Documentos de Académico
Documentos de Profesional
Documentos de Cultura
07.10.2015
Intenzionalit:
innanzitutto
fa
riferimento ad un atto della persona o
ad un suo stato mentale. Tanto l'atto
che lo stato mentale sono relazionati ad
un particolare oggetto, ad un oggetto
determinato che pu essere scelto o
meno.
In primo piano c' questa relazione
specifica a un atto o a uno stato
mentale. L'atto non qualcosa di
completamente diverso o distaccato
dalla mente della persona che agisce,
perch mentre agisce la persona deve
essere coinvolta anche a livello di
pensiero.
Sia nell'atto che nello stato mentale
presente una direzionalit verso
qualche oggetto. Non si pu mai
prescindere dall'identit della persona.
Abbiamo sempre a che fare con la
soggettivit di un particolare soggetto.
14.10.15
Intentio del ricercatore. S. Agostino nel De trinitate 9.1.1 richiamava l'attenzione
nella ricerca, in ogni ricerca c' un tendere del soggetto verso qualcosa che si sa di
cercare. Questa intenzione del ricercatore non pu prescindere dalla coscienza, la
quale sempre presente. Agostino dice che la coscienza coscientia sua sibi.
Avicenna, nel neoplatonismo arabo, aveva distinto tra le intenzioni prime e le
intenzioni seconde. Le prime indicano una intenzionalit agli enti esistenti considerati
per loro stessi, da questo punto di vista una intenzionalit verso le cose reali, quindi
che riguarda le scienze fisiche. Le intenzioni seconde ci danno una indicazione
specifica riguardo l'intenzionalit nelle dinamiche della conoscenza. Di per s esse
appartengono primariamente alla logica ma poi riguardano l'intero processo
conoscitivo. Gli oggetti sono direttamente connessi all'operativit della logica. Questa
stessa distinzione presente in S. Alberto Magno.
Con San Tommaso iniziamo a trovare un vero e proprio approfondimento rispetto
ai predecessori. In diversi passi Tommaso fa riferimento alla intentio. In Summa
Contra Gentiles IV, 11 dice che ci che l'intelletto concepisce in se stesso della cosa
conosciuta ritenuto intenzionale o intenzionalit. Tommaso si occupa da vicino del
conoscente e della sua attivit intellettiva, ci che l'intelletto giunge a concepire. Nel
momento in cui l'intelletto ha intenzione riesce a concepire in se stesso la cosa
conosciuta e ad esprimerla. Il far propria la res significa che la concepiamo attraverso
una similitudine con essa. Ci che c' in noi una similitudo della cosa conosciuta.
In Summa Theologiae q.85, a.1, a.4, troviamo una diversa accezione, in cui
identifica l'intentio direttamente con la specie intelligibile. Tommaso non punta tanto
sull'aspetto dell'oggetto fisico come faceva Avicenna, per Tommaso l'intenzionalit
viene fuori in modo particolare in ordine alle operazioni dell'intelletto.
Tommaso parlava di somiglianza e lo faceva perch nella sua teoria della
conoscenza c' un passaggio che riguarda l'immagine della cosa, il fantasma.
L'aspetto dell'immagine fu molto criticato, perch si voleva ribadire che ci che si
conosce non l'immagine della cosa.
Tra XIII e IV secolo Durando (?) afferm che l'oggetto conosciuto non pu essere
inteso come immagine del reale. Afferm che l'oggetto presente sia ai sensi che
all'intelletto. Anche l'intenzionalit sembra allora divenire pi diretta con la res,
sembra fare a meno di altre mediazioni.
Pietro Aureolo parla dell'esse intenzionale come esse obiettivo e come esse
apparens. La res possiamo considerarla sia in riferimento al suo essere intenzionale
nella dimensione della sua oggettivit, ma c' anche l'oggetto cos come appare al
soggetto. A diversi soggetti pu apparire in modi diversi ma la stessa res. L'oggetto
si manifesta e c' l'intenzionalit conoscitiva della mente del soggetto.
2
Guglielmo di Ockham, XIII-XIV sec, riteneva che l'atto del conoscere, gi di per
s come atto, una intentio perch si dirige alla cosa significata. Non pi solo la
cosa nella sua oggettivit, ma la cosa cos come noi la cogliamo nel suo significato. Il
concetto come intenzione un segno che sta al posto di una classe di oggetti.
Entriamo nell'ambito della significazione, dell'impiego dei significati. Con il segno
noi inevitabilmente facciamo riferimento a qualcosa che viene denominato, designato
con questa parola.
XIX-XX sec Brentano fu non tanto filosofo quanto soprattutto psicologo.
Abbiamo una chiara distinzione tra fenomeno fisico e fenomeno mentale.
L'intenzionalit viene applicata da Brentano in particolare con intenzionalit della
mente, il pensiero intenzionale e vive in una costante tensione. Il tendere sempre
un tendere a qualcosa. L'intenzionale ci d questo tendere a. Non possiamo fare a
meno di pensare all'intenzionale riferito a ci che . Scoperta della parola in esistenza: intenzionale tutto ci che dentro ci che esiste. Quando parliamo di
intenzionale ci sono la tensione e il tendere. Questa tensione e questo tendere sono
sempre un in - tendere, in una particolare situazione. C' l'in - tendere in ordine al
comprendere nel processo conoscitivo. L'intenzionale non pu fare a meno di essere
dentro l'esistenza, quindi in - esistenza. Tutto ci per Brentano doveva coinvolgere
la mente del soggetto, per questo parler di carattere intenzionale della coscienza del
soggetto. Ogni esperienza non pu che avere anche un carattere intenzionale perch
gi un soggetto contraddistinto dal carattere intenzionale della coscienza. Nella
consapevolezza del soggetto rientrano tutte le dinamiche della conoscenza ai vari
livelli. Abbiamo quindi a che fare con i fenomeni psichici, con le modalit con le
quali il soggetto vive le sue esperienze. Proprio riferendosi ai fenomeni psichici
Brentano giungeva a classificarli in tre fenomeni. C' una rappresentazione mentale
dell'oggetto, quindi gli oggetti che sono presenti nella nostra realt vengono da noi
rappresentati. Un secondo fenomeno quello del giudizio, non solo ci rappresentiamo
gli oggetti ma li giudichiamo, possiamo affermare o negare di quegli oggetti ci che
intendiamo affermare o negare di quegli oggetti in quel contesto. L'ultimo livello dei
fenomeni psichici il sentimento che caratterizza il soggetto umano, noi siamo in
grado di amare o odiare o essere indifferenti nei confronti di ci che giudichiamo.
Questo fa s che Brentano possa arrivare ad affermare che l'oggetto sempre
immanente nel soggetto. Questa immanenza dell'oggetto costituisce per Brentano
l'atto intenzionale.
Conseguenze filosofiche della teoria di Brentano: non possiamo definire
l'intenzionalit come unica, in quanto diversa per ogni atto. L'oggetto pu essere
reale perch nella realt, ma per Brentano non ci sono solo oggetti fisici, ci pu essere
un oggetto non fisico nella realt. L'oggetto gi immanente altrimenti non si
potrebbe pensare, quindi anche se viene analizzato il pensiero, esso, sia come atto che
come contenuto, non pu prescindere da un oggetto, che sia reale o meno. La teoria
3
10
11
I, 5 Per cogliere meglio ci che avviene nella coscienza, Husserl nel quinto
paragrafo parla della coscienza "interna". La coscienza interna viene analizzata da
Husserl a partire dalla percezione interna. La coscienza interna fa riferimento al
secondo concetto di coscienza di cui abbiamo parlato. Nel momento in cui noi siamo
impegnati in un vissuto, il vissuto si percepisce dentro di noi, come se quel vissuto
avesse in noi una risonanza. Husserl dice che avvertiamo dentro di noi ci che
viviamo, per questo parla di percezione interna. proprio con la percezione interna
che viene fuori una dimensione intenzionale. Ogni percezione caratterizzata
dall'intenzione di cogliere il proprio oggetto come esistente. La percezione interna
la percezione adeguata, ci d il senso fenomenologico dell'avvenimento di quello che
viviamo.
12
13
14
15
16
28.10.15
Concetto di coscienza, analisi del concetto di atto psichico
II La coscienza come vissuto intenzionale
II, 9 Il significato della definizione brentaniana di "fenomeni psichici". Quando
Husserl critica Brentano lo fa dal punto di vista teoretico. Husserl prende le distanze
dai fenomeni psichici come Brentano li analizzava, perch era pi interessato agli atti
intesi come vissuti intenzionali (II, 10). Brentano poteva interessarsi dei fenomeni
non solo psichici ma anche fisici, ma non propriamente questo ci che interessa
Husserl. Ci che occupa l'attenzione di Husserl individuare in Brentano qualche
elemento che pu essere approfondito dal punto di vista filosofico; il collegamento
con
Brentano
quindi
anche
un
punto
di
differenziazione.
17
soggetto e oggetto della realt, ma non poteva condividere la similitudo rei tomista.
Husserl salvaguardava un altro tipo di relazione tra soggetto e oggetto, era il
significato di vissuto intenzionale che doveva emergere. La successione brentaniana
di rappresentazione, giudizio, emozione era comunque interessante per Husserl. La
conoscenza comunque non pu essere priva di giudizi, questo lo ritiene anche
Husserl. Per quello che riguarda i moti affettivi Husserl fu molto rispettoso nei
confronti della teoria brentaniana, essi vanno tenuti presenti nell'unit dell'Io. La
tripartizione di Brentano viene comunque superata perch Husserl arriva ai vissuti
intenzionali, diversi rispetto alla rappresentazione aristotelico-tomista. Il vissuto non
solo una mera empiria, non solo fare esperienza, perch la lettura fenomenologica
pretende tutto un approfondimento dei vissuti intenzionali. Occorre distinguere le
affermazioni fenomenologiche di Husserl da quelle che sono mere considerazioni
sugli
atti
psichici
e
fenomenici.
19
20
II, 11-12 Husserl analizza i vari malintesi, ad esempio non basta parlare di atto per
dire la stessa cosa, o di intenzione o di fenomeni. Questi malintesi vanno superati.
Paragrafo 11: comunemente si parla di oggetti nella nostra mente, ma per Husserl
questo non corretto perch non c' qualcosa che dal di fuori entra dentro di noi. Per
Husserl non possiamo parlare della nostra dimensione interna solo in termini di
mente; non accetta la riduzione al mentale perch sarebbe ridurre il soggetto ad un
contenitore entro cui entra l'oggetto esterno. La riduzione pu essere fatta anche
riguardo all'oggetto, perch se si pensa che l'oggetto entra nella mente non si potr
pi parlare di oggetto esterno. Uno dei malintesi quindi sicuramente quello
dell'oggetto mentale o immanente. Paragrafo 12: i malintesi sorgono spesso quando
si parla di soggetto. Si parla di soggetto come coscienza. Mentre nelle teorie
psicologiche ci si ferma all'Io o alla coscienza, Husserl va oltre perch dal punto di
vista fenomenologico gli interessa l'atto intenzionale. L'atto dal punto di vista
fenomenologico ci dice qualcosa di pi perch l'atto il vissuto, che ha una ricchezza
filosofica maggiore di quella dell'Io o della coscienza. Il riferirsi solo alla coscienza o
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
36
37
38
39
40
41
42
La riflessione successiva in Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica
Il primo volume una riflessione generale su tutta la fenomenologia.
Prende le distanze da una certa concezione del trascendentale kantiano.
Idee, vol I, sezione seconda, II Coscienza e realt naturale
II, 34 L'essenza della coscienza come tema. Siamo rivolti al mondo esterno, quindi
possiamo compiere una riflessione psicologica sull'Io, e questo rientra in un
atteggiamento naturale. Bisogna vedere per con quale atteggiamento l'Io entra in
relazione col mondo esterno. Dobbiamo raggiungere l'essenza della coscienza di
qualcosa. Per Husserl la coscienza sempre coscienza di qualcosa, senza il
riferimento a qualcosa non c' coscienza in senso fenomenologico (si distanzia qui da
Brentano). Statuto eidetico: bisogna entrare in una relazione che fa maturare idee, che
mi fa maturare una coscienza di qualcosa in modo diverso da quel semplici apparire.
Ecco allora che afferriamo e fissiamo in una adeguata ideazione le essenza pure che
ci interessano. Ideazione: la a funge da congiunzione per le parole idee ed azione: le
idee mi devono portare a un coinvolgimento tale che ci sia azione, ed ecco allora che
la coscienza non pu essere solo coscienza ma coscienza di qualcosa, e quel qualcosa
va colta come essenza pura.
43
II, 35 Attenzione per l'atto intenzionale. Il "cogito" come "Atto". Occorre sempre
di pi afferrare qualcosa che c' in profondit. Dobbiamo sempre arrivare all'atto, non
possiamo fermarci solo al pensiero. In questo paragrafo Husserl impiega l'espressione
flusso di coscienza. La coscienza ha il suo fluire, non pu mai stare ferma, la
coscienza estremamente impegnata in atti. Si coglie l'attualit stessa dell'atto mentre
si vive.
44
45
II, 36 Vissuto intenzionale. Vissuto in generale. Non tutti i vissuti comunque sono
intenzionali.
46
47
48
49
04.11.15
Questo libro ci apre ad una serie di problematiche contemporanee sui problemi
dellintenzionalit.
Intenzionalit e stati mentali
Stati mentali rimanda ad una concezione moderna della mente. Quando parliamo di
mente si apre un ampio orizzonte filosofico interdisciplinare. C una
interdisciplinariet sia allinterno della filosofia che allinterno.
Quando parliamo di stati mentali il problema vedere come interagisce laria
filosofica con laria scientifica. Con aria scientifica si intendono le scienze naturali
(cervello), scienze cognitive (scienze che si occupano specificatamente delle
conoscenze, appartengono di per se al mondo della scienza mentre la filosofia della
conoscenza appartiene alla filosofia).
Intenzionalit e coscienza? Per una buona parte di filosofi s. Per i filosofi che
propendono pi ad una trattazione scientifica no. Per Husserl era scontato che fossero
relazionate.
Lintenzionalit naturalizzabile? Pu essere indagato come un elemento della
natura investigato con strumenti scientifici. Se sono le scienze a dirci le cose
sullintenzionalit la filosofia viene esclusa.
Oggi sembra che non ci sia una teoria completa dellintenzionalit.
In questi anni si inizia a parlare dellintenzionalit come una metafora (cfr. articolo
di Mulligan 2007).
A partire dal XX secolo ci si allontana sempre pi dal soggetto per parlare di stati
mentali.
C una differenza tra atti mentali e stati mentali.
Quali approcci e quali teorie occorre prendere in considerazione?
- Psicologia cognitiva
- Neurobiologia
- Neuroscienze
- Studio dellintelligenza artificiale
- Linguistica
- Come dovrebbe presentarsi una teoria dellintenzionalit? (Mulligan 2007)
- I molteplici problemi tra epistemologia e filosofia della mente
50
52
11.11.15
Capitoli I-II I problemi dellintenzionalit
Parlando di stati mentali ci si sposta verso laria scientifica. La filosofia si
confronta con le aree scientifiche.
Lo stato mentale diverso dallo stato intenzionale. Negli approcci scientifici si
parla di stati mentali e non di stati intenzionali. Degli stati mentali si pu avere uno
studio prevalentemente linguistico, perch la persona impiega sempre un linguaggio,
segni linguistici. Vi sono autori che non parlano pi solo di intenzionalit, ma si
spostano dallimpostazione fenomenologica per determinare meglio lessere in
tensione. Possiamo individuare un rapporto relazionale tra ci che c nello stato
mentale della persona e ci che questa persona pu comunicare, in una tensione1.
un errore parlare di in-tensionalit rispetto a intenzionalit? No perch si intende
comunque una relazione. Ci che pu preoccuparci dal punto di vista filosofico il
rischio di restringere tutta la problematica dellintenzionalit a livello linguistico.
Sicuramente anche lin-tensionalit pu avere il merito di mantener viva lattenzione
sulla problematica dellintenzione, in particolare riguardo al contenuto. Ci sono
comunque anche alcuni limiti teoretici in quelle posizioni in cui il riferimento al
contenuto non detto che esprime il riferimento con loggetto.
Per alcuni ricercatori lintenzionalit pu essere e deve essere studiata solo a
livello naturalistico, quindi diviene una ricerca delle scienze naturali. Questo sonda il
problema dellindeterminatezza delloggetto intenzionale. Loggetto intenzionale
perde le sue caratteristiche pi proprie a livello filosofico. Ci sono altri problemi
riguardo allindeterminatezza delloggetto, ad esempio lindeterminatezza metafisica
ed ontologica. Chiaramente con il termine metafisica e ontologia non si intendono le
definizioni classiche.
Ci sono coloro che dicono che lintenzionalit pu essere studiata come un
qualsiasi altro elemento naturale, impiegando quelle investigazioni di carattere
scientifico per naturalizzare lintenzionalit.
Il dibattito che si sviluppato negli ultimi decenni riguarda gli oggetti intenzionali
e la possibilit o meno della loro esistenza. Si possono individuare due posizioni,
quella realista e quella ultrarealista. Coloro che accolgono gli oggetti intenzionali
come esistenti appartengono alla posizione realista; coloro che parlano di
intenzionalit mirando a oggetti intenzionali non esistenti appartengono alla
posizione ultrarealista. Quando ci sono gli intenzionali inesistenti si parla di oggetti
che non sono reali, quindi viene meno la correlazione tra oggetto intenzionale e
soggetto intenzionale. Per coloro che sostengono la posizione ultrarealista e che
quindi sono contrari allesistenza delloggetto parlano di oggetto possibile ma non
reale. vero che viene meno loggetto reale, ma come potrebbe esserci intenzionalit
1 Quando parliamo di intensionalit con la S ci riferiamo solo a stati mentali, al
livello linguistico.
53
54
18.11.15
J.R. Searle, Mente, linguaggio, Societ
Introduzione
Le posizioni predefinite. Quando pensiamo o comunichiamo con gli altri siamo
impegnati in un atto particolare che quell'atto preciso in cui pensiamo e
comunichiamo. Non potremmo farlo se non avessimo gi maturato delle posizioni
che definiscono il nostro modo di pensare e di comunica.
Il senso comune. Concezioni come opinioni. Lo sfondo cognitivo. Si parla di
senso comune in riferimento a tutto ci che noi abbiamo ricevuto a livello di
linguaggio, opinioni etc. dal gruppo umano a cui apparteniamo o a cui siamo
appartenuti. Questo vivere con gli altri crea in noi delle opinioni. Sfondo cognitivo
di tutto ci che caratterizza il mentale ma che in qualche misura si caratterizza
anche dal contesto socioculturale a cui si appartiene.
L'intervento dei filosofi e la proposta di una nuova concezione. L'intervento dei
filosofi necessario per non fermarsi al semplice senso comune e per poter dare
risposte personali.
Il susseguirsi delle confutazioni. I filosofi continuano a intervenire proponendo
delle teorie. All'interno dell'aria filosofica si susseguono le confutazioni di ci che
ha detto il filosofo in precedenza. Le confutazioni ci danno le posizioni e le
controposizioni teoretiche dei vari filosofi. Non possiamo fare a meno di inserirci
all'interno di questo susseguirsi di confutazioni, perch abbiamo a che fare con una
problematica che quella della verit.
Verit e non verit delle posizioni definite. Ci sono posizioni che si assestano sul
significato stesso della verit. Non tutti i filosofi sono per l'affermazione della
verit, molti la negano anche, negano l'esigenza umana di cercare la verit.
Il senso comune e le sue credenze; senso comune = opinione comune. Con
credenza non ci riferiamo alle credenze morali o religiose, la parola credenza ha qui
un significato esclusivamente epistemologico. Rimaniamo nel campo
dell'opinabile. Il senso comune non fa altro che condurre a una opinione comune, a
delle credenze comuni.
Spontaneit e teoreticit
Le presupposizioni appartenenti allo sfondo. Ci possono essere presupposizioni
che cambiano quando fanno riferimento ai pensieri, alle azioni o alle parole.
Azione (mondo reale/verit)
Pensiero (mondo reale/verit)
Parole (mondo reale/verit)
Azioni, pensieri e parole si pongono in rapporto al mondo reale, problematizzando
se il mondo reale anche il mondo della verit.
55
una struttura necessaria per avere teorie e opinioni. La struttura non sottosta
solo a principi di meccanicit. Bisogna individuare le relazioni della realt per
conoscere la realt stessa. Affermare la realt esterna come necessaria pu essere
spinto agli estremi come con la soppressione del problema della realt ultima o
della realt religiosa.
Ma per Searle sono del tutto superate la questione della realt ultima e della
realt di Dio. Searle afferma che da un punto di vista filosofico assumere la
concezione del realismo porta a negare altre realt che non sono identificate
direttamente con la realt esterna.
Risultato delle scienze contemporanee
Capitolo 2. La mente come fenomeno biologico. Problematicit del titolo: parla
della mente o parla del cervello? Un organo pu essere investigato biologicamente.
Per Searle parlare del cervello significa anche parlare della mente, quindi anche la
mente si pu studiare biologicamente. Possiamo identificare la mente con il
cervello? Secondo Searle s, ma un punto problematico.
La mente la coscienza; p. 44ss. Searle identifica la mente anche con la
coscienza.
Molteplicit delle esperienze coscienti.
Caratteristiche comuni degli stati coscienti: interni, qualitativi, soggettivi. Dire
stati mentali interni significa dire che non c' solo una realt esterna ma anche una
all'interno di noi. Quindi si pu conoscere qualcosa anche attraverso una sequenza
di stati interni, di stati coscienti.
La coscienza all'interno, "interna", comporta una sequenza di stati interni; gli
stati mentali sono relazionati tra loro. Va individuata anche la relazione tra gli stati
mentali.
Stati coscienti: qualit e soggettivit
Essi sono qualitativi; li avvertiamo in modo diverso sulla base della loro qualit,
sono cio sempre soggettivi.
Ognuno ha accesso ai propri stati di coscienza, essi appartengono alla nostra
esperienza.
Questo non significa per Searle che non siano spiegabili scientificamente. Da una
parte l'autore si pone in un orizzonte filosofico, dall'altra si colloca all'interno di
spiegazioni scientifiche che riguardano il carattere stesso della coscienzialit.
Fallacia del termine "soggettivo"
A. Il soggettivo opposto all'oggettivo.
B. Searle distingue un'oggettivit epistemica da una soggettivit epistemica.
L'oggettivit epistemica pu riguardare ad esempio la data di nascita di un artista.
Se per parliamo della bravura dell'artista o lo paragoniamo con un altro, si tratta
59
- Non tutti gli stati coscienti sono intenzionali, non tutti gli stati intenzionali sono
coscienti. Non possiamo per arrivare ad una uguaglianza rigida tra stato mentale e
stato intenzionale.Uno stato cosciente non intenzionale ad esempio lo stato in cui
un soggetto potrebbe vivere in ansia, un soggetto pu avere coscienza della sua
ansia, quindi del suo stato mentale ansioso, ma non per questo quello stato
intenzionale.
- Nonostante ci Searle ammette una connessione essenziale; comprendiamo
l'intenzionalit solamente in termini di coscienza.
61
02.12.15
Mente e coscienza
Capitolo 3: "l'essenza della mente: la coscienza e la sua struttura".
Analisi della coscienza da filosofo analitico.
Errori sulla coscienza. Anche all'interno dello sviluppo del pensiero filosofico ci
sono stati considerazioni molteplici, e qui Searle vuole mettere in guardia di fronte
a 3+1 errori sulla coscienza. Il primo errore consiste nel considerare la coscienza
solo nella sua soggettivit, ma questo un errore perch quando parliamo di
coscienza ci sono anche aspetti ontologici. Nel soggetto ci possono poi essere delle
forme di autoinganno, pu credere che la sua coscienza gli dica qualcosa ma poi si
accorge che non era cos. Dobbiamo fare i conti anche con l'inconscio. Connessa
all'autoinganno c' un'altra fonte di errore, cio quella relativa all'interpretazione.
Non sempre noi riusciamo a dare interpretazione corretta ai nostri stati di
coscienza. Il quarto errore riguarda la disattenzione, anche questo quindi legato
all'interpretazione stessa. Nell'articolazione della disattenzione Searle inserisce
anche altri aspetti. molto strano che Searle inserisca l'introspezione dopo cha ha
parlato dell'errore della disattenzione. L'introspezione un guardarsi dentro,
dovremmo avere una visione mentale interiore. Qui Searle si mostra piuttosto
distaccato, lui non crede che abbiamo questa particolare capacit di guardarci
dentro. In realt fino dai tempi antichi si parlato di questa esigenza del guardarsi
dentro che una caratteristica specificatamente umana. Searle non considera la
possibilit che esista questa capacit o che sia necessario prestare attenzione a
quello che va sotto il nome di introspezione, non esiste occhio interiore. L'errore
che compie Searle quando presenta l'introspezione che la scambia con una sorta
di percezione. Secondo la Finamore la critica di Searle all'introspezione debole.
vero comunque che non possiamo condurre una riflessione filosofica incentrandola
unicamente sulla interiorit della coscienza, ma questo sarebbe un lavoro pi
pertinente alla psicologia. Per fare una buona riflessione filosofica bisogna chiarire
cosa rientra nel termine coscienza. La coscienza molto pi ampia
dell'introspezione. Al massimo l'introspezione potrebbe essere una modalit sorta
soprattutto nell'ambito psicologico quando gli psicologi si sono accorti che la
persona non solo quello che sono le sue manifestazioni esteriori. Searle scettico
sul fatto che la coscienza apra il varco all'interiorit, perch cancellando
l'introspezione di cancella anche l'interiorit. Searle arriva anche alla negazione
dell'autocoscienza. Arriva troppo frettolosamente ad escludere l'autocoscienza.
Caratteristiche della coscienza. La prima caratteristica di cui Searle ci parla la
soggettivit antologica, dichiara che la caratteristica pi importante della
coscienza (pag. 77), il problema che nella pagina precedente aveva negato
l'autocoscienza. Una seconda caratteristica della coscienza la sua forma unificata:
quando pensiamo alla coscienza la pensiamo come unit. vero che ogni stato
cosciente ha le sue caratteristiche, ma in noi c' questa capacit di coordinare tutti
gli stati coscienti per cui possiamo affermare che perveniamo all'unit di coscienza,
quindi c' questa dimensione unificata. Searle afferma questa unit della coscienza
62
64
09.12.15
Il riferimento alla realt deve avere un significato epistemologico.
Quello di San Tommaso un vero realismo, anche critico, perch Tommaso ha
rielaborato in modo critico le proposte aristoteliche.
Lonergan vuole fare una ulteriore lettura contemporanea del realismo critico in
opposizione al realismo ingenuo.
Nella postfazione non si parla del realismo ingenuo di Searle nel senso che si
opposto al realismo critico di Tommaso. L'ingenuit su una posizione di realismo
radicale, nel senso che Searle mette il riferimento alla realt sia quando parla di
mente, che quando parla di linguaggio e di verit. Questa radicalit da una parte lo
porta ad analizzare le posizione antirealiste, dall'altra lo porta a dare maggior valore
all'analisi della realt sociale. C' una riduzione se si parla dei processi della
conoscenza unicamente in ordine al linguaggio. Bisogna vedere come Searle limita il
rapporto verit-realt anche entro i significati relativi alla coscienza. La critica al
realismo ingenuo di Searle giustificata.
Realismo ingenuo?
Il problema come spiegare il rapporto tra la realt esterna e la realt interna.
Legame diretto tra mente e realt naturale, tra
linguaggio-azione-realt
Realismo della realt esterna e realismo della realt interna (esternalismo e
internalismo)
Ingenuit del naturalismo biologico?
Tra realismo ontologico (indipendenza dal soggetto che li pensa) e realismo
epistemologico (dipendenza dei fenomeni da chi li pensa e li realizza)
Abbiamo bisogno di un realismo che deve far riferimento ad una dimensione
stabile della realt. Questo realismo un realismo ontologico, perch fa riferimento
all'essere della realt. Non parliamo solo di una intenzionalit del soggetto ma anche
di una intenzionalit dell'essere. Riguarda l'intera realt nella sua oggettivit. Nella
proposta di Searle non ci sono istanze di origine ontologica, ci si ferma unicamente al
biologico.
Intenzionalit e verit
Gli stati intenzionali hanno condizioni di soddisfazione
Condizioni di verit per ci che si crede e si propone per s e per l'altro
Condizioni di soddisfazione per i desideri
All'interno delle condizioni di soddisfazione le condizioni di verit
Gli stati intenzionali richiedono presupposizioni in ordine alla relazione con il
mondo. A seconda delle presupposizioni noi avremo un certo tipo di stato
65
68
16.12.15
L'intenzionalit sempre del soggetto, ma non possiamo dire che il soggetto pu
raggiungere una conoscenza soltanto soggettiva. Ci che preme a Lonergan dire che
tutti perveniamo ad una conoscenza oggettiva.
Errori del realista ingenuo
Il realista ingenuo immerso nella confusione: l'oggettivit data da ci che si
vede; non c' altro su cui interrogarsi o chiedersi; ci che non pu essere visto non
oggettivo. Il realista ingenuo si ferma al primo livello di conoscere, tantomeno
pu dire di conoscere il proprio conoscere.
In tutto ci c' un'erronea attribuzione di significati
Al massimo possiamo parlare di analogia: dato che conosciamo, siamo in grado
di "vedere" la nostra conoscenza, cio siamo in grado di conoscerla. Noi possiamo
conoscere il nostro conoscere. Il realista ingenuo si fermato alla coscienza
empirica. Non possiamo scambiare l'oggettivit soltanto per ci che viene
sperimentato. In qualche modo per possiamo utilizzare la metafora del vedere,
attribuendo per al vedere un significato ampio rispetto alla vista come risultato
sensoriale. Conoscere significa sperimentare, comprendere, giudicare; ciascuno
di questi tre verbi implica tre attivit, le attivit in totale sono nove. Cosa
significa conoscere il proprio conoscere? Non significa solo differenziare la propria
coscienza. Significa applicare ciascun ramo della conoscenza in modo che, quando
noi pensiamo alla nostra esperienza sensoriale, noi possiamo sperimentare,
comprendere e giudicare questa esperienza sensoriale. Abbiamo gi tre ulteriori
attivit su un polo, che un polo di quelle attivit che abbiamo chiamato esperienza
sensoriale, comprensione e giudizio. Questa applicazione si pu fare su tutti e tre i
poli. Dobbiamo sperimentare, comprendere e giudicare il nostro comprendere. La
comprensione non qualcosa di astratto, un atto del soggetto. Noi siamo chiamati
a conoscere il nostro conoscere e giungere alla corrispondenza tra conoscenza
conosciuto che ci consente di "vedere" (=conoscere il nostro conoscere) la realt. In
questo Lonergan veramente tomista.
C' corrispondenza tra conoscenza conosciuto, noi "vediamo" tale
corrispondenza, cos come possiamo "vedere" gli universali attraverso la scienza
Errori dell'idealista
L'idea lista vuole affermare la distinzione tra apparenza e realt
L'apparenza riferita a ci che un soggetto sente o considera di un oggetto;
l'oggetto pu anche avere una sua realt, ma quel che conta come appare al
soggetto
La conoscenza dell'apparenza altra dalla conoscenza della realt
Per l'idealista i sensi esterni concorrono con i sensi interni a costruire
l'apparenza, questa solo viene conosciuta
69
Realismo critico
A differenza del realista ingenuo, il realista critico non relega l'oggettivit al
vedere o a qualche altra singola operazione conoscitiva; il conoscere richiede
molteplici operazioni tra loro strutturate distinte
Tutte le operazioni vanno considerate nella loro distinzione e complementariet
Contro l'idealista, il realista critico denuncia l'inconsistenza delle apparenze; i
sensi non hanno il potere di giudicare su apparenza e realt
Per Lonergan i sensi esterni sono in relazione con i dati; la coscienza, che non
un senso interno, anche in relazione con i dati; i dati vanno conosciuti
dall'insieme di attivit che sinteticamente esprimono come esperienza, intelligenza
e giudizio. La coscienza chiamata a differenziarsi in ordine a tutte le attivit del
processo conoscitivo.
Intenzionalit: obiettivo epistemologico e ontologico della realt
Diversamente dal realista ingenuo e dall'idealista che, a loro modo, hanno un
"pensare figurato" che tratteggia un "mondo figurato", il realista critico ha per
obiettivo la realt, espressa nei termini di "universo dell'essere"
Si richiede, allora, una "conversione intellettuale" che porti a considerare il
valore autentico della soggettivit, affinch venga riconosciuta l'oggettivit nella
sua giusta dimensione. Conversione intellettuale significa maturare consapevolezze
in ordine al personale processo conoscitivo. Il soggetto umano chiamato a
diventare consapevole del processo del suo conoscere. La conversione intellettuale
un primo livello per la conversione morale e la conversione religiosa. La
coscienza una caratterizzazione dell'umano.
PASSWORD: 15R2FPC16F
70
13.01.16
Differenze tra Maritain e Lonergan. Per Maritain il punto di partenza della sua
riflessione la metafisica, quello che riguarda lessere. Maritain fu uno degli autori
pi impegnati nel cosiddetto ritorno a San Tommaso. La riflessione riguardante il
conoscere una riflessione che necessariamente va ricondotta ai fondamenti
metafisici (Cfr. Giason). Per Lonergan la metafisica non il punto di partenza da cui
facciamo derivare gli altri saperi; per lui la metafisica viene dopo che lui ha
affrontato il problema di una teoria della conoscenza, e quindi di una epistemologia.
Lonergan ebbe lintento di elaborare una teoria della conoscenza che riprendesse i
capisaldi della tradizione (Tommaso e Agostino), ma voleva stare attento anche agli
sviluppi a lui contemporanei. Per Lonergan era importante impostare tutta la
problematica epistemologica a partire dal conoscente nella sua concretezza
universale. La ricerca della verit non deve partire dalla metafisica, noi la troviamo
gi allinterno del processo conoscitivo del conoscente. La verit viene poi
ulteriormente ricercata a quelle istanze di trascendimento ultimo che Dio.
Il realista critico non pensa che loggettiva sia solo in ci che vediamo. Dobbiamo
riconoscere limportanza di opzioni teoretiche che ci conducono a conoscere la realt
per quello che .
Non c conoscenza senza intenzionalit, perch la conoscenza non qualcosa di
automatico.
Conversione intellettuale: essere consapevoli del fatto che siamo soggetti
conoscenti in rapporto ai molteplici significati che sono presenti nella nostra vita.
Lonergan metteva la connessione intellettuale come qualcosa di prioritario rispetto a
quella che poi pu anche diventare una conversione morale o, come ulteriore livello,
una conversione religiosa.
Lonergan non stato solo un epistemologo ma anche un metodologo. Elabor una
epistemologia generale, non solo una teoria generale.
Livelli di coscienza: empirica, intellettuale, razionale. Ad ogni livello di coscienza
connessa una intenzionalit, rispettivamente empirica, intellettuale e razionale. C
intenzionalit in quanto c coscienza. Linsieme dei 3 livelli di coscienza e dei 3
livelli di intenzionalit per Lonergan diventano un metodo per riuscire a conoscere
bene le cose e attraverso cui il soggetto umano riesce ad affermarsi pienamente,
perch questa una esigenza antropologica. Per affermarci nella pienezza, nella
autenticit della nostra soggettivit, noi siamo chiamati a differenziare la nostra
coscienza e la nostra intenzionalit, e tutto ci costituisce di per s un metodo per
conoscere e per agire. I tre livelli della coscienza saranno poi la base delle nostre
azioni (conversione morale). In Lonergan si ha infatti anche un quarto livello di
coscienza che la coscienza che lui chiama autocoscienza razionale per lazione, per
71
lagire responsabile. Il processo conoscitivo non quindi destinato ad essere solo fine
a se stesso, perch non siamo solo soggetti conoscenti ma anche soggetti agenti.
Tutti e tre i livelli formano un metodo. [Su questo punto studiare introduzione del
libro della Finamore] un metodo empirico non perch si ferma al primo livello, ma
perch riguarda lesperienza umana, con tutti i livelli di coscienza che ci consentono
di completare il processo conoscitivo. un METODO EMPIRICO
GENERALIZZATO, generalizzato perch vale per ogni uomo; inoltre alla base di
ogni sapere. Parlare quindi del metodo empirico generalizzato significa parlare del
conoscente che pu differenziare la sua intenzionalit per conoscere la verit del
reale. Per Lonergan realismo critico vuol dire effettivamente distinguere
intenzionalit e coscienza nei suoi livelli per umanizzarci sempre di pi, quindi
conoscere la realt e la verit sempre di pi.
72
20.01.16
Nel 900 cera stata una lettura di Tommaso essenzialista, ossia lattenzione era
stata focalizzata solo sullente e sullessenza.
73