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Niccol Machiavelli

Principe
a cura di Pietro Genesini

GOLPE ET LIONE

IUSTITIA ET PAX

Firenze 1513
La versione in italiano stata condotta su
Machiavelli N., Principe, a cura di Luigi Firpo, Einaudi, Torino1972.
Edizione elettronica senza diritti dautore di Liber liber

Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 2


INDICE

INRODUZIONE ......................................................... 5 CAPITOLO 7. DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI


ALIENIS ARMIS ED FORTUNA
1. LE ARMI. LESERCITO SEMPRE VINCENTE ............... 6
ACQUIRUNTUR...................................................... 23
2. LA SCIENZA DELLA POLITICA E LETICA: UN
ROVESCIAMENTO? ..................................................... 6
CAPITOLO 8. DE HIS QUI PER SCELERA AD
3. LA SCIENZA DELLA POLITICA E LA REALT
PRINCIPATUM PERVENERE. ............................. 26
EFFETTUALE ............................................................. 7
4. LUOMO REALE ...................................................... 7
5. IL PRINCIPE E LO STATO ......................................... 7 CAPITOLO 9. DE PRINCIPATU CIVILI. ........... 27
6. LA FORZA E LASTUZIA .......................................... 8
7. LA SINTONIA DELLAZIONE CON LE CIRCOSTANZE.. 8 CAPITOLO 10. QUOMODO OMNIUM
8. LA VIRT MILITARE................................................ 8 PRINCIPATUUM VIRES PERPENDI DEBEANT.29
9. LA FORTUNA .......................................................... 8
10. LIMPETO ............................................................. 9 CAPITOLO 11. DE PRINCIPATIBUS
11. I GIOVANI ............................................................. 9 ECCLESIASTICIS................................................... 30
12. UNA PROPOSTA GENIALE NELLA CONCLUSIONE:
LUNIFICAZIONE DELLITALIA .................................. 10 CAPITOLO 12. QUOT SINT GENERA MILITIAE
13.1 UN CONFRONTO: TOMMASO DAQUINO ........... 10 ET DE MERCENNARIIS MILITIBUS. ................ 31
13.2 UN CONFRONTO: DANTE .................................. 11
13.3 UN CONFRONTO: BOCCACCIO .......................... 12 CAPITOLO 13. DE MILITIBUS AUXILIARIIS,
14. LA CONTINUAZIONE DELLA RIFLESSIONE POLITICA: MIXTIS ED PROPRIIS. .......................................... 32
LA MANDRAGOLA .................................................... 13
15. LANTIMACHIAVELLI: BOTERO E LA RAGION DI CAPITOLO 14. QUOD PRINCIPEM DECEAT
STATO (1589) .......................................................... 13 CIRCA MILITIAM.................................................. 34
15. UNA VALUTAZIONE. LA STRATEGIA DEI
CONFRONTI .............................................................. 14 CAPITOLO 15. DE HIS REBUS QUIBUS
HOMINES ET PRAESERTIM PRINCIPES
PRINCIPE ................................................................. 15 LAUDANTUR AUT VITUPERANTUR. ............... 35

DEDICA..................................................................... 15 CAPITOLO 16. DE LIBERALITATE ET


PARSIMONIA. ......................................................... 35
NICOLAUS MACLAVELLUS AD MAGNIFICUM
LAURENTIUM MEDICEM.................................... 15 CAPITOLO 17. DE CRUDELITATE ED
PIETATE; ET AN SIT MELIUS AMARI QUAM
CAPITOLO 1. QUOT SINT GENERA TIMERI, VEL E CONTRA. .................................... 36
PRINCIPATUUM ET QUIBUS MODIS
ACQUIRANTUR. ..................................................... 15 CAPITOLO 18. QUOMODO FIDES A
PRINCIPIBUS SIT SERVANDA............................ 37
CAPITOLO 2. DE PRINCIPATIBUS
HEREDITARIIS. ...................................................... 15 CAPITOLO 19. DE CONTEMPTU ED ODIO
FUGIENDO............................................................... 39
CAPITOLO 3. DE PRINCIPATIBUS MIXTIS..... 16
CAPITOLO 20. AN ARCES ED MULTA ALIA
CAPITOLO 4. CUR DARII REGNUM QUOD QUAE COTIDIE A PRINCIPIBUS FIUNT UTILIA
ALEXANDER OCCUPAVERAT A AN INUTILIA SINT................................................. 42
SUCCESSORIBUS SUIS POST ALEXANDRI
MORTEM NON DEFECIT. .................................... 20 CAPITOLO 21. QUOD PRINCIPEM DECEAT UT
EGREGIUS HABEATUR........................................ 44
CAPITOLO 5. QUOMODO ADMINISTRANDAE
SUNT CIVITATES VEL PRINCIPATUS, QUI, CAPITOLO 22. DE HIS QUOS A SECRETIS
ANTEQUAM OCCUPARENTUR SUIS LEGIBUS PRINCIPES HABENT. ............................................ 45
VIVEBANT. .............................................................. 21
CAPITOLO 23. QUOMODO ADULATORES SINT
CAPITOLO 6. DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI FUGIENDI. ............................................................... 46
ARMIS PROPRIIS ED VIRTUTE
ACQUIRUNTUR. ..................................................... 21 CAPITOLO 24. CUR ITALIAE PRINCIPES
REGNUM AMISERUNT......................................... 47
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 3
CAPITOLO 25. QUANTUM FORTUNA IN
REBUS HUMANIS POSSIT, ET QUOMODO ILLI
SIT OCCURRENDUM. ........................................... 47

CAPITOLO 26. EXHORTATIO AD


CAPESSENDAM ITALIAM IN
LIBERTATEMQUE A BARBARIS
VINDICANDAM. ..................................................... 48

Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 4


INRODUZIONE Gli estimatori laici di Machiavelli non si accorgo-
no nemmeno che il teorico fiorentino pensa a un
Niccol Machiavelli (1469-1527) scrive Il princi- principe italiano che umanisticamente crea il suo
pe tra il 1512 e il 1513, quando con il ritorno dei principato come unopera darte, quando gli altri
Medici a Firenze stato allontanato dagli incarichi Stati europei avevano raggiunto una notevole
pubblici. Con questa breve operetta pensa di rien- complessit organizzativa, che richiedeva decisio-
trare nelle grazie degli antichi governanti. Le cose ni collegiali e una enorme burocrazia.
vanno invece molto per le lunghe, lavvicinamento Oltre a ci gli estimatori, convinti che la politica si
lentissimo. E, quanto riesce, c un nuovo colpo debba separare dalla morale religiosa, non si ac-
di stato degli antichi amici, che lo lasciano da par- corgono di tessere lelogio del crimine, e il crimine
te. Egli non fa tempo ad addolorarsi e a riflettere, non meno crimine perch compiuto dal principe
perch muore. o dallo Stato. Essi, ancora, non si accorgono che la
Lopera un regalo alla Casa de Medici (alla fine morale religiosa non esiste, una loro invenzione,
nella figura di Lorenzino de Medici), con cui lex dettata da ignoranza e da interessi di parte. Morale
segretario della Repubblica fiorentina presenta le il termine latino che traduce letica greca. Etica
sue capacit per farsi riassumere. significa costume, costume sociale. E la Chiesa,
Il testo ad un tempo presuntuoso e infido. Lau- erede del pensiero aristotelico, ha sempre inteso
tore pensa di poter dare consigli, lui, un parvenu letica come insieme di norme che regolano il
della politica, ai Medici, che sono da sempre al comportamento sociale dei sudditi o dei cittadini
governi della citt. Ed applica la pratica del volta- come dei governanti.
gabbana, che aveva in esso teorizzata: scaricare gli A distanza di secoli il nuovo principe stato rap-
amici e rientrare nelle grazie del nuovo signore. presentato dal partito rivoluzionario o, meglio, dal-
Ma un governante, ogni governante, ha bisogno di la lite dirigente. Ben inteso, come il principe di
uomini di fiducia, non di voltagabbana che lo pian- Machiavelli, questa lite commetteva crimini non
tino o lo tradiscano nei momenti difficili. Il realista per soddisfazione personale, ma per il bene dello
Machiavelli, che aveva scoperto la realt effettua- Stato e della popolazione, che essa doveva gover-
le, non aveva capito questi principi di comporta- nare o guidare al successo.
mento spicciolo. Nel 1509 la popolazione veneta Sul piano teorico lopera di Machiavelli debolis-
non era passata al nemico, dopo la sconfitta vene- sima in quanto stata scritta con scopi extrapoliti-
ziana di Agnadello. ci, cio perch scritta intenzionalmente ad per-
Loperetta, scritta in uno splendido fiorentino, vie- sonam per chiedere un posto di lavoro. Questi mo-
ne normalmente interpretata come il primo trattato tivi la inquinano e provocano tutti i problemi legati
politico nel senso moderno del termine: lautore al paradosso di Epimenide. La dedica insomma la
separa la scienza politica dalla morale, poich la inficia completamente. Tuttavia lo stesso autore
morale ha le sue regole e la scienza politica le sue. mostra quel che succede, se si applicano i suoi
E luomo politico deve seguire le regole della poli- principi, in unaltra opera che apparentemente non
tica e non quelle della morale, se vuole mantenere parla di politica: la Mandragola, la pi bella com-
il potere. Linterpretazione forzata e interessata. media italiana del Cinquecento. Nella Mandragola
forzata perch dimentica le circostanze precise i piccoli uomini si sono improvvisati principi nella
in cui stata elaborata e perch in tal modo letta loro vita privata, hanno ottenuto ci che volevano,
more absoluto. interessata, perch coloro che la ma nel contempo hanno minato quei valori che
propongono vogliono semplicemente avere un te- stanno alla base della societ. Indubbiamente una
sto da opporre, con cui opporsi alla Chiesa cattoli- grande conquista.
ca e giustificare i propri crimini. Callimaco ha avuto con linganno il corpo di Lu-
Cos Il principe, unopera doccasione per chiede- crezia, onestissima e per di pi sposata. Ma la don-
re un posto di lavoro, diventa il simbolo del pen- na ritorce linganno contro lamante (e il marito):
siero laico contro loscurantismo e il moralismo avr il controllo delle loro vite e delle loro azioni.
della Chiesa cattolica... Insomma, se il principe inganna, non pu preten-
Oltre a ci i lettori laici non colgono mai la con- dere che gli altri principi non facciano altrettanto.
traddizione che pervade il testo: se tu mi suggerisci E lindividuo privato, se si comporta come un
la pratica del voltagabbana (vedo che tu lhai gi principe in miniatura, non pu pretendere che gli
messa in pratica), che cosa mi assicura che tu non altri individui non facciano la stessa cosa. In tal
la rifaccia ancora in caso di mie difficolt? Sia il modo larma dellinganno o dellomicidio am-
principe de Medici sia il lettore un po avveduto piamente spuntata: chi la usa deve prendere pre-
avrebbe colto subito questa riproposizione del pa- cauzioni per evitare prevedibili rappresaglie. E de-
radosso di Epimenide cretese. ve tenere presente che la pratica dellinganno di-
Ben altra cosa il trattato di governo Della ragion venta comportamento normale, che condiziona le
di Stato scritto dal gesuita Giovanni Botero (1544- azioni di tutti e che fa perdere fiducia negli accordi
1617) nel 1589. stipulati. E fa perdere anche tempo.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 5
I lettori del segretario fiorentino non si sono accor-
ti che la commedia pi che le altre opere coeve ap- 2. La scienza della politica e letica: un
profondisce le ricerche sui rapporti tra infrazione rovesciamento?
della morale e conseguimento dei fini. Per di pi
lautore, con grande senso della didattica, calava il Machiavelli non il fondatore della scienza politi-
problema in uno spaccato effettivo di vita sociale. ca nel senso moderno del termine. Le sue idee era-
Machiavelli va letto tenendo presente che quel che no normalmente praticate dai regnanti o dai potenti
scrive era noto da sempre alle varie classi domi- di tutto il mondo. Il suo merito stato invece di
nanti o ai vari principi. E che quanto propone nel mettere su carte questa se dicente scienza politica e
Principe va integrato con quanto egli stesso dice di aver provocato, con questopera provocatoria,
nella commedia. un lunghissimo dibattito su politica e morale, che
Conviene ora esaminare alcuni tremi delloperetta. durato sino ai nostri giorni. Le sue riflessioni e le
sue teorie per sono state usate strumentalmente
1. Le armi. Lesercito sempre vincente contro la morale e la Chiesa cattolica, da laici i-
gnoranti che avevano bisogno di una giustificazio-
LItalia del tempo era divisa in tanti Staterelli, ne teorica per i loro crimini. Laici che chiaramente
sempre in lotta tra loro, se qualcuno diventava non facevano parte di alcuna classe dirigente, al-
troppo potente, gli altri si coalizzavano contro di trimenti avrebbero conosciuto da sempre le regole
lui e lo sconfiggevano. Come succede a Venezia della politica e della morale e il loro rapporto.
nella battaglia di Agnadello (1509). La morale ha valore neutro: indica i costumi di una
Machiavelli figlio diretto dellUmanesimo, cre- societ. Essa si esplica nelle regole e nelle leggi. Il
de che luomo si faccia da s e che ognuno sia ar- senso di una regola (poco impegnativa) o di una
tefice del proprio destino, magri con un po di for- legge (che coercitiva) facile da capire: servono
tuna. Egli non ha perso la mentalit comunale, per regolare, per ridurre i conflitti sociali. Io ho il
quando ormai erano comparsi gli Stati nazionali, diritto di passare per questa strada, tu mi lasci pas-
capaci di disporre di enormi risorse, in pace come sare. Non possiamo sprecare tempo a litigare ogni
in guerra. La Spagna aveva raggiunto lunit nel volta: un dispendio per me ed un dispendio per
1492, poi cera la Francia, lInghilterra e quindi te. meglio, pi razionale regolare o trovare un
lImpero asburgico. LItalia era divisa e frantuma- accordo: passi gratis o ogni volta che passi paghi il
ta. pedaggio.
Il segretario fiorentino professa i valori nobiliari La morale religiosa perci non esiste, esiste soltan-
tradizionali: fare la guerra. Con gli annessi e con- to la morale sociale. Non ci pu essere rovescia-
nessi: giocare alla guerra, costruirsi un proprio mento di qualcosa che non esiste. Machiavelli non
principato, guidare il proprio esercito, allargare il rovescia nulla. La morale dice che non si deve n
proprio Staterello, conseguire onore e gloria sul rubare n uccidere ecc. I motivi sono evidenti:
campo di battaglia. Il principe, lo Stato, non al conviene a tutti evitare dispendiosi conflitti sociali,
servizio della popolazione. Al contrario la popola- che minacciavano la stessa sussistenza della socie-
zione fornisce la manodopera per costituire t. Machiavelli dice: in caso di necessit e per il
lesercito o, altrimenti, una banda armata con cui bene dello Stato il principe pu uccidere. Lautore
aggredire il paese vicino. Questi sono i valori poli- per pone delle chiare delimitazione alla scelta di
tici del principe. E governare significa partecipare questa soluzione. E la condizione pi cogente il
a una enorme partita a scacchi giocata sul piano bene dello Stato, cio della societ. Si tratta quindi
internazionale con gli altri principi o con gli altri soltanto di una prosecuzione dellidea, ovvia, che
sovrani. E poi, finita una partita, se ne comincia ogni individuo ha il diritto di difendersi e ogni Sta-
unaltra. to ha a sua volta il diritto di difendersi. I nemici
Lattenzione allesercito, che occupa diversi capi- possono essere un individuo pericoloso al suo in-
toli del volumetto, quindi facilmente comprensi- terno o uno Stato aggressore ai suoi confini. Ben
bile. inteso, anchesso pu essere laggressore
Lautore immagina quale deve essere lesercito Il problema sorge, come nota lo stesso autore, se lo
sempre vincente riflettendo sugli eserciti antichi e Stato o il principe fanno abuso di queste libert
sugli eserciti moderni. La discussione lo infiamma. che si prende. Perci lautore precisa: le motiva-
Tratta ampiamente il problema in ben tre capitoli: zioni devono essere chiarissime, comprensibilis-
12, 13, 14.. sime e, al limite, condivisibili. E aggiunge un co-
Il mondo antico sentito come compresente, anche rollario: mai il principe deve derubare i suoi con-
se erano passati 10 o 15 secoli ed anche se era cittadini, perch si pu dimenticare la morte del
comparsa la polvere da sparo e le mura medioevali padre assassinato, non la perdita del proprio pa-
delle citt avevano ceduto posto ai terrapieni. Que- trimonio.
sta proiezione verso il passato era una ingombrante Al suo tempo queste idee lecito uccidere, le-
eredit umanistica. cito ingannare avevano fatto scandalo perch il
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 6
suo autore le aveva rese pubbliche, mentre da sem- Deve curare la sua immagine presso il suo pubbli-
pre si applicavano, ma con discrezione e profes- co: presso i sudditi o i cittadini come presso gli al-
sando la doppia morale. Ufficialmente dico una tri principi.
cosa, Anella pratica faccio lopposto. La cultura
popolare in proposito ha un proverbio: predicar 4. Luomo reale
bene e razzolar male.
Lo scandalo provocato dal libretto tutto qui: Machiavelli ha una visione pessimistica delluomo
lautore ha ingenuamente divulgato idee stravec- effettuale: stupido, ignorante, credulone, e se tu
chie, pensando di averle scoperte ex novo, studian- mantieni la parola a lui egli non la mantiene a te.
do il comportamento dei principi europei nei dieci Quindi meglio prevenirlo
anni che fa pratica politica al servizio della repub- In questo modo lautore non si accorge che la sua
blica fiorentina. Una pia illusione. Lo scandalo pe- visione delluomo tale che egli con le sue idee
r effettivo: lautore va contro una prassi di fare contribuisce a realizzarla.
e non dire, che aveva le radici nella notte dei tem- Se luomo reale cos. Allora il principe deve par-
pi. lare a questuomo con i linguaggio che un tale
Con questa rivelazione il suo pubblico si metteva uomo capisce. Non deve fare discorsi immaginari
in agitazione, poich si chiedeva quando doveva o ad un uomo che non esiste.
poteva credere al principe e quando non poteva n Il suggerimento assai se si vuole deve stabilire
doveva farlo, perch il principe diceva pubblica- un buon livello di comunicazione. Ma pu far e-
mente che si sentiva in diritto di non mantenere la mergere tutti quegli istinti disaggreganti e antiso-
parola, di uccidere ecc. E magari decideva di pren- ciali che ogni societ cerca faticosamente di con-
dere le sue precauzioni. tenere.
A quanto pare, Machiavelli si era accorto negli an-
ni successivi, quando pubblica la Mandragola, 5. Il principe e lo Stato
delle conseguenze nefaste che derivavano se anche
lindividuo faceva sue e applicava le idee dellope- Il principe di Machiavelli il principe italiano che
retta politica. ha un piccolo Stato. il principe umanista che cer-
Machiavelli quindi non ha rovesciato alcuna mora- ca di espandersi nelle citt o nelle regioni vicine.
le religiosa, n ha fondato alcuna nuova scienza una specie di super-uomo, capace di fondare e al-
della politica: le sue idee erano conosciute ed ap- largare lo Stato con le sue doti di audacia ed astu-
plicate. Le sue novit quindi sono tali soltanto per zia e che vede nello Stato la realizzazione di
coloro che non hanno esperienza di vita n di go- unopera darte, di una citt ideale. anche capace
verno. di conquistare con le armi uno Staterello, diven-
tando, da capo di un esercito prezzolato di due o
3. La scienza della politica e la realt trecento soldati, capo di un principato. Pu essere
effettuale quindi anche un principe nuovo. Al suo tempo casi
simili non erano rari, ma soltanto in Italia.
Machiavelli si vanta di avere scoperto la realt Egli comanda, egli governa, egli guida lesercito,
effettiva, come se prima di lui essa non ci fosse egli fa tutto e sa fare tutto. Lautore non si rende
stata. conto che queste sue idee contrastano proprio con
Egli cerca di trovare le regole, cio le leggi genera- la realt effettuale che propone. In questo caso lo
li, che permettano al principe di gestire tutte le si- Stato dipende dal principe, mentre dovrebbe suc-
tuazioni che gli si presentano. Lamico Guicciar- cedere il contrario. Il Valentino si ammala proprio
dini non credeva affatto a queste possibilit: tutti nel momento pi infausto, e perde lo Stato che vo-
gli eventi sono particolari, perci non sono formu- leva costruirsi nellItalia centrale.
labili leggi generali. Lautore non si accorge che in Italia le cose stanno
Comunque sia, il richiamo alla realt, il suggeri- andando cos: con la morte dellabilissimo Loren-
mento di essere aderenti alla realt sicuramente zo de Medici, finisce lequilibrio tra i vari stati
un consiglio da condividere. E in queste riflessioni italiani e iniziano le invasioni straniere. La perso-
lautore d un contributo significativo, perch in- nalit e le capacit del principe condizionano
troduce sistematicamente e in modo coordinato al- completamente la vita dello Stato e le sue relazioni
cune idee: la realt effettuale, la visione pessimi- con gli altri Staterelli italiani.
stica delluomo, la strategia dellanalisi psicologi- Nello stesso momento gli Stati europei avevano
ca dei protagonisti. Tutte idee che saranno in se- una classe dirigente stabile, numerosa, efficiente,
guito ampiamente approfondite e utilizzate. compatta. La morte o la malattia di un sovrano non
Queste sono le sue conclusioni: ci che conta non avrebbe interferito con le normali attivit delle va-
essere, apparire. Apparire forte, apparire reli- rie istituzioni. Al limite si interrompeva la guerra
gioso ecc. Il principe deve controllare anche il che questi aveva iniziato.
mondo dellimmaginario, il mondo dellapparenza.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 7
6. La forza e lastuzia aere bisogno dellesercito. La guerra perci
lattivit prediletta e principale del principe, prati-
Il segretario fiorentino svolge interessantissime ri- cata oltre ogni ragionevole limite. Basti pensare
flessioni psicologiche sul principe, cio sul gover- alla guerra delle due rose (1455-85) o alla guerra
nante: il principe dovrebbe essere un super-uomo, dei trentanni (1618-1638). Il fatto che i principi,
ma poich spesso non lo , allora deve sembrare di se sconfitti, non perdevano il trono e, ripresisi, po-
avere certe qualit, anche se non le ha. Oltre a ci tevano ritornare a far guerra. La popolazione pa-
non deve avere un modo rigido di affrontare le si- gava duramente per le guerre-gioco dei loro prin-
tuazioni, deve essere flessibile. Deve essere volpe, cipi.
se la situazione richiede questo approccio. Deve Perci Machiavelli esamina gli eserciti antichi, la
essere leone se richiede luso della forza. Non de- falange macedone di Alessandro Magno, lesercito
ve fissarsi ad usare sempre la stessa strategia, al- romano, e cerca di individuare una organizzazione
trimenti verr una situazione che lo trover spiaz- dellesercito schierato in battaglia, capace di assi-
zato e che lo far andare in rovina. E, purtroppo, curare costantemente la vittoria. In questa analisi
nota lautore, una strategia che ci ha fatto vincere dimentica costantemente le nuove armi da fuoco e
sino ad ora non detto che ci faccia vincere anche i nuovi sistemi di difesa, i terrapieni. Dimentica
in futuro. Se le circostanze cambiano, essa si rive- anche che i principati regionali italiani potevano
ler inesorabilmente inadeguata e rovinosa. Ma schierare piccoli eserciti e che invece gli Stati na-
molto difficile abbandonare una strategia che si zionali avevano una enorme quantit di uomini e
intono con il nostro carattere e che ci ha fatto sem- mezzi. Gli eserciti medioevali operavano soltanto
pre vincere, almeno fino a quel momento. destate e poi si scioglievano i nuovi eserciti sono
permanenti.
7. La sintonia dellazione con le circo-
stanze 9. La fortuna

Machiavelli propone di adattare le proprie azioni, Le riflessioni sulla fortuna sono state uno degli
la propria strategia alle circostanze. C chi nasce ambiti in cui lautore ha avuto maggiore fortuna
prudente, applica la prudenza ed ha successo. Per presso i lettori. Il motivo semplice: la sua teoriz-
ha successo finch la prudenza si adatta alle circo- zazione sembrava permettere di controllare sia i
stanze. Verr il momento in cui serve limpeto, casi favorevoli sia i casi sfavorevoli. E quindi un
ma, non essendo abituati allimpeto, si va incontro successo costante.
allinsuccesso e alla sconfitta. La teoria semplice e persuasiva: se la fortuna ti
Insomma luomo pu anche cercare di essere fles- favorevole, allora non ci sono problemi. In questo
sibile, ma la flessibilit non potr mai essere asso- caso per devi organizzarti e devi prendere pre-
luta e il rischio di insuccesso sempre in agguato. cauzioni per quando essa non ti pi favorevole.
Quando non ti favorevole, usi le risorse accumu-
8. La virt militare late, e sei sicuro di superare anche queste circo-
stanze. E fa lesempio, semplice e ingannevole, del
Platone criticava la societ spartana che creava fiume in piena. Quando il fiume in secca, prendi
uomini-soldato: gli esercizi del corpo deturpano la quei provvedimenti che serviranno a contenere le
bellezza dellanima. Aristotele riteneva che la virt acque del fiume in piena. Il fatto che le risorse
stesse nel giusto mezzo: luomo deve essere corag- sono limitate e si conta sul fiume secco per river-
gioso in pace come in guerra, non deve essere mai sarle su ambiti che le richiedono. Poi per si paga
n timido n tracotante. Indubbiamente questi sono lerrore, il fiume tracima e allaga i campi.
ideali di vita, che poi la realt tendeva a smentire Pu succedere anche che non venga nemmeno
costantemente. I greci si sono dissanguati in guerre lidea di rafforzare gli argini del fiume in secca,
civili e hanno cessato di combattersi soltanto quan- cio che non si percepisca nemmeno il pericolo
do sono caduti nelle mani di Alessandro Magno nascosto dietro la calma apparente e perci assolu-
(333 a.C.). tamente invisibile. Molto spesso i pericoli si scor-
Per Machiavelli la virt miliare un valore, che gono quando ormai troppo tardi per porvi rime-
caratterizza il principe. Egli d al termine virt il dio. E pu succedere una calamit naturale assolu-
significato latino (o greco) di valore militare, sal- tamente imprevedibile, perch molto lontana dalla
tando il significato che gli aveva attribuito la Chie- media calcolata fino a quel momento.
sa per 15 secoli: le virt teologali, cardinali ecc. Di Lesempio del fiume sicuramente efficace: al
qui lampio spazio che nel Principe ha la discus- tempo di Machiavelli e per secoli e secoli i fiumi
sione di armi e di eserciti. tracimavano e addirittura cambiavano corso. Con
Il principe deve ingrandire il suo Stato, e allora ha la tecnologia del tempo gli interventi erano costo-
bisogno dellesercito. Deve consolidare il suo stato sissimi e spesso inefficaci.
perch un principe nuovo, e allora continua ad
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 8
Oltre a tutto questo le previsioni si basano sulle- terlo in pratica. Esso richiede invece una aggiunta
sperienza passata, sullesperienza del soggetto. E formidabile di intelligenza e di creativit, perch
questa esperienza pu essere limitata e inadeguata, bisogna concepire qualcosa che nessuno aveva
tale quindi da non eliminare il pericolo. La realt concepito, una idea semplice, geniale, vincente. Il
effettuale si rivela perci molto pi complessa, colpo di mano, limpresa audace, richiede quindi
contorta e ambigua di quanto lautore percepisca. un eccesso di intelligenza. E di freschezza giovani-
poi molto gradevole il paragone della fortuna a le: i giovani non sono ancora divenuti schiavi delle
una donna, una donna per di pi amica dei giovani. abitudini, quelle abitudini che servono nella vita
Qui Machiavelli senza accorgersene si infila in una normale e che riducono ampiamente la fatica.
paradossale tautologia.
La fortuna amica dei giovani, perch essi amano 11. I giovani
il rischio, hanno nulla da perdere e tutto da gua-
dagnare. vero. Proprio per questo motivo gli Ventanni prima del Principe una canzone aveva
adulti non amano il rischio: hanno tutto da perdere risuonato per le vie di Firenze:
e nulla da guadagnare. E mettono a repentaglio la
vecchiaia e quelle risorse che cos faticosamente Quant bella giovinezza,
hanno guadagnato. A loro volta, quando erano sta- che si fugge tuttavia,
ti giovani, si erano dati da fare: avevano nulla da chi vuol esser lieto sia,
perdere e tutto da guadagnare. di doman non c certezza
Queste teorizzazioni mostrano che la Fortuna di
cui si parla non ha niente a che fare con la Provvi- Lorenzo de Medici (1449-1492) non aveva alcuna
denza cristiana della Chiesa cattolica, di Tommaso fiducia nel futuro. Per lui lUmanesimo era del tut-
dAquino e di Dante Alighieri. Non ministra di to tramontato, anche se egli non era certamente in
Dio, non sa trarre il bene anche dal male. la for- una situazione di impotenza. La non belligeranza
tuna antica, la dea bendata che sparge le sue ric- di cui lItalia aveva goduto era merito suo, della
chezze con gli occhi bendati. il caso, che va su- sua riflessione politica e delle sue capacit diplo-
bito afferrato al volo. I giovani usano il loro impe- matiche. Ma il futuro era ingestibile e minaccioso:
to contro di lei, la battono per piegarla al loro la forza cieca e brutale degli Stati nazionali pesava
volee. I vecchi lo hanno gi fatto. sullItalia indifesa e frammentata. E addirittura
Anche in questo caso emerge limpianto umanisti- (ma egli ormai morto da due anni) un principe
co della riflessione. Per gli umanisti ognuno arte- italiano, Ludovico il Moro, signore di Milano,
fice del suo destino. Dopo le invasioni dal 1492 in chiama in Italia, con grande acume politico, le ar-
poi non si poteva pi provare lingenua fiducia mate francesi, per vendicarsi del re di Napoli. Il
umanistica nel potere carismatico delle proprie ca- sovrano francese accorre in aiuto e giunge sino a
pacit e della propria intelligenza. Machiavelli o- Napoli senza che nessun esercito si proponga di
pera una modifica opportuna introducendo lidea fermarlo. Al ritorno viene fermato, ma ormai tutti
di fortuna sfavorevole o sfortuna, che luomo in- gli Stati europei capsicono che lItalia ricca e in-
telligente pu organizzarsi a dominare. difesa.
Curiosamente dopo di lui, con Hegel e con Marx, Lorenzo ha lesperienza di un principe di lunga da-
compare una Provvidenza laica che rende il mondo ta, e sa come difficile affrontare i problemi poli-
effettuale il migliore dei mondi possibili e che tici e le relazioni con gli altri Stati. Machiavelli
motore della storia non ha una esperienza equivalente. un umanista
che pensa ancora di poter controllare il destino
10. Limpeto della citt e del principato e di poter giocare alla
guerra come se la guerra fosse un torneo. Ha sol-
Platone diceva che quando la ragione non ce la fa tanto lesperienza decennale di un segretario che
pi bisogna tornare indietro e ricorrere a una cono- ha fatto alcuni viaggi in Europa a spese della sua
scenza inferiore, quella della fede. Per Machiavelli citt. Perci si abbandona al mito dei giovani e
vale la stessa regola: quando la situazione in stal- della giovinezza, mentre doveva preoccuparsi di
lo, si deve ricorrere a un colpo di mano, allim- creare un ideale di uomo politico responsabile e
peto, che sorprende tutti i calcoli degli avversari. maturo.
Per Machiavelli il colpo di mano la strategia che Nella sua visione luomo politico deve comportar-
rompe le regole stabilite e aggira gli ostacoli. si con laudacia e con limpeto giovanile. Cos
lazione che sconfigge il pensiero e tutti i calcoli anchegli ringiovanisce nel corpo e nello spirito. E,
della ragione. Ben inteso, i colpi di mano che egli per convincere, il segretario fiorentino fa un ragio-
ricorda sono andati tutti a buon fine, ma ci non namento: i giovani sono audaci e si gettano nella
sempre detto lotta, perch non hanno nulla da perdere e tutto da
E comunque il colpo di mano richiede s lazione, guadagnare. Non si accorge che cos dicendo d
ma lazione si limita soltanto ad eseguirlo, a met- una spiegazione alla prudenza e alla mancanza
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 9
dimpeto dei vecchi: questi, dallimpeto, hanno tedeschi, francesi e spagnoli, per lo pi le guerre
tutto da perdere e niente da guadagnare Non europee sono guerre tra case regnanti imparentate
conviene loro essere audaci ma adoperare tutte e che spesso si attacca un avversario indirettamen-
quelle strategie logoranti che sono capaci alla lun- te, nei propri possedimenti esterni.
ga di piegare il nemico. Qui per ormai lautore Lo stesso Dante delinea il profilo di un personag-
uscito dai consigli razionali ed passato alla reto- gio, Carlo Martello dAngi (1271-1295), che fa-
rica, allarte di persuadere. Ed ritornato allazio- ceva incetta di corone regali in tutta Europa per
ne audace, capace di sbloccare una situazione in diritti di eredit (Pd VIII). LItalia era stata in ri-
stallo. tardo con la lingua di due secoli rispetto alle altre
Il consiglio quindi diventa una tautologia: i giova- nazioni europee. Ed ora in ritardo con lidea che
ni arrischiano perch non hanno nulla da perdere si debba costruire uno Stato nazionale forte. Sor-
(se non la vita), i vecchi non arrischiano, perch gono centri regionali forti (Milano, Venezia, Fi-
hanno tutto da perdere (la vita, il regno, la ricchez- renze, Roma, Napoli), favoriti dalle divisioni oro-
za, il potere), e nulla da guadagnare. Per di pi an- grafiche della penisola, che impediscono la realiz-
che a mantenere quel che si ha servono intelligen- zazione di uno Stato unitario negli stessi anni degli
za ed energia. E, su questa linea di pensiero, insi- altri Stati europei. LItalia esisteva nella testa di
ste nel dire che la fortuna amica dei giovani qualche letterato, non nella realt del tempo. Esi-
Unaltra tautologia: non hanno nulla, se si danno steva nella testa di Dante, che la voleva per inse-
da fare, qualcosa sicuramente prenderanno. Ma rita nellImpero, o di Petrarca, con cui finisce il
chiunque, giovane o vecchio, se si d da fare riu- breve trattato di Machiavelli. Gli altri intellettuali
scir ad ottenere qualche risultato. Bisogna almeno italiani non hanno affatto questa idea.
lanciare la lenza, per pescare. Ma lovviet na- LItalia dei letterati o degli intellettuali ancora la
scosta sotto un linguaggio che celebra lazione e repubblica romana (e non lImpero), che andava
che persuade ad agire. E tale linguaggio va ancora dalla Sicilia alle Alpi. Era un ricordo del lontano
oltre le indicazioni della ragione. passato. Dimenticava che i romani avevano unifi-
cato prima la penisola e poi lImpero con strade,
12. Una proposta geniale nella conclu- ponti, acquedotti, citt con piano urbanistico ade-
sione: lunificazione dellItalia guato, commerci
La proposta di Machiavelli interessante, ma
Nel capitolo conclusivo del Principe Machiavelli strumentale ai suoi interessi. Lorenzino non aveva
si riscatta della introduzione con cui aveva chiesto capacit ed aveva altre beghe per il capo. Non rie-
un posto di lavoro a Lorenzino de Medici. Propo- sce nemmeno a gestire il potere nella sua citt: 15
ne a questi di farsi carico di guidare una forza mili- anni dopo che sono tornati, i Medici sono nuova-
tare nazionale con lo scopo di cacciare i barbari mente cacciati dalla citt.
fuori dItalia. Lo fa anche pro domo sua: se la casa interessante il fatto che lex segretario fiorentino
de Medici si fosse proposta di realizzare lidea, ci adduca argomenti ragionevoli (il papa de Medici
sarebbe stato senzaltro bisogno di lui. pu aiutare nello scopo) e argomenti irrazionali
Il fatto che un principe italiano aveva chiamato (sono avvenuti prodigi che sono di buon auspicio
in Italia un potente re straniero. E che nessuno Sta- allimpresa).
to italiano aveva remore ad allearsi con questo o Ma largomentazione pi interessante unaltra:
con quel sovrano straniero, pur di sconfiggere lo Ciro, Mos hanno dimostrato le loro capacit e il
Staterello italiano nemico o che intralciava la pro- loro valore quando la situazione era disperata. Lo
pria politica despansione. Il cambio di alleanze stesso vale per la situazione italiana del presente.
era allordine del giorno. Il cambio, il rovescia- Si potrebbe tradurre lidea di Machiavelli in termi-
mento delle alleanze era allordine del giorno e ni banali e superficiali, da cultura popolare: il bi-
ormai faceva parte delle regole del gioco sogno aguzza lingegno.
Due cose devono essere chiare: Quel che conta che le argomentazioni sono sca-
1. lItalia era debolissima e ricchissima, militar- valcate dalla proposta di passare immediatamente
mente indifesa politicamente divisa e in stallo; e attivisticamente allazione. Ricompare limpeto,
2. Spagna, Francia e Impero non erano conside- in precedenza teorizzato, perch soltanto limpeto
rate forze straniere, anche se ormai erano di- capace di superare una situazione in stallo,
ventati forti Stati nazionali, a causa del perdu- comera lItalia del tempo.
rare dellidea medioevale di Impero universa- Lidea di ricorrere allimpeto riscalda le menti ed i
le. cuori, ma i modi e i tempi in cui lItalia raggiunge
Cos non ci si preoccupava di invitare sul suolo lunit (1849-1870) mostrano che non era adegua-
nazionale i potenti vicini, con la speranza e soprat- to.
tutto lillusione che eliminassero un fastidioso av-
versario. A parte poi che storicamente lItalia me-
ridionale era stata governata alternativamente da
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 10
13.1 Un confronto: Tommaso dAquino Lappannaggio deve dargli prestigio agli occhi dei
cittadini e agli occhi degli altri Stati.
Tommaso dAquino non si interessato soltanto di Tommaso come i trattatisti medioevali teorizzano
Dio, di teologia e di rivelazione, ma anche di poli- una societ statica, che non conosce e che anzi
tica. Scrive un breve trattato sul governo intitolato ostie al cambiamento: le leggi non devono cambia-
De regimine principum (1266), completata da Bar- re se non per essere ulteriormente perfezionate. I
tolomeo da Lucca. Come tutti i trattatisti medioe- cambiamenti producono disordine sociale, perci
vali, Tommaso ha fatto suo il bagaglio della filoso- vanno assolutamente evitati. Si pu per ben im-
fia politica di Aristotele, secondo il quale luomo maginare che a favore dei cambiamenti fossero tut-
zon politicn poich pu vivere e attuare la sua te quelle nuove classi o ceti sociali che stavano
vita soltanto a contatto e con laiuto degli altri uo- emergendo o che sarebbero emerge, i quali soltan-
mini. Egli poi inserisce la visione aristotelica nella to dal cambiamento potevano sperare di consoli-
visione cristiana della vita. Esiste la vita terrena e darsi e difendere i loro interessi. E tuttavia in que-
la vita ultraterrena. E la seconda vita dovrebbe es- sta visione, che pur difende quasi ad oltranza la
sere il fine e la conclusione della prima. In realt tradizione e il potere costituito, c una visione re-
con lo spauracchio o con il premio del paradiso alistica ed assai articolata del potere, dello Stato e
promesso nellaldil il pensiero medioevale e to- dei governanti: il rex non pu fare tutto da solo, ha
mistico si preoccupa di costringere gli uomini ad un assoluto bisogno di consigliere che lo aiutino a
agire rettamente nel la vita terrena. Insomma non prendere le decisioni. Il suo potere assoluto si
la vita terrena in funzione della vita ultraterrena, stempera e cede il passo a forme articolate di or-
ma la vita ultraterrena in funzione di quella terre- ganizzazione sociale e di gestione dei problemi so-
na. ciali.
In questo contesto si esplicano chiaramente quali Il Principe di Machiavelli invece incentrato sulle
devono essere le funzioni dello Stato e, ugualmen- guerre di conquista del principe o sul consolida-
te, della Chiesa: lo Stato si preoccupa di realizzare mento del potere nel caso di un principe nuovo.
il bene terreno (o la felicit terrena), la Chiesa proprietario del regno che ha ereditato o conquista-
completa tale bene e tale felicit indicando e rea- to con la forza o lingegno. Considera i sudditi
lizzando il bene e la felicit ultraterreni. Lo Stato come fonte di entrate per le sue casse, salvo poi a
quindi in funzione dellindividuo, e non vicever- chiedere il loro aiuto quando si trova in difficolt
sa. E la Chiesa diventa la comunit dei credenti con i nemici.
che devono realizzare e prepararsi ad un bene ulte- Machiavelli il pensatore dei tempi nuovi, in cui
riore, che trascende i beni terreni. sono scomparsi i riferimenti e i valori universali,
Per realizzare il suo fine, lo Stato deve assicurare quali lo Stato e la Chiesa. I nuovi Stati sono feroci
giustizia e pace sociale, deve reggere i cittadini, e famelici e non riconoscono altro potere e altri va-
ma deve anche difenderli. LAquinate realista: lori sopra di loro. O si aggredisce o si aggrediti.
nella realt ci sono anche conflitti, e lo Stato deve E comunque la gloria militare un valore da con-
difendere con le armi i suoi cittadini. Lo Stato de- seguire. Da ci deriva un mondo costantemente
ve anche governare leconomia, perch soltanto instabile e dominato dai conflitti.
una economia efficiente e organizzata assicura il
benessere materiale dei cittadini. 13.2 Un confronto: Dante
Tommaso a favore della monarchia, perch sol-
tanto un potere centrale forte pu organizzare in Dante e Machiavelli sono due mondi diversi, in-
modo efficace la societ. Ma il massimo dei beni comprensibili e inconciliabili. Dante luomo po-
pu trasformarsi nella tirannia, il massimo dei ma- litico che paga le sue scelte e va in esilio. Ha la ti-
li. Perci egli considera la democrazia come il ma- pica formazione universale del Medio Evo e delle
le minore. universit medioevali. I sapere deve tendere ad
Altri trattatisti medioevali sono a favore del tiran- unum, allunit. Ha alle spalle tutta la cultura me-
nicidio, quando il monarca diventa tiranno, egoista dioevale. Machiavelli soltanto il segretario di
e autoritario. LAquinate ha posizioni pi sfumate, una piccola repubblica schiacciata tra forze pi
ritiene che ci si debba piegare al tiranno per evitare grandi di essa. E vede il mondo dal punto di vista
mali peggiori. Contro il tiranno deve insorgere di un minuscolo Staterello politicamente instabile.
lopinione pubblica e costringerlo ad andarsene. Dante conosce la guerra. Aveva partecipato come
O Stato guidato dal rex, dal re, che quindi co- cavaliere alla battaglia di Campaldino (1289). E
lui che guida. Il termine medioevale indica tutte vedeva la conflittualit permanente dei vari State-
le forme di governo che al tempo esistevano. E il relli italiani. Ne parla pi volte nella Divina com-
governante al centro della trattazione. Il re de- media: If VI (i conflitti che travagliano Firenze), If
ve preoccuparsi per il bene pubblico. Conseguirlo XXVII (Federico da Montefeltro), Pg VI (i conflit-
il suo compito, per il quale deve essere pagato. ti tra i principi italiani e i conflitti allinterno della
stessa citt). E poi c la morte sul campo di batta-
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 11
glia di Bonconte da Montefeltro, che si raccoman- Con questa scelta lautore riduce limportanza del-
da alla Madonna (Pg V) e di Provenzan Salvani, la teoria a favore dellazione, dellimpeto e della
che viene ucciso e decapitato (Pg XI). fortuna. Questa la novit (o limpoverimento)
Dante vorrebbe realizzare un impero universale nel attuato dal suo pensiero, anche se non si pu dire
quale tutti i cristiani potessero vivere in pace. Ma- chiaramente se tale novit sia vantaggiosa o meno.
chiavelli si accontenta di gestire uno Staterello che
si sente realizzato nel guerreggiare con i propri vi- 13.3 Un confronto: Boccaccio
cini. Egli si trova bene proprio nellItalia contro la
quale Dante lancia una durissima invettiva perch Machiavelli non sa liberarsi delle pastoie della mo-
dilaniata dalle lotte tra i principi locali (Pg VI). rale: propone una nuova morale per il principe,
Su un personaggio vale la pena di richiamare lat- senza capire che era gi nota e praticata e senza
tenzione: Federico da Montefeltro. Federico era un capire il valore e la funzione sociale delle regole
valoroso condottiero di milizie, esperto nellarte della morale o delle leggi stabilite dallo Stato per i
dellinganno. Era volpe, pi che leone. Venuto in sudditi o per i cittadini. Boccaccio (1313-1375)
vecchiaia, si converte ed entra in convento. Ma il invece il pensatore completamente amorale, che
papa Bonifacio VIII lo tenta. Gli chiede un consi- non ha mai scoperto n potr mai scoprire la realt
glio fraudolento per far cadere la citt di Palestri- effettuale, perch egli lha gi incorporata nelle
na. Lo assolveva prima ancora di commettere pec- sue strutture di pensiero. Egli non d giudizi sulla
cato. Federico prima rifiuta e poi cede: doveva far realt n sugli uomini: li rappresenta cos come es-
promesse di pace e poi non mantenerle. Giunto a si sono, ora buoni ora cattivi, ora generosi, ora at-
morte un diavolo logico rivendica a se lanima, si taccati al denaro, ora stupidi ora intelligenti, ora
beffa dellingenuo san Francesco dAssisi: lanima fissati sulle loro idee ora flessibili e creativi
toccava a lui, perch non ci si pu pentire prima di Il Decameron (1349-51) un inno allintelligenza,
peccare. La contraddizione non lo permette. E allastuzia e alla volont. Ser Ciappelletto risolve
lanima di Federico si sente ancora scottata per il un difficilissimo problema che lo riguarda: evitare
fatto di essersi fatta ingannare dal papa. di essere sepolto come un cane in terra sconsacra-
Il dilemma che nel Medio Evo faceva perdere i ta. Con una falsa confessione riesce addirittura a
sonni a teorici e a generali era il seguente: se in- farsi seppellire in un convento e a iniziare a fare
ganni vinci la guerra ma perdi lanima; se non in- miracoli (I, 1).
ganni perdi la guerra e magari salvi lanima. Che Andreuccio da Perugia (II, 5) giovane, inesperto
fare? Normalmente si preferiva vincere la guerra e e perci imprudente. Va a Napoli a comperar ca-
poi pentirsi dei propri peccati. Una buona soluzio- valli, si fa derubare da una prostituta, finisce in
ne. Per Dante valeva la regola generale che luomo una latrina, gira nudo di notte per la citt, si mette
deve farsi ricordare sulla terra. Se vi riusciva con in combriccola con due ladri, deruba lanello di un
una buona azione, bene. Se vi riusciva soltanto con vescovo morto la mattina stessa e se ne ritorna a
una azione malvagia, andava bene lo stesso. Me- casa ricco di esperienza. Ha saputo imparare in
glio non essere ignavi, disprezzati e ignorati da tut- fretta e furia. Non era stupido.
ti, meglio avere limmortalit della fama terrena. Nastagio degli Onesti (V, 8) corteggia senza suc-
Vale la pena di ricordare che come Dante e Tom- cesso una giovanissima ragazza. E allora cambia
maso anche Machiavelli discute con il mondo an- strategia: la conquista spaventandola a morte. Ep-
tico sia con gli autori sia con le opere: il mondo pure, in questo come in altri casi, lastuzia sol-
antico greco e romano costantemente il punto di tanto uno strumento, che, una volta ottenuto il ri-
riferimento, linterlocutore per eccellenza. Costi- sultato sperato, si mette da parte. La ragazza spa-
tuisce lesperienza ereditata dalle nuove genera- ventata alla merc di Nastagio, disposta a fare
zioni. tutto ci che egli vuole. Ma egli non ne approfitta:
Dante e il Medio Evo si avvicinano in modo com- la voleva fare sua moglie e la fa sua moglie.
plesso a tale mondo, consapevoli che la realt Federigo degli Alberighi (V, 9) innamorato e
complessa e che il linguaggio inadeguato. E per- corteggia la donna (per di pi sposata, come se
ci elaborano la teoria dei quattro sensi delle scrit- non ci fossero altre donne oltre a lei) sempre allo
ture. I testi vanno letti in quattro modi diversi e stesso modo, anche se vedeva che la sua strategia
complementari: letterale, allegorico, anagogico, non dava risultati. Addirittura per la donna spreca
morale. tutto il suo patrimonio e diventa povero. La fortu-
Machiavelli riprende questo modo complesso, ma na vuole che la donna, rimasta vedova e dovendosi
lo impoverisce o, altrimenti, lo adatta ai suoi biso- risposare, pensi a lui come marito, non perch lo
gni: lascia soltanto il modo letterale e allegorico, e ami, ma perch rimasta colpita dal suo compor-
abbandona gli altri due. Gli antichi fanno educare tamento: per lei aveva sacrificato anche il falcone
Achille dal centauro Chitone, un essere mezzo che egli amava e che gli procurava sostentamento.
uomo e mezzo animale. Ci vuol dire Egli non ha alcun merito, ma la fortuna (o lin-
telligenza della donna) lo ha baciato ed ritornato
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 12
ricco e, si spera, ora pi avveduto nellamministra- to avviene come un accordo legittimo tra le parti.
re il patrimonio della famiglia. Nicia (e Lucrezia) vuole un figlio ed disposto a
Ser Ciappelletto un vecchio vizioso, espertissimo farsi becco (purch non compaia questo aspetto,
della vita. Il frate suo avversario si formato sui piuttosto fastidioso), pur di avere un figlio. La
libri, che ha imparato a memoria senza veramente donna stata s ingannata, ma marito, madre e
capirli. Ed sensibile agli interessi economici del confessore lhanno ingannata ( sicuramente que-
convento (avere un santo significava buone ele- sto non va bene). Marito, madre e confessore sono
mosine). concreti e badano ai risultati e adattano la morale
Andrecuccio da Perugia, Nastagio degli Onesti e alle loro esigenze, infischiandosene delle remore
Federigo degli Alberighi sono tre giovani di diver- morali della donna. Sono tre (anzi quattro) contro
sa intelligenza, di diversa esperienza e di diversa uno. E il debole sconfitto. Lucrezia si sente in-
condizione sociale. Si scontrano con problemi dif- gannata e se la prende, ma poi fa buon gioco a cat-
ficili, che devono assolutamente risolvere. Non fa- tiva sorte: ha un amante pi giovane e pi abile, il
nno colpi di mano n audaci imprese. Accompa- marito contento, ha il figlio desiderato, domina
gnano con la riflessione o con listinto le loro a- con il suo corpo le modeste pretese e la modesta
zioni. Federigo per di pi un caso interessantis- intelligenza del marito e dellamante. La vincitrice
simo di pensiero rigido, incapace di autorettificar- lei.
si. La societ propone una morale, che motiva: i figli
Il Decameron la pi straordinaria rappresenta- sono legittimi e ladulterio vietato, altrimenti
zione della realt effettuale uscita dalla mente di sorgono conflitti tra a le parti. Le parti in causa
uno scrittore. E presenta una sterminata casistica di trovano un accordo fuori di questa legalit, e quin-
uomini, donne e situazioni della vita. Per di pi di non c nulla da eccepire: i due coniugi voglio-
diverte. no aver figli, Callimaco vuol possedere la donna,
Eppure anche Boccaccio incorre in uno spiacevole madre di lei e confessore sono consenzienti e spin-
contrattempo: alla fine della vita costretto a pren- gono la donna nelle braccia di Callimaco.
dere gli ordini religiosi, per tirare a campare. Egli Laccordo riesce a superare le spinte egoistiche
che odiava i preti e amava i nobili, ma i nobili non che motivano le parti coinvolte. Meglio di cos
lo volevano tra le loro file. Laccordo valido perch le parti, guadagnandoci,
Machiavelli quindi su posizioni teoriche e prati- hanno tutto linteresse di considerarlo valido. In
che molto pi arretrate rispetto allo scrittore di altri casi il figlio illegittimo sarebbe stato cacciato
Certaldo. dal marito cornificato, che avrebbe anche cacciato
la moglie. Questultima poi sarebbe stata vista co-
14. La continuazione della riflessione me una poco di buono dalla societ e dalle altre
politica: la Mandragola donne.
La morale non assoluta, relativa ai soggetti
Con la Mandragola (1518) Machiavelli libera il coinvolti e alle circostanze, ed essi possono elabo-
suo pensiero ed esamina quel che succede quando i rare una morale divergente, che li accontenti o che
privati agiscono come se fossero principi. E tra- risolva i loro problemi
sgrediscono la morale.
15. Lantimachiavelli: Botero e la Ra-
Callimaco vive di rendita a Parigi. Ha sentito par- gion di Stato (1589)
lare di Lucrezia, una donna bellissima. La vuole
possedere. Si precipita perci a Firenze. La donna La risposta della Chiesa al Principe di Machiavelli
sposata con Nicia, un avvocato pi vecchio di lei lopera corposa di un gesuita, Giovani Botero
ed onestissima. Con laiuto di Ligurio, un consi- Botero (1544-1617), intitolata Della Ragion di
gliere factotum, del confessore, della madre di lei e Stato (1589). Lopera come lautore sono presen-
dello stesso marito e approfittando del fatto che i tati come lantimachiavelli, in quanto riporterebbe-
due coniugi vogliono avere figli riesce nel proposi- ro la politica nellalveo della Chiesa e sotto le re-
to. I due divengono amanti. gole della morale: vietato uccidere, derubare, in-
Il paradosso finale della commedia questo: tutti gannare ecc.
sono contenti, tranne Lucrezia, che per si vendi- Naturalmente le cose non stanno cos. Lopera si
ca. Callimaco ha la donna che voleva, il confessore pu contrapporre al Principe soltanto perch il suo
ha un congruo gruzzolo di denaro, il marito ha il autore un gesuita, non per altri motivi, non per-
figlio desiderato e madre di lei ha un nipotino. Il ch proponga idee diverse e in conflitto con quelle
costo stato lonest della donna, che voleva. di Machiavelli. Machiavelli attribuisce le scelte al
Una riflessione che Machiavelli non fa ed i suoi principe, alla volont del principe, che perci re-
critici estimatori nemmeno. La vicenda di Calli- sponsabile delle sue azioni. Il gesuita invece tra-
maco, Nicia e Lucrezia pu essere considerata di sforma i problemi in questioni impersonali: non
poca importanza sociale se se si considera quan- il sovrano voler la guerra, la necessit, soo le
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 13
circostanze che costringono il sovrano a fare l
guerra. la Ragion di Stato, che impone, che do-
mina le azioni dei sovrani dEuropa. In tal modo la
classe dirigente deresponsabilizzata: agisce, ma
non deve pagare, non deve rendere conto delle sue
azioni e delle sue scelte. Non rischia nulla. La Ra-
gion di Stato la nuova divinit, che permette di
giustificare qualsiasi cosa.
Machiavelli il dilettante della politica, che tratta
con la ragione e soprattutto con la passione, con
limpeto giovanile del neofita. Botero lesperto,
il professionista, che si pu permettere di entrare e
di uscire dalla Compagnia di Ges, che allenato e
istruito per affrontare tute le questioni e per porta-
re il discorso o le azioni dove si preventivamente
stabilito.
Botero non scrive per i principati regionali italiani,
scrive per i grandi Stati europei, che si affrontano
tra loro con ferocia e con determinazioni, usando i
sudditi come pedine della scacchiera. Egli si muo-
ve bene in questo ambiente internazionale sorto
dalla dissoluzione dei valori universali del Medio
Evo e dalla nascita degli Stati nazionali, che dal
1492-94 hanno fatto la loro comparsa sulla scena
europea.
E come Botero antimachiavelli soltanto perch
un gesuita, anche se ripete le idee del segretario
fiorentino, cos in seguito Machiavelli diventer il
trombettiere del pensiero laico che si vuole ribella-
re alla Chiesa e alla morale cattolica e che vuol fa-
re professione di anticlericalismo. Letichetta este-
riore cambia il contenuto delle opere. O potenza
del Verbum!

15. Una valutazione. La strategia dei


confronti

Machiavelli si pu capire ed apprezzare soltanto


inserendolo in un contesto pi vasto e confrontan-
dolo con altri autori. La strategia dellanalisi ade-
rente dei suoi testi e laltra strategia, quella dei
confronti, sono semplici, immediate ed efficaci.
Questultima in particolare permette di cogliere
tante sfaccettature che altrimenti resterebbero invi-
sibili.
Le idee del Principe non sono assolute n vanno
prese assolutizzate. Vanno integrate con le idee
che lo stesso autore elabora nella commedia. E
vanno ulteriormente integrate con le idee proposte
da altri autori del suo tempo, del tempo prima e del
tempo dopo.
In tal modo la cultura rivive sotto i nostri occhi, le
questioni perdono i loro carattere astratto ed erudi-
to. Il lettore vede le possibilit che egli ha indicato
ma ha presente anche le altre possibilit che altri
autori hanno indicato. E fa esperienza. La potr
spendere per elaborare le sue teorie e per navigare
senza pericoli o con meno pericoli nel gran mondo
della vita.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 14
bene la natura dei popoli, bisogna essere principe;
PRINCIPE e, ugualmente, per conoscere bene quella dei prin-
cipi, bisogna far parte del popolo.
Dedica 3. Pigli dunque la Vostra Magnificenza questo pic-
colo dono con quellanimo con cui io glielo man-
do. E, se Voi lo considerate e lo leggete in modo
NICOLAUS MACLAVELLUS AD diligente, scoprirete il mio estremo desiderio che
MAGNIFICUM LAURENTIUM ME- Voi perveniate a quella grandezza che la fortuna e
DICEM. le altre vostre qualit promettono. E, se Vostra
[Nicol Machiavelli al Magnifico Lorenzo de Magnificenza dalla cima della sua altezza qualche
Medici 1 ] volta volger gli occhi verso questi luoghi bassi,
conoscer quanto io indegnamente sopporti una
1. Il pi delle volte coloro che desiderano acquista- fortuna avversa cos grande e continua.
re grazia presso un Principe sono soliti farglisi in-
contro con quelle cose che essi hanno pi care o
con quelle con cui lo vedono pi dilettarsi. Perci Capitolo 1. Quot sint genera prin-
molte volte si vede che ai principi sono presentati cipatuum et quibus modis acqui-
cavalli, armi, drappi doro, pietre preziose e simili rantur.
ornamenti, degni della sua grandezza. Poich io
[Di quanti generi sono i principati e in quanti modi
desidero offrire alla Vostra Magnificenza qualche
si acquistano]
testimonianza della mia pi totale deferenza 2 verso
di essa, non ho trovato tra la mia suppellettile cosa
1. Tutti gli Stati e tutti i Dominii, che hanno avuto
alcuna che io abbia pi cara o tanto stimi quanto la
ed hanno potere sopra gli uomini, sono stati e sono
conoscenza delle azioni degli uomini grandi, ap-
o repubbliche o principati 3 . I principati sono eredi-
presa con una lunga esperienza degli avvenimenti
tari, quando il sangue del loro signore stato per
contemporanei ed uno studio assiduo degli avve-
lungo tempo principe, o sono nuovi. I nuovi o so-
nimenti antichi. Io li ho pensati e li ho esaminati a
no completamente nuovi, come fu Milano per
lungo con grande diligenza. Poi li ho condensati in
Francesco Sforza 4 , o sono aggiunti in un secondo
un piccolo volume, che ora mando alla Magnifi-
momento allo stato ereditario del principe che li
cenza Vostra.
acquista, come il regno di Napoli per il re di Spa-
2. E, bench io giudichi questopera indegna di
gna 5 . Questi dominii cos acquistati o sono abituati
Voi, tuttavia confido assai che per il vostro deside-
a vivere sotto un principe o sono abituati ad essere
rio di cultura la gradiate, poich io non posso fare
liberi. E si acquistano o con le armi di altri o con le
un dono maggiore, che darvi la capacit di poter
proprie, o per fortuna o per virt 6 .
capire in brevissimo tempo tutto quello che io ho
conosciuto in tanti anni, con tanti disagi e tanti pe-
ricoli. Io non ho adornato n riempito questopera
con periodi cadenzati, parole ampollose e magnifi-
Capitolo 2. De principatibus he-
che o qualunque altra ricercatezza o ornamento e-
reditariis.
steriore con i quali molti sogliono descrivere e a- [I principati ereditari]
dornare le loro opere. Io ho voluto che ogni cosa la
onori o che solamente la variet della materia e la
gravit dellargomento la renda gradita. N voglio
che sia reputata presunzione se un uomo di basso 3
Lautore insiste su biforcazioni nette, scandite da ...
ed infimo rango sociale ardisce discutere e dettar
o.... Queste alternative recise derivano dalla logica
regole per i governi dei principi, perch, come i
medioevale, ma gi la lingua latina aveva aut... aut...,
geografi, che disegnano i paesi, si pongano in bas-
per indicare che una alternativa escludeva laltra, e
so, nella pianura, per considerare la natura dei vel... vel..., per indicare che una alternativa non e-
monti e dei luoghi sopraelevati; e poi si pongano scludeva laltra.
in alto, sopra i monti, per considerare quella dei 4
Francesco Sforza (1401-1466), capitano di ventura,
luoghi pi bassi; allo stesso modo, per conoscere sposa Bianca Maria Visconti, figlia di Filippo Maria
Visconti, duca di Milano. Dopo la morte del genero
1
Lorenzino de Medici (1492-1519), nipote di Lorenzo (1447) con laiuto dei veneziani si impossessa della cit-
il Magnifico, ritorna al potere a Firenze nel 1512 con t (1450), che si era proclamata repubblica.
5
laiuto del papa . Ferdinando dAragona (1452-1516), detto il Cattolico.
2 6
Machiavelli esprime tutta la sua sottomissione al nuo- Con le proprie capacit. La virt, di cui parla lautore,
vo regime, dopo che era stato licenziato dallincarico di non la virt cristiana, la virt romana, cio il valore
segretario che ricopriva. In questo modo inizia quel len- militare o, almeno, il valore civile. I termini adoperati
tissimo processo che lo porta a ritornare sulla scena po- indicano il contatto assiduo dellautore con la cultura
litica dieci anni dopo. classica.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 15
1. Io lascer da parte la discussione sulle repubbli- cessit 4 naturale e ordinaria, stando alla quale si
che, perch in unaltra occasione ne ragionai a lun- deve sempre offendere coloro di cui si diventa
go 1 . Mi volger soltanto a parlare del principato. nuovo principe, sia con le gente darme sia con le
Seguir lo schema sopra indicato. Discuter come infinite altre ingiurie che si tira dietro il nuovo ac-
i principati si possano governare e mantenere. quisto. In tal modo tu hai come nemici tutti coloro
2. Dico dunque che gli stati ereditari ed abituati che hai offeso occupando quel principato, e non
alla famiglia del loro principe presentano assai mi- puoi mantenere come amici coloro che ti hanno
nori difficolt a mantenerli che i nuovi. Basta sol- appoggiato, perch non li puoi soddisfare in quel
tanto non tralasciare lordinamento costituzionale modo che avevano presupposto e perch tu non
stabilito dagli antenati e poi temporeggiare con i puoi usare contro di loro medicine forti, in quanto
fatti accidentali che possono turbare la consueta hai contratto dei debiti morali verso di loro 5 . An-
tranquillit. In tal modo, se tale principe di nor- che se uno avesse un esercito fortissimo, ha sem-
mali capacit, riuscir sempre a mantenersi al po- pre bisogno del favore dei provinciali per entrare
tere nel suo stato. Fa eccezione il caso in cui una in una provincia 6 . Per queste ragioni Luigi XII re
forza straordinaria ed eccessiva lo privi di esso. di Francia occup subito Milano, e subito lo per-
Ma, privato che ne sia, lo riacquista, non appena dette 7 . Bast a toglierlo la prima volta le forze
un rovescio di fortuna colpisca loccupante. proprie di Ludovico il Moro 8 . Quei popoli, che gli
3. Per fare un esempio, in Italia noi abbiamo il du- avevano aperte le porte, si trovarono ingannati del-
ca di Ferrara, il quale non ha retto agli assalti dei la loro opinione e di quel bene futuro che avevano
veneziani nel 1484, n a quelli del papa Giulio II presupposto, perci non potevano sopportare i fa-
nel 1510 2 , e tuttavia non ha perso lo stato per il stidi provocati dalla presenza del nuovo principe.
semplice fatto che da tempo antico si era consoli- 2. ben vero che i paesi ribellati, se si acquistano
dato in quel dominio 3 ,. Il principe naturale ha mi- poi una seconda volta, si perdono con pi difficol-
nori cause e minore bisogno di offendere. Da ci t, poich il signore, prendendo loccasione dalla
segue che pi amato. E, se straordinari vizi non ribellione, ha meno riguardi a rendere sicuro il suo
lo fanno odiare, ragionevole pensare che sia potere: punisce chi lo abbandona, individua i so-
spontaneamente benvoluto dai suoi sudditi. Nello- spetti, rafforza le parti pi deboli. In tal modo, se a
rigine antica e nella continuit del dominio sono far perdere Milano alla Francia bast, la prima vol-
spenti il ricordo e le cause dei rivolgimenti politici, ta, un duca Ludovico che schiamazza con qualche
perch una cambiamento lascia sempre ladden- soldato ai suoi confini, a farlo poi perdere la se-
tellato per instaurare il cambiamento successivo. conda fu necessario che avesse contro il mondo

4
Comportamento istintivo. Il termine usato per un
Capitolo 3. De principatibus mi- termine forte: ci sono forze o meccanismi dentro di noi
xtis. che trascinano la nostra ragione e la nostra volont. La
[I principati misti] necessit dentro luomo, e si pu conoscere. Assomi-
glia alle regole a cui sottoposto il movimento del gio-
1. Le difficolt consistono nel principato nuovo. co degli scacchi. Questa necessit per non condiziona
Esso, se non del tutto nuovo, ma si presenta co- tutte le azioni umane: lautore riconosce il libero arbi-
me una parte aggiunta al principato ereditario (tut- trio, la capacit ci contrattaccare positivamente la fortu-
to insieme si pu chiamare quasi misto), travolto na e di modificare il proprio destino.
5
da rivolgimenti che nascono in primo luogo da una Lautore distingue gli obblighi, cio i debiti morali,
naturale difficolt, che si trova in tutti i principati dalla parola data, cio la fede.
6
nuovi: gli uomini mutano volentieri signore, cre- In una regione o in un territorio che si vuole conqui-
dendo di migliorare le proprie condizioni di vita. stare. I provinciali sono quindi gli abitanti del luogo o,
Questa credenza fa loro pigliare le armi contro il meglio, le forze o gli esponenti politici locali. Lautore
signore del momento. Ma si ingannano, perch poi pensa alle province romane, le regioni fuori dellItalia
vedono per esperienza diretta di essere finiti in sottoposte al dominio di Roma. Qui indica un paese e-
condizioni peggiori. Ci dipende da unaltra ne- stero rispetto allo Stato di cui si parla.
7
Luigi XII, re di Francia (1498-1515), conquista Mila-
no il 6 ottobre 1499, la perde il 5 febbraio 1500, la ri-
conquista nellaprile dello stesso anno e la perde nuo-
vamente nel 1512 ad opera della Lega santa (papa,
1
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, I. Spagna e Venezia).
2 8
Ercole dEste (1471-1505) combatte contro i venezia- Ludovico Sforza, detto il Moro, regge Milano come
ni nella guerra del sale (1482-84). Sconfitto, deve ce- tutore del nipote Gian Galeazzo. Estromette il nipote e
dere il Polesine di Rovigo. Suo figlio, Alfonso dEste diventa signore di Milano (1494-1508). Nel 1494 chia-
(1505-1534), combatte contro la Lega Santa, promossa ma in Italia Carlo VIII re di Francia contro il re di Na-
l11 ottobre 1511 da papa Giulio II (1510-12). poli. cacciato dal ducato dalla Lega Santa (11 ottobre
3
La casa dEste ha la signoria di Ferrara dal 1267. 1511), guidata dal papa Giulio II della Rovere.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 16
intero 1 e che i suoi eserciti fossero sconfitti o cac- gli altri ordinamenti attuati per mantenere quel ter-
ciati dallItalia. Ci nacque dalle cause sopra indi- ritorio, vi andato anche ad abitare. Se non lavesse
cate. Non di meno, sia la prima sia la seconda vol- fatto, non sarebbe riuscito a mantenerlo. Se ci si
ta, gli fu tolto. trova gi sul posto, si vedono nascere i disordini e
3. Le cause generali della prima si sono discusse. vi puoi rimediare presto. Se non ci si trova, si
Resta ora da dire qualcosa sulle cause della secon- comprendono quando essi sono ormai grandi e non
da, e vedere quali rimedi egli aveva e quali rimedi vi pi alcuna possibilit di rimedio. Oltre a que-
pu avere uno che si trovasse nella sua situazione, sto, la provincia non spogliata dai tuoi ufficiali, e
per poter mantenere i territori acquistati meglio di i sudditi sono pi soddisfatti perch possono ricor-
quanto non fece la Francia. Dico pertanto che que- rere pi facilmente al principe. Perci hanno pi
sti stati, che si conquistano e poi si aggiungono al- motivi di amarlo, se vogliono esser buoni, e pi
lo stato pi antico - ereditario - del principe che li motivi di temerlo, se vogliono comportarsi altri-
acquista, o sono della medesima provincia e della menti. Chi dallesterno volesse assalire quel terri-
medesima lingua, o non lo sono. Quando lo siano, torio, ha pi riguardi. Per questo motivo il principe
molto facile mantenerli, soprattutto quando non che vi abita, lo pu perdere soltanto con grandis-
siano abituati a vivere liberi. Per possederli in mo- sima difficolt.
do sicuro, basta avere spenta la linea familiare del 5. Laltro migliore rimedio mandare colonie in
principe che li dominava 2 . Nelle altre cose, poich uno o in due luoghi che siano quasi catene di quel
si mantengono le loro vecchie condizioni e non vi territorio, perch necessario o fare questo o te-
sono differenze di costumi, gli uomini vivono tran- nervi molta gente armata e molti fanti. Nelle colo-
quillamente. quello che si visto che ha fatto la nie non si spende molto. Senza spesa o con poca
Borgogna, la Bretagna, la Guascogna e la Nor- spesa il principe le manda e le tiene. Egli offende
mandia, che da tanto tempo sono entrate a far parte solamente coloro ai quali toglie i campi e le case,
della Francia 3 . E, bench vi sia qualche differenza per darle ai nuovi abitanti, che sono una minima
di lingua, non di meno i costumi sono simili e si parte di quel territorio. E coloro che egli offende
possono rendere facilmente fra loro compatibili. E rimangono dispersi e poveri, perci non gli posso-
chi le acquista, volendole mantenere in suo domi- no mai nuocere. Tutti gli altri rimangono da un
nio, deve avere due riguardi: luno, che il sangue canto incapaci di offendere (per questo motivo do-
del loro antico principe si spenga; laltro, di non vrebbero restarsene quieti), dallaltro paurosi di
alterare n le loro leggi n i loro tributi. In tal mo- sbagliare, nel timore che succeda a loro come a
do il nuovo territorio, che si acquistato, in bre- quelli che sono stati spogliati. Concludo che que-
vissimo tempo diventa uno corpo unico con il loro ste colonie non costano, sono pi fedeli, e offen-
principato antico. dono meno. E gli offesi non possono nuocere, poi-
4. Ma, quando un principe acquista territori in una ch sono poveri e dispersi. Tutto ci porta a osser-
provincia diversa per lingua, costumi e ordinamen- vare che gli uomini si devono o trattare con le
ti politici, qui sorgono delle difficolt; e qui biso- buone maniere o schiacciare; perch si vendicano
gna avere molta fortuna e grandi capacit per man- delle offese leggere, mentre delle gravi non posso-
tenerli. Uno dei maggiori e dei pi vivi rimedi sa- no. Perci loffesa che si fa ad un uomo deve esse-
rebbe che la persona di colui che li acquista vi an- re tale da non provocare una reazione di vendetta.
dasse ad abitare. Questo farebbe pi sicuro e pi Ma, tenendovi gente darme in cambio di colonie,
durevole quel possedimento. Hanno fatto cos i si spende molto di pi, poich si devono consuma-
turchi con la Grecia 4 . Il sultano, insieme con tutti re nelle operazioni di guardia tutte le entrate di
quel territorio. In tal modo sul piano economico
1
La Lega Santa (11 ottobre 1511) guidata dal papa lacquisto va in perdita ed offende molto di pi,
Giulio II. perch nuoce a tutto quel territorio, in quanto con
2
Basta aver ucciso il principe ereditario e tutti i suoi gli alloggiamenti si sposta anche lesercito 5 . O-
familiari. Nelle societ tradizionali il legame di sangue gnuno risente di questo disagio, perci diventa
era estremamente forte ed estremamente importante, nemico del principe. Nemici di questo tipo gli pos-
perch ci che contava era la famiglia, e lindividuo in sono nuocere, perch, anche se battuti, rimangono
quanto appartenente alla famiglia. Lindividuo da solo in casa loro. Da tutti i punti di vista dunque questa
non poteva esistere, non poteva difendersi, n soprav- guardia inutile, come allopposto quella delle co-
vivere. Esisteva e poteva sopravvivere soltanto in quan- lonie utile.
to appartenente e cellula di una famiglia. Tutti erano 6. Chi in una provincia diversa, deve ancora farsi
interessati - erano costretti - a identificarsi e a difendere capo e difensore dei vicini meno potenti. Deve im-
la famiglia di appartenenza. pegnarsi ad indebolire i potenti di quella e deve
3
La Normandia nel 1204, la Guascogna nel 1453, la evitare che per un qualche caso fortuito vi entri un
Borgogna nel 1477, la Bretagna nel 1491.
4
La penisola balcanica pi volte invasa dai turchi nel
5
Quattrocento, finch con la caduta di Costantinopoli Il costo degli alloggiamenti pesava di norma sulla citt
(1453) entra a far parte dellimpero turco. in cui lesercito si fermava.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 17
forestiero potente quanto lui. E succeder sempre gono si guariscono presto. Invece, quando non si
che vi sar chiamato da coloro che saranno in sono conosciuti, perci si lasciano crescere finch
quella malcontenti o per troppa ambizione o per ognuno li conosce, non vi pi rimedio.
paura. Si vide gi che gli etoli chiamarono i roma- 8. Perci i romani, vedendo di lontano gli incon-
ni in Grecia 1 ; ed in ogni altra provincia in cui en- venienti, vi rimediarono sempre per tempo; e non
trarono, vi furono chiamati dai provinciali. Lor- li lasciarono mai svilupparsi, per fuggire una guer-
dine delle cose questo: non appena un forestiero ra. Essi sapevano che la guerra non si elimina, ma
potente entra in una provincia, tutti coloro che in soltanto si differisce a vantaggio degli avversari.
essa sono meno potenti si alleano con lui, mossi Per questo motivo vollero fare la guerra in Grecia
dallinvidia contro chi stato potente sopra di lo- con Filippo ed Antioco 4 , per non doverla fare con
ro. In tal modo, rispetto a questi minori potenti, loro in Italia. E in quel momento potevano fuggire
egli non deve durare alcuna fatica a guadagnarli, luna e laltra. Ma non vollero. N piacque mai lo-
perch si conglobano subito tutti insieme con il ro quella regola che i saggi dei nostri tempi ripeto-
nuovo stato che ha acquistato. Deve solamente no fino alla noia, di godere il beneficio del tempo.
preoccuparsi che non piglino troppe forze e troppa Preferirono molto di pi quello della loro virt e
autorit, e facilmente pu, con le sue forze e con il della loro prudenza. Il tempo caccia avanti ogni
loro favore, abbassare coloro che sono potenti, per cosa, e pu condurre con s il bene come il male
rimanere in tutto arbitro di quella provincia. E chi ed il male come il bene.
non governer bene questa parte, perder presto 9. Ma torniamo alla Francia ed esaminiamo se ha
quello che ha acquistato; e, mentre lo terr, dovr fatto qualcuna delle cose appena dette. Parler di
affrontare infinite difficolt e infiniti fastidi. Luigi XII e non di Carlo VIII 5 . Luigi XII ha tenuto
7. I romani, nelle provincie che pigliarono, osser- pi a lungo possedimenti in Italia, perci si visto
varono bene queste regole: mandarono le colonie, meglio il suo modo di agire. Vedrete che egli ha
intrattennero i meno potenti senza far crescere la fatto il contrario di quello che doveva fare per
loro potenza, abbassarono i potenti, infine non vi mantenere uno stato diverso.
lasciarono prendere reputazione ai forestieri poten- 10. Luigi XII fu chiamato in Italia dallambizione
ti. Voglio che per esempio mi basti soltanto la pro- dei veneziani, che vollero guadagnarsi met Lom-
vincia della Grecia. Furono intrattenuti da loro gli bardia per quella venuta 6 . Io non voglio biasimare
achei e gli etoli; fu abbassato il regno dei macedo- questa decisione presa dal re. Voleva incominciare
ni; ne fu cacciato Antioco; n mai i meriti degli a mettere un piede in Italia e non aveva amici in
achei o degli etoli fecero che permettessero loro di questa provincia, anzi gli erano serrate tutte le por-
accrescere alcuno stato; n le persuasioni di Filip- te per i comportamenti precedenti del re Carlo
po 2 li indussero mai ad essergli amici senza abbas- VIII. Perci fu costretto a prendere quelle amicizie
sarlo; n la potenza di Antioco pot fare che gli che poteva. Gli sarebbe riuscita la decisione presa,
acconsentissero di tenere in quella provincia alcun quando negli altri maneggi non avesse fatto gravi
territorio. In questi casi i romani fecero quello che errori. Acquistata la Lombardia, il re si riguadagn
tutti i principi saggi devono fare: non devono ave- subito quella reputazione che Carlo VIII gli aveva
re riguardo solamente verso gli scandali 3 presenti, tolto: Genova cedette, i fiorentini gli divennero
ma anche verso quelli futuri, e ad essi con ogni amici, il marchese di Mantova, il duca di Ferrara, i
impegno devono opporsi. Se si prevedono da lon- Bentivogli, Madonna di Forl, il signore di Faenza,
tano, facilmente vi si pu rimediare; ma, se si a- di Pesaro, di Rimini, di Camerino, di Piombino, i
spetta che ti si avvicinino, la medicina non tem- lucchesi, i pisani, i senesi, ognuno gli si fece in-
pestiva, perch la malattia divenuta incurabile. contro per essere suo amico. Ed allora i veneziani
Avviene di questo caso come dicono i medici del poterono considerare quanto era stata temeraria la
tisico: agli inizi il suo male facile da curare e dif- decisione che avevano preso. Essi, per acquistare
ficile da conoscere, ma poi, con il passare del tem- due citt fortificate in Lombardia, fecero il re fran-
po, non essendo stato in principio conosciuto n cese signore di due terzi dellItalia.
medicato, diventa facile da conoscere e difficile da 11. Consideri ora ognuno con quanta poca difficol-
curare. Cos succede nelle questioni che riguarda- t il re poteva mantenere in Italia la sua reputazio-
no lo stato: se si conoscono da lontano (il che non ne, se egli avesse osservato le regole sopra indica-
dato se non a un uomo prudente), i mali che sor- te, e avesse mantenuto sicuri e difesi tutti quei suoi
amici, i quali, per il fatto di essere in gran numero,
1
I romani invadono la Grecia per colpire Filippo V, re
4
di Macedonia. Essi non sono chiamati dagli etoli, ma Filippo V di Macedonia sconfitto dai romani nel 197
cercano lalleanza degli etoli. Sconfitti Filippo e la lega a.C., Antioco, re di Siria, sconfitto nel 190 a.C.
5
Achea a Cinocefale (197 a.C.), attaccano e sconfiggono Carlo VIII re di Francia resta in Italia meno dun anno
la Lega etolica che si era alleata con Antioco, re di Siria (agosto 1494-luglio 1495). Il suo successore Luigi XII
(190 a.C.). vi resta dal 1499 al 1512.
2 6
Filippo V (221-179 a.C.), re di Macedonia. Con il trattato di Blois (1499) il sovrano francese pro-
3
Le rivolte. mette la Ghiara dAdda e Cremona ai veneziani.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 18
deboli e paurosi, chi della Chiesa, chi dei venezia- de la Chiesa n messo in Italia la Spagna, era ben
ni, avevano sempre bisogno di stare dalla sua par- ragionevole e necessario che abbassasse la loro po-
te. E per mezzo di loro poteva facilmente assicu- tenza. Ma, avendo preso quelle prime decisioni,
rarsi di chi restava grande. Ma egli non fu prima a non doveva mai consentire alla loro rovina. Essi
Milano, che fece il contrario: diede aiuto a papa erano potenti, perci avrebbero sempre tenuto gli
Alessandro VI, affinch occupasse la Romagna. altri lontano dallimpresa della Lombardia, sia per-
N si accorse, con questa decisione, che si indebo- ch i veneziani non vi avrebbero acconsentito sen-
liva con le sue stesse mani, togliendosi gli amici e za diventarne signori loro, sia perch gli altri non
coloro che gli si erano gettati in grembo; e che raf- avrebbero voluto toglierla alla Francia per darla a
forzava la Chiesa, aggiungendo al potere spiritua- loro. E non avrebbero avuto animo di andare a
le, che le d tanta autorit, anche quello temporale. scontrarsi con tutti e due. E, se qualcuno dicesse: il
Fatto il primo errore, fu costretto a continuare su re Luigi cedette ad Alessandro VI la Romagna e
questa strada, tanto che, per porre fine allambi- alla Spagna il Regno di Napoli per fuggire una
zione di Alessandro VI e per impedire che divenis- guerra, rispondo con le ragioni addotte pi sopra:
se signore della Toscana, fu costretto a venire in non si deve mai lasciare seguire un disordine per
Italia 1 . Non gli bast di avere fatto grande la Chie- fuggire una guerra, perch essa non si fugge, ma si
sa e di essersi privato degli amici, perch, per vo- differisce a tuo svantaggio. E, se alcuni altri alle-
lere il regno di Napoli, lo divise con il re di Spa- gassero la parola che il re aveva dato al papa di fa-
gna. E, dove prima egli era arbitro dellItalia, vi re per lui quellimpresa, in cambio dello sciogli-
mise un compagno, affinch gli ambiziosi di quella mento del suo matrimonio e del cappello cardina-
provincia e mal contenti di lui avessero a chi ricor- lizio di Roano 6 , rispondo con quello che pi sotto
rere. E, mentre poteva lasciare in quel regno un re dir circa la parola data dei principi e come essa si
suo tributario 2 , lo tolse e vi mise uno che potesse deve osservare 7 .
cacciare via lui. 14. Il re Luigi ha dunque perduto la Lombardia per
12. un desiderio veramente molto naturale e or- non aver osservato alcuno di quelle regole osserva-
dinario quello di voler acquistare. E gli uomini che te da altri che hanno conquistato provincie e hanno
possono farlo, quando lo fanno, saranno sempre voluto mantenerle. Questo fatto non assoluta-
lodati o almeno non biasimati. Ma, quando non mente miracoloso, ma molto ordinario e ragione-
possono, e vogliono farlo ad ogni costo, sbagliano vole. Di questi argomenti parlai a Nantes con Roa-
e meritano di essere biasimati. Pertanto, se la Fran- no 8 , quando il Valentino, comera chiamato popo-
cia poteva con le sue forze assalire il regno di Na- larmente Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro
poli, doveva farlo; se non poteva, non doveva di- VI, occupava la Romagna. Il cardinale di Roano
viderlo. E, se la divisione della Lombardia con i mi diceva che gli italiani non si intendevano della
veneziani, era giustificabile, perch permetteva di guerra. Io gli risposi che i francesi non si intende-
mettere piede in Italia, questa merita biasimo, per- vano dello stato, perch, se se ne intendessero, non
ch non era giustificata da quella necessit. lascerebbero venire la Chiesa in tanta grandezza.
13. Luigi XII aveva dunque fatto questi cinque er- Per esperienza si visto che, in Italia, la grandezza
rori: aveva indebolito i potenti di secondo piano; di quella e della Spagna stata causata dalla Fran-
aveva accresciuto in Italia la potenza di uno stato cia, e la sua rovina causata da loro. Da ci si ricava
potente 3 ; aveva messo in quella un principe fore- una regola generale, la quale mai o raramente sba-
stiero potentissimo 4 ; non era venuto ad abitarvi; glia: chi causa che uno diventi potente, va incon-
infine non vi aveva messo colonie. Mentre era in tro alla rovina, perch quella potenza causata da
vita, questi errori potevano ancora non offenderlo, colui o con industria o con forza; e luna e laltra
se non avesse fatto il sesto, quello di togliere lo di queste due sospetta a chi divenuto potente.
stato ai veneziani 5 . Quando non avesse fatto gran-

1
Nel 1502 Cesare Borgia attacca Firenze. Non questo
per il motivo che spinge il sovrano francese a venire in
Italia.
2
Federico I dAragona (1458-1494).
3
Il papa Alessandro VI Borgia (1492-1503).
4
Ferdinando il Cattolico (1452-1516), re di Spagna. spagnole e pontificie a Ravenna (1512), ma sono scon-
5
Per combattere i veneziani, il sovrano francese aderi- fitti a Milano (1512). Nel 1513 muore Giulio II, la Lega
sce alla Lega di Cambrai, promossa da papa Giulio II Santa si scioglie, Venezia si allea con la Francia, gli
(1508), a cui facevano parte Spagna, impero asburgico svizzeri sconfiggono i francesi a Novara.
6
e alcuni principi italiani. I veneziani sono duramente Giorgio dAmboise (1460-1510), arcivescovo di Rou-
sconfitti ad Agnadello (1509). Preoccupato della poten- en e consigliere del re, riceve la porpora cardinalizia da
za francese, Giulio II si riconcilia con Venezia, pro- papa Alessandro VI Borgia.
7
muove la Lega Santa (1511) con Venezia, la Svizzera, Principe, XVIII.
8
la Spagna e lInghilterra. I francesi sconfiggono le forze Nel 1500, quando svolge la prima missione in Francia.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 19
Capitolo 4. Cur Darii regnum sopra dette. Poich sono tutti schiavi ed obbligati,
quod Alexander occupaverat a si possono corrompere con pi difficolt. Ed anche
successoribus suis post Alexan- se si potessero corrompere, se ne potrebbe sperare
dri mortem non defecit. poco utile, poich essi non si possono tirarsi dietro
[Per quale causa il regno di Dario, che fu occupato i popoli per le ragioni indicate. Perci chi assale il
da Alessandro, non si ribell ai successori di Ales- turco deve immaginare di trovarlo unito. E gli con-
sandro dopo che questi mor] viene contare pi sulle forze proprie che sui disor-
dini di altri. Ma, una volta vinto e disperso in una
1. Se si considerano le difficolt che si incontrano battaglia campale in modo che non possa rifare e-
a mantenere uno stato acquistato di recente, qual- serciti, ci si pu sentire minacciati soltanto dal san-
cuno potrebbe meravigliarsi donde nacque che A- gue del principe. Una volta che esso spento, non
lessandro Magno divent signore dellAsia in po- resta alcuno di cui si debba temere, poich gli altri
chi anni e aveva appena finito di occuparla, quan- non hanno credito con li popoli. E, come il vinci-
do mor 1 . Perci sembrava ragionevole prevedere tore, prima della vittoria, non poteva contare su di
che tutto quello stato si sarebbe ribellato. Invece i loro; cos, dopo la vittoria, non deve temere alcun-
successori di Alessandro lo mantennero e non eb- ch da loro.
bero a mantenerlo altra difficolt che quella che 4. Il contrario succede nei regni governati come
sorse fra loro stessi a causa delle rispettive ambi- quello di Francia. Con facilit tu puoi entrarvi,
zioni personali. Rispondo che i principati, dei quali guadagnandoti qualche barone del regno, perch si
si ha memoria, sono sempre stati governati in due trovano sempre dei malcontenti e di quelli che de-
modi diversi: o c un principe, e tutti gli altri sono siderano rivolgimenti politici. Costoro, per le ra-
servi, i quali per sua grazia e sua concessione aiu- gioni dette, ti possono aprire la via a quello stato e
tano a governare quel regno come ministri; o ci facilitarti la vittoria. Essa poi, a volerti mantenere,
sono un principe e dei baroni, i quali, non per gra- si tira dietro infinite difficolt, sia con quelli che ti
zia del signore, ma per antichit di sangue tengono hanno aiutato sia con quelli che tu hai oppresso.
quel grado. Questi baroni hanno stati e sudditi N ti basta spegnere il sangue del principe; perch
propri, i quali li riconoscono per signori ed hanno vi rimangono quei signori che si fanno capi delle
in loro unaffezione naturale. Quegli stati che sono nuove alterazioni politiche. Tu non li puoi n ac-
governati da un principe e dai suoi servitori hanno contentare n spegnere, perci perdi quello stato
il loro principe con pi autorit, perch in tutta la ogni volta che si presenta loccasione.
sua provincia non alcuno che riconosca per supe- 5. Ora, se voi considererete di quale natura era il
riore se non lui; e se obbediscono a qualcun altro, governo di Dario 3 , troverete che era simile al re-
lo fanno come ad un ministro e funzionario del gno del turco. Perci Alessandro dovette prima at-
principe, e non gli portano particolare amore. taccarlo con ogni mezzo e sconfiggerlo sul campo
2. Nei nostri tempi gli esempi di questi due diversi di battaglia. Poi, a vittoria conseguita e con lucci-
tipi di governo sono il limpero turco e il re di sione di Dario, Alessandro pot avere quello stato
Francia. Tutta la monarchia dellimpero turco in totale sicurezza, per le ragioni sopra discusse. I
governata da un signore, gli altri sono suoi servi; e, suoi successori, se fossero stati uniti, se lo poteva-
dividendo il suo regno in sangiaccati 2 , vi manda no godere in tutta tranquillit. N in quel regno
diversi amministratori, e li muta e li varia come nacquero altri tumulti, che quelli che i successori
pare a lui. Ma il re di Francia posto in mezzo ad di Alessandro suscitarono. Invece impossibile
una moltitudine antica di signori, che in quello sta- possedere in tutta tranquillit gli stati ordinati co-
to sono riconosciuti ed amati dai loro sudditi. Essi me quello di Francia. Di qui nacquero le numerose
hanno i loro privilegi ereditari. Il re non glieli pu ribellioni di Spagna, di Francia e di Grecia contro i
togliere senza suo pericolo. Chi considera dunque romani, per i frequenti principati che erano in que-
luno e laltro di questi stati, incontrer molte dif- gli stati. E, mentre dur il loro ricordo, i romani
ficolt nellacquistare lo stato del turco. Ma, una furono sempre incerti di quei possedimenti. Ma,
volta che lha vinto, riuscir a mantenerlo con spenta la memoria di quelli, con la potenza e con
grande facilit. la lunga durata del potere, ne diventarono sicuri
3. Le cause della difficolt ad occupare il regno possessori. Ciascuno di loro poi, combattendo con-
del turco sono: il fatto di non poter essere chiamati tro gli altri, pot tirarsi dietro una parte di quelle
dai principi di quel regno; e il fatto di non poter provincie, secondo lautorit che godeva in esse; e
facilitare la propria impresa con la ribellione di quelle, per il fatto che il sangue del loro antico si-
quelli che egli ha intorno. Ci nasce dalle ragioni gnore era spento, non riconoscevano se non i ro-
mani. Se vengono considerati tutti questi aspetti,
nessuno si meraviglier della facilit con cui Ales-
1
Alessandro Magno (356-323 a.C), re di Macedonia, sandro pot mantenere lo stato dellAsia, e delle
sconfigge Dario III, imperatore di Persia, a Isso (Tur-
chia) nel 333 a.C. e ad Arbela (Iraq) nel 331.
2 3
Circoscrizioni. Dario III Codomano (335-330 a.C.), re di Persia.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 20
difficolt che hanno avuto gli altri a conservare lo provveda, se non si disperdono o si annientano, gli
stato acquistato, come Pirro e molti altri principi 1 . abitanti non dimenticano quel nome n quegli or-
Ci non derivato dalle grandi o dalle piccole ca- dinamenti. E subito in ogni circostanza che lo per-
pacit del vincitore, ma dalla diversa struttura del mette tentano di ribellarsi. Cos fece Pisa dopo
potere statale. cento anni che era sotto il dominio dei fiorentini 4 .
Ma, quando le citt o le provincie sono abituate a
vivere sotto un principe e quel sangue sia spento, i
Capitolo 5. Quomodo admini- cittadini da un canto sono abituati ad obbedire,
strandae sunt civitates vel princi- dallaltro non hanno il principe vecchio, perci
patus, qui, antequam occuparen- non si accordano di farne uno fra loro, n sanno vi-
tur suis legibus vivebant. vere liberi. In tal modo sono pi lenti a pigliare le
[In che modo si debbano governare le citt o i armi e con pi facilit un principe se le pu gua-
principati che, prima di essere occupati, vivevano dagnare e renderle sicure. Ma nelle repubbliche
con le loro leggi.] maggiore vita, maggiore odio, pi desiderio di
vendetta; n le lascia, n pu lasciare riposare la
1. Quando quegli stati, che si acquistano, sono abi- memoria dellantica libert, tanto che la via pi si-
tuati a vivere con le loro leggi e in libert, a volerli cura spegnerle o abitarvi.
mantenere, ci sono tre modi: il primo, raderne al
suolo le citt; laltro, andarvi ad abitare personal-
mente; il terzo, lasciarli vivere con le loro leggi, Capitolo 6. De principatibus novis
traendone un tributo e creandovi dentro unam- qui armis propriis ed virtute ac-
ministrazione fatta di pochi individui che te li con- quiruntur.
servino amici. Quellamministrazione stata crea- [I principati nuovi che si acquistano con le armi
ta da quel principe, perci ogni citt sa che non proprie e virtuosamente]
pu stare senza la sua amicizia e la sua potenza, e
che deve fare di tutto per mantenerle. E pi facil- 1. Non si meravigli alcuno se, parlando di prin-
mente si mantiene sotto controllo una citt, abitua- cipati del tutto nuovi e di principe e di stato 5 , io
ta a vivere libera, con laiuto dei suoi cittadini, che addurr grandissimi esempi. Gli uomini cammina-
in alcun altro modo, volendo evitare di distrugger- no quasi sempre per le vie battute da altri e proce-
la. dono nelle loro azioni con le imitazioni, n posso-
2. Tra gli esempi che si possono portare ci sono gli no mantenere del tutto le vie daltri, n raggiunge-
spartani e i romani. Gli spartani mantennero Atene re la virt di quelli che tu imiti. Perci un uomo
e Tebe creandovi unamministrazione di pochi in- prudente deve entrare sempre per vie battute da
dividui (=unoligarchia); tuttavia le riperderono 2 . I uomini grandi ed imitare quelli che sono stati ec-
romani, per mantenere Capua, Cartagine e Nu- cellentissimi, affinch, se la sua virt non vi arriva,
manzia, le rasero al suolo, e non le perderono 3 . almeno ne prenda qualche aspetto. Deve fare come
Vollero mantenere la Grecia quasi come la man- gli arcieri prudenti. Essi, quando ritengono troppo
tennero gli spartani, facendola libera e lasciandole lontano il bersaglio che intendono colpire e poich
le sue leggi. Ma non vi riuscirono. Cos furono co- conoscendo fino a dove giunge la potenza del loro
stretti a radere al suolo molte citt di quella pro- arco, prendono la mira assai pi alta che il bersa-
vincia, per mantenerla. glio predestinato, non per raggiungere con la loro
3. In verit non c modo pi sicuro a possederle freccia a tanta altezza, ma per poter colpire il luo-
che la loro distruzione. E chi diviene padrone di go designato con laiuto di una mira cos alta.
una citt abituata a vivere libera e non la distrugge, 2. Dico dunque che i principati del tutto nuovi, nei
aspetti di esser distrutto da quella. Nella ribellione quali giunto un nuovo principe, si mantengono
essa ha sempre per rifugio il nome della libert e i con pi o meno difficolt secondo che pi o meno
suoi antichi ordinamenti politici, che mai si dimen- virtuoso colui che li acquista. E, poich questo
ticano n per la lunghezza dei tempi n per i bene- evento di diventare principe da privato cittadino
fici che hanno dato. E, per quanto si faccia o si presuppone o virt o fortuna, pare che luna o lal-
tra di queste due cose mitighi in parte le numerose
difficolt. Peraltro colui che si affidato di meno
1
Pirro (307-272 a.C.), re dellEpiro, conquista per bre- alla fortuna, si mantenuto di pi. Genera ancora
ve tempo lItalia meridionale e la Sicilia (280-276 a.C.). facilit il fatto che il principe sia costretto a venire
2
Atene fu sottoposta al governo dei Trenta tiranni e ri- personalmente ad abitarvi, perch non ha altri sta-
conquist la libert con Trasibulo nel 403 a.C.; Tebe a
una oligarchia (3828-379 a.C.), da cui liberata dai due
4
generali Epaminonda e Pelopida. Pisa acquistata con denaro da Firenze nel 1405, si
3
Cartagine rasa al suolo nel 146 a.C., Numanzia nel ribella nel 1494 durante la discesa di Carlo VII re di
133 a.C., Capua vede distrutta la sua organizzazione Francia, riconquistata nel 1509.
5
politica nel 211 a.C. Per dinastia e per organizzazione politica.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 21
ti. Ma, per venire a parlare di coloro che per pro- Per questo motivo ogni volta che coloro, che sono
pria virt e non per fortuna sono diventati principi, nemici, hanno loccasione di assalire, lo fanno con
dico che i pi eccellenti sono Mos, Ciro, Romolo, la foga degli uomini di parte. Gli altri invece di-
Teseo 1 e simili. E, bench di Mos non si debba fendono tiepidamente gli ordinamenti appena in-
ragionare, essendo stato un semplice esecutore del- trodotti. In tal modo insieme con loro il principe
le imprese che gli erano ordinate da Dio, tuttavia corre costantemente il rischio di non riuscire. Per-
deve essere ammirato soltanto per quella grazia tanto, se si vuole discutere adeguatamente la que-
che lo faceva degno di parlare con Dio. Ma consi- stione, necessario esaminare se questi innovatori
deriamo Ciro e gli altri che hanno acquistato o stiano da soli, perch hanno forza sufficiente, o se
fondato regni. Essi sono tutti mirabili. Se si consi- dipendano da altri. In altre parole si deve esamina-
derano le loro azioni e i loro ordinamenti partico- re se per condurre a termine la loro opera devono
lari, questi sembreranno non discrepanti da quelli implorare aiuto o se possono costringere laiuto.
di Mos, che ebbe un precettore cos grande. Esa- Nel primo caso capitano sempre male e non porta-
minando le loro azioni e la loro vita, si vede chia- no a termine limpresa. Ma, quando dipendono da
ramente che essi dalla fortuna ebbero soltanto loro stessi e possono costringere a farsi aiutare, al-
loccasione favorevole. Loccasione diede loro la lora rare volte rischiano linsuccesso. Di qui deriva
materia per poter introdurre quella forma che par- il fatto che tutti i profeti armati vinsero, invece
ve loro opportuna. E senza quelloccasione favo- quelli disarmati andarono incontro alla rovina 3 .
revole la virt del loro animo si sarebbe spenta, e Oltre alle cose dette, la natura dei popoli mu-
senza quella virt loccasione favorevole sarebbe tevole. facile persuaderli di una cosa, ma diffi-
venuta invano. cile tenerli fermi in quella persuasione. Perci
3. Era dunque necessario che Mos trovasse il po- conviene essere organizzati in modo che, quando
polo dIsraele, in Egitto, schiavo ed oppresso dagli non credono pi, si possa fare loro credere per for-
Egizi, affinch essi, per uscire dalla servit, si di- za. Mos, Ciro, Teseo e Romolo non avrebbero
sponessero a seguirlo. Conveniva che Romolo si potuto far loro osservare a lungo le loro costitu-
sentisse troppo stretto nella citt di Alba, fosse ab- zioni, se fossero stati disarmati; come nei nostri
bandonato in fasce, per volere diventare re di Ro- tempi avvenne a fra Girolamo Savonarola. Egli
ma e fondatore di quella patria. Bisognava che Ci- vide fallire i suoi nuovi ordinamenti politici, non
ro trovasse i persiani malcontenti dellimperio dei appena la moltitudine incominci a non aver pi
medi e i medi molli ed effeminati per la lunga pa- fiducia in loro. Ed egli non aveva alcun modo di
ce 2 . Teseo non poteva dimostrare la sua virt, se mantenere fermi quelli che avevano creduto, n di
non trovava gli ateniesi dispersi. Pertanto queste far credere gli increduli. Perci questi grandi per-
occasioni favorevoli resero felici questi uomini, e sonaggi hanno nel condursi gran difficolt, e tutti i
la loro eccellente virt fece loro capire che locca- loro pericoli sono lungo il percorso che li porta al
sione era favorevole. In tal modo la loro patria fu successo. Ed necessario che con la virt li supe-
nobilitata e divent felicissima. rino. Ma, una volta che li hanno superati e che in-
4. Coloro che per strade impervie, simili a queste, cominciano ad essere in venerazione, e una volta
diventano principi, acquistano il principato con spenti coloro che guardavano con invidia le loro
difficolt, ma con facilit poi lo mantengono. Le qualit, essi rimangono potenti, sicuri, onorati, fe-
difficolt che hanno nellacquistare il principato, lici.
in parte nascono dai nuovi ordinamenti politici e 5. Ad esempi cos alti io voglio aggiungere un e-
dai nuovi modi che essi sono costretti ad introdur- sempio minore, che tuttavia in rapporto con quel-
re per fondare il loro stato e la loro sicurezza. Si li. Esso pu bastare per tutti gli altri esempi simili.
deve considerare che non cosa pi difficile a trat- Si tratta di Ierone di Siracusa 4 . Costui da privato
tare, n pi dubbia a riuscire, n pi pericolosa a cittadino divent principe di Siracusa. Dalla fortu-
maneggiare, che voler introdurre nuovi ordina- na egli ebbe soltanto loccasione favorevole. I si-
menti. Chi li vuole introdurre ha per nemici tutti racusani erano oppressi, cos lo elessero loro capi-
coloro che dai vecchi ordinamenti traggono van- tano. Perci merit di diventare loro principe. Egli
taggio, ed ha come tiepidi difensori tutti coloro che fu di tanta virt, anche nella fortuna privata, che
dai nuovi ordinamenti trarrebbero vantaggio. Que- chi ne scrive dice: Quod nihil illi deerat ad re-
sta tiepidezza nasce in parte per paura degli avver- gnandum praeter regnum 5 . Costui spense la mili-
sari, che hanno le leggi dal canto loro, in parte zia vecchia, organizz quella nuova; lasci le ami-
dallincredulit degli uomini, i quali non credono
3
affatto alla riuscita delle innovazioni politiche, se Il riferimento a Girolamo Savonarola (1452-1498),
non dopo che ne hanno fatto una solida esperienza. subito citato. Dopo la cacciata dei Medici il frate impo-
ne un governo teocratico a Firenze (1494), scomuni-
1
Mos fonda il regno dIsraele, Ciro il Grande fonda cato da papa Alessandro VI Borgia (1497), 1non si ar-
limpero persiano, Romolo fonda Roma, Teseo unifica ma contro i nemici, catturato e arso vivo (1498).
4
le citt dellAttica. Gerone II, tiranno di Siracusa (265-215 a.C.).
2 5
Dal 600 circa al 560 a.C. Niente gli mancava per regnare, tranne il regno.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 22
cizie antiche, prese delle nuove. E, quando ebbe
amicizie e soldati che fossero suoi, pot su tale Capitolo 7. De principatibus novis
fondamento edificare ogni edificio. Egli fece una qui alienis armis ed fortuna ac-
fatica molto grande nellacquistare il potere, ma ne quiruntur.
fece molto poca nel mantenerlo. [I principati nuovi che si acquistano con le armi e
con la fortuna di altri]
1. Coloro che solamente con laiuto della fortuna
da privati cittadini diventano principi, con poca
fatica diventano principi, ma con grande fatica
mantengono il potere. Essi non incontrano alcuna
difficolt lungo il percorso, perch lo fanno come
se volassero. Ma tutte le difficolt sorgono quando
sono giunti al potere. Casi di questo tipo si presen-
tano, quando un principe ottiene uno stato o per
danari o per la grazia di chi lo concede. Ci av-
venne a molti in Grecia, nelle citt della Ionia e
dellEllesponto. Essi furono fatti principi da Dario,
affinch mantenessero quelle citt per la sua sicu-
rezza e per la sua gloria. Ci avvenne ancora a
quegli imperatori romani che, da cittadini privati,
pervenivano al potere mediante la corruzione dei
soldati. Essi restano semplicemente in balia della
volont e della fortuna di chi ha loro concesso il
potere, due cose molto volubili ed instabili. E non
sanno e non possano mantenere quel grado. Non
sanno, perch, se non uomo di grande ingegno e
virt, non ragionevole che, essendo sempre vis-
suto come cittadino privato, sappia comandare.
Non possono, perch non hanno forze che possano
essere loro amiche e fedeli. E poi gli stati che sono
sorti in pochissimo tempo, come tutte le altre cose
della natura che nascono e crescono in poco tem-
po, non possono far penetrare in profondit le loro
radici e le loro ramificazioni. In tal modo il primo
tempo avverso li spegne, se, come si detto, costo-
ro, che cos rapidamente sono diventati principi,
non sono di tanta virt che sappiano subito prepa-
rarsi a conservare quello che la fortuna ha messo
loro in grembo, e gli costruiscano poi quelle fon-
damenta che gli altri principi hanno fatto prima di
diventare principi.
2. Alluno ed allaltro di questi modi di diventare
principe per virt o per fortuna io voglio addurre
due esempi che sono avvenuti a nostra memoria.
Essi sono Francesco Sforza 1 e Cesare Borgia 2 .
Francesco Sforza con i debiti mezzi e con una
grande virt, da privato divent duca di Milano. E

1
Francesco I Sforza, duca di Milano (1450-1466).
2
Cesare Borgia (1475-1507), detto il Valentino, figlio
di Rodrigo Borgia, che diviene papa con il nome di A-
lessandro VI (1492). nominato duca di Valentinois da
Luigi XII, re di Francia. Con laiuto del papa e del so-
vrano francese conquista la Romagna e altri territori
dellItalia centrale, con lintenzione di formarvi uno
Stato. Suscita per lostilit della Francia e del nuovo
papa Giulio II (1503). Cos finisce la sua fortuna. ar-
restato a Napoli e trasferito in Spagna. Muore in unim-
boscata presso Pamnplona.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 23
quello che con mille affanni aveva acquistato, con zione di Faenza, assal Bologna. Li vide andare
poca fatica mantenne. Cesare Borgia, chiamato dal freddi in quellassalto. Circa il re, conobbe il suo
volgo duca Valentino, acquist invece lo stato con animo quando, conquistato il ducato di Urbino, as-
la fortuna del padre, e con quella lo perdette. Non sal la Toscana. Da questa impresa il re lo fece de-
serv a nulla che usasse ogni opera e facesse tutte sistere. Perci il duca decise di non dipendere pi
quelle cose che un uomo prudente e virtuoso do- dalle armi e dalla fortuna di altri. Per prima cosa
veva fare, per mettere le radici in quegli stati che indebol i partigiani degli Orsini e dei Colonna in
le armi e la fortuna di altri gli avevano concesso. Roma: guadagn tutti i loro aderenti che fossero
Come pi sopra si disse, chi non fa le fondamenta gentiluomini, facendoli suoi gentiluomini e dando
prima, potrebbe con una grande virt farle poi, per loro grandi stipendi. Secondo le loro qualit li o-
quanto si facciano con disagio dellarchitetto e pe- nor di comandi militari e di governi. In tal modo
ricolo delledificio. Se dunque si considerano tutti in pochi mesi negli animi loro lattaccamento alle
i modi di agire del duca, si vedr che egli ha fatto fazioni si spense e si volse tutto verso il duca. Do-
grandi fondamenta alla sua futura potenza. Di esse po questa, aspett loccasione di spegnere gli Or-
non giudico superfluo discutere, perch io non sa- sini, avendo dispersi quelli di casa Colonna.
prei quali precetti migliori dare a un principe nuo- Loccasione gli giunse bene ed egli la us meglio.
vo, che lesempio delle sue azioni. E, se i suoi or- Gli Orsini si erano accorti troppo tardi che la gran-
dinamenti politici non gli recarono profitto, non fu dezza del duca e della Chiesa erano la loro rovina.
colpa sua, perch ci dipese da una straordinaria Perci fecero una riunione alla Magione, nel terri-
ed estrema malignit della fortuna. torio di Perugia. Da quella riunione nacquero la
3. Nel voler fare grande il duca suo figlio, Ales- ribellione di Urbino, i tumulti di Romagna e infini-
sandro VI aveva numerose difficolt presenti e fu- ti altri pericoli. Il duca li super tutti con laiuto
ture. Per prima cosa non vedeva via di poterlo fare dei francesi. Una volta riacquistata la reputazione,
signore di alcuno stato che non fosse lo stato di non fidandosi della Francia n delle altre forze e-
Chiesa. E, se si volgeva a togliere quello della sterne, per non doversi scontrare con esse, ricorse
Chiesa, sapeva che il duca di Milano e i veneziani agli inganni. Seppe tanto dissimulare il suo animo,
non glielo avrebbero acconsentito, perch Faenza e che gli Orsini, attraverso il signor Paolo Orsini, si
Rimini erano gi sotto la protezione dei veneziani. riconciliarono con lui. Con lui il duca ricorse ad
Per seconda cosa vedeva che gli eserciti dellItalia ogni genere di cortesie per rassicurarlo. Gli diede
(in particolare quello di colui di cui si poteva ser- danari, vesti e cavalli; tanto che la loro semplicit
vire) erano nelle mani di coloro che dovevano te- li condusse a Sinigallia nelle sue mani 1 . Spegnen-
mere la grandezza del papa. Perci non se ne pote- do questi capi e riducendo i loro partigiani ad ami-
va fidare, poich erano tutti capeggiati dagli Orsini ci suoi, il duca aveva gettato fondamenta molto
e dai Colonna, e dai loro complici. Era adunque buone alla sua potenza: aveva il possesso della
necessario che si sconvolgessero quegli ordina- Romagna con il ducato di Urbino. In particolare
menti politici e che si disarticolassero gli stati di gli sembrava di aver acquistato lamicizia della
costoro, per far s che egli si potesse insediare con Romagna e di essersi guadagnato tutti quei popoli,
sicurezza su parte di quegli stati. Ci gli fu facile; che avevano incominciato a gustare il loro bene
perch trov che i veneziani, mossi da altre cause, essere.
avevano deciso di far ritornare i francesi in Italia. 4. Questa parte degna di nota e merita di essere
Ci non solamente non ostacol i suoi piani, ma li imitata da altri, perci non la voglio tralasciare. Il
rese anche pi facili con lo scioglimento del pre- duca conquist la Romagna e trov che era stata
cedente matrimonio del re Luigi XII. Il re pass comandata da signori impotenti, che avevano spo-
dunque in Italia con laiuto dei veneziani e con il gliato i loro sudditi pi che riportati allordine. E
consenso di Alessandro VI. Non era giunto a Mi- avevano dato loro motivi di disunione, non di u-
lano, che il papa ebbe da lui un contingente di sol- nione, tanto che quella provincia era tutta piena di
dati per limpresa di Romagna. Essa gli fu resa latrocini, di brighe e di ogni altro genere di inso-
possibile per la reputazione del re. Cos egli acqui- lenza. Per ridurla pacifica e obbediente al potere
st la Romagna e batt i Colonna. Per mantenerla e sovrano, egli giudic che fosse necessario darle un
per procedere con i suoi piani, il duca era impedito buon governo. Perci vi prepose messer Remirro
da due cose: luna, le sue armi che non gli sembra- de Orco, un uomo crudele e di modi sbrigativi, al
vano fedeli; laltra, la volont della Francia. Egli quale dette i pieni poteri. Costui in poco tempo la
temeva che le armi degli Orsini, delle quali si era ridusse pacifica ed unita, ottenendo una grandissi-
finora valso, lo abbandonassero, e non solamente ma reputazione. Il duca giudic poi che non era
gli impedissero di acquistare altri territori, ma gli necessario unautorit cos eccessiva, perch te-
togliessero anche quelli che aveva acquistato. Te-
1
meva che anche il re si comportasse allo stesso Cesare Borgia fa strangolare a Senigallia Vitellozzo
modo. Della scarsa affidabilit degli Orsini ebbe Vitelli e Oliverotto Euffreducci il 31 dicembre 1502,
un riscontro di l a poco, quando dopo lespugna- Paolo Orsini e il duca di Gravina-Orsini a Castel della
Pieve il 18 gennaio dello stesso anno.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 24
meva che divenisse odiosa. E prepose un tribunale poli dagli spagnoli, cos che ciascuno di loro era
civile al centro della provincia con un presidente costretto a comperare la sua amicizia), assaliva con
davvero eccellente. In esso ogni citt aveva il suo successo la citt di Pisa. Dopo questo, Lucca e
avvocato. E, poich capiva che le repressioni pre- Siena cedevano subito, in parte per invidia dei fio-
cedenti gli avevano procurato qualche odio, per rentini, in parte per paura. I fiorentini non avevano
liberare da ogni ostilit gli animi di quei popoli e alcun rimedio da opporre. Se ci gli fosse riuscito
guadagnarseli del tutto, volle mostrare che, se era (gli riusciva lanno stesso in cui Alessandro VI
avvenuta qualche crudelt, non era stata colpa sua, moriva), acquistava tante forze e tanta reputazione,
ma del cattivo carattere del ministro. Cogliendo che si sarebbe sorretto da solo, e non sarebbe pi
loccasione opportuna, una mattina lo fece mettere dipeso dalla fortuna n dalle forze di altri, ma dalla
tagliato in due pezzi sulla piazza di Cesena, con sua potenza e dalla sua virt. Ma Alessandro VI
uno pezzo di legno e un coltello insanguinato ac- mor dopo cinque anni che egli aveva incominciato
canto 1 . La ferocia di quello spettacolo fece s che ad impugnare la spada. Lo lasci con lo stato di
quei popoli rimanessero ad un tempo soddisfatti e Romagna solamente consolidato, con tutti gli altri
stupiti. in aria, fra due potentissimi eserciti nemici, e so-
5. Ma ritorniamo al punto di partenza. Dico che il prattutto malato a morte. Il duca era di grande fe-
duca si trovava assai potente ed in parte si era assi- rocia e di grande virt; conosceva bene come gli
curato dei presenti pericoli, poich si era armato a uomini si guadagnano e si perdono; ed al suo stato
suo modo e aveva in buona parte spente quelle ar- aveva anche saputo costruire valide fondamenta in
mi che, vicine, lo potevano offendere. Ora, se vo- poco tempo. Per questo motivo, se non avesse avu-
leva procedere con lacquisto di altri territori, gli to quegli eserciti addosso o se egli fosse stato sa-
restava il rispetto del re di Francia. Egli capiva che no, avrebbe saputo far fronte ad ogni difficolt. E
il re, il quale si era accorto troppo tardi del suo er- che le sue fondamenta fossero buone, si vide con
rore, non glielo avrebbe permesso. Per questo mo- sicurezza: la Romagna laspett per pi dun mese;
tivo incominci a cercare nuove amicizie e a pren- a Roma, per quanto mezzo morto, stette sicuro; e,
dere le distanze con Francia, quando i francesi fe- bench Ballioni, Vitelli ed Orsini venissero in
cero una spedizione verso il regno di Napoli con- Roma, non tentarono nulla contro di lui. Egli pot
tro agli spagnoli che assediavano Gaeta. La sua in- fare papa, se non chi egli voleva, almeno che non
tenzione era quella di assicurarsi la loro neutralit. fosse chi non voleva. Ma, se alla morte di Ales-
Ci gli sarebbe facilmente riuscito, se Alessandro sandro VI fosse stato sano, ogni cosa gli era facile.
VI fosse rimasto in vita. Egli mi disse, nei giorni in cui fu nominato Giulio
6. Questi furono i suoi comportamenti quanto alle II, che aveva pensato a ci che poteva succedere,
cose presenti. Ma, quanto alle future, egli temeva alla morte di suo padre, e a tutto aveva trovato ri-
in primo luogo che il nuovo successore alla Chiesa medio, eccetto che non pens mai, alla sua morte,
non gli fosse amico e che cercasse di togliergli di stare ancora lui per morire.
quello che Alessandro VI gli aveva dato. Pens di 7. Riflettendo su tutte le azioni del duca qui ripor-
eliminare ogni incertezza in quattro modi: primo, tate, non saprei rimproverarlo. Mi pare anzi, come
spegnere tutti i discendenti di quelli signori che ho gi fatto, di poterlo indicare come modello da
egli aveva spogliato, per togliere al papa quelloc- imitare per tutti coloro che grazie alla fortuna e
casione; secondo, guadagnarsi tutti i gentiluomini con le armi di altri sono saliti al potere. Egli aveva
di Roma, per potere tenere con quelli il papa in un grande animo e una nobile intenzione, perci
freno; terzo, ridurre il Collegio dei cardinali pi non si poteva comportare in altro modo. Ai suoi
suo che poteva; quarto, acquistare tanto potere, disegni si oppose soltanto la brevit della vita di
prima che il papa morisse, da poter resistere da so- Alessandro VI e la sua malattia. Chi dunque giudi-
lo a un primo scontro. Alla morte di Alessandro VI ca necessario nel suo principato nuovo assicurarsi
aveva condotto a termine tre di queste quattro im- dei nemici, guadagnarsi degli amici, vincere o per
prese. Aveva quasi portato a termine anche la forza o per frode, farsi amare e temere dai popoli,
quarta. Dei signori spogliati dei loro beni ne am- farsi seguire e farsi temere dai soldati, spegnere
mazz quanti ne pot raggiungere, e pochissimi si quelli che ti possono o ti devono offendere, inno-
salvarono. Si era guadagnato i gentiluomini roma- vare con nuove istituzioni gli ordinamenti politici
ni. E nel Collegio cardinalizio aveva grandissimo antichi, essere severo e grato, magnanimo e libera-
sguito. Quanto al nuovo acquisto, aveva disegna- le, spegnere la milizia infedele, crearne una nuova,
to di diventare signore della Toscana. Possedeva mantenere le amicizie di re e di principi in modo
gi Perugia e Piombino, e aveva preso la protezio- che ti abbino o a beneficare con grazia o a offen-
ne di Pisa. E, come se non dovesse avere rispetto dere con rispetto, non pu trovare esempi pi fre-
per la Francia (non gliene doveva pi, perch i schi che le azioni di costui. Si pu solamente
francesi erano gi stati spogliati del Regno di Na- muovergli qualche rimprovero per la nomina del
pontefice Giulio II, nella quale egli fece una catti-
va scelta. Come si detto, se non poteva fare un
1
Il 26 dicembre 1502.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 25
papa a suo modo, poteva almeno ottenere che uno Stato con Amilcare, il comandante degli eserciti
non fosse papa. Non doveva neanche permettere cartaginesi che stanziavano in Sicilia. Una mattina
che divenisse papa uno di quei cardinali che egli radun il popolo ed il senato di Siracusa, come se
aveva offeso o, se lo diveniva, doveva fare in mo- egli avesse dovuto deliberare su questioni che ri-
do che avesse paura di lui. Gli uomini offendono o guardavano il bene della repubblica. Ad un cenno
per paura o per odio. Quelli che egli aveva offeso prestabilito, fece uccidere dai suoi soldati tutti i
erano, fra gli altri, San Pietro in Vincoli 1 , Giovan- senatori e i pi ricchi esponenti del popolo. Uccisi
ni Colonna, San Giorgio 2 , Ascanio Sforza. Tutti costoro, occup e mantenne il principato di quella
gli altri cardinali, che fossero divenuti papa, dove- citt senza alcuna controversia civile. E, bench
vano temerlo, eccetto Roano 3 e gli spagnoli. Que- dai cartaginesi fosse due volte sconfitto e infine
sti per il legame di parentela e per obbligo; quello assediato, non soltanto pot difendere la sua citt,
per la potenza, poich aveva alle spalle il re di ma, lasciata una parte delle sue genti alla difesa
Francia. Pertanto il duca, prima di ogni altra cosa, dellassedio, con le altre assal lAfrica, e in breve
doveva creare papa uno spagnolo. Non potendo, tempo liber Siracusa dallassedio e mise Cartagi-
doveva acconsentire che fosse Roano e non San ne in una situazione di estrema difficolt. I nemici
Pietro in Vincoli. E chi crede che nei grandi per- furono costretti ad accordarsi con lui e ad accon-
sonaggi i benefici nuovi facciano dimenticare le tentarsi di possedere lAfrica, e a lasciare ad Aga-
ingiurie vecchie, si inganna. Il duca quindi commi- tocle la Sicilia. Chi considerasse dunque le azioni
se un errore in questa elezione. E questo errore fu e le virt di costui, non vedr cose (o poche), che
causa della sua rovina definitiva. possano essere attribuite alla fortuna. Come pi
sopra si detto, non con il favore di qualcuno, ma
salendo i gradi della carriera militare, che si era
Capitolo 8. De his qui per scelera guadagnato con mille disagi e mille pericoli, per-
ad principatum pervenere. venne al principato e poi lo mantenne con tante
[Di quelli che per scelleratezze sono venuti al prin- scelte coraggiose e pericolose. Non si pu ancora
cipato] chiamare virt ammazzare i propri concittadini,
tradire gli amici, non mantenere la parola data, es-
1. Poich da cittadino privato si diventa principe sere senza piet, senza religione. Tutti questi modi
ancora in due modi (e ci non si pu attribuire del possono fare acquistare il potere, ma non la gloria.
tutto o alla fortuna o alla virt), non mi pare di do- Se si considerasse la virt di Agatocle nellentrare
ver abbandonare largomento, anche se delluno si e nelluscire dai pericoli, e la grandezza del suo
potrebbe ragionare pi diffusamente dove si tratta animo nel sopportare e nel superare le circostanze
delle repubbliche 4 . Questi modi sono quando o per avverse, non si vede perch egli debba essere giu-
qualche via scellerata ed empia si sale al potere o dicato inferiore a qualsiasi capitano di eccellenti
quando un cittadino privato diventa principe della qualit. Non di meno la sua efferata crudelt e la
sua patria con il favore degli altri suoi concittadini. sua inumanit, con infinite altre scelleratezze
Parlando del primo modo, presenter soltanto due compiute, non consentono che sia celebrato fra gli
esempli, luno antico e laltro moderno, e non ap- uomini pi eccellenti. Non si pu dunque attribuire
profondir ulteriormente largomento. Io giudico alla fortuna o alla virt quello che senza luna e
che basti imitarli a chi fosse costretto. senza laltra egli riusc a conseguire.
2. Il siciliano Agatocle non soltanto da privata for- 3. Ai nostri tempi, mentre regnava Alessandro VI,
tuna, ma da infima ed abietta fortuna divenne re di Oliverotto Euffreducci da Fermo rimase orfano
Siracusa 5 . Costui era nato da uno vasaio. Nelle di- che era ancora piccolo. Fu allevato da uno zio ma-
verse fasi della sua vita mantenne sempre un com- terno, che si chiamava Giovanni Fogliani. Nella
portamento scellerato. Non di meno accompagn sua prima giovinezza prest servizio militare sotto
le sue azioni scellerate con tanta virt danimo e di Paolo Vitelli, per diventare esperto in quella disci-
corpo, che si rivolse alla carriera militare, pass di plina e quindi pervenire a qualche grado elevato
grado in grado ed infine divenne comandante mili- nellesercito. Quando Paolo mor, milit sotto Vi-
tare di Siracusa. Giunto a questo grado, decise di tellozzo, suo fratello. Era ingegnoso, e gagliardo di
diventare principe e di ottenere con violenza e sen- corpo e danimo. Perci in brevissimo tempo di-
za laiuto di altri quello che la volont dei cittadini venne il primo uomo della sua milizia. Ma gli
gli aveva concesso. Discusse il progetto di colpo di sembrava una condizione servile il fatto di essere
alle dipendenze di altri. Perci pens di avere
laiuto di alcuni concittadini di Fermo ai quali era
1
Giuliano della Rovere, poi Giulio II. pi cara la servit che la libert della loro patria; e
2
Raffaello Riario. di ottenere anche il favore di Vitellozzo. Con que-
3
Giorgio dAmboise, cardinale di Rouen. sti appoggi riusc ad occupare Fermo. Poi scrisse a
4
Nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, intro- Giovanni Fogliani che voleva venire a vedere lui e
duzione. la sua citt, poich era stato pi anni fuori di casa,
5
Agatocle tiranno di Siracusa dal 317 al 289 a.C.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 26
e voleva in qualche parte riconoscere il suo patri- guerra. Credo che ci dipenda dal fatto che in un
monio. Egli si era affaticato soprattutto per acqui- caso le crudelt sono usate bene, nellaltro sono
stare onore, e desiderava che i suoi cittadini vedes- usate male. Si possono dire bene usate (se del male
sero come non aveva speso invano il suo tempo. lecito parlare bene) quelle che si fanno per un
Perci voleva venire in modo onorevole ed ac- breve periodo di tempo, cio perch necessario
compagnato da cento cavalieri suoi amici e servi- acquisire la sicurezza contro i nemici. Poi per non
tori. Lo pregava di accontentarlo e di ordinare agli vi si insiste pi, anzi si convertono in azioni che
abitanti di Fermo di accoglierlo onorevolmente. fanno il pi possibile gli interessi dei sudditi. Male
Ci tornava ad onore di lui, Oliverotto, ma anche usate sono quelle che agli inizi sono poche ma poi
di Giovanni, poich era stato suo allievo. Persuaso con il tempo, anzich diminuire, crescono e non
da queste argomentazioni, Giovanni non trascur cessano pi. Coloro che osservano il primo modo,
alcuna debita cortesia verso il nipote. Lo fece rice- con il favore di Dio e con laiuto degli uomini pos-
vere dagli abitanti di Fermo in modo onorevole e sono avere qualche rimedio al loro stato, come eb-
lo alloggi nelle sue case. Qualche giorno dopo be Agatocle. Gli altri impossibile che si manten-
Oliverotto aveva gi preparato quello che era ne- gano.
cessario per attuare il suo piano scellerato: orga- 5. Insomma chi si impossessa di uno stato deve in-
nizz un convito davvero solenne, al quale invit dividuare tutte quelle offese che costretto a fare.
Giovanni Fogliani e tutti i primi cittadini di Fermo. E deve farle tutte in un brevissimo periodo di tem-
Gli invitati consumarono le vivande e gustarono po, per non doverle rinnovare ogni giorno. Cos,
tutti gli altri intrattenimenti che si usano in simili non dovendole rinnovare, pu dare sicurezza agli
conviti. A questo punto Oliverotto, ad arte, inizi a uomini e pu guadagnarseli con molteplici benefi-
fare certi ragionamenti gravi, parlando della gran- ci. Chi si comporta altrimenti o per timidezza o per
dezza del papa Alessandro VI e di Cesare suo fi- mal consiglio, sempre costretto a tenere il coltel-
glio, e delle loro imprese. Giovanni e gli altri con- lo in mano. N pu mai contare sopra i suoi suddi-
vitati risposero a questi ragionamenti. Ad un certo ti, poich essi non possono essere sicuri di lui a
punto egli si alz, dicendo che era meglio fare causa delle fresche e continue ingiurie che subi-
quelle discussioni in un luogo pi appartato. E si scono. Le ingiurie si devono fare tutte insieme. In
ritir in una camera. Giovanni e tutti gli altri citta- tal modo si assaporano per meno tempo e perci
dini gli andarono dietro. Non si erano neanche po- offendano di meno. I benefici invece si devono fa-
sti a sedere, che dai nascondigli di quella stanza re a poco a poco. In tal modo si assaporano me-
uscirono numerosi soldati, che ammazzarono Gio- glio, cio pi a lungo. E, soprattutto, un principe
vanni e tutti gli altri. Dopo questo omicidio di deve vivere con i suoi sudditi in modo che nessun
massa, Oliverotto mont a cavallo, si impadron accidente sia negativo sia positivo lo costringa a
della citt e assedi il palazzo del magistrato su- cambiare il suo comportamento. Il motivo que-
premo. Presi dalla paura, gli abitanti furono co- sto: se le circostanze avverse lo richiedono, tu non
stretti ad obbedirlo e a istituire un governo, del hai il tempo per mettere in pratica azioni delittuo-
quale egli si fece principe. Eliminati tutti coloro se. Ed il bene che tu fai non ti giova, perch giu-
che, per il fatto di essere malcontenti, lo potevano dicato costretto, e di esso non ti riconosciuto al-
offendere, si rafforz con nuovi ordinamenti civili cun merito.
e militari. In tal modo nello spazio di un anno, da
quando ottenne il principato, egli non era solamen-
te sicuro nella citt di Fermo, ma era diventato te- Capitolo 9. De principatu civili.
mibile anche a tutti i suoi vicini. La sua espugna- [Il principato civile]
zione sarebbe stata difficile come quella di Agato-
cle, se non si fosse fatto ingannare da Cesare Bor- 1. Veniamo ora allaltra parte, quando un privato
gia, quando a Sinigallia costui cattur gli Orsini e i cittadino, non per scelleratezza o altra intollerabile
Vitelli. Qui fu catturato un anno dopo il parricidio violenza, ma con il favore degli altri suoi concitta-
che aveva commesso. E fu strangolato, insieme dini diventa principe della sua patria. In questo ca-
con Vitellozzo, che aveva avuto come maestro del- so lo stato si pu chiamare principato civile (n a
le sue virt e delle sue scelleratezze pervenirvi necessario o tutta virt o tutta fortuna,
4. Qualcuno potrebbe chiedersi perch Agatocle ed ma piuttosto lastuzia aiutata dalla fortuna). Dico
altri come lui, dopo infiniti tradimenti e crudelt, che si sale a questo principato o con il favore del
pot vivere a lungo e al sicuro nella sua patria. Po- popolo o con il favore dei grandi. In ogni citt si
t difendersi dai nemici esterni senza timore di tra- trovano questi due stai danimo diversi. Ci deriva
dimenti interni, Pot sentirsi al sicuro dalle cospi- da questo: il popolo desidera non essere coman-
razioni dei suoi concittadini. Eppure molti altri, dato n oppresso dai grandi; e i grandi desiderano
che si sono macchiati di azioni ugualmente crudeli, comandare ed opprimere il popolo. Da questi due
non sono riusciti a mantenere lo stato neanche in appetiti divergenti nelle citt nasce uno di questi
tempi pacifici e ancor meno nei tempi incerti di tre effetti: o principato o libert o caos.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 27
2. Il principato causato o dal popolo o dai grandi, perch sempre, nelle circostanze avverse, aiute-
secondo che luna o laltra di queste fazioni ha ranno a rovinarlo.
loccasione dimporsi sullaltra. I grandi, se vedo- 4. Pertanto uno che diventi principe mediante il
no che non possono resistere al popolo, incomin- favore del popolo deve mantenersi il popolo ami-
ciano a modificare la reputazione ad uno di loro 1 , co. Ci facile, poich il popolo domanda soltanto
e lo fanno principe per poter sfogare i loro appetiti di non essere oppresso. Ma uno che diventi princi-
sotto la sua protezione. Ugualmente il popolo, se pe contro la volont del popolo e con il favore dei
vede di non poter resistere ai grandi, modifica la grandi, deve innanzi tutto cercare di guadagnarsi il
reputazione a qualcuno, e lo fa principe, perch favore del popolo. Ci facile: deve soltanto pi-
vuole essere difeso con la sua autorit. Colui che gliare il popolo sotto la sua protezione. E, poich
perviene al principato con laiuto dei grandi, si gli uomini, quando ricevono bene da coloro da cui
mantiene con pi difficolt che quello che diventa credevano di ricevere male, si obbligano di pi al
principe con laiuto del popolo. Egli si trova prin- loro benefattore, il popolo si mette a benvolere
cipe avendo intorno a s molti che sembrano esse- maggiormente il principe, che se questi fosse giun-
re suoi uguali, e per questo non li pu n comanda- to al principato con i suoi favori. Il principe se lo
re n maneggiare a suo modo. Ma colui che arriva pu guadagnare in molti modi. Di questi modi non
al principato con il favore popolare, vi si trova so- si pu dare una regola certa, poich variano secon-
lo, e ha intorno o nessuno o pochissimi che non do le circostanze, perci si lasceranno da parte.
siano preparati ad obbedire. Oltre a questo, non 5. Concluder dicendo soltanto che un principe
pu soddisfare ai grandi con onest e senza recare costretto ad avere il popolo amico, altrimenti nelle
ingiuria ad altri, ma deve soddisfare il popolo, poi- avversit non ha alcuno che lo aiuti.
ch il fine del popolo pi onesto che quello dei Nabide, principe degli spartani, sostenne lassedio
grandi: questi vogliono opprimere, quello vuole di tutta Grecia e di un esercito romano sempre vit-
non essere oppresso. Oltre a questo, con il popolo torioso, e difese contro costoro la sua patria ed il
nemico un principe non si pu mai sentire al sicu- suo stato 2 . Allarrivo del pericolo gli bast guar-
ro, perch sono in troppi. Con i grandi si pu sem- darsi soltanto da un piccolo numero di oppositori.
pre sentire al sicuro, perch sono in pochi. Il peg- Se egli avesse avuto il popolo nemico, questo non
gio che un principe si possa aspettare dal popolo gli bastava. E che nessuno respinga questa mia o-
nemico, di essere abbandonato da lui. Invece dai pinione citando quel proverbio trito, che chi fonda
grandi, che gli sono nemici, non soltanto deve te- il suo potere sul popolo, fonda sul fango. Questo
mere di essere abbandonato, ma anche che essi si proverbio vero, quando un cittadino privato fa
organizzino contro di lui. Essi hanno una maggiore fondamento sul popolo e intende che il popolo lo
capacit di prevedere i fatti e sono pi astuti, per- viene a liberare, quando fosse oppresso dai nemici
ci trovano sempre il modo per salvarsi e cercano o dai magistrati. In questo caso si potrebbe trovare
di accattivarsi colui che sperano che vinca. Il prin- spesso ingannato, come successe a Roma ai Grac-
cipe ancora costretto a vivere sempre con quello chi 3 ed a Firenze a messer Giorgio Scali 4 . Ma, se
stesso popolo, ma pu ben far senza di quegli stes- un principe che si fonda sul popolo (cio un prin-
si grandi, poich li pu fare e disfane ogni giorno, cipe che possa comandare, sia uomo di coraggio,
e a sua discrezione pu togliere e dare loro la repu- non si sbigottisca nelle avversit, non manchi delle
tazione. altre preparazioni, e con il suo animo e i suoi ordi-
3. Per chiarire meglio questa parte, sostengo che i namenti infonda a tutto il popolo desiderio di agi-
grandi si devono considerare principalmente in re), non si trover mai ingannato dal popolo, e giu-
due modi. O, facendoli avanzare di grado, si go- dicher di avere posto le basi pi solide al suo po-
vernano in modo che si obbligano in tutto alla tua tere.
fortuna, o no. Quelli che si obbligano, e non siano 6. Questi principati diventano pericolosi, quando
rapaci, si devono onorare ed amare; quelli che non passano dallordinamento civile al potere assoluto.
si obbligano, si devono esaminare in due modi: o In questo caso i principi o comandano con la pro-
fanno questo per pusillanimit e difetto naturale pria autorit o comandano per mezzo dei magistra-
danimo: allora tu ti devi servire soprattutto di ti. Nel secondo caso essi si trovano in una situa-
quelli che sono di buono consiglio, perch nelle
prosperit te ne onori, e nelle avversit non hai da 2
Nabide tiranno di Sparta dal 205 al 192 a.C.
3
temerne. Ma, quando non si obbligano ad arte e Tiberio Sempronio Gracco eletto a Roma tribuno
perch sono ambiziosi, segno che pensano pi a della plebe nel 133 a.C., si oppone ai patrizi ed ucciso
s che a te. Il principe si deve guardare da quelli e lo stesso anno. Il fratello minore Gaio Sempronio Grac-
li deve temere come se fossero scoperti nemici, co eletto tribuno della plebe nel 123 e a sua volta uc-
ciso nel 122.
4
Giorgio Scali un ricco fiorentino. Diviene capo della
plebe dopo il tumulto dei Ciompi (1378), si aliena per
1
Lo tolgono dal suo stato di privato cittadino e gli dan- le simpatie dei sostenitori ed decapitato con la repres-
no la reputazione, il prestigio, cio il potere politico. sione della sommossa (1382).
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 28
zione di grande debolezza e perci di maggior pe- ad assalire uno che abbia la sua terra gagliarda e
ricolo, perch dipendono completamente dalla vo- non sia odiato dal popolo.
lont di quei cittadini che sono preposti alle magi- 2. Le citt della Germania 3 sono liberissime, han-
strature. Costoro, soprattutto nei tempi avversi, no poco contado 4 e obbediscano allimperatore
possono togliere loro lo stato con grande facilit. quando vogliono. Esse non temono n questi n
Basta che lo ostacolino o che non gli obbediscano. alcun altro potente che abbiano intorno. Sono tal-
Nei momenti di pericolo il principe non ha il tem- mente fortificate, che ciascuno pensa che la loro
po per pigliare lautorit assoluta. In quei frangenti espugnazione sarebbe lunga e difficile. Hanno tut-
i cittadini e i sudditi, che di solito ricevono i co- te fossati e mura adeguate; hanno artiglierie a suf-
mandi dai magistrati, non sono disposti ad obbedi- ficienza; tengono sempre nei magazzini pubblici
re ai suoi. E nei tempi dubbi avr sempre penuria da bere, da mangiare e da ardere per un anno. Oltre
di chi si possa fidare. Un simile principe non pu a questo, per poter tenere le plebi pasciute e senza
fondarsi sopra quello che vede nei tempi tranquilli, perdita di denaro pubblico, hanno sempre la possi-
quando i cittadini hanno bisogno dello stato. Allo- bilit di dare loro da lavorare per un anno in quelle
ra ognuno corre, ognuno promette, e ciascuno vuo- occupazioni che sono il nerbo della vita cittadina e
le morire per lui, quando la morte lontana. Ma delle industrie che nutrono le stesse plebi. Tengo-
nei tempi avversi, quando lo stato ha bisogno dei no ancora gli esercizi militari in grande reputazio-
cittadini, allora ne trova pochi. Questesperienza ne e a questo proposito hanno molti ordinamenti
tanto pi pericolosa, quanto la si pu fare soltanto per mantenerli.
una volta. Perci un principe saggio deve pensare 3. Un principe dunque che abbia una citt fortifica-
un modo per il quale i suoi cittadini, sempre ed in ta e che non si faccia odiare, non pu essere assali-
ogni circostanza, abbiano bisogno dello stato e di to. E, se pure ci fosse chi lo assalisse, se ne partir
lui. Poi gli saranno sempre fedeli. con vergogna. Le cose del mondo sono cos varie,
che quasi impossibile che qualcuno possa con gli
eserciti stare un anno in ozio per mantenere un as-
Capitolo 10. Quomodo omnium sedio. E chi replicasse: se il popolo ha i suoi pos-
principatuum vires perpendi de- sedimenti fuori le mura e li vede ardere, non avr
beant. pazienza e il lungo assedio e il proprio interesse gli
[In che modo si debbano misurare le forze di tutti i far dimenticare il principe; rispondo che un prin-
principati] cipe potente ed animoso superer sempre tutte
quelle difficolt, ora dando speranza ai sudditi che
1. Quando si esaminano le caratteristiche dei prin- il male non sar lungo, ora infondendo timore del-
cipati, conviene fare unaltra osservazione: se un la crudelt del nemico, ora assicurandosi con de-
principe ha tanto stato che, in caso di necessit, strezza di quelli che gli apparissero troppo arditi.
possa reggersi da solo oppure se ha sempre biso- Oltre a questo, ragionevole pensare che il nemico
gno della difesa di altri. Per chiarire meglio questa decida di ardere e di rovinare il paese appena arri-
parte, dico che io giudico che si possano reggere va, cio quando gli animi degli uomini sono anco-
da soli coloro che, per abbondanza di uomini o di ra caldi e ben disposti alla difesa. Perci tanto me-
denari, possono mettere insieme un esercito ade- no il principe deve dubitare, perch, qualche gior-
guato e fare una battaglia campale contro chiunque no dopo, quando gli animi si sono raffreddi, i dan-
venga ad assalirli. Ugualmente giudico che hanno ni sono gi stati fatti, i mali sono stati ricevuti e
sempre bisogno di altri coloro che non possono af- non vi pi alcun rimedio. E allora tanto pi si
frontare il nemico in battaglia campale, ma sono vengono a unire con il loro principe. Essi ritengo-
costretti a rifugiarsi dentro le mura e difendersi no che egli abbia con loro un obbligo, poich per
dietro di esse. Del primo caso si gi discusso. Per la sua difesa sono state arse le loro case e rovinati i
lavvenire diremo quello che serve. Del secondo loro possedimenti. La natura degli uomini que-
caso non si pu dire altro, salvo che suggerire a sta: sentire un obbligo per i benefici che si fanno,
tali principi di fortificare e munire la proprio citt come per quelli che si ricevono. Perci, se si con-
e di non tenere in alcuno conto il contado 1 . Chiun- sidera bene tutta la situazione, a un principe pru-
que avr ben fortificato la sua citt e circa gli altri dente non sar difficile mantenere prima e poi sal-
governi con i sudditi si sia maneggiato come si di gli animi dei suoi cittadini durante lassedio,
detto pi sopra e come si dir pi sotto 2 , sar sem- purch non gli manchi nulla con cui vivere e con
pre assalito con grande rispetto. Gli uomini sono cui difendersi.
sempre nemici delle imprese che si mostrano piene
di difficolt, n si pu vedere alcuna facilitazione 3
Machiavelli fa riferimento al viaggio che tra il dicem-
bre 1507 e il giugno 1508 lo aveva portato a visitare
1
Fortificano le citt e lasciano indifeso il resto del pae- Trento, Bolzano, il Tirolo, Innsbruck e alcuni cantoni
se, quindi la campagna. della Svizzera. La Germania era un po pi a nord.
2 4
Cap IX e cap. XIX. Il territorio intorno alla citt.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 29
Capitolo 11. De principatibus ec- vano il pontificato debole ed infermo. E, bench
clesiasticis. sorgesse qualche volta un papa animoso, come fu
[I principati ecclesiastici] Sisto IV, tuttavia la fortuna o il sapere non lo pot
mai liberare da queste scomodit. La brevit della
1. Ora ci resta da ragionare solamente dei principa- loro vita ne era la causa. In dieci anni che, in me-
ti ecclesiastici. Per quanto li riguarda tutte le diffi- dia, viveva un papa, a fatica si poteva abbassare
colt sono prima di possederli. Essi si acquistano o una delle due fazioni. E se, per esempio, un papa
per virt o per fortuna; e si mantengano senza aveva quasi spento i Colonna, sorgeva un altro,
luna e senza laltra, perch sono sostenuti dagli nemico degli Orsini, che li faceva risorgere, e non
ordinamenti consolidati da tempo antico nella reli- aveva il tempo di spegnere gli Orsini.
gione. Essi sono stati tanto potenti e di tale qualit, Per questo motivo le forze temporali del papa era-
che mantengono i loro principi al potere, in qua- no poco stimate in Italia.
lunque modo essi si comportino e vivano. Soltanto 4. Sorse poi Alessandro VI, il quale, di tutti i pon-
costoro hanno stati, e non li difendono; hanno tefici che sono stati nominati, mostr quanto un
sudditi, e non li governano. E gli stati, per il fatto papa, aiutato dal denaro e dalle forze militari, po-
di essere indifesi, non sono loro tolti; e i sudditi, teva prevalere. Con lo strumento del duca Valenti-
per il fatto di non essere governati, non si preoc- no e in occasione del passaggio dei francesi in Ita-
cupano, n pensano n possono alienarsi da loro. lia, fece tutte quelle cose che io discuto pi sopra
Perci soltanto questi principati sono sicuri e feli- nelle azioni del duca 4 . E, bench il suo intendi-
ci. mento non fosse fare grande la Chiesa, ma il duca,
2. Essi sono retti da cause superiori, alle quali la non di meno ci che fece torn a grandezza della
mente umana non pu giungere. Per questo motivo Chiesa. Essa, dopo la sua morte, spento il duca, fu
tralascer di parlarne. Essi sono esaltati e mante- erede delle sue fatiche. Venne poi papa Giulio II.
nuti da Dio, perci sarebbe impresa di uomo pre- Egli trov la Chiesa grande, poich possedeva tut-
suntuoso e temerario discorrerne. Non di meno, se ta la Romagna e poich erano ridotti allimpotenza
qualcuno mi chiedesse da che cosa proviene il fat- i baroni di Roma e, per la repressione di Alessan-
to che la Chiesa, nel potere temporale, sia pervenu- dro, erano eliminate le fazioni. E trov ancora la
ta a tanta grandezza, anche se da Alessandro VI via aperta ad un modo geniale per accumulare de-
indietro nel tempo, i potentati italiani 1 (e non sol- nari, che in precedenza Alessandro VI non aveva
tanto quelli che si chiamavano i potentati, ma ogni mai messo in pratica 5 .
barone e ogni signore, bench minimo) la stimava- 5. Giulio II non prosegu soltanto il programma di
no poco quanto al potere temporale. Ed ora un re Alessandro VI, ma lo accrebbe. Pens di guada-
di Francia ne trema. Lo stato della Chiesa lo ha po- gnarsi Bologna, di spegnere i veneziani e di cac-
tuto cacciare dallItalia ed riuscito a distruggere ciare i francesi dallItalia. Tutte queste imprese gli
anche la potenza di Venezia. Questi fatti sono noti riuscirono, e con tanta pi lode, quanto pi fece
a tutti; tuttavia non mi pare superfluo richiamarli ogni cosa per accrescere il potere e il prestigio del-
in buona parte alla memoria. la Chiesa e non qualche privato. Mantenne ancora
3. Prima che Carlo VIII re di Francia passasse in le fazioni degli Orsini e dei Colonna in quei termi-
Italia 2 , questa provincia era sotto il potere politico ni in cui le trov. E, bench qualcuno di essi vo-
del papa, dei veneziani, del re di Napoli, del duca lesse modificare lo status quo, tuttavia due cose li
di Milano e dei fiorentini. Questi potentati dove- ha mantenuti fermi: luna, la grandezza della Chie-
vano avere due preoccupazioni principali: luna, sa, che li sbigottisce; laltra, il fatto di non avere in
che un forestiero non entrasse in Italia con le armi; famiglia cardinali, che sono sempre stati allorigi-
laltra, che nessuno di loro occupasse il territorio ne dei tumulti scoppiati fra loro. Queste fazioni
di altri stati. Quelli che davano pi preoccupazioni non staranno mai tranquille, ogni volta che abbia-
erano il Papa e i veneziani. A bloccare le mire e- no cardinali, perch questi nutrono, in Roma e fuo-
spansive dei veneziani, occorreva lunione di tutti ri di Roma, le fazioni. Ed i baroni sono costretti a
gli altri stati, come avvenne nella difesa di Ferra- difenderle. Cos dallambizione dei prelati nascono
ra 3 . E a tenere dentro i suoi confini il papa, servi- le discordie e i tumulti fra i baroni. Il nuovo papa
vano i baroni di Roma. Essi erano divisi in due fa- Leone X de Medici ha trovato quindi un pontifi-
zioni, gli Orsini e i Colonna, e sempre vi era moti- cato potentissimo. E, se gli altri papi lo fecero
vo di contrasto fra loro. Essi stavano con le armi in grande con le armi, si spera che egli lo faccia gran-
mano davanti agli occhi al pontefice, perci tene- dissimo e venerando con la bont e con le infinite
altre sue virt.
1
Venezia, Firenze, Milano e Napoli.
2
Nel 1494.
3 4
Nella guerra del sale (1482-84) Venezia combatte Nel cap. VII.
5
contro il ducato di Ferrara, che ha lappoggio di Mila- La vendita dei benefici ecclesiastici e delle indulgen-
no, Mantova, Bologna, il papato e Napoli. ze.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 30
Capitolo 12. Quot sint genera mi- erano peccati di principi, hanno patito la pena an-
litiae et de mercennariis militibus. che loro.
[Di quanti generi sia la milizia; e i soldati merce- 3. Io voglio dimostrare meglio linfelicit di queste
nari] armi. I capitani mercenari o sono uomini eccellenti
o no. Se lo sono, non te ne puoi fidare, perch a-
1. Ho finito di discutere fin nei particolari tutte le spireranno sempre alla propria grandezza, oppri-
qualit di quei principati dei quali agli inizi mi mendo te che sei il loro padrone oppure opprimen-
proposi di ragionare. Ho considerato, pi sopra, le do altri fuori della tua intenzione. Invece, se il ca-
cause del bene e del male che erano presenti in lo- pitano non virtuoso, ti rovina per lordinario. E,
ro. Ed ho mostrato i modi con i quali molti hanno se si risponde che chiunque avr le armi in mano
cercato di acquistarli e di tenerli. Ora mi resta da far questo, o mercenario o no, replicherei che le
discutere in generale dei mezzi di offesa e di difesa armi devono essere adoperate o da un principe o
che ciascuno dei principati sopra indicati pu ave- da una repubblica. Il principe deve andare di per-
re. Noi abbiamo detto pi sopra 1 che un principe sona, e fare lui lufficio del capitano. La repubbli-
costretto ad avere i buoni fondamenti nei sudditi, ca deve mandare suoi cittadini; e, quando ne man-
altrimenti va incontro alla rovina. I principali fon- da uno che non riesca valente uomo, deve cam-
damenti che tutti gli stati (nuovi, vecchi o misti) biarlo; e, quando lo sia, deve trattenerlo con le
hanno, sono le buone leggi e le buone armi. E poi- leggi, affinch non oltrepassi il segno. Per espe-
ch non ci possono essere buone leggi dove non ci rienza si vede che i principi soli e le repubbliche
sono buone armi, e dove ci sono buone armi con- armate fanno progressi grandissimi, e che le armi
viene che ci siano buone leggi, io lascer da parte mercenarie non fanno altro che danni. E con pi
le leggi e parler delle armi. difficolt obbedisce a un suo cittadino una repub-
2. Dico dunque che le armi con le quali un princi- blica armata di armi proprie, che una armata di
pe difende il suo stato, o sono proprie o sono mer- armi esterne.
cenarie o ausiliarie o miste. Le mercenarie e le au- 4. Roma e Sparta stettero per molti secoli armate e
siliarie sono inutili e pericolose; e, se uno tiene il libere. Gli svizzeri sono armatissimi e liberissimi.
suo stato fondato sulle armi mercenarie, non sar Tra gli esempi delle armi mercenarie antiche sono
mai stabile n sicuro; perch sono disunite, ambi- i cartaginesi. Alla fine della prima guerra con i
ziose, senza disciplina, infedeli. Sono gagliarde fra romani essi furono sul punto di essere oppressi dai
gli amici; vili fra i nemici. Non hanno timore di loro soldati mercenari, anche se avevano come
Dio, non dimostrano fedelt con gli uomini. Tanto comandanti i loro propri cittadini 5 . Dopo la morte
si differisce la rovina quanto si differisce lassalto. di Epaminonda Filippo il Macedone fu fatto dai
E nella pace sei spogliato da loro, nella guerra dai tebani capitano delle loro genti. Dopo la vittoria
nemici. La causa di questo che esse non hanno tolse loro la libert 6 . Morto il duca Filippo, i mila-
altro amore n altra causa che le tenga in campo, nesi assoldarono Francesco Sforza contro i vene-
che un po di stipendio. Esso per non sufficien- ziani. Egli super i nemici a Caravaggio 7 , poi si
te a far s che vogliano morire per te. Vogliono es- congiunse con loro per opprimere i milanesi suoi
sere tuoi soldati 2 finch tu non fai guerra. Ma, co- padroni. Sforza suo padre, era al soldo della regina
me la guerra viene, o fuggono o se ne vanno. Do- Giovanna di Napoli, e la lasci allimprovviso di-
vrei durare poca fatica a persuadere che questo il sarmata. Perci lei, per non perdere il regno, fu co-
loro comportamento, perch ora la rovina dellIta- stretta a gettarsi in grembo al re di Aragona. E, se
lia causata dal fatto che per molti anni ci si ri- in passato veneziani e fiorentini hanno accresciuto
posati sulle armi mercenarie. Esse diedero a qual- il loro potere con queste armi, e i loro capitani non
cuno qualche successo, e sembravano gagliarde fra si sono fatti principi ma li hanno difesi, rispondo
loro. Ma, come venne il forestiero, mostrarono che i fiorentini in questo caso sono stati favoriti
quello che valevano. Per questo motivo Carlo VIII dalla sorte, perch alcuni dei capitani virtuosi, di
re di Francia riusc a pigliare lItalia con il gesso 3 . cui potevano temere, non hanno vinto, alcuni han-
E chi diceva che la causa di ci erano i nostri pec- no incontrato forti resistenze, altri hanno rivolto le
cati, diceva il vero 4 . Ma non erano gi quelli che si loro ambizioni altrove. Quello che non vinse fu
credeva, ma questi che io ho narrato. E, poich essi Giovanni Aucut 8 , la fedelt del quale a causa della
sconfitta non si poteva conoscere. Ma ognuno con-
fesser che, se vinceva, i fiorentini stavano alla sua
1
Nel cap. VIII. discrezione 9 . Sforza ebbe sempre gli uomini di
2
Nel senso etimologico di assoldati, pagati con il sol- Braccio da Montone contrari, e si tenevano sotto
do.
3 5
Con estrema facilit. Le truppe francesi non devono Nel 241-237 a.C.
6
combattere contro alcun esercito. Si limitano a segnare Nel 346 a.C.
7
con il gesso le abitazioni dove far alloggiare i soldati. Nel 1448.
4 8
Girolamo Savonarola, nella predica del 1 novembre John Hawkword.
9
1494. Finivano in suo potere.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 31
controllo luno laltro. Cos Francesco rivolse la Molte delle citt grosse presero le arme contro i
sua ambizione sulla Lombardia. Braccio contro la loro nobili, i quali, prima favoriti dallimperatore,
Chiesa e contro il regno di Napoli. le tennero oppresse. La Chiesa le favoriva per dar-
5. Ma veniamo a quello che seguito poco tempo si reputazione nel potere temporale. Di molte altre
fa. I fiorentini fecero loro capitano Paolo Vitelli, i cittadini diventarono principi. Perci lItalia era
un uomo prudentissimo, che da privata fortuna a- quasi venuta nelle mani della Chiesa e di qualche
veva ottenuto grandissima reputazione. Se costui Repubblica. Quei preti e quegli altri cittadini erano
espugnava Pisa, nessuno pu negare che i fiorenti- abituati a non conoscere armi. Perci incomincia-
ni avevano tutto linteresse di restare con lui. Se rono ad assoldare forestieri. Il primo che dette re-
fosse divenuto soldato dei loro nemici, non aveva- putazione a questa milizia fu Alberigo da Conio 5 ,
no rimedio; e, se lo tenevano, erano costretti ad romagnolo. Dalla scuola militare di costui discese,
obbedirgli. tra gli altri, Braccio da Montone e Francesco Sfor-
Se si considerano i loro progressi, si vedr che i za, i quali ai loro tempi furono arbitri dellItalia.
veneziani avevano operato con sicurezza e con Dopo questi vennero tutti gli altri che fino ai nostri
gloria, mentre fecero la guerra nel loro proprio tempi hanno governato queste armi. Il fine della
modo. Fu prima che si rivolgessero con le loro im- loro virt stato che Italia stata percorsa da Car-
prese in terraferma. Con i gentili uomini e con la lo VIII, predata da Luigi XII, violentata da Ferdi-
plebe armata operarono in modo davvero virtuoso. nando il Cattolico e svergognata dagli svizzeri.
Ma, non appena incominciarono a combattere in Lordinamento 6 che essi hanno tenuto stato, per
terraferma, lasciarono questa virt, e seguirono i prima cosa, togliere reputazione alle fanterie per
costumi delle guerre dItalia. Allinizio della loro dare reputazione a se stessi. Fecero questo, perch
espansione in terraferma, poich non avevano mol- erano senza stato e vivevano della loro professio-
ti territori e poich avevano una grande reputazio- ne. I fanti poco numerosi non davano loro reputa-
ne, non avevano molto da temere dai loro capitani. zione, quelli troppo numerosi non potevano avere
Ma, come ampliarono le conquiste - ci fu sotto il un adeguato sostentamento. Perci si ridussero alla
Carmignola 1 -, ebbero un saggio di questo errore. cavalleria, dove con numero sopportabile erano
Lo videro virtuosissimo, perch sotto il suo co- nutriti ed onorati. Le cose erano ridotte a questi
mando sconfissero il duca di Milano. Poi per si termini, che in un esercito di ventimila soldati non
accorsero che egli si era raffreddo nella guerra. E si trovavano duemila fanti. Oltre a questo avevano
giudicarono di non poter pi vincere sotto il suo usato ogni accorgimento per levare a se stessi e ai
comando, perch non voleva vincere, n di poterlo soldati la fatica e la paura: non si ammazzavano
licenziare, per non perdere ci che avevano acqui- nelle zuffe, ma si pigliavano prigionieri e senza
stato. Perci, per renderlo inoffensivo, furono co- riscatto. Di notte non davano lassalto alle citt
stretti ad ammazzarlo. Hanno poi avuto come loro fortificate; quelli delle citt non davano lassalto
capitani Bartolomeo da Bergamo 2 , Roberto da San agli accampamenti; intorno al campo non facevano
Severino, il conte di Pitigliano 3 e simili. Con co- n steccato n fossa; n conducevano operazioni
storo dovevano temere di subire perdite, non di militari dinverno. E tutte queste cose erano per-
aumentare le loro conquiste. ci che avvenne poi messe nei loro ordinamenti militari, e trovate da
a Vail 4 , dove in una sola battaglia persero quello loro per fuggire la fatica e i pericoli, tanto che
che in ottocento anni, con tanta fatica, avevano ac- hanno ridotto Italia alla schiavit e alla vergogna.
quistato. Da queste armi nascono soltanto acquisti
lenti, tardi e deboli; e improvvise e miracolose
perdite. Con questi esempi io sono venuto a parla- Capitolo 13. De militibus auxilia-
re dellItalia, la quale stata governata per molti riis, mixtis ed propriis.
anni dalle armi mercenarie. Voglio perci conti- [I soldati ausiliari, misti e propri]
nuare a discutere di esse, e pi in generale, affin-
ch, vedendo la loro origine e i successi che hanno 1. Le armi ausiliarie, che sono le altre armi inutili,
permesso, si possa meglio correggerle. sono quando si chiama un potente che con le sue
6. Dovete dunque capire che, non appena in questi armi venga ad aiutarti e a difendere. ci che fece
ultimi tempi il potere incominci ad essere ributta- in tempi recenti papa Giulio II 7 . Egli aveva visto
to dallItalia, e che il papa acquist pi reputazione nellimpresa di Ferrara la trista prova delle sue ar-
nel potere temporale, lItalia si divise in pi stati. mi mercenarie, perci si rivolse alle ausiliarie. Si
1
accord con Ferdinando re di Spagna affinch con
Francesco Bussone da Carmagnola (1380ca.-1432),
detto il Carmignola con la battaglia di Maclodio con-
quista Bergamo e Brescia per Venezia.
2 5
Bartolomeo Colleoni. Alberigo da Barbiano (?-1409), conte di Cunio.
3 6
Nicol Orsini. La strategia.
4 7
Vailate, sulla Ghiara dAdda. La battaglia, detta anche Nel 1510 Alfonso dEste si riprende Bologna e il papa
di Agnadello, avviene il 4 maggio 1509. Giulio II costretto a chiedere aiuto alla Spagna.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 32
le sua genti ed i suoi eserciti lo aiutasse 1 . Queste telli, a quando rimase con i suoi soldati e fu pa-
armi possono essere utili e buone per loro stesse. drone di se stesso. Tale reputazione si trover ac-
Ma, per chi le chiama, sono quasi sempre dannose, cresciuta sempre. E non fu mai stimato molto, se
perch, se perdi, rimani disfatto; se vinci, resti loro non quando ciascuno vide che egli era intero pos-
prigioniero. Di questi esempi siano piene le anti- sessore delle sue armi.
che storie, tuttavia non voglio ignorare questo e- 4. Io non mi volevo allontanare dagli esempi ita-
sempio recente di papa Giulio II. La sua decisione liani e per di pi recenti; tuttavia non voglio lascia-
non pot essere meno sconsiderata: per conquistare re indietro Ierone di Siracusa, che pi sopra ho ri-
Ferrara, si cacciato tutto nelle mani di un fore- cordato 5 . Costui, fatto capo degli eserciti dai sira-
stiero. Ma la sua buona fortuna fece nascere una cusani, cap subito che quella milizia mercenaria
terza cosa, affinch non cogliesse il frutto della sua non era utile, poich i condottieri erano fatti come
cattiva decisione: i suoi ausiliari furono sconfitti a i nostri condottieri italiani. E, poich gli sembrava
Ravenna 2 , e sorsero gli svizzeri, che cacciarono i di non poterli trattenere n lasciare, li fece tagliare
vincitori, fuori di ogni opinione e sua e daltri, tutti a pezzi. Poi fece guerra con le armi sue e non
perci evit di rimanere prigioniero dei nemici, con le armi straniere. Voglio ancora riportare alla
messi in fuga, n dei suoi ausiliari, che avevano memoria una figura del Vecchio Testamento, che
vinto con altre armi e non con le loro. I fiorentini, calza a proposito. David si offr a Saul di andare a
che erano del tutto disarmati, condussero diecimila combattere contro Golia, un provocatore filisteo.
francesi a Pisa per espugnare la citt 3 . A causa di Saul, per dargli coraggio, lo arm con le sue armi.
questa decisione portarono pi pericolo che in Non appena le ebbe addosso, David le ricus, di-
qualsiasi tempo di travagli loro. Limperatore di cendo che con quelle non poteva valersi bene di se
Costantinopoli 4 , per opporsi ai suoi vicini, mand stesso. Perci voleva incontrare il nemico con la
in Grecia diecimila turchi. Alla fine della guerra sua fionda e con il suo coltello.
essi non se ne vollero partire. Ci fu linizio della 5. Infine le armi di altri, o ti cadono di dosso o ti
servit della Grecia sotto gli infedeli. pesano o ti stringono. Carlo VII, padre del re Luigi
2. Colui che non vuole vincere, si valga dunque di XI, avendo, con la sua fortuna e virt, liberato la
queste armi, perch sono molto pi pericolose che Francia dagli inglesi 6 , comprese questa necessit
le mercenarie: esse garantiscono una rovina sicura: di armarsi di armi proprie, e decise di arruolare nel
sono tutte unite, tutte volte alla obbedienza di altri. suo regno le genti darme e le fanterie. Poi il re
Le mercenarie invece, ad offenderti, una volta Luigi suo figlio spense quella dei fanti, e incomin-
sconfitte, hanno bisogno di pi tempo e di occa- ci ad assoldare svizzeri. Questo errore, seguito
sioni pi favorevoli, poich non sono compatte e dagli altri, , come si vede ora di fatto 7 , causa dei
poich sono arruolate e pagate da te. E, se tu metti pericoli che minacciano quel regno. Ha dato repu-
qualcuno a capo di esse, questi non pu pigliare tazione agli svizzeri, perci ha avvilito tutte le sue
subito tanta autorit da riuscire ad offenderti. In- armi: ha spento le fanterie, e ha obbligato le sue
somma nelle mercenarie pi pericolosa lignavia, genti darme a mettersi al servizio di altri Stati. Es-
mentre nelle ausiliarie pi pericolosa la virt. se sono assuefatte a militare con gli svizzeri, per-
3. Pertanto un principe saggio ha sempre fuggito ci non par loro di poter vincere senza di essi. Da
queste armi, e si rivolto alle proprie; ha voluto qui nasce che i francesi contro gli svizzeri non ba-
piuttosto perdere con i suoi che vincere con gli al- stano, e senza svizzeri, contro altri non provano.
tri, poich ha giudicato che non era una vera vitto- Gli eserciti misti di Francia sono stati dunque in
ria quella che si acquistava con le armi straniere. parte mercenari e in parte propri. Queste armi tutte
Io non dubiter mai di allegare lesempio di Cesa- insieme sono molto migliori che le semplici ausi-
re Borgia e delle sue azioni. Il duca entr in Ro- liarie o le semplici mercenarie, e molto inferiori
magna con le armi ausiliarie, conducendovi tutte alle proprie. Basti lesempio detto. Il regno di
genti francesi. Con quelle prese Imola e Forl. Poi Francia sarebbe insuperabile, se lordinamento di
per tali armi non gli sembravano sicure, cos si Carlo VII fosse stato accresciuto o preservato. Ma
volse alle mercenarie, giudicandole meno perico- la poca prudenza degli uomini incomincia una co-
lose, e assold gli Orsini e i Vitelli. Poi le maneg- sa, che, a causa del buon sapore iniziale, impedisce
gi e le trov dubbie, infedeli e pericolose, perci di scorgere il veleno che contiene. Pi sopra 8 io
le spense e si volse alle proprie. Si pu facilmente feci lesempio delle febbri del tisico.
vedere che differenza passa fra luna e laltra di
queste armi. Basta considerare quanto cambio in
5
meglio la reputazione del duca, da quando aveva Cap. VI.
6
soltanto i francesi e quando aveva gli Orsini e i Vi- Guerra dei cento anni (1337-1453). Le compagnie di
ordinanza sono istituite nel 1435-36.
1 7
Lega Santa (11 ottobre 1511). Machiavelli accenna alle conseguenze della battaglia
2
L11 aprile 1512. di Ravenna (1512) e alla sconfitta di Novara (giugno
3
Nel 1500 e poi nel 1502. 1513).
4 8
Giovanni Cantacuzeno si allea con i turchi nel 1353. Cap. III.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 33
6. Pertanto colui che in un principato non conosce una di quelle infamie dalle quali il principe si
quando i mali nascono, non veramente saggio; e deve guardare, come pi sotto si dir 4 . Da un prin-
questo dato a pochi. E, se si considerasse la pri- cipe armato a uno disarmato non c alcuna pro-
ma rovina dellImperio romano, si trover che porzione; e non ragionevole che chi armato ob-
stato soltanto quando si cominciato ad assoldare bedisca volentieri a chi disarmato, e che il disar-
i goti. Da quel momento incominciarono a sner- mato stia sicuro tra servitori armati 5 . Nelluno c
varsi le forze dellImperio romano, e tutta quella sdegno e nellaltro c sospetto. Di conseguenza
virt che si levava da lui si dava a loro. non possibile che operino bene insieme. Perci
7. Concludo dunque dicendo che, senza avere armi un principe che non si intenda della milizia, oltre
proprie, nessun principato sicuro; anzi tutto alle altre infelicit, come detto, non pu essere
nelle mani della fortuna, poich non ha alcuna vir- stimato dai suoi soldati n pu fidarsi di loro.
t che nelle avversit lo difenda. E fu sempre opi- 3. Pertanto non deve mai levare il pensiero da que-
nione e sentenza degli uomini saggi, quod nihil sit sto esercizio della guerra, e nella pace vi si deve
tam infirmum aut instabile quam fama potentiae esercitare pi che nella guerra Pu fare questo in
non sua vi nixa 1 . E le armi proprie sono quelle che due modi: luno con le opere, cio con la pratica,
sono composte o di sudditi o di cittadini o di tuoi laltro con la mente, cio con la teoria. Quanto alle
sottoposti. Tutte le altre sono o mercenarie o ausi- opere, oltre a tenere bene ordinati ed esercitati i
liarie. Il modo per organizzare le armi proprie sar suoi soldati, deve sempre andare a caccia, e me-
facile da trovare, se si discuteranno gli ordinamenti diante quella deve assuefare il corpo ai disagi; e
dei quattro personaggi che pi sopra ho nominato 2 , intanto deve imparare la natura dei luoghi, cono-
e se si vedr come Filippo, padre di Alessandro scere come sorgono i monti, come imboccano le
Magno, e come molte repubbliche e principi si so- valli, come giacciono le pianure, e deve intendere
no armati ed ordinati. A questi ordinamenti io mi la natura dei fiumi e delle paludi. In questi compiti
affido completamente. deve porre una grandissima cura. Queste cognizio-
ni sono utili in due modi. Primo, si impara a cono-
scere il proprio paese, e si possono intendere me-
glio le difese di esso; poi, mediante la cognizione e
Capitolo 14. Quod principem de- la pratica di quei luoghi, con facilit si pu com-
ceat circa militiam. prendere ogni altro luogo che di nuovo gli sia ne-
cessario esplorare. I poggi, le valli, le pianure, i
[Quello che a un principe conviene fare circa la
fiumi, le paludi che sono, per esempio, in Toscana,
milizia]
hanno con quelli delle altre provincie una certa
somiglianza, tanto che dalla cognizione del luogo
1. Un principe deve dunque non avere altro obiet-
di una provincia si pu facilmente venire alla co-
tivo n altro pensiero, n prendere cosa alcuna per
gnizione delle altre. Quel principe che manca di
sua arte, fuori della guerra, degli ordinamenti e
questa perizia, manca della conoscenza di base che
della disciplina di essa, perch essa lunica arte
deve avere un capitano. Questa conoscenza inse-
che spetta a chi comanda. Essa di tanta virt, che
gna a trovare il nemico, a pigliare gli alloggiamen-
non solamente mantiene principi quelli che sono
ti, a condurre gli eserciti, a preparare le battaglie,
nati principi, ma molte volte fa anche salire a quel
ad occupare il territorio con tuo vantaggio.
grado gli uomini che erano cittadini privati. Al
4. Filopemene, principe degli Achei, tra le altre lo-
contrario si vede che i principi, quando hanno pen-
di che ebbe dagli scrittori, che nei tempi della
sato pi alle delicatezze che alle armi, hanno perso
pace non pensava mai se non ai modi della guerra.
il loro stato. E la prima causa che ti fa perdere
E, quando era in campagna con gli amici, spesso si
quello, trascurare questarte; e la causa che te lo
fermava e ragionava con quelli: Se i nemici fosse-
fa acquistare, fare professione di questarte.
ro su quel colle, e noi ci trovassimo qui con il no-
2. Grazie alle armi Francesco Sforza da cittadino
stro esercito, chi di noi avrebbe vantaggio? Come
privato divenne duca di Milano. I figli, per fuggire
si potrebbe andare a attaccarli, mantenendo lordi-
i disagi delle armi, da duchi divennero cittadini
ne dello schieramento? Se noi volessimo ritirarci,
privati 3 . Tra le altre cause il fatto di essere disar-
come dovremmo fare? Se essi si ritirassero, come
mato ti reca danno perch ti fa disprezzare. Questa
dovremmo inseguirli? E, continuando a cammina-
re, proponeva loro tutti i casi che in un esercito
1
Niente tanto incerto ed instabile quanto la fama di possono presentarsi. Ascoltava la loro opinione,
potenza non sostenuta da una forza propria (Tacito, diceva la sua, la rafforzava con i suoi ragionamen-
Annales, XIII, 19). ti. Grazie a queste continue riflessioni, quando
2
Cesare Borgia, detto il Valentino, Jerone di Siracusa,
Davide e Carlo VII.
3
Ludovico il Moro deposto da Luigi XII re di Francia
4
nel 1500; Massimiliano reintegrato al potere nel 1512 Capp. XXV e XIX.
5
e spodestato nel 1515. Cio le milizie mercenarie.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 34
guidava gli eserciti non poteva mai sorgere alcun ne 5 . Perci necessario che un principe, che vo-
accidente, che egli non avesse pronto il rimedio. glia conservare il potere, impari a comportarsi non
5. Quanto allesercizio della mente, il principe de- bene 6 e a usare questa sua capacit quando serve.
ve leggere le storie che parlano di battaglie. In 2. Pertanto, lasciando da parte le cose che su un
quelle deve considerare le azioni degli uomini ec- principe sono state immaginate e discutendo di
cellenti, vedere come si sono comportati nelle quelle che sono vere, dico che tutti gli uomini
guerre, esaminare le cause delle vittorie e delle (quando si parla di essi, e soprattutto di principi,
sconfitte, per potere fuggire queste e imitare quel- che sono posti pi in alto) sono giudicati per alcu-
le. E sopra tutto deve fare come ha fatto per ne di queste qualit, che recano loro o biasimo o
laddietro qualche uomo eccellente, che ha preso lode. Cos qualcuno ritenuto generoso, qualcuno
ad imitare qualcuno che prima di lui stato lodato misero 7 (usando un termine toscano, perch avaro
e gloriato, e di quello ha tenuto sempre i gesti e le nella nostra lingua colui che cerca di arricchirsi
azioni davanti agli occhi. Cos si dice che Ales- anche con la rapina, invece misero colui che ri-
sandro Magno imitava Achille; Cesare Alessandro; sparmia eccessivamente); qualcuno ritenuto ge-
Scipione Ciro. E chiunque legge la vita di Ciro neroso nel far doni, qualcuno rapace; qualcuno
scritta da Senofonte, riconosce poi nella vita di crudele, qualcun altro pietoso; uno che rompe i
Scipione quanto quella imitazione gli diede gloria, patti, laltro che mantiene la parola data; luno de-
e quanto, nella castit, affabilit, umanit, liberali- bole e vigliacco, laltro deciso e coraggioso; luno
t Scipione si conformasse con quelle azioni di Ci- affabile, laltro superbo; luno lussurioso, laltro
ro che sono state descritte da Senofonte 1 . casto; luno sincero, laltro astuto; luno rigido,
6. Un principe saggio deve osservare modi simili a laltro amabile; luno fermo nelle sue decisioni,
questi, e nei tempi pacifici non deve mai stare o- laltro volubile; luno credente, laltro non creden-
zioso, ma con solerzia deve farne pratica, per po- te, e cos via. Ed io so che ognuno ammetter che
tersene valere nelle circostanze avverse, affinch, sarebbe molto lodevole che, di tutte queste qualit,
quando la fortuna muta, lo trovi preparato a resi- un principe avesse quelle che sono ritenute buone.
sterle. Ma, poich non si possono avere tutte n osservare
interamente, perch le condizioni umane non lo
Capitolo 15. De his rebus quibus permettono, necessario che sia tanto prudente da
homines et praesertim principes saper fuggire linfamia di quei vizi che gli farebbe-
laudantur aut vituperantur. ro perdere lo Stato, e astenersi da quelli che non
[Le azioni per le quali gli uomini e soprattutto i glielo farebbero perdere, se vi riesce; ma, se non vi
principi sono lodati oppure biasimati] riesce, vi si pu abbandonare con minore riguardo.
E inoltre non si deve curare di cadere nellinfamia
1. Resta ora da vedere quali debbano essere i modi di quei vizi, senza i quali difficilmente potrebbe
e i comportamenti di un principe verso i sudditi 2 conservare lo Stato, perch, se si considera bene
ed i collaboratori 3 . E, poich io so che molti hanno tutta la questione, si trover qualche qualit che
scritto su questo argomento, temo, se lo tratto an- appare virt e, seguendola, lo porter alla rovina; e
chio, di essere ritenuto presuntuoso, perch, af- qualcunaltra che appare vizio e, seguendola, gli
frontando la materia, mi allontano completamente dar sicurezza e benessere.
dalle posizioni altrui. Ma, poich il mio proposito
quello di scrivere cosa utile a chi la comprende,
mi parso pi conveniente andare dietro alla realt Capitolo 16. De liberalitate et par-
effettuale 4 in discussione, che a ci che si immagi- simonia.
na su di essi. E molti si sono immaginati repubbli- [La liberalit e la parsimonia del principe]
che e principati che non si sono mai visti n rico-
nosciuti esistenti nella realt. E c tanta differenza 1. Rifacendomi dunque alle prime qualit descritte
tra come si vive da come si dovrebbe vivere, che pi sopra, dico che sarebbe bene essere ritenuto
colui che lascia quello che si fa per quello che si liberale. Non di meno, la liberalit, usata in modo
dovrebbe fare, impara a rovinarsi, piuttosto che a tale che tu sia tenuto, ti offende; perch, se tu la
preservarsi. Un uomo che in ogni occasione voglia pratichi con intelligenza, come la si deve praticare,
comportarsi bene, va inevitabilmente incontro alla essa non sar conosciuta, cos non eviterai linfa-
rovina in mezzo a tanti che si comportano non be- mia del suo contrario. Perci, se si vuole mantene-
re il nome di liberale fra gli uomini, necessario
non lasciare indietro alcuna qualit di sontuosit.
1
Sempre un principe di tale fama consumer in si-
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, III, 39.
2
In pubblico.
3 5
In privato. Male.
4 6
La realt dei fatti. Lespressione un caposaldo del Male.
7
pensiero politico di Machiavelli. Taccagno.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 35
mili opere tutte le sue ricchezze; e alla fine, se vor- non deve lasciare indietro alcuna manifestazione di
r mantenere il nome di liberale, sar costretto a liberalit. Quel principe che va con gli eserciti, che
gravare i popoli in modo pesantissimo, ad essere si nutre di prede, di saccheggi e di taglie 2 , maneg-
esoso nelle imposte a e fare tutte quelle cose che si gia la ricchezza di altri. Questa liberalit gli ne-
possono fare per avere danari. Ci comincer a cessaria; altrimenti non sarebbe seguito dai soldati.
renderlo odioso agli occhi dei sudditi e a farlo sti- Di quello che non tuo n dei tuoi sudditi, si pu
mare poco da ciascuno. E diventer povero. In tal essere pi largo donatore. Si comportarono cos
modo con questa sua liberalit offende i molti e Ciro, Cesare ed Alessandro. Spendere la ricchezza
premia i pochi, perci sente ogni pi piccolo disa- di altri non ti toglie reputazione, ma te ne aggiun-
gio ed in pericolo ad ogni pi piccolo pericolo. ge. Solamente spendere il tuo quello che ti nuo-
Quando se ne accorge e se ne vuole ritrarre, incor- ce. E non c cosa che consumi se stessa quanto la
re subito nella infamia di misero, di colui che vuo- liberalit. Mentre tu la pratichi, perdi la capacit di
le risparmiare eccessivamente. usarla. Cos diventi povero e disprezzato oppure,
2. Pertanto un principe che non possa usare questa per fuggire la povert, diventi rapace e odioso. E
virt di liberale senza suo danno, in modo che sia tra tutte le cose di cui un principe si deve guardare,
ampiamente conosciuta, se prudente, non si deve quella di essere disprezzato e odiato. La liberalit
curare del nome di misero, cio di taccagno. Con il lo conduce alluna e laltra cosa. Pertanto pi
tempo sar ritenuto sempre pi liberale, poich fa- saggio tenersi il nome di taccagno, che genera
r vedere che con la sua parsimonia le sue entrate uninfamia senza odio, che, per volere il nome di
gli bastano, pu difendersi da chi gli muove guer- liberale, essere costretto a incorrere nel nome di
ra, pu fare imprese senza gravare sulla popola- rapace, che partorisce uninfamia accompagnata
zione. Cos egli viene ad usare liberalit verso tutti da odio.
quelli a cui non toglie, che sono infiniti, e spilorce-
ria verso tutti coloro a cui non d, che sono pochi. Capitolo 17. De crudelitate ed pie-
Nei nostri tempi noi non abbiamo veduto fare tate; et an sit melius amari quam
grandi cose se non a quelli che sono stati ritenuti timeri, vel e contra.
miseri, taccagni. Invece abbiamo visto gli altri es- [La crudelt e la piet; se meglio essere amati o
sere spenti. Papa Giulio II, come si fu servito del temuti, oppure il contrario]
nome di liberale per giungere al papato 1 , non pen-
s poi a mantenerlo, per poter fare guerra. Lattua- 1. Passando poi a considerare le altre qualit sopra
le re di Francia ha fatto tante guerre senza porre un elencate, dico che ogni principe deve desiderare di
dazio straordinario ai suoi sudditi, soltanto perch essere ritenuto pietoso e non crudele. Deve tuttavia
ha applicato costantemente la parsimonia alle spe- avere laccortezza di non usare male questa piet.
se superflue. Il re di Spagna presente, se fosse rite- Cesare Borgia era ritenuto crudele; e tuttavia quel-
nuto liberale, non avrebbe fatto n vinto tante im- la sua crudelt era servita a riordinare la Romagna,
prese. a unirla, a pacificarla e a renderla leale verso il go-
3. Pertanto, un principe deve stimare poco di in- verno. E, se si considera bene ci 3 , si concluder
correre nel nome di taccagno, per non dover deru- che egli stato molto pi pietoso del popolo fio-
bare i sudditi, per potersi difendere, per non diven- rentino, il quale, per evitare il nome di crudele, la-
tare povero e disprezzato, per non essere costretto sci che la lotta tra le fazioni distruggesse Pistoia 4 .
a diventare rapace. Questo uno di quei vizi che lo Pertanto un principe non deve curarsi dellinfamia
fanno regnare. Se qualcuno dicesse che Cesare con di crudele, per mantenere i suoi sudditi uniti e lea-
la liberalit pervenne al potere e molti altri, che li. In tal modo con pochissimi atti di crudelt sar
sono stati e che sono ritenuti liberali, sono giunti ai pi pietoso di coloro i quali, per troppa piet, la-
gradi supremi dello stato, rispondo: o tu sei un sciano avvenire i disordini, dai quali sorgono ucci-
principe ormai al potere o tu sei in via di acquistar- sioni e rapine. Queste ultime di solito offendono
lo. Nel primo caso questa liberalit dannosa; nel lintera cittadinanza, mentre le esecuzioni che pro-
secondo ben necessario essere ritenuto liberale. vengono dal principe offendono soltanto i singoli
Cesare era uno di quelli che voleva pervenire al cittadini. E, fra tutti i principi, il principe nuovo
principato di Roma. Ma, una volta giunto al pote- non pu evitare il nome di crudele, perch gli Stati
re, se fosse sopravvissuto e non si fosse temperato nuovi sono pieni di pericoli. Virgilio pone queste
da quelle spese, avrebbe distrutto quel potere. Se parole nella bocca di Didone:
qualcuno replicasse che molti principi sono stati
ritenuti liberalissimi, perci con gli eserciti hanno Le necessit politiche e la novit del mio regno
fatto grandi cose, rispondo: o il principe spende mi spingono a tali cose, e a vigilare con cura
del suo e dei suoi sudditi o di quello daltri. Nel
primo caso deve essere parsimonioso; nellaltro
2
Balzelli, imposte.
3
Il risultato.
1 4
Cio compera la sua elezione con il denaro. Nel 1501.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 36
su tutto il mio territorio 1 . 4. Ma, quando il principe con lesercito e co-
manda migliaia di soldati, allora necessario so-
E tuttavia il principe deve essere cauto nel credere prattutto non preoccuparsi del nome di crudele,
allesistenza di pericoli e nellagire, n deve farsi perch senza questo nome non si tenne mai un e-
paura da se stesso. Deve saper conciliare prudenza sercito unito n pronto ad alcuna impresa. Tra le
e umanit, affinch la troppa confidenza in s non mirabili azioni di Annibale si annovera questa: pur
lo renda imprudente, e la troppa diffidenza negli avendo un esercito grossissimo, composto da infi-
altri non lo renda intollerabile. nite razze di uomini, condotto a combattere in terre
2. Da ci nasce una questione: se meglio che il straniere, non scoppiasse mai alcun contrasto, n
principe sia amato piuttosto che temuto, oppure il tra i soldati, n contro il generale, sia nella cattiva
contrario. La risposta questa: sarebbe opportuno sia nella buona sorte. Ci dipese soltanto dalla sua
che il principe sia amato e contemporaneamente inumana crudelt, la quale, insieme con le sue in-
temuto 2 ; ma, poich difficile mettere insieme finite capacit militari, lo rese sempre temibile agli
amore e timore, molto pi sicuro per il principe occhi dei suoi soldati. E senza di essa le altre ca-
essere temuto che amato, quando fosse assente uno pacit militari non sarebbero riuscite ad ottenere
dei due. Perch, degli uomini si pu dire in genera- quel risultato. Gli storici poco avveduti come Tito
le questo: che sono ingrati, volubili, simulatori e Livio da una parte ammirano la compattezza
dissimulatori, fuggitori dei pericoli, desiderosi di dellesercito, dallaltra condannano la principale
guadagno. E, mentre fai loro del bene, sono tutti causa di essa.
tuoi, ti offrono il sangue, la roba, la vita, i figli 5. E che sia vero che le altre sue virt non sarebbe-
(come dissi pi sopra 3 ), quando il bisogno che tu ro bastate, si pu vedere in Scipione, un individuo
hai di loro lontano; ma, quando esso si avvicina, straordinario ai suoi tempi, ma anche in tutta la
essi si rifiutano e si ribellano. E il principe, che si storia passata. In Spagna lesercito si ribell al suo
fondato sulla loro parola, trovandosi senza altra comando. Ci fu provocato dalla sua eccessiva
difesa nel momento del pericolo, va incontro alla piet, che lo aveva spinto a dare ai soldati pi li-
rovina. Perch le amicizie, che si acquistano dando bert di quanto conveniva alla disciplina militare.
benefici e non con la propria grandezza e nobilt Questo suo atteggiamento gli fu rimproverato in
danimo, si comperano, ma non si hanno effettiva- senato da Fabio Massimo, che lo accus di cor-
mente, e al momento del bisogno non si possono rompere lesercito romano. I Locrensi furono mas-
spendere. E gli uomini si preoccupano meno di of- sacrati da un suo luogotenente. Scipione per non
fendere uno che si fa amare che uno che si fa te- li vendic, n corresse linsolenza di quel luogote-
mere, perch lamore si fonda su un vincolo mora- nente, rimanendo schiavo di quella sua natura re-
le, il quale, poich gli uomini sono tristi, infranto missiva. Perci un tale, che in senato lo volle giu-
ogni volta che contrasta con il proprio interesse, stificare, disse che molti uomini erano pi bravi ad
mentre il timore tenuto ben saldo dalla paura del- evitare gli errori, che a correggere gli errori stessi.
la pena, che non abbandona mai. Con il tempo tale atteggiamento avrebbe danneg-
3. Tuttavia il principe deve farsi temere in modo giato la fama e la gloria di Scipione, se egli avesse
che, se non acquista lamore [dei sudditi], almeno continuato a comandare in questo modo. Tuttavia,
fugga lodio, perch si possono ben conciliare il poich agiva sotto il controllo del senato, questa
fatto di essere temuto ed il fatto di essere non odia- sua qualit dannosa non soltanto fu resa inoffensi-
to. Ci avverr sempre, quando il principe si a- va, ma divenne anche causa della sua gloria.
stenga dalla roba dei suoi cittadini e dei suoi sud- 6. Ritornando dunque al problema di essere temuto
diti, e dalle loro donne. E, se proprio deve uccidere ed amato, concludo che gli uomini amano secondo
qualcuno, deve farlo quando ci sia una giustifica- la loro volont e temendo secondo la volont del
zione conveniente e una causa manifesta. Ma, so- principe. Perci un principe saggio deve fondarsi
prattutto, deve astenersi dalla roba altrui, perch su quello che suo, non su quello che di altri:
gli uomini dimenticano pi facilmente la morte del deve solamente impegnarsi a fuggire lodio.
padre piuttosto che la perdita del patrimonio. E poi
i motivi per togliere la roba non mancano mai; e
sempre colui, che incomincia a vivere di rapina, Capitolo 18. Quomodo fides a
trova motivo per appropriarsi della roba altrui. Al principibus sit servanda.
contrario i motivi per uccidere sono pi rari, e [In che modo i principi debbano mantenere la pa-
vengono meno pi presto, cio non appena lo Stato rola data]
consolidato.
1. Ciascuno intende quanto sia lodevole un princi-
pe che mantenga la parola data e che viva con in-
1
tegrit e non con astuzia. Tuttavia si vede per e-
Eneide, I, 562-63. sperienze recenti che hanno fatto grandi cose quei
2
Cio rispettato. principi che hanno tenuto poco conto della parola
3
Cap. IX.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 37
data e che hanno saputo con lastuzia aggirare i 5. Un principe dunque non deve necessariamente
cervelli degli uomini; e che alla fine hanno supera- avere di fatto tutte le qualit sopra indicate, ma de-
to coloro che si sono fondati sulla lealt. ve apparire 6 di averle. Dir di pi: se le ha e se le
2. Dovete dunque sapere che ci sono due modi di osserva sempre, esse sono dannose; se appare di
combattere: luno con le leggi, laltro con la forza. averle, sono utili. Egli deve apparire pietoso, leale,
Il primo proprio delluomo, il secondo delle umano, sincero, religioso; e deve avere queste qua-
bestie. Ma, perch il primo molte volte non basta, lit. Tuttavia, quando bisogna non averle 7 , deve
conviene ricorrere al secondo. Pertanto un principe anche essere capace di saperle mutare nel loro con-
deve sapere usare bene la bestia e luomo 1 . Questo trario. E bisogna capire che un principe, soprattut-
principio stato insegnato ai principi in modo co- to un principe nuovo, non pu osservare tutte quel-
perto 2 dagli antichi scrittori, i quali scrivono che le cose per le quali gli uomini sono ritenuti buoni,
Achille e molti altri principi antichi furono allevati perch spesso, per mantenere lo Stato, necessita-
dal centauro Chirone, affinch li ammaestrasse alla to ad operare contro la parola data, contro la carit,
sua scuola. Ci vuol dire avere come precettore un contro lumanit, contro la religione. Perci biso-
essere mezzo bestia e mezzo uomo, perch un gna che egli abbia un animo predisposto a cambia-
principe deve sapere usare luna e laltra natura e re, secondo che i venti della fortuna e i mutamenti
perch luna senza laltra non pu durare. delle cose gli impongono. E, come dissi pi sopra,
3. Un principe dunque, essendo necessitato a saper non deve allontanarsi dal bene, se pu farlo; ma
usare bene la bestia, deve prendere come modello deve sapere entrare nel male, se costretto dalla
la volpe ed il leone, perch il leone non sa difen- necessit.
dersi dai lacci, la volpe non sa difendersi dai lupi 3 . 6. Pertanto un principe deve avere gran cura che
Bisogna dunque essere volpe per conoscere i lacci non gli esca mai di bocca una cosa che non sia pie-
ed essere leone per intimorire i lupi. Coloro che na delle cinque qualit sopra indicate; e appaia, a
praticano soltanto il leone non si intendono di poli- vederlo e a udirlo, tutto piet, tutto lealt, tutto sin-
tica. Pertanto un signore prudente non pu n deve cerit, tutto umanit, tutto religione. E non c co-
mantenere la parola data, quando il mantenerla sa pi necessaria che apparire di avere que-
controproducente e quando sono scomparse le cau- stultima qualit 8 . Gli uomini in generale giudica-
se che la fecero promettere. Se gli uomini fossero no pi in base a ci che vedono 9 che non in base a
tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ci che toccano 10 : tutti vedono laspetto esteriore
ma, perch essi sono tristi 4 e non la manterrebbero delle cose, ma pochi intendono ci che vi sta die-
a te, tu pure non devi mantenerla a loro. N mai ad tro 11 . Ognuno vece ci che tu appari, pochi com-
un principe mancarono i motivi legittimi per giu- prendono ci che tu sei. E quei pochi non hanno il
stificare questa inosservanza. Di ci si potrebbero coraggio di opporsi allopinione dei molti, che ab-
dare infiniti esempi moderni e mostrare quante pa- biano la maest dello Stato che li difenda. E nelle
ci, quante promesse sono state nulle e vane perch azioni di tutti gli uomini, soprattutto dei principi,
i principi non hanno rispettato la parola data. E dove non c un tribunale presso cui presentare re-
quello che ha saputo usare meglio la volpe, ha ot- clami, si guarda al fine. Pertanto un principe deve
tenuto migliori risultati. Ma necessario sapere preoccuparsi unicamente di vincere e di mantenere
ben nascondere questa natura ed essere gran simu- lo Stato: i mezzi saranno sempre giudicati onore-
latore e dissimulatore. Sono tanto semplici 5 gli voli e lodati da tutti, perch il volgo va sempre tra-
uomini, e tanto obbediscono alle necessit del scinato con lapparenza e non con la realt effetti-
momento, che colui che inganna trover sempre va. Nel mondo c soltanto volgo, ed i pochi non
qualcuno che si lascer ingannare. avranno seguito n ascolto, quando i molti hanno
4. Fra gli esempi recenti voglio citare questo. Papa dove appoggiarsi 12 . Un principe dei nostri, che
Alessandro VI non fece mai altro, non pens mai non bene nominare 13 , non predica mai altro che
ad altro che ad ingannare gli uomini; e sempre tro- pace e lealt, e delluna e dellaltra inimicissimo;
v qualcuno da poterlo fare. Nessuno mai ebbe e luna e laltra, se le avesse osservate, gli avreb-
maggior forza persuasiva di lui e nessuno mai con bero pi volte fatto perdere la reputazione o lo Sta-
i pi grandi giuramenti afferm una cosa, che poi to.
non mantenesse. E tuttavia sempre i suoi inganni
ebbero successo, perch conosceva bene questa 6
Mostrare.
7
parte della natura umana. Sono controproducenti.
8
Mostrare di essere religioso.
9
Lapparenza.
1 10
La forza e le leggi. La realt effettiva.
2 11
Allusivo, simbolico, cio ricorrendo alla mitologia. La realt effettiva.
3 12
I lacci indicano le trappole e gli inganni; i lupi indica- I risultati ed i successi ottenuti dal principe, comun-
no la forza e la violenza. que essi siano stati ottenuti.
4 13
Malvagi. Ferdinando il Cattolico, re di Sicilia (1468), di Ara-
5
Stupidi e ingenui. gona (1479), di Napoli (1502-04).
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 38
masse, perch sempre chi congiura crede con la
morte del principe di soddisfare il popolo. Ma,
Capitolo 19. De contemptu ed o- quando creda di offenderlo, non ha lanimo di
dio fugiendo. prendere una simile decisione, perch le difficolt
[In che modo i principi debbano fuggire il disprez- che sono dalla parte dei congiuranti sono infinite.
zo e lodio] Per esperienza si vede che molte sono state le con-
giure, poche quelle che hanno avuto buon fine. Chi
1. Poich io ho parlato delle pi importanti qualit congiura non pu essere solo, n pu prendere
di cui pi sopra si fa menzione, voglio discutere compagnia se non di quelli che creda esser mal-
brevemente delle altre sotto queste regole generali: contenti. E sbito che a un individuo scontento tu
il principe deve pensare, come sopra in parte si hai scoperto il tuo animo, gli fornisci loccasione
detto, di fuggire quelle azioni che lo rendano odio- per diventare contento [denunciandoti], perch ri-
so e lo facciano disprezzare; e ogni volta che fug- sulta ovvio che [dalla denuncia] egli pu sperare
gir questo, avr adempiuto la sua parte, e non tro- ogni vantaggio: talmente che, vedendo il guadagno
ver alcun pericolo nelle altre azioni infamanti. Lo sicuro da questa parte e vedendolo dubbio e pieno
fa odioso soprattutto, come io dissi 1 , lessere ra- di pericoli dallaltra, conviene bene o che sia raro
pace ed usurpatore della roba e delle donne dei amico, o che sia al tutto ostinato nemico del prin-
sudditi. Di ci si deve astenere. E ogni volta che cipe, ad osservarti la fede. E, per ridurre la que-
evita di togliere la roba e lonore alla generalit stione in poche parole, dico che dalla parte del
degli uomini, questi vivono contenti. Ed egli deve congiurante c soltanto paura, gelosia, sospetto di
combattere soltanto contro lambizione di pochi, pena che lo sbigottisce. Invece dalla parte del prin-
alla quale in molti modi e con grande facilit si cipe c la maest del principato, ci sono le leggi,
pu porre un freno. Il disprezzo lo fa ritenere vo- le difese degli amici e dello stato che lo difendono.
lubile, leggero, effeminato, pusillanime, irresoluto. In tal modo, se si aggiunge a tutto questo il favore
Da tutto ci un principe si deve guardare come da popolare, impossibile che qualcuno sia cos te-
uno scoglio. Deve preoccuparsi che nelle sue azio- merario da tentare una congiura. Normalmente un
ni si riconosca grandezza, animosit, gravit, for- congiurante vive mille angustie prima di mettere in
tezza e, circa i conflitti privati dei sudditi, deve vo- esecuzione il male. In questo caso deve temere an-
lere che le sue decisioni sino irrevocabili. Egli de- che in sguito, a congiura avvenuta, poich ha per
ve mantenere di s tale immagine, affinch nessu- nemico il popolo e perch non pu sperare alcun
no pensi di ingannarlo n di aggirarlo. rifugio rispetto ad esso.
2. Quel principe che d di s questa immagine, Di questa materia si potrebbero dare infiniti esem-
reputato assai; e contro chi reputato molto, con pi. Mi accontento di darne soltanto uno, che an-
difficolt si congiura, con difficolt assalito, pur- cora vivo nella memoria dei nostri padri. Messer
ch si comprenda che eccellente e riverito dai Annibale Bentivogli, antenato del presente messer
suoi. Un principe deve avere due paure: una den- Annibale, era principe in Bologna. ammazzato
tro, per conto dei sudditi; laltra fuori, per conto dai Canneschi, che gli congiurarono contro 4 . Della
dei potentati esterni. Da queste ultime si difende sua famiglia non rimaneva altri che messer Gio-
con le buone armi e con i buoni amici. E sempre, vanni, che era in fasce. Subito dopo lomicidio si
se avr buone armi, avr buoni amici. E sempre sollev il popolo, che ammazz tutti i Canneschi.
staranno ferme le cose di dentro, quando stanno Ci fu conseguenza del favore popolare, di cui la
ferme quelle di fuori, se gi non fossero perturbate famiglia Bentivogli in quel tempo godeva. Questo
da una congiura. E, quando pure quelle di fuori si favore fu tanto grande che, morto Annibale, in Bo-
muovessero, se egli ordinato e vissuto come ho logna non restava alcuno che potesse reggere lo
detto, quando non si abbandoni, sempre sosterr Stato. Tuttavia i bolognesi avevano un indizio che
ogni attacco, come dissi che fece Nabide a Firenze era un erede della famiglia Bentivogli
spartano 2 . che fino ad allora si riteneva figlio di un fabbro 5 .
3. Ma, circa i sudditi, quando le cose di fuori non Essi perci vennero a Firenze per prenderlo, e gli
si muovano, si deve temere che non congiurino se- dettero il governo della citt. Questa fu governata
gretamente. Di ci il principe si assicura assai, fug- da lui finch messer Giovanni pervenne in et con-
gendo lodio e il disprezzo, e facendo in modo che veniente al governo.
il popolo sia soddisfatto di lui. Ed necessario 3. Pertanto concludo che un principe deve tenere
conseguire questo risultato, come sopra a lungo si delle congiure poco conto, quando il popolo gli
disse 3 . Uno dei pi potenti rimedi che un principe favorevole; ma, quando gli nemico ed lo abbia in
abbia contro le congiure, non essere odiato dalle odio, deve temere di ogni cosa e di ognuno. Gli

1 4
Capp. XV e XVII. Il 24 giugno 1445.
2 5
Cap. IX. Santi Bentivoglio, figlio di Ercole , cugino di Anniba-
3
Cap. XVII. le. Governa la citt dal 1445 al 1462.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 39
stati bene ordinati e i principi saggi hanno pensato che fosse insolente, crudele e rapace. Essi voleva-
con ogni diligenza di non ridurre alla disperazione no che egli esercitasse una forte pressione fiscale
i grandi, e di soddisfare e tenere contento il popo- sulla popolazione, per poter avere duplicato sti-
lo. Questo uno dei compiti pi importanti che un pendio e sfogare la loro avidit e la loro crudelt.
principe deve svolgere. Queste cose fecero che quegli imperatori che, per
4. Ai tempi nostri tra i regni bene ordinati e gover- natura o per arte, non avevano una grande reputa-
nati quello di Francia. In esso si trovano buoni zione, con la quale potessero tenere a freno popoli
ordinamenti in numero infinito. Da questi deriva la e soldati, andarono sempre incontro alla rovina. La
libert e la sicurezza del re. Il primo di essi il maggior parte di loro - soprattutto quelli che come
parlamento e la sua autorit. Colui che ordin quel uomini nuovi giungevano al principato -, cono-
regno conosceva lambizione dei potenti e la loro sciuta la difficolt di questi due diversi umori, si
insolenza e giudicava che avessero bisogno di un volgevano a soddisfare i soldati, stimando di poco
freno in bocca che li correggesse. Daltra parte co- conto il fatto di ingiuriare il popolo. Questa deci-
nosceva anche lodio generale della popolazione sione era inevitabile: i principi non possono evitare
contro i grandi - un odio fondato sulla paura -, e si di essere odiati da qualche gruppo sociale, perci
propose di rassicurarla. Perci volle evitare che devono in primo luogo sforzarsi di non essere o-
questo fosse un compito specifico del re: elimin diati da tutti i gruppi sociali; e, se non possono
quel carico di risentimento che avrebbe provocato conseguire questo risultato, devono in secondo
nei grandi se favoriva i popolari, e che avrebbe luogo impegnarsi con ogni mezzo a fuggire lodio
provocato nei popolari se favoriva i grandi. E co- di gruppi sociali che sono pi potenti. Perci que-
stitu un terzo giudice, il Parlamento di Parigi, il gli imperatori, che in quanto principi nuovi aveva-
quale, senza coinvolgere il re in alcun risentimen- no bisogno di favori straordinari, si appoggiavano
to, avesse il compito di battere i grandi e di favori- ai soldati piuttosto che ai popoli. Non di meno tor-
re i minori. Non poteva esserci un ordine migliore nava loro utile o no, in relazione al prestigio che
di questo, n pi prudente, n che fosse causa di quel principe sapeva mantenere presso di loro.
maggior sicurezza per il re e per il regno. Da ci si Dalle cause sopra indicate segu che Marco Aure-
pu trarre unaltra regola degna di nota: i principi lio, Pertinace e Alessandro, tutti di vita moderata,
devono far prendere ad altri le decisioni odiose, amanti della giustizia, nemici della crudelt, umani
devono riservare a se stessi quelle gradite. Di nuo- e benigni, fecero tutti, escluso Marco Aurelio, una
vo concludo che un principe deve stimare i grandi, triste fine. Soltanto Marco visse e mor ricoperto
ma non deve farsi odiare dal popolo. da infiniti onori, perch sal al potere per diritto
5. Se si considera la vita e la morte di qualche im- ereditario, e non doveva ricevere il consenso n
peratore romano, a molti forse parrebbe che ci fos- dai soldati n dai popoli. Inoltre aveva molte virt
sero esempli contrari a questa mia opinione, per- che lo facevano oggetto di venerazione. Perci,
ch si pu trovare che qualcuno vissuto sempre finch visse, tenne sempre il popolo e lesercito
egregiamente e ha dimostrato grande virt sotto controllo, e non fu mai n odiato n disprez-
danimo, non di meno ha perso il potere o stato zato. Ma Pertinace fu nominato imperatore contro
ucciso dai suoi, che gli hanno congiurato contro. la volont dei soldati. Essi erano stati abituati a vi-
Voglio rispondere a queste obiezioni. Discuter le vere licenziosamente sotto Commodo, cos non
qualit di alcuni imperatori e dimostrer che le poterono sopportare quella vita onesta alla quale
cause della loro rovina non sono diverse da quelle Pertinace li voleva ridurre. Perci egli si fece odia-
che ho fin qui addotto. Esaminer in particolare re e allodio aggiunto il disprezzo, poich era vec-
quelle imprese che sono notabili a chi legge le a- chio. Di conseguenza and incontro alla rovina nei
zioni di quei tempi. Voglio che mi basti pigliare primi tempi della sua amministrazione.
tutti quegli imperatori che si succederono al potere 6. Qui si deve notare che lodio si acquista con le
dal filosofo Marco Aurelio a Massimino. Essi fu- buone opere come con le cattive. Perci, come dis-
rono Marco Aurelio, suo figlio Commodo, Perti- si pi sopra, un principe, che voglia mantenere lo
nace, Giuliano, Alessandro Severo, Antonino Ca- Stato, spesso costretto a non essere buono.
racalla suo figlio, Macrino, Eliogabalo, Alessandro Quando quella universit - il popolo, i soldati o i
Severo e Massimino. La prima cosa da notare grandi che siano -, della quale tu giudichi di aver
che negli altri principati si deve a contendere sol- bisogno per mantenerti al potere, corrotta, ti con-
tanto con lambizione dei grandi e linsolenza dei viene seguire il suo umore e soddisfarlo. In questo
popoli, gli imperatori romani invece avevano una caso le buone opere ti sono nemiche. Ma veniamo
terza difficolt: dovevano sopportare la crudelt e ad Alessandro. Egli fu di tanta bont, che tra le al-
lavidit dei soldati. Essa era cos difficile che la tre lodi che gli sono attribuite questa: in quattor-
fu causa della rovina di molti, poich era difficile dici anni che tenne limperio non fece uccidere
soddisfare i soldati ed i popoli: i popoli amavano mai alcuno senza regolare processo. Non di meno
la quiete, e per questo amavano i principi modera- fu ritenuto effeminato ed uomo che si lasciasse
ti; i soldati amavano il principe danimo militare e governare dalla madre. Per questo motivo fu fatto
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 40
segno di disprezzo. Lesercito cospir contro di lui sue rapine avevano potuto concepire. Ma anche
e lo ammazz. suo figlio Antonino fu un uomo che aveva qualit
7. Se si passa a discutere ora, per contrasto, delle davvero eccellenti e che lo facevano meraviglioso
qualit degli altri imperatori, troverete che Com- agli occhi dei popoli e gradito ai soldati. Egli era
modo, Settimio Severo, Antonino Caracalla e Mas- un militare, sopportava senzalcuna difficolt ogni
simino sono stati crudelissimi e rapacissimi. Essi, fatica, disprezzava i cibi delicati come tutte le mol-
per soddisfare i soldati, praticarono ogni tipo di lezze. Queste qualit lo facevano amare da tutti gli
ingiuria che si potesse commettere contro i popoli. eserciti. Non di meno la sua ferocia e la sua cru-
E tutti, eccetto Severo, ebbero triste fine. Severo fu delt fu tanto grande e cos inaudita (dopo infinite
di tanta virt, che riusc a mantenersi i soldati ami- uccisioni particolari stermin gran parte del popo-
ci, ancora se popoli erano da lui oppressi. Cos po- lo di Roma e tutto quello di Alessandria), che di-
t regnare sempre felicemente; perch quelle sue vent odiosissimo a tutto il mondo. E incominci
virt lo facevano cos mirabile agli occhi dei sol- ad essere temuto anche da quelli che aveva intorno
dati e dei popoli, che questi rimanevano in un cer- a lui. Di conseguenza fu ammazzato da un centu-
to modo attoniti e stupiti e tutti gli altri riverenti e rione in mezzo al suo esercito. In proposito si deve
soddisfatti. notare che morti di questo tipo sono causate dalla
8. Poich le azioni di costui furono grandi in un decisione di un animo ostinato, perci non posso-
principe nuovo, io voglio dimostrare brevemente no essere evitate da un principe, perch ogni indi-
quanto bene seppe usare la maschera della volpe e viduo, che non si curi di morire lo pu offendere.
del leone. Ho detto pi sopra quanto un principe Egli per se ne deve preoccupare molto poco, per-
sia costretto ad imitare tali nature. Severo, cono- ch sono rarissime. Deve soltanto evitare di ingiu-
sciuta lignavia dellimperatore Giuliano, persuase riare gravemente qualcuno di coloro dei quali si
il suo esercito, del quale era generale in Schiavo- serve e che gli stanno intorno al servizio del suo
nia 1 , che era bene andare a Roma a vendicare la principato: come aveva fatto Antonino, il quale
morte di Pertinace, che era stato ucciso dai soldati aveva ucciso in maniera oltraggiosa un fratello del
pretoriani. Con questo pretesto, senza mostrare di centurione, minacciava ogni giorno questultimo.
aspirare al potere imperiale, mosse lesercito con- Tuttavia lo teneva a guardia del suo corpo. Una
tro Roma. Fu in Italia prima che si sapesse della decisione temeraria che lo portava alla rovina. E
sua partenza. Arrivato a Roma, il senato, intimori- ci puntualmente gli avvenne.
to, lo elesse imperatore e uccise Giuliano. Dopo 10. Ma veniamo a Commodo. Egli era molto faci-
questo inizio Severo doveva superare due ostacoli, litato a ottenere il potere supremo, perch lo aveva
se voleva diventare signore di tutto lo stato: una in ricevuto per diritto ereditario, essendo figlio di
Asia, dove C. Pescennio Nigro, capo degli eserciti Marco Aurelio. Gli bastava soltanto seguire le ve-
asiatici, si era fatto nominare imperatore; e laltra stigia del padre, ed avrebbe soddisfatto i soldati e i
in ponente, dove era C. Settimio Albino, il quale popoli. Ma era danimo crudele e bestiale, e, per
aspirava ugualmente al potere imperiale. E, perch poter usare la sua rapacit nei confronti dei popoli,
giudicava pericoloso scoprirsi nemico a tutti e due, si volse ad accattivarsi gli eserciti e a farli licen-
deliber di assalire Nigro e di ingannare Albino. A ziosi. Daltra parte, non tenendo in nessun conto la
questultimo scrisse che era stato eletto imperatore sua dignit, discendeva spesso nei teatri a combat-
dal senato e che voleva dividere quella carica con tere con i gladiatori e faceva altre azioni vilissime
lui. Gli mand il titolo di Cesare e con delibera del e poco degne della maest imperiale. Cos divenne
senato lo associ al potere . Albino accett per ve- spregevole agli occhi dei soldati. Odiato dalluna
ro tutto questo. Ma, dopo che ebbe vinto e ucciso parte e disprezzato dallaltra, ci fu una cospirazio-
Nigro ed ebbe pacate le cose orientali, Severo ri- ne contro di lui, e fu ucciso.
torn a Roma e si lament in senato che Albino, 11. Ci resta da narrare le qualit di Massimino.
poco riconoscente dei benefici ricevuti da lui, ave- Costui fu un uomo bellicosissimo. Gli eserciti era-
va cercato di ammazzarlo con linganno. Perci no infastiditi per le mollezze di Alessandro, di cui
era costretto ad andare a punire la sua ingratitudi- ho parlato pi sopra. Perci lo uccisero. Elessero
ne. Poi and a trovarlo in Francia e gli tolse lo sta- Massimino alla suprema carica dello stato. Egli
to e la vita. non la occup per molto tempo, perch due cose lo
9. Chi esaminer dunque analiticamente le azioni resero odioso e spregevole: la prima, di avere ori-
di costui, lo trover un leone ferocissimo ed una gini vilissime. Aveva fatto il guardiano di pecore
volpe astutissima. Lo vedr temuto e riverito da in Tracia (la cosa era notissima a tutti e gli provo-
ciascuno e non odiato dagli eserciti. E non si me- cava un profondo disprezzo davanti agli occhi di
raviglier se egli, uomo nuovo, riuscito ad otte- chiunque). La seconda, perch agli inizi del suo
nere tanto potere. La sua grandissima reputazione principato aveva rimandato il viaggio a Roma per
lo difese sempre da quellodio che i popoli per le entrare in possesso della corona imperiale ed ave-
va dato di s limmagine di crudelissimo, poich
attraverso i suoi prefetti si era macchiato di molte
1
LIlliria dei romani, la Slavonia di oggi.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 41
crudelt a Roma e in tutte le parti dellimperio. Pertinace e ad Alessandro, per il fatto di essere
Perci tutto il mondo preso dallo sdegno per la vil- principi nuovi, fu inutile e dannoso voler imitare
t del suo sangue e fu preso dallodio per la paura Marco Aurelio, che era salito al trono per diritto
della sua ferocia. E si ribell prima lAfrica, poi il ereditario. Similmente capir perch a Caracalla, a
Senato con tutto il popolo di Roma. Infine tutta Commodo e a Massimino stato dannoso imitare
lItalia gli cospir contro. Insorse anche il suo e- Severo. Essi non hanno avuto tanta virt che ba-
sercito, che stava assediando la citt di Aquileia e stasse a seguire le sue vestigia. Pertanto un princi-
che incontrava difficolt ad espugnarla. Fu infasti- pe nuovo in un principato nuovo non pu imitare
dito della sua crudelt e, vedendo tanti nemici, eb- le azioni di Marco Aurelio, n costretto a seguire
be meno timore. Cos lo ammazz. quelle di Severo. Deve invece pigliare da Severo
12. Io non voglio discutere n di Eliogabalo n di quei comportamenti che sono necessari per fonda-
Macrino n di Giuliano. Essi si scontrarono con un re il suo stato, e da Marco Aurelio quei comporta-
disprezzo diffusissimo e furono subito eliminati. menti che sono convenienti e gloriosi per conser-
Posso quindi concludere questo discorso. Dico che vare un stato che sia gi da tempo stabilito e con-
i principi dei nostri tempi hanno meno questa dif- solidato.
ficolt di soddisfare con mezzi straordinari, fuori
della legalit, i soldati durante il loro governo. An-
che se si deve dimostrare una qualche considera- Capitolo 20. An arces ed multa a-
zione verso di loro, tuttavia il problema si risolve lia quae cotidie a principibus
presto, poich nessuno di questi principi ha eserci- fiunt utilia an inutilia sint.
ti, che da tempo immemore esercitino il governi [Se sono utili o no le fortezze e molte altre cose,
civile e militare delle provincie, come succedeva che ogni giorno i principi fanno]
con gli eserciti dellimperio romano. Perci, se al-
lora era necessario soddisfare pi i soldati che i 1. Per mantenere con sicurezza lo stato, alcuni
popoli, era perch i soldati avevano pi potere che principi hanno disarmato i loro sudditi; altri hanno
i popoli. Ora pi impellente per tutti i principi, tenuto divise le terre a loro soggette; alcuni hanno
eccetto che per il turco ed il sultano dEgitto, sod- nutrito inimicizie contro s medesimi; altri si sono
disfare i popoli pi che i soldati, perch i popoli rivolti a guadagnarsi quelli che erano loro sospetti
possono pi di quelli. Io ho escluso il turco, poich nel principio del loro stato; alcuni hanno edificato
costui tiene sempre intorno a s dodici mila fanti e fortezze; altri le hanno rovinate e distrutte. E, ben-
15 mila cavalli, dai quali dipende la sicurezza e la ch di tutte queste cose non vi possa dare valuta-
fortezza del suo regno. Ed necessario che, messo zione precisa, se non si scende ai particolari di
da parte ogni rispetto verso qualcun altro, quel si- quegli stati dove si dovesse pigliare una simile de-
gnore se li mantenga amici. Similmente il regno liberazione, non di meno io parler in quel modo
del Sultano tutto in mano dei soldati. Perci con- generale che la materia per s stessa permette.
viene che anche lui, senza rispetto verso i popoli, 2. Non avvenne mai dunque che un principe nuovo
se li mantenga amici. Si pu notare che lo stato del disarmasse i suoi sudditi; anzi, quando li ha trovati
Sultano diverso da tutti gli altri principati e che disarmati, li ha sempre armati; perch, armandoli,
simile al pontificato cristiano. Questultimo non si quelle armi diventano tue, diventano fedeli quelli
pu chiamare n principato ereditario n principa- che ti sono sospetti, e quelli che erano fedeli si
to nuovo, perch non i figli del principe vecchio mantengono tali e da sudditi si fanno tuoi partigia-
sono eredi e rimangono signori, ma colui che e- ni. E, poich non si possono armare tutti i sudditi,
letto a quel grado da coloro che ne hanno lauto- quando si ricoprano di benefici quelli che tu armi,
rit. E, poich questo ordine si consolidato da con gli altri si pu fare pi a sicurezza: e quella di-
tempo immemore, non pu essere chiamato princi- versit del procedere che conoscono nei loro con-
pato nuovo, perch non va incontro ad alcune di fronti, li fa tuoi obbligati; quegli altri ti scusano,
quelle difficolt che sono proprie dei principati poich giudicano che sia necessario che abbiano
nuovi. Ed anche se il principe nuovo, gli ordina- pi merito coloro che hanno pi pericolo e pi ob-
menti di quello stato sono vecchi e ordinati a rice- bligo.
verlo come se fosse loro signore ereditario. 3. Ma, quando tu li disarmi, tu cominci ad offen-
13. Ma torniamo alla nostra materia. Dico che derli, mostri che tu diffidi di loro o per vilt o per
chiunque prender in considerazione il discorso or poca fede: e luna e laltra di queste opinioni pro-
ora concluso, vedr che o lodio o il disprezzo so- voca odio contro di te. E, perch tu non puoi stare
no stati causa della rovina degli imperatori appena disarmato, conviene che ti volti alla milizia merce-
nominati. E capir anche per quale motivo (anche naria, la quale di quella qualit che di sopra si
se una parte di loro si comport in un modo e una detto 1 . E, quando fosse buona, non pu essere tan-
parte nel modo opposto) nel primo come nel se- ta, che ti difenda da nemici potenti e da sudditi so-
condo caso qualcuno ebbe una fine felice, mentre
tutti gli altri la ebbero infelice. Capir perch a
1
Cap. XIII.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 42
spetti. Perci, come ho detto, un principe nuovo in con la vittoria su di essa, consegua maggiore gran-
un principato nuovo vi ha ordinato sempre le armi. dezza.
Di questi esempi sono piene le storie. Ma, quando 7. I principi, soprattutto quelli che sono nuovi,
un principe acquista uno stato nuovo, che come hanno trovato pi fedelt e pi utilit in quegli
membro si aggiunga al suo vecchio, allora neces- uomini che nel principio del loro stato sono stati
sario disarmare quello stato, eccetto quelli che ritenuti sospetti, che in quelli che nel principio e-
nellacquistarlo sono stati tuoi partigiani; e quelli rano confidenti. Pandolfo Petrucci, principe di
ancora, con il tempo e con le occasioni, necessa- Siena, reggeva il suo stato pi con quelli che gli
rio renderli molli ed effeminati, ed ordinarsi in furono sospetti che con gli altri. Ma questo caso
modo che tutte le armi del tuo stato siano in quei non si pu generalizzare, perch varia secondo i
soldati tuoi propri, che nello tuo stato antico vivo- casi specifici. Dir soltanto questo: il principe con
no al tuo fianco. facilit grandissima si potr sempre guadagnare
4. I nostri antichi e quelli che erano stimati savi quegli uomini che nel principio di un principato
solevano dire che era necessario tenere Pistoia con erano stati nemici, che sono di qualit che a man-
le fazioni politiche 1 e Pisa con le fortezze; e per tenersi abbiano bisogno di appoggiarsi. Essi sono
questo nutrivano in qualche terra loro suddita le maggiormente forzati a servirlo con fedelt, quan-
differenze, per possederle pi facilmente. Questo to pi conoscano che devono cancellare con le o-
doveva essere ben fatto in quelli tempi in cui pere quellopinione sinistra che si aveva di loro.
lItalia era bilanciata in un certo modo 2 ; ma non Cos il principe trae da essi sempre pi utilit, che
credo che si possa dare oggi per precetto: perch io da coloro che, servendolo con troppa sicurezza,
non credo che le divisioni facciano mai bene alcu- trascurano le sue cose.
no; anzi necessario, quando il nemico si accosta 8. E, poich la materia lo richiede, non voglio la-
che le citt divise si perdano subito; perch sempre sciare indietro di ricordare ai principi, che hanno
la parte pi debole si unir alle forze esterne, e conquistato di recente uno stato mediante favori
laltra non potr reggere. avuti dal suo interno, che considerino bene quale
5. I veneziani, mossi, come io credo, dalle ragioni causa abbia spinto quelli che lo hanno favorito, a
descritte pi sopra, nutrivano le stte guelfe e ghi- favorirlo. E, se essa non affezione naturale verso
belline nelle citt loro suddite; e bench non le la- di loro, ma fosse soltanto perch quelli non si ac-
sciassero mai venire al sangue, tuttavia nutrivano contentavano di quello stato, con grande fatica e
fra loro questi dispareri, affinch, occupati quelli grande difficolt se li potr mantenere amici, per-
cittadini in quelle loro differenze, non si unissero ch sar impossibile che egli possa accontentarli.
contro di loro. Il che, come si vide, non torn loro E, discutendo bene la cagione di questo con quegli
poi a proposito; perch essendo sconfitti a Vail, esempli che si traggono dagli avvenimenti antichi
subito una parte di quelle prese ardire, e tolsero e moderni, vedr essergli molto pi facile guada-
loro tutto lo stato 3 . Pertanto simili modi rivelano la gnarsi amici quelli uomini che dello stato prece-
debolezza del principe, perch in un principato ga- dente si accontentavano, e perci erano suoi nemi-
gliardo mai si permetteranno simili divisioni. Esse ci, che quelli che, per il fatto di non accontentarse-
danno profitto soltanto in tempo di pace, poich ne, gli diventarono amici e lo favorirono ad occu-
permettono di maneggiare pi facilmente i sudditi. parlo.
Ma, quando viene la guerra, simile ordine mostra 9. Per poter tenere pi sicuramente il loro stato,
tutta la sua inadeguatezza. stata consuetudine dei principi edificare fortezze,
6. Senza dubbio i principi diventano grandi, quan- che siano la briglia e il freno di quelli che dise-
do superano le difficolt e le opposizioni che sono gnassero di assalirli, ed avere un rifugio sicuro da
fatte contro di loro. Perci la fortuna, soprattutto uno attacco improvviso. Io lodo questo modo, per-
quando vuol fare grande un principe nuovo, il qua- ch esso usitato ab antico 4 : non di meno messer
le ha maggior bisogno di acquistare reputazione Niccol Vitelli, nei tempi nostri, si visto costret-
che uno ereditario, gli fa nascere dei nemici, e gli to a disfare due fortezze in Citt di Castello, per
fa compiere delle imprese contro costoro, affinch mantenere quello stato 5 . Guido Ubaldo, duca di
egli abbia la possibilit di superarle, e possa salire Urbino, ritornato nel suo dominio, da dove Cesare
pi alto su per quella scala che gli hanno prto i Borgia laveva cacciato, rovin funditus 6 tutte le
suoi nemici. Perci molti giudicano che un princi- fortezze di quella provincia, e giudic che senza di
pe savio deve, quando ne abbia la occasione, nu- esse pi difficilmente avrebbe riperso lo stato. I
trirsi con astuzia di qualche inimicizia, affinch, Bentivogli, ritornati a Bologna, si comportarono
allo stesso modo. Le fortezze quindi sono utili o
1
Cio con le discordie intestine che dividevano la citt.
2 4
Il periodo che va dalla pace di Lodi (1454) alla morte Fin dallantichit.
5
di Lorenzo de Medici (1492) e alla conseguente disce- Cacciato da papa Sisto IV (1474), rientra nei suoi pos-
sa di Carlo VIII in Italia (1494). sedimenti con laiuto dei fiorentini (1482) e subito di-
3
Dopo la sconfitta di Vailate (o Agnadello, 1509) si strugge le fortezze erette dal papa.
6
ribellano Brescia e Verona, poi Vicenza e padova. Fin dalle fondamenta.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 43
no, secondo i tempi. Se ti fanno bene in una parte, lazione. Pot addestrare, con quella lunga guerra,
ti offendono in unaltra. Si pu discutere questa la sua milizia, che poi lo ha onorato. Oltre a que-
parte cos: quel principe che ha pi paura dei po- sto, per poter intraprendere maggiori imprese, ser-
poli che dei forestieri, deve costruire le fortezze; vendosi sempre della religione, si abbandon alla
ma quello che ha pi paura dei forestieri che dei pratica della piet e, nello stesso tempo, della cru-
popoli, deve lasciarle perdere. Alla casa degli delt, spogliando e cacciando dal suo regno i mar-
Sforza ha fatto e far pi guerra il castello di Mi- rani 4 . Questo esempio non pu essere degno di
lano, che vi edific Francesco Sforza, che alcun maggior compassione n pu essere pi unico.
altro disordine di quello stato. Perci la migliore Con lo stesso pretesto assal lAfrica; fece limpre-
fortezza che sia quella di non essere odiato dal sa di Italia; ha ultimamente assalito la Francia 5 . In
popolo; perch, ancora che tu abbia le fortezze ed questo modo ha sempre fatto e ordito cose grandi.
il popolo ti abbia in odio, esse non ti salvano; per- Esse hanno sempre tenuto sospesi ed ammirati gli
ch non mancano mai ai popoli, una volta che sia- animi dei sudditi e occupati nellesito di esse. Que-
no stati disarmati, forestieri che li soccorrano. Nei ste sue azioni si sono succedute una di sguito
tempi nostri non si vede che quelle abbiano recato allaltra in modo che, fra luna e laltra, non ha
profitto ad alcun principe, se non alla contessa di mai dato spazio agli uomini di poter operare con
Forl, quando fu ucciso il conte Girolamo Riario sufficiente tranquillit contro di lui.
suo consorte 1 ; perch mediante quella pot fuggire 2. Giova ancora assai a un principe dare di s e-
lassalto del popolo, aspettare il soccorso da Mila- sempi rari circa governi di dentro, simili a quelli
no, e recuperare lo stato. I tempi stavano allora in che si narrano di messer Bernab Visconti da Mi-
modo, che il forestiere non poteva soccorrere il lano, quando si ha loccasione di qualcuno che o-
popolo. Ma poi le fortezze le si dimostrarono an- peri qualche cosa straordinaria, o in bene o in ma-
cora poco utili, quando Cesare Borgia la assal e il le, nella vita civile, e pigliare uno modo, circa pre-
popolo suo nemico si congiunse con i forestieri 2 . miarlo o punirlo, di che sabbia a parlare assai. E
Pertanto allora e prima sarebbe stato per lei pi si- sopra tutto un principe si deve impegnare di dare
curo non essere odiata dal popolo, che avere le for- di s in ogni sua azione fama di uomo grande e di
tezze. Considerate dunque tutte queste cose, io lo- uomo eccellente.
der chi far le fortezze e chi non le far, e biasi- 3. ancora stimato un principe, quando si com-
mer chiunque, fidandosi delle fortezze, stimer porta da vero amico e da vero nemico, cio quando
poco essere odiato dai popoli. senza alcuno rispetto si scopre in favore di qualcu-
no contro qualcun altro. Questa decisione sar
sempre pi utile che restare neutrale, perch, se
Capitolo 21. Quod principem de- due potenti tuoi vicini vengono alle mani, o sono
ceat ut egregius habeatur. di qualit che, vincendo uno di quelli, tu abbia a
[Che cosa deve fare un principe per essere stimato] temere il vincitore, o no. In ambedue i casi ti sar
sempre pi utile lo scoprirti e fare buona guerra.
1. Nessuna cosa fa tanto stimare un principe, quan- Nel primo caso, se non ti scopri, sarai sempre pre-
to fanno le grandi imprese e il dare di s rari e- da di chi vince, con piacere e soddisfazione di co-
sempli. Noi abbiamo nei nostri tempi Ferdinando lui che stato vinto, e non hai ragione n cosa al-
di Aragona, presente re di Spagna. Costui si pu cuna che ti difenda n che ti dia protezione. Chi
chiamare quasi principe nuovo, perch, da re debo- vince non vuole amici sospetti e che non lo aiutino
le che era, diventato per fama e per gloria il pri- nelle avversit. Chi perde non ti riceve, poich tu
mo re dei cristiani. E, se considererete le sue azio- non hai voluto correre la sua fortuna con le armi in
ni, le troverete tutte grandissime e qualcuna straor- mano.
dinaria. Agli inizi del suo regno egli assal il regno 4. Antioco era passato in Grecia, mandato dagli
di Granada 3 . Quellimpresa fu il fondamento dello Etoli per cacciare i romani. Antioco invi amba-
suo stato. Prima, egli la fece in un momento di pa- sciatori agli Achei, che erano amici dei romani, per
ce interna e senza il timore di essere impedito: ten- convincerli a restare neutrali. Dallaltra parte i ro-
ne occupati in quella gli animi di quei baroni di mani li invitavano a pigliare le armi e a schierarsi
Castiglia, i quali, pensando a quella guerra, non con loro. La decisione fu presa nellassemblea de-
pensavano a congiurare contro di lui. Ed egli ac- gli Achei, dove il legato di Antioco li invitava a
quistava in quel modo reputazione e autorit sopra restare neutrali. Al che il legato romano rispose:
di loro, che non se ne accorgevano. Pot nutrire il Quod autem isti dicunt non interponendi vos bel-
suo esercito con i danari della Chiesa e della popo- 4
Gli ebrei e i maomettani convertiti al cristianesimo.
Erano chiamati marrani, cio porci, perch si rifiutava-
1
Nella congiura del 14 aprile 1488. no di mangiare carne di maiale.
2 5
15-21 dicembre 1499. Nel 1509 occupa alcuni punti della costa tunisina. Di-
3
La conquista del regno moresco di Granada avviene in venta re del regno di Napoli (1502-04), infine cerca di
dodici anni (1480-92). impossessarsi della Navarra (1512).
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 44
lo, nihil magis alienum rebus vestris est; sine gra- le qualit degli inconvenienti, e nel pigliare il me-
tia, sine dignitate, praemium victoris eritis 1 . no tristo per buono.
5. Succeder sempre che colui che non ti amico 7. Un principe deve ancora mostrarsi amante delle
cercher la neutralit; e quello che ti amico chie- virt ed onorare coloro che sono eccellenti in una
der che ti scopra con le armi. Per fuggire i presen- arte. Subito dopo, deve animare i suoi cittadini di
ti pericoli, i principi indecisi seguono il pi delle potere quietamente esercitare le loro attivit pro-
volte la soluzione della neutralit. E il pi delle fessionali nei commerci come nellagricoltura, ed
volte vanno incontro alla loro rovina. Ma, quando in ogni altra attivit umana, e che quello non tema
il principe si scopre gagliardamente in favore di di ampliare i suoi possedimenti per timore che le
una parte, se colui con cui tu ti allei vince, anche gli siano tolti e quellaltro di aprire un traffico per
se potente e tu rimani alla sua discrezione, egli paura delle taglie 5 . Deve invece preparare premi a
ha con te un obbligo, e vi contratto lamore 2 ; e chi vuol dedicarsi a queste attivit e a qualunque
gli uomini non sono mai cos disonesti, che con pensa, in qualunque modo, di abbellire la sua citt
tanto esempio di ingratitudine ti opprimano. E poi o il suo stato. Oltre a questo, nei tempi convenienti
le vittorie non sono mai cos nette, che il vincitore dellanno deve tenere occupata la popolazione con
non debba avere qualche rispetto, soprattutto alla le feste e gli spettacoli. E, poich ogni citt divi-
giustizia. Ma, se quello con il quale tu ti allei per- sa in corporazioni o in quartieri, deve tenere conto
de, tu sei ricevuto da lui. E, mentre pu, ti aiuta, e di quelle associazioni, radunarsi con loro qualche
diventi compagno di una fortuna che pu risorge- volta, dare di s esempi di umanit e di munificen-
re. Nel secondo caso, quando quelli che combatto- za, tenendo sempre ferma non di meno la maest
no insieme sono di qualit che tu non abbia a te- della sua dignit, perch questo non deve mai
mere [di colui che vince], tanto maggiore pru- mancare in cosa alcuna.
denza lallearsi; perch tu vai alla rovina di uno
con laiuto di chi lo dovrebbe salvare, se fosse
saggio; e, vincendo, rimane a tua discrezione, ed Capitolo 22. De his quos a secre-
impossibile, con il tuo aiuto, che non vinca. tis principes habent.
6. Qui si deve notare che un principe deve avere [I segretari che i principi hanno al loro fianco]
laccortezza di non fare mai compagnia con uno
pi potente di lui per offendere altri, se non quan- 1. Per un principe non di poca importanza la
do la necessit lo costringe, come pi sopra si dice; scelta dei ministri. Essi sono buoni o no, secondo
perch, vincendo, rimani suo prigioniero: e i prin- la prudenza del principe. La prima congettura che
cipi devono fuggire, quanto possono, lo stare a di- si fa sulle capacit di governo di un signore quel-
screzione di altri. I veneziani si accompagnarono la di vedere quali uomini ha intorno a s. E, quan-
con Francia contro il duca di Milano, e potevano do essi sono capaci e fedeli, si pu sempre reputar-
evitare di fare quella compagnia. Essa provoc la lo savio, perch ha saputo riconoscere quelli che
loro rovina loro. Ma, quando non si pu fuggirla, sono capaci e poi ha saputo mantenerli fedeli. Ma,
come avvenne ai fiorentini, quando il papa e la quando essi sono altrimenti, si pu sempre dare un
Spagna andarono con gli eserciti ad assalire la giudizio non positivo su di lui, perch il primo er-
Lombardia 3 , allora il principe vi deve aderire per rore che fa, lo fa in questa scelta.
le ragioni sopra dette 4 . N creda mai alcuno stato 2. Tutti coloro che conoscevano messer Antonio
potere pigliare partiti sicuri, anzi pensi di avere a Giordani da Venafro per ministro di Pandolfo Pe-
prenderli tutti dubbi; perch si trova questo trucci, principe di Siena giudicavano che Pandolfo
nellordine delle cose, che mai non si cerca di fug- era un uomo assai valente, poich lo aveva come
gire un inconveniente che non si incorra in un al- ministro. Ci sono tre tipi diversi di capacit di go-
tro. Ma la prudenza consiste nel saper riconoscere verno 6 . Il primo capisce da s ed autosufficiente,
il secondo capisce soltanto quello che altri ha capi-
1
Quanto a ci che essi dicono di non schierarvi in to, il terzo non capisce n da s n con laiuto di
questa guerra, niente pi lontano dai vostri interessi; e terzi. Il primo davvero eccellente, il secondo sol-
senza gratitudine, senza dignit sarete il premio per il tanto eccellente, il terzo inutile. Pertanto per forza
vincitore (Livio, Historiae romanae decades, XXXV, di cose conveniva che Pandolfo, se non rientrava
49). nel primo grado, rientrasse nel secondo. Insomma
2
La riconoscenza, che un sentimento (o una passione) ogni volta che un principe ritiene di conoscere il
dellanimo e che diventa un vincolo morale. bene o il male che un ministro fa e dice (anche se
3
Lega Santa (11 ottobre 1511). non ha unintelligenza originale), deve saper valu-
4
Durante la guerra tra Lega Santa e francesi la repub- tare le opere tristi e le opere buone del ministro.
blica fiorentina resta neutrale. Dopo la sconfitta dei
francesi a Ravenna (1512) aggredita dalle truppe spa-
5
gnole e pontificie, che riportano al potere i Medici. Ma- Balzelli, imposte.
6
chiavelli, messo da parte, si dedica alla stesura del Machiavelli prende da Livio, Historiae romanae de-
Principe. cades, XXII, 29.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 45
Deve saper esaltare le prime e correggere le se- vina a causa degli adulatori o muta spesso convin-
conde. Da parte sua il ministro non pu sperare di zione per il variare dei pareri. Tutto ci fa s che
ingannarlo, perci si mantiene buono. egli sia poco stimato.
3. Per conoscere il ministro, un principe ha questo 2. Io voglio a questo proposito riportare un esem-
modo, che non sbaglia mai. Quando tu vedi che il pio moderno. Larcivescovo Luca Rinaldi, uomo
ministro pensa pi a s che a te e quando vedi che di Massimiliano, lattuale imperatore di Germania,
in tutte le azioni ricerca il suo utile, puoi conclude- parlando di sua maest rifer che non si consigliava
re che costui, con queste caratteristiche, non sar con alcuno e che non faceva mai niente a suo mo-
mai un buon ministro, me ai te ne potrai fidare: chi do. Ci nasceva dal fatto che si comportava in mo-
ha in mano lo stato di un principe, non deve pensa- do contrario a quello sopra indicato. Limperatore
re mai a se stesso, ma sempre al principe, n gli un uomo che decide tutto da solo: non comunica
deve ricordare mai cosa che non lo riguardi. i suoi disegni ad alcuno n ascolta i suggerimenti
Daltro canto il principe, per mantenerlo buono, che gli sono dati. Ma i suoi disegni, non appena,
deve preoccuparsi del ministro, deve ricoprirlo di nel metterli in pratica, si cominciano a conoscere e
onori, deve farlo ricco, deve obbligarlo nei suoi a scoprire, suscitano unopposizione sempre pi
confronti, deve dividere con lui gli onori e gli in- forte da parte di coloro che egli ha intorno a s. Ed
carichi di responsabilit. Soltanto cos il ministro egli, da uomo superficiale qual , li abbandona. Da
vede che non pu stare senza lui. In tal modo gli ci consegue che quel che fa un giorno, disfa il
onori elevati non gli fanno desiderare altri onori, le giorno seguente; e che non si comprenda mai quel-
ricchezze elevate non gli fanno desiderare altre ric- lo che voglia o si proponga di fare. Da ci conse-
chezze, gli incarichi prestigiosi gli fanno temerei gue infine che non ci si pu fondare sopra le sue
possibili cambiamenti. Quando i ministri e i prin- decisioni.
cipi in relazione ai ministri hanno queste caratteri- 3. Pertanto un principe deve chiedere sempre con-
stiche, essi possono confidare luno dellaltro. sigli, ma quando vuole lui e non quando vogliono i
Quando le cose stanno altrimenti, il fine sempre suoi collaboratori. Anzi deve togliere loro labi-
sar dannoso o per luno o per laltro. tudine di dar consigli, se non li richiede esplicita-
mente. Tuttavia egli deve essere largo di domande,
poi deve essere estremamente paziente ad ascoltare
Capitolo 23. Quomodo adulatores le risposte. Anzi, se si accorge che qualcuno per
sint fugiendi. rispetto verso di lui non largo n esaustivo nelle
[In che modo si debbano fuggire gli adulatori] risposte, deve turbarsi e trovare sbito un rimedio.
E, poich molti stimano che qualche principe, che
1. Non voglio lasciare indietro un punto importan- d di s limmagine di prudente, sia cos ritenuto
te e un errore dal quale i principi con difficolt si non per le sue capacit, ma per i buoni consiglieri
difendono, se non sono prudentissimi o se non che ha intorno a s, senza dubbio singanna. Que-
fanno buona scelta: gli adulatori. Le corti ne sono sta una regola generale che non sbaglia mai: un
sempre piene. Gli uomini si compiacciono a tal principe, che non sia saggio per le sue capacit,
punto nelle cose loro proprie e in tal modo vi si pu essere consigliato positivamente, soltanto se
ingannano, che con difficolt si difendono da que- per destino ha gi un consigliere, che in tutto lo
sta razza pestifera. E, a volersene difendere, si cor- governasse, che fosse uomo prudentissimo. In que-
re il rischio di diventare oggetto i disprezzo. Esiste sto caso potrebbe bene essere, ma durerebbe poco,
un solo modo per guardarsi dalle adulazioni: gli perch quel governatore in breve tempo gli toglie-
uomini devono capire che non ti offendono quan- rebbe lo stato; ma, consigliandosi con pi duno,
do ti dicono il vero. Ma, quando ciascuno pu dirti un principe che non sia saggio non avr mai i con-
il vero, perdi il rispetto. Pertanto un principe pru- sigli uniti, non sapr per s stesso unirli: di consi-
dente deve tenere un terzo atteggiamento: nel suo glieri, ciascuno penser alla sua propriet; lui non
stato deve scegliere uomini saggi, e soltanto ad es- li sapr correggere, n conoscere. E non si possono
si deve concedere il libero arbitrio di dirgli la veri- trovare altrimenti; perch gli uomini sempre ti riu-
t, e soltanto su quegli argomenti di cui chiede e sciranno tristi, se non sono fatti buoni da una ne-
non su altri. Ma deve chiedere di ogni cosa e a- cessit. La conclusione questa: i buoni consigli,
scoltare attentamente le loro opinioni. Poi deve da chiunque vengano, devono necessariamente na-
decidere da s e a suo modo. Con questi consigli e scere dalla prudenza del principe. Non deve mai
con ciascuno di loro deve comportarsi in modo ta- succedere che la prudenza del principe nasca dai
le che ognuno conosca che quanto pi liberamente buoni consigli.
parler, tanto pi sar ben accetto. Fuori di quegli
argomenti deve rifiutarsi di ascoltare qualsiasi opi-
nione e qualsiasi relazione. Poi deve seguire la de-
cisione presa e deve rimanere ostinatamente fedele
ad essa. Chi si comporta in modo diverso o si ro-
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 46
Capitolo 24. Cur Italiae principes fendersi. E sperarono che i popoli, infastiditi dalla
regnum amiserunt. insolenza di vincitori, li richiamassero. Questa de-
[Per quale causa i principi italiani hanno perso i cisione, quando mancano altre prospettive, buo-
loro stati] na. Ma veramente dannoso avere lasciato gli altri
rimedi per quello: non si vorrebbe mai cadere, per
1. Le cose descritte pi sopra, osservate prudente- credere di trovare chi ti raccolga. Il che o non av-
mente, fanno parere, un principe nuovo antico, e lo viene o, se avviene, non con tua sicurezza, poi-
rendono sbito pi sicuro e pi fermo nello stato, ch quella difesa si dimostrata vile e poich essa
che se vi si fosse consolidato da tempo antico en- non dipendeva da te. sono buone, sono certe, sono
tro. Un principe nuovo osservato nelle sue azioni durevoli solamente quelle difese, che dipendono
molto pi che un principe ereditario. E, quando es- proprio da te e dalla tua virt.
se sono riconosciute virtuose, pigliano molto pi
gli uomini e molto pi li obbligano che il sangue
antico. Gli uomini sono molto pi presi dalle cose Capitolo 25. Quantum fortuna in
presenti che dalle passate; e, quando nelle presenti rebus humanis possit, et quomo-
trovano il bene, vi si godono e non cercano altro. do illi sit occurrendum.
Anzi piglieranno ogni difesa per lui, quando non [Quanto pu la fortuna nelle azioni umane e in che
manchi nelle altre cose a s medesimo. E cos avr modo debba essere affrontata]
duplice gloria: ha dato principio a un principato
nuovo; e lo ha ornato e corroborato di buone leg- 1. Non ignoro che molti sono stati e sono dellopi-
ge, di buone armi, di buoni amici e di buoni esem- nione che le cose del mondo siano governate dalla
pli. Ugualmente ha duplicato la vergogna colui che fortuna o da Dio in modo tale, che gli uomini con
nato principe e che poi ha perduto lo stato per la la loro prudenza non possano modificarle, e che
sua poca prudenza. anzi non vi abbiano alcun rimedio. Perci essi po-
2. Chi considera quei signori che in Italia hanno trebbero giudicare che non ci si debba impegnare a
perduto lo stato ai nostri tempi, come il re di Na- fondo per [modificare] la realt, ma che ci si debba
poli 1 , il duca di Milano 2 ed altri, trover che essi lasciar governare dalla sorte. Questa opinione
avevano, in primo luogo, un difetto comune quan- stata professata soprattutto ai nostri tempi, a causa
to alle armi 3 , per le cause che di sopra si sono di- dei grandi mutamenti della situazione politica che
scusse 4 . In secondo luogo vedr che qualcuno di si sono visti e che si vedono ogni giorno, fuori di
loro o avr avuto nemici i popoli o, se avr avuto il ogni capacit umana di prevederli. Pensando a ci,
popolo amico, non si sar saputo assicurare i gran- io talvolta mi sono in qualche modo inclinato ver-
di. Senza questi difetti non si perdono gli stati che so questa opinione.
abbiano tanto nervo da poter tenere un esercito per 2. Tuttavia, affinch il nostro libero arbitrio non
fare una campagna militare. Filippo il Macedone, sia negato, giudico che possa esser vero che la for-
non il padre di Alessandro, ma quello che fu vinto tuna sia arbitra della met delle nostre azioni e che
da Tito Quinto 5 , aveva non molto stato, rispetto lasci governare a noi laltra met, o quasi. E para-
alla grandezza dei romani e dei greci che lo assali- gono quella ad uno di quei fiumi rovinosi, che,
rono. Non dimeno, poich era un militare, sapeva quando si adirano (=si ingrossano e rompono gli
intrattenere il popolo ed avere lappoggio dei gran- argini), allagano la pianura, sradicano gli alberi e
di, sostenne per pi anni la guerra contro di essi. distruggono gli edifici, levano da questa parte ter-
Tuttavia, se alla fine perse il dominio su qualche reno e lo pongono dallaltra. Ciascuno fugge da-
citt, non perse il regno. vanti ad essi, ognuno cede al loro impeto, senza
3. Pertanto questi nostri principi, che erano stati potervi in alcun modo resistere. E, bench siano
per molti anni nel loro principato, non accusino la fatti cos (=per natura violenti), nulla impedisce
fortuna per averlo poi perso, ma la loro ignavia. che gli uomini, quando i tempi sono tranquilli,
Nei tempi tranquilli essi non hanno mai pensato possano prendere provvedimenti con ripari e con
che ci possono essere dei rivolgimenti ( un difetto argini, in modo che essi, quando crescono, sfoghi-
comune degli uomini, quello di non fare conto nel- no [la furia delle loro acque] per un canale o non
la bonaccia della tempesta). Poi, quando vennero i avrebbero un impeto cos sfrenato e cos dannoso.
tempi avversi, pensarono di fuggirsi e non di di- 3. In modo simile si comporta la fortuna, la quale
dimostra la sua potenza dove non c alcuna virt
1
(=forza) impegnata [consapevolmente] a resisterle;
Federico dAragona, sconfitto da Luigi XII, re di e rivolge il suo impeto proprio l dove essa sa che
Francia, e da Ferdinando il Cattolico, re di Spagna. non sono stati costruiti gli argini ed i ripari per
2
Ludovico il Moro, sconfitto da Luigi XII re di Fran- contenerla. E, se voi considerate lItalia, vedrete
cia. che essa una campagna senza argini e senzalcun
3
Allorganizzazione militare. riparo; perch, se essa fosse difesa da unadeguata
4
Capp. XIII e XIV. virt (=forza militare), come la Germania, la Spa-
5
A Cinoscefale, in Grecia (197 a.C.).
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 47
gna e la Francia, questa piena (=le invasioni stra- approvavano limpresa e nemmeno lapprovava il
niere) non avrebbe provocato i grandi mutamenti re di Spagna. Con la Francia egli era in trattative.
che ci sono stati oppure non sarebbe nemmeno av- E tuttavia con la sua ferocia 2 e con il suo impeto
venuta. E voglio che basti aver detto questo per prese parte personalmente a quellimpresa. Questa
quanto riguarda l[a possibilit di] opporsi alla for- sua mossa fece stare incerti e fermi 3 sia gli spa-
tuna in generale. gnoli sia i veneziani; questi per paura, quelli per il
4. Ma, restringendomi ai casi particolari, dico che desiderio che avevano di rioccupare il regno di
oggi si vede un principe ottenere buoni risultati e Napoli. Inoltre egli si tir pure dietro il re di Fran-
domani rovinare senza avergli visto mutare natura cia, il quale, vedendolo in azione e desiderando
o qualit alcuna. Io credo che ci dipenda in primo farselo amico per abbattere i veneziani, giudic di
luogo dalle cause che si sono lungamente discusse non potergli negare il suo aiuto senza offenderlo in
pi sopra, cio che quel principe, che si affida modo esplicito. Perci Giulio II con la sua azione
completamente alla fortuna, va in rovina, non ap- impetuosa ottenne un risultato che nessun altro
pena essa varia. Credo inoltre che ottenga buoni pontefice con tutta la sua umana prudenza avrebbe
risultati quel [principe] che adatta il suo modo di mai ottenuto; perch egli, se aspettava di partire da
procedere alle caratteristiche dei tempi e che si- Roma con gli accordi fatti e con le cose ordinate,
milmente non ottenga buoni risultati quello che come qualunque altro pontefice avrebbe fatto, non
non adatta il suo modo di procedere ai tempi. avrebbe mai ottenuto quei risultati: il re di Francia
5. Perch si vede che gli uomini - nelle azioni che avrebbe avuto mille scuse e gli altri gli avrebbero
li conducono al fine che si sono prefissi, cio glo- messo mille paure. Io voglio lasciar stare le altre
ria e ricchezze - procedono in modi diversi: luno sue imprese, che sono state tutte simili a questa. La
con cautela, laltro con impeto; luno con violenza, brevit della sua vita non gli ha fatto provare il
laltro con arte; luno con pazienza, laltro con im- contrario, perch, se fossero giunti tempi che ri-
pazienza. E ciascuno vi (=alla gloria ed alle ric- chiedessero di procedere con cautela, avrebbe co-
chezze) pu pervenire con questi diversi modi [di nosciuto la sua rovina. N mai avrebbe deviato da
procedere]. Si vedono poi due individui cauti, uno quei modi [di procedere] ai quali la natura lo incli-
[dei quali] raggiunge il suo scopo, laltro no. E si- nava.
milmente si vedono ottenere ugualmente buoni ri- 8. Concludo dunque che gli uomini, poich la for-
sultati due [individui] che hanno applicato princpi tuna cambia e poich essi restano attaccati osti-
diversi, essendo luno cauto, laltro impetuoso. Ci natamente ai loro modi di procedere, ottengono
dipende semplicemente dalle caratteristiche dei buoni risultati, finch concordano con la fortuna 4 ;
tempi, che si adattano o che non si adattano al non li ottengono pi, quando non concordano pi
[modo di] procedere degli interessati. Da qui nasce con essa. Io giudico bene questo: meglio essere
ci che ho detto, cio che due, operando in modo impetuosi che cauti, perch la fortuna donna ed
uguale, raggiungono uno il fine, laltro no. necessario, volendola sottomettere alla propria vo-
6. Da questo ancora dipende il variare della fortu- lont, batterla e spingerla. E si vede che essa si la-
na umana, perch un principe, se governa con cau- scia vincere pi facilmente da questi che non da
tela e con pazienza e se i tempi e le cose girano in coloro che procedono con la fredda ragione. Perci
modo che il suo governo sia buono, allora ottiene sempre, come donna, amica dei giovani, i quali
buoni risultati; ma, se i tempi e le cose mutano, e- sono meno cauti e pi feroci (=risoluti, decisi) [de-
gli rovina, perch non muta il suo modo di proce- gli uomini maturi e perci pi cauti e meno arditi]
dere. N si trova un uomo cos prudente, che si e con pi audacia la comandano.
sappia adattare a questi mutamenti; sia perch non
possiamo deviare da quella direzione verso la qua-
le la nostra natura ci inclina, sia anche perch, a- Capitolo 26. Exhortatio ad capes-
vendo sempre camminato per una certa strada, non sendam Italiam in libertatemque a
riusciamo a persuaderci ad abbandonarla. Perci barbaris vindicandam.
luomo cauto, quando giunto il tempo di usare [Esortazione a pigliare lItalia e a liberarla dalle
limpeto, non lo sa fare, perci rovina; invece, se mani di barbari]
mutasse natura in relazione al mutare dei tempi e
delle cose, manterrebbe la fortuna. 1. Tenendo dunque presenti tutte le cose preceden-
7. Papa Giulio II procedette impetuosamente in temente discusse e riflettendo dentro di me se in
ogni sua cosa; e trov i tempi e le cose conformi a questo momento la situazione italiana favorevole
questo suo modo di procedere a tal punto, che ot- allaffermarsi di un nuovo principe e se le circo-
tenne sempre buoni risultati. Considerate la prima stanze possono permettere ad un uomo cauto e va-
impresa che fece a Bologna, quando era ancora vi-
vo messer Giovanni Bentivogli 1 . I veneziani non
2
Determinazione. signore della citt.
3
Li aveva colti di sorpresa.
1 4
Il signore della citt. Le circostanze.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 48
loroso di introdurre nuovi ordinamenti politici, che
facciano onore a lui e giovino a tutti gli italiani, mi Il popolo italiano dispostissimo [a prendere le
sembra che ci siano tanti elementi capaci di aiutare armi contro gli stranieri]; e, dove c grandissima
un principe nuovo, che non ricordo che ci sia stato disponibilit, non pu essere grande difficolt [a
un altro momento pi adatto di questo. E, come io farsi seguire], purch la casa de Medici prenda
dissi 1 , se per vedere il valore di Mos era necessa- esempio da coloro che io ho proposto come model-
rio che il popolo ebraico fosse schiavo in Egitto; se li. Oltre a questo, qui si vedono avvenimenti stra-
per conoscere la grandezza danimo di Ciro era ordinari, senza precedenti, mandati da Dio: il mare
necessario che i persiani fossero oppressi dai medi; si aperto; una nuvola vi ha mostrato il cammino;
se per conoscere le grandi capacit di Teseo era la roccia ha fatto scorrere acqua; qui piovuto la
necessario che gli ateniesi fossero disorientati ed manna 7 ; tutto contribuisce alla vostra grandezza [e
incerti; cos ora, per conoscere il valore di un per- al vostro successo]. Voi dovete fare il resto. Dio
sonaggio italiano, era necessario che lItalia si ri- non vuole fare ogni cosa, per non toglierci il libero
ducesse nella situazione in cui al presente, cio arbitrio e parte di quella gloria che tocca a noi.
era necessario che fosse pi schiava degli ebrei, 3. Non c da meravigliarsi se qualcuno dei sopra
pi serva dei persiani, pi disorientata ed incerta nominati italiani 8 non ha potuto fare quello che si
degli ateniesi; era necessario che fosse senza capo, pu sperare che faccia lillustre casa vostra. E, se
in preda al caos, sconfitta, saccheggiata, lacerata, in tante rivoluzioni avvenute di Italia e in tante e-
percorsa da eserciti nemici e che avesse subito o- sercitazioni belliche, pare sempre che in essa la
gni specie di distruzione. virt militare sia spenta. Questo nasce dal fatto che
2. E, bench finora si sia potuto vedere qualche gli ordini antichi di essa non erano buoni e non c
indizio in qualcuno 2 , da far pensare che fosse stato stato alcuno che abbia saputo trovarne di nuovi.
mandato da Dio a salvare lItalia, tuttavia si visto Nessuna cosa fa tanto onore a un uomo che sorga
in seguito che nel momento decisivo delle sue im- dal nulla, quanto instaura le nuove leggi e i nuovi
prese questo personaggio stato abbandonato dal- ordinamenti politici, che egli ha saputo trovare.
la fortuna. Perci lItalia, come se fosse rimasta Queste cose, quando sono bene fondate e abbiano
senza vita, aspetta chi le sani le ferite, ponga fine in loro la grandezza, lo fanno reverendo e mirabi-
ai saccheggi che hanno devastato la Lombardia e le. In Italia non manca materia da introdurvi ogni
ai tributi che devono pagare il Regno di Napoli e forma. Qui virt grande nelle membra, quando
la Toscana, e la guarisca da quelle piaghe che or- essa non mancasse nei capi. Rispecchiatevi nei
mai da tempo sono aperte. Si vede come essa pre- duelli e nei combattimenti fra pochi, quanto gli ita-
ga Dio affinch Egli le mandi qualcuno che la libe- liani siano superiori con le forze, con la destrezza,
ri dalle atrocit e dalle violenze commesse da po- con lingegno. Ma, quando si passa agli eserciti,
tenze straniere. Si vede pure che essa tutta pronta non si dimostrano allaltezza della situazione. Tut-
a seguire una bandiera, purch ci sia qualcuno che to procede dalla debolezza dei capi. Quelli che
la innalzi e si faccia seguire. N al presente si vede sanno non sono obbediti. E a ciascuno pare di sa-
nessun altro, in cui lItalia possa sperare, se non il pere. Finora non c stato alcuno che sia riuscito
Vostro 3 illustre casato, il quale con la sua fortuna ad emergere sugli altri grazie alle sue virt ma
ed il suo valore, avendo il favore di Dio e della grazie anche alla fortuna, davanti al quale gli altri
Chiesa, alla quale ha dato ora un papa 4 , possa gui- principi si pieghino e lo seguano. Di qui nasce che,
dare e attuare la liberazione dallo straniero. Ci in tanto tempo, in tante guerre fatte negli ultimi
non sar molto difficile, se avrete davanti a voi, ventanni 9 , quando sul campo di battaglia sceso
come modello, le azioni e la vita dei soprannomi- un esercito tutto italiano, ha fatto sempre mala
nati 5 . E, bench quegli uomini siano rari e straor- prova. Di ci testimone prima il Taro, poi Ales-
dinari, tuttavia furono uomini, e ciascuno di loro sandria, Capua, Genova, Vail, Bologna, Mestre 10 .
ebbe unoccasione meno favorevole di questa oc-
casione presente; e la loro impresa non fu pi giu-
sta di questa, n pi facile, n Dio fu pi favorevo- 7
Gli esempi sono presi dalla Bibbia e riguardano il po-
le a loro che a voi. Qui sta la giustizia pi grande: polo ebreo.
8
Francesco Sforza e Cesare Borgia.
giusta la guerra per chi necessaria, e le armi sono 9
Cio dalla calata di Carlo VIII in Italia (1494).
sante dove non c alcuna speranza se non nelle armi 6 . 10
A Fornovo sul Taro (1495) le forze italiane, coman-
date da Francesco Gonzaga, duca di Mantova, si scon-
1
Cap. VI. trano con lesercito francese in ritirata, ma Carlo VIII
2
Cesare Borgia, detto il Valentino. riesce ugualmente a riparare in Francia. Alessandria
3
Di Lorenzino de Medici. conquistata dai francesi nel 1499. Capua saccheggiata
4
Giovanni de Medici, divenuto papa con il nome di dai francesi nel 1501. Genova si consegna ai francesi
Leone X (1513). nel 1507. Vailate abbandonata dal legato pontificio
5
Mos, Ciro, Teseo. davanti allavanzata dei francesi nel 1511. Mestre in-
6
Tito Livio, Storie, IX, 1. cendiata dal comandante ispano-pontificio Ramn
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 49
4. Pertanto, se lillustre casa vostra vuole seguire compito con quellanimo e con quella speranza
quegli eccellenti uomini che furono capaci di re- con cui si intraprendono le imprese giuste, affin-
dimere le loro provincie 1 , necessario, innanzi a ch sotto la sua bandiera questa patria sia nobi-
tutte le altre cose, come vero fondamento di ogni litata, e sotto i suoi auspici si verifichi quel detto di
impresa, provvedersi di armi proprie, perch non si Petrarca:
pu avere n pi fidi, n pi veri, n migliori sol-
dati. E, bench ciascuno di essi sia buono, tutti in- Virt contro il furore [dei barbari] 4
sieme diventeranno migliori, quando si vedranno Prender le armi, e il combattimento sar corto, Perch
comandare dal loro principe e da quello onorare e lantico valore [dei romani]
intrattenere. Pertanto necessario prepararsi a que- Nel cuore degli italiani non ancor morto 5 .
ste armi, per potere difendersi dalli esterni con la
virt italica. E, bench la fanteria svizzera e spa-
gnola sia stimata terribile, non di meno ambedue
hanno un difetto, a causa del quale un terzo tipo di
esercito potrebbe non solamente opporsi contro di
loro ma anche confidare di superarli. Gli spagnoli
non possono sostenere lattacco della cavalleria, e
gli svizzeri devono avere paura della fanteria,
quando riscontrano che nel combattimento gli av-
versari sono ostinati come loro. Perci si visto e
si vedr per esperienza che gli spagnoli non pos-
sono sostenere lattacco di una cavalleria francese,
e gli svizzeri sono schiacciati dallattacco di una
fanteria spagnola. E, bench di questultimo caso
non si sia vista unintera esperienza, tuttavia se ne
veduto uno saggio nella battaglia di Ravenna,
quando le fanterie spagnole si scontrarono con i
battaglioni tedeschi, i quali osservano lo stesso or-
dine di combattimento dei battaglioni svizzeri. Gli
spagnoli, con lagilit del corpo e con aiuto dei lo-
ro brocchieri 2 , erano entrati, tra le picche loro sot-
to, e stavano sicuri ad offenderli senza che i tede-
schi vi avessero rimedio. E, se non fosse interve-
nuta la cavalleria che li assal, li avrebbero stermi-
nati tutti. Una volta che si conosciuto il difetto
delluna e dellaltra di queste fanterie, si pu dun-
que istituire una nuova fanteria, che sia capace di
resistere alla cavalleria e che non abbia paura della
fanteria. Il che si otterr introducendo nuove armi
e un nuovo tipo di schieramento. E queste sono le
innovazioni che danno reputazione e grandezza a
un principe nuovo.
5. Non si deve dunque lasciar passare questa occa-
sione, affinch lItalia, dopo tanto tempo, veda un
suo salvatore. N posso esprimere con quale amore
egli sarebbe ricevuto in tutte quelle provincie che
hanno patito per queste alluvioni 3 esterne; con che
sete di vendetta, con che ostinata fede, con che
piet, con che lacrime. Quali porte resterebbero
chiuse davanti a lui? quali popolazioni gli neghe-
rebbero lobbedienza? Quale italiano gli neghe-
rebbe lossequio? A ognuno puzza questo barbaro
dominio. Pigli dunque lillustre casa vostra questo

Folch de Cardona prima della battaglia a La Motta, vi-


cino a Vicenza, nel 1513.
1
Mos, Ciro, Teseo, Romolo.
2 4
Il brocchiere un piccolo scudo che aveva uno spero- Il valore militare impugner le armi contro la furia sel-
ne al centro. Serviva per la difesa e per loffesa. vaggia degli stranieri.
3 5
Invasioni. Petrarca F., Canzoniere, CXXXVIII, 93-96.
Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 50
XIX-XXIV

giornate = battaglie
ordinare = organizzare
armi = esercito
cose = imprese
cosa = una forte pressione fiscale

Termini tecnici
armi = armati, esercito
terre = citt fortificate
virt = valore militare
cose il latino res, che va bene per tutte le occa-
sioni
spegnere = ridurre allimpotenza con guerre, ucci-
sioni confische, esilii

Machiavelli, Principe, a cura di P. Genesini 51

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