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La causa principale che ha portato Israele a crearsi una monarchia, in

analogia con gli altri popoli del Medio Oriente antico, è senz’altro
rappresentata da uno stimolo esterno, ben identificabile nella pressione
esercitata dai Filistei. Solo da poco tempo si è cominciato a conoscere più a
fondo questo popolo, forse di origine indoeuropea, arrivato all’inizio dell’età del
Ferro nell’area del Mediterraneo Orientale, proveniente dall’Egeo, parte di
quella ondata conosciuta come i “popoli del mare”, che tentò anche, pare
senza successo, di invadere l’Egitto, sotto il regno di Ramsete III (1190 a.C.
circa).
I Filistei si stabilirono in quella striscia costiera che si trova a sud dell’attuale
Tel Aviv, la cosiddetta “Pentapoli” filistea, cioè le cinque città di Asqelon, Gat,
Ekron, Ashdod e Gaza (Gs 13,3). L’influenza filistea era tuttavia molto più
rilevante di quanto la piccolezza del territorio occupato possa far pensare. La
presenza dei filistei è documentata infatti fin sulle colline della Giudea e
persino nella Galilea; insediamenti filistei sono stati trovati addirittura al di là
del Giordano. La superiorità militare dei Filistei è ricordata dalla Bibbia stessa:
il testo di 1 Sam 13,19-22 annota come essi possedevano il monopolio del
ferro, il che garantiva loro una ovvia posizione di vantaggio, non solo sul piano
militare (di fronte a soldati forniti ancora di armi in bronzo) ma anche sul piano
economico. La pressione militare filistea è del resto ben comprensibile: si
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30L’introduzione del ferro nel panorama del Vicino Oriente Antico è uno dei principali fattori
del mutamento politico e culturale che caratterizza il XII sec.; sull’importanza di questa
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tratta infatti di una popolazione appena arrivata e dunque in fase di
espansione, in conflitto con le popolazioni locali e, tra queste, gli Israeliti. Ben
noti alla Bibbia, i Filistei diventeranno il nemico di Israele per eccellenza,
almeno per tutta la prima parte dell’epoca monarchica.
Il testo biblico di 1 Sam 4 introduce la serie di avvenimenti che portarono alla
nascita della monarchia con una sconfitta interpretata dal testo stesso come
catastrofe nazionale: la disfatta subita dagli Israeliti da parte dei Filistei, presso
la località di Afek, non lontano dall’attuale Tel Aviv. Il segno più tragico di
questa sconfitta è la cattura dell’Arca dell’Alleanza, simbolo della presenza del
Dio di Israele. Al di là del possibile valore storico di un tale episodio - in
particolare il fatto stesso dell’esistenza dell’Arca - il racconto della battaglia di
Afek va visto come uno degli indizi che mostrano come la monarchia israelita
può esser nata in seguito a una situazione politica di estrema difficoltà. Subito
dopo la battaglia di Afek, infatti, il testo biblico introduce il personaggio di Saul,
della tribù di Beniamino. Egli è visto da un lato come la continuazione di quei
capi carismatici di cui si è parlato a proposito dell’epoca dei Giudici; Saul viene
scelto da un profeta, Samuele, e considerato come il consacrato di Dio (si veda
1Sam 10,1). E’ significativa al riguardo proprio la presenza di Samuele; il re ha
bisogno di essere legittimato dal profeta, che a sua volta è presentato nel testo
biblico un po’ come l’ultimo dei giudici. Ma allo stesso tempo Saul appare come
il primo re di Israele, la cui autorità esce rafforzata da un paio di vittorie che
egli riesce ad ottenere sui filistei e gli ammoniti (si vedano gli episodi narrati in
1 Sam 11 e 13-14).
Ben poco conosciamo di Saul, nulla più, in realtà, di ciò che il testo biblico ci
riferisce, in assoluta mancanza di altre fonti a nostra disposizione. Il
problematico testo di 1 Sam 13,1 ci fa capire come si trattò di un regno
brevissimo, forse neppure due anni. Paragonato ai regni successivi quello di
Saul non può neppure essere considerato veramente tale: manca una capitale,
manca un governo, manca un vero e proprio esercito di professione e,
soprattutto, è assente una anche minima organizzazione statale. Il territorio,
inoltre, è limitato alla piccolissima zona centrale montuosa a cavallo tra Giudea
e Samaria.
La prima vera battaglia contro i Filistei, uno scontro sui monti di Gelboe, tra la
Samaria e la Galilea, databile verso il 1010 a.C. circa, vede la fine di Saul. Il
testo biblico la anticipa in chiave teologica: nel racconto di 1Sam 28, lo spirito
del profeta Samuele appare a Saul che lo aveva evocato tramite una
negromante, predicendone la rovina: «Il Signore abbandonerà Israele insieme
con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me« (1 Sam
28,l9). Il centro dell’attenzione non è dunque tanto sul dato storico, quanto
piuttosto su quello teologico. Il motivo del rigetto di Saul è visto infatti, già in 1
Sam 15, nel suo peccato, il rifiuto di riconoscere l’autorità del Signore e quella
del suo profeta, Samuele. Va ricordato a questo punto come nella storia di Saul
appaiono alcuni testi esplicitamente antimonarchici, che ci fanno pensare
all’esistenza, all’interno della Bibbia stessa, di correnti ostili alla monarchia. Ci
occuperemo di questo aspetto al termine del capitolo.
La storia di Saul, così come la leggiamo adesso nel testo biblico, appare tutta
orientata in funzione di quella di David ed è frutto di riflessioni posteriori; Saul
innovazione tecnologica che caratterizza buona parte del Vicino Oriente Antico e non soltanto i
filistei o i “popoli del mare”, cf. LIVERANI, Antico Oriente, 643-645 (cf. nota 14).
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è il re malvagio, presentato quasi come un uomo afflitto da turbe mentali che
insidia la vita del suo giovane e valoroso scudiero David, del quale è follemente

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