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22. Integrazioni aUa spiegazionedell'esserci 293
~~
~i~ oVfl<n,
2 la <l>P
la circospezione nell'attimo, e il 0EcopE
1 d . l'
v,
~,~ el dischiuder~ 1 i:non o, apnre essere, nel c_uicaso
l' lo
qu entrare 1n gioco alcun secondo fine - un a..rt0Eu-
I~.
nonP:esto, che, in quanto ~io 0EcoprtnK6,rappresenta la
flV,q . d }}' .
:~ Possibilitautennca e suprema e esistenza greca.
~
'iq
'
il

tv.
)l b) nmondoin quanto mondo naturale
1

~e.
Finora abbiamo caratterizzato l'esserci dell'uomo co-
Ila
ne
me essere nel mondo, determinando anzitutto il mon-
do stesso tramite gli elementi d'incontro dell 'aya06v. n
le
carattere ontologico del mondo con cui abbiamo a che
le
()..
faresi determina in quanto v3cx6Evovaco,ed quin-
di da intendersi come pi o meno sottoposto al mutamen-
n
).
to. In questo mondo-ambiente,cio nel mondo in cui ci dia-
mo da fare nel nostro prenderci cura, si mostra nel con-
tempo il mondo in quanto natura. La natura non un
ambitoontologico che starebbe accanto a questo mondo,
ma il mondo stesso, cos come esso si mostra, in un mo-
do determinato, nel mondo-ambiente, caratterizzato dal
fatto che il mondo in quanto natura quell'essere che,
per il nostro essere nel mondo nell'avere a che fare
quotidiano, si mostra in quanto essercigi sempre:sui mari
si naviga, nei fiumi si pesca. La quotidianit del produrre
sempre un produrre in base a qualcosa presso cui ci si
rifornisce, per esempio la miniera, il bosco, e cos via. Tut-
to ci di cui la vi~ quotidiana necessita, essa ce l'ha ed esi-
ste nella natura. E importante rendersi conto che la natu-
ra non primariamente qualcosa come un oggetto d'in-
dagine scientifica. La natura l'essercigi,sempredel mondo.
~IStoin termini originari, il mondo un aspetto dell'am-
bi~nte stesso. L'alternarsi di giorno e notte torna sempre
a npetersi, e lo stesso accade per il corso del sole e dell~
stelle. Nel mondo che mi circonda c' il terreno su cui
cam.mi~o, c' l'aria, la cui presenza, per cos dir~, m! a-
SJ>etta. E cos che il mondo va inteso, se si determina l es-
sere nel mondo come un avere a che fare con esso. In que-
sta esperienza dell'esserci il mondo viene visto come ci
che sempre, e ci che pu anche essere altrimenti.
292 dell'Uotrao
111L'interpretazionedell'esserci
nel senso dell'~ttribuire a ~e~tessi ci che si lSSc.
ci che si d a intendere d1 se, nel senso che lo ~di.~
.,,..., \~
81 q11e
ch e ngu~r__
stessi, un assenre d a s~ stess.1.
Il 1tP<>onot
diced'18''
flo f
npocntoiT\<Jt,sono per lo p1u osc11lann. Di solit l\n,la fl ,; .
pi gli uomini si trovano - implicitamente O esp~ ~ I>erlo f'()~
te_ nella t'Aia, che pu avere il carattere I. deU~~~n,.
0 2. dell'Etpoov.'A'Aarov colui che si d un sacco di~ ~m~,
- ~ , , , ,~ r , arie il
millan ~tore: o?KE,t~T\o E~ a/\,a1:,oo~ 1tpom:oi11n1e t<v v. b)
oooovEtvat Kat T\:U7t?PXO~toov Kat ~Et~?vcov,; n:apxet1
colui che parla d1 se attr1buendos1 c10 che SUScita ,
neralmen te. grande consid~:~ione Si tratta di .~ ,11
et: innanzitutto e per_lo ~1~ 1 uo~o s1co~porta come dc
acv, propenso a dire c10 che st:Imola 1 ammirazione c\
di tutti, ad attribuire a se stesso ci di cui non dispone fa
affatto, o cose pi grandi e importanti di quelle che so- d1
no alla sua portata - insomma a millantare se stessoin t(
modo da nascondere il suo essere autentico: non un uo- Il
mo tale da mostrare apertamente ci che veramente . tt
L'altra possibilit caratterizzata dall'etpoov: pveia8at a
[OKE]t U7tapxovta Tla'ttO)1tOtEV, 2
colui che nega l'
ci che , che non ammette il proprio essere cos come lo e
si vede direttamente, anzi lo sminuisce -Socrate, che fa- f
ceva mostra di non sapere nulla, mentre ne sapeva pi \
degli altri. L'E'ipoovha possibilit buone e cattive. Il giusto
mezzo I' T\0Eutt Ko:l'essere veritiero, non simula-
to - ciascuno parla e agisce cos com'. 3
Vedete come opera il 'Aoyonell' essere nel mondo,
l'intima connessione sussistente tra il 'Aoyoe l'essere nd
mondo; al tempo stesso, chiaro che il non essere nasco.,ti.
lo scoperto essere orientati sia nell' essere per se stessi~
che nell ' essere per altri, caratterizzato dall'w..n0eta.
pi~ precis~mente: dall''AT\0EUEtvin quanto et- A.~
0EUEtv ~a intendersi come un poter esser-ci non-nast<r
s~o. ~stotel~ affronta tematicamente le diverse po~bilir
t dell aTJ0EUEtv nel libro VI dell'Etica Nicomachea:data
una molteplicit di e,Et,le due supreme sono: l. la a'i, .
. .

1. Eth. Nic. !i 13, 1127 a 21 sg.


2. Eth. Nic. !i 13, 1127 a 23.
3. Eth. Nir:. L\ 13, 1127 a 23 sg.: .cma'0Kacn61:1 rov
A118etrcuct;
1catq>l~i~1..-ate>oy~. '..
. :~ ~ .
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22. Integrazioni alla spiegazionedell'esserci
:..~;: ~-~,

V
,.r..;.. ,
'11~f\ ~_rj
:~

~~,
291 L-~~

.0 I nt0risono caratterizzati dalla nov , r~ \ .


:.::
oVVl . d. . 1 11,contrassegn
1. 1trovarsi 1 vo 1ta 1n vo 1ta situato dell' . a-
ijtt '>aCfq~ no , .. d 1 . esserci nel s
ndo. L anahs1 e <Po~o,nonch dei mie . uo
i~~t: ~ fllO . d . . . T\in generale
.~~~\ li considera
.
1nquanto eterm1naz1on 1di colu1 h
I . c e ascolta
'
;llla~ ~I Tuttaviaciascuno, ne s: ~
suo esserci con altri e' s
. . , 1aasco1tato-

~~~ e che oratore.
r .
La
. , 0,,.-,
uo..,a qu1nd1 - alla cui formaz
dd. . ione con-
l'll~~a tribuiscono 1 1tav,, - con tra 1st1ngue l' essere . , .
, . Il . . gia inter-
. .~,Ilo~ pretato d e 11esserci ne a quotidianit' Nell' avere-l'1 1n .
comune il mondo, la Kotvwvia, l' essere l'uno co 1,
.. d d n a-1
!~ tro , un . con d IVI ere. be terminate o6a 1 che rieeve 1.1

~~ Proprio onentamento I d
.
1
1n. ase al modo in cui l'esser c1 m
quanto tale p~ a. 1v~ ta ~nvolta di se stesso.

..~
bhi
1"44'lJOij
Tale KOlvwvta 1mphca inoltre la particolare possibilit
se,
So1o dell'e~e~e l'uno c~:n~.1'?'1trod~gli 1;1ominiin compagnia e
in soc1eta-la poss1b1hta della 01...1ao del cruf\v.1 Il vive-
:daflarrt
re l'uno con l'altro per caratterizzato mediamente e
'.OOJprcn.
quotidianamente dalla 6a. L'esserci nella quotidianit
'll'reos si trattiene nel pi o meno, oscillante, non si prende
!Jaciii.:
. nemmeno troppo sul serio, in gran parte non oggettivo.
nn~1e L'uomo non oggettivo nei confronti di se stesso. Nella
nadovt misura in cui non lo , ma conseIVa nel contempo la possi-
eaque- bilitdi decidersi per qualcosa di autentico - cio finch si
mantiene nella possibilit della 1tpoaipEm-, egli possiede
unaetanche riguardo all'essere-scoperto del suo essere.
Anche riguardo alla t.ia e al cru,;v si d una et,che
consiste nel disp(YfTe di una genuinit di comportamento nei
(,(JTl,frontideglialtri e di se stessi.Chi contraddistinto da que-
tJ 2
sto genere di ft definito da Aristotele T18EuttK6, il
che significa: disporre del proprio esserci privilegiandon~
l' ~re-scoperto, condursi in modo tale che il comportarsi
e l'e~re con gli altri non sia un nascondersi, un occultar-
si, mostrarsi perci chesi epercichesipensa. , , ,
Lo crufiv caratterizzato dalla roit 1tpaKn~11~'ta loyou:
,JIO' Questaparticolare Etavviene V oyotKOt1tpaecrlV ~a~
,,
.t}tt tqi 1tp007Coti}an.5Ilpo01toi11a: l'asserire qualcosa d1 se

,,
iP
~
!f:-N_ic.
. .11~, 1!26 b 11: .Vot tal tiat KOt tq>cru;;v.
tinn..!V oritq> <rul;iivoi
,,,,yi.ut.
v 1tp t16oVTJVKai U7tTlV
6 13, 1127
tOVtE

;&4.Nic.AIS,1127a24.
~
,&/a.Nic.Al!, 1127 a 20.
:,,
290 III. L'interpretazionedell'esserci
dtQ
%no
Se i mi0n non sono soltanto un annesso d .
. .
chici, ma costltu1scono t
i terrenoda cui nas
e1pr.Occs.,i. 1.,t\r1(

.. u e .si!Tti1.. Psi. o 1
110 l
parlaree a l cui interno crescea sua volta cicheParia-v""l.&Pt,a'l
espresso,~llora e.ssis?no /,epo~sibilitfondamentali~~
,11of

tx:
sercisi onen~apn,~namen;te "'!guardoa sest&so,si ~ l'4
to. Tale pnmano essere onentato, la chiarificaz~vasitua-
\i CO
'ftlt '
re e
proprio essere nel mondo, non un sapere, mionedel trib
tirsi-situato,che pu essere determinato in modo dia.un sen. pre
. d'
seconda del mo do d1esserci 1un ente. Solo all'inteni . :versoa cor
un sentirsi-situato e.d ..e~se~enel mondo i. cos cara~~ tfO
zato data la poss1b1hta d1 parlare delle cose spoglia pf(
dell'aspetto che hanno nella pratica pi quotidiana. N~ qt'_
sce cos la possibilit di pervenire a un~ detenninata ~
tivit, che in un certo senso fa passare 1n secondo pianoil de
1nodo di vedere il mondo prefigurato dai 1ttEh1. Solosesi in
vede l'esserci in questo modo si possono mettere da parte re
i mi0T).Solo in base a quanto detto fin qui si pu compren- ql
Sl
dere quanto fosse difficile per i greci - che erano percos
111
dire innamorati del oyo- sottrarsi al dialogo e allachiac-
chiera per pervenire a un'oggettivit, e che ingannevole L
n
ritenere in genere la Grecia un paese della cuccagna dove
h
'~
..,>1 ogni giorno si scopriva qualcosa di nuovo, come se a que-
r
i
;;.'l.
sti grandi uomini le cose piovessero dal cielo.
\
:':'I'
:
i
--~;;
i

l(.,'
:i~.,
in quanto
22. Integrazionialla spi,egazionedell'esserci,
esserenel mondo

a) LaEt<;dell''Ji.T10cUEtv
(Eth. Nic. .112-13)

Siamo riusciti a portare a una certa conclusione la~~


stra analisi della paura. Non bisogna dimenticare che~~
la Retoricai 1ta0T)sono concepiti come 1ttO''tEt,nella~
ra in cui parlano a favore di un'opinione che guida la Vl"
in comune dei cittadini della 1t6t.Le 1ttO''tEtcos in~ .
sono ci . mv ci da cui e in base a cui vieA~
ii1tp6-cacr1, ..
di volta in volta assunta la premessa di ci che noto ~ .
gni argomentazione parla a partire da un dato ritenutO

.J
.,l .
, l' . .
,_ti 'tl'
l.
,.. l
i", Al,. 11
,nr1>retazione
11 l n=r"
del coru:etto di 1CtVT\01 ,...1 l. \fr
,,l :,l 1
328 :l
. \il l ~\
j '\ , ,1'' I

e (Platone ) , Poich il movimento nell'enteche


, ,ci>>, ne1
"\ _t(l11 -_
.'.l ' l1P \
. 1 l ' \"
r ente carattenzzato in quanto ElCEtVtvov i ~ V(l
it, \ -\l"' ' .
enso che ta1e . c. t ...1 .a i'.,/'.e1,1\
s .etra e, mo b'lI e cos come Il co1anet o e igneo. .Invece 1a I
,I.il,(,~
' '1
P~ ... come il legno, un ente, non c1 nen l 11. \ ,. I
1\I1 et1' .
Kt v11cn~ ~odnlel'u:n Ci fornisce il filo conduttore fona ;\.~ b .:
modahta e a 1 d I - :/,e 1,.,oe.
1 r il fatto che Il fenomeno e movimento 111

'. JO' \O
<lamenta e pe 'd d l' I

,
puo essere m esso a fuoco solo cons1 eran o essente- :1l'
'\ f:
\111\lq
\\e

l11 11tet,..
mosso. r~111e
vestJ
) L'essere nel senso delle categorie ;tOeq 1,iO
. ataa
, ,1n
0 , ~
11
Di questo ente, quindi, che pu tro~rsi in entrambe le 'lopt
~~~, f e\1
con d 1'zioni , nella stabilit e . nella
...
Buvat d'- caratteri
Ari ~o\ge al .
dell'esserci della significativita-, sto te 1e ice a qu...
esto esso che~
punto: Ora, a su~ volta, ?,'altra ,part~, questo ent~ e un 11\'1nodt
"questo qui" o un quanto , o un tale , oppure, panmen- ~\1,L'
, d'altro relativo ~le categone,. d e 11'ess~re . 1 quindt
ti, un qualcosa 00
. \scopert
TmovSe, toaove, ecc.: -e denvante da fl, manifesta-
mente presente, attualmente presente -modi dell' es-
sere attualmente presente, nel qual caso la presenza attua-
l da\il di(
tesp\ic
1
le si determina a partire dall'ente stesso secondo le possi- 1 nit; a\o
bilit del suo aspetto. Questi caratteri, t66e tt, ecc., sono datogi
definiti categorie. Colpisce peraltro il fatto che qui le sentano
categorie vengano introdotte semplicemente come ovvie.
reinur
Nessuna discussione circa un sistema delle categorie! O-
vunque negli scritti che ci sono stati tramandati il discorso ficazim
cada su di esse, se ne parla in questo modo. Perci le cate- hcato
gorie di Aristotele sono state criticate come vuote: si det- cheil.
~
to c~e egli non ha stabilito alcun principio della loro de- 1 tuisce
\
duzione, che non ne possiede un numero preciso, che re-scO
no.n svolge un lavoro impeccabile. Si per evitato di Cbiu
chiedere che cosa siano, in senso proprio, le categorie \
de\\'
stesse. !
sars
. Nelle co?siderazioni precedenti non stato casuale, ov-
vtamente , Il fatto che , ne 11''
interpretazione dell'esserci . e
h
del concettuale sisiapost fi d . . . rte
, . , . , o n a pnnc1p10 l'accento sul
Aoyo.Aloyoin teso come il modo dell' essere nel mon- (:~~I
d o , ne senso che tal d . . .l
del
e mo o costituisce l' essere svela- l
i
I. Phys.r 1, 200 b 27 sg t' , , , 'I l\1
7tl1'WV t 6t 'tOtov&, lCO
t&v'C - .: o cv 'COOn, ,:o O:i:ocrovOE,
O..(t}V t \)t
ou ovto 1eaniyopu:voico.
I t'f
t
~
I
-
'+.
~~ \ 26. ,Atfovimento in quantoVi:E.i;:v
..f '~\ ,..Eta 327
"\ chi era in grado di dare risposta, poiche' -1t
i;_'( annsicuro. Aristo . te Ie s1. e h'1ed e che cos' ci d' I erreno no
,"
.i( . . e ra . , Il f; , .
. d' . n
I cui ic1amo

,~
e ~ci,. e. co anetto non e Il legno la sta
\ ,,,; eh f; .... , tua non e.. il
\i bronzo. Il. co '} anetto non e 11 legno nel sens d 1 .
c. h l O e tO tt
Platone
.
d ice: 1 co1anetto
ha
a egno legno e' u , 'd
' n I ea, dun-

\ que d cofanetto
. .
parte al legno . Il cofanetto no ne...1egno
. l

'
nella misura 1n cui a suo essere-qualcosa ci si rivol e cC:-
G,
~ rne a un essere attualmente presente ' un avere questo g

'
e quell'aspetto. Il cofanetto non tOE, cio il I ,
: , , ".I , 1 i c. , egno, Ol)
to& aA/\.EKEtvt,vov. 1 co1anetto , s.: e car-rel,ativoal Iegno. Il
1
cofanetto non e ~gno, tOuE n, non legno e inoltre un
\i
~
co~~tto; In relaz1on~ al ,legno i~~ofanetto non KEvo,
bens1~K~~vtvov.Con. EK~tvtvov s1intende rinviare a qual-
,.'ie
cosa d1 p1u lo~tano: ~~Et~~ ~ov, fa~to di quello _ prima-
riamente, nell attuahta p1u 1mmed1ata, il cofanetto non
~ legno.~ Il cofanetto non legno, bens di legno , 2 fat-
to di quello. L' essere di legno un modo dell'esserci
~ differente dall' essere legno. Il di che cosa dell'esse-
I re-fatto di un cofanetto, il di che cosa del suo consiste-
~ re, non l presente esso stesso in se stesso, :vEpyEiQ. L'at-
tualit della sua presenza viene determinata dal suo essere
presente sottomano, dal suo essere-cofanetto, in cui il di
che cosa del suo consistere in questo modo peculiare
soppresso.
Queste considerazioni sono fondamentali poich forni-
scono una chiave importante per la concezione di un ente
di cui diciamo che un 1CtVOUEVOV: 1CtVOUEVOV, ffi 't
1eeivtvov.' Il modo dell'esserci che fissiamo con l'asser-
zione del 1etvouevov va sempre ontologicamente conce-
pito in quanto 1eeivivov.In ci che mosso sempre an-
zitutto presente l'essente-mosso stesso; in termini cor~-
spondenti,nell'esserci del cofanetto, non il legno, bensi Il
cofanetto stesso. Una pietra che cade, una pianta che cre-
sce:nell'avere questo aspetto in certo qual modo pr~:
lente la 1C1.VJ101.. Il cofanetto non cofanetto~' oltrea cw,
lp; la pietra non pietra e, oltrea,ci,movimento. ~
Pietranonhaparteal movimento, che e esso stesso un esse
l Afd.e7, 1049a 18.
t,~9 7,.l~ a 19: 1 nPomovOU~\M.OV(i)J. u.tVOV,
lA1,t97; 1049aSS. .
326 del concettodi 1elVTl<n
//. Interpretazione
modo: non mero legno, non soltanto una 11
1cl '
i11t : ctl
ta legno. L'ente che ci nel mondo circocoaac, (tl ~\ , .
, . . 8fantcha e ""e ,, et
.
carattere del cru<j>epov, nnvia a qualcosa. Tal il (I' o
dell' essere rinviante nel senso dell' esseree catatilttere ( 0 1fl,
. ... u e~ \J (
determina questo ente c h e c1 e, questo tronc ~ .. rvtoP
, ".I ~ , o che l tle i\ e
davanti, in quanto ev'teA,txe1~ e, s1multaneame .
, L' ~ , ... nte ,.. ~e\\'1
quanto Buvaet. essere:'uvaet e una determi~ ..1 11

sitiva del m?do.del s~~ : Ci. Da molto tempo sono 801 f" e q11e~
':I
111t' ,..
\l
.

definire s1gn1ficatlvtta questo . carattere


.... ontoloaico
-o..
dto
el- ,s;.c O
1 1
l'esserci. Tale car~tt~re.onto ogico e 1 carattere Prixnano -cov(..
in cui il mondo m1 s1fa incontro. cofatl'
II fatto che il Buvaet non sia un alcunch di vuoto cofatl
beJ1Sl
formale, ma di determinato, implicante detenninate co:
cosa<
dizioni, che caratterizza l'ente solo di tanto in tanto e a
riarnt
seconda delle circostanze, appare evidente in baaca
\egnc
Meta.fisicae 7. All'inizio del capitolo si pone la questione:
tO di
1trtc uvaEt O''tlVEKO<J'tOV Ka 7tO'tEou, 6topic:n.ov.1
diffe
Bisogna distinguere quando, di volta in volta, un ente
re-fa
che "ci" , uvaet, e quando no. Esso non 6waa in
re, 11
~ qualsiasi momento [nonostante ci sia gi]. Ad esempio, la
tnal
terra, nel suo poter essere, forse qualcosa come un uo-
pre~
mo? Lo solo quando essa diventata qualcosa come uno
che
crnpa, ma forse nemmeno allora ; 2 infatti, quando tm
sop
ente ha il carattere dello a1tpa gi 6uvciet av~ (
poich il seme deve anzitutto ancora passare in~ ~tro
sco
e l mutarsi : solo allora lo cr1tpa, secondo pombilit,
3

uomo. di
EK
Per Aristotele emerge ora la questione: come va intlp
zie
ci che abbiamo chiamato 6uvciet, ci a partire da ~
qualcosa muta repentinamente in qualcos'altro-co~lQ
pi
1.11
si pu concepire in quanto contribuentea costituirel'essm.j
ci che ne deriva? Quando il legno muta repentin~ff Sf
C<
nell'esserci del cofanetto, in che modo il legno, l'~
S<
legno, contribuisce a costituire l'essere dell'esserci del9i.,.
fanetto? A questa domanda n Platone n alcuno dt.81\
SI
\1
f~
l. Met. 07, I048b36sg. ... {
~- Met. ~ 7, 1?48 b~3?, s~g.: [ ... ] O yp 1tOtEOV. OlOV T)yi\ p'olb..
.-~ i:..
av 0PW7t01...'lJVa"t' n 0" a11 ~
' .,
ron: tcrw J c. ' 'I
-11
v, /1,,IVJ. .,
a/1,,/\,QV s::
Otav f\un1 yevntat

mtpa, 1C - . ,., :>>
a~ ., .......
.~, -...
3 M t . ,;rj ~~.frf
e 0 7, 1049 a 14 sg.: Etyp v a..q)1eaeta~U,etv. .-,;~)~~:K.
- - - - -.. ...,... V"'~ 1.fc.u,1uut::v-n: AEXFta 325

, _.c~ndoriferi1nento alla cr-tp11<n, ovvero alla


ev~pyE~a].si risolvono le difficolt che aveva-
,g~
abiias
"'.,-,,/
'tlie .. u gdhant1ch1 a sopprimere alcune cose di ci
mo etto [P h,
.,r deUess fi . oic_ e non potevano venire a capo
; ere, n1rono per d . 1 . .
t. to non esiste]. . ire semp I~emente: 111nov11nen-
r minimament per que st0 [poiche non considerarono
( furono portatJ.~lqueSta possibilit di spiegazione] che essi
: al trapassare 11
ontano d a IIa Via e lle conduce al divenire e
, a a E:ta~. l I -
re teorie su11 Tl, ta mente lontano da elabora-
essere senza . . .
EtaAon1 10 qu ' . perven1re invece a cogliere la
,..., an to tal e J s t
l'essere fosse loro b 1 : in atti questa modalit del-
a zata agi 1 h.
to a tale ente si s bb occ 1, ogni oscurit in rneri-
role emerge eh are e pe~ loro dissolta .1 Da queste pa-
d"tea Ia sua person taramente 'sia Ia I ucid1ta, con cui. Aristotele
giu l .
. a e scoperta, s1a quanto sono fonda-
- mentali t ~aratten ontologici della ouvat dell'. ~
e della O'tEpT]crt. ' EvepyEta

y) La ouva t
. Per compren~ere .I' e_nte_nel suo duplice carattere dolr
biamo cercare d~ ch1~nre 1n .1:1odoancora pi preciso la
seconda determ1naz1one. C10 che Aristotele dice sulla
crrp11crtrappresenta la condizione del fatto che nel caso
del ouvaEt, si ha a che fare con un carattere o~tologico
che si addice a un ente che ci, gi..Il termine 6uvat non
ha il senso del possibile, ossia di ci che, in genere, pri-
ma o poi ci pu essere. La ouvat gi la determinazione
di un V'tEEXEit ov,
di un ente che ci gi. Un albero
.. che sta nel bosco V'tE.E.XEtQ, per me l attualmente
1 presente in quanto albero. Oppure pu esserci anche co-
t me albero abbattuto, tronco, che a sua volta pu farmisi
~ incontro nel carattere dell' utilizzabilit per ... , della di-
i,. sponibilit per la costruzione di una nave. Il tronco ha il
t carattere dell'essereutili!a..., dell'essere utiliz.zabik
per..., non
perch io lo concepisca anzitutto cos, ~a perch~ questo
1 Il mododel suo essere.II tronco mi si fa incontro 1n questo
~f

... I. Phys. A 8, 191 b 30 sgg.:coo0'[ ...] al 1topiat )..oovtat6t' ~ vcry~a~


i:
.. 6
~ ~VOt VOtpO<ntOOVeipT1J,1ivrovEVtO' 6t.yp 'tO"';O 'tOO~\YtOV ,1C?,lOl
1 etpci7t11<JOVtfi000\>tf\e1t"(VEOlV lCOt~P?V lCOto).oo
tt ~tepov
OUfllypv q&iaa 11
JlttaPc>A.~v tucn<; Uooev ,uioav tTIVayvoiav.
:-i
~
_!
220 lll. L'interpretazionedell'essercide/J!uomo
so le azioni . 1 Questo compiere pi spesso le az10 . dt

non significa spesso ne l sens o d"1 una d urata _ n 1 nii. pl
so che, dopo un det~rminato . e sen~
Ias~o d"1 tempo, si Slreb Jl
definitivamente raggiunta la routine-, ma riferito be ft
npt in quanto npoaipEm: la continua ripetizione dallla e<
., , ., h eia
npoaipccrt. Il piu spesso e propno c10 c e caratte . tt
la temporalit
,
dell'esserci.
.
Aristotele
.
non pu dire~ae1 11
dato che I esserci umano non s1 comporta sempre e '
' . ... co-
stantemente cosi -anzi puo essere costantemente diver SI
II sempresia di un ente siffatto sia dell'esserci il pi s,:: 11
del/,aripetizione.Nell'esserci dell'uomo, in quanto deterrn~~
nato dalla storicit,possono essere colti nessi temporali d~I s
tutto diversi,
. che sfuggono alle restanti determinazion1 e
tempor al 1. (

18. ll 1ta8o. I suoi significati generalie il suo ruolo


nell'esserciumano (Met. ..121, De an. A 1)

a) La E~t in quantofilo conduttoreper comprendere


la strutturaontologi,ca
del m:i0o

Per comprendere la Et stessa, e la sua yvem, tenia-


mo conto del fatto che non la si pu intendere come~
capacit nel senso della routine. Da questa prospettlva
possiamo vedere gi in termini un po' pi precisi eh~
Anche i naS,,, infattt,
cos' in questione nel caso dei m::i811.
sono caratteri che determinano pi da vicino, nella loT?
modalit, sia l' essere nel mondo sia l' essere nell'attl-
~o. Non ~itratta di stati psichici connessi a feno~e-
ni corporei concomitanti. I 1tci811caratterizzano piut
tosto l'uomo intero nel suo sentirsi-situatonel mondo. l'uo-
m?nella sua totalit l'oggetto primario della psicologia
anstotelica nel libro I del De anima. La totalit dell'uom?
va comp:esa in riferimento al suo essere in quanto~
1
essere ..n un mondo - una concezione che, prop~
.. '.11ente,e tema non della psicologia ma della locairtt 1111
L.... . ,

-.,";"'~- .
.83, 1105b 4: lCto 1tOAQ1n1tf)0TtetV.
'\ ,;'.;\&.;!..

..
',., _
~~t 17. LaEt
'1)..,0~ 219
ff'{}\ la scienza, l'1ttot11ri: una det~rminata et, un deter-
t~t, minato es~ere-posto nei confronti ?elle cose essenti-ci in
uanto tah, nel senso che ne sono informato. La Et im-
~~ q
plicauna quant1ta. 'd" 1 conoscenza concreta, una conoscen-
Calh.:
~~~ za che, in base al suo contenuto, pu essere acquisita solo
gradualmente. Tutto dipende dalla dimensione della co-
t~~ noscenza, la cui acquisizione richiede una durata tempo-
~ rale determinata. Invece, nel caso del 1tpfrt1Etv, dell' agi-
re, e gi pure in quello del 7tOtEv,del fabbricare una
ttoJi. cosa, ci che importa formarla come tale nella 1tp1e
'Oso nella tXVT1;non nel senso dell'assumere un determinato
ri!ui materiale, ma nel senso del dareforma compiuta al come
laJi~ dell'averea chefare in quanto tale. La differenza sta nel fatto
).sea. che nel caso della 1tp1';ci di cui ne va appunto il come.
ione Del come ci si pu appropriare solo se l'uomo si pone nel-
la condizione di essere-prontoper ogni attimo; non routine,
SSare
ma tenersi liberi, uvau; nella Eoo111.La vita umana
IOne.
non pu essere tutta costantemente presente. Le possibi-
Tet- lit di cui dispone un'esistenza umana non sono costante-
~e, mente presenti nell'estensione dell'esserci, esso si perde.
tte- La possibilit decade e necessita di un'appropriazione
di
1 sempre nuova e costantemente ripetuta. La peculiarit
W) di ci di cui ne va nella ripetizione intesa come esercizio
i. particolare pu essere descritta anche cos: ogni azione,
1e ma anche ogni non agire, si orienta sulla ecr6't'llc;, Aristo-
o- tele sottolinea sempre di nuovo che il oov difficile a
~ trovarsi e facilissimo a mancarsi, e che le oscillazioni so-
,. no inevitabili. Cadere in preda all'ira facile, essere adi-
rato nell'attimo giusto difficile. Necessita della p~ssibi-
lit di poter cogliere l'attimo nella sua totalit. E per
questo che l'agire in base alla ecrfrn1, permanendo in
essa, raro. 1
L'intera questione dell'abituarsi va considerata a parti-
re da come si presenta la possibilit che in gioco nell'ap-
propriazione. Ci di cui ne va sono l'essere di volta in voi-
~ risoluti e il cogliere l'attimo. Ed appunto cos che va
intesala formulazione aristotelica dal compiere pi spes-
Nic.B 9, 1109 a 26 sgg.:ovtroe;at
~-.Eth. ,ca.t vpyia9fivm 1tavt1ea1.
~tov [ ... ] t 6' qi1COooov lCOou:lCOO'UEVElCO lCQl cix;,O'Kn 1tavt

,
OUO PQ.61ov 61~ t E xal <ffl(JvtOVxa beat VEtV lCOlCaOV.
.~-
. ,ur1>retazione
Ul L'zn=r dell'esserci,
dell'uO'ITU)

218 endo le norme, e non con l'aiuto al


o ma segu I f ..
non a casd , T mite I' eserazio, a requente soppo,...,.
trUi,ma a solo. ra via
orta eliminare via proprio l'easer
.."'..
zione,ci
consap~v~lm
ch:;::'f
.
orientati sulla norma: l'esercitarsi ha~
la riflessione
di d1satt1vare , consapevole,
. l nella
. IIJis,.~
senso . . , he importa nell esercitare a propna capacj..
ra, in ~ui
, d1 CIO c
ottenere u n risultato.Nel ,, tXvtt,
. caso della . decisi~o
ta e_, 11 ndersi cura d1 questo epyov mira a far s
hel'epyov.. prlezzi
esso SI rea I
in modo corretto,
che cio la realiiza_
c.
Zione d e1pro dotto proceda .senza . 1ntopp1. . , .
Invece ne I Caso di un'azione. - 1n senso p1u d 1nstrctto 0..
'ncnr-ci
spetto a IIa rroi.' ~ che importa,
. .secon do l . suo. senso
. '
,
non e e e h essa si svolga senza 1ntopp1, e' ne envi
la un nsuI-
OI.ch decisiva piuttosto la npoatpem, modalit
tato, P L' . . li il
fica in cui ci s1decide. azione 1mp ca suo sca-
spec1 de . . C tal I' .
turire di volta in volta da,una, c:sione_. 01:11e . e, azione
ha il suo ronel Katpo;. L azione 1mphca il suoPassare
attraversola riflessionee il suo compiersiin quanto ri,jll!ssione_
Essa trova il suo compimento nella p06t11,nella .e corret-
tezza della riflessione. Nel caso dell'esercitarsi, invece,
viene eliminata la possibilit dell'agire, cadono il riflette-
re e il decidere, cio il come dell'agire-proprio ci di
cui, qui, ne va. Quindi, portarsi nella possibilit del giusto
agire non pu voler dire appropriarsi di una capacit.
Nel caso dell'agire, la modalit specifica dell'abitudine
non consiste nell'esercizio, ma nella ripetizione.E ripetizio-
ne non significa mettere in gioco una capacit consoli-
data, bens agirein ogniattimoin modonuovo in basealladtd-
sionecorrispondente.
N_ellaformazione della iil;inon ne va mai di un auto-
matismo,_una routine. Ogni automatismo distruggel'atti-
mo. ?gm capacit intesa
sce di fronte all' u A come routine
. consolidatafalli.
1a Ets
,)' _tramite
. I' a b.imo.
d' ppropnazione del-
e formazione
ripetizione a Itu ine non significa altro che corretta
st
Io ,3' d'ist1ngue nettaque o che . anche Aristotele ' nel ,.nitA,.
per -r-
bench in un pnmo
. mente
m I'apcn, --o ... da ogm~
. e l'~aire
comune diversit . omento h abbia accostati nellaloro
L'appropriazione
. nspett_o all'ntaTIJTJ.
ICOtOaa1Caia
Per~
unphca enetpia e XPOvo.1
l. Et/,.A,. B .
;, . . o1e.
.... ... ,, .,
I

llosa 15 sgg. .
,. ,1"''.~
L. ;{

_.:I ,;ti;r.
.~

. ;,' , . :.1..
'
i ij
17. LaE1
~ 217
limitare se stessa mediante il parlare con 11 d .
~ d Il' .
fletten o in ant.Ic1po su attimo, ovvero med mon o d'
n-
ij e d 1ante 1a 1-
scussion , e. approi.on 1ta delle. circostanze _ a d esso, 1n .
~
i q uest. attimo, a. questo. specifico uomo si po ne questa
specifica ques1;1o~e-, 1n modo tale che in questa delimita-
zione emerge Il giusto essere-ripartito dell'attimo Ed,
,
Il a ecro'tll Il' , . e 1n
base
. . a h,, e a
bb apen, cos intese che , ora , s1 puo,

chian:~ p~~c e sare .e sbagliato concepire I' pe 111 come
capacita: c10 ~on.traddirebbe il senso dell' pe 111 .
C~e cos~ s1~n1fi~_a,propriamente, pe~e,nire a una de-
terminata Et. Le.e~t non so?o propnet che possedia-
m?per na~ra, po1c?e h~nn~ piuttosto una yvEotdeter-
minata: t e9ou. L ab1tud1ne la via che ci conduce
alla et, .al~'~E't'Jl.In ape~tura del libro II Aristotele ope-
ra una d1st.Inz1one essenziale entro la molteplicit delle
pe'tai: T\v 8tavo11n1ei[pe'tl] 'tn.Eovx:otoacnca.i.ac;
EXEt[ ... ] Ot07tEp7tEtpia OE'tOt Kat XPOVOU. 1 Le possibi-

lit del comportamento, che formano anche il otavoEtv,


derivano per la maggior parte dalla comunicazione, quin-
di necessitano di esperienza e di tempo. T\O t9tK1
e0ou1teptyi )'VE'tat.2 Invece, l'essere-pronti nei confronti
di una determinata passione ci fornito dall'abitudine.
importante avere le idee chiare circa il carattere della
yvecn dell'pE't'Jl dall'abitudine. 'E9isetv: il portarsiin u-
na dderminata possibiJitmediante la frequentesopportazione.
Dove peraltro la possibilit di volta in volta una possibili-
t determinata, ad esempio per una 1toi11m:l'appropria-
zione della possibilit di una fabbricazione, una tecnica;
possibilit per la 1tpit, quest'ultima intesa n?n nel si-
gnificato ampio di azione in 9uanto tale,, ma 1n qu~to
determinazione dell'essere dell uomo. Tiot11me npat
come due possibilit che, forse, indicano solo due diffe-
renti modalit di appropriazion~. . , .
Aristotele parla del ypaa'tuco: s1p~~ scnvere ~orret-
3

tamente - afferma - o per caso ? ~o~ I ai~to al~1. Tut-


tavia, chi scrive per caso non pu~ hm1tars1 a scnver~, ma
deve scrivere come richiede la teXVTlDeve poter scnvere

I. Eth.Nic.B 1, 110~a 15 sgg.


2. &h. Nic. B 1, 1103a ~ 7.
S.Cfr.F:tk.Nit. 8 g, 1105a 22 sgg.
~:
~

'
; .
t>
(.
?::
~; .
1. L'interpretazionedell'essercidell 'Uonzo
216 Il. . . .
. d Ila decisione stessa, Il che signlfca che ..
scatunsce ~ na propriet stabilita e fissata, ma ,1wo,q\li il
o non e u . l .. mo..
. ......
d'1compor tarsinel mondo. Aristo te e definisce I' n
dn1ezz -pt,;
o- ecrou
, cr-roxacnl KTF1 essa ha come scopo,. tene
. . . re :ll1
wu i usto mezzo,
essere orientati
. sul
1
Ma giusta
, "Partizione 's~"'
"',~
"J:
gg_ , cog 1im
iusto . ento dell'attimo. . Ecroni:. d , JlAinoUo,..
E":,t
I' essere-pro nto che vede la . s1tuaz1one. e e apen. 0
ne1.
suoi con1ro . . ... Il mezzo
c. nti In tal senso . va ,inteso
. 1n.base al

carattere o ntologico di c10 per cui esso... e.e1n .questione i1",
.....1

quanto mez zo nel nostro senso . esso e nJ.ento ali' es.,e~e


d e11,uo mo..in quanto essere onentato ID .su qualcosa.
Ari
Nel libro II, capitolo 11:,de e anima, . stotele, nella
sua interpretazione delJ'atcr0TJ~, la definisce una ~ _
rrJ~.Per essere precisi, la p~rcez1one sare~~ un t v a-
00
00
vei;te il carattere del KptnKov, del sape_r d1st.1nguere ru-
na cosa daI1'a1tra.3 Tale concezione denva dall'essere Ari-
stotele consapevole del fatto che vedere i colori sempre
un distinguere un determinato colore da un altro. Il poter
vedere dev'essere una possibilit che non sia riferita a un
solooggetto del campo visivo, ma che possa vedere, appun-
to, le due estremit, chiaro-scuro, e quindi l'intera esten-
sione della molteplicit cromatica - un essere-posto nei
confronti dei possibili oggetti che una >uvatnel senso
della KptrtK~. Nei confronti degli oggetti la percezione si
trova nella peculiare situazione dell'essere liberaper es.,i,
un essere libera che implica a sua volta un determinato es-
sere orientata a partire dalle due estremit. In base a que-
sto utilizzo del crovappare evidente che non si tratta di
un~ pr_oprie~ esa~tamente circoscritta, ma di qualcosa che
st
nf ensce pnmanamen te ali' essere orientati nel mondo.

y) _L'orientamento dell'Clp1c'tljsull'attimo (1Catp6)


ECTtt V apa n ' ' .,~ ,. ""
. _ . _ .'' apcrri
npo"" riur1, Wptcr ,
E\.;)t1tpoa1penK~, iv
4
coonrn
oooafl.l ,
qua~t~ ui' , , vn oycp. In questo senso l'ps't'Jl,m
e tale da essere delimitata, cio dacie-
croTT],
I. /:f h. Aie. B .5.l I06 b 28 ,
2. fth. ,\'ir. B 5, 1106b crroxacrn1C11
Yocra to oou.
3. Dcan. B I 1 4'>4 . 9.
. , ... a 4 sgg
4. l:th. N:. B 6 l I Ofb
,.
' ) 36 sg.
I 7. LA et
, .... 'l ,..' 215
. "'t~,,rx>i;KaL e/\AC.nvero.1
l' Moov e"quell' 110, ...,.1
>'
1, ti \Jn t
11f<1l . . JJiarno come essere Ugualment di -ewcue
(ntt< t , . , d e Stante
. ~
, 11<' . .11cmi. <<Chiamo eaov ella cosa Ste.... . ...
dr <'~ . d' d . ._., c10 che
d.1~ nte distante a ciascuno e1 due estremi 2 E"
n1;1!rn<
11~ _. ,uo
d.. .. . r - geometricamente
t . te nn1na e
. _ il. co-
11
h< ~
~, ( ._
0
di una cosa. T uttavia, nella misura in punto .d
icd1,1J1 , fl . .. l'. CUJ eve
n . . nrc un a n1ta con interpretazione dell' essere
i,r,t n , . , . d -
ltr11'11<>1no, il t:crov,n~n ~gu~ ..~ un 1tpcryain s, ma solo
1
nnt<>esso e 1tpo11a,c1oe 1n quanto ci poni-::a-.. n .
I fl ql ' . . t '} . .._u 0 Cl
. nnfronu, 111 quan o i suo nguarclarci tale h la
,111ll < d' . ., e e
. .. 11Hl " i noi ne per eccesso n per dif,-.......s
agisce su
1 tl .,,I I d }} , .h "'~.
. ro. nel caso e a ecro't'Tls1 a a che fare anche con i
IIl\ t .. I . h,. t
do non pero so o con esso, pote e tramitela 11onlwn,.
JI)() Il , 1 ...----r,
. lt'tcnuma piuttosto modo dell essere nel mondo
i
(/ 1~pianto tale. Non bisogna qui~cli cli~e1:1ticareche con-
/tlnncmcn te a tale essere non puo darsi eoov che sia ev e
4
*ut,rt>\'rra\ v, n1entre nel caso di un 1tpya x:a8'a'ino _
irn;i linea_.per ese~pio, o ~ue nu~e?-il o~v sempre
runico e 11n1edes1mo, cosi come ti 4 e sempre il doppio di
~ cd r se1npre ugualmente distante dal 2 e dal 6. Invece
pt'r l'esseredell'uomo non vi crov in questo senso, poi-
cheogni pcrovumano 1tp11c;. Peril nostro essere,~
!!'n::.ato dal!' esseredi volta in volta, non si d alcunanonna
111 ,,ca eassoluta.Ci che importa formare l'essere dell'uo-
mo in modo tale che esso acquisisca la capacitdi tenereil
f n1,to mezzo.Questo per non significa altro che ~
lrtmto.Si tratta di O'tE [Et] lCO cp' oc;lCO 7tpox:ao
n r r-;u1'0twE'i. Di fronte a questa molteplicit di deter-
5

minazioni ontologiche, ci che importa tenere il giusl?


non un punto intermedio aritmetico o geometn-
mf .? Zo ,
c,' bens un mezzo da intendersi qui nel senso della t
in_<Ju,mto -rat:l'essere ripartito di ci che in que-
,:)r,n, per una decisione. La ripartizione qualcosa che

:I. r ,11. v,r. 8 5, 1106a 28 sg.


:~/ ;~:.,_x 1~: ~ 5, ~ I 06 a 29 sg.: '"A.yro
ooto v npayarooov'\'toov
, . ' (J i;J FIWtEpOU tCVOKprov
I /- f/1 \ " o

1 r 1.;l , ' lr . ira?il


B :'),1106 a 31 sg.: 1tpiti 6t iytexi..eoYOtet
'l. i:th' ,\ "
IC B :- 110
.) . I.ti, . ; . :l, 6 a 32.
. .\le. B5, 1106b 21 sg.
14 III L ,.in terpretazionedell'esserci,dell.u'11-0
2 '~
la poss1"bi"lestruttura dei 7tav ... Ora, la i.i:l
~ <;~l. ,..:
rminazione fondamentale dell'pe'l'n ~
t
neamen ed t .'.
per se~ una ete I libro IJ, capito Jo 5 , d e ll'E tica
Ni~ .. ,. vi,. cl
ce Aristote:e n\ origine ontologica l'penj una e : eh
Secondo a SU er ... , La /;t va compresa in ri'eri l,
".JC ~
tlf
sere-pronto p . "J: ?>c.
un es dell'uomo. II termme e.,t, huatti, haanh st
al concretoesser_e nificato, identico alla O"Uvatdi un~ e 1(
un ul_te~ife s,i~he la 1;,ha il suo specifico orien1ainC: p
sull'esserequdeII'uomo. In se stessa la et riferita ~
qualSiaS1. ~11_.. d
rto
w11, rrpmnt J(n , c-r oyou, .ovvero a unI essere nel lllon.. lI

do
1:,
mcm
1inondo ci si fa incontro
J , Il ne carattere del n,", -~ .. s
. A"laAcpov flueU1tT)pov. nostroesserenelnion,. (

dq>Epov, 1-111.1-1 ' d 11 ti' ... d Il'


I
o e- sempre caratterizzato . . Vlt e esaere
ah a situa
sollevati O depressi, nel senso e e osc1111amo tra l'esaerc
afl
. erra ti ora dal malumore ora All'intcr.
. dal buonumore.
I .,J:
dell'essere cos carattenzzato a E~t costituisce lo
;~cilco essere-p:onto. Con ci l'penj definitanel1111o
carattere on tologICo.
Per cogliere in mo~~ an~ora J?i preciso. la determina...
zione ontologica dell apETil, Aristotele la intende come
ccrorrJ,l'ocria dell'pEtrJ in quanto ecr6tT].L'espres-
sione Ecron,,crov,proviene dalla medicina, che tende,.
va a concepire Io stato di salute dell'uomo come un JJ.aov,
orientando in tal senso la concettualit medica. Aristotele
ha applicato questo concetto fondamentale della medici-
na all'etica, senza mai perdere concretamente di vistala
diversit del senso fondamentale dell'essere di cui si trat-
ta.. Prima di lui, nelle questioni etiche il concetto di 112
cron1 non compare. .

Aristot; Je cerca di mettere meglio a fuoco il fenomCDQ


della c.?trJ,del tenere il giusto mezzo, partendodal-
.
la defin_121o~e del foov in un qualsiasi 1tpya:vnavtUT(
~)uv i:xi:t ~at ..')iaipi:ttjifonv .a~evt v n..eiov 1QtJ
E ~unovto 8 iaov 2 I . . ,. . , i.

_. . . n ogni cosa 1n se coerente eco~~


possono distinguere il . , 11
qsiut=> . . '11rrn~i: E 1
ste ctcc piu,
. - - I11erenze: J. Kar' , ,
meno e-
qu1nd1 I ~~e. :.
, ;J.i,"Ji s
rn riferiment 11 au-ro to 7tpaya, 2. 1tpo.,._,,
1 . o a a cosa stessa e 7tp~. i litM1PV
f:'th. ,Vir B,h) , 1I ()6 a 13 ~
' t(t)

YEVEt
~
,. ,"'1\ t"
....
3C , 1,1,1.Nic.Il\ I 106. ' ' . . ,, 'A1!(
<) / '1

, ...~~ {(f
,- .
~
.tfi.Ntr B.), 1 l 06 a 28.
a 26 sg.
. .,_ ""~-.-,....
-:
-.., ,.. '"'' a.'.,~_-
, ,., .t~~~ : .
17. Lafl;t
213
:1:,
~ ....
;~- i fatto nello stesso ~odo dell't~omo giusto e modera-
fle d Q esta una frecciata contro 1sofisti e la mago-i
I li d h . &0ran-
n n .
0
~ t0 )),. loro che ere ono e e intrattenendosi sui co
~
;~ci.d1co . .
morale~gia~do. a paro 1e,_s1 p_ossa~ca~e qualcosa
Itti

el. l'agire euco.


, a otth. 1tOot
,
tavra
.,
Ev ou 1tpcinou01. V,
) P. , ,.,rv ,..oyovKata'l'Euyovtc otovtat <l>t'Aocrotl\Ev 1C ,
fltl u s: - ., ' - 'I' l
.. ''"~
our""., ,fcrecr0at crnouuatot,
_ . , ootov
, , tt 7tOlOUVtE
_ to 1ecivou-
01v, di rrov1atp~v aKO':'_OUCH E~E1ttp~~, 1t0l0~ oOOO:v
rWV1tpocrt~ttoEVCV. ~Ep OUV .o~o~ ElCEVOl EU foumv
r 6 roa ~utw ~Epa~euo~v~t, ouo outot _TIv 'l'UX~v outco
~i.ocro<j>ouvte;. - ~h ~,?m1n1,per la maggior parte, non si
prendono cu~a. d1 .Cio [dell e~sere 1tpoatpoucvo-~E-
pai(l)], ma s1rifu~ano nella_ch1ac~hiera, credendo con
ci di filosofare e dt essere sen nel giusto modo. Essi asso-
migliano a coloro che ascoltano invero attentamente il
medico [e ne discutono], ma non ne mettono in pratica i
consigli. E cos, proprio come costoro che, prendendosi
cura di s in questo modo, non guariscono, anche coloro
che si limitano a moraleggiare non possiederanno mail' e-
sistenza autentica [ma ce l'avranno solo a parole].
significativa, qui, la netta contrapposizione tra il 'Ai.:yEt v su
problemi etici e l'autentico filosofare - una mossa che Ari-
stotele compie contro l'abuso del metodo socratico, che
"
cela la sua pretesa di avere compreso correttamente Socra-
te, cosa che non gli si pu certo contestare.
.-.:-.~{.
..... ;
P) L'pEtr1 in quanto ecr6tr1

o<{
:~~
-
., Dobbiamo mettere meglio a fuoco la relazione tra la
~~t: l'pEtll per comprendere, a partire da ci, il modo
1n cui la Et stessa pu costituire il come del nostro at-
teggiamento nei confronti dei na0r) in quanto tali. Come
;fl
pu la Et essere il 1tc1x;
exoev? La Et non nient'altro
che un come del na0o, l' essere fuori di s ovvero es-
sere-pronto per ... . Se saremo in grado di determinare la
E<;tnella sua struttura fondamenta.le, chiariremo simulta-
1. Eth. Nic. B 3, 1105 b 5 s,sg.:t vov 1tpci'yaro6iica~a1mlo~ova
n
i:yEtm, otav totata 010 av 6iKat0<;,; o~prov 1tpaetev OllCOl~
crtv ox tama 1tpanrov,U ica ofrrro1tpcittrov
Ka. cr<ixl>prov' ro
oi iKmot Ka.cr<ixl>pove1tpano001.v.
2. Eth. Nic. B 3, 1105 b 12 sgg.
III. L 'int,erpretazione
dell'essercidell'uomo
212
.
il come dell' agente , si determina secondo tr e e1~
menti.. s::,;Y"i_ /hp>VJl<n: d ev,essere consapevo 1e i., dev
1 E tow-:, 'I' h . e a-
.
g1re co n la giusta circospezione,
. . e , e, nguardo alla~
...l,a-
. . uest1one s1onen ta su 1lCatpoc;.
tena 1n q ' . .
2. Opoatpouevo,2 deve_agire in base a un effettivo
essere deciso per ... , a parure da se st~sso. ,
3. Deve agire in modo tale che, cosi facend<:>,e ~~ico
Ka etaKtvi\tw<;EXWV,~ :<saldo.e I?adr~ne d1 seste~~.
Questo rinvia alla defin1z1one d1 1ta0oc;1n quanto 6t' 000
4
eta~ci......ovte, pa~s~a~o da uno ,stato d'animo ~l'altro.
Caratteristico non e il nsultato -1 essere passati a un al-
tro stato d'animo - quanto piuttosto l' essere fuori di
s, l'essere in cammino da uno stato all'altro, la peculia-
re irreq:uie~ez~ache imJ?lici~ nel 1ta0oc;stess?~ caratte-
rizzata, 1nrifenmento al q,opo,1n quanto tOPOXT\, turba- 4(

mento , confusione .
Di queste determinazioni, in particolare dell'ultima,
che la 1tpoaipecrtPePaiw, non si tiene conto nel caso
6
di una tXVll, giacch nella tXVllconta solo la corretta
competenza. Per l'attivit di calzolaio non ha alcuna im-
portanza che tipo di persona io sia. Pur rilevando una certa
affinit tra la tXVT\ e la 1tpit,dovuta alla determinazione
dell'eiivat, 7 Aristotele accentua piuttosto il significa-
to prioritario della npoaipecrt e del ~E~airo. Si dicono
npayata [per questo non abbiamo la categoria: Aristotele
chiama 1tpayata la nuova situazione di fatto che ho creato
tramite la mia 1tpit-fenomeno della situazionedi fatto-il
nuovo es~ere-post? nei confronti di qualcosa] opportuni e
m?deratl q_11e1 1tpayata che avrebbe potuto compiere un
cr~pwv o 8t Kato. Tuttavia, opportuno e ac.oq,pcov non cer
lui che [per un qu~lche motivo casuale] fa ci che giusto
e opportuno, bens1 colui che si prende cura della situazi<r
1. Eth. Nic. B 3, 1105 a 31.
2. Eth. Nic. B 3, 1105 a 31 sg.
3. Eth. Nic. B 3, 1105 a 33.
4. Rhet. B 1, 1378 a 20 sg.
5. Rhet. B 5, 1382a 21.
6. Eth. Nic. B 3, 1105 b 1: o cruvapt0c1 tat.
7. Eth. Nic. B 3, 1105 b 1 sg.

...........
~
_.
~
17. Lae1
211
~' possibi!it_d~impar~re il ~ora~gio ed~ perdere la vilt, non
k oi, quindi, 1n una nfless1one immaginaria sull 'ess .
r,- . h. . ll' . erCI,ma
a nell' amsc z~rczne. essercia seconda delle possibilit della
\
' nostra specifica esistenza. Questa determinazione inf: tu
.. . ' a '
non puo essere intesa come se, per cogliere I'occasion
arrisc~iarsi ne~.~t~a,
V7ttEXVTlV
della vita, si,desse una tX\f11.
outc
ou0 u1to 1tapayyEtav oEiav 1ti1ttEl E
y:;
' ' . '
8' amou aet tou_ ' '
7:pattovta ta' 1tpo
' ' v.1
tv Katpv cr1eo1tc
Per questo n~n VI <:~emme?o una 1tapayyEia,qualcosa
come un ordine m,1htare _u~11~ersale, un'etica aprioristica,
!
in base alla 9uale umanit d~venterebbe eo ipsomigliore.
Ciascuno, d1volta In volta da se, deve avere rivolto lo sguar-
do ,a ci che accade nell'attimo e lo riguarda.
E dunque a partire da tutto ci che va formato il come
dell'essere-pronto nei confronti dell'esserci, ed questo
che orienta la tt. Tale concezione della yvccru;della
et presenta per una difficolt, nella misura in cui sorge
la domanda: che cosa pu mai voler dire diventare giusti
agendo giustamente? Non devo forse gi essere giusto
per agire giustamente? 2 Aristotele discute questa difficolt
nel libro II, capitolo 3, dell'Etica Nicomachea, e la risol-
ve facendo riferimento ai diversi rapporti impliciti nella
tXVll'Ci che importa, nella tXVll, che i yt yv6Eva si
comportino nel modo giusto. Nel mestiere del calzolaio
ci che importa che la scarpa, il to, l'epyov, si com-
porti nel modo giusto, cio sia una buona, comoda scar-
pa. Non c' bisogno di altro. Invece, sappiamo che l'esse-
re dell'uomo nel suo epyov determinato in quanto 1tp-
t. F..s.,oha il suo tO in se stesso, alla fine presso se
stesso. per questo che per l'epyov dell'uomo s?no deter-
minanti condizioni fondamentali del tutto diverse che
per lllla 't'XVTI Ci che importa, nel caso della 1t~~,~
.I
:,
come l'agente ste~ si comporta in quanto tale, c1~di cui
4
; ne \la la et,l'essere-pronto, e il 1t&exrov del 1tpattrov,
'
f

l
, l.Eth.Nic.B2,ll04a7sgg. .. _ .
2 &Ja.
Nic.B S 1105a 17 sgg.:ci1t0nfll'rEU::6' &vn 1tci>
..yo1:v
ott &t t~
' ' yi- ' ' ' \>01V tO
~v 6i1caia1tpa't't0vta 6ucaiou yivea8at [...] El yap 1tpatto
itKQlQ [ .. ] '\&1eicnvOiKOtOl.
!. Cfr.Eth.Nc. B S, 1105a 26 sgg.
4 Eth.Mc.B ~, 1105 a !i<> sg.
17. La et
211
"'
~
ossibilit di imparare il coraggio e di perdere la vilta'
~
P
oi. qu1n. d" .
1, o . .
111 una n ess1one 1m1naginaria sull 'ess
'non
. ,
e, . h. . ll' . , erc1, 1na
~ nell' arrise zara ne essercza seconda delle possibilita'l Il
nostra spec1 'fi ca esistenza.
. Questa detenninazione infe etta
, . , a 1,
non puo essere intesa come se, per cogliere l'occasione
arrisc~iarsi ne~,8~t~a,della vita, si,desse una tXVfl.ofrtc y;
im tEXVTlV ou0 u1to 1tapayyetav o8eiav 1ti1ttEt E1
' ' .\ \ , \ \ '
. autou Cltt tou 1tpattovta ta 1tpotv Katpv crKo1tev.1
Per questo n?n vi ~ ?emme?o una 1tapayyEia,qualcosa
come un ordine m1htare untversale, un'etica aprioristica,
in base alla 9uale !'umanit d~venterebbe eo ipso migliore.
Ciascuno, d1volta 1nvolta da se, deve avere rivolto lo sguar-
do ..a ci che accade nell'attimo e lo riguarda.
E dunque a partire da tutto ci che va formato il come
dell'essere-pronto nei confronti dell'esserci, ed questo
che orienta la Et. Tale concezione della yvEcru;della
iitpresenta per una difficolt, nella misura in cui sorge
la domanda: che cosa pu mai voler dire diventare giusti
agendo giustamente? Non devo forse gi essere giusto
per agire giustamente? 2 Aristotele discute questa difficolt
nel libro Il, capitolo 3, dell'Etica Nicomachea, e la risol-
ve facendo riferimento ai diversi rapporti impliciti nella
tXVTl-~ Ci che importa, nella tXVll, che i ytyv6Eva si
comportino nel modo giusto. Nel mestiere del calzolaio
ci che importa che la scarpa, il to, l'epyov, si com-
porti nel modo giusto, cio sia una buona, comoda scar-
pa. Non c' bisogno di altro. Invece, sappiamo che l'esse-
re dell'uomo nel suo epyov determinato in quanto 1tp-
i. ~ ha il suo 'tO in se stesso, alla fine presso se
stesso. per questo che per l'epyov dell'uomo s?no deter-
minanti condizioni fondamentali del tutto diverse che
per una tXV11 Ci che importa, nel caso della 1tP._~, ~
I.
come l'agente stesso si comporta in quanto tale, c1~di cui
4
I
i
~
ne va la Et, l'essere-pronto, e il 1tEXWV del 1tpO't'tCOV,
r
i.,
1.Eth.Nic. B 2, 1104 a 7 sgg. .. _ .
o' ivn 7t~ ~yo~v on 6E\ t~
2. Eth.Nic. B !, 1105 a 17 sgg.:a1t0pi,0EtE
.. ~v 6i.1eataKp(inovtac; 6ucaiou yivea0a1 ( ... ] EL yap 1tpattoumv t
3'.1eata[...] ft&1
eiov 6i1eatot.
!. Cfr.&h. Nic.B S, 1105 a 26 sgg.
s,
4. &la.Nic.B 1105 a !Wsg.
.....

,Drhretazione
Ili. L ,.zn..,,r.. dell'esserci,
,
dell'uomo
.
210
d menta Ie d eIl' esserci, e che ' la yevecn
. . tale et,
di
0 :y..
fon a11modo pecu liare in cui l esserci pervJ.ene
. a un eco~..
vero onto nei. con fronti di se stesso, le circostanze . e la In"-
v-
re-pr, 11 formazione, possono aversi a loro volta
dahta de a sua .. h I'
ll '
)tanto ne esSu,,,..ci,
stesso.E da se stesso c
,, }' e esserci deve
so
trarre 1,occ asione per formare per se essere-pronto co-
me una sua possibilit.

a) La yvEcndell'pc'CTJ
Nesso tra la et ~
1 e I' pctrJ: cominciamo con la yvecn
.,~ al I di
dell 'pETIJ. Ci occupiamo ~~Ila ~"'.1 so o s~opo 11!-ette-
Ineglio a fuoco i rra8T].L apc't11in quanto et non e una
reropriet, un possesso arrecato all' esserci dall' esterno, ma
~n mododell'esserci, stesso.Ci imbattiamo sempre di nuovo
nella peculiare cate~o~a del come._L'?PET11_ un co~e
dell'esserci, non pero 1n quanto propnet stabile, bensim
quanto come dell'esserci determinatodal suo essere, C3.fcitte-
rizzato dalla temporalit,dall'estensione nel tempo. E per
questo che l'pETil, e diviene, t' e0ou, 1 attraverso l'abi-
tudine. Le possibilit dell'essere-pronto nei confronti
delle diverse situativit, caratterizzate dal fatto che sono
fuori di me (cio ho perso il controllo), possono es.,ere af-
ferrate solo perch differenti situazioni, circostanze peri-
colose, vengono sopportate.Solo perch la vita non arretra
di fronte alle sue possibilit e ai suoi pericoli si offre l'occa-
sione di formare il come dell'esserci stesso. nel modo
peculia:e in cui, corrispondendo al nostro essere, siamo
presenti nell~ compi~ta attualit di una specifica situazi~
ne, che affemamo la ct. Solo e anzitutto se facciamo uso
~epe po~sibilit dell'agire, del prenderci cura nella moda-
hta spectfi,cadel sentirci-situati - solo allora ci appropria-
mo della EJ\ non .. h . . la
. .
I1zz1amo .., e c e pnma 1a possediamo e poi ut1-
so '
bens al co tr , "
. n ano XPl'loaevot eaxoev. 1
re ~p:{:;e, <~cogliere - o ,cercare -1' occasione, W1 ~
'JiG~--
f").....atn

8010
l'altr are. . perche abbiamo a che fare l'unocon
o,
pe ""che' con altri uom d"
101 . ' . _...1.-.
,., .
c1 mettiam 0 1 , ivenuamo
. . posati e awedutt;
. :JUJU
n s1tuaz1on1 pericolose abbiamola
\ ,.l&A.Ni"
,:t ac.BI, 1103a 25 sg. ~ta' - "6o ... ,,,
. .: ' ..
'Ili.Mc. u 'tOUE u
} Bl,1I03a30sg. . ;., 1
. ;.,... . ' ,;.~ .t ) .~ ..

(;hi\ :;j.~~;
17. La:t
209
1
deJrpetr1: la 1tp1 ha il suo autentico
, . , h ... . ... come nell 0
(11tou5atc.o<;,c10 c e e seno e espresso dall',0 .
''J: , PEni. In base I
nesso tra e"'1 e OPE'tll potremo cogliere l' . . a
della etsull'esserci dell'uomo nelle sue onentament?
,
bi)ita.
concrete poss1-
- .
EticaNicomachea,libro II, capitoli 1-5 sol 1
d' . ., o e cose p1u
.,
importanU per 1mostrarvi la et e per chiarirvi nel con-
tempo, unMconcetto
, fondamentale
. . dell'Etica N.icomac,~a,
z._ ,
1a
eooni. Eaon, non s1gn1fica mediocrit 1 , .
. . d li' . , 10n e una
detenn1naz1one e ~gtre u~ano, dove ne andrebbe, ap-
punto, della modestia del Vivere, non una cosiddetta
morale borg~ese , u~ principio di gerarchie di valo-
ri; al contrano, essa e fondamentalmente riferita alla
eu;, ,quin,di ~ll'es~erci dell'~om~, alla 1tpt, dunque al
Katpo. L Etica Nicomachea e tutt altro che l'etica di una
mediet mediocre e del vivere convenzionale.
Dalla compren~ione del ne~so tra et e pen, emergo-
no quattroel.ementifondamentali dell'esserci:
I. Che I' agire, la 1tp1, il prendersi cura, in se stes-
so prendersi cura dell'esserci che si prende cura. Nel darsi
d'attorno nel mondo, nell'avere a che fare con altri uomi-
ni e nel dedicarsi a essi, l'esserci che agisce cos si prende
cura di se stesso, del suo essere. Esserciin quanto prendersi
cura curadi sestessi,per lo pi in modo implicito . Questo
fenomeno fondamentale celato nel concetto della e1
-etintesa come avere qualcosa-, quindi nell'avere in
quanto modo dell'essere, dell'essere-posto nei confronti
dell'avuto.
2. Nella etl'esserci si mostra in modo pi preciso nel
suo esseredi volta in volta.L'essere dell'uomo, la vita umana
in quanto esserci, di volta in volta, nell'attimo:la et un
es.,ere-pronto dell'esserci, orientato sull'attimo.
3. Questo stesso essere-pronto, l'essere-orientato sull'at-
timo, una possibilit tale che l'esserci stesso h~ ~erra_to
dallasuasi.tuazionedi volta in volta data. L'esserci s1trattie-
ne mediamente e per Io pi in oscillazioni, nel ~ pi O me-
no, nel troppo o troppo poco.
. 4. Da questa terza struttura fondamentale em~rg~ nel
contempoanche il fatto che la et una determinazione

l.F.14.Nic.85, 1105 b 19 sgg.


1. L'interpretazione
dell'essercidell'uomo
208 Il. . . . .
. ndone il significato ultenore nrnctto
' lln sotto I1nea - -y agu .
1tau,,, . .I
stati psich~CI:del tutto generali, i 1tci~ caratte"Z7.an
I terrn1n1 d Il' 0 lln
~ '-situatodell'uomo, un come e ~ e&,erenel Bl()n-
senttrsi d . a quindi anche il filo conduttore fonutoc
do. ~e elnvperl'analisi sviluppata nel libro Il della1>...._1
da Aristote e d' 'U:W.
. E 11. onsidera I' affectusda tre punti 1VISta;
nca g e , ' h" d
1 Riguardo a ogni 1ta0o ~1 s1 puo e _1e ere 1tm<; 6ta..
,
KEtEVOl e-
cicri2

come ci sentiamod propnamente
d . ,in ....,...:
-..u,
qual il nostro ess~re nel mon o quan o siamo :1 col,.
Iera, quando siamo 1npreda alla paura, quando proviamo
compassione? . .
2. noa: 3 che cos' ci che c1fa andare 1n collera, facen ..
doci perdere il controllo? . . . .
4
3. 'En rroiou;: contro chi andiamo 1n collera, contro
quali uomini che incontriamo ( e come li incontriamo)
e che sono l con noi? Gi la struttura fondamentale dei
mi811torna a proporre l' orientamento sull' ~ essere l'uno
con l'altro dell'esserci in quanto essere nel mondo .. .
Probabilmente sono proprio queste molteplici reJ.a.
zioni espresse dai mi011a essere poi afferrate dalla i;.
ed rispetto a esse che la et esprime un essere-pronto.
Per cogliere il contesto dei 1ta0Ti in quanto possibilit del
sentirsi situati e possibilit dell'essere afferrati; dobbia-
mo comprendere meglio la et stessa, nella misura.in
cui una determinazione fondamentale dell' esset"dcid,
l'uomo.
I ' I( I I ~.i~';,! { ;

c) La:te l'pcTIJ
,.
Consideria " .r Am'rt-~i
av0pconou,
, mo la ct
alla np.i:. nel
, ,suo essere
., riferita,_ ~. .
~t Eta oyou - et in qua(ltilfd~ ,
1. W. Dilthey Wil r~tfU#. -
u~d Reforrn ationei~~~auung ~nd AnalysedesMenschm$fi4 ,.. ., . -
M1sch, voi. II, Le,ipzi-~ he~mDiltheysGesammelteSchriftm,-~{_~., . -
Pologi ein derKulturh l~l~n, 1914, pp. 416 sgg. (DieFu ..,__._ .
2. Rhet.B I, 1378 a . ":4-17.]ahrhunderts). . ,:.' t1
3 24
Rhet. B 1, 1378 a 25/~ " 1t~ t~ ~lJCE eiot ,,~---.~-
,iEVOtp"(l.ot
4. lo c. cit. <nv Et<Oam v opyiEa8at. :~ ,:'e
17. Laet
c. . 207
, ui si ha a eh e 1.are sin dall'inizio e
sicche(o diverso. L'unit originaria del
1
d~ tt~\nplicita
;nun terreno
nell'essere dell'uomo in quanenomenodei
10ne 1 1 d , totale.
,rt dottrina anstote ica e1 1ta9'ti,sia per il
La e d d. . . . suo onenta-
e la sua 10n azione 1 pnnc1p 10 sia p 1
n1ento . h . ' er a scelta
. e nomen1, a esercitato un forte influsso swfil
det1e . (l d . osofi e
-~ i teologisuccelss1':1 o-n a ottnna degli affetti di Tomma-
, i\quino). 1tav., sono una questione fondam tal
sod 1og1a.. . en e
sopr attutto della teo . .e dNe faccio menzione p ere h'e
.interno delle questioni 10n amenta.Ii della teolom
aIl d. I 1 d . oa e
d Ilafilosofia me 1oeva e a ottrina degli affetti fu . 1
r:ilte anche per Lutero. Nel ~edioevo soprattutt~:
pauraa svolgere..un ruolo parucolare, giacch il fenome-
no della paura .. e. strettamente connesso con il peccato,
doYeil peccato e Il concetto opposto alla fede. Anche Lu-
tero si occupato della paura nei suoi primi scritti, in
particola~enel ~er:"" depoenite:ntia.La ~~scussione del q,o-
~o;.del timor,s1 ncollega al timor servzlise al timorcastus,
poial pentimento, dove vengono distinte attritioe intritio.
II timorcastus il timore puro al cospetto cli Dio, il timor
srruilis la paura della punizione, dell'inferno, cos co-
me, nel caso del pentimento, attriti()e intritio.Queste di-
stinzionirisalgono ad Agostino, che se ne occupa nel det-
taglio nel De diversis quaestionibus octoginta tribus,quaestio
33,nel DecivitateDei, XIV, 5 sgg., e negli scritti pelagiani.
..\nchein altri casi questi fenomeni vengono affrontati in
modo approfondito. La trattazione medioevale dei 1t<l9n
risale ancora pi indietro, al Defide orthodoxa,libro Il, di
Giovanni Damasceno, e anche Gregorio di Nissa costitui-
5ce.una fonte. Per la precisione, il Medioevo ne cita un~
':ri tto, Ocp q>ucrero v0pc01tou,che per un'opera ~1
N~mesio(Gregorio ne aveva scritta una con un titol 0 . s1-
mrle: ncp KaracrKeui;v0pomou). Quest'ultimo denva
;; lU~ d~ttri?a de~ 1ta9li dalla ~to, e rapp~ese~ta ~ del-
;
;: .~
. pnncipah fonu per il Medioevo. Non va dimenu~to
-.:L .-cli Dioniai , og-
..,.
~ '~ .

t<. . ,,. il Dedivi'nis


lllhne . rumu1uuw ..~~ AreoRlOt1a.
r,:,- A tutt
, ; - --
4,,~.
1 8ta-
IIHero sviluppo della dottrina degli affettinon e
.
,:
~
toanc Sol Dilth,.,,in W,Z,.
an.s ora analizzato filosoficamente. . .o . .-1, un&
rte/ hauungund Analyse des Menschmseit/lllll#SS 0
'?.....i
:1rmatz h .
on, a preso ampiamente 1n co nsideraztO"" .
. . del contestodella trattazione dellaEt 51CC
b) Preasazwne
del
. lezione abbiamo illustrato uno dei CO 7t00
Nell'u..Iumae ndamentah
. d.i Ari stote Ie, Ia ~t, "J:.
che sv~ ntetti L
ontologici iocisivo nell ' ana 11s1 . anstote
. 11ca d ell ,esserevige d
d Jlle :
un ruo Io e . h el,.
, che diventa importante anc e per un'ai del
1 uomo, . . ma e fondamentale, giace . h'e ne 11a controan~1:_.tra
de fin1z1on . , . aws1 n-
. i te
e .
1entaa
Ila e~v-
~..,
Aristotele discute 1a atep11cn,1n partico1...__
d . ., '4CC
so 4
d ella Ki vnat<;. A esso ne sappiamo gia abbast-::. .......
_ sof
ne 1caso d' , ~
. - fatto che anche il concetto 1atep11cnha unare'- all'
orca 11 , N d bb' 14-
del
.
Zione fondamentale con 1 essere.
. on
. o 1amo
. all "J:. perde- ..\;
di vista il contesto nel quale siamo giunti a e~t, dobbia- var
mo cio comprendere i na01'1.come determinazioni che pa;
caratterizzano l'ascoltatore. Rispetto al parlante l'ascolta- no
tore si trova in una determinata situazione, sicch la situa- do
zione stessa contribuisce implicitamente a determinareil tet
modo in cui l'ascoltatore comprende. Partecipando alla pa
discussione, e ripetendone le argomentazioni, l'ascoltato- po
re si appropria di ci che l'oratore, parlando, intende mo- pc
strare. I 1ta811 sono a tema nella misura in cui contribuisco- Il
no implicitamente a decidere la specifica modalit .del se.
yflv, avendo il oyostesso il proprio terreno neiffQ&n. m
Per cogliere correttamente ci che si intende con ffli8rt sf
scegliamo la via traversa che passa per la et,seguendo il ta
filo conduttore ermeneutico generale secondo cui ci 3:
che, i? b~e alla sua struttura, maggiormente perspi~ A
contnbu1sce a chiarire ci che non lo . , .:.. rr
. I miell,possono essere avuti, e l'avere implica una.t~ n
~~~ne all es~ere. <?rientando i na011sulla et,i mitl~ e
. gono onentatI sull'esserci in quanto essere.~
r~entamento fondamentale, che viene indicato conilnt..
nn1en to alla Et , , .
fronte della e ~t, e importante per la compreaaiflfiJiJ
. ,,
. 1.. d . oncezione tradizionale degli affetti,~. -~ r
so It1 efinire . . . .
. stati psichici eventualmente co9'. ~ l
con <, feno1neni cor . ' . . .. ~ . ~~ .. l
fenomeno in ta . P?r~i ~oncom1tant1 . St e s . ..,,.:< -; .
.. s t1 psichici e staf fi . . fr . - ..~a&
nesso. A front a ., .
. i
1 SICI, a CUI~~~
Aristotele -e e i cio bisogna tenere conto del faUO :. :
oerente ~
d_ucea trattare lo si~~nte con l'orientamento cli&~\
Vivente- sottol1neac p hhi:o
e1 e come un modo dell' ...-4 . ,-Jr:.,,....
,;.. .~..:

7ta 1lesprimono l' ~ .. ;.. ., '~? ...


. ~.,..
~....
, ',
.
, '.
I 7. /,n {1
205
-ro . Il vestito;. quando
. .
lo si ha
.
addosso ,1
1eh e cost1tu1sce
.
il e, aut.~1HK0 sia del vestito indossato sia del vestito
portato.:. la F~tc;. .
. .. carattenzzata
TaJt' Ft viene
e .. -.... inoltre da Aristotele come
l~~~<n..(a. ,11.~Tl~\) .~ l(Ul(~ ~~K~ltUl t lUKEiEvov,
KOl 11Ka0 auto Tl7tpoU..o, OlOV T\U"(lEtaE~1rttr oui0E
, i Rif . . . ...,':, ':, cn
yap .O'tl totaUtT}. enmento a1 nessi ontologici di cui ci
stiamo ~>ccupando: al 6_1a~E1o0a1 riferito il Eta~a..Etv,
c,he awi,ene ato:ave~so 11ta_eT\. ~l~KEto0at nel capitolo 19:
I ~v~re e_una_ta~t, ~?a npart1z1one delle parti da punti
dt vista d1vers1:npa~t~z1one a~ente il carattere della 0ot,3
dunque una npart1z1one tetica, che non un mero insie-
me raccogliticcio e casuale, ma un essere-posto. La lt in
quanto Sta0Ecn e tat scaturisce dalla 1tpoaipE01:il giu-
sto sentirsi-situato nell'essere ripartito dell'attimo.
La :t la determinazionedell'autenticitdell'esserciin un
momentodell'essere-prontoper qualcosa: le diverse ln in
quanto differenti modi del poter essere-pronto. La Et
in modo fondamentale la determinazione ontologica
dell'essere autentico, qui riferito all'uomo. La 1tpt ca-
ratterizzata dall 'PETil,e l' pEt11 caratterizzata come Et
1tpoatpE'ttKT].La 1tpt, in quanto come dell' essere
nel mondo, emerge qui come quel contesto ontologico
che in un altro senso possiamo chiamare anche esistenza.
L'essere-pronto non n generico n indeterminato, la
eicontiene implicitamente in s l'orientamento prima-
rio nei confronti del x:atp>: Succeda quel che succeda,
io ci sono!. Questo esser-ci, questo stare all'erta nella
propria situazione rispetto alla questione eh~ ~i.~~arda,
caratterizzala et.La et quindi una poss1b1htad1~~~
re che si riferiscein sa un 'altrapossibi.lit, cio ali~ poss1b1h~
t del mio essere-possibilit che, all'interno del mioessere,mi
f
assalgaqualcosachemifa perdereil controluJ.
i
I

I
1.Md.A 20, 1022b 10 sgg.
lMd.&19,lOHb 1.
S.11,r.:419,1022b 2.
.
,
I
!

,. etazionedell'essercidell'u01TW l
I
I
204 III. L i.nterpri I -r
.
negazione, e, la stessa cosa:N trattenere
... qualcosa i
!
senso d Il
e 1rrf}hrlamente
a . me vuok essere.~ ,onT' e un, caso, che
(
i
il
, co , ., 'I
dall esserer.vr d. . Kat to ev n vt uE Etvat oo'tponco
I
p
alla fine A1:~totel~ ICa(i) EXElv.1 II termine "avere" viene I
,
iyErai
Kat nwevro<; t
. 1 nte
ome equ1vae
usato" e .ErroEvWs,
"
dell'espressione ...essere
, - n el termine avere e gia

. ... 1n quaI-
contenuto
l
f
b
l(

cosa y
r1 .1. 1ente I. 1 SIgnificato dell' essere 1n qualcosa '
1mp ~ tan s
tanto il carattere dell'avere e dell'essere-avuto quanto il
attere dell' essere in qualcosa. . '" e
car51_g1.us tfica
1
cos il fatto che, tra
,
le categone,
"
I, EXEtv r
compare aceanto al Keo0at. Ed e a questo EXEtv,- rif inteso e
come un mo do dell'esserci - che,
, per parte
., , sua, ,e enta
.,.. e
la et {capitolo 20): lu; 8~ ~YE~at EV~11v'tpo!~v oto~ r
tvpyeui n to e~o~to Kat e.xoEvou, rocm~p~P~$t~n 11 e
1ciVJl<n. 2 "Et I' e:ve:pyEta, Il vero e propno CI , I esse- s
re attualmente presente tanto dell'a":ente c~e dell'avu-
to. Il Ci,. riferito all'avere - avere Inteso In quanto a-
1
'1el"e dell'aventee dell'avuto. In questo contesto ontologi-
(
-. .~i significa il vero e proprio essere attualmente pre-
. dil:0~: . :i:lrdell'averein quanto tale.
(

;~;f::,),~
-:>,:~~rp i i:v 1totfjt B1totfitat, ecrtt 1toi11mEta\r (

.-
.7)~;:;~ ~ .ml U>u
:,<'~-illt xovto cr0f\ta1ealtii xovll cr0fitoon 1

S~'.;~
_,:;:.:
?~ el;1.ta'l>'tllv v ov q>avepv on o1e vOXEtat
.1,? f:\::<,..f'iw.fl'tve1ve:ia1tetpov yp ~aOtE'itat, Ettou XOvou
~'~
'.:
".-.l'*4qe1vt1)vetv. 3
Se l'uno fa qualcosa, e l'altro viene
ir . :~;allora il fare in quanto tale il etau, l'intermedio.
,: ldatti, anche quando si ha addosso un vestito c' uno st.a-
tointermedio, l'avere addosso da una parte, il vestito in-
doeaatodall'altra. L'avere addosso in quanto tale la
f4i.
. ' Questo
., avere un che di ultimo ' che a sua volta non
puo p1uessere avuto. L'avere di questo avere non una
nuova ?ete~inazione ontologica, ma solo e semplice-
mente il. CI_,l'~ssere attualmente presente. Nell'ave!e
4(

addo~ il vesato 1n quanto indossato, esso ci propna-


m~te in quanto indossato. Lo stesso vale per l'esserci del
Vidi~Snto. U!1vestito non ci quando appeso nell'arma-
o bens1 quand 0 ... d
' e 1n ossato - allora esso presso il suo
l. Met.A23, 1023a 23 sgg.
2 Met.A 20, 1022b 4 sg.
3 Met.A20, 1022 b 5 sgg.
17. Lal1
203
vauv vaut~~ out~ OKat t O.ovEXEtVt pT).I Il conte-
nente ha CIOche e contenuto [nel modo del racchiudere
dell'essere tutt'intorn~]; c~ ~n.cui qualcosa in quant~
in esso conte?uto, e d1 CUId1c1amo che viene avuto dal
pri~o; come I! vaso. ha~ con~ene, l'acqua, la citt gli abi-
tanU, la nave 1 n:1ar~na1,cosi come il tutto ha le parti .
Essere par!e sign1fica sempre essere parte di qualco-
sa, parte dI un tutto, appartenere a qualcosa. Il tutto il
ci in cui del determinato essere-appartenente della
parte.
4. E'tl't KCO.OV Ka't TIVauto p11vtl KlVE1a0at i
1tp<l'ttElVEXElV"(E'tattOtOa1:o, OtOVKa 01.KlOVEt
mKeieva JxiPll,Ka ro oi 1tm11tatv "Atavta 1tot0cntv
opavv exe1v ro cru1teoov1:v 7tt niv yftv, 001tEpKa.tcv
2
q>UOl.O.Oycov nv; q>aotv. Le colonne sostengono, hanno
i pesi sovrastanti, e - come dicono i poeti-Atlante sostiene
la volta celeste: avere nel senso del sostenere , e precisa-
t mente in quanto KCOUtv, trattenere un altro ente, im-
ha pedire che esso sia come vorrebbe essere secondo il suo
proprio essere, secondo la sua propria p11; sostenere e
po trattenere nel senso di non lasciare che un altro ente sia
di cos come vuole essere. la 6p11del peso voler cadere
o verso il basso; la volta celeste ha la tendenza a cadere gi
ha sulla terra. Inteso in questo specifico senso del sostenere
rir in quanto trattenere un qualcos'altro dalla sua specifica
1tD possibilitdi essere, implicita nella sua p11,l'avere il
tlo (J'\)Vxov, il tenere insieme . 1:ou1:ov tv tponov Ka.t
.,. a
cruvxovtyetat cruv:xetEXElV,ro81axcop100:vtav Ka-
t fflVavtoupiw e1eaotov.~ Questo concetto, costitutivo
pa
,o perla comprensione del concetto di movimento, va ~o~-
preso anch'e~ a partire dall'exe1v. I:uvex, cont1nm-
~ t, costanza,., l'elemento fondamentale dell'essere di
~ ci che mosso (libro V della Fisica).4 ,
O' Queste quattro specie di exetv contrassegnano I ent~
.., semprenel carattere ontologico del tenderea una determz-
'Nllapossibmtdi essere o alla sua negazione, il che per, nel

1.Md. A2S, 102Sa l?hgg.


!.JitA!S, 102Sa 17sgg.
~:.,
!.M&A!S, l025a2I sgg.
t..Cfr
..PJa.,,.
E!, 226 b 18 sgg.
> ', _

,'
..

202 III. L'interpretazionedell'esserci,


dell'uomo
ma espressione ci si rivolge a enti d~erenti, intesi in senso
differente, ma in modo che n~n ne nsul~ u~a confusione
arbitraria, poich essa si rifensce a un s1gn1ficato fonda-
mentale che pu essere fatto emergere presentando i sin-
goli significati. Dobbiamo vedere ~?ve conve~ge 1~polise-
mia dell'XEtV, e fino a che punto I EXEtvespnme 1 essere.
1. t iyElv Kat TIVaro <jrucnv i Ka't TIVOU"COp~v,
8t yEtat 1tupE16n: EXElv -cviv0pcmtov Ka oi wpavvot
t 7tOElKa TIVcr0flta oi 1te~6Evot. 1 "EXEtv nel sen-
so dell'iyctv, cio in quanto agire conformemente alle
possibilit proprie, compiutamen~~ determ~nat~, ?ell'es-
serci - qrucn-, owero seguendo I impulso 1mphc1to nel-
1'ente in questione come tale. Si dice infatti: la febbre ha
l'uomo [la malattia ha l'uomo, si scagliata contro di lui,
l'ha preso, l'ha assalito], i tiranni hanno le citt (le
dominano], inoltre: coloro che sono vestiti hanno (indos-
sano) i vestiti ."EXEtv nel senso dell'ayetv.
2. v eiv n napxu ro EK'tlK(p,OlOV XOAKEXElt
E8o to v8ptav-co Ka TIVv6crov t crcoa.2 II bronzo ha
l'aspetto di una statua [ha l'aspetto, una statua], il corpo
ha la malattia [ malato] . La definizione pi precisa di
questo avere : essere un ente in modo tale che in esso
presente qualcosa alla cui presenza l'ente in ques~one ha
di per s la predisposizione ricettiva (EK'tlK6v) . E in vir-
t del EKnK6v che il bronzo determinato in quanto
bronzo. Nel suo essere, il bronzo determinato in modo
tale da poter diventare una statua. Il bronzo determina-
to in quanto u11.11. In tale contesto u11.11 non significa una
materia indeterminata, ma un carattere positivo di un
modo dell'esserci. L' essere ricettivamente predisposto
a ... ~>costituisce una determinazione positiva di un ente.
Qui avere non significa nient'altro che: in base alla pro-
pria predisposizione ricettiva, essere il ci in cui~ di un
essere l presente di qualcosa.
,3. ~ -c1t~ptxov -c1tEp1ex6Eva v ~ yp e:crn,repie-
~oevo~ ~, E~Ecr0at un toutou AyE'tat, olov t yyet~v
EXEtv to vypov cj>aev Ka TIV1t6.tv v0pomou x:a 't'llV
I. Met. d 23, 1023 a 8 sgg.
2. Met.d 23, I 023 a 11 sgg.
S
~.
il'.';,
...
'
.
tilt e rtel JJlt'~..,q~indi
. o >>e
un determinato divenire qualcos'al--
. .
eottfl . e da una s1tuaz1one precedente-non
reP arur d. .,. pero' un
-

~
~
ifO >' a pche avreb~e . I per s~ un suo proprio decorso, ma
Jlltlcare del senurs1-s1tuat1 nel mondo che sta nel co _
t1tl JI10 1
un possibile rapporto con la ei. Il passare rne-
p o 1n
ente a una d.1versa d"1sposiz1one..
'- ceJll.
ortarn d.
d'animo e l'e
' s-

--
~

..
.
penrtella nuova ispo~iz_1<:>~e
Jllpbca .
a parti:e da quella vecchia,
sere. no in s la poss1b1hta del venire afferrati e colti d.
. .
1 r resa. Il modo pecu 11are _in cui perdiamo il control-
so P ci viene fatto perdere d controllo, da intendersi
1

..
~ .

I ' lo ,>' nso che 11contro Il o puo' essere npreso: posso ripren-
ne] se d . . .
il controllo, om1narm1 - 1n un determinato mo-
l dere . I . . d.
rnento,nel pe?co o! 1n un att.I~o 1 spa~ento, mantengo
il controllo, m1 do1!11no.Sono 1n grado d1 riferire il sentir-
mi-situatocaratterizzato dallo spavento a un possibile es-
sere-pronto per esso. n 1tci0oimplica quindi gi di per s il
nferime~toalla Et. Sulla sco~~ di Ar~stotele, entrambi i
concetti possono essere definiti con<:ettt fondamentali dell'es-
sere.Il mi0o pu esse~e i~dicato come concetto ontologi-
co gi per il fatto che Il 1taOXEtv, nella sua contrapposizio-
ne al rrotc'iv,rappresenta un elemento fondamentale per
l'analisi della Kiv71cn,cio dell'essere nel senso dell'esse-
re-mosso."Eu; rinvia a EXEtv, avere. Aristotele ricono-
sce nell'fXEtv un modo dell'essere, e non poi cos in-
comprensibile che tra le sue dieci categorie compaia an-
che l'exctv. Bisogna illustrare ora la struttura ontologica
nei due fenomeni 1tci0oe et cos caratterizzati..

17. Laet (Met.~ 23 e 20, Eth. Nic. B 1-5)

a) L 'EXElV e la et

Iniziamo con et ed exeiv. Aristotele ne parla nel libro


V, capitolo 23, della Metafisica.Egli esordisce affennand~:
r EXEtv ')'Etat 1toaxc:Ix;,1 il che significa: con la medeSI-

1. Met.~ 23, 1023 a 8 .

. t '

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