Documentos de Académico
Documentos de Profesional
Documentos de Cultura
a.a. 2005-2006
9 settembre 2005
2
Indice
1 Gruppi 5
1.1 Strutture algebriche e morfismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Gruppi: definizione e prime proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.3 Sottogruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.4 Omomorfismi di gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.5 Gruppi ciclici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
1.6 Esempi di gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1.7 Laterali di un sottogruppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
1.8 Sottogruppi normali e gruppo quoziente . . . . . . . . . . . . . . 32
1.9 Teoremi di isomorfismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
1.10 Somma diretta e prodotto diretto . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
1.11 Azione di un gruppo su di un insieme . . . . . . . . . . . . . . . 37
1.12 Azione di un gruppo su se stesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
1.13 Il teorema di Burnside . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
2 Anelli e Campi 45
2.1 Definizione e prime proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
2.2 Omomorfismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
2.3 Sottoanelli e ideali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
2.4 Anello quoziente e teorema fondamentale . . . . . . . . . . . . . 55
2.5 Ideali primi e ideali massimali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
2.6 Anelli di polinomi a coefficienti in un campo. . . . . . . . . . . . 58
2.7 Estensioni di campi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3 Appendici 65
3.1 Gruppi abeliani liberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
3.2 Gruppi liberi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
3.3 Anelli Speciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
3.4 Estensioni di campi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
3
4 INDICE
Capitolo 1
Gruppi
∗:X ×X →X (1.1)
• commutativa se ∀x, y ∈ X x ∗ y = y ∗ x
• associativa se ∀x, y, z ∈ X x ∗ (y ∗ z) = (x ∗ y) ∗ z.
5
6 CAPITOLO 1. GRUPPI
∗ a b c d
a b b d a
b c a b d
c a b d c
d d b c c
∗
X ×X −→ X
f ×f ↓ ↓f
−→
X! × X! ∗! X!
• monomorfismo se è iniettivo,
• epimorfismo se è suriettivo,
• isomorfismo se è biettivo.
Esercizio 1.1.17 Dire quali delle seguenti funzioni sono morfismi rispetto alle
operazioni indicate:
f : R, + → R, +
x + → 2x
f1 : R, · → R, ·
x + → 2x
g : R ,+
2
→ R2 , +
(x, y) + → (y, x + y)
g1 : R2 , + → R2 , +
(x, y) + → (x + 3, 2y)
Dimostrazione. i) ovvia: 1 · 1 = 1.
ii) Le uguaglianze aa−1 = a−1 a = 1 indicano contemporaneamente che a−1
è l’inverso di a e che a è l’inverso di a−1 .
iii) Usando le proprietà dei gruppi si ottengono le uguaglianze:
(ab)(b−1 a−1 ) = a(bb−1 )a−1 = a1a−1 = aa−1 = 1,
(b−1 a−1 )(ab) = b−1 (a−1 a)b = b−1 1b = b−1 b = 1,
dalle quali discende che b−1 a−1 è l’inverso di ab.
10 CAPITOLO 1. GRUPPI
1.3 Sottogruppi
Definizione 1.3.1 Sia G, · un gruppo. Un sottoinsieme T ⊂ G è detto stabile
o chiuso se ∀x, y ∈ T xy ∈ T .
∀x, y ∈ S, xy −1 ∈ S (1.3)
Osservazione 1.3.7 Nel caso in cui l’operazione sia denotata con la somma la
condizione 1.3 si scrive:
∀x, y ∈ S, x − y ∈ S.
Dimostrazione. Sia H < G , per provare che f (H) < G! utilizziamo il criterio.
Dati x! , y ! ∈ f (H) , esistono x, y ∈ H tali che f (x) = x! e f (y) = y ! .
Poichè H è un sottogruppo, xy −1 ∈ H , quindi f (xy −1 ) ∈ f (H) . Ma, per
−1
le proprietà 1.4.4 , f (xy −1 ) = f (x)f (y −1 ) = f (x)(f (y))−1 = x! y ! e quindi
−1
x! y ! ∈ f (H).
16 CAPITOLO 1. GRUPPI
Dimostrazione. 1) ovvia
2) i) Se f è iniettiva . 1! ha una sola controimmagine, che necessariamente è 1.
ii) Viceversa supponiamo Ker(f ) = {1} e siano x, y ∈ G tali che f (x) = f (y) .
Proviamo che x = y. Applicando le proprietà 1.4.4 si ottiene:
f (x) = f (y) ⇒ f (x)(f (y))−1 = 1! ⇒ f (x)f (y −1 ) = 1! ⇒ f (xy −1 ) = 1! ⇒
xy −1 ∈ Ker(f ).
Poichè per ipotesi Ker(f ) = {1} ne segue che xy −1 = 1 , cioè che x = y.
f : Z12 , + → Z4 , +
x +→ 2x
f1 : Z5 , + → Z4 , +
x +→ 2x
g : R2 , + → R, +
(x, y) +→ (x − y)
h : Z, + → Zn , +
x +→ x
1.5. GRUPPI CICLICI 17
Corollario 1.5.4 o(a) concide con la cardinalità del sottogruppo ciclico gene-
rato da a.
18 CAPITOLO 1. GRUPPI
Corollario 1.5.6 Tutti i sottogruppi di Z sono del tipo (n) per qualche n.
Poichè σ è una biiezione, nella seconda riga compaiono una ed una sola volta i
numeri da 1 a n, in un altro ordine.
Il prodotto in Sn viene indicato con · e di solito è omesso tra due elementi;
osserviamo però che, trattandosi di composizione di funzioni, con il simbolo στ
si intende la permutazione ottenuta applicando prima τ e poi σ. Se n ≥ 3, Sn
non è abeliano, ad esempio
+ , + , + ,
1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4
=
2 1 3 4 3 4 2 1 3 4 1 2
+ , + , + ,
1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4
=
3 4 2 1 2 1 3 4 4 3 2 1
B) Gruppi di matrici.
Dalle ultime due equazioni segue che θ e φ sono legati dalle relazioni:
! !
cos θ cos φ + sin θ sin φ = 0 cos(φ − θ) = 0
⇒
cos θ sin φ − sin θ cos φ = 1 sin(φ − θ) = 1
ortogonale di determinante 1 del piano ortogonale a tale retta, cioè ad una una
rotazione. Assumendo e3 come tale autovettore, A ha la forma:
cos θ − sin θ 0
A = sin θ cos θ 0
0 0 1
C) Gruppi di isometrie
Dimostrazione. 1) Id ∈ M .
2) Siano α, β ∈ M , indicata con d la distanza, per ogni coppia di punti p, q si
ha:
d((α ◦ β)(p), (α ◦ β)(q)) = d(α(β(p)), α(β(q))) = d(β(p), β(q)) = d(p, q)
quindi α ◦ β ∈ M .
3) Se α ∈ M , α−1 ∈ M . Infatti
d(p, q) = d(α(α−1 (p)), α(α−1 (q))) = d(α−1 (p), α−1 (q)).
Esaminiamo il caso del piano (n = 2). Tra le isometrie del piano distinguiamo
1) moti che conservano l’orientamento:
• traslazione di un vettore a,
• rotazione di un angolo θ intorno ad un punto p,
2) moti che invertono l’orientamento:
• riflessione o ribaltamento intorno ad una retta l,
• glissoriflessione, cioè il movimento ottenuto componendo una riflessione
intorno ad una retta l e una traslazione mediante un vettore parallelo ad
l.
Vale il seguente teorema (per la dimostrazione, vedere ad esempio Artin: Alge-
bra , ed. Boringhieri)
Teorema 1.6.19 Ogni moto rigido del piano affine è una traslazione o una
rotazione o una riflessione o una glissoriflessione.
1 a b c
1 1 a b c
a a 1 c b
b b c 1 a
c c b a 1
Si osservi che tutti gli elementi diversi da 1 hanno periodo 2, quindi T non è
ciclico. Per quanto la legge di composizione di biiezioni non sia commutativa,
T è abeliano.
1 R R2 D1 D2 D3
1 1 R R2 D1 D2 D3
R R R2 1 D3 D1 D2
R2 R2 1 R D2 D3 D1
D1 D1 D2 D3 1 R R2
D2 D2 D3 D1 R2 1 R
D3 D3 D1 D2 R R2 1
f : G/σ ! → G/σ
aS + → Sa−1
∀a ∈ G aN = N a ⇔
∀a ∈ G ∀n ∈ N ∃n! ∈ N an = n! a ⇔
∀a ∈ G ∀n ∈ N ana−1 ∈ N
In tal caso i due quozienti coincidono e vengono indicati con G/N . In simboli
si scrive N ! G.
Esempio 1.8.2 Se G è abeliano ogni sottogruppo è normale.
Esempio 1.8.3 In ∆3 Il sottogruppo delle rotazioni S = { 1, R, R2 } è nor-
male ed ha come unico laterale proprio (destro e sinistro) il suo complementare
{ D1 , D2 , D3 }. Invece i sottogruppi ciclici generati da una riflessione non sono
normali.
Esempio 1.8.4 An è un sottogruppo normale di Sn : infatti, avendo indice 2,
ha un solo laterale proprio sia destro che sinistro che coincide necessariamente
con il complementare di An .
Definizione 1.8.5 Un gruppo è detto semplice se non ha sottogruppi normali
propri.
Teorema 1.8.6 Siano G, · un gruppo e N un suo sottogruppo normale: E’
possibile definire una operazione su G/N rispetto alla quale G/N è un gruppo
e la proiezione π : G → G/N è un omomorfismo avente come nucleo N .
Dimostrazione. Siano N c e N d due laterali. Definiamo:
f7 ↓φ
Im(f )
Esempio 1.9.3 Sia d : GL(n, R), · → R−{0}, · la funzione che ad ogni matrice
associa il suo determinante. d è un omomorfismo per il teorema di Binet. d è
suriettiva perchè, fissato r ∈ R − {0}, la matrice diagonale avente r nel posto
34 CAPITOLO 1. GRUPPI
Teorema 1.9.5 Sia H ! G. C’è una biezione tra i sottogruppi di G che con-
tengono H e i sottogruppi di G/H e in tale corrispondenza a sottogruppi normali
corrispondono sottogruppi normali.
τg : S → S
x +→ g · x
Dimostrazione. Infatti:
(τg−1 ◦τg )(x) = (τg−1 (τg (x)) = g −1 ·(g ·x) = (per la ii)) (g −1 g)·x = 1G ·x = x
(per la i)) ;
(τg ◦ τg−1 )(x) = x , in modo analogo.
π:G → Sym(S)
g + → τg
Z×R → R
(n, x) +→ n · x = n + x
GL(n, R) × Rn → Rn
(A, v) +→ A · v = Av
O(n) × Rn → Rn
(A, v) +→ A · v = Av
G × In → In
(σ, k) +→ σ · k = σ(k)
G×S → S
(σ, x) +→ σ · x = σ(x)
φ : Orb(x) → G/σ !
y +→ gHx
dove g è un elemento del gruppo che manda x in y.
1) φ è ben definita perchè, se g, h sono due elementi tali che g · x = h · x = y,
allora (h−1 g) · x = x e quindi h−1 g ∈ Hx , perciò h e g individuano lo stesso
laterale sinistro di Hx .
2) φ è suriettiva, infatti gHx ha come controimmagine l’elemento g · x ∈ Orb(x).
3) φ è iniettiva. Siano infatti y = g · x e z = h · x due elementi di Orb(x) aventi
la stessa immagine, allora
φ(y) = φ(z) ⇒ gHx = hHx ⇒ h−1 g ∈ Hx ⇒ (h−1 g) · x = x ⇒ h−1 · (g · x) =
x⇒g·x=h·x⇒y =z
|G|
Corollario 1.11.17 Nelle stesse ipotesi del teorema |Orb(x)| = |Hx |
40 CAPITOLO 1. GRUPPI
G×G → G
(a, x) +→ a · x =def axa−1
E’ un’azione, infatti
i) 1 · x = 1x1−1 = x
ii) (ab) · x = (ab)x(ab)−1 = abxb−1 a−1 = a · (bxb−1 ) = a · (b · x)
Inoltre, per ogni a la traslazione τa non è e soltanto una biiezione, ma è anche
un omomorfismo (quindi un automorfismo del gruppo G ). Infatti
τa (xy) = a(xy)a−1 = a(xa−1 ay)a−1 = (axa−1 )(aya−1 ) = τa (x)τa (y)
θ : Hs → H t
a +→ gag −1
1 6
O= ψ(g) (1.12)
|G|
g∈G
1.13. IL TEOREMA DI BURNSIDE 43
Esempio 1.13.3 Disponendo a distanza regolare tre pietre nere e sei pietre
bianche in un cerchietto di metallo si ottiene una collana. Tenedo conto del
fatto che tale collana può essere ruotata e capovolta, quante collane diverse si
possono ottenere ?
Disponiamo le 9 pietre nei 9 vertici dell’ 9-gono regolare inscritto
78 nel cerchietto.
Sappiamo che si ottiene in questo modo un insieme S di 93 = 84 configurazioni
diverse. Il gruppo diedrale ∆9 agisce su S (permutando le pietre nei vertici)
e due configurazioni che si ottengono una dall’altra mediante un elemento di
∆9 danno luogo alla stessa collana . Quindi il numero di collane cercato è il
numero delle orbite di tale azione. Sappiamo che |∆9 | = 18 ( 9 rotazioni Ri e
9 ribaltamenti Di ), per poter utilizzare il torema di Burnside occorre calcolare
ψ(g) per ogni elemento g ∈ ∆9 . Costruiamo una tabella degli elementi di ∆9
elencati secondo il periodo o(g) e per ciascuno di essi calcoliamo ψ(g). ( k(o)
indica il numero degli elementi g ∈ ∆9 di periodo o.) Ci sono:
- un elemento di periodo 1, id , che fissa tutti gli 84 elementi di S,
- 9 elementi di periodo 2, i ribaltamenti Di , ciascuno dei quali fissa 4 elementi.
Consideriamo ad esempio il ribaltamento D1 rispetto all’asse di simmetria che
passa per il vertice 1 e per il punto medio del lato oppsto. Affinchè una confi-
gurazione sia fissata da D1 occorre che le tre pietre nere siano disposte in modo
simmetrico rispetto all’asse, quindi una deve necessariamente stare nel vertice
1 e le altre due nelle coppie di vertici (2,9) o (3,8) o (4,7) o (5,6). In totale
abbiamo 4 configurazioni possibili.
- 2 elementi di periodo 3, le rotazioni R3 e R6 di angoli 6π 9 e 9 . Affinchè
12π
distanza di tre posti l’una dall’altra, cioè in (1,4.7) o (2,5,8) o (3,6,9). In totale
abbiamo 3 configurazioni possibili.
- 6 elementi di periodo 9, che non fissano alcuna configurazione.
Quindi il teorema di Burnside assicura che il numero delle orbite ( e quindi delle
collane) è O = 126
18 = 7.
il numero delle orbite di tale azione. Per poter applicare il teorema di Burnside
dobbiamo calcolare il numero degli elementi fissati da ciascun elemento di ∆6 .
Come nell’esempio precedente, costruiamo una tabella degli elementi di ∆6 elen-
cati secondo il periodo o(g) e per ciascuno di essi calcoliamo ψ(g). ( k(o) indica
il numero degli elementi g ∈ ∆6 di periodo o.) Ci sono:
- 1 elemento di periodo 1, id , che fissa tutti i 64 elementi di S,
- 3 riflessioni Di rispetto a rette congiungenti vertici opposti: ciascuna ha perio-
do 2 e fissa 24 elementi di S. Consideriamo ad esempio la riflessione D1 rispetto
all’asse di simmetria che passa per i vertice 1 e 4. Affinchè una configurazione
sia fissata da D1 occorre che nei vertici 2 e 6 (risp. 3 e 5) si trovi lo stesso
radicale. Quindi si hanno 24 configurazioni possibili.
- 3 riflessioni Li rispetto agli assi di coppie di lati opposti: ciascuna ha periodo
2 e fissa 23 elementi di S. Consideriamo ad esempio la riflessione L1 rispetto
all’asse di simmetria dei lati 5-6 e 3-2. Affinchè una configurazione sia fissata
da L1 occorre che nelle coppie di vertici (5,6), (2,3) e (1,4) compaiano gli stessi
radicali. In totale abbiamo 23 configurazioni possibili.
- 2 rotazioni R2 e R4 di periodo 3, che fissano 22 configurazioni.
- 1 rotazione R3 di periodo 2, che fissa 23 configurazioni.
- 2 rotazioni R e R5 di periodo 6, che fissano 2 configurazioni (tutti i vertici
devono contenere lo stesso radicale)
Quindi per il teorema di Burnside il numero delle orbite (e quindi dei composti)
è O = 156
12 = 13.
Capitolo 2
Anelli e Campi
Esempio 2.1.3 Indicati con Z[X], Q[X], R[X], C[X], Zn [X] gli insiemi dei
polinomi a coefficienti nei rispettivi anelli, questi risultano anelli commutativi
con unità rispetto alle usuali operazioni di somma e di prodotto. L’unità è il
polinomio costante 1.
45
46 CAPITOLO 2. ANELLI E CAMPI
a+b = b+a
a + (b + c) = (a + b) + c
a+0 = a
(−a) + a = 0
a(bc) = (ab)c
a(b + c) = ab + ac
(b + c)a = ba + ca
Se A è un anello con unità a · 1 = 1 · a = a
Se A è commutativo ab = ba.
Osservazione 2.1.8 In un anello la proprietà distributiva si generalizza nel
modo seguente:
6n 6m n 6
6 m
( ai )( bj ) = ai bj (2.1)
i=1 j=1 i=1 j=1
n(ma) = (nm)a
(n + m)a = na + ma
n(b + a) = nb + na
(an )m = anm
an · am = an+m
Dimostrazione. a + 0 = a ⇒ a(a + 0) = aa ⇒ aa + a0 = aa ⇒ aa + a0 =
aa + 0 ⇒ a0 = 0 (per la legge di semplificazione).
Dimostrazione. 0 = 1 ⇒ ∀a, a = a · 1 = a · 0 = 0.
(−a)b = −(ab)
a(−b) = −(ab)
(−a)(−b) = ab
(−1)a = −a
+ , + , + ,
a 0 0 1 0 a
· =
0 0 0 0 0 0
2.1. DEFINIZIONE E PRIME PROPRIETÀ 49
2.2 Omomorfismi
Definizione 2.2.1 Siano A e A! due anelli. Un omomorfismo o morfismo
di anelli è una funzione φ : A → A! tale che ∀a, b ∈ A
φ(0A ) = 0A!
φ(−a) = −φ(a)
φ(na) = nφ(a)
φ(ak ) = (φ(a))k
Dimostrazione. Segue dalle proprietà degli omomorfismi di gruppo e dall’in-
duzione su k.
Definizione 2.2.4 Sia φ : A → A! un omomorfismo di anelli. Si dice nucleo
di φ il nucleo di φ come omomorfismo di gruppi addititvi, cioè Ker(φ) = { a ∈
A | φ(a) = 0A! }.
Osservazione 2.2.5 Ne consegue che un omomorfismo di anelli è iniettivo se
e solo se il suo nucleo è {0}.
Esempio 2.2.6 Se A è un anello con unità esiste un omomorfismo (detto
unitario) cosı̀ definito:
µ:Z → A
n +→ n1A
Si noti che è l’unico omomorfismo possibile di Z in A, in quanto se f : Z → A
è un omomorfismo, poichè f (1) = 1A , per la proposizione precedente f (n) =
f (n1) = nf (1) = n1A = µ(n).
2.3. SOTTOANELLI E IDEALI 51
µ! : Z/(m) 8 Zm → A
k +→ k1A
Osservazione 2.3.7 Per la proposizione 2.2.7 ogni anello con unità di caratte-
ristica zero contiene un sottoanello isomorfo a Z e ogni campo di caratteristica
zero contiene un sottocampo isomorfo a Q. Ogni campo di caratteristica p
contiene un sottocampo isomorfo a Zp .
Dimostrazione. Infatti ∀a ∈ A, a = a · 1A ∈ I.
Dimostrazione. i) Esercizio.
ii) Sia I ! un ideale di A! . Sappiamo che φ−1 (I ! ) è un sottogruppo di A. Siano
x ∈ φ−1 (I ! ), e a ∈ A, allora φ(ax) = φ(a)φ(x) ∈ I ! in quanto φ(x) ∈ I ! e
φ(a) ∈ A! . Quindi ax ∈ φ−1 (I ! ). In modo analogo si prova che xa ∈ φ−1 (I ! ),
che quindi è un ideale di A.
iii) Sia I un ideale di A. Sappiamo che φ(I) è un sottogruppo di A! . Occorre
provare che, per ogni x! ∈ φ(I) e a! ∈ A! , a! x! ∈ φ(I). Per definizione esiste
x ∈ I tale che φ(x) = x! e poichè φ è suriettiva esiste a ∈ A tale che φ(a) = a! .
Allora ax ∈ I, perchè I è un ideale, e quindi φ(ax) = φ(a)φ(x) = a! x! ∈ φ(I) .
In modo analogo si prova che x! a! ∈ φ(I), che quindi è un ideale di A! .
φ : R[X]/(X) → R
(X) + a +→ a
è un isomorfismo.
56 CAPITOLO 2. ANELLI E CAMPI
Zorn. Sia infatti I un ideale di A e sia S l’insieme degli ideali propri che lo
contengono. S non è vuoto in quanto contiene almeno I. Inoltre ogni catena
ascendente di9ideali di S, sia C1 ⊂ . . . ⊂ Cn . . ., è stazionaria in quanto si veri-
fica che C = Ci è un ideale (esercizio). Il lemma di Zorn assicura allora che
S contiene un elemento massimale.
p(X) = a0 + a1 X + a2 X 2 + . . . + ai X i + . . . , (2.4)
n+m
6 6
p(X) · q(X) = ( ai bj )X h (2.6)
h=0 i+j=h
Esercizio 2.6.2 Verificare che rispetto a tali operazioni A[X] è un anello com-
mutativo con unità.
Esercizio 2.6.3 Verificare che, se A è privo di divisori dello zero, vale l’ugua-
glianza ∂(p(X)q(X)) = ∂p(X) + ∂q(X).
Dimostrazione.
4n E’ sufficiente provare
4m che è privo di divisori dello zero. Siano
p(X) = i=0 ai X i e q(X) = i=0 bi X i polinomi non nulli. Supponiamo che
siano di gradi effettivamente n e m, cioè che an /= 0 e bm /= 0. Il coefficiente
direttore del prodotto p(X)q(X) è dunque an bm , che è diverso da zero perchè
in A non esistono divisori dello zero. Quindi p(X)q(X) non è il polinomio nullo.
Proposizione 2.6.6 Gli elementi invertibili in K[X] sono le costanti non nulle.
4n 4m
Dimostrazione. Siano p(X) = i=0 ai X i un polinomio e q(X) = i=0 bi X i
il suo inverso. Supponiamo che siano di gradi effettivamente n e m, cioè che
an /= 0 e bm /= 0. Allora si ha l’uguaglianza di polinomi 1 = p(X)q(X), da cui
seguono le uguaglianze in K dei coefficienti:
a0 b0 = 1
a0 b1 + a1 b0 = 0
...
an bm = 0
Poichè an e bm sono elementi non nulli di un campo, il loro prodotto non può
essere 0, quindi necessariamente, n = m = 0 e a0 b0 = 1, cioè il polinomio p(X)
è costante non nullo.
Riportiamo alcune proprietà la cui dimostrazione è già stata vista nel corso di
Matematica Discreta.
Teorema 2.6.7 Siano f (X), g(X) ∈ K[X] due polinomi, g(X) /= 0. Allora
esistono, e sono univocamente determinati, due polinomi q(X) e r(X) in K[X]
tali che
Definizione 2.6.9 Siano f (X), g(X) ∈ K[X] due polinomi non nulli. Si definisce
massimo comun divisore di f (X) e g(X) un polinomio d(X) tale che
(a) d(X)|f (X), d(X)|g(X),
(b) se d! (X)|f (X) e d! (X)|g(X), allora d! (X)|d(X).
Procedendo come nel caso dei numeri interi, mediante l’algoritmo di Euclide
delle divisioni successive, si trova un massimo comun divisore di due polino-
mi. Esiste un unico massimo comun divisore monico, che viene indicato con
60 CAPITOLO 2. ANELLI E CAMPI
MCD(f (X), g(X)) o con (f (X), g(X)), gli altri si trovano da questo moltipli-
candolo per una costante non nulla. Due polinomi si dicono coprimi se il loro
MCD monico è 1. Anche in questo caso si può scrivere l’identità di Bézout:
dati f (X) e g(X), esistono due polinomi h(X) e k(X) tali che (f (X), g(X)) =
h(X)f (X) + k(X)g(X).
Esempio 2.6.10 In R[X] si considerino i polinomi f (X) = X 4 + X 3 + 2X 2 +
X + 1 e g(X) = X 3 − 1. Applichiamo l’algoritmo di Euclide:
1 1
X2 + X + 1 = f (X) − (X + 1)g(X).
2 2
Definizione 2.6.11 Due polinomi f (X), g(X) ∈ K[X[ sono detti associati se
esiste una costante a /= 0 in K tale che f (X) = g(X) · a.
Definizione 2.6.12 Un polinomio non costante si dice irriducibile se ha come
unici divisori le costanti non nulle e i suoi associati (che sono detti divisori
impropri del polinomio dato) .
Osservazione 2.6.13 Le definizioni precedenti possono essere generalizzate al
caso di polinomi a coefficienti in un anello qualsiasi A: due polinomi saranno
detti associati se differiscono per un elemento invertibile di A.
Ne segue che ad esempio in Z[X] i polinomi f (X) = X − 1 e g(X) = 2X − 2
non sono associati e g(X) è riducibile, avendo come fattori propri 2 e X − 1.
Proposizione 2.6.14 Sia f (X) ∈ K[X] un polinomio irriducibile. Se f (X)
divide un prodotto di polinomi, divide uno dei fattori.
Dimostrazione. Supponiamo che f (X)|a(X)b(X) e che f (X) / |a(X). Allora
necessariamente f (X) e a(X) sono coprimi, quindi esistono due polinomi r(X)
e s(X) tale che valga l’identità di Bézout 1 = r(X)f (X) + s(X)a(X), da cui,
moltiplicando entrambi i membri per b(X), si ottiene b(X) = b(X)r(X)f (X) +
a(X)b(X)s(X). Poichè f (X) divide entrambi gli addendi del secondo membro,
deve dividere anche b(X).
Teorema 2.6.15 (Teorema di fattorizzazione unica) Ogni polinomio f (X)
di grado ≥ 1 in K[X] si fattorizza in un prodotto di polinomi irriducibili. tale
fattorizzazione è unica nel senso che se
f (X) = p1 (X) . . . ps (X) = q1 (X) . . . qt (X)
sono due diverse fattorizzazioni in fattori irriducibili, allora s = t ed esiste una
corrispondenza biunivoca tra gli insiemi {pi (X)} e {qj (X)} tale che polinomi
corrispondenti sono associati.
2.6. ANELLI DI POLINOMI A COEFFICIENTI IN UN CAMPO. 61
B) Anche in R vale un risultato teorico che fornisce una limitazione per il grado
dei polinomi irriducibili:
Teorema 2.6.22 Sono irriducibili in R[X] tutti e soli i polinomi dei seguenti
tipi:
1) polinomi di primo grado,
2) aX 2 + bX + c con b2 − 4ac < 0.
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che f (X) sia riducibile; per il lemma
di Gauss i polinomi che lo fattorizzano possono essere scelti a coefficienti interi
e quindi della forma:
b0 + b 1 X + b 2 X 2 + . . . + X m
c0 + c1 X + c2 X 2 + . . . + X k
a0 + a1 X + a2 X 2 + . . . + X n =
(b0 + b1 X + b2 X 2 + . . . + X m )(c0 + c1 X + c2 X 2 + . . . + X k )
ao = b0 c0
a1 = b0 c1 + b1 c0
... ...
ak = bk c0 + . . . + b1 ck−1 + b0
Poichè p|a0 , ma p2 / |a0 , si avrà che p divide uno solo fra b0 e c0 , per esempio
p|c0 , ma p / |b0 . Dalla seconda uguglianza, poichè p|c0 e p|a1 segue che p|c1 b0 e
quindi che p|c1 , in quanto p / |b0 .
Procedendo in questo modo si ottiene che p|c0 , . . . , p|ck−1 . Per quanto riguarda
il k-mo termine, abbiamo che p|ak , p|c1 , . . . , p|ck−1 e quindi p dovrebbe dividere
anche b0 , contro l’ipotesi fatta.
Dimostrazione. Sia I /= (0) un ideale di K[X] e sia b(X) un polinomio non nullo
di grado minimo contenuto in I. Proviamo che I è l’ideale principale generato
da b(X).
Ovviamente (b(X)) ⊆ I.
Sia a(X) ∈ I. Effettuando la divisione si trovano due polinomi q(X) e r(X)
con ∂r(X) < ∂b(X) tali che a(X) = q(X)b(X) + r(X). Poihè a(X) ∈ I e
q(x)b(X) ∈ (b(X)) ⊆ I, se ne deduce che r(X) ∈ I. Poichè il grado di b(X) è il
minimo per i polinomi di I, necessariamente r(X) = 0 e quindi a(X) ∈ (b(X)).
√
Q[X]/(X 2 − 2) → Q[ 2]
√
I + a + bX +→ a + 2b
è un isomorfismo di campi.
R[X]/(X 2 + 1) → C
I + a + bX +→ a + ib
Capitolo 3
Appendici
Lemma 3.1.3 Siano G, + un gruppo abeliano, {Ni }i∈I una famiglia di sot-
togruppi tali 9
che:
i) G =< Ni >, 9
ii) per ogni
4 k ∈ I, Nk ∩ < i&=k Ni >= {0}.
Allora G 8 i∈I Ni .
65
66 CAPITOLO 3. APPENDICI
4
Dimostrazione del lemma. 4 Definiamo un omomorfismo f : i∈I Ni → G po-
nendo f (n) = f ((ni )i∈I ) = ni (si tratta di una somma finita per definizione
di somma diretta di gruppi). E’immediato verificare che f è un omomorfis-
mo suriettivo. E’ anche iniettivo in quanto
9 se f (n) = ni1 + . . . + nik = 0,
nik = −(n1 + . . . + nk−1 ) ∈ Nik ∩ < j&=ik Nj > dunque nik = 0. In modo
analogo si prova che anche le altre componenti devono essere nulle.
5 5 5
G 8 Zp1 s1 . . . Zpk sk F
dove i pi sono numeri primi non necessariamente distinti e F è un gruppo
abeliano libero.
Sia X un insieme. Vogliamo definire un gruppo F , che sarà detto gruppo libero
sull’insieme X.
Se X = ∅ si pone F = {1}. Se X /= ∅, per ogni x ∈ X consideriamo un
simbolo x−1 e sia X −1 il loro insieme. Consideriamo poi un altro elemento che
indicheremo con 1:
Una parola ridotta è quindi della forma (xλ1 1 , . . . , xλnn , 1, 1, . . .) con λi = ±1, xi ∈
X . Indicheremo tale parola con xλ1 1 . . . xλnn .
Da una parola qualsiasi se ne può ottenere una ridotta, cancellando dalla suc-
cessione tutti gli 1 interni, le coppie consecutive x, x−1 o x−1 , x e reiterando
il procedimento finchè è possibile. Sia F l’insieme di tutte le parole ridotte.
definiamo su F un’operazione ponendo:
1w = w1 = w ∀w ∈ F ,
(xλ1 1 . . . xλnn )(y1δ1 . . . ynδn ) = xλ1 1 . . . xλnn y1δ1 . . . ynδn (modulo riduzione)
cioè si giustappongono le parole e si riduce la parola risultante. Si prova il
seguente
Dimostrazione. Poniamo f (xλ1 1 . . . xλnn ) = f (x1 )λ1 f (xn )λn . Si verifica immedia-
tamente che è l’omomorfismo richiesto e che è unico.
Esempio 3.2.8 Sia X = {a, b}, allora il gruppo libero generato da X è F =<
a, b >= {an1 bk1 . . . anr bkr | ni , ki ∈ Z}, non abeliano.
Imponendo la relazione aba−1 b−1 si ottiene il gruppo abeliano libero generato
da a, b, cioè < a, b| aba−1 b−1 > 8 Z × Z. Infatti ba = (aba−1 b−1 )ba =
aba−1 b−1 ba = aba−1 a = ab.
3.3. ANELLI SPECIALI 69
Dimostrazione. Se a è primo e a = bc, allora a divide uno dei due fattori, per e-
sempio a|b. D’altra parte b|a, quindi a e b sono associati e quindi necessariamente
c è invertibile.
Dimostrazione. Sia a un elemento irriducibile tale che a|bc, cioè sia bc = ad.
Decomponendo in fattori irriducibili entrambi i membri otteniamo:
b1 . . . bh c1 . . . ck = ad1 . . . dl .
Per l’unicità della decomposizione a è associato a un bi oppure a un ci e quindi
a divide b oppure divide c.
Esempio 3.3.13 L’anello degli interi di Gauss Z[i] è un dominio euclideo rispet-
to alla valutazione cosı̀ definita:
v(a + ib) = a2 + b2 .
Si lascia per esercizio la verifica che si tratta di una valutazione (cioè vale a)).
Siano z1 = a + ib, z2 = c + id /= 0 due elementi di Z[i]. Pensandoli in Q[i]
possiamo scrivere:
c − id
(c + id)−1 =
c2 + d2
72 CAPITOLO 3. APPENDICI
Allora
c − id ac + bd bc − ad
z1 z2−1 = (a + ib) · = 2 +i 2 .
c2 + d2 c + d2 c + d2
Ogni numero razionale si può scrivere come un intero più una frazione di valore
assoluto minore o uguale ad 1/2, quindi
r1 r2 r1 r2
z1 z2−1 = α + + i(β + 2 ) = α + iβ + ( 2 +i 2 ),
c2 + d2 c + d2 c + d2 c + d2
dove α + iβ ∈ Z[i] e c2r+d
1
2 e c2 +d2 hanno modulo ≤ 1/2.
r2
= [( c2 +d2 ) + ( c2r+d
r1 2 2
2 ) ]v(z2 )
2
Osservazione 3.3.14 Si prova, come nel caso di Z e di K[X], che ogni dominio
euclideo è un anello a ideali principali: un ideale I è generato da un suo elemento
di valutazione minima. Inoltre esiste sempre un M.C.D. di due elementi non
nulli: è un generatore dell’ideale somma degli ideali generati dai due elementi
considerati.
Esercizio 3.3.15 In Z[i] l’elemento 2 è primo?
L’ideale (13) è massimale?
Si trovi un M.C.D. di 5 e 3 − i.
√
Esercizio 3.3.16 Si provi che i soli elementi invertibili di Z[ −3] sono 1, −1.
Osservazione 3.3.17 Si ha la seguente catena di inclusioni proprie di insiemi
di anelli:
{campi} ⊂ {domini euclidei} ⊂ {P.I.D.} ⊂ {U.F.D.} ⊂ {domini d! integrita! }
Tali inclusioni sono proprie:
• Z è un dominio euclideo, ma non un campo;
√
−19
• Z[ 1+ 2 ] è P.I.D., ma non euclideo (verifica non banale);
• Z[X] è U.F.D., ma non P.I.D. (l’ideale (2, X) non è principale);
√
• Z[ −3] è un dominio non a fattorizzazione unica (vedere esempio 3.3.3).
3.4. ESTENSIONI DI CAMPI 73
Esempio 3.4.2 [C : R] = 2.
Esempio 3.4.5 Q(π) ⊂ R è costituito dai numeri reali che si possono scrivere
come quozienti di due polinomi in π a coefficienti razionali:
a0 +a1 π+...+an π n
b0 +b1 +...+bm π m ai , b i ∈ Q
√
Esempio 3.4.6 Q( 3) ⊂ R è costituito √ dai numeri reali che si possono scri-
vere come quozienti
√ di due polinomi√ in 3 a coefficienti razionali. Osserviamo
tuttavia che ( 3)2 = 3 ∈ Q, cioè 3 è radice del polinomio X 2 − 3 ∈ Q[X].
Questo fatto ci permette di limitarci
√
a considerare i quozienti del tipo:
a+b√3
c+d 3
a, b, c, d ∈ Q
Inoltre è noto che tale espressione √
può essere razionalizzata moltiplicando √ nu-
meratore e denominatore per c − d 3, e quindi si può scrivere come r + s 3.
74 CAPITOLO 3. APPENDICI
√ √
Perciò
√ nel caso in esame Q( 3) = Q[ 3], cioè
√ ogni espressione razionale fratta
in 3 si può esprimere come polinomio in 3, di fatto come un polinomio di
grado ≤ 1.
Dimostrazione. Se fosse p(X) = r(X)t(X), con r(X), t(X) di grado minore del
grado di p(X), avremmo in F 0 = p(s) = r(s)t(s) con r(s) /= 0 e t(s) /= 0.
Ciò è impossibile in quanto F è un campo.
cioè 4n
i=0 ai s
i+1
− 1 = 0.
4n
Quindi s è radice del polinomio non nullo i=0 ai X i+1 − 1 ∈ K[X].
Viceversa, sia s algebrico su K e sia p(x) il suo polinomio minimo. Dobbiamo
provare che ogni elemento della forma
4 i
g(s) ai s
= 4 (3.1)
h(s) bj sj
appartiene a K[s], cioè si può razionalizzare, esprimendolo come polinomio in s
a coefficienti in K. Poichè h(s) /= 0, il polinomio h(X) non è multiplo di p(X).
Ne segue, poichè p(X) è irriducibile, che 1 è il M.C.D. di h(X) e di p(X) e
quindi che esistono due polinomi r(X), t(X) ∈ K[X] tali che
1 = r(X)p(X) + t(X)h(X).
3.4. ESTENSIONI DI CAMPI 75
Dimostrazione. Infatti ogni elemento di K(s) può essere scritto come combi-
nazione lineare a coefficienti in K di 1, s, s2 , . . . , sn−1 .
√
Esempio 3.4.11 Posti K = Q, F = C, α = radice di X 2 − 2X − 1 (= 1 ± 2),
vogliamo razionalizzare l’espressione α3 +α−11
.
Il polinomio minimo di α è p(X) = X − 2X − 1. Poniamo h(X) = X 3 + X − 1.
2
36 1
1 = − p(X) + (6X − 13)[h(X) − p(X)(X + 2)]
23 23
1
1 = (6α − 13)h(α)
23
e quindi il numero cercato è
1
h(α) = 23 (6α
1
− 13).
√
Esercizio 3.4.12 Posti K = Q, F = C, s = 3
3, razionalizzare l’espressione
√
3
1√
9+2 3 3−1
.
76 CAPITOLO 3. APPENDICI
φ : K[X] → F
f (X) +→ f (s)
la cui immagine è K[s] e il cui nucleo è costituito dai polinomi che si annullano
per X = s. Pertanto, se s è algebrico e p(X) è il suo polinomio minimo,
Ker φ = (p(X)) e segue dal teorema fondamentale degli anelli che esiste un
isomorfismo
K[X]/(p(X)) 8 K[s]
in cui il laterale (p(X)) + f (X) corrisponde all’elemento f(s) , e quindi in par-
ticolare ad s corrisponde il laterale individuaro da X. Il fatto che K[s] sia un
campo può essere dedotto dal fatto che l’ideale (p(X)) è massimale, in quanto
p(X) è irriducibile.
Ciò suggerisce che l’estensione algebrica semplice K(s) = K[s] dipende in sostan-
za soltanto dal polinomio irriducibile p(X) ∈ K[X] e quindi potrebbe essere
definita in astratto come il campo K[X]/(p(X)). Tale definizione non fa inter-
venire il campo F. Poniamo quindi
Definizione 3.4.14 Siano K un campo e p(X) ∈ K[X] un polinomio irriducibile,
diciamo estensione algebrica semplice di K mediante p(X) il campo E =
K[X]/(p(X)).
Osservazione 3.4.15 Si ha un’immersione ovvia K → E definita da a +→
(p(X)) + a e K può essere identificato con la sua immagine. Analogamente
si ha un’inclusione naturale di anelli K[X] → E[X].
Proposizione 3.4.16 Siano K un campo e p(X) un polinomio irriducibile di
K[X] di grado n. L’estensione K[X]/(p(X)) ha grado n.
Dimostrazione. E’ immediato verificare che una base di E = K[X]/(p(X)) su
K è costituita dai laterali (p(X)) + 1, (p(X)) + X, . . . , (pX)) + X n−1 .
Proposizione 3.4.17 Nelle notazioni precedenti il polinomio p(X), pensato
come elemento di E[X], ha una radice in E, precisamente il laterale (p(X))+X.
4n
Dimostrazione. Sia p(X) = i=0 bi X ∈ K[X] e poniamo per semplicità
i
(p(X)) = I. Denotata ancora con p(X) la sua immagine in E[X], con l’i-
dentificazione a +→ I + a sopra indicata, valutiamolo assegnado alla variabile il
valore I + X:
4n 4n 4n
p(I + X) = i=0 (I + bi )(I + X)i = i=0 (I + bi )(I + X i ) = I + i=0 bi X i =
I + p(X) = I
in quanto p(X) ∈ I = (p(X)).
3.4. ESTENSIONI DI CAMPI 77
√
Q[X]/(X 2 − 2) → Q[ 2]
√
I + a + bX +→ a + 2b
R[X]/(X 2 + 1) → C
I + a + bX +→ a + ib
C è il campo di spezzamento di X 2 + 1.