Prima di passare all’analisi della situazione attuale dei rapporti economici
e commerciali tra Italia e Iran, nonché delle prospettive che si profilano mentre l’Occidente sembra voler innalzare il livello della tensione, vorrei che, dati alla mano, ci proponessi una breve disamina quantitativa e qualitativa dell’interscambio tra i due Paesi nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, con particolare attenzione agli ultimi due decenni.
La storia delle relazioni economiche tra Italia e Persia è letteralmente prepolitica,
anzi quasi sempre avvenuta nonostante divergenti indirizzi politici. Emblematico è il caso di Enrico Mattei, che nel primo dopoguerra segnò il riavvicinamento tra i due paesi. Questi, come noto, sfidò il “Consorzio per l’Iran” delle principali compagnie petrolifere occidentali tramite un accordo diretto con la NIOC, nata dopo la crisi di Abadan e dalla nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company. Da allora i rapporti economici sono andati progressivamente arricchendosi. Spesso nonostante le tante difficoltà internazionali. Del resto, nel corso della guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta le imprese italiane furono le sole a non abbandonare la Persia. Ne nacque una strategia del doppio binario, che per tanto tempo connotò le relazioni tra i due Paesi. Non a caso ancora pochi anni fa l’Italia era il primo partner economico. Adesso, comunque, siamo in pieno ripiegamento. Due dati su tutti: se nel 2004 le esportazioni erano attorno ai 2,2 miliardi di euro, nel 2009 si sono fermate a 1,5 miliardi. Per tacere dell’interscambio globale, che nel 2009 hanno avuto una contrazione del 40%. Penso inoltre che la tendenza sia solo incominciata…
Ma il declino dell’interscambio tra i due Paesi è dovuto a cause oggettive,
legate alla “crisi” oppure, a tuo parere, c’è dell’altro? E in quali settori questo declino si sta facendo sentire maggiormente?
Se per crisi ci si riferisce all’attuale grave situazione economica nata dagli
alambicchi degli alchimisti finanziari, essa c’entra poco o nulla. La crisi qui è tutta squisitamente politica. O meglio geopolitica. Nel crollo dell’interscambio si assiste al vertiginoso arretramento dell’import italiano (essenzialmente nel comparto petrolifero): credo che ciò sia figlio anzitutto di “suggerimenti”. Del resto, quando lo scorso anno la Svizzera annunciò un importante accordo economico di importazione con l’Iran, abbiamo visto il livello di reazione internazionale. Alle piccole imprese italiane, invece, EURASIA
dispiace lasciare il Paese. Si tratta di un mercato di oltre settanta milioni di persone,
per la più parte giovani e con esigenze sofisticate. Si tratta della seconda economia