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free press

all’interno
rassegne
BILLY
RIVISTA CINEMATOGRAFICA ROMAGNOLA
in romagna
ottobre e
novembre
2010

rubriche
Elio Petri
Il Gattopardo attualità
Frost/Nixon 67a Mostra del Cinema di
Mad Men Venezia
in sala Intervista ad Alessandro
La pecora nera Quadretti
Lo zio Boonmee che si Satoshi Kon
ricorda le sue vite precedenti Imola Film Festival 2010
Wall Street 2 retropolis

cinema
Buried La società dello spettacolo

e potere
edizione

numero 27 ottobre 2010


BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 FILOROSSO INDICE 3

filorosso Billy - Rivista cinematografica romagnola


Numero 27 Ottobre 2010

Rivista fondata da Ilario Gradassi.


Direttore: Matteo Lolletti
Vicedirettore: Michelangelo Pasini
Caporedattore: Chiara Tartagni
Scrivono Marco Bacchi, Barbara De Caro,

i ragazzi venuti
Chiara Faggiano, Francesco Garoia, Matteo
“Lier” Lelli, Matteo Lolletti, Stefania Montalti,
Luigi Palmirotta, Michelangelo Pasini, Alberto
Semprini, Dario Stefanoni, Chiara Tartagni
Progetto grafico: Stefania Montalti

dal brasile
Editore: Sunset Soc. Coop.
Sede: Viale Salinatore 50, Forlì
Periodico mensile.
Autorizzazione del Tribunale di Forlì n° 22/010
del 19/05/10.
Direttore Responsabile: Lisa Tormena

Il rapporto tra cinema e potere si orizzonte di riferimento non prevede La rivista è rilasciata con licenza Creative Com­
salda, in una relazione proficua, l’altro da sé, significa realizzare un mons - Attribuzione - Non commerciale - Non
fin dalla nascita della settima arte. totale e spesso irresistibile control- opere derivate 2.5 Italia. Ogni volta che usi o
distribuisci quest’opera, devi farlo secondo i
Tralasciando le finalità propagandi- lo sulle persone. Il cinema assolve,
termini di questa licenza, che va comunicata
stiche dei regimi totalitari del secolo infatti, a una funzione irrinunciabile: con chiarezza. In ogni caso, puoi concordare col
scorso, possiamo comunque com- quella mitopoietica, ossia relativa titolare dei diritti utilizzi di quest’opera non con-
prendere come il cinema sia potere alla creazione del mito. Il cinema sentiti da questa licenza. Questa licenza lascia
impregiudicati i diritti morali.
in sé. La costruzione dell’immagine, quindi è reazionario? O al contrario
http://creati­v ecommons.org/licenses/by-nc-
la sua diffusione, rendono il cinema è l’unica via per immaginare l’altro? nd/2.5/it
e ancora di più lo spettacolo - come Nel BILLY che stringete tra le mani
diceva Debord - il vero potere del non troverete risposte, quanto un Copertina: La pecora nera ©2010 Madeleine
nostro tempo. Esercitare la capaci- dibattito e un confronto. E molto,
billy.rivistacinematografica@gmail.com
tà di azzerare un immaginario col- molto altro. http://billyrivistacinematografica.blogs.it/
lettivo, per sostituirlo con uno il cui Matteo Lolletti myspace facebook issuu scribd

horror politics Society - L’orgia 21


FILOROSSO RETROPOLIS del potere
I ragazzi venuti dal Brasile 3 La società dello spettacolo 13
ciNERDmatografo Vennero dallo 22
Tre metri sopra il cielo 14
spazio profondo 23
Billy attualità Il Caimano 14
CINELetteratura Watchmen 24
67 Mostra del Cinema di Venezia
a
4 Il Divo 15
in costume Il Gattopardo - Il passato 25
Intervista ad Alessandro Quadretti 5 Barbarossa 15
presente
Satoshi Kon 6
psicovisioni Frost/Nixon - Il duello 26
Imola Film Festival 2010 7 VETRINA cose serie Chi guarda il passato? 27
Rassegne in Romagna
I soliti ignoti Vincent Gallo - L’uomo 28
IN SALA Ottobre-Novembre 2010 16
(in)visibile
La pecora nera 8
FUNNY GAMES Che tipo di spettatore 29
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite 9 BORSINO sei?
precedent 10 Borsino 18
garroyo e i suoi fratelli Al potere 30
Wall Street 2 - Il denaro non dorme mai 11
non c’è mai fine
Buried RUBRICHE La Posta del Capp’tano 31
Cattivi maestri Elio Petri - La libertà 19
seconda visione 12 impossibile
Miral THE FILMGAMER Metal Gear Solid - La 20
perdita del controllo
4 BILLY ATTUALITÀ MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA «Sembrerà BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010
paradossale,
ma è proprio una
sezione collaterale
come Orizzonti a
rappresentare uno
dei veri valori aggiunti
del festival veneziano,
in grado di offrire
le sorprese e le
soddisfazioni
altrimenti latitanti
nella sezione
competitiva»

Machete ©2010 Overnight Studios, Troublemaker Studios and Dune Entertainment

67 mostra del cinema di


a

venezia
Se l’ultima Mostra del Cinema di Venezia ha avuto un
grande merito, è stato senz’altro il coraggio con cui si
di
DARIO
STEFANONI

una sezione collaterale come Orizzonti a rappresenta-


re uno dei veri valori aggiunti del festival veneziano, in
sono accolte le pellicole più anomale e i cineasti più grado di offrire le sorprese e le soddisfazioni altrimenti
periferici, disinteressandosi relativamente del glamour latitanti nella sezione competitiva: hanno fatto più scal-
dei grandi nomi e delle mondanità festivaliere per osare pore maldestri hapax legomena come Promises Written
maggiormente in termini di proposte, tanto straniere che in Water di Gallo, mentre a brillare sono state solo poche
italiane. Già la polemica innescata mesi prima da Pupi conferme, grandi (Black Swan, lo psycho-thriller d’alta
Avati, escluso dal concorso a favore di Ascanio Cele- classe di Aronofsky) e piccole (le ultime prove di Miike,
stini, mostrava l’evidente sforzo della kermesse vene- De la Iglesia, Larrain, e Hong). Anche tra gli italiani, no-
ziana nel dare la precedenza alle nuove leve piuttosto nostante l’inclusione di diversi talenti non allineati (Mar-
di affidarsi alle vecchie e abituali presenze. Insieme ad tone, Capuano, Celestini e Rosi) gli imbarazzanti flop di
un’inedita ma ancora troppo flebile apertura al cinema Costanzo e Scimeca sono riusciti a riequilibrare e a raf-
di genere, dimostrata dai due mediocri horror orientali freddare gli iniziali entusiasmi. Nel complesso poche sor-
e dalla grandiosa apertura di mezzanotte con Machete prese e nessun capolavoro, e oltre agli inevitabili inchini
di Rodriguez, la scelta in questo senso più apprezzabi- a maestri invecchiati male come l’imbolsito Svankmajer
le è stata l’allargamento di Orizzonti, solitamente dedi- di Surviving Life o il fiacco Skolimowski di Essential Kil-
ta alle sperimentazioni audiovisive, capace di proporre ling, anche il Leone d’Oro dalla giuria tarantiniana al film
fuoriclasse del cinema avantgarde come Tscherkassky peggiore della Coppola suona sbagliato e accomodante,
e Jacobs insieme a cineasti estremi ed eretici come almeno quanto la decisione di escludere dal palmarès lo
Sono e Rosen. Sembrerà paradossale, ma è proprio sconvolgente e bellissimo The Ditch di Wang Bing.
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 BILLY ATTUALITÀ ALESSANDRO QUADRETTI 5
intervista a
a cura di
MATTEO LOLLETTI

alessandro quadretti
Alessandro Quadretti, forlivese, è un regista dalla forte da raggiungere, che ha dato a questa mia piccola pro-
personalità e dotato di uno sguardo molto originale. Di duzione un sapore “Herzoghiano”.
recente ha ottenuto, con Le acque di Pilato, una men- Didi-Bahini è invece il frutto di una co-produzione con
zione speciale al Milano Film Festival, mentre è in giro Gianluca De Lorenzi, con cui collaboro da anni e che
per l’Italia a presentare il suo ultimo film Didi-Bahini, ha composto le musiche originali del film insieme a
girato in Nepal. Michele Pazzaglia, e con Apeiron, una o.n.g. italiana
Il viaggio e il luogo sono elementi presenti in molti che opera in Nepal. In questo caso tutto è nato dal de-
tuoi lavori... siderio di vivere il viaggio come esperienza personale
Il viaggio è per me un elemento fondamentale del rac- ma anche come momento di creazione di immagini
conto e dell’esperienza soggettiva del regista: viaggiare e suoni, senza avere il tempo di predisporre nulla, o
nel momento stesso in cui si realizza un film, documen- quasi: è un film di un’ora in cui si racconta il Nepal e
tario o di finzione, ti pone in uno stato di fragilità e sen- la condizione femminile, ma lasciando alle interviste e
sibilità che può donare alle immagini lo spessore del alle spiegazioni solo una piccola parte del documen-
vero e della sincerità. La mia idea di cinema si coniuga tario. Il resto è racconto, o suggestione se vogliamo,
con la ricerca di spazi dove le cose possono succedere per immagini.
senza obbedire necessariamente alla mia volontà, è Come vedi la realtà (emiliano)romagnola?
per questo quindi che i luoghi veri e non ricostruiti, e il Sono fermamente convinto che oggi, in Italia, nella
movimento, sono elementi essenziali del mio percorso. speranza di fare buon cinema d’autore, sia utile e giusto
Come e perché sono nati gli ultimi tuoi due docu- farlo in provincia. Ormai Roma e Milano sono città prive
mentari? d’identità, mentre gli spazi “marginali” hanno risorse ed
Le acque di Pilato è stato scritto per il bando FAI il tuo energie nuove, più elasticità, più fame soprattutto. La
film, ed ho scelto il Lago di Pilato perché, pur amando i nostra regione è… meno peggio di altre: investe, an-
Monti Sibillini, non ero mai riuscito a vederlo: le 4 ore di che se poco, in cultura, e può fare molto di più al fine
camminata in solitaria con l’attrezzatura tecnica in spal- di creare in questo territorio un “distretto cinematogra-
la sono state una fatica che non dimenticherò. Resta fico”. Per farlo però occorre investire in formazione, an-
però il piacere della visione di un luogo unico, difficile cor prima che in strutture.

«Sono fermamente
convinto che oggi, in Italia,
nella speranza di fare buon
cinema d’autore, sia utile e
giusto farlo in provincia»

Alessandro Quadretti
6 BILLY ATTUALITÀ SATOSHI KON BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

Il 24 Agosto 2010 è morto Satoshi Kon. Vogliamo


scriverlo tante volte quante non l’hanno scritto sui
quotidiani italiani. Non ce la faremo mai. Dateci
50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010 è morto Sato-
shi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte quante non
l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non ce la fare-
mo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010
è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte
quante non l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non
ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Ago-
sto 2010 è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo
tante volte quante non l’hanno scritto sui quotidiani
italiani. Non ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in
più. Il 24 Agosto 2010 è morto Satoshi Kon. Voglia-
mo scriverlo tante volte quante non l’hanno scritto
sui quotidiani italiani. Non ce la faremo mai. Dateci
50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010 è morto Sato-
shi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte quante non
l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non ce la fare-
mo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010
è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte
quante non l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non
ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Ago-
sto 2010 è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo
tante volte quante non l’hanno scritto sui quotidiani
italiani. Non ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in
Satoshi Kon, foto da iffybizness.blogspot.com più. Il 24 Agosto 2010 è morto Satoshi Kon. Voglia-
mo scriverlo tante volte quante non l’hanno scritto
sui quotidiani italiani. Non ce la faremo mai. Dateci
50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010 è morto Sato-

Satoshi
shi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte quante non
l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non ce la fare-
mo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010
è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte
quante non l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non
ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Ago-
sto 2010 è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo

Kon
tante volte quante non l’hanno scritto sui quotidiani
italiani. Non ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in
più. Il 24 Agosto 2010 è morto Satoshi Kon. Voglia-
mo scriverlo tante volte quante non l’hanno scritto
sui quotidiani italiani. Non ce la faremo mai. Dateci
50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010 è morto Sato-
shi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte quante non
l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non ce la fare-
mo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Agosto 2010
è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo tante volte
quante non l’hanno scritto sui quotidiani italiani. Non
ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in più. Il 24 Ago-
sto 2010 è morto Satoshi Kon. Vogliamo scriverlo
tante volte quante non l’hanno scritto sui quotidiani
a cura di italiani. Non ce la faremo mai. Dateci 50 pagine in
più. Il 24 Agosto 2010 è morto Satoshi Kon. Voglia-
MICHELANGELO mo scriverlo tante volte quante non l’hanno scritto
sui quotidiani italiani. Non ce la faremo mai. Dateci
PASINI 50 pagine in più.
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 BILLY ATTUALITÀ IMOLA FF 7

imola film festival 2010


di LUIGI PALMIROTTA

È tornato il Grifo d’oro, premio speciale del Circo- sfrenato insieme all’uso geniale dell’informazione
lo del Cinema di Imola, dopo 43 anni d’assenza: è in scena con The Yes Men fix the World, un do-
veniva assegnato ad un regista italiano che si era cumentario-commedia teso a svegliare le coscien-
distinto per il suo impegno civile e sociale nell’ul- ze e mostrare come salvarsi dagli eccessi del busi-
tima edizione del Festival del Cinema di Venezia. ness. Ampio spazio è stato dato al giovane regista
Pontecorvo, Pasolini, Visconti, Bellocchio lo ritira- danese Nicolas Winding Refn proiettando l’intera
rono ad Imola e quest’anno, al suo ritorno, il Gri- trilogia di Pusher, reinterpretazione dei gangster
fo d’oro si internazionalizza giungendo nelle mani movies americani ambientata nei bassifondi di
di Fernando Pino Solanas, regista argentino che Copenaghen. Degno di interesse è un coraggioso
realizza alternativamente documentari e film. Una tentativo di mettere in pellicola la filosofia, Exa-
coincidenza fortuita ha voluto che, proprio in con- mined Life, in una moderna scuola peripatetica
comitanza con il soffermarsi di BILLY su cinema dove i filosofi passeggiando per la città raccontano
e potere, l’Imola Film Festival abbia in un certo il loro pensiero. Un netto contrasto con il ritmo e
modo toccato l’argomento invitando Solanas: oltre l’azione di Refn, ma meno noioso di quanto possa
a descrivere nei suoi documentari la dittatura e le suggerire l’immaginario collettivo. Bello l’omaggio
ribellioni nella sua terra, questo autore si distingue al passato con I delfini di Francesco Maselli. Nel
per il suo impegno politico. Diverse le sue opere contesto del festival ha reso evidente l’attualità
proiettate, tra cui Tangos e Sur, i suoi film più noti, dello stile di vita frivolo dei figli di imprenditori dal
e il recente Tierra sublevada, documentario sullo portafoglio pieno, nonché della loro prepotenza:
sfruttamento delle risorse minerarie argentine tra- meritava più successo di pubblico, rinviato alla
mite metodi invasivi, con gravi conseguenze per prossima edizione, dopo questo primo anno che
l’ambiente. L’insaziabile avidità del capitalismo segna una svolta per il longevo festival.

«Pontecorvo, Pasolini,
Visconti, Bellocchio
lo ritirarono ad Imola
e quest’anno, al suo
ritorno, il Grifo d’oro
si internazionalizza
giungendo nelle mani
di Fernando Pino
Solanas»

Fernando Pino Solanas, foto da equinoxio.org


8 BILLY ATTUALITÀ LOCARNO BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

La pecora nera ©2010 Madeleine


I 2010 ASCANIO CELESTINI (REGIA), ASCANIO
CELESTINI, UGO CHITI, WILMA LABATE
(SCENEGGIATURA)

in sala
recensioni dei
film in uscita
in Italia
nell’Ottobre 2010

la pecora nera
«Più che un pamphlet antipsichiatrico, La pecora nera assume i contorni di una fiaba nera
sulla labilità delle etichette sociali, raccontando il punto di vista umanissimo di chi non si
sente né matto né normale e di chi, accusato di essere pazzo, finisce per diventarlo»

L’autore-attore Ascanio Celestini, forse l’esponente do. «I matti hanno il cervello vuoto perché protetti non
più talentuoso del nuovo teatro di narrazione, appro- hanno nulla a cui pensare, e il vuoto fa paura», si dice
da alla fiction adattando per il grande schermo il suo nel film. Ma anche l’incedere cantilenante e il virtuosi-
monologo “La pecora nera - Elogio funebre del mani- smo verbale sono sintomi di un horror vacui patologi-
comio elettrico”, ispirato alla vera storia di un uomo co, di una solitudine divenuta logorroica per non dis-
rinchiuso in un ospedale psichiatrico per oltre 40 anni. solversi nel vuoto. Più che un pamphlet antipsichiatri-
La traduzione filmica sembrerebbe a prima vista falli- co, La pecora nera assume così i contorni di una fiaba
ta: eccedendo nella parola e sacrificando l’immagine, nera sulla labilità delle etichette sociali, raccontando il
La pecora nera esibisce sin da subito gran parte dei tic punto di vista umanissimo di chi non si sente né matto
stilistici del drammaturgo, ne conferma le doti affabu- né normale e di chi, accusato di essere pazzo, finisce
latrici ma si limita a fornirne un corredo visivo didasca- per diventarlo. Diviene dunque coerente come anche
lico e illustrativo in cui le ridondanze di scrittura e l’insi- l’immagine, scolpita dalla fotografia livida di Ciprì, of-
stita enfasi sull’atto stesso del raccontare prendono la fra un ulteriore rima alle ossessioni del protagonista/
forma di una voce off invadente e ossessiva. Eppure, cantastorie, in una mise en scène spoglia e dimessa,
proprio quando i toni della vicenda si appesantiscono priva di musica e intessuta di pura voce narrante. No-
progressivamente d’angoscia, conquistando credibili- nostante una certa timidezza nei confronti del visivo,
tà e potenza drammatica, anche le ripetizioni cortocir- il cinema di Celestini è già forte di una poesia e di
cuitali tra immagine e parola, i refrain narrativi e persi- un’urgenza proprie, con la stralunata dolcezza della
no l’ingenuità di sguardo (come l’imperfetta struttura a sua prova attoriale a richiamare, a tratti, la sregolata
flashback) trovano un senso nell’economia del film e naiveté del primo Benigni.
giungono gradualmente a svelare l’inattendibilità della
prospettiva bipolare e confusa da cui stiamo guardan- Dario Stefanoni
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RECENSIONI IN SALA 9
Ha vinto Cannes, ha vinto Cannes, Blissfully Yours, capace di portar- che si rifiuta di partire, svilupparsi e
facciamogli una copertina. Anche si via il premio della sezione Un concludersi, che non vuole comin-
noi di BILLY siamo caduti in questo Certain Regard e poi nel 2004 con ciare, godere di una curva narrativa
trabocchetto dedicando l’apertura Tropical Malady che ha incantato a e poi, coerentemente, spegnersi,
del numero che conteneva il repor- tal punto la giuria da costringerla a ma vuole andare su e giù, sopra e
tage dalla Croisette 2010. E come consegnargli il Premio della Giuria. sotto, a destra e a sinistra. Antinar-
BILLY, più di BILLY, quotidiani, rivi- Prima di allora, quando, senza nes- rativo? Macchè. Etereo? Neanche.
ste specializzate, telegiornali, radio, sun forse, era ancora una promes- Lo zio Boonmee, esiste, si sente,
si sono dati da fare per celebrare sa, qualcuno lo aveva imparato ad si percepisce, è tanto tangibile da
questa nuova promessa del cinema amare come videoartista, o meglio lasciare spiazzati i suoi denigratori.
thailandese. Nuova, certamente, come artista a tutto tondo, capace Per chi crede Apichatpong Weera-
considerando l’età a cui si smette di di ibridare i diversi linguaggi e cre- sethakul un videoartista con straor-
essere nuovi in Italia. Promessa un are un qualcosa che fosse sempre dinario talento visivo e poche idee
po’ meno, se si realizza che il buon più grande della somma delle sue concrete sarà brutto affrontare la re-
Apichatpong Weerasethakul al fe- parti. Così è il cinema di Apicha- altà. Lo sarà anche per quei giorna-
stival francese c’era già arrivato ben tpong Weerasethakul. Così è Lo listi che hanno definito il regista la
prima di compiere i 40 anni e quindi zio Boonmee che si ricorda le vite star del cinema thailandese. Che è
ben prima di Lo zio Boonmee che precedenti. Artistico? Nel senso più da tutt’altra parte. Questo è cinema
si ricorda le vite precedenti. C’era autoriale, spocchioso e intellettuale universale, tra l’altro (per certi versi)
arrivato e ne era uscito vincitore, del termine. Ma anche nella sua ac- più europeo che asiatico. Il cinema
tra l’altro, già nel 2002 (quando di cezione più affascinante, sognatrice thailandese è altrove.
anni ne aveva 32 e forse allora di e, diciamolo - tanto è la parola che
promessa si poteva parlare) con tutti si aspettano - visionaria. Un film Michelangelo Pasini

lo zio boonmee
che si ricorda le vite precedenti

Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives ©2010 Illumination Films/Past Lives Productions and Kick the Machine Films
D/E/F/GB/T 2010 APICHATPONG
WEERASETHAKUL (R. E SC.)

«Antinarrativo?
Macchè. Etereo?
Neanche. Lo zio
Boonmee, esiste,
si sente, si per-
cepisce, è tanto
tangibile da lascia-
re spiazzati i suoi
denigratori»
10 RECENSIONI IN SALA BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

Il ritorno di Gordon Gekko. Dopo ol- attivista, ambientalista con a cuore i per i soldi, ora è diventato padre in
tre venti anni di distanza torna sugli problemi dell’umanità (?) e fidanzata cerca di riscatto e pronto a tutto per
schermi uno dei personaggi che me- con un giovane banchiere in carrie- recuperare il tempo perduto. Vero
glio hanno saputo rappresentare lo ra (?). Al di là della trama del film e è che gli ultimi anni hanno segnato
yuppismo e l’arrivismo dei rampanti degli innumerevoli punti interrogativi la crisi della società del capitale ma
anni ottanta americani. Se nella pel- sulla sceneggiatura, sicuramente nessuno, davvero nessuno, avrebbe
licola del 1987 si puntava il dito su attuale ma a dir poco discutibile, e mai potuto immaginare che fosse
una classe sociale, ma soprattutto sui rapporti tra i vari personaggi , im- stato un periodo tanto grigio da po-
su chi tirava le fila dell’economia, in portanza particolare va data a colui ter ammorbidire Gekko ma, come si
questo nuovo capitolo viene “pro- che il film lo ha reso famoso. Quel legge nel titolo, il denaro non dorme
cessato” tutto il sistema bancario e Gordon Gekko (interpretato anche mai e l’utilizzo di un personaggio
la spietatezza delle persone che ne questa volta dallo stesso Michael così carismatico sicuramente darà
fanno parte. Il più cinico uomo d’af- Douglas) che era stato disegnato una mano agli incassi.
fari del cinema esce di galera deciso come cinico e spietato, privo di ogni
a recuperare i rapporti con la figlia(?) sentimento che non fosse l’amore Marco Bacchi

wall street 2
il denaro non dorme mai
Wall Street 2 – Money Never Sleeps ©2010 Edward R. Pressman Film
Inception, Photo by Steven Vaughan, ©2010 Warner Bros. Pictures

«in questo nuovo


capitolo viene
“processato” tutto il
sistema bancario e USA 2010 Oliver Stone (r.)
la spietatezza delle Allan Loeb e Stephen Schiff (sc.)
persone che ne
fanno parte»
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RECENSIONI IN SALA 11

«il film racconta meta-

Buried ©2010 Versus Entertainment, The Safran


foricamente la storia

Company, Dark Trick Films and Studio 37


di tutti gli uomini che
vanno avanti nonostan-
te l’inettitudine di chi

buried
comanda»
e 2010 Rodrigo Cortés (r.)
Chris Sparling (sc.)

Claustrofobia. È la prima parola, cerca disperatamente di ricostruire un pover’uomo disperato che lotta
nonché la prima sensazione, che l’accaduto e trovare un modo per con ogni sua forza contro la morte
assale la mente dello spettatore sin salvarsi o farsi salvare. Geniali poi imminente e una serie di grotteschi
dai primi minuti di questo film così le intuizioni del regista: i 95 minuti di burocrati interessati a tutto fuorché
sui generis. Tre gli elementi essen- film si svolgono in tempo reale, sen- a salvargli la vita: da questo punto
ziali che concorrono a coinvolgere za ellissi di sorta, e per tutta la durata di vista il film può probabilmente es-
il pubblico così profondamente da la mdp non abbandona mai l’interno sere letto metaforicamente come la
soffrire con il protagonista per tut- della bara, illuminata dalle sole luci storia di tutti gli uomini che vanno
ta la durata del film: trama, regia di cui dispone il protagonista: l’im- (o cercano di andare) avanti nono-
e cast. La vicenda narrata è tanto medesimazione è totale. A comple- stante l’inettitudine di chi comanda,
semplice quanto potente: un gio- tare la magia, un Ryan Reynolds di chi dovrebbe proteggerli e invece
vane camionista si risveglia in una assolutamente impeccabile, che da si adagia in una posizione alta per
cassa di legno sepolta nel terreno, solo riesce a reggere l’intero film curarsi solamente di sé.
con pochi oggetti in tasca, tra cui un mettendo in scena un personaggio
(forse) provvidenziale cellulare, e profondamente vero e convincente, Matteo Lier Lelli
12 RECENSIONI SECONDA VISIONE BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

seconda visione

miral
Questa versione cinematografica
del romanzo La strada dei fiori di
Miral di Rula Jebreal è un fiacco
tentativo di sensibilizzazione a te-
matiche sempre attuali e a valori
assolutamente irrefutabili. Si parla
il potere dei soldi
«Il cast ha
buone
potenzialità
infatti di tolleranza, di rispetto per
di riuscita,

Miral ©2010 Pathé, Eran Riklis Productions, Eagle Pictures


le donne, si concede spazio al so- Schnabel ha
gno di un Medio Oriente pacifico validi
dove palestinesi e israeliani pos- precedenti,
sano convivere senza difficoltà. ep­pure qual-
Tutto questo, purtroppo, racchiuso cosa non
in una cornice debole e didascalica, funziona e il
affollata e patinata. Gli attori, proba- film ci appare
bilmente per mancanza di una linea
di regia ben precisa, lasciano ben
vacuo e
poco allo spettatore a livello emo- falsamente
zionale risultando anch’essi piatti e sen­timentale»
privi di personalità. Se non fosse per
Hiam Abbass, nei panni di Hind Hus-
seini, il film sarebbe un flop totale. F/gb/Il/USA 2010 Julian Schnabel (r.)
Resta da capirne il motivo. Le pre- Rula Jebreal (sc.)
messe sono buone: si parte da un
romanzo autobiografico che affronta film, a Schnabel, il visionario regista discono la pace israelo-palestinese,
uno dei temi più caldi in questo mo- de Lo scafandro e la farfalla. Miral Schnabel e Rula utilizzano il cinema
mento; si tratta, infatti, di un’analisi non è altro che il frutto di questa re- per scopi di altra qualità e, soprat-
dei momenti salienti del conflitto tra lazione; un’operazione di marketing tutto, quantità pur non raccontando
Israele e Palestina, dal dopoguerra sostenuta da alcuni nomi che poco falsità. Miral? Un pessimo esempio
a oggi, attraverso le vicende (e lo hanno a che fare (e molto stonano) di cosa può produrre il potere dei
sguardo) di quattro donne. Il cast ha con quelli che sarebbero i valori re- soldi. Un ottimo film per ragazzine
buone potenzialità di riuscita, Sch- ali di un film di tale calibro. Ecco di facilmente impressionabili, social-
nabel ha validi precedenti, eppure cosa si tratta. Parliamo di banale mente impegnate e amanti delle fa-
qualcosa non funziona e il film ci attività commerciale ordita con mae- vole moderne. Peccato per i fiori di
appare vacuo e falsamente senti- stria da una coppia che non può non Miral, che prestano il loro nome a un
mentale. A tutti è nota la relazione attirare pubblico. Invece di servirsi film di bruttezza poco comune.
che lega la giornalista, autrice del del potere del cinema per mostrare
romanzo e della sceneggiatura del al pubblico i problemi reali che impe- Chiara Faggiano
Il Divo © 2008 Indigo Film, Lucky Red, Parco Film

la società dello spettacolo

retropolis
tre metri sopra il cielo il divo
il caimano barbarossa
L’Italia ha reso l’immagine del potere, e quindi il rapporto tra cinema e potere, in
modi tra i più efficaci del cinema mondiale, soprattutto in passato. Ma il cinema
civile non è morto negli anni ’70 e lotta insieme a noi. Non ci siamo però voluti
soffermare, in questo italico Retropolis, unicamente sull’esplicitazione del potere
attraverso il cinema, quanto sondare il cambiamento che il cinema italiano ha
conosciuto in rapporto all’invadenza e alla perniciosità del potere, in particolare
nella sua manifestazione più evidente: l’omologazione televisiva. Ecco quindi che
il neo-adolescenziale italiano è immagine e simbolo dell’ultimo grande genere
popolare del nostro paese e di quest’ultimo culturalmente la pietra tombale
e di esso specchio, mentre chi altri se non il nostro presidente del Consiglio
assomma in sé immagine e potere? E come si rapporta il cinema italiano oggi
con il potere del passato e il potere del presente?

Matteo Lolletti
14 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

“emozioni vere” come i santoni da


reality. Desiderosa di sfuggire al
Tre metri sopra il cielo ©2004 Cattleya, Warner Bros. Pictures

“sistema dittatoriale” che la ospita,


la coppia dimostra di piacere al gio-
vane pubblico di riferimento perché
I 2004 Luca pericolosamente simile ad esso. Agli
Lucini (R.) adolescenti che affollano i Mac e
Teresa deridono il Che; che ai salotti televi-
Ciabatti, sivi preferiscono i multisala all’ame-
Federico ricana; che sotto il vestito griffato
Moccia hanno meno di niente. Talmente
(Sc.) smarriti da non riuscire a raggiunge-
re neanche il celebre Ponte Milvio
– come accade a Stram&Bambi in

tre metri sopra il cielo


una bella scena di Ti Stramo, paro-
dia del filone neo-sentimentale – i
giovani partoriti da Moccia mettono
il lucchetto al loro rapporto con le
ideologie, gettando la chiave nel fiu-
Epocale ma caotico, dolce ma fisi- di noi?), offrendoci una risposta di- me di dubbi che li avvolge … He’s
camente destabilizzante, 3MSC ha retta. Babi&Step, affini più alla cop- Simple, He’s Dumb, He’s the Pilot
tutto il sapore della “prima volta”. pia Ferrari-Ciavarro (Chewingum) esplode a tutto volume a metà film,
Pellicola d’esordio di un regista di che a quella Capuleti-Montecchi, descrivendoci il protagonista. Ma di
video promozionali e sorella mi- sono gli (anti)eroi romantici del Scamarcio, il cui talento trascende
nore di Che ne sarà di noi, la tra- MTV Generation. 18&19, secchiona lo statuto divistico, se ne riparlerà
sposizione filmica dell’ouverture lei e bullo lui si scambiano battute anche in altri termini.
mocciana coniuga l’interrogativo da diario di liceale. Dimorano in un
mucciniano al presente (Che ne è videoclip di Tiziano Ferro. Provano Barbara De Caro

Se in Effetto notte Truffaut ci ha mo- Teresa (Jasmine Trinca), aspirante e la paura dei produttori. Il Caimano
strato quanto sia complesso e alie- regista che vuole girare un film su è la descrizione di come il cinema
nante girare un film, Nanni Moretti Berlusconi. Dopo un iniziale spiaz- abbia vissuto il berlusconismo, di
è riuscito a trasporre la stessa dif- zamento, Bonomo decide di met- come la parziale privatizzazione

il caimano
ficoltà nel panorama cinematogra- tere da parte un suo progetto per della televisione abbia tagliato le
fico e soprattutto politico italiano. convogliare tutte le energie sulle gambe al suo potenziale, e di quan-
Bruno Bonomo (Silvio Orlando), aspirazioni della giovane, e dovrà to la creatività dei cineasti debba
cineasta di genere sul viale del tra- titanicamente scontrarsi con l’am- tener conto dei giochi di potere. La
monto, riceve una sceneggiatura da biente ostile, la mancanza di fondi forte gerarchia e il dispotismo del
regista sul set devono abdicare in
favore delle idiosincrasie delle case
di produzione, che in Italia sono
quasi monopolio di esponenti poli-
tici. Allo scorso Festival del Cinema
i 2006 Nanni Moretti (r.) Nanni di Venezia, Michele Placido (anche
Moretti, Federica Pontremoli, Francesco lui nel cast del Caimano) si è infu-
Il Caimano ©2006 Sacher Film, Bac Films, Stéphan Films

Piccolo (sc.) riato in una conferenza stampa con


una giornalista che gli ricordava
che il suo finanziatore era Medusa:
penso che ciò sia paradigmatico
nel descrivere la kafkiana posizione
dei registi che, pur di fare cinema,
devono scendere a compromessi.
Per parlare dell’Italia, oggi, bisogna
contare solo su sé stessi.

Marco Berardi
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RECENSIONI RETROPOLIS 15
Un uomo cupo, viscido e gelido si La vita di Giulio Andreotti vista da ora nel salotto bianco di Totò Riina
muove in ambienti bui, opprimenti e Sorrentino è grottesca, surreale, dove bacia il boss con una dolce
tristi, lanciando a destra e a man- nell’immagine quanto nei fatti: un musica elettronica (Beth Orton) in
ca perle di sarcasmo che fungono grandissimo Toni Servillo si muove sottofondo (particolare anche la co-
da ancora di salvataggio per rima- con lo stesso passo sicuro e robo- lonna sonora, che spazia dal rock
nere lucido ed impassibile di fronte tico ora nel tetro confessionale di più commerciale alla classica, oltre
alle nefandezze compiute in nome una chiesa dove giura di non aver alle musiche originali di Teardo), ora
del “bene comune” e dello Stato. mai avuto rapporti con la mafia, sulla poltrona di casa dove guarda
in tv prima Beppe Grillo poi Renato
Zero, con la moglie in lacrime a fian-
co. Il potere ne Il Divo è così, confu-
so, ambiguo, grigio ma anche spet-

il divo
tacolare: l’arrivo “tarantiniano” dei
compari del premier a palazzo, con
tanto di auto di lusso e sexy addette
I 2008 PAOLO SORRENTINO stampa al seguito, fa sembrare gli
(R. E SC.) esponenti della DC una gang alla
stregua delle Iene, con Pomicino,
Il Divo © 2008 Indigo Film, Lucky Red, Parco Film

Ciarrapico e il cardinale Angelini


(non so se rendo l’idea) più inquie-
tanti di Mr Blonde. Un film visionario
quanto pretenzioso dove Andreotti,
personaggio senza umiltà e senza
arroganza, imperscrutabile e rassi-
curante, è innalzato a simbolo dello
squallore.

Francesco Garoia

Parlare di Barbarossa di Renzo oceano, come una celebrazione di forme di potere, Barbarossa (con
Martinelli come film in sé non un passato (finto o vero non si capi- scandalo annesso) finisce per es-
avrebbe molto senso. Critiche mol- sce) che deve, in un modo o nell’al- sere il manifesto (o uno dei tanti
to poco lusinghiere e l’elenco dei tro, rivivere oggigiorno. Insomma, manifesti) della situazione culturale
vari elementi di pregio che doveva- la pellicola di Martinelli vive esclu- italiana attuale. Un ritratto del cul-
no esserci ma in realtà non ci sono sivamente in funzione di qualcos’al- turame superficiale e della povertà
(come l’epicità tanto ostentata ma tro, sia nelle intenzioni che nei fatti. intellettuale.

barbarossa
poco mostrata) possono essere utili Ma oltre che essere espressione di
per lo spettatore in cerca di un buon un cinema anti-indipendente dalle Alberto Semprini
film da vedere o per chi (cosciente
della genesi del progetto) vuole per
forza sentire parlare male di una
pellicola simile, ma tali elementi non
sono funzionali alla comprensione
del significato che un’opera del ge-
nere può avere. Barbarossa si può
leggere e definire come un grido
propagandistico, come una dimo-
strazione che anche il cinema italia-
no (o forse “padano”, chi lo sa!) può
rivaleggiare con il kolossal d’oltre-

I 2009 Renzo Martinelli


(r.), Renzo Martinelli,
Giorgio Schottler,
Anna Samueli (sc.)
Barbarossa © 2009 Martinelli Film Company International, Rai-Fiction, Na-Comm
VETRIN
16

VETRINA
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

ro
Ottobre giapponese Nightmare Film Lunedì Cult Movie
Cinema Festival Cinema Italia, via Cavina 9,
sperimentale in Faenza
Giappone Cinemacity, via Secondo Bini Alle ore 21,30 introduzione
9, Ravenna al film del critico Andrea
22, 23, 24 ottobre, Cinema Bruni. Ore 21,40 inizio delle
Sarti, via Scaletta 10, Faenza. Torna dal 26 al 31 ottobre il proiezioni.
Rassegna sul cinema Nightmare Film Festival, la
fortunatissima rassegna in onore 11 ottobre
sperimentale e sulle
avanguardie in Giappone, di Halloween e dei suoi fantasmi: MY SON, MY SON, WHAT
in collaborazione con il saranno presenti tra gli altri Federico HAVE YE DONE
Zampaglione col suo ultimo lavoro 2010 Usa, di Werner Herzog, con
Cineclub Il Raggio Verde e

ottobr
con il contributo scientifico SHADOW, e la “Scream Queen” Michael Shannon, Chloë Sevigny,
per eccellenza del cinema horror Willem Dafoe
della professoressa Roberta
Novielli, dell’Università Ca’ indie americano, la splendida Suzi
Lorraine, alla quale sarà dedicata 18 ottobre
Foscari di Venezia.
una piccola rassegna (in programma HOWL – URLO
La rassegna, che si avvarrà del WON TON BABY di James 2010 Usa, di Rob Epstein e Jeffrey
contributo del critico Andrea Bruni, Morgart, BIKINI GIRLS ON Friedman, con James Franco, Jon
sarà aperta dalla proiezione di TAKI ICE di Geoff Klein, DESTINED TO Hamm, Jeff Daniels
NO SHIRAHITO (Mizoguchi BE INGESTED di Sofian Khan e
Kenji) e da alcuni brevi corti di CLAANG THE GAME di Stefano 25 ottobre
animazione degli anni Venti e Milla). Atteso anche l’estremo VENTI SIGARETTE
Trenta del Novecento, per esplorare e violentissimo A SERBIAN 2010 Italia, di Aureliano Amadei,
le radici della sperimentazione FILM di Srdan Spasojevic. Per il con Vinicio Marchioni, Carolina
programma visitare il sito www. Crescentini
cinematografica in Giappone.
Proseguirà con L’IMPERATORE ravennanightmare.it
8 novembre
TOMATO KETCHUP (Terayama
Shuji), UNA FAMIGLIA DI PAZZI
NIENTE PAURA
2010 Italia, di Piergiorgio Gay, con
(Ishii Sogo), SUICIDE CLUB (Sono
Luciano Ligabue, Carlo Verdone,
Shion). Per il programma visitare il
Paolo Rossi
sito www.ascig.it

15 novembre
L’AMORE BUIO
2010 Italia, di Antonio Capuano, con
Irene De Angelis, Valeria Golino
NA
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

rassegne in romagna
nell’ottobre-novembre 2010
17

omagna
Lunedì film mai visti Film di Mezzanotte Supercinema
Cinema Saffi d’Essai, viale Teatro Santarcangelo di Ro-
Cinema Saffi d’Essai, viale dell’Appennino 480, Forlì magna, piazza Marconi 1
dell’Appennino 480, Forlì
Film restituiti per una notte al loro 13 ottobre
11 ottobre
luogo naturale, alla sala, perché la ore 21.15
ore 21.15
visione televisiva li priva dell’essen- DICIOTTO ANNI DOPO
IL RIFUGIO ziale. Il cinema, quando tocca i suoi 2010 Italia, di Edoardo Leo, con
2010 Italia, di François Ozon, con
estremi, eccita infatti un voyeurismo Edoardo Leo, Marco Bonini, Sabina
Isabelle Carré, Louis-Ronan Choisy,
che è solo di gruppo e che richiede Impacciatore
Pierre Louis-Calixte.
silenzio e buio. Appuntamento al
venerdì sera, dopo l’ultimo spetta- 19/20 ottobre
18 ottobre

re-no
colo nella sala 100 del Cinema Saffi ore 21.15
ore 20.30
d’Essai. L’iniziativa è promossa e IL PADRE DEI MIEI FIGLI
IL POSTO DELLE FRAGOLE curata dall’Associazione cultura- 2009 Francia, di Mia Hanson-Love,
1957 Svezia, di Ingmar Bergman, con
le Oltrelosguardo. La selezione di con Chiara Caselli, Louis-Do de
Bibi Andersson, Max von Sydow,
ottobre-dicembre 2010 è proposta da Lencquesaing
Ingrid Thulin
Rocco Ronchi.
26/27 ottobre
25 ottobre
29 ottobre ore 21.15
ore 21.15
ore 23.30 LONDON RIVER
LA FISICA DELL’ACQUA LA CHINOISE 2009 Gran Bretagna/Algeria, di
2009 Italia, di Felice Farina, con
1967 Francia, di Jean-Luc Godard, con Rashid Bouchareb con Brenda
Claudio Amendola, Paola Cortellesi,
Anne Wiazemsky, Jean-Pierre Léaud, Blethyn, Sotigui Kouyaté
Stefano Dionisi.
Juliet Berto

8 novembre
ore 20.30
Nell’ambito di “L’occidente nel
labirinto”
PRIMA DELLA RIVOLUZIONE
1964 Italia, di Bernardo Bertolucci,
con Francesco Barilli, Adriana Asti

15 novembre
ore 20.30
Nell’ambito di “L’occidente nel
labirinto”
MEPHISTO
1981 Ungheria, di Istvàn Szabò, con
Klaus Maria Brandauer
18 BORSINO BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

BORSINO ottobre 2010

Michelangelo Pasini
Francesco Garoia
Barbara De Caro

Alberto Semprini
Chiara Faggiano

Dario Stefanoni
Luigi Palmirotta

Chiara Tartagni
Marco Bacchi

Matteo Lelli
20 SIGARETTE
THE AMERICAN
BENVENUTI AL SUD
THE HORDE
INCEPTION
MANGIA PREGA AMA
MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE

LA PASSIONE
LA PECORA NERA
RESIDENT EVIL: AFTERLIFE
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
BILLY NUMERO 26 SETTEMBRE 2010 «Petri è forse l’unico regista RUBRICHE CATTIVI MAESTRI 19

Todo Modo ©1976 Cinevera S.p.a.


italiano che ha dedicato
la sua intera produzione
all’indagine del potere e
all’influenza di quest’ultimo
sull’individuo»

ALBERTO SEMPRINI CATTIVI MAESTRI

ELIO PETRI
LA LIBERTÀ IMPOSSIBILE
Perché quando si parla del rapporto tra cinema e pote-
re subito viene alla mente il nome di Elio Petri? Molto
probabilmente perché i suoi film più famosi sembrano
incentrati sul tema stesso del potere, ma non è solo
per questo. Petri è forse l’unico regista italiano che ha
dedicato la sua intera produzione all’indagine e allo
studio del potere stesso e soprattutto dell’influenza che
quest’ultimo può avere sull’individuo in ogni aspetto e
in ogni campo della vita quotidiana. I personaggi dei
illusione effimera. Si spinge ancora più in la nel secon-
do film della trilogia sul potere: La classe operaia va
in paradiso, dove l’operaio Lulù\Volontè si trova inca-
strato nel complesso e claustrofobico meccanismo dei
sindacati e dei padroni, i quali hanno sempre l’ultima
parola nelle lotte di classe e sui destini dei proletari.
Anche la cultura non può fare altro che piegare la te-
sta, come l’artista Franco Nero in Un tranquillo posto di
campagna che, per colpa della sua debolezza, si vede
suoi film (appartenenti a tutte le estrazioni sociali) sono strumentalizzato da altri.
sempre e comunque vittime di una forza più grande di Vero e proprio saggio sul significato del potere, invece,
loro e di decisioni prese da qualcun altro, più in la o più è Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospet-
in su. Nessuno è padrone della propria vita e nessuno to, dove il commissario di polizia Volontè commette un
riesce a scegliere. Già nel suo primo film, L’assassino, omicidio per capire quanto la sua posizione di uomo
Mastroianni è un meschino antiquario che viene preso politico possa proteggerlo dal sistema stesso. Ma il film
in un vortice kafkiano di accuse dalle quali non può e che varca completamente la soglia e ci mostra il lato
non riesce difendersi, tanto da autoconvincersi di es- più buio è Todo Modo: distopica parabola oscura sulla
sere il vero assassino. In Giorni contati l’anziano Salvo decadenza di un movimento politico nel quale il perso-
Randone si chiede perché sia costretto a lavorare per naggio di Volontè si fa incarnazione del cannibalismo
sopravvivere nella società contemporanea, capendo e dell’autodistruzione a cui le forme di potere possono
che la libertà dell’individuo non può che essere una arrivare.
20 RUBRICHE THE FILMGAMER BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

ALBERTO SEMPRIN I

Metal Gear Solid ©1998 Konami


THE FILMGAMER

METAL GEAR SOLID


LA PERDITA DEL CONTROLLO
«Metal Gear Solid mette a nudo la
sudditanza del rapporto tra giocatore e il
suo avatar portandola ad una crisi»
La saga di Metal Gear (ideata e diretta dal regi- vati sulla sua memory card e crea disturbi al televi-
sta mancato Hideo Kojima) è un oggetto culturale sore per impedirgli di controllare il suo personaggio.
molto complesso sul quale si potrebbero scrivere Non a caso, la sconfitta di tale nemico deve passare
diversi saggi. Gli spunti di analisi sono veramente obbligatoriamente attraverso l’atto fisico di cambia-
troppi per essere elencati in questa sede, diciamo re la porta del joypad sulla console. Quindi, Psycho
solo che si tratta di un testo fruibile su più livelli, Mantis (come poi altri personaggi nel corso della
che contiene una serie pressoché infinita di riman- saga), tramite questa sua invasione di campo, attua
di cinematografici (a partire dall’influenza che il film un ribaltamento dei ruoli (il giocatore viene coinvolto
La grande fuga ha esercitato sulla genesi dell’intera e perde il suo status di entità irraggiungibile), come
saga) e di riflessioni sul testo e sul paratesto vide- ad evidenziare come la sensazione di potere sia, in
oludico. Il concetto di potere è affrontato nell’intera fin dei conti, qualcosa di effimero.
saga più volte ed è analizzato da diversi punti di
vista. In particolare nel terzo e nel quarto capitolo
della serie (ovvero Metal Gear Solid, e Metal Gear

Per comprare
Solid 2. Sons of Liberty) si affronta il problema me-
tareferenziale del rapporto tra il giocatore e il suo
avatar (il personaggio che lo rappresenta nel mon-
do digitale). Nella totalità dei videogame chi gioca
esercita un potere pressoché totale su personaggi,
avatar e tutte le serie di agenti atti a rappresentarlo
nel mondo virtuale. Metal Gear Solid mette a nudo
questo spazio
questa sudditanza del rapporto tra giocatore e il

3381029116
suo rappresentante digitale portandola ad una crisi.
Molti personaggi del gioco, infatti, sembrano essere
perfettamente coscienti di essere all’interno di un vi-
deogame e parlano direttamente al giocatore stes-
so invadendo la sua realtà ontologica con riferimenti
anche abbastanza espliciti. L’esempio più eclatante
è di certo l’avversario Psycho Mantis, che sembra
3284070669
agire più sul piano della realtà fisica del fruitore piut-
tosto che in quello fittizio del videogame: fa vibrare
il controller nelle mani del giocatore, legge i dati sal-
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE HORROR POLITICS 21

«L’esordio di Brian Yuzna ha


indubbiamente nell’orgia deflorante
e cannibalica del finale il suo
clamoroso apogeo.»

MATTEO LOLLETTI
HORROR POLITICS

SOCIETY Society ©1989 Society Productions Inc., Wild Street Pictures

L’ORGIA DEL POTERE


Society , datato 1989 ma non circolato nelle sale -
se non per festival - prima degli inizi degli anni ’90,
è spesso descritto come uno di quei film che si ricor-
dano, e si salvano, per una sola scena, solitamente
sono lo specchio diretto di una società, di un potere,
abulici e passivamente violenti, pur mantenendo lo
stereotipo ad un livello di riconoscibilità immediata.
In questo senso la metafora raggiunge un livello
quella finale. L’esordio di Brian Yuzna, già produt- di esplicitazione quasi da pamphlet, nonostante si
tore di Stuart Gordon, ha indubbiamente nell’orgia configuri in taluni passaggi quasi come una parodia
deflorante e cannibalica del finale il suo clamoroso dello standard adolescenziale televisivo di quegli
apogeo, la sua conclusione stordente e inaspettata, anni, in un percorso che non può essere discon-
ma per tutto il resto del film, pur con qualche stati- nesso dal periodo stesso in cui il film è stato girato,
cità di troppo, ogni elemento della pellicola cospira ossia alla fine di quegli anni ’80 che avevano tentato
sotterraneamente all’esplicitazione della teoria che di radere al suolo, da un punto di vista culturale e
la sottende: il potere è ricchezza, il potere è licenza, sociale, un’intera generazione, a volte riuscendoci.
il potere è possesso, il potere è sesso. E viceversa. Il potere illustrato da Yuzna, non a caso, assomiglia
Society è considerato un horror socio-politico, con molto all’arroganza benestante dell’edonismo rea-
motivazioni certamente valide e condivisibili. Eppu- ganiano, in cui le differenze di ceto sono esacerbate
re il film di Yuzna è anche altro o, meglio, è una de- da un’ottica quasi militante. Pochi altri film horror, in
clinazione particolare, almeno per il 1989, del con- questo senso, hanno usato il gore in funzione tan-
cetto stesso di sotto-testo. La deflagrazione splatter to consapevole e politica, e si sono quindi rivelati
della celebrata scena finale è un attacco esplicito e efficaci come Society. Ma proprio qui, forse, risie-
diretto, “realistico”, ad una classe dirigente che si de il grande limite del film: nella sua inevitabile, per
autoalimenta, l’esagerazione e l’esaltazione gore quanto affascinante, datazione.
22 RUBRICHE CINERDMATOGRAFO BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

VENNERO DALLO SPAZIO PROFONDO


QUANDO L’AMERICA SOCCOMBE ALLA MINACCIA ALIENA, TOCCA AGLI AMERICANI SALVARE IL MONDO
Gli anni ’50 sono l’età aurea della sci-fi americana, non ricevono dalle forze dell’ordine adeguata pro-
che sul grande schermo esorcizzava gli spauracchi tezione. Ma il film in cui questi due sottotesti emer-
del comunismo e della Guerra Fredda sotto le sem- gono con maggior chiarezza è Ultimatum alla Terra
bianze aliene di omini verdi e dischi volanti. Il sot- (Robert Wise, 1951): la Guerra Fredda è presente
totesto è chiarissimo, per esempio, ne L’invasione sia implicitamente (l’alieno profetizza una guerra
degli ultracorpi (Don Siegel, 1956): i bacelloni alieni che spazzerà via l’intera umanità: esattamen-
che replicano alla perfezione i cittadini di una pic- te quello che ci si poteva aspettare da una Terza
cola città e si nutrono delle loro menti mentre essi Guerra Mondiale), sia esplicitamente (i potenti della
dormono, fino a costituire una nuova comunità Terra non si possono incontrare per le gravi tensioni
“senz’anima” rappresentano palesemente la paura politiche del periodo), e così le alte sfere del potere
che il comunismo si insinui nella società america- (militare) fanno una gran brutta figura sia nella real-
na e azzeri ogni differenza (sociale) tra gli individui. tà («allora a cosa serve l’ONU?» domanda polemi-
Ma dal film, specie se preso insieme ad altri dello camente Klaatu) che nella finzione (la prima cosa
stesso periodo, si evince anche una scarsa fiducia che capita al povero ambasciatore extraterrestre è
nei confronti di chi comanda o governa. A fare qual- un proiettile nel braccio). Ancora una volta, sono al-
cosa di concreto per estinguere la minaccia sono cuni uomini di scienza e una madre sola gli unici a
quasi sempre i semplici cittadini: negli Ultracorpi i tentare la giusta via. In tempi di caccia al remake,
poliziotti, quando non sono i primi ad essere sosti- tutti questi classici sono stati recentemente ripropo-
tuiti da replicanti alieni, non credono assolutamente sti, e se Invasion (remake del 2007 degli Ultracorpi,
alle parole del povero dottore né lo aiutano nella già rifatto nel 1978 e nel 1993), funestato da pro-
sua lotta contro gli invasori. Entrambe le tematiche blemi produttivi, ha poco da dire, non così gli altri:
sono presenti anche nel precedente La guerra dei Ultimatum alla Terra (Scott Derrickson, 2008), pur
mondi (Byron Haskin, 1953), in cui a fermare l’eser- se poco bello, presenta una sottotrama ecologista
cito di Marte (cosa c’è di più comunista del Pianeta interessante, mentre il sottovalutato La guerra dei
Rosso?!) non sono militari o burocrati: l’unica vera mondi di Spielberg (2005) fotografa, come l’origina-
speranza risiede nelle mani di uno sparuto gruppo le, le psicosi americane da conflitto imminente: la
di scienziati, e anche questa svanisce perché essi fantascienza “politicizzata” vive ancora.

MATTEO LIER LELLI


CINERDMATOGRAFO
The War of the Worlds ©1953 Paramount Pictures

«da questi film si


evince una scarsa
fiducia nei confronti
di chi comanda o
governa»
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE CINELETTERATURA 23

MARCO BACCHI
CI NELETTERATURA
«È il governo li dichiara
fuorilegge, come se fosse
vero che può esistere un
mondo senza eroi»

WATCHMEN
Watchmen ©2009 Warner Bros. Pictures, Paramount Pictures, Legendary Pictures

Siamo nel 1985. Il pianeta è sull’orlo di una guerra ferenza nei confronti di una visione democratica del
nucleare che condannerà l’umanità ad un cumulo potere al governo, preferendo l’azione dura e senza
di macerie, il virtuale orologio che conta i minuti che mezzi termini, così come sembra preferirla il governo
mancano alla fine del mondo e il livello di tensione stesso. È il potere che dà ai supereroi un volto uma-
tra le due superpotenze, Usa e Unione Sovietica, no, diversificandoli dai classici paladini della giustizia
segna quasi la mezzanotte. Siamo ancora in piena che siamo soliti vedere al cinema o nei fumetti, dan-
Guerra Fredda, ma gli scenari sono completamente do a tutti loro un passato pieno di luci e ombre. Ed è
diversi da come li ricordiamo: gli Stati Uniti sono usci- proprio l’uso del potere e della violenza che crea il
ti vittoriosi dalla guerra del Vietnam e forte di questo malcontento dei cittadini nei confronti di chi si arroga
successo il presidente Nixon è riuscito, modificando il diritto di mantenere l’ordine nella società, che sia il
la costituzione, a farsi rieleggere per un terzo manda- governo o i Watchmen, con l’uso di mezzi discutibili.
to. Gli equilibri politici sono stati influenzati dall’inter- Il film è dunque un’ epopea sul tramonto del sogno
vento di un gruppo di supereroi chiamati Watchmen: americano, su quegli ideali e quelle certezze infrante
dall’omicidio Kennedy alla vittoria in Vietnam, i che neanche i supereroi riescono più a dare (esplicito
Guardiani collaborano con il governo e stanno dietro il momento in cui uno di loro spara su un manifestan-
ai più importanti eventi che segnano la storia di quel te, inneggiando al sogno americano che si avvera),
periodo. Nonostante contribuiscano a mantenere la su una società che si ribella ai potenti, chiedendosi
pace internazionale, la popolazione si ribella a loro e chi controlla i controllori. Mentre i potenti lanciano
il governo li manda in pensione dichiarandoli fuori- bombe per cercare di mantenere l’ordine e in realtà
legge, come se fosse vero che può esistere un mon- riescono solamente a portare il mondo sull’orlo del
do senza eroi. Mostrano (non tutti) una certa insof- baratro.
24 BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010
CHIARA TARTAGNI IN COSTUME
RUBRICHE IN COSTUME

«la distanza
dello sguardo e
del tempo rende
ancora più feroce
la sensazione che
da allora tutto
sia mutato, eppure
nulla»
Il Gattopardo ©1963 Titanus, Société Nouvelle Pathé Cinéma, Société Générale de Cinématographie

«Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che della sua visione politica. Ecco dunque l’Italia alla
tutto cambi». In queste parole, con le quali Tancredi cui nascita assistiamo attraverso gli occhi e le parole
si accomiata dal principe di Salina per unirsi alle straordinariamente lucidi di Don Fabrizio di Salina:
truppe garibaldine, si trova intatto il manifesto di un alla pedante e ipocrita cortesia degli “uomini nuovi” si
intero spirito popolare. Don Fabrizio, quasi epifania contrappone il rassegnato e compunto distacco della
fisica del regista, le accoglie in silenzio, consapevole nobiltà, sepolta nell’ombra polverosa dei palazzi. La
dell’amarissima verità in esse racchiuse; le ripete- Chiesa resta a guardare, invariabilmente destinata a
rà perfino, a quel Don Ciccio che vota contro l’an- sopravvivere, e l’unico flebile esempio di vitalità pro-
nessione della Sicilia al regno dei Savoia. Luchino viene dai gradini più bassi, incarnati in Don Ciccio: su
Visconti era noto come il Conte Rosso del cinema: tutto si erge Don Fabrizio/Visconti, che, consapevole
vantava infatti autentici titoli nobiliari, così come non della decadenza cui partecipa, rifiuta il futuro (la cari-
nascondeva la sua fede politica comunista. Se la ca al Senato) e il cui sguardo dolente e disilluso non
sua esperienza d’autore ha inizio dall’applicazione di manca di sfociare nell’ironia, anche sulla propria per-
precetti neorealistici, come in La terra trema (1948), sona. Un ritratto crudelmente realistico di una Sicilia/
resta però percepibile la presenza del regista e del Italia che, anche nel movimento e nell’impulso rivo-
suo punto di vista. In seguito, dal Risorgimento di luzionario, aspira semplicemente all’oblio, alla morte.
Senso (1954) fino al culmine de Il Gattopardo (1963), Il film è tutto tranne che un feuilleton in costume: la
si esplicita la dicotomia apparente fra perfezionismo distanza dello sguardo e del tempo rende ancora più
estetico - letterario e ideologia progressista: appa- feroce la sensazione che da allora tutto sia mutato,
rente poiché Visconti ci mostra il presente raccontan- eppure nulla. Poiché «…il nostro è il paese degli ac-
do storie del passato e la sua estetica è al servizio comodamenti».

IL GATTOPARDO
IL PASSATO PRESENTE
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE PSICOVISIONI 25
È una semplice intervista oppure una guerra? parole migliori vince se le scaglia nel momento
Questa sceneggiatura è da molti paragonata strategicamente più opportuno. Come succede
ad un incontro di pugilato fra un giornalista che in un conflitto fra due persone, la comunicazione
vuole stendere al tappeto un avversario come spesso non mostra più valore nel contenuto, ma
il presidente Nixon. L’intervistatore fiacca il suo nella capacità di sottomettere l’uno all’altro: è un
avversario aspettando che abbassi la guardia, per modo per essere vincenti, prevalere, aver ragione.
poi affondare il colpo nel suo punto più vulnerabile: Frost/Nixon, diretto da Ron Howard nel 2008,
il celebre caso Watergate. La paragonerei piuttosto, rappresenta la versione più raffinata di questa
in luogo di uno sport così fisico ed irruento, ad una quotidiana esperienza e l’attenzione ad aspetti
vera scena di guerra, con colonnelli preparati ad non verbali della comunicazione, l’idea di colpire
un attacco non frontale ma basato su una occultata l’avversario nella sua emozione del momento
strategia. Una partita di scacchi, semmai, con i suoi piuttosto che sull’argomento in esame, catturano
pezzi che dopotutto simulano una battaglia, può a tal punto l’attenzione da far dimenticare come
meglio rappresentare il gioco di intelligenti mosse il film funzioni, nonostante la scarsa importanza
e contromosse di questa intervista. Le capacità delle scelte registiche. Non vi sono effetti speciali,
comunicative di Nixon nascondono un arsenale la maggior parte del film è stata girata all’interno
ben fornito di parole, che alla fine strappano di una sola stanza. Gli americani prediligono gli
anche l’ammirazione dell’ascoltatore. Le parole, scenari di guerra con suggestive esplosioni, che
nello stile di vita tipicamente americano in cui un qui vengono messe da parte per esaltare la parola
solo sbaglio rischia di compromettere per sempre come mezzo più quotidiano e meno plateale per
l’intera immagine pubblica o professionale, darsi battaglia e gestire il potere. E se non saranno
sono le uniche armi del conflitto. Chi possiede le in guerra, pur sempre delle vittime ci saranno.

FROST/NIXON
IL DUELLO
«Come succede in un conflitto fra due persone, la
comunicazione spesso non mostra più valore nel
contenuto, ma nella capacità di sottomettere l’uno
all’altro»
Frost/Nixon ©2008 Universal Pictures, Imagine Entertainment, Working Title Films

LUIGI PALMIROTTA PSICOVISIONI


26 RUBRICHE COSE SERIE BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010
Mad Men ©2007 Lionsgate Television, Weiner Bros., American Movie Classics

«C’è abbastanza
storia in Mad
Men per mostrare
anche quella della
sua bellezza?»

BEVERLY HILLS 90210


STEFANIA MONTALTI COSE SERIE
CHI GUARDA IL PASSATO?
«Va tutto bene», è quello che dice ogni pubblicità,
secondo Don Draper. «Va tutto bene», è quello che
potere di chi ne è protagonista. Ci sono sempre due
immaginari sotto i nostri occhi: quello storico, che
dice a Betty, le cui mani tremano senza che lei ne ca- svela, e quello patinato, feticista. La vista si appan-
pisca il perché. «Sei la migliore madre del mondo», na con la stessa ambiguità di una narrazione in cui
sono le sue parole quando lei gli mente sul lavoro è l’alienazione di Don a permettergli di farsi da sé,
che ha perso. Il giorno dopo, appena sveglia, esce in che invoca empatia per personaggi che perpetrano
giardino e spara agli uccelli del vicino. Secondo Bar- abusi banali nella loro frequenza quanto le mode che
thes il mito trasforma la storia in natura. All’agenzia seguono, e come esse conseguenza del loro pote-
Sterling Cooper non ci sono Mad Men, ma la classe re. Mad Men è spaccato. Nella banalizzazione la
dominante. Ben lontani dalla devianza, creano im- decostruzione ritorna mito; nella banalità del potere
magini pubblicitarie che dicono alla gente chi vuole sta il realismo, nell’ambiguità lo spessore dei perso-
essere. Gli anni Cinquanta sono un mito che dice alla naggi. La distanza necessaria per guardare sotto al
gente chi era, quanta bellezza senza conflitto ci fos- potere ne richiede una costante messa in scena. È
se nel passato. Don e il mito mentono. Non va tutto la telecamera o lo spettatore a innamorarsene? C’è
bene. «Ti vedo come una estensione di me stesso», abbastanza storia in Mad Men per mostrare anche
dice Don a Peggy e a noi. E’ lo sguardo che la nar- quella della sua bellezza? Nella sigla di apertura Don
razione guarda, quello di Don e il nostro. Il potere cade fra grattacieli tappezzati di immagini di donne.
degli uomini sulle donne, palesato dalle forme degli O vola? «Va tutto bene», dice alla moglie a cui mente
anni Cinquanta, riflette quello del presente. Mad Men da sempre. La tradisce, le ha nascosto la sua identi-
guarda il passato e la nostra nostalgia, rivela la spac- tà. Betty, rinchiusa in casa e nel suo ruolo, nascosta
catura di allora e quella di adesso. Il culto per la serie a se stessa, può solo impugnare il fucile e sparare
si estende ad abiti, accessori e arredamenti, a quella agli uccelli che volano in cielo. Non sta indossando
bellezza che è al centro del mito perché celebra il vestiti ricercati, ma una camicia da notte.
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE I SOLITI IGNOTI 27

VINCENT GALLO
Avere potere significa avere la capacità di lasciare
un segno. Tanto più che il cinema è da considerarsi
il vero occhio del secolo, il medium in cui la realtà
si specchia, ma anche attraverso il quale si forma.
Se si è immersi in un mondo in cui “essere visti” è
L’UOMO (IN) VISIBILE
trattato, ma ancora più incisivo con scelte registi-
che lo-fi. In seguito lavora anche con Claire Denis
e omaggia le proprie radici italiane facendosi dirige-
re da Pasquale Scimeca: nello stesso anno de Gli
indesiderabili (2003) gira il suo secondo film, The
letteralmente tutto, cosa risulta più potente di un’al- Brown Bunny, che si conclude con l’ormai celebre
ternanza continua fra l’imposizione narcisistica della sequenza di sesso orale, rigorosamente non simu-
propria presenza e un’eclissi altrettanto ostentata? lato, praticatogli dall’allora compagna Chloë Sevi-
Sembra averlo capito molto bene Vincent Gallo: qua- gny. Nel 2010 Gallo approda alla Mostra del Cinema
si preda di una bulimia creativa (è modello, pittore, di Venezia con il terzo film da lui diretto, Promises
musicista, attore, regista), tra le sue prime appari- Written in Water, e un’interpretazione in Essential
zioni come interprete troviamo titoli come Quei bravi Killing di Jerzy Skolimowski, già protagonista della
ragazzi (1990) di Scorsese e Arizona Dream (1992) nuova onda autoriale polacca. Vince la Coppa Vol-
di Kusturica. Ma è il suo primo lungometraggio da pi, ma il nostro si rifiuta di avere contatti con la stam-
regista, Buffalo ’66 (1998), ad imporlo nell’ambito pa, nonché di ritirare il premio sul palco. Cosa può
del cinema indipendente: Gallo ne cura sceneggia- urtare, provocare, insomma costringere a guardare
tura e colonna sonora (con l’aggiunta di brani di Yes con più attenzione, di un’assenza tanto roboante, di
e King Crimson, come nella scena in cui la deliziosa una visibilità negata fino al parossismo? La sgrade-
Christina Ricci balla il tiptap) e, considerato anche volezza non è arma di seduzione di cui Gallo possa
il peso autobiografico, ne è il protagonista. La pelli- vantare la scoperta, molti altri ne hanno fatto uso, e
cola è un affresco desolante e sporco, anche nella certamente con attitudine meno arty. Ma (purtrop-
fotografia, della classe media americana: tema già po) pare che resti vincente.

CHIARA TARTAGNI I SOLITI IGNOTI Buffalo ’66 ©1998 Cinépix Film Properties, Lions Gate Films, Muse Productions

«Cosa può urtare,


provocare, insomma
costringere a
guardare con più
attenzione, di
un’assenza tanto
roboante, di una
visibilità negata fino al
parossismo?»
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BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE FUNNY GAMES 29

che tipo di
spettatore sei?
Esce al cinema l’ultimo film del regista di cui
di Alberto Semprini
tutti parlano benissimo
a Davvero? Chi c’è nel cast?
b Uh, se piace a tutti vuol dire che non piace a me, lo
vado a vedere solo per poterne parlare male in giro All’uscita dall’ultimo film-fumetto
c Ti chiudi in casa in meditazione per cacciare ogni a Fantastico! Non conoscevo questo fumetto ma
pregiudizio dalla mente e dare il tuo parere solo a questo film è bellissimo!
film visto b Bah, potevano curarlo molto meglio, la storia non era
Un amico ti presta il DVD del suo film verosimile e i personaggi non rispecchiavano quelli
preferito originali!
a Boh, ha insistito tanto, speriamo che almeno ci sia c Trovo molto interessante come abbiano declinato
una scena d’amore/azione/sbudellamento l’argomento del testo originale alla realtà
b Bah, sarà la solita robaccia popolare, almeno mi contemporanea aggiungendo un pizzico di noir li
aiuterà con l’insonnia dove nel fumetto non c’era….
c Interessante! Non lo avevo ancora visto e sono molto Ami il doppiaggio?
curioso! a Certo! Se no come faccio a capire il film?
Vai in gruppo con i tuoi amici al multisala e b Eresia! I film vanno visti in lingua originale!
c’è da decidere quale film vedere c L’originale è meglio ma anche il doppiaggio in sé ha
a Do la mia preferenza dopo aver guardato bene le un certo fascino
locandine
b Ancora prima di partire da casa avevo già deciso
cosa andare a vedere
c Lascio la scelta agli amici, io guardo un po’ di tutto

risultati
un film!
sempre a non farti condizionare. Hai sempre la testa un po’ tra le nuvole, ma sai sempre come interpretare
Prevalenza di C Accademico. Tu sì che prendi il cinema dal verso giusto! Non hai pregiudizi e provi
pochino. Tuttavia sei la persona migliore a cui chiedere pareri cinematografici!
cinema, ma alle volte ti intestardisci troppo e la tua volontà di essere sempre fuori dagli schemi irrita un
Prevalenza di B Criticone. Sei davvero incontentabile! Un vero perfezionista, e un vero conoscitore di
di produttori e addetti di marketing!
Giudichi sempre un film seguendo i sentimenti, e per questo sei sano e genuino, ma sei la vittima preferita
Prevalenza di A Credulone. Non prendertela, ma abbocchi sempre a quello che ti fanno vedere.
30 RUBRICHE GARROYO E I SUOI FRATELLI BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010

«La splendida Noemi Letizia, una delle attrici più promettenti


dell’italico cinema»

garroyo
e i suoi fratelli
di Paco Garroyo

al potere
non c’è mai fine
Bagno di folla oggi al Lido per l’arri- di un sognatore, la cui sceneggia- pubblici per la realizzazione de Il
vo della pornoattrice Brigitta Bulga- tura è stata scritta a quattro mani sole delle Alpi, noir nel quale due
ri, protagonista femminile del rema- dal nostro ministro Bondi e il suo investigatori di Monza amanti del
ke di Scarface, dove la parte di Tony ghostwriter, nelle sale a breve. E’ verde (interpretati magistralmente
Montana è stata affidata al celeber- la storia di un pastore evangelico dal figlio di Vasco Rossi e dal figlio
rimo Fabrizio Corona. La sceneg- amante della poesia (interpreta- del tastierista dei Pooh) indagano
giatura del film, le cui riprese sono to dall’impareggiabile Costantino sui crimini commessi dal Commo-
cominciate ad agosto, è del grande Vitaliano) che lotta contro i com- nismo e ammazzano i nemici del
Carlo Emilio Gobbi, noto per il suo... monisti sui monti di Fivizzano, col Nord colpendoli a suon di legittimi
noto per... beh, noto. Ma la vera sor- sostegno di Papa Ponzio II (inter- impedimenti. Il soggetto è del figlio
presa, anche se non confermata, è pretato dall’immenso Paperoga) e di Bossi, la regia dovrebbe essere
che a co-produrre il capolavoro do- di suor Calura (Eva Henger). Ma ci affidata al figlio di De Sica (junior),
vrebbe pensarci niente meno che il sarà pane anche per i denti degli che dovrà però battere la concor-
nostro emerito premier Berlusconi, amanti dei thriller: sono stati giu- renza del figlio di Giuseppe Moc-
affascinato dalla pellicola originale stamente concessi i finanziamenti cia. Ho già i brividi.
di Brian De Palma dove il combat-
tivo Al Pacino ne diceva di cotte e
di crude contro il Commonismo e i
suoi vili militanti. Candidati ad una
parte nel film sono anche la splen-
dida Noemi Letizia, una delle attrici
più promettenti dell’italico cinema,
e l’indiscutibile Franklin Santana,
foto da mmedia.kataweb.it

noto per il suo... noto per... mah,


noto. I grandi critici sono in trepida-
zione ma avranno ancora da aspet-
tare: uscirà non prima del 2011. Si
potranno consolare con Memorie
La Bulgari a Venezia con Gobbi (pensavate scherzassi, eh?)
BILLY NUMERO 27 OTTOBRE 2010 RUBRICHE LA POSTA DEL CAPP’TANO 31

ad
ta o
el
n
p'
o s t
ap
l
a p
c

la corrishpundenza eccezziunale
di capitan phalco
Ciao a tutti. Quando mi han detto ora è alla ricecca d’ se shtesso: ppe’ cia incorporata: s’ può fa’ solo una
che Nolan sta preparando il “nuovo” qqueshto ha voluto fare un film così votta a sett’mana, pecchè t’ lascia
Batman, e che nel “nuovo” Batman ‘ntroshpettoso co’ un palazzo che shvuotato come la d’shpensa d’ Ga-
il nemico sarà probabilmente l’Enig- ‘shplote e un eseccito maciullato leazzo, però fai shtrace d’ femm’ne!
mista, mi sono scese le palle. Per- da 5 uomini che c’hanno le braccia Ne’ ssenso che shvencono tutte.
ché, caro capitano, perché accanir- grossi come purcelli d’ shcogliera! Pruriginoso Captano, io ho un pro-
ci così? Spero che Batman (quello Caro Capitano (ma poi capitano de blema, non riesco a piacere alle
vero) distrugga la Warner Bros. che?), mica avrai i poteri come Su- ragazze come fa invece quel tipo li
Tuo Gioel Sciumacher perman o Wonder Woman? con gliocchi azzuri e i capelli neri.
Invece a me i balle m’ ggirano fotte, Tuo Batman (quello vero) Quel tale Scamarcio. Io gli occhi
a Mulinello proprio: dannato tradi- Senti un po’, se shcopro che sei azzuri non li ho. cosa mi puoi consi-
toro, come osi shcrivermi dopo che in combutta col crucco traditoro t’ gliare? Mederico Foccia
hai abbandonato la Ferrari in que’ shpezzo le ali, capito pipishtrello Caro Mederico, io ho un trucco che
mmodo!?! Mangiacrauti a tradimen- della mia ciufola?! Come sarebbe funìzziona sempre con le pullashtre,
to, con te nun c’ voglio palla’! Capp’tano de che?!? Dei Rapaci e a ggiud’care dal nome queshto
Caro Capitano, sono rimasto un po’ Rantaci, eh, la mia banda di motoci- tuo amico latillovo ShcaMarcio usa
deluso dal film coi mercenari diretto clishti viulentissimi che quelli come la shtessa tatt’ca: non lavassi! Alla
da Rocky. Mi aspettavo molto più te se li pappano interi, l’ishtesso femm’na (non a tutte, ma quelle più
sangue, più frattaglie umane e più che Ozzy! Comunque quacche su- raff’nate non resishtono) c’ piace
ponti che esplodevano senza un peppotero ce l’ho pur’io: so fare il quel bell’afroro d’ mmushchio anda-
preciso perché. Tu no? Sono il solo, supershgummamento co’ annesso to a male! Fidati d’ io, che d’ que-
maledizione? burdello tremento, poi conoshco la shte cose me ne intento: nel 2002
Nonno Libero tecnica della supercazzola che se ho persino baciato una racazza!
Caro signor vecchietto, ‘ffettivamen- non trilatera la torre s’ poshtribola
te devo dire che da uno che s’è pre- il qualunquamento. Eh?! PPPRRR- Se volete scrivere a BILLY, allora
so tutte quelle shberle ne’ ccevvello RRRRRRRTTTTT! Maro’, so’ trop-
Tarcisio Maraffoni, alias Capitan
pur’io mi ashpettavo quaccosa d’ po fotte! Poi c’ho il superamento
meno riceccato, con meno diacoli e dell’anziano, e una roba sopraffina Phalco, biker leader dei Rapaci
più viuleenza! Il fatto è che da quan- che so fare solo io e un camioni- Randagi e fan n. 1 di Diego Aba­
do Adriana l’ha lasciato, il povero sthta di San Martino Campanaro, tantuono è l’uomo che fa per voi!
Rocky è entrato in depressione, ed che è il superrutto con shcurrec- billy.rivistacinematografica@gmail.com.
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Orari di apertura 08.30-12.30 15.30-19.30


Chiuso il giovedì pomeriggio

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