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El Ser Vivo
El Ser Vivo
I. Introduccin
interessante notare che, a causa sia del continuo ricambio metabolico che della
morte dellindividuo, i suddetti elementi vengono alternativamente a far parte della
materia vivente e del mondo abiotico.
1. Movimiento
2. Digestin
3. Respiracin
4. Nutricin
5. Reproduccin
Aristotele realizza una prima chiara distinzione tra viventi e non viventi, poich egli
identifica la vita con un movimento non comunicato e immanente,(De
an.,II,1,403b16)
1 http://www.treccani.it/enciclopedia/vita/
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a.1. Los trminos de la palabra vida:
Nel pensiero greco antico vengono usati invece tre termini a seconda del loro
specifico significato:
(bios): indica las condiciones o los modos en los que se desarrolla nuestra
vida. Es el periodo o recorrido de nuestra vida. Por esto ya los griegos usaban la
palabra: biografa, para narrar la vida terrena de una persona. Es decir, desde
que naci hasta que muri.
(psych):[3] nella lingua greca del Nuovo Testamento ricorre nel significato
di "anima-respiro"[4], il "soffio" vitale.
Tutti questi sono elementi materiali viventi che vengono connessi con il concetto di
psych, come nel Timeo di Platone dove l'intero mondo un organismo vivente:
concetto di anima del mondo.
Secondo Platone il mondo infatti una sorta di grande animale, la cui vitalit
generale supportata da quest'anima, infusagli dal Demiurgo, che lo plasma a
partire dai quattro elementi fondamentali.
- Con Aristotele il primato della forma sulla materia porta alla contrapposizione
del bios teoretiks al (bios praktiks), al primato della vita
contemplativa sulla vita attiva, come diranno i filosofi medioevali, vale a dire la
superiorit della conoscenza teoretica, che permette all'uomo di cogliere la verit
di per se stessa mentre quella pratica cerca anch'essa la verit ma come mezzo in
vista dell'azione, al fine di cambiare la realt:
La visione aristotelica sar fatta propria anche dal neoplatonismo, che nella sua
dottrina emanatistica e nella concezione dellanima come psiche cosmica, stabilir
la connessione tra il mondo ideale, della generazione delle diverse dimensioni della
realt appartenenti alla stessa sostanza divina, e quello materiale delle realt
empiriche.
All'inizio del XX secolo si costituisce la filosofia della vita che rifacendosi all'opera
di Gyrgy Lukcs: La distruzione della ragione, si esprime in una variet di autori che
elaborano una dottrina variegata e non unitaria tenuta assieme dall'antinomia vita-
ragione.
Cos Dilthey, Rickert, Simmel, Scheler, Ludwig Klages, e specialmente Unamuno, Jos
Ortega y Gasset, Eugeni d'Ors e altri, si rifanno a elementi del romanticismo, di Arthur
Schopenhauer, di Nietzsche oppure riconducono la razionalit a qualcosa
di immanente alle stesse strutture materiali della vita.
Su queste basi speculative nella seconda met del Novecento la filosofia francese
con Deleuze ha sviluppato una filosofia della vita che porta alla fondazione di una
visione immanentistica della vita che ha come fulcro il concetto di differenza-
ripetizione: tutte le identit non sono che simulate, prodotte come un effetto
ottico, attraverso un gioco pi profondo che quello della differenza e della
ripetizione.
Sulla scia del pensiero di Nietzsche, la differenza concepita come affermazione pura,
come atto creativo e l'identit come un che di selettivo, che torna solo per affermare
la differenza.
Attingendo alla filosofia della vita Foucault avanza la teoria del "biopotere" cio le
pratiche con le quali la rete di poteri gestisce
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la gestione del corpo umano nella societ dell'economia e finanza capitalista, la
sua utilizzazione e il suo controllo
la gestione del corpo umano come specie, base dei processi biologici da
controllare per una biopolitica delle popolazioni.
Teilhard de Chardin (Le phnomne humain, Paris 1955), da parte sua, tent di
spiegare tutto il divenire delluniverso e, a tal fine, ipotizz due forme di energia:
unenergia tangenziale e unenergia radiale.
- Lenergia radiale attira gli elementi materiali nella direzione di uno stato sempre
pi complesso e centrato in avanti, cio li attrae verso un centro sussistente che
presiede a tutto lo svolgimento evolutivo e intorno al quale si compir lultima e
definitiva unificazione dellumanit. Si tratterebbe quindi, nel caso dellenergia radiale,
di una specie di anti-entropia, di una tendenza verso unorganizzazione crescente degli
elementi chimici, verso una complessificazione della materia dallinerte al vivente,
al pensante, allo spirituale, che spiegherebbe il loro progresso costante verso forme
superiori, in contrasto con la degradazione dellenergia fisica. Vi sarebbe, quindi,
unevoluzione guidata, un processo che inevitabilmente tende verso un fine
ultimo.
Miguel de Unamuno:
"Quedmonos ahora en esta vehemente sospecha de que
el ansia de no morir, el hambre de inmortalidad personal, el conato con que
tendemos a persistir indefinidamente en nuestro ser propio y que es, segn el
trgico judo [Spinoza], nuestra misma esencia, eso es la base afectiva de todo
conocer y el ntimo punto de partida personal de toda filosofa humana".
"Y he de confesar, en efecto, por dolorosa que la confesin sea, que nunca, en los das
de la fe ingenua de mi mocedad, me hicieron temblar las descripciones, por
truculentas que fuesen, de las torturas del infierno, y sent siempre ser la nada mucho
ms aterradora que l".
IV. Qu es la muerte?
La morte, cio la cessazione della vita degli individui, che nel mondo animale
scandisce il ritmo della vita delle specie senza spezzarne la continuit, diventa un
problema nellesistenza umana, relativo al destino del singolo in quanto singolo. In
realt, luomo guarda alla morte non come a un evento normale, ma come a un
accadimento irrazionale e assurdo, di cui il pensiero ricerca, fuori dellordine naturale,
le ragioni segrete. Giustamente Schopenhauer (Die Welt als Wille und Vorstellung,
Leipzig 1819, I, l. IV, 54; II, cap. 41) afferma che la morte il genio ispiratore della
filosofia.
a. monismo-panteismo
- Eraclito ha delle dottrine monistico-panteistiche, che non collocano al centro il
destino del singolo, ma lo dissolvono nella vita del tutto: qui la morte delluomo
vale quanto la morte di qualsiasi essere finito. cio un momento nel ritmo
delluniverso, che condiziona il perpetuo rinnovarsi della vita cosmica.
b. materialismo
Eticamente equivalente, anche se impostata su differenti basi metafisiche,
linterpretazione materialistica concepisce la morte come disgregazione del
composto, come rottura di una forma biologica: la tesi di Democrito, Epicuro,
Lucrezio e di tutti i seguaci del monismo materialistico, ed la risposta della scienza
che si ferma agli aspetti fenomenici della realt: la saggezza non consiste
nellindulgere ai sentimenti e ai desideri di unimpossibile immortalit, ma
nellaccettare le leggi della natura con impassibile serenit; il saggio non teme la
morte, perch sa che la morte nulla e che quando noi ci siamo la morte non c, e
quando la morte c noi non siamo pi (Epicuro, Epistola ad Menoecenum, 4, 124-
125). Se la fede e la speranza caratterizzano latteggiamento del credente di fronte
alla morte, se la coscienza cosmica dovrebbe liberare il panteista dal terrore del
dissolvimento, il materialista elimina ogni problema e distrugge lalone di mistero che
la circonda, ponendosi al di fuori della storia del pensiero e dello spirito.
c. espiritualismo
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Nella dottrina platonica, che contrappone leternit dellessere alla caducit del
sensibile, la morte la liberazione suprema, la catarsi definitiva dallimpurit
corprea.
d. Idealismo
Per Hegel (cfr. Enciclopedia, 375 ss.) linadeguatezza dellindividuo vivente
alluniversalit la sua malattia originale; ed il germe innato della morte;
soltanto lo spirito universale immortale ed eterno, ma la sua perennit storica
include i destini dei singoli in un grande, unico destino impersonale: la morte non
compie nessuna funzione etica e, come cessazione dellautocoscienza empirica e
individuale, annientamento di qualsiasi illusione personale: perci la morte, se un
problema per la scienza, non
un problema effettivo per il destino spirituale del singolo.
e. existencialismo
Nellesistenzialismo la morte appartiene alla tematica fondamentale.
Per Kierkegaard (cfr. Papirer, Kbenhavn 1909-48, VII A 145, 232; X 3 A 47, 250, 710
ecc.) la morte concepita in funzione della salvezza individuale la
situazione decisiva della vita, perch essa, in quanto arresto assoluto
del finito, linizio delleternit, il dies natalis del cristiano, in cui egli pu, come
tale, fare lofferta assoluta di s allassoluto.
Perci Marcel, riecheggiando Kierkegaard, afferma che la morte rappresenta, rispetto
alla vita, un di pi, o un passaggio che incrementa, una sorta di esaltazione (cfr.
tre et avoir, Paris 1935).
Daltro canto, nemmeno lesperienza della morte daltri pu, per Heidegger,
essere costitutiva della certezza che involge il nostro saperci per-la-
morte.
Ci che esperiamo da questo lato rimane, secondo Heidegger, del tutto
inadeguato e secondario rispetto a una certezza di tipo apodittico, a una
certezza nella quale ci che ultimamente significativo appunto il mio essere-per-la-
morte.
Laltro dice Heidegger , in quanto defunto, non pi qui, ha lasciato
dietro di s il nostro mondo: come dunque potrebbe comunicarci il
significato della sua scomparsa, se la comunicazione ha a suo presupposto
lessere-assieme in un medesimo mondo?
Certo, la morte daltri pu colpirci e, in quanto tale, si d come una perdita,
ma qualcosa di pi di quanto coloro che rimangono possono esperire.
Nei patimenti per la perdita del defunto non si accede alla perdita dellessere quale
patita da chi muore. Noi non sperimentiamo mai il morire degli altri; in realt non
facciamo altro che assistervi (ibi, p. 318, tr. cit., p. 287). Che cos quel di pi
che eccede rispetto a quanto ci dato esperire nella morte dellaltro e che comunque
resta costante nel modo di una certa precomprensione della morte? Anche Heidegger
arretra a questo punto sul piano di un a priori fungente nel vissuto del tempo, che per
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viene precisato nellimplicazione emotiva dellangoscia: una situazione emotiva che,
proprio in forza del suo carattere sempre indeterminato, rivelativa nel modo pi
originario e penetrante del senso stesso dellessere. Questa modalit originaria, data
nel campo dellemozione, non in quanto tale fuori dellordine cognitivo. Il rinvio di cui
parla Heidegger non vuol essere unuscita dallordine della cognizione: si tratta
piuttosto di quel Verstehen, di quel vissuto comprendente, da cui ultimamente
scaturisce lapertura sul senso dellesserci. Langoscia in particolare quel Verstehen
in cui si d pi propriamente il sentimento di un non-essere sempre incombente:
sentimento di una gettatezza nellesserci e dunque sentimento che sta sullo sfondo di
un niente originario da cui emerge appunto il darsi stesso dellente.
Per Jaspers, che riapre dinanzi al singolo lorizzonte infinito della comprensivit infinita,
la morte pu avere un profondo significato solo se non si muore per sfuggire a
qualcosa, perch non si pu desiderare la morte per motivazioni immediate e
superficiali. La morte raggiunge la profondit del suo significato solo quando non mi
pi qualcosa di estraneo, quando io mi ci posso affidare come al fondamento di me
stesso, e quando in essa c quel compimento che nessun concetto in grado di
afferrare (Philosophie, vol. II: Existenzerhellung, Berlin 19563 [1932], tr. it. di U.
Galimberti, Chiarificazione dellesistenza, Torino 1978, pp. 705-706).
2. Nocin de alma:
- es el acto primero de un cuerpo natural que tiene la vida en potencia
- Es la forma del cuerpo.
Principio activo que constituye un cuerpo vivo a partir de una
materia mltiple.
Es la entelekheia del cuerpo fsico vivo.
Il cristianesimo vede lintimo e pieno significato della morte nella luce della
realt soprannaturale: la vita del cristiano partecipazione della vita stessa di
Dio, che, iniziata in terra nella fede, ha il suo pieno fiorire nella visione di Dio;
perci la morte, castigo e conseguenza del peccato, la fine della prova
terrena, non
della vita, di cui il cristiano vive prima di morire; la morte transitus e
cominciamento delleternit. Se gi per questo il cristiano vince con Cristo la
morte (cfr. 1 Cor 15, 55), la vittoria completa si avr quando il corpo stesso
verr di nuovo vivificato e reso glorioso come quello di Cristo (cfr. Fil 3, 21). In
questa prospettiva, iI significato della morte non naturalistico ma spirituale,
cio etico e soteriologico.
V. El Problema de la evolucin
- Evolucin et creacin: Creacin implica: vivir por un sentido y hacia un
sentido final. No rechaza la teora de la evolucin.
- En la teora de la evolucin faltan aun respuestas a problemas graves: p.
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VII. Origen de la vida
a. Teora de la generacin espontanea: caldo prebitico.
b. Teora de la preexistencia
c. Teora de la creacin