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Voglio esprimere la mia personale soddisfazione nel vedere che il convegno di oggi, si ricollega a

quello che la UIL tenne qui a Villanova, poco più di un anno fa … c'è dunque oggi, un elemento di
continuità, una conferma, al compito di approfondimento dell'iniziativa, che fu assunta allora con
Giorgio Rossetto e con tutti coloro che parteciparono al quel dibattito ….

Mi sia consentito ora di richiamarne alcuni elementi e porre alcuni interrogativi che saranno
sviluppati nel dibattito e nelle conclusioni che seguiranno.

il Professor Enrico Ercole, Docente di Sociologia del Territorio all’Università del Piemonte
Orientale, ad un recente convegno ad Asti, ha fornito dei dati sull’occupazione nelle industrie
astigiane, che a loro modo sono sia sorprendenti e che sconfortanti: da essi appare evidente, che il
pur rilevante polo manifatturiero di Villanova d’Asti si avvia a diventare il primo polo industriale
della provincia astigiana per numero di addetti, nonostante le situazioni di crisi e le attuate e
minacciate di delocalizzazioni.

Ciò non è stato per noi, né motivo di orgoglio, né motivo di soddisfazione poiché deriva
principalmente dall’arretramento degli altri poli industriali: in particolare Asti e San Damiano …
ormai in rovinoso declino.

… per porre rimedio a questo tipo di situazioni negative che si sono sviluppate in questi ultimi anni
in campo economico, il centrodestra ha promosso a dismisura … le nuove forme di partecipazione
al lavoro, … lavoro interinale, lavoro a chiamata, lavoro a progetto, eccetera … eccetera, … i
cosiddetti lavori atipici.

Io … ritengo … che i problemi dei lavori atipici stiano, tutto sommato, nel calderone generale
dell’economia di questo paese.
E io, … non sapendo nulla di economia mi sono documentato in merito, partendo dall’abicì: … io
sono partito dall’articolo 41 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita:
L'INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA È LIBERA.
NON PUÒ SVOLGERSI IN CONTRASTO CON LA UTILITÀ SOCIALE O IN MODO DA
RECARE DANNO ALLA SICUREZZA, ALLA LIBERTÀ, ALLA DIGNITÀ UMANA.
LA LEGGE DETERMINA I PROGRAMMI E I CONTROLLI OPPORTUNI PERCHÉ
L'ATTIVITÀ ECONOMICA PUBBLICA E PRIVATA POSSA ESSERE INDIRIZZATA E
COORDINATA A FINI SOCIALI .
Durante i lavori del Comitato di Redazione, il comunista Togliatti propose di scrivere la parola
“guidata” anziché “indirizzata”, i democristiani Dossetti e La Pira si astennero, gran parte della DC
votò contro, ma comunque Fanfani diede un contributo decisivo al raggiungimento dell’intesa che
fu quella di indirizzare l’Italia economica e finanziaria ad accompagnare e a viaggiare di pari passo
con l’Italia sociale.

Oggi … per porre rimedio ai fenomeni negativi che si sono sviluppati nel campo economico-
occupazionale, i legislatori hanno individuato e promosso … nuove forme di partecipazione al
lavoro:
… lavoro interinale, lavoro a chiamata, lavoro a progetto, lavoro di collaborazione coordinata
continuativa, eccetera … eccetera … eccetera, … i cosiddetti lavori atipici.
Nuovi strumenti utili, NELLE INTENZIONI, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

… Si è pensato, in altre parole, che attraverso degli strumenti legislativi e normativi, come per
prodigio, si creasse il lavoro.
… … Evidentemente non è così: …gli strumenti sono utili solamente “QUANDO … E SE” il
lavoro lo si è già creato!

Vediamo infatti, che l'introduzione del lavoro atipico e del principio della flessibilità nel mondo del
lavoro italiano non si è dimostrata:
o né risolutiva della disoccupazione;
o né salvatrice delle aziende.
Sostituendo con lavoratori atipici i lavoratori a tempo indeterminato, più che aver vinto la
disoccupazione, si è creata l’occupazione ad intermittenza!
Al più direi che è utile per aggiustare qualche statistica sull’occupazione.

La flessibilità in Italia non sembra essere un’opportunità,


… essa è subita, non scelta ...
… priva, quasi sempre, di ogni progettualità formativa ed evolutiva equivale quindi ad una reale
precarizzazione del lavoro.
Tanto è vero che in Italia, intendiamo tutti la FLESSIBILITA’ sempre e solo come quella del
lavoratore che si deve adeguare alle esigenze del mercato e mai come quella del lavoro rispetto al
lavoratore.
Ma in dettaglio cosa vuol dire precarizzazione?

1. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione della società.


Per molti giovani precari la cosiddetta flessibilità è una penosa consuetudine di vita, appena
migliore della disoccupazione:
o quando va bene vivono continui cambiamenti di datore di lavoro … di regole … di contratto e
di orari,
o quando va male vivono nell’angoscia di una imminente disoccupazione … nella sofferenza del
non reddito,
o ma soprattutto: vivono nella difficoltà ad affrancarsi dalla famiglia di origine e
nell’impossibilità di costituire una loro famiglia, di contrarre un mutuo per acquistare una casa
oppure un finanziamento per l’acquisto di un’auto o un computer, di avere una serena maternità,
assistita dal punto di vista sanitario e garantita economicamente, … in altre parole
nell’incertezza del futuro.
Aggiungerei che la precarizzazione del lavoro è una minaccia alla formazione e all’integrità delle
famiglie molto più pericolosa dei Pa.C.S.!

2. La precarizzazione del lavoro è precarizzazione della formazione e della sicurezza.


Occorre dire su questo, anche supportati dalle ricerche effettuate dalla UIL nelle aziende del nostro
territorio, che la precarizzazione del lavoro determina nelle aziende la quasi totale assenza di una
qualsiasi forma di formazione professionale.
E soprattutto, ed è la cosa più grave, la totale assenza di formazione per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro.
Ci troviamo spesso di fronte a lavoratori “usa e getta”.

Ad esempio, occorre dire su questo, anche supportati da ricerche effettuate dalla UIL nel polo
industriale di Villanova, che la precarizzazione del lavoro determina nelle aziende la totale assenza
di una qualsiasi parvenza di formazione professionale, anche solo per la prevenzione degli infortuni
sul lavoro.

… e la mitica Mariangela Cotto, la ex assessore regionale astigiana, che ne ha fatto con la sua
delega alla Formazione Professionale … cosa ha fatto (anche solo nella sua provincia) per la
formazione dei disoccupati in mobilità o degli occupati che vogliono “riconvertirsi”?
Provate a informarvi per un qualsiasi corso tecnico professionale in Provincia di Asti, e poi mi
direte … anche di basso livello …

3. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione delle aziende.


In questo contesto anche le aziende che fanno largo uso di lavoratori atipici, sono sicuramente delle
aziende precarie, ma non solo perché, come si potrebbe facilmente pensare, non hanno la garanzia
di future commesse, ma soprattutto perché i lavoratori che vi operano non si sentono parte
dell’azienda, manca in loro il senso di fedeltà e appartenenza del lavoratore (quello che in
sociologia del lavoro è definito come commitment).

Evidentemente in queste aziende non può che venir meno la mancanza di professionalità di
contesto, … con conseguente peggioramento nella qualità del prodotto.
… E i prodotti che potranno portare sul mercato saranno privi di quei contenuti di qualità e di
innovazione che la competitività esige.

4. Precarizzazione del lavoro è precarizzazione delle organizzazioni sindacali.


Cosa può offrire il tradizionale sindacato ai precari? … Come può, un sindacato suddiviso per
categorie, rappresentare un lavoratore che oggi si occupa di imballaggi e domani opera nel tessile
piuttosto che nel metalmeccanico?
Senz’altro può dare una collaborazione quotidiana nella verifica degli atteggiamenti dell'azienda,
talvolta autoritari, che spesso violano i diritti salariali e contrattuali, ma difficilmente può
programmare con i lavoratori delle prospettive vere di evoluzione della proprie posizioni lavorative
ed economiche.
Forse occorrerebbe uno strumento di collegamento intersindacale, intercategoriale e
interistituzionale come potrebbe esserlo un osservatorio del lavoro che raccordi gli strumenti
sindacali a quelli assistenziali propri degli enti locali.

… e concludo.

Con i lavori atipici si sono provocati dei pesanti dissesti sociali, che noi, … pur attenti
amministratori locali, abbiamo difficoltà a risolvere.
Difficoltà che risiedono nel fatto che le richieste dei cittadini precarizzati esigono dalle pubbliche
amministrazioni una risposta IMMEDIATA, EFFICACE E VELOCEMENTE MUTEVOLE NEL
TEMPO.
(… e direi che per le pubbliche amministrazioni è quasi una contraddizione in termini).
Siamo chiamati, a fornire e a garantire comunque, con le poche risorse che ci sono rimaste, una
buona qualità dei servizi e disponibilità di strutture per il sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori.
Quindi case, supporto al reddito, trasporti, asili nido e d’infanzia, mense scolastiche e doposcuola e
quant’altro ancora …

Eppure non ci è più consentito di chiuderci nella difesa del “vecchio ordine” e ci si dovrà comunque
aprire al “nuovo”.
… Ma non è neanche sufficiente arrendersi ai fatti e rincorrere le trasformazioni della società.
E’ doveroso invece, da parte nostra, capire ed interpretare cosa stia succedendo nelle nostre
comunità, in modo da intervenire nei luoghi e nei modi opportuni per passare invece ai ripari
ognuno per le proprie responsabilità.

Le istituzioni centrali
o no illusione economia di nicchia => occorre un’agricoltura di filiera inserita nel distretto
industriale e commerciale
o no liberalizzazioni = privatizzazioni (mix di De Gasperi) ; no se i privati non garantiscono i
livelli occupazionali e nuovi investimenti – linee consegnate placate oro >> riconsegnate
arruginite
o dovranno favorire fiscalmente le aziende che investano nell’innovazione tecnologica dei
processi produttivi e che si impegnino nel creare lavoro effettivamente stabile.
o Dovranno riformare il Welfare e l’intero sistema di aiuti-sostegni alla persona per renderlo
funzionale davanti alle precarietà e alle crescenti incertezze sociali.
o Dovranno agire sui costi diretti e indiretti del lavoro, allo scopo di incentivare la buona e stabile
occupazione, ribaltando l’attuale logica che vede la precarietà più conveniente e meno protetta.
o Dovranno limitare le forme contrattuali possibili, riducendo quelle che incentiva solo scelte
legate all’abbattimento dei costi.
o Dovranno attuare una migliore distinzione del lavoro subordinato, da quello parasubordinato, da
quello autonomo, per colpire gli abusi.
o Dovranno ripensare ai Centri per l’Impiego Pubblici e anche alle Agenzie Private di
manodopera, per rendere questi strumenti maggiormente capaci di rappresentare un punto di
riferimento nella battaglia contro la disoccupazione.
o Dovranno ripensare e riordinare tutta la mole di incentivi e sussidi destinati al mercato del
lavoro, per effettivamente orientarli al sostegno al buon lavoro stabile.
o Dovranno saldare nuove politiche per lo sviluppo e l’occupazione, e le politiche attive del
lavoro (che vanno anch’esse ripensate e rinnovate viste le esperienze acquisite), la buona
occupazione potrà scacciare la brutta occupazione, e la tanta occupazione, la poca.

D’altra parte le aziende dovranno affrontare, soprattutto in modo associato, le questioni della
formazione, della qualità, della ricerca e dell'innovazione dei prodotti.
Come scrive giustamente Laurana Lajolo dovranno saper passare “Dal bullone al calice”.

Qui si sono evolute e sperimentate tutte le nuove forme di partecipazione al lavoro, che purtroppo,
per molti cittadini, soprattutto per i nostri giovani, sono diventate una penosa consuetudine di vita
appena inferiore alla disoccupazione:
continui cambiamenti di lavoro, … di regole, … di contratto, … di orario, … di sede di lavoro
… e soprattutto di reddito …
CON L’INSTAURARSI DI UNA PATOLOGICA INCERTEZZA SUL PROPRIO FUTURO.

Si danno origine così a DISSESTI SOCIALI, che comportano una particolare attenzione da parte di
noi amministratori locali che siamo chiamati, a fornire e a garantire comunque, una buona qualità
dei servizi al cittadino, … che come tale è portatore di diritti e che deve essere sempre il punto di
riferimento di tutti gli sforzi della pubblica amministrazione.

Una difficoltà in tutto questo sta nel fatto che, le richieste dei cittadini, in particolare quelli che
vivono il precariato, esigono una risposta immediata, efficace e ve-lo-ce-men-te mutevole nel
tempo.

I comuni, e gli altri enti locali, quindi devono dare un sostegno al reddito, per dare case alle nuove
famiglie, parcheggi e mobilità, asili nido e d’infanzia, doposcuola e mense, a volte il sostegno
diretto …

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Però dopo tre anni di finanziarie taglia – comuni non c’è mica da stare allegri …
Una volta ci tagliano gli investimenti …
Un’altra volta ci tagliano le spese correnti …
Creando così dei meccanismi per cui restiamo ogni anno con sempre meno fondi disponibili per la
cultura, per lo sport, per il sostegno sociale … e naturalmente per le auto blu.
I comuni non hanno più i soldi per fare le politiche sociali …
i conti dello Stato sono sempre più in rosso …
e tutto ciò nonostante il buco finanziario dello Stato non abbia prodotto neppure una politica
sociale centrale …
ci sarebbe da chiedersi dove sono finiti i soldi …

E se, come credo, il centrosinistra andrà al governo di questo Paese, non sarà comunque né facile né
immediato instaurare, anche attraverso gli enti locali, quei meccanismi di redistribuzione dei redditi
dalle rendite statiche alle rendite produttive
• attraverso la spinta alla ricerca scientifica orientata all’innovazione tecnologica nei
processi produttivi,
• attraverso infrastrutture utili e condivise necessarie ad una comunicazione diffusa ed
a una mobilità utile, fruibile e ad un processo produttivo saldo, ma sostenibile per
l’ambiente,
• attraverso una politica fiscale in favore delle aziende che si impegnino nel creare
lavoro a tempo indeterminato,

… e concludo.

E’ doveroso, da parte nostra, capire ed interpretare cosa stia succedendo nelle nostre comunità, in
modo da intervenire nei luoghi e nei modi opportuni per mettere in atto interventi che consentano
alle aziende di operare e di progredire e ai cittadini di avere una buona qualità di vita!

Grazie.
Spetta infine a noi amministratori locali individuare e promuovere la costruzione di quelle opere, …
di quella rete infrastrutturale necessaria ad una comunicazione diffusa ed a una mobilità utile,
fruibile e ad un processo produttivo saldo, ma sostenibile per l’ambiente.
… e che consentano quindi alle aziende di operare e di progredire e ai cittadini di avere una buona
qualità di vita!

Grazie.

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