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Corso di Formazione per Genitori

PON 2007/2013 “COMPETENZE PER LO SVILUPPO”


PROGETTO F-1 -FSE-2009-2365
Anno scolastico 2009/10

Educare a tutto
-Sapere per capire e agire.
campo
II PARTE:
5°INCONTRO Sola la conoscenza sconfigge l’ignoranza e
abbatte il muro dell’indifferenza come è
dimostrato dalla campagna internazionale
condotta contro il triste fenomeno sociale
del bullismo.
Tutor esperto: Prof. Antonio Iannaccone
Prof.ssa Monica Mollo
Tutor d’aula: Docente Anna Guarracino
Che cos’è il bullismo?
Con il termine “bullismo”, dall’inglese bullying, viene designato il
fenomeno delle prepotenze perpetrate, nell’ambito di una classe, di
una scuola o di un quartiere, da alcuni ragazzi nei confronti di altri, le
loro vittime. Il termine bullismo viene utilizzato sia per indicare i
persecutori che le vittime ed è un fenomeno sommerso più diffuso e
cruento di quanto non si creda; un’autentica forma di oppressione, in
cui un bambino o un’adolescente sperimenta, ad opera di un
compagno prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza,
grave svalutazione della propria identità, crudele emarginazione dal
gruppo. Si tratta di una situazione che rimane per lo più al di fuori del
controllo degli adulti, che generalmente la ignorano o la sottovalutano
perché abbagliati dallo stereotipo dell’”Età dell’innocenza” ed
impreparati a riconoscere manifestazioni così spietate di oppressione
e persecuzione fra i ragazzi.
La definizione ufficiale
Con il termine BULLISMO si intende un’oppressione,
psicologica o fisica, reiterata nel tempo, perpetuata da
una persona o da un gruppo di persone più potente nei
confronti di un’altra persona percepita più debole
(Farrington D.P., in”Understanding and Preventing
Bullying”, in Crime and Justice 12, University of Chicago
Press, Chicago, 1993.
Come si riconosce?
Per poter parlare di bullismo vero e proprio, inteso cioè
come fenomeno serio, allarmante e preoccupante,
bisogna che si verifichino tre condizioni nella relazione
interpersonale tra due o più soggetti, ovvero:

Deve esserci uno squilibrio nel rapporto di forza tra due


o più persone cioè da una parte deve esserci il violento,
il prepotente: il forte e dall’altra parte la vittima: il debole
Deve esserci l’intenzione di arrecare danno alla
persona più debole
La relazione in condizione di squilibrio deve perdurare
nel tempo.
Dov’ è più diffuso il bullismo?
Oggi, questo fenomeno è presente soprattutto nelle
scuole, di ogni ordine e grado dove si verificano
quotidianamente episodi di “bullismo” (aule, corridoi,
bagni sono gli ambienti privilegiati, accanto ai cortili, ai
laboratori, agli spogliatoi della palestra e a tutti i luoghi
isolati o poco sorvegliati dal personale scolastico).

Sono soprattutto i docenti che lamentano la presenza in


classe di alunni indisciplinati, maleducati, aggressivi, che
non rispettano gli orari, che si rendono protagonisti di
episodi di violenza: dai danneggiamenti agli arredi al
teppismo e al vandalismo.
L’aspetto più diffuso è quello gruppale?
Le figure tipiche partecipanti alla violenza gruppale sono:

Il bullo (Questi nell’immaginario collettivo gode di un’elevata autostima, è


solitamente impulsivo, irascibile, con una bassa tolleranza alle frustrazioni e difficoltà
rispetto alle regole. Egli è incapace di porsi nei panni della vittima e di comprendere i
sentimenti di disagio dell’altro. Inoltre non riflette sulle conseguenze delle proprie
azioni, ne prova sensi di colpa per le prevaricazioni commesse).
La vittima (Tale soggetto si distingue per iperattività, impulsività, irrequietezza,
accompagnate talvolta da immaturità e problemi di concentrazione. Spesso assume
comportamenti e abitudini che irritano e infastidiscono i compagni, provocando tensioni
all’interno del gruppo-classe e suscitando le reazioni negative non solo dei bulli ma
anche degli altri studenti e perfino degli adulti).
L'aiuto del bullo o gregario
L'outsider, cioè l'indifferente
Caratteristiche psicologiche dei protagonisti
Le vittime passivo-remissive generalmente sono:
Ansiose
Insicure
Prudenti
Sensibili
Tranquille
Hanno bassa autostima
Debolezza fisica (nel caso di maschi)
Le vittime provocatrici generalmente soffrono di
Problemi di concentrazione
Insicurezza
Mancanza di autostima
I bulli sono:
Aggressivi
Impulsivi
Poco empatici
Bisognosi di dominare
Fisicamente forti (nel caso dei maschi)
EDUCARE A TUTTO CAMPO

Perché si è così tanto diffuso il bullismo?

Il bullismo è sicuramente il prodotto dei cambiamenti


sociali e culturali del nostro tempo (Caduta dell’ ”etica
del limite” e progressiva “violentizzazione”)

Oggi è debole l’autorevolezza degli adulti; si è avuta una


precocizzazione adolescenziale; è mutata la concezione
della trasgressione; si sono ridotte alcune dimensioni
dell’emotività; c’è un eccesso di stimoli nonché la carenza
di particolari abilità: siamo cioè in un’epoca nuova,
moderna e tecnologica molto diversa da quella
tradizionale. È come dire che […] “Tutte le cause di
questo fenomeno sociale affondano le loro radici nella
famiglia, nella scuola, nella cultura diffusa dai media”…
La ricerca denuncia la gravità del fenomeno
I bulli persistenti sono a rischio di problematiche anti-
sociali e devianti, le vittime rischiano quadri patologici
con sintomatologie anche di tipo depressivo

Non
Non sempre
sempre ilil bambino
bambino cheche non
non ama
ama la
la scuola,
scuola,
deve
deve questa
questa suasua disaffezione
disaffezione alla
alla demoti-
demoti-
vazione
vazione allo
allo studio:
studio: spesso
spesso lala sua
sua avversione
avversione
trova
trova giustifica
giustifica in
in un
un cattivo
cattivo rapporto
rapporto con
con ii
compagni
compagni cheche non
non sono
sono necessariamente
necessariamente quelli
quelli
della
della stessa
stessa classe.
classe.
Quali sono le cause?

È un fenomeno sommerso di difficile esplorazione


sociologica e psicologica per cui ancora non se ne
conoscono bene le cause anche perchè non se ne parla
volentieri per il persistere dei seguenti atteggiamenti:

reticenze dei giovani coinvolti, soprattutto delle vittime


che hanno paura di riferire gli episodi perché temono
rappresaglie e vendette;
scarsa collaborazione dei presidi e degli insegnanti delle
scuole che spesso sottovalutano il fenomeno per
mancanza di informazioni e utili modalità di intervento;
tendenza da parte di un’ampia fetta dell’opinione
pubblica a minimizzare certi episodi bollandoli come
semplici “bravate”.
Le diverse forme del bullismo:
Per capire l’entità del disagio interiore provocato a un bambino vittima
di atti di bullismo dobbiamo necessariamente precisare che quando si
parla di bullismo ci si riferisce a diverse forme di maltrattamento e di
violenza cioè al:

bullismo verbale diretto (alla vittima vengono dette cose cattive


e spiacevoli: gli vengono mandati bigliettini con offese o parolacce, lo
si deride o lo si prende ripetutamente in giro, ecc.).

bullismo fisico diretto (la vittima riceve colpi, pugni, calci,


minacce o anche gli vengono sottratti o danneggiati oggetti di
proprietà).

bullismo indiretto (alla vittima nessuno rivolge la parola; la


vittima viene guardato con cattiveria, viene escluso dai gruppi di
aggregazione o vengono dette dicerie sul suo conto tanto da metterlo
in cattiva luce).
L’entità del problema
Il bullismo è dunque un problema sociale che interessa
un po’ tutti: è il segno del “malessere del benessere” dei
nostri tempi (Tant’è che oggi si parla anche di
“Cyberbullismo”).
Non sempre la colpa è dei genitori*(1): la causa spesso
risiede nei contesti educativi e nelle potenzialità sociali
dei singoli soggetti (ottica interazionista).

I comportamenti bulli quindi non possono essere


ignorati proprio perché se si lascia che un bambino si
comporti male da piccolo, lo si espone da grande a
condotte devianti. Così come non si risolve il problema
della prevaricazione e della aggressività invitando la
vittima a difendersi ricorrendo a sua volta a compor-
tamenti violenti.
*(1)Oliviero Facchinetti
Bullismo e genitori o Bullismo “dei” genitori?
L’atteggiamento dei genitori influenza in modo significativo i comportamenti dei
figli che agiscono prepotenza.
Molte volte, troppo spesso, i genitori di bambini e ragazzi che agiscono prepotenza
tendono a giustificarli, a “proteggerli” da chiunque cerchi di renderli consapevoli
delle conseguenze delle proprie azioni, costruendo un muro difensivo che impedisce
ai figli di assumersi la responsabilità dei propri comportamenti. Nelle situazioni
più compromesse tendono anche a criticare coloro che cercano di intervenire con
efficacia per ridurre i comportamenti di prevaricazione e di violenza – siano essi
insegnanti, genitori di altri alunni, psicologi, ecc.
Sono atteggiamenti che stanno aumentando e che dipendono anche dalla sempre più
diffusa autoreferenzialità famigliare, in cui ogni genitore si ritiene depositario
della “saggezza educativa” e tende a svalutare o screditare chi la pensa
diversamente. Che questo avvenga con estrema trasparenza o tramite pettegolezzi
diffamatori poco importa, il risultato è quasi sempre lo stesso: il perpetuarsi
delle prepotenze a danno delle “vittime”.
Quando, di contro, il genitore si assume la propria responsabilità educativa ed
aiuta il figlio o la figlia ad assumersi la responsabilità dei propri comporta-
menti, si avvia un percorso virtuoso che, attraverso l’accoglimento delle emozioni
in gioco, permette di comprendere le motivazioni profonde del bullismo e di trovare
strategie risolutive delle prepotenze.
Anche di questo dovrebbero tener conto gli interventi di supporto alla
genitorialità, attraverso l’attivazione di esperienze formative che affrontino la
complessità dei problemi in gioco con le relative resistenze al cambiamento e non
si limitino a fornire bei concetti o, peggio ancora, distribuire “diplomi”, come se
non potessimo tutti sperimentare che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Che il mare, grazie alle moderne possibilità comunicative, sia diventato facilmente
“navigabile” e illusoriamente ristretto non cambia la sostanza del problema.
Il bullismo in Italia
Il fenomeno del bullismo risulta in Italia molto più elevato
che altrove, sia per quanto riguarda la percentuale dei
prepotenti che quella delle vittime. Si evidenzia, come in
altri paesi, una significativa diminuizione del fenomeno nel
passaggio dalla scuola elementare alla scuola media, che
resta comunque più elevato che negli altri paesi europei ed
extraeuropei presi in considerazione.
Le vittime degli episodi di bullismo in Italia sembrano
essere circa il 41% dei bambini che frequentano la scuola
primaria per scendere al 26% nella scuola media.
Confrontando questi dati con quelli di altri paesi come ad
esempio quelli inglesi salta all’occhio che il fenomeno
italiano ha indici quasi doppi.
Stato attuale in diverse città italiane (dati a confronto 1).

Dati su bullismo in alcune città italiane

60,00%

50,00%

40,00%

S.E. Maschi
30,00% S.E. Femmine
S.M Maschi
S.M Femmine
20,00%

10,00%

0,00%
Torino Milano Bologna Firenze Roma Napoli Cosenza Palermo Cagliari

S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M. S.P - S.M.
Stato attuale in diverse città italiane (dati a confronto 2).

Città Sc.Elementari* -Prep.subite Sc.Medie -Prep.subite


Scuole
Maschi Femmine Maschi Femmin
e
TORINO 35,1% 35,2% 19,2% 16,5%
MILANO 51,9% 48,3% 32,0% 29,8%
BOLOGNA 46,5% 37,1% Nd Nd
FIRENZE 41,0% 50,6% 29,2% 31,2%
ROMA Nd Nd 14,4% 19,4%
NAPOLI 50,1% 45,6% 29,6% 32,3%
COSENZA 21,9% 16,8% 10,6% 16,9%
PALERMO 39,4% 39,6% 17,5% 25,7%
CAGLIARI 57,5% 30,7% Nd Nd

*Classi terze, quarte e quinte


Che fare?

Diventa prioritario agire a livello di classe e di sistema


scolastico nel suo complesso.
Questo allo scopo di incidere sia sulle dinamiche interne
al gruppo-classe, sia sulle componenti interpersonali
che sono alla base di condotte riprovevoli e di relazioni
negative tra i compagni.
Di qui la collaborazione con le famiglie.
Esempio di un caso:“Andavo così male che piangevo
tutte le notti, stavo malissimo e avevo paura. Non
volevo più andare a scuola perché non ne potevo più
di essere presa in giro e di sentirmi chiamare
rospo. Un giorno in corridoio stavo piangendo e la
bidella è venuta a parlare con me, le ho raccontato
tutto e mi ha aiutato a parlare con la maestra.
Ora va molto meglio, mi lasciano stare e non mi
offendono più”.
(E.-II scuola primaria)
L’azione educativa e formativa della scuola

BULLISMO

COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE
Alleanza educativa
LEGALITA’
LEGALITA’ COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE
LEGALITA’
LEGALITA’
(collaborazione)

AMICIZIA
AMICIZIA
Azioni di contrasto
Alcuni elementi sono fondamentali per il successo di una iniziativa contro
la prepotenza e l’aggressività nelle scuole:
un impegno chiaro e deciso della dirigenza della scuola a sviluppare e
ad attuare un approccio antibullismo;

un nucleo compatto di persone interessate a coordinare l’intervento e ad


agevolare la comunicazione all’interno della comunità scolastica;

disponibilità di tempo sufficiente per le riunioni del personale e del


collegio docenti in maniera da permettere la programmazione e la
discussione delle strategie;

flessibilità dei programmi che permetta il coinvolgimento degli alunni;


volontà di coinvolgere i genitori;

tempo ed energie per continuare gli sforzi per un lungo periodo di


tempo.
Può rivelarsi utile assicurarsi l’appoggio e la collaborazione di persone
esterne, in contatto con il mondo della scuola.
Conoscenza di sé
I risultati attesi: Autostima
Alfabetizzazione
Valorizzazione
dell’
dell’integrazione affettiva
O Contribuisce alla
L
Migliora lo stare creazione di un
I bene a scuola clima scolastico
V
favorevole
I
all’apprendimento
apprendimento
E
R
O Favorisce
atteggiamenti La riduzione Coinvolge i
F collaborativi e genitori su
A cooperativi del bullismo aspetti educativi
c
C
H
I Rafforza le Costituisce il
N vittime e le Contribuisce alla terreno sociale
E toglie prevenzione per l’educazione
T dall’isolamento della alla legalità
T delinquenza
i

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