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STORIA DI ANCONA
La Repubblica Marinara
Nell’848 i Saraceni, battuta nel canale d’Otranto la flotta veneto-anconitana, occupano Ancona e la
distruggono; l’arco di Traiano viene spogliato delle statue e dei bronzi che l’adornano.
Ma la città risorge ben presto con mirabile vitalità; già nel 1137 è in grado di sostenere un vittorioso
assedio contro Lotario III e di respingere altri due assedi di Federico Barbarossa nel 1167 e del suo
luogotenente Cristiano Arcivescovo di Magonza affiancato dalla flotta di Venezia nel 1174.
L’assedio dura dal 1° aprile alla metà di Ottobre, in questo ultimo assedio, il più lungo e penoso,
rifulge la forte e coraggiosa tempra del popolo anconetano.
La giovane vedova Stamira, in una audacissima sortita, corre ad accendere una botte di materie
infiammabili provocando l’incendio di una torre mobile nemica.
Un sacerdote, tale Giovanni da Chio (Claudio), gettandosi a nuoto nel porto in tempesta, taglia con
una scure la gomena della nave ammiraglia dei veneziani, alleati del Barbarossa, provocando
l’affondamento di varie navi nemiche.
Forze alleate, condotte da Guglielmo Marcheselli d’Este di Ferrara e dalla contessa di Bertinoro
Aldruda Frangipani, determinano la liberazione della città.
Dopo tanta ferocia di guerre e lotte, una pagina di pace: un povero fraticello viene dalla sua Umbria
ad Ancona per imbarcarsi per l’Oriente: è San Francesco d’Assisi.
Una predicazione di amore tra gli uomini più che mai necessaria, perché pure Ancona conosce
numerose lotte con le città vicine.
Intanto Ancona, ormai importante Repubblica Marinara, si arricchisce con i suoi traffici con
l’Oriente lasciando splendide testimonianze di questa sua attività: la Cattedrale di San Ciriaco, il
Palazzo del Senato e la Chiesa di Santa Maria della Piazza costruiti nel semplice ed armonioso stile
romanico.
Introduzione: storia, storia della zecca ed inquadramento storico
Con la venuta del poverello sorge sull’Astagno un convento francescano (poi ospedale militare), le
discordie cittadine indeboliscono le difese, e ciò rende possibile al Malatesta di erigere la fortezza di
San Cataldo sul Colle dei Cappuccini, e successivamente al Cardinale Albornoz di ingrandirla e
rafforzarla, per opera di Ugolino di Montemarte.
La fortezza è come una freccia nel fianco della libertà anconetana; molti decenni di lotte saranno
necessari per liberarsene.
Gli anconetani sono a buon punto nelle trattative con la Chiesa per riavere la Rocca, ma il castellano
Ferrante da Moggia dichiara di tenerla a nome dell’Antipapa Clemente.
E’ necessario un lungo assedio e alla fine, nel 1383, la Rocca viene espugnata e distrutta.
In tale circostanza il Senato Anconitano riceve dai Priori delle Arti e dai Gonfalonieri di Giustizia
del popolo di Firenze l’elogio più caloroso: “Avete finalmente scosso, amici carissimi, il giogo del
vostro servaggio che il presidio dell’inespugnabile rocca vi teneva sopracapo! O uomini che
diffondete l’odore delle virtù dei vostri progenitori! O veri italiani”
Gli anconetani sono fieri difensori delle patrie libertà, ma sono anche provetti lavoratoti, avveduti
commercianti e valenti navigatori: quando il Pontefice Urbano V, allora residente in Avignone,
rientra in Italia, tra le tante navi delle città marinare andate ad incontrarlo, c’era una galea
anconetana e proprio su questa si imbarca per intraprendere il suo viaggio.
L’onorifica preferenza viene accordata anche da un’altra galea, quando papa Gregorio XI riporta
definitivamente la corte pontificia dalla Francia all’Italia nel 1377.
Ma della fierezza del popolo anconetano sono ricche le cronache: Galeazzo Malatesta nel 1413
tenta un assedio a Capodimonte, ma la pronta e vigorosa difesa respinge il nemico che lascia
centinaia di morti e prigionieri.
Tra i valorosi difensori va citato Ciriaco Pizzecolli, profondo studioso del mondo antico considerato
il fondatore dell’archeologia.
Anche Francesco Sforza tenta di avere a tradimento la città: le sue spie vengono scoperte, chiuse
dentro sacchi e gettate in mare con pietre al collo; tra gli sforzeschi nasce il detto: “Ancona da bere
e non da mangiare” (1443).
Introduzione: storia, storia della zecca ed inquadramento storico
Altra prova dell’importanza del porto è la crociata contro i Turchi promossa da Papa Pio II; qui
viene il Papa con tutta la corte pontificia per riunire la flotta delle potenze cristiane, che avrebbe
dovuto liberare i mari dalle violenze e dalle ruberie dei corsari Musulmani, se non che il Papa
muore e i Turchi continuano a farla da padrone (1464).
Nonostante tutto le arti e commerci fioriscono e proprio in questo periodo la città si arricchisce di
palazzi ed opere d’arte: La Loggia dei Mercanti, i portali di Sant’Agostino e di San Francesco alle
Scale, il Palazzo Benincasa, il Palazzo degli Anziani, Palazzo Ferretti e la fontana delle Tredici
Cannelle.
Dopo la conclusione dello Scisma d’Occidente il Papato abbandonò definitivamente i suoi sogni
universalistici rinunziando ad esercitare un ruolo di primo piano nella politica europea; ma pesò
fortemente sulle vicende interne italiane, nelle quali rappresentò il più grande ostacolo (ma non
l’unico) alla unificazione della penisola.
I papi del secondo quattrocento ci appaiono perciò non tanto i capi della cristianità, ma piuttosto
principi laici, preoccupati di rafforzare le strutture del loro Stato attraverso il meccanismo
amministrativo e fiscale messo a punto dal cardinale Egidio D’Albornoz alla fine del sec. XIV, e più
ancora di soddisfare le ambizioni dei loro familiari.
Ai nipoti e qualche volta figli conferiscono cariche e benefici ecclesiastici, senza farsi scrupolo di
ritagliare per essi domini personali o Signorie entro i confini dello Stato, come fu quella di Riario a
Imola e Forlì o dei Della Rovere ad Urbino.
Introduzione: storia, storia della zecca ed inquadramento storico
E questo il triste fenomeno del nepotismo, che aggrava ulteriormente la democrazia del Papato,
decadenza mal compensata dallo splendore mondano dei palazzi e delle chiese che s’innalzarono in
quel tempo ad abbellire Roma.
L’unico merito (sul piano culturale) che dobbiamo riconoscere a questi Papi umanistici (Niccolò V e
Pio II) è quello di aver richiamato a Roma artisti e letterati, di avere promosso lo studio dei classici
latini e greci.
LA ZECCA DI ANCONA
Fin dal V secolo AC i Greci indicavano con il nome di Ankon (gomito) il porto naturale protetto dal
Monte Conero.
Furono i Greci fuggiaschi da Siracusa a fondare un borgo nel 387 A.C., col tempo iniziarono a
battere monete.
Le monete greche di Ancona recano su un lato il profilo di Afrodite e sull'altro un braccio piegato
con la mano che stringe un ramoscello, forse di mirto sacro a Venere, sotto il braccio la scritta
ΑΓΚΩο (Ankon) e sopra, la costellazione dei Gemelli, protettori dei naviganti.
Questa moneta è servita di modello per lo stemma della Provincia di Ancona, nel quale il mirto e le
due stelle sono sostituiti da un ramo di corbezzolo con due frutti, rappresentante il Monte Conero.
Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, Ancona rimane tra i possessi di Bisanzio e fa parte
della Pentapoli.
Dopo una breve dominazione longobarda, con i Carolingi la città è posta a capo della Marca di
Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo comprende quasi tutta l’odierna
regione Marche.
Il potere imperiale ben presto si riduce fino a diventare solo formale e a partire dall'anno 1000 la
città inizia un cammino verso l’indipendenza.
Alla fine dell’XI secolo Ancona è ormai un libero Comune e una delle repubbliche marinare che
non compaiono nello stemma della Marina Militare.
La Zecca è aperta dal Comune nel XIII secolo e batte monete autonome fino al XIV secolo, sulle
quali compare il riferimento a san Ciriaco patrono di Ancona, con la scritta "SAN QVIRIACVS".
Nel 1532 la città viene incorporata da Clemente VII nello Stato Pontificio, Sisto V chiude la zecca,
dopo due secoli è riaperta da Pio VI (1775 - 1798). Viene usata ancora dalla Repubblica Romana
nel 1798 e nel 1848, poi è chiusa definitivamente.
Introduzione: storia, storia della zecca ed inquadramento storico
SAN CIRIACO
Lo Stato Pontificio
1447-55 Pontificato di Niccolò V Parentuccelli. Il papa chiude lo Scisma d’Occidente, stronca un
tentativo di indipendenza repubblicana condotta da Stefano Porcari (1453), convoca in Roma un
congresso tentando invano di promuovere una crociata contro i Turchi che minacciano
Constantinopoli, promuove la costruzione della nuova basilica di San Pietro.
1458-64 Pontificato di Pio II Piccolomini. Promuove invano al congresso di Mantova una crociata
contro i Turchi, con la bolla Execrabilis condanna le correnti conciliari che avevano tentato la
riscossa a Roma ed in Europa.
1471-84 Pontificato di Sisto V Della Rovere. Promuove anch’egli invano una crociata contro i
Turchi e si adoperò senza frutto per un accordo con la chiesa ortodossa russa.
1484-92 Pontificato di Innocenzo VIII Cybo. Toccano il culmine il nepotismo e la magnificenza
della corte papale.
Il Rinascimento
1420 Filippo Brunelleschi (1377-1446) progetta a Firenze la cupola di Santa Maria del Fiore.
1440 Lorenzo Valla (1407-1457) scrive importanti opere.
1444 Le prime traduzioni in latino delle opere di Aristotele.
1459 Cosimo dè Medici fonda a Firenze l’Accademia Platonica.
1462 Francois Villon (1431-1463) scrive importanti opere.
1473 I primi disegni di Leonardo da Vinci (1452-1519)
1486 Sandro Botticelli (1440-1510) dipinge la Nascita di Venere.
1495 Matteo Maria Boiardo (1441-1494) scrive L’orlando Innamorato.
1496 Vengono pubblicate opere di Pico della Mirandola.
1498 Michelangelo Buonarruoti (1475-1564) scolpisce La Pietà