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Dire che i liutai di oggi siano piu bravi di quelli di venti anni fa non significa

nulla. I liutai esordienti di oggi sono della stessa generazione di quelli che
hanno iniziato venti anni fa, vivono la stessa epoca e hanno le stesse potenzialita
documentarie/tecnologiche. Quel che invece non possedevano i liutai della
precedente generazione, ossia coloro che hanno lavorato nel periodo compreso tra le
due guerre e gli anni '80 '90 del 1900, era la grande quantita di informazioni oggi
disponibili. Se pensiamo alla grande quantita di materiali disponibili attraverso
la rete internet, le riviste specializzate, i libri, e chi piu ne ha piu ne metta,
direi che i liutai del 1900, ma anche quelli del 1800 hanno fatto autentici
miracoli.

Domanda: perche gli strumenti di 200 o 300 anni fa sono "meglio"?


Risposta: come detto piu volte su questo forum, spesso viene fatto l'errore di
confondere il cosiddetto aspetto "artistico" con quello piu tipicamente
"artigianale" o "manuale", secondo cui basterebbe un buon pantografo per riprodurre
alla perfezione qualsiasi strumento dei grandi liutai del passato.
Ma questo ovviamente e un errore, perche l'apporto umano individuale e di
fondamentale importanza nella costruzione di un violino. Anche ipotizzando di
costruire violini con una macchina a controllo numerico, e quindi con altissimi
standard di precisione, otterremmo risultati sonori diversi, seppur visivamente
identici. E' pur sempre il tipo di legno a costituire un fattore unico ed
irripetibile.
I violini di 200 o 300 anni fa sono meglio dei violini moderni o costruiti
successivamente perche niente potra riportarci a rivivere l'epoca vissuta allora.
D'altra parte perche nessuno si stupisce se non c'e stato piu un Caravaggio, un
Leonardo da Vinci o un Michelangelo?
Bisogna considerare, inoltre, che un violino moderno ha bisogno di suonare almeno
una trentina di anni per arrivare ad esprimere in modo completo il proprio
potenziale. Il tempo e l'uso ammorbidiscono la voce e l'arricchiscono di armonici,
su questo non ci sono dubbi.

La liuteria di oggi, come quella post classica dalla fine del Settecento in poi,
non puo essere considerata "meglio " di quella classica. Sacconi ha scritto che se
avesse trovato un liutaio contemporaneo che solo si fosse avvicinato allo stile
degli Amati o di Stradivari nella scultura di un riccio o nella filettatura,
sarebbe stato pronto ad assumerlo immediatamente e a pagarlo profumatamente. E
certamente Sacconi sapeva quel che diceva e quello che faceva, data la sua enorme
conoscenza in fatto di strumenti antichi.
Per contro i liutai contemporanei corrono oggi un grosso rischio: la
stereotipicita. Da circa una trentina/quarantina d'anni la scuola moderna cremonese
si e appiattita sullo stile stradivariano trasformandolo in una specie di Molok dal
quale non si puo prescindere. Il vedere un violino moderno e spesso come vedere una
vecchia rockstar con il viso rifatto chirurgicamente. In piu c'e il problema del
suono, non mi sembra che ci sia molta coscienza su questo aspetto, dopo i primi
risultati magari incoraggianti ci si adagia sui risultati e si smette di ricercare.
Per decenni la stragrande maggioranza dei liutai italiani si e appiattita sul
mercato giapponese, che ha condizionato pesantemente la nostra produzione di
strumenti ad arco. Si immagini che un commerciante giapponese che viene a comprare
strumenti in Italia e letteralmente preso d'assalto perche offre la possibilita di
un lavoro continuativo e costanza degli ordini. Ma a fronte di questa tranquillita,
il mercante giapponese, di solito molto preparato, chiede strumenti fatti con lo
"stampino". Questo e uno dei motivi per cui qualche liutaio nostrano ha pensato
bene di farsi costruire i propri strumenti in Romania per poi darli al coscienzioso
e attento commerciante giapponese.

E i liutai cinesi non stanno certo a guardare: sono capaci di offrire a cifre
bassissime strumenti fatti a regola d'arte da ogni punto di vista. Tanto per fare
un esempio si parla di strumenti gia perfetti a partire da 500 euro. Questo e il
motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano ora la loro
attivita, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perche questo
tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica zappa sui
piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente e piu arduo
rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse per
questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma i
tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la risposta
del mercato e molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto per
guadagnare la pagnotta. Quindi il liutaio esordiente si goda pure questa luna di
miele in cui vede crescere la propria abilita giorno dopo giorno, ma tenga presente
che il futuro e molto incerto. E questo lo dico come incentivo ad accrescere la
propria qualita, non certo come deterrente per scoraggiare il proposito di fare il
liutaio come professione.
andante con fuoco
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Messaggio da andrea69 � domenica 24 febbraio 2008, 16:03

claudio ha scritto:
Dire che i liutai di oggi siano piu bravi di quelli di venti anni fa non significa
nulla.
da "Stradivari, storia di un genio, 5 violini ed un violoncello" di Toby Faber, Ed.
Rizzoli, pag 282.
25 anni fa, Charles Beare riteneva che i liutai avessero ancora molto da lavorare
anche solo per raggiungere un'abilita pari a quella di Vuillaume, per non parlare
dei grandi artigiani classici cremonesi. Ora egli e invece convinto che gli
standard si stiano infine avvicinando a quelli raggiunti da Stradivari e dai suoi
contemporanei. Sembra che, dopo aver sacrificato per lungo tempo un'enorme quantita
di energie per cercare di scoprire la formula "perduta" della vernice di
Stradivari, sia bastato impegnarsi a costruire degli strumenti migliori per
ottenere subito immesi progressi.

claudio ha scritto:
Internet, la globalizzazione e lo scambio di informazioni ha sicuramente fatto la
differenza rispetto 20 anni fa.
Anche la ricerca scientifica applicata all'informatica ha sicuramente fatto la sua
parte. Se i grandi solisti di oggi comprano gli strumenti odierni di Greiner,
Zygmutowicz, Borman, Scott Cao, David Bague ed altri, evidentemente sanno che con
simili strumenti non sfigurano al paragone dei loro strumenti antichi. 20 anni fa
gli stessi solisti o quelli della precedente generazione non potevano affermare
altrettanto, e lo strumento antico si dimostrava percio necessario.

claudio ha scritto:
I liutai esordienti di oggi sono della stessa generazione di quelli che hanno
iniziato venti anni fa, vivono la stessa epoca e hanno le stesse potenzialita
documentarie/tecnologiche.
I calibri e gli spessimetri a controllo numerico sono di recentissima costruzione,
inoltre oggi rispetto a 20 anni fa si possono trovare una quantita, qualita e
varieta di attrezzi per liuteria assai superiore. Zygmuntowicz e Greiner fanno
inoltre numerosi studi acustici e statici con l'ausilio informatico, cosa
impensabile 20 per questione di costi e capacita di calcolo dei computer di allora.
claudio ha scritto:
Quel che invece non possedevano i liutai della precedente generazione, ossia coloro
che hanno lavorato nel periodo compreso tra le due guerre e gli anni '80 '90 del
1900, era la grande quantita di informazioni oggi disponibili.
Su questo mi trovi d'accordo, ma penso ai molti liutai di oggi che continuano a
costruire secondo i criteri degli anni '70 imparati alla scuola di Cremona e che si
ostinano a credere che solo il loro strumento ha il suono migliore (e invece e
fatto con lo stampino alla "japanese way").
Almeno oggi in molti liutai c'e piu originalita e assai maggior sperimentazione.
Nessuno 20 fa avrebbe fatto una bella copia di Andrea Amati.

claudio ha scritto:
Se pensiamo alla grande quantita di materiali disponibili attraverso la rete
internet, le riviste specializzate, i libri, e chi piu ne ha piu ne metta, direi
che i liutai del 1900, ma anche quelli del 1800 hanno fatto autentici miracoli.
Infatti, solo la libera circolazione delle idee porta al vero progresso. I liutai
del '900 o precedenti hanno pero avuto l'umilta di mettere in discussione sempre il
loro prodotto al fine di migliorarlo (ricordo che Gaetano Pollastri buttava nel
fuoco tutti gli strumenti che a suo giudizio non riuscivano bene...). Cosa
impensabile oggi, visto che nella liuteria ha preso il sopravvento il commercio
sull'amore per l'arte.

claudio ha scritto:
Domanda: perche gli strumenti di 200 o 300 anni fa sono "meglio"?
Risposta: come detto piu volte su questo forum, spesso viene fatto l'errore di
confondere il cosiddetto aspetto "artistico" con quello piu tipicamente
"artigianale" o "manuale", secondo cui basterebbe un buon pantografo per riprodurre
alla perfezione qualsiasi strumento dei grandi liutai del passato.
Ma questo ovviamente e un errore, perche l'apporto umano individuale e di
fondamentale importanza nella costruzione di un violino. Anche ipotizzando di
costruire violini con una macchina a controllo numerico, e quindi con altissimi
standard di precisione, otterremmo risultati sonori diversi, seppur visivamente
identici. E' pur sempre il tipo di legno a costituire un fattore unico ed
irripetibile.
I violini di 200 o 300 anni fa sono meglio dei violini moderni o costruiti
successivamente perche niente potra riportarci a rivivere l'epoca vissuta allora.
D'altra parte perche nessuno si stupisce se non c'e stato piu un Caravaggio, un
Leonardo da Vinci o un Michelangelo?
Bisogna considerare, inoltre, che un violino moderno ha bisogno di suonare almeno
una trentina di anni per arrivare ad esprimere in modo completo il proprio
potenziale. Il tempo e l'uso ammorbidiscono la voce e l'arricchiscono di armonici,
su questo non ci sono dubbi.
Dal mio punto di vista, e soprattutto a Cremona, si e continuato a considerare
sacro ed intoccabile cio che e ritenuto il metodo classico cremonese, basato sugli
scritti di Sacconi. Cio ha portato a costruire strumenti rigidi, dai suoni legnosi
e difficili da suonare. Io lo chiamerei invece "metodo Sacconi". Da piu parti le
sue conclusioni sono state criticate e addirittura contraddette (avete letto "The
Strad" di agosto 2006?). Sono pienamente convinto che il metodo costruttivo di
Stradivari e degli altri contemporanei fosse completamente differente (basato su
quinte di curvatura INTERNE e non esterne come ci si ostina a credere). E' comunque
sicuro che gli strumenti di Stradivari non erano ritenuti i migliori nella sua
epoca,anche se i piu sonori, e cio di cui godiamo oggi e il risultato di una
modernizzazione dello strumento in molte sue parti. Questo piu l'uso costante (e
quasi sempre da parte di solisti di primo ordine) ha fatto si che gli strumenti
stradivariani diventassero giustamente il mito che sono oggi.
claudio ha scritto:
La liuteria di oggi, come quella post classica dalla fine del Settecento in poi,
non puo essere considerata "meglio " di quella classica. Sacconi ha scritto che se
avesse trovato un liutaio contemporaneo che solo si fosse avvicinato allo stile
degli Amati o di Stradivari nella scultura di un riccio o nella filettatura,
sarebbe stato pronto ad assumerlo immediatamente e a pagarlo profumatamente. E
certamente Sacconi sapeva quel che diceva e quello che faceva, data la sua enorme
conoscenza in fatto di strumenti antichi.
Forse alla sua epoca si poteva dire cosi, oggi le cose sono un po cambiate, basta
guardarsi attorno al di fuori di Cremona, perche i francesi, gli americani,
tedeschi, cinesi ed altri non sono stati certo a guardare.
claudio ha scritto:
Per contro i liutai contemporanei corrono oggi un grosso rischio: la
stereotipicita. Da circa una trentina/quarantina d'anni la scuola moderna cremonese
si e appiattita sullo stile stradivariano trasformandolo in una specie di Molok dal
quale non si puo prescindere. Il vedere un violino moderno e spesso come vedere una
vecchia rockstar con il viso rifatto chirurgicamente. In piu c'e il problema del
suono, non mi sembra che ci sia molta coscienza su questo aspetto, dopo i primi
risultati magari incoraggianti ci si adagia sui risultati e si smette di ricercare.
Per decenni la stragrande maggioranza dei liutai italiani si e appiattita sul
mercato giapponese, che ha condizionato pesantemente la nostra produzione di
strumenti ad arco. Si immagini che un commerciante giapponese che viene a comprare
strumenti in Italia e letteralmente preso d'assalto perche offre la possibilita di
un lavoro continuativo e costanza degli ordini. Ma a fronte di questa tranquillita,
il mercante giapponese, di solito molto preparato, chiede strumenti fatti con lo
"stampino". Questo e uno dei motivi per cui qualche liutaio nostrano ha pensato
bene di farsi costruire i propri strumenti in Romania per poi darli al coscienzioso
e attento commerciante giapponese.E i liutai cinesi non stanno certo a guardare:
sono capaci di offrire a cifre bassissime strumenti fatti a regola d'arte da ogni
punto di vista. Tanto per fare un esempio si parla di strumenti gia perfetti a
partire da 500 euro.
Questo poteva esser vero qualche anno fa, oggi si fanno strumenti su modello Rogeri
(G.Lazzaro), Pietro Guraneri di Venezia (F.Fasser), Andrea Amati (M.Anedda),
Guarneri del Gesu 1735 (T. Borman e Anedda), Tommaso Balestrieri (F. Simeoni) e il
modello Stradivari comincia ad essere molto meno gettonato.
Sugli strumenti romeni, polacchi e cinesi in bianco riverniciati in Italia abbiamo
parlato tempo addietro. E i cinesi da 500 euro permettono agli studenti non
abbienti di avvicinarsi allo studio (ricordo invece le difficolta dei miei genitori
a comprarmi il mio primo strumento decente a Cremona...)

claudio ha scritto:
Questo e il motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano
ora la loro attivita, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perche
questo tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica
zappa sui piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente e piu
arduo rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse
per questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma
i tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la
risposta del mercato e molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto
per guadagnare la pagnotta. Quindi il liutaio esordiente si goda pure questa luna
di miele in cui vede crescere la propria abilita giorno dopo giorno, ma tenga
presente che il futuro e molto incerto. E questo lo dico come incentivo ad
accrescere la propria qualita, non certo come deterrente per scoraggiare il
proposito di fare il liutaio come professione.
Basta solo fare come faceva Pollastri, cosa per fortuna piu presente nela coscienza
dei giovanissimi liutai odierni che in quella di anni fa.
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Messaggio da claudio � domenica 24 febbraio 2008, 17:36
andrea69 ha scritto:
da "Stradivari, storia di un genio, 5 violini ed un violoncello" di Toby Faber, Ed.
Rizzoli, pag 282.
25 anni fa, Charles Beare riteneva che i liutai avessero ancora molto da lavorare
anche solo per raggiungere un'abilita pari a quella di Vuillaume, per non parlare
dei grandi artigiani classici cremonesi. Ora egli e invece convinto che gli
standard si stiano infine avvicinando a quelli raggiunti da Stradivari e dai suoi
contemporanei. Sembra che, dopo aver sacrificato per lungo tempo un'enorme quantita
di energie per cercare di scoprire la formula "perduta" della vernice di
Stradivari, sia bastato impegnarsi a costruire degli strumenti migliori per
ottenere subito immesi progressi.
E questo cosa c'entra con il fatto che i liutai di vent'anni fa siano "peggiori" di
quelli di ora? Sembra invece che molti liutai moderni siano diventati molto piu
bravi non solo dei colleghi delle precedenti generazioni, ma addirittura anche piu
dei liutai classici cremonesi, Stradivari incluso. Peccato che queste siano solo
tante belle parole, perche i fatti parlano molto diversamente.
Anche la ricerca scientifica applicata all'informatica ha sicuramente fatto la sua
parte. Se i grandi solisti di oggi comprano gli strumenti odierni di Greiner,
Zygmutowicz, Borman, Scott Cao, David Bague ed altri, evidentemente sanno che con
simili strumenti non sfigurano al paragone dei loro strumenti antichi. 20 anni fa
gli stessi solisti o quelli della precedente generazione non potevano affermare
altrettanto, e lo strumento antico si dimostrava percio necessario.
Hai mai visto uno strumento di Scott Cao? Hai mai sentito o suonato uno strumento
di Zygmuntowicz?
Se quello e un buon suono allora vuol dire che sono diventato sordo. E' pur vero
che stai parlando di abili copisti (pero Bague non so nemmeno chi sia), ma un conto
e "far sembrare" uno strumento uguale ai classici, tutta un'altra faccenda e farlo
suonare. E la tendenza moderna, purtroppo, e quella di gettare il fumo negli occhi
della gente con "effetti speciali" (antichizzazioni) ed oculate operazioni di
marketing.

I calibri e gli spessimetri a controllo numerico sono di recentissima costruzione,


inoltre oggi rispetto a 20 anni fa si possono trovare una quantita, qualita e
varieta di attrezzi per liuteria assai superiore. Zygmuntowicz e Greiner fanno
inoltre numerosi studi acustici e statici con l'ausilio informatico, cosa
impensabile 20 per questione di costi e capacita di calcolo dei computer di allora.
"calibri e spessimetri a controllo numerico" devi averli visti in qualche film di
Star Trek, se invece intendi strumenti di misura muniti di comparatore decimale o
centesimale mi pregio avvertirti che il detto comparatore fu un qualcosa nato piu
di un secolo fa. Ma strumenti di misura a parte, e impensabile affidare la bonta di
uno strumento ad arco alla precisione di uno spessimetro con comparatore: se non si
hanno le idee chiare si rischia perlopiu di avere un precisissimo violino
sbagliato. Quel che fanno Zymuntowicz e Greiner io lo rispetto ma non lo condivido,
secondo me la liuteria non ha bisogno di ordigni strani e strumenti straordinari,
il suono lo deve avere il liutaio dentro il suo cuore, non puo affidarlo ad uno
strumento informatico. E poi, in ogni caso, il computer ti restituisce dei grafici
o al massimo ti consente di controllare delle frequenze, ma come detto piu volte in
questo forum, niente puo sostituire le orecchie e le mani di un buon liutaio.

Nessuno 20 fa avrebbe fatto una bella copia di Andrea Amati.


Ma non eri tu quello che "odia" gli Amati? Bisogna ringraziare Marco Anedda se ti
ha fatto cambiare idea. Peccato che non ci sia riuscito l'opera di Andrea Amati e
quella dei suoi figli.
E poi fare una "bella copia" di un violino non dovrebbe rappresentare lo scopo
ultimo di qualsiasi liutaio. Insomma, bisognerebbe ispirarsi piu alla sostanza del
suono piuttosto che alle forme. E come hai gia scritto qualche giorno fa sembra che
Anedda ci sia riuscito. Punto.

Infatti, solo la libera circolazione delle idee porta al vero progresso. I liutai
del '900 o precedenti hanno pero avuto l'umilta di mettere in discussione sempre il
loro prodotto al fine di migliorarlo (ricordo che Gaetano Pollastri buttava nel
fuoco tutti gli strumenti che a suo giudizio non riuscivano bene...). Cosa
impensabile oggi, visto che nella liuteria ha preso il sopravvento il commercio
sull'amore per l'arte.
Che Pollastri buttasse nel fuoco gli strumenti riusciti male non lo so, ma penso
sia un buon viatico per tutti noi: non bisogna mettere in circolazione strumenti
che suonano male. Ma prima di tutto bisogna intendersi bene su cio che e il
cosiddetto "buon suono", altrimenti non la finiremo mai di discutere sul sesso
degli angeli.

Dal mio punto di vista, e soprattutto a Cremona, si e continuato a considerare


sacro ed intoccabile cio che e ritenuto il metodo classico cremonese, basato sugli
scritti di Sacconi. Cio ha portato a costruire strumenti rigidi, dai suoni legnosi
e difficili da suonare. Io lo chiamerei invece "metodo Sacconi". Da piu parti le
sue conclusioni sono state criticate e addirittura contraddette (avete letto "The
Strad" di agosto 2006?). Sono pienamente convinto che il metodo costruttivo di
Stradivari e degli altri contemporanei fosse completamente differente (basato su
quinte di curvatura INTERNE e non esterne come ci si ostina a credere). E' comunque
sicuro che gli strumenti di Stradivari non erano ritenuti i migliori nella sua
epoca,anche se i piu sonori, e cio di cui godiamo oggi e il risultato di una
modernizzazione dello strumento in molte sue parti. Questo piu l'uso costante (e
quasi sempre da parte di solisti di primo ordine) ha fatto si che gli strumenti
stradivariani diventassero giustamente il mito che sono oggi.
Dire che lo stile moderno cremonese sia basato sugli scritti di Sacconi e una
grossa inesattezza, a Cremona ci sono tantissimi liutai che costruiscono violini
seguendo il metodo della forma esterna, le cui origine e notoriamente francese.
Sacconi resta uno dei piu grandi liutai e restauratori del '900, non e il tentare
di screditarlo che lo rendera meno grande. Quando mori Wurlitzer il povero Sacconi
si trovo al centro di interessi avidi degli altri colleghi che solo l'autorita di
Wurlitzer medesimo riusciva a tenere a bada. Gli ultimi anni di vita di Sacconi
sono stati contrassegnati da un'amarezza infinita che riusciva a mitigare in parte
facendo i suoi periodici viaggi in Italia. Fu proprio tra gli anni '60 e '70 che
Sacconi insieme al suo allievo italiano, Francesco Bissolotti, riordino il museo
degli strumenti di lavoro della bottega di Stradivari e concepi "I segreti di
Stradivari". L'opera, come gia detto piu volte in questa sede, era imperfetta e si
stava pensando ad una seconda edizione rivista e corretta, ma la morte non dette a
Sacconi il tempo di farlo.
"Sono pienamente convinto" non significa niente, o si dimostra quel che si dice o
si prenda atto della realta: gli strumenti di lavoro stradivariani sono esposti nel
museo di Cremona, Sacconi li ha solo riordinati e catalogati, si puo andare ad
esaminarli con tutta tranquillita senza il timore che qualcuno possa averli
alterati. Per inciso, mi e capitato di esaminare e suonare qualche strumento
costruito da Sacconi prima della suo trasferimento in America e sono rimasto
colpito dalla bellezza del loro suono e dalla maestria con cui erano stati
costruiti. E comunque lo scopo di questo sito non e quello di magnificare l'opera
di Sacconi, bensi quello di dare un contributo a far si che venga mantenuta la
tradizione italiana della liuteria.

Forse alla sua epoca si poteva dire cosi, oggi le cose sono un po cambiate, basta
guardarsi attorno al di fuori di Cremona, perche i francesi, gli americani,
tedeschi, cinesi ed altri non sono stati certo a guardare.
Il mito del violino non e solo un mito, in tutte le epoche i liutai italiani hanno
dimostrato di avere il suono nelle loro mani. Ma questo non toglie valore ai bravi
liutai delle altre nazioni.

Questo poteva esser vero qualche anno fa, oggi si fanno strumenti su modello Rogeri
(G.Lazzaro), Pietro Guraneri di Venezia (F.Fasser), Andrea Amati (M.Anedda),
Guarneri del Gesu 1735 (T. Borman e Anedda), Tommaso Balestrieri (F. Simeoni) e il
modello Stradivari comincia ad essere molto meno gettonato.
Sugli strumenti romeni, polacchi e cinesi in bianco riverniciati in Italia abbiamo
parlato tempo addietro. E i cinesi da 500 euro permettono agli studenti non
abbienti di avvicinarsi allo studio (ricordo invece le difficolta dei miei genitori
a comprarmi il mio primo strumento decente a Cremona...)
Non vedo dove sia il contraddittorio in queste tue parole, cmq hai citato tutti
liutai che lavorano fuori da Cremona. Anche questo vorra pur dire qualcosa. E cmq
nella vita di un liutaio di qualsiasi epoca c'e sempre stato il cimentarsi con
forme e modelli cosiddetti "minori". Sarebbe una bella noia costruire violini su un
unico modello per tutta la vita.

Basta solo fare come faceva Pollastri, cosa per fortuna piu presente nela coscienza
dei giovanissimi liutai odierni che in quella di anni fa.
Non so su cosa si basi la tua certezza, a me non sembra affatto che i liutai della
precedente generazione abbiano costruito strumenti un po a casaccio rifilando
bidoni a destra e a manca. Se si crede una cosa del genere vuol dire che si conosce
poco o niente del lavoro dei liutai delle varie epoche.
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Messaggio da Giovane_Liutaia � lunedi 10 marzo 2008, 14:34

claudio ha scritto:
Tanto per fare un esempio si parla di strumenti gia perfetti a partire da 500 euro.
Questo e il motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano
ora la loro attivita, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perche
questo tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica
zappa sui piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente e piu
arduo rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse
per questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma
i tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la
risposta del mercato e molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto
per guadagnare la pagnotta.
Caro Claudio e con sincera amarezza che mi ritrovo a darti ragione in toto per
queste tue affermazioni. Proprio da giovane che si sta avvicinando a questo mondo,
formatami in un'umilissima bottega di un illustre sconosciuto (per colpa sua stessa
purtroppo) che pero mi sta insegnando tantissimo sulle sue personali conquiste ad
es. sul suono, sul capire il violino a cosa serve e in funzione di questo apporre
innovazioni ed esperimenti, dimenticandosi del marchio "Cremona" per entrare a
diretto contatto con la materia che trattiamo.
Piu acqusisco consapevolezza in questo senso, piu mi accorgo di quanto in realta in
giro ci siano sempre piu tentativi (sterili) di esportare un'estetica che non ci
appartiene piu (le copie).
Mi e capitato di girare per siti internet in cui si propongono copie,
antichizzazioni.. ma di liuteria vera e propria niente.. a pro di che?

Poi, per rispondere ad Andrea, ben vengano gli strumenti economici per chi inizia,
ma come al solito c'e sempre chi ne approfitta per smerciare prodotti di
cattivissima qualita, con al conseguenza che i nuovi studenti sono sempre piu
disabituati a riconoscere un bel suono (si Claudio, concordo con te! Parliamone una
volta per tutte: cosa intendiamo per bel suono?) e solo i professisonisti liutai
con 30anni di esperienza riescono ad individuare uno strumento che suona bene da
uno che non tirera mai fuori nulla.
Poi c'e il discorso del legno antico che ha di suo il tempo.
Anche io nella mia ignoranza e giovinezza ho una profonda convinzione: che gli
Stradivari appena costruiti non suonassero come li sentiamo adesso. E facciamocene
una ragione.
Ho visto violini brutti e costruiti grossolanamente che suonano "bene" per il solo
fatto che avevano piu di 150 anni. E questo significhera bene qualcosa.
Cio non toglie che la maestria di Stradivari sia un equilibrio perfetto tra
bellezza e suono. Certamente chi ha letto Sacconi non puo non esserne rimasto
affascinato: Stradivari sapeva quello che faceva e soprattutto lo modificava! Siamo
ridicoli noi che "copiamo" quando lo stesso maestro si evolveva, non copiava se
stesso ma andava avanti, sentiva il tipo di legno, l'intonazione, probabilemente si
poneva il problema del contesto in cui lo strumento avrebbe suonato (violoncello da
camerao da strada?), e chissa di quali altre variabili teneva conto nel costruire.
Quindi che senso ha copiare "la forma"?
Anche la querelle sulle curve interne rispetto a quelle esterne, francamente penso
che sia sterile, perche non e solo quello che conta, ma l'insieme dei gesti che
determina la perfezione.

---------------------

Gli aspetti da considerare sono molteplici e ci sarebbe da scrivere un libro


dedicato ad acustica e bombature, io mi limito a fare alcune considerazioni
generali perlopiu di carattere storico, cosi che si puo avere un'idea di come un
liutaio scelga una bombatura in funzione del suono.

E' paradossale notare che in moltissimi casi non si ha una completa consapevolezza
della scelta di una bombatura piuttosto di un'altra, ci si limita spesso ad un
modello di riferimento e se ne riprendono forme e bombature "perche si sa che
funziona", ma fuori da certi parametri si brancola quasi sempre nel buio. Anche la
fisica e la meccanica non ci sono molto d'aiuto: se da una parte la tecnologia ci
aiuta a capire il funzionamento di uno strumento ad arco, e praticamente
impossibile progettare una bombatura per arrivare ad un risultato sonoro
prevedibile e ripetibile per ogni strumento concepito in un modo prefissato. Questo
perche le variabili in gioco sono praticamente infinite e dato che stiamo
ragionando su un prodotto artistico derivato dalla nostra creativita, direi che e
meglio cosi.

In tutti i libri di liuteria e storia della liuteria gli autori concordano sul
fatto che le bombature dei violini degli Amati, almeno quelle prodotte da Andrea
Amati fino a quelle di Nicolo, siano caratterizzate dall'essere piuttosto alte
(intorno ai 18mm per la tavola), e a "schiena d'asino", cioe a dire piuttosto
scavate ai lati e con sgusce ampie e profonde, che produce in genere un timbro
piuttosto chiaro ed argentino. Si dice che cio sia dovuto, e non ho ragione di
dubitarlo, al fatto che tavola e fondo scolpiti in modo cosi accentuato lascino
vibrare liberamente solo la parte centrale.

Con il passare del tempo e l'evoluzione del repertorio musicale, assistiamo ad un


progressivo allargamento ai lati delle bombature, che assumono un aspetto piu pieno
ed uniforme, questo lo si puo chiaramente vedere nel lavoro di Stradivari, che gia
negli anni '90 del 1600 produceva bombature certamente "amatizzate", ma non cosi
spigolose come quelle degli Amati delle origini, per giungere dal 1700 in poi alle
bombature piene che fanno oggi da riferimento alla stragrande maggioranza dei
liutai. Il motivo e semplice: una bombatura uniforme, le cui curve digradano
dolcemente verso sgusce non eccessivamente larghe e profonde permettono una
diffusione delle vibrazioni praticamente senza nessun tipo di ostacolo o disturbo,
ovviamente c'e da considerare anche la posizione delle FF, altra variabile
"infinita" in grado di fornire risultati sonori diversissimi a parita di bombature.
Man mano che ci si avvicina alla meta del 1700, e siamo in un periodo in cui la
tecnica violinistica si e gia molto evoluta, assistiamo anche ad un abbassamento
dell'altezza delle bombature, di cui possiamo vedere chiari esempi nel lavoro di
Guarneri del Gesu e negli esemplari del terzo periodo stradivariano. In questi casi
assistiamo anche ad una contrazione delle bombature, per cui non le vediamo piu
cosi piene e dolcemente digradanti verso i polmoni, ma assistiamo ad una vera e
propria "compressione", che si puo notare osservando di profilo le bombature di
quegli strumenti, ossia un andamento della sesta piuttosto arcuato e compresso
della tavola armonica sotto la tastiera e la cordiera.

Cio fa pensare che il modo in cui riusciamo a concepire una combinazione di


bombature va ad agire direttamente sul volume d'aria interno della cassa armonica,
cosi da condizionarne le proprieta timbriche secondo il progetto che ci si e
prefissi.

Ad esempio, una combinazione di bombature amatiane rispetto a quelle guarneriane


dell'ultimo periodo possono avere una differenza nella lunghezza dell'anima di
circa 1 cm, questo produce un'enorme differenza rispetto alla prontezza di una
cassa armonica e ricchezza timbrica e di volume sui bassi. Cionondimeno gli
strumenti piu antichi degli Amati, specie se conservati allo stato originale,
posseggono una ricchezza di armonici stupefacente, anche se alla distanza non
risultano "potenti" (ma non sono nati per quello).

In ultimo vorrei fare una considerazione su un autore che ho imparato a conoscere


un po' meglio, anche se non ne condivido tutta l'opera: Euro Peluzzi, nel suo libro
sugli strumenti ad arco egli parla di "fuoco" delle bombature, cioe a dire che le
parti centrali di tavola e fondo, dato la loro curvatura, sono da trattare come
lenti ottiche, per cui seguendo piu o meno gli stessi principi e possibile
tracciarne il fuoco, ossia il punto in cui le onde sonore si concentrerebbero. La
posizione dei fuochi di tavola e fondo e loro interazione secondo Peluzzi darebbero
il famoso timbro dei violini classici cremonesi. Io non seguo questi principi, pero
nella costruzione di uno strumento ad arco penso valga la pena porci attenzione, se
non altro per non perdere occasione di avere un elemento in piu che ci aiuti nel
buon progetto di una cassa armonica.

In ultimo l'altezza delle fasce, ossia il parametro che riesce a conferire alla
cassa armonica profondita e colore al suono. Anche qui e impossibile tracciare un
principio se non quello di seguire il lavoro dei liutai classici. Io mi sono sempre
attenuto alle dimensioni indicate da Sacconi per tutti gli strumenti del quartetto,
trovando particolarmente buone quelle del violoncello: 120/126mm, che in unione a
bombature considerate basse di 25 e 22mm rispettivamente per tavola e fondo, a me
hanno dato strumenti molto buoni.

Kevin Coates' "Geometric Proportions and the Art of Lutherie"

Robert Lawlor called "Sacred Geometry, Philosophy and Practice

Emile Leipp Violin: History, Aesthetics, Manufacture and Acoustics

Creative Ability Development: The Philosophy and Method. Violin

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