Está en la página 1de 28
DAL PERSONALISMO ESISTENZIALE ALL’ONTOLOGIA DELLA LIBERTA, L. Persistente attualita della dissoluzione dell’hegelismo Lo stesso scopo 1ova edizione, motivata dal duplice intent , sulla scena filosofica europea, per opera dell’esistenzialismo e del marxismo; volirsi del neopo: zione & nuovamente rivolta ai problemi dell’uomo, qi presentano con rinnovato i ‘Non mi pare dunque fuor di luogo la ripubblicazione di que- stolibroche affront quei problem precisamente nel anni Ouse 1odo del suo supporto stori- © per lo meno astratta, ‘Non per nulla la prefazione alla prima edizione cominciava con le seguenti parole, che riproduco perché ben chiariscono la onalismo metafisico cul- ‘fia hegeliana poneva un’ altemativa: Feuerbach © Kierkegaard, Oggi quella crisi non 2 ancora risolta e quest’alter- nativa si ripresenta in termini che sono in parte nella filosofia dell’esistenza secondo i del finito ¢ della rilevanza filosofica del cristianesimo s'é aggiunto i problema della natura del pensiero filosofico, e que: stimpongono oggi con una perentorieté tanto pid ine bro, desidero richiaman ¢ mente decisivo sono riusciti a traversare questi ultimi decenni sen- za nulla perdere della loro attualita. 2. Possibilita della filosofia oggi: ta problematica dell"interpreta- sione Si tratta anzitutto dei temi connessi con la constatazione stori- concetto, suggerendo come base il riconoscimento d’una sua intrinseca e costitutiva molteplicita. . Com’ possibile filosofare sla filsofia 8 sempre storicamen- re la coscienza storica con I za speculati co un valore Nietzsche, Freud, Dilthey) ne hanno no dimosta la condizionali storica, materiale, ideologica, psicologica, culturale? una volta itd che il pensiero non serva che a mascherare ¢ profonda e nascosta, ¢ ancora possibi istica ma non relati cui pud validamente 10 ismo quanto lo scetticismo, cio’ per un verso avere ‘opria filosofia ammettendo al tempo per Haltro verso riconoscere iterpretazione, sulla non ho bisogno di insistere, tanto essa é presente agli e tanto @ evidente, a questo riguardo, il carattere an- questo libro, 3. Il problema del cristianesimo oggi Altro tema non meno decisive @ quello della «citrovamento» e d'un «recupero» attuale del 10 (non io dire né «rinnovamento» né «aggiornamento», che, sebbene 0 usuali al ‘mi che vi sono connessi inevitabilmente anticristiano della cultura moderna intesa come laicizzazione del cri volontaria ma tanto piti deplorevole comp! esclusivamente laica ¢ un conformismo rigidamente dogmatico, io percid rivelano la loro irrimediabile uni radicale insuf nizzante d’ogni programma di cristianesimo da contesti re puramente religi né meramente interiore d'un. nel suo vaiore puramente rel le alternativa d'ogni concezione odierna consapevole dei proble- dell’ora, si che una concezione cristiana e una concezione anti- cristiana perdono attual della loro reciproca ps me problemi ‘ogni odierna professione di cristianesi- come possibilita consapevolmente affrontata e debita- mente superata da una concezione cristiana che intenda affermat i conseguente carattere problematico e conti tale adesione al er iaffermazione del suo valo- re non astrattamente metastorico ogni posizione intermedia @ stata spazzata via dalla crisi della u intima e privata, che persone. Come que- stione filosofica, che emerge dalla coscienza critica d’una concreta, situazione storia, essa interessa tutti: di fronte alle rovine della cultura moderna, nasce il problema d’una nuova cultura, di un. nuovo mondo da edificare, nel quale tutti abbiamo da vivere (de re nostra agitur), ed é qui che la scelta per e contro il cristianesimo di scelta fra cristianesimo e anticristianesimo & ipica del mondo d’oggi, contemporanea come non mai, € ia di mezzo, ed ¢ un problema filosofico, che come tale tocca tutti e interessa tutti E chiaro che Ia questione ha anche una (grandissima) rilevan- za teligiosa, ma éla sua configurazione filosofica cl per la conformazione nascente da quel ianesimo cosi ai problemi dell’ ora presente, di annullare la possibilita che la crisi della cultu- ya moderna gli presenta in alternativa, ci Tantictstanesimo, che contempla la possbilitaodierna della sua negazione; che lotta, ‘contro di essa ¢ la batte in breccia; che si presenta come risposta, valida, ai problemi sollevatighi contro dall’ateismo e dal ni- 10; che contiene in sé stesso I"anticristianesimo come possi- ta tenuta presente e messa a tacere, affrontata e superata, com- solita dialettica: qui la lotta é ia ¢ reclamata dalle circostanze storiche odierne consapevolezza filosofica che ne emerge. ;portanza dell ateismo (esempio Feuerbach) ¢ del chilismo (esempio Nietzsche) per un’affermazione attuale imo: sino alla fine esso pud compromettere la salita e bloccare il passaggio; ma, saputo supe- rare, cede i posto all'affermazione finale. E cosl che Feuerbach & ‘un elemento essenziale nella problematica d giacché a Kierkegaard & presente la pos: parte della sua polemi la conduce d’accordo con h cristianesimo, perché la sua professione crist risposta all’ateismo che sembra esser iccettato. Se oggi non si_pud essere veramente ¢ consapevolmente cristia ierkegaard e Dostoevskij, cid ¢ perché simo @ confermata ¢ riaffermata sulla possibilita ot ateismo e nichilismo sono sperimen- sino al punto in cui loro stessa estremizzazione, si rovesciano nel loro conirario. Al- la fine appare che se Kierkegaard tien presente la possibilita d'un Feuerbach, invece Feuerbach non c inesimo oggi non pud non avere, perché ogni Kierkegaard porta in sé un Feuerbach, ¢ il di problematica che ho de- scritto non era cosi diffuso come divenne in seguito, ed & percid 13 che mi son permesso di indugiare sul modo con cui credetti allora di poterla configurare. 4, Attualita del personalismo ‘po stesso un valido motivo di riedizione. Il mio programma per- sonalistico era delineato nella prefazione con le seguenti parole. a prezzo di voler chiudere i si é rafforzal stenza». Fu con questo intento, di svolgere dall'esistenzialismo una filosofia della persona, che nel corso della seconda e terza edi- zione — ai saggi originari, che risalivano agli anni fra il 1943 e il >49 — aggiunsi altri tre saggi (La conascenza degli altri, Filosofia della persona, Situazione e liberta), che appartengono ad anni ‘e meglio precisano il concetto di persona in senso non. meno ontologico che esistenziale. 1 personalismo, che per un verso 20, con la sottrazione singolo; personalismo ontologico. Fu cosi che, proseguendo jonalismo metafisico, pro rv radunabili sotto questi qu: - che mi sembrano ancora propri d'un personalismo attual fficiente ma non negativo e come positivo ma persona fra singolarita che nell’uomo la parte ¢ maggiore del tutto e il si alla specie; convergenza di concetti apparentemente opposti, ma come quelli di singolo e comunita, conseguente distinzione capitale fra socialita e sociabi Porto fra persona, societa e trascendenza; la possibilita municazione interpersonale e la. funzione dell’interpretazione nei rapporti fra le persone; ¢ cosi via. 5. Il personalismo ontologico I personalismo ontologico sostem duceva a que i novato, avrei alto mesos presenta juesta seconda possibil ‘come un personalismo ontologico (0 esistenzialismo person £0), Se non mi fossi lasciato indurre, da una simmetria che 15 ’intendimenti che intesi dissi- smo, scritto che proprio per lazione si trova in que- ‘un rapporto piuttosto nel rapporto né eri esterno del rapporto, eppure é presente nel rapporto, perché pro- prio per questa sua inoggettival rap orto che con ess0 si pud instaurare; e per I’altro verso 'uomo é in rapporto con essere in quanto egli @ costitutivamente questo rap- porto stesso: 'uomo non /a, ma @ rapporto con L’essere. Insom- ma, essere é in rapporto con P'uomo solo in quanto ’'uomo é rap- porto con essere, ossia essere si da all’'uomo rapporto con Pessere che adiva e confermava che I'uomo non rapporto con Pessere, Quando nelle "una relazione fra parte ¢ tutto, o in g rale nel senso d’una integrazione nella totalita; ma dev’essere inte- 16 itenaionalita ontologica che non soltanto qualifica, Tuomo nelle sue proprieta, ma Io determina nella sua natura e ne esaurisce completamente Fessenza, nessuna presenza ha car rattere d’indipenden: da una forza che vi risiede che di essa si possa asseri Insomma, per un vers per la quale egli é rapporto FO verso la pre~ dell’essere nell’attivitd umana a costituirla nella del concetto centrale istenza come coincidenza di autorelazione ed eterorelazio- % del womo come coineidenza di rapporto con sé erappor- to con T'essere. V"e, fra 'uomo e essere, una solidarieta or 'uomo e per l'altro nell’inseparabilita di nel che risiede il concetto fondamentale quale esi metafisica ontica ¢ l'adozione di un'ontologia critica, 6. Metafisica ontica e ontologia critica 10 al personalismo ontologico, che fu appunto il mio itinerario intellettuale di quegli anni, Certo, esitazioni ve ne furono, ei libro conserva la tracria di soluzioni al queste pagine, pur essendo in senso str stesso d’un person: Devo rilevare, tuttavia, che nel libro il termine «fondament non si presenta nel contesto d’una met speculate, ignara della poss esposta al rischio ¢? significato occulto cons: portata finita del proprio sguardo e del carattere finito delle proprie operazioni, ma anche garat dal pericolo tarsi come discorso omo per Puomo, si che un assoluto non pud essere che 's0 sull'uomo come rapporto con Pessere 0 che la filosofia & della propria possibilita. Ing render coscienza della si colloca non pud sempre un punto di vista finito o umano. B in questo senso, e solo in questo senso, che ho considerato legittimo per la filosofia corso al concetto di fondamento, per garantire la finitezza del proprio sguardo e delle proprie operazioni, per impedire un illeci- to scambio fra il proprio punto di vista umano e un irraggiungibile icurare quella piena coincidenza fra losofia critica, la quale sola fa quel che dicee dice quel che fa, senza s quanto tale & ovvio che non possa avere una connotazione «meta- fisica» nel senso sopra chiarito. In secondo luogo il termine «fondament: teoria delPirrelativita nella relazione. Come irrelativo, Pessere si sottrae al rapporto, eppure é presente nel rapporto stesso, nel sen- so che lo , non potendosi offrire se non all’ Tapporto ontologico che I'uomo é. Ebene, questo in cui lo si pud considerare come «fondamento» e550, termine irrelativo di un rapporto, prese! joe in quanto nel rapporto co- 18 umana lo pre: un principio e ipo- una causa, 10 di «fondamento» perde to- talmente il suo carattere «metafisico» per conservare soltanto sntologico». E proprio qui che appare nella sua massima della metafisica ontica e oggettiva in favore di un’ontologia critica nella quale a rigore non ¢’é pid posto per un discorso sul fondamento. 7. L’inoggettivabilita dell’essere: arretramento, discorso indiret- 10, coscienza muta Cessa d’esser fondamento in senso rigoroso un termine che Proprio in quanto si sottrae a ogni possibile rapporto Tapporto, che si pone nel rapporto solo in quanto pone to, che ine del rapporto solo in quanto omo. quanto &, egli stesso, essenzialmente rapporto job rapporto reale e vivente con sso, come assolutament che se Pessere & concepito come re vo, come presente nel rapporto come termine del rapp questo merita in quanto é oltre il rapporto, solo in quanto ne é istitutore, non per nome di fondamento nel senso classico, perché é la sua inoggettivabilita e in- te, che non solo x nda quindi tra- stinzione fra soggetto e oggetto, ma anche varie ¢ successive esposizioni della dottrina dell Jaspers, che attribuisce il soddisfazione di trovarsi, cer- 8 inafferrabile come essere, e ogni tenta- lo non ha altro esito ch mento. Questo fa si che essere retroceda di continuo, 19 sottraendosi, presente solo come ulteriore e patent scosto, non come in una notte mistica, ove domina l’indistinzione, ‘ma come nell’inoggettivabilita, ove il discorso continua anche se cambia segno. E infat spetto all’essere fosse possti vita oggettivo, esterno, specul za di quel rapporto con -gnato Fichte, la filosofia non pud essere essa non estende la conoscenza oltre I'romo, ostruire consapevolmente cid che l’'uomo stesso sia conosce e gia sa. Ed é qui che ancora una volta s’innesta il discorso sull’inter- pretazione, nel senso che se dell’essere non si pud raggiungere una domanda «che cos’é l’essere’ sola che ogni uomo é, giacché l'intenziona- ontologica costitutiva dell’'uomo é sempre personalmente at- giata e vissuta. Il rapporto essere-uomo, rapporto che esaurisce senza stesse dell’'uomo, non pud che presentarsi come rappor- verité-persona, cioe come interpretazione personal Luomo é rapporto con l’essere & come dire che Pu tazione della verita, che ogni singolo uomo una interpretazione della veri sposta alla domanda consiste in una definizione oggettiva, es un’interpretazione personale cor scorso sull’essere ¢ interpretat nabile. Dell’essere si pud parlare non per dirne cose che sa ancora, perché si tratta invece di dime proprio cid. 1omn0, anzi il singolo uomo, non solo sa, ma é, di dirne cose che son ben. pit di un sapere o conoscere, in quanto sono un sapere e un cono- 20 scere reali, cio’ un essere dell? wom il rapporto — non conosciti- vo ma reale — con essere, che jomo é anche se non pud dirlo Oggettivamente ¢ anche se non sa ancora dirlo esplicitamente. Ri- speti Puomo fa ben piti che parlarne o conoscerlo, per- i & quello che é, cio uomo, ¢ singolo uomo, solo come rap- porto con essere, o, se si vuole dir cosi, come co Iuto, dato ch’é proprio la coscienza originaria dell’assoluto, o il rapporto ontologico, che costituisce I'uomo come uomo e ne esau- risce la natura. Assai pid eloquente nei conftot dell’assoluto él uomo nel suo essere che ne! st che il suo patlare non face insegna che l'essenza dell’'uomo consi- ste nell"essere coscienza reale dell’assoluto; ¢ ben si pud ageiunge- re che tale coscienza é sempre personale. Il pensiero ha il compito di rendere trasparente e parlante questa coscienza ori in quanto reale ¢ opaca e muta, La coscienza reale e originaria non cessa d’esser coscienza malgrado il suo mutismo ¢ la sua opacita, il passaggio alla chiarezza e al discorso non le aggiunge nulla di so- stanziale, perché non la trasforma in sé stessa e la mantiene nella sua integrita: cid che conta non ¢ la tras : ontologia e interpretazione TO permangono, accanto al personalismo ot che ne éla teori ita ela tendenza profonda, alcuni id quali, agendo come remore, furono motivo qualche esitazione in me e di qualche fraintendimento nei lettori, Desidero anzitutto richiamare I’attenzione del che la teoria guzziana de L’io e la ragione & oggetto d’una critica, prudente ¢ discreta, anche se precisa e risoluta, nel capitolo I compito della filosofia oggi ma presa di posizione in favore del come risulta dalle seguenti par ‘affermazione dell’essere hon puo essere che person questo senso storica, perché io stesso sono affermazione dell'essere in quanto sono esistente pro- spettiva sull’essere: non posso affermare lessere se non afferman- é juanto sono se non affer- fica essere pro- nntologia, chiarissima e netta, rapporto pei rita come rapporto ontologico originario e costitutivo d 9, per converso, di persona a verita, al rapporto ontologico che stesso, ciok ‘a uomo ed essere. A tal fine occorreva samente a quello non pud limitarsi a una funzione soltanto discorsiva 0 normativa, ‘meno che mai meramente tecnica ¢ autocorrettiva, ma deve avere un carattere decisamente speculativo, cioé ver quale pud possedere non tanto uso della ragione affidato al persona, quanto la verita come termine d’un rapporto personale e ontologico al tempo stesso. Qui era in gioco o la permanenza di concert nalistici come quelli di razionalita e sogg Jenza della nuova concezione esistenzialistic logico; ed era appunto ici erazio- Ta preva- ‘ela loss Ma, conformemente al suggerimento, su citato, del presente libro, non tardai a decidere sonale con la verita inteso come rap- ‘«interpretazionen; tenendo presente che porto ontologico, ci 2 Vinterpretazione differisce dall’uso personale della ragione uni- versale non solo per la diversa concezione della persona, intesa ‘non come soggetto o coscienza 0 autocoscienza ma come rapporto ‘con essere ¢ prospettiva sulla verita, ma anche perché quel carat tere di riconoscimento e fedelta, rispetto e obbedienza inerente al rapporto con la verita non si vede come possa esser tributato alla ragione che, per quanto universale, venga pur sempre soltanto dalla persona, ia richiesta da un personalismo esistenziali- pensiero in quanto rivelativo ha un ivo; rivelazione dell’essere significa interpre- ipio fondamentale che della ve- 9. Residui spiritualistici ed esigenzialistici: ontologia ed esperienza religiosa UrValtra concezione ancora permane in queste pagine a tratie- nere impulse ontol ; la quale appunto per questo m mento pitt da trascurare che da prendere in considerazione. ta dei residui esigen: ia reclamata dal personalismo ico dell'intera trattazione. losofia si parla di Dio, e lo si qua- lifica come Valore e come Persona. Considerare filosoficamente Dio come Valore e come Persona non re una rappresentazione mitologica dell berta. Né si ribs 1esto proposito, che generosita e libert& sono attributi del santo — se non pill — mitologi- 8 tro ¢filosofia e altro esperien- +h’é oggetto di esperienza re- za religiosa. Quando si parla di Di ligiosa enon concetto filosofico, ¢ mitologica ogni nozion fica che gli si attribuisca — tanto pid mitologica quanto pid razio-. 2B Anzitutto l’esperienza religiosa non si pud esprimere che mito — nel proprio, che non é la mitologia —, giacché largli dei nomi per designarlo a noi stessi come possiamon: dvowdLopey onpaivew &dvtois Oéhovtes dhe Suvdte- 6a. Inrealta, mentre in Ploti one e separa- zione fra simbolo e significato, col che la significazione ha sempre qualeosa di art che apre la via alla mi jone, invece il mito @ tautegorico, in quanto suppone che il simbolo sia la stessa realta significata e viceversa, in una complet icazione, anzi in una conereta identita originaria, Tnoltre generosita ¢ liberté non sono in tal caso attributi della divinita o facolta e proprietd di Dio, ma sono Dio stesso, inteso come realta centrale dell’esperienza, stessa che sta in fondo alla realt’, ralita che da esistenza e senso all’universo, del quale senza risulterebbe incompreso il carattere gratui bile. Inoltre Dio é liberta, anzi é la liberta: tae profonda che cost senziale am ie spiega l'es- ipid unico dell’affermazione ¢ della ne- zione, consunta dalla speranza nella vittoria de] bene e nella scon- fitta del dolore. In secondo luogo ogni discorso sull’insufficienza umana ha mettere in luce la miseria ¢ la precarieta dell mo che di presentare questa sua indigenza in termini i, itA da cui fare scaturire una posi 4 stico € angoscioso con una vision¢ rapporto fra la grandezza e la mise: strettezza in i uanto possa evocare una posizione con la sua idea d’una totalita da re: nte delia complementarita. L' ‘una sua qualsiasi ontolo; sce col prendere l’aspetto della restaurazione d’una felice ritrovamento d’una parte mancante. In real esigenzialist zione umana 4 € problematicita che non cessa un istante d’esser tragica, per la continua compresenza dei due termi sione dialettica, E la tragicita i ca, a differenza dell’eduicorato pessimismo e dell’ esor rismo d’una posi iritualistica, richiede di esprimersi non non una confusione di filosofia ed esp una loro netta distinzione, sono conformi al personali- smo ontologico ch’é Vintento profondo del libro, dal quale dun- que quelle idee vanno espunte come residui inde stapposti o pericolosamente contrari all'assunto. 10. Verso Vontologia delta liberta Tutto questo si trova, esplicito 0 imp! sull’esistenzialismo (197: i br in rapporto con l’ontologia dell’inesat jo libro Verita e interpretazione (197 attendendo, ma anzi si presenta prospettato nella sua giusta luce. In uno svi iormente chiarito e ppo vivente di pen- 25 icato degli stadi iegare il dopo con il iminante € rivelativo & non solo anticipata ione, ma anche preannunciata dalla di cui Puno é nel solo in quanto, di per sé irrelativo, pone il rapporto stesso, e I’al- tro é nel rapporto solo in quanto, costituzionalmente relativo, ¢ rapporto stesso; con la conseguente idea d’un termine ch’ produ- zione sia prefigurata nella concezione dell irrelativo come costitu- | rapporto ontologico e quindi inesausto su- cosa su cui non mi fermeri che nel suo lato superiore ¢ at- to di liberta in quanto donazione e nel suo lato ingeriore é appello alla liberta stessa ch’é donata, e invito al suo proprio esercizio. Parlare di dono, come ho fatto in questo libro negli anni Cin- nelle Rettifiche, che solo ciso megli berta st 26 rta, in questa sua continuita senza soluzione, ¢ il ‘cuore stesso del reaie e la sua insondabile profondita, 11. L’abisso della liberta s’apre la via a una folla di inquietanti problem, sui quali le seguenti osservazioni. La liberta é imitata o non @. Non sispetta nulla se non cid che ha ‘ariamente accolto: la contestazione é la prima forma del ta di consenso o rifiuto originario. ma se non quelli che ha soggezione o altro servag; quelli ch’essa stessa si procura; cid ch’essa pud fare, per dal primo atto del suo esercizio i a. 0 ripulsa che la costitu di negazione, e 'una possibilita non sussiste senza Val scelta fra la possibilité di confermarsi con l'assenso ¢ la fedel la a di negarsi con il ipudio el innegamento; ¢ opzione tra l'affermazione di sé e la negazione di sé. in grado di negarsi, ¢ lo fa ancora con un che la sua negazione di sé'@ ancor sempre un'af- parte rende equivoco e aml ma anche avata po: potere, sempre po- sia di creazio: , entrambe sempre real ‘bile in quanto é prop ambiguo intreccio di affermazione e negazione propria potenza che essa pud diventare px Per Ia sua illimitatezza la libert é gia di doppio abisso essa appare per qu quale solo la libert pud precedere 4 non presuppone né implica che iberta e per la quale la liber- iberta. Abyssus abyssum in- quale lo sguat non perdendosi nelle tenebre Woh. 6,60) —, permettendo e 905 ASy0s (Plot. VIB, La natura abissale del suggerendo anche un tohvin- Te espressioni iberta & confermata dal 2 che dovrebbe spiegare non solo la real a, s’apre la voragine in- colmabile d'un baratro senza fondo (Abgrund), La possibilit icata appare I arbitraria ingiunzione d'un évéryen realt&, che per altro & anche la trospettivo della realtA, preme verso di essa e l’anticipa; la necessi- 1t& & una specie di realtd pesante, che poggia su sé stessa e insiste su di sé confermandosi ¢ ribadendosi; ed entrambe si autenticano nei confronti della realta per questa via, la prima con la sua tensione esterna e la seconda col suo pes: Ma la realta su che cosa poggia e a che cosa ¢ appesa? La real- ta che non sia se non realta, che non abbia alcun rapporto né di bilita 0 con la necessita, non por non ha causa né ragione; anzi é real prio perché & senza fondamento, del cevra della seconda, che non ne sono se non un. indietro o un’iterazione interna, una cosa sola si sa é perché é; cid che non é se non un’ altra formu- ud dire: lazione della sua infondatezza, giacché essa ¢ non perché, potendo non essete, supponga un fondamento, né perché, non potendo fondi da sé, ma perché, appunto, ¢ senza fondamen- to. I che, ancora, ¢ come ed sovrappit e pura ecceden; a, e in qualche modo ‘super- flua; non richiesta, € quindi ridondante e pleonastica; non con- 28 templata in alcun piano cosmico o universale, e percid inaspetiata e impreveduta Ora, insegnamento , che sui questo punto hanno proferito, dalle pid alte vette iero, parole che non si possono né ignorare né trascu ch’esse incontrano sul loro cammino la definitiva el nazione del concetto di essere necessario da parte tiana, i € possono cosi promuoverne Ia sostit liberta. L'essere necessario non esiste, ‘0 dalla sua inesistenza non pud esser riempito che dal 80 della liberta. 12. Ambiguita della realta e della liberta che appare in tutta la sua evidenza 'ambi- iferimento alla liberta ch’essa implica e pre- pone, a seconda che se ne accentui maggiormente la gratuita 0 ‘infondatezza. fe nel reale la gratuita signific lita. AlPessere neces causa sui, €sostituita I a ja che pud volere liberamente avendo previamente e liberamente voluto il pri ra che si stabilisce una corrispond: me dono ed elargizione e Tuna con la sua gratuita ¢ | Lo spettacolo dé ‘mondo: s'apre la via tupore di ‘contemporaneo della creazione e partecipe disfazione divi 29 della sorpresa © del dono, appai me qualcosa di misero e gramo, di inviso e non voluto, i non de. siderato né desiderabile. Nessuno & stato consultato st pria esistenza: questa condizione, che potrebbe essere alla sorpresa, una disponibilita al dono, un’ occasiot ne, si riduce invece a deprecabile s bilmente perduta, ove al it ‘angoscia per Mesistenza imposta. Nasce dell’esistenza come condanna e prigione, il pensiero di c gsser crudele Pidentita, la consapevolezza di quanta infelicita pos. sa produrre l'esser legati al proprio essere. Sorge l'orrore dees. sere: meglio non essere che essere. Count o’er the joys thine hours have seen, Count o'er thy days from anguish free, And know, whatever thou hast been, 'Tis something better not to be. E il rincrescimento i essere piuttosto che non essere: al ram- marico di essere, alla ripugnanza per V’esistenza, fanno riscontro il Timpianto di non essere, la preferenza del nulla. E esempre ricorrente motivo d no del non nasci, da Teogni quasi non essem, de utero tra fronte alla Fealta e all’esistenza si dispiega Pintera gamma della melanconia: disagio e rinerescimento, fastidio e desolazione, esecrazione e or. rore, sino all’angoscia ¢ alla disperazione, secondo l’amaro inse gnamento di Schelling, che, dolorosamente consapevole del mal. heur de l'existence, considera il problema primo ¢ fondamentale luttosto che il nulla — come la disperazione stessa fattasi domanda, e secondo la pi recente lezione di Jaspers © Heidegger, che vi ravvisano la domanda dell’ang. Ve dunque un’ ambivaienza dell’ uomo di fronte realtd pud suscitare orrore non meno che stupore: la la realté del male, il suo trionfo nel mondo, ferenza, Vinvadenza della mezzogna, la mi {alita anche delle cose perfette, rendono la real sopportabile, al punto di provocare il rimpianto di non esistere: al stesso modo ch'essa & oggetto di ammirato stupore per chi la veda, la freschezza dellorigine, come un favore concesso, una grazi ‘un dono elar el disagio dell’esistenza c’é rifiuto e disperazione: ¢ ‘uomo la meraviglia coesiste con Vang: re la via allo spavento e all’angoscia. Vista nella prospettiva dinfondateza la eats appare come quella che pud altrettanto essere che non essere, senza che il suo essere sia meglio del suo non lega con la liberta considerata come scelta, ove Ja possibilté delaffermazione é sempre esosamente legata alla pos- sibilita della negazione. Qui la liberta non manifesta pill 'aspetto solare cella sua generosita, ma appare nella luce incerta e nebulosa dell opzione, qualificata dalla duplicita dei possibili opposti e dall loro inseparabilita, al punto 4 eser sempre isieme possibilt posi- i inscindibilmente. tiva e possibilita negativa, i Se lalalnledahgla che della realta sia meglio essere 0 i e la fluttuante ind. . Per un verso la realta, nat ria sul nulla, ne & permanentemente minacciat io continuo di risprofondarvi, ma anche co: juesta precaria condizione, come la cad a Sounsia te oop | . Per Paltro verso, giacché la te sen ese al tempo stso posta & tale ie eaks te 8 arsi se non come il regno della lotta sempre incerta fra ene, € persino come la sede del trionfo det mal © assenza, ma é presenza et nella nostra condizion iti riuscite sono effim senza della morte, e viduale sia universale del null La realta e l’esistenza, al Nello stupore iniziale c’& consenso ¢ 31 Nella meraviglia, incantata dalla realta, @ il nulla, cioé la possi- ‘A di non essere, che fa orrore; nell’ orrore essere, perché cid ch’é desiderato é il nulla ¢ cid che si rimpiange & il non essere. Per un verso l’immemoriak getto di struggente rimpianto, al punto di ribaltarne il desiderio sul nulla finale, sentito al tempo stesso come minaccioso e terrible € come rasserenante e liberatorio. L’uomo da un lato, facendosi, at- trayerso Ja meraviglia, contemporaneo della creazione, riesce ad as- sociarsi al festoso compiacimento divino e a trovare gratificante il reale nella sua gratuita; ma dallaltro non pud non trovare ango- sciante il pensiero che la realizzazione del bene & inseparabile da possibilita del male, e che pertanto Vesistenza é una lotta continua, estenuante, sempre indecisa, fra il bene eil male, in cui tutto appare incerto, instabile, precario, abbandonato alla tetra potenza della negazione. L’accettazione di sé & cosi ardua da non esser possibile ossiede entrambi, perché essa & per na ¢, ambigua. Ma la realta & ambigua in erta a cui essa @ appesa, ¢ che per il suo carattere abissale é la sede primaria dell’ambi; Perché, contenendo la vastita del possibile, congiunge ii iimente un aspetto lumi- noso e positive e un aspetto negativo e tenebroso. 13. L’ambiguita originaria ja della liberta umana, , di quella liberta ch’é il Non si tratta ‘ma d’un’ontologia de na fenomenol cuore della realta e 'inizio dell'esistenza. ‘0 abisso della li- berta, dal fondo al culmine, é percorso dalla duplicita, polarizzato fra la negazione e I’affermazione, attraversato da lampi di luce zone ombra, Essere ¢ nulla, bene e male, gioia ¢ dolore, si trova- realta storica, ove co- ‘ma nel cuore stesso del Anche la liberta originaria & sempre insieme po: va. Per un verso in essa la possibilita della negazione. le dalla realta det!’affermazione, si che la prodigalita della crea- zione reca sempre in s¢ il germe della distrazione, configurando con cid il primordiale dissidio di essere e non essere, amore ¢ colle- ta, nascita e morte. Per l’altro verso il carattere opzionale inerente al concetto stesso di liberta implica che anche nella liberta origina tia la realizzazione del bene non avvenga senza la possibilita del male, cid che ingenera nel suo interno un conflitto permanente fra ia e sofferenza, manifestazione e nascondimento, ‘Nulla di pid ambiguo della liberta; e quanto pit alto & il suo li- vello, tanto pit tenebroso e oscuro é l'aspetto negativo e tanto pitt 8 quello pe che in essa vi emergere il reale, ne} e che la stessa of onnidistruzio- idistruzione potrebbe assumere un carattere di qualche sperata rigenerazione. L’originaria reca in sé la possibilita della vittoria def nulla, ma potrebbe diventare P’inizio d’una nuova e pi ie. E per aml iberta originaria ch za non meno il regno della morte che il regno della ud dire in quanti significati queste espressioni sono fra iguita, dunque, é originaria, o, per parlar deliesperienza religiosa, . Ci sono argomenti linguaggio razionale o filosofico questo senso mitol: mere adegu: profondo del termine. Tali sono ad esempio, i temi dell’esperienza. teligiosa, i quali non tollerano se non il linguaggio simbolico e ci- frato del ‘unico che possa preservare Ia genui rienza direttamente vissuta da ogni falsificazione 0 mistificazione, quale spesso deriva dalla sovrapposizione d’un linguag; 10. Quando nella filosofia si presenta uno sfasamento tr vorzio fra il culmine speculativo raggiunto e 0 che cerca vanamente di tenergli dietro ma non vi riesce per sufficienza dei propri mezzi, alla filosofia non resta che affi al mito. si forma miti suoi propri, oppure ricorre ‘qualche modo adat- , ma non & meno it allora, come dice Plot ovyzopelv tois Gvouaow & axpiBeia obx éOusv Aéysobat: a 8 13, 45 € 47-50), Naturalmente, se la filosofia interviene, lo fa non per tradurre il discorso 180 razionale, cosa per definizione im- a per mostrare nel discorso mit carattere universalmente umano, capaci jomini, anche i non credenti, cioé per inserire il di- scorso religioso, cost legato a un’esperienza personale, ma universale e largamente umana, che sia in grado di assicurarne la comunicazione pik estesa possibile e di garantirne o almeno prometterne Poni Da questo punto t& stessa come sede di 34 trambe il cuore stesso del reale. Presupporre al reale I gnifica percid metterne essa muove per investirne ogni menomo aspetto, Per parlare A originari re a una fantasticabile indistinzione fra Dio e Satana, trattata a guisa d’un’equipollenza manichea o d'una lotta di due principi. Quel!’indeterminatezza non potrebbe significare al- tro che I'indeterminazione d’una scelta umana, pit precisamente Vopzione radicale fra l’attribuzione d’un senso al mondo e l’affer- mazione della sua assurdita, dilemma al quale senza residuo si ri- duce quello dell’affermazione 0 negazione dell’esistenza di ae pur sempre nell’ambiguita divina quella specie di divisio- per la quale, mentre Dio regna s1 i znarrant gloriam Dei (Ps. ii trionfi di Satana. In questo teatro della erpeta ot bene ¢ i male le sorti del bene sono inc waccia alle avare conquiste del bene. Ma le corri- spondenze fra Dio ¢ Satana — che son molte, ad avwalorare il con- di Satana che quella divina. 10 @ gid di per sé stessa cosi bifronte, ch’essa basta © avanza per un'affermazione di ambiguita, né é necessario scavare pitt a fondo per trovarne una pid apparentemente origina- ria. L’am| @ quella di Dio, pitt precisamente delia divina, la quale non pud affermarsi se non come ricono- scimento ¢ al tempo stesso soppressione della possibilita negativa. C’é un senso in cui si deve ammettere una presenza del negativo in Dio, ed @ che anche in lui l'affermazione non ha luogo se non con 2 della negazione, e la positivita non si accredita se non i siche una e!’altra sono loro retroscena negativo. non ha la consistenza d’una siyperficie piatta ele- spetto dun volto univoco ¢ tranquillo, ma piuttosto contrastata, nella quale si svolge, remporale, la presentazione e il superamento della ella negazione inerisce dunque iccompagna come un insoppri- alone suggestivo: anche se vinta e sottomessa, non per que- 35 fa, ma perdura tuttora come una risonanza che , come un residuo scuro che vi si annida, come avvolge la posi un’ agitazione profonda non denunciata da alcuna spatura. Percid non soltanto Dio al tempo stesso munifica prodigalita istruttivita, Signore tanto degli eserciti quanto dei terre- quale per un verso fissa la terra, distende i cieli come una isura Je acque col cavo della mano ¢ le terre col palmo, je montagne con la bilancia, trasforma i deserti in laghi per Paltro verso veste di nero luce del sole, spegne il rillio delle stelle, fa depe- ‘universo, gonfia i flutti del mare e cambia i fiumi in igole e asciuga le lagune, spazza le terre col suo turbine devasta- tore e con fragorosi uragani, ne scuote le fondamenta il suolo traballa e barcolla come un ebbr i si mettono a danzare. Non soltanto soccorrevole, ¢ insieme assente, nasc store st cante pud diventare sterminatore come un torrente di sua fiamma pud essere divoratrice non meno che purificatric non soltanto il furore della sua ira é tat il to pid intenso e premuroso é il suo amore, né si se il suo arzivo sia pili desiderabile o tutte queste opposizioni é la sua stessa pos afferma se non come prevalenza questa presenza della negazione jamente consiste Pambiguita di- la negazione & presente in Dio come possibilita vinta e soggiogata, e quindi resa inoperosa, ma tale presenza, anche se solianto sopita e latente, é pur sempre qualcosa di oscuro ed opa- che non cessa di conferire non si sa se pi cristolo iaria ¢ dimessa sempl falsita del manicheismo, e quindi mettere clamare e sanzionare Dio al sicuro da ogni insidia esterna, ma riesce a farlo solo misura in cui riconosce che la negazione é cosi potente da i 36 nuarsi persino rofondita divine». La negativita, che non ‘ Dio, ma consiste proprio nell’essere contro Dio, Presente in Dio stesso, ab aeterno, come possibilita ch’é stata L’argomento ¢ delicato, si potrebbe forse ios0. Per giustificare in modo esauriente l'impostazione che ne ho suggerito sarebbero necessari ulteriori approfondimenti Per ora mi accontenterd di quest’affermazione dell’ ginaria ¢ della natura per cosi dire dup| hegeliano si veda in questa parola — di Dio, riservando ad altra coccasione il compito di definirne in modo pit completo e preciso ali sviluppi e gli esiti. Tuttavia ognuno vede sin da ora quali conse- uenze se ne possono trarre per un’adeguata trattazione d duo problema del negativo in generale e del male Basti per ora aver assodato che ambi ipi fondamentali d’un’ontologia dé 14, La presente edizione ‘torici, i quali ricompariranno in ‘a Prospettive di filosofia contemporanea, eccet- Kierkegaard e Feuerbach, qui tipubblicato per Ultimi svituppi del pensiero di Jaspers, ch’ lo La veritd, come terza parte, nella recente rattere puramente 3 ituazione e liberta, he mi sono permesso riguarda lo, che ho modificato non per cambiarne tenore — cid che sarebbe stato scorretto — ma per dare una con slusione pid ordinata ¢ pid conforme al senso generale del sage __ Nelrileggere attentamente questo mi dl carattere della scrittura, secca, schem: impegnativa per tono é assertorio se non ad- dimostrazioni voltea con- tal Ja continua attenzione che ric dirittura perentorio: alquanto avar: 7 }osto con il minimo di parole necessarie c la scuno ha gid fatto le sue sc« scussione, per il notato sospetto sull’utilita del che pure non mancano, ¢ sull’efficacia della persuasione, Sembra lita possano trovarvi a questa visione disincantata € per formulare la speranza che gine possa non essere scambiato per ‘Ho riordinato il materiale del prima i saggi connessi con la problem: , la seconda gli scritti teor terza i saggi pubblicati Rettifiche sull lismo a guisa di conclusione e di questa Iniroduzione, spero d’aver chiarito non solo’ significato di que- sto libro negli anni in cui fu scritto, come sviluppo d’u: ispirazio- ne esistenzialistica nel senso d’un personalismo ontologico, ma anche il significato ch’esso assume rispetto agli svolgimenti sue~ cessivi, come icipazione dell’ ontologia de! sta in Veritd e interpretazione c dell’ontologia della liberté di cui zon ho sinora pubblicato che parziali risultati. Affido alle Rettifi- ‘che che concludono questa nuova edizione e all'Introduzione che Ja congeda (Nachwort als Vorwort ompito d’esserne insieme una chiusa e un’apertura, nel senso che, mentre includono questa trattazione in un periodo ormai trascorso della attivita filoso- fica, al tempo stesso la collocanc lupo vivente tuttora in corso ¢ non ancora giunto al suo termi esse stesse SO- ‘no una prima traccia. 38 PARTE PRIMA RETTIFICHE SULL'ESISTENZIALISMO 1. Incontro con la filosofia dell’esistenza. 10 rientrasse nel proceso di delithegelismo. Cid appare dai miei lavori dal 1936 al 1939, cioe dal libro su Jaspers — eccetto I’introduzione e una parte delle no- te, aggiunte durante la correzione delle bozze — e da una cospicua arte di quelli che poi uscirono nel 1943 come Studi sull’esisten- Zialismo, letteratura relativamente scarsa e piuttosto frammentaria gomento, ancora mancante di uno sguardo d’insieme; e c fu largamente accolto, incontrando molta fortuna, ma spesso ba- nalizzandosi in ripet -condarie. La seconda era adombrata atteggiamento ambivalente di Kierkegaard nei con- gel: decisamente avverso a lui, ma sostanzialmente in- capace di staccarsene del tutto, si che vi permangono elementi chiaramente hegeli i diversa. Mi pare che queste idee mantengano a tutt’ogai, 2 pi lustri di distanza, la loro validita e attualita; ma vanno non solo purificate — come in parte gia tentai seguito — da alcu- he scorie che mi avven icemente di mescolarvi, bensi anche accompagnate da aloune precis e. Avevo avuto la singolare v del? esis sua maturazione: nella seconda meta degli anni trenta. Qualche anno prima la visione era ancora parziale, qualche anno dopo sa- ebbe stata deformata: solo allora mentato da una polla prorompente, conflui in gran fiume. Ero penetrato di colpo nel er te dell’esistenzialismo, sullo sfondo di letture sconvolgenti eallora 247 merbrief di Karl Bar tutto sconosciuto come quella di Kierkegaard e di Barth, Fu la lettura di Jaspers a portarmi a quella di Kierkegaard, di cui sino a quel momento non conoscevo se non cid che se ne dice- va nella storia della filosofia moderna di Ho Martinetti, molto diffusa fra gli studenti torinesi d’allora, per un persistente martinettismo coltivato ¢ mantenuto vivo sopratiutto ‘annoso, ma in Ttalia quasi det ambienti valdesi (ove per di piv i Miegge aveva tradotto cche lo stesso Martinetti aveva consi- 934, giungendo soltanto in seguito ‘ampio saggio (in Ragione e fede, Torino, mn introduzione mia, 423.451). 11 Romerbrie traduzione francese, allora appena uscita (1935) ‘more, e m'incontrai col libro, filosoficamente assai Franco Lombardi, ch’era uscito proprio in quel momento (19: In seguito passai, su diretto consiglio di Jasper un esteso lavoro, italiana», 1939, fase inuna conferenza classici ed eleganti vo- Tumi della traduzione tedesca dello Schrempf, cosi come ora mi sono familiari i non meno eleganti ma pit fedeli volumi della tra- duzione Hirsch, dalla quale non mi sono piti staccato. La lettura di Kierkegaard fu tutta una lettura Purto, assai diversa da quella che anche soltanto quaiche anno dopo quel- degli anni Trei ii una certa insod- ro, per altro notevolissi- \soddisfazione che cercai capire tutto un mondo, ch’era Q smo tedesco, La prima lettura esistenzialistica ch’io feci fa, nel 193 it ai Jaspers, appena uscito (1935), Vernunft und Envision nae ; per un verso resistibile ed esaltante di congeni: eso trasportato fuori di 0, bruscament: del motivo di quell’insoddisfazione: per me Kierkegaard era stato una profonda, sconvolgente, personalis- i h’egli dovesse € volesse esser re essenzialmente reli presentava un’attual sciava facilmente co: eminentemente filosof Versi camp: della cultura, della p jone. mio modo di leagere Heidegger non era gia pitt i Grassi o di Mazzanti ti Scarsvelh che one gost Der sé stesso, o tutt’al i vedevo ormai inserito nellintero ‘Vo Heidegger ben consapevole della sua origi __ Nerkegaardiane che stavo facendo ne rivelavano 'autentico a ele affinita assai pit che a preservare gi tibile in un autore, cosa tanto piit importante in un autore religio- s0, che come tale fa appello alla diretta e partecipe esperienza per- sonale del lettore. Nella Kierkegaard-Renaissance, la cui comprensione era ne- cessaria per accedere all’esistenzialismo tedesco, trovavo il Ré- 248 249 cato (le prime pagine della Malattia mortale non sono forse il mi- glior commento all’intera problematica del Dasein?) assai pitt che Porigine fenomenologica, come ben poteva capire chi, come me, delia fenomenologia aveva avuto insistita conoscenza attraverso la lavano dalla scuola di Heidegger sul nuovo corso del suo pensiero (é del 1935 il corso che poi fu pubblicato come Einfithrung in die Me- taphysik), ma anche alla luce della conferenza romana su Holderlin und das Wesen der Dichtung, subito tradotta da Carlo Antoni, ¢ soprattutto della conferenza Der Ursprung des Kunstwerks, tenuta a Friburgo il 13 novembre 1935, ma non pubblicata. (Max Miller ne diede un resoconto nel «Tagespost» di Friburgo il 17 novembre 1935, ripreso poi in «Dichtung und Voikstum, Neue Folge des Eu- - Heft, 1937. Di questa Nachschrift circolarono ibienti vicini a Heidegger, copie dattilo- scritte). Insomma il pensiero heideggeriano mi si presentava pro- Kehre (che non fu dosi nel suo vero si La filosofia di Gat zando proprio in quegli anni, perché il suo primo Journal méta- physique del 1927, non che fosse pas fon aveva ancora trovato un clima in cui collocarsi: proprio allo- a, invece, dopo ion et approches concrétes du mystére ontologique, stava suscitando grande it resse Litre et avoir del simpatia per esist. dal suo apparire, e pur dichiarando la sua ierkegaard, aveva una formazione completa- ti tedeschi, non solo per- ammirazione per mente diversa da quella degli esiste: filosofia di Bergson, ma an- -r0 a cui egli si richiamava non era Kierkegaard, iso anglosassone, tanto nella sua forma qual @ quella di Bradley, quanto nella sua for- ma «personalisticay americana, qual é quella di Royce e di Hoc- king, Eppure nella sua produzione appariva un modo del tutto jare d°impostare ¢ affrontare gli stessi problemi trattati da- alisti tedeschi, con forte accentuazione della dimensio- 250 ica, Bia cosl evidente nel concetto jaspersiano dell'inse~ istenza ¢ trascendenza ¢ cosi densamente implicito nella concezione heideggeriana del nulla. Infine proprio i stence, in cui Berdi operosa carriera, non ro come convergente cor strava di riconoscere in quanto venivano teorizzando Heidegger € Jaspers, e soprattutto quest’ultimo, cid ch’egli aveva inteso affer- mare gia molto tempo prima, sin dal tempo della sua Filosofia della liberta del per Jo meno dal tempo di Spirito e liberta del 1927. Ed era vo che si professasse esistenzialista que- sto pensatore originalissimo, in cui confluivano Pesperienza una professione di marxismo e um rit izione religiosa della filosofia russa, cio’ un duplice filo i il pensiero hegeliano aveva rappresentato una parte di primissimo piano, 2. Validita e insufficienze di un’interpretazione __ Per tutto cid, nel dare per la prima volta in Italia un quadro @insieme del!’intero esistenzi non accadde senza una mia inesperienza dovuta a et, né senza qualche suggerimento da me trop- po frettolosamente accolto 0 subito, per non dire di alcuni ele- che ne avevano pub loro collana «La philosophie de esprit», nel no anche accolto le Etudes kierkegaardiennes i Jean Wahl e pub- blicato la traduzione di Timore e tremore di Kierkegaard, e che guardavano alla nuova filosofia con tanta simpatia da considerar- 251 in qualche modo partecipi, Le Senne per il suo spiceato senso veri € propri quella del m’indussi a parlare di un jealismo di stampo get netrarono dungue nei “ ro su Jaspers, eccetto che nella sopragsiui rudi sull’esistenzialismo, spe- ebbe in quel momento anche un lato posit mi alutd a chiarirmi ame stesso, anzi dalla quale non mi fu facile uscire, ‘0 pid che mai che la ache fare uno con altro. B vera & quanto mai vago ¢ bisognoso di pre sazione: altro é ad esempio lo spiritualismo francese, nato da una 282 di esperienze hegeliane maturato in un’atmosfe- one a un intellettualismo tualismo italiano, qualifi- cato dall'esser nato per crisi interna dall"idealismo gentiliano, preoccupato di in questa pit immediata ascendenza un’ascendenza pit a disorientato piu che f ra come quel mniana ¢ in oppos di tipo brunschvicgiano, altro é lo che non si accordano nzialismo, che, omogeneo com’é, non ha cretistico, caratterizzandosi se mai per una certa ambiguita che certo modo ad assumere, ¢ che Ja dimensione ontologica che lo qu: stico, non essendo la chiusura ber ipertura, tanto in senso me- tafisico quanto in senso sociale, quella ch’é propria della persona umana, € che, attento com’é alla tragicita della cor ne umana icalita del male, non pud venire a patti con alcuna forma smo, sia per il suo senso dell’: le realta del male ischio permanentemente ri loggettivabilita Questa netta distinzione dell’esistenzialismo dallo spirituali- (come anche da altre correnti che vi avevo incautamente assi- prima prospettiva, sul tipo del pensiero di Sestov, 0 teologia protestante di un Bultmana, di un Grisebach o di un ich, da me peraltro appena accenn: immediato dopoguerra, i 1949 che portarono al novata degli Studi sulle ‘persona, entrambi ‘ura del libro veramente inno- Von Hegel zu che, uscito a Zurigo se fra no soprattul dopo la fine della ‘eto Loewith aveva gia scritto L’achévement de lassique par Hegel et sa dissoh «Recherches philosophiqu; Kierkegaard 1934), uscito in 253 ‘one della filosofia cl Marx e Kierkegaard ne di Gabriel Marcel, ¢ lesistenzialismo russo, per la forte presen- za di Marx e di Hegel nel retroterra speculativo da cui era sorto pensiero di Berdjacv. Se non che anche allora mi avvenne di mescolare a questa t che si verificava sempre piti fondamentalmente giusta, e che a ongi confermo pienamente, altre tesi che, se riflettevano le legit me preoccupazioni speculative del momento, non corrisponde no realmente alla sostanza delle cose, come mi apparve chiaro seguito, anche se non ebbi pit @ prop ¢ ormai lontani studi sull’esistenzialismo. 3. Esistenzialismo rigoroso e autonomo. ine 0 ritrovamento del i finito e in tiva attuale é ancora caratterizzata strare la immediabilita di finito tabilita di una scelta per contro il cristianesimo. Se non che quest altre idee sost Qui cora mi era accaduto di lasciarmi ingannare da nuove forme di pensiero che surrettiziamente si presentavano come esistenzi che, ¢ che accolte come tali disturbavano tutta la prosp. e nacciavano dj falsare la genuina interpretazione dell’insieme. Neli'immediato dopoguerra s’era infatti facciato sulla scena dell’esi quale cosi prepotentemente s'impadror Zialismoy» che per contraccolpo i pensiero di Sartre, il del termine di «esisten- come Heideg- ser chiamati tali, accet- ‘esistenzay. Il pensiero di lipendente e una sistenzialismo muoveva fondamentale equivoco storico, cit dall’idea che la filoso- ii Heidegger fosse una forma di umanismo. Ora é ben vero che indomani stesso della publ e da quella che il marxisteggiante Her- ‘ne dava nei suoi ge zu einer Phanomenologie nel 1928 ne leidegger, se erano pensabi io degli anni Trenta, del tutto fuori luogo apparivano momento dellirruzione del pensiero di Sartre, quando ormai la ‘meditazione-heideggeriana aveva chiaramente manifestato la sua dimensione essenzialmente e gid originariamente ontologica. Quell’equivoco bastava di per sé a mostrare che in fondo Sartre non aveva a che fare con 'esistenzialismo: tutt’al pit egl va alla fenomenologia husserliana, cosi aliena dall'esistenzialismo che Jaspers dimostro sempre per essa la pid grande diffidenza, e che perfino Heidegger, che pure ne aveva preso le mosse, traeva la da fonti del tutto diverse. i¢ apparve tanto pill chiaro in quanto Sartre pretese in se- ‘0 di avvicinarsi al marx imostrando cosi che il st lero era un episodio, forse il pid vistoso e clamoroso, di c 258 ne tra fenomenologia ¢ marxismo, gia preceduto e seguito poi da iti episodi del genere, che misero in evidenza da un lato ra neutrale e puramente metodologica, e quindi sostanzial- mente non speculativa, di alcune interpretazioni della fenomeno- logia, considerata come capace di prestarsi a connubi di tal genere non meno che a connubi del genere opposto, e dall’altro lato la un marxismo non interamente prassistico, qual é quello scia conciliare con la fenomenologia, il quale tende a ri- dursia una specie di generico umanismo storicistico, giacché a ben vedere la celebre formula sartriana che nell’uomo Vesistenza pre- ssenza & solo un modo pit raffinato per dire che "'uomo fe non un prodotto storico. 9 Nicola Abbagnano aveva fatto una pro- alla quale doveva mant apparivano nel libro La struttura dell’esistenza del seienza del 1947. Abbagnano attingeva il da Kierkegaard, dov'esso é concetto di angoscia e quindi con la li- berté e la scelta; ma non bisogna dimenticare che per un altro ver~ so Kierkegaard afferma che fra le categorie della mod: importante é quella della realtd, che il razionalismo hegeliano nel- possibil stenza del singolo. Al concetto di possit va un carattere speciale, trasformandolo nel concetto lita trascendentale», 0, meglio, di «possibilita della possibilitan: punto, questo, che rimase ed é tuttora centrale nel suo pensiero. Se ben si guarda, in fondo a questo concetto si rinverra chiara- mente il concetto deweyano il che spiega la simpatia con cui Abbagnano non soltanto guardo al pensiero addirittura la convergenza che cered con esso, al punto di parlare, nellarticolo programmatico Verso un nuovo illuminismo del 1948, di un neoilluminismo in cui dovevanc programma comune «il stenzialismon, com'é d berta del 1952, in un contesto nel quale la scienza é assunta come 256 verso un «empirismo radi riore sviluppo del pensiero ragione si risolve nell’elaborazione di tecniche di ricerca e di com- portamento: non per nulla quella trasfigurazione si accompagnd in Abbagnano a un intenso ripensamento della sociologia, nella jaro che un esistenziali- prima meta degli anni cinguante, Ma é smo d¢ to a questo esito non. 0 esistenzialismo: sin dalla sua fase Abbagnano era una forma di accentuati ali aspetti esis sé destinato a risolversi in un dupli presentava gia una delle due possi istenzialismo, perché smo; né c’era bisogno terpretazione del marxismo, e insieme come la sua naturale alternativa. ‘Con queste precisazioni e rettifiche, la prospettiva che davo in Esistenza e persona Paccetto ancor oggi, ¢la trovo tuttora sosteni- bile e attuale. Certo, la parte teorica del libro la esporrei ora altri- menti, nel senso che, pur senza rinnegarla, la affiderei a un altro suo complesso e nella sua autonomia, ia d’atcesso che lo riveld alla cultura in- della storia del pensier «modern, che sano patlare con la consapevolezza della possbilita del?atelsmo, sul tipo di Pascale soprattutto di 287 sua derivazione posthegeliana ¢ la sua posterita esister ed é ormai in questa sua esemplare «cla: che bisogna gu: darlo, come potrebbe ben fare da noi Comelio Fabro, che pure ha gia fatto tanto in tal senso, sol che lo considerasse in sé stesso sen- Za metterlo in rapporto con altre e diversissime tradi itrovarlo» a partire dalla 2 serigno di possibilita ancora inesplorate e insospettate, cap: la tedesca, la francese e la russa, e che l’esi- losofia autonoma e ben precisa che prende dice nella dissoluzione dell’hegelismo in alternativa al marxismo; , ma dotata d’una fisio- 3é stessa. Su questi pu ©°é ancor oggi molto da dire, sia sul piano storico sia sul piano teorico, ed & con qualche considerazione al riguardo che desidero concludere questo mio scritto di precisazione. 4, Collocazione storica dell’esistenzialismo. Dal punto di vista storico @ interessante notare i caratteri co: i legano le tre correnti dell’esistenzialismo per quanto me, giacché in que- ‘una pid Fe ancora sulla centralita della filosofia hegeliana e sulla sua disso- 258 luzione come retroscena problematico da cui emergono tutte le forme di esistenzialismo, anche, come s’é visto, quello francese. Se mai, su questo punto, sarebbe interessante rifar Fusso dell’ Ottocento, in cui con maggiore evidenza che in qu tedesco @ comparsa la problematica della dissol in Russia Hegel & verament che dopo di lui non ¢’é posto che jone totalmente nuova, quale potrebbe essere quella tanto auspicata ma non re i are russa (Hegel ha de filosofia, tant’é vero che quanto ne; € che trovd una prima mordente enunciazioné skij, é stato acutamente lumeggiato nel bel saggio, del 1936, Hegel en Russie, di Alexandre Koyré (raccolto poi in Etudes sui i re de ta pensée philosophique en Russie, Patigi, Vrin, 1950). lo credo che scavando in questo senso nuova luce si possa portare sulla genesi dell’esistenzialismo dalla dissoluzione dell’hegelismo, importanza speculativa che questa derivazione conferisce all’esistenzialismo, soprattutto per quanto riguarda il fatto ch’es- so nasce come una forma di filosofia che proprio per la sua origi- ‘pe € costtutivamente destinata ad essere avversata fanto dal ne lumi cussuscezione: ma quale esperienza fece, d’una conversi cui molti valor: la sua formazione '. Protestante € — venivano messi in questione, per una sua decisione personale, cio per un atto d’audacia, in perfetta solitudine. ‘Ma un terzo carattere comune, che non é stato ancora rileva- 259 to, & che tu i una pal egelismo, Nella dissoluzione dellhe helling, tanto nel suo aspetto prehegeliano qua to nel suo sviluppo posthegeliano, giacché, a ben guardare, Ia fi sofia hegeliana poteva essere messa in crisi solo da chi vi av ampiamente partecipato, e Schelling, appunto, considerava certo senso la filosofia come la conseguenza della propria losofia, come Ja propria afilosofia anteriore» portata alla sua g soltanto, che aveva dato il via al pen- siero di Hegel, poteva poi negarlo e «voltare una nuova pagina . Schelling & pensatore prehegeliano e posthegeliano a un tempo, per un verso realizzato e cont in Hegel e per Paltro verso su negatore ¢ oltrepassatore, nell’ambito della grande metafisica deil’ideatismo tedesco intesa come una metafisica dell’essere e non dell’ente, del pensiero reale e non dell’astrazione. Non per nulla jerkergaard, com’é noto, ne subi ’influenza, malgrado l’insod- disfazione finale, e la subi molto pit fortemente di quanto non si creda: basti pensare alla tesi centrale dell'irreducibilita d stenza ¢ della realta al pensiero astratto, Anche in Russia le cr ‘ov'essa fu molto per tempo proseguita, in prospettata natura alla 5. Ascendenza schellinghiana della filosofia dell'esistenza, c Pr fatto cosi esplicito da diventare caratterizzante. Per quanto ri- guarda Jaspers esso era gia palese, e da me notato, in brevi allu- sioni tanto di Vernunft und Existenz quanto di Die geistige Situa- tion der Zeit, oltre to richiamo jaspersiano a Schelling ero stato in dal 1937, quando seppi che Jaspers aveva stto e forse unico allievo una dissertazione su lero approfittare di questa occasione per ren- dere omaggio alia memoria di lannes Kampffmeyer, al quale, per la mediz ie di Jaspers, mi legavano vincol cordiale ami- cizia, e che ebbe tempo di scrivere una volumi1 dissertazione su Schelling und Deutschland (1939) — la qui ce dattiloscritta all'universita di Heidelberg — prima di cadere da- vanti a Leningrado nella guerra intrapresa da un regime ch’egli awversava: tragico destino d’una gioventt: crudelmente presa fra Vaspirazione alla liberta ¢ un fato di schiavitd, e fra la ripugnanza verso lo spirito di sopraffazione che si era impadronito del suo paese e l’amore verso la propria patria. Un’esperienza schellinghiana era chiara anche in Berdjaev, er quanto eg! sua Autobiografia, cerchi dj attenuarla, I fatto stesso che il suo retroscena culturale é russo lo conferma, giacché, come si é visto, ¢ in Russia che fu combattuta veramente_ lo stesso Berdjae' Berdjaev s'é.a 0 occupato di Chomjakov, dic so, al punto che, come gia prima di lui Sevyrev, era andato a visitare S i da parte di Schelling unica pro- a fu la Prefazione a Cousin del 1834 (gia edita co- 261 shelling fut-il un précurseur de la philoso- ‘sono spesso domandato se non fosse inghiana di filosofia positiva all’origine delle mie me- prima della guerra del 1914; pensavo specialmente all'Esposizione del vero empirismo, che son qu aver letto 0 percorso quando preparavo la mia memoria su Schelling ¢ Coleridge, cio? negli anni 1908-1909. Ma devo confessare che ‘quando cercai di rileggere, qualche anno fa, questo scritto, non vi trovai nulla che s’ io pensi pure bisogna pandgsi principalme: Scussione con Hegel ‘con simpatia, e, quand’é criticato, lo & in fondo con le sue stesse armi, e che i Fragments philasophiques 1909-1914 attestano ’at- tenzione rivolta da Marcel a uno Schelling anticipatore d’una filo- sofia del concreto, di carattere nettamente antihegeliano (pp. 16, 17, 46). Del resto all’ore re che amico di Jean ita la derivazione sch coneréte del 1957 afferma che fra i grat ling fu quello che maggiormente agi su ta decisiva» derivant \istinzione tra filosofia po: ravvedere, al termine dell ‘una luce che forse avrebbe un giorno rischiarato il mio ‘cammino. Non c’era forse una via ardua che avrebbe permesso di accedere a un empirismo superiore, ¢ di dar soddisfazione a ‘quell’esigenza dell’individuale e del concreto che portavo in me? i sperienza, lungi dall’essere un trampolino, non Recentemente, quando le dissertazione del 1909, scritti pid tardi, dalle Ricerche sulla libert alla filosofia positiva, ge a indagare le affinita tra i due pensatori nei loro ulte- perfetta autonomia, eppur ud dire che il quadro & completo. A dire il vero era poco probabi- Je che non si trovasse Schel Hee saggio nietz~ ud capire par! Monadologia di Leibniz, con la Fenomenologia di Hegel e in primo luogo conte Ricerche sulla liberté umana di Schelling (p. 233). 1 nessi fra Nietzsche e Schelling con ulteriori considerazioni sulla conclusio- torno al rapporto fra essere e ente, fra metafisica e ont liberta e sistema, fra panteismo e antropom ni fondamentali per chiarire la genesi dell dissoluzione dell’idealismo. Del resto non pud essere cl gnificativa V’approvazione data da Gabriel Marcel ¢ Heidegger al famoso libro di Walter Schulz, che ha tin iberta, ling piu tardo, col che non contrasta — anzi vi si connette strettamente — la tesi che ho sostenuto altrove di Schel- ling come pensatore postheideggeriano, evidenziandosene un cir- 263 interpretazione dell’ ultimo Schelling pud venir inno- artire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto ‘Schelling all’origine del suo pensiero, si che proprio sul prolunga- ‘mento del discorso intrapreso da Heidegger é possibile reincontra- re uno Schelling attualissimo e particolarmente eloquente nella si- tuazione odierna. 6, L’esistenzialismo non é un umanismo Ho volutamente indugiato sulla componente schellinghiana nella genesi dell’esistenzialismo in tutte le sue correnti perché un aspetto che non é stato ancora sufficientemente rilevato e del qua- le converrebbe dare un’adeguata trattazione, capace di rivelarsi assai fruttuosa non solo sul piano storico ma anche su quello teo- rico, ai fini del dibattito filosofico odierno. Vorrei concludere ora con alcune considerazioni sull’aspetto speculativo lismo, visto come movimento abbastanza definito ¢ nel complesso sufficientemente omogenco, malgrado le grandi differenze che, com’é ovvio, distinguono corrente da corrente e pensatore da pen- lo spiritualismo © come necessariamente avversato jumunismo quanto dal marxismo, il che contr 1 dal ttosto vorrei aggiungere qualche precisazione sui suoi rap- inlamo ool ara mo. Il culmine della filo- vista, apparira chiaro che cosa carattere profetico, edificante, consolatorio all’esistenzialismo essi non fanno che precisare sé a sé stessi. Pit particolarmente l’esistenzialismo potra opportunamente ricordare al marxismo — a cui lo lega la comunita dell’origine, € quindi lidentita della problematica ¢ il carattere alternativo della 264 soluzione — che la sua avversione ai cor vismo non lo fa massa ¢ di colletti- non @ nemmeno pen- sabile se non si abban¢ Ja riduzione dell’ uomo a storia ¢ se non: trascendere la situazione, quanto riguarda il neoilluminismo — che agli occhi istenzialismo non pud sembrare che arcaico, tanto nella sua icante e consolatorio pud Togo se non per il «Dio sembra ogni richiamo ¢ ingiusta definizione crociana dell’esistenzialismo come praefatio ad missamn. E se tal filosofia ha un carattere «profetico», non tocca proprio alla cautela critica, i cui i neoilluministi, almeno quelli di origine storicistica, sono , collocare storicamente gli existenzialisti, e quindi non di- menticare, ad esempio, che Heidegger proviene da una humus i profonde e persistenti tracce hanno la- ‘0 un Meister Eckhart, un BOhme, uno Hamann, col che mol- te delle sue sorprendenti dichiarazioni e molti suoi oracolari atteg- ‘0 autentico significa- 10 pud aver assunto rico & diventato elogio d ‘olare e del problema d della ragione come se la super- modestia non si limitasse se non a co- del mpinsme, che evita accurata- "un pensi pid occulta © mitficants 265 con Pimpeto della rinnovazione o a dispiess tuendo una tradizione, ma tale da rendere of degna del nome, volta al futuro proprio in virta del suo stesso ciot della verita ch’essa sorgivamente e originariamen- @ che Pesistenzialismo non @ un umanismo, perché s?impernia sul concetto centrale, sul quale si trovano tutti @’accor- dun rapporto problematico fra uomo ed essere, fa esistenza singola ¢ verita. Esso non ha niente a che fare col «pessimismo eroico» rmanismo, che con la retorica d’una liberta affidata a sé stes- intesa come condanna dell’uomo, copre Vhybris dell’uomo fabbro del propr i drone delle proprie leg- gi, onnipotente nella sua impotenza, ¢ quindi in fondo dimentico dell’inseparabile rapporto fra essere e fiberta, come se Iu della prassi pura, sospesa su sé stessa, non annullasse la stessa berta. Certo, il rapporto fra essere ¢ liberta ha sempre qualcosa di «tragico», in quanto é fondamento del rischio e della precarieta inerente alle cose umane, ¢ l’esistenzialismo non pud non essere meditazione odiemna: I’inseparabilita di essere e liberta. 7, La filosofia dellesistenza come ontologia della liberta lloca con una sua robusta e non nel grande solco della filosofia moder- na, la cui essenza @ appunto dessere, io credo, «filosofia della li- 266 bertan. Essere e liberta sono i due poli dell’ operosita dell’ uomo, Tl nascondimento di Dio lascia all’uomo la totalit dell’impegno, ‘ma non la totalita dell'azione, perché la prassi abbandonata a sé stessa non sarebbe che sopraffatrice e violenta, cosi distruttiva da finire col distruggere anche sé stessa. Jaspers afferma che la liber- t& abbandonata a sé stessa intristisce ¢ muore, e Berdjaev giunge liberta vera non é quella ma quella ch’egli esige da me; anzi, sulle orme di Baader s’arri- schia ad affermare paradossalmente che « faccio perché son saputo, conosciuto, voluto, fatto». Superfluo ricordare il concetto heideggeriano di «ascolto» d {av ed & gusto che cx la concepisce in tal modo deve pol enside- rarla come una condanna e una prigione dell’ uomo. La liberta é stimolata e sorretta dall’essere. Non & che vorrebbe dire che destinata a distrug- si che col suo stesso esercizio ia che la sollecita in qlan- consegna, e che la regola in quanto richiede d’esser il primo rta @ legata all’essere, ch’essa lo af- ferma anche quando lo rinnega, nell’atto con cui essa, tradendo fatto che la liberté pud negarsi solo Pessere, distrugge sé stesss é pud distruggersi solo con wn atto esercita, sere proprio in quanto lo tradisce, ci berta: iberamente esso si concede allatto che lo afferma potendo 267 rifiutarlo, o lo rinnega potendo accoglierlo. Se la liberta non é tale senza I’essere, anche Pessere non é tale senza liberta. L’essere é un ento o al rifiuto, al pun- accoglicloo respingelo,affermarlo ot in fondo tutt’uno. Solo la liberta precede e pud precedere la liber- 1a, e quind nel senso che la slancia. Sostenere che I’ sa ben diversa che abbandonare essere all essere alla libert significa abbandonare berta che vi si ancora, e che vi attinge 0 regola e slancio. ntologia della li- che, passata la moda, hanno cessato di dichiararsi tali mol pur non essendolo mai stati veramente, s’erano allora professati esistenzialisti —, quale in fondo scoprii d’essere sin dal momento che, con immediata congenialita, m’accostai tanti anni fa a quei testi, anche se in quel momento, per scrupolo di cautela speculat va, preferii presentarmi come storico dell’esistenzialisimo. Per questo programma d'un’ ontologia della liberta, al quale mi son dedicato ¢ intendo dedicarmi ulteriormente, l’esistenzialismo non 268 é per nulla passato ¢ non ha affatto chiuso il suo ciclo, ché anzi ne hha inaugurato uno nuovo: non solo propone un né prassistico né contemplativistico, ma non percid meno critica di quest’ultima, anzi pit vigile e con- sapevole. 269

También podría gustarte