Documentos de Académico
Documentos de Profesional
Documentos de Cultura
Il Corriero Svaligiato PDF
Il Corriero Svaligiato PDF
Esta es una copia digital de un libro que, durante generaciones, se ha conservado en las estanterías de una biblioteca, hasta que Google ha decidido
escanearlo como parte de un proyecto que pretende que sea posible descubrir en línea libros de todo el mundo.
Ha sobrevivido tantos años como para que los derechos de autor hayan expirado y el libro pase a ser de dominio público. El que un libro sea de
dominio público significa que nunca ha estado protegido por derechos de autor, o bien que el período legal de estos derechos ya ha expirado. Es
posible que una misma obra sea de dominio público en unos países y, sin embargo, no lo sea en otros. Los libros de dominio público son nuestras
puertas hacia el pasado, suponen un patrimonio histórico, cultural y de conocimientos que, a menudo, resulta difícil de descubrir.
Todas las anotaciones, marcas y otras señales en los márgenes que estén presentes en el volumen original aparecerán también en este archivo como
testimonio del largo viaje que el libro ha recorrido desde el editor hasta la biblioteca y, finalmente, hasta usted.
Normas de uso
Google se enorgullece de poder colaborar con distintas bibliotecas para digitalizar los materiales de dominio público a fin de hacerlos accesibles
a todo el mundo. Los libros de dominio público son patrimonio de todos, nosotros somos sus humildes guardianes. No obstante, se trata de un
trabajo caro. Por este motivo, y para poder ofrecer este recurso, hemos tomado medidas para evitar que se produzca un abuso por parte de terceros
con fines comerciales, y hemos incluido restricciones técnicas sobre las solicitudes automatizadas.
Asimismo, le pedimos que:
+ Haga un uso exclusivamente no comercial de estos archivos Hemos diseñado la Búsqueda de libros de Google para el uso de particulares;
como tal, le pedimos que utilice estos archivos con fines personales, y no comerciales.
+ No envíe solicitudes automatizadas Por favor, no envíe solicitudes automatizadas de ningún tipo al sistema de Google. Si está llevando a
cabo una investigación sobre traducción automática, reconocimiento óptico de caracteres u otros campos para los que resulte útil disfrutar
de acceso a una gran cantidad de texto, por favor, envíenos un mensaje. Fomentamos el uso de materiales de dominio público con estos
propósitos y seguro que podremos ayudarle.
+ Conserve la atribución La filigrana de Google que verá en todos los archivos es fundamental para informar a los usuarios sobre este proyecto
y ayudarles a encontrar materiales adicionales en la Búsqueda de libros de Google. Por favor, no la elimine.
+ Manténgase siempre dentro de la legalidad Sea cual sea el uso que haga de estos materiales, recuerde que es responsable de asegurarse de
que todo lo que hace es legal. No dé por sentado que, por el hecho de que una obra se considere de dominio público para los usuarios de
los Estados Unidos, lo será también para los usuarios de otros países. La legislación sobre derechos de autor varía de un país a otro, y no
podemos facilitar información sobre si está permitido un uso específico de algún libro. Por favor, no suponga que la aparición de un libro en
nuestro programa significa que se puede utilizar de igual manera en todo el mundo. La responsabilidad ante la infracción de los derechos de
autor puede ser muy grave.
El objetivo de Google consiste en organizar información procedente de todo el mundo y hacerla accesible y útil de forma universal. El programa de
Búsqueda de libros de Google ayuda a los lectores a descubrir los libros de todo el mundo a la vez que ayuda a autores y editores a llegar a nuevas
audiencias. Podrá realizar búsquedas en el texto completo de este libro en la web, en la página http://books.google.com
Informazioni su questo libro
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
IL
CORRIERO
SVALlGIATO,
Publicato
da
GlNIFACCIO SPIRochNÎ,
A] molta Ill".ó Eccellent. Sig'.
LELIO TALENTONI.
IN Vu LAFRANcA.
M- PC: Lxxr:
M O L TO I L L"
69" Excel!” Sig".
, , è Ome ſeruitore oſe—
quioſo à V. S. molto
Ill"e «Sc eccellentma ,
hò ſempre defiderata
opportunità d’ occaſione per di—
moſtrarmele , quale profeſſo
d’ eſſere diuotíflìmo al {ho me
rito. Eſſendo duplicato il mio
oblígo per l’oſſeruanza che dc
uo alla ſua fingolar virtù 8( alla
congiuntíone del ſangue , è tan
to più ardente "il mio affetto per
la corriſpondenza à tanto debi
to. Queſta opra , che s’attende
dall’vniuerſo con auidítà come
fatica decantata glorioſa , par
mí meriteuole di portar in fron
teildi lei nome , e di ſoſtenere
’ ‘ E 2- in
in conſeguenza lí ſegni del mio
oſequío. Riuercntc però la con
ſccro à V.S. ſperando che co
me godrà il libro vn publíco
compmcclmento , con a me
verrà l’aquíſto della di lei gra
tía, come 1a dcſidero c ne la
prego, mentre per fine mele
raſſegno.
Diuonſízmaſeruitare
Giniſaccio Spironcini.
A chi
A chi legge.
On *vi mamaig/ixtefl Letta
ri , ſ2 ‘giunge que/Z0 Carrie-ñ'
` ra da parte , onde mma em
7 affetta”. E proprio de’ cor
rieriilfari 'viaggi improuffi contro ogm'
P"ffi‘” , poiche fà di meſtieri regalarſi
à chi com-manda. Lmſto maffime , che
prima _ſìmligiato , e poi anche pafigm'
tata, riſhm’r dogma li damn' patzzi,e_
ra nezejſztam d’a‘ggiflſtmſi alla neceffitá.
”indi hd‘ trasferito in Germanid il ’viag—
gio ,ch’eſſer doma in [mlt-z. Capità que
ſtimfll’ acconcio nelle 77mm' del Si nor
Tirana d'Hoclamberg Cmmliere comf
n’mo nonſola quiz-i , ma‘ in [fa/ia anco
ra , dom [9.7 conſumati molti 474m' della
fimgiouentìz , [ar-mica però nella lingua
[talianu al pari d’ogni altro , CÌQBPÌ‘EÌZ
da l’idioma della naſcita. ſiviglia-10 ma
commandò , inuiandola da Roma , pre
gollo ancora di procurame ogm' maggiore
ſollíeua , per ſhdixfattione univerſale.
Ha' Peròfattoſi ch’eglí compare à pub/im
E z . la”,
luce, ſen-La più temere , ehi gl'inuì—
diam: la’ vantaggi delle [mg/one. Dal
primoſha Autore non rxconoje‘iqunſi al
tro,cl1eilſhla nome, d.: cm hà rivenu
m filma; variato/2” altro in conformi
tà delle acyue , le quali :anziano natura,
fecando di luoghi per gh qual: puff)
no. @Alcuni lngegni *viuaci hanno ag—
giunto buon numero di lettere , ſuppo
nendo che ciò lor permetteſſe la qualità
del lxlzro , aj- auualendoſiin ciò dnlla in
certezza dell’ autore, come nella com
pzffinone , della liernZa ele/paeſe. Altro
_non m'occorre che aggiungerefuori di ciò
chela-(133m x in *una prete/la dell' autore ,
[uguale and-ma è cupo del hóro , mè .c’è
”dl-eſcluſa per eſſcre imperfetta. Per 7m.
riore le materie in que/Ze lettere è ſtato
neceſſario l‘introdurne alcune paco con
uenenoli , mè però ſiÎ-'golnrmeme cu
riofi’. E‘ un libro fatto per giacca , là
done fi pretende che altri non debba
prenderlo da dentro. Gli _ſcherzi delle
laſcio-ie non hauranno forze; in jndieii
WWW“, ”è ſi commoflerà per quelle‘,
' ehi
clai hà buon capo e buona *virtù- D”
ſciocchi non firanno penetra” , ò ſi’ pn
re penetra” , non /era‘ gran coſa chef-4c*
ciano imballo”, chi finzn fido/2.1.4 al
cuna è qualfoglia al vento. M’ luoghi‘
ſhtiric‘hi non ha luogo , fi’ non cloi ein
fètto de’ vizi ebeſi condannano. A’ let
terati nonſi riſerba altro della miſèria de
ſecoli‘ , aloe l’autorità d’effere giudici
delle altrui' nitioni, per premiarle con per
fetmz lode , o‘ ſententinrle ad eterna in
famia ne’ loro ſcritti. E‘ineorrotm la
giufliz‘ia della penna , perche bia/ſman
do In tirannide de’ Prenoipi , ò le ſee/e
mtezze d’altrogmdo diperſone , fori/Ze
ſolo cloi è eolpmole. Ritornnno contro gli
_ſcrittori que‘ vimperiiz che ſi *vibrano
contro a"-vn innocente ò -virrnoſh. Chi*
non [où {mona armatura , non s'necoſli
èqueſto libro; e cloi hà piaghe, s’allontfl
ni , poicheſizmnno troppo doloroſizmen
:e eſnceráflte. Chi altrimente èſimro,
*venga piire, certo d’eflèr immune di:
ogni [n qneflo quadro ejPoſio ;ì
gli oecloidel mondo, ſàriì leciiol’ oſſer
E 4 ”ari
”are le cona’fliom dc’piìl grandi , poi che
qnt/[1', che firm-:ranno al 'Vedere li
quim’ contrafatte ſembianze, daranno
à 'vc/{tre di cono/ctr iunffìgmm ſupre
prm a'rfarmitì. Cin' in ſòmma fl riſenti
r,—`z, qua/1*ferito, moflrarà di non bau”
corraììa, la qua/c rcſifla à' colpi‘, n”
che gli ”61mm
IL
"i
‘ . 9
1:1. CORRIERO fl
SV ALIGlATO.
‘- V n 1 T ò, ſonoalcuni meſi, vn
Prencipe d’ltaliu, che ſmegotiaſñ
ſero trattati à’ ſuoi danni , da Mi
niſ’tri di Spagna, auczzi mai ſem
re al machinar ſconuolgimentí
nella felicità dell’ altrui quiete.
_Volle però; che Foſſero intercettc le lettere del
Gouernator di Milano, diretteà Romaöc Nañ
poli; ſperando di potercon eſſc deſingannarei.
proprii ſoſpetti, ò porgli maggiormente m chia.
ro conla notitia che deſidera…, Wſtn ſi: la ca
gione dello ſualigio del corriere di Milanowlíe
nll’hora ſegui , ancor che in altra guiſa ſiaſi
diuiſato, attribuendonc la colpa à’ Mulandrinì,
onero all’ iſteſſo procaccio , come che di rado
falliſce l‘indouinio di forbire , in chi eſercita
queſta proſeffione. Porco-.i nondimeno ciaſcu—
no ageuolmente figurarſi mtereſſi d’aleun gra…
de , mentre nellcgemme, denari, 8c altra co
ſa di pregio , non ſu compito il delittoEra cui_
dente la conſeguenza che ſolo Prencipi erano
complici in queſto , là_0nde.bnſhua qua-mo era.
concernente allaloro mtcnnone per l’intereſſe
ñ,—-— — .-, — di dominare eglinoin oggetti di valſente, non
rubb-.mo che molto, facendoſi ladri di Cittadi
cdi Regni, con penſiero che la grandezza—del
furto ſu vn manto alla colpa del patrociniorFu
rono preſentati àS. A. gli diſpaccidellelettere.
dalle quali traſſe quelle ſole che dal ſudetto
Gouematorc erano indirizzate al Viccrè di Na~
E 5 P913,
lo I L C o a n i 1-: n o `____
poli 8c :il Am'mſtmtor di Spagna reſidente in …
Roma. Conſegnòlc altreà’CaunIicri della Ca
mera,i quali diſegnaronſi ſupra vn delirioſh trat—
rcnimenro. Erano quatro gli principali , ciòèà
dire “Marcheſe dis-iliíis. iiBJſOfl di Moinpier,
i] Conte di Spincda, 8( il Caunlier Sinibaldi’.
Con viuacira` propria di Coru-giani , pronta al
cercar occaſioni di mormorare , conccrrarono
d'aprir le lcncre , e ſodisflrc alla curioſità d’in
tenderc gli ſacri altrui, PſOPl'Ia di chi viue in
vn mio lbnnocchioſo all’ombra de’ grandi.
W‘flo io mſſomiglio à quella della noce , e C.0*
mc {hmo proportiomro i] paragone in Vna am
pia oſtcnſione di grandezze , coli lo conferma
ragionevole ia proprieràd’imbcuerc maligni hu
mori in chiſotro dl lei ripoſa. ‘
LUN" d’îm LAI-mel), cl” chic-*Je fumi Per
”ſer fa!” Baia i” Roma. 5
ILiuſh‘iſſ. Sign.
Sò che la mia caſa hà ſempre riconoſciuto
ogniſuo auanzamemo su la baze de'ſauori di
V.S. llluſtriſſima. Bindi per non cangiar meta
alle obhgarioni de’ miei poſtcri, hò determinato
ricorrere à lei nell’occaſione che mirſr rappreſen
ta d’auuamagiarele mie fortune. Davrio Sbirro
mio amico, intendo qualmente coſti s’mende
la vaccanza del vfficio del carnefice publico , per
vna infermità pericoloſa, che rrariene in ſhrſe
la vita del preſente. Deſidero d’eſſere ſuſtituito
in queſta carica , nè hò ſaputo promerrcrmi
.qucſtcf compiacimento con l’impiego d’alrrui ,
che (il-V.S. llluſtriffima, la dicuiaurorirä co.
noſco in ecceſſo habile al promouermi dnue de
hdero, quando non manchino li ſoliti Effetti
della
SVALlelATÒp u*
della ſua gentilezza. Atrenderò vn tanto hono
rc dalle ſue mani , prontiſſimo à contracambia
re la grafia col riſeruirla conforme le mie ſore
ze, e concio facendo fine riuerentelc baccio le
mani.
Se haueſſzfirítto (diſſe il Marcheſe) a'i riſentir
lojèoonolo la [ha profefflone , era 'una gentil pro
meſſz d’appiooarlo Ìl prima occorre” La.
Ok o/oofelioo imam ro (diſſcro tutti ſorridendo)
per prima negotío habìamafinito lofioprire i tra—
fioki a" **una molto honorata ambizione.
ì…:,vu›;A
Non 'vi maravigliato,(diſſe i]ContC)fÌer che ſx'—
mili dignìmdi in Milano, dom èſoritta quefla let
tera, trouano molti riualí. Sono alcuni anni , che
trouana'omi col/‘t io [lqffoin oomſione a" 'unaſimile
waooanza , /èppi chejurona preſentate in Senato,
diciottofilppliolae di pretendenti.
E come (rípligiò il Barone) fimo i7) quella tanti
fiorbi e ladri , okepure douroboero arlerrivſſz'dalla
quantità oli quo/Zi , rb’aſhirano ad *un magi/fra”
oo/Ìrígoroſh per loro .P
.47124 (riſpoſe i1 Canalìerefla quantita de’glíſoo
lerati oaggiona la moltitudine de’ concorrenti. Nol
Proourmſi queſto honorouoleimpíego , @erano per
eſſo a'i Preſerumſi del meritato mjligo.
Lettera degl’intoreffidi Roma in materia di quelli
che aſpirano al Pomzfimto , ed alla promotion
de’ Cardinali.
Rlucreudíſfimo Sigre ,
zz X L C o n n l a a o
ſolutezze. Anche le ſemine hanno il loro diſ
paccio , 8: à dir il vero appreſſo chi ha cerucllò,
una figura doppia fa più bel giuoco nelle ma
ni: Bce vn grande vantaggio il poter falſifica
re la carta , già che raſſembra appreſſo gli huo—
mini ſingolarmente deſiderabileil diletrarſi d’in
ganni e d’apparenze. 03a] maggior guſto
cuui er chi ancora gode del bruto peccato,
che ii) poter Fare vn cambietto di mano, c
quando s’hà vna donna tra le braccia , cangiar
la in maſchio, ſecondo che più aggrada. Lo
data fia Venetia , doue la delicatezza dell’ap
Pctito con minore ſcandalo prattica queſta ſor
ma di ſodisſattione. Coſi non ſiprohibiſcono
alleDonne li loro vantaggi, nè a gli huomi
nili loro piaceri. ln ſomma ſingolarmente mi
piace l’intendere che coſta habbiano campo tut
tele dishoneſtadi , là onde io riſolvo di venir
à godere coteſta aura nella mia vecchiezza.
Spero di poter eſercitare con molto auanzo i1
ruffianeſmo; perche doue il clima diſpone alle
laffiuie, rieſce meno faticoſa la noſtra profeſiio
ne. Mi prometto d’impetrare ſubito la gratia di
tutti li Cardinali , poiche otterrò per efli quan
to ſapranno deſiderare. Spero, d’aggiungere al
ruolo delle meretrici tutte quelle poche , dalle
quali ſi riſerua la honefià: &elegerei Ia morte ,
quando non preſumeffi ragioneuolmente di far
cadere li più pudiche mattone. Proeuratemi al
cun buon poſto, ch’io non tralaſciarò di ſer
uireàvoi ancora con tutto lo ſpirito,- in con
formità di che mi vi offro , 8m.
E ma] capitata co/r‘ei (diſſe il Conte) mentre
ſimula [i di/egnidelſua rufflamfmo in Roma , ,me
il trafic” delle dáſſòlutezzg mn hà biſogna d’AItun
Rfiſnle ò mamma.
~ Serra'
SVALlClATO. 2.;
Seruìrà ( s’oggiunſe il Marcheſe) ſe non à
grandi oli colà, à pouerifrati e Pron'. la plc!” de'
quali :irannegíata da’ dominanti, ìimpedita dal
prendorſilíſhzoi gig/li.
,Quindi e ( ripigliò il Barone) che ola oofioro
5’oſèroítimo li più abomineuolí piaceri, per trat
targli jèoremmente, e maneggiarlì a lorpafla.
Cola(conchiuſe il Caualiere)ſono oasì oommmu’
con la libidíne tutti li -vizzi , the ciaſcunoè buon
negatiante, (FallaſooPerta , sù procurare li ſuoi
Vantaggi
Lettera toccante li bia/ſmi ile’ grandi , e ditelo'
giq/ìfiPi-a la tranſmigratx’one delle anime.
C Ariſſimo amico ,
Lo ſtudio mi traportò l’altr’hierí al leggere
l’opinione de’Pitagorici in materia della tranſ
migratione delle anime. Non potei non ammi
rare la ſtolidità di que’ ſaggi , che la fondarono,
8c inſieme non piangere la miſera conditione
de’ noſtri ſecoli. In queſti habbiamo la tramuta—
tione d’huomini in beſtie ordinaria , 8c ad vſo
corrente; là doue in temp'o di que’ filoſofi,bi
ſegnò quafi ſognarlaper paſlägio. Da quelli fix
fimilmente aſſegnata per cafligo della Felicità,
anche dc’ più grandi. Già vedeſi traportata la
humanitàquafi vniuerſalmente in attioni brutali,
la doue non pu‘o che giudicarſi pratticato l’inſer
to delle anime humane in corpi di belue.(Eeſto
fia detto per vna non sò quale ſimilitudine in
rimprouero di chi opera male e ſepeliſce il lume
della ragione , col viuere trà le tenebre de’vi_
zi à ſuo capriccio. Guai à queſta noſtra ctade, ſe
auuerandoſi il ſentimento di' que’ filoſofi, con
forme
24. 1L COR’RKERO l
forme il demerito , `o il merito dell’huomo,
doueſſe ſuccedere il tranſito in animali di no
bile, òd’ignobile ſpecie. M’aſlicuro ben ſi che
ſcorgerebbonſi ſolamente cimici, pulici, pi
docehi, tauani, 8c altre beſtie, d’inſimo gra
do . 8t il porco ſora il più nobile, à cui ſi par
ticipaſſe queſta tranſmigratione. Altrimente nè
aquile, nè leoni, nè caualli, nè altre belue ,
le quali hanno non sò che di generoſo e di
grande , non pregiudicarebbero alla propria
perfettionc con ricettare li viuenti d’hora. Li
Principi per certo non rinuntiarebbero le cimi
ci e le pulicx , per continuare di fugge-re
l’altruifimgue, e diſlipare le humaneſoſtanze,
vnico impiego della loro potenza. Se ne pano—
neggiarebbero anzi , apprezzando quaſi felici
tà, il non eſſer obligati al deporre con la vitala
porpora che tanto ambiſcono; mentre m ue
ſti animali potrebbero ancora ritenerla, qua 1 ſo
praueſte della loro fierezza. Li Cardinali mafii
mc , ſtimarebbero di non dicader punto ,re
ſtando ſotto coperta d’vn cimice, nè ſcorge
rebbeſi differenza per l’habito , come puro ſa
rebbe equalità nel fetore , con cui ammorba la
putredine del loro vitioſo temperamento. Li
grandi che ſeruono nelle Corti, 8t ammini
ſtrano li gouerni , imitando il principale re
gnante nello ſuonare liſudditi, mà con minore
temeritàmon gloriandoſi della fierezza in eſter—
ne pompe , paſſarebbero ad animare pedoc
chi , ch’ inſidiano particolarmente alla gola ,
8: hanno_ ſempre aguzzo il dente per mor
dere. L1 giudici diuerrebbero ſanguiſughe,
mentre nell’atto di purgarcli colpeuoli, ’Veg
Exonſi ripieni di malignbhumori , ò per la cor
“…Me delgmdlcm. o perla copia delle altre
Parti
SVALlGlA‘I'o. z;
particolari ſccleratezzc , onde finalmente fit-.li
meſtieri che ſcoppino. Agli Auuocaticonuer
rebbe il farſi tauani , come che ſono indiſcre
ti, 8c inſatiabili in ſucchiare ilſangue di que
gli ſtolidi , li quali fi fermano ſcopo alla lo
ro vorace impertinenza. A’ Medici dourebbe
ſi in queſta tranſmifgratione il corpo-de’ ſcara
faggi, che vanno ormando ballotte in ſomi
glianza delle lorp pillule; e ſe ben hanno le ale,
in pompe del loro vano ſitpere , non ſanno rin
tracciarſi altro (più degno poſto che lo ſterco,
nauſeando la r0 a che loro e mortale , ſi come à.
quelli rieſce odioſo il bene d’altri , per eſſer n0
ciuo al loro intereſſe. Mai non finirei, ſe ad
ogni grado di perſone aſſegnar voleſli la ſua be
ſtia, imitata ne’ coſtumi; poiche raffembrarei
vn’ Orfeo in trarre tuttìgli huomini , e tuttele
belue, à fine di ſare tra loro nggiuſtato paral
Icllo. Da perſonaggi più riguardeuoli accennati,
à’ quali pare douuto il ſeggio delle fieri più no
bili, congietturiſi di quali ſpecieſt popolareb
bc il mondo nella tranſmigratione delle anime
de gl’inſeriori, che non ſolo per la licenza del
viuere diſſoluro , ma ancora per la ſciochez
za, e balordagine particolare, non ſanno che
coſàſia l’eſſere ragioneuole, nè l’hauer diſcor—
ſo. Ancheli più dotti della noſtra età, li quali
in materia di giudicio raſſcmbrano priuile
giati di merito, haurebbero gran vantaggio,
,ſe paſt'aſſero ſotto ſembianze di grilli, che
con alcun ſalto moſtrano d’eſſere qualche coſa ,
e cantando ſu’l trè, publicano Fatti più van
ratori, che ſaggi della propria perfettionc, la.
quale conſiſte nel numero ternario. Laſcio uel
li, che vedrebbero inſerte le loro pennemale
do’cca , mentre faſtoſamente le allargano ,
~ quali
26 l L C o R n l! n o
quaſi che prcſumono vn’ alzo volo; e pure non
poſſono ſolleuarſi darerra, non doratid‘altro,
ched’vn noioſo gracchiare. Da Muſicí riempi
rebbeſiil mondo di que’ moſconi , li quali con
moleſto ſuſurro ſi rendono maggiormente 0
dioſi , 8c hanno queſta qualità di più per of:
fendere turcili ſenſi , e non laſciare allî vdico
ne’menoilripoſo, già che queſto :cimentarſi
'non può dalleloro immondezze , edalla mole—
ſtaimportunità; non altrimente eſſendo li mu
ſici per ogni caPO abomineuoli. (Lieſti ſono
concetti imaginarii , occaſionati da queſta tranſ~
migratione d’anime; ma per diſcorrerne più
fondatamente, io aggiungo con pace della ſe- i
de'Chriſtiana . che ritruouaſi auuerata queſta
opinione de’ Pitagorici. Se mi è adimandato
il quando , dirò quando alcuni paſſanoallo ſtañ
to religioſo, facendoſi Preti , ò Frati : Porche ſe
' vero è che muorono al mondo , mentre pure
continuano in viuere nel mondo , delle dirſi ,
che ſono mortiquali erano ſotto bumane ſem
bianze , má che viuela ſteſſa anima ſorto altra
forma: 8c ecco la tranſmigrarione appruouata
della Chieſà. Che poi paſſi l’anima ad un'cor
po di beſtia, guardinſi li religioſi, e’ non ſa
rauuì punto dl dubbio.~ Laſciamo che ſecondo
il detto di Dauide eghno ſiano aſini ſenza diſ
cretione e ſenza termine: laſciamo che ſm—
no quaſi_ houi ignoranti, ne’ quali il più che
s’ammiri, èilmugito nel choro, ò sù pcrgami:
laſciamo che ſiano porci, dati ſolo alla crapu
13, e’ che s’ingraſſano ſolo di miniſtro e di
bi-oda: ‘il peggio è che appariſcono con parago
ne deîpiù liccn'tioſi bruti , delle più sſrenaze be
luç, o delle' piu ſpietare fiere. Oue regnano
principalmenre le_ bruce—ue della neſanda laſci
J .
Via.
SVALlGlA'rO. :7
via,li morſi d’una Feroce inuidi3,lisbrani dc‘ piu
'}.\
i'.
1‘.
-;~. malignitradimenti, meglio che negli chioſtri?
(Melfi poſſono dirſi li ſerragli , doue tiene ld
dio le fiere più moſtruoſë, in queſto gran pa~
lagio del mondo, come li altriluoghi delle più
er-,._ñ. ben regolate adunanze di religioſi,poſſ0nodir—
ſi le ſue ſtalle. Doue dominano li Preti, ò
hanno, giuriſditione gli Eccleſiaſticí , ben’ ap
pare queſta verità; poiche concepirſi non poſ
ſonolupi più ingordi, Tigri più crudeli, ani
mali più irragionevoli di coloro , che non han
no mira ad altro , che' i rapire ò à ſuenare. Non
ſàrà dunque ben fondato il mio parere, che
queſta mutatione di ſtato , ſia la tranſmigratio~
ne Pitagorica delle anime? Scuſatemi, ö amico ,
del tedio di queſta lettione, che per eſſere in
propoſita mareria_, non è ſpropofitata; e per
che contiene veritadi , non è neceſſitoſa d’al
tre pruone. Laſciarò d’infaſtidirui maggior
mente con affettate ceremonie.
Diſègnaao quaſi (diſſe il Marcheſe) {l’interw
fugare qaalógflia riſèrbaffè à [è ehi hà firitto,
per lafiaa tranſmigratiane. Ma panni eh’egli 511];
corra ſi ſondatamente, eheſia ingiajfitia il con
dannarlo tra’ bra” irragioneaalí.
Ciò a'ite fizrfe (parlò il Conte) Perche e07:
tantagiudítio egli tratta li Preti , e Frati fl’eondo
illo” merito. E ehi non deſcritti-?rebbe li lara pa
lvlici'infinfatí?
gl’ rvituperi , mentre baſtano al ridírglz anelte
i
E pure (ripigliò il Caualiere) :’e/Z’reitano li
"Eligio/ì nelle fceleratezzc più [Etre-te , come nella
Fidomia , ne’ farti ammantati d’altri prete/li ,
t nella malignita de’ tradimenti ,‘ Ia doue non
dom-ebbero eſſere tanta paleſe le loro ignominie.
Adheráte 'voi/‘bdc ancora ad eflí (ſoggiunſe il
_ F 2 Baroz
l
l
28 lL C o n n l n a0
Barone) no” credendo ”eV/z dottrina di Cſm/fo , il
quale diſſe , nihil occultum quod non reveletur;
la dont variamente confidana di tenere tel-ata Ia
moltiplititù de’Jora mſi-”di ettrffi.
La fiequente conuerſatione degenera in ”'171
prezzo,(replicò il Conte)la douc non è marauiglia
j? adomefiitandq/i le per/one ſim‘e ton Clariſìo,
Labitanolo in tafhflm , e maneggiamz'o ne’Satra—
e menti, tonttertono I” religione in [impazza.
Quindikonchiuſc il Marcheſe) the li Padri Gi:
jùiti, li quali hanno voluto adomçflìmrfilo an
che ml nome, fino Peggtari degli altri ,erenda
no opprobriofi il nome , ó* inſieme gl’injëgnu~
menti.
Mentre oo/Ìdiſèarreuaſiflperm haut-im il Carm
` litro ”uom lettera, e fuori dell’ ordinario flfflffim’
l gli ottbi nella fitto ſtrittione , [aqua/e era di Fer
rante Palauieino. Par-mi, diſſe, the la mente mi
rappreſenti thiſia caſini, nonſhlo nel tognome della
famiglia nota in que/ie parti , mà ancora nello
fleſſà nome.
A propoſito difiati e pretifieleruti)ſoggiunſe il
Marcheſe) rapita à tempo nella figgetto, poiche
imita li peggiori ton {eſile rffizlutezze.
Egli s'annouem trù' lettemti, (parlò il Conte)
non può però non gffére vitioſò.
Pre/itme [zen ſi(replicò l’altro) d’effere virtuoſi),
finfi per dare quefiu licenza à' ſuoi tqflumi z mi; la
preſi-”rione è temtrarizz , ó* è /Ìzlſh Ia fama.
Qual nozitia hauete di quel"loſizggcttai‘` ( inter
rogò gli altri due il Barone.)
E thx' eum' (riſpoſe il Conte) :lai ſhppia leggere,
," e non lo ”moſca , mentrebù già qua/i riempite le
_ Gibbon-:lot dx/Zze opere, e 'va tanjìzmando tutto ll
. [Zampe ſempre con nuoui libri .P
Saraflmh (ripigliò il Caualiere) tontbíua’ere
di
Sv^Lioi^ro. 29
di qual valſe'nteſìono , mentre con la moltipli‘eitù
ne dimoſlrail pregio, non mai eſſmdo ”guardando
tià o/r’ ìoopioſh.
Il maggior credito (diſſe ilMarcheſe) che hab~
biano le opere oli queſta autore, èl‘eſſere ma] *ve
dute, anzi banditi-i” Roma, done in tutti li par
ticolariſiper/E’guitano mai ſemPre li mi liori.
E da quello (ſoggiunſe il Conte) eu: cio ag
gradir/z’ , come che egliſipauonoggia d’ogni' gloria
”degnamente ”qui/fata.
Altro auanzo non Può pretendere (replicò il
Caualiere) ton mn’ingogno ſemile,e ron-Una *virtù
mendioa , ſempre più miſerabile , quanto più ne
diſperge il;ozono talento.
Lettera Apologetim di Ferrante Polauioino Per
gliſuooeffi-del mondo del 1636.
ILluſtrmo 81’ fratello,
Con molto mio diſguſto intendole querela
preſentarci V.S. per parte non ſolo di S.A.'
mà della città di Piacenza,contra il mio libro de’
Suroefli" dell’ mondo dell’ Inno 1636. Hò male
detta mille volte l’hora, nella quale determi
nai di comporlo , à compiaccimento di chi me
ne pregòHò _ſempre ſuppoſto d’hauere in queſta
opra minorgloria, che nelle altre, mà nonne
aſpettai già maggiori diſturbi; nc mi diedi à
credere che l’auanzo doueſſe eſſere le mormo
rationi di tanti , :lo ſdegno delmio Prencipe.
Qppoſi però vno ſcudo contro queſti col pi , che ~
già mi preſagiua l’animo , nella lettera à’lettori,
Che ſtampai à capo del libro medeſmo. Se per
mia diſgratia queſta non fi traſcuraſſe da chi leg
ge, non ſarei in neceſfità di prendermi. brigî
F- z a
zo l L C o a a I e n o
ad ogni hora per nuoua difeſa , e di ripetere ciò
ch'in eſſa hò ſcritto. Proteſtaid’eſſere tradut—
tore , non ſcrittore , ſi che non hauendo hauu
ta ultra obligatione , che d’imitarel’ originale,
ciò e gli annali Latini ſtampati in Francſort ſotto
titolo di Memerii Gallo-belgioic’w. none mio
debito il difendere ciò, che colàè ſtampato. A
clii mi dice ch’io delle coſe d’Italia doueuo pren
dere inſormatione particolare per ſugire le ſalſi
:adi , riſpondo , che à chi fa copia d’vn ritratto,
ò d’vna ſcrittura, non lice trauiare dall’ eſèmf
plare, permeſſa quella ſola diuerſità, che puo ca
gionare il colorire del pennello, olo ſcriuere
della penna, non il concetto della idea , ò l’ope
rare dell’ingegno. Non proſeſſai d’eſſer hiſto
tiograſo per me ſolo , ch’all’liora con la confi
derationeà ſingolar debito, 111“!“ P’E’CWAÎO
d’impicgarmi conforme conuiene. H0 benfi
moderati que’ ſenſi di poca ſtima co’ quali l’altro
autore 'trattava il. Sigr Duca, prendendomi tale
libertà , per la riuerenza che gli roFeſſo. Ne
ſtimai che foſſe bialimo vn atto i prudenza:
quale ſora ſtatoil ritirarſi in luogo ſicuro ſepo
ſto il pericolo della ſolleuatione della plebe.
Doueuoſupporlo , coſi rappreſentandomi l’hi
ſtoria , non liauendo certezza in contrario , ne
eſſendo mio obligo i] peruertire quella compoſi
tione, che doueuo tradurre. Ne ſidolgano di
ciò tanto grauementeli Signori Piacentini, poi
chc nelle ſolleuationi non ſ1 deſcritte la infedel
tà de’ Caualieri , mà la volubilitä della plebe ,
intereſſata nel bene priuato, laonde vedendo
mancare ciò , che ſèrue al ſolito luſſo , non che
{ille "eceffità, ſi ríuolge ſconſidcrata alrieercare
,il/,ſuo commodo: Non s’è veduta la plebe di
“AMV a’ noſtſl tempi congiurata contro il
Gone:
SVALlGlATO. 31
Gouernatore, ſolo per non bauere à ſuo modo
la deſiderata abbondanza del pane? Non però ſ1
chiama città infedele Milano , conſtantc pur
troppo nel conſeruarſi diuora alla indiſcretezza
Spagnuola , ancor-che trauagliata e ſollecitata
altrimente da gli eſempi d’altri regni e prouin
cie, che ſcuotono il giogo pcrcller quegli in
’ ſopportabile. Se ſimilmente nella plebedi Pia—
cenza , auuezza à viuere ngiatamente per la ſer
tilità del paeſe, la penuria qualunque ſoſſe por
ratadall' aſſedio, haueſſc partorita alcuna riuo
lun'one, non perciò à’ nobili ſora ſeguito disho
norc. ö: all’ vniuerſale della città compoſto di
queſti , cartina fama. S.A. ſimilmente ſuggen
do ilPericolo, ancorche ſolo imaginato, non
prende alcun titolo, che ſeruir poſſn di preteſto
.per Condannati-lo , òcome timido, ò come po
co amato da’ popoli. ll volgo ne’ ſuoi ſurori non
hà diſcorſo, e non riconoſce lege; la done come
è poco prudente quel Prencipe che tutroàlui
s’affida, cosìè temerarío ſe pretende di contra
ſtare l’improuiſa moſſa di ſregolnta ſerocia.Non
mi fermo ſopra li altri errori di nomi falſi , ò di
racomi non veri, poiche rimando li miei accu
ſatori .all’ originale , replicando ch’il miolibro
è copia, la doueconucniuami il ritrarre anche li
nei.Epoi ſomigli-anti falli non ſonoinſoliti an
che nelle piu firmare hiſtorie, mentre ò le in
formationi appflffionate, ò la coſmografia va
riatali producono Frequenti. Oltre che taluolta
ſaràdeſcritta la veritàe pure chileggeòpartiale
del ſuo ſisnſo ò altrimente impreſſo , la crede
~menzogna. Siaſi ciò come fi voglia, in queſto
non mi prendo punto di briga, poiche come tra
duttore ſono eſente dal cercare, ò la verità ,ò
la puntualità de’ nomi. Mi~ occorre peròd’oſ
F 4- ſer
;z li. Connllko.
ſeruare la ignoranza di chimi biaſima, mentre
mi tacciano che hauendo io ſcritto ciò che pa
re ſia poco à ſauore del Duca, non habbiarife- i
rito ciò che. ſeguì in ſuo vantaggio nel meſe de
Gennaiodcll’ anno 1637. Sono dunque tanto
ſciocchi coſtoro che non vedano il libro inti
toLito Surcgffli del 1636? Come dunque preten
dono d’aſtrmgermi al continuare gli accidenti
dell‘ anno che ſuccedette, in cui non mi ſono
ingerito? Hòpretetb di dar ſaggi d’vno ſtilehi
llurico non ſprezzabile, à fine di perſuadere li
l’rencipi aldarmi commodità di comporre più
regolarmente e fondatamente hiſtorie. Se ciò
ſuſſe ſeguito, ſuppoſto che li Prencipi del
noſtro lecolo , haucſſcro ogni penſiere fuori
che quello di promouere li virtuoſi e li lettera—
ti, forano [lati eompiacciuti queſti balordi 5 ‘e
m'haurebbero ſcuoperto tanto più copioſu nel
deſcriuere le glorie del mio padrone, quanto
più rilircttamcntc ne hò circonſcrittañla poca
fortuna. Vengano purdunqueleinuettiue che
S.A. minaccia, preparatcmi contro , da gran
di ingegni di coſtà. Saptò ben io ribattere li col
pi, e forſeli pungerò ſi al viuo, che non ha
uranno ſpirito per più riſentirſi. Wſio è quan
to m’occorre in ri’lpoſta della ſua , per fincerare
li ſoſpetti della mia poca affettione verſo S. A.
e pero facendo fine, Snc.
Chi èfatilealflomre (cliſſe ilConte) ëſèm
pre pronto nelle fl‘ufi:. _Quindi que/lo autore an
chio _ne’ filoi libri è Pro/liga di protefle e di dijl
co pi. .
Non pm) bajìa (ſoggiunſe il Marcheſe) a l
ſmaltire la quantità da’ ſuoi mancamenti, Poi
che la moltitudine di 'gag/ii, e nella lingua, e
7151101}th , e nel modo l i' comPorre , nonPuè ſor—
’ Il)?
,Sv-'Attento’. . 3t"
tire Ia-/Ìzauio anche [otto quel manto the gli n'
cuapre.
Lafliamola in gratia (conchiuſe il Caualiere)
nella fiea paee, e_ endo egli Pur troppo angu
[fiato dalla neeeflìta di temerfì da tanti maldz'
tenti, a’ quali non può celare leſue 'vergogne , e
molto maggiormente dafl’oóligo di ſineerarjz‘ ap
Preffl 'vn Preneipe, the difficilmente la/i‘ia l’im
preffione a'i ſiniflro concetto.
Lettera degl’intergfli tra S. Santità e la Republica
di' Luca.
ILluſtmo-e Reuetm‘* Sigr mio,
q. Nell’ vltima di V. S. llluſtmae Reuerm rice
uo il ſàuore ch’ella mi Fa per accreſcimento del—
le mie obligationi, honorandomi con ſegni di
fingOlar confidenza, mentre và isſogando meco
- la ſua paſſione , nel particolare de gl’interefii che
paſſano alpreſente tràS. Santità ,ela Repub. di '
Luca. Riſponderò con tanto più libero ſenti
mento, con quanto maggiore autorità ella ſi de
pna di farmi-giudice de’ ſuoiaſſettíl’armi ch’el
aſia troppo partiale de’ Sign'i Luccheſi , maſ
ſime che come perſona Eccleſiaſtica tiene obli
go maggiore d’adherite al Pontefice. V. S. ll
luſtmareplieammi, ch vuole ſoſtenere la parte
della verità, e della giuſiitia. Lodo il ſuo ſenti
mento , proprio d’animo nobile e ſincero; non
così però il mandarlo à publica notitia , `poſcia
che le operationi di S. Santità , nelle quali vanta
lidipendanza dallo Spirito Santofanno dimeri
tareà chile condanna. Non‘diſprezzo i di léi
proteſti , ne’ quali-ella afferma ch’vna artio
ne mala , non~può hauere cauſa , che per :-'-~_z-.—'
Î
niffiua nel ſommo bene : che il ſommo
F 5 ` Pen-»
;4. IL Coanrìna‘
Pontefice hi l’vſo del libero arbitrio, il' quale
mal applicato , non meno d’ogni altr’huomo ,.
regolandoſi à’capricci , ſaliſce. Wſto pur è
vero , mà non può ne dirſi, nè ſcriuerſi; vie
tando ciò , chi odia vna verità, fatta notoria
purtroppo dall’eſperienza. Haurà nondimeno
ſcuſal'errore, appreſſo chi sà li termini, c0’
quali fi rappreſentano inegozi à' Prencipi,pren—
endo quella piega che dannoloro le parole di'
chiinſorma. ll Signor Cardinale Franciotti,
Predominato dallo ſdegno, facilmente haurà ri~
trouato nella Corte di Roma, tutta intereſſe ,
tele che hauranno ſi bene riceuuti i colori delle
ſue paſſioni , che il Pontefice non haurà potuto
non vedere ſembiance di fallo , da cui ſi iuſtiſi
chino i ſuoi rigori. Altrimente non giudico,che
contra ogni ragione, egli lmueſl'e intrapreſo lo
ſconuolgere la pace, e la quietedlquella Re~ ,
publica. Ben è vero che flimo queſto Sommo ì
Pontefice appreſo renaccmente‘ à quella pro
poſitione di Chriſto, Non 'veni pace-m mitte
re, ſedgladmm. E raſſembra che credaſì obli
garo all’ oſſeruarla , come ſuo Vicegerente.
Bindi ben era di douere , che doppo l’hauer
moleſtari tutti gli Prencipi d’Europaſſi riuolgeſſe
àtrauagliare queſto dominio, per moſtrarlo ſo
getroàChriſto , e nelgrembo della ſua Chiefi.
@Lando nel tempo ſteſſo non è molto . egli
con particolari diſguſti , irritò ambedue gli Re
gi edi Francia e di Spagna, vn tale poſe in cam
P° quel .dèſtoz Melina ef} effè Herodio por-tum,
?WWW-ſum; PropoſitionediGiuſizppe Hebreo,
\ per ſigmſicare la crudekà di' quel tiranno, dal
l cui ferro haueano ſcampaibzuzj , erano POſCia
` truärdau gl' figlíuolí î Così, diff egli , ne l'an
"“ 1 ‘lueſto Pontefice, Poteua giudjçarj più.
gioueuole
SVALiGHi-ro. . ;y
ioueuole l’eſſere Turco clic Chriſtiano. A’
rencipi Cattolici preſentatoſi con faccia di ri
gore,hà propoſti molti diſturbi, là doue laſ
ciando gl’inimici della Chieſa in vna dolce
uiete , hà conſeruata nel poſſcſſo d’vn felice
atola loro tranquilità. Riſpoſi à coſtui, che
queſta era vna forma d’imitationc , per conſor
marſi à’ coſtumi di Dio, il quale con pompe di
ſeuerità ſuole trattare i migliori; nè in altro
lëno , ch’in vna fronte arrogata , inditio di
ſdegno , pare che riceua i ſuoi più diletti. Ben è
vero, che le creature non poſſono conſor
marſi a queſta intentione della ſuprema proui
dcnza come cauſa primaria , mà ſolo inſtru
mentale , là onde nella particolare peruiene e
ſpreſſa la cauſalità, che hanno gli liuomini nel—
-le perſecutioni de’ giuſti , da Santo Agoſtino,
all’ hor che diſſc , omnis mali” 414! idea vivi: ut
corrigatur , *vel ut per oumjnflw exereeamrfien
te'nzt ch’ vdii per appunto citarſi da vn mal con_
tento all’incontro d’alcuni, che ſtupiuano del
lalonga vita di queſto Pontefice. Deue però
gloriarſi la Republica di Luca d’eſſere pareg
giata in queſti , ben che poco buoni trattamenti,
all’ Imperatore, à’ Regídi Francia, è di Spagna ,
alla Republica di Venezia, al gran Duca di To—
ſcana, &agli altri Potentati , ch’vniuerſàlmen—
teſtimo nellamortedi &Samir-à, non piange
ranno la perdita delle loro ſodisſattioni. Am
zi che ſarà in obligo di profeſſore trattidi gra
titudine , mentre l’ombra di qucſti trauagli,
hà ſeruito a ſar ſpiccareicolori del ſuo merito.
Non poteua in altra occaſione apparire più `
chiaramente la prudenza de’Senatori,8c il ſa
pere di chi regge in eſſa lo ſcettro del com—
mando. Non è gloria di poca ſtima il cozzare,
F 5 ſenL-a
*Am- -…4W.
.‘r-..M;-,
36 l L C o it n 1E n o ‘
ſenza diſprezzo 6c offeſa del Capo , ch’è'Chri
ſto,rappreſentato nell’ autorità Pontificia di ue
fio ſuo Vicario. ll trionfare nella depre tono
del primo promotore di queſti ſconuolgimen
ti,co’l ttouare giuſto preteſto per imprigiona
re il fratello, e ptiuare della nobilità la fami
glia del Cardinale , è ſtato vn colpo, come
di doppiafcrita, coſi duplicato d’auuedutezza.
ll ſaper anche ſcernirſi dal fulmine del inter
detto , con prohibirne gli effetti preteſi , ap
pruoua que’ concetti , da’ quali s’argomenta eſ
ſer in quel Dominio Gioui di buon capo , che
partoriſcono Palladi di riſolutioni fi ſaggie. Sti
' moch’eleggerebbe il buon Pontefice di non eſ
ſer imbarazzato in queſto negotio , condottoui
forſe dall’ importnnità de’ partiali del Franciot
ti, obligato horaal continuare negl’intrichi,
da quella neceffità ch’aſtrin-ge ogni grande al
precipitare nelle ſue operationi, per non con
feſſire d’hauerle mal“ intrapreſe. Dubita che l’e
ſito rieſca di poca ſua riputatione, come pu
re gli è ſucceduto con` la Republica di Vene
tia, Ia quale l'hai 'fatto apparire più codardo _—
di Pilato. (Lieſti oſtinatamente difeſe contra il
jèntimento di tutti gli Hebrei, quodſeripſi,
ſtrip/ì. Ma egli s’è condotto all’ abolire il pro
prio epitafio poſto nella ſala regia, prima ca
gione che maniſeſtò la poco buona intelligen
za con quella Republica , non sò ſe di lui ſteſ
ſo, ò pure de? congiunti. Mi do à credere che
ſe ben tardi, riſoluerà di non più aſſentire,
òalcaprtccro di queſti, ò alle-chimere di chi
li va ſiiſurrando gli orecchi ciò , che comple al
proprio intereſſe , ò alla paffione , non ciò ch’è
- Sl douere per beneficio della Chieſa, e per il
“PM" regolato gouemO- Tanto conceda Id-.
dio.
SVAlzilGXATo. 37
dio er pace della Chriſtianità, e Per il ſe
‘—1‘
’à’î—
lice atod’ltalia. V. S.-llluſtrrſſima in queſto
mentre , deponga quel rancore , che l’ affer~
rione alla Republica di Luca, valuta ne' ſuoi
...e
penſieri come giuſto zelo , controle riſolutio~
ni~.del Pontefice. Credami chel’intentione ſua ,
come quella d’ogn’ altro Prencipe, non prete
riſce le legzgi del giuſto , eſſendo traſportati i
contrari e etti da’ miniſtri, ne’ quali troppo
confidano, mentre col gouerno conſegnano
loro anche la riputationc. Non altro sò a -
giungere in queſto particolare; perche la deſ
catezza della materia richiede, che ſl tratten
ga leggiermentela penna. Rinuouo i ringratia
mentiper la memoria ch’eſià tiene della mia.
ben che debole ſeruitù. Wlunque ella ſi ſia,
verrà auualorata dall’ eſèrcitio , che ſolo può
concedermiſi da ſuoi commandi , de’ quali pre
gando V.S.llluſtriſlìma riuerente le baccio le
mani.
Ads' 15 Muggia 1640.
Non fuui trà' Cavalieri chi- voleſſe moteggia
re ſOPra queſta-lettera , er riuerenza delſo
getto, di cui diſcorreual in quella. Condan
nò più toſto alcuno d’eſtì la contumacia del—
la Republica, come che vn Potentato Chri
ſtíano deue ſo giacere alla dottrina di Chri
ſte, più che v bedire alla politica di ſtato.
F77 Let-ñ
32 IL CORRlERO
40 l L C o rt n tr: n o
contemnimtu , pre omnibw ipſi tonttmnimur.
ln Gallia fortunam reſiduo-animo” , ſèd non ref
capua-vinix”. In Germania ſi non rtgredimur;
ni/nl certe progtdimur : (’9' inutile: jam fiant
ill-e fronde: , quióm defunflí Imperatori: be
nignitate , noflri nimi: audace! abuſi fitnt. In
Italia, ò Veneto flat” exulesz in alii: partilzut
ſi'non det-’i, deſpefli, par-va cflimatiom't ſi non
contemptm proventibus fiuimur. Et bit Rom-e ,
nt ipſe fateris , quo magi: multiplitamm monflſte
ria, eo minor# theatm rvirtutir aporimu: , a:
aliorum pietatit monimentis , fitnííi'tatit monu
mento , ſuparbis morilmt (’9‘ Mauri: aflèfîibus I
aafiungimu:. ,(;Zuid igitur remanet, nffl quod In* i
dianis in ori-*termino: gloria* not?” ton/lituamut, I
ó‘ in illit deſertitflortant , dum in [torti: Europa 1
non 'vireſtuntP Sed Ò-ibidetreſtunfz è‘ prifiini
decori; pompa: deperdunt. Laciorimarumfluóîióia
Prtu‘eéîofitnebria togito,quiaf.u {ſi Proxima”: mor
i
1
tem exſpcéîare , dum ante unimmſetulum, corpi”
itafirte elangztet. Anertat Dem il!” mala que
ipfiim fldfiipplitifl cognnt , ó- -mentes comm, qui j
Propria damnrtfo-vent ad fitprema erigens , immi- g
nentes talamitatet repeflnt, utfnlmina qua- iu/íc
timentur, miſtritorditer removeantur. Datum
Colonia nani: Maii M. Dc. x L r .
Erto (diſſe chi leggeua) terminata la con
flſſione di queflo buon Padre , il quale ton unaſin
cora *verità In‘: eſpoflo le tammuni colpe dellujùa
religione.
Sarebbe inconueníente (ſoggiunſeil Marche
ſe) the non eftrtitnflè il modo di ben tonjèffiirſi,
chiQua/ig
l’infi na
chead(ripigliò
qltri. ,
il Barone) eglino fleflî
"97‘ laſcino di prattjtare il modo di ben 'aiuere, the
PW’PWPMZOM ſ0_ loro inflgnamenti.
E Par
SVALÎGÎATO. 4x
E parmi (diſſe il Caualiere) che mm miu”;
im” uefli buom Padri , li quali mlmangian,
e nel er: emulam il [uffi de'píù Grandi, ó- i”
altrOPartimIan-gadom delitie di Cardinali .7
V’intenda (diſſe il Conte )_. ”là laſci-:mogli i”
grati” nella lara [mce.
Lettera :071m le Monachcñ
CAriſſimo Amico,
Alla voſtra partenza. che ci diuiſc, io rcſtai
impacciata negli amori di quella Monaca à voi
bcniffimo nota. Eromi imbarrazzato per cerc
monia , mà con tanta difficoltà mi ſono p0
ſcia ſuiluppato , che non ſenza ragione affer
.mo cſſcr quaſi pece ueſta affettionc. E‘vn ma
le artaccaticio , ch’a lorda, imrica, 8c in ogni
minima ſcintilla concepiſce ineſtinguibile in
cendio. Eflggeri pur chi vuole l’ordimemo de’
più ben compoſti laberinti, ne’ quali ad ogni
paſſo .s’incontra inauuedutamente Vn laccio,
ch’ad ognim'odo ſarà forza confeſſare maggiore
il rauuolgimento, con cui ſi confondano gli
affetti, ſc pongono il piede entro quelle crati di
ferro. Conſideriſi di qual conditione ſia quell‘a
more, che deueimprígionarſi , quaſi prima di
naſcere; e ne ſperi chi può fortunati progtell
ſt, mentrequello
carcere. vantaque’
Rſiaffigurono li ſuoi principii
ferri in vn
per appunto
il cinto d’vna gabbia . in cui però è mol
to folle chi rìnſerra la libertà del cuore, à fi
ned’accompagnarſi con vna beſtia indiſcreta,
la quale nel ſuo otio hà per vnico trattenimen
to .il dileggiare, ò anche il tormentare aman
ti. Mentreſono racchiuſe in luoghi ſacri’`, nè
- coi*
42 1 L C 0 n n l n n o
ſcorgeſi in eſſe anima di virtù, fidi meſtìeri il
crederle cadiueri, onde nel congiungerſi con
loro ſi prarcicano que’ più crudi parimenrizch’in
alcun tempo inuenrar puote giamai lziſpietata
fierezza de’più barlmritiranni. V’afficuro,ò a
mic0.chc chipoſeli carnelíci ſotto la diſcipli
na di Cupido, gli affigmrebbc per ſcola lichio
flri di Monache, doue con particolar ſtudioſi
proſeſſa eſiquiſitezuin ſclxernire, ò tradire chi
capita nella rete dellcloro lulinghe. La mulri~
plicirà d’amanti riccuuta dall’ auariria delle me
retrici, è procurato da qucſte tanto più sfacia—
tamente, quanto che à diuerſi nell’hora ſteſſa
firmo communi le loro delirie, ò per meglio
dire li loro inganni. Cangiando luogo varia
no affecti, e di diſcorſi con vno, fl'aPaffinC-à
faucllare con altri, replicando li detti medeſi
mi, efîmnolaíb’cnaſtefià inaltembile, delle ſ0
lite
ti, fintioni. Con tutti
che lor permette ſono prodinl‘ie
la capacità (le’ ldìlet-
deloluogo glo -
rìandoſi d"adcſcure gli huomini, onde fiirînino
il' ſommo de’ piaceri l’autorità di palpar loro
vna mano , di cogliere vn baccio , rubbato per
la maggior parte daſcfl-i frapoſti , e di veder tal
vqltaquella óarta , sù la quale chi ama giocareb
be Volontieri tutto il ſuo; non auuedendoſi
quanto Facilmente ſi trammi , non laſciandoal
ëro :manzo che d’apperito. Se inoltra la corri~
ſpondenza al permettere, conforme la moſtra
che ſi fa‘, il lauoro delle mani, non inferior
meme all’huomo adoperandol’amata le dita;
queſte ſcuole più vaghe Fatture di quello amo
re, Cll p1_u amoroſi artificii , co’ quali ei com
Foqgale (ue dolcezze. (Mim' rerminiano tutti
{piu ſoauigçdxmenul e principía l’OPportu
nica d accreditare le Plu fini frodi. W’Frutri,
il gu
Sv'ALHHA'ro. 43
il guſto de’ quali {i valuta dall’ aprenſionc , è
ſpacciaro alla preſenza d'vn amante, e pure ſi
vende da penſieri all’ affettione d’vn altro. L’in`
tentione degradal’opera , onde tal vno ſcioc~
co , il quale la crede diſegnata per ſe, la paga
ton molm diſpendio, àcontflmi d’affetto, 8c
anche di regali. Rinuouano li coſtumi dc gl’hi
ſtrioni antichi , le rappreſentationi ele’ quali
conſiſtcuanoin proſpettiue , 8c in geſh: men.
trc'in qucſti amori compariſce ciaſcuno à far
ſcena del più diletteuole, e con le mani geſtire
à ſuo grado. Ric-ſcono le comedie di vaga aſpec
to, ma gli atri ſono mancheuóli, mentre non
ſi può entrare in theatre , e ſ1 ſodisfá ſoloàgli
occhi, à’ quali baſtano le apparenze. Sono vio
lenze troppo crudeli, che neccſiitano l’huomo
ad eſtenuaríi , e diſtrugerſi da ſe ſolo , perſua
dando pure di poter afforrigliarfiz di modo
' íl che penetrando per quelli 'anguſti fori, vada à
l congiungerſi con oggetto, che con ſouerchía
forza lo rapiſce. In queſti guſli (lo conſeſſo)
m’inueſchaí anch’io, là doue haucuo poſto il
paradiſo in ſomiglianti contentezze. Giudica
uo breuili giorni conſumati in adorare vna di
queſte Parche, le quali troncano lo flame per a
more-{à morte. ſenz’hauer nelle mani il fuſo.
Vicino mai ſempre :ì quelle crati per godere
l’aura del ſuo reſpiro, e per approſimarmi le
fiamme ch’ardeuano nelle file guancia , raſſem..
brauo ambitioſo d’accommunarmi quel carce
re; poteuo almeno eſſere creduto auido di di
norare quel ferro , ch’imprigíonando la mia
diua , vietauami il goderla. Hauendo vicino il
mio ſole , mà priuaro della commodixà d’ab.
bracciarlo , prouauo vna rigida ſtagionc.%ín_
di il ſerpe amoroſo faceufl cal’hora grandes 0r
' zo per
44 . 1L Co-nntzno t
zo por intanare il capo della lingua nelle di lei la
bra, accennando il deſiderio di procurar alti-out
ricouero anche alla coda. Hò impettata qua
lunque ſodisſattione d’apparenza, con offer
ta anche di meglio , quando l’opportunità
dall’ occafione fauoreuole, concedeſſe di ſcher
nite l’impedimento di racchiuſa prigione.
Biſognauami ben ſi compiacere alla di lei aua
ritia ingorda d'acquiſti , di modo che ſolleci~
tandome con doni da nulla , mi neceſſita
ua al corriſpondere con molto. Affermo più
intereſſiti quefii amori, che diſpendioſe le li
bidini delle merettici , poi che obligando al
frequentare li doni, fanno cambii di molta v
ſura. Oltre che non può diſporre di ſe, non
che del ſuo denaro, chi rapito dalle loro fro
di, è conſecratoà quella diuinità- ch’adoran
dofi appunto ne’tempii credeſinon maibaſte
uolmente gratificata. Con arti ſtudiate nelle lo
ro celle , ingannano talmente , che fi rende più
difficile lo sfuggire le loro inſidie, mentre più
accuratamente ne vengono-teſi’ lacci. In quel
la loro ritiratezza ,' come ſomminiſtrano ma
teria alla propria dishoneflà con artificii di ve
tro , e con le lingue de’ cani , coſt condiſgiu—
taſti penſieri ſi propongono varie forme di ſcher
ni, e tradimenti. Dopo d’hauere tal’ vna lu
fingato in tal modo impuro prurito, viene à ſol
lecitarlo negli amanti godendo in quella fàtie
tà d’aggiungere ſtimolid’appetito ad vu fame
lico. Ma Geda ogni penaöcogni diſpendio al~
la neccfficà di fermarſi tutto iorno ne’ ceppi,
à fine dlſeruire alla loro curioëtä , 8c eſſet loro
paſſatempo di conuerſiitione. Li diſcorſi ſono
g?“a mahgmtà, delle emulationi , dell’ inui
laregnaute ne’ chioſtnsò ſono teſſuti d’amore
ſe. fi'e`
SÎALiGÎATo. 4;
ſe fredure , ch’ intirizzano quel miſero , che
ffàiuiap eſoàque’ſerri,quaſi vnaſtatua. Man
candoſi d’a queſta ſchinuitudine vn ſolo momen
to, non mancano quercle, e rimproueri, in Sub
ſacheffi. di meſtieri dimorar fermo trà’no idi
quella catena , che aſſicura à loro ſcherzi , o
maggiormente rauuiluppa trà loro inganni. In
ogni breue lontananza abbondano al ſicuro
mcſiägíeriebiglietti , li quali tutti ſono polize
di cambio, per eſi gere alcuna coſa. Annoia.
no almeno con le Foro vane ſciochezze in e
ſpreſſione d’vn ſimulato affetto. Hò ſcoſſo final
mente il giogo, auuedutomi della mia furia,
la quale mi dileggiaua, mi tradiua. e mi tiran
neggiauacon le ſue luſinghe, traſtulandoſi nel
tempo medefimo con altri trè ò quattro, non
sò ſe egualmente à me trattati. (Heike date in
preda alle più liccntioſe diſſolutezze, òcon al
’cuna intrinſeca amica , -ò daloro ſteſiè ſolazzano
nelle proprie ſtanze; e dopo con affiporito il
palato dalle dolcezze guſtate,ſi conducono à lo
ro amanti, con ſimulati vezzi facendo inghioc
rirloro bocconi, de’ quali difficilmente ſmal
tiſcono la durezza. In ſomma il tutto conſiſte‘in
fintioni, e ſe anche non fingono , altro non re
ſta per gli huominí , che compendiati tormen
ti, mentre fà di meſtieri ſoſtcnerc le punture
d’vn appetito , che non può compiacerſi. Non
può ottencrſi di vantaggio che d’impaſtare al
cuni pochi uſti con le mani, ne’ quali però
non hanno ifioro poſto li deſiderí, non eſſendo
cibo di nutrimento , mentre non poſſono ſta
gionarſi emro l’amoroſa ſornace.N on s’impron
ſala forma d’amoroſo compiacimento -, non
occorrendoui la compreffione ‘degliabhraccia
menti, c l’impreſſione de’ baci, là onde il lagolrlo
e e
46 I L C o r. R l E n o
delle manihà ſolamente vna non sò quale ſu- ~
perflcialeapparenzadi diletto. Guardimi il cie
odall’impacciov di queſti amori , poſcia che
qllllant0~ſl condannanelle femine, ſognato an- i i
c eſula dalla imaginatione , .che ſempre com
pone contro d’eſſe tratti di biaſiíno , _s’auuera
puntualmente nelle Monache( Ciò ſerua d’arr
uertimente à voi ancora, ch’io g'uſtarò di ri
muouere coll' eſſempio delle mie ſciagure tanta
voſtra inſelicirà , come godreíche arnie ſpeſe
ſortiſtc l’incontro d’ogni deſiderata contentez
za, quale v’auguro , e per fine, Ste.
Se le Monno/:e (diſſe il Marcheſe) ſimo ad i
mitatiom’ della ritirate-zz.; delle Ve/Zali , non dij;
dite cl” Prot‘urino di tener /èmpre piena la Inter
na, e/Zurzimntià dentro i1 [ume, o‘ton le dita,
òton alcun’ altra raſh.
Il lume ine/ÌiÎ-guz'bile, ‘tb’à queſt riſerzmbaſi
(ſoggiunſè il Caualiere) raffimbra appropriato
ì queſte, nel/oro inſatiabtle deſſierio, jl quale mai
non puó e/Ìnzguer/i.
Bifògnflrehbe (ripiglíò il Conte) in confor
mità di quelle fipelírle 'vive, ne tu} ba/iareizbe
(tred’ io) al [mare il feto” , to” cui muſeum i
giù [i noſiríjetoli le loro imPudicitie. i
infelice quel terrena (parlò il Barone) in cui i
{IE jàgçz'arnoſſèro, poitho çſſendo ſotterra dop”
darebberoſin’ dalle radici ton ingorda varatità
tutto ció ch’indí pateffègermoglt'arf, ina/tere.
Vollero proſeguire ne’biaſimr e rimproueri
douuti alle ſemine_ ch’in profeſſione ſacra con
taminano lo ſtato , 8t il luogo, quando accen
nò il Marcheſe hauere maggior colpain queſti
ecceſſi le impertinenze de’ Padri ch’a viua ſor
di ge‘pehſcono ne’chioſtri le figliuole: Win.
e, 601 fuoco della loro lrbrdme Violen
\ temen
4-u".'-c—ì Sv^L|ot^~ro. 47
temente rinſerrato , formano quegli ſcopii, da'
quali s’inliorridiſisono li ſecoli, con lo ſcanda
lo, e dirocca ſtranamente la riputatione delle
t':
“A
e; famiglie e dc’ mouztſteri. lncolpando però
queſte violenze, dalle quali benche prouenga
anche tal’hora alcun buon effetto,rieſce poco du
reuole , laſciarono di rimprouerarele donne,
le quali ſolito col poco ſenno corrompendol'ap
parente bontà, diuengono sfrontatamente peſñ
ſime. Ceſſarono pero d’eſàggerare queſta ſcia—
gura , deplorabile nelle piu glorioſe eittadi ,
oue tal chioſtro di Monache, è più cſecrando
de’ publici proſtibuli, e degli antichi lu panari di
Roma. -
SVALlGlATO. 5;
cielo. Chi hà intrapreſo di trauaglìare tutti h
Prencipi d’Europa, cccettuati li nemici dalla
fede , può giuſtamcntelìimarſi hora riuolto ad
tintorbidare la gloria de’ Santi. Se li Nipoti
foſſero anſioſi di heatitudine , come ſono
auari d’oro, potrebbe crederſi che vſurpflſ
ſe la gloria à’ Santi, per appropriarla ad eſ
ſi , come già ſono loro applicate tutte quaſi
le rendite della Chieſa. A tal ſine è ſi lon
gnmente prorogata la vicanZa di tanti_ Cardi
nali, e con tal intereſſe ſorſe d’vna nranmca
autorità , ſe non d’ingorda auaritia, preten
de di trattare anche li Santi. O forſe preſume
di ſcacciar queſti dal Paradiſo, per vuotareluo
go à ſe ſteſſo , 8: à’ ſuoi , poiche eolàsù non ſo
rauui flanza per eſſi. Goſi è fiata variamente in
terpretata la prohibitione di queſte feſte , oſſer
nata nel numero di diciotto, eguale à gli anni
del Pontificato di S. Santità. Concettizano ſopra
di queſto gli ſpecul‘atiui, come ſe in ciaſcun
anno del ſuo dominio habbia diſcapirato la
Chieſà, quanto deua ſ’timarſi la perdita d’vn
Santo. Diciotto Santi ſono aboliti dal catalogo,
perche in diciotto anni è decaduta diciotto
gradi la Chieſa nel continuo mancamento della
virtù , ne’ mali eſempi d’vn zelo tutto Pzfllü
ne 8c intereſſe , nel ſomentoin ſomma di ſehi
ſma per la riuolutione di tutta la Chriſ’nanitflì
Mancano tanto giorni di ſolennità, quantian
ni egli hà dominato , perche fi mutanom gior
ni di pianto , e ſe più longamente ei viue , ſi
cangiaranno in ſecoli di miſerie. Diminuiſce ra
gioneuolmente le feſie, chi moltiplica leocca
ſione dl gemeremon di gioire; e ſe egli toſ’co non
more, credeſi che ſia per mancare ogni ſolenni
tà, à fine di riſerbarſì più pompoſa alcelebra
G z re
y.; IL Colturano_
re li ſuoi funerali. Con ſomiglianti ſentimenti
è ſhta confuſa queſta nuoua, di modo che io
ſteſſo non sò diſtmtamente afficurarmi che co- '
ſ1 ſia , e quale ſn l’intentione di S. Santità.
M'auiſi V. S. Riucrmî con reale ſchietezza, ch’io
à tanto honore profeſſarommi obligatiflimo qua
le appunto mele dedico, Bce.
Quanto è deplorabtle (diſſe il Barone) la [071
ditione de’ Grandi, lr quali figgífluiona alla m4
lignità de’maldirenfi , cl” con ognipeggiore ſira
Pozzo conci-'1mm la loro Mae/Zi:. Ha“ il Pontefice
[mate que/le fejle , à profitto de’ Pallet‘i artigiani,
atrio’ che men di rado diflrattidal [Moro. non hab
bíimo :ofifiequenti le perdite delguadagno to” cui
ſe errantengono. Ecco 'una unione diretta à pub/ico
giuramento , {mio 'ampiamente vieneſhltíimm.
Pretendeforfe S. Santità (ſoggiunſc ll Cauz
liere) d’oggrouare lifua'a'itidi contribution , 0”—
de procura liloro vantaggi. Mir per giouar à’ po
mri . non a'ouelm Ieuare I: faſi: , mir letture li :ha
fori fitperflui à’ Nipoti , rapiti del Public-o orario
della Chieſa, e diſpenſargli in loro fimuenimento.
Or sù (ripigliò il Conte) 'voi ancora annoucrar
”i 'volete ;rà quegli empi , e!” bia/[mano , chi n'e
m' ”dm-mſi. R Mero” [i thefari della Chief); appreſ
fl: Ii Nipori qua/1* in depqſíto , impiegmgh in ag
granolimmto di lei, (y- in occorre-”za di rilieuo.
Fai-fl,- nel/'z tonquifla del regno di NflPolÌ, (parlò
il Marcheſe) come mffìmbmua publica” duflzlſ”
'voce-Eh que/fa ?lv/Ira Pontefice non hà tanto [ſoíri—
to , ó‘ “7M fraPPo l’oro, Per non gettarlo , ancor
C/îî’ ſ071 [Peron-ze maggiori. Baſta bene ch’inſi lon
ga Ponyrflſimto , lex/ci memoria di grandi impreſe
”’11" 7'! "Tm“. del bre-viario , e nela'egmdare [a fo
Ienm'tà di quefli Santi.
c"”‘"‘”""ſi bem (ríPigliò il Barone) con chi
ì hà
` SVALlC-IATO. '5;
haſhiſh: [a Iene”: , che quaſi cadere" io ama-*4
…Ã:fL’"A
Tx
m quaſi.: ron/amnza ,fcmm dubiuſſi a': permu
grauemmte i” queſta marmo-"azione, poiche’ m ta
'.5
/leggiflrei ;mi ai! 1mm” , e toccare: altre cordo più
'G
.'-
' ſonore de’ big/1'011 di quuflu Papa , traſcurando 1c
big-nelle qua/1 :’nuemmna d.; *voi , ſig-*tn /olo
da ſm/èmimrrt ſam-uſe. [alzi-amari in gr.12” ad
altra ”laterizi . th'alſſimm/e :ù quer’ín 11b”
ſura" :firm-'0 di anzi-;re :im/’9’” ”ore d’Ìg/m
mmm.
Lettera i” tuffi conclude quale ſi” la “lima
de’ 'vn'tuo I.
Sv^Lioi^~ro. 53
alla miſera Mantoa , èpure la ſola cagione del
la riuolutione dell‘imperio , fomentara dal vo.
let egli admcitere à parte de’ſuoi intereſſi li
Spagnuoli, che porrebbero in bishiglio ant-Ze
il Paradiſo. Bindi la morte di Fridland, la
perdita d'vn tanto eſercito in italia . hanno par.
torito l’eſtermmio della ſua Maeſta, che hora
riluee , quaſi Face, che ſtia dl ponto in ponto
per eſtinguerſi , ſe non per altra ragione politi~
ca , per caſtigo del cielo , il quale hà voluto che
contrapeſino. nel ſuo dominio le ſciagure pro
dotte da lui nella pouera italia. La inquietudi~
ne del ricco Cardinal datoin preda alla ſua ar
roganza, diſſeminain ogni luogo diffenſioni,
8c impegnandoſi più di quello ei ſia , appare
meno di quello che è, facendo ridere il mondo
con le ſue machine aeree, mà Facendo piange
re purtroppo chi è caduto per affidarſi à’ſuoi
vani appoggi , ò chi trauaglia di continuo per
auuolgerſi nella volubilità de’ſuoi capricci. ll
Papa, che, attende ſolo adarrichire li Nipoti, al
compendiare in loro le rendite de’ Cardinalati
vacanti,` e moſtrarſi Pontefice ſolo in riforma
di Breuiario , ò in moderare le ſeſte, non im—
pediſce trá tanto , ò ſorſe promuoue queſte
turbolenze. Li Prencipi di Sauoia nel _trattare
li propri intereſiì , nons'auuedono di ſeruire
per giuoco a’ Spagnuoli , che ſuonano conſor
me il lor genio, per fargli ballare , ſin che la ‘
danza vada à lor modo. Vedranno dopo d’haue'.
te ſuiſeerato lo ſtato per nutrire la ingordigia
di queſti finti amici, che ſeruono ſoloalparti
colare intereſſe. Ecome ardirà V. S. deſcriue—
re queſti affari , che altrimente non poſſono
delinearſi , quando nel quadro della hiſtoria non
fi neghino li colori della verità. Laſcio altri
` « ’ …Prend
64. I L C o n n ll- n o
Prencipi di minor riguardo, òdotati forſe di
maggiore prudenza ingiuſtamenre però arruo.
lari,.doue non ſi veggono che communì bia
ſimi , ò non può che ammirarſi lo Sforzo di poſ
ſanza ſuperiore. Se ne’ cabinetti de' Prencipi
ſono empi li Conſiglieri, non meno perfidi e l'
ſciocchi ſono gli eſecutori di ſomiglianri conſe
gli. Trà' capi diguerra li diſordini, le ſcioc
chezze ſono fertili de’ loro vituperi , in guiſa
che l’honore delle vittorie, non può che ſim
plicemenre atrribuirſi alla fortuna. E come poſ
ſono ſcriuerſi li loro falli ſe chi di preſenzà , in
via le relaiioni , eſſendo appaſſionato gli cela.
Coſi và in ſomma, mentre non puòchedain
formationidipendere l’hiſtorico . non può affi
curarſi di verità, ſe ſi fonda in congierrure,
non può che dir male. Chi sà cìuanto s’offenda
no ii Prcncipi da che paleſale oro ignommie ,
non s’arriſchiarà ſi arditamenre. Chipur anche
conoſce quanto ſia neceſſaria la vemà all’ hi~
ſtorico, negarà d’intraprendere la formatione
d’vn parto , per cui non può ritruouare la pro.
prinſua ſoſtanza. Tutto ciò ſia detto conforme
ll mio ſentimento . rimettendomi per altro
al giudicio di V..S. llluſtriſſima, alla quale per
fine , Sec. ' .
E`_ſuperfluala eſqggcramne di ufflui, (diſſe il
Marcheſe) poi [la: chijuiue [rifiarie in quefli N’ÌÌZPÌ
pane in non :ale [a verità” quindi rimangono pre
’ ſii-uan' [i Premipi. '
` Baila (ſoggiunſe il Conte) ùgl’bi/Ìafl-itì ma
d'trm’ diſoa'qfare alla 1mm ruriofirà di chz'legge ,
:niente piùmmm le regale del mefliere rbepra
fifflzìla.
Merce( ripiglio il Cavaliere) the s’eſtrcim i”
?We rompa/ing”: da: appena :à leggereſhudoue
~ mu
SVALlGlA'I‘o. 61
non aperti/ì altro the aììh.v..'_ffi‘lrl riporti, òaumſi'
?mu/.tirati da dmerſiluogbr.
E‘Mnto fini/;girare (conchíuſeil Barone) an.
rbeà’più abiettz ó' ignoranti l’mzerir/i' in tm:
tatidi Prenezpi, ("7 in negatiiai/ìato, che 7neri~
tamente l’mfflm del/”firmare hifi’arre i rapita” m
pedane, le quali wimprrflnoſidrgna e/èrritia.
Dzràpiù toi‘la (ripigliò il Marcheſe) rheglíah
ti de’ naſlriPremſiipi non meritano dl Puffi-re Per
altri mani , ne d’Elſa-e [allenati da altre penne.
ln quel mentre ſopragtunſc il ſecretario del
Sigr Ducailqualc hflueua ancora luicompito di
leggere le lettere del Gouernatore diMilano,in
tercette d’ordine del Patrone, come ſu’l prin~
cipio s’accennÒ , onde procede-tte lo ſualigio
del Corriere. ll qual ſecreta, interrognndo li
quattro ſopranominau Cortegiani quale foſſe ſta
to illoro trattenimento, rllPOſCIO con epilogata
relatione di quanto haueuano letto, vantandoſi
d’hauer incontrato non pocoguſto nella varieó,
tà de’ capricci, nella moltitudine delle ſcio
chezze, e nelladiuerſità degli humori, de’ quali
haucano hauuta notitia int-ante, e ſi differenti
lettere. Dopo tale riſpoſta ricercarono da lui
quale nouità egli haueſle ſcuoperta inſieme col
Preneipe nel diſcioglimento de’ fogli tratte
nuti. A ſodisfattione di queſta richieſta coſi
parlò.
Nelle lettere del Gouernatore di Milano altro
, non hahbiamo , che la dichiarationedelle for
me ordinarie, con le quali pretendono gli Spa—
gnuoli , d’ingannare , ò di tradire gli. altri
l’rencipi. Deſcriue li loro diſegni ſempre VlLu
nel deſiderio, ancorche mancanti nell’ effetto
di `ſoggiogare la Italia, e di porre vn piede in
qualunqne l’rencipato di Europa. Ancor-chela
Monar
—
66 I t. Con n 1e n o I
Monarchia fia in iſtaro miſerabile, ſenza depor
re il faſto della ſolita ambitione , vanta lagran
dezza del ſuo Rò, che hà mortiſicato il Duca.
di l’arma . ſncruato quello di Mtntoa , tiene
ſoggetto quello di Modem , hà vn piede ſopra
il collo di quelli de Savoia, preſume d’haue—
read arbitrio ſuo ilgran Duca di Toſcana, ſti
ma d’hauere nelle mani per regolarla a ſuo moñ
do con propoſta vantaggioſi d’intereſſi politici
la Republica di Venctia, come tiene tra le vn
gliie quelle di Genoa, e di Luca. Si pauoneg- -
gin però della poſſanza Spagnuolo , mentre
nel maggior diſcendente , in cui ſi ſcorgeſce
iamai , ancora vedeſx trionfante, di modo che
oper antico poſſcffo , òpernuoue adherenze,
ò per ſuperiorità di forze hà tributari tutti li Po
tentari d’italia. Non curano ſe il Papa [ia _loro
partiale, ò nò , promettendoſi dl Püfgll fa
cilmente il freno; come che ne’ noſtn ſecoli
il ſolo potere Spagnuolo entrato in Roma hà
ritruouate catene per gli Ponteſici- Eſaggera
la tirannide, con cui li miniſtri della Corona
girano à lor grado li Prencipi di Sauoia , in gui
ſà che non preteſto di difendergli rendongli
eſauſti di forze à proprio giouamento,8{ acciò
che ancora non poſſano rivolgerſi ad offender
gli. Windieon la ſolita politica hanno differi
ta ſi longamente ne’ loro ſtati la guerra, pro
longando ,gli acquiſti, ch’ín pochi meſi porca
no tcrminarli , quando ſi foſſero eſeguiti li con
ſigli del Prcncipe Tomaſo. Gli Spagnuoli lcga
no quel Grande, ch’eſſi proteggono , non per
diffenderlo, ma per far sì che ſeruaà loro van
taggi. Bindi nel laſciare occupate le loro for
ze controli Franceſi, preſumono di poter di
_mpegnare ll proprio potere in altre impreſe,
` maffi*
SVALlGl^T`I~ 67
maſſime nel prender Caſale , ch’è quel pomo.
per cui eglino ſono altri Tantali,tanto piu in
gordi; quanto piu quegli ſuggclaloro rapaci
rá con ſouerchio loro danno e tormento.
Conſolanſi con buone ſperanze qucſti priuarj
della Corona, uanto più ſono diſperati, co
me purecon falſi auuiſi di vittorie, e d’acqui
ſti , uſano.d'acc.ilorare il loro partito, ani~
mando l’adherenza di chi lo ſegue- e lpauen
*tando chi liècontrario. Conieſſt nondime
no anche i Gouermrore nella ſua, il grande
tracollo della Monarchia per le riuolte di Cataó'
logna , e Portogallo , per battere gli Spagnuolr
perduto oltre il credito , ildenaro ,la doue non
potendo ſoſtentare l’lmpcratore , obligato ad
eſſi ſolo‘ per l’intereſſe di quello, non poſſono
hauere riſcontro di forze. Già nella Germania
ſono in opprobrio, nonche in poca ſtima , e
la Lega d’Alſatia prima rotta , che conehiuſà,
oltre il diſpendio di mezo millione, diſcapito
notabile in queſte congiunture, hà vnita la per
dita totale della riputationein que’ paeſi. Man*
cando però la ſoldateſca , che iui può loro ſom
miniſtrarſi , perche mancha l’oro, decadono
le loro forze mentre purein Spagna , in Fianñ
dria, 8c in ltalia ne tengono molta neceffità:
Soſtengonſi sù ſondamentiaerei, afficurandoſi
toralmente sù le ale della Fortuna , non eſſendo
[nen vanala ſedein Dio ch' effi proſeſſano. ln
tal modo publicanſi dalle lettere del Gouerna
turelc miſerie , ſenza humiliare peròil ſaſtoſo
orgoglio vantaſi parimente buona ſpeme , Per
ſ0lleuarſi ,non aſpirando ad altro, che ad op
Pl'lmere li poco amoreuoli. (Lieſto diſſe il Se
crerario eſſere quanto haueano ſpiato ne’loro
0in , ſenza però alcuna nuoua cognitione,
come
68 IL CORRlERO SvAL'iGÎA'ro.
come che le maſſime riranniclie degli Spagnuo
li ſonogíà paleſi , e li loroinrereffi vengono pu
blicamcme narrati anche da' più vili 8c igm»
tanti.
1L ÎÌNE.
CON TINſſſſVAZlONE
D EL
C OR R I ER O
SVALlGIATO,
Publicato
da
GINIFACCIO Spmoncmr.
IN VxLLAFRANCA.
M- DC. LXXI.
3 , .Nu ro. n.111 l.) AU. 4.!” PU. ”NIU- "I v/;fl- Ill. bu -
-. .n I‘H I ‘I e\ T ‘l 1511.11411* I Ì\l\|^
All’ ll!" Sig".
GVELSATl VALMERI.
Arab/;e imperfetta la mia ſèruitù *vedi: di lei~
S ſè traſcuraffi [e ore/{ſioni di’jàdùfar campi“
‘ mente ù’ ſuoi cenni 5 hà deſiderato V. S. con
tante inſlrmze la continuazione del Corriero filiali
gíato,elo’e ban ragione, c/oe compariſon alla luxe ſob_
togli auſpici delſuo nome.Come parto di ' nella pen
na della :fortunato FerramePfl/lamiimac/oe non hà
ſeguito il 'volo ordinario de’ letter/”i del /ùo :em/zo,
non [oùſaputo ſcegliere una difeſa migliore. Si quan
taſtima farciaI/.S.de’flzoifirixti,e della memoria di
quella amieixia, che non termina con la /Ìla morte;
e pereiàſe qualrloeſeorpolojo vorrà/indaco” laſha
libertà, con [a quale loizparluto de’ -vizii , che ſono
pur troppo pranimtz m Italia 5 [a rimetto È quan
to egli n’loà detto nell’ mmertimento , che diede al
[ettore nella
ì ;ram-rà Pzab‘limtíone del dettodoue
ogni douumjodixfflttione, Corri-:ro , che
egli, dicen
d, la verita‘, e' [lato faóro delle/ile diſgmfie, Mi
rimreſeeſolamente, che non ſ1‘ tamponato vedere
le altre/ile opere, the , nel pafflxggia che ſete d’Ita
Iia mmeia con quello ſeelemta CarloMoÌfibime
ua determinato di rimetter al SignarGrimo/m Nu—
tuli /Zio confidente-,affinche ſoffi-ro publieiztewd em
no,L1 Bue/2M, [e Lettere delle be/iie, i Ragionemm
:i de’ Beati, la Ri/floſta all’ Antibaeinam del P.
Toma/i', ed alcune centurie di [eſſere amoroſe, ton
altre Scritture. Mà perſini/fra fortunamn hanno
ottenuta altraſfalendore , che quello delle fiamme,
o/:v’incemrirono il/ùa corpo in Azz/gnam. Aggradffia
Pam!” con queſtu otto/Ion:: le rimìouigli atte/Ia
ti del/.z mi” riuerenza , ron dfflflll'íü‘ld , che
quivi/{o mi continui i ſùai tommandi , m’atore.
free-à fènîp” i fiwífizuori; e tolfine la riueriſio. Da
Vl/lñfi‘üfiíñ i1 prima Marzo 1660. .
Dcuotìſiìmo Scrure
GIN- SPIRONCINL
A A.;
A chi legge.
Riuſirm coſigram à tutti [a
_ , publicazione dei' Carriera Sua
Iigiatox/:e quei guarire-Carva
’ [ieri :Le cominciarono per di
” porto ’il loro trattenimento
jpieg‘ozzdo i [araya-”fieri ſhpra ileofltemrta
delle lettere , hanno rifin’uto di xompiacer
ui , col mandarmi-ie la continuazione. E
'vero , c/:-e nel principio non beóbero 'volon
tti di diu‘ulgorla , anzi per lo gentilezza
dell’ inuenziofle, e delle mater/'e, di eo”
ſèruarla trai [e letterepiù riſèruafe di Ca
óiflem. Ale} ”elle Corti è coſi difficile il
mantener ilſegreto , cla’ eſſendo z fatte -ve
dere trà le mani dimolti trani ate , è con
fujè , non ha” potuto di meno dipuólicar/e
con ordine , e col decoro dauuto alla loro
qualità. Se l’opera 72071 merita i rvoſtri ap
plauſi, la *uoſtra corteſia nonpotrà negarli
alla buona *volontà di c/:i brama fauorirui.
Vivere felici.
Le:
C"ONTl--NVAZÌONE DEL”
C.0 R R IER’O SVALIGÎATO
Lettera di complimenti ad ‘un Cardinale.
84. CON1'lNVAZl0NE i
nomina ſorella defla Republica di Venaria.
E thepenſate, riſpoſe il Barone? Stimareſor/é
quella Republica ſuperi”: ”I pari dí quella di G:
nouu 5 Forſe que’ Signori intereſſoxi più nell'añ
grjcolrurn che nell‘ l’ambizione , riczxflÎno‘Sere
nati: , iíçſideroſidipioggia.
Non beffîm , ſoggiunſe il Marcheſe, que’
grandi, i quali nella infignepnrggianogli Dit
mzoride’ Ram-mi , da’ quali ſiPortammo lefiu—
7-1' the pero Ir port-mo anob’gfflper tagliare Ie
gm’ ('7- albcrti , fecondo [a ”eceffltà e l’orm PIL**
ſzan:.
E non 'ui ricordate, repìicò il Conte, de’ Re-ì
gi di Babilonia , i quali nel!” ſhmmitùddlo ſcettro
portarla-zo 'un aratro: in conformità a'i ci” flaſ
cuno d’effidourù chiamarſi Re, guidando Ogm-'gior
no m" {ampi l'oratro.
Non prſh) tacere in monumento delle gran
dezze a'i :tg/loro , ripigliò i-l Caualicrc , che
gl’lmprraxori antichipaſſouano della zuppa , a[
lo fietxro , edaflì agricoltura , al ſommando, [à
dom tutti gli mini/lri di gueflo republim , deuo- x`
no riconoſca-lt', come lmperatori , mentre è ar- 4
dinan‘o que/fo loro puffiuggio dal!” :cappa aüo
ſcettro.
Hour-ebbero longamcnte continuato que/fo-díſ- _i
torſo, fi ilfinger/t' trattato di rilieuo in quella q
lettera , nongli bamſſe ſollecitati a] leggerla :17'0
mmmo però che mi diana.
Lette
Dei.. Cona I :no-Snueuro. .85
+23
2;.~
Lettera alla Republimdì 8'; Marina.
88 CpNTlNVAZIONE
noci cmpre nella ,(212014 de’difPrqggi; inguifa che
fix i mc/Iierià’ tortegiam' , il riconoſcere *Unſo
gbignoz 'un motto ancor-:he mordau, ‘Un batter
[a mano :ù la jim/1a , perſingolari raxie; :pure
` _ſono am' più di ”pazzo , ci” (Pianoro. Merci‘
dſflflndo profe ione de' Prana‘pà il oiíî'fmderegl'i‘n
fm'ori: all’ [yorafàuoriſtono, uan ammo @fin
dono- Ame nondimenomffèm ru, :loc quo/fuſo:
to/m’ttione dim, Aflèrmoſiffimo p” /ZroPPiarIa
Que-fia ”i meno, diſſe il Caualiere,e`ma1 fon
' data elpoſitian: , Perche l’affetto e dgſidm’o da’
Grandi , imho/a moi ſempre aIszr zoppiw”, chi
Per merito, e per 'virtùpuòanendere ù quei gradi
di' gloria, rh’eglina /ìimano loro propri. Anche nel
ſolleuare ”Ino/M, hanno la mira à’pretipirii, da’
quali, come ordinarii nelle grandi altezze, ſpa_
rano pateiſí [lr-oppure to[oro,zh’e t ”Non-Nomi.
Mon ſaprei che aggiungere è quefle 'Uoflreinzers
premtiom , ſe non dichiaraflì queflo. Affitti-i
nati/lima perſe-miri”, tonficſammte eſpreſſò , con
îEÌIlſilr” di ſtriuer: , Aflèrlionmiffimo per ſcpa
ir a.
?lotto ‘và èeno,.diſſe il Marcheſe , perch'ejlfef
”ire de’Omndi ,èina’rizzato ſempre al ſepolcro,
e la fi-hiauitudím anche de’ 'piùſedelinon hà bene
ſpeſſo altro riſcontro , the l‘eſoquie d’vn’apparm
;e dolore , o brem’ffì’mi :mami del lora merito, to’
9144311’in accompagnano ſin’ alla tomba
Non perdiamo in grazia ,.diſſe il Barone, .zl
tro tempo in riſolti”: quiz/?a confilſioneffioit/M co]—
piromo mai ſempre in peggiori ſentimenti. [Ao/fa
perìà parte quella lettera, n’intontmronoflkrfl
di’ maggiorgu/ìo, ode/ſeguente tenore. .
I .
L‘atte
DEL COR-nlilo SVAl-l‘GIATO. 29
Lettera a'i documenti per rbì 'vuole prenderſi’
d’amor-oſa.
‘Motto Illuſtre Sig.
Intendo da quell’amico,che volete-proueder
uid’vna caualcatura per paſſatempo della gio
uentù. Hò ſtimato debito della mia amicizia lo
ſcriuerui intorno :ì ciò alcuni alwertimenti, aſ
ſicurati—dall’ eſperienza, e dettati dall’ affettoñ,
partiale d’ognivoflrogiouamento. Suppon or,
cheſimile appetito naſca in voi da vua leggia ſll
digamba inchinato al calzare ſtiuale , 8c all’ an
dar armata di ſperoni dibuona unta. (Dando
non haueſte gamba in tal m0 odiſpoſta depo
nete il penſiero , poiche il caualcare vi riuſci
rebbe, ò di vergogna, ò di noia. Non biſogna
fiancarſt , 8: il cenere con ſalti alla monta,6:
,contraſt- no euidente , d’auer imparau tratti
di Caua iere. .
L’vſare qualche polledro gentile , raſſembra
trattenimento più` gratioſo dl giou ane bizarro ,
&hà ſaggi digrandeua, eſſendo ad ímitatione
di perſonaggi di… ſtima. Mà il pericolo, in cui fi›
flà d’eſſere tcaualcato, e ch’egli vi prenda ſotto,
.come indomito e feroce, rimuaue le mie ſua
ſioni da queſto particolare. Vna continua in
quietudine , vn perpetuo nitrire , vn moto -al
tiero. vn trotto noioſo, annouero percondi
tioni , le quali nel caualcare porgono tributo
all’ambitionc, più che al guſto.
Eleggete animale di corſo. di cui in varie guiſe
potínte auualerui ad ogni voſtro compiacimento.
Vn buon paſſo ordinario è molto apprezzabile .
perche,ſetal volta,à fine‘dí cangiar moto fi brama
vu trapaſſofacilmente ſìconduce.Auuertitel,che
1 car
90 CONT1NV^ZlONE
il cauallo non ſia auvezzo all'andar di tutta car
riera, ſtando, che il caualcare ſimili beſtie, è
vn’ miſchiarſi ad entrare in precipitii. Non do
uete auualeruene in vn’arringo , ò per correre
sù le poſte; la onde il prolongare vn viaggio di
delizie , è vn felicitare con la priuarione d’in
commodo quei deſideri, che mai non vorreb
berogiun eralla metà.
Le qua itadi d’un buon corſiero non iſtimo
nppo di voi coſi ſconoſciuto ,› che ſia di meſtie
ri eſtenderne vna appunto” deſcrittione. Non
douete però hauer la mira, che àprenderlo di
buona roppa , e dotato d’un portante , onde fi
renda elirioſo il caualcare. La graſſcmnon lo
renda, così ripieno di carne, che raffieni il cor
ſo il timore di vederlo piangere con lagrime di
ſudore. Non ſia ne meno ramo ſmunto , che
oltre il raſſembrare l'auanm della morte , lo di—
moſtri ſepolto in vm cataſtroſe d’oſſa. Sia di
buona vira , lungi da grauezza-rale, che per
dargli moto , faccia di meſtieri richiamaralla
vin Archimede; non peròs’approflîmi àfiaro
di leggierezza ſi , che facendolo credere vn ca
dauero , l’habiliti ad eſſer portato à volo da’
corui.
Auuertite di non vprouederui di cauzlcatum
la quale' habbia ſeruitoà lbggetro grande , pev
‘che oltre l’eſſere maggiore Il diſpendio , s’in
'contra rnluoha la proprietà di Buceſallo, che
permettano d’eſſer caualcato ſolo da Aleſſandro
ilçrande. Alcuni corſieri, quali imbeuuta l’am—
bitione de’ perſonnaggi , à’quali s’aſſoggeniro
› no, armano con la loro ferocia vn altiero ſuffic
*ì 8°, quando altri vuol dominargli. Euui queſto
' Pflglffiîmo almeno, che auuezzi à poche ſari
-he, negano dl ſodisſare all’ appetito di chi
gli
D”. Connien o Sv^Li ci ATO. gr
gli poſſede; eſſendo neceſſario ſeruire alle lor
voglie.
Habbiate à cuore l’intentione d’auualetueue
ad ogni occorre‘nm , in qual ſi fia forma , e
‘.e'à.
. tem o può chimeriznrſi per maggiore loro ag—
gra imento,dn' deſideri. Quindi per poterne
t~x~ are ogni ſtrapazzo, ricordateui , che ſia giona
ne; non però in tale età , che ſenza hauer hauu
i::\L-'›.Î-j to il mineggio , non ſappi-a teneri] freno in boc
ca. Chiamo diſ’turbo, più , che diletto, l’ob
bligo d’addomeſticare vna fierezza ſenza legge ,
8c ll douer condur vn’ animale ad imparare le ro—
gole , all’hor che il guſto ne richiedela pra!
"CJ
E‘ punto di conſideratione, l'oſſeruare che
fia ſenza vitii , il che ſe bene è difficile, con la.
cognizione però s’acquiſta l’attitudine al cor—
:LF:
'
regger li, ò ſcanſarne i danni. Aieſti appren
dono imili beſtie, da chi le caualca poco e
‘A gerto nel reggerle , la doue traboccauo mai
mpre dietro ’incli'natíone procliue alpeggio.
Apprendere però di non permemread’vſo’dël'
cun’ altro la voſtra caualcatura . per non eſporui
à queſto riſchio,e per non vederul doſi-andato del
voſtro compiacimento all' hor che anhelando
ſotto il peſo'd'altri , ſ1 renderàinhabile al ſer’
uirui. Non v’affidate à’ mareſehalchi , 6c altri
truffattori ,che ſeruono di mezani in ſomiglia…
te vendite , ò compra; ſtando cheil rubbare per
ſe. l’errare per Voi ſonoipunti de' loro ingan
ni. Non v’inuaghite del mantello , perche le ap
parenze tradiſcono. Vna vaghezza eſterna, cor
rompe mai ſempre la Fortuna diſimili trattatimon
confiderandoſi , qualmente la caualcatura deue
ſeruire à tutto,ſuori che à gli occhi-Vn corpo ben
formato, con indicii di robuſtezza, cori ſicurezza
di
92. CONTlNVAZlONl
di gionentù , ſia ſcopo _della voſtra elettione,
ſenza attendere in altre ſuperflne qualitadi mol
tiplicati mezi per eſſer deluſo. Molto meno vi
rapiſca vna ricca ſella, ed vn freno dorato, pei-
che ueſti ornamenti ſono deſtinati bene ſpeſſo
al vilurare a rigoroſo prezzo vna rozza , e per
far prender vna pillola amara. ſotto quella co
perta d’oro.
oſſeruate d'accertarui , che ſia eſente da tut—
m que’morbi , ò mali, che ſono tanto peg io
ri, quanto più occulti. Qiiçſtiſoglionoc ere
.più ordinarii, doue apparenze per altro vaghe
allettano. In ſomma ſi tratta di negOiio degno
d’vr‘ia accurata diligenza, perche, mentre ca
ualcatc. douere porre voi ſteſſoin potere d’v—
na beſtia, i'a quale può ſepelirui in vn foſſo,
ò profondarui in un precipitio. Ricordateui
.poi di moderare i voſtri guſti 5 come chela ſo
uercliia frequenza del caualcare inlanguidiſce,
egenerainfermità tali , che prendono per nn
uimento lo ſtillato delle migliori ſoſtanze. An
lcorche la beſtia, eſſendo viuace,ö! ardita, pa
reriì che ſouente v’inuiti , aſteneteui , confide
rando, che il voſh'o giudicio non deue ſecon
dare il genio d‘vn animale.
Vn buon baſtone ſci-ua di ſcettro per dominar
Ia,poſciache gli ſperoni nell' atto del caualcare,
` ſono veni i non punture. Siavoſtra cura l’habi
tuarla ad intenderci voſtricommandi,pereſe~
.guirgli, nèſi confonde con il voſtro impero,
lîautorità della ſtalliere, che deue ſeruire, mà
non inſinoarſiin pretendere la ſua vbidienza.
Per l’inoſſeruanza di queſto documento , acca
de , che tal'vno di queſti animali, ſecondando le
.Vo lie , a: i cenni del ſeruitore, dà di calcio al
rene. Sappiate finaſmente mantenere queſta
Voſtra
Du. Cormano Sv^ mauro. DI
voſtra caualcatura manſucta 6: humile ; quiuj
-W\ `ufl
eſſendo il centro di quella liberta, con culpa.
tere nuualeruene i voſtro compiacimento. Ad
ogni moto della voſtra mano, quando anulare
facilmente s’aggirri, corra , s'atreſti , auanzi il
Paſſo , ritiri ll piede, ſappia in ſomma ñncullar.
ſi adietro ſenza impennarſi , mà col capo baſſo,
camini anche alla cieca , coſi accennandole i vo
ſtri commandi , de’quali e` interprete ilfreno,
Wanda no raſcuriate. òamico,que&iauuí
fi , v’apprenderere a conditions , le quali mi
non vi permetteranno il condannare eofi buona
ſpeſa. Defidero , chela ſincerità del mio affetto
truoui appreſſo di voi quel credito che meri
ta. Pretendo al meno dalla voſtra gentilezza
quell’ Tgradimento. che ſe le deue; econ ciò ſa
cendo ne affettuoſamente vi baccio le mani.
Dima/fra oo/lui , diſſe il Conte, molta eſpe
rienza nelle caualcalure , là onde biſogna , :be/ì”
dà primi anni egli haóbia da” di ”ufo in queſi
prgfeſſìone.
NeHa ſuagíouentù. ſoggiunſe l’altro , fleràfa
cilmenteſlaro al maneggi”, là onde haurà appre—
ſe le quali-’adi cb’ egli deſcriue, da quanto ba
uranno richieflo in eſſi) i maeflri dell' arte.
Parmicbe hîbbitl mancato , ripigliò il Mat‘
cheíè, in non inſegnare 'il modo di ben :anale-re,
decenni-mln la neceffitù di renerfermo i! morſo in
bocca alla beflifl che ſi caualca, il tempopur an
*ev."J.c-u che di darle'ulcuna ſpinta, Per 'veder il ſuo corra ~
gio , la propartione, con cui delle procurati-fi, e e
”ng- le gambe, m‘ tanto flrettamente congiunte.
che s’intagli, ne‘ tanto allargare , che rendano de
fin‘me il cantina”.
Conueniua pur anche l’auccertire defla fòr
ma , con cui ”Mettendo/i in 1m (M4110 einer”
ele
’4 CONTlNVAZlONE.
deu: flrfigli regger la coda, fiiſtener il capo, in*
”car il collo. e fallenare [agi-wa.
Non più non più , diſſe il Caualiere , che già la
'vo/Ira Ienion:,6 Marcheſe , èin corſo per #1447114
re lo dottrina della lettera.
Suſciiò la curioſixà di tutti, 'una lettera collega
” con 'una ſcatoli- a'i poco inuoglio. Srimarono, che
fiſſèro gemme, mè furono rimoffi da queſto credi
to dalla loggia-oz.” del plico , la mio non accen
naua coſi': di rilieuo. La carta di inganno ogniloro
pen/ſero, mojirò cio che ”a in quello cm‘ effi’ndo
ſcritto.
Ì
’108 Conrtuvnztonz
opprímano la mio anima , che viue _ſolo per voi,
ed in obligo di mendicare la ſua Vita dall’ ima
gine , di cui geloſi gli affetti, non parmettono il
totalmente conſolarſi , anche col vagheggiarla.
Se credeſte gli ecceſſi di que’ dolori, co’ quali
pruouo il diſcapito de’ mici godimenti,tramuta- .
to il corpo reale di veri piaceri in ombre figurato
dall’imaginatione, m’aſſicuro, che riſolucreſtc
di compatirmi , ſè non d’amarmi. Deli cara ,
muto differenteio ſcorcgo l'eſſetlambito da vo
ri vezzi , vczzeggiato alle noſtre labbra, acca
-rezzato da’ noſtri ahbracciamenti , imparadiſato
nel noſtro ſeno z 8: il fingermi con vane chimere -
il voſtro volto, che mi luſinghicon vno ſguar
do corteſe , m’inuiti con vna bocca ridente ,
'm’alletti con vn ſoghigno luſinghiero. Mi rieſse
di tormento maggiore il compiacermi della v0- i
ſtra effigie , ch’io orto nel petto; ſtando che, j
mentre da ſi belle embianze rapito , ſono in ne- `
ceſſità di ſecondare queſte violenze,corro à ſtrin- l
ger vn’ ombra, ad'abbracciar vn niente. Oh Dio. l.
dico tal’hora,perche non poſſo i0 con rapido vo
lo condurmi in vn momento all’amata mia He
lena! l-Iaueſſi almeno la fortuna d’lcaro , conce- \
dendomiſi il prender ale, che portandomi à vol
_ſe-bene dileguaſſero, non potrebbero precipitar
mi quando io foſli fermo nel Cielo del voſtro ſè- l
no. Poteſii almeno negli amoroſi entuſiaſmi ha- '
.uer vna di quelle candide mani, che porgerebbe l
refi-igerio à’miei ardori con la ſua neue. ln quel
la almeno depoſirarei i miei baci, riſtringerei gli
annodamenti , e conſegnarei le mie contente!.— ha:.-
ze , che ſe bene nbbreuiate in un pugno , eſten- ~*
&crebbero la mia felicità ad ma compita ſodic
fattione delle cupiditadi. Ecco in quale ſtato io
ſono :forzato al compendiare in così picciola '
' parte
DEL C'onruuo Sunie‘iA-ro; 109
parte que'godimemi, c’haueano libero campo
nell’ ampiezza del voſtro corpo. 031] diſarman
JAZZ? raggioſo tranſito è queſto de’ miei piaceri, dal
vederſi ogni giorno nella culladel letto, trà le
faſcio delle lenzuola, alimentati col latte delle
"k‘ noſtre bianchiflime carni, al vederſi hora così
.’1’ famclici, che-valutarebbcro, come ſingolar con
5‘ rcnro il porerlambirui vnamnno. Deh Helena;
a
'1 nome il quale , come andò mai ſempre accop
, piato con iſtraordmarìe bellezze , così portò
ſempre intolcrabili incendi. Se irempi di Paride
haueſſero potuto goderi vanti di poſſedcrui, al~
tra Helena, che voi, non s’haurebbe vſur ara
Venere , per regalo degno d'vna Deirä, aui a di
donar bellezze ; quando pure non foſſe ſtam
eoccupnta dalle rapine di Gioue.
AI mio pouero cuore ètoccato in ſorte il mn -
trapcſare co’ ſuoi ardori à l’incendí d’vn Re
gno inriero,\àcrilícato à quel a Greca bclià, ſtan
do che tributi non minori ſi dcuono à’ voltidel
lc Helene. Volonrieri miſtruggo,ò cara; certo
che le mie ceneri ricupcraranno felice vira,ſoito
Maggi di vm mio belliffimo Sole. Sollecítalìò il
mio ritorno per riuederui , c ripatriare in quel
grembo, oue (rà le belliſſime peppe guſtauo riui
Cl] dolcezze, all’hora pit“; correnti , quando duro
a—rgine pare,che le fermi. Ripeterò-la lettione de’
ſoliti guſti in quel bel libro,dicui volgendo, e ri
uolgendoifogli. leggendo-,e rileggendo i ca.
ratteri, non hò ſaputo mai ſcorger altro, che bea
titudincNon p'ſù, ò mia diletta,voglio trattener
mi xrà queſteíimagjnarie chimere, che mi ſanno
inlan ‘uidire , non accompagnate dalla realtà de
gli effetti. Non poſſo più trattenere la pennzche
brama eſſer portata dálla mano dÒue megliopdîà
. ſcriuerc in bianco nella vicinanzade’ voſtri can
- l 7 ' dori.
,no Courrnvnzroul'
dori.Mi fà di meſtieri ſeguirci dileiimpulſigrac
to d’improuiſo fuori di me , quaſi eſtatico nella
contemplatione delle voſtre bellezze,là onde fini
ſco con abbracciarui e bacciarur caramente.ADio:
Sù ~il Cielo (diſſe il Marcheſe) qual penna ha
uca coflui tra le mani nelloſcriuere, .Que/l’oma
mio credertè di quelli incaun, iquali laſciano la
ra flffiinpreda degli inganni delle cortigiane.
E chi non 'vi rimarrebbe deluſo dalle loro frodi,
ſoggiunſè il Conte, mentre [uſing/ina con 'vnafac
cia, che/pin; Diuim'tù nella bellezza, maſtrana
'vn Paradzjb nella grazia , e quando poi altri lora
.:’auuicina *valgono le [balle, ”emailquale mag
giormente tiranneggza gli amanti , ma irffieme pur
anche più ſort ementc rapiſce.
Non e' maraui lia , diſſe il Caualiere, tb’i
loro artificíi pren ana que/la piega , perche 1.1f”
za della magiaſi riflringe principalmente ne’ circo
li ; alleno [mò preſi-mano quefli a chi deſiderano
incantato , perpredominare più facilmente con le
proprie 'violenze, '
Pergl’incanli, replicò il Barone, ſirichiede,
l Its-verga , :la sfèra , per compire però l’incanto
d’amore, già che l’huomc porge quella, fà di 1m_
flìèri che con que/la concorrana le donne. `
0b come, ripigliò il Conte, laaucte Pronta la
lingua , doueè pracliuc l’appetito. Ciò detto , _flan
za dar tempo à’ compagnidi ”latteria il motto ,
ſi' diede à leggere Jùnuoua carta in cui casìcra
ſcritto.
Lettera Btirltfia.
CAriffimo Amico ,
lgambari non hauranno_ più che_ Fare con I@
Luna. Le ranne hanno ſam , idem] , ele tai—ta
` rughe
DEL CORnl‘ERO SVAl-lGlATo. ”r
ífi
rughe impennale lc ali. Tutte le beſtie hanno
poſto il ceruello, egli huomini l'hanno perdu
c'?
to. Vn’aſìno mangio l’altro giorno quello d’vn
Dottorziccio gia tutto putreſarto , là onde qucl
pouero animale , principiando à diſputare de m
Îa
3
Era-,51:
;q
ſibminfirmomm , andò tombolone ad [epc-[clint
mortuorum. V. S. arranchi con le mani alla gam
be d’Atlante, che ſe occorreſſe , àquello il pic
garſi ſotto il peſo del Mondo , dalui ſoſtenuto ,
ella gli darebbe per appunto del naſo in culo ,
u come Fece già à Morgante , nel terzo delli Vliſ
uu*“…I . ſei. Prenda ſeco vn corno grande , e quando al
troue non ſappia prouederſene, vada nelle caſe
della Germania , eſortira quanto deſidera. lo le
do queſto auuiſo, perche hora è publicato vn
diuieto , che tutti gli becchi dopò la morte paſ
ſino il guado ſoura corni , non più ſopra la bar
chetta di Caronte. (Hindi è, che il pouero vec~
chio già gran tempo ſc ne viue otioſo , eſcorrc
riſchio di morire ſamelico , già che non riceue
più monete , mentre ciaſcuno viene col ſuo cor
ñno- Sù l’Aſtrolaliio ſtudiai l’alrr’hieri la genito
ra di V. S. la quale è nella quadratura d’vn cucu
mere , nel ſeſtile de’ due gemini , che ſempre
vanno all’ombra. Ha la ſua figura trà le coſcic
di Venere , e ſotto le ſpalle di Saturno , hà gl’irr
fluſſi d’ogni ſua buona fortuna. Si guardi dalla
farfalle, e non s’affatichi per ſar preda di mo—
ſciolini , perche le reti non ſono buone , e Tan
'talo , che dourebbe racconciarle , che ſi và me
nando- e rimenando su , e giu , per giungere i
pomi bramati. La coda del Dragone è inſauſta
per lei. Si guardi però dal ſèminar in giro,quan
doi carchioſoli ſanno la barba. V. S. s’auualga
di quèſti pochi auuertimenti, e riconoſcal’af
ſetto, che le profeſſo , porgendomi c°""à‘.°í
, na
l
Ma…,ó.
”z CONTlNVAZÎONl
dirà-di maggiori dimoſh-atíoni co’l commandar.
mi, come la prego,e per fine , Sac.
Sarebbe buon Aflrologi” :zz/iui , diſſe il Mar
chelè , riujeemío egregiamente in predireſpray,
ſiti. .
Almeno eo/Iuí in moltipartzeolari , ſoggiunſe il
Conte , dite là 'verità , là douegli ;glia-elogi pre
-dxcono mai ſempre menzogne.
Credo , ripigliò il Barone, the l’ingegnoidiro
fluì hourù [Peſo ogniſuo miglior talento nelle tom
poſitioni di que/ta lettera.
Chrome bene (diſſc il Caualiere) laſimpazia
eogliſpropffixi, 'uz' trattiene trù que/ii, óeompagni.
Rintracciama altra materia. Vdife.
Lettera, eh’inſegna di ben negati/Ire
Mox… muſt. Sig. mio,
Giudico mio debito il ſar partecipe V. S-. d’o.
gni mio auanzamento , come che m’aſſicuro le _.ó .
riuſcirà d’aggradimcmo l‘ſ'uendere i progreffi
d’vn ſuo ſeruirore. La mogîie d’vn ricco mer
cadantc di queſta Cinà, rimaſia vcdoua ſono al- i
,cuni meſi ,. mandò lîalrro bici-i alcuni amici, i
per contrattare meco , acciò the congiunlgcffi il
mio traffico col ſuo. Non vuole rimarírar 1 , m5. ‘
pure brama, che gl’intereſfi vadano di buon
paſſo. Eleffi ilpartito vantaggioſo per me nelle
-conditioni che mi ſi affermano. lo eſponeuo
tutto il mio capitale , con parto però di ſemplice
impreſtito per ritorio :ì mio piacere, ſenza che
ne foſſe corroſa, e conſumata minima parte. EL
lz in riſcontro. e porgeuami la bottega, di,cui
dcuo çratrenere la chiaucappreſſo dime,0bligato
nondxmcnoad vſarla in chiudere” in ſchiudere
²d 03m ſha richieſta. Nella-Fatica. del negozio
babbia_
DEL CORÎUERO SvaLreiA-ro rr;
lmbbiamo parte ambedue , e chi più sà maneg
lì} giarſi. gode dell’ opera ſua. ſènzá neceſſttà di la
gii.irſi,quaſi che s’affacendi in darno. Ella ritiene
‘è
l‘a in bottegala moneta , che corre in queſto com
mercio, molto diligente in cuſtodirla , per dar
mcne i frutti a ſuo tempo. Euui ſtata alcuna diſ
ſerenza tra noi,perche io pretendeua ne’ patti di
douer tener chiaue, anche ſopra vn' armario,
ch’ella ha dietro labottega , oue ſono mercanti:
di maggior pregio. Sin'ad hora hà negato di
compiacermi. Spero però, che col tempo, e co’
buoni trattamenti io ſtngionarò ueſta Fortuna ,
che ſingolarmente appetiſco. A- icuro V’. S. che
mai non hò guſtato tanta felicità , quanta godo
hora, ſollcuato dalle mie baſſezze , congiun ere
ad inaſpettato poſſeſſo di bortega così bel a, e
non meno ricca, poſciache le vedoue, do o la
morte de’ mariti, andando ritirate nelle ſp'e e, ne
admettendo bagordi con alcuno, fondano vna
6mm?- "Pulentcz là onde buon pròà-:hi per»
uiene al participarne.
Proteſto ben iî a che non maihd ſi'bene pene
trate le regole del ben negotiaretquanto nel prat
ticare coſtei. Hò a preſo il modo del vero com
mercio , il quale eue ſeguire con iſtretti partiti
alle prime pteiie,come ſuol ditſi ,procurandoſi il
vantaggio. Le ccremonie conuengono ſu’l prin
cipio, per vn non sò qual termine di ciurltà. Al- 4
trimente la mercatantia richiede , che quando il
trattato è in buon poſto,ſi ſpinga ilne otio anan
ti,ſenz.’attendere ſe l’altra parte fiduo e,ò nòzſor- '
ſe non contenta del partito. ll negotiante habbia
ſempre buoni teſtimoni , acciò che non ſ1 man
chi ne’ patti. Fà di meſtieri conoſcere la-natura
di quello, con cui ſi tratta, 8t all’ eſſer egli,òtar
do, ò veloce,ficonformil’alrro_, poiche all’hor
`ha.
L ”4. CONTlNVAZIONE
hàbuon'eſitoil negozio, quando per ambe le
parti nel tempo ſteſſo viene conchiuſo. Altri
mente inlanguidiſcono gl’intercffi , mentre raſ
frcdato l’vno , ricuſa d’auualorare col ſomenro
di pari calore le riſolutioni dell’ altro. Non bi
ſogna trafficare alla muta , mà nè meno eccede
rein ciancie. Fatti, e parole ſi richiedono in
queſto commercio,- e non è 'che bene il ſaper
auualerſi, edellabocca, edella lingua. llvan
raggio di chi traffico, conlìſte principalmente
nel non contentatſi di poco guadagno , ferman
doſi ne’ punti d’vn negotio ſolo. Con cambii,
e ricambií, e cambii ſopra ricambii s’aggiri ſem
pre il ſuo , che di molta vtilità rieſce il tenere
in tal modo impiegato tutto l’hauere. Hò impa
rato principalmente , ch’al buon negoziante e`
neceſſario il non hauer à ſthíſo coſa alcuna, poſ
ciache l’imbrattarfi le mani , non è danno,
nando ſuccede guadagno dl ſtima. Bandtſca gli
.:Igggjh chi vgg] gçgotiare; ſtando che que
ſti mandano Fallito, chi non procura d’auuan—
taggiarfi all’ occaſione. Sarà buon colpo taluola
ta l’inebriare il corriſpondente nel negotio , per
che nel punto del trafficate, ſ1 volge, e raggi
ra ad ogni forma. Solleeirando all’hora il figil
lare le clauſule del trattato , firà molta vſura po
co vino. Nel contrattare, mantengaſi il nodo
del negozio ſodo. Nel rimanente, con fintioni,
con accarezzamenti, con inganni, trattengaſi
amicitia per l’intereſſe. Sopra tutto auuerta il
negotiante di non laſciare nel traffico altro di
ſuo, chela moneta,la quale per ordinario ſi ſpen
de nel maneggiodi ſimili affari. ueſti docu
menti hò imbeuuti ne’ precetti di que donna ,
la quale m’hà giurato, che à chi negotia altri
mentelella non dà l’ingreſſo in bottega; la on
de sù
DEL Conn t ERO SVAL]G|^TO. ll)
de sù la porta ſteſſa abbaſſano la teſta, equando
più moſtrano doppioni, tanto piu ricuſa di dar
oro le ſue merci proſeſſando d’oſſcruare le vere
leggi del commercio . più che quelle d’una inf
Forda auaritia Altri fà (ll moſtieri, che contino l
oro guadagni sù le dita; perche, non ſapendo
negoziare, ſono eſcluſi dalla ſua bottega. Procu
ro d’incontrare il di lei genio,per ſottrarmi all'uf
no 8c all’ altro diſordine , 8C eſſer padrone di
bottega à mio piacere. Se queſto mio nuouo ſta
to potrà habilitarmi al ſeruire à V. Signoria,pro
feſſarò maggior obligo à quella ſorte , da cui lo
riconoſco. Ella trà tanto honorandomi c0’ ſuor
commandi , mi porgo occaſione di tentare que
ſta mia fortuna, non che faccio fine ,Buffet—
tuoſflmente le baccio le mani.
wc::ó Afè (diſſe il Marcheſe,) cl” traffic-molo ”
_flui con dann: lafliarauui il Pelo.- lat-ur“ ben/l‘in
.-2.
contmmmbia merci , mi; non di troppa jbdigfizt
m”:
un...,
:f
Hauete ragione, ſoggiunſè i] Caualiere, pw
J'
rh’e le botteghe dellefimineſòm trapole , nelle qua
li c121' entra , cſi: :un poco ‘vantagio.
?6’
Sona tanto grandi, ripigliò ll Conte, che con
buona [Elder-ma , chi è preſo hà modo di conſèruaîſi
ille-fa.
Hanna à dentro, diſſe il Barone, il fim‘o , e la
rabbia , (ù onde e'mteſſkria il riPormrm alcunſe
gno di paco buona impreffiane. _
N’Iaaucte gran pranim , replicò il Conte, là
ondefa‘ di meflieri , che più d’rumz 'volta bablziare
dato di mſò in queflo negozio. Mà lafliamolo in
grati” à parte , pajèiache ammorba, cal fame
delle ſue immondezz: anche mldzſZ-orſo. ln confir
mètì di quella propeffitione, fùlmn 'un’altra let
tera che così diem”.
"~ Lem
”6 Co~urruv^zronz l
rr:. Courrnvazroue ,
pol‘eiache ampio è cola il vaſſallaggio d'amore,
la doue in molte , ſe non in vna,ſucceffiuamen~
re ſi gnſhil cumulo delle qualiudi , che poſſono
arreccare a’ noſtri appetiti occaſione di trion
fo. Scuſi V. S. la vehemenza dell’ affetto , da
cui forſe troppo lungamente hò permeſſo che fia
trapormta la penna. Potrà ſeruirle queſto rag
guaglio. per certificarla d’ogni guſto, quando
riſolucſſe inuiarſi à quel delirioſo paradiſo , do
ne li datdi d'amore fanno nido alle dolcezze,
non aprono ſeno à' tormenti. ,La mano .piena
d'oro è rimedio ad ogni piaga , che poſlìno for
mar nel cuore quelle celeſìibellcue. Se .con ;tt
tri auuertimenti potrò indrizzarla à’ piaceri, co—
me auido d’ogni ſua felicità, non mancato al mio
debito , conforme il quale attenderò opportu—
nità. di ſeruirla 5 e quiui per fine affettuoſamente
le baccio lc mani. , › ' › *
Non La‘ prattiratoclaifcriue (dlſſè il Caualie
re) le delirio di Ram; , che altrimente ritratta:
rebbe que/li cmomi, co’ quali efiilta a': ſ‘auerchio lr
godimmìi di Venexia.
La /Ìmplicitadi cz/Ìui , ſoggiunſe il Marcheſe ,
mm doue admmere ml ruolo de’ galli gl’indegniſt
piaceri, che s’tujimo colà. _
Aſs' ,'ripigliò il Conte, ch’in ambele Cittadi
ſi giunta :ù laſlqffa carta , ancorcheſia più bono
nuole in Roma il giuoca , Per la qualita de’ [mſn
na 'ri di/ìzma . , ob’iui [Uſo-citano.
äuefla èmateria troppa trita, (diſſe il Barone)
ó' ha relation: col commune prouerbío di ma gior
ment: ammaróare to” laPltzza,qtmnto più l trat
ta coldiſiarſh~ Per @fl-rire però altra nauità, Prin
"iPÎ'3 l“ lettura di 7111.01” letter-1 . “lie :ari di’.
tetta. i
Lettéñ
rÌv—> ~ ñ—
Letters
Du. Cona r eno SVALIG|^TO.171
Lettera d"a” ladra in Cremona.
CAriſſ. come fratello ,
Wſto non è più terreno per noi. Li Ladri
qui in Cremona hanno troppo frequenti riuali ,
8c i germogli della noſtra profeſſione pullulano
in tanti abbondanza, che Fa di meſtieri ſtar sù
le difeſe, per non eſſere rubbati più che inuigi—
lare per incontrare commodità di rubbare.
Se deue oſſeruarfi il precetto già trito di ce
deril luogo à maggiori , ci conuerrà al ſicuro
di partire , Eoſtiache fia modi gran longa infe
riori in que ’arte à medeſmi Cittadini. Locuſte
rattiche del paeſe , non laſiáanoche diuorare i'
oreſtieri in queſti prati , doue altre finte , non
sò ſe la Primauera , ò noi rideuano per glinoſtri
acquiſti. Non m’aſſicuro di poter mantenere
queſto poſto, conſegnatomi da comp ni, per
che ſoprabondano gli aſſediati , Ste endo più
di me preſti nelle ſorpreſe, danno in ſacco àtuttí
i miei diſegni. Hò determinato di partire, te
mendo che da coſtoro mi ſia rubbato anche il
capeſtro , il quale però volontariamente rinun
riarò, à fine di laſciar lorolibero quel premio,
che sforzano di guadagnarſi con moltiplicar
furti. Me ne verrò appreſſo di voi , per ten
tare vnitamcnte al ſolito, incontri di maggior
fortuna.
Simo ſtufibílíque’ Cittadini, diſi’eil Conte,
nel rubſhare : ſe pur èmrn, the nel!! qualitadi,
ò paffioni naturali, mm ci ſr' afiriue damn-ito
alcuna.
Aggiungete pura (ripigliò il Marcheſe) the
fliggetti ad *un dominante , il quale gli [pda jo
710 in nerd/TM d’cjèrcítmſi in ſpoglia” altri, Ìl
M 2. fine
a
‘ Reſſo,
r1'
186 CONTlNVAleKk
fieſſo , in conformità di che me le offro di tutto
cuore, eper flne,8tc.
Fio urida queſla lettera pergli Caualieri. onde i
, non puotero eſprimerne materia di ſcherza/1' mot
ieggi tanto più che come diſſè il Conte , foraflato ‘
di mçſlieri il fermarſi' ſopra il necmfliria , Iua
go che non doueua occuparſi I: chi haut” compoflo
il ragguaglio mentre egli appariua ambizioſo di
trattenerlo Per filo Poſſo. Oltre che , [aggiunſe il
Marcheſe l'acmmalare èioſirni contro li [ene
l rati , è-vn voler eſporrefari-al Sole , e (rango-edi
l n le leggi dell’ humanitù . aggiungendo afflit
\ :ioni , a aeIli , che pur troppo con maldxccn
i‘ ze , e pe :mi trattamentiflmo perſeguitati , ó*
l afiiiui paſù alle loro mani altra lettera, el”
' coſi diceua. `
Lettera d’wn librai-o che cerca ſiggmo per la
dedicaxoria d’onſuo libro.
MOlto Illuſt. Sig. H
L’abboudanza de’ perſounaggi , cheſono c0- i;
ſtà in Roma , auualora le mie ſperanze d’incon- ;i
tmre la ſodisfattione de’ miei deſideri. Si và ;i
maturando ſotto il torchio il parto d'vn belliſſi- >1
mo libro , il quale dalla notte d’vn’ affumicflta .ſi
tintura, paſſati tantoſto alla luce. Bramarei d’ap- 1
oggiatlo à ſoggetto di ſtima,che con attodi li
; Eeralità contracambiaſſe queſta oſeqmoſa dimo
È flratione. Le anguſ’tie de’ tempi ſono grandi, ll
' diſpendio della profeſſione grandiſſimo, la onde
quando non fruttifichino le dedicatotie,_ilſemi~
nare nelle ſ’campe, è vn’ incaminarſi al mtetere a
.s.-ñ-. . pouertà. Attenderò che da Voſtra Signoria mi
fi‘ PWPP‘Î-'b Perſonaggio d’ogni cui buono tratta
mento io poſſa contrahere con lei obligationleſhc
app au
Dez Cona [E lo $v^ LIGlATo. 187
applaudere al penſiero. che m’ha perſuaſo di
affidarmi à di lei corteſi fnuoti , a’ quali cor_
riſponderò piontamentc in ogni occorrenza , e
per fine , &(C.
Ha male indrizzan' tojiui (diſſe il Marcheſe)
íſuoidiſegni, mentre pretende d'atquiflare, dou
lieontinuo , /í pela . e [i ſtorm-I.
Credo , ſoggiunſe il Conte , the altroue ne me—
no potrebbero ſor-tire [mon e/r'ro le di lei pretenſioni ,
poiche nel mare degl’intbio/ìri non più ritrouaſi ehi
ſpin‘ 'ventojauoreaole , e ſigrandi , dalla prodiga
ma de’ quali dom-ebbe produrſi.incliuano più adae—
”let-are li naufragi , the al procurare il porto alla
Worm
Merrc', parlò ilCaualiere, the Per le loro inde—
gne attioni temono fatta eterna 1a memoria de’
[gra biaſimi, done nella immortalità degli ſcrit—
ti , ſi rifirèa a Perfetto-e rimembranza l’altra!
nome.
Que/io per mia fà. conchiuſe il Barone, èla
ſola cauſa, onde hora non ſi rimunerano le deditañ
toi-ie da maggiori , Ii quali nel rimirare il lor nome*
ſu'l fionrſſpiriod’opera , la-qaale amnzara‘ lon
go torſo di ſecoli appreflo'la pofleritì, riflettonofl:
pra le molte ìgnominie che rammentara tale Pro
pertiua , rappreſentando alla tonſiderarione Ii lore
maluagi di toflumi.
Non propoſe zuefla lettera materia di maggior
diſcorſi) , come r e Pabbonrrnmto delle opere -uir
tuoſè, ì mantamento a'e’Prentipi, tanto più de
plorabile, quanto più commune. Altra carta firm.
mini/tri marino di nuoua lettura in non dſſrmíli
[Parimenti.
Lotte'
_l l
188 Couriuvaziout ‘
-óL-
TA.
T'AVOLA
delle Lettere publicatc in queſto Libro.
m),
E R~ R' A N‘ T E’
? PALLAVICINO;
PARTE-SECONDA;
'l Commenda
,-:A i Il
LaDialogo
Baccinata. `
trà due ſoldati del Duca di Pain-.t
i; La Diſgratia del Conte d’OliuareL'
LaRete di Vulcano. -
L’Anima. Vigilia i &Lì-"‘- ' -
I’N VILLAFRANCA;
NL DC.
BACCÎNAÌA,
Omra
B A T TA R E LL A
per le Api Barberine.
I” occaſione del” maſſx delle Armi di
N. S. Papa Vrbano ott-mo con
tro ‘Pm-ma.
I‘N VlLLAFRANC‘AL_ è:
M.Dcîſſſſ Il
rn til
”II-.l .VIG- uîll
Illuſtriffimoe Riuercndiffimo Mon..
ó' ſignorc.
,lu . … * . .
*‘0‘ ’ ‘~ Dichia
Dichiaratione del titolo”
BAC
ai!
BACCINATA.
Iſuom l’italia tum por le com.
_ muni doglianze contro le riſolu
. tioni del Pontefice fatto autore
di nuoua guerra, mentre ch'eſ
ſer dourebbe miniſtro di pace.
Come Padre vniuerſalc della
Chtiſtianicì. falliſce troppo grauemente nel ve
nire con le armi alla mano contro de’ſigliuoli.
c dimoſtrarſt auido d'immerger il ferro ſm nelle
viſcere dichi hauer dourebbe ſicurezza nel ſuo
ſeno. Epureè Vicario di Chtiſto , che ſempre
portò pace, e quaſi che eſauſto d’ogni altro bene
ri peteua ſouente , pax *vobitI parent ”team da *uo
br': , confirmando eiò che di lui ſu detto , fam”
,g in pace Ian” ejtu.
Guerra guerra, all’ incontro grida Vrbano,
diſcreditando quaſi la dignità cheſoſtiene. Non
uò ſtimarſi viceregente d’vn Prencipe chi porta
inſegne di coſtumi diuerſi , eper diametro s’op
pone allainſtitutione del ſuo commando. E ` pur
nota la differenza del dominio fondato con la
legge Euangelica, da quello, che già ſi con
\\.—-v.\ ſeruò ſu’l merhodo dellalegge antica. In queſta.
nuoua s’è pol’to per baſe amore, ſu throno [z
croce , acciò che le pompe di queſto comman
do s’cpilogaffcro in vna amoroſa effuſione di
ſangue. In vece di conformarſi al ſuo Signore
contraponſi il Papa à di lui eſempi, e tratta furo
ri guerrieri per render altri eſangui , non ſe
ſteſſo. Anzi promette merito di vita eterna col
premio delle indulgenze à chi più crudelmen.
te ſaprà inſanguinarſi nella vcciſione de’ Chr'i~
ſtiani. Beatimím, diſſe Chriſto , là doue Vr
L-»
ai‘ BACC'lNATA.
bano corrompendo l’Euangelio pare che proñ
ponga beati milita. Ecco quanto fia contrario
a Cln‘lſto‘, ch’ aprì al paradiſo à chi per amor
del proſſimo perde la vita,(queſti lo ſpalanca a
chi lu leua. A perditione e’ fedeli ſpende il
ſangue di -Chriſtov, il quale non hebbe in ſe
valiènte, ch' applicato non ſoſſe al ricompe
rare i perduttí,fatto prezzo dell’ liumana ſal
uezza.
Conoſce diéſſer Vicedio in terra, mà non ri
cordaii di Dio humanato , ò ſorſe ſi ſdegno
d’apparire ſoſtituto di lui, ch’à gli occhi del
mondo riſſembrò vile, 8c abietto nell’humilzá
del ſuo ſtato; e nell’ acerbità delle ſue paſſioni.
Ripigliale forme del vecchio gouerno , menu-c
Dio moſtrauaſi lgriisardem ó- conjumen:,all‘h0t
quando li commandanti inſ’dturti da lui era
no conduttori d’eſerciti. Sonovariatii tempi,
e ſono cangiati i riti dopò che l’onnipotenza ſu
prema, corretti iiùoi benche giuſti rigori, ven
ne inſpirituaurclenis. Sono ſucceduti agli Au.
ſtri , i Zeſiri; egli ſoffii d’vn Boreaimpetuoib
ſonodiſuſîiti in vnnclima di dolcezza, oueſpi.
rano que’ ſoli chill a Ch’ appena offendono la
quieta tranquillita d’vna otioſa calma, Chiun
que rimira. föſente Vrbano Fatto armigero an
che in decrepita eta , di modo che li penſieri , i
diſcorſi 8c i decreti occupanti tutti indiſtinta
mente in queſto ſuo eſercito, crederà certamen
te rinuouati i teriëpidi Gioſuèòdi Gedeone, ò
d’altri ſopraintendenti del popolo Giudaico, o
bligari al maneggiare la ſpada di Marte., non
meno che quella d’Aſtrea. Pauoneggiaſi quaſi
che ſu capo d’accampara miliria, e nelle pom
Pe Volanti degli ſtendardi guerrieri , penià di Far
grandi le ale della ſua fama, ò digonſiar felice
mente
BACClNATA. :17
mente le Vele a) cercare liìi-incognizi d'cſtraor
dmaria gelmin
Rlllcggzl lim Santità 1c commiſſioni datele da
chi l’hà collocata ncli’Auge di grado predo
minante à qual ſi ſia più orgoglioſimaeſtà. k
à qualunque più ſublime impero. Oſſcrui le
forma, in cui ſu conferita quefla dignità nel
piimoſuo znrcccſſorc Pian-o , acciò che ſucceſ
finemente s’cièrcitaſſero ne’ poſtcri li termini
ſtefli di regolato goucmo. chiicò Chriſto
ben trè volte l'interrogatione d'vn amor ſingo
lare, pcrcſiggere in triplicata confeſſione mag
giore licurezm , ò per inculcargli anteceden
tementc alla inueſtitura del l’onteficato il de
bito d’amorofi trattamenti, Simon diligit rn:
Pit” hic . diſſe ben trèvolte , acciò che la reperi
rione dinotaſſe la premura di ſimile inſtanza. .4—
lÎ-
Dicdcàvcdcre qualmente conueniungli d’eſſer
-vn miſto d'affettuoſacempra. ſe doueua eſſcr
‘C.1P3CCdlÈIÌC commando. Bando per atteſta—
[ioni di ſua bocca puote rauuiſarlo in queſta ha
bilità , ſoggiunſe , paſte ove: "WM. Non meglio
poteua confrontare co’ preludi ueſta propoſt
rione, altretanto copioſi ne' mi eri d’affettuo
ſa tenerezza , quanto è nelle arole riſtretta.
Con altri termini circonſcriuer 1 non poteua vn
dominio tutto mite, elontano da quell’auſte
rità, che giudicaſi neceſſaria conſeguenza del
commando. Se gl’incarica il paſccre pecore , c
ſercitio il più amoreuole d’ogni altro poiche eſ
cludela neceffità d’vn ſeuero impiego, e uelle
col ſolo fiſchio , ò con leggiere minaccie iſot—
tiliffimeverghe fi reggono. Fù in ſomma n0
minato paſtore, la eur eſſenza così è deſcritta,
bonuspnflor onimom ſuoni dot pro mio”: fiois.
Wai concetti formaremo dunque d’Vrba—
O no.
2-18 BACCINATA.
no, ilquäle nontmca di paſcerc , mà di ſcorri
care le pecore del ſuo Signoremon parla d’unir
le , mà di diſpergerle, non iſtudia d'accreſce
re ilgregge di Chriſto, mä diſcemarlo, eſter—
minando vno ſtato Chriſtiano , ruinando vn
Prencipe di famiglia , che ſempre ſu partia
le della Chieſa. Anzi che Chriſto per accennare
quanto gli premeſſe l'vſo di maniere dolci,
priue totalmente anche di ſuperficiale rigidez
za,vietò à' ſuoi Apoſtoli di portare nella cura
delle anime anche la verga , qual pure ſi conce.
de à' paſtorì , nihil tuleriti: in *via neque *vir-54m.
Come dunque crederſi porrà paſtore del greg
7 e Chriſtiano queſto Pontefice, il quale non
olo reſèntaſi à noſtto terrore con la verga, mà
con e ſpade, con archibuggì , cannoni &alrri
arredi d'armati eſerciti. Sarà neceſſario il dire,
ò ch’egli e ribelle al ſuo Padrone di cui diſpen
fi gli ordini, òchc falſamente vanta quel gra
do, di cui mcntiſce la proprietà , e traſcura il
debito. Leggafi ciò, che rraſcriflè S. Petto in
conformità di commandi perſonalmente riceuu
:i , tramandati poi ad inſtructione delli altri, Pa
flite, qui in mb” eflgregem Dei , previa/ente: non
coaéîc‘ſedIPantanee‘ ſtrundum Deum , neque tar-pi:
Iueri gratia, ſed ’voluntariè, neque ut dominan
tesin clero.” [Pd farmafaëîi gregi: ex anima. Fac—
ciafi il parallelo di queſte parole co’gli atti del
Pontefice , e vedraffi s’egli è vefo ſucceſſo
re di chi le laſciò ſcritte. Scorgeraſſi s’ei regge
la Chriſtianicà quali vn gregge,òſe più toſto la
{irannezza come popolo ſchiauo accoſtumando
:tratti d’ogni maggiore indiſcretezza. Guar
diſi ll preſente lenza ſar riſor ere della
;onſidcrarione del. paflàto doloroé’. rimem
…n°- DÎCdC Chi‘iſto il vero dogma per diſcer
nere
BAcc|u^T^. I."
nere quali ſoſſcro li veri Paſtori, e quali i la
dri e diſſipatori del gregge. Per dehmr quelli
diſſe . [ar ”on anni: m/l u: {merm- , mafia: ó
pmía:. l’onderinſi per Vrbano queſtetiè con
ditioni.epervltimedue certamente l'impieghi
ſuoi d’hora eſentano da obligo d’vn ongo ſtru
tinio i penſieri.Morti e ruine ſopraſtino per ſua
cauſa nel centro dell’ Ouile Chriſtiano. Baſta~
no li correnti affari per ſua cagione ripieni di
tumulti , onde s’aſſorda ciaſcuno con bellicoſo
rimbombo, quindi ben hauendoſila notitia de’
ſuoi maneggi, e de’ modi ,co’quali ſinegotia
da lui l'accreſcimento dall’autorità, non già il
van raggio del gregge con ſegnatogli.
E‘la riſpoſta in pronto à fauore del Papa , il
dire cioè ch'ei tratta col Duca di Parma quaſi
con figliuolo diſubbedienteecontumace, ch‘è
debito di buon Paſtore il ridurre co' eaſti hi
quelle pecore, che Vanno diſunite e diſperſe ,
come pure il ſepararle, quando con la propria
eorruttione minacciano d’infettar le altre.^ que
ſto punto per apunto aſpettano rimeſſi; diſ
puta per far preualere le mie ragioni , e dimo
ſtrare ben concertato il ſuono di giuſte querela
contro queſta moſſa di S. Santità. Non m’ac—
cingo alla difeſa di quell’ Altezza, come non ne
{timo neceſſiroſa la ſua cauſa, ſoprabondando
l’efficacia della ſcrittura fatta publica al mon
do , non punto abbatuta dalle contrarie re
liehe. Dico ſolamente ch’in qualunquetermi—
ne habbia ſollecitato lo ſdegno del Papa , quelli
traſèorrer non deue à gli vltími rigori.
Trattaua _Chriſto quella dottrina così impor
tante , è di lui propria; il perdono cioè delle
offeſe inculcato à’ſuoi diſcepoli come dogma
particolare di queſta legge Euangelica. S. l’ic
O l tro
2:0 BACClNATA.
tro che già preſentiua di douer eſſere Capo della
Chieſa , e »forlècredeuañ per ciò obligato i più
lèueri diportamentì . interi-oca anſioſameote il
maeſtro in propoſita materia dicendo . Domine,
fuori” parmbir in mefi-arer meu: , ó- dimimm
ci? 'uſqueſepties .P Riſponde leſus, Non dica tibi ſe
pn’es. ſed wſqaeflptuagie: ſegries. Numero ch’ad
eſpoſitione de’ſiicri Dottori , ancorehe finitoin
ſe ſteſſo , accenna vna tal quale moltiplicatione
in infinito. Non eſclami dunque Vrbano dimo
flrando la neceſſità d’aſpre vendctrelperſoſtene
re la ſua riputatione in riguardo de gradopoſ`
ſeduto. LEgga la ſentenza data, e conoſca qual
mente deue eſſere meno ſeuero per effer Vica
rio di Chriſto , per l’altezza della dignità è in
obligo d’aſcendere al colmo di quella perfet
tione , che s’aſſegna per adeguare la di lui
virtù.
Dirà forſe che le offeſe del Duca non ſono
contro la ſua perſona, in guiſa che `poſſa diſ
penſarſi della rigidezza , ma contro la Chieſa
di cuiſoſtentar deue il decoro , già poſto in non
cale appreſſo tutti li Prencipi, in guiſa che FA
di meſtieri vna volta render ſenſibili i colpi della
ſua oſſanza per douuto riſentimento. Wanda
anc eciòfoſſe m’oppongo co'laffermare chela
Chieſa ha le ſue armi, fuori delle quali non men
dica il ſoſtentamento della ſua grandezza. Ri
cordo ciò, che diſſe quel Santo Veicouo , Ec
cleſia Dei non :ſi ruſladienda mare mflrorum.
All’hor trattauafi de’ p'regiudicii della Chieſa.
procurandoſi la di lui morte da’ nemici della Fe
‘ de. A tal effetto veníunno li ſicarii, pertrucidnrlo
nel tempio. Agli affiſtenti . che chiuderne volle
:o lîporte , e forſe vſar reſiſtenza à quelle arma
e quadre ., ci ſi contrapoſe con le ſedette
pzr0~
B'ACC!N^'I'^. zar
parole. In conformità di quelle laſciato i gli
empi libero il tranſito , con ſìicnlego homict
dio ſu violato quel ſacro pauimemo. Hora ſu:
S. per molto minor cziginne , ſotto preteſlo
di vendicare il poco riſpetto proſeſſato al—
la Chieſa , ſ5 queſta piazza d'Armi , la proue
de d’eſerciti , la mumſce d’arredi guerrieri,
vuol raddrizmre queli’ arca ſacroſlnrsi con le
mani armate, anzr allordate nel ſangue Chri
ſti-'ano con poco riguardo del caſiigo, che ſorti
rono gli due figliuon d'Eli per hauer toccata la
vecchia Arca , ch’era di queſta ſimplice ombra .
Non ſi rammenta d’all’hor_ quando vietò Dio
à Dauide la fabriea del tempio, non per altra ra
gione , che per eſſeregli ſanguinario, mentre`
le guerre ben che giuſtiffime , d’ordine dello
ſteſſo Dio haueano occaſionate molte ſtraggi.
Preſumerà dunquedi dominareil noſtro Pon
tefice, e non perdereiljur dellatutcla di quo
ſta Spoſa di Chriſto,hor che con feroci pen
* ſieri , s’incamina allo ſcempio de’ſuoi figliuoli?
Vdii mai ſempre che l’autorità data du Chriſto
àPietro per lo ſoſtenimento del commando,
in cui ſi fa neceſſaria vna ſëuera giuſtitia, ſi
compendiò in quelle paroleéìuodcunqua liga-zu
‘.1‘*.8
ris, non diſſe, quadmnque ucciderò‘ , o quemmm
que exterminawris, quadrunque define-ver”. Pen
fi hora il N. S. ſe ſaranno appruouare in Cielo le
7,?"\>~`
ſue riſolutioni bellicoſe , con le quali và machi
nando ruine di ſtari. Dourebbe pur ſuggerirgli
la mente ciò ch’il ſuo Padrone diſſe alliApoſto
li , all’hor quando lo perſuadeuano di far venir
fuoco dal Cielo à punitione di que’ perfidi, che
lo diſprezzauano- Penſi qualmente non s’eleſſe
Yu‘-2.
‘è
ro da lui huominibraui , dediti alle guerre, òc
ſercitati nell’ armi per reprimere con la loro
O 3 compagnia..
2”. BAcCiNATA.
compagnia l’arroganza degli ſcelerati , ch’era—
no coutumaci contro la ſua dottrina, Nè con
opprobrii ſchernito , nè con empie manie
re tentato , nelle minaccie ſteſſe di morto
mai non ſtruzzicò il corraggio d’nlcuno de’
ſuoi ſeguaci , per opportune vendette. Anzi
nella ſua paſſione , ouetrattauaſi della vita,non~
che della ripumtione ri preſe S. Pietro. ch’impie
gar volle armi terrene, mentre con ſuo coltello
tagliò l’orccchia à Malco. Se bene il motiuo era
di zelo, e la coſa era così giuſta , lo minacciò per
tal altro con quelgiudicio, ch’è diuenuto vn pu
blico aſioma, qui glam feritgladioperit. Gli
commando de ſubito naſcondere quell’ arma,
comeche ſconueneuole era nelle mani d’vu Pon
teſice ſuo Vicario , obligato a conſeruar la pace,
Mirto glodium ”mm i” virgin-rm. E ſtimaràVrba
no dl paſſarla impune, mentre non d’vn ſem
lice coltello ma di moltiplicate ſpade, ebom
Carde arma li ſuoi indiſcreri furori , per diſſ
pare , diſtruggere 8: abolire vn 'Prencipe Chri
ſtiano .P Ammanti pur come glraggrada ueſte
determinarioni con apparenti preteſti de l'ho-~
nore della Chieſa e di Chtiſto. Era Papa non
men dilui S. Pietro: Additarſi non può cauſa
più zelante del vedere data vna guanciata al ſuo
Maeſtro; non offeſe l’empio , che con ferita di
poco rilieuo ;ciò nonoſtante furono condannañ
ti i ſuoi rigori. Si crederàpoi checonuenga lo
deà ucſti di ſua Santità , che va machinando
non erite mi vcciſioni di molti colpeuoli ſola
mente nella obligatione di fèruire il ſuo Pren
pe.
Dch che ſe Vrbano vuol far moſtra di tan
îozelo, deue armarſi contro gl’inſedeli , 8Cà ſi
.,uou vſo far guto de’theſori acquiſtati ,edar
a pi'uo
BACCÎNATA. 2:3
à. pruoua il ſuo generoſo valore. ln tali moſſe
rappreſentarebbe vno affetto ſincero , per cui
gli foſſero a` cuore gl’mtcrcſſi della Chicſme l’a
vanzamento della Diuina gloria Wanda già
pochi anni fremeua il Turco inſuriato à' dan
ni della Republica di Venetia, per lo ſucceſſo
di uelle Fuſte degno d’eternu ſama , apparue il
noilro Pontefice ſrediffimo nel penſiero dicend
iuuare la Republica co’ debiti ſoccorſi; hora
ſcorgeſi così ardente in ammaffir ſoldati, 8t in
adunar eſerciti : A'l’hora non ſpendono che
buone parole , la doue ho” è coſi prodiga d’o
ro. E pure U‘aflalLIſi del beneficio vniuerſale
della Chriſtianità. Diſegnauaſi guerra contro
il commune nemico , irritato per attiene che ri
íhltò in vrihtà , 8; honore della Chieſa , piu che
d—'alcun altro Redeua con tutto ciò il buon Pa;
a , godendo internamente di vedere così ben
,mpocciati ll Venetiani. Dimoſtraua qucfli ſen
fi anche tra’ ſuoi confidenti, e nelle ſole appa—
:enze ſenſi Offerti di' coſideratione , ſaceua
credere di voler eſeguire le partidcl ſuo debi
to. R-iſerbò le pruoue d’vn atroce ſdegno per
F“ danni del Duca di Parma, dichiarato qua
i ribelle di Chriſto , nemico della Chieſa,
contumace e diſubbediente al Papa. Ma parli
in gra-ia la verita‘.
Che hà fitto S. A. onde ſia lecito di ſor riſor
gere i fulmini-ſcpehriin grembo della miſeri
cordia? E` ſorſe capo. ò ſomentatore d’alcuna
hereſia ? hà egli ſorſe ſuſcitato alcun ſchiſma, in
diſprezzo della autorità ? Hà ſorſe violato l’im
munità della Chieſa, ò rapiti gli ſtati altrui, in
guiſa che s’mcarichi vna rigoroſi giuſtitia perla
pena delle ſue colpe i Niuno ſomigliante ec~
ceſſo può aſcriuerſi i quel Sereniffimo , quando
O D011-
2.24 BACClNATA.
non ſia ſognato dalla malignitá delli emuli. L’o
rigine di queſte diſcordie ſu l’haucr negata l’e
ſtr-.ittione di grani dello ſtato dl Caſtro. Suc
cedette laſuppoſta fbrtiſicauone di quello, ac
ciò che non foſſe vſurpato da’B-irberini. S’ag
giunge finalmente l’haucr riculàto di trasferirſi
a Roma , chiamato à quel tribunale per rendere
conto di queſta attionc.
E come s’intercſſa la Chieſa in queſti preteſti
per cantare da’ ſuoi più ſecrctiarſenali le ſcom
muniche, _l’ intel'dctti, ö: ſomiglianti armi,
delle quali Stra poca ſtima, come' che adopeñ"
rate per biaſimeuole abuſo, ſugiuſhfica-poi l’au
tcnticarle con la forza. Che s’nſpettaàChriſto
di fermento , ò di ragioni ſeudali , onde le diſ
pute ſoprale formi della inueſtiruraſinmmet—
tanoàdeciſione d'armi Eccleſiaſtiche? Non pa.—
teſìit Dea ſervire (’9' mammaria, ſotto il qual no
me s’additano le richezze terrene. Hora biſo
gna che Dio ſei-.ua à beni temporali@ perime
reffi del mondo impegni la ſua autoritàöc eſpon
ga à manifeſto diſcapito la ſua parola. banche
iiñt fallo di chi mal la ſpende in negozi non ri
‘WLxflſiñ‘. leuanti.
Proreſtò pure liberamente Chriſto, Regnum
mmm non efl de ha: mundo , di modo chenon sò
con qual ragione vo lionoingerirloiſuoi Vice
gerenti in quel po eſſo, al quale hà rinuntra—
to , negando d’hauer in eſſo minima parte. Co
me ſuoi Vicatii frapongono la di lui grandez
za in ciò ch'è di ſua ragione. Se gli Pontefi
cí`hanno la giunta de gli ſtati per la libera
l"? Fl‘ chi ne fece lor dono , procedano nel do.
"Fumo di queſti come Prencipj tempora
n‘a‘? n°9 eſſendo punto maggiori delli altri do
ma’… ² ‘510 che conforme ia miſura quale (i
pren
B A c c l rx ^ 1* A. 2
prende dalla ampiezza , Òanguſha dell’impero.
Occultaſi da' Pontcſici l’auaritia nel manteni
mento de’ beni temporali , cohoneſtando qu
lunque più rigida auſterità conl’obligo di man
tenere il atrimonio di S. Pietro. Con ml n0
me appel ano lc rendite Eccleſiaſtiche , 0n
de nella tenace adherenza à quelle, non ſia
no creduti amatori del particolar intereſſe. E‘
dimenticata la ſua rinuntia fatta all’hor che diſ
ſe , Bue 7m reliquimu: omnia. O pure maligna
mente gli applicano in queſto mundoilcentu
plicato frutto promeſſogli, quali per eſtluder—
lo dal Paradiſo, di modo che fiano bnſteuolmen‘
ce contracambizti li quattro cenfi peſcatoreecí
ch’egli laſciò -nel ſeguito di Chriſto , con le ri
cheſſe aſſegnate alla ſua Catedra. Argomenta
no in propria cauſa , 8c in coſcienza ſànno
ch’eglino medeſmi apprezzano queſtc pompe
mondane, Plù diquello ſi cutino d’hauer vn po
ſto in Cielo. ln pouero ſtato regnò ‘Pietro, 8t
in conformità di lui molti ſucceſſori, di modo
che non vedo con qual fondamento dicaſi ſuo
Patrimonio ciò che poſſede la Chieſa , men
tre ne egli l’hereditò, ne con ſuo teſìamento
fece diſpoſitione- di quello perchi hora l’vſurpzl
in auuanzamento delle famiglie , non giàà gio.—
:.
2-5
ria di Chriſ’to. Bando altrimente vogliamo*
admettere che la Sede Pontificia fi compongx
wc:i dall’Vnione di forze ſpiiritualietemporali, ſàlà’*
neceſſario il conchiudere ch’i primi Papi non"
ſoſſero veramente perfetti , come manche
uoli nell’autorità. Eſe è vetoche Dm; &ma;
tura non definiunt In pecçffsriis, haurebbe errato‘
ſu’l principio l’vniuerſale prouidenzr non ag
giungendo al Pontificato quelle forze ch’erano:
neceſſarie per ſoflentamento della ſua' dignità.;
O J’` Haureb‘a
2:5 B"AcctuATA.
Haurebbe fallito nel non ſolleuar a queſto
grado vn imperatore, è Monarcha dell’ vni
uerſo più toſto che vn peſcatore pouero e ſcal—
zo. ln queſtitempi nc meno fora ben munita la
loro dignità, poiche hm no i Ponteflci vna ſcer
uata poſſanza , inhabrlc ad accimentarſi con ſor.
ze , di maniera che nel commando temporale
ci non s’ingeriſce come Papa , conforme che
nello ſpirituale ci non ha parte come Prencipe
terreno.
ll negorio dunque di Parma s’aſpetta al Go
nerno temporale , che però nel maneggio cli
quello non pecca punto chiunque nonriconoſce
Vrbano come Pontefice. E ſebenegiuſtamen
te s’auualerebbe queſti dell’altra ſpada contro chi
tcntaſſe vſurpargli alcuna città , ò alcun luo
go di ſua ragione , in tal caſo ben interpoſtaſi
rebbe la Chieſa , flame l'atto contro giuſtitia, il
quale può ſpiritualmente punirſi. Hora ſono
le coſe in diuerſo ſtato, ne S. A. ha tentato nul
la contro gli Eccleſiaſlici. La cauſi de’ grani eci
uile, e contentioſa. Sonui ragioni valide , e
conceſſioni Pontificio per l’vna e per l’altra parr
te. Doueua però attenderſi la deciſione altronde
che da Roma , non eonuenendo l'eſſer Giudice
à chi è intereſſato. L’hauer procurato di ſer-ma
re il ſuo Ducato, e l’armarſr in propria difeſa‘
non è peccato contro del quale dem fulm'mar
la Chieſa, poi che elegge di natura ſuſſcquente
àquella drconſeruar la vita , queſta di mante~
ner il ſuo, poſſeduto maſſime giuridicamente.
Il poſſeſſore d'alcuua coſa per decreto anche
delleleggi , hà in quella jr” maggiore d’ogn’alfl
go a ne deue permettere d’eſſerne ſpoſſeſſato,
hPUò contraporſi al competitore. Supponſi.
c e “Poſſeſſo flalegitimo , e di buon acquiſto,
quale;
*BACClNAT'^. 227
quale èquello degli fiati del Duca. Per manteni
mento d’eſſi però era naturalmente aſtrctto ad
opportuna difeſa. Oltre che le diſcolpedis A.
in queſto propoſito già publicate , dom-eb
bero ſincerare ogni ſiniſtrainterpretatione de'
ſuoi penſieri . e meritarle piu benigni tratta
menti. E‘ obligatione anche di natura la con
ſeruatione dell’honore tanto più , quanto che la
qualità del perſonaggio comporta di non'de:
cadere da vna pompoſa maeſta , neceſſaria a
ſoſtenere il ſuo poſto. ll Duca di parma &Pren
CiPein Italia, ne però conueniuagli d’eſporſi à
que’ diſprezzi , che pauentar doueua in Roma,
appreſſo Giudici ſoſpetti , ſotto il dominio di
perſone poco licn affette. Poreua crederſi che
haurebbero sfogato in o ni peggior formail lo
ro ſdegno quelli, ch’a ettatamente ricercana
no motiui d’offenderlo anche lontano ; ne
ſapendo in qual modo venire ad atti hoſtili per
ſodisfare à priuata paſſione , dauano appa
renza di cauſa criminale ad vn atto ciuile. Vn
grande hà priuilegi per conſeruatione del ſuo
decoro, quelli ſteſſi , chegodc vn inferiore per
mantenere la vita.
Sono dunque inualide le ſcommunichei
mentre s’eſclude il peccato,ch’e`ſierne debe fon
damento antecedente. Conchiudeſi però qual
mente in ſua Altezza non può notarſi diſ
prezzo del Papa, &in queſti muouimenti non
hà occaſione di riconoſcerlo più che l’rencipe:
temporale. Rauuiſandolo tale accetta gl’ineon
tri uerrieri, 8c animato da rotettori dellav
giu itia, e da difenſori della ibertà Italiana,
compariſce ſenza ſcrupulo alcuno con le armi al—
la mano. In conformità di taſ ſentimenti an
che queſta ſcrittura trattarà ne' ſeguenti ci:`
O ñ- ratte_
2:8 BaccruATAL '
rnrteri. il Pontefice come Prencipe terreno, à:
eſclamnrà contro dl lui; poiche con poco buo
na politica intraprende qneſta guerra , laqua—
le terminarà ſicuramente con ſuo poco au
uanzo.
Anche in termine di politica Vrbano fà men 1au.h.ó*_ó—Le…“
rir:l'Euangelio , in cui quaſi ſopraſuppoſtoin
fallibile và Chriſto diſcorrendo, Qui: Rex iturm*
committtre beüum admrfiu mìium regem , ”anſi
a'em prius cogitatſipqffìx rm” due”: mifliám occur
7‘ereifli qui-’mm 'vigimi Mil/ib”: Amir? Ciò (di
ranno nlui) ècontro il Duca di Parma , che hà
forze di gran longa inferiori, e pur coſa d’acci
mentarſl. Oh quanto male hanno fatto li Barbe
rini il lor computo , ſe credono d’auer che fare
con quel ſolo Prencipe. Penſano conforme il
deliderimeperàpuoto con ecceſſo di poſſan
za vorrebbero ſuffocarlo. O`u_çſti penſieri però
ſono altretamo Fallaci, quanto rieſcono facili.
Nella difeſi! di S. A. s'mtereffiiranno tutti li
Prencipi d’lralin per lo buono ſtaro `di queſh
prouíncia , non doueudo permetterſi che ſog
giaccia à più duro giogo ſorto la indiſcrerez
z.; de’Ponxeſici ſacra maggiormente autoreuo
le nell’ el’cenfione del commando. S’oſſerui
con quale premura è impedito l’aggrandimento
di qualunque altro Prencipe, àfinedicouſerua
re. l’equilibrio , per cui non diſcorda l’hai-mo
niadella pace. Conchiudaſi che più neceſſariañ
mente deue prohibirſi al Papa per l’aggiunta del
dominio ſpirituale , onde è communemente ri.
uerito. Se concorreſſero anche le forze prepon
derarebbe à qualunque altro potentato , in gui
fi che vrurebbe ciaſcuno con ecceſſo di timo
re, ne ,ſora 69?…? del-la ſua rapacirà , ſole che in
"ì“ “le ſcluauztudme. Li Papi apronſiſacil
mente
naccru^1~^. 229
mente la ſtrada alle rapine, ò alle ruine degli [la
ſi altrui.
ln leggieriſſime cagioni ritruouano prete
ſti di ſulminarc Eccleſiaſtiche cenſure , perla
poca ſtima delle quali eſpongon‘ſi poi li Princi
pati al ſoffenre ogni termine di piu fiera 310
ſtilítà. A fine di punire lapocaſiima fatta ’v
na ſtommunicabenche irragioncuole, fanſi lc
ciro l’armar eſerciti , adunar leghe . ricercar
ſoccorſi per ſaccheggiare, depredarc e finalmen
te condurre l’vltimo cſterminio d’vn l’rencipc.
Non sò ſe le cenſure de’ Papi antichi ſoſſe
ro men valide, mentre non poteano appruo_
uarſi~con ſomiglianti forme.
Sò bene qualmente erano aſſai meno frequen
ti, come che violentate ſolamenteda giuſtiſſ;
mc cauſe. Sò anchora qualmcnte ad vn Ponte
fice , Ò ad vn Veſcouo pouero ediſarmato hu—
miliauanſi gl’lmperatori , più facilmente di
uello s’arrendono hora Prencipi molto inferio
ri à’ Papi diuenuti ricchi è potenti. Merce chc
quelli erano ſanti , moueanſi da vero zelo, 8c
arriſchiauanſi al cozzarc co’ più grandi ſen
za timore alcuno, ſproneduti però di qualun
que aiuto. Aſcriueuanſt à gloria i pericoli, e
‘ conoſceuano d’hauere vn piede sù le ſoglie del`
Paradiſo, all’hor ch'erano in procinto di per
dere la vita per ſuſtentarc il decoro della Chie
ſa. Coaiuuaua Iddio i lor ſanti penſieri, e con
_
interna virtù atterraua à lor piedi li più orge.
glioſi.
Hora s’affidanoi Ponteſici all’armi , confidan
do nella poſſanza terrena; deſtiruiti però dz
ogni ſoccorſo diu-inoauanzano bene ſpeſſo po`
co credito, più che riputatione. Raſſembra ch’elì
ſi non conoſcano altro Paradiſo fuori di queſto
._— _ —_ ~
O 7 domi -
230._ BACCl-N‘ff’rìd.
dominiotempoialc, percui dimoſtranſi orgo
glioſamente indiſcreti. Appropriano però à nuo- ~
ui acquiſti, ò alla conſeruatione di quello, le vio
lenze , ch’inſegnò Chriſto eſſere neceſſarie per
ſormontare :il vero regno, ſolo appetibile da ben
regolari penſieri , Regnmn valmam 'Dim Patitar,
ó' violenti rapiunt illud.Veggaſi doue hor indriz.
zati fiano gli sforzi maggiori, 8c- à qual parte ap
plicate le violenze munite cogli arredi di più vi
goroſa poſſanza. Il mantenimento dij!” terreno,
è la calamità de’furori Pontifieii, ne mai compa.
riſcono così adirati li Papi , che quando ſi prer
giudica nelle ragioni temporali, ònelle appa
renne mondane. Gl’intereſti correnti non la
ſciano ch’io menta, ſcorgendoſi Vrbano eo’
piedi nel ſepolchro, e col cuore ne gl’impe
ti guerrieri, per negotio di grani, di denari, di
ſtati terreni; là doue, quando anche era più
vigoroſo hà finto di dormire nelle occaſioni con
tro Turchi, hcretici, ò nell’obligo di vendi
care oltraggì fatti :ì Chriſto. Deh che lo ſdegno
de’ Ponteflci in queſti noſtritſecoli procede il
iù delle volte da riuata paflîone, onde s’auui
iiſconole loro ri_ olutioni, ben‘che ſotto colo
riti preteſti direligioſità. Mando ſr vede ch’e
glino determinato, 8: operano come huomi
ni , ſempre -ritruonano contraſto appreſſo que’
grandi , ch’imbeuuti ſin dal naſcimento di ſpi
riti generoſi , non comportano la ſoggettione
ad vna grandezza accidentale. Principiarono à
trattarſi come huomini , quando adherirono al
maneggio di richezze terrena , fatti pom
poli per l’accreſcimento delle glorie monda
ne. L_introdurtione dell’ oro hà portati nel
ILCachſa pregiudicii non. minori di quelli ar—
“ e gia alla Republica Spartana. Prima
che
BA.0c\N^T^. zz!
che poſſcdeſſe la Chieſa ſtau’ , R abbondaſiè
d'emrate per fomento dell’ human: auamia.
tutti quaſi li Vicarii di Chriſto pnſſauano dal ll
bro de’ viui ad hauere regiſtro nel Catalogo de’
Santi. Non era la Sede Apoſtolica vn'arca da
guadagno , mà vnaſpiazza di virtù. Non face
uaſt mercato er di paccio delle bolle , per ac
creſcimento ;elle datarie, in ſomma per accu
mular denari. Principiarono queſti abuſi . e tan
toſto nacquero le hereſic , vennero gli ſchi
ſtni , continuarono le maldicenze con poco ri
guardo di coſi alta amminiſtrarione. Già li vede
conuertita l’autorità in arroganza@ confuſi con
ſentimenti appaſſionati li rigori d’vn virtuo—
ſo zelo. Non contentanſi li Papi d'hauer vn
piede ſu’l collo de’ Prencipi Chriſtiani , per
meſſo loro per l’alto dominio. Vogliono e
Render anche l'altro d’indiſcreta poſſanza
affidata alle richezze 8t all' armi. Non è però
marauigl” ſe contraflano con poco riſparmio ,
non piu facendoſi ſtima‘de’ loro monitorii, nè
delle ſue minaccie. Qi_1_ando penſano d’auten
ticare, rltruouano òppoſitione uale non ima
inar—ono.- Sono peruertiti li ſeco i, è vero; ma
e riuolurioni della Chriſtianitàprineipalmen
te prouengono della inucrfione del ca 0.8i can
‘:x*r7-Î\~ giò queſti , mentre rapito delli oggetti mondani
verſo terraſi riuolſe, la doue prima flſſauaſi ſola
mente nel cielo.
Mentre dunque conoſconſi euidentemen
te li pregiudicii della Chieſa per l’accreſcimen
to del dominio temporale , è obli odiqualun
que Prencipe Chriſtiano l’oppor 1 , acciò che
non diuenti maggiore , e quindi ne riſultino
pin grani danni. Preuaglia però l’intereſſe ne'
diſegni d'vna gagliatda refiſtenza à gli sforzi
d’Vrba
2;: B'ACClNATA'.
d’Vrbano diretti contra Parma. Mantengaſì nel
ſuo legitimo poſſeſſo il Duca , accioche non
ſia riſtretta con nuouo ce po l'Italia , eda nuo
uo ſegnale di ſchiauitu ine non prenda fini
ſtro augurio delle vltime perdite. Vna oppreſ
ſione così ingiuſta merita riſentimento vniuer
ſale, anche contro li ſoli tentatiui di compir-ñ ‘il
la , ſe bene ſupporſi-deuono ſenza effetto. Le
ragioni ,› che perſuadono di non permettere
l’auanzamento di ſtati aPPrencipi ſtranieri , han l
no maggior forza a mio credere per eſortare l
alle oppofitioni conueneuoli contro l’aggran
dimento del Papa. Deue maggiormente te
merſi chi per la vicinanza degl’lmperi può con.`
giungere col già poſſeduto il_ ſuo nuouo acqui
ſto,e però rinforzarſì notabilmente con vnita
poſſanza. . _
A gli Spagnuoli non comple d’auurcmare al.
lo ſtato di Milanoil Pontefice, douendo aſcri
uerſi :i fortuna l’hauerlo lontano. Conuetreb
be loro diſperdere i concetti del Catholichi
ſmo, ſe voleſſero mantener im nel Caſtello di
Piacenza ; e bene ſpeſſo occorrerebbe d’acci
mentare il proprio ſuffrego con l’orgoglio de’
Preti. Per l’altro commando, che già godono
potrebbero oueſti auuantaggiare qualunque ri
ſolutione à‘ danni di Spagna. ll pericolo ſarebbe
troppo vicino, nè credo che la politica Spa
gnuola permetta l’approſſimarſi à quello ſtato ,
animali così rapact , onde s’obligarebbcr'o ad
vna perpetua geloſia. S’è detto da alcuniqualó'
mentegli Spagnuoli per nie-zo del loro Amba
ſciatore habbiano ſtuzzicato il Papa con pre
teſìo della riputarione Eccleſiaſtica , in .gui
ça che douranno crederfi fautori delle ſue armi,
e ne ſono ſtati promorori. Ciò non è inueri
fimrz
B^ccru^1~^. 2;;
ſimile, ſiente la malignita dc’loro penſieri che
per queſta via mticliiuando vendette controil
Duca di Parma , e procurano lo ſconuolgi.
mento d’ltalia, quale non poſſono continua
re per debolezza di forze Sò nondimeno qual
mente eglino medeſmi hanno ſollecitata la
Republica di Veneti; contro queſte riſolutio
nidi ſl.” Santità. Bindi può credcrſi che trat
tino con la ſolita doppiezza per iniharazzare Vr
bano, di maniera che nelle ſue ruine eglino
poſſano ridere e ſodisfare alla mala affettione
profeſſata verlb lui per molti riſpetti. Gli Spa
gnuoli tengono trà' Potentati ſembianze di me
dici , ſi perche guſ’cano ſempre del male altrui,
ſi erche accorrono corteſemente alle loro
in rmitadi, non per ſanarle, mà per prolon
garle, 8c indebolire gli ſtati in auanzodel pro
prio intereſſe; quando anche *per gli loro ſoc
corſi ſuccedela ſanità, è accompagnata da fic
uolezzatale che languiſeono ..come agonizanti..
Mai non guariſcono perfettamente , laſcian
do anzi le radici di nuouo malore. Guardiſi pe
rò Vi-bano , ne s’affidi à’loro conſigli, riducen
doſi à mente li tempi di Paolo V. ch’interdiſſe li
Venetiani. S’oſſerſero anche ali’hora corteſe
mente alla Chieſa gli Spagnuoli , mà nelle ri—
chieſte fatte ſi- ſcuoperſe l’intentione loro di
minare gli Eccleſiaſtici ,, più che d'aiutargli.
Nella lega fatta prima con la Republica medeñ.
ſma s’erano manifeſtati gli ſteſſi ſentimenti..
Nelli affari di Sauoia s’è veduto di freſco quale
ſia. la trama de’ loro trattati, con mira cioè di.
ſneruare la poſſanza del grande i cui porgono
aiuto. Così hanno (traſcinato longamente que'
Prencipi , li qualiperò fatti accorti ſaggiamen
te hanno preſo—miglior paniro. Dagli Spagnnoli
in
234 BACClNATA
in ſomma impacciati pur troppo per propria ne*
ceſfità,poſſono li Barberini ſperare poco ſollieuo,
e molto più diparole che di fatti. Da’ Franceſi
molto meno perla ſteſſa ragione.
S’aggiunge molto efficacemente l’obligm
che tiene il Rc dl Francia d’adherire al Duca di
Parma, come à quello i] quale già poehi anni
mantenneſi ſoàdi lui fauore con tanto cor-rag—
gio , e dall’ altro canto con tanto ſuo diſcapi
to. Se in queſta occaſione foſſe abbandona
to,molte piu ſe lo prouaſlè contrario, haureb`
bero giuſta cauſa di lagnarſi tutti li Prencipi [ta
liani , e potrebbe dirfi perduto per ſempre a pro~
diFrancia il loro appogio. Non permette dun
que la politica che s’offendano , b diſguſtino
queſti, con far degenerare i concetti della ſua
giuſta magnanimità. Anche in progreſſo d’am
ni ſarebbe ricordato queſto poco buono trat
tamento, öt hautebbcro cura di vendicarlo ſe
non li Prencipi viuenti , li loro immediati here
di. ll Papa all’incontro mancarà in breueè ſe
co l'obligo di ricompenſare îuefli ſoccorſi. Suc
cederà vn rappreſentato da la fortuna con ge
nio diuerſoz 6t inchinatione Forſeadhereme ì
gli Spagnuoli. Ecco gittan for-ano vanamente
dal Chriſtianiffimo queſti aiuti dati ad Vrba
no, e ne rimarrebbero al nome Franceſe li pre
giudicíi arreccati da vna manifeſh ingratitudme
e da vn poco riconoſcimento de’Prencrpl lta
]iani. Dicaſi pur ancora che mentre s’ingeriſſe
role arme Franceſi per coadiuvare l’oppreſſro
ne del Duca di Parma, s’intereſſarebbero anche
le Spagnuolo con ogni maggior sforZO. Ma] pe
ro PPU‘ÎU’C riuſcirne al Rè di Francia nella
cf"'Bl‘Pz'Ìnone di queſte con le altre de’ Pren
ClPl gia collegati. Benehe la politica ſi dian
su
BACCl‘NATA. 23$
di sù ſperanze prodighe di nuoui acquiſti,
equeſteàmio credere (i rappreſentino dal Pa
pa a Francia , conuicne nondimeno oſſei-ua
re i pericoli quali ſopruſhno con obligo di ri
leuanre conſiderationc. La morte d’thano,
che è non molto lontana, can iarebbe faccia à
tutti li preſenti affari, 8t in raf caſo reſtarebbe
ſolo quel Rè contro lo ſdegno commune, in
paeſe ſtraniero. Anche vruente il Papadeue ſup
porſi poca ſei-mezza in queſte riſolutionl d’Vr
ano, ſi per la ſcarſe-1m del denaro. ch'è nella
Chieſa eſàuſta; fi per altri preteſti li qualid'vn’
hora all’altra muoucr poſſono il Pontefice al de
porre le armi.
Né ſtimi ſua Santità di poter rendcrſi par
tiale, ò l’vna ò l’altra di queſte due Corone
coll’accettare, ònon accettare il Veſcouo di La
me 0 come Ambaſciatore del Re di l’orto
gal o. QLL—eſta è vna ſemplice ſodisfattione d’a ~
pat-enza , e da tal’ atto del Pontefice non i
pende che quello fia Rè, ò non Rè, ne la ca
duta ò mantenimento del regno. Poco però ri
lcua, à paragone de’ motiui che diſſuadono ambi
i Regi dal ſoccorrere l’ami Eccleſiaſtiche nelle
preſenti turbolenze. Non parlo dell’Imperatore
in queſto propoſit0,poiche s’hàa gio di poco af
fetto nella corte di Roma, e più el potere occu~
pato per ſe medeſmo; e poi non regolaſi che i.
cenni di Spagna , e d’ägual concerto và la diſpo
ſitionede’loro intere 1. Reſta dunque ſolo Vr.
bano e'ſpoſto al furore di tutti li Prencipi Italiani..
La republica di Venetia proſeièò ſempre d’eſ~
ſer arbitra della libertà Italiana , e di conſer
uare in equilibrio le forze de’ dominanti in
queſta prouincia. Videſi ad ognihora intereſſata
nella protettione della parte più debole, maſ
ſime
236 BACClNATA. i
fime ſe ingìuſtamenre viene travagliata 8c op
preſſa. Per ſeguir dunque l'antica conſuetudi
ne adherirè al Duca di Parma. S’aggíuflge
l’hauere per confinanre il Papa‘ onde ſe à niſ
ſun Prencipe Chriſtiane non compleil ſuo ag
Frandimenro , deue molto meno permetter
o chi percauſa di confini hà ſempre motiuidí
temere il vicino , quando è più porenre. Di
ciamo pure liberamente chela Caſa Barberina
ha moſtraro di ſempre piccarſ) appaffi-onara—
mente con queſta Repub ica. Lr diſguſh' ſono
apparenti , là doue può creder che di rurro tuo;
re s’impiegaranno li Venetiani contro le ſue ar
mi. mentre con giuſtiffimi preteſ’u polſano co—
honeſtare queſta determinaríone. Hanno for
Ze maggiori d'ogni-altro Prencipe Italiano, 8c
in queſta guerra più facili le diuerſioni menrre
nella riuiera del mare puotranno ſenza molro
'incommodo inſeſtare gli ſtati del Papa , e nel
la parte verſoilPò non meno felicemente anan
zarſi.
Il Gran Duca di Toſcana concorrerä anch’ ~
gli per le ragioni vniuerſali accennare , come
Italiano , confinante , e di più cognato del Se
reniffimo di l’arma , ſtrertamenre però obligaro
dalla parentela al ſolleuarlo da queſte perſecu
tioni. Adducaſiipur anche per ſua parte vnacer—
tn tal garra con li-Barberini; e giouerà ſorſe que
ſta oecaſione perche isſoghi ciaſcuno li occulti
rancori.
Dalle ſteſſe cauſe ſi muoue il Duca di Mode
na e per conſanguinità , 8c per hauer da vn lato
PU!" troppq accoſta la Chieſa, ſi che ſubintram-~
:gli: ÉOHPIguítà di lei anche .da lfaltro canto
Pri í ato dl Par-ma. porrebbe chiamarli 1m
ñ gonaro. Sarebbe almeno talmente rlſtl'Etlo
che
BAcciN^r^. 237
che non gli fora lecito di sfuggire qualunque
chimetizzata violenza.
E‘ ſuperfluo l’aecennare la poca adherenza
d'affetto di queſti Prencipialla Chieſa, mentre
hanno sù gliocchi Ferrara del cui dominio fu
rono priuati. Qindi aſpira l’interno deſide
rio al vedere ſpoglia, ſe ſoſſe poſſibile , di tur
tol’lmperioi Preti, per impertinenza dc‘ qua
li diſcapitarono in qnt-lla parte. Veggonii rin
facciato l’errore d’haucr vilmcnte ccdum, ſi che,
aggiunta la vergogna al danno , ſono gigiiardi
"q‘e‘flë
lifi’imoli alle vendette, e molto efficaci li dc
ſideri di riſarcimento.
Alla Republica di Lucca, che ſoggiace al ti
more di pruouare lo ſdegno del Pontefice, con
uiene di vederlo occupato altroue, a fine d’al
lontanarlo da’ propri danni. Da quella di Ge
noa ſarebbe ſpropoſitato penſiero l’attender
ſollieuo-benche temerfi non poſſa contrarie
tà. Volontieri nondimeno collegarebbefi con
tro gli Eccleſiaſtici ſe foſſe ricercata la ſua con
giontione dalla lega; il che ſeguirebbe ancor—
che con ſperanza di deboli aiuti, quando o
teſſe ſupporſi fede , no‘ loro loro trattati, ò ien
rezza nelle promeſſe. Mantoa non ſi mouerì per
le ſue debolezze. Oltre che inſerta nell’autoritì
del Commando Venetoplaſcierà à diſpoſitione
di queſto,l’opportunità del ttanſito, 8: altri
commodi, che poſſono riceuerſi ſenza diſpendio
dello fiato. Non s’è fauellato de’ Prencipi di
Sauoia, perche ſono baſteuolmenteimpacciati
ne gl’intereſſi propri. Aſpirano giá alla pace,
più che alle moleſtie di nuoueturbolcnze. Han_
no lo ſtato ſu’gli vltimi confini d’Italia, di mo
do che poco lor preme l’a grandimento, ò il dif;
capito della Chieſa cſlëndone aſſai lontani.
Hora.
213 Bacctun'rn.
Hora finalmente dipenderebbero dalle inclina
tioni di Francia tutti li loro diſegni. Non sò
dunque con qual giudicio compongaſi il Papa
le ſue inuentioni , e flngaſi di porer ſortire ſc
licemente contro le forze de’ collegati. Win
do anche haurà ſuiſcerato lo ſtato Eccleſiaſti
co, non congregaràtanti ſoldati, quanti n’ha
uranno egli altri adunati ſenza accreſcerel’or
dinaria militia. Con che rinforzarà l'eſercito.
e con quali denari aſſoldarà nuou‘e genti , onc
ro manterrà le paghe dell’attuale ſoldateſcaì
La camera ha debito per più di due milioni -
e credito per nulla. Non credo che Vrbano vor
rà diſpergere li theſori accumulati pergli Ni
poti nel corſo di vcnti anni , benche ſu’l fine
della vita , non ha più tempo per fare che ſi ri
ſarciſcano. L’eſtraherne da’popoli con impo
ſitioni 8c aggrauíi , e penſiero difficile nell’eſe
cutione, tardo nellieffetti , eperi lioſo anche
nella propoſta; ementregià tutti i ſudditi ab~
bominano il dominio de’Preti, ſi dorranno mol
to più ſe più indiſcretamente ſaranno ſcorti
cati.
Nè diaſi à credere di principiar queſta guer
ra per continuare ſolamente à ſuo capriccio ,e
mortiſicare il Duca di Parma sù queſti princiñ
pii , ritirandoli poi all’hor che s’auuedrà di non
poter reſiſtere à’ rinforzi de’ ſuoi nemici. Tal
volta ancoraà giuocatori ſuccede che il ſermo
proponimento di non perdere che poca ſomma,
'è cagrone di groſſiſlime perdite. Non ſará in ſua
liberta il finire, quando gl’intereſſati nelgiuo
co lo neceffitaranno al perſiſtel'c , Ò à cedere
Vilmente._ S’affidi ne meno àle ſcommuniche ,
ſclle quali non ſarà Fatta _ſtima , come che la di
eſad Italia e d’vn Prenctpe mali
,gnamente op
preſſo.
BACClNATA. 139
prcſſo, è giuſta cazione della moſſa di quelle
armi. Sl combatte contro li Barberini, non con
tro la chieſa, ne il Pontefice. Che ſe Vrbano
ſi regola in quella guerra ad humana paſſio
ne , non deuono gh altri hauere riguardi di
uini. Non reſtnno di goder liricoio di buoni
Cattolici. gli Spagnuoli , ancorche ſaccheg
giaſſero Roma , 8c imprigionaſſero il Papa.
(Mika guerra ne meno ſe bene terminaſſe in ſo
migliante euento, danneggiarebbe chi l’intra
prende con legirimo precetto.
(Mando che ſiano ſcommunicati li Pren
cipi Chriſtiflni per ſuffragio di Parma,ſ…\rà ne
ceſſaria la conuocarione d’vn Concilio per ap*
Pellarfi dalle ſentenze di ſua Santità. Ei’dami
no pure à lor grado i Pontefici contro il decreto
diqueſta appellatlone, come sſorſiironſi d’abo
lirla per mantenere quel im , che preſumono
d’hauere ſenza ſuperiorità alcuna. L3. Chic-fi
rappreſentata nelí’vnione de Concilíi, e'h ve
ra Spoſa di Chriſto, raceommandara a] gouerno
de' Papi, ii quali però ſonoínferiori e `ſogget
riàleicomeàpadrona. Appruoua il loro mmi—
ſterio con la propria autorità z hà però anche
l’aſſoiura diſpoſirione ſopra di lui per vnire li atti
non conformi all'obligutione delgmdo. ll prin
cipal ſondamenro dc’ contrarii ſenſi e‘ la riſpoſta
data à S. Marcellino , all’hor uando s’accusò
d’hauer creduto ali’humam ?ragilità , rine
gando la Fede per timore‘della morre , Tuo ore te
judica,diſſe Ii quel C0ncilio,à cui preſenroſi
con la con effione dell’errore, corretto dopò
con altretanra conſtanzn. Anche nel Euange
lio io ritruouo dette le ſteſſe .parole dal padro
ne al ſci-uo negligeme , che naſcoſto hauea il
denaro dacogh. Nè però ſi degrada punto
-:~ñ
2-;- la
2.40 Baceru^r^.
la maggioranza e ſuperiorità del Signore. E‘ v
na forma di giudicare vſata, quando il reo
conuiuto perſe ſteſſo in fallo paleſe, e di ſtabi
lita pena, hà notitia della ſua condannaggio
nc, ſenza che ſi pronuntii contro di lui altra
ſentenza. Anche Chriſto nel giudicio dell’ -
dultera diſſe , Neque ego te condanna. Non dene
go per tanto l'autorità ſua dicoudanuarla; ri
meſſe alla miſericordia le pruoue di giuſto rigo~
re. Per riuerenza dunque s’aſtennequel Conci—
lio dal giudicar il Pontefice, che riconoſciutala
grandezza della colpa dimoſtrauane già ilpen.
timento 5 nè conueniuagli d’eſacerbare la pe_
na del buon huomo tormentato per troppo da’
rimorſi della coſcienza. Nel riceuerlo -in tal
atto d’humiliatione, dimoſtrò il Concilio l’au
torità , benche non eſercitata più oltre per douu
ti riſpetti. Oltre che quegli era Concilio partico— ,il
lare , non compito , quale deue eſſere vn capo P1
rappreſentante tutta la congregatione de’ fc
deli.
Nulla più ſuffi'aga la deciſione ſila in queſto
propoſito, mentre ſhggiunſero que’ Padri, Nam
prima fida: è ”emine judimtur. Propoſitione,
ch’oſteruata grammaticalmentc non è à ſauorc
dc’ Pontefici, poi che nemo ha forza negatiua per
perſona particolare , la doue nulli” s’eſtende
maggiormente alla. vniuerſalità. Non vietaſt
dunque :ì queſta lo ſizindicato delle nttioni Ponti
ficie, prohibito ſolo à chi diſtintamente non può
figurare l'vnione della chieſa. Oltre che fit no
minato l’aſimm cioè prima fida, non il ca”
ffttq ch'è l'adminiſtrante in quella; e ben ſan
no ll filoſofi qualmente non concordano l’a
,ſiöc il ,comm-z in molti requiſiti ,- affer
° dell vno ciò che nell’altro ſi nega,e
per
BACClNA-rA. L4!
per oppoſto ancora. Sarà dunque buona conic—
guenza che la dignità Pontificia è indepen
dente da qualunque Tribunale terreno, come
Gouerno mcui s’inchina la perſona di Chriſto
8c il dettame dello Spirito Santo. Ne però e im
mune il Pontefice come huomo dal -giudi
cio della Chieſa , per cui godela grandezza che
lo rende ammirabile. Wanda falliſce, come
huomoe s’oppone alle leggi del ſuo lmpero,
come huomo dcue eſſer corretto e punito. ll
primo rappreſentante del capo deldominio, è
ll proffimo herede, inferiore è che è il tutore.
o":ìfl‘:fl
La Chieſa come ſpoſa hcreditòl’lmperio ſpiri
tuale di Chriſto , e peròil 'Papa come fimplice
Gouernarore àlei totalmente ſoggiace. ’Eſſa poi
non hà throno , nè voce, nè artione, fuori che
nell’adunanza de’ Concilii, i quali deuono ſo
praintendere , quzndo non e‘ ben -retra dal
principale. _
Tutto' eiò ſerua di paſſaggio , 8c è diſcor
ſo à eur non mi curo ſia fatto rifleſſo co
me occaſionato accidentalmente dalla neceffi—
tà di far* vedere quali inconuenienti poſſo—
no origmarſi da queſta moſſa delle armi del
Papa. onchiudo erò qualmente con politi
ca poco buona diígone gli vltimi giorni della
**e
'»\‘~.\
ſua vita, e dimoſh-a chiaramente d’hauer po
co à cuore il dar l’vltima mano alle fortu
ne de’ Nipotí. l’recipiteranno tanto più ſ3*
cilmente , 8c appreſſo tutti li Prencipi Chri
ſtiani meritarà maggior odio contro la Caſa
Barberina , mentre ſarà freſca la rimembran
.<4~.~.<
‘9:2‘
a_ za di queſti tumulti cagionati nell’ ltalia.
S’accreſceranno li debiti della Camera nel diſ
pendio di queſta guerra , da cui niun fi'ut
‘3
4"
to può attenderſi. Wndi ſaranno. di minor
- aggra
"<1
24.:, BACCINATA.
aggradimento al ſucceſſore nel Pontiflcato quel
li, ch’in mancanza del Zio,ſi rauiſeranno come
diſſipatori delle richezze Eccleſiaſtiche.
ln molti meſi già ſcorſitràle minacciee pre
paramenti di queſta guerra non hà ſua Santità
auuanzaro altro, fuori che di propalare,ëcam
pliare la cognizione del Prencipe prefettozil
uale è ſtato cauſa che ſon farti que’ſinonimi
e’ quali mi rimmetto al publico prouerbio ſat
to già Familiare in Ferrara 8: in Bologna. Híì
fatto voto di non hauer commercio con le armi,
e con gli orecchi ſolamente vuol parte nelle fat
tioni di queſto eſercito. La brauura delle mani
pratticaſi da lui in conformità della progcnie ,
ei‘ diſtraherele viſcere della Chieſa. &r- accumu
are richezze. Ammaſſaràtheſori con occaſione
del groſſo ſtipendio , che giornalmente ei
rimborſa c0] titolo di Generale. Con queſto
intereſſe N. S. và prolongando queſta guerra,
benche ſenza effetti, ſruttiſieando aſſai bene
er la ſua cauſa, ch’in tal modo ſi prouuecchia
con titolo honeflo , e con pretcſto ragioneuo
le. Saranno con tutto ciò mal vſurpati queſti de
nati , `mentre non hauranno il riſcontro della
ſeruitù proportionata al grado. Ha riſolto Don
Tadeo di reſtarfi al cuoperto, poi che queſto è
priuilegio de’ coglioni, ne altrimente vuol v
ſcire in campagna.
Quindi è proceduto che Vrbano hà dimo
ſtrcira molta prudenza nella elettione del Car—
dinale Ginnerti , opportuno per appunto al me
flierc dell’armi.
Chiunque combatterà con queſto eſercito
EÈCÌCfiaſtlCO - potrà aſſicurarſi d'liauer delle
, e quello Cardinale procederà ſirin
cnte ne ſuo commando, mentre ſecon
dani
_ BACClNA‘l'A. 24;
data la conditione di ſuo padre , il quale vende
u‘*c
ua ſtringhe. L1 qualità delle maniere propor
tionate alla naſcita ſuoli ſcuoperte nella ſua le~
gatione di Colonia , ſi ncl viaggio. ſt nella di ~
mo” colà. Ammiranſi hora in ltaltalc pruouc
del ſno corraggio.
E nondimeno mio cnſiero, ch’egli non hab
bia molta oecalìone ifar paleſe il ſuo valore.
dubitando con preteſto accommodamemo leua~
rà tutti gl’incontri. S’ode richiamato-il Ponte
fice à’ trattati di pace dalle doglianze che ſi riſen
tono contro di lui, come di perturbatore della
‘go‘
publica quiete , nel aggiungere moleſtie all’ita
lia oppreſſa pur troppo per altre parti. Conoſce
l'efficaccia delle ragioni accennare, ondenon
gli comple la continuatione della guerra ne deue
lPerarne buon eſito.
Li rumori ſeguiti hor hora in Roma col ſenti
mento palelàto dagli Spagnuoli , coadiuua
rà per ſollecitarlo 'a migliori determinationi.
ll timore di mali più rileuanti . ſepelira il ran
core di priuata paſſione. S’auuede ch’in altro
riuſcir non poſſono le ſue armi, ſolo che nel dar
il guaſto alla compagna del Parmigiano e Pia
centino. Raecolti giàli graui , &in breue ven
dimiate anche l’vue riuſcirà inopportuno. La
dilatione del tempo ſin’ ad altro anno, faci
litarà la refiſtenza de'eollegati di modo che le
ſpeſe fatte ſm’ ad hora, e quelle che’ ſono neceſ
ſarie per lo mantenimento del eſèrcno in queſto
inuerno, hauranno ſeruito ſolamente per munite
gli arredi di pompoſe minaccie. ` . . _
Sarà però pronto all’aſſentire a’trattati di ri
conciliatione,\è maffime proporraſſi motiuo d’a
nanzamento per la ſua famiglia. Rappreſentan
dofi li vantaggi della ſua ?fa , egli non ſi curarì
z di
244 BACC[N’ATA.
di qualunque iudicio formarà il mondo per
queſta ſua mo a, di cui ſi vedrà ſuceeduto tan
toſto il pentimento. Non mancaranno preteſti
di clemenza, òd'aſſenſo alle `.preghiere de’ Pren
cipi per ammantare la neceſſaria correttione
d’vno ſpropoſito pregiudicialealla Chieſa, a ſe
ſteſſo,& à’ſuoi parenti. Voglia Dio che iltimo
re,ò l’intereſſe ſuggeriſcono ſenſi di ſimile ran
uedimento molto dcſideubil i , mentre arrecca
ranno pace , per la qualegioirà il mondo, e p6
rò accreſcetà il riſo commune_ promoſſo .in lui
dalle coglionerie de’ Barberini.
I‘L FINE.
“o“
\\
*F
DIALOGO
Molto Curioſo e degno, trà due
Gentilhuomini Acanzi,
Cine‘
SOLDATI VOLONTARI(
dell’ Altezza Sereniſíìme di M0—
D o N A E P A R M A.
Sopra laguna , che detti Premipi
farm” contra il Fap-z.
In Wi › Con Ogni verità , toccanſile coſe
didetm Guerra.
81‘115 fine leggcſíama -vn bruta diſco'fif‘"
to dà Paſquino ù P AP A
V R n A N o V111.
Pz…
Iîl|| ll- n
iilllll ‘a
147
DIALOGO
Tra due Gentilhuomini Soldati volon
tari dell’ AlteZZc Sereniffime di Mo
DONA, 1-: Dl PARMA,
Sopra la preſi-”te guerra d’lta/ia con!”
il Papa. .
ll primo ſi chiama
Gemini-ma Propapali da Modena,
Il ſecondo
Antonino Barberini da Piacenza.
Fù fatto ueſto Dialogo al Bondino , alla pre
ſenza lBlAGlO PVGNlAPlr No
taro dell‘iſteſſo luogo, qual come l’udi fe
delmente lo ſcriſſe.
Gemini-mo.
*ì . A noſtra amicizia , Signor Anto
"J nino , embrionara à Pndoua , ve
nura in luce à Bologna, ed allat
tata in Parma, richiede, che la
vogliam conſeruar viua , anco
nella guerra , doue per l” piu ſi
muore , cihandola colla mutua conucrſazione.
An!. Il vorrei ſare, Signor míokmà’l conti
nuo batterla ſtrada , entrar in guardia, ſar la fien
tinella, e gl'altri eſl'ercizi militari, ci vietano il
conuerſar ſouente: e pur è il ſol alimento, che
nodriſce ſrà gl’amici l’amore.
Gem. Wante-V. S. dice è veriffimo, mà gl’è
P- 4. anco
2.43 j D l ^ L o c; o.
ant-ninclubitaro , ch’alle volle porian abhoccar
li inſieme, quando li due noſlzri eſſer-citi ſanno
alto in vn luogo medeſimo, come al preſente
qui al Bondmo.
Am. Ma non ſarà ſempre, ne quando, ne co
me Vorremmo. ,
GPM‘ Seguirà almen tol volta, e’l noſtro con
uerlare ſara di tanto maggior guſto , di quanto
che ci riuederem piu di rado.
Ant. Hora che habbiam tempo , ſediamCí
dunque ſotto di coteſto ſalice , doue paſſeremo
il caldo alla ſreſch’omhra, e paſceremol’animo
col diſcorſo fino à ſera.
Gem. Facciamlo. V.S. s’accommodi.
Ant- V. S. s’adagi , ne ſi pigli cura di mc.
Gem. Di che vogliam diſcorrere , Signor
mio? Adeſſo non è più quel tempo felice, quan
do nelle città ſudette, eſſercirando talhor il cor
po,ſi aſſotigliauamo l’ingegno , hor diſputan
do, &alle volte queſtioneggiando amicheuol
mente , di quelle più alte materie ,che le ſcuole
ſoglion proporre.
Ant. Wand’erauamo ſcolari e ſtudenti,
parlauan‘lo di coſe ſcolaſtiche e di ſtudio : hora
che ſiam ſoldati , di che altra coſa fauellar dob—
biamo ſe non della guerra e del combattere,
rma*ſ‘ic:.-ü’ñ‘ . ſtante che tal diſcorſo inanír’na i petti dei valoro
fi, ſcorge alle vittorie, ſprona alle vendeue: in
uita, accende , 8c infiammaicuori all’armi,al
le zuffe, àgl’incontri, 8c àgl'aſſalti. Eſe’l mio
parer preuale, non parlai-emo della guerra in ge_
nere, od in iſpecie,ne men delle guerre paſſate ,
arm ſolo in indiuiduo,e della noſtrapreſenteflzual
a mloiparere è vna delle memorabili, cheſiſa
Fefljegiamai in Italia , perle ſue cauſe., e per gli
“~°‘-“C°‘dent!- Ne preſumiamogiàdi parlarne
come
.DÎ' A '- ° ° .°- 249
come verſatiHiflonografi, anzi ſolo come boo
~ ni ſoldati, e ſudditi di que‘noſtriPrcncipi inuit
ti , ch’al' diſ etto dei lor nimici, ſono hoggidi
loſ lendor ella Guerra7come furono altre vol.
te, il pregio della pace.
Gem. Ci vorrebbe molto tempo , non chelo
ſpazio di poch’hote, ſe voleſſimo trattar puntino
à puntino queſta materia.
Ant. Ne pai-laremo fino al tramontar del ſo
le . il rimanente ad altra congiuntura, 8c ad al'
tro giorno rimetteremo.
Gem. Facciaſi come li aggrada: ma per diſ~
correre fondatamente, diſcutiam prima, ſe que—
ſta guerra ſia giuſta, od ingiuſta.
Am. Coſifaremo. E‘ per non perdertempo,
io ſoſteri-ò , `che è ginſta quantoà i noſtri Padro
ni , ingiuſta per quanto appartiene al Papa.
Gem. Al prouarlo vi voglio, ſe qualche ſem
pliciotto v’vdiſſe direbbeche puzzate d’heretico.
_ Ant. E pur tale non ſono , ed à chi mi-voleſ
(Zadar tal nome, li cacciarei vn palmo di ſpada ne
i fianchi, sò che dicendo la verità parlo da' Chri
I‘i‘
r».*rV. ſtiano , ne vi ſarà huomo dotto, e ben informa~
to, che condanni il mio dire, eſſend’io tanto
@alienato , quanto ſon amico del vero.
Gem. Horſu, cominci V.S. à correr queſto
arringo , e ſia con piè diritto.
Auf. La guerradal canto dei noſtri Duchi è
«ze—.3ñ giuſta,perche la Fanno cum moderamim iam/pat‘
tutela , per diffonderſi , n'on per offendere. ln
"5.5!'
"Pt
.:1
Α- giuſta da quel del Papa , perche la fa per hauer
per forza' l’occupato tiranniçamente, e per-dif
fendere le ſue opere Antichrifliane.
Gem. O SignorAntoninotChivi può vàire,
mentre così parlate del noſtro vniverſal Pa.
ai fiore? Deponete lo ſdegno contra di lui con
P5 cepu~
zyo D r ^ L‘ o G o.
ceputo , e parlate dà buon Cattolico Chri
Riano.
A7”. Hora sì ben m’auueggio che voi pizzi
caxedicollotorto, di vacchetkone, di maſtica
tor diquer noſtri, e di cacaror d’Aue Marie,
mentre di me, che con verità e raggione parlo
uí , e parlar vi voglio , ſu le belle prime vi ſcan
delezmre.
Gem. Prego V. 8.?! comparirmi, ed à ſaper
ch’io cingo queſta ſpada più toſto per diffender
il mio Prcncrpe e la Chielà,che per riparare la
mia propria perſona, even-ei hauerle mani e
braccia di Briareo , per vccider ſolo molti `di
quelli hererici , che vrlipendono i nòſhifrari e_
preti, non chei Veſcour, Cardinali , ePapa.
Ant. Per corteſia V. S. ſtia vn po’chcta
Temperi l’immoderato zelo: mi oda con tolle
ranza, e poi mi repliche con prudenza.
Gem. Le giuro di farlo. V.S. proſegua.
An:. Belli di noi altri lraliam’ , che non
hanno mal píſciato in più d’vna neue, che non
ſono mai ſtati di là dà nomi, oue colidioma
Tedeſco , e Franceſe, s’impara à conoſcer il
vero, proprio oggetto dell’intelletto, &àſcuo
ter anco quella donneſca ſimplicixà, com’è à
dire, che il Papa non poſſa errare , in quam’
huomo: queſti tali dico, quando parlano del
Papa, s’imaginano di parlar di Chriſto, poi eh’e’
fi nomma Vicario ſuo : mà la cola ‘và il più
delle volte à roueſcio. O`uando il Papa fì ciò
Ch’inſegna Chriſtoigl’è Vicario di Chriſto,mà
qUando opera contra ciò ch’il Salvatore hàinſe
gnam , perde il titolo di Vicario , e piglia quel
lo di contrario à Chriſto , che tanto vale quant’
Antichi-illo.
Cm:. 'Non vdi mai dar titolo d’Anrichriflo,
ſe non
DlALflG'0.'- 2”
ſe non ì quello ſeelcrato , che deue predica
re , per ſodorre il mondo , innanzi l’vltimo
Giudicio.
Ant. Eperche V.S. non hà vdito tal coſi ,
'-`\L`\'<
non merita eſſer più lodata. A qualſiuoglia ſara
contra Chriſto , daraſfi, con raggione , titolo
'.\
*.
d’Antichriſto. Ne di queſto dubitar dcue., chi
\
non fl vuol affatto ſpacciar ignorante.
Gem. E‘ bene.V.S. Paſſ] alla pruoua che que
ſto Papa Vrbano ottauo faccia contra Chriſto.
Ant. Stia attenro , e glie] pruono. Modo
Chriſto nacque, gl'Angeli non annunziarono
la pace , per ſegno che veniua al mondo il da
tor di eſſa? E non Volle egli che tutto foſſe pa
cifico , pria che veniſſe à redimerlo ? Toto erbe
input: tomPnſito.
Gem. Signor sì.
Ant- E quando Chriſto ammaeſtròli ſuoi di
ſçìpoli, non diſſe loro , che deſſero la pace en
trando in qualunque caſa .P E dopo eſſcre da mor
te riſuſcitaro, non laſciò àgl'Apoſtoli,ed a’ſede—
li la medeſima pace? Eccoui le ſue proprie pa
role, Pucm relinquo mb” , pat-em ”tam da
Mbit'.
Gem. V. S. dice bene.
An:. Hor ſe Chriſto Fai annunziarla pace, la
fà dare , c la laſcia alla Chieſa, come er Tcſta
memo , Papa Vrbano, che intima l’a guerra,
che rompe e diſtrugge la pace, non fà egliiil
contrario di Chriſto, ò per conſeguenza, non
fi ,dichiara egli Antichriſto?
Gem, Con vien ſappiate, ö mio Signor Anto
nino , ch’il Papa fa queſto come Preneipc tem
porale, non come vniuerſal l’aſtore. E quanto
alla pace raccommandata e laſciata da Chnſto ,
rai-ricordo, ch’pgli anco diſſe , ch’è pur venne
P 6 à mec—
”e D l A r. o a o.
a metter quì iù la guerra , Non *vani pace”: mit
rere, ſed gla iu”:- '
Ant. O come mal s’appoſe ilSignor Gemi
niano. Vn Prencipe temporale muouendo guer
ra in giuſtamente contra vu altroPrencipe,non ſa
r‘a egli contra Chriſto , il quale come Giuſto , e
ſhle di Giuſtizia , la richiede dìquellimhe co
mandano in terra. Quando pur il: Papa guai-reg
gi come Prencipe temporale , ſe ciò ſa contra lc
leg-arie di Chriſto, e di del giuſto. come ſal-contra
t ”altri Padroni .cuitcràegli d’eſſere , in queſto
caſo , Antichriſto : quanto poi alla ſpada , ò.vo
gliam dircoltello,di cui parlai] Saluatoremelte
Lìo dà V.S. allegato, non è il coltello guerriera,
anni il coltello della ſua Paſſione, come ben ſpo
ſcro, il detto paſſo , gl’anti chi eſami Eſpoſitori—
E per conſermar il mio dire, non- vi rammenta
Lc V0i, che quando Pietro volle ſeruirſr del-col
tello, e mutilflr Malcho, il buon Gieſi: li diſſe,
Ripuoní il tahefla ”el/.z guaina. C/n‘ ſerio-ù dz rol
fel/0…. perirà di coltello. 'Bindi preſol’orecchio
tagliato il capo di Malco rappicollo.
Gem. Per mia ſè , cheV.S. ha ben riſpoſto, e
ricordami hnuer vdito predicar in Pergamoqucl
che V. S. vien hor di dire ſottoqueſt’albero.
Conſeſſoli ingenuamente,ch’io comincio à cre
dere , che ` ueſto Papa Vzbano faccia contra
Chriſto, qua venue à dai-vita, &àſaluarele ſue
picorellc, ed egli le ſ one alla morte, e le-per
dc, ſacendole andar al a guerra, vero macelloda
gl’huomíni, in cui non ſi perde ſolamenteilcor
p0 , come Fanno le beſtie . mà il più~dclie .volte.
perdeſi anco l’anima, come forſi per cauſa ſua
perderò la mia.
‘I'
4”" Chi COmbatte per giuſta cauſa non perde
“…mila benſi [aperde. Chl da occaſione ad altri
di
D I A r. o o o. a”
di perderla , come ſi queſto Papa ſoldato, ſ0
mentando le guerre di Lamagna, Francia , Spa.
gna , ed lnghilterra , ed appiocando le preſenti
d’ltalia,doue hormai fi ſono perdute tant'anime,
che l'lnſcmo non ha più luo o da capirlo.
Gem. Come sa V. S. que a coſa?
' An:. lo la so dà certa Ambaſciata dataín ſtam.
pain Tedeſco . in cui ſi legge, che Plutone haue
ua mandato a dire a Papa Barberino,per Ccrbero
lho portinaro, che hauendo ſua Santità fatto an
dare tunr’anime all’Inſemo colle ſue Cenſure,
conſegli , e ſpade , ei non ſapeua più done met
terle: onde pregaua ſua Beatitudineà volerli
concedere almen parte del ſuo-Purgatorio , qual
egli ſapeuabeniſſimo eſſer-adeſſo vuoto. Credo
però che queſta ſia vna baia: ſolamente tengo
er indubitato che l’Inſerno ſia pieno d’animo,
di quei ,che combattono nelle-guerre in iuſte.
Perche ſe l’animadeu’eſſer punita, non ſo o col—
13 pena del Danno, mà ancora con quella del Sm
ſa, deue oceupar luogo nell’lnſerno , per p0
VV:
ter ſentir ,il fuoco , c riceue: material tor
mento.`
.ñ:Éwa.\—-1~.\`~,
Kg_
Gem Di grazia poniamin non cale queſte ma
terie. Proſegua V. S. il ſuo diſcorſo, e vegga ſe
li neſtano altre raggioni da pruouare , ch’ilPapa
dall’ Api faccia contra Chriſto.
An:. Signor mio si, nè hò vn altra, l’aſcolti ne
la prego. E‘ indubitato che il noſtro Redentor
eleſſe gl’Apoſtoli poueri 5 8c i diſcepolich’era
no cicc—hi,portauano le lor Facoltà a piè diquelli,
e ratti viuendo in commune, dall‘auidità delle
richeue ſtauano lontani. Non è egli vero?
Gem. Mai sì. veriffimo. -
Am. Hor Papa Vrbano inurba-no, prati-ita e
gliqueſta regola? Eſſr vdiro giamai , che Pep.
P 7 alcu-.
‘23-4 D l A L o e o.
dcuno , dà che’l Papato confiſte, hauefl'e am*
maſſato tante richezze. haueſſe impoſto, anca
ſoprai minimi Beneficii, ſmiſurare penſioni,
ed haneſſe darto . e ridatto, fin colle proprie
mani , tanti ,danari a i Nipoti , come ha ſarto e—
gli? e ſi dira che non è Fare contra le inſegnanze
di quel tanto pouero Chriſto , che non haueua
doue poſar il capo? Ammetto bene, che ſtando
le coſe come ſtanno debba il Papa hauerentrate
e darne anco a i Nipoti moderatamente: mi giu—
gner a ſègno che piu ſidla à due. cheà tèrtan
tadue Cardinali, è coni che ſi non può ne dim.
anulare. ne ſopportareríi. che azroni liberali
hanno poi fatto , con tante i'ichczze , in Roma?
Hanno empito dl moſche quel gran Capo delle
citta, e per iſpender meno , in vecce di farle
d’oro,in molti luoghi , le hanno fatte di rame ,
non maſſiccio, ma ſol battuto, come nel Bat
tiſterio diſan Giouan Laterano ,detto di Con
ſtantino, ed in altri luoghi, puonno veder gli
occhi cunoſi dei riguardanti.
Gem. A propoſito del danari, ch’il Papa , e’
Nipotihanno cauaro da Roma pei' ſar po] guer
ra, e ſparger il ſangueltaliano, vdite certo Ma.
drigale , non elegante, ma ſignificatiuo , qual
. parlandoal Papa, ed à l ſuoi Nipoti , ſorto no.
me di quell'Api , che portano nell’Arme coſi
dice:
Api, che’l ciel mandò nel Ram-171814010,
Per irfiarar quanta di bel rw' era:
Mqſt'reto 190mm' la rem,
Si gu/ìi il dolce mie!, n'ae fa!” IMM”.
Riſpoſta.
guiz’i , che 'volete-P
f” “fa ma, e mie] *vi ſia La ”mi ,
E Ifi'”g“²- che per mi ſi rpm-gf in terra.
Am‘.
D i A L 0 o o. a”
‘i‘.
‘~
"A
“-1
‘A
‘ì
Ant. Belliſſimo, in vero. Ma ci conuien ri
tornar al noſtro propoſito, e dire, che per le
raggio… addette , e per altre , ch'altti potran
n’addurre, Papa Vrbano ottauo ſi può nommar
Anticliriſto, facendo contra quello che inſegnò,
ed operò Gieſu Chriſto.
Gem. Paſſi hora V. S. al ſecondo punto, e
pruoui, ch’il Papa da Barberino, com’è Anti
~—<5
nv’…gÈ-.w chriſto , coſi anco ſia Tiranno.
Ant. Ageuol colà ſara ed imc, e i V. S.il
prouarlo.
Gem. Com’entro io in queſto?
Ant. V. S. c’entra perche :a quante tiran
--e nie ha vſato queſto Papa à’ ſuoi Duchi di M0
-<.\
dona.
Gem. O come V. S.e` ricordeuole. Per me non
ei penſano più, come ſe giamai le haueſſi ſapute.
An:. V.S. ne racconti alcune, ed io poſcir‘t
ne narrarò dell’altre al mio Duca vſare
Gem. Vienmi hor :i mente, ch’eflèndo gia
Fauoririſiimo dal Sereniſſimo Duca Ceſare. di
felice memoria , egli vn giornoàeerto propo
ſito di ottener dà queſto medeſimo Papa vn Ve—
ſcouado per E. C. mi diſſe , che ſarebbe ſtato
difficile , atteſo che il Papa li faceua de’ matti‘
giambi: e di qui paſsòà raccontarmi, cheper
la morte del Signor Cardinale ſuo Fratello, Don
Hippoliro dà Eſte , vacaiiano due Abazie, Giuſ
patronato della ſua caſa Sereniſſima, vna delle
quali era quella di ueſto luogo del Bondino ,
l‘altra quella dell’antichiffimo Caſtello di Eſti in
Padouana, ‘donato da Carlo Magno lmperadore
ad vno de’ ſuoi Bironi , dal qual poi nacque la.
Sereniſſima Famigliadà Eſte, di cuidetto mio
Signor Duca era all’ hora digniſiimo Capo, e co
me rale doueua preſentare al Papa, chià lui pa
ſella,
256 D- r A 1. o e o.
reua, perdute Abazie, eſſendo dottrina com
mune dc’ Sommiſti , fondata sù le antiche Bol
le,e Canoni, che coſi debba ſeguire nei Giuſi
patronati. Fece dunque preſentare, dal ſuo Re
ſidente in Roma, vno de’ Prencipiſuoifigliuo
li , ch’andauain ſomma, ma ueriporròl’cſclu
{iua , dicendo Vrbano ottauo, che non oſtante
foſſero quelle due Abadie Gioſpatronato di caſa
da Eſte , e li le voleua peri ſuoi Nipoci, perche
erano opu euri.
Ant. O che buon Papone! Non ſi cura di ſar.
vn atto rirannico , vſurpando quel-che oſurpar
non poteua, per farſi acclamar ſollecito prouedí
tore di certi Barbari, che prima, per eſſer Pigmci
nella Barbaria , diceuanſi Barbarini : mi hora
ch’in eſſa giganteggian0,fi deuono chiamar Bar*
bariffimi.
Gem. Wnr’hò detto è poco. Oda pur V. S.
quel che voglio dire , che è ben altro che
crancre.
dn:. Dica col nome di Dio. lol’aſco'lto colla
bocca aperra , come ſ1 ſuol dire , e pendo dalle
ſue parole ,
Gem. Eſſendo deuolutala Città e ſtato di
Ferraraxome diceua Clemente otrauo,alla Chiez
ſa, venne quel Pontefice armato, àpigliarne il
poſſeſſo. E ſenza informarſi com’andaſſero le
coſe delle Vallidi Comacchio, anco di quelle
s’impoſſeſsò. ll Sereniſſimo Duca Ceſare,… que’:
fran enti , non puotè Far altro , chericorrere al
Giu ice deputato delle cauſe vertenti trà i Pren
cipi , .che è l’Imperadore, qual dopòhauer ben
eflammara la cauſa , diede giuſta ſentenza, ſot
‘0 queſto Papa, Vrbano ortauo ,- in ſauore del
laSeremſſima AlteZZa ſua. ll Papaſrappellò di.
den-a, ſentenza alla Ruora di Roma , laqua~
le, .
D l A L o o 0. 15 7
le ,. dopò molti giri c rigiri , diede final—
‘N
_u‘
i'
"-’ mente la ſentenza , anch’eſla, in ſauore di caſa
da Eſte. ll Papa sſumando di ſdc no, veggendo
che nc men ipropri Giudici vo euano dar ſen
tenza troppo euidentemcnte ingiuſta , ”corſe
i all’vſurpazione di cui ſi è_vallb ſin al tempo pre
\ñ-
“T' ſente , priumdo il noſtro Duca della groſſa en
trata di quelle Valli , che rende ben di cento
mill.; ſcudi aunui.
A71:. Mi dica hora Signor ſërupoloſnxhe no
me daràal Papa; per hauer così ingmſtamente.
e ſenza vergogna vſurpato l’altrui ?
Gem. Più volentieri lidarei nome di Pazzo ,
che di Tiranno.
An:. Per qual cauſa?
Gem. Perche hò vdito darli il primo , non il
ſecondo, eccettuato dà V.S. in queſto noſtro
Dialogo.
An:. E chi diede mai al Papa nome di matto .7
Gem. Vn certo Spagnuolo, che parlando del
le guerre del noſtro tempo . così diceua ,
?a
V71 PapaPo'e'ra 7' mamma”.
D” Brite-1d” endia Hauſa: ,
T da; Reyes emáobadas
l’a/l'era” rimanda m drxbaroto.
sfi‘ñ—ñda-*z
**e
i".
APE
2t"
'3.‘1‘à Ant. Potreidir adeſſo, che V. S. tranſanda.
Gem. Ed io potrei replicare, che ſe eſco dal
douere il sò con eſſempio: m5. qual potrà mai
addur V. s. con cui ſia confermi, ch’il Papa ſia
Antichriſto e Tiranno?
An:. Se Foſſe in mio potere il far veder àzV.S.
que’libri ch’ò letto, non parlarebbe meco à que
ſto modo. Baſtaui ch’io vi dica, con ogni verità,
ehe per vn eſlèmpio che m’adducete per voi ,cen
r0 ne poſſo addurpet me.Mà non hòhuopo d’ad
dureſſempio, quand’hò la taggion in mano.
‘ , Gm
F
258 D l A L o e o.
Gem. Tralaſciamo nc la prego quelle coſe,
che ci ſanno vſcir dal ſeminato. Rittorniamo
al noſtro propoſito. Dica V. S. ciò che hààdire
delle urbane tirannie.
Am. Prima che ciò vi racconti voglio ſappia
te, che’l nome Tiranno, talhora vienne da tira,
che vuol dir ſorte, perche il più tiranneggia il
...T-_L— men potente. Altre volte vien da tiro, che ſigni
fica anguſìia , perche il tiranno afflige , ed affan
na quelli che tiranneggia: onde non e` dà mara
uigliarſi , ch’il Papa habhia tiranneggiato ilmio
Sereniſſimo Duca,cſſendo ſtato di lui più poten
te , e più crudele per'anguſtiare.
Gem. V.S. abbreuii ildtſcorſo, perche Febo
calaall’ altro Hemisſero.
Ant. Conterò, ò narraròdunque quelle ſol ti
rannie, dal Papa vſate al _mio Duca, ch’il tempo
mi permetterà. E per ſarmi da capo, deue ſaper
V. S. che dà più di cent’anni in quà li Duchi dl
‘Parma ſono ſtati veri e legitimi poflëſſOTiz in'
zi Duchi di Caſtro , ed hanno ſempre hauuto fa
coltà d’eſtrarre dal di lui Ducato, tutti li grani,
che hanno voluto per mandarli. òper terra, òper
mare doue ſoſſe lor iacciuto, purche -non foſſe
in luogo nimico del a Apoſtolica Sede. Beſſo
priuilcgio ſù prima conceſſo dà Paolo retro, pm
confermato dà Clemente ottauo: Ciò non o
ſtante comanda queſto Papa al Cardinal Anto
nio , che come Camerieng‘o faccia eſporre in
publico vn Editto, col quale vieti ſpecificamen
te alli ſudditi dello ſtato di Caſtro , 8t anco
al Sereniſſimo Signor Duca noſtro , l’eſtrazione
de’Gem.
graniCome
dal detto
sà V.ſtato.
s; ch’il Papa comandaſſe al‘ ` i
NiPote tal‘coſà?
‘4"‘ Nell‘E-ditto medeſimo ſe ne ra' menzio- `
ne,
D l A L o o o. a”
ne , con quelle formali parole , D’míinc (fin-ff*
di [im Santini‘, datrotiabotm. Hor vi chiedo,
1;: queſto non è tiranncggiar l'alrrui ſtato?
Glm'Reſto atronito , certiſſimo.
Ant. E che ſarà ſe aggiungo . che oltre la ſa
c0lta ſpeciale delle Bo‘le de i ſuddetti Pontefici,
hà pur anco ſua Altezza Sereniſſima, qpella che
li compete di rarzgion commune: pere ’eſſendo
fatto Prencipe di quello ſtato di‘ Caflro , con la
tranſlatione delle ragioni dell’lmperio, ſtàſur
rogatu in luogo della ſedia Apoſtolica , qual più
non il’hà che ſare . ne che pretendere, ſe non
con tirannide.
Gem. Ancomaggiormcnte marauiglierommi.
delAn:. OdaneDuca
mio Signor V. S.divnPar-maredìegli
altra. Li predeceſlbri
ſteſſoan—
cora , con licenza de i ſommi Ponteſici , ſonda
rono più monti , di varii capitali, e diuerſt frutti,
rima ſopra certe tennute, dette del Piano della
Badia , e poi ſopra gli ſtati di Caſtro, e Ronci
lione . loro beni ed entrate. Auuiene , che
gl'affittuali di detti ſtati , vengono ſubornati da'
nimici del Duca, ànon pagare à ſua Altezza
gl’affltti , che doueuano ſeruire per ſodisſare li
Montiſti,quali, nondimeno non mottegiano,
rie ſi dolgono , anzi eſſendo ſtati fatti chiamare
nel' Palazzo della Cancellaria , da’ Miniſiti del
Papae paſſati con loroinſtantiſſimi offici acciò
Voleſiino aſſentire all’eſtinzione de’ Monti: pro
teſ’taronſi eglino in contrario. e conuenne peril
bisbiplio che ne nacque aprir le porte , e diſcio—
glier a Congregatione.Sannobeniſiimoli Mon
tiſti , che l’aſſegnamento è ſicuro, e che ned an—
co al preſente hauerebbonovna minima diffi.
colta in eſſere pagati,ſe non foſſero ſturbati gl’aſ
ſegni dalli n-im‘ici di ſua Altezza. Mà oſſei-ui
V. S.
2.60 D | A r. o e o.
V.S. che ſe ben li Montiſti non hanno voluto
conſèntir l’eſtinzione dei Monti , non hà però
laſciato il Papa di andare alla poſſeffione di Ca-.
ſito , di ſortiſicatlo , e di ſar mettere sù le di lui
porte , (coſa che par incredile) le ſue Arme.
Gem. Quelle ſon coſe grandi v’cl conſeſſo;
onde non è da marauiglarſi , ch'i Prencipi ltalia
ni fieno entrati in lega col voſtro Sereniſſimo
Duca, per diffenderlo da‘ cosi barbaratiranma.
Voglio dir, nondimeno , che mi hò vdito bu`
cinar ne gl’orecchi, che non e ſtato il Papa,
ch’habbia ſarto lc ſudette coſe, anzr ſolo il Co
meſſario della Camera.
Ant. O come V. S. da benà diuederea che
non intendealtro modo di gouerno,ſuordi quel.
lo del ſuo Porta da Modona. ~ll Papa non è egli
eomeil primo mobile , che con moto violento
repiſce dietro alle ſue voglie . tutte le sfere de
gl’Officiali della ſua Corte? Non sà V. S.. cb’vn
Souuraintendente in Roma non hauerebbe ardi
re diſputar in Chieſa íènzn il conſenſo tacito, 0d.
eſpreſſo di ſua Santita?_Come può donque er
ſuaderſi V. S..che quel Comeſſario habbia atto
coſa tanto rilevante, ſenza eſpreſſo comanda
mento dcl Papa.
Gem. Valli anco dicendo , ch’il Papa ſi èſde
gnato contra il voſtro Duca, per hauer egli volu
to ſortificare quella città di Caſtro.
Ant. Se ciò hà fatto , hà hauuto grandiſſimo
torto. Non può vn Prencipe, leciramente fortifi
car le ſue piazze?Anzi non èegli obligato àFarlo?
ual obligo riſulta dalla natura generale dei Fen
i, eſſendo tenuto ilVaſſallo à conſeruare lo ſta
toinueſtito a tutto ſuo potere , altrimenre in—
corre nelle pene ſeudali : il che ſi deue parti
colarmente intendere di Caſtro, che è ſituato
ne
D t A L o o o. 26(
i e gl’vltimi confini della Prouincia del Patrimo—
nio , e quaſi ſeparatodal rimanente dello ſtato
della Chieſa. E ſe mi direte , perche non lo fece
prima, e non in queſta noioſa congiuntura? ri
ſponderouui, ò perche non puote, ò perche non
volle. ll fare ciò che Far ſi può ,in qualſiuoglia
tempo . ed occaſioneè lecito: ne ſi può giuſta
mente trouar àridire , à chi con giuſtizia non ſi
può comandare.
Gem. (Manto-V. Si dice è più chiaro dellalu
ce merig iana: ma chi Bramanuocere, truoua '
nodi ne iſcio gionco: come Hi il Papa , che an
ca ſi duole del voſtro Prencipe, perch’introduſſe
ſoldati nel detto Caſtro.
Ant. Seſilamenta anco di queſto, accreſce il
ſuo tirannico errore: eſſendo fuor d’ogni du
bio , che può mettere ſoldati chi può fortificare,
anzi le deue mettere, altrimente vane e perni
cioſc ſarebbon le fortificazioni, mancando di
gente , .che le cuſtodiſſero. Le mura non ſon al*
tro , che pietre -vnite , ò commeſſe per render
difficil l'accoſtarſi à qualche luogo, mà preſto
vien ſuperata quella difficoltà del muro inſènſa
to, ſe la mano del ſoldato, c’hà vitae ſenſo non
io diffende. Orfeo, che col dolce ſuono della
ſua lira ( maeſtreuolmente dall’archetto, non
ſaetata , ma reſii ſonora) tirò le pietre à circon
darrl’antica Tehe , traſſe anco numeroſo ſtuo
lo d’huomini ſcielti, per habitat in quel ſito, che u-.ñ-. ñ—
le pietre 'haueuan murato, ſapend’eglibeniſli
trio ,che leñvne ſenza gl’altri cunſiſ’ter non po
teuano.Puonno gl'h uomini habitat ſenza mura,
come fecero i Spartani z mà non puonno habitar
tri le mura ſenza baſteuol guardia. L’incolpar
~ dunquejl mio ſereniffimoiDuca d’hauer poſto
i ſoldati in Caſh-o, e giudicar rea la ſua giuſta
i
pru
l
eda D l A r.. o o o.
prudenzr, contra ogni raggione di diffeſa di
piazze confiderabili, ſono tutticolorati preteſti
del Papa , tinti col giallo del miele di quelle
ſue Barbare pecchie.
Gem. Parmi veramente che ei voglia altro,Per
hauer raggione il Papa di vſurparequello ſtato.
Ant. Non può Fatlo ſenza eſſere tacchiato di
Tiranno. Nè qui finiſce la feſta. Hà mancato
di parola à’ Prencipi ed Ambaſciatori , che
trattauano l’aggiuſtamento [rà lui ed il .mio
Duca,con ſcandalo vniuerſale di tutta Europa.
E poi hà fulminato ſentenza di ſcommunica con
tra la detta Altezza, ſenza nommarlo Duca, non
ſol diCaſtro,mà nc di Parma,ò di Piacenza v. c.
lo chiama ſolo Odouardus Farneſius , e nient’al
tro. Che ve ne pare, Signor Geminiano? Non
habbiam giuſta raggione di parlare , di ſcriuere,
e di menar le mani contra queſ’to Papa?
Gem. ſn vero Signore , ne’l poſſo nepare.
Am. Per me vorrei , che tutti li noſfri ſolda
ti foſiino ben informati di queſte coſe, acciò con
intrepido cuore , e con ſerena conſcienza, com
batteſlino contra queſto Papa, ne ſarebbe anco
fuor di propoſito rl farli ſaperel’ingiuría, che
queſto medefimo Papa hà fatto alla ſereniſſrma
Republica Veneta, facendo tor via quell'anti
ca memoria dal Vaticano , che tappreſentaua i
beneficii fatti dà San Marco :i San Pietro. ll tor
to fatto à’ Lucheſi volendo mandare e mandan
do nella loro Città , con titolo di Commeflàrio,
Monſignor* Racagna , coſa ch’a derogare alla
loro ſuperiorità. La ſoperchieria fece al Gran
Duca, volendoli impedir di ſar pagare á qui
mngia pane di preti, e frati l’impoſta ſopra la
macina. L’offeſii fatta à’ Bologneſi mandan
do à Bologna vn Commeſſario della Graſeía , e
ſman
D l A L o o o. 2.6;
ſmantellando Caſtcl Bologneſe , contra i lor
priuilegi. La fraudolente prigionia di che
gl’huomini dotti, ch’anno voluto in ſcritto dif.
fender le raggioni de’ noſtri Prencipi, qua
li anco mettendoli nell’ lnquiſizione hà trattato
da heretici. Gl'inganni maniſcſti fatti alla
Corona di Spagna , dalla qual äiuſ’tamente
vien hor rigettato in queſto ſuo e remo biſo
gno. La poca crctlcnzidma alla Francia, che
lempre , per Vtil ſuo , 8( edificazione del Chri
fiianeſimo alla pace l'ha eſîortato. ll poco aiu
to dato all’ lmpcradore, ben-;he da tante par
ti habbia canato dinari à ſuo nomc. L’af
fi-onto fatto al Sereniſſimo di Polonia , non vo-ñ
lendo creat* vn Cardinale à ſua ínſtanza . co
:nc gl’altri Papi fecero ſempre per honorar quel
la Corona , cotanto benemerita della Sede A
oſtolica. L’hauer infinocchiato tanto tempo
f’acclamato Rè di Portugallo: Tenuto poco
conto d’alcuni Ambaſciadori; abaſſati li Con
ſelieri veridichi , ſublimati li compiaceuoli ,
e finalmente conCulcato il mondo , con quel piè
Crociſero , che ſe li bacia con la Croce, eſiënd‘
egli anco ſtromentu di paſſione. Vorrei, dico,
ch’i noſtri ſoldati ſhpeſſino queſte coſe, per ac
cenderſi maggiormente al combattere 8c al
i vindicar colla cauſa de i loro Prencipi, tant’al~
i tre ingiurie inſopportabili.
ſ Gem. Eſco di me Signor Antonino, e tutto
r m’interezziſco vdendo tali coſe.
i An:. Ed io ſ’tò per iſgridare ad alta voce, e
z dire , ö Prencipi, ö noi popoli , aprite gl’occhi.
L‘"
r
Qu_eſto Papa , che verſo noi è Antichriſto e Ti
ranno, vuol ſariſtrada a'ſuoi ſucceſſori , acciò
a“. . ſeguendo li Barbara' ſuoi veſtigi, tiranne gino
É.:
“LI“ tutti li Potentati, prima d’Italia, e poi :neo efarſi
potrà,
i
|
2.64. DÎALoco. \
potrà . quei ſuor di eſſa. Non crediate che vi ſia
più ſede nc gl’Eccleſiaſtici, ne più dluozione.
Il ſolointereſſelircg e. La ſola cupidigia li go
uerna. Ricordateui i quel commun prouerbio,
communemente non conſiderato , Preti , fiati ,
e polli, mm [Ema mai [hu/Ii. Voi li hauete in K
granditi ,.ed ingraſſhti , ed eglino vi voglio—
no appiccxollre, 8c ſmagrare ,per non dir an
mentare.
Gem. V.S. non s'inſeruori tanto. Preghi più
toſto la Maeſtà di-Dio voglia toglierle nuuole dà.
gl’occhidi Vrbanoottauo abbacinato; gl’jnfau.
ſiti conſègli dà gl’orecchi de’ ſuoi Nipoti , che li
vengono da i Poli Fauſti, e darà nor vittoria dei
noſtri nimici , acciò vmiliati riconoſchino l’er.
ror loro , deponghino le armi, e ſiano , come
prima, noſtri cariamici.
Ant. O come ſete diuoto , sù la ſin del gior
no. Sapend’io che dal canto noſtro la guerrae
giuſta , altro non bramo che combattere, e com
battendo vincere , e vincendo calpeſtar quell’A
i,ch’in vece d'addolcire hanno amareggiata
l’Italia , qual le maledirà per ogni età.
Gem. E‘ tempo che ci ritiriam aquartiero:
hormaì ſi annotta. Il Signor Notaro non ci vede
più i ſc—riuere: l’appetito , colla ſete già venuta,
viene.
Aſint. Andiamcene dunque. Ringrazioui Si
gnor Geminiano . della buona conuerſatione.
Gem. Reſto ohligato a V. S. del ſuo grato e
dotto trattenimento. .
Buona ſera Signor Notaro. x
Not. Baccio le mani delle Signorie voſtre.
Gem. Tranquiſla notte Signor Antonino.
4”‘- Weto l'lPOſO SignorGeminiano.
l]
_ ll groſſo 8c idioto
P-A s (LV I N o
Per accommodarſi all’vmor di P ^ p A V a a A
N o V I l I, che e Poetica , richiamata la ſua
vena poco chiara ,in verſi cosí li parla ſtando
accigliato per malinconia.
Dſmmi è the pen/i' Papa Vrbano adofflz,
Ch’qffèr m wditutr’ilrnondo mqffo,
Pim d’ira armato, che ti 'vien nddoffa ,
Minnitiando di farti arreflo , à leſſo.
Speri tu firſidí Pour diffifh
Far col-valor de’ tuoi NiPDti audaci ,
Che ſempre [lati ſon lupi rapaci ,
Diuorator'di/thn Madre Cbicjiz?
Tu ſe’in error , ſe pur ronojìi il 'vero
A que/ſa 'volt-z tu non ſei buon Majiro ,
Cl” per [flower, buon buom ,il pieriol Caflro.
Potro/li ignudo fiir reflnr ſan Pierro.
Deb quanta Per te meglio era Maffi-o ,
Caſlro laſciar); que-Idi chi era ſia!” ,
‘*x
:A
“è. E Pria a" loauerne quel Duca [Fogliata , 1
Caſtmr Franoeſco Antonio , ó- Don Tadao.
Dom èla ma prudenza , ou’ il decoro
Del [ia/forni Imprro? A neſſun pare ,
‘Î..
‘è'.
‘À Cbe’l tuo gouerno ſia per confermare ,
A tuoi Nipoti , le rana'ezze loro.
Anzi , con que i tuoi moriui [li-am' ,
Tutr’i PHTZCÌPÎ ù lor fait’ [mi nemici ,
Che con le lor proſperità infelici,
Tuttifaranno nlfin Eli Seiani.
Forſe tu/limi , e ti par che ſia Paco
D’hauer meffiz la Chieſa in tanti affanni ,
Q. ch’il
266
Ch'il Tebro non baurù fbr a in molt’anm'.
con l’atqueſued’eflínguergranflco.
llfillmimr Cenſura ea' inter-detti ,
Hor che cia/Lun hàpnfì; l’armi in ”mm ,
Credila ù me ſm tutte ”ſe Vrbuna,
Cam’il dar ù’ flnriullidei confetti.
Que/le ſlm le tue glorie, e flm gl’acquifli ,
Ch’haurai tufiattaper la ſanta Fede ,
Mentre di Pietra ſhflt nella fede ,
D1 muti Luterani , ed Atei/Ii.
Saranno eterna al mondo le memorie
Di xe, de i tuoi Nipoti, e Italia afflitta,
Miſen- , effimgue , ſi-vea’ra‘ deſcritta
Per-tua raggio” nelle dolemi [Ioríe.
Ch’ilfrazel iagne. ch'ilfiglio,ìlpartnte,
Chi i beni di fini-:una ogn’lm* [aſpira:
Onde con gran raggio” agn’em s’adìra,
E contra te beſìemmieràſauuente. `
Se l'Api tue non ſan qual crude] Anguc,
Raff-em: il ſenfiz ch'è coſi 'Uſufltl,
Ceda il rigor alla brama” pace,
Pria rh’il terre” r’inzuppi più di ſangue.
Perche ſè wendímr 'vorrai laſdegno ,
Comm il Duca di Prima, ſarà il fine
Della ſede di Pietro le mine ,
E ſi pei-dr); il Pontificia Regno. .
lo Cattolica ſan , ”ed hò il car mifla ,
Di quelle, come 'vai , calde pflffiom' ,
Hang” in veder gl'inflalti , e ’opprrflîoni,
Cb'm ciò ricette la féde di Clariſſa.
Coſt‘ dolente , e tri/?a ,
Veſlito è bruno lai” in Vaticana,
S’va’ì parlar Paſquino ù Papa Vrbane.
[L FINE.
-_n_-tñ-,u
LA
DISGRATIA
del
CONTE D'OLIVAREZ,
l' illl l || 'Il ‘l‘
r)
illÈfl ln .l i.
i rflflîälld\
26,
MOLTO [LL'USTRE
Sg'mioiſſer'”.
A ſtrana
ſi~ ‘j’C pente ſi èmetamorſoſe che di
veduta in queſtu re
Corte
W‘ ` Cattolica , nell’eſpu lſione d e l C on
~ te Duca dai negozii publici , öt da
Madrid , rieſce coſi ammirabilc e
piena di tanti miſterii,che quando
non ne deflì col mezzo di queſta mia diſtinta no
tizm con quella confidenza , che ttà cari amici ſi
coſtuma, tanto più ſene potrebbe ragioneuol
mente V. S. dolere, quanto che hà à me partici
pato ſempre i più .reconditi ſcnſide gli affari di
coſti, che :ì me hanno ſeruito d'accertato detta
me nelle più importanti occaſioni , che più vol
te mi ſi ſono offerte , ò ne’ diſcorſi, òne’ ma
neggi. loìmi vanto, di oterle riferire con tut
;a puntualità non ſolo la ſgſtanza, ma tutte le cir—
eonſtanze ancora di fi grande deliberatione, ſor
ſe ſopra ogni altro miniſtro ; perche come trop
po importante à gl’intereſſi del Sereniffimo mio
Signore non hòtraſcurato in vno di quei camini,
i quali ancor che perla maggior parte impenetra—
bili, mi poteſſero condurre alla più perfetta co
nitinne di ſ1 prodigioſo auuenimento : E perche
e rieſca più chiara la telatione, fi contentarà che
le dica primai motiui antecedenti al fatto , da
poi il fatto iſteſſo , ed in vltimo le conſc
guenze che di giorno in giorno ſene dedu
cono.
La priuanza del Conte Duca continuata ven -
ti due anni haueua formate profondi radici nel
cuore di S. M. che da tutti fi credeua vna di
quelle quercie nodoſe 8c antiche , al cui dibat
Q z timen
:70 LA DlSGRATIA
timento non haueſſeno mai à preualere ne` i ven
ti dell'xnuidia, nè i turhini della perſëcurionemè
le tempeſte delle machinationi degli inuidi 8t
pretendenti. Fomentaua queſto concetto il ge
nio naturale . che fino dai ſuoi teneri anni heb.
beilRè alla perſona, &alli eſquiſitiſtimi talen
ti del Conte: non ſapendoſi diſcernere, ſe il con.
dimento di ſ1 fatto genio foſſe amore ò riueren
za: perche la tenerezza , che moſtraua in tutti
gli accidenti, indicaua vn amore ſingolareñ, ed
vn certo timore di non ſar coſa , che non foſſe
:oralmente aggiuſtata al ſuo guſto › .maniſeſtaua
con marauiglia di tutti vn’ occulta riuerenza: ne
ſenza alcun diſcapito dellaReal Grandezza , ver.
ſo il Conte queſto medeſimo genio s’era di ma
niera auanzato di Farſi nell'arbitrio del Rè , che
dando negli ecceſſi pareua di ſcomponere le leg
gi della natura , sforzando la volontà del Si o
re?! ſoggettarſi al beneplacitodel Vaſallo;l che
diede ampia materia anco à migliori , ſuppoſto
il perfettiſſimo giuditio di S. M. di credere 8c di
uul are che non potendo ciò eſſere effetto mero
del a natura, vi ſi foſſe meſcolata qualche mani
fattura di malitia e di incanteſimo , e queſto con
inginſtiſſìmo pregiudicio dellabontàChriſtiana
che ſempreſi è oſſeruata nel Conte.
Il primo e generale motiuo di queſta caduta
ſono ſtati l’inſeliciſtimi ſucceſti della Monar
chia ſottoil ſuo gouerno, de’quali {è non ſi at
tribuiua la ca ione al ſuo intendimento. che
p'areua eſſere eſtinnto alla direttione dell’Impe
rio di tutto il mondo , almeno ſi riduceua come
m prima origine , nel fatale horoſcopo della ſua
Pula, fortuna › i cui eſtremi sſorzi preualendo
aj gl ecceſſi del ſuo valore, le dauano efficacia
Perdere non Vno a ma mille mondi, ſe al
la ſua
DEL Con-ra D’Oztvuuz. 2.7i
la ſua ſuenturarà autorità foſſero ſtati ſog
getti.
L’hauere perduti al RèdiSpagnain Oriente
i regni d’Ormuz, di Goa, &di Fernambueo,
~‘“ ~1\t fl-a. 8t tutti gli adiacenti di quella vaſtiffima coſta:
di piu tutto il Braſile, 8c le [ſole Ticrcere, il
regno di Portogallo , il Principato di Catalo
gna , il Contado di Roſſiglione, tutta la Contea
di Borgoigna da Dola e Biſtnzonein poi, Eſdm
ed Arras in Fiandra , molte piazze in Lueem
burgo , Briſach nell’ Allatia , 8c in auuntaggio
'A
Agì‘è~ poco meno che diſtratti li Regni di Napoli 8t. di
Sicilia , 8c ll Ducato di Milano; l’haucr perduti
più di zoo Legni nel mare Oceano , 5t nel ”o
ſtro Mediterraneo; l’hauer cauari dalle viſcere
de’ Vaſilli coll’impoſte inuentate da lui, di mez
ze annate tantoneltcmporale, quanto nel ſpi
‘e, rituale, di Papeli, ſegludi , ed altri datii innu
meraliili. ducento ſedici millionid’oro , parte
de’ quali ſi ſono inutilmente ſpeſi in eſerciti dis
R
Y"‘.ñt
‘"‘.
1“
ìſiÀ‘Ì.
fatti , &in armate diſperſe, e parte iniquamen
te collati nelle horſe de’ voli , de’ Gouernatori .
e de’Genei-ali , ed altri Miniſtri , crcatüre di lui
ò per ſangue ò per ſeruile dipendenza : tutte
queſte coſe inſieme hanno fatto deſtderar à tutti
“CT
di veder vna volta riedificarſi ſopra le ſue rouine
ilriſàrcimento di tanti danni; nella ſua caduta,
il ſolleuamento della Monarchia z nel ſuo diſcre
dito, l’eſtimatione del Re: &nell’ vltimo ſo
ſpiro della ſua autorità , lo ſpirito d’vn’eſquiſita
-ó’T‘ÌWfl‘WS‘W" riforma di ſi gran reggimento , pareua che la na
tura ſteſſa grauida di tanti ſiniſtri accidenti non
poteſſe di meno dinon dare finalmente in un ſi
fatto abuſo.
Iddio, che hà ſempre mirato con occhio di
ſingolar pietà liMonarchi di Spagna , come veri
Q4. man
272 LADISGRAT|^
mantenitori dc’ſori 8c priuilcggi della Cattolica.~
ſede, ha Voluto, che nel tempo de’ maggiori
biſogni-ſi faccia vn groppo di cauſe ſeconde co
ſi bene (rà di loto rannodate al diſcuoprimento
delle imperfettioni del Conte nell’vſo del ſuo
dominio, che raccopiaſſe con la prima cauſa I
che recaloro l’infallibilità degl’influſſi , hanno
ſortita la ſorza ineuitabile di quel ſato , che in
tanto ſi chiama Nume , in quanto trahe la ne
ceſſità de’ ſuoi effetti dalla diſpoſitione del
le cauſe ſeconde congiunta all’efficacia della
prima.
La primatrà le cauſe ſeconde è ſtata la Regi
na, la quale fin dal principio ſu tenuta dal Con
te in ſi poea ſtima,8c dalla Conteſſa , ſua Came
riere maggiore, in tanta ſoggetrione, che ſolo
nell’appaienza Regina, cſpenmentaua nella ſo
ſtanza, tutte le inſelicrtà di miſerabile ſciaua.
lnſbllò il Conte nella mente del Rè , che ſi lian
no da ſtimare Monache ſolo’ per orare, 8c le mo—
gli ſolo per partorire. Erano inſofferibili e
pur gli ſofferiua , i tormenti della Regina , non
tanto per veder ſimilmente oppreſſi e tiranncg
giariiſuoi talenti, quanto per commiſerare le
perdite inſeliciſſime di tanti Regni ſenza rime
dio: sfogandoſì molte volte con la Conteſſa di
Paredeſe ſua ſecreta valida , quando per acci
dente le concedeua la çonteſſa di trouarſi ſ0
la con lei, dicendo , la mia retta intentione,
e l’innocenza del Prencipe mio figlio , hanno
da ſer-.lire vna volta di due occhi al Rè mio ma
rito , megliori di quelli, che tiene : perche
con queſti mira ſolo quello che ſta‘ bene al Con
lre , ed alla Conteſſa,e con quelli mircràqucl
dolChe ſh male al Prencipe , all’indennità
e ““31" ‘è non ſi prouede, ha da reſtare vn
poue
DEL Con-re D’Ole^|zz. 2,7;
pouero Rè di Caſtiglia , ò vn cauagliere priuato.
Pensò la Regina, cliel’vnico mezzo di illu
minar la mente del Rè ne’ Pl‘OPſll intereſſi era la
giornatadel medeſimo Rè perl’eſſercito di Ca
talogna. ll Conte meglio di tutti argomenta
ua da quellala ſua perditione, e però la repugno
?uanto ſeppe e quanto puotè. ln queſta occa~
ione meditaua a Regina due coſe.La prima
che andando il Rè tra vn eſſercito, hauerebbe
neceſſariamente da trattare con altri che_ col
Conte, e per lo meno coni Capi di guerra, e che
non potrebbe in campagna tenere con tanta an~
ſietà cliiuſel’orecchie al Rè, comme indiſcreta
mente faceuain Madrid: che odiando il Con
te, non era credibile ,che qualch’vno non li po~
neſſe ananti queſtidiſaſtri , che pur troppo era
no’euidenti nel deſpotico gouerno del Conte.
La ſeconda , che reſtando ellain Madrid , alme
no con titolo di Gouernatrice (come ſucceſſi
ſe) le rcſtarebbe campo d’ſercitare , e di tar
conoſcere quelle doti , che Dio ſi è ſeruito
di concederle , come appunto accadde; con
che acquiſtando credito col Rè hauerebbe mag—
‘-1Î;-.
-Fax gior adito di aprirei ſuoi giuſtiſſimi ſenti
menti.
[l Conte ſempre guardingo , ſtraordinaria
*z'ñe
mente attento ed accorto ne’proprii intereſſi,
diſſipòil primo concetto della Regina, col di
2_ ſporre della giornata del Rè più per diporto che
a‘FL
ä-Îaìeîſi'ſiîä‘iìxë_ per trauaglio: conducendo ſua Maeſta alle deli
zie d'Aremquez , alli trattenimenti di Cueua,
alli diporti delle caccie di Molina d’Arragon , ed
in ſine alla carcere didue miſerabili ſtanze in
Saragoza , ſenza mai `veder il ſuo eſerci~
to, che compoſto di 30009 huomini era il più
fiorito , che mai liaueſſe veduto la Spagna. ll
(L3' poue— ’ó,
. —_ó— -y—ñ
27; LADrsertA-ru
pouero Re ſtaua rinchiuſo , nè ardiua vſcire in
campagna per ricrearſi, perche l’atterriua il Con
te, facendoli credere, che correua pericolo di
eſſere ſorpreſo da’ Franceſi, che già erano padro—
nidi Monzone, e di tutta la compagna Arago
neſc da quella parte. Ma mentre ſtaua ſerrato il
Re non con altro guſto che d’affacciarſi ad vna
fineſtra à veder giocare alla pilotta ,il Conte due
volte il giorno vſciua al paſſeggio per la citta` e
per il campo, accompagnato da’ dodici carozó ñ—-*-`
L\’A`W2.\ K
denze 8t con finceriſſima verità queſta prattica
tanto rileuante. \ ll,
Il principaletrà queſti ſu il Conte di Caſtiglia,
ilqual per eſſere di natura Socratica,eſeuera, è
riputato verdadero ; e di più per eſſere reſtato à
ſuo carico laſomma delle coſe appreſſo la Regi
,na nella lontananza del Rè. era coſi ben infor
l
,›
mato , che per queſti due capi ritrouò tutto quel
credito , ch’era neceſſario per accertar il colpo.
Non hebbe difficoltà queſto Conte di vnire i ſuoi
penſieri con quelli della Regina , ſi perche co
Q5 me
276 LADlSGRATlA
me zelante del publico ben , come anco per eſ
ſere Fratello del Marcheſe del Carpio, cognato
del Conte . a L1 caſa del quale ſi‘ è moſtrato tanto
nemico , che hà diſcreditato D. Luigi d’Haro
vnicoſuo nipote diSorelIa, figlio del Marcheſe
del Carpio , per aggrandir vn ſuo figlio baſtardo
puratiuo.
Così con opportune ed ircrate parlate reſtò
poco à poco il Rè altamenteimpreſſo , che ſe
più duraua il gouemo del Conte era euidentiffi
moi] pericolo della perdita totale.
ln virtù di ſi fattadiſhoſitione il Ré non m0
ſtraua più queila tenerezza d’affetto , ehe ſoleua
per att-anti , al Conte,anzi di quando inqnando
lo rinſacciaua hora di poco auertiro hora dl mol
to fortunato: dal che preuedendo quelio, che
gli poreua occorrere , per maggiormente aſſicu
rai-ſeme, domandò due volte licenza di ritirar
fi , in Forma più toſto di tenrare il guado, che di
paſſare il fiume, dicendo, che l’applicationee
la Fatica, che impiegaua nel ſeruizio di S. M.
non porcua riceuere accreſcimento , mà con
tutto ciò, ſei mali ſucceſſi , s’haueuano d’ar
tribuire al ſuo infortunio preciſo , ſi ſarebbe con
buona gratia di S. M. ritirato. A queſta hipothe
rica inſtanza , riſpondeua ſpeditamente il Rè,
Conte . habbiamo ambidue da ritrouar rimedio
à' nofiri mali.
ln tanto ſi diuu‘ìgaua perla Corte , che [a gm
tia del Conte appreſſo ilRè , era coſi vacillan
re, che con ahrflcoſii maggiore caderebbe affat
to : 8c non era perſona, che non bencdiceſſe ia
RPHÎM, ed eſſaggeraſſe con publica' encomii,che
le Regine ”Tabelle haucuano portato la ſalute
Ed 'ſpagnañ [iabeua di Portogallo , moglie di
°~" G“…flnm 11 z disfacendo i’inſolenriffima
priuan
Dar. Count D’OLlVAREZ. 277
priuanza d’Aluaro di Luna , guriſicò il Regi
mento del manto della tiranni edel Valido. lſa
bella di Caſtiglia pr0teſtò a Ferdinando il Ca
tolico ſuo marito, che in palazzo non haueua
no da eſſere altri priuati che il Rè, priuato della
Regina, 5c la Regina priuata del'Rè: ſoggiun
endo. che i Vaſalli erano nati pet vbbidire,ed
il Re ſolo per command-tre. E perche ſi ſtima
ua , che il più ſegnalato beneficio , che poteſle
riceuerein queſti tempi la Spagna , foſſe la ca
duta del Conte , d’altra mano non ſi atten
deua , che della tería Regina Iſabella di Bot
bon.
Doppò fi grande ſcoſſa data alla priuanza del
Conte daſigran Regina , diſpoſe la prouidenza
Diuina, che per conſeguite il medio effetto fi
l.
accoppiaſſe all’aurorità della Regina la ſimpli
cita d’vna donniciuola , Donna Anna di Gueuañ
fa; equellaBalia, che diedeil lattenl Rè ,ſuin—
trodotta nella caſa reale , con queſto priuileggio
di Balia Reale. dal Duca di Lerma, &ſiman—
tenne in palazzo , con ſauori proportionati alla
ſua condirione, ſino alla priuanza del Con
te, nella quale rotte le donne della Corte de
pendeuano , non da i commandi della Regi
na, mà dai cenni della Conteſſa: laqual inſo
ſpettita di quelle donne, che erano del partito
di Lei-ma, come che poteſſero come contrarie
portarle alcun pregiuditio appreſſo il Rè , per la
tenerezza che ſt eonſerua colle madri di lat
te, oprò di maniera, che ſu licentiata con ho.
noratí preteſti da palazzo. Wſta Signora ſt
mantenne aperta l‘entrata nel quarto della Re
gina, nel quale la vedeua il Rè, ö: le ſaceua
- mercedi, 8c con molta ſamiliarità raggionaua
ſeco.
Q 7 Alli
273 LADLSGRATIA
Alli (Buattordici del corrente, guidata parte
della. e oſia del maggior bene del Re, c parte
dal di iderio cheſempre le rimaſe nel cuore, di
vendicarſi dell’ingiuria riceuuta dalla Conteſſa,
per hauerla cacciata dal Palazzo , alle trè della
tardc, quanto il Rè paſſa ognigiorno dalle ſue,
alle ſtanze della Regina, ſi poſe nel paſſo, per
parlarli ſoloàſolo; mà in maniera, che dalla
camera della Regina {i poteſſe vdire ciò che di
ceua. Quiui gettamſi a" piedi di S. M. proteſtò
che queſta volta non veniua àdomandar mcr
cedi , mà à preſtar ii maggior ſeruitio che po
teſſe riceuere la Corona di_Spagna. Diſſe ch’il
ſuo materno affetto la ſpingeua à riuelare a‘
S. M. quello che forſe niun altro per hu
mani riſpetti ardiua diſcuaprirli. Ed impetra~
ta licenza di parlare con libertà, viuamcme
rappreſentò le afflittioni de’ popoli , le mi
ſerie de’ Regni, i diſordini delle monete, le
perdite delle piazze, Regni, e tutte le ſciagure
della Monarchia-1,_ proponendo , che queſti era_
no gaſtighi di Dio, che cadeuqno ſopra il ſuo
capo, perche laſcrauanelle mamaltruiilgouer
no de’ ſuoi Regni z alqualc egli ſolo era ſtato da
Dio e dalla natura deſtinato. Che era hormai
tempo , che vſciſſe di pupillo, e non prouocaſſe
più l’ira di Dio, col laſciar coli mal trattare i ſuoi
ſudditi, e che commiſeraſlë la ſuentura del Pren
eipe ſuo figlio , il quale ſenza ſua colpa, quando
efficacemente non ſi prouedeſſe. correun il ri—
íbhio di ritirarſi con la ſomma di priuato Signo.
re. Proteſtòin fine, che uando di queſtu ſua
iibertàf‘liparlare, fl offen eſſe ſua‘Maeſtä, era
pronta a pagarne la pena , perche {è già haueua
íàcrlſicato {ſuo-latte al mantenimento nella vi
'îdelſuo Re, npurarebbe ſua. ventura, il ſacri.
fica
Dai. CONTE o’OLiVAittz. a7,
ſicare ancora il ſuo ſangue al mantenimento de
gli ſtati del ſuo Monarca- Aſcoltolla il Re‘ con'
patienza ed attentione , ele diſſe: Heuer': ”bl-:do
mrdm'n:8ctutto ſoſpeſo entro , ſeguito da lei ,
nelquarto della Regina.
Vdironoalcune donne cameriere il raggiona—
mento. c trouandoſi iui à caſo Donna Giouanna
di Velaſco , mogliedel baſtardo del Conte, heb~
be ſentito di quanto era paſſato , e fu crediito ,
che lo riferiſſe al marito, ed al ſuocero, perche
fu oſſeruata nell’vno e nell’altro vna profonda
malinconia il giorno ſeguente.
L’applauſo, che hebbe queſta donna per ſi
fatta attione fu ſtraordinario, la riputarono tutti
vn’. altra Teccuita i che commoſſe l'animo di
Dauid à quella deliberazione , alla quale non
l’haueuano potuto indurrei più ſauie potenti
della ſua Corte
ll terzo perſonnagio comparſo in queſtaſce
na ad occaſionar la cataſtrofe della tragedia del
Conte, è ſtata l’Infanta Margarita di Sauoia, Du
cheſſa di Mantoa. laqual tuttauia reſtando in
Occagna, ſequeſtrata dalla Corte, perche non
haueſſe commercio col Rè, e reſtaſſero occulti
i negoziati di Porto allo; ſpinta meramente dal
la ſame , per non e ei-le ſomminiſtrato per ſette
incſi ne pur vn ſoldo degl’aſſegnamenti fatti a
S. A. venne-d’improuiſo già vn meſe à Madrid ,
con tanto diſpiacere del Conte, che non o
tendo diſiimiilure , diſſe parole di molto ra
pazzo : e perche giunſe di notte, mal trattata
dal freddo,dalle pioggie, e dai diſiigi,eſſen
do nel ſuo cocchio ſei altre dame , perche ne de
cocchi , ne di altre commodità mediocri mai fù
proueduta , la fece nel palazzo aſpettare ben qua
tro here prima cheſi trouaſſe ricapito per allo
giarz
280 LADlsGRATlA
giarla: 8t in ſinela fece condurre ad alloggiarſi
nel corridore. che da Palazzo conduce all’incar
natione , in tre miſerabili ſtanze , con le mura
lie ignude , e con ſi poche e pouere ſupelletti
E' , che ſarebbono indegno albergo della moglie
d'vn zappero.
Parti l’lnſanta da Occagna come fugitiua,
non comelibera: perche parti tre hore auanti
giorno, hauendo ſecretarnente diſpoſte quelle
poche coſe , che potè per il ſuo viaggio , accio—
cheil Gouetnatore diquel luogo, hauendo 0
dore della ſua partenza , non l’haueſſe violente
mente impedita , come por chiaramente ſi è ſa.
puto che ne haucua l’ordine dal Conte : perche
auiſato cinque hore dapoi , che S. A. era partita
per Madrid , diffidando di poterla raggiungere
di perſona , ſpedì in gran diligenza vn corriere
al Conte , il qual arrioando vn’hora ſola pri~
ma dell’Infanta, non laſciò campo d’impedir
gli il camino.
Le cagioni dell'auerſione del Conte da queſta
Principeſſa ſono molte, cla maggior parte re~
eonditeàpochi, ma io hòhauuto ſorte di pe.
netrarle tutte. _
La prima è.l‘odi01nnato del Conte verſo tut
ti i Prencipi della caſa di Sauoia che èquanto di
male ha. hereditato nella ſua ſucceſſione della
ſua priuanza de’ due Duchi di Lei-ma , e di Vi
ueda , apertiſſìmi nemici della caſa medeſima
di Sauoia. L'origine della inimiſtà de’ priuati
con Prencipi di Sauoia ſono , la ſuperbia nature
le de’ GtaudidiSpngna,e l'inſolcnzainſbfferi
le della priumzz , che rendono loro troppo du
ro ed aeerbo l’humile oſſequio, che per la Pre
cmmenza del ſangueReale , quando non per .il
“`° v hanno loro‘ſor'zammente da rendere.
Rc
DEL CONTE D'OLiV/iitez. ah
Reſtringendo l'acutezzadell’odio del Conte
verſo l’lnſanra Margarita, la ſeconda cagione
n’è ſtatal’hauerla tenuta ſette anni Vice- Regina
di Portogallo più come ſtatua rappreſentante,
che come Gouernatrice operante. Haueua la
pouera Signora in Lisbonail Marcheſe Pnebla,
fi'atello di chanez , per Pedagtigo , ſenza il cui
arbitrio non era lecito non ſolo diparlare, mi
ne pure di volgere lo ſguardo. ll Secreta
rio Vaſconet-llo , che con atrociſſima mor
te pagò dipoi nel ſurore della ribellione il
w
*i
:3-
‘>—
`fſlllſ0 delle ſue cſſorbitantiffime petulanze
era il Fiſcale delle atrioni della ſua Padrona.
Tutti gli altri della Corte erano per lo più o
culatiſiime ſpie inſino de’ penſieri diS.A. in
r'\’A
.\a
Madrid era data la carica dei maneggi di Por
zogallo à Diego Suarez , ſuocero e cognato
di Vaſconccllo , e tutti gli affari di quel regno
erano in potere della libidine di ſifatti perſon
naggi.
L’Inſanta preuedendo con la ſua più che fe
minile prudenza, e praticando con eſperienza i
diſordini, che correuano, ed i precipitii, cheſi
30°, diede Prima diſtinti ragguagli al Conte
della mala piega di quei negotii , modeſtamente
dolendoſi , di reſtar in quel gouerno priua affat
to di autorità.
Da principio ne riportò belliſſime parole . ma
bi'uttiffimi effetti .P perche inſolentauano ſem
pre più i correſpondenti del Suarez: ediſcapita
ua in modo il credito di S. A. chei portogheſi
ſteffi con temerarie inſolenze la diſprezzaua
no. Cangiò S. A. di Propoſito , ed in vece di
ſcriuere al Conte , ricorſè immediatamente al
Rè. con lettere moltiplicare , alle quali mai
vide riſpoſta, ancorche il contenuto di quelle
foſſe‘
— _—‘.
—
282 LADlSGRATÎA
foſſe la profetia della inſtruttionc del Duca di
Braganza in uel Reame.
(Mike o eſe fatte dal Conte à S. A. contra o
gni ragione , obligarono il Conte ifieſſo ad ha
uer il perpetuo l'lnſanta per capital nemica, per
oſſeruarquell’impia leg e.chetrà’ Grandi ſ1 co
ſtuma, che chi più o ende, manco perdona.
Perònon è marauiglia, ſe il Conte dopo il ri
torno dell’ lnſanta da Portogallo à Caſtiglìa hà
poſto ogni ſtudio ditenerlalontana dagli abboc
eamenti priuati del Rè,& l’a tenuta per hora ſe
queſtrata in Merida ed Occagna. Má perche più
profondamente ſiconoſcano i mancamenti del
Conte, ed i mcritidell’lnfanta nelle riuolte di
Portogallo; mi ſò lecito di far vna digreffione ,
nella quale gli vni e gli altri apertamente fi diſ
cuoprano.
Hebbero i Portogheſi fin dalla morte diSeba
ſtiano , loro vltimo Rè , che ancho nelle loro
ſuperſtitioſè credenze è più che mai viuo , vm
fi fiera rcpugnanza al gouerno del Rè, che infl
no i parochi ed i‘ Predicatori dopò le Meſſe e Ser
moni intimauano publicamente ài popoli , che
diceſſero due A71! Maria, acciò che noſtro Si
gnore e la VergineSantiffimali liberaſſero (come
eſii diceuano ) dalla tirannia de' Cafiigliani.
Al' ettauano qualche opportuna occaſione al
ſol euamento, ed ogni minima, che loro s’offeri
ua, tanto più la ſtimauano grande, quanto era
daloro maggiormente deſiderata.
Nell’anno 36 ſi publicò in Portogallo quella
nona elàttione , che ſ1 chiama della (Dima, per
che ſi'domandaua il quinto per cento di tutte le
venditee tnercantie. Stimandoſi non ſolo rigo
E°flîn ma mguzſto queſto tributo diede materia
* B I habitatori delos Algarbes , che è quel trat
to di
Du. CONTl n’OLivAiuz. 2.8; -
to di paeſe , che da Seuiglia perla parte del ma_
re ſi diſtende fin àconſini di Lisbona,di quel
gran ſolleuamento , il cuiincendio , ſi dalla ac
curata diligenza dell'lnfanta non s’eflingueua
ne’ ſuoi principii , hauerebbe ſenza dubio diuo
rato tutto il regno.
Preſentatiſi quì , maturamente confiderata
la pernitiolà inclinatione de Porto heſi Iſot
trarſi dal Dominio dis. M. ſi determinòcol be
neficio offerto, di aſſicurarſi in ognimiglior
maniera,diturta la nouità, ed accidenti. La
ribellione di Catalogna diede ragioneuole mo
tiuo al diſſegno , nell’anno 39,perche col prete .—-
_
ſto di queljaguerra, che contro quel Principato
ſi preparaua , diedeil Conte con politica fintio
ne ad intendere al mondo, che il Rè doueua nel
principio del anno 40 vſcire in perſona i doma~
… re il Catalani ribelli : che però in virtù dell’inti
marione , che fi fece, doueuano tuttii Nobili
di Portogallo , e tutti i titolari di Spa na ritro
uarfi neltermine di quatro meſi in Ma rid , per
accom agnar con quel decoro, che àciaſche—
duno i' loro ſi conueniua ,la giornata delRè.
ll fine díqueſta intimatione era, il cauare dal
regno di Portogallotutta quella Nobilrà , ecol
medeſimo preteſto la perſona del Duca di Bra
ganza , il quale fi ſoſpettaua che foſſe l’incentiuo
efficace delle ſperanze de’ Portogheſi , à rico
noſcerlo ed ad adorarlo per legitimo Rè diPor
togallo, per uelle antiche pretenſioni , che ſo~
no à tutti mäto ben note per le hiſtorie di l’or
togallo e di Caſtiglia.
ll Duca di Braganza , conoſcendo da vna par
te l’inclinationc de’ Portogheſì , 8c dell’altra le
ſoſpítìon de’Caſtigliani, per oſtare à quella, e
darſicurezzaàqueſte; s’eleſſe di vivere in Villa
Vitic
.2-84 LADiSGnATrA
Vitioſä , metropoli del ſuo Ducato , ne’ confini
d’Eſtremadura , lontano del commercio della
Nobiltà Portogheſe, ed applicato-à li eſſercitii
fatticoſi della caccia, è( in tuttodi ratto dalle
politiche trattationi.
Vennero in tantoà Madrid i Nobili principa
lidi Portogallo , ma non già il Duca di Braga”
za ,ancorche ſollicitato con particolari` inuiti ,
c priuilcgiatc eſilëirioni dal Conte. La reniten
za che haueua il Duca , di venir-alla Corte , ha
ueua due fondamenti. il primo , la contrarietà,
che moſtraua tuttoil Regno,di vederlo darſi in
porere della ſede ſempre ſoſpetta del Conte. ll
ſecondo, il dubbio, che gli reſtaua, di non ha
uer à godere di quelli honori, appreſſo S. M. coi
qual erano ſtati auantaggiati iſuoiantenati,etut~
ti gli altri Grandi di Spagna. e particolarmente
di ſedere in publico , ſotto il balducchino Rea
le , che ſtimano quelli di Braganza eſſcre il pre
gio maggiore della lor Famiglia.
ll Duca ſenzar ſar mentione dell’vnae dell’al
tra di queſte ragioni , ſcusò di non poter venire,
perche la ſua hazienda era di modo conſumata,
che non potendo comparire con quella digni
tà . chealla ſua perſona ſi conueniua , giudicaua
meglio di reſtar in Portogallo à ſeruire àgl’in
tereffi di S. M. nell'aſſenza di tuttii Nobili Por
togheſi, che venire à far numero trà Grandi ſen
za decoro.
(Lipſia riſpoſta accrebbe i ſoſpetti del Con
te, il quale determinò di valerſi delle ſolite
ſue arti, che tutte hanno hauuto la ſua for
za ne’ fallaci allettamenti, e nelle vane pro
meſi?, Deliberò inſieme di caminarc con la più
cſqmſita diſſimulazione , che mai haueſſe vſa
tO m ſua Vita; 6t perche il negatio era delicato
'i
haue
Ds t. COM-E o’OLiVAnez, a”
haueua biſogno di ripari ſottili , ma‘ qual più ſot
\\*
tile di queſto? ll Conte con ſue lettere non ſolo
<._;
ſigniſicó di reſtarëppagato della buona volonta
del Duca, mi pa ando nell'affetto della com
paſſione. non ſolo li ſignifico , cheil Rèſi con
tentaſſe ,che reſtaſſe. ma per dargli ſegni dito
tal confidenza gli diede i] gouerno generale
dell’armi di Portogallo, gl'ordinò, ch’andaſſe
viuere vicino a Lisbona in quel luogo , che più
àlui piaceſſe , e per ſouuentione delle ſue ne
ceffità gli ſe rimettere venti mill.; doppie.
?-.'ò"`>' Parue così ſtrano àruttiquelli , che mirauano
la ſuperficie del negocio , e cosí pregiudítiale a
gl’intereſſe del Re queſta deliberatione del Con
-
'*.v-
te, che publicamente mormoraunno, eſſere que
ſta eſca vnica di Braganza per aboccar l’hamo
i"
'S‘
’A
-ì—x
della tirannia: perche diceuano , che nel mede
ſimo tempo ſi cauaua il Duca dalle ſolitudi
ni di Villa Vitioſa , e ſi poncua in villade’Cic
cadini di Lisbona, nelle cui viſcere vi ſtà ſem- x
pre ſcolpita la Cafè di Braganza , come ſucceſſo
V.
"Lx re al Regno; che con la preſenza del Duca s’ir
ritauano le ſperanze, e s’augmentauano i deſide
‘v*-.r. rii Portogheſi à l’aequiſto d’vn Rè naturale, e
che finalmente ſi poneuano le armi di Portogallo
in quell’iſteſſa mano , che aſpiraua al ſecreto.
?ſi
'u- Ma era queſta la trama víàta degli arrificii del
Conte , il quale fi è vantato ſempre, d’hauer
guadagnato più con finti allenamenti , che con
minaccie vere. Non ſu penſiero del Come fidar
‘a‘q‘m‘ìó;
's<-Ì‘Y‘
fi del Duca, màkîi ſuaintentione . ch'il Duca (i
fidaſſe di lui : e qual argomento maggior di
confidenza , che mandarlo nella vicinanza di
Lisbona , contentarſi che reſti‘, dargli il com.
‘mando delle armi , e prouederlo di danari. Ha
urebbono tutte queſte fineſſe addormentato
in
2.86 L^~DISGRATIA
in vna traſcurata confidenza l’animo del Duca ,
quando lo ſuegllatoio del conoſcimento dell'ar
ti del Conte non gli haueſſe tenuti gl’occhi a
perti. ›
ln tanto l’Infanta Margarita , al cui carico.
come Vice Reginacorreuanotutti gli acciden
tiò buoni ò rei , del regno di Portogallo,ammi
rataſt delle occaſioni euideuti che ſ1 dauano alla
ribellione del Duca di Braganza, ſcriſſe lettere
tutti piene di querele ed auuertimenti al Ré ſo
pra queſta materia. chbe riſpoſte ſècchiſlime,
che conteneuano oracoli ed enigmi, le difficol
tà de’ quali s’accrebbero molto più , quando
ſenza ſaputa dell’lnfanta ſ1 cauarono dal caſtello
di San Giouanni, che domina Lisbona , tutte le
genti del preſidio Caſtigliano , in tempo chela
ſalute , e la ficurezza di tuttoil Re no couſiſte
ua nella fortezza del Caſtello , e ne la fedeltà de‘
ſoldati Caſtigliani.
(kieſto era l’vltimo sforzo del Conte per aſli
curare il Duca; E perche non appariſſe l’artifi
cio, anzi reſtaſſe ſopito col beneficio del tem
po, tardò fin a mezo l’anno 41 à chiamare di
nuouo in Caſtiglia il Duca con ſue lettere affet
tuofiffime. Lodò la fedeltà del Duca, le diligen
ze del'eommando dell’armi , e gli affetti oppor
tuni della ſua autorità con Portugheſi. Dimo
ſtrò il pericolo grande , che ſopraſtaua alla Mo
narchia per li diſàſtridiFiandra, er li acciden
ti d’Italia, per li preparamenti el Turca, mi
più per hauergià dentro la Spa a ſi fieri nemi
ci , come ſono i Franceſi e Ca ani: che nell’e
ſpulſionedi queſti eonſìſteua la ſalute di Spagna;
che ſe l Signori Grandi non facevano l’vltimo
sforzo nel fieruitio del Rèin queſta occaſione, il
tutto era perduto. Che eſſo Duca come il mag
gior
Der. Con-re D'OLlVAREz. 2.87
gior frai Grandi poteua con la preſenza di ſua
perſona e con groſſo numero de’ ſuoi vaſalli dar uni-n
-'--1
i
eſſempio à gl’altri di apportare dopo tante auen
ture la buona fortuna. e le vittorie :il Rè. Che
ag;
gra
‘vx,.. però S. M. l’aſpettaua per momento, per hono
rarlo cd aggrandirlo con priuileggi e poſti mag
E lOl‘l.
Il Duca ancor che ripntato dinullo intendi
i
mento , ſoſtenne la ſua coſà con tango giudizio,
che mandando àriempire l'eſſercito :li Tarra
gona con quantita conſiderabile de’ ſuoi ſudditi
ed adherenti , ſchiuò la venuta della ſua perſo
R’ ‘
?e na, è diludendo l’arte conl’arte, ſi ritiro àVil
'È
Q
\Ã\.—
la Vitioſä , er leuare l’opinione di machine pre
giuditiali a la ragion di ſtato.
Moſtrò il Conte d’huucr compiacimento di
queſto, contro di cui non vedeua per all’ho
al ra d’hauer à preualere la forza, e con le mede
ſime reciproche diffimulationi fi procedeua
‘fdi
dell’vna e dell’altra parte , con dimoſtratione di
ſingolare affetto e confidenza.
`"o. L’lnfanta , che inuigilaua à tute le conſe
guenze, in virtù degli inditií , che di giorno in
‘-ÉQÎ- a —ìflx giorno haueua di queſto che haueua à ſèguí
re , rieſpeditò lettere di fuoco al Rè , ed al
Conte , proteſtando , che ſe ne doueua ne
ceſſariamente ſeguire la concluſione della per
dita del regno.
A queſtelettere non riſpoſe ilRè , mà il Con;
te la trattò più di donna atta per il gouerno di v
na caſa, chedi vn regno, inſinuando,,che ſe
v
non intendeſſe i miſterii, taceſſe le parole.
Rimaſe l’Infanta ſpettatrice della tragediapm‘
troppo nota di Portogallo con queſti ſteſſi mez
zi , coi quali haueua tentato d’aſſicurarlo. Mà
il Conte rimanendo con eſtrema confuſione di
ſe me:
283 LA DKSGRATIA
ſe medeſimo , procuro di addoſſar tutto il man
cameoto all’lnſanta Margarita, e perche inter`
namente era conſapeuole che ildiſetto era ſuo,
hà procurato con ogni ſuo potere di precludcre
la Ãrada à S. A. di dare le ſue diſcolpe al Rè, nel
la mente del quale reſtaua per queſto caſo,ſe non
dubbia la ſua fede, almeno intoccata la ſua ri pu ~
tatione.
L"lnſanta nell’vſcitadi Portogallo , che ſi ſti
ma miracoloſa, ſpedì vn corriere à S.M.ſuppli
candolaà darli licenza di venirla à riuerire. ll
Conte s’oppoſe non ſolo alla venuta, ;na con or
_dine regio la fè trattenere ne’giorm canicolari
‘in Merida, oue i calori ſono più ecceſſiui di
Spagna, da’quali abbattuta hebbe vn’ infirmit'a
longae mortale: e quello che più ſi ſtima, la la
ſciò abbandonata di cavallerizza, di cocchi, di
lettighe, e di tutte uelle commodità che non
ſolo ad vna minima ſcrua del Rè ſono douutei
e pur ſapeua , che de’ Portoghefi era ſtata di tut
to il ſuo hauere ſpogliata.
Supplicò di por tante volte ilR’è, che la libe
raſſe dall’intemperie di quell’aria di Eſtremadu
ra, che finalmente per gratia particolare ot
tenne di venire à viuere in Occagna con tuttc le
'incommodità , che poſſa. hauere vna miſerabi
le ſciaua ſenza cocci]] , ſenza muli , e ſenza ve
der mai la paga di tre millaſcudi che dalla beni—
~gnità del Rè li ſurono aſſignati per ciaſcun mc
ſe , eccettuatine i due primi: onde la pouera Si
nora ſi era ridotta in miſeria tale , che andaua il
uo M giordomo mendicando il vitto dis. A.
dalla ca e ,8c dalli conucnti d’Occagna. i quali
_quando vìdde ſtanchi, condotta dell’eſtrema ne
fflfffigreië il partito di veuirimprouiſamentc il
A que—
Du. Con-re o’OLiVAiizz. 2.89
^ ueſta :mione ſi vede , che con particolare
influſſo hà cooperatn lddio , perche ſi come
volendo opprimere Braganm l’ha eſaltato; coſi
volendo diſtruggere l'lnfanra. hà rouimgo ſe
ſteſſo.
L‘lnfanta giunſe all-.i Corte in quei medeſi
n’tigiorni , che il Rò cominciaua ad illuminarſi
negl’imereſſi del Conte. La Regina hebbe per
molto cara, ed opportuna la venuta di S. A.
Et benche il Conte procuraſſe d’impedirgli l’au
dienza delRè, e diſcreditarla nel Conſiglio di
Stato, ſenza mai undarla a viſitare con maraui
glia di tutta la Corte: nondimeno la Regina i'm
ujtò nel ſuo quarto, e tenne, perche parlaſſe pe:
lo ſpazio di due hore in ſua preſenza al Rò , mi
non ſenza trauaglio d’eſeludete da quel collo.
uiola Centella , laqual preſaga di queſto , che
goueua ſeguite , importunamente pretende!”
di trouarſi preſente.
Diedel'lnfanta gratie àDio , chel’haueſſcli
berata dalle mani del tiranno di Portogallo,
accioclic dopo tanti ſtenri poteſſe vna volta ve
derſi alla preſenza di S. M. e farli nota l'inno
cenza propria , e la colpa altrui. Compendiò i
trattati di Portogallo: moſtrò tutte li minute
delle ſue lettere, e quelle poche riſpoſte , che
haueua hauure; e fi diſcolpò in maniera, che
tutta la cagione della perdita di Portogallo ſi ri
uersò ſe non ſopra l’intentione_. almeno ſopra
le inaduertenze e la teſ‘rardaggine del Conte.
Non mancò la Reginadi .paraſrare i detti dell’io..
ſanta, i quali per ciò fecero altaimpreſſione nel
la mente del Rè: e ſ1 può dire in verità , che
queſto fia fiato tra gl’altriil colpo più mortale
comro la priuanza del Conte.
,l grandi di Spagna hanno dato :mi ihfi
a ?i
2.90 LA DlSGRATlA
alla caduta del Conte ſorſe l’impulſo maggiore
con la ritirata e col ſilentio, che altri non hanno
fatto con le dimoſtratioiii e- col parlare. Arro
goſſi il Conte nel principio della ſua prìuanza il
ſommo imperio della Monarchia5ſtimando tan
to poco la dignità del ſuo Rè, quanto la ſoſtenra
ua ſoggetta à' ſuoi capricci. Con queſto altiſſimo
concetto di ſe medeſimo non gli parue di tener
ſicuri i piedi nelle ſtaffe della padronanza e del
commando , ſe all’vſànza de’ Tarquinii , in vece
di tagliàre almeno non abbaſiîiua affatto le teſte
de’Papaueri de’ Grandi. Non durò fatica a roni
nare la Caſa di Lei-ma : perche precipitata dalle
Altezze di due ’priuanze, hoggi fi vede ridotta
in poluere; ſe non che’l Duca dell’Infanrado ed
il Duca d’Oſſone con due matrimonii hanno ri
nouata , mà con altri nomi , quella feliciſſi
ma pianta.
Preualeua la Caſa di Toledo per la propria
grandezza, e per tanti ſeruitii e benemeriti del
la Corona. Conti-a queſta , ſenza ſaper il perche ,
inuiperì la perſecutione del Conte. Fece bandi
re dalla Corte Don Falarique, che era il Majora
ſco , e l’induſſe ſenza altra colpa , che d’eſſe
re nelle ſue attioni, e nel parlare tanto libe
m, quanto nobile, à morire di ſdegnoed’af
flirtione.
- llDuca d’Alua negl’vltimianni della ſu:: tan
to venerata vecchiaia, Maggiordomo maggior
della Caſa Reale, per non ſöggiacere alle gior
nale injnrie del Conte , ſi ritirò in Alua, à cam
biare il tranaglio d’vna vita perſeguitata nella
quiete d’vna morte deſiderata.
l_l Duca di Ferrandína rimaſto capo della me
tdqez‘lmä çaſaha ſäputo viuer tanto con l’eſquiſi
m e 'm' dl quel paeſe, cheſiz ogni gior
]Î O
DEL Cours D'OLlVAREZ. 29:
no molti brindeſi alla diſgratia del Conte.
ll Duca d'lſar, alquale per legcneroſc parti del
.‘.ñ9-3
‘`~ñ
ſuo ſangue e del ſuo valore il Rè porta ſingolar
affetto, è ten uto lontano dal Palazzo,perche l'aſ
ſetto non faccia con la preſenza le ſue opera.
(10….
ll Duca di Magueda è predicato per sbordella
to , Lemos per locco , Fuenſalida per ignoran
te ,lyltamira per freddo ,e tutti gli altri per in
Uſl l.
Nel coſpetto del Conte non ſi è rappreſentato
ſoggetto degno del Grandato , e del a ſua affet
rione, ſe non Monterey, e Leganez, i quali dal
la baſſa fortuna de’ loro natali,e dalla tenuita del
le lor ſoſtanze gli hà prodigioſamente ſolleuati
all’altezza dc’ Gouerni maggiori di Napoli e Mi.
lano , ed all’ampiezza di quelle richczze tanto
conſpicue al mondo. che ſi ſono in egnati dt
l
l
l
rapita dalle eoncauità delle viſcere Ita iane , an
coi-che quaſi totalmente eſäuſta. Veſti due
grandi Fauoriti ed i due Martidi Spagna, deſti
nati l’vno a ſcialacquare i teſori del Rè di Porto
gallo in luſſi e comedie , l’altro à diffipare gli eſ
ſerciti in Catalogna con la poltroneria e con la
fame , per riempire l’inſatiabile ſua cupidigía,
onde è celebre la paſquinata di quel’ti dueGrandi
de [a: da: Ladrom:.
Da ueſteindignitä commoffi i veri Grandi;
veden o che di loro non ſaceua il Conte niuna
ſtima, e molto più verificandolo in Saragoza , fi
eran o di maniera ritirirati dall’aſſiſtenza del Rë,
che loro è tanto propria , che niuno interueniua
più à vederlo mangiare, niuno lo ſeruiua nelle
caccie , e così pochi l’accompagnauano alla
eapella, che fu notato, per moſtruoſa cola, il
veder nel giorno di Natale trouarſi nel banco de'
R a Gran~
192. LADlsslA'l‘lA
Grandi della eapella i ſedere il ſolo ‘Conte di
Santa ' Colomba.
Nel tempo della cadenza del Conte auertito il
Re del poco riſi’mttoche moſtrauano i Grandi
alla S. M. non corteggiandolo più come prima
ſoleuano , ne diman ò la cagione al Marcheſe
di Carpio , il quale vedendoſi la linda in mano ,
ſeri ſenza reato il ſuo nemico , dicendo , per eſ
ſere così mal veduti e poco fauoriti dal Conte. —`D— !-— -~
giudicauano migliore priuarſi del guſto d’affiſte
re à S. M.ehe di porſi in ſoſpitione del Conte , e
dargli occaſione di fai-loro prouaie gl’efl‘etti del
la ſuageloſia. Wſto parere diede vn crollo più
che ordinario all’albero . che gia eomineiaua à
cadere.
Ne’ medeſimi giorni dimandando il Re alla
Giunta di guerra col mezzo d’vn ſuo biglietto
loſtato preſente dell’ eſíèrcíto di Catalogna, ela
maniera di ſar prouiſione del danaro perla fu
tura compagna . e di trouargente per le recluſe:
fu riſpoſto, chol’eſſercito di Catalognadi 30000
huomini ſi era ridotto à meno di cinque mi
la: ehe era neceſſario d’ingroſſarlo, perche i
Franceſi minacciauano gran coſe , per la prima
uera ; e che per conto di danari laſciauano la
cura alla Giunta particolare, che hauea ſopra di
ciò inſtituito il Conte, e fattorie capo Mon
terey- Fece l’inſtanza S. M.á queſta Giunta per
ſaper quello, che ſ1 poteua ſperare: 8c hauen
do le relationi delle molte difficoltà , anzi im
poſſibilità , che ſi vtrouauano negli aſſentiſti, per
e rimeſſe di ſei millioni , che ſi domandauano:
nonne eſſendo altra ſicurezza , che di vn millio
ne . che promettono i Conſegli: ll Rè turbato
noche di quello diſſe: la .... a lo 7“(
:nm moana.
Per
DEL Con-rn n’OLivAth. 2.9;
Per vltima cagione giunſe il norabile acci
dente di Segouia alli lj' del corrente. Entrare
no di nette con violenza ſei huomini maſchera
ti nella caſa publica del Gouernatore di uel
`k
là Città: alla viſtà de’ quali credendo che oſſe
rp ladroni , ſmarrito offen‘ loro danari. e quanto
’mueua perche lo laſciaſſero in tutto l’hcnore
della moglie e delle figlie. Riſpoſc vno di loro ,
‘AS,
che non erano entrati in quella caſa per rubbare
alGouernatore , mà ſeruire al Rè. Gli preſen
tò 'vm lbt‘ittura nelle mani, e gli diflè, chepu
guanto haueua cara la vita, ſi partiſſeinflguel-me
eſimo punto per Madrid , e preſenta e non al
Conte, mà al Ròquella ſcrittura, nella quale
fi‘contencuano ſecreti importantiſſimi al ben
pçblico, ed ul-tëruitio del Rè: no ſ1 partir-ono
dzlui, fin che lo viddero à cauallo, ed incami
nato verſo la Corte; minacciandoli la morte,
ſe non accompliuá à ua'nw doueua , come Va
ſullo e Miníſtro del uo Rè. Arriuò nlli 16,17, il
Gouernntore, 8: hcbbe :udienza particolare da
S. M. e ſubito fù rimeſſo al ſuo gouerno, nè ſia
qui fi è penetrato il contenuto della ſcrittura:
mi bene ſi è argomentato. che foſſe pregiudi
tialeàgli intereffi del Conte , perche prohibi
tono i maſcherati , che ilGouematore ſotto pe
na della vita non deſſe la ſcrittura al Conte , co
me era coſtume , mà immediatamente la por
taflè nelle mani del Rè.
Alle` ſudettc coſe (ene aggrappò vn’ altra, e
forſe la più efficace, che mag iormente diſ oſo
l’animo del Rè à disſarfitota mente del on
te. ll Marcheſe di Grana Ambaſciadore Ceſa
reo in queſta Corte , portò ſeco l’anno paſſato K
Mando giunſe in queſta Cone, quel valore here-\
'carie del ſangue de? Carretti , che è noto al
R 3 mon
294. LA DtanATtA
mondo, e mai non lo diſgiunſe dalla libertà e
ſincerità Allemanna. ll valore, la prudenza , e
el’habilità , che moſtrò per tantianni nell’arte
militare in ltalia , in Fiandria, ed in Germania,
erano quì molto ben note: alle quali aggiungen~
do il condimento delle cinque lingue come na
turali , ed eccellentemente per la ....... la più
ammirabile , ed amabile à tutti. Mà la verità del
parlare nelle materie di ſtaro , ben che nata della
fropriaingenuità, e dal zelo , che come Mini
iro dell’imperadorehaueua di tutti gli affari del
la Caſa d’Auſtria; lo rendoua odioſiſſimo al Con
te: le cui orecchie erano troppo auezze à ſenti
re adulationi piene d’idolattie e non verità ſuc
celate appogiate à conuenicnze: (Mello odio
reſtò alquanto naſcoſto, ma nel fine crepò nel
Conſiglio , che fi ſece in Molina d’Arragonamel
quale per eſpreſſo commandamento dclRè ſu
chiamato l’Ambaſciadore. Nel Conſiglio ſ1 trat—
tò queſto punto, ſe era ben,`che ilRèfitrattc—
neſſe in Caſtiglia , ò che paſſaſſe in Arragona. ll
* Conte ſu il primo à parlare , e vorò, che non e
ra conueniente ch’il Rè partiſſe da Caſtiglía.
Nel ſuo voto concorſc :urto il Conſiglio , eſſag
gerando Gioſeppe Gonzalez, come ſempre, la
ſodezza della ragione del Conte. Pat-là l’vltimo
de’ tutti l’Ambaſciadore, ed egli ſolo fù di parere
contrarioìtutri: 8c prouó con Fortiffimi argo
menti, ch’il Rò doueua vſcire di Caſtiglia , paſ
ſare in Arragona. Parue coſi male al Conte,ed al
Conſiglio , ch’vn ſolo Caualier Italiano contra
diceſſe à gl’oracoli del Conte, canonizati da tan
ti Miníſtri Spagnuoli , che controi boni riti de'
Cſmſiglizne'quali i voti`ſon0 liberi , e ſenza re
!{LllChegGi‘oſeppe Gonzales , Archimandrita del
-onre ardi replicare alle ragioni dell’Ambaſcia
dore,
DEL CONTE o’OLiVA azz. 29;
dore , trattandolo da poco intendente di ſi faire
materie : il che Obligò l’Ambaſciadore à diſ
comporſi , edi dire à Gonzales , che per quel
lo che toccaua al Bartolo ed al Baldo, gli ce—
deua , come :i Buon Licentiado : mà che
ncl dar arbitrio à gran Prencipi in quello che
toccaſſe alla guerra , era proprio de’ Gene
rali e de’ Cauaglicri, come era egli , e non
de’ Dottori muffi , come era Gonzales: perche
le dottrine della guerra non ſi ſtudiauano in altro
centro, che nella campagna. ll Conte ſemi mol—
to queſto rifl‘enrimcmo dell’Ambaſciadore, e col
‘Conte tutta la turba Spagnuola lo prouerbiò col
nome di Socrate Borraccio. Con.rutro_ciòil Rc
laſciato il parere del Conte e del Conſiglio ſi ap
pigliò all’vnico dell’Ambaſciadore , e volle tnt
te le ſue ragioni in iſcritto: lequali non ſenza
mortificatione del Conte publicamente lodò.
Per qucſta ragione l’odio del Conte contro
l’Ambaſciadore ſi converti in vn implacabile
rancore, per loquale diede all’Ambaſciadore tan
ti diſguſh per diritto, e perti'auerſo,che ne con
mſſe vna ſtravagante e pericoloſa infirmitàmon
ſenſa ſoſpetto di veleno , come non lettere ſen
za nome ne ſu auiſato il medeſimo Ambaſciado
re :,i] qual ne’ crepuſcoli d’vna ſtentata, con buo
na gratía del Rè ſe ne tornò in Madrid. A
.iddim che protegge gl’innoçentiedi veridi~
ci,diede dopo ventigiorniie armi in mano all'
.Ambaſciadore per ſerir ſenza colpo l’alteriggia
del Conte. Scriſſe l’lmperadore vna lettera mo]`
to lenga al Rè , nella qual ſi ſcuſàna con ſua
Maeſlà di non porergli iù dare Gilde Has coni
requiſiti promeſſi ,› per e'neceſſità ,in che ſi tro
uaua pfer la battaglia di Lipſia, nellaqual l’Arti—
duca hauepa hauuto il peggio. Dipoì poſe .in
` 4 conſi~
296 LADisan‘ſſr”.
confideratione a S. M. chele coſe della Caſa
d'Auſtria peggioravantrin manieraçche ſe non `
ſi rimediaua, rouinarebbero afflitto. Conſide
taſſe S. M'. le qualità delli perſona , che le hane—
ua perduto Portogallo e Catalogna , e tanti al
tri regnie piazze , e poi faceſſe quelladelibera
rione. che è ropria del biſogno , conforme
all’çſſempio de ſuoi Antenati.
Qeſta lettera hebbe l’Ambaſëiadore aperta .
con inl’truttione à parte di quello che di più do
ueua ſoggiungere. Communicò prima co“a
Regina i'Ambaſciadore lalettera, e le commiſ
ſioni: dipoi hebbe vn’audíenza particolare dz
S. M. nella qual ſi trattenne piu d’vn hora.
Mello che ſi diceſſe , e che operaſſe, Ciaſcuno
ſelo può imaginare : perche vno che ſia ingiu
ſtamente perleguitato, e che ſ1 poſſa giuſtamen—
te vindicare, ha tutta l’energianelie parole, ed
vna certa Diuinità nelle ragioni. _
A tutte queſte moſſe . che venneroeontinua~
mente l’vna dopò l'altra in pochi giorni à
ſcuotere l'animo del Re, ſiagginnſë per vlti
ma queſta, eheèla più terribile. ll Prcncipe di
Spagna , che già tocca l‘anno decimoquarto,
con marauiglia del mondo rimane ancora à no
drirſi tra le Donne , ſenza famiglia. Sono molti
anni , che il Rè deſidera di-porgli caſa, e farlo
ſeruire, come ad vn tanto Prenciff.- fi conuíe
ne: mà il Conte con varie tergiherſàtioni e pre
teſti ne hà ſempre allongata l'eſſecutione: eque.
ſto per due fini». Il primo, perche eſſendo il
Prencipe di {pn-iti ‘viuaciflimi, non miri per di
fuori quello che al Rè non laſcia veder per di
dentro, e i’imbeua di @iriti della Conteſſa, che
come ala di S. A. lo maneggia , come a lei pia
ce. ll ſecondo , per dar lempoà Don chriquez
fue
Du. Cos-rn D’Ounuz. 29?
ſuo baſtardo di ſolleuarſi da ſuoi baſtardil'ſimi
coſtumi, e col mezzo del matrimonioconlafi
glia del Condeſtabile , ad vn habito d’vna Co—
menda di Calatraua , e del Preſidentato del
Conliglio dell'Indie. alla conſècutione del qua
le era già vicino.
Mà in queſti medeſimi giorni di Natale, ne’
?uan già tremauano i gran Pini della Priuanza .
ollecitando la Regina, il- Rc‘ medeſimo fece
vna liſta de' ſeruitori del Prencipe, intimando
nl Conte . che ſi proucdeſlè di tutto quello Ch*
era di meſti‘eri‘per la nuoua cala. ll Conte cen
fiirò perla maggior parte la liſta de’ſeruitori del
Prencipe, riprouandone molti , ed approbando
ne pochi f, con molto diſpiacereenauſea del
Re, come gia per tanti altri ca i-ſtomacato. Diſ
corſe parimente S. M. ſaprai quarto dadatfi al
Prencipe , volendo anco in ciò ſentire ilpare
re del Conte , il quale diſſe, che ſtarebbe bene
S. A. nel quarto del già lnfante Cardinale.Ro
plico` il Re,e perche, Conte, non iſtarà meglio
in quello , doue hora ſkate voi, che è il pro rio
quarto de’ figli del Rè , perche in quello ha itò
mio Padre , ed io,quando eramo Prcncipi? Re
ſtò attonito il Conte, eben’ ſe n’auidde, che
queſto era vn principio euidente della ſua licen
za, ed è vero, che con nella ſtraordinaria in
ſolenza accelerò quanto eppe, la delibaratione
delRè. t
Perciò la ſera medeſima delGiouedì, di ſua
propria mano ſcriſſe vn biglietto a1C0nte , col
quale gli comandaua che non ſe ingeriſſe più
nel gouerno_, e che 1 ritiraſſe er hora àLo
chechesſtfinckie_ altrinàente _ſq e diſpoſto. E
perche] . atto e pieno i curio ita ,per appagar
anche in queſto , quello di V. 8.1: dirò mlnuta
R r menu
298 LADis'çnATiA
mente tutto quello,‘chc di quel Gioucdi ferman
tiuigilia di S. Anronio fino al Venerdì della
ſettimana pallina , 'che'fu il giorno della portico
del Conte , dalla Corre, 'è ſucceduto.
Reſtòimmobile il Conte leggendo'ilbigliet
to del Rè, cnon parcndogli :ì propoſito lo sſo
garſi con altri , ch'e con la moglie in tanta an
uſtia che ;ill’lrorza` ſi trouaua in Lochcches ,
eſpedì ſubbito vn corriere’col medeſimo bigliet
to del Rè. Là Conteſſa auami giorno fi poſe in
camino'verſo Madrid , ſcm re‘piangcndo con
'ſtupffle deì'ſuoi, che non àpeuano la cággio
ne. "Giunr'a lì‘chiuſc col marito per due ho
re, e poi andò à parlare al Rè . daquale fi] 'bra
uamenrc diſpedira. La ſera del Madeſimo Ve
nerdi, ſi girrò lagrimando ‘a’ piedi della Regi
na , ſupplicandola della ſua interceflionc, in
virtù de’ continuati lèruirii , e ſinceriffima fede
del Conte. La chínain ”è parolé compendiò
tutto il negorio,diccndo, La queſta” haha 10:
Dias, [a: ”aſl-illo! 7-10: malosfitccqffos , 710711091”
dedeîbazer eIRey'n! yo. —
llfarro ſtetre naſcoſto àmtrì peril Venerdì e
peril Sabbato , eccetto àD. Luigi de Haro, del
qualſiſerui il R'è per mandar ricordi al Come
intorno à’ n'egotii ſecreri. Ogeſto D. Luigi de
Hara , niporc del Conte , mà tanto odiato da
lui, clic ne meno l’inuiò à ‘dare il pirancc nc'
giorni paſſati perla morte di ſua ſorella, e ma
dre d’eſſo ſteſſo. D. Luigi ſi por-xò fi éneroliſſi~
mamcnte in queſto caſo, che genuäeſſo auanti
S. M. ſupplicò , che qucſta licenza già che era ir
reuocalnile , almeno ſrsguiſſe con quel decoro
e ſcan”; maggior-o , ch’era propria della cle~
Toi"? d' S.M.qd :mperrò , che per tre‘giorni fi
. e e ſem-:arm Palazzo , ed interuenir ne’
Conſi
Du. CONTE D’ÒLlVA n22. zyy
Conſiglii, e nelle giunti, e dar :udienze per ſuoi
intereſſi particolari.
Permeſſo di più la bontà delRè , ch’il Conte
in compagnia del Protonotario e di Camere ri
' uideſſe i papeli, ed abbruggiaſſequelli.chepiù
d lui piaceſſecome ſe uìd’vna machina infinita.
11 che fu ſtimato vn ecceſſo troppo grande di
benignità.
Il Venerdì mcdeſimo andauano le genti per
hauer audiana dal Conte , mà diede voce, che
non ſi ſentina bene , nè ammeſſe alcuno de’ ſo
liti Signori à vederlo mangiare.
ll Sabbato marina S.M.gli ſe dimandare la
chiaue del Retrettc , colla quel entraua , quando
à lui piaceva, nelle ſtanze del Rè. L’iſ’teſſa ma
tina dimandò l’audienza al Rè , quale gli fu
conceduta in publica , eſſendo preſente il Pa
triarcae molti Signori della Camera. l’arlò vn
uarto d’hora e più , e‘benche il Rè è ſolito
d’affiſſîëre gl’occhi nel volto di chiunque li
parla, nondimenoſu oſſeruato., che parlando
il Conte gittaua in altre parti lo ſguardo , in ſe
gno di poca attentione, e di minore aggrado.
Partitodi S. M. entrò in vna giunta , nella quale
moſhò rigoroſo impero 5 e trattò con tanto
ſtrappazzo li due Se retarii, qu’eglino. ſteſſi diſ
ſero dipoi, che Diuîolo tiene :I Come mila cab-97
fa , na: a tramdo: come trap”: wifi”. _ Alcuni
Ambaſciadori gli domandarono audienzailSab
bato mcdeſimo dopo pranſo , .e eoltitolodi non
ſtar bene, non l’ottenero. _ .
Finalmente la ſera iſ’teſſa di S. Antonio ſi pu
blicò in Palazzo la caduta del Conte, con tanta
allegrczza dell’vno e dell’altro fieſſo, chesvno di
loro fètrouare la marina alla Port-a di Palazzo af
ſiſſo vnpollſſmo , che conteneua queſti 4 verſi.
.
" _.“~. R 6 E” e]
'zoo LADlSGlATLA
E” (Ida Sant Antonio
Hizrcro:: Nil ;gi-0: , da impero
è! rez'mtr Dm, y del Rq
Sr.- , echo el demonio.
La Domenica godette Madrid vo giubilo ſr
grande. al divolgarfi di queſta noua, che ſe
non foſſe ſtato moderatodal timore , che ſ1 ha*
ueua . che di nuouoilConte ſireintegraſſe con
le ſue arti nella gratia del RE: , ſe ne ſarebbe cele
brate pu'oliche ſeſte: rità-perla menotutto quel
giorno ipanattieri e fruttaroli "rettarono tutto
rl pane, e tutti i ſruttià chi li vo cua, ſenza rice
ncrc 'in danaro in ſegno di applaulb.
ll Lunedi‘vſcì il Rè, la Regina , ilPrencipe,
` e l’Inſanta , c la Ducheſſa diMantoa totti in vn
cacchio , alle diſcalle, ed vna gran moltitudi
ne di popolo letitiante lo ſeguì,- gridando, Pſ
mr EIRE] per Ja :è: Lac-bo': Vîua al R’ej , j mura e]
”al gomma. Sonoinflnitiì particolari,che in
materia della gioia commune perla caduta del
Conte ſucceſſero in Madrid.
ll Martedi {i fece nuoui tentatiui con le im
maginabili ſommiſtioni della Conteſſa per rap
patumare la prattica 5 mi ſempre indarno: dal
elieinfelonitoil- Conte contro la Regina, che
di per vnica autoradella ſua diſgratia , oſtentò,
ſubito che ſu partito il RI‘: per l’Eſcuriale, tut
te quelle attioni‘ ne’ conſigli e nelle‘ audienzc,
che poceuano far credere, che piùnon haueſſe
da panirfi : il che non ſolo raffreddò l’alleggrez
zade’ tutti, mi ingombrò in maniera la mente
dellaRegína, e l’inſoſpetti ch‘il Mercordinot
‘te ne ſcriſſe ſèntitiffirnobiglietto al Rè.
Giouedíſera dieci Grandi di Spagna andaro-`
no ad mcontrareil Re vna lega da‘ Madrid , il
"al‘ vedendoli, dimandò che colà poteua eſſere
DOCG[
Du. Corr-r: d'OLlVA naz. ;or
occorſain Madrid, che gliobligaſſe a‘. venire in
tanto numero. Riſpoſè Dan Melchiordi Borgia,
che eraarriuato il tempo,che S. M. conoſcereb
be la vera diuotione dc' Grandi di Spagna verſo
h Corona: che ſe prima non compariuano ad aſ
iſtcrlo , conforme all’obligo, ciò era per quei
riſpetti a che poteuano eſſere ben n0tià5. M.
Arriuando poi in Palazzo , e ſmontato di ca;
rozza S. M. interrogò , ſe il Conte era partit0,ed
intendendo che non , Volmtoſi ſdegnoſo à D.
Luigi de Haro, diſſe, .Que ”guarda :Ibambrela
ſuerte. llche riſaputo, il Conte aggiunſe nuo
ue afflittioni al meſtiffimo ſuo cuore : ed ac
cortoſi che eradiſperato il caſo, s’accinſè alla
` ita , e ſpeſe tutta la notte à-riueder ed ab
ruggiar quantità di ſcritture.
La marina ſeguente del Venerdi procuròdi
arlar al Rè,mà reſta ancor incerto . ſe gli par
laſîè ò non :quello ch'è certo, è la partita, che
fece da Madrid il medeſimo giorno vn’ hora do
poil mezzodì.- Li ſette giornir,` che tai-dò à par
tire, paruero íèrte ſecoli all'vniuerſità, fra lo
qual’ - vno più impatienre de gl’altri publicò
queſto diſtico:
&ſp/90” rrda': diem , quid gaudía ”offra mararir?
E”: Com” ceridìt.- B‘o/Phó” ”dale diem.
La partenza non ſc uì ſenza artificio. Conſa
peuole il Come chei popolo l’odiaua ſi fiera
mente, che corrcua pericolo di eſſere,ſefilz.
ſciaua vedere,mal trattato,pcr aſſicurarſi trè giov
ni auanti fece preparare trè cocchi e molti muli,
come ſe haueſſe de partire. ll Venerdi ſeguì il
medeſimo , mà mentre icocchi erano alla Prio~
ra , che è la parte direttana al Palazzo, egli perla
porta delle cugine ſegretamente ſi poſe in- vn
cacchio-vecchio e maſſano con quatro muli 1 e
R …7 non
;oz LADISGRATlA
non più: e tirate le cortine in mezzo à due
Gieſuiti , quaſi che andaſſe al patibolo , preſe
il camino per la calle d’Antocha, partendo
nell’iſteſſotempo dalla parte priora le altre car
rozze di veluto , con la famiglia. Vno ſtuolo di
ragazzi , credendo che in quelle carozze an;
daſſe il Conte, ſcaricarono contra di loro vna
tempeſta di ſaſſi , e pcrſguietarliſu neceſſario
certificarli in quelle non e ere il Conte.
Coſi giunſe in ſaluo à Locheches ,luogo d’ot
tanta caſe,in,caſa«di ſua giuriſdittione: nel qua
le la Conteſſa hà edificato vno Conuent odi Mo
nache Dominicane , che è vno de’ piùvcom.
modiebcllidiSpagna. Non è diſtantedn- Ma
drid più che quatro leghe dalla parte ſiniſtra
d’Alcala. i
La Conteſſa reſta tuttauiain Corte al Gouer—
no del Prencipe, e della Inſantina , ma ſenza
autorità, e ſenza l’adito che teneua :ille ſtanze
della Regina. Si' credere, che preſto ſi ritirerà
ad accompaPnar le ſuenture del marito, dopò eG
ſerglí ſtata doppiamente_ conſorte per zz anni
nelle grandezze. maggiori.
Così è con piacere vniuerſiileceflàto lo sfor.
tunato Gouemo di D. Gaſpar-o di' Guzman. fi—
glio del già. Don Enrico, a `Conte d’Oliuai-ez].
ehe-lo gene-:ò in Roma , mentre era Ambaſcia*
dorìdi’ PhilipPo llapprcſſo ilñPapa. Si èihauua
to per mal augurio , che naſceſſe nell Palazzo di
Nerone : perche con le ſue attioni metitò,
ch’il più bello ſra gl’ingegni Spagnuoli lo chia
maſiè vn Nerone liipocrita , perche le opre ſu
rono'ſernprc crudeli, ma ſenza ſangue; le deli
berationi violente, ma ſenza ſtrepito; le. ma.
mere-corteſe, ma ſenza amore ,- le parole beni
gmffime- ma ſenza effetti. Per eſſertcrzo ge~
' nito
Det. (Tours n'Ot-ivancz. ;oz
nito della ſua caſa , s’applicò alli (’tudii fràli ſtu
'dianti da Salamanca. chbe il primato e l’in
corrcnza di dottiſſime perſone: hebbe vn Ca
nonicatodiSeuiglia. Di l`a venne alla Corte in
’tempo che l’autorità di Don Baltazardi Zuni
ga, preualeua con Filippo lll, _ela mancanza
dc’ Lcrmi z e però gli ſu Facilead mſinuarſi con
induſtrioſi tratti nella familiarità di Philippo lV
all'hora Prencipe ; al genio del uale accommo
dandoſi per tutti i verfi,ſitrouo padrone della
ſua volontà, quando per la morte del Rè hebbe
il poſſeſſo della Monarchia.
Per conſermarſi totalmente nel grado ſupre
mo, tenne lontani da S.M. il’rencipi di San
gue , e particolarmente“ l’rencipe Filiberto di
Snuoia. Spauentato dalli ſpiriti viuaci e retti
dell’Infante_ Carlo, che pareua l’ldolo diSpa
gna , vogliono che operaſſe all’immatura ſua
morte: allontanato dal Rè l’lnſmte Cardinale ,
con la ſpeçioſa neceffità di aſſiſtere alle guerre
di Germania. ed al Gouerno di Fiandra. Impie
gò in carichi lontani vna parte di quei ſog.
getti, edi quei Grandi , che col loro credito e
ſapere poteuano dargli ombra di pre iuditio:e
depreſſe di maniera la dignità degl altri , che
non hauendo più di chi temere,v etal’Ai’bitro
della Monarchia , ed il Signor della volontà del
Rè. Ma perche non poteua per legge humana
ne diuina ſcompagnar la Regina del Rè , hà vo-`
luto lddio , che queſta dopo una tolerantiſſima
diſſimulatione de ventidue anni operòcontm
“a2.,e-_i
di lui quello che forſe tuttigl’altriinſieme non
hauetcbbcro potuto operare.
Non è mai ſtato lodato in altro , che nell’ha
ucr netiffime le mani datutti gli intereſii, e nel
lo-lpeudete il proprio danaro in ſeruitio del
.
oe LADrsenAÎ-rn
Ma quelli, che penetrano più ademro di cono;
ſcere la verità dice-nano ch’e’ non riceueua pre
ſenti , ſtimando che queſto foſſe il- fondamento
di durar nella Priuanza, e che per l’altra parte
eſſendo tanto auaro quanto crudele , haueua tro
uata -la vera maniera d’accumular teſori, ſenza
parerne quello. _
Per la prima , haueua ll priuilcggio di goder
Ie incommende di turti gli trè ordini militari .›
con il portare ſolamente la Croced’Alcantan,
e ne gode 40000 ſcudi d’e’nrrara- Si' fè dichia
rare Maeſtro di Camera del Rè, Cauailerizzo
maggiore, 8c Gran Cancelliere dell’lnoie, e da
queſti trè vfflcii ne .cauauaducento mila ſcudi
ogni anno.- _ _
Màquello che più importa, ſono fiati rm
menfi i danari. che hà cauato dall'indiein queſta
forma. (Lr—ando partiuano i Galeoni da Seuiglia
e da Lisbona , filceua caricare gmndiffima quan
tità di botte di vino e— d’óglio, ed anco di
randi cauati della ſu: Contea d'Oliuarez, ed
Eauendó il porto franco , ch’è_ quello che più
importa, c vendendo nell’indre queſte merci
uatro volte più di quello, che ſi ſarebbero ven
Iute in [ſpagna, faceua di nuouo rimettere quel
danaro in tante droghe , gioie, e~colori, che
nell’indieſi comprano à viliffiino preggio , ed
in Europa fi vendono-cariffiino :con queſtotraſ
fico ſenza danno del Rè ſi ſtima che habbia ;ua
da nati millioni , i quali non credonoi ſaur che
gli habbia ſpefi nel ſeruitio di S. M. tanto più
che non hà mai dati i conti della ſua ammini~
Marione. Che è quanto io poſſo dire circa le
ragioni ed il fatto e la perſona del Conte nella
ſua caduta. ›
Reſtano»v di ſpiegare le conſeguenze , che da
’fi gran
Du. CON?! D'OLlVAlIZ. zo;
Egrmde antecedente ſi vanno di giorno in gior
no-deducendo.
La principale è, ch'il Rè dopòla panenn
del Conte liarcacquiſtatoilcredito e l’eſtimn
rione di Rè , che nel concetto de gl’huomini c
tano paſſati in diſprezzo , mentre lo viddero tal
mente ligato all'arbitriodeeronte, che parent
anzi Vaſſallo che Signore.
Il Sabbato immediato dopò la partenza del
Conte, il Rè chiamò nel ſuo quarto il Conſiglio
di Stato , dal quale ragÌOnò in manieramhe tutti
mmiraronotiñ talentirdiuini di S; M. e diedero
[legno di teneriſtima riuerenm con il teſtimonia
delle lagrime. La ſoſtanza del ragionamen
to ſu il dar parte al Conſiglio d’hauerrimoſſo dal
ſuo carico il Conte , non già per alcuna ſn col
pa , mà per ſodisſar à ſe medeſimo, nella ſo
disfattionede’ ſuoi Vaſalli. Che era ſu: volon
tà . che la memoria del Conte foſſe cara à tutti
per lr bnomſeruiggii che per lo ſpatio di tanñ
ti- :mm-` haueua preſtati con intiera fede a1
la Corona : che Proteſtaua, di non voler ammet
tere per l'auuenire niun ſèruitore con il titolo di
Priuato : ch’egli medeſimo aſſiſterebbe i. tut
ti li Conſiglii , e per le ſue mani paffirebbono
tutti i diſp-:eci :che domandaua il Conſiglia
principale in ſuo ajuto : con il qual conſidaun
d’hanere àriſtaurare il buon gouerno de’ ſuoi
regni , quando pure ſi trouaſſe eſſere in parte
mancato : che commandaua ì: ciaſcheduno
di loro, di _dire con o ni libertà e ſënza ſcru
polo il loro arere: e in fine fece ma pro
teſta i Dio, inon amaraltro chela verità: o
cheſicome amarebbe tutti quelli, che ſenza ri
fpetti humani gli ſcuopriſſero per beneficio
publica tutto quello che non ſoggiaceſſe alla
ſua
;06 LADlsGRATlA
ſua cognitione , così gaſtigarebbe ..... . di farlo
ſtrauedere.
` Non è poffibile di credere , quale `applauſo ed
incentiuo d’ogni maggior diuotione riceueſſe
il Re` da’ Conſiglieri, il Capo de’quali ,che è il
Cardinal Borgia, con ſenſatiſſime ed aſſettiona~
tiffime parole promeſſe in nome de tutti d’vbi
dire come à legge diuina alli ſantiſſimi coman
damenti di S. M.
La Domenica poì fi ordinò , che ſi conuof
caſſero nelle ſue ſtanze tutti i Gentilhuomim
della ſua Camera : buona parte dc’ quali ſono_
Grandi di Spagna; e dopo hauergli lionorati
col dimandargli Vaſſalli, Amici e Parenti , 8t
commendata la loro diligenza nel ſuo Reale
ſeruitio , commando, che niun di loro. in
terponcſſe officii e preghiere con Conſiglieri ,
per procurar mercedi ò ~dignità, òchi che ſia;
perche non era decente , ,che il calore della
familiarità , che godeuano con S. M. induceſſex
Miniſtri à conſultare quelle gratie, che non era
no proportionate al ſeruitio d’lddio , ed alla
giuſtitia diſtributíua. Che quello , chehaueua
no à dimandare à’ Conſiglieri , che non -haue
uano autorità ſopra la sfera del mero conſiglio,
lo dimandaſſero à S.M. dalle cui mani haueua
no da aſpettarele gratie , ed in fine che miraſſe
_Lnañ
ro perle proprie conſcienze , e per la riputatio
ne Regia di nonintcrcedere tanto nel ſecolare,
quanto nell’Eeclelìaſtico , per quelle perſone,
che non ſoſſero capaci di quello , che preten~
deu-"l‘10 I perche altrimente facendo incorreb
bono la diſgratia di Dio , e l’indignatione del
loro Re_
ſ A…"*Wgarſi _di queſti rettiſſimiſenſi dis. M.
1 commeſſe… m maniera gli animi di tutti ad
vna
DEL Cou'rl. D’OLivA uz. 307
vna ſingolare e ſacroſanta affettione e riue
renza verſo S- M. che corre per la bocca di tutti
queſta voce, Hora ſi , che il Rè Filippo 1V,
noſtro Signore , merita il ſopranome di Grandi,
il quale gli ſu dato dall’adulatione del Conte, in
quel tempo, che perdendo S. Mgli regni e
la riputatione, l’attenuaua nel credito e l’impie
coliua ne’ſtati. ,
La medeſima Domenica ſi adorezzò ſplendi
damente il quarto del già Cardinal lnfante, e
vi ſi alloggiò Don Ferdinando di Borgia, fratel
lo del Duca di Villa Hermoſa, e del Prencipe
Squillace , alqual comeà primo Cameriere del
Rè tocca di ragione il far l’officio di dar la ca
míſcia a S. M. in aſſenza del Conte, che tiene
queſto carico in proprietà , ed il Duca di Medi
na las Torres , come ſoſtituto.
Don Ferdinando di Borgia è Cauagliere For- -
nito di tanta rudenza , ed amabili qualità, e ſ1
ben veduto al Rè , che tutti conuengono nel
parere , chequando ſi diſponga la nuoua ma
niera del gouerno, alui ed à D. Luigi de Ham
ne debba toccare la parte di maggior autorità e
confidenzr. ì
ll Lunedì ſi raddoppiarono gli applauſi del
popolo verſo la piiffima applicatione del Real
ſolleuamento de_ gl’aggrauìi e delle miſerie de‘
ſuoi Vaſſalli , perche S. M. commandò , che tutti
iſuoi argenti, che ſtauano nel Palazzo del Re-.
tiro,incontinente ſi portaſſero alla Zeccha per
battere nuoua monetain ſupplimento della baſſa
del viglione , che per eſſerſi ridotto di quatro
parti ad vna, reſtano coſi eſauſti queſti regni
di moneta corrente , clieicommerèi non cor
rono, i cenſì non ſi pagano, ed icambinon ſi
effettuano. (Melfi argenti del Rè peſano treni:
mi
zo! LADllGRATXA
mila marchi à ſe': ſcudi e mezzo per marco .‘ e ſe
bene rieſce poca quantità in riſpetto della gran
dezza del biſogno; nondimeno con l’eſſempio
dis. M. cominciano i grandi aci piccolià-dar fi
milmente allaZeccha iilom argenti,con quali iri
tieramente ſi ſodisFarà alla neceſſità. E-già il
Conte d’Ognata ha cominciato à mangiar in
Majolica. La Zeccha paga gli argenti lauorati rn
Reale di più per ogni marco , ma con tempo;
percheiReali-da quattro. da due, da vno, da
mezzo e da vn quarto ſi ſabbricano con vna-liga
alpuanto inferiore , della qual ſi caua l’vtile cor
ri pondente alla compra ed alle ſpade. _
Se nono nel ſècondoluogo altri effetti—vai:
uerſa mente- deſiderati. Se il primo è il riſtoro di
qucſti Grandi, ch’erano perſeguitati, ed il ſc
condo~la depreſſione di queſti Miniſtri, che era
no fauoriti dal Conte.
Il Duca di Ferrandinagià Generale delle gale
:e di Spagna, ſii l’anno paſſîito fatto prigione e
trattenuto in Conchione, incolpato di non ha
uer complito con le ſue obligationi contra Bor
deòs. nell' aſſedio di Tarragona. Fece inſtaura
d’eſſere ſentito das. M. per dar le ſue diſcolpe ,
offerendo la vita e li ſtati per ſicurtà. della veriti
e dell'innocenza : ma il Conte ſempre gli chiuſe
l’vdito , ed il ricorſo. Hara viene alla Corte con
poteſtà d’hauer la giuſtiſicatione della ſua cauſa
nelle lettere 8: nelli ordini preciſidel Conte, l
quali pontualmente eſſeguì.
ll Duca d'Alua , che con il colore di Génerale
nelle frontiere di Portogallo fi teneua lontano
dal Rè, er la geloſia della ſtima, che S.M.ſa
cfu? di ui. hora ſi chiama à Madrid, eſe gli
d* {l ‘,37qu di-Maggiordomo maggiore. Così
'ut-:131, altri Grandi. che erano tenuti baſſi, ho
n
Du. Court o’OLivaxu. '30!
u paionoſolleuati , o doue prima non fi laſcia
nano-Veder in Palau-o. hora in gran numero aſ
üſtono alla menſaed alla Capella Reale confin
golariſſimo guſto della Corre.
'Per contrario il Protonotario, il Secretario
Garner-o , e Gioſeppe Gonzales, che erano i tor
cimanni del Priuato , e con ſomma ruſticiti trat
tauano con tutti,e quali tre Deitîa erano inarriua ‘l—`
bili edinacceflibili, perche non fi potcua mai
tutt-'ir con loro ſe non per le ſtrade , alla sfuggi
ta. e con peſiime ſodisfattioni , hora vanno con
'è~.
la teſta b-iſlì , e pieni di mortiſieatione.
Il Re però con la ſua ſolita magnanimiti hi
voluto repelite la finago acon honorc: perche
al Protonotnrio ha fatto a mercede della ſopra
uiuenza del ſuo Protonotariato d’Arragon , nel
la penbaa d'vn ſuo Nipote: Al Segretario Gar
nem ha dato la Segretaria del conſiglio di Ca
mera.- mà gli ha leuato le due Segretarie che ha
qeua ln proprieta di Napolie Milano: ma intra
tanto ne l’vno ne‘ l’altro hanno più luogo nè‘
diſpacci Reali. '
Si chiama nel luogo loro DonDìego d'Arco
dc Beinoto,-‘Veſcouo di Placenza. che già ſu Au
ditor del Conſiglio Reale: e per eſſere di ſomma
integrità e proſandaintellígenza , non conuen
ne mai ne’ pareri del'Conte, che però cr tener..
lo lontano gli diede prima il Veſcoua o di Iuin,
e poi nella primavacanza lo paſsò il Rea nel
lo di Placenza, Hora tornando alla orto
fi ſpera dal ſuo deſintereſſato zelo del ben pu—
blico, e dalla contrarietà de’ ſenſi del Conte,
ni riceua il Rè ed i van-.m ma ſantiffima diret
rione.
ll terzo e ſorſe il più doloroſo effetto per il
Gente nella ſua inaſpettata diſauenturafi è! la
miſe
;ro LA DlSGRATlA
miſerabile condirione, nella quale rimane il
ſuo legitimato baſtardo , il äuale era giudicato
indigniffimo di quella gran ezza , alla qual lo
haueua ſolleuato il non creduto padre.
E perche queſto ,è accidente, che porta ſe l
co la maggior curioſità che poſſa vdir vn intel
lctto vago di ſtrauaganti notitie ; mi è parſo a
bene di compendiare in poche righe que i
ſto ch'hauerebbe biſogno d'vn trattato intie l
ro per la eſſatta cognitione di tutte le circon—
ſtanze.
Il Conte dodici anni auanti la ſua prìuan
za trouandoſi in Madrid, s’innamorò di Don
na Maîgherita Spinola, nata di Padre Genoue
(è, e i Madre Spagnuola, laqual più bel*
,l
la di due altre ſorelle, che pure erano bellifli
me , haueuaril primo luogo ne’ correggi a
moroſi. QLLçſta Signora ancorche ſignata del
carattere della Nobiltà , non reſtò eſſente di
quelle perſecutioni , che ſenſa riſparmio patiſco
no in queſta Corte le donne di acclamata bel
l
lezza.
Per conſeguir in Madrid il poſſeſſo delle
Donne , ancorche Grandi . è già diuulgata la
legge , che altra forfLa non preuale che delle
richezze e dell’autorità. Don Franceſco di Va
l
leazar, Alcade di Caſa e Corte, che è queſto
che più ſi poſſa diſiderare nelle ſu reme giu
dicarure di queſto paeſe, con e ere caſam
mantenne à ſue ſpeſe la Caſa e la perſona di
Donna Margherita, e con la profuſione de’de—
nari, gioie, e Regali fi ſè l’vnico poſſeſſore
del ſuolctto.
Il Conte, che in quel tempo non andaua eſ
ſCſ'lleñdaltfllî-Mti della humana fragilità, incap
Pnccratofi dx coſtei trouò tra le leggi del Alca
de
Dal. Cou'l'n D'OLIVAREZ. ;rt
de il priuileggio di Conte, col mezzo del qua
le lo fece il Conte ad eſſa piu di quatro volte
ſenza coſto.
Nacque in tanto vn figlio, che fi riputò del
Alcade , perche la pianta ſpunto dal terreno ,
che tutta volta con le ſue facoltà ſtauacompran
do: mà perche haueua preſentito , che altri ſen
za carità lauorauano la ſua poſſeſſione. cedette
di buona voglia al publica quel frutto , che
per coſcienza non ſtimaua proprio. Nel Bat
teſimo fit chiamato il figlio Giuliano , il qual
delli illiciti guadagni della madre fu allenato,
WI
“t e malamente accoſtumato. Giunto all’età di 18
anni , ‘morta la madre, ſi trouò ancora ſenza
padre. Diſperato dell’inſelicità della ſua naſcita
upplicò l’Alcade , che lo dichiaraſſe per figlio ,
acciò che non reſtaſſe nel mondo ſenza pa
dre , e ſenza cognome: proreſtando che non
pretendeua nell’heredità; ma che col ſolo no
me di Giuliano di Veleazar ſi guadagnarebbe il
pane con la ſpada. Non acconſentì mai l’Alcade
à totale dichiaratione , ſe non nel punto della
ſua morte; più per ſodisfar all'opinione del
mondo, che alla certezza della coſcienza, ſa
pendo che non ſolo alConte, ma à molti altri
ancora ſ1 poteua attribuire ſimile generatione.
Con queſto titolo di Guliano di VeleaZar paſsò
nell’lndie, oue per varii misfatti Fù nel Mexi
co condannato alla forza: ma perche quel
Vice-Rè era amiciſiìmo dell’Alcade , dichia
rato ſuo padre, ne ottenne dalla prodiga ſua cle
menza perdono. Tornò à Madrid , e non ha
uendo con che viuere , andòà ſei-uire di ſol
*IA
datoin Fiandra, ed in ltalia: di onde ritornò
nell’anno zz' dellaiſua età. L'ingegno era vi
"è"x—_ñ».— no, ma i- coſtutni fi vili , che Frequentai’lzldrldìle
ì ' 0 e
zu. La DlSGRATlA
hoſtcrie non mai ſi ſcorda del bordello , oue era
nato. ,
ln tanto era perduta nel Conte la ſperanza
d’hauer figli della Conteſſa, ancor che tutti li
utificii, de’ clienti ‘miſterioſiſſimi diSan Placiäo
vi fi foſſero adoperati.
Ricordoſſi , che nel tempo della cognitiorreñ,
che hebbe di Donna Mar herita , era nato
Giuliano: e non ſ1 sì, come ilaſciaſſeintende
re, che era ſuofi lio , e ſene ſparlèla voce er
Madrid: per il c e eſſendo alla ſtrctre Giu ia
no di maritarſi conñDouna Iſabella de Azueta.
le parte della cui caſa non erano mai ſerrate nè
anco à tauernieri , ella rotcſtò , che per eſſere
donna publica , mira e bene-quello che'face
ua , perche fi vociferaua non ſo che della ſuarfi
gliolza del Conte Duca : cche non s’impegnaſſe
in matrimonio diſconueniente. Giuliano ſupe
rò tutte queſte difficoltà, ed in caſa della ma
dre di Donna Iſabella dal Paroco fi fece il matri
monio l'anno del’4t , nelmeſe di Nouembre,
all'improuiſo e con ammiratione del mondo. ll
Conte dichiarò per ſuo fi lio Giuliano con atto
publica ed autentico,coll interuenio dell’autori
tà e beneplacito del Re. Nel medeſimo atto lo
chiamò non più Giuliano, mà DoneHenrijucz
Filippes de Guzman,herede della Contea ’O
liuarez: edi più del Ducato di San Lucanquan
do i S. M. piacerà in merito de’ ſuoi ſeruitii di
farlo coprire. [ll titolodi Duca in Caſtiglia non
fi da_ ſenza coprire.
Di queſta dichiaratione diede arte il Con”
i gl’Ambaſciadori , ed à i Grad `, col mezzo
de’Segretar-ii Roſas, e Cat-nero.
Faîm qfíeſto fondamento non ſenza nauſea e
*certification: di tutti della cali, diſegno di ma
‘ lim
'DEL Court-1 D’OLiv/inrz. Hz
tirarlo Con vna delle principali Signore di Sp:.
gna. Poſt' gl’occhi adoſſo della Prima Dima di
Palazzo; Dona Giouanna di Velaſco , figlia del
Condcſtabilc diCaſhglia, i‘l qual perNobiltà a'.
niuno è ſecondo, perche ſi-vanta d’ha’uere nè'
ſuoi aſcendenti cinque quarti Reali.
Per effettuare queſto matrimonio era neceſſi
rio disſare il primo: e già ſe n’erano fatte dili
genze in Roma auantiil Papa: il quale diedela
plenipotenza di ſi grande negotio al Veſcouo
d’Auila. La moglie riclamò , e Fece colmezzo
di proteſte e comparitioni , tUtti quelli atti giu—
ridici , che pnteuauo confirmare per valida la
ſua cauſa: ma il buon Veſcouoſententiò in con
trario, non per altro, che per non eſſere il Pa
roco ordinario della moglie: perche ſi vece il
matrimonio nella caſa della madre, che era ſog
getta ad vna parochia differente da quella del
la figlia, che viueua in altra parte ſeparata dal
domicilio della madre.
A queſta raggione riſpoſero i Theologi di ret
ta eonſcienza , che non eſſendo la figlia emanci
pata della madre, ſe non quando ſono caſatei
non li poteua intendere, ch’il domicilio della
madre foſſe differente da quello della figlia , e
però legitimo il matrimonio. Con tutto ciò pre
ualſe l’autorità della Priuanza alla raggione de
fatto: e ſu ſollennemente disfatto ilmatrimonio
Applicoſli dapoì con ogni vehemenza ilConte
alla negotiatione del matrimonio dello ſcalato
baſtardo collaſi lia del Condeſtabile,e finalmen
te al diſpetto el padre ede tutti i parenti l’ot
tcnne. ‘ \
Si conobbe in quel caſo la viltà de l’animi a
dulatori: perche tutti iGran‘di della ,Orte e rut
ti i titolari c Signoriſurono àdar il 1mm bimà
S Don
;i4 LADlsc-nA-rxA
Don Enriquez 8: à trutrarlo d’EcceUen-za ed i
preſtargli tutti quelli offe uii, che ſono più de’
Rè,che de’ Vaſſalli. Riu ciua però coſi ridicolo
il perſonnaggio. che non auezzo alle grandezze
vrtaua ſenza accorgerſenc nelle baſſezze : onde
gl’ltaliani diceuano , che Don Enriquez era. vn
Mezzecino veſtito da Rè Spagnuolo. Si vidde
afflittiſſimo il Condeſtabile per hauci'ſi fatti ne
mici tutti i parenti , che mai più lo viſita—
rono.
Si poſe vna Caſa à D. Enriquez così ricca e
ſuperba , che fimile non l’hebbe mai niun
Grande di Spagna. Concorſero ſontuoſi pre
ſenti da tutti i regni e prouincie . Frà quae_
li il più inſigne ſu riputato quello del Duca di
Medina las Torres,che paffiua il valore di 7.5000 ,
ſcudi.
In Saragoza'fll dato l’abito di Alcantara à
D. Enrique: con vna Comenda di dieci mila
ſcudi, e f'ù dichiarato Gentilhuomo. della Ca
` mera del Rè con prqmcſià del Preſidentato
dell'lndie , tolto à queſto fine al Conte di Caſti
lia , per facilitar maggiormente la conuenienu
del Fai-lo Aio del Prencipe di Spagna.
In canto era li ’vehemence l’odio di tutti con
tro D. Enriquez , che, non :mi ſ1 ſem-dò de’ ſuoi
baffiſiimi coſtumi , che publicamcme diceua
contro dilui il volgo:
Enriquez de da: hombres y da: mugem
Hifi de da: padre: , 7 da da: madre:
Valgate eI diabvla el bomb”, que mao' qui
ſiem’-dichiaratíoſine
‘ Weſta ~ da figlíolanza poſtíccía e
dl mairimonio mentiroeſacerbò la Caíà del Mar
‘ìhcſc del Carpio , e leuòl’hereditate del Conte
al vero herede già dichiarato D. Luigi de Ha
ro ,
Ditt. Corn' 1-'. u'Ot-ivancz. ‘zu'
ro, Gaurgliere d’intendimento ſtraordinario ,
e di qualita ſupreme. ` - -
-Dopò la caduta del Conte D. Enrique: a .per‘ñ
duto il titolo d’Eccellenza , il ſcgnitodogliatdm—
latori-,z e quello, ;che piu importa ,'lfaggrado
del Rc. .Ed e mirabile coſa il veder, comeimm
.inſt'ante ſi ſia cangiato d’vn idolo-'adorato in 'vn
Piccare vilipctò.
Tutti credonor che il Condeſtabile ſia per lc -— —-
uarglila figlia , e ſar dichiarar valido il primo
matrimonio. i, q, _ ›
` ` Si dice , che diſcorrendo di queſta materia il
Condeſtabile con principali Signori , vno di lo
ro diſſe, cheſi guardaſſè di tentare queſta im~
preſa , perche dichiarondoſi valido il primo
matrimonio , {è veniua in conſeguenza dichia
rare adulterala ſua figlia; ed egli riſpoſe: Vo
lio più toſto , che Donna Giouanna ſia cono
jciuta per mia figlia e per puttana , che per mo
glie di colui 8t per pudica.
ll miglior di tutti gli effetti è la vehemente
..e
..h
.‘t applieatione di S.M. à tutti gli affari delGouerno.
Si trattiene ogni giorno tre ò quatro hore intie
re ne’ conſiglii, e vuol veder e ſapere tutte le co
ſe: e ſi ſanno più ſpeditioniin vn giorno per or—
.-—a dine di S. M. che non’ſi ſaceuano in vn anno in
i3 tempo del Conte. Di più ſi ſono leuate le giun
rr' te, che eranol'alteratione de’ Conſiglii , e ſi ri
torna nel ſuo primo ſtato la dignità di Conſiglie
ri , che era affatto depreſſa.
Si tiene per certo , che a Leganes ed à Mon
terey fiano domandati , i conti, al primo di i4.
millioni cauati dello ſtato di Milano , ed al ſe
condo di 4 millioni ſpeſi l’anno paſſato ſenza
frutto in Eſtremadura eſſendo Generale di
quell’eſſei-cito otioſo.
S 2. - Al
;16 LA DlSGn. net. CONTE D’OL! vanez.
^l Duca di Medinalas Torres ſarà lcuato il
Gouerno di Napoli, edato al Marcheſe de los
Velez, ecosi poco à poco gli etti del Priua
to (Zu-anno i preſcritti del Rò.
Tutte le altre coſe , che anderanno ſucceden
do,ſi ſcriueranno con opportunità. Prego Dio
che la guardi con le felicità , che le deſidero.
Madrid li 28 Gennaro [643.
_ Di. V. S. Molt’]lluſtre
Demxffimudobligflriffimofnuo.
IL FINÎE.
ç—LARETE
5' DI .
VULCANO, i
DI ll
F E R R A N, T E
PALLAVICINO.
Libri quattro.
f
IN V1 L LAFRANCA.
DC. LXXI.
Ì
`
_ o
.Id \ -
\ a
ñ I
I
l 7
‘
l‘ ì
,\ a 1.
T-. I
v
.
.
- ì ..J. . ñ ?o
I o I.
u n
.
e
a . - 4
I
Z d
o ~
- a o ‘i
n v . a . c ..
a -
\o* -
a a .
A o .
\h,) I.
` -
u \
l
o
Y* .
I
I .l
\ Q
I.
'Ile
.
a O
n
“a
ſ n
L’ A V T o R E3' 9
A chi vuol leggere. .
o‘? Roin Penſiero, (î Lettore , dino”
-\. 5
publica” uffi: /lampe , the corre
`Ì tantaſole , ( come dite ll *vo/go )
i = imitatrici di Bono (LP/intona , e
d’altreſimilihiſiorie, oopioſo Paſlo
" degli ignoranti. Ero cauſa di que
ſto :aprirrio , l’lmuer incontrati rerti humoriſüfl
tafliti, iquali , 'volendo cbeſiſèriua ù lor modo,
l’io/t'mano cia‘- , the 'vi è di meg/io ,` e più riguardo*
nolo ne’libri, cioè le oſſtruationi. Mi bi ogm the
tonfiffino d’ſimuere l’irgegnoflroppioto, mentreſi `
lamentano, [/reſi-1 impedimento al {0er della let
tura , 'una [lingerie diſentenze. Srgno di non Po~
ter/i' reggere :ù piedi, che nel piano d‘una pur-,z
”arratmne da tiarlatani. confido, the ’un Sene
m , tuttoſentenze, _fin-à le 'vendette de gli altri
Scrittori Intendo romper loro il collo. Sono però an
dar in ſtato peggiore quefli infelici , giunti al
termine di quegli 0th,.” , the odiano [o lu”; e
di quelpalatororrotto , è cui rieſce amaro ilpa
ne 5 mentre rimangono oflg/ì da 'una raccol
ta d'affer'uationijèntentioſe, e morali. Pato [mon
ſaggio danno di loro mcdrfmi mentrcſifinnoſimió
ſind-‘Un ignorante , il qual: da *una que/?ione , da -
'un dotto diſcorſo , da qualche trattato di Nien
za , è nfflíltaó‘ annoiato , iù cheſt altri lo
ballano/je. Et in rale [infofor e qui/ii tali dettano
giudicarſi tormenta” da "una [ori: difèntmze.
~C17} ſe pure queſfe fiſſèro ammutinate , come eſſi
dicono lenza ordine, ritardo qualmente Mercurio
Dio dell’ eloquenza, era bonorato da gli Amir/ri
fino diſordinati mtmhi di pietre. Voglio infirirí.
’ 8-4… c .ci
. :o
the ancora fènz..4.d1ſpqſt'xi0ne, meritano [ad: , e
non bia/.Pmi 'Agli ingegm' , che mſnrmano altari' è
que/Io Nume. Suppnngo nondimeno, che ogni oſſa-r4
unione /ìa prux'cnténzenre e/Zrmta, da'd'a qualità
del: materia, òde/a’i/Z'orfo; la ma’: ;ma le .xc
' cafè , th’mcaámna dclcantrzrio , come , àdi ma
]gni , àdí {irc/a1'.
n’a-’penſare, r7 Lettore, ch’io mi riſëala'i in qu:
_ſfa dij-ſl, per prcpn‘a intereffi” [amanda cred'ío à
b :fi-1772.1 ne‘ mici llbri prato/la!” a': ſcrivere p”
_fà-*mare ajſèrwñ‘ìani. A que-fia fine miſano appi
glzata ad hìflm-íeſncre , nate i: [bi Mim/”rato il ~
P-srer 712,?” , Per non pregiudica” alla curioſità ,
(“ol/‘interromperne il racconto. Ma forſe qu? 'Ìì, ſi”
ſi la maurano dettano rffe're :oſi buoni Cbriflìanz' 1
dae le Hxflorie della Bibbia ,gli mffiìmhrino ”ſe ?ma
ue , come ù queſtale dae 'vedendo il flannflzicia a'eI—
mia Sanſhnt , ada'hnandóſè ſki/{aria iui deſcritta
tra fax:011:. Non [mimo cagflixìorzeſimili hard-mah',
(Indi quelle biſlariette, le qualìſi'v’mdanaà fagli'
:ù le* piazze; e farſi» ”ank/mm weduxijlrghdih*
bri , [è non in quantoalnmaſarà capitato alle lor*
mani, per ſoprauefle_ di ſarde-lle , ‘o cazzi-1]!. H6
.luppo/?adi nanfcrimre per Indiani, i quali effmdo
nuoaí alla notizia di fiuceflz" Sacri , non fizppino,
ci” caflzflz I’biſfarìa di Suſanna, Gínfèppe, c Sflnñ
ſom. Quindi non mi fimo‘mraro di continuare i]
filo del rato-into, con tale ”bau-atm” , che nanſi
fiat/form [a mente di rl” legge. Chl n‘lyà curiq/í”,
può vedere qacfli accidenti, deſcritti-can brcuírà
nm interrotta dalla Spirito Santo- Mùfarſeru’è [lai
'vuolefiidùfare è que/Ia mrìzffilà cal Dzlgare , per
”0” intendere il Latina. _
I” /Îzmwa , il mio pcnſiero èſempre flfltoxdſl hr;
'ffl’f 175’107”. mamffe/Ìe, onde mififlè libero il?”
K‘Î’ "1M“ füunmggíar il Lettore-Ruanda deſcri
ma
z al
ueffibiſtorie nuouo, me ne aflerrei , mk non total~
mente, come 'vogliono rofloro , Pero/Je la nudità
mai rn’epìaooíum 5 ”ma adgffli, i quali, come ſen
za ogn’ahm 'virtù, coſi/biſejonojenza vergogna.
Le qffèruationi ſono ilfrutto dell’hifloria , là ana':
_flimo , che meriti , chini Prgſèntare lapianta con
inſegne difioonditù, e :loi oflro la quinta {Nm-z
giù di/iillum , ch’altridourebbe eſprimere con mol
to fludio- Lo Scrittore, :be non hùperfine l’info
gmre , canal/i il ſuo non” nel rogi'flro di quelli ,
cb’attmdono àſimile profijjione 3 pertbeindegna
mentes’mjurPa :rà off] il luogo. Mir , come Potrà
eflenderſi in dommcnti, ſe nongli ì permeffò ilper
re 'un fim'efuori delflnritro d’ampuro racconto .7
Glxeſempi , roman/om' non ſem-?no , poſoiaohe ll
giudicio di n'afcunogli -volge à fiaoſenſo, eglifàſèr
uire al propriogta/?0. Ch) tratta defl’wilitù dell'
hi oria, di”, che l’Hiflor'iro deue Mflrfiaggio int”—
prete , il quale giuflomenie eſaminando [e unioni
che defrriue , determini qu/rlſrrmo debba trarne
chi leggo. E come potrà (fiv-interprete, ſè nonſe
gli concedono le offematiom' , con le quali ſnodi' l’in—
telligenza de’fioooeffl? L’e/Ieſſo Autore raffo’mi
glia I’Jozfioria à oonuiii: e ;loi non :è: quolmente i”
que/ſi non s’imbandiſoono le ’vin-ande, che condite ,
naſipiopon ono , the con diuorſſt‘tà drſhPorr, e con
oli/finti oomimenzi .P ſome Potràgti/fargli il Letto:
”Je the' farine , con *una ſemplice nudità, iſtinto
egualmente confonde, nèfAfiÎiL-are, ‘o i] dal”, è l’a—
gro,oonforme rio/:Eldo ilfiaggzxxo .P Bologna per oer— A.
to, che , tin' opproufl il contrario, auuezzo alla
[chiarezza dell’età defl’oramangifimpregianolo,
là onde non intenda la nettffltì di tor/direioioi in '
'varie forme-.Anticmneme tutti andata/:no nudíme ,
hora ſi concede , the Per priuilegio à’ pazi.
~S ono ’vm-ion' gli "LF/i , e s'ougura lo morte , the _
S 5 - 'vuol
’o‘
'322
*vuol-vino” co’gli Antichi. 0b E dicono qucfli ta
li , eflî ſònoflari la norma deflo [Zriuere. Anche un
”I Milano. mangi/ma lc ſcorze de’ gambari , Ia
ſciana'o il megliofflerche poco practico diſimíli cleli
rocsrme , 1 regola… è cloi Per beffarlo, ccffiglí i”
,Z‘grzo come': bambini, non arcttezzi ù camimzre,
ſi pongono entro quel cerchio d’auuittichíari
gimchoì , ”cl quale efl’rcitano [ſcuri i piedi , là
a'ouefìcorì oli quello florebbero più le cadute , cb:
i poffi. Ctffi , ſono ingegni deboli, i quali Fargo
ìr-ggiano , infami di pocoflrPere, onde/?anno legati
à quo/Ia antichità , altrimente dubitando [l’erro
re, Perche nonfltpando reggeiſì , che i: loro dogmi,
:zonfhpendo oporflrg, che ù lora imitazione , [fanno
racchiu/Ùrà le loro leggi. L’andm'e con guida, è
flgno di cecità, ó di poco; pranica, conforme à che,
o cieco ò ineſperto nella rw‘a della 'virtù, deue dirſi‘
quell’ìntelletto , il quale o/Iimmmemc non 'vuole ,
‘a no” sù partitſidal [èguito de gli Antichi. Audit'
fino ruom' pretefli dell’ínuidia dc’ Letterati,i qua
Ii biaſimano ciò , cbe non [2171710 , e ”bone/l'uno poi'
con que/Ze regole, i loro maligni bia/ími. Coſi -uiem
condannato.- Iu fecondità d’rzm ingegno in abbon
danti concetti, là done i7} ogni altro oggetto ègíudi
cata Perfittione. Mercè , cloe [leríli , mm 'vogliano
celebrare quello qualità , a'i cui ſcorgmfl'zffipríui;
m” Poffono comportare, m* gli ecceſſi della propria
ambitione , d’eſſèreſmm coſi: degno di [ode.
Ne mi dec/ono in fimile copia replicmſijòuentejl
medeſino , Perche io gli accuſtzrò , come ciccbì, bi
gnommije nel confirmare rmm majfima, à run’a
ſz'oma, mi negano il moltiplicar prozac , ”egliſteffî
flntimenti.’ Dunque per conc/aiuole”, cb’i150le bà
raggi , ch’i/luminano , 'dourb [aroum-c , che Semi
;‘”WÎdt’fſ'IfÎ'ic/lffè le mura di Babilonia , e non pipì
"fl" moi"PÌere argomenti , da qualzſiconflrm'.
17W‘,
.› 2i
l’jfleſſò principio. Dmono ;“rlrjîzpere qué/ſi Dotjxoî
ri , con quanta' 'variato di pmoue, tratte , e daſi
militudini , e da eſempi , c da contrari, ó- altre
ma!” . può, mm’ dette autenticarſi-una dottrina,
cheſipcrfimda neceffhria, ‘o vera. Se haueſſcroſtuñ
diam [aLogícajoprebbcro efferui tr): principali nr
gomenti , che conuinconolìinduttionc , in cui 'una
congerie di flrffi mamfcſfanti iImede/Îmo , forma ñj—ñ-
~`
LA‘
7
f L A R
… DI F
ñ VULCANO.
Gli amori di Marte, e di Venere.
LlBRO P’RlMO.
U LCA N0 ,fumo diquegli Dei, d"
` che poreano eſſere ſcacciali dal !
Cielo con vn calcio. Non s’auue- ‘ ì
'.1 ſto delle propriegrandezze, men. i
tre faceua le ſue Deità tanto ſprez- '
Zabili. L’effer egli figliuolo de’ Maggiori Numi,
cioè Gioue, e Giunone. non giouò , perche 0- ì
gni alrezza , anche ne’ Natali ſempre genera pre- |
cipirii. Ne pure à’ propri perdonano le per
ſecurioni .de’ Grandi , quaſi che inuidiino , ò '
abhorriſcanola Fortuna anco naſcente, che—pro- i
duce loro . non sò vn riuale, ouero vn’herede.
i L’eſſere deforme , demcrirando nella grazia di i
"' quefli ſuoi genitori , gli meritò vn rale affronto:
quaſi che foſſe ſua colpa , il non hauereorrerti i
gli errori della Narum, òdellageneratione. O ‘
pure abborrirono dl riconoſcere per ſua fattura, ;
vna imaginedi loro ſteſſi coſi brutta, ſtando che L i
i Grandi ſogliono ſar portar ad altri il peſo di ‘
quei mancamcnti, ch’effi medeſimi commiſero.
O megliodiremo, che ‘chi rappreſenta ad effl ' `
gl’atci deformi delle loro operaxioni e coſtumi,
viene ſeueramento punito , perche la verità per -
_ ſempreé odiata: anzi caſtigau da‘ Prencipi.
S 7 ln
32.6 La Rete di Vulcano
ln ſomma, il pouero Vulcano , per eſſere diſ
íimile da genitori, fù bandito da quel ibm-ano
Regno. Alla ſpinta d’vn piede precipitò , per
dar à vedere , che vna diſtanza , quali che im
menſa, può traſcorrerſi , ad vn ſemplice impul
ſo di maluaggia fortuna. Ritenne la memoria
di coſi horribile caduta nel reſtarzo po; aggiun
gendoſi nuouo grado à quella de ormità , che
orſe haueano preteſo d’emendare co’lcaſtigo.
Segnato in tal guiſa , ſeruiua per teſtimonio del
'la crudeltà del Padre, e dcll’ingiuſtitia del Cie
lo. Coſi chi contro raäione puniſce , imprime
nelle altrui pene , inde ebili caratteri, ne'qualj
continuamente ſi leggono i bìafimi d'vn‘ empia
tirannide. Nell’ Iſola di Lenn0,doue cadde con
finato , non hebbero sù’l principio fede i ſuoi la~
menti 5 non eſſendoui chi credeſſe vn cofi brut
to oggetto nato nel Cielo. Velia è ordinaria
miſeria d’vn infelice, il non hauere chi creda le
ſue ſciagure, per eſſcrgliappreſtate dalla mano
d’vn Grande , nel quale fi ſtima impoffibile l’in
iquità. Quelli però, che ſhpeano, qualmeme
non era diſteſo , ma precipitato di là sù , ſtima
rono credibile, che foſſe ſtato rigettato da quel
'— — -`
la ſuprema habitatione , come che faceſſe ſcor _
no alle ſue glorioſe bellezze. Chi conſideraua -
Gioue eſſere il maggiore delle Deirà, ſtimaua
ciòpiù , che credibile; ſapendo eſſer intolera
bile à’ Grandi il vedere, chi rinfacci loro, qua].
mente anchei legirimi parti , ſono aborti della
loro Maeſtà.
Egli tràtanro ſo'ggiaceua alle pruoue d’vn mi.
{Zar-abile ſtato, perche nulla giouflual’eſſere naro
m (Pelo, mentre le ſtelle non continuauano,
"e“ eſſeſe › culla, errono. L’altezza del naſci
memo» ſe non è ſecondata della proſperità della
’ Sortc,
di' Ferrante Pallauicino. 3z7
Serre, accom agnalecalamitadi della vita, con
la memoria i quella felicità, che ſu ne meno
`-\ guſt-…ita- La neceſtità impoſe debito_di mante
nerſi con le topi-ie’ fatiche, perche ilſudore,'è
"è.
"è
\\
"`“A
X"-
"z
<.\'I'-
‘-\
quell’vnico atte-,Ton cui fi mantiene in terra,
la vita anche d’vno Deirà , mentre viua in quel.
la priuata, dal patrimonio celeſte. Diſinganni
no però loro ſteſſi i Grandi , conoſcendo neceſ
ſario affaticare , ſe non la mano, la mente nel.
gouerno : perche ſc bene nati ſuperiori ad o
gn’altro , viuono nel riſtrerto di quel mondo,
nelquale anhelando per gliſtenti . s’attrahe l’aó'
ria, che ci mantiene. Vedeaſi Vulcano , non
primauſcitoallalucc, chediſperſo , e non pri
't .
ma partorito, che fatto orfano dalla diſgratia.
*xx
\`
Wndi determinò di giungere, anche zop i.
ro.`ñ
‘è
x-ñ\-\ cando, la fortuna, fuggita dalui ſin nel naſgi
mento non ſenza ſperanza d'arriuarla, 8t accor
darſi ſeco , già che eſſa ancora camina zoppa.
s’applico all’eſercitio del fabro, conoſcendo,
che ſacea di mcſtieri raccommandarſi alla proui
denza dell’arte, e dell’ingegno , già che raſſer'n
' braua abbandonato da quella della Natura , edel
'-\
‘“SA
V;
**a Cielo. La Felicità che principia à luſingare nelle
faſcie, auuiliſce tal volta vn’animo, Se in vn’o
rioſo ripoſo fiì che degeiiei-i da quelle grandezze
medeſmc, nelle quali _nacque Chi ſempre di
“è.. mora nel ſeno de’ genitori , non sà che coſa ſia
viuere, perche ſtima ſempre di naſcere. Non
troua la sfera della gloria, chi non parte da tut
ti paterni , perche viene à giudicare , che ſia
Cielo vn ſoffitto coperto d’oro,& illuminato de
raggi di magnificenza regale. O urc s’induce
àcrcdere, cli'il Soleintorno alla ua caſa com~ -
piſca i ſuoi giri, là onde ſtima di ſcorrere con
\:…\›
‘$3- l’Occhio , anche ripoſando turti que’ paeſi ,che
E‘
7-3* ’ potreb
za! La Rm oli Vulcano
potrebbero proporſi alla generoſnà de’ penſieri.
Non sà in ſomma muouerſi ad acquiſti piu glo
rioſi, chi allettato do ciò che poſſedc ſenza fati
ca , perſuade à_ ſe ſteſſo’ compendiara quiui ,
quanto potrebbedeliderare. mreſto miſero ZOPÎ
p0, ſe bene de ſtirpe Diuina , fu aſtretto à ban
dire l’ocio , mentre era egli ſteſſo bandito dal
Cielo. non conucngono le dolcezze della quie
ze, à chi vede contrapeſato da pouera fortuna,
l’eſſere di progenie Grande. Mentre il padre be
ueua cola sù il nettare . en ſufficientemente ſo;
disfatta l’inſelice Vulcano, in poter beuere i
propri ſudori. .
Mi con queſti è pur vero , che accoppiati gli .
ardori de’ parimenti, tcmprò quelle arme . 'che
puorero difendere il dominio di Gioue.Fu ſabro ſ
di que’ fulmini , co’ quali depreſſe l’orgovlio de’ i
Giganti, ambitiofi di ſcacciarlo da quel’ſupre
mo Regno. Auuertimento à’ Grandi, che la ne
ceſſità gli ſpinge mai ſempre a deſiderare il ſoc
corſo , di chi effi ingiuſtamente diſprezzarono.
Pena douuta alla colpa di quella rirannide,ch’c
mendar deuono con l’humiltà delle preghiere
ne’ 'Propribiſugniz mentre erraronoin perſegui—
targli, per ſemplice fallo d’vna …diſcreta ſuper
biaFu di meſtieri, che quel maggiore tra’ Dei ri
ceueſſedal vilipeſo Vulcano quello ſcettro , che
moſtrandolo, non meno vindice,che Re, nèlo ſi
, riconoſcere per il ſommo Gioue. Dalle fatiche di
lui, viddehonorata la ſua mano di quei folgori,
che ſopo tante penne, con le quali ſ1 deſcriue
l’immenſità Be la ſua grandezza , è la Mneſtà del l
ſuo potere.Nel che pure deueammirarſi labuona
mente di Vulcano, il quale non permettendo il
predominio allo ſdegno contro la crudeltà del _
padre, volle conſonderlo co'beneficii. Inſegna- l
‘K mento
. di Ferrante Pizllauicinfl. 32,9
.il
memo di quel modo,in cui,anche vfl’offeſo dene
portarſi co’ ſuoi maggiori. E‘ ſempre meglio il _il
procurare con le gratiel’affetto,che con le ven
dette ſollecitar il ſui-ore di quel Grande , che co’
gli ecceſſi della ſorza,è difeſo da gli inſulti d’o:
gn’inſeriore. Poteua concorrere con i Giganti
nella ſouuerſione del Regno paterno, epure vol
lc piu toſto ſoccorrere al P-idrc , per il caſtigo di l‘
quelli 5 forſe per auuertirci, che da ingiuria alcu
'ì na, non deue l’animo noſlro farli-crudele contro . \
i genitori, verſo iquali ſono indelebili i carat- ,
-' teri d’obligatione , a cui c'aſh~inſ`c l’hauei-e rice
“ uura da loro la vita. Mai può baſteuolmente ſo
disſarſiilà queſto
rottoſi vigore debito , la onde
, ancorclie nereſtaraſſem
altrimehte incor
Prc
a’: Ferrari” Pallàuidna. ;'47
Preſaſi la ſpada , ambaſciatrice d’amoroſn pa.
ce, non P… miniſtra di cruda guerra , partì , ſli
molato dalla curioſità di leggere, la ſentenza
dataà fauore de’ propri deſideri , nel tribunale
diquella macſtoſa bellezza. Trattoſi però in diſ
rte, doue la ſecrctezza del luogo ſpriggionar
poteunlalibenà de’ ſuoi affetti , per dar la vita.
ai’ contenti traſſe la ſpada, da quel ſepolcro , dal
quale vſcir non ſolea, che per viueretrà le tirag
'con l’altrur morte. Scorrendo dunque con
Ritchie quelle breui lince , trouò che coſi ha_
ueua ſcritto.
Duèita, che non ben inteſi n'a '110:' il linguaggio
amoroſa degli occhi non przgiua’irlyi ù'mz’ei affetti
l’gffère impedita dal’ eſprimergli um la lingua.
L’indifrreta gela/l'a del Marito ”l’inter-dire il 'Udo,
daue :’annìdareèlzera i miei contenti. V’flma guan
;apuſi amare-ma Venere . e quanto pm) mmm”
-vn Dio. Cor-riſpondete amor 'voi quanto dm: 'una
Dtitè; quflnioſidt’ue admmVem-re. Non manm~
ra‘ rampa-1] mgherei frutti di quaſi” ?lo/ſro amare,
ad anta di [biprotum Ia [Ieri/”à de’ mſm’ piaceri.
Glorioſſi Marte di qucſìo punto di pareggiar
Gioue nel nettare di quelle dolcezze , che guſta
ua in poche ſtillc d’mchioſtro eguali all’altro,
che que] ſommo Rè gode in vn mare immenſo
di gloria. ln vederſi conccſſo dalla fortuna il do
min’io di queſta Dea non potcua non fomentare
:oſi ſuperbi penſieri, mentre poteua giudicar
i-, che l’lmperio ſteſſo di Gioue foſſe apprez—
zabile ſolo perla di lei bellezza. Ruminando ”à
e concetti di gioia non ordinaria , connertiua in
mtrimento delle proprie ſperanze , chimere
'i felicità impareggiabilc; beuutointal guiſa
‘animo d’vna tanta allegrezza , con dimo
lrationi di gratitudine volle riconoſcerne la
T- 6- caulà,
z48 La Rm oli Vulcano
cauſa , là Onde con tali forme rcſcrìſſe au’ama.
m Deux
Blu-”Ido anche {dauqflî libertà difiuellarm' , ta
”rebbe la lmgmx ifiupiu‘ixfl {111in em’ffi delle -uoſìre
grazie. Le mie Obſgñltlofii kauramzo ſede appreffò
chiunque :è qualmenze "un Dio dom offer capace
'le’ fizrlorì d’lvm: Dea, ſe non nel meriturli, almeno
”el conoſcerli. La corriſpondenza èinduóimoíle,
7nentrejàno :fin-zato ad amarui d-'n’x’e /ble 'violenze
della beh/ì non anomale l'0” quel/ì* del *vo/Ira gm
xilzfflìmo affetto. Sarò 'vo/3m *vittima , anche”:
gana’omzfi l’altare delwcjírejeno; perche 'una Dei
rà adorabile in ogm' luogo, hà per rullo Templi,
ó* altari. Godrà nom/{meno quando la firm
im mi comoda-à di confizmve il ſacrificio di mo
fieſſo con lefiamme , olo’ eſcono da’ 'vo/hi bellzffimi
HLT/ſi.
Dch’neati ínanguſto Foglioquefli amorofi ſen
timenti, raccornmandò al Dcſtino l’intenuone
di ricapírarll ncîle mani di Venere. Con mille
voti ſupplic .ua la ’Si-‘ITC, per haucrc commodinî
`dn ſmorxrc gl’inrereffi ſu… amoroſi , per :manzo
dc' quali , cm neceſſario il ricapiro di queſta lec
tera. Diſceſa dunque dal Cxelo, inuiandoſi ver
ſo l’af’ſumicata flanza, nella quale-ſperma di vc
der i] ſuo fuoco. Anche ueſta volta la compiac
quch Fortuna, coll’ablcnza di Vulc_ano. Non
mancaua però la ſolita affifle'nza di coloro.che
con "inceſſante conſonanza dc’ loro faticoſi
coſpi diſturbauano l’armonia de’ ſuoi deſideri.
alo.-—-.- Scarſa l’occhio doue l’inuimua lo proſpertiua
d’vn Ciclo auuczzo ;ì Felicitarlo almeno c0' rag
gi de gli ſguardi. Non incqmrò la preſenza
eH'amara , con preſagio di pocoſciici influffi,
mentre. mancaua quel Nume , che doucua cz
gxonarh._
Per
di Ferrante Pflflauiciflo. ;4,
Per naſcondere la confuſione de’ penſieri, ſe
ce mentire la lingua, la quale, in vece di ſcuo
prire le paſſioni del cuore, moſtrò curioſità d’in
cendere du’Ciclopi , quali fatture haucſſero per
lc mani. Vno d'eſſi riſpoſe, che ſi tempraua la
ſommità della lancia di Pallade, la quale diſſero
d'attender in breue, per riuedere l'operaloro,
8c ordinarne à ſuo guſto la perfettione. Il nome
di queſta Dea molto ſtimata, e perla nobiltà del
genitore , è per la forma del parto,eper le-ſue
riguardeuoli qualitàintroduſſe quiui diſcorſo
re di lci. Traſcorſe Marte in celebrarla con fin
golari encomi , si perche erano douuti alle con
ditioni d'vua Dea coſi grande , sì anco per trar
re fuori d’ogni ſoſpetto coloro , che ſorſe dubi
tar poteſſero de gli amori con Venere. A queſto
finepuò crederſi giungeſſe à dire , che mai egli
haurcbbe aſpirato al congiungimento con altra
Dea , poſcia che ſi gloriaua inuincibile ad ogni
bellezza, fuori di quella, ch’cſſcndo armata , p0
ceua domare i ſuoi ſurori. Stimó nondimeno,
che ſi traſportaſſe ad offendere la ſua adorata
Deita in tal modo, sù la fogliadel di lei Tem
pio medeſimo ; perche ſimili accenti foſſero
commandati da vnamcnte diſordinata per l’aſ
ſanno, che pruouaua in non vederela ſua Ve
nere.
Conobbc purtroppo. d’liaucre con fregolato
corſo di lingua precipitatele ſue ſperanze,quan
do quella, ch’in diſparte haueua vditi i ſiioi ra~
gionamenti , vſcì co’l volto acceſo di ſdegno.
Mentre alle fiamme di queſto traſpariuail ſuo bel
lo, moſtrò di volere , che le,ſue bellezze foſ—
ſero crudelmentc homicidiali , acciò che gli foſ— -
ſe più doloroſo l’hauer la morte, onde ſoleua
confeſſare la Vita; In quegli occhi che nutriua
T 7 no
350 la Rm di Vulcano
no ’incendi d’amore all’hor, ch‘auuampaua
no ’ira ſe gli preparaua vn doloroſo inferno, le
cui pene eſſer doueano tanto più atroci, quan
to , che erano riſtrerte nel centro del Paradiſo.
Ad vna ſola occhiata pronoflicò Mattei ſuoi fu
turi infortuni , mentre vidde ſcintillanti in fac
cia del Sole qüelle due infiamate ſtelle , che però
creder non poteua, ſe non infauſte Comete.
A baſtanza prediceua ſciagure la ſeueritàde'ci
gli, rigoroſa , in naſcondere que’ lumi fecondi
della ſua felicità, e mancando la ſerenità delvi
ſo, douea con ietturar tempeſta all’hor, che
nell’ increſpar 1 della fronte poreua crede
re nmmainata la vela die quella amoroſa genti
lezza, da cui poteuanocondurſiin porto l ſuoi
affetti.
Accompagnò Marte il primo incontro de gli
occhi nell’ amara Dea, con vn’ affettuoſo ſa
luto contracambíò con vn ſuffiego coiìaltiero ,
che ben vedeaſr depreſſo dalla Maeſtà l’amo
re. Aggiunti: effetti di riuerenza, quando inol
traſi maggiormente verſo lui richiedeua termi
ni di creanza , ſe non d’affetto. Non puotè però
con tali ſegni correggere quegli errori . à’quali
a’andaua preparando ſeuero cafligo. Sollecitata
Venere allo sfogare il ſuo ſdegno, eſalò fiamme
alla vendetta da quella bocco , da cui non porca.
no , che vſcire fiumi di dolcezza à gli a
mori.
Non vorrei, diſſe, vederui coſi frequente in
qucſta fucina, all’hora mamme, ch’è lontano il
marito. Dall’eſſere voi vn Dio non ſi cancellano
que’ ſoſpetti, che poſſono offendere la mia ri
pntatione. L’autorità delle voſfrc grandezze
:ion v1 rnuouaà reſurnere la libertà d’adem
re ogm voſtroñ eſiderro. perche io ancora ſo
no
ma:
LA
367
”LA RETE
DI
VULCANO.
Marte, eVenere preſi nella Rete.
Luino SECONDO.
Na‘ On poſſono celarſi gran tempo lo
--`
\ì iniquirada; mà ſuaporando il cu
more di qucſtn piaga, ſa dime L
"' ſtieri che ſe nc ſcuopra Phon-ida
dcformirà. La terra fleſſa ſu fe
conda di lingue per publicare il
diffetto di Midàmcl quale participaua dell’ aſino;
acciò che c’nuuerta,che l’huomo, il quale con
diſhrezzo della ragione ſi fa communile condi
tioni de’ bruti hauràloquaci in ſuobiaſimoan
che quegli oggetti, che ſono ſenza ſenſo. (Llcſti
amanti non ammetteumo complici del proprio
peccato altri che loro ſtcſíi, là onde giudica
uano impoſſibile , che la cognitione d’alcuno
cſtruhcſſc dall’altro della ſccrerczzai loro amof
l’oſi ecceffi: Mzì non può ſepclirſi nelle tenebre i
ciò, che 5,’0pera ſorto vn tetto coperto di luce.
Il Sole ſpiò,vide,e riuelò qucſti occulti abbrac
ciamemi; ò foſſe per odio portato à Venere ,
mcmie le lue bellezze faceanoſtorno à’ di lui
ſplendori; ò pure,perche dall’cſſer’eglil’rencipe,
come è u‘à’ Piançii traheſſe proprietà di mali
gmre contro gli altrui comçmi. Meglio ſorſe
dirò' che nemico ordinario de gli amanti ,.
L V
368 La Rate di' Vrdmno
ch’abborriſcono il ſuo lume,dcſideroſi dell’oſcu.
rità della notte, congiuraſſe anche contro la feli.
cità di queſti Numi.Per verificare in ſomma,che
chi pecca fugge la luce, era conueneuole ſcorge:
queſta perſeeutrice d'vn tale adulterio. Che ſe
ilSole ſu poſto mai ſempre per vna ſignra,ò lim
bolo del vero Dio, era ben douere ch’egli ſolo
ſcopriſſe queſta colpa, per dar à vedere qualmen
te non euui coſa ,la quale , ſe bene ſecreta à gli
occhi di tutti , àlui non ſia paleſi:. Se pure non
Vogliamo dire, ch’eſſendo naturalmente conſer
vatore del mondo, e concorrenreallageneratio
ne ditutte coſe, volle dimoſtrare di non con
cordare con beneuolo concorſo nella generatio
ne di Cupido , dilirurtore dell’vniuerſo , e pu
re prodotto in queſli impuri ampleſſì. Beſſo
Pianeta finalmente, come ſimbolo della ”gio
ne , non poteua non eſſer contrarie-à Marte Dio
ne’ più ſregolari furori dell’animo,& á Venere
dominatrice ne’dilerti d’vn ſenſo sfrenato.
Figliuoio anch’egli dell’Oceano doue di con~
tinuo, e riſorge, e ripoſa, doue pure queffa
Dea vanta prodigioſì natali, portando vna
conca marina per culla , non puotè tolerare i
vituperi del genitore nelle impudicitie di lei.
(Mando non meritaſſe lode queſt’vfficio pallino
dal Sole con Vulcanmpotrebbe dirſi confermato
l’aſioma, che ſono piu pronti alle perſecutioni
quelli.che ſono più proſſimi nel naſcimentol—luñ
miliò la Maeſtà delle ſue grandezze, DCl con
durſi alla caſi di queſtovile fabro, perche l’alte
ríggiad’vn Grande cede mai ſempre al penſie
ro di machinnr ſcia ure ad alcuno. Se pure m
ſimile cauſa rappreſentando giuſtogiudice, nel
PÎ'OCUl'fflj caſtigqa quella COIPJ , non inſegno.`
‘ì e h B‘Uſtlrmdeucpreecdere ad ognialrro n"
' ſpetto,
AG Ferrante PARMA/'cina, 369'
ſpetto , ſtimandoli l’cſecurion: d'cſlÎila maggior
gloriad’vn dominante.
a
E’ ricco di luce per ſopraintcndereà gli inte—
reſſi della tcrra,chc può dirſi quella lo conſegnata': -
in cuſtodia a queſt’Argo tutti occhi , perche tut
to è lume. Haurebbe però mancato al debito del
ſoo grado, permettendo la continuatiÒne d’vn
diſordine` ſi grande,col quale s'informaua proge
n-ie anche celtſtei Auucrtimento à’ Prencipi ,
\
cli’impieghinoin rimedio de’ mali del ſuoStato
l’autorita loro conceſſa, non tanto per Fregio , e '
decoro,quanto per altrui iouamento. Trattan
doſiinſomma di colpa di ëue Numi , ſi moſlrò*
à"Grandi,cliel’.iltezza della loro conditiouemon
gli cſcnra dal veder puniti i propri erroriperche,
ſe non altri quel Sole, ch’e ſuperiore a tutti i*
PſfnciPl ſi ſm vindice delle loro iuiquitacli.
- A quei ſoli ſplendori , che ſono incapaci d'ini
‘ ff,… paſſione è permeſſo lo ſcuoprire tuttii man
camcnti, iquali ſeguono à’delirii della Maeſta ',.
perche con atroce , e peſſima crudeltàéſcue
tamente caſhgato ogn’altra, che gli ſueli. Co
munque ciò nel caſo noſtro, ò per debito d’vffi*
cio , ò per conuenienza del ſuo ſtato,ò pure per**
odio e malignità, abboccatoſi con Vulcano pre-
giuditio de’ due amanti, coſi parlò*:
Non doueuo comportare più longamente i-i
voſtri dishonori, per non eſſer incolpato d’vn ta
cito conſenſo, quando non ne procuraſſi’ il rex-a
mine, con man-ifefl‘o impedimento. Si com-
mettono ſempre sù la faccia al Sole quelle ſceleñ
ratezzc, che non hanno teſiimonio; da cuiſia
no publicate, _ò conuiflte. 'V0i dall’altro cauto-
ſete figliuolo di Gioue, ne.d1ſgrat1e non meritare ~
auuiliſcono le conditioni riguardeuoli , ò per].—
natalixòper larvirtù. Non puo negare, d’eſſerui.,
5.! Padre,.
*rm- Efl Rete di ”Alì-mo
Padre, ancorche Voi habbiate poca occaſione di'
riconoſcerlo tale. (Hindi non poſſo aſtraltere
da ogni pregiudicio lc glorie della progenie,
mentre altri maltratta la voſtra riputatioue. Non
sò in qual modo non ſai partecipe anche ll ſom
mo de’ Numi di quel diſcapito del voſtto hono
re, che la moglie voſtra ſepeltſce nelle ſued-s
honeſtadi. Sappiate che ogni qual volta per
bteue ſpario v’allontanate dalle mura della vuſtra
caſa, da Venere aperto l’ingreſſo alla laſciuia è in
trodotto Marte in quella rocca di cui la ſede di.
matrimonio fece Voiſolo aſſoluto Signore. Ne
gode tranquillo il poſſeſſo ſin’al Voſttotitorno,in
dl partendoſi ſempre con ſicllſe’Z'LaFll rientrarui.
mentre ſeco riporta le chiaui che ſchiudono ogni
loc-go , nel quale ſia donna impudica. Non è
marauiglia , che quella , che ſuſcitare h_ànſſe e
conteſe m Cielo, apporti ſolo ſciafgure 8c affanni
in terra. Mi duole,cheivoſtri in ortunis’auan
zino ſin’al tormentaruí in quella parte.dicui non
v’èla piuſenſitiua, in chi‘ha ſenno. Fate che vi
confermino queſia ,veritài voſtri occhi medeſi
mi, per maggior fondamento d’ogni generoſa
riſolutiooe. Fingette d’andaruene all’iſola di
Lenno, con propoſito di fermarui qualche giot
no; naſcondeteui poſcia non laſciando, che hab
bi effetto la voſtra artenza,8c all’hora nell’euen
to oſſeruarete la tncerità de’ miei auuiſi. Bra
mo, che conoſciateil mio aſſetto, Sti] zelo del
la 'voſtra riputatione. Conſultate con maturo
giudicio le voſtri determinationi. ticordandoui,
che queſti capi d’ldra non ſono ben troncatidaL
furore, ſe non reſ’ta ſigillato il colp-0, col fuoco
della prudenza.
Reſtò fuori di ſe à queſta nuoua il povero
V“lv‘anoa confuſo talmente in ſe ſteſſo per vai-ij
chſiè
di Fur-'ante Pal/;miriam z
penſieri, chcflppcna con bruiiſſimc note pugzc‘
compiire per gl'dflllldllle. Partito il Sole, coli ſi
ritirò per dſtl‘lllflgo aH-.i varietà delle pal ioni,
che ramo piu io tormemauano , quanto più ri.
flrerro campo permette-ua ;il loro combattimen
to. Non pruouaua altra conſolarione, che in.
non creda-rc ſimili ecceſſi di Venere, &in pen
ſare, che Mme non h'aurebbe coſi infamcmente
mid-ra l’amiciria, che egli profe-filius!. Mà con
facilità ſuaniuano per ambi i capi queſti con
formi , perche ſenza fondsmcnro non era lecito'
giudicar mentirigiiarrcſhri delSole; e d.xll’alrro
canto era credibile la tranlìgi-effione delle leggi
d'vn fedele affetto, in chi obbediua à gi’impulſi.
del ſento, ſecondo la proprietà dell’animo, il.
quale coni-1 difficoltà del credito in ſciagura te
mura, procurarimrdarne l’uffinno , diflì ri il pre
flur ſede inalterabile alle riccuurc accuſe. (Qin
di reſtò ſoſpeſo nel riiolueme le vendette. La
geloſia non _sò ſe Più d’amore, òd'honoré , con.
grandi sfom opprimeua i] ſuo cuore che s’auue
deua di douer eſſer diuomto dalla Sfinge della
diſperarione , mentre era indiſſolubile l’enigma
di coſi doloroſe paſſioni. .Biſognaua , è ſtabilire
la metà al cordoglio, ò porre le moſſe allo ſdeóñ
gnaro con la certezza di quanto hauea vdiro.An~
corehe diſſemiſſero molti penſieri , con rale ap
puntamento ſ1 fece :regno trà gli affetti ſin’ali’in-ñ
formarione de gli occhi, l quali non poteano du
bicarſi , ò partiali in aſſoiuere, ò poco veridici in.
accuſare.La ſera ſteſſa volle ſincerare ogni ſoſpcc.
t0,e con l’oſcurità porre-in chiaro il vero.Prot`eA
flò di ſoggiacere àneceffità,che ſollecxraun il ſuo@
artire, prima del tem o preſtrino. Venere ſinſè
Kane!“ diſguſto à que o auiſo, moſtrando POL
d’accommodarſi an’oc’cafion'e, ‘vsò, artificíoſe lu~
V 6- finghav
372… La Rete di Vulcano
ſinglie per ſatnllnrlo di piaceri, acchioche non
coli preſti foſſe ſpinto al ritorno dall’appetiro.
Egli nondimeno corroſo da altro trarlo che d’a~.
more rifiutò la pafiura de’ diletti, mentre i pen
ſieri ſcorreano in altro mare. che quella delle
delitie. Diſſe d’hauer il palato corrotto dall’a
Inarezzn d’alcuni trauagli , là, onde non gli ag;
gradiuano in quelpunto ſimili_ viuande. Poco di:
lui ſ1 eur-.ina la Dea, intenta ſoloànon conſu
mare quella Ragione, che precorreua coſi ſur
tunat-.i iſtempo ordinario. _Variandoſi l’ordine
ſtabilito trà ſe , e l’amante, pauentaua di non.
liaucrlo quella notre compagno, onde ſcorrcſſe
ro inſruttuoſe quelle 'nore non regolate all'ho
v:elogio , che ne gli amoroſi congiungimenti,
ſeconda il morod’affetcuoſi deſideri. Fece pe-.
rd capitare nelle di lui mani vn biglietto, nel
quale l’innmnorata e bella Dea con ſimili ſcn~
timemi ſcriueua :,
i Lafirrum olzedíſce ìi’noflri valori, ”ottenendo
l
conſona-[lam facilità ”mè-e l'omaginaxione. Hoggi
parte’ il mio zoppo affìettutodà importante ”ite
rcſſl’. V ’attendo pero àÎMixi noflri lrartenime‘mi,
e!” la fi‘equenîa non pu} rendere JZÌTKZZHLX'IÎÎ Per
{baſano troppo delirio/t'. V’inuito nel ſmo delle
*vojſra Venere, al Paradifii de’ piaceri,a'eguo dbm
Marte. Tanto d’un-mare il Campidoglio, in omflz
Iete entrar 'vittorioſa , acciao-be fatto campo a'i
guerra 'ci muffin' ù replicare gli amaro/i armati ,
doncſolete guſtareſenza fatica dilettouoli trionfi.
.Promiſiimo Marte á ueſti inuiti, 6t à coſi beñ
mgnn PrOPoſta, condu e la Diuinità ad effuti di
"fli‘ìſhggioin quelRegno, nel quale predomi
Pfiuqrjo leglorie del diletto.'Appiatat0ſi Vulcano
I" d'ſPJTſezoſT-eruò la ſua venuta. honorara do gli
DIFF-tm_ di , Venere . :ch’impariente l’accoljè :rà
‘ la
di' Farrflnte Palla-vicino. 37;
le bracci-1, quali prima d’luucrlo in caſit. Gli`
apri il ſeno , e gli donò ilcuorc in vn bacio, per
al'ficurarlo al primo ingreſſo con ſxmili acco
glienze , ch’lëaurehbe da lei rcceuuto quell'al
bergo, che può deſiderare hoſpite amoroſo.
Con ”le regola almenoñcongetturò da’ ſimili`
principii il pouero marito , quali concluſioni
haurcbbcro trattate sù la diletteuole carhedra.
del letto. S’aſſrcurò , che con argomenti , in.
tutte le figure haurebbero concluſii ſuoi vitu~
peri nc’ propri concetti. `
Fremeua arrabbiato in ſe ſteſſo , prouando.
tante morti . quanti penſierigli ſuggeriuano, che
la ſun Venere felicitaua igodimenti del Drudo… e._._ñ_
l-ñ~ñ~
;7-4 La Rete di [/ii/cana
conſermare i concetti dal loro Formati, di qual.“
che ſtrano acciden‘te, ò d’atroce ſciagura. Dopo
vn ſoſpiro al ſine , con Gui For'ſe'ſeee breue pau
ſa , l’aſpro ſuo cordoglio, compiacque alla lo
ro curioſità, coſi parlando:
Con voi ſoli , fidi compagni &amici , riſolvo
di sfogare quell-1 ‘paſſione , 8x’ eſa-lare‘ quegli ardo
ri, che temprano ſono arme di ſdegno. Mi pun
gono coſi al viuo quei mali,che mi tormentano,
che ogni punto di ferita diuiene centro d’indiri
bili penne. Sono lacei'ato nellaripurationexon
liderate voi- qual ſalute può hauere l‘animo apñ
piſìionato. Sono privato cliquell’vnico theſoio,
in cui ſi comPendiauano lc mie fortune; Con-
gcrturate hora lo ſtilfl) del cuore nella mendicira
*d'ogni contento Ho perdura Venere, con perdi
ta taleche ne ſiſmai'ei piu tolerabilela morte. E'
pure v’è noto con quali ('CCL‘ffi d’amore l’idula
traſſi giunto à’rermini di non conoſcermi viuo,
quando non viueua in preſtar oſequio à Venere.
Non è più mia coſtei, èſono violentatoàlaſciar
ne ad alrri i] poſſeſſo , con aggiunta del proprio
honore. Wl Gioue,che mi donò la vita per far
mi infelice,ben poteua ſupporre che mi fauoriua
- di tal moglie, perrendermi dishonorato. Preue
dendo le di coſtei laſciuie, volle forſe accreſcere
i- miei diſpreggi c0’ ſegni della ſua gratitudine.
Proprietà de’ maggiori, quali quando princi
piano le perſecutioni contro vn miſerabile , le
continuauano anche con apparenza di rarit
Già eſſa è fatta di Marte; diſtinato io ſte o a ri
mirarla trà le di lui braccia , e con queſti occhi
autenticare il furto, con cui mi s’inuola ogni be `—-e_
ne. ſi furore mi vieto l’amarla,e pure amore mi
prohibiſceil vendicarmr. Non so con qual am'
.noriceuere bacr da quelle labbra profianate dall'
' adulz
a'i Ferrante Pnl’nuimm. 37)
adulrcro , ma pure non .xò con qual cuore viuc
rc , non animato da gli amoroſi ſpiriti di quella
' belltihucca. Non m’acceiro di nonirritarmi ri
cui'immlo in quel ſeno , clic mi ſi proporre ſcre
tro d. ll.l mia riparatione, ma pure non ”l’aſſicu
ru di non morir lontano :la quel grembo , ricet
ro d'ogni miobenc. Ln filrgnoio m’inchina al
la crudtlra 8t ;ille ſtraagi . ma quei penſieri, che
me ne offir‘iſí‘ono Venere per ſegno , muouo
l’appetito a’diletti. Son tutto fuoco d’ira , mà
dubito di non procurar Volonmlla morte à que
ſti nrdori tra due monti di neue, che ſi ſolleuano
nel ſim CdLlLllLlſlTl'int) petto. Hò la bocca prepa
rata a rimproucre , ma temo , che dalla preſenza`
di quella vagliiffimn Faccia fatta ribcllc, ſi muoua.
à ſeco vnirſi. Hole braccia inſerocite per abbat
rcre, per atterrare; ma pauento, chea Fronte de'
ſuoi ſguardi ſi i‘iuolgano a Pll ahbracciamenti.
Ho finalmente pronte le anni alle ſtraggi , mà
non m’aſſicuro ch’inanti a lei non mi ſi mutino
in mano, e nellaſua Fucina amoroſa non can
gino tempra. Coſi tra queſti delirii fond-.indeſi
la confuſione della mia. mente: non sò in qual
modo preſentarmele ſdegnato, e come non coi-ñ
Krà lei in ſèmbianza d’amante. Quanto meno,
la ſcorgo mia, tanto più la deſidero, la onde non.
oſſo vendicarmi per veder la fatta d’altri , per
non perdere la libertà_ di vederla tal volra mia.
ueſti ſonogli enigmi,trajqualiinuilupate lemíc
fabiani truouanovn labermto,d'ondenon sò co_
me poſſano felicemente uſcire _amore 8t honore..
ln ſimili accenti moſtro l’animo auuilito dall’:
affetto , e l’affetto combattuto dallo ſdegno.
(Meſh ſuoi confuſi ſentimenti haurebbero data
occaſionc di ridire à’Ciclopi, ſe conoſcendo che
larvehemenza del, malo lo faceua delirare non'
foſſero
;76‘ La-Rm di‘ l’ultima
foſſero ſtati perſuaſi al compatirlo. S'auuitle.
ro , che col methodo del conſiglio era neceſſirioñ
imporre leggeàquel giudicio irriſoluro per la
difficoltà di ſuperare qualunque delle paſſioni
dellequali era combattuto. Bronte però il pri.
mo di loro, il quale, come amico s’intemauz
nelle offeſe dell’honore, non coſi pruouaua le
violenze proprie, d’amante, con poco diuerfiz
accenti lo perſuaſe alle vendette:
Wçſti intereſſi, ö Vulcano, non dovreb
bero , ne meno in modo alcuno conſulrarſi ,
eſſendo di poca ſana mente quelle riſoluzioni,
bcnche per breue dimora, ſe per ſulminar mag-
gior caſtigo, il più delle volte ſi ritardano. Vn
crime” lee/.c marie/l’aria , dourebbe, ſe Foſſe peſſi
äile, prima caſtigarſt , che condannarſi. Sono ſi
mili delitti contra perſonnaggi priuati , qm-lli,.
che offendono nella riputatione; come che que
ſta tiene la maggioranza, e'l Principato delle
grandezze , che-cr rendono riguardeuoli . ſopra.
ogn’altro oggetto. Non ermcttete però al ſen
ſo, che co’ſuoi varii ſo ſmi coſi facilmente vi
conuinca, per farui,tanto maggiormenteappatir
mancheuole ,nel primo fondamento delle mao
giori glorie. Vn’ animo ragioneuole , non deue
confonderſi in vn meſcuglio di conſuſioni , mi
deue dtſtinguere i tempi dell’amore, edcll’odio,
mà anzi ſi moſtra effeminato , e codardo , ſe non
corriſponde ſdegnato, à .ch‘i male contracam
Biollo amante. Murate cuore , ſe quello‘, che
hauete ineatenato da coſt'ei, la quale v’ha tradito
non può ſpiegarti alle vendette. Vi ricordo, che
il manto della riputatione macchiato , non ſi ri~
ſaÎ-ciſſe ſe non imporporato uel ſangue dl chi
lo macchtò. Fate vedere, Cl‘lC ſapete riſentirui
“Ìelle offeſe, che riccuete , perchealtrimente chi,
.—-cñó
ſem~ -
di Ferrante [’flIIrmícím. 377
ſiempreſi moſtra ſtolido, diuenta Fermo ber
ſaglio à’ colpi di tutti. Sete in obligo di moſtra
re con corraggioſi penſieri in diſeíà del proprio
honorc , che non ſere tanto ſprezzabile a quan*
EO in loro ſtcffi v’hanno figuraroi voſtri genió.
tori. Hauetci nemici nella propira caſa inermi ›
…ddl › e Pl‘oſtrnti in letto. Ache dun uc badare,
non correndo di ſubbito co’l Ferro a trionfare
con lnloro morte? Che gioua l’affacendarci in
continui lauorirdcdicati alle ſtraggi , ſe non ſa
pere auualerui delle voſtre ſteſſe fatture in ven
dicarui. (Miui ſi tratta di fomentare i propri
dishonori” di ſtabilire le voſtre glorie. Non per.
mettere-,elle vi luſinghi vm bellezza,con la uale
non haueudo potuto meritare , come voiacſſo
dire, conle adorarioni, preſumer non potete
altro auanzo, cliedidiſguſti. Noi ſteſfi ſaremo.
in voſh'o ſoccorſo ,bcnche ſuperfluo , menrre lc
laſciuic debilimno ogni più vigoroſa fortezza.
Armate nonvmeno il cuore , chelamano_ ,, fiche
non pcrmertíno più que raggi` d’amore, che
horadano luce à' voſtri viruperi nelle alerui ſce
lerarezze. Non liabbiare riguardo ch’a-lla ſia Ve_
nere , perche quanto è maggiore ,tanto più con
uicne, che ſerua alle altre mogli di Freno ne’ ca..
ſtighi , ſe ha ſeruiro d’eſempio nell’adulterio.
Conchiudoin ſomma per non moltiplicare ra
gioni non neceffirie . doue ſi truoua giudicio ,
che_ ſolo con la loro morte potete paçuire con
l‘immortaliràil víuere, c mantenimento della
noſtraripuxatiunc.
Coſi terminò coſiui le ſue perſunfioni; non,
aggradirc,come troppo rigoroſe da quel cuore. il
quale non ancora era ſacro incapace delle rene
reue amoroſe. Vn’ animo di fiera ſarebbe [tuo`
vioîcmaro à inirigarei ſuoi furori da qucl Volto,
~ ` che
;78 La Rete di Vulcano
che troppo dolcemente rapina. Era impoſſibile
ch'vn braccio foſſe temerario in ferire,à Fronte di
quella` maeſtä,ch’anco nel ſulminare inamoraua.
Oltre, che gli ardori d’amore, non ancora ben’e—
ſiinti in Vulcano , non poteano cagionare ſete di
ſangue, onde ſi ſolleciraſſe appetito di fierezza.
'Tutto queſto oſſeruò beniſſimo Srerope‘,il ſecon
do Ciclope, là onde contrai ſentimenti del com
pagno, coſi fauello;
Troppo ſei ſeucro, 8c indiſcreto , ö fiatel
lo , perche ſe con la morte e col ſangue ſoſſe di*
meſtieri, punire gli adulterii , tutte le caſe Eu eb
bero maccelli; e ſi diſ'ertarebbe tantoſto ſpopo
lato il mondo. Biſogna ſare buono ſtomaco;
quando maſſime il calore di raggi amoroſi, e
d’vna bellezza dilettcuole aiuta la digeſtione di
ſimili diſguſti. I mali , che ſono communi ,
rieſcono aſſai più tolerabili , eco’l preuedergli
gran tempo auanti chiunque ſi marita, dourcb—
be a euolarſene la tolcranzn. E per certo , ſe ben
con ideromon iſcorgo fondamento di quei pun~
tigli d"honore, co’ quali s’inteſſe l'obligo alle
vendette contro ſimili ſauori delle mogli chia
mati offeſe. Dourebbe ciaſcuno gloriarſi d’lia
uere vna conſorte gentile, copioſä di grarie in
atrraliere , e renderſi amabile à tutti. E pur debi
to di chi hà ragione l’ambire maggior perfettio
ne in chi è piu congiunto. Perche Îunque ſi ren
derà vitio la gentilezza nel matrimonio , e non
approuaremo , che la moglie con encomi vni
pei-ſali ſia lodara per bella , eper buoni , mentre
in ugu’ altra coſa noſtra andiamo coſi aliieri del
le altrui lodi .P Per qual …la Facendofi ritroſì
(ſcura perdere quei vanti, che l’ilieſſo marito ne'
fuo'jìmf’ſ} haurà confermatiglorioſi .P
L opmronecommhne , direte Voi coſi , com
manda,
di Ferrante Pal/fluid”. ;79
manda, per mantenere la riputatione delle fami
glie. Et in qual ordine s’imparä, che da gli in.
ſeriori dipendeauo le glorie de’ ſuperiori? Ne‘
maritaggi dunque dourà il Signore ſoggiacere
al vaſſalo neceffitato à riconoſere da chi è ſog
getto i maggiori del
Nell’Economia fregi , de’, fègurata
Cielo uali poſſa vantarſi?
l’Economia
ñ. .
;'86 La Rete di Vulcano
vendetta . Per leuarſi da gl’occhi ſcorni , ne’
quali ’ſi ſiguraua horridamente macchiato nel
proprio honcÎre e riputatione. Vn’ingegno ſi
rio, mai ſempre s’inolrra, in ogni piu occulto
gitiditio, penetrando a quegli ordini, che più
ſcuero apportar poſſa il caſtigo, à chi aſpramen
se l’offeſe. Vulcano, con rigoroſöſdegno daſe
eacciaua tutti quei penſieri amoroſi , i quali li
r-ippreſentauano gl’amoroſi vezzi della ſua bella
Dea; che raffigurandola tutta intenta a gl’amo~
roſi piaceri d’vn Dio; tanto maggiormente
creſceua l’odio , ſollecitandolo mai ſempre al
giuſto caſtigo, con l’incominciata ſua rete.
Aim maggiormente amore in quella ſua fatti
ca, gli rappreſentaua à gl’ocehi vn marc pro
fondiſtimo , nel quale ſe ſteſſo tentaua preci
pitare , mentre con ſimile caſtigo, prouaua
priuarſi della ſua Venere; dalla quale pur ne
ſucchiaua il latte d’ogni ſua maggior conten
tezza. Fatto i_n 'un pela-godi conſuſtoni, furono
diuerſi gli affetti; ſu inferiore quello . che gli
biſogno ſoſtenere alla preſenza di Venere , doue
fa_
hifi—M
' formando la ſua batteria amore, e dirizzando
le ſue armi , reſtòquaſi che vinto Vulcano.
- Non ancora compìta l’opera. ſe n’andòàca~
ſii , quando già s’imaginaua foſſe partito Marte,
ſario di godimenti àſue ſpeſe. Fù accolto dalla
mo lie, con afferrare luſmghe , con le quali
moſtraua di deridere la di lui ſtupidità, fingendo
d’arridere a’ ſuoi deſideri. Vole nel principio
‘ETS_iz
‘Ì
ſiate sù’l duro nell’oſtinatione , acciò che la du
rezza trapaſiàndo altroue, non lo sforzaſſe al
credere nelle tenerezze. Con rigido ſembiaute;
con Giglio ſeuero , non facciaturbata , daua :ì
vedere` diſÎènſioni dell’aſſetto ſeco , mentre
non piu confeſſändola ſuo Sole, inantí à lei non
ſi raſ
a'i' Ferrante Pallluánno. 33,
ſi raffirenauano. V.“,jc le Dea, quaſi che con di
lprczzo, ‘COlTllPOſtl‘lPHml laluu , con lfflc‘gno
ricqutì l ſuoi vczzi,edalla rigidezz.- rifiutati i
ſuoi ſauori. l rimorſi dellacntL-ienzale ſuggeri
rono ciòch’crain effeuo, 8( imaginandoíi’í che
quçſta ira inſolita procedeſſc dall’ eſſer egli con*
iapcuolc de’ ſuoi crroriauuertLrh’era neceſſario
il flu-li ſone con laſimularionc. Faceuale di me*
ſtierl l’vſare vn buon gmncoſſapexîdo, che quan
do haueſſc moſtrato al marito vn buon ppntoxſ
ponendo egli ogni coſa , haurcbhe con ſu; per
ditasfogarigl’affetti.^uuicunando12-gli però, co
mincio a vczzeggiarlo con le mani, accarezza” ‘-—
dolo molto piu teneramente co'liacil Compiace
uaſi di pmflmdcrequellitlieſori , ſicum dl non
poter ſcpclu'c i ſuoi diſgofli. che co’l lhffocargli
ncll’abbondanzi diſoam piaceri. Lo luſingaua
con titoli amoroſi, di cuor mio, di vira mia, moñ'
ſtrando compaffione per gli uffanni, ch’inlui
contraſcgnaua dalle apparenze del Volto. Non
ricuſaua d’adularlo , con limili nomi, poñ
ſcia che chi poſſede l’arte del fingerc,ha per dot
trina l’auuilirſi inqualſi ſia modo, porche, ò
ſcanſi ciò, che teme, ouero ottenga ciò che bra
ma. Tutto riuſciua ſuperfluo, perche conſtante
Ãmaiſempre, dauaſi à vederinuincibilez ancor
che s’incaminaſſeà ſicura perdita. Già ne’ſenſi
s’andaua inſinuando il compiacimento di quelle
carezze, di quel contatto, che, ò sù la morbidez—
za diquelle candidiffime mani di Venere, ò sù
la delicatezza di quelle vermiglielabra, preſen
cana guſti di paradiſo. Aggradiua queſtlatti il
cuore. benche raſſembraſſe ricuſargli Phon-idez
mſi-\
'‘ \e za del viſo, 8: aPplaudeuano ad vna tanta libera—
lirà gli affetti , ancorche laîperſùadeſſcro noioſa
,gli _apççffl delrigore,_ ;in ſomma per ogni parte
D
.' e t 2 s andauz
388 La Re” di Vulcano
s’andaua diſponendo il campo à guerra amoroſa,
con tale deſtrezza però, che i ſoſpetti della paſ
íìone contraria , imorbidando il negotio con
improuiſa riuolutionc , non n’impediſſero la
felicità dell’ euenro. S’inteneriua Vulcano , má
pei-rinacein non moſtrarne alcuno ſegno, pei-ñ
ſcueraua nella ſua ſeuerirà. Non però ſapeun , ò
fuggire , ò ſcacciarla , perche ſtimaua troppo
doloroſa la ſeparatione da quelle delizie , clic
ponauano inſeparabile la Beatirudine. Diſpe~
rauaſl la moglie , per non eſſer accertata da al ’Al-'(Arx*ñ
cun ſegno , che s’approffimaſſero alla vittoria. i
ſuoidiſegni. Quindi ſtimandolo, òaddormen
tato , ò inſtupidito, tentò riſuegliarlo , con ſi
mili parole.
(Lul nouità t’inſtupidiſce, ö caro marito ?In
quale {èhola hai tu appreſo l’vſo di queſti inſoliti
rigori, con la tua Venere? Se allontanarti da
me è cagione, ch’imbeuuriglihorrori d’vn de
ſerto , tu veſta coſtumi di fiera, non partite da
queſto ſeno ſem pre ſecondo delle tue contente-L
ze. Wſta diſuſara ſeuerità mi rende geloſà,
dandomi à credere , che peraltratu condannì
l’elettione di Gioue, che mi t’ha'. data in moglie,
ouero auuiliſcail merito delle mie bellezze. Ti
ricordo, che ſono quella Venere deſiderabilc
più d’ogn’alu-a. Dea , fatta tua ſpoſa, contro le
prerenfionlddi tutti i Numi. Apri gli occhi, e
mira , che non ſono ſcolorite queſte guancie,
perche hanno inſeparabile la porpora regale , in
ſegna del loro dominio ad ogni altro volte. Non
è intorbidato lo ſplendore di queſtiocchì, per
che non altronde,che da loro ſtcffl riccuono il lu
meNon impallidiſconoi coralli sù queſtelabbra,
perche meco hebbero il naſcimenro nel maremu
unonexl bello dall’aria fregi-za da? miei raggi.
Non
'zi
linki
Ji Ferrante Pflſſauicino. ;9 7
riuſciua impoſſibile l'admettere qualità contrari-4
di variato diſegno. La pcrfcrrione dell’ opera ,
lo ſollecito ad impicgarla nell'vſo deſtinato, pre
correndo ogni pentimento, dal quale non era ſi
curo. ſe in progreſſo di tempo foſſe mancato
q—uell’improuiſo furore.
Ando alla caſa, e ponendo ogni ſoà curaín
fuggire gli occhi di Venere , per non incontrare
le lue Violenze , ſi ritirò nella camera , doue era
il letto luogo del delitto , che Farſi douea carce
re al caſtigo. l’ruouò quiui ſorte abbattimento
Vulcano, mentre non puotè impedire alle mix
m, le quali parlavano anche nel ſi lentio, il ricor
dargli l’abbondanza de’ dilettí tanto ſoauemen
te guſtati, nel rieinto delle loro anguſtie. Raſ—
ſembraua, che qneſti atteſtati ſoſſero ſuppliche
à prò di quella Venere, che prodiga di godi
menti, non eonueniua riccueſſe il cambio di of`
feſc. L’inteneri la memoria di queitrattenimen
ri amoroſi, ne‘quali , ſe bene ſimulata, era ado
ſabllc. Con tutto ciò, opponendo à queſti aſſal
ti vna tirannica barbaria, ſi raſſodò piu fieromel
le riſolutioni di ſdegno_ Teſe la rece tra quei ſot~
tiliſſimi lini , tra’ quali in uolto tante ſiare le ſue
contenteue,poſe in quel Felice ſepolcro diVene
rc, in cui viueua, anche morendo. Se gli rappre
ſentauano pure tante vele, ſempre otioſe, perche
appena erano gonfiare de’ venti de’ deſideri, che
ſubbito egli era dolcemente guidato in porto. Se
gli ricordarono ſaſcie amoroſe, tra le quali ha
ueuano ſempre pargo leggiaro i ſuoi piaceri.ogn`t
qual Volta aggradiuano d’hauere per culla quel
candido ſeno della ſua Dea. Se gli ſuggeriamo
finalmente quelle tele, sù- le qualiall’origina
le di quella Diuina bellezza , co’l proprio penel
lohauea tante fiate effigiato il Paradiſo nella:
X 7 molñ
;98 La Rete di Vulcano
moltitudine di vere delitie, più che nell’ app:
renza di vani colori.
Sordo nondimenoì tante inſtanze , continuò
l’opera ſua , aggiuſtando gli artificioſi lacci in
modo , che nel mezo di quelli il peſo di due cor
pi congiunti porca ſarme riſtringere il nodo.
Aggiuſtaro iltutto, ſene vſcí, ritornando alla
fucina, ſenza veder Venere. (Delia racchiuſiz
nel ſuo cabinetto, con le Graue, conſultaua
tutto ciò , che può maggiormente inuaghire,ò'
nelle parti del corpo, ò nelle maniere del tratta
te. Vna beltà Fatta commune, oucro ordinaria
è tutti perdei ſuoi vanti, quando non procuri
Eww-ó'w
'ñ'.-e d’invenxar nuouo luſtro, per apparire :il ſenſo
diuerſà. Vn vezzo, che partecipi maggior gra
do ditenerezza‘, vnaluſinga, che ſpiri minor al"
l-ettione, vn baccio, che perſuada communicari
gli ſpiriti più viui del cuore ,vna parola, che non
moſtrando adulatione , palefi ſuil'ceratezza d’af
fetto, vn piacere, finalmente, nel quale ambitio.
ſa ſi moſtri l’amata di trasformarſi , non che d’v
nirſl con l’amante, ſono punti di perfetrione,
eſſe -s’imparano nella ſcuola di Venere. Aſcol
taua ſimili lettioni la noſtra Dea,ò per meglio di
re, conchiudendo non eſſerui i] miglior maeſtro
d’amore,appruouaua i loro affiomi, con la prat
tica di ciò, ch’a lei medeſma ſuccedeua co’l
ſuo laſciuo Marte. Giuraua di non preſcntar al
marito, che ſciapite dolcezze, non volendo,
dalle ſue maniere eſtraheſſe l'oro de’ diletti , del
quale gli era auaro . ſe non come lo produceua
la natura. All’amante all’incontro diceua dipur
arlo nel più riſtretto curciuolo alle fiamme
’ardentilſimi affetti diſtillando {è ſteſià.
Era 'in qucſti diſcorſi all’lëor appunto, che
-ordme drVulcano fù auuiſatach’cgli ſc n’an~
dana
di Ferrante Padanirím. ` ;99
daua in Lenno perle ſolite occorrenze, neceſſi
tato z partire d'improuiſo , ſenza riuederla. Co.
noſceua beniſſimo, chela di lei preſenza qual’al
tro ſcudo di Meduſa iiiduraua quaſi pietre auan
ti di ſe tutte le cole , la onde non s’aſſicuraua di
poter condur a termine corraggioſamente la
principiata impreſa. Godette la Dea di queſto
annuntio della maggiore ſelicttà, che regolar
poteſſe il moto de' ſuoi contenti. Con l’vſäto
contraſcgno fece intendere à Marte, clie per
quella nette la Fortuna l'inuitaua àcorte bandita,
per paſcerſi à quella menſa,doue il piu dolce pro
digamentc ſi diſperge. Simpiegò poſcia in ſare
moltelauandc, non pei-clic foſſero neceffirieal
candore , e morbidezza delleſue carni, mà per
che ſecondo la proprietà diquel ſeſſo, inſatia
bile ne' deſideri d’aggradireà gli amanti, ſup.
poncua di poter riuſcire più diletteuoleà ue.
ſto ſuo Dio. Nel lauarſi , ſatraſpcttatrice elle
ſue nude bellezze, fi fora inuaghita di ſe me*
dcſima , ſe ingeloſito il cuore non haueſſe ritrat
tati quei ſentimenti , cli’vſurpauano gli affett’l
conſecrati all'amato Nume. Ambitioſii mondi*
meno , miſurando la perfettione- d'ogni ſu;
parte congetturauala proportionede i guſti di
lui , quando con aggiuſtata miſura d’amore, ſe..
c0 s’vniua. Luſſureggiandoin ſomma, ſemina
ua nella ſua conſiderazione ogni più laſcino con
cotto , acciò che la virtù di Marte ne faceſſe ger.
mogliare parti più ſecondi di gioie. Rincapric
ciata piu che mai queſta Dea, ſi preparaua à rice --e
uere il drudo con eſtraordinarie pompe di giu
bilo, ſorſe perche preſaga la natura del futuro.
inſormnio,procuraua*opporſi con quelle violen
ze , che raſſomiglianoi rinforzi d’vn lume vici
no ad eſtinguerſr. O, forſe quellagiuſtitia, che
machi
40D ' La Rete di Wlan”
machinaua .i caſtighiallaſua impurità , ſk com
piac ue difaril tranſito à’diſguſti, tanto più do
oro o quanto più lungi era rìpoſta nell’eſtre~
mo de’ piaceri.
Giunſero le tenebre , affrettate dal çorſo del
Sole, che ricuſaua di prolongare maggiormente
le vendette da ſe ſtefl'o perſuaſe. Gli amanti ſti—
marono di haucrle ſollecitare co’ loro Voti. Vul
çano le ſtimò precorſe per compaflione di quel
le anguſtie , tra le quali era tormentato dalle paſ
ſioni, ſin’all’cſiro del negozio. Sù l-'imbrunir del
la ſera › entrato occultameme nella propria caſa.
s’era naſcoſto in vn angolo ſecreto, Per attende
re, che ſoſſero colti nella rete. Bando l’oſcuri
tà. della notteaſſicuraua degli ſguardi d’ogni v
no. arriuò Marte; la cui venuta ſu annuntiam :i
Venere da vna delle Gratienppoflatameute diſe
gnata à ſpiarne l’arriuo. Meſh ſu la prima ſenta
al cuore di Vulcano menu-el'vdigridare; Ecco.
ecco, ö Dea, il voſtro Marte. l’rccorië frettoloſa
alla poi-tape:- acco lierlo, accioche entrando in
vn Paradiſo. p0te e vantarſi di non traſcorrer vn
momento ſenza diletti. Arrabbiaua l'altro in ve
derlo , ne alt-ro, che la codardia che lo faceua ti
mido di quell'armata fierezza, haurebbe potuto
rrattcnerlo , onde qual più inſerocita belua, non
Ii ſpingeſſe contro di lui. Mà pure lapreſenu era
nulla,in riguardo à vedere-,ch’erano più frequen
ti i baçi,che i paffi. Ciaſcuno di quella ingiorriua.
a lui anima, come vincendeuolmente transfon
dauano le proprie in loro ſteſſi amanti con ſcam
bieuole offerta, hor porgendole , hor ritorglien
ciale où la ſommità della lingua.l²`reneticaua,n0n
5° ſe Pe" mu"dìfl- òper ſdegno ad ogni amoroſo
?CC-33m , ch’aurrentieaua tra loro perfetta com
-ffin ñ cuzad amore, Languiua. non so ſe Enne
lico..
_ di Ferrante Fuffa-rari”. 40|
hco , ò dolente , al vedere. che con l'inſalatadi
que-[ii guſti atidriuano aguzzando l'appetito , Per
continuare poi la cena piu ſaporita in altre vi
uandc. Si conſortaua petò nclconſiderare,r:he
l'effetto della rete liaurebbe impeditol’eſito de‘
loro contenti.
Dopo alcun breue trattenimento, che ffiil
voſtro Zoppo , diſſe Marte, con vn ſorriſo , nel.
quale nioſtrò di prendere per paſſatempoildiſ—
corrernc. Rilpolè Venere con irriſione, 8c e~
:ano affettuoſi perluiquegli accenti, iquali pa
ghi di ſcliernirlo non traſcorreano à maniſeſto
diſprezzo. Quanto degnamente, ,replicò Marte,
porta coſtui le corna, corona conueneuole alla
preſuntione; ch’cgii lia d’appropriarſi vnabeltà.
diuina . quale è la voſtra, mentre egli è l’iſteſſa
deformità , e l’iſteſſa ſgarbattagiue P Vi compa
zjſco , ò mia Dea , ogni qual voſtra vi conſidero
in neceſſità di viuere vicina , non che congiun
tn ad vno . che metitarebbe d’eſſer ſchiauo di
Plutone. più toſto che marito d'vna Venere.
Mà auuerti , mia vita , vn’ vnico tuo cenno mi
haſta , e ti diſtiorrò ben’io co'lmio valore , da
coſi indegni lacci.
Nò . nò , ripi liò ſorridendo Venere, che ad
ogni modo egliſÈrue a’ miei voleri; è vn manto
alla mia libertà , 8: in caſa vn diletto proprio di
Grande, mentre ſeco ſcherzo come con vna ſci
mia,ò con vn buffone. Dipende totalmente da
me, e tal volta con miogran piacere lo vedo
incantato, non che incatenato. , nel mirarmi.
Quando haueffi marito di maggiorgarbo, ſarebñ_
be di meſtieri ſoggiacere àquei legami, i quali ſe
ben da principio ſono d’a`more,degenerato fi.
nalmente in vo carcere noioſo.“ penſiero di ciaſ
cuno faccia in queſto particolare l'vfficio della
mu
402 L'a Rete a'i Vulcano
mia penna , per deſcriuere quale Foſſe l’ira di
Vulcano ſuſcitata al ſuono di ſimili diſcorſi. Non
proſeguirono queſti , perche creſcendo l’appe
tito di Marte alla preſenza d’eſca, la quale ha
urebbe reſo ingordo vno ſuogliato, moſtraua eſ
ſer tempo d’altro , che di parole. lnuitò l’ama
ta al letto , per ſgrauarſi ſopra di lei di quella ſ0
ma , al peſo della quale ogni ſenſo ſi riſen
ttua.
E’ codardia (diſſe quella gratioſàmente) il vo
ler ſempre per amoroſo ſteccato la delicatezzx
delle piume. S’augura troppo preſta la perdita,
chiñſi proſtra, anche prima di combattere. Sti-m
gendolo peròqcongli abbracciamcnti, lo rrzſſe
a guerreggiare in quel poſto , nel quale effiſi
truouaua l'edente, facendogli conoſcere,ch’e~
ra vn cimentare molto vantaggioſo, mentre
più ſtretta era la pugna , là done più libero era
il campo per mancggiarle armi. Anche queſto
ſpettacolo mancaua, al ſar delirare compitamen
te que] pouero zoppo, ilquale dopo vn diſpe
rato ſurore principiauaad impazzrre per rabbia.
Scorgena inſruttuoſo il ſuo artificio, ſchcrniro
da gli amanti, che non ne reſtauano impediti
dal dare l’vltimo compimento a queſto amoñ
{oſo tripudio. Haurebbe, cred'io, gridato alle
volte, per eſalare i ſuoi tormenti , peggiori, che
d’inſerno , ſe il dolorenon l’haueſſc priuatodi
forze, 8c il timore non gli hauelſe ricordato,
qualmentc ſora ſtato vcciſo , ſe ſi foſſe ſcoperto.
Fecc lÎvffi-cio di quello appunto, ch’effi lo figu
rauano, eſſendo teſtimonio d'ogni loro atto,d'o
gm mouimento ſin di quelle vltimelanguidez—
le) nelle quali’s’cſtinguela Face. che porta viui
gliardori dc’diletti. Oſſcruaua principalmentei
{Ieſtl della moglie , ne' quali tutto ſoſpiro ſapeua
hora
di Fermi/te Paſſante-ina. 4a;
hora riecuere, hora sſugire gli incontri, riſoſ
pingericolpi, hor’ agile [L‘anſarl’impeto, hora
ſollecita rinuigorir l’aſſalto. Giuſtzſicaua i'n
ſomma nella vruacità de’ſuoi moti le ſembian
ze d’anguilla, ch’eſſa preſe all’lior quando fug—
gendo con le altre Deitadifu neceſſario ſottrarſi
alle perſecutioni di Tifeo. lnuidioſo non ſa
per” non ſdegnarſi della dinerſità, con la quale
vedeva condurſt le viuande al Drudo, piu dol
Cementediquello vſiſſe ſeco. lnlanguidiua per
paſſioncmentrc vedeua quella andarſi eſtenuan
no per tenerezza@ quaſi ſpiro l’anima anch’eſſo,
quando la vidde abbandonarſi come morta,
mentre per non eſſer inferiore all'amante,
muerſcio nella ſu l lucerna quel liquore, con cui
mancóognicontento.
La ſtanehezza gli ſollecitò al ripoſo, eluſtra
tele armi, ritiroſſi ciaſcuno per riſarcire le ſorſe
conſumate, co’l ſonno. Non differirono l’eſe
cutione di queſto penſiero, mentre già eſſen
do nudi ſecondo comportaua la ſtagione, ſi
conſegnarono in ſeno ad vna delitioſà quie-'ñ
o:. Paſſarono alcuni gmtioſi ſcherzi, termina
ti coll’addormentarſr. Ciò ſegui con dolcezza
tale, che ne meno eſſi ſe n’auuidero, reſtando
tramczz-ito nella bocca di Marte , vna vira mia`
Preſe prima ſonol’amata, ne`al Nume ſora fiato
promoſſo il dormire, ſin’al veder naſcoſto il»
Sole , nel chiuder di quei due belliſſimi occhi.
Era ben tanto più Vigilante Vulcano , il quale
era riſorto , e reſpiraua all'aura di quella cer'
rezza , che gli prometteua vicinele ſue vendet
te. Anelaua però ancora, dubitando che occu
pati dal ſonno,mancaſſe il tempo per nuouo con.
giungimenro, in cui ſolo poteua giungere alfi
ne delle ſue inſidie. Altrimente occupato da ciaſ
’ CDRO
,
`
40 La Rm di Vulcano
cuno di eſſi vn canto del letto,la morſa poſta nel
mezo , non poteua ſecondare l’intentione dell’
artefice nel chiuderſi. Offeriua mille voti ,per
impietoſire quel deſtino, il quale non ſario di
tanti affanni prolongaua etiandio con tanti ſtenti
queſta ſua ſodisſartione. Fu finalmente eſaudi
to , perche riſuegliato Marte da quello ſtimo
lo, che ſe bene ſpuntato, pungeil ſenſo; con
ſtrepito benche leggiero diſturbò la ſua Dea.
Wella, ch’intendeua itermini , co’ quali fi
tratta in vn letto , penetròi ſuoi voleri, onde
eſtendendo le braccia à gli abbracciamenti ,
I’accolſe nel ſuo ſeno, auuedendoſi, ch'era im
pariente di più longo digiuno. Q1531 bambino
'amante , ogni qual voltaimerrompe il ſonno,
dà ſegno di voler eſſer appeſo alle pappe , per
continuare il cibo de’ piaceri. Nonſi toſto an
nodati inſieme dolzemente s'vnirono , che
tiſtringendoſi la rete , reſtarono dolorolÌ-imente
impri ionati. Pruouandone al prima impeto
gli a etti, più che in altro nel fcmore de’ godi
menti rinforzati trà queſte anguſtie,le ſtimarono
lacci amoroſi. Bindi eſclamò Venere per dol
cezza ; Coſi crudo anche con delitie mi le
ghi? Cofi, riſpoſe Marte , ö tiranna, ſtrerta
mente mi incateni, per far precorrere il mio
morire Z Appena però ſuronoterminari qucſtt
accentí,che ſtorgendofi impedito ogni moto,
s’auuidero eſſer altre violenze . che d’amo
re. S’addimandauano ſcambieuolmente , con
che mi ſtringi? con che m'annodi E Riſpon
deuano con le iſteſſe querele , non con ſperan
za di ſnodarſi da quei ceppi. Su’l principio Mar
te, dl Clò non ſi preſe cura, ſtimando queſto
vno ſcherzo dell’amara per beffarlo. Non dole
uafi che leggietmente, per fingere di adlrerirel
c0’
di' Ferrini” Palhm'rìno. 40;
co'l credito queſtc [ue gratioſe inſidie. Diſcio.
glimi, ò M iſte, gridaua quella; ſe ſono auuilup
pato .uich'ioreplicaua l’altro , ma ſempre qua~
ſi ridendo. per compiacere al genio della ſua
amata. Scopetſe al fine qucſto ſuo penſiero,
mentre la Dea importuna, quaſi con ſdegno ri.
c: reo l.l liberta da quel carcere. non conoſciuto.
l)…ique , diſſe egli, non e queſta vn’inuentione
Voli” per burlarmi 2 Sono imprigionato an
ch’io , nè poſſo muouermi, non che diliberar—
mi da quelli ceppi. Afferniò quella con mille
ſcongiuii, di non eſſer punto conſapeuole di
quelli inganni. Fatti accorti in quefla certezza
del vero, fecero ogni sforzo perlacerar queſta
rete , le cui filaſnttilifiime, mentre addoloraua—
no le carni, puniuano ogni loro minimo tenta
riuó. CliiainÒtantoſto Venere leGrarie, accio
che con lumi veniſſero à ſpiare oue foſſero que
ſti ceppi,cli’eſſi medeſmi non ſapeano ritruoua
re co’l tatto, e pure ſenſibilmente ſi ſcnrgeuano
legati. Fu vana ogni inquiſitione, mentre erano
inuiſibili, e gliamanri meritarono dapriricipio
gli ſcherni di quelle tre donzelle, che derideua
no queſta imaginatione,clie faceua lor credere
d'eſſer lacciati come due gemelli mentre non
vedeaſi pur vn’ombra di legami.
Eſclamò finalmente Venere: Weſto è vn’ar
tificioſo ordegno delmarito, ingeloſito forſe da
ſiniſtro ſoſpetto': Dalla ſomiglianza di queſte ca;
tcne , con quelle , ch’intrecciò egli ſteſſo, nel
'la ſede donata à Giunone, altro più fondatamen
te non può argomentarſi. Quindi' concordare
vrio nelle più eſecrande'in ione, ne’ più oppro
briofi titoli, ne'qualipo :i isfogarſi vn furioſo
'ſdegno che non può refrigerarſi nelſangue di
chi offeſe. Rideua trà ſe ſteſſo Vulcano , com
Pen o
+06 ` Il Rm di Vulcmw
penſandoſi con queſto guſto, il rimarico pro
uano al veder nello ſteffotheatro , gli altriatti
di queſta ſauola. Non lo conturbauano queſti
improperi per appunto , come non ſi commuo
ue vn Giudice, alle impertinenze d’vn reo tor—
mentato. Anzi cominciò à guſtare quei con
ſcll'llli, ch’arrecca vn’ appetito di vendetta ſa
!0 0.
LA.RE`TE
- D I
V U L C A N O.
Lo Scherzo de gli Dei.
LIBRO TERZO.
En conueniuaſi à queſti Nun-ii,
come ad amanti , per prigione-v
-narete, Figurate m queſte artifi
` .Cloſe catene di Vulcano , quelle
Q delle quali doloroſamenre ogni
"` "` ` hora fi lagna , chiunque ama
non doueano rappreſèntarſi ſotto altra forma.
La rete è vn laberinto d’ordire fila, nel nale
ſono più numeroſi i fori per vſcire, chei ace!
per ſtringere. Non altrimente in amore, ſono
tutte vanità quelle, che legano vn cuore , e là
onde'la' vilrà fugace de gli oggetti, che s’adora
no , impngiona gli affetti , che quindi prender
‘lffl'ſFblgçw occaſione di sfuggirgli. Le reti in
oltre
di‘ Ferrante Paſhuíemo. 437
oltre ſono carccti, tie’ quali , clii reſta preda
n'lia la colpa… ſe medeſimo, menti-e o incan
to , ò Volontario, quiui le chiude. Non diuer
ſaela prigionia dc gli amanti , clie precipitoſî
correndo allaccio , legano loro ſit-{ſi con vna
Vaga cliioma ſi ſerrano tra. dUe luminoſe pupil
le , ſi riſti'ingono tra duelabra , e ſi confinano
finalmente in vn ſeno. (LL-…[0 piu ſi affacenda
no incercar l'adito , tinto piu ſi atiuiluppano ,
Perche ſtiinando di poter vſcire perquella por
ta , cli'c la meta degli amoroſi deſideri, fanno
l’ingreſſo in piu oſcure carcere, la onde , ſe
prima erano anguſtiati da' legami della bellezu,
all’liora ſc gli raddoppiano i ceppi del diletto.
Qteſtc reti puranclic a ſomiglianza di queſta di
Vulcano ſono inuiſibili , perche s’eſpcrimen
tano violenze . clic ſenſibilmente annodano,e
pure non ſi vede in quali lacci ſiano ſondatique
ſti nodi, clic legano. Etantomeno ſi ſcorgo
rio. quanto piu s’affatica l’occhio della confi
deratione, per iſcuoprirgli; mentre non può
conoſcerſi la forza di vn vano colore , d’vn
mentito lume, d’vna ſimul-.itavagliezza , d’ap
parenti iuſmghc, onde vilmente cedendo vn'
m.
animo ragioncuolc , ſi laſcia ſtraſcinarſi ad o.
ni precipitio, quaſi incatenato, e vinto. Da
imili carceri finalmente non s’eſce, clic per in
contrare maggiori ſciagure, ſe non la morto
Non ſi terminano ſimilmente le cauſe d‘amore,
che con molti affanninou fi veggano condan
nati gli amanti , à tanto maggiormente patire
rigoroſi caſtighi.
Marte , e Venere raſſomigliauano quegli vc
celli , ch’incappati in tale diſgratia , ſcoperto
infruttuolb ogni sforzo per ſortirnelo ſcampo,
con mortificata languidezza moſtrano di pian,
~ gere
408 La Rm J; Vulcano
gere la perdutalibertà. Con le ale dimeſſe, con
gliocehi occhinſi , raſſembrauano queſti miſe
ri agonizami , ch’inuitino la morte a commiſeñ
rare i propri tormenti. Nell’iſteſſo modo qucſte
Deitadi , conoſciuto impoſſibile il diſciorſi,
haaeano humiliato ogni orgoglio, deprefl‘n o
gni ſaſto , tormenrnti nell’attendere inſauſſo
termine à coſi doloroſo accidcnte. Vulcano fu
'neſtò ben mille volte co'lpentimentole glorie
di queſta attione, mentre il cuore, ancor inte
reſſato con le bellezze di Venere, non puotè
negare pietà à tanto ſuo cordoglio. Languiua—
'noin lei quegli ſpiriti, da’quali prendeua il vi
uer amoroſo ogni anima. Non vſciuano,~che
voci dolenti da quella bocca, ch’era ſempre ſta
ta il ſeggio delle delitie, e non ne ſortiuano,
che ſoſpiri per timore de propri vitupcri, li
’done ſoleua ſempre ſpirarne Vn'ſiato, per auui
uare gli altrui contenti. l conſortidell’amame
’erano promeſſa d’vna fiera vendetta, contra il
mal nato zoppo, le quali però non potcuano
ſeruire in quel punto di ſollieuo , mentre erano
inha‘bili all’impedire quel dishonore, che ſ0
uraſtaua. Combattuto tra tanto il fabro dal hor
rore delle minaccie di queſto Dio , eperl’altra
parte da compaffione à gli affanni della ſua Dea,
ſtaua in’eſoluto , ſe inſerocire maggiormente
doueſſe, per vltimare l’impreſa dello ſdegno ,
ò pure impietoſirfi , per ceder il trionfo all'aſ
fetto. Non s'arriſchiaua al tentare altri effetti
del ſuo furore, perche non s’aſſicurnua d'in
contrare la ferocia di quelNume guerriero, ſe
bene legato. Anche la gratiadel diſciorgli , pa
dentaua ma] contracambiata da quella bruuura,
the non haurebbe laſciato inuendicato vn tale
affronto, . -
a. Deter
li Ferrante Pallauícim. 409
Determinò finalmente di ricorrer al Sole, il
quale haucndolo imbarazzaro in qUeflo nego
u‘o, era in obligo dl (iiilluparne gli intrichi. Si
trasferìdouc npoſauamon ancora riſhrtodal ſeno
dell-Hu; Thcci, perliccntiflre le ſtclle, laſciare.
comeſue vicegeremi nelCielo. Non osò d’eſſer
importuno nc“'meommodale la ſua quiete, rc
golfla pernſconrro del ſuo velociſſimo corſo.
Aſpetto . ch’apcrrogli l’uſcio dall’ aurora , co
minclaſſe a Vcſtire prima i cnndidi liui in quegli
albori, per ſouraporui poſcia la porpora deila lu
ce. Conſeri ſeco la difficoltà, che pruouaua in
terminare l’impretà principi-.ita à ſua perfin
ſione . ſcorgendo perivoloſo l’elìro ,quanto rap
preſcnruro le gli era aſpro l’incomincinmento.
Deriſe il Sole la ſua puíillanimirà, conoſcendo
bemffimo. c‘he la ſua conſuſione ſi generauamon
tanto dal terrore dl Marte , quanto da'rimorſi
dell’aſſetto, pentito d'hauer offeſa la ſua Venere.
Egli , che tiene proprierà di ſar paleſeilturro
co’ ſuoi ſplendori , conſigliò vna vergognoſa
mamſeſtatione de gli adulte”. Gl’impuſc però
che conuocando tutti i Dei . gli vmſſe nella
propria caſa , doue prec-orſo egli ſteſſo co’ ſuoi
raggi, haurebbe fatte viſibíli le vergogne degli
amanti.
Ritornò al carcere de gliadulteri,doue trouò
Preceduto queſto ſuo luminoſo conſigliero , co..
me che sù’l carro della velocità guidato da qua:.
tro deſtrieri , che parreggiano i venti àgran paflì
ſi muoue picchiò alla porta, quaſi neceſſiroſo di
procurame da altri l’ingreſſo, perſimularſi nuo
uo nella cognizione della preda, farm dalui, an..
che lontano. ſLueſto ſtrepiro ſu à’dclinquen~
ti il preludio de’ loro tormenti , l’annumio
de’ loro diſguſti. Le Graxie à ſuggeſtione della
un Y E3’
410 La Rete di Vulcano -
Dea , fi moſſero ad incontrarlo, perche non co
noſcendo elſa altroripicgo. che l’humilrà , com_
,mandò , che con deuore ſupplichc eſigeſſero da
lui , pietoſi affetti. Obedirono , proſtrate con—
cordemente a’ piedi del zoppo fabro , interce
dendo mitigati i ſuoi rigori, emoderato il ſuo
ſdegno contro qualunque accidente gli occor
reſſe. Dauaſi à vedere `iſtordito da ſimili pre
ghiere , fingendo di non ſaperne la cauſa. Sſor
tando però le trinciere, ch’eſſe gli Formauano
ſupplicheuoli, perche non auuantaggiaſſei paſſi
fin’ all’hauer ſorprefi i ſuoi affetti, ſiconduceua
con diritto camino alle ſtanze della moglie.
Fingeuaſi in lontananza cieco, òalmeno mo
flraua di voler eſſere afficurato in vicinanza d’vn‘
ecceſſo , ſtimaro impoſfibile. Qu_i_ndi ſu per
meſſo à Venere il lufingare la ſua ſeuerità, con
vna ambaſciata , che fecero le voci. accompa
gnate da primi ſguardi. Ecco ti, diſce. ò mariro ,
due tue prede , ne'trionfi d’amore, diuenute
. tue ſpoglie. Ricordati,qualmente beltà, ch’in
namora , rapiſce. Condanna i noſtri errorià
uelle amoroſe violenze , che ci hanno fatti _. _
Pchiauiamanti, primache amanti ſcherniti. O
gni .fallo , incui non fi conuinca oſtinatione,
obliga al perdono. Ti baſti l’hauerci puniti à
termine ch’il primo mancamento ci ſerue di
moſſa, edi metà nel corſo di queſti amareggia
ti diletti. Non traſcorrere ad altre dimoſtrationi,
caro Vulcano, amato conſorte. Non ti ſuppli
chiamo con le ginocchiäterra, perche aſſai più
t’honora la noſtra immobilità, che ci acclama
._›-_—-'— -— .—
tuoi trofei. 'Non offendermi co’lrenderinſrut
tuoſc le preghiere d’vna Venere , la cui colpa è
ſcuſabile ,_ lu cui gratia pei-anche ſai, quanto ſia
deſiderabile. Non allontanarti il Paradiſo, pri
uan
di Ferrante Pal/‘mirino, 4,”
uandori di mc , e gloriati d’aurr preſo affli
in qucſtc tue reti , mcnrrc 1121i acquiſtato
d'udin: ſupplichcuolc qmlln Dea, i cuivoti
renderebbero ulticro lo Iìcſſo Gioue. Nc ha
urcblic Vulcano cunccduco tempo :i tanti
ſcongiuri , ſc per accreditarſi nuouo all-i co
gniuonc dc’ propri dishonori , non ſi foſſe
timo . PH' gr… tempo ſtulido . come à viſta
d’inlolitu llCL'lLlCſÎIC- Fcrmò gli occhi prin
cipalmcmc in Mme , clîiggerando nella lo
ro loqu-;li la ſtupiduá , clic gli arrcccaua, lo
ſcorgerſi tradito dal maggior amico, che (“gli
haucſſc tra’ Numi. (Delio Dio all’incontro fe
roce, e illa-gnuro , non come l’umara poteua.
cuoprire con vn falſo lèmbiame i fui-ori dell’ani
mo. Lc fiamme de gl’occhi ſuellando la verità
inccncriuano ogniflnra apparenza. Lo flringcr
dc’ denti per rabbia . mollmua, con quali sfor
zi neccffitaſſc la lingua à [l'illlCl‘rBl’ſl ne’ limiti
d’vnn humilc ritiratezza , per non prorompere
in ingiurie, e rimproucri, giá., che la mano
traſcorrcr non poteua alle ſtraggi. Appariua liu
miliato , per lècoudare l’obligo , che gl’impo
neua l’immincnza del caſtigo. Altiero però il
volto , minacciaua fiere vendette, ottenuta la li.
bertà da quei lacci. Eſèguite le parti ſue co’gc
ſti , anche il zoppo sù queſta ſcena, cominciò
à farſi vdire con le grida, rilaſciando a] precipi
tio della diſpci-atione ogni penſiero de’ miſeri ,
ch’era Prato ſoſpeſo in felici ſperanze del ſuo fi “*ñóu'
J**
lancio.
Quaſi frenetico, ſcorreua quà e là, per la
ſtanza, eſclamando , con voce cofi alta, che ben
pareua ſollcuato à maggiori tormenti , à’. più
crudi ſtraccí , che poſſano eſprimerele querela
d’vn’ afflitto. Queſto era il ſuono deſtinato à
Y z con
4t z La Rete di Vulcano
conuocare le Deitadi,ſecondo gli ordini del Sole.
Ben è vero , che raſſembraua più toſto vn rim
bombo, per ſpopolare il Regno di Plutone, chia
mando i dannati diquello , ad habitarc vn’ln
ſemo, che dalle ſue grida poteua argomentarſi
molto più doloroſo. Taci ben mio, (gridaua Ve
nere) mitigaituoi furori, ch’al fine non ſci ef
ſtinto. Nulla perdi,quando tu ſteſſo non publichf
le tue perdite. Ancor ſnn tua, uè per eſſermi
vna notte Fatta d’altri , impedita anchela Felici
tà de’ noſlri ampleſli da tuoi artificii, reſto di eſ—
ſer quella Dea.ch’è i’vnica delitia del Cielo, che
non laſtiarà d'eſſere tutta di VulcanoChe ti gio
ua il Far paleſi inoſttì roſſoriſe non per ſar publi
ci i tuoi vituperi? A ſimili diletti e pronta an
che la clemenza del Cielo; ne ſtimare, ch'al
cuno ci condanni in quell’atro, nel quale ſa
remo più toſto da quelli inuidiati , non che bia
iimati. ì‘
Era più che Aſpide colui à taliincanthe ſenza
dai-ſegni d’udirgli , andaua continuando le ſue
eſclamatione , come dishonoratoetradito. An
daua
ſh-a e in queidella
porta ſuoicaſa
delirii ſpalaneaudoo
, acciò ni fine
chepoteflgero con
correrne ſpettatori. Fù ſorte de’duc amanti, il
non eſſer ueilain luogo habitato,perchela fre
quenza de popolo inuitato àtanto ſtre ito, gli
haurebbe, cred’io,nella ſouerchiacurio ità di ve
der-gli , ſui-Tocatì. Non ceſſauano le Gratie, co `. pó-_7._
me Iibere anche nel moto di ſeguirlo, econ im
portuni ſcongiuri ſu plicarloà moderare il ſuo
ſdegno. Nel ſeruorg elle inſtanze, raſſembraua
nq Baecanti, im piegate in ſoggiogare vn’Orſeo;
ma_ con tanto maggiore merito, quanto meno
?gli poteua a quello pareggiarſi , le haurebbe-ro
‘ vitate nel perſeguitarlo, con pugni, battirurc,
ö: o
di Ferrari” PJHAHÎIÌ’M. 4 r;
8t ogni ſorte di lìraccio. A coli indiſcrcri [cr
mini, finalmente ſmo imparienrc Marte , con le
ſeguenti minaccic . circonſcnſſe quale foſſcro i
dull-gni d'vn cuoreimzo:
Auuerri. mal naro villano , ſeccìa non che del
Cielo, della terra, ch’io ſono Marre. A que
ſtn ſoia nome puoi rammenmni , quale i0 ſia :rà
Numi. Non ſaranno per mc eterni queſti lacci,
e ;u all'hora prouarai a ruo collo, ciò che meri~
rino quçſh: impertinenze. l dishonoriſonogià
tuo capitale, ſm dal naſcimcnro, farro ruo patri
monio ild-ſhrezzo. Sei indegno di queſta Dea ,
douendo marirnrri con vna Furia , non con vna
Venere. Poſto mc in tuo paragone , ella non ha
urà biaſimo per quelli abbraccimenri,öc i0 haurò
lode , per hauer fatto diuorrio trà Diuina bellez
La. c monſtruoſa deformità. Non poreua eſſerui
legame di marrimonio , done è contrarietà, im
offibile ad vnirfi. Haurà acquiſtaro aſſai la tua
indiſcretezza , quando ciaſcuno ci haurä veduri?
mà i fruttidi ſimile acquiſto, dourai poi godere
ſono gli influffi di qucſto braccio, braccio d’vn
Mure.
Con rale libertà di parole, ſulmina anche lega—
[o, perche il corrnggio d’vn’animo,independen~
:e dal coipo, non li raffrena da’ lacci, che queflo
imprigionanoîgnro piu reſtontrermo 11 pouero
zoppo , non dubirando, che (crolro, non dooeſſe
eſſerc crudele nelle vendette, Chl pnuodx rorze
era coſi ardito nelle minaccia. Domoſſi il ſuo
orgoglio, perche vn codardo _fatto feroce, al ve
dcre il nemico itnpotcnte,ſi vmcc co’mali tratta’
menti, non con le luſinghe. Ceſsò `di gridare,
non sò ſe per timore, ò pure perche giaſtaneo
amaheſſe anhelante quell’aria lacci-ara dalle
ſue grida.
Y z Le
414. la Rm di Vulcano
Le Deitadi colà sù , ſtimarono per certo, ò
che ruinata , diroccaſſc la mole della terra , diſ—
giunta dal ſuojcentro , òchein fiere ſtraggi pe
riſſe la metà del mondo. L’auuiſo d’vn tanto ru
more , portatoàGioue , l’ingelosi con ſoſpetto
d’alcuna riuolutione , nella quale ſitentaſle, ó
d’uſurpargli il Cielo, ò di ſconuolgere l’imperio
terreno. l penſieri di chi regge,come ſempre ſ0
no ambitioſi di nuouo poſſeſſ0,coſi ad ogni om
bra ſl moſtranotimidi d’alcuna perdita. Ordinò
ſubito il ſuo carro per diſcendere, e con la pro
uidenza regolare qualunque diſordine foſſe oe
corſo. Ne’ mali grani 8t improuiſi, la ſola preſen`
za del Prencipe può eſſere la ſalute dello Stato.
L'accompagnarono tutti i Numi , non tanto per
correggio , quanto per auualorare con la propria
affiſtenza , ogni determinatione, che ſoſſe con
ueneuole al biſogno-Erano di corta viſta quei p0
ueri Dei dell'antichità, nè coſi ageuolmente.
dall’altezza del' loro throno, poteano ſpiare le at
tioni de’ mortali. Vennero anche le Dee con
dotte da. curioſità , e da genio proprio di quel
ſeſſo inclinato all’ingeriríi , doue non può ſerui—
re, che per diſturbo. Ciaſcuna Deita , ſolleci
tando il moto del proprio carro , in cui conce
deuaſi luogo Îa’ Numi più amici, non haueua al~
tra guida, ch’il rumore delle eſclamationi diVul
cano,percondurſìalla metà di queſto lor viaggio.
Non però ancor diſcerneano,di chi foſſero quel
le ſtrepiroſe quercle , che raſſembrando—di mol
ti, era impedito dalla lontananzail diſtinguer
le. Mercurio, che già era precorſo nunrio, e ſ0
riero sù l’ale , che gli agilitano il piede, portato
3 V010- rmcontrò Gioue, aſſicurandolo, che nel
la “fi dì“lueſtofabro erano i fondamenti di tan
ta commotione. Diſſe _di non ſipcre la cauſa .
' mentre
di Ferrari” Paüauicím. 4”
mentre non s‘era fermato per più collo indriz
'nre , con quella nuoua il loro camino.
Scacciato il cordoglio , ch'arrcccaua il ‘pen
ſicro d’alcun'importantedilordine , ſu commu
ne il riſo, perche conuennero nell’imaginatio
ne dl qualche ridicoloſo ſuCCeſſo z come che
quello milcro ſarto vniuerſzilmente ſprezmbile,
per il meno haut-uz lèmprc merito, pereſſerc
dilcggiaro, e (chcrmto: Compnruero alla ſua
porti , all’hor quando taccua , confuſo per vna
Eartedalla loro rardanza , pentito dall’altra dell’
aueme ſollecitato la venuta , mentre ſe gli
ſilygenua la rabbia di Marte. Entrarono i pçimí
Saturno, e Gioue , precedendo ambedue, quel—
li per il decoro dell’antichità, queſti per l’autto
rita dello ſcettro. Chi t’affligge , chi t’offende,
diſſero al primoingreſſo, ò Vulcano, che ſen
zalena lèdcualanguido, trasformato figura er
fetta d’vna Mumia. Nulla riſpoſe,màſolo atto
lor duce, .gli guidò entro la ſtflnza, doue gia
ceunno gli adulteri; iui con vn cenno, ilquale
non puotè perla ſouerchia pnſiione animare , nè
purecon vna parola, moſtrò la cauſa del ſuo tor
mento, 8t il motiuo delle ſueimportune eſcla
mationi.
Segui quei primi Numi lo fiuolo de gl’altrí ,
ſpingendoſi auanti finalmente anco‘le Dee, fin
che li lbuoperle quale Foſſe lo ſpettacolo, ilquale
tutti affrettauano di vedere. Mortiſicate alla vi
ſta di quelle nude membra intrecciate in atti im
pudichi fi ritirarono tantoſto con la porpora
ncl volto , rimanendo i pregi di quella mo:
deſtia , che per il `loro ſtato haut-,ua ſorſe patiti
pregiudicii in ‘quegli ſguardi. Molte però del
le: più gi'ouaniñ, e brillanti, ſcorſero con vna 0c
chiara le membra ben diſpoſtedi Marte, e la r0
Y 4 _ baſtw—
4.16 La Rete di Vulcano
buſtezzn di quelle parti. che deſiderano,gagliarñ
de nell’arringo del letto. Haurebbero piu che
volentieri rapiti quei legami àVenere, de’quañv
li ella—pure arroffiua, ſtimando felicità il farli
indiuiſibile . coli ben compoſta molle di car
ne. Neceſſirate al partire dalla vergogna, ſi fin
geuano ritardare dalla moltitudine , per riuo.~
gere tal volta il capo , e continuarli quel trattc~
nimento, che mainon ſatiaua , incitando ſen
pre nuouo appetito. Nella nudità del corpc di
Venere’, inuidiauano alcune quelle bellezze,
ch’erano ſingolari, geloſi: forſe, che ſe ne in
uaghiſſeroi propri amanti. Qgeſta paſtiore pe.
rò rrà in poche , come ordinarioe` di quelſeſſo .
il non cedere ad alcun’altrain beltà; eſtinata.
eſſendo ciaſcunain preſumere eguale, ſenon in
ſeriore , perfettìone, in grado di vagheuain
arriuabile. *Sc aicuna fflloutana da’ ſimili pen
ſieri, non ceſiîaua già di condannare l'inuenn'one
di queſte reti , le nali erano un freni) alla diſſo
lutezza delle mog ’. La neceffitàxli vedere con
uinti i propri orrori,rendeua abomineuole quell’
artificio , di cuicontinuandofi l’vſo Facilitaua lo
ſcuoprire gliadulreri. L'odio in ſommacontro
Vulcano era eomrnuneà tutte , per hauer inſe
gnato à’ mariti vuanuoua maniera perlegarle.
8c vnaiuſblita arte per peſcare i loro vcrgognoli
eccelli- Parrirono alcune , predominate per
queſto dallo ſdegno , onde abhorriuano la
preſenza di quei caſtighi, che rinfacciauano la
conformità de’ loro demeriti. Altre , che nel
mare delle delitie, haurebbero eletto reſtar pre
da d’vn hamo , non che d'vna rete, ſecretamen
t‘ ſtauano gna-tando, per non laſciate la Puo`
@ettiua d} que‘ du? corpi . la quale, (è bene tot.
mama” ‘ deſidm . componeua m miele nella
ſuper
dì Ferrante Pan-mirino; 4*! 7
{ufcrficie dc’ pcnlicri. ondc poteuanolambifli
le abbra, 8c allenare con qualchcdolcczzi il pa~
lato; non oſtante, chein progreſſo biſognaua
joghiottitla amara.
l Dei tr`a tanto nella flanza confuſi , con o
gni libertà circondarono illetto, su'l quale gia
ceuano gli amanti. e con prctcſto d’offetuare
l’artiſicio della rete , notauano diſtintamente
lc vaghc’zzc di Venere , ln quale non liaueua vn
punto imaginario , in cui non foſſe compendia—
ſala marauiglia. Moſtrando deſiderio di aſſicu
rarſi , ſe appariuano al urto < uelle fila, che non
compariuano à gli Occhi , palpauano la morbi “——
della di quelle carni, che d’alabaſtro riuíèiuano
alla pruoua , non meno di durezza , che di
candore. Adulando in queſto mentre il fabro,
con celebrate, coſiingenuoſa fattura, fi ſaccua
no più ÌÉCÎO il vagheggiare , 8c il toccare la
moglie, perche luſingato da quegli applauſi, go
dcua, che con più diligente inquiſitione cercaſ
ſero il nodo di* quella rete , meritandogli tanto
nggior lode , quanto più inueſtigato non porca
truouarſi. Coſi lo ſciocco paſcouafi de’ propri`
dishonori, e per non tolerarc Venerc, fatta d’vn
ſolo,l’eſponca à’ guſti di tutti. In queſta guitì
andaua inſclum’do le corna , per trarne Î-gerino
gli di due ſole. Moki de’ più intrinſecidiMar
te,accoſtatiflzgli-allforccchio: Buon prò ti ſac
cia, diceano , ò. amico. Felice rete nella quale
preſo, prendiruſteſſoil Paradiſo. Cangiareite~ `
co ſtato, più che Volontieri, ſoggiungeuri alcu
no. tramutando la mia libertà, con coſi dolci
lacci-Stringi,glidiceano altri,coſi cariamplcffi :.
aceoſta più indiuifibilmen_te il tuo petto á quel
"go e pretioſo ſeno, in cm ſono le miniere ilelñ
legiù
i ſoaui contentezze. YNon
5 ti-;ilcurare l'ucca.
110112,
4i8 La Rete di Valcam
flone, c fl-equentai baci,che sàil Cielo, quando
mai ti s’accoppiara coſi ſtrettamente la beatitu
dine. Non mancouui chi conbaſſa voce preſen
tando breui conforti a Venere, l’eſortaua à non
ramaricarſi , poſciache tutti erano-iui per ſcor
no del marito; ſopra lei non rifflettendo , che
con quegli affetti, dà’qualis’adorauano gliecñ
ceffi d’vna tanta beltà. ' › i
Nen però era capace di conſolatione,mentre i
rimorſi della vergogna, per quella paleſe nudità ,
erano al ſuo ’cuore troppo doloroſe ferite.Arroſsì
prima all’ingreſſodi tanti-ſpettatori, à’quali Fatta. ›
tliearro , haureb‘be diſcioltol’appai'ato di quelle
bellezze, chen’inuitaua ,tanto più’ſrequenti gli
ſguardi. lmpallidirono poſciaqueſti roſiori, fatta,
eſingue di tante punture, che la tormentauano ,
come cheancoicoralli-imbiancano àſronte di
quel veleno, che da morte. Ritornò il ſangue al
cuore, per neceſſità-di ſomentarlo, mentre inlaii
guidiua in tanta paflionelà doue eraſiîoriò ab
bondante alla piazza del volto,accioche co’lcam
bio di lui s’appagaſſero quelli , che mercauano i
ſuoi dishonori. L’indiſcretezza de’Numi. che
luſſure giarono con impuro contatto delle ſue
carni, emeritò talmente appreſſo lei, che n’ac
quiſtòl’od‘io, doue forſe pretendeano auantag
giare gli amori. Procuraua celar’fi al I’ ombra del
corpoidi Marte , sſoríàto àſentirſi in queſta con
giuntione, internare quegli ardori , che non po
teano eſtinguerſi. Naſcondeua principalmente
il volto , come qUello, che riceuendo negli oc
chi i rimproueri dell’altrui preſenza , da com
modità_ all’animo , per vendicarſi, come offeſo
da illecita attione. Studiauaſi di cuoprire qucſta
-ſch‘m ~ nella quale, ancorche ſi tolga il lume de
gi occhi, momficandofi humili , cdimmeſſi ,
con
di Ferrante Palla-aid”. 47,
oon’viui colori ſono cffigmtiquci mancamenti,
che ſi brain-.mo occulti.
L’amante all’incontro, gloriandoſi più toſto
di quella felicità, nella quale làpcun d'eſſer in
unlmto da ciaſcuno, godeua d’eſſcr vednco in
quel pollo per il quale ogni Deitàlmurebbe ri
nunmro il ſuo carro, e Gioue ſtcſſo , forſè il
ſuo rhrono. Altro non l’affliggcua, che ilcor
doglio dell'amara , e ſe ſorſe apparue nellnjſua`
ficcmil ſangue, ſu oſèquio de gli affetti,ch’in
queſte le ſuceano intendere la prontezza :ì ri
comperare l ſuoi guſti , con lo sborſo di queſto.
Vn cuore ardito , non conoſce vergogna, per -—--_
ſimili cauſe ſtimata paſſione ſemimle, nè cura
cio chcalrrídilui , ò penſi, ò dica, proueduto
di generoſità , per rilàrcirſi con vantaggio le
glul’le, che potrebbe vſurpargli vn commune
bmn'mo. Oltre , che ogni amante s’aſcriue ad
honorc quei ſurti amoroſi, ch'effi nominano
trionſi, regiſtrandogli ad altruinotirio, con pu~
blici racconti, pien’i d’orgoglioſi vanti, quando
la ſecretczza gli celi. Infelicirà di Dama hono
rata , che non può ſtimare ben confidato vn ſuo
fallo amoroſo à quello ſteſío, cb’admetro per!
complice della ſua colp-1. '
Quanto meno egli moſtraufl d’affixgerſi , tan 4
to piu addoloraua Vulcano, che ſcorgenua debo
li le ſue vendette, contra cbr era maggiormente'
ſdegnato. ‘ _
I patimenti di Venere l’mtenermano, eper
eſſa rimproueraua à’ſuoi penſieri la ſeuerirà del
eaſtigo , là douc per il drudo l’ambiua aſlài più
rigoroſo. Auuerrí , che il concorſo di queſti
Numi riuſciua in ſuo ſcorno , 8c hauendo Prete~.
"ſikuìſf ſo di ſchernire gli amanti , haueua procurare
beffe, e dileggìamentè à ſe ſteſſo, Il loro riſo_
6 GK;
42a La Rete ah' Vulcano
era vno sfo amento del diletto, che godeano
trà le ſue in arnie, e mentre icolpeuoli erano.
`o inuidiatì , ò compatiti ,egli ne ripoxtaua. con
cetti di maligno , e dishpnorato.
Saturno ſolo, come' Dio dell'antichità , e
Padre di tuttiiDei, con vm rigida Maeſtà, e.
con vn’ alterato ſembiante, parue. che con
dannnſſe quegli abbracciamenti. Proprietà de’
vecchi, ch’odiando i iaceri della giouentù de'
quali ſonoincapaci, imoſtrano crudeli, con—
tra chi- gli gode. V'na canuta era , le altre eta
di abhorriſce , per vendetta forſe de gli anni
troppo veloeemente traſcorſi. Coll’eſſere au
ſteri contro gli altri i mancamenri, ſtimano
d’abolire ildemerir-o, ch'è ſuoi tempi contrat
taſſero ne’ propri. Giudicano , che vna teſta cal
ua ò pure vn mento canum fiano tribunali della.
natura, ne’ quali eſſi medeſmi ſiano conſtituiu
riformatori del mondo. Nè s’auuedono, che
’tanto quella nudam di peli,quanto queſto coper
:o di neue,moſtrn vna horridaſtagione,in cui ſia
mo auucrtiti à non attendere daloroalcun frutto .
Sono inſegne più toſto di diſprezzo , mentre
lacaluitie fu ſempre abomineuole, e con vio
lenza di ferro s’introduce ne gli ſchiaui , per au
uilirgli; candido ammanto, per altra parte 6h: .
bitoin ſcorno de’pazziCon queſti ſegni fi diſtinf
gue la vecehiczza , ancorche que’Satrapi iquall
giungono ad incflnutire, preſumendo d’eſſer n
z7_.A 4
uanzati,comcpretioſa rdiquiamon’come vile ſec
cia dell’vniuerlbmenfino di compenſarſi la riuc—
:enza di tutti coll’argento d’vna canuta chioma.
Aríeritano in queſto luogo ſimile inuetriua i
uefa-hi per‘ la conformità, che'cengono alcuni
co lnominnto Saturno, indiſcreti contro la leg
“-îm’ì’fl d‘ 81mm”) ò d’amami, ſèmpre nel go
cn
di Ferrante Paſhuicim. 4”
dereyrecipitoſi , mentre ne’ſuoi primianni ap
prouarono co’l proprio cſſempio tali , non sò ſe
dica vitii , òcoſtumi. (Licſto Nume. che nel.
l’età dell'oro dominando haueua inſtituito quel
colmodifelicita , che poſcia declinando, mai
s'è reſtituira nel ſuo ſopremo grado , haue
ua ſatollato in ſe fieſſo ogni deſiderio , auido :~'—-—
d'vna ti'ín’quilla proſperità, e de’ più ſoaui godi
mcnti. In crudelito dall’altro canto, contra ogni
altro, giunſe tin'a diuorarifiglitioli,& a troncare
igenitali al Padre. argomento euidenre , cheil‘
rigore d’vna conditione, per ordinario aſpro , .P‘
procede de’ vecchi da inuidia degli altri con
tenti,per ambition'e d’eſſer ſoli, in vantarele più
ſingolari delitie,l’hercdi_tà delle quali contendo
no a’ ſuoi parti medeſmi, per priuargli di queſti,
:juandogli anche di vita. Nel ſuo ſecolo hauea
ſtgbilitn legge di communità in tutte le coſemon
ancora inuentatala diuiſione, della quale diſuni—
ro il riſtrerto di ogni contentezza, s’introdnſſc
poi il cumolo di tutte le ſciagure. ln conformità
dj queſto, Opi ſua moglie participaua ſe ſteſià ad
Athi giouane da lei amato , di cui ingeloſiro nel~
vederlo giacct con vna concubina , vendicoffi ,.
con iſtrauaganteſierezza. Hora nondimeno più
de gli altri ſeuero , parue che condannaſſequeſti
noſtri amanti, che re olandoſi forſe à’ ſuoi anti
chi inſtituti , indiffgrentemente procurauano
piaceri. doue riuſciuano più ſoaui~
Diſſe che quando ſitrattaſſero tutti,c0me egli*
~0-——-a.—-
medeſmo hauea trattato il Padre , che non ſi
ſcorgerebbero ſimili diſordini , nè s’vdireb
bero dalla giuſtiria di continuo ſimili accuſe,.
che non baſta altro ſreno per domare la-diſſolu
terza de’ giouani, i quali con ſuperbo fafl’o,ſpre1
zando ognidiuieto , hanno pei-gloria l’infraci
Y 7 dire
+22 La Rete di Vulcano
dire il fiore de gli anni , tra peſtimi coſtumi.
Che ſaceuaſi deteſtabile l’vſo de gli adulrerii,
mentre chi non poſſcde altro di proprio , chela
moglie, mei-cè ch’indiſſolubilmente ſeco la le
ga, ne meno hà commodità di pregiarli ſolo di
queſto poſſeſſo. Ogni altro bene, ò corrotto da
gli anni , ò rapito dalla fortuna , ò ſoggetto all'
intemperie dell’aria, 8t agli influffi de’ Cieli,
non ſi gode, che per impreſtixo, inuolato tal
volta, quaſi prima, che riceuuto. La ſola con
ſorte ſi compra conla vendita della libertà , con
obligo di 'non poter paffire ſotto altro dominio,
che quello della morte; e pure’ingiuſtamente
dall’iinpertinenza d’altri s’uſurpa queſto decoro
à’mariri , e queſta vniCa [Felicita à'loro affetti.
Coſi eſaggerò anche con altre _raggioni , con
chiudendn, che doorebbero ſenza riguardo di~
ſtato mortificarli , e punirſi queſti errori che ſot
to nome di frutti amoroli , facilmente imperra~
no perdonoñ E pure, diſſe, meritano maggiore
caſtigo , ſe la grauezza della colpa d’vn ladro,
li conuince- dal prezzodel theſoro, ch’egli iu
uola. Vulcano, ilcuigenioeraluſingaro da li
miliparole, allargaua gliorecchi, peraſſorbir
le con tanta ſodisſatrionc , che vedeaſi reſpira
re , con fingolare conforto,- all‘aria imbeuuta
di quelle. Terminòil vecchio Dio le ſue inuet—
tiue, dopò le quali hebbe ſollecito il buon zep
po a] pregarlo d’vna puntuale eſecurione della
ſentenza pronunciata da’ ſuoi rigori. Eh figliuo
lo, riſpoſe , chelagiuſtitia non _può hauer altro
tributo da me, che d’accenri: perche hò aurto—
rità ſolo nella lingua. (Dando haueſii la lingua
dello ſcettro nelle mani, ſauellarei con le opera
tioni, ogm ~colpa firebbepunita prima , che
ſemefflffl- Linguaggio ordinario di chi ce
’ dendo
di Ferrante PJÌÌAHÌL‘ÙN. 42;
dcndo ad altri vn dominio , per neceſſità. ò
dell’aln‘ui Violenze , 0 d’vu'ordmc inunriabilcr
blaſimandoil goucrno del luca-fiore , pretende
d’approunrc per buono il ſuo ſolo commando,
Eccoci (diſſe accennando Gioue) quello, che
con ſupremo potere hà commoditá di rimuoue
:e ogni diſordine di colpa,piu con caſtighi,
che con rimptoueri.
Wella Nume haucua celiti ſin’àqueſt’hom
i propri ſentimenti , come chela dignitàdel ſuo
ſt-.ito. non gli permetteua il …ſcendere con
gl'altri le lcggidclla Maeſtá: dall'altrocantolt
qualità dell’ecceſſo, non poteun violentare le
ſue inclinazioni , al moſtrarſi ieuero. Stimò ben
sì, che i penſieri , con la liberta,ch’arreccauz
loro l'eſſere ſeercti , applaudeſſero allo ſpettaco
lo de’due corpi intrecciati in poſto d’amor-oſo
congiungimento , con leggierezze, non infe
riorcàgli altri. Chi conoſce quanto foſſe pro.
cliui à ſimili diletti. conchiuderà facilmente,
uale ſtimolo foſſe queſta preſenza allaviuacità
de gli appetiti, perche vn’habitolaſciuo {bui-a
ſtaanche alle porpore- Quello . che per ſimili
godimenti trasformato tantcſizite, hauealaſcia
to d’eſſer Dio , dana à vedere che più inſepara
bile era dalui laluſſuria , di quello foſſe la Diui
nità. S’era trattenuto nella conſideratione di
quel Cielo di bellezza,cioc` di Venere, doue pro
portionata ogni sfera, ne’ ſuon_ mori, ancheim
mobile, influiua nella concupilcenza di chiun
que la vagheggiaua, maſſime ſenza velo. Qi—e]
ſentiero, in cui s’indrizzauano ad eſſa gli 0c..
chi, ingemmato , dal candore delle ſue carni,
iu che la ſtrada imbiancata dal latte di Ginnone,
illa-adam alla beatitudine , anche gli ſguardi
dìvti Gioue. Credo in ſomma, che commutflto .ñ.
s - l’impe—
414. La Rete di Vale-1m
l~’impero,haurebbe eletto d’eſſere l’vnico moto;
re di queſto primo mobile , molto più impetuo
ſo del Ccleſte, mentrerapiuaanche, chi gli e
ra ſuperiore.
Neceſſitato finalmente da Vulcano, che ſe.
guendo la guida-di Saturno fece inſtanza , per`
che foſſe punito queſto adulterio , paleso, quale
foſſe il ſuo animo, ſcoperto indifferente nello
ſcindicare queſto fallo , per determinarlo degno
di pena, òmeriteuole di perdono. Ricusò d’v~
ſare termini, di rigore, sì perche era facile al com
aſſionare quelle violenze d'amore, à fronte del—
e quaii hauea eſperimentare impotenti le pro
prie forze, si, perche ſenza condannare ſteſſo,
non poteua proſerir ſentenza contra colpa, della
quale era ſtato prima eſemplare, che giudice
(Eeſti ſonoi pregiudicii, ch’arrecca alla virtù
ne gli ſtati , l’haucne vn Prencipe vitioſò al ſuo
gouerno, perche ſi permettono tutti `gli ecceſſi,
mentre non può ronunciarſi contra quelli la
ſentenza, che dal elinquentenon rifletta in chi
la produce. Temendo però rinfacciata ogni vil
tä , alla quale era ſtato condotto dalle cupiditadi
di ſimili delitie,negò di giudicare queſto manca
mento amoroſo. Diſſe, chele mogli ſoggettate
allo ſcettro de’ mariti , come non riconoſcono
altro dominio, coſi da altro tribunale non deuo—
no attendere ſèntenze. Che chi non ſapeua reg
gerle, comportaſſe il ſuo ſcorno, come pena
d’vna poca rudcnza, ò d’vna effeminaia natu
ra. Che ma me di Venere haueua rinontiato o
gni poſſeſſo, maritatala àbella poſta, fuori del
Cielo, per eſcluderla dalla ſua Reggia, come
prcueduta cagione di varii tumulti.
Sſeſento non meno facilmente dal debito di*
W"… Marteiſtando che non appariua ſegno d’v.
ſîitz
_ di Ferrante Paflauicíno. 41;
ſata Violenza: anzi nelle ſueincrocciiregambe
dell'amante, e nell’annodato collo ſeorgeaſi vm
volontario ſacrificio dc gl’affetti della Dea. vaga
d'cſprrmcrc ogni dolcezza con l’eſpreſſione di
coſi iillrcrti abbracciamenti. O`uindi conchiu
ſc , che non meritaua pena. Fatto conſenticnte
al d llcm) dal ſenſo . non complice nella colpa ,
da maliria. *
Terminatain tal modo la cauſa degl’amanti ,
clic litigauano co’dishonori del ſabro, ſi partì
quello giudice . da cui non dauaſi appellatione ,
legano dalla corre di tutti gli alrrí Dei. Vn riſo
commune approuò quella ſentenza,di modo che
guadagno Vulcano tutti quegli ſchemi, che cre
deaſi 'acquiſtare all'adultera, 8: al drudo. Laſua
diſperazione potea ben ragioneuolmenre pareg
giarſi a quella di chi è ſtato o pu nato dalla ſor
tunay ò dall'mgiuſtitia, in c ltO ilitigo impor
tante. Hauea publicate leſue inſamie, concitatoſi
conrro lo ſdegno diMarte, ſenza ſodisſare alle
proprie vendette: di modo che era ſenza moglie',
iènza riputatione, e poco ſicuro nella vita. Non
ſzpeuamhelagnarſi del Sole, il quale co’ſuoi con
ſiglil’haueua condottoa tal termine , chi ſcon~
ſi liato , e ſtordito non haucua penſieri per ri
ſo uere, non che cuore pei'operare, quanto con
ueniua ad vn tanto negorio. E quello {Dio
pure ſi beffaua di lui. per queſt’atto,alquale e
ra ſtato promoſſo dalle ſue perſuaſioni, deridcn
doqnelmdno , che le hauea ſtimare effetti di
Zelo del ſun honore , non conoſciuronc,moxi_
uo il proprio inrereſſe. E‘ vantaggio della ſua,
‘luce, lo ſcuoprire il tuiro , che perſua ſola vir
tù ſi rende viſibile, onde tanto ſono maggiori le
glorie de' ſuoi ſplendori, quanro minori oggetti
reſtano, ò nell’ombra, ò. nell’oſcurità naſcoſti.
Simbo
426 La Rete di Vulcano `
Simbolo de gli amici maſſime grandi, i quali
pretendono ſempre di far riſplender loro ſteffi ,
eſublimiti de’ fauoriti ordinano à queſto effet
to , ſe bene certi, che non contenta di ſe ſteſſa ,
mentre vorrà auanzarfi , traſcorrerà ne’ preci
pitii. Ogni pompa d’eſtraerdinario affetto nel
rencipe, ſ1 ſtimi mai {èmpre ſoſpetta , perche
hà riguardo all’illuſtrare, ò’ con vtilità , o con
'riputatione ſc ſteſſo: e queſto lume, che procu gn
ra , non ſpiccarebbe quanto deſidera ſe foſſe lu
ce di gloria, anche negl’inſeriori.
Non ſ1 toſto hebbe accOmpagnara la partenm
de’ Numi, con vna confuſa ſtupidità , che ſo
pragiunſe Nettuno,tardo al venire , forſe, per
che
ventoviaggiando
contrario.nelSalutandgolo
ſuo re no ,dxſſe,
haueuachehauuto
auuif
ſato da’ Tritoni confinanti con le ſpiaggie di
uell’lſola del concorſo di tutte le Deitadi nella
ua caſa , era venuto per intendere la cauſa dl
queſta nouità. L’accolſe quelli riuerente, come
Rè d’auttorità, e poſſanza, dominatore dell’
ampiezza de’ mari. Com iac ue alla ſua cu
rioſità,\ſollecito nella mo ra e’ ſuoi vituperi,
più che nell’informatione di quanto deſideraua.
Lo conduſſe nella ſtanza fatta giàcheatro com
m/une per far pompa delle nuouegrandezze, le
quali gli meritauano nuoui titoli, &anni-uu‘.
La preſenza di queſto ſpettatore haurebbe ag
giunto l’vlrimogrado , coi ſurori de gli amoro
prigioni, quando non foſſe ſtato incapace
d’aummento. t
_Venere maffime , che ceſſata l’importunìtì
di tanti _occhi non mai {àtolli di vagheggiarla,
hauea diſſoterrato il capo per reſpirare almeno.
?non P53‘ COHſOlarſi , alla viſta di queſto Dio,
v murpen maggiormente al íènſo d] quei dolo
. n,
. di Ferrante Paflrmía'no, 427
ri , che riſorgeuano alle ferite della vergogna.
Non peru ſu aggradita da queſto. come riñ
ma da gli altri Numi , la pompa di quei laliîiui
abbraecmmenti. Hahitando egli nelle ac ue,
haucua ſorſe moderate dall’humidità dell ele
mento ]e forze di quegli ardori, che raſſembra
impoſſibile, non ſuaporino alla preſenza d’vna
Venere nuda. O ſorſe per viuerlontanoda gli
altri, era ſenza quei vitii, ehe quaſi peſte fi con
tragzgono dal conſòrtio , maffime nella Frequen
zadelle corti. Se pure non dieeffimo , che rico
noſcendo Venere per frutto di quelle acque,
che gli eſtendono l’impero, non puotètolerañ`
re i dishonori, di chi principalmente rendeuo
gloriolòil ſuo Regno. Diuerſo in ſomma d’in
clinatiune da gli altri Grandi, non coloriuala
felicità de’ p`ropri contenti all’ombra de li al
truiaffanni. S’inhorridiàqueſto ſpettacoñz, in
vece dl prenderne diletto , edopò d’hauer inte
ſo quello eſſere ſtatoil fine della commotione di
tutto il Cielo , riuoltoſi a Vulcano diſſe :
E di ci`o ti vanti, ò ſciocco, quaſi di vnagran l
de impreſa? Degna inuentione del tuo giudi 4-`
cio; eſporre publicamente la moglie in poſto,
nel quale ſarebbe luſſureggiare anchele pietre?
E quale ſtimi, che ſiano ſtati i communi applau
ſi à Fatto ſi egreggio , in cui il primo elemento
l
i
delle tue glorie, è la noritia delle rueinſamie?
Se già co' tuoi artiſieii haueui legati m tuo Pote
re i delinquenti , che coſa mancaua per punirglí*
à tua voglia? Gli hanno ſorſe i Dei mortificat't
con rimproueri , puniti con ſeueri caſtighi ? Ah
ſtolido! ſecredeſti , che ſuſcitaſſe ſpiritidi cru
delta‘; e di rigore , la viſta di quel dolce con
giungimento , ‘ch’accende fiamme amoroſe.
Haurai propoſtovn delitioſo trattenimento , dal
quale
428 La Rete di Vulcano
quale ſaranno fatti deſideroſì d’hauere frequenti
occaſioni di ſcender _in terra , per correttione
di ſimili ecceſſi. Seruirai anche di ſoggetto per
molto tempo a’ diſcorſi più diletteuoli , co’qua
li opporrano riparo alle cure noioſe di quel ſu
premo gouerno. Et hora, che pretendi in te
nergli ancor annodati ? Dunque gli haurai
con queſta tua capriccioſaſorma di ſupplicio pu
niti., per diſgiungere i loro affetti, e gli lacci cof
ſi ſtrettamente con, iunti, onde‘ il contatto del
le carni inſeparabi mente gli vniſca? Sono in
ſtaro di replicare quegli errori, à’qualihaidato
vn tal carcere,in caſtigo. Diſcioglique’ legami
&impura, che imali—d’honore ſi fanano conla
ſecretezza, non col’ maniſeſtar li. La concordia
ſimilmente di due amanti ſi-ri olue con la ſepa~
ratione, non coll‘incatenargli. Sequeſta,come
ſarà l’vltima, coſi foſſe ſtara la prima delle tue ri
ſolutioni , non forano publiciituoi ſcemi, nè
contro te ſarebbe lo ſchermo di tuttele Deitzì. `
Anche à queſto nuovo abbattimento, reſto
vinto dalla paſſione il cuore di Vulcano, men
tre per ogni parte vedeua germogliare biaſi mi, a
dolori da vna attione, che ſola credeuabaſte
nole ad illuſtrare in ogni ſecolo le memorie del
ſuo nome. Dall’autorità delle raggioni, non me
no, che de’ commandi di Nettuno sforzato,con
ſenti di ſprigionare gli amanti da quella rete.
Volle però, che prima l’iſteſſo Nume neceſſitaſſe
Marte à promettere di non offenderlo, perche
già gli riſerbaua trà quei lacei, per ſicurezzapiù
che per vendetta. Hebbe pronto il ſuo aſſenſo
.a queſti patti,eſlèndo giuſto il ſotto ſcriuere ogni
capitolatione per il riacquiſto della libertà,la
quale in que} momento ſtelſo , in cui-ſ1 riſtituiſ
Ce» n’eſenta dall’oſſeruanza. A queſto hebbe
riguarf
di Ferrari” Paflauítim. 419
l
riguardo , fatto cauto dal timore il fabro Codar*`
do , e non affidandoſi all-.i parola d'vn Dio, non
Volle eſporſi à riſchio di ſtar à fi'onte di Matte sle
gato.$.ipeu:i, ch’vn cndauero eſtinto alla preſen
u del fcritore . quali ribellandoſi alla morte ſi.
rauuiua,con impetuoſo corſo almeno dà moto al
ſangucaltramente condenſato, per condurſi alle
vendette. Non altrimente ſupponeua , che la
propria preſenza ne gli offeſi amanti, haurebbe
ſollecitata quella vehemenza di ſdegno , dalla
quale rapito qualunque affetto , bandito ciaſcun
penſiero, che non folli: di ſtraggi, s’aboliſſe ogni
rimcmhranu, da cui non ſi rammentono gli af
fronti , riceuutí per ſtimoli ad inferocirc. Inſe
gnando però à Mercurio,doue conſiſtcua il nodo.
di que’lacci, 8c il modo di ſuilupparne l’angu
‘ſhe, à lui impoſe la cura di ſciorgli. Accompa
nato poi Nettuno ſin al carro zoppicando corſe
allaſua fucina , doue co’l ſoccorſo de’ Ciclopi!,
e coll‘armi de’ ſuoi martelli preſumeua di poter
reſiſtere ad ogni inſulto del Nume guerriero.
Ringrariò Mercurio la Fortuna , come fautri
ce de’ ſuoi deſideri , con quella ſuiſceratezza
d’affetto, che conucniuaſi ad vna gratia ricono
ſciuta , per vn profluuio de’ ſuoi theſori. Egli
haueua ſempre con ſin olar amore idolatrate le
bellezze* di Venere , cia frequente occaſione di
ortar ambaſciate à Vulcano, come l’hauea fatto
Puo familiare, coſi l’haueua reſo di lei ſchiauo.
Non poteua rimirarſi quella, non sò ſe Diuitia
beltà , òDiuinità abbellita , che ſubito conſa
crandoſi à lei i cuori, non ſi poneſièro in vn’in
cſtinguibile togo,con propoſito anche d’incene- ‘
rire ſue vittime. Non gli era fiato permeſſo, che
il felicitare tal volta gli ſguardi, iquali però ſi
contentauano di rapire fiamme da’ſuoi belliſſimi
occhi,
430 La Rete di Vulcano
occhi, già che nel petto non ſiſaceuapompa
che d’ardori. La Deaintenraal ſuo Marte, non
auUertiua ſorſequeſtoamante, pei-che, quando
ſono occupati gli affetti, non poſſono eſſeguire
il debito d’vna accurata vigilanza , per aniiìre
l’amaro oggetto di' quegli oſſequi, co’ quali altri
aſpira al poſſedere la ſua gratia- Egli dall’altra
parte, ò Foſſe diſcreto, òparticipaſſe l’ordina
ria diſgratia d’vn buono ruffiano , il quale mai
non rieſcein ſeruire à ſe medeſmo , non era ſta
to ardito per traſcorrere ad altre diinoſtrationi ,
conoſcendo, ch’era vii tentare le ripulſe, il vo
lcr adoperar altre ilìſtilnle , mentre non poteua
Ottenere riſpoſta. l’efficace loquela de gl’occhi.
e Per lo ſtipendio d’alcuna occhiata iiiuiata a lui
per accidente, per il premio d’vna parola vſur-_
pataſi in conuerſàtione,era contento ancora di
corteggiare ſuo ſchiauo il! mare d’amore, men
tre tutto anhelante , egli s"affatticauaco’remi,
,già che non liaueua buon vento per condurfi
á vela. ‘
Concorſe hora con gli altri Dei à queſta rap
preſentatione, doue fi proponeuano quelle nu
de belleZZe imprigionate , accioche non sfug
giſſero d’apparire . con' publica pompa ſenz'ab
cun velo. Lo conturbò ilveder Marte precorf
ſo , doue egli mai haueua promoffi i deſideri i l
quali pure non aſpirauano ad altro centro. Fece
però buon' animo, al conſiderare , che reſhm
mei-cancia in botteghe , anche per ſe', là doue
haueua buon motitio per ſperare auantaggiaio il
:zan-ñ"
I”
ſuo traffico, mentre vedeua non ricuſarh da lei
queſto commercio. cominciò ad allettare l’oc
chio, e ritiedendo ad Vna ad vna quelle vaghiſ—
fime membra › concepiua., quanto bene porca
ílîenderſila moneta in negotiare con lei, quan
do
di Ferrante Pal/fluid”. 43;
do vi ſoſſc buon capitale. Nel particolare di
quello non diffidaua di ſe ſh-ſli), perche l’liane~
u.i turru giorno alle mani . e ſÌipcua perquunro
gli cralccito il prcnalerſenc. QUCſtO ſu il princi
pale tra que' Numi , i quali non haute-libero cu..
raro l'eſſere farti prigioni, prima d’haner com
pira la colpa. Con ſermanpinionc s'haurcbbc
eletto par ſuo Paradiſo quella rete, non curando
l’tſſcre ſenato, mentre ſarebbe congiunto con
la Bcaruudine. Al putire’delle altre -Deitadi,
mal-;diſſe quella ſollecitudine, che le affrettaua
per impedire ad eſſo ilgodere più longamente
quel profluuio di contcmczze , che dilnuiano
nel cuore , riſolucndoſi I vapori attratti da’ ſuoi
luminoſi raggi.
Lo ſottraſlé.- però all’affannodíqticſtapartenzn
l’iſtcſſo marito arreſhndolo , accioche , come
amico gli ſemina: di guida, per vſc'ire dallacon
fuſione, in cui lo liſciauano gli ſeherni ditutti
j Numi. Offerſc per appunto quellimedecina,
che potcua ſànarcl'inſermità d’ogni ſuo diſguó
ſto. Si ſennò ſubito, &haurebbe ſlimato pazzia
l’avanzar vn paſſo contraſtando i progreſſi di
quella felicità, che ſolamente ſperata gli ſèr
uiua d'anima. L’obedienza poi alle perſUaſioni
di Nettuno, eſcluſe la neceſſita d’ogni altro con
figlio , la onde lo portò tantoſto la ſorte à quell'
impiego , al deſiderio di cui non l’haueua ſol.
leuato, nè pure imaginario penſiero , pei-che
non haurebbe oſato di preſumerſi coſi Fortuna
to. Applicatoſi dunque all’ eſercizio di coli ag
gradita carica,andò al letto, conſolando gli a
manticoll’annuntio della loro liberatione. E
certo non poteano riceuere tal nuoua, che da
vn meſſaggiero di Paradiſo. Non lo trattenere
in diſcorſi , perche il deſiderio gli ſollecitauaſ2;_11’
` e e
4'47- La Rete di Vulcano. ~
effere diſciolti. Hebbeil premio di queſtocon
ſorto in vn reſpiro di Venere, il quale aſſorbito
da lui ſu mandato quaſi ſoaunlſimo refrigerio
al cuore. Sia lodatojl Ciclo , diſſe ſollcuando
quel volto Diuino, le cui bellezze ſin’a quell‘
hora naſcoſte, hauean‘o laſciati in tregua gli
ſplendori delle ſupreme sfere, ſoſpendendo la.
guerra, che con loro haueano i gloriofi ſuoi
raggi. 1nſuperbirono gli affetti di Mercurio i
queſte voci, appropriate à ſe medeſmo, come
immediato diſpenſatore di quellagratia per cui
offeriua tributi digratitudme al Cielo. ›
PſiſlClPlÒ l’impreſa , affacendatoin procurar
ſi dilerti , più , che in affrettare per quelli lo
ſcampo da gli abborriti lacci. Fingendod’inve
fligare le fila della rete, cercaua preda dicomen
ti al ſenſo, il quale nel tatto diquellemorbidc
carni, guſtaua tanta dolcezza , che non ricu
ſauaofferirne in prezzo il diſpendio di tutto il
ſuo L’occhio allettato del candore, gareggiaua
con la mano Felicitata nel palpare quella delicata
durezza , e vincendeuolmente ricuſauano di ce
derſi la precedenza de’ diletti. l’areua però, che
la lite ſi decideſſe à prò della mano, alla cui gui
da anche vn cieco fi ſarebbe precipitato …1
quelle membra, che diſtinte da ſommità di mou
ti, e profondità di valli, appariuano al tocco
pietre, che formaſſero ſcoſceſi diruppi. Marte
gli era importuno per farlo ſollecito, ma mol
to più efficacemente il piacere gli perſuadeua
l’eſſere pigro , per non dare tantoſtp il volo à
queſti piaceri. Simulaua ramarico per non ritro
uare il nodo diquelleinteſſute catene . 8t auua
lendoſi dellaſcuſà, in vna accurata diligenza.
ſcorreua 0gn1_parte, giunto ſin’al cercare il cen
"0 de’ legami, doue eſſendo u luogo delle diſ
ſolu
di Ferrante Palli-aid”. 4?!
ſalutone ſi diſcioglie anche il riſtretto nodo
d’amore. Couohbe finalmente eſſere crudeltà
illccm in vn‘amante il permettere più lunga
durationc di quei parimenti tra’ quali s’eſle
nuaua la ſua Dea, con obhgo di rauniuarſi co'
ſuoi mcdcſmi ſpiriti , che tipigliando con l’a
ria , ch’attraheua anhelante, rcffituiua al pro
prio cuore quella virtu, ch’addoloriito eſala—
ua ne'ſoſpin. Coſi mortiſicandoipropriappc
titi . intettuppe la eontinuationede’ſiioiguſti ,
per impedire all’amata quella de’ ſoci dolori.
lnſranle quei noioſi legami, riſierbandogli ap
preſo di ſe , non sò ſe per marauiglia dell’arrifi
cio , ò pure per rimemhranza di quel teſoro
ì ch’haueano ritenuto inloro ſteſſi, fattine anche
ſeco liberali.
Vſcirono dal carcere , riportando le inſegne‘
d-i queſta prigionia nc’ contraſiegni, che dauano
delle traſcorſe pene. Venere maſſimemon pote
ua acquetare il tumulto delle paſſioni, che l’af—
fliggeuano con la rimembranza diquei roſſori,
de’ uali già non ſi ſcorgeua indicio , rimaſti 5.-
lti nella pallidezu. Ogni occhio , che la mi
raſſe , ricordaua la moltitudine di quegli ſpetta
cori, che rendeuano tragico quell'atto, che sù la
ſcena d’vnletto, rieſce mai ſempre ſecondo di
iaceri. Non peròcoſi toſto hebbe ſottratta la h'
Eertà del piede all’impedimento della rete , che
cuoprendofi con vu manto, ſi ritirò m altra ſ’tm
za , per fuggire la preſenza di queſti due Ninni,
ancor-:he ſuoi partiali. Liccntioſti appena con
vn breue ſaluto , non potendo al ſieuroangu
ſtiare maggiormente -le lorocontentezzc , che
nell’epilogare in due , anche mal’mteſi accen.
[l. Mercurio per ſua parte, ch'attendeua rin
gratiamenti, 8; affettuoſi: obligationi, ſi pentiua,
` Z , çpme
434. ~ La Rete di Vulcano
come colpeuoleconrra la propria felicità , nell'
hauere conceduto sì toſto lo ſcampo della rete
à chi ſtimò ſcorrer per lui nelle acque di Letbe
in vna perpetua obliuione. Marte, cb’in queſto
infortunio non hauea conoſciuta altra ſciagu
ra, che le doglie dell’amata, cominciòhora ad
eſPerimentare le proprie miſerie , al vederſi,
quaſi traſcurato, da chi moſtraua di non apprez
zare gli errori delle‘ſ bellezze , ſe non perla
commodità d’eſſere eco prodiga nell’abbon
danza-d’ogni diletto. Confortando però ogni
affanno, geloſi ſoſpetti, rifletteua ſopra la ve—
liemenza del cordoglio, dal quale rapina fuori
di ſe , non era più Venere , la onde non era di
ſtupirſi, ſe piu non moſtrauaſi tutta di Marte.
Parrirono finalmente queſte due Deitadi , ritor
nando alla propria habitatione in Cielo, dubbio
ſe ſe ſoſſe occorſo il ritornar di nuouo, con fot
tuna ſeconda d'incontri coſi fauoreuoli.
Vulcano in queſto mentre hauea fatta per
gran tempo la ſua Fucina. vn campo di guerra, e
con quelle armi , che combattono le incudimon
meno eſſo, che i ſuoi miniſtri, ſtauano prepa—
rati contra le brauure di Marte. Vedendo riuſci
re vanigl’apparecchi , mentre non compatiuail
Dio guerriero , reſtituì nel poſto delloro vfficio
i Ciclopi, onde affaticaſſeroimartelli , inam
molire il ferro , non per incrudelite nelle ſtrag
gi. Egli tra tanto, non poteua rimuouereì peu
ſieri da cimento più doloroſo , in cui ſolleuaua
no ogni paſſione, con la memoria di Venere. La
figura d’ogni ſuo parimento era vna imagine de'
di lur tormenti, perche proponeua vn’ implaca
bile ſdegnoîrà’ ſuoi ramarichi cedendo il diſca—
P1m 46““ rl‘ll'umrione , trionfiuano quelli ch’e
rano in pregiudicio del ſenſo ſ8: irimorſi dell’
affet—
di Ferrante Paflauititro. 43;
affetto , pungcuano, più che quelli dell’hono
rc. Non v’era ſperanza ch’ardiſſc promettergli
la gratta di quella Venere, che per alteriggia ri
troſa anche in pace , nel ſommo de’ furori,
non potcua. che debitarſi crudele. Ogni qual
volta ſoſpiraua opportunità di goderla i‘iſirin
gendo i maritali ahbracciamenti , era ſeuera
mente sforzato dalla conſideratione, comeche
non ſapeſſe in qual modo ſi declinaſſero gli af
fctti di donna irata. Era ſolleciſmo troppo gra
ue, il voler congiungcre vn’adietiiuo in retto ,
con vn caſo in obliquo , perche non poteua far
ſi buona concordanza , diſcordando totalmente
gli affetti'. Diſperando in ſomma di guſtare altre
volte la dolcezza di quel ſeno, s’auuentaua con
mille improperi contra chi l’haucua ſpinto ad
zuuenturare ogni bene, per ſpogliarlo di quell’
vníca proſperità , che contrapcſaua alle miſerie
de’ ſuoi natali, ln queſii concetti dell'imagina
rione , preuedendo effetti pur troppo certi d’in
felicità, preſagiuaà ſe ſteſſo quel cumulo mag
giore di dolori, ch’eſtraher potrebbe ſentimen
ti d’affanno da vn’inſenſato. Non puorè figu
rarſi altro ricouero per ſcampo dalle pcrſecutio—
rÃ-di tanti tormenti,chel’humiltà,con la qua
le ſupplicheuole di perdono, ſupponeua di po
ter meritare appreſſo vna, ch'al ſine era Dea del
le Gratie , non furia d’Auuerno. Con ſimile ri
ſolutione, diſtinra la confuſa congerie di varie
chimere. s'iſtradò verſo la caſa ; proponendoſi
per tolerabile qualunque caſtigo la cui lo ſentenñ
tiaſſe à prima viſta l’impero_ del ſuo ſdegno. lm
portuno con la patienza. piu che con le preghie
re, fingeuaſi di poter abbattere ogni oſtinato ri
gore , preparato à ſoſtenere ogni aſſalto , ‘an—
che con riſchio di morte , la quale non curaua ,
Z a Pur
436 La ‘Rm di Vul-*ani
pur che poteſſe abbandonnarſi nel di lei ſeno.
Mentiua peròl’imaginatione ne’ motiui di ſi
mili ſperanze, là doue non era che veridica nel
pronoſticai-gli ogni male. Su’l lunario delle ſe
mine tanto più s’iiidouina , quanto maggiori
miſerie ſi predicono. Venere riſorta, nel vederli
ſepolta , doue non poteuano tormentarla gli
ſguardi d’alcuno, rinſorzò il cuore, rinuigorì
l'animo, ſolo per munir alle vendette contro il
marito- Velata quella nudità per cui s’era inlan
guidita trà tanti patimemiJi riſcaldarono aden
tro gli ſpiriti,e ſomentando gli ardori dell ’ira in
ſiimiiiarono gl'affetti , accwche foſſero pronti
al dar moto ad ogni machina del ſuo furore.
Non volle, che gli foſſe prohibitol’ipgreſſo,an~
zi quando n’intcſe l’arriuo . congratulandoſi
ſeco ſteſſa , rributò d'applauſi queſta commedi
tà di compirei ſuoi diſegni. L’aſpetto nella ſtan
za, la quale era ſtato il ſuo patibolo, acciochc più
viua li memoria le ſaceſſe leggere anche ne’ pa
renti , la quantita de’ diſguſti , iui perſuacauſa
patiti , onde haueſſero vn preſcritto diuieto di
non comparire, gli affetti di compaſſione. Si
preſentò-à lei zoppicando il marito, non sò ſe più
perLil timore , ò per naturale mancamento. Tre
marite ſe le accoſtaua, come che dalle ſembianze
di lei congetturaua‘, quanto aſpra ſentenza in
contrar doueſſeàquel tribunaled’vna rigida ſe
uerità. Appena poſè il primo piede entro quel
luogo,in cui douea punirſi,prima di condannar~
ſi,che tantoſto con impero tè gli auuentò contro
.laDea , 8c afferratolo nel collo, contracambiaua
‘molto ſtranamente gli ampleffi,oo’quali altre fia
ñte .era fiato in tal parte con molta ſoauitä anno
daffl- ,Con Pugm , Poi con calzi , e con eſtreme
-Percoſſc , e con tutti' gli altri inſulti ch’vſar ſuole
- donna
‘Ηl
Z- 6' LA
44‘#
LA RETE
_ DI
VtULCANO.
Vendettedi Venere contro il Sole.
LIBRO QUARTO.
fl/*V‘Î- On cofi facilmente cancellò Ve
' nere la memoria del riceuuto 3F
5 ſronto,come abolì la rimembran
za di quei rimorſi di Vergogna
`> che doueano eſſer ſreno ad altri
indegni appetit-i. Le paffionivi
tioſe , mai non ſono ſcarſe di radici-in en cuo
rc, il quale già corrono, non può, che influi
re cattiui humori, per fecondità di peflimi ſrut
ti. Ricordoſſi queſta Dea, ch’il Sole era ſtato
la prima origineñd-e’ ſuoi dishononi , violentan
do alle offeſe quelpouero zoppo, che mendi
cando da lei-contentezze , mai per ſe ſteſſo non
ſi fora condottoall’isborſo di diſguſti. Quindi
per non laſciarlo impune` , riſolſe di condan
narlo al ſoſtener eſo rale d’affanni , clic 0p
preſſo non cede e alla pena. di Siſiſo. Mando
eſecutore di queſta ſentenza amore, moſtran
do quanto ſoſſe deſiderabile queſto ſuo parto-il
quale da lei ſteſſa s’inuiaua per Carneſice , in
ſhdisſattione d’vno ſpietato ſdegno. Volendo
vederlo punito , lo fece amante, come che
non v’è tormento maggiore, per continuarei
dolori' d’vn cuore, il quale anche godendo,
patiſcc.
La Rete di Viale-1m di' Fei-r. Pa”. 443
* atiſce. Non ſi truoua peggior veleno perin
Pcttar vn’animo. onde s’itlradino alla—morta
turte le grandezze , e’ piaceri , ch’egli vanta.
L’eſperimento Scilla , che toccato da bella don
na ne' lembi del ſuo manto , pruouò ſerpen
do, condurſi al cuore queſtz peſte, da cui fatta
vna commune ſtragge d'ogni ſua felicità , lo
;ſor-Lu ‘a prender colei per iſpoſa, ſe non volle
perdere anco la vita. _ '
Ragioneuolmente altri diſſe , che da queſto
affetto s’impennano l’ale anche alla‘ teſtùgine ,'
ſtando , che dincngono veloci tutte quelle ſcia -z
ure, che poſſono giudicarſi , ò pigre, ò in
Eabili al conturbare la proſperità d’vn Gran
de. Anche vna Deità Fatta crudele , non ſeppe
inventare maggior caſtigo, per deprimere l‘al
zeriggia d’vn Prencipe , tanto più orgoglioſo ,
uanto
non che hauendo
mendica percoronaipro
da eſterno ri radi…:
ſrcggio, il aſtò gi;
VlGlLlA PRIMA;
Ultima impreffione.
IN VlLLAFRANCA.
M. DC. LXÌL—
ſl".llllllltllll-'Iu
. A“"Îìſièîf'fknníy `
tflflffiñffiffiìweà#
\. JJ, *_,.Y"';\\`›'\2'Î*`rh~ìÎ-lj;
AL LETToRE
Scrupuloſo,
GlORGIO FALLARDI.
Veſta Prima Vigilia dell’Arti
”m di Ferrante Pal/auirina,
:3 di fu” _filo Amico; dopo d’eſl
fl’r andata lungo tempo quà
~ e là rami-:ga- Portata dalla
mrioſità; è finalmente capitata nelle mie
mani. Onde battendo giudzcato [mze di ap
pagare [u cam-une curioſità imam/1mm” ”e
lv?) ”lo [rip/ira” le copie to” la r/ſi’amPa;
7/0” {ſubita/do , the jzfl'q’taſicflo ;ſailor-nie.
Vedrai , Lettore , *una Immztione biz
zarra, ſhtirím, ma‘ che mi” rural-1mm‘
Pimp-'età, Onde potrai (flame, cl‘e'l fine
dell’Autore, non è ſtata di maledircper
ta/peflaregli oſſequìí , mr} per riprendere
i dtffettipur troppa noti del Mondo. Con
ſidera ſe *v’è caſa dalla 'verità diuerfiz; e ſi
zo” 'v’e‘ , non ti ſema'alezare a"wm Puma
la quale correggendo gli abuſi , ”lo/Im d’eſ
ſere più Chnſtùrm , e più Cattolica di
,B b 4. quelli
4.88
quelli che ſi pongono ad imprejà’di :liſi-7;.
dorli, perſico/è a'íoomltarli. Non ”fian
dalezar dunque , mè raceogliendopíù toſto
quello che può offerti di -vtilztà, di tero
ſieſſo. Piaceſſì- à Dio , the così mm ſoffi-,
perche 720” eſſezzdo fatto, non *verrebbe
firmo. S’ia potrò battere l’a/tre Vigilio
the l'Autore pzcmettendo , moſtm di *yo/er
pro eguire › te lo prometto infalibilmmte
anch’io. I” ſanto godo' lettino” [Mel/a. e
[là ſono.
DELL'
489
DELU
ANIMA
DI
F E R R A N T E
PALLAVlCINO, .l
Vigilia Prima.
_ Vigili!! prima. f] y
’ A N. Cliriſto pati qucfl'arto dalla peccarrice
Midalcna 5 mà S. Pictr0,clie doueuo eſſergli
il liicccſſorc , non voleua accontentirc , cli’cgli
gliclcioccaſſe; ſapendo bene, clicàvnHunmo -
non (i conuicnehonoreſi grande, dill'llcſbflſii I
a Dio. &aCliriſto. à cui ſe diſcendcſſe in ter- I
ra , non ſaprebbe lìHuomoqualatro diriucrcn- a
zi vr…, dopo’l bacio dc' piedi. Ma dipiu intol
‘LT-lulu e il ſu pcrlatiuo titolo , dato impropria
mente a loro piedi , di Siniiſſimi; abuſo, io
non sò ſe introdotto dall' adulatione , ò dall’ i- i
pocriiia, odioſiſſimaa Dio, 6c inconucnienie
da praticarlitràgliHuomiiii. Dunquenon s’lià
:i ſarediſtiiitionc ne' titoli, tra i piedi del Papa ,
- clic- finalmente è Huomo , etrail Sacramento i'
dell’Aiiare, ch’è il vero Corpo di Clirilto P Se ſi
liaueſſe andare gradualmente da’piedi,alcapo, la
diuiiiiia rcſtarebbe ne’ ginocclii; onde all’altra l
membra,biſognerebbctrouare titoli maggiori.
H cu. Non v’è dubbio. E pure i Ponreſici
ſi chiamano coniitoli vmili, Serui de Serui di P
Dio.
A N. Con mitociòle attioni ſono contrarie.
L’Angelo che ſiigíà mandato da Dio non volle
patire atto cotanto vmile del bacio de’picdi,vic~
‘tando à chi voleua proſtrargliſi; dicendo ch’e*
-' gli era Seruo di Dio. Nicntedimeno i Papi,
.~ benche ſi facciano chiamare Scruide SCl'Ul di
Dio.iollerano il bacio.
,~ Hi: N. Io credo, che i- molti abuſi diſprezz
. gieuoli della Chieſa, ſieno ſtati la cagionc i clic
z: molti Huomini hanno negata l’Autorii-a` Ponti
ficia ne’ ſucceſſori di S. Pietro; dicendo, clie
Chriſto non ſi dichiarò giamai di delegarla in
_4._
elli , e vedendo che eglino non viueiiano,
com'lioraſanno, nella Santità; mà negli Agi.
Cc 4, AN.
512. De-'I’Anima dt' Ferrante Pallauícino,
An. E gli abuſi, e gli ſcandali, e le auerſi
tà oſtinatc, onde alcuni vollero apoſtatare più
toſto. che vbbidire à'commandamenti ingiu~
ſii, Onde ſi sà, che la‘metà della Chriſtianità
~èperduta pc tali cagioni.
H E N. Credete che de’ Papi, ne ſia ſki-aſci
nato alcuno all'lnſerno, con tutta laloro abu
ſata Beatitudine e Santità; maſſime ſe rei ſono
della dannatione di molte Anime?
AN. ll credo certamente; non v'eſſendo
dubbio, che vengono giudicati da Dio giuſta
mente come gli altri. Anzi io credo,che da Siſto
Aiuto in qua, niuno ſia ſaluato.
HE N. Può eſſere. E anch’io credo Ferma~
mente, che tutti quelli che incrudeliſcono nel
i’Animc Chriſtiane, che deurianocuſtodirc non
meno che loro medeſini, ſi rendano degni del
la diuina indignatione. Nella Queſtione ſan
guinoſa trà il Duca di Parma,öti Barberini, Vr
bano Ottanp ſcommunicò tutti quelli, che per
giuſta tiſblutione s’erano oppoſti allcinſblenze
de’ Nipoti; godendo di ſar perder l'Anime à
tutti quei miſeri', i quali sſorzatiaſetnire il loro
Prencipe , non liaucuano altra colpa , che d'eſ
ſer nati Sudditi. Pe’l che parmi coſàlacrimeuo
le, eſhandaloſä, che -vn Papa, il quale deureb
bçpſuenatſi per guadagnare vna Anima à Cliriſio
"ehe l’hàlaſciato in ſuaivcce , habbia cuore di
farne pci-der molte , per vincere vn capriccio.
lo credo certamente , clic Vrbano liaueſſe qual
che ragione di dolerſl dchuca di Parma; ma po
teua ben farne riſentimenti piaccuoli da buon
Padre, e Paſtore, e non da Tiranno. Et á queflo
p_ro_poſiro dice bene Luigi Manziní in vn Pane
girico ſarto à Pa a innocenzo Decimo ; che
.Cbriſto comtnan ò à S. Pietro , che ei foſſe pro
uiſto
l’igifia prima. f,- 3
niſto d’armi, m.`i non ſi toſto ne vrlì il ſiſcliío mi‘
naccicuolc , che nc comando la dipoſitionc,
baſtato gli d’hauerlo veduto minacciare , e non
gli liaucndo acconſentito nel ferire. Onde da
ciò ſi caua,clie vuolChnſto, clic i Pontefici hab
biano la Spada Vibratain mano; ma. non per in
ſunguinarla nelle viſcere de’ ſuoi fedeli, ma per
impaurire i piu maluaggi, e contumaci. Per
qucſto egli nomino la Chieſa Ouile , e chia—
mò S. Pietro, che doueua reggcrlzi , Paſtore; ac
cioclie col Gregge ei adopraſſe la Verga, non
il Coltello; e‘l reggeſſe non con la ſpada , mà
con la voce.
A N. Non ſideuecredere diucrſiimente. Con
tutto ciò, non ti perſuadere , che l’Autorità
Pontificia vadamai dalla ragione diſgiunta. Nè
:i penſltre, che le ſcommuniclie fulminflte à_
capriccio,babbiano facoltà d’inti-odurre in vn’
Anima innocente , gli ordinari effetti. Vuol
Dio che laſua delegata autorità ſia i'iuerita , non
diſpreggiata. e l‘ha laſciata à’ ſuoi Vicari in
terra, non per fulmine, ma per beneficiodell’
Anime.
H E N. Egli è per verità incomportabile, che
gli Huomini vogliano; anzi èduro a crederſi
che poſſano priuar l’Anime della Diuina gratis;
come è duriſſimoilſortoponerſi à’ peſàntigiu—
ghi delle Leggi, e de' Decreti, che compongo~
no, le quali non poſſono traſgeclirſi , ſenza ti
more di offender Dio. Non baſtauano forſe i"
diuinicommandamenti, e gliRiti della Chieſa,
neceſſariamente da oſſeruarſi ?E ſe pure reſtaua
da aggiugnere, che occorreuaintimarela diſ
gratia di Dio? lo non intendo come gli Huomí
iii poſſano vſurparſi tanto di autorità. ll Con
cilio di Trento, ſtabilí molte coſe con pena tale,
C e z': ’ ‘che
\
5t 4.' DeH'Anima di Ferrante Pullauicino, .
che poteua non iſtabilirle , tra l’altre la ſemplice
fornicatione. Se il diuieto ſu per bene dellaChri
ſtianita , l’aggiungerui la penaeterna. ſu teme
rità inutile , mentre ſ1 veggono gli Huomini a
ſtenerſene , non per riſpetto diuino, ma‘ per ti
more ſeruile; il che tanto farebbono , ſe non vi
fuſſe la prohibitione della Chieſa. Ciò fu iu dan
no della propagatione del mondo. Ma tralaſcia—
to il danno, ò che la fornicatione ſemplice, cioè
con donna libera, era attiene, ch’offendeſſe
Dio, auanti il diuieto , oueronò Certamente
nò, ſapendoſi che nellaleggc vecchia era lecita ,
e che giamai,fù vietata. Perche dunque accre
ſcere le occaſioni di offender Dio , ſe pure e
gli è vero che ſi offenda? E poi . {è ellae prohi
hita, perche poſcia è tollerata? Non ſarebbe me
glio, che pergli medeſimi fini, per gli quali è
tollerata , che ſoffi: anco conceſſa, mentre fi be
ncficarebbe al mondo, e ſi leuarebbe tante oc-'
calioni di peccare a gli Huomini ? Ella è vna co
ſa di riſo, che la Chielà habbia prohiblto il
Fornitare , e che poi i Pontefici tollerino le mol
te migliaia di Concubine , anzi che neriſcuora
no dazi , e v’impongano gabelle , accioche ſo
lecitino i guadagni nel meſtiere`
A N. Per dirne il vero , l’accreſcerſi le ocea
Eoni delle colpe , mentre deurebbonfi dimi
nuirle più toſto , mi ſembra vn danno volonta
tzio degli Huomini temerari, i quali deuriano
contentarſi d’eſſere ſoggetti à’ diuini precetti,
ſenza aggiungere di nuouo. Ma io credo, che
Dio non punirà negliI—Iuomini altri peccati ſuor
dl. quelli comeſſi contra i comandamenti da
lui_ elpreſſi , nella traſgreffione de’ quali hà di.
chiararo di reſtar offeſo. '
H l N- Ne prego Sua DiuinaMaeſtà.
A B.
P'ingm prima'. ſl f
A N. lo non nc dubito, ſi perche Legiſlatorei
dell'Humanità ll ha polii tanti dllllçtl, name
ha giudicati baſtcuoli per tenerla in reno,
propolioſi di riceuerla in Cielo , non ha volu
to aggrauarla di vantaggio; ſi perche non lia
ucndo voluto eſponerſi ad eſſere offeſo nelle o
pcrationi nouconcernentil’honore diuino; ha
ura ſdegnato , che gli Huomini liabbiano oſato,
di accreſccrſi le cagioni di offenderlo.
H e N. Se ſiete ſhro giudicato, non ſapete
vor come paſſa la coſa?
A N. Egl’è‘ vero , ch’io ſono ſtato giudica
to; ma eſſendo prruo del bene della gloria, non
m’è conceſſo di ſapere tant’oltre;tanto più che
confinato nell’aria,quaſt in vn Corpo , non ne
polſo hauere la capacità conceſſa à gli ſpiriti più
purgziti.
H E N. Hò io penſato molte volte, come poſ
ſa Dio renderſi capace dioffeſe; eſſendo men
teincreata,&impaffibile. Onde s’egli ne ſoſſe
capace , ſaria di neceſſità , che foſſe etiandio al—
terabile : non potendoſi giudicare , che poſſa ei
riceuere offeſe , ſenza riceuere alteratione. Tut—
tauia in molti luoghi vien dalla Scrittura Sacra ,
e da’SS. PP. diſcrittopieno di ſdegno , e di ri
ſolutione vendicatiua. Che ne dite? -
A N. Aoſta ragione non mi ſembratemera
ria , ma ben fondata; 8c anch’io m’appongoOn
dc ſe ellaèvera , biſognadire , che Dio non reſii’
altramente offeſo da’ peccati de gli Huomini ,
ma che giudichi gli ſteſſi peccati, indi puniſca i
peccatori perche hanno traſgredire i diuini pre
cetti di lui , non perche l’habbiano offeſo.
HEN- Sia come ſi èParmi però vna gran
ſentenza, e molto repugnante alla miſericordia
di Dio , l’eterna dannatione di que’ miſeri, che
Cc 6 tra
516 DcU’ Animadí Ferrante Pallauitina,
tra’ tormenti incomprenſibili, ſono imprigio
nati nell’ Inferno. Se la miſericordia di Dio è
ſuperiore, come certamente è a tutti i pecca—
ti , perche non hà ella à ſuperarli? Se li pec
cati meritano vna pena infinita , Dio ch’è lo
pra lainfinità, può ancora con la infinita'miſe
ricordi:: perdonarlí 'dopò d’hauerli puniti vn
tempo, acciocbe reſtaſſe ſodisſatta ancola Di
uina Guiſtitia.
AN. Io fermamente credo, comeſi troua
ſcritto sù i Salmi di Dauide; che Dio non ſia
per ricordarſi eternamente de' noſtrí peccati ,
quindi , ſia per punirli con inceſſantr pene;
e per la ragione da voi detta della ſun infinita
Miſericordia; ſe gli Huomini ſono ſtati creati
per la gloria, e non per la dannatione: E ſe
Dio voleſſe l’Anime nelle pene ererne, non l’aria
ſhmmamente buono, com’è, mà ſommamen
te crudele. perche non haut-ebbe create l’Ani
me perla beatitudine, ma pei-l’inferno. Egli e
vero , che le colpe eſſendo d’vnareitäinſinita,
- ſono degne d’vna pena infinitazmä, come hab
biamo detto , la miſericordiadi Dio infinita, e
maggiore non ſarebbe , ſe non poteſſe rimetter
le. E poi hora, che Dio hà mandato il ſuo v
nico figliuolo à morire, à queſto fine , à che gio:
narebbono i meriti di lui, equalbeneficio nc
ſentirebbono l’Anime dannate?
H E N. De’Chriſtiani ionon n’lëò dubbioçmì
che s’hà da dire de gl’lnfcdeli , Eretici, ldo
lati-i , e d’altri , i quali ſono in continuoerrorc,
ne hanno ſtrada per ſàluarſi?
AN. Il medeſimo dobbiamo piamente ere
dere_ ancora d’Cffi per la ſteſià ragione dc”; 3
:;nîtáèoVedáäCſhi-iſto è diſceſa dal Cielo, s'è in
‘ - Paſſo PURO 11 ſuo prectoſiſſimo
San
\
J
‘zi -_ó_
ÈANIMAL
4 D I
F E R RA N T E
PALLAVICINO,
VIGIL'IA SECONDA
…
l~u
l
i
'L 4-4“
~ *ñ—.il ,
`~ xl‘p ›.
ÎÎÒÎ '
J
IN VILLAFRANCA.
M. Dc, LXXI
‘Hi-‘li i l ll. |||l| ‘Ill‘.- l
.il lla‘ll-`
'm
S. N. D. B.
A chi vuol’ leggere ,
GIORG l O FALLARDI.
‘A\\\nll I proteſto , Amico Lettore,
P’ J quello , che ti dzſſo nellaprima‘
,1 ſi/ verità;
Vigília. ſèla—odii,
Se baifirupulaper la _
pen-‘befor—
- \\—-/ -fl- la coſiienza ſi riſi-”te ,~ [è
”mi di *udire rimproverare:: , à la tua em
piettì.- ò la tua ignoranza; nonffiemler de
”ari i” queſto Libra , che ti ”interi-tipa”:`
to. uìmm s’adula, uèſi meriti/c'e. Sect
lo i” elite', aloe non permette altri ſcritti ,
m- applaude ad altre compoſitiani , che à
quelle, che luſìngano l’orecchio, ò. che di
cono bugie. Parla 1m" Anima , om# mm
Puoi attendere ,t che diſèorſìffiogliati d’a
gm' affetto terrena. Io credereifortumte le
fatiche delle rm'e Stampe , quando ſèruiſſè—
ra è moderare i” qualche parte i- tw’tii, e
gli abuſi del Secolo. Nella terza Vigilia,
che ti prometto, e che [i *và preparando
71071ſi dſſc’orrerà‘d’aſtra , che de’ Gîefilití.
Attendi”, ”ch’è curioſe’: , nè giudicare
fix z‘ titoli, o ſòpm la ſèmplice. apparenza
delle coſè. Sid/‘4710.
Ddz ~ DELL;
\
54²
DE LL’
A N I M A
D I
F E R R A N T E
PALLAVICINO,
Vigilia iſa-randa.
ANLMA. HENRICO.
A”.
Vìgiña ſèflmdä. ;45*
A N. Anzi con la verita ſi gloriſica Dio: eſſen—
do egli tutto purirà , tutto ſimplicicà, e tutto
bonra,ſi ſdegna grandemente con noi dal veder
ci ripieni di pazza e cieca adulatione , adorato
non il merito , nia la fortuna degli huomini.
H a u. Dunque il dir male-della Corte Roma
na con quei Verſi volgari 5
Curia Romana 11071 petit Omm ſine [una,
Dante: exaudit, non dumibus oflia thudít;
E con quegli altri, che corrono per le bocche di
tutti;
Si ”Put à capii); 'Ut' dia-eri: ù rapiena'o:
Tim: ef! Roma mput, omnia namque capì:.
Si declinando copia, capii', ad :epic-”dum
Reti:: lam-.11‘: , reti” larga nimis.
Non e ſcrupulo imaginabile?
A N. Non certo pure , che ſi dichi la verità:
come non è peccato il dire male del Pontefice,
quando ecattiuo-t perche ſl biaſima il vitio, non
la dignità. ~
H E .N- Dunque hà fatto beneil Guicciardini
à ſcriuere nel terzo libro delle ſue Hiſtorie , che
Aleſſandro Seſto era concorrente de’proprifi
gliuoli nell’amore di Madonna Lugretia pui
ſ'ua figliuola , e che i fratelli, o’l padre ſi di`
chiaraſſero perduti dietro alla ſua belleza: Anzi
fatto Pontefice la leuaſſe dal primo marito , co
me inferiore al ſuo grado, e la rimaritaſſe in
Giouanni Sforza, Signore di Peſaro-z mà non
potendo ſoffi-ire il Generoper Riuale, diſſolueſ
ſe poi il matrimonio già conſumato , hauendo
fatto* inanzi a’ Giudici delegati da lui , prouare
con falſi teſtimoni, e poi confermare per ſen
tenza, che Giouanni eta per natura frigido‘, 8:
impotente al coito. p ,
-‘ Am'.
546 Del ’Amima di Ferrante Paflauirìm,
A N. Non poreua far meglio il Guicciardini ,
perche ſcriueua la verità; è ben vero, che nelle
ſtampe italiane l’hanno fatto laſciar fuori, mi
nelle prima ſhmpe di Firenze, e di Germania,v’è
queſto fatto pei-à punto , comel’hai raccontato.
H E N. lo mi credeua, che i Ponceflci non po
teſſero errare , perche eletti Vicari di Chriſto ,
8t eſſendo adorari come Dii in terra, li ſuppo
neua ricchi più di’diuinità , che d’liumanita.
A N. Errano, Henrico , perche ſonohuomi
ni. E'ſorſe Dio vuole, che peccano acciò che, ò
non inſuperbiſcano , {non maggior carità cor
regano, e ſofferrſcanox peccati degli altri. E. coſa
nororia che Marcellino Papa ſacrificaſſeà gl’ l
doli , e che per queſ’co rimaneſſe dannato nel
Concilio di Seſſa. Liberio Papa ſeguì la ſerra de
gli Ari-inni. Anaſtafio Secondo abbracciò due di
uerſe ereſie, la Neſtoriana, e la EutichianáNiuo
re ſecondo erro in alcune ordinationi circa la
Dominica di Paſqua. Felice fu Arriano, e dagl’E—
retici eletto Pontefice. Vigilio ſu Euricbiano,
èSergio Manorhctita , e perciò dannato nel ſe
ſto Concilio Conſtantinopolirano. Papa Hono
rio procurò con profano tentatiuo di ſouercire la
Fede Chriſtiana. Degli altri poi infiniti che ſo
no riuſciti Apoſtati, Simoniaci, Biaſtematori del
Nome Santiſſimo di Chriſto, Hippocriri, Ti
ranni , e ripieni d’ogni vitio, io non ne parlo,
ho. perche queſto ſi legge anche nelle memorie la
ſciate
HEda’
N Santi
M’hauete ſtordiro con vn racconto
lonrano dal mio credere . mentre haueuoi Papi
per impeccabili. E veramente s’errano i Papi . lo
fanno non come Papi , mà come perſone priua
te. _onde l’errore non dec eſſer aſcritto all’un
“fiC-itO, mà alla perſona ſemplice.
- A x.
Vigilia ſeconda. 547
A N. Mi ſare ridere. Se Caiſa ertò come Pon
tefice dannando Chriſto, c ſua dottrina, qual ſien
tenza ſu tirannica, empia, 6t Antichriſtiana, dell'
iſtcſſa maniera il Papa; come Papa può errate,8c
erra ogni qual volta, che con parua volontà al
tera le leggi diuine. Vittore,ch’io diccuo , non
errò come perſona Ptiuata. mà come Pontefice.
H e N- Attendetcmi. l’ontcſici , che hanno
commeſſo errore ſono ſtati falſi Papi , non legi
timi Pontefici. Dunque l'errore cade nella ſem
plice perſona , non nella dignità Pontificia.
A N. Dunque il Papa può divenire Pſeudo
Papa ?
H |~: N. Sì.
A N. Dunque può errore ,ſedi buono diuen
ta H
cattíua?
E N. Mà il Papa , che commeſſe errore, vco—
me Marcellino, Sergio, 8c altri , che hauetc rat:-`
contati, ſono ſtati dannati da’ Con cilii ,e rimoffi
dal l’ontiſicato , e priuati dell’ officio, del quale
col peccato s‘erano reſi indegni,dunque non è
l’errore della Santa Sede , ma di quell’ huomo ,
che s’è ma] ſeruito dellaSanta Sede, e perciò
ſcacciare dalla Santa Sede.
A N. Prima dirò , che non tutti ſono ſtati pri
uati dall’ officio, e ſpogliati della mitra, 8c auto
rità Pontificia; tanto più , che vedo i Papià’
noſtri giorni macchiatidi ſordidiſſimierrori , e
nondimeno ſoſtentano la loro autorità, nè v’è
alcuno, che procuri lettargliela. Mà poi biſogna
concedermi , che tutti i Papi poſſono commet
tere errori , e ch’è di neceffità il ctederlo. Sen
tite vn’ argomento indiſſolubile.
H a N. L'vdirò b'en volentieri. ‘Léóu—
Ff LG
573
L O .
S T A M P A T O RE,
à chi hà letto.
Ono di taz” prezzo faperedi Pdl/d
Suicina . ó* egli èſtata 'un’ Ingegno caſi
ſtimato , che la?) creduto di ſòdisfare al
la tua curioſità col communicarti colle
Stampe , *una Lettera, cla’ egli i”
tempo , che ſi ritrouaua prigione. Non ti
fiafldalezzare, [è ſi paragona è Cbríſia,
perche :rà i tormenti d’vn Camerano , ſono
fiflfizóili tutti i delirii, Amami.
57’
Ads’ to Nammb.164r.
.
,
"l-_n-
'i
I l