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FP2C05 - CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

07.10.2015
Intenzionalit:
innanzitutto
fa
riferimento ad un atto della persona o
ad un suo stato mentale. Tanto l'atto
che lo stato mentale sono relazionati ad
un particolare oggetto, ad un oggetto
determinato che pu essere scelto o
meno.
In primo piano c' questa relazione
specifica a un atto o a uno stato
mentale. L'atto non qualcosa di
completamente diverso o distaccato
dalla mente della persona che agisce,
perch mentre agisce la persona deve
essere coinvolta anche a livello di
pensiero.
Sia nell'atto che nello stato mentale
presente una direzionalit verso
qualche oggetto. Non si pu mai
prescindere dall'identit della persona.
Abbiamo sempre a che fare con la
soggettivit di un particolare soggetto.

Anche l'oggetto ha le sue


caratteristiche
proprie,
c'
una
caratterizzazione dell'oggetto. Quando
parliamo di oggetti non ci riferiamo
solo ad oggetti reali, ci possono essere
oggetti che possono essere soltanto
pensati e non essere presenti nella
realt.
Il concetto di intenzionalit era gi
presente nella filosofia greca, ad
esempio nei dialoghi di Platone, in cui
vengono espresse diverse forme di
intenzionalit. Anche in Aristotele sono
presenti riferimenti alla duplice
dimensione dell'intenzionalit, da una
parte c' l'atto e dall'altra c'
l'investigazione sul pensiero.
Nella filosofia medievale ci sono pi
riferimenti all'intenzionalit.

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14.10.15
Intentio del ricercatore. S. Agostino nel De trinitate 9.1.1 richiamava l'attenzione
nella ricerca, in ogni ricerca c' un tendere del soggetto verso qualcosa che si sa di
cercare. Questa intenzione del ricercatore non pu prescindere dalla coscienza, la
quale sempre presente. Agostino dice che la coscienza coscientia sua sibi.
Avicenna, nel neoplatonismo arabo, aveva distinto tra le intenzioni prime e le
intenzioni seconde. Le prime indicano una intenzionalit agli enti esistenti considerati
per loro stessi, da questo punto di vista una intenzionalit verso le cose reali, quindi
che riguarda le scienze fisiche. Le intenzioni seconde ci danno una indicazione
specifica riguardo l'intenzionalit nelle dinamiche della conoscenza. Di per s esse
appartengono primariamente alla logica ma poi riguardano l'intero processo
conoscitivo. Gli oggetti sono direttamente connessi all'operativit della logica. Questa
stessa distinzione presente in S. Alberto Magno.
Con San Tommaso iniziamo a trovare un vero e proprio approfondimento rispetto
ai predecessori. In diversi passi Tommaso fa riferimento alla intentio. In Summa
Contra Gentiles IV, 11 dice che ci che l'intelletto concepisce in se stesso della cosa
conosciuta ritenuto intenzionale o intenzionalit. Tommaso si occupa da vicino del
conoscente e della sua attivit intellettiva, ci che l'intelletto giunge a concepire. Nel
momento in cui l'intelletto ha intenzione riesce a concepire in se stesso la cosa
conosciuta e ad esprimerla. Il far propria la res significa che la concepiamo attraverso
una similitudine con essa. Ci che c' in noi una similitudo della cosa conosciuta.
In Summa Theologiae q.85, a.1, a.4, troviamo una diversa accezione, in cui
identifica l'intentio direttamente con la specie intelligibile. Tommaso non punta tanto
sull'aspetto dell'oggetto fisico come faceva Avicenna, per Tommaso l'intenzionalit
viene fuori in modo particolare in ordine alle operazioni dell'intelletto.
Tommaso parlava di somiglianza e lo faceva perch nella sua teoria della
conoscenza c' un passaggio che riguarda l'immagine della cosa, il fantasma.
L'aspetto dell'immagine fu molto criticato, perch si voleva ribadire che ci che si
conosce non l'immagine della cosa.
Tra XIII e IV secolo Durando (?) afferm che l'oggetto conosciuto non pu essere
inteso come immagine del reale. Afferm che l'oggetto presente sia ai sensi che
all'intelletto. Anche l'intenzionalit sembra allora divenire pi diretta con la res,
sembra fare a meno di altre mediazioni.
Pietro Aureolo parla dell'esse intenzionale come esse obiettivo e come esse
apparens. La res possiamo considerarla sia in riferimento al suo essere intenzionale
nella dimensione della sua oggettivit, ma c' anche l'oggetto cos come appare al
soggetto. A diversi soggetti pu apparire in modi diversi ma la stessa res. L'oggetto
si manifesta e c' l'intenzionalit conoscitiva della mente del soggetto.
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Guglielmo di Ockham, XIII-XIV sec, riteneva che l'atto del conoscere, gi di per
s come atto, una intentio perch si dirige alla cosa significata. Non pi solo la
cosa nella sua oggettivit, ma la cosa cos come noi la cogliamo nel suo significato. Il
concetto come intenzione un segno che sta al posto di una classe di oggetti.
Entriamo nell'ambito della significazione, dell'impiego dei significati. Con il segno
noi inevitabilmente facciamo riferimento a qualcosa che viene denominato, designato
con questa parola.
XIX-XX sec Brentano fu non tanto filosofo quanto soprattutto psicologo.
Abbiamo una chiara distinzione tra fenomeno fisico e fenomeno mentale.
L'intenzionalit viene applicata da Brentano in particolare con intenzionalit della
mente, il pensiero intenzionale e vive in una costante tensione. Il tendere sempre
un tendere a qualcosa. L'intenzionale ci d questo tendere a. Non possiamo fare a
meno di pensare all'intenzionale riferito a ci che . Scoperta della parola in esistenza: intenzionale tutto ci che dentro ci che esiste. Quando parliamo di
intenzionale ci sono la tensione e il tendere. Questa tensione e questo tendere sono
sempre un in - tendere, in una particolare situazione. C' l'in - tendere in ordine al
comprendere nel processo conoscitivo. L'intenzionale non pu fare a meno di essere
dentro l'esistenza, quindi in - esistenza. Tutto ci per Brentano doveva coinvolgere
la mente del soggetto, per questo parler di carattere intenzionale della coscienza del
soggetto. Ogni esperienza non pu che avere anche un carattere intenzionale perch
gi un soggetto contraddistinto dal carattere intenzionale della coscienza. Nella
consapevolezza del soggetto rientrano tutte le dinamiche della conoscenza ai vari
livelli. Abbiamo quindi a che fare con i fenomeni psichici, con le modalit con le
quali il soggetto vive le sue esperienze. Proprio riferendosi ai fenomeni psichici
Brentano giungeva a classificarli in tre fenomeni. C' una rappresentazione mentale
dell'oggetto, quindi gli oggetti che sono presenti nella nostra realt vengono da noi
rappresentati. Un secondo fenomeno quello del giudizio, non solo ci rappresentiamo
gli oggetti ma li giudichiamo, possiamo affermare o negare di quegli oggetti ci che
intendiamo affermare o negare di quegli oggetti in quel contesto. L'ultimo livello dei
fenomeni psichici il sentimento che caratterizza il soggetto umano, noi siamo in
grado di amare o odiare o essere indifferenti nei confronti di ci che giudichiamo.
Questo fa s che Brentano possa arrivare ad affermare che l'oggetto sempre
immanente nel soggetto. Questa immanenza dell'oggetto costituisce per Brentano
l'atto intenzionale.
Conseguenze filosofiche della teoria di Brentano: non possiamo definire
l'intenzionalit come unica, in quanto diversa per ogni atto. L'oggetto pu essere
reale perch nella realt, ma per Brentano non ci sono solo oggetti fisici, ci pu essere
un oggetto non fisico nella realt. L'oggetto gi immanente altrimenti non si
potrebbe pensare, quindi anche se viene analizzato il pensiero, esso, sia come atto che
come contenuto, non pu prescindere da un oggetto, che sia reale o meno. La teoria
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di Brentano una teoria dell'immanentemente intenzionale in-esistenza. Non c'


isolamento del soggetto e non c' isolamento dell'oggetto.
21.10.15
Husserl (1859-1938) apprese da Brentano il concetto di intenzionalit, ma lo
modific sviluppandolo nella fenomenologia.
Ricerche Logiche, vol II, Quinta ricerca I: "La coscienza come compagine
fenomenologica dell'Io"; "La coscienza come percezione interna".
I, 1 Husserl nel primo paragrafo della Quinta ricerca parla di una plurivocit del
termine coscienza.
Ci sono tre concetti di coscienza:
1. La coscienza come compagine complessiva fenomenologica reale dell'Io
empirico: definizione pi semplice perch fa riferimento a un Io che fa
esperienze, quindi la sua coscienza l'insieme di tutto ci che lo caratterizza
come soggetto nella dimensione reale; coscienza come trama dei vissuti psichici
nell'unit della corrente dei vissuti: non abbiamo una definizione statica di
coscienza, il concetto di 'corrente dei vissuti' si particolarmente affermato nel
'900.
2. Coscienza come interno rendersi conto dei propri vissuti psichici: in questa
definizione Husserl vuole evidenziare il rendersi conto. Questa seconda
definizione ci porta ad una profondit vita del modo di vivere del soggetto.
3. Coscienza come designazione comprensiva degli atti psichici o dei vissuti
convenzionali di qualsiasi genere. Husserl qui distingue gli atti psichici e ne parla
in relazione ai vissuti intenzionali. Il vissuto non solo vissuto, ma si caratterizza
intenzionalmente e quindi diviene intenzionale. Il vissuto si carica di tutto il
valore della coscienza. Non c' mai solo un atto che caratterizza la coscienza, ma
sono molti atti e per questo si pu parlare della coscienza come unit di atti
vissuti intenzionali.

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I, 2 Nel secondo paragrafo parla della coscienza come unit fenomenologico-reale


dei vissuti dell'Io: il concetto di vissuto. Il concetto di vissuto pu essere inteso in
modo puramente fenomenologico. Brentano si fermava molto sulla descrizione degli
atti perch era primariamente psicologo, ma questo non ci che interessa ad Husserl
dal punto di vista meramente psicologico. Per Husserl quello che conta all'interno
della sua riflessione filosofica la relazione reciproca, la correlazione, tra dimensione
oggettiva e dimensione soggettiva. Husserl non si accontenta di parlare di descrizione
di atti psichici, l'approccio fenomenologico prevede immediatamente l'oggetto
immanente nel soggetto. Non bisogna partire da come la cosa si manifesta; la
manifestazione della cosa (che fa s che ci sia il vissuto) non solo la cosa che si
manifesta perch noi come soggetti viviamo quelle manifestazioni. Non solo
l'oggetto che si manifesta entriamo in relazione con l'oggetto grazie all'oggetto che si
dona e viviamo quelle manifestazioni come appartenenti al nesso della coscienza.
Ecco
allora
il
vissuto,
il
vivere
le
manifestazioni.

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I, 3 Nel terzo paragrafo Husserl riprende il concetto di fenomenologico e quello


comune di vissuto. La coscienza ha esperienze vissute nel senso fenomenologico per
noi normativo, non opzionale. Quando parliamo della coscienza che ha esperienze
vissute non possiamo fermarci a descrivere solo i contenuti o ci che costituisce
l'evento soltanto come in quel momento l'oggetto reale. Se ci fermassimo alla
descrizione dell'oggetto reale non avremmo il vissuto in senso fenomenologico. Non
basta n la mera descrizione di un oggetto n la mera descrizione di un evento.
Bisogna arrivare a ci che la coscienza trova in s. I contenuti oggettuali,
appartenenti a un evento, sono destinati ad essere elementi costituitivi di una unit di
coscienza. L'avvenimento quindi non solo ci che sta accadendo all'esterno, nella
realt, ma se si considera fenomenologicamente come un vissuto allora dovr
diventare costitutivo per la coscienza. Sar quindi un avvenimento costitutivo
dell'unit della coscienza, perch la coscienza sempre unitaria. La coscienza
flusso di coscienza unitaria di un io empirico. Parlando di io empirico si parla di un io
che possiamo denominare reale, un io empirico certamente un intero reale,
realmente composto di molteplici parti, ed ognuna di queste parti viene vissuta. Ci
che la coscienza vive l'esperienza vissuta. C' questa unit comprensiva della
coscienza, nel senso che ha in s, abbraccia tutto ci che pu vivere il soggetto, tutti i
vissuti del soggetto. Questa unit della coscienza reale, viene vissuta dal soggetto.
Ogni soggetto costantemente pu scoprire l'unit della sua persona in tutte le
relazioni che ha. Il contenuto sicuramente reale, ma non pu essere solo reale,
perch gi contraddistinto dal vissuto, di conseguenza non pu essere che contenuto
intenzionale. I vari elementi della conoscenza non rimangono mai slegati se
effettivamente il soggetto perviene al vissuto fenomenologico. Questo fa s che il
contenuto reale venga colto dal soggetto come contenuto intenzionale. grazie al
fluire della coscienza che si mostra l'intenzionalit della coscienza.

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I, 5 Per cogliere meglio ci che avviene nella coscienza, Husserl nel quinto
paragrafo parla della coscienza "interna". La coscienza interna viene analizzata da
Husserl a partire dalla percezione interna. La coscienza interna fa riferimento al
secondo concetto di coscienza di cui abbiamo parlato. Nel momento in cui noi siamo
impegnati in un vissuto, il vissuto si percepisce dentro di noi, come se quel vissuto
avesse in noi una risonanza. Husserl dice che avvertiamo dentro di noi ci che
viviamo, per questo parla di percezione interna. proprio con la percezione interna
che viene fuori una dimensione intenzionale. Ogni percezione caratterizzata
dall'intenzione di cogliere il proprio oggetto come esistente. La percezione interna
la percezione adeguata, ci d il senso fenomenologico dell'avvenimento di quello che
viviamo.

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I, 6 Il primo concetto di coscienza ha origine dal secondo.

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28.10.15
Concetto di coscienza, analisi del concetto di atto psichico
II La coscienza come vissuto intenzionale
II, 9 Il significato della definizione brentaniana di "fenomeni psichici". Quando
Husserl critica Brentano lo fa dal punto di vista teoretico. Husserl prende le distanze
dai fenomeni psichici come Brentano li analizzava, perch era pi interessato agli atti
intesi come vissuti intenzionali (II, 10). Brentano poteva interessarsi dei fenomeni
non solo psichici ma anche fisici, ma non propriamente questo ci che interessa
Husserl. Ci che occupa l'attenzione di Husserl individuare in Brentano qualche
elemento che pu essere approfondito dal punto di vista filosofico; il collegamento
con
Brentano

quindi
anche
un
punto
di
differenziazione.

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II, 10 I fenomeni psichici che Brentano analizzava li distingueva in rappresentazione,


giudizi e movimenti affettivi. Questa distinzione colp molto Husserl, anche se poi ne
prese le distanze, perch da fenomenologo non poteva condividere il concetto di
rappresentazione in senso aristotelico-tomista. Questo tipo di rappresentazione non
convince Husserl perch ha un approccio diverso, sicuramente c' un approccio tra
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soggetto e oggetto della realt, ma non poteva condividere la similitudo rei tomista.
Husserl salvaguardava un altro tipo di relazione tra soggetto e oggetto, era il
significato di vissuto intenzionale che doveva emergere. La successione brentaniana
di rappresentazione, giudizio, emozione era comunque interessante per Husserl. La
conoscenza comunque non pu essere priva di giudizi, questo lo ritiene anche
Husserl. Per quello che riguarda i moti affettivi Husserl fu molto rispettoso nei
confronti della teoria brentaniana, essi vanno tenuti presenti nell'unit dell'Io. La
tripartizione di Brentano viene comunque superata perch Husserl arriva ai vissuti
intenzionali, diversi rispetto alla rappresentazione aristotelico-tomista. Il vissuto non
solo una mera empiria, non solo fare esperienza, perch la lettura fenomenologica
pretende tutto un approfondimento dei vissuti intenzionali. Occorre distinguere le
affermazioni fenomenologiche di Husserl da quelle che sono mere considerazioni
sugli
atti
psichici
e
fenomenici.

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II, 11-12 Husserl analizza i vari malintesi, ad esempio non basta parlare di atto per
dire la stessa cosa, o di intenzione o di fenomeni. Questi malintesi vanno superati.
Paragrafo 11: comunemente si parla di oggetti nella nostra mente, ma per Husserl
questo non corretto perch non c' qualcosa che dal di fuori entra dentro di noi. Per
Husserl non possiamo parlare della nostra dimensione interna solo in termini di
mente; non accetta la riduzione al mentale perch sarebbe ridurre il soggetto ad un
contenitore entro cui entra l'oggetto esterno. La riduzione pu essere fatta anche
riguardo all'oggetto, perch se si pensa che l'oggetto entra nella mente non si potr
pi parlare di oggetto esterno. Uno dei malintesi quindi sicuramente quello
dell'oggetto mentale o immanente. Paragrafo 12: i malintesi sorgono spesso quando
si parla di soggetto. Si parla di soggetto come coscienza. Mentre nelle teorie
psicologiche ci si ferma all'Io o alla coscienza, Husserl va oltre perch dal punto di
vista fenomenologico gli interessa l'atto intenzionale. L'atto dal punto di vista
fenomenologico ci dice qualcosa di pi perch l'atto il vissuto, che ha una ricchezza
filosofica maggiore di quella dell'Io o della coscienza. Il riferirsi solo alla coscienza o
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all'intenzione dell'Io per Husserl qualcosa ancora di parziale, dobbiamo arrivare


all'atto perch non vi solo la coscienza, ma l'Io nel mondo, nella realt, in cui sono
presenti gli oggetti e gli eventi. L'oggetto non pu essere solo immanente, perch
l'oggetto rimane con la sua identit che va rispettata. Le intenzioni sono diverse in
ordine a come ci rivolgiamo alla realt.

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II, 13 Fissazione della terminologia.

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II, 16 Sottolinea l'importanza di distinguere tra un contenuto descrittivo e uno


intenzionale. Gli psicologi fanno sempre un'analisi descrittiva, Husserl invece mira a
un vissuto intenzionale e quindi a un contenuto non descrittivo ma intenzionale. Non
presente solo l'intenzionalit del soggetto ma anche dell'oggetto, il mondo per noi.
Quando si parla di contenuto descrittivo si parla solo di un contenuto analizzato con
la descrizione fermandosi ai suoi caratteri di esperienza nella realt, quindi c' un
contenuto descrittivo di quello che il reale. In lingua tedesca ci sono due termini per
parlare di reale, perch in lingua tedesca gli aggettivi sono reell o real. Husserl sfrutta
questa differenza dei termini, quindi il contenuto reale pu essere il contenuto della
descrizione dell'atto psichico, allora si parla di contenuto reale nel senso di reel. Ma
questo diverso dal contenuto intenzionale dell'analisi fenomenologica che prende in
considerazione il vissuto (real). Husserl usa il termine co-posizione, cio il soggetto
che non solo Io o coscienza, non l'unico protagonista ma ci sono anche gli oggetti
che hanno la loro posizione, che non possono essere considerati fuori dalla loro
fatticit, quindi c' una co-posizione.

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II, 17 Si specifica in maniera ulteriore quanto il contenuto intenzionale debba


essere inteso nel senso di oggetto intenzionale, e questo esplicita la co-posizione. Il
soggetto nel mondo della vita. L'oggetto dell'atto va distinto dal modo in cui viene
intenzionato. Con l'atto non basta parlare di atto, necessario vedere anche la
modalit con cui quell'atto si afferma.

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II, 21 Essenza intenzionale e l'essenza significazionale. Ci vuole mettere in guardia


riguardo al contenuto intenzionale dell'atto, che non solo qualcosa di descrittivo,
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quindi certamente nel vissuto intenzionale che bisogna scoprire l'essenza


intenzionale, che qualcosa che rimane. Al tempo stesso Husserl coniuga l'essenza
intenzionale con l'essenza significazionale: l'essenza intenzionale non esaurisce l'atto
cos come viene vissuto dal soggetto, dal punto di vista fenomenologico l'essenza
intenzionale non ci d tutto dell'atto, ma occorre anche scoprire l'essenza
significazionale. Dobbiamo anche arrivare al significato dell'atto e non soltanto
viverlo, ed il significato non mutevole perch c' un significato essenziale che
rimane a cui dobbiamo giungere per cogliere la pregnanza di quell'atto intenzionale
che stiamo vivendo. Siamo comunque oltre al significato tradizionale dell'essenza,
essa va guadagnata attraverso una teoreticit di carattere fenomenologico.

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Leggere appendice ai paragrafi 11-20

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La riflessione successiva in Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica
Il primo volume una riflessione generale su tutta la fenomenologia.
Prende le distanze da una certa concezione del trascendentale kantiano.
Idee, vol I, sezione seconda, II Coscienza e realt naturale
II, 34 L'essenza della coscienza come tema. Siamo rivolti al mondo esterno, quindi
possiamo compiere una riflessione psicologica sull'Io, e questo rientra in un
atteggiamento naturale. Bisogna vedere per con quale atteggiamento l'Io entra in
relazione col mondo esterno. Dobbiamo raggiungere l'essenza della coscienza di
qualcosa. Per Husserl la coscienza sempre coscienza di qualcosa, senza il
riferimento a qualcosa non c' coscienza in senso fenomenologico (si distanzia qui da
Brentano). Statuto eidetico: bisogna entrare in una relazione che fa maturare idee, che
mi fa maturare una coscienza di qualcosa in modo diverso da quel semplici apparire.
Ecco allora che afferriamo e fissiamo in una adeguata ideazione le essenza pure che
ci interessano. Ideazione: la a funge da congiunzione per le parole idee ed azione: le
idee mi devono portare a un coinvolgimento tale che ci sia azione, ed ecco allora che
la coscienza non pu essere solo coscienza ma coscienza di qualcosa, e quel qualcosa
va colta come essenza pura.

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II, 35 Attenzione per l'atto intenzionale. Il "cogito" come "Atto". Occorre sempre
di pi afferrare qualcosa che c' in profondit. Dobbiamo sempre arrivare all'atto, non
possiamo fermarci solo al pensiero. In questo paragrafo Husserl impiega l'espressione
flusso di coscienza. La coscienza ha il suo fluire, non pu mai stare ferma, la
coscienza estremamente impegnata in atti. Si coglie l'attualit stessa dell'atto mentre
si vive.

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II, 36 Vissuto intenzionale. Vissuto in generale. Non tutti i vissuti comunque sono
intenzionali.

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II, 37 L'esser-diretti-su dell'io puro nel cogito e l'osservare afferrante.

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04.11.15
Questo libro ci apre ad una serie di problematiche contemporanee sui problemi
dellintenzionalit.
Intenzionalit e stati mentali
Stati mentali rimanda ad una concezione moderna della mente. Quando parliamo di
mente si apre un ampio orizzonte filosofico interdisciplinare. C una
interdisciplinariet sia allinterno della filosofia che allinterno.
Quando parliamo di stati mentali il problema vedere come interagisce laria
filosofica con laria scientifica. Con aria scientifica si intendono le scienze naturali
(cervello), scienze cognitive (scienze che si occupano specificatamente delle
conoscenze, appartengono di per se al mondo della scienza mentre la filosofia della
conoscenza appartiene alla filosofia).
Intenzionalit e coscienza? Per una buona parte di filosofi s. Per i filosofi che
propendono pi ad una trattazione scientifica no. Per Husserl era scontato che fossero
relazionate.
Lintenzionalit naturalizzabile? Pu essere indagato come un elemento della
natura investigato con strumenti scientifici. Se sono le scienze a dirci le cose
sullintenzionalit la filosofia viene esclusa.
Oggi sembra che non ci sia una teoria completa dellintenzionalit.
In questi anni si inizia a parlare dellintenzionalit come una metafora (cfr. articolo
di Mulligan 2007).
A partire dal XX secolo ci si allontana sempre pi dal soggetto per parlare di stati
mentali.
C una differenza tra atti mentali e stati mentali.
Quali approcci e quali teorie occorre prendere in considerazione?
- Psicologia cognitiva
- Neurobiologia
- Neuroscienze
- Studio dellintelligenza artificiale
- Linguistica
- Come dovrebbe presentarsi una teoria dellintenzionalit? (Mulligan 2007)
- I molteplici problemi tra epistemologia e filosofia della mente

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Varie accezioni del termine intenzionalit


o La concezione del senso comune quella di avere progetti, raggiungere
traguardi, porsi dei fini.
o Intenzionalit come propriet di stati mentali. Gli stati mentali sono tutti
intenzionali?
o Intenzionalit di riferimento (1): intenzionalit di carattere generale, ci porta
a volgere lo sguardo a quello che abbiamo in mente. Il riferimento globale,
ma pu caratterizzarsi per un particolare contenuto [(2)].
o Intenzionalit di contenuto (2)
o (1) condizione di (2): lintenzionalit di riferimento la condizione per cui
ci sia una intenzionalit di contenuto. Ci sono vari dibattiti filosofici in
corso perch non ritengono opportuno collegare queste due diverse
intenzionalit.
o Il pensiero di anche un pensiero che; B. Russell: pensiero
proposizionale; gli stati intenzionali sono atteggiamenti proposizionali. Se
abbiamo un pensiero di qualcosa, allora il nostro pensiero anche un
pensiero che necessit di parole che andranno a formare proposizioni:
abbiamo cos un pensiero proposizionali. Gli stati intenzionali sono quindi
atteggiamenti proposizionali. Ecco allora che ogni stato intenzionale, da
questo punto di vista, non pu che essere legato da proposizioni, una
esigenza del nostro pensiero.
o Pensare un oggetto pensarne le propriet; ci che pensato espresso con
un concetto. Ci che Russell ha messo in luce in modo nuovo questo
collegamento tra stato intenzionale e atteggiamento proposizionale.
Riferimento e contenuto: un rapporto non sempre assicurato
Posizioni controverse:
- Solo proposizioni senza enunciati,
- Oppure proposizioni + enunciati,
- Oppure stato intenzionale oggettuale senza essere proposizionale.
Esempio della percezione:
- La percezione sempre concettuale, vediamo un oggetto che identifichiamo
esprimendone il concetto. (Searle, Intentionality)
- C anche un vedere non concettuale, non epistemico (Dretske). Si pu vedere
uno stato intenzionale oggettuale privo di un contenuto semantico particolare.
Esplicitazione di criteri dellintenzionalit
Lintenzionalit non pi connessa a un oggetto; loggetto intenzionale
viene meno.
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C intenzionalit solo se viene soddisfatto un criterio precedentemente


fissato.
Esempio: disegnare una circonferenza. Occorre soddisfare certe condizioni.
Critica: ci troviamo di fronte a enunciati intenzionali e non a criteri
dellintenzionalit.
Condizioni dellenunciato intenzionale
Chisholm fissa un criterio/condizione secondo cui lenunciato non ha pi
una corrispondente generalizzazione esistenziale (con la realt).
La generalizzazione a cui si arriva pu essere sia vera che falsa.
Rimane in piedi solo lenunciato intenzionale.
A successive analisi quello che sembrava un enunciato intenzionale si rivela
essere solo un contesto modale. A seconda del contesto noi esprimiamo le
parole in un modo o nellaltro.

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11.11.15
Capitoli I-II I problemi dellintenzionalit
Parlando di stati mentali ci si sposta verso laria scientifica. La filosofia si
confronta con le aree scientifiche.
Lo stato mentale diverso dallo stato intenzionale. Negli approcci scientifici si
parla di stati mentali e non di stati intenzionali. Degli stati mentali si pu avere uno
studio prevalentemente linguistico, perch la persona impiega sempre un linguaggio,
segni linguistici. Vi sono autori che non parlano pi solo di intenzionalit, ma si
spostano dallimpostazione fenomenologica per determinare meglio lessere in
tensione. Possiamo individuare un rapporto relazionale tra ci che c nello stato
mentale della persona e ci che questa persona pu comunicare, in una tensione1.
un errore parlare di in-tensionalit rispetto a intenzionalit? No perch si intende
comunque una relazione. Ci che pu preoccuparci dal punto di vista filosofico il
rischio di restringere tutta la problematica dellintenzionalit a livello linguistico.
Sicuramente anche lin-tensionalit pu avere il merito di mantener viva lattenzione
sulla problematica dellintenzione, in particolare riguardo al contenuto. Ci sono
comunque anche alcuni limiti teoretici in quelle posizioni in cui il riferimento al
contenuto non detto che esprime il riferimento con loggetto.
Per alcuni ricercatori lintenzionalit pu essere e deve essere studiata solo a
livello naturalistico, quindi diviene una ricerca delle scienze naturali. Questo sonda il
problema dellindeterminatezza delloggetto intenzionale. Loggetto intenzionale
perde le sue caratteristiche pi proprie a livello filosofico. Ci sono altri problemi
riguardo allindeterminatezza delloggetto, ad esempio lindeterminatezza metafisica
ed ontologica. Chiaramente con il termine metafisica e ontologia non si intendono le
definizioni classiche.
Ci sono coloro che dicono che lintenzionalit pu essere studiata come un
qualsiasi altro elemento naturale, impiegando quelle investigazioni di carattere
scientifico per naturalizzare lintenzionalit.
Il dibattito che si sviluppato negli ultimi decenni riguarda gli oggetti intenzionali
e la possibilit o meno della loro esistenza. Si possono individuare due posizioni,
quella realista e quella ultrarealista. Coloro che accolgono gli oggetti intenzionali
come esistenti appartengono alla posizione realista; coloro che parlano di
intenzionalit mirando a oggetti intenzionali non esistenti appartengono alla
posizione ultrarealista. Quando ci sono gli intenzionali inesistenti si parla di oggetti
che non sono reali, quindi viene meno la correlazione tra oggetto intenzionale e
soggetto intenzionale. Per coloro che sostengono la posizione ultrarealista e che
quindi sono contrari allesistenza delloggetto parlano di oggetto possibile ma non
reale. vero che viene meno loggetto reale, ma come potrebbe esserci intenzionalit
1 Quando parliamo di intensionalit con la S ci riferiamo solo a stati mentali, al
livello linguistico.
53

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

senza almeno ipotizzare loggetto? Il problema pensare a qualcosa che possibile


ma non reale. Entit esistenzialmente possibili o impossibili. Si pu parlare anche
della compatibilit o meno delle propriet degli intentionalia in riferimento a insiemi
di cui gli intentionalia possono fare parte. La correlazione non pi tra soggetto e
oggetto ma tra le propriet di queste entit possibili. Si intendono trovare le
correlazioni tra entit e propriet che appartengono ad un insieme. Abbiamo coloro
che affermano che gli stati intenzionali si rivolgono ad oggetti intenzionali inesistenti.
Poich sono intenzionali si pu individuare una relazione reciproca tra queste diverse
entit che vengono proposte. Ritorniamo quindi sul significato di rappresentazione
mentale.
Proposte riduzionistiche contemporanee. Se parliamo di una intenzionalit che
diventa naturalizzata, parliamo di una intenzionalit che viene studiata
esclusivamente a livello scientifico. Studiare lintenzionalit solo a livello di stato
mentale e a livello neurologico o scientifico non che una riduzione, ma ci sono
pensatori che amano questa riduzione e la difendono perch per loro lunico modo
di proporre qualcosa sullintenzionalit.
Esistono anche risposte moderate.
1:24

54

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

18.11.15
J.R. Searle, Mente, linguaggio, Societ
Introduzione
Le posizioni predefinite. Quando pensiamo o comunichiamo con gli altri siamo
impegnati in un atto particolare che quell'atto preciso in cui pensiamo e
comunichiamo. Non potremmo farlo se non avessimo gi maturato delle posizioni
che definiscono il nostro modo di pensare e di comunica.
Il senso comune. Concezioni come opinioni. Lo sfondo cognitivo. Si parla di
senso comune in riferimento a tutto ci che noi abbiamo ricevuto a livello di
linguaggio, opinioni etc. dal gruppo umano a cui apparteniamo o a cui siamo
appartenuti. Questo vivere con gli altri crea in noi delle opinioni. Sfondo cognitivo
di tutto ci che caratterizza il mentale ma che in qualche misura si caratterizza
anche dal contesto socioculturale a cui si appartiene.
L'intervento dei filosofi e la proposta di una nuova concezione. L'intervento dei
filosofi necessario per non fermarsi al semplice senso comune e per poter dare
risposte personali.
Il susseguirsi delle confutazioni. I filosofi continuano a intervenire proponendo
delle teorie. All'interno dell'aria filosofica si susseguono le confutazioni di ci che
ha detto il filosofo in precedenza. Le confutazioni ci danno le posizioni e le
controposizioni teoretiche dei vari filosofi. Non possiamo fare a meno di inserirci
all'interno di questo susseguirsi di confutazioni, perch abbiamo a che fare con una
problematica che quella della verit.
Verit e non verit delle posizioni definite. Ci sono posizioni che si assestano sul
significato stesso della verit. Non tutti i filosofi sono per l'affermazione della
verit, molti la negano anche, negano l'esigenza umana di cercare la verit.
Il senso comune e le sue credenze; senso comune = opinione comune. Con
credenza non ci riferiamo alle credenze morali o religiose, la parola credenza ha qui
un significato esclusivamente epistemologico. Rimaniamo nel campo
dell'opinabile. Il senso comune non fa altro che condurre a una opinione comune, a
delle credenze comuni.
Spontaneit e teoreticit
Le presupposizioni appartenenti allo sfondo. Ci possono essere presupposizioni
che cambiano quando fanno riferimento ai pensieri, alle azioni o alle parole.
Azione (mondo reale/verit)
Pensiero (mondo reale/verit)
Parole (mondo reale/verit)
Azioni, pensieri e parole si pongono in rapporto al mondo reale, problematizzando
se il mondo reale anche il mondo della verit.
55

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

Mondo reale: realismo esterno. Questa la posizione di Searle, il reale tutto


ci che fuori di noi, esterno a noi, tutto ci che ha una sua oggettivazione,
possiamo arrivare a una conoscenza oggettiva del mondo reale.
Teoria della verit come corrispondenza; di qui il carattere degli enunciati: veri
o falsi. Alcuni hanno elaborato delle teorie della corrispondenza della verit, ad
esempio la teoria tomista (parla infatti di adeguatio e similitudo rei), oppure
Husserl e Brentano. Brentano infatti ha ripreso la teoria di Tommaso e la
rielaborata alla luce dell'intenzionalit. In Husserl addirittura non c' solo la
corrispondenza ma la correlazione. Dunque chiaro che gli enunciati che sono
collegati a una teoria della corrispondenza hanno un carattere particolare perch se
hanno a monte questa idea della corrispondenza, allora quando noi conosciamo
come dobbiamo parlare di ci che conosciamo? Siamo chiamati a dire le cose nel
modo vero, perch se con l'adeguatio conosciamo le cose per quello che sono,
allora quando ne parliamo dobbiamo parlarne di come sono, perch gli enunciati o
sono veri o sono falsi, non c' una via di mezzo.
Realismo e antirealismo
Fenomeni del mondo e mente umana.
Indipendenti - dipendenti.
Razionalit e intelligibilit del realismo esterno; teorie filosofiche che lo
sostengono.
Ma ci si pu opporre al realismo esterno? Alcune teorie non riconoscono
come concepibile una forma di realismo esterno. Searle si chiede se veramente
possiamo opporci al realismo esterno. La domanda legittima e su di essa
possiamo porre diverse distinzioni.
Gli antirealisti contemporanei e il loro questionare. Searle analizza le
posizioni degli antirealisti, cio coloro che si oppongono alla conoscenza della
realt e si pongono delle questioni. Certamente non abbiamo un realismo solo di
carattere ideologico, ma anche matematico, etico , metafisico etc. Alla parola
realismo possiamo aggiungere diversi aggettivi per sottolineare sempre la
concezione della realt.
Questioni nuove e antiche
A. Nella
contemporaneit:
costruzionismo
sociale,
pragmatismo,
decostruzionismo, relativismo, postmodernismo. Questi sono coloro che non si
pongono nell'aria del realismo. Il pragmatismo fu una corrente che nacque in
America in cui si accentu tutto il valore dell'azione; il pragmatismo si opponeva
a delle forme di idealismo. Nell'idealismo non c' pi l'attenzione per la realt ma
per le idee, per l'uomo che pensa. Il pragmatismo una reazione all'idealismo.
56

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

Altre posizioni contro la realt sono quelle relative al decostruzionismo, posizioni


cos contrarie alla realt che vogliono distruggerla, vogliono "smantellare la
realt". Il decostruzionismo porta inevitabilmente al relativismo, perch non c'
pi realt e quindi non c' pi riferimento al vero. Si ha cos l'opinionismo, una
delle fasce del relativismo. Il postmodernismo ha ben poco a che fare con ci che
il reale, con ci che la realt.
B. La filosofia di G. Berkeley. Per Berkeley s ci sono gli oggetti, ma ci che
conta ci che la mia coscienza sente. La lettura di Searle un po' riduttiva su
ci che veramente la filosofia di Berkeley.
C. La filosofia di I. Kant. Kant attraverso l'elaborazione della sua teoria del
trascendentale riconduceva tutto all'io penso. Se tutto deve essere ricondotto all'io
penso come unit di appercezione trascendentale, allora il rapporto diretto con il
reale si allontana, viene mediato da questa condizione trascendentale. In Kant
troviamo una teoria che non possiamo chiamare realistica, in Kant si afferma la
filosofia trascendentale, la filosofia pura.
D. La filosofia degli idealisti e in particolare di G. F. Hegel.
E. Rispondere alla sfida dello scetticismo. Se smantelliamo la realt, se la
decostruzioniamo, alla fine non c' pi niente da conoscere. Il problema di fondo
anche nelle varie forme di scetticismo che non sono pi quelle dell'antichit.
F. Le versioni contemporanee di idealismo. (costruzionismo sociale,
decostruzionismo). Ci sono coloro che pensano solo al costruzionismo sociale,
alla costruzione della societ senza alcun tipo di finalit.
G. Antirealismo e prospettivismo. Coloro che negano la realt e si pongono quindi
nella posizione dell'antirealismo, rimane che ognuno pu dire le cose che vuole
con prospettive diverse, quindi oltre all'opinionismo c' il cosiddetto
prospettivismo.
L'antirealismo come affermazione di potenza
Rivendicazione della potenza dell'uomo rispetto alla natura. Volont come quello
che afferma il potere dell'uomo.
1. Viene meno il rapporto essere/conoscenza. La conoscenza perde le proprie
connotazioni ontologiche, non abbiamo pi a che fare con ci che . Ci che ,
la res, ma ci che siamo anche noi?
2. H. Putnam: mente e mondo. Se viene meno il rapporto con l'essere, la
dimensione ontologica della conoscenza, si pu parlare della mente come fa
Putnam. Noi siamo abituati a pensare la mente e il mondo come collegati,
Putnam dice ALT! , la mente la mente e il mondo il mondo.
3. R. Rorty, si pu fare a meno dell'idea di "fatto reale". Filosofia postmetafisica.
Rorty dichiara che possiamo fare a meno dell'idea di fatto reale. Siamo andati
oltre alla metafisica, non ci si interessa pi ad essa.
4. N. Goodman: noi siamo creatori di mondi. Goodman pensa che siamo noi che
ci costruiamo il mondo come vogliamo.
25.11.15
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

Parliamo ancora del libro di Searle


Le sfide al realismo
Searle riesce a trovare quattro sfide al realismo.
1. Prospettivismo: non si conosce la realt per se stessa, ma solo tramite una
prospettiva, un punto di vista; i fatti non esistono in modo indipendente, sono
prigionieri di schemi fondamentali. Coloro che sostengono il prospettivismo
sostengono che non si pu conoscere la realt per se stessa, ma solo tramite un
punto di vista. Questo fa s che non ci sia pi una realt che rimane stabile, ci si
colloca all'interno di una determinata prospettiva e si pu modificare la realt, la
realt manca di una sua consistenza. La realt una delle tante variabili che
incontriamo nella nostra esperienza. I fatti non hanno una loro consistenza, sono
sottoposti a molteplici interpretazioni e imprigionati in schemi concettuali.
Vengono espressi con una schematizzazione del tutto soggettiva, con una
concettualizzazione del tutto personale.
2. Relativit concettuale: non accediamo alla realt esterna. Strutture concettuali
diverse portano a descrizioni diverse della realt. Non c' pi la realt in senso
oggettivo di cui si parlava nell'antichit. La realt diventa meramente un termine
di riferimento dei concetti che possono sviluppare una relativit concettuale. Non
c' pi la possibilit di esprimere oggettivamente la realt.
3. Storia della scienza, T. Kuhn: non accumulo di conoscenze, ma rivoluzioni.
Ogni paradigma scientifico sostituisce il paradigma precedente che viene
abbandonato. La scienza non descrive la realt, ma crea nuove realt. Kuhn
sosteneva che non solo si avevano nuove conoscenze, ma anche nuove realt.
Anche qui non c' un riferimento ad una realt che permane, perch le rivoluzioni
scientifiche ci portano a realt che sono mutate.
4. Le teorie sono sottodeterminate. Adottiamo diversi modi di pensare per
affrontare meglio scopi pratici, sulla base dell'evidenza. Teoria geocentrica ed
eliocentrica. Non c' una corrispondenza realt/verit. Possiamo compiere scelte
diversificate a seconda del nostro pensiero del momento.
Conoscenza della realt o illusione?
Searle vuole aiutare il lettore a conoscere le problematiche del rapporto tra
conoscenza e realt alla luce di una filosofia contemporanea.
Come si giustifica il realismo esterno?
Quando si parla di realismo come qualcosa all'esterno di noi si parla di realt
esterna. Se parliamo di realismo come qualcosa dentro di noi parliamo di coscienza o
intenzionalit.
Che senso ha giustificarlo? La realt non pu essere una teoria, non pu essere
una semplice opinione ma una struttura necessaria.
Il realismo esterno non una teoria.
Il realismo esterno non un'opinione.
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

una struttura necessaria per avere teorie e opinioni. La struttura non sottosta
solo a principi di meccanicit. Bisogna individuare le relazioni della realt per
conoscere la realt stessa. Affermare la realt esterna come necessaria pu essere
spinto agli estremi come con la soppressione del problema della realt ultima o
della realt religiosa.
Ma per Searle sono del tutto superate la questione della realt ultima e della
realt di Dio. Searle afferma che da un punto di vista filosofico assumere la
concezione del realismo porta a negare altre realt che non sono identificate
direttamente con la realt esterna.
Risultato delle scienze contemporanee
Capitolo 2. La mente come fenomeno biologico. Problematicit del titolo: parla
della mente o parla del cervello? Un organo pu essere investigato biologicamente.
Per Searle parlare del cervello significa anche parlare della mente, quindi anche la
mente si pu studiare biologicamente. Possiamo identificare la mente con il
cervello? Secondo Searle s, ma un punto problematico.
La mente la coscienza; p. 44ss. Searle identifica la mente anche con la
coscienza.
Molteplicit delle esperienze coscienti.
Caratteristiche comuni degli stati coscienti: interni, qualitativi, soggettivi. Dire
stati mentali interni significa dire che non c' solo una realt esterna ma anche una
all'interno di noi. Quindi si pu conoscere qualcosa anche attraverso una sequenza
di stati interni, di stati coscienti.
La coscienza all'interno, "interna", comporta una sequenza di stati interni; gli
stati mentali sono relazionati tra loro. Va individuata anche la relazione tra gli stati
mentali.
Stati coscienti: qualit e soggettivit
Essi sono qualitativi; li avvertiamo in modo diverso sulla base della loro qualit,
sono cio sempre soggettivi.
Ognuno ha accesso ai propri stati di coscienza, essi appartengono alla nostra
esperienza.
Questo non significa per Searle che non siano spiegabili scientificamente. Da una
parte l'autore si pone in un orizzonte filosofico, dall'altra si colloca all'interno di
spiegazioni scientifiche che riguardano il carattere stesso della coscienzialit.
Fallacia del termine "soggettivo"
A. Il soggettivo opposto all'oggettivo.
B. Searle distingue un'oggettivit epistemica da una soggettivit epistemica.
L'oggettivit epistemica pu riguardare ad esempio la data di nascita di un artista.
Se per parliamo della bravura dell'artista o lo paragoniamo con un altro, si tratta
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

di soggettivit epistemica. Sia l'oggettivit epistemica che la soggettivit


epistemica sono necessarie.
C. Inoltre ammette la diversit tra senso epistemico e senso ontologico, tra modo
oggettivo di esistenza (le montagne) e modo soggettivo di esistenza (pensieri,
sentimenti). Quando parla di senso epistemico ne parla in ordine a tutto ci che
ha una sua oggettivit, se parliamo di senso ontologico parliamo di qualcosa che
ma che non ricopre una oggettivit epistemica. La realt non fatta solo di
senso epistemico ma anche di senso ontologico, che tutto ci che ci appartiene,
i pensieri, i sentimenti etc. Questi elementi vanno conosciuti individuandone il
senso ontologico. Anche loro sono una realt, hanno una loro esistenza, ma
questa esistenza diversa da quella, ad esempio, delle montagne.
Il problema contemporaneo mente-corpo
I. Posizione tradizionale: dualismo nelle sue varie forme. Il problema mente-corpo
c' stato fin dall'antichit, era gi presente in Platone, un problema che
appartiene a tutta la filosofia.
II. Materialismo, nelle sue forme molteplici: fisicalismo, funzionalismo,
programmi da intelligenza artificiale (D. Dennet). Ci possono essere varie
concezioni filosofiche che affrontano questo problema secondo particolari punti
di vista. Nel materialismo c' una predominanza di una parte corporea. Il
materialismo pu assumere la veste di fisicalismo, in cui quello che interessa
unicamente la dimensione fisica del corpo, lo studio di tutto ci che fisico. Ci
sono poi altre posizioni che guardano alla corporeit soprattutto in ordine alle
funzioni che pu svolgere, ma con il corpo viene trascinata anche la mente in
questa visione. Ci sono poi altre forme di materialismo che concepiscono la
mente alla stregua di un programma di carattere informatico, di intelligenza
artificiale. Si pensa la mente come un insieme di programmi. Il problema che
sorge in questo contesto quello sulla libert, perch se dirige tutto il cervello
non c' pi libert.
III. Searle: il cervello un organo biologico e la coscienza un processo biologico.
Non esclude che si possa costruire un cervello artificiale che causi la coscienza.
Riduzioni scientifiche
- Ri. sc. eliminitivistica: la coscienza un'illusione.
- Rid. sc. non eliminivitivistica, riduzione causale: la coscienza non
riconducibile al soggetto, non pi soggettiva.
- Searle le rifiuta entrambe, cos come critica l'epifenomenismo.
Proposta della coscienza-intenzionalit
- Intenzionalit come stato mentale. Qui Searle sembra identificare lo stato
mentale con lo stato intenzionale, ma non parla di uguaglianza stretta.
- Il legame coscienza-intenzionalit non scontato.
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

- Non tutti gli stati coscienti sono intenzionali, non tutti gli stati intenzionali sono
coscienti. Non possiamo per arrivare ad una uguaglianza rigida tra stato mentale e
stato intenzionale.Uno stato cosciente non intenzionale ad esempio lo stato in cui
un soggetto potrebbe vivere in ansia, un soggetto pu avere coscienza della sua
ansia, quindi del suo stato mentale ansioso, ma non per questo quello stato
intenzionale.
- Nonostante ci Searle ammette una connessione essenziale; comprendiamo
l'intenzionalit solamente in termini di coscienza.

61

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

02.12.15
Mente e coscienza
Capitolo 3: "l'essenza della mente: la coscienza e la sua struttura".
Analisi della coscienza da filosofo analitico.
Errori sulla coscienza. Anche all'interno dello sviluppo del pensiero filosofico ci
sono stati considerazioni molteplici, e qui Searle vuole mettere in guardia di fronte
a 3+1 errori sulla coscienza. Il primo errore consiste nel considerare la coscienza
solo nella sua soggettivit, ma questo un errore perch quando parliamo di
coscienza ci sono anche aspetti ontologici. Nel soggetto ci possono poi essere delle
forme di autoinganno, pu credere che la sua coscienza gli dica qualcosa ma poi si
accorge che non era cos. Dobbiamo fare i conti anche con l'inconscio. Connessa
all'autoinganno c' un'altra fonte di errore, cio quella relativa all'interpretazione.
Non sempre noi riusciamo a dare interpretazione corretta ai nostri stati di
coscienza. Il quarto errore riguarda la disattenzione, anche questo quindi legato
all'interpretazione stessa. Nell'articolazione della disattenzione Searle inserisce
anche altri aspetti. molto strano che Searle inserisca l'introspezione dopo cha ha
parlato dell'errore della disattenzione. L'introspezione un guardarsi dentro,
dovremmo avere una visione mentale interiore. Qui Searle si mostra piuttosto
distaccato, lui non crede che abbiamo questa particolare capacit di guardarci
dentro. In realt fino dai tempi antichi si parlato di questa esigenza del guardarsi
dentro che una caratteristica specificatamente umana. Searle non considera la
possibilit che esista questa capacit o che sia necessario prestare attenzione a
quello che va sotto il nome di introspezione, non esiste occhio interiore. L'errore
che compie Searle quando presenta l'introspezione che la scambia con una sorta
di percezione. Secondo la Finamore la critica di Searle all'introspezione debole.
vero comunque che non possiamo condurre una riflessione filosofica incentrandola
unicamente sulla interiorit della coscienza, ma questo sarebbe un lavoro pi
pertinente alla psicologia. Per fare una buona riflessione filosofica bisogna chiarire
cosa rientra nel termine coscienza. La coscienza molto pi ampia
dell'introspezione. Al massimo l'introspezione potrebbe essere una modalit sorta
soprattutto nell'ambito psicologico quando gli psicologi si sono accorti che la
persona non solo quello che sono le sue manifestazioni esteriori. Searle scettico
sul fatto che la coscienza apra il varco all'interiorit, perch cancellando
l'introspezione di cancella anche l'interiorit. Searle arriva anche alla negazione
dell'autocoscienza. Arriva troppo frettolosamente ad escludere l'autocoscienza.
Caratteristiche della coscienza. La prima caratteristica di cui Searle ci parla la
soggettivit antologica, dichiara che la caratteristica pi importante della
coscienza (pag. 77), il problema che nella pagina precedente aveva negato
l'autocoscienza. Una seconda caratteristica della coscienza la sua forma unificata:
quando pensiamo alla coscienza la pensiamo come unit. vero che ogni stato
cosciente ha le sue caratteristiche, ma in noi c' questa capacit di coordinare tutti
gli stati coscienti per cui possiamo affermare che perveniamo all'unit di coscienza,
quindi c' questa dimensione unificata. Searle afferma questa unit della coscienza
62

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

legandola unicamente alla dimensione biologica e neuronale del cervello. Anche la


memoria pu darci una unit coscienziale, una forma di unit orizzontale. Searle
evidenzia anche quelle che possono essere delle alterazioni della coscienza o delle
interruzioni della coscienza. Ci sono anche modalit volitive, Searle vede la
coscienza legata agli atti della volont come espressioni dell'intenzionalit. Un'altra
caratteristica della coscienza riguarda anche gli stat d'animo, la circostanza che ci fa
vivere uno stato d'animo particolare potrebbe influenzare la coscienza.L'altra
caratteristica quella della strutturazione della coscienza, qui Searle fa riferimento
agli psicologi che fanno riferimento alla struttura della coscienza. Nel momento in
cui noi riusciamo a strutturare gli stati della coscienza siamo portati ad avere
conferma della struttura della nostra coscienza (disegno pag 82). La dimensione
unitaria la viviamo con molteplici esperienze coscienti.
Non prescindiamo da relazioni
Capitolo 4. "Come funziona la mente. L'intenzionalit".
La mente e la sua relazionalit; i dirigersi della mente. L'intenzionalit esprime
sempre una direzionalit. L'intenzionalit sia direzionalit che intendere. Searle
richiama a un aspetto della relazionalit che richiama il rapporto con il mondo che
il soggetto vive. Questo capitolo parla della intenzionalit che si relaziona con il
mondo, in particolare con il mondo naturale.
La relazionalit per Searle va naturalizzata.
Mondo naturale: linguaggio, mente, societ.
La realt nei processi neuro-biologici
Searle critica Dennett e Fodor, le loro proposte "non funzionano".
Egli propone un'intenzionalit naturalizzata come fenomeno biologico.
I processi neuro-biologici esistono, sono reali fatti biologici e causano stati
intenzionali e coscienti (fame, sete). Si ribalta l'approccio, che non pi solo
filosofico.
Questa spiegazione va estesa anche ad altro e governa tutta la riflessione di
Searle.
L'intenzionale del linguaggio
A. L'intenzione di significare.
A. L'intenzione di comunicare.
B. Produzione di un effetto intenzionale; il destinatario avverte la mia
intenzionalit.
C. Produzione di comprensione, variet degli atti linguistici.
D. Condizioni di soddisfazione degli atti intenzionali linguistici.
Postfazione
1. "Il realismo 'ingenuo' di Searle"
63

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

1. Realismo radicale: mente-realt, linguaggio realt, verit realt.


2. Critica tutte le posizioni anti-realistiche.
3. Mente, intenzionalit, coscienze intrecciate con l'analisi della realt sociale.

64

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

09.12.15
Il riferimento alla realt deve avere un significato epistemologico.
Quello di San Tommaso un vero realismo, anche critico, perch Tommaso ha
rielaborato in modo critico le proposte aristoteliche.
Lonergan vuole fare una ulteriore lettura contemporanea del realismo critico in
opposizione al realismo ingenuo.
Nella postfazione non si parla del realismo ingenuo di Searle nel senso che si
opposto al realismo critico di Tommaso. L'ingenuit su una posizione di realismo
radicale, nel senso che Searle mette il riferimento alla realt sia quando parla di
mente, che quando parla di linguaggio e di verit. Questa radicalit da una parte lo
porta ad analizzare le posizione antirealiste, dall'altra lo porta a dare maggior valore
all'analisi della realt sociale. C' una riduzione se si parla dei processi della
conoscenza unicamente in ordine al linguaggio. Bisogna vedere come Searle limita il
rapporto verit-realt anche entro i significati relativi alla coscienza. La critica al
realismo ingenuo di Searle giustificata.
Realismo ingenuo?
Il problema come spiegare il rapporto tra la realt esterna e la realt interna.
Legame diretto tra mente e realt naturale, tra
linguaggio-azione-realt
Realismo della realt esterna e realismo della realt interna (esternalismo e
internalismo)
Ingenuit del naturalismo biologico?
Tra realismo ontologico (indipendenza dal soggetto che li pensa) e realismo
epistemologico (dipendenza dei fenomeni da chi li pensa e li realizza)
Abbiamo bisogno di un realismo che deve far riferimento ad una dimensione
stabile della realt. Questo realismo un realismo ontologico, perch fa riferimento
all'essere della realt. Non parliamo solo di una intenzionalit del soggetto ma anche
di una intenzionalit dell'essere. Riguarda l'intera realt nella sua oggettivit. Nella
proposta di Searle non ci sono istanze di origine ontologica, ci si ferma unicamente al
biologico.
Intenzionalit e verit
Gli stati intenzionali hanno condizioni di soddisfazione
Condizioni di verit per ci che si crede e si propone per s e per l'altro
Condizioni di soddisfazione per i desideri
All'interno delle condizioni di soddisfazione le condizioni di verit
Gli stati intenzionali richiedono presupposizioni in ordine alla relazione con il
mondo. A seconda delle presupposizioni noi avremo un certo tipo di stato
65

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

intenzionale o un altro. Questo risponde a un criterio epistemologico. Non


possiamo per fermarci alle precomprensioni senza andare oltre.
"Prospettive per un nuovo realismo"
Realismo: realt indipendente dalle nostre rappresentazioni
Realismo contrapposto a idealismo
Viviamo in un tempo di incremento della nostra conoscenza; progresso delle
imprese conoscitive in varie aree del sapere. Searle ingenuamente pensa che il
vivere in questo tempo non fa altro che portarci a conoscere sempre pi la realt.
Questo non vero, ci sono anche fasi di stallo.
La filosofi della conoscenza pu essere sostituita da una filosofia del linguaggio?
Tensione ed esigenza di conciliazione
A. La concezione della realt ci viene offerta dai settori pi avanzati di ricerca:
fisica, chimica, scienze naturali
A. Anche noi facciamo parte della realt; al tempo stesso c' una tensione, siamo
esseri umani dotati di: coscienza, pensiero, intenzionalit, razionalit, capacit di
atti linguistici, libero arbitrio, senso etico
B. Il problema fondamentale conciliare la struttura fisica della realt con gli stati
del nostro essere coscienti, ragionevoli
C. Searle rifiuta il dualismo, egli perviene a una descrizione realista e naturalistica
della realt umana, che una parte dell'estensione della totalit della realt.
Tra naturalismo e realt sociale
1. Relazione mente-corpo, centrale il ruolo della coscienza; la coscienza non
pu prescindere dall'intenzionalit
1. Per Searle, la coscienza non pi espressa nei termini dello spirituale, cos
come non c' pi bisogno di impiegare il termine materiale
2. Non c' dimensione metafisica della coscienza e dell'intenzionalit, ma l'agire
intenzionale va ricondotto ai processi cerebrali. Al massimo ci pu essere, e
occorre che ci sia, linguaggio e significato, linguaggio e realt sociale
B. Lonergan, intenzionalit, verit, essere
I Ogni conoscenza ha i suoi limiti, limitata, ma l'intenzionalit, avendo per
traguardo la verit e l'essere, onni-inclusiva. La riflessione sulla verit, che
una riflessione epistemologica, diviene anche una riflessione ontologica e
metafisica. Possiamo quindi affermare che la conoscenza umana s limitata, ma
di per s include tutto, la nostra contingenza umana non ci sottrae al rapporto con
l'essere e con la realt nella sua onni-inclusivit.
I. Di qui l'importanza delle domande e delle risposte, delle attivit conoscitive che
hanno per intenzionalit l'essere. Rapporto epistemologia/metafisica. In ogni
processo di conoscenza noi ci poniamo domande e perveniamo a risposte. Anche
se perveniamo a risposte valide non detto che non ci possiamo porre nuove
66

FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

domande. Ecco allora che la nostra conoscenza ha l'intenzionalit di conoscere


l'oggetto della conoscenza, ci che si conosce. Ci che preme a Lonergan che
noi individuiamo attraverso l'oggetto un rapporto con l'essere che un
denominatore comune di tutti gli oggetti che si trovano nella realt.
L'intenzionalit dell'essere si afferma con la dinamica delle domande e delle
risposte continue.
II. Le risposte stanno alle domande come le attivit conoscitive stanno
all'intenzionalit dell'essere. Tutte le nostre attivit conoscitive sono in rapporto
con l'intenzionalit dell'essere, perch altrimenti non avrebbero ragione di essere
come domande e non avrebbero ragione di essere come risposte.
III. L'intentio intendends = oggettivit in potenza diviene intentio intenta =
oggettivit in atto. Lonergan si ispira inizialmente alle antiche intentiones
medievali. L'intentio all'inizio non pu che essere una intentio intendens, cio una
intentio che esprime la sua intenzionalit, che dinamicamente tende all'oggetto
che vuole raggiungere. Quando l'intentio raggiunge l'oggetto diviene intenta,
l'oggettivit non pi in potenza ma in atto.
IV. La struttura dinamica del conoscere si attua nelle attivit cognitive del
conoscente. Il conoscere umano costituito da una struttura dinamica di atti
conoscitivi.
L'intenzione dell'essere va correlata al conoscere
- Per Lonergan non basta parlare del concetto dell'essere, della sua affermazione o
dell'idea dell'essere, ma occorre scoprire l'intenzione dell'essere in relazione al
conoscere umano e alla sua struttura
- La struttura richiede di unire insieme, in una unit superiore, le esigenze
separate (e quindi parziali) degli empiristi, degli idealisti, dei razionalisti, che pure
avevano colto istanze dell'oggettivit
L'intenzionalit soggettiva/oggettiva
- Per Lonergan l'intenzionalit, che mira all'oggettivit, si diversifica nelle attivit
della coscienza del soggetto: coscienza empirica, coscienza intellettiva, coscienza
razionale
- Lonergan spiega l'oggettivit con una metafora: essa assomiglia a una corda a tre
fili. Essa data dal concorso dell'esperienza sensoriale, connessa alla coscienza
empirica, della comprensione, connessa alla coscienza intellettiva, del giudizio,
connesso alla coscienza razionale. Per avere l'unit della corda dobbiamo
riconoscere che essa composta da tre fili.
- L'oggettivit tanto pi piena quanto maggiore la soggettivit coscienziale.
Quanto pi noi esercitiamo la nostra coscienza a livello empirico, intellettuale,
razionale, tanto pi possiamo dire che raggiungiamo l'oggettivit.
Nel giudizio il completamento del processo intenzionale di conoscenza
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

La coscienza riflessiva unifica tutti gli elementi dei precedenti livelli di


coscienza raggiungendo l'"incondizionato virtuale"
L'incondizionato virtuale l'oggetto conosciuto nelle sue condizioni
caratterizzanti e costituenti, l'oggetto su cui non abbiamo pi domande da fare, in
quanto sono state soddisfatte tutte le condizioni per conoscerlo nel momento in cui
completiamo il processo di conoscenza. Il giudizio sempre riferito ad una
dimensione temporale, storica.
L'intenzionalit aperta alla trascendenza
"La possibilit della conoscenza umana consiste quindi in una intenzione
illimitata che comprende il trascendente e in un processo di auto-trascendenza che
raggiunge il trascendente"
Le domande non possono essere limitate; nelle domande e nelle risposte c'
un'istanza di trascendenza.
La nostra conoscenza da una parte limitata e da un'altra onni-inclusiva perch
quando conosciamo non facciamo altro che pervenire all'essere: intenzionalit
dell'essere. Allora anche la nostra intenzione di conoscere non pu che essere
illimitata. Questa intenzione illimitata perch ha l'intenzione di comprendere tutto
l'essere. Qui Lonergan parla del trascendente perch l'essere proprio ci che ci
consente di non accontentarci di ci che comprendiamo sul momento. Noi siamo fatti
per comprendere ogni volta tutto ci che c' da comprendere. La nostra intenzione
pu sempre aprirsi a qualcosa di ulteriore. La parola trascendente la prendiamo in
senso orizzontale, tutto ci che sta oltre, ulteriore, tutto ci che c' ulteriormente da
conoscere. Se comprendiamo il trascendente comprendiamo tutto ci che possiamo
comprendere, l'ulteriorit. Noi riusciamo a comprendere che non dobbiamo fermarci
a ci che possiamo comprendere, ma siamo chiamati a comprendere altro. Se cos il
nostro processo di conoscenza un processo che ci porta ad auto-trascenderci. Il
nostro processo di conoscenza un processo di autotrascendenza, quindi non
possiamo fermarci alla coscienza empirica ma cercare l'ulteriorit. Auto-trascendersi
significa andare oltre alla coscienza empirica ed arrivare alla coscienza intellettiva.
Poi dobbiamo ancora auto-trascenderci ed arrivare alla coscienza razionale. Passare
attraverso tutti e tre i livelli di coscienza, questa l'auto-trascendenza. Ci significa
sviluppare la nostra soggettivit.

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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

16.12.15
L'intenzionalit sempre del soggetto, ma non possiamo dire che il soggetto pu
raggiungere una conoscenza soltanto soggettiva. Ci che preme a Lonergan dire che
tutti perveniamo ad una conoscenza oggettiva.
Errori del realista ingenuo
Il realista ingenuo immerso nella confusione: l'oggettivit data da ci che si
vede; non c' altro su cui interrogarsi o chiedersi; ci che non pu essere visto non
oggettivo. Il realista ingenuo si ferma al primo livello di conoscere, tantomeno
pu dire di conoscere il proprio conoscere.
In tutto ci c' un'erronea attribuzione di significati
Al massimo possiamo parlare di analogia: dato che conosciamo, siamo in grado
di "vedere" la nostra conoscenza, cio siamo in grado di conoscerla. Noi possiamo
conoscere il nostro conoscere. Il realista ingenuo si fermato alla coscienza
empirica. Non possiamo scambiare l'oggettivit soltanto per ci che viene
sperimentato. In qualche modo per possiamo utilizzare la metafora del vedere,
attribuendo per al vedere un significato ampio rispetto alla vista come risultato
sensoriale. Conoscere significa sperimentare, comprendere, giudicare; ciascuno
di questi tre verbi implica tre attivit, le attivit in totale sono nove. Cosa
significa conoscere il proprio conoscere? Non significa solo differenziare la propria
coscienza. Significa applicare ciascun ramo della conoscenza in modo che, quando
noi pensiamo alla nostra esperienza sensoriale, noi possiamo sperimentare,
comprendere e giudicare questa esperienza sensoriale. Abbiamo gi tre ulteriori
attivit su un polo, che un polo di quelle attivit che abbiamo chiamato esperienza
sensoriale, comprensione e giudizio. Questa applicazione si pu fare su tutti e tre i
poli. Dobbiamo sperimentare, comprendere e giudicare il nostro comprendere. La
comprensione non qualcosa di astratto, un atto del soggetto. Noi siamo chiamati
a conoscere il nostro conoscere e giungere alla corrispondenza tra conoscenza
conosciuto che ci consente di "vedere" (=conoscere il nostro conoscere) la realt. In
questo Lonergan veramente tomista.
C' corrispondenza tra conoscenza conosciuto, noi "vediamo" tale
corrispondenza, cos come possiamo "vedere" gli universali attraverso la scienza
Errori dell'idealista
L'idea lista vuole affermare la distinzione tra apparenza e realt
L'apparenza riferita a ci che un soggetto sente o considera di un oggetto;
l'oggetto pu anche avere una sua realt, ma quel che conta come appare al
soggetto
La conoscenza dell'apparenza altra dalla conoscenza della realt
Per l'idealista i sensi esterni concorrono con i sensi interni a costruire
l'apparenza, questa solo viene conosciuta
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

Realismo critico
A differenza del realista ingenuo, il realista critico non relega l'oggettivit al
vedere o a qualche altra singola operazione conoscitiva; il conoscere richiede
molteplici operazioni tra loro strutturate distinte
Tutte le operazioni vanno considerate nella loro distinzione e complementariet
Contro l'idealista, il realista critico denuncia l'inconsistenza delle apparenze; i
sensi non hanno il potere di giudicare su apparenza e realt
Per Lonergan i sensi esterni sono in relazione con i dati; la coscienza, che non
un senso interno, anche in relazione con i dati; i dati vanno conosciuti
dall'insieme di attivit che sinteticamente esprimono come esperienza, intelligenza
e giudizio. La coscienza chiamata a differenziarsi in ordine a tutte le attivit del
processo conoscitivo.
Intenzionalit: obiettivo epistemologico e ontologico della realt
Diversamente dal realista ingenuo e dall'idealista che, a loro modo, hanno un
"pensare figurato" che tratteggia un "mondo figurato", il realista critico ha per
obiettivo la realt, espressa nei termini di "universo dell'essere"
Si richiede, allora, una "conversione intellettuale" che porti a considerare il
valore autentico della soggettivit, affinch venga riconosciuta l'oggettivit nella
sua giusta dimensione. Conversione intellettuale significa maturare consapevolezze
in ordine al personale processo conoscitivo. Il soggetto umano chiamato a
diventare consapevole del processo del suo conoscere. La conversione intellettuale
un primo livello per la conversione morale e la conversione religiosa. La
coscienza una caratterizzazione dell'umano.
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

13.01.16
Differenze tra Maritain e Lonergan. Per Maritain il punto di partenza della sua
riflessione la metafisica, quello che riguarda lessere. Maritain fu uno degli autori
pi impegnati nel cosiddetto ritorno a San Tommaso. La riflessione riguardante il
conoscere una riflessione che necessariamente va ricondotta ai fondamenti
metafisici (Cfr. Giason). Per Lonergan la metafisica non il punto di partenza da cui
facciamo derivare gli altri saperi; per lui la metafisica viene dopo che lui ha
affrontato il problema di una teoria della conoscenza, e quindi di una epistemologia.
Lonergan ebbe lintento di elaborare una teoria della conoscenza che riprendesse i
capisaldi della tradizione (Tommaso e Agostino), ma voleva stare attento anche agli
sviluppi a lui contemporanei. Per Lonergan era importante impostare tutta la
problematica epistemologica a partire dal conoscente nella sua concretezza
universale. La ricerca della verit non deve partire dalla metafisica, noi la troviamo
gi allinterno del processo conoscitivo del conoscente. La verit viene poi
ulteriormente ricercata a quelle istanze di trascendimento ultimo che Dio.
Il realista critico non pensa che loggettiva sia solo in ci che vediamo. Dobbiamo
riconoscere limportanza di opzioni teoretiche che ci conducono a conoscere la realt
per quello che .
Non c conoscenza senza intenzionalit, perch la conoscenza non qualcosa di
automatico.
Conversione intellettuale: essere consapevoli del fatto che siamo soggetti
conoscenti in rapporto ai molteplici significati che sono presenti nella nostra vita.
Lonergan metteva la connessione intellettuale come qualcosa di prioritario rispetto a
quella che poi pu anche diventare una conversione morale o, come ulteriore livello,
una conversione religiosa.
Lonergan non stato solo un epistemologo ma anche un metodologo. Elabor una
epistemologia generale, non solo una teoria generale.
Livelli di coscienza: empirica, intellettuale, razionale. Ad ogni livello di coscienza
connessa una intenzionalit, rispettivamente empirica, intellettuale e razionale. C
intenzionalit in quanto c coscienza. Linsieme dei 3 livelli di coscienza e dei 3
livelli di intenzionalit per Lonergan diventano un metodo per riuscire a conoscere
bene le cose e attraverso cui il soggetto umano riesce ad affermarsi pienamente,
perch questa una esigenza antropologica. Per affermarci nella pienezza, nella
autenticit della nostra soggettivit, noi siamo chiamati a differenziare la nostra
coscienza e la nostra intenzionalit, e tutto ci costituisce di per s un metodo per
conoscere e per agire. I tre livelli della coscienza saranno poi la base delle nostre
azioni (conversione morale). In Lonergan si ha infatti anche un quarto livello di
coscienza che la coscienza che lui chiama autocoscienza razionale per lazione, per
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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

lagire responsabile. Il processo conoscitivo non quindi destinato ad essere solo fine
a se stesso, perch non siamo solo soggetti conoscenti ma anche soggetti agenti.
Tutti e tre i livelli formano un metodo. [Su questo punto studiare introduzione del
libro della Finamore] un metodo empirico non perch si ferma al primo livello, ma
perch riguarda lesperienza umana, con tutti i livelli di coscienza che ci consentono
di completare il processo conoscitivo. un METODO EMPIRICO
GENERALIZZATO, generalizzato perch vale per ogni uomo; inoltre alla base di
ogni sapere. Parlare quindi del metodo empirico generalizzato significa parlare del
conoscente che pu differenziare la sua intenzionalit per conoscere la verit del
reale. Per Lonergan realismo critico vuol dire effettivamente distinguere
intenzionalit e coscienza nei suoi livelli per umanizzarci sempre di pi, quindi
conoscere la realt e la verit sempre di pi.

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FP2C05 CONOSCENZA, INTENZIONALIT E REALT

20.01.16
Nel 900 cera stata una lettura di Tommaso essenzialista, ossia lattenzione era
stata focalizzata solo sullente e sullessenza.

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