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Capitolo 6

La persona nella Costituzione

A) L’autonomia della persona


-Tanto più ampio e garantista si presenta il regime sull’autonomia della persona,
tanto maggiormente equilibrato risulta il rapporto tra autorità e libertà. L’autonomia
della persona è garantita innanzitutto dalla rigidità della Costituzione, che elude la
possibilità, soprattutto della maggioranza, di attenuare l’espressione delle
autonomie dei privati. In secondo luogo, dall’utilizzo della riserva di legge nelle
materie in cui la Costituzione riconnette valori inderogabili. Infine dalla garanzia del
diritto di difesa del privato anche contro gli atti delle pubbliche autorità.
La Costituzione tende dunque verso un principio personalistico, limitato e limitabile
tramite l’affermazione del valore solidaristico ex art.2 Cost.

2. I diritti inviolabili dell’uomo e l’adempimento dell’obbligo inderogabile


di solidarietà
-Art. 2 Cost -> La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia
come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. L’uso del
doppio verbo (riconosce e garantisce) indica la concezione dello Stato secondo la
quale questo statuisce situazioni di vantaggio, ammonendo se medesimo di doverle
difendere con le azioni dei propri apparati (sostanzialità – strumentalità).
-L’art.2 costituisce una norma “aperta” o “chiusa”?
Risulta maggiormente persuasiva l’interpretazione secondo la quale l’art.2 va inteso
come norma “aperta”, per la insistenza con la quale taluni diritti della personalità
sono venuti alla ribalta, anziché quella che è incline a ritenere la tassatività della
enunciazione dei diritti inviolabili dell’uomo.
-Il riconoscimento di nuovi diritti inviolabili può avvenire con legge ordinaria o
necessita di legge costituzionale?
Sembra problematico ammettere che la legge della Repubblica possa conferire
“riconoscimento” a nuovi diritti inviolabili in ragione della loro natura, poiché essi,
una volta entrati nel novero della categoria, sono sottratti alla disponibilità, anche
della revisione costituzionale. Da questo punto di vista i “nuovi” diritti, che vengono
introdotti mediante legge ordinaria, vanno reputati come diritti in attesa del
riconoscimento della inviolabilità attraverso norma costituzionale.
-Principio pluralistico -> L’art.2 Cost afferma che il riconoscimento e la garanzia
della Repubblica nei confronti dei diritti inviolabili riguarda l’uomo (la persona), non
solo come singolo, ma anche nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua
personalità. Alcune di queste formazioni sono direttamente menzionate e protette
nella Costituzione (famiglia, confessioni, minoranze linguistiche, scuola, sindacati e
partiti).
-Principio solidaristico -> L’art. 2 Cost richiede, infine, l’adempimento
dell’inderogabile dovere di solidarietà politica, economica e sociale. La disposizione
costituisce un richiamo allo spontaneo atteggiamento dell’uomo, che deve essere
indotto a limitare la propria autonomia, allorché l’esercizio di essa possa incidere su
quella altrui, nonché a rispondere dei bisogni altrui. Da tale disposizione discende la
vera e propria capacità della Repubblica di costituirsi arbitro tra riconoscimento
dell’inviolabilità e richiesta di adempimento dei doveri ai singoli.

3. Il principio di eguaglianza
a) Uguaglianza formale, Art.3 comma 1 Cost
Conferisce a tutti i cittadini - senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione,
opinioni politiche o condizioni personali - pari dignità, ponendoli in condizione di
eguaglianza davanti alla legge. La legge ha dunque efficacia eguale nei confronti di
tutti, il carattere della generalità investe in egual misura tutti.
L’eguaglianza formale costituisce misura della “ragionevolezza” della legge
medesima, in quanto questa deve assicurare anche il diritto della persona di essere
diseguale. Il principio, peraltro, ha finito per costituire forte limitazione alla
discrezionalità del legislatore ed alle sue scelte. Infatti attraverso il principio di
eguaglianza formale può essere meglio impostato e ripercorso il rapporto tra la
legge e la sua coerenza all’ordinamento.
b) Uguaglianza sostanziale, Art.3 comma 2 Cost
Sancisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico
e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La disposizione racchiude
un concorso di norme, poste in relazione da due linee: la inadeguatezza avvertita
dal costituente della formulazione del solo principio di eguaglianza formale; la
necessità di descrivere un arco ideale di interventi da adottare per renderlo
effettivo. Il principio di eguaglianza sostanziale costituisce dunque una misura di
ulteriore applicazione del principio di coerenza dell’ordinamento giuridico.
4. La libertà personale
-Art.13 Cost -> Apre la parte della Costituzione dedicata ai diritti e doveri dei
cittadini, disciplinando la libertà personale, considerata condizione di esercizio di
altre libertà, le quali non è possibile esercitare se risulta impedita quella personale.
La libertà personale va collegata, in quanto diritto inviolabile, all’art.2 Cost,
ancorché diritto soggetto a limitazioni in casi specifici.
L’art 13 Cost anzitutto tutela l’interesse di ciascuna persona di venir sottratto alla
piena soggezione altrui (privata o dell’autorità pubblica). La persona non può in
nessun caso costituire oggetto in senso materiale o giuridico, qualsiasi possa essere
la situazione di dipendenza da altri nel quale versi -> (es. protezione dell’infanzia e
della gioventù – divieto di trattamenti sanitari obbligatori non previsti per legge –
principio democratico applicato all’ordinamento delle forze armate – le pene non
possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità).
-Art.13 comma 2 -> L’articolo dispone il divieto di qualsiasi forma di detenzione,
ispezione o perquisizione personale, nonché di ogni altro intervento restrittivo della
libertà personale, consentendone il ricorso solo con atto motivato dall’autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge (riserva di legge). -> riserva di
giurisdizione, il provvedimento diretto a limitare la libertà personale deve essere
corredato dai motivi che ne hanno sostenuto l’emanazione.
-Art.13 comma 3 -> L’autorità di pubblica sicurezza, in casi eccezionali di necessità e
urgenza, indicati tassativamente dalla legge, può adottare provvedimenti
provvisori restrittivi della libertà personale con l’obbligo di comunicarli entro 48
ore all’autorità giudiziaria, affinché quest’ultima li convalidi entro le successive 48
ore. La mancata convalida equivale ad una revoca del provvedimento.

5. La libertà di domicilio (nozione differente dal domicilio ex art.43 c.c - 614 c.p)
-Art.14 Cost -> Sancisce la natura inviolabile della libertà di domicilio. Sottolinea e
garantisce l’interesse che ciascuna persona può nutrire nei confronti di un qualsiasi
luogo idoneo a fargli realizzare in totale isolamento da ogni altro soggetto e con
pienezza la propria personalità e riservatezza. I limiti ai quali è soggetta la libertà di
domicilio vanno determinati con le medesime garanzie richieste a proposito delle
limitazioni alla libertà personale. È presente al riguardo una doppia riserva di legge
(di legge e di giurisdizione): le perquisizioni, le ispezioni ed i sequestri debbono
avvenire per atto motivato dall’autorità giudiziaria (comma 2); Gli atti di polizia per
motivi di sanità e incolumità pubblica o a fini economici e fiscali possono essere
compiuti anche senza il previo provvedimento giudiziario (comma 3).
6. La libertà di corrispondenza
-Art.15 Cost -> Sancisce la libertà di corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione, espressamente dichiarata inviolabile, assieme all’elemento
strumentale della segretezza, che la distingue dalla libertà di manifestazione del
pensiero (ex art.21 Cost). L’articolo assicura la tutela dell’interesse alla riservatezza
in talune manifestazioni dei rapporti intersoggettivi.
Nella segretezza e nella libertà della comunicazione risiede il momento di selezione
del modo in cui ciascuno intende porsi in rapporto confidenziale, o riservato, con
altri, comunicando in circostanze, ma soprattutto con mezzi, che escludono con
chiarezza l’intenzione del soggetto di manifestare il proprio pensiero a chiunque e di
volerne la divulgazione. La tutela attiene pertanto strettamente al momento della
espressione, secondo il modo di comunicazione adottato.
La dottrina ha enucleato taluni principi che possono attenuare la inviolabilità della
libertà e della segretezza della corrispondenza nei confronti di taluni soggetti (es.
detenuti, minori, interdetti, militari, falliti). Per quanto riguarda il rapporto
coniugale, la pari posizione morale e giuridica tra i coniugi (art.29 comma 2 Cost)
vieta il reciproco potere di vigilanza di ciascun coniuge sulla comunicazione o
corrispondenza dell’altro.

7. La libertà di circolazione, di soggiorno e di espatrio


-Art.16 Cost -> Tutela l’esercizio della facoltà di spostarsi entro il territorio dello
Stato, di permanere in una parte di esso, e di oltrepassare i confini dello Stato per
recarsi all’estero. Si fonda sulla disciplina del rapporto tra cittadino e territorio dello
Stato: nel senso di relazione tra gli elementi personale e spaziale di quest’ultimo.
Il regime delle possibili limitazioni a queste libertà è retto da una riserva di legge
rafforzata. La disposizione ha infatti previsto tre condizioni in presenza delle quali si
può impedire l’esercizio delle libertà di circolazione e di soggiorno: la prima è che si
provveda con legge; la seconda è che il provvedimento sia suggerito da motivi di
sanità o di sicurezza; la terza riguarda la circostanza che debba trattarsi di una legge
che stabilisce in via generale la limitazione. -> vedi. Art.120 comma 2 Cost
-Il diritto di soggiorno è anche preordinato a garantire la libera scelta del luogo di
lavoro, sul medesimo si regge il principio sancito dall’art.4 Cost (il quale garantisce il
diritto al lavoro e promuove le condizioni che lo rendano effettivo). Per quanto
riguarda la libertà di espatrio, il cittadino ha diritto di interrompere il rapporto con il
territorio dello Stato, con conseguente diritto di poterlo riprendere con il rientro
(art.16 comma 2 Cost).
8. La libertà di riunione
-Art.17 Cost -> Disciplina la libertà di riunione, consistente nel diritto di ciascuno di
convenire, assieme ad altri e volontariamente, in un luogo per i fini più vari, a
condizione che il diritto medesimo sia sostenuto da intento pacifico e che sia
esercitato senza (portare con sé) armi.
La libertà di riunione deve trarre motivo dal conseguimento di un fine comune, che
può consistere nel tenere un comportamento collettivo attivo (es. manifestazione),
legandosi tale aspetto alla libertà di manifestazione del pensiero ex art.21 Cost;
ovvero un comportamento passivo (es. assistere ad una rappresentazione).
Il regime dei limiti a tale libertà si articola in due differenti tipi: assoluti e relativi.
a) I limiti assoluti attengono a qualsiasi forma di riunione e sono applicabili ad essa
indipendentemente dal luogo in cui questa si tiene, consistenti nella necessità di un
intento pacifico e di una partecipazione sprovvista dell’uso di armi. Entrambe le
condizioni si collegano alla tutela dell’ordine pubblico, dovendosi ricavare la prima,
dall’atteggiamento effettivo dei partecipanti, la seconda dall’aspetto oggettivo
dell’intenzione di turbare l’ordine pubblico, manifestando il pericolo per la
sicurezza.
b) I limiti relativi attengono invece alla distinzione che lo stesso art.17 commi 2 e 3
fa tra riunioni in luogo pubblico o in luogo aperto al pubblico, sottintendendo la
formulazione che esse possano svolgersi in luogo privato. Le riunioni promosse in
luogo pubblico possono tenersi se sia stato dato preavviso alle autorità
competenti. La ragione su cui si fonda la diversità di regime sta nel fatto che risulta
più agevole in tali luoghi l’aggregazione di altre persone e che, pertanto, risulta
maggiormente a rischio l’ordine pubblico.

9. La libertà di associazione
-Art.18 Cost -> Mette in luce sia l’aspetto individuale che collettivo della libertà di
associazione, come interesse di far parte di un gruppo organizzato al fine di
rafforzare o costituire vincoli tra gli aderenti, che si riconoscono nel rapporto tra
organizzazione e scopo, nei confronti del quale vantano, tuttavia, il diritto di
costituirlo, di farvi parte, di recedere, di partecipare alle attività (libertà individuale).
Il secondo aspetto (collettivo) riguarda, invece, l’associazione in sé alla quale vanno
riconosciuti il diritto al nome, di domicilio, di libertà e segretezza della
corrispondenza, di tutela etc.
I limiti individuati dall’art.18 sottolineano la pericolosità sociale di gruppi per la loro
capacità di forte aggregazione e di costituzione di vincoli, propri dell’associazione.
-Art.18 comma 1 -> Nel sancire la libertà di associazione, indica il divieto di
associarsi per fini vietati al singolo dalla legge penale. Tale limite costituisce la linea
tendenziale di grande apertura verso il riconoscimento della legittimità di qualsiasi
associazione e della massima espansione riconosciuta alla relativa libertà, in quanto
pone la differenza tra associazioni vietate e tutte le altre.
-Art.18 comma 2 -> Vieta la formazione di associazioni segrete e di quelle che
perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare.
La legge del 25 gennaio 1982 n.17 (in materia di associazioni segrete e scioglimento
della P2) ha definito i caratteri dell’associazione segreta attraverso taluni criteri
oggettivi, disgiuntamente idonei ad individuare l’elemento della segretezza e
manifestati dall’occultamento: a) della loro esistenza; b) delle loro attività sociali e
finalità; c) dei soci partecipanti. Per essere considerata tale l’organizzazione deve
poi proporsi attività diretta ad interferire con l’esercizio di funzioni di organi
costituzionali, di amministrazioni pubbliche, di enti pubblici, nonché di servizi
pubblici essenziali di interesse nazionale.
Il d.lgs. 14 febbraio 1948 n.43 (attuazione comma 2 art.18) ha indicato che vanno
considerate associazioni a carattere militare quelle strutturate mediante
l’inquadramento degli associati in corpi, reparti o nuclei, con disciplina e
ordinamento gerarchico interno, analoghi a quelli militari.

10. La libertà religiosa


-Art.19 Cost -> Sancisce il pieno e pari diritto di ciascuna persona di professare
liberamente la propria fede religiosa. Da ciò deriva il principio dell’assoluto rispetto
nei confronti del pluralismo delle fedi religiose e della professione di ognuna. Tale
tutela comporta il riconoscimento del diritto alla intangibilità della coscienza, sulla
cui formazione la fede religiosa contribuisce in misura elevatissima -> impegno di
tolleranza da parte di chi segue un credo verso altri credi – divieto per la pubblica
autorità di non discriminare ingiustificatamente le professioni di fede, astenendosi
dal violare la coscienza con l’esigere prestazioni a queste contrarie.
L’art. 19 garantisce la professione di fede in qualsiasi forma, esteriore o meno.
Garantisce inoltre tanto la forma individuale, quanto quella collettiva, nonché la
facoltà di propaganda, i cui strumenti non sono soggetti ad autorizzazione.
Garantisce inoltre l’esercizio del culto in pubblico, alla quale si collega la libertà di
edificare ed aprire templi. L’unico limite alla libertà di religione che la norma
impone riguarda la circostanza che l’esercizio del culto non può avvenire attraverso
riti contrari al buon costume.
11. La libertà di manifestazione del pensiero
-Art. 21 Cost -> Sancisce il diritto di manifestazione del pensiero, aggiungendo che
tale libertà si estende alla sua diffusione con la parola, lo scritto, ed ogni altro
mezzo idoneo, volte a favorire la circolazione e il confronto delle opinioni. Il
contenuto della manifestazione del pensiero e i limiti posti ad esso si giustificano
attraverso una serie di precetti normativi diretti a tutelare valori
costituzionalmente rilevanti (es. onore, dignità, giustizia e difesa dello Stato, ordine
pubblico ed economico).
Il diritto di informazione attiene alla libertà di dare notizie di avvenimenti, fatti,
vicende, che in qualche modo possano interessare la collettività. A tale diritto si
collega quello di cronaca, quale racconto di ciò che accade, tentando di distinguerlo
da quello di manifestare la propria opinione. Il diritto all’informazione invece, come
aspetto passivo di quello d’informazione, va anzitutto inteso come diritto di
accesso alla notizia. Le questioni relative al diritto d’informazione e all’informazione
vanno riferite ai mezzi di diffusione del pensiero maggiormente presenti, quali la
stampa e la radiotelevisione, nonché la comunicazione on-line e di telefonia mobile.
A) La stampa
La formulazione dell’art.21 è in prevalenza incentrata sul regime della stampa,
confermando l’ampiezza della libertà di manifestazione e di circolazione del
pensiero con il divieto di assoggettare la stampa ad autorizzazione o censura, quali
misure di controllo preventivo sul prodotto del pensiero destinato alla diffusione
(emanazione di provvedimenti amministrativi tendenti al controllo preventivo).
Secondo i commi 3 e 4 dell’art.21 è possibile il sequestro dello stampato soltanto
per atto motivato dall’autorità giudiziaria nel caso di delitti per i quali la legge sulla
stampa espressamente lo consenta, o nel caso di violazione delle norme. In merito
si prevede una doppia riserva: di legge e di giurisdizione. È previsto infatti che in
casi di assoluta urgenza, quando non sia possibile l’intervento dell’autorità
giudiziaria, possano provvedere gli ufficiali di polizia giudiziaria (con regime delle
24h domanda-risposta e con eventuale revoca in caso di mancata risposta
dell’autorità). Il comma 5 dell’art.21 prevede poi la possibilità di sancire che siano
resi noti i mezzi di finanziamento. Al riguardo va accolta la tesi per la quale
l’espressione sottintende una finalità particolare della legge, legata al rilievo della
stampa e consistente nell’esigenza di voler rendere chiari i rapporti tra soggetti o
gruppi economici “finanziatori” e ruolo di formazione dell’opinione del periodico.
Il comma 6 dell’art.21, infine, pone il limite del buon costume nei confronti delle
pubblicazioni, degli spettacoli, e di ogni altra manifestazione del pensiero.
B) La radiotelevisione
La libertà e manifestazione del pensiero attraverso radiotelevisione trova nella
locuzione “ogni altro mezzo di diffusione” (art.21 comma 1) la propria ragione e
tutela costituzionale, così come il limite del buon costume cui essa va incontro
discende dall’espressione “gli spettacoli e le altre manifestazioni” (art.21 comma 6).
Si dubita invece sulla applicabilità delle disposizioni contenute nei commi 2 e 5
dell’art.21 alla radiotelevisione, riservate esplicitamente al regime della stampa. In
merito alla questione relativa alla utilizzazione del mezzo radiotelevisivo si
ripropone (con maggiore evidenza rispetto alla stampa) il problema della
distinzione tra l’aspetto sostanziale della libertà e il profilo strumentale relativo
alla utilizzazione dei mezzi idonei a manifestare il pensiero, soprattutto se si riflette
sulla limitatezza delle “bande” o “canali” su cui mandare in onda i segnali.
Sulla base di tale considerazione è stato giustificato il regime di monopolio della
radiotelevisione di Stato o pubblica (Rai). Questa interpretazione ha retto fino al
mutamento della giurisprudenza della Corte (1976 e 1987) la quale ha dichiarato,
ponendo fine al regime di monopolio, l’illegittimità costituzionale della riserva del
servizio radiotelevisivo allo Stato. La legge del 6 agosto 1990 n.223 ha sancito il
pluralismo del servizio. La legge del 22 febbraio 2000 ha disciplinato la parità di
accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie per
la comunicazione politica (“par condicio”).

B) Le formazioni sociali
1. Premessa
L’art.2 Cost riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo anche nelle
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Con l’uso del termine
“formazione sociale” il costituente ha inteso evocare il valore del gruppo,
promuovendo il profilo relazionale dell’uomo. Il fatto che alcune formazioni sociali
siano richiamate nella Costituzione non implica che soltanto queste siano tutelate e
riconosciute. Per quanto riguarda il rapporto tra i diritti del gruppo e quelli dei suoi
appartenenti, la Costituzione riconosciuto due valori: esistenza ed identità del
gruppo e svolgimento per il suo tramite della personalità della persona. Tali
elementi vanno opportunamente bilanciati al fine di evitare che l’uno risulti
prevalente sull’altro. Un dubbio è presente riguardo alla sussistenza o meno di un
paradigma di ciascuna formazione sociale, che implicherebbe l’esclusione dal suo
novero di quelle che vi si discostano (es. famiglia omosessuale).
2. La famiglia
- La famiglia viene disciplinata da un gruppo di norme sulle quali primeggiano quelle
contenute nell’art.29 Cost. Tali norme sono tutte fondate sul riconoscimento da
parte della Repubblica dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio. La famiglia è dunque una società naturale, e in quanto tale, la
Repubblica gli riconosce diritti, costituendo un valore da tutelare.
I diritti della famiglia prendono consistenza da tre diversi punti di vista:
a) il gruppo, che inevitabilmente incide e condiziona i diritti del singolo componente
e su cui con maggiore forza si innestano gli obblighi di solidarietà.
b) il singolo, il quale deve trovare nella famiglia, quale formazione sociale,
svolgimento della propria personalità.
c) I limiti all’attività normativa dello Stato, che si fa carico del riconoscimento di tali
diritti e del loro mantenimento (es. tutela maternità – infanzia – gioventù).
-Art.29 comma 1 -> Fa riferimento al matrimonio, quale istituto sul quale si fonda la
società naturale famiglia. Il senso di tale riferimento va inteso dal punto di vista
della stabilità del vincolo, come effetto dell’unione tra persone di sesso diverso, che
nasce davanti alla collettività e potenzialmente capace di costituire una formazione
sociale nella quale la società possa vedere il nucleo di se stessa e conferire precisi
fini. Ulteriore significato è quello della riserva implicita di legge contenuta nella
disposizione, nel senso che i vincoli della società naturale discendono dal tipo
legale di unione. Ciò significa che le cd. famiglie di fatto, pur avendo rilievo nella
legge, non hanno la pienezza dei diritti assicurati alla famiglia fondata sul
matrimonio.
-Art.29 comma 2 -> Equipara, tanto sul piano morale, quanto su quello giuridico, la
condizione di un coniuge rispetto a quella dell’altro, così come quella di entrambi
nell’ambito del matrimonio e della famiglia, innovando radicalmente rispetto al
precedente regime del Codice Civile.

3. Le minoranze linguistiche (v. legge 15 dicembre 1999 n.482)


-Art.6 Cost -> La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Tale disposizione rappresenta una forma di riserva di legge rafforzata, in attuazione
del principio di eguaglianza. Non solo si riserva alla legge l’intervento verso le
minoranze linguistiche, ma si impone che l’intervento riguardi la tutela. I gruppi
etnico-linguistici presenti nella nostra comunità (cittadini italiani) presentano note di
particolare differenziazione, in ragione della appartenenza ad un gruppo sociale
individuabile per il patrimonio di valori che esso esprime e coltiva.
4. La scuola
-Art.33 Cost -> La scuola è una comunità di studenti e di docenti, in cui viene
impartita l’istruzione, trasmessa ed elaborata la cultura, alimentata la ricerca
scientifica (Università) in stretta relazione ai diversi ordini e gradi di studio.
Nell’ultimo e più elevato dei gradi di studio (universitario), la comunità viene
assistita dal diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello
Stato (art.33 ultimo comma). In questo senso la scuola deve essere considerata una
delle formazioni sociali alle quali fa riferimento l’art.2 Cost, ed in cui si svolge la
personalità della persona.
Rilevano a tal punto sia l’interesse all’istruzione, quale istanza di conoscenze,
fondamentale allo sviluppo della persona, sia la scuola nel senso di comunità cui i
genitori conferiscono il dovere ed il diritto di istruzione dei figli (art.30 comma 1
Cost). Da qui deriva la concezione di un diritto all’istruzione che nasce nella famiglia
e continua, aggiuntivamente e parallelamente, nella scuola. -> diritto allo studio,
che è anche dovere per gli otto anni di istruzione obbligatoria, aperto a tutti senza
distinzione di età, sesso, razza, lingua o religione.
-Libertà di insegnamento -> Sancita dal comma 1 dell’art.33 Cost, indica
l’intolleranza nei confronti di ideologizzazioni o confessionismi, che non siano stati
liberamente accettati da docenti e studenti, esclusivamente in organizzazioni
scolastiche private.

5. I sindacati
-Art.39 Cost -> Sancisce la libertà sindacale, quale formazione sociale in cui lo
sviluppo della personalità dell’uomo trova attuazione. Tale articolo ha rivalutato il
lavoro, come appagamento di un interesse individuale e bene della collettività. Su
tale premessa ha realizzato una dimensione del sindacato di tipo associativo,
incentrata sul fondamentale valore del lavoro e su taluni principi, quali:
a) la difesa del lavoratore, perché nelle attività svolte egli possa trovare piena
espressione della propria personalità.
b) la tutela dell’occupazione, non solo come mezzo di sostentamento del lavoratore
e della sua famiglia, ma quale contributo al progresso civile, economico e politico
della comunità nazionale.
c) la produzione e la realizzazione degli strumenti (anzitutto mediante sciopero ex
art.40 Cost) di affermazione di tali valori, quando questi siano minacciati.
Tali principi pongono le fondamenta per una normativa che guardi al lavoro come
espressione del contributo di ogni cittadino al progresso della società.
6. I partiti politici
-Art.49 Cost -> Il partito politico costituisce il mezzo attraverso cui i cittadini
concorrono alla determinazione della politica nazionale. Da ciò si ricava il
riconoscimento della piena libertà di associarsi in partiti.
Il partito si distingue da ogni altra associazione, in quanto raccoglie le istanze della
collettività, filtrandole attraverso una visione generale, pur se parziale, nel senso
che tale visione costituisce una delle tante possibili. L’art 49 conferisce risalto al
metodo democratico, quale confronto tra le diverse posizioni ideologiche o
metodologiche, come unica misura per apprezzare la compatibilità di più partiti e
come capacità della comunità di rinnovarsi nella ricerca di nuovi soggetti politici
attraverso la libera costituzione di partiti. La natura di formazione sociale del partito
nel regime pluripartitico assume risalto in conseguenza della libera adesione che
ciascun cittadino può prestare nei confronti dell’uno o dell’altro.
-Possono estendersi al partito politico le limitazioni espressamente sancite
nell’art.18 a proposito delle associazioni?
L’unica limitazione alla libertà di associarsi in partiti è costituita dalla XII delle
disposizioni transitorie e finali, che vieta la riorganizzazione del disciolto partito
fascista. La nostra Costituzione inoltre conferisce al solo popolo il giudizio (con
metodo democratico) sui partiti politici.
-Legge 6 luglio 2012 n.96 -> Volontà di ridurre i costi della politica; attenzione del
legislatore verso la “politica di genere”, con la previsione di sanzioni quali la
diminuzione dei contributi pubblici e sanzioni amministrative; previsione di alcune
condizioni minime ai fini della partecipazione al riparto della contribuzione pubblica.
La previsione di maggior rilievo riguarda le procedure di controllo esterno:
a) I partiti e i movimenti politici che abbiano conseguito il 2% dei voti per le elezioni
alla Camera o che abbiano almeno un rappresentante eletto alla Camera, Senato,
Parlamento europeo, Consiglio regionale o Consiglio delle province autonome, si
potranno avvalere di una società di revisione iscritta nell’albo speciale tenuto dalla
Commissione nazionale per le società e la borsa. La società di revisione esprime, con
apposita relazione, un giudizio sul rendiconto di esercizio dei partiti e dei
movimenti politici.
b) Il controllo sulla regolarità e conformità alla legge dei rendiconti da parte dei
partiti è affidato ad un’apposita “Commissione per la trasparenza e il controllo dei
rendiconti dei partiti e dei movimenti politici”, avente sede presso la Camera dei
deputati -> “natura pubblicistica dei finanziamenti alla politica”.
C) I doveri costituzionali
1. Premessa: le previsioni della Costituzione
-La teoria dei doveri costituzionali è riferibile alla enunciazione contenuta nell’art.2
Cost, il quale richiede l’adempimento dell’inderogabile obbligo di solidarietà
economica, civile e politica. Tale teoria costituisce una regola di orientamento e
motivo di intervento del legislatore per imporre determinati comportamenti, per
sancire ragionevoli limitazioni alle libertà, per desumere talvolta la illegittimità
costituzionale di leggi (ricorda art.23 Cost, nessuna prestazione personale o
patrimoniale/dovere può essere imposta se non in forza di una legge).

2. La difesa della Patria


-Art.52 Cost -> Sancisce il dovere di difesa della Patria, qualificato dalla incisiva
adozione dell’aggettivo “sacro”. In esso si racchiude il richiamo a valori che
superano lo stesso concetto di Nazione. Il ricorso alla idea di Patria fa leva su di una
quantità di sentimenti, naturalmente presenti nella coscienza del cittadino. Il dovere
non va limitato pertanto al concetto di difesa armata del territorio, ma più
estensivamente, richiama la possibilità che il legislatore imponga comportamenti
obbligatori, attraverso la previsione di prestazioni personali nelle quali si traduce
una qualsiasi e necessaria difesa della patria.

3. Il dovere di contribuzione alle spese


-Art.53 Cost -> Obbliga tutti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della
capacità contributiva di ciascuno, affermando di seguito che il sistema tributario è
impostato secondo criteri di progressività. Il richiamo alla capacità contributiva
sembra fissare un limite invalicabile alla potestà di imporre tributi. La Corte
Costituzionale ha sottolineato che per capacità contributiva deve intendersi
“l’idoneità soggettiva all’obbligazione d’imposta”, ricavabile da dati oggettivi.

4. Il dovere di fedeltà
-Art.54 Cost -> Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica, con
l’obbligo di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini a cui sono affidate
funzioni pubbliche devono adempiere con disciplina ed onore, con obbligo di
giuramento nei casi previsti (riserva di legge). È presente un dovere di fedeltà
generale, cui sono tenuti in egual misura tutti i cittadini, e un dovere di fedeltà
specifico, nei confronti di coloro cui spettano funzioni pubbliche. La norma
costituisce dunque il fondamento per imposizioni specifiche, circa comportamenti
non lesivi dell’assetto istituzionale e sociale.

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