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nella Bibbia di Gerusalemme. E infatti importante inquadrare il testo nel suo "contesto", cio capire in quale libro della Scrittura siamo, chi parla, qual il quadro storico della vicenda. Un prezioso aiuto ci viene offerto dai Padri della Chiesa, maestri insuperabili di lectio divina, i cui testi pi importanti si possono trovare nell'ufficio delle letture. Ma riprendiamo i quattro momenti della Lectio divina presentati all'inizio. La lettura Il testo sacro deve essere letto in modo chiaro, a voce alta e ascoltato con cuore aperto. Nelle grandi celebrazione liturgiche dell'antichit cristiana e, per tanti secoli, nell'occidente, non si pensava che l'omelia fosse indispensabile alla celebrazione, perch la declamazione del testo era gi omelia! Essere nel testo Chi legge deve essere nel testo, non fuori del testo, in qualche modo lasciarsi possedere completamente dal testo per poterlo trasmettere. Altrimenti trasmette le sue situazioni psicologiche, le sue depressioni, la sua volont di potere o la sua cultura. Quindi la declamazione del testo sacro fondamentale per la comprensione delle Scritture. In questa prima fase si fa l'esperienza del combattimento con i pensieri, che vengono chiamati qualche volta spiriti, qualche altra "loghismoi". Per secoli i monaci hanno elaborato delle tecniche che si riferivano proprio al "depuria demonun", al "combattimento contro i demoni", per arrivare ad una declamazione in cui non ci fosse pi il soggettivismo individualistico dell'uomo, ma fosse trasmessa al mondo unicamente la Parola di Dio. Per quanto possibile, perch deve essere veicolata attraverso uno strumento umano. Ma, per quanto possibile, bisogna che la Parola di Dio venga fuori nella massima purezza. Non si stabilisce una data o un minuto in cui passare dalla lectio alla meditatio che deve emergere da sola, quando la lectio stata vissuta adeguatamente fino in fondo. Finche non avremo il coraggio di tagliare tutto ci che va tagliato, di liberarci di tutto ci di cui dobbiamo liberarci, e quindi "essenzializzare" in qualche modo la vita per poter permettere questa "esycha", questa serenit, tranquillit, pace interiore, dobbiamo insistere nella lettura del testo. A questo servono certi esercizi, che sono la traduzione dell'ascesi, laschesis greca. Ci si esercita, ci si allena, ci si sottomette alla disciplina del ritmo, di modo che quando saremo di fronte alla pagina sia essa a parlare, non noi che imponiamo alla pagina di dirci ci che vogliamo dirci. Per poter vivere in pieno questo primo momento, i Padri della Chiesa indicavano anche delle tecniche, che a esperti di metodo come gli scout, non possono essere sgradite. - Una delle tecniche imparare il testo sacro a memoria. importante perch obbliga all'attenzione. Chi distratto. non impara a memoria. La memorizzazione va dunque considerata una delle discipline pi immediate, una delle ascesi, su cui impegnarsi subito,
senza trovare scuse, dicendo di avere poca memoria. - Accanto alla memorizzazione c' l'impegno ad una lettura del testo fatta con rigore che oggi chiameremmo scientifico, che pu riguardare l'analisi critica del testo stesso, e che possibile a chi conosce questo strumento. - Infine utilizzabile anche la metodologia dell'analisi sintattica del testo stesso oppure l'analisi della struttura, secondo i propri strumenti culturali. Si tratta sempre di accorgimenti per poter essere attenti al testo, perch ci che ci interessa lasciar parlare il testo, senza imporre una nostra pre-comprensione. La meditatio Dopo la "lectio", accade che riusciamo a collegare il testo biblico, con spontaneit, con tutto ci che ha costituito il nostro patrimonio di cammino della fede. Quando si verifica questa possibilit, allora comincia la meditazione. Perch? Perch questi riferimenti al nostro cammino di fede cominciano a illuminare il testo che abbiamo davanti ed a rendercelo pi chiaro: confrontando la pagina con un'altra pagina, confrontando una parola di Ges con altre parole di Ges, confrontando un fatto con altri fatti, si arriva al chiarimento. ci che ha fatto Ges con i discepoli di Emmaus: li ha invitati a leggere quel loro momento storico, l'evento di cui erano stati testimoni, alla luce di ci che era stato gi scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi. Il prodotto di tutto questo lo svelamento del senso profondo della pagina letta, che diventa pi chiara, pi luminosa. Questa la meditatio. Quindi non elucubrazioni fantastiche o applicazioni spiritualistiche, emotive o intimiste, ma il confronto comune ("sunballein" cio "gettare insieme" lo chiama Luca a proposito di Maria) con ci che il Signore ha gi detto ed ha ripetuto in tutta la storia della salvezza; e dunque non potr non verificarsi di nuovo, anche per noi, qui ed oggi. Con la meditatio la pagina letta illumina la nostra storia. L'oratio Quando avviene questa comprensione del testo, per cui la Parola diventa attuale, quasi come se parlasse di noi e non di quell'autore o di quel personaggio di cui scritto, allora c' il passaggio dalla meditatio all'oratio. Quando finalmente scopriamo questa realt, come aveva tentato di fare Ges con i discepoli di Emmaus e, prima, nella sinagoga di Nazaret ("oggi si compie per voi questa Scrittura"), in quel momento comincia l'oratio. Che non preghiera propriamente detta. L'oratio "il discorso", cio tutto ci che l'uomo, dopo averlo pensato, trasmette all'esterno attraverso le labbra. Quindi, una volta che la pagina stata interiorizzata al punto che diventata la nostra pagina, arriva il momento in cui possiamo esplicitarla nell'oratio.
Qualche volta l'oratio assume i connotati di una testimonianza di vita, di una risposta concreta agli interrogativi, ai problemi della vita. Qualche altra volta si esprime anche il desiderio di poter essere pi coerenti di quanto non si stati finora alla Parola. In questo senso pu essere una preghiera, una richiesta: "Signore, fammi essere pi fedele, pi coerente alla tua Parola". Oppure pu esprimersi in altri atteggiamenti molto pi profondi, che i Padri chiamano "oratio compulsionis". Quando si di fronte al testo che stato letto mille volte, ma mai con la stessa attenzione con cui stato letto adesso, si viene colpiti come una spada e si capisce che necessario cambiare vita, rovesciare la mente, cambiare prospettiva ed iniziare a camminare in tutt'altra direzione. Contemplatio Quando questo terzo momento ci ha presi a tal punto che noi, afferrati dalla Parola, possiamo dire "non sono pi io che vivo, ma la Parola stessa di Dio che vive dentro di me", in quel momento siamo tutt'uno con la Parola e viviamo l'esperienza della contemplazione, la "contemplatio". Stiamo nello spazio sacro abitato in Dio, siamo tuttuno con la casa di Dio, siamo il tempio dello Spirito Santo. All'interno di questo nuovo spazio i nostri rapporti con Dio sono i rapporti tipici della creatura nuova, di chi non vive pi secondo carne e sangue, ma si sente nato di nuovo, nato intimamente da Dio. "Quale non da carne, non da sangue, ma da Dio sono stato generato". Questo il momento in cui si pu parlare di contemplazione, che pu avvenire in tanti modi. Pu essere il dono della mamma di famiglia, della nonna, o del figlio, come pu essere il dono di una donna o di un monaco missionario. La contemplazione, nel senso di questa creatura nuova, che nasce unicamente dal Signore, la condizione necessaria di ogni cristiano. In realt il battesimo che ci ha introdotti nell'esperienza della contemplazione, perch con il battesimo che noi siamo stati immersi nella notte del Signore, siamo resuscitati con Lui. Quindi ci siamo ritrovati in una familiarit, in una intimit con Lui, per cui possiamo chiamarci cristiani, cio tutt'uno Cristo. Dunque lectio, meditatio, oratio, contemplatio. Collatio Infine c' la collatio, quella specie di goccia di miele che mettiamo a disposizione degli altri, nel momento in cui facciamo risuonare la Parola, dicendo nella verit, ai fratelli sia la nostra piccola "predica", sia la nostra vita, i fatti concreti, illuminati e resi chiari dalla potenza della Parola. Mettendo a disposizione di tutti la nostra esperienza di vita. Claudio.