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Odissea

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Odissea (disambigua).


Odissea
Testa di Ulisse rinvenuta nella Villa di Tiberio a Sperlonga
Autore Omero
1ª ed. originale VIII secolo a.C.
VI secolo a.C.[1]
Editio princeps 9 dicembre 1488
Genere poema
Sottogenere epica
Lingua originale greco antico
Ambientazione Mediterraneo, Grecia
Protagonisti Ulisse/Odisseo
Serie Ciclo troiano
Modifica dati su Wikidata · Manuale
L'Odissea (in greco antico: Ὀδύσσεια?, Odýsseia) è uno dei due grandi poemi epici
greci attribuiti al poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l'eroe Odisseo (o
Ulisse, con il nome latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata
nell'Iliade. Assieme a quest'ultima, rappresenta uno dei testi fondamentali della
cultura classica occidentale e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo
sia nella versione originale che nelle sue numerose traduzioni. Il poema presenta
uno stile più raffinato ed elegante rispetto al precedente poema dell'Iliade; ciò
ha anche contribuito allo sviluppo della teoria separatista.

Indice
1 Nome
2 Trama
2.1 Telemachia (I-IV)
2.2 Arrivo di Odisseo sull'isola dei Feaci (V-VIII)
2.3 Il racconto delle avventure di Odisseo (IX-XII)
2.4 Il ritorno a Itaca (XIII-XX)
2.5 La fine dei Proci (XXI-XXIII)
3 Struttura
4 Geografia
5 Influenze culturali
6 Contenuti
6.1 Il protagonista Ulisse
6.2 I temi dell'Odissea
6.3 La società nell'Odissea
6.4 La vita materiale nell’Odissea
7 Storia testuale
7.1 Datazione
7.2 Lingua e stile
7.3 Edizioni
7.4 Traduzioni
8 La fortuna
8.1 Opere ispirate all'Odissea
8.2 L'Odissea nella cinematografia
9 Note
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Altri progetti
13 Collegamenti esterni
Nome
L'etimologia del nome "Odisseo" è ignota. Lo stesso Omero cerca di spiegarla nel
libro XIX connettendola al verbo greco "ὀδύσσομαι", il cui significato è "essere
odiato". Odisseo, quindi, sarebbe "colui che odia" (in questo caso i Proci, che
approfittano della sua assenza per regnare su Itaca) oppure "colui che è odiato"
(in questo caso da tutti coloro che ostacolano il suo ritorno a Itaca). L'origine
del nome, però, non viene dalla Grecia, ma da una regione dell'Asia Minore, la
Caria. In questa regione, Odisseo era il nome di un dio marino, il quale, in
seguito all'invasione delle popolazioni indoeuropee, è stato assimilato nella
figura di Poseidone. Ciò, dunque, fa intuire che l'Odissea tragga le sue radici da
antichi racconti marinari.

Il nome, in definitiva, può avere il significato di "Colui che odia ed è odiato".


Il nome Odisseo presenta tuttavia assonanze interessanti con altri concetti: ὀδός
che significa "viaggio" e ουδείς che significa "nessuno" (che si collega con il
passo in cui Odisseo, per ingannare Polifemo, gli dice di chiamarsi appunto
nessuno. Bisogna comunque notare bene che la parola usata da Omero nel passo è
ούτις, una variante arcaica del pronome ουδεις). Il nome Ulisse (Ulixes in latino,
Ulixe in etrusco e Oulixes in siculo), datogli da Livio Andronico nella sua
traduzione dell'opera, la prima in assoluto al di fuori dal greco, significa
"Irritato" ed è stato scelto dal traduttore perché era abbastanza diffuso nel mondo
latino e per l'assonanza con l'originale, a differenza di Odysseùs che suonava
tipicamente straniero. Altri teorici però ritengono che "Ulisse" sia un soprannome
e significhi, al pari dell'etrusco Clausus da cui Claudio, "Zoppo", e sia più
antico dell'opera di Andronico, in riferimento ad una ferita alla gamba riportata
da Odisseo.

Trama
Telemachia (I-IV)
Telemaco, il figlio di Odisseo, era ancora un bambino quando suo padre partì per la
Guerra di Troia. Al momento in cui la narrazione dell'Odissea ha inizio, dieci anni
dopo che la guerra stessa è terminata, Telemaco è ormai un uomo di circa vent'anni
e condivide la casa paterna a Itaca con la madre Penelope e un gruppo di nobili
locali arroganti, i Proci, che intendono convincere Penelope ad accettare il fatto
che la scomparsa del marito è ormai definitiva e che, di conseguenza, lei dovrebbe
scegliere tra loro un nuovo marito; la donna ha promesso che lo farà solo quando
avrà finito di tessere un sudario per il suocero Laerte: Penelope ogni notte disfa
la tela tessuta durante il giorno.

Odisseo e Nausicaa - Pieter Lastman 1619 - Alte Pinakothek, Monaco di Baviera


La dea Atena, protettrice di Odisseo, in un momento in cui il dio del mare
Poseidone, suo nemico giurato, si è allontanato dall'Olimpo, discute del destino
dell'eroe con il re degli dei, Zeus. Quindi, assunte le sembianze di uno straniero
di nome Mente, va da Telemaco e lo esorta a partire al più presto alla ricerca di
notizie del padre. Telemaco gli offre ospitalità e insieme assistono alle
gozzoviglie serali dei proci, mentre il cantastorie Femio recita per loro un poema.
Penelope si lamenta del testo scelto da Femio, ovvero il "Ritorno da Troia"[2],
perché le ricorda il marito scomparso, ma Telemaco si oppone alle sue lamentele.

Il mattino seguente Telemaco convoca un'assemblea dei cittadini di Itaca e chiede


loro di fornirgli una nave ed un equipaggio. Sciolta l'assemblea senza aver
ottenuto nulla, Telemaco è raggiunto da Mentore, che gli promette la nave e i
compagni. Così, all'insaputa della madre, fa vela verso la casa di Nestore, il più
venerabile dei guerrieri greci che avevano partecipato alla guerra di Troia e che
aveva fatto ritorno nella sua Pilo. Da qui, accompagnato dal figlio di Nestore,
Pisistrato, si dirige via terra verso Sparta, dove incontra Menelao ed Elena, che
si sono alla fine riconciliati. I due gli raccontano che erano riusciti a fare
ritorno in Grecia dopo un lungo viaggio durante il quale erano passati anche per
l'Egitto: lì, sull'isola incantata di Faro, Menelao aveva incontrato il vecchio dio
del mare Proteo che gli aveva detto che Ulisse era prigioniero della misteriosa
ninfa Calipso. Telemaco viene così a conoscenza anche del destino del fratello di
Menelao, Agamennone, re di Micene e capo dei greci sotto le mura di Troia, che era
stato assassinato dopo il suo ritorno a casa da sua moglie Clitemnestra con la
complicità dell'amante Egisto.

Arrivo di Odisseo sull'isola dei Feaci (V-VIII)

Odisseo nella casa di Alcinoo - Francesco Hayez 1813 - Galleria nazionale di


Capodimonte, Napoli
Intanto, dopo svariate peripezie che dobbiamo ancora apprendere, Odisseo ha
trascorso appunto gli ultimi sette anni prigioniero sulla lontana isola di Ogigia,
ospite della bellissima ninfa Calipso. Quest'ultima si innamorò perdutamente di
Odisseo: il messaggero degli dei Ermes la convince però a lasciarlo andare e
Odisseo si costruisce a questo scopo una zattera. La zattera, dato che il dio del
mare Poseidone gli è nemico, fa inevitabilmente naufragio, ma egli riesce a
salvarsi a nuoto toccando alla fine terra a Scheria sulla cui riva, nudo ed
esausto, cade addormentato. Il mattino dopo, svegliatosi udendo delle risa di
ragazze, vede la giovane Nausicaa che era andata sulla spiaggia spinta da Atena a
giocare a palla con le sue ancelle. Odisseo le chiede così aiuto, ed ella lo esorta
a chiedere l'ospitalità dei suoi genitori Arete e Alcinoo, re dei Feaci. Questi lo
accolgono amichevolmente senza nemmeno, dapprima, chiedergli chi egli sia.

L’eroe resta parecchi giorni con Alcìnoo, partecipa ad alcune gare atletiche ed
ascolta il cieco cantore Demodoco esibirsi nella narrazione di due antichi poemi:
il primo narra di un altrimenti poco noto episodio della guerra di Troia, "La lite
tra Odisseo ed Achille", il secondo è il divertente racconto della storia d'amore
tra due dèi dell'Olimpo, Ares e Afrodite. Odisseo chiede a Demodoco di continuare
ad occuparsi della guerra di Troia: questi racconta dello stratagemma del cavallo
di Troia, episodio nel quale Odisseo aveva svolto la parte dell'indiscusso
protagonista. Incapace di dominare le emozioni suscitate dall'aver rivissuto quei
momenti, Odisseo finisce per rivelare la sua identità ed inizia a narrare
l'incredibile storia del suo ritorno da Troia.

Il racconto delle avventure di Odisseo (IX-XII)


Dopo aver saccheggiato la città di Ismara, nella terra dei Ciconi, Odisseo e le
dodici navi della sua flotta persero la rotta a causa di una tempesta che si
abbatté su di loro. Approdarono nella terra dei Lotofagi e successivamente finirono
per essere catturati dal ciclope Polifemo, figlio di Poseidone, riuscendo a
fuggire, dopo aver subito sei gravi perdite, con lo stratagemma di accecargli
l'unico occhio e uscire dalla sua grotta appendendosi al ventre delle sue pecore.
Questo scatenò però la rabbia di Poseidone. Sostarono per un periodo alla reggia
del signore dei venti Eolo, che diede ad Odisseo un otre di pelle che racchiudeva
quasi tutti i venti, un dono che avrebbe garantito loro un rapido e sicuro ritorno
a casa. I marinai, però, aprirono sconsideratamente l'otre mentre Odisseo dormiva:
i venti uscirono insieme dall'otre, scatenando una tempesta che ricacciò le navi
indietro da dove erano venute.

Odisseo nella grotta di Polifemo Jakob Jordaens secolo XVI Museo Puskin Mosca
Pregarono Eolo di aiutarli nuovamente, ma egli rifiutò di farlo. Rimessisi in mare
finirono per approdare sulla terra dei mostruosi cannibali Lestrigoni: solo la nave
di Odisseo riuscì a sfuggire al terribile destino. Nuovamente salpati, giunsero
all'isola della maga Circe, che con le sue pozioni magiche trasformò in maiali
molti dei marinai di Odisseo. Il dio Ermes venne quindi in suo soccorso e gli donò
un'erba magica, utile come antidoto contro l'effetto delle pozioni di Circe. In
questo modo egli costrinse la maga a liberare i suoi compagni dall'incantesimo.
Odisseo rimase nell’isola di Circe per un anno, divenendone l’amante.
I suoi uomini, alla fine, riuscirono a convincerlo del fatto che era giunto il
momento di ripartire: così, grazie anche alle indicazioni di Circe, Odisseo e la
sua ciurma attraversarono il Mar Mediterraneo e raggiunsero una baia situata
all'estremo limite occidentale del mondo conosciuto, nella terra dei Cimmeri. Lì,
dopo aver celebrato un sacrificio in loro onore, Odisseo invocò le ombre dei morti
allo scopo di interrogare lo spettro dell'antico indovino Tiresia sul suo futuro.
Incontrò poi lo spettro di sua madre, che era morta di crepacuore durante la sua
lunga assenza, ricevendo così per la prima volta notizie di quanto succedeva nella
sua casa, messa in serio pericolo dall'avidità dei proci. Incontrò poi molti altri
spiriti di uomini e donne illustri e famosi, tra i quali il fantasma di Agamennone
(che lo mise al corrente del suo assassinio), quello di Aiace Telamonio (che si
rifiutò di parlargli) e quello di Achille (che gli domandò notizie di suo figlio
Neottolemo e del suo vecchio padre Peleo).

Quando tornarono all'isola di Circe, questa, prima della loro nuova partenza, li
mise in guardia sui pericoli che li attendevano nelle rimanenti tappe del loro
viaggio. Riuscirono a fiancheggiare indenni gli scogli delle sirene e passare in
mezzo alla trappola rappresentata da Scilla, mostro dalle innumerevoli teste, e dal
terribile gorgo Cariddi, approdando sull'isola Trinacria. Qui i compagni di
Odisseo, ignorando gli avvertimenti ricevuti da Tiresia e Circe, catturarono e
uccisero per cibarsene alcuni capi della sacra mandria del dio del sole Helios.
Questo sacrilegio fu duramente punito dal dio, che, con l'aiuto di Poseidone, colpì
Odisseo e i suoi compagni con un naufragio nel quale tutti, tranne Odisseo stesso,
finirono annegati. L'eroe fu spinto dai flutti sulle rive dell'isola di Calipso,
che lo costrinse a restare con lei come suo amante per sette anni.

Il ritorno a Itaca (XIII-XX)

Ulisse e le sirene (Museo nazionale del Bardo, Tunisi)

Giuseppe Bottani, Atena trasforma Ulisse in un vecchio Mendicante, 1775, Pavia,


Pinacoteca Malaspina
Dopo aver ascoltato con grande interesse e curiosità la sua lunga storia, i Feaci,
che sono un popolo di abili navigatori, decidono di aiutare Odisseo a tornare a
casa. Nottetempo, mentre è profondamente addormentato, lo portano ad Itaca
approdando in un luogo nascosto. Al suo risveglio, la dea Atena lo trasforma in un
vecchio mendicante: in questi panni si incammina verso la capanna di Eumeo,
guardiano dei porci, che gli è rimasto fedele anche dopo così tanti anni. Il
porcaro lo fa accomodare e gli dà da mangiare. Dopo aver cenato insieme, racconta
ai suoi contadini e braccianti una falsa storia della propria vita: dice loro di
essere nativo di Creta e di aver guidato un gruppo di suoi conterranei a combattere
a Troia al fianco degli altri Greci, di aver quindi trascorso sette anni alla corte
del re dell'Egitto e di essere alla fine naufragato sulle coste tesprote e da lì
venuto ad Itaca.

Intanto Telemaco fa vela da Sparta verso casa e riesce a scampare a un'imboscata


tesagli dai Proci. Dopo essere sbarcato sulla costa di Itaca, va anche lui alla
capanna di Eumeo, dove finalmente il padre e il figlio si incontrano. Odisseo si
rivela a Telemaco (ma non ancora a Eumeo) e insieme decidono di uccidere i Proci.
Dopo che Telemaco è tornato a palazzo per primo, Odisseo, accompagnato da Eumeo, fa
ritorno nella sua casa ma continua a restare travestito da mendicante. In questo
modo osserva il comportamento violento e tracotante dei Proci e studia il piano per
ucciderli. Incontra per primo il suo cane Argo, che lo riconosce e dopo un ultimo
sussulto di gioia muore felice per aver rivisto il padrone; poi si reca da sua
moglie Penelope, che non lo riconosce: egli cerca di capire le sue intenzioni
raccontando anche a lei di essere cretese e che un giorno sulla sua isola aveva
incontrato Odisseo. Incalzato dalle ansiose domande di Penelope, dice anche che di
recente in Tesprozia ha avuto notizia delle sue più recenti avventure.
Ulisse riconosciuto da Euriclea, William-Adolphe Bouguereau (1849)
La vecchia nutrice Euriclea capisce la vera identità di Odisseo quando egli si
spoglia per fare un bagno, mostrando una cicatrice sopra il ginocchio che si era
procurato durante una battuta di caccia: Odisseo la costringe a giurare di
mantenere il segreto.

La fine dei Proci (XXI-XXIII)


Il giorno dopo, su suggerimento di Atena, Penelope spinge i Proci a organizzare una
gara per conquistare la sua mano: si tratterà di una competizione di abilità nel
tiro con l'arco e i Proci dovranno servirsi dell'arco di Odisseo, che nessuno a
parte lui stesso è mai riuscito a tendere. Nessuno dei pretendenti riesce a
superare la prova e a quel punto, tra l'ilarità generale, quello che è creduto un
vecchio mendicante chiede di partecipare a sua volta: Odisseo naturalmente riesce a
tendere l'arma e a vincere la gara, lasciando tutti stupefatti. Prima che si
riprendano dalla sorpresa rivolge quindi l'arco contro i Proci e, con l'aiuto di
Telemaco, li uccide tutti. Odisseo e il figlio decidono poi di far giustiziare
dodici delle ancelle della casa che erano state amanti dei Proci e uccidono il
capraio Melanzio che era stato loro complice. Adesso Odisseo può finalmente
rivelarsi a Penelope: la donna esita e non riesce a credere alle sue parole, ma si
convince dopo che il marito le descrive alla perfezione il letto che lui stesso
aveva costruito in occasione del loro matrimonio.

Odisseo e Tiresia nel regno dei morti - Vaso greco del IV secolo a.C.
Il giorno dopo, insieme a Telemaco, va ad incontrare suo padre Laerte nella sua
fattoria, ma anche il vecchio accetta la rivelazione della sua identità solo dopo
che Odisseo gli ha descritto il frutteto che un tempo Laerte stesso gli aveva
donato. Gli abitanti di Itaca hanno seguito Odisseo con l'intenzione di vendicare
le uccisioni dei Proci loro figli: quello che sembra essere il capo della folla fa
notare a tutti che Odisseo è stato la causa della morte di due intere generazioni
di uomini a Itaca, prima i marinai e coloro che l'avevano seguito in guerra dei
quali nessuno è sopravvissuto, poi i Proci che ha ucciso con le sue mani. La dea
Atena però interviene nella disputa e convince tutti a desistere dai propositi di
vendetta.

Struttura
L'Odissea si presenta attualmente in forma scritta, mentre in origine il poema era
tramandato oralmente da abili ed esperti aedi e rapsodi. Essi recitavano i versi a
memoria, servendosi, nella narrazione, di un metro regolare chiamato "esametro
dattilico" o "esametro epico". Ciascuno degli esametri del testo originale è
composto da 6 piedi; ciascun piede è alternativamente un dattilo, uno spondeo ad
eccezione dell'ultimo che può anche essere un trocheo. È suddiviso in 24 libri,
ognuno dei quali indicato con una lettera dell'alfabeto greco minuscolo, per un
totale di 12.110 esametri.

All'interno dei 24 libri, possiamo distinguere 5 nuclei tematici principali:

Libro I - Libro IV: Si descrive la situazione determinatasi ad Itaca in assenza di


Odisseo e si narra la cosiddetta Telemachìa, ovvero il viaggio del figlio di
Odisseo, Telemaco, a Pilo, presso il re Nestore, e successivamente a Sparta, presso
Menelao ed Elena, i quali alla fine si sono riconciliati. In questa sezione Odisseo
non compare come personaggio.
Libro V - Libro VII: Occupati dalla "Feacide", che narra il naufragio di Odisseo
nell'isola di Scheria, abitata appunto dai Feaci. La causa del naufragio è stato
Poseidone, uno dei più accaniti antagonisti di Odisseo. Nella "Feacide", inoltre,
non viene solo narrato il naufragio di Odisseo, ma anche la sua permanenza presso i
Feaci e il loro re, Alcinoo.
Libro VIII - Libro XII: Occupati dai cosiddetti "Apologhi presso Alcinoo"
(altrimenti detti μῦθοι, mŷthoi, racconti): nella notte del ventitreesimo giorno
dall'inizio del poema, Odisseo narra ad Alcinoo e alla sua corte tutte le sue
peripezie e le sue avventure per mare allo scopo di giungere in patria. Gli
"Apologhi presso Alcinoo", quindi, costituiscono un'analessi, un salto indietro nel
tempo in cui vengono narrati i fatti precedentemente accaduti.
Libro XIII - Libro XXIII: Accompagnato dai Feaci, impietositi dalla triste storia
di Odisseo e dalle sue disavventure, il protagonista sbarca sulla costa della tanto
agognata Itaca. Il poema, però, non è ancora finito. Infatti, inizia ora la sua
seconda macrosequenza, che narra la vendetta sui proci da parte di Odisseo, che si
è riconciliato con il figlio Telemaco nella tenda del fedele servo Eumeo. Dopo aver
superato la "prova dell'arco", Odisseo si vendica dei proci e dei servi infedeli e
torna a regnare su Itaca con la fedele moglie Penelope.
Libro XXIV: Ultimo libro, costituito da una sorta di "riepilogo" che fa un quadro
generale della vicenda.
Geografia
L'Odissea si svolge principalmente nel Peloponneso, nelle isole ioniche e nel
Mediterraneo occidentale, ma identificare esattamente i luoghi visitati da Ulisse
appare quasi impossibile, anche perché il testo offre in genere assai pochi spunti
per identificare i luoghi in modo certo, essendo un testo poetico e non geografico.

La critica moderna propende a pensare che l'autore dell'Odissea abbia assegnato


alle avventure di Ulisse un'ambientazione fantastica, fornendo al lettore la
possibilità di immaginarle in spazi geografici di sua conoscenza, tranne,
naturalmente, alcuni luoghi fondamentali, citati con il loro nome reale, come
Itaca. L'indeterminatezza, d'altra parte, è caratteristica delle creazioni
poetiche.

Cionondimeno, sin dall'epoca arcaica, si sono succeduti nei secoli vari tentativi
di localizzazione delle imprese narrate da Omero, senza giungere mai a conclusioni
definitive; tale ipotesi testimoniano anche l'avanzata della colonizzazione greca
in Occidente: man mano che i Greci esploravano nuove terre occidentali,
localizzavano in esse i luoghi omerici[3].

Le ipotesi di localizzazione oggi più note diventarono le più diffuse solo a


partire dalla romanizzazione d'Italia. Secondo esse, i luoghi omerici corrispondono
allo schema seguente[4]:

la terra dei Lotofagi: nella costa della Grande Sirte, in Libia, e della Piccola
Sirte, nella costa tunisina;
i pascoli sacri del dio Sole: nella Sicilia nord-orientale;
la terra dei Ciclopi: nel litorale prossimo all'Etna;
il paese dei Lestrigoni: presso Lentini;
l'isola di Eea, dimora di Circe: nel promontorio del Circeo;
l'Isola di Ogigia, dimora di Calipso: nello stretto di Gibilterra;
Scheria, l'isola dei Feaci: a Corfù, ossia Kerkira;
lo stretto di Scilla e Cariddi: quello di Messina;
l'accesso all'Ade: nei Campi Flegrei.
l'isola di Eolo: una delle isole Eolie
gli scogli delle sirene: nel promontorio di Sorrento.
Secondo la tradizione più antica, testimoniataci da Apollonio Rodio (che attinge da
fonti più antiche rispetto a quelle che sono alla base delle localizzazioni oggi
più note), molti luoghi omerici si localizzano in Adriatico, secondo lo schema
seguente[5]:

la terra dei Lotofagi: nella costa meridionale dell'Illiria, in prossimità di


Almissa;
i pascoli sacri del dio Sole: tra Apollonia e Orico;
l'isola di Eea, dimora di Circe: nel Gargano;
l'Isola di Ogigia, dimora di Calipso: a Meleda;
Scheria, l'isola dei Feaci: a Curzola, detta dagli antichi "Kerkira nera";
lo stretto di Scilla e Cariddi: quello che divide la penisola di Sabbioncello
dall’isola di Ulbo;
l'accesso all'Ade: sul litorale dell'Epiro, in Tesprozia (tra Adriatico e Ionio).
Successivamente sono stati proposti molti altri luoghi, la maggior parte di questi
situati nell'area mediterranea, ma alcuni studiosi sono anche arrivati ad
ipotizzare che Ulisse abbia raggiunto l'Oceano Atlantico, oltre i confini
rappresentati dalle cosiddette colonne d'Ercole (lo stretto di Gibilterra), o
addirittura che tutta la sua vicenda si sia svolta nel Mar Baltico (la cosiddetta
"teoria dell'Omero nel Baltico"[6]). Esiste infine una teoria dell'origine
siciliana dell'Odissea[7].

Uno studio moderno sostiene persino che l'Itaca di Odisseo non sia da identificare
con la moderna Itaca, ma con Cefalonia, poiché le descrizioni geografiche reali (ad
esempio il numero di isole dell'arcipelago) non corrispondono perfettamente alla
descrizione omerica[8].

Significativamente, alcuni di questi studi non sono dovuti a storici o archeologi,


ma a studiosi di altre discipline ed anche a dilettanti[9].

Influenze culturali
Alcuni studiosi ritengono di poter rintracciare nell'Odissea forti influenze da
parte di temi tipici della mitologia mediorientale. Martin West ha evidenziato
sostanziali parallelismi tra l'Epopea di Gilgamesh e il poema omerico.[10]

Sia Odisseo che Gilgamesh compiono un viaggio fino ai confini della terra e
discendono da vivi nel mondo dei morti. Nel corso della sua discesa agli inferi
Odisseo segue i consigli e le indicazioni dategli da Circe, una semidea figlia del
dio del sole Elio, la cui isola Eea si trova ai limiti del mondo conosciuto e per
la quale si può fare una chiara associazione con il sole. Come Odisseo, Gilgamesh
trova il modo di raggiungere il mondo dei morti grazie ad un aiuto divino: nel suo
caso quello della dea Siduri che, come Circe, vive in mare nei pressi dei confini
del mondo. Anche la sua casa è in relazione con il sole: Gilgamesh la raggiunge
attraversando una galleria che passa sotto al monte Mashu, l'alta montagna dietro
la quale il sole sorge per poi innalzarsi nel cielo.

West ne deduce quindi che le somiglianze dei viaggi di Odisseo e Gilgamesh ai


confini della terra siano il risultato dell'influenza avuta dall'epopea di
Gilgamesh sulla composizione dell'Odissea.

Contenuti
Il protagonista Ulisse

Lo stesso argomento in dettaglio: Ulisse.


(GRC)
«Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλὰ
πλάγχθη, ἐπεὶ Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσε·»

(IT)
«L’uomo ricco d’astuzie raccontami, o Musa, che a lungo
errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;»

(Omero, Odissea, I, vv. 1-2. Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti[11])

Ulisse (o Odisseo, dal greco Ὀδυσσεύς, Odysseús), originario di Itaca, è uno degli
eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade.

Al contrario di Achille, personaggio principale dell'Iliade, che agisce secondo


istinti primordiali (l'Ira in particolare), Ulisse invece (uomo dal multiforme
ingegno) ricorre sovente a stratagemmi e ai suoi molteplici talenti (idea il
cavallo di Troia con l'aiuto della dea Atena, è in grado di costruirsi una zattera
sull'isola di Calipso e si finge mendicante a Itaca per verificare chi gli sia
fedele o no, ad esempio). Quindi, mentre Achille rappresenta l'uomo che eccelle per
forza fisica, dominato dall'impulsività, Ulisse rappresenta l'uomo che eccelle in
astuzia e intelligenza, che agisce consciamente, riuscendo tramite le sue abilità a
dominare l'ambiente circostante.

I temi dell'Odissea
L'opera canonica appartiene ai poemi Nostoi (Nόστοι, "ritorni"), i poemi greci del
ciclo epico che descrivevano il ritorno degli eroi achei in patria dopo la
distruzione di Troia. Lo spazio è differente rispetto all'Iliade in quanto
nell'Iliade è circoscritto alla città di Troia e dintorni, mentre nell'Odissea è
ambientato nell'area mediterranea in luoghi reali e fantastici. Lo spazio
domestico, sede degli affetti famigliari, è ben presente nell'Odissea, a differenza
dell'Iliade.

Motivo conduttore del poema è il ritorno al quale è connesso quello del viaggio in
cui sono inseriti elementi meravigliosi e fantastici: esseri prodigiosi, giganti
cannibali e mostri, bacchette magiche, erbe miracolose, riti per evocare i morti.
Questi aspetti appartengono al patrimonio delle credenze popolari e dei saperi
magici delle antiche civiltà.

Il finale eroico, cioè la vendetta di Odisseo sui proci, riafferma, come


nell'Iliade, la concezione di vita dell'aristocrazia guerriera.

Gli dei invece sono presentati diversamente nei due poemi omerici. Gli dei
dell'Odissea infatti sono meno capricciosi di quelli dell'Iliade e più consapevoli
del loro ruolo di difensori della giustizia e dei valori posti alla base del vivere
civile.[12]

La società nell'Odissea
L'Odissea è lo specchio di una nuova epoca nella storia del mondo greco, un periodo
di transizione dal regime monarchico, ormai privo di prestigio e potere, a quello
oligarchico della polis, la città-stato in formazione. La presenza violenta e
invadente dei Proci segna il contrasto fra il potere assoluto del re e
l'aristocrazia. D'altronde nella polis i nobili rivendicano il proprio ruolo
politico-militare ed economico e mirano a limitare il potere del monarca. Questo
poema omerico è anche testimonianza di una più stratificata e complessa struttura
sociale rispetto a quella dell'Iliade: oltre agli aristocratici sono ricordati
anche aedi (Femio e Demodoco), indovini (Tiresia), servi (la nutrice Euriclea e il
fedele servo Eumeo), artigiani, mercanti, predoni. Il viaggio di Odisseo
rappresenta inoltre la nuova epoca in cui i Greci si spingono in terre lontane e
poco conosciute per avviare attività commerciali.[13]

La vita materiale nell’Odissea


Nella dicotomica narrativa dei fatti che si svolgono nell’opera omerica, fra le
avventure mirabolanti dell’eroe e la vita domestica della sua sposa, la reggia di
Ulisse, le attività di Penelope e le indagini di Telemaco risultano interessanti
spunti di riflessione archeologica sulla vita materiale all’epoca dello svolgimento
dei fatti. Questo nuovo tema, che coinvolge sempre più gli studiosi, sta facendo
scaturire una messe abbondante di opere. Il quadro che emerge dal confronto
archeologico e letterario su manufatti e vita materiale, parrebbe confermare che
alla base del racconto vi siano ampie conoscenze del tardo mondo miceneo.[14]

Storia testuale
Datazione
L'opera, così come l'Iliade, viene presumibilmente composta nella Ionia d'Asia
intorno al IX secolo a.C., anche se alcuni autori pensano che sia nata intorno al
720 a.C.

L'originale più antico dell'opera risale alla fine dell'VIII secolo a.C., ed è
questo che il tiranno ateniese Pisistrato usa quando, nel VI secolo a.C., decide di
uniformare e dare forma scritta ad un poema che fino ad allora si era tramandato
quasi esclusivamente per forma orale.

Quest'ultima forma, però, continuerà fino al III secolo d.C. in Egitto, con tutti i
cambiamenti e le mutazioni inevitabili nella forma orale.

L'Odissea appartiene al ciclo dei cosiddetti "poemi del ritorno", in greco nostoi
(da νόστος, nóstos, "ritorno").

Lingua e stile
La lingua dell'Odissea mescola forme appartenenti a diversi dialetti greci. Le
forme attiche sono decisamente minoritarie e si possono probabilmente spiegare come
modificazioni effettuate nella redazione di Pisistrato, le forme eoliche e ioniche,
invece, sono entrambe molto presenti, anche se con una predominanza delle seconde.
Il dialetto ionico è tradizionalmente la lingua dell'epica, quindi le molte
proposte avanzate hanno tentato di spiegare soprattutto la consistente presenza
dell'eolico: quella con più seguito accademico sostiene che le forme eoliche
possano essere spiegate da ragioni quasi esclusivamente metriche e poetiche.

L'Odissea è ricca di formule, ovvero espressioni usate in sedi metriche fisse per
esprimere un'idea essenziale, secondo la definizione di Milman Parry (gli esempi
tipici potrebbero essere l'astuto Odisseo o Aurora dalle dita rosate). Queste
formule, oltre ad essere poetiche, ci mostrano l'originaria natura orale dei poemi:
sembra infatti che aiutassero gli aedi a comporre i loro canti improvvisandoli su
richiesta dell'uditorio.

L'Odissea è anche stata vista come l'archetipo del romanzo, in quanto racconta
dall'inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, per così
dire, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo.

È da segnalare, infine, che la suddivisione in 24 libri non risale alla redazione


di Pisistrato. Furono infatti i filologi alessandrini a suddividere i due poemi
omerici in 24 capitoli e ad assegnare ad ogni capitolo una lettera dell'alfabeto
greco (composto da 24 lettere, appunto) maiuscole per l'Iliade e minuscole per
l'Odissea.

Edizioni
L'edizione pisistratea non rappresentava un canone fisso. In seguito, infatti, essa
convisse con successive edizioni scritte, redatte nelle città greche di Massalia
(odierna Marsiglia), Creta, Cipro, Argo, Sinope e probabilmente altre ancora.
Queste edizioni erano dette "politiche" (dal greco κατά πόλεις, katà póleis) nel
senso di appartenenti alle poleis, alle città, ma sono oggi andate perdute.

Esisteva anche un'edizione pre-ellenistica di origine ignota, chiamata πολύστιχος


(polýstichos, letteralmente "con molte linee"), e che presentava un maggior numero
di versi rispetto alla versione pisistratea: gli studiosi tendono oggi a
considerarla una versione "annacquata" da interventi operati da chi la tramandava
oralmente.

Esistevano inoltre edizioni dette "personali", nel senso che appartenevano a uomini
illustri, come Antimaco di Colofone o Euripide (l'omonimo figlio del famoso
drammaturgo). Sembra che anche il filosofo Aristotele avesse un'edizione personale
delle opere di Omero. Di tali versioni tuttavia si sa molto poco, né è possibile
ipotizzare in cosa differissero dal testo oggi noto.
In età moderna nella Firenze umanistica apparve la prima edizione a stampa
dell’opera, curata da Demetrio Chalcondylas nel 1488. Un'altra importante edizione
fu quella di Stephanus (Henri Estienne), stampata a Ginevra nel 1566, «il cui testo
ebbe a lungo un’autorevolezza indiscussa, superata solo con le edizioni
settecentesche»[15].

Per ulteriori approfondimenti sul tema si veda il contributo di Franco Montanari


(1990)[16].

Traduzioni

Lo stesso argomento in dettaglio: Traduzioni dell'Odissea.


La prima traduzione dell'Odissea, in latino arcaico, risale al III secolo a.C. per
opera di Livio Andronico e reca il titolo di "Odusia".

Odissea, 1794
Al giorno d'oggi, una delle più note traduzioni in italiano dell'Odissea è quella
di Ippolito Pindemonte, di stampo decisamente classicistico. Quella oggi più usata,
uscita per la prima volta nel 1963, è di Rosa Calzecchi Onesti; sebbene sia in
poesia, è caratterizzata da un lessico più moderno e di più facile lettura. Si
ricorda inoltre la traduzione (più moderna e semplice rispetto a quella della
Calzecchi) di Aurelio Privitera. Esiste anche la traduzione di Emilio Villa,
pubblicata una prima volta da Feltrinelli nel 1964 e ripubblicata nel 2004 da
Derive Approdi. Si riporta poi la traduzione in prosa di Maria Grazia Ciani per
Marsilio Editori. Altra traduzione da segnalare (in versi, ma senza un metro fisso)
è quella che Vincenzo Di Benedetto ha realizzato per la BUR nel 2010,
caratterizzata dall'ampio commento.

La fortuna
Opere ispirate all'Odissea
La storia vera di Luciano di Samosata, scritta nel II secolo, è una sorta di
parodia dell'Odissea che descrive un viaggio immaginario oltre le Colonne d'Ercole
e sulla Luna.
La prima metà dell'Eneide di Virgilio ha una struttura parallela a quella
dell'Odissea.
Alcuni dei racconti di Sindbad il marinaio contenuti ne Le mille e una notte sono
ripresi dall'Odissea di Omero.
Ulisse, romanzo modernista di James Joyce, pubblicato nel 1922, si ispira
all'Odissea, ed ognuno dei diciotto capitoli rimanda ad un episodio del poema di
Omero.
Nikos Kazantzakis ha scritto nel 1938 Οδύσσεια, un poema epico in 33.333 versi che
continua la narrazione delle avventure di Odisseo dopo il suo ritorno a Itaca.
Il poema Ulisse di Alfred Tennyson, e anche i Mangiatori di loto dello stesso
autore.
Nel poemetto L'ultimo viaggio dai Poemi conviviali Giovanni Pascoli immagina che
dopo il ritorno ad Itaca Ulisse riparta in viaggio.
Gabriele D'Annunzio nella poesia L'incontro di Ulisse (nella raccolta Maia)
immagina invece, di incontrare lui stesso Ulisse.
2001: Odissea nello spazio, film fantascientifico diretto da Stanley Kubrick nel
1968.
"Odissea: una versione teatrale" è un lavoro in due atti del 1993 scritto da Derek
Walcott e messo in scena per la prima volta dalla Royal Shakespeare Company.
La Markus Zohner Theater Compagnie ha prodotto lo spettacolo Odissea in lingua
italiana, con Patrizia Barbuiani e Markus Zohner, che da diversi anni sta girando
il mondo.
Il film Fratello, dove sei? (O Brother, Where Art Thou?), con George Clooney,
riprende in senso lato la trama dell'Odissea. Gli autori, i fratelli Joel ed Ethan
Coen, ammettono di essersi molto parzialmente ispirati al poema (tanto da citarlo
come fonte nei titoli di testa), ma sostengono di non averlo in effetti letto.
Nel 1968 la Rai ha realizzato una versione televisiva a puntate dell'Odissea
(Odissea), per la regia di Franco Rossi, interpretata da Bekim Fehmiu e Irene
Papas.[17]
Un'altra versione televisiva è stata realizzata nel 1997 da Andrej Končalovskij,
interpretata da Armand Assante, Greta Scacchi, Isabella Rossellini, di nuovo Irene
Papas (interpreta Anticlea) e Vanessa L. Williams. Si tratta di una versione che
modifica leggermente la trama dell'opera, accorciandola e includendo anche parti
tratte dall'Iliade.
La Penelopeide è un romanzo scritto da Margaret Atwood che riscrive la storia
narrandola dal punto di vista di Penelope.
Nascita dell'odissea è un romanzo del 1927 dello scrittore francese Jean Giono. Nel
romanzo si ipotizza che Odisseo stesso, sotto le mentite spoglie di un vecchio
aedo, una sera davanti al focolare racconti ad un pubblico occasionale,
inventandole, le avventure che lo avrebbero tenuto lontano da casa per dieci anni.
Dando così origine all'Odissea.
Telemachus Clay di Lewis John Carlino è un'opera teatrale contemporanea che
racconta i viaggi di un giovane, Telemaco appunto, che in una grande città cerca il
padre che non ha mai conosciuto, incontrando sulla sua strada molti strani
personaggi.
Il musical di Broadway The Golden Apple scritto nel 1954 dal librettista John
Latouche e dal compositore Jerome Moross è un libero adattamento dell'Iliade e
dell'Odissea che sposta l'azione negli U.S.A. nello stato di Washington durante il
periodo della guerra ispano-americana.
Nel film di Jean-Luc Godard Il disprezzo del 1963, il regista tedesco Fritz Lang
interpreta sé stesso mentre dirige un adattamento cinematografico dell'Odissea.
Il romanzo Cold Mountain scritto nel 1997 da Charles Frazier, che narra il ritorno
a casa di un disertore dell'esercito confederato, è ispirato all'Odissea. Dal
romanzo è stato successivamente tratto nel 2004 il film Ritorno a Cold Mountain,
diretto da Anthony Minghella.
Il film Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo diretto nel 2007 da Gore
Verbinski, presenta diversi caratteri dell'Odissea: il viaggio, la ninfa Calipso,
ecc.
Odds Bodkin ha pubblicato una riscrittura dell'Odissea, composta sia da parti
recitate che dall'accompagnamento musicale. L'opera, che ripercorre la maggior
parte della vicenda del poema omerico, è scritta dal punto di vista personale di
Odisseo.
Il personaggio principale del film di animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della
Valle del vento (風の谷のナウシカ Kaze no tani no Naushika?) del 1984, porta lo
stesso nome ed è ispirata alla principessa dell'Odissea.
R. A. Lafferty racconta la storia in chiave fantascientifica nel suo romanzo Space
Chantey. Altra opera simile è il romanzo Negative Minus di R. L. Fanthorpe, che ha
la caratteristica di presentare tutti i nomi scritti al contrario (es. Aessido,
Ecric, Acati ecc,).
Luigi Malerba, Itaca per sempre, Milano, Mondadori, 1997. (racconta i pensieri e le
sensazioni dei due protagonisti, Odisseo e la moglie Penelope)
Il film Nostos - il ritorno del regista Franco Piavoli, girato nel 1989, è ispirato
alle vicende di Odisseo/Ulisse.
Ulisse di Umberto Saba.
Ulysse 31 (宇宙伝説ユリシーズ 31 Uchu densetsu Ulysses 31), un anime televisivo co-
prodotto nel 1981 dalla francese DiC Entertainment e dalla giapponese Tokyo Movie
Shinsha.
Il romanzo di Filippo Tommaso Marinetti Mafarka il futurista (1909) ha profonde
influenze dall'Odissea.[18]
La poesia di Guido Gozzano L'ipotesi (Poesie sparse) si conclude con una rilettura
in chiave borghese dell'Odissea.
Il libro di genere young-adult Chasing Odysseus, pubblicato nel 2010 da Sulari
Gentill, scrittrice australiana. Il testo è una riscrittura dell'Iliade e
dell'Odissea adattata a un pubblico di ragazzi, anche se il rimando all'Iliade è
presente solo nella prima parte. La trama mantiene i principali viaggi di Ulisse
cambiando però il punto di vista da cui la vicenda è narrata.
Qualche tratto dell'Odissea è presente anche nel libro Percy Jackson e gli dei
dell'Olimpo - Il mare dei mostri.
La trilogia Il mio nome è Nessuno di Valerio Massimo Manfredi racconta le vicende
dell'Odissea dal punto di vista di Odisseo stesso.
Lo spettacolo teatrale Vorrei essere figlio di un uomo felice, di Gioele Dix,
prende spunto dal rapporto genitore-figlio tra Ulisse e Telemaco.
L'Odissea nella cinematografia
L'Odissea, regia di Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovan (1911)
Ulisse, regia di Mario Camerini (1954)
Odissea, sceneggiato televisivo per la regia di Franco Rossi (1968)
L'Odissea, serie televisiva per la regia di Andrej Končalovskij (1997)
Ulisse. Il mio nome è Nessuno, serie televisiva a cartoni animati (2012)
Il ritorno di Ulisse (Odysseus), serie televisiva, in coproduzione internazionale
per la regia di Stéphane Giusti (2013)
Outis Suite, film del 2014 diretto da Mimmo Mongelli
Troy: The Odyssey (Troy: The Odyssey), film televisivo per la regia di Tekin Girgin
(2017)
Troy - La caduta di Troia"(Troy: Fall of a City), serie televisiva del 2018.
Note
^ Stesura scritta promossa da Pisistrato
^ Questo particolare racconto un tempo esisteva sotto forma scritta, ed era
chiamato i "Nostoi", ma è andato perduto.
^ Luca Antonelli, I Greci oltre Gibilterra, edizioni L'erma di Bretschneider, 199
(pagine 31 e 32). Testo presente su Google Libri. ISBN 9788870629576.
^ Vedi articolo di Lorenzo Braccesi e Graziella Benedetta Rossignoli, con
contributo di Anna Maria Tunzi Sisto, In Adriatico alla ricerca di Ulisse, nella
rivista Archeo, De Agostini Rizzoli periodici, anno XVII, numero 8, 198, agosto
2001.
^ Vedi articolo di Lorenzo Braccesi e Graziella Benedetta Rossignoli, con
contributo di Anna Maria Tunzi Sisto, In Adriatico alla ricerca di Ulisse, nella
rivista Archeo, De Agostini Rizzoli periodici, anno XVII, numero 8, 198, agosto
2001. Per lo schema di localizzazione adriatico, l'articolo riporta tutte le fonti
primarie, tra cui Apollodoro, Libro I 9, 24.
^ Felice Vinci, Omero nel Baltico, saggio sulla geografia omerica editrice Palombi,
2003. ISBN 9788876212512.
^ Samuel Butler, L'autrice dell'Odissea editrice Robin, 2013. ISBN 9788867402274.
^ Robert Bittlestone, James Diggle, John Underhill, Odysseus Unbound: The Search
for Homer's Ithaca, Cambridge University Press, 2005. ISBN 9780521853576.
^ I sostenitori dell'identificazione dell'Itaca omerica con Cefalonia sono Robert
Bittlestone, consulente aziendale, James Diggle, professore di greco e latino, e
John Underhill, geologo. Il sostenitore della teoria dell'origine siciliana
dell'Odissea, Samuel Butler, era uno scrittore. L'autore di "Omero nel Baltico",
Felice Vinci, è ingegnere nucleare.
^ West, Martin. The East Face of Helicon: West Asiatic Elements in Greek Poetry and
Myth. (Il volto orientale dell'Elicona: elementi mediorientali nella poesia e nei
miti greci)(Oxford 1997) 402-417.
^ http://www.vittoriovolpi.it/testi/odissea/Incipitario_di_traduzioni.htm
^ Beatrice Panebianco, Irene Scaravelli, op. cit., pag. 100-101.
^ "Il Medioevo ellenico e l'Odissea", Testi e immaginazione, Epica, di Beatrice
Panebianco e Irene Scaravelli, Zanichelli, 2014, pag. 104-105.
^ Lo Sgabello di Omero, su leggeretutti.eu.
^ F. Montanari, Introduzione alla lettura di Omero, in I grandi classici latini e
greci, poesia e prosa, Omero, Odissea, a cura di E. Cetrangolo, Milano 2000, RCS
Libri S.p.A., ristampa 2007, p. XXII.
^ Vedi supra.
^ Odissea, su Rai, 24 marzo 1968. URL consultato il 7 agosto 2020 (archiviato il 18
aprile 2013).
^ Lorenza Miretti, Mafarka il Futurista. Epos e avanguardia, Gedit, 2005
Bibliografia
Bernard Andres, L'immagine di Ulisse: mito e archeologia, Torino, Einaudi, 1983.
Piero Boitani, L'ombra di Ulisse. Figure di un mito, Bologna, Il Mulino, 1992, ISBN
88-15-03428-5.
Piero Boitani, Sulle orme di Ulisse, Bologna, Il Mulino, 1998, ISBN 88-15-06769-8.
Raffaele Cantarella, Giuseppe Scarpat, Breve introduzione ad Omero, Milano, Società
Editrice Dante Alighieri, 1989.
Eva Cantarella, Itaca, Milano, Feltrinelli, 2002, ISBN 88-07-81817-5.
C. Cata, Una zattera per Itaca. L'Odissea come guida spirituale per naufraghi
contemporanei, Ponte alle Grazie, Milano, 2022
Pietro Citati, La mente colorata, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 88-04-50275-4.
Luciano De Crescenzo, Nessuno. L'Odissea raccontata ai lettori d'oggi, Milano,
Mondadori, 1997, ISBN 88-04-42532-6.
M. Finley, Il mondo di Odisseo, Cappelli, 1966.
P. Granzotto, Ulisse, Milano, Rizzoli, 1988, ISBN 88-17-53355-6.
Uvo Hölscher, L'Odissea. Epos tra fiaba e romanzo, Firenze, Le Lettere, 1991, ISBN
88-7166-034-X.
Giuseppe Micunco, Omero. Odissea. L'uomo che conobbe, Bari, Stilo Editrice, 2005,
ISBN 88-87781-30-3.
Vittorio Pascuzzi, Lo sgabello di Omero - Guida archeologica all'Odissea, Torino,
Edizioni Mille, 2016. ISBN 88-87780-58-1
M. Zambarbieri, L'Odissea com'è, LED Edizioni Universitarie, 2 voll, 2003
Voci correlate
Traduzioni dell'Odissea
Ulisse (o Odisseo)
Ciclo Troiano
Questione omerica
Filologia classica
Moli (mitologia)
Nostoi
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Collegamenti esterni
Odissea, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata
Odissèa, su sapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata
(EN) Naomi Blumberg, Odyssey / epic by Homer, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
(EN) Edizioni e traduzioni di Odissea, su Open Library, Internet Archive. Modifica
su Wikidata
(EN) Edizioni di Odissea, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
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(EN) Odissea, su Goodreads. Modifica su Wikidata
(EN) Odissea, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation. Modifica su Wikidata
Testo originale dell'Odissea, su perseus.tufts.edu.
Approfondimenti sulla mitologia dell'Odissea, su mythologia.altervista.org. URL
consultato il 5 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2007).
(EN) Mitologia greca: l'Odissea, su mythweb.com. URL consultato il 5 gennaio 2007
(archiviato dall'url originale l'8 giugno 2007).
(EN) L'importanza della tradizione nell'Odissea di Omero a cura di Marcel Bas. Si
analizza l'Odissea dalla prospettiva delle tradizioni e religioni Indoeuropee.
(EN) Fonti sull'Odissea di Omero presenti sul web a cura di Jorn Barger. Riporta
collegamenti all'opera in lingua originale e a varie traduzioni di pubblico
dominio.
Audiolettura tratta dall'Odissea, su elapsus.it.
Scolii dell'Odissea:
(LA, GRC) Homeri Ilias et veterum in eam scholia quae vulgo appellantur Didymi,
Cantabrigiae ex officina Joann. Hayes, 1689.
(LA, GRC) Scholia antiqua in Homeri Odysseam, maximam partem e codicibus
ambrosianis ab Angelo Maio prolata, nunc e codice Palatino et aliunde auctius et
emendatius edita a Philippo Buttmanno, Berolini in libraria myliana, 1821.
(LA, GRC) Eustathii commentarii in Homeri Odysseam. Ad fides exepli romani, 2
voll., Lipsiae, sumptibus Joann. Aug. Gottl. Weigel, 1825-26: vol. 1, vol. 2,
index.
(LA, GRC) Scholia graeca in Homeri Odysseam ex codicibus aucta et emendata, Karl
Wilhelm Dindorf (a cura di), 2 voll., Oxonii, e typographeo academico, 1855: vol.
1, vol. 2.
V · D · M
Ciclo Troiano
V · D · M
Mitologia dell'antica Grecia
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