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BONSAI & SUISEKI MAGAZINE: THE FIRST OPEN-MAGAZINE

We think this self-made journal is destined to be for the elite, a precious icon only for a few. It is not meant to be for many,
we are not interested in the number of readers, but in quality as bonsai and suiseki are products of excellence. It is not in
competition with any other magazine on the market because owing to its features, it has no competitors, no market, no
editors and therefore it is in the condition of being independent of the economic power that regulates every mechanism
and affects thought in modern society. This is a magazine whose sole and basic interest lies in the best qualified
dissemination of bonsai and suiseki. We will define this journal with the English term “fanzine, which translated into
Italian as “rivista amatoriale/amateur magazine“ comes from the contraction of the English words fan and magazine It is
linked to do-it-yourself practice also thanks to the possibility of printing color copies at a cost of only a few cents. A fanzine
is a real organ of independent press, as an alternative to so-called mainstream publishing. This magazine is still growing
in terms of content and graphics; it is not static: each issue varies depending on the articles and reports that the Editorial
Committee decides to publish. It is the first magazine to offer equal space and dignity to suiseki, with the aim of giving it a
greater dissemination. From a structural-organizational point of view, the magazine is directed by IBS Instructor Antonio
Ricchiari which cooperates with an Editorial Committee composed of IBS Instructors, Luca Bragazzi, Luciana Queirolo,
Antonio Acampora, and Carlo Scafuri who are also in charge of the entire editorial process and of external relations. The
magazine is an informative, scientific and technical instrument open to all and this flexibility has given it a work in
progress quality that other organs of specific sector media do not possess. So, this magazine has developed various
forms of assistance for its readers. The context in which such a collaboration operates implies that the Editorial
Committee is committed to develop continuously the “containers” of the topics, that the reader is willing to take part in
the magazine, and that the staff is ready to stake the whole approved communication system for it. A non rhetorical place
for bonsai and suiseki ,therefore, implies that the reader must be ready to play along with it: it is no longer the plant or the
stone to be the aesthetic pole, but the rapport, the way we look at the things will introduce us to the work of art itself, as is
hinted in the aphorism by Tzara “poetry will resemble you”. The strength, therefore lies in the initiative that has made the
magazine tangible and real, the ways in which its visibility has risen remarkably since issue Number One and especially
the play of dispositions of the range of coverage which we have put in an ordinary context through an extraordinary
medium: that is online communication.

BONSAI y SUISEKI MAGAZINE: EL PRIMERO OPEN MAGAZINE


Un auto de esta revista se cree que están destinados a ser para la elite, un icono de unos preciosos. Esta revista no
pretende ser para muchos, no nos interesa el número de lectores, pero la calidad como el bonsái y suiseki son un
producto de excelencia. No es una revista en competencia con las otras del mercado porque por sus peculiaridades no
tiene a competidores, no tiene mercado, no tiene a editores y por lo tanto está en las condiciones de mantenerse
independiente del poder económico que regula cada mecanismo en la sociedad moderna y que condiciona el
pensamiento. Y’ una revista cuyo interés único y esencial es solamente la mejor y calificada difusión del bonsai y el
suiseki. Ésta es una revista que definimos con un término angloparlante “fancine.” El término fancine, que podemos
traducir como en italiano “vuelta a ver amatoriale”, deriva de la contracción de las palabras ingleses hinchas,
fanatico/appassionato y magazine, revista. Se derrite con la práctica del doy it yourself, error solo, gracias también a la
posibilidad de imprimirla en copias a colores al coste de pocos céntesimos. El fancine es un real órgano de prensa
independiente, en alternativa a la asillamada industria editorial mainstream. La revista del punto de vista de contenidos
y gráfica está en continua expansión, no es estática, varia cada número en función de los escritos y los servicios que el
Comité de Redacción decide publicar. Del punto de vista estructural-organizativo el magazine es dirigido por el Instructor
IBS Antonio Ricchiari con el que colabora un Comité de Redacción compuesto por los Instructores IBS Luca Bragazzi,
Luciana Queirolo, de Antonio Acampora y de Carlo Scafuri que también se ocupa de toda la fase editorial y de las
relaciones externas. El Magazine es un instrumento informativo, científico y técnico abierto a todas las colaboraciones y
esta flexibilidad lo lleva a haber adquirido un work en progress que otros órganos de prensa sectorial no poseen. Así este
magazine ha elaborado varias formas de intervención por sus lectores. El contexto en el que funciona este tipo de
colaboración implica el empeño de parte del Comité de Redacción a acrecentar continuamente los “contenedores” de
los argumentos, la disposición del lector a intervenir en la revista, la disposición de los colaboradores a poner en juego
todo el sistema mismo de la comunicación homologada. Una colocación no retórica, pues, del bonsai y del suiseki
implica la disposición de parte del lector de estar al juego: no es la planta o la piedra más a ser el polo estético pero la
relación, nuestra mirada por las cosas nos introduce en el funcionamiento de la obra misma, como para aludir al
aforismo de Tzara “la poesía os se parecerá”. En fin este magazine representa el arquetipo del digital native generation,
la generación crecida a “pan e internet”. Una revelación y una promesa: convertirse en la revista leída en otros Países del
mundo. La velocidad del web ha hecho el resto.
E
C
ditoriale
di Sandro Segneri

ari lettori, Vi ringrazio in anticipo per l’attenzione che porrete nel leggere questo spazio. Nel movimento
bonsaistico italiano, da decenni esistono delle realtà che si sono dedicate con passione e perseve-
rante impegno a diffondere il bonsai e il suiseki.
Queste realtà, molto tangibili nel nostro Paese, hanno fatto si che nel tempo fossero attivate iniziati-
ve più o meno importanti, più o meno interessanti, che hanno contribuito alla crescita dell’informazione di
questo mondo, che può apparire misterioso, aiutando a sfatare questa diceria.
Credo quindi che noi tutti dobbiamo un doveroso grazie a quanti, all'interno di queste realtà, hanno contri-
buito in maniera evidente a una corretta informazione per praticare queste
arti.
Mi riferisco in primis a coloro che hanno dato inizio alla conoscenza e che
sovente hanno dovuto faticare per scoprire, per cercare di capire, per speri-
mentare e approfondire le pratiche sia culturali che colturali, spesso
inventandosi le tecniche per "arrivare", gli attrezzi e quant’altro necessario
alla propria passione e che, successivamente, si sono impegnati nella diffu-
sione delle informazioni assunte ai nuovi adepti che via via si sono a loro
avvicinati per conoscere e approfondire queste arti.
Sono molteplici i personaggi che hanno lasciato testimonianze scritte con
articoli e pubblicazioni e che con dimostrazioni, seminari e work-shop,
mettendo a disposizione la loro storia e la loro esperienza, hanno svelato
aspetti culturali e tecnici che sono di attualità nel bonsai moderno.
Non da meno un ruolo significativo è stato svolto dalle associazioni, prima sparute e non coese e
ora molto distribuite sul territorio; ognuna con le proprie finalità, metodi organizzativi e gestionali; di que-
ste, molte oggi si riconoscono nell’associazione nazionale U.B.I. (Unione Bonsaisti Italiani) associazione
che cura gli aspetti amatoriali e di promozione dell'arte.
Altro contributo va riconosciuto alla didattica, gli istruttori, che con il loro lavoro e metodo hanno
contribuito efficacemente alla crescita media del bonsaismo italiano, attuando quelle dinamiche concettua-
li che si basano su una corretta informazione e che hanno saputo svilupparsi raggiungendo attualmente
una professionalità specialistica estremamente evidente e fruibile.
In questo settore della didattica, il Collegio Nazionale degli Istruttori del Bonsai e del Suiseki - IBS rappre-
senta il motore trainante dell’evoluzione “moderna” del Bonsai, del Suiseki.
Sono tantissime le energie e il lavoro d’informazione che i singoli istruttori IBS divulgano, da quindi-
ci anni, in modo capillare e che hanno segnato una svolta epocale che è oggi rappresentata in modo elo-
quente nell’immagine ed il livello raggiunto dal bonsai e suiseki italiano.
In questo ultimo trascorso, si sono stabiliti ruoli associativi che hanno attivato sinergie ade-
guate e funzionali che hanno reso possibile la nascita di scuole che oggi operano con metodologie
diversificate, comunque efficaci, e capaci a tal punto da essere presenti, oltre che nel territorio
Nazionale, anche in Europa ed oltreoceano; scuole la cui valenza è stata riconosciuta dall’UBI, e
oggi anche dall’IBS, per gli appartenenti al collegio, con valutazioni meritocratiche basate sul rea-
le operato e contributo dei caposcuola alla crescita del movimento ed alla rappresentatività
bonsaistica italiana nel mondo. Questa riflessione mi fa scaturire l'invito di promuovere in tutte le
associazioni percorsi formativi corretti, pedagogici ed efficaci per far si che ogni singolo apporti
energia e sinergia per incentivare una sempre più corretta divulgazione, ignorando percorsi propo-
sti da chi non ha: requisiti, metodo e capacità riconosciute.
Buon bonsai
Sandro Segneri
Anno II - n. 3 - Marzo 2010
in collaborazione con

Ideato da:
Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri

Direttore:
Antonio Ricchiari - progettobonsai@hotmail.it

Direttore Responsabile:
Antonio Acampora - acampor@alice.it

Caporedattore:
Carlo Scafuri - carlo_scafuri@fastwebnet.it

Art directors:
Salvatore De Cicco - sacedi@yahoo.it
Carlo Scafuri

Comitato di redazione:
Antonio Acampora
Massimo Bandera - mb@massimobandera.it
Luca Bragazzi - tsunamibonsai@tiscali.it
Luciana Queirolo - pietredarte@libero.it
Antonio Ricchiari
Carlo Scafuri
Sandro Segneri - info@bonsaicreativo.it

Redazione:
Daniele Abbattista - bestbonsai@gmail.com
Sandra Guerra
Giuseppe Monteleone - alchimista.vv@tiscali.it
Dario Rubertelli - iperdario@yahoo.it
Pietro Strada - info@notturnoindiano.it
Marco Tarozzo - marco.tarozzo@tiscali.it

Impaginazione:
Giuseppe Monteleone
Carlo Scafuri
Pietro Strada

Hanno colalborato:
Nicola Crivelli - kitora@mac.com
Gian Luigi Enny - ennyg@tiscali.it
Tiberio Gracco - info@tiberiogracco.it
G.Kyoosuke - Bonsai&News - info@crespieditori.com
Davide Lenzi
Antonio Morri
Carlo Oddone
Giacomo Pappalardo - pappalardogiacomo@gmail.com
Gianfranco Rossi - gianbonsai@libero.it
Elisabetta Ruo - best22@alice.it
Francesco Santini - info@francescosantini.it
Anna Lisa Somma - annalisasomma@gmail.com
Federico Springolo
Axel Vigino

In copertina:
Federico Springolo
Franchi Bonsai
Luciana Queirolo

Sito web:
http://bonsaiandsuisekimagazine.blogspot.com
Il Magazine non ha alcun fine di lucro. Tutto il materiale pubblicato nel Magazine è protetto dai diritti di proprietà intellettuale, in
Indirizzo e-mail: conformità alla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed alla L.
bonsaiandsuisekimagazine@gmail.com 633/1941 e successive modifiche). L’accesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi, di riprodurre, di modificare, di
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ed il Magazine si riserva il diritto di potere utilizzare il materiale concesso. La pubblicazione di articoli sul Magazine presuppone la
conoscenza e l’accettazione di questo Disclaimer Legale.
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
06 Le vaschette nei giardini giapponesi di G. L. Enny
10 Un luogo Museale dov'è protagonista
il Bonsai di A. Ricchiari
15 Costantino Franchi.
Il ricordo di un AMICO di A. Ricchiari
17 XIV Congresso Nazionale UBI - Talenti Italiani
a confronti di A. Morri

>> Bonsai-do: pratica e sapere


22 Cioosen: la sfida di M. Bandera

>> Mostre ed Eventi


28 Sotto il cielo d'inverno andando verso la
primavera - "Backstage" di F. Santini
34 Yon Shun-Ten di N. Crivelli

>> Dalle pagine di Bonsai&News


40 Specie da fiore e da frutto di G. Kyoosuke

>> In libreria
44 Come creare raffinati giardini giapponesi
di A. Ricchiari

>> Bonsai ’cult’


45 Bonsai o Penjing di A. Ricchiari

>> La mia esperienza


47 Phillyrea Angustifolia - Prima impostazione
di D. Lenzi
51 Nel laboratorio di un artista di T. Gracco, C. Scafuri
56 La mantide religiosa di G. Pappalardo

>> A lezione di suiseki


62 Vita breve di una pietra giapponese:
una Luuuuunga Storia, ai nostri occhi di L. Queirolo

>> Noi... di Bonsai Creativo School


70 Larice. Essenza meravigliosa di F. Springolo

>> L’opinione di...


80 Lorenzo Agnoletti di G. Monteleone

>> A scuola di estetica


86 Sokan: il doppio tronco di A. Ricchiari

>> L’essenza del mese


90 La carmona di A. Acampora

>> Non tutti sanno che...


94 L'acero di E. Ruo

>> Note di coltivazione


98 L'utilizzo dell sfagno nelle pratiche bonsaistiche
di L. Bragazzi

>> Tecniche bonsai


100 Propagazione per talea di A. Acampora

>> L’angolo di Oddone


104 Il ligustro di C. Oddone

>> Vita da Club


108 Spazio Bonsai di G. Rossi

>> Il Giappone visto da vicino


109 L'abito da sera. Quel che non ci aspetteremmo
da Yukio Mishima di A. L. Somma
110 Le ultime Geishe di A. Ricchiari

>> Axel’s World


114 Lo shintoismo di A. Vigino

>> Che insetto è?


116 Gli atrezzi come veicolo di malattie.
I vettori antropici di trasmissione di L. Bragazzi
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

L E VASCHETTE
nei giardini giapponesi

L
e vaschette di pietra furono introdotte nei
giardini giapponesi assieme alla tradizione
del giardino del tè (XVI secolo), divenendo
così un elemento irrinunciabili assieme
alle lanterne, caratteristiche del suo arredo.
Ne esistono fondamentalmente due mo-
delli, il primo tipo è la vaschetta chiamata “Chotsu-
bachi” di maggiore altezza, dimensione e
semplicità che serviva esclusivamente per lavarsi
le mani ed era collocata generalmente all’entrata
del giardino in cui poteva essere utilizzata appena
entrati. L’altro tipo di vasca, detta “Tsukubai”più vi-
cina alla stanza del tè, era utilizzata prima di acce-

06 - Gian Luigi Enny -


1. "Kakehi"

2. Modello di vasca tsukubai comunemente usato per i giardini


giapponesi

dere alla cerimonia del tè ed sca, una breve tubazione in guendo un percorso ben preci-
era formata da una vaschetta bambù (“Kakehi”), che convo- so, segnato da pietre per il
più piccola della precedente glia l’acqua all’interno del baci- camminamento, in tal modo ci
sempre in pietra naturale e da le, il mestolo generalmente di si preparava spiritualmente;
un raggruppamento di rocce bambù, necessario per preleva- arrivati alla tsukubai, l'ospite
impiegate per appoggiare la re l’acqua da portare alla bagnava le mani e la bocca
lanterna, ( visto che molte volte bocca per purificarsi simbolica- con l'acqua della vaschetta,
il cerimoniale si svolgeva mente prima di accedere alla tutto ciò stava a significare
all’imbrunire) e il mestolo di cerimonia, più alcune pietre po- simbolicamente la purificazio-
bambù, utensili tipici del rituale sizionate a breve distanza. ne del corpo e della mente, so-
del tè. Prima di entrare nella lo dopo queste abluzioni, il
Il termine tsukubai preci- stanza del tè, l'ospite doveva padrone di casa e l'ospite si
samente comprende oltre la va- attraversare il giardino se- preparavano per la cerimonia

- Gian Luigi Enny - 07


>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

disponendosi uno di fine del periodo Edo,


fronte all'altro nella così non è raro tro- 3. Visione insolita di un intero
stanza del tè apposita- varle nei Ryokan complesso “tsukubai” - 4. Pie-
mente preparata se- (alberghi tradizionali), tre per il camminamento fino
condo il rituale. o nei giardini privati. alla vasca - 5. “Tsukubai” in
Attualmente le Nei giorni no- un giovane giardino nostrano
tsukubai sono onnipre- stri quasi più nessuno in stile giapponese - 6.
senti nella maggior esercita la cerimonia ”Chotsubachi” in un moderno
parte dei giardini co- del tè, però queste va- giardino - 7, 8. “Chotsubachi”
minciarono a essere schette sono molto con giovani geishe - 9.
utilizzate come parte considerate dai mae- Modello di vasca tsukubai
della decorazione alla stri giardinieri nella co- usata per i giardini nipponici.

08 - Gian Luigi Enny -


struzione dei nuovi giardini
nipponici, assieme alla
lampada in pietra sono uti-
lizzate come arredo, dando
all’intera struttura quel fasci-
no misterioso molto ricercato
in chi pratica la filosofia zen.
La loro disposizione non è
più connessa agli schemi rigi-
di che riguardava l’intera
pratica del tè, ma sarà le-
gato al buon gusto dei mae-
stri giardinieri che dovranno
disporre il tutto dando alla lo-
ro realizzazione quel fascino,
quell’emozione e quella natu-
ralezza ricercata proprio in
chi pratica quest’arte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Gian Luigi Enny - 09


L
a storia è costituita da eventi e da uomini, anzi sono gli uomi-
ni che determinano gli eventi e Costantino Franchi è stato
uno dei personaggi del bonsai italiano che ha creduto con
lungimiranza al bonsai fin dagli albori.
La passione per il bonsai ha superato di gran lunga l'aspetto
commerciale dell'azienda che Franchi ha fondato a Pescia e che co-
stituisce oggi uno dei più sicuri e qualificati punti di riferimento del
bonsai in Italia. Quando si parla di bonsai di Olivo il riferimento è il Vi-
vaio Franchi perché l'allevamento e la formazione di questi esemplari
è stata ed è la specializzazione del Centro. Vivaista da sempre, ha

10 - Antonio Ricchiari -
fatto del suo Centro l'eccellenza nella produzio- se il suo ideale artistico: egli rispose che "[ ... ]
ne di bonsai di Olivo e di altre specie autoctone. nel realizzare un bonsai mi pongo sempre la do-
È grazie all'iniziativa di Costantino che il bonsai manda: in che modo posso esprimere la
di Olivo ha suscitato l'interesse dei giapponesi grandezza nel contesto di un vaso così piccolo e
che ne hanno incrementato la coltivazione e limitato? Insomma, cerco di fare immaginare, a
guardato con notevole interesse lo stile di questi chi guarda le mie opere, il tempo che è trascorso
esemplari. lasciando il proprio segno sulla pianta e allu-
La sua curiosità per l'Oriente lo ha dendo allo spazio e alle dimensioni di un
portato a raccogliere la collezione più ricca di va- paesaggio reale".
rietà di essenze per bonsai, a promuovere una se- Il Kokufu-Ten è la più prestigiosa manife-
rie di manifestazioni a carattere nazionale e stazione di bonsai al mondo e si tiene ogni anno
internazionale, e incontri di grande importanza di- in Giappone. Il Centro Bonsai di Franchi ebbe
dattica, con la partecipazione di maestri della l'onore di partecipare alla sua settantunesima
portata di Kimura, Robinson, Terakawa, Pall e i edizione e per l'Italia bonsaistica fu un evento
maggiori esperti italiani. davvero prestigioso. L'eccezionalità era dovuta al
Franchi organizzò, dal 29 aprile all’1 fatto che in quell'occasione, per la prima volta,
maggio 1995 a Pescia, un indimenticabile una pianta occidentale era stata ammessa a ta-
incontro con il maestro Masahiko Kimura. Furo- le prestigiosa manifestazione. Vi partecipano
no tre irripetibili giornate durante le quali l’Oya- infatti, e solo dopo una severa selezione delle
kata, assistito da Salvatore Liporace, lavorò piante presentate, i principali maestri di arte
alcune piante. Ebbi la fortuna di parteciparvi co- bonsai. Le richieste di ammissione per quella edi-
me inviato della rivista Bonsai Italiano e di fare zione ammontavano a circa 600, molte delle qua-
un dettagliato reportage. li presentate dai più grandi maestri. Di queste
In quell'occasione, in vista della venuta di solo 200 furono accolte: fra esse anche la
Kimura in Italia, Liporace gli domandò quale fos- pianta allevata nei vivai Franchi.

- Antonio Ricchiari - 11
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

La pianta, un Ficus retusa, notata dal mae- Shinji Suzuki nei giorni 26, 27, 28 febbraio
stro Kobayashi nel Museo di Pescia, fu spedita in 2010, cui hanno fatto da cornice una mostra di
Giappone a radice nuda. Il Ficus presentato fu scroll ed una Conferenza.
molto apprezzato dai maestri giapponesi, tanto In memoria di Costantino Franchi, la fami-
che alla fine della manifestazione l'esemplare fu glia ha istituito nel 2008, in occasione
lasciato, su richiesta del Maestro, nella Collezio- dell'annuale manifestazione di Arco Bonsai, un
ne di Kunio Kobayashi, affinchè potesse essere premio che porta il suo nome e che premia le mi-
ammirata da esperti e appassionati, oltre ad es- gliori piante. Il memorial continuerà negli anni a
sere esibita in altre manifestazioni che si tengo- venire a futura memoria.
no in Giappone. È un atto dovuto a chi fa parte ormai a
Inoltre Costantino Franchi e la moglie pieno titolo della storia del bonsaismo italiano.
Alda furono invitati all'inaugurazione del Kokufu- Il Museo Franchi – L’altra iniziativa riguarda la
Ten a Tokyo. Qui furono ricevuti dai maggiori mae- fondazione del Museo Bonsai, inaugurato a Pe-
stri di bonsai giapponesi, come Kimura e Kobaya- scia nel giugno del 1992, conta una varietà di
shi, che li accompagnarono nella visita alle esemplari davvero eccezionali. Il Museo è aperto
maggiori collezioni di Bonsai del Sol Levante, tutti i giorni della settimana dalle ore 8,00 alle
compresa quella di Daizo Iwasaki e di Reiji Taka- 13,00 e dalle 14,30 alle 19,00 e le piante sono
gi. Il bonsai di Ficus ammesso alla mostra fa curate sotto la supervisione di Lorenzo Agnoletti.
parte del libro fotografico del Kokufu-Ten dell'edi- Il tema del rapporto fra uomo e natura
zione del 1997. venne affrontato implicitamente nella costruzio-
Vorrei ricordare soltanto l’ultima iniziativa ne di un Museo che accogliesse esemplari
ad opera di Nara Franchi che ha raccolto l’eredi- bonsai. Un Museo che è anche un luogo non
tà morale di Costantino e che ora dirige con equivoco nel quale il visitatore è anche spettato-
grande competenza il Vivaio ed il Museo: una tre re di una realtà vissuta nei primi momenti come
giorni organizzata presso la sede con il Maestro fantastica rappresentazione di una cultura

12 - Antonio Ricchiari -
“altra”.
Il Museo ideato da Costantino ha, per scopi e
contenuti, l’altezza morale e fantastica di una location as-
soluta e incorruttibile della mente e dello spirito. E’ un luo-
go mitico per l’esaltazione della natura. E’ curioso
osservare le reazioni del visitatore impreparato alla visio-
ne di questi piccoli capolavori.
E’ intrigante l’avvicinarsi ed il penetrare una cultu-
ra che non ci appartiene ma che ci attrae fortemente e di
cui possiamo essere a buon diritto fruitori. Il Museo è luo-
go violabile in tutta la sua sacralità dove si celebra pe-
rennemente la liturgia del bonsai.
C’è chi, al cospetto di un bonsai, lo interpreta co-
me un sogno, come qualcosa che porta in un’altra di-
mensione, o che comunque ci racconta qualcosa della
natura, in modo originale e talvolta spiazzante. E tutto
questo Franchi lo aveva sperimentato ed attuato quando
il bonsai non apparteneva ai fenomeni modaioli dell’occi-
dente frivolo e superficiale
Il Museo è la dimensione di un Uomo che ha volu-
to dedicare la propria dedizione alla Natura consacrando
la sua esistenza alla cura delle piante e dei bonsai. E di
questo gliene siamo riconoscenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Antonio Ricchiari - 13
COSTANTINO FRANCHI
il ricordo di un
AMICO

Q
uesta non è una Franchi, purtroppo
commemorazione, scomparso da poco tempo.
perché le commemo- La memoria è labile quando i
razioni sono sempre personaggi non sono più in vi-
un fatto sterile di circostanza, ta, ma è doveroso rendere
ma è il ricordo di un amico, di omaggio e fissare nel tempo
una persona onesta e retta ciò che Costantino ha fatto.
(razza tristemente in estinzio- Ed è molto.
ne) di uno dei personaggi che Franchi inizia la sua
hanno fatto il bonsai italiano carriera come vivaista per di-
e la sua storia, Costantino venire poi amante del bonsai.

- Antonio Ricchiari - 15
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Stiamo parlando di un periodo vazione soltanto per alcune spe- lizzate per bonsai ed in
che vedeva gli albori del bonsai cie, primo fa tutti l’olivo. quell’anno potè inaugurare a
e che era poco popolare. Un pe- Essenza tipica mediterranea giugno di quell’anno il Museo a
riodo pionieristico, insomma. che poi susciterà il profondo Pescia, che conta oggi oltre
Con una sensibilità ed interesse dei Maestri giappone- 350 esemplari di 240 specie.
una perspicacia da vero mana- si che ne stanno apprezzando La storia è costituita da
ger, Costantino ha investito e valorizzando le caratteristi- eventi e da uomini, anzi sono
moltissimo in questa sua attivi- che ed i pregi estetici. gli uomini che determinano gli
tà, creando nel tempo attorno Il suo sogno nel cas- eventi e si può tranquillamente
a sé uno staff di collaboratori setto era quello di creare una affermare che Costantino
ed esperti che hanno fatto poi collezione privata che riuscisse Franchi è stato uno dei perso-
del Centro il leader nella produ- ad esprimere lo spirito delle di- naggi del bonsai italiano che
zione in particolare di bonsai di verse scuole orientali unite al ha creduto con lungimiranza al
olivo e di molte altre specie au- meglio dell’allora giovane bonsai fin agli albori.
toctone. bonsaismo occidentale.
La genialità e la percezio- La curiosità per
ne di Franchi è stata quella l’Oriente lo ha portato nel
della specializzazione, di avere 1992 a raccogliere la collezio-
approfondito le tecniche di colti- ne più ricca di essenze uti- © RIPRODUZIONE RISERVATA

16 - Antonio Ricchiari -
TALENTIITALIANI
A
CONTRONTO

Paolo Licari - Talento Italiano 1998

Iniziai ad occuparmi di bonsai all'inizio del 1990. All'ora facevo


parte del bonsai club palermo.In quei tre anni ebbi l'opportunita
di lavorare (e precisamente nel 91-92-93 ) con Hotzumi Terakawa
in occasione di tre work shop di 3 ore ciascuno e dimostrazioni
del suo modo eccezionale nel mettere il filo e di impostare le
piante. Inizia da subito a raccogliere piante in natura, non scorde-
ro mai la prima una Tamarix, raccolta nel 90' e dopo un anno
scolpita e impostata a palchetti come fosse un ginepro. Nel 91 a
Palermo in occasione di una mostra annuale fu invitato il profes-
sor Giovanni Genotti, che quando vide la mia Tamarix la volle pre-
miare, non per l'impostazione (che era sbagliata) ma per la
lavorazione della legna morta. Nel 96 in occasione della mostra
drago verde (Messina) conobbi Gianni Picella, fondatore e all'ora
presidente dell'UBI. In mostra c'erano alcune mie piante fra la
quale un cipresso raccolto in natura e da me impostato a bunjin,
quando Gianni lo vide si informo di chi fosse quella pianta, e sapu-
to che ero io mi volle al talento italiano a Martina Franca nel 97.
Vinsi il talento italiano e terzo al talento europeo a Fermo nel 98.
Ora dopo tanti anni posso dire che la colpa della sconfitta fu
indubbiamente l'emozione, dopo di allora ho partecipato a molte
mostre regionali e nazionali, l'ultima "il grande sogno per un
bonsaista" il congresso mondiale del 2008, portando un carrubo
premiato con il premio Casinò Vallè. Dopo 18anni da bonsaista
autodidatta credo di poter esser abbastanza sodisfatto

- a cura di Antonio Morri - 17


Mario Segneri - Talento Italiano 2001
Nato a Frosinone si avvicina al bonsai nel 1993, senza pre-
tese o particolari ambizioni ne vive le applicazioni tecniche
e culturali con semplicità cercando riscontro e confronto in
rare occasioni. Nel 2001 partecipa alla selezione per il ta-
lento italiano UBI e acquisisce il titolo.
Nello stesso anno si aggiudica il premio nazionale per auto-
ri d’arte bonsai So-Saku Bonsai Award riconoscimento asse-
gnatogli dal giudice unico Hotsumi Terakawa-
Nel 2002 Rappresenta l’Associazione nazionale al congres-
so EBA di Rouen (Francia) classificandosi al 2° posto. Il
suo percorso continua negli anni collaborando in numerose
lavorazioni con Sandro Segneri.

Roberto Raspanti - Talento Italiano 2002


Dal 1997 frequenta regolarmente la scuola “Bonsai creativo Europe School” ottenendo
nel 2001 la qualifica di “istruttore di 3° livello”. Si interessa di realizzazioni di piccoli
spazi verdi, con riferimenti specifici circa il giardinaggio orientale, la realizzazione di
giardini acquatici e di laghetti per koi. Nov.97: 3° class. nel concorso “Bonsai Creativo”
svolto a Frosinone. Nov. 98: 3°class. nel concorso “bonsai creativo” svolto a Latina.
Set. 2000: cura la progettazione e la realizzazione dello spazio espositivo dell’associa-
zione “Pistoia Bonsai” alla Biennale del fiore di Pescia (medaglia d’oro come migliore
spazio espositivo presentato da amatori). Mag. 01: un allestimento bonsai dal titolo
“tra i rami soffiano venti antichi” vince il premio di” miglior Tokonoma” a Roma presso
l’Orto Botanico. Giu. 02: a S. Sofia (FO), vince la selezione nazionale “Talento italiano
2002”. Tale affermazione lo candida come il bonsaista rappresentante l’Italia nel
Concorso “Talento Europeo 2003” che si svolgerà a Maggio nella Repubblica Ceca,
nell’ambito del congresso Europeo del Bonsai (EBA). Set. 02: cura la progettazione e la
realizzazione dello spazio espositivo del “Coordinamento dei Bonsai Clubs della Tosca-
na” alla Biennale del fiore di Pescia ( medaglia d’oro come migliore spazio espositivo
presentato da amatori). Ott. 02: viene invitato in qualità di dimostratore alla manifesta-
zione bonsai So-Saku tenutasi a Roma. Diversi articoli vengono pubblicati su bonsaita-
lia. Numerosi articoli sono stati pubblicati in internet e all’interno del “Notiziario del
coordinamento bonsai clubs della Toscana”. Apr. 03: in occasione del Congresso Nazio-
nale UBI, tenutosi a Fermo, vince il premio IBS per il bonsai. Mag. 03: in occasione
della mostra del Coordinamento Bonsai Club della Toscana, svoltasi a Pisa una sua
pianta vince il premio “Miglior Bonsai”. La stessa pianta si aggiudica inoltre il premio
“Memorial Elio Boni” , quale miglior pianta autoctona presente in mostra. Giu. 03: in
occasione del congresso EBA tenutosi a Jihlava (Repubblica Ceca) risulta il vincitore del
concorso “new talent contest”, il più ambito premio per i giovani bonsaisti emergenti, al
quale partecipano i rappresentanti di tutte le associazioni nazionali europee. Set. 03:
entra a far parte del Collegio Nazionale I.B.S. Ott. 03: viene invitato quale dimostratore
alla seconda edizione della mostra So-Saku tenutasi a Roma. Dic. 03: riceve l’attestato
di “Arte e Mestiere” presso la Bonsai Creativo Europe School. Mag. 04: con la lavorazio-
ne di un cipresso si aggiudica il prestigioso trofeo “Arcobonsai” riservato agli istruttori.
Mag. 05: dimostratore Congresso EBA Arco di Trento. Ott. 05: Menzione di merito So-Sa-
ku Roma (buxus). Ott. 06: vincitore trofeo So-Saku Demo Award Roma (cupressus). No-
v. 06: premio presidente UBI Napoli (cupressus). Feb. 07: menzione di merito
Congresso UBI Fermo (cupressus). Set. 07: Giudice unico mostra bonsai centro italia Fo-
ligno - giudice unico per il bonsai 10° coordinamento Emilia Romagna e S. Marino (Ce-
sena). Set. 08: Espositore e dimostratore BCI-IBS Congress St. Vincent (Olea oleaster &
demo cupressus). Set. 09: menzione di merito per il bonsai categoria istruttori Giareda
R. Emilia (pinus silvestris). Set. 09: secondo classificato demo istruttori a confronto Gia-
reda R. Emilia (juniperus sabina)
Matteo Caldiero - Talento Italiano 2003
Istruttore B.C.A.S. (bonsai Creativo Accademy School)
Si avvicina al Bonsai quasi per gioco nel lontano 1994.
Incuriosito da quest’arte orientale il semplice interesse si trasforma in
profonda passione.
Ciò lo induce , allo scopo di affinare le proprie conoscenze, ad
approfondire le tematiche e gli aspetti tecnico - didattici della materia
frequentando nel contempo corsi e seminari con maestri orientali e
Istruttori Italiani. Ha tenuto dimostrazioni in molte manifestazioni
Italiane ed Europee sia singolarmente che in collaborazione con la
“Bonsai Creativo Accademy School” . Nell’anno 2003 vince il concorso
per il talento italiano UBI. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in
mostre italiane ed europee. Attualmente risiede a Formia (Lt), dove
riceve i suoi allievi, vive e coltiva la sua passione.
Palmares:
1999. Roma Orto Botanico: Premio del Dipartimento di botanica
Università la Sapienza di Roma “Miglior Bonsai esposto” – Mostra di
Primavera;
2003 – Fermo (Ap): Vincitore del concorso Talento Italiano U.B.I. (Unione
Bonsaisti Italiani)
2006 Napoli: Kokoro – no Bonsai Ten Premio I.B.S. (collegio Istruttori
Bonsai & Suiseki) per il Miglior Bonsai esposto;
2007 – Fermo (Ap): Mostra Nazionale Unione Bonsaisti Italiani:
Menzione di Merito 2007;
2007 - Roma - Orto Botanico: Premio del Dipartimento di botanica
Università la Sapienza di Roma “Miglior Bonsai esposto” – Mostra di
Primavera.
2007 – Roma: Sosaku Bonsai International Exibition: Certificato di
merito II classificato ex equo;
2007 – Gent (Belgio): Certrè Europe Award miglior abbinamento pianta
– vaso.

Francesco Santini - Talento Italiano 2004


Si avvicina al mondo del bonsai alla fine degli anni ‘80
grazie a suo padre, Santini Renzo. Dopo aver frequentato
diversi seminari e workshop, nel 2001 inizia il suo percorso
didattico nella “Bonsai Creativo School” di Sandro Segneri.
Nel 2004 vince il concorso “Nuovo Talento Italiano”.
I suoi bonsai sono pubblicati nei cataloghi UBI “Miglior
Bonsai e Suiseki” del 2004, 2005, 2006, 2007 e 2009.
Al congresso UBI 2009 cura la dimostrazione per conto
della “Bonsai Creativo School”.
Dal 2007 cura la collezione privata di Gianfranco Giorgi,
uno dei padri fondatori del bonsaismo in Italia.
Dal 2009 collabora alla creazione e al mantenimento degli
esemplari del Museo “Costantino Franchi” e dell’azienda
“Nara Franchi” di Pescia (LU).
È istruttore della “Bonsai Creativo School” dove svolge
attività didattica di base e avanzata.
Dal 2009 è istruttore IBS.
Marcelo Michelotti - Talento Italiano 2005
Mi chiamo Michelotti Marcelo, vengo dall'Argentina e mi tro-
vo in Italia dal 1983. La mia passione per i bonsai nacque
circa sette anni fa, dopo che visitai una mostra organizzata
da un vivaio situato vicino a Collodi in provincia di Pistoia. Ri-
masi affascinato da queste piante, dal loro movimento nello
spazio e capii che ogni bonsai è una vera e propria opera
d'arte vivente.Fu così che cominciai a leggere libri e riviste
del settore e iniziai a lavorare anche qualche pianta ma non
ero soddisfatto del risultato; in seguito ho avuto la fortuna
di conoscere il "gruppo di bonsaisti medio Valdarno". Sono
entrato a far parte del club e così ha avuto inizio la mia
avventura. Successivamente, entrai a far parte della Bonsai
Creativo School nel 2002, e devo dire che qui ho veramente
capito che fare bonsai è un'arte. Grazie all'insegnamento di
Sandro Segneri ho avuto grandi soddisfazioni nel mondo
bonsai.
1° classificato talento toscano nel 2004 - 1° classificato ta-
lento italiano nel 2005 - 2° classificato eba new talent
contest 2006 (talento europeo Polonia)- premio "miglior alle-
stimento" mostra Napoli 2006 - diplomato istruttore della
"Bonsai Creativo School" nel 2005 - allievo dell'accademia
"European Bonsai School" - Assistente di Sandro Segneri al
congresso UBI 2006, ad Alberobello; in altre numerose occa-
sioni, ho dimostrato insieme a Francesco Santini, come ad
esempio al congresso UBI 2009 a Salerno per conto della
"Bonsai Creativo School".

Alfredo Salaccione - Talento Italiano 2006


Ho incontrato il mio primo bonsai, nel negozio di Elio Piccin
a Milano, all’età di 13 anni. Successivamente ho iniziato a
leggere tutto ciò che riguardava l’argomento, e per alcuni
anni ho continuato il mio percorso da autodidatta fino al
1999, quando ho conosciuto Salvatore Liporace. Dopo un
periodo di perfezionamento sotto la guida di Donato Danisi
e Patrizia Cappellaro, ho cominciato il mio apprendistato
presso lo Studio Botanico. Per quasi tre anni ho lavorato
quotidianamente a fianco di Salvatore, contribuendo attiva-
mente alla cura, alla ristrutturazione e alla realizzazione di
moltissimi bonsai. Nel 2005 inizio a collaborare con la
OltreilVerde, centro bonsai di Cernusco sul Naviglio. Nel
settembre dello stesso anno comincio ad occuparmi delle le-
zioni per il bonsaiclub Amici del Verde. Nel 2006 ho vinto il
concorso per il talento italiano. Nel gennaio dello stesso
anno realizzo il mio sito web dedicato al bonsai: www.bonsai-
lab.it in cui racconto la mia attività ed i miei lavori. Dal 2007
mi occupo dell’organizzazione della OltreilVerde Bonsai
Competition. Nel 2009 sono stato accettato nel collegio na-
zionale IBS. In questi anni ho presentato e preparato di-
verse piante per mostre nazionali ed internazionali,
ricevendo diversi riconoscimenti. Sono stato inoltre invitato
per dimostrazioni sia in Italia che in diversi paesi europei.
Continuo questo percorso insieme a tutte le persone che
incontrerò
Ivo Saporiti - Talento Italiano 2007
Nato nel 1972, si avvicina al mondo del bonsai all’età di 20
anni circa. Prosegue per lungo periodo il proprio cammino
come autodidatta, documentandosi su libri e riviste e pre-
senziando alle mostre e lavorazioni sul territorio locale.
Nel 2004, conosce Enrico Savini e Stefano Frisoni (istruttori
IBS) fondatori della scuola bonsai Progetto Futuro, al quale
si affida per mettere a fino le proprie conoscenze nel campo
del bonsai e per imparare le tecniche moderne di lavorazio-
ne e modellatura.
Tra il 2004 ed il 2005, collabora con la scuola bonsai Pro-
getto Futuro, alla realizzazione di alcuni filmati didattici
sulla lavorazione del bonsai. Nel 2005, apre una sede della
scuola Progetto Futuro in Lombardia dove offre insegna-
menti ed organizza corsi bonsai. Dal 2006 ad oggi, tiene
work shop ed incontri didattici in Italia ed all’estero. Numero-
se anche le lavorazioni svolte in pubblico. Nel 2007, vince il
premio Talento Italiano 2007, durante il concorso orga-
nizzato al XI congresso UBI. Aprile 2008 partecipa al
concorso New Talent Contest EBA e guadagna il titolo di
Nuovo Talento Europeo 2008. Maggio 2008 viene nominato
Consigliere UBI. Settembre 2008, diventa Istruttore IBS.

Gianfranco Rossi - Talento Italiano 2008


Giovane artista bonsaista nasce a Milano nel 1977, diplomatosi come
perito agrario, si avvicina al bonsai all’età di 14 anni con Salvatore Lipo-
race presso lo Studio Botanico. L’incontro con queste opere della natu-
ra fa scaturire subito in lui una grande emozione e nel 1996 consegue
un riconoscimento dall’Università del Bonsai di Crespi sotto la supervi-
sione del maestro Noburo Kaneko, partecipando inoltre a workshop
con diversi maestri internazionali e giapponesi. Nel 2005 incontra Enri-
co Savini e la scuola Progetto Futuro, qui ha la possibilità di affinare la
propria tecnica, interpretando e lavorando periodicamente su bonsai di
altissimo livello provenienti dei maggiori collezionisti e professionisti del
settore. Nell’ottobre 2007 si aggiudica la DEMO AWARD (concorso per
dimostratori alla So Saku Award di Roma giudice unico Marc Noe-
landers). Nel 2008 gli viene assegnato il titolo di TALENTO ITALIANO ad
Arco (Tn) in occasione del XIII Congresso UBI dove è anche espositore.
Inizia a tenere numerosi work shop, dimostrazioni e incontri didattici in
vari club, numerose le lavorazioni svolte in pubblico in Italia e all’estero,
inoltre cura e stilizza esemplari di collezionisti. Nel 2009 rappresenta
l’Italia in occasione del XXV anniversario del Congresso dell’ EBA tenuto-
si a Lorca in Spagna, aggiudicandosi il titolo di NEW EUROPEAN TALENT
2009. Sempre nel 2009 gli viene conferito il prestigioso riconosci-
mento all’albo degli Istruttori del Bonsai e del Suiseki dal Collegio Nazio-
nale IBS. Attualmente risiede a Cattolica (RN) dove ama lavorare bonsai
di qualsiasi genere e stadio, qui ha creato “SPAZIO BONSAI” luogo
d’insegnamento dell’arte bonsai dove far confluire interpretazione e
mezzi espressivi libero da concetti predefiniti ma al tempo stesso custo-
de di creatività artistica. Il privilegio dell’incontro con la natura non è so-
lo per pochi prediletti. L’arte come epressione di comunione dell’uomo
con la natura è una ricchezza dell’individuo e un patrimonio della
collettività da ritrovare, coltivare e tutelare.
>> Bonsai-do: pratica e sapere

CIOOSEN: la sfida
Dopo il primo incontro tre anni prima in Italia, l’anno do-
po in Giappone e lo stesso anno in Lussemburgo, ho fi-
nalmente la fortuita occasione di lavorare per la prima
volta con il mio futuro maestro, in Svizzera nel maggio
1993. L’esperienza della “prima volta” fu terribile e stu-
pefacente allo stesso tempo, incredibile, un vero pila-
stro della mia vita e dell’insegnamento nella tradizione
giapponese. Alla fine il maestro disse solo una parola:
Cioosen, la sfida.

Foto Angelo Attini


P
er comprendere l’esperienza che ho ricordato, 2. Logo di Giuseppe Attini derivato dal
che segna anche la base per l’inizio dell’episto- bonsai “La Sfida” simbolo della Fuji
lario col maestro e l’inizio degli studi con lui, vi Kyookai Bonsai scuola d’avanguardia
riepilogo il racconto per sommi capi.
Il primo Maggio 1993 il mio amico Pius Notter organizza 6. Lo studio dei controvena nello shari…
un seminario col Maestro a casa sua, a Boswil in Svizze-
ra, con persone provenienti ognuna da uno stato euro-
peo. Come italiano partecipavo evidentemente io. Con 8. ...il dono...
la mia prof. di giapponese, Sawa, e Maria Teresa inizia-
mo l’avventura di questo giorno mitico. La saletta è un
po’ piccolina e i seminaristi molto seri e composti. Si ini- 9. ...solo nello stanzino...
zia a lavorare: il Maestro chiede le idee dei partecipanti
su ogni bonsai. L’unico folle dei cinque seminaristi ad
aver portato una pianta importante ero io, gli altri, sotto 10. ...ad opera compiuta...
consiglio degli organizzatori, avevano portato piantine
semplici e veloci.
Questo seminario infatti non era in programma, 11. La dedica “CIOOSEN” sulla fascia del
perché il Maestro era lì per una vacanza dopo il congres- kimono
so europeo in Lussemburgo; del resto si sa che Kimura
sensei nei seminari non interviene sulle piante, e tanto
meno fa scultura. 12. "La sfida" appena tornata a casa.
Con il mio Ginepro che era evidentemente da
scolpire, esulavo dal programma, e già questo causava
malumori. Ad un certo punto, dopo interventi minimi, il
sereno Maestro in vacanza mi dice di passare alla le-
gatura dei rami. Ora questo voleva dire non scolpire,
cioè non fare quello per cui avevo sperato e lavorato
tanto… protesto e chiedo di intervenire sul legno; il Mae-
stro mi spiega in tutta pacatezza, come un saggio taoi-
sta, che la scultura con utensili elettrici non è una cosa
che si fa nei seminari, e, comunque, è una cosa difficilis-
sima da realizzare bene. Non contento, un po’ deluso e
un po’ incosciente, prendo la fresa in mano ed inizio a
scolpire.
D’un tratto, come se un pianeta maligno lo aves-
se acceso d’ira, col volto tramutato in una maschera da
demone del teatro NO, mi lancia un’occhiata fulminante
e mi dice: “No! La fresa fresa e cercar di scolpire il mio disperato, tento il tutto per
disturba gli altri!”. La mia pure pungente bonsai. tutto.
impensabile, inaccettabile Ogni tanto il Maestro Del tutto casualmente
disubbidienza ed impertinenza apre la porta, mi guarda ogni mi ero portato un regalino per il
lo aveva alterato e la cosa si sta- volta con una maschera di- Maestro da donargli a fine lavo-
va mettendo male… senza in versa, tra furia e ferocia, ro in ringraziamento, non tanto
realtà decidere il tutto per sguardi crucciati e truci, gesti del seminario, quanto della sua
tutto, disperato e fors’anche d’ira e scatti di violenza, opera d’artista d’avanguardia
piangente, insisto nel mio sempre sbattendo la porta, ri- bonsai con il quale mi sarebbe
imperdonabile atteggiamento, chiudendomi nello stanzino, so- piaciuto avere un confronto
e, su consiglio dell’amico Pius, lo con il mio bonsai e le mie culturale. Allora come oggi ho
vado nello stanzino buio infrante speranze. Ormai il una tale ammirazione per il
accanto e continuo ad usare la tempo passava irrefrenabile, Maestro, come uomo e artista,

24 - Massimo Bandera -
forse perché nelle montagne in puta di egittologia, si tra- troppo complessa: alternanza
cui vivo abbondano forme con sforma, sconvolto e stupefatto tra piccolo e grande, tra dentro
componenti scultoree …lo stu- come un bambino, corre per la e fuori. I vecchi rami che
dio dei controvena nello shari… stanza a passo svelto gridando scendono dalla chioma se-
in Larici, Pini e Ginepri, che rive- ai suoi assistenti giapponesi di guendo le curve del tronco, e le
do nella sua opera, una grande questo meraviglioso dono che pieghe a spacco che non
bellezza naturale. gli avevano fatto! danneggiano i rami, almeno
Decido quindi di dargli il Attivato e acceso, come nelle sue mani, così come la
dono lì, in mezzo a tutti, a metà vero artista può fare, si compli- puntura d’un’ape non fa nulla.
seminario, nel tumulto e nel ma- menta, scolpisce, insegna. Ed ancora trasporti di vene e ta-
rasma generale, sperando che Oltre a fresare personalmente gli contro vena davvero inimma-
almeno questo importante do- e spiegare cose incredibili, prati- ginabili.
no lo smuovesse. Sawa inco- camente trasforma il seminario Il Maestro era molto
mincia a tradurre, un po’ in una dimostrazione collettiva. creativo ed eccitatissimo, ecco
divertita, un po’ esterefatta, Ricordo il fotografo che si lancia- perché ha creato un capolavo-
mentre il Maestro si mette va da una parte all’altra della ro, cosa che raramente ha fatto
sull’attenti e accende la siga- sala, come appeso a liane, per nelle dimostrazioni.
retta come fa di solito quando ri- fare fotografie e godersi lo A fine lavoro mi dona
ceve doni. spettacolo. Gli altri seminaristi, delle fotografie del suo più bel
L’importante regalo che intanto, tramavano la mia bonsai, “il dragone”, che aveva
mi ero portato consisteva in un morte per digiuno a vita! portato come dono a Felipe
bracciale egizio del Medio Re- In quella dimostrazione Gonzales, allora presidente
gno, in Faience, antico di oltre il Maestro spiegò molte tecni- della Spagna e suo importante
tremila anni. che, dall’importanza della cliente, e mi fa una dedica
Non appena Kimura alternanza nella scultura tra sulla cintura del Kimono: CIOO-
sensei comprende la rarità del parti semplici e parti comples- SEN, la sfida.
dono, appassionato a mia insa- se per non creare una figura Ho chiamato questo

- Massimo Bandera - 25
bonsai “La sfida”, da cui deriva esposto in sala con altri doni di Kimura sensei è appassionato
il logo, opera di Giuseppe Attini, amici. La sfida è come due fa- di caccia e pesca, soprattutto
della mia scuola, la Fuji Kyoo- mosi pionieri velisti, Kenichi Ho- di pesca d’altura: quando si
kai Bonsai, e quando al crepu- rie che va e diventa la prima concede un po’ di tempo fuori
scolo vedo le pieghe di quel persona ad attraversare a vela dal bonsai va con un gruppo
tronco scolpito, oltre al ricordo l’Oceano Pacifico nel 1962, d’amici a pesca nell’Oceano.
di quel memorabile giorno, mi vince, e diventa un eroe, e Per Lui Kenichi Horie è un eroe.
vengono in mente i lavori su l'altro, Naoki Uemura, tenta la
marmo del divino Michelange- stessa impresa ma fallisce e © RIPRODUZIONE RISERVATA
lo. muore". Non deve stupire se il
In una sua lettera del di- maestro cita due persone impe-
cembre dello stesso anno il gnate nella “navigazione estre-
Maestro mi dirà: “Il gioiello è ma”, forse non tutti sanno che

26 - Massimo Bandera -
>> Mostre ed Eventi

sotto il

andando verso la
CIE L O d'inverno

primavera

P
arte della mia giovane storia bonsaistica
inizia proprio da qui….11 anni fa! Quando
nel 1999 l’azienda Franchi organizzò una
manifestazione con ospite d’onore Kunio
Kobayashi, io c’ero! Ero tra quel gruppo che parte-
ciparono al laboratorio, che seguì la dimostrazio-
ne, attratto e affascinato da quel maestro venuto
da così lontano.
Mi ricordo tutto di quei giorni: la faccia del
maestro, i suoi consigli, le foto e la stretta di ma-
no. E quell’attestato di partecipazione è ancora lì,
incorniciato e appeso al muro di casa mia! Era giu-
sto il periodo in cui il mio fervore di imparare a fa-
re bonsai era alle stelle e ricordo quell’incontro
con grande piacere e un pizzico di nostalgia. Co-
stantino Franchi ci aveva abituati a manifestazioni
con nomi altisonanti e i bonsaisti non facevano
mancare la loro presenza ad avvenimenti del gene-
re.
Che si voglia o no questo è un luogo storico
del bonsai italiano. Venti anni fa, tutti gli appassio-
nati passavano da queste serre. Un vero punto
d’incontro…un crocevia di bonsaisti alla ricerca di
informazioni e qualche nuova pianta da mettere in
collezione.
Anche il mio babbo ci veniva spesso e io
ero sempre con lui. Mi ricordo di quando fu inaugu-
rata la collezione Paccagnella, quando c’erano le
dimostrazioni di Lorenzo Agnoletti, Edoardo
Scardo, Carlo Bazzali, e tantissimi altri. Le mura di
questo centro bonsai hanno significato tanto per
me… e credo per molti bonsaisti.
Da allora, per motivi conosciuti, c’è stato
un lungo periodo di silenzio. Una pausa comprensi-
bile durata fino all’avvicendamento di Nara
Franchi a capo dell’azienda di famiglia.
Questo cambiamento ha dato nuova vita

28 - Francesco Santini -
ed entusiasmo: l’obiettivo di Nara è preciso, da- chiede un grande lavoro, a volte molto radicale.
re continuità a un lavoro già intrapreso dal pa- Ed è qui che appare la forza di questa
dre, ma mettendoci le proprie idee, la propria realtà. Parlare di azienda è corretto solo sotto il
personalità, il proprio impegno! punto di vista commerciale. La percezione che si
Quando Nara mi mise al corrente della vo- ha nel lavorare qui non è quella di un’azienda
lontà di organizzare una manifestazione con ospi- ma di una grande famiglia. È questa l’impronta
te un grande maestro giapponese, rimasi che la famiglia Franchi ha dato a questa realtà.
veramente colpito. “Finalmente!” pensai.... si! Avete presente quando tutta la famiglia è
perché in un attimo mi vennero in mente le emo- coinvolta nell’organizzazione del pranzo di Nata-
zioni vissute qui… e l’idea di organizzare qualco- le? Tutti hanno dei compiti, tutti con la voglia e la
sa che potesse regalare una simile spinta partecipazione necessaria, tutti con la volontà di
emotiva nei giovani appassionati mi piaceva da fare le cose al meglio e di accogliere gli ospiti
matti. nel miglior modo possibile.
Ecco perché questa voglia di “ricomincia- Ecco! Dal mio punto di vista abbiamo
re” è stata accolta con tutto il mio entusiasmo. Il organizzato questa manifestazione con questa
lavoro da fare è tantissimo. Mettere in piedi una ottica, con questo stile… in un ambiente così la-
manifestazione di questo livello dopo tanti anni ri- vorare è più facile, più bello. Grazie anche alla
>> Mostre ed Eventi

32 - Francesco Santini -
preziosa collaborazione di Lorenzo Agnoletti è Ripenso a un momento particolare vissu-
stato fatto un lavoro veramente splendido a co- to in questi giorni: alla fine delle dimostrazioni,
minciare dal programma: Il maestro Suzuki, una quando l’affluenza del pubblico era al massimo,
mostra di bonsai e di scroll, conferenze, dimostra- ho sentito la voglia di allontanarmi un attimo; so-
zioni, workshop. Gli ingredienti ci sono tutti! no salito al museo, quello che considero quasi
La fatidica data si avvicina. I giorni stringo- una seconda casa. Da solo mi sono affacciato
no e come sempre ci sembra che non sia tutto alla finestra e mi sono messo a osservare quel
pronto, invece tutto fila liscio. Il museo, la sala piazzale pieno di gente. Vedo quel brulichio di
conferenze, le aree per le varie attività prendono persone, chi parla, chi osserva i bonsai, chi esce
forma. Tutto è in ordine….tutto è pronto! dalla mostra…è come se il tempo non fosse pas-
Entusiasmo! Questo è lo stato d’animo sato, è come se 11 anni fossero volati via in un
con cui io, ma credo tutti i membri dell’azienda, attimo. C’e’ stato un momento che mi è
hanno vissuto questi giorni della manifestazione. sembrato di vedere il mio babbo lì su quel piazza-
Man mano che la gente cominciava ad le, a parlare di bonsai con tutti gli altri! Mi sono
arrivare la preoccupazione era quella di metterla commosso!
a proprio agio, e come sempre le cose più attese Dal mio punto di vista questa manifesta-
scivolano via con una velocità impressionante. zione aveva un significato ben preciso: doveva es-
Come per i viaggi... appena partiti, ci scopriamo sere un giusto tributo alla figura di Costantino
già di ritorno. Sembra di non averla nemmeno vis- Franchi per quello che ha fatto per il bonsai in Ita-
suta da quanto è stata veloce! lia, ma soprattutto un caloroso benvenuto a
Solo a mente fredda ci si può finalmente Nara, che chi ha avuto la fortuna di conoscere vi
fermare a pensare a quello che è stato. Penso a ha riconosciuto la degna erede di suo padre!
quante persone ho salutato, alle strette di ma- A lei va tutto il mio ringraziamento, il mio
no, penso ai molti partecipanti alla mostra, ai la- benvenuto in questo pazzo mondo del bonsai
boratori alle demo, penso all’emozione di con la convinzione che il suo impegno e la sua
lavorare fianco a fianco a un maestro del calibro impronta non potrà che giovare a tutti noi “ma-
di Suzuki. lati” di bonsai!
La cronaca della manifestazione ha poco È giunto il momento di non guardare più
senso... quello che è stato importante è aver vi- al passato con nostalgia. Il presente è già una
sto tanta gente sorridente e soddisfatta; i tanti bella conferma. Non resta che guardare al futuro!
complimenti che ci sono giunti hanno ripagato © RIPRODUZIONE RISERVATA
ampiamente tutto il lavoro fatto, che vi assicuro
è stato tanto!
>> Mostre ed Eventi

YON SHUN-TEN
- Nicola Crivelli - 35
N
ella fine di settimana dal 19 al 21
marzo si è svolta a Landsberg am Le-
ch, in Germania, la 4a edizione della
YON SHUN-TEN, mostra internazionale
di primavera. Sono stato invitato a fare due dimo-
strazioni durante la manifestazione.
Gli altri dimostratori erano, dal Giappone,
Hirotoshi Saitho, dimostratore ufficiale della
Nippon Bonsai Association. Inc., dalla Svizzera
Hartmut Münchenbach ed io, Falko Hamann,
Udo Fischer, Carmen Ganzenüller dalla Germa-
nia.
C’era anche un’esposizione di ikebana,
realizzati dalla signora Ingrid Eichinger, della
scuola Ikenobo.
La mostra è stata allestita in una splendi-
da cornice, lo Stadtmuseum, (http://www.mu-
seum-landsberg.de)
I bonsai sono stati esposti tra antiche
statue che rappresentavano angeli, madonne e
santi: un’atmosfera molto wabi sabi.
L’allestimento della mostra è stato curato
da Udo Fisher; la prima sala conteneva sette to-
konoma con luce interna, dove i bonsai ri-
saltavano al meglio.
La mostra, nell’insieme, è stata curata in
ogni minimo dettaglio, con alternanza di conifere
e latifoglie, piante grosse, chuhin e shohin. Non
mancavano le essenze da fiore, uno stupendo
chojubai del signor Lehner, una camelia, un cory-
lopsis ed altre essenze da fiore.
La giuria era composta da Hirotoshi Sai-
tho, Harald Lehner e da me. Molte le piante meri-
tevoli, ed io ho preparato la mia lista
(naturalmente non avevo votato le mie piante)
ed è stata una vera sorpresa, quando sabato se-
ra durante la premiazione, il mio abete si è aggiu-
dicato il primo premio. Sembra che sia molto

36 - Nicola Crivelli -
- Nicola Crivelli - 37
piaciuto al Maestro Hirotoshi stanza ramificato ed ha
Saitho; il secondo premio è richiesto più tempo ed una la-
andato ad un abete di Udo Fi- vorazione più dettagliata. La
scher, il terzo ad un larice di ceppaia era molto vecchia, ed
Karin Wittich. Per quanto ri- aveva perso la sua forma origi-
guarda i suiseki il primo pre- naria, il lavoro è stato quasi
mio è stato aggiudicato a tutto di potatura, per ridargli i
Holger Göbel, il secondo al dr. vuoti ed i pieni oramai
Michal Sebo e il terzo a Lise- scomparsi.
lotte Weller. Tra una cosa e l’altra
Le dimostrazioni, di tre sono riuscito anche a far una
ore l’una, sono state tutte visita alla magnifica casa del
molto interessanti, peccato the realizzata dai signori
per la lingua, io non parlo il te- Lehner nel loro giardino.
desco. Un sentito ringrazia-
Sabato mattina ho lavo- mento alla famiglia Lehner ed
rato due shohin di itoigawa, il suo staff, per l’accoglienza e
mentre domenica mattina una l’organizzazione: tutto era
ceppaia di taglia chuhin di ezo- perfetto ed è filato liscio senza
matsu. intoppi.
Sugli shohin si trattava
di dare una prima impostazio-
ne, il primo materiale era abba- © RIPRODUZIONE RISERVATA
40 - Gun Kyoosuke -
- Gun Kyoosuke - 41
>> Dalle pagine di Bonsai&News

42 - Gun Kyoosuke -
- Gun Kyoosuke - 43
>> In libreria

GIARDINI GIAPPONESI
recensione a cura di Antonio Ricchiari

H
o letto, come si suol dire, tutto d’un fiato il lavoro pubblicato
da Gian Luigi Enny. Un testo sintetico ma ben articolato e
strutturato che offre al lettore un panorama completo sui
giardini giapponesi: argomento molto attuale che interessa
ed affascina una vasta platea di lettori e non solo gli appassionati di
orientalismo.
I testi sono redatti da Enny con efficace stile giornalistico e
chiara didattica e accompagnano il lettore lungo un percorso completo
che inizia dai concetti filosofici che si celano dietro i giardini orientali
per passare ad una fase pratica che illustra tutti gli elementi
necessaria alla costruzione del giardino.
Progetti pratici arricchiscono i contenuti del lavoro di Gian Luigi
e dimostrano l’elevata preparazione dell’Autore. Ho molto apprezzato
le numerosissime foto che corredano il libro. E’ un testo che non può
mancare nelle nostre biblioteche e in quelle di tutti gli appassionati
non solo di bonsai e suiseki, ma di tutto quello che attiene all’Oriente.
Complimenti Gian Luigi e devo sottolineare il fatto che
devolverai i tuoi diritti d’autore: questo è un valore aggiunto che ti fa
molto onore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

44 - Antonio Ricchiari -
Bonsai 'cult' <<

Bonsai o
Penjing?

C
hi si è avvicinato al bonsai negli anni del penjing erano molto antiche e che i giappone-
settanta (e non solo, anche dopo) si è si avevano tratto ispirazione per il bonsai da que-
fatta l'idea che la coltivazione di queste sto aspetto della cultura cinese e che, come
piante avesse una origine esclusiva- avevano fatto in molti altri casi, l'avevano assimi-
mente giapponese. Si sentiva parlare poco della lata e poco per volta inglobata. Per ultimo che il
Cina e se ne sapeva ancora meno. In quegli anni penjinq era ancora ben vivo nella Cina odierna,
la Cina era chiusa all'Occidente e non si poteva anche se molto in sordina e poco conosciuto.
conoscere granché sulla sua eventuale cultura All'inizio degli anni ottanta la Cina mise
bonsai. sul mercato i primi penjing, presentandoli in va-
La forma del bonsai era quella cui princi- rie esposizioni, come Le Floralies di Gand in
palmente si ispirava chiunque si occupasse della Belgio, la Chelsea Show di Londra ed anche in
coltivazione di alberi in miniatura: soprattutto Germania. Alcuni rifiutarono nettamente la produ-
l'America e più tardi l'Inghilterra l'avevano resa co- zione cinese, altri ne furono affascinati: il ri-
me un preciso riferimento estetico. Negli Stati Uni- sultato fu una discreta confusione. Ciò che
ti, già prima del secondo conflitto mondiale, comunque diede ai cinesi una presa sicura in
vivevano dei giapponesi naturalizzati che si occu- Occidente furono le numerose varietà di alberi
pavano di bonsai e questi alla fine delle ostilità di- provenienti da regioni tropicali o sub-tropicali.
ventarono i primi maestri e depositari della Le opinioni, ancora più che per il bonsai
cultura e della tecnica, come l'avevano appresa giapponese, restano divise. Per molte persone le
in Giappone. Basti pensare a questo riguardo forme del penjing restano estranee; altri conside-
all'Associazione Bonsai della California ed al rano poco impegnativa questa arte cinese così
grande John Joshio Naka. poco convenzionale. Questa decisa ripulsa o il po-
Il primo libro ricco di immagini della famo- co interesse per il penjing sono legati, secondo
sa collezione di Wu Yee-Sun di Hong Kong. Fece me, al tipo di informazione avuta: se ci si
scoprire così tutto un nuovo mondo sul penjing, accontenta di formarsi un opinione su quanto si
come lo chiamano i cinesi. Spesso rifiutato, e a vede in certi vivai è impossibile capirne l'essenza.
noi, aveva tuttavia qualcosa di piuttosto inconsue- Cominciamo dalla Cina, dove vi è una anti-
to, ma anche di "artistico". Il libro di Wu Yee-Sun ca tradizione di giardinaggio, che tuttavia,contra-
ci fece comprendere alcune cose: che le origini riamente a quella giapponese, è decisamente
poco conosciuta. Se un giardino non lo si sa

- Antonio Ricchiari - 45
>> Bonsai 'cult'
“leggere", non se ne può comprendere il signifi- suoi occhi, in questo caso l’albero, e che la visio-
cato e se ne vede magari solo l'aspetto grottesco ne deve risolversi in una sensazione di piacere.
o bizzarro. L’assenza di questa sensazione porta all’indiffe-
Credo che il penjing tragga le sue radici renza, se non ad un disagio e ad una repulsione
proprio nell'arte dei giardini e poi di qui ne è evo- vera e propria. Il senso di rapporti piacevoli è il
luto: quanto più imparo sui giardini cinesi, tanto senso del bello; l’opposto è il senso del brutto. Il
meglio comprendo il penjing. senso della bellezza è un fenomeno assai
La Cina ancora oggi ha dei paesaggi fluttuante che, nel corso della storia, si manife-
montagnosi stupendi: incredibilmente selvaggi e sta in maniere molto incerte e spesso molto
bizzarri, ripetutamente celebrati dagli artisti sconcertanti.
nelle loro pitture, poesie e canzoni. Sono una La maggiore o minore diffusione del pen-
parte essenziale di ciò che i cinesi chiamano jing rispetto al bonsai deriva da diversi fattori. Co-
"bellezza". Anche il Taoismo ha contribuito a far me per le forme d’arte o le correnti artistiche va
sentire questa coscienza di unità con la natura. fatta un’analisi accurata che coinvolge il periodo
La differenza tra i bonsai ed i pen-jing si storico, le aggettivazioni sociali, culturali ed etni-
può spiegare facilmente attraverso la diversità che. Un’arte non ha maggiore o minore successo
della natura e del carattere dei due popoli. Il pae- perché è più o meno bella o esteticamente
saggio cinese presenta: violenti contrasti di zone coinvolgente. La diffusione del penjing è stata
montagnose e pianure, e rivela le ampie escursio- innanzitutto limitata poiché la nazione cinese ha
ni termiche di un clima continentale. La popola- avuto nei secoli delle chiusure ermetiche dal
zione è lieta e spensierata, amante dei colori e punto di vista geopolitico, culturale ed artistico.
delle novità. Il Giappone è un caos di montagne La Cina non ha mai avuto alcun interesse
vulcaniche, un isola con un assortimento di ad esportare oltre i propri confini tutto ciò che
piante ricco quasi quanto la Cina. ma con un cli- attiene alla scienza, all’arte etc. Diciamo allora
ma assai più mite durante tutto l'anno, che non che dal punto di vista comunicativo e divulgativo
conosce estreme temperature invernali ed esti- il Giappone ha avuto dall’Ottocento in poi signifi-
ve, ma lunghe primavere ed autunni. cative aperture. La cosiddetta rivoluzione cultura-
Ogni intervento è assai accurato, ma dissi- le di Mao – scoppiata alla fine degli anni ‘60
mulato come fosse casuale. Le potature sulle dello scorso secolo - è stata dal punto di vista
piante sono importanti, poiché esse devono ave- culturale-artistico un notevole regresso per la Ci-
re una forma armoniosa, ma non si deve notare na e per l’interscambio con l’Occidente. Furono
dove è stato fatto il taglio. Questa diversità distrutti la maggior parte degli esemplari: il poco
nell'atteggiamento mentale vale anche per il pen- che sopravvisse alla stolta logica delle rivoluzioni
jing ed il bonsai: La Cina accomodante intende il deve la sua salvezza alla passione e all’amore di
"naturale" in modo completamente diverso dal singoli coltivatori. Il penjing perse in Cina
Giappone. quell’importanza e quel valore che gli appartene-
Ciò che appare naturale deve essere vano da secoli.
rappresentato e realizzato in modo spontaneo, Prevale fra le varie motivazioni il fatto che
mentre i giapponesi. più formali. simulano la sono stati per primi i giapponesi a fare conosce-
naturalezza senza però lasciarlo vedere. Certa- re e divulgare i bonsai. Il penjing è rimasto per
mente gli antichi pen-jing cinesi sono caricati di molto, troppo tempo sconosciuto all’Occidente.
simbolismi e ciò non può stupire, poiché così Quella che si chiama “educazione artistica” ha
tanto dell'antica Cina è ricco di simbologia. Ciò si imposto per primo il gusto verso il bonsai. Il pen-
evidenzia ancora oggi nei vecchi penjing salvati- jing rimane apprezzato e seguito da un numero
si dalla Rivoluzione Culturale. In questo spirito si minore di appassionati, ma questa è una valuta-
devono guardare gli alberi foggiati a forma di ele- zione che non ha nulla a che fare con il valore
fante o drago o a simulare un ideogramma o intrinsecamente estetico dello stile.
una ruota: non come banali curiosità ma piutto-
sto espressioni di una cultura ricca e variegata, © RIPRODUZIONE RISERVATA
anche se lontana dalla nostra.
Ogni teoria generale dell’arte deve co-
minciare da questo presupposto: che l’osservato-
re reagisca alla forma dell’oggetto presente ai

46 - Antonio Ricchiari -
La mia esperienza <<

- Davide Lenzi - 47
>> La mia esperienza

L
'essenza presa in esame è una Fillirea. La Fillirea descritta in questo articolo è
Originaria della Grecia, in Italia ne esisto- stata raccolta sulle colline Livornesi nella prima-
no due specie: Phillyrea Latifolia e Philly- vera del 2007, precisamente a fine Marzo. Il
rea Angustifolia. Quest'ultima è la più terreno nel quale viveva era composto da argilla,
diffusa e vive allo stato spontaneo in tutto il baci- gabbriccio e roccie varie che ne hanno reso la
no del Mediterraneo. Le sue carattetistiche sono raccolta molto difficoltosa; difatti la pianta è rima-
l'adattamento a tutti i tipi di suolo, resistenza agli sta in stasi vegetativa per tutto un anno fino alla
inquinamenti atmosferici e soprattutto ai venti primavera successiva. Dopodichè è stata colti-
marini. Grazie a queste caratteristiche, alla vata con concimi organici a lenta cessione, poca
corteccia vecchia e rugosa, ed alla ridotta di- acqua e tanto sole all'interno di un terreno abba-
mensione delle foglie, si adatta benissimo alla stanza drenante, ben areato e ricco di sali mine-
coltivazione bonsai. rali, per garantire una crescita ottimale

48 - Davide Lenzi -
all'apparato radicale (30% di terriccio universale, che possono essere identificate come difetti.
35% di pomice a granulometria media e 35% di Nel caso di questa Fillirea le soluzioni era-
lapillo vulcanico medio). no due: intervenire sulla parte del tronco sinistro
Quando la Fillirea ha raggiunto un ottimo tagliandolo, per eseguire un Moyogi o uno Sho-
stato di salute, ho deciso di lavorarla dandogli la kan (eretto informale o inclinato); oppure toglie-
prima impostazione dopo tre anni di coltivazio- re la parte destra per sviluppare un Han-kengai
ne. Inizialmente viene ripulito il nebari per trova- (semicascante). Visto le caratteristiche del
re le radici principali, poi, dopo aver studiato tronco e l'andamento molto naturale della pianta
bene la struttura del tronco e dei rami primari, si ho deciso di scegliere la seconda soluzione ese-
progettano i vari tipi di soluzioni mettendo in ri- guendo un semicascante ed evitando anche di
salto le parti belle più importanti e nascondendo fare un bonsai abbastanza usuale e simile a
o rendendo belle quelle parti poco interessanti, molti altri.

- Davide Lenzi - 49
Prima di tutto spoglio la parte destra per zio a basculare la pianta per scegliere l'
decidere di tenerla oppure trasformarla in un inclinazione giusta ed il futuro fronte del bonsai.
lungo jin. Dopodichè pulisco la parte sinistra per Scelti inclinazione e fronte noto che la li-
leggere meglio il resto del tronco: la vegetazione nea di forza del jin destro è in contrasto con
nascondeva uno Shari naturale molto bello; non quella della direzione della pianta, cosi' decido di
ho più dubbi la parte pulita è molto più interes- tagliarlo e di ridurlo molto piccolo. Dopo aver la-
sante, cosi' procedo. vorato con sgorbie le parti rese secche, mi dedi-
Trasformo le parti dei rami spogliati dalla co alla filatura della pianta con del rame cotto e
vegetazione i lunghi jin, per realizzare se occorre- all' impostazione finale del bonsai.
ranno alla struttura finale del bonsai e li pro- Il risultato finale è molto soddisfacente!
lungo con delle parti scortecciate lungo il tronco Pensando che si tratta di una prima lavorazione
per rendere il tutto più naturale possibile. Poi devo dire che questo futuro bonsai di Fillirea mi
metto del mastice lungo gli Shari ottenuti per pro- darà delle ottime soddisfazioni.
teggerli da eventuali ritiri di linfa eccessivi ed ini- © RIPRODUZIONE RISERVATA

50 - Davide Lenzi -
La mia esperienza <<

Nel laboratorio di un
ARTISTA
S
in dalla nascita della tipo di gres, la forma, il colore,
mia passione per i lo smalto, la patina, la produzio-
bonsai, sono sempre ne, sono soltanto alcune delle
stato affascinato dai va- peculiarità che fanno di un va-
si. Il vaso non è semplicemente so un vero e proprio oggetto
un anonimo contenitore per un d'arte.
albero in miniatura, ma un pre- Senza arrivare a parlare
zioso e ricercato completa- delle preziose produzioni di To-
mento per quel che è una koname, o degli inarrivabili Ko-
rappresentazione artistica di watari cinesi, c'è da dire che
un vecchio albero in natura. l'Europa si è distinta negli ultimi
Parlare di un vaso di qualità, si- anni per la presenza di artigiani
gnifica prima di tutto entrare a vasai dalle eccellenti qualità,
contatto di un mondo formato tra cui John Pitt, Bryan Albright,
da mille sfaccettature... l'età, il Morea Pubben, e in Italia, Ma-

- Tiberio Gracco, Carlo Scafuri - 51


rio Remeggio e, dulcis in fundo, l'utilizzo degli smalti, la scelta realizzazione di vasi unici nel lo-
Tiberio Gracco. dei diversi gres, l'estetica ce- ro genere!
Avere Tiberio tra i soci lata dietro ogni forma, ha perfe- Durante una delle mie
del club al quale appartengo, il zionato negli anni le sue visite al suo laboratorio, Tiberio
Napoli Bonsai Club, è stata creazioni fino al punto di sba- ha voluto che io assistessi alla
una vera fortuna per noi tutti. Ti- lordire gli stessi “ammiratori” creazione di un vaso che lo
berio ha saputo con zelo, dei tanto blasonati Tokoname. stesso Sandro gli aveva dise-
umiltà e modestia, doti inscindi- Infine, la qualità dei gnato per un suo olivastro chu-
bili del suo carattere, partire suoi lavori ha fatto in modo che hin.
da zero ed imparare tutto ciò si concretizzasse una speciale Mentre parliamo, si avvi-
che riguarda la creazione di un collaborazione con Sandro Se- cina al tornio spiegandomene
vaso di qualità. Ha fatto sue le gneri, che ha portato allo stu- l'utilità ed i principi di funziona-
varie tecniche di produzione, dio ed alla successiva mento. Mi spiega che quella
>> Tecniche bonsai
del tornio è una tecnica
antichissima, basata
sull'utilizzo di un piano ro-
tante collegato ad una gros-
sa ruota in pietra che,
fungendo da volano, pro-
lungava il moto del piano
rotante che veniva fatto ruo-
tare dall'artigiano vasaio
con i piedi. Al giorno d'oggi,
invece, grazie all'utilizzo del
motore, non solo il lavoro
risulta più agevole e meno
stancante, ma è possibile
variare la velocità di rotazio-
ne adattandola alle varie fa-
si di lavorazione.
Prima di mettersi

all'opera col tornio, però, si inizia a


studiare il progetto del vaso, tenendo
in considerazione che per giungere
alle misure definitive del vaso, biso-
gna tener presente della percentuale
di restringimento dell'impasto che
può variare dal 6 al 10%. Si passa
quindi a preparare l'impasto di gres
in una apposita macchina detta “de-
gasatrice”, che provvede all'elimina-
zione delle bolle d'aria presenti
nell'impasto stesso, questo al fine di
evitare spiacevoli rotture rendendo il
manufatto più resistente.

- Tiberio Gracco, Carlo Scafuri - 53


Quel che vedo dopo è un mix
di manualità, tecnica, bravura... e
magia. Tiberio posiziona una palla di
gres sul tornio, centrandola con la
forza delle mani sul piano rotante ed
utilizzando del gres fluido (la cosi-
detta “barbottina”) per ridurre l'attri-
to tra le mani e l'impasto. In questa
fase viene data una prima modellatu-
ra a quel che fino ad un attimo pri-
ma era un ammasso informe di gres.
Il ritmo cambia, ed in men
che non si dica viene arrotondato il
profilo del vaso e vengono
abbozzate le “corde” sulla sua su-
perficie. Con una spugna imbevuta
viene ammorbidito il tutto ed il vaso
comincia ad assumere quel che sarà
la sua forma definitiva. Mentre sul
mio volto si stampa la tipica espres-
sione inebetita di chi ha visto mate-
rializzarsi magicamente un vaso dal
nulla, con l'ausilio di un filo metallico
in tensione Tiberio stacca il vaso dal
tornio adagiandolo delicatamente al
contrario.
Non appena il vaso raggiunge
una precisa consistenza, gli viene
dapprima attaccata una striscia di
gres da cui vengono ricavati i piedi-
ni, gli vengono praticati e rifiniti i fori
di drenaggio ed ancoraggio, ed infi-
ne gli vengono apposti i timbri.
Il vaso è praticamente ulti-
mato, Tiberio mi spiega che per
considerarsi davvero finito dovrà pri-
ma asciugarsi lentamente e poi veni-
re infornato e smaltato.
È ora di prendere commiato
da questo grande artista vasaio che
ho l'onore di considerare amico, non
prima però di farmi promettere di
avere le foto finali del vaso una volta
cotto e smaltato... inutile dirvi che Ti-
berio ha poi mantenuto la promes-
sa!!!

© RIPRODUZIONE RISERVATA
- Tiberio Gracco, Carlo Scafuri - 55
>> La mia esperienza

la
MAreligiosa
N T IDE
I
l Ginepro comune ha una vasta diffusione in tutto
l’emisfero settentrionale, dove vive spontaneo dal li-
vello del mare fino a notevole altitudine, tanto che
nella forma arbustiva nana e prostrata, raggiunge i
3700 m nel Monte Rosa. E' pianta molto longeva (può vi-
vere fino a 1000 anni) e frugale, adattabile a qualsiasi
condizioni di clima e di terreno, vegeta in ambienti aperti
e luminosi, tollera aridità e forte vento.
La pianta protagonista di questo articolo è un Gine-
pro comune var. “Emisferica” che vive in Sicilia e sporadi-
camente in Calabria, in entrambi i posti lo si trova in
alcuni monti a partire dai 1000 fino ai 2200 metri di
altezza. E' una varietà che assume in natura un porta-
mento strisciante formando dei cuscini più o meno grandi
di forma tondeggiante, da qui il nome latino “Emisferica”.
Quindi, pur essendo molto longeva, raggiunge di rado
grandezze di tronco di un certo livello.
Il materiale in questione catturò inizialmente la
mia attenzione per la grandezza del tronco, inusuale per
questa essenza, e subito dopo per i movimenti del tronco
stesso e per la legna secca molto vissuta. Stranamente,
dopo pochi minuti di osservazione della pianta, avevo già
chiaro in mente il disegno finale, cosa che mi capita rara-
mente soprattutto con materiale così complesso.
Il progetto che avevo in mente avrebbe dato come
risultato uno stile bunjin insolito, perché solitamente
rappresentato da tronchi sottili e vegetazione leggera,

56 - Giacomo Pappalardo -
mentre la pianta in questione aveva un tronco
notevole ed una chioma poco leggera, ma il tutto
era molto naturale anche perché sfruttavo delle
curve drastiche naturali. Lo stile bunjin a mio
avviso è lo stile più complicato da realizzare, ed
anche se in molti si cimentano a farlo, sono po-
chissime le piante che si avvicinano veramente
a questo stile, “libero” ma allo stesso tempo
ricco di significato.
Dopo un periodo di pieno recupero della
pianta iniziai la prima lavorazione, nel Maggio
2005, consapevole del fatto che il disegno che
avevo in mente non si sarebbe potuto realizzare
in un intervento. Iniziai con la pulitura delle vene
in modo da capire quali zone delle piante ali-
mentavano e devo ammettere secca in basso (molto proba- lezionare e dirigere la ramifica-
che non e’ stato facile. Capita bilmente una grossa radice che zione primaria che serve al
spesso che nei ginepri, so- formava il tronco ormai secca e disegno che ci siamo prefissati
prattutto nei soggetti molto inattiva da diversi anni). La ed eliminare il superfluo; come
vecchi, le vene o fasci linfatici maggior parte del lavoro di le- risultato la pianta, se è sana ed
si incrocino e col tempo si saldi- gna secca lo feci con la tecnica è stata ben concimata, vegete-
no insieme per poi dividersi e dello strappo, mentre per le rà abbondantemente creando
alimentare due zone opposte, parti più grosse che dovevo eli- la vegetazione secondaria, che
oppure che radici avventizie tro- minare completamente mi se cimata al momento giusto
vino una zona di terreno più pro- servii di una smerigliatrice ad può regalarci nello stesso anno
fondo e si ingrossino fino a alta velocità. una seconda vegetazione
diventare un tutt'uno con il La prima lavorazione creando la vegetazione di rifini-
tronco. Parliamo comunque di della chioma in un ginepro ad tura.
processi che la pianta mette in aghi non da quasi mai un ri- Il risultato finale della prima la-
atto in decine e decine di anni, sultato piacevole perché spes- vorazione corrispondeva al dise-
e molto spesso in centinaia di so si ha poca vegetazione gno che avevo in mente anche
anni. secondaria, ma si lavora per se- se c’era la zona bassa della
Dopo la pulitura delle ve-
ne iniziai la lavorazione della le-
gna secca cercando di non
toccare assolutamente le parti
naturali lavorate in molti anni
come solo madre natura sa fa-
re, mi limitai soltanto a
raccordare i tagli dei jin che era-
no stati tagliati al momento
della raccolta ed a eliminare
una grossa parte di legna
>> La mia esperienza
pianta che mi creava problemi perché nel dise- mia delle risorse e quindi di sacrificare la zona
gno che avevo in mente andava eliminata, ma a più debole, non produttiva, a favore della zona
lei era legata la sopravvivenza della vena che più forte, più efficiente.
parte dalla sinistra del tronco per poi girare so- Conclusione: il rametto che avevo lasciato
pra per andare ad alimentare i due palchi in bas- ritiro’ la linfa e seccò e con lui la vena di sinistra.
so, mentre la zona in alto era alimentata dalla Alla fine poco male perché comunque la vena di
vena di destra. destra che alimenta adesso tutta la chioma e’
Decisi momentaneamente di lasciare ben visibile dal fronte. Per il resto non ci furono
quella zona e prendermi un po’ di tempo per più imprevisti, la pianta continuò a vegetare ge-
pensare ad una possibile soluzione. Lo stesso nerosamente per tutto l’anno.
anno della lavorazione decisi di rinvasare la Nell’Ottobre 2006 fu presentata a Roma
pianta, pur sapendo di rischiare preferivo farlo alla “So-saku Bonsai Awards” aggiudicandosi il
subito per eliminare il lapillo vulcanico con cui Premio per Autori. Nella primavera del 2007 fu
era stata rinvasata la pianta, che se in Sicilia ed rinvasata in un vaso “prototipo” realizzato su mia
in genere al Sud Italia è un ottimo terriccio per la richiesta dall’amico e artista Piero Cantù. Que-
coltivazione, ma in Piemonte dove abitavo, si ri- sta volta portai la pianta a radice nuda elimi-
schia, soprattutto con questa essenza, un marciu- nando così l’ultima parete di zolla che avevo
me radicale. lasciato al primo rinvaso in modo da escludere
La pianta (ben concimata precedente- qualsiasi pericolo di ristagni d’acqua.
mente) rispose bene al rinvaso e mi regalò Voglio chiarire che questi interventi così
anche una discreta vegetazione. ravvicinati possono sembrare eccessivi e in
Nella primavera del 2006 prima del risve- effetti lo sono ma sono frutto di anni di espe-
glio reimpostai la pianta accorciando ulte- rienza sommata all’utilizzo di prodotti di ultima
riormente i famosi tre palchi in basso generazione che se saputi utilizzare al meglio
lasciandone solo uno, che se pur fastidioso per il con l’aggiunta dell’esperienza possono accorcia-
disegno, mi permetteva di tenere in vita la vena. re di parecchio i tempi di risposta e di recupero
Ma feci male i miei conti perché come ben sappia- della pianta a certi interventi invasivi. Quindi se
mo ma spesso dimentichiamo abbiamo a che fa- non si ha l’esperienza necessaria consiglio di
re con esseri viventi (ed io aggiungo pensanti, continuare a eseguire gli interventi di rinvaso
anche se a modo loro) e non con delle rocce o mantenendo parte di zolla e con i canonici due
del legno secco che possiamo forgiare a nostro tre anni di recupero tra un intervento e l’altro.
piacimento. La pianta percependo che la vegeta- Nel 2007 fu presentata alla Ginko Award
zione alimentata da quella ve-
na era insignificante rispetto
al resto della chioma ali-
mentata dall’altra vena, fece
scattare il processo di econo-
dove venne selezionata per il Mondiale
2008 in Italia. Nel 2008 durante il congres-
so di Arco di Trento in Italia, si aggiudicò il
premio UBI.
Sempre nel 2008 la pianta si e’
distinta alla “Bonsai Award Certre’
International on line” aggiudicandosi la se-
sta posizione.
Buon bonsai a tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vita breve di una pietra
giapponese:
una Luuuuunga Storia, ai nostri occhi ….

Tratto da:
“The Sen-En-Kyo: COLLECTION OF JAPANE-
SE VIEWING STONES” di Sen-En-Kyo -
Supervisore editoriale: Kin-ichi Yoshimura

La vacca od il bue sono un simbolo della


diffusione della cultura buddista. In
Giappone, il bue mansueto ha il nome
speciale di Gagyu.

Un'antica storia zen cinese è rappre-


sentata in dieci antichi disegni: “Le dieci
icone del toro domato”. Per gli antichi mo-
naci cinesi Chan; in seguito, anche per i
monaci Zen dopo, rappresentano i dieci
passi che portano lungo la via alla sco-
perta della Verità.
Un pastore vuole ritrovare il bue che ha
perso. Il bue, prima disobbediente ed
irruento, rappresenta la mente incline a
correre qua e là. Il mandriano che tenta
di legare il bue ad un albero è lo yoghi;
quando il solido punto fermo sarà fissato,
il mandriano potrà allontanarsi senza ti-
more di perdere nuovamente il bue,
ormai tranquillo e sottomesso: metafora
calzante per la pratica della meditazione.

“Proprio come un uomo legherebbe ad un


palo
Un vitello che dovrebbe essere addomesti-
cato,
Così pure uno dovrebbe qui legare stretta-
mente
La propria mente all'oggetto di consapevo-
lezza”.

N
el maggio 2005, fu la prima volta in mai avuto familiarità con Beio, la pietra gli somi-
cui vidi il famoso Gagyu-ishi (prece- glia esattamente come suo padre Toshiji gli ave-
dentemente, di proprietà di Kamiya va descritto: grande, pesante, e calvo, con una
Yoanken). Prima, lo avevo visto solo in faccia rotonda. Le sue mani erano abbastanza
fotografia. La Pietra mi apparve piccola, ma ave- grandi. Quando Toshiji fu suo apprendista, si
va una dignitosa e massiccia apparenza. soffiava i pugni durante il lavoro ed erano piutto-
Vi è una profonda connessione tra la pietra ed il sto doloranti.
Kofu-En Bonsai Garden. Il Gagyu-ishi, (pietra Il Gagyu-ishi è stato venduto dal Kofu-En
amata da Bejo, il fondatore del Giardino Taiko-En Garden diverse volte ma, stranamente, torna
Bonsai) fu dapprima data a Yoshimura Toshiji da sempre indietro come un boomerang, dopo un
Hanjiro, il titolare di seconda generazione di Tai- pò. E' come presente… un senso di relazione pre-
ko-En nel 1924, come un riconoscimento per destinata tra la pietra e il Kofu-En. Nei primi me-
l'apertura del Toshiji Bonsai Garden. si del Showa la pietra fu trasferita a Kyoto da
Beio, nato nell’anno del Toro aveva una Kamija Yoanken, che è stato un appassionato di
smodata passione per la pietra. suiseki e che gestiva una grande borsa di vendi-
Nonbei, una mano da maestro nel creare ta.
suiban, aveva anche fatto una figura di bue per il Per qualche ragione, egli ha venduto tutte
compleanno di Beio, ma sfortunatamente era bru- le sue pietre di Tokyo, il 22 settembre 1941. Il
ciata quando scoppiò un incendio, durante il prezzo del Gagyu-ishi allora fu di 551 Yen. Il no-
grande terremoto di Kanto, nel 1923. me di Toshiji era elencato nella lista degli agenti
Kin-ichi Yoshimura dice che, quando si tro- per la vendita, per cui, poi, si pensò che la pietra
va faccia a faccia con la pietra, è come se Beio fosse stata comperata in quel momento.
fosse in realtà di fronte a lui. Anche se non ha Nel 1945, anno in cui finì la guerra, vi era-

- a cura di Luciana Queirolo - 63


no due suiseki rinomati, al Kofu-En Bonsai
Garden: la pietra Gagyu e una pietra crisantemo
chiamata "Hagoromo". La Pietra "Hagoromo" fu
scambiata per del riso, ma Toshiji non abbandò
la Gagyu-ishi.
Nel 1965, quando il collezionismo Suiseki
era all'apice del boom, Toshiji fu avvicinato da
Hashimoto Masukichi, un importante cliente, al
Kofu-En Garden, e la pietra gli fu venduta.
Ma Toshiji sognò la pietra, quella notte, e nel
sogno la pietra gli disse che voleva ritornare; così
il giorno dopo Toshiji andò a spiegare il suo
sogno e se la fece ridare. Questo episodio è
famoso.
Nuovamente, nel 1975, La pietra fu
trasferita a Katayama Teiichi su sua richiesta e
dopo passò a Chuji Sugii. La pietra è stata
inclusa negli "Importanti Suiseki e Utensili
Certificati dalla Japan Suiseki Association”
come un importante suiseki di sua proprietà
(registration n ° 66)
Nel maggio 2005, Quando Chuji Sugii
ebbe intenzione di vendere la pietra, molti
entusiasti richiesero di comprarla, così decise di
consultare Arishige Matsuura, presidente della
Japan Suiseki Association. Egli fu dell’avviso che
la pietra dovesse appartenere a Kofu-En Bonsai
Garden e, di conseguenza, Sugii concluse di
venderlo alla Kofu-En. Kin-ichi Yoshimura
osservò, dopo aver ottenuto la pietra: "Ho
sognato di mio padre (Toshiji) la notte scorsa. E’ l'incarico di direttore della Japan Suiseki
apparso accanto al mio letto ed ha Association. È’ come se Toshiji avesse portato la
semplicemente sorriso." È come se Toshiji fosse pietra al Kofu-En per sostenere Ikki. Mi auguro
contento che la pietra Gagyu tornasse al Kofu- che la pietra possa rimanere, per una lunga
En. Ora la pietra è sotto le cure di Ikki Yoshimura, durata, tesoro del Kofu-En e spero per l'ulteriore
che è il figlio di Kin-ichi ed ora è in formazione sviluppo del Kofu-En.”
sotto di lui.” (nota di redazione:!!!!!!!). © RIPRODUZIONE RISERVATA

“… Nel giugno 2006, Ikki Yoshimura ha assunto

COSA NOI SUISEKISTI DOBBIAMO SAPERE società giapponese: artisti ed aristocrazia.

YUJI YOSHIMURA nasce nel 1921, “L’estetica della Kofu-En Nursery è


secondo di 12 figli, dalla famiglia di Toshiji stata per una bellezza interiore oltre che
Yoshimura, uno dei massimi leader del leggiadria esteriore, favorendo l'eleganza
bonsaismo mondiale, samurai e famoso de- piuttosto che l’impatto. Quando guardi un
signer di giardino, proprietario del Kofu-en piccolo albero, il tuo cuore si sente rilas-
Bonsai Nursery, situata in un sobborgo di sato e puoi sentire soffiare il vento; più di
Tokyo; fino al 1960, uno dei tre giardini dal quello che può essere visto con gli occhi e
periodo Meiji. Toshiji, uomo di gusto estre- l'albero assume una bellezza eterea. Yuji
mamente raffinato e di grande istruzione, imparò questa estetica dal padre e l’ha
annoverava tra i suoi clienti la crema della insegnata al mondo Occidentale, prima in
Giappone e poi negli Stati Uni- l'approccio progressivo occi- della Nippon Suiseki Asso-
ti. Visse nel mondo occidentale dentale. Il risultato è stato una ciation, in cui Yuji è stato tra i
per più di trentacinque anni, scuola elegante e raffinata del fondatori.
studiando le differenze tra le bonsai adattato per il mondo Nel 1984, in collabora-
culture occidentali ed orientali. moderno.” zione con Vincent T. Covello,
Yuji Yoshimura è stato un arti- Il 27 agosto 1975, il pa- pubblica “L’Arte Giapponese
sta bonsai giapponese che, vi- dre, Toshiji Yoshimura, muore. dell’Apprezzamento della Pietra,
vendo al di fuori del Giappone Il fratello di Yuji, Kanekazu, di- Suiseki e il suo uso col Bonsai” . Li-
per molti anni, divenne un lega- viene titolare della Kofu-En: bro che rimane a tutt’oggi la
me diretto tra le tradizioni del molto attiva all’interno della Bibbia di ogni nuovo appassio-
bonsai classico giapponese e Nippon Bonsai Association e nato del Suiseki.

- a cura di Luciana Queirolo - 65


Larix decidua

La r i c e
meravigliosa essenza

Testo e foto di Federico Springolo


>> Noi... di Bonsai Creativo School

Larice
ESSENZA MERAVIGLIOSA
Testo e foto di Federico Springolo

L
a sua corteccia grigia come la interventi avendo il massimo rispetto
cenere, il suo legno dalle ve- per la sua vetustà e saggezza.
nature rossofuoco e dal profu- Per la prima lavorazione ho
mo inconfondibile, i suoi aghi approffitato di un incontro con
verde tenue e leggeri come piume, il Sandro Segneri alla Bonsai Creativo
giallo oro in autunno e la sua veste nu- School, anche il grande Sandro, nono-
da in inverno, fanno di questa es- stante veda continuamente materiali
senza una delle mie preferite e di potenzialità elevatissima, è rimasto
quando, durante le mie gite a colpito ed entusiasta di ciò che aveva
“caccia” di esemplari mi imbatto in lui davanti ed ha approvato, dopo averlo
è difficile che torni a casa senza! analizzato attentamente, il progetto
La pianta che presento è un che gli ho sottoposto.
esemplare molto grande di questa me- Il progetto non facile, perché il
ravigliosa essenza, pianta che “laricione” presentava una grossa
raccolsi una decina di anni fa e che porzione di tronco arcuata e di poco
per circa otto è rimasta a dimorare interesse che allungava la pianta e
all’interno di una cassa di legno che non conferiva carattere, prevedeva,
costruii appositamente. Dicevo otto per conferire quel carattere latente di
anni, tutto questo tempo mi è servito operare una scelta drastica, scelta
per apprezzare le sue risposte alle sta- che mi portava a eliminare tutta la
gioni, ammirare il suo mutare di colo- parte apicale, simulando un incidente
re e creare con lei quell’armonia che meccanico, e ridurre “al secco” una
mi ha portato a operare degli porzione importante della vegetazio-

70 - Federico Springolo -
ne. Ero, e sono convinto, che quello che
era un difetto sia divenuto oggi un
punto focale dell’insieme.
Questa operazione mi ha
successivamente portato, negli
interventi futuri, a lavorare il legno
secco del moncone e operare il suo
spostamento, con le tecniche della sfi-
bratura e l’ausilio del fuoco, in avanti di
oltre 60 gradi. In questa prima fase, pe-
rò, non ho previsto di lavorare il legno
ma solamente di concentrarmi
sull’abbassamento del ramo principale,
per simulare uno stile KENGAI (ca-
scata) O HAN KENGAI (semicascata) e
una prima allargatura dei rami primari
per favorire l’amissione di nuovi germo-
gli. Ho eseguito una legatura da un evento drastico naturale.
importante del ramo, sopra una protezione di ba- Ho lasciato riposare la pianta per tutta la stagio-
nale camera d’aria posizionata su di uno strato ne vegetativa e, a Giugno, prima di spostarla co-
doppio di rafia, l’ho abbassato aiutandomi con me al solito in montagna dove può migliorare le
delle leve e, giunto alla posizione desirata, l’ho sue funzioni vitali visto che le condizioni di
ancorato con dei tiranti. Per il punto di partenza temperatura le sono più favorevoli della pianura,
della curva ho sfruttato una biforcazione causata ho operato un dimensionamento delle branche

- Federico Springolo - 71
>> Noi... di Bonsai Creativo School

primarie che si erano allungate anche di 35/40


cm.
A gennaio, ho deciso d’intervenire sul legno secco
e di operare una seconda definizione dei palchi.
La lavorazione del legno, come detto in prece-
denza, implicava lo spostamento del moncone in
avanti e una piega di questo di circa 60° per
enfatizzare il punto di rottura e rendere il difetto
accennato in un punto d’interesse.
Ho operato quindi la sanificazione della
cassa di legno che, come si vede dalle foto, stava
cedendo in tutte le sue parti.
Ecco questo è stata la mia prima fase di la-
vorazione con il “laricione” ora, con il tempo si
succederanno altri lavori da eseguire e chissà se,
magari un giorno, potra darci emozioni dal vivo in
qualche esposizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

72 - Federico Springolo -
- Federico Springolo - 73
>> Noi... di Bonsai Creativo School

Nasce a Padova nel 1976, nel 1990 inizia a seguire i corsi base presso l’Associazione Eu-
ganea Bonsai. Fonda con Luigi Toso nel 1992 il Bonsai Gymnasium. Nello stesso anno
frequenta dei corsi di formazione e perfezionamento con alcuni dei più noti istruttori ita-
liani quali: Segneri, Andolfo, Cetorelli, Dal Col, Liporace e simultaneamente partecipa a
dei workshop tenuti da H. Terakawa, H. Suzuki e M. Noelander. Nel 1994 inizia a seguire,
come assistente, Luigi Toso nelle dimostrazioni e nei workshop tenuti dallo stesso. Si di-
ploma in agraria nel 1995. Dal 1997 è ammesso al Collegio Nazionale IBS. Da allora ha
partecipato a manifestazioni nazionali e in alcune di queste le sue piante ricevono citazio-
ni e premi, tra queste ricordiamo: Sacile nel 1998 e Ferrara nel 1999. Nel 1999, dopo
lungo apprendistato, intraprende l’attività professionistica di realizzazione di parchi e
giardini fondando l’azienda Oltre il Verde Giardini snc. Nel 2001, alla mostra nazionale di
Arco (TN), effettua la sua prima dimostrazione in pubblico come Istruttore. Il periodo
immediatamente successivo lo vede impegnato in una lunga ed autonoma fase di ricerca
sull’estetica delle forme e studio delle piante autoctone. Sviluppa quindi la passione per
essenze mediterranee ed alpine del nostro territorio. Si specializza nella raccolta di pini,
larici, abeti e quercus affiancando contemporaneamente artisti della lavorazione e
dell’intaglio del legno. Dal 2007 frequenta la Bonsai Creativo School, diretta da Sandro
Segneri, dove sta approfondendo le nozioni di estetica e le metodologie di lavorazione
delle piante con l’applicazione di tecniche avanzate. Nel 2009, insieme ad alcuni amici
che condividono la stessa passione, rifonda il BonsaiGymnasium, con sede a Galta di Vi-
gonovo (VE); nell’Associazione ricopre la carica di vicepresidente e istruttore. Cultore
dell’estetica la sua specializzazione nel campo bonsaistico sono le forme naturali e la la-
vorazione del legno secco, predilige l’uso di utensili manuali a quelli elettrici.
>> L'opinione di...

B
entrovati amici, con il primo numero di primavera vi regaliamo una
chicca, l'intervista ad uno dei pionieri della nostra passione, Lo-
renzo Agnoletti. Ha iniziato a conoscere i bonsai all’Università di
Agraria di Firenze.
Partecipa alla prima mostra di bonsai a Pisa nel 1980 ed è cofondatore del
club ATABS di Firenze nel 1984, oltre che dell’Associazione Italiana Bonsai
(AIB). Nel 1985 inizia la sua collaborazione con un centro bonsai dove ha
l’occasione di lavorare ed assistere diversi professionisti: Naka, Suzuki, Ro-
binson, Kobayashi e Terakawa. Il primo viaggio in Giappone risale al 1989
per il primo Congresso Mondiale Bonsai. Ne seguiranno altri fino allo stretto
rapporto con Il Maestro Kobayashi e la permanenza nel suo giardino nel
2002 per cinque mesi. Ha partecipato a molte manifestazioni in Italia ed
all’estero come espositore concorrente e giudice. I suoi bonsai, tutti di specie
europee, hanno vinto concorsi nazionali ed internazionali.
Buona lettura.
Giuseppe Monteleone

80 - Giuseppe Monteleone -
Devo confessare che intervistare le difficoltà di allora siano state ri- che tutto può essere fuorché un ti-
uno dei pionieri del bonsai in Italia pagate in termini di soddisfazioni? pico giapponese. Ho vissuto per
mi desta una certa emozione. A un periodo con un uomo che ha
maggior ragione per il fatto che, avuto dei sogni e li ha realizzati:
ultimamente, di te non si hanno Avere un giardino bonsai creato
molte notizie, a cosa è dovuto que- dal nulla, partecipare e vincere a
sto “isolamento mediatico”? manifestazioni importanti, costrui-
La mia relativa assenza è re un museo di vasi antichi, di-
dovuta ad impegni nella costruzio- vulgare il bonsai oltre i confini
ne del mio nuovo giardino e in nazionali, insegnare ad allievi
parte dal mio desiderio di rallenta- Dal giorno del tuo debutto non ti stranieri. Mi porto dentro la lezio-
re e selezionare le mie partecipa- sei più fermato, innumerevoli le ne quotidiana, mai esplicata ma
zioni a manifestazioni e media. splendide piante che sono venute messa in pratica che il bonsai non
Potrei dire che ogni tanto mi piace fuori dalle tue mani, ma ce n'è è tecnica ma arte. Per questo noi
vedere quello che fanno gli altri. una alla quale credo tu sia partico- allievi eravamo trascinati a lezioni
Ho l´inconfessato desiderio di larmente affezionato, il famoso ci- di calligrafia, visite a mostre di
tornare ad essere un semplice presso che ormai tutti conoscono, pittura, collezioni di bonsai e vasi,
appassionato bonsai. Per l´isola- sbaglio se dico che è ormai quasi giardini e luoghi naturali famosi.
mento mediatico potreste pro- parte di te e della tua storia? Per Kobayashi il bonsai è parte
pormi una collaborazione o un Vedi ho la presunzione di ri- del “Kazari” che è l'arte di armo-
articolo sul vostro magazine. tenere che tutti i miei bonsai sia- nizzare ed estetizzare il mondo
no parte di me. Tutti i bonsai del attorno a noi e per farlo ci vuole la
Come sempre, a me piace far tra- mio giardino sono stati lavorati da nozione del bello.
sparire da queste righe un po' zero e solo da me, per questo non
dell'uomo che c'è dietro ogni ho un bonsai preferito. Il mio ci- Rifacendomi alla domanda prece-
bonsaista, tu che tipo di persona presso e ´stato apprezzato da dente, io credo che per un occi-
ti definisci? altri e questo mi fa piacere. dentale, essere “preso a bottega”
Penso di essere una perso- da un grande Maestro giapponese
na complessa, con un carattere ri- Il tuo percorso formativo ti ha rappresenti un onore. La mia è
servato ma molto curioso del portato a frequentare alcuni dei una visione romantica o è ancora
mondo e degli altri. Dal punto di vi- più famosi artisti giapponesi fino così?
sta del bonsai sono sicuramente a farti approdare nel 2002 nel Sicuramente è stato un pri-
un epicureo, cerco di trarne tutti i giardino del Maestro Kobayashi. vilegio essere stato il suo primo
piaceri possibili. Che ricordo ti porti di quei cinque studente straniero di lungo perio-
mesi? do. Un onore è stato l'avermi affi-
Il debutto nel mondo del bonsai ri- Mi ricordo la gioia e la fre- dato la lavorazione e preparazione
sale al 1980 con la tua prima mo- nesia del mio maestro Kobayashi di tanti bonsai per clienti
stra a Pisa, che ricordo hai di quei
giorni?
Radioso! Come possono es-
sere i 19 anni ed una 500 verde,
usata in viaggio per Pisa a vedere
i bonsai. E´stato emozionante
incontrare quei pochi che allora co-
noscevano questa arte. Ho rivisto
tempo fa un catalogo della mo-
stra: le piante bonsaisticamente
erano impresentabili in compenso
c´era una bella atmosfera un po'
anarchica e naif.

Oggi qualunque appassionato si vo-


glia cimentare con quest'arte non
ha certo difficoltà a reperire
informazioni, a trovare scuole e
maestri, ma i tuoi inizi non sono
stati certo così semplici, credi che
Una delle particolarità che mi
hanno colpito è che tutti i tuoi
bonsai sono di specie europee. È
un po' singolare per un artista
che, oltre ad aver vissuto un perio-
do in Giappone, ha avuto a che fa-
re con Naka, Suzuki, Kobayashi.
Qual è il perchè di questa scelta?
Spesso si legge che un
lungo viaggio inizia con il primo
passo ma non si specifica in quale
direzione. La mia direzione nel
mondo bonsai è stata verso le spe-
cie autoctone perché ho sempre
avuto un sentimento di intimità
con gli alberi che conoscevo fin da
bambino. Come avviene che
apprezzo la cultura di altri paesi
ma non la faccio propria, allo stes-
so modo ho solo specie europee
nel mio giardino. In passato ho
chiesto anche mostre bonsai con
solo specie europee ma forse
l'ignoranza del nostro patrimonio
naturale e forti interessi economi-
ci le rendono per il momento
impossibili.

Visto che tra le tue attività puoi


annoverare anche la cura del mu-
seo Franchi, ci racconti che emo-
zione dà occuparsi degli
importanti e per il Kokufu oltre a versi tra di loro e mai ripetitivi o esemplari custoditi in un museo
l'avermi dato la sua amicizia. accademici. Le loro esposizioni so- così prestigioso?
no legate al Kazari che forse si po- Le emozioni sono quelle di
Tra tutte le altre cose, sei anche trebbe tradurre con la parola ogni grande e varia collezione,
uno dei fondatori della Sakka Kyoo- italiana armonia. Con questa pre- principalmente le emozioni di
kai Bonsai Europe, estensione in messa io credo sia importante co- tutte le variazioni stagionali dei
Europa della Sakka Kyookai Ja- noscere ed apprezzare la cultura bonsai ma anche il piacere conti-
pan. Credi che mantenere un giapponese soprattutto per indivi- nuo e pacato della manutenzione,
cordone ombelicale molto stretto duare i punti di contatto e il comu- con tutti quei lavori tecnici e non
con il Giappone sia positivo per il ne sentire, al contrario trovo per migliorare e far star bene ogni
movimento bonsaistico europeo velleitari e inutili i tentativi d'imita- esemplare.
ed italiano in particolare? zione. La Nippon Bonsai Sakka
Sì, sono stato uno dei Kyookai Europe è nata per far cono- E della recente manifestazione te-
fondatori della Sakka Kyookai Euro- scere i valori della tradizione ma nutasi proprio dai Franchi, che
pe e da questo anno ne sono il nello stesso tempo è consapevole impressioni hai avuto?
nuovo presidente. Prima di ri- che noi europei veniamo da cultu- Ho avuto una buona
spondere vorrei precisare che co- re altrettanto antiche e più artico- impressione, la manifestazione ha
sa è la Nippon Bonsai Sakka late di quella giapponese e quindi attirato molti appassionati che
Kyookai, che è nata per divulgare aggiungeremo qualcosa di nostro non vedevo da molto tempo ed è
i valori della tradizione nel bonsai all'arte bonsai. Penso sia stata un buon ricominciare per la
e non il bonsai tradizionale. I mae- importante rimarcare anche tutto famiglia Franchi dopo l'ultima di
stri della Sakka non cercano di ri- quello che ci differenzia dal 10 anni fa. Il maestro Suzuki è
petere le forme dei bonsai delle Giappone in tutti gli aspetti che ri- stato di una competenza e disponi-
epoche passate, anzi alle loro guardano il bonsai. bilità esemplari ed anche i parteci-
esposizioni ci sono bonsai molto di- panti ai laboratori, mostra e

82 - Giuseppe Monteleone -
conferenze sono rimasti soddisfatti.

Visto il fervore che sembra animare il mondo


bonsaistico italiano, cosa pensi delle nuove leve
che stanno venendo su in questi ultimi anni?
Per fortuna non posso esprimere giudizi,
per esperienza personale credo che saranno ne-
cessari 10 anni prima di vedere i risultati della
strada che hanno intrapreso. Avrei solo un consi-
glio da fare: è innegabile che in questi ultimi
anni nel bonsai è aumentata la parte che ri-
guarda il valore economico tanto che i bonsai so-
no stati quasi ridotti ad un oggetto, per questo
penso sia importante leggere e studiare poeti e
scrittori, interessarsi di altre arti e guardare la
natura perché solo la conoscenza può arginare
questa mercificazione.

Leggendo di te, in una intervista di qualche


tempo fa dicesti “Vorrei fosse possibile creare
un senso estetico occidentale ed una somi-
glianza che faccia esclamare “Accidenti che Pi-
no!” e non “Accidenti che bonsai!” “. Ho
riflettutto a lungo su questa frase e anche se
credo di aver compreso il tuo pensiero, mi piace-
rebbe che fossi tu stesso a spiegarne il signifi-
cato.
Uno dei principi fondamentali del bonsai
è che nelle nostre realizzazioni prendiamo a mo-
dello gli alberi in natura e le loro numerose varia-
zioni,attenzione dico numerose e non infinite
variazioni, per questo trovo ridicoli se non
offensivi per l'albero i tentativi di farlo assomi-
gliare ad un'altra specie. In parole semplici non
sono in empatia con un bonsai di olivo che ha la
forma di un bonsai di pino a 5 aghi.

Altra cosa assolutamente singolare ed in contro-


tendenza è un'altra tua affermazione “Sono
contento di aver partecipato al bonsai italiano e

- Giuseppe Monteleone - 83
>> L'opinione di...
solo oggi dopo 25 anni comincio a larizzazione della pianta, è davve- guardo alle piante. Da buon tosca-
comprenderne qualcosa”. Una di- ro così? no anche tu hai una predilezione
chiarazione del genere dovrebbe Al contrario, nella mia colle- per i cipressi? Quali altre essenze
far riflettere tutte quelle persone zione ho anche bonsai con forme ami lavorare?
che approcciano il bonsai senza estreme e non comuni, vale per lo- Non ho particolari prefe-
alcun rispetto per gli insegna- ro sempre il principio della natura- renze la mia collezione è compo-
menti del tempo. Tu, dopo più di lezza e di armonia delle parti, sta in larga parte da sempreverdi,
25 anni di bonsai cosa e quanto trovo che ai bonsai spettacolari provenienti da tutti gli ambienti
pensi di aver imparato nel modo manca sempre quel senso di miste- naturali europei. Il clima dove abi-
di fare bonsai? ro e di abbandono delle cure tipici to mi permette, con i dovuti
Penso di aver acquisito di un bonsai maturo. Aggiungo accorgimenti, di coltivare specie
una notevole capacità tecnica e che in alcuni modi di fare l'albero alpine e mediterranee.
pratica e la netta sensazione che mi pare si voglia spostare l L'importante per realizzare un
ho ancora molto da fare in altre di- attenzione dello spettatore dal bonsai è che ne conosca il porta-
rezioni. Quanto ho imparato lo si bonsai all'autore. mento in natura.
può vedere nei miei bonsai, su di
loro ho riversato tutta la mia espe- Vivi e lavori nel Chianti dove orga- Ringraziandoti per il tempo che ci
rienza. Da quando abbiamo nizzi corsi. Come rispondono i tuoi hai concesso, ed augurandoti
fondato la Sakka ci siamo resi allievi al tuo modo di concepire la ancora tanti anni di divulgazione
conto che abbiamo ancora molto nostra arte? della nostra magnifica arte, ti chie-
da fare nella presentazione dei Organizzo poche lezioni du- do un saluto per i nostri lettori.
bonsai. rante l'anno e principalmente per Un saluto a tutti i lettori di
bonsaisti esperti. Si lavora molto, questo mezzo di divulgazione che
Nel tuo cammino hai partecipato si scherza e si ride, parlo loro di mi ha piacevolmente impressio-
ad una serie innumerevole di mo- quello che penso del bonsai e dei nato per la varietà degli argomenti
stre, in alcune come espositore in punti fondamentali ma non trattati visto che anche in Giappo-
altre come giudice, in quali panni impongo la mia visione. Mi fa pia- ne si lamentano che le loro riviste
ti sei trovato più a tuo agio? cere vedere che i loro bonsai mi- bonsai scrivono quasi totalmente
In quelli di giudice perché gliorano e tutti gli anni ritornano, di tecnica.
è impegnativo e mi piace la tensio- non credo lo facciano solo perché
ne che si prova nel cercare di mia moglie cucina bene.
comprendere i bonsai degli altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Veniamo alle tue preferenze ri-
Tornando all'argomento mostre, se-
condo te, sarebbe il caso di trova-
re un sistema che standardizzi, in
qualche modo, il giudizio in modo
da evitare veleni e sospetti, o ritie-
ni che la discrezionalità del giudi-
ce non debba essere messa in
discussione?
Per me il bonsai è l'espres-
sione individuale immersa nella
natura. Cercare uno standard è
inutile e nemico della creatività.
Meglio sarebbe non avere mostre
a premi ma se questo pare impro-
ponibile allora con un minimo di
tre giudici competenti e senza ta-
belle di giudizio si risolve la que-
stione. Per quanto riguarda i
veleni e i sospetti mi dispiace ma
sono ineliminabili.

Da quello che mi è sembrato di


capire, non sei attirato dalle
forme esasperate e dalla spettaco-

84 - Giuseppe Monteleone -
>> A scuola di estetica

Sokan:
il doppio tronco

Tronco, è chiamato molto pitto- può impostare secondo lo stile


rescamente dai giapponesi "pa- casuale, inclinato e prostrato
dre e figlio" proprio per la sempreché la chioma abbia
differenza di diametro e di una silhouette come se si
altezza che distingue i due trattasse di un solo tronco.
tronchi o addirittura “marito e La mia idea, a proposito del nu-
moglie”. Ma per la dimensione mero sempre dispari dei
molto diversa dei tronchi si pre- tronchi, non è in linea con que-
ferisce il termine “padre e fi- sta "regola" perché se un bo-
glio” perché la similitudine schetto o quant'altro che
calza di più. preveda l'impiego di diverse
Consiste, essenzialmente, in piante risulta perfettamente
un'unica pianta con due armonioso con un numero pari

P
tronchi molto ravvicinati, con ra- di piante, nulla osta che si pos-
roseguiamo con la de- dice unica. Caratteristica es- sa infrangere la regola: d'altro
scrizione degli Stili senziale è che questi si canto il nostro è un bonsai
perché, come già dividano alla base, quindi "a fi- "fatto in Italia" e non in Giappo-
detto, la loro cono- lo" di terreno. V'è da dire che ne.
scenza è essenziale ad ogni questo è l'unico caso in cui si ri- Tronco e rami - Costituisce di-
bonsaista per potere approda- scontra un numero pari di fetto la visione di un Sookan
re poi ad elaborazioni che tronchi in un bonsai perché, (così è chiamato dai giappone-
permettano una personalizzazio- com'è noto, le composizioni si) che abbia il tronco minore
ne nella progettazione delle hanno - secondo i canoni che si divide a qualche centime-
piante. orientali - sempre un numero tro dal suolo: sembrerebbe allo-
Lo Stile trattato, il Doppio dispari di piante. Il soggetto si ra più un ramo che un tronco.

86 - Antonio Ricchiari -
Inoltre, nella sistemazione in vaso del bonsai, è L'impostazione della pianta prende
necessario che uno dei due tronchi risulti spo- spunto dagli altri Stili per cui, come si evince in
stato più in avanti dell'altro per esaltarne parte dalle immagini, si può avere un doppio
l'effetto prospettico, essenziale in ogni Stile e tronco Informale, Eretto Formale, Literati, Battu-
per conferire la profondità senza la quale la to dal Vento e via di seguito, come abbiamo pri-
pianta risulterebbe piatta. L'equilibrio tra massa ma accennato.
vegetativa e vaso va racchiusa in un triangolo Il fattore primario è quello di riuscire ad
asimmetrico così che la parte aerea dia la sensa- armonizzare i due tronchi perché ne venga fuori
zione di un'unica pianta. un'unica pianta e non importa quale sia la diffe-
renza di altezza fra i due: quello che conta è l'abi-
lità del bonsaista nel riuscire ad integrarne i fusti
Come impostare questo Stile con i rami e la massa vegetativa.
Si prestano bene a rappresentare questo Per una certa altezza dalla base l'interno
Stile molte specie, non dimenticando che il dei tronchi deve risultare libero e la successiva
punto focale primario è costituito dai due tronchi ramificazione deve fondersi senza che si aggrovi-
quindi : gli o dia un effetto visivo confuso, quindi va ri-
- il tronco principale va fatto crescere per evi- spettata l'alternanza dei rami che rispetti quella
denziare la differenza con quello più piccolo; del tronco limitrofo.
- l'andamento dei tronchi va eventualmente
corretto per armonizzarli fra loro; Una alternativa possibile. Quando non si ha a
- il diametro dei tronchi è proporzionale alla mas- disposizione un soggetto unico, è quello di proce-
sa vegetativa; dere con due soggetti scelti preferibilmente con
- pianificare la struttura dei rami nel rispetto le caratteristiche che occorrono: altezza e diame-
dell'alternanza e della profondità; tro di tronco diversi.
- mantenere il principio dei vuoti e dei pieni consi- Alla base del tronco si opererà una incisio-
derando le cosiddette aree negative. ne e si scorteccerà la zona che deve coincidere

- Antonio Ricchiari - 87
>> A scuola di estetica
con quella dell'altro fusto. Le parti vengono pro- miji delle magnifiche foglie degli Aceri palmati.
tette con pasta cicatrizzante per evitare infezioni Nel sokan la struttura a due costituisce il perno
e poi unite saldamente con filo di rafia. portante di tutti gli elementi estetici, ma è so-
A cicatrizzazione avvenuta non rimarrà alcun se- prattutto il movimento che permette, attraverso
gno dell'operazione anche perché, se del caso, l'armonia, di guidare lo sguardo dell'osservatore
si interverrà con una fresa o con scalpellini per verso le finzioni che l'autore intende presentare,
mimetizzare eventuali imperfezioni. Quindi si pro- un po' come un genitore che porta il figlio a sco-
cederà con tutte le usuali operazioni di imposta- prire una cosa nuova.
zione di rami e tronchi e potature. Nell'architettura dell'albero a doppio
Quando si inizia da talea, si procede sce- tronco, la natura porta normalmente ad avere
gliendo i due rami che sono posizionati in modo sempre il tronco più alto più grosso e quello
ottimale e poi si posiziona la talea in un vaso più piccolo più sottile, anche se è possibile os-
abbastanza capiente o, meglio ancora, in piena servare il caso inverso, soprattutto per doppi
terra, soluzione ideale per permettere un rapido tronchi che sono due piante differenti.
sviluppo della pianta. In questo caso gli Un elemento d'animata discussione è anche la
interventi sono mirati a stimolare la ramificazio- distanza che dev'essere ricercata tra i due
ne e alla formazione dei tronchi. tronchi, che va calibrata essenzialmente nella ri-
Bisogna evitare le forme ad U, cerca della naturalezza estetica, tenendo ben
molto frequenti nei materiali di partenza, ma che presente il progetto da portare avanti per quel
sono estremamente disarmoniche soprattutto certo bonsai; nel doppio tronco, infatti, il livello di
nella parte subito sopra al piede. Normalmente compattezza può essere estremamente variabile
si dice che un vero doppio tronco ha la partenza in base alla specie.
dal nebari del tronco più piccolo, ed oltre ad una
certa altezza non è più considerato uno stile so- Jin e Shari
kan. Questa regola molte volte non viene segui- Le parti di legno morto, siano esse jin, ma
ta, anche se effettivamente è difficile incontrare soprattutto shari, sono da tenere in rapporto di-
un soggetto con la partenza del doppio tronco in retto tra i due tronchi, nel senso che
alto che conservi allo stesso tempo la conicità es- normalmente, se lo shari è presente sul tronco
senziale alla naturalezza; comunque sia in natu- grande sarà presente anche sul tronco piccolo.
ra questi casi si possono incontrare, ed hanno Questo carattere è tipico delle conifere, che è
un certo rilievo nell'evoluzione dello stile molto importante rispettare per raggiungere un li-
dell'avanguardia. Nelle latifoglie i rami caratteristi- vello buono di naturalezza, proprio perché il
ci di questo stile hanno normalmente una doppio tronco è formato da due piante
grande ramificazione fine, proprio perché si imi- normalmente coetanee o con poca differenza di
ta un albero normalmente di grandi dimensioni, età tra il tronco grande e quello piccolo. Negli
dove l'effetto di miniaturizzazione dev'essere ri- eretti informali, jin apicali sono normalmente nel
cercato attraverso un grande numero di rami fini tronco più grande e più alto: difficilmente, infatti,
e a delle foglie piccole. in natura il fulmine colpirebbe l'apice del tronco
Queste concezioni tipicamente giappone- più basso.
si possono essere utili per ricercare delle sugge- I movimenti dei jin e degli shari, essendo
stioni legate alla sottile profondità estetica, particolarmente evidenti, devono essere molto
anche se possono rischiare di portare a delle armonici tra di loro, evitando linee e direzioni
concettualità un po' fuori dal campo della natu- contrapposte: per aiutarsi nella ricerca di questo
ra. Il rapporto padre figlio è forse quello più inte- effetto è consigliabile pensare allo stile vortico-
ressante da utilizzare, anche perché so, dove su un'immaginaria spirale, oraria o antio-
normalmente la dimensione dei doppi tronchi ha raria, si posizionano i jin, rispettando ovviamente
il rapporto uno a tre, cioè se il tronco dell'albero anche la triangolarità. Esistono casi molto sugge-
più alto è tre volte più grosso di quello più picco- stivi nei quali l'effetto drammatico arriva a lavora-
lo, anche l'altezza sarà tre volte maggiore. Molte re a jin l'intero tronco, normalmente quello
volte negli aceri i tronchi hanno dimensioni qua- piccolo: un caso non frequente in natura, anche
si uguali o con il rapporto uno a due, cosa che se può essere teorizzato per ambienti estremi co-
viene ricercata per enfatizzare l'ampiezza della ra- me i deserti.
mificazione in modo da esaltare il carattere mo-

88 - Antonio Ricchiari -
Specie adatte allo stile informali, privilegiando gres molto lisci per i gine-
I bonsai nello stile sookan possono esse- pri ed i tassi, e superfici molto rugose (fino alla
re praticamente realizzati con qualunque specie. buccia di pera) per abeti e pini. La larghezza dei
Normalmente l'uso delle conifere, soprattutto pi- vasi di un doppio tronco può raggiungere quasi
ni ed abeti, tassi e tsughe, è legato a forme quella della chioma per dare ampiezza alla
snelle e slanciate, sia che si tratti di tronchi mos- struttura monumentale dell'albero, non ancora
si che di eretti formali, con un occhio di riguardo essenzializzato. L'uso del vaso rotondo o esago-
per le specie che possano miniaturizzare moltissi- nale è anch'esso molto interessante per la capa-
mo gli aghi proprio per mantenere un certo li- cità di raccordare tronchi molto esili dall'aspetto
vello di monumentalità del soggetto. Le latifoglie delicato, soprattutto di conifere e piante da fiore,
possono essere utilizzate indifferentemente con inclinazioni e movimenti abbastanza
dalla specie, privilegiando soprattutto le varietà accentuati. In questo caso il vaso sarà molto
che in natura possono crescere nella forma a piccolo, proprio per enfatizzare le inclinazioni e
ceppaia, come aceri, faggi, olmi, azalee, ste- potrà avere anche piedini alti.
varzie e carpini. L'uso delle azalee nel doppio © RIPRODUZIONE RISERVATA
tronco o nel tronco multiplo è molto interessante
perché rispecchia la struttura monumentale e
l'architettura della specie. Nel caso in cui il
doppio tronco si sia formato da due piante diffe-
renti, bisogna privilegiare le varietà che possono
fondere i piedi in un unico blocco, come aceri e
faggi, evitando le conifere che difficilmente fonde-
ranno la pianta in un unico blocco. Nel caso del
sookan formato da due tronchi di specie diffe-
renti, caso raro ed estremo, bisogna almeno
cercare due specie affini nelle esigenze di coltiva-
zione, soprattutto per quanto riguarda l'esposizio-
ne ed il terriccio.

Vasi
La casistica dei vasi utilizzati per i doppi
tronchi rientra normalmente nella scelta di vasi
molto larghi e piatti, normalmente rotondi od ova-
li. Queste scelte sono legate alle esigenze di
orizzontalità che impone un piede normalmente
molto allargato. Anche l'effetto del doppio tronco
allarga molto il piede alla base e la struttura
doppia richiede dal vaso un effetto di stabilità
che il vaso piatto e largo può dare. Non sono ri-
cercati toni di imponenza nella struttura del va-
so, al massimo si può ricercare il bordo e le
pareti laterali con un carattere più arrotondato
per tronchi mossi, o più rigido per i doppi tronchi
formali. Le colorazioni saranno legate alla varie-
tà ed ai colori delle foglie, ma per le latifoglie pos-
sono essere ricercati vasi anche molto colorati,
considerando che l'altezza del vaso non impone
un effetto troppo sfacciato. Normalmente si uti-
lizzano vasi con piedi particolarmente bassi o ine-
sistenti, proprio per enfatizzare l'effetto di
naturalezza e stabilità estetica. Le superfici e le
colorazioni dei gres per i sookan di conifera
vanno abbinate con le solite regole dei bonsai

- Antonio Ricchiari - 89
>> L'essenza del mese

L
a Carmona appartiene alla famiglia delle ambientali presenti, infatti, la Carmona può fiori-
Borraginaceae. Si può trovare col nome re anche in inverno, se le variabili luce-calore so-
di Carmona microphylla, d’Ehretia micro- no quelle ideali e la concimazione è corretta. La
phylla o Ehretia buxifolia. Originaria sua corteccia grigia, negli esemplari maturi divie-
della Cina meridionale è diffusa anche in altre zo- ne rugosa. Queste piante, piuttosto delicate, so-
ne: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone. È un no state introdotte nel nostro continente già da
albero tropicale che può raggiungere i dieci me- circa centocinquant'anni. Si sono diffuse so-
tri d’altezza. Le foglie, di forma ovale, sessili o prattutto nei paesi a clima caldo, dove sono spes-
spicciolate, presentano una pelosità ruvida e bre- so utilizzate nella formazione di parchi pubblici
ve. Sono perenni, di piccola dimensione e di colo- allo scopo di collocare qualcosa d’originale ri-
re verde scuro brillante. Fiorisce in primavera ed spetto alla consueta cerchia d’arbusti. Economi-
in estate emettendo fiori bianchi, con infiore- camente, l'interesse verso questa pianta si
scenze cimose, in pannocchie terminali; il calice estende anche al suo legname, particolarmente
è a cinque divisioni, la corolla ha cinque lobi ottu- pregiato per la costruzione di svariati utensili e,
si e patenti. Il frutto è una piccola drupa, spesso soprattutto in passato, di ruote di carri e
delle dimensioni di un pisello, di colore verde nel carrozze, impieghi da cui si può dedurne il ca-
momento dello sviluppo, rosso quando maturo. rattere elastico. L’uso delle sue foglie è diffuso
Essendo una specie "da interno", il perio- specialmente nelle Filippine per ricavarne una be-
do di fioritura varia a secondo delle condizioni vanda sostitutiva del tè.

90 - Antonio Acampora -
cati. Con germogli di 4/6 cm di lunghezza, che
La Carmona come bonsai non abbiano internodi lunghi, si ottengono
La specie come detto è importata dai paesi abbondanti gemme. Le talee s’interrano al massi-
orientali ed arriva a noi nelle più svariate di- mo per 2 cm, applicando prima ormoni fitoradi-
mensioni e già in vaso. Quando proviene dalla Ci- canti in polvere. Il composto ideale è: 60°o
na, spesso è accompagnata da rocce con d’akadama, 30% di torba e 10% di sabbia. Se le
sculture d’argilla in miniatura rappresentanti mo- condizioni sono favorevoli le talee, radicheranno
naci, pagode, ponti, ecc. In Italia i bonsai di in tre, quattro settimane ma è meglio attendere
Carmona si trovano facilmente in commercio; la la fine dell'estate per piantarle in vasi singo-
loro diffusione è stata caratterizzata sia dalla pos- li. Alla fine di settembre, infatti, le pianticelle sa-
sibilità di mantenerli all'interno, sia dal loro ranno già abbastanza forti e pronte per essere
prezzo generalmente piuttosto contenuto. Assie- trapiantate in vasi di plastica o terracotta di 10-
me all'Olmo cinese, alla Sagerethia, al Ficus e 15 cm di diametro. Dalla primavera successiva si
alla Serissa costituisce una delle specie da potranno iniziare a modellarle con la potatura.
interno più conosciute. Può essere formata in Nei vivai, come accennato, la Carmona è molto
quasi tutti gli stili. diffusa e i prezzi sono accessibili. Tuttavia, prima
dell'acquisto, è bene accertarsi circa le sue
Metodi d’ottenimento condizioni di salute. Soprattutto nel caso
I sistemi d’ottenimento adatti a questa specie so- d’esemplari medi e grandi è meglio optare per
no da seme, da vivaio e da talea. II seme è la alberi senza cicatrici dovute a potature drastiche
forma più comune poiché il frutto, cadendo, evitando di acquistare piante con cicatrici mal
germoglia sulla stessa superficie del substrato dissimulate e ramificazioni troppo deboli, anche
del bonsai, se costituito da akadama e terriccio. se lo stato della ramificazione deve preoccupare
Nel caso in cui non si ha intenzione di attendere meno poiché è possibile ristrutturarla fa-
che la casualità faccia il suo corso, è possibile cilmente, e senza difficoltà particolari, appli-
raccogliere i frutti già maturi per poi porli in un se- cando una potatura adeguata.
menzaio, provvisto di fori di drenaggio, in una mi-
scela costituita da un 60% d’akadama e per il Esposizione
restante 40% da torba e sabbia. I semi s’interra- Poiché si tratta di un albero d’origine tropicale, ri-
no, dopo averli ripuliti dalla polpa, a 1 cm di chiede di temperature elevate costanti, ecco
distanza l'uno dall'altro ed alla profondità corri- perché è identificato come bonsai da interno.
spondente al loro diametro. Il tempo di germoglia- Mentre dalla primavera inoltrata in poi la Carmo-
zione varia secondo l'epoca di semina. na può essere collocata sul terrazzo o sul balco-
Generalmente è meglio seminare all'inizio dell'au- ne o in giardino, nel momento in cui la
tunno, ponendo il contenitore all'interno dell'abita- temperatura esterna scende al di sotto dei 13-
zione e riscaldandolo ad esempio sopra alla 15° C è necessario posizionarla all'interno, o co-
mensola di un calorifero; in primavera si può inve- munque in un luogo riparato, dove sia possibile
ce collocarlo all'esterno, ma va coperto con un ve- garantirle una fonte luminosa a meno di 1 metro
tro. Per quanto riguarda l'annaffio, appena il e una temperatura compresa fra i 15° e i 24° C.
terreno inizia ad asciugarsi va bagnato nuova- Quando posta all'esterno, sopporta senza alcun
mente. Le pianticelle, una volta germogliate, problema il sole diretto, ad esclusione dei mesi
vanno collocate in vasi singoli di coltivazione, estivi più caldi, durante i quali va collocata a
usando la stessa miscela utilizzata per la semi- mezz'ombra.
na. Se si vuole conservare il seme fino alla prima-
vera successiva, bisogna ricordarsi di spolparlo e Annaffiatura
mantenerlo in luogo fresco e asciutto. La riprodu- L'annaffiatura per questa specie deve essere
zione per talea non comporta alcuna difficoltà, abbondante e regolare, facendo asciugare il
va considerato però che più è legnosa, più ovvia- terreno fra un annaffio e l'altro. Non ama i rista-
mente tarda a radicare. Generalmente la talea si gni d'acqua, pertanto il drenaggio va tenuto
applica in primavera avanzata o all'inizio sempre sotto controllo. La carenza d'acqua è
dell'estate, quando i nuovi germogli cominciano una delle cause principali di moria delle Carmo-
a maturare, ma non sono ancora del tutto lignifi- ne, e purtroppo è difficile accorgersi della soffe-
renza di questa pianta in tempo utile, poiché non

- Antonio Acampora - 91
>> L'essenza del mese

92 - Antonio Acampora -
manifesta i sintomi dovuti alla mancanza tecnica è
d'acqua (rinsecchimento delle foglie) se non applicata du-
quando è ormai troppo tardi.In caso d’eccesso rante tutta la
d'acqua invece, in breve tempo, le punte delle fo- stagione ve-
glie diventano nere e gradualmente cadono. getativa.

Potatura Rinvaso
La potatura drastica può essere effettuata in qua- Il trapianto
lunque periodo dell'anno, anche se va detto che si effettua
il momento più adatto è l'inizio della primavera, ogni 2/3
e il meno consigliato è quello invernale. Nono- anni in tarda
stante la Carmona non si debiliti partico- primavera o
larmente a causa dell'operazione, è inizio estate.
indispensabile coprire i grossi tagli con mastice La mescola
cicatrizzante. Per formare la Carmona si applica di terricci più
il metodo Lignan che consiste nel "lasciar cresce- adatta consi-
re e potare": gli alberi modellati con questo siste- ste in akada-
ma sono caratterizzati da angoli marcati, ma (60%),
fenditure brusche e cicatrici mezze chiuse, terriccio (30%) e sabbia (10%). Nel caso del pri-
quindi da un aspetto piuttosto vetusto e affasci- mo trapianto l'operazione più delicata è togliere
nante. La potatura utilizzata più spesso è co- la maggior parte della terra argillosa che
munque quella di sfoltimento, con la quale si accompagna gli alberi importati e che non
eliminano i rami che crescono in posizioni inade- permette una corretta annaffiatura. Nei trapianti
guate: s'incrociano con altri, si sviluppano verso successivi si elimina 1/3 della terra sulla parte
l'alto o verso il basso, ecc. Si tratta di una tecni- esterna del ceppo, accorciando le radici troppo
ca applicata soprattutto nei mesi primaverili, spo- lunghe.
radicamente in inverno.
Concimazione
Avvolgimento Si utilizza concime organico a lenta cessione una
L'avvolgimento si utilizza solo in casi estremi, volta al mese oppure liquido, ogni 10/15 giorni
cioè esclusivamente se non vi sono alternative ad esclusione dei mesi più caldi (luglio-agosto),
per dar forma ad un ramo, poiché la Carmona, mentre nel corso dell'inverno un paio di concima-
malgrado il suo aspetto, presenta ramificazioni zioni saranno sufficienti. Se non si fertilizza, le fo-
molto fragili. Inoltre la sua corteccia è partico- glie ingialliscono progressivamente e malgrado
larmente delicata ed il filo può inciderla perfino non cadano, l'albero blocca la sua crescita; a
nella fase stessa d’avvolgimento se si esercita questo punto risulterebbe talmente debilitato
troppa pressione. Se proprio si ritiene di dover che qualsiasi altro problema potrebbe risultargli
applicare il filo è meglio usare il sistema dei ti- fatale. Ma attenzione, anche l'eccesso di conci-
ranti, ancorando il filo ad una parte più bassa me ne blocca la crescita: i germogli si atrofizza-
del tronco o al contenitore. Con questo metodo è no e assumono un colore verde scuro, le foglie
possibile abbassare i rami che nascono dal cadono e i rami si seccano.
tronco e tendono verso l'alto invece di svi-
lupparsi orizzontalmente. Malattie
Gli agenti patogeni che di solito attaccano la
Pinzatura pianta sono afidi e cocciniglie, contro i quali si
Per rifinire la struttura e la silhouette dell'albero consiglia di usare un insetticida sistemico alla
si applica la pinzatura dei germogli troppo comparsa dei primi sintomi. In ogni caso, se la
lunghi. Il modo migliore per effettuarla è tramite pianta è curata adeguatamente, difficilmente è
l'uso di forbici specifiche per bonsai, tagliando a attaccata da insetti, acari o funghi.
2 o 3 foglie ogni volta che i germogli ne presenta-
no 7/10.La Carmona non tollera la pinzatura © RIPRODUZIONE RISERVATA
con le dita, salvo che non si desideri arrestare
completamente la crescita di un ramo. Questa

- Antonio Acampora - 93
>> Non tutti sanno che...

L'ACERO

C
ome bonsai vengono più usate le specie nero, pontezo, aierela, fagaro ( Veneto), ajar, voul
giapponesi (palmatum, buergerianum) (Friuli), tostone, loppo (Emilia), albero di vite, fi-
ma io prediligo trattare le piante autocto- stucchio, loppio (Toscana), testuccio, testone
ne, quindi l’acero campestre che (Umbria), foppo, schiaccio(Lazio), averiello,
appartiene alla famiglia delle aceraceae, e ha co- coppolo( Abruzzo), ficaia,ceriello(Campania), aci-
me nomi comuni : loppio, testucchio, ma nelle di- na, rocchia (Basilicata), uppiolo, aciaro( Cala-
verse regioni d’Italia viene così chiamato: apice, bria), agghiaru, occhiu (Sicilia), acra ( Sardegna).
oeggio, loipu( Liguria), obi, isalabre, aghero (Pie- Il nome, di antica derivazione latina, signi-
monte), rompich, agher, opol ( Lombardia), opolo fica aspro, duro, nemico, ma acer che significa

94 - Elisabetta Ruo -
anche "appuntito" indica la caratteristica forma cadere un seme di acero.
delle foglia con lobi acuminati, con la zona perife-
rica dentata, che porta anche il nome di "Mano Corteccia
Tagliata". Tutti conosciamo l'acero per la sua fo- La corteccia dei rami giovani è di colore
glia a cinque punte, simbolo della bandiera cana- bruno. La corteccia del tronco adulto invece è
dese. piuttosto chiara, grigio-bruna, con screpolature
Anni fa, quando l'agricoltura era ancora che individuano piccole placche suberose che
condotta a livello familiare, l'Acer campestre era poi cadono spontaneamente.
molto usato dai vignaioli dell'Italia settentrionale
come supporto ai tralci delle viti. Oggi, temendo La droga
che le radici dell'acero possano entrare in compe- La parte usata è la corteccia dei rami gio-
tizione con quelle delle viti e avere dunque vani e non sugherificati. Si raccoglie: in primave-
qualche chilo di uva in meno, i loppi sono stati so- ra (marzo, aprile) quando è più facile staccarla,
stituiti da orrendi pali di cemento. tagliando dei rami non molto vecchi; si praticano
2 tagli anulari congiunti da uno longitudinale, si
Aspetto inserisce la punta del coltello e facendo leva si
Quest’albero è spesso solo un arbusto distacca la corteccia. Si conserva essiccandola
abbastanza grande e quando lo si incontra in al sole e riponendola in sacchi di carta quando è
forma arborescente è ben raro che superi i 15 ben asciutta.
metri. E’ un albero deciduo a portamento co-
lonnare o contorto, a chioma stretta e Principi attivi:
compatta o globosa. I rami giovani sono ini- tannini, fitosteroli, allantoina, colina.
zialmente verdi, ma poi con la crescita diventano L’acero in genere è una pianta di uso do-
bruno-rosso chiaro, con delle lunghe striature mestico, molto comune per la possibilità, ancora
longitudinali bruno chiare. Spesso si nota sui ra- oggi molto diffusa, di ottenere dalla linfa primave-
mi la formazione di coste longitudinali di sughe- rile di una sua varietà uno sciroppo zuccherino,
ro. Ha crescita lenta, ma è abbastanza longevo. che, oltre a sostituire il comune zucchero di
Le foglie sono di forma palmata, larghe al canna o di barbabietola ha proprietà rinfre-
massimo 12 cm, divise in 5 lobi variamente scanti. Nel nostro paese l’acero “da zucchero”
dentati; di questi i due laterali sono piccoli ed il non è diffuso, dell’acero che alligna in Italia si
centrale è grande; il colore è verde intenso di so- può utilizzare, per uso esterno, la corteccia. Per
pra e verde chiaro nella pagina inferiore che è il suo contenuto in tannini essa è indicata come
più o meno pelosa/vellutata specie lungo le rinfrescante astringente. Viene inoltre utilizzata
nervature. Durante la primavera e l'estate que- per applicazione locali o bagni su pelli arrossate
sto albero ha il fogliame decisamente di un e fragili.
verde lucido mentre in autunno le foglie si colora-
no dal giallo fino al rosso carminio. Le foglie so- Fitoterapia
no un ottimo foraggio per pecore e capre. Si usa la corteccia dei giovani rami per de-
I fiori, distinti in maschile e femminile cotti che hanno grande potere rinfrescante e de-
hanno i petali inseriti in un disco nettarifero, essi purativo.
sono riuniti in corimbi, sono piccoli e color
bianco verdastro. I fiori forniscono Uso interno
abbondante nutrimento per le api. La corteccia come astringente intestina-
I frutti sono delle samare formate da 2 se- le, facendo un decotto con 3 g in 100 ml di
mi, ciascuno munito di ala divergente acqua. Se ne bevono 2-3 tazzine al giorno.
orizzontalmente, a differenza di quelle di altre
specie di acero che formano un angolo più o me- Uso esterno
no acuto; quelle ali, facendo girare vorticosa- La corteccia per pelle arrossate. Si fa il
mente il seme quando cade lo fanno allontanare decotto con 5 grammi in 100 ml di acqua, si
dalla pianta che lo ha prodotto favorendo la disse- applicano le compresse di garza imbevute di de-
minazione. Si dice che Sikoskej uno degli invento- cotto, sulle parti interessate per 15 minuti.
ri dell’elicottero, abbia avuto l’idea vedendo
Uso cosmetico

- Elisabetta Ruo - 95
>> Non tutti sanno che...
Basta una manciata di corteccia, gettata
nell’acqua del bagno per dare beneficio a pelli
particolarmente fragili e delicate.

Gemmoterapia
Proprietà Le gemme di acero riducono le
betalipoproteine, il colesterolo totale e manifesta-
no una blanda attività anticoagulante.

Indicazioni
• Herpes intercostale.
• Tendenza all’arteriosclerosi.
• Calcolosi delle vie biliari (Fraxinus excelsior).
• Sequele di paralisi o poliomielite.
• Nevrosi fobica (Tilia tomentosa).
Posologia MG 1 DH, 50 gocce, diluite in un po’
d’acqua, 1-3 volte al dì.
Sinergie Fraxinus excelsior (litiasi biliare), Tilia to-
mentosa (nevrosi fobica).
Il dono più prezioso dell’Acero è la linfa
zuccherina, ma la raccolta ha bisogno di tratta-
menti specifici, inoltre ci vogliono circa 40 litri di
linfa per ottenere 1 litro di sciroppo.

Sciroppo d'acero
Proprietà: lo sciroppo derivato da questa
per disintossicarci e depurarci; alla fine della
linfa, molto zuccherino, ha grandi poteri
giornata ci sentiremo più puliti e più "sgonfi". (
emollienti, rinfrescanti ed energizzanti, visto il
OVVIAMENTE è sconsigliato se non si gode di otti-
suo alto contenuto in sali minerali; è utile in tutti
ma salute o si fa uso di medicinali)
i casi di gastrite, di costipazione intestinale, di co-
lite spastica. Lo sciroppo di acero è un dolcifi-
Legno
cante di antichissima origine, uno dei pochi ad
L’alburno roseo chiaro è semitenero, ma
essere estratto direttamente da due alberi, l'ace-
tenace e di lunga durata. Il legno di acero è
ro da zucchero e l'acero rosso (Acer saccharinum
molto pregiato e dunque molto richiesto dagli
e Acer rubrum ) che producono una linfa chiara
ebanisti, inoltre è impiegato nella fabbricazione
costituita prevalentemente da acqua 97%. Viene
di attrezzi agricoli e di calci da fucile, sèsole, pa-
utilizzato principalmente per dolcificare. Il potere
le per i panettieri, plantari per le galosce, ludìns
dolcificante è 25 volte maggiore dello zucchero
(sci per la slitta) e sci, scàneve (collari per gli ani-
raffinato. Il sapore delicato, simile al miele d'aca-
mali). Usato molto per gli attrezzi da cucina e
cia, lo rende particolarmente gradevole come
agricoli, perchè si mantiene pulito, duro e liscio.
dolcificante naturale disciolto nelle bevande o
Il legno più frequentemente identificato nei re-
nella preparazione di dolci, il vantaggio è che
perti archeologici di strumenti musicali anglo-sas-
apporta una quantità di calorie ridotta e per que-
soni (come le arpe) è quello dell’Acero
ste ragioni è consigliato ai diabetici e in alcuni re-
campestre. Nel Rinascimento e nel periodo Ba-
gimi dietetici.
rocco era in voga l’usanza di impiegare questo le-
Come si usa: con lo sciroppo d'acero si
gno, con cui si poteva lavorare di precisione, per
può addolcire il latte nella colazione dei bambini.
costruire strumenti musicali. Antonio Stradivari
Grazie al suo alto potere energetico e depurativo
fu il primo a utilizzarne il legno per la costruzione
può essere usato per un giorno di "depurazione":
dei suoi leggendari violini. Ottimo combustibile.
si deve bere (senza toccare altro cibo) due litri di
Letteratura
acqua dove siano stati sciolti quattro cucchiai di
“Bello ed elegante ma di facciata.
sciroppo di acero: in questo modo verranno as-
Sembra forte e sicuro di se, invece è fragile, si
sunti tutti i principi attivi della linfa di acero utili

96 - Elisabetta Ruo -
arrende subito, si lascia dominare. Ha bisogno di nel suo folklore , fece in modo di non colpire più
luce...” (Le voci del bosco, Mauro Corona) l'uomo, ma le sue paure: pipistrelli e streghe. In
"L'acero nelle cui parti secrete tanti diversi e bei Alsazia e in Lorena pare che le cicogne mettesse-
colori nasconde…" (Le Metamorfosi , Ovidio) ro un ramo di acero nei loro nidi per impedire ai
pipistrelli di andare ad uccidere i loro piccoli
Cenni storici ancora dentro le uova.
Dodoens (1557 d.C.) riporta l’indicazione Piantando alcune zeppe di legno d'acero
di Serenus Samonicus, medico latino del III sec.: allo stipite della porta si tenevano lontane le
‘Le radici di acero, macerate nel vino e bevute, so- "streghe". Fu nel XIX sec. Che questo albero si ri-
no utili nelle algie del costato’. scattò della sua nefasta immagine arrivando ad
essere il simbolo delle bandiera Canadese.
Curiosità
Quest'ultimo viene spesso paragonato al
rosso sangue, non a caso si dice che in alcune © RIPRODUZIONE RISERVATA
antiche tradizioni venisse associato al funesto.
Nella mitologia Greca era l'albero di Fobos, il Dio
della paura. Col trascorrere del tempo in Europa,
>> Note di coltivazione

L'UTILIZZO DELLO SFAGNO


NELLE PRATICHE BONSAISTICHE

A
ppartenenti alle Briophyte, i muschi si di- ne asfittiche (foto 1, 2).
vidono in base alla loro struttura; Mu- In un mio precedente studio, effettuato
schi veri (Brydae) , Muschi di montagna durante le fasi di decomposizione di concimi
(Andreaeidae) a fibra corta e Sfagno organici, si è già notato quale importantissimo
(Shagnidae) a fibra lunga. Quest’ultimo contributo assicuri l’applicazione di sfagno, che,
maggiormente utilizzato durante le fasi di coltiva- infatti, garantisce meglio la formazione di flora e
zione, si differenzia dal muschio a fibra corta (ti- fauna terricola, utili nelle fasi di cessione del nu-
po Ceratodon purpureus, Bryum argenteum), triente, proprio grazie anche al trasferimento di
che viene utilizzato maggiormente per scopi orna- ioni H+ da parte delle strutture vegetali dello
mentali durante le esposizioni per migliorare stesso sfagno che rendono l’ambiente
l’aspetto estetico della superficie della miscela tendenzialmente acido. Descritta in maniera
di substrato nei pressi del nebari. dettagliata durante lezioni di agronomia appli-
Lo sfagno (Sphagnum), la cui struttura a fi- cata al bonsai, questa utilissima pratica è ad
bra lunga è caratterizzata appunto da strutture oggi, in maniera indiscussa, una tra le migliori e
vegetali con ramificazioni a grappoli, si sviluppa- più efficaci operazioni adottate in campo bonsai-
no in zone umide e ne esistono circa 300 specie. stico, al fine di migliorare le fasi di concimazio-
La sua presenza assicura una maggior aerazione ne, con annessi impianti di inoculo di micorrize e
alle strutture su cui viene adagiato: la pratica utilizzo di acidi umici (foto 3, 4). Quest’ultima
della pacciamatura su vasi le cui piante sono applicazione lo vede come acceleratore delle fa-
state appena rinvasate, infatti, garantisce un mi- si di germinazione delle spore di funghi micorrizi-
glior attecchimento, in quanto mantiene l’umidi- ci, diminuendo così il tempo di instaurazione
tà necessaria e costante nei pressi di capillari della simbiosi con le strutture radicali.
superficiali, permettendo nel contempo una Lo sfagno, annovera, tra i benefici
perfetta aerazione, che evita la formazione di zo- apportati, anche un effetto antisettico (cessione

98 - Luca Bragazzi -
ioni H+), capace di inibire la formazione di batte-
ri, che provocano la marcescenza dei concimi
soggetti ad ambienti umidi. Il suo utilizzo come
struttura pacciamante deve essere preceduto da
una separazione dei diversi fasci vegetali, per evi-
tare che l’addensamento provochi uno strato
impermeabile, capace di inibire il passaggio di
acqua agli strati sottostanti: uno strato di sfagno
di 2-3 cm su di un vaso di circa 35 cm di lato,
infatti, riesce ad assorbire circa due litri d’acqua,
impedendo che questa penetri fino alle radici.
L’adozione dello sfagno nelle fasi di coltiva-
zione è consigliabile solo durante la concimazio-
ne e il rinvaso e nei periodi estivi, limitatamente
ai due mesi più caldi (Luglio-Agosto). Durante
tutti gli altri periodi, il suolo deve poter interagire
con l’atmosfera negli scambi di gas rimanendo li-
bero e pulito e lo sfagno rappresenta una limita-
zione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Luca Bragazzi - 99
>> Tecniche bonsai

Propagazione
TALEA
per

I
l metodo di moltiplicazione le che sotterrate ed umide, si suolo, lasciando la porzione su-
per talea o sashiki è molto formano come radici. Esistono periore del vaso e le talee in
più veloce di quello per se- quattro categorie di talee: 1) ha- ombra. Emettono radici in
me e ha in più i vantaggi di zashi, che è la talea di foglia, 2) quattro/cinque settimane. Le
rendere impiegabili i rami po- shinme-zashi o talea di germo- migliori talee sono quelle che si
tati dagli altri bonsai per creare glio, 3) eda-zashi o talea di ra- asportano dalla parte più vigo-
nuove piantine ad un costo mo o legna e 4) ne-zashi, che è rosa dell’albero madre, ed è
nullo, e quello di formare la talea di radici. Ci occupere- importante che presentino
soggetti che conservano esatta- mo di talee di ramo o legna, almeno due nodi (gemme o
mente le caratteristiche della perché sono le più usate nella ascelle di foglie - fig. 1). Si
pianta madre, cosa questa che coltivazione bonsai. strappano le foglie della parte
non avviene sempre per la ripro- che rimarrà interrata, e si abbia
duzione da seme, ed inoltre si Talee di legno tenero cura di lasciare interrate un pa-
hanno nuove piantine senza Sono i germogli dell’anno in io di gemme (fig. 2). Il
fittone. Viene tagliata una corso, che si tagliano in primave- substrato può essere sabbia di
parte della pianta con lo scopo ra inoltrata con un taglio obli- torrente, o un composto di
di metterla nella terra e farla ra- quo. La temperatura ideale del sabbia e torba. Dopo aver ba-
dicare, ottenendo così un'altra terreno per la maggior parte gnato a fondo, si pongono le ta-
pianta. Questo avviene perché delle specie è da 23°C a 27°C, lee in ombra.
il cambio emette prima un callo con una temperatura ambienta-
di cicatrizzazione, e quindi pro- le di 21°C. Conviene collocare Talee di legno semiduro
duce una nuova crescita di cellu- la parte inferiore del vaso nel Queste sono più dure delle pre-

100 - Antonio Acampora -


cedenti e si asportano in estate. Sono adatte per so quelle verdi o erbacee impiegano meno
la riproduzione d’Azalea, Cotoneaster, Pyracanta, tempo, ma necessitano di un certo calore e di
Gelsomino, Chamaecyparis, Evonymus, Agrumi, maggiori cure, mentre quelle legnose radicano
Olivi, e Fichi. Sono lunghe da sette a quindici più lentamente, ma sono più resistenti.
centimetri e si piantano togliendo le foglie della Le talee di conifere non sono facili da rea-
metà inferiore. Le talee semidure si asportano lizzare perché stentano a radicare, richiedono
dalla pianta madre con un taglio a smusso o molta umidità ambientale, luce e ormoni. Per
doppio smusso, e si piantano inclinate in modo una buona talea i rami da scegliere devono esse-
che la zona esposta del cambio rimanga sempre re maturi, avere in pratica da uno a tre anni
in posizione orizzontale (fig. 5) Anche per questo d’età, devono essere robusti, sani non rovinati
tipo di talee il calore del suolo stimola il radica- dagli insetti.
mento. E’ bene assicurarsi che il terriccio aderi- Una polvere o un liquido radicanti a base
sca alle talee, ed è importante anche un buon d’ormoni è sempre molto utile perché stimola un
drenaggio. precoce sviluppo delle radici; le modalità d'impie-
go di questi prodotti variano secondo il tipo
Talee di legno duro scelto, ma tutti contengono sempre istruzioni
E‘ il tipo più usato in bonsai, poiché il fusto radi- ben dettagliate alle quali attenersi. Una volta
cato presenta già un certo spessore come raccolti i rametti, si pongono in piccole serre
tronco. E’ il più lento ad emettere radici, rispetto sotto vetro e già nella primavera successiva si do-
ai precedenti. Si possono tagliare dalla pianta ma- vrebbero avere le piantine. La lunghezza delle ta-
dre in autunno, oppure alla fine dell’inverno, lee di latifoglie dovrebbe essere tale da
quando la legna è completamente maturata ed contenere almeno da quattro a sei paia di foghe,
ha sufficienti risorse: si tratta di legna di uno o quindi da quattro a 10 centimetri, secondo la
due anni. Il taglio inferiore deve essere sotto la specie e della distanza esistente fra foglie stesse
gemma e quello superiore anche, lasciando sul ( fig. 3, 4).
fusto almeno due gemme. I più comuni tagli Il taglio della talea va eseguito con ceso-
delle talee di legna dura sono a smusso, doppio ie, o con una lama affilata, subito sotto
smusso, piantando poi la talea, quasi diritta, di l'attaccatura di un picciolo sul fusto. Si eliminano
tallone, conservando nella parte inferiore un poi la parte tenera della cima e le foglie nel
tratto di legna vecchia, di cuneo, che consiste tratto che deve essere interrato, si fa quindi il
nel praticare una o più incisioni nella base della trattamento radicante e si mettono i rametti nei
talea, separandole poi con delle pietruzze. Que- contenitori, che possono essere di qualsiasi tipo,
sto schema assicura una maggiore zona di purché forniti di fori di drenaggio, riempiti con
cambio esposta. Sono adatte per la riproduzione sabbia piuttosto grossa, che deve essere natu-
d’alcune piante da fiore e frutto (berberis, came- ralmente di fiume oppure lavata perché la
lia, chaenomeles, ecc.). sabbia di mare, contenendo sale, li farebbe irri-
Molti tipi di piante possono essere ottenu- mediabilmente morire.
ti per talea, ma soprattutto abeti, ginepri, cipres- La sabbia favorisce l'emissione delle radi-
si, aceri, azalee, cotoneaster, melograni, ci, ma non contiene elementi nutritivi sufficienti
gelsomini, olivi, olmi, salici, zelkova. Numerose ta- alla vita delle piantine, per cui non appena le ta-
lee, come, per esempio, quelle di salice e di zelko- lee avranno attecchito sarà necessario rinva-
va emettono le radici molto facilmente, basta sarle. I contenitori possono essere riempiti
semplicemente immergerle in acqua. anche con una miscela di torba e sabbia in pro-
porzioni uguali, in questo caso le talee possono
Si possono, in teoria, fare talee in ogni pe- rimanervi più a lungo. Una volta riempito il conte-
riodo dell'anno, ma risultano migliori quando i nitore con il substrato prescelto, che deve essere
germogli dell'anno in corso sono sufficiente- pressato con delicatezza, si praticano dei fori e
mente maturi per sopportare tale processo. In li- vi s'inseriscono le talee ben spaziate fra loro per
nea di massima, le talee di piante a foglie una profondità di qualche centimetro, si preme
decidue dovrebbero essere prese all'inizio la terra intorno alla base perché rimangano
dell'estate, quando non sono eccessivamente ferme, e si annaffia con un getto molto sottile.
indurite. Il tempo necessario per la loro radicazio- Per evitare il rischio dell'eccessiva traspi-
ne, varia secondo la specie e del clima, in ogni ca- razione, si può mettere un pezzo di plastica tra-

- Antonio Acampora - 101


sparente sopra al vaso, fis- sto riconoscibile dall'emissione mente forti da sopportarli,
sandola al bordo di questo; dei di nuovi germogli, si può co- perché altrimenti potrebbero
bastoncini di legno saranno più minciare a sollevare la plastica, bruciarsi e la pianta morire; le
che sufficienti per tenerla prima per poche ore e poi gra- dosi saranno sempre molto ri-
staccata dalle talee. Questo pro- datamente sempre più a lungo, dotte, in particolare modo
cedimento è un tentativo di ri- così che le piantine abbiano mo- all'inizio.
produzione dell'ambiente do di abituarsi un po' alla volta Durante l'inverno si
ideale per far radicare le talee: al mutamento, senza bruschi abbia cura di proteggere le
una serra con alta percentuale sbalzi di clima e di temperatu- piantine dalle intemperie e so-
d'umidità. Come per tutti gli ra. prattutto dal gelo. Le talee le-
altri sistemi di moltiplicazione Quando l'apparato radi- gnose, essendo molto più forti
delle piante, l'esposizione mi- cale ha raggiunto un buono svi- e resistenti di quelle erbacee
gliore dei contenitori di talee do- luppo, si può procedere ad un ­possono essere piantate
vrebbe essere riparata dal primo trapianto in vasi singoli anche direttamente all'aperto e
vento, lontana dai raggi diretti (fig. 6) dopo il quale, come si è in piena luce, il che permette
del sole e con una temperatura più volte ripetuto, le piante una migliore fotosintesi, ma de-
quanto più è possibile co- andranno tenute al riparo per vono sempre essere protette
stante. un periodo congruo, che di soli- dal sole vivo. Il trattamento
E’ importante ricordare to si aggira, per una completa ri- bonsai può essere iniziato sulle
che le talee hanno molto biso- presa, intorno alle tre, quattro talee già dopo uno o al massi-
gno d'umidità, si controlli settimane, trascorse le quali, sa- mo due anni, dipenderà solo
quindi frequentemente insieme rà possibile esporre gra- dalla specie e dalla velocità di
al substrato, che, specie nel ca- dualmente i vasetti al sole, sviluppo delle radici.
so della sabbia, deve essere ba- evitando però che sia troppo
gnato spesso per rimanere forte e violento. I fertilizzanti
sempre umido. Appena sono vanno usati solo dal momento © RIPRODUZIONE RISERVATA
spuntate le radici, evento que- in cui le radici sono sufficiente-

102 - Antonio Acampora -


>> L'angolo di Oddone

IL LIGUSTRO

104 - Carlo Oddone -


SPECIE E VARIETÀ SPERIMENTATE. sta a realizzare quel tipo di si accorcia subito sopra le due
LORO CARATTERISTICHE. bonsai che simboleggia l'albero gemme al punto in cui si vuole
- Ligustrum sinesis, un sempre- nella sua espressione più tradi- la biforcazione.
verde un po’ delicato, ma capa- zionale: solido tronco, belle radi- Per creare la struttura
ce di performances da ci, una ramificazione regolare della ramificazione dato che le
campione. Il fogliame già in ed ampia e densa chioma a cu- gemme compaiono opposte,
partenza minuto, riduce assai pola. Un riferimento preciso al occorre però intervenire per pri-
le sue dimensioni, mentre la ra- senso di pace che la natura ci vilegiare lo sviluppo di quello
mificazione si divide fittamente. dovrebbe ispirare. Un poco di si- dei due rami che si vuole fare
- L. jonandrum o delavayanum, curezza ed equilibrio in mezzo crescere come leader, appena
sempreverde, va protetto dalle alle brutture ed alla confusione lo si è identificato, accecando
gelate. del mondo d'oggi. Per chi abbia l'apice al suo simmetrico, e de-
- L. lucidum, sempreverde con più creatività il Ligustro si pre- stinandolo così a diventare un
foglie un po’ grandi e lucide, sta ad essere educato in una laterale. La brevità degli
ma che si riducono. quantità di stili e Il suo vigore ri- internodi moltiplica le opportu-
- L. japonicum, spogliante e ra- chiede solo un poco di attenzio- nità di scegliere le corrette pro-
gionevolmente rustico. ne, se portato prostrato o a porzioni della struttura a tutti i
- L. vulgare, nostrano, spo- cascata, controllare i suoi getti livelli della ramificazione.
gliante e disponibile un po’ in che tentano di andare verticali. Generosi con i vecchi -
tutta Italia. Il legno vecchio e compatto Se si parte dal ceppo di una
- L. ibota, giapponese. E’ quello accetta persino di durare vecchia pianta conviene
che, visto in fotografia sul libro qualche tempo esposto come metterlo in piena terra; lasciare
di Yoshimura, mi ha conqui- shari o come jin. che ricacci tranquillamente; a
stato e fatto tentare con i Ligu- metà estate tagliare via i rami
stri reperibili qui da noi. Era il TRAPIANTO, RACCOLTA E SUBSTRATI (che sono cresciuti volti all'insù
bonsai più albero che avessi Essendo una pianta di conservando pochi millimetri
mai visto! C’è poi una varietà poche esigenze e molto tolle- alla base di quelli posti al
che ogni tanto leggo sui catalo- rante, il trapianto o i rinvasi punto giusto; alla successiva
ghi, ma non sono mai riuscito a non pongono difficoltà al colti- cacciata eliminare tutti i su-
trovare: il Ligustro pendulo “S. vatore. Le sue radici assai fitte perflui e incominciare ad edu-
Fiorano”. Se qualcuno fosse rigenerano rapidamente persi- care la nuova struttura nella
più fortunato di me... no dopo riduzioni drastiche. posizione e forma adatta al pro-
Tutti i Ligustri radicano molto fa- Data la densità del fogliame, e getto del bonsai che si vuole
cilmente come talee o quindi il suo rapido uso dell’umi- realizzare. Il Ligustro qualche
margotte. Non è difficile otte- dità del terriccio, anche i proble- volta esagera nel reagire, tanto
nerli come da seme. Essendo a mi di trovare un substrato che conviene ricordarsi di ci-
foglie opposte ramificano fitta- giusto vengono facilmente supe- marlo solo mentre è in fase di
mente. Il Ligustro si presta be- rati con l’uso di quello sviluppo e non in riposo, per
ne come portainnesto per vari standard. Neppure il drenaggio non trovarsi con tronco e bi-
tipi di syringa o Lillà, in particola- riveste una particolare forcazioni invase da una miria-
re il sinesi che non produce importanza. Si potrebbe dire de di nuovi germogli il più delle
polloni radicali. che un Ligustro si arrangia a vi- volte indesiderati
vere bene ovunque lo si metta.
STILI PIÙ ADATTI E PERCHÉ APPLICAZIONE DEL FILO
Il Ligustro si lascia guida- POTATURA DI FORMAZIONE L’applicazione del filo e
re facilmente a rappresentare Il comportamento del Li- l'educazione del Ligustro vanno
la fisionomia di un albero quie- gustro è talmente lineare che eseguite sulle varie parti finché
to e possente, ed è forse l'es- sembra addirittura banale do- sono relativamente giovani e
senza che meglio si adatta ver riferire qui le tecniche più flessibili, poiché il legno tende
all'idea del bonsai soft. Grazie consuete di coltivazione. Al soli- a diventare rigido (e fragile) già
alla estrema semplicità con cui to si deve lasciar crescere ogni sin dal primo-secondo anno e a
si può infittirne la chioma si pre- ramo finché abbia raggiunto il diametri di pochi millimetri.
diametro che interessa e poi lo Sulle parti che stanno

- Carlo Oddone - 105


>> L'angolo di Oddone

106 - Carlo Oddone -


crescendo il ritmo di sviluppo è tale che si alla fine dell'estate.
possono avere danni alla corteccia in soli Quando, dopo qualche anno, inizia a
20 giorni. Bisogna quindi fare attenzione e fiorire, pure il Ligustro vuole essere aiutato,
seguirne l'evoluzione con sollecitudine per per cui, oltre alla dose autunnale, anche in
togliere il filo in tempo. D'altra parte questa inizio primavera la fertilizzazione va ricca di
pianta è talmente generosa nel fare nuovi fosforo e potassio. L'azoto si aggiunge solo
getti che si può altrettanto bene gestirne la dopo la fine della fioritura, e neanche
forma con delle ripetute (e oculate) cimatu- troppo presto, se si vogliono vedere i fruttici-
re. ni: un eccesso di azoto ora ne impedisce
l'allegagione. Quando il terriccio contiene
CIMATURE E POTATURE SPECIALI IN FASE VEGETATI - argilla ed è sufficientemente fertile, è raro
VA che il Ligustro manifesti disordini o carenze.
Grazie al suo speciale buon caratte- Una condizione necessaria è però che i
re, è facile ottenere dal Ligustro reazioni rinvasi si seguano ad intervalli ragionevoli:
adeguate ad ogni nostro intervento. Una so- da uno a quattro anni a seconda dello sta-
la cautela forse, dovuta al vigore col quale ri- dio del soggetto.
sponde alle cimature. Una volta creata la
struttura sono necessarie frequenti cimatu- PREVENZIONE E CURA DELLE MALATTIE
re, che mentre infittiscono la ramificazione A questo punto non vorrei far crede-
periferica riducono sempre più la dimensio- re che la mia descrizione del Ligustro sia
ne delle foglie. Proprio stimolati da questi condizionata da una passione dissennata.
interventi nascono qua e là dei getti più vigo- Si tratta di una grande pianta per fare
rosi degli altri che dirigono verticalmente bonsai, ottima per dare incoraggiamento ad
verso l'alto, spesso nascosti dall'intrico un principiante, e che nelle mani di un
della vegetazione. Se li si lasciasse cresce- esperto può rivelare qualità speciali.
re, pareggiandoli semplicemente all'altezza Qualche difetto, per obiettività, bisogna pe-
delle restante chioma, potrebbero creare rò riconoscerlo: pur essendo piuttosto resi-
delle vistose diseguaglianze nel diametro stente alle malattie crittogamiche, qualche
del ramo che li genera. Questi esuberanti volta viene aggredito da una varietà di
vanno perciò identificati ed eliminati vicino insetto (Rincote) di aspetto cotonoso che si
alla base prima che combinino dei guai. annida sotto le foglie, e ogni tanto si trova-
Per non perdere il profumo - I fiori no delle formiche nel suo vaso.
compaiono come pannocchiette di fiori Nel primo caso conviene asportare
bianchi, piccoli e molto profumati, all'estre- manualmente i parassiti non appena identi-
mità dei germogli (dopo che hanno 4/6 ficati e subito dopo applicare un insetticida
coppie di foglie) nati da gemme apicali pre- per liberarsi delle eventuali neanidi. Se si
senti sin dall'autunno precedente. Attenzio- nota un andirivieni di formiche è consigliabi-
ne allora a non tagliarli via all'inizio della le controllare anche la zolla, estraendola
primavera: è meglio aspettare a cimare che dal vaso: potrebbero vedersi sulla sua su-
si distinguano le infiorescenze, accorciare i perficie delle macchiette lanuginose bianca-
rami che ne sono privi ed accettare che i fio- stre più o meno espanse: sono gruppi di
ri si aprano un poco fuori del profilo del afidi particolari che stanno banchettando
bonsai. La forma si ritocca alla fine. sulle radici. Granuli al diazinone (o simili) so-
Innaffiature scarse a partire da fine inverno no efficaci se distribuiti sul terriccio: le
riducono l'entità della crescita e quindi del annaffiature fanno poi scendere il medica-
"danno" estetico. mento insetticida poco per volta.

CONCIMAZIONI ED ALTRI TRATTAMENTI


Come in qualsiasi essenza l'uso dei
fertilizzanti segue l'andamento della loro evo-
luzione fisiologica e stagionale. Vanno bene © RIPRODUZIONE RISERVATA
i concimati azotati per i soggetti in crescita,
ma con fosforo e potassio più abbondanti

- Carlo Oddone - 107


Spazio
Bonsai
Tra arte e natura, un viaggio verso sé

S
pazio bonsai nasce due anni fa, dall’entusiasmo di
tre amici accomunati da una stessa passione per il
bonsai. E’ un club che ha come scopo principale
quello di divulgare quest’arte attraverso il lavoro e
l’interpretazione delle proprie piante. Una volta la settimana
si incontrano principianti, amatori, collezionisti e tutti coloro
che credono nella spiritualità dell’essenza creativa. E’ un club
dove si lavora la propria pianta pensando a come renderla
unica, coltivandola nel tempo.
In questo modo, la ricerca dell’originalità e dell’unicità
del bonsai frutta una nuova consapevolezza della percezione
del tempo alla scoperta di una possibile strada che nessuno
ha percorso ancora.
Spesso si tende ad avere un concetto standard del bonsai, li-
mitando l’immaginazione e la spiritualità che sono fonda-
mentali in qualsiasi forma d’arte.
Spazio Bonsai è anche un luogo d’insegnamento, do-
ve oltre alla tecnica e alla modellatura si apprende la botani-
ca. L’obiettivo è quello di modellare piante comuni
trasformandoli in bonsai dall’aspetto maturo e vetusto. Il privi-
legio dell’incontro con la natura non è solo per pochi predi-
letti. L’arte come espressione di comunione dell’uomo con la
natura è un patrimonio della collettività a cui non possiamo, e
non dobbiamo, rinunciare: un patto da ritrovare, coltivare e tu-
telare. Soprattutto, Spazio Bonsai è sì un club, ma anche una
bottega dove lavorare alla scoperta di un’alternativa, una via
diversa attraverso la quale raccontare, anche, qualcosa di noi.
Un viaggio, un’avventura e una sfida per un percorso
di crescita che superi le frontiere personali, alla conquista di
uno spazio, nostro, in equilibrio con il mondo che ci circonda:
una ricchezza da condividere con il prossimo.
Il Giappone visto da vicino <<

S OTTOTITOLO
QUEL CHE NON CI ASPETTEREMMO DA YUKIO MISHIMA
recensione
recensione a cura
a cura di di Anna
Anna Lisa
Lisa Somma
Somma
http://bibliotecagiapponese.wordpress.com
http://bibliotecagiapponese.wordpress.com

R
eazionario, drammatico, estremo: così la maggior parte del pubbli-
co dei lettori è solita considerare Mishima. E le sue opere che
rammentiamo meglio - Confessioni di una maschera, Il padiglione
d'oro, Lezioni spirituali per giovani samurai - paiono confortare i
nostri (pre)giudizi.
Senz'altro, Hiraoka Kimitake (questo il suo vero nome) è stato un
personaggio complesso, ma della sua caleidoscopica e proteiforme personali-
tà la cultura occidentale ha voluto eternare soltanto l'immagine militarista e
bieca d'un uomo vittima del suo credo politico e delle sue nostalgie nazionali-
ste. Forse anche per questa ragione l'Abito da sera, suo romanzo "frivolo" del
1966 (e dunque appartenente a un'epoca in cui la fama di Mishima era già
ben consolidata in patria), è stato pubblicato in Italia da Mondadori solo due
anni fa ed è tuttora sconosciuto ai più.
Un'opera inaspettata, lontanissima dai consueti clichés sullo scrittore
e sul genere affrontato (una storia dalle tinte rosa destinata ad una rivista
femminile). E non solo: l'argomento, le situazioni e i personaggi in questione
ad un primo sguardo appaiono quanto di più estraneo possa esservi all'uni-
verso eroico di Mishima col quale siamo abituati a confrontarci. In queste pa-
gine, infatti, siamo dinanzi al racconto del fidanzamento e dei primi mesi di
matrimonio della giovane e candida Ayako con Toshio, affascinante enfant
prodige stanco della mondanità esasperata in cui è vissuto a causa della ma-
dre, donna Takigawa. Se Kawabata nel Suono della montagna esplora il poeti-
co e quasi impalpabile rapporto tra il protagonista e la nuora, Mishima
all'opposto nel suo romanzo evidenzia le sottili strategie messe in atto dalla
suocera per dominare gradualmente la sposa del figlio.
L'abito da sera si presenta come un romanzo dal duplice piano di
lettura: ad un primo livello, scorgiamo le vicende melodrammatiche dei perso-
naggi, rappresentate in modo brillante e coinvolgente, ma, scavando a fondo,
tutto ciò si rivela una dura critica all'ipocrisia e alla vacuità di un'esistenza de-
dita ai valori e ai piaceri altoborghesi (l'equitazione, i ricevimenti, lo shopping
di lusso...), il cui simbolo è l'abito da sera cui allude il titolo. Un abito da sera
che, se da un verso, attira sguardi d'invidia e dona l'illusione di una vita do-
rata, dall'altro è soffocante come una prigione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Anna Lisa Somma - 109


>> Il Giappone visto da vicino

a cura di Antonio Ricchiari

U
na delle massime espressioni di perfe- she conversano sovrastando l'incessante frinire,
zione estetica della gestualità, dei mo- e lanciano piccoli acuti spezzati sulla superficie
vimenti, delle norme comportamentali increspata del fiume Kamo. Parlano per metafo-
in generale è costituita dalla geisha, re. “La rugiada dice che ha dormito con la
da questa figura tipica della società giappone- canna”, fa una. “La canna dice che non ha
se che ha stimolato la fantasia dei viaggiatori e dormito con la rugiada”, le risponde l’amica.
dei letterati occidentali, allietando con la loro “Oh, dice di aver dormito, sì!”. “No, dice di non
arte raffinata riunioni private e pubbliche. aver dormito”, nega l'interlocutrice,
D’estate, a Kyoto, recita una poesia drappeggiata in un kimono di seta color bana-
molto popolare, la voce delle cicale “penetra la na. Una pausa, poi la prima riprende: "Fiorita è
roccia”. I piedi a mollo, lasciati sulla riva gli sga- la canna, e si è saputo tutto". Di nuovo,
bellini di legno che fungono da sandali, due gei- echeggiano le loro risatine composte e malizio-

110 - Antonio Ricchiari -


se. I pivieri che pattugliano con no la carriera di geisha, ma cinque anni. Gauguin e Van Go-
puntiglio il limo del Kamo, spa- sono pochi anche coloro che gh ne restarono fulminati.
ventati, si alzano in volo. per una cena, un tè o una parti- Giacomo Puccini,
Si possono trovare, que- ta di shangai a fianco di una gei- quando ne vide una riduzione
sti limicoli, a Pontochó, il più fa- sha in una sera spendono un teatrale a Londra nel 1900,
moso quartiere di Kyoto. Però bel po’ di yen. Secondo lo volle far suo il soggetto. L'ope-
dipinti sulle lanterne in carta di scrittore Junichi Mita, entro po- ra diventò Madame Butterfly.
riso che segnalano proprio le co tempo, le geishe faranno la Dove l'eroina, in clima di ro-
ochaya, cioè le case da tè fre- stessa fine degli indiani d'Ameri- manticismo ormai decadente,
quentate dalle ultime geishe. ca: si esibiranno soltanto per i compie infine il leggendario ha-
Da tempo immemorabile il chi- turisti. ra-kiri (cosa che nessuna gei-
dori, il piviere, e l'emblema rio- Donne di piacere? Sa- sha farebbe, e che comunque
nale delle ragazze di Pontochó. cerdotesse di un complicato ga- sarebbe più corretto chiamare
Kyoto, che otto secoli addietro lateo? Poetesse? Sofisticate seppuku), espropriando di tale
era la capitale dell'impero e cameriere? Donne schiave, o prerogativa addirittura i samu-
“dei sensi” del Giappone, oggi ri- donne libere dal giogo anti- rai. Gran pasticcio questo "japo-
mane il centro del karyiikai, il femminista della regola di nisme", insomma. Equivoci,
“mondo dei fiori e dei salici”, co- Confucio? Tutto questo e confusione di ruoli, esotismo
me viene chiamato oggi il anche più, benché per noi una quale categoria generica che
mondo delle geishe. Gli abi- simile fusione di ruoli scateni nasconde una sostanziale
tanti di questa cittadina, disse- inevitabilmente molte contraddi- impenetrabilità.
minata di templi shintoisti, zioni. Solo a nominarle, la fanta- E allora, ripetiamo, chi
hanno visto il Kamo vestirsi di sia si accende. La colpa, sono le geishe? Non prostitute
mille arcobaleni. Nei laboratori probabilmente, è di Charles d'alto bordo, è bene chiarirlo
artigianali disposti lungo il fiu- Baudelaire e del termine "japo- subito. La professione più anti-
me sono tradizionalmente ela- nisme" (neologismo coniato, ca del mondo in Giappone è
borate le tinte vegetali e appunto dal poeta francese) esercitata dalle yújo, amanti
minerali con cui vengono che si verificò poco più di un se- mercenarie edotte nell'arte di
trattati i kimono destinati alle colo fa tra gli artisti che viveva- confezionare mix afrodisiaci
persone d’arte. Così suona, no a Parigi. Pittori come Degas, con salamandre giganti e
infatti, la traduzione della paro- Manet, Toulouse-Lautrec, la se- anguille carbonizzate. Prostitu-
la geisha, dove gei sta per arte ra si ritrovavano nel loro caba- te occasionalmente prese per
e sha per individuo. E certa- ret preferito, il famoso "Divan geishe sono, o meglio erano, le
mente molta lirica giapponese Japonais", dove alle cameriere famose hakujin: le carbonaie,
è nata da quei pazienti ri- era addirittura imposto il kimo- mogli degli zatterieri in servizio
sciacqui di seta nel Kamo. no. tra Kyoto e Osaka sul fiume Ka-
Dunque, chi sono le gei- Uno scrittore come Emi- mo, che non hanno mai disde-
she? Un enigma. Una le Zola a quel tempo decorava gnato d'incontrare stranieri, in
sconcertante categoria antropo- le scale della sua casa parigina assenza dei mariti.
logica (diversi etriologi ne con stampe erotiche giappone- L'equivoco nacque forse
hanno intrapreso lo studio, co- si, che descriveva agli amici co- per l’abitudine delle hakujin
me di fronte a una qualche po- me "furiose fornicazioni", d’impiastricciarsi il viso con
polazione aborigena) che da mentre, nel 1885, Pierre Loti si polvere bianca, per coprire la
sempre imbarazza il turista occi- accingeva a sbarcare per pri- patina di fuliggine dovuta alla
dentale. Ma che oggi rischia mo, tra tanti sognatori, nel loro dura occupazione quotidia-
l'estinzione. Un tempo show- porto di Nagasaki. II Giappone, na. La voce che le geishe gira-
girls senza troppe pretese e terra della diversità, per Loti (e vano "ingessate" come le
contemporaneamente balleri- per l'Occidente romantico) di- bamboline di porcellana era
ne, cantanti e musiciste, le loro venne subito lido di avventure ben nota agli stranieri, che, per
prestazioni professionali sono sentimentali: il suo libro Mada- il resto, non andavano troppo
diventate sempre più preziose, me Chry-santheme, scritto nel per il sottile.
più elitarie. In effetti sono po- 1887 in pieno clima di "japoni- Nient’affatto. Le geishe
che le ragazze che intraprendo- sme", ebbe 25 ristampe in sono soprattutto artiste delle

- Antonio Ricchiari - 111


>> Il Giappone visto da vicino
buone maniere orientali. Perciò, con la fame di gazza ad opera di un gentiluomo scelto dalla oka-
Occidente che ha caratterizzato il Giappone dal san, generalmente anziano e abbastanza ricco
dopoguerra in poi, oggi corrono il rischio di spari- da poter offrire, in cambio del privilegio, un inte-
re. La loro educazione artistica, che inizia in eta ro guardaroba di kimono di seta alla novella gei-
prepuberale, è durissima, quasi monastica. Ma sha. Non potrebbe esistere una geisha illibata,
a Dio, nel loro caso, se vogliamo conservare il ma neppure una geisha maritata: questi ruoli, co-
paragone, va sostituito l’uomo: con le sue esi- me a Venezia al tempo delle cortigiane, sono
genze, i suoi piaceri e le sue passioni. "Le prosti- incompatibili.
tute si occupano del corpo degli uomini", dice C’e un’arte supplementare richiesta alle
Inoue Yachiyo, la più venerabile delle anziane gei- geishe del XX secolo: quella di combinare sedute
she, dichiarata in Giappone "Tesoro vivente nazio- di affari. In effetti, ricchi finanzieri giapponesi
nale", "noi invece ne coltiviamo lo spirito". Ma hanno preso l'abitudine di trovarsi in compagnia
qui la spiritualità e la materialità non sono forze di geishe, ormai perfettamente istruite anche in
chiaramente contrastanti. Anzitutto i giapponesi materia di codice civile e in diritto amministrati-
non condannano affatto il soddisfacimento dei vo. La ragazza, pagata da uno degli aspiranti
piaceri dei sensi. Anzi, li considerano qualcosa di contraenti, si darà squisitamente da fare per
positivo e certamente degni di essere coltivati, portare la conversazione sugli aspetti vantaggio-
pur sostenendo la necessità di saperli sempre si dell’accordo, impiegando un linguaggio figu-
controllare in modo che non interferiscano con rato a sfondo naturalistico, com’è in uso nel
le cose "serie" della vita. Evidentemente non “mondo dei fiori e dei salici”, che apparente-
hanno l’iprocrisia di facciata degli occidentali! mente non ha nulla a che vedere con azioni, de-
Quali sono questi piaceri? II sonno, il ba- positi e interessi.
gno, il rilassamento, il cibo, la poesia, la musica, Ma nonostante questo adeguamento allo
il sesso. Essi sono dunque lontanissimi dall'assu- spirito dei tempi, il tè servito dalle sapienti mani
mere, riguardo a quest'ultimo, un atteggiamento della geisha è una cerimonia in via di estinzione.
di tipo moralistico. Il sesso è considerato una ma- Quante sono, oggi, le geishe? Difficile stabilirlo.
nifestazione naturale della vita, benché di se- Sono purtroppo lontani gli antichi splendori, il
condaria importanza. In questa cultura esiste via vai di risciò che un tempo portavano da un
invece una netta distinzione tra la sfera dei quartiere all’altro di Kyoto le uniche donne in
rapporti coniugali e quella dell’attività erotica, ri- Giappone munite del privilegio di agire, di muo-
creativa, distensiva. Essere serviti e intrattenuti versi e di bere pubblicamente, come solo gli uo-
da belle fanciulle così abbigliate e dalle maniere mini potevano fare.
cerimoniosamente perfette è uno dei piaceri
della vita. E non è raro il caso che la stessa mo- © RIPRODUZIONE RISERVATA
glie del cliente paghi a fine mese il conto della ca-
sa da tè che il marito frequenta dopo il lavoro.
Se poi la legittima consorte dovesse venire a co-
noscenza di una relazione più intima allacciata
nel frattempo con la geisha (sempre possibile!)
non ne farebbe una tragedia. Anche perché nes-
suno in Giappone sarebbe così pazzo da lasciare
la famiglia per mettersi con una vera geisha:
troppo costosa, troppo ambiziosa, troppo libera.
Troppo potente, in definitiva, come donna.
La tenutaria della casa da tè in cui lavora-
no le geishe è una specie di madre superiora
chiamata okasan, cioè "signora madre", e tutte
le ragazze sono "sorelle" tra loro. Le vecchie gei-
she spesso finiscono per farsi vere monache nei
conventi buddisti.
Il noviziato, durante il quale l’aspirante gei-
sha è chiamata maiko, dura diversi anni e si
conclude con la deflorazione rituale della ra-

112 - Antonio Ricchiari -


>> Axel's World

Lo shintoismo di Axel Vigino

C
iò che mi ha sempre affascinato, fra tutte Kami sono gli dei che ho abbozzato negli arti-
le mille sfaccettature del Giappone, sono coli precedenti, ma anche gli illustri e coraggiosi eroi
tutti i valori, gli insegnamenti spirituali e le e gli antichi avi ormai defunti da molto tempo, che
forme culturali che ruotano attorno alla stanno al fianco, guidano e proteggono i viventi
sua misteriosa religione: lo shintoismo. appartenenti alla loro famiglia.
Lo shintoismo (o più semplicemente shinto) La parola “shinto” deriva dall’accostamento
è una dottrina religiosa sviluppatasi in Giappone. di due ideogrammi (kanji): il primo, shin, significa “di-
Nel passato è stata la religione di stato. In essa pre- vinità”e il secondo, to, significa ”via”,”sentiero” e in
vale l’adorazione dei kami, parola che può essere tra- senso filosofico rappresentano il cammino di cresci-
dotta in spiriti naturali o, più semplicemente con il ta verso una pratica o una disciplina.
termine generico “divinità”. La terribile sconfitta della seconda guerra

114 - Axel Vigino -


mondiale ha segnato la fine dello shintoismo come re- clo delle rinascite e, talvolta incarnazioni del
ligione nazionale; infatti alcuni riti e insegnamenti Buddha stesso. La definitiva scissione tra le due
che durante il conflitto erano ritenuti basilari in differenti dottrine avvenne in seguito alla “Re-
quanto volti alla salvezza del Paese o dell’imperatore staurazione Meiji”.
(come gli attacchi suicidi a bordo di caccia contro le Dopo la restaurazione lo shintoismo divenne
navi nemiche che presero il nome di kami-kaze) ora religione di stato ed ogni tentativo di unione e avvici-
non sono più praticati né insegnati. namento verso il buddismo vennero dichiarate illega-
li, credendo infatti che la religione fosse l’unica
La storia speranza per difendere il Giappone dalle invasioni
Le origini dello shintoismo sono talmente anti- straniere e mantenerlo unito aumentando la devozio-
che che si sono perse nel tempo, tuttavia si crede ne verso l’imperatore.
che questa dottrina sia tanto arcaica quanto lo è il po- Nell’anno 1817 venne istituito un Ministero
polo giapponese, che discende probabilmente da po- delle divinità e, successivamente, un Ministero della
polazioni dell’Asia centrale o dell’Indonesia. Quando religione. Esso commissionò ai sacerdoti shintoisti di
giunsero nell’arcipelago i primi abitanti fondarono i pri- diffondere tutti gli ideali ed insegnamenti di tale
mi rudimentali villaggi. Ognuno aveva le proprie divini- dottrina nelle scuole o luoghi pubblici, talvolta alcuni
tà protettrici con rituali ad esse collegate, e non vi di questi vennero eletti al governo dello stato. Nel
era alcuna relazione tra un culto locale e l’altro. 1890 venne promulgato il Kyoiku Chokgo, uno scritto
Il panteon stabile che conosciamo oggi deriva che imponeva a tutti gli studenti a giurare di offrire la
probabilmente dagli antenati della famiglia imperiale, propria vita per salvare il Paese e la famiglia imperia-
ma anche ai giorni nostri le divinità sono innumerevo- le. L’era del grande shintoismo di stato ebbe termine
li, in quanto sono considerate manifestazioni della alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando
natura che per i giapponesi è sacra in ogni sua forma. l’imperatore disse in pubblico di rinunciare al suo
A partire dal V secolo, il sistema di credenze stato di divinità e non discendere dalla dea Amatera-
scintoiste fu radicalmente riformato a causa su.
dell’invenzione della scrittura e dall’arrivo dalla vicina Ora lo shinto è ritornato ad essere la religione
asia del buddismo. All’alba del periodo Nara, nel che era un tempo e i suoi valori continuano ad esse-
712, furono scritti il Kojikiri (Memorie degli eventi anti- re le fondamenta della vita e della mentalità giappo-
chi) e, nel 720, il Nohonshoki (Annali del Giappone). nese. Quella loro meravigliosa mentalità che li spinge
Questi due scritti avevano una duplice funzione: e cercare quella perfetta armonia in tutte le cose che
innanzitutto, attraverso la scrittura, narrando di miti e noi occidentali invano cerchiamo di inseguire senza
leggende legate alla religione taoista e buddista, mai afferrare del tutto.
impressionare l’Impero cinese, dimostrando che la
cultura giapponese non era inferiore alla loro e, come © RIPRODUZIONE RISERVATA
secondo, quello di enfatizzare tramite i racconti mito-
logici, la natura della famiglia imperiale, facendola
discendere direttamente dalla dea Amaterasu.
Quando vennero stese le prime copie di que-
sti volumi, gran parte dell’arcipelago nipponico era
sotto il dominio imperiale, fatta eccezione per alcune
minoranze etniche ostili, che quindi andavano elimi-
nate. Per fare ciò, l’imperatore doveva esercitare una
forte autorità sul suo popolo.
Con l’introduzione del Buddismo, prove-
niente dalla vicina Asia Orientale, tutti i fedeli
shintoisti temevano il peggio. Si pensava infatti
che la nuova religione avrebbe lentamente sgreto-
lato il vecchi shinto, mettendo in discussione e
quindi in pericolo la natura divina dell’imperato-
re. Queste nuove credenze, invece, non fecero
altro che rafforzare la fede shintoista. Questa
dottrina straniera, infatti, considerava gli dei
giapponesi come entità divine intrappolate nel ci-

- Axel Vigino - 115


>> Che insetto è?

I vettori antropici di trasmissione

N
ello studio della patologia vegetale e di allevamento; una diffusione di tipo anemofila,
delle varie componenti che influenza- ovvero tramite gli spostamenti dovuti al vento, in
no la diffusione e lo stadio di alcune cui spore e insetti volatili sfruttano le correnti
malattie, i maggiori fattori su cui d’aria; e l’ultima, forse la meno considerata,
maggiormente si concentrano le nostre attenzio- quella di tipo antropico, ovvero favorita dalle atti-
ni sono i metodi di lotta principalmente preventi- vità umane legate alle diverse fasi di coltivazio-
vi, intesi solitamente in ne.
trattamenti a base di presidi Spesso chi coltiva bonsai, anche con i più
fitosanitari. Questi, opportu- ineccepibili propositi, può trasformarsi, a sua
namente alternati secondo insaputa, in un pericoloso vettore di malattie. Il
dei calendari formulati all’ini- più classico modo per diffondere malattie più o
zio di ogni stagione di cresci- meno gravi di tipo batterico, fungino e virotico, è
ta, hanno come principale l’utilizzo di strumentazione infetta, utilizzata su
scopo quello di scongiurare diversi esemplari, senza che questa venga
attacchi molesti per la salu- disinfettata nel passaggio da un esemplare
te della pianta. Il maggiore all’altro. Con l’inasprirsi negli ultimi anni delle
controllo viene effettuato condizioni atmosferiche stagionali, l’aggressività
verso insetti considerati di molti patogeni si è acuita e la loro attività si è
vettori di agenti più aggressivi, quali virus, batteri fatta di gran lunga più deleteria nei confronti de-
e funghi. gli ospiti vegetali. Questo è indice di una loro
Nella trattazione, per esempio, degli afidi maggiore resistenza a sopravvivere nel momento
o delle cocciniglie, abbiamo visto che questi so- in cui, dovendo passare da un esemplare
no patogeni non molto nocivi per il danno mate- all’altro, si mantengono in vita per più lungo
riale che provocano, bensì pericolosissimi perché tempo, pur al di fuori di condizioni a loro confa-
considerati vettori di malattie virotiche e batteri- centi. è il caso, appunto, che si verifica quando
che di inesistente risoluzione. In natura, le ma- si utilizzano attrezzi infetti, che, se non
lattie, al fine di arginarne la propagazione, disinfettati subito dopo un’operazione, possono
vengono studiate anche in base al modo con cui incubare diversi patogeni, pronti ad infettare
esse si diffondono in certi areali. Se consideria- piante sane.
mo i modi con cui un agente patogeno viene Le principali fitopatie trasmissibili attra-
diffuso, vediamo che esiste una diffusione di ti- verso attrezzi infetti sono di tipo batterico, quali i
po animale, veicolata dalle attività trofiche e cancri, e di tipo virotico, oltre che malattie di ori-
cataboliche (escrementi) della fauna selvatica e gine fungina, quali ruggini, tracheomicosi ecc. Le

116 - Luca Bragazzi -


malattie cui si è appena accennato non devono
assolutamente essere sottovalutate: la loro pre-
senza nelle collezioni bonsai è spesso dettata da
incuria e superficialità nella gestione delle
attrezzature dal punto di vista fitosanitario.
La pulizia degli atrezzi consiste in sempli-
ci passaggi:
1. eliminazione dei depositi grossolani dovuti ai
succhi vegetali e delle porzioni di tessuti meriste-
matici tramite pietra pomice (o similari) (foto1, 2);
2. pulitura di lame e impugnature con alcool de-
naturato (foto 3, 4);
3. sterilizzazione delle lame con fiamma di micro-
saldatore di precisione (foto 5);
4. oleatura di lame e impugnature, al fine di pre-
servarle da attacchi di ruggine, laddove il mate-
riale non sia di acciaio inossidabile (foto 6, 7).
L’accortezza nell’eseguire queste semplici
operazioni dovrebbe essere alla base di una colti-
vazione coscenziosa, attenta e meticolosa; so-
prattutto i professionisti del mondo bonsaistico
non dovrebbero mai sottovalutare questo
aspetto, adottando come normale prassi la puli-
zia degli attrezzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

- Luca Bragazzi - 117

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