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INTERVISTAA GIOVANNI ADAMO

INTERVISTAA GIOVANNI ADAMO*


di Aldo Braccio e Tiberio Graziani

Lo stato attuale dell’italiano è stato definito (Bartezzaghi) come quello di


una “lingua scalza e scravattata”. In effetti quella che sembra emergere è
una lingua impoverita e che ha come riferimento il linguaggio dei media,
sempre più mediocre soprattutto nelle sue componenti internettiane e
televisive. Cosa ci può dire in merito al recupero - avvertito da alcuni come
esigenza - di un’estetica del linguaggio e del gusto dell’espressione che va
al di là della sua utilizzazione pratica?

Al di là del fascino evocativo e suggestivo delle metafore, non mi sentirei di


affermare che l’italiano che oggi si parla e si legge (e quindi l’italiano che si scrive)
sia una «lingua impoverita», né tanto meno «sempre più mediocre». Personalmente,
ritengo che l’italiano che si ascolta abitualmente alla radio e alla televisione (non
considerando naturalmente i picchi di eccellenza o di sciatteria) sia un italiano
mediamente buono, che rispecchia i mutamenti sociali e del costume di coloro che lo
parlano. D’altra parte, occorre fare i conti con il fatto che l’italiano, da lingua
principalmente letteraria, è diventato la lingua davvero parlata da tutti gli italiani da
una sessantina d’anni a questa parte, da quando cioè è stato diffuso su tutto il territorio
nazionale, soprattutto grazie alle trasmissioni radiofoniche e televisive. Piuttosto,
riproporrei volentieri alcune delle considerazioni affidate qualche tempo fa da Cesare
Segre alle colonne del “Corriere della sera”: «Sappiamo che ci si esprime diversamente
parlando a un re o a uno straccivendolo, in un’assemblea o all’osteria, a un superiore
o a un compagno di bisbocce; o anche a un vecchio o a un bambino. Cambia la scelta
delle parole: sventurato, sfortunato, scalognato, iellato, sfigato hanno, più o meno, lo
stesso significato, ma appartengono a registri diversi. I giovani sono quelli che sembrano
ignorare di più i registri, e con ciò stesso si mettono in condizione d’inferiorità, perché
mostrano di non aver rilevato, nel parlare, che la scelta linguistica denota la loro
attitudine a posizionarsi rispetto ai propri simili, e a riconoscere il ruolo o i meriti degli
interlocutori. Il rispetto dei registri è uno di quegli atti di cortesia che rendono più
scorrevoli i rapporti umani». Credo che proprio i nuovi canali di comunicazione (la
rete telematica e il telefonino), forse perché molto amati dai giovani, ma soprattutto
perché usati sempre più spesso in situazioni informali (in casa, per strada), possano
contribuire a diffondere un certo appiattimento dei registri linguistici. Come recuperare?
Prendendoci cura giorno per giorno della nostra lingua, che è un bene comune a tutti
gli italiani, e che suscita sempre più interesse e curiosità in tutto il mondo (i corsi di
EURASIA

lingua italiana all’estero hanno registrato una crescita molto elevata negli ultimi anni),
anche perché è una lingua che nel corso del suo millennio di vita è stata capace di

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