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(1) Il B o n i f a e i o finsiif. crim. pg.

106) contempl la ipotesi di colui che avesse trovato un libello famoso accidentalmente smarrito; e bene insegnb che, qualora chi per tal guisa trovatolo ne avesse fatto divulgazione, sebbene non fosse in colpa nel ritrovare era in colps nello spargere, e doveva perci punirsi come aulore di libello famoso. Conmrme b la opinione dell' A n g e l o fde delictis p n r s 1, cap. 84, n. 22)del P u t t n i a n n feienlenia 5. 418)del Rei i a z z i felernenta liD.4,purs4, c a p . 1 0 , s . l ) e d e l P o g g i felementa tib. 5, cap. 7, Q. ti1 ) e del L u d w e l l exercitntiones p ~ g 274 in fine. .

Rimane adesso ad esaminare in proposito della divulgazione una ultima ipotesi facilissima ad incontrarsi nel fro. La divulgazione di un libello famoso B dessa imputabiIe in perpetuo, o soltanto nei suoi primi momenti? In massima sembrerebbe doversi dire che qnando si possa giustificare che un libello era giA stato divulgato e reso notorio (per esempio per mezzo di stampa) coIoro che abbiano comunicato ad altri un esemplare di detto libello capitato nelle loro mani, quantunque tale comunicazione isolatamente guardata costituisca un fatto divulgatorio, non possano peraltro tenersi responsabili di libello famoso. Tale almeno B la dottrina che trovasi so~tenntada insigni pratici (1). Bisogna per altro emers cauti nel valutare le ragioni di codesta dottrina e nel segnarne i confini. assai prohlematica la ragione che se ne allega quando si dice che il delitto era gik consumato all' istante in cui avvenne quell' ultimo fatto di divulgazione. Qriesto argomento pu provar troppo perchb se gi una

grave lesione all'onore B stata recata con la prima divulgazione del libello non perci0 che il diritto non possa ricevere ulteriori lesioni anche pii1 gravi delle prime: come se (a modo di esempio) si fosse riprodotto Io scritto, oppure se uno scritto gi divulgato a Firenze si fosse comunicato ad altri a Xilano o a Torino, o anche si fosse comunicato ad nila o piu persone che non lo conoscevano. La tlottrina della consumazione compiuta pericolosa e fallace quando trattasi di reati nei quali la offesa al diritto E: reiterabile, o per successivi fatti suscetdi tibile cl' incremento. Che si dircl~be colui che versasse sostanze nocevoli sopra una ferita giB recata da altri, al fine cli accrescerne i dolori o prolungarne gli effetti? Meglio accettabile b dunque I' altro argomento sul quale si costruisce la dottrina che vuole scriminate le divulpazioni successive : ed B quello clesanto dalla buona fede che ragionevolmente allega l' ultimo divulgatore, dicendo che egli credette non commettere delitto stante la pnbblicit2 gi data allo scritto, e stante il silenzio delle aritorita rispetto a cotesta conosciuta circolazione. 1,aonde se questa i'. In ragione della regola bene si comprende che per necessita logica B da codcsta ragione che clebbono rilevarsi i confini entro i quali la regola stessa vuol essere applicata. Tuttoci che escluila simile buona fede lascertl. aperta la 1Jersecuzione penale anche contro 1' ultimo divulgatore. Egli sarA punibile certamente quando abbia agito di concerto con l' autore del libello, o coi primi maliziosi divulgatori : ma anche senza ci6 egli rirnarrh imputabile tutte le volte che pcr qrialsiasi niorlo o cagione si chiarisca aver egli agito con anirrio rrialiVOL. 1 1 1. 4

- 50 gno verso l' ingiuriato ; o quando gi si conoscesse essersi iniziato processo contro i primi autori; o quando il fatto della successiva divulgazione abbia tali proporzioni da rendere inaccettabile In tesi della buona fede, e la innocenza del disegno.
(1) Questo caso trovasi latamentt: discusso dal Do l f i O nelle sua allegazioni, vol. 2, allegat. 155, n. 16, pag. 216. Lo estremo della diviilgazione dolosa Iia portalo piire i pratici ad insegnare che quando il libello sia stato inviato itd un amico con lettera facendogli preghiera di nori divulgarlo, non si t%? colpevoli di libello famoso quantunque lo arnico imprudente abbialo poi divulgato : V e r rn i g l i o l o coasil. 86, n. 12.

S.

1730.

Un' altra conseguenza del principio clie il niomento consumativo del reato di lil~ellofamoso stia nella divulgazione si presenta in un caso sl~eciale, che quantunque non tanto facile a verificarsi pure si B veduto nella pratica, ed apre l' adito n questione iriteressantissima. Parlo del caso di un libello famoso scritto (a modo di esempio) in Italia in onta di un italiano e divulgato in Francia senza che consti di uguale divulgazione in Italia. Avranno i triI~unalinostri balia di giudicare codesto fatto conla delitto commesso in Italia? Una questione analoga si presento alla Cassazione di Francia che la deciso in senso della condanna il 26 gennaio 4865, c pub vedersi nel M o r i n (Journal er2minel 1 1 . 8002) insieme con le deduzioni defensionali : Tira veramente furono in quel caso valutate circnstanze speciali che non sarebbero a spendersi quanclo In qucststaone si presentasse in termini semplici ( 2 ) .

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(1) La ingiuria fi~ltaper Ictiera si novera fra le i n ~ i u r i e verbuli: H a r t m a n n P i s t o r ubscr'vrrtioniri,~ o b s c ~ ' 9.. ~ Jla bene si comprende che pu, secondo le circostanze che 1' acconrpdgnnno nella sua divulgazione degencrure in diffiiIilnzhone, ed anche trascendere in libello f ~ n ~ o s Ma in tutti o. i casi h sempre interessante la questione relativa alla locrclitd che determina sia la cornpetctrzcc, sia la penrtlilti. Tale cluestione si tocc da T h o m a s i o nella stia dissertazione iniitolata de ctexisii,licitiune f u n ~ a el i t l f u t ~ i i nvol. 5 , dissert. 28. Sulla medesima ha interloyuito la suprema Corte di Giustizia in Vienna, la quale con rescritto 6 ottobre 1871 lia giudicato che il delitto si abbia come commesso nel luo30 dove fu impostata la lettcra, e che cluivi soltanto 51 radiclii la competenza a conoscere del reato. Questo giudicato, per quarito aulorevole, non mi toglie ogiii dubbio. Per ben (l(.cidere la questione bisogna prestabilire dove avvenga la colisuuiazionc del reato, ed a preslabilire ci bisogna cercare se r411ando dopo impostata la lettera contumeliosa io salutariiienb penlilo giunga a d intercetlarne il corso per via e Iri distrugga per guisa che mai nessuno la vegga, io debba essere tenuto responsabile di un delitio co!zsumalo che il peiitimento successivo non sana; o piuttosto di un sc?trplir.e terrtu~iuo,la reiti del quale si cancella per I' utile yeiiiiniento. (juella decisione Lrovasi nella Gnwzettcl dei Tr'iD~citnli di Trieslc cinno 6, n. 2.2. Vedasi anche avanti il $. 1858: hl o i. i n rrrt. 6028 et 7586.

Per ultimo 6 a dimandarsi se del libello faII10~0 costituisca estreino indispensabile lo avere designato col suo proprio norne la persona che si volea diffarnace, o se basti averla in altra guisa descritta, sicchi: possa con faciliti riconosccrsi..La Zeg. 6 , {l:dtz .i.l?ju~tis coilteri1p16 queslo caso; illa al nomc taciuto

non diede influenza in altro che sull' azione : poichil dispose non competere 1 azione privata Znjzc~iarzt~n, ' ma doversi agire con giudizio pubblico. La ragione di ci sembra essere questa : che non essendovi il nome dello ingiuriato ognuno potrebbe a sb attribuire il libello, e recar pregiudizio all' azione che voglia esercitare colui contro il quale fosse veramente diretto. Ma ci pub importare soltanto alla materia dell' azione, la quale anche oggi si allargherebbe se per la reticenza del nome potesse darsi all' oltraggio il carattere di collettivo. In ordine pero alla essenza del reato la reticenza del nome non vale ad escluderlo quando sia facilmente ricnoscibile la persona che si volea diffamare: e tale 1: (1) lo insegnamento comune dei dottori.
(1) Opinano non essere estremo indispensabile nel libello famoso che esso contenga il nome del diffamalo, ma bastare che vi sia descritto in guisa che possa facilmente riconoscersi C l a s e n ad ayt. 110, C. C. C. pag.323 H e i g i o lih.2, quaest. 59, n. 32, 33 P o t t nia n n elerncrrtn 5. 415 R a y n a l d o observat. torn.l, cnp.11, $ 1 ad 1 2 Bert a zz o 1o cons. 237, n. 6 C r e m a n i de jure crist. lib. 2, cap. 7 , a r t . 7 , S. 8 C a r m i g n a n i elctnenta S. 1024 G i u l i a n i isliluaion. vol. 2, pag. 477. Stimano doversi per) in qiiesto ultimo caso mitigare la pena: U r s a y a irtstit. crinl. lih, 2, Lit. 10, n. 88, e P a n i i o l l c dee. 52, antiotat. 1, n n. 34. La quale opiniono non pu peraltro appoggiarsi che sopra un pensiero, ed quello che I:i difimazione sia mcno duratura; inquantocli se lo infamato polE essere ricoriosciu~n dai contemporanei pei connotati che se ne diedero, non potr: esserlo ugualmenle dai posteri; e se riconosciiito dai colicittadini non lo sari ugualmente in altre regiorii. Lnddovn il libello che porli espresso il mio nome m inrdma oggi o i

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dti

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qui ad un secolo, rili infama in 11ali;i e per tulta la terra. Analogo a1 conlegno di clii ,idotubri m:iliziosamente il noirie della persona presa di niir-a I: arlifzio di colui che nel lihello famoso non esprima a cliiare lettere il fatto che vuole iitiputare; ma questo faccia mostra di velare con equivoci rnodi, tali per ctie bene rivelino quello che vuolci rimproverare. Ed anco qui coniunernenie si riliene non essere uecessario che la imputazione si trovi esplicita e manifesta nello scritto. In qualunque modo siavi adomhrara, sollo forma di ironia o di allra figura retiorica, torna allo stesso, purchk possa accertarsi il concetto infamante e il disegno diretto al pravo fine. A rne parve dunque superflua la ordiiianza di Cristiano VI1 R e di Danimarca del 1779, la quale al!' art. 15 previde appunto il caso della imputazione larvata e la uguagli nella pena. Che s e rimane incerto che siasi ingiuriato non vi delitto: Ba r t o l o i n l . ilem S. cui now sitw de injuriis R i r n i n a l d o J u n . cons. 118 B I e n o c h i o cotzs, 107, n. 30 U o l ~ e m e r otlccisiotles lo111. 5 , p u r s 5 , decis. 810.

n:

Dalle cose dette fin qui gi comprendesi clie il titolo di contzc~neEanon pu definirsi tranne con formula negativa, o per via di eliminazione. Questo k il rnetodo a cui dovette appigliarsi anche il codice Toscano, art. 368. La contzcmelz'a non pu trarre una lricida nozione dalla sua etimologia; la quale sulla scorta di U l p i a n o nella Zeg. 2, fi c k injzcriis si de-

sume da contenanendo, poich ( come o,onuno COIILprende) la idea di disprezzo pub tanto connettersi con un fatto esteriore, quanto con uno stato intiiiifj dell' animo. Essa appartenendo alla faii~igliadei delitti contro l' onore ha necessiti, sotto il priiito di vista positivo, del concorso delle condizioni essenziali comuni a tutti tali delitti, e che vedremo nel segueilt~ capitolo. Bfa perch l' oltraggio al17onore rimanga contumelia ha bisogno eziandio di condizioni negative, cio che manchi aliiieno una di quelle due circostanze, della imputazione di fatto determinato, e della comunicazione a piu di uno, che la fanno degenerare in diffamazione; e della mancanza di una scrittura divulgata che la fa ulteriormente degencrare in libello famoso. Certamente in faccia alla comune dottrina della scuola la definizione della contumelia sarebbe stata facile a ilarsi anche in termini positivi. Bastava dirla - una ingiuria 6zfi:e-ila ad c6lcz(720 ulku eli bti pi4csenza. hIa poichb inodernamente si allargata la nozione della coiltumelia estendendola ancora ad alcuni casi di ingiurie lanciate contro 1 assente, ed io ho preferito at' tenermi alle piu moderne nozioni, e prendere a tipo in questo argomento il codice Toscano, cosi non posso dare la nozione della contumelia tranne descrivendola con formula negativa (I). Poich oggi si ammette che non tutte le ingiurie contro gli assenti siaao diffamazioni, e che non tutte le contumelie per essere tali debbano proferirsi contro i presenti, il criterio della presenza o non presenza dell' ingiuriato rimane insignificante per dare la definizione della contumelia.

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(1) k una ~iecessitjche quando per poco si devia dalle esigenze dell' ordine ontolopico s' incontrino sempre confusioni e difficolt. Tutto 1' impaccio in proposito della definizione della contumelia nasce da questo; che sotto il norrie di conturnelia si sono voluti dare i caratteri di una spwic a cib che altro non era se non il genere. La contum~lii restando ingiuria innominata avrebbe la sud definizione nella ingiuria in genere. Se ne volle fare una ingiuria nominata senza avveriire che veniva a comprendere tutte le ingiiirie che non avevano le qualit odiose della digamazione O del libello famoso. Ed io mi sono impigliato in queste difEcoiti per ossequenza al codice Toscano. Del resto la co?dtzinlelir~ nel comune linguaggio non soltanlo quella che si inferisce a parole ma un contenuto di qualsisia percossa o violenzrr contro le persone, come acutamente osserv S a t u r n i n o :jlla leg. 16 S. C jr. de poelzis - N o n enim plaga reprcleselitut contunleliam sed dedecorutio: neque verberuri 2iber.i~ est nzulum, quaiuis est r)zulzcm si in contz~nnclin??~. IA;i sentenza di S a t u r n i n o contiene una grande verii moriilt.. Pure la scienza e pratica penale odierna nella cliissaziorir dei reati non tiene special conto della ingiuria contenuti1 nella percossa, e cib per due ragioni 1 . O PerchP; invalsii nei costumi odierni la preferenza alla difesa del corpo siill;~ difesa dell' onore 2.0 Pi specialmente perchb chi percuote non sempre ha 1' uninlo d i ingiuriure, il quale S costitutivo della essenzialit della ingiuria; laonde non potrebbr classacsi la percossa fra i delitti contro I' onore perchi. l' elemento costitulivo di questa classe sarebbe problematico ed eccezionale. Anche la parola iiislillo pu dare argomento di studi etimologici. Vadasi C a t a l a n o truclcilus c ~ i g i ~ i n a l i s n. 10, et 1 1 , pcig. 216. Molti esempi di co?Jztmelin estriitti dai frammenti Romani raccolse L ud w e l l erereilntiri~rcx rlispictcttio 15, S. 6 , pag. 273.

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Su ci mi piace notare che non trovo giusta la censura mossa contro alcune definizioni le quali vennero accusate (come quella del codice Toscano art. 368) cli cadere in un circolo vizioso dicendo (.lie la covzlumelia era una ingieclnia.Tutte le volte che un genere ha un nome e una specie ha un altro nome, quando si vuole definire la specie bisogna o ripetere nella specie tutta la definizione del genere o riportarvela iniplicita ripetendovi il nome del genere, e delimitando la specie con 1' adiezione appunto di quelle circostanze che la specializzano. Cos tutti definirono il latrocinio essere un omicidio a fine di lucro, e nessuno si mosse a dire che questo era un Zitent lite solvere. Del pari si dice che la contnmelia ( nome della specie ) una ingiuria ( nome del genere ) eseguita con modi diversi da quelli che costituiscono diffamazione o libello, senza che con ci6 si definisca un idem per idem, perch la sostanzialiti definiente non sta nella indicazione del nome del genere ma nella indicazione di ci che ne stacca la specie. Tutta la differenza sta in questo, che nelle definizioni ordinarie la circostanza specializzante si designa con una formula positiva, e qui necessiti indicarla con una formula negativa.

Uel resto nel dare la definizione della ingiuria piacque ad alcuni dottori di vagare per diverse formule; altri in una, altri in altra guisa circoscri-

ueridola: V o e t ad lib. 47, lit. 10, S. f, ( il?jice ! riis - TV e s t e n b e r g ilz PajztTectas arl lit. di? i~zjzwiis5. 4. PiU innovatore degli altri fa L o rri a t (les lois ciuile,s col. 2, lib. 3, tit. 12, S. 1,) che vi aggiunse la premeditazione (h, clesseifzp~-d;inC&tae) come carattere costitutivo con ciQ introducendo alla prima un errore nella definizione. Altri come ,J o u s s e (jLdstice crifizifzelle vol. 3, tit. 34, sect. i, w t . 1 ) e E l a c li s t o n e ( com?zle?ztnries on thc luzos of 3nylun.d book: 3, cZzap. 8, S. 5 ) stimarono opportuno aggiungervi la espressione della intenzione di offendere, la quale certamente per comune dottrina attiene alla essenza del reato, senza che per ci6 stimisi necessario farne menzione nel definirlo. Altri finalmente ( e fra questi furono ancora illustri criminalisti contemporanei) accettarono la comune definizione che 110 recato di sopra, fuctum ve2 cllctzcm i n ualterius contenqtzim, ma alla parola dz'ctum aggiunsero uel scriptzlm. Questi coerentemente diedero alle ingiurie una triplice divisione, in reali, verbali, e scritte. A me sembr inutile (I) la divisione triplice, perchb la classe delle verbali includendo qualsisia manifestazione di [in pensiero inpiurioso fatta merc la parola comprende cos la parola uscita dal labbro, quanto quella vergata dal13 mano: non la carta n& lo inchiostro quello che offende, B la parola segnata sulla carta. In quanto poi alla definizione si evadono tutte le dispute dicendo che & ingiuria - qz~alzcnqzcenzum'festaxiow di u n pensiero oltraggia&e altri. Ci basti a delineare la fisonomia cli queste tre distinte figure; e proseguiamo nella esposizione delle regolo relative

alla ingiuria considerata sotto un punto di vista generale e complessivo.


(1) Piacque la divisione triplice all' A r e t i n o f d e ttictleficiis pag. 464 ) al C a r m i 11a n i filenlclltn S. 3 0 1 4 ) e ;i1 I> u C C i o n i fiona)icnlario vol. 4, pag. 651 ). Invece preferiC rono la duplice divisione: I I a r t m a n n P i s t o r obsrruat. 9 I i e m m e r i c l i sgnopsis 2ib. 2, tit. 5 , n. 13 leisicr ttrittriltill S. 145 P u t t n1 a n n elementa 5. 396 1 11 1 1 1 ti i il s ad i'reutleruni disputat. 5 0 , tlies. 4, q U a C S t . 56 l i o c h instilut. S. 371 C o n t o l i dei delitti e delle pene vol. 5 , poy. 175. Anche tra i filosofi si trova divergenzii intorno alla significaziune dei termini usati a queslo luogo: inodo di esenipio, S e n e C a f de const. sup. cap. 4 ) disse essere contur?relia quella inferita cori le parole, ed ingilirirc quella recata col fallo. In punlo di lecnologia bisogna delerrninarsi; e rliiello ctie si sceglie sar senipre biiono a Lirci intendere purcli vi si aderisca.

Quali siano le circostanze di fatto che costituiscono (oltre i criterii essenziali della ingiuria in genere) le due specialit della diffumazione e del libello fantoso, lo abbiamo accennato di sopra e pi non fa inestieri dirne parola. Rimane adesso a compiere In esposizione del delitto d' ingiuria nella sua genernlitS; e prima di tutto bisogna determinare le condizioni che ne compongono la essenza di fatto. In questo esame ci troviamo in debito di bip'artire le

nostre ispezioni : la coiubinazione clella natura clelle cose con la inclole giuridica di tale reato attribuisce nel medesimo a1 dolo una funzione tutta speciale, qual' 8 quella di completare il cori,zcs cvinziqzis ed esserne anzi il principale fattore, mentre negli altri reati il corpo del delitto esiste indipendentemente affatto da quello. Percib la ricerca sui criterii essenziali della ingiuria conducendoci a non trovarli completi nella sola materialit, ci obbliga a tratnzaGesninle,e dello tare distintamente dello elef~zento cilesize?zto inlensionaie come di due condizioni (1) ugualmente indispensal~ilia costituire la ingiuria.
(1) E universale, cos nei teorici come nei praLici, la recognizione di questo duplice elemento, e nessuno vorrebhe niostrarsi cos ignorante dei primi rudimenti del giure pcriale da ncgare che alla criminalitk della ingiuria non basti la n~ccterinlitcdi una parola oltraggiante ma occorra di pii1 la prova in chi 1; einise dello anijao diretto ad oEendere. bla mentre un giudicante si vergognerebbe a negare questii proposizione che 1' aqzivno d' ingiuriare pertenga al corptu crin l i ~ t i s e del reato coslituisca un criterio essenziale in sd disti~r, to, non si esita per troppo spesso di conculcare praticamente la regola stessa mostrando col fatto o d' impugnarla o di ilon comprenderla. In tale imperdon:ibile allucinazione ( voglio dire allucinazione per non dire ignoranza) io vidi cadere assai spesso giudici d' altronde dottissimi. L' accusato dediiccva di non avere avuto animo d' ingiuriare: e la difesa col niezzo di tutli quelli argomenti pei quali si chiarisce la pii1 vera intenzione di un agente aveva soslenuto la esclusione {li tale animo; o per lo meno la ditbbiezza del medesimo, lo clie tornava allo stesso pel fine dell' assoluzione. Si atlendeva allora che s e il giudice voleva condannare clovesse farsi carico di siff,fntti argomenti esclusivi della intenzione inaligna. &la iuvcce si ud la sentenza uscirne per la pii1

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Icslg merc la nuda replica che 1' ani1110 d' ingiuiinre iisultava dalle parole. Questa fo~mula troppo spesso prediletta contiene in s un acervo di vizi logici e di vizi giuridici. il un motivare senza motivazione. un affermare che In sola ingiuriosit della parola hasta a costituire il delitto. E un rinegare la universale dottrina che la essenza della ingiaria insegtia doversi cercare non nella corleccia dei vO~ i i b ~ lma nella intenzione di chi li'profer. Che si direbbe i, di un giudice al quale proposta a difesa di un omicida la questione sull' animo d i uccidere rispondesse chc I' ani?)io d i uccidere r.isulla dallo avere trcciso!!!! Alla. queclione inlcnzionale si suppone sempre come preambula la prova del materiale: se il giudicabile non ha ucciso sar iniitile in faccia all' accusa di omicidio consumato indagare se avesse I' animo di uccidere: s e la parola non contiene con~umelia, n pub tradursi in contumelia, sar ridicolo discutere sulla intenzione colpevole. Diceudo dunque vi animo d'ingiuriare pcrclid si 6 detta pnrola ittgbzsriosa si calpesta inavvedutamente una regola elementare non suscettibile di controversia. 11 giurwonsulto non si appaga di recitare la regoletta; esso vuole comprenderne ancora lo spirito, e secondo questo farne la applicazione. Il Iegulejo crede di essere giureconsulto perclib ha imparato a memoria la regoletta quantunque non giungi1 a capire il suo concetto giuridico secondo il quale v~ioleessere religiosamenle adattata ai singoli casi.

Elemento materiale.

Una nozione esattamente circoscritta della materialiti della ingiuria, sia che ella assuma la forma

di ~ e a l e( o si.nzbolica, come talvolta fu detta dagli alemanni) sia dessa sc)*itta o verbale, non t: posbile a darsi. Bisogna esprimerla con un concetto generico, ed illustrare poscia e chiarire simile concetto per via di esemplificazioni, e di questioni particolari. I1 concetto col quale si puO designare cih che necessario ad avere un materiale d'ingiuria il seguente: bisogna che sia un atto nel quale si venga ad estrinsecare un pensiero offensivo all' onore altrui fosse anclie la seniplice manifestazione di disprezzo o di vilipendio verso la persona. Xa quale e di qual natura dovr egli essere codesto atto? Non vi S condizione da segnare: qualunque egli sia, qualunque la forma che assuma, esso potr% sempre tenersi come bastevole a dare l'elemento rnaterialo della ingiuria, sempre che al~bia valore di manifestare ai sensi altrui il pensiero oltraggiante. La ingiuria non ha condizioni soggettive irella sua forza fisica, tranne quella comune a tutti i delitti della esterioritci dell' atto, specializzata nella sua abilita ad offendere l' onore altrui. Condizioni eslrinsecl~eall' atto che si vuole ravvisare come cc,stituente la ingiuria non ve ne ha alcuna; avvegnacht: le circastanze di tempo e di localit non abbiano valore giuridico che come criterii misuratori, e la circostanza della presenza di terze persone non sia essenzialitci in questo reato, per le ragioni che sopra (S. 1704) accennammo, e per lo insegnamento comune (1): e le condizioni inlil.iszsec?ze del fatto vengono suBcientement,e a descriversi col suindicato concetto. Pure giovi a chiarirlo una succinta escursione sopra diversi casi nei quali apparve dubbia 1 applicazione. '

(1) Discord R a u d e n s i s (de analogis, univoci8 , et equiuoci~cup. 31, n. 86, pay. 2 8 0 ) sostenendo che ingiuriare alcuno in lettera scritta a lui stesso da consegnarsi in propria mano non costituisce ingiuria. Io penso diversarnente per le ragioni addotte sopra al S. 1704. I-, difatti anche il Supremo Tribunale di Revisione di Parma ritenne la ingiuria nel giudicato del 21 luclio 182.3, che trovasi nella raccolt;i n1 e i e g a r i vol. 1, png. 208. I-, vero che nell' Eco dei triIiunali del 2 1 gennaio 1866 n 1612, riportaci un giudicato della Corte Suprema di Vienna del &l 2 2 agosto 1 8 6 5 col quale fu assoluto l' autore di una lettera ingiuriosa da lui spedita allo ingiurialo col mezzo della posta, e ci per il motivo che mancava l' estremo della pubblicit alla ingiuria. ala deve osservarsi che qiiesio giudicato procedette in faccia ;iIlbhieito dei $g. 488 e 496 del codice penale austriaco; il prinio dei quali prevede il caso della comunicazione, ed il secondo esige in lettera la prcseiiza di terzi: laonde da quel giudicato non pub trarsi argomento per conlradire la mia tesi nella ipotesi di insiuria senipiice: s e si aminette la puuibiliiit della ingiuria da solo a solo bisogna bene ammetterla itella ingiuria per lettera diretta ail' offeso. I termini n e sotio identici, salvo ctie nel prinio caso sark pi difficile la prova, la q u d c soltanlo potr costruirsi per le confessioni dello irtgiiirianle e per le sue millantnzioni. Che se queste nvvenaatio cd allri vada vantando ( a modo di esempio) di avermi taccii110 di infame, non si render colpevole col narrar cib, percliib narrer il delitto proprio, nia fornir la prova dellii ingiuria gi da lui coiiiincssa a niio ddnno.

C;. 1737.

In prinio luogo si domand0 se poteva ammettersi (1) una ingiuria pcv omissione : L u d .nrc l l exelncitationes pag. 2'73,lit. C. I pubblicisti mentre nel diritto originario inerente a11' uomo al rispetto del-

la sua personalit, e cos ancora al rispetto della sua dignit, riconoscono la qualit di diritto perfetto, osservano per che itale diritto non risponde negli altri una obbligazione positiva (ad agenckcm) ma una semplice obbligazione negativa (ad no?zfaciendzcrn) :clie & quanto dire non aver noi il diritto di esigere da altri che ci lodino o ci presti110 reverenza od omaggio, indipendentemente da diritti acquisiti per convenxioni o condizioni eccezionali, ma soltanto aver diritto di esigere clie non ci rechino oltraggio., Questa regola porterebbe a dubitare se possa aversi un delitto d'ingiuria commesso p e r semplice omissione. E veramente quando si configuri nell' uomo uno stato di completa inaaione, apparisce difficile a concepire che egli con la sola inazione si renda colpevole di ingiuria. Ci B pii1 frtcile a configurarsi quando s' immagina un'azione la quale dovrebbe essere accompagnata da certe condizioni od atti, e questi da chi la fa si omettano a bella posta per dar segno di disprezzo ad altri. Chi guardi il delitto corne contzcmelia trova maggiore repugnanza ad ammettere il reato dove non scorge un' azione offensiva ma una sola omissione : chi invece lo guarda come ingiuria si forma la idea della sua consumazione nella negazione del diqqitto, e pit agevolmente si adatta a ravvisare il reato in una mera omissione. PerciU la disputa relativa alla ingiurie per oinissione si agit vivamente fra i pratici in proposito di svariatissime fattispecie. La ipotesi su cui versa sifyatlo probleriia non puG dunque configurarsi in uno stato di cose puramente negativo : bisogna senlpre supporre un clualche fatto positivo al cltinle dovesse per certe sue condizioni

accompagnarsi per parte dell' accusato un atto qnaIunque che da lui siasi omesso malignamente; ed B allora che si cerca se ci valga a costituire una ingiuria : lo che spiega la formula d' inginria pes* onzissione e la sua pratica importanza.
(1) Quanto qui si osserva in proposito della difXcolt di definire il materiale della ingiuria richiama quella perpetila qiiestione che tanto agita la pratica moderna intorno allo stabilire so il carattere ingiurioso di un detto o di un fatto presenti qiiestione di fatto o questione di diritto. Tale ricerca vitale per duplice scopo: 1." per determinare la conipe. tcnza della Corte di Cassazione nella revisione di un giudicato che dichiari il titolo d'ingiuria 2.0 determinare s e la per questione sulla criniinosit della parola guardata nel suo niatcriale debba decidersi dai giurati O dalla Corte di Assise. Ogiii siorno si prescnlano nel foro gravi controversie sii questo argomento. La mia parlicolare opinione si E che quarido si disputa sulla intenzione inaligna (aniv~zrs injuviatidi) i giurati siaiio sovrani nell' apprezzazione della proeresi; e Gnqu sono cliiaro. Del pari i giurati sono sovrani in quanlo al dichiarare se il ratto fu eseguito o la p:~rola fu (letta: ma quando si cerca se quel fatto o quella p,irola incontri I' obiettivo della legge che punisce 1:i ingiurin, simile dubbio non pu risolversi senza 1' ajuto della logica fiiuridica che instituisca il confronto. Parrebbe dunque che su cib fosse competente 1;: Corte. Ma se d'altronde si ritleuc clie Iii indolc ingiuriosa o no di certe parole o di certi atti silhiscc, necessariamente lo influsso delle costumanze locali, tli!i dialetti, e simili, si torna ad essere perplessi iii questo bl~iriosoprobicnia. La Corte di Cassazione di Fraiicin ( R o r i n l rtrt. 8465) afferm la propria competenza sullii ingiuriositw dcllii parola, quando annull) un giudicaio c h ~ piiriiva per iiigiiiria senza avere riferito testiialmente le p;irol~ nello quali si era p r c t ~ s otroviire la ingiuria. La Corte di Gnssazione di

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Fireazc ni.1 z i i ~ i ' t i c a ! ~ 12 dcc~~:tihrc: del 1Sli3, ,iltruvc cif,iin alti-ri~iU uouuiijicntc la propri,^ cnitipcr~':,z,t. La CorZiz. di Cmiazionc di P$ilci'riio li 5 marzo 15fili dvcise rincdora clie er.t rlnr~ationc ili dii.iiio 1t1 uti.ocil& o rroil atrociti deI1~ijn~iuria,Io che il ruio Irarere porla a ritelieic. qurslioi~edi diritio anclic condizione o no d' irigiurius;~. Io noti szcpri, pci*su:idertlri rri>ii di questa distinzione cereljriua per ciii sciiibra si 17oglio ritenere riuestionc di fatto cl~ieiid che c d e sul titolo, e queslione di diritlo quellii ciil, wde stilla qaclibc*~r. Siiliiie disLinzroiie direbbesi clai bolti~i r s h ~ elege el siltc 7.oioae. So i qiicstiorie di fitlto dichinr'irc : la provocazione od ingiuria, i~iianlunquenel primo proriilriciato s' includa il giudizio che quello ri un fatto amnlessrr ddla legge corne scusa, e nel seconclo pronilncinto s' inclilclii il gilidizio giuriilieo che qiicllo i un fiitto a cui li1 Ir.ggc1 : anneife il tilolo d' ingiui,i:i, rion arpiri) mai conio possn o["'rarsi Iti nielariiorfijsi dcll;i cluestione di f#~t<to r{ricstioiic~ in di dirhitlo quando si corc:~ so In ingiuriti o la provocazioiic~ abbiorio condizioni rli gr'tuitti. La gravi(# crtlerge da i i ~ i corifrorito tra il fatto e lir legge rolulivn, ncl tilodo stesso cht, do iiri confronlo ti.:\ il liillo e Id li!i;go relaliv;~ cinc1rge 18i definizione del tilolo [irincipsle. ilalgrntlo 1.1 evirlrtizd (11 quest;~ paritk IJ distirizioiie che a me noti rlii:iclr;i p;ireb ;\vci.11ti nella nostra pratica. i ) , ~1;ito i i l l i i i.oiteiizn ili 1'~ilcrrtici teslb ricordata sta il decreto rlell,~Cassazione cli Torino tlcl .?l g m q i o 118(i8 f ,larinli [li ( ; i ~ o * i s ~ l - r i ~ l f t~ i ~ { i ( ( t **01.2 , c ~ zlt ~(t 1, 2, 9 . ) chc decise eswrc giudizio cli fatto di conipctrriz:~ dei giuruti dic)ri:irnrt: s e la ptirola i ~ ~ r d i i ~cnsliti~i~cn 11011 ~ito o oo~tituiscii u i ~ iirigiuria. liti io uretio cile lo Corte (li l'or.inc* giiidicassr, benisciu~o,perclib Ic pLtrole rron hniino un sc11sit ;,~solutnchc posaa deliliii,si diilln leg:;e, iiin In loro ofrcrrciviti dipcrirla da circcislni~zetli persona, cli l u o ~ o ,di cnrisii, (11 murlo, c tli tcttipo, ir1soirirri:i tln circcisl:rri;zc di fallo: rt1:i 1":r 1;) stesi;;i rc~ginlicio ripcin riir d:t ~irt:ost:iiize rli f;iLIo dipt:~itlc i j t[r:t:iJ(:r~ IILJil i~lxiiiri;~ ~ J V < V / <CLIIIII; lle L I I ~ I ( ~ I I ( ~ ~ ~ 11 II~:(*III,:~V * o l i c ~
~ I ~ ~ ~ I J I I L I .

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.)

Svolsero siffatta ipotesi i dottori nella fattispecie


di chi avesse indirizzato una lettera a persona fre-

giata di titoli e dignitSc, ed avesse a fine di spregio appositamente tralasciato i dovuti titoli, nello indirizzo della lettera. Non B questa una casuistica ideale: si form di siffatta omissione argomento di serio esame (i); e la facoltb giuridica di Vitteml~ergaconsultata sopra una querela consimile, con responso dell' anno 1695 (riferito dal B e r g e r o ol~sevv.6 4 ) giudic esservi ingiuria punibile, ed applico una multa .di 10 tallerj. Certamente io non censuro siffatto giudizio. In punto astratto di dottrina non B criticabile, dove risulti che il titolo fu amesso appositamente per fare onta e dispetto alla persona a cui si mandava la lettera, Soltanto veggo assai difficile in pratica giungere alla dimostrazione dello intendimento maligno.
(1) Le y s e r spec. 519, medit. 4 et 5
sodiac oilscr. 284.

- H o m m e l i.hap-

g. 1739.
Si svolse pure il suddetto problema nella ipotesi della maliziosa omiqsione del saluto (1); e strettamente aderendo al rigore del principio costituente la ingiuria si dccisc per 1' affermativa della pnni1)ilitii. Nolti pratici ebbero occasione di proporsi cotesto problema. L' 11 o m m e l (rl~apsodiae col. 2, nii.cr7i.r.. ? 8 4 ) il P u t t m a n n (elementa 5. 3 9 9 ) il T, i y . c r (spcc. 5 49, naeif. 2 ) opinnrono aversi . :

ingiuria ogni qual volta si omettesse malignamente il saluto verso persona alla quale si debba singolare reverenza. E qui pure ripeter, la osservazione fatta test&.Verit del principio, difficoltit nel1' applicazione.
(1) Sulla origine del saluto e sulla imporlauza che vi si annetteva presso i romani non solo nergli ordinari iricontri della vita, ma anche in certe particolari occorreuze (conie quella a modo di esempio dello starnuto) & a vedersi 1' erudito opuscolo del C I a u d i o de saktntioniDz~~, n Utrecht edito 1' anno 1702 B e s s e r de salutc.ctione Lii~sia1575 S t u C l de conuiviis ronanorum cup. 51, 52 A I e x a nd r o dicrum genialii~mlib. 5, cap. 24 F a h r o tlresnurum ernditionis pag. 209 D e m p s t e r ud Rosinz~i~i, nntiqitit. rom. pag. 557, col. 2 P a n C i r o l o dc rcblis di,pcrdilis pam 1 , tit. 03, puy. 544.

Si fece poi la questione della ingiuria per via di ?~cgazioneche fu detta ingiuria obliqua (1) esemplificata in colui che garrendo con altri gli dicesse, io non sono stato prigione per ladro, io non ho la inoglie jdoltera, e simili; intendendo per tal modo di rinfacciare al nemico che quelle turpitudini negate quanto a sB medesimo esistessero in lui. Si dubitb che ingiuria non fosse perch in sostanza niente si era con esplicite parole affermato in onta dell' avversario : ma pur si decise clie fosse ingiuria l~crcl-ik si riconobbe la sufficiente ~ilmifestaziune vi (le1 pensiero oltraggiante; e niente parlili obicttnbile contro cotesta dottrina. La stcssa soluzione ritorna nclla ipotesi che siasi detto anclic senza garrirc,

i o ?lofaaogl;o undal.
I I ~ ,e

teco peri-~h?S O ~ Z O1411 $ o ~ / ~ I ? ~ L ( o -

simile. Questa ipotesi io la guarilorei sotto [in punto di vista pi generale, e In proporrei con la formula se si ammetta la ingiuria iwplicilcc: F: nuovamente sotto questa formula a~:iilicherc-i reIn gola per la riuale non vi puO essere foi+ltzrc che respirig:r la irnputal)ilitA della ingiriria quando vi fu il pensiero ingiurioso congiunto ad una spontanea manifestazione capace di farlo percepire ilagli altri. I)' altronde ahbintrio classici cseiilpi (li clriesto principio elle l' io~plicilo esclride la ingiuria: leg. NO noti lf. dc iyjz6ri"iis (L).
(1 > Jl il t t 11 C o rlc o.hr.lib. 48, trt. 4, I L . .3. (2) Ingiiiria iiiipiicita fii qiiella che la Ci~ssi~iuiic Fr:indi cii i l 15 :i1)rilc 1855 r;tvvisi~iri chi parlando di un .giutlizio tbrirninale aveva deiio gli rrcc*rlsnti sono gik condanntifi, i t l t l i l c cltc si d i / i * ) l [ l ( ( ~ l o : tixIc f u c111cII:ic t ~ ela stessa i:ortr
rCivvi~b 15 iigoslo 1864 nello aver detti, il t'cr.Y1i I l i I 2 i l t ~ l ~Illlil L > O ~ . I I ~ C I ~ . ~l
~ i i t ?la

.~errictrs(c

I,;i forrnriln ttulla suEcienza dallo iinplicilo rielln irigiririu i19 ragioric! ili i-~loltt? altre foririe, c spicga vciiiio essa possa tr-ovtirsi in t i r i discorso clic: nclln sua inatcrialitci noli offre nessuna 11zirolavituperosa. 1; i?~ipZicilu ingiuria quando il iliscorso presup: In lioiio clie qucllo al quale si c1iri;c si:\ cs\,acc di utln c+:rttiv:\ nzioiie. Cos irriplicitn 1 ingiurikr iri c l ~ i : i ofl'rn danaro atl un iiiagistr:ito; clirigit iid oiicsl:i duiiii;r citin oscena c1oiiiailrl:i. (Jrius(o rni.at,tcrt: iriililiclitaincntc iiigiririoso pu trov:tr%i noil solo cmilrih

te ~ t r o l ~ s trex . nnclle in certi alti, C U I I I ~ i rluc:lI~~ , : cli tenere c1icti.o ad una cloiina per la via: atto c . ! ~
i rotlani et.J~i:1.o in particolare odio e designaroilrt col nolile di crl-78eclnlio (I). iiriplicitrt pure nel sibilo con cui si cl~ial~li una ilorinn, non rrleno ciic nello appdlcirla n norniu clriando va per In sua stiantla: caso anche rpesto apjiositamentc previsto dai i,oiiiani sotto il ixouie di cgpelZc~C.ia; 1, S. 2 et 3 i/: I.

<?e i47f;9iis.
(11 I romani col nonie di ndsectntio designavaiio il fat10 di ijcconipagiiare una donna o tenerle dietro per la via contro 13 sua uolont: in cotesto atlo ravvisavano una irigiuria, percLC implicitanicnle veniva a supporre od a far credere agli allei la disoricsl della femmina; 1. 15, $. 22, fi de i l ~ j ~ w iL7~ .i d s c c t c ~ l ieo I' rip]?~llutionon era pcrali ~ tro in Iiort~a punibilc come iiigiuria quando avesse : ~ ~ i i l o luogo verso feriiniiiia o n c s t ~che si aggirasse in abito illeretricio. Vedasi P a n c i r o l o uctriciv. quaest. lib. 2, c c q ~ l'i, I p ~ r g .296 ; r? L n n g l a e u s senest~'izliow Eib. 8, cnp. 7 , pug. 525. Talono dubiteri forse clie negli odienii costumi il1 un htlo di questa iiaturn non possa ravvisarsi il rnatcriiilu d"iiugiuria; e cos la pens il priirio giudice i i i iiii caso clrc in cluesti precisi termini si present a \T~ennr~16 il ottobre ISCS. RIa divcrsaiiicnte giudic il tribunale cii sp[rello clie cori dccisioiic del 2 1 novenibre 1865 irrogij ia pena di otto gioriii di arrcsti inaspriti, dichiarando essere ingiuria lo ~ccompagnarsia donila onesti1 contro sua voglia. E questa sentenza fu confermata dalla Corlc Supreinn di giustizid iu Mieona col suo decreto del 28 decenibre 1866, chi: teniiki fcritia la 1i1;issiriia ridusse la pena a tre giorni :ittcse le buone qualith dcll9ccusato : vedasi l'Eco dei ~ r i Cirraali 11. 1625. Identica niassiiiia si era i;i3 dottamente sanmrri:ita rlal giudice di inondnniento di Oncglia i1 38 diccilihrc 1857 con condaniin a due giorni di arresti ed alle in-

dennith pei motivi che si leggono nell' Eco dei tribunali tr. 850, Anno 9, pag. 223. Un esempio notevole del come anche le parole le pi innocenti possano essere convertite in ingiuria ce lo mostra il giudicato della Corte di Riom del 14 novembre 1866 (M0 r i n a r t . 8522) che dichiar colpevole d' ingiuria chi aveva chiamato femmina una donna-: non so peraltro se la parola femmina in italiano trovasse in un caso pratico lo equivalente alla parola fcmme del francese. Altra volta erasi in una lista di candidati per una elezione p~ibblicatoun nome rispettabile in compagnia di altri candidaLi notoriamente disonorali ; que 1 galantuomo si querolb d' ingiuria perchb implicitamente con cib si erano volute apporre a lui le male quali18 nolorie dei candidati che gli si erano dati per compagni: ma quesla volta i tribunali di Francia ( M o r i n art. 8341) dissero il 9 gennajo 1866 che quella era una cattiva facezia e non una ingiuria. Nei pesponsu Tubingensia fwol. 9, resp. 67) si propose ancora 1' applicabilit del titolo d' ingiuria ( p e r cagione dello iniplicito) al falto di mancare ad una promessa di nozze.

Alla formula della ingiuria implicita in quanto contiene un tacito rinfaccio di inferioriti pu richiamarsi il caso della violata precedenza. I pratici lo configurarono in colui che per atto di disprezzo ad un suo superiore gli fosse passato innanzi nello entrare in chiesa, od altra simile occasione (1); e qui pure, ritenuta la, intenzione diretta a recare oltraggio, si decise che vi fosse sufficiente materiale d' ingiuria, perchb l' atto in ab stesso detraeva al rispetto dovuto a quella persona.
(1) L e y s e r spec.546, med. 12 C a r p z o v i o p a r e 2, dec, 110 - M e v i o pars 5 , dec. 258, ?a. 4. E quanta fosse

In iiiiportanza che a questo diritto di precedenza annetteva la frivolezza degli antichi magnati ce la insegna con niolti aneddoti Ca r p z o z i o nella sua singolare disserfazione de cn gr~odin jurse p ~ ~ o u e d r i aridicillitrn est, lTittel~zbergn e 1755.

Parimente dovrebbe dirsi implicita la ingiuria che volle trovarsi 1x1 caso di coloro che girando nelle chiese allo accatto passino davanti ad alcuno e appositamente non presentino a lui la cassetta delle limosine o il bajulzcm succz~1i( i ) secondo le costumanze, per indicare con ci6 che si giudica povero e neppure possessore di uii obolo. E qui parimente si torn0 ad affermare che si avesse materiale d' ingiuria.
(1) L e y s e r spec. 549, mcd. 2 L u d e r o hlenchen i o diss. de p o b a t . ccnin~i inferendi Ynjtiv. pciy. 49 S t r y k i o diss. vol. 3, disp. 6 , cap. 6 , n . 63. Luiriz dissertutio do oblatio~zibus qitiie fiunt per saccztlu~lz so?2rr#tent, Jenue 1704.

Ni: ad avere il materiale della ingiuria necessario che le parole esprimano un rinfaccio diretto alla persona che si vuole oltraggiare. -, conrune nelle scuole la distinzione fra ingiuria di?*ettne ingiuria ilzdif*ettu. clivetta la ingiuria quando contiene un rimprovero di mala qualit inerente al1' offeso. Dicesi invece i?~di?~eItcc da c~ualcunoa (e parer mio meno esattamente dicesi obligztn) la ingiuria elle obietta nn vizio di persona a noi cara,

o a noi legata per vincoli (li parentela; e seconilo alcuni anclie la ingiuritz recata al il~iiiestico disse si ingiuria indiretta contro il yailrone (I). Gli alernanni usano inrece le forriiulc ingiuria ~,?ccli~dcc 2;1ttv~ee r,ti(~t(c quali espriiiionu 1' identico concetto: n& sale l~rcipreferire l' una all' altra, poiclii. riii scmhrano esatti: alul,edue: I< o C Ii i1zslilzctio,7cs 3. 371. E qui da notarsi clie 1:~ vera ingiuria indiretta non si ha in rlrici casi nei rlriali il vizio ol~iettato alla l~ersona cuiigiuntn n noi venga ac1 esser carisa di disonore a noi stessi; come nel caso di chi obiettasse garrendo con un uomo ainmogliato lr: iriipudicizie della riioglie $i lui : no, questa sareblie ingiuria diretta, o altneno vi sarebbe niistione della clirctla con la indiretta (2). La ipotesi vera della ingiuria indirett:r si ha cjuando il vizio riiilproverato alla persona a noi ciii+nnon arrcca a noi cliscreclito o vergogna. alcnna. IvIa pur nonostante generalmente s' insegna che :mrlie in ccitesti termini siavi materiale d' ingiuria per cjiicl sentimento di dolore clie ci viene inferito.
(1) S L r y C h i o tliss. vol. (i, diy). 1, c a p . 2, n. 6. SullCi c~~ieslionc nel giurc roiiiario PO~PSSOfarsi ingiuriil al s e r v o sc roi,iitnc disserlb C r ti rii e r n p ~ c s c i i l i i t nln. 5, opusc. 15. ( 2 ) La coslituzione 45 elettorale s:issoiiic:i puliisce col c;irccrc o con la relcgiizioiic e fustig:izionc ad arbitrio rlel qil~ilicc> colui CIIC v~intnsseavere otleiiiilo i f,ivori di nioglie ;iltriii ; C,] r 11 z o v i o prrrclicu prrl-s 2, qtirresl. gli, n. 45 : vi1 i i i ci0 coiicoi t1.i I,) doitrin,i: h1 n r s i l i o i,& I. tlc nii~:,t.r d r r l t ~ ~ i ~n.c . t 51 /T. d e qcirrest. Fil eri o c li i o tic c t r b ~ i ~ . . 111,. I , c8rnt. 4 , ctis. 531, t i 2 1701 l c r pract. crgiirr. ~ I I I ' S , n. 23 2 hi ;i scii r d o de probut. vol. 1 , corlcl. 550, I L . ! ( .a r p z o v i o n1 11. 31 snsiirric doversi p;irific;ire i I ;C l 11 C'LISO di (101iniiclie vitiili dvcre aviilo coiriiiiercio coli uoiiiu

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- 43 amiooglinlo, e riporta un giudicato conforn-ic degli sciibini rli Dresda del niarzo 1605. La quale opiriione i: combattutii dal I'u t t r n a n n felen~entn S. 405) sul riflesso che tale ;iddehito nuoce molto meno agli uoniirii che alle donne, alle quali dote principale la pudicizia. Ora in questa disputi* giiioca precisamente la distinzione fra ingiuria direttct f o immediata) e ingiuria inilirelin ( o mediata). Avvegn;icliC qiiando aoche volesse ritenersi la opinione dcl p u t t iii a n n, e 1.iercliE alla moglie non recano disdoro le infedelti del marito, rcspiagersi cluella donna clie per tale rinfaccio muovesse qucr'la di ingiuria; cotesta rejezione sarebbe giusta io cluanto colei si lagnasse di una ingiuria irilmediata o diretta. Rla pur nonostante avrebbe sempre ragione di insistere sulla querela per ingiuria indiretta o niedi,rtn in quanto con quelle p:irole sarebbe stato oltraggiato il lnarito suo rnediaute riinpruvero di azione inonesta, Deve poi avvertirsi in proposito di questa distinzione che sebbene guardate nella loro materialit certe ingiurie debbano dirsi indirelte, nell'animo di chi le proferisce saranno quasi sempre dirette, perchb egli ebbe lo intendiiueuto, di ofkndere la persona con cui parl~iva rinfacciandogli i vizi del suo congiunto: A n d e r W e r e l t (le injirriis S. (i, png. 30.

S. 1745.
Niente poi toglie alla essenza della ingiuria 1' essersi obiettato un rnero vizio del corpo per quanto visibile a tutti: H e r t i u s Decis.io?zes vol. 2,decis. 224. Niente le toglie, si per quanto saremo a dire in seguito circa la veritci del convicio, si pcrclk quaildo i difetti del nostro corpo per quanto visibili c noti s tutti ci ocngono obiettati a fine di uitrnggio e cli clispicgio, se ne genera in noi un scnso (li doloro e di avvilimento, ed effettivumentc 1' ingiiiritiilte ottieiic il suo scoy~omaligno: S t r yk i o clc! jzd'i*~ seizsttztt~a i(7is.s. 2, C ~ I O, n. 4. .

Una forma meritevole di speciale consideraziune & quella della usu~pacionedei titoli. Questa forui:l pu6 ricevere tre diverse configurazioni; 2." puit essere strumento di f~ocle per arricchirsi a dannn altrui, quando talnno si spacci conte o n~arcllese onde ottenere roba a fido e deludere i venditori: nessun dubbio sulla criminosit di questa priiiitt ipotesi: ma essa rientra tutta diritta nei delitti contro la propriet, e la ritroveremo a quel luogo :.- 2.0pu essere eseguita per vana boria senza veduta di lucrare a danno di alcuno, nC di nuocere ad altri ; e solo per una vanit sciocca. Grave dul~biosorge sulla criminosita di questa scconlla ipotesi. Non per i principii generali della scienza; in faccia ai quali io davvero non saprei come irnmaginare la confignraziiine di un delitto in una fanciullaggine degna di riso, eseguita senza intenzione di nuocere, e che non presenta nessuna possibile oggettivit giuridica. Ma pure bisogna dir dubbia codesta ipotesi? perchb la rigidit francese Iia saputo trovarvi un delitto, ed ha applicato nientemeno che il titolo di falso a quelli sciocclii che avevano aggiunto la particella de o ciu innanzi al loro casato, firmandosi, a modo di esempio, du Drome invece di Drome (vero casato). E solo hanno distinto se il de si era posto attaccato (Dedronw) o distaccato ( d e Drome) con la majuscola alla suecessiva parola: decidendo non esservi nel primo caso delitto, ed esservi nel secondo, perchb ]a particella de preposta al casato indica nei costumi di

Francia una dignitfi od un possesso. Lo c11e a tuc. parve sempre un vero abuso della giustizia, tolleraf~ilesoltanto in paesi eminentemente aristocratici, ma sconveniente alla Francia che dicesi lil~erale. Pure se ne forrnato il delitto di nsurpazione ili titoli; delitto senza danno n privato ni: pubblico ; e si severamente punito (1). Ma anche questa ipotesi non pertiene alla materia delle ingiurie, a meno che non si volesse considerare come una ingiuria collettiva recata al ceto nobilissimo di quei ' signori che hanno soli 1 alta prerogativa di far pre. cedere da un de il loro casato ; - 3 0finalmente la terza ipotesi quella in cui siasi assunto un titolo verauiente appartenente ad alcuno, e sia pure un casato anche senza titoli ( C h r i s t i n e o decisiones Eelgicae clecis. 299, n. 24). E qui nei congrui casi ptrS, I~enetrovarsi la ingiuria quando persona vile o disonorata faccia cib per darsi a credere apparteiieiite ad onesta famiglia, o congiunta di sangue con persone rispettabili per puritH di nome e digniti loro. Ci0 potrk dipendere dalle circostanze : ina in genere non repugna la possibile amrnissionc* del titolo d' ingiuria. Vedi T h o m a s i u s Disserintiones vol. 2, dissc~t.18.
(1) Vedasi RI o r i n 710ur~zal e d).oit c ~ ~ i ~ l z i tart. 7146: d iel ed i molti giudicati che riporta in nota, e al n. 7611; e l'articolo di li1 a c a r e l nella Tlbemis vol. 3, pug. 151, e I' altro di G h e m e r a u l t nella Reuue crilique tona. 27, pciy. 172. Questa giurisprudenza gotica fu giustamente censurala cnl siio solito acurne da F r a n c k philosophie d u droit pc'tif1l ~JILTI. chap. 1, pag. 154. C1ii voglia conilriorrc cotestii dal2, trina ad una formula giuridica si troveri bene itnl>acciain, ;\

i n ~ n oche non ricorra :i1 coi~cettodi una ingiuria c o l l c l l i v ~ : quasic\i& in simili fatti il diritto leso indispensabile a trovnrsi in tul[o ciij che si vuoi cliiamare delitto, stia nella offi'sn alla oiioranza dovuta a quel ccio che verarriente Iia il diritto (li frcgiare i propri casali con la invidiata particella. RIa anche questa i! una idea diufirna, perchi: nori sa Lrovarsi una rcaltk di diinno clio derivi a ootesto ceio per. la vnniii di r~uello sciocco. Ci ilice clic costui imporne al pubblico, che vuolr scroccare rovcreine piii profonde di quelle che merita. Ala 5i egli qiirsto iin d:iuno poliiicamente apprezzabile quCirido I:I usurp:izioiie tlclla particella si ispiri n semplice boria srtiiz,l ~ e d u t a di f,irne strumento ad una cffc~tiva scrocclii?ria? I'ercli. tion si punisce ugii;iln~cnle I' arligiario clic Livorito dalla fortuna aina fregiare il suo serro di galloiiat:~livrcla, i la donna volgare che si adorna di vcati s f ~ r z o s e e di . nuiiiirie? Percb? non si piinisce la donna che si acconcia di falsi capelli, o di filsi denti, O coloriate le smcirtc guiincieP Costei, potrebbe dirsi con pi ragione, inira a sedurre qiialche fiiovine illuso, niira a Lorre qiialche paslito alle giovioettn CIIC goilouo i moriti reali della bellczzii. fld io vedrei forsc iii cib unti intenzione pii1 re;] ed una probabilila iii:iggiore di danno clie noti nellli particella usurpata. Bla col piitlire Ctcsle Icggerczze non si puiiisco che 121 variitr~. E pcr una slriiriL1aiitilcsi vi vuole un ecccsso di vauita a persuadersi che I:i vanil sia delitto. Se per solo boria u i ~imbccille si firnla D 1 Ijois invece di ihr6ois, sia i1 ridicolo la Suii pii1 nizione e non si abbassi 1;i giustizia peniilc a simili pinli, s e noli vuolsi sostiluire il governo di polizia al regime giuridico.

I'cr qriestn cntiinerazione giA si i veduto chc 11t:I! iiigiiirie rwli In inclcfinibilith del materiale si :uacrcscea dismisura. E clii volle apporre dei limiti i11 cotostc, clcrricrito dal clelitto non potC trovai. plnuI(l

SU* 52.

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j il 2 :I il t> 1 5 ;t C( 1 ( ! ( t ~ i 7 ~ 1 ? r 1 ~ c<(~I.1, /i.~ .'i 202, ,Jrty. ?Si ) ~trctecu ciistiaaurirc le oflLw= latte alie cesli d ; ~cll&"lle Illttrj :l113 J K T S O I I ~ ; e i l l sugnnre che dutrirj~a~~e~ e u t ino11 tbsse 11igitjri:i. Ic 3Ia chi non vede la rc~ugnailztcdi t a l e concetto? SarA vilrissiia~che in simile ibi.tila eizt1.i itiicolaa 1 ; ~ iric?n clel iiani1egj;iaiuonto alla rolu~;iaa 1" atto [li chi sporca i miei abiti, inuntre li indosso, non 11u0 scoxpgnarsi clalla idea di oltraggio ~111~2 persona. Ne polrt'l sorgere il titolo (cho a suo Iriogp, S. 24 l!), iroverc~lzo di clcuzi~o cl&~ col& ; ~ ? ~ J ~ Z C ? ' ~1)otr;TI i! ) : IQ reato assumere una certa iuclole coiaplessiva per la duplicit8 del diritto leso: potrh d a rjualehe legislnziorne ed in alcuni casi cunsitlu~~arsi coriic pruvdleiite la cleteriorazioiie ptitritironiale, alla oiii:~:~ del!' onore. Ala noparo ogni ~iIipcnilioin rjriel Cltt, e cosi negarc il titolo il' irigiuria S un conti*::dire la veriti, delle cose (I). Cosi fu filtta la qricsfior~erlol gl~lpzo(2): cosi la rluesliolzr: dclle storiolle (2) cantatc, per Ic vie: cosi studiossi il casu tl::ll' oltraggio alla stcclulc (i): cosi altre infinite corifigrri.nzioni );( cliscussci'o i pratici, clie troppo Iuzig-ic~ s:rri:l~be lo cnrimcrarc. Questioni tnltc elle si risrllvonu coi^ ikil;t sola forinula.

( 3 ) Vcd.:si S i r y ! i o ili:;.s.aob. 2 , cliop. IO, cny. i;, r l i ~ ; jrtr'r %'i::;bit~i'i~ eiibc:r, tleliebn, ! l . :;G. S i'i y li i 0 r l i s s , oitl. 2, (2) L 851s (1 r ~ $ i r ; . ~ i : ) l i ! j l , !l&:p,7 ; .;:.z,ij, [ A , 5, i! ;;!,iigi~(~ ~Icrissrio I I ~ ~ I J I I C I S S da ~III;II(:~I+: l, ~ ~
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(?spri~~~oiio 10 S~CSYO, ~i)~~j;iun;;el~~JoSi i11 ([11(~511 ~ l ~ i i i r ; ~ iclcir del ;I:i;rio rlr!risoi.io Io :tcciiiiip;i;:ii;ii~ic~~L~~ ?[ir:uri~ di I\II;~!C!II~ :.;i:ci<$ ~ I : I I ~ ; \ W L I !rkriswio. \'wIltsi l? 1 i * (~ i1
f ~ i r . n l :;iIIa ~

thesuur. erudita uerbo sanna, col. 2016 V 0 S S i 0 etymologicon, uer6o sanna, pag, 446 D U C a n g e glossarium tom. 6, verbo sanna, col. 122. Pu ancora concepirsi una ingiuria commessa col solo moto degli occhi. Che gli occhi urnani abbiano una loquela speciale non ~ u impugnarsi: di ci fece argomento D e u m e r nella sua amena ed erudita dissertazione de oculiloquio, Altdorf 1702: e le storie anedottiche danno ricordo di nimist e duelli occasionati da uno sguardo esprimente disprezzo. Ma difficile in pratica sar costruire la prova del materiale di siffaatto modo di ingiuria. (3) A n g e l o de delictis p a r s 1, cnp. 84, n. 19 Cab a l l o cns. 235, n. 26. Suil' uso di deridere i novelli sposi con scampanate e getto di fave esiste una elegante dissertazione pubblicata a Quedlimburgo nel 1702 col tilolo (le i r ~ j j ~ ~qune hnud u t r o novis nwpts i n f e r r i solent. iis (4)Leg. si alciticcc ff. de i n j u r i i s U r s a y a inslit. lib. 2, tit. 9, n 11, et 27. (5) Cos b; indiibitataniente reale la ingiuria fatta con un gesto nel quale si simboleggi per l'uso comune un pensiero oltraggiante, come nella flessione del niedio e dell' anulare della mano, nel moto semicircolare procedente dal niinimo al pollice impreuso a tutte le cinque dita, nella sovrapposizionc della destra aperta siil pugno chiuso della sinistra, ed altri simili trivialissinii atti che esprimono ad intelligenza di tutti dei concetti vituperosi: A n d e r W e r e l t de injzcriia fS. 2, 5 et 6. Cos insegn che fosse ingiuria il travestirsi da nionaco, M a n z i o d~ e0 quod inlerest p n r s 3, cop. 3. Cosi 1' u C C i o n i f conimento vol. 4,pag. 651 ) esemplifica la irigiuri:i reale nello sputare o gettare immondezze sopra rli alciiiio, nell' ubbriacare altri malignaniente per farlo ridicolo, aflisrere all' altrui uscio un simbolo ingiurioso: D o l f i o nllecjntiones png. 45, vol. 2 - G a b a l l o ccts. 71. Cos Iv I l a r p p r e c ti l nella sua dissertazione D e eo gttod jzcstz~mest circa niretn f~isset.l(itio~ies Acatlemicae vul. 1, disput. 26, n. 289) dichiar delitlo d' ingiuria i l ~ e l t a r e contro di alciiaii una palla di neve. Vi sono ancora dci niodi particolari d' iti-

giuria che possono dirsi relativi, in quanto un atto od una parola pub essere ingiuriosa cluando sia diretta contro persona appartenente ad un dato ceto o esercente una data professione mentre non sarebbe tale se fosse rivolta contro persone situate in diversa condizione. C051 h1 o r i n filrt. 8354) poti: con dissertazione speciale descrivere le ingiurie commesse contro i notari. Ugualmente si ritenne ingiuria gettare il cappello in terra ad alcuno; ma se ci si faccia da un Ufficiale per richiamare coliii ella debita reverenza ( G i u r b a consilia crl~~zitznlin eons. 5 8 ) pu sparire la ingiuria per la relatiuitci delle persone e per la perpetua influenza dcll' auirric, su questo reato. Cos 1' A r e t i n o fde nictleficiis prig. 465, n. 26) disse ingiuria apporre il proprio segno alla casa o ai mobili altrui per farli apparire nostri. E lo S t r y k i o fcliss. Vol. 4, clispztt. 7, cap. 5, 12. 5 9 ) disse ingiuria la ricusa di stringere la mano che altri in segno di amicizia ci abbia proferito, e fvol. i,disp. 7 , cnp. 3 , n. 43) la ricusa per parte di donna di danzare con alcuno. Sul che mi piace nofare :i testimonianza del variare dei costumi che lo C h a s s a n ftom. I , $1.582) ha per lo contrario insegnato doversi nella querela mossa per una ricusa cli ballo riconoscere una ingiuria contro la reverenza dovuta al tribunale. Fu pure notata come ingiuria ( L e y s e r specina. 649, medit. 2 ) la ricusa del briiidisi. Si disse pure ingiuria lo accedere ad un convito non cliiamata, F i s C h c r Je convleis non irrvitatis, Lipsin 1737, S. 1 8 : etl il mancare senza giusta scusa alle feste natalizie, S c ti o e 1 de veterurn solemnilius ncitnliciifi, Aler*stacd 1852. 1 Ben pii1 seriamente si guard il fallo di munirsi di scettro: vedasi R e r m a 11 n de sccplri regi anliqi6itatc ct originr Gottinga 1859, poicli8 la ingiuria a l Principe in cib rnrvisnta si fece degenerare i n lcsc~ maest. Si disse ancora conniettersi ingiuria contro i l giudice conipclente con il porta1.t) denunzia ad un giudice incompetente per mostrare cos chr noti si aveva fiducia nel primo : RI o d e s t i n u s P i s t o r yttucslionzi~n illzislrirctn pars 4, qirrtcst. 145. M chi potrebbe a tener dietro tille cscursiorii dei pratici in cliiesto urgonienlo'r'

I~isti ricordare elle h1 a i l i a i\ h e l r pubblici,


tcilii~o

i111 libro iiiiiJ i ~ l n ~ n o r p l ~ loe sl ir e ~a t l i c k ~ ~ i ndove raccolse irel ~j t~, cento crisi d ingiuria narrandoli aiietldotictimcnle, e danclono . ],I soluzione giuridica. In qiianio allo s~hiirfcr vedasi Id spcci al^ dissortnzione di V c l a s 1111 e z cons. 142, lib. 2,pug '216, c quanto dicetiiriio sopra ;i 13. 1294 e sega.

irii!f tr!i.t?

lruolo ancora notarsi chc la ingiuria si ~ u colilb tanto ilal colpevole dircttamcnto, quanto col riiczxo di titia forza clie egli altl~iaposto in movirilento e clic ~)roc,cd:tda un cssere irresponsahilt: 1ri111~ iiitclligcnzn. Colui clie spingti dei 1iaml)iiii il' :i fare ultrnggii~ alcuno non potrft c,lii.si conlplicu or1 ad ist12:ttoro LI' ingiriria, perc1-k mancanclo il prinuiptilr. ilrl ilitlitto attesa la irresponsal~ilit5clell' aritorc fisico, uyli stesso iic vicne ad esserc ncccssarian~ciit,t! 1'1itiic.o nr~tori!; ed il 1)anibino ocl il nlentecatto, n I'nniiii:tli~ (I) 11:~lrii spinto all'azioiie non sarit dir. rilii) sfi.i~irit:nto11111 srio ilelitto, strumcntc> mei.aiiienttl l~nssivi); piii 1 6 niclio conie lo sai-elil~c inrib lo [.iiiosti.ti, ] ; t iirimornlr:zz:~,o c~rinlrinrlac altra rii,zterin t l i i l i t i si t;?cc irso n1 fiiie di rcctire ij]trnggi nrsi1ir.c irii ncniico. LI responsnl)iliti~t,rii,i:~ intera ilt:l I:ilto r;tiii: siiil' c:ssi:i.c? il1ti:lli~i:litt: vllc con pravi, j1-p 1 ~ 1 l r l i l l 1 i l i i l tt ~i c ~ r l i l ini~iiilso l allo cssorc ii~i.c~spotis:~liiir*. \ I I It ( * I ~ I I ~ : S ~ ( I ! ii111i10 (l' i t ~ ~ i u l m si ~ ~ ~ ~ (la 1:tIiii : diwl ~ 10 i~tiJi~.(~lI , ~I I I ~ I I O ~ : ~ : t t t : t ~ ~ l ~ ~ j t , ~ , to, J I I
( I ) ' ~ ' I . I I ~ I I ric.orel.ilii tiri csciilliio siit;:ol~ii~r~ eli l ( i l X ( i ~ l l ' Eco d e i 7 ~ ~ i h 1 t r t r si i i.:iccoiitii ciia i i i i il

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d' ingiuria i l proprietario di uii p;ippagallo, che :ivcva i3truitr) cliiesto animale a proferire parole vitupprevoli contro un suo vicino tutte le volte clie lo vedev:~ p'issare dinanzi lo sii;i c:tsa; considerando che I'animalc rion era altro che IIIIO struiiiento fatto agire dolosamente dal padrone :I d:iiino d ~ l 2110 vicino. lo non so se sia vera questa sentenza, o s e piiiltosto sia una faceta invenzione del giornalista. Parrrii pero che niente sia repugnante ai principii della scienza, In quale ci vuole responsabili dei fatti dannosi volontarianiente cagionati da noi, tanlo s e immediatamente si cagioriitio col mezzn degli org;ini nostri, qunnlo s e si procacciuo per virti (11 forze estoriori alle quali iioi abbiaino dato 1' inipulso.

Questi esempi io non ricordo per sollevare riirimentanearilente 1' animo dei giovani nella graviti^ (lei loro studi, rna perchQ sembrami che per essi si cliiarisca pi lucidamente la veritti di cib che 110 (letto di sopra intorno alla impossibilit di dare una definizione materiale dello elemento materiale della ingiuria; e meglio si apra la via a comprendere quanto sar8 a dire tra poco, cio che la vera essenza della ingiuria B tutta posta nell' animo dello ingiuriante. PerciO i legislatori nei loro statuti penali o hanno affatto taciuto ogni definizione di tale materialit, o se sonosi accinti a darla non hanno potuto porgerla tranne per una relazione ad uno stato tutto intellettuale sia del? animo dello agente, sia c-lell'animo dei cittadini. Cosi il codice Badesc? al g. 291 disse clie la ingiuria si costituiva da qualunque atto di dispregio, e da qualunclue parola che secondo i costumi dominanti, e la opinione del popolo o della P-espettiva classe si prendono per 01VOI,. 1x1. {i

traggio. Hella quale nozione voglio notare la e&tezza di quel pensiero che d valore nel presente argomento alla classc a cui appartiene l'offensore, e 1' offeso. Non 13 questa una tradizione aristocratica; i? obbedienza logica al sommo principio elle la niaterialit5 della ingiuria sta tutta nella opinione (che per conseguenza relativa) e che nel calcolo del relativo non possono pretermettersi i riguardi ai costumi del luogo e alle condizioni personali. Questa verit5 fu portata al suo ultimo svolgimento dal l) e C h a m p s (pvojet helgc pag. 15 et 1Li ) che manifestb In opinione doversi tutti i processi d'ingiuria defcrire ai giurati come i pii1 genuini intcrpetri dclla pubblica opinione. L a Corte Suprema di giustizia in Yienna con sria sentenza del 34 iiiarzo 1863 n. 2041, annullando due precedenti giudicati contmri decretb che 1' avere un giovine detto vcttli CL far f: . . . a una donna che lo importrinnva, non prescnta niatcrialc di ingiuria, esprimendo piU spontanea la idea di dire in iiio~lo basso escimi dcittoi'rio. Voilasi qriesto giti,licafo ne]]' E(;o tki Z1~.i7,lr~znli j(i87, n.

Prima di chiudere questa escursione bisogna clie io prevenga una critica. illi si dimander se verainente io creda che negli odierni costumi tutte svariate forinc di oltraggio nelle quali sono venuto inostrando come i pratici riconoscessero elemento il' ingiuria criminosa, possano seriamente proporsi a fon~lainctito una qrierela con grobabilitd di otdi tcncrtl una condatinn pciialc. 1iisy)oiiilo fraiiccimenti*
Itl

clie ne dubiterei: e se taluno mi coi~sultasse coiiie avvocato per instacrare una (laerola d' ingiuria a causa di un gliigno, cli una violata precedenza, o di un negato saluto, lo consiglierei a desistere, preconizzaudo quella sentenza cli Orrizio, S O Z G Z ~ T I ~YW?~, ~ ~~~I Zc~bzrkcte, lu 'I~%MSZI.S (~OiOZ'S. La deniocrazia che :';L passi (li gigante verso il suo avvenire non pcniic?ttereLl~e forse oggi al giudice una condanna per siu~ili inurbaiiitk (I). IIa non per clnesto si pnb darmi taccia cli avere voluto far polnpa di uil'a inutile eruclizione se ho posto inn;'inAi con la scorta il(;.lla clottrina fino a qual punto spirigossero i pratici il concetto della ingiuria prinii~ilc.I,a utilith grnildissima di questa cognizione non Inillo si srolgc nellu accusare quanto iiul itifendere. l'crchi: sc il ghigno, 1 contorsione di l~occa,o il negato saluto esauri3 scono gli estremi materiali della iiigiuria, nc avviene chs qualora il cittactino contro il qriale furono diretti quegli atti heR'iirdi nl~bia erotto in villane l~arole,e trovisi in pcricolo di essere conclannnto per le meclesiruc, trari.t'i rin vantaggio vitale dnlltt natura ingiuriosa di cluegli atti, potcndo allegarli tcl fine di sostenere la compeiis:izione cc1 oticiicr*c! la c4ssoluzione. Qnestn osscrvnzione io crcclo ii~il~oi~taiitissin~ae da tenersi scrnprrr; prcsente dai clifunsori di accusati per ingiuritr. L n utilith della scusti. delIa p~*ovocfcsione (sotto qu:ilunrpe forma si cst~itiscdii) b iiiiincnsa: c non 11isqgn:i pcrilerne il h(:nefizio per vani timori ili cinticjnati rigorisini. Or~nai nclla n o ~ f ~ ~ a iiinriniorcvoli inonurnenti 11r:tticn lianno saiizio;t;iio il sn1rctcti.c) l~rincipioche a1 li~(\ (li scusare unn iii~iririanon i\ sernyirc necessario elir: l'ofli!.;~ la ~ccitassr:con :lili clic a tutto rigora(\

di termini esaurissero gli estremi della punibilith come delitti di' ingiuria. Basta che 1' imputato potesse ragionevolmente ravvisare in tali atti rin oltraggio diretto contro di lui : fosse pur questo figlio di mera imprudenza e scevro di ogni spirito maligno, ci a nulla monta. Le scuse (non si dinietitichi mai) esauriscono tutte le loro condizioni nella contemplazione soggettiva. Siamo sempre nella teorica cardiiialc dello errore scusante (2).
(1) Appella allo elernenlo materiale della ingiuria la qiiesiione se una proposizione condizonnlc porga elernenlo di tale r ~ a l o .Sono a vedersi su cib C a r p z o v i o decis. 35, o R i m i n a l d o lib. 2, cotta. 118: oltre qlianlo dir e noterb al $. l757 nota. (2)Non bisogna confondere la teorica dello errore di p e ~ s o ~ i rcon la teorica tlello errore di crrztsn. Corra pure r fr.1 i prnlici il precetto che 1' e r r o r e ?ielln perso~ic-cdello irlgittriato non scusa la ingiuria: W e r n h e 1. o s e ~ v n t i o n l i n ~ t o ~ t l .1, ~ ( I V S 2, obsr~.cirrt 48G, pirg. 478. Siav pure tr:i i iiiodrriii giuristi clii tratlaiido in un puiito di vista generale degli effctti elio lo errore nei soggeito passivo pub produrrc sulla inipritazionc abbia uiiificalo la soluzionu del problenin con obbedit.nza alla leg. 18, S. 5, ff. de i i i j i ~ i i s , cos nel tenia deli' omicidio, come nel tema della ingiuria. Tutte le generalili so110 pericolose. Lo errore nella persona dell' nffeso noli scusa finchb si reca innanzi nel mero punto di vista delln dilfcrenzn mtileriale che corre tra persona e persona. Ma se :I quella differenza materiale corrisponde una dinrrnzinlith giuridica lo equivoco diventa errore essenziale sia in quanto alla itnputcrzionc sin in quanto alli1 scusa, secoiido i wsi. Passarido di sotto la niia casa veggo alla finestrii una gioviiietta. La credo niin figlia e le grido, stnfti i i l ccrstc c i i ~ ~ t t iEra invecc una viciii:~ visitntricr. S;iri, io piir.

iiibile per ingiuiittS C~~irdiiinioci senipre dalle gciicralitl~ tielle rn~ssinierigorose. Di n1:issime assolule nel @re pcnalr deve iion avvene clie una, ed i?qlirlln clir la ii~~prlrcrint~e sPn!prc coiitcnrl~r~t~rirsi il tlolo i,rdividule. Veclasi ciil con clie scrissi a 5. 18%.

Elen$eu.to i n t e n z i o n a l e .

' non La forza fisica clel reato d z.lzg~z~?*ia si estrinseca oggettivamente in un attacco alla vita di altri, o in una macerazione o contaminazione del corpo altrui. Essa agisce direttainente sull' animo altrui, in quanto nel medesimo si eccita o la cognizione dei difetti di alcuno, o la cognizione cli essere noi stessi tenuti a vile, ed in questo consiste la oggettivitA materiale del malefizio; del quale per conseguenza azlche il danno immediato principalmente morale a differenza degli altri reati. L' occhio vede il gesto o lo scritto, 1 orecchio ascolta la parola ol' traggiante, ma l' occhio e l' orecchio non nc patiscono dolore; e soltanto i sensi deli' anima se nc commuovono, perch 1' azione di questo delitto sta tutta i11 una idea e nasce dal contatto delle anime, dall' una all' altra delle quali la idea si comunica. questa la prima ragione per cui nel reato d'ingiuria si ravvisa nella intenzione maligna dell'olt<rtiggiante, non una condizione soltanto della sua imputahilitj, OLI mcro criterio misuratore di qiieun sia, ma sibbene un elemento chc ne coinpleta Iu

ingiurioso per loro stesse per i1 coinunc icstts loqucnrli; eri allora incombe alla difesa lo cscludcre per circosta~ize speciali lo cltzinztcs iujuriirndi: e qui~ndo si faccia anche per ir-iezciU zo di congetture valevoli, il giudice pu, assolvere malgrado Ia natura ingiuriosa delle parole purchh r i t c n q deticient e I h n i m o d' ingiuriare. Sarebbe gravissin~oerSroreasserire che la indole ingiuriosa delle piirole perpetuariiente irnpedisse di dedurre la mancanza dell' animo colpevole. Quesla la furmlila nella quale io credo si d e l h a riassumere la dottrina pratica odierca sulla perplessit che genera il conflitto fra IU iityiuriosit naturale della parola o dell' atto e la it~ipugrmliva dell' animo di oltraggiare. La presunzione desunta dalla lcy. si non corzuilii 6 C. de i??juriis fu qualche tempo osciliautc nelle s u e concrete applicazioni. Si osserv che nessuno pub dare una prova esteriore dell' intendimento rlell' animo suo, e si venne al veccliio rimedio di ordinare al giudicabile che si purgasse dagli eli'etti della ingiuriosil dcll' atto prestando gizcr.tr~ncnto di non avere voluto ogeiidere. fifa i giuranienti purgntorii andarono in desuetudine. Ed allora ammetkrido la regola che le presunzioni si possono vincere con prcsunziorii opposte, i dottori si dettero studio di enumerare le congetture valevoli a d escludere l' aniino di ingiuriare a fronle di un fatto ingiud rioso. E qui si vcnne enumerando la co?gi~ciwio?zci salagite, per argorricnto della Icy. unica, C. de olicndatione propi~iquoricrn, e l' amicizi'i, e In buona fama, ed nllre simili: Il II n n i u s ctd Trc~cleriinzdispnlal. 30, l l ~ e s 4 , qilrtcst. 35 . aI e v i o decisiones purs 1, decis. 5 1 , n . 5 ct 7; et pc11.s 7 , dccis. 112 B o e 1 m e r o decision~s loftf. 5 , pnrs 3, dsr1 cis. SO4 A r u rn a e iis disputalioites disp. 24, tlbes. I f i S t u c k crercitrrlio~~cs .Tusliniunecte pnrs 1 , dccris 13, cisscrtio 8, lit. C. Disputc che senipre finirono con la solita conclusione clie in qualunqiie rlutibio dovesse c.~clirdersi 1' animo iogiurio~o lo clic in fin dei coriti molio asseirriii: tarnente ridusse al rniniuio valore Iu I'orniiila del dolo pi-tisiirito. E si aiitih fino a stabilire I n rcgulti (che con altri

venne insegnata da F a b r o in <odiceni lib. 9, tit. 20, definit. 10 et 11)che dovesse assolversi lo ingiuriante quando innanzi al giudice confessando il fatto ingiurioso s o ~ g i u n gesse di avere agito per impeto ed irrifletlulamenie, e professare invece tutto il rispetto e tulla la stima verso il d0lente. La quale regola anderebbe all' assurdo se la si portasse u fare della ritrntlnzione o del pentiwiet~touna dirimenle del delitto consumato. La ritrnttusione non i: che una ci+ costanza per la quale il giudice si pu pi facilmente convincere che mancasse lo animo di ingiuriare: ed allora egli assolve non perclii: perdoni un delitto commesso, ma perch giudica nota essersi conlnzesso delitto, argomentando dal contegno posteriore dello imputato la deficienza dello estrerno essenziale della ingiuria. Dinicilmenle per si possono dettare precetti scolastici in cosa che dipende dalle speciali apprezzazioni del falto, consegnate sempre alla prudenza del giudicante. Basta che egli non pronunzi lo errore di ri-. ' tenore 1 aniino per la sola Bngiuriositci delle parole; basta che desuma 1' animo reo da congetture accessorie: e sar insindacabile.

Ma di questa regola importantissima che l'aninzus injuriandi attenga alla essenza di fatto della ingiuria avvi un' altra ragione pi sensibile, ed ugualmente vera: e questa deriva dalla natura delle cose, perch utia ingiuria non come una percossa la quale reca dolore sensibile tanto se da malvagio animo quanto se da colpa proceda. La sua indole offensiva non pu stare per modo assoluto nb nella parola n nel gesto, i quali sono offensivi r non offensivi secondo che tali li volle o non li volle colui che parlava od agiva. I1 gesto e la parola niente altro dicorio oltre ci6 che loro volle far

dire colui dal quale emanarono. A tutte le parole, :I tutti i gesti puO darsi una doppia significazione, ora oltraggiosa, ora di onoranza, o per lo meno intli8erente. La ironia cambia il senso di una parola o di un gesto: una riverenza affettata put essere un atto di derisione, una parola di encomio pub lanciarsi coine un insulto. Ed a ci si presta, oltre il modo di agire e di dire, anche la variabile significazione che le parole ricevono nel comune linguaggio. Non pub affermarsi (a modo di esempio) se colui che disse c w n ad una donzella venne a proclan~ai-e sua amabilit, o se venne invece afferla iiiando che ad alto prezzo vendesse i favori suoi. Per decidere il dubbio B sempre inevitabile indagare la intenzione dell'agente. I1 motto beffardo se con animo beffardo, onorevole o indifferente, se con animo diverso si proferi. Senza la intenzione la parola spesso lettera muta (1).
(1) In inateria d' ingiurie mi fu-presentato un dubbio siugolarissimo. Mi si domand s e la inlenzione di provocare ud un duello fosse esclusiva dello unimus inju?'iundi. lo (dicevasi) non volli denigrare la fiinia del niio avversario, volli solo costringerlo a battersi nieco: ben lungi con ci di attaccarne 'l' onore io gli fiiceva tcstinionianzir onorifica, perch se lo avessi stimato persona vile avrei esilato a battermi secolui. Questa argomentazione mi parve specioso, ma non solida, perch sempre restava la iiiienziotie di ferire 1: avv(?rsario nell' onore, quantunque cib nel disegno dello agente non fosse fine all'azione, ma mezzo. Quanlo io scriveva in questa nota nel 1868 trova correzione e mi~dificszione in quauio poscia scrissi al fj. 2906 e 2907. hJa sc oggi mi si donlanda il mio uliiino pensiero, risponder senza esitazione che scientificamente io tengo per migliora la opi-

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nione da me adot,laln nel testo anzichh 1' altra che nella presente nota io aveva fugacemente accennata. E che vi ha di pi singolare si k cile 10 errore da me incorso nella presenle nota mi si fallo chiaro per 10 elogio cile di questa stessa nota io trovai in U giornale, OVe Un n inio dotto collega pienarneute aderiva al contenuto nella medesima. Leggendo clie i! rnio ragionamento si voleva COnVerlire in una massima generale assoluta, io dovetli accorgermi clie il mio ragionamento era filiso. Se si aderisce al principio cardiriale rlella nozione della ingiuria, quello cio che la essenziiilii8 dei reoli ~igjiressivi dell' onore tutta consisla ttelln intolzionc di o l f r t t d c l ' ~ 1' ol&re (illl'lli, bisogna per logica necessit venir? n quella conseguenza che quantiinqrie pcr provocare a duel!o siasi scelto il nlczzo dcllrt ingizcric~ pure il titolo d a ingiuria non piib sorncre percliii Ic manca il criterio essenziale tlcll' iininio d 7 in$ui.inre: e sorge invece come titolo noil dirb principale, rno unico di reato, la prooocazione (L (li~~>lEo. i i ~ p rragionando scicntific,~iiietile& S~ e sofistico I' argorncarito clie mi abbagli quando scrissi qiiesta prima nota. h soficfico percliP pecca di pelizione di principio. IO dissi l clic io avcrc scclio la ingiuria conie mcauo per consiiinare un altro delitto non esclude che siasi sempre cornmcsso e uolilto eoian~citere delitto d' ingiurig. Quesiil il osservazione come gcilcrnlitrC b giustissima; rcpiigiiando clie iin dcli~lo si sciisi perclib abbia servito di mezzo a d un scconrlo dclilto. hla la generaliti stessa presuppone un posliilato, manc;tntlo il quiila 1' argomeblo diviene sofistico : presiippone cio (noiisi bene) clio il fine criminoso spcciale ~ O I I detinlirri il delitto servilo conie mezzo. Allora col delirio fine concorre il delitto niczao con tutti i caratteri clello cbsser suo, etl iiriibrdiie i litoli restando vivi, dovr applicarsi cl'i~lloclic abhia rnargiorc griivitl, giusta la teorica dalla prc~alenza.CO& rion vi Iin cl~ibbio ~ I i e1: omicidio servito di iii~'Zz0 al flirto, riiriatie senipre omicidio perchb sempre si volle uccidere; c lo avere ticciso p e r pile furto non fa k1);trirc la ~ 0 1 0 i i i i di iiccidcrc. h1;i quando invece 1' ulteriore

ai S. 2906

fine delitt~~riso denrrttcrn il firtto clie iia servito di mezzo h i i i ~prclta petizione di principio rileuere come co~isiin~;itO iiledi~inleil rn13z2 quel delitto che in ri~gionetlel iine specirile 6 venuto a perdere i caralieri di quel delitto che altrimenti avrebbe r;ippresenl;ito. Se pertanto si ammette clir il fine d i prouocnre a dstetlo elirr~ioi a E ~ t t o1" ctnii)~ocr ingizo'iare; e s e E vero che la nicr~zcnlaza dell' crnillzo d' ingiu~iccreeliniini il de!itto ri' ingiuria: i evidente il sofisma nel : quale si cade applicando qui quella generalit che la c r i ~ ~ z i ?zositli clel f i n e non elinzi>arc la crirninositri del wrezzo. Verissinia sempre E questa regola, tranne quando il fine speciale, bench criminoso, denatura la indole giuridica del niezzo perch ne b sparire un criterio essenziale. Un esempio illnr~~ina questo ragionaniento. Il furto consisle nel pigliare cosa altriii col f i ~ i c d i a?.riccliir.yi. Or bene, s e io rubi il iuclallo altrui per f<irne falsa moneta, qiieslo fine criniiriosri iion eliinina la criminosita del mezzo: e rini;ingono otiieltabili ambedue i titoli di falso nuniinario e di furlo. illa suppongasi un credilore che frodoleulomonte o violentemente pigli la cosa del debitore p e r 1,nynrsi del suo credito. Questo fine criminoso percb f ~ .sorgere la oresa alla pubblicii giustizia e il titolo di riigion f<~ttasi. obielterete voi il tilolo Ma di fiirto congiuntamente al tiiolo di ragion futtrzsi in ossequio alla vostra regola c l ~ eE criminosit del fine non escluilc n lcc crinlinosit del mezzo? Se ci tetiterele voi iigircle turilissimo, e troverete conlro simile tentativo la costante giurisprudeuza dei iiostri tribunali, la quale in ipotesi sifbtte giudic sempre che la ragion fiittccsi era inconciliabile coi litolo di firrto, e che qilella escludeva questo. E per qual motivo si giudicalo scinpre oosi? Per la ragione che ho detto, cio che lo speciale fine crirninoso d i escrcitnrc il proprio diritto cliaiina la intewzione rli cirriccI6irsi ingirist@nlc?lle a danno altrui: Iaondc poichb non pi furto il pigliare iizuito Joniino cosa altrui senza a n b l o di Zncltpletto.si, il fine speciale toglie al nrezzo la stia crirninosii;~ ordinaria, 0 lo s p o g l i d i qucl titolo che alrinienti sarcbho

stato inerente al llledesimo. Non pertanto che la crin~inosith : del fine escluda la criminosit del mezzo; ma invece la denatura, la modifica, e la compenetra in tal guisa col dclitlo /ilte clie rimane imputabile unicamente il delitlo fitte, perch, ;I\ mezzo sono mancate le condizioni per obiettarlo come delitto di per s stante. Ecco quello che io credo vero sci~iitificcin~enle. anche prntica~tie?zteio credo che quando Ed la legge locale elevi a delitto la provocnzio~iea duello si dovr sempre obiettare questo solo titolo, e non pi 13 conlumelia, perchi. le mancher lo estremo indispensabile dell' animo di offendere 1: altrui onore; sebbene dove la legge locale uon dia il carattere di delitto ;illa provocazione a delinquere possa incontrarsi difficolt8 pratica nel lasciare il fatto esente da ogni imputazione: e questo cib che io volli dire al S. 2907. La proposizione clie la criminosit del fine non i~ifizliscusulla criminosit del mezzo paradossale e fallace. Sono cento i casi nei quali v' influisce, Quando mai i tribunali chiamati a condannare un ladro clie penetrato in mia casa vi rub una lira si videro infliggere a quel ladro non il mese di carcere minacciato al furto d i zina l i r a ; ma i due anni di carcere minacciati alla violazione di domicilio? Llai si vidc cib. E per qual motivo ci mai si vide? Per la solit:~ ragione da me addotta cio che la criminosit del fine di furlo toglieva allo ingresso arbitrario nel mio domicilio il carattere essenziale costitutivo del titolo d i uiolozione d i domirilio, vale a dire la inlenzione diretta ad offendere 1' allriri libertic, invadendo i lari domestici del cittadino per turbare la sua privata tranquillith. Sempre in gravi errori si cade quando si vogliono costruire certi reati col solo elernenlo di una diila maleri:ilil, senza tenere il debito conto dello elemento inlcnxiontrle che completa la respettiva esscnzialii giuritlica. Vedasi anche la nota a 3. 1839.

Di qui prima di tutto nasco la regola che non si ammette ingiuria colposa. Questo principio risale al 7 testo delle leggi romane: Ieg. 3, S. 1 et 2, fi. cc i?$zc.i-iis;l. 1, S. 35, /r. depositi; Z. 34, p?*. cle obliy. et clct.; 1. 41 p~i.rzc. ad leg. Aqzcil.; bellissima b la ff. 1. 1, g. 8, $ de igzsy. ue?ztve; ed esplicita la l. 5, C. {le i?Qzaiis.Onde non meraviglia se la massima che nega la ingiuria colposa t: comunemente insegnata in tutte le scuole (I). A molti perb piacque di Ctesta regola addrirre la cmpirica ragione che se si ammettessero le querele per ingiuria colposa se ne assorderebbe il foro di piati giornalieri; e hisogne rebbe fuggire 1' umano consorzio. Ma questa argo mentazione, sebbene prediletta da niolti, non soda disfa al mio modo di guardare le questioni. La ragione di non imputare le ingiurie colpose sta nella mancanza di +~zuleriuZe, cos sta nelle intime cone dizioni del fatto. E ci appunto pereli8 attesa la naturale elasticit dei motti e dei gesti, non avvene uno clie possa dirsi in s assolutamente ingiurioso se tale non lo rende la intenzione di chi Io proferiva o lo eseguiva. Laonde quando si suppone che un gesto od un detto siasi posto in essero inavvertentemente o senza anirtlo di fare ingiuria, si pone una ipotesi nella quale nianca veramente il materiale del reato. Un colpo sulla persona pr10 ledere il diritto quantunque recato inavvertenteniente; ma non h possibile altrettanto in una offesa 311' onore.

(1) R e n a z z i elementa jur. crini. lib. 4, pnrs 4, cap. 9, C r e m a n i de jtirc crilninnli vol. 2, lib. 2, cnp. 7, urt. 7,s. 4 TT O e t in tit. de ityltriis n 20 bla t t h e O de crim. li6. 47, tic. 4 , cap. 1 , S. 7 P e r e z in prnclect. in cod. in li6. 9 , tit. 55, n. 1 (le it?jttriis Ca r pz O V iO in prax. pars 2, qctaest. 07, n. 10 B e i s t e r S. 188 I . L u d e r o l i l e n c k e n i o de p~+obcitioaeirnimi itzfere~zdi injlwiarn, i ejzia Disserlllt. 11. 2. La possibilit della in-

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giuri;] colposa si neg senza esitazione anche da F e u e r b a c h , G r o l l m a n, W e b c r, ed altri luininari clella scuolii gernianica. Soltanto parve dissentire I' acutissimo Iil e i ns cli r o CI t iiisegnanc!~ che anclie per mcrn colpa poteva benissimo recarsi danno ;i1l2 onore altrui senza nessuno intendimento ostile. fila le esc~iplificazionicon cui volle corifortarc il suo assunto sono casi di violazione di segreto, o di prol~alazionedi lettere, nei quali sor:;e una speci:~lit propria tutta differente dal titolo (I' insiurii~.Potrh diihitarsi s e iiei lcrtniiii di nier;i colpit si Licci.~ riiai luogo ad azione civile per. le ripariiziorii quaiido per :ivvcn(ura taluno con un suo discorso impriiilente ubbia ad altri recitto un grave danno ~~alriiiloniale: tale qilcstioric cocc tloi liniiti del n ~ i o nin coiilpito. La Lesi della ingiuria colposti si soslciine dal B o g l e i. clisaerl. dc Ito~~ticitlirt lir~guac$. 11: fra lo dissertazioni del T li O ni n) il s i O ~101.i Bla esso non pr'ocede da altro criterio . traiiiie quello dell' auiiiojia con 1' oiiiicidio, scnza ponderiirc sc fra caso C caso vi k rasionc di distitigucrc. E In ragione sta ;iripuiilo in queslo: clic clii uccirle allri senza prrvcdcrlo uccide quanlunclric iion prcrcda di uccidere; nicntrc chi viiulni clic abbia ingiuriato ailri senzii prcrcderlo iion Iin iiiciu!'iato, [~crclit!noti iiigiiiria clii non v:iolc ingiuriar?. Si teiigii 1i.o 1' ciiiinio al pciisirro ~ I i c ogni in;iuri:i priiitn di avcr vit:i CSlGrioi'~tievc riecrss~iri:~iiiciilcr r clssrre ttile avere aynltt p i i t i ' ;ilii(xcedcntc vila inlci iore iiell:i iiiviile di roliii clie l,i CIIIBI~:qiicsl;~dispiiin clie si volle irilriciirt. :ipparir;i I i i ~ i d * ~ e JIIP I I U S L ~ P i~iLclli~c~izc.

Nk io credo che questa regola possa restringersi ai soli termini di ulern contunielia, negandul:~ nelle pi gravi sl~eciedella cllff'cc~.~zazio~z~ libello fne del OSO (1). Tuttu sta nello iiitsnilersi intorno al dolo che si richiede. Sicuramente se si esigesse la prova che veramente siasi sparso il lil~ello, ripetuta o la imputazione con l'apposito fine di uccidere 1' altrui fama, cib sarebbe troppo pretendere. Ma non l~isognain rluesti reati coilfondcre l' c~nif'i/7z~s nocendi col dolo. Questo e il f~ttale ccluivoco al quale conduce troppo spesso la infelice locuzione franccso hzfietziiosz cle .izu.i.l.c3. I1 dolo speciale dei medesiuii consiste nella coscienza cli divulgare una sc~itto o una proposizione ini'arlianttl, ancorchk si Gtccia per semplice leggerezza, e pcr dar rnostra di bello spirito: il dolo sta nel sapere che con quell' atto ai viene a ferire la riputxzione cli umana creatura, benchk non si proceda con esplicita nialigiiitt4: ci0 ])asta. Sicuramente la ri~aldiccnzxB un vizio che ha del satanico, pcrclik chi ne lia contratto la trista al~it~uclinee sono troppi costoro) trova una depra( ~riltasoddisfazione iiol ilir male del prossimo, ancorche si tratti (li sconosciuti, rispetto ai quali certamente non potrebbe assodarsi contro di lui la prova della intenzione di nuocere: quasi pare clie a tale la genia sia cagione di esulta~iza corruzione del geilere rimano ;tanta i la alacrittl con la quale venuti : in cognizione di un rco fatto di alcuno vanno in giro a far ponipa clella peregrina notizia, ingrandendola spesso e rcnilcniloile pit ibsclii i colori.

& perci che io ripeto essere questo reato il pii[


delle volte satanico. Chi volesse patrocinare cosi brutto contegno sotto il velarne della mera imprudenza errerebbe a partito. Ma ammettere i termini della co@a condurrebbe a render punibili anche tutt'i i casi nei quali manco ogni scienza ecl ogni previsione attuale del discredito che il fatto nostro poteva recare all' onore altrui; e in questo senso la punibilith della mera colpa anche nella diffan~azions e nel libello famoso, non B sostenibile; poich guardato il fatto nella sua individualitA e nei rapporti con 1' autore suo, quel fatto che si esegui scnza cc>gnizione del disonore altrui che poteva derivarne non ha nel suo materiale gli elementi della ingiuria. RTB codesto materiale puG accattarsi dall' animo del primo autore del libello, percht.: allora si entrerebbe nei termini clella complicit : e gi sappiamo che non si pub essere complice cli altri ( S. 432 ) senza concorso di volontlb; e che nei fatti colposi non pub aversi vera e propria complicit~~. Laonde, come notava cli sopra, appositamente nella definizione (li questi due reati si aggiunge la parola dolosn?ize?zte, per ricordare che anche nei meilesiini sta ncl dolo la condizione principale del corpo del delitto.
(1) Diversaniente opin il bI u n d i o f de difi~nutiotiihus c ~ p l. , n. 51 ) il quale credette inscgnnrc (pay. 29 ) clic 511 questo proposito intercedesse differeiiza fra Iii ingiiiriii e Iii diffciniazione, sicclib per mero errore o disnvvertenzii nori potesse commettersi In prima, ma bene la seconda: la qii:ilc. tlistirizione s e piib ainmeltersi agli effetli civili io non la cretlri .tcceil:ibile agli effetti pcnnli. In proposito (li questa opcrn clrl Y i i r i d i o trovo clic Q r c I I c t D i i i n n z e ; i i i (uol. i,pn!l.R,

ttof. -i) narra di avere fatto luilghc rd ansiose iiccrcl~ecli questo libro, ed averlo liniilcrerite Iror,~lo alla Biblioteca dcI Re di Francia n1 catalogo '3, fogl. 155. Se pcr altro q ~ i a l c u n < ~ desiderasse di consultiirlo, visitando 12 mia Biblioteca priil risparmiarsi di andare ;illa Rcnle d i Francia. Del reslo seiilhra che ad alcuni ruoderrii codici, conie quello di 0land;i r Il Badeue (5. 294 ) sia piaciuto di convertire questa regola i n uii arlicolo di legge: rna non vedo la necessit che il legislatore ne impacci la prudenza del giiidice.

Anche la indagine dello elemento intenzionale apre l' adito ad una illustrazione che giova a chiarire il principio (1). Ma quosto si illustra non per via di enurnerazione di casi clie presentino la essenza del reato: s' illustra all' opposto per via di enumerazione di casi ove cessa ogni carattere criminosc~ pey virtii di uno speciale stato di animo onde s' informava 1' azione, e per virt~del quale viene ad eliminarsi I' aniiilo cl' ingiuriare. Un primo esenipic~ di cotesta intenzione innocente si trova nell' c~.lzh~zo cli cor.reggelne: &Ie n c lc e n i o disse?-t. tlc probcct. r~"12.i1ni i?zfe~neizclrce i~zjur2icte 20,pcdg. 5.9. Uno (lei thes. preeipni Leucfizi della umana consoc:iazione quello del sindacato morale che 1' uorno esercita sovra l' altro uomo, e che niirahilmente serve ad emendare le nostre viziose tendenze ctl a spingerci nella ~ i del nostro morale perfezionamento. Interclire co.a (lesto sindacato nel civile consorzio sarebbe contrario ad uno dei fini primitivi della consociazione ; se ne darcl)?)eargomento al male [li crcsccre, impaccio al tnigliornrnelito dcllo individuo: nessuno clie VOL. 111. 7

- 08 ragionevole sia pu dirsi offeso se altri a buon fine cerca emendarlo di un suo difetto, e per quanto l' amor proprio ferito possa fargli a prima vista apparire aspra la riprensione, quando vi torni a riflettere deve sentirne gratitudine e non rancore. I1 diritto d' istruire gli altri ed avvertirli dei loro clifetti 6 da tutti i pubblicisti (2) enumerato fra i diritti originarii all' uomo concessi dalla legge d i natura. E chi esercita codesto diritto, purch convenientemente il faccia e senza passione ostile, non pub essere dichiarato colpevole se non vuolsi che alla suprema legge giuridica osteggi la legge civile.
(1) In ullini;~ analisi questa teorica porta alla conclusione che non solo in una accusa di ingiuria basti interpretare la parola secorido le regole grammaticali : N o v a r i o decisiones Lucanne clecis. 2'29 : ma che di pi bisogni costantemeute procedere per via di interpretazione concreta anteporiendo seulI r e alla signilicazioue grammaticale il significato che ebbe in riiente colui che parlava. Ed ollre a ci quando pure si giunga ;r sttibilire clie chi parlava usb la parola piuttosto nei senso che suona censura auzich nel senso i n d i ~ e r e w t e ,questo egli fece pel fine preciso di recare oltraggio. E cos pub costifuire contuniclin la parola in s, non i~igiuriosa e non co; btitiiire conturiielia la parola ingiuriosa. (54) 11a u s elenicnta jr~ris nrrturnlis S. 1113 % ei lI e r j u s Iactturae privalzim $. 44. Questa sentenza volle csprimere T e r e r i z i o in qiiel celebre detto homo sum, ?ti.. hil a tue luriicini ulieniirrr puto :il qual p:isso bencli. intesn (13 ni011i conie urla SCuSii di debolezza propria, nou 11a iiicilL P ntTiil10 in bocca dello ii~ter.ltrcutor~ T e r e n z i o cotestn di *i;iiificalo ; rria coriie bene iuostrarono i riicglio t3riiditi sI:t ;l11 rsprirnere sono uoino e coinrl fiile ho diritto cli interessi~rini in cib che farino gli altri iioniii~i.

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