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numero speciale
Proponiamo ai lettori di “Lievito” questo numero speciale del giornale.
Il momento che sta vivendo l’Italia è grave. Noi cattolici non possiamo rimanere inerti.
La nostra preoccupazione è per il futuro del Paese e per i giovani
che di esso dovranno essere i protagonisti.
Quale idea di politica? Quale stile di vita i politici stanno trasmettendo?
Noi siamo convinti che la politica non sia da buttare, ma che debba ritrovare il suo senso.
Per questo intravediamo un’unica strada, che è quella che riparte dal bene comune.
Questo può diventare anche luogo di confronto e di collaborazione
tra tutti i cattolici impegnati in politica.
A tutti chiediamo di accogliere il nostro invito a partecipare al percorso
di formazione di cui si parla nelle pagine interne.
La Redazione
Non di una inquietudine straripante di speranza che fa guardare avanti con il desiderio incontenibi-
le di arrivare al più presto alla meta, ma un’inquietudine piena di tristezza di chi non vede possibilità
di uscita in una situazione che sta precipitando.
Come cittadini, nell’anno in cui celebriamo il 150° anniversario dell’unità d’Italia, dobbiamo assi-
stere ad un Paese sempre più insanabilmente diviso: l’arroganza e gli interessi personali portano a
dividere i poteri dello Stato mirabilmente composti in equilibrio nella nostra Costituzione: Esecutivo
contro Magistratura, Esecutivo contro Parlamento; la diversa consapevolezza dei cambiamenti so-
ciali e del mondo del lavoro ha diviso il sindacato sulla vicenda FIAT; lo sgonfiamento traumatico
della bolla finanziaria ha separato società da economia, lavoro da profitto; la crisi mal governata
sta uccidendo le speranze e la solidarietà, mettendo una generazione contro l’altra; la politica sgua-
iata populista, in nome di un federalismo che sta diventando la foglia di fico di egoismi oramai mal-
celati, istiga il nord contro il resto dell’Italia, autoctoni contro immigrati, cittadini contro lo Stato. E
poi la separazione tra diritti e doveri, tra etica e comportamento, tra vita privata e vita pubblica, tra
pochi ricchissimi e tantissimi poveri, tra furbetti (sempre più numerosi ed invidiati) e coscienziosi
(sempre più merce rara e disprezzata). E tutto questo, anziché, come ci aspetteremmo, generare indi-
gnazione generale, crea assopimento. La gente si accontenta di clown, nani e ballerine; e non vuole
accorgersi di essere sull’orlo del precipizio. La sentinella chiama (uso un’immagine di Dossetti), ma ci
dà fastidio la sua voce, il suo richiamo ci scomoda troppo.
Come cristiani a cui sta a cuore la politica non possiamo non chiederci dove stiamo andando. Non
possiamo accettare un governo che sembra non avere consapevolezza dei problemi, che sta perden-
do autorevolezza nei confronti di Paesi stranieri (perfino il Brasile si è permesso di ignorarci nel caso
Battisti: e che cosa hanno da dire il Ministro degli Esteri e il Ministro della Giustizia?), che spende le
sue energie non per risolvere i gravi problemi del Paese e degli Italiani ma per fare quadrato attorno
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al premier per minimizzare la gravità (uso volutamente un termine tenero) dei suoi comportamenti.
Editoriale
Non possiamo accettare un presidente del consiglio che sorridente, di fronte alla crisi, dice agli italiani
che non arrivano alla fine del mese tirando la cinghia, che perdono lavoro, che non sanno come far
fronte al mutuo, che guardano con preoccupazione al futuro (e qualche volta al presente) dei propri
figli che bisogna essere ottimisti e che bisogna consumare; che passa le notti organizzando cene con
contorno di facili fanciulle, che per una serata di spensieratezza ricevono come compenso l’equivalente
di mesi di fatica di un onesto lavoratore; che fa politica non con un partito ma con una corte asservita
in tutto e per tutto (in cambio di che cosa?) al suo volere; che si fa schermo dei valori del cattolicesi-
mo per acquistare credito in buona parte dell’elettorato, salvo poi farsene beffa nei comportamenti
(e non mi riferisco solo all’ambito della morale sessuale, ma anche al sospetto di frodi, corruzione, at-
teggiamento arrogante e denigratorio nei confronti degli avversari); che irride alla Costituzione, che
si lamenta che il Parlamento è un peso, che invita al lavoro nero, che promette ostentando sicurezza
e competenza cose che continua a non mantenere, che firma patti con gli italiani che poi rimangono
solo sulla carta, che offende i cittadini che non votano per lui; che tiene duro il potere più che può per
evitare i processi, quei processi che – se veramente fosse innocente – lo scagionerebbero, ma che invece
teme perché evidentemente sa che innocente del tutto non è. Non possiamo accettare una maggio-
ranza che anziché guidare il popolo verso comportamenti virtuosi (in campo economico, nel lavoro,
nell’educazione, nel rapporto tra generazioni, …) ne incarna i vizi e se ne vanta.
Cos’hanno da dire i cattolici che in buona fede si trovano politicamente da quella parte: perché taccio-
no? Perché difendono acriticamente chi evidentemente sbaglia? Perché ripetono pappagallescamente
tutti le stesse parole d’ordine? Quale valore difendono più importante della verità, della trasparenza,
dell’onestà?
Non possiamo accettare una Lega che semina odio e divisioni, disprezzo per lo Stato e per le sue Istitu-
zioni ed i suoi simboli (a partire dalla bandiera); che piega la storia ad interessi di parte; che è disposta
a difendere l’indifendibile per avere in cambio un federalismo anche pasticciato pur di avere consensi;
i cui ministri giurano sulla Costituzione italiana ma non rinnegano uno statuto che mira alla secessio-
ne; che si fa paladina dei valori della tradizione cristiana e al tempo stesso mette in piedi culti pagani
e critica e irride a istituzioni ed associazioni cattoliche che cercano di mettere in pratica la solidarietà
evangelica.
I cattolici veramente si sentono rappresentati da questa gente?
Non possiamo accettare un centro che dice di stare all’opposizione ma al momento opportuno è ti-
mido nel dare la spallata definitiva offrendo la bombola d’ossigeno ad un premier agonizzante che
descrive incompetente ed inaffidabile; un centro che si dichiara l’unico vero difensore dei principi cat-
tolici ma disposto ad allearsi con laicisti pur di fare numero; che ha dato un determinante contributo
all’ascesa di Berlusconi ma non rompe pubblicamente, definitivamente e inequivocabilmente con il
proprio passato.
Non possiamo accettare un Partito Democratico che nel nome di un progetto di sintesi di culture sem-
bra privilegiare una sola delle culture che lo compongono; che dice di voler valorizzare i cattolici, salvo
poi emarginarli quando diventano “troppo” cattolici; che teme di essere sorpassato a sinistra, finendo
con il subire il fascino della strategia del vecchio PCI; che si sfianca in dispute di carattere secondario
di fronte ai problemi del Paese (primarie sì, primarie no). Che cosa dicono i cattolici del PD? Che cosa
fanno per dare il colpo d’ala per cui il partito è nato? Su quale terreno pongono le basi per un confronto
franco e costruttivo tra le culture che lo compongono? Quale spazio rivendicano? Quali punti d’impe-
gno ritengono irrinunciabili?
Il nostro cuore è molto inquieto. Anche perché come cattolici democratici abbiamo la grazia di un pa-
trimonio (valoriale, storico, di impegno sociale e politico) utile alla società tutta. Gilberto Milani, che
molti di noi conoscono ed apprezzano, dall’alto della sua esperienza e della sua età, è solito dire che noi
cattolici abbiamo una Ferrari, ma ci accontentiamo di farla correre come un’utilitaria.
Come uscire da questa situazione? E chi potrà portarci fuori da questa situazione?
Sommessamente ed umilmente noi di Lievito proponiamo di partire da una riflessione sul bene comu-
ne, concetto fondante della politica e tanto caro alla Dottrina Sociale della Chiesa. In questo numero
(numero speciale uscito proprio per questo motivo) proponiamo un percorso di formazione sul bene
comune, declinato su tre ambiti: la gestione del territorio, l’attenzione ai più deboli, la gestione ammi-
nistrativa di un Ente pubblico.
Speriamo di dare il nostro contributo e ci auguriamo di non essere soli.
Francis Contessotto
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per la formazione alla politica
Bene comune e…
Nell’ultimo numero di “Lievito” abbiamo lanciato l’iniziativa di un percorso formativo (per ammi-
nistratori, ma anche per quanti hanno a cuore la politica) sul bene comune, percorso iniziato dalla
conversazione di Giovanni Bianchi (venuto appositamente a Treviso per “Lievito”) su “Il bene comu-
ne, oggi”.
Il sen. Angelo Pavan, in un suo articolo, richiamando l’invito del card. Angelo Bagnasco all’impegno
politico dei cattolici, ha ricordato come “la politica non riguarda solamente il Parlamento od i partiti
politici, ma coinvolge anche l’agire dei cattolici nelle amministrazioni locali; anzi parte da qui l’im-
pegno più importante perché esso si rivolge direttamente alla persona”. Infatti le scelte amministra-
tive condizionano, nel bene e nel male, la vita dei cittadini, a volte anche le loro scelte di vita. Da qui
deriva la responsabilità degli amministratori locali di fare scelte oculate, avendo a cuore, appunto,
il Bene Comune. Continuava infatti Angelo Pavan ricordando, a titolo di esempio, “quale qualità
della vita si intende offrire con la gestione del territorio, delle risorse disponibili; quale perequazione
si intende adottare nelle limitatezza delle risorse a disposizione dei propri bilanci; quale ambiente
si vuole salvaguardare dalla speculazione; quale collaborazione ed interventi si intendono mettere
in atto per la lotta all’evasione fiscale; quale progetto culturale ed educativo si vuole offrire ai gio-
vani, quale modello di famiglia si propone loro, quali condizioni si intendono creare perché questi
possano formarla ed avere dei figli; quale dialogo si vorrebbe instaurare fra le diverse posizioni sulle
cose negoziabili; quale atteggiamento si offre per superare le contrapposizioni; quale accoglienza
si vuole riservare a chi è stato utile in determinati periodi della nostra attività economica per lavori
magari umili o pesanti e che oggi si trova in difficoltà come altri nostri concittadini?”.
Avviamo dunque alcune riflessioni su come “declinare” il concetto di Bene Comune nelle scelte am-
ministrative, per aiutare una riflessione e un momento di confronto, ed anche come contributo di
formazione per chi amministra e per chi ritiene importante una politica che esca dall’improvvisazio-
ne, dagli interessi di parte; e anche per chi vuol capire un po’ di più.
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I relatori
Franco Bonesso
Nato a San Donà di Piave (VE) il 3 marzo1968, vive a Trevignano.
Diplomato Geometra, si laurea in Ingegneria Civile edile a Padova. Ha prestato
il Servizio militare come Ufficiale di complemento degli Alpini a Brunico presso
l’11° Reggimento alpini.
Professione: è libero professionista iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Treviso.
Impegno sociale e parrocchiale:
Ha partecipato attivamente alla vita sociale del paese nell’ambito dell’associazio-
nismo cattolico, esperienza che gli ha fatto maturare l’impegno politico ammini-
strativo.
Esperienze amministrative:
Consigliere comunale a Trevignano da novembre 1997 a maggio 2002
Sindaco di Trevignano da maggio 2002 con riconferma a maggio 2007
Presidente dell’assemblea dei sindaci del Consorzio Azienda TV Tre da novembre
2004 a luglio 2008
Vicepresidente ATO Rifiuti “Marca Ambiente” da ottobre 2005
Presidente del Consorzio Azienda TV Tre da luglio 2008
Membro del Consiglio e del Direttivo Regionale dell’ANCI VENETO dal 30 Settem-
bre 2009
Membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio per lo Sviluppo della
Bioedilizia da Luglio 2010
Esperienze politiche:
Membro del Direttivo Provinciale PdL
Dino Scantamburlo
Vive a Camposampiero (Padova).
Professione: docente di Lettere alle scuole superiori
Esperienze ecclesiali:
Formato nell’Azione Cattolica (delegato giovanile vicariale), segretario del Consi-
glio pastorale.
È stato Direttore della Scuola di formazione sociopolitica - Diocesi di Padova,
socio del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) di Padova
Esperienze amministrative e politiche:
Tra gli incarichi ricoperti, Sindaco di Camposampiero, Deputato al Parlamento
1996-2001 (relatore alla Camera della legge quadro 328/2000 di riforma dell’assi-
stenza sociale), Consigliere Provinciale di Padova.
Responsabile nazionale politiche sociali P.P.I., Segretario Provinciale “La Margheri-
ta” (2002-2007), Componente Assemblea regionale P.D.
Attualmente è Consigliere provinciale, Presidente di Spes, Ipab che opera nel
settore educativo e sociale, e operatore in una Ong (Organizzazione non gover-
nativa) di volontariato internazionale.
Pubblicazioni:
Incontri con Turoldo (in ricordo di p. David Maria Turoldo), Dal nordest a Monteci-
torio (sull’esperienza alla Camera dei Deputati, Frammenti di Novecento (Campo-
sampiero nella grande storia del Novecento), Usciamo dalla palude (saggio per
giovani sull’attualità politica). Coautore di altri testi.
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Luigino Busatto
Nato a Salzano (Venezia) e residente a Robegano di Salzano (Venezia).
Ha sempre alternato alla vita professionale e familiare un’intensa attività nel cam-
po dell’associazionismo e del volontariato.
Dal 1994 è impegnato in politica.
Diploma di abilitazione magistrale.
Professione: insegnante elementare, in pensione.
È stato per ventun anni (dal 1973 al 1994 ) presidente della Cooperativa Agricola
Acli “San Giacomo” di Robegano (VE).
Impegno parrocchiale ed ecclesiale:
ha diretto per diversi anni la corale di Robegano;
ha fatto parte del Consiglio Pastorale;
membro del Consiglio Parrocchiale Affari Economici (CPAE);
membro della Consulta dei laici per il Triveneto e della Pastorale sociale e del
lavoro del Triveneto
Impegno nell’associazionismo:
nel 1968 entra nelle ACLI, fino a rivestire il ruolo di presidente provinciale per la
provincia di Venezia e, quindi, presidente Regionale (dal 1990 al 1994)
Impegno politico:
è stato consigliere comunale nel Comune di Salzano;
ha contribuito alla nascita del nuovo Partito Popolare come membro della Com-
missione dei 62 e vicepresidente della Costituente veneta;
per due mandati, dal 1995 al 2004, è stato Presidente della Provincia di Venezia.
è stato membro del Dipartimento Nazionale dell’UPI (Unione delle Province d’Ita-
lia) per le attività produttive.
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Pubblichiamo due lettere aperte di cattolici impegnati in politica a commento delle
vicende recenti che hanno coinvolto il Presidente del Consiglio, vicende che non meri-
tano alcun commento oltre a quanto proponiamo alla riflessione dei nostri lettori.
Il primo contributo giunge dal Coordinamento Nazionale dei Cattolici Democratici
“Agire Politicamente”; il secondo è una lettera aperta firmata da un gruppo di autore-
voli rappresentanti del mondo cattolico lombardo.
Pane al pane
Berlusconi ha promesso 24 posti nel governo per parlamentari che andassero a rafforzare la sua
maggioranza, dopo il dissanguamento ad opera di Fini.
Veramente, quando in campagna elettorale prometteva un milione di posti di lavoro noi pensavamo si
riferisse ad altro.
effecì
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«
Dopo aver sentito e letto i numerosi interventi di questi giorni
sulle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio, non sen-
tiamo il bisogno di intervenire sul merito delle questioni che
occupano da troppi giorni le prime pagine dei giornali. Come
politici che tentano di offrire la loro testimonianza cristiana
che sta accadendo in questi mesi, rischiano di condurci attra-
verso riflessioni colme di smarrimento se non di angoscia.
La politica farà le sue scelte e adotterà le sue strategie che
condurranno probabilmente a un duro scontro tra chi difende
le ragioni del Presidente del Consiglio e chi ritiene che i suoi
nel servizio alle istituzioni e a questo nostro Paese, ci sentiamo comportamenti siano lesivi della dignità dell’intero Paese.
piuttosto in dovere di manifestare la nostra preoccupazione Questo non toglie però nulla alla necessità di una profonda
per la deriva che sta interessando in modo sempre più eviden- riflessione sulle conseguenze che abitudini e comportamenti
te la vita pubblica italiana. Un’intera generazione politica, e che si trascinano da tempo e di cui i protagonisti si sono a più
non facciamo differenze di schieramento, rischia di venire riprese vantati, rischiano di far precipitare sull’intera società
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“SENTINELLA,
testimoni
QUANTO RESTA DELLA NOTTE?”
di Giuseppe Dossetti
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sere nessun pregiudizio negativo, anzi ci deve essere un incominciato ad ammettere e a deplorare nella misura do-
auspicio favorevole. vuta.
Ma c’è una soglia che deve essere rispettata in modo asso- C’è un peccato, una colpevolezza collettiva: non di singoli,
luto. Certo oltrepasserebbe questa soglia una disarticola- sia pure rappresentativi e numerosi, ma di tutta la nostra
zione federalista come è stata più volte prospettata dalla cristianità, cioè sia di coloro che erano attivi in politica sia
Lega. E ancora oltrepasserebbe questa soglia qualunque dei non attivi, per risultanza di partecipazione a certi van-
modificazione che si volesse apportare ai diritti inviolabili taggi e comunque per consenso e solidarietà passiva.
civili, politici, sociali previsti dall’attuale Costituzione. E così Ma per quanto fosse convinto ed esplicitato e realizzato
pure va ripetuto per una qualunque soluzione che intac- nei fatti, questo pentimento non basterebbe ancora. In-
casse il principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri quadrandolo nel pensiero di Lazzati – soprattutto degli
fondamentali, legislativo esecutivo e giudiziario, cioè per anni in cui cominciava più direttamente a pensare alla Città
ogni avvio, che potrebbe essere irreversibile, di un poten- dell’uomo – si dovrebbe dire che i battezzati consapevoli
ziamento dell’esecutivo ai danni del legislativo, ancorché devono percorrere un cammino inverso a quello degli ul-
fosse realizzato con forme di referendum, che potrebbero timi vent’anni, cioè mirare non a una presenza dei cristiani
trasformarsi in forme di plebiscito. (…) nelle realtà temporali e alla loro consistenza numerica e al
Nel caso nostro dobbiamo anzitutto convincerci che tutti loro peso politico, ma a una ricostruzione delle coscienze e
noi, cattolici italiani, abbiamo gravemente mancato, spe- del loro peso interiore, che potrà poi, per intima coerenza e
cialmente negli ultimi due decenni, e che ci sono grandi adeguato sviluppo creativo, esprimersi con un peso cultu-
colpe (non solo errori o mere insufficienze), grandi e veri rale e finalmente sociale e politico”.
e propri peccati collettivi che non abbiamo sino ad oggi
le nostre radici
VI. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cri-
stiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.
L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia
l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha
avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i
cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo
come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono
come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima
si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito
abbandonare.
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Direttore responsabile: Roberto Grigoletto
Editore: Francis Contessotto
Progetto grafico e impaginazione di Monica Bernardi
Reg. Tribunale di Treviso n° 1309/2010
Reg. Stampa n° 154/2010 del 4 agosto 2010
Indirizzo mail: redazione.lievito@libero.it
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