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También, hay quienes retienen que hay dos tipos de personalidad: natural y
sobrenatural. Otro grupo, afirma que la personalidad pertenece a todos los hombres.
Lombardía y Lo Castro afirman que el c. 96 se refiere al fiel. La realidad contemplada es el
fiel, por eso no se puede decir que el no bautizados no es persona. Lo Castro agrega un
elemento: decir que en fondo hay dos personalidades es contradictorio porque la personas
es una, no hay dos naturalezas en ella. El Derecho Canónico trata toda la realidad del
hombre, porque el ser persona es uno. El ámbito religioso de la persona vendrá regulado
por el Derecho Canónico. El ser persona corresponde a todos: fieles y no bautizados.
Este canon ha sido criticado a partir del c. 204, pero la realidad tratada en los dos
cánones es la misma. El c. 96 es jurídico, el c. 204 es más teológico, pero la realidad es la
misma para los dos. Donde el c. 96 habla de persona, el c. 204 habla de fiel. El Código
Oriental no tiene un canon equivalente al c. 96. Lo importante es la visión que se tiene del
CIC: no se puede presentar un Derecho Canónico que no respete el derecho natural.
c. 204 - § 1. Christifideles sunt qui, utpote per baptismum Christo
incorporati, in populum Dei sunt constituti, atque hac ratione
muneris Christi sacerdotalis, prophetici et regalis suo modo
participes facti, secundum propriam cuiusque condicionem, ad
mission emexercendam vocantur, quam Deus Ecclesiae in mundo
adimplendam concredidit.
2.3 La condición jurídica de los no bautizados.
a) La condición jurídica de los no bautizados en general.
La condición jurídica de los no bautizados está fundada en dos maneras:
i) En cuanto destinados a ser miembros de la Iglesia.
La voluntad de Cristo, fundamento que se encuentra al final de Evangelio de Mateo:
cada hombre está llamado a recibir aquel mensaje de salvación y de consecuencia tiene el
derecho a recibir aquel mensaje. El derecho de la Iglesia está fundado sobre las palabras de
Cristo. Estas palabras fundan el derecho activo que una persona tiene de recibir el
Evangelio; cada persona es destinataria del mensaje de salvación. Cada hombre es titular de
un derecho; es un derecho que respecta un bien de salvación. Y conectado a esto hay el
derecho de recibir el bautismo. Estos son derechos fundamentales que respectan los bienes
de salvación. Hablamos entonces de dos derechos del no bautizado ante la Iglesia: recibir el
bautismo y la Palabra. Otras situaciones son aquellas derivadas del derecho natural.
La volontà di Cristo, fondamento che si trova alla fine del vangelo di Matteo: ogni
uomo è chiamato a ricevere quel messaggio di salvezza e di conseguenza ha il diritto a
ricevere quel messaggio.
Il diritto della Chiesa è fondato sulle parole di Cristo. Queste parole fondano il diritto
attivo che una persona ha di ricevere il vangelo; ogni persona è destinataria del messaggio
di salvezza. Ogni uomo è titolare di un diritto; è un diritto che riguarda un bene di salvezza.
Collegato a questo c'è il diritto a ricevere il battesimo. Questi sono diritti fondamentali che
riguardano i beni di salvezza. Parliamo dunque di due diritti del non battezzato di fronte
alla Chiesa: ricevere il battesimo e la parola. Altre situazioni sono quelle derivate del diritto
naturale.
ii) In quanto soggetti di altri rapporti giuridici nella Chiesa.
Quando una persona non battezzata entra in rapporto con il Diritto Canonico,
nascono altri diritti e doveri.
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La situazione più abituale è quella del non battezzato che sposa un cattolico; questa
situazione riguarda tutto l’ambito matrimoniale. Entrambi, in quanto sposi, sono nello
stesso piano d’uguaglianza. L’unico punto dove esiste diversità è nell’educazione dei figli:
tutti i due sono chiamati ad educare i figli, perché sono loro. La diversità appare quando si
dice che devono essere educati nella fede cattolica. La parte non battezzata deve essere
consapevole di questo dovere della parte cattolica, e anche della propria volontà a rimanere
nella fede cattolica. Nel vecchio codice si chiedeva un accordo nel quale la parte non
cattolica accettava l’educazione cattolica dei figli.
Ambiti d’uguaglianza con i battezzati sono il diritto matrimoniale, il diritto proces-
suale, il diritto patrimoniale. Ci sono anche dei canoni che parlano di diritti umani, che
riguardano tutti: il diritto alla vita, il diritto alla buona fama, il diritto all’intimità. Questo
significa, per esempio, che un non battezzato potrebbe introdurre una causa presso un
tribunale ecclesiastico per diffamazione.
Evidentemente, queste considerazioni appoggiano ancora di più l’ipotesi formulata
sopra secondo la quale il non battezzato è persona per l’ordinamento canonico, il che è
alla base della capacità di agire. Si potrebbe dire che la personalità giuridica del non
battezzato si attua tramite un atto concreto che lo mette in rapporto con l’ordinamento
canonico. Invece, nell’ambito della volontà fondazionale di Cristo c'è disuguaglianza.
- Uguaglianza: atto giuridico in contatto con il Diritto Canonico.
- Nella volontà fondazionale di Cristo non c'è uguaglianza.
2.4 La condizione giuridica dei catecumeni.
I catecumeni sono non battezzati che hanno una relazione particolare con la Chiesa,
poiché questa li ritiene già come se gli appartenessero.
Can. 206 - §1. Per un titolo particolare sono legati alla Chiesa i
catecumeni, coloro cioè che, mossi dallo Spirito Santo, chiedono
con intenzione esplicita di essere incorporati ad essa e di
conseguenza, per questo desiderio, come pure per la vita di fede,
di speranza e di carità che essi conducono, sono congiunti alla
Chiesa, che già ne ha cura come suoi.
§2. La Chiesa dedica una cura particolare ai catecumeni, e mentre li
invita a condurre una vita evangelica e li introduce alla celebrazione
dei riti sacri, già ad essi elargisce diverse prerogative che sono
proprie dei cristiani.
Si pone l’accento sul fatto che esiste una richiesta esplicita del battesimo e, allo
stesso tempo, esiste già una realtà vissuta di fede, speranza e carità.
Ogni conferenza episcopale è chiamata a preparare il percorso dei catecumeni e a
determinare il loro statuto giuridico. Inizialmente, questi compiti erano stati affidati al CIC.
Tenendo poi conto della diversità delle situazioni secondo i paesi, è stato rinviato alle
conferenze episcopali. Comunque, ci sono alcuni elementi presenti nel CIC: per esempio, un
catecumeno che muore, ha diritto alle esequie cristiane. Non si tratta però del diritto di un
non battezzato, perché si può parlare del battesimo per desiderio.
Un affare che complica tutto è la strutturazione del percorso catecumenale nei libri
liturgici. Struttura della preparazione al battesimo, precatecumenato, catecumenato: il
problema è, quando si diventa catecumeno?
Alcune conferenze episcopali parlano dell’iscrizione nel libro dei catecumeni o della
celebrazione di entrata nel catecumenato. Nel CIC però si parla della manifestazione
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esplicita (esterna) dell’atto di volontà di essere battezzato. Il problema si pone qual è il tipo
di atto di volontà. Come minimo dovrebbe essere fatto davanti all’autorità ecclesiastica.
In questo senso, il fatto che pone problema è la terminologia del precatecumenato;
qualcuno che fa il precatecumenato è già catecumeno ad effetti giuridici. La condizione
giuridica di catecumeno è transitoria.
Secondo il c. 206, i catecumeni hanno prerogative e obblighi. Questa terminologia
sta ad indicare una mancanza di coraggio per dire che i catecumeni hanno diritti nella
Chiesa. Analizzando le cose in sostanza, si vede che i catecumeni hanno dei veri diritti:
- Diritto alla formazione cristiana in vista di ricevere il battesimo. Se si
prende sul serio, l’istruzione di preparazione al battesimo dovrà
essere individualizzata.
- Diritto d’associazione: un catecumeno può essere membro di un’asso-
ciazione canonica; questo perché il diritto d’associazione è fondato
sulla natura umana.
- Diritto all’apostolato: in senso stretto, il diritto ad annunciare il
vangelo appartiene ai fedeli. I catecumeni, però, hanno già una vita
divina nascente e possono trasmettere quello che hanno ricevuto.
- Diritto a partecipare alle cerimonie liturgiche, anche se
limitatamente. Il limite è perché non hanno la condizione di fedele. È
un diritto perché loro già vivono in qualche maniera la vita di figli di
Dio.
Dal punto di vista degli obblighi, parliamo di obblighi morali, non esigibili giuridica-
mente. Evidentemente, sì esiste l’obbligo della formazione. Alcune Conferenze Episcopali
hanno imposto l’obbligo della Messa dominicale. Obbligo del catecumeno è anche di vivere
in conformità con quello che sta imparando. Riassumendo, il catecumeno è persona per il
Diritto Canonico.
2.5 Situazione giuridica del battezzato non cattolico.
Parliamo, evidentemente, dei battesimi validi. L’organismo competente per
dichiarare la validità del battesimo di una Chiesa o comunità cristiana è la Congregazione
per la Dottrina della Fede, parere che viene poi pubblicato sull’AAS. Per esempio, il
battesimo dei mormoni è stato dichiarato non valido.
Occorre distinguere due tipi di situazioni tra i battezzati non in piena comunione con
la Chiesa cattolica:
- Battezzato non in piena comunione con la Chiesa cattolica.
- Battezzato che abbandona la Chiesa cattolica.
Bisogna tenere conto che battesimo valido vuol dire incorporazione alla Chiesa
cattolica come fedele, con tutti i diritti e doveri dei fedeli. Comunque, si è prodotto un
cambio nell’atteggiamento riguardo ai battezzati non in piena comunione con la Chiesa
cattolica. Le scomuniche sono state tolte dopo il Concilio Vaticano II e si chiamano ormai
fratelli separati. Le scomuniche sono state tolte perché sono persone che si trovano in una
situazione non colpevole: sono nati e cresciuti in ambiente protestante od ortodosso, senza
colpa loro e anche in queste tradizioni si trovano elementi di salvezza, come sono il
battesimo, la Parola di Dio, l’Eucaristia e i ministeri (Chiesa ortodossa).
Si può parlare di fedeli, ma non in senso pieno. Le leggi meramente ecclesiastiche
non sono applicate ai cristiani non cattolici (c. 11). Significa anche il riconoscimento della
validità del matrimonio o dei sacramenti celebrati in quelle chiese, celebrati nei limiti della
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Riguardo all’affinità, esiste anche impedimento totale in linea retta. In ogni caso,
l’impedimento di affinità scaturisce quando interviene il decesso del proprio coniuge.
Nella linea collaterale, esisteva anche l’impedimento al quarto grado di affinità prima del CIC
’83; invece, nel codice orientale si mantiene questo impedimento.
Esistono altri impedimenti, per esempio in ambito processuale: un giudice non può
giudicare i consanguinei né gli affini. Nell’ambito patrimoniale, non si possono vendere i
beni ecclesiastici ai consanguinei od agli affini. Lo stesso per il governo della Chiesa: il
vescovo non può nominare per alcuni uffici i consanguinei o gli affini.
Inoltre, bisogna tenere conto anche della parentela legale, cioè, l’adozione.
b) Il rito.
Esistono 22 chiese sui iuris. Parlando di rito in Diritto Canonico, non parliamo delle
varianti liturgiche (per questo il rito ambrosiano per esempio non determina una Chiesa sui
iuris). Il concetto di rito in Diritto Canonico coinvolge il patrimonio liturgico, teologico,
spirituale e disciplinare di una Chiesa determinata. La realtà dei diversi riti trova
fondamento nelle diverse maniere di vivere ed esprimere la propria fede. Questo si traduce
in normative e gerarchie diverse le une delle altre.
Il Concilio Vaticano II ha voluto porre l’accento sulla pari dignità di tutte le chiese sui
iuris. I movimenti migratori hanno provocato che esistano importanti comunità di chiese
orientali in territori che tradizionalmente non erano di chiese orientali. Si poneva il
problema della progressiva latinizzazione di questi fedeli. Nel decreto Unitatis Redintegratio
si trova il rispetto della pari dignità di ogni Chiesa.
Questo rispetto si rispecchia in diverse disposizioni. Per esempio, il vescovo del
luogo deve provvedere alla vita spirituale dei fedeli di una Chiesa sui iuris che stiano senza
propri pastori.
Il diritto alla propria spiritualità potrebbe giustificare un cambiamento di rito?
Non, perché si vuole proteggere la specificità di ogni Chiesa sui iuris. Sembrerebbe un
problema di ordine pubblico ecclesiastico. Se un ortodosso vuole entrare nella Chiesa
cattolica, deve entrare nella Chiesa sui iuris di tradizione più vicina alla Chiesa di
provenienza.
Vediamo come si produce il passaggio di una Chiesa sui iuris ad un’altra; ci sono 3
possibilità:
- Chi vuole passare di una Chiesa ad un’altra deve chiedere la licenza
alla Sede Apostolica. Nel CCEO, basta un accordo tra i due vescovi,
quello di provenienza e quello d’accoglienza: la licenza è supposta.
Nel ’92 questo è stato stesso anche al CIC.
- Tramite il matrimonio: quando due persone di rito diverso si sposano,
se c'è richiesta, il passaggio è automatico, senza necessità di licenza.
La richiesta può essere indirizzata in qualsiasi momento, anche 10 anni
dopo il matrimonio. Non esiste però costrizione a cambiare rito.
- I figli minorenni di una copia birituale cambiano di rito se cambiano i
genitori. Raggiunti i 14 anni, i minorenni possono ritornare alla Chiesa
sui iuris di origine.
Come si acquisisce l’appartenenza ad una Chiesa sui iuris? In primo luogo, un
bambino è introdotto sempre nella Chiesa rituale dei propri genitori. L’accostarsi ai
sacramenti di una Chiesa rituale, non cambia la propria attinenza rituale. Non cambia né
anche il prete che ha l’indulto di birritualismo.
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Riguardo alla concelebrazione fra i ministri di diversi riti, il c. 701 del CCEO permette
le concelebrazioni con i ministri che appartengono ad altre chiese sui iuris:
- Se c’è una giusta causa
- Con il permesso del proprio vescovo eparchiale (pari al vescovo
diocesano nel diritto latino)
Non si permette una mischia dei riti, si deve seguire il rito di chi presiede la
celebrazione ed ognuno dei celebranti può portare le vesti liturgiche del proprio rito.
Si può porre la domanda se chi celebra la liturgia secondo il rito di s. Pio V
appartiene ad una chiesa sui iuris. Innanzitutto si deve chiarire che quella è anche la liturgia
romana (latina) che è andata evolvendosi col passo del tempo. C’è l’obbligo da parte dei
sacerdoti della Chiesa Latina di celebrare la liturgia secondo i rituali approvati e vigenti.
Quello che succede è che la Chiesa concede un indulto di celebrare secondo la vecchia
liturgia perché un sacerdote può avere dei motivi.
Il suddetto indulto è stato concesso a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa
dopo lo scisma di Lefevre. Spesso si è anche concesso ad altri sacerdoti, però bisogna
chiarire che è un indulto per celebrare da solo (senza la presenza del popolo). Questi
sacerdoti possono dare dei motivi particolari, però si deve capire che motivi pastorali non ci
sono perché ormai nessuno capisce il latino. Si può dire che uno dei motivi sia la bellezza
propria di quel rito che non si trova nei riti vigenti, però non si può indurre ai fedeli a seguire
un rito che non è più vigente.
scegliere un pastore proprio. Per il domicilio si può avere un pastore, per un quasi domicilio
si può avere un’altro.
Sotto potrebbe essere la libertà dei fedeli di avere cura pastorale secondo loro
parere. Nell’ordinamento vecchio, dal precetto dominicale fino alla ricezione dei sacramenti
era legata al luogo di domicilio. Oggi non è così, esiste una maggior flessibilità in favore dei
fedeli.
Oggi esiste il domicilio legale, che non è legato al domicilio di fatto:
- Il minorenne segue sempre il domicilio dei genitori, anche se, di fatto,
abita in un altro luogo. Un domicilio legale può anche diventare un
domicilio volontario. Raggiunti i 7 anni di età, può avere un quasi
domicilio proprio.
- I religiosi hanno anche un domicilio legale, indipendentemente dalla
residenza di fatto. Il domicilio si ha nella casa religiosa dalla quale
dipende. Nei membri delle società di vita apostolica succede lo stesso.
- I membri d’istituti secolari vengono regolati dal CIC come dei laici,
seguono dunque la regolazione generale.
- Prima, riguardo alle copie, il domicilio della moglie era quello del
marito; oggi non è più così.
ii) Perdita del domicilio o del quasi domicilio.
Il domicilio legale si perde quando la situazione giuridica che lo provocava, smette di
esistere: il minorenne che diventa maggiorenne, il religioso che non lo è più, ecc.
Nel caso del domicilio volontario, questo si perde con l’andare via e la volontà
esplicita di non tornare più. Questo significa che si potrebbero possedere diversi domicili o
quasi domicili.
iii) Effetti principali del domicilio.
Gli effetti principali sono determinare l’ordinario e il parroco proprio, che sono i
criteri normali di appartenenza ad una comunità cristiana. Normali perché ci sono altri criteri
di appartenenza ad una comunità, come il rito, la nazionalità, la professione religiosa, ecc.
Possono esistere due ordinari, come il caso dei militari in paesi dove esistono ordinariati
militari. In tutto questo gioca la territorialità e la personalità insieme. Abitualmente, i criteri
di assegnazione di ordinario sono il domicilio e il quasi domicilio.
Comunque, l’ordinario e il parroco proprio devono essere sempre della stessa
Chiesa sui iuris del fedele. Il problema si pone dunque quando un fedele di trova in un posto
dove non esiste un ordinario o un parroco della sua stessa Chiesa sui iuris. inoltre, pone
problemi anche i girovaghi: l’ordinario e il parroco saranno quelli del posto dove lui abita di
fatto in un momento determinato.
Vediamo, sulle chiese sui iuris, i tre casi:
- Dove esiste gerarchia e parroco della propria Chiesa sui iuris, questi
vengono determinati dal luogo di residenza.
- Territori con gerarchia ma senza parroco della Chiesa sui iuris: il
gerarca deve nominare un parroco di un'altra Chiesa sui iuris che abbia
la carica pastorale. L’assegnazione deve essere fatta con l’accordo
dell’ordinario del parroco.
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- In caso di mancanza sia del vescovo sia del parroco, la Santa Sede in
accordo con il sinodo proprio, deve assegnare l’ordinario. Il vescovo
avrà la responsabilità della cura pastorale di quei fedeli.
Esiste però una struttura un po’ particolare: gli ordinariati per fedeli orientali
(senza gerarca proprio). Dipende della Congregazione per le Chiese Orientali, e sono stati
creati all’inizio del XX secolo. Esistono per esempio in Argentina, Brasile, Francia, … e
riguardano tutti i fedeli di rito orientali presenti in un posto che non hanno gerarca del
proprio rito. Normalmente viene nominato il gerarca principale di rito latino, per esempio, in
Francia è l’arcivescovo di Parigi.
4. Le persone giuridiche.
4.1 Concetto di persona giuridica.
Oltre alle persone fisiche, esistono altri soggetti ai quali gli ordinamenti giuridici
riconoscono la qualifica giuridica di persona giuridica. Alcuni soggetti collettivi (persone o
cose) vengono considerati unitariamente dall’ordinamento. La figura tecnica della persona
giuridica è uno strumento creato dal diritto che ha una sua utilità. Di conseguenza, viene
adoperato dall’ordinamento giuridico. L’origine del concetto è canonistico: Sinibaldo da
Fieschi ritiene che una soluzione per difendere gli interessi di collettività è fingere che si
tratta di una persona. Questo sta indicando che il Diritto Canonico deve progredire sulla
base della realtà, per dare una risposta di giustizia al momento presente. Il Diritto Canonico
cerca di risolvere problemi pratici. La trovata della persona giuridica ha questa base.
Col passare degli anni, dal senso unitario della personalità giuridica si passò a parlare
della personalità morale, con un fine molto apologetico. In un terzo momento, il concetto di
personalità giuridica è dal positivismo: la personalità giuridica non è altro che una qualifica
formale attribuita dall’ordinamento ad un ente. Il legislatore e l’ordinamento sono gli unici a
poter attribuire la qualifica di persona giuridica ad un ente determinato: invece di guardare
la sostanza, diventa un potere del legislatore.
La ragione è che l’essere persona giuridica significa avere un patrimonio separato
dall’insieme di persone che la compongono, oltre alla capacità di stare in giudizio: queste
due realtà sono un modo di garantire e facilitare le questioni processuali.
Il problema è che con il passo del tempo si percepisce come un’evoluzione nella
personalità, tramite delle cause finanziarie molto importanti. Contemporaneamente,
soggetti senza personalità hanno cercato sempre di più che questa gli fosse riconosciuta;
tal volta, senza arrivare formalmente questo riconoscimento, lo hanno materialmente
quanto alla attribuzione di diritti e doveri.
Per esempio, dire di alcune associazioni che non sono altro che un insieme di
persone, non è vero, perché qualsiasi insieme da luogo a rapporti giuridici tra di loro, il che
crea una realtà nuova. Nell’ordinamento canonico odierno, la personalità giuridica ha una
funzione tecnica che aiuta ad alcuni enti ad agire più facilmente nell’ordinamento, a
favorire il proprio traffico giuridico.
4.2 La persona morale o giuridica nel CIC ’17.
In questo momento, il dogma della canonizzazione era molto presente. L’influenza
del diritto civile era non indifferente. La terminologia adoperata dal CIC ’17 era “persona
morale”. Questa persona morale aveva un’illimitata potenzialità di titolarità e di situazioni
giuridiche, con la peculiarità che questo concetto era fortemente polisemico: la Chiesa
cattolica in genere, un capitolo cattedrale, una diocesi, una confraternita, ecc. La
personalità giuridica veniva attribuita dal diritto, sia dall’ordinamento stesso sia tramite un
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La terminologia del CIC non è uniforme, perché esistono ancora delle persone
morali:
Can. 113 - §1. La Chiesa cattolica e la Sede Apostolica sono persone
morali in forza della stessa disposizione divina.
Questo canone è apologetico, il che significa che si richiede il rispetto della
personalità giuridica della Chiesa cattolica e della Sede Apostolica da parte di tutti gli
ordinamenti. Nel fondo, si cerca il riconoscimento dell’indipendenza della Chiesa riguardo
alla società civile, cioè, la libertas ecclesiae.
Gli statuti, normalmente, prevedranno qualcosa per gli atti collegiali; in caso che non
sia così, il c. 119 supplisce al difetto. La precedenza corrisponde dunque agli statuti dell’ente.
Questa norma suppletiva istituisce che l’atto collegiale viene stabilito dalla
maggioranza. La maggioranza però viene stabilita quando sono presenti, al meno, la metà
più uno di quelli che devono essere convocati.
Il problema si pone quando nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta
dei voti. Dopo due scrutini inefficaci, cioè, nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta, si
fa un ballottaggio: si scelgono le due persone più votate e si vota, in un nuovo scrutinio,
soltanto fra loro. L’ultimo criterio in caso di parità è l’anzianità.
In caso di altri atti collegiali, differenti dalle elezioni, si cerca anche la maggioranza
assoluta tra i convocati. Tra due scrutini in parità, può dirimere il presidente con un suo
voto, ma non è obbligato a farlo.
Atti collegiali più complicati rientrano nel terzo coma: questa regola iuris mostra la
sensibilità dell’ordinamento canonico per la minoranza. Il principio democratico deve
rispettare le persone in tutto questo che tocca le persone come singoli. Il problema di
questo canone è il non fissare quale sono le questioni che toccano a ciascuno in quanto
singoli. I mezzi minimi di sussistenza toccano al singolo in quanti singoli. Un ambito dove si
possono ipotizzare situazioni di questo tipo sono situazione all’interno dell’ente come il
diritto al voto.
f) Estinzione e patrimonio delle persone giuridiche.
Estinta la persona giuridica, qual è la destinazione dei suoi beni? Nel caso delle
persone giuridiche pubbliche, il diritto stesso determina cosa si deve fare. In caso di silenzio,
i beni vanno destinati alla persona giuridica immediatamente superiore:
Can. 123 - Estinta la persona giuridica pubblica, la destinazione dei
beni e dei diritti patrimoniali e parimenti degli oneri della medesima
viene retta dal diritto e dagli statuti; se questi taccio-no, essi
toccano in sorte alla persona giuridica immediatamente superiore,
salvi sempre la volontà dei fondatori e degli offerenti come pure i
diritti acquisiti; estinta la persona giuridica privata, la destinazione
dei beni e degli oneri della medesima è retta dagli statuti propri.
Regime pubblicistico delle persone giuridiche. Nella gestione dei beni, la Chiesa
vuole la trasparenza; per questo si tengono separati i beni delle diverse persone giuridiche.
Ad esempio, essendo la diocesi e la parrocchia persone giuridiche differenti, i loro beni
saranno anche separati. Nel caso delle persone giuridiche private non esiste la persona
giuridica superiore; per questo motivo è importante che nello statuto sia bene spiegato la
destinazione dei beni in caso d’estinzione.