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Varlam alamov, lo scontro con la vita reale

di Giancarlo Gaeta
Penso che chiunque legga le mie storie si renda conto di quanto siano futili le vecchie idee e gli schemi della letteratura tradizionale. Varlam alamov

Soltanto di recente Varlam alamov e i suoi racconti sui campi di lavoro sovietici sono diventati noti al grande pubblico grazie a una performance televisiva di Roberto Saviano che ha sorprendentemente spinto in cima alle classifiche dei libri pi venduti unopera, I racconti di Kolyma, pubblicata in edizione integrale gi da dieci anni e molto prima in selezioni di varia ampiezza: da quella pionieristica, curata da Piero Sinatti negli anni settanta, fino allampia scelta proposta da Adelphi a met degli anni novanta.1 Peraltro, come spesso capita con gli eventi mediologici, si fatto molto rumore per nulla, poich se si parla di una vicenda come quella di alamov e dellopera letteraria che la riflette, pressoch nulla assumerne i potenti elementi emozionali trasferendoli in effimere suggestioni. N loccasione stata colta per riavviare una seria riflessione su unopera letteraria la cui grandezza oramai fuori discussione, e che tuttavia stenta a ricevere unattenzione scevra dalle polemiche di parte che ne hanno segnato la ricezione sin dal suo primo approdare in Occidente via Samizdat alla fine degli anni sessanta. Si cominci allora a prendere le distanze dallidea che si potesse paragonare linternamento nei campi di lavoro sovietici, per quanto terribili ne fossero le condizioni di vita, allorrore dei lager nazisti. Fu questo latteggiamento di molti intellettuali di sinistra che, seguendo lesempio di Jean Paul Sartre, scelsero di mantenere il silenzio intorno a quelli che ritenevano danni collaterali nella costruzione della patria del socialismo. Ventanni dopo e fino ad oggi ancora di questo si discute anche a proposito di alamov; ma a parti invertite, per affermare ora la sostanziale somiglianza, se non lidentit, dei due regimi totalitari e delle rispettive pratiche di annientamento di ogni forma di opposizione, di ogni rivendicazione didentit individuale. Se ne fece in particolare portavoce Gustaw Herling, a sua volta passato per lesperienza dei lager sovietici, che in una Conversazione su alamov tenuta con Piero Sinatti e Anna Raffetto nel 1998,2 argomentava a lungo contro latteggiamento tenuto per anni e anni dallintelligencija di sinistra, non solo italiana, che ha parzialmente ma
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Ledizione integrale a cura di Irina P. Sirotinskaja, traduzione di S. Rapetti, apparsa da Einaudi nel 1999 ne I millenni e dal 2005 nei Tascabili. Una prima edizione antologica fu pubblicata da Savelli a cura di P. Sinatti nel 1976 senza lautorizzazione dellautore (Kolyma. Trenta racconti dai lager staliniani), seguita nel 1992 da quelle di Sellerio, I racconti di Kolyma, e di Theoria col titolo Nel lager non ci sono colpevoli. Gli ultimi racconti della Kolyma, che contiene anche il saggio La mia prosa. A queste pubblicazioni, limitate a qualche manciata di racconti, Adelphi ha fatto seguire nel 1995 unedizione che ne raccoglie pi di un terzo selezionati da quattro delle sei parti dellopera. 2 Lo scritto avrebbe dovuto servire da prefazione alledizione Einaudi dei Racconti, ma fu respinto allultimo momento dalleditore con argomenti poco convincenti e quindi stampato polemicamente come opuscolo: G. Herling, P. Sinatti, Ricordare, raccontare. Conversazione su alamov, Lancora, Napoli 1999. Alla propria esperienza concentrazionaria, Herling aveva dedicato il racconto di Un mondo a parte, apparso in italiano nel 1957 ma rimasto ignorato fino agli anni novanta. Si veda il minuzioso confronto tra questa opera e gli scritti di Primo Levi proposto da D. Scarpa, Lager e Gulag. Levi e Herling, scrittori della responsabilit, in Lo straniero 1 (estate 1997) 100-112.

sostanzialmente condizionato la coscienza comune dellOccidente, favorendo appunto lidea dellincomparabilit del nazismo col comunismo staliniano.3 Posizione che ha certamente avuto il suo peso, insieme alla netta rimozione del Gulag nella Russia postcomunista, nel condurre allattuale sparizione delluniverso concentrazionario sovietico dalla riflessione critica e dunque dalla coscienza comune, per la quale, come si vede ad ogni ricorrenza della Giorno della memoria, la realt tragica della deportazione di massa nei lager coincide pressoch esclusivamente con la Shoah.4 In effetti sarebbe stato certamente molto pi costruttivo per la maturazione della coscienza europea considerare le cose come stavano aldil degli schermi ideologici e, bisogna aggiungere, senza spirito di parte. Ma allora si sarebbe dovuto andare ben oltre la denuncia dei regimi gemelli, per guardare al fondo dellabisso e leggervi lo sprofondamento di unintera cultura e civilt, come seppero fare i pochissimi, come Simone Weil, Albert Camus o Hannah Arendt, a cui dobbiamo per questo qualche appiglio a cui aggrapparci per tentare di capire cosa effettivamente successo, come potuto succedere e dunque, forse, come potremmo venirne a capo, ammesso che resti ancora una qualche volont di interrogarsi al riguardo, al di la delle commemorazioni rituali o di occasionali indignazioni. Penso che fra queste figure deccezione vada oramai annoverato Varlam alamov e vorrei qui di seguito provare a spiegare perch. Non che non si sia scritto nulla al riguardo. Elementi importanti di riflessione, restando nei limiti delle pubblicazioni in lingua italiana, emergono ad esempio nella suddetta Conversazione, man mano che lattenzione degli interlocutori si porta sulla personalit di alamov e sul valore letterario oltre che testimoniale dellopera.5 Rilevantissimo stato il contributo editoriale ed esplicativo di Irina Sirotinskaja, che sostenne alamov negli anni della creazione letteraria e si prese cura di lui in quelli ultimi, quando, raggiunto dallombra dei lager, i frammenti della sua personalit, cementata dalla volont e dal coraggio, si erano disgregati.6 Da ultimo il volume ideato da Francesco Bigazzi con la collaborazione di Sergio Rapetti e della stessa Sirotinskaja; esempio eccellente di indagine documentaria costruita assemblando racconti autobiografici e materiale inedito relativo agli interrogatori e ai processi subiti da alamov, nonch ai rapporti informativi stilati dai confidenti della polizia segreta anche dopo la sua riabilitazione nel 1956.7

Ricordare, raccontare, cit., pp. 18 sg. Sia Herling che Sinatti hanno attribuito una siffatta tendenza anche a Primo Levi; giudizio che frutto di fraintendimento, come dir pi avanti. 4 Ma con qualche significativa eccezione; si veda ad esempio il volume che raccoglie gli atti di un convegno del 2003 dedicato ai Giusti nel Gulag, con una bella Prefazione di G. Nissim, che nota tra laltro come la deriva eliminazionista introdotta in nome di un ordine superiore, non abbia colpito soltanto gli ebrei, gli armeni o le vittime sovietiche, ma abbia attraversato la condizione umana del Novecento, cosa che imporrebbe lallargamento della memoria a vicende diverse (Storie di uomini giusti nel Lager, Bruno Mondadori, Milano 2004, pp. 14 sg.). Il volume contiene anche unampia bibliografia sul Gulag e i suoi testimoni. 5 Si vedano inoltre i saggi introduttivi di P. Sinatti e V. Zaslavsky alle citate raccolte edite rispettivamente da Savelli e da Sellerio,. 6 I. Sirotinskaja, Ricordi, in V. alamov, I racconti di Kolima, Einaudi, Torino 1999, p. XXXVI. Si veda anche il suo Responsabilit e moralit della parola in Varlam alamov, in Storie di uomini giusti nel Gulag, cit., pp. 95102. 7 V. alamov, Alcune mie vite. Documenti segreti e racconti inediti, a cura di F. Bigazzi, S. Rapetti e I. Sirotinskaja, Mondadori, Milano 2009. Bigazzi ebbe la fortuna nel 1976 di ascoltare alamov parlare della sua esperienza a un ristretto gruppo di ammiratori raccolti nel suo minuscolo appartamento moscovita. Sulla 2

Ci che si rileva in questi contributi il comune riconoscimento della straordinaria statura morale ad artistica di alamov, annoverato oramai tra i pi grandi scrittori russi del Novecento, da affiancare a Boris Pasternak, ad Aleksndr Solenicyn, a Vasilij Grossman, ma con un tratto di verit pi forte, pi universale, poich in definitiva nella sua scrittura che ha trovato espressione compiuta lindicibile messa in atto dellannichilimento dellumano, da Auschwitz alla Kolima a Hiroshima, marchio distintivo del secolo. Dunque, sebbene con enorme ritardo, dovuto innanzitutto al cordone sanitario costruito intorno alla sua opera in prosa almeno fino alla sparizione dello Stato sovietico,8 si infine cominciato ad interrogarsi sulluomo, sulla sua vicenda e su come egli abbia saputo mettere il suo talento artistico integralmente al servizio della documentazione di quel poco che rimasto delluomo.9 Ma ancora moltissimo c da fare per passare da un apprezzamento di fondo a una comprensione ravvicinata di unopera letteraria che come poche altre costringe a guardare senza attenuazioni di sorta al fondo dellabisso, fino a mettere in questione lo stesso connotato umanistico della nostra cultura. NellEuropa della prima met del secolo scorso quella di alamov fu una tra le infinite vite spezzate dallimperscrutabile volont degli Stati totalitari.10 Arrestato una prima volta nel 1929 poco pi che ventenne era nato nel 1907 , e condannato a tre anni da scontare in un lager nel Nord degli Urali per propaganda e organizzazione sovversiva; poi di nuovo nel 37, lanno terribile delle purghe staliniane, quando fu tradotto nei geli dellestremo Nord a scavare oro e carbone nelle miniere, a tagliare boschi, infine, e fu la sua salvezza, a servire come infermiere nellospedale per detenuti. In mezzo cera stato giusto il tempo per il matrimonio e la nascita di una figlia, che non avrebbe pi rivisto e da cui, al suo ritorno nel 1953, sarebbe stato ripudiato.11 A quarantasei anni, martoriato nel corpo, impossibilitato a tornare a vivere con la donna il cui amore lo aveva sostenuto in una prova devastante, da cui ben pochi poterono emergere vivi e moralmente integri, alamov trova la forza per risuscitare in s il poeta sbocciato negli anni della giovinezza, ma poi cancellato da una condizione di vita in cui aveva finito col perdere persino la capacit di lettura.12

collocazione di alamov nella letteratura ispirata al Gulag, si veda M. Martini, Oltre il disgelo. La letteratura russa dopo lURSS, Bruno Mondadori, Milano 2002, pp. 47-63. 8 Questo malgrado fosse stato riabilitato gi nel 1956 dalle accuse che lo avevano condotto nei lager della Kolyma. I Racconti sono stati pubblicati in Russia soltanto tra il 1989 e nel 1991; una prima edizione parziale in lingua russa era apparsa a Londra nel 1978, accolta con indifferenza dallautore, a cui non interessava tanto la fama letteraria quanto agire sulla coscienza del suo popolo. Ledizione dellopera completa di alamov in sei volumi stata pubblicata a Mosca tra il 1998 e il 2004. 9 V. alamov, La mia prosa, in Id., Nel lager non ci sono colpevoli. Gli ultimi racconti della Kolyma, a cura di L. Salmon, introduzione di P. Sinatti, Edizioni Theoria, Roma-Napoli 1992, pp. 146 e 152. 10 Tra gli scrittori vanno ricordati almeno Osip Mandeltam, Isaak Babel e Pavel Florenskij, uccisi nei campi e lanalogo destino di Valentin Sokolov, morto nel 1984 in un manicomio criminale dopo trentanni di lager. Si veda M. Martini, Oltre il disgelo, cit., pp. 52 sg. 11 Io ritornai dopo diciotto anni di assenza, dopo un viaggio allinferno, ancora privo di diritti, con la salute rovinata. Avevo lasciato mia figlia in culla, la notte del 12 gennaio 1937, lavevo baciata mentre dormiva e me ne ero andato per ventanni. Adesso lei aveva finito la scuola, stava per entrare alluniversit (V. alamov, B. Pasternak, Parole salvate dalle fiamme. Ricordi e lettere, a cura di L. Montagnani, Rosellina Archinto, Milano 1993, p. 189). 12 Ne riferisce nel bellissimo frammento autobiografico I libri della mia vita, a cura di A. Pasquinelli, Ibis, Como-Pavia 1994, p. 38. Sono come quel calzolaio di Mark Twain cui sembrava di essere nato per diventare 3

Da quel momento e per i successivi venti anni, vale a dire finch gli restarono sufficienti energie fisiche e mentali, egli trasfonde nellopera letteraria la memoria di unintera vita, la sua, rivissuta come memoria di unepoca tragica dalla rivoluzione alla morte di Stalin nel 53. Dunque innanzitutto limmenso epos della Kolyma, centoquarantacinque racconti suddivisi in sei parti, o meglio libri come alamov preferiva denominarli;13 a complemento di questo i racconti della prima esperienza del lager a Viera,14 e ancora il ricordo della sua formazione nellamata Vologda e del destino drammatico della sua famiglia travolta dalla rivoluzione.15 Opere distinte, ma sostenute da una stessa ricerca formale al fine di consentire limmediata risposta ad avvenimenti esterni, limmediata assimilazione e rielaborazione di quanto si visto.16 Tale concezione, applicata in modo sovrano alla composizione dei Racconti, trova riscontro anche nelle altre due opere, malgrado in queste si dia maggiore unit tematica e sviluppo narrativo. Forse proprio per questo, a scanso di equivoci, alamov ha voluto apporre a sottotitolo di Viera un provocatorio: Antiromanzo. Formula negativa, ad escludere una qualsivoglia etichetta su un processo di rammemorazione degli avvenimenti non cos come si sono dati o come lartista ha inteso ricrearli in unopera dimmaginazione, bens cos come si sono inscritti indelebilmente nella sua anima. Allo stesso modo, malgrado le apparenze, egli vieta di leggere ne La quarta Vologda la storia della famiglia nel contesto della vicenda rivoluzionaria, poich si tratta in definitiva de la storia della mia anima e nientaltro.17 Lammonimento, posto gi nelle prime pagine, quanto mai opportuno trattandosi della rievocazione del passato per eccellenza, quello in cui, in prima persona o tramite un personaggio romanzesco, lautore cerca per lo pi di rappresentarsi i precedenti che hanno disposto del suo destino. Qui in effetti lelemento autobiografico ha un peso rilevante, ma non per questo la scrittura assume un andamento narrativo e cronistico, per usare la definizione che Pasternak ha dato del racconto della sua infanzia e giovinezza, pago di aver scritto ci che bastava a illuminare come, nella mia storia personale, la vita sia diventata creazione artistica, e come questa sia nata dal destino e dallesperienza.18 In effetti, per Pasternak non meno che per alamov, parlare degli anni, delle circostanze, degli uomini e dei destini che si sono trovati rinserrati nella cornice della Rivoluzione comportava di scriverne in modo da mozzare il fiato, da far inorridire. Per farlo egli ha per scelto la mediazione della narrazione romanzesca, proiettando e trasponendo se stesso nel personaggio del dottor ivago,19 mentre alamov si vietato sia lautobiografia sia il romanzo come generi letterari; ha cercato e

Napoleone. Mi preparavo a diventare Shakespeare. Il lager ha spezzato tutto (riferito da I. Sirotinskaja, in Ricordi, cit., p. XXXIII). 13 La composizione si arrestata nel 1973; incompiuto rimasto lultimo libro: Il guanto, ovvero KR-2. 14 Viera, Antiromanzo, traduzione di C. Zonghetti, Adelphi, Milano 2010 (scritto tra il 1970 e il 1971). 15 La quarta Vologda, a cura di A. Raffetto, Adelphi, Milano 2001 (scritto tra il 1968 e il 1971). 16 Ibid., p. 9. 17 Ibid., p. 26. 18 B. Pasternak, Autobiografia e nuovi versi, Feltrinelli, Milano 1958, pp. 97 e 107. 19 Si veda E. Pasternak, Il ruolo dellelemento biografico nel Dottor ivago, in La Russia di Pasternak. Dal futurismo al Dottor ivago, a cura di V. Strada, Feltrinelli, Milano 1999, pp. 61-75. 4

trovato una nuova forma capace di fornire la testimonianza documentale di unepoca, una testimonianza la cui emozionalit fosse convincente.20 I racconti de La quarta Vologda sono effettivamente gi documentazione dellepoca; nel mentre ci dicono dellinfanzia dellautore, dei genitori, della sua educazione, del suo carattere e delle sue disposizioni interiori, sono allo stesso tempo evocazione della storia e della geografia della citt amata da Ivan il Terribile, quella dei remoti tempi ecclesiali incarnati nel pope padre di Varlam, sciamano e figlio di sciamani, e quella pi recente destinata dagli zar a luogo di confino degli esiliati politici e perci patria del movimento rivoluzionario; la Vologda rivolta a ovest in direzione delle due capitali Mosca e Pietroburgo e di quanto sta dietro a loro, lEuropa, il Mondo con la maiuscola.21 Cosicch la vicenda biografica non si risolve in una quantit di eventi rievocati sul filo della memoria e ricomposti in una sequenza temporale; piuttosto lo spazio a dominare, il paese dellanima evocato da Marina Cvetaeva, entro il quale i fatti si ridispongono a disegnare la mappa segreta del destino di Varlam, della sua famiglia e insieme della sua citt sotto il segno della rivoluzione. Viera stato scritto negli stessi anni de La quarta Vologda, quando la composizione dei Racconti era gi giunta al quinto dei sei libri, ma le due opere sono del tutto diverse; Viera, libro misto di racconti e saggi, va letto come lestremo, incompiuto esperimento letterario di alamov, alla ricerca incessante di nuove forme di espressione artistica.22 Eppure, collocate nella vita dellautore, risulta una sotterranea continuit tra esse, almeno nel senso che anche Viera storia di formazione morale, ma non pi nella propria casa e citt, bens nella prigione e nel lager. La narrazione della storia familiare si chiudeva con un duro congedo dal padre espresso nel proposito di vivere allopposto di lui e dei consigli che gli aveva impartito, nella consapevolezza di un destino gi segnato: Tu hai creduto in Dio e io non creder, non credo da tempo e non imparer mai a farlo. Tu ami lattivit pubblica, e io lignorer, e se mai mi cimenter, sar in tuttaltro modo. Tu credi nel successo, nella carriera io non far carriera , morir anonimo in qualche angolo sperduto della Siberia orientale. [] Tu volevi per me un ruolo pubblico, io sar soltanto un oppositore.23 I racconti di Viera si aprono con la rievocazione del giorno del primo arresto: Un giorno, unora che considero linizio della mia vita sociale, il primo, vero, durissimo banco di prova.24 La prossimit tra le due opere si constata anche nella opzione per la narrazione in prima persona, molto ridotta nei Racconti; come se solo ora, mentre il suo capolavoro giungeva a compimento, alamov abbia avvertita prepotente lesigenza di rendere esplicita a se stesso la genesi di un destino drammatico, di fronte al quale non si era ripiegato su se stesso, ma al contrario aveva trovato in s le energie morali per assumerlo e con esso assumere il proprio ruolo specifico e peculiare nella vita in rappresentanza di coloro che contestavano Stalin.25 Impegno quanto mai gravoso, al limite dellimpossibile nella realt disumana del lager, che
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V. alamov, La mia prosa, cit., p. 147. La quarta Vologda, cit., p. 22. 22 Nella forma attuale il libro stato composto a partire da una raccolta di racconti e saggi messi insieme dallAutore in modo non definitivo; altro materiale stato aggiunto al momento della pubblicazione nel 1989. 23 Ibid., p. 203. 24 Viera, cit., p. 23. 25 Ibid., p. 27. 5

pot essere mantenuto, soprattutto pi tardi nei geli della Kolyma e quando oramai gli era diventato chiaro che Stalin e il potere sovietico erano la stessa cosa, soltanto imponendo a se stesso regole di comportamento rigorosissime, tali da porlo pericolosamente fuori dalla logica ferrea che presiedeva alla vita del campo. Una sorta di decalogo riconducibile a due principi fondamentali: innanzitutto la conformit tra parole e azioni e poi la capacit di sacrificarsi in prima persona, vale a dire non chiedere niente alle autorit, non nuocere in alcun modo agli altri, essere lo stesso con i superiori e gli inferiori, non lasciarsi degradare dalla paura, confidare soltanto nelle proprie forze; tutto questo, senza alcuna implicazione romantica, piuttosto un modus vivendi che egli riconduceva allaffinata esperienza di generazioni e generazioni di intellettuali russi.26 Della scrittura dei Racconti di Kolima ci si occupati spesso, appoggiandosi per lo pi sui testi in cui lAutore si impegnato a definire uno spazio proprio nella storia della letteratura russa.27 Daltronde basta essere un lettore comune per rendersi conto della difficolt di ricondurre la sua prosa nelle forme tradizionali del romanzo o del racconto; ma a misurare lanomalia della scrittura di alamov soprattutto la forza dellimpatto emotivo e dello sconcerto che queste narrazioni sono in grado di suscitare. Colpisce innanzitutto lassommarsi apparentemente casuale di racconti compiuti in se stessi e narrati per lo pi in terza persona.28 Certo, ciascuno di questi spontaneamente colto dal lettore come la tessera di un immenso mosaico, la cui unitariet tuttavia gli sfugge nellimpossibilit di collocarsi contemplativamente al di fuori della rappresentazione. In altri termini, non essendoci alcuna trama complessiva o svolgimento tematico da seguire, n una cornice che li tenga insieme, ogni racconto determina un arresto: nel giro di poche pagine tutto detto con la maggiore nettezza e definitivit; daltra parte si continuamente sospinti verso un altro racconto, un altro frammento di vita esposto con altrettanta crudezza, e cos via in una navigazione senza meta in un universo alieno a ogni sensatezza. Perci a nessun titolo si pu inscrivere questa opera nel genere del romanzo, malgrado lunitariet della materia drammatica e la grandiosit di una rappresentazione ricchissima di situazioni.29 Ne assente larchitettura complessa: tipi e psicologie, linee tematiche e intrecci orientati verso un esito necessario;30 n sussiste per il lettore la possibilit di identificare
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Ibid., pp. 26 e 27. Lelenco delle regole si trova alle pp. 67 sg. Testi raccolti nel quinto volume dellopera omnia: V. alamov, Sobranie soinenij, 6 voll., Terza-Kninyj Klub, Moskva 2004. In italiano si veda il gi citato La mia prosa, scritto nel 1971 in forma di lettera alla Sirotinskaja. 28 La narrazione in prima persona invece dominante nellultimo libro, che ha carattere spiccatamente autoriflessivo. 29 Non aiuta a capire lestetica di alamov cercare di ricollocare i Racconti nel genere romanzo strutturato per nelle forme del racconto (A. Raffetto, Ricordare, raccontare, cit. p. 51), o parlare di stile del romanzo malgrado lopzione per lantiromanzo (R. Saviano, La conferma del bene, introduzione a V. alamov, Viera, cit., p. 17). 30 Una definizione convincente della forma romanzo rispetto al racconto offerta da A. Berardinelli: notata linsufficienza della distinzione tra narrazione breve e lunga, egli aggiunge che se traduciamo e specifichiamo lunghezza con termini contigui come: ampiezza, ritmo disteso, vastit e completezza rappresentativa, ricchezza e variet delle rappresentazioni, gradazione e complessit nei rapporti fra personaggi, fra classi sociali e generazioni, ecco che si va abbastanza vicini ad una pi accettabile e plausibile definizione di romanzo (Il sogno della cattedrale. Elsa Morante e il romanzo come archetipo, in Per Elsa Morante, Linea dombra Edizioni, Milano 1993, p. 13). 6

lautore con un io recitante stabile, che faccia da guida e sostegno morale in un cammino tanto angoscioso quanto insensato, pur nellevidenza che tutto ci che narrato sotto pi nomi e pi personalit riflette un universo di esperienze personali. un viaggio nellinferno, come nel poema dantesco, ma senza protagonista, senza guida e senza via duscita; ad ogni tappa si svolge un dramma che subito si chiude su se stesso in modo lapidario. Vero che lenorme massa di racconti stata ripartita da alamov in sei libri, ciascuno con un titolo, come a voler segnalare i motivi salienti della composizione; tuttavia queste partizioni non sono riconducibili a temi specifici, eccetto il piccolo gruppo di racconti intitolato Scene di vita criminale,31 n possono essere considerate elementi strutturanti dellopera; sembrano piuttosto pensate come i movimenti di una sinfonia, i cui titoli segnano poeticamente la tonalit: La riva sinistra, Il virtuoso del badile, La resurrezione del larice, Il guanto.32 Di fatto vi sono soltanto singoli racconti, ciascuno dei quali si collega agli altri non perch inseriti in una cornice narrativa,33 ma in quanto espressione in s compiuta dellautore che, sotto molteplici figure, lunico punto di raccordo, o meglio il centro dirradiazione di una molteplicit di fatti, la cui narrazione insieme documentaria e poetica.34 Ma si badi che la stessa forma tradizionale del racconto messa in questione; alamov stesso a dichiararlo: I miei racconti rappresentano una lotta vittoriosa e consapevole contro ci che viene definito il genere del racconto. Se in pratica non ho mai pensato a come si debba scrivere un romanzo, a come si debba scrivere un racconto ci ho pensato per decenni interi fin dalla giovinezza.35 Lesito di questa lunga riflessione, accompagnata in anni giovanili da molti esercizi di scrittura, ha avuto come esito un deciso prosciugamento della frase, depurata da ogni elemento che ne allenti o ne sovraccarichi la tensione interna, che deve risultare perfettamente calibrata in modo che scatti come una molla compressa al punto giusto: Lo schiaffo deve essere breve, sonoro.36 Questo significa che lelaborazione letteraria dei suoi racconti non persegue lo scavo in profondit delle situazioni o delle psicologie, non si distende e articola per comprendere la complessit dei rapporti e neppure mira a perseguire una perfezione estetica. A Irina Sirotinskaja interessata a sapere quali fossero i risvolti psicologici dei suoi racconti e se questi avessero delle caratteristiche puramente letterarie che potessero conferire loro un posto nella prosa russa, alamov risponde opponendo la finalit attiva della sua scrittura legata ad una precisa congiuntura
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Sezione che ha peraltro una funzione molto importante nelleconomia dellopera, quella di rappresentare il fondo nero del pozzo in cui sono precipitate le vite dei detenuti, soprattutto dal momento in cui simpose lidea che, a differenza dei politici, i malavitosi potevano essere recuperati alla causa del popolo, rafforzando cos la loro propensione a dettare legge nei campi in accordo con i comandanti (si veda il racconto La guerra delle cagne, in I racconti di Kolyma, cit. pp. 799 sgg.). Nel breve testo che fa da cornice a questo libro, alamov accusa duramente la letteratura occidentale, russa in particolare, di avere rappresentato il mondo dei criminali con simpatia e talvolta compiacimento, aprendo la strada agli esiti attuali (A proposito di un errore della letteratura, in ibid., pp. 743, sgg.). 32 Il primo libro porta lo stesso titolo dellopera, segno che inizialmente alamov pensava a una sequenza continua di racconti. 33 M. Martini definisce i Racconti ununica grande opera, che ha come solo centro linferno della Kolyma e si manifesta attraverso lesplosione di una molteplicit di racconti (Oltre il disgelo, cit., pp. 59 sg.). 34 Pur con lassoluta documentabile attendibilit dei miei racconti, ho sempre tenuto presente che per un artista, per un autore, la cosa fondamentale la possibilit di esprimersi, di mettere a disposizione del proprio flusso creativo un cervello libero (V. alamov, La mia prosa, cit., p. 145). 35 Ibid., p. 143. Analoga considerazione in una lettera a Pasternak (Parole salvate dalle fiamme, cit., p.71). 36 La mia prosa, cit., p. 144. 7

storica: Ognuno dei miei racconti uno schiaffo allo stalinismo e, come ogni schiaffo, risponde esclusivamente a leggi di carattere muscolare; daltra parte rifiutando lideale della perfezione stilistica nella misura in cui non corrisponde alle sue intenzioni: i suoi racconti non abbisognano di limatura, sono scritti di getto, anzi si pu dire che si scrivano da soli una volta sollevata una certa leva cerebrale che consente lemersione di brani del passato.37 Dunque labbandono delle forme letterarie tradizionali non fu inteso da alamov soltanto quale conseguenza di una personale opzione estetica, ma corrispose innanzitutto a unesigenza storica inderogabile; qualcosa di decisivo e di irrimediabile era successo nel ventesimo secolo che colpiva anche larte,38 perci anche la letteratura, la quale se ridotta a pura creazione verbale o fantastica tradisce lattesa del lettore, il quale, egli pensa, non vuole leggere storie inventate, non ha tempo per destini reinventati allinfinito.39 a questa situazione storica che egli riconduce la morte del romanzo come genere, definitivamente attestata dal fallimento artistico del Dottor ivago.40 Giudizio tanto pi sorprendente se si considera limportanza artistica e umana che per lui ebbe Pasternak, colui a cui aveva inviato i versi composti nellultimo periodo di detenzione, lunica persona che volle incontrare appena pot rimettere fugacemente piede a Mosca nel novembre del 1953, e dal quale ricevette tra i primi in lettura il manoscritto del grande romanzo.41 Di fatto lincontro e il confronto con Pasternak, costante e intensissimo fino al 1956, consent a alamov di prendere pienamente coscienza del carattere innovativo oltre che del tutto originale della propria scrittura. stato giustamente osservato che il confronto decisivo non fu quello con laltro grande memorialista del Gulag, cio Solenicyn, spiritualmente e artisticamente troppo distante da lui,42 bens proprio con lo scrittore che alamov aveva sentito pi vicino.43 lui stesso a rilevarlo rievocando i suoi incontri con il poeta che aveva illuminato la sua giovinezza, i cui versi appresi a memoria lo avevano sostenuto durante la detenzione: stata per me una gioia trovare in Pasternak una concezione dei legami tra larte e la vita simile alla mia. stata una gioia apprendere che ci che si era accumulato poco per volta nella mia anima e nel mio cuore, ci che si era sedimentato come esperienza di vita, osservazioni e sensazioni personali era condiviso anche da un altro uomo che io stimavo infinitamente.44 Al riguardo va tenuto presente che alamov inizia a scrivere i Racconti negli stessi anni in cui Pasternak era
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Ibid., p. 143. A me pare che luomo della seconda met del ventesimo secolo, luomo che ha sofferto guerre, rivoluzioni e tradimenti, gli incendi di Hiroshima, la bomba atomica, e soprattutto, a debito coronamento, la vergogna della Kolyma e dei forni di Auschwitz, mi pare che luomo che ha vissuto la rivoluzione scientifica non possa non guardare ai problemi dellarte in modo diverso (ibid., p. 147). 39 Ibid. p. 146. 40 Ibid., p.147. 41 Lo scambio epistolare contenuto in V. alamov, B. Pasternak, Parole salvate dalle fiamme, cit.; vi si trova anche una ricostruzione dei loro incontri fatta da alamov a memoria dopo la morte di Pasternak nel 1960. 42 Secondo Herling, Arcipelago Gulag pi unenciclopedia dei campi di concentramento che un libro paragonabile a quello di alamov sulla Kolyma (Ricordare, raccontare, cit., p. 35; si veda anche p. 46). Lo stesso Solenicyn ha riconosciuto il superiore valore della testimonianza di alamov: Forse nei Racconti di Kolyma il lettore avvertir pi esattamente lo spirito spietato dellArcipelago e il limite della disperazione umana (Arcipelago Gulag, vol. II, Oscar Mondadori, Milano1995, p. 8). In un colloquio con F. Bigazzi Solenicyn ha dichiarato la sua ammirazione per alamov come poeta e scrittore pur ammettendo la grande differenza tra loro (Alcune mie vite, cit., p. 21). 43 Si veda M. Martini, Oltre il disgelo, cit., p. 60. 44 Ibid., p. 149. 8

impegnato a portare a compimento il suo romanzo, concluso nel 1956; probabilmente a partire da questo momento che ha inizio il processo di distacco, man mano che la sua opera cresceva e si palesava meglio ai suoi occhi la novit di una prosa incompatibile con forme di narrazione che egli tendeva a ricondurre alla tradizione umanistica ottocentesca di matrice tolstoiana.45 I primi indizi significativi di tale processo si possono cogliere gi nella valutazione del Dottor ivago, espressa in modo analitico nella grande lettera del gennaio 1954 a seguito della lettura della prima parte del romanzo ancora in gestazione. sintomatico innanzitutto che alamov si dichiari disinteressato alla forma romanzo assunta dalla narrazione, poich in questo caso, come nei vertici della letteratura russa: Tolstoj ecov Dostoevskij, ad imporsi al lettore la ricchezza del contenuto morale, e dunque dei pensieri, delle immagini, del vocabolario, nonch la verit delle azioni umane, cio la verit dei caratteri. su questo che egli si sente impegnato a riflettere, separatamente dal romanzo, con riguardo soprattutto ai pensieri dei personaggi nei quali trova espressione la problematicit dellanima umana.46 Ci che dunque rende prezioso il romanzo di Pasternak e ne fa un evento destinato a restare per lungo tempo per lui la scoperta delluomo pensante, la figura dai molti volti emblema della letteratura russa dellOttocento. Con questa presa di posizione iniziale sono coerenti le osservazioni puntuali a commento del racconto, che risulta come smontato nei suoi elementi costitutivi: personaggi, situazioni, descrizioni, dei quali colto di volta in volta un particolare: una parola, un tratto caratteriale, un atteggiamento, una considerazione profonda, una illuminazione poetica; quasi sempre ammirati dal commentatore, ma a volte criticati se ritiene che lAutore non sia andato abbastanza a fondo o se nel ritrarre delle figure non sia riuscito a cogliere il segno, com il caso per gli appartenenti alla classe operaia o ancora quando propone una lingua popolare artefatta. In definitiva: Quasi tutte le frasi del romanzo sono dense di significato. Sono cos piene di contenuto, del tutto inconsueto nella sostanza, che esigono o un sottomesso stupore o uneccitata discussione.47 Dichiarazione importante per cogliere il nucleo della poetica di alamov: a lui non interessa la forma letteraria, ma il dettaglio cristallizzato nella frase o in una singola parola, a cui viene attribuita una infinita capacit evocativa.48 Non c allora da sorprendersi se a conclusione della lettera-recensione egli ha trascritto una serie di brevi passaggi del romanzo, una piccola parte di quelli che riteneva i punti pi belli e che nellinsieme ma questo avrebbe significato ricopiare un buon terzo del libro costituivano per lui la sostanza stessa dellopera.49 Ripresa a rovescio di un esercizio che egli
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Nello scritto del 1971 il fallimento artistico del Dottor ivago consegue al fatto che oramai nessuna forza al mondo potr resuscitare il romanzo di Tolstoj (La mia prosa, cit. p. 147). Ma nel 1954 in una lettera a Pasternak scriveva: Vede, lei per me diventato da tempo la persona che ha incarnato in s la coscienza della nostra epoca, il suo destino. lo stesso ruolo di Lev Tolstoj (Parole salvate dalle fiamme, cit., p. 103). In realt la continuit con Tolstoj piuttosto evidente nei casi di Solenicyn e del grande romanzo di Vasilij Grossman, Vita e destino, incentrato sulla battaglia di Stalingrado. 46 Ibid., pp. 72 sg. 47 Ibid., pp. 86 sg. 48 M. Martini, Oltre il disgelo, cit., p. 60. 49 Ibid., pp. 94 sgg. In altri termini non d rilevanza alla trama del romanzo che, al contrario, ha per M. Aucouturier valore autonomo e costituisce la componente principale del senso, a differenza del romanzo realista, dove la trama frutto del personaggio e della societ (Il dottor ivago come romanzo russo, in La Russia di Pasternak, a cura di V. Strada, Feltrinelli, Milano 1999, p. 93). 9

faceva da giovane per imparare il mestiere: cancellare di un racconto tutti i passi privi di bellezza, con il risultato che ne restava assai poco, si trattasse pure dellamato Babel.50 E ancora nel senso di una critica alla struttura romanzesca va lelogio a Pasternak per non aver eletto a proprio portavoce ivago, come capita nei cattivi romanzi, ma di aver parlato con la voce di tutti i personaggi: gli uomini, il bosco, la pietra, il cielo.51 seguendo questi convincimenti estetici che alamov sta in quegli anni lavorando ai Racconti, si sta misurando a sua volta con la coscienza e il destino della propria epoca. Se vero, come stato rilevato, che Pasternak e alamov rappresentano le punte delle due potenzialit narrative della letteratura russa novecentesca, accomunati dalla radicalit estrema della loro ricerca letteraria,52 nonch, bisogna aggiungere, da una eccezionale consonanza spirituale ed esigenza di verit ad ogni costo, tuttavia nelle rispettive opere passata una diversa consapevolezza dei processi distruttivi a cui la coscienza dellumano era stata sottoposta nella prima parte del Novecento. Molto diverse sono in effetti le immagini del mondo ricreate da Il dottor ivago e da I racconti di Kolyma in forza di loro leggi proprie, cos come diverse tra loro erano state le immagini offerte da Guerra e pace e da I fratelli Karamazov. Si tratta di creazioni artistiche assolutamente originali; appena confrontabile con i precedenti dellOttocento quella di Pasternak,53 oramai consapevolmente scissa dalla tradizione della prosa russa quella di alamov.54 Della originalit del romanzo di Pasternak si oramai diffusamente consapevoli, anche se si discute ancora se si tratti davvero di un romanzo o di qualcosaltro non facilmente definibile: trattato, storia, teologia; tuttavia, osserva Andrej Sinjavskij, lautore, pur desiderando uscire dai confini dellarte, in realt non rompe con larte, cos come non rompe radicalmente con le tradizioni del romanzo realistico, coi concetti normativi di intreccio, carattere, verosimiglianza, ecc..55 Ma allora cosa dire dellopera di alamov, come definire ci che stato concepito e redatto voltando consapevolmente le spalle al passato? E come rapportarsi a unopera che non offre alcuna possibilit di raffigurarsi un qualche ponte gettato verso il futuro? Invano infatti si cercherebbe una figura dominante come quella di ivago, cio di un individuo di tale struttura spirituale, che se anche precipita nella rovina, rimane e prende coscienza nella storia, involontariamente crea la storia, e la storia da esso creata tende gioiosamente verso lorizzonte del futuro, oltre i confini degli eventi rappresentati nellimmediato.56
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La mia prosa, cit., p. 144. Osservazione contenuta in una lettera di alamov del 1956, dove commenta la seconda parte del romanzo (Parole salvate dalle fiamme, cit., p. 128). M. Aucouturier rileva al contrario come tratto specifico del Dottor ivago la peculiarit del rapporto tra autore e protagonista, al punto che esso va compreso come una autorealizzazione del poeta in forma autobiografica inventata, in cui lautore e il protagonista sono cos affini da potersi scambiare i ruoli (Il dottor ivago come romanzo russo, cit., pp. 92 e 95). 52 M. Martini, Oltre il disgelo, cit. p. 61. 53 A favore di una lettura del Dottor ivago oramai emancipato dal confronto con Guerra e pace si espresso M. Aucouturier (Il dottor ivago come romanzo russo, cit., pp. 89-95). 54 Al centro della riflessione di alamov sulla letteratura, c il distacco da una tradizione ottocentesca oramai inaridita, c la ricerca di unadesione stilistica alla materia narrata tale da farla rivivere in progress, con i suoi infiniti dettagli (A. Raffetto, Ricordare, raccontare, cit., p. 56) 55 A. Sinjavskij, Aspetti della prosa dellultimo Pasternak, in La Russia di Pasternak, cit., p. 78. 56 Ibid., p. 80. 10

Vero che luomo in carne e ossa che ha attraversato i gironi infernali della Kolyma era di struttura spirituale altrettanto elevata se non maggiore di quello raffigurato da Pasternak a propria immagine, ma profondamente diverso fu il modo in cui ciascuno di essi si scontr con la potenza annichilente del totalitarismo e ne rest segnato. A Pasternak, che visse la rivoluzione come un evento apocalittico che lo travolse senza inficiarne la coscienza di uomo e di poeta, fu risparmiata quellesperienza limite della morte della propria umanit a cui alamov, che del movimento rivoluzionario era stato invece parte attiva, sopravvisse a stento grazie alla straordinaria forza danimo, uscendone per radicalmente trasformato quanto al modo di essere al mondo e di esprimersi poeticamente.57 Unimmagine di tale mutazione si trova nel racconto Cherry-brandy, in cui s rappresentata la morte di Mandeltam in un lager di transito, ma che in realt , per ammissione dello stesso alamov, un racconto su lui stesso.58 Il pensiero che abita il poeta morente un dochodjaga, un morituro come tutti gli abitanti della Kolyma , che tutta la sua vita passata era stata letteratura, libro, favola, sogno, e solo loggi era la vita vera. Certo aveva gi meritato limmortalit come artista, ma soltanto ora capiva che la poesia era la forza vivificante di cui viveva, che il mondo intero era poesia e che soltanto in quel momento, totalmente abbandonato al flusso dellispirazione, stava componendo vera poesia. Il prima e il dopo nella vita di Mandeltam illumina cos il transito da una condizione in cui la creazione artistica rappresenta unespressione pubblica dello spirito umano, ad una in cui soltanto la gioia creativa, privata di qualsivoglia forma di comunicazione, sta a dimostrare che stata creata una poesia, che stato creato il bello.59 Ma si badi che non si tratta qui soltanto di una superiore presa di coscienza morale sul limitare della vita, come sarebbe se il racconto si applicasse senzaltro al poeta morente, poich questa condizione estrema in realt di alamov, anchegli entrato corpo e anima nella dimensione della morte, anchegli oramai da tempo preda dellindifferenza.60 Ci che in effetti accomuna innanzitutto I racconti di Kolyma la rappresentazione continuamente variata di questa condizione, prossima ad un prolungato stato agonico, di sfinimento fisico, di opacit mentale e insieme di completa indifferenza per lo svolgersi di esistenze costrette ad occuparsi spasmodicamente dei bisogni fisici elementari lultimo gesto di Mandeltam di afferrare la sua razione quotidiana e stringerla forte con le dita esangui premendosi il pane contro le labbra, una razione che dopo morto i suoi vicini si ingegneranno di fargli avere a loro vantaggio ancora per due giorni.61 Esemplare al riguardo Il complotto dei giuristi, sorta di lungo viaggio allucinato di un gruppo di detenuti condannati a morte per il semplice fatto di essere a qualche titolo dei giuristi, e in quanto tali assimilabili al destino di un presidente di tribunale colpevole di avere aiutato un suo vecchio compagno di universit condannato ai lavori forzati: Erano stati arrestati tutti i detenuti giuristi di tutte le miniere del Nord. Il seguito era semplicemente una questione di tecnica

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Osservazioni analoghe in M. Martini, Oltre il disgelo, cit., pp. 60 sg. La mia prosa, cit. p. 145. 59 Trascrivere, pubblicare tutto ci era soltanto vanit delle vanit (I racconti di Kolyma, cit., pp. 76 sg.) 60 (Mandeltam) pensava a tutto questo senza animosit, in segreto, in qualche recondito luogo interiore. Le sue riflessioni erano scevre di passione. Da tempo era preda dellindifferenza (ibid., p. 76). 61 Ibid., p. 79. 11

istruttoria.62 Sorprendentemente la risoluzione della vicenda positiva: non ci sar esecuzione poich nel frattempo lo stesso ufficiale inquirente ad essere caduto in disgrazia. Anche in questo caso tuttavia ci che conta non tanto la vicenda di ordinaria follia, bens lo stato di indifferenza in cui vissuta dal protagonista e dagli altri condannati; su di essi la prospettiva della morte prossima non ha effetti rilevanti, non tali comunque da distogliere la loro attenzione dallimmediato desiderio di cibo e calore. Il lettore lo percepisce grazie alla forza espressiva di alcuni particolari che aprono degli squarci nello sviluppo omogeneo del racconto. sul piattino con il mozzicone di sigaretta e la crosta di formaggio sbocconcellata abbandonati sul tavolo dellufficiale che si concentra lattenzione del detenuto molto pi che sulla minaccia rappresentata dallinterrogatorio; e quando, approssimandosi alla meta del viaggio, la temperatura si alza, i condannati trovano il modo di arrestare il camion che li trasporta per godere un momento del tepore speciale, quasi primaverile dei meno dieci gradi dopo i meno sessanta della tajga. alamov stesso ha indicato la novit assoluta di questo racconto nella leggerezza di chi sta per morire, cosicch persino il ritorno alla vita disperato e non si distingue dalla morte.63 Non pu esserci pertanto alcuno spazio nella sua prosa n per una rappresentazione romanzata n per la pura registrazione dei fatti. Egli respinge ambedue i versanti tra i quali si mosso Solenicyn, dal momento che n luna forma letteraria n laltra gli appare capace di rappresentare adeguatamente lo scontro con la vita reale, che il solo Leit-motiv, il solo quesito di questo secolo.64 Occorreva una nuova, inconsueta forma per fissare stati danimo eccezionali ed eccezionali circostanze, e questo sarebbe stato possibile soltanto in forza di unesperienza personale.65 alamov scrive racconti, ma non vi alcun Ivan Denisovi di cui seguire lo svolgersi emblematico di una giornata di lager; vuole documentare lepoca senza precedenti, ma lo fa da memorialista, dunque non accumulando testimonianze per informare o denunciare, bens assumendo un punto di vista strettamente personale che si traduce in un giudizio. Calza piuttosto il precedente delle Memorie di una casa di morti, per il suo carattere di documentazione di unesperienza rivissuta letterariamente, anche se Dostoevskij non ha rinunciato del tutto alle alterazioni romanzesche.66 Daltronde ben diversa era allepoca la condizione dei lavori forzati, diversa la popolazione dei detenuti e letica stessa che informava la vita concentrazionaria. Il confronto tra le due opere, scritte giusto a un secolo di distanza, pu aiutare a cogliere elementi costitutivi del mutamento epocale consumatosi nella prima met del Novecento e perci anche le questioni artistiche radicalmente nuove con le quali alamov si confrontato. Rileggere le Memorie dopo i Racconti, come uscire dallinferno e ritrovarsi in purgatorio, a scontare s una pena, anche in forme crudeli e a vita, e tuttavia

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Ibid., p. 201. Rileva altres che la leggerezza di chi sta per morire non descritta da nessuna parte in letteratura (La mia prosa, cit., p. 151). 64 Ibid., p. 150. 65 Ibid., pp. 152 sg. 66 Si veda ibid., p. 146 e p. 153. Peraltro alamov osserva come nel racconto di Dostoevskij non ci sia traccia del vero mondo del crimine e che se avesse conosciuto non occasionali colpevoli di delitti, ma dei malavitosi di professione, probabilmente saremmo stati privati delle migliori pagine del libro quelle che affermano la sua fede nelluomo, nellesistenza del principio del bene insito nella natura umana (I racconti di Kolyma, cit., p 744). 12

conservando per lo pi la coscienza della propria dignit.67 Proprio ci che i campi della Kolyma hanno avuto leffetto di cancellare nel novantanove per cento dei casi, ci dice alamov.68 Tra i testi raccolti in Viera, c un saggio che va letto e meditato a fondo, poich offre con spietata lucidit la spiegazione etico-politica di tale mutamento, che non ha riguardato certo soltanto il regime staliniano, anche se di questo svela il carattere eversivo dello statuto stesso della giustizia. La tesi paradossale che, come suona il titolo, Nel lager nessuno colpevole,69 e non perch nei campi venissero concentrati soltanto le vittime della legge, vi abbondavano altres politici e malavitosi come al tempo degli zar , bens perch il concetto stesso di colpa vi era annullata. A prescindere dagli articoli del codice penale per il quale si era stati condannati: assassinio, furto, stupro, attivit controrivoluzionarie o semplicemente perch caduti pi o meno casualmente sotto il mirino della legge, nel lager linnocenza dei detenuti era data per scontata a causa dellarbitrio giuridico che vi regnava. Mancava innanzitutto la certezza della durata della pena, che poteva essere raddoppiata o scontata in base a criteri del tutto indipendenti da quelli per la quale era stata comminata dal tribunale. Cosicch ogni condanna diventava, nella logica economico-politica che governava limmensa impresa dei lager, convenzionale e approssimativa, o meglio elastica nella misura in cui per un verso dipendeva dal rendimento lavorativo dei luoghi di detenzione e pi in specifico dalla capacit o meno di ogni detenuto di realizzare la norma, vale a dire la misura di lavoro assegnata,70 per un altro verso poteva essere arbitrariamente aumentata secondo gli umori politici del momento e senza ulteriori ricorsi al tribunale. Da un siffatto sistema penale, per il quale ogni condanna era convenzionale e approssimativa, a trarne vantaggio erano soprattutto i criminali, disposti a tutto pur di vedere ridotta la pena, e dunque pronti ad esercitare ogni sorta di violenza sui propri compagni di squadra per estorcere loro la percentuale, indispensabile ad ottenere pi cibo e rapide riduzioni di pena.71 Ora, un siffatto stravolgimento giuridico e le modalit della sua gestione politica nel lager ebbe inevitabilmente un effetto deleterio sulle persone, fossero capi o sottomessi, detenuti o liberi e dunque sullinsieme della vita sociale, che introiettava un modello corruttivo. Ma neppure avverte alamov si deve pensare al lager come allinferno contrapposto al paradiso, poich il lager fatto a immagine del mondo. In esso, nel suo ordinamento sociale e spirituale, non c nulla che non sia presente anche fuori. Le idee del lager non fanno che ricalcare le idee del mondo esterno, imposte dallalto. () Il lager non
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Il detenuto medesimo sa si essere un detenuto, un reietto, e conosce il suo posto di fronte ai superiori; ma con nessun marchio, con nessuna catena potrai fargli dimenticare che un uomo (F. Dostoevskij, Memorie di una casa di morti, BUR, Milano 2009, p. 158). 68 Le frontiere morali, il confine tra bene e male, sono molto importanti per il detenuto. Costituiscono anzi il problema principale della sua vita. Se sia rimasto uomo oppure no. () Il lager stato un grande banco di prova delle forze morali delluomo, della comune morale umana, e il novantanove per cento della gente non ha superato questa prova (Lingegner Kiselv, in Racconti di Kolyma, cit., p. 520). 69 Viera, cit., pp. 170-183. 70 Si legga tra i Racconti quello, terribile, intitolato: Misurato a parte, in cui il mancato raggiungimento della quota di lavoro assegnata trasforma la pena al lavoro forzato in condanna a morte. 71 Il malavitoso veniva liberato per aver svolto il 150% o il 200% del suo piano di lavoro. I dati ufficiali spiegavano che gli amici del popolo quali erano diventati i recidivi svolgevano tre volte il lavoro loro richiesto, dunque meritavano un immediato sconto di pena in applicazione della cosiddetta norma stachanovista (Viera, cit., pp. 177 sgg.) 13

riflette soltanto la lotta tra le cricche politiche che si avvicendano al potere, ma anche la cultura di quella gente, le loro mire pi recondite, i loro gusti, le loro abitudini, i loro desideri repressi.72 Ci che qui lo scrittore coglie acutamente la legge universale che regola letica pubblica dal momento in cui il potere politico diventa pervasivo, mirando a riplasmare a propria immagine lintera societ, vale a dire la vita di ciascuno sia pubblica che privata. Fu pertanto unintera nazione a riflettersi nei lager staliniani come in quelli nazisti, diversi nella concezione e nelle pratiche oppressive come diversi erano i caratteri e gli scopi dei rispettivi regimi, ma accomunati dallo stesso intento totalizzante e in definitiva distruttivo della dignit umana.73 In questo senso alamov godette, paradossalmente, di un osservatorio privilegiato sul proprio Paese e sullepoca. Nella misura in cui egli ebbe il coraggio morale di conservare, per quanto menomata, una coscienza attiva delluniverso concentrazionario, impar a riconoscere in esso oltre gli effetti devastanti di un regime politico aberrante, altres levidenza del totale degrado morale in cui era caduta la societ e la cultura russa,74 nonch il fallimento delle idee umanitarie di cui si era nutrita la sua letteratura. N soltanto di questa si trattava, poich ci che era accaduto in Germania e lavvento del terrore atomico inaugurato a Hiroshima stavano oramai a dimostrare che larte e la letteratura valgono zero.75 Ci che in altri termini alamov denuncia lo scollamento tra lopera darte e la vita reale, nella misura in cui loperazione artistica falsifica il proprio oggetto: C una profondissima non-verit nel fatto che il dolore umano divenga oggetto dellarte, che il sangue vivo, il tormento, il dolore appaiano sotto forma di quadro, poesia, romanzo. Questo un falso, sempre. () Peggio ancora che scrivere significhi per lartista allontanarsi dal dolore, alleviare il dolore, il proprio dolore, dentro. Anche questo male.76 a partire da questo convincimento profondo, radicato nella terribile esperienza del lager, che alamov ha cercato una forma espressiva che fosse la prosa del futuro, qualcosa di simile ai racconti di Saint-Exupry che ci hanno dato le ali; vale a dire in grado di esprimere in maniera autentica ci che si vissuto attraverso un processo di rammemorazione che elimini lo schermo della letterariet, consentendo allo scrittore di passare per intero dalla parte del materiale medesimo.77 Pertanto e in definitiva il contributo irrinunciabile di alamov alla coscienza contemporanea sta nel ripensamento della relazione tra poesia e verit, reso ineludibile da eventi storici senza precedenti, tali da annichilire le anime degli individui prima ancora dei loro corpi. A tal punto che in nessun modo si pu ancora credere che la letteratura possa emendare luomo, come sta a testimoniare proprio lesperienza della letteratura russa che, ispirata a sentimenti umanitari, ha creato falsi convincimenti
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Ibid., pp. 181 sg. Lo scrittore che meglio ha colto le analogie tra i due regimi Vasilij Grossman, coetaneo di alamov e anchegli impedito a pubblicare in patria; oltre a Vita e destino, si veda Tutto scorre, ambedue tradotti da Adelphi. 74 Compiuto il ciclo di un secolo, il tempo russo torna ad avvicinarsi, sulla propria scala, allo zero morale, come alla vigilia degni anni Sessanta del XIX secolo (da una lettera del dicembre 1964 citata in F. Bigazzi, Prefazione a Alcune mie vite, cit., p. 15). 75 La mia prosa, cit., p. 150. 76 Passo citato da I. Sirotinskaja, Prefazione a I racconti di Kolyma, cit., p. X. 77 Inizio del racconto La cravatta, in I racconti di Kolyma, cit. p. 120. 14

sullindole umana.78 questa la prima verit con cui lo scrittore, lartista, deve oramai commisurarsi, subendo un effetto di denudamento, poich non ha pi altro scopo da perseguire con la sua opera che non sia la pura esposizione della verit vista, per quanto spaventosa essa sia. Cade cos anche lattaccamento pi pervicace, quello che spinge a cercare in ci che si vissuto un insegnamento per s e per gli altri. Dallorrore non si pu trarre alcuna lezione, non c nulla da imparare e quindi nulla da insegnare, e quando ogni significato venuto meno altro non resta che la realt fattuale; di questo deve occuparsi lo scrittore che ne testimone, questo il suo compito. Ma come riuscirvi? In quale lingua raccontare senza cadere nellartificio letterario o nella riflessione generalizzante? Come ritrovare lo stato danimo preciso in cui stato vissuto lepisodio che si vuole raccontare in modo tale che esso riviva per lo scrittore e per il lettore insieme? alamov si ripetutamente soffermato su questi interrogativi nelle cornici di alcuni racconti, come a voler attirare lattenzione del lettore sulla singolarit del processo creativo che la sua narrazione comportava. La risposta in questi casi offerta indirettamente dalla modalit stessa della narrazione, mentre riflessioni al riguardo si trovano abbondanti in saggi, lettere e nei Taccuini, come si visto. Ma al di l delle enunciazioni teoriche e delle prese di posizione contro le vecchie idee e gli schemi della letteratura tradizionale,79 importa rilevare la drammaticit del processo creativo stesso cos come egli ne riferisce a Irina Sirotinskaja: Per un racconto ho bisogno di silenzio assoluto, di una solitudine assoluta. () Ogni racconto, ogni singola frase stata preventivamente urlata in una stanza vuota: quando scrivo, parlo sempre da solo. Grido, minaccio, piango. E le mie lacrime scorrono ininterrotte. Solo alla fine, terminando il racconto o parte di esso, asciugo le lacrime.80 Manifestazioni fisiche che certo attestano stati di sofferenza psichica profonda perfettamente comprensibili nellatto di rivivere frammenti di orrore, ma che lo scrittore pone piuttosto in rapporto con la necessit di abbandonarsi alla mano estranea che guida la sua penna: Se una mano umana, il mio lavoro diviene imitazione e io divengo un epigono. Se invece la mano di una pietra, di un pesce e di una nube, allora io mi abbandono a questo potere direi passivamente.81 dunque questo quel che comporta passare dalla parte del materiale medesimo; una sorta di svuotamento della soggettivit propensa ad appropriarsi del materiale per rielaborarlo artisticamente. Tuttavia questo giudicato ancora un fatto esteriore eparimenti il fatto che nei suoi racconti viene contestata lessenza stessa della letteratura cos come viene proposta dai manuali.82 Intimo invece lo sforzo erculeo, il lavoro tormentoso per resuscitare nella mia memoria lintero, interminabile quantitativo di immagini che ho veduto in sessantanni e di lasciarne fluire una piccola parte sulla carta

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Io non credo nella letteratura in questo senso, non credo cio che essa possa emendare luomo; lesperienza della letteratura russa, ispirata a sentimenti umanitari, ha portato, proprio sotto i miei occhi, ai patiboli del ventesimo secolo. Io non credo alla possibilit di distogliere chicchessia, prevenendolo dal ripetere gli errori del passato. La storia si ripete e qualsiasi eccidio del 1937 pu essere reiterato (dai Taccuini, cit. da I. Sirotiskaja, Responsabilit e moralit della parola in Varlam alamov, in Autori vari, Storie di uomini giusti nel Gulag, cit., p. 98). 79 Citato da F. Bigazzi, Alcune mie vite, cit., p. 17. 80 La mia prosa, cit., p. 156. 81 Ivi. 82 Ivi. 15

senza intromissione della volont, senza mediazioni intellettuali n preoccupazioni estetiche.83 La potenza espressiva della prosa di alamov, dei Racconti innanzitutto, inscindibile da un siffatto processo creativo. grazie ad esso che la vita reale emerge dalla pagina scritta e afferra il lettore, lo rende partecipe quasi allo stato puro delle emozioni rivissute dallautore e lo conduce, se egli si lascia portare, fino ad un centro vuoto di ogni significato attorno al quale si muovono per ogni verso, insensatamente, una quantit di frammenti di vite esplose. Ciascuno di essi indica unesistenza oramai impossibilitata a dispiegarsi e che tuttavia dice ancora qualcosa di chi stato e in qualche modo ancora si ostina ad essere lindividuo di cui si narra. Come il pope che in una radura del bosco innevato approfitta di un momento di riposo per recitare a se stesso le formule liturgiche di una messa che non pu pi celebrare, ma che bastano a dargli un po di sollievo e a fargli sentire meno la fame, estrema risorsa per aggrapparsi a quella vita che con tanta perseveranza e ostinazione si sforzavano di toglierci.84 O come Marusja, la ragazza zoppa, che dopo aver tentato invano il suicidio si aggrappa al suo talento di ricamatrice, di cui vorrebbe far godere due compagni di sventura donando loro cravatte ricamate, che non riceveranno e che non avrebbero avuto comunque occasione di indossare.85 A questo coinvolgimento del lettore nellinsensato contribuiscono in modo decisivo i finali dei racconti; laddove ci si aspetta come esito del dramma una soluzione, prevista o sorprendente che sia, ci si scontra piuttosto con una frase che si alza come un muro, che toglie la vista e lascia senza fiato; si rigettati indietro verso unaltra storia con analoga conclusione, e cos via, allinfinito, lungo una linea del tempo che si avvolge continuamente su se stessa, senza esito e senza ripresa. Agghiacciante la conclusione del racconto del giovane condannato a morte per non aver realizzato la misura: E quando cap di cosa si trattava, Dugaev rimpianse di aver lavorato, di aver patito per niente anche quel giorno, quel suo ultimo giorno.86 E cosa dire del finale di Giorno di riposo, un racconto che per un momento sembra tornare alla grande prosa umanistica, ma subito lillusione cancellata: tornato alla baracca il pope si vede sorprendentemente offrire dai malavitosi gli avanzi di un piatto di carne che dovrebbe essere di montone ed invece del cucciolo di cane accudito nella baracca; mangia, poi vomita quando scopre di che si tratta, ma infine non pu trattenersi dal riconoscere: La carne per era buona. Non peggio di quella di montone.87 Di fronte a questa rappresentazione dellumano mutilato nelle sue ragioni dessere, eseguita dallautore attenendosi esclusivamente ai fatti, si pu restare smarriti o esserne respinti come per un eccesso di nichilismo.88 Cosa resta infatti se la negazione dellumano non condannata in forza di un qualche umanesimo, se in definitiva non c alcuna lezione da trarre per lumanit a venire? ci di cui si risentito Primo Levi quando ebbe la ventura di leggere i primi racconti di alamov pubblicati in italiano. In essi colse una resa totale al terrore attribuita allincapacit per i detenuti di esercitare una qualche resistenza morale,
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Ibid., p. 157. Giorno di riposo, in I racconti di Kolyma, cit., pp. 144 sg. 85 La cravatta, in ibid., pp. 120 sgg. 86 Misurato a parte, in ibid., p. 25. 87 Ibid., p. 147. 88 Non fuori luogo laccostamento che stato fatto con la scrittura di Kafka e Cline, direi anche di Camus. 16

malgrado sussistessero nei lager sovietici possibilit di sopravvivenza e persino di liberazione, inimmaginabili in quelli tedeschi. Resa che egli imputava al terrore e allisolazionismo staliniani la cui infezione paralizzante si trasmessa anche ai loro testimoni ed ai loro contestatori. Di qui la loro minore statura rispetto a quella dei loro corrispettivi che hanno combattuto il terrore hitleriano, usciti dai campi nazisti quando non erano ancora venuti meno i vincoli culturali secolari che legavano la Germania con il resto del mondo e perci ancora in grado di far valere le ragioni della propria umanit. Quanto a alamov, la sua la disperazione muta di chi si sente distrutto e non crede pi in nulla, di chi ha logorato in decenni di inutile pena ogni ragione politica, anzi, ogni ragione di vita; cosa di cui risentirebbero i suoi racconti, accusati di confusione, incertezza stilistica, imprecisione.89 Alcuni hanno voluto inscrivere Levi tra i detrattori di alamov per ragioni ideologiche, assimilandolo allintelligencjia di sinistra refrattaria a porre sullo stesso piano Auschwitz e la Kolyma,90 ma non cos. Nel suo giudizio pu avere inconsapevolmente agito quella sorta di riflesso condizionato che ancora porta sovente a sostenere acriticamente lincomparabilit della Shoah, ma in ogni caso non questo il punto. La sua reazione ha ragioni ben pi complesse e non eludibili, che in una intelligenza del suo livello si sono manifestate non casualmente a proposito dellopera di alamov, certo valutata su un campione ridottissimo, ma sufficiente a fargli cogliere ci che lautore poneva in questione. Direi che Levi fu piuttosto respinto dalla preminente componente tragica della testimonianza di alamov, generata dal convincimento della totale inutilit del sapere legato allesperienza del lager, dalla quale, come si visto, non c da ricavare alcun insegnamento che possa se non impedire almeno rendere pi difficile il ripetersi degli orrori passati. Ci che dunque in questione la visione umanistica, a cui alamov aveva volto le spalle al punto da ritenere la letteratura responsabile di aver prodotto false immagini delluomo, mentre per Levi rappresentava la possibilit stessa di seguitare a dare un senso positivo allesistenza individuale e collettiva. alla luce di questa alternativa culturale ed esistenziale che va letta la recensione di Levi, ivi compreso il duro giudizio sulla scrittura dei Racconti. Questultimo anzi la spia della difficolt di Levi a riconoscerne la novit; suppone che essa risenta negativamente della disperante condizione esistenziale dellautore, non immaginando che ci che gli appare come incertezza stilistica sia in realt il marchio distintivo di una forma narrativa che rifiuta programmaticamente quella entro la quale lautore di Se questo un uomo si era collocato naturalmente.91 Ma allora non basta riconoscere a alamov la rappresentanza di una potenzialit narrativa della letteratura russa opposta a quella incarnata da Pasternak, perch egli ha avuto la forza morale e culturale di sollevare una pi vasta e sconcertante questione, che investe lo statuto stesso del pensiero occidentale moderno nella misura in cui ha fatto dellumanesimo il suo fondamento.
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La recensione alledizione Savelli dei Racconti apparve, con il titolo Dai lager di Stalin, su Tuttolibri del 25 settembre 1976, p. 2. 90 Particolarmente perentorio stato al riguardo G. Herling, Ricordare, raccontare, cit., pp. 17 sgg. Si veda anche P. Sinatti nella Introduzione a Nel lager non ci sono colpevoli, cit., pp. 13 sg. Pi comprensive della questione appaiono le rapide valutazioni di V. Strada su Tuttolibri del 3 luglio 1999, p. 4 e di C. Ossola sul Corriere della sera del 5 dicembre 2005, p. 31. 91 Si veda sopra (nota 35) la risposta di alamov a unanaloga obiezione sollevata dalla Sirotinskaja. 17

Al termine de Il guanto, il racconto nella cui cornice reso meglio esplicito il rapporto tra lesperienza del lager e la scrittura, alamov si lascia andare ad una dichiarazione che Levi avrebbe giudicato da disperato, ma che per lui ha valore programmatico: Ho cambiato idea sulla vita come bene, felicit. La Kolyma mi ha insegnato tuttaltro. Il principio della mia epoca e della mia personale esistenza, di tutta la mia vita ci che ho tratto dalla mia personale esperienza, la regola che ne ho desunto pu essere espresso in poche parole. Prima di tutto bisogna restituire lo schiaffo e solo in un secondo tempo lelemosina. Ricordare il male prima del bene. Ricordare tutto il bene ricevuto per centanni e tutto il male per duecento. in questo che mi distinguo da tutti gli umanisti russi del diciannovesimo e del ventesimo secolo.92 Certo, al fondo di queste parole risuona un dolore che confina con la disperazione, ma esso sovrastato dalla potenza di unira che separa il molto male dal poco bene, una sorta di giudizio ultimo che muta timbro al linguaggio ed esige un nuovo genere di scrittura. Unira che richiama quella di suo padre nellatto di fare in pezzi minuti a colpi daccetta la croce doro pettorale per comprare di che sopravvivere, a lui e a sua moglie; ma che qui, nel figlio sopravvissuto al lager, si manifesta come presa datto di un mutamento epocale che impone di risignificare lintera mappa dei saperi umani: filosofici, etici, religiosi. N certo a caso che quellepisodio iscritto nel calvario dei suoi genitori, lunico a non avere nulla a che vedere con lesperienza del lager, abbia trovato posto senza alcuna trasposizione nei Racconti,93 come a volerne indicare la chiave di lettura dellAutore stesso: il gesto del padre prete, che di un certo umanesimo pi etico e sociale che religioso era stato incarnazione agli occhi del figlio, chiude unepoca carica di visioni illusorie sulla realt dellessere umano, che non possono pi avere cittadinanza nella sua scrittura. Ci di cui egli fa memoria posto perci unicamente come pietra dinciampo per il lettore, affinch veda le cose come sono e ne possa ricavare per la propria vita lo stimolo anche a fare solo un po di bene. Luomo deve fare qualcosa.94

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I racconti di Kolyma, cit., pp.1103 sg. La croce, in ibid., pp. 536 sgg. 94 Scrivo affinch qualcuno, leggendo i miei racconti, familiarizzandosi con la mia prosa, molto lontana dalla menzogna, possa ricavare per la propria vita lo stimolo anche a fare solo un po pi di bene. Luomo deve fare qualcosa (dai Taccuini, cit. da I. Sirotiskaja, Responsabilit e moralit della parola in Varlam alamov, cit., p. 98).

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