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Muoversi in una realtà odierna, qualunque sia l’ambito che si voglia prendere in
considerazione, sarà pressoché inevitabile trovarsi di fronte ad una parola,
apparentemente fluida eppure così tanto inafferrabile.
Globalizzazione, questo è il termine che sta caratterizzando questa
generazione, che sta silenziosamente entrando a far parte della vita di oltre sei
miliardi di persone che popolano il nostro pianeta. Eppure ci si trova di fronte ad un
vocabolo che poco o nulla lascia trasparire di sé, quasi ci imbattessimo in un
organismo avente vita propria caratterizzato da una maniacale volontà di non farsi
vedere, sentire… e soprattutto capire.
Con queste parole si apre il primo capitolo del lavoro di David Held ed Anthony
McGrew, Globalismo ed Antiglobalismo. In breve sin da queste prime parole
inerenti la stessa definizione del fenomeno preso in esame, si evince che, sin
dall’inquadramento primario di questa realtà si viene a comprendere un lato
totalmente contrapposto, quello formato da coloro che si trovano in netta
contrapposizione con questo movimento mondiale, colori i quali sempre
utilizzando la definizione dei due autori sopra citati vengono classificati col nome
di “scettici”.
Ci troviamo di fronte quindi ad una realtà che esiste in merito anche della sua parte
contraria e contrapposta, un dualismo necessariamente basato su idee ed opinioni
divergenti ma aventi come punto di base l’attenzione alla società umana.
Ancora riprendendo testualmente le parole di Held e McGrew, questo
dualismo può forse sembrare troppo rigido, poiché con esso si privilegiano,
all’interno di molteplici argomentazioni ed opinioni, le due posizioni che si
collocano agli estremi. Usate nel nostro contesto, le etichette di “globalisti” e
“scettici”, sono pertanto il risultato di una costruzione astraente, rappresentano cioè
dei cosiddetti “idealtipi”. Essi sono strumenti euristici che aiutano a “fare ordine”
in un campo d’indagine e ad identificare le aree principali di consenso e dissenso.
Essi permettono così di fissare le linee principali dei diversi ragionamenti, e di
far emergere i punti di conflitto tra diverse teorie. Offrono una via per orientarsi
nella pluralità delle voci che hanno origine nella letteratura sulla globalizzazione ma
che per definizione corrispondono a nessun autore particolare né a nessuna singola
opera o definizione ideologica. Sono sostanzialmente punti di partenza, più che di
arrivo, per cercare di trovare un senso nel grande dibattito sulla globalizzazione.
1.1
Eguaglianza o disuguaglianza?
Sebbene questa domanda possa apparire una strada senza sbocchi, un vicolo cieco
all’interno del quale ognuno può dare una propria risposta soggettiva, è a partire da
tale domanda che entra in gioco l’etica sociale applicata, l’ambito entro cui troviamo
il perché alla dicotomia esistente tra i “globalisti e gli scettici”.
Ora dobbiamo inserire un altro tassello importante per iniziare a delineare un buon
quadro di riferimento. Come abbiamo affermato precedentemente la globalizzazione
è fondamentalmente un processo di mercato e, quest’ultimo, si viene a trovare nella
posizione di elemento cardine nella stessa costituzione dell’interdipendenza globale.
L’etica non ha come compito il definire se un dato fattore sia giusto o
sbagliato, ha nella propria ragione di essere il cercare di indicare teorie suffragate da
ragionamenti logici concatenati quale possa essere la miglior strada percorribile, in
questo caso per raggiungere uno scopo comune.
Il punto ora è che le maggiori critiche rivolte alla globalizzazione sono riassunte in
questo enunciato “la globalizzazione non tiene conto dei bisogni di coloro che si
trovano in condizione economiche disagiate, sviluppando il libero mercato anzi,
viene totalmente esclusa dalla crescita economica quella fetta di maggioranza che
attualmente non è in grado di competere sul mercato internazionale”.
Queste parole possono corrispondere a verità, ma bisogna tenere conto che, il
mercato (il libero mercato in questo caso) è un meccanismo volto al creare e far
circolare moneta, incrementare gli scambi di beni e servizi ed il loro relativo
beneficio per coloro che finanziariamente possono usufruirne secondo le regole
dettate dalla reciproca interazione corrente tra domanda-offerta.
Non è compito del mercato quello di rendersi garante di coloro che non ne sono
partecipi; questo, nel bene e nel male, è un dato di fatto per ogni economo che
assuma in un modello finanziario la propria politica economica. Ne consegue che gli
scettici considerando il mercato globale un mercato “ingiusto” indichino la
globalizzazione come un fenomeno elitario fondato sulla disparità e
sull’ineguaglianza reciproca.
Capitolo 2:
Il pensiero No-Global
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
° Globalismo e antiglobalismo
(David Held – Anthony McGrew)
° Global
(Paolo Del Debbio)
° No Global
(Davide Demichelis – Angelo Ferrari – Raffaele Masto – Luciano Scalettari)