Documentos de Académico
Documentos de Profesional
Documentos de Cultura
riconoscerlo
STANCHEZZA CRONICA, FORMA FISICA E PERFORMANCE SPORTIVA
“Come mai non riesco più a dimagrire con la stessa dieta che ho fatto l’anno scorso, con ottimi
risultati?”; “Perché non riesco a migliorare le prestazioni nel mio sport, seguendo l’allenamento
che ha fruttato tanto in passato?” La maggior parte delle persone, interessate al benessere e la
forma fisica, almeno una volta nella vita si è posta le domande di cui sopra.
In questi casi, un arresto della perdita di peso non può essere imputato a una cattiva dieta o
protocollo di integrazione nutrizionale; parimenti un deterioramento della performance
sportiva non può essere imputato a un cattivo allenamento. Semplicemente perché dieta,
integrazione e allenamento non sono “cattivi” di per sé, ma possono diventarlo sotto
determinate condizioni.
Quali sono queste condizioni e come si riconoscono? E, soprattutto, una volta riconosciute,
come si risolvono? Lo scopo di questa serie di articoli è quello di rispondere a queste domande
in modo da modificare alimentazione, supplementazione ed esercizio fisico in maniera
appropriata per determinare dimagrimento e miglioramenti della salute a lungo termine.
Premesse e overview
Per quanto concerne dimagrimento, benessere, salute, esercizio fisico e tutto quanto rientri
nella interazione del nostro corpo col mondo esterno, non si può considerare un risultato come
conseguenza di una sola causa. Una stagnazione dei risultati nella perdita di peso non è
spiegabile dalla sola cattiva alimentazione, ma potrebbe essere dovuta a un cattivo
allenamento, a una cattiva supplementazione, o a un “cattivo” equilibrio di una moltitudine di
variabili che apparentemente non hanno nulla a che fare con la dieta e la perdita di peso.
La qualità del sonno, lo stress lavorativo, le ore di esposizione alla luce emessa da apparecchi
tecnologici (PC, smartphone, tablet, etc.) sono tutti fattori che, in un modo o nell’altro, possono
influire sulla risposta del nostro corpo alla perdita di peso e sulla salute in generale.
Per quanto, detta in questo modo, possa sembrare che ci sia un mega-cosmo da prendere in
considerazione (effettivamente è così), quando si parla di benessere, possiamo sintetizzare il
processo di comprensione dei fattori stressogeni o stressor che agiscono sul nostro corpo,
contemporaneamente. Si tratta di mettere tutti questi stressor in un bacino comune,
indipendentemente da come ci siano arrivati, per cercare di capire in che situazione il nostro
corpo si trova.
Questa assunzione non è casuale. Gli stressor, che siano psicologici o biologici, inducono
nell’organismo reazioni di risposta praticamente identiche. Esiste una forte interazione tra
stimoli psicologici e risposte biologiche, e viceversa (1). Un’ottima panoramica su questi
fenomeni viene offerta da Robert M. Sapolsky nel libro Perché alle zebre non viene l’ulcera.
Cerchiamo dunque di scoprire quali sono gli effetti di questi stressor sul nostro corpo.
Per comprendere la risposta organica allo stress, bisogna introdurre due piccole ma
importantissime ghiandole: le ghiandole surrenaliche o surrenali. Queste due ghiandole,
localizzate proprio sopra i reni e dall’esile peso di 3-5 grammi ciascuna, sono deputate alla
produzione di tutta quella serie di ormoni che giocano un ruolo importantissimo nella risposta
allo stress.
Diverse zone delle surrenali producono diversi ormoni, implicati in misura diversa e aventi
effetti diversi nelle reazioni che l’organismo mette in atto in risposta a fattori stressogeni.
Rimandando alla lettura di uno splendido libro sull’argomento, Adrenal fatigue, qui vengono
presentate sinteticamente le varie parti delle ghiandole surrenali (partendo dall’interno e
andando via via verso l’esterno) con i rispettivi ormoni:
In risposta a fattori o stimoli esterni (ambiente, alimenti, esercizio fisico, traumi, infezioni) e
fattori interni (stress percepito, pensieri e preoccupazioni, temperatura corporea, livelli di
glucosio) le ghiandole surrenali regolano la produzione degli ormoni sopra citati.
Il “loop” parte dall’ipotalamo, il centro all’interno del cervello che integra tutte queste
informazioni e invia determinati segnali verso la periferia. In particolare, l’ipotalamo produce
CRF (fattore di rilascio della corticotropina) che stimola l’ipofisi, una sorta di “centro di
smistamento” dei segnali ormonali, a produrre ACTH (ormone adrenocorticotropo).
L’ACTH, riversato in circolo e giunto al surrene, stimola la ghiandola a produrre i diversi ormoni
che è in grado di fabbricare, tra cui il cortisolo. Questo, rilasciato nel torrente sanguigno,
raggiunge l’ipotalamo dove inibisce la produzione di CRF: così si chiude il loop a feedback
negativo.
In risposta allo stress, l’organismo risponde mettendo in moto una serie di fenomeni (tramite
gli ormoni prodotti dalle surrenali) che vanno sotto il nome di Sindrome dell’Adattamento
Generalizzato (SAG o GAS, in Inglese). Descritta da Hans Selye nel 1956, essa comprende tre
fasi:
1. Fase di allarme.
2. Fase di resistenza.
3. Fase di esaurimento.
Fase di allarme. In questa fase, ad insorgenza acuta e molto breve in durata (da pochi secondi
a pochi minuti), l’organismo cerca di rispondere al fattore stressogeno con una complessa
catena di eventi che coinvolgono Sistema Nervoso Centrale (SNC), Sistema Nervoso Periferico
(SNP) e una moltitudine di ormoni. La fase è definita anche di “fight or flight”, “combatti o fuggi”,
perché in questa particolare situazione il nostro corpo rende disponibile quanta più energia
possibile per fare in modo che noi rispondiamo combattendo lo stress o fuggendo da esso.
Nella fase di allarme vengono prodotte grosse quantità di adrenalina, noradrenalina e cortisolo,
per mobilizzare i substrati energetici e renderli disponibili a cuore e muscoli. I battiti cardiaci
aumentano, i riflessi migliorano, le pupille si dilatano, la pressione sanguigna si eleva, la
tensione muscolare aumenta: tutto serve per permettere una risposta “combatti o fuggi” più
rapida ed efficace possibile.
Fase di resistenza. La fase di resistenza segue quella di allarme e serve all’organismo per
ripristinare le energie perdute. La sua durata, non in condizioni di affaticamento surrenalico
(definito nel paragrafo omonimo), è di 24-48 ore, in cui si completano i processi di recupero.
L’ormone della zona fascicolata permette anche il mantenimento della pressione sanguigna
tramite la ritenzione di sodio, interagendo con l’aldosterone (ormone di regolazione del bilancio
idrico e salino).
A detta sua, una percentuale altissima di persone soffre di affaticamento surrenalico; una
altrettanto ampia percentuale di lettori scoprirà, dopo aver capito come riconoscerlo, di avere
una scarsa funzionalità delle ghiandole surrenali. Infatti, le persone che ne soffrono appaiono
sane, in realtà hanno difficoltà a portare avanti le normali attività quotidiane o trovano difficoltà
in ciò che hanno sempre fatto senza problemi.
I fattori che causano lo stress surrenalico non sono necessariamente simili in natura (come
detto, stress psicologici e biologici interagiscono), né sono statici: aver affrontato
brillantemente un impegno non significa che si potrà ripetere nuovamente il task senza
difficoltà. Infatti, gli stressor si sommano e lo stress si accumula: questo spiega quanto scritto
in incipit, la difficoltà di alcune persone di perdere nuovamente peso con una dieta che era
stata proficua in passato.
La tabella seguente mostra alcune componenti, nonché alcuni esempi ed eventi nello stile di
vita, che possono portare allo stress surrenalico.
Una volta descritto il problema dello stress surrenalico, ciò che interessa è capire come
riconoscerlo. Dalla mia esperienza sul campo e tramite consultazione con diversi colleghi, ho
potuto constatare che le parole del Dott. Wilson non possono essere più vere: il problema è
mostruosamente diffuso.
Quali sono i segni e i sintomi dell’affaticamento surrenalico? Ci sono test da effettuare per
riconoscerlo con elevata accuratezza? La risposta a queste domande è un unanime “si”: basta
sapere adattarsi al contesto in cui ci si trova (una persona può mostrare i segni
dell’affaticamento surrenalico in un periodo particolarmente stressante, ma transitorio).
1. Scarsa energia durante tutto il giorno con attivazione soltanto poco prima, durante e per
un paio d’ore dopo aver svolto l’allenamento.
2. Scarsa attivazione dopo assunzione delle solite “dosi” di caffeina o altri stimolanti
(talvolta l’effetto è addirittura contrario a quello desiderato).
3. Differenze negli effetti dell’allenamento: (a) piuttosto che donare la sensazione di
stanchezza fisica ma relax mentale, lascia spossatezza sia fisica che psichica; e (b)
piuttosto che donare alla muscolatura un aspetto tonico, voluminoso e “tondo”, la rende
meno tonica, floscia e appiattita (nelle ore e nelgiorno seguenti).
Generalmente questo dà una buona indicazione circa la situazione in cui si trova il soggetto in
questione, a patto che quest’ultimo abbia una elevata capacità di ascoltare il proprio corpo. Se
questi tre sintomi sono presenti insieme, molto spesso altri segni e sintomi, e alcuni test
confermano la presenza di affaticamento surrenalico.
Segni e sintomi
Nella tabelle che segue sono elencati una serie di segni e sintomi che identificano lo stress
surrenalico e che, se associati a test positivi (descritti in seguito), possono dare conferma
effettiva della presenza di questa fastidiosa condizione.
Segni/Sintomi Commenti
Difficoltà ad alzarsi al La maggior parte delle persone ha sperimentato questo
mattino sintomo: la sveglia suona indefinitamente e voi puntate decine
di “snooze” da 5 minuti finché non passano un paio d’ore.
Sonno non riposante Potete dormire anche 12 ore in una notte, ma il giorno dopo
siete sempre e comunque stanchi: vi trascinate fino in cucina
alla ricerca del primo caffè.
Desiderio di cibi salati Sentite spesso la voglia di mangiare cibi salati o aggiungere
sale laddove prima non ne mettevate.
Letargia Vi sentite in una condizione di affaticamento cronico e siete
sfaticati anche in ciò che prima vi divertiva.
Affaticamento aumentato Anche le cose più semplici sembrano impiegarvi una notevole
per azioni di routine quantità di energia.
Diminuita libido Il o la vostro/a partner vi aspetta sotto le lenzuola e voi pensate
a cosa dovete fare domani: il sesso è l’ultimo dei vostri pensieri.
Diminuita tolleranza allo Come ovvio, siete incapaci di tollerare qualsiasi situazione
stress stressogena: vi infastidiscono cose di cui prima non vi curavate.
Aumentato tempo di Se vi ammalate, prima di ritornare in carreggiata ci mettete
recupero dalle infezioni e/o settimane.
influenze
Ipotensione ortostatica Quando vi alzate velocemente dal letto o dalla sedia, avete un
calo pressorio e vi gira la testa.
Lieve depressione Vi sentite spesso depressi e incapaci di divertirvi. Hobby e
passioni sembrano non interessarvi più e la vostra motivazione
è svanita.
Maggiori sintomi Nelle donne, aumentano i sintomi vicino alla fine del ciclo
premestruali mestruale.
Scarsa tolleranza al digiuno Non riuscite a stare a digiuno troppo a lungo o seguire una
o alle diete dieta che subito vi viene voglia di alimenti sapidi, ricchi di
zucchero o sale.
Ragionamento Non siete più capaci di organizzare al meglio le idee, andando
disorganizzato avanti per inerzia più che per vostra esplicita volontà e capacità
decisionale.
Perdita di memoria Spesso avete vuoti di memoria e dimenticanze.
Diminuita tolleranza Siete molto più irascibili.
Pattern tipico Vi sentite senza energia da quando vi svegliate fino alle 10/11
del mattino; avete di nuovo un picco verso il basso tra le 15 e
le 16, per poi riprendervi e sentirvi attivi dopo le 18.
Diminuita produttività Lavorate molte ore in più ma producete molto di meno.
Test
I tre test che preferisco, tuttavia, riguardano verifiche molto più pratiche, facili da applicare e di
una particolarità che affascinerebbe anche chi non è del settore.
Dilation pupil test. Il primo test facilmente effettuabile in qualsiasi ambiente e, grazie ai nostri
amati smartphone, praticamente senza attrezzatura, è il test di dilatazione della pupilla. Il test
si basa sul fatto che la pupilla viene dilatata e contratta da piccoli fasci muscolari che, come ogni
muscolo, dopo un certo tempo di contrazione hanno necessità di rilassarsi.
In condizioni normali, in una stanza buia, ponendo una sorgente luminosa accanto agli occhi la
pupilla si contrae e mantiene la contrazione oltre i 2 minuti. In caso di affaticamento
surrenalico, invece, la contrazione viene mantenuta per meno di 2 minuti per essere ripristinata
30-45 secondi dopo e continuare così a intermittenza.
Il test è dunque molto semplice e può essere autosomministrato: ci si posiziona di fronte a uno
specchio, in una stanza buia, preparando una piccola sorgente luminosa da azionare qualche
minuto dopo in un’area vicina agli occhi (ma non direttamente puntata su di essi).
Ragland’s test. Questo test si basa sulla misurazione della pressione sanguigna in clinostatismo
(da sdraiati) e in ortostatismo (in piedi). Al contrario di quanto si possa pensare, la pressione
sanguigna quando si è in piedi dovrebbe aumentare come conseguenza della maggior
produzione di noradrenalina che garantisce il ritorno venoso dai distretti inferiori, contro
gravità. L’entità di tale aumento dovrebbe corrispondere a circa 10-20 mmHg (3).
Per effettuare il test è dunque necessario un misuratore di pressione digitale. Occorre sdraiarsi
per una decina di minuti, rilassandosi, quindi misurarsi la pressione. Si registra poi la pressione
quando ci si alza in piedi e si calcola l’eventuale differenza. Se la pressione rimane costante o
addirittura cala, c’è una buona probabilità della presenza di stress surrenalico.
Occorre prestare una modesta attenzione ai falsi positivi, avendo l’accortezza di effettuare il
test in un buono stato di idratazione. Motivo per cui è consigliato, se viene registrato un calo
pressorio passando da clino a ortostatismo, di reidratarsi (bevendo 1-2 bicchieri d’acqua) ed
effettuare nuovamente il test dopo qualche ora.
Sergent’s white line. Un altro test molto pratico ed immediato è quello della “linea bianca” di
Sergent. Lo svantaggio di questo test è che non è presente in tutti i soggetti con affaticamento
surrenalico (dal mio piccolo posso confermare il numero di circa 40 su 100 indicato dal Dott.
Wilson); il suo vantaggio è che, laddove presente, indica quasi con certezza la presenza di
affaticamento surrenalico.
Il test è molto semplice e può essere autosomministrato: si tratta di tracciare una “linea” di 12-
15 centimetri di lunghezza, con il cappuccio di una penna (quindi non con l’inchiostro!),
sull’addome. In condizioni normali, il segno è dapprima bianco, ma in pochi istanti diventa
rosso. In condizioni da lieve a moderato stress surrenalico, il segno ci mette qualche secondo
(15-30) a diventare rosso. Infine, in condizioni di grave esaurimento surrenalico, il segno ci
mette più tempo (2 minuti e oltre) a diventare rosso o addirittura rimane bianco.
Conclusioni
Arrivati alla fine di questo articolo che spero sia stato istruttivo per molti di voi, non mi resta
che fare brevi raccomandazioni anticipandovi che le successive due parti verteranno su:
- Parte 2: strategie nutrizionali e di attività fisica per uscire dalla condizione di stress
surrenalico.
- Parte 3: protocollo di integrazione mirata e attività di rilassamento per aiutare le
surrenali a recuperare la loro funzione.
Il messaggio che vorrei far passare è quello di non considerare solo un fattore, quando si parla
di forma fisica e salute, ma concentrarsi su tutto quello che può influire sul nostro corpo. Come
abbiamo imparato, questo significa considerare qualsiasi tipo di stressor, biologico (più – per
così dire – concreto) ma anche psicologico (apparentemente più astratto).
Occorre ricordare che un mancato dimagrimento può non essere attribuibile alla sola dieta,
una mancata performance sportiva può non essere attribuibile al solo allenamento, ma che
esistono svariati fattori che entrano in gioco da considerare parimenti.
Se, leggendo l’articolo, valutando segni e sintomi, e provando i test proposti avete scoperto di
trovarvi in una situazione di stress surrenalico, conclamato o potenziale, riguardate tra
componenti, esempi ed eventi e cercate di capire se potete modificare qualcosa del vostro stile
di vita. Gli articoli successivi vi offriranno enorme aiuto a tal proposito, per cui il consiglio è
quello di utilizzarli come test da sottoporre a voi stessi ogni qual volta sentite che “qualcosa non
va più come prima”.
Riferimenti
Sull’autore
Manuel Salvadori, Dietista e Personal Trainer
Il suo percorso universitario gli insegnamenti di Nassim Taleb e Karl Popper, gli permettono di
aiutare le persone nel raggiungimento dei loro obiettivi fisici e mentali con scetticismo, rigore
scientifico ed estrema efficacia.
Sull’autore
Vincenzo Tortora, Dietista e Personal Trainer
Seguici anche sulla nostra pagina Facebook, ricca di spunti e aggiornamenti gratuiti
Body Science Magazine