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2. Recogimiento
5. El criminal
8. Los necroburi
Puesto que nuestra tierra, y las piedras,
y toda la región en que vivimos, están
ofendidas y estropeadas.
Platón, Fedón, 109-110
i
Jóvenes sin trabajo,
con extrañas carteras
donde suelen guardar
dinero que no ganaron.
Condenados a aceptar
un regalo encantado,
hundidos en el sueño
mortal de la época,
esta juventud,
Bella Durmiente,
languidece en el hechizo
de una vida incompleta.
ii
Jóvenes sin trabajo
parlotean en los bares,
en un eterno presente
que no los deja escapar.
Son convalecientes,
cuidan este gran mal
que los mantiene despiertos
sin trabajar jamás.
2. Raccoglimento
Mia debolezza, debolezza mia, / ma che devo fare con te? / Ho cinquant’anni e tremo / quando tuona, e
sbaglio ancora posto / come quando sbagliai banco all’asilo. / Ho un corpo trapunto da graffe, / il sonno
come un campo di macerie, / la forza che si sbriciola, la memoria in frantumi, / e in questo Grande Sfascio,
l’unica cosa intatta resti tu, / mia ferita, mio Graal, codice a barre / di un estraneo che è leso, / che è fallato,
che è costretto / a essere me. / Mia debolezza, talpa del nemico, / creaturina indifesa che mi rendi indifeso, /
il solo, vero premio della morte / sarà saperti morta insieme a me, / mio motore, / mio orrore, / mia
consustanziale sconfitta.
5. Il criminale
Ho infettato i miei figli / trasmettendogli vita. / Per tollerarla, l’ho disseminata, / creando ciò da cui stavo
fuggendo, / gettando su dei poveri innocenti / il peso che da solo non riuscivo a portare. / Per poter
sopravvivere / li ho dati alla luce, alla gogna. / Staffetta dell’infamia: / ho suddiviso il carico, / ho riprodotto
sherpa.
8. I necroburi
Poiché questa nostra terra, e le pietre,
e tutta la regione in cui viviamo, sono
offese e deturpate.
Platone, Fedone, 109-110
Con lunghi protocolli, / pelle di capra, roncole, / si accalcano i necroburi / attorno alla mia culla. / Mi tennero
in quattro, / mi marchiarano, mi marchiano / di morte e di burocrazia / col fuoco del mio codice fiscale. / C’è
puzza di bruciato / e loro se ne vanno / portandosi via le tenaglie e la pelle, / le ricevute, i cani, i tabulati.
ii
Giovani senza lavoro / chiacchierano nei bar / in un eterno presente / che non li lascia andar. // Sono
convalescenti / curano questo gran male / che li fa stare svegli / senza mai lavorare. // Di notte sono normali,
/ dormono come tutti gli altri / anche se i sogni sono vuoti / anche se i sogni sono falsi. // Falsa è la loro vita, /
finta, una pantomima / fatta da controfigure, / interrotta da prima.
Facevano rumore, quei vicini, / per darvi l’impressione di mangiare, / di avere qualche cosa da mangiare. // E
maneggiavano piatti, scodelle, / e urtavano bicchieri, spostavano posate, / scintillanti, pulite, come nuove. //
Che atroce scena fu quella in cui tuo padre / piombò per sbaglio a casa loro, scoprendo / la nudità del pasto,
l’amarezza / di un cibo chiamato mancanza.