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Lautismo a partire dalla sua evoluzione nell’eta adulta: huove conoscenze, criticita, implicazioni abilitative FRANCESCO BARALE, PIERLUIGI POLITI, MARIANNA BOSO, DAVIDE BROGLIA, PAOLO ORSI, ALESSANDRO PACE, STEFANIA UCELLI DI NEMI Laboratorio Autismo, Dipartimento di Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamental, Universta di Pavia RIASSUNTO L'articolo & suddivisibile in due parti. Nella prima, dopo aver discusso i recenti modell di comprensione de'autismo, si affronta il tema dell’evolu mandosi principalmente su proble1 ne. Particolare rilievo viene dato all litazione-riabilitazione. Nella seconda parte viene fornita una descrizione della farm community Cascina Rossago, facende riferimento, in particolare, a ragioni, metodo e cesperienza riabilitativa Parole chiave: autismo, evoluzione, riabilitazione, SUMMARY T icle is divided into two parts. The first presents autism theories and outcomes in th, Problems related to adulthood and their implications for reha- litation are discussed. The second part focuses on the farm community Cascina Rossago, describing reasons, methods and results ofthe rehabilitative experience. of recent rest Key words: autism, evolution, rehabilitation, Inirizzo per la corrispondenz <0 Baral, Dipartimento di Scienze Santarie Appice e Psicocom prtamentl, Sezione d Psichiata, Universi i Pavia, Via Basi 21, 27100 Pavia: francesco barale@unip it FATTORI SPECIFIC! E ASPECIFICI DELLA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE (I PARTE) NOOs 3:2009; 257-291 Zz S 6 mn UAUTISMO A PARTIRE DALLA SUA EVOLUZIONE NELETA ADULTA: NUOVE CONOSCENZE, CRITICITA, IMPLICAZIONI ABILITATIVE F. BARALE - P. POLIT] - M. BOSO. D. BROGULA, P_ORSI - A. PACE S. UCELLI DI NEMI es LA DEBOLEZZA PIENA. NUOVE CONCEZIONI IN TEMA DI AUTISMO. L’autismo, crocevia di molteplici discipline, & uno dei campi in pid rapida tcasformazione della psichiatria e delle neuroscienze contemporanee. In que- sto ambito, negli ultimi decenni, sono avvenuti radicali mutamenti nei para- digmi di comptensione, con importanti ricadute nelle concezioni della cura e della riabilitazione I principali mutamenti intervenuti possono essere cos) delineati Sif verificato, innanzitutto, Pabbandono del tradizionale modello psicogeneti- sta, che vedeva l'autismo come un arresto dello sviluppo psicologico (0 una regressione) a fasi “non-oggettuali” o “auto-erotiche™ dello sviluppo psichico, a causa di una sostanziale inadeguatezza dell’ambiente umano e dei care- givers a garantire le condizioni di tale sviluppo a mitigare angosce catastrofi- che interne ad esso variamente correlate. Questo modello & andato radicalmen- i, a partire dagli anni *70, per la convergenza di molteplici evidenze, da diverse prospettive. Lo sviluppo di rigorosi studi empirici e dell’epidemio- logia psichiatrica escluse che lautismo fosse pitt diffuso in ceti intellettuali (come si era ipotizzato) 0 in particolari stli di allevamento, che nella storia € nelle famiglie reali delle persone autistiche vi fosse, sul piano psicologico, qualcosa di specifico e di differente rispetto 2 tutti é possibifi gruppi di control fo, che alla sua base vi fosse un particolare stile relazionale genitoriale'. Gia alla fine degli anni ‘70 Pimportanza del carico genetico fu dimostrata dagli studi di epidemiologia genetica™. L’affinamento di osservazioni e tecniche di indagine comincid a chiarire la diffusione e la molteplicitd delle alterazioni del neurosviluppo (di varia natura) correlate all’autismo, Sempre maggiori evi denze testimoniavano come nessuna deprivazione relazionale, anche la pit estrema‘, potesse generare autismo in assenza di specifica vulnerabilita dendo insostenibile I'idea dell’autismo come “conseguenza’” di una qualche deprivazione psicologico-sociale ¢ anche qualsiasi equiparazione tra la “vera” patologia autistica e quei fenomeni di depressione, ritiro dalla interazione 0 chiusura del bambino piccolo da distorsione o dissintonia relazionale, ai quali Vautismo era stato a lungo, impropriamente, accostato. Del resto, come gid aveva ben evidenziato Mahler, anche la clinica testimoniava in questo senso: i bambini deprivati relazionalmente o sofferenti per contesti affettivi inadeguati, in maniera diametralmente opposta a quella dei bambini autistici, “si aggrap- pano ad ogni stilla di stimolazione umana”S e in genere manifestano recuperi importanti quando collocati in contesti adeguat Fu messo del resto in luce come I’autismo si manifestasse precocissimamen- te e nello stesso modo con tutti i possibili caregiver. In sostanza, come esso fosse la causa, non la conseguenza, di relazioni disturbate. Si confern tein ren- ‘Come & nota i termine “ais che uitizzto pov da Kanner e da Asperger per denominare le condigion’ 1 Blauler (1911) con explicit rierimento all” “autoertis” fred no: “autism” & un autorotismo senza “ers”. La paola stsst “atismo” ha dungue uno streto rife mento alla tori psicoanaitica dello svilopo della psicasessualita che si andava delineande e all'idea ‘rcaptolazionsia che le patolopie mental ripresentiieassero, pe asi isaziont o regression, fast srinitive dello svluppo psicologico (e deil'umanta; idea che fa per decenni Un paradigm importante ella psichiariapsicoanalitica leseriser, fu coniat da cost l’originaria intuizione di Kanner, che aveva inizialmente ben intravisto come l'isolamento autistico, quella difficolta a stare sulla stessa lunghezza (“onda degli interlocatori umani, quella particolare evanescenza del senti- mento di essere a contatto con gli altri che aveva magistralmente descritto, non erano “ritiri”, reazioni © conseguenze “psicologiche”, ma qualcosa di originario, qualcosa che riguardava i fondamenti stessi della telazionali Ma, last but not least, i presupposti stessi della concezione tradizionale erano nel frattempo franati per gli sviluppi della psicologia evolutiva. L'sutismo non poteva pill essere concepito come tin “arresto-regressione” ad una fase autistica dello sviluppo se non altro perché una fase del genere semplicemente non es ste. Fin dal inizio il neonato umano 2 infatti dotato di “discovery procedures” attraverso cui esplora attivamente ambiente circostante. Fin dalP inizio si impegna in una fita rete di scambi Comunicativi con esso; fin dall'inizio questi scambi sono caraterizzati dall’esperienza della “reciprocitt”, vale a dire dal fatto che eid che & percepito non & solo il comportamento dell’altro, ma la sua reciprocita al nostro. Sono noti € molteplici i segni di questa reciprocita: le inte- razioni ritmiche con i caregiver, il “dialogo tonico” (De Ajuriaguerra), Pinte- esse precocissimo per i volti e la mimica matena?, i fenomeni di sintonizza- Zione ¢ sineronizzazione affettiva®. Alla base di queste competenze social ci sono meceanismi di imitazione primitiva, all’opera gid aia nascita, veri “sche- mi innati della relazionalita”, che consentono di “tradurre” immediatamente ka prospettiva corporea dell’interlocutose nella propria®"”: intercorporeil originaria”. Questa “intersoggettivitd originaria”, che & in reall “intercorpo- reitd originaria”, fornisce una “pre-comprensione” della socialita a partite dalla quale, come Ja grande lezione della fenomenologia aveva gid indicato, si orga- nizza.a poco a poco una “evidenza naturale” del mondo interumano*. Cid che le evidenze della ricerca dei due decenni della fine del secolo scorso suggerivano @ che nell’autismo fosse alterata questa matrice biologica origi- naria dell’ intersoggettivita, a partire dai precocissimi deficit imitativi e proba. bilmente persino da alcune peculiarita dell’ organizzazione percettiva”, che si esprimono nella fenomenologia preclinica dell’autismo: insufficienza nel contatto visivo, mimico, negli scambi imitativi, nell’ attenzione condivisa, nel dialogo tonico € sensomotorio, nefia risposta alla voce familiare, nel gesto protodichiarativo, nell’anticipazione posturomotrice e poi, via via, nei vari aspetti di atipia neife Funzioni Esecutive (EF), nello sviluppo di capacita di ‘Teoria della Mente (ToM) ¢ di Coerenza Centrale, su cui poi ritomneremo, arsi non come una “forte Lesperienza autistica comincid dunque a deline: a vuota” eretta difensivamente rispetto ad un esterno inadeguato 0 a angosce interne catastrofiche, ma come una “debolezza piena”!!, un mondo sui gen ris che si organizza a partire da una debolezza interattiva originaria, una forma di vita atipicamente edificata intorno ad alcune dilficolta neuropsico- logiche nella costituzione ¢ integrazione di una “evidenza naturale del “alla cera sulle pect del organizzazione ercetiva ne autismo, tems traizionalmente conto 2a largamente a esplorare (ma con Forti evderze ela clinica, batt pensare all cea Fenomevalosia delle risposteperetiveincongrue) & dedicaro yn intero mumero del Journal of Autism and Developmental Disoedes (vol. 36,11, January, 2006), FATTORI SPECIFIC E ASPECIFICI DELLA RIABILITAZIONE a & £ 4 3 O° o D 2 Z & Q mh iB a ow Ss Ss g o F. BARALE - P. POLIT] - M. BOSO. D. BROGLIA, P_ORSI - A. PACE S. UCELL) DI NEMI N00, mondo” interumano, in carenza della quale alcuni “organizzatori” peculiari ed idiosincrasici (ritualismi, stereotipie, routine pid’ 0 meno elaborate ne sono alcuni aspetti) svolgono una funzione vicariante. Come si & espressa una persona autistica ad altissimo funzionamento: “La realta per una perso- na autistica & una massa interattiva e confusa di eventi, persone, luoghi, rumori e segnali. Niente sembra avere limiti netti, ordine o significato. Gran parte della mia vita é stata dedicata al tentativo di scoprire il disegno nasco sto di ogni cosa. La routine, scadenze predeterminate, percorsi e rituali spe- cifici aiutano ad introdurre un ordine in una vita inesorabilmente caotica” (T. Joliffe, In: Temple Grandin, Thinking in Pictures 1995). Per riassumere: lo sviluppo autistico & originariamente atipico e peculiare sotto molteplici profili, non é la “chiusura” in una “fase autistica” dello svi- luppo, che peraltro non esiste. Questa profonda modificazione concettuale & contestuale con important modificazioni terminologiche e nosografiche, tra la fine degli anni ‘70 ¢ gli anni “90, Le principali modifiche sono: 1. il passaggio dalla nozione di “psicosi infantile” a quella di “disturbo generalizzato (0 pervasivo) dello sviluppo”?, L’abbandono del sostantivo ‘psicosi’ segna anche terminologicamente la rottura con la tradizione pre~ cedente, L'abbandono dell” aggettivo “infantile”, la presa d’atto che Vautismo & tipicamente una condizione “long life”, cio’ dura, in genere, tutta fa vita, Contestualmente alla scomparsa, nei DSM, dell’aggettivo “infantile”, scompare anche l'equivoca la nozione di “autismo residuo”, che alludeva all’ipotesi, infondata, di una “uscita” dall’ autism. 2. La disarticolazione del nesso tradizionale * disturbo autistico si differenzia per esordio, evoluzione, sintomatologia clinica, epidemiologia, fenomeni tipici, fattori di rischio, distribuzione MF, wione con altre patologie (in particolare con il ritardo menta- le RM e con lepilessia), genetica 3. De-psicopatologizzazione nosografica e utilizzazione, per il costrutto DSM, della cosiddetta triade Wing-Gould: la compromissione nei tre domini ope- razionalmente definiti delle capacita di interazione sociale, di comunicazio- imaginative e di interessi non stereotipici, che il fonda- mentale lavoro di Wing e Gould’ sulla celebre “coorte di Camberwell” aveva dimostrato associati in modo significativo e non casuale. 4. Introduzione deta nozione di “spettro autistico”, conseguenza dell’ estesa varietd di combinazioni possibili (per gravita e peso) delle alterazioni nell’ambito dei tre domini della triade. La depsicopatologizzazione ha comportato tuttavia anche una certa genericita del costrutto, con tenden- za all'iperinclusivit’ diagnostica, componente non secondaria, accanto alla maggiore sensibiliti diagnostica generale, dello spostamento delle stime di prevalenza del fenomeno, che dal tradizionale 0,5 /1000 si sono attestate, in tempi recenti sulla base dei criteri DSM condivisi, sull” I- 2/4000 per quel che riguarda il disturbo autistico e sul 3-5/1000 per quel che riguarda Pinsieme dei PDD" 5. Introduzione del “

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