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LETTERATURA ITALIANA II
PORTAFOGLIO DI
LETTERATURA ITALIANA
APPARTENENTI A:
Professoressa:
Sesto semestre
A-1
2018 - 2019
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Ramón Juan Contreras Riofrío
LETTERATURA ITALIANA II
Misión
La Universidad de Guayaquil, es un centro del saber que genera, difunde y aplica el conocimiento,
habilidades y destrezas, con valores morales éticos y cívicos, a través de la docencia, investigación y
vinculación con la colectividad, romoviendo el progreso, crecimiento y desarrollo sustentable
sostenible del país, para mejorar la calidad de vida de la sociedad.
Visión
Hasta el 2015, la Universidad de Guayaquil será un centro de formación superior con liderazgo y
proyección nacional e internacional, integrada al desarrollo académico, tecnológico, científico,
cultural, social, ambiental y productivo; comprometida con la innovación, el emprendimiento y el
cultivo de los valores morales, éticos y cívicos.
Misión
Visión
Misión
Vision
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CURRICULUM VITAE
DATI PERSONALI
ISTRUZIONE
S.E.C.A.P
ESPERIENZE DI LAVORO
RIFERIMENTI PERSONALI
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Ramón Juan Contreras Riofrío
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INDICE
1. CARATULA
2. DEDIZIONE
3. VISIÓN
4. MISSIONE
5. CURRICULUM VITAE
6. REGISTRO DI IMMATRICOLAZIONE
7. ORARIO
8. ELENCO DEGLI STUDENTI
9. CONTENUTO
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Ramón Juan Contreras Riofrío
LETTERATURA ITALIANA II
Guglielmo di Occam
Vi fu in Italia, fra il XIV e il XV secolo, prima della nascita degli stati nazionali e lo spostamento dei commerci
sulle rotte oceaniche, un fortunato periodo storico che la vide come il centro politico e culturale, grazie al
dinamismo degli stati regionali che detenevano il primato nel campo commerciale ed economico. In quel
periodo venne a svilupparsi l’Umanesimo, movimento letterario e culturale che aveva la dignità dell’uomo come
elemento principale, e la sua riscoperta attraverso la lettura dei classici Greci e Latini, humanae litterae, da cui
viene il termine Umanesimo. Ciò determinò una netta frattura con i secoli precedenti, furono anche alcuni fra
poeti, letterati e filosofi del periodo a diffondere un atteggiamento negativo nei confronti dei secoli precedenti, il
medioevo, considerati come culturalmente troppo lontani dalla concezione del mondo che stava emergendo,
soprattutto per la rilevante connotazione teologica che li permeava. L’illuminismo poi consolidò tale cattiva
nomea, individuando nella classicità Greca e Romana le sue origini, e considerando il millennio fra la caduta
dell’Impero Romano e la nascita dell’Umanesimo come un periodo oscuro per la civiltà europea, cui riconobbe
l’unico merito di aver tramandato la cultura classica.
Nei fatti però la cultura occidentale deve molto sia all’Umanesimo sia ai secoli che lo precedettero, anche
perché non è immediato determinare a quali date e a quali autori far risalire in maniera netta l’Umanesimo, ad
esempio nel Petrarca (secolo XIV) vi sono elementi di continuità fra la classicità, il medioevo e la modernità. I
principali motivi di critica, ad opera degli umanisti, verso il medioevo erano legati alla Scolastica cui dovevano la
loro formazione ma questa, nata nelle scuole medievali, rigidamente e formalmente legata al pensiero
aristotelico, era già in crisi da tempo. Inoltre è proprio nel periodo di maggior fioritura della scolastica che si
compì nei monasteri l’importante opera di conservazione del patrimonio della cultura classica latina, al pari
delle opere dei grandi filosofi greci. Anche se tale conservazione è giustificata dal fatto che è in quella cultura
che erano contenute quelle verità teologiche e morali compiutamente espresse dalla fede cristiana o che
comunque non erano in contrasto con essa. Tra l’altro la patristica, con Agostino e Girolamo, aveva usato
ampiamente autori come Cicerone e Quintiliano.
Un altro elemento tipico dell’Umanesimo è la riscoperta della lingua greca, con cui vennero in contatto solo a
seguito della caduta dell’antica Costantinopoli ad opera dei Turchi (1453), fino ad allora le opere dei classici
greci erano conosciute nella loro traduzione in latino o in arabo, la riscoperta del greco permise agli umanisti di
venire a conoscenza diretta di capolavori, spesso dimenticati, della letteratura greca classica. Facendo così
nascere una vera e propria passione per tale letteratura con ricerche negli archivi di Oriente e Occidente, con un
nuovo modo di leggere quei testi che tra l’altro sono alla base della filologia moderna. E fu proprio l’approccio
filologico a divenire uno dei pilastri dell’istruzione umanistica, tramandatosi poi fino ai giorni nostri con lo studio
del Greco e del Latino.
Un altro elemento che molto influenzò l’Umanesimo fu la spiritualità dei movimenti religiosi che si rifacevano
alla tradizione patristica, pur con tutte le loro peculiarità essi si riconoscevano nella valorizzazione della vita
interiore del fedele e nel ritorno alle fonti originali del discorso evangelico. Nei nuovi ceti urbani, legate alle
nuove attività imprenditoriali, la spiritualità dell’ascesi mal si conciliava con quella rigidamente monastica della
pura speculazione teologica.
Un altro elemento ancora derivante dal medioevo e che influenza l’Umanesimo è la nascita di un nuovo
atteggiamento verso l’esperienza e il sapere empirico con Ruggero Bacone (1214-1294) e Gugliemo da Occam
(1288-1349) portatori di convincenti critiche alla scienza del Medioevo. Al pensiero aristotelico e scolastico che
assegnava alla scienza il diritto di disinteressarsi dell’individuo per raggiungere l’universale attraverso il
ragionamento, essi sostennero che questo da solo non era sufficiente per conoscere la realtà, per la quale era
necessaria l’esperienza che l’uomo trae dalle conoscenze. Il mutare della prospettiva indeboliva tutte le scienze,
come quelle filosofiche, che non erano basate sulle esperienze dirette dell’uomo, in particolare la filosofia
medievale che basava l’esistenza e la conoscenza di Dio attraverso la rigida separazione fra il sapere teologico
e quello scientifico, rompendo l’unità d’insegnamento tipico della Scolastica.
Entrò in crisi la gerarchia delle discipline, con la teologia fino ad allora al primo posto, seguita dalla filosofia e
con le altre materie, quali la medicina e il diritto relegate al ruolo di saperi tecnici. L’Umanesimo rivendicò il
valore assoluto dei singoli apprendimenti attribuendo particolare importanza a quello che nel Medioevo era
conosciuto come il “trivio” (Grammatica, Retorica e Dialettica) impostato però su basi differenti, da cui derivò
poi la concezione moderna di “discipline umanistiche”. Anche il “quadrivio” (Aritmetica, Geometria, Astronomia
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e Musica) vide riconosciuto un suo intrinseco valore e non come funzionale all’insegnamento della Teologia e
quindi insegnato con modalità specifiche.
Compito
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Ramón Juan Contreras Riofrío
LETTERATURA ITALIANA II
Il poema L’Adone di Giovan Battista Marino fu pubblicato a Parigi nel 1623, dedicato dall’autore al re
di Francia Luigi XIII.
Marino vi aveva lavorato per vent’anni. All’inizio era stato concepito come un poemetto idillico-
mitologico; poi divenne un vero e proprio poema, immaginato in opposizione o in competizione con
la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, e anzi volutamente più ampio e complesso. In effetti i
venti canti de L’Adone constano di 5033 ottave: si tratta del poema più lungo della letteratura
italiana.
Per quanto riguarda la trama, i venti canti possono essere suddivisi in quattro blocchi:
i primi quattro canti espongono l’evento iniziale: Cupido, per vendicarsi della madre, Venere, che
lo ha battuto, la induce a innamorarsi di un mortale, Adone, approdato all’isola di Cipro. Dapprima
Venere vede il bel giovane addormentato e se ne innamora, poi Adone cura la dea ferita dalle spine
di una rosa e a sua volta cade in amore. Cupido, Clizio (il poeta Vincenzo Imperiali, amico di Marino)
e Mercurio cominciano l’iniziazione di Adone, raccontandogli favole e mostrandogli rappresentazioni
sceniche;
i canti V-XI narrano come Adone venga iniziato alle delizie dei cinque sensi nel giardino del piacere
e successivamente a quelle dell’intelletto e delle arti. Adone apprende anche i primi elementi della
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scienza moderna (compare qui anche l’esaltazione di Galileo). Nel frattempo Mercurio congiunge i
due amanti in matrimonio;
i canti XII-XVI narrano le peripezie di Adone che deve superare una serie di prove di iniziazione. In
particolare egli deve difendersi (aiutato da un anello fatato datogli da Venere) dagli agguati di Marte,
geloso di Venere, ed è costretto a fuggire da Cipro. Dopo numerose peripezie, infine torna a Cipro e
ottiene la signoria dell’isola dopo una vittoriosa partita a scacchi. Ma Adone rifiuta di esercitare il
potere, anche dopo che, in seguito a un concorso di bellezza da lui vinto, è nominato re dell’isola;
i canti XVII-XX hanno per oggetto la partenza di Venere dall’isola, la morte di Adone, ucciso da un
cinghiale mandatogli contro da Marte e reso furioso dall’amore (Adone lo aveva ferito con una freccia
di Cupido), il processo al cinghiale (assolto perché mosso da amore), la sepoltura del protagonista e
gli spettacoli e i giochi indetti da Venere in onore del defunto.
L’opera non segue un ordine narrativo consequenziale e rigoroso, l’estensione stessa dell’opera
comporta una serie di episodi accessori e digressioni, di ampie inserzioni descrittive e un gioco
complicato di narrazioni secondarie (Adone molto spesso si limita ad ascoltare il racconto di ulteriori
miti, fatto da altri personaggi).
L’esile favola mitologica degli amori tra Venere e Adone è la stessa narrata da Ovidio nelle
Metamorfosi, ma si rifà anche a numerosi altri autori greci e latini, nonché ad Angelo Poliziano, a
Luigi Pulci, ad autori minori del Cinquecento.
Giovan Battista Marino prende qua e là a piene mani, ma riesce ad amalgare ogni prestito in una
lingua e in uno stile propri. Quanto al linguaggio, esso non si rifà ai criteri sanciti da Pietro Bembo o
al fiorentino teorizzato dall’Accademia della Crusca, ma alla lingua “comune” dell’epoca, arricchita
dall’invenzione di neologismi, latinismi, dialettalismi.
L’Adone provocò alla sua uscita un acceso dibattito, perché violava i princìpi aristotelici, era privo di
unità, non rispettava i criteri linguistici di purezza.
Nel 1624, l’opera venne condannata dalla Chiesa e posta all’Indice. Tuttavia, L’Adone continuò ad
avere larga fama e a circolare tra i lettori colti di tutta Europa. Ma a partire dalla fine del Seicento, e
poi per tutto il Settecento e l’Ottocento, il nome di Marino fu colpito da discredito e la sua produzione
poetica divenne quasi sinonimo di cattivo gusto, di bizzaria gratuita, di cerebralismo artificiale.
Giovan Battista Marino non ha avuto fortuna neppure fra i poeti italiani del Novecento, se si
esclude Gabriele d’Annunzio, che si identifica nella sua voracità, nella sua predisposizione a
saccheggiare i versi altrui (nel capitolo IX del romanzo L’innocente, D’Annunzio descrive il canto
dell’usignolo riprendendo alcune espressioni di Marino dal brano Il canto dell’usignolo).
In epoca più recente L’Adone è stato pienamente rivalutato. Si tende infatti a vedere nell’opera di
Marino i tratti dell’odierna sensibilità postmoderna: l’identità dei contrari, l’accostamento di mondi
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lontani, la tecnica correlativa, il citazionismo e il riuso spregiudicato degli autori del passato e del
presente, il trionfo dell’artificiale.
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