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ANTARES E LE VERE ORIGINI DI EUROPA

a cura di Carlo Forin e Bruna Graziani

INDICE : 46 LIBER ET ALMA CERES 47 LEQUINOZIO ESATTO 48 SIGNA DA UN EQUIVOCO SULLE COSTELLAZIONI E SULLA LINGUA 49 SIGNA NUMINUM SIMUL STANT 50 SIGNA < SIGH AN - SIGNA NUMIUM 2 51 QUID FACIAT LAETAS SEGETES, QUO SIDERE TERRAM VERTERE 52 A UG4 TUM NUS - > AUCTUMNUS > AUTUNNO 53 SALVE, TERRA SATURNIA ! 54 OSSA DEGLI Di 55 TEONOMASIOLOGIA 56 TEONOMASIOLOGIA II 57 MADRE TERRA SATURNIA TELLUS 58 CERES SPOSA DIVINA DI ANCHISE 59 - IL DECLIVIO DI ANTANDRO 60 - NUSQUAM TUTA FIDES - Non pi sicura la fede

46 LIBER ET ALMA CERES - domenica 6 luglio 2003 _______________________________________________________________________________________ Deve avere avuto una particolare predisposizione per le inclinazioni del sole Virgilio, se anche Dante lo scelse come guida nel suo viaggio ultraterreno iniziato il giorno dell'equinozio di primavera (anno 1300). A noi (1), ha svelato l'equivoco sul solstizio d'inverno insorto col successivo mutamento della lingua (2) ma vorremmo ci aiutasse a trovare altri punti di incontro tra il latino ed il sumero. Virgilio la figura del saggio antico che per volere divino si far guida del suo fedele discepolo, Dante, nell'itinerario verso la salvezza. Ma tu perch ritorni a tanta noia? Perch non sali il dilettoso monte ch' principio e cagion di tutta gioia? (Dante, Inferno, I canto v. 76-78) (3) Sono le parole che Virgilio rivolge a Dante per incoraggiarlo a seguire il suo cammino verso il dilettoso monte in cui si trova il paradiso (4). Principio e cagion di 'tanta' gioia stato per me un altro monte, il monte Altare, da dove cominciata una sorta di viaggio iniziatico, una riflessione sul passato alla scoperta della vera origine della nostra lingua. Chiss che Virgilio prolunghi il suo favore e ci guidi, come ha guidato Dante, fino alla nostra meta ambiziosa: la verit linguistica originale. Rimaniamo dunque con Virgilio, nel canto delle Georgiche che dedicato alla terra. Liber et alma Ceres, vestro si munere tellus (Virgilio, Georgiche, v.7) "Libero e alma Cerere, grazie a voi si adorna la terra" Proviamo a cercare in Liber e alma Ceres una radice sumera. Per farlo, per, dobbiamo: 1) fare un passo indietro, e ritornare al Cielo di cui abbiamo parlato la volta scorsa. 2) fare lo sforzo di leggere circolare, come i sumeri, facendo

"violenza" sulla nostra mente abituata ad un pensiero di tipo lineare. I Sumeri chiamavano il giro del Cielo e della Terra, l'intero, l'Uno: ME KILIB BA. Questo trinomio un esempio di totalit circolare. KILIB l'aspetto formeante della totalit. Significa: doppio circolo; lo Zodiaco, unione dei due circoli del cielo (LIB) e della terra (KI). Si trova, per, racchiuso in un guscio, tra ME e BA. ME il pensiero divino che trasforma il soggetto BA in un suo riflesso, perci BA non che il riflesso terreno del divino. Ma cosa c'entrano Liber e Ceres in questa circolarit? Proviamo a tagliare il circolo KILIB in KI e LIB e ad analizzarli separatamente. KI KI la terra, unita dall'aria al Cielo. Associato a RESH che il nome del Sole che sorge dalla terra (5), diventa KI E RESH dove E casa. KI E RESH potrebbe essere Ceres di cui parla Virgilio? (6) oppure la sillaba KI si trova anche nel nome della regina degli Inferi E RESH KI GAL. Considerando che GAL (7) una funzione che si pu togliere dal nome, E RESH KI GAL si pu leggere circolarmente KI E RESH. Ma pensare ad una dea riferita agli Inferi che ha la funzione di abbellire la terra, non ci sembra conveniente (8)... ci piace invece pensare ad un'altra cosa. NE RU GAL, lo sposo della regina degli Inferi prende il nome di ER RA quando si unisce a lei (9). ER RA il cammino (ER) del Sole (RA) espresso rovesciato. E' la notte che il rovescio del giorno, il buio rispetto alla luce. Ecco che Ceres non fa pi pensare agli Inferi ma all'indispensabile ordine notturno di una successione sol-luminosa costituita dal cammino del Cielo (LIB ER) e da quello del Sole (IT ER). LIB LIB il cielo ed ER il suo cammino. LIBER diventa il cammino del Cielo. Essendo il Sole omologato al Cielo (10), LI BER pu diventare il cammino del Sole. Liber e Ceres, possono essere considerati il riflesso terreno dell'Intero, dell'Uno, insomma della totalit divina KILIB essendo Liber il cammino del Sole e Ceres il cammino notturno del Sole espresso rovesciato (cio la notte)? A voi la parola.

NOTE 1. Noi, che amiamo ed osserviamo AN TAR ISH, 'il Cielo che incontra l'anima della Terra'. 2. In pagina generale, sotto Antaresbis, fin dal 17.06.03. Il centro del Cielo il solstizio d'inverno: oggi nel Capricorno; al tempo di Virgilio, era nel Sagittario, prossimo al Capricorno; al tempo dei Sumeri, nel III millennio a.C. era nello Scorpione (GIR TAB) ad unire l'odierno Scorpione e la Bilancia. La precessione degli equinozi l'ha fatto girare. 3. Inferno, 1938 Paravia, commento di Carlo Steiner. 4. La circolarit del monte che fine, principio e cagion di tutta gioia evidente. 5. Ci stata utile l'analisi di William J. FULCO, a partire dalla decifrazione dell'iscrizione (KAI 15) di Bod-'astart da Sidone -'rs rspm (the land of Reshep)- a p. 47 di The Canaanite God Reshep, in American Oriental Society, New Haven, Connecticut 1976. Notiamo inoltre che il Sole sorge dall'anima-aria (KA) della Terra (KI): Caeres era citt etrusca; potrebbe traslitterare KA E RESH, il Sole sorge dalla casa (E) dell'anima (KA) della Terra (KI). 6. La nostra pronuncia moderna di Ceres viene effettuata con la 'c' dolce. Numerosi latinisti invitano a leggere come gli antichi, con la K. La pronuncia Keresh darebbe una spiegazione a comprova di quel che seguiamo. 7. Abbiamo visto il circolo del Cielo in GAL, inteso come l'anima del gallo-Sole che viene ingoiato la sera dalla dea-gatta BU BASTET, che lo conserva la notte proteggendolo dai pericoli ultramondani, per risputarlo all'alba. Re.: articolo d'archivio del 26.04.03. 8. Anche se il significato di profumo RESH, come profumo della terra, avvicinerebbe noi moderni ai fiori del camposanto. 9. http://members.aol.com/kheph777/mideast/mythos/babylne.html 10. Il Cielo la sommit sumera ed il Sole la sommit accadica; le due civilt si fusero ed il Cielo rimase omologo al Sole.

47 LEQUINOZIO ESATTO - domenica 20 luglio 2003 ________________________________________________________________________________________________

suggestivo pensare che Antares ci stia mostrando la via verso la verit. Ancora di pi se pensiamo alla traduzione di via dal sumero. UIA cio sentiero (I) tra cielo (U) e terra (A). Quella la via tortuosa e ardita che vorremmo risalire, il sentiero che separa (o unisce?) la terra dal cielo, il buio dalla luce. Assurgiamo quel sentiero (1) a metafora di ci che stiamo tentando di fare: risalire dall'italiano al sumero attraverso il latino. Virgilio, fine conoscitore della cultura romana e delle stelle, ha rivelato il suo orientamento del cielo (2). Era un orientamento di tipo sumero in cui il solstizio d'inverno a dominare e non quello d'estate come hanno interpretato molti latinisti fino a questo momento. La conferma, come abbiamo gi scritto, viene dall'esatta traduzione dell'aggettivo 'tardis' con il quale Virgilio definisce i mesi del solstizio a cui fa riferimento (3). Traducendo 'tardis' con lenti cio lunghi (e quindi mesi estivi, e quindi solstizio d'estate), i latinisti hanno contribuito a mantenere l'equivoco sulle costellazioni che perdura tuttora. Se invece 'tardis' lo si traduce semplicemente con 'tardi' ecco che allora l'equivoco svanisce lasciando il posto alla straordinaria rivelazione sull'orientamento del cielo di Virgilio: i mesi tardi (4) sono gli ultimi mesi dell'anno, di quella parte dell'anno "labente", che scorre cio, velocemente verso la fine. Non ci si pu sbagliare qui. Virgilio parla della parte finale dell'anno e quindi il solstizio a cui si riferisce quello d'inverno. Che poi il poeta mettesse al centro del cielo lo Scorpione anzich il Sagittario, come doveva essere nel 37-30 a.C., non ha importanza dal punto di vista delle costellazioni perch la differenza di un mese non comporta equivoci sul tipo di solstizio: parliamo sempre di quello d'inverno. Ha importanza, per, dal punto di vista della tradizione: Virgilio Maro, cio figlio di un sacerdote-giudice etrusco (MARU), conosceva il tradizionale ruolo dello Scorpione (5), che oggi quasi sconosciuto (6). Il cielo che noi vediamo diverso da quello che vedeva Virgilio e anche da quello dei Sumeri. cancer solst. 0 libra skorpio sagittarius [sequenza del 37-30 a.C.] (7) ^ solst. ! luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre [nomi dei mesi ] ============== tardis mensibus Il solstizio d'inverno e quindi il centro del cielo - oggi nel Capricorno; - al tempo di Virgilio era nel Sagittario, prossimo al Capricorno - al tempo dei sumeri, nel III millennio a.C. era nello Scorpione (GIR TAB) (8). Oggi, dicembre identifica il Capricorno e agosto la Vergine. Invece, nel 37-30 a.C., dicembre identificava il Sagittario e agosto il Leone. Gli ultimi tre mesi dell'anno appartenevano all'autunno il quale finiva col solstizio d'inverno (Libra, Skorpio, Sagittarius). Sono esattamente questi i mesi 'tardi' e questa la parte 'labente' dell'anno, quella che scorre velocemente alla fine. Lo Scorpione sta al centro, tra Libra e Sagittarius. Sta al centro degli ultimi tre mesi dell'anno di cui parlava il poeta: recuperava dentro la stagione dell'autunno la sua funzione sumera di congiunzione degli anni. Oltretutto Scorpione-Bilancia-Sagittario sono tutti e tre uno Scorpione unico se consideriamo che le chele sono diventate Bilancia e il pungiglione della coda la freccia del Sagittario. I mutamenti delle posizioni, sappiamo, sono gli effetti della precessione degli equinozi che fa variare il circolo del cielo rispetto a quello della terra (9). leo virgo

Ogni circa 2000 anni la precessione degli equinozi fa spostare la posizione in cielo delle stelle di 1/10-12mo. Lo zodiaco per fare un giro completo impiega circa 20000 anni (10). E' questo giro che ha stordito i latinisti e che confonde anche noi, ma assurdo ignorarlo. Le comparazioni a 'circoli fermi' (11), come se nulla fosse girato, risultano alla fine sterili e inesatte. "Che cosa fecondi le messi, sotto quale stella convenga arare la terra" l'incipit delle Georgiche che annuncia il tema dell'autunno. Sapeva bene sotto quale stella convenisse arare la terra, Virgilio. Vogliamo 'fare san Martino' (12) oppure vogliamo cominciare ad arare correttamente la lingua anche noi, finalmente?
NOTE (1) Meato, passaggio stretto, meatus, in latino, ME AT UM in sumero. (2) Antaresbis, art. n. 48 del 17.06.03, in pagina generale. Tardis, del 22.06.03, e Liber et alma Ceres, del 6.7.03, in archivio di www.siagrio.it /Antares. (3) Art. cit. Tardis, del 22.06.03, in archivio. (4) "Iam quae seminibus iactis se sustulit arbos // tarda venit seris factura nepotibus umbram" vv.57-58, libro II, Georgiche; tr. coerente di Luca Canali: "L'albero poi che cresce da una gittata di semi, cresce lentamente e far ombra ai lontani nipoti". Non c' nessun lentamente espresso nella arbos tarda factura, che sar invece il tardo albero che far (ombra ai nipoti), ma il retropensiero del Canali era insoddisfatto e mordeva il freno. TAR DA, immagine del TAR: la qualificazione dell'albero ricorda l'anima (TAR) che era e sar. (5) E inneggiava, da etrusco, alla terra saturnia: "Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus" (Georgiche II, 173). (6) Utile la lettura di Richard HINCKLEY ALLEN, Star names, Their Lore and Meaning, 1963 Dover Publications, Inc., New York, per la comprensione dello Scorpione sumero. (7) Lo studio a computer stato fatto da Franco Vazza con software Starry Night Pro. (8) "In occasione di ogni Capodanno, gli di fissano la sorte dei dodici mesi successivi", p. 73, Mircea ELIADE, Storia delle credenze e delle idee religiose, vol.I, 1999 Sansoni, Milano. Dumuzi, dopo l'unione con Inanna, che sar Ishtar con gli Accadi, scende agli Inferi. (9) Riferimento a nota 7. (10) Giuliano ROMANO, Archeoastronomia italiana, 1992 Cleup, Padova. (11) Il Circolo del cielo gira rispetto al Circolo della terra: KILIB, in Liber et alma Ceres. (12) Dall'antico significato agrario di 'cambiar casa rinunciando ad arare la terra' che si coordina col Capodanno sumero, fine dell'anno trascorso sulla terra.

48 SIGNA DA UN EQUIVOCO SULLE COSTELLAZIONI E SULLA LINGUA - domenica 3 agosto 2003


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Abbiamo detto che la traduzione di tardis mensibus con 'lenti mesi' anzich con 'mesi tardi' ha fatto perdurare l'equivoco che ha impedito di tradurre correttamente le Georgiche di Virgilio ed osservare l'orientamento del suo cielo sul solstizio d'inverno (1). Ci che orienta il cielo sono le costellazioni. Il vate ce le indica come signa. Sono i segni zodiacali, in sumero SIG NA IN NUM (segni dello zodiaco), in latino signa numinum. Ritengo che la seconda espressione SIG NA NUM IN NUM sia lettura della prima, SIG NA IN NUM (2). SIG NA ci consente di collegare le stelle tra di loro (in co-stellazione: SIG AN, 'segni del cielo') e le parole tra di loro (in logos < LUG US). Inoltre restano collegati sumero e latino come padre e figlio. Ricorriamo ai SIG per 'pulire la strada' verso l'antico. kaskal...sig10/s(-g): pulire una strada (3) La teonomasiologia, che studia il nome degli dei, risulta utile anche nell'interpretazione di molti vocaboli e aiuta a rischiarare l'oscurit dovuta alla confusione sull'origine della nostra lingua. Ogni sillaba, per, dev'essere studiata attentamente e spesso necessario discernere, provare e sperimentare varie combinazioni per trovare il pezzo giusto da incastrare nel grande puzzle del linguaggio (4).

Questi pezzi sono i SIG NA, gli elementi di costruzione di un discorso che, combinati tra di loro, formano le parole. Tutti i segni (del cui genere la parola la specie che ci interessa) hanno un sma molto vasto. Infatti il sma si pu considerare un insieme composto da sottoinsiemi, l'elemento di ognuno dei quali dotato di una propria identit. Come riusciamo a tenerci a galla in un mare tanto vasto senza perderci nell'ingorgo dei significati? Conoscere vedere chiaro, individuare la luce nel buio. Dio del buio e della luce era EN LIL, il cui figlio NUS KU possiede la lampada G che le fiabe riconoscono come quella di Aladino. Leggendolo circolarmente, il nome del figlio di EN LIL diventa KU NUS KU, conosco, il presupposto per comunicare. Gnosco e cognosco sono i verbi latini correlativi, completi della lampada G rischiarante (5). Ma per quanto possa la lampada, il rischio di perdersi nella moltitudine delle parole rimane alto. Un esempio? 'SI G' sig-nifica anche 'pieno di luce'; ma troppa luce impedisce di vedere proprio come troppo buio Non possiamo che invocare Mercurio, dio della comunicazione e dei sogni, instancabile e astuto viaggiatore che con calzari alati vola ovunque compiendo le ambasciate pi importanti e sciogliendo i nodi di molte questioni. Confidiamo in lui e nella lampada G che cercheremo di tenere sempre ben alimentata e posizionata dalla parte della gobba in modo tale che non ci accechi con troppa luce. Abbiamo cominciato a conoscere 'tardis' e analizzato le due sillabe di cui composto. Abbiamo tradotto TAR con 'tagliare' (oltre che come 'anima', 'interno di un oggetto' (6) ) e DISH con 'uno' (7). Individuandone i SIG NA nella nostra lingua, siamo portati a pensare che 'dish' sia arrivato "sano e salvo" fino a noi e che contribuisca alla costruzione di molte parole. Analizziamo il modo di dire 'fare pari-dispari'. Traduciamo 'pari' con la parola latina 'par'. Secondo noi, 'par' deriva dal sumero BAR che significa 'dividere' (8). DISH PAR, significherebbe 'dividere l'uno'. 'Fare pari-dispari' esprime la sequenza DISH (uno)- BAR/PAR (due). E fare pari-dispari significa seguire un percorso due-uno-due in un GIR che circolare. la sequenza ciclica archetipica del DA DUE UNO/ DA UNO DUE. In realt l'Uno che inizia diverso dall'Uno che finisce: la distinzione netta nei Sumeri: ASH l'Uno che inizia ed positivo. Se si legge SHA assume il significato di 'utero'. La sua valenza chiara DISH l'Uno che finisce. la fine, il male, NE RU GAL. Dis-sacrare pu avere questa origine. DISH ASH TAR, dis-aster (disastro), significa 'taglio dell'uno finale dall'uno iniziale'. Il disinnamoramento il disincanto dell'Uno che non pi Due (9): un vero DISH ASH TAR per la cui risoluzione ci tocca invocare nuovamente Mercurio
NOTE (1) http.: www.siagrio.it /Antares, Antaresbis in pagina generale, e articoli in archivio del 22.06.03, 6.07.03, 20.07.03. (2) http.: www.siagrio.it /Antares, art. in archivio del 10.02.02. (3) kaskal...sig10/s(-g): to clear a road ('road' + 'to place, put in; to engrave; to make flat, even'). (4) l linguista storico Giovanni Semerano ci scrive in Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze, che le parole passano da una lingua ad un'altra per motivi oscuri. (5) Immagini della lampada di Nusku, segno zodiacale nell'IN NUM (zodiaco) mesopotamico, si possono vedere in Giovanni PETTINATO, La scrittura celeste, 1999 Oskar Mondadori, Milano, tra pag. 258 e 259. (6) http.: www.siagrio.it /Antares, archivio -Antares, anima/animus mundi, del 5.01.03, A ni, a ni ma, del 19.01.03. (7) One / As (H), One / Dili, One / Dis (H), One / Nar, One half / Mas. (8) Divide / Bar. ba-al: to dig (a canal); to channel ('to divide' + 'digging stick').

(9) L'opposto di Statu nascenti, descritto da Francesco Alberoni e pubblicato da Il Mulino nel 1968.

49 - SIGNA NUMINUM SIMUL STANT - domenica 17 agosto 2003


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Abbiamo invocato Ermete psicopompo per aiutarci ad interpretare i segni lasciati dalle societ del passato e per guidarci nel sogno di far tornare in vita il pensiero, le emozioni ed i valori che gli antichi hanno affidato ai segni (1). Abbiamo guardato i segni di Nevio per leggere Antares (2) e visto i signa di Virgilio prendere vita dai SIG NA sumeri. L'ordine dei suoi signa venne fissato da Saturno, che era il dio sovrano degli Etruschi, in base alla sua ideologia religiosa. Ricordiamo che Virgilio si chiamava Maro: MA RU sono i sacerdoti-giudici etruschi ed evidente che quello era il ruolo della stirpe di suo padre. La koin etrusca era nel suo nome e nelle divinit cantate dalla sua poesia (3). Il legame tra Etruschi e il loro dio sovrano evidente anche nel nome tanto che gli uni e l'altro si possono quasi identificare come un'unica entit. Infatti il nome con cui gli Etruschi indicavano se stessi era RA SH NA. Questo nome poteva avere come locuzione RA SH EN NA (Rasenna) che Giovanni Semerano traduce con 'stirpe di capi' (4). Questo l'etimo 'laico' esatto, ma il suo etetymo, ovvero l'etimo sacro, NA RA SH ossia 'stirpe del sole e della luna'. Uno dei nomi con cui si designava Saturno AN SH AR (5). lapalissiana l'osservazione che RA SH NA un reciproco di AN SH AR. Ma ritorniamo a Virgilio. I suoi signa numinum sono le Costellazioni, cio i gruppi di stelle cos come vengono percepiti dall'occhio umano: contemporaneamente. Questo avverbio in latino si traduce con 'simul'. Il richiamo al sumero viene spontaneo se pensiamo che MUL (6) sono le stelle e SI MUL significa 'colmare di stelle'. Quindi fare una cosa "contemporaneamente" significa fare quello che fa l'occhio quando guarda un pezzo di cielo: lo delimita mentalmente e lo riempie con un gruppo di stelle a cui stato dato un nome (7). E simul stant 'stanno simultaneamente' o 'stanno al modo delle stelle'. Cio stanno proprio come le stelle in base alla percezione ottica di chi le osserva. Il fiume della conoscenza dei nomi (8) stato fatto deviare dalla nostra storia ma noi vogliamo farlo scorrere di nuovo nel suo letto dando ai nomi originari l'importanza dovuta. Per coerenza, d'ora in poi, chiameremo RA SH NA o RA SH EN NA, 'stirpe diretta del Sole e della Luna' e non pi Etruschi il popolo che ha portato i primi segni letterari in Italia. I RA SH NA potevano dirsi, in sumero, 'messi gi' TUS sulla terra KI: TUS KI (cos li chiamava Varrone). E TUS KI chiarirebbe che la loro casa la Terra, KI, e non il Cielo: 'messi gi dal cielo sulla terra', dal momento che E pu significare anche 'cielo'. LU HE un altro nome del cielo (zodiacato): HE LU suggerisce cie-lo. Il cielo stellato un lenzuolo 'nero' (GI in sumero -che anche 'notte'-), trapunto di luci. Luce lux da LU GH, 'soggetto luce' (dove la prima sillaba condiziona la lettura della seconda -LUGH- (9)). Una lampada, cio una luce orientata, GI SH NU. Signu (segno all'ablativo) da SH IG NU, cio risulta dalla lettura rovesciata della seconda sillaba con la prima. Il segno viene da un orientamento della luce. L'orientamento della lettera G permetteva di distinguere il buio GI dalla luce IG. La G ha una grafia speciale nel lessico Halloran (10), ed il computer fatica a trasferirla, tant' che abbiamo dovuto rinunciare ad un articolo sugli IGIGI, gli angeli-demoni sumeri. Gli IGIGI sono gli 'di inferiori', che fanno i messaggeri degli di superi agli umani. Messaggeri ambigui al punto che NU DIM MUD, artefice d'inganni, diventava il dio emittente, pur senza intenzione. Il BAR UM il divinatore, che opera nell'ombra -umbra -UM BAR- per distinguere la luce dal buio.

Poich I 'canale', e GIG 'nero', la scansione dell'espressione IGIGI cambia il significato: I GIG I un seme nero tra due canali; IG I GI un seme canale tra la luce/porta aperta ed il buio/porta chiusa; IGI GI occhi neri; IG IGI occhio luminoso. La G, in altre parole, gira. SA G US > SA TURN US. DIN GIR, la divinit, che luce che abbaglia-NIM GIR-, diventa ambigua per il credente che non pi certo dei suoi segni e prega, prima di tutto di poter capire le intenzioni originali del suo dio perch il suo unico proposito quello di adempiere correttamente. Horn Star (Ram's horn) / Si-Mul SI MUL diventa anche 'contemporaneit dei due percorsi alternativi' ed il 'pieno di stelle' diventa troppo per la capacit decisoria umana.
NOTE (1) Nell'ultimo articolo del 3.08.03, ma anche in quello del 25.08.02, in archivio www.siagrio.it /Antares. Psicopompo era detto perch pesava le anime, cio conosceva il percorso fatto da ognuna. (2) "Inerant signa expressa.quomodo Titani", in TI TA AN del 2.02.03 e in GIG AN TES del 16.03.03 in archivio. (3) L'Italia viene salutata da Publius Virgilius Maro cos: "Salve, grande genitrice di messi, terra Saturnia,// grande madre di eroi: per te incedo fra antichi // fasti di gloria e d'arte, osando dischiudere le sacre fonti; // e canto il carme di Ascra per le citt romane." Georgiche, libro II, vv. 173-176. Il massimo cantore latino osa dischiudere le sacre fonti etrusche, a rischio di fronte alle citt romane per le quali canta il poema di Esiodo, nativo di Ascra: Le opere ed i giorni. (4) Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze, Le origini della cultura europea, dizionari, 1994 Olschki, Firenze, L'infinito: un equivoco millenario, 2001 Bruno Mondadori, Milano, Il popolo che sconfisse la morte, gli etruschi e la loro lingua, 2003 Bruno Mondadori, Milano. (5) Conservato dalla tradizione babilonese, che ha KI SH AR per Giove. Questi due nomi sumeri richiamano AN KI, unione di Cielo e Terra. (6) "Mul-apin, manuale di astronomia [aratro (apin) delle stelle (Mul)]. Gi Weidner, discutendo questo testo, e sulla base di calcoli approssimativi delle configurazioni dei vari pianeti e costellazioni presentate in Mul-apin, aveva ipotizzato una datazione intorno al 2000 a.C." Giovanni PETTINATO, La scrittura celeste, 1999 Arnoldo Mondadori, Milano, p. 86. (7) "Scientificamente le costellazioni rappresentano una zona della sfera celeste limitata da alcune stelle.[] Le moderne carte stellari, essendo stati omessi alcuni gruppi minori di stelle e altri molto grandi suddivisi, riportano i confini per 88 costellazioni. " Enciclopedia Grolier, Casa Editrice Scode, Milano. (8) "EME GIR", 'lingua (per comunicare)'' o 'fiume della conoscenza dei nomi'. (9) DAR LUG AL e LUG AL TUD DA sono nomi di Antares, re R.H. ALLEN, Star names, 1963 Dover, New York. (10)http://www.sumerian.org/sumerlex.htm

50 SIGNA < SIGH AN - SIGNA NUMIUM 2 - domenica 31 agosto 2003 _______________________________________________________________________________________ Siamo ancora qui, nel nostro osservatorio privilegiato (1), davanti alle stelle, per ascoltare quello che hanno da dirci e che non stato sentito a causa del buio ideologico che ha confuso le origini della nostra lingua. E se le nubi continuassero a rendere difficoltosa l'interpretazione dei signa, poco male: ci siamo forniti di una lampada G, orientata per il verso giusto, con la gobba che scherma la troppa luce che rende ciechi (2). Ciechi devono essere stati i linguisti che, per motivi ideologici, hanno sottovalutato gli elementi attraverso i quali si sarebbero dovute ricostruire le nuove basi della nostra grammatica (che amplia quella latina rispettandola (3)). Stiamo attenti alla G e alla sua funzione perch il suo orientamento permetteva di distinguere il buio GI dalla luce IG, 'porta' (4). Vi facciamo un esempio. Tenete in considerazione che I 'canale' e GIG 'nero'. I GIG I un seme nero tra due canali; IG I GI un seme canale tra la luce/porta aperta e il buio/porta chiusa. IGI GI occhi neri. IG IGI occhio luminoso. La G, in poche parole, gira e la scansione dell'espressione IGIGI, che abbiamo appena visto, cambia in relazione alla posizione di G. E proprio perch gira, SA G US si pu dire anche SA TURN US! Continuiamo a guardare in alto (AN TA, Alto Cielo in tutti i sensi), guardiamo il cielo e le sue luci, che ci

REStituiscono i significati dei segni, perduti sulla terra (e RESH profumo, nonch la pronuncia orientale della lettera erre, unica lettera polygamma dell'alfabeto, ovvero lettera che non pu essere pronunciata che al plurale (5)). Guardiamo LU HE, uno dei nomi con cui viene designato il cielo zodiacato. Secondo la LCSS (6), LU HE si pu leggere anche HE LU. Non c' una sufficiente somiglianza con la parola cie-lo? Il cielo stellato un lenzuolo nero trapunto di luci. I loro raggruppamenti, le costellazioni, appaiono come un disegno nel cielo delimitato dai punti luminosi, gli ASH ME, collegati tra loro attraverso le linee buie e immaginarie, SIGH, che non appaiono. Sono SIGH AN, 'segni del cielo'. Non abbiamo chiamato in causa il 'disegno' a caso. La parola che lo traduce in sumero, GISHUR, si pu scindere in GISH HUR e si pu leggere SH IG FOR. Questo invita a relazionare i forellini for (7), rappresentati dalle stelle (ASH TAR), con le linee ipotetiche, SIGH, che le uniscono a formare la costellazione. Ecco dunque il 'disegno', un'altra parola venuta dal cielo Ma LU HE, oltre a darci il cielo ci d anche la luce. Luce in latino si dice lux, da LU GH, 'soggetto luce' (lugdus, fuoco sacro, la parola latina che ha conservato il collegamento tra i due termini (8)). Se orientiamo la luce, cio, se usiamo una lampada, la luce si trasforma in segno perch la luce orientata GI SH NU da leggere anche SH IG NU. Questa volta non serve scomodare mercurio e la velocit delle sue ambasce: la nostra memoria basta a ricordare che signu l'ablativo (latino) di 'segno' Questi segni del Cielo ci possono orientare per osservare l'iter < IT ER, il cammino del Sole. Cercheremo di essere SAG GI, 'teste aperte' ai segni antichi. L'apertura ai loro segni ci invita a cambiare la traduzione delle Georgiche e a vedervi il dio dominante dei RA SH NA (9).
NOTE (1) Teonomasiologia di Antares. (2) La lampada di NUS KU, che ci ha lasciato Gnosco. (3) La grammatica latina stata costruita dai latini ed a noi stata tramandata. La grammatica sumera, che si pu controllare in Marie Louise THOMSEN, The sumerian language, 2001 Akademisk Forlag, Copenaghen, stata costruita dalla scuola germanica violando tutte le regole della grammatica latina. Una delle due grammatiche sbaglia. Chi scrive ritiene che sbagli la seconda grammatica, scritta da chi non ha la fonetica dei parlanti il sumero. (4) Correttamente Halloran riporta la grafia speciale con cui la lettera ci stata trasmessa dal sumero in

http://www.sumerian.org/sumerlex.htm
(5) Alfred KALLIR, Segno e disegno, Psicogenesi dell'alfabeto, 1994 Spirali/Vel, Milano, p. 434 e sgg. (6) Lettura Circolare della Scrittura Sumera abbozzata in 10.02.02 in archivio di www.siagrio.it . (7) E leggere l'oracolo, come abbiamo fatto in Foramen, Formeo, Meato archiviati da www.siagrio.it al 11.05.03, 25.05.03, 8.06.03. (8) E ci viene riferita da -DU CANGE -Glossarium mediae et infimae latinitatis PD 1883 (9) La prossima domenica, 14 settembre.

51 - QUID FACIAT LAETAS SEGETES, QUO SIDERE TERRAM VERTERE - domenica 14 settembre 2003 _______________________________________________________________________________________ Continuiamo questo viaggio di "ascolto" delle parole (1) per riscoprirne le origini proprio come si fa con le conchiglie che racchiudono per sempre nel loro guscio il rumore del mare [la parola conchiglia viene da concha, ed il sumero KUN KA 'unghia/scala anima']. Oggi vi faremo ascoltare l'incipit delle Georgiche per mostrarvi il gioco di parole sumero che Virgilio -ci piace pensare che sia cos- ha infilato nelle due frasi. Quid faciat laetas segetes (2) (3), quo sidere terram vertere 'Che cosa faccia lieta la terra da seminare, sotto quale stella convenga voltare la terra' (4) [cio arare] La domanda quid laetas ha per risposta 'letame' che laetamen in latino e LUM in sumero. Leggendo circolarmente LUM, secondo la LCSS (5), si ottiene MUL che, guarda un po', la stella (sidus) che compare nella seconda frase. Virgilio sembra essersi divertito a rivoltare le parole come si rivolta la terra per la semina:

LUM MUL Quid faciat laetas segetes, quo sidere terram vertere Il gioco rimane segreto fino all'invocazione 'Vos, o clarissima mundi lumina del v. 5, dove LUMina viene esposto all'inizio del verso 6: MUL ANI, stella di ANI, il massimo dio del cielo hurrita (6). Lo stesso gioco su mundi: NUM ID, 'nume luce' (ID GE UL, 'luce notte antica'). Quando parliamo di metalinguaggio faremmo bene a ricordare questo esempio in cui un etrusco diventato campione di latino tenendo a mente giochi di lingua sumera (7). un diamante culturale che Antares ci regala sulla base del E TEMEN AN KI, cio 'casa del fondamento del cielo e della terra' (8): le Georgiche sono un canto della terra baciata dal cielo (imber < IM BER, 'pioggia gocciolare' -dove IM sia pioggia che argilla), come Antares il frutto dell'unione del cielo e della terra. Abbiamo visto cosa renda opima la terra da coltivare. Ma la domanda 'Chi faccia lieta la terra da seminare' ha una risposta altrettanto precisa: Saturno (9). "Sebbene in base all'etimologia del suo nome, gi seguita dagli antichi, venga generalmente considerato un dio della semina e/o del grano seminato, in accordo anche al periodo dell'anno in cui cadeva la sua festa, i saturnali, non improbabile che il suo culto fosse stato importato in epoca romana dall'Etruria, dove compare come Satres (sul fegato di Piacenza) (10) " Quis faciat laetas non stato chiesto nell'incipit, forse, per un velo di prudenza. Ma ben chiaro nel II libro (11): "Salve, grande genitrice di messi, terra Saturnia, grande madre di eroi, per te incedo fra antichi fasti di gloria e d'arte, osando dischiudere le sacre fonti, e canto il carme di Ascra per le citt romane." (Georgiche, II 173-176) L'opera esplicita cui le Georgiche si riferiscono quella di Esiodo, il 'carme di Ascra' che sembra a sua volta riferirsi all'Almanacco dell'agricoltore (12) sumero (13). E quello di Virgilio non che un almanacco operativo che consegna a Mecenate per esigenze pratiche: i veterani, legionari di Augusto, ricevono la terra a liquidazione del loro servizio militare e, siccome non la sanno trattare, hanno bisogno delle istruzioni (14). Sono molte le informazioni date da Virgilio, a partire dal legame tra cielo e terra, cominciando a indicare il letame come risposta alla domanda 'quid faciat laetas'. Laetas- laetamen potrebbe essere considerata la prima coppia domanda/risposta di una serie archetipizzata da KILIB, 'circolo'. Infatti il KILIB, 'circolo', domanda/risposta, diventa giro di terra KI e cielo LIB che avr espressione compiuta nel verso 7 Liber ed alma Ceres, vestro si munere tellus. Vogliamo azzardare di avere udito un altro "rumore" nel numero a cui si riferisce questo verso e accostarlo al numero delle divinit del pantheon sumero? Ebbene, sette sono anche le prime divinit del pantheon sumero dotate di ME, cio del potere di adornare la terra, dando nome a tutti nomi e col nome l'esistenza.
NOTE (1) Dopo aver rigirato i signa di Virgilio artt. Del 3.08.03, 17.08.03, 31.08.03 su www.siagrio.it /Antares. (2) Seges-etis f. terre prpare et prete recevoir la semence ou dej ensemence (Ernout & Meillet Dictionnaire tymologique de la Langue Latine, 1959 Klincksieck, Paris). Gli esperti latinisti considerano Meillet massimo esperto. Dunque, la traduzione di Quid faciat laetas segetes 'Che cosa faccia grasso il terreno da seminare'. Da aggiungere: seges ha le stesse consonanti di SAG US, Saturno il seminatore, in sumero. (3) SEG ET ES: accordare SEG incontro (TE) e nascita ES. E' una festa di nozze questo incontro! (4) Terminiamo la nostra riflessione cominciata con Il solstizio sbagliato finendo con l'inizio delle Georgiche, come Virgilio le ha finite con l'attacco delle Bucoliche [G.: Tityre, te patulae cecini sub tegmine fagi. B.: Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi]. (5) Art. 9 del 10.02.02 in archivio del www.siagrio.it /Antares. (6) I Saturnali di Macrobio affrontano il problema di Giano (<Ani) e Saturno come due re regnanti una sola terra.

(7) E' necessario riflettere sulle caratteristiche differenziali della scrittura alfabetica dalla scrittura cuneiforme. La prima individua dei fonemi precisi mentre la seconda pu supportare qualsiasi fonema. Credo che i sumerologi non abbiano riflettuto abbastanza su questa differenza che spiega come un'espressione scritta in modo cuneiforme possa venir letta in modo rovesciato. (8) "Nabopolassar, della dinastia neo-babilonese (VI sec. a.C.) e poi dal successore Nabucodonosor, il quale racconta: -Tutti i popoli di nazioni numerose costrinsi al lavoro dell'E-Temen-an-kil'alta dimora di Marduk, mio signore, posi sulla cima-." (Averardo CHIERICI, I Sumeri, 1980 Rusconi, Milano, p. 283). E' la ZA QA RU (in accadico sillabato), pi nota come zigurrat, la piramide a gradoni in mattoni cotti mesopotamica. (9) Che abbiamo visto pi in particolere negli articoli 1.12.02, 15.12.02, 29.12.02 del www.siagrio.it /Antares. (10) Enciclopedia Grolier, ad vocem. (11) 686 versi dopo l'inizio. Il verso 6 contiene lumina < MUL ANI, cio il saluto ad ANI, o Saturno, espresso in modo criptico. Il 6, sex, il primo numero che viene contato nella seconda mano, ovvero il primo della completezza dell'uno, Saturno-Turan, che maschio e femmina. (12) "Ne abbiamo notizie dirette da un interessantissimo documento che risale al 1700 a.C. circa. Si tratta dell'Almanacco dell'agricoltore, il quale riporta antiche tradizioni sotto forma di consigli che il dio dell'agricoltura -Ninurta- dava nei tempi antichi all'agricoltore. [] Durante l'estate, quando non vi era lavoro da fare nei campi, l'agricoltore doveva preparare, con l'aiuto della famiglia, tutti gli strumenti e attrezzi che gli sarebbero serviti al momento della semina." Averardo CHIERICI, I Sumeri, 1980 Rusconi, Milano, p. 171-172. (13) Un'altra opera mesopotamica famosa il MUL APIN, 'Aratro delle Stelle', che ben si collega al gioco LUM MUL, 'letame stella' che abbiamo ipotizzato. (14) Come dice E. De Saint Denis nell'introduzione alla sua traduzione delle Gorgiques, 1968 Le Belles Lettres, Paris.

52 A UG4 TUM NUS - > AUCTUMNUS > AUTUNNO - domenica 28 settembre 2003 _______________________________________________________________________________________ L'ascolto di una parola apparentemente senza segreti come 'autunno' stato arduo. E' l'abitudine che rende ciechi e sordi agli stimoli consueti ma basta spostare di poco la visuale che la stessa cosa si presenta sotto un'angolatura diversa e ritorna ad essere visibile ed udibile. Mettetevi in una stanza con una finestra aperta sul tramonto, spenta ogni luce elettrica: gli occhi si abitueranno al buio senza che vi accorgiate dell'arrivo della notte. Se l'autunno si fosse tenuto stretto la 'c' (lettera preziosa che maschera la 'g' precedente) della sua versione latina auctumnus o autumnus avremmo forse stabilito pi facilmente la relazione che lo lega alla sua divinit. Saturno, dio sovrano etrusco, dominante la semina (1), la divinit dell'autunno. E' una figura che appartiene ad un'immensa costruzione ideologica i cui pezzi vengono ritrovati un po' ovunque, ad Ovest e ad Est. ma il quadro complessivo ancora troppo frantumato per consentirne una visione coerente anche perch la sovranit di Saturno venne esaugurata dai Romani devoti a Giove sovrano e offuscata dai dominii della moltitudine degli dei del pantheon. I due elementi "sotto esame" sono quindi l'autunno e Saturno, la sua divinit. Per le loro caratteristiche etimologiche e per quello che rappresentano, diventano sovrapponibili perch sono entrambi portatori del concetto di vita/morte e quello di inizio/fine. Si pu anche dire che il ciclo biologico dell'uno assurge a simbolo del ciclo temporale dell'altro e viceversa. Andiamo per gradi. CICLO TEMPORALE Uno dei nomi (sumeri) di Saturno SAG US che significa 'inizio fine'. Sia l'autunno che Saturno, quindi, si possono considerare il seme dell'anno perch sono inizio e fine del lavoro annuo dell'agricoltore. L'autunno, poi anche fine e inizio perch chiude l'anno vecchio e inizia quello nuovo (nel cielo a.C.). CICLO BIOLOGICO Autunno il periodo della semina e quindi il suo ciclo biologico pu venire simboleggiato dal SEME. Il segreto del mese ed il suo significato, stanno nella parola che lo designa: A UG4 TUM NUS. A UG4 seme generante TUM portato via NUS immagine della morte L'autunno contiene, nella parola che lo definisce, un ciclo, perch contiene il seme che apre il ciclo della vita:

A UG4, il cammino/movimento del ciclo: TUM ed il suo compimento che chiude il ciclo: NUS quindi apertura/cammino/chiusura: augtumnus. Proviamo a vedere come Saturno si sovrapponga allo stesso concetto assumendo, per questo, la medesima identit (tanto che l'uno si pu designare con l'altro e viceversa). Il segreto della divinit ed il suo significato, stanno nella parola che lo designa: SATUR NUS. Da SATUR potrebbe derivare il latino sator, cio seminatore, che vede l'origine nel sumero SA TUR A: utero giro seme, cio utero fecondato. In questo caso, il concetto dell'utero fecondato SA TUR A si pu sovrapporre a quello di seminatore 'sator' perch entrambi preludono all'inizio della vita, cio all'inizio di un ciclo. NUS, immagine della morte. Anche Saturno, quindi, come l'autunno, contiene nella parola che lo designa, l'apertura del ciclo della vita resa possibile dal seminatore: SATUR e la sua chiusura: NUS; quindi apertura/chiusura: Saturnus. da notare una cosa importante a proposito di quanto specificato sopra. Come abbiamo spiegato, sator, cio 'seminatore', deriva da SA TUR A cio utero fecondato. Contenendo in s Saturno sia il concetto di utero che quello di seme chiaro che si deve considerare bisessuato. La divinit, quindi, come fusione perfetta tra maschio e femmina (2). Molte sono anche le conferme di carattere epigrafico. A Yazilikajya (3), in periferia della capitale dell'impero ittita Hattusa, sono istoriati il dio dei morti U GUR e il dio del grano AN SH AN. A UGUR 'seme del dio dei morti' ed l'augur cio il sacerdote divinatore etrusco e romano. La sua radice ed il suo significato uguale a quella dell'autunno A UG4 e il paragone viene spontaneo. Il dio del grano AN SH AN, ricorda molto uno dei nomi di Saturno AN SH AR tanto che si pu pensare che le entit possano coincidere. Se sono nominati autunno e Saturno possibile che venissero pensati separati ( 4). Ad avvalorare la tesi che Saturno sia la divinit dell'autunno c' anche un'immagine su pietra che si trova ad Ivriz, nei regni postittiti. Rappresenta il Re Warbalawa in preghera davanti al dio Tarhan. Quest'ultimo porta cappello e stivali, sospeso tra grappoli d'uva e sostiene delle spighe di grano, simboli di fertilit. Tarhan AN TAR, cio 'taglio del cielo', che "rompe il tempo" estivo con i primi venti d'agosto e prelude alla stagione delle piogge, cio all'autunno. L'autunno viene quindi personificato da questa divinit, Tarhan. Ma Tarhan o Turan non che TUR NAN (scritto TUR AN) ed , guarda caso, Saturno proprio lui, il nunzio autunnale che porta in mano il seme della vita simboleggiata dal grano! Sono dentro tutte queste informazioni i concetti che ascrivono definitivamente Saturno alla stagione della riflessione, in cui il grembo femminile della terra accoglie il seme del suo dio per farlo germogliare, una stagione con prerogative femminili e maschili allo stesso tempo, le stesse che, come Macrobio aveva ben intuito, non possono non appartenere al dio che governa l'autunno e che da esso diventa inscindibile (5). Questo lavoro di minuziosa ricerca e riorganizzazione ha portato alla luce numerose conferme del fatto che Saturno venisse identificato con l'autunno e viceversa. Sono importanti conferme di carattere etimologico, ideologico e epigrafico. E' in questo verso che si muovono i nostri sforzi nel tentativo di sfaldare il paradigma indoeuropeo a favore della versione che rivela la vera origine della nostra lingua.

NOTE (1) Come abbiamo visto nell'articolo n. 55 del 14.09.03, ora in archivio: "Quid faciat laetas segetes". (2) Mario Torelli, in La religione etrusca enuncia la pluralit delle divinit bisessuate del primo periodo epocale etrusco in Etruria, a p. 273 de Gli Etruschi, 2000 ed. Bompiani. L'ideologia indoeuropea gli fa escludere la connessione con divinit bisessuate come KU MAR BI, perch orientali. (3) Yazilikaya: http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html

(4) La teonomasiologia strutturalmente astorica, basandosi principalmente sull'analisi etimologica ed etetimologica. Lavori come quello di Marcel DETIENNE, Apollo con il coltello in mano, 2002 Adelphi, Milano, dovranno fatti per chiarire dubbi come questo. (5) Nam sunt qui Ianum eundem esse atque Apollinem et Dianam dicant, et in hoc uno utrumque exprimi numen adfirment. "Alcuni ritengono che egli [Giano] si identifichi con Apollo e Diana e che comprenda in s entrambi questi di." Teodosio Macrobio, Saturnalia, 1967 UTET, Torino, p. 164-165.

53 SALVE, TERRA SATURNIA ! - domenica 12 ottobre 2003 _______________________________________________________________________________________ Dopo 56 articoli di teonomasiologia rimaniamo sempre pi sorpresi dalle scoperte che lo studio comparato dei nomi degli dei ci permette di fare. La teonomasiologia diventa di straordinaria importanza per capire fino in fondo l'origine della nostra lingua. Dalla miniera di nomi che rappresenta possiamo prelevare dei "pezzetti" di parole e sovrapporli a quelli che si trovano nelle presunte discendenti, le parole latine, per dimostrarne l'analogia. Le analogie che si svelano sono troppo significative, sia linguisticamente che quantitativamente, perch possano essere spiegate solo come semplici "combinazioni". il genio di Virgilio, che ci aiuta in questo faticoso cammino. Maattenzione alla novit: guardiamo a Virgilio con occhi diversi rispetto a quelli con cui stato studiato finora: lo spostamento del punto di vista ci ha permesso di catturare delle cose che l'abitudine ha reso invisibili. Se considerate questo un azzardo che vi impedisce di accostarvi con il giusto atteggiamento alla novit, questo non argomento per voi. Se invece pensate che dall'intuizione e dall'originalit di un pensiero possono scaturire delle scoperte straordinarie continuate ad ascoltarci, e iniziate a dire la vostra (nel forum annesso) che solo cos il nostro fiume potr uscire dal ventre sotterraneo in cui la calcinazione del pensiero lo costringe e potr scorrere finalmente sotto la luce del sole. Oggi ci occuperemo di 'terra Saturnia' la terra di Virgilio che (pressappoco: gli Etruschi occupavano parte dell'Italia) anche la nostra: l'Italia. Nel secondo libro delle Georgiche, Virgilio scrive un inno alla Terra baciata dal Cielo il cui incipit uno dei pi bei saluti fatti all'Italia. La nostra domanda guida sar: 'terra saturnia' terra degli Etruschi? E Virgilio era un Etrusco? Con questi obiettivi esploreremo l'architettura dell'opera del genio della latinit. ""Salute a te, grande genitrice di messi, terra saturnia, grande madre di eroi: per te incedo nei siti dell'antica 'laude' e nell'arte creativa osando aprire le sacre fonti per te canto il carme ascreo nelle citt romane". (Georgiche, II vv. 173-176) (2)

Virgilio alza questo saluto solo nel II libro: dice che 'entra arrischiando' (ingredior ausus) per aprire le fonti sacre (per la propria gente). Come mai Virgilio non ha cominciato con questo saluto che un inno dedicato alla sua terra? Perch ha avuto un'esitazione di 686 versi prima di correre questo rischio? La risposta nella prudenza del genio: salutare subito a Saturno avrebbe fatto gridare -bestemmia!- al legionario romano devoto a Giove. Anche il soldato pi ignorante si sarebbe arrabbiato. La prudenza l'aveva indotto a cominciare, invece, con "Che cosa faccia liete le terre da seminare (1)" Quid faciat laetas segetes anzich con

"Chi faccia liete le terre da seminare" [che chiede del dio della semina, Saturno] e finisce il canto con "In quel tempo me Virgilio nutriva la dolce Partenope sereno fra opere di un'oscura quiete. Io che rappresentavo la poesia dei pastori, e, audace di giovinezza, te cantai, o Titiro, all'ombra di un alto faggio". (Georgiche, IV, 563-566) Tityre, te patulae cecini sub tegmine fagi. Ora fate bene attenzione: l'ultimo verso delle Georgiche rinvia al primo delle Bucoliche, finite di scrivere dieci anni prima: Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi Titiro, riposando all'ombra di un ampio faggio studi su un esile flauto una canzone silvestre; noi lasciamo le terre della patria e i dolci campi, fuggiamo la patria: tu, o Titiro, placido nell'ombra fai risuonare le selve del nome della dolce Amarilli. Virgilio, nelle Georgiche afferma che dieci anni prima, audace per giovinezza, cantava Titiro, all'ombra di un grande faggio. Ma chi conosce le Bucoliche sa che a cantare Titiro era Melibeo! Virgilio dice, dopo dieci anni, di essere stato audace per giovinezza per aver lamentato (sul finire della Prima Ecloga) l'esproprio della sua terra: lo dice mentre dichiara di essere stato proprio lui, in persona! [durum genus Virgilio]: "Un empio soldato possieder maggesi cos coltivati? Un barbaro queste terre seminate (segetes (1))? Ecco dove la discordia ha trascinato gli sventurati cittadini, per costoro seminano i campi! L'empio (irrispettoso di Saturno) soldato ed il barbaro il legionario romano. L'esproprio subito dalla famiglia di Virgilio emerge per confessione alla fine della seconda opera: audacia di un genio consapevole, non dimentico della violenza subita e non romano, dal momento che il cittadino romano non era oggetto di esproprio. Virgilio ricorda bene, ma senza acrimonia, perch al fato non si comanda. Nelle Bucoliche si era inventato un personaggio per poter manifestare la rabbia dell'esproprio, senza rischi; e dopo dieci anni fa capire che Melibeo lui stesso che in quel momento, nel pieno dell'audacia giovanile, non ha potuto trattenere il suo risentimento. Audace Virgilio lo diventa quando si rivela, manifestando un'apparente autocritica. Il dubbio sulla sua romanit lecito: le famiglie romane non erano soggette ad esproprio. - Sar stato figlio di un proprietario terriero di provincia- hanno pensato i latinisti (compreso il grande Concetto Marchesi), privi di altre notizie biografiche. C' stato l'etrusco Mecenate che l'ha accompagnato e protetto fin dall'inizio, ma cos'altro avremmo di importante di lui per concludere che era un etrusco?(2) Di importante, fondamentale, abbiamo il suo cognome: Maro. MARU erano i sacerdoti-giudici etruschi. E abbiamo anche una sua dichiarazione sottolineata dal critico La Penna. Egli scrive 'abitava a Mantova, vicino agli Etruschi' da quel che si vede nell'Eneide. Che cosa si vede nell'Eneide? Eneide (X, v. 198-203) E Ocno muove una schiera dalle spiagge patrie, figlio di Manto fatidica e del fiume etrusco, lui che a te diede , o Mantova, mura e nome della madre, Mantova ricca d'avi; ma non tutti di un'unica gente: ha una triplice stirpe; sotto ciascuna sono quattro popoli per zona.

Essa la capitale dei popoli; il nerbo di sangue etrusco. 'Essa capitale dei popoli; il nerbo di sangue etrusco' non dice, anche, 'Virgilio un etrusco'. Se, invece, secoli di tradizione non lo nascondessero la cosa sarebbe oggi del tutto evidente.

NOTE (1) segetes ritorna col significato di terre da seminare (o seminate) al v. 47 (Illa seges demum votis respondet avari / agricolae), e lo riportiamo sotto, nel passo in cui il durum genus di Virgilio domanda se sar un barbaro (cio un romano) a possedere le terre seminate da un etrusco. (2) Del resto, il poeta stesso, il cui nome completo era Publio Virgilio Marone, era orgoglioso delle origini etrusche della sua Mantova; e forse era e, comunque, si sentiva etrusco. Infatti, la gens del poeta non attestata solo a Roma, dove conosciamo due Caius Vergilius (met I sec.a.C.)[3], ma anche a Tarquinia, dove stato rinvenuto il cippo funerario (I sec.d.C.) di un liberto, morto a 63 anni, il quale aveva assunto il nome del suo padrone Caius Vergilius[4]. E' verosimile che questi fosse lo stesso di uno dei due precedenti o che fosse il figlio di uno di loro. Altre famiglie di nome Virgilio sono note in Etruria. Degno di nota il nome Vercilus che si incontra in una tomba etrusca di Chianciano, vicino Chiusi, per cui stato anche supposto che la gens Virgilia sia stata di origine etrusca[5]. Parimenti etrusco sembra essere il cognome del poeta: Marone. Esso corrisponde, infatti, al nome di una carica sacerdotale etrusca. http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/etruschi_tarquinia/lastrategiadivirgilio.htm

54 OSSA DEGLI Di - domenica 21 ottobre 2003 _______________________________________________________________________________________ L'espressione 'ossa degli di' (1) una figura lessicale 'terra-cielo' che ben pu rappresentare il nostro argomento culturale accontentando sia la voglia di sapere di chi chiede che cosa significa 'teonomasiologia' che il palato colto pi raffinato, riluttante a risposte troppo semplici. (2). L'antinomia solare del binomio ossa-di farebbe inorridire Cicerone: - O 'ossa' o 'di'! - potrebbe dire, perch le ossa stanno in terra (sopra o sotto) e gli di stanno in Cielo. Di fronte a Tages, il dio-uomo etrusco portato sopra-terra dal vomere di un aratro, ebbe a scrivere: - O uomo o dio, e poich gli uomini non riescono a vivere sotto terra e gli di stanno in cielo. Questa cosa assurda (3). Abbiamo visto che TAG ESH si legge in sumero 'vita dell'impronta sulla tavoletta'. E' proprio la scrittura sulla tavoletta di argilla che permette sia ai nomi degli uomini che ai nomi degli di di essere pronunciati. L'E NIG MA sciolto. L'enigma di Tages ci utile a spiegare - con il binomio 'ossa-dei' - un problema complesso della Teonomasiologia che si presenta come 'studio comparato dei nomi degli di'. I nomi degli dei sono rappresentazioni pagane che il cristianesimo ha cancellato con lotte secolari. Ma se noi riusciamo ad analizzare un maggior numero possibile di informazioni sulle loro 'ossa', cio su quello che di loro rimasto 'sepolto' dentro le nostre parole, possiamo fare un'importante opera di recupero culturale che potrebbe portare a importantissime modifiche sulle teorie riguardanti l'origine della nostra lingua. Dio una creatura vivente nella teologia cristiana ed il Suo nome non va nominato, per non chiamarLo invano. Gli di sono rappresentazioni pagane che il cristianesimo ha cancellato con lotte secolari. Evocare i nomi degli di pu suggerire intenzioni paganiste. La bestemmia il massimo dileggio religioso dal momento che chi nomina Dio per oltraggiarlo lo evoca come vivente per negarne la dignit. L'unicit di Dio non esige un nome specifico, una volta rimossi gli di pagani, per cui anche il nome generico non va nominato invano. Con il termine di terra 'ossa' noi vogliamo significare che noi non vogliamo occuparci di un fenomeno religioso in essere, ma dell'ideologia di ci che stato e non pi. La religione materia di competenza della Teologia, che si occupa del rapporto di fede con ci che ultraterreno. L'espressione 'nomi degli di' potrebbe muovere valori, emozioni ed informazioni ed essere interpretata in modo equivoco da satanisti, esoterici, paganisti. In realt non ha nulla a che vedere con loro ma si limita ad una conoscenza culturale di tipo antropologico in senso stretto. Sono numerosissimi i problemi che vengono provocati da un uso di una parola di un 'vivente' che non interessano alle finalit dello studioso.

Meglio troncarli sul nascere con un argomento nominato con un binomio enigmatico. L'esposizione dell'enigma invita a chiarire ci che abbiamo detto qui in modo da non incorrere in dubbi 'sotterranei'. Le ossa dei dinosauri hanno sgomberato la strada. Il loro studio ci ha permesso di farci delle immagini dei primordi della vita sulla terra. Le ossa degli di possono darci la stessa opportunit per fare delle ricostruzioni della visione del mondo religiosa della protostoria.
NOTE (1) Propostami dall'iconologo Giuseppe Brunod, a Cavour, il 19.10.03. (2) 'Teonomasiologia' ha passato il vaglio del 2 Congresso Internazionale 'Ricerche paletnologiche nelle Alpi Occidentali' del 17-19 ottobre 2003 a Pinerolo. (1) Re. : www.siagrio.it /Antares, art. n.29 del 20.10.02, Tages. -Estne quisnam ita desipiens, qui credat exaratum esse, deum dicam, an hominem? " M.T.CICERONE-De Divinatione, 1856 Venezia, Nel Privil. Stabilimento Nazionale. Cicerone (106 a.C. Arpino, 43 a.C.)

55 TEONOMASIOLOGIA' domenica 9 novembre 2003 _______________________________________________________________________________________ Teonomasiologia (TO) significa 'studio comparato dei nomi degli di'. I nomi degli di vanno intesi come 'ossa degli di', ovvero come fenomeni culturali non pi viventi (che hanno perduto i miti ed i riti fondativi, come un corpo vivente ha perduto la sua figura) (1). La TO una disciplina che ha passato il vaglio del 2 Congresso Internazionale 'Ricerche Paletnologiche nelle Alpi Occidentali', 17-19 ottobre 2003 a Pinerolo. Questa rubrica di Teonomasiologia, entrata nel suo 24 mese (2), invita il lettore ad osservare il paradosso: il massimo di informazioni sull'antico (i nomi degli di) incontra il minimo di interesse degli osservatori dell'antico (nessun altro studio comparato dei nomi degli di -oltre a questo-). E' giustificabile tanta disattenzione? Le 40 relazioni ascoltate a Pinerolo hanno rivelato un'osservazione scientifica dei graffiti su pietre incise e di grafi alfabetici sparsi, a volte orientata dallo studio dei movimenti di sole, luna e stelle. Lo scrupolo scientifico dei ricercatori sembra rimandare la comprensione dei riti e dei miti religiosi ad un ipotetico accumulo delle informazioni; ma il prof. Sansoni, che guida le ricerche in Valcamonica, non motiva pi l'impotenza nello spiegare con la scarsit delle informazioni, dal momento che gli antichi Camuni ci hanno lasciato numerose scritture: i reperti emersi sono ormai 300.000 circa. Con coerenza ha cominciato prudentemente, nel suo intervento, ad accennare alla necessit di chiarire ierogamia e riti religiosi. Sembra maturo il tempo di aggiungere allo studio dei grafi e dell'archeostronomia l'analisi comparata della composizione dei nomi degli di euro-afro-asiatici. La vasta dimensione cronospaziale dei nomi degli di offre il quadro per comprendere le microanalisi settoriali. 'Orientamento sumero del cielo di Virgilio' ha portato all'attenzione, con la Teonomasiologia, il dio sovrano dell'etrusco Virgilio: Saturno. La relazione ha avanzato, inoltre, l'ipotesi sul suo pensiero: il gioco LUMMUL suggerisce che il genio culturale pensava in sumero. Publio Virgilio Marone si presenta a noi come la spugna culturale che ha praticato il metalinguaggio oltre 2000 anni fa: ci offre, con la sua integrit culturale, la possibilit di entrare nel cuore etrusco.

NOTE (1) Re.: www.siagrio.it /Antares, art. 58, Ossa degli di, del 26/10/03.

(2) Tutti i 58 articoli sono rigorosamente di Teonomasiologia. Pu venir considerato importante, a titolo orientativo, il n. 24 del 01.09.02: Patefactio hepatis. Gli altri che contengono il termine teonomasiologia nel testo sono: 1) 2/12/01, 2) 9.12.01, 10) 24.02.02, 18) 16.06.02, 19) 30.06.02, 23) 25.08.02, 25) 08.09.02, 26) 28.09.02, 27) 4.10.02, 28) 15.10.02, 35) 29.12.02, 37) 29.01.03, 41) 16.03.03, 44) 26.04.03, 47) 8.06.03, 48) 17.06.03, 52) 3.08.03, 57) 12.10.03.

56 TEONOMASIOLOGIA II - domenica 23 novembre 2003 _______________________________________________________________________________________

Esplorazione del pensiero di Virgilio: perch LUM letame = MUL stella ORIENTAMENTO SUMERO DEL CIELO DI VIRGILIO (1) Io disperavo di poter convincervi in un solo quarto d'ora che Virgilio era un etrusco che pensava in sumero. Mi sembrava un doppio salto mortale porgervi come novit mia una cosa tanto contro. Mi sono risollevato quando ho visto che gli studiosi mi avevano risparmiato la novit del primo dei due salti (VIRGILIO ETRUSCO): L'Enciclopedia Virgiliana mi dice che la Gordon lo ha affermato nel 1934: -il padre di Virgilio era un etrusco-. E adesso l'origine etrusca di Virgilio si legge anche in internet. Il peso della tradizione non ha schiacciato gli studiosi. Ma il peso continua a gravare, tuttavia. Al fatto anagrafico non si d la giusta importanza per leggere le Georgiche. Le nuove cognizioni hanno aiutato A SUPERARE LA SCARSITA' DI NOTIZIE BIOGRAFICHE E a leggere meglio la sua espressione Tusco de sanguine vires (Eneide, X 203) Che erano 'uomini di valore di sangue etrusco' i mantovani, suoi concittadini. Perch vi parlo con questo tono un po' saccente, di uno che distribuisce meriti? Io, che latinista non sono, e, tutt'al pi, potreste chiamare sociologo (PER FORMA MENTIS). Perch dispongo di uno strumento nuovo: lo studio comparato dei nomi degli di (teonomasiologia), che mi aveva gi dato contezza, come vedremo, della scoperta dell'etnia etrusca di Virgilio e del suo dio sovrano, Saturno. L'abitudine ci ha quasi ucciso l'ascolto di Virgilio: com' possibile (continuo a domandarmi adesso) che siano passati pi di 2000 anni dal suo attacco delle Georgiche: Quid faciat laetas sgetes Senza che nessuno si sia domandato: -Perch non ha attaccato con Quis faciat laetas sgetes Quis-chi 'Chi faccia liete le terre da seminare'? (e addirittura non si dia ragione a Meillet sul sema di sgetes -terre da seminare- come al v. 47). -Quis introdurrebbe le Georgiche a Saturno, il dio della semina, che sarebbe stato visto come sovrano degli Etruschi, e Virgilio, se avesse cominciato cos, sarebbe stato riconosciuto subito, anche dal legionario ignorante, come un Etrusco socius superbo, e quindi non associabile dai dominatori. IL GENIO SAPEVA: CHI DOMANDA GUIDA! -Virgilio Marone porta nel latino Maro MA RU, inverso per sillabe di RU MA, nome etrusco di Roma, espresso in sumero. Avremmo controllato meglio il suo cognomen, Maro < MARU, 'sacerdoti-giudici' etruschi (paragonabili ai duumviri, dice Enciclopedia Virgiliana). RA SH NA - AN SH AR -L'etnico dei RA SH NA, il nome per se stessi degli etruschi (espresso in sumero, anche RA SH EN NA), reciproco di AN SH AR, uno dei nomi di Saturno (rappresentato a Yazilikaya, dove il dio n. 44 dell'IT ER, cammino del Sole, SHAR RUMA), AN cielo SH luna AR sole, in sumero.

Era un RA SH NA, Virgilio, era pio, ed il suo dio sovrano era AN SH AR, SATURNO. La corrispondenza biunivoca toglie ogni dubbio. Questa la novit che mi premeva di trasmettervi: il dio sovrano di Virgilio etrusco era Saturno. Tuski < TUS KI, MESSI Gi SULLA TERRA (da Saturno). scritto KI TUSH. Lettura dei signa Le parole imbrogliano (anche) se PUR possono essere ascoltate; e le parole antiche (PRIMA DI GRECI E ROMANI)? sono segni che possono essere letti con gli occhi, ma sono signa/signa che non possono venir sentiti dalle orecchie, perch chi ha scritto non pu parlarci pi. SIG AN Signa latini che sono scritti SIG AN, segni del cielo, traslitterati dal cuneiforme sumero. SCORPIONE Il segno zodiacale di Virgilio che mi ha convinto a venire qui lo Scorpione. Sono nel quinto anno di studio a tempo pieno di Antares, ?a???Skorpionis, e potete immaginare la mia gioia quando ho trovato lo Scorpione nelle Georgiche ad orientare il cielo di Virgilio! Gioia che si ripetuta quando ho visto lo stesso passo analizzato in Enciclopedia Virgiliana sotto il lemma astrologia, a confermare la centralit del suo rilievo. 2. Scorpione, segno sumero che orienta il cielo di Virgilio. Osserviamo i versi che denotano la conoscenza di Virgilio dello Scorpione come segno sumero (GAB GIR TAB). Cielo collana aperta Lo Scorpione il segno centrale nel cielo sumero -fatto di 10+1 segni-, perch SAG US, inizio e fine dell'anno: l'uno che unisce ASH TAR e TAR DISH. Un uno 'temporale'. SAG US un nome sumero di Saturno. Lo Scorpione sumero ha la funzione di clip che unisce i dieci anelli che formano la collana dei mesi normali (per questo motivo decem-ber). Dai versi allo zodiaco Prendiamo i versi di Virgilio per poi andare al suo cielo zodiacale: I signa, le parole, seguiranno, e sar una pioggia < imber < IM BER, 'pioggia IM gocciolare BER'. D -12- "anne novum tardis sidus te mensibus addas, qua locus Erigonem inter Chelasque sequentis panditur (ipse tibi iam brachia contrahit ardens Scorpios et caeli iusta plus parte rliquit); quidquid eris (nam te nec sperant Tartara regem," (Virgilio, Georgiche) (3) Tr. di Luca Canali: "o tu ti aggiunga nuovo astro ai lenti mesi, dove tra Erigone e le Chele che la seguono si apre uno spazio -gi l'ardente Scorpione per te ritrae spontaneamente le branche e ti lascia una parte amplissima di cielo-, qualunque cosa sarai -non ti spera suo re il Tartaro", (Luca Canali, 1999 BUR, Milano). >5 Tr.-alternativa: "o tu ti aggiunga nuovo astro ai tardi mesi, dove tra Ergone e le Chele che la seguono uno spazio si apre -gi il fervente Scorpione per te ritrae le branche e ti lascia la parte del cielo giustoperfetta-, qualunque cosa sarai (infatti non ti spera suo re il Tartaro," 32

3. IMMAGINE QUADRO A COMPUTER DEL CIELO ZODIACALE DI VIRGILIO Questa traduzione diversa dei vocaboli 'tardis' e 'caeli justa plus parte' viene giustificata dal cielo del tempo di Virgilio, corretto al computer dell'effetto della precessione degli equinozi: Osserviamo il cielo orientato da Virgilio: 18> l'anno che scorre velocemente alla fine (labentem, v. 6) questo [slide 3]: cancer leo virgo 0 libra skorpio sagittarius ^ [sequenza solst. solst.- del 37-30 a.C.] luglio agosto settembre Eq. ottobre novembre dicembre --------------------------------------------------tardis mensibus e questi sono i mesi tardi, ai quali si aggiunge, all'inizio la stella, che la fine per la vita mortale di Augusto, tardis mensibus che formano A UG4 TUM NUS, Auctumnus, 'seme generante portato via dall'immagine della morte', dal sumero. 4- SATURNO, divinit orientatrice SAG US inizio fine Saturnus, il massimo dio celebrato dalle Georgiche. SEME-FALCE. SAG US -sagus- sago il filo etimologico di saggezza che unisce sumero-latino ed italiano. Saturno il dio del seme, che risponde alla domanda Quis faciat laetas sgetes nascosta dietro al Quid faciat laetas sgetes Dopo un incipit cos prudente, e solo dopo 686 versi, il suo saluto solare all'Italia: Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus, magna virum: tibi res antiquae laudis et artem ingredior sanctos ausus recludere fontis Ascraeum cano Romana per oppida carmen. (Georgiche, II 173-176) > 10 "Salute a te, grande genitrice di messi, terra saturnia, grande madre di eroi: per te incedo nei siti dell'antica 'laude' e nell'arte creativa osando aprire le sacre fonti per te canto il carme ascreo nelle citt romane". Accettiamo e riconosciamo, finalmente, il saluto che l'etrusco Virgilio ha osato mandare all'Italia, e diamo merito al genio che ha saputo aprire le sacre fonti etrusche salutando la sovranit di Saturno. Rileggiamo il primo verso Quid faciat laetas sgetes // quo sidere terram Vrtere Laetamen la risposta alla prima domanda; in sumero letame LUM Sidus, astrum, stella la risposta alla seconda domanda, in sumero MUL: gioco mentale premessa a L'invocazione (v. 5) Vos, o clarissima mundi lumina trova l'allitterazione per MUNDI LUMINA: ID NUM MUL ANI, luce nume stella ANI. ANI il nome hurrita di ANU, AN, Giano, colui che governa assieme a Saturno per Macrobio. Ovvero: Saturno, Satre. DI PATRII, INDI-GETES ET ROMULE VESTAQUE MATER, QUAE TUSCUM TIBERIM ET ROMANA PALATIA SERVAS ( I, 498-499) di nazionali della patria e Romolo e Vesta madre, che proteggi il tosco Tevere ed il romano Palatino (dov' il tempio a Saturno) ASH TER pu essere una lettura di Sa-tre, nome etrusco di Saturno. filo Che la terra baciata dal cielo, AN TAR ISH, dal gocciolare di pioggia IM BER, faccia fruttificare i semi linguistici del filo:

SUMERO - LATINO - ITALIANO. La prossima primavera potremo svilupparli a Vittorio Veneto, sul tema Ipotesi su di una koin culturale europea pre-romana.

NOTE

(1) Raccontato a Pinerolo, domenica 19 ottobre 2003, tra le ore 16 e le 16,30 ai congressisti del 2 Congresso Internazionale 'Ricerche Paletnologiche nelle Alpi Occidentali'.

57 SATURNIA TELLUS - domenica 7 dicembre 2003 _______________________________________________________________________________________

Il cammino iniziato con questa rubrica dal Colo Maledicto (1), ci ha portati fino alla 'terra saturnia' (2), oggetto/luogo della nostra sosta quindicinale. Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus, magna virum: tibi res antiquae laudis et artem ingredior sanctos ausus recludere fontis Ascraeum cano Romana per oppida carmen. Salute a te, grande genitrice di messi, terra saturnia, grande madre di eroi: per te incedo nei siti dell'antica 'laude' e nell'arte creativa osando aprire le sacre fonti, per te canto il carme ascreo nelle citt romane. Riprendiamo i versi 173-176 del secondo libro delle Georgiche, gi visti nell'articolo n. 57 del 12.10.03, per concentrare l'attenzione su 'Saturnia tellus'. Paolo Matthiae ed il suo team hanno portato alla luce i resti di Ebla, la citt con i pi antichi dizionari mai ritrovati. Hanno scavato sotto un Tell (Tell Mardikh (3)). Giovanni Pettinato ha decifrato l'eblaita (5), ma quella lingua non stata collegata alla nostra. Quello che noi affermiamo che entrambe leghino col sumero, come l'arabo. Abbiamo uno strumento prezioso che permette di fare i collegamenti che giustificano questa affermazione. Questo strumento la teonomasiologia, lo studio dei nomi degli dei le cui ossa (4), solo, possono condurci all'origine comune mai considerata abbastanza fino a questo momento. Scandiamo tellus in TEL, uno, US, fine, sinonimo di SAG US, inizio fine, Saturno. Ma Tell, con la doppia 'l'! Se crasi di TE EL vale 'conosco EL' che, con EL IS, fa ancora Saturno. Antares, il figlio/a del Cielo e della Terra, a Zeneda, AN TAR ESH ad Ebla . Il temen, la pietra angolare di un tempio (6), vista come TE MEN, ad un passo da MEN TE, ma un passo che l'umanit non ha compiuto, pur avendo fatto quello dalla Terra alla Luna. Collegare quel Tell con tellus sembra una impresa inumana, un'alienazione. Ci ha provato Giovanni Semerano (7), ma pochi lo hanno ascoltato. Ci volevano 'i nomi degli di', ovvero 'le ossa degli di', per incontrare maggior ascolto? Le 'ossa' degli di sono un reperto da osservare con cura; il folle volo dal Vicino Oriente all'Etruria e alla terra saturnia diventa possibile quando osserviamo AN SH AR, Saturno in babilonese, collegato con RA SH NA, il nome con cui gli Etruschi chiamavano se stessi. L'etrusco Virgilio ci incoraggia a volare. E i nomi degli di sono ossa che irridono lo scrupolo scientifico degli antropologi che li considerano parole comuni. Se fossero cos, dovrebbero venir guardate come finora stato fatto: espressioni di una cultura che solo con quella andrebbero coniugati. Ma proprio cos?

Antares mostra che non cos: Monte de Antares un 'osso' trovato a Zeneda. E ZEN AN.TAH-SUM un altro 'osso' dell'impero ittita, che, letto ZEN E AN.TAH-MUS, forma con Antares un pezzo della stessa creatura: ossa dovremo chiamarli, che parlano di EN LIL, Colui che sta tra la terra ed il cielo, l'Aria, Anima. AN TAR ISH nell'impero accadico (2270 a.C.). AN TAR ESH componibile ad Ebla. Antariksha viene dai Veda. Tempo coperto 2270 a.C.-1435 d.C.. Civilt da numerare: tante, con molta pazienza. Le ossa degli di che si riferiscono al Colo Maledicto sono ossa che appartengono allo stesso scheletro di quelle di Antariksha. Sembra un volo indoeuropeo, mentre ne mostrano la negazione dell'ideologia.
NOTE

(1) "Alla ricerca delle origini su Internet e tramite i nomi degli di. 'Monte de Antares e Colo Maledicto' cambia le origini riconosciute". Re.: www.siagrio.it /Antares, 2.12.01, art. 1 in archivio. Due anni sono scorsi. (2) Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus,//magna virum: tibi res antiquae laudis et artem//ingredior sanctos ausus recludere fontis//Ascraeum cano Romana per oppida carmen. (Georgiche, II 173-176)> tr.:"Salute a te, grande genitrice di messi, terra saturnia, grande madre di eroi: per te incedo nei siti dell'antica 'laude'e nell'arte creativa osando aprire le sacre fonti per te canto il carme ascreo nelle citt romane". Art. n. 57 del 12.10.03. (3) Paolo MATTHIAE, Ebla Un impero ritrovato, 1977 Einaudi, Milano, p. XXV. (4) Re.: OSSA DEGLI DI, : www.siagrio.it /Antares, 26.10.03, n. 58 in archivio. (5) Giovanni PETTINATO, Gli di di Babilonia 1991 Eri, Torino; Babilonia, centro dell'universo, 1994 Rusconi, Milano; Ebla, Nuovi orizzonti della storia, 1994 Rusconi, Milano; La citt sepolta, I misteri di Ebla, 1999 Mondadori, Milano; La scrittura celeste, La nascita dell'astrologia in Mesopotamia, 1999 Mondadori, Milano. (6) Re.: DAR VOCE ALLE PIETRE: art. 5 del 30.12.01. (7) Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze; Le origini della cultura europea, dizionari, 1994 Olschki, Firenze; L'infinito: un equivoco millenario, 2001 Bruno Mondadori, Milano; Il popolo che sconfisse la morte, 2003 Bruno Mondadori, Milano.

58 CERES SPOSA DIVINA DI ANCHISE - domenica 21 dicembre 2003 _______________________________________________________________________________________ "Vorremmo [che Virgilio] ci aiutasse a trovare altri punti di incontro tra il latino ed il sumero" scrivevamo in 'Liber et alma Ceres' (1). Li abbiamo cercati. Abbiamo riposto la fiducia in un genio, che risponde. Il genio si rivela come sacerdote e letterato. Da sacerdote etrusco (MARU > Maro > Marone) Virgilio conosce il culto degli di e ci fa decifrare correttamente i loro nomi, dopo 2000 anni. Si parlato di magia in Virgilio nel Medioevo; in un mondo in via di cristianizzazione non si poteva ancora vedere in lui un lodevole sacerdote non cristiano. E non si vista la magia bianca perch era il tutto, mentre la magia nera veniva perseguita dal diritto romano per la sua intenzione a nuocere. Finora non era stata data giusta importanza alla cura degli 'antichi nomi degli di' - teonomasiologia -. Con noi ha compiuto i primi 60 passi del suo IT ER, 'cammino del Sole', ed ha completato un giro di due anni (dicembre 2001-novembre 2003) (2). Occorre diffondere la rete < rete < TE ER 'connessione di sentieri', nel biennio appena cominciato. Grazie al nostro 'compagno di strada' (viator (3)), che ha gi guidato Dante, riusciremo con AN TAR ESH (stirpe divina) a leggere nell'Eneide (stirpe di Enea), l'identit: Ceres = Venus. Un'identit non ben conosciuta dai latinisti. Ma nota ad Apuleio, che, riconoscendo i diversi nomi con cui era chiamata Iside, rivela un'acculturazione da sacerdote (4), e non da letterato: -Eccomi a te, o Lucio, poich le tue preghiere mi hanno commossa. Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle ombre, la prima dei celesti; io riassumo nel mio volto l'aspetto di tutte le divinit maschili e femminili: sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi dell'Averno. Indivisibile la

mia divina essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi. Perci i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano madre degli di, adorata in Pessinunte; gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia; i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo; i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna; i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia; gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea; alcuni, Giunone; altri, Bellona; gli uni, Ecate; gli altri, Ramnusia. Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani cui l'antico sapere conferisce potenza, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano, col mio vero nome, Iside Regina-. (Le Metamorfosi, libro XI, 5) I latinisti non lo riconoscono tale perch rinnegano valore ai nomi. Sembra che li suppongano nati dal caso. Pu un lettore moderno considerare parte della cultura di un letterato questo panorama nominale plurietnico di una divinit del tempo? E, cosa ancora pi improbabile: esiste un letterato moderno capace di rappresentarne una simile per un'altra divinit antica? Per noi Cerere Attea rinvia a Kubila/Cybele ed Atthis che rinviano ad AN TAR ISH. Kubila MA, la Grande Madre frigia e Atthis suo figlio e sposo paredro. Pensiamo che anche lo studente pi distratto ricordi Enea come figlio di Venere. Lo studente un po' pi attento sapr di suo padre Anchise, e di come si faccia convincere solo da un prodigio divino a non lasciarsi morire a Troia in fiamme per seguire il figlio e tutelare il nipote (la stirpe Eneide, gens/stirpe divina, Antares). Forse il latinista esperto ricuser, per tradizione, l'identit Ceres = Venus, perch i nomi degli di non sono il suo pane. Il pane viene dalle messi e Ceres/Cerere nota per dea delle messi e quasi per nient'altro (5). E' molto difficile/forse impossibile riconoscere i nomi diversi di una stessa divinit, quando il passaggio del tempo ha ossificato l'immagine della creatura ideologica divina. Ci illudiamo che i nomi divini siano ormai il nostro pane. Basta spezzarlo e banchettare (6). At pater Anchises oculos ad sidera laetus extulit et caelo palmas cum voce tetendit: Ma il padre Anchise sollev lieto gli occhi alle stelle e tese al cielo le mani e la voce: Anchises > An chi se < AN KI SE < AN , cielo (Down / Ki-Se): 'messo gi dal Cielo', chiede aiuto agli di. Il suo nome di 'messo gi dal Cielo' come KI TUSH = TUSH KI, 'messi gi dal Cielo'. La lettura del nome di Anchise toglie il velo posto sulla sua identit tusca, tosca, etrusca. L'etrusco Virgilio rimarca che i Romani discendono dagli Etruschi, come Enea discende da Anchise: gens etrusca i Romani, meno nobili dei nobili Tuschi, 'messi gi dal Cielo' senza altri intermediari. Cos Virgilio resta fedele al suo dio, alla sua gens e ai suoi dominatori. La gens tosco-romana viene saldata dal Fato. Il legame tra Anchise e Venere DUR AN KI, 'legame tra Cielo e Terra', dove Venere nel Cielo (TUR AN) ed Anchise nella Terra. Enea racconta con chiarezza il proprio sforzo quasi disperato a convincere il padre a seguirlo, mentre narra invece con immagini allusive il legame divino: il favore di Venere viene trasmesso dallo sguardo favorevole di Giove, che risponde con un prodigio alla preghiera del pio Anchise (Di patrii, servate domum, servate nepotem; II, v.: 702). Il fato gli favorevole. Enea si carica sulle spalle il peso del padre, cio dell'Eneide (il circolo della specie: 'Su dunque, diletto padre, salimi sul collo', v. 707). ENE A si pu leggere 'origine' (A) di lui/di lei (ENE). Ricevuto l'augurio di Giove, Enea fissa il punto d'incontro con gli altri compagni al tempio di Ceres: Il piccolo Iulo mi accompagni, e la sposa segua discreta i miei passi. Voi, o servi, ascoltate quanto vi dico. All'uscita della citt v' un colle e un vetusto tempio di Cerere abbandonato, e accanto un antico cipresso conservato per molti anni dalla devozione dei padri. Da diverse direzioni verremo a quest'unico luogo. La moglie Creusa non arriva a quel luogo.

Non mi avvidi di averla perduta e non le prestai attenzione, prima che fossimo giunti al colle e al tempio dell'antica Cerere; qui infine, tutti raccolti, ella sola manc, e sfugg ai compagni e al figlio e al marito. Chi non accusai, dissennato, degli uomini e degli di? E come farebbero i moderni a riconoscere quel luogo come punto di fine di un'unione matrimoniale e di inizio di un'altra storia d'amore? Cerere dea dell'amore e della morte, come racconta Apulejo (7). Cerere < Ceres < KI ER ES (la 'c' latina era letta dura, 'ch' = k). Anche Creusa allittera misteriosamente KI ER ES UA tra il Cielo U e la terra A. Lo sposo di Ceres AN KI SE, letto da AN KI ES, 'messo gi dal Cielo', perde nel nome il Cielo (AN) che non suo, e rimane KI ES. Sposo della dea conserva nel cuore il suo cammino (ER): KI ER ES. Nel punto di morte di Creusa (K ER US A) incontra la faccia di morte di ES TAR (nome di ISH TAR ad Ebla: anima TAR di vita/morte ES): ER ES KI (GAL), la regina dei morti, da leggere KI ER ES. Il colle ed il tempio dell'appuntamento stato indicato da Enea, auspice dunque Venere-Ceres. La dea della morte KI ER ES ha fatto mancare Creusa, se n' tenuta la vita. Mi apparve davanti agli occhi l'infelice simulacro e l'ombra di Creusa, immagine maggiore di lei. a confermare di essere d'accordo, anche su una nuova sposa regale per Enea, purch segua l'invito Eneide a proteggere la specie: serba l'amore di nostro figlio. E la dea della vita, Venere, Afrodite, Ceres protegge Ascanio (ASH-KA IN US: 'inizio dell'anima dentro la morte'), perch in Iside anche la dea che consente, con la sua magia, la nascita di Horus dal seme del morto Osiride.
NOTE

(1) N. 50 in archivio di www.siagrio.it /Antares del 06/07/03. (2) N. 60 in archivio di www.siagrio.it /Antares del 23/11/03. (3) Sacerdote che sa distinguere il diritto divino (fas) da quello umano (iura): "fas et iura sinunt" (Georgiche, I v. 269): tr.: il diritto divino e quello umano uniti tollerano. (4) La mancata individuazione del sacerdote in Apulejo da parte dei latinisti moderni l'altra grande evidenza che, oltre alla mancanza verso il sacerdote Virgilio, d prova dell'utilit della teonomasiologia che li riconosce entrambi. "E si badi che, da Cassiodoro in poi, il capolavoro di Apuleio gode fama ininterrotta per tutto il medioevo: siamo dinanzi, probabilmente, a un altro 'manuale' magico." (Franco CARDINI, Radici della stregoneria, 2000 Il Cerchio, Rimini, p. 80). E' un'intuizione che, sviluppata, porterebbe a riconoscere il sacerdote nell'autore del manuale. (5) Questo dev'essere il motivo della traduzione sbagliata di 'segetes' con messi, nell'incipit delle Georgiche, che ha in 'Liber et alma Ceres' le prime divinit esplicite. La traduzione corretta , invece, 'terre da seminare', come il Meillet legge nel suo dizionario; Saturno, dio della semina il protagonista evocato. A Saturno viene dedicato dicembre, da Macrobio. (6) Eneide, II, vv. 687-688. Tr. di Luca Canali. (7) Viene conservato il mito Ceres-Proserpina, dove la figlia va sposa al dio dei morti. Paiono perduti i miti precedenti, che illustrerebbero l'identit Ceres-E RESH KI GAL. L'identit Iside-Ceres li suggerisce.

59 IL DECLIVIO DI ANTANDRO - domenica 4 gennaio 2004 _______________________________________________________________________________________ Eneide -Clinamen degenere (1)"i presagi degli di ci spingono a cercare mutevoli

esilii e terre deserte; allestiamo una flotta sotto il declivio di Antandro e i gioghi del frigio Ida, incerti dove portino i fati, dove si debba sostare. (2)" (Eneide III, 4-8) Cos Virgilio fa che Enea racconti a Didone. Siamo sotto alla rocca di Troia (in fiamme), che viene individuata da due riferimenti (per una sola cosa): e dai gioghi -cose che salgono sotto- del monte Ida ('ID A = A DI , nato A da dio DI' (3)) e dal declivio di Antandro (4), nome che si pu decifrare ''uomo (andro) dall'Alto Cielo (Anta)'; qualcosa che scende. Simile ad Antares, ma inverso. Avevamo visto, sulla fine del II libro, Enea caricarsi Eneide (stirpe potenziale di Enea) sulle spalle, ovvero il padre Anchise (sposo della dea Venere chiamata Ceres (5)), colui da cui Enea discende. I due nomi Ida e Antandro identificano il colle unico della rocca di Troia (DA DUE UNO (6), dove il colle ci che sale in alto -divino- ed il declivio lo stesso che scende -umano-). La stirpe di Enea radica sulla rocca ( < RUK KA = KA KUR, anima del KUR (7)) di Troia e parte incerta per dove portino i fati. Stirpe < gens < G EN T'IS, 'entit EN nata IS dalla luce G del Sole IT'. Abbiamo letto Anchises > An chi se < AN KI SE < AN , cielo, Ki-Se: 'messo gi dal Cielo'. Il nome di 'messo gi dal Cielo' KI TUSH = TUSH KI, 'messi gi dal Cielo'. 'Tusco de sanguine vires' di 'forze di sangue etrusco' (8) sta parlando, sommessamente, ma non del tutto nascostamente (9), l'etrusco Virgilio che dichiara che i Romani sono stati messi s gi dal Cielo (come i dominatori volevano che fosse), ma per mezzo degli Etruschi (come il genio credeva di sapere, da sacerdote etrusco). E il sacerdote etrusco d molta importanza ai nomi: 'Dal mio nome formo il nome di Eneada". Aeneadas meo nomen de nomine fingo.

(Eneide III 18)

'Immagine DA di Enea', chiama la prima citt eretta subito dopo sulle rive trace, con i fati sfavorevoli. Eneada citt senza futuro, perch la scelta del luogo spetta al fato. 'Immagine di un uomo', pur di stirpe divina, non nome di buon auspicio. L'immagine deve nascere dal concorso divino favorevole, in modo che il diritto divino ed il diritto umano collimino, cio Fas et iura sinunt (Georgiche, I 269) Diritto divino e diritti umani lo tollerino insieme. Zeneda, 'immagine della festa', un nome di buon auspicio. Antares, 'profumo (RES) dell'Alto Cielo (ANTA)' ci ha guidato con sicurezza. Il profumo qualcosa che sale verso il cielo, destinato agli di perch l'estratto del sacrificio per gli di (mentre l'odore un efflato che scende e ristagna a terra (10)). E' differente ci che sale da ci che scende, anche se il legame tra Cielo e Terra (DUR AN KI) lo stesso. Adole, brucia per far fumo, invita la maga evocata da Alfesibeo nell'VIII ecloga delle Bucoliche (11). Antares , dunque, nome divino (perch sale) mentre Antandro nome umano (perch scende). Enea, avvertito dall'anima di Polidoro 'di fuggire le terre crudeli', alza le vele e fugge con i suoi. Rex Anius, rex idem hominum Phoebique sacerdos, vittis et sacra redimitus tempora lauro occurrit, verterem Anchisen adgnovit amicum. Il re Anio, insieme re degli uomini e sacerdote di Febo, cinto le sacre tempie di bende e di alloro, ci viene incontro; riconosce il vecchio amico Anchise. Anius teoforico di ANI US, Fine US ANI, massimo dio dei Hurriti/Tuschi. Il sacerdote etrusco Virgilio dichiara che il re Anius, sacerdote di Febo, accoglie e riconosce il vecchio amico Anchise nella citt di

Apollo. Viene chiesto il presagio del dio, che vaticina: "Dardanidae duri, quae vos a stipe parentum prima tulit tellus, eadem vos ubere laeto accipiet reduces: antiquam exquirite matrem. Hic domus Aeneae cunctis dominabitur oris Et nati natorum et qui nascentur ab illis". "O duri Dardanidi, proprio la terra che vi produsse per prima dal ceppo degli avi, vi accoglier al ritorno nel lieto seno. Cercate l'antica madre. Qui la casa di Enea dominer su tutte le terre, e figli dei figli, e quelli che nasceranno da loro." Cercate l'antica madre. L'antica madre viene cercata a Creta, ma i Penati frigi appaiono ad Enea per correggerne il corso. Apollo non vi ha indicato di fermarvi a Creta: "Est locus, Hesperiam Grai cognomine dicunt, terra antiqua, potens armis atque ubere glaebae; Oenotri coluere viri, nunc fama minores Italiam dixisse ducis de nomine gentem: haec nobis propriae sedes, hinc Dardanus ortus "[] si dice che i figli abbiano chiamato Italia il luogo di nascita di Dardano dove siete destinati E qual' , dunque, l'antica madre? L'Italia, la terra saturnia. "Salute a te, grande genitrice di messi, terra saturnia, grande madre di eroi: per te incedo nei siti dell'antica 'laude' e nell'arte creativa osando aprire le sacre fonti per te canto il carme ascreo nelle citt romane". (Georgiche, II vv. 173-176)
NOTE

(1) Inclinazione (clinamen) dal massimo divino al minimo umano, per passi degeneranti. (2) "diversa exilia et desertas quaerere terras // auguriis agimur divom classemque sub ipsa // Antandro et Phrygiae molimur montibus Idae // incerti quo fata ferant, ubi sistere detur // contrahimus viros." Eneide, III, vv. 4-8. (3) Ida anche il monte di Creta dove sarebbe nato Zeus, che oggi si chiama Psiloritis. (4) Il commento di Paratore all'edizione Oscar Mondadori del 1991 dell'Eneide, a p. 563, nota 6, riferisce che gi Servio aveva dato notizie vaghe ed un etimologia fantasiosa di questa presunta citt. E' da credere, invece, ad un primo errato senso unico e ad un commento deviante dalla lettura DA DUE UNO della stessa rocca di Troia. (5) Re.: www.siagrio.it /Antares, art. n. 62 del 21/12/03 in archivio: Ceres, sposa divina di Anchise. (6) Parola di Maro, cio di duumviro. Svilupperemo nel prossimo articolo n. 64 (Nusquam tuta fides) il DA DUE UNO, negli equis oculis di maxima Juno et Saturnius pater. (7) ZA QA RU l'antico nome sumero della piramide a gradoni pi nota col nome di Zigurrat: RU QA mostra di essere la lettura LCSS di QA RU. KA KUR 'anima/identit'KA che 'fa assolutamente diverso' KUR. (8) Eneide, X, v. 203. (9) 2000 anni di mistero non sono bastati a spegnere la voce. (10) Da Marcel DETIENNE, Apollo con il coltello in mano, 2002 Adelphi, Milano, pp. 95 e 284. (11) -Effer aquam, et molli cinge haec altaria vitta // verbenasque adole pingues et mascula tura // coniugis ut magicis sanos avertere sacris // experiar sensus: nihil hic nisi carmina desunt []-. -Portami acqua, e cingi l'altare di una morbida benda, brucia le oleose verbene e grani di maschio incenso, affinch con queste magie provi a togliere il senno al mio amante; ormai qui non mancano che gli incantesimi-. Parla Alfesibeo, in Virgilio, Bucoliche, 2000 BUR, Rizzoli Milano.

60 NUSQUAM TUTA FIDES - Non pi sicura la fede - domenica 18 gennaio 2004 _______________________________________________________________________________________ iam iam nec maxima Iuno

nec Saturnius haec oculis pater aspicit aequis. Nusquam tuta fides. (Eneide IV 372-374) Che cosa pu accadere quando non pi sicura la fede? -Nulla!- risponder l'ateo. -Tutto il negativo!- risponde il religioso, perch la situazione pi abominevole. -D'accordo, corregger l'ateo, se ci limitiamo alla fine della fede tra gli uomini-. Ormai sempre meno la somma Giunone ed il padre Saturnio guardano con occhi giusti. La fede non pi sicura. Questo lamenta Didone ad Enea che le annuncia di partire e di abbandonarla. Enea sa di aver violato, quanto meno, le regole dell'ospitalit. Infatti, Didone, glielo ricorda: Naufrago, bisognoso di tutto, ti accolsi e, folle, ti posi a parte del regno. La violazione dell'ospitalit fonte di iniquit. Che cosa significano 'occhi divini iniqui'? Identifichiamo la divinit. Il padre Saturnio indica la parte maschile di Saturno, DA DUE UNO, divinit bisessuale. La parte femminile Juno, UNI etrusca a Caere (etetimo di Uni-versus). La lettura circolare di UN I d I UN I o I UN U, (qualora il circolo chiuda sulla prima sillaba). Juppiter sarebbe crasi/fusione di J UP piter, dove la J indica unione e la U il dio sovrano dell'impero ittita, TE SH UP per i Hurriti ('conosce I SH TAR UP'). Possiamo dire che UNI faccia da medium tra Saturno etrusco e Giove romano. Saturnius pater per Sater, cio il Satre etrusco. Se gli occhi di questa divinit massima maschio-femmina non guardano pi in modo equo, allora lo squilibrio cosmico: ci saranno ingiustizie nel mondo degli uomini. Il racconto dell'Eneide successivo al libro IV annunciato. Gli occhi iniqui obbligano a guardare da due punti di vista: DA UNO DUE. Dal punto di vista romano non sbagliato leggere Giove nel padre saturnio; e Virgilio la fa franca per questo equivoco. Ma il ciclo completo dell'Eneide mostra fin dall'incipit Giunone saturnia che convince Eolo a soffiare bufera sulle navi di Enea per farlo sbarcare a Cartagine, mentre, al contrario, Giove aveva accettato di favorire Venere perch Enea veleggi invece verso l'Italia (fatis contraria fata respondens ); Giunone che crede di patteggiare con Venere l'unione di Enea con Didone per stabilire la sua dimora in Cartagine mentre Giove a chiamare Mercurio per far smettere la coniugio di Enea e Didone. Il narratore usa il teonimo Saturnius pater proprio per negare nello specifico un ruolo a Giove e per simpatizzare con tutti gli ospiti attivi traditi: non solo i Cartaginesi, ma anche i Mantovani. Quei Mantovani come Virgilio che, audaci di giovinezza, lamentavano l'esproprio dai propri campi. In quel tempo me Virgilio [] audace di giovinezza te cantai, oTitiro all'ombra di un ampio faggio. Questo il sigillo alle Georgiche. Nelle Bucoliche il cantore di Titiro lamentava: nos patriae fines et dulcia linquimus arva [] Impius haec tam culta novalia miles habebit, barbarus has segetes? noi lasciamo le terre della patria e i dolci campi [] Un empio soldato possieder maggesi cos coltivati? Un barbaro questi campi seminati? Chi se non il Fato concedeva ad un barbaro Romano, empio rispetto a Saturno equo, di possedere i campi di Melibeo, alias 'me Virgilio'? Lo sguardo asimmetrico di Saturno fonte di queste ingiustizie. Era stato favorevole il Cielo quando

At pater Anchises oculos ad sidera laetus extulit et caelo palmas cum voce tetendit "Iuppiter omnipotens, precibus si flecteris ullis aspice nos!

(Eneide, II 687-690)

le mani tese fotografano la simmetria bilanciata dell'atteggiamento pio ed armonico. Aveva assecondato il Fato che urgeva, il 'messo gi dal Cielo sulla Terra' (AN KI SE). Ed il favore del Cielo, pregato di guardare equo, gli si era manifestato con un segno: Vix ea fatus erat senior, subitoque fragore intonuit laevom et de caelo lapsa per umbras stella Fatus erat si traduce con 'aveva parlato' in Il vegliardo aveva appena parlato, quando con improvviso fragore tuon a sinistra, e una stella caduta dal cielo ma evidente che fatus e Fatus coincidono e c' simmetria tra il parlare del 'messo gi dal Cielo' e la stella che viene messa gi a consenso delle sue parole. Tutto il racconto Eneide dell'etrusco Virgilio va letto alla luce di Et si Fata deum, si mens non laeva fuisset (Eneide II, 54) E se i Fati divini, se la mente umana non fosse stata contraria.

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