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Cap. 5
Si abbia una massa m legata ad una molla vincolata in V . Sia tutto il sistema a riposo
e giacente in un piano orizzontale. Assumiamo come origine O del sistema di riferimento
la posizione della massa a riposo.
......................................................................................... .......................... F~ ..........................
...
........ ........ ........ ....... ........ ........ ....... ........ ........ ...... ........ ................................................................. .. .. .. .. .. .. .. ............................................................
...............
.. .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. ...... .. .. ................. ............................................ ...................... ................................... .. .. .. .. .. .. .. .. .................................. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. ..............................
.
..
..
..
..
..
.. x
V O x
fig.5.1-1
Supponiamo di spostare la massa m dalla sua posizione di riposo O ad una posizione
generica x. La massa m é sottoposta alla forza di richiamo della molla che per la legge di
Hooke é:
F = −kx (5.1.1)
essendo k (N/m) la costante elastica della molla.
Per il secondo principio della dinamica si ha:
ossia:
k
ẍ + x=0 (5.1.3)
m
la cui soluzione é:
x(t) = C1 cos ω0 t + C2 sin ω0 t (5.1.4)
La velocitá della massa m durante la il moto é:
essendo: r
k
(5.1.6) ω0 =
m
la pulsazione del sistema massa-molla chiamata frequenza angolare propria o di riso-
nanza.
C1 e C2 sono due costanti di integrazione determinate dalle condizioni iniziali:
x(0) = C1 = x0 (5.1.8)
ẋ(0) = ωC2 = ẋ0 (5.1.9)
5-1
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
da cui:
C1 = x0 (5.1.10)
ẋ0
C2 = (5.1.11)
ω0
ẋ0
x(t) = x0 cos ω0 t + sin ω0 t (5.1.12)
ω0
ẋ(t) = −x0 ω0 sin ω0 t + ẋ0 cos ω0 t (5.1.13)
La soluzione (5.2.4) puó essere scritta in una forma differente esprimendo le costanti
C1 e C2 in funzione di altre due costanti. Infatti, ponendo:
ossia:
e, quindi:
essendo:
C2
q
a= C12 + C22 e tan α = − (5.1.18)
C1
ossia:
s
ẋ20 ẋ0
a= x20 + e tan α = − (5.1.19)
ω02 ω0 x 0
5-2
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
x0 ẋ0
cos α = s e sin α = − s (5.1.20)
ẋ2 ẋ2
x20 + 02 ω0 x20 + 02
ω0 ω0
a = 1 ......
(
3
..
.. . ..... ..... ....
.. .. .. .. .. ....... .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. ....... .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. ....... .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. .. .... .. .. .. .. .. .. ..
... ... ... ... ... ... ... ...
. . α = 0 .. ...
.. .
ẋ(t)... .... ... ... ... ... ... ...
...............................................................................................................................................................ω....0....= π.. ..
.. ..
.
2 .. .. .. .. .. ....... .. .. .. ...
... .. .. .. .. .. .
. .
..
.. .. .. .. .... . .. .. .. .. ..... ..
.. ..
.. .. .. .. .. .. .
. . .. ..
.. .. . . . . . ..
... .. ... . .
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.
.
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. .. .
1 .........................................................................................................................................................................................................................................................................
...x(t) ...
... .. . . . .... .. .. ... .. .. .....
.. .. .... .. .. .. ... .. .. ... ..... .. .. ... ..... .. ... ...
... .. ... ... .... ... ... ... ..... ..
. . . . . . .
.. . . . .. .. . .. .. .. .. . ... .. .. .. .. .. .. ..
0 .................................................................................................................................................................................................................................................................
.. ... .. .. .. ... ... .. .. ... .. ... ... .... ... ... ... .... ... ...
.. ... .. .. .. ... . .. .. ... .. . .. ... . . .. ... . .
.. ... .. .. .. ... ... ... .. ... .. .. .. ... .. .. .. .. . .
.. ..... ... .... .. ......................................................................................................................................................
. . . .
−1 ... .. .. .. .. ....... .. ... .. .. .. .. .. .. .. .. .. ...
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−2
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.. .
.
. . .. ..
.. .. .. ... .. . . .
.....................................................................................................................................................................................................
−3 .. .. .. .... .. ...
. . .
.. . . ... .
. ..
0 2 4 6 8 10
t
fig.5.1-2
Dal grafico di fig.5.1-2 si evince che la massa m si muove su traiettoria rettilinea dal
punto x = +a al punto x = −a e viceversa e che la velocitá della massa m é nulla agli
estremi della traiettoria x = +a e x = −a ed é massima nella posizione di risposo O.
L’accelerazione é massima agli estremi e nulla nella posizione di riposo.
5-3
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
Oltre alla forza elastica supponiamo che la particella é sottoposta ad una forza di
attrito come avviene in realtá. Assumiamo che tale forza d’attrito é proporzionale alla
velocitá della particella. Tale legge é vera quando la particella si muove a bassa velocitá in
aria o in altre specie di fluidi. La forza di attrito fra corpi solidi é, al contrario, indipendente
dalla velocitá entro larghi limiti. Qualunque sia la legge di dipendenza della forza d’attrito
(o forza resistiva) dalla velocitá, essa é sempre opposta in verso alla velocitá della particella.
La forza totale agente sulla particella di massa m é, allora:
d~r
F~ = −k~r − β (5.2.1)
dt
Nel caso di un moto rettilineo, come quello di discusso nel paragrafo precedente,
l’equazione del moto é:
mẍ + β ẋ + kx = 0 (5.2.2)
mλ2 + βλ + k = 0 (5.2.3)
Il primo termine del secondo membro é privo di significato fisico in quanto allo au-
mentare del tempo l’ampiezza del moto aumenterebbe oltre ogni limite il che é contro
ogni ragionevolezza fisica. Allora la sola espressione che ha significato fisico é il secondo
termine, ossia: !
r
β2 k
β − − t
− t 4m2 m
x(t) = C2 e 2m e (5.2.6)
5-4
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β2 k
b) 2
= . In questo caso le due soluzioni della (5.2.4) sono reali coincidenti;
4m m
pertanto l’integrale generale dell’equazione differenziale é:
β β
− t − t
x(t) = C1 e 2m + C2 te 2m (5.2.7)
β r r
− t k β2 k β2
x(t) = e 2m C1′
cos − ′′
t + iC1 cos − t+
m 4m2 m 4m2
r r
′ k β2 ′′ k β2
+ iC1 sin − t − C 1 sin − t+
m 4m2 m 4m2 (5.2.9)
r r
k β2 k β2
+ C2′ cos − t + iC2
′′
cos − t+
m 4m2 m 4m2 !
r r
′ k β2 ′′ k β2
+ −iC2 sin − t + C 2 sin − t
m 4m2 m 4m2
β " r r
− t k β 2
k β2
x(t) = e 2m (C1′ + C2′ ) cos − t − (C ′′
1 − C2
′′
) sin − t
m 4m2 m 4m2
r r # (5.2.10)
2 2
k β k β
+i (C1′′ + C2′′ ) cos − t + i (C1′ − C2′ ) sin − t
m 4m2 m 4m2
β r r !
− t k β2 k β2
x(t) = e 2m A cos − t + B sin − t (5.2.11)
m 4m2 m 4m2
5-5
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
La soluzione (5.2.11) puó essere scritta in una forma differente esprimendo le costanti
A e B in funzione di altre due costanti. Infatti, ponendo:
β r !
t k β2 −
x(t) = Ce 2m cos − t−γ (5.2.13)
m 4m2
0 3 6 9 12 15
t
fig.5.2-1
Si ottengono in questo caso oscillazioni armoniche la cui ampiezza decresce espo-
nenzialmente. La piú importante proprietá di queste oscillazioni é che la frequenza di
oscillazione dell’oscillatore armonico smorzato:
r
1 k β2
ν= − (5.2.14)
2π m 4m2
5-6
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
β
T
p = e 2m (5.2.16)
πβ
δ≃√ (5.2.18)
mk
Uno dei fenomeni piú importanti della dinamica delle oscillazioni é il fenomeno della
risonanza che si puó verificare ogni qual volta l’oscillazione di una particella di massa m é
forzata da una forza esterna periodica la cui espressione é:
β F0
ẍ + ẋ + ω02 x = cos ωt (5.3.3)
m m
Per integrare questa equazione utilizziamo un teorema della teoria delle equazioni
differenziali lineari: Se g(t) é una soluzione particolare di una equazione differenziale non
omogenea, e se f (t) é l’integrale generale dell’equazione omogenea associata, la funzione
g(t) + f (t) é l’integrale generale della equazione differenziale non omogenea.
L’integrale generale dell’equazione differenziale omogenea é stato determinato nel
paragrafo precedente. Poiché il termine forzante é una funzione periodica di frequenza
5-7
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
Ne segue:
r
F02 2 2 2 F02 β 2 ω 2
(ω 0 − ω ) + F0
p
p2 + q 2 = m2 m2 m2 = q
2 2
β ω m2 (ω02 − ω 2 )2 + β 2 ω 2
(ω02 − ω 2 )2 + (5.3.12)
m 2
q βω
tan φ = =
p m(ω02 − ω 2 )
β r !
−t k β2 F0
x(t) = Ce 2m cos − 2
t−γ + q cos (ωt − φ) (5.3.13)
m 4m m2 (ω02 − ω 2 )2 + β 2 ω 2
Il primo termine del secondo membro rappresenta un’oscillazione smorzata; esso cioé
é, rispetto al secondo termine, un fenomeno transitorio determinato dalle condizioni iniziali
che definiscono C e γ. Questa parte della soluzione dopo un certo tempo diventa irrilevante
e predomina soltanto il secondo termine che rappresenta lo stato stazionario. Questa parte
della soluzione rappresenta un’oscillazione persistente con frequenza eguale a quella della
forzante esterna.
É interessante studiare le caratteristiche di queste oscillazioni.
L’ampiezza e la fase dipendono fortemente dalla frequenza. La masima ampiezza
del moto si ha quando ω = ω0 cioé quando la frequenza della forza esterna coincide con
la frequenza naturale del sistema oscillante senza attrito. In questo caso il sistema si
dice risonante. In assenza di forze resistive l’ampiezza alla risonanza diventa infinita. Per
mostrare come l’ampiezza dipende dalla frequenza della forza eccitante, ossia per disegnare
la cosiddetta curva di risonanza, é conveniente scegliere il quadrato dell’ampiezza come
ordinata. Si ha, allora:
F02
a2 = 2 2 (5.3.14)
m (ω0 − ω 2 )2 + β 2 ω 2
Risulta:
F02
a2max = 2 2 2 2
2 2 =⇒ F0 = β ω amax (5.3.15)
β ω
Ne segue:
β 2 ω 2 a2max β 2 a2max
a2 = = (5.3.16)
m2 (ω02 − ω 2 )2 + β 2 ω 2
2
(ω02 − ω 2 )2 2
m +β
ω2
Poiché ω non si discosta molto dalla pulsazione di risonanza ω0 é utilissimo effettuare
la seguente approssimazione:
5-9
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
a2 β2
= (5.3.18)
a2max 4m2 (ω0 − ω)2 + β 2
........ ..........
0.9 ... ....
..... ........
0.8 .
. ... .... ..
.. ...... ...... .....
0.7 . .
.. .. .... ....
.
−5 −4 −3 −2 −1 0 1 2 3 4 5
ω − ω0
fig.5.3-1
Per determinare la semilarghezza a metá altezza della curva di risonanza,
imponiamo che:
a2 1
2
= (5.3.19)
amax 2
ossia:
β2 1 ∗ β
2 ∗ 2 2 = 2 =⇒ |(ω0 − ω )| = 2m (5.3.20)
4m (ω0 − ω ) + β
Per la (5.2.14):
β δ ω0 δ
= = (5.3.21)
2m T 2π
ossia:
|(ω0 − ω ∗ )| δ
= (5.3.22)
ω0 2π
Dalla (5.3.22) segue il seguente teorema: La semilarghezza a metá altezza della curva
di risonanza é eguale al decremento logaritmico diviso per 2π.
5 - 10
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
Forze rigorosamente elastiche, che sono, cioé, proporzionali all’ampiezza, non esistono
in natura. Le reali forze di legame possono essere rappresentate da serie di potenze dello
spostamento. In molti casi, un termine aggiuntivo al primo termine lineare é sufficiente a
ben rappresentare l’espressione della forza. Vi sono due principali tipi di possibili leggi di
forza. Se la forza é simmetrica cioé di eguale grandezza nei corrispondenti punti simmetrici
rispetto alla posizione di equilibrio, soltanto le potenze dispari intervengono nello sviluppo
in serie; altrimenti abbiamo una legge di forza asimmetrica. Restringiamo la nostra analisi
al caso piú comune di oscillazioni simmetriche e aggiungiamo un termine ǫx3 alla forza
elastica −kx. Assumiamo, inoltre, che ǫ é positivo che significa che la forza di legame ...
L’equazione differenziale del moto é:
x1 = a cos ωt (5.4.2)
Poniamo:
1 3
cos3 ωt = cos 3ωt + cos ωt (5.4.4)
4 4
3 3 ǫ
−maω + ka − ǫa cos ωt − a3 cos 3ωt = F0 cos ωt
2
(5.4.5)
4 4
r
k
Dividendo per m e ponendo ω0 = la (5.5.5) é soddisfatta se e solo se:
m
3 ǫ 3 F0
a + ω 2 − ω02 a +
=0 (5.4.6)
4m m
5 - 11
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...........
................
3 ................
................
................
...............
..............
..............
..............
..............
..............
..............
.............
...... ......
2 ...... ......
...... ......
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..... .....
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1 ... .....
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.. . ......
...
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....... .
.. ............
. .
. ............
.. ..
. ... ..........................
..................................... ... ..... ...... ..... .... ..... ... .... .......... .................................................................................
0
−10 −8 −6 −4 −2 0 2 4 6 8 10
5 - 12
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10
ξ = 0.5, k = 1.75,
r m = 0.1, λ = 3.5,
8
k
ω0 = , F0 = 7
m
6 ...........
..... ....
... ...
4 .
..
.... ...
...
.. ...
.... ...
.. ...
2 .
...
.
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...
. ......
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.
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. ...................................................................................
........................................
0 .
...
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...
...
...
...
...
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...
...
.
−30 −25 −20 −15 −10 −5 0 5 10 15 20 25 30
30
ξ = 0.5, k = 1.75,
r m = 0.1, λ = 3.5,
25 k
ω0 = , F0 = 14
m .......
...... ...
20 . ..
.... .
..
..... ...
.
.... .
15 ..
...... ...
.... .
..
...... ..
10
. .
..... .
...
....... ....
...... ...
.......
5 ... ...
......
.. ....
...
..
..
.. ........
..
...
...
...
...
...
......... ................
..
...
...
...
...
...
. .........................................................................
0
.
.............................................
...
...
...
...
...
.
60
ξ = 0.5, k = 1.75,
r m = 0.1, λ = 3.5, ..........
..............
.
k
.
50 ....
....... ....
ω0 = , F0 = 22 ....... .........
.
m ..
...
....... ....
40 ............. .........
....... ...
.....
............. ..
. .
30 ...
.......
....... .......
...
..
.. .
..
....... ...
....... ...
20 .
.......
..
..
.
.. ..
..
..
...........
. . ....
.......... ..
10 ..
..
..
..
............
. ....
.............. .......
........................ ..................
0 ............................................................................ ..........................................................
5 - 13
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•O ....
... ...
... ...
.
.
... ...
............. .
φ .
..
..
... ......
.
...
... ..
..... ..
..
.
.. ..
.
. ..
l .
..
... ..
.
.. ..
.. ..
...
... ....
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... .
.. . ....
.
.... . .. ...
..... ... . ....
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.... ........ ... .. ....
.... ..... ..... ..
. ..
......
.
.... ......
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.. .. .....
..........
...
. .....
......... .. .....
......... ..... . .
......
.
...•..........
....... .. . ..
.
........ .. ......
.. ........ .. ......
........ .. .......
........
.. ..... ................ .............. .
. .
...
...
.................. . .
......
. .......... .... .........................................................................
...φ ....
.. . .. ......
..
. ..
.
. ..
... .... ..
..
....
.
. .. ....
.. ... ..
.... ..
.. ...... ..
..
. .......
....
.... ....
. .
.. .. .....
..
m~g
fig.5.5-1
Indicando con s la coordinata sulla traiettoria prestabilita, l’equazione del moto é:
d2 s
m = −mg sin φ (5.5.2)
dt2
Tenendo conto che s = lφ, si ha:
d2 φ
ml = −mg sin φ (5.5.3)
dt2
che si puó scrivere:
d2 φ g
+ sin φ = 0 (5.5.4)
dt2 l
La presenza del termine sin φ ci conduce al risultato che, in generale, le oscillazioni
del pendolo sono non armoniche. L’integrazione rigorosa dell’equazione (5.5.4) si puó
effettuare e conduce a funzioni ellittiche.
Possiamo, tuttavia, ottenere importanti informazioni sulla fisica del pendolo svilup-
pando in serie il termine sin φ. Poniamo, cioé:
1
sin φ = φ − φ3 + ........... (5.5.5)
6
5 - 14
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5 - 15
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delete(get(0,’children’));
clf;
clear all;
S=solve(’csiˆ2*xˆ3-2*csi* delta*xˆ2+(deltaˆ2+lambdaˆ2)*x-...
F0ˆ2/4/msˆ2/omega0ˆ2=0’);
csi=0.5
k=1.75;
ms=0.1;
lambda=3.5;
omega0=sqrt(k./ms);
F0=22;
numero punti=1000
delta min=-30
delta max=+30
delta lin=linspace(delta min,delta max,numero punti);
for m=1:numero punti
delta=delta lin(m);
SS=eval(S);
[srt,srt i]=sort(real(SS));
SS=SS(srt i);
y1(m)=SS(1);
y2(m)=SS(2);
y3(m)=SS(3);
end
epsilon=1e-12;
reale1=(abs(imag(y1))¡epsilon);
reale2=(abs(imag(y2))¡epsilon);
reale3=(abs(imag(y3))¡epsilon);
plot(delta lin(reale1),abs(real(y1(reale1))),’+’,...
delta lin(reale2),abs(real(y2(reale2))),’x’,...
delta lin(reale3),abs(real(y3(reale3))),’*’)
xlabel(’valori di delta’)
ylabel(’radici reali di xˆ3+a 1x+a 0=0’)
B=[delta lin(reale2);abs(real(y2(reale2)))]’;
fid=fopen(’pippo.tex’,’w’);
fprintf(fid,’csi=0.5;k=1.75;ms=0.1;lambda=3.5;omega0=sqrt(k./ms);F0=14;\n’);
fprintf(fid,’%5.4f %5.4f %5.4f %5.4f %5.4f %5.4f %5.4%5.4f%5.4f %5.4f \n’,B);
fclose(fid);
5 - 16
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
•O ..........
...... .. ..
....... ... ..
........... .... ....
.
....... .
...... ...
........ ... ............
.......... ....
l ....... ................. .....φ .
α
.. ..
...... .............. ..
....... .............. ..
.... ......
. ......................................
........
.... .... .
..
........ ... ..
.
......
l
.
...... ... ..
......... .... ..
• ... .
.. .. ..
.
.
.....
. .. .
... ... .. ...
... ... .. ...
....
... ..... ...
......
..... . .
. ..
.. ... .. ...
....
.... ........ ... .. ....
.... ...... .... .. .
......
H
.
.... .... .. . ..
.
.......... .. . .....
.......... ... .. .....
........ ..... .
... ......
.....
.•
...... .. .
. ...
..
.
........ ......
......... ........ .. .......
......... .. ........
........ ...............
. ..........
...............
..................
..... .....................................................................
..
. .
...
...
...........
.
.. . ..
...φ ....
. .
.. .......
. ...
. . .
.
... .... ..
..
.
.....
. ... ..
..
.......
.. ......
.. ..
..
.
..
.. .......
....
.... ...
..
. .....
.. .
m~g
fig.5.6-1
5 - 17
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
dφ
La costante C é determinata dalla condizione = 0 per φ = α che esprime la
dt
condizioni di massima elongazione in cui la velocitá della particella é nulla. Risulta, quindi:
Ricordando che:
φ φ φ φ
cos φ = cos 2 = cos2 − sin2 = 1 − 2 sin2 (5.6.9)
2 2 2 2
α α α α
cos α = cos 2 = cos2 − sin2 = 1 − 2 sin2 (5.6.10)
2 2 2 2
si ha:
2 α 2 φ
cos φ − cos α = 2 sin − sin (5.6.11)
2 2
La (5.6.8) diventa:
2
dφ 2 α 2 φ
= 4ω02 sin − sin (5.6.12)
dt 2 2
ossia: r
dφ α φ
= 2ω0 sin2 − sin2 (5.6.13)
dt 2 2
e, ancora:
φ
d
2
r = ω0 dt (5.6.14)
α φ
sin2 − sin2
2 2
Integrando:
φ
Z φ d
2
r = ω0 t (5.6.15)
0 2 α 2 φ
sin − sin
2 2
Poniamo:
φ α
sin = sin sin v (5.6.16)
2 2
Differenziando:
φ φ α
cos d = sin cos vdv (5.6.17)
2 2 2
5 - 18
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
da cui:
sin α cos v
φ 2
d = dv (5.6.18)
2 φ
cos
2
e: r
φ α
cos = 1 − sin2 sin2 v (5.6.19)
2 2
e, dalla (5.6.16):
φ
sin
v = arcsin
2 (5.6.20)
α
sin
2
Risulta, quindi
α
Z v sin
cos vdv
r 2r = ω0 t (5.6.21)
0 2 α 2 2 α 2 α 2
1 − sin sin v sin − sin sin v
2 2 2
ossia:
v
dv
Z
r = ω0 t (5.6.22)
0 2 α 2
1 − sin sin v
2
5 - 19
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1.4
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1.3 ..
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x(t) .
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1.2 ...
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1.1 ..
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0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180
α
5 - 20
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
Per semplicitá supporremo che essi oscillino nello stesso piano; l’accoppiamento puó
immaginarsi realizzato, mediante una molla. L’accoppiamento si dirá piú forte o piú debole,
a seconda che la tensione della molla, per una data posizione dei due pendoli, é piú o meno
elevata. Noi consideriamo accoppiamenti deboli.
Se i due pendoli non sono esattamente uguali, in lunghezza o in peso, si dice che sono
disaccordati.
Cominciamo con il descrivere i fenomeni che si osservano nel caso di accoppiamento
risonante. Il primo pendolo venga eccitato (ossia spostato dalla posizione di equilibrio); il
secondo sia inizialmente in quiete.
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x
fig.5.7-1
Indicando rispettivamente con x1 e x2 gli spostamenti dei due pendoli dalle loro po-
sizioni di equilibrio, le equazioni simultanee del problema si scrivono:
z1 = x1 − x2 , z2 = x1 + x2 (5.7.3)
si ottengono dalle (5.7.1), per somma e differenza, le equazioni delle oscillazioni fondamen-
tali:
5 - 21
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
k
L’equazione (5.7.6) si é ottenuta considerando l’accoppiamento debole, ossia << 1
s ω0
2k k
e conseguentemente poter sviluppare la radice in serie e porre 1 + 2 ≃ 1 + 2 .
ω0 ω0
Gli integrali generali delle (5.7.4) e (5.7.5) sono dati da:
z1 = a1 cos ωt + b1 sin ωt (5.7.8)
z2 = a2 cos ω ′ t + b2 sin ω ′ t (5.7.9)
Scegliamo come condizioni iniziali, per t=0:
x1 = C, x2 = ẋ2 = ẋ1 = 0 (5.7.10)
cioé:
ż1 = ż2 = 0, z1 = z2 = C (5.7.11)
Dalle (5.7.8) e (5.7.9) segue:
z1 (0) = a1 = C (5.7.12)
ż1 (0) = ωb1 = 0 =⇒ b1 = 0 (5.7.13)
ż2 (0) = a2 = C (5.7.14)
ż2 (0) = ω ′ b2 = 0 =⇒ b2 = 0 (5.7.15)
Le (5.7.8) e (5.7.9), allora, diventano:
z1 = C cos ωt, z2 = C cos ω ′ t (5.7.16)
e, quindi, in definitiva, le equazioni del moto delle due particelle accoppiate da una molla,
diventano:
z1 + z2 ω′ −ω ω′+ω
x1 = = C cos t cos t (5.7.17)
2 2 2
z2 − z1 ω′ −ω ω′ +ω
x2 = = −C sin t sin t (5.7.18)
2 2 2
ω−ω′ k
In forza delle (5.7.6) e (5.7.7) per deboli accoppiamenti si ha = << 1. I
2 2ω0
primi fattori dei secondi membri delle (5.7.17) e (5.7.18) sono quindi lentamente variabili
nel tempo; questa circostanza corrisponde alla modulazione in ampiezza delle oscillazioni
rappresentati in fig.5.7-2.
Si evince dalla figura che l’energia passa alternativamente dall’uno all’altro pendolo,
talché quando uno dei due oscilla con ampiezza massima l’altro si trova in quiete e viceversa.
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0.5 . .
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x1 ... ... ... ... .. ... .. ... ... ... ... ... .. ... ... .. ... ... ... ... .. ... ...
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0.0 .. ..... .. ....... ....... ........ ........ .............................. .. ..... .. ........ ...... ........ ........ ...................... .. ..... .. ............... ........ ....................... .......... ..... .. ....... ........ ...... ........ ......... ....... .......... .... .. ........ ....... ..................... ........ ......... .............. .. ......... ....... ................ ......
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−1.0
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0 2 4 6 8 10
t (s)
5 - 22
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x2 0.0
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−1.0
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0 2 4 6 8 10
t (s)
fig.5.7.2
Scegliamo, ora, come condizioni iniziali, per t=0:
x1 = C, x2 = −C, ẋ2 = ẋ1 = 0 (5.7.19)
cioé:
ż1 = ż2 = 0, z1 = 2C , z2 = 0 (5.7.20)
Dalle (5.7.8) e (5.7.9) segue:
z1 (0) = a1 = 2C (5.7.21)
ż1 (0) = ωb1 = 0 =⇒ b1 = 0 (5.7.22)
ż2 (0) = a2 = 0 (5.7.23)
ż2 (0) = ω ′ b2 = 0 =⇒ b2 = 0 (5.7.24)
Le (5.7.8) e (5.7.9), allora, diventano:
z1 = 2C cos ω ′ t, z2 = 0 (5.7.25)
e, quindi, in definitiva, le equazioni del moto delle due particelle accoppiate da una molla,
diventano:
z1 + z2
x1 = = 2C cos ω ′ t (5.7.26)
2
z2 − z1
x2 = = −2C cos ω ′ t (5.7.27)
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2 .. .. .. .. .. .. .. .......................... ..........................
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x
fig.5.7-3
5 - 23
———————————— S.Barbarino - Appunti di Fisica I ———————————–
cioé:
ż1 = ż2 = 0, z1 = 0 , z2 = 2C (5.7.29)
Dalle (5.7.8) e (5.7.9) segue:
z1 (0) = a1 = 0 (5.7.30)
ż1 (0) = ωb1 = 0 =⇒ b1 = 0 (5.7.31)
ż2 (0) = a2 = 2C (5.7.32)
ż2 (0) = ω ′ b2 = 0 =⇒ b2 = 0 (5.7.33)
z1 = 0, z2 = 2C cos ω ′ t (5.7.34)
e, quindi, in definitiva, le equazioni del moto delle due particelle accoppiate da una molla,
diventano:
z1 + z2
x1 = = 2C cos ω ′ t (5.7.35)
2
z2 − z1
x2 = = 2C cos ω ′ t (5.7.36)
2
I due pendoli oscillano in fase.
5 - 24