affetti.^uuicunando12-gli però, co
mincio a vczzeggiarlo con le mani, accarezza” ‘-—
dolo molto piu teneramente co'liacil Compiace
uaſi di pmflmdcrequellitlieſori , ſicum dl non
poter ſcpclu'c i ſuoi diſgofli. che co’l lhffocargli
ncll’abbondanzi diſoam piaceri. Lo luſingaua
con titoli amoroſi, di cuor mio, di vira mia, moñ'
ſtrando compaffione per gli uffanni, ch’inlui
contraſcgnaua dalle apparenze del Volto. Non
ricuſaua d’adularlo , con limili nomi, poñ
ſcia che chi poſſede l’arte del fingerc,ha per dot
trina l’auuilirſi inqualſi ſia modo, porche, ò
ſcanſi ciò, che teme, ouero ottenga ciò che bra
ma. Tutto riuſciua ſuperfluo, perche conſtante
Ãmaiſempre, dauaſi à vederinuincibilez ancor
che s’incaminaſſeà ſicura perdita. Già ne’ſenſi
s’andaua inſinuando il compiacimento di quelle
carezze, di quel contatto, che, ò sù la morbidez—
za diquelle candidiffime mani di Venere, ò sù
la delicatezza di quelle vermiglielabra, preſen
cana guſti di paradiſo. Aggradiua queſtlatti il
cuore. benche raſſembraſſe ricuſargli Phon-idez
mſi-\
'‘ \e za del viſo, 8: aPplaudeuano ad vna tanta libera—
lirà gli affetti , ancorche laîperſùadeſſcro noioſa
,gli _apççffl delrigore,_ ;in ſomma per ogni parte
D
.' e t 2 s andauz
388 La Re” di Vulcano
s’andaua diſponendo il campo à guerra amoroſa,
con tale deſtrezza però, che i ſoſpetti della paſ
íìone contraria , imorbidando il negotio con
improuiſa riuolutionc , non n’impediſſero la
felicità dell’ euenro. S’inteneriua Vulcano , má
pei-rinacein non moſtrarne alcuno ſegno, pei-ñ
ſcueraua nella ſua ſeuerirà. Non però ſapeun , ò
fuggire , ò ſcacciarla , perche ſtimaua troppo
doloroſa la ſeparatione da quelle delizie , clic
ponauano inſeparabile la Beatirudine. Diſpe~
rauaſl la moglie , per non eſſer accertata da al ’Al-'(Arx*ñ
cun ſegno , che s’approffimaſſero alla vittoria. i
ſuoidiſegni. Quindi ſtimandolo, òaddormen
tato , ò inſtupidito, tentò riſuegliarlo , con ſi
mili parole.
(Lul nouità t’inſtupidiſce, ö caro marito ?In
quale {èhola hai tu appreſo l’vſo di queſti inſoliti
rigori, con la tua Venere? Se allontanarti da
me è cagione, ch’imbeuuriglihorrori d’vn de
ſerto , tu veſta coſtumi di fiera, non partite da
queſto ſeno ſem pre ſecondo delle tue contente-L
ze. Wſta diſuſara ſeuerità mi rende geloſà,
dandomi à credere , che peraltratu condannì
l’elettione di Gioue, che mi t’ha'. data in moglie,
ouero auuiliſcail merito delle mie bellezze. Ti
ricordo, che ſono quella Venere deſiderabilc
più d’ogn’alu-a. Dea , fatta tua ſpoſa, contro le
prerenfionlddi tutti i Numi. Apri gli occhi, e
mira , che non ſono ſcolorite queſte guancie,
perche hanno inſeparabile la porpora regale , in
ſegna del loro dominio ad ogni altro volte. Non
è intorbidato lo ſplendore di queſtiocchì, per
che non altronde,che da loro ſtcffl riccuono il lu
meNon impallidiſconoi coralli sù queſtelabbra,
perche meco hebbero il naſcimenro nel maremu
unonexl bello dall’aria fregi-za da? miei raggi.
Non
'zi

‘ di Ferrante Pal/fluid”. 329


Non dilcgua la neue del petto , mcreè . clic [rà
due monti delle poppe, ſi conſerpa vna ſtagio
ne gelata per conſono di clii arde. Per qual cau
ſa duuque non t’allettanoi miei ſguardi , ſolle
citano i tuoi rifiuti i miei baci , meritano ripul
ſele mie luſinghe, e raſſcmbrano noioſo le de
litic del ſeno? E doue cangiaſti quell’ appetito ,
altre volte coſi fluido di queſtiguſti , 8c impor
tuno per diiiorurgli ?Mentreioſono l’iſteſili Ve
nere, ſonte d'ogni amoroſi) piacere; non laſcia
re tu d’eſſere quel Vulcano , ch’eri ſitibondo
di queſtc acque per attuffarti oue ſi profondono.
Se alcun diſguſto t’aunoia, ſuciaituoiſecreti,
'a chi, non potendo vſare altro conforto , ſuffo
cara ogni affannoin vn mare di diletti.
Con sì dolci parole non puotè impetrare alti-a
riſpoſta, che vna libera proteſta di non hauer
alcuna occaſione di cordoglio. Non ardiua co‘l
;acconto del vero entrare in cimento di ſdegno,
con queſta Dea, la quale giàquaſil'hauea con
dotto à quello d'amore. S auuide Venere d'ha
uer mitigata l’auſterità del ièmbiante , ſtimò in
conſeguenza ammoliro nelle ſue luſinghe il ri
gore de gli affetti. Mentre importuna, moltipli
caua inſtanze pei-intendere l’origine di queſta
A
ì... ſtolidita . inſenſibileà tanto pruoue, ch’attralioñ
no infallibilmente ogni ſenſo, ſi dolſeilbuon
T` toppa di poca ſalute nel corpo. per celare l’in
uietud-ine dell’animo. Conobbe la moglie fal
a queſta riſpoſi:. eſpreſſa ſolo alle violenze del
la ſua curioſità,inà auualendoſene come di moti
no, er cohoueſtare glivltimisſorziflgli inſermi
di eſorridendo, non conuiene altra ſtanza. che
*HIT-ta.‘ il letto. Quindi afferrandolo per vna mano, a
meſtolo conduſſe. Reſiſteua Vulcano,figuran
gnfiin quell’anguſto ſteccato ſicura la perdita ;
x 3- mi
390 La Rete di Vulcano
mà era troppo debole la reſiſtenza . mentre vi -
gorolì lo lpingeuano , gli impulſi del ſenſo.
Quiui cominciò Venere a peſcare più al fondo ,
e rantoſto con abbondanza di guſti , nella pro—
pria. rete, lo Fece ſua preda. Non men0,che quel
rale villano, flimando queſto pouero fabro dl Ea
ſalire alla gloria laſciò ogni altro penſiero , e
ſpogliandoſi d’ogni paſſione, tribuzò più che
mai ſuiſcerato amore alla moglie. (Lipſia, ch’in`
tale ane haueua conoſciuto il ſuo vantaggio.
adoperò tutti quei modi, che poſſono ſtimarfi
ecceffi anche in vna Venere, perſarlo delirare
Lrà le dolcezze. ’ . .
Dicemno all’hora i penſieri à Vulcano : nzil
pregiudicio pruoui in re ſteſſo, perche coſtei li è
felicirata ne gli abbracciamenri di Marte .P Qual
parte hanno vſurpara alle tue contenrezze i godi
menti di queſto Dio, onde non ſiano riuſcire per
re compitamenre diletreuoli .P (Lul ſodísſató
tione riceueſti da quell’honore , che variamente
ſognato altri t’inculcaua, perí’cimolartiall’ira?
Oue cercarai queſte gioie,quando priuo della
tua- Venere, hauraiìvendicara la tua ripurarione .7
Deh diſinganna te ſteſſo , laſciando di obbedire
à’ capricci d’animi leggieri, che vanno chimeri
zando queſto debito di mantener l’honorc nella
pudicitia delle mogli. Tanto ſi gode di vira.
guanto ſi viue ne’godimenti. Mai s’è veduto
....o- arſi in paſ’ro al corpo, ò in nutrimento al ſenſo,
queſta riputatione, che ſai di meſtieri, ò riſarcire
con la perdita d’ogni bene, ouero acquiſi‘ar con
ì-_.
t—- le conſeguenzedi molti affinni. Ricordati, che
non v’e altra Venere, e per re maſſime íàrá Vano
'l ſ°ſPlſarla, quando volontariamente l’haurai
Eerdura. GOdliö ſClſiOCCO . ſeſteggiantrionfiiiu
‘ Le‘ bd ſeno. ch’ad ogni modo bene ombrcg
Síflfi I
di Ferrante Pull-mirino. ;9;
giati , qualeequcſto vano honore, non ti "Lin'
caranno, n douc di ſimili delieie,quel`to e l'vniñ
co fonte. E por figurati honore l’liauere la mo
glie adulte-ra, perche altro non eſſendo, che vna
ſemplice opinione, perqnalcauſa dtiurai adlie
rirc più a quella d’altri , che allatuzz? Coſi ti eſ
entar-ti ancoda queirimorſi,eli‘amarcggiano i
luci guſti.
Coſi perſuadeua‘ l’eloquenza del ſenſo, non ó"

ſenza frutto , mentre s’imprimcuano come effi "ñ-ì_

cace. queſte perſuaſioni prodighe nel prometter


piaceri. Annaloraua queſta efficaciala Retorica
di Venere ,la quale, quantomeno parlana, tanto
piu praticando ſofiſini amoroſi, muoueuai ſen-~
timenti con tanto maggior Forza, quanto più
con linguide tenerezze moſtraua di non porer
perſiſtere nella ſodezza dc gli argomenti. Manrò
rotalmente l’autorità dellaragione, in uiſa che
reſtituita nel primicroſtato la sfrenata ibidine,
riſoſ inſe ogni giuſto motiuo di ſdegno. Scor
"P-ua
i-n—-ñ_ñu—-W
data i dell’offela rieeuuta dell'honore macchia
to giudicaua ſacrileglii que'penſieri, che ſugge
riuano Venderre. La Dea, accorta nel conoſcere
la variatione de iſuoi affetti, ſe ne pregiò come
di opera della propria ſimulatione, prometten
doſenc il premio in nuouo congiungimento
coll’amato ſuo Mme. '
Parri ſinalmcnteVulcano,licentiarodflllziſît
tietà d’ogni appetito , non già dalla moglie, la
uale, con più copioſa quantità di guſìi haurelilc
eſidetato di maggiormente adeſcarlo per ha
uerlo all’hamo, ad ogni ſua voglia, e diſporre ("i
lui à ſuo grado. Se ne paſsò alla Fuſcina, doue
ſubito ricercò la princìpiata rete. Gliela preſen
"u.
«Le
‘rc-.ñ
taronoi Ciclopi, ſtimando, chel’anſierà in chie
_ó“…
derla , foſſe effetto del deſiderio, ch’egli liauea
X 4. di
392. LJ Rm di Vulcano
di compirla- Mà apparue il contrario, mentre,
e con tenaglie, e con martelli . s’affacendo per
diſtruggerla. Con rabioſo ſdegno ne Faceua mi
nutiffime pezîa godendo di quelle diffipate rui
ne, con lc qualipunimſi la temerità de gli affet
ti, arditi di fabricarceppidolorofi alla ſua Ve
nere. ln quelle precipitate reliquie , paleſi-ma at
terrato lo ſdegno , e deſolato ogni luogo, in cui
ſl faceſſe forte ll ſuo giuſto furore. Ciò conobbe—
xo i Ciclopi, iquali penetrando eſſerne la cant-ì,
la corruttione del ſenſo, e la continuatione d’a
more. biaſimarono l’inconſtanza dell’animo ,
prorompcndo mnfiìme Bronte ne’ ſeguenti rim
Proueri.
Edoue, e doue ſepèllite, ò Vulcano , quelle
più generoſe riſolutioni , che produceffe giamai
vn ben regolato giudicio -, e da quale nemica.
violenza permettere d’eſſer condotto à diſtrug
get la teſfitura più inſ ne delle voſtre glorie nel
rifircimento della vo ra riputatione? Era que
ſta rete vn trofeo.che vi meritauaeletto vn Tem
io perappenderlo,come inſegna de’voſtri trion~
.Coſi dunque da vile allattamento di luſinghie
ri dilettilaſciate ſconuolgerei penſieri. di mo
do che con indegne riuolutioni prefig no altri
metàà’diſegnidella ragione? Conce ete dun
que d’eleggerui vn volontario dishonore , quaſi
ſdegnato contro quelle perſuaſioni , che vipre
ſcriſſero il debito di chiunque nato, con ſem~
bianze d’huomo, non che con concetridiNu
me: Giteuene pur altiero de’ voſtri vituperi ,
pauoneggiandoui, che lo ſpettacolo di queſh ,
accompagni ſempre la voſtra preſenza. God-:te
pure, ch’m sìbel Fregio legga, ogn’vnoivoſh-i
titoli, clic _làrarrno ſolod’inſamia. Olſeruo in voi
ſegni di rilèntimenco ,_ contro queſta liberta‘
della.
i

. , di Fan-ante. Pal-'miriam T5“?


della mia lingua. Conſiderate hora ſe ſia deſitlç
:abile quello ſtato in cui diueranno volti-i ordi
naria attributi, queſli ch’io vi rinſaccio per cor*
:ettione , non perdiſprczzo. Confiderate,ch'i
vezzi amoroſi ſono incanteſimi,i piaceri ſono
ferite dell’anima ; riflettendo pero ſopra voi
medeſimo , v’auuedrcte ſe dobiate perſeuera—
:e in quellatramutatione, ch'èoperalòlod’vm
Magia di due pupille, ò d’vn ſeno. Non ricuſale
dl regolarui al lume della ragione , complacen
doui d’eſſer cieco, mentre hauetcriconoſciuta
cr fclicita il reflar abbagliato da vn finto So
'. Rmuouate le primiere determinationi , e ſia
v’hanno addormentato le delitie, non date à ve
dere , che queſto ſonno ſiaſtato vna morte, re
ſtando ſL'POlEO in altri vìli penſieri. Già, chcdj
ceſte l'ordine in queſta retelatrama d’honorave
vendette , non contradite a coſi glorioſi princi -
ii. anzx continuateillauoro di nella inſlro
mento , con cui porrcte ſar preda el voſltro boa
nore. Per baſe diqueſto, nonèaltrimcnte diſdi
ceuole vna oſtinata crudeltà.
lſtordirono il pouero fabro, gli accenti co
ſtui.c0me che voleuaeſentarſi datante moleſtie,
che ſeguono queſ’ti bumori di riputationeflaue
“ñ._ ,_ñ__
uagià aggiuſtati tutti gli affetti à non prenderſe
ne altra cura, per non hauere di chipiatire, con
i rimorſi dell'animo. (Meſh poſſono opprimerſì
per breue tempo, non totalmente abolirſi, là.
onde conſeruano aperta quella piaga, ch’al tocco
delle altrui riprenſioni,affligge con doloroſi ſen,
timenti. Concertate nondimeno erano in coli
perfetta unione , _le interne potenze dell’am
ma, co’godimenu del ſenſo, che non poteua.
u.'-.
ſi~.
‘44$
-
far ſuono la memoria de’diletti , che ſubito non.
concordaſſero le riſolutioni de’ penſieri. uin..
X s di
394 'La Rete di Vulcano
di riſpondendo . non ſenza ſegni d’eſſer inñſtí
dito da rante ammonitioni , diſſe, che non rur
ti erano obligati ad vnica legge , cche la libertà
dell' arbitrio era priuilegio d’animiragíoneuo
li, perche diuerſamente da’ br‘uti , nonfi laíëino
reggere da gli altrui capricci. Aggiunſe, che‘
voleua eompiaeere ſe medeſmo , non ricono
ſcendo altri commandi, che quelli della propria
volontà. Che non voleua prenderſi briga contro
la metà delCielo , nel vendicarſi contro quei
due Numi. Che finalmente non voleua inſticui
rc vn oſo di ſeuero rigore , contro vna colpa ,
che ſacra già quaſi ordinaria nel mondo. in pro
greſſo di tempo , haurebbe introdotto il non el:
ſere ſtimata merireuole di pena.
Coſi laſciò confuſo quell’affettuoſh zelo, che
procuraua la di lui ripurarione , che ſe beneſu
ſeirarono le parole di Bronte, alcunainternado
gli: con vna ſcoſſa ſe nesbrigò comeì cani dalle
baſtonate, perche habitunro gia il cuoreà non
ſtimnre queſti colpi. s’era quaſi ſattoimpaſſibi
le. Cedertc il Ciclope, perche il voler ſanare
ehi è oſtinato di voler morire, pareggia la paz
zia del Medico, à quella dell’infermo. Affluen
-..u.—u`. dauaſi l’honorato zoppo in diſhrdinzr la rete .
perche voleua peſcare nelmareamoroſoàcan—
m, ondequella perlui eradiſutile. Sopragiun
ſe -in queſto menrrcil’Sole, alla cui luce ſubito
arroſsì ,p ſe pure poteuano ſpiccare roſſori in
quel volto tuno tenebre. Dubitò ſubito de’ ſuui
rimproueri conſiderando i propri errori. come
che ripende aſiài più ſeueramente la mncſtoſa
preſenza d’vn ſuperiore , di quello ſacciano le
mmie di molti eguali. Sapendo. che il currogli
"F Pdlcſe . in ogni ſuo ſguardo rieeueua vn ca
ffisu, per hauere mancato del ſuo debito.
L‘in
Ji Ferrante Paſi-mirino. ;95
L'intcrrogoil Sole, qual ſoſſe la Fattura . ci…
hauca per le mani , cquale la cauſa del coſi dili
gentemente ſcompaginarla. La vergogna pm.
hibi la ſubita riſpoſta. perche ricuſaua la lingua di'
conſeſſii'iidclirii del cuore , per non mentire
la ſua intentione , clie negaua maneamento, il
non voler offendere la ſua Vit_a. l’anima ſua, cioè
la ſua Venere. Preoccuparò i0 i tuoi aeeenti,diſ~
ſe il Sole, come ehe da miei ſplendori, li quali
penetranoin ogni luogo , ho diſtinta notitia del
tutto. E coſi s’apprezzano i miei auuiſi P eda
ual fine mi credeſti , moſſo a tale vfficio, con
geloſia della tua riputatione P Ambiiio pure di
porti sù la ſtrada, nella quale incaminando ài
.lffi di gloria, giungeſti al Farti conoſcere me
no ſprezzabile, di quello t’acclamano i com
muni concetti. Deſiderauo pure, clie d’vn’ar
di ro corraggìo , armando te ſteſſo , ſaceſti poni
pgd'animo, più che Diuino. ſe ſoſti riconoſciu—
to per meno che liumano. Voleuo pure , che ti
conſondeſti Gioue medeſmo, tuoperſecutoré,
moſtrando di non precipitare i tuoi affetti in ſe
no d’vna Dea , mentre egli s’è auuilito piu ſiate
in grembo à donne. (Heike erano vendette fe
conde di gloria, mentre daui à vedere, che con,
eleuati penſieri anteponendò l’lionore al guſto
di vani diletti , non eurarui per mantenimento
di quello, la priuationedi ueſti. Ti ſareſti m0
firato maggiore delloſteſ o Gioue , clie ti diſ
prezzo ſin’ al conculcarti, traſcurando perla ri
putationequelle delitie, per le quali egli vilipeſe
laDiuinità mcdeſma. Horaſi dirà,che ben eri de
gno d’eſſere cacciato in terra,hauetido vn cuore,
che immerſo ſolo ne’ piaceri terreni, non sà diſ
gíungerſi, per ſolleuare le _ſue riſolutioni. T'affi
curo ch’ioamedeſmo ſarò ilptimo in publicare i
X 6*' tuoi
396 La Rm di Vulcano
tuoivitnperi, ſarò il più ſollecito ne’ tuoi bialî
mi , quando non vegga fruttuoſi imiei auuer
timenti , vedrò anche áqueſhi pruoua , ſe canto
:ſono corrotti i tuoi ſentimenti, che non curi
l’eſſere publicamente dishonoraro.
Wſti furono gli vltimi accenti, dopo i quali,
moſtrando di non voler eſiggere riſpoſta , o per
non admetrere eſcuſe ò per voler farti, e non pa
role , parti ſubito. Confermo Vulcano la forza
dell’autrorirà , in chi perſuade, dando à vedere ,
quanto più efficacemenreimprima i ſuoi sforzi
'na lingua,in cui detti s’odano con riuerenre hu
milrà. Sedutro di nuouo il popolo de’ penſieri
da queſte perſuaſioni , congiurò contra il ſenſo
riuolgendoſi, ad obbedire à’ commandi del giu
dicio. Prima. che inrepidiſſe il feruoredell'a
~nimo , con l’attiuità di queſto calore , comin
ciò a rinuouare la rete S’era Emo coſi rigoroſa la
legge contro gli affetti amoroſi,che al primo ap
parire d’alcuno dieffi_, dalcarneflced'vna olìi~
num crudeltà, era ſubiramenre ſtrozzato , non
hauendoſi riguardo, che per. ſua ſicurezza egli
ſaceſſe pompa dell’imagine della bella Dea.
Fatto ſcorteſemente villano , non riceueua am
baſciate, ricuſaua di vdireogni ſupplica , di mo
do che riuſciuano impoflibilii tentatiui perri
ninouerlo da gli effetti di ſdegno. Compì tanto
ſtoil lauoro, poiche affacendoui anche i Ciclopi
per affrerrarne la perfettione. Mentre ſi riſentiua
per l'aſprezza de’ rimproueri del Sole , s’irritaua
contra la moglie , che conſidemua eſſerne la ca
gione, con obligo di por-rare mai ſempre in ſi
mili affronti la pena del ſuo adulterio , quando
non lo vendicaſſe. Fommentari però nuouo ca
‘ 1g?” queſh penſieri, perche la fiamma era vicina.
a .iuuanraëgiauano alſbmmo grado , nel quale

linki
Ji Ferrante Pflſſauicino. ;9 7
riuſciua impoſſibile l'admettere qualità contrari-4
di variato diſegno. La pcrfcrrione dell’ opera ,
lo ſollecito ad impicgarla nell'vſo deſtinato, pre
correndo ogni pentimento, dal quale non era ſi
curo. ſe in progreſſo di tempo foſſe mancato
q—uell’improuiſo furore.
Ando alla caſa, e ponendo ogni ſoà curaín
fuggire gli occhi di Venere , per non incontrare
le lue Violenze , ſi ritirò nella camera , doue era
il letto luogo del delitto , che Farſi douea carce
re al caſtigo. l’ruouò quiui ſorte abbattimento
Vulcano, mentre non puotè impedire alle mix
m, le quali parlavano anche nel ſi lentio, il ricor
dargli l’abbondanza de’ dilettí tanto ſoauemen
te guſtati, nel rieinto delle loro anguſtie. Raſ—
ſembraua, che qneſti atteſtati ſoſſero ſuppliche
à prò di quella Venere, che prodiga di godi
menti, non eonueniua riccueſſe il cambio di of`
feſc. L’inteneri la memoria di queitrattenimen
ri amoroſi, ne‘quali , ſe bene ſimulata, era ado
ſabllc. Con tutto ciò, opponendo à queſti aſſal
ti vna tirannica barbaria, ſi raſſodò piu fieromel
le riſolutioni di ſdegno_ Teſe la rece tra quei ſot~
tiliſſimi lini , tra’ quali in uolto tante ſiare le ſue
contenteue,poſe in quel Felice ſepolcro diVene
rc, in cui viueua, anche morendo. Se gli rappre
ſentauano pure tante vele, ſempre otioſe, perche
appena erano gonfiare de’ venti de’ deſideri, che
ſubbito egli era dolcemente guidato in porto. Se
gli ricordarono ſaſcie amoroſe, tra le quali ha
ueuano ſempre pargo leggiaro i ſuoi piaceri.ogn`t
qual Volta aggradiuano d’hauere per culla quel
candido ſeno della ſua Dea. Se gli ſuggeriamo
finalmente quelle tele, sù- le qualiall’origina
le di quella Diuina bellezza , co’l proprio penel
lohauea tante fiate effigiato il Paradiſo nella:
X 7 molñ
;98 La Rete di Vulcano
moltitudine di vere delitie, più che nell’ app:
renza di vani colori.
Sordo nondimenoì tante inſtanze , continuò
l’opera ſua , aggiuſtando gli artificioſi lacci in
modo , che nel mezo di quelli il peſo di due cor
pi congiunti porca ſarme riſtringere il nodo.
Aggiuſtaro iltutto, ſene vſcí, ritornando alla
fucina, ſenza veder Venere. (Delia racchiuſiz
nel ſuo cabinetto, con le Graue, conſultaua
tutto ciò , che può maggiormente inuaghire,ò'
nelle parti del corpo, ò nelle maniere del tratta
te. Vna beltà Fatta commune, oucro ordinaria
è tutti perdei ſuoi vanti, quando non procuri
Eww-ó'w
'ñ'.-e d’invenxar nuouo luſtro, per apparire :il ſenſo
diuerſà. Vn vezzo, che partecipi maggior gra
do ditenerezza‘, vnaluſinga, che ſpiri minor al"
l-ettione, vn baccio, che perſuada communicari
gli ſpiriti più viui del cuore ,vna parola, che non
moſtrando adulatione , palefi ſuil'ceratezza d’af
fetto, vn piacere, finalmente, nel quale ambitio.
ſa ſi moſtri l’amata di trasformarſi , non che d’v
nirſl con l’amante, ſono punti di perfetrione,
eſſe -s’imparano nella ſcuola di Venere. Aſcol
taua ſimili lettioni la noſtra Dea,ò per meglio di
re, conchiudendo non eſſerui i] miglior maeſtro
d’amore,appruouaua i loro affiomi, con la prat
tica di ciò, ch’a lei medeſma ſuccedeua co’l
ſuo laſciuo Marte. Giuraua di non preſcntar al
marito, che ſciapite dolcezze, non volendo,
dalle ſue maniere eſtraheſſe l'oro de’ diletti , del
quale gli era auaro . ſe non come lo produceua
la natura. All’amante all’incontro diceua dipur
arlo nel più riſtretto curciuolo alle fiamme
’ardentilſimi affetti diſtillando {è ſteſià.
Era 'in qucſti diſcorſi all’lëor appunto, che
-ordme drVulcano fù auuiſatach’cgli ſc n’an~
dana
di Ferrante Padanirím. ` ;99
daua in Lenno perle ſolite occorrenze, neceſſi
tato z partire d'improuiſo , ſenza riuederla. Co.
noſceua beniſſimo, chela di lei preſenza qual’al
tro ſcudo di Meduſa iiiduraua quaſi pietre auan
ti di ſe tutte le cole , la onde non s’aſſicuraua di
poter condur a termine corraggioſamente la
principiata impreſa. Godette la Dea di queſto
annuntio della maggiore ſelicttà, che regolar
poteſſe il moto de' ſuoi contenti. Con l’vſäto
contraſcgno fece intendere à Marte, clie per
quella nette la Fortuna l'inuitaua àcorte bandita,
per paſcerſi à quella menſa,doue il piu dolce pro
digamentc ſi diſperge. Simpiegò poſcia in ſare
moltelauandc, non pei-clic foſſero neceffirieal
candore , e morbidezza delleſue carni, mà per
che ſecondo la proprietà diquel ſeſſo, inſatia
bile ne' deſideri d’aggradireà gli amanti, ſup.
poncua di poter riuſcire più diletteuoleà ue.
ſto ſuo Dio. Nel lauarſi , ſatraſpcttatrice elle
ſue nude bellezze, fi fora inuaghita di ſe me*
dcſima , ſe ingeloſito il cuore non haueſſe ritrat
tati quei ſentimenti , cli’vſurpauano gli affett’l
conſecrati all'amato Nume. Ambitioſii mondi*
meno , miſurando la perfettione- d'ogni ſu;
parte congetturauala proportionede i guſti di
lui , quando con aggiuſtata miſura d’amore, ſe..
c0 s’vniua. Luſſureggiandoin ſomma, ſemina
ua nella ſua conſiderazione ogni più laſcino con
cotto , acciò che la virtù di Marte ne faceſſe ger.
mogliare parti più ſecondi di gioie. Rincapric
ciata piu che mai queſta Dea, ſi preparaua à rice --e
uere il drudo con eſtraordinarie pompe di giu
bilo, ſorſe perche preſaga la natura del futuro.
inſormnio,procuraua*opporſi con quelle violen
ze , che raſſomiglianoi rinforzi d’vn lume vici
no ad eſtinguerſr. O, forſe quellagiuſtitia, che
machi
40D ' La Rete di Wlan”
machinaua .i caſtighiallaſua impurità , ſk com
piac ue difaril tranſito à’diſguſti, tanto più do
oro o quanto più lungi era rìpoſta nell’eſtre~
mo de’ piaceri.
Giunſero le tenebre , affrettate dal çorſo del
Sole, che ricuſaua di prolongare maggiormente
le vendette da ſe ſtefl'o perſuaſe. Gli amanti ſti—
marono di haucrle ſollecitare co’ loro Voti. Vul
çano le ſtimò precorſe per compaflione di quel
le anguſtie , tra le quali era tormentato dalle paſ
ſioni, ſin’all’cſiro del negozio. Sù l-'imbrunir del
la ſera › entrato occultameme nella propria caſa.
s’era naſcoſto in vn angolo ſecreto, Per attende
re, che ſoſſero colti nella rete. Bando l’oſcuri
tà. della notteaſſicuraua degli ſguardi d’ogni v
no. arriuò Marte; la cui venuta ſu annuntiam :i
Venere da vna delle Gratienppoflatameute diſe
gnata à ſpiarne l’arriuo. Meſh ſu la prima ſenta
al cuore di Vulcano menu-el'vdigridare; Ecco.
ecco, ö Dea, il voſtro Marte. l’rccorië frettoloſa
alla poi-tape:- acco lierlo, accioche entrando in
vn Paradiſo. p0te e vantarſi di non traſcorrer vn
momento ſenza diletti. Arrabbiaua l'altro in ve
derlo , ne alt-ro, che la codardia che lo faceua ti
mido di quell'armata fierezza, haurebbe potuto
rrattcnerlo , onde qual più inſerocita belua, non
Ii ſpingeſſe contro di lui. Mà pure lapreſenu era
nulla,in riguardo à vedere-,ch’erano più frequen
ti i baçi,che i paffi. Ciaſcuno di quella ingiorriua.
a lui anima, come vincendeuolmente transfon
dauano le proprie in loro ſteſſi amanti con ſcam
bieuole offerta, hor porgendole , hor ritorglien
ciale où la ſommità della lingua.l²`reneticaua,n0n
5° ſe Pe" mu"dìfl- òper ſdegno ad ogni amoroſo
?CC-33m , ch’aurrentieaua tra loro perfetta com
-ffin ñ cuzad amore, Languiua. non so ſe Enne
lico..
_ di Ferrante Fuffa-rari”. 40|
hco , ò dolente , al vedere. che con l'inſalatadi
que-[ii guſti atidriuano aguzzando l'appetito , Per
continuare poi la cena piu ſaporita in altre vi
uandc. Si conſortaua petò nclconſiderare,r:he
l'effetto della rete liaurebbe impeditol’eſito de‘
loro contenti.
Dopo alcun breue trattenimento, che ffiil
voſtro Zoppo , diſſe Marte, con vn ſorriſo , nel.
quale nioſtrò di prendere per paſſatempoildiſ—
corrernc. Rilpolè Venere con irriſione, 8c e~
:ano affettuoſi perluiquegli accenti, iquali pa
ghi di ſcliernirlo non traſcorreano à maniſeſto
diſprezzo. Quanto degnamente, ,replicò Marte,
porta coſtui le corna, corona conueneuole alla
preſuntione; ch’cgii lia d’appropriarſi vnabeltà.
diuina . quale è la voſtra, mentre egli è l’iſteſſa
deformità , e l’iſteſſa ſgarbattagiue P Vi compa
zjſco , ò mia Dea , ogni qual voſtra vi conſidero
in neceſſità di viuere vicina , non che congiun
tn ad vno . che metitarebbe d’eſſer ſchiauo di
Plutone. più toſto che marito d'vna Venere.
Mà auuerti , mia vita , vn’ vnico tuo cenno mi
haſta , e ti diſtiorrò ben’io co'lmio valore , da
coſi indegni lacci.
Nò . nò , ripi liò ſorridendo Venere, che ad
ogni modo egliſÈrue a’ miei voleri; è vn manto
alla mia libertà , 8: in caſa vn diletto proprio di
Grande, mentre ſeco ſcherzo come con vna ſci
mia,ò con vn buffone. Dipende totalmente da
me, e tal volta con miogran piacere lo vedo
incantato, non che incatenato. , nel mirarmi.
Quando haueffi marito di maggiorgarbo, ſarebñ_
be di meſtieri ſoggiacere àquei legami, i quali ſe
ben da principio ſono d’a`more,degenerato fi.
nalmente in vo carcere noioſo.“ penſiero di ciaſ
cuno faccia in queſto particolare l'vfficio della
mu
402 L'a Rete a'i Vulcano
mia penna , per deſcriuere quale Foſſe l’ira di
Vulcano ſuſcitata al ſuono di ſimili diſcorſi. Non
proſeguirono queſti , perche creſcendo l’appe
tito di Marte alla preſenza d’eſca, la quale ha
urebbe reſo ingordo vno ſuogliato, moſtraua eſ
ſer tempo d’altro , che di parole. lnuitò l’ama
ta al letto , per ſgrauarſi ſopra di lei di quella ſ0
ma , al peſo della quale ogni ſenſo ſi riſen
ttua.
E’ codardia (diſſe quella gratioſàmente) il vo
ler ſempre per amoroſo ſteccato la delicatezzx
delle piume. S’augura troppo preſta la perdita,
chiñſi proſtra, anche prima di combattere. Sti-m
gendolo peròqcongli abbracciamcnti, lo rrzſſe
a guerreggiare in quel poſto , nel quale effiſi
truouaua l'edente, facendogli conoſcere,ch’e~
ra vn cimentare molto vantaggioſo, mentre
più ſtretta era la pugna , là done più libero era
il campo per mancggiarle armi. Anche queſto
ſpettacolo mancaua, al ſar delirare compitamen
te que] pouero zoppo, ilquale dopo vn diſpe
rato ſurore principiauaad impazzrre per rabbia.
Scorgena inſruttuoſo il ſuo artificio, ſchcrniro
da gli amanti, che non ne reſtauano impediti
dal dare l’vltimo compimento a queſto amoñ
{oſo tripudio. Haurebbe, cred'io, gridato alle
volte, per eſalare i ſuoi tormenti , peggiori, che
d’inſerno , ſe il dolorenon l’haueſſc priuatodi
forze, 8c il timore non gli hauelſe ricordato,
qualmentc ſora ſtato vcciſo , ſe ſi foſſe ſcoperto.
Fecc lÎvffi-cio di quello appunto, ch’effi lo figu
rauano, eſſendo teſtimonio d'ogni loro atto,d'o
gm mouimento ſin di quelle vltimelanguidez—
le) nelle quali’s’cſtinguela Face. che porta viui
gliardori dc’diletti. Oſſcruaua principalmentei
{Ieſtl della moglie , ne' quali tutto ſoſpiro ſapeua
hora
di Fermi/te Paſſante-ina. 4a;
hora riecuere, hora sſugire gli incontri, riſoſ
pingericolpi, hor’ agile [L‘anſarl’impeto, hora
ſollecita rinuigorir l’aſſalto. Giuſtzſicaua i'n
ſomma nella vruacità de’ſuoi moti le ſembian
ze d’anguilla, ch’eſſa preſe all’lior quando fug—
gendo con le altre Deitadifu neceſſario ſottrarſi
alle perſecutioni di Tifeo. lnuidioſo non ſa
per” non ſdegnarſi della dinerſità, con la quale
vedeva condurſt le viuande al Drudo, piu dol
Cementediquello vſiſſe ſeco. lnlanguidiua per
paſſioncmentrc vedeua quella andarſi eſtenuan
no per tenerezza@ quaſi ſpiro l’anima anch’eſſo,
quando la vidde abbandonarſi come morta,
mentre per non eſſer inferiore all'amante,
muerſcio nella ſu l lucerna quel liquore, con cui
mancóognicontento.
La ſtanehezza gli ſollecitò al ripoſo, eluſtra
tele armi, ritiroſſi ciaſcuno per riſarcire le ſorſe
conſumate, co’l ſonno. Non differirono l’eſe
cutione di queſto penſiero, mentre già eſſen
do nudi ſecondo comportaua la ſtagione, ſi
conſegnarono in ſeno ad vna delitioſà quie-'ñ
o:. Paſſarono alcuni gmtioſi ſcherzi, termina
ti coll’addormentarſr. Ciò ſegui con dolcezza
tale, che ne meno eſſi ſe n’auuidero, reſtando
tramczz-ito nella bocca di Marte , vna vira mia`
Preſe prima ſonol’amata, ne`al Nume ſora fiato
promoſſo il dormire, ſin’al veder naſcoſto il»
Sole , nel chiuder di quei due belliſſimi occhi.
Era ben tanto più Vigilante Vulcano , il quale
era riſorto , e reſpiraua all'aura di quella cer'
rezza , che gli prometteua vicinele ſue vendet
te. Anelaua però ancora, dubitando che occu
pati dal ſonno,mancaſſe il tempo per nuouo con.
giungimenro, in cui ſolo poteua giungere alfi
ne delle ſue inſidie. Altrimente occupato da ciaſ
’ CDRO
,
`
40 La Rm di Vulcano
cuno di eſſi vn canto del letto,la morſa poſta nel
mezo , non poteua ſecondare l’intentione dell’
artefice nel chiuderſi. Offeriua mille voti ,per
impietoſire quel deſtino, il quale non ſario di
tanti affanni prolongaua etiandio con tanti ſtenti
queſta ſua ſodisſartione. Fu finalmente eſaudi
to , perche riſuegliato Marte da quello ſtimo
lo, che ſe bene ſpuntato, pungeil ſenſo; con
ſtrepito benche leggiero diſturbò la ſua Dea.
Wella, ch’intendeua itermini , co’ quali fi
tratta in vn letto , penetròi ſuoi voleri, onde
eſtendendo le braccia à gli abbracciamenti ,
I’accolſe nel ſuo ſeno, auuedendoſi, ch'era im
pariente di più longo digiuno. Q1531 bambino
'amante , ogni qual voltaimerrompe il ſonno,
dà ſegno di voler eſſer appeſo alle pappe , per
continuare il cibo de’ piaceri. Nonſi toſto an
nodati inſieme dolzemente s'vnirono , che
tiſtringendoſi la rete , reſtarono dolorolÌ-imente
impri ionati. Pruouandone al prima impeto
gli a etti, più che in altro nel fcmore de’ godi
menti rinforzati trà queſte anguſtie,le ſtimarono
lacci amoroſi. Bindi eſclamò Venere per dol
cezza ; Coſi crudo anche con delitie mi le
ghi? Cofi, riſpoſe Marte , ö tiranna, ſtrerta
mente mi incateni, per far precorrere il mio
morire Z Appena però ſuronoterminari qucſtt
accentí,che ſtorgendofi impedito ogni moto,
s’auuidero eſſer altre violenze . che d’amo
re. S’addimandauano ſcambieuolmente , con
che mi ſtringi? con che m'annodi E Riſpon
deuano con le iſteſſe querele , non con ſperan
za di ſnodarſi da quei ceppi. Su’l principio Mar
te, dl Clò non ſi preſe cura, ſtimando queſto
vno ſcherzo dell’amara per beffarlo. Non dole
uafi che leggietmente, per fingere di adlrerirel
c0’
di' Ferrini” Palhm'rìno. 40;
co'l credito queſtc [ue gratioſe inſidie. Diſcio.
glimi, ò M iſte, gridaua quella; ſe ſono auuilup
pato .uich'ioreplicaua l’altro , ma ſempre qua~
ſi ridendo. per compiacere al genio della ſua
amata. Scopetſe al fine qucſto ſuo penſiero,
mentre la Dea importuna, quaſi con ſdegno ri.
c: reo l.l liberta da quel carcere. non conoſciuto.
l)…ique , diſſe egli, non e queſta vn’inuentione
Voli” per burlarmi 2 Sono imprigionato an
ch’io , nè poſſo muouermi, non che diliberar—
mi da quelli ceppi. Afferniò quella con mille
ſcongiuii, di non eſſer punto conſapeuole di
quelli inganni. Fatti accorti in quefla certezza
del vero, fecero ogni sforzo perlacerar queſta
rete , le cui filaſnttilifiime, mentre addoloraua—
no le carni, puniuano ogni loro minimo tenta
riuó. CliiainÒtantoſto Venere leGrarie, accio
che con lumi veniſſero à ſpiare oue foſſero que
ſti ceppi,cli’eſſi medeſmi non ſapeano ritruoua
re co’l tatto, e pure ſenſibilmente ſi ſcnrgeuano
legati. Fu vana ogni inquiſitione, mentre erano
inuiſibili, e gliamanri meritarono dapriricipio
gli ſcherni di quelle tre donzelle, che derideua
no queſta imaginatione,clie faceua lor credere
d'eſſer lacciati come due gemelli mentre non
vedeaſi pur vn’ombra di legami.
Eſclamò finalmente Venere: Weſto è vn’ar
tificioſo ordegno delmarito, ingeloſito forſe da
ſiniſtro ſoſpetto': Dalla ſomiglianza di queſte ca;
tcne , con quelle , ch’intrecciò egli ſteſſo, nel
'la ſede donata à Giunone, altro più fondatamen
te non può argomentarſi. Quindi' concordare
vrio nelle più eſecrande'in ione, ne’ più oppro
briofi titoli, ne'qualipo :i isfogarſi vn furioſo
'ſdegno che non può refrigerarſi nelſangue di
chi offeſe. Rideua trà ſe ſteſſo Vulcano , com
Pen o
+06 ` Il Rm di Vulcmw
penſandoſi con queſto guſto, il rimarico pro
uano al veder nello ſteffotheatro , gli altriatti
di queſta ſauola. Non lo conturbauano queſti
improperi per appunto , come non ſi commuo
ue vn Giudice, alle impertinenze d’vn reo tor—
mentato. Anzi cominciò à guſtare quei con
ſcll'llli, ch’arrecca vn’ appetito di vendetta ſa
!0 0.

LA.RE`TE
- D I

V U L C A N O.
Lo Scherzo de gli Dei.
LIBRO TERZO.
En conueniuaſi à queſti Nun-ii,
come ad amanti , per prigione-v
-narete, Figurate m queſte artifi
` .Cloſe catene di Vulcano , quelle
Q delle quali doloroſamenre ogni
"` "` ` hora fi lagna , chiunque ama
non doueano rappreſèntarſi ſotto altra forma.
La rete è vn laberinto d’ordire fila, nel nale
ſono più numeroſi i fori per vſcire, chei ace!
per ſtringere. Non altrimente in amore, ſono
tutte vanità quelle, che legano vn cuore , e là
onde'la' vilrà fugace de gli oggetti, che s’adora
no , impngiona gli affetti , che quindi prender
‘lffl'ſFblgçw occaſione di sfuggirgli. Le reti in
oltre
di‘ Ferrante Paſhuíemo. 437
oltre ſono carccti, tie’ quali , clii reſta preda
n'lia la colpa… ſe medeſimo, menti-e o incan
to , ò Volontario, quiui le chiude. Non diuer
ſaela prigionia dc gli amanti , clie precipitoſî
correndo allaccio , legano loro ſit-{ſi con vna
Vaga cliioma ſi ſerrano tra. dUe luminoſe pupil
le , ſi riſti'ingono tra duelabra , e ſi confinano
finalmente in vn ſeno. (LL-…[0 piu ſi affacenda
no incercar l'adito , tinto piu ſi atiuiluppano ,
Perche ſtiinando di poter vſcire perquella por
ta , cli'c la meta degli amoroſi deſideri, fanno
l’ingreſſo in piu oſcure carcere, la onde , ſe
prima erano anguſtiati da' legami della bellezu,
all’liora ſc gli raddoppiano i ceppi del diletto.
Qteſtc reti puranclic a ſomiglianza di queſta di
Vulcano ſono inuiſibili , perche s’eſpcrimen
tano violenze . clic ſenſibilmente annodano,e
pure non ſi vede in quali lacci ſiano ſondatique
ſti nodi, clic legano. Etantomeno ſi ſcorgo
rio. quanto piu s’affatica l’occhio della confi
deratione, per iſcuoprirgli; mentre non può
conoſcerſi la forza di vn vano colore , d’vn
mentito lume, d’vna ſimul-.itavagliezza , d’ap
parenti iuſmghc, onde vilmente cedendo vn'
m.
animo ragioncuolc , ſi laſcia ſtraſcinarſi ad o.
ni precipitio, quaſi incatenato, e vinto. Da
imili carceri finalmente non s’eſce, clic per in
contrare maggiori ſciagure, ſe non la morto
Non ſi terminano ſimilmente le cauſe d‘amore,
che con molti affanninou fi veggano condan
nati gli amanti , à tanto maggiormente patire
rigoroſi caſtighi.
Marte , e Venere raſſomigliauano quegli vc
celli , ch’incappati in tale diſgratia , ſcoperto
infruttuolb ogni sforzo per ſortirnelo ſcampo,
con mortificata languidezza moſtrano di pian,
~ gere
408 La Rm J; Vulcano
gere la perdutalibertà. Con le ale dimeſſe, con
gliocehi occhinſi , raſſembrauano queſti miſe
ri agonizami , ch’inuitino la morte a commiſeñ
rare i propri tormenti. Nell’iſteſſo modo qucſte
Deitadi , conoſciuto impoſſibile il diſciorſi,
haaeano humiliato ogni orgoglio, deprefl‘n o
gni ſaſto , tormenrnti nell’attendere inſauſſo
termine à coſi doloroſo accidcnte. Vulcano fu
'neſtò ben mille volte co'lpentimentole glorie
di queſta attione, mentre il cuore, ancor inte
reſſato con le bellezze di Venere, non puotè
negare pietà à tanto ſuo cordoglio. Languiua—
'noin lei quegli ſpiriti, da’quali prendeua il vi
uer amoroſo ogni anima. Non vſciuano,~che
voci dolenti da quella bocca, ch’era ſempre ſta
ta il ſeggio delle delitie, e non ne ſortiuano,
che ſoſpiri per timore de propri vitupcri, li
’done ſoleua ſempre ſpirarne Vn'ſiato, per auui
uare gli altrui contenti. l conſortidell’amame
’erano promeſſa d’vna fiera vendetta, contra il
mal nato zoppo, le quali però non potcuano
ſeruire in quel punto di ſollieuo , mentre erano
inha‘bili all’impedire quel dishonore, che ſ0
uraſtaua. Combattuto tra tanto il fabro dal hor
rore delle minaccie di queſto Dio , eperl’altra
parte da compaffione à gli affanni della ſua Dea,
ſtaua in’eſoluto , ſe inſerocire maggiormente
doueſſe, per vltimare l’impreſa dello ſdegno ,
ò pure impietoſirfi , per ceder il trionfo all'aſ
fetto. Non s'arriſchiaua al tentare altri effetti
del ſuo furore, perche non s’aſſicurnua d'in
contrare la ferocia di quelNume guerriero, ſe
bene legato. Anche la gratiadel diſciorgli , pa
dentaua ma] contracambiata da quella bruuura,
the non haurebbe laſciato inuendicato vn tale
affronto, . -

a. Deter
li Ferrante Pallauícim. 409
Determinò finalmente di ricorrer al Sole, il
quale haucndolo imbarazzaro in qUeflo nego
u‘o, era in obligo dl (iiilluparne gli intrichi. Si
trasferìdouc npoſauamon ancora riſhrtodal ſeno
dell-Hu; Thcci, perliccntiflre le ſtclle, laſciare.
comeſue vicegeremi nelCielo. Non osò d’eſſer
importuno nc“'meommodale la ſua quiete, rc
golfla pernſconrro del ſuo velociſſimo corſo.
Aſpetto . ch’apcrrogli l’uſcio dall’ aurora , co
minclaſſe a Vcſtire prima i cnndidi liui in quegli
albori, per ſouraporui poſcia la porpora deila lu
ce. Conſeri ſeco la difficoltà, che pruouaua in
terminare l’impretà principi-.ita à ſua perfin
ſione . ſcorgendo perivoloſo l’elìro ,quanto rap
preſcnruro le gli era aſpro l’incomincinmento.
Deriſe il Sole la ſua puíillanimirà, conoſcendo
bemffimo. c‘he la ſua conſuſione ſi generauamon
tanto dal terrore dl Marte , quanto da'rimorſi
dell’aſſetto, pentito d'hauer offeſa la ſua Venere.
Egli , che tiene proprierà di ſar paleſeilturro
co’ ſuoi ſplendori , conſigliò vna vergognoſa
mamſeſtatione de gli adulte”. Gl’impuſc però
che conuocando tutti i Dei . gli vmſſe nella
propria caſa , doue prec-orſo egli ſteſſo co’ ſuoi
raggi, haurebbe fatte viſibíli le vergogne degli
amanti.
Ritornò al carcere de gliadulteri,doue trouò
Preceduto queſto ſuo luminoſo conſigliero , co..
me che sù’l carro della velocità guidato da qua:.
tro deſtrieri , che parreggiano i venti àgran paflì
ſi muoue picchiò alla porta, quaſi neceſſiroſo di
procurame da altri l’ingreſſo, perſimularſi nuo
uo nella cognizione della preda, farm dalui, an..
che lontano. ſLueſto ſtrepiro ſu à’dclinquen~
ti il preludio de’ loro tormenti , l’annumio
de’ loro diſguſti. Le Graxie à ſuggeſtione della
un Y E3’
410 La Rete di Vulcano -
Dea , fi moſſero ad incontrarlo, perche non co
noſcendo elſa altroripicgo. che l’humilrà , com_
,mandò , che con deuore ſupplichc eſigeſſero da
lui , pietoſi affetti. Obedirono , proſtrate con—
cordemente a’ piedi del zoppo fabro , interce
dendo mitigati i ſuoi rigori, emoderato il ſuo
ſdegno contro qualunque accidente gli occor
reſſe. Dauaſi à vedere `iſtordito da ſimili pre
ghiere , fingendo di non ſaperne la cauſa. Sſor
tando però le trinciere, ch’eſſe gli Formauano
ſupplicheuoli, perche non auuantaggiaſſei paſſi
fin’ all’hauer ſorprefi i ſuoi affetti, ſiconduceua
con diritto camino alle ſtanze della moglie.
Fingeuaſi in lontananza cieco, òalmeno mo
flraua di voler eſſere afficurato in vicinanza d’vn‘
ecceſſo , ſtimaro impoſfibile. Qu_i_ndi ſu per
meſſo à Venere il lufingare la ſua ſeuerità, con
vna ambaſciata , che fecero le voci. accompa
gnate da primi ſguardi. Ecco ti, diſce. ò mariro ,
due tue prede , ne'trionfi d’amore, diuenute
. tue ſpoglie. Ricordati,qualmente beltà, ch’in
namora , rapiſce. Condanna i noſtri errorià
uelle amoroſe violenze , che ci hanno fatti _. _
Pchiauiamanti, primache amanti ſcherniti. O
gni .fallo , incui non fi conuinca oſtinatione,
obliga al perdono. Ti baſti l’hauerci puniti à
termine ch’il primo mancamento ci ſerue di
moſſa, edi metà nel corſo di queſti amareggia
ti diletti. Non traſcorrere ad altre dimoſtrationi,
caro Vulcano, amato conſorte. Non ti ſuppli
chiamo con le ginocchiäterra, perche aſſai più
t’honora la noſtra immobilità, che ci acclama
._›-_—-'— -— .—
tuoi trofei. 'Non offendermi co’lrenderinſrut
tuoſc le preghiere d’vna Venere , la cui colpa è
ſcuſabile ,_ lu cui gratia pei-anche ſai, quanto ſia
deſiderabile. Non allontanarti il Paradiſo, pri
uan
di Ferrante Pal/‘mirino, 4,”
uandori di mc , e gloriati d’aurr preſo affli
in qucſtc tue reti , mcnrrc 1121i acquiſtato
d'udin: ſupplichcuolc qmlln Dea, i cuivoti
renderebbero ulticro lo Iìcſſo Gioue. Nc ha
urcblic Vulcano cunccduco tempo :i tanti
ſcongiuri , ſc per accreditarſi nuouo all-i co
gniuonc dc’ propri dishonori , non ſi foſſe
timo . PH' gr… tempo ſtulido . come à viſta
d’inlolitu llCL'lLlCſÎIC- Fcrmò gli occhi prin
cipalmcmc in Mme , clîiggerando nella lo
ro loqu-;li la ſtupiduá , clic gli arrcccaua, lo
ſcorgerſi tradito dal maggior amico, che (“gli
haucſſc tra’ Numi. (Delio Dio all’incontro fe
roce, e illa-gnuro , non come l’umara poteua.
cuoprire con vn falſo lèmbiame i fui-ori dell’ani
mo. Lc fiamme de gl’occhi ſuellando la verità
inccncriuano ogniflnra apparenza. Lo flringcr
dc’ denti per rabbia . mollmua, con quali sfor
zi neccffitaſſc la lingua à [l'illlCl‘rBl’ſl ne’ limiti
d’vnn humilc ritiratezza , per non prorompere
in ingiurie, e rimproucri, giá., che la mano
traſcorrcr non poteua alle ſtraggi. Appariua liu
miliato , per lècoudare l’obligo , che gl’impo
neua l’immincnza del caſtigo. Altiero però il
volto , minacciaua fiere vendette, ottenuta la li.
bertà da quei lacci. Eſèguite le parti ſue co’gc
ſti , anche il zoppo sù queſta ſcena, cominciò
à farſi vdire con le grida, rilaſciando a] precipi
tio della diſpci-atione ogni penſiero de’ miſeri ,
ch’era Prato ſoſpeſo in felici ſperanze del ſuo fi “*ñóu'
J**
lancio.
Quaſi frenetico, ſcorreua quà e là, per la
ſtanza, eſclamando , con voce cofi alta, che ben
pareua ſollcuato à maggiori tormenti , à’. più
crudi ſtraccí , che poſſano eſprimerele querela
d’vn’ afflitto. Queſto era il ſuono deſtinato à
Y z con
4t z La Rete di Vulcano
conuocare le Deitadi,ſecondo gli ordini del Sole.
Ben è vero , che raſſembraua più toſto vn rim
bombo, per ſpopolare il Regno di Plutone, chia
mando i dannati diquello , ad habitarc vn’ln
ſemo, che dalle ſue grida poteua argomentarſi
molto più doloroſo. Taci ben mio, (gridaua Ve
nere) mitigaituoi furori, ch’al fine non ſci ef
ſtinto. Nulla perdi,quando tu ſteſſo non publichf
le tue perdite. Ancor ſnn tua, uè per eſſermi
vna notte Fatta d’altri , impedita anchela Felici
tà de’ noſlri ampleſli da tuoi artificii, reſto di eſ—
ſer quella Dea.ch’è i’vnica delitia del Cielo, che
non laſtiarà d'eſſere tutta di VulcanoChe ti gio
ua il Far paleſi inoſttì roſſoriſe non per ſar publi
ci i tuoi vituperi? A ſimili diletti e pronta an
che la clemenza del Cielo; ne ſtimare, ch'al
cuno ci condanni in quell’atro, nel quale ſa
remo più toſto da quelli inuidiati , non che bia
iimati. ì‘
Era più che Aſpide colui à taliincanthe ſenza
dai-ſegni d’udirgli , andaua continuando le ſue
eſclamatione , come dishonoratoetradito. An
daua
ſh-a e in queidella
porta ſuoicaſa
delirii ſpalaneaudoo
, acciò ni fine
chepoteflgero con
correrne ſpettatori. Fù ſorte de’duc amanti, il
non eſſer ueilain luogo habitato,perchela fre
quenza de popolo inuitato àtanto ſtre ito, gli
haurebbe, cred’io,nella ſouerchiacurio ità di ve
der-gli , ſui-Tocatì. Non ceſſauano le Gratie, co `. pó-_7._
me Iibere anche nel moto di ſeguirlo, econ im
portuni ſcongiuri ſu plicarloà moderare il ſuo
ſdegno. Nel ſeruorg elle inſtanze, raſſembraua
nq Baecanti, im piegate in ſoggiogare vn’Orſeo;
ma_ con tanto maggiore merito, quanto meno
?gli poteua a quello pareggiarſi , le haurebbe-ro
‘ vitate nel perſeguitarlo, con pugni, battirurc,
ö: o
di Ferrari” PJHAHÎIÌ’M. 4 r;
8t ogni ſorte di lìraccio. A coli indiſcrcri [cr
mini, finalmente ſmo imparienrc Marte , con le
ſeguenti minaccic . circonſcnſſe quale foſſcro i
dull-gni d'vn cuoreimzo:
Auuerri. mal naro villano , ſeccìa non che del
Cielo, della terra, ch’io ſono Marre. A que
ſtn ſoia nome puoi rammenmni , quale i0 ſia :rà
Numi. Non ſaranno per mc eterni queſti lacci,
e ;u all'hora prouarai a ruo collo, ciò che meri~
rino quçſh: impertinenze. l dishonoriſonogià
tuo capitale, ſm dal naſcimcnro, farro ruo patri
monio ild-ſhrezzo. Sei indegno di queſta Dea ,
douendo marirnrri con vna Furia , non con vna
Venere. Poſto mc in tuo paragone , ella non ha
urà biaſimo per quelli abbraccimenri,öc i0 haurò
lode , per hauer fatto diuorrio trà Diuina bellez
La. c monſtruoſa deformità. Non poreua eſſerui
legame di marrimonio , done è contrarietà, im
offibile ad vnirfi. Haurà acquiſtaro aſſai la tua
indiſcretezza , quando ciaſcuno ci haurä veduri?
mà i fruttidi ſimile acquiſto, dourai poi godere
ſono gli influffi di qucſto braccio, braccio d’vn
Mure.
Con rale libertà di parole, ſulmina anche lega—
[o, perche il corrnggio d’vn’animo,independen~
:e dal coipo, non li raffrena da’ lacci, che queflo
imprigionanoîgnro piu reſtontrermo 11 pouero
zoppo , non dubirando, che (crolro, non dooeſſe
eſſerc crudele nelle vendette, Chl pnuodx rorze
era coſi ardito nelle minaccia. Domoſſi il ſuo
orgoglio, perche vn codardo _fatto feroce, al ve
dcre il nemico itnpotcnte,ſi vmcc co’mali tratta’
menti, non con le luſinghe. Ceſsò `di gridare,
non sò ſe per timore, ò pure perche giaſtaneo
amaheſſe anhelante quell’aria lacci-ara dalle
ſue grida.
Y z Le
414. la Rm di Vulcano
Le Deitadi colà sù , ſtimarono per certo, ò
che ruinata , diroccaſſc la mole della terra , diſ—
giunta dal ſuojcentro , òchein fiere ſtraggi pe
riſſe la metà del mondo. L’auuiſo d’vn tanto ru
more , portatoàGioue , l’ingelosi con ſoſpetto
d’alcuna riuolutione , nella quale ſitentaſle, ó
d’uſurpargli il Cielo, ò di ſconuolgere l’imperio
terreno. l penſieri di chi regge,come ſempre ſ0
no ambitioſi di nuouo poſſeſſ0,coſi ad ogni om
bra ſl moſtranotimidi d’alcuna perdita. Ordinò
ſubito il ſuo carro per diſcendere, e con la pro
uidenza regolare qualunque diſordine foſſe oe
corſo. Ne’ mali grani 8t improuiſi, la ſola preſen`
za del Prencipe può eſſere la ſalute dello Stato.
L'accompagnarono tutti i Numi , non tanto per
correggio , quanto per auualorare con la propria
affiſtenza , ogni determinatione, che ſoſſe con
ueneuole al biſogno-Erano di corta viſta quei p0
ueri Dei dell'antichità, nè coſi ageuolmente.
dall’altezza del' loro throno, poteano ſpiare le at
tioni de’ mortali. Vennero anche le Dee con
dotte da. curioſità , e da genio proprio di quel
ſeſſo inclinato all’ingeriríi , doue non può ſerui—
re, che per diſturbo. Ciaſcuna Deita , ſolleci
tando il moto del proprio carro , in cui conce
deuaſi luogo Îa’ Numi più amici, non haueua al~
tra guida, ch’il rumore delle eſclamationi diVul
cano,percondurſìalla metà di queſto lor viaggio.
Non però ancor diſcerneano,di chi foſſero quel
le ſtrepiroſe quercle , che raſſembrando—di mol
ti, era impedito dalla lontananzail diſtinguer
le. Mercurio, che già era precorſo nunrio, e ſ0
riero sù l’ale , che gli agilitano il piede, portato
3 V010- rmcontrò Gioue, aſſicurandolo, che nel
la “fi dì“lueſtofabro erano i fondamenti di tan
ta commotione. Diſſe _di non ſipcre la cauſa .
' mentre
di Ferrari” Paüauicím. 4”
mentre non s‘era fermato per più collo indriz
'nre , con quella nuoua il loro camino.
Scacciato il cordoglio , ch'arrcccaua il ‘pen
ſicro d’alcun'importantedilordine , ſu commu
ne il riſo, perche conuennero nell’imaginatio
ne dl qualche ridicoloſo ſuCCeſſo z come che
quello milcro ſarto vniuerſzilmente ſprezmbile,
per il meno haut-uz lèmprc merito, pereſſerc
dilcggiaro, e (chcrmto: Compnruero alla ſua
porti , all’hor quando taccua , confuſo per vna
Eartedalla loro rardanza , pentito dall’altra dell’
aueme ſollecitato la venuta , mentre ſe gli
ſilygenua la rabbia di Marte. Entrarono i pçimí
Saturno, e Gioue , precedendo ambedue, quel—
li per il decoro dell’antichità, queſti per l’autto
rita dello ſcettro. Chi t’affligge , chi t’offende,
diſſero al primoingreſſo, ò Vulcano, che ſen
zalena lèdcualanguido, trasformato figura er
fetta d’vna Mumia. Nulla riſpoſe,màſolo atto
lor duce, .gli guidò entro la ſtflnza, doue gia
ceunno gli adulteri; iui con vn cenno, ilquale
non puotè perla ſouerchia pnſiione animare , nè
purecon vna parola, moſtrò la cauſa del ſuo tor
mento, 8t il motiuo delle ſueimportune eſcla
mationi.
Segui quei primi Numi lo fiuolo de gl’altrí ,
ſpingendoſi auanti finalmente anco‘le Dee, fin
che li lbuoperle quale Foſſe lo ſpettacolo, ilquale
tutti affrettauano di vedere. Mortiſicate alla vi
ſta di quelle nude membra intrecciate in atti im
pudichi fi ritirarono tantoſto con la porpora
ncl volto , rimanendo i pregi di quella mo:
deſtia , che per il `loro ſtato haut-,ua ſorſe patiti
pregiudicii in ‘quegli ſguardi. Molte però del
le: più gi'ouaniñ, e brillanti, ſcorſero con vna 0c
chiara le membra ben diſpoſtedi Marte, e la r0
Y 4 _ baſtw—
4.16 La Rete di Vulcano
buſtezzn di quelle parti. che deſiderano,gagliarñ
de nell’arringo del letto. Haurebbero piu che
volentieri rapiti quei legami àVenere, de’quañv
li ella—pure arroffiua, ſtimando felicità il farli
indiuiſibile . coli ben compoſta molle di car
ne. Neceſſirate al partire dalla vergogna, ſi fin
geuano ritardare dalla moltitudine , per riuo.~
gere tal volta il capo , e continuarli quel trattc~
nimento, che mainon ſatiaua , incitando ſen
pre nuouo appetito. Nella nudità del corpc di
Venere’, inuidiauano alcune quelle bellezze,
ch’erano ſingolari, geloſi: forſe, che ſe ne in
uaghiſſeroi propri amanti. Qgeſta paſtiore pe.
rò rrà in poche , come ordinarioe` di quelſeſſo .
il non cedere ad alcun’altrain beltà; eſtinata.
eſſendo ciaſcunain preſumere eguale, ſenon in
ſeriore , perfettìone, in grado di vagheuain
arriuabile. *Sc aicuna fflloutana da’ ſimili pen
ſieri, non ceſiîaua già di condannare l'inuenn'one
di queſte reti , le nali erano un freni) alla diſſo
lutezza delle mog ’. La neceffitàxli vedere con
uinti i propri orrori,rendeua abomineuole quell’
artificio , di cuicontinuandofi l’vſo Facilitaua lo
ſcuoprire gliadulreri. L'odio in ſommacontro
Vulcano era eomrnuneà tutte , per hauer inſe
gnato à’ mariti vuanuoua maniera perlegarle.
8c vnaiuſblita arte per peſcare i loro vcrgognoli
eccelli- Parrirono alcune , predominate per
queſto dallo ſdegno , onde abhorriuano la
preſenza di quei caſtighi, che rinfacciauano la
conformità de’ loro demeriti. Altre , che nel
mare delle delitie, haurebbero eletto reſtar pre
da d’vn hamo , non che d'vna rete, ſecretamen
t‘ ſtauano gna-tando, per non laſciate la Puo`
@ettiua d} que‘ du? corpi . la quale, (è bene tot.
mama” ‘ deſidm . componeua m miele nella
ſuper
dì Ferrante Pan-mirino; 4*! 7
{ufcrficie dc’ pcnlicri. ondc poteuanolambifli
le abbra, 8c allenare con qualchcdolcczzi il pa~
lato; non oſtante, chein progreſſo biſognaua
joghiottitla amara.
l Dei tr`a tanto nella flanza confuſi , con o
gni libertà circondarono illetto, su'l quale gia
ceuano gli amanti. e con prctcſto d’offetuare
l’artiſicio della rete , notauano diſtintamente
lc vaghc’zzc di Venere , ln quale non liaueua vn
punto imaginario , in cui non foſſe compendia—
ſala marauiglia. Moſtrando deſiderio di aſſicu
rarſi , ſe appariuano al urto < uelle fila, che non
compariuano à gli Occhi , palpauano la morbi “——
della di quelle carni, che d’alabaſtro riuíèiuano
alla pruoua , non meno di durezza , che di
candore. Adulando in queſto mentre il fabro,
con celebrate, coſiingenuoſa fattura, fi ſaccua
no più ÌÉCÎO il vagheggiare , 8c il toccare la
moglie, perche luſingato da quegli applauſi, go
dcua, che con più diligente inquiſitione cercaſ
ſero il nodo di* quella rete , meritandogli tanto
nggior lode , quanto più inueſtigato non porca
truouarſi. Coſi lo ſciocco paſcouafi de’ propri`
dishonori, e per non tolerarc Venerc, fatta d’vn
ſolo,l’eſponca à’ guſti di tutti. In queſta guitì
andaua inſclum’do le corna , per trarne Î-gerino
gli di due ſole. Moki de’ più intrinſecidiMar
te,accoſtatiflzgli-allforccchio: Buon prò ti ſac
cia, diceano , ò. amico. Felice rete nella quale
preſo, prendiruſteſſoil Paradiſo. Cangiareite~ `
co ſtato, più che Volontieri, ſoggiungeuri alcu
no. tramutando la mia libertà, con coſi dolci
lacci-Stringi,glidiceano altri,coſi cariamplcffi :.
aceoſta più indiuifibilmen_te il tuo petto á quel
"go e pretioſo ſeno, in cm ſono le miniere ilelñ
legiù
i ſoaui contentezze. YNon
5 ti-;ilcurare l'ucca.
110112,
4i8 La Rete di Valcam
flone, c fl-equentai baci,che sàil Cielo, quando
mai ti s’accoppiara coſi ſtrettamente la beatitu
dine. Non mancouui chi conbaſſa voce preſen
tando breui conforti a Venere, l’eſortaua à non
ramaricarſi , poſciache tutti erano-iui per ſcor
no del marito; ſopra lei non rifflettendo , che
con quegli affetti, dà’qualis’adorauano gliecñ
ceffi d’vna tanta beltà. ' › i
Nen però era capace di conſolatione,mentre i
rimorſi della vergogna, per quella paleſe nudità ,
erano al ſuo ’cuore troppo doloroſe ferite.Arroſsì
prima all’ingreſſodi tanti-ſpettatori, à’quali Fatta. ›
tliearro , haureb‘be diſcioltol’appai'ato di quelle
bellezze, chen’inuitaua ,tanto più’ſrequenti gli
ſguardi. lmpallidirono poſciaqueſti roſiori, fatta,
eſingue di tante punture, che la tormentauano ,
come cheancoicoralli-imbiancano àſronte di
quel veleno, che da morte. Ritornò il ſangue al
cuore, per neceſſità-di ſomentarlo, mentre inlaii
guidiua in tanta paflionelà doue eraſiîoriò ab
bondante alla piazza del volto,accioche co’lcam
bio di lui s’appagaſſero quelli , che mercauano i
ſuoi dishonori. L’indiſcretezza de’Numi. che
luſſure giarono con impuro contatto delle ſue
carni, emeritò talmente appreſſo lei, che n’ac
quiſtòl’od‘io, doue forſe pretendeano auantag
giare gli amori. Procuraua celar’fi al I’ ombra del
corpoidi Marte , sſoríàto àſentirſi in queſta con
giuntione, internare quegli ardori , che non po
teano eſtinguerſi. Naſcondeua principalmente
il volto , come qUello, che riceuendo negli oc
chi i rimproueri dell’altrui preſenza , da com
modità_ all’animo , per vendicarſi, come offeſo
da illecita attione. Studiauaſi di cuoprire qucſta
-ſch‘m ~ nella quale, ancorche ſi tolga il lume de
gi occhi, momficandofi humili , cdimmeſſi ,
con
di Ferrante Palla-aid”. 47,
oon’viui colori ſono cffigmtiquci mancamenti,
che ſi brain-.mo occulti.
L’amante all’incontro, gloriandoſi più toſto
di quella felicità, nella quale làpcun d'eſſer in
unlmto da ciaſcuno, godeua d’eſſcr vednco in
quel pollo per il quale ogni Deitàlmurebbe ri
nunmro il ſuo carro, e Gioue ſtcſſo , forſè il
ſuo rhrono. Altro non l’affliggcua, che ilcor
doglio dell'amara , e ſe ſorſe apparue nellnjſua`
ficcmil ſangue, ſu oſèquio de gli affetti,ch’in
queſte le ſuceano intendere la prontezza :ì ri
comperare l ſuoi guſti , con lo sborſo di queſto.
Vn cuore ardito , non conoſce vergogna, per -—--_
ſimili cauſe ſtimata paſſione ſemimle, nè cura
cio chcalrrídilui , ò penſi, ò dica, proueduto
di generoſità , per rilàrcirſi con vantaggio le
glul’le, che potrebbe vſurpargli vn commune
bmn'mo. Oltre , che ogni amante s’aſcriue ad
honorc quei ſurti amoroſi, ch'effi nominano
trionſi, regiſtrandogli ad altruinotirio, con pu~
blici racconti, pien’i d’orgoglioſi vanti, quando
la ſecretczza gli celi. Infelicirà di Dama hono
rata , che non può ſtimare ben confidato vn ſuo
fallo amoroſo à quello ſteſío, cb’admetro per!
complice della ſua colp-1. '
Quanto meno egli moſtraufl d’affixgerſi , tan 4
to piu addoloraua Vulcano, che ſcorgenua debo
li le ſue vendette, contra cbr era maggiormente'
ſdegnato. ‘ _
I patimenti di Venere l’mtenermano, eper
eſſa rimproueraua à’ſuoi penſieri la ſeuerirà del
eaſtigo , là douc per il drudo l’ambiua aſlài più
rigoroſo. Auuerrí , che il concorſo di queſti
Numi riuſciua in ſuo ſcorno , 8c hauendo Prete~.
"ſikuìſf ſo di ſchernire gli amanti , haueua procurare
beffe, e dileggìamentè à ſe ſteſſo, Il loro riſo_
6 GK;
42a La Rete ah' Vulcano
era vno sfo amento del diletto, che godeano
trà le ſue in arnie, e mentre icolpeuoli erano.
`o inuidiatì , ò compatiti ,egli ne ripoxtaua. con
cetti di maligno , e dishpnorato.
Saturno ſolo, come' Dio dell'antichità , e
Padre di tuttiiDei, con vm rigida Maeſtà, e.
con vn’ alterato ſembiante, parue. che con
dannnſſe quegli abbracciamenti. Proprietà de’
vecchi, ch’odiando i iaceri della giouentù de'
quali ſonoincapaci, imoſtrano crudeli, con—
tra chi- gli gode. V'na canuta era , le altre eta
di abhorriſce , per vendetta forſe de gli anni
troppo veloeemente traſcorſi. Coll’eſſere au
ſteri contro gli altri i mancamenri, ſtimano
d’abolire ildemerir-o, ch'è ſuoi tempi contrat
taſſero ne’ propri. Giudicano , che vna teſta cal
ua ò pure vn mento canum fiano tribunali della.
natura, ne’ quali eſſi medeſmi ſiano conſtituiu
riformatori del mondo. Nè s’auuedono, che
’tanto quella nudam di peli,quanto queſto coper
:o di neue,moſtrn vna horridaſtagione,in cui ſia
mo auucrtiti à non attendere daloroalcun frutto .
Sono inſegne più toſto di diſprezzo , mentre
lacaluitie fu ſempre abomineuole, e con vio
lenza di ferro s’introduce ne gli ſchiaui , per au
uilirgli; candido ammanto, per altra parte 6h: .
bitoin ſcorno de’pazziCon queſti ſegni fi diſtinf
gue la vecehiczza , ancorche que’Satrapi iquall
giungono ad incflnutire, preſumendo d’eſſer n
z7_.A 4
uanzati,comcpretioſa rdiquiamon’come vile ſec
cia dell’vniuerlbmenfino di compenſarſi la riuc—
:enza di tutti coll’argento d’vna canuta chioma.
Aríeritano in queſto luogo ſimile inuetriua i
uefa-hi per‘ la conformità, che'cengono alcuni
co lnominnto Saturno, indiſcreti contro la leg
“-îm’ì’fl d‘ 81mm”) ò d’amami, ſèmpre nel go
cn
di Ferrante Paſhuicim. 4”
dereyrecipitoſi , mentre ne’ſuoi primianni ap
prouarono co’l proprio cſſempio tali , non sò ſe
dica vitii , òcoſtumi. (Licſto Nume. che nel.
l’età dell'oro dominando haueua inſtituito quel
colmodifelicita , che poſcia declinando, mai
s'è reſtituira nel ſuo ſopremo grado , haue
ua ſatollato in ſe fieſſo ogni deſiderio , auido :~'—-—
d'vna ti'ín’quilla proſperità, e de’ più ſoaui godi
mcnti. In crudelito dall’altro canto, contra ogni
altro, giunſe tin'a diuorarifiglitioli,& a troncare
igenitali al Padre. argomento euidenre , cheil‘
rigore d’vna conditione, per ordinario aſpro , .P‘
procede de’ vecchi da inuidia degli altri con
tenti,per ambition'e d’eſſer ſoli, in vantarele più
ſingolari delitie,l’hercdi_tà delle quali contendo
no a’ ſuoi parti medeſmi, per priuargli di queſti,
:juandogli anche di vita. Nel ſuo ſecolo hauea
ſtgbilitn legge di communità in tutte le coſemon
ancora inuentatala diuiſione, della quale diſuni—
ro il riſtrerto di ogni contentezza, s’introdnſſc
poi il cumolo di tutte le ſciagure. ln conformità
dj queſto, Opi ſua moglie participaua ſe ſteſià ad
Athi giouane da lei amato , di cui ingeloſiro nel~
vederlo giacct con vna concubina , vendicoffi ,.
con iſtrauaganteſierezza. Hora nondimeno più
de gli altri ſeuero , parue che condannaſſequeſti
noſtri amanti, che re olandoſi forſe à’ ſuoi anti
chi inſtituti , indiffgrentemente procurauano
piaceri. doue riuſciuano più ſoaui~
Diſſe che quando ſitrattaſſero tutti,c0me egli*
~0-——-a.—-
medeſmo hauea trattato il Padre , che non ſi
ſcorgerebbero ſimili diſordini , nè s’vdireb
bero dalla giuſtiria di continuo ſimili accuſe,.
che non baſta altro ſreno per domare la-diſſolu
terza de’ giouani, i quali con ſuperbo fafl’o,ſpre1
zando ognidiuieto , hanno pei-gloria l’infraci
Y 7 dire
+22 La Rete di Vulcano
dire il fiore de gli anni , tra peſtimi coſtumi.
Che ſaceuaſi deteſtabile l’vſo de gli adulrerii,
mentre chi non poſſcde altro di proprio , chela
moglie, mei-cè ch’indiſſolubilmente ſeco la le
ga, ne meno hà commodità di pregiarli ſolo di
queſto poſſeſſo. Ogni altro bene, ò corrotto da
gli anni , ò rapito dalla fortuna , ò ſoggetto all'
intemperie dell’aria, 8t agli influffi de’ Cieli,
non ſi gode, che per impreſtixo, inuolato tal
volta, quaſi prima, che riceuuto. La ſola con
ſorte ſi compra conla vendita della libertà , con
obligo di 'non poter paffire ſotto altro dominio,
che quello della morte; e pure’ingiuſtamente
dall’iinpertinenza d’altri s’uſurpa queſto decoro
à’mariri , e queſta vniCa [Felicita à'loro affetti.
Coſi eſaggerò anche con altre _raggioni , con
chiudendn, che doorebbero ſenza riguardo di~
ſtato mortificarli , e punirſi queſti errori che ſot
to nome di frutti amoroli , facilmente imperra~
no perdonoñ E pure, diſſe, meritano maggiore
caſtigo , ſe la grauezza della colpa d’vn ladro,
li conuince- dal prezzodel theſoro, ch’egli iu
uola. Vulcano, ilcuigenioeraluſingaro da li
miliparole, allargaua gliorecchi, peraſſorbir
le con tanta ſodisſatrionc , che vedeaſi reſpira
re , con fingolare conforto,- all‘aria imbeuuta
di quelle. Terminòil vecchio Dio le ſue inuet—
tiue, dopò le quali hebbe ſollecito il buon zep
po a] pregarlo d’vna puntuale eſecurione della
ſentenza pronunciata da’ ſuoi rigori. Eh figliuo
lo, riſpoſe , chelagiuſtitia non _può hauer altro
tributo da me, che d’accenri: perche hò aurto—
rità ſolo nella lingua. (Dando haueſii la lingua
dello ſcettro nelle mani, ſauellarei con le opera
tioni, ogm ~colpa firebbepunita prima , che
ſemefflffl- Linguaggio ordinario di chi ce
’ dendo
di Ferrante PJÌÌAHÌL‘ÙN. 42;
dcndo ad altri vn dominio , per neceſſità. ò
dell’aln‘ui Violenze , 0 d’vu'ordmc inunriabilcr
blaſimandoil goucrno del luca-fiore , pretende
d’approunrc per buono il ſuo ſolo commando,
Eccoci (diſſe accennando Gioue) quello, che
con ſupremo potere hà commoditá di rimuoue
:e ogni diſordine di colpa,piu con caſtighi,
che con rimptoueri.
Wella Nume haucua celiti ſin’àqueſt’hom
i propri ſentimenti , come chela dignitàdel ſuo
ſt-.ito. non gli permetteua il …ſcendere con
gl'altri le lcggidclla Maeſtá: dall'altrocantolt
qualità dell’ecceſſo, non poteun violentare le
ſue inclinazioni , al moſtrarſi ieuero. Stimò ben
sì, che i penſieri , con la liberta,ch’arreccauz
loro l'eſſere ſeercti , applaudeſſero allo ſpettaco
lo de’due corpi intrecciati in poſto d’amor-oſo
congiungimento , con leggierezze, non infe
riorcàgli altri. Chi conoſce quanto foſſe pro.
cliui à ſimili diletti. conchiuderà facilmente,
uale ſtimolo foſſe queſta preſenza allaviuacità
de gli appetiti, perche vn’habitolaſciuo {bui-a
ſtaanche alle porpore- Quello . che per ſimili
godimenti trasformato tantcſizite, hauealaſcia
to d’eſſer Dio , dana à vedere che più inſepara
bile era dalui laluſſuria , di quello foſſe la Diui
nità. S’era trattenuto nella conſideratione di
quel Cielo di bellezza,cioc` di Venere, doue pro
portionata ogni sfera, ne’ ſuon_ mori, ancheim
mobile, influiua nella concupilcenza di chiun
que la vagheggiaua, maſſime ſenza velo. Qi—e]
ſentiero, in cui s’indrizzauano ad eſſa gli 0c..
chi, ingemmato , dal candore delle ſue carni,
iu che la ſtrada imbiancata dal latte di Ginnone,
illa-adam alla beatitudine , anche gli ſguardi
dìvti Gioue. Credo in ſomma, che commutflto .ñ.
s - l’impe—
414. La Rete di Vale-1m
l~’impero,haurebbe eletto d’eſſere l’vnico moto;
re di queſto primo mobile , molto più impetuo
ſo del Ccleſte, mentrerapiuaanche, chi gli e
ra ſuperiore.
Neceſſitato finalmente da Vulcano, che ſe.
guendo la guida-di Saturno fece inſtanza , per`
che foſſe punito queſto adulterio , paleso, quale
foſſe il ſuo animo, ſcoperto indifferente nello
ſcindicare queſto fallo , per determinarlo degno
di pena, òmeriteuole di perdono. Ricusò d’v~
ſare termini, di rigore, sì perche era facile al com
aſſionare quelle violenze d'amore, à fronte del—
e quaii hauea eſperimentare impotenti le pro
prie forze, si, perche ſenza condannare ſteſſo,
non poteua proſerir ſentenza contra colpa, della
quale era ſtato prima eſemplare, che giudice
(Eeſti ſonoi pregiudicii, ch’arrecca alla virtù
ne gli ſtati , l’haucne vn Prencipe vitioſò al ſuo
gouerno, perche ſi permettono tutti `gli ecceſſi,
mentre non può ronunciarſi contra quelli la
ſentenza, che dal elinquentenon rifletta in chi
la produce. Temendo però rinfacciata ogni vil
tä , alla quale era ſtato condotto dalle cupiditadi
di ſimili delitie,negò di giudicare queſto manca
mento amoroſo. Diſſe, chele mogli ſoggettate
allo ſcettro de’ mariti , come non riconoſcono
altro dominio, coſi da altro tribunale non deuo—
no attendere ſèntenze. Che chi non ſapeua reg
gerle, comportaſſe il ſuo ſcorno, come pena
d’vna poca rudcnza, ò d’vna effeminaia natu
ra. Che ma me di Venere haueua rinontiato o
gni poſſeſſo, maritatala àbella poſta, fuori del
Cielo, per eſcluderla dalla ſua Reggia, come
prcueduta cagione di varii tumulti.
Sſeſento non meno facilmente dal debito di*
W"… Marteiſtando che non appariua ſegno d’v.
ſîitz
_ di Ferrante Paflauicíno. 41;
ſata Violenza: anzi nelle ſueincrocciiregambe
dell'amante, e nell’annodato collo ſeorgeaſi vm
volontario ſacrificio dc gl’affetti della Dea. vaga
d'cſprrmcrc ogni dolcezza con l’eſpreſſione di
coſi iillrcrti abbracciamenti. O`uindi conchiu
ſc , che non meritaua pena. Fatto conſenticnte
al d llcm) dal ſenſo . non complice nella colpa ,
da maliria. *
Terminatain tal modo la cauſa degl’amanti ,
clic litigauano co’dishonori del ſabro, ſi partì
quello giudice . da cui non dauaſi appellatione ,
legano dalla corre di tutti gli alrrí Dei. Vn riſo
commune approuò quella ſentenza,di modo che
guadagno Vulcano tutti quegli ſchemi, che cre
deaſi 'acquiſtare all'adultera, 8: al drudo. Laſua
diſperazione potea ben ragioneuolmenre pareg
giarſi a quella di chi è ſtato o pu nato dalla ſor
tunay ò dall'mgiuſtitia, in c ltO ilitigo impor
tante. Hauea publicate leſue inſamie, concitatoſi
conrro lo ſdegno diMarte, ſenza ſodisſare alle
proprie vendette: di modo che era ſenza moglie',
iènza riputatione, e poco ſicuro nella vita. Non
ſzpeuamhelagnarſi del Sole, il quale co’ſuoi con
ſiglil’haueua condottoa tal termine , chi ſcon~
ſi liato , e ſtordito non haucua penſieri per ri
ſo uere, non che cuore pei'operare, quanto con
ueniua ad vn tanto negorio. E quello {Dio
pure ſi beffaua di lui. per queſt’atto,alquale e
ra ſtato promoſſo dalle ſue perſuaſioni, deridcn
doqnelmdno , che le hauea ſtimare effetti di
Zelo del ſun honore , non conoſciuronc,moxi_
uo il proprio inrereſſe. E‘ vantaggio della ſua,
‘luce, lo ſcuoprire il tuiro , che perſua ſola vir
tù ſi rende viſibile, onde tanto ſono maggiori le
glorie de' ſuoi ſplendori, quanro minori oggetti
reſtano, ò nell’ombra, ò. nell’oſcurità naſcoſti.
Simbo
426 La Rete di Vulcano `
Simbolo de gli amici maſſime grandi, i quali
pretendono ſempre di far riſplender loro ſteffi ,
eſublimiti de’ fauoriti ordinano à queſto effet
to , ſe bene certi, che non contenta di ſe ſteſſa ,
mentre vorrà auanzarfi , traſcorrerà ne’ preci
pitii. Ogni pompa d’eſtraerdinario affetto nel
rencipe, ſ1 ſtimi mai {èmpre ſoſpetta , perche
hà riguardo all’illuſtrare, ò’ con vtilità , o con
'riputatione ſc ſteſſo: e queſto lume, che procu gn
ra , non ſpiccarebbe quanto deſidera ſe foſſe lu
ce di gloria, anche negl’inſeriori.
Non ſ1 toſto hebbe accOmpagnara la partenm
de’ Numi, con vna confuſa ſtupidità , che ſo
pragiunſe Nettuno,tardo al venire , forſe, per
che
ventoviaggiando
contrario.nelSalutandgolo
ſuo re no ,dxſſe,
haueuachehauuto
auuif
ſato da’ Tritoni confinanti con le ſpiaggie di
uell’lſola del concorſo di tutte le Deitadi nella
ua caſa , era venuto per intendere la cauſa dl
queſta nouità. L’accolſe quelli riuerente, come
Rè d’auttorità, e poſſanza, dominatore dell’
ampiezza de’ mari. Com iac ue alla ſua cu
rioſità,\ſollecito nella mo ra e’ ſuoi vituperi,
più che nell’informatione di quanto deſideraua.
Lo conduſſe nella ſtanza fatta giàcheatro com
m/une per far pompa delle nuouegrandezze, le
quali gli meritauano nuoui titoli, &anni-uu‘.
La preſenza di queſto ſpettatore haurebbe ag
giunto l’vlrimogrado , coi ſurori de gli amoro
prigioni, quando non foſſe ſtato incapace
d’aummento. t
_Venere maffime , che ceſſata l’importunìtì
di tanti _occhi non mai {àtolli di vagheggiarla,
hauea diſſoterrato il capo per reſpirare almeno.
?non P53‘ COHſOlarſi , alla viſta di queſto Dio,
v murpen maggiormente al íènſo d] quei dolo
. n,
. di Ferrante Paflrmía'no, 427
ri , che riſorgeuano alle ferite della vergogna.
Non peru ſu aggradita da queſto. come riñ
ma da gli altri Numi , la pompa di quei laliîiui
abbraecmmenti. Hahitando egli nelle ac ue,
haucua ſorſe moderate dall’humidità dell ele
mento ]e forze di quegli ardori, che raſſembra
impoſſibile, non ſuaporino alla preſenza d’vna
Venere nuda. O ſorſe per viuerlontanoda gli
altri, era ſenza quei vitii, ehe quaſi peſte fi con
tragzgono dal conſòrtio , maffime nella Frequen
zadelle corti. Se pure non dieeffimo , che rico
noſcendo Venere per frutto di quelle acque,
che gli eſtendono l’impero, non puotètolerañ`
re i dishonori, di chi principalmente rendeuo
gloriolòil ſuo Regno. Diuerſo in ſomma d’in
clinatiune da gli altri Grandi, non coloriuala
felicità de’ p`ropri contenti all’ombra de li al
truiaffanni. S’inhorridiàqueſto ſpettacoñz, in
vece dl prenderne diletto , edopò d’hauer inte
ſo quello eſſere ſtatoil fine della commotione di
tutto il Cielo , riuoltoſi a Vulcano diſſe :
E di ci`o ti vanti, ò ſciocco, quaſi di vnagran l
de impreſa? Degna inuentione del tuo giudi 4-`
cio; eſporre publicamente la moglie in poſto,
nel quale ſarebbe luſſureggiare anchele pietre?
E quale ſtimi, che ſiano ſtati i communi applau
ſi à Fatto ſi egreggio , in cui il primo elemento
l
i
delle tue glorie, è la noritia delle rueinſamie?
Se già co' tuoi artiſieii haueui legati m tuo Pote
re i delinquenti , che coſa mancaua per punirglí*
à tua voglia? Gli hanno ſorſe i Dei mortificat't
con rimproueri , puniti con ſeueri caſtighi ? Ah
ſtolido! ſecredeſti , che ſuſcitaſſe ſpiritidi cru
delta‘; e di rigore , la viſta di quel dolce con
giungimento , ‘ch’accende fiamme amoroſe.
Haurai propoſtovn delitioſo trattenimento , dal
quale
428 La Rete di Vulcano
quale ſaranno fatti deſideroſì d’hauere frequenti
occaſioni di ſcender _in terra , per correttione
di ſimili ecceſſi. Seruirai anche di ſoggetto per
molto tempo a’ diſcorſi più diletteuoli , co’qua
li opporrano riparo alle cure noioſe di quel ſu
premo gouerno. Et hora, che pretendi in te
nergli ancor annodati ? Dunque gli haurai
con queſta tua capriccioſaſorma di ſupplicio pu
niti., per diſgiungere i loro affetti, e gli lacci cof
ſi ſtrettamente con, iunti, onde‘ il contatto del
le carni inſeparabi mente gli vniſca? Sono in
ſtaro di replicare quegli errori, à’qualihaidato
vn tal carcere,in caſtigo. Diſcioglique’ legami
&impura, che imali—d’honore ſi fanano conla
ſecretezza, non col’ maniſeſtar li. La concordia
ſimilmente di due amanti ſi-ri olue con la ſepa~
ratione, non coll‘incatenargli. Sequeſta,come
ſarà l’vltima, coſi foſſe ſtara la prima delle tue ri
ſolutioni , non forano publiciituoi ſcemi, nè
contro te ſarebbe lo ſchermo di tuttele Deitzì. `
Anche à queſto nuovo abbattimento, reſto
vinto dalla paſſione il cuore di Vulcano, men
tre per ogni parte vedeua germogliare biaſi mi, a
dolori da vna attione, che ſola credeuabaſte
nole ad illuſtrare in ogni ſecolo le memorie del
ſuo nome. Dall’autorità delle raggioni, non me
no, che de’ commandi di Nettuno sforzato,con
ſenti di ſprigionare gli amanti da quella rete.
Volle però, che prima l’iſteſſo Nume neceſſitaſſe
Marte à promettere di non offenderlo, perche
già gli riſerbaua trà quei lacei, per ſicurezzapiù
che per vendetta. Hebbe pronto il ſuo aſſenſo
.a queſti patti,eſlèndo giuſto il ſotto ſcriuere ogni
capitolatione per il riacquiſto della libertà,la
quale in que} momento ſtelſo , in cui-ſ1 riſtituiſ
Ce» n’eſenta dall’oſſeruanza. A queſto hebbe
riguarf
di Ferrari” Paflauítim. 419
l
riguardo , fatto cauto dal timore il fabro Codar*`
do , e non affidandoſi all-.i parola d'vn Dio, non
Volle eſporſi à riſchio di ſtar à fi'onte di Matte sle
gato.$.ipeu:i, ch’vn cndauero eſtinto alla preſen
u del fcritore . quali ribellandoſi alla morte ſi.
rauuiua,con impetuoſo corſo almeno dà moto al
ſangucaltramente condenſato, per condurſi alle
vendette. Non altrimente ſupponeua , che la
propria preſenza ne gli offeſi amanti, haurebbe
ſollecitata quella vehemenza di ſdegno , dalla
quale rapito qualunque affetto , bandito ciaſcun
penſiero, che non folli: di ſtraggi, s’aboliſſe ogni
rimcmhranu, da cui non ſi rammentono gli af
fronti , riceuutí per ſtimoli ad inferocirc. Inſe
gnando però à Mercurio,doue conſiſtcua il nodo.
di que’lacci, 8c il modo di ſuilupparne l’angu
‘ſhe, à lui impoſe la cura di ſciorgli. Accompa
nato poi Nettuno ſin al carro zoppicando corſe
allaſua fucina , doue co’l ſoccorſo de’ Ciclopi!,
e coll‘armi de’ ſuoi martelli preſumeua di poter
reſiſtere ad ogni inſulto del Nume guerriero.
Ringrariò Mercurio la Fortuna , come fautri
ce de’ ſuoi deſideri , con quella ſuiſceratezza
d’affetto, che conucniuaſi ad vna gratia ricono
ſciuta , per vn profluuio de’ ſuoi theſori. Egli
haueua ſempre con ſin olar amore idolatrate le
bellezze* di Venere , cia frequente occaſione di
ortar ambaſciate à Vulcano, come l’hauea fatto
Puo familiare, coſi l’haueua reſo di lei ſchiauo.
Non poteua rimirarſi quella, non sò ſe Diuitia
beltà , òDiuinità abbellita , che ſubito conſa
crandoſi à lei i cuori, non ſi poneſièro in vn’in
cſtinguibile togo,con propoſito anche d’incene- ‘
rire ſue vittime. Non gli era fiato permeſſo, che
il felicitare tal volta gli ſguardi, iquali però ſi
contentauano di rapire fiamme da’ſuoi belliſſimi
occhi,
430 La Rete di Vulcano
occhi, già che nel petto non ſiſaceuapompa
che d’ardori. La Deaintenraal ſuo Marte, non
auUertiua ſorſequeſtoamante, pei-che, quando
ſono occupati gli affetti, non poſſono eſſeguire
il debito d’vna accurata vigilanza , per aniiìre
l’amaro oggetto di' quegli oſſequi, co’ quali altri
aſpira al poſſedere la ſua gratia- Egli dall’altra
parte, ò Foſſe diſcreto, òparticipaſſe l’ordina
ria diſgratia d’vn buono ruffiano , il quale mai
non rieſcein ſeruire à ſe medeſmo , non era ſta
to ardito per traſcorrere ad altre diinoſtrationi ,
conoſcendo, ch’era vii tentare le ripulſe, il vo
lcr adoperar altre ilìſtilnle , mentre non poteua
Ottenere riſpoſta. l’efficace loquela de gl’occhi.
e Per lo ſtipendio d’alcuna occhiata iiiuiata a lui
per accidente, per il premio d’vna parola vſur-_
pataſi in conuerſàtione,era contento ancora di
corteggiare ſuo ſchiauo il! mare d’amore, men
tre tutto anhelante , egli s"affatticauaco’remi,
,già che non liaueua buon vento per condurfi
á vela. ‘
Concorſe hora con gli altri Dei à queſta rap
preſentatione, doue fi proponeuano quelle nu
de belleZZe imprigionate , accioche non sfug
giſſero d’apparire . con' publica pompa ſenz'ab
cun velo. Lo conturbò ilveder Marte precorf
ſo , doue egli mai haueua promoffi i deſideri i l
quali pure non aſpirauano ad altro centro. Fece
però buon' animo, al conſiderare , che reſhm
mei-cancia in botteghe , anche per ſe', là doue
haueua buon motitio per ſperare auantaggiaio il
:zan-ñ"
I”
ſuo traffico, mentre vedeua non ricuſarh da lei
queſto commercio. cominciò ad allettare l’oc
chio, e ritiedendo ad Vna ad vna quelle vaghiſ—
fime membra › concepiua., quanto bene porca
ílîenderſila moneta in negotiare con lei, quan
do
di Ferrante Pal/fluid”. 43;
do vi ſoſſc buon capitale. Nel particolare di
quello non diffidaua di ſe ſh-ſli), perche l’liane~
u.i turru giorno alle mani . e ſÌipcua perquunro
gli cralccito il prcnalerſenc. QUCſtO ſu il princi
pale tra que' Numi , i quali non haute-libero cu..
raro l'eſſere farti prigioni, prima d’haner com
pira la colpa. Con ſermanpinionc s'haurcbbc
eletto par ſuo Paradiſo quella rete, non curando
l’tſſcre ſenato, mentre ſarebbe congiunto con
la Bcaruudine. Al putire’delle altre -Deitadi,
mal-;diſſe quella ſollecitudine, che le affrettaua
per impedire ad eſſo ilgodere più longamente
quel profluuio di contcmczze , che dilnuiano
nel cuore , riſolucndoſi I vapori attratti da’ ſuoi
luminoſi raggi.
Lo ſottraſlé.- però all’affannodíqticſtapartenzn
l’iſtcſſo marito arreſhndolo , accioche , come
amico gli ſemina: di guida, per vſc'ire dallacon
fuſione, in cui lo liſciauano gli ſeherni ditutti
j Numi. Offerſc per appunto quellimedecina,
che potcua ſànarcl'inſermità d’ogni ſuo diſguó
ſto. Si ſennò ſubito, &haurebbe ſlimato pazzia
l’avanzar vn paſſo contraſtando i progreſſi di
quella felicità, che ſolamente ſperata gli ſèr
uiua d'anima. L’obedienza poi alle perſUaſioni
di Nettuno, eſcluſe la neceſſita d’ogni altro con
figlio , la onde lo portò tantoſto la ſorte à quell'
impiego , al deſiderio di cui non l’haueua ſol.
leuato, nè pure imaginario penſiero , pei-che
non haurebbe oſato di preſumerſi coſi Fortuna
to. Applicatoſi dunque all’ eſercizio di coli ag
gradita carica,andò al letto, conſolando gli a
manticoll’annuntio della loro liberatione. E
certo non poteano riceuere tal nuoua, che da
vn meſſaggiero di Paradiſo. Non lo trattenere
in diſcorſi , perche il deſiderio gli ſollecitauaſ2;_11’
` e e
4'47- La Rete di Vulcano. ~
effere diſciolti. Hebbeil premio di queſtocon
ſorto in vn reſpiro di Venere, il quale aſſorbito
da lui ſu mandato quaſi ſoaunlſimo refrigerio
al cuore. Sia lodatojl Ciclo , diſſe ſollcuando
quel volto Diuino, le cui bellezze ſin’a quell‘
hora naſcoſte, hauean‘o laſciati in tregua gli
ſplendori delle ſupreme sfere, ſoſpendendo la.
guerra, che con loro haueano i gloriofi ſuoi
raggi. 1nſuperbirono gli affetti di Mercurio i
queſte voci, appropriate à ſe medeſmo, come
immediato diſpenſatore di quellagratia per cui
offeriua tributi digratitudme al Cielo. ›
PſiſlClPlÒ l’impreſa , affacendatoin procurar
ſi dilerti , più , che in affrettare per quelli lo
ſcampo da gli abborriti lacci. Fingendod’inve
fligare le fila della rete, cercaua preda dicomen
ti al ſenſo, il quale nel tatto diquellemorbidc
carni, guſtaua tanta dolcezza , che non ricu
ſauaofferirne in prezzo il diſpendio di tutto il
ſuo L’occhio allettato del candore, gareggiaua
con la mano Felicitata nel palpare quella delicata
durezza , e vincendeuolmente ricuſauano di ce
derſi la precedenza de’ diletti. l’areua però, che
la lite ſi decideſſe à prò della mano, alla cui gui
da anche vn cieco fi ſarebbe precipitato …1
quelle membra, che diſtinte da ſommità di mou
ti, e profondità di valli, appariuano al tocco
pietre, che formaſſero ſcoſceſi diruppi. Marte
gli era importuno per farlo ſollecito, ma mol
to più efficacemente il piacere gli perſuadeua
l’eſſere pigro , per non dare tantoſtp il volo à
queſti piaceri. Simulaua ramarico per non ritro
uare il nodo diquelleinteſſute catene . 8t auua
lendoſi dellaſcuſà, in vna accurata diligenza.
ſcorreua 0gn1_parte, giunto ſin’al cercare il cen
"0 de’ legami, doue eſſendo u luogo delle diſ
ſolu
di Ferrante Palli-aid”. 4?!
ſalutone ſi diſcioglie anche il riſtretto nodo
d’amore. Couohbe finalmente eſſere crudeltà
illccm in vn‘amante il permettere più lunga
durationc di quei parimenti tra’ quali s’eſle
nuaua la ſua Dea, con obhgo di rauniuarſi co'
ſuoi mcdcſmi ſpiriti , che tipigliando con l’a
ria , ch’attraheua anhelante, rcffituiua al pro
prio cuore quella virtu, ch’addoloriito eſala—
ua ne'ſoſpin. Coſi mortiſicandoipropriappc
titi . intettuppe la eontinuationede’ſiioiguſti ,
per impedire all’amata quella de’ ſoci dolori.
lnſranle quei noioſi legami, riſierbandogli ap
preſo di ſe , non sò ſe per marauiglia dell’arrifi
cio , ò pure per rimemhranza di quel teſoro
ì ch’haueano ritenuto inloro ſteſſi, fattine anche
ſeco liberali.
Vſcirono dal carcere , riportando le inſegne‘
d-i queſta prigionia nc’ contraſiegni, che dauano
delle traſcorſe pene. Venere maſſimemon pote
ua acquetare il tumulto delle paſſioni, che l’af—
fliggeuano con la rimembranza diquei roſſori,
de’ uali già non ſi ſcorgeua indicio , rimaſti 5.-
lti nella pallidezu. Ogni occhio , che la mi
raſſe , ricordaua la moltitudine di quegli ſpetta
cori, che rendeuano tragico quell'atto, che sù la
ſcena d’vnletto, rieſce mai ſempre ſecondo di
iaceri. Non peròcoſi toſto hebbe ſottratta la h'
Eertà del piede all’impedimento della rete , che
cuoprendofi con vu manto, ſi ritirò m altra ſ’tm
za , per fuggire la preſenza di queſti due Ninni,
ancor-:he ſuoi partiali. Liccntioſti appena con
vn breue ſaluto , non potendo al ſieuroangu
ſtiare maggiormente -le lorocontentezzc , che
nell’epilogare in due , anche mal’mteſi accen.
[l. Mercurio per ſua parte, ch'attendeua rin
gratiamenti, 8; affettuoſi: obligationi, ſi pentiua,
` Z , çpme
434. ~ La Rete di Vulcano
come colpeuoleconrra la propria felicità , nell'
hauere conceduto sì toſto lo ſcampo della rete
à chi ſtimò ſcorrer per lui nelle acque di Letbe
in vna perpetua obliuione. Marte, cb’in queſto
infortunio non hauea conoſciuta altra ſciagu
ra, che le doglie dell’amata, cominciòhora ad
eſPerimentare le proprie miſerie , al vederſi,
quaſi traſcurato, da chi moſtraua di non apprez
zare gli errori delle‘ſ bellezze , ſe non perla
commodità d’eſſere eco prodiga nell’abbon
danza-d’ogni diletto. Confortando però ogni
affanno, geloſi ſoſpetti, rifletteua ſopra la ve—
liemenza del cordoglio, dal quale rapina fuori
di ſe , non era più Venere , la onde non era di
ſtupirſi, ſe piu non moſtrauaſi tutta di Marte.
Parrirono finalmente queſte due Deitadi , ritor
nando alla propria habitatione in Cielo, dubbio
ſe ſe ſoſſe occorſo il ritornar di nuouo, con fot
tuna ſeconda d'incontri coſi fauoreuoli.
Vulcano in queſto mentre hauea fatta per
gran tempo la ſua Fucina. vn campo di guerra, e
con quelle armi , che combattono le incudimon
meno eſſo, che i ſuoi miniſtri, ſtauano prepa—
rati contra le brauure di Marte. Vedendo riuſci
re vanigl’apparecchi , mentre non compatiuail
Dio guerriero , reſtituì nel poſto delloro vfficio
i Ciclopi, onde affaticaſſeroimartelli , inam
molire il ferro , non per incrudelite nelle ſtrag
gi. Egli tra tanto, non poteua rimuouereì peu
ſieri da cimento più doloroſo , in cui ſolleuaua
no ogni paſſione, con la memoria di Venere. La
figura d’ogni ſuo parimento era vna imagine de'
di lur tormenti, perche proponeua vn’ implaca
bile ſdegnoîrà’ ſuoi ramarichi cedendo il diſca—
P1m 46““ rl‘ll'umrione , trionfiuano quelli ch’e
rano in pregiudicio del ſenſo ſ8: irimorſi dell’
affet—
di Ferrante Paflauititro. 43;
affetto , pungcuano, più che quelli dell’hono
rc. Non v’era ſperanza ch’ardiſſc promettergli
la gratta di quella Venere, che per alteriggia ri
troſa anche in pace , nel ſommo de’ furori,
non potcua. che debitarſi crudele. Ogni qual
volta ſoſpiraua opportunità di goderla i‘iſirin
gendo i maritali ahbracciamenti , era ſeuera
mente sforzato dalla conſideratione, comeche
non ſapeſſe in qual modo ſi declinaſſero gli af
fctti di donna irata. Era ſolleciſmo troppo gra
ue, il voler congiungcre vn’adietiiuo in retto ,
con vn caſo in obliquo , perche non poteua far
ſi buona concordanza , diſcordando totalmente
gli affetti'. Diſperando in ſomma di guſtare altre
volte la dolcezza di quel ſeno, s’auuentaua con
mille improperi contra chi l’haucua ſpinto ad
zuuenturare ogni bene, per ſpogliarlo di quell’
vníca proſperità , che contrapcſaua alle miſerie
de’ ſuoi natali, ln queſii concetti dell'imagina
rione , preuedendo effetti pur troppo certi d’in
felicità, preſagiuaà ſe ſteſſo quel cumulo mag
giore di dolori, ch’eſtraher potrebbe ſentimen
ti d’affanno da vn’inſenſato. Non puorè figu
rarſi altro ricouero per ſcampo dalle pcrſecutio—
rÃ-di tanti tormenti,chel’humiltà,con la qua
le ſupplicheuole di perdono, ſupponeua di po
ter meritare appreſſo vna, ch'al ſine era Dea del
le Gratie , non furia d’Auuerno. Con ſimile ri
ſolutione, diſtinra la confuſa congerie di varie
chimere. s'iſtradò verſo la caſa ; proponendoſi
per tolerabile qualunque caſtigo la cui lo ſentenñ
tiaſſe à prima viſta l’impero_ del ſuo ſdegno. lm
portuno con la patienza. piu che con le preghie
re, fingeuaſi di poter abbattere ogni oſtinato ri
gore , preparato à ſoſtenere ogni aſſalto , ‘an—
che con riſchio di morte , la quale non curaua ,
Z a Pur
436 La ‘Rm di Vul-*ani
pur che poteſſe abbandonnarſi nel di lei ſeno.
Mentiua peròl’imaginatione ne’ motiui di ſi
mili ſperanze, là doue non era che veridica nel
pronoſticai-gli ogni male. Su’l lunario delle ſe
mine tanto più s’iiidouina , quanto maggiori
miſerie ſi predicono. Venere riſorta, nel vederli
ſepolta , doue non poteuano tormentarla gli
ſguardi d’alcuno, rinſorzò il cuore, rinuigorì
l'animo, ſolo per munir alle vendette contro il
marito- Velata quella nudità per cui s’era inlan
guidita trà tanti patimemiJi riſcaldarono aden
tro gli ſpiriti,e ſomentando gli ardori dell ’ira in
ſiimiiiarono gl'affetti , accwche foſſero pronti
al dar moto ad ogni machina del ſuo furore.
Non volle, che gli foſſe prohibitol’ipgreſſo,an~
zi quando n’intcſe l’arriuo . congratulandoſi
ſeco ſteſſa , rributò d'applauſi queſta commedi
tà di compirei ſuoi diſegni. L’aſpetto nella ſtan
za, la quale era ſtato il ſuo patibolo, acciochc più
viua li memoria le ſaceſſe leggere anche ne’ pa
renti , la quantita de’ diſguſti , iui perſuacauſa
patiti , onde haueſſero vn preſcritto diuieto di
non comparire, gli affetti di compaſſione. Si
preſentò-à lei zoppicando il marito, non sò ſe più
perLil timore , ò per naturale mancamento. Tre
marite ſe le accoſtaua, come che dalle ſembianze
di lei congetturaua‘, quanto aſpra ſentenza in
contrar doueſſeàquel tribunaled’vna rigida ſe
uerità. Appena poſè il primo piede entro quel
luogo,in cui douea punirſi,prima di condannar~
ſi,che tantoſto con impero tè gli auuentò contro
.laDea , 8c afferratolo nel collo, contracambiaua
‘molto ſtranamente gli ampleffi,oo’quali altre fia
ñte .era fiato in tal parte con molta ſoauitä anno
daffl- ,Con Pugm , Poi con calzi , e con eſtreme
-Percoſſc , e con tutti' gli altri inſulti ch’vſar ſuole
- donna
‘Ηl

di Ferrante Puffi-ritiri”, *37


d'onnn infiiriata, lo maltrartò, ſin'à termine.
del quale ſi ſora appagaro l'appetito d’vna crude
liſlii'na ſicra.Si ſhncò in Calpeſtrarlo,compiaccn~
doſi di venir meno nelle vendute, ſe gia era‘in ñ
langnidita ne’ parimenti. (Lu-ſli diceun nel per
cuoterc, premide’ tuoi trionfi, ò perfido,que1li',
i Frutti delle tuc glorie, ò ſcelerato. Hai fatta lu
di'orio del Ciclo la mia nudità , 8t io ti ſarò
ſcherzo di tucto ll mondo‘ Coſi, ò empiu, me
riraua d’eſſer vrlipelli Venere . q-.ieil’vnie-.i Feli
cità, che pur ſapeui compendiare le rue ricchez
ze , ſpogliato di patrimonio ſin primadi naſce
rc? Anche vm colpa . che finalmente pereſſer
amoroſa er.: del turto ſenſibile , doueUa ad ogni
modo punirſi con maniſeſti vituperi? Ecceti i
troſei di coſi lodeuolcimpreſîi. lnſame,e ſprez
zzbilein ogni conditione , doucui-altroue , che
nc' miei. caſtighieſcamr fondamento al tuo ho
norc , R alla tua riputatione? Vattene, öinſa.
mc, e godi queſtihonori, che c’ha acquiſtati il'
tuo rigoroſo zelo. OLI-ella ſia l’vltima licenza,
con la quale t’aunerto à non comparirmi più
inni-iti. Prendi qucſti per vltimi ſàluti , oſſequi*
proportionati al tuo merito. .
Coſi con calci, e pugni riceuettc l’vlrimo 5
Dio dalla moglie, che più roſtodouca chiamare
l’vltimo mal’anno per ſe quando non haueſſe
principiatoin quel punto vn viuer infelice. Si
laſciò battere, ſtropicciare, emalu’attare à ſuo
grado, perche ouero alle ſue dure carni~tempra~
ce inv faticoſa ſudori , raſiëmlërauano luſmghe. le
percoſſe di quelle delicate membra , ouero co’l
permettci-le ll ſat‘ollaril ſuo ſdegno, crede—ua di
poter auantaggiarlinello ſperarne’ pietà. Grace—
ua-proſtrato, hauendo ceduto, non .sò ſe per"
volontà, ò per violenza alle di lei ſorſe, e quiui
Z. 3, fermò
.1.31!` La Rete di Vulcano
fermo ſcopo d’ogni più fiero colpoſpareua, ò
che ſcherniſſe gli sforzi di quel furore ,ò pentito
approuaſſe la giuſtitia di quei tormenti. Wan—
do vide il miſero , che mancando di lena queſta
ſua perſecuti‘ice, era violentata ad imporre ter
mine alle offeſe, prorompendo in pietoſi lamen
ti con languida voce coſi parlò:
Sono perfido, ſono empio , ſono ſcelerato. 10
conſeſſo , ö mia Dea. Sono ſtati ſacrilegi, non
che petuerſi que’ penſieri ,‘ che m’hannoſugge—
rito l’offenderui. Merito molto maggiori ſuppli
cii,perche ſonogratie anchei patimenti, quando
vengono dalle Voſtre mani. Sappiate, però , che
queſto cuore congiurato contro la propria vita,
mai non ſora ribellato à voi, ſe dall'altrui violenj
za. neceffitato à prender in ſe ſteſſo gli ſtimoli
dell'honore, non foſſe ſtato obligato à queſte di
moſtrationi. Siami teſtimonio il Cielo, che non
potrà mentire, ſe bene inimico, ſe quali ſtraſci
nato fabricai l'artiſicio di quella rete, nella quale
m’auuego d’hauer fatta preda di nuoua infelici
tà, quali che non haueſſi copioſe le ſciagure,
ſenza peſcarlé. Già compita l’inſranſi vna volta
preſago dell’eſito, con cui riſoluerfi doueua ne`
miei infortuni. Mà pure erano imperi dell’aſſet
ri, che negaua vitaà quella fattura , ch’era de
ſtinata in ſcarno della ſua Venere.
Dal Sole hebbi quegli impulſi, chemi preci
pitarono.Da eſſo liebbi l’auuiſo dalla voſtra prat
tica amoroſa con Marte, mi sforzo ad aſſicurar
mene cogli occlii propri, e per vltimo tracollo
d’ogni mia contentezza , mi conduſſeal publi
cu delle voſtre vergogne. M’iſtordì con la
moltitudine delle ſue ragioni , m’attertî con
minacçie ſuelar egli ſteſſo i voſtri errori , con
mia maggiore infamia , di modozche rapito da*
quel
di Ferrante l’affimìeím. ‘o 9
quel dcſtino , che doueua rendermi compiti-
mcnte miſerabile, ſecondai le ſue perſuaſioni.
Con qual'arte non sò, nè con quale giudieio o
peraſſi, tratto fuori di me ſteſlo dall’vn canto
dalla geloſia , dall’altro dal timore. che mi pre
diceua , qualmente componeuo le proprie rui
ne. Non punite però con ecceſſi di rigore
vna colpa, in cui non ſono ecceſlidi maliiia. Se
ſtimate gnuc il mio demerito ,datemi in pena
la morte, ma non il bando della voſtra preſen
"7-11. _Sii o voſtro ſchiauo, ſc non marito. Riſcrba
vtemi tra quelle mura, fatte reggia della voſtra
Diuinita , per hnuere commodita d’eſalare ogni
giorno il voſtro ſdegno, con quei tormenti,che
jiipra ſuggerirmi la qualità della mia offeſa. Sò
che finalmente , non ſarà tempcſta di ſurori
-vna Dea ,le cui bellezze denotano amoroſo tem
peramento. Sò finalmente, che vna Venere non
potrà cſſer vna Tigre ſenza pietà,ſempre allena
[a di ſtraggi,& animata da crudeltà. E poi aggra
dirò l’eſlcr ancheivn’lnferno di pene, non lon
tano da voi,più toſto, che altroue nell’abbondan
za de’maggiori diletti. M’afficuto che non può
eſſerui pcrpetuità di dolori, oue ſtanza Vene
re. Negarò d'eſſer voſtro conſorte, acciò che non
figua pregiudicio alla voſtra libertà. Ricuſarò di
moſlrarmi viùo,quando il mio Viuere poſſa eſſe
re d’impedimento a’ voſtti guſti. Reſiarò in ſom
ma in queſta caſa , come v_na ſtatua diſànimata;
ch’ad ogni modo, non dubito di non prender a
nima da’ voſtri belliffimiocchi, di non riceuere
ad ogni momento la vita da’ voſ’tri ſguardi. Pur
.che non mi facciate eſuleda queſto Cielo, douo
con voiregna ogni bene, diſponete di me , co
me più v’aggrada, perche quiui mi riuſcirà deli
vtioſo ogni tormento, là doue ſenza voi pruouarò
~\~e_ ñ Z 4- dolo
440 ~ La Rm di Vulcano
doloroſa ogni gioia. Non v’è peccato,ch’al ſi~
ne non ſi digeriſca conmolti caſtighi. Non v’è
frutto di clemenza ,. che non- ſi maturi, al me
noall’ardore di molti parimenti, Puuitemi con
quegli eſtremi di rigore, che poſſono ſenten
tiarſi più conueneuoli al mio delitto ancorclie,
quaſi inuolontario ſolleciti il perdono , maſſi*
me d’vnn Dea, la cui.maeſtà riſplende princi
palmente nelle Gratie. Apprezzarò d’eſſere vit
tima della voſtra Diuinità, e quanto più inno
cente, tanto più il mio ſangue adornarà l’Altare
delle voſtre glorie. Non mi ſcacciare da voi ,
adorato mio bene, car-a dirò moglie , ancorche
non più preſuma dominio di marito , ma per eſ—
&reinſeparabile laccio maritale , con cuifiamo
vniti.,
Weſto titolo di moglie irrit‘o-compitamente
Venere, la quale già- nauſeauaſranti-ſcongiuri.
(Manto migliore ſtrada conobbe per punirlo
_queſto bando; tanto più oſtinara nelloſdegno ,
ne conſermò-la determinatione, Implacabile al
le preghiere di coſtui , la preſenza dal quale an—
notaua , l’accertò della continuatione del ſuo ri
gore , coſi re licando:
Menrretù eſſo conſeſìì aſprala ſentenza prof
nunriata contro la tua malignità, tanto più mi
Perſuadi à-non ritrattarla. impara‘ , come debba
procedere nel conſeruarſi il bene, chi n’è arric~
chito ſopra` ogni ſuo merito. Conoſcerai, {è ben r
tardi come doueua trattarſi vna Venere , che
ſu tua perfortuna, deſiderata e meritata mag
gſm-mente da’Numi più riguardeuoli. Tu mi :
rabile in _ogni parte degno d’eſſer viiipeſo da
tutti , priuo d’ogni qualita' , che poflä eſſere
tbndamento d’amore, haueui attenuto l’eſſere
mio couſòne, non però doueui priuarti di me
* quando
. _ di Ferrante Pull-mici”. .per
quandotiriuſciua aggradeuole il godermi. Ma'.
que‘ fauori, che ſuperano la condition:: . non
poſſono mantenerſi, merce, ch’ccccdono la
capacnà di chi dourebbc cuſtodirgli. Stabile ,a
piu che mai è la determinatione del tuo calligo.
Eſci di queſta caſa ſenza neceſſitarmi :i maggio
ri violenze neà piu grani diſcipline. L’ultimo
picde. che porrai fuori di quello. , imprima v
na orma, la quale ti ricordi vna meta da non
olcrñipaſllirli pei-il ritorno. Non ti (ìupii'ci Cl“?
Vna Venere ſi moſtri implacabile ,. perche tur
ſteſſo ti faceſti veder ineſorabile alle mie pre
ghiere. Rammentari quanto- humilmcnte , e
con affettuoſa tenerezza ti ſupplicano ,-all’hor
che le tue grida adunaui il concorſo de’ miei
dolori. Sarebbe moſhuoſal'humanitîa uſtta te
co , che ti moſtraſti inhumano contro una Dea
Pzrti dunquetantoſto , ſupponendo irreuocabi…
le il decreto, che ti rende indegno d’lubitiire
fiuto queſto Cielo, dalquale non diluuiauano~
checontenti. `
Non ſe gli permiſe il replicare altredifeſe per
mitigare laſeuerità di queſto giudicio. Fece re—
fiſtenza coll’oſtinatione, dicendo di voler di
morare in quella caſa, come ſua, e non volet
diſgiungerſi dalei, ch’era ſua moglie. Mi pei;
ſimi frutti-per ſui produſſe queſta pertinace re
ſiſtenza, poiche qucſta Dea con le_Gnitie , lo
flraſcinò , doue negaua di condurli. Ecco gli
sforzi di quel ſeſſo, col quale vn’animo incon
trar non può, che lagrimeuoliſciagure; Sem;
pre con violenze ci maltratta ne gli amori, ò ci
tormenta , e diſprezza nello ſdegno. lndilcrcta
mente ſpinto fuori di quei limiti della Beutit’u
dine , approuaua al ſicuro la giuſtitia, ch‘e nas-z
formando-in furie, anche lc Gratie , l’eſcludeua,
…5. dal
44.2. la Rète di Vulcano -
dal Paradiſo. Alla deformità naturale , aggiunta
quella,che gli veniua da queſti diſpreggi,raſſem.
braua vna reliquia dîlnferno , vſcita per terrore
_de’ viuenti. 'Andò alla fucinmdoue con diſpera~
re quei-ele,- piangendo i ſuoi infortuni, fi lagnauz
di non poter. continuare nella compagnia della
moglie i propri dishonori. Volle ricorrer à Gia*
ue, ſcongiurare la giuſtitia di tutte le Deità . per
rihauer'e la moglie , 8c eſſere riſtituito nel poſto
de' ſuoicontemi , per non perdereil poſſeſſo de‘
ſuoi vituperí. L30 diſſualèroi Ciclopi, come che
l'ohligo della nputatione l’aſtriugeuaad aſſoluti
rifiuti , quando anche Venere -haueſſe cercato di
ridurſi ſeco. Che il chieder- altrimente ſarebbe
vn procurare ineuitabili le irriſioni di tutti, mo
ſtrandofi ambitioſo di viuerc con quella , ch’cgli
con publica pompa `già haueua fatta. apparire
dishononta. , -
. Penetra’rorioin eſſo queſte ragioni, perche fa
cilmente apra lañnoſtra mente l’adiro ad ogni
ſcuſà , la quale ci affolua dal pretendere coſa ſti-.
mata'impoffibile. Cominciando però ad imbe
ucre {l’odio gli affetti contro queſta Dea, ſaceua—
for-L0 à ſe ſteſſo per non aſſorbire ogni momento
lîal'oè di quella memoria , da cui poteano amn
reggiarſi i ſuoi contenti. Et accióche non po
teſſe f‘omentaríiv dalla preſenzadelluogo, deter
minòdi traſportare la fucinatràgli horrorid’vn
boſco, il quale confinaua‘ co’lmarc. La com-pa
gnia delle fiere, ſtimò hahile al tilèt-ci re , quanto
h'auea perduto nella compagnia d’vna moglie`
L’ombra deglialberí non ſora già ſtato il ſimu
loco manto delle luſinghe di Venere, dalle qua
h non _tanto era dolcemente ricouerato , quin
toembiamente tradito. Il mormoreo nè meno
delle frondi bum-ebbe imitato iLfimno di quelle
fintioz
di Ferrante Paſti-ici”. 441
fintiOni, clic vczzeggiando con apparenti di
lctti . ſanno ſempre l'ccho in occulte concaui
.tà.d’inſidic, ed'inganni. Coſi da‘ ſuoi penſitri .
ſi ſormaunno ſempre inuertiue contra Venere ,
bialimandoli la pazma di coloro, che s'incntc
nano col matrimonio , per accompagnarſi co'
gli infortuni, e co’ dishonori. Rimproucraua
maſſime quelli, che maritandoſi con vna ſupe
riore in grandezza . ò cli’eccede in bella. s’e
ſpongono a neceſſaria ſcliiauitudine, ò dell'im
perodiqueſto,ò del fallo d’vna indiſcrcta ſu
rbia. ›
Venere tra tanto con la ritiratezm di molti
giorni , laſciando che ſuaniſlè quella vergogna ,
che rinuouaua i ſuoi vanti à Fronte d’altri, s’ab~
{èmò dallacortc de’ Numi. Creſcendo in queſto
mentre la diſſolutezza de’ ſuoi laſciui affetti ,
5-*eſp0ſe pulilicamentc ad impuri amori , felici
mndo i deſideri di Mercurio , inuaghendoſi po
ſcia d’Adone , onde hebbe origine la geloſia di
Marte. Così nel non appagarſi diqneſto aman
te diedcà vedere, qualmente la deformità dc‘
coſtumi , non quella di Vulcanol’haueua ſolle
citata alle impudicirie; ondei ſuoi illeciti amo
ri vedeanſi radicati nell’hauere vn’animo im*
puro, non vu marito ſprezzabile.

Z- 6' LA
44‘#

LA RETE
_ DI
VtULCANO.
Vendettedi Venere contro il Sole.
LIBRO QUARTO.
fl/*V‘Î- On cofi facilmente cancellò Ve
' nere la memoria del riceuuto 3F
5 ſronto,come abolì la rimembran
za di quei rimorſi di Vergogna
`> che doueano eſſer ſreno ad altri
indegni appetit-i. Le paffionivi
tioſe , mai non ſono ſcarſe di radici-in en cuo
rc, il quale già corrono, non può, che influi
re cattiui humori, per fecondità di peflimi ſrut
ti. Ricordoſſi queſta Dea, ch’il Sole era ſtato
la prima origineñd-e’ ſuoi dishononi , violentan
do alle offeſe quelpouero zoppo, che mendi
cando da lei-contentezze , mai per ſe ſteſſo non
ſi fora condottoall’isborſo di diſguſti. Quindi
per non laſciarlo impune` , riſolſe di condan
narlo al ſoſtener eſo rale d’affanni , clic 0p
preſſo non cede e alla pena. di Siſiſo. Mando
eſecutore di queſta ſentenza amore, moſtran
do quanto ſoſſe deſiderabile queſto ſuo parto-il
quale da lei ſteſſa s’inuiaua per Carneſice , in
ſhdisſattione d’vno ſpietato ſdegno. Volendo
vederlo punito , lo fece amante, come che
non v’è tormento maggiore, per continuarei
dolori' d’vn cuore, il quale anche godendo,
patiſcc.
La Rete di Viale-1m di' Fei-r. Pa”. 443
* atiſce. Non ſi truoua peggior veleno perin
Pcttar vn’animo. onde s’itlradino alla—morta
turte le grandezze , e’ piaceri , ch’egli vanta.
L’eſperimento Scilla , che toccato da bella don
na ne' lembi del ſuo manto , pruouò ſerpen
do, condurſi al cuore queſtz peſte, da cui fatta
vna commune ſtragge d'ogni ſua felicità , lo
;ſor-Lu ‘a prender colei per iſpoſa, ſe non volle
perdere anco la vita. _ '
Ragioneuolmente altri diſſe , che da queſto
affetto s’impennano l’ale anche alla‘ teſtùgine ,'
ſtando , che dincngono veloci tutte quelle ſcia -z
ure, che poſſono giudicarſi , ò pigre, ò in
Eabili al conturbare la proſperità d’vn Gran
de. Anche vna Deità Fatta crudele , non ſeppe
inventare maggior caſtigo, per deprimere l‘al
zeriggia d’vn Prencipe , tanto più orgoglioſo ,
uanto
non che hauendo
mendica percoronaipro
da eſterno ri radi…:
ſrcggio, il aſtò gi;

ſue grandezze. inſegnamento euidente per no—


riſicare la tirannide d’amore , potente contra
chi ſi giudica più inuincibile. Le naui maeſtoſ'e,
ch’arrcdate eli-‘valore, abondanti d’autorità,
ben munite di ſorte, onde ſicure poſſóno ſcor
perilmaredí queſto mondo, fauorite da buon
vento di proſpera fortuna; in queſt’vnico ſco
glio, vrtando s’infi-angono , terminando in
miſerabile naufragio , leſperanze d’vn feliciffi
mo porto. Gli eſempi def‘più illuſtri heroi , che`
oo’ldiſcapito delle proprie glorie, non altroue‘
precipitato”, ſono giacoſi _fiequentemente ."°'.
giſtratisu i-liòri , Chiîgla:Plù none di meſtiert
piangere queſte ordinarie _ſcragure con le la*
grime logubti d'e gli chioſtrt Le ſaſcre , ch’acſ_
amore, come à bambino ſi por-gono, ſtimoz
quelle, chene’ Dittatori di Romaerano inſegne
Z 7 di;
4+6 La Rete di‘ Vuſrano
di, quel magiſtraro d'autorità , e poſſanza tale;
,che ogni dignità anche Conſolare ccdaua: E
~che non m'oppongaal. vero , può confermare
il parere di Plutarco, `il-quale con non dincrſo
penſier’o à quello, 'de’ Dittatori , pareghiòilpo
tere diqueſto affetto. Hauendo in ſomma per
ſcettro vn’arco , non può non ampliare il domi
nio della. propria tirannide , mentre ſpinge le
ſue violenze ‘sù l’ale'dc gli ſtrali, àſo ettari
cuori , con le ferite, che con l’impero e’ſuoi
commandi;
j _'Lcucot’oefirſquel‘la, nel cui volto fece diſ
pendio delle ſue grandezze il Sole. ll paragone
d’amore , e di morte conſiſte à mio credere nel
l’hauere egualmente. congiunta l’vltima dalle
humane‘ſciagure , quello nel renderci ſchiaui
d’vna donna, queſta nel priuarci—divira. Si per
de amandola
mata, libertà
nonv ſi laſcia , ç’nelſeruire
la vitamerche nonà può
femina
amara
S ſenza viuere’. ,Alu-inticnte gli ecceffi d’vna tan
tainfelicità , íòno colpi mortali ad vn’auima ,
forſe tantopeggiori, quanto . che poſſono dar
vira almorire. E‘ pianta d’hedera la donna, ſe
condo la ſomiglianza d’vn ſaggio, che però
quel cuore , il qvualexíè la permette auuicicchiara
intorno'co’gli affetti . può cſſer certodi doue:
terminare queſti abbracciamcmi con le proprie
ſhine. Orfeo, che craſlè á Breſtar vaſſzllagío , le
fiere a le piante , 8c i ſaffi , e l’inferno ſteſſo fece
{bggexro alla propria virtù, non puotè ſottrarſi
alla fierezza della ſemina. Anzi nelle mani ‘di
quella ſi riuolſero alle ſtraggi quelle piutt
ch’oſſequioſe altre fiate , erano concorſe all’edi
ficiodelleſue glorie. Dottrina infallibile, onde
notiamo afficurarcí , ch’il candore, la bellezza ,
e tutte le altre perfem'oni, le quali in altri ogget
.. n
di Ferma” Fabula-im( 447
ri ci ſonodigiouamcnro e diletto, in quel ſ1:.
ſu ſono dedicare alle noſtre ſciagura”
. Siamo peròin obligo dr rnffrcnare gli occhi,
mentre, quaſi tante bocche, auuenmndoſi per
aſſorbire il Paradiſo in vago volto , diuorano
coi-menti . per inghiorrire la morte. A
Scorrcua ll Re dc’ Pianeti nel ſuo diritto ſen
tiero , doue con inalternbile corſo guidano i
ſuoi deſtricri inunriabilmente la luce. Non ſi
zoſto ſu à fronte di qucſta giouane Principeſſa
d’Achcmenia, che ſiflàndo in lei lo ſguardo,
pruouò il morſh di quelle bellezze , che glilace
”rono ilcuore. Per arredi Venere, appariuano
con pompa molro maggiore, per habilitarſi à
Fare più crudo flraccio. Tcmprati più delicata
meme i colori : co’l luſtro d’ogni qualità più de;
ſidcrabileflggiuſtara ogni parte, con venoſa gra
' ria erano dilPOfli quei lacci, ch’imyrigionanq
vu' anima, con ineuitnbile neceſſita dl reſtare
lor preda. (Luanto operò in Helena , accioche
foſſe degno premio di Paride , giudice ſuo coſi
parziale, e quindifiamma ſufficiente all’incen
dio d’vn Regno, tanto fece compor ardori baſte
uoli ad accenderilSole. Dubitòqueſtí da prin
cipio, ſe quella faccia era vn rifleſſo de" ſuoi
ſplendori, volendo eelebrarcla virtù de’raggi,
che {äpeuano colorire vna imagine ſua ſcher
nendolui ſteſſo coll’inganno di tanta ſomiglim-.
za. Mà la velocità dellìio moto, mentre quel..
la reſtaua immobile l'afficurò Cſſere vn’altro So..
Le, emulatore delle ſue glorie, ſenza neceffirà
d’illuſtrarlcco’l ſuo lume. .
, Era per appunto Leucoroe nel Tem pio, doue_
à gl’eterni Numrnell’humiltà de gli oſſequi,
Ieſtificaualn rigettnz—a dell’anima… Raſſembra-jñ
ua Però-:lla pin toflovna Dea, degna d’vniuáî.
e.
'448‘ La Rete di Vulèm”
ſale concorſo d’ldolatri, che conſumaſſero gli
incenſi sù’l fuoco , ch’uſeiua d-.i gli occhi. Già
vittima {i preparaua quello per q’ueſti ardori,
tradito da’ propri affetti, che fingendo di ſerñ~
mare gli ſguardi in quel volto per ammiratio
ne, n’eſperimentò dopo gl'in anni, di ſtupi~
do ſartoamante. Diuenuto in ariabile nel rimi~
rare quelle vaghezze, che ſole compendiaua
noi'l‘rrſconrro de’ pregi del Cielo, fu poſto in
neceffirà d’àrreſtnr il ſuo corſo, diſirrdinando
i ſuoi moti. Haurebbe-anche precipitato il car~
r0 , ſedi là-sù non glifoſſe ſtato più libero il va
gheggiarlà , come di maggior pregiudicio l’au
uicinare q‘ue’ raggi , ehe quella haurebbe sfug
giri , per eflèr ardentl , prima d’accogliergli ,
per eſſer vaghi. Se pure non temeun alcun dan
no à ſe ſtcſſo nell’approfflmarſi quelle fiamme, le _
qualioperaunno pur troppo anche lontane. Oſ
ſk'ruaua aſcendente la di lei virtù quaſi armata
contra di lui, 8a ambitioſa d’atſerrarc le ſue
grandezze.
Bindi hauea-quclla l’oro sù -le cliiome nellz
ſommità del capo, mentre egli nelle più pro
fonde viſcere della-terra loſepeliſce, prima di
rodurlo. Erano nel ſupremo rccintodelle ſue
'bbra le perle, che chiuſe nelle conchiglie. li
rruouano ſolo nel profondo del mare. niui
pnt-‘anche ſogliono (hr ſepolti i coralli ;in quel~
ln nondimeno vedeanſi nella piu alta parte del:
corpo veſtire i più fini-cimbri , eſpoſti all’ aria
dí‘quelle Diuinc ſèmbianze. Nelle altre arti
inferiori conſeruandoſi intatta ne’ pregi dc ſuo
candore la neue, ſaccua di meffieriil‘conuin
cere , che ad alto ſpingendoſi la forza de’ ſuoi
&leflflorl 2 ſoſſero mandati ad vſurpare le glorie
“l CÎClO- Confuſoñtaluoltal’amante Pianeta.
fingeuafiñ
7 di Ferrante Paflauicmfl. 449
fingcuaſi che l'amara. qmſi nuouo Sole ſoſſe
nc gli nrbj iuprcmi , ríuohu con ordine contn
xxol'vniuvrlo.
La onde danni credere à ſe medeſmo d’ag,
iru‘ſi ne' pm profondi nlìblſſ] d’Auerno , auua.
fur-ande livmlc credito la pruoua d’mceſſanri
dolori. Con qucſto motiuo forſe, abbandonò _ñ-*Îq

ogni_ cura, chürrcccarglí poteſſeil timore de'


dmni , che ſeguivano ull'arrcſtarc quel moto.
al quale , come ad anima del mondo è vietato
ogni otioſu ripoſo. Non conſidcraun, che re.
gola” à’ ſuoi giri la diſtintjone dc“'horc ha
urcbbe variara la ſolita propom'one dc’rcmpi ,
pmſhngnto’ nella ſua quiete ildgiorno. Traſcu
raua finalmente ogni debito, cl ſuo gouerno ,
quaſi chclxdcíaſſc ogn’impic 9 alla bella Prin
cipcſià, la quale ſhmaua ſ0 tuxuin ~ſua vece
della Natura, c da’ NumL
Non conoſcendo Epìciolo più degno di
uelh faccia , nè eccliuica iù felice dell’angſh
aa via ch ſeno riſtretta tri e poppa, determi
nò quiui i ſuoiviaggì: fiabiiircnc, ele mofiè, e
la meu in qucſto piccíol mondo. Impormno
però ſcrmauduſi ſopra dj lei cu’ ſixoí raggi , ho
ras’mcatcmua trá’crini, giudicandg, che ſoſ
ſe vn l’amdiſh quel carcere. in cqu ceppi em
d’oro. Scorreua su la fi-rmtc, qtuh perrcnden
iuſidic, ouero 0rd”: aſſalti a qſhgl’occhi da',
quali &gliauuentnuanofulgorL Anchcin ue
ſti poſcia pcncrrando, cimenraua con la um
luce, ſia che xiſoſpínro' dal-‘c violenze di que.
gli ardmi , che puniunno la ſua tem-trim , ſcor
,reua à nſ-.u-cìrc le ſue perdi:: sulc labbra, do
ue all'aura, ch’vſciua reffigcmua 1) ſuo fuoco..
Neue guancia, lpmbnua humxlmcurc qucl mi
niaco candore inchimndo ciò, ch’eça m lgdj
l'49'.
450 La Rete Ji Vulcano
brio delle ſue bellezze. Paſſando finalmente sù
le poppe,delitiaua ſoauemente , ſtimandoſi in
embo all’aurora , d’onde appunto egli ſuole
indorare i colli. In ſomma dauaſiàvedere :im
bitioſo di far apparire, quaſi effetti de’ propri
ſplendori , quelle bellezze , dalle quali più tolto
riceueua ſregio. Se pure inuidioſo di quegli ec
ceſlì , che ſi rendenano in ſcorno de’ ſuoi vanti
non procuraua ſepelirgli in ſeno alla ſualuce,
de norhronodiquel merito. O ſorſe, ſattogiì
ge oſo amante , coll’affiſten‘za di que] lume,
ch’accieca , volle‘vietare ad altri il vagbcggiare
q'ueſta amata' beltà. Defideraua in eſſa gli affetti
“.4.
Jan-S. de’ Ginnoſofiſti,i quali amoroſam'ente legati da'
ſuoi raggi', dal punto', in cui eſce dal grembo
d’oriente ſin’à quello, in cui tramonta in ſeno
all’occaſo , veggonſi con marauiglioſa fermez
“. .
za ſar le _pupille ſeguaci de’ ſuoi viaggi. Wii
ſtatueimmobili", non danno ſegnidi vita, che
negli occhi,iqualí con perpetuo giro nella pro
Pria sfera, emulano la 'velocità de’ ſuoi mori.
R-itenendo infaticahilmente in quello fiſſi gli
ſguardi, ſanno pompe di quelle violenze d’a
more, che sù l’altare di due ferme pupille, ricet
tando le ſue fiamme l’impiegano in ardere loro
ſteffi, come vittime conſàcmte alla ſu: grandez
za. L’ambiua almeno ſeconda de gli affettuoſi
concetti d’Eu'doſſo, il quale s’offeriua ad vn vo
lontario incendio ne ſuoi :ii‘dori , quando gli
foſſe ſtato permeſſo il goder nel proprio centro
quei marauiglioſr prodigi di luce.
—'- —:'c- :-—‘
Altrimente però gli occorreiia il guſtare in
Leucotoei fi-utri di queſta ſperata corriſponden
za. Annoiata, anzi offeſa da’ ſuoi raggi, oppo
ſè PET-“PMP ‘ſottiliffime lino, ſoſtenuto dalle
?VFM manr. ‘Pax-ue ,- che glieli oſſei-iſn‘t:. accio—
- che
l
l
. di Frrmntt Pal/fluid”. 4”
che mnohc in cſſo lc ſperanze , conſin-Îſſe in vn
‘ ſqxflchro come morte , mcnrrc porcano afficu
rarſi dinon viucrc nc’ ſuoi affetti. Cn“'opporre
ucſto argmc, gliadditò il dcbirodi trattenere
i corſo dc‘ ſuor fsuorì, dietro à’qunlí, come
ſ rczuri. prccipitauxogniſim felicim. Cofan
o principalmente il Volto, chiudcua con que]
la tela il che-Atto più riguardcuolc in cui quel
luminoſo amante god-:ua gh ſpettacoli più ag
graditi già che non ancora glie” lecito entrar
m qucſh ſcena, sù Inqmlc li rappreſentano le
Ven: gioie d‘amore. Raffiguraun. in quell'oſtn
colo a’ ſuoi [ſguardi vna nube, che naſcondcſſc il
Ciclo, con prcſhgío d'impocana, al ſar cam peg—
giarc gh ſplendori dellcſue glorie, ouc ſi toſto
cominciaumo à riſo ſpinge-*ſ1 [eſuc forze. [m
onuno però non ccffiua di penetrare tràlc di
Fer' d:m,Ò per ogm’ più anguſto adito, conoſcendo
conucneuole il Kemare qual ſi fia più ſtrcno ſen
tiero per_ giungcr alla Beacítudine annidata in
qua] bcſhſſimo volto. Tanto più ſflfindira la Prin-ì
cipeſſa da qucſti raggi , che l’offcndcunno, e co’l
calore, e con la luce , diſtrahcndole la deuo
Iionc degli affetti ,'cangiòluogo per haucre all'
ombra più ſchcc ricouero, che-timo queſti ar
dorí , non auucrtíti piu d’umore, che del Sole.
Indarno però ccrcaua ſchermo dalle perſcclh
tioni d’vn‘amame velocnſſlmo nel corſo, mà.
con affiì più rapido volo, facto ſeguace delle
fix:: bellezze.
Variato ſito , n_on cangiò condition:: , perche
ſollecito quç… (e le preſentò ſubito per vez
zegginrìa con quelle pompe d’affetto ch’egli pa
leſaua nel nſtringere nel 5.10 volto l'imm’enſirà
dello ſpazio, preſcritto al carro de' ſuoi trionfi.
Non s'auuedcua l’amata, qualmente era da lei
m.
4” La Rete di Vulcanr
indiuifibile ciò, che ſuggiua, mentre la ſua
faccia era la sfera medeſmadel Pianeta , di tui
ticuſaua gli in contri. Partiſinalmente dal Tem—
gio, accorciando glioſequi, per affrettare il
neà’patimenti, trà’ ’quali gia inlanguidiua.
Guſiò l’altro i frutti della ſua indiſèretezzaflffl*
tre fuori del recinto ‘di quelle mura ſe glipro—
mertcua più libero campo per poſſcdeda ; cin—
Zendola quaſicon aſſedio, per ogni parte.
appunto .impriffionata in quegli ſplendori,
- co’l cinto de’ quaipreſumeua l’amante di vo
ler eoronarla, ſoggiacque ad ogni* ſua violen
za, che la. diſponcua á conſumare la vita nou
già à conſacrarglì gli affetti.
Arial lìami lecito l’oſſeruare, chei favorì
de’ più grandi, ſono maiſempreacmmpagna
Il dà’più crudeli tormenti. La loro manmagili.
tara ſolamente à’ ſupplici, è coli graue nel far
`‘…-ñ-ſi
uoÈ'.—"n-Sñu… grati!, che anco accarrezzando opprime- Qgel
l’Alino, ch’ad imitationc del-cane. volle vez
zcggiar il padrone co’ piedi , rcgiſtrò ~quella
verità col’ ſangue, che gli traſſe dalla faccia mal
trattata in queſte affettuoſi: aceoglienze; inſe
gnando qualmenee vna mano. ferrata , anche
quando luſinga, offende. Tale deue dirfi quel
la del Grande, òñperla neceſſità di tenerla af*
maraco’l rigore della viuſtiria, ò per l’impoſh
bilità di trarne i the ori, ch’cſſn racchiude. O
gni qual volta però ſopra alcuno ſ1 Ferma. gn'
che in atto di gentilezza lo concuica , eller
to della graucha di quel braccro al coito;
co reſta ſempre imprefià l’orma di qualche aſ
finno. -
Anche inamoraro.jl Sole non poteua “W.
gddplorare la ſua vaga, perche l raggi, ch'egli
.muraua per atteſtati d’amore , ſeguendo la pro_
› pm
di Ferrante Pal/arrivino. 45-3
pria natura d'eſſcrc rapaci cſimlicuano quegli
' ſpiriti piu vigoroſi , dc’ qmli riua , ſtntiua
mmc-"uſi la Vita. Eſiggcuai {eſiti triburi, an
che vnella prodigalira de’ ſuoi doni , perche o
gni Prencipe nel donare ha‘ per ſine il proprio
intereſſe. Se ben amante non puore moſtrarſi
contrario :illa proprieta ordinaria de’ Grandi,
iqU'Iii comperano i propri guſti, co glialn'ui
do]ori.trouandoſi tal’ vno, che con la morte ,
d’inſiniri , paga l’acquiſto dell'oro. Per gode
re le vaghezze dell' amato voli-o , con oſtinata
fermezza flffiua gli ſguardi , ch’cmno ferite,
torinentandolo, non meno di quello vſi cogli
ecceffi de’ſuoi nrdori nel colmo d’cſtiua ſtagio~
ne. Con copioſo pianto di ſudore lagrimaua
l’infclice, per appagareconqueſtadiſtillata be.
uanda, chi moltraua di voler aſſorbirlcla vita.
Ne nceiecatol’altro auuertiua , ch'ogni hora più
”qucſaccndolh reſtaua meno atta per trattene
gc .le impreſſioni d’amore. Srimaua più toſto ,‘
che queile acque poteſſero ammollite la durez
za del cuore , irrigando la felicità de’ſuoi-con
tenti. Daua à vedere con quei ſudori quanto le
riuſciſſe faticoſo il reggere quelle violenze , dal
le quali aggrauata non poreua darſi al volo d’a—
more. Specchìauaſi il Sole in quelle acque per
vedere il rifleſſo de’ ſuoi trofei, ma vcdeua ſom.
mergerſi in eſſe le ſperanze de’ ſuoi affetti,
mentre conſumata ne' ſuoi incendi , princi
iaua a ſeminare nella pallidezza del viſo quel
e ceneri, ch'afficurauauola ſterilità d’ogniſua
1013.
Giunſè la Principeſſa alla reggia per metà di
quel camino, in cui accompagnata da coſi do
loroſo correggio , per vna eſtcnuata languidez
za, appena poteua perſuaderſi d’ſſer viua. Rin
ſerrata
454. ~ La Rete di Vulcano
ſerrata {i rantoſto nel ſuo gabinetto ,~ eſcluſe
l’importunità di quegli ſplendori , per i quali
languiua,e reſrigerandofi con la nudità , per al
lontanare quelle ſpoglicimbeuute de’ trionfi del
Sole, procurò di prendere riſtoro in vn dolce
ripoſo. Hora ſolo auuertì queſto fonte di luce
d’eflère ſcorſo troppo precipitoſamente,hauen
dofi per ſouerchiaingordigia accelerato il fine‘
de’ ſuoi godimenti. Cominciò à ramaricarſi per
cofi preſta priuatione dell'vnico ſuo bene , che
fiſottraheun à gli occhi , cuflodito da quella
imprigionata oſcurità, la quale ſcherniua il ſuo
parere. Addolorato dalla paſſione, preparò gli
habiti lugubri delle nubi, ſottole quali ſcolori
- te le ſue bellezze, liaUrebbero teſtimoniata la
vehcmenza del ſuo cordoglio. Si diſponeua al
piangere, con abbondante ploggia , queſta ſua
ſciagura , diſtemperando ſe ſteſſo, per tempera
re quegli ardori , che fatti doloroſi all’amara,
riuſciuano mortali ad ogni ſua gioia. Mn diſtruſ~
ſe ben toſto queſti apparecchi , richiamato ì
godere mentre le veſti di Lencotoe molli per il
ludore, furono dalle damigelle eſpoſte ad effe
re raſciugate da’ ſuoi raggi.
Raſſerenato , dileguò ogni principio dacni
{i diſegnaſſe l’eſalatione de’ ſuoi affanni. Rinfor
zoffi per beuere più felicemente quei ſudori, à
lui più ſoaui del nettare, per eſſer eſtratti dalle
Garni della ſua bella , delle quali era fatto Famcli~
co d’amore. Stimauaſtilla d’ambroſiaognigoc—
cia , ch’egli aſſorbiua di queſt’ acqua, vſcitada
vn viuo Paradiſo: mai non hebbetributo di va
PÒrr, che pare giafl'e il valſente d'rqueſti , ne’
quali [è gli o eriuano diſtillati gli ſpiriti più ri
guardeuoliñd’vna terrena Deitä. Che ſe Marco
Antonio giudicò felicitati i ſuoi amori nella
‘ corriſpon
di' Ferrante Pal/mihi?". 4;,
corriſpondenza di Cleopatra, all’hor che Per re
flimouio n’hcbbe in bcumd.; vm perla : molto
iu doucua gloriarſi il noſtro amante, il quale
{cucua la ſoli-.mu dell’am-m lleſſa, tramuta”.
in quel liquore. Apprczzò quci drappi , come
altri lc porporc. e raccogliendo poche goccio
d'acqua, gli ſhmaua quali pretioſierari , onde
non n’vſciffcro , che gemme, per arricchirei
ſuoi deſideri. Fitto qual‘ altra conca marina il
filo cuore , riſtringeua quelle ſtile di ruggiada ,
diſceſh da vn Ciclo, e ſormandone mnrgarite
qo’l temperamento de gli affetti , accreſccua il
theſoro de’piu bramati piaceri. Non pruouauz
Iltro contratto,chcdall’inuidia , in cui tarlo gli
mdcun il cuore nel conſiderarſi in neceſſità di.
ſuggcr da quelle tele le delizie ch’eſſe haueano
uſtare ſino al ſatolarſi , abbeuerate nel fonte
fieſſo delle dolcezze.
: Doleuaſi, anche del douer eſprimere i ſuoi
guſti da quelle veſti, che riconoſceua per nemi
che, mentre appropriataſi la. cuſtodia di quel
belliſſimo corpo , rí’occultarono à’ ſuoi ſguardi
le parti più deſiderate. Conſiderando però queſti
ſudori frutti delle ſue forze, ſi conſolaua co'l
penſàre, qualmente era ſua gloria, che gli ini
rnicí ſoſteneſſero all’hora le ſpoglie de’ ſuoi
trionfi, ele occaſioni de’ſuoi dilerti. Non poteñ
un in ſomma non alimentarfi con ſoaue conforto
mentre ſucchiaua quell’humore , che miſto
ne’ candorî di quelle bianchiffime membra dalla.
ſuperficie delle quali era eſtratto doueua giudi
carſi puriffimo latte. Eíàuſti finalmente dalla
ſua ingordigia, queſti piccioli riuidigioia,ſo
ſpirò con maggiore appetito , nuouo cibo di
godimenti. Bramò di riucderel’amata Principeſ
ſa, da cui fuggiuafi la ſua luce come fccog
‘ a
456 La Rete di Vul-:am
da piîidi tormenti, che d’oſequi'. Ingeloſtto per
ueſto diſprezzo, con cui ſi pregiudicaua a` gli
ecceſſi delle ſue `bellezze, -eſperimentaua inter—
no cordoglio, per tanta ritiratezza, e fatto ne'
ſoſ iri frequente , raſſembraua , che accredi
ta el’olpinione di Senofane, il qualepenrò, ch’è
Vna eſa atione acceſì.Stim`olato dallapaſſione,
y 8: auuedutoſi d’hauere’con la tardanza-del ſuo
mo'to, prolungato il giorno, a briglia ſciolta,
facendo correre i ſuoi deſtrieri precipitò quaſi
diſperato all’ occaſo. Hebbe fortuna d'incon—
ttare la preſenza di Leucotoe in queſta vltima
metà , come che infieuoliti nella lunghezza del
corſo i ſuoi raggi, non più poteuanorpercote
re con doloroſa affiittioue. Volle ritirar il pa(L
ſo , ò almeno arreſtarlo , per amoreggiare
quell’adorato volto. Mà pure temendo d'ama—
reggiare con più finiſtroincontro queſta vltima
conſolatione , riſolſe d’auualerſene , come di
preludio d'vn felice ripoſo. Mandati però per
vltimi ſaluti quegl’eſtrcmi ſplendori , che laſî
ciano libero il campo del-l’ aria, alle tenebre, li
naſcoſe oueper gl’oppoſti ’dirupi del’ monti,
diſcende nel mare. Che-ſe conformandoci al
parere de gli Stoici giudicar vogliamo queſto
Pianeta vu’ animato , e i-agioneuole compoſto,
potremo credere che celare le ſole ſembianze ,
tramadaſſe ne gli vltimi raggi l’anima , 3°*
cioche per viuere s’aſiicuraſſel'albergo nel pci:`
to dell’amata.
Lontano dall’Hemiſpero ſotto cui era l‘origi
ne, nonsò ſe de’ſuoi parimenti . -ò pure de’
ſuoi amori, s'auuide d’elſereſule da ogni con
tentezza, in guiſa, che non pote-ua godere i ſo
llſl'ſlſtorl del ſuo faticoſo camino , offertigli
{"31 ſe"1Pſe rrà le maggiori delitie del Cielo.
L’am*
`
di Fſl‘ffifif!
. .
P.w[/am'tim.- 4; l
L'amoſOſll ſlcſh raſlcmlërauagli 1c non ama
ra , priua d’ogni dolcezza, mentre ſe gli lim
gcriun quel nettare, che volentieri haurcblze
lucchiato su lc labbra della liia cara: ll tumul
to de' pcnlicri conrurbana ogni quiete dell' a M‘
‘Lc—…“4
nimo , c la memoria di Lcucoroe , ſaccua ſii
marciniipnli i piaceri della Bcatitudzne. (Hindi
nllringendo il pollirñb alla notte , preoccupo
con cſtraordinariavelocitàqucll’ arringo, in cui
gli e laſciata libera la carriera daogni altrolumc.
Srcgolaua il moto de’ ſuoi corſieri, perche cra
guidato, anzilpi'nto daqucll’affizuo, ch’èí’cn
za legge. Suipiuanotutti al vedere con tanta di~
ucrlna precorſo ilgiorno, e lo ſtupore poi ier
mmaua in biaſimo di quello diſordinato corſo,
dal qua'lc fi ſccnuolgeua l’vniuerſo. Nulla cu
ra… qucſti detti il Sole , nè meno era pcrſuaſo i
rimuoucrne iſondamenti ,~ perche chiunq ue ſe
de in vn trono , per ſcapricciarſi , non ha freno
alcuno di conſiderazione, giuntoà coli indiſcre
[o termine chc‘non ſtima indecente il ſar con
trapcſare le ruine del tutto alla propria iodisſat
zione.
Si condnſſc alla reggia , c per piccíolo ſpira
lio , penetrando nella Franza della Pi'incipcffi ,
la colſe ancor addormentata , onde con ogni li
bei-tà ſcorrendo ogni parte di quel corpo , de
litiaua abbondantemente con quel’vnico rag
io , per copioſo riſcontro de’ precedenti af
änni. ll calore di queſto era vehcmente , come
che era ſarto da amore, quale già lo ſtimò Pla
tone, cioè vna grande maſſa di- ſuoco: Ri
ſhegliata però Lcucotoe , aparſe gli occhi ;ì
nella luce, che la tormentaua , e con guardo
banche non amoroſo di quei belliffimi occhi ,
conforto il ſuo amante. Stimò che l’hora gin.
A a. tarda 4
458 La Rm di Vulcano
tarda la ſollecitaſſe ad abbandonare le piume ,
lla onde riſollè dal letto , rendendo ambiuoſo
quel Pianeta, che 'la credette affettata, per ri
ceuere l’incontro de’ ſuoi ſplendori. Aperta la
fineſtra egli ſorti più liberol’ingreſſo , c Felici
mndoſt à Fronte dell’amara preſenza, volleaffi
ſtcre, coninuariabile fermezza. Rimirolla, all’
hor , ch’erano nude tutte le ſue membra, pre
venendo la malignità de gli habiti , da’ quali
doueano occultarſl. Conſiderò quel cumu
lo di perfettioni ch’inuaghendolo maggior
mente , conſermauano , che la Dea delle bel
lezze non poteua eleggere più vaga ne più
bella donna , per ſar precipitare vn Sole. La
corriſpondenza di tutte le qualità , che ſolle
nendo l’ldola d’vn belliſſimo e vaghiffi
mo volto, deuono eſſer proportionate al do~
uuto merito , Per le adorationi , non pete
ua notarlì , che d’eccelíì , che abbzgliaua
;10, chi etiandio accieca tutti con la propria
uce.
Haurcbbe ambito d'eſſere in effetto quale al
tri , per metaphora lo chiama vn Briareo, con
cento braccia , perhauer mani, con le quali u
ſurpando accortamente alle damigelle l'impie
go di veſtirla, haurebbe goduto nel tatto di‘
quelle morbide carni. Haurebbe fiimate ſue
gloriequeſti oſequi di ſeruitù , perche d’altro
non ſi pregiaua che d’eſſere ſuo perpetuo ſe
guace.
?accompagnano in ogni luogo, come ſchia
u_o incatenato dal ſuo merito, al cui vaſſallag
gio non poteua ſottrarſi. Altri al vederlo ſern
pre su l’orme di queſta Principeſſaſtſora con*
fëmmtîtnd `penſiero d’Eraclito , il quale giudi
Que o Pianeta , non maggiore in quanuràì
de
a'tiv-rantt Pnſhm’tma. 4”
del piede d'vn' huomu. Etalc appunto rnſſcm
bruua , mentre non potcuaeccedcrc l paſſi dell’
amara, legnoſi alle ſue veſtigia, per non diſ
giungcrſi dale].
Comincurono ì riuſìirc noioſe qucſte di -ç—
moſh‘ationi d’afletto , degenerando in incenti
ui di ſdegno. l’ortando veraciardori, conſer
uaua vn contînUo incendio nel non mai abban
donarla , nc potcunno innamorare quei raggi ,
che ſi-ruruano ad abbruggiare. Sorto qucſti in
fluſſi , non ancora conoſciuti , amoroſe ſcingu~
ſe. pruouò l’inſelice giouane i tormenti dell’an
recedeiite giorno, con neceſſità dilaguarſi del
Cielo, il quale vedcua congiurato contra di ſe,
mentre per lei tramuiaua in caſtighi i più ſii
mau ſailori dellaſua liberalità. Si rmuouarono
le ſue pene, con altre-tanti dolori, quanto clic
ogm hora piu aſceſo dalle ſue bellezzeil Sole,
con vantaggioſa relhtutione ſaceua , ch’e’lla ſi
riſentiſſe deìdi lui palimenti. Nel terzo chri
ſtallo del ſuo limpido volto , riflettendo il lu
me amnnre , tramandaua di ſouerchio vigoro
ſo il calore dell-.i ſua luce. Eſhnuata in ſommo,
anzi fatta quaſi eſangue, non haueua piu cuore
er viuere , non che pcr amare. Vu raggio, che
nel viſo ſcolorito, vrde in vece della porpora
apparato di morte, ſununtioal Sole i con auui_
farlo qualmente la ſuaindiſcretezza fattahomi
cidiale, diſponeua l’amata ad vn ſepolcro, non
al ſuo ſeno , doue con lei bramauariconcentrare
ogni diletto. j _
Fu nuoua la notitia dl ciò all’amante,ilqua.
le perciò condannando quei ſrcgolati ecceſſl
che traſcendeunno alla crudeltàt anche in cor
ſo d’amore, quali tramortito per affanno s’im
pallidi. Velato poſcia tantoſto da denſe nu
Aa 2. bi,
460 La Rete di ſ/'ulmm
bi, ſi vidde transfonder per quelle goccie di
ſudore , quaſi agonizante; e rihauutoli , conti
nuò vn diluuio cli pianto nella ſua offuſcata ſeñ
renità, facendo apparirei ſcgni del ſuo penti
rnento. Le ſue lagrime furono conſolationi à
Leucotoe, che mortiſicò. &eſtinſcipr’opriar
dori , ſgrauata da quelle afflittioni , il peſo delle
quali ſaceua ſudaril Sole. Diſperato queſtiallo
ſcorgere , che gli erroridìvno ſmoderato af—
fetto gli haueſſero demeritata la gratia. ch’egli
tanto amhiua , non volſe riſorgere da quello
ſtruto nuuoloſo , nel quale riuſcendo, piu ag
gmdito all’amata , meglio poteua ripoſare la
felicità delle ſue ſperanze. Sotto queſti habiti
terminò il ſuo viaggio , conoſcendo, che le
pompe di Maeſtà , quali eſſo ſaceua ne’ ſuoi
ſplendori, erano ſempre colpe in vn’ aman
te. Con minor pregiudicio determinò di va
glieggiare queſta ſua belliſiima Dama, da ſtato
inuililnle prendendo commoda opportunità
d’anicinarſi à lei, e goderla.
'Poſto dunque l’vltimo piede sù l’vltima me
tà dell’occaſo, ffiogliò quel manto di luce. da
cuiſt rende viſibile il tutto. Occulto però ad
ogni occhio , paſsò con libero volo alle (lanzo
dl Leucotoe. @iui crebbe nella vicinanzadell’
oggetto , la forza della paffione, e quindi l’im
poffibilità di non amarla per non ſouuertire
l’ordine della natura, in quelle perfettioni,
che per ſua legge ſono più amabili. Snudaua
all’hor appunto i ſuoi candori, ſpogliandoſi
per depoſitare le ſue membra in grembo al ſon~
no , à cui inuidiaua il Sole vn tanto bene. Le
violenze di frequentatiallettamenti , quaſi che
lo _rapirono ad atto, nel quale auuenturando o
cm ma Proſpcrità, s’eſponeua ad vna certa
diſpe
”fà—T'

_ ' di Ferrante Pal/.mirino. 465


diſperatione. Volti: qU-lſl tralcorrcre al f.”
communi ſeco quelle piume, con le qmli an—
clic fermo , ſiluurebbe preſo il volo verlo il
ſommo delle contentezze. S’nſtenne , perche
delle di lu' grida dubitod'eſſer:ic-:uſim , pri
ma di farli felicemente reo co’l furto delle br:—
mate delitic. L’appctito ſollecito (in i Fiſſi,
per condurſi à quel centro ,done era compen
diita ll Bearitudine , conſiderando, cli’ad v ,1
m Dená non doucua victarſil’ingreſſo nel Pa—
radiſo. Mi ben pteſto gli arreſto il timore di
riguiolſiu condanna , per il demerito d’impor
tum teme-rita. Penſi…, eli';ill’ainante mancnnó`
do l’ardirc manca l'anima; conſidcmua nondi
meno, che Priuo dl riiPeito, era dl continuo
iflcflmumo ul precipitio. Riſcrbò in iomma.
…l‘altro tempo i tenutiui, onde regolati con
në.lg':‘;10ſ ordine ſorlir poteſſero anche miglior
eſito , contento per all’iiora di ciò, che gli ha
ucua preſentato, per compia-:enza de gliocclii
l'ocealione. Baſtauagli in altro incontro’ da pro
ſp-;ra fortuna nuantaggiarſi al tazto di quanto
era ſtato permeſſolibcmmente àgli ſguardi , 8c
impeimre l’ingreſſo , entro quel ricinto di
bellezze Diuine , come di dilitie celeſti. già.
che luneuaottenutoilvughcggiai'ne la proſpet
tiun.
Parti, mentre addormentata ſpii-:iua tali gra—
tie , che ſcorgendoſi il rifleſſo diqunlimdiado
rabili , moſtraunqualmcnte ſoraſtuto vn ſacri
lego tradimento l’offenderla. Non s’affido di.
perſeuerare in quelle gioie,ich’an‘eccaun l'ama
ta preſenza, perche non promeiteaſi conſtfln
za baſteuole contra l’importunità dc’ deſideri.si
riconduſſc al ſuo lucido albergo , doue liebbe.
i commandi del- ſommo de’ Numi, il quale.;
A1 g lla::
462. La Rm di Vulcano
l’attendeua inantial ſuo throno. Alla ſublimità
di queſto eranogià peruenutele quereledell’u—
niuctlò, ſtimolato da glieuidentidanni, ch’ar—
rcccaua la riuolutione del tuttoper lo ſcon
certato moto di quello‘ Pianeta. Prolongatis’eñ
rano dalla ſua ſermezzai giorni, mentre vagò
ſolo di rimirare l’amata, traſcurò l’ordinaria di
ſtmtione de’tempi. Oue in vna parte haueua.
troppo ſtubilmeme fiſſati i raggi, per non al
lontanarſi da Leucotoe, da vniuerſillcincendio
accuſhuflnſi i ſuoi diſordini, nell’ altra privata
del ſuo lume, e del ſuo calore , condamnauafi
la ſua partialità, contraria á’ decreti del Ciclo.
lnlanguidira ogni coſa, doue_ fi moſtrauadella
ſua luce mendico , incenerito ogni oggetto do
ue n’era prodigo, ſuſcita… egualmente quere
le, come che con queſta diſſonanza cor-rompe
m l‘harmonia, c‘on cui il mondo fi regge. Sri
mò ciaſcuno , che ſoſſero rinuouatii tempi di
Fcronte, ſcorgendo non diuerſi gli effetti da
quelli, ch’udiuauo per relatioui tramandare à .
i poſten, da’viuenti di quel ſecolo. Nuoui pe—
r?) alla pruoua, ſe non alla cognitioue di tali
ſciagure, eſclamauano per hauer ſauoreuolela
gluſtitia di Gioue , dal quale {àpeuano eſſereſta
rl mcdicati con manò fulminante quei mali,
cn’erano quaſi antichi eſemplari del loro pre
lènti mine.
,L’aſſordarono con la moltitudine , e con la
frequenza di molte 8c efficaci ſuppliche, le qua
li ſotcoſcriſi'e con promeſſa di ſicuro rimedio.
applicato con egual prudenza, ſe non con pari
ſeueritì. All’impeto d'vn’ improuiſo ſumre,
quaſi che rilaſciò vn fulmine contro queſto Pia
ſrleta, PF" punire il ſuomancamcnto, ſl quale eſ
eudo mpregiudicio, non menodelleglorie di
chi
_ a7 Ferrante Pal/fluirím. 45;,
chi regge, che dell’vtilna di clu ſhggiflçe, mc
ritaua inclinabile ſentenza di moi-cc, M“ÎÉÎ-"Η
do nondimeno con affetti di ele-mena” quello
ſdegno… quale ſe bene commandato dalla giu
flitia, dcue rcgolarli dallaragziune, riſolte d’v
ſarclacorrettionemiurullo che ll calligo. Fur
ſc per cſſerquelli vn principale miniſtro delſuo
Impero , con dottrina di buona politica ſi trat
tcnc dal precipitare i ſuoi ſurori contra chi van* J
ta ecceſſi di potere. Vn Grande ancorche log
getto, deue mai ſempre trattarſi con ogni ri- ‘
guardo, per non irritare quella potenza, che
puo cozzare con hdi lui-autorità. ll Voler ſog- T
giogar vn Leone prima d’liauerlo domato, e
quindi reſo auuezzo al giogo , è vn voler ador
nare co’l proprio langue le pompe d’vn’ inſe
rocito orgoglio. Conobbe però qualmente non
er.; conuencuole il correr à quelle vendette.
dalle quali poteua dubitarſi la ſouuerſione di
vna sfera coſiriguardeuole, il cui giro èl’vnico
centro della felicità de’ mortali. Bindi non ſi
moſſe ad attei'rarlo, ma ſolo procuròd’arterrir
lo con la Maeſtà d’vn rigido ſembiante. il qua
]c fulmino con la lingua l ſuoi errrori.l Prencipi
deuono in ogni impreſa hauere la lingua nelle
mani per la ſollecrtudine dell' operare i ne i
caſtighi all’incontro ſarà loro lode ſe hauranno
le mani nella lingua, affettuandoi douuti ſup
plicii contra _i colpevoli, con minaccie e rim
proueri. Chiamato dunque a ſe il Sole , coſt»
parlò: _ . -
Vorrei, che gli eſèmpl delle altrui ruine ſoſ
fèro eſemplari di_ ciaſcuno, ſecondoiquali rm
formando le proprie attioni sſuggiſſe que’ man—
eamenti , i quali veggono ſeueramente puni
ti. Altrimeute ſe leggendo la ſentenza , non
- Az 4. fiv
4.64. La Rete di Vulcano
ſi rimuouono dalla colpa , demeritano mag
giormente , quaſi con manifeſto diſprezzo di
chi commanda. L'eſito di Fetonte ſta appeſo
:il voſtro carro , quaſi memoriale perpetuo del
debito di chiunque lo regge. E‘ pur voi pec
cando con malitia, doue uelli mancò per i
gnoranza nel diſordine del ’vniuerſo, hauete
deſraudaro il fine della mia inuariabile proui
denza. Sapete pure quanto importante il ma
negio della voſtra sſera , tenga dipendente da ſe
la conſcruatione della terra , anzi l’vuionc del
mondo. Sapete pure qualmcnte ne’ cannoc
chiali , che hanno ſcoperte macchie nella pu
rita del voſtro lume, ſono ſimboleggiari i mi
niſtri nel gouerno , per gli quali, quando ſo
no mancheuoli, ſi nota, quaſi reo il Prenci
pe, che gli ſolleuò. Si biaſima come poco pro
uido, ò per hauererrato nella elettione di ſog
getto inhabile , ò nella partialita in ſauorirlo
anchementre appare diffiparore delle ſue gran
dezze, nella poca cura dell‘ altrui prolperità.
Ogni Prencipe riſerbandolì quel luogo , che
polſede l’anima in vn corpo , deue imitar
ne il dominio, negando di dar viraàquelle par
ti , che non ſeruono al commune compoſtu di
tutte le membra” per eſſer diuiſc, "o perche
, corrotto poſlimo più toſto ‘danneggiarne ilri
mune-nce. Conoſcete quindi l’ecceſſo della Vo
ſtra colpa, che mi rende indegno delle glorie,
dalle quali ſono fatto maggiore de gli altri.
quando non mi dimoſtri contro voi credule. l
pregiudicii della terra auuiuata dall’inuariabile
depoſirione de’ voſtri influſſi , in queſtaconfil
fione de’ voſtri' gin ſono ſtati di gore di rimpro
"C‘Olal ml" goucl‘"°;$ù le qualilcggio l'obli-~
go che vendette. Con tutto eiòhò voluto ſuſci
tare
. Farfa”: Fammi-*3710. 45,’
tal’qPſlmí‘Ll rimorſi .della coſcienza con quello
anlo, aſſicurando…, clic quando quelli ”un
pungano a baſtmm per ſarurrauucdcrc, tengo
;trim , che lL-iuſtono, elacerano.
Coſi lo liccntio mortiflcazo, e punitoà ha
ſhnza, ſecondo la proprieta di vn’auimo nobile,
con eur none neceſſario l’vſare lasſorza, ò im
picgare Carncfice, mentre non riceuctormcn—
to maggiore , che da chi rinEiccia gli errori:
commeſſi. Lo ſcorgere ſolamente il diſcapito
della riputationc, clic ſuppone ncll’ultrui ſtima,
mentre s'odc rimproucrato e la pena piuatro
cc, ch’aliliggcr polli vn cuore generoſo il quale
hà per vita l’lionorc. La riuerenzîa proſe-’lara è.
quel ſuprcmopotcrc armato d’vn tridente, che
puo cleauare il timore in ogni cuore, con at
xj d’oſcquio lo ſeco apparire piu pronto dll'Vb
bidenza, clic ardito nella ſcuſa. Ancorclie 1T.
pcch di poterſi ſare meno colpcuolc, accuſan
do lc Violenze d‘amore non volle trattencrlì
in cnhoncſtare vn mancamento il quale non p0—
-x
tea difenderſi, ſe non co’l confeſſare d’imuer
operato ſenza ragione. Conoblze forſe , che
quando ſi giunge ad impetrar perdono da vn.
grande, ſempre ſulminanre, non conuiene ten
tare con importunitalalìmclemenza, clic per
eſſere vrolcnta promette vna breue duratio
ne. Oltre che nominando ccccſſi di aman
te ricordaua le colpe di ‘GlOUC , con qua
le pericolo ſi sà, mentre] Prencipi. non vo-z
gliono , che il rcflcflo delle proprie artioni
venga. altronderche da gli lPCCL‘Ul ralſi dell’a
dulatione. Suggumente in ſomma ei racque ,.
e parti, come che la loquacità d’Vn reo ſempre
demerita con i maggiori, ſquali hauendo per:
legge il ſauellar poco , mentre non vogliono'.
Aa 5a com_
466 La Rete di Vulcano
conſumar parole , riſpondono con l’opere.
Nel ritorno, in cui digerito queſta riprenſio
ne co’l calore di giudicioſa prudenza, l’haueua
conuertita in nutrimento di ſaggia riſolutioneñ,
s’incaminò al ſuo carro, con animo di farſene
vn ſeggio , nel quale“foſſe irreprenſibile il ſuo
gouerno. Se gli affaccio Venere, la quale ſat
ta già commune paſſatempo di tutti i Nomi
più capriccioſi ; era per accidente quella notte
in Cielo impegnata per le dolciffime delitie
d'vno d’effi. Oſſeruando quanto felicemente
foſſero iſtradate lc~ ſue rigoroſe vendette in.
formata già de’ rimproueri di Gioue , fu amñ
bitioſa di farli conoſcere la cagione d’ogni ſuo
maggiore affanno. Preſentataſi dunque :i lui
con vno sfrontato ardite accrebbe i] ſuo tor
mento, mentre la coſcienza gli daua a credere,
che chiunque vedcua, foſſe vn vindice della
ſua colpa.
Appertane già la piaga, s’addoloraua alla
preſenza di ciaſcuno , perche temendo indriz
'MIO à quella ogni ſguardo, la pauentaua , eſa
cerbata per ogni parte co’biaſimi. Volle ſcan
ſare-l’incontro di queſta Deo., che con moto
bizarrn , mcza nuda, contraſegnaua penſicridi
ſchernirlo. Mit non giouò la diligenza in ob
bedire alle perſuaſioni della vergogna , per na
ſconderſi , ſtando che rincootrandolo quella ñ
moſtrò moſſa appoſtatamente da -intçmionc
d’abboccarſi- ſeco. '
Eh , non fiiggite, diſſe. belliffimo Pianeta.
rigoroſo cenſore de’falli de gli amanti. Ohriu
ſClU-'l troppo inſopportabile’ alla voſtra purità il
far la proprialuce, teſtimonio d’amoroſi erro
ri. Deh , che ſolite mai ſempre cieco anche nel
l lnimenſita del voſtrolume, ſi: non vedcſtela
neceſſi
Jì Ferrante Paè'mù‘im. 467
ncccffitä di comparire I chi ama. Erauate ineſ
perto di quelle violenze, con le qiuliqucſloaſ
ſetto vſurpandoli il dominio di noi ſteſſi ci
sforza, ò a non viuere, ò ad amare. Due cuori
incatenati eſperimentano anguſtie troppo ſoaui ,
pruouano lacci troppo ſorti, clic ricercane v
na congiuntionc tenace, da cur _non ſ1 diſtin
gun la moltiplieitàdiduc compoſti. Leggete in
voi ſicſſo caratterizzrta la poffanza di amore dall’
impreffioncd’vn bel volto, delcritta da' raggi
di due vaglio pupille. Arroſſcnduui di quei
mancamcnti, co’qtuli non acquilieſſe merito, i
che per fulmini, non tape-te cuoprire queſii roſ
ſuſl , con altro manto, che quello vi concede
l’eſſcr amante. Rimuouetcur dunque dall’vſ
ficio di riſormarc …diſcretamente quei falli, ne’
quali voi ſtcſſo ſete coſi Facile al precipitare.
pcponete quella maeſtoſa ſtuerità, con la qua
lc lmuete ſtimato voſtro debito , il procurare
cafligo ad vn‘ ecceſſo , le cui pene veder do
ureſte elbmplificate in voi medeſmo. Deſidera
ſtc punito il mio adulterio con Marte, facen
do apparire la voſtra malignità alla luce, che
ſuelo le mie vergogne. Alla pruoua de’ voflri.
tormenti , imparate quali fiano gli auanzi di chi
ì torto inuidia l’altrui felicità. Conoſcerete pure
per compatibile vn’amante , il quale conſuman
doſi in continui ardori dalla natura ſteſſa, nemj
ca della propria diſtrutrione, riceuc l’impulſo ,i
per addatarſi il refrigerio de’ godimenti. Vn
precipitio per ſcanlare morte Vileappreflatz
daimprouilo accrdente, merita attributi dige
neroſità. Non può acquiſtare nota di biaſimo
l’errare dolcemente , per non morire con o
tioſa languidezza in grembo alla diſperatione.
Dite vor ſtcſſo in qual maggior fallo potenate
Aa 6 traſcor
1

4643 La Rendi Vulcano


traſcorrere, che nello ſconuolgimento dell’v›
niuerſh coll’imerrompere il voltro corſo, e pu
re altro non ottencſte, che il vagheggiare l’a
mata? A’quali ecceffi non vi condurrebbe la
commodità di goderla? Sc per paſſeggiare c0'
raggi su’l di lei volto , non curaſſe il diſordine
del tutto, nello ſconcerto de’ vcſtri moti, tra
ſcurareſte co’l Cielo anto voi ſteſſo, per pene
trare più à dentroin quelle delitie, che puònr
ſeccarui il ſuo ſeno. Ecco dunque compitamen
:e convinta l’ingiuſtitia del voſtro rigore, co’l
quale , non sò da qual-e autorità ſarto ſcindico
delle altrui actioni, funeſtaſſe i miei contenti.
Non condanni altri chi da publicaobligatione
non n’hà l’incnrco ,` èpuò temere eſeguite con
tro di ſe le auſtere ſentenze ch’egli pronuntía
contro gli altrui delitti. Mortificaroin tulguiſa
con ſembianze di morte, nutrire à maraniglia
le mie vendette , perche non aſpirando che
alle ſtraggi, ſi paſcono ſolo di cadaueri. Andate- .
uene alticro di nuouo grado di gloria, diuenuto
giudice de gli adulterii: Godete lo (’npendio
auanmto in queſto vfficio, per eſſerconcorſhà
punire Venere. V’auuerto però, che gli affan
ni puff-ati, ſono vnaſemplice preludio de’ vo
Rri tormenti, indegno di paragone, con quelle
angoſcia , che douranno terminare i voſi'ri a
mori. Io me ne vado ädéliriate eo’ miei aman
ti , e vi ſarò vn’inuit‘o con vn ſorſo de’ maggio
ri guſti , che poi-ga amore sù la menlà d'vn
letto. Voi tranguggiundo con l’imaginatiOnci
diletti , che per voi ſono chimerici , mi riſpon—
dere-re quando vi compiacerete, e à voſtro com
modo. Che ſe bene la bclmñda per parte voflra
{Zu-a amar? , hílUl‘ò ad ogni modo in ,grado la vo
”ìCWfflHOfldmZî- A D10, fortunato. A Dio
glo
a'i Ferrante Pfllfllídfic. 45;)
glorioſo giudice. Ricordateui di Venere,ho_
norata ſpia de’ nllrltl.
Culi lo laſciò ſchcrnito , la onde i' rimorſi
dell'animo gli ſuggeriumo ucſta verita, che
diucnta ludibtio di tutti chi i fa berſaglio della
colpa. Non oso ”battere la temerità di quella
Dea, pcrclic le accuſe della coſcienza appruo
Uaiiano , come pur troppo veridici l di lei tim
proucri. Connie-:ua anch’egli eſſer degna di
biaſiino, quella ſeucrità importiina, clic con
aiiſtero ſentimento preſi-giura vn Eillo, in cui la
fragilità può ſpingerecln lo condanna, prima
d’liaucrlo cmcndato in altri co'l caſtigo. Senza
riſpondere continuo il ſuo camino, nel quale
ogni paſſo del corpo era accompagnato da ſcr
mo propoſito della mente , riſoluta di laſciar
”cgil amori… il fine de’ quali eradilegnato nell'
cſterminio delle ſue grandezze. Per non :ig
giungcr motiiio di ſdegnoà Gioue , e periion
arreccarc alla ſua nemica nuoua cauſa di com
piacimento nelle ſue tuine . fondò vnainaltera—
bile conſtanza , riſoluto di non più ſcuoterfi à
qualunque aſſalto.
Machi può ſupporre Fortezza baſteuole ad
oppugnare le violenze d’amore, che con la. no.
ſtra ſteſſa volontà combatte , 8c introduce gli
affetti med-:ſmi vaſſilli del cuore ad oppugnarñ
la? lndarno da' penſieri ſi traita la pace, quan
do egli ſin a gli vlrimi trionfi ,vuolecontinua
nei-ra. Si vadano pure clÌnerizando motiuiñ
al diſprezzo , occaſioni d’odio, là onde ci fi ten`
da noioſa colei, clie nell’eſſcr amata t‘aſſembrò
fatta tiranna. Ridendoſi beffa amore di queſte
congiure ordite contro_ di lui dalla ragione,
che pretender adunar ſeguaci. Ad vnico rin-`
forza del ſuo potere, tender vani tutti queſtìñ
Aa 7 con.
470 La Rete di Vulcano
conſulti , diſtrugge tutti i diſegni, con facilità
non minore di quello dia l’Orſo morte, e tom
ba ad inſidie formiche, le quali nella ſua lingua
conſigliano feſte, 8: applauſi per crederlo e
ſtinfo.
Appena riſuegliato il Sole, dall’Aurora in
teſe ch’era tempo d’imporre freno d’oroà’ ſuoi
deſideri, che rinuouando la determinatione
d’inuigilare, al ſoloreggimento di queſto ſuo
carro, poteua crederſi fatto eſulc dal ſuo petto
ogni amoroſo penſiero. impugnate le redini,
andaua delineando nel ſoſtegno di queſte la re
gola 5 con cui doueuareggere ſe ſteſſo. Vedan
do che con leggiera fatica da vnica mano p0~
teano ſoggettarſi quattro animali coſi indomi
ti e feroci , argomentaua debolezza nel giu~
dicio e nella ragione, quando non foſſe de
preſſo ſotto il loro gouerno,l’orgoglio d‘e’ſen
ſi per conditionè propria inferiori e ſoggetti.
Abborrcndo però macchia di tanta vilräm ſe
ſteſſo, ch’era tutto candore di luce, con piu
flabilite violenze sbarbicò ogni radice d’amo
re (almeno ſecondo il ſuo credere.)
‘ Non coſi toſtoperò imprigionatotràle mura
d’Achemenia , ſu sſomtoàprender gli influſſi
dalla preſenza‘ dell’amata Leucotoe, che ſubito
ne ripullularono copioſi germogli. Non puorè
frenare in quel punto gli ſguardi , come che
l’occhio , troppo velocemente all’attraitíua
d’vn bel volto prec'gita. Vidc reſtituiti nel pri~
mo [grado di dominio , gli aſſetti , auuenito
però dall’imminenza del pericolo , moſtroffi
più Vigilante in ſcanſàrne la tirannicle : Sen
tiua ritirarſi dal cuore il braccio, percheeo'l
trarre a ſelerediniarrcſtaſſei ſuoi corſieri , mi
con maggiore generoſità sforzando co'l freno
della
di Ferrante Paflauicina. 471
della ragione il ſenſo , lo ritiraua da’precipitii.
Perluadcua amore a fermar ogni moto , poiche
non era quella vna bclta , che traſcurandofi,
doucſſc traſcorrcrli. Era deliderabilc il cade!
nel ſuo ſeno , anche incenerirn da vn fulmine,
eh’ad ogni modo, gli ardori di quel nuouo So
le dallc ſtcſſe ceneri, quali Fcnxcel’haurebbe
ro ricondotto a viuere. Non era graue manca
mento il ſiſſire almeno vna occhiata per non
sfuggire à Volo il godimento d’vn tanto bene ,
e pur non moſtrarlì irriuerente ad vna Deità.
Conſtante nondimeno l’animo sforzaua tanto
piu i pcnſieri acciochc proliguiſſcro nella car
riera di lodcuolc _riſolutione , quanto più ſe gli
ſuggeriuano motiui per fermare gli eſterni ſuoi
moti. i
Non v’hà però dubbio, che le paſſioni lo la;
cerauano con ſcempio crudele, per vendicare
lo ſprezzo della loro poſſanza. Con tutto ciò
ſtimaua degna elettione della volonta, il ſog
giacere à’ tormenti , che feriſcono , per non
ſoggettarſi . a’ flagelli , ch’vccidono. Conſola.
uali nello ſperare opportuna commoditàdi go
dere la deſiderata Principeſſa ſcnz’alcun riſchio!,
ſtimando meglio i] tentare gli vltimi diletti, che
l’auuenturare , e grandezze , e vitaper vn ſam
plice ſguardo. Quello finalmentea tro non è,
che vn inginno d‘amore dal qualetradita l’ani
ma ſ1 fa piu appetibile l’oggetto , di cui crede
ſatiarſi. Per le bocche de gli occhi entra ſola
mente cibo di vanitadi apparenti, la onde non
può ſodisfarſi all’amante che ſamelico diguſtj,
brama peſcarſi , doue queſti abbondanremen.
:c ſi profondono. Conobbe, cheil vagheggiar.
la , era vn procurare follemente maggiori ardo
ri all’hor che inueſtigarſi doueua modo d'eſtin
nun-»li
4:72. La Rete di Vulcano
guergli. Determinò di ſeli’citarſi con la frode
di qualche metamorfoſi. in tal forma ſapendo
eſſerſi mai ſempre obligata la fortuna à gli a
moridi Gioue. Fu di meſti'eri , ch’egli per non
variare diſegne, con minori ſperanze. e mag
gior pericolo, ſoſpiraſſe alcun tempo il Suore
del-l’occaſione. Chimerizando varie forme,
ſotto le quali poteſſe con ſimulato ſembianze
meritare il compiacimento di ſe meu'eſmo,
era-neceffitato à giudicare‘ciaſcuna d’eſſe con
traria piu toſ’to che ſautrice , mentre biſo
gnaua ſchernire , non tanto la donzella,qnan
to i Padri di lei , e tutta la Corte. Amore
come diſpenſiero delle frodi, april’adito all’
inganno , ſollecitato dalla madre . la quale
volle, che quegli guſtando vn ſaggio di dol
cezze ſuggeſſe altre tanto veleno. Depoſti o
gni ſera gli ornamenti de’ ſuor regii ſplendo
ri, ſcende-na inuiſibile nelle ſtanzc di Leuca
toe , doue allettato dalla ſua gratia , iſtu
pidito dalla ſua beltàk, auttenticaua maggio
re la penitenza del ſuo digiuno , quanto più
creſceua l’appetito , 8t era preſente il cibo,
là onde pen non correre ad addentarlo ſer
niua d’vnico ritegno v.n riuerente timore.
Dimoraua iui , ſin che ſpogliata per condur
fi al ripoſo , ſcuopriua la vaglia ſcena di
quella nudità, su la quale s’auuedeua dl non
poter rappreſentare alcun ben che minimo
atto , che non foſſe tragico ne’ ſuoi dolo—
roſi tormenti. Dopò queſto , ſconſolato e do
lente ſen partiua, per non raſſembrare imi
tatore della Luna , laquale delitia nel ſonno
de’ ſuoi amanti. '
Venuto_ alſolito trattenimento vna ſera , vi.
de cher—ſtima. erano per importante negOtio il
' Rò,
di' Ferra›1”l’al'nuirim. 47;_
Re, e laRegina, preſentando qualmentc le con
ditioni del trattato, liaurcbbero prolongata m
quel luogo la loro dimora: Vdcndo dunque il
Sole gli applauli a queſta commodita,giudicò
queſto Il punto in cui le grazie d’vn dcſti
no felice diluuiiir doueſſero per ſecondario di
contentezze. Obbedcndo à quanto ſuggeriua
l'inteîletto per impulſo del cuore, auido di
giungere alla Beatitudine , alla quale s’eraiſti a
il-to tra tanti dolori, preſe il ſembiante d'Eu
-nnome (che tale era il nome della Regina.)
_'—`_fl
Con le ſembianze, accuppiù tutte quelle ma
nicr'e, che in ogni altra apparenza, ò nel trat
tare, ò nel dilcorrerc, poteano conſermarle,
quale li fingcua. Vſci con queſta nuoua forma
dulgabineuo, in cui appunto ‘erano rinchiulî
i veri Padri di Leueotue. Riceuuto con Maelià.
le accogliente de' eci-regimi , &vſurpandoſi le
ſue fintioni lenza difficoltà, il credito conſor
mc 'a’ deſideri, ſi conduſſe all’appartamento —-~—-—ñ--n.

della figliuola. Entrando à lei che già da vn


poggio Pl'ecorſo ,' liane-a riccuuto l’auuiſo della
ſua Viſita, ſu incontrato e riuerito con quegli
oſequi , che da ben compoſta dont-ella ricerca
uano le gpparenzc di madre.“Commandò poſ~
cia , Ch’vſcendo ogn’altra ſi laſciaſſe libera la
{tanza alla ſecretczza de’ loro ragionamenti.
CDL…“ indi-iuò in tal guiſailSole la libertà de’
ſuor amori. ' _
Rcſtò dunque in quelle ſolitudine, che bra
mano gli amanti, mentre ad ogni diletto del- e
la conuerlíitionelbpmbondantemente ſuppliíce
l’hauer con loi-oil Paradiſo. Coniinciòàrepri
mere l’liumilt-.ì di quella, che conoſciuta ſuo l
dolo, obligaua alle ſue adorationi. Ritratto
(une le apparenze di Maeíìà, neceſſarie al per
ſonag
4.74 La Re” di Vulcano -
ſonaggio, ch’egli rappreſentaua, mà non con
tiencuoli al grado , che riteneua d‘amante. l
preludi de* ſuoi ragionamenti furono atteſtati
d'vna ſuiſcerarezza d’affetto , ne’ quali rico
noſceua la giouane vna impareggiabile tenerezì
za di_ Madre. (Manto piu quelli eſaggeraua ec
ceffi d’amore , tanto più riuerente queſta pro
feſiaua ecceſſi d’obligatione. Douendo final
mente conchiudere l’eſito delle ſue ſperanze,
conobbe neceſſario il diſingannarequelcredito,
per la falſità del quale riuſciuano ſalle anche le
ricchezze de’ di lei ſauori. Fatto però animo à
ſe fieſſo per queſto vltimo nodo , con cui doue
ua reſtringere il compendio, òdelleſuegioie,
òdelle ſue pene, coli raggirò lefila dc’ ſuoi diſ
corſi. ’
V’amo , diſſe, ö Leucotoe, più che madre.
V’ndoro come Dea , ó amata mia Principeſſa.
Non vi conſonda la nnouitadi ‘queſti accenti
poi che ſono vn’amante , non la genirrice di
quelle bellezze, le quali hanno reſo qnaſi, che
ſprezzabile il Cielo. Io ſono il Sole; quello, che
Con lo ſcettro della mia luce, domino come
vaſhllo ogni altro lume. V’aſiicurarete della ve
rità del mio eſſere, quando depoſto queflo ſimu
lato manto , potrete vagheggiare l’imagine vo
ſtra ne’miei ſplendori. V’amo, nè aggiungo
maggiori amplificationi del mio affetto. Pt“
che non hà biſogno di pruoua il vedermi rapito
doue rapita da me ogni ſoſtanza, s’eſtenua in
vapori per ſolle‘uarſi alla mia sfera. Non èmr
nor violenza d’amore, da cui s'acclamino gli
eſtremi della vollra bcltà l’eſſer io diſceſe a voi,
di quello ſia l’aſcendere gli altri oggetti per ſe
Cpndare 'la forza de’ miei raggi Pregoui ſoloà
rumarmi, ö mia vita , come che vn Sole non
merita
di Ferrante Pal/am'ſífifi. 47,
mctita rifiuti , 8c al vollro merito non douete
negare quella ſndisfattione , clie ſola può rin
conti-.ire in coſi ſublimi amori.
Sarebbe in ſcornodc‘Voſtri ſplendori , l'ha
ucr altra sfera , che la mia; ſarebbero lclieruite
lc mie glorie , non collocate nel voſtro ſeno;
ne io ſarei qual ſono in mc ſteſſoſuoridi voi ,
ne voi potete eſſer credutaqual ſete, non con
giunta meco. La praticata notitia d’vnico Sole
nel mondo, ò deſraudarcbbe la ſtima del vollro
bello, ouero aumlirebbei pregi del mio lume
Aiiuertitc in ſomma, ò miobcne, di non eſſere
cauſa dell'eſterminio dell’vniucrſo, fatta con
indiſcreto rigore origine del mio morire. Non
negate per bi-eue dimora in albergo il petto, à
clii vi dona con perpetuo ſacrificio il cuore.
Non ſiate auara d'amore verſo chi `per amarui
ſtruggendoſi , con voi è prodigo di ſe medeſî
mo. Vi ricordo. al fine , che co’ baci , co’gcl-'r
abbraccianicnti, e con tuttc le gratie, che Feli
citarannoimiei affetti, accarezzarete vn Sole,
il cui nome porta ſeco indiuiſibile il cumulo.
di' tutte le perfettioni , dalle quali poteſſc pro
muouerſi la voſtra elettione al fauorire ogn’al
tro amante.
Culi ſaucllando ſacca declinare lentamente le '
inganneuoli ſpoglie di ſimulato ſembiante. Sue
lauanſl quaſi al diſſipar delle nubi i ſuoi ſplen
dori , nè ſi toſto ſu terminatoildiſcorſo, che
compire inſieme apparuero le pompe della ſua
luce Conſulà, abbagliata, e Finalmente anche
ſtordira Leucotoe. non puotè diſcernerſi, ſe
rítroſii ſoſſe à tanto amante , ò pure ſi dimo
ſtraſſe corteſe. Oſſeruò quelli eſſer ſua ſorte , il
non poter hauere riſpoſta, la quale poteua ac
certàrſi ,_ fora ſtata vna aperta'ripullii. Stimò
vantag
\'
Ló—_Ìó—ó

475 La Rete di Vulcano


Vantaggioſo per ſequel ſilentio , nel quale men
tre non ſcorgeaſi diſſuaſo , _poteua crederſi con
ſentito l’operare in proprio compiacimento.
Couſrderaua qualmente vna donna, ancorche
riami , mainon inuita al godere . 0 perche non
vuole con maniſcſta contrarietà opporſi alla ſua
natura, che hà per ordinario impiego il tor
mentare , ò pure per hauer ella mai ſempre rl
freno della vergogna, anche ne gl’impulſi del
ſenſo. Giudicando però pazzi l’attendere gl’in
uiti, chi mai non precipita le ſue gratie a P6!
non ſcemare le obligationi de’ ſupplicheuoli.fi
.preſe autorità per entrare in quell’erario, nel
quale poteua arrichirſi di piaceri, mentre non
eraui chi l’incolpaſſe per ladro. Dallaſtupidira,
furono prohibite alla giouane le grida , armi
priuileggiate di quel ſeſſo, con le quali lieux-lr~ _
be potuto difenderfi da queſti impuri sforzi.
Tanto maggiore libertà hebbe l’amante per
ſpingerſi auanti , e penetrare, oue ruhbando
più pretiofi guſti , poteua ſodisſarc all’auaritia
delle cupiditadi. Fatto in ſomma fortunato in
queſto furto , non truouò impedimento, per re
plicarei viaggi, erubbare nuoue gioie, quan
do già ſgrauato d’vna parte, ritornaua con inf
ſatiabile defio d’aummcntare i ſuoi diletti. Si
fiottraſſc finalmente anche al pericolo d'eſſere
ſcoperto, quando riſortala Principeſſa dallaſuz
vſtupidità,volleriſentirſi dc'di lui inſulti. ECO!!
vezzi , e con lulinghe mitigòl’amantei di lei ſu~
rori, il che non ſu difficile, mentre ſorſe, come
ſimulati , non haueano ſuſliſtenza per reſiſtere.
_Acquetò ogni ſdegno di lei, rimuouendonc gli
imperi delle eſclamationi , co’l farla cauta per
"o“ “cuopſlſequel mancarnenro, ch’altrimenre
e“ ſecreto. Lc-ricordò qualmente ſuelandolo
con
di' Ferrante Pal/.mirino. 477
con le gridaſhaurebbe offeſe ſi: m:dcſma,p0ſcu
clic egli inuiſibile nel fuggire, l’haurebbe laſciata
ſolatra’caſtighidebencſuocomplice nella colpa.
ln tal modo ſchernira la giouane, condanna
ua vnatanta ſciagura del ſuo ſeſſo , mentre con
ducendoſi alcuna ad errate con vn’amantc, e
neccſiitata a rellare tra le pene abbandonata;
da chi ſatiato Cll godimenti , fugge a volo quaſi.
nauſcando la ſua preſenza. Con le ſembianze
ficſſc di Regina vſcìilSole, d’onde era ſtato sù
lorioſiſlimo throno di dolciſiimc delitic, c de*
Fudendo nella guiſa, che prima il credito de’ cor
tegiani,velocc ſe ne ritorno doue ancora truoua
uanſi marito, emoglic. Wurſnudataogni ſua
fintione, e ripreſo quel manto ,con cui li celaua
ad ogni guardoſalial ſuo Regno con nuouo gra
do di grandezza per eſſerſi [capricciato e quindi
fatto libero dall’imporcunita degl’apperiti.
Venere in quell-0 mcntrchauca laſciato ſcor
rere con tanta proſperità gl’intcreſſi di qucſto
ſuo nemico , per aggiuſtare alla forma dell'offeſa
il modo dclleſue vendette. Co’l manifeſtare 1’”
dulterio , haueua meritatoil ſuo ſdegno,c0’l fa
re , ch'altreli foſſero ſcoperti i di lui ampleffi
con Leueotoe, ſtabilr‘ il ſuoriſentimenro. Era.
legge rigoroſa in quel Regno, clr’obligauaà ſen
tenza d’vna ſpietata morte qualunque Vergine,
di cui violata la udicitia, foſſe decadutorlme—
rito da quella ublimità di gloria, ch'acquiſta.
vna tanta virtù à quello ſ’tato. Procurandono ~
però l’eſecutione in queſ’ta tradita Principeſſa.,
diſegnaua di vendicarſi con la ſua morte . con.
tra il Sole, príuandolo con tale fierezza del gra
dito oggetto de’ ſuoi amori. Coſi co’l ſangue
di qucſta infelice, non colpeuole verſo di lei,
volle miniare l’impreſe della ſua crudeltà,le quali
non
478 La Rete di Vulcano
non haurebbero appagata il ſno orgoglio, quan
do non haueſl‘ero ſolleuato per inſegna vn cadañ
nero innocente. `
. Pflſſaua già amico amore tra. Clitia’,e queſto
noſtro lucidilìimo Pianeta; Weſta bellifiima
Ninfa con grata corriſpondenza. non permet
teua pero all’amante occaſione di deſiderare riſ
contro m iggiore , ad affetto anche più velie~
. mente.. Eſſa nè meno hebbe occaſione di do
lerfi, ſe non in quanto chi ama, ſempre gelo
ſo, e mal pago de' ſegnidell'alrrui ſede, non
può viuere ſenza ramarico; ch’altrimeme non
ben ſarebbe deriuano dalle amarezze il nome
d’amore. ueſto nuouo impiego de gli affetti
in Leucotoe , era ſtatoà lei coſi copiolo d’aper
ti diſprezzi , che il ſoſpetrodi non eſſereriima
ta degenero in ſicurezza delſuo odio. Era ricuñ_
ſari i ſuoi ſguardi, rifiutati i vezzi, alìbon'ilil
piaceri , e per quanto inueſtigaſſe, non piu pote:
ſcorgere nel ſuo cuore vna reliquia della propria
imagi ne. Eſcluſa s’imaginò da nuouo oggetto,
la onde ſollecita nell’accettarſi di ciò, conobbe
veridici quei penſieri , eh’in quel punto deſide
raua fallaci. Incrudelita dalla grauezza de’ pro
pri tormenti imbeuuta poi per gli influſſi di Ve
nere di concetti di Furia, determini) riſarcire
,con la morte della rin-ale, il diroccato edificio
d’ogni ſua felicità. Srimò di poter riſtitune nel
primiero poſto i ſuoi contenti, con le altrui mi
ne , non auuertendo , qualmente inſorgono per
precipitare , le grandezze fondate sù le ceneri
de gli innocenti.
- Nella reggia d’Achimenia ſeminò i ſuoi furo
ri auurlàndoil Rè, qualmente la figliuola ha
ueua perduto quell’vnicofiore , che per l'inne
ſt° d‘ nuoua P‘amat , volendo paſiàre alla ſe~
i. ‘ condi
di Ferrante Pal/fluidi”.
condita de’ſrutti , incontra la ſterilità d’ogni
ſua gloria. Riſerbo la conſermarione di queſte
ſue accuſe all’eſperienza di che con gli occhi po
teui aflicurarſi di quella perdita . riniirando
quell-i parte , perlaquale altruidel ſuo conſenſo
era entrato à deprcdare vn tanto teſoro. uin
di fingendo zelo della pudicitia , eſclamo per
iiicitare la giuſhtia quçl caſtigo , che gia deterñ_
minato , haurebbe pi‘opolto nell’elecutione.
vn’eſempio di maggior terrore alle altre donzel
le. che non pauentauano le publiche minaccia
dellileege.
lrritito il Rè liebbe concorde le moglie in
ferma riſolutione di ſpogliarſid’ogni affetto pa
terno . rinuntiando anco l’eſſere di Padri, quan
do dalla pruoua s'accrcditaſſero le inſamie.
d’vna tale accuſa. Eſequitò puntualmente quan
to potcua arreccarne la ſicurezza, rcſtò libero
ſolamente l'eſercitio al carnefice ,' già obligata
lg ſentenza all'antico ſtatuto. Non puotè mo
derarſi il rigore dalla qualità delle naſci
ta , per che ne meno iGrandi la eſenti la na
tura dalla ſehiauitudine , e come pargoletti
gli allaccia tra le facie, coſi gli lego in pro:
greſſo d'età con ObllgaKlOſÌC commune à gli
altri. La cuſtodia maſſime della Virtù e debi
to impoſto dall’humanità , là. onde il traſcu
rarla, per eſſcr Grande, è vn confeſſare, che
le grandezze tolgono l’eſſere d’liuomo. Oltre
che può deporre, ò la sforza, o la ſpada chi
regge, quando non ſia pronto al maneggiarla
contro i propri figlinoli, come che nell’at
to'di punire le colpe, la giuſtitia, che domi
na, non diſtingue gradi. Fu dunque conſegna
ta da’ genitori ſteffi nelle mani del carnefice la
miſera Principeſſa, con ordine di depoſitarla
Viua
480 La Rm di mirano
‘viua in vna tomba , accioche prima ſepolta, che
'morta non inſcttaſſe l’aere coll’ vltimo reſpiro.
Anguſtìara dalla grauezza d’vn tanto infortunio.
morì vcciſa dal dolore, prima che preſa da ma
nigoldo. '
Riſorgeua 'di quando in quando alle acerbe
punture di coſi fiero tormento, quaſi peròſo
gnaſſe di viuere, deliraua come agonizante tri
le v'ltime angoſcie, preludi 'd'vna morte coſi
crudele. Non poteua confortare la ſperanzadi
pietà , mentre anche le'viſccre paterne , per lei
erano diuenute ricouero d’vna ſpietata fierez
za. L’attendereſbccorſo era ſuperfluo , mentre
non riconoſciuta, che tra' diletti da chi era lon
tano da lei , 8c all'hora non poteua rauuiſarla ne
ipatimenti , mentre l’hauea vagheggiata non
per altro effetto, che per godere. ll daràcre
dere di non eſſer colpcuole, haueua aggiunta
la neceffità di ſar a ,patire mendaci le apparen
ze 5 impreſa diffici e, con chi non preſta fede ,
’ che à gli occhi. ll difenderſi in ſomma co’ gli
atteſtati d’inenitabili violenze, era vn’ oppone
ſcudo , nel quale mentre non poreua far rifleſſo
la chiarezza di queſte ſcuſe , riuerberaudo le
fiamme dello ſdegno, haurebbero rinſorLati gli
ardori de’ caſtighi. Straſcinata dunque dalla cru
deltà , ſu condotta , doue'in terreno fecondo
di ſciagure doueua piantarſi, quaſi palmadella
fortuna , trapiantara viua dalgiardino d’vn Re
gno, ne gli horrori d’vn horridiſîimo , e ſpauen
teuole ſepolchro.
Vide eſcauarſi quella foſſa, ch'era per lei colla
_di morte , tra le faſcie della ſua vita occolta , di
uenrar doueua viua , per prOlongarc tanto mag
giormente le ſile'pene. A tale ſpettacolo, il quale
~.1ueua- per felicità il rappreſentare i’vlrima
delle
di Ferrante Pal/fluid”. 48l
delle humznç [ci ;guru , come che doueua cſſer
1] ſinc di coli grani c doloroſi afflnni, inncc*
cio lc braccia , e co‘gìiocchí a] Ciclo formaua
vm figura alta al gcnerar pieradc , anche nel
l'oſcuro lnſcrno, …Alma frequenti , mà non
profondi ſoſpiri, poſcìachc il cuore era aſceſa
ailc fauci. per dar lcn-.i :il pronunciare ſomiglian
tiquerclc: .
infelice Lcucotoc , per cui fi fl cieco chi ad
ogn’altro è ſome di lume. Miſcrabile reliquia di
ſpiccato Dcſhno, c di nemica Fortuna, mentre
que] Sole , che a‘ tuttiCompartèprodigamcmc
le ſue grazie, c mc, che da lui ſui amata con ra
li ecceſſi negail ſuo ſoccorſo. Miſera conditio
nc , ſe m'i pregiudica quell’cffcrto , che doureb -
bc felicirarmi. Mi vedeſti pure, quando l'im~
”unità nel vaghcggiarmi , puote ſollecita
reidcſidcri per godermi. Mal nati ſguardi, da’
qugli s’auu'iuarono le mie diſgraticz Et hora non
hai luce , per ſcuoprire i mici mali , dc' uali
l'eſſch ſtato originer’obliga al procurare ri
medio. Ingram. cecirà , con cui m’afficuro la
“10"0- Morirò, e mi ſarà gratiail non viuere
per non veder i1 Sole, di beneficio fatto ſpieta
to verſo chi proſcſſo eſſercl’oggerro de’ ſuoi a~
mori. Scruirò d’eſſcmpio adogni donna nccio
che non habbia fede in amanti , ancorchc fi mo
ſtrino tutti luce d’vn ſincero affetto. Inſegna
rò à ciaſcuno, il non confidare nq’ Grandi ,i
uali hanno occhi Lincei per proprio intereſſe -
onopoiTalpc à gli altruibiſogni. Ancor viua
. ſono confinata in vn ſepolchro, forli: perche -
-n:-
anco ſcyolm eſclami contro quell’ingratitu -ñ
dine , che dopò d’haucrmi violatala pudiciria,
non mi difende dalla morte. Mà che? non cu
ui Ciclo, non ſonui le Deiradi , per proregere
B b l'inno
487. ` La Rete di Wim”
l’innocenza , eſſendo, come che ſono fatta col
peuole ſolo dalle altrui violenze; Achi che ſordi
ſono i Dei, ciec'o il Sole, e ſenza pieràíl Cíc~
lo medeſimo! fi che dourò ſtimare ricouero vna
tomba laquale prima di morire mi ſottragga alla 4_— — —-—

viſta d’vn mondo diuenuto sì empio. Sperarò


più pietoſo_l’inſerno, e dourò ſtimare di rina
ſcere più felice in vn ſepolchro , di quello ſia na
ta in vn Regno. Sono coſi miſerabile, che mi
fi rende neceſſario il rieeuere pergraria , l’eſſer
accolta in anguſto ſpario di terra , mentre mi
perſeguitano la crudeltà. degli iſteffi geniro
ri, e l'ingiuſticia de’ Numi. Fine inſcliciffimo
di Principeſſa, la quale inuolta naſcente trà fi
ſcie d’oro , è giunta al vederſi cinta di legami.
per mano di Carneſiee, e ſi vede preparara in
throno vna Foſſa. Eccomi al compire i trionfi
del Fatoçne v’è che mi ſoccorraó Non poſſo più
viucre , non perche debba morire , má perche'
deuo eſſer ſepolta. Ahime! .
Ceſſarono ilamenri , perche giunrol’vlumo
arto di queſta eſecutione, il dolore occupati`
do tutti iſentìmenti, prohibîanchcilſanellare.
Gli occhi però, ſuperando gli ecceſſi della pro~
pria langurdezza, fecero forza àloro mcdeſi
mi per cſponerl’vlrime ſiipplichemel proprio
linguaggio, ſolito ad eſſcr inteſo colà sù, do
ue il’vedcre, e l’vdíre. Vn raggioſununtioal
Sole di queſtoinſorrunio dcllaíùaamara, per
che le vcriradi arriunno cofi rai-de à gli orecchi
de i Prencipi , ch’eſcludono application: del
rimedio, quando lo richiede laqualìrà dell’ac
c‘idzme Merce, che ſempre perſeguirnra da
Effi 1 non oſ1 comparire alla loropreſenza. che
c0" le!… paſſi , quaſi timida di liniſtro incon
"0- Fu coſi ſenſibrlcälui qucſta morte, che fi!
di
. di ’Ferrante Pallauìrino. 4g,
di meſi-cri chumnre in ſoccorſo la Díuinítá per
non morire. Lagrimò con vn diluuio, pcrcom
piacere all’nffctro , menrre poſcia per lodisſnre
al debito, honorò le ſue eſequie con le fizci lu
minoſc dc' ſuoi raggi, arrichiti co' gli odori più
ſonni, che dalla ſua virtù imbeua l’Arsbin feli
ce. (Li-hdi da gli influſſi diqueſti . come dalla
fCCOHLiltîl del pianto , fcccſi vn miſto tempera
mente in qucltcrreno, onde trasformata ger
moglio Leucotoe pianta , che produce l’incen
ſo. Nè ſotto ulrrc ſembianze doueua tramutnrſi .
per mantenere viua la memoria del ſuo miſc
rabilc calo; poſciaehe l‘incenſo ſi conſuma trà gli
ardori. offerto ne'ſacriſicii per gli altrui pecca.
ci , e diſtrugge ſe ſteſſo per arrecear diletto :id
altri. Non altrimentç anch’eſſa portò la pena ~.—-h—Î
dc gli illeciti sfoni del Sole , e morì , ſolo
per eſſere ſtata oggetto de’ di lui piaceri. Heb
e pero, 8c hà continuti i ſauori di queſto a
mante, che diſtinguendola dall’altro piante dà.
à vedere quálmente è neceſſario trasformarſi in
alberi, i quali ſempre offrano ſruttiàclii vuole I.-ì.u‘

riceucre benignigli influſſi de’ Prencipi. Aehi


poſcia brama_ particolari gratie ſà di melheri
produrre parti d’adoratione , ſi che conuertiti m
fumo, dimoſtrino èſtenuata ogniſua ſoſtanza,
per oſcquio della loro Maeſtà. ’
In queſto modo terminò Venere le vendet—
te della ſua prigionia , entro l’arreficroſa rete
delzoppo Vulcano. Mentre però oſlèruo , che
ueſto Fabro ne’ vituperi , ne’ rimproueri , c ne
li ſchemi di tutti, portò il peſo de’ caſtighi
diſegnati per l’adulterio della moglie , come
pure Leucotoe delle pene douure allo ſtupro
dell’amante, conchiudo , ch’ad vn’inſelice non '
gioua l’eſſere innocente, perche la fortuna pro
B'o z ter*
’4,84 LaRm di Vulcano di Ferr. Pull.
tettrice de gli ſcelerati , contra di luiriuolgei
furori , ne’ quali ſunpora la giuſtitia, ò de gli
huomini, ò del Cielo. Non .però ſu pago lo
ſdegno della Dea , come di ſeſſo, inſatiabile nel
vendicarfi , mà fondoffi nel petto di lei , e con
tinuonne le pruoue contro tutta la progeníe del
Sole. Abborrimento neceſſario , in chiamale
tenebre, neceſſità conſeguente all’eſſere la ſua
luce ſimbolo della ragione , come Venere figu
ra del ſenſo 5 là doue non può trà quelle ritro
uarſi vniſorme concordia.
ll-fine del quam , Ù' lvltimo Libra,
L’ANINÌA
D I `
i
FE RRA N TE
PALLAVICINO, a‘
Diviſa in ſèí Vigilia. , h

VlGlLlA PRIMA;
Ultima impreffione.

IN VlLLAFRANCA.

M. DC. LXÌL—
ſl".llllllltllll-'Iu
. A“"Îìſièîf'fknníy `
tflflffiñffiffiìweà#
\. JJ, *_,.Y"';\\`›'\2'Î*`rh~ìÎ-lj;

AL LETToRE
Scrupuloſo,
GlORGIO FALLARDI.
Veſta Prima Vigilia dell’Arti
”m di Ferrante Pal/auirina,
:3 di fu” _filo Amico; dopo d’eſl
fl’r andata lungo tempo quà
~ e là rami-:ga- Portata dalla
mrioſità; è finalmente capitata nelle mie
mani. Onde battendo giudzcato [mze di ap
pagare [u cam-une curioſità imam/1mm” ”e
lv?) ”lo [rip/ira” le copie to” la r/ſi’amPa;
7/0” {ſubita/do , the jzfl'q’taſicflo ;ſailor-nie.
Vedrai , Lettore , *una Immztione biz
zarra, ſhtirím, ma‘ che mi” rural-1mm‘
Pimp-'età, Onde potrai (flame, cl‘e'l fine
dell’Autore, non è ſtata di maledircper
ta/peflaregli oſſequìí , mr} per riprendere
i dtffettipur troppa noti del Mondo. Con
ſidera ſe *v’è caſa dalla 'verità diuerfiz; e ſi
zo” 'v’e‘ , non ti ſema'alezare a"wm Puma
la quale correggendo gli abuſi , ”lo/Im d’eſ
ſere più Chnſtùrm , e più Cattolica di
,B b 4. quelli
4.88
quelli che ſi pongono ad imprejà’di :liſi-7;.
dorli, perſico/è a'íoomltarli. Non ”fian
dalezar dunque , mè raceogliendopíù toſto
quello che può offerti di -vtilztà, di tero
ſieſſo. Piaceſſì- à Dio , the così mm ſoffi-,
perche 720” eſſezzdo fatto, non *verrebbe
firmo. S’ia potrò battere l’a/tre Vigilio
the l'Autore pzcmettendo , moſtm di *yo/er
pro eguire › te lo prometto infalibilmmte
anch’io. I” ſanto godo' lettino” [Mel/a. e
[là ſono.

DELL'
489
DELU
ANIMA
DI
F E R R A N T E
PALLAVlCINO, .l
Vigilia Prima.

Non mi conoſci Henrico?


/ Chi e‘ qui? dico. Che in
a ſolenze ſono ellcno eo
reſte? Parmi, ch’hore non
ſiano da ſhlrbare l’alrrui quiete con importo`
ne temerità… Vſcite che ſi ſia; ch’io non vuò
ſcherzi.
A N. Non ti turbare, ö AmicoHenrieo. Ne‘
inſolenze, nètemerirà ponno Ciëidmal’ſi le vigi
lie d'vn’ Anima vagante, laquale non ha alti-o
tempo , in cui li fia eonceſſo di viſitare vn Ami—
co viuente.
H EN. Ohime! Che ſento? Anima vagan
te P Vanne vanne, ò Anima. Fà l’appar'nione al
trui , mentre non ho i0 che darti perſollieuo
delle tue afflittioni.
A N. Odimi, tipriego,ö^mico. Sollieuo da
te non chieggio, nè da altrui lo ſpero , non n’eſ
ſendo i0 capace. Ben da mc haurai tu qualche
b 5 beneñ
490 Dch’Anima di Ferrante Paüauieinañ.
bciicfii‘lo, ſe 11”]] abnſando dt-ll’affettione mia,
riceuerai le amiclieiiuli 8t Vtiliffime mie :immo
nitioni che mi iiin preparato ſartiin quelli p0
chi momenti Conceffiml di ſtar te’co. -
H e N. Orsu, vado iogiudicaudo cliccate
ſ’ta voſtra apparitione , ſia vm buffoneria.Sò che
l’Anime de’ deſunti non vanno vaganti,~ ne me
no ſono auroreuoli di apparire, mentre vſcite
da'corpi, vren loro aſſegnato da Dio il deter
minato luogo, conforme a’ propri meriti. An
date à ripoſo vi prego.
AN. Comeè_ E chi vi diſſe, l’Animeſèpa
rate da’ corpi, non hauer queſta autorita? Lìhu
mane opinioni, Henrico mio , ſono molto dal
la verità diuerſc. E ſpeſſo gli huommi che ſi
perſuadono ſaper piu, ſanno meno degli altri'`
Credimi, amico , che dellecoſe ſopra il ſenſo,
l'humana mente non n’ha' capacità, perche non
hà' i ſufficienti mezzi; »e auuegna, che molti
habbiano filoſofi-ito, pochi con tutto ciò lian
no ſaputo. Egli è vero che non tutte l'Anime
hanno aurorita di apparire` Nulladimeno tut
te quelle che ſi`trouano nello ſtato in che ſon
io, l’hannoze non c’e implicanza , mentreè
ſodisfatrione della natura , e permiffione di
Dio.
H E N. La Ch-riſtiana Fede vuol ch‘io creda .
che l’Anime vſcite vadano ne'luoglii affignati
loro da Dio, ,ſecondo i giudicati meriti. oucro
di gloria , ò di pena. Anzi inſegnando la Chie
ſa, 8c obbligando di credere , tali luoghi diſli
nati' all'Aiiime , non eſſere più di tre; lo non sò
come voi mi vogliate perſuadere- il credere
ch’ elleno vſcir poſſano amorevolmente. ouero
eh’ habbi‘ano altri luoghi , oltre liti-è ſudetti.
A N. .lo non intendo di perſuaderti coſa co'n~
.finì
ÎÎZÎÌÎA prima. i gr
tnria alla Cliriſtmna ſede , in clic viſi': anehfio.
Ben ſi, d'illumiuarti dl quelli. all| quali non
giunge il ſenſo da (è ; 8c nſſottigliandouili ſi
perde . ouero precuptta nell’cmpictà; come ſc
ccto quelli che aſſuueramno da doucro lc traſ
migratloni, le indennita, la mormhta, la noua
vira dopò’l tardo giro del Firmamcmo , 8t aln-q
coſe ſenza niun fondamento, ſuor de’ propri
detti. Sappi dunque cſſctui il Paradiſo, fianza
dc' Beati : ll Purgatorio, luogo diquclli chegra
uan [inno di mmtali colpe . lbnza l’eſpurgatio
nc delli quali non poſſono affil'arſi ne] lume del.
la gloria : l'lnſerno abitatione dc’ dannati; e
l’area , campo di alcune anime vſcite vnolcntc
mente da’c‘orpi. tra le quali io ſon vna.
H E N. Dunque l’Anime violentemente vſci
tc Van no vaganti , c non ſono ſoggette ad altri
pena?
A N. Non tutte, mà ſolo quelle che non han
no i douuri meriti per ſalire in Cielo, ò gli dc
mctin per cadere nel lnſerno.
H E N. Se Spirito vagante dunque voi ſicte,
e vi compiacete ditrattenerui meco, pcrch’io
ſappia come poſſiate manifeſlarmiui , vi ſup
plico, à checondmonc vogliate.
A N. Egli è (ll douere, ö caríſſlmn Amico.v
Sappi ch’io ſono l’Anima di Ferrante l’allauici
no, vſcita , ò per dirmcglio ſcacciata dal angu
ſtiaro corpo , da vn infame colpo di manaia.
HE N O Dio mio .’ L’Anima di Ferrante
Pallauicinn ! O miaamam, ömiaadorata Ani
ma! Anzi, ò mio adorato Ferrante! chetale p_oſ
s’io giuſtamente chiamarſi, poiche laſciato al
Mondo tutto il terreno corruttibile, ritencſti il
ſolo cclcſte eterno , ſenz’altra marca , che del
le proprie virtù. E quai fauori ſon eglino cote
Bb 6‘ fli,
492 DeH’Animadì Ferrante Pafluuicim,
ſti , ò diuino Spirito che voi mi fate , e ch’io
riccuo? Già che depoſta co’l corpo ogni huma
na paſiione , degnaſle di ritenere la memoria e
l’affettione verſo vn Amico, il quale hà cono
ſciuto, e confeſſato di non potere far perdita
maggiore in queſto mondo, dopo la dolcrffima
voſtra conueriatione.
AN. Fauori non ſon eglino queſti, ö Ami
co, ma debito della noſtra vera amicitia , di
cui non eſſendo la morte termine, ma felicrfli
mo progreſſo, tutti i benefici ſono proprii.
H E N. O fortunata notte! ö felice vigilia!
in cui m’è conceſſo di rigodere il mio giudica
to perduto Ferrante. Oue ſiete mio cariſſimo
Amico P Ou’è lo ſplendore che à’ voſtri me‘
riti ſi conuiene? Ou’è la Corona, oue la Pal—
ma del martirio ?Deh,concedetemi ch’io vi ab
braccia , e dolcemente vi ſiringa. O ſe à gli
Spiriti non e` conceſſa veſ’te palpabile, conce
detcmi almeno ch’io bacia l‘aria che vi cir
conda.
AN, Tu fai, ò caro, che l‘occhio‘mortale
nun può affiſarſi nelle ſoſtanze incorporee , me
no nel lume, à' diuini ebeatiSpiriti partecipa
to. Onde quand’io ne ſoffi ornato, come non
ſono ancora, non potreſti vedermi, non che
vagheggiarmi. Circa la Palma del mio marti
rio, non sò chedirtí, ſe non ch’eſſendo io ſla
to violentemente , 8: ingiuſtamente cacciato
di vita, per hauere vcracemente parlato , eſa-it
to degli abuſi dellaChriſliana Republica; ſpe
ro dopo vna breue dilatione, di riceuerla in pre
mio della mia tanto più doloroſa- quanto che
ingiuſta morte.
Hr. u. Narratemi per gratiala cagionedi eſ.
fa , accioche io poſià diuulgarla al mondo, nel
la
Víqílíl prima; 49;'
la cui memoria non ſiete men viuo di quello
ch’cmuurc primi ch'vlciſte.
A N. Ve la narrcrò volonticri , certo che
non vi lcandnlmrete di quelli che ne ſuronoi
machinarori , e che giudicaronn di lcuarmeco
del mondo rurte le memorie delle loro ingiuſtj
:ic-.Gia dcuete ſapere i principali fond-:menti
de’micidil’corſi; non altrimenti gettati ſo rale
malignità. mà ſopra la verita, la quale ;lime
con retto fine palcl’ata , non ſembraua credibile,
:zi-ch’era lìrana, e ſcandaloſa. Dupò che er
l’ungo ſpario di tempo la Santa Chieſa mo rò
viuiriſcntimenti , che iFedeli ſi marauigliaua
no . e che gli Eretici ſi rideuano del gouer—
no di Pipa Urbano Ortauo , e pergli odioſiffl
midiportamenti de’ ſuoi Nipoti, affine di pia.
cere al mondo, e di mortiſicarela Caſa Barbe
:ina diſprcggintricc di tutti iPorentati d’italia,
mi ſeruii della lnuentione belliſſima, ſuggeri
rami da vn mio Amico, del CòrriereSualigia.
to, in cuicome ſapete con l’occaſione di varie
lettere , m’introduſſi a‘ parlare liberamente del
le attioni . e fini del Pontefice , toccando al
viuo , mà molto meno della vcrità- Il Numio
di Venetia Vitelli, vgualmente nell‘opera, c
nel nome ragguagliaro mir-.oralmente , 8c entra
to in ſoſpitione che la ſatira ſoffi parto della mia
enna, ſe ne querelò con la Republica di Ve.
neri: , accuſandomi per reo. Ritenuto, nelle
carceri nullacoſtando, mi ſpurgai 5 onde licen
tiato col fauore di molti Padronimi ſentii‘cofi
acceſo à proſeguire nel mio cominciato eſſer
citio , che moltiplicandomiſi gli oggetti, quan
to più m’applicaua ad oſſcruarneli, mi riſolſi
di eſtendermi più lungamente; certo di poterlo
fare ſenza niun ſcrupulo di coſcienza, Eraal
Bb 7 lora,
‘494- DelI’Anima di Ferrante Pam-mirino;
lora, che ilPapadopò d’hauer vuorati gli Erari
della Chieſa , e traſportati nella ſua Calà; ſco:.
'dato d’eſſer Vicario di Chriſto, s’era fermati
alla mente humor-i di Capitano; es’era propo
ſto di fare alla Chriſtiamta ciò che và machinan
(lo di continuo il Turco. Onde vcnutomi al
cuore le giuſtiffime ragioni del Duca di Par
ma, da lui minacciato , le eſpoſi candidamen
:e , e le prelentaial Nuntiodiuennro mio per
ſecutore, il quale di natura maligno, e di collu
mi peruerli , veduto di non poter negare, co
me oſtentaua l’ingiuſtitia del ſuo Padrone, che
di lui ſi ſcruiuapiu di Spionc, che di Nuntio ,
rabbioſo , {i convertìin vipeiza , e sfogò vna par
te del ſno concentrato veleno . accuſandomi
non più alla Republica , mà à’ Nipoti del Papa 5
aggíugnendo all’ accuſa molt’ altre impoſture,
ſecondo la malignità gli ſommimſtraua, affine
che il delitto ſoſſe piu conſiderabile; quindi’ che
la penanon liaueſſe dilatione. Termmandoin.
fine con tali concetti : Ch‘io‘ſirei ilflagello della
Caſa -Barberina , e che per impedire la mia ma
no,ſaceua cli vopo ragliar la mia teſta.
H E N. Ella è vna [ciocca opinione di coloro,
che ſi perſundono di ſepelire le voci 8c i gridi dc’
loro vizi, co’ cadaueri di quelli che lc Form-ano ,
òper zelo’, ò per deplorationc. Egliè impoſſi
bile aſtenerſi, epoterdír bene , di chi opera ma
le; 8c auuegna che le attionide’Pi-cncipi non
fieno (la giudicarfi da’ priuati; quelle che offen
dono il publica, e che per commune giudicio
ſono aſl'euerate peffime per verità , non lono da
numerarſi ottime per adularione. Sapendoſi,
ch’c’l tollerare e’l tacere gli ecceffi, non èpierà.
mà aſſentimemo; mentre ii moſtra non vnlc tol
!cranza, mà danneuole complicità.
A ”t
Vigilia prima.“ 49;
A N. Ben è gli vero. Anzi ín tale propoſito
mi ricordo vn cor-certo belliſſimodettomi dall'
eloquenuffimo Buiincllo in vn congreſſo di
Letterari. Par à me (egli diſſe) che coloro , 'i
u.rli s'ad'rrnno. eſi vergognano in vdire male
di ſc mcdclimi , mentre odono la verità, deuria
no vçrgognarſi piòtoſto dl darne occaſione.
He N. E‘così. Nulladimeno, non parue lo~
~dcuolc la voſtra riſolutione di toccare i difetti
dei Papa . e notificarli àrurto il mondo: mentre
gli lnſedeli. e gli Eretici di vantaggio offeruan
done. e quindi riceuendone ſcandalo , ſi con
fermano nelle loro opinioni, vedendo che uel.
1a ch'e la migliore , non può dirſi la piùe em
lare. Onde inſerir voglio. tali ſcandaloſi auue
nimcnti non deucrſi dinulgare , ma deuerſi più
[olio coprire, accnò che coloro che gli oſſeruano
ergiudicarli , non habbiano à beffeggiarſene,
e dire che la Chriſtiana Religione è vna Setta.
ſuperſtirioſa.
A N. Siete caduto oue i0 v’aſpettaua. Hauete
detto tutto all’ oppoſiro. V0i ſapete, che gli
lnſedeli , e gli Eretici tutti, informati puntual~
mente ſono de’noſtri Riti, onde eglino ſinoà
ucſt'hora ne ſono Fatti ſhmenratori. Si che,per.
che non reſtino marauigliati , che vn Pontefice
vitioſo ſia adorato quaſi Santo; egli e' men ma
le. anzi per mioſgiudicio egli è neceſſario, che
veggano, ch’ei ia diſpreggiato daque’medeſi
mi, che ſono tenuti à venerarlo , quando fac
cia lc operationi conformi alla Digmtà vene_
randa che ſoſtíene , acciò che non reſtino sù’l
riſo in Vederlo venerato, adülato , e difeſo an
eo quando Fa il contrario. Mátomiamo alla nar
ratione della mia morte. lmmediatamente
che iBarberini furono auuiſati della mia libeil-lrà
ne O*
'496 DcH’Am‘m-z di' Ferrante Pal-raidue,
nello ſcriu'ere in difeſa della calpeſtata ragione j
certi di non potermi hauere nelle mani con
riiun preteſto , mentrela Città di Venetia me
., glio d’vno Sacrario , m’aſiicuraua dalle loro
offeſe; penſarono di farmi {traſcinare per la or
dinaria ſti'ada de‘ tradimenti. Si ſieruirono d’vn
Franceſe , chiamato Cai-lo di Mori-ii , il quale
ripieno di quella malitia che può ingannare
anco gli animi piu viuaci , ſe ne venneà Vene~
tia, e dopò di eſſeruiſi Fermato alcun tempo,
procurò di amicarmiſi , frequentando le Libra
rie, doue ſouente io con qualcheamico capi
taua. La traſcuragine ch’ei vsò ne’principii , e
la diſaffettata apparenza hani-ebbono ingannare
il più fino intellerto. Finſe che’l Caſo l’haueſſe
portato alla conoſcenza 3 8c introdottoſi ne’ diſ
corſi affine di farſi conoſcere ingegno non or
dinario , facendomi credere di hauermiparla
ro fin allora ſconoſciuto, vditomi nominare,
voleua viua forza bacciarmila mano, moſtrin
do ſingolare allegrew, e benedicendo alla for
tuna che l’haueua fatto capitar cola doue m’ha
.ueua rineriro d'appreſſo , come m’haueua am ..-—
mirato di lontano, per mezo delle mie opere.
in lode delle quali i trattorie non pocotenipo,
moſtrandone l’liauuta curioſità in leggere , ſi—
no ì dirmene i luoghi più coſpicui, e da lui
più ſtimati. lo vinto da ſi fatta correſia gliene
reſi molte gratie, e gli eſibii'la mia ſeruitu, 8:
egli laſciatemi' in deſiderio più toſto che in
noia,ſi partì, dicendomi, che con maggior
ſua commodità mi haurebbe parlato à lungo.
Di là alcuni giorni, ſtrettoſi meco in amiciria ,
e poi in famigliaritä, mi diſſi: quanto s'era ſarto
larga la filma: portare il mio nome nella Fren
m, la ſhmain oltre, che Armando Cardinale
Duca
Vigili-a prima. 4g;
Ki.
iz_
i.. Duca di Richelieù , ſaceua delle mie opere , am
mirandonela fertilità, e lafacilità. E'n fine mi
diſſe che s’io ſoffi andato vn altra voltain Fran
cia appoggiato ad vn tanto ſoggetto , ldolatm
de' Virtuolì, me ne ſarei trouato bene. (Lu an- ,
cora laſciatemi commoſſo , parti; e’l giorno
ſuſſcguentc aſpettato ch’io ne promoueſſi diſ
corlò , mi ſogeiunſc amicheuolmente , che
c’io m’haucſſi affidato a lui , m’haurebbe con
dotto in Francia ; certo ch’el detto Cardinale
mi riccuercbhe degnamente , c mi farebbe ſuo
lſtorico con groſla prouiſione, e mi moſtrò le
commiſſioni , e le lettere del Cardinale ch’egli
teneua in queſto particolare. Io, e trattenuto
dal traditore , e luſingato dal genio , penſai di
poter aggrandirele mie fortune, e peter ſoſtc
nere con riputationc la mia naſcita, &honeſta
re le mie rcſolutioni. Onde ſattoui tifleſſo, 8t
cſaminatochein italia, doue i Prcncip-i poco a
matoride’Virtuoſi non hannoin pregio la vir
tir. non battendo la ſor-La corrilpondente all’
Animo, mi ſarei come gli altri morto di fame
entro vna camera locanda , me ne deliberai.
Ne feci motto a qualche mio amico , 8c in par
ticolare ad Agoſtino Fuſconi , iquali intereſſati
del mio bene. mi riſpoſero, che la delibera
tione era ottima , mentrei'lCardinalc di Richa
lieù m’haueua diſidcrato , mà eh’cl mezo non
era ſicuro. Che vi penſaſſi meglio, e che più
toſto, rilòluto d’andarmene in Francia , v'an
daffi ſolo; nè anch’egltno conſigliarzdonii à
trattenermi in Italia , douefbenehe non me lo
diceſſi-r0) niun virtuoſo può (bt-rare di lèruireì
.v qualche Ptencipe. ſenza ſargiill Ruffiinn, ò lo
Spioue della Corte , con certezza di morire di
morte POCO honorata.
H 1-: N.
7498 Dell’Animadz Ferrante Pallauicím,
H 5 N. Hò penſato anch’io molte finte , à
quello ch’hora dite dc poueri Virtuoſi, iqualí
non hauendo oue declinare, ſe ne vanno ramin
ghi. Egli èvero, che i Prencipi non curando
d’eſſer chiamati Mecenari , non ſono più liberali
verſo d'effi. M-à permio parere, la ragione è,
ch’e'glino ſtracchi , e per coli dire ſuffocaxi dalla
infinità di coloro, che hauendo meza dozzena
di Furti, e di rapezzamenti alle ſtampe, vogliano
eſſere aggregati nel numero de’ Vínuoſi,pcr ca
.gione di queſta Canaglia che non preſenta loro ,
che veſti pel Cauiale , e compone non per il ſtu
dio , mà per intereſſe; ne anco hanno in pre
gio i più ſaui, perche ſe voleſi'eroriconoleerc
tutti coloro , che gli dedicano Libri, non &reb—
bono lom rutt‘ri beni che poſſeggono.
AN. Cofi è per verità. Anch’io, nè remo
dirlo , compoſi alcune dicerie con poco ſtudio;
e non per diletto, mà per neceffitä. ln ciò , v
na mente viuace , e giouine vi cade,- e quel
ch’è peggio, fi fida di ſe medeſima, più che
dell’ala-ui Conſiglio. Alcuni libri ch’io ho :l
le flampe, vorei che foſſcro trà le ceneri. e s'io
poteffi tornare in vira, ti giuro , Henrico, che
non più vorrei che la celerità del comporre mi
traſportaſſe alla ſuperfluità della teſſitura. Non
v’è che ſare. Corre il ſecolo de’Virruoſi igno
ranti. (Sia detto con pace de’Sapicnti.) vaedc
che chi sà leggere à pena, ſenza niuno {indio
nède’ buoni Maeſtri; nè della lingua, oſa di
comparire sù lc ſtampe, appoggiato à’ Grandi.
iquah più mſto che onorari , ſ| poſſono chiami
re offeſi. Mà men male poi, che coſtoro ſi Pro*
_caccmo il vitto con tali . che con indegni mai
"ì 05‘" "Udo, cçlnm non hanno luogo in l’41-
aaſſo. Se Viuo foſſe Traiano Boccalim, haurebbc
ma
Vigiſm prima. 499
l1 marci-ia per dar nuoui Raguagli delle determi
nati-ani di Apollo.
H E N. Seguiteilvoſtroracconto.
A N. Ormai gonfiato dalle nobili ſperanze ,
crcſccua la volontà di partire, e m’andaua diſpo
nendo di Fare il viaggio con Carlo di Morſu;
parendomi cli’cl giudicare male di cſſo , foſſe
ihcrilegio.
H E N. Era {Emplicitá la voſtra; tutti i tradi
menti commiiicimo in ſi fatta guiſa , e tal volta
doch adorntioni. Wndo ſi trarta con gente,
clic può giudicarfi iiitcraſiîita , ciò è liaucre in
terreſſc maggiore del beneficio che fa‘, non è ñ—_,. .g
mai bene affidarlèiie. tanto più ſ3 endoſi , che
hoggidi la carne degliHuomini ivendeàmi~
nor prezzo di quella. di Bue.
AN. E' vero, mà laingenuità non laſcia pe—
netrar cant’oltre. Il deſiderio d’aggrandirſi accie
ca, e niuno penſa ch’el male ſia ſarto per ſe. Car
lo di Morſu ſi diportò meco con tant’arte , che
”eſuli tuttii ſuoi geſti , non mi ſu poſſibile con
èhiuderncſine cattiuo. Dopo vna lunga prairi
ca con molta domeſticliczza , iiioſtratoſi di me
innamorato, mentre mi mancaronoi danari me
n’eſibi largamente. Vn mio cariſiimo amico ,
grande non meno nella naſcita , che nelle virtù,
volle conoſcerlo, indi elìiminarlo, anzi conti-`
derarein eſlòtuttiiſegniche poteuano hauerſi ~
perla Fiſionomía , di cuiegli n’è intelligcnreln
ibmma non fù poſſibile giudicarlo traditore.
Riſoluto partii ſeco, precorſo dalla Fortuna.
mia nemica : Agoſtino Fuſconi non mi vide
partire dibuon occhio, 8c iolaſciato in Venetia
tutti i miei affetti, andai à Bergamo da alcuni. A
miei parenti. Qgiui mi fermii moliigiorni, e
per trattenere il Morfu in diuerſe ricreationi ,
e per
$00 Defl'Anim-a a'i Ferrante Paflauioino,
e per meglio eſaminare le di lu‘i operationì, che
ingannarono tutti. Finalmente riſoluta la par
tenu c’incaminaſſimo vcrſb Gineua , d’onde`
partiti fingendo vari negotii , mi conduſſe vna
mattina sù i confini d'Auignone. Nel paffire
vn picciolo fiume fummo ritenuti prigioni ſot
to apparenza di tenere mercantie di contrabane
do. lo m’auuidi ſubito del tradimento veden
do il Morſù parlare con tropo ſamigliarità col
Bargello , &eflère quaſi che ſciolto, :glielo
rimproucrai, che non ſeppe che riſpondere.
All’hora ſi , che capitato nelle mani de’ Barba
ri, credei chela mia vira foſſe ſpacciata. Li cen
ziarono ſubito il Morfu dalle carceri co’l pre
mio del tradimento, e cominciarono il pro
ceſſo ſopra le mie opere, nelle quali io liauea
deploratalatirannide de’ Barberini. Fui con 0
gni rigore conſtituito, ma ninna coſa poteua
Connincermi ,‘ fuorche i manoſcritti che mi
furono truouaxi addoſſo , ne’ quali più diſuſa*
mente i0 mi eſtendeua ſopra le attioni del Pa
pa. Riſpondendo all’Anrilarira , per non dirco—
glioneria del P. Tomaſ. Con tutto ciò nc anco
quelli ſurono ſtati baſtanti diconuincermi , ſe
la determinatione de’ Giudici foſſe ſtata di
giuſtitia, comeſ‘ù per vendetta. lnterrogato di
taliſcri'tture, io riſpoſi di non hatierle altrimen
ti compoſte, benſi copiate dall’originale, da
tomi da Carlo di Morfù, che dalle mie copie
ne cauaua roffi guadagni : ln confirmation:
di ciò pre entai alcun capitoli , che compro
bauanoqueſia verità; facendo inſtanza t che in
Venctia. in Bergamo, 8c in Genova ſi eſami
naſièro Teſtimonii. I miei amici ſi dichiararono
a mio fauore, 8c erano pronti alla difeſa della
mia Vita: mà troppo vtilc deueuaeſſcrc à’ Bar
bcríni
. _ Vigilia prlnu. 50|
i berini la mia morte. ln tanto amicatomí il Cu
' flodc della Prigione oſcuriſlima in cui habitaun,
nc lo prcgai di qualche candela affine dilcggc.
rc , e paſſare l'liore noioſe della penoſa carce
rc. Fauorito in abbondanza ne feci Vna raccol
ta , indi vna notte acceſi il fuoco alle Porte, e
nc vſciua ſorſe, ſe la mia auuerlària fortuna
non_ s’opponeua :i coli del diſegno. Scoperto
fui mcatcnato piu barbaramente, che s'io foffi
fiato vna Ferri. Fui ligato al muro. à guiſa di
crocifiſſo. Condannato :i morte ,ſui condotto
fuori col corpo dcformato peri parimenti dolo
roſiſſimi, non praticati in niun tempo da Ti
ranni. Vi fu che vedutomi caminare alla Bal—
trcſca , abiurò ch'io mi foſſi Ferrante Pallaui
cino. La morte ſu ſolennimra da’ riſi de’Barbe
xini, e dalle lagn’me di tutti i miei Amici. M'in
crcbbe di morire ſententiato da’ miei nemici,
non crche m’era propoſto di far vedere al
mon o le giuſte ragioni delle mie Satire, e
con eſſe delle loroiniquitä Ma io credo , ch’al
tri intraprendcrà ſi degna ſacenda. S’io viueua,
ſ eraua di eternarmi con lo ſcriuere, ad onta
o coloro che inuidiando il mio ingegno, lo
biaſimauano. Egli è vero,cbe le molte opere
mic ſtampate, ſono ſtate ricevute dal mondo
con eſtraordinario applauſo, e che perciò io re.
Raro nella memoria di eſſo; nondimeno, elle
no à riſpetto di quelle ch’io m‘era diſegnato di
compone {ariano ſtate la menima parte , e nell‘
numero , e nello ſtudio.
HE”. Io hò ſempre giudicato im rudenñ`
za, lo ſcriuere, e comentarc le attioni e’ Pren
cípi viuenti; mentre non ſi voglino adularſi
ſcriuendo il contrario di quello che operano;
perche eglino riputandoſì, quindi obbligati alla
ven—
$02. DelI'Anìma di Ferrante Pafluuìcmo,
vendetta , hauendo l’vnghie lunghiffime , poſ
ſono farla ſeguire con molta facilità. Onde
non potendoi priuati ripararfi è men ma
le laſciarſi in diſparte; mentre eglino da’rim
procci loro nulla turbati ſeguono i loro paſſi
contenti 1, chei pi'iuati non poſſono far loro
peggio. ' '
AN. Dite bene. Mä come può trattenerfico
lui , ch’hà ragioni ſi manifeſte. e cagione ſilegì
rima per riſentirſene? Wndo íPrencipi veg
ñono rimprouerì ver-aci, dourebbono riceuer
'quaſi ammonitioni; il non patire, ch’altriri
prenda le cartine actioni ;rèſegno d’oſtinatione,
mentre dopo l’auiſo non può hauerſi la ſcuſii
dell’ignoranza, oltre ch’ella è vna empierà l’in
crudelire contro chi procura l‘emenda. Elio
Seiano diuenuto Padr0no di Tiberio, ſi: am
mazzare vn Poeta, il quale in’ vna Tragedia ha
ueua rnppreſèntat‘o alcuni vit‘ii , de’ quali egli
n’era pieno,mà lo ſe ammazzare con preteſto
cb’eihaueſſe peccato contra il riſpetto dou uto
_alla Maeſtà Imperiale. Io hò detto male di Vrbañ
no Otrauo, e de’Ni oti. 'Che poteu’iodir di
bene? GliEreticiſÎri ono del Pontificato di lui,
egli Chriſtiani ſi doleano, vedendo ch'egli ſcor
ricando il Gregge, in vece di toſarlo, &eſpilan
do la Chieſa in vece di munirla, non haueua
altro finc-;ch’el -augume‘nto della ma (33172,13
qunle-carica di rapine vpuò contare molti milio
ni, là doue dianzi il Pontificato del Zio, non
haueuano _forſe quanto pane baſtaſſe loro per
mantenere vua groſſa famiglia.
` H t N. Ciò fi sà; mànon [àpete, chequeſh
e coſa ordinariain ruttíquelli,che vengono por
t'atl dalla fortuna in qUalche grado maggiore
““lla naſcita Z La cupidità naſte con l’Huo—
`_
mo.
ſ’îgtſu Prima. 50;
mo. Ogn’vno è retto dall'intereſſc 5 8c ogni
Volta . che gli [i preſenta l'occaſione di procac
ciarſi del bene, lo fa ſenza conſtdcrareiè poſſa
farlo con ragione. ò nò. Si vede ne'I’rencipí’ ik.
—\__,
medeſimi nc' ſeruigi loro maggiori, ne’ loro
Mimſtri , nelle Republiche , nc' Preti , ne'j
Frati, e finalmente in tutti che proſtergono‘
la coſcienzamſono auuezzati a ſuperare i rimor
fi di elſa. Nientedimeno parmi ſtrano. che, s’c-j
glie vero , che chi toglie l’altrui robba , è tenu
to rcſtitmrla , e non reliituendola non può ſal
uarii, muno ci penſi. Anzi io sò di molti , i
uali diſſero, non cu ratſenc d’andarſene all’Inñ‘
Perna, purchc haucſſcro laſciati ricchi i loro deſ-ì
ccndcnti. ‘
A N. Vrbano ottauo , hauràhauutaqueſta ſof
disſartione.
H e N. ll credete voi? `0 pureil ſapete?
A n. lo no’l sò; non eſſendomi conceſſotanä
to di cognitione. Ma ſtantel’obligatione, i'o lo
credo certamente- *
H e N. Dunque non può vn Papa aggrandire
la ſua Caſa e renderla riguardeuolc :i petto della
Dignità ſoprema in che egli è, anzi lecitamente
per la grande Autorità, èindependente Signo
re d'ogni coſa .P .
AN. lo non vo lio hora contenderui chei
Ponteſici fieno Pa rom' di tutte lecoſè, echeh
loro autorità nello ſpirituale , e nel temporale
non venga riſtretta de qual fia potenza, tutto
che le ragioni ſoprabondino in contrario , e che
fi vegga apertamente l'autorità Pontificia eſſere
vna mer-t vſurpatione. Ben vi diro,che ſono
etiandio Cuſtodi, chevengono eletti, 8c aſſun
ti alla Dignirà, non perche diſtruggano, ma per
che conicruino tutto quello che è proprio della
Santa
$04. Deü’ámíma di Ferrante Pallauicíno,
Santa Romana Chiefii. Eche della. loro am
miuiſtratione ſonotenutí dame eſatiffimo con
toì Dio. l’onno bene trasferire qualche bene
nelle Caſe loro, quali per gratitudine lecita e
conueniente; ciò potendo ſare {Enza danno
della Chieſa , mà indiſcretamente giugnerall’
- ecceſſo, come hà fatto Urbano, e ſmembrare
lo ſtato , come voleua egli fare, ſenza peccato
non poſibno farlo. Perche ſe ogn’vno creato
Papa haueſſe queſto fine , la. Santa Chieſa reſta
rebbe disfatta. Pio (Elmo , bene inflrutto del
ſuo debito , non fivergognò di dire al Cardinal
Medici, che gli faceva inſtanza del maritaggio
d’vna ſua Nipote, che le farebbe dareper dote ,
,diece milaſcudi. Siſto V non iſdegno dirice—
uere 1:1 Madre in veſte ponera con che era nata.
Mà che occorre? l Papi deuono eſſere Conſer
uatori delle ſoſtanze Ecclefiaſtiche, 8c vſurpan
done ſenza diſcretione, ſonotenuti alla ſodi:
fattione, nè poſſono ſaluarſi.
H E N. Or sì che l’hauete detta bella. Ella è
coſa da pazzo , il rubbare con intentione di r:
flituire. Non ſapete che chi rubba, loñ con fi
ne di accommodarfi, e ſtarſene più afiatamen—
te di prima? ll furto è Fatto nel mon o fi fami
gliare , che ſe non foſſo contra il Com-andamen
to di Dio. io direi che ſoſſe lecito, mentre o—
gn’vno aſpira all’altrui bene, epotendo octo
glie. Onde ſi vede che queſto vitio camina in
giro; e ſe ſi deue com cnſare con la reſtitutio
ne, io ſtimo che’l mon o ſia ſpacciare. (Dando
c’ha-mai veduro , che vn l’rencipe relìituiſca
vno ſtatoächi l'hà vſurpato? Bando , che m
Gouernatoreil danaro rapito, con ingiuſte im
poſitioni a' ſudditi, 8c al ſuo Prencipc? uan
do l Dilegati delle chubliche, al Corpo oro
’ che
"m'ha—_J

~ Vigilia Prima. ,-3,


clie iniieboliiono Z Q`uandoi Frati, al loro Mo`
iiaſtcrio.i beni tolti lacrilegamcnre, e ſam di
piatancie, e mint-lire dlſl’lluddle :ì loi-o inſe
riori ?E quando i l’outciíci . à tornare alla Chie
ſii beiii ſ-lPlîi .P In fitti, comelio detto, iiiiino
clic ſia ſino d’intelleiio , ſi pone a ru'nbii'e, con
fine di rcſtituire.
A N. E. [i: dopo ii’hiueſſcro qu:ilche penſie
ro ._ come porriano affetiuai-lo; meiirre , {è
i-eſtitmiſero ii ſari-ano conoſcere Ladri di iiiiin
ſpirito c ſariano moſtrati :i dito? La maggior
parte de' Pontefici innalzale Calì: ad vn alrezza
ſti'aordimria, onde non (Zire-bbc loro poſſibile
flblmſſiſſlc ſenza graue ſcandalo di quelli che
credono. clic egliiio poſſono lecitamente ag
grandirlc.
H E N. Clie deue dunque dirſi? Sein iutto’l
tempo della loro Vita non ſan altro , che .getare
É’ beni della Chieſa nelle Cafè loro , -diuenutc
ragini ineſplebili, mentre deuriuno piu toſto
impiegarli in aiuto dc’ poueri , in attioni di pie
tà , ouero laſciarli in augumcnto della Santa.
CliieiÌi per beneficio della Chriſtiaiiirà, e terrore
dc’di lei periècutori.
A u. Veramente io non sò, come ſela paffi
no nello rcnderne conto à. Dio.
H e N. biſogna credere che eſſendo eglino in
ſtato ſi eminente , 8: hauendo nelle mani le
Chiaui del Paradiſo , prima clic miiouaiio ſe. -n
l’aprino con l’autorità delle Iiidulgenze.
A”. Henrico mio , non ti periìiadere la
forza delle lndulgenze con tanta facilità; per
clie ſe ne flipeffiilſine, ſkupircſti- Ti dirò ſo
lo, che poco dianzi della mia morte ſeci lo
ſcaiidaglio de’ miei peccati, colle Iiidulgenze
in vari tempi riceuure , e trouai d’eſſere cre
o
Cc ditore
506 Dell’Anima di Ferrante Pallauitíno,
ditore più toſto, che debitore; mà allora che
ſui diqua, vidi che le vere lndulgenze ſonole
opere buone, e che chi non vi porta altro che
queſte lndulgenze de’P-zpi , comprate con po
chi danari , ò riceuute con poca penitenza , [è
nc va all’inferno ſchernito.
H e N. Dunque tante Indulgenze non vaglia
no, nè ſono fatte buone da Dio? Ben hanno
qualche ragione gl’Ereticidi riderſene, veden
do la gran quantita che nc pioue , c di dire che
ſono inuentioni , e paſſatempi de’ Papi. E per
dirne la verità , ſi come l’abbondanzain tutte le
coſe‘gencra nauſea; coſi ancora dalla moltiplici
ta delle Indulgenze che s’ottengono à ſi buon
prezzo , iCliriſtiani ſononoiati , eletraſcurano
non meno che o.- foſſero inutili. Et hoggídi‘ è
fatta tanto famigliare la ſolennità delle lndul
genze, che doue nc viene eſpoſta qualch'vnì,
ne vannoiChnſtiani , non come à coſa di de
uotione, mà come alla Fiera, ëcà paſſarl’otr’o.
ln oltre, ſi vedeche molti ſi ſeruono di' eſſo,
non per medicina, mà per veleno , ſeguendo à
peccare, àconfldenza d’hauernetoſtola remiſf
ſione; ſi che può veramente dirſi, la infinità di
tali Indulgenzc nontoglier’i peccati, ma dar a
dito à’ peccatoridi accreſcere lc loro colpe.
_' A n. Coſi non foſſe!
H e”. Sarebbe di meſtiere che i Papi non
foſſero tanto prodighi di queſti ſpirituali te
ſori , mr). che più toſto foſſero liberali dicari
tà viſibileverſbipoueri Chriſtiani ò ſchiauincl
le mani de’ Turchi, ouero inaltricſtremi pc
ricoli. .
AN., Meglio ſarebbe; mà uaſi tutti i Papi
fannorl contrario-_E mandare bono più toſto
vna dozzena di Giubileiaſmcſc, che sborſare
dieci
Vigilia prima. ;07
dieci ſcudi ad vm puucra famiglia . ò in aiuto di
clu combatte per la ſanta Fede. Allora che Fer
dinando Terzo imperatore aſſalitoda Guliano
I
Adolfo Rc di Suetia,~ diucnuto in poco tempo l
formidabile, ſi trouaua in ma grande neceſſi
tà di danaro , dopo d'hauer vuotatitutti gli E M
l
rari, chieſe aiuto a Vrbano Ottauo ;datoſi ad in i
tendere di riceucre tutto il ſolieuo che poteua
preſtargli laCbit—ſa. menire ſi trattauad’oppo
nerſi ad vn aperto nemico dieſſa. ilqualc pro
ſpcrato dalla fortuna , haut-ua poſto in confuſio.
ne tutto'l mondo. ll PlCtOſO l’onreſieenemenfl
do, che gli mancaſll- l’oro da vcſtire i Nipoti ,
in vece del deſiderato ſuſſidio, mandò al poue`
ro lmperritore vna lndnlgcnza plenaria , accio~
chei Soldati moriſl'eru piu volonticri di famo.
Clic te ne pare? `
H E N. A me pare che con la ſua ſolita ſÎigacit
tà riſpondt-ſl’e a buono. Ora i0 credo che que
gli lnkllfl liaui-cbbono data quella lndulgenza
per duo quitrini. '
A N. Tra i molti Papi, vno de’ più prodiglii
di cotali lndulgenze, è ſtato Vrbano Ottauo, il
quale poi con molta leggiadria , accioclie n’an
daſſero vcon maggiore honorctiolezza, le accom
pagnaila con gabclle. De’ Bre… POÌ ne fattu;
la piii honorata mereantia del mondo,- onde chi
fi foſſeme otteneua per dieci ſcudi.,
H a”. Già ch’haueua venduta la ragione e
ſa Giuſtétia, poteua ben anco impegnare l’auto
rità. Ma perche s’egli era così buono e facile nel ._-_-ö
diſpenſarei Giubilei, onde ciaſcheduno po
teua comprarſi il Paradiſo con due ſoldi, era poi
altretanto rigoroſo nelle -ſcommuniche z ſi che
. ogni perſona i-eſtaua ſcommunieata ad ogni pic
._' cola inſtanza del-ſuo auuerſario;
Cc z Air.
-\"
\
568 DeU’Anima di Ferrante Pallauicim ,
AN. Sò ch’egli mandaua vna ſcommunica i
chi ſl foſſe, cheera debitore , ò alla Camera A
çoſtolica, ouero a qualche perſonam Roma;
mà di ciò la ſua auidità n’era cagione , la qua _ _ — — ~—
le ſaceua , ch’egli teneſſe più conto di cento .
ſcudi, che di mille anime Chriſtiane. Mà anche
queſte ſcommuniche , che non fi veggouo,
mentre vengono fulminate , ò ingiuſtamente,
vò per lieue cagione, ſono molto ſimili alle in
dulgenze. Onde diuenute domeſtiche non met
tono paura, che à gli Huomini- vili. Le coſe
vedute , ò praticate di rado , ſono più in pre
gio dell’altrevedute ſouente. Sei Papi non foſ
{erofiſacili àvibrare queſt’ armi , la loro auto
rità ſarebbe più riſpettata. Mà maggiormente
s’eglino le vibraſſero per giuſtitia, come le vi
bi-ano per intereſſe. Se i Pontefici haueſſero ca
minato più ſoauemente conl’lnghilrerra, forſe
quel belliffimo Regno non (aria hora ſeparato
dal grembo della SantaChiefä. Quando [i tratta
della rouina dell’Anima, vn Papa deue fire ogni
s'ſorzo, perche non fi perda, e non eſſere il pri
mo à fulminarla , e’quindi prouocarla all’ oſti
natione in veze di tirar-la all’ ammenda. Mà l'ina
tereſiè vince ogni coſa. ,
H E H. Per queſto gli Eretici vedendoi Papi
non operare che per i loro interefiì propri,
quindi (traſcinati dalle paffioniall’ingíuſhùgſi
perſuadono con qualche ragione, di poterne
gare l’autorità Pontificia , come dipendente
da’ chi non hà altro fine, che la particolare v
ttlltà- E vagliail vero , qualiatrioni di edifica
tiom può oſſeruare in Roma , chi ci fa affine di
vedere i Fondamenti della Santità ,che iui più ,
che in. altro luogo deuria riſplendere .P Se Voglia
- mo gmſtamente conſiderare e fermarſi ſopra
-' - quello
Vígiöa prima’, 50,
Iuaſio punto, trouaremoragioni per conchiu
ere, che gli inſedeli , e gli Eretici hanno oc
calione di nderſi della nollra Religione , mcn~
tre gli abuſi, e gli ſcandali la rendono vacillan
tc. Et uffinedi diſcorrere primamente in gene
rale. QLL] rettogiudicio pon’eglíno ſare in ve
dere la lnCU'UPñll della Chrrſtianita piena d’o
gni ſorte di luffi. di crapule , di Puttana, di
Birdaſii , di Ruffiani , e d’ogni vitio enormeè
Come pon’egélino credere la fede di Chriſto eſ
ſere la vera , e la vnica, mentre veggono tut*
ti iCattolici , menar Vita di Ateiſh'? Come poſ
tono credere , che nella ſacramentata Holiia, vi:
ſia il vero, 3: imaculato Corpo della ſeconda
perſouadelia Santiſſima Trinità, mentre veg
geno i noſtri Templi , nonfpieni di deueti , mà
dlnnamorati; mentre veggono niun riſpetto,
non meno che ſe foſſero iu le Piazze a' Ciar
latani , e mentre odono gli Aſtanti ,non à re
citar Salmi , ò adora:: , maàdiſcorrere di coſe
proſane, :ì ſare ruffiancſmi , vſure, maledicenze,
e ſpeſſe volte, beflemie? Che edificationi, 8c
eccitamento a` cangiar ſetta ponno riceuere,
mentre veggono ſi ſcandaloſo diſpreggio , di
molti, ch’entrati nel Tempio , ſdegnanodigc
nuflcttere; d’altri , che voltanole ſpalle al Ta
bernacolo, à. cui ſtanno proſtrati gli Angeli; d‘al—
tri che’n vece di adorare lddio vagheggiano v
na Concubina; 8c altri che’n vece di orare ,par
lana ò con la Ruffiana , ó con la Druda.
H E N. Saggiamente parlate.
A N. Mà paſſiamo auanti. Che poſſono egli
no dire , entrati cheſono ínRoma , in fermar
ſi ſoprai Cardini della noſ’tra fede? Che deuo
no conchiudete in vedere il Sacro Collegio ,
-q
' Baſe della Chriſtianalìepublica ,ripieno non di
Cc 3, ſogget
*d
”o Dell’Anìma di Fmánn ’Pallauirino, ~
ſoggetti corriſpondenti al titolo, nèin virtù , nè
nella dottrina, ma d’ignoranti, creati non per
merito , ma per guadagno , non ad inſtanu
della ſufficienza, má de’ Mon-archi!?
H EN. E'egli vero, che Vrbano Ottaao ne
ereaſſe per (lunari , nella maniera con che con*
feriua i Benefici? › - ñ
AN. Egli è verllîimo. Anzi che acciocheil
Collegio haueſſe ogni qualità di perſone inde
gne, poco dianzi, che moriſſe, volle ponerui
dentro ancovn Eretico.
H e N. Pouei'a Chieſa!
A N. Or che eſempio (i può vedere in-Roma.
tra’ Cardinali, i quali non contenti della medio
`crità , ſtanno proiöndati nell’ecceſſo? l Precet
ti della Chieſa non ſono ſaſti per eſſi ; delle
Wai'eſime , degli altri digiuni , non hanno co.
gnitione: delle loro Corti poi, che non ſi può
dir di male? Ellcno ſembiano Ragunanze de'
più fini e malitioſi ingegni , i quali a gara imi
tando i loro Padroni , eſercitano tuttii vitii.
H e n. Parmi che malamenteimìtino gli ſet
tanta due Diſcepoli di Chriſto, non dico ne gli
agi, che’n ciò non ſono abomineuoli , mentre
alle loro Naſcire non conuengono tanti rigori;
ma nella ſcandaloſa vita, che menano. E per
certo , chi ſe ne ride , n'hà cagione.
A N. Coſi è. E molti ſi ſmaſcellanodi riſo, in
vedere la Cerimonia vſhta a’ Papi nel bacio de'
piedi, non ſolo da’ prinati, ma datutti i Pren
cipi , indifferentemente.
l-_I e n. Iogiudicarei veramente , che baſiaſiè
baciar loro ſolamente il manto , ò la mano; per
.Che ancor-che ſieno Vicari di Chriſto, ſono però
inferiori a lux,- onde ſaria bene non far loro l’vl
“mo atto di vmilta, e di tiuerenza.
Ax.
' ` — ñ -77

_ Vigili!! prima. f] y
’ A N. Cliriſto pati qucfl'arto dalla peccarrice
Midalcna 5 mà S. Pictr0,clie doueuo eſſergli
il liicccſſorc , non voleua accontentirc , cli’cgli
gliclcioccaſſe; ſapendo bene, clicàvnHunmo -
non (i conuicnehonoreſi grande, dill'llcſbflſii I
a Dio. &aCliriſto. à cui ſe diſcendcſſe in ter- I
ra , non ſaprebbe lìHuomoqualatro diriucrcn- a
zi vr…, dopo’l bacio dc' piedi. Ma dipiu intol
‘LT-lulu e il ſu pcrlatiuo titolo , dato impropria
mente a loro piedi , di Siniiſſimi; abuſo, io
non sò ſe introdotto dall' adulatione , ò dall’ i- i
pocriiia, odioſiſſimaa Dio, 6c inconucnienie
da praticarlitràgliHuomiiii. Dunquenon s’lià
:i ſarediſtiiitionc ne' titoli, tra i piedi del Papa ,
- clic- finalmente è Huomo , etrail Sacramento i'
dell’Aiiare, ch’è il vero Corpo di Clirilto P Se ſi
liaueſſe andare gradualmente da’piedi,alcapo, la
diuiiiiia rcſtarebbe ne’ ginocclii; onde all’altra l
membra,biſognerebbctrouare titoli maggiori.
H cu. Non v’è dubbio. E pure i Ponreſici
ſi chiamano coniitoli vmili, Serui de Serui di P
Dio.
A N. Con mitociòle attioni ſono contrarie.
L’Angelo che ſiigíà mandato da Dio non volle
patire atto cotanto vmile del bacio de’picdi,vic~
‘tando à chi voleua proſtrargliſi; dicendo ch’e*
-' gli era Seruo di Dio. Nicntedimeno i Papi,
.~ benche ſi facciano chiamare Scruide SCl'Ul di
Dio.iollerano il bacio.
,~ Hi: N. Io credo, che i- molti abuſi diſprezz
. gieuoli della Chieſa, ſieno ſtati la cagionc i clic
z: molti Huomini hanno negata l’Autorii-a` Ponti
ficia ne’ ſucceſſori di S. Pietro; dicendo, clie
Chriſto non ſi dichiarò giamai di delegarla in
_4._
elli , e vedendo che eglino non viueiiano,
com'lioraſanno, nella Santità; mà negli Agi.
Cc 4, AN.
512. De-'I’Anima dt' Ferrante Pallauícino,
An. E gli abuſi, e gli ſcandali, e le auerſi
tà oſtinatc, onde alcuni vollero apoſtatare più
toſto. che vbbidire à'commandamenti ingiu~
ſii, Onde ſi sà, che la‘metà della Chriſtianità
~èperduta pc tali cagioni.
H E N. Credete che de’ Papi, ne ſia ſki-aſci
nato alcuno all'lnſerno, con tutta laloro abu
ſata Beatitudine e Santità; maſſime ſe rei ſono
della dannatione di molte Anime?
AN. ll credo certamente; non v'eſſendo
dubbio, che vengono giudicati da Dio giuſta
mente come gli altri. Anzi io credo,che da Siſto
Aiuto in qua, niuno ſia ſaluato.
HE N. Può eſſere. E anch’io credo Ferma~
mente, che tutti quelli che incrudeliſcono nel
i’Animc Chriſtiane, che deurianocuſtodirc non
meno che loro medeſini, ſi rendano degni del
la diuina indignatione. Nella Queſtione ſan
guinoſa trà il Duca di Parma,öti Barberini, Vr
bano Ottanp ſcommunicò tutti quelli, che per
giuſta tiſblutione s’erano oppoſti allcinſblenze
de’ Nipoti; godendo di ſar perder l'Anime à
tutti quei miſeri', i quali sſorzatiaſetnire il loro
Prencipe , non liaucuano altra colpa , che d'eſ
ſer nati Sudditi. Pe’l che parmi coſàlacrimeuo
le, eſhandaloſä, che -vn Papa, il quale deureb
bçpſuenatſi per guadagnare vna Anima à Cliriſio
"ehe l’hàlaſciato in ſuaivcce , habbia cuore di
farne pci-der molte , per vincere vn capriccio.
lo credo certamente , clic Vrbano liaueſſe qual
che ragione di dolerſl dchuca di Parma; ma po
teua ben farne riſentimenti piaccuoli da buon
Padre, e Paſtore, e non da Tiranno. Et á queflo
p_ro_poſiro dice bene Luigi Manziní in vn Pane
girico ſarto à Pa a innocenzo Decimo ; che
.Cbriſto comtnan ò à S. Pietro , che ei foſſe pro
uiſto
l’igifia prima. f,- 3
niſto d’armi, m.`i non ſi toſto ne vrlì il ſiſcliío mi‘
naccicuolc , che nc comando la dipoſitionc,
baſtato gli d’hauerlo veduto minacciare , e non
gli liaucndo acconſentito nel ferire. Onde da
ciò ſi caua,clie vuolChnſto, clic i Pontefici hab
biano la Spada Vibratain mano; ma. non per in
ſunguinarla nelle viſcere de’ ſuoi fedeli, ma per
impaurire i piu maluaggi, e contumaci. Per
qucſto egli nomino la Chieſa Ouile , e chia—
mò S. Pietro, che doueua reggcrlzi , Paſtore; ac
cioclie col Gregge ei adopraſſe la Verga, non
il Coltello; e‘l reggeſſe non con la ſpada , mà
con la voce.
A N. Non ſideuecredere diucrſiimente. Con
tutto ciò, non ti perſuadere , che l’Autorità
Pontificia vadamai dalla ragione diſgiunta. Nè
:i penſltre, che le ſcommuniclie fulminflte à_
capriccio,babbiano facoltà d’inti-odurre in vn’
Anima innocente , gli ordinari effetti. Vuol
Dio che laſua delegata autorità ſia i'iuerita , non
diſpreggiata. e l‘ha laſciata à’ ſuoi Vicari in
terra, non per fulmine, ma per beneficiodell’
Anime.
H E N. Egli è per verità incomportabile, che
gli Huomini vogliano; anzi èduro a crederſi
che poſſano priuar l’Anime della Diuina gratis;
come è duriſſimoilſortoponerſi à’ peſàntigiu—
ghi delle Leggi, e de' Decreti, che compongo~
no, le quali non poſſono traſgeclirſi , ſenza ti
more di offender Dio. Non baſtauano forſe i"
diuinicommandamenti, e gliRiti della Chieſa,
neceſſariamente da oſſeruarſi ?E ſe pure reſtaua
da aggiugnere, che occorreuaintimarela diſ
gratia di Dio? lo non intendo come gli Huomí
iii poſſano vſurparſi tanto di autorità. ll Con
cilio di Trento, ſtabilí molte coſe con pena tale,
C e z': ’ ‘che
\
5t 4.' DeH'Anima di Ferrante Pullauicino, .
che poteua non iſtabilirle , tra l’altre la ſemplice
fornicatione. Se il diuieto ſu per bene dellaChri
ſtianita , l’aggiungerui la penaeterna. ſu teme
rità inutile , mentre ſ1 veggono gli Huomini a
ſtenerſene , non per riſpetto diuino, ma‘ per ti
more ſeruile; il che tanto farebbono , ſe non vi
fuſſe la prohibitione della Chieſa. Ciò fu iu dan
no della propagatione del mondo. Ma tralaſcia—
to il danno, ò che la fornicatione ſemplice, cioè
con donna libera, era attiene, ch’offendeſſe
Dio, auanti il diuieto , oueronò Certamente
nò, ſapendoſi che nellaleggc vecchia era lecita ,
e che giamai,fù vietata. Perche dunque accre
ſcere le occaſioni di offender Dio , ſe pure e
gli è vero che ſi offenda? E poi . {è ellae prohi
hita, perche poſcia è tollerata? Non ſarebbe me
glio, che pergli medeſimi fini, per gli quali è
tollerata , che ſoffi: anco conceſſa, mentre fi be
ncficarebbe al mondo, e ſi leuarebbe tante oc-'
calioni di peccare a gli Huomini ? Ella è vna co
ſa di riſo, che la Chielà habbia prohiblto il
Fornitare , e che poi i Pontefici tollerino le mol
te migliaia di Concubine , anzi che neriſcuora
no dazi , e v’impongano gabelle , accioche ſo
lecitino i guadagni nel meſtiere`
A N. Per dirne il vero , l’accreſcerſi le ocea
Eoni delle colpe , mentre deurebbonfi dimi
nuirle più toſto , mi ſembra vn danno volonta
tzio degli Huomini temerari, i quali deuriano
contentarſi d’eſſere ſoggetti à’ diuini precetti,
ſenza aggiungere di nuouo. Ma io credo, che
Dio non punirà negliI—Iuomini altri peccati ſuor
dl. quelli comeſſi contra i comandamenti da
lui_ elpreſſi , nella traſgreffione de’ quali hà di.
chiararo di reſtar offeſo. '
H l N- Ne prego Sua DiuinaMaeſtà.
A B.
P'ingm prima'. ſl f
A N. lo non nc dubito, ſi perche Legiſlatorei
dell'Humanità ll ha polii tanti dllllçtl, name
ha giudicati baſtcuoli per tenerla in reno,
propolioſi di riceuerla in Cielo , non ha volu
to aggrauarla di vantaggio; ſi perche non lia
ucndo voluto eſponerſi ad eſſere offeſo nelle o
pcrationi nouconcernentil’honore diuino; ha
ura ſdegnato , che gli Huomini liabbiano oſato,
di accreſccrſi le cagioni di offenderlo.
H e N. Se ſiete ſhro giudicato, non ſapete
vor come paſſa la coſa?
A N. Egl’è‘ vero , ch’io ſono ſtato giudica
to; ma eſſendo prruo del bene della gloria, non
m’è conceſſo di ſapere tant’oltre;tanto più che
confinato nell’aria,quaſt in vn Corpo , non ne
polſo hauere la capacità conceſſa à gli ſpiriti più
purgziti.
H E N. Hò io penſato molte volte, come poſ
ſa Dio renderſi capace dioffeſe; eſſendo men
teincreata,&impaffibile. Onde s’egli ne ſoſſe
capace , ſaria di neceſſità , che foſſe etiandio al—
terabile : non potendoſi giudicare , che poſſa ei
riceuere offeſe , ſenza riceuere alteratione. Tut—
tauia in molti luoghi vien dalla Scrittura Sacra ,
e da’SS. PP. diſcrittopieno di ſdegno , e di ri
ſolutione vendicatiua. Che ne dite? -
A N. Aoſta ragione non mi ſembratemera
ria , ma ben fondata; 8c anch’io m’appongoOn
dc ſe ellaèvera , biſognadire , che Dio non reſii’
altramente offeſo da’ peccati de gli Huomini ,
ma che giudichi gli ſteſſi peccati, indi puniſca i
peccatori perche hanno traſgredire i diuini pre
cetti di lui , non perche l’habbiano offeſo.
HEN- Sia come ſi èParmi però vna gran
ſentenza, e molto repugnante alla miſericordia
di Dio , l’eterna dannatione di que’ miſeri, che
Cc 6 tra
516 DcU’ Animadí Ferrante Pallauitina,
tra’ tormenti incomprenſibili, ſono imprigio
nati nell’ Inferno. Se la miſericordia di Dio è
ſuperiore, come certamente è a tutti i pecca—
ti , perche non hà ella à ſuperarli? Se li pec
cati meritano vna pena infinita , Dio ch’è lo
pra lainfinità, può ancora con la infinita'miſe
ricordi:: perdonarlí 'dopò d’hauerli puniti vn
tempo, acciocbe reſtaſſe ſodisſatta ancola Di
uina Guiſtitia.
AN. Io fermamente credo, comeſi troua
ſcritto sù i Salmi di Dauide; che Dio non ſia
per ricordarſi eternamente de' noſtrí peccati ,
quindi , ſia per punirli con inceſſantr pene;
e per la ragione da voi detta della ſun infinita
Miſericordia; ſe gli Huomini ſono ſtati creati
per la gloria, e non per la dannatione: E ſe
Dio voleſſe l’Anime nelle pene ererne, non l’aria
ſhmmamente buono, com’è, mà ſommamen
te crudele. perche non haut-ebbe create l’Ani
me perla beatitudine, ma pei-l’inferno. Egli e
vero , che le colpe eſſendo d’vnareitäinſinita,
- ſono degne d’vna pena infinitazmä, come hab
biamo detto , la miſericordiadi Dio infinita, e
maggiore non ſarebbe , ſe non poteſſe rimetter
le. E poi hora, che Dio hà mandato il ſuo v
nico figliuolo à morire, à queſto fine , à che gio:
narebbono i meriti di lui, equalbeneficio nc
ſentirebbono l’Anime dannate?
H E N. De’Chriſtiani ionon n’lëò dubbioçmì
che s’hà da dire de gl’lnfcdeli , Eretici, ldo
lati-i , e d’altri , i quali ſono in continuoerrorc,
ne hanno ſtrada per ſàluarſi?
AN. Il medeſimo dobbiamo piamente ere
dere_ ancora d’Cffi per la ſteſià ragione dc”; 3
:;nîtáèoVedáäCſhi-iſto è diſceſa dal Cielo, s'è in
‘ - Paſſo PURO 11 ſuo prectoſiſſimo
San
\
J
‘zi -_ó_

Vígílía prima. ;i7


Sangue, è finalmente morto, non peraltro,
che per rcdimete . e ſacilitar la ſtrada all'vmani -
ta , che per il peccato ſe n’era reſa indegna. Or
ſc da qucſta ſtrada ue foſſero eſcluſi tutti gl’lnſe
deli , gli Erotici , gli ldolatrie l'altro ſette di
ucrſe dalla Santa Chieſa; e poi . che de’ Chriſtiz
ni ancora pochi ſoſſeroquelli, chcſi ſaluaſſcro,
ó che la incarnatione di Chriſto ſarebbe vana, ò
chei meriti di lui ſàrebbono inſufficienti. Coſà
da non dirſi aſſolutamente; douendoſi ferma.
mente credere, che la Incarnatioiic del Figliuo v
lo di Dio . ſia ſic-ta affine di ſîiluare tutto il mon
do indiſſerente; eche imeriti di lui fieno d’in
ſinito valore. Et auucgna che tutte l’altre ſett(`
diuerſe della Santa Romana Chieſa, non ſeiiÎ
brino abilitate alla gloria , nulladimeno non i
coſi. La ragione perche gli ldolatriiqualiado
:ano vn ſimulacro , il Sole, ò d'altro; ſecondo
l'antica loro inſtitutione , non hanno alttofine,
che di adorarc vn Dio . onde tutti gli lionori fl~
nalmcnte ſi riducono al Dio ſupremo, di cuie
glino non hanno vcruna cognitionc; e per Con
[L-gucnza, Dio dellaloro cecità, ò ignoranza ,
non ſi reputa offeſo, ma honorato. C051` del.
l’altre Sette , le quali hanno ilmedeſimoſine;
e viucndo , e conſeruandnſi nel loro ſtato in
che nacquero , non intendendo altrimenti di.
offender Dio, mà di ſeruirgli non meno de’
buoni Cattolici. '
H a N. Così credo anch'io , tanto più , che
ſe non ſia operatioiie miracoloſa dell’Onnipo.
tente Dcſtra di Dio, niuno ſi dimouc dalla Setta
in che nacque@ ſu alleuato,8c inſtruttoz tenendo
per ſei-m0 argomento, che la propria ſia la mi
liore di tutte l’altre,quindi non crede di offen
der Dio,mà ben ſetuirgli,come voi detto hauete.
Cc 7 AN.
S r8 DeH’Ahz'ma di Ferrante ?Marciano ,
A N. Vna ragione più ſolida in oltre è, che
gli Huomini operando anco contrai precetti di
Dio , non operano direttamente per off'enderlo ,
òfodisigártione
traſ redire iindiche
lui ſono
mandati, mi cpiegaridfll
procliui, per propria
íënſo. Come in eflëmpio chi fi godcrà vna Don
na no’l farà con intenzione diretta di offender
Dio; mà per compiacere al ſenſo chel'inclina ,
e quaſi lo violenta à dilettarſi di ſiguſtoſi; artio
ne. Similmente chi ammazzarà, ò rubbará, non
haurà il penſiere diretto nell’offeſa di Dio; mà
nella vendetta , ò nell’a io. E coſi di tutte l’altra
operationi, le quali non auendo per vlzimo Fine
dell’Agente la diuina offeſamon poſſono rendere
l’Huomo reo di pena eterna, cioè la più grande,
che poſſa Fulminare l’onnipotenza di Dio.
H a N. Non ſarebbe maggiore l’annichilatio
ne 5 cioè la piiuatíone dell’eſſere?
A N. Secondo le filoſofiche diſcipline , certa
mente ſarebbe maggiore; perchequnlſiuoglmeſ—
ſere è meglio del non eſſere. Ma‘ neinoſtro pro
poſito non è, I‘acerbità della penaſupermdoil
beneficio dell’eſſere.0nde ſèla pena foſſe eterna,
ſarebbe meglio non eſſere , che eſſene nel male.
Perche ſe Dio leuaſſe à’ dannati l’eſſere, lcunreb
be loro zinco la pena, e dopo, non eflèndo , non
potriano dolerſi , perche non ſenrirebbono il -
danno. Ciò poriamo cauare dalla ſteſſa mmm. la
quale dupò d’hauere procuratala propria conſer
uatione, ridotta in eſtreme miſcriefa che l’Huo
m0 deſideri di morire più roſto, che viucre in
continuo martirio. Anzi ogn’vno s’eieggcrà più
zoſto di morire ,. che viuere in vnalungae do
loroſii ſorrc.
_ HE N I_n che maniera gli Spiriti , iquali ſono
~ corpore] ſi rendono ſoggetti à pena materiale è
A u.
Vìgìlîs prima. ſl’.
A N. Si dice ciò eſſere per opera ſopranaturale
di Dio. il quale vuole , chela pena del ſenſo va ‘BET-‘LL
dl accompagnata a quella del danno.
H E N. Ame pare vm coſa implicante alla di
uinn porcnuz perche, come vno ſpirito il qua
le non ha organi pcr renderſi CJPÀCC di danno
corporeo, può eſſer reſo ſoggetto, ſi che n’hab
bin pena,c0me che habbia il ſenſo. Se gli ſpiriti
pìſſlblil foſſero nella pena corporea . poteua
Dio patire ſenza incarnarſi , e non ſarebbe ſtato
ncecffiraro à imprigionarſi in vna Raſtanza cor
rurtibilc. Perciò i0 m’flccumodarei più ſacíL
mcmc à credere , chegliſpiriri non habbiano,
anzi , che non poſſono eſièr ſoggetti ad altra Pe
na , ſuor di quella del danno, ch'éla priuatione
della diuina gratia.
AN. lo non pariſco altra pena chequeſta. Nien
çgdimeno c' raddolcira dalla certa ſperanza d’v.
ſtirnc,e di godere perpetunmenre la loria diDio.
Him. Se gli lbiririfoſſcro ne] In ernoco’ loro
corpi; ò ſc pure adeſſo per diuina onniporenza
Pztiſcono la pena del danno, e del ſenſò inſieme,
qual pena delle due.credere voi che maggior ſia?
A N. M0… Thcologi dicono che ſia maggiore
la pena del danno , in riguardo della priuarione
della diuina grazia , la quale non può eſſer mag
iorc. Mà tal ragione non mi pare valeuole.
Onde tenend'io la pena del ſenſo ſia molto ma ~
giore, come volle in’ferir Chriſto, allora , cÈe
querelandoſi diGÌuda, che’l tradì, diſſe, che ſa.
rebbe ſtato meglio per lui ilnon naſcere , dico,
che non haucndo lo ſpirito capacità baſteuole
per apprendere lo ſtato della gloria di ehcè pri.
uo , non ne può ſentire quella pena , che ſenti
rebbe , ſe l’hnueſſc goduto- '
Hr.” i Luciſero e tutti i ſuoi ſeguaci deuono patire
queſta.
szo DeH’Aníma di Ferrante Paflauícino ,
queſta pena del danno maggiormente, hauendo
la capacita baſteuole da voi giudicata neceſſaria?
A N. Per certo.
HEN Credete voi, che la pena loro haurì
line vna volta?
A N- Io credo ciò che diſſero molti Autori Ec—
cl'cliaſiici , che nel giorno del Giudicio Vniuer~
ſale, tutte le Creature ragioneuoli ſi ſalueran
no , onde disfatti tuttii luoghi deſtinati alla pe
na, non vi ſaràche’l Paradiſo , in oue tutti go
dranno della gloria di Dio, il quale eſſendo tut
tobontà , emiſericordia, non potrà patire, che
molte ſue creature ſiiano dannnte in vn’ eterna
pena mentre le hà create alla gloria; onde dopò
d’hauere ſodisfatto alla Giuſtitia , ſpalancaràlo
ro le Porte del Cielo. Anzi, ch’io giudico ch'e
gli tenuto inquieto dalla infinitaliumiſericot
dia,.in vedere molt’anime dannate, non po
trebbe eſſere perfettamente beato.
Hrñ: N. (Li—eſta parmi opinione più pia, eme
no indubitabile dell’altro tutte. Altrimenti , co.
mehauete voi detto ſaggiamente, la Incarnatic-ñ
ne del Verbo inutile` ſarebbe, e non dl valore in
finito; ſe giouaſſe ſolamenteà pochi, 8t eſſen
do veriſiimo , e coſtante ,Î che gli Huomini pec
cano con intentione'di non offi-ndcr Dio, ma
di ſodisfare à’loro ſenſi, non ſi rendono rei di
tanta pena , incompatibile alla infinita miſeri
cordia di Dio. Mà mi lborgo vno altro inconue
niente , che accreſce le occaſioni del peccate
nella Chriſtiana Religione, 8: è varietà ineſtn'ca
bile delle infinite opmionide’peccati , onde la
coſcienza reſta intricata in vece d’il‘luminarfi.
Perciò parmi, che ſarebbe di neceſſita ridurre
1? mſim‘à'qì talidiniſroni - à certi , determina
-› c P°°lu capi; onde ſapeſſero gli Huomini
diſh n—
Vigili.: prima., ;2 r
diſtinguere i pcccari . da’ ſcrupoli, e delle ſuper
ſhtiuni, :non haucſſcro da patirnc millc dub
bj,.Pcrchc cllaè colkrcmcraria , anzi è vna te
mcrití da pazza . lo prcſcriucrc regole all’hono—
rc dl Dm, indi laſciarli indctcruiinnrc in vno
danncuolc contratto. E pzirmi che ſialèiochez—
za da correggere con vu lnſtnne, il credere di
pcccnrc in vna operatione, perclicl’hàlaſhiaro
ſcritto vn Autorc,a cui moitl hanno contraderto;
c coli per il contrario, quaſi clic gli Huomini
lnbbiano facoltà di compunerc Leggi ſopra Dio.
A N. Cioc prouenutodn’ molti flbuſi , iqua.
li moltiplicati . hanno ſarto moltiplicare eman
dio lc Leggi , onde ſur-:bbc impoſſibile" ridur
rc le moltc opinioni in poche, ſenza ſmcmbrai-c
la ſcdc à gli [gnorami , molti dc’ quali hanno
più repugnanu à ſput-grc' m vn Temçzio che ai
mormorare vu giornalrztiere del Proſhmo. Sa
ria vopo , clic l Pontefici lcuuſſcro rante opi
nioniſuperfluc . mà con molta dcſtrezza, affine
che non accreſſcroimali,in iſcnmbio dileuarli.
H E N. Com: volete, che i- Pontefici ſimo
uano :ì correggere tanti abuſi, prima. di moucrli
:i correggere i loro diſctri introdotti dalla loro
deteſtabilc cupidità?
A N. ll mondo, chrico mio , non ſolo non
s’zmenderà-dc" ſuo errori, mà andar-à di male in
peggio.
H E N. Il credo bene. Mà perchecredcte,che
i Pontefici non potriano moucrſi à ſi importante .
facendada quale làreb'oe di tantavtiliràá'Criſtiam?
A N. Perche [iu-ebbe di ſcandalo, ch’cglino ri
prendeſſero glierrori, e poi faccſſero peggio de—
br’liHaltri. .
1—: N. Come ſarebbe dire?
A N. Pare à te, clic fin colà elëmplate il con‘Îeñ
e:
5 2.2 Delfzínimu aſi Ferrante PaUauicina,
der Bolle per danari,il vendere i Bençſiciific altre
indecenti venaſità,da giudicarſr vere Simonie .P
H E N. Poſſono eglino farlo?
A N. Poſſono ſario, perche lo ſanno i mà non
èben Ettto , perche i Benefici, i Cardina’lati , i
Veſcouati , non ſi deuono vendere, ma deuono
‘diſpenſarſr ſecondo i meriti de’ ſoggetti giudi
cati idonei , perla cura dell’Anime , òper altro
peſo. Non ti ſembra coſa ſcandaloſiffima , l’in
cantare le Dignità, e riceuer danari non in dono,
ma in pagamento da chi ſi ‘manda alla cuſìodia
dell’Aria' medi Chriſto P Credi tu , che faceſſero
coſi S. Pietroegli altri buoni e Santi Papi ſuo’
degni ſucceſſori? Non ti pare coſa vergognoſa ,
che per hauere vna diſpenſa di affinità di mari
taggio , di diuortio , òd’altro , ſia di meſhcre
Comprztrln P
H e N. Veramente ciò non è diſpenſarela di
nina delegata autorità, ma farne mercanti:.
Ati. Non è ſtrana, e deplorabile coſa, il vede
re , che i Papi venghino creati, non ſecondo i
meriti giudicati , ma ſecondo leinCſſn‘JtiOîll ſti
mate vtili dalle Fattioni; le quali non ſi curareb
bono di creare anco il Dinuolo, pur che faceſſi-.
roloro del bene .P Onde ſr vede, che non è piirin
conſideratione l’vrilità del Chriſtianeſimo , ma
quella delle Fattioni , che lo creano.
H c rt. Per dirne il vero; mentre ſi vede, che
le priuate paſſioni, egl’intereſſi regolanoil Con
claue; ſi può dire che lo Spirito Santo ſi ſia riti
rato, ouero n’hnbbia in eſſo la minor parte.
A x. S’è coſi , uaialla Chieſa. Le rouinedi
Ì
lei ſi vanno appro :mando , eſi deue aſpettano
ſto, s’egli e` vero che lo Spirito Santo l’habbin ab
bandonata , e che Chriſto vedutala preuarica
rc babbra fatto ſeco Diuortio, come me lo per.
ſua-lei
Vigili: Prima. 513
finden' io, mcnrrc ved-:ua in un :mioni non di
Spoſa pudica , c modcſtiſſum, m-.i diadulrci'a ›
e sſronuu.
H E u. ll mondo non vdi volomìeri ia Com
pnſirioncdiquc] Diuortinchc ſia-ih- , giudica
:ulo coſi ampia, c ſcandaloíà Apprcſſo di tutti ſe
bcnc [eno con un” fluidità; mcmre non ſi cro
U1 alcuno per milliaggio , che egli ſu , i) qua-le
ſerius conti-.11a PſOPÃ'IJ ſerra, con inmunonq di
diffimurla nc' propi ſenatori , e diſcreditarla ap
prcſſu l'altra.
A N. Voihauctcdcîto vna coſa da Samone.
GiiHuommi dl ſcuſo, e di giudicio profondo
non riccuono mai ltundaio da tali opcrationi ,
:h'mno per ſinc i.; corrcmonc dc' vitii di colo-,
r0, che damiano ſai' i-iAPIcndei-e in virtù. Se poi
;li ignoranti, c tutti quelli, i quali non hanno al
ri occhi , che qiiclii della Fronte , pariſcono
band-110, e nc Fumo grandi ſchiamnzzi, ciò pro—
…:nc dallalom ſcimunitaggñne. Bubgna confi
lcrarc ne gli ſci-iui ò ne’ detti . ſe la narrationeè
rei-ace, ancorche ſembri malcdica. Sc è,non oc-;
:orre querciarſi di chi la riprende. Forſe che chiv
a riprende è più Chriſtiano di chi la diffimula.
q…) biibgna mai dire,chc le COſfl ma] fattc,odio
iſſime à Dio, 8: al mondo, ſicno ſante e miraco
olè . per compiacere à chi n’è l'Autore; Perche
hflîmulaiionc tale, [è non moſtra complicità,
noſtra almeno compiacimento. Or dunque dc
iono gli buoniCauolici moſtrare compiacimen
o di qualle upemtioni , clic offcn’dono diretta
nentc Dio,e’l mondo? lo compoſiil Diuortio,
illora, che giuſtamentc ſi poteun giudicare, che
Ilmſto vedendo la (ha Spoſa Chieſa in aìttioni
Hccirc, 8c abomineuoli,la laſciaſſe in bando.,
{oneri ellaallora in vno peffimoſtato? H
' 4 E E.
524 Dell’Am'ma di Ferrante Pallauicino,
H z N. Io non sò che dirmi.
AN. Bando la Satira non eccedela verità,
non deue giudicarfi maligna. Chef] mondo con
ſideri i ſenfi delle mie opere , e poi ne facciail
retto giudicio. Mà la verità è, Henrico mio. che
la verità appunto partoriſce odio. Sono ſciocchi,
ò malamente conſigliati , quelli che ſi danno ad
intendere,che’l mondo non vegga le loro attic
ni malſarte , ouero'che le loderá, perche ſono at~
tioní di Grande. Non è ſano d’intelletto ehiope
ra male con intentione,che ne ſia detto bene. Se_
poi chi ne intraprende laSfltira, s’eſpone à grandi
Pericolí,`di ciò n’èla cagione lo ſdegnorabbioſh di
chi non può patireammonitioni, e ii crededi ſ
pelirele ſue ingiuſtitie col corpodi chi le biafimz:
H E N. Non ſapete voi,ö Ferrante,che chipoi
ſiede la ſimulazione, e l’adulatione , poſſiede la
metà del mondo? Tutti i Prencipi non hanno
l’animo d’Aleſſandro , il quale gettò il libro di
Ariſtobulo nell’ldaſpe, perche era pieno di adu
l‘ationi.Ora men treſi voglia meritare la genti:: de'
Prencipi, biſogna adularli,zoppicare s’cglmo ſo
nozoppi, e dire, chele loro attioni ſono miracu
loſc , benche ſacrileghe fieno, ll parlare d’effi li
beramente,mentre viui ſono,c` impreſa pericolo
fiffima, e di muna vrilità. Pietro Aretino dopo
d’eſſere ſtato maltrattato alcune volte con brutte
memorie ſu ’l viſo,mor1` poco conſolato. Traiano
Boccalini dopo molte minaccie Fatte-gli da gli
Spagnuoli, finìmiſèramente la vita. Si cheè me—
gliolaſciarc à cantoi Prencipi, onero non parlat
ne ſenza lodarli.
A.” Gli Animi viuaci non poſſono ſempre
reprimere ſi grandi pruriti; onde ò biſogna che
sſhBlîln0,quero che reſtinoſuffocati. lo, Henri
c°~ non H1] Pento d’hauere ſcritto ciò che ſcriſſi.
Anti.
Vigili-l prima. 5 z,
Anzi ſc io poteſſi VlUCſ di nuouo, di nuouo ſcri- .
uerci, mcnu‘c ſctiucr potcffi la verità. Ben è ve
ro. che vſarci altro ſtile.
ll l. N. Di nuouo ſarcſti io pericolo di morire
violentemente.
A N. PJHCUZS. Non ſi deue mxiſprczzare vna
gloriola morte. Poſs’io veramente dire d’eſſer
…oi-to per la ſede , hauendo biaſtmau coloro ,
che l'oli'cndeunno.
H e N. ClÒ non oſtante ſiete ſtato condanna
zoquafi colpeuolc in effi
A N- Li. maggior colpa , ch'io meco portaſſi,
em l’cſſcr Frate.
H E N. Chi vi violentòà ſaruitale?
A N. lo non ſui violentato , che dal Deſtino,`
:lie mi cnnduſſc in vn Chioſtro , ſenza ch’io me
ñ.: auuedcſſi , mentr’era giouinctto, e non ſa
ncu: doue n’andaffi.
L—IENGli è ordinatio,mà vn grand’abnſoqueſto.
A N. Di gran danno ancora, ſi nc' particolari,
~omc in generale. Perche fi vede che i Monaſte
i de’ Frati , non ſono più giudicati abitationi
[’Huomini Santi. ma luo hi perbeneficio,e ſol
lCUO delle Etmiglie. On ei Padri, ch’hanno trè,
,quatro figliuo i, non cſaminandoi loro ſpiriti,
c ie loro inclinationi , ne diſſcgnano, vno ò due
['Conuento , e gli preſentano bambini,allettacj
on ai diuino ſeruigio , ma à mangiare di buone
-imte, e buone mincſtre. '
H E N. Coſi èper appunto,e parmi cola moi--`
I empia di que’ Padri, che conduconoi loro fi
[iuoli in vna perpetua carcere. Però , non fan
o i Frati i loro voti in età conueniente?
A N. Sappi, chrico, chela maggior parte de’
ati, fatti in coral modo,nulla vogliono, nè ſono
:certi àDioLa ragione è,ſi perl’ingreſſo alla cie
ca ,
526 Dell’Aníma di Ferrante Pallauicina,
ca , 8c intereſſe nella Religionecome per l’igno
ranza di chi ſi vota, obligato di ſapere quello
che rinuncia, equello che promette di oſſeruare.
He N. Di quanti anni e‘l’età in cui ſi n il
voto?
L AN. Di {èdici compiti.
H E N. Non è ella età in cui sà l’Huomo ciò
che hà da promettere à Dio, e ſe può oſſetuare
ciò che promette?
A N. Nò.Henrico; e (è lo sà, lo sà perche l’hà
imparato dal ſomite della natura, non perche
l’ha praticato. Se haueſſe guſtato della libertà in
tempo di goderla, de’ diletti carnali. e degli luſſt
del mondo, forſe che non ſi votarebbe. E quella
èla politica ſacnlegade’ Padri, di ſerrare ifi
gliuoli nelconuento, prima,che prouinoi dilet
.ti del mondo; accioche non rieſca loro ſpiace—
uole il laſciarli. Ondei pouerelli creſciuti neilr
’prigione, rinuntiano alla libertà, prima d’hauet
a non ſolo guſtata. ma ne anc‘o conolèiuta. E ſe
-trà d’eſſi v’è qualch’vno'che ſia di ſpirito viua
ciſſimo, onde ben conoſca l’importanza de* vo
ti .- trouatoſi con la Diniſa attorno , fi ſottopone
allo grauiſſlmo giogo; ò minacciato, òrimproc
‘ciato da",Parenti , ò trattenuto dalla vergoona di
lvſcire, indi sfratato, d’eſſer moſtratoà ito, e
beffe'gg’íato. ’
` H EN. Altri che voi, non può parlare cofi
ſaggiamente. Erin vero, non v’è oppoſizione.“
A N. E queſtaèla cagione, che la Religione
più non riſplende, come anticamente ſoleua?
perche gli Huomíni trouatiſi ingannati, con in
clinationi diverſe , rompono il capeſho,e ma*
lediconoàchi ſu cagione della loro prigionia,
vruono non come ſi conuiene à’ Religioſi , mi
Pfl‘gfrio de’Soldan ,- dicendo la Meſſa non per
dino
Vígília Prima. yz 7
diuorione. mi per vlò , conuerſando co' mon
dJlÎÌ piu liberamente, che non hauriano fatto al
ibeoloflubbando à’luro Monaſtcn. e mante
nendo publicamentc Concubine , rrà le piu lai- ‘
dc diſſulurczzc. Onde con molta ragioneſi vc
dc vno dllprcggio del mondo ue’ Rcligioſi,i
nali non hanno di religioſuffihc la ſola vcſte.
H EN ll tucroè veriſſiino.
AN. Ma dl piu , conſiderate qual giudicío
poſſono ſare ſopra la Religione gli Huomini
ſembri; nie-nrre li veggono farci mercati delle
Meſſe. dc gli uffici! , delle Prediche, edi tutte
le coſe appirrincnti all’honore di Dio, la ripu
tariunc della Religione medeſima.
lle”. Non biſogna giudicare coſi rigida
mente, lÌipendoſi . che molte cole ſono conceſſe
2“.! Religione, le quali nullamcnte ſono ptc
;iudiciali ;il Mondo. .
A N. lo non deteſto le coſe lccite, mà le ſcan
l iloſc, per le quali, laReligmne è in diſpreggio.
\lon la nicdiocrità,mal’ecccſſo. Sò bene ch’o
;ni lionorata fatica merita conueniente premio,
sò che i Religioſi poueri deuono procurarſi gli
limenti cogli eſiercitii ſacri,- ma sò ancora che
on deuono farne contratti mercantili, ò mc
anici, come ſi vede ne’ Predicatori, i quali
on trattano di predicare là parola diuina, per
uadagnar’Auimc inſtruendole; mà per gua
ngnare gran quantità di danari , per ſtarſene
lcgramente colle loro Purane. Come ancora
l que’ buoni Religioſi , che della lemoſina ha
Jta da’ fedeli per fòllieuo dell’ Anime dell’ur
vtorio ſe ne mangiano de’buoni Caponi, ri~
*ndoſene della ſemplicità di coloro che cor
no :ì baciare latabella.
H e N. Dive bene; mi biſogna confidenze;
C C
$18 Dell'Am'ma di Ferrante Pallauicínn,
che anco chei Religioſi procurino i loro vantag
gi,il culto diuino con tutto ciò non viene diſtan
dato; mentre eglino s’affaticano affine di con
ſeruare la diuotione ne’ popoli. ' , ~
A n. Io credo, chrico, che tu mi vada (Fuz
zicando per vdirmi à confermare queſta verita‘.
I Religioſi bon s’affaticano per accreſcere,ò con
ſeruare la diuotione; ben ſi per bnſcarſi più lar
ghe clemoſine , indi goderle più ſaporitamente.
Tali eſſercirii ſono di que’ poueri Frati, iquali ſe
gli tralaſciano vn giorno , il ſuſſeguente non
hanno da diſinare agiatamente ne poſſono ſare
glibrindiñ per la ſalute de’ loro diuoti Elemofi
nieri. Onde neceſſariamente con vna ſmania in
ceſſante, attendono alle loro particolari d iuotio
ni; equella che ſembra Santità, è neceſſità. E
ſaminavn poco come ſe la paſſino que’ buoni
Fratoni, i quali viuono di groſſe rendite. Guarda
sfeglino attendonoà tante diuotioni , e ſeloro
Chieſe vengano fi’equentate,comel’aſtre.Da che
rouiene ciò, ſe non perche han’eglino bene da
mgraſſarſLſenza hauer—lo à mendicare co’ Sermo—
ni,e co’Pater nofler? (Meſſa e‘ vita patente.Se poi
di nuouo ſàlta in piedi,qualcheScuola,Congrega~
tione,ò Confraternita di Baccheroni, i quali non
hanno di che paſcerſi,immediatamente Fanno Er
re miracolíà qualche antico Crocifiſſo, oueroì
?uniche Madonna fumicatn, e facendoni correre
ignorante popolazzo à forza d’indulgenze ple
narie, in oeo tempo ſi rendono coſpicui.
H E N. n ſomma. Ferrante cariſſimo, voi non
hauere depoſti gliSpiriti voſtri ſatirici. Guaial
Mondo,ſè voi viueuate poch’anni ancora!
A N. Forli, che meglio per eſſo ſarebbe ſtato .
Infentre VFdendoſi riprendere de' vitii ſe ne {aria
:e enuto in qualche parte.
Hu:.
Vigili-J P"th._ 519
H a .v. Qflindo gli Huomini hanno perduta
la ("tube-11.111” . la quale è l’vllimo argtnc della
culiîlcl)ZJ,CnU'3ſ)d0 m cffi ogni ſorte di iniquitä .
non temono piu di caſtighi , e dilPreggiano o~
gni ammonitioncmndc lo lì‘riucrccontra de’ vi
ni, affine ch’ cglmo s’cmendino, è Fatica vana.
A u. Egli c VL‘l’O. Con tutto ció quelli, ch’o
per-mo male, vcdutiſi ripreſi.hanno qucſta mor
cili-:atiunc di vedere , che da gli Scrittori ven
gono appeſe ncl Tempio della ſamalcloroin
tam! memorie.
H E N. Se nello Stato della Republica di Ve
nctta, li foſſero trouatiiGieſuiti, allorache vi
ucuatc. haurcſtc patito dc' grandi incontri.
Au. Che Spirito v‘e entmto in capo, per
mettere in tiuolai Gieſuiti ? Mando s'hà a par
lare d‘cſſi . non li deue parlare di paſſaggio. ln.
qucſta notte non c’è tempo,Henrico.Voglio,chc
*dthcnliamo per eſſi vna particolare Vigilia , in
cui ti prometto di Furti rcſtare apieno l'odisſac-`
to. S'eglino ſi foſſero trouati nella mia età, ſorſe
che m’haurcbbono date ampie materie per im
piego del mio talento, e sò dirti, che ſi be” mol
ti, 8c ingegnoſi , opponcndoſi alle mie Satirc ,
non ſi (triuno di mc lodati. Credi tu , Henrico,
che torneranno nella terra di Promiſſione di
doue furono ſi inſamamentc ſcacciati? ~
H 1—: N. lo nò. .
A N- Egli è poffibile, cli’eglíno. che proſeſià
no di eſſere ipiu ſcaltri Huominidcl mondo,
che mancggiano i cuori di quaſi tutti i, Prencipi
Chriſtiani; che hanno tanta autorità, 8c .inge
gno; non ſappiano trouare alcuna. cabala _, ò
per congiuntura , ò per danari, di ritornati-uit
H E N. lo giudico ,' che litri loro difficile per
ogni riſpetto: Per óongiuntura, perche difficil
Dd mente
530 Dell’Am'mn di Ferrante Pull/mici”, .
mente può naſcere.l’er danari; e perche la Repu
blica. certo non s’indurà più a vendere la ſua ſi
eurezza; e perche tutte le Puttane dello ſtato
s’vuirebbono à darle vn milione di più di quelli,
clic eglino offerirebbono.
A N. Henrico,ru ſcherzi troppo ſu’l viuo. Or
sù rimettiamone il diſcorſo ad altra Vigilia.
H e N. Ciò che vi piace.
AN. Di quà poco ſarà tempo, ch’io me ne
vada , ‘e che leui à voi la noia.
HE N. O mio adorato Ferrante! _Noia chia
mate voivna delle maggiori eonſolatìoni, ch’io
m’habbiagoduto in queſto mondo? Ah! io sò
che ſcherzare meco. - _
A N. Sò che eri ſolitoleuarti auanu il Soleà
eonuerfiare colle amate Muſe amiche dell’Auto
ra; non vorrei eſſerti d’impedimento
' Herr. lo ſtimo più la voſtra eonuerſarione.
che tutte le Muſe, benche fienoda me amate;
e'vi giuro, che’queſta notte in vece digoder
voi , nOn- vorrei hauer compoſto vn Poema.
AN. In vero,ch’in vece di componere vn Poe
ma di que’ t'riuiali, che ſoleuano vederſi nel
mio tempo , è meglio applicarlo à Lunari , e
Giornali, 8c à Pronoſtichi , mentre ſ1 ſa , che ha
ueranuo ſpaccio , e non ſeruiranno, ue alla To
nina, , ne al Cauiale.
H E N. Wſto Secolo non vuole Poeſia.
~ñA N’. Hi ben ragione di non voler-ne, veden
d-oſi affogato da vna infinità Poetaſtri temere
ri,8c odioſiffimi, i quali empiendole Carte di
Ladronecc-i , 8c imbrartando le ſtampe , diſcre
dirano i buoni. `
H E N. Non ſi può ciò negare.
A Nñ Nc’ buoni ſècoli,ì Poeti veniuano ſtimati
quaſi Huommr Diuini. 8: erano in vna grande
Ven: -
Vini/"J prima. 5;'
vcncrarionc.pcrchc i loro ſcritti ſcmhrauano ce
lcſti; mi :dall'0 con molta ragione tòno narrati
dl PJ'LZÌ , c ripieni di mi“: viti: vengono mo
ſtran à duo dal volgu.
H EN. Nullmiimcno. "ahièiati quelli à'qmli
degnamente può darti il titolo d'lgnoranti,vc nc
ſono alcuni ,da mc c da] mondo giudicati buoni.
AN Cred0,chc lianopochiznommarcli in gratia.
HE u. ll Cia-”poll , il Tcſti, il Paſini, l’Erri.
co , iduo Marcheſi Obizzi , c Brignole , il Cu
mlicr di l’crs, il Michicli, &ilBuſincHo, Om
zore vgualmcme , e P0…,
AN. Veramente la maggior parte di qucſti ſo
no grandi ingogni, e benche fieno prudente
mcnr’c auuc-i'nti di rubare á’ Poeti Latini , 'non
obiiati , ò poco in vl'b, perche ſono poco im. "
dal Mondo , con tutto cio timo da ſtimarſi.
H E N'. Dc’ dnzzinaii poi, ve no ſono ſon-Ln(
ne, nè v’è Cantainbanco , chi’.` non ſguaim Sou
nctucci , e Stramboui.
A N. Non ne parliamo di gratin. Sò checoſto
r0 non nrriuernnno mai in Parnaſſo. Ne] rcſto ,
quali ingcgni fioriſhono ora nelMondozèccſ
làro il Diluuio de’ Romanzi?
H n N. Con l’aiuto di Dio èccſſato. In verità,
:h’haucuano ſtomacato il mondo; 8c era vna.
zrandiffima vergogna il vedere tanti, che ſi Po
ìeuano à ſcriue're lèn'z’a ſàperc la lingua, e'ſcnzg
nuentioneſhcio 'credo an cora ſenza ſaper leggere.
A N. Lacompoſitioned’vnRomanzo,ſi come
ì difficile per la-inuentione erudita ,coſi iol'hò
`cmpre giudicata delle più belle,che poſſa veder
ì, mentre l’ingegno hà camPo di riuolgerſi ,
paſſeggiare , 8: erudire come vuole , e chi legge
mò raccqgliere ciò che gli piace. Ben è vero ,
:he gli ignoranti Preſonmoſi . ſcriuendo vn au
: Dd z ucni
5' ;1 DeII’Animu :ſx Ferrante Pallauz'tim,
uenimenco amoroſo , od alrro ſenz'inuenrione ,
ſenza ſkile, ſenz’ erudirione, e ſenzalingua, han
no diſcrediraca rale compoſirioneDnde i] Mon
do hà ragione di chiamarſiſinauſeato. Ben è vero
però, che i buoni ſaranno ſempre conoſciuti ta
li da gliHuominíinrclligenti, i quali compren
dono la differenza, 8: i] fine, che è non di far ve
dere il ſuo nome ſtampato in faccia di quatro
ſpropoſiti ſconcatenati, in vno ſtile conciſo , ac
cioche maggioimente ſpechino; mà d’inſtmí—
rekammaeſtrarc chi legge nelle Storie, nella.
Morale, nellaPolirica , nella lingua,8c in tutte
quelle coſe dallequali ſe ne può cauare vtilitä.
H E N. Non ſi puòdire altrimenti.
A N. Sono ſtate prolnbire le mie-Opere?
HE x. lo credo che nè; nondimeno {ènc
veggono poche.
A N. lo vorrei, che foſſero [kate prohibite.
H E N. Perche.p
A N. Perche la Prohibítione l’haurebbe aere—
ditate molto più.
7 H E N. Il credete?
Au. Il sò dl certo. Anzi non v’è coſa che
metta vn’ opera in riputatione, ‘più della prohi—
bitioncz perche ‘la priuarione genera il defiderio;
fi perche ogn’vno giudica di trouarui di belle
viuacirà. E per mio parere più s’imparà in vn li
bro prohibito, chesu molti conceſſ. Onde s’io
ſoffi in vira, defiderarei che tutte le Operemic
foſſero immediatamente probibire; -ſapendoxhc
la probibitione deſta -la curioſità.
H E N. Credo anch’io che ciò ſia.
A N. Che diceil Mondo della mia morte?
_H E hf. Ciaſch’vno ne parla conformeipro
pn ſequmemi e .paffioni . Da voſtri auuerſan po
tete giudicare Clò che fia detto, Da’ Pancgiani
poi ,
. Vigilia prima. 5zz
poi, è detto. chela Religione voflra s’lià dipor
tats da Madre empia , mentre non s’lià leuata
per voſtro aiuto in tale occaſione , in cui ſi trat—
taua della vita d'vn ſnoſigliuolo.
A N. Cliisál’autoritàde’Superiori , conuer
tita in riranujde indrizzata à’ ſoli propri inrereſ—
ſi , non ſarà rimaſo punto ſtupito. La mia Reli
gione m’hà laſciato in bando nella più impor
tante occaſione , in cui forſe poreua red imcrmi
con pochi danari i Perche iSupei-iori nelle ma —h-óc—
ni de‘ quali ſtà ripoſtaogni autorità; per non.
leuarſi i commodo di ſepclirſi nelle ſoſhinze de’
loro Monaſtei‘i, laſhiarebbono morire infame
mente tutti i loro In Feriori.
H e N. Eglièciò poſſibile i"
A N. Chiedilo à qualche Frate.
.HE N. Inqueſtoveramentc benedetti i G‘íe
ſuiri. Per leuare vno ſcandalo de’ loro Frati,
{Penderehbono tuttala loro entrata. *
AN. Guai. à loro.; (è così non Faceſſero. La
loro politica non è comparabile. Ne parlaremo
bene. ln tanto dimmi, è i/ſcito alla luce alcuno
miouo Scrittore?
H E N. Tralaſciari gl’infiniri, che ſporcano le"
carte remei‘ariamente , io non sò di niuno da.
voi non conoſciuto.
7 AN. L’Academiade gli Incogniti , hà ſiam.
pato colà alcuna di nuoua? ,
H e N- Eccetta- la ſeconda parte delle No
uclle Amoroſe , io non sò altro.
AN. Già, chñ’ella èpiena di buoni ſngegniz.
farebbe meglio di applicarſi qualche Compo
ſitione. ſoda_ , e diſtorto, e laſciare a` parte
queſtebaoatelle. i - z: _ › - z
H e N‘. Per conformarſi all’vſo del ſecolo , 8c
incontrate il di lui genio , biſogna ſin-iuçre così.
- ' 'e Le
$34. Dell’ Anima di Ferrante Pallauícím,
Lc done compoſitioni ſono cibo delle tignuolc
non de’guſti moderni.
A s. Nònò. Ellaſflrebbe meglio di attendere
ai ſolido, c piacere à’buoni ſe non è' più. ll Be
namati, hà ſeguitoilſtlo NigeÌlo .P
H E N. Nè anch’egli.
A N. Si contenta ſorſe d’hauei* moſtratein ef:
ſ0 le ſue laſciuje, e d’hauerſi farro conoſcere
Poeta. ll Malipìcro, cheſà?
H E N— lo credo, che in compagnia di Pluto
ncſe la pnſſ! male. ` .
A N. In compagnia di Piutone? e perche?
H E N. Perche s’hà giunto in marc volonta
riamente , 8c e morto diſperako.
A N. O pouero pazzo I Eper qual cagione s’hà
- diſperato?
H z N. Hò più volte vdito dire, per bauerſi
vedute ſuanirc le ſumoſe ſperanze ,ch’e li ha
ueua di aègrandirſi con vn Veſcouato, o altro.
A N. ln ſomma i’ambirione conduce [èmprc
à’ precipitii- Mà. queſto,d’incrudelireinſè me—
deſimi, parmi il più befliaie e’l meno Fruttuoſo.
Ogni giorno ei lhmpaua vn Libro. lo non sò
come faceſſe à ſèrìucre ſ1 roſto , e pure anch'io
mi vantaua della celerità. ›
H E N. Ageuolmenteſi mettonoín campo vn
ccntenaiodl ſpropofiri , ò vu migiiaiodi paro
le. Per verità, ci haueua ſtordito il Mondo, an
Zl ſtomacaro con quelle nuoue odíoſiſſime ſue
parole, colle qualieíſi daua forſead intendere
di Farſi credere correttore del Boccaccio , e
macſtro della lingua Toſcana, di vantaggiofim
pazzata da’dozzinali ſcrittori, i quali temeraria
mente_ ſi pongono à ſcriuere (Enza nulla ſapere
deu‘ ""5‘13-Perſuaſiſi chc’l làpere dire lo , è
quantumquc baffi per iſcrivere Toſtano.
AN
.. Vigiliaprima. ;zz
A N. Non v e oppoſittone z e pure la maggior
tl
vn parte de’ ſcrittori ſono caduti in moltierrori di
effaltngua. Contatto ciò ſono l’tati abbracciati,
e riceuuti tri i buoni,
H E u. Non già da gl’lntelligenti.
A N. A fë; che pochi hanno ieritto ſenza di
fetto della lingua.
H E N- Egli è vero. Con tutto ciò que' pochi
hanno moſtrato à’ molti come ſi ſcriue bcne.E trà
quelìi Agoſtino Maſcardi , il Ciampoli, il Tcſti ,
Litigi Manzmi, il Bentiuoglio, il Biotidi,8c altri.
A N. In propoſito del Bentiuoglio. Le Storie
di lui, comeſonoin pregio?
Hc N. Sono da ſttmarſi in vero; e per mio
giudicioegli non hàſct‘itto male. Benche ſcriua
con qualche paffione.
AN. Sono vſciti alla luce noui Storici? men
tre i ſucccſſi memorabili ne chiamauano de o
gni parte. _ ’ ’
H is N. Il Zilioli hà ſtampato alcune coſe , mà
ſconcertamente; e coſi nude, che ſi muoiono di
freddo.
A N‘. Gli ſucceffi particolari della queſtione
del Papa , col Duca di Parma, non ſono ſtati an
cora ſcritti? ,
H iñ: N. Vn Frate n’hà ſcritto parte.
A N’. Chi è?
H E N. E‘ ilSiri.
A N. No’l conoſco. Hà egli ſcrittobene?
H E N. Se voi neleggeí’ce, c che foſte in vita,
vi ſaltarcbbe adoſſo la febre quarcana.
A N. Perche P
Hex. Non ſi può ſcriuere più temerariamen
.le. Onde tutti fi ſtupiſcono,che hauendo parlato.
tanto liberamente del Papa ,e de’Barbarini, ſe la
pafli ſenza cafligo. A
D d 4. A N.
536 DelP/Inima di Ferrante Paüauirinq,
AN. Egli deue hauere ſcritto, non da [fiori
c0, màdaſalariato.
HEN- Parmi, eh’habbiaſcritto da eopiſta; men -
tre il buono è tutto d’altri, e quel poco, che v’hzì
poſto del ſuo, è tutto iènz’arte, ſenza ſtile, lenza
politicadenza concetti.ò viuacità,ſènza eruditio
ne , ſenza termine di creanza, e ſenza alcuna ve
rità. Onde più toſto ,lche Storia, ſembra rn'
emptaſtro di ſcritture . non concatenate d’altro,
che di malignità, edi paffione; affetti, cheſe
ben veri, deuano {’mr ungo da vno lſtorico, il
quale ſcriuendo de’ Prencipi viuentideue rego
larſi con molta prudenza, non laſciarli allettare
da verun premio. — ~
AN. Credi tu,che poſſactn'rere il mio pericolo?
H E N. lo credo che sì. E cheiſhrbcriníat
tendino iltempo opportuno: perche i Grandi,
R i Villani riueſ’titi non perdonano mai.
A N. Veramentei Frati colmioeſſempío de
uriano attendere à loro Mattutiui , e Salmi; e
non partirſi da’ loro chioſtri per oſſèruarei Fatti
de’ Prencipi; fuor de’quali, come diſſe Pietro
Mattei, ſono fuori del proprio centro. Mi vi
ſono altri, che ſcriuano Hiſtorie?
H e N. V’è il Conte Majolino Biſaccioni, che
s’affitica per ſar vederal Siri come è. poco inſor
mato , e pieno di paſſione.
A N. Veramente il Biſäecioni è vngran ſcrit
tore, mà non sò quanto honore ne riportata
dal gareggiare con vn Frate. Con ſimili Sognet~
ti non ſi può vendicarſi meglio, che col diſprez
zo.` Mà il Bollani, che ſcriue?
Hp N’. Di luinon voglio dircoſii alcuna,pet
che e Nobile~ Venetiano.
_A N. Laſciamolo andare. Il Padre Vintimí.
-glia, che fa?
H e N;
1A

Vzgilifl privi”. F37'


fl ‘HBN. Hà ſtamparo vn frontifipicio con m
r Bell’intaglio, e ſi vede in ogni Libraria. -.—w
A N. O queſta ſi ,‘ ch’è lolenne.
H EN. Certamente non poſſo lodarlo; per
clie l’hauer Emo intagljare in Faccia d’vna Carta
ilſuo vencrabile aſpetto con Vn Elo io, ſe non
da lui fatto, almeno mendicato; e’ mandarlo
per lc librarie d’Italia, non ètenere il Mondo in
cnriqſii‘a, m‘ocoglionarlo. `
AN- ll Manzini , chehà ſtampato di nuouo? '. M,-._
H E N. La vira di vn Santo, 8c alcune coſe
ſpirituali. . e
AN. Eglidí'natura ſuperbo , e diſpregiaros
rc di tutti 1 ſuo' eguali, non hà mai detto bene di
me.Con turco ciò,i0 hò ſempre ſtimaro lui,e par
mi,che'l ſuo ſtile ſia molto erudito, e gurgato , l
che rrà‘Scriitori moderni tenga vno de’ più n0—
b'ili luoghi. ll Santa Croeehà {èguito l’Aſſarilda?
H z N. L’ha ſeguiva con vn Volume ſpauen
teuole. ñ
An. Ei ſareblìemeglioälaſciare i Romanzi,
e non perderui l’ingegno, ancorcbc non rieſci‘
{Praz-abile. Contiene Storie, come il primo .P .
H e”. La maggior parte; e v’encra ancora
della Poeſia.
Au. S’hà conſigliato male.
H e N. Panni però , che riefiza molto bene ,
anche in eſſa. `
A N. Sia come ſſvoglia, hà ſarto male. Se
`n’aiuueclerìi. ll Teſti hà ſtampato più l’oeſie E.
H E-N- Sì; e non ſonogiudicate inferiori alle`
prime. , _
AN. Per verità, il ſuo ſtile è molto pieno.
Il Michiele , che h`a fatto?
H e N. Alcune coſe , che non bene mi -ſouñ
uengono.
Dd ~ 5‘ AH
532 DelfAm'm-c di Ftp-rante Pallauitino,
A N. Orsu parlaremo de’ noſtre coeranee più
agiaramenre. Veggo.ehe’1801e vuol vſcire; mi
conuicn penſare alla partenza..
H E u. Doue n’andarcte,Amico dolciſſimo?
A N. Nel luogo dettoui,
HEN.V’é conceſſo di vederci fatti nel Mondo?
AN. Nò
H e N. Siete ſolo?
A N. Solo. E ſe v'èqualche airre Spiriroà me
non épermeffo il vederlo, nè’i! con uerſarlo.
Han. Ve ne ſono relegati,ò conflnari m terra?
A N. lo credo, che nò ,come tidifli; e’l cre
dcrlo ſarebbe empictà.
H E N. Sù che fondarono la loro opinione,co
loro , Che aſſcuerarono la traſmigratione dell’
Anime? a
A "P Henrico, ti dirò ſopradi ciò, la veriràda
pochi apura.Coloro,chc inuentarono l’opinione
della traſmigratione non furono pazzi come ſu
rono creduti. Ben ſi gli altri,che malamente la
interpretare o. Perche il fine de gl’Inuemori
non fi] per a tro, che per mettere vn freno à gli
Huomini; 8: accioche temendo,cheie loro A
nime andaſſero ne corpi de’ Bruri , s’aſteneffero
di p’eccareOnde quelli, che i] crederono da do
uero, viueuano ſantamenre. 11 che nonfùín
uentione empia , mà filoſofica ebuona; e per
ciò non è da diſpreggiarſi , perche ſembri vana.
Ma in vn’aitra Vigilia ne diſcorreremo lunga
mente. Henrico cariſſimo, Addio.
H rñ: N. Vannein pace mio dolcìffimo Spirito.
E non obliare i] ritorno.
A N- Non i’obliarò. Addio.
H E N. Addio caro. ~
A N. Addio. ' ‘
I] Fine dei?” Prima Vigilia.
\
7
DELU E

ÈANIMAL
4 D I
F E R RA N T E
PALLAVICINO,
VIGIL'IA SECONDA


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'L 4-4“
~ *ñ—.il ,

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J

IN VILLAFRANCA.

M. Dc, LXXI
‘Hi-‘li i l ll. |||l| ‘Ill‘.- l
.il lla‘ll-`
'm
S. N. D. B.
A chi vuol’ leggere ,
GIORG l O FALLARDI.
‘A\\\nll I proteſto , Amico Lettore,
P’ J quello , che ti dzſſo nellaprima‘
,1 ſi/ verità;
Vigília. ſèla—odii,
Se baifirupulaper la _
pen-‘befor—
- \\—-/ -fl- la coſiienza ſi riſi-”te ,~ [è
”mi di *udire rimproverare:: , à la tua em
piettì.- ò la tua ignoranza; nonffiemler de
”ari i” queſto Libra , che ti ”interi-tipa”:`
to. uìmm s’adula, uèſi meriti/c'e. Sect
lo i” elite', aloe non permette altri ſcritti ,
m- applaude ad altre compoſitiani , che à
quelle, che luſìngano l’orecchio, ò. che di
cono bugie. Parla 1m" Anima , om# mm
Puoi attendere ,t che diſèorſìffiogliati d’a
gm' affetto terrena. Io credereifortumte le
fatiche delle rm'e Stampe , quando ſèruiſſè—
ra è moderare i” qualche parte i- tw’tii, e
gli abuſi del Secolo. Nella terza Vigilia,
che ti prometto, e che [i *và preparando
71071ſi dſſc’orrerà‘d’aſtra , che de’ Gîefilití.
Attendi”, ”ch’è curioſe’: , nè giudicare
fix z‘ titoli, o ſòpm la ſèmplice. apparenza
delle coſè. Sid/‘4710.

Ddz ~ DELL;
\
54²
DE LL’
A N I M A
D I
F E R R A N T E
PALLAVICINO,
Vigilia iſa-randa.
ANLMA. HENRICO.

Amico , amico , coſi im


ſi metſo nel ſonno?
HEN. O là,chi mi chiama?
Nè anche l’hore più felici
dell’ huomo poſſono eſſere
godute ſenza interuttione.
A N. Amico non v’alterate. Non conoſcete
l’anima del voſtro amato Pallauicino?
H E N. O anima glorioſa , 6 voce diletta, che
peuetrandomi nel ſeno , mi riempie tutto di
ſouauità , e di dolcezza. 'Mà doue ſei ſtata tanto
{enza venire à felicirare quell‘amico , che t’ama
più che ſe ſteſſo?
A Ioſono ſtato per apunto nella ſtanza aſ
fignarami, come ti diſſi nell’ altra Vigilia.
H E N’- E perche non venire àvedermi È Già
diffi, che 'non poſſo rieeuere la maggiore conſo
latiooe; che d'eſſer ceco. Tanto più, che haueuo
preparate alcune coſe da diſcorrere, che mi ſa
ceuano deſiderare ſommamente la tua venuta.
. bf- Non è mmia poteſtá il venirci à vedere ,
ma d‘Pende d‘ ‘Nella volontà ſoprana, che re
gola
Vigilia flames/a, 54;
gola tutte lc coſe; onde legato; e riſtrettoin
me fieſſo, convengo attendere gli arbitrii dell’
Eterna Prouidcnza. , _
H r: n. E come t’è permeſſo il porger prieghi,
c- ſuppliche; ſe non puoi ,come hai gia detto
vedere, nè conuerſarc con alcuno i’
. AN. La pietà. immenſa diDio,che non abbanfl
dona con l’occhio della ſua infinita miſericor
dia , ne meno quelli, che prouano la sferza del
ſuo caſtigo , eſaudiſce gli arti puri della volon
tà,quando però lo ſtima d’vtile á gl’huominí:
eſſendo dirizzare l‘operationidi Dio alla ſola ſai
luce dell’humanita.
He N- Perche dunque non permette Dio,
che tutti coloro , che tono ſimili al tuo ſtato ,
poffimo di continuo ſauellare non gli huomini;
che in queſta maniera s’aſterebbero dal pecca—
to; mentre per mio credere tutti i peccati na
ſcono dell’ incertezza dell’anima, e delle pene,
è premi dell’altra vita? `
AN. Non lo permette Dio, per nonleuare
à gl’huomini il merito della Fede, eperchela
ſua prudenza , che non può circonſcriuerſi, coſi
vuole. Ma quai ſono li dubbi, che voleui dif:
correr meco? .
H e N- Non sò ſe me ne ricorderò , non po-S
tendo vedere la carta, doue gli hò raccomandati.
A N. Guai-dati, fratell0,di ciò, che ru metti in
_u
carta , 8c impara ad eſſere ſaggio dell’impruden
za degli altri. Per hauer ſcritto con libertà ci hò
laſciata la teſta. Gl’ Inquiflrori al giorno d’hoggì
fanno crè vffici,di Spia,di Bargello,e diCarneficc.
H e N. (Deſio è peggio. l ſouerchi rigori
non leuanole Satire , ne le maledicenze. Gl’ln
quifitori .rendono d'efiderabilì alcuni libri col
ptohibirli. E quando ſ1 credono d"hauet fatto gn]
e
5,44. DeII’Anima di Ferrante Paflauitim;
bel colpo, col porre vn nuouo libro ſu l’Indí.
ce; non s’auuedono , che quel libro viene n
cercato,e letto non per eſſere buono, mà per eſ
ſere prohibito. Alcuni libri ſi perderebbero nell’
oblinione col nome degli ſteffi Autori , ſe dagli
Indici del’lnquiſitione, non veniſſero refiim
mortali. Et io hò conoſciuto degli Amici, che
noniäceuano raccolta d’altri libri, che di quelli.
nominati ſopra l’Indice.
Au.. Non poſſono però- far dimeno gl’In-ñ
qhiſitori ,A di non‘procurare la prohibitione del
la maggior partede‘ libri. E per lotolidefide
tano tutti prohibiti.
He N.. E perche? ~
A u. Perche da queſto dipende 11 loro guada
o; mentrci ſemplici portando àloro tutti li
Eſiti prohibiti , eſſi poi li diſpenſano à caro prez
20. Coſi fecero del Diuortio, e del Corriere, che
con putrida mercantia diedero infame guada
gno à quegli ſteffi , che dannauano , e vitupera`
uano la compofitione ,.e l’Autore. Il Papa però
non I’intend'e. Crede col- manda: Inquiſitori»
di ſoſtenere la Fede Chriſtiana, e grandemente
la debilita. Perche cadendo l’elettione , non in
chi hà più ſiifficienza , ò maggior virtù , mà ſo
-JT-F-ñ
gna quelli , che‘abbondanopiù di ſautoti ,e di
:mari ,,ne naſcono mille ſiràndali, e vendono
{ènza vergogna , quello, che ſenza vergogna gli
e ſtato venduto. Ma per i ccati della Chriſtia
nità naſcono queſtidiſor iní : erche- vuole la
Giuſt'itia di Dio in'punitione e’ſalli, che gli
fieffi Paſi-ori diuengono Cani, e chepreffieda
no al gouerno Spirituale più ignoranti, Sci più
vicioſi huomini del mondo. 1
H 1-: N. Si pecca poi nel` dire queſte
bene ſono vere. i
coli:. ſe

A”.
Vìgiña ſèflmdä. ;45*
A N. Anzi con la verita ſi gloriſica Dio: eſſen—
do egli tutto purirà , tutto ſimplicicà, e tutto
bonra,ſi ſdegna grandemente con noi dal veder
ci ripieni di pazza e cieca adulatione , adorato
non il merito , nia la fortuna degli huomini.
H a u. Dunque il dir male-della Corte Roma
na con quei Verſi volgari 5
Curia Romana 11071 petit Omm ſine [una,
Dante: exaudit, non dumibus oflia thudít;
E con quegli altri, che corrono per le bocche di
tutti;
Si ”Put à capii); 'Ut' dia-eri: ù rapiena'o:
Tim: ef! Roma mput, omnia namque capì:.
Si declinando copia, capii', ad :epic-”dum
Reti:: lam-.11‘: , reti” larga nimis.
Non e ſcrupulo imaginabile?
A N. Non certo pure , che ſi dichi la verità:
come non è peccato il dire male del Pontefice,
quando ecattiuo-t perche ſl biaſima il vitio, non
la dignità. ~
H E .N- Dunque hà fatto beneil Guicciardini
à ſcriuere nel terzo libro delle ſue Hiſtorie , che
Aleſſandro Seſto era concorrente de’proprifi
gliuoli nell’amore di Madonna Lugretia pui
ſ'ua figliuola , e che i fratelli, o’l padre ſi di`
chiaraſſero perduti dietro alla ſua belleza: Anzi
fatto Pontefice la leuaſſe dal primo marito , co
me inferiore al ſuo grado, e la rimaritaſſe in
Giouanni Sforza, Signore di Peſaro-z mà non
potendo ſoffi-ire il Generoper Riuale, diſſolueſ
ſe poi il matrimonio già conſumato , hauendo
fatto* inanzi a’ Giudici delegati da lui , prouare
con falſi teſtimoni, e poi confermare per ſen
tenza, che Giouanni eta per natura frigido‘, 8:
impotente al coito. p ,
-‘ Am'.
546 Del ’Amima di Ferrante Paflauirìm,
A N. Non poreua far meglio il Guicciardini ,
perche ſcriueua la verità; è ben vero, che nelle
ſtampe italiane l’hanno fatto laſciar fuori, mi
nelle prima ſhmpe di Firenze, e di Germania,v’è
queſto fatto pei-à punto , comel’hai raccontato.
H E N. lo mi credeua, che i Ponceflci non po
teſſero errare , perche eletti Vicari di Chriſto ,
8t eſſendo adorari come Dii in terra, li ſuppo
neua ricchi più di’diuinità , che d’liumanita.
A N. Errano, Henrico , perche ſonohuomi
ni. E'ſorſe Dio vuole, che peccano acciò che, ò
non inſuperbiſcano , {non maggior carità cor
regano, e ſofferrſcanox peccati degli altri. E. coſa
nororia che Marcellino Papa ſacrificaſſeà gl’ l
doli , e che per queſ’co rimaneſſe dannato nel
Concilio di Seſſa. Liberio Papa ſeguì la ſerra de
gli Ari-inni. Anaſtafio Secondo abbracciò due di
uerſe ereſie, la Neſtoriana, e la EutichianáNiuo
re ſecondo erro in alcune ordinationi circa la
Dominica di Paſqua. Felice fu Arriano, e dagl’E—
retici eletto Pontefice. Vigilio ſu Euricbiano,
èSergio Manorhctita , e perciò dannato nel ſe
ſto Concilio Conſtantinopolirano. Papa Hono
rio procurò con profano tentatiuo di ſouercire la
Fede Chriſtiana. Degli altri poi infiniti che ſo
no riuſciti Apoſtati, Simoniaci, Biaſtematori del
Nome Santiſſimo di Chriſto, Hippocriri, Ti
ranni , e ripieni d’ogni vitio, io non ne parlo,
ho. perche queſto ſi legge anche nelle memorie la
ſciate
HEda’
N Santi
M’hauete ſtordiro con vn racconto
lonrano dal mio credere . mentre haueuoi Papi
per impeccabili. E veramente s’errano i Papi . lo
fanno non come Papi , mà come perſone priua
te. _onde l’errore non dec eſſer aſcritto all’un
“fiC-itO, mà alla perſona ſemplice.
- A x.
Vigilia ſeconda. 547
A N. Mi ſare ridere. Se Caiſa ertò come Pon
tefice dannando Chriſto, c ſua dottrina, qual ſien
tenza ſu tirannica, empia, 6t Antichriſtiana, dell'
iſtcſſa maniera il Papa; come Papa può errate,8c
erra ogni qual volta, che con parua volontà al
tera le leggi diuine. Vittore,ch’io diccuo , non
errò come perſona Ptiuata. mà come Pontefice.
H e N- Attendetcmi. l’ontcſici , che hanno
commeſſo errore ſono ſtati falſi Papi , non legi
timi Pontefici. Dunque l'errore cade nella ſem
plice perſona , non nella dignità Pontificia.
A N. Dunque il Papa può divenire Pſeudo
Papa ?
H |~: N. Sì.
A N. Dunque può errore ,ſedi buono diuen
ta H
cattíua?
E N. Mà il Papa , che commeſſe errore, vco—
me Marcellino, Sergio, 8c altri , che hauetc rat:-`
contati, ſono ſtati dannati da’ Con cilii ,e rimoffi
dal l’ontiſicato , e priuati dell’ officio, del quale
col peccato s‘erano reſi indegni,dunque non è
l’errore della Santa Sede , ma di quell’ huomo ,
che s’è ma] ſeruito dellaSanta Sede, e perciò
ſcacciare dalla Santa Sede.
A N. Prima dirò , che non tutti ſono ſtati pri
uati dall’ officio, e ſpogliati della mitra, 8c auto
rità Pontificia; tanto più , che vedo i Papià’
noſtri giorni macchiatidi ſordidiſſimierrori , e
nondimeno ſoſtentano la loro autorità, nè v’è
alcuno, che procuri lettargliela. Mà poi biſogna
concedermi , che tutti i Papi poſſono commet
tere errori , e ch’è di neceffità il ctederlo. Sen
tite vn’ argomento indiſſolubile.
H a N. L'vdirò b'en volentieri. ‘Léóu—

~ A u. Il_ Papa viene‘gíu’dicato da’ Concilii , e


da loro corretto, perch’egli non è ſopta il (Flou-i
Cl to ,
$48 Dell’Anima di Ferrante Pallauìcín@
eilio, ma di ende dal’Concilio. Dunque ſe i1- i
Papa può e er corretto e caſtigato dal Conci
lio, dunque può errare.
H a N. M’hauere conuinto;
Ax. Di più. La Sede Apoſtolica non hà in
ſe ſteſſa virtù di rendete i Papi impeccabili, per
che queſta ſpecialità, prouiengli ſolamente dalla
gratia efficace di Dio. Dunque ſono come gl’al
tri huomini ſoggettià gl’ errori. Onde l’iſteſó_
ſo Cardinal Bellarmino confeſsò, che i Papi
poſſono cadere nell’ errore.` '
HE N. Perche dunque ſanno i Papi tanto
grande ſchianiazzo contro coloro , che parlano,
0 che ſerimmo contra de’ loro vitii, perſegui
tan-deli co’ Fulmini temporali e ſpirituali?
A N. Perche la verità è odioſa àtutti,màinipar
ticolare a i Papi, che credendo hzmer nelle_ ma
ni le Chiaui del Paradiſo, ſdegnato,che altri a:
diſca rimprouerare li loro vini, e per eonſequen
za renderli appreſſo del mondo- indegni dell'
honore , chee della dignità , che ſhíientarm.
" H e N. Credete voi , che tengano quelle
ſcommuniehe, delle qualicoſi ſpeſſoſi ſeruono
contro coloro , che ò con la lingua, ò con la
penna publicanoi loro vitii? _
AN. Quando ſi parla dei Preti,ede’Frau,ò
del Pontefice,.non con altro affetto, che con
quello del ben publica , ò della Chriſtianitàz
quando ſi. ſcriue contro di loro-co’i ſolo fine di
radrizzarli al bene , io non credo, che tengano
punto le ùommuniche. Io non-credo mai,che
poſià maneggiare l’armi ſpirituali vno. che ſia
tutto terreno; e va liaà fulminare co'l Cido ,.
chi_ merita d’eſſer ſu minato dal Cielo. Per hauet
ſcritto contra Papa Vrbano, e contro li Barberi
ni» non m’è giamaí ſtato aſcritto à colpa.
* Ha u.
…4‘
Vr'giüa /Z-rmdm 549
’i
.
'H a N. Come va poi quando ſcommunicano
i Prcncipi ?
\‘ r A N. Qu—eſta , Henrico , è vna gran _cinefilo
ne. E i Papi non la vogliono ſentire diſputare,
perche hanno troppo timore di perdere laloro
cauſa. E per me non ſento, che ne tengano raf
gione imaginabile. ‘
H e N. E pure tante voltel’hanno fatto, quan‘
to eloro tornato conto. '
A rr. Voleſſe Dio , che i Pontefici haueflèro
adoperatel’armi delle ſcommuniche con mag
gior renitenza, e con migliore opportunità. Che
ſarebbe riuſcito con minor danno della-coſcien
za , e ſenza pregiudicio de’ Pren'cipi , e della
Chieſa. Non hanno i Pontefici- autorità alcuna,
ſopra i Prencipi temporali, e’l‘pretendere queſtz
autorità ha dato origine , 8c è atoil fonte , do
ue ſono nate tutte, ò almeno la maggior arte
dell’erefie. Volete la comprobatione degli eſ
ſempi?
H e N. Gli attendo con curioſità._z -
AN. Eccolig-Giulio Secondo cangiatel’af
fettioni fulminò contro Lodouico Rè di Fran
cia . e lo priuò del Regno, facendo lo fieſſo
contro Giouanni Rè di Nauarra; perchehaueſſe
dato aiuto à’ Franceſi. Lodouico vnendc la'for—
za all’ingegno , 8c alla Fortuna ageuolmente
kansò ogni colpo. Non così poté fare il -Nanar
reno, perche ,hauendo da vn- lato la Spagna.
8: eſſendo d-iuiſodalla Francia da’ Pirenei, ca
~ dè agevolmente ſouoall’ ira Pontificia, oppreſ
ſo anche dall’ambitione Spagnuola. Spogliato '
della maggior _parte dello ſtato . fi ritirò nella
Franci-ala queſto mentre Luthero mandò il fuo~
co della ſua falſa dortrina, ad accendere gli ani
mi degliEredi del Nauarteſe a che flimolarí dall' ‘
odio_
”o DcH’Am’ma di Ferrante Pallauicim,
odio contro il Pontefice, facilmente adherirono l
à quell-.t parte, che ſi ribellaua alla Sede Roma
na. E queſte furono le prime fiamme d’Ereſia,
che diſperſe per la Francia , hanno poi generato
quell’incendio , che al preſentc'viene reſh in
eſtinguibile. .
H e N. Veramente qu‘el’coèvn grand’eſſem
pio , che dourebbe muouere i Pontefici à guar
dare come ſi ſeruono dell’armi Spirituali con
tro i Prencipi, e non volere eflëteitando vna po
reſtà che non hanno , allenarſi affatto gl’am
mi de’ Prencipi Chriſtianiz
A”. Attendi vn’altro eſempio , forſe mag
giore di_ quello, che hò detto. Clémente ſettimo
priuò con la ſcommunica Henrico Vlll delRe—
gno d’lnghilterra. Egli moſſo àgiuſtiffimo ſde—
gno` contro vn’ ingiuſta autorità, non per laſciar
la Religione, ma per partirfi dal Pontefice a
perſela porta all’ Ereſia, onde arriuato poco dos
pò Edoardo Vl alRegno, la Religione ſi per
dè affattoLaScotia vicina ſotto il commando di
Giacomo V', fece vn poco di reſidenza. à coſi
perriicioſo veleno,rnà entrando Maria al poſſeſſo
del Regno ſi coi-rompe affatto. Onde perdè la
Santa Sede due potentiffimi e‘grandiſſuni Regni
per voler ſolamente eſſercitare con ſouerchio
rigore -vnaautorítà , che no‘n era ſua.
- 'Heu- D’onde nafizíe'dunqpe che i Papi vo
gliono arrogarſi tanta—aut'm‘itä , e pretendono di
godere vna p‘oreí’cà aſſohttacontpotutti li Rè c
Prencipi ſecolari del Mondo?
A N. Due trouoeſi’ere le ragioni, che hanno
moffii Ponteſici à pretendere tal-n’a autorità ſo
Plfa de’ Prencípi. La prima e l’honore che vede
uano far à’Papi da’ Prencipìie popoli Chriſtiani:
9"Α›“°°‘1 "Sioneve‘nerauano &adorauano il
Sommo
V
Vigilia [honda. ”i
i’ Sommo Paſtore delle loro anime. E veramente
r gli liuominimoſli della predicata ſantità degli
Apoſtoli Pietro 8c Paulo concorreuano ad arric
chire la Santa Sede, Stò. tributargli tuttigl’ho
nori,e le humiliationi poſſibili con ferma fidu-l
cia però, che il Papa per la ſua ſantità non foſſe
per arrogarſi coſa alcuna contro la volontà dl
coloro, che offeriuano. Mà il fatto è ſucceſſo di
verſamente; perche ial‘iUcranl , e la beneuoſi
lenza de’ Prencipi, hà di maniera aualorata la
confidenza d’alcuni Pontefici, deſideroſi ſouer
chiamante di gloria , che hanno voluto preten
dere vn’ autorità giamai ſognata daSan Pietro,
ò da’ ſuoi primi'ſucceſſorí. ,
H E N. Mi fà ſtupire queſta uſurpata autorità.
I Papi non poteuano eſſer tali, ſe non veniuano
conflrmatí dall’ imperatore; 8c al preſente l’lm
peratore e çonflrmato 8: vnto dal PonteficeE pur
ſi lä, che ſono nullele d‘onationi di Coſtantino.
P} N. Hà dato fomento àqueſta autorità l’0‘
pinlone del Volgo,che iPontefici,ripieni di ſan
tità,- non poteſſero à. modo alcuno procurare, nè
in detti ne in fatti: el’ignnranza,ò la malitia d’al—
euni Cauoniſti, che adulandoiloro adroniri
poſero tuttoiſmondo nella poteſtà ’vu Ponte
fice, onde none marauiglia, che, ò inganna
ti da queſte ſalſe ſcritture , e animati dall’ opera~
tioni humili degli altri ‘non 'ſiino paſſatiápre
tender anche l’impoffibile.
' HEN. Non ſi dice, Papa png/I omnia, ó
qu-edam alia#
A N. L’altri ragione è il timore,che conſërua
uano gl’animi delle ſcommuniche, le quali ſe
ben ingiuſte apportauano maggior terrore, che
non ſaceuanoifulmini‘. Perche ſentendo gior
nalmente à predicare’ogni'ſcommuni'ca douetſi o -ul
e’ ~ . teme
ñ.4L—_— —

”7. Dell'Anima di Ferrante Pallauicino,


temere, nncurche ingiuſta , molti ſudditi dc'
Prenci i ſom mamente perdcuano l’vbbidienza;
e quel a, ch’era peggio , il medeſimo Papa co’
preghi, con l’elbrtationifl c0’ doni iſtigaua gl’al
tri Prencipi ad inuader gli lor fiati; onde il
Prencipe ſcommunicato, inuolro in tanti peri
coli elcgeua più toſto con humiliarelo ſecttro,
placare lo ſdegno del Pontefice , che reſiſtcndo
con la forza opportuna al proprio Regno, gl’in
cendii d’vna guerra publica e priuita.
H e N.. Wantoè ln ſtl’àda facile da ſoggetta
re il Mondo Chriſtiano, e di vincere ſem-a. com
battere. '
AN. I l’rencipi debolihanno conuenutoce
dere, quando non ſono ſtati aſſiſtiri da form
maggiore. Mà alcuni altri hanno Fatto reſiſtenu
tale, che queſt’ Ar….1 Spirituale hà piu feritoil
Pontefice, che il Prencipe. .
_ H e N. Se -haueuano i Papi queſta ſouranim` dl
comando ſopra tutti i Prencipi , perche hanno
traſcurato d’eſſereicarla per lo corſo di più_dt
mille anni , mentre molti Prencipi CÈÎPÌBM e
rano empi, crudeli, e quello, che pm importa
Eretici. Come Conſtantino,Giuliano,Va_lente_,
Valentiano il .gionine. Anaſtaſio, e tanti' altri.
Biſogna dunque conehiudere, ò che àque: tem
PÌ i Pontefici traſcuraffizroil proprio debito, Ò
che queſti s’hanno uſurpata autorità maggiore_
A N. Già, che ci vedo perſuzſò, tralaſcierodx
più parlare in quefla materia, effendoui tante "1‘?
gioni, che ſarebbero vn Volume , molto piu
rande d’vn Calepíno. Mà dimmi vn poco quel—
o, che .ſi fà à Roma, che mi pare vederla ſh
nuouara , eſſendo vſcita dalle Barbarie de’ Bar
berini. Il ma gioredolore,che io m’habbia èil
W" Poter o eruare lecoſe del mondoze mi pa
rebbe
Vigilia [honda. ”“3
rebbe di godere ſommamcnte, ſepoteſſi vede`
rei Barberini ſoffcrire per giuſtitia quello , che
hanno ſalto patire à meingiuſtamente.
H e N. Hanno patito, e patiſconotuttauia di
gran perſecntioni l Barberini ; con tutto ciò,
tutto ll Mondo Chriſtiano vorcbbe piu tolto
Vrbano Ottauo , che lnnoccntio Decimo.
A N. Perche P
H 1-: N. Perche tutti i virii , che ſi bíaſimauano
in Vrbano , ſono -tn ſommo grado nella perſona
d'lnnocentio, che poi per noſtra infelicità eſ
ſendo incapace per tanto peſo, laſcia gouernar
ilMondoChnſh-ino ad vna china,
A N. Queſta deue eſſei- donna Olimpia. Chi
sà,che non ſiamo ritornati al lecolu della Papcſ
ſa Giouanm. a M
H 1-: u. Credete voi a :z-Èeſta coſa, ò l’hauete
per vna ſauola?
Au. Veramente ſono tante l‘opinioni, che
non ſaprei che dire. l Papiſti però la negano ì
ſpada tratta, ò't hanno fatto ſcriuere dr’i inolii,clie
ſia vna fauola. Io non sò che credere fermamen
te, mà pero ècoſa, che può eſſere, mentre viene
ſcritta da’ Claffici. E quello, che più ſtimo è,
che nella libraria Vaticana hò vcduto in cinque
antichi libri delle Vite de’ Ponteſici di Damaſo,
d’Anaſtaſio,e di Pandolſo Piſano, regiſtrato que—
flo Papa Giouanni , che ſu ſemina. , *
H E N; Difficilmente mi perſuado, che que
Î`_~,., ſto poſſa eſſere, perche non l’hauerebhe per
mcſſo Dio.
. AN. Dio laſcia regolare alle cauſe ſeconde, e
, ſe bene può tutto , vuole però alcune volte , che
naſcano i diſordini in pena de’ noſtri peccati.
Non reſſe vna ſemina il Pontific-.tto di Coſi-;inti
nopoli, onde Leon Dccrmo ne rimprouerçalcu
‘ - Ee m'
55’4 Dell’ Anima di Ferrante Pallauieino,
ni Eretici. Epoi non ſarebbe marauiglia, che ſa
cendo nel noſtro ſecolo molti huomini da don
na, nelli ſecoli paſſati le donne haueſſero fatto
da Huomini. '
H r. N. Mi fate ridere.
A N. Due altre coſe mi fanno creder , chePa
pa Gio. ſoſſe ſemina: l'vna quella ſtatoa, chei
Ponteſici nelle proceſſioni àSan Gio. Laterano
fuggono di vedere; el’altra , che da quel tempo .
in quà ſubitoclettoil Pontefice, ſi fà ſëderejn
vna ſeggio apporta di ſotto, perche l’vlttmo Pia
c‘ono toeeandolo,veda,ch’egli ſia maſchiolì ve
ro , che’l Platina credediuerſàmente , e moraliza
ſopra quella Sedia , che chiamano ſtcrcoraria.
V’edi piu la Capella doue e` ſepellita detta Pa
peſſa; e ſi moſtra vna ſtatoa di marmo nella me
deſima ſtrada , cherappreſenta il patto , e la
morte di queſta buona ſemina.
H E N- ln quel tempo dunque, che queſta fe
mina reſſe ilPapato, la Chieſa riceue vn gran
pregiuditio , e tutte l’ordmationi da leifltte,_e
tano vane , come l’aſſolutioni.
AN. Non ſu-in queſto tempo nella Chieſa
mancamento imaginabile.perciò che in eſſa non
puotè mancare il Capo, ch’è Chriſto, da cui pro
uiene lei-influenza della graitia , egli vltimi effetti
de’ ſagramentLNon fù ne anche per il medeſmo
Capo mancamento in coloro , che con diuotio
ne, econ fede gli riceuano, ſupplegdoin loro
con la ſua gratia l’iſteſſo Chrìſto, a’quali l’igno
ranza ſcuſaun. E‘vero, che ne queſta, ne altra
Donna era capace di poter riceuere, ardire al
cuno, ne poteua aſſoiuere da peccati , e gli ordi~
nati dalle ſue mani doueuano di nuouo ſarſi or
dlflv‘u‘e; mà ſupplendo in loro Chriſto come hò
derrjtgncgn la ſua gratta non biſognaua altra E2:
Vigilia feconda. 555
H l-N. A me piace aſſai l‘opinione del Panni
\3
u_
no, che vuole , che queſta ſauola di Gionanni Fe
mina mafieſſe della ſporca vita di Gio XII , il
quale par la potenza d'Alberigo ſuo Padre eletto
Pontefice ancorche giouanctto, Fece di mille dis
honeſta , e poi ſi diede in preda a diuerle Con
cuhine , la principale delle quali hanendo nome
Gionanna liaUta ſorſe dato occaſione di ſar mor
morare , che qurſta Giouanna regeſſe il Papato.
Il che poi haueranno creduto i poſteri eſſer ſtata
vera Iſtoria. .
A N. Mi perſuado , che poſſa eſſcrcosi; mä
raccontatemi qualche coſa di queſta nona Papeſ
{a Giouanna.
H e n. Che volere‘ch’iovi,racconti. Ella ds
minò Roma , ella diſpensò le cariche , ella vend.
la giullitiadiuina, Schumann onde il pouei'i
Papa più innocented’opere , che di nome , non
s’auede , che gli Eretici. ſmaſcclano dalle riſa,
nel vedere vn’ Arpia giudare la Naue di Pietro.
x A N. Come s’accommoda la ſuperbia Roma
na all’odioſo commando d’vna ſemina?
' H E N. l ricchi, ei poſſenti hanno tutto quel
lo , che vogliono, perche , Omnia per pecuniam
faflflfunt. lpoueri non hanno ſegmto, lazplebe
non ha capo. l Corteggrani riempiti di ſperan
ze pretendono , chela leruitù ,e l'oſſequm ſupe
rino l’auaritia , onde per queſto non ſi veggono
di quelle riſolutioni , che meritarebbel’inſolen
za d’vna ſemina regenre.
' A N. E poi vogliono fermare le lingue . e le `,
penne ? Stupiſco , che i l’rencipi ſofferiſcano
queſt’ infamia d’adorare vn Pontefice , che fi la
ſcia reggere e guidare da vna ſemina.
H e N. Non è dubbio , che rutti gridano , mà
però vedendo , che da lei ſolamente dipendono
Ee 2. gli
556 Dell'Anima di Ferrante Pallauirino.
gli arbitrìi del Papa, procuranodi guadagnarla
co’ doni, corrompendo le ſueafſettioniaſorzsr
d’oro.
A N. Gran vituperio della Santa Sede,
H E N. Credetemi , Amico , che tutti ſoſpi
rano Ia memoria glorioſa di Papa Vrhano, e [è
poteſſeeſſcre rauuiuato lo crederebbero vn San
to, perche il paragoneè quello,-che dàil prez‘
zo alle coſe. a
A n. Io non credo certo, che poſſa ritrovarſi
vn Papa pegſgiore d’Vrbano , 8t e‘tanto poſſibi
le , ch’egli ll ſaluo , quanto è poſſibile , ch’vn
campanile voli per aria. Sentitenc vna ſola, o
flupite.
H e N, L'aſcolto-volentieri, ditepnre.
A N. Giurano i Cardinali nel Conclaue molte
coſe 5 Primo di mantenere la pace trà’ Chriſtiani
Prencipi.inanimandoli ad intraprendere la guer
ra contro il nemico communedclla Chriſtiani
rà. Secondo, che tutti i Magiſtrati della Stato
Eccleſiaſtico , fornito il proprio vfficio, rende
ranno ne’ luoghi illeſii, doue l’hanno eſſercira
to, ragione della loro amminiſtrarione. che vuol
dire ſtare a Sindieato. Terzo, che nell' elettione
de’ Cardinalidoueranno hauer riguardo ad in
contrare perſone, eheſiino di buona vita. di co
ſtumi i'ncorrotti , d'ottima fama,-_e di non ordi- ‘
naria litteratura. Warm, che oſſerueranno pun
tualmente il Decretodi Giulio Terzo , di non
create due fratelli Cardinali. Quintoxli non a
lien-are i beni di Santa Chieſa. V1 ſono degli al
tri particolari , che non mi ricordo, perche que.
ſti ſono li più eſſentiali. Ditemi dunquein gra
tia, ’quali di queſti giuramenti hàoſlèruari Vr
barzo? Egli_ hà ſacro guerra, e nodi-iti gl'odii
“a Pr"m-"P‘Chriſtiani,L hà conferito perpetui i
Magiſtrati ,
Vígifia [honda. ;77
Magiſtrati, Sti Gouerniài Nipoti,òvero vcn
duti all’ incanto; nell’elettioue di Cardinali,
non hà penſato, che à far creature , che valeſſcro
à ſoſtcncre l’autorità de’ Nipoti , ſia eletto due
fratelli Cardinali; hà alienato i beni della Chieſa
per arricchire la ſuaCaſa. Che più poreuaſare?
H e u. Tutto é vero, ma lunocentio Decimo
ha ſattolo ſtcſſo, 8: altre tanto di più. E quel
ch’è peggio, ha laſciato calpeſtar il proprio ſan
gue dalle bizzarie , e dagli odii della Cognata.
Leuandoil Capello à. l’auſilio per leuarli il c0
mando , 8t obligandoloà nozze, che non erano
punto di ſua ſodisſattione.
A u. Hauerei grandiſſimo piacere d’intendeñ
rei particolari di queſtadonna Ofimpia , perche
mc li figuro curioſiffimi- Le Satire poi debbon
volare. .
H e R. Ne vengono dette molte; mà quel‘
che le ſu fatta vedere co’ propri occhi la conſti
tuì nel grado dell’ impatienze,che diceua, Olim
pia num* Amin. Per queſta cagione hà fatto lan* ſjee

guire nelle Carceripiu di cento innocenti.


An. Porche il reo non ſi àluiilgiuſto pera.
H-EN . Circa poi altri particolari è ſtato
ſcampato vn librertocol titolo d’Epitome della
Vita di D. Olimpia Papeflà .. che m’ha fatto
ſhaſëelar dalle riſa. '
A u. Deue eſſere pieno dicurioſità, e deue
pungere alla gaglinrda.
H a N. _Potete imaginaruelo.
A- N. Hauete conſeruato memoria di qualche
particolare curioſo? .
H a i:: Ne racconterò vno, che baſterà perin
altri.- Vn Cameriere di Sua Santità ritrouò vna
martina nel letto del Padrone vu Pendente con
ma perla di grandiſſimo prezzo. Egli imagi
Ee z nau
358 Deü’ Anima di Ferrante Pallauicíno ,
nandoſi forſe quello , che era, attacco la perla à i
piedid’vn Crocifiſſo , che era ſopra d’vn Tauo.
lmo Vicino al letto. ln tanto D. Olimpia auue
dutuſi mancare la perla vgualmente intereſſata ,
e ſuperba, diede nelle ſurie , e fece andar pri
gione la maggior parte della ſua famiglia. ll Ca
meriere,c’nc haueua ritrouata la perla, vdito i ru
mon,corſe dal Pontefice, dandogli parte del ſuc
ceduto. ll Papa portò in perſona la perla à Don
na Olimpia; mà ella dubitnndo , che ſi ríſiipcflè
d’eſſer ſtam ritrouata nel letto del l’ape, fece car:
cerare il-Camerierez 8c aecuſändolo di furto l’ha
fermato in fondo di Torre, doue pur ancore fi ~
ritroua. ` ` __
A u. Ai debbono c‘orrerei giudicn,che ſe ue
facemmo per Roma con grandiſſimo ſcandalo
H e N. Laſcio conſiderarlo à voi.
'A N. Ditemi qualche altro particolare.
H e N. Volontieri era ;in Roma grandiſſima
eareſtia di Fermento à ſegno tale, che chi non fi—
ceua prouilione di pane la mattina , la {Era non
ne ritrouauaà qual ſ1 voglia prezzo. Alcuni Mer`
canti aſſalirono Donna Olimpia‘, egli offerſero
‘vno ſcudo d’argento del ſtaio , perhauernel’e
ſtrattione di cinquanta mila ſtaia. Sene‘conren
xò D. Olimpia. à hebbe il denaro; mà hauen
do queſta cſtrattione accreſciuto eſtraordina
riamente il prezzo , il popodo vedutala vn gior
i’n Carouaſi poſe à ſalutarla co’ ſàſli , ondea‘ fa‘
tica pote ſaluarſi inS- Pietro , potendo ricono
ſeer la vita delle ſue guardie , che :ì viua Sona la
leuarono dal pericolo. ll Papa in 'grandiſſimo
terrore di ſamedeſimo trouò vu’ eſpediente di
fermere- la furia del Popolo col gittare del pane ì
quelli genti affammareó ll che li riuſcì.
An. Grand’ imprudenn di chi comanda il
M
Vigilia ſètondrr- ”9
A' dar occaſione al Popolo di qualche nouità , per
,J non poter ſofferire la ſame.
..i — H eu. ‘Me nc ſouicnevna Bella.
i A N. Ditelain gratia.
z' H e N. Alcuni Religioſi non potendo ſoſte
.ñ nere il Celibato hannoofferto àD. Olimpia cen
. to milla ducati, accioche loro permetta il pren
ſi, ' der moglie. —
t A N. (Eeſti Religioſi al ſicuro non Erran—
no Gieſuiti, che non ſieurarebbero di tal im
paccio.
.fl H e N. Veramente in queſta_ coſa ſola invidio
1n la felicità à’ Religioſi , che non ſono obligati ad
i.) vn peſo , à ſoſtenere il quale . ſi perde per ordi
' nario il ceruello , e la vira.
A u. Tutti deſiderano quello fiato di vita ,
’. che non poſſeggono , e bramano ſempre quel
.’ lo , che non hanno. Niuna coſa hò piu deſide
‘ rata nel mondo , che la moglie , e mi pare, che
J la Chieſa ſi ſii ingannata molto nel negare à’ Re
J ligioſi la moglie.
r)- H't N. O Dio , che mi dite! ſi
4‘ A N. D\C0 quello, che ſento,e quello, che cre
4 do , che ſtarehbe bene. Habbiamo l’autorità di
-o Dio , che nel principio del mondo diſſe: Non
f è bene , che l'huomo ſtii ſolo , dunque ſe non è
,il bene che ſ’tii ſolo , perche negarli la moglie P
f, H E N. Perche ſe ſono iReligioſi tanto aua
s‘ ri , tanto forſanti , ſenza hauer flgliuoli , che ſa
rebbero quando ne haueſſero? equando la ge
”; nitura li obligaſſe ad arricchire il ſuo ſangue?
A N. Veramente. Che a] preſente non hanno
figliuoli ſe bene corrono ſotto il nome di Nipo
"j-t.
"i
\
‘A4*
te? Anzi vedendo non portrlilaſciare ricchi {L
loro modo fanno mille ſimonie, e mille ſpor
ehezzi. Sei Sacerdoti haueſſero moglie perde
~ , E e 4… rebbeſo'
;60 Defl’dnima di Ferrante ?Manic-ina,
rcbbero quel ſomite, e ſarebbero ſorſe in mag_
gior veneratione; perche gli huomini haUereb.
hero minor timore di loro, 8c eſii, col tenere
ſerue giouani , coi dar titolo di ſorelle alle mere
rrici.con darebbero tanto ſcandalo,
H e N. E‘ vero, ma biſogna vbbidireà quello
ha decretato la Chieſa.
A n. lo non nego queſto, ma tante coſe ſiſi:
no regolate ne’ Conci ii , che non ſarebbe Fuori
di propoſito il dir regola anche à qucſto. Mentre
habbiamo uclla nobiliffima ſcrittura ,~ Ch'è
dottrina del emonio il prohibir i matrimoni.
H e N. Mi ricordo hauer letto nell' lſtoria
Tri rtita , che vno nel Concilio aſſerì eſſeí' ne
ce arie le Nozze à’ Sacerdoti,8: tentò ogni poſ
ſibile per eſonarlo à non obligareiSacerdotial.
celibato.
A N. Si leuarebbe certo vn gran ſcandalo . e
ſi ſarebbe vn grand bene al mondo, co'l dar mo
glie a‘” Sacerdoti. I tanti, e tanti, che portano il
Cimier di Cornouaglia, ne ſarebbero ſènza,ſe
iRehgioſi haueſſero hauuto moglie; perche chi
non hà_ del proprio è in neceſſità à procurarne
dagli altri: 5t il furto per viuere viene permeſ
ſo dalle leggi diuincöc humane. ,
H e N. intenderci volentieri, pet-chela Chi:~
ſii prohibi a’ Sacerdoti il maritarſi,
AN. Le ragioni ſono molte, non sòſë po
tro raccordarmene.Prim0 perche la moglie VUol
tutto l’huomo, 8c chi ſerue 'a Dio non deue ha
uere alcuna diſtrattione. Secondo , ſe rieſcono
i Sacerdori auari per se` medeſimi, che ſareb
bero, quando haueſſero vna moglie , che per
ordinario non sà ſe non profondere e diſperde
re ia facolta del marito. S'aggiunge chcmttí i
peccati dell’ huomo contro Dio prouengono
per
`
Vigilia ſecond”. :Fr
'3.‘
BNL
`J-`RL' fit ordinario dalle donne. Adamo per vbbidiro
alla donna tranſgediſce al precetto diuino. Sa
lomone per compizeere alle donne dana incen
ſoà gl’ldoli; per leuar dunque queſto diauolo
domeſtico dal fianco dell’ huomo ſe gl’è pro
hibito il matrimonio. Quaſi che ſidiceſſe: Sa
cerdote Voglio, che tu fiaimpeccabile, e per
ciò non voglio, che prendi mo lie. Per vltimo:
Dio è tutto pietà e tutto hone à , eperqueſto
A hà _ſtimato bene' la Chieſa il prohibire à’Sflcer
doti il matrimonio; mentre fece Dio morir O
zia , perche hauendo la notte hauuto commer
"_
\:
-I
u
" cio con la moglie, ela mattinatoccaſſel’Arca.
Vi ſonno dell'a‘ltre ragioni molte, ma paſiiamo
à qualche altro diſcorſo, eſſendo hoggi mai
fianco di parlare di Preti, e di Religioſi.
He i1. Volontieri, e che volete, chediſmr
N… riamo di puttane ?r
An. Ne anche di queſte, perche ſe bene nel
mondo mi piaceuano aſſai, hora che ſono 'ſpo
i"…
;-:-,
e..` gliato della carne non prouo più gli ſtimoli del
la carne. Deſidero vn poco d’informatione delle
’Î'ZÎLI*
coſe del mondo , e de gl’intereſſi de’ Prencipi.
Han. Seruírò volontieri alle voſtre ſodisſatv
tioni; ſe bene non hauendo io alCuna commu
nicatione co’ Gabinetti de’ Prencipi , dirò ſola
mente-le cole, che ſi veggono,~ e- che fiinno tutti.
. An. Tanto mibaſtm
` HEN. La Francia primierem‘ente dopò la
morte del Rè Lodouico Xlll. ſotto la direttiÒneì
della Regina proua grandiſſime agitationi. ll
morino principale è la perſona dei Cardinal Ma
zarino ‘non potuta ſofferirſi da’ Pi-encipi del~
ſangue, e perciòne ſono ſeguire prigionie, ſolle—
uarioni, emille altriinconuenienri. ‘
Aus. Douerebbe Mamme cedere- all-.i ſor-—
Exe 5.- tuna
562 Dell'Am'ma a'ì Ferrante PaHauicíno,
runa, e raccordarſt, chele piante Italiane di rado
hanno germogliato nel giardino della Francia.
H E N. Volcua egli partire-;ie s’era licentiaro
dalla Regina , che gli ha~ſÉmpre prohibito la
partenza , non fi sàſe per politica , .per amore.
ò per neceſſità.
A u. Debbono mormorare in Francia alla
peggio?
H E N. Credetelo pure.
A N. Come è infelieela conditione de’Pren
eipi. Qu_a_ndo hanno vn Miniſtro alto,diſintereſ—
ſato, efedele , vſano iſudditi piu potenti ogn’
arte per farlo cadere , per debilitarin queſìa ma
niera il commando ſourano. Se il Prencipe ſe no
priua , è rouinato , perche non v’è più alcuno‘.
che voglia ſeruirlo fedelmente . già che vede il
premio , che ne riporta la fedeltà. Se all' incon
tro vuole ſoſtenere il ſuo Miniſtro , ecco aperta
la ſtrada alle diuiſioni, alle diſubbidienze, e quel
lo ch’è peggio , alle rebellioni.
H a N. Coſi è. perche il Ducad’Orliens vníto
à' Prencipi del ſangue hà neceffirato la Regina à.
fuggirſene da Parigi, 6c ad abbandonare quelle
bell’ impreſe , che principiate da Richelieu co—
ſtituiſcono la D'ancia in ma Monarchia vniner
ſale. Di che approffimndo la Spagna è riſorra
poderoſa , &inuincibile . nell’iſteſſo punto che
ſ1 credeua abbattura e morta. '
AN. Wanda ſeguì la mia morte , non era
la Spagna in ſtato coſi cattiuo, come mi rappre
ſentate.
H E rt. E‘ vero , ma le rebellioni di Cattalo
goa , e di Portogallo, quelle di Napoli , e diSi
cina, le torte hauure uellaFrandr-a , enella Ger
mëmailtaueuano ridotto la Monarchia Spagnuo
‘h m V11 ſtato Pamlitico, 8c i0 pennè lacyedeuo
"JAP‘
`

Vígiſia [Ei-onda. ,6;


caduta, ma in vn ſubito è riſorſa, econtinua
con le ſue ſolite maffime à renderſi arbitra del
mondo.
.A N. E come hà fatto à riſorgere E
H E N. Col diuidere la Francia. Hà ſèminare
diſcotdie tra’ Prenci i, hà nodrito geloſie ne’
Commandanti , ha tto naſcere riuolutioni ne
i popoli , onde in vn momentoè riſoi-ta.
A N. Come ha fatto aquietnre le riuolutioni
di Napoli .P
H E N. S’è ſeruito dell’ inganno. Hà plaeata
"LM
"-‘,.
eó~. ia plebe con le promeſſe , ha diuertito i Grandi
con le ſperanze, ha ſarto morire i Capiſotto va
ri pretefli , onde gli è riuſcito ſtabilirſi di nuouo
in quei Stati, che ſi credeuano per ſempre ſmem
brati dalla Corona di Spagna.
A N. Veramente nell’ aſtutie non han pari gli'
Spagnuoli. La Catalogna come l’hanno ricu
Wüxkó`xzël`ónù
Y-Ìſi erata?
H r. N. Non l’hanno ricuperata affatto , mà la
vanno diſtruggendo , mentrei Franceſi , che al
preſente la commandano , ſanno lo fieſſo, ſorto
ſpecie di diffenderlañ Enon v’è dubbio , che’,
Camiſani' ſi darebbero valentieri nelle mani de'
Spagnuoli, ſe non foſſero fermati dalle forze
de’ Franceſi , che di~c0ntin`uo li tengono 0p—
preſſi , e li ſanno ſofferire quella tirannide-, che
credeuano di sfuggire dalla Spagna.
A N. Che ſi fa in Portogallo? `
H E N. Attende‘quel Rè giuſtiſſímo ,e ſapienñ
tiſſimo àriordinare il ſuo Regno , e viue tanto
in
da’ ſequalie
fieſſopiù
, quanto
adoratonel
checuore de’ ſuoi
amaro. popoli
Si duole ſo—, ì
lamente con maniſeſti ,` e con ſcritture, clie’l
Papa nieghi riconoſcerlo per Rè, à ſemplice con
templationo degli Spagnuoliz- che piu-che ſacfl
' Ee 6 ciano
;64. Dell’Animu all Ferrante Paflauirìm,
ciano bene i fatti loro,non ſi curano di 6:0”sz
re quelli deglialtri . Onde vedendo il Papa oſtj
nato li protcſta, che ordinerà da ſe medeſimo
i Veſcoui, e corrono molte ſcritturein queſto
’ propoſito, e molte deciſioni di Dottori , che
gli danno ragione.
A N. Douerebbe il Pontefice raccordarſi dell’
inghilterra. ln ſomma ſono più di cento anni
l i

che i Papifanno ogni poſſibile per diſtruggere


1:1 Chieſa. Mal. che ſì fà in lughilterra?
H r. N- Och Dio.I Non me ne raccordate.
A N. E pet che P Non è- ſorſe vu Regno de'
piùpotenti del mondo. z
H r. N. Perche ſono popoli fieri , barbari, em—
pi , e crudeli. Dopò d'hauer perſeguitato in
giuſtamcmeil proprio Re; dopò d’hauerlo vin
toin più battaglie, l’hanno finalmente ridotto
in prigione, e per mano d’vu Carneſice glihan
no tolto la teſta, obligando ifigli ad eſſere peg
gio, che ſerui, proteflando eſſi di voler viuere
in Republica.
AN. lo non mi marauiglio di queſte coſe,
perche è ſolita queſta nationed’inſanguinarſi le
mani ne’ loro Prencipi. Mà, che Fa l’Imperatore?
HEN. Egli hauendo fermata la pace co'
Prencipidell’lmperio, econ—laSuetia, attende
àriſarcirſi de’danni pafläti; penſa al matrimo
nio, hà ſtabilita la pace col Turco , eſe bene ſli
molato dà .Venetiani ad accorrere in loro aiuto
mentre gli viene offerta tutta l’Ongaria , ſen
zasſoclerar ſpada. dà loro buone parole, for~
mando co’l Turco,tanto maggiormente la pace,
quanto che gli partecipa tutte l'iuſtanze, che
gli vengono di continuo Fatte.
AN. Che dicono i Venetiani.,ecome ſc I;
pallino con. ſi potentenemico?
Hem _4.,-~_ —
Vigílía fiumic- 56';
H a N. Io visòdire, che ſe 11 paſſano male , ~-É-i.-54.
poueriSignori, perche ſoli hanno conuenuto
ſoſtenere tanti anni coſi crudehſſlma guerra : e
ciò non oſtante, poco vi penſano , perche la
Città dr' Veneti-a è la ſtcſſa , ch’era prima della
guerra , mantenendo ancora la medeſima gran
ñ dezza, 8c oſtentando le medeſime ricchezze, e
pure il Publicohà ſpeſo ſin’hora, e10 sò da buo—
na parte , quaranta uattro millioni di ſcudi.
A N. Doue diauo o hanno ritrouato tant’oro;
perche sò, che la guerra dìgradiſca , quella d':
Mantoa, 8: vltimamente quella de’ Barberini ha
ueua loro ſeccati gl’Erari.
H a N. Se bene prouano aſſai mancanza di
danaro, pure non hanno toccato dìuerſi ſcri
gni , che li riſerbanoà maggioríba'ſogni. E co
sim’hà giurato perſona degna di fede.
A N. QILcſto ſarà lo ſcrigno a che chiamanr
7 imbragato , che ci vogliono tanti voti ad aprir
lo , &cè obligato à certa pena colui, che propo
ne la parte.
H'r. n. lo non sò tante cole , sò, che per ſar
danari, hanno venduti i luoghi publici, dis
fatti gli argenti.angariatì i—popolí, e tolto nel lo
ro numero Fachini , FÒrm-agieri , Calderarí , 8c
ogn’altra ſorte dì canaglia , purche haueſſero
cento mille ducati. , -
AN. Veramente} hanno» macchiata- vna- No
bilta . che non haueua pari nel mondo; mà che
ſ1 può ſare. Per diffeſa della Fede , c della Patriz
è lecxto ogni coſa. E poi con cento milleducan
ſi poteua comprare ogni gran Prencípato ; e per
ucſto prezzd ii buon Papa Urbanohauerebbe’
?atti trè›Cardinali,&c. - ~ _ - Î
H E N. Sempre la volete , ò co i Barberini , 'è‘
con Papa Urbano. ' ² - '
. Ee 7-* , Ax…
\
566 Dell’Amìm-I di antePalîauicím,
A x. La lingua corre doue il dente duole: e
ſputa ogn’hor fiele , chi hàlo ſtomaco guaſto.
Conſidera, che èvna gran cecità de r' Prencipi
l
Chriſtiani di laſciare , che il Turco diſtrugga
Uni Republica , che èſtara ſemprei’anremuralc
della Chriſtianità.
H e N. Weſta è finalità, ò per meglio dire
permiffionc di Dio , che lena i] giudicio à’ Pren
cipi per rouinarli. Perche s’i] Turco s’impoſ
ſeſſadechgnodiCandia, la Sicilia certo fin‘
cſpoſta. 311' inuaſioni z e potrà dirti [òggerra al
Turco. Nè li ſtaii del Papa ſaranno punto ſicuri.
An. Dourebbe raccordarſi pure, chei ſuoi
predeceſſori ſono ſuggiciidi Roma per timore
de’ Turchi.
H 1—: N. lnnocentio non vi penſii. Anzi auuer
tito di queſto, ſièpoſto á ridere dicendo, che
non era fanciullo da potergli far paura.
AN- V0 liaDio , che coſi non ſia. Io però
coſtumauo ire › che ci era ponga differenza da’
Barbari , e Barberini.
HER. Epurià. Vi ſtanuo nel cuore. Vole
uate ſorſe alludere à quella paſquinara z .Quad
”anſwer-unt Barbari,rfe”mnx Barberini. Wu
` do fecero ieuare quei Traui di Bronzo , che nel~
ladcuaſtatipne di Roma erano ,tante volte rima
ſtl illeſi da’ Barbari.
- A u. lozlo diceuo ,.- pçrche Roma ahempo de
iBArberini eravn’alcm Babilonia , e ſi commer
teuanqcuſe , che haucrebbero forſe inhorridiio
'gli ſteſſi Turchi.
Hc N. Ma laſciamo quefio. Voglio raccontarvi
vn‘ belliffimenecidente, ſucceſſo zii-Papa. la paſſz
m ſettimana , che in vero m’era quaſi andato
fuori di' mente. , ñ_
.A N. L‘vdirò più , che volontíèn',
H r. N
Vígilífl ſiti-nd‘. 567
“o
v:. H I: n. Donna Olimpia mandò ad vn Mona
ſtero ad acconciaie lelcuffie , 8c altre bianche—
U. rie per il Papa. Accade, che vn giorno in Fretta .
le ne furono portate dal Mouaſtero , 8c ella ſu.
“‘..
...i biro le mandò al Papa , che nel volerle ſpiegare,
vi ritrouò in vna di quelle ſcuffie vn piccolo Ri.
tratto. che da vna parte teneua il Pontefice ve
ſtito da D. Olimpia, e dall’altra ,Donna Olimpia
veſtita da Papa. .
A n. Mi fatte ridere. E‘ forſe inuentione
quella.
Han. E'pura Verità. Anzi ſono ſeguiti di
gran rumori non lpotendoſi penetrare d’onda
venga il colpo. E icrede al ſicuro , cheíè Don--`
na Olimpia non haueſſe l’intiero dominio ſopra_
il genio del Papa , che fin’ hora farebbe flata
ſc'acciata di l’allazzo.
A N. Poueri l’rencipi, che ſe bene Padror
del Mondo non poſſono hauere le loro ſodisfai
tion]. Malaſci‘amo vu pocoſtaril’reti, che c0
ſa ſanno i Genoueii?
H a N. Se bene non hanno-guerre eſterne ne
prouano d'inteſtine coſi grandi e coſi atroci, che
hanno piu volte temuta, vicinala‘chro caduta.
A N- E che coſa ſono queſte ‘guerre inceſtine ,7'
Herr. l ſuoi medeſimi Cittadini Cflnglufal’ì-ì’
contro la Patria , e ſono'poeiiimeſi, cÎhehanno
fatto di gran ſpettacoli., eaffigando
nocenri. anco-glîin
- --. i i" -
. An. ln ſomma, .queſto &il-,ſecolo furioſo.v
Non v’è angolo del mondo , che n'on fia agitato,
da moleſtie , ò da gueire. .Ch-eſa la Polonia?
H E N. ll Prencipe Caffirn-iro hà ‘dëPöfl’ó ilCac ‘
pollo, per Prendenla Corona ,’ &hä Conuemito ' i
ſubito montar à cauallo , per le riuolutioni , che
ſono ſtà? Tartari,.ef Coſacchà. ,3 .i e Î… .
. A”;
56! Dell'AnimB'dí FÌrrflute Pallauicino,
A N. Wſto hauendo l’armi alla mano aiu~
tera ſorſe l Vcnetiani con qualche groſſa diuer
l \

ſtone , perche è molto loro amico , e non hà gli


impedimenti, che haueua il fratello , eſièndo
in Compagnia che vuol dire non ſottopoſto ad'
alcuno.
H n .N- E‘ vero. màiPrencipi non hanno al
;ra amicitia che l’intereſſe , e l’hauete voi ſerit~
to mille volte nelle voſtre opere.
A N. E cheffi il Duca di Parma, mio Prencipe
naturale? ~
H a N. Egli s’è contenuto diperder Caſh-o ,
per non perdere tutti gli ſuoi fiati, 5c ilPapa l'hì‘
incorporato alla Chieſa.
A N. Che ne dicono gl’altri Prencipi?
HE”. Chi hà male a ſuo danno.
AN. Non s’auueggonogl’altriPrencipiquel~
lo, che voglia dire il laſciare aggrandire il’api ,
che in riguardo della vſurpatione de gli fiati ſono
ſimili a’ Turchi, mentre non reſtituiſconogia
mai il tolto. '
H~ r. N. E chi volete, che ſi prenda brighe per
altri, mentre la Republica Venetiána hà da fare'
aſſai, penſando ſolamente al proprio pericolo.
` AN. Che fa il Gran Duea,8c il Duca di Mo
dona. 4- .
H E N. Il Duca di Modona è* fallito marcio.
AN. Era cofi anche al mio tempo, dopò la*
guerra de’Barberini.
H: N. ll Gran Duca poi , non- vuol brighe,
ma attende ſolo ad accumulardanaro per tedi
merſì. ò‘da’ Franceſi‘, ò da’ Spagnuoli, cono
fèendoli entrambi nemici.
A N. E pure, al mio tempo-ſi moſtraua tutto
Spagnuolo. ,
H E N- Coſi doneua comportare il ſuo inte
reſſe.
Vigilia [hand-1. 569
reſſe. lPrencipi deboli fingono ſempre amicizia
non". c0’ più potenti, ſe bene internamente ſono tutti
obligati dalla Ragione di ſtato à ſempre o
dial-li.
A it. Mà parliarmo vn poco di Libri , mentre
e’auuicina l’liora, che dobbo partire.
H E N. O Dio , coſi preſto volete partire?
A N. Cio non dipende da me, ma come v’hò
più volte detto , da quella Volontà eterna , che
da regola à tutto il mondo. Hor via à’ Libri.
H i'. N. Credetemi , Amico, che il ſecolo pre
ſente in materia di virtù. e di lettere è coſi gua—
ſto, che non ſi veggono altro , che Follie , ciar
latanerie , e Romanzi , che ſanno nauſea ſino a‘
chi nulla sà del meſiieri. Tutti ſcriuono, tutti
imbrattano carta; e chi ha ſaputo alla peggio
intrecciare vna Nouellacia, ſi crede vn’Appollo,
8c vna Minerua. ~
A n. E‘ poſſibile, che fi‘à tanti Romanzarori ,
non ſi ſia alcuno , che vaglia; perche il Roman~
zo non èguellacompoſitioni coſi facile , come
voi Ve la gurate.
HE N. lo sò, che la compoſitione del Ro
manzo è materia da ſar honore ad ogni galane’
liuomo, e voi nella voſtra Taliclea ne hauete da
to ſaggio, mà ben vi giuro , che dopò la voſtra
morte non è vſisito Romanzo, che vaglia vu
quartrino,eccettuati alcuni pochi Franceſi , 8:
\
anche maltradotti. Hò iiſo aſſai d’vno ſtampato`
in Napoli.
A N. ~ Come ſinomina. ,
"v-
‘X
o H E N. Si nomina il Rè Dioſino. Hàcerte in
nentioni coſi ſpropoſirare 8c impoſſibili , che mi
hanno fatto vomitare il ſelenel leggerle. Mà
quello poi, che non ſi può ſoffrire è, che ad ogni.
periodo vuole aggiongere ò vna ſentenza , ò
’ ' 'Il
`~
F
”o DeH’Am'nm di Ferrante Paüauicino,
vn cſrmpio , òvn concetto con tanta ſgarbaru
ta , ch’io hò comenuto gittarlo prima, che rer—
mìnare la lettura,
A N. D'Hiſtorie coſa v’è di buono?
HENS’aſpc-tra la terza pane diquella del Gualdo,
A N. Wſt’ Autore m’hà ſempre dilezmo
fuor di modo, c nella ſpiegatura, c ne’gmdì
cii . ſe benei ſuoi Vicentìninon gli hanno gra
mai voluto bene
HE u. Non ſiipcre coſa ſono i Pr'oſerí nella.
Patria? `
A ÌÎ. Lo sò pur troppo. Non v’è nkro d’ſh
floric P
H BN. ll Biſàccioní , non hà ancora Rampa
to. ll Birago ſcriue à furia.
A N’. Et il Sirìdoueèöc in che fortuna?
H e n. Scacciato da Venecia , perche :mx-au;
in Sagreſtia,e diſcorrendo co’ Nobih,andaua p0!
all’ orecchio dc’ Minìſtri de i Prencípì , da’qullí
buſcnua prouiſione èandaro in Toſcana; doue
riguardato à guiſa di Carbone; gl’è finalmemc al
meſchino conuenuro partire di diſizggio.
A N. Mancq male , che non hà ancora Fatta [I
fine , che hò ſano io , e sò che la merita aſſan piu
,di me: mentre ſtìpendiato da tutte due 1eC0ro~
ne , tutte due l’aſſaffina. ›
H E N. Buon prò gli faccia., Non oſſema ì
precetti del Galateo mangiando da tutte due le
am.N. Di Poeſia . chi ci èdí buono?
P‘A
HE N. H Graziani hà ſtampato vn belliſſimo
Poema,*íntítolato il Conquiſto di Granata. che
non hà altra diſàuentura , che d’eſſere: vſcuo do
PO il Taſſo. ‘
A N. Veramente il Pocma del Taſſo è cofi
perſa” i" ‘una ‘È ſue parti a ccoſi ben riceuutî1
, d‘
7
Vigilia ſeconda- 5 71
1 dal Mondo, che l’arriuarſi non ſarà altro, che
l far miracoli. ln Lirico coſa v’è .P
l
He”. Poco di buono. Giuſeppe Battiſta hà
i
flampato vn volumetto di Rime, ma non ci è
ran coſa. ll Teſti è morto prigione.
A N. Dunque il Duca non ſ1 c mai ſincerato
della ſua innocenza.
H e N. Dio guardi.
‘i' - AN.Wandoilſoſpettoentranell’animad’vn
Prencipe vi laſcia vn’ impreffione indelebile.
H 1-: N. Felici coloro , che naſcono ſofia lo
Republichc, doue la calunnia non può lunga
mente trionfare ſopra l’innocenza.
A N. Perturto ci è da ſagem chi naſce ſogget
to, naſce ſempre infelice. E ſe ne’ Principatì
aſſoluri ſi ſoſpira vn TirannomelleRepubliche ſe
ne piangono molti. Mà paffiamo ad altro. Che
fanno i due Fratelli Manzini?
H e N. Bene certo , colmi d’applaufi , e d’ho
neri.
A N. Coſa hanno ſtamparo?
H E N. Diuerlè opere ſpirituali non molto ben
vedute dal fèeolo , che non vuole coſe di frutto.
E‘ ben vero , che queſti due in'gegni nella ripu
ratione litteraria , pare ad ognñ’ vno, che fiano
ritornati in dietro, più toſto, che andar’ innanzi.
A N. V’ingannate. Chi hà occupati tutti i
luoghi , non può andar piu innanzi. (Eeſti due
fratelli hanno inſegnato come debba ſciìiuerſi in
lingua italiana, 8t hanno conſeguite le glorie
dell’ eloquenza, onde il mondo, che ripieno
delle loro lodi , non gli può dar più , pare. che
non aggradiſea quello, che più non puote ri
meritare,
.r ‘N H e u. Sia come fi voglia, le loro ?zetema
ſl riflampano , ne ſi leggono , come ſi ceuaal
noſtro
3-72. Dell'Animadi Ferrante Pallauicino ,
voſtro tempo. E‘ ben vero, che nel tempo pre
ſente non ſi leggono volonticri , che ò dishon e~
ſti ó maledicenze , ò E eſie. Eri libri che trat
tano coſe ſimili ſono iplù ricercati, 6: i più de
fiderati.
A u. Ditemi in gratia, chelibri ſono queſli?
Non vi ſono già io nel mondo , che'veniuo cre l
duto autore di tutti li‘ libri eattiui. I
H a”. Sono tanti, che non poſſo ricordar l
mene;
A”. Dittemi di quelli , che ne conti-mate
memoria. _
H e N. Ci è vn trattatello che le Donne non
habbino anima, e che non fiino dellaſpetie de
gli huomini , e viene comprobato da molti luo~.
ghi della Scrittura Sacra. _
A N. Welt’ è vn’Ereſia antica, e queſto libro
l’hò veduta in latino,& è aſſai ſpirirofb.
Hr: N. Hora fi legge in volgare 8c hà ſano
dello ſtrepito afl'ui , perche vedendoſi in lmns
gl’ſhquiſirori , che non l'intendeuano , l’hanno
Per molti-anni laſcigtocorrere , mà vedutolo iu
volgarel’hanno dichiarato maledetto , e ſino in
conſel’ſione hanno procurato di ſapere l’Autore:
e lo Stampatore , per caſtigarli.
A n. Non era queſta tutta carità ; mì lo Face
uano per timore , chele Donne non credeſſero
d’eſſer ſenz’ anima, e per uefio tralaſciaſſçro.
di Eir elemoſine , e di dar denari, per far diſc
le Meſſe , per l’anima dei morti. ..
H E N. Ben può eſſère. Mà quello , che pl“
m’hà fitto ſtupire , è ſtato l’ignoranza de' Supe
riori nel dali-:enza ad vn Tlieologuſtro di ſtam
par vn libro contro queſto diſcorſo, il quale in
*vece ,di Confuſarlo, maggiormente lo conferma.
A N- Non fi può ſai-peggio , che riſpondere i_
libri
Vigilia [Pc-onda. 573
libri cattiui , 8: eretici , perche danno loro ſpa
gio,e ripuratione. E biſogna auuertirbene , che
le riſpoſte ſiino calzanti, altrimente ſidà della
,,"Îo
A
zappa ſu’l .piede. E por che occorreva riſponde
‘re ad vn libro , che dall’ Autore medeſimo veni
ua dichiarato per Erotico?
H e u. Anche il Tradottore ſaccua ſimile
proteſta. ~
A N- Tanto peggio. Ma ſeguitate gli altri.
H E N. Vi tono due libracci , l’-vno intitolato
Simuaganze , el'altro Enormjtà della Francia.
A N. Coſa contengonoin lolianza? “z-..

H E N. Riſpondono à quel libro della ſourana


giuriſdlttione del Rè ſopra la Politia dell-i Chie
Là. V’è certo dell’ eruditione, e qualche coſa
di piccante . mà nel rimanente non contengono
altro, che inuettiue , emaledicenze intoppor
:abili controla Francia.
A N. Gl’Inquifirori non dicono-nulla di que
ſti libri,eh?lo melo vado imagmandoanzi haue
ranno per auuentura tenuto mano allaſtampa.
H E N. E‘ ſtato vn Domenicano , che nomaſi
il l’. Santi , chegli hà compoſti. onde coſa vole~
te , che dicano , tanto più ch’è opera , che fi
per loro. Ne ſgridano ben i Franceſi, onde han
no Fatto bandirdaVenetia il detto Padre , 8c v_
noflarppatore . che ne haueua tanto dicolpa.,
quanto n’hauete voi. . _
A N- Non mene mamurglio perche è coſa or
dinaria.
H e N. S’è veduta vn’opera intitolata Anima
di Rhenier Zeno Can. e Procuratore.
AN. Coſa contiene queſt’ opera , ch’io per
me mela figure curioſiffima , hauendo molto
ben conoſciuto queſto Senatore , ch’era yna te
ſta di grandiſſimo ſapere , e di gran commando,
ſe bene
i
574. Dell’Am'm-I di Ferrante Padania-im, \
l
ſc bene perla ſua bonta haueufl digran nemici.
H e n. Fingono in detra opura, che'l Cana ›.- ñ—z -ó —. ñ-

lier Zeno diſcorrain víſione ad vn amico de gli


intercſiì publici e‘ particolari , con mille altre
curioſirà.
A N. Come facciamo noi al preſente?
› H'a-N. Giuſto pcrapunto. Anzi hauendo io
raccontato à diuerſi gran parte de i diſcorſi , che
hubbiamo hauuto inſieme, ſono flan’ poſti in
fieme , e ſtampati in vn volume, che viene iſti
mato aſſai , e lo biaſi mano ſolamente gl’ignoran
tiòziſemplici. ‘ .
A N. Mi ſpiace , chefi public-mo qucſte coſe;
perche ci è vnn gran differenza dal parlare con
vn confidente , allo ſtampare per tutti. E guarda
ceui V0i , che non v'interuenga qualche coſa.
H E N. Frà te non lo ſaprai, perche ſui ſolo:
Mà hauercbbero troppo che fare gl’ lnquiſiron
ſe voleſſero prenderſi briga di tutti li libri. Ci è
la Statera de’Porporari, chedice male di wc
tí ll Cardinali viuenti , comeſe foſſero vna man
dga diBriconi. Ci è il Parlatono delle Mom.
c e.
A N. O che titolo curioſo. Supera nell’inuen
ſione il mio Corriere Sualigiaro.
H2 N. ll fitol0è bello, non ſi può negare;
mà vi ſono perenrro tante dishoncfl’à, e tante
improprictà, ch'io per melo condanno al fuoco.
A N. Haucre ſempre odiare le Monache , 0n
de non mi marauiglio ſe non potere vdire ne :m
cliei loro diſcorſi.
HE N. Ci è la vira di Donna Olimpia , come
v’hò detto nel principio, tutta piena di Sam-e
contro la Corre di Roma che vbbidiſca ad vm
ſemipa , e contro il Ponrofice , che laſci gover
nare il Paparo da gli affetti d’vna vecchiaccìa.
Ax.
Vigilia fermia- 5-7;
I‘ A N. Non mi manuiglio chela Naue di Pie!
tro cumminci à patire naufragio, già che hà al "…zu-_.5
_ñ..,.
…none vna ſemina.
H e N. Corre vu libro intitolato Nuda 'wri
”6' , aſſni curioſo.
A N. Coſa contiene?
H EN. Parla in riſtretto contro Gieſuiti , o
contro gli ſteſſi v'è pure la Monarchia Salipſhf
rum . c due Trattati delScoro Parmegiano.
A N. (Lando gl’ingegni non ſanno ſar altro’,
fi pongono à ſcriuere contro Gieſuin , che final Î-r—
mente ſono in queſto ſecolo i Prencipi de gl’in
gcgni, ne vi ſono i più belli libri in ~tutte lo
ſcienze delli loro.
HE N- Detteil vero;‘eccetto però nella po.
Ln lirica. nella quale in verità non hanno colpito
molto, dpi-eſtimono ſcriuere affii meglio; 8c
‘ſi
.K-
il Ribadinera nel voler impugnar il Macehiauel
lo l’hà comprobaro , e reſo più coſpicuo.
A N. Non voglio diſſcntire da voi, ſe bene vi
ſarebbe, che dlſC- Ma. che altrilibri ci ſono?
H E N. Mancano. V'è vn libro de ſ/În'ù Pon
xififlum ad Principe: Clariſiizmo:. Vn’ altro, de
Hard? Romana 710[HK temp-aria. Vn’altro, Au—
uerrimenti al Papa gl’ lnquificori , che ſanno I
" perderla ſede, e prevaricare nella Religione.
A N. Io credo non voler ſaper altro.
H E x. Mi ſouulene d’vno ch’è belliffimo. 7
A N. Come ſi chiama? ,
HE N. Dialogo nel quale con l’autorità de’
Theologi , e de’ Sami Padri , fi proua non p’ecf
carſi più nel ſecolo preſente.
AN. Weſta è vm dottrine curioſiffima, o
bhe venira abbracciata da tutti; mà vorei , che
me nc daſte qualche proua ſe ve ne ricordare.
H E N. Dirò‘qualche coſa di quellok che hò
. potuto
576 Dgll‘Anima di Ferrante Puüauicino,
potuto ritenere in vna lettura corrente, e con
pochiſſima applicazione.
A N. L’vduò muito ben volontieri.
HemPrima dicono,chcl`homicidio non èpec
caro , perche s’è prouocaro huomo per uccidere
chi lo prouoca. Vim "vi depeüere lite:. Se l'ho
micìdio viene per vn ſubito moro di celeri
quei mori ſunt in nubi: ſine nobis. A caſo`penſa~
to ſi può vccidcre vn calunniatore, vn reſtimo—
nio falli) . &anche vn Giudice per [alture 1.1 r1
purarione, eia vita. E tutto queſto hà 111m!"a
di molti Thcoiogi , i quiii anche affermano 3
che la madre può vccidereil figliuoio , cheha
nel ventre per Fuggire i pericoli dei parto, Ò -
quelli riçll’mflimia, quando veniſſe ſcoperta grz:
uida. E coſi va dilcorrendo , con le autontl
pci-tum h genìri d’h-omicidii. .
A N. Dunque conclude, cheturti ii generi
d’homicidii ſono ſcuſabi]i,c lontan dal peccato?
H e N. Coſi apunro. Horlèmire del ſono. U
rubbar, che fanno i poueri , non è peccato, PCT
che la neceffirà eſenta tuttele coſe. Se il ricco
rubba , e lo E1 per mantencrſi condecoroen
purarione , non pecca, perche_ gli huomini gran
di deuono mantenerſi nel poſto nel quaieſhno
nati. Né può eſſer obliguto alla l'eſtiturione,
perche ciò ſarebbe, ò con ſconcerto della iui
fortuna . ò con perdita della riputatione.
A N. Che felicità l’eſſer nato in queſto ſecolo,
doue ſi può vccidere , e rubbare , ſenza ſcrupo
lo di peccato!
. He N. Ci è di meglio; :tutto però conl'o
pmionedeí Dormi-i. ’
A N. Che dinuoio può eſſere _P
CME cpu. Pmuanlo , cheia Sodomin non èpeç~
”ma con a moghe 2 ”drawn-dum lai:
Jmm I
7
Vigilía ſècmdfl. 577
i dimm , e poi co’ Ragazzi adewìtandafiflndala.
' 1, AN. Non piu in gratia che m’hauete ſtordito.
In farti queſto è vn gran libro, eſopra queſto li
Frati debbono penſai-(i multo bene; perche non 4—1-1——


çſlëndpli piu peccati nel mondo‘, non .fi faranno

più clemoſine , e cofi i poueri Frati morirebbero
di ſame. * -
H E N. In verità , ch’è vn gran libro, nè lo
dico per burla , perche proua tutto con cinque .
Òſei Dottori . che non sò come fi potranno con-y
vincere. ò interpretare.
A u. Di queſto douerebbero ſar ſchiamazzi -Îfl'ñ'

gl’lnquiſitori, non di qualche coſucci'a amoro


[à ſenza olio , e ſenza (ale,- ma queſto e` l’infelí
cità , che ſi piglianole Molèhe , e lì laſciano gli
Elefantí.
’. He”. Nelle coſe picciole, non ci è gran ſatiea.`
' A N. Mà è tempo, ch'io parta,venendo richia
_ r‘natò da chi m’hà, per ſomma benignità,per~
. r meſſo lo ſtar ceco queſto poco di tempo.
’r He”. Vanne Spirito dolcifiimo, e ricordati,
e che t'attende vn fedeliflimo amico.
A N. Venirò , purche non mi venga conteſa.
. E ri prometto , già. che fi publicano queſte Vi
‘, gilie , d’mſegnarti con la moralità il vero ſèn
, ciero del Paradiſo.
;'- Heu. Non vogliamo parlare de’ Gieſuiti P
‘, A u. Anzi parlando dl loro. Reſta in pace ,
Addio.
Fl
HI N. Addio caro, Addio.

[Ifine defls manda Vigilia.

Ff LG
573
L O .

S T A M P A T O RE,
à chi hà letto.
Ono di taz” prezzo faperedi Pdl/d
Suicina . ó* egli èſtata 'un’ Ingegno caſi
ſtimato , che la?) creduto di ſòdisfare al
la tua curioſità col communicarti colle
Stampe , *una Lettera, cla’ egli i”
tempo , che ſi ritrouaua prigione. Non ti
fiafldalezzare, [è ſi paragona è Cbríſia,
perche :rà i tormenti d’vn Camerano , ſono
fiflfizóili tutti i delirii, Amami.
57’

Copia di Lettera ſcritta da Ferrante Pallauicino ,


nella ſu: Frigionia in Veneti: , per il Cor
ricro Sua igiato, All’ llluſtriſſ. è( Eccellen
tiſſ. Sig. Marcheſi: Aleſſandro Pallauicini.

IlluſtrtſſÌ ò- Ecc. Sig. mio Parente , c


Padre” Colmd.
"
E vltime di V. E. nelle quali dc
,- ſidcra informationi del mio ſtato
J ion`mi cagime tardi. Haurzmnu
`\Ì“ '06','- 'L‘ pero cccallone d’mcomrame la.
,_ ’JR nlpofla vnn relatione delle mie
calamirari , le quali douranno
compaffionarſi dolci, come infortuni d’vn ſuo
partialiſſimo ſcrunoro, non meno. che affctruo—
fiſſimo parente. Sa pia dunque V. E. qualmen
te ſono già due me , ch’io ſono prigione , ò pc
meglio dire dannato; e quanto ne‘ coſtumi ſon
più diuerſo da Chnſio, tanto ne’ parimenti li ſo
no ſano iù ſimile. Non mi manca hormai altro,
che la rocc, Se' confrontare le mie pene,all’
originale della. iluinpaffione. Mà forſe quella
longa prigionia è PIU tormentoſa d’vna brcue
morte, ancorche crudele. Contro di meſe non è
ſeguito il Concilio adunaro contro di Chriſto,
ſonui ſtatc almeno le maſſime in (l'uello propo
ſte, à fine di determinare quel Sacri ego eccidio:
Hic homo multa [igm-fari:. Forte -umientRom-mí,
ó* tal/mt. Ò-c. La inuidia degli emuli, che non
pariuano l’aura di Quella poca fama, quale ac
quiſtanſi , quaſi miracoloſamente le mie debo~
lezze, hà fondata la malignirà. L’intereſſe di ſta
to, per non irrirare il dominante ni’ Romani le
Ff 2. fomen
580 _ Lettera l
fomenca, come dichiararì meglio à V. E. la
forma dell’eſecutione. In queſta non riferiſco
vn Giuda, poiche in queſti tempi è più difficile
il ritrouare vn Apoſtolo ne' Collegii di tanti
Giudi, di quello Foſſe in altri ſecoli eſtraordina
rioiltrouar vn Giuda trà gli Apoſtoli. Fui pre—
ſo doppo dcſinare , come Chriſto doppo cena,
ne la dlffCTCDZfl pregiudica al confronto, poi
che egualmente ſi piglia ne’ S. Euangeli deſina
re . e cena con indifferente proportione. Segni
per appunto , all’lior , che doppo-il colloquio
con alcuniamici , eromi ritirato nellamta-ſtan.
za , come quegli doppo il ragionamento à’ Diſ
cepoli , eraſi ritirato nell’horro. Precedeue.il
ſegno in aggiuſtata conformità delbacio Giu?
da, mentre da uno, che precorſe ll ſatelliti , ſul
fermato in caſa loro preda, con amicheuole pre
teſto d’obli armi all’attendere vn certo Cauz
liere , il qua edefideraua d'abboccarſi meco per
ſuo piacere. Sopragionto dunque d’improut
ſo, ſui im rigionata z ne in corro viaggio diterñ
ra ſcorſe a opportunilàrd’alcun ſtrapazzo , poi
'che in uello delle acque doueuo con maggiore
verità gurarmi il traghetto di Caronte , & il
paſſaggio all’onde Stlgie. Non p‘oteua apparire
falſa la imaginatione, mentre l’oſcurità del luogo
in cui mi ſu affignaro il carcere p0teua ragio
neuolmenteeffi iarmiilregno di Plutone. Non
ſui ſtraſcinato a_ vn Tribunale all’altro, accio
che ſoffi priuo di godere anco ‘quel poco di Feli~
cità , ch’arreccarmi poteuano alcuni, ſe bene
breui momenti di luce, ò pureàfine di tormi
totalmente ogniſperanza di iuſtificatione,on
de hauer potelſi la certezza ’eſſer condannato.
1;.a mia innocenza però non hà hauuto miglior
~ aumento di quella 'di Chriſto. Tutto il ſonda
mento
di' Ferrante Pallfluicina. 5!:
mento conſiſte nell’ E”: duo teli” depoſita—
run:. ó:. parole compendioſe nelle uali ri
ſtnngcſi ſommariamente tutto il proce o. L’ac
cuſatorc è Monſignor Nuntio di S.Santità, il
quale mi hà rappreſentatoà queſta Screniſſ. Re.
publica eo i titoli piu opproliriofi di bcſtemmia—
tore, e ſcduttorc di tutta la Chriſtianità contro
il Pontefice. Ratifica le ſue accuſe con imagina
ti preteſti d'vn libro vſcito in luce ſenza mio n0
mc , mà però confuſo con vn miſcuglio di let T--_ñ'ñ
'fra-i.
tere, che altre volrc furonno mie, e di altre
aggiunte , lc quali ſoſtengonola querela. L’ac
cuſhtorc però, come zelantc Miniſtro del ſuo
Padrone, e come finto conſeruatore della ſede
commune,ſi fà Capo della Turba,-ncl gridare
contro di me, Crucffigaturflecennandomide
gno di morte. Ne mancano inuidioſi, ò altri
ſuoi adlierenti , li quali eſclumanoàvoce picn
Crurifige, Cruczfige. Non manca quiui, anci
rn la competenm meco d’vn Barabba,quale d:
Conſenſo del Nuntio medcſmoſilicentíam la.
' ſcia in liberta,c.queſto è lo Stampatore, che,chi.1~
-
’tamente colpeuolc nella publicatione di tal li
bro, dnueua portare la pena di tal contrafattíone _'.Îl‘
al publico Decreto. Ne baſta allatiranníca cru
"’1..`"L‘. deltà , di quello il vedermi mortificato , ſe non
co‘ flagelli , come Chriſto, con gli affanni d’vna
'filonva
a P rivionia,
a trà iù'horridi atimenti,
, che poflîmo circonſçriuere l’lnſerno. Come all’
‘.—É‘íl‘
hora per Cliriſto diuentarono amici Herode,
el’Ilato, non altromente raſſembra, ch'io fat
to pegno di lbdisſatrioneàs. Santità. ſerua à di
* moſtrardi rapzacjficntionez e di buona intelli
587. ' [Ater-I
”attengono queſti S. s. trà’ intolerabili bon-on',
c ſe bene la giuſtitia loro , come inuariabile ri
ſponda con PIlRÎOJVBZÌRM mufam ire-veni”, men
tre non poſſo eſièr conumto reo;e quando anco
foſſi conuinto . non tengo colpa, la quale debba
da loro punirſi : con tutto ciò il Capo della Tur
ba accennato perſeuera oſtinatamente in gri
dare Crutifige, e l’intereſſe di ſtato, eſclama
anch’egli , Sì hm” dimzrtis 7m: e: ami”: 04/3_
ri:. cioe à dire , del Papa. Bindi quelka Repu
blica vedendo contraria dogma a' buona politi
ca l’attacar brighc, ò anche il fomentare diffi~
denza, per vna perſona priuata. che nullafinal
mente àlei s’aſpetta, concorre in quella ſenten
za, Expedit , ur um” homo mariumr, ò alme
no, ?ati/nur, ne tot-z gem- Pere-et. Condeſcendc
però alla volontà di chi vuole vedermi tormen
tato, e fieramentc barbaro, gode, che io mi
ſtrugga , doue longhi tormenti ſono pena ſupe
riore ad vna ſubita morte.
In tali termini è la mia cauſa, che in non di
uetſa forma , hà condotte le turbolenze ma vio
ri , ch’io giamai temer poteflì ſotto in auſto
Cielo. Sono originato da vnainueccliiau male
uolenza, con cm è riceuuta in Roma la fama
del mio nome, e molto più lemie compoſirio
ni. Molte però di quefle ſono colà vietate alla
lettura de’ curioſi , con ſegno di poco ben’ affet
ta inclinatione più che dlqualitá, da cui poſſa
offender chi legge- Hà dipendenza queſfa mala`
volontà dalla ſuiſceratiſiima affettione, qualehò
ſempre publicamcnte proſeſſata à qneſta Repu
'blica._ Ne ſu paleſe dimoſtrazione il Panegirico,
m cui [i primi ahbozzn della mia penna , an
corche imperfetti , non però vili . per eſſer
primme, furono conſacrati alle di lei glorie.
fòno
'di Ferrante Pal/archi”. 58;
ſono ſtate non meno euidenti, doue ſcorgerſi
poteuano meno affettate altre dichiarationi di ſ1
mili ſentimenti d’oſſequio ,in particolari diſcor—
ſi , ue’ quali procurauanſi da perſone maligne li
biafimi di ſi glorioſo dominio. Hòhauuta occa
ſione di contradire à moltiadherenti del Pon
teflce , e riſpondere ad alcune Scritture, che
offendeuano la tiputatione di quefii prudentiſ
ſimi Signori , per rinuerlare ſopra di elli colpe
ne meno ima inate. Hò incontrata queſta ſor
tuna di ſigni carein tal modo la mia diſintereſ
flta oſſeruanza , in Genoua già due anni àſron
te d’vn Miniſtro di S. Santità habitante in Ra
uenna, da cui ſi publicarono Scritture. non sòle
ſue , òcome altri dill'e inuiateglida Monſignor
Vitellio, hora mio accuſatore. il quale, c con..
tro la Republica e contro la Corona di Spagna
trattienfi in quelle prattiche. Non altrimenre
mi è occorſo in Germania col Secretario del Reñ
,ſidente Legato colà appreſſo S. C. M. con cui ,
&in voce . 8c in carta eſercirai non meno la lin
gua, che la penna in difeſa di queſtainuariabi
le prudenza , Fatta eſemplare imitahile .d’ogni
piu ben‘ regolato gouerno. Datte relationi di
queſh ſonoli à mio credere, ingroſſatilimali.
gni humor] contro di mein quella Corte, d’on
de ptrò ſcaturiſce quella putredine , che hora
corrompe la mia felicità. Quelli Fabri delle mie
i'eiagure ſopra la tela d’vn certo mio libro, ſo
ſpelò già due anni nel punto d`ella ſt'ampa , dal
.fe-"i
“... la autorità di chi poteuaimpcdirla, hanno ſon
mato vn riceamo a lor modo, imponendomi
vna aggiunta infame , poſtaui forſe da loro
ſteſſi :- per giuſtificarele occaſioni di perſegui
rarmi. La materia del mio lauoro, che era di
*3+ - _ Lettera
:cc-.:form m guiſa, che poſſono far apparire,
qua“ intcſſuto da me , ciò , che nell'opera mia
c :lato inſerto dadtri, e come è veriſimile, che
pretendendo i0 publicare compoſirioni tali s
qllſill mi s’aſcriuono , io non haueſſi effettuato
ciò m Germania, doue laliberta nel credere, e
neil’operare poteua rappreſentarmi qualunque
p:u opponuna commodita? Mi trasferì in quelle
Fartiimmediatamentc, doppo che firmi impe
dito di dar in luce il libro, làdoue vederſipo
:rebbe , che all'hora incontrando la licenza del
paeſe haueffi volnro ſortire auuantaggioſamen
te ll compimento del mio deſiderio, e romper
il freno , che m’imponeuano le alrruiprohibb
troni. Pure hò dimm-:ito in quelle parti perlq
lpanodi ſedeci meſi . nel mezzo delle maggior!
commodirati , nelle qual poteuo approntar
mi, nè mailiòſuiſcetato queſto capriccio, ch*
hora vogliono gli emuli ſiaſi da me mandato a
cffettoidue ò tre meſi; che ramiſonodal mio
ritorno di colà ſin alla prigionia ,in qneſta Cit
ra; nellaqualei rigori de’ publici Dccretidoue
uano promettcrmi difficile, eperiglioſo l’eſito
'c'fli vedrà. il volume da me compoſto, 8K dito
in luce nel corſo di queſto tempo, giudichiſe
l’otio m’hàforſe ſollecitato ad altre vane occu
pationi.. L’inforrunio di qucſta mia cauſa,è la
incapacità di prove, che mi diſcolpino. Di' ciò-
che non è , può affermarſi ſhlo il non eli-tre.
Quanto meno, P°ff° fÎchcrmirmi , tanto più mi
` ſcriſcono li,,PEſſÌCUlOſÌ › ſeducenclo alcuni P0‘
clii ,, li quali atteſtino à lor grado. Non baſhno
' Però i di PſOdUFffl- ad Ògni loro potere quell'ar
ma, che potrebbe abbattermi , moſh-zmdo la
mi: ſcrittura., ancor-clic ſor-[Te habbiano tcnmfl
in alcuni laimitatione dello [feſſo mio cam
‘RN
di Ferrante Pal/avitim. 5 8I
tere er non laſciar modo alcuno d’atterrarmi.
Mà eloro maluagie e menzogne non poſſono
_non zoppicare, 8c il mancamentodi queſto ſo—
ſtegno , agcuola il precipirio alla loro malignità.
E pure douranno li manuſcrirti apparire appreſ
ſi) allo ſtampatore quali procurarebbero di far
traſcorrere à mio danno, come con altri vani
mezi fi sſorzano d’uumtaggiare li propri diſegni,
li fingono aboliti , per non eſſcr neceſſitazi di
conſoli-”li non mici , onde ſucceda l’eſſer falſe
le loro accuſe. ln queſto mentre ſcorre la mia
fortuna in termine di ragione di ſtaro , per ſo
disflutione di S. Santità. Non poſſo eſſer con
uinto. má non meno poſſo apparentemente ſin
cerare li ſoſpetti, perla vniformitàdello ſtile,
che/mi condanna. Ne opinione, ſiben palliam
di Verità. può facilmente rirrattarſi auanti dc’
Tribunali, facendo di meſtieri formare vn di
_coi-lo, quaſi crà Accademici , più, che al
preſenza di Giudici, nel pruouare con molr
plicati eſempi ,8: atteſtationi d'antichi Scritto
ri l’aggiuſtata conformità ddleeompoſitioni.
ln queſte rauuolre baſta alla imquità del mio
deſtino lo ſtrozzarmí, onde mancando ogni
aura di reſpiro , prouo vna vita ſuffocata al buio
di qucſte miſerie.
Et acciò , che ne habbia Voſtra Eccellenza. a1
sun ſaggio di cognitione, le circonſcrinerò bre
uemente , ancor-che il compendioſo riſtrec
to di queſta infelicirà fia l’eſſere ineſplicabile.
Wſte prigioni poſſono‘ chiamarfi viui &pol—
chri , e per l’anguſtia loro , e perla profondi
tà del ſito , e per le tenebre continuatamen
ce du‘reuoli. Hanno di meno d’eſſer, tom,
be di Cadaueri il non eſſer imbiancate al me
59.6 Lettera
ſce anche la romena de’ marmide’quaíi ſono
compoſte. Hanno d| più l’eſſere capace di pati
menli,la doue ne’ ſtpolchri à chi entra fi to lie
il ſenſo per non più patire. Può dunque più 011-_
datameme dirſi. che fiano vìui lnſemi, nè’ quali
precorrendoſi l'vniuerſalegiudicio , con le pe
ne de l’anima congiongonſi anche li tormen
ti del corpo. L’oſcurira non allumara, che do
loroſämenre dal fuoco , fi raſſomiglia `a qucſta,
ch’altro lume non gode di quello, che dalla
fiamma prouiene di luccrne. E ben reſÌÌlendo
no ſolo ſoci, oue ſ1 compiſcono ſolamente vſ
fici d’eſſequie perl‘eſtinta, e ſepolta ſehcrtà. O
pure in'conſorrnita di que" Popoli, che collo
cauano appreſſo di loro morti nei ſepolchri lu
me, ecibo, ſimili tmttamentificoncedono i’
miſeri imprigionati. Conuincono però, come
falſo queſto credito detto di tomba, le eſclama
tioni, e le grida proPrie di diſ erati , mentre
ſenza veder alcuno , odonſi ſolo e voci , affign
ro per appunto le uerele delleanime de’dan
nati, ch’inuiſibíli al’ occhio , fanno ſenſibile
con le ſtrida il loro ſupplicio, E le giuro, che
tal volta, mentre fuori di queſte caue parlaalcu
no , parmi vdire intronati quegli accenti finne i
più profondi abbiſlì , onde ”ſuonando quelli
marmi , ſanno vn lagrimeuole echo di compoſi
tione. Quando S. Paolo participò la gloria del
Paradiſo rapito al terzo Cielo , riferiſce d'haocr
veduto coſe , delle quali non era lecito parlare.
Mentre quiui ſ1 parla con chi nonpuò Vederfi,
è neceſſario conchiudere queſte carceri i] con~
trapoſto del Cielo, quale èperappunto l’inſer
no. Che ſe di colà qui vogliono alcuni fi veda
da dannati la ſuprema Beatitudine, :ì lor mag
gior confuſione , e dolore, e fondali queſto
parere
di Ferrante Paflauícim. 58]
parere nella paraboladel Ricco Epulone: quiui
purelo ſteſſo ciſi rappreſenta nellaſi uraquadra
tz, che ſecondo le reuelationi del ’Apocaliſſe
è tri’ Cieli figura particolare dell’Empireo. Eux
di più , che come a Moſe ordinò lddio di ren
- der per occhiale il bucco d’vna pietra,a l’ho:
‘- quando egli fi dimoſtrò anſioſo di vagheggiarlo;
coli e non altrimente cifi concedono in gueſte
anguſtioſe miſerie , che due sferici fori, onde
"- poſſono li ſguardi licenziarfi da queſteanguſtie
- allo ſcorgere l’ldolo della bramatalibcrtà. Mi
Lidi anche queſta _figurara ſpecie di creduta conten
tezzainganna , mentre queſte aperture non tra
gaſſmo ad altri oggetti , che à più horride tene
re, alla. viſta de ſuenrurati, che nuouamente
i‘
:-..ìk ſopragiungono, ò al riguardare la can lia'delñ
li Guardiani, demonicuſtodi delleno re ſci,
gure. Se ſi concedeſſe il conſortio di fanciu‘
innocenti. hauendoſi alcun ſolleuamento,que!
prigioni crederli potrebbero in vece d’inſcm…
ilLimbo, poiche quiui per altro ne caldo, ne
freddo approuanola diuerſitä delle ſtagioni , ò
nelle intemperie di ſpietati influffi, varietà di 4"."
ll
tormenti: communque ciò ſia, baſtami , che
concordando il fine di queſta letteraal princi
Jia_
‘ì‘
“-ſi1-.
A
pio , poſſo chiamarmi in queſto ſtaro,`quafi, che
conſormeà Chriſto, auuerandoſi di me il Paffm
ó* fi'pulmr eli, ó- defàendit adinferas. Aſpetto il
re/ùrrexìt ter-tia die. Ne perla diuinità di quel
lo ſtimo temerario’l paragone , poiche ouiui
;Q2 Lettera di Ferrante Paflauicino.
noi vna lampada acceſa 5 non permettendoſi .
che oglio, òtal volta alcuna candela di cera , co
me s'accoſtuma ne’ Tempii in riconoſcimento
della Suprema Maeſtà di Dio. Mà pure mentre
ſono ſepolto viuo,al mio Rerum-exit non ſi ri
cerca ſoprahumana virtù , baſtando ordinario
ſcuote della Giuſtitia di queſti prudentiflimi e
lxenigniſſimi Signori , dalla benignità deiqua
li . ſpero, che in breue s’imporrà fineàqueſto
miracolo d'vna barbara Fortuna. Deſidero preſta
libertà. ſi per eſſere queſta il bene, Che …358mm
e più deſiderabile, di cui ciſi concedal’vſufnmo
in queſta (legione dellanoſtra mortalità@ per eſ—
ſer ſciolto alla ſeruitù de’ miei Padroni,trà’ quali
io raffermoil principal luogo à V. E. come ſuo.

Ads’ to Nammb.164r.

Cugg. e ſem. partíaliſſ.


FERRAN-rn Pau-avremo.
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