Está en la página 1de 129

ANNO ACCADEMICO 2014/2015

MARIA VITTORIA SCIARRETTA

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

APPUNTI DEL CORSO


DI COSTRUZIONI METALLICHE

ATTIVIT E STRUMENTI DI PROGETTO ............................................................................ 4


1.1
1.2
1.3
1.4
1.5

SCHEMI STRUTTURALI IDEALI ....................................................................................................... 7


GERARCHIA DEGLI ELEMENTI ..................................................................................................... 10
CRITERI DI PROGETTAZIONE....................................................................................................... 12
ANALISI STRUTTURALE ............................................................................................................. 17
REQUISITI STRUTTURALI ........................................................................................................... 20
1.5.1 Duttilit.................................................................................................................. 21
1.5.2 Durabilit ............................................................................................................... 29
1.5.3 Robustezza ............................................................................................................ 31
1.5.4 Resilienza ............................................................................................................... 35

TEORIA DELLA PLASTICIT ............................................................................................ 37


2.1 PLASTICIT A LIVELLO DI MATERIALE ........................................................................................... 38
2.1.1 Criteri di rottura .................................................................................................... 40
2.1.2 Legami costitutivi di calcolo semplificati............................................................... 43
2.2 PLASTICIT A LIVELLO DI ELEMENTO STRUTTURALE ......................................................................... 47
2.2.1 Elemento strutturale inflesso ................................................................................ 47
2.2.2 Concetto di cerniera plastica................................................................................. 52
2.2.3 Sezioni pressoinflesse............................................................................................ 54
2.3 PLASTICIT A LIVELLO DI SISTEMA STRUTTURALE ............................................................................ 57
2.3.1 Comportamento elasto-plastico ........................................................................... 57
2.3.2 Studio della capacit portante .............................................................................. 61
2.3.3 Metodo elasto-plastico incrementale ................................................................... 62
2.3.4 Metodo dellanalisi limite...................................................................................... 63

CRISI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI ............................................................................ 68


3.1 INSTABILIT DELLE STRUTTURE ................................................................................................... 69
3.1.1 Teoria di Lyapunov ................................................................................................ 70
3.1.2 Problemi euleriani ................................................................................................. 72
3.1.3 Problemi non euleriani .......................................................................................... 77
3.2 INSTABILIT DI PIASTRE E LASTRE ................................................................................................ 78
3.3 INSTABILIT DI GUSCI ............................................................................................................... 80

COSTRUZIONI METALLICHE IN ZONA SISMICA ............................................................... 81


4.1 STRATEGIE DI PROGETTAZIONE ANTISISMICA ................................................................................. 86
4.2 SISTEMI DISSIPATIVI ORDINARI ................................................................................................... 86
4.3 METODO DI ANALISI N2........................................................................................................... 87

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

INDICE

ESERCITAZIONI DEL CORSO .......................................................................................... 89


5.1
5.2
5.3
5.4

ESERCIZIO 1: SISTEMA RETICOLARE A TRE ASTE.............................................................................. 89


ESERCIZIO 2: TELAIO PIANO ...................................................................................................... 98
ESERCIZIO 3: TRAVE DOPPIAMENTE INCASTRATA CON CARICO RIPARTITO.......................................... 108
ESERCIZIO 4: STUDIO DEL COMPORTAMENTO CRITICO E POST-CRITICO DI UNASTA VINCOLATA E CON
RIGIDEZZA CONCENTRATA ..................................................................................... 115
5.4.1 Struttura con comportamento stabile simmetrico ............................................. 115
5.4.2 Struttura con comportamento instabile simmetrico .......................................... 119
5.4.3 Struttura con comportamento asimmetrico ...................................................... 122
5.5 ESERCIZIO 5: ANDAMENTO DELLA CURVA CARICO-SPOSTAMENTO DI UN ARCO A TRE
CERNIERE RIBASSATO ........................................................................................... 125

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Il corso considera i problemi di concezione, progettazione, analisi strutturale e tecnologia delle


costruzioni metalliche, con particolare riguardo a quelle in acciaio. Le costruzioni metalliche
sono molto costose e particolarmente sofisticate. Tra tutte le tipologie possibili si analizzeranno
gli edifici alti in acciaio. Il corso si articola in:

strumenti con cui impostare lanalisi: attivit di progettazione e analisi strutturale;

concezione di una struttura;

aspetti specifici delle strutture in acciaio;

problemi di calcolo: analisi non lineare, calcolo a rottura, instabilit (codici di calcolo
automatico).

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

INTRODUZIONE

ATTIVIT E STRUMENTI DI PROGETTO

Gli aspetti da sviluppare nel corso dellattivit di progettazione strutturale sono i seguenti:

documentazione: relazioni di calcolo;

aspetti grafici: permettono di organizzare il problema e di sviluppare la soluzione;

calcoli: basati sullutilizzo di codici di calcolo generali o specifici.


In un problema di analisi strutturale devono essere sviluppati e ricercati i punti di seguito
riportati, in modo da trattare in maniera esaustiva tutti i possibili problemi, le particolarit, le
peculiarit e le caratteristiche dellopera in esame:

DATI DEL PROBLEMA STRUTTURALE:

struttura in termini di:


geometria:
locale;
globale;
materiale:
comportamento in esercizio;
comportamento a rottura;
condizioni al contorno:
vincoli;
carichi: distorsioni (variazione di temperatura), quantit statiche concentrate
o meno;
FASE DI CALCOLO: con lutilizzo di codici di calcolo generale o specifico;
ELABORAZIONE DEI RISULTATI:
in termini di deformata: spostamenti dei vari elementi della struttura;
in termini di reazioni.

Nellelaborazione dei risultati si parte dagli aspetti generali, globali, totali, fino ad arrivare a
quelli particolari, locali, parziali, confrontandoli con le limitazioni imposte dalla normativa.
A queste fasi nellattivit progettuale deve seguire il controllo dei risultati: nella relazione di
calcolo devono essere presenti due appendici, come richiesto nel capitolo 10 delle NTC 2008:
una relativa al/ai codice/i di calcolo utilizzato/i; si deve eseguire un controllo di qualit
con ridondanza di processo: la soluzione del problema in esame viene ricercata
attraverso pi metodi di calcolo;
una contenente un giudizio critico motivato dei risultati ottenuti e dei modelli utilizzati.
Si riporta di seguito un esempio qualitativo che permette di chiarire limportanza di esprimere
un giudizio critico dei risultati ottenuti e dei modelli utilizzati, in appendice al progetto
strutturale.
Si consideri una mensola con un foro di dimensioni e posizione note, caricata da una forza
concentrata allestremit libera; si calcoli labbassamento della mensola. In prima istanza si
schematizza il problema con il modello 0: trave di Bernoulli-Navier e si calcola labbassamento
dovuto al carico concentrato con la formula nota, ottenendo il valore della freccia f0. Sin da
4

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si comprende, quindi, la necessit di valutare attentamente vari punti:

il contesto, cio le teorie considerate, in questo caso quella relativa al comportamento


della trave;
se la modellazione adottata capace di rappresentare tutti i comportamenti. Potrebbe
verificarsi, infatti, che la teoria adottata sia effettivamente corretta, ma che la
modellazione, ad esempio piana, risulti inadeguata allo studio del problema;
se il valore numerico risulta corretto.
Per quanto riguarda la teoria da considerare, nel caso in esame si hanno varie possibilit:
teoria di De Saint-Venant: considera la trave a sezione sottile;
teoria di Bernoulli-Navier;
teoria di Timoshenko;
modello ad elementi finiti.
Per migliorare il modello rispetto a quello 0 se ne introduce un altro: il modello 1 in cui si
tiene conto della presenza del foro considerando la trave come composta da zone con sezioni
diverse e, quindi, con momenti di inerzia differenti. Con questo modello si calcola il valore della
L

freccia f1 che sar ritenuto accettabile se appartenente al seguente intervallo: (200 ; 400). La sola
appartenenza allintervallo non garantisce, per, che il valore trovato sia effettivamente
corretto; potrebbe accadere, infatti, che il valore della freccia ottenuto nel modello 0 (f0) risulti
maggiore di quello ottenuto nel modello 1 (f1); in tal caso questa soluzione andrebbe scartata
in quanto la struttura senza buco chiaramente pi rigida di quella con il buco, che si deforma
di pi e che, quindi, dovr avere una freccia maggiore.
Se il risultato f1 fosse cambiato pi del 5% rispetto al risultato f0, vorrebbe dire che la risposta
sensibile al calcolo; in caso contrario, invece, non lo .
Per procedere al calcolo si pu seguire la strategia qui riportata:

si deve prestare attenzione alla sensibilit della soluzione a certi aspetti:


si pu pensare di introdurre un modello n+1 in cui leffetto della presenza del buco sia
massimo; in questo modo si potr sin da subito avere unidea sullentit della freccia
massima (fmax). Come precedentemente esposto, se tale valore risultasse pi piccolo del
valore della freccia di uno dei modelli precedenti, in cui leffetto del buco minore, il
risultato sarebbe sicuramente errato;

si deve procedere alla delimitazione del campo delle soluzioni:


questo aspetto di fondamentale importanza per rendersi conto, in maniera rapida, di
eventuali valori non accettabili. In un grafico in cui i valori della freccia trovati per i vari
modelli sono riportati in funzione di tale numero, si pu individuare un campo di
delimitazione allinterno del quale si trovano tutte le soluzioni accettabili.

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

subito ci si rende conto che il problema preso in considerazione viene eccessivamente


semplificato dalla scelta del modello 0 in quanto questo non tiene in conto la presenza del
foro.

Si potrebbe rappresentare concettualmente la struttura mediante uno schema ad albero:

Abitativo
Tipo
Commerciale

Elementi
orizzontali

Tetto
Speciali
Pubblico

Sovrastruttura

Esterne
Colonne
Interne
Elementi
verticali

Colonne

Struttura

Sistemi di
controventamento

Diagonali
Montanti

Comportamento a trave
Link

Di spessore
normale
Interfaccia

Rinforzata

Pali
Sottostruttura

Risposta alla
base
Risposta
superficiale

Suolo
Per ognuno degli elementi sopra citati si possono approfondire di volta in volta aspetti
particolari che devono essere tenuti in considerazione nellattivit di progettazione.

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si introduce un modello 2 con link rigidi per fare in modo che la sezione ruoti restando rigida.
Le considerazioni da tenere presenti per valutare laccettabilit delle soluzioni trovate sono
quelle precedentemente esposte. In generale:
si pu affermare che si necessita di almeno due stime: il modello n+1 serve per
affermare che il modello n va bene;
dopo un certo numero di modelli, se troppo raffinati, pu avvenire che i risultati inizino a
divergere, quindi che siano palesemente sbagliati;
il numero di cifre significative da considerare e inserire nei calcolatori non deve essere
eccessivo: si introducono fino a tre cifre significative.

Lo stesso discorso pu essere fatto per quanto riguarda i sistemi di controventamento; i


controventi possono, infatti, essere ad aste concentriche, ossia tutti gli assi dellelemento
convergono in un nodo, oppure ad aste eccentriche, le aste non convergono in un nodo. Si ha a
che fare con delle regioni particolari che sono i cosiddetti link rigidi che non possono essere
studiati utilizzando la teoria della trave, essendo caratterizzati da sezioni con un rapporto
L/h~13. Il link soggetto a compressione o trazione, a momento flettente e a taglio.
In altri casi si potrebbe presentare il problema di trattare una trave principale dotata di fori
per il passaggio di cavi, andando ad operare per sottostrutturazione; in molti altri casi si
potrebbero dover risolvere problemi di deformabilit del nodo non banali in un collegamento. I
nodi sono, infatti, zone molto particolari: si potrebbero dover progettare moltissimi nodi
diversi, molti di pi del numero di travi o di link che, seppure di tipi diversi, sono comunque
quasi tutti uguali tra loro.
Un ulteriore problema da trattare riguarda linterazione suolo-struttura. Il terreno stratificato
va modellato per tenere conto della sua influenza sulla struttura, la fondazione profonda viene
modellata con una serie di molle con rigidezze variabili al variare della profondit.
La scomposizione dellintera struttura in una parte superiore ed una inferiore, come si era soliti
fare a mano, oggi con luso dei calcolatori non ha pi ragione dessere.
I problemi speciali devono essere trattati a parte rispetto alledificio intero:
si individuano le zone speciali;
si studiano a parte;
si sintetizza il tutto;
si reinseriscono nel modello con le zone regolari.

1.1 SCHEMI STRUTTURALI IDEALI


Ci si concentra sul confronto tra schema a telaio Moment Resistent Frame (MRF) e schema
pendolare Concentric Braced Frame (CBF).

SCHEMA INTELAIATO: MOMENT RESISTENT FRAME (MRF)


si considerano aste tra loro incastrate in modo da sviluppare un comportamento
principalmente flessionale. In particolare, i nodi interni si considerano rigidi e i piedi delle
colonne risultano incastrati o incernierati. Nel suo complesso il sistema longitudinale appare
composto da elementi che collaborano tra loro per sopportare sia carichi verticali che
orizzontali: si sviluppa, quindi, un comportamento strutturale per integrazione.

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Parlando degli elementi orizzontali, ad esempio, si potrebbe avere a che fare con varie tipologie
di solai: solaio con un buco, solaio adiacente al corpo scala oppure al vano ascensore e cos via;
chiaramente ci sar bisogno di studiare il problema per ogni situazione particolare. I problemi
speciali che si potrebbero presentare riguardano, ad esempio, la forma del solaio e la presenza
di buchi, come precedentemente scritto.

SCHEMA PENDOLARE: CONCENTRIC BRACED FRAME (CBF)


si considerano aste tra loro incernierate in modo da sviluppare un comportamento
principalmente assiale; le colonne risultano delle bielle. In questo caso, i nodi interni si
considerano cerniere, incapaci di trasmettere lazione flettente; i piedi delle colonne
risultano incernierati. Esiste una maglia della sezione in cui sono presenti elementi di
controventamento. Nel suo complesso la struttura appare formata da due sottoinsiemi
strutturali sovrapposti che sopportano uno i carichi verticali e laltro i carichi orizzontali: si
sviluppa, quindi, un comportamento strutturale per specializzazione.

Figura 2: Schema pendolare

La distribuzione delle reazioni a terra differisce tra i due schemi: nel caso di schema intelaiato,
con comportamento per integrazione, si nota unequalizzazione delle reazioni orizzontali; nel
caso di schema pendolare, invece, con comportamento per specializzazione, le reazioni a terra
risultano localizzate sotto la maglia dei controventi. Tutto ci, nel caso di fondazioni isolate,
comporta chiaramente differenti dimensioni delle strutture di fondazione.
Si stanno considerando due tipi di schemi differenti: come detto, il primo lavora per
integrazione, mentre il secondo per specializzazione.
Per gli S.L.E. si possono fare le seguenti considerazioni:
la deformabilit assiale o tagliante del singolo concio ha molta meno rilevanza rispetto a
quella legata al momento flettente;
pi deformabilit assiale equivale a dire meno deformabilit flessionale;
pi rigidezza vuol dire meno deformabilit;
ad un valore di carico critico Pcr pi alto, corrisponde una minore instabilit.
Per gli S.L.U. si esaminano gli aspetti relativi al collasso:
resistenza: non un aspetto discriminante, si deve solamente dimensionare
correttamente; il discorso cambia se si considera il sistema globale;
duttilit: la struttura MRF pi duttile;
stabilit: si possono avere problemi per gli schemi che portano a maggiori; lo schema
MRF pi problematico da questo punto di vista.
Considerando i grafici degli esempi precedenti si possono evidenziare alcuni aspetti
fondamentali per i due tipi di schema:
8

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 1: Schema intelaiato

SCHEMA INTELAIATO
STRUTTURA PER

SCHEMA PENDOLARE
STRUTTURA PER

INTEGRAZIONE

SPECIALIZZAZIONE

1. REGOLARIT:
semplicit;
simmetria.

Lo schema intelaiato
pi regolare
di quello pendolare.

2. RIPARABILIT
(p.e. per sisma)

Questo un aspetto legato allo schema


pendolare: cambiato il fusibile sismico, si
riesce a riparare il tutto pi o meno con facilit.

3. FLESSIBILIT

Lo schema pendolare pi flessibile di quello


intelaiato. Si specializza solo una parte, tutto il
resto pi o meno simile; le strutture modulari
sono pi flessibili.

4. ROBUSTEZZA

Se un elemento crolla
non detto che crolli
tutto ledificio.

Se crolla un elemento,
crolla tutta la
struttura.

Si pu, inoltre, distinguere le strutture in:


struttura a nodi fissi: un sistema di aste in cui tutti i nodi che possono individuarsi si
possono spostare solamente attivando la deformabilit assiale delle aste. La
sollecitazione pi importante lo sforzo assiale. una struttura intrinsecamente pi
stabile, pi vincolata rispetto allaltra, risulta essere meno flessibile e meno deformabile;
struttura a nodi mobili: un sistema di aste che non a nodi fissi. La sollecitazione pi
importante il momento, la parte flessionale quella pi rilevante. La struttura pi
deformabile e flessibile.
Per chiarire le differenze tra le due situazioni, accanto alla struttura reale se ne individua una
ausiliaria, uguale a quella reale, ma modificata negli aspetti seguenti:
indipendentemente dallo stato reale della aste, queste si considerano essere delle bielle
inestensibili;
si eliminano tutti i meccanismi di rigidezza flessionale legati ai vincoli esterni,
degradando tutti i vincoli esterni di incastro a cerniere;
si eliminano tutti i meccanismi di rigidezza flessionale legati ai vincoli interni,
degradando a cerniere tutti i nodi interni dove convergono due o pi aste distinte.
Considerando la cinematica della struttura ausiliaria, se esiste la possibilit di attivare almeno
un moto rigido, allora vuol dire che la rigidezza flessionale, azzerata se si considerano gli ultimi
due aspetti sopra citati, necessaria a rendere non labile la struttura reale che, quindi, risulta
essere un telaio a nodi mobili. I moti rigidi che si sono eventualmente individuati rappresentano
i modi deformativi pi significativi per la struttura reale.
Se, in caso contrario, i nodi della struttura risultano vincolati in modo da impedire qualsiasi
moto rigido, nella struttura reale deve vincersi la rigidezza assiale delle aste per spostare i nodi
9

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Tabella 1: Aspetti fondamentali per strutture a comportamento per integrazione e per specializzazione:

1.2 GERARCHIA DEGLI ELEMENTI


Gli elementi strutturali non hanno tutti una stessa importanza, si pu infatti parlare di gerarchia
degli elementi. In base al rapporto di utilizzo r1 massimo, per ogni condizione di carico e per
ogni elemento, ci si pu rendere conto della situazione in cui la struttura in esame viene a
trovarsi:
tra elementi dello stesso tipo, ad esempio colonne, si osserva subito quali gruppi sono
pi sfruttati rispetto agli altri e quali sono progettati male avendo un rapporto di utilizzo
basso;
per i controventi si pu notare che r1: r indica, infatti, come usato lacciaio nei
riguardi delle resistenza al limite plastico, ma per gli S.L.E. le condizioni possono essere
pi significative. Per limitare la deformabilit, quindi, le sezioni possono essere pi
grandi e di conseguenza r1.
Le sezioni delle colonne coinvolte nelle lame di controventamento e dei controventi sono pi
critiche di quelle delle altre colonne e delle travi: mentre per le seconde si pu tranquillamente
cambiare la sezione dellelemento, per le prime bisogna fare attenzione a tali variazioni in
quanto, cambiando una di queste sezioni, si potrebbero influenzare le altre e si correrebbe il
rischio di risolvere una situazione rendendone unaltra non accattabile.
E importante anche considerare i pesi dei vari gruppi di elementi; in genere, gli elementi pi
pesanti sono travi e colonne. Per quanto riguarda i controventi, se si riuscisse a far aumentare il
rapporto di utilizzo, riducendo le sezioni dei controventi in modo da sfruttare di pi lacciaio, si
risparmierebbe sul peso degli stessi, ma si potrebbero avere problemi nelle condizioni di S.L.E.;
la scelta da fare andr attentamente ricercata tenendo in conto tutti gli aspetti su esposti.
In questo ragionamento rientra anche il numero di elementi di un certo tipo presenti nella
struttura; se, ad esempio, una colonna si danneggia, la situazione sar ben diversa se la
struttura composta da poche o da molte colonne.
Per eseguire una classificazione tra i vari elementi strutturali si definiscono dapprima le
cosiddette regioni nodali. Il volume di un componente strutturale, in generale, pu essere
suddiviso in due tipi di regioni:

Rapporto di utilizzo: indica come usato lacciaio nei riguardi della resistenza al limite plastico. Se il rapporto di
utilizzo tende ad 1 si progettato bene lelemento strutturale in esame, avendo sfruttato lacciaio al meglio. Agli
S.L.E., per limitare la deformabilit, pu per essere necessario ridurre il valore di r, dovendo aumentare le sezioni
degli elementi.

10

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

stessi; ci vuol dire che il comportamento della struttura in esame si basa sulle rigidezze assiali.
In particolare questo vero quando tutti i nodi si possono considerare fissati attraverso
triangolazioni di aste.

regioni diffusive: sono parti del volume del componente le cui grandezze dipendono dalla
dimensione maggiore della sezione del componente stesso; sono zone in cui il regime
statico e deformativo risulta essere complesso;
regioni di Bernoulli: sono parti del volume del componente in cui il regime statico e
deformativo semplice e pu essere inquadrato allinterno di una teoria strutturale della
trave.

Con il termine nodo strutturale si indica una zona della struttura che presenta delle singolarit
dal punto di vista del dominio strutturale in termini di:
caratteristiche del materiale;
geometria della struttura: variazione della linea dasse dellelemento, discontinuit della
sezione;
condizioni al contorno: in termini di vincoli e carichi concentrati applicati.
Alla luce di quanto appena esposto appare immediato classificare i nodi (semi-rigidi), i pannelli
dei nodi e i link come regioni diffusive e le aste come regioni di Bernoulli.
Alcuni criteri di progetto permettono di fare le seguenti distinzioni:
le travi sono elementi soggetti prevalentemente a flessione; agli S.L.U. tali elementi
possono plasticizzarsi;
le colonne sono elementi soggetti prevalentemente a sforzo assiale di compressione;
agli S.L.U. devono rimanere in campo elastico;
i diagonali sono elementi soggetti a sforzo assiale; agli S.L.U. devono rimanere in campo
elastico. Si visto, infatti, come in caso di sisma si comportino male non avendo
duttilit;
i link sono elementi strutturali che possono plasticizzarsi; sono caratterizzati da rapporti
luce su altezza pari a l/h~12;
il nodo semi-rigido pu plasticizzarsi perch legato al comportamento flessionale della
trave; sono molle rotazionali che impediscono linflessione della trave;
il pannello dei nodi un elemento che secondo le normative europee deve rimanere in
campo elastico in quanto legato al comportamento della colonna, secondo quelle
americane , invece, pu plasticizzarsi.
Considerando una trave semplicemente appoggiata, importante che la trave possa
plasticizzarsi, quindi che sia di classe 1 o 2. importante, inoltre, che si evitino fenomeni di
instabilit:
locali: ad esempio ali o amime compresse;
globali, a livello dellintero elemento: instabilit flesso-torsionale (sbandamento al di
fuori del piano), non dipende dalla sezione ma dallaltezza e dalla lunghezza della trave,
quindi dalla geometria.
Come gi detto, affinch ci sia instabilit, lelemento deve essere compresso. Nel caso della
trave appoggiata, con sezione a doppio T, soggetta a carico uniformemente distribuito in
direzione verticale, anche se lelemento non soggetto direttamente a sforzo assiale di
compressione, si avranno dei fenomeni dinstabilit locale sia in mezzeria, dove lala superiore

11

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1.3 CRITERI DI PROGETTAZIONE


Il processo di progettazione strutturale molto complicato e articolato, per cui nella vita
professionale risulta molto utile tenere presenti alcuni criteri generali che possono agevolare
lattivit lavorativa dellingegnere. Tra questi i pi significativi sono:
REGOLARIT GEOMETRICA E SIMMETRIA: si consiglia ladozione di una configurazione geometrica
chiara, lineare, con possibili simmetrie e ripetizioni a tutte le scale di lavoro, dal singolo
elemento strutturale, allintera struttura;
SEMPLICIT: un valore fondamentale che pone le basi per una certezza di
comportamento;
RIDONDANZA STRUTTURALE: si cerca di prevedere la duplicazione dei meccanismi e dei
percorsi resistenti, ponendoli in parallelo in maniera tale da assicurare la sicurezza
globale dellopera anche in caso di crisi da parte di un sistema resistente, grazie alla
ridistribuzione dei percorsi di carico;
IPERSTATICIT: consiste nel progettare strutture con vincoli ed interconnessioni
sovrabbondanti rispetto alla quantit strettamente necessaria;
RIPARABILIT;
PREVEDIBILIT NEL TEMPO: riguarda la necessit di utilizzare materiali, componenti o soluzioni
con un comportamento il pi possibile prevedibile nel tempo.
Considerando un edificio alto, sicuramente tra gli elementi pi importanti da studiare ci sono le
colonne, elementi compressi. In generale, di fondamentale importanza lo studio degli
elementi soggetti ad azioni assiali e di conseguenza il loro posizionamento allinterno della
struttura stessa.
Nella progettazione di elementi soggetti ad azione assiale, di compressione o di trazione, i
principi da seguire sono due: uno da applicare nel caso in cui lazione sia di compressione, uno
nel caso sia di trazione. Si pu pensare di intervenire sulla distribuzione delle aree allinterno
della struttura: tra le due situazioni di elementi raggruppati o distribuiti, in termini di verifica
della resistenza non c differenza, il valore della resistenza, infatti, non cambia nei due casi, ed
P

pari a = 2a2 .
Per spiegare i concetti seguenti si considerino le figure riportate sotto: nella prima sono
rappresentati un elemento compresso ed uno teso in cui larea della sezione, pari a 2a2,
relativa ad una singola asta; nella seconda, invece, tale area distribuita su due aste distinte. La
differenza tra le due configurazioni sta nei valori che assume il momento di inerzia I:

12

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

del profilato a doppio T si instabilizzer, sia agli appoggi, dove a causa degli alti sforzi di taglio si
avr linstabilizzazione dellanima della trave stessa.

8a4
12

Figura 3: Elemento compresso ed elemento teso

a4

I = 12

Figura 4: Due elementi compressi e due elementi tesi

ELEMENTI SOGGETTI A COMPRESSIONE


Si preferisce raggruppare le aree compresse poich in questo modo si ottiene un momento di
inerzia I maggiore rispetto al caso di aree distribuite, quindi un carico critico Pcr pi elevato,
essendo Pcr =

2 EI
l20

. Raggruppare le aree fa aumentare il carico critico Pcr. Questo il motivo

per cui negli edifici alti facile trovare elementi compressi grossi.
ELEMENTI SOGGETTI A TRAZIONE
Si preferisce distribuire le aree. In questo caso non si pone il problema dellinstabilit: non c
un carico critico, quindi il discorso sul momento di inerzia non entra in gioco; bisogna fare un
discorso sulle resistenze che, per, sono uguali nei casi di aree raggruppate o distribuite, come
detto sopra. Il motivo per il quale si preferisce distribuire le aree legato alla robustezza
strutturale che risulta essere maggiore proprio se si ripartiscono le aree. Si riporta il caso di
quattro elementi in parallelo:

13

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

I=

Larea totale vale sempre ATOT=2a2 . Lavere quattro elementi (o molti elementi, in generale)
preferibile perch se un elemento collassa, si passa da un carico per elemento pari a P4 = 0.25P
ad un carico pari a P3 = 0.33P: le aste funzionanti sono diventate tre, quindi per ogni asta
rimanente in funzione il carico aumentato del 30% circa. La rottura di un elemento dei
quattro in parallelo comporta un aggravio del 30% su ognuna delle tre aste rimanenti in
funzione. Pertanto, in termini di robustezza, distribuire elementi tesi pu essere un modo per
aumentare la robustezza strutturale stessa.
ELEMENTI SOGGETTI A FLESSIONE

Figura 6: Possibili disposizioni delle aree nel caso di elementi soggetti a flessione

Una possibilit per migliorare il comportamento a flessione potrebbe essere quella di


distribuire idealmente tutta la massa resistente sul perimetro, come nella figura di destra. In
questo caso, su ciascun lato si avrebbe unarea pari ad A/4. Ci si deve sempre confrontare con
a4

la rigidezza flessionale EI. Nel primo caso I = 12, nel secondo caso invece I =

a2 5
4

(2 a) 3a2 ,

trascurando gli elementi orizzontali e considerando solo il momento di inerzia di trasporto. Si


nota, quindi, che centrifugando le aree si ottiene un momento dinerzia pari a circa 30 volte
quello ottenuto nel caso di area concentrata. Nel caso di elementi soggetti a flessione, quindi,
per quanto detto prima, si preferisce centrifugare le aree.

14

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 5: Quattro elementi tesi

Figura 7: Disposizione delle aree nel caso di elementi soggetti a compressione e flessione

ELEMENTI SOGGETTI A TAGLIO


In questo caso si avr complessivamente leffetto del caso della flessione.

Figura 8: Modalit staticamente equivalenti di imporre uno stato di sollecitazione sulledificio

Invece di considerare il momento flettente che inflette la sommit delledificio, in un modo


equivalente si potrebbe pensare di applicare quattro forze, due di trazione e due di
compressione, agli spigoli del piano superiore della struttura in maniera tale da ottenere una
situazione uguale a quella in cui era applicato il solo momento flettente, ottenendo uno stesso
comportamento delledificio. Le due situazioni sono staticamente equivalenti. Le sollecitazioni
sulla sommit delledificio sono riportate in termini qualitativi nella figura seguente.

15

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

ELEMENTI SOGGETTI A COMPRESSIONE E FLESSIONE


In questo caso si dovranno combinare i concetti esposti nel caso di compressione e in quello di
flessione. Alla luce di quanto visto si preferisce disporre le aree in maniera tale da avere pochi
elementi grossi centrifugati, disposti ai lati del perimetro.

Se si applica momento flettente e se la sezione ruota restando piana (vele la teoria della trave
di De Saint Venant), il diagramma delle tensioni sar a farfalla, come si pu osservare nella
figura superiore, a destra.
Se si applicano, invece, quattro forze, sperimentalmente si nota che landamento delle tensioni
diverso da quello teorico: in corrispondenza degli spigoli si hanno delle zone pi rigide, dove ci
sar un tasso di lavoro pi grande che nelle altre. Dato che deve sempre essere verificato
lequilibrio globale, le parti pi rigide si caricheranno di pi, mentre quelle pi flessibili si
caricheranno meno: questo spiega landamento reale delle tensioni (in rosso nella figura
superiore a sinistra). Le distribuzioni delle tensioni non sono rettangolari: si notano degli
incrementi di tensione sugli spigoli, zone pi rigide, e dei decrementi nelle zone interne, pi
flessibili. Complessivamente le risultanti sono le stesse.
da notare che il comportamento sempre elastico lineare, cambia soltanto, per effetto delle
differenti parti di rigidezze, la distribuzione delle tensioni . La distribuzione a farfalla delle
tensioni presuppone che la sezione ruoti restando piana, quindi che sia valida la teoria di De
Saint Venant, alla base della quale c lipotesi che la sezione sia compatta. La sezione reale,
per, non compatta perch larea stata centrifugata verso lesterno, diventata una sezione
a profilo sottile. Il fenomeno che nasce quando si abbandona lipotesi di sezione che ruota
restando piana detto shear lag: ritardo del taglio.
Si esamini un caso semplice: una mensola soggetta a pura trazione. Si ipotizza che la mensola
abbia una sezione con altezza non trascurabile rispetto alla lunghezza. In prossimit
dellincastro, immaginando di rimuovere tale vincolo, si avr uno stato di sforzo costante
=P/A. Via via che ci si sposta sulla lunghezza della mensola, se le sezioni non ruotano restando
piane, una generica fibra si sposter pi o meno di quelle ad essa adiacenti, in base alla propria
posizione rispetto al punto di applicazione della forza di trazione P. Il profilo della faccia
estrema della sezione considerata non rester piano, ma avr una configurazione spezzata. Se
si fissa lattenzione su una porzione della sezione estrema, risulta evidente che il taglio fluisce
16

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 9: Stato di sollecitazione imposto dal sistema di forza (a sinistra) e dal momento flettente (a destra)

Per evitare il fenomeno dello shear lag si potrebbe posizionare una flangia che
materializzerebbe la sezione che trasla restando piana, trascinando con s tutte le fibre. In
questottica, in testa alledificio si dovrebbe posizionare una sorta di flangia materializzata
come un piano rigido che ha lo scopo di uniformare lo stato tensionale: si posiziona, quindi, un
piano tecnico, il cosiddetto outrigger che equalizza il comportamento deformativo.

In alternativa si pu seguire unaltra strategia, ossia quella di utilizzare, al posto che un unico
tubo di grandi dimensioni, quattro tubi pi piccoli, suddividendo la zona sommitale delledificio.
Come gi detto, le parti rigide sono gli spigoli, i cosiddetti ribs. Grazie alla disposizione dei
quattro tubi gli spigoli non sono pi solamente quattro, come nel caso precedente, ma sono
nove. In questo caso non si ha una distribuzione delle tensioni come nel caso iniziale in cui era
presente il fenomeno dello shear lag; adesso le tensioni fluiscono verso i vari spigoli
permettendo una ridistribuzione delle tensioni quasi uniforme, ma non completamente
uniforme come se si inserisse un outrigger.
Chiaramente, aumentando la suddivisione in cellule delledificio, si avr una distribuzione delle
tensioni via via pi uniforme.
Tutti i concetti visti per edifici alti valgono anche per edifici lunghi.

1.4 ANALISI STRUTTURALE


Il metodo di analisi strutturale deve essere coerente con le ipotesi di progetto. Lanalisi deve
essere basata su modelli strutturali di calcolo appropriati, a seconda dello stato limite
17

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

verso le fibre esterne che sono un po in ritardo nel capire come deformarsi: proprio questo
il fenomeno dello shear lag, cio il ritardo con cui da una situazione di forza concentrata, le
tensioni si diffondono in maniera uniforme.

CLASSIFICAZIONE DELLE SEZIONI RESISTENTI


Per definire il processo di analisi e verifica di sistemi di travi con sezioni reali, le varie normative
propongono suddivisioni delle sezioni in classi. Questo giudizio qualitativo del profilato
influenzato:
dal tipo di acciaio che costituisce il profilo;
dalle proporzioni geometriche fra le varie parti della sezione trasversale del profilo;
dal diagramma delle tensioni presenti sulla sezione trasversale;
dal tipo di analisi condotta a livello di sezione o di sistema;
dalla possibilit da parte della anime o delle flange di instabilizzarsi;
dalla duttilit risultante della sezione.
Si definiscono quattro classi per le sezioni trasversali, caratterizzate da diversi diagrammi
momento-curvatura:

Figura 10: Classificazione delle sezioni resistenti in base al diagramma momento-curvatura


Tabella 2: Classificazione delle sezioni resistenti:

ESEMPIO DI

CLASSE

DUTTILIT

TIPO DI ANALISI

NOMENCLATURA

Elasto-plastica

Sezioni plastiche:
estrema duttilit

2.5

Elastica elastoplastica con


controllo della
duttilit

Sezioni compatte:
duttilit limitata

HE-M

Sezioni semicompatte:
senza duttilit

HE-A
IPE

Elastica

<0

Elastica

SEZIONE

Profili sottili

18

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

considerato. Le ipotesi scelte e il modello di calcolo adottato devono essere in grado di


riprodurre il comportamento globale della struttura e quello locale delle sezioni adottate, degli
elementi strutturali, dei collegamenti e degli appoggi. Nellanalisi globale della struttura, in
quella dei sistemi di controvento e nel calcolo delle membrature si deve tener conto delle
imperfezioni geometriche e strutturali di cui al paragrafo 4.2.3.5. delle NTC 2008. Nellanalisi
strutturale si devono considerare, se rilevanti, tutti gli effetti che possono influenzare la
resistenza e/o la rigidezza della struttura e il suo comportamento, quali, ad esempio,
imperfezioni, effetti del secondo ordine, fenomeni dinstabilit locale, effetti di trascinamento
da taglio.

Classe 1: la classe delle sezioni plastiche; sono in grado di assicurare una duttilit pari a
quella teorica della sezione che in grado di sviluppare una cerniera plastica avente la
capacit rotazionale richiesta per lanalisi strutturale condotta con il metodo plastico,
senza subire riduzioni della resistenza. Possono generalmente classificarsi come tali le
sezioni con capacit rotazionale: C > 3;
Classe 2: la classe delle sezioni compatte nelle quali cominciano a insorgere problemi
locali che inducono una minore duttilit della sezione. Se si vuole applicare lanalisi
elasto-plastica per queste sezioni occorre sia procedere ad un accurato controllo delle
deformazioni cui soggetta la sezione stessa, sia provvedere a stabilizzare, con
opportuni elementi irrigidenti, le parti della sezione che risultassero carenti. La sezione
in grado di sviluppare il proprio momento resistente plastico, ma con capacit
rotazionale limitata. Possono generalmente classificarsi come tali le sezioni con capacit
rotazionale: 1.5C3;
Classe 3: la classe delle sezioni semi-compatte che non riescono a plasticizzarsi, ma
solamente a raggiungere nella fibra esterna la tensione limite di snervamento. Sono
sezioni che non riescono a ridistribuire le tensioni allinterno della sezione stessa a causa
dellinsorgere di fenomeni di instabilit locale. Le tensioni nella sezione, calcolate nelle
fibre estreme compresse, possono raggiungere la tensione di snervamento, ma
linstabilit locale impedisce lo sviluppo del momento resistente plastico;
Classe 4: la classe delle sezioni snelle che non riescono a raggiungere il limite elastico a
causa dellinsorgere di fenomeni di instabilit locale. Per determinare la resistenza
flettente, tagliante o normale necessario tener conto degli effetti dellinstabilit locale
in fase elastica nelle parti compresse che compongono la sezione. In tal caso nel calcolo
della resistenza la sezione geometrica effettiva pu sostituirsi con una sezione efficacie.

Nella classificazione precedente rientra la capacit rotazionale C definita come:


C =

r
1
y

con r e y le curvature corrispondenti rispettivamente al raggiungimento della deformazione


ultima e della deformazione di snervamento.
Per determinare la classe di appartenenza di una sezione occorre:
235

calcolare il rapporto = f ;

calcolare la classe per ogni pannello, confrontandone la snellezza l/t con il valore del
coefficiente , con laiuto di tabelle fornite dalle normative in funzione della snellezza
stessa del pannello e dello stato tensionale presente;
la classe della sezione, in generale, la massima classe raggiunta dai singoli elementi
costituenti la sezione.

La distribuzione delle tensioni nel caso di profili in classe 1 e 2 determinabile con gli approcci
dellanalisi plastica; nel caso di sezioni in classi 3 e 4, invece, lo stato tensionale pu essere
determinato con i tradizionali metodi dellanalisi elastica.

19

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

La sezione in genere classificata secondo la classe pi sfavorevole delle sue parti compresse.
In alternativa, possibile procedere ad una classificazione separata delle flange e dellanima
della sezione, limitando localmente, allinterno della sezione, le capacit plastiche delle singole
parti. Le sezioni che non soddisfano i requisiti imposti per la classe 3 sono di classe 4.

1.5 REQUISITI STRUTTURALI


Si elencano di seguito i requisiti strutturali:
RIGIDEZZA: consiste nella capacit della struttura di limitare le deformazioni a valori
considerati ammissibili sotto lazione di carichi legati allusuale esercizio;
RESISTENZA: intesa come la reazione massima che unentit strutturale riesce ad opporre al
crescere della sollecitazione esterna, prima di giungere al collasso, o ad uno S.L.U.. Tale
requisito pu essere inteso a vari livelli gerarchici; si pu, quindi, parlare di resistenza a
livello di materiale, di sezione, di elemento, di struttura;
STABILIT: da un punto di vista statico la capacit della struttura di ritornare nella
configurazione di equilibrio dopo aver subito una perturbazione. Tale requisito
fondamentale nella progettazione di elementi strutturali snelli, o prevalentemente
compressi;
DUTTILIT: la capacit della struttura di offrire un opportuno grado di resistenza oltre il
dominio di risposta elastica, cio in campo plastico, con la mobilitazione di spostamenti e
deformazioni oltre il limite elastico, ottenuti con modesti incrementi di forza. Anche la
duttilit, come la resistenza, pu essere definita a livello di materiale, di sezione, di
elemento o di struttura. Lottenimento di un adeguato grado di duttilit della struttura
uno dei principali obiettivi della progettazione, per evitare rotture di tipo fragile.
DURABILIT: definita come conservazione delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei
materiali e delle strutture; una propriet fondamentale che garantisce i livelli di
sicurezza durante tutta la vita utile di progetto dellopera. E funzione dellambiente in
cui la struttura si trova e del numero di cicli a cui essa pu essere sottoposta. La
durabilit consiste nella capacit di una struttura di mantenere invariate, al passare del
tempo e dellutilizzo, la funzionalit ed i margini di sicurezza nei confronti degli stati
limite verificati in fase di progetto, ipotizzando che venga effettuato il previsto piano di
manutenzione;
ROBUSTEZZA: la capacit della struttura di evitare danni sproporzionati rispetto allentit
delle cause scatenanti come incendi, esplosioni, urti o conseguenze di errori umani;
RESILIENZA;
SOSTENIBILIT.

20

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Scopo della classificazione delle sezioni in acciaio quello di quantificare linfluenza dei
fenomeni di instabilit locale sulla resistenza e sulla capacit deformativa delle sezioni in
acciaio. Le tabelle 4.2.IIII delle NTC 2008 forniscono indicazioni per definire se una sezione
appartiene alle classi 1, 2 o 3; il metodo di classificazione proposto dipende dal rapporto tra la
larghezza e lo spessore delle parti della sezione soggette a compressione, per cui nel
procedimento di classificazione devono essere considerate tutte quelle parti completamente o
parzialmente compresse.

La sopravvivenza delle strutture sottoposte ad azioni eccezionali non pu essere affidata alla
sola resistenza, per problemi di costi economici; si deve invece prevedere la fuoriuscita della
struttura del campo elastico, con deformazioni plastiche anche rilevanti, senza tuttavia che essa
raggiunga il collasso.
A livello di materiale la duttilit si valuta sui legami costitutivi. Se per esempio si considerano i
legami normativi presenti nel capitolo 4 delle NTC 2008, assegnato un certo stato tensionale nel
punto, larea al di sotto del diagramma costitutivo fino al punto - rappresenta lenergia per
unit di volume che il materiale ha immagazzinato. Allo scarico da tale punto solo una parte
dellenergia viene restituita e laliquota non restituita stata dissipata plasticamente,
conseguentemente il materiale presenta deformazioni permanenti allo scarico. Se lenergia
viene restituita tutta allora il materiale elastico. La duttilit si definisce numericamente in
modo semplice se il legame costitutivo elasto-plastico. In particolare la duttilit 0, in termini
di -, si definisce come il rapporto tra la deformazione ultima e la deformazione di
snervamento:
0 =

u
y

Figura 11: Legame costitutivo elasto-plastico

il parametro pi importante che si utilizza nel valutare la portanza ultima delle strutture in
acciaio in campo elasto-plastico; descrive le risorse plastiche in termini deformativi del
materiale: pi il materiale duttile, pi esso pu deformarsi senza giungere a rottura.

CARICO MONOTONO CRESCENTE


Le considerazioni che seguono sono valide nel caso di carico monotono crescente, ovvero nel
caso di spostamento imposto crescente.

Figura 12: Diagramma carico-spostamento

21

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1.5.1 DUTTILIT

comportamento ideale completamente fragile; il sistema a duttilit nulla:

tra le due situazioni precedentemente esposte c un comportamento intermedio:

in questo caso si pu definire il coefficiente di duttilit in due modi differenti:


qu qy
duttilit cinematica: CIN = q ;
y

duttilit energetica: EN =

LTOT
Ed

Entrambe le misure vanno bene in quanto permettono di ottenere gli stessi risultati,
coerenti con i modelli a duttilit infinita o a duttilit nulla.
Per semplificare la trattazione si considera il comportamento efficace della struttura e si
approssima il comportamento generico ad una bilatera, come riportato nella figura seguente:

22

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Per definire la duttilit si fa riferimento a schemi e comportamenti semplici:


comportamento elasto-plastico, infinitamente plastico; il sistema ad infinita duttilit:

La soglia superiore viene fissata ad un valore efficace definito per convenzione, in genere pari a
Peff = (0.80.85)P; con tale schematizzazione in una zona centrale del grafico si opera a favore
di sicurezza(ci si trova al di sotto del limite massimo), in quelle successiva e precedente ci si
trova, invece, a sfavore di sicurezza. Osservando che il procedimento fatto unoperazione di
approssimazione della funzione che descrive la curva con una bilatera, ci si pu rendere conto
che in termini di lavoro, quindi di energia, si sono considerate delle aree in pi a fronte di quelle
che invece non sono state considerate: si scambiato il comportamento reale con un
comportamento approssimato. A questo punto si pu valutare la duttilit cinematica o quella in
termini energetici, facendo riferimento allo schema semplificato su riportato. Tutte le
normative contengono regole per il passaggio dalla curva reale a quella approssimata.
In questo discorso presente un aspetto problematico: in realt la curva non semplice come
quella rappresentata prima dellapprossimazione, ma formata da una serie di spezzate, per
cui il comportamento reale molto pi complesso di quello inizialmente ipotizzato
(chiaramente maggiore il numero di aste ed elementi nella struttura e meglio approssimabile
ad una curva sar ci che si ottiene nel grafico carico-spostamento).
Un aspetto rilevante che nella struttura ci saranno anche una serie di imprecisioni. Se la
struttura iperstatica e c una certa duttilit, il collasso di una parte della struttura non
comporta il collasso dellintera struttura. In generale le rotture si propagano per cui
chiaramente la risposta degrada, fino a quando la struttura non pi in grado di sopportare i
carichi e cede. Con lanalisi strutturale si riesce a seguire la formazione di tutte le cerniere
plastiche o linsorgenza di instabilit negli elementi in modo tale da poter tracciare il
diagramma carichi-spostamenti.
Linterpretazione della curva reale non immediata, si possono riscontrare vari problemi:
individuare i valori di massimo;
compensare le aree: per diagrammi che rappresentano situazioni reali pi complesse la
compensazione pu non essere pi accettabile;
identificare il punto in cui termina il diagramma; la curva si arresta nel modo seguente:
ogni volta che c una perdita di resistenza brusca, si valuta a cosa sia dovuto il salto
osservato (alla formazione di una cerniera plastica, ad un elemento che si instabilizza,
alla plasticizzazione, ecc.), giudicando, al di l di quello che emerge dal modello, se quella
rottura pu essere incassata dalla struttura oppure no. Il giudizio in un caso reale va
fatto al di l di ci che il modello afferma, guardando ci che accade nella struttura e
valutando se la rottura di un elemento tollerabile o meno.
23

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 13: Comportamento approssimato ad una bilatera

CARICO APPLICATO CICLICAMENTE


molto importante valutare cosa succede quando un elemento soggetto a un carico ciclico e
dare un giudizio sulla duttilit in questa situazione.

A livello di materiale:

COMPORTAMENTO CICLICO ELASTICO, PERFETTAMENTE PLASTICO


Si considera il comportamento di un provino soggetto a trazione e compressione. In maniera
idealizzata: si ha un comportamento elastico lineare fino a un certo valore, successivamente il
comportamento di tipo plastico perfetto, seguito poi da una discesa del carico fino a nulla
con diversa da zero: la deformazione residua finale r, diversa da zero, la prova del
comportamento irreversibile plastico dellacciaio. La deformazione totale TOT composta dalla
deformazione di snervamento y pi la deformazione plastica p. Quando si scarica il provino si
recupera una parte della deformazione che quella di snervamento y.

La situazione potrebbe essere pi complicata, con un profilo della risposta pi complesso,


simile, ad esempio, a quello riportato nella figura seguente:

Figura 14: Comportamento ciclico elastico, perfettamente plastico

24

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

ESEMPIO
Ottenuto il valore del drift finale per una struttura, si deve valutare se tale spostamento sia
accettabile oppure no. Ci dipende dallaltezza delledificio:
H
allo S.L.E. si dovr avere un drift pari a SLE = 500, considerando la struttura
approssimata ad una mensola;
H
allo S.L.U., in prossimit del collasso, si dovr avere un drift pari a SLU = 50.
Chiaramente la situazione di collasso molto incerta perch dipende da vari aspetti.

COMPORTAMENTO CON INCRUDIMENTO CINEMATICO (HARDENING)


La legge che regola il comportamento dellacciaio incrudente segue uno skyline diverso rispetto
al caso precedente:

Figura 15: Comportamento con incrudimento cinematico

A differenza del caso in cui non si ha incrudimento (comportamento perfettamente plastico), in


questo caso si ha un modulo di rigidezza E nel primo tratto, pi basso di quello del materiale
vergine, ed un altro modulo H (hardening) nel tratto incrudente. A compressione il materiale
inizia a snervare per un valore < |y|. Analogo discorso a trazione: il materiale incrudisce per
>y. Mentre nel caso precedente si aveva una fascia y entro cui landamento - si poteva
muovere, in questo caso ci si sposta allinterno di un fuso delimitato da due rette parallele con
pendenza pari ad H, passanti una per (0; y) e laltra per (0; -y). Tale comportamento detto
ad incrudimento cinematico in quanto la fascia y si sposta lungo il fuso. Il materiale
incrudito. Tale comportamento ciclico in cui le caratteristiche cambiano, detto effetto
Baushinger.
Nel caso di comportamento ciclico non ha senso valutare la duttilit in termini di CIN in quanto
difficile valutare gli spostamenti nel caso di comportamento ciclico; resta per invariato il
significato di EN, essendo basato su un rapporto di aree, ossia di lavori.

25

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Tale comportamento ciclico con plasticit perfetta. il caso in cui non c incrudimento. Si
parte dal provino scarico indeformato e si suppone che allungandolo il provino si plasticizzi; in
questa situazione la forza non aumenta. Si decide poi di scaricare il provino stesso. La legge di
scarico prevede che si scenda lungo una retta con pendenza uguale a quella iniziale. Come
detto scaricando si arriver in corrispondenza di un punto per cui la nulla e la deformazione
residua r sar quella plastica p, avendo il provino recuperato la deformazione elastica y. Si
inizia poi a comprimere il provino, potendo arrivare fino ad un limite in corrispondenza del
quale questo plasticizza per compressione; se si lavora a spostamento imposto si pu
accorciare il provino: lo sforzo non pu scendere sotto il valore -y. Quando il provino ha uno
stato tensionale-deformativo descritto da un punto che si trova sullasse y, allora questo avr le
dimensioni iniziali (la deformazione nulla), ma contiene al suo interno uno stato di forze pari
a y. Andando avanti si pu accorciare ancora il provino fino a decidere poi di riallungarlo e cos
via, compiendo dei cicli di carico e scarico.

A livello di elemento:

Figura 16: Biella soggetta a trazione

Figura 17: Comportamento ciclico con instabilit

Si considera una biella soggetta ad uno spostamento imposto, di area A, luce L, in acciaio; la
rigidezza della biella k=EA/L. Si sottopone la biella ad una forza F, inizialmente di trazione,
crescente fino al valore di snervamento Fy; a questo punto si prosegue a forza costante e pari
proprio a Fy. Se non ci fossero fenomeni di instabilit, la situazione sarebbe come quella trattata
nel caso precedentemente esposto. Si considera per che ci sia instabilit.
Nel punto 2, la biella si allungata di 2: se a questo punto si scaricasse il carico, si
recupererebbe laliquota di deformazione elastica. Man mano che si prosegue con lo scarico, la
biella si accorcia, trovandosi ancora in una situazione in cui tesa rispetto alla configurazione
iniziale.
Ad un certo punto lo scarico sar tale da far s che la F sia nulla: ci si trova nel punto 3 del
grafico; la deformazione non sar nulla perch non pu essere recuperata tutta: in questa
condizione la biella allungata plasticamente, con una lunghezza pari a L+3.
Si comincia poi a comprimere, arrivando nel punto 4 in cui la biella si accorciata rispetto alla
situazione del punto 3, ma pi lunga di 4 rispetto alla situazione 0. La biella si sta
comprimendo, quindi pu esserci instabilit.
Continuando a comprimere: nel punto 7 (biella sbandata), si ha un 7 negativo: la biella pi
corta rispetto alla situazione 0.
Ad un certo punto, quando la biella sbanda, non si avr solamente compressione, ma anche
momento flettente (con un massimo nella mezzeria), in cui si former una cerniera plastica. La
biella oltre ad essere pi corta ha anche una cerniera plastica in mezzeria in corrispondenza
della quale si ha una cuspide perch violata la congruenza: non si ha pi andamento continuo
della curvatura.
Se la forza aumentasse ancora, si arriverebbe nel punto 9, che avr unordinata minore rispetto
a Fy in quanto, tirando la biella, si agisce su una struttura con una cuspide.
26

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

A livello di maglia strutturale:

Si considera una maglia strutturale come quella riportata


in figura. Il singolo elemento ha un comportamento come
quello descritto nel caso precedente. Si analizza ora il
comportamento ciclico non del materiale o del singolo
elemento, ma della maglia strutturale: una generica
maglia di controvento.

Si suppone di avere allinizio uno spostamento positivo


come in figura. Dei due elementi diagonali uno solo in
funzione, quello teso, laltro, compresso, inattivo
perch instabilizzato.
Se lo spostamento fosse molto grande, si potrebbe avere
un comportamento in campo plastico. Se il carico fosse
monotono crescente, non si avrebbero problemi poich la
biella compressa comunque non sarebbe attiva, mentre
quella tesa si allungherebbe via via di pi seguendo un
comportamento come quello descritto appunto nel caso
di carico monotono crescente.
Se il comportamento fosse ciclico, ad un certo punto si
dovr invertire la situazione. Lelemento diagonale che
nella situazione 1 era teso, nella situazione 2 sarebbe
compresso, quindi instabilizzato, mentre il diagonale che
nella situazione 1 era compresso sarebbe ancora tale: non
ci sarebbe nessun diagonale attivo in questo caso,
essendo i due elementi entrambi compressi. Per quanto
riguarda le forze orizzontali, praticamente non si ha
nessuna forza di richiamo. Linstabilit in campo elastico
lineare.

In una situazione 3, continuando a muoversi nello stesso


lato, si torner nella situazione di partenza,
configurazione verticale perfetta.
Lelemento diagonale che si era instabilizzato in campo
elasto-plastico rester tale perch non pu pi tornare a
una situazione iniziale; laltro elemento invece funziona,

27

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Ci fa s che dopo qualche ciclo (un paio di cicli) la biella si rompa nel punto centrale! La singola
biella sotto carico ciclico funziona malissimo. Il degrado sia nella resistenza massima che nella
rigidezza.

In una situazione successiva, lelemento che nelle


situazioni 1 e 2 era compresso ora teso, quindi, in
questa configurazione attivo; laltro elemento sar
instabilizzato e quindi inattivo.

Nella situazione 5 entrambi i diagonali sono inattivi


essendosi plasticizzati entrambi in campo elastoplastico.

Dopo i due cicli appena descritti, la trave pu spostarsi come vuole allinterno di un preciso
range perch non ritenuta da nessun diagonale. La trave arriva a fine corsa con un urto
dinamico: dopo pochi cicli (510), le connessioni tra trave e diagonali saltano. In pochi cicli,
quindi, prima si snerva un diagonale e poi lo so instabilizza, la stessa cosa si ripete dallaltro lato
per laltro diagonale. Tale comportamento dinamico tipo urto-impatto in pochi cicli danneggia il
controvento causando problemi alle connessioni.
Gli elementi di controventamento concentrici funzionano bene nelle condizioni di esercizio
essendo estremamente rigide, ma funzionano malissimo in termini di duttilit.
Per evitare lo sbandamento del controvento si mette un tutore cilindrico in gesso, attorno
allelemento diagonale, che non ha funzione n di rigidezza n di resistenza e non collegato ai
nodi dellasta, per cui allungando lasta il tutore resta fermo, comprimendola questo blocca lo
sbandamento dellasta stessa. Lasta compressa non pu, quindi, instabilizzarsi e si deformer
con una serpentina e non con la deformata dellasta di Eulero. Si parla in questo caso di
diagonali ad instabilit impedita: lelemento funziona anche quando compresso, restando
confinato nel tutore in gesso. Lo svantaggio di tale soluzione il costo: il tutore deve avere una
certa resistenza per non strapparsi o imbarcarsi quando lasta cerca di sbandare.
Linserimento di controventi con dispositivi dissipativi risulta molto efficace per la protezione
sismica degli edifici in acciaio; gi da alcuni anni lutilizzo dei dispositivi ad instabilit impedita, i
cosiddetti Buckling Restrained Brace (BRB) viene studiato anche in Italia. I BRB sono costituiti
da un cuore di metallo incapsulato in un tubo di acciaio che pu essere riempito con malta o
altro materiale che riesca a confinare il cuore di metallo in modo da prevenire linstabilizzazione
(tra i due materiali viene inserito uno strato di materiale che ne permetta il perfetto
28

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

essendosi plasticizzato in campo elastico lineare.

1.5.2 DURABILIT
La durabilit definisce la capacit della struttura di conservare le sue propriet di progetto per
tutta la durata della sua vita utile nominale, in specifiche condizioni ambientali e di
manutenzione. Si evidenzia, pertanto, che tale caratteristica oltre ad essere influenzata dalle
propriet dei materiali previsti in progetto, dipende anche da come questi vengono messi in
opera, dalle condizioni ambientali in cui vive la struttura e dagli interventi di manutenzione che
vengono effettuati. Le normative tecniche indicano chiaramente che la durabilit deve essere
un parametro del progetto, non solo per la corretta definizione della vita nominale della
struttura, ma anche per una stima corretta del costo dellopera che non dovuto solo ai costi
iniziali di costruzione, ma anche a quelli di manutenzione, e che deve essere rapportato
allintero ciclo di vita della costruzione stessa.
Il degrado pu avere due tipi di origine:
endogena: azioni di origine ambientale (corrosione, fenomeni di infragilimento);
esogena: azioni dei carichi: fatica (es. carichi antropici).
I due tipi di degrado, una volte innescati, si influenzano a vicenda. Qualora si ritenga opportuno
intervenire su una struttura soggetta a degrado si pu scegliere come procedere a seconda
delle disponibilit economiche e dei tempi tecnici a disposizione; si distinguono:
manutenzione programmata: permette di intervenire su una struttura con tempistiche
ben stabilite in fase di progetto. Dal punto di vista economico tale tipo di manutenzione
risulta essere pi conveniente;
manutenzione straordinaria: si esegue quando la struttura, affetta da un alto livello di
degrado, si trova in una condizione di collasso incipiente. Dal punto di vista economico
unoperazione molto onerosa che prevede anche tempi di realizzazione solitamente
molto lunghi.

29

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

scorrimento). Questi dispositivi, sottoposti a un evento sismico, offrono la possibilit di


dissipare una notevole quantit di energia sismica senza danneggiare gli altri elementi
strutturali. Lutilizzo di questo tipo di dispositivi inseriti nei diagonali dei controventi presenta
maggiori vantaggi rispetto ai classici tipi di bracci di controventi in termini di capacit di
deformazione ciclica anelastica. I dispositivi BRB possono modificare la risposta sismica della
struttura su cui sono inseriti aggiungendogli resistenza e rigidezza. Inoltre, il dispositivo a
instabilit impedita, pu essere modellato come uno smorzatore isteretico e quindi accoppiato
in parallelo alla struttura che si vuole proteggere da un evento sismico per farla rimanere in
campo elastico mentre il dispositivo pu danneggiarsi fino alla rottura. Anche se i controventi
muniti di dispositivi ad instabilit impedita permettono di dissipare una quantit maggiore di
energia rispetto ad altri tipi, daltro canto possono esibire delle forti deformazioni plastiche
senza essere in grado di distribuire la duttilit a tutto ledificio; ci comporta la localizzazione
delle deformazioni plastiche. Tutto ci si traduce nella forte dipendenza della duttilit globale
della struttura alla distribuzione di rigidezza e resistenza dei BRB lungo laltezza della struttura
stessa.

Il degrado non un fenomeno uniforme su tutta la struttura. Per evitare complicazioni relative
al degrado durante la vita utile della struttura si pu osservare che:
inizialmente la struttura deve essere sovradimensionata in modo tale da arrivare, dopo
un certo numero di anni, ad un livello scelto di degrado;
le sezioni ad I non si usano in ambiente marino; si scelgono sezioni chiuse cos da avere
perdite di spessore della sezione solamente allesterno, chiaramente se la camera
stagna.
Degrado dell'acciaio

causa
Corrosione

carbonatazione
cloruri
correnti vaganti
Figura 18: Schema delle cause di degrado dellacciaio (Manfredi- Pecce)

La corrosione in generale il deterioramento di un metallo causato da una reazione sulla


superficie, di tipo chimico o elettrochimico, con lambiente che lo circonda. Questa reazione
provoca la riduzione della sezione resistente del materiale. La corrosione pu avvenire con due
modalit differenti:
a secco: avviene per azione di gas quali ossigeno, idrogeno e vapori di zolfo. I prodotti di
ossidazione del ferro (Fe) hanno scarsa densit e bassa resistenza meccanica, formano
incrostazioni superficiali poco aderenti che portano continuamente allo scoperto nuove
porzioni di metallo;
per via elettrochimica: tale modalit dipende dallumidit dellaria.
Leffetto corrosivo pu inoltre essere reso ancor pi dannoso dalla sinergia con fenomeni
meccanici:
corrosione sotto tensione (stress corrosion);

30

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Se il degrado fosse lineare non ci sarebbe differenza tra interventi di manutenzione


straordinaria ed interventi di manutenzione programmata; il degrado, per, non mai lineare:
un fenomeno che si incrementa nel tempo, con un andamento pi che lineare.
Unimportante distinzione va fatta quando si decide lintervento da realizzare:
adeguamento: permette di riportare la struttura alle sue condizioni originarie, portando
a termine una serie di operazioni di rilevanza significativa;
miglioramento: prevede lesecuzione di una serie di operazioni atte, appunto, a
migliorare il livello dellopera, senza per riportare la struttura alle sue condizioni
originarie.

corrosione per fatica: si verifica quando il materiale sottoposto a sollecitazioni


alternate e contemporaneamente si trova a contatto con un ambiante aggressivo.
Questo tipo di corrosione ha come conseguenza una riduzione del limite di fatica e della
vita dei componenti e si manifesta sotto forma di cricche.

1.5.3 ROBUSTEZZA
La robustezza riguarda leventualit che la struttura debba affrontare un evento avverso
improvviso; la capacit della struttura di far fronte a tale evento sfavorevole evitando danni
sproporzionati allentit dellazione innescante.
Una struttura robusta se mostra un degrado regolare delle qualit strutturali con lentit del
danneggiamento che subisce. Tale concetto implica cha a piccoli danneggiamenti devono
conseguire piccoli decrementi di qualit e a grandi danneggiamenti, grandi decrementi di
qualit.
Considerando due edifici A e B:

Figura 19: Capacit portante di due edifici in funzione della magnitudo dellevento negativo

Dal grafico emerge che a causa di un evento improvviso, estremo, accidentale la capacit
portante delle strutture diminuisce fino ad arrivare a un valore di soglia oltre il quale si ha
collasso. La robustezza strutturale un parametro in base al quale si possono comparare
diverse scelte progettuali. Nel grafico su riportato si sono esaminate due strutture diverse.
Dallanalisi del grafico emergono le seguenti considerazioni:
anche se in condizioni nominali la capacit portante B > A , la struttura B degrada prima
della struttura A;
il modo con cui si saggia la robustezza pu essere molto delicato in quanto gli eventi da
trattare sono molto complicati; esistono metodi semplificati che permettono di valutare
la robustezza a prescindere dalla natura fisica dellevento negativo che si verifica.
Nella normativa NTC 2008 lazione accidentale viene considerata agente senza concomitanza di
altre azioni; in realt la concatenazione di eventi pu portare a situazioni pi complesse.
Si cominci a parlare di robustezza strutturale cos come la si intende oggi dopo il crollo di una
parte del Ronan Point Tower Block a Londra, avvenuto nel 1968 in seguito ad unesplosione. A
causa di un evento critico improvviso, infatti, una struttura si danneggia pi o meno
gravemente a seconda della sua vulnerabilit e dellintensit dellevento scatenante, che pu
portare ad un collasso progressivo dellopera.
31

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Dal grafico precedente si pu riscontrare che se la struttura molto semplice pu bastare


anche solo unanalisi qualitativa deterministica, se il grado di complessit aumenta diventa
necessaria unanalisi quantitativa probabilistica, fino al grado massimo di complessit della
struttura che richiede analisi pragmatica e valutazione di vari scenari. Questultimo tipo di
analisi si fa in genere quando levento LPHC.
Si distinguono, infatti, due tipi di eventi:
HPLC: High Probability Low Consequences; le situazioni HPLC sono generalmente
associate a basse quantit di energia e deboli rotture, coinvolgono poche persone.
LPHC: Low Probability High Consequences; le situazioni LPHC sono generalmente
associate a grandi rilasci di energia e ampie rotture, coinvolgono numerose persone.
La teoria del Black Swan, inizialmente inerente al mondo economico, si utilizza oggi anche
quando si parla di robustezza strutturale. Gli eventi detti Black Swans sono particolari eventi
caratterizzati dal fatto di avere un grande impatto sulla comunit e di non poter essere predetti
in quanto molto rari; solamente dopo il loro avvenimento molto facile pensare che si
sarebbero potuti prevedere.
La teoria del Black Swan da un lato ha permesso di avere una maggiore consapevolezza
dellincertezza nel processo decisionale e dallaltro ha introdotto un nuovo modo di trattare
rischi ed incertezze. Allo stesso tempo una teoria che presenta anche limitazioni e svantaggi,
essendo molto estrema e non ancora una teoria tradizionale.

32

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 20: Bontempi, F. (2005) Frameworks for structural analysis, In: Innovation
in Civil and Structural Engineering Topping, BHV ed., pp. 1-24

Nella figura precedente analizzata una qualit strutturale, ad esempio la capacit portante, di
due pilastri, uno cerchiato e uno con staffe. Anche se in condizioni nominali il primo tipo risulta
pi performante (ha una capacit portante maggiore dellaltro), meno robusto del secondo.
Nella figura seguente sono riportati i grafici relativi a due strutture A e B: la struttura A pi
performante della B, ma meno robusta. Nel terzo grafico rappresentata una situazione simile
a quella della figura precedente: la struttura meno robusta subisce una riduzione della capacit
portante pi ingente rispetto alla struttura pi robusta.

Si possono distinguere diversi tipi di collasso:


pancake: iniziale collasso dell'elemento portante che innesca la caduta di una parte
rigida della struttura su di unaltra, portando ad impatti sequenziali sul resto della
struttura che collassa su s stessa;
zipper: caratteristica redistribuzione della forza in percorsi alternativi di carico a causa di
un collasso improvviso dell'elemento;
domino: iniziale ribaltamento dellelemento rigido che cade su un altro elemento e che,
mediante la trasformazione di energia potenziale in energia cinetica innesca il
ribaltamento dell'elemento successivo, e cos via;

33

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 21: Structural robustness: issues, applications and future trends


Konstantinos Gkoumas, Franco Bontempi
Facolt di Ingegneria, Sapienza Universit di Roma

di sezione: iniziale taglio di una sezione e concentrazione delle tensioni che causano la
rottura di ulteriori componenti trasversali (frattura veloce) e il progressivo collasso di
tutta la sezione;
per instabilit: la destabilizzazione di alcuni elementi di sostegno dovuta ad una
compressione causata da un collasso iniziale di elementi stabilizzanti pu innescare un
progressivo collasso di tutta la struttura;
misti: alcuni crolli sono meno suscettibili di generalizzazione perch l'importanza relativa
delle varie categorie di collasso coinvolte pu variare e pu combinare tra loro varie
tipologie di collassi.

Esistono varie strategie da seguire per fare in modo che il collasso non sia sproporzionato
rispetto alla causa che lha innescato:
prevenire la rottura degli elementi principali della struttura;
attribuire una resistenza locale specifica;
prevedere la possibilit di percorsi di carico alternativi;
ipotizzare un fallimento strutturale su un elemento e valutare cosa accade alla struttura;
isolare per compartimentazione/segmentazione, evitando il propagarsi dei collassi,
accettando di perdere una parte della struttura per salvare il resto;
seguire regole di progetto prescrittive;
considerare limportanza di continuit e ridondanza strutturali.
Da un punto di vista ingegneristico si pu pensare di intervenire su vari aspetti:
esposizione;
vulnerabilit;
suscettibilit al collasso progressivo.
Metodi di quantificazione della robustezza strutturale possono essere:
risk based: ci si focalizza sulla capacit della struttura di essere sottoposta ad azioni;
damage based: ci si focalizza sulla capacit della struttura di essere sottoposta a danni;
member consequence factor and robustness assessment.
Nel terzo punto si ipotizza che la struttura sia sottoposta ad una serie di scenari di danno e la
conseguenza dei danni valutata con il member consequence factor (Cfscenario) che pu essere
espresso in percentuale. Per scenario di danno si intende il fallimento di uno o pi elementi
strutturali. La robustezza pu essere espressa come il complemento a 100 del C fscenario, inteso
come leffettivo coefficiente che influenza direttamente la resistenza. Cfscenario valutato come il
rapporto tra la massima differenza percentuale degli autovalori della matrice di rigidezza
strutturale tra le configurazioni della struttura danneggiata e non danneggiata:
Cfscenario

= max (

i n.d. i d.
i n.d.

100)
i=1N

con in.d. e id., rispettivamente, li-esimo autovalore della matrice di rigidezza nella
configurazione non danneggiata e in quella danneggiata, ed N il numero totale degli
autovalori. Lindice di robustezza corrispondente :
Rscenario = 1 Cfscenario

34

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Valori di Cfscenario prossimi al 100% indicano che il collasso di un elemento strutturale pu


causare il collasso globale, quindi lelemento che collassa di grande importanza per il
sistema strutturale;
bassi valori di Cfscenario non indicano necessariamente che la struttura sopravvivr dopo la
rottura di un elemento strutturale: questa eventualit andr stabilita con altre analisi
che considerino la perdita dello specifico elemento;
Un valore nullo di Cfscenario vuol dire che la struttura ha unottima robustezza strutturale.

Tale metodo valido solo per determinati tipi di strutture; non viene utilizzato per:
strutture che hanno unalta concentrazione delle masse in una zona specifica;
strutture che presentano sistemi strutturali di cavi, ad esempio i ponti sospesi.
Se da un lato la robustezza strutturale di fondamentale importanza, sussiste il problema
dellottimizzazione dei costi dellopera tenendo conto del tipo di sistema strutturale analizzato
e della probabilit di avvenimento e dellintensit di determinati eventi negativi. Se il costo
totale delle misure di robustezza maggiore di quello dovuto alle conseguenze del collasso,
allora il sistema robusto ma non economico. In una situazione del genere possono essere
usati metodi probabilistici di valutazione del rischio.

1.5.4 RESILIENZA
Si possono unire i concetti fin qui esposti in un grafico tridimensionale in cui si riporta una
qualit della struttura in esame Q, che pu essere la capacit portante, in funzione del tempo t
e della magnitudo M delleventuale evento negativo che si potrebbe verificare durante la vita
utile della struttura.

Figura 22: Schema teorico

Se non si verificasse nessun evento estremo negativo, la curva nel grafico si troverebbe
interamente nel piano Q-t: si avrebbe degrado della struttura nel tempo. In un certo istante di
tempo t1, si ipotizza che possa avvenire un evento negativo di magnitudo M 1: adesso la curva si
sposta nel piano Q-M con diminuzione istantanea della capacit portante a causa dellevento
35

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Dal grafico si nota che la struttura B pi resiliente della A perch torna alla situazione iniziale
pi velocemente.

36

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

suddetto. Se la struttura non collassa, al trascorrere del tempo subir ulteriore degrado: la
curva si sposter in un altro piano Q-t, sfalsato rispetto a quello iniziale. La struttura potr
giungere al collasso oppure si potr intervenire su di essa con un intervento di riparazione per
riportarla al livello originario. La riparazione, per, un intervento che richiede tempo, non
istantaneo. La struttura che richiede meno tempo per essere riparata una struttura pi
resiliente.

TEORIA DELLA PLASTICIT

Si considerer la plasticit a livello di:


materiale;
elemento strutturale;
sistema strutturale.
A differenza di ci che si fa nella Tecnica delle Costruzioni riguardo alle strutture in acciaio,
ossia verificare tali strutture mettendo in relazione resistenza in campo elasto-plastico e
sollecitazioni in campo elastico, nel corso di Costruzioni Metalliche, si calcoleranno anche le
sollecitazioni, e quindi il comportamento dei sistemi strutturali, in campo elasto-plastico. A
livello di materiale, quindi, il comportamento non sar indefinitamente elastico, ma sar elastoplastico; a livello di sezione, facendo lipotesi che le sezioni ruotino restando piane,
landamento delle deformazioni e delle tensioni sar comunque a farfalla, nel caso di trave
inflessa; a livello di sistema strutturale il discorso si complica: se una delle sezioni raggiunge lo
snervamento e ci si trova in campo elasto-plastico perfetto, landamento dei momenti flettenti
varier la propria forma e la propria distribuzione.
NON LINEARIT NELLE STRUTTURE
Intesa come non linearit:
di materiale: come visto in precedenza;
di geometria: classica non linearit delle strutture a cavi;
di vincoli: classica non linearit dei vincoli non bidirezionali; un esempio sono i vincoli ad
attrito, ossia quelli per i quali, vinto lattrito, spingendo in una direzione si ha una certa
resistenza dovuta al coefficiente di attrito dinamico, mentre se si inverte la direzione
della forza il corpo si arresta prima di ripartire e quindi ci che influenza la resistenza il
coefficiente di attrito statico (in carico e in scarico si avr un diverso comportamento del
sistema);
di forze: dovuta allapplicazione di forze posizionali2; la non linearit del fenomeno del
flutter per il quale le azioni non sono indipendenti dal moto del corpo(ponte di
Takoma).
IN CAMPO LINEARE
vale il principio di sovrapposizione degli effetti: cambiando lordine di applicazione dei
carichi la risposta finale non cambia; ci non vero nel caso di comportamento non
lineare in cui, invece, la sequenza delle azioni importante nella determinazione degli
effetti finali;
vale il teorema di Kirchhoff sullesistenza e lunicit della soluzione del problema; in
campo non lineare non cos: ad una configurazione strutturale possono corrispondere
pi soluzioni;

Forze posizionali: dipendono, nel loro valore e nella loro direzione, esclusivamente dalla posizione del punto su cui
agiscono.

37

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

le equazioni sono lineari: per esempio in statica le equazioni risolutive del sistema
strutturale possono esprimersi come segue: K q = Q , con K: matrice di rigidezza, q:
vettore degli spostamenti e Q: vettore dei carichi, e con K e Q che non dipendono dagli
spostamenti; in campo non lineare, invece, la matrice di rigidezza o il vettore dei carichi
possono dipendere dal valore che assumono gli spostamenti: un esempio per capire tale
concetto il comportamento di una fune sottoposta a carichi verticali: la fune in grado
di fornire reazioni vincolari solo lungo la propria tangente. Ad opera dei carichi verticali
applicati sulla fune, questa si inflette; la deformata della fune sar tale che le
componenti verticali delle reazioni vincolari agli appoggi saranno in equilibrio con le
azioni verticali esterne.

Ci si trova in campo lineare se e solo se sono valide le seguenti quattro ipotesi


contemporaneamente:
legame elastico lineare: il materiale illimitatamente elastico e ci assicura la natura
elastica del problema perch gli stati di tensione e deformazione risultano indipendenti
dalla storia di carico;
piccoli spostamenti: si calcola lequilibrio nella configurazione indeformata e
spostamenti e deformazioni sono descritti come quantit cinematiche del primo ordine
e quindi sono possibili le consuete vantaggiose approssimazioni analitiche;
vincoli bilateri privi di attrito;
azioni indipendenti dal moto.
Nella realt non esistono sistemi lineari; le ipotesi appena fatte permettono di semplificare la
realt ed hanno senso esclusivamente se portano ad una soluzione conservativa del problema
studiato.

2.1 PLASTICIT A LIVELLO DI MATERIALE


In questo paragrafo verranno trattati i seguenti argomenti:
criteri di rottura;
legami costitutivi di calcolo;
Il materiale non lineare quando il legame - non lineare, per cui allo scarico si hanno delle
deformazioni residue:

Figura 23: Deformazioni residue allo scarico

38

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

LACCIAIO
Il legame costitutivo a cui si far riferimento per lacciaio si determina con la prova di trazione
monoassiale che si esegue su provini di acciaio ricavati dai profilati o dalle lamiere mediante
opportune lavorazioni. Si applica sul provino una forza assiale di intensit regolabile, prima
crescente e poi decrescente, fino a provocarne la rottura, registrando gli allungamenti del
provino. Di seguito si riporta il diagramma carico-allungamento nella modalit della frattura
duttile in quanto la rottura preceduta da notevoli deformazioni:
il legame a limite di elasticit ben definito;
gli stati tensionali non sono monodimensionali: si ha strizione3 dellacciaio nella zona
centrale del provino esaminato. Negli stati di tensione bidimensionali si deve
considerare una superficie di snervamento: in termini di elasticit il luogo dei punti per
cui si ha una combinazione di sforzo non monoassiale per cui si esce dal campo elastico;
gli stati interni a tale superficie si considerano ammissibili, quelli esterni non ammissibili.

Figura 25: Legame costitutivo dellacciaio

nella prima zona landamento del diagramma mostra un comportamento lineare, vale la
legge di Hooke, gli allungamenti sono molto piccoli e la riduzione delle dimensioni
trasversali del provino per leffetto Poisson trascurabile;
la seconda zona caratterizzata da un tratto ondulato con andamento medio allin circa
orizzontale, dovuto allinsorgere delle deformazioni plastiche: snervamento;

Strizione dellacciaio (o necking): un fenomeno che si manifesta nelle prove di trazione su provini prismatici o
cilindrici di materiali duttili, questo fenomeno porta ad una riduzione della sezione del provino prima dell'effettivo
collasso dello stesso.

39

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 24: Schematizzazione del caso precedente

la terza zona presenta un ramo ascendente, laumento dellallungamento si ottiene solo


aumentando il carico: allungamento. In questa fase la contrazione del provino non pi
trascurabile, inizia a notarsi una differenza tra la tensione calcolata dividendo per larea
effettiva ridotta Aeff e quella calcolata dividendo per larea iniziale A0. Il tratto crescente
termina quando la contrazione trasversale cessa di essere uniforme, ma si localizza in
una zona ristretta del provino (strizione);
la quarta zona presenta un andamento decrescente, descrive la riduzione del carico di
prova effettuata delloperatore per seguire levoluzione delle deformazioni plastiche nel
provino che, a causa della strizione, non pi a sezione costante, ma presenta un tratto
a sezione variabile che tende a restringersi sempre di pi, fino a quando si verifica la
rottura. In tutta questa zona la tensione effettiva aumenta, anche se il carico viene
gradualmente ridotto, perch prevale linfluenza della strizione, che fa diminuire larea
della sezione trasversale, come gi detto.

Il grafico caratterizzato da molti parametri:


inf: tensione inferiore di snervamento;
sup: tensione superiore di snervamento;
e: tensione di proporzionalit; per convenzione definita come la tensione che allo
scarico permette di ottenere una deformazione residua r= 0.002%;
: angolo dinclinazione del tratto elastico;
max: tensione massima raggiungibile dal materiale;
y: deformazione di snervamento;
u: deformazione ultima;
Aeff: area effettiva ridotta;
A0: area iniziale.
Bisogna considerare che le proporzioni nel grafico variano al variare del contenuto di carbonio
nellacciaio.
Il tratto con =cost nel grafico rappresentato esageratamente lungo per motivi grafici, nella
realt tale tratto irregolare.

2.1.1 CRITERI DI ROTTURA


Specializzando la grandezza G, responsabile della crisi, si ottengono diversi criteri di resistenza.
Per i materiali duttili, dove la crisi si manifesta attraverso uno scorrimento tra piani cristallini, si
assume che lo stato limite sia prodotto dal raggiungimento di valori di soglia della tensione
tangenziale massima max (criterio di Tresca) o della tensione tangenziale ottaedrica ott (criterio
di Von Mises). Di seguito si riportano i dattagli per i due criteri di rottura appena citati:

Criterio di Tresca (della tensione tangenziale massima):


fondato sullipotesi che la crisi sia determinata in seguito al raggiungimento di un
valore soglia 0max della tensione tangenziale massima max. Il materiale, quindi,
elastico se e solo se:
max (I , II , III ) 0max

con:
40

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

0max = 2 0 : nel caso di stato limite elastico monoassiale (0,0,0)


La frontiera elastica rappresentata nello spazio da un prisma esagonale retto di asse
(idrostatico) n. Il criterio della max tiene conto delle sole tensioni principali massima e
minima, non della tensione principale intermedia.

Figura 26: Frontiera elastica secondo il criterio di Tresca

Criterio di Von Mises (della tensione tangenziale ottaedrica):


basato sullipotesi che la grandezza responsabile della crisi sia la tensione tangenziale
ottaedrica ott; la condizione di elasticit si scrive:
ott (I , II , III ) 0ott

con:
1
ott = (I II )2 + (II III )2 + (III I )2
3

0ott =

2
:
3 0

nel caso di stato limite elastico monoassiale (0,0,0)

La frontiera elastica consiste in un cilindro circolare retto di asse (idrostatico) n, la cui


sezione retta un cerchio nel piano deviatorico.
Il criterio della tensione tangenziale ottaedrica, a differenza di quello della tensione
tangenziale massima, tiene conto, oltre che delle tensioni principali massima e minima,
anche di quella intermedia.

Figura 27: Frontiera elastica secondo il criterio di Von Mises

41

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1
max = max(|I II |, |II III |, |III I |)
2

Figura 28: Frontiera elastica nello spazio delle tensioni, secondo il criterio di Tresca

Figura 29: Frontiera elastica nello spazio delle tensioni, secondo il criterio di Von Mises

INCRUDIMENTO
il fenomeno per cui un materiale, se sottoposto ad azioni cicliche o monotone, cambia il suo
stato cristallino con ripercussione sul valore del suo limite elastico al ciclo successivo. Si
distinguono i seguenti tipi di incrudimento:
isotropo, statico: la superficie di snervamento cambia di dimensioni perch c
incrudimento non nullo, ma non cambiano n forma, n posizione, cio per ogni
direzione del carico lincrudimento lo stesso;
isotropo, dinamico: una volta raggiunto il limite di incrudimento, la superficie di
snervamento al ciclo successivo sar traslata ed cambiata in dimensioni senza cambiare
di forma;
non isotropo, statico: la superficie di snervamento cambia in forma e dimensioni, ma
non cambia posizione in riferimento al suo baricentro;
non isotropo, dinamico: la superficie di snervamento cambia in forma, dimensioni e
posizione.
In questo corso si tratteranno stati mono assiali perch:
pi semplici da trattare;
i dati sperimentali di cui si dispone per lacciaio sono pi affidabili, sia in termini di
quantit che di precisione.

42

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Criteri di rottura nello spazio delle tensioni principali:

Si esaminano vari tipi di legami:


legame rigido-plastico: il legame semplificato pi semplice, escluso il legame elastico,
che si pu utilizzare per rappresentare il legame elasto-plastico; si trascurano la fase
elastica e la fase di incrudimento. I parametri necessari sono due:

Figura 30: Legame rigido-plastico

Tale legame costitutivo analogo a quello che definisce il comportamento di un blocco


ad attrito che viene tirato; il blocco, con un suo peso Q, resta fermo finch la forza F
applicata non supera la forza di attrito statico; una volta messo in movimento, il blocco
continua a muoversi indefinitamente se la forza applicata resta costante. Il legame viene
descritto da due parametri: un limite per cui il blocco comincia a scorrere ed un limite di
deformazione fisso che definisce la rottura;
legame elasto-plastico perfetto: si considera anche la fase elastica, quindi si avr un
parametro in pi da gestire. I parametri necessari sono tre:

Figura 31: Legame elasto-plastico perfetto

Tale legame costitutivo analogo a quello che definisce il comportamento di un blocco


ad attrito collegato ad una molla di rigidezza k che viene tirato; allaumentare della forza
F, inizialmente, si allunga la molla senza che il blocco si muova; quando la forza di
richiamo della molla supera la forza di attrito statico del blocco, questo inizia a scorrere;

43

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2.1.2 LEGAMI COSTITUTIVI DI CALCOLO SEMPLIFICATI

legame elasto-plastico incrudente: in questo caso si considera anche la fase incrudente. I


parametri necessari sono quattro:

Figura 32: Legame elasto-plastico incrudente

Tale legame costitutivo analogo a quello che definisce il comportamento di un blocco


ad attrito, collegato a due molle di rigidezze k1 e k2, tirato da una forza F; allaumentare
della forza, inizialmente, si allunga solo la molla con rigidezza k1 senza che il blocco si
muova; quando la forza di richiamo della molla 1 supera la forza di attrito statico del
blocco, si attiva anche la molla di rigidezza k2. Tale legame, come anche quelli
precedenti, deve essere tarato: per esempio per tarare la pendenza del ramo di
snervamento si fa riferimento ad una retta che interseca la curva dello stato
monoassiale dellacciaio con una pendenza tale che le aree delimitate della retta stessa
e dal diagramma, A+ e A-, siano equivalenti. Valori del modulo elastico del ramo
incrudente possono essere:
E = (0.005 0.05) E

Figura 33: Approssimazione del comportamento reale ad una bilatera

legame pi complicato, in grado di rappresentare il ramo caratterizzato da forza


costante. I parametri necessari sono cinque:

Figura 34: Legame costitutivo complesso

44

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 35: Legame costitutivo complesso con maggiori incertezze

molto importante tener presente che su ogni parametro che sinserisce per descrivere il
legame costitutivo si avr unincertezza; i legami via via pi complessi hanno livelli di incertezza
molto elevati dato che ogni incertezza in serie con le altre.
Quando si studia un comportamento ciclico, le difficolt aumentano molto. Nello studio del
comportamento ciclico di sezioni, dovuto a quello ciclico del materiale, ad esempio in analisi
sismiche, la complessit esplode: il ciclo di scarico e i cicli successivi comportano linserimento
di ulteriori incertezze.
Per ricerca si utilizza il modello isteretico non lineare proposto da Menegotto e Pinto nel 1973:

Figura 36: Modello costitutivo per lacciaio (Menegotto-Pinto, 1973)

45

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Tale legame costitutivo analogo a quello che definisce il comportamento di un blocco


ad attrito, collegato ad una molla di rigidezza k1, e ad un gancio collegato a sua volta ad
unaltra molla di rigidezza k2, che viene tirato da una forza F;
legame pi complesso, con molti parametri in pi, quindi con pi incertezze in serie:

La relazione sforzo-deformazione proposta da Menegotto e Pinto nel 1973 stata adottata


dagli autori per descrivere la risposta isteretica dellacciaio per cemento armato. Il modello
computazionalmente efficiente ed in grado di riprodurre i risultati sperimentali con
precisione. La relazione in forma di transizioni curve, ciascuna da un asintoto lineare con
pendenza E0 (modulo di elasticit) ad un altro asintoto lineare con pendenza E1=bE0 (modulo di
snervamento), dove il parametro b il rapporto di incrudimento. La curvatura della curva di
transizione tra i due asintoti governata da un parametro di curvatura ciclica R, che consente la
rappresentazione dell'effetto Bauschinger. La relazione monoassiale isteretica sforzodeformazione (, ) di Menegotto-Pinto ha la forma seguente:
= b +

con:

(1 b)

1R

(1 + R )

r
0 r

r
0 r

La prima equazione rappresenta la transizione dallasintoto elastico con pendenze E 0 a quello di


snervamento con pendenza E1. I parametri r e r sono la tensione e la deformazione nel punto
in cui si attua lo scarico, punto dal quale si continua a procedere con pendenza pari ad E 0. I
parametri 0 e 0 sono la tensione e la deformazione nel punto di intersezione dei due asintoti.
Il parametro b invece il rapporto di incrudimento, cio il rapporto tra le pendenze E 0 ed E1, ed
R il parametro che influenza la curvatura della curva di transizione tra i due asintoti. Come
indicato nella figura precedente, le coppie (r , r) e (0 , 0) si aggiornano dopo ogni ciclo.

46

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 37: Degrado di curvatura ciclica

In questo paragrafo verranno trattati i seguenti argomenti:


elemento strutturale inflesso;
concetto di cerniera plastica;
sezioni pressoinflesse;

2.2.1 ELEMENTO STRUTTURALE INFLESSO


La studio di un elemento tipo trave presuppone lassunzione delle seguenti ipotesi:
elemento caratterizzato da una dimensione molto maggiore rispetto alle altre due;
teorema di De Saint Venant;
sezioni che ruotano restando piane.

My<M<Mp

Mp: non esiste un grafico coerente


con queste per le perch si
dovrebbero
avere
fibre
infinitamente estese (la sezione
dovrebbe essere ruotata di 90).
Per la trave inflessa si ipotizza un legame elasto-plastico perfetto. Si monitora la rotazione della
sezione attraverso la variazione del momento flettente M. Al variare di tale grandezza si
raggiungono due momenti significativi:
M=My: momento di prima plasticizzazione; quello in corrispondenza del quale la fibra
pi tesa raggiunge la tensione di snervamento y;
M=Mu: momento ultimo al quale resiste la struttura, si raggiunge quando la raggiunge
la u; dipende dalla duttilit del materiale.
Possono inoltre essere verificate le seguenti uguaglianze tra momenti:
Mu=My: ci si verifica se tutte le fibre hanno raggiunto (y ; y);
Mu<My: se c qualche fibra che ancora non si plasticizzata;
Mu>My: quando la fibra pi tesa ha raggiunto la u la fibra meno tesa ha superato (y ;
y).
La duttilit di materiale determina il limite che il momento pu raggiungere.
47

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2.2 PLASTICIT A LIVELLO DI ELEMENTO STRUTTURALE

nel caso di materiale non incrudente: Mu pu essere al massimo uguale ad Mp;


nel caso di materiale incrudente: Mu pu essere maggiore di Mp; ci sono ulteriori risorse
da sfruttare in campo plastico.

TRAVE INFLESSA
Si consideri un concio di trave di lunghezza unitaria che venga inflesso; questo si disporr
secondo un settore di circonferenza di raggio r:

Figura 38:

con:

r: distanza tra il centro di curvatura e lasse neutro;


y: distanza tra lasse neutro ed una generica fibra, positiva se dal lato delle fibre tese;
: angolo al centro del settore di circonferenza.

Si ritengono valide le ipotesi elencate allinizio del paragrafo corrente.


Per similitudine tra gli spicchi si ha:
Ocd

Oab

: spicchio che descrive lasse neutro;


Oab
: spicchio che descrive a fibra cd
, tesa;
Ocd
: fibra che descrive lasse neutro di un concio di lunghezza unitaria che non si allunga
ab
n si accorcia per definizione;
: fibra tesa presa in considerazione.
cd
=l=1
ab
= (r + y): cd
con {
r: ab
= l + l = 1 + (y)
cd

con l = (y)l = (y), essendo l = 1.

r+y
1 + (y)
y
(y) =
r

r=

in cui: r =
(y) = y

Lallungamento della fibra posta a distanza y dallasse neutro uguale alla curvatura che la
trave assume per la distanza dallasse neutro y; ci valido in campo plastico e in campo elastoplastico.
48

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

(y) = E (y) = E y

Inoltre in campo elastico, nel caso di flessione semplice vale la formula monomia:
(y) =

M
y
J

con M: momento agente e J: momento di inerzia della sezione. Combinando le due espressioni
precedenti si ottiene:
=

M
EJ
h

La fibra pi tesa, o compressa, sar quella che si trova a distanza dallasse di mezzeria che, nel
2

caso di sezione simmetrica e flessione semplice coincide con lasse neutro. Si pu scrivere:
max =

Mh
2J

se =y

= W essendo: We =

2J

My = y We

La curvatura limite che assume la trave quando al limite del campo elastico (per =y) :
y =

My
y We
y 2J
y
=
=
=2
EJ
EJ
E hJ
h

In generale:
(y) = y

In campo elastico:
M
curvatura della generica sezione
EJ
My = y We limite elastico di tensioni
y
{ y = 2 h limite elastico deformativo
=

IN CAMPO ELASTO-PLASTICO
In questa situazione si ha la seguente configurazione per le tensioni :

Figura 39: Tensioni e deformazioni per la sezione


d
2

(> y )

Il nucleo elastico rappresenta una zona attorno allasse neutro che non plasticizzata, per tale
zona si possono, quindi, utilizzare le espressioni trovate nel paragrafo precedente relativo al
campo elastico:
y

=y
49

con ye =

he
2

= semi-altezza del nucleo elastico

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

IN CAMPO ELASTICO
La formula trovata dipende solamente dalla geometria che si ipotizzata per il sistema e
dallipotesi di sezioni che ruotano restando piane. Vale la seguente espressione:

2ye

con

= elpl = (y , ye )

per ye 0 elpl +.
Per analogia con lespressione del momento My trovata in campo elastico: My = y We , si
trova il modulo plastico di sezione z dallespressione seguente:
Mp = y z

Figura 40: Scomposizione del grafico delle tensioni

Nella figura precedente si scomposto il grafico generico delle tensioni in campo elastoplastico come somma del grafico delle nel nucleo elastico e del grafico che si avrebbe a
completa plasticizzazione della sezione, meno il grafico di tensioni plastiche nel nucleo elastico:
M = y We + y z y z

con:
We : modulo elastico del nucleo elastico;
: modulo plastico della sezione;
: modulo plastico del nucleo elastico;
Si adimensionalizza lespressione precedente, dividendo ambo i membri per My:
y We y z y z
M
=
+

My
My
My
My

y z
M
MP y We
=
+1
(
)
My My MP
MP
M
MP We
z
=
( +1 )
My My z
z
M
MP
z We
=
(1
)
My My
z

Dato che

2ye
h

:
y
M
MP
=
( )
My My

con:

= M : modulo di sezione;
y

( ): dipende dalla forma della sezione; una relazione funzionale che lega il
momento M alla curvatura .
50

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

A questo punto si pu scrivere:

u =

2u
h

CASO PARTICOLARE: SEZIONE RETTANGOLARE


Nel caso di sezione rettangolare si ha:
We =

bh3
)
12
h
( )
2

Mp = (y b 2)

bh2
6

2by2e
3

= y b
2

h2
4

= y z

La z risulter pari a:
z =

b (2 ye )2
= b ye2
4

Di conseguenza si ottiene:
My = y We =
{Mp = y z =

y b h2

y b h2

Da cui:
Mp
3
==
My
2
M
MP
z We
=
(1
)
My My
z
bh2
bye2
M
3
6 )
= (1
bh2
My 2
4
2bye 2
2
(by

)
e
M
3
3
= [1
]
bh2
My 2
4
2
ye
M
3
3
4 ye 2
3
1 y 2
= (1 32 ) = [1 ( ) ] = [1 ( ) ]
h
My 2
2
3 h
2
3
4
M
3
=
My 2

Il diagramma momento-curvatura adimensionalizzato rispetto ai valori limite y ed My, nel


tratto a comportamento elastico, fino al valore (1; 1), risulta essere una retta (
proporzionale ad M). In campo elasto-plastico si riportano le curve relative alle sezioni a doppio
T, rettangolare e romboidale fino ai valori (u/y; Mp/My= ). u=f(u) rappresenta la curvatura
ultima di sezione che definisce dove questa si rompe e, essendo dipendente dalla deformazione
ultima u, risulta maggiore dove tale deformazione pi grande. Il momento ultimo Mu dipende
dalla duttilit di materiale, da dove si trova u; ci vuol dire che, come detto in precedenza, Mu
potrebbe anche essere minore di Mp. Per le sezioni a doppio T, = Mp/My pi basso che per
51

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

La curvatura ultima risulta essere:

Figura 41: Diagramma momento curvatura per sezioni a doppio T, rettangolari e romboidali

Da quanto appena esposto si pu dedurre che il diagramma momento-curvatura influenzato


dal modulo plastico di sezione , quindi dalla forma della sezione stessa, ossia dalla quantit di
materiale addensato allasse neutro, e dalla duttilit di materiale che definisce la u.

2.2.2 CONCETTO DI CERNIERA PLASTICA


Si consideri la trave riportata in figura, caricata da una forza P:

Figura 42: Schema statico della trave e diagramma del momento flettente

Allaumentare di P si arriver in un punto in cui, se si ha duttilit di materiale sufficiente, si


avr M p e, ad una certa distanza, si avr M y. In una zona intermedia tra le due, si avr
invece M y M Mp. Si vuole determinare quanto lunga la zona centrale L in cui le fibre
sono tutte plasticizzate.
MP :

L
L L
= My ( )
2
2 2

52

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

sezioni rettangolari perch pi alto il modulo elastico e pi vuol dire che per passare del
momento di snervamento a quello ultimo si devono essere plasticizzate pi fibre: pi materiale
c addensato intorno allasse neutro e pi differenza ci sar tra i due momenti suddetti. Per
quanto appena esposto, quindi, risulta evidente che il valore di per la sezione romboidale sar
il maggiore tra le sezioni rappresentate nel grafico seguente.

MP
L
=
My L L

L =

MP
My

L( 1)

1; = 1 se la sezione non ha duttilit.

Per travi a doppio T: = 1.14 L = 0.123L 12%L


Si ipotizza che la zona plasticizzata sia tutta concentrata in un punto, si studia il comportamento
della trave come comportamento delle zone elastiche pi comportamento della zona
plasticizzata collassata in un punto. Tale zona comunemente detta cerniera plastica. Il
diagramma momento-curvatura serve per monitorare e descrivere il comportamento delle
cerniere plastiche. Ogni sezione della trave avr un momento, avr, quindi, una certa curvatura
da cui si pu trovare la rotazione della sezione.
Il diagramma momento-curvatura deve essere semplificato, in modo tale da trasformare le
parti curve del diagramma stesso in tratti lineari, come si pu vedere nella figura seguente:

Figura 43: Approssimazione del diagramma momento-curvatura con una bilatera

Per trovare il grafico momento-curvatura di una sezione:


si fissa il valore = *;
da tale valore * si determina il diagramma delle deformazioni ;
tramite il legame costitutivo si determina il diagramma delle tensioni ;
dalle tensioni si ricava il momento M*;
se si hanno a disposizione abbastanza punti (*; M*) per descrivere la curva si pu
procedere al tracciamento del diagramma.
Se si dovesse tracciare il diagramma momento-curvatura di una sezione qualunque, di cui si
conosce la posizione dellasse neutro, per calcolare il momento M dal diagramma delle tensioni
si procede con unintegrazione del prodotto delle tensioni stesse per lo spessore b(y) della

sezione alla distanza y dallasse neutro: = 0 () ()

53

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

In generale le superfici limite elastico e plastico si possono rappresentare anche in termini di


caratteristiche della sollecitazione, andando ad individuare di volta in volta dei punti
rappresentativi della situazione in esame che potranno ricadere allinterno delluna o dellaltra
superficie, oppure trovarsi al di fuori di entrambe, in una zona non ammissibile.
IN CAMPO PLASTICO: CASO DI SEZIONE RETTANGOLARE
Se si considera una sezione pressoinflessa e si aumentano il carico P ed il momento M dal limite
del regime elastico al limite di quello plastico, in generale, si osserver uno spostamento
dellasse neutro dovuto al fatto che c uno squilibrio a livello di tensioni che deve essere
bilanciato proprio da tale spostamento. Lo studio di questa evoluzione della posizione dellasse
neutro nel tempo molto complicato per cui solitamente per descrivere il comportamento di
una sezione pressoinflessa si impone un valore del carico P e si fa variare solamente il momento
M. La pressoflessione pu essere studiata considerando la seguente figura in cui il diagramma
delle tensioni stato scomposto in tensioni di trazione e di compressione:

yp la distanza dellasse neutro reale, in situazione di plasticizzazione completa, dallasse di


mezzeria. Si ha:
P = 2 b y yP
b
M = z y z yP y = y (h2 4 yP2 )
4
Py = y b h solo tazione o compressione
{
bh2
My = y
flessione semplice
4
P 2 b y yP
=
Py
y b h
b
y 4 (h2 4 yP2 )
M
4 yP2
2 yP 2
=
=
1

=
1

(
)
bh2
My
h2
h

y
{
4

Nella situazione limite del campo plastico si ha:


P 2 yP
=
Py
h
M
P
=1( )
Py
{ My

In cui la seconda espressione rappresenta una parabola con concavit verso il basso nel piano
(P/Py; M/My), di seguito riportata:

54

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2.2.3 SEZIONI PRESSOINFLESSE

IN CAMPO ELASTICO
Si scompone il diagramma delle tensioni nel modo seguente:

bh2
M = We =
{
6
P = (y ) bh
h
h
y : = ( + y0 ):
2
2

con y0: distanza dellasse neutro dallasse di mezzeria;


y = (1 +

2y0
)
h

bh2 bh2
2y0
=
(1 +
)
6
6
h
2y0
Py = b h y = b h (1 +
)
h

My = y

(y ) bh
P
1
=
= 1
2y
Py bh (1 + 2y0 )
1+ 0
h
h
bh2
6
M
1
= 2
=
2y
2y0
My bh

1+ 0
{
h
6 (1 + h )
P
M
=1
Py
My
M
P
=1
Mp
Py

55

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 44: Superficie del campo plastico

M
1
P
= (1 )
Mp
Py

che rappresenta una retta nel piano (P/Py; M/Mp), con coefficiente angolare pari a (1/):

Figura 45: Domini plastico ed elastico per la sezione rettangolare in pressoflessione

Si pu ragionare in modo analogo con il diagramma delle deformazioni :

in questo caso non importa in che campo ci si trova (elastico o plastico). Si scompone tale
diagramma in due diagrammi delle deformazioni, uno a flessione semplice ed uno a
compressione. Immaginando di tenere =*=costante, si fa aumentare il momento M in modo
da portare la sezione a collasso per flessione:

56

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Da cui si ottiene il dominio in campo elastico:

y =
u

2y
h
2u
h

2(y P )
2P
2P
= y
= y
h
h
EAh
)
2(

2
2P
u
P
P

= u
= u
{u =
h
h
EAh
2(y P )
y
P
P
h
=
= 1 =1

y
y
y
Py
2
h
2(u P )
u
u P
h
=
=

y
y
y Py
2
{
h
y =

Figura 46: Andamento della curvatura al crescere del carico (valori adimensionalizzati ai valori di snervamento)

2.3 PLASTICIT A LIVELLO DI SISTEMA STRUTTURALE


Il sistema strutturale un insieme di elementi strutturali connessi tra loro per perseguire uno
scopo finale che se soggetti ad una distribuzione di carichi reagiscono sia in maniera singola che
con mutua interazione.

2.3.1 COMPORTAMENTO ELASTO -PLASTICO


I fattori che influenzano il comportamento elasto-plastico sono vari, tra questi:
iperstaticit;
distribuzione dei carichi;
distribuzione delle rigidezze;
distribuzione delle energie immesse;
tipo di collasso.
57

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

y = y P
{
u = u P

significativo per individuare il comportamento strutturale: = : rapporto che un certo

parametro di spostamento assume sotto carico ultimo e allo snervamento. La duttilit di


struttura va definita in modo diverso a seconda del tipo di struttura e del carico. Si pu

definire anche una duttilit di elemento: = .

2.3.1.1 IPERSTATICIT
Ha un ruolo importante nella determinazione della resistenza della struttura e nella
determinazione delle sovraresistenza strutturali per lentrata in campo plastico. Si consideri la
trave appoggiata rappresentata nella figura seguente, soggetta a un carico P incrementato da
un moltiplicatore . Nella struttura si forma una cerniera plastica quando il momento in B, M B,
diventa uguale al momento plastico Mp.

Figura 47: Schema statico della trave analizzata e diagramma del momento flettente

MB = MP

PL
4MP
= MP =
4
PL

Per MB=Mp si forma una cerniera plastica nel centro; la struttura diventa un cinematismo: non
resiste a flessione. Alla struttura isostatica di partenza (iperstatica di grado 0), bastata la
formazione di una cerniera plastica per diventare un cinematismo, quindi giungere al collasso.

2.3.1.2 DISTRIBUZIONE DEI CARICHI


Si consideri la trave doppiamente incastrata riportata nella figura seguente, soggetta ad un
carico concentrato F, via via crescente:

Figura 48: Schema statico della trave analizzata e diagramma del momento flettente

A seconda della distribuzione dei carichi, una stessa struttura ha diverse risorse plastiche; in
campo elasto-plastico non vale la sovrapposizione degli effetti.

58

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si definisce duttilit di struttura il rapporto tra due grandezze che esprimono uno spostamento

Se la sezione costante, si formano tre cerniere plastiche nello stesso momento; si ha il


passaggio da sistema iperstatico a labile.
La risorsa plastica, per passare da My a Mp:

100

My = y We

Fy =

Mp = y z

Fu =

8My

L2
8MP
L2

Fu Fy
MP
= 100 (
1) = 100( 1)
Fy
My

2.3.1.3 DISTRIBUZIONE DELLE RIGIDEZZE


Con lentrata in campo plastico cambia il bilancio della rigidezza allinterno del sistema: la parte
di sistema che rimane rigida, in seguito alla rottura di un elemento strutturale, assorbe tutto
lincremento di forza successivo.
Nel diagramma momento-curvatura si pu classificare la zona di transizione tra il Py e il P*, ossia
tra il carico che produce il momento di snervamento My e quello che produce il momento
plastico Mp, come una zona di graduale abbattimento della rigidezza, dovuto al graduale
ingresso in campo plastico.

2.3.1.4 DISTRIBUZIONE DELLE ENERGIE IMMESSE


Si consideri la trave doppiamente incastrata riportata nella figura seguente, soggetta ad un
carico uniformemente distribuito P, via via crescente:

Figura 49: Schema statico della trave analizzata e diagramma del momento flettente

MA = MC =
MB =

1 2
PL
12

1 2
PL
24

Allaumentare del carico P, si giunger ad un valore del carico, detto P *, per il quale si
formeranno due cerniere plastiche contemporaneamente, in A e in C (hanno momento
massimo). Tale valore di :
12MP
P : MA = MC = Mp P = 2
L
Da questo momento in poi si deve studiare la deformazione aggiuntiva di una trave che adesso
appoggiata-appoggiata con agli estremi dei momenti Mp, soggetta ad un carico
uniformemente distribuito P, che produrr un MB:

59

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1
8MP
MA = MB = MC = FL2 = MP F = 2
8
L

Si avr formazione di una terza cerniera plastica in B quando:


MB + MB = Mp
1 2 1
P l + PL2 = Mp
24
8
4Mp
P = 2
L
12MP 4Mp 16MP
Pu = P + P = 2 + 2 = 2
L
L
L

OSSERVAZIONI

100

pu p
p

= 100 (3 1) = 33%: lentrata in campo plastico ha dato una risorsa

resistiva aggiuntiva del 33%;


in campo elastico: 0 < P < P : landamento del momento flettente varia in modo tale
che, al crescere del carico, i valori del momento aumentano sia agli estremi che in
mezzeria, rimanendo fissi i punti di nullo del momento stesso;
in campo elasto-plasticoP < P < Pu : landamento del momento flettente varia in modo
tale che, al crescere del carico oltre il valore per il quale si entra in campo plastico, i
valori del momento aumentano esclusivamente in mezzeria: nellentrata in campo
plastico lulteriore somministrazione di energia al sistema si ripartisce tutta al centro;
le cerniere devono essere ben poste, ad esempio non devono essere allineate, i centri di
rotazione non devono coincidere.

2.3.1.5 TIPI DI COLLASSO


Se il sistema iperstatico di grado n, allora si avr collasso globale quando si formeranno n+1
cerniere plastiche ben poste. In generale, si possono distinguere due tipi di collasso:
globale: lintera struttura collassa;
locale: collassa solamente un elemento strutturale, o un insieme di elementi strutturali,
senza portare al collasso lintera struttura.
Ad esempio se si considera una struttura iperstatica di grado n=3, dovranno formarsi n+1=4
cerniere plastiche per giungere al collasso globale, cio che coinvolge tutta la struttura.

60

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1
MB = PL2
8

SISTEMI DI TRAVI IN CAMPO ELASTO-PLASTICO


Si assumono le seguenti ipotesi:
i carichi aumentano proporzionalmente: si riduce la ricerca del carico di collasso alla
ricerca di un moltiplicatore ;
modello di plasticit:
diffusa;
concentrata.
I parametri noti sono i seguenti:
caratteristiche della struttura:
geometria;
vincoli;
rigidezze;
distribuzione dei carichi;
legame costitutivo dei materiali.
Lobiettivo primario di determinare il moltiplicatore di collasso: u, mentre gli obiettivi
secondari sono di determinare il moltiplicatore di prima plasticizzazione: y e lo stato
deformativo.
Il metodo di calcolo pu essere:
analisi incrementale;
analisi limite;
soluzioni analitiche in forma chiusa.

61

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2.3.2 STUDIO DELLA CAPACIT PORTANTE

Configurazione di partenza
i = 0
i=1
Incremento di carico
i = i - i-1
Analisi elastica incrementale
Kqi = Fi
Incremento dello stato
tensionale-deformativo del
sistema
i, i (relativo)

Somma dell'incremento di
stato tensionale-deformativo
al passo con i con quelli
precedenti

i = i+1

i =

i = i+1

i=i

=1

Stato tensionale-deformativo
del sistema
i, i (assoluto)
C' qualche sezione al
limite di plasticit?
S
C' qualche sezione oltre il
limite di plasticit?
No

No

Diminuzione
valore di i
(ad esempio:
1
2

i = i-1+

Aggiornamento dello schema


statico
No

Il sistema un meccanismo?
S
STOP

62

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2.3.3 METODO ELASTO-PLASTICO INCREMENTALE

Presa una configurazione iniziale al passo i=1, si incrementa la forza di , trovando lo stato
iniziale deformativo del sistema. Sommando tale stato a quello iniziale di partenza si ottiene un
valore che permette di valutare se lo stato tensionale corrispondente uno stato assoluto o
uno stato limite: se ci si trova in uno stato tensionale limite si inserisce una nuova cerniera
plastica nel sistema, cambiando lo schema statico, altrimenti si aumenta il carico senza
modificare lo schema iniziale.
Attraverso tale procedimento si possono calcolare anche gli stati incrementali deformativi del
sistema (obiettivo secondario); ci si pu fare perch si sta esaminando una serie di problemi
elastici.

2.3.4 METODO DELLANALISI LIMITE


Con lanalisi limite si riesce a determinare il moltiplicatore ultimo u. Un problema che si
presenta che non si conosce la forma della superficie limite in termini di azioni. Le superfici
limite sono convesse: dato uno stato ammissibile, il moltiplicatore ultimo dei carichi u sar
maggiore di zero.
I teoremi dellanalisi limite sono i seguenti:
teorema statico: dato uno stato staticamente ammissibile, il u il massimo tra i che
definiscono stati staticamente ammissibili;
teorema cinematico: u il minimo tra i che producono meccanismi di collasso
cinematicamente ammissibili con i vincoli esterni;
teorema di unicit: il u lunico associato a uno stato staticamente ammissibile e ad uno
cinematicamente compatibile.
Le ipotesi di base dellanalisi limite sono di seguito riportate:
le sezioni ruotano restando piane;
piccoli spostamenti, per avere semplici geometrie di collasso;
il legame costitutivo quello elasto-plastico perfetto: permette di trascurare la
differenza tra y e p;

63

0, = u = 0, altrimenti la prima cerniera plastica si potrebbe rompere;

i carichi sono proporzionali.

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

il procedimento che segue il calcolatore: esegue la cosiddetta analisi di push-over,


scomponendo un problema elasto-plastico in una successione di problemi elastici incrementali,
attraverso unapprossimazione che trascura le risorse plastiche nei vari passaggi.

Figura 50: Sistema reale, sistema S e sistema S

APPLICAZIONE DEL TEOREMA STATICO


SISTEMA S:
R1 = R2 = P
MA = P a
MB = R1 (a + b) P b = P a

SISTEMA S:
X
a
L
X
X
R2 =
MB = R1 (a + b) = (a + b)
L
L
X
MC = R1 (a + b + a) = L = X
L
X
MA = MA MA = (P ) a
L
X

MB = MB MB = P a (a + b)
L
{ MC = MC = X
R1 =

X
L

MA = R1 a =

Condizioni di collasso:
1) MA = MP
{ 2)MB = MP
3)MC = MP

La condizione 1) non ammissibile perch almeno due dei momenti sono uguali ad M P. Se si
verificano contemporaneamente le condizioni 1) e 2) si ha collasso locale; se, invece, si
verificano nello stesso momento 1) e 3), oppure 2) e 3) il collasso globale.
CASO (a): CONDIZIONI 1)+3):
(a)

(Pcr L) a = MP
X = MP

(a)

Pcr =

MP L+MP a
aL

CASO (b): CONDIZIONI 2)+3):


(b)

Pcr a (a + b) = MP
L
X = MP

(b)

Pcr =

MP L+MP (a+b)
aL

64

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si consideri il seguente esempio:

(a)

(b)

(a)

avere MA>MP, ma ci non possibile Pcr = Pcr

Per applicare il teorema statico il ragionamento stato il seguente:


si risolve la statica del problema;
si impongono le condizioni limite sulle quantit statiche trovate;
si calcola il Pcr corrispondente;
si seleziona il Pcr massimo.
APPLICAZIONE DEL TEOREMA CINEMATICO
Per applicare il teorema cinematico si segue la schematizzazione qui riportata:
cerniere plastiche:
carichi concentrati;
vincoli;
irregolarit strutturali;
cerniere plastiche a flessione (caso dellesercizio trattato);
deformate plastiche trascurabili: sono rappresentate con linee rettilinee che uniscono le
cerniere plastiche.
a) individuazione dei possibili meccanismi cinematicamente compatibili con i vincoli; si
scartano i meccanismi locali:

a1)

a2)

b) calcolo energetico per individuare Pcrmin:


a1)

A a
a+b
A
A
A =
+
a a+b
(1)
(1)
Lest = Lint
B =

(1)

(1)

Pcr A + Pcr B = MP A + MP C

65

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

(b)

Pcr > Pcr Pcr non staticamente ammissibile in quanto se MB=MC=MP, in A si dovrebbe

B a
a+b
B
B
B =
+
a
a+b
(2)
(2)
Lest = Lint
A =

(2)

(2)

Pcr B + Pcr A = MP B + MP C
(2)

(1)

Lint > Lint perch {


(2)

(1)

C > C
B = A
(2)

(1)

Lest > Lest : lunico motivo affinch ci si verifichi che Pcr > Pcr
(1)

Per il teorema cinematico: Pcr = Pcr

(1)

si pone L = 2a + b:

(1)

Pcr A + Pcr B = MP A + MP C
A a
A
A
A
(1)
Pcr (A +
) = MP ( +
) + MP
a+b
a a+b
a+b
a
1
2
(1)
Pcr (1 +
) = MP ( +
)
a+b
a a+b
3a + b
MP [
]
3a + b
a(a + b)
(1)
Pcr =
= MP
2a + b
a(2a + b)
(
)
a+b

a + L M P a + MP L
=
aL
aL
Con il teorema cinematico si trovato lo stesso Pcr trovato con il teorema statico:
(1)

Pcr = MP

TC
TS
Pcr
= Pcr
=

MP a + MP L
aL

Per applicare il teorema cinematico il ragionamento stato il seguente:


si individuano dei meccanismi compatibili;

si scrive lequazione: Lest = Lint ;


si individua il Pcrmin;
si calcola il Pcr.

TC
TS
TC
TS
Per il teorema dellunicit, lunica soluzione Pcr
= Pcr
. Nei casi in cui Pcr
Pcr
, la
soluzione si trova allinterno dellintervallo individuato da questi due valori.

66

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

a2)

ANALISI INCREMENTALE
IPOTESI BASE

i carichi aumentano
proporzionalmente

IPOTESI COMUNI

ANALISI LIMITE

piccoli spostamenti;

materiale elasto-plastico perfetto;


duttilit illimitata ( = );
plasticit concentrata.

Lanalisi incrementale molto pi potente dellanalisi limite


Tabella 4: Vantaggi e svantaggi di analisi incrementale ed analisi limite:

ANALISI INCREMENTALE

VANTAGGI

SVANTAGGI

67

applicabile con equazioni


costitutive complesse;
applicabile con instabilit;
molti codici di calcolo;
si trovano le deformazioni.
complicata;
soggetta ad errore
numerico (che potrebbe
accumularsi);
i risultati possono non
essere semplici.

ANALISI LIMITE

semplice (a mano);
di facile interpretazione.

non si trovano le
deformazioni;
non soggetta ad
elasticit delle ipotesi.

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Tabella 3: Ipotesi dellanalisi incrementale e dellanalisi limite:

CRISI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI

Nello schema seguente si pu notare che la crisi degli elementi strutturali pu essere dovuta a
cause diverse:

Crisi elementi
strutturali

Raggiungimento della massima


resistenza
Instabilit

Livello di sforzo accettabile


Fatica

Inoltre esistono molti tipi di problemi strutturali. Una possibile classificazione di tali problemi
pu essere quella qui riportata:

Linearit del materiale

Piccoli spostamenti
Lineari

Problemi strutturali

Vincoli bilateri

Forze non posizionali

Materiale

Geometria
Non lineari
Contatto

Azioni

Riuscire a ricondursi ad un problema lineare molto importante perch, come visto nei
paragrafi precedenti, in quel caso valgono il principio di sovrapposizione degli effetti, il principio
di unicit di Kirchhoff e si possono utilizzare equazioni risolutive semplici.
68

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Il modo di deformarsi di un elemento strutturale al crescere del carico diventa instabile per un
certo valore del carico stesso. Per lo studio dellinstabilit si rimuove lipotesi di piccoli
spostamenti: si dovr studiare un problema non lineare per geometria, usando quindi una
teoria del secondo ordine, come quella che studia lequilibrio in configurazione deformata. Si
consideri una trave deformata sotto carico uniforme P:

Per un concio infinitesimo di trave:


in configurazione indeformata lequilibrio il seguente:

dN
=0
dx
dT
= p
dx
dM
{ dx T = 0

in configurazione deformata lequilibrio , invece:

dN
=0
dx
dT
= p
dx
dM
dN
{ dx dx (N + dx dx) dv = 0

con dv: quantit di cui si alza la fibra dellasse neutro opposta al polo di rotazione.

69

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

3.1 INSTABILIT DELLE STRUTTURE

3.1.1 TEORIA DI LYAPUNOV


la teoria pi generale che inquadra il problema dellinstabilit. Si definisce una serie di
parametri lagrangiani generici, dipendenti dal tempo, che definiscono il sistema a n gradi di
libert. Dato uno stato del sistema allistante t, il vettore dei parametri lagrangiani :
c(t) = [q1 (t), q2 (t), , qn (t)]

dato uno stato di moto, definito dai parametri lagrangiani allistante t e dalle loro derivate
temporali prime:
, q2 (t)
, , qn (t)
]
M(t) = [q1 (t), q2 (t), , qn (t); q1 (t)

Si definisce la distanza tra due stati di moto come:


2
2
2
I
II 2
I
II

I
II
|M I M II | = [(qI1 qII
1 ) + + (q n q n ) ; (q1 q1 ) + + (q n q n ) ]

con lorigine dello spazio degli stati di moto pari a:


M0 = [0, ,0; 0, ,0]

Preso uno stato di moto c0 del sistema S ed uno o pi disturbi iniziali (allistante t=0),
opportunamente piccoli:
, q2 (0)
, , qn (0)
]
M (0) = [q1 (0), q2 (0), , qn (0); q1 (0)

lo stato c0 stabile se il conseguente moto rimane limitato:


|M (0) M0 | < piccolo t |M(t) M0 | < infinito
Ci afferma che linstabilit un fenomeno dinamico. Preso un sistema dinamico sottoposto a
perturbazione, il moto pu essere:
stabile: nel caso in cui il moto abbia coefficiente di smorzamento superiore o inferiore a
quello critico oppure il moto sia privo di smorzamento o con coefficiente di
smorzamento tale che la forzante produca un atto di moto costante;
instabile: come, ad esempio, il fenomeno del flutter, ossia un fenomeno non lineare da
studiare con un approccio dinamico.
Esistono fenomeni talmente lenti per cui il fenomeno dinamico pu essere ricondotto ad un
fenomeno statico; il caso della colonna in instabilit per carico euleriano: in fase precritica il
problema deve essere lineare.
Un esempio di instabilit non euleriana larco a tre cerniere compresso: linstabilit a scatto
(instabilit snap through) per cui larco comincia ad abbassarsi fino ad arrivare ad un valore del
carico detto critico per cui larco scatta e si dispone con le aste rivolte verso il basso. C un
regime di deformazione non graduale che vede un vuoto di posizioni di equilibrio dovuto
allinstabilit dellarco. Tale problema non pu essere studiato con approccio lineare.

70

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

In questo caso c accoppiamento tra il momento flettente e lo sforzo assiale che dipende dalla
deformata (che ha importanza per le azioni prodotte).

Elastica
Struttura

Dissipazioni
contenute (~nulle)

Conservativi
Carichi non
posizionali
Non conservativi

Per i sistemi conservativi si pu definire unenergia potenziale fittizia Ep che definisce lenergia
del sistema nel suo stato attuale. La differenza di energia potenziale, in questo caso, si calcola
semplicemente come differenza tra le energie nei due stati considerati.
Per sistemi conservativi linstabilit pu essere trattata con lapproccio energetico valutando se
una posizione di equilibrio grazie allo studio del segno della derivata prima, e studiando la
stabilit dellequilibrio grazie allo studio del segno della derivata seconda:
dEp
= 0)
dq
>0
d2 Ep
( 2 = {= 0 )
dq
<0

minimi di Ep (
segno di Ep
{

Inoltre, se in fase pre-critica il sistema era lineare, se cio:

= 0 e se

2
2

= 0 (lequilibrio

indifferente), allora si pu utilizzare lapproccio statico per studiare linstabilit; la seconda


condizione equivale a perdita di equilibrio statico per perdita di rigidezza.

71

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Sistemi (struttura e carichi)

Classificazione dei sistemi intesi come sistemi strutturali pi carichi ad essi applicati:

Comportamento precritico lineare

Conservativo
Sistemi (struttura e carichi)

Comportamento precritico non lineare

Problemi Euleriani
(colonna compressa)
Problemi non Euleriani
(instabilit a scatto
dell'arco a tre cerniere)
Sistemi con possibile
equilibrio statico
(flutter)

Azioni non conservative

Sistemi puramente
dinamici
(instabilit per vibrazioni
spurie)

Non conservativo

Plasticizzazioni omogenee
Materiale strutturale in
campo plastico
Plasticizzazioni locali

3.1.2 PROBLEMI EULERIANI


La categoria dei problemi dinstabilit detti Euleriani costituita da sistemi conservativi che si
comportano linearmente in fase pre-critica: sono caratterizzati da una configurazione
fondamentale (o banale) di equilibrio, che non necessariamente indeformata, ma
comunque legata linearmente al carico. In tal caso linstabilit si manifesta per biforcazione,
quando un modo deformativo, non direttamente attivato dai carichi, ha perso completamente
di rigidezza. Il primo punto di biforcazione identifica il carico critico P crit: sotto carichi superiori
la configurazione fondamentale di equilibrio instabile e, difatto, non pu sussistere; daltra
parte, una struttura reale inevitabilmente sede di imperfezioni, non riesce neppure ad
avvicinare Pcrit mantenendosi in configurazioni prossime a quella fondamentale.
In virt della linearit pre-critica, i punti di biforcazione possono essere identificati operando al
secondo ordine, e le equazioni che governano il sistema sono quindi lineari. In particolare la
ricerca del carico critico, e della corrispondente deformata critica, si riconduce alla risoluzione
di un problema lineare agli autovalori. Il carico critico euleriano non di per s unindicazione
attendibile delleffettiva capacit portante della struttura, e il risultato deve essere integrato da
informazioni sul comportamento post-critico; se la struttura giunge al collasso in configurazioni
non troppo lontane da quella fondamentale, peraltro sufficiente considerare landamento

72

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Distinzione tra sistemi conservativi e non conservativi ad esempi nei vari casi:

Sono problemi che possono essere studiati con lapproccio statico; linstabilit avviene per
biforcazione dellequilibrio: fino a che non si arriva in fase critica, lequilibrio univoco per il
teorema di unicit di Kirkhhoff, poi si biforca. Valgono le ipotesi di piccoli spostamenti e di
linearit in fase pre-critica: si riconduce lo studio a un problema agli autovalori.
Si consideri lesempio di trave inflessa e compressa, con elasticit non continua sulla trave ma
concentrata alla base grazie ad una molla k.
Per lipotesi di piccoli spostamenti: sin . Lequilibrio in configurazione
deformata :
k = PL + M
(k PL) = M
k = M

con k*: rigidezza fittizia. Per k* nullo, qualsiasi valore di possibile per
lequlibrio.
k Pcrit L = 0
k
Pcrit =
L

La deformata aumenta linearmente con il carico, da un lato o dallaltro


dellasse delle ascisse a seconda dellinclinazione dellasta; da Pcrit in poi
pu assumere qualsiasi valore.
Se si rimuove lipotesi di piccoli spostamenti: sin
Nel caso in cui M=0:
= sin

sin
C una piccola deformazione iniziale dovuta alle imperfezioni che porta ad
avere una direzione preferenziale per linstabilit.
Lequilibrio descritto da una curva, come si pu osservare nel paragrafo
relativo allesercizio sul comportamento critico e post-critico di unasta.

APPROCCIO ENERGETICO
Dato il sistema S nello stato c0 nullo, il vettore spostamento, nello spazio delle variabili
lagrangiane q :
1
= []

con distanza tra c e c0(nullo):


d(c c0 ) = (q21 + + q2n )2

73

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

iniziale dei percorsi diramati, che la teoria asintotica rappresenta con precisione adeguata
elaborando i risultati dellanalisi lineare.

( ) = (1 1 )2 + + ( )2

Sia E (q1,,qn) una funzione continua e differenziabile rappresentante lincremento di energia


potenziale associata al vettore di spostamento; c* di equilibrio se la variazione dellenergia
potenziale nulla:
E(u ) = (

E
) =0
qi c

(con i = 1, , n)

cio se tutte le derivate prime di E rispetto alle variabili lagrangiane del sistema sono nulle:
grad(E)c = 0

A seconda del segno della derivata seconda, la posizione di equilibrio si dice:


stabile;
instabile;
indifferente.
Per individuarla si utilizza il secondo teorema di Lagrange per il quale:
(

>0
2 E
) = {= 0
qi qj
c
<0

Per definizione E differenziabile se pu essere scritta in serie di Taylor:


E(u ) = E1 (u ) + E2 (u ) + +En (u )
Em (u ) = (

m E

q1 q2 qn

1
q q qn
m! 1 2

con + + = m

Se la posizione di equilibrio: tutte le derivate prime sono nulle. Si deve studiare il segno della
derivata seconda della variazione di E. Si arresta lo sviluppo al secondo ordine (teoria del
secondo ordine):
E(u ) = E2 (u )
E2 (u ) =

1 T 2 E
u (
) u
2!
qi qj
u

Lo studio del segno di E dipende dallo studio del segno dellespressione precedente in u*. Si
deve studiare il segno di E2(u*): si tratta di studiare un problema agli autovalori. La posizione di
equilibrio sar stabile se inserendo una perturbazione rispetto a quella posizione la risposta
sar limitata.
Dato uno stato cI, prossimo a c*, con moto uI, per andare da c* a cI:
[E2 (u )]uI uI > 0 equilibrio stabile
con : valore minimo assunto da E2(u*) nellintorno di c*.
[E2 (u )]uI = 0 = 0 equilibrio critico (indifferente)
Nellintorno di c*, E2(u*) non subisce variazione. Ammette soluzione diversa da quella banale
solo se det[E2 (u )] = 0, la soluzione verr trovata studiando il determinante.

74

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

e analogamente, per due stati non nulli:

CASO DI ASTA PERFETTA:

nellipotesi di piccoli spostamenti:


k L = 0
(k L) = 0
k
cr =
L

nel caso di grandi spostamenti:


k L sin = 0
L sin
(k
) = 0

k
cr =
L sin

CASO DI ASTA IMPERFETTA:

nellipotesi di piccoli spostamenti:


k ( 0 ) L = 0
(k L) = k
L
0
cr
=1
k

nel caso di grandi spostamenti:


k ( 0 ) L sin = 0
L sin
k (1
) = k 0
k
L
1 0

cr
=(
)
k

sin

Con lapproccio statico si scrive lequilibrio in configurazione deformata ottenendo


unequazione in cui il carico moltiplica lo spostamento; c un membro aggiuntivo alla rigidezza
k* che diviene:
k = k L

con L= KG: fattore dipendente dalla geomatria che aumenta con il carico fino a che:
k L = 0
*

si deve trovare il valore di che annulli la k .

75

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

APPROCCIO STATICO

1
EPTOT = EPe + EPc = k ( 0 )2 L[(1 cos ) (1 cos 0 )] =
2
1
= k ( 0 )2 L[ cos + cos 0 ]
2

Nel caso monodimensionale le derivate seconde sono nulle:


EPTOT dEPTOT
=
=0

interessa studiare lequilibrio critico (indifferente).


k ( 0 ) L sin = 0
k k 0 L sin = 0
L
0
cr
=(
)
k
sin

Si considerano due aste caricate di punta collegate da due molle rotazionali con rigidezza k.

Lenergia potenziale totale del sistema :


1
1
EPTOT = EPe + EPc = k1 2 + k2 2 L[1 cos 1 + 1 cos(1 + 2 )]
2
2

Lo spostamento orizzontale dellasta 1 vale: d1 = L L cos 1; lo spostamento orizzontale


dellasta 2 vale: d2 = L L cos(1 + 2 ). Lo spostamento orizzontale totale sar: d = d1 + d2 .
Per lo sviluppo in serie di Taylor con punto iniziale 0=0:

cos = cos(0 = 0) +
k=1

k cos
1 k
|

=0
k!
k

arrestando lo sviluppo in serie al secondo ordine si ottiene:


1
cos = 1 2 +
2

Per cui:
1
1
1
1
EPTOT (2) = k1 2 + k2 2 L [ 1 2 + (1 + 2 )2 ] =
2
2
2
2

1
1
1 2
EPTOT (2) = k1 2 + k2 2 L (1 2 +
+ 1 2 )
2
2
2
EPTOT (2)
= k1 L(21 + 2 ) = 0
1
EPTOT (2)
= k2 L(1 + 2 ) = 0
{ 2

76

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

ESERCIZIO: CASO DI ASTA IMPERFETTA NELLIPOTESI DI GRANDI SPOSTAMENTI; APPROCCIO ENERGETICO

2 ] {[k 0] [2L L ]} = [0]


0
0 k
L 2L

Per studiare lequilibrio si ricerca la condizione di equilibrio indifferente. Si risolve il problema


agli autovalori, trovando i valori del carico che annullano il determinante:
det [

k 2L
L
]=0
L
k 2L

3k 5k
k
+
2.618
2L
2L
L
3k 5k
k
2 =

0.382
2L
2L
L
{
1 =

Il valore di cr il minore tra i due:


cr = 2 0.382

k
L

Si sostituisce tale valore nel sistema di equazioni di partenza per trovare i valori di 1 e 2:
2 = (

5 3
5 1

) 1 0.618 1

da notare che se il valore inferiore di non pu verificarsi per qualche motivo, allora si
verificher laltro:

Ragionando in questo senso si pu volontariamente impedire che il inferiore si verifichi per


far aumentare il valore del carico critico.

3.1.3 PROBLEMI NON EULERIANI


Pur se comprende molte situazioni di notevole rilevanza ingegneristica, la categoria dei
problemi Euleriani non esaurisce tutti i casi di interesse. Determinate strutture non possono
essere considerate come conservative al loro limite di stabilit, o perch hanno
precedentemente esaurito le risorse elastiche del materiale di cui sono costituite, o perch, in
una transizione tra due configurazioni congruenti, il lavoro dei carichi cui sono soggette
dipende dal percorso e non pu pensarsi percorso a spese di un potenziale. Sistemi anche
conservativi possono rispondere sin dallinizio del processo di carico non linearmente, violando
lipotesi essenziale perch un problema possa essere riguardato come Euleriano. In tutti questi
casi linstabilit presenta aspetti diversi che nei problemi Euleriani. in particolare necessario
77

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

[1

3.2 INSTABILIT DI PIASTRE E LASTRE


La distinzione tra piastre e lastre dipende esclusivamente dalla direzione di applicazione delle
forze sullelemento: nel caso di piastre le forze sono applicate ortogonalmente al piano medio
dellelemento, nel caso di lastre sono invece applicate parallelamente al piano medio. molto
importante studiare in dettaglio i pannelli reali che potrebbero andare incontro allinstabilit, si
pensi allala o allanima della trave, ad esempio. Tali fenomeni sono di tipo locale: lelemento
bidimensionale, a seconda del tipo di carico agente e dei vincoli considerati, pu instabilizzarsi
in molti modi. La differenza con lelemento monodimensionale di colonna di Eulero che in
quel caso si tiene conto dellinstabilit di elemento, dellintera colonna.
ANALISI DI INSTABILIT E ANALISI NON LINEARE
Si esamineranno diversi casi che differiscono tra loro per il tipo di carico applicato:
compressione;
azioni di momento flettente;
taglio;
taglio e compressione;
taglio e momento flettente;
analisi non lineari tenendo conto che il materiale sia elastico;
analisi non lineari tenendo conto che il materiale abbia comportamento elasto-plastico.
Linstabilit delle piastre pu essere studiata attraverso:
metodo analitico: grazie alla risoluzione dellequilibrio. Per le piastre questo metodo
pu, per, essere molto difficile perch le equazioni sono equazioni differenziali parziali
del quarto ordine;
metodo energetico: consente di arrivare a soluzioni approssimate grazie ad
unuguaglianza dei lavori.
Le ipotesi geometriche sotto cui si pu valutare il carico critico sono le seguenti:
assenza di imperfezioni;
piastra sottile;
materiale elastico;
carichi applicati sul piano medio.

78

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

distinguere i due fenomeni definiti come instabilit statica e dinamica, che non sempre si
manifestano contemporaneamente. In sistemi soggetti a forze non conservative pu accadere
che lunica configurazione di equilibrio sia quella fondamentale: essa pu divenire instabile, nel
senso che la risposta dinamica del sistema perturbato sproporzionata allentit della
perturbazione. In strutture elasto-plastiche il limite di stabilit corrisponde di regola a una
biforcazione e, avvicinando il relativo livello di carico, una struttura reale si atteggia in
configurazioni lontane da quella fondamentale, che peraltro pu mantenersi stabile sotto
carichi anche superiori. Strutture non lineari in fase pre-critica possono inoltre raggiungere la
situazione di crisi in corrispondenza di un punto di massimo nel diagramma rappresentativo
della loro risposta, senza che esistano configurazioni di equilibrio adiacenti.

AZIONI DI COMPRESSIONE
Si esamina il caso di lastra semplicemente appoggiata su quattro lati, il carico uniformemente
distribuito su due soli lati. Dati:
a e b: dimensioni della piastra,
m ed n: numero delle semionde, rispettivamente, parallele e ortogonali alla direzione
del carico,
la lastra si instabilizzer con la formazione di ununica semionda in direzione ortogonale alla
direzione del carico (n=1), mentre pu formare differenti semionde nella direzione di
compressione (non si conosce a priori il valore di m per cui il carico critico minore). Si pu
affermare che le lastre, rispetto a un elemento monodimensionale, si comportano meglio
nei riguardi dellinstabilit. Si nota che se a (direzione in cui si applica il carico) minore di b,
il minimo valore del carico critico si verifica per m=1, se invece a maggiore di b allora a
priori non si conosce il valore di m, per cui si utilizzano degli abachi per trovare il valore del
carico critico minimo. In questi abachi si entra con il valore del rapporto a/b in ascissa, in
ordinata si entra con il valore di un parametro k. In tali abachi sono riportate una serie di
curve al variare di m.
Per ogni caso di vincolo differente da quello ora trattato si possono utilizzare altri abachi: per
ogni tipo di vincolo si avr un diverso rapporto a/b che fa instaurare linstabilit.
AZIONI DI MOMENTO FLETTENTE
Sono applicate azioni assiali di compressione e di trazione, quindi rispetto al caso precedente, la
situazione dovrebbe essere meno grave. A seconda della situazione si possono utilizzare altri
abachi, sempre con lo stesso ragionamento seguito nel paragrafo precedente.
AZIONI DI TAGLIO
In generale in un elemento soggetto a taglio si pu instaurare instabilit lungo la diagonale
principale di compressione.
AZIONI DI TAGLIO E COMPRESSIONE
una delle combinazioni di azioni pi pericolose. C uninterazione negativa tra le due
sollecitazioni: la presenza di sollecitazioni di compressione fa diminuire molto il carico critico
del pannello soggetto anche a taglio.
AZIONI DI TAGLIO E MOMENTO FLETTENTE
Un piccolo valore di taglio non influenza molto il pannello soggetto a momento flettente:
linterazione tra le due sollecitazione meno forte rispetto al caso precedente.
ANALISI NON LINEARE DI PIASTRE O LASTRE
Con la teoria di Timoshenko e con lanalisi di buckling si pu valutare solamente il valore del
carico critico, ma non si riesce a valutare il comportamento post-critico n a valutare la
presenza di imperfezioni. Per fare ci si ricorre ad unanalisi non lineare incrementale.
79

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Il valore critico delle forze che agiscono sulla piastra dipende dal rapporto lunghezza/larghezza,
dallo spessore, dalle propriet del materiale e dalle condizioni di vincolo.

Per i gusci il discorso molto diverso: tali elementi, infatti, arrivano alla crisi prima di
raggiungere il carico critico.
Le piastre soggette ad azione di compressione, appoggiate sui quattro lati, sono caratterizzate
da una distribuzione delle tensioni non uniforme: si ha uno stato tensionale maggiore in
corrispondenza degli appoggi, essendo tali zone sono pi rigide; la distribuzione del carico
dipender dai vincoli scelti. Ci si pu ricondurre allo studio di una piastra di dimensioni
equivalenti allinterno della quale landamento delle tensioni pu essere considerato
uniforme. Unaltra considerazione da fare che la forza di compressione ultima n volte
maggiore del carico critico. Come scritto in precedenza, per le piastre in materiale elastico
lineare il comportamento post-critico positivo (ci dovuto alla bidimensionalit
dellelemento per cui le strisce tra loro ortogonali che compongono la piastra stessa si
sostengono a vicenda): in generale al raggiungimento del carico critico la piastra non si
instabilizza, ma si instabilizzer per un valore di carico pari a 4 o 5 volte il valore del carico
critico. Se si tiene conto dellaccoppiamento tra snervamento ed instabilit il discorso sar pi
complicato, in quanto il valore del carico critico tender a ridursi notevolmente a causa della
suddetta interazione.

3.3 INSTABILIT DI GUSCI


In questo caso il comportamento che interessa in termini di instabilit fuori piano: il carico
agisce in direzione ortogonale allelemento, il materiale elastico lineare, non ci sono
imperfezioni. Il guscio si instabilizza fuori dal piano. Si osserva che la configurazione pi stabile
per i gusci si ottiene per rapporti h/l pari a 0.30.4: un guscio molto ribassato ha un carico
critico molto basso (se caricato fuori piano), e anche un guscio molto arcuato non un
elemento stabile.
Se si esegue lanalisi non lineare per un guscio con h=0.4l, sia a controllo di spostamenti che a
controllo di forza, si osserva che il guscio presenta uninstabilit detta snap through o a scatto
(tipica dellarco a tre cerniere): un tipo dinstabilit non euleriana perch caratterizzata da
una non linearit in fase pre-critica; nel caso del guscio caricato fuori piano da un carico rivolto
verso il basso, si ha uno sbandamento laterale seguito da un ribaltamento. Dopo il
ribaltamento, lelemento reale collassato, mentre in termini analitici si pu pensare che
questo sia diventato stabile. Lelemento ha completamente cambiato configurazione: in
termini monodimensionali, si passa da un arco che lavora a compressione ad una fune che
lavora a trazione.

80

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si esegue tale analisi a controllo di spostamenti perch a priori non si conosce il


comportamento post-critico, quindi non avrebbe senso condurre unanalisi a controllo di forze.
Si nota che le piastre arrivano alla crisi per valori del carico maggiori del carico critico.

COSTRUZIONI METALLICHE IN ZONA SISMICA

Quando si progetta in zona sismica, la prima cosa da fare scegliere il tipo di analisi da
eseguire:
lineare;
non lineare.
Si devono, inoltre, modellare le azioni:
modellazione statica;
modellazione dinamica.
Le combinazioni possibili sono quattro; un esempio di analisi non lineare statica lanalisi di
push-over, mentre un esempio di analisi lineare dinamica lanalisi con spettro di risposta o
con accelerogrammi secondo quanto riportato al paragrafo 3.2.3.1 delle NTC 2008. La
normativa permette di scomporre il moto sismico per componenti, questa una grande
approssimazione; la maggior parte delle scelte progettuali si basano su sismi monodirezionali.
A seconda dellanalisi scelta, si provveder alla modellazione della struttura; ad esempio si pu
fare unanalisi statica lineare equivalente: il sisma caratterizzato solo dallaccelerazione
massima attesa in superficie nel sito della struttura. Se le armoniche del segnale vicine al primo
modo di vibrare della struttura hanno grande energia si possono trascurare le altre. Per
ottenere i massimi spostamenti della struttura sotto sisma si possono applicare delle forze
statiche che ricalcano le deformate del primo modo di vibrare. Le forze che eccitano la struttura
sotto sisma sono forze di inerzia: data unaccelerazione alla base, la struttura comincia a vibrare
perch dotata di massa. Lintensit di tali forze dinerzia deve essere proporzionale
allaccelerazione del sisma alla base e alla massa della struttura. Di tutte le accelerazioni
registrate nellaccelerogramma, si dovr considerare la massima; come massa si considerer,
per ogni piano, la massa dellintero piano. Lenergia dellarmonica corrispondente al primo
modo di vibrare quella che solitamente si chiama pseudo-accelerazione spettrale. Per ogni
periodo di vibrare si ha unenergia nello spettro di risposta. Il set di forze statiche triangolare da
considerare tale da far s che le forze siano proporzionali alla massa del piano ed alla pseudoaccelerazione spettrale in corrispondenza del periodo del primo modo di vibrare.
Per fare unanalisi non lineare si dovr lavorare nel dominio del tempo perch lanalisi nel
dominio delle frequenze unanalisi in cui la risposta ricavata come sovrapposizione lineare di
risposte modali, per cui risulter essere unanalisi lineare per definizione.
Per valutare lintensit dellazione sismica:
si definisce la vita nominale della costruzione secondo quanto riportato nelle NTC 2008,
distinguendo tra tre classi di importanza della struttura che potr definirsi ordinaria,
soggetta ad affollamento o strategica;
si sceglie il sito dellopera;
si sceglie lo stato limite da analizzare: stato limite di collasso, di salvaguardia della vita,
di operativit;
si individua la categoria di sottosuolo;
si individua la categoria topografica.
81

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Nellapproccio tradizionale la struttura pu avere un comportamento dissipativo o non


dissipativo. Per struttura con comportamento dissipativo si intende una struttura concepita in
modo tale da avere elementi strutturali, o parti di elementi strutturali, in grado di dissipare
parte dellenergia sismica, mediante cicli di deformazione anelastica. Sotto lazione del sisma vi
saranno, dunque, degli elementi progettati per fornire un comportamento plastico ed altri
progettati per un comportamento di tipo elastico.
I punti critici di questo discorso sono i seguenti:
progettare la struttura al fine di ottenere il comportamento dissipativo voluto;
valutare il fattore di struttura q, rappresentativo della duttilit globale della struttura;
ottimizzare lo sfruttamento delle risorse plastiche, ad esempio grazie alla gerarchia delle
resistenze.
Nel caso di comportamento strutturale dissipativo le strutture devono essere progettate in
maniera tale che le zone dissipative si sviluppino ove la plasticizzazione, o linstabilit locale o
altri fenomeni di degrado dovuti al comportamento isteretico non influenzino la stabilit
globale della struttura. Si deve garantire la duttilit richiesta.
Secondo un approccio progettuale multilivello si pu anche eseguire unanalisi lineare
considerando lazione abbattuta, invece di fare unanalisi non lineare sotto lazione reale. La
non linearit che produce plasticizzazione e quindi dissipazione si pu pensare come un
abbattimento dellazione applicata. Se lazione viene ridotta allora cambier lo spettro di
risposta sismica. Perch questo abbattimento si verifichi realmente, la struttura deve essere
duttile per cui prima del collasso la maggior parte degli elementi strutturali deve aver raggiunto
la plasticizzazione. Per ottenere il massimo livello di dissipazione di energia nella struttura sotto
sisma deve verificarsi che:
nei telai: prima della plasticizzazione delle colonne devono plasticizzarsi tutte le travi;
nei sistemi pendolari: prima della plasticizzazione delle colonne devono plasticizzarsi
tutti i controventi ed eventualmente tutte le travi.

82

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Una volta definita lintensit dellazione sismica, si possono seguire due filosofie di progetto
alternative:
tradizionale, agli stati limite: il problema non lineare di natura (a causa delle dissipazioni
di energia) viene ricondotto ad un problema lineare equivalente;
performance based design: filosofia di progetto innovativa che si basa su criteri pi
rigorosi per selezionare il sistema strutturale pi adeguato, affinch per specifici livelli di
intensit del sisma il danno possa essere contenuto entro limiti prefissati. A differenza
dei metodi tradizionali di progettazione, nella progettazione prestazionale
(Performance-Based Design PBD) ci si basa solo sul soddisfacimento di criteri generali
di prestazione. Il progettista ha totale libert nel selezionare il sistema strutturale pi
adeguato, affinch per specificati livelli di intensit del sisma il danno possa essere
contenuto entro limiti prefissati.

Anche i materiali strutturali devono avere una duttilit elevata, quindi deve essere uy e, in
particolare:
fu
= 1.20
fy

con:

u 20%

fu : tensione ultima;
fy : tensione di snervamento.

La resistenza del materiale, per le zone dissipative, deve essere amplificata con un coefficiente
di sovraresistenza ov, dato dal rapporto tra il valore di resistenza medio f ym e quello
caratteristico fyk al fine di considerare laleatoriet di fy.
Le tipologie strutturali possono essere cos classificate:
strutture intelaiate: sono composte da telai che resistono alle forze orizzontali con un
comportamento prevalentemente a flessione. In queste strutture le zone dissipative
sono prevalentemente collocate alle estremit delle travi, in prossimit dei collegamenti
trave-colonna, dove possono formarsi le cerniere plastiche e la dissipazione avviene per
flessione o presso-flessione degli elementi;
strutture con controventi concentrici: sono elementi nei quali le forze orizzontali sono
assorbite principalmente da membrature soggette a forze assiali. In queste strutture le
zone dissipative sono principalmente collocate nelle diagonali tese. Possono rientrare in
questa tipologia solo quei controventi in cui lo snervamento delle diagonali tese precede
il raggiungimento della resistenza delle aste strettamente necessarie ad equilibrare i
carichi esterni. Le strutture con controventi concentrici si possono distinguere in:
controventi con diagonale tesa attiva: la resistenza alle forze orizzontali e la
capacit dissipativa sono affidate alle aste diagonali soggette a trazione;
controventi a V: la resistenza alle forze orizzontali affidata sia alle aste
diagonali tese che a quelle compresse;
controventi a K: il punto di intersezione delle aste diagonali giace su una
colonna. Questa categoria non pu essere considerata dissipativa poich il
meccanismo di collasso coinvolge la colonna.
strutture con controventi eccentrici: sono elementi nei quali le forze orizzontali sono
assorbite principalmente da membrature caricate assialmente, ma la presenza di
eccentricit permette la dissipazione di energia nei traversi per mezzo del
comportamento ciclico a flessione e/o a taglio. Tali controventi si possono classificare
come dissipativi quando la plasticizzazione dei traversi, dovuta alla flessione e/o al
taglio, precede il raggiungimento della resistenza ultima delle altre parti strutturali;
strutture a mensola o a pendolo inverso: sono costituite da membrature pressoinflesse
in cui le zone dissipative sono collocate alla base;
83

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Questo ragionamento implica che a livello di elementi strutturali si possa eseguire la seguente
classificazione:
elementi dissipativi, che devono avere lelevata duttilit richiesta: ad esempio le travi e i
controventi;
elementi non dissipativi: ad esempio le colonne.

strutture intelaiate con controventi concentrici: le forze orizzontali sono assorbite sia dai
telai che dai controventi agenti nello stesso piano;
strutture intelaiate con tamponature: sono costituite da tamponature in muratura o in
calcestruzzo non collegate, ma in contatto con le strutture intelaiate.

Tabella 5: Vantaggi e svantaggi delle tipologie strutturali:

TIPOLOGIE STRUTTURALI
STRUTTURA INTELAIATA

VANTAGGI

STRUTTURA CON
CONTROVENTI CONCENTRICI

SVANTAGGI

assenza di controventi;

ci sono molte zone


dissipative.

collegamenti costosi;
difficolt per la
gerarchia delle
resistenze.

spostamenti laterali
contenuti;
elementi dedicati alla
dissipazione.

vincoli architettonici.

Il fattore di struttura q dipende dalla tipologia strutturale, dal suo grado diperstaticit, dai
criteri di progettazione adottati e considera la non linearit del materiale:
q = q0 K R

con:

q0: valore massimo del fattore di struttura che dipende dal livello di duttilit attesa, dalla
tipologia strutturale e dal rapporto u/1 tra il valore dellazione sismica per cui si
verifica la formazione di un numero di cerniere plastiche tali da rendere la struttura
labile e quello per il quale il primo elemento strutturale raggiunge la plasticizzazione a
flessione;
KR: fattore riduttivo che dipende dalle caratteristiche di regolarit in altezza della
costruzione e che vale 1 per costruzioni regolari in altezza e 0.8 per costruzioni non
regolari in altezza.

La normativa permette di scegliere se progettare in classe di duttilit bassa o alta e in base alla
tipologia di struttura da realizzare si avranno diversi valori del coefficiente di struttura q da
utilizzare. Per progettare in classe di duttilit alta si dovr utilizzare un fattore che il rapporto
u/1:

84

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

1: moltiplicatore che causa la prima plasticizzazione, definita con lo spostamento 1;


u: moltiplicatore che causa il collasso, definito con lo spostamento u;
e: moltiplicatore che provoca uno spostamento ue= u nel sistema elastico
equivalente;
1=u/1: coefficiente di ridistribuzione plastica, funzione del grado di iperstaticit
strutturale; esprime la capacit della struttura di sopportare forze orizzontali superiori a
quelle che producono la formazione della prima cerniera plastica;
qu=e/1: uguale al rapporto =u/y.

Nel grafico precedente rappresentata una curva di push-over della struttura; per calcolare il
rapporto u/1 si traccia la tangente al tratto elastico e si applica la regola delluguale
spostamento delloscillatore elastico e plastico secondo la quale presi due sistemi ad un grado
di libert, sottoposti alle stesse forze, essi daranno un uguale spostamento massimo, anche se
uno rimane in campo elastico e laltro in campo plastico.
Lanalisi di push-over pu quindi essere utilizzata per ottimizzare le risorse plastiche della
struttura: si possono cambiare le caratteristiche degli elementi per aumentare le risorse
plastiche in fase di progettazione.
Secondo lOrdinanza 3274 si esegue una classificazione delle membrature in categorie di
duttilit sulla base della valutazione di un parametro di snellezza s, funzione di:
snellezza delle diverse parti che compongono la sezione;
propriet del materiale;
distribuzione del momento flettente lungo lasse della membratura.
Il parametro s definito come il rapporto tra la tensione fc corrispondente alla capacit
portante ultima della sezione e la tensione di snervamento del materiale f y:
s=

fc
fy

Si distinguono le seguenti tre classi di sezioni:


duttili: s>1.2;
plastiche: 1<s<1.2;
snelle: s<1.
Nel caso di membrature tese, il parametro di snellezza si determina con:
fc
s = min ( ; 1.25)
fy

Poich fu/fy deve essere > 1.2, come visto sopra, allora s>1.2 , dunque le membrature tese sono
sempre classificate come duttili.
La normativa NTC 2008, al paragrafo 7.5.3.1, afferma che si deve garantire una duttilit locale
sufficiente degli elementi che dissipano energia in compressione e/o flessione limitando il
rapporto lunghezza/spessore (b/t) secondo le classi di sezioni trasversali specificate nel
paragrafo 4.2.2.1 delle stesse norme. Le classi di sezioni si basano sul parametro di snellezza:
b fy
=
t E

85

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

con:

4.1 STRATEGIE DI PROGETTAZIONE ANTISISMICA


Gli elementi, o parte di essi, destinati alla dissipazione devono essere scelti e progettati in
modo da favorire una particolare tipologia di collasso globale, mentre quelli non destinati alla
dissipazione devono essere progettati in modo da fornire unadeguata sovraresistenza secondo
la cosiddetta teoria delle gerarchia delle resistenze (Capacity design).
Se si hanno due elementi in serie, uno duttile e uno fragile, si dovr progettare lelemento
fragile in maniera tale che esso posse sopportare una forza che pari a quella dellelemento
duttile, maggiorata di un certo coefficiente , quindi la resistenza minima dellelemento fragile
deve essere maggiore della resistenza dellelemento duttile amplificata con . Viceversa, se si
hanno due elementi in parallelo, uno duttile e uno fragile, si dovr progettare lelemento
duttile per una frazione della forza cui resiste lelemento fragile: la resistenza massima
dellelemento duttile deve essere minore della resistenza dellelemento fragile ridotta con .
Con significato analogo a , nelle NTC 2008 viene introdotto il fattore . Nelle strutture
intelaiate tale coefficiente di fondamentale importanza poich garantisce delle
sovraresistenza per i vari elementi strutturali.

4.2 SISTEMI DISSIPATIVI ORDINARI


Le travi, come riportato nel paragrafo 7.5.4.1 delle NTC 2008, sono elementi strutturali in cui
attesa la formazione di cerniere plastiche perci devono essere rispettate tutte le condizioni
sulle caratteristiche della sollecitazione: momento flettente, taglio e sforzo assiale di progetto
devono esser pari alle sollecitazioni dovute alle azioni agenti sulla struttura in assenza di sisma
pi le sollecitazioni dovute alle azioni sismiche sulla struttura amplificate del coefficiente di
sovraresistenza Rd e del coefficiente .
Le colonne devono essere verificate in compressione considerando la pi sfavorevole
combinazione delle sollecitazioni assiali e flessionali. Come scritto in precedenza, si vuole che la
plasticizzazione di questi elementi non avvenga prima di quella di tutti gli altri componenti
strutturali perci, anche nel calcolo delle sollecitazioni di progetto delle colonne, si dovranno
adottare i coefficienti amplificativi utilizzati per le travi.
Limportanza di queste amplificazioni delle sollecitazioni di progetto
che in questo modo si cerca di porre rimedio al problema legato alle
difformit tra ledificio in fase di progetto e quello reale.
Anche per i nodi strutturali si deve tener conto delle amplificazioni
suddette. I collegamenti devono essere resistenti: non possono
plasticizzarsi, essendo le zone pi critiche dellintera struttura. Per
questo motivo si possono realizzare dei particolari collegamenti detti
dog-bone (o post-Northridge) section che spostano la sezione debole
86

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

La classificazione delle sezioni resistenti secondo la normativa italiana riportata al paragrafo


2.4 della presente relazione. da notare che in questo caso le classi sono quattro e non tre
come quelle dellOrdinanza 3274.

di fondamentale importanza lomogeneit della dissipazione.


Nel caso di strutture con controventi concentrici non deve esserci nessun diagonale che abbia
un coefficiente maggiore del 25% rispetto ai coefficienti degli altri diagonali, per rendere il
pi omogeneo possibile il comportamento dei controventi in relazione alla plasticizzazione.
Nel caso di strutture con controventi eccentrici saranno presenti i cosiddetti link, elementi a cui
affidato il compito di dissipare lenergia sismica attraverso deformazioni cicliche taglianti e/o
flessionali. In fase di progettazione, in base alla lunghezza del link, si dovranno effettuare
verifiche diverse.
Un link pu infatti essere classificato, in base alla lunghezza e dellelemento di connessione,
come:

corto: la plasticizzazione avviene per taglio: 0.8 (1 + ) , ;

intermedio: la plasticizzazione un effetto combinato di taglio e flessione:

0.8 (1 + ) , 1.5 (1 + ) , ;
,

lungo: la plasticizzazione avviene per flessione: 1.5 (1 + ) , .


,

In cui il rapporto tra il minore e il maggiore dei momenti flettenti attesi alle due estremit
dellelemento di connessione.

4.3 METODO DI ANALISI N2


un metodo di analisi che mette il push-over al centro dellattivit di progetto in zona sismica.
Come primo passo si valuta lazione sismica per il sito di interesse: lo spettro in accelerazione,
per ogni periodo, fornisce la pseudo-accelerazione spettrale, mentre lo spettro in spostamento
fornisce lo spostamento massimo a cui sar soggetto un oscillatore elementare per un certo
periodo:

Figura 51: Spettri di risposta elastici in accelerazione e spostamento

Successivamente si rappresenta lazione sismica nel piano (pseudo-accelerazioni ; pseudospostamenti) spettrali per ogni periodo:

87

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

dal nodo alla trave permettendo, grazie allindebolimento di una zona ristretta della trave
stessa, la formazione della cerniera plastica in corrispondenza di tale zona.

Considerando un comportamento non lineare del sistema, si deve passare ad uno spettro di
domanda ridotto rispetto a quello elastico originario, uno spettro di risposta anelastico, grazie
al fattore R di riduzione delle forze.
Si esegue lanalisi di push-over per ottenere la curva di capacit del sistema reale ad n gradi di
libert; successivamente si determina la bilineare equivalente alla curva in modo da
determinare le caratteristiche del sistema ad un grado di libert. Per determinare la bilatera, il
tratto elastico si definisce imponendo il passaggio per un punto di coordinate fisse, mentre
quello plastico individuato dalla forza di plasticizzazione, uguagliando le aree sottese dalla
bilineare e dalla curva di capacit.
Sovrapposte la curva di capacit bilineare e lo spettro di domanda anelastico data dal sisma, si
definisce il cosiddetto punto di performance, cio il punto di intersezione tra tali curve, che
individua lo spostamento massimo a cui sar sottoposta la struttura sotto il sisma in esame.
Applicando tale spostamento massimo alla struttura si valuta se il drift che ne deriva
accettabile secondo la normativa.

88

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

In questo piano i periodi sono rappresentati dalle rette radiali uscenti dallorigine degli assi.

ESERCITAZIONI DEL CORSO

5.1 ESERCIZIO 1: SISTEMA RETICOLARE A TRE ASTE


Ipotizzando un legame costitutivo di tipo elastico perfettamente plastico, trovare il carico ultimo
della struttura in figura analiticamente e confrontarlo con quello ottenuto tramite unanalisi
statica non lineare del tipo incrementale ottenuto con il codice di calcolo.
Si svolga anche lo studio della fase di scarico e, se possibile, di una fase di ri-carico in modo da
evidenziare il comportamento ciclico.
Nello studio utilizzare cerniere plastiche assiali oppure plasticit diffusa.

Caratteristiche del materiale


E = 210000 N/mm2
fy = 240 N/mm2
u = 5 %
Caratteristiche geometriche
L1 = 5.00 m
L2=L3=7.07 m
Sezione circolare con diametro d = 0.10 m

SOLUZIONE ANALITICA IN FORMA CHIUSA


La struttura in esame una struttura reticolare piana dotata di tre aste e quattro cerniere. Il
sistema una volta iperstatico in quanto caratterizzato da:
tre aste: 9 gradi di libert;
tre cerniere esterne: 6 gradi di libert;
una cerniera interna: 4 gradi di libert;

89

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Lo scopo determinare il valore della forza P, applicata al nodo 4, che produce il collasso della
struttura. Allaumentare del carico P, cresce lo sforzo assiale che si genera nelle tre aste. Si
definiscono:
X: sforzo assiale nellasta 1;
Y: sforzo assiale nelle aste 2 e 3.
La struttura al crescere della forza P attraversa tre divere fasi:
fase elastica: tutte le aste sono in regime elastico;
prima fase plastica: lasta 1 entra in regime plastico;
seconda fase plastica: anche le aste 2 e 3 entrano in regime plastico.
In aggiunta a queste tre fasi si considera la successiva fase di scarico ricavando le deformazioni
residue.
Si osserva che per raggiungere la seconda fase plastica c necessit di duttilit dellasta 1 in
quanto se questa si dovesse rompere, lo sforzo P si dovrebbe redistribuire tra le sole aste 1 e 3.
Superata questa fase il carico P, che rimane costante, genera spostamenti sino al
raggiungimento del collasso degli elementi strutturali per raggiungimento della deformazione
ultima.
FASE ELASTICA
Il problema si analizza definendo un completo modello meccanico del sistema, applicando il
metodo degli spostamenti. Si definiscono:
la relazione di congruenza;
la relazione di equilibrio;
il legame costitutivo.
La congruenza consiste nel definire congruentemente le deformazioni delle aste a seguito
dello spostamento con cui si misurano gli effetti della forza P.
Si definisce i lallungamento della generica asta, con i che varia tra 1 e 3 a seconda
dellelemento preso in considerazione:
i = Li i = Li

i
X
= Li
E
EA

da cui:
1 = L1

X
EA

90

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 52: Numerazione di aste e nodi

Y
EA

Lallungamento i pu esser espresso in termini di con semplici valutazioni geometriche:


2 = 3 = cos

con 1 =

essendo valida la teoria del I ordine; si sta ipotizzando che langolo di 45, formato dallasta 1
con le altre due aste, non cambi quando le aste si spostano.
Si ricavano le espressioni dello sforzo assiale X e Y:
L2
Y
=
L2
EA

cos
Y
4
=
EA Lcos
4

2 =

Y=

Imponendo la congruenza si ottiene che:

EA

cos2 ( )
L
4
1 EA
Y=

2 L

X = 2Y

Imponendo lequilibrio nel nodo 4:


X + 2Y cos

=P
4

X = 2Y
{ X + 2Y cos = P
4

da cui deriva che:


Y=

2 (1 + cos )
4

per cui si ottiene:


2P

X = 2+2
{
P
Y = 2+2

Limite del campo elastico: Xel =


Pel =

2+2
2

y A : in termini di tensioni
el =

LX el Ly
=
EA
E

Il limite del campo elastico si ha quando si plasticizza lasta 1.

91

2P
2+2

= y A

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

2 = 3 = L2

In fase elastica lasta 1 sollecitata con uno sforzo assiale pari al doppio di quello che ricevono
le aste 2 e 3. Conseguentemente sar lasta 1 a raggiungere per prima la plasticizzazione.
PRIMA FASE PLASTICA
La fase elastica ha termine non appena unasta raggiunge le condizioni di plasticizzazione.
Lasta 1 raggiunge la condizione di plasticizzazione quando X=Py, ossia:
X=

2P
2 + 2

= Py = y A = 1884 kN

Il carico che produce la plasticizzazione dellasta 1 :


Pel =

2 + 2
y A = 3216.2
2

Tale carico produce uno spostamento pari a:


el = 1 =

L1 y
= 5.7 mm
E

Le aste 2 e 3 sono ancora in campo elastico quindi:


{

X = Xel = y A

2Y cos = P Xel

: X non pu pi aumentare in quanto gi plasticizzato

da cui:
Y=

P y A
2

= 942

Lo spostamento delle aste 2 e 3 risulta quindi:


2 = 3 =

L2 Y
= 4 mm con L2 = 7.07 m
EA

Le deformazioni nelle aste sono le seguenti:


1
= 1 = y = 0.11%
L1
2
2 = 3 =
= 0.06% 2 = 3 < y
L2
1 =

Limite del campo elasto-plastico:


Y = Yel = y A = 1884 kN

92

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Segue la rappresentazione grafica della situazione della fase elastica:

Pu y A

2
Pu = y A(1 + 2) = 4548.4 kN
L2
Y
2 =
=
L2
EA

cos 4
Y
=
EA Lcos
{
4

per P=Pu:
y A
L
EA cos 2 ()
4
2y L
u =
= 11.4 mm
E
u =

Si sono plasticizzate tutte le aste: il sistema diventato un meccanismo.


SOVRARESISTENZA PLASTICA
Lincremento di resistenza dovuto allingresso nel campo elasto-plastico :
Pu y A(1 + 2) (1 + 2)
=
=
= 2 = 1.41 +40%
1
Pel
2 + 2
1
+
2 y A
2

La capacit deformativa aggiuntiva per lentrata in campo elasto-plastico pari a:


=

u 2y L E
=
=2
el
E y L

+100%

Con queste considerazioni si evidenzia come, considerando la fase elasto-plastica della


struttura, si abbia un incremento del 40% in termini di resistenza ed un incremento del 100% in
termini di capacit deformativa.

Dal grafico precedente non possibile evincere le caratteristiche di duttilit. Si pu notare che
nel passaggio dal campo elastico a quello plastico c una variazione della pendenza dei tratti
rettilinei: tale variazione dovuta al fatto che quando lasta 1 si completamente plasticizzata,
gli altri due elementi prenderanno pi forza rispetto a quella che portavano prima di questa
plasticizzazione. La rigidezza del sistema risulter quindi cambiata.
93

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

y A =

Caso: P = Pu = Ay (1 + 2) si scarica tutto fino a portare a zero la forza Pu.


Valgono le relazioni del campo elastico:
X =

2P
2 + 2
P

= 2664.4 kN

Y =
= 1332.2 kN
{
2 + 2

Allinizio dello scarico:


X = X el X
{ res
Yres = Yel Y
X res = Ay

2P
2 + 2
P

= Ay

Yres = Ay
= Ay
{
2 + 2
X res =
{

Yres

2[Ay (1 + 2)]
2 + 2
Ay (1 + 2)
2 + 2

= Ay [1

2(1 + 2)

2 + 2
1 + 2
= Ay (1
)
2 + 2

2Ay

= 780.4
2 + 2
Ay
=
= 551.8 kN
2 + 2

La deformazione anelastica genera, in condizione di riposo, delle tensioni allinterno della


struttura. Le aste 2 e 3 rimangono tese per rispettare la congruenza:
r2 =

Yres
= 0.33% r2 = r2 L2 = 2.3 mm
EA

94

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

SCARICO A P=PU
In questa fase si fa tendere la forza P a 0: si scarica un attimo prima che la struttura diventi un
meccanismo. Scaricando, le aste 2 e 3 possono recuperare tutta la deformazione; ci non vale
per lasta 1 che si era gi plasticizzata nella fase precedente e che, quindi, rester allungata
presentando una deformazione residua. Per rimanere allungate le aste 2 e 3 devono essere
tese, perch si trovano in campo elastico. Per equilibrio del nodo lasta 1 dovr essere
compressa.

r1 =

r2
r1
=
3.3
mm

=
= 0.07%
r1

L1
cos 4

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
FASE DI CARICO
Le analisi effettuate sono tutte di tipo statico non lineare. La non linearit di materiale stata
considerata definendo le cerniere plastiche allinterno del modello. Queste permettono di
concentrare la plasticit di un elemento, o di una sua parte, in un punto.

Figura 53: Analisi non lineare statica Push-over

Figura 54: Applicazione del carico per lanalisi non lineare statica

95

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Lasta 1 rimane compressa fino alla fine della fase di scarico, perch aveva gi raggiunto il
campo plastico prima dellinizio di questa fase. Alla fine della fase di scarico la deformazione
residua :

Le cerniere usate sono di tipo assiale con un legame costitutivo di mezzo rigido perfettamente
plastico:

Figura 56: Definizione della cerniera plastica assiale HingeP

Figura 57: Propriet della cerniera plastica HingeP

96

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 55: Impostazione del salvataggio di un numero di stati pari a 50

Unanalisi incrementale a controllo degli spostamenti una analisi in cui la fine di ogni step di
calcolo definita dalla definizione di un moltiplicatore di carico (forza P in questo caso) per
generare un determinato spostamento nodale.
Per ottenere la curva di Pushover come primo tentativo si implementata unanalisi
monitorando uno spostamento pari a 1 m. Una volta ottenuto landamento della curva, si
focalizza lattenzione sul ramo di formazione delle diverse cerniere riducendo lo spostamento
da monitorare. Per quanto riguarda la scelta degli step di analisi si preferito infittire il passo in
maniera tale da cogliere pi precisamente il valore del moltiplicatore critico cercato.
La curva di Pushover elaborata dal Sap2000 la seguente:

Figura 58: Curva di push-over, monitorando =0.02 m

Da cui:
Pu = 4512.5 kN
u = 11.3 mm

FASE DI SCARICO
La fase di scarico stata analizzata realizzando un modello di partenza che presenti le non
linearit presenti alla fine della fase di carico, e applicando a questo un carico contrario in modo
da azzerare lazione esterna sulla struttura. Le analisi sono sempre non lineari, con metodo
incrementale, ma di tipo Full Load.

97

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Sono state effettuate due analisi:


la prima consiste in un analisi di Pushover, a controllo di spostamenti in cui si cercato
di evidenziare il comportamento a rottura di tutti gli elementi in modo da avere tutte le
fasi che il modello attraversa;
una volta trovato il carico a rottura dalla curva di Pushover della prima analisi, si
implementata unanalisi incrementale Full Load applicando proprio il carico P cr, in modo
da scaricare lintera struttura.

Ipotizzando un legame costitutivo di tipo elasto-plastico perfetto, valutare analiticamente


(anche analisi limite) e confrontare con il risultato ottenuto da opportuna analisi con il codice di
calcolo, il moltiplicatore ultimo dei carichi.
Valutare con codice di calcolo (Opzionale: e in maniera analitica), la curva di push-over del
telaio riportato.
Nello studio utilizzare cerniere plastiche flessionali oppure plasticit diffusa.
Implementare infine cerniere plastiche a pressoflessione.

Figura 59: Schema a telaio da studiare

Figura 60: Caratteristiche della sezione e del materiale

Caratteristiche del materiale


E = 210000 N/mm2
fyk = 235 N/mm2
u = 5 %
Caratteristiche geometriche
L = 5.00 m
H = 0.20 m
B = 0.10 m
Lobiettivo dellesercitazione consiste nella determinazione del moltiplicatore ultimo dei carichi
per un telaio piano. Sono stati utilizzati due metodi diversi: analisi incrementale, in modo da
poter confrontare risultati ottenuti dal software di calcolo, SAP2000, con la soluzione analitica,
ed analisi limite.

98

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

5.2 ESERCIZIO 2: TELAIO PIANO

Lanalisi limite di una struttura permette di determinare quale moltiplicatore di una


determinata distribuzione dei carichi produce il collasso della struttura.
Le ipotesi fondamentali sono le seguenti:
gli elementi considerati hanno una dimensione prevalente sulle altre due (travi, pilastri);
conservazione delle sezioni piane;
spostamenti piccoli rispetto alle dimensioni dell'elemento: gli effetti del 2 ordine sono
trascurabili;
ogni sezione della struttura possiede un momento flettente massimo, il momento
plastico Mp; nelle vicinanze delle sezioni in cui M=Mp si formano delle zone a forte
curvatura, le cerniere plastiche, che si possono supporre concentrate in tali sezioni;
la rotazione nelle cerniere plastiche, una volta raggiunto il momento plastico Mp, non ha
limiti;
si escludono fenomeni di instabilit.
In una struttura n-volte iperstatica, aumentando i carichi applicati, si ha che le sezioni
maggiormente sollecitate raggiungono il momento plastico Mp. Tali sezioni, interamente
plasticizzate, possono solo ruotare mantenendo il momento costante, pari a Mp. Quando si
saranno formate n+1 cerniere plastiche la struttura non sar pi in grado di sopportare alcun
incremento di carico: si sar generato un meccanismo di collasso. Non sempre, per, il carico di
collasso viene raggiunto con un meccanismo di collasso completo (n+1 cerniere plastiche), pu
infatti accadere che solo una parte della struttura collassi, dando luogo al cosiddetto collasso
locale.
I metodi generali di ricerca del carico limite sono basati sui due teoremi fondamentali:
il teorema statico: il moltiplicatore dei carichi - associato ad una qualsiasi distribuzione
di momenti staticamente ammissibili sempre inferiore, o al pi uguale al carico di
collasso p. Questo il maggiore fra tutti i moltiplicatori staticamente ammissibili -, per
cui tale teorema si definisce anche teorema del limite inferiore, ovvero: - p
il teorema cinematico: assegnato un arbitrario meccanismo di collasso cinematicamente
ammissibile, se il lavoro esterno dei carichi moltiplicati per + risulta uguale al lavoro
compiuto nelle cerniere plastiche, allora il moltiplicatore + sempre maggiore, o al pi
uguale, all'effettivo moltiplicatore critico p. In altri termini, il moltiplicatore critico p il
pi piccolo fra tutti i moltiplicatori cinematicamente ammissibili +, per cui tale teorema
si definisce anche teorema del limite superiore, ovvero: + p.
APPLICAZIONE DEL TEOREMA CINEMATICO
Il telaio in esame dotato di tre gradi di iperstaticit. Conseguentemente il collasso avviene per
la formazione di 3+1 cerniere plastiche. Sono stati individuati sei meccanismi di collasso
globale(3+3 per simmetria) e due meccanismi di collasso locale, conseguenti alla formazione di
4 cerniere plastiche. Le combinazioni di possibile collasso sono molte. Grazie allesperienza,
per, si restringe il numero di tali combinazioni, salvo poi verificare, tramite il teorema
dellunicit, che la soluzione trovata sia effettivamente quella corretta.

99

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

METODO DELLANALISI LIMITE

1) HL = 4MP

2) HL + VL = 6MP

3) HL VL = 6MP

4) HL = 4MP

5) HL VL = 6MP

100

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si scrivono le equazioni ricavate dai cinematismi di rottura globali:

Si scrivono le equazioni ricavate da due cinematismi di rottura locali:

7) VL = 4MP

8) VL = 4MP
Dato che H=0.8V e L=5.00 m, si ha che:
4M

1) (0.8V)L = 4MP

P
1 = (0.8V)L
= 5 VLP

2) (0.8V)L + VL = 6MP

P
2 = (0.8V)L+VL
= 3.33 VLP

3) (0.8V)L VL = 6MP

P
3 = (0.8V)LVL
= 30 VLP

4) (0.8V)L = 4MP

P
4 = (0.8V)L
= 1 = 5 VLP

6M

6M

4M

6M

5) (0.8V)L VL = 6MP

P
5 = (0.8V)L+VL
= 2 = 3.33 VLP

6) (0.8V)L + VL = 6MP

P
6 = (0.8V)LVL
= 3 = 30 VLP

7) VL = 4MP

7 =

8) VL = 4MP

6M

4MP
VL
4M
8 = VLP

Per il teorema cinematico il moltiplicatore critico il minimo tra i moltiplicatori


cinematicamente ammissibili, quindi risulta:
MP
VL
MP = y Wpl = 235 220600 = 58.84 kNm
cr = 2 = 3.33

101

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

6) HL + VL = 6MP

58.84
= 34.53 kN
5

Si pu dimostrare che lunico moltiplicatore staticamente ammissibile 2 .


Se il moltiplicatore cinematicamente sufficiente anche staticamente ammissibile proprio il
meccanismo di collasso.
H cr = 0.8 V cr = 27.62 kN
V cr = 34.53 kN

Le condizioni di ammissibilit statica (M<Mp) sono rispettate.


Nel caso dei telai si riesce a determinare la superficie limite una volta determinati i cinematismi
di rottura, scrivendo luguaglianza dei lavori: Lint = Lest e rappresentando tutto nel piano delle
sollecitazioni. Si riscrivono le equazioni determinate con i cinematismi:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)

HL = 4MP
HL + VL = 6MP
HL VL = 6MP
HL = 4MP
HL VL = 6MP
HL + VL = 6MP
VL = 4MP
VL = 4MP

Esplicitando H e V si ottiene:

4MP
= c1
L
4MP
H = L = c1
6M
H = P + V = c2 +
L
6MP
H=
V = c2 V
L
6MP
H = L V = c2
6M
H = L P + V = c2 + V
4M
V = P = c1
L
4M
V = P = c1
L

1) H =
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)

V
V

Dato che:
Mp = 58.84 kNm

Allora:

4MP
= 47.07 kN
L
6MP
c2 =
= 70.61 kN
L
c1 =

102

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

cr = 3.33

Figura 61: Superficie limite nello spazio dei carichi

Il dominio limite dei carichi dunque, nel caso in esame, rappresentato dallottagono in figura e
tutti i punti interni ad esso rappresentano stati di carico ammissibili che la struttura in grado
di sostenere. da notare che nel caso in esame la superficie limite simmetrica rispetto agli
assi H e V; ci dovuto al fatto che il telaio costituito interamente di acciaio (materiale
isotropo), ha sezione omogenea e al fatto che si escludono fenomeni di instabilit. Il dominio
limite nello spazio dei carichi rappresenta la generalizzazione in termini di carichi della
condizione di snervamento che viene assegnata in termini di sollecitazioni. Si pu dimostrare
che il dominio limite risulta sempre una figura convessa, chiusa e limitata.

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Il modello costituito da elementi frame assegnando la sezione e il materiale indicati nei dati
dellesercitazione. Sono stati applicati un carico verticale nella mezzeria della trave (1 kN) e un
carico orizzontale nel nodo 2 (0.8 kN).

Figura 62: Applicazione delle forze H e V sul telaio in esame

103

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si rappresentano queste rette nel piano H-V.

Sono state assegnate sia alla trave sia alle colonne le cerniere flessionali definendo il legame M corrispondente. Per questa analisi stato scelto un legame elasto-plastico perfetto. Alla trave
si assegnano una cerniera allinizio, una alla fine e una in mezzeria. Alle colonne si assegnano
una cerniera al piede e una in testa:

Figura 64: Definizione delle due cerniere plastiche

Figura 65: Cerniere plastiche Mchi e Mchi_b

104

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 63: Sezione delle travi costituenti il telaio

Figura 67: Cerniere plastiche implementate nel modello SAP2000

Come caso di carico si definisce unanalisi di push-over a controllo di spostamento.

Figura 68: Definizione del carici H+V per lanalisi non lineare statica di push-over

105

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 66: Assegnazione delle cerniere plastiche agli elementi del telaio

Figura 70: Numero degli step da eseguire

Dato che si interessati a valutare il cambio di pendenza della curva, sintomo della formazione
delle diverse cerniere plastiche inutile spingere lanalisi fino ad uno spostamento eccessivo. Si
esegue lanalisi monitorando uno spostamento di 50 cm del nodo 4. Si pu visualizzare di
seguito la curva di push-over:

Figura 71: Curva di push-over

106

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 69: Load Application: Displacements Control

Si effettua un confronto tra la soluzione ottenuta mediante il codice di calcolo SAP2000 e quella
ricavata analiticamente utilizzando lanalisi limite ed in particolare il teorema cinematico. Il
moltiplicatore iniziale del carico utilizzato dal programma pari a:
1 = 12 + 12
in quanto si sta facendo una combinazione lineare dei carichi applicati.
In ragione di questo, semplicemente dividendo il valore ultimo delle Base Reaction (esportate
dal SAP2000) per quello iniziale (44.233/1.2806=35.54) si ottiene il moltiplicatore ultimo.

107

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

CONFRONTO TRA SOLUZIONE ANALITICA ED INCREMENTALE

Trovare numericamente ed analiticamente la risposta in campo elasto-plastico di una trave


doppiamente incastrata soggetta a carico distribuito.
Studiare numericamente la sensibilit della soluzione alla variazione del parametro lunghezza
di cerniera plastica.
Come materiale strutturale si utilizzi quello dellesercizio 1.

Caratteristiche del materiale


E = 210000 N/mm2
fyk = 235 N/mm2
u = 5 %
Caratteristiche geometriche
L = 4.00 m
H = 0.20 m
B = 0.10 m
Lo scopo dellesecrazione la determinazione della riposta strutturale in campo elasto-plastico
considerando linfluenza nella soluzione della lunghezza delle cerniere plastiche implementate
nel modello. La cerniera plastica definisce la lunghezza dellelemento frame in cui si
considereranno gli effetti plastici. Nel caso analizzato le zone maggiormente sollecitate a
momento flettente sono le zone di incastro e quella di mezzeria:

Figura 72: Diagramma del momento flettente

Nel modello dovranno introdursi cerniere che possano cogliere, con la loro lunghezza, le zone
che subiscono il raggiungimento della completa plasticizzazione prima dellinnescarsi di un
possibile cinematismo di collasso. Le cerniere plastiche adottate sono tutte a deformazione
controllata, mediante la definizione del legame costitutivo momento-curvatura. Tale
diagramma definito a partire dalla conoscenza del momento ultimo della sezione e della
curvatura ultima:
240
Mp = Wpl yd = 220600
= 50.42 kNm
1.05
2u
u =
= 0.5
h

108

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

5.3 ESERCIZIO 3: TRAVE DOPPIAMENTE INCASTRATA CON CARICO RIPARTITO

La struttura in esame una trave doppiamente incastrata soggetta a un carico uniformemente


distribuito. Analiticamente possibile valutare le porzioni di trave che entrano in campo
plastico allaumentare del carico uniformemente distribuito. Lo schema di analisi iniziale una
trave doppiamente appoggiata. Aumentando il carico agente si raggiunge il momento massimo
esplicabile delle sezioni di estremit, cio tali sezioni raggiungono la completa plasticizzazione.
Per questo motivo la schematizzazione dei vincoli cambia e la trave pu esser considerata
appoggiata-appoggiata. Aumentando ulteriormente il carico si ha la formazione della terza
cerniera in mezzeria che produrr labilit nel sistema. In particolare, le prime due cerniere
plastiche si formano quando il momento in estremit pari a quello di plasticizzazione:
MA = MB =

1
PL2 = Mp
12

da cui si ricava il carico che porta alla formazione delle prime due cerniere plastiche che
produce lentrata in campo plastico della struttura:
Py =

12MP
= 37.81 kN/m
L2

Dato che in mezzeria ancora non si formata la cerniera plastica, la sollecitazione esterna pu
ancora crescere: una volta che si sar formata la terza cerniera plastica, il sistema sar
diventato un meccanismo e la struttura collasser. Il collasso avverr quando il p sar tale che:
MC = M p

Una volta che si sono formate le due cerniere plastiche nelle sezioni estreme A e B, lo schema
statico, come detto, cambia: da trave doppiamente incastrata a trave appoggiata, quindi il
momento in mezzeria sar quello precedente, quando P=Py, pi un incremento di momento
secondo lo schema di trave appoggiata:
MC = MC (P = Py ) +

P(L)2
= Mp
8

Dalla precedente relazione si ottiene che lincremento di carico per portare al collasso la
struttura :
4MP
P = 2 = 12.61 kN/m
L

Il carico necessario per il collasso quindi vale:


Pu = Py + P = 50.42 kN/m

Si pu anche calcolare il valore dellabbassamento in mezzeria:


fy =

Py L4
= 6.1 mm
384 EJ

La freccia totale sar somma di quella in campo elastico e di quella dopo la formazione delle
due cerniere plastiche, quindi secondo lo schema di trave alloggiata.

109

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

SOLUZIONE ANALITICA IN FORMA CHIUSA

5PL4
= 16.3 mm
384 EJ

Per calcolare la lunghezza di cerniera plastica si imposta il passaggio della parabola che
rappresenta landamento del momento flettente per tre punti: (0,Mp), (2,-Mp), (4,Mp); la
parabola risultante avr equazione:
y=

MP 2
x 2MP x + MP
2

Si pu dunque eguagliare questa parabola a My e a - My in modo da determinare le ascisse


dove il momento proprio pari a quello di snervamento: in questo modo si ottengono le
lunghezze esatte delle cerniere plastiche.
Per: y = My si ottengono x1 = 3.938 m e x2 = 0.062 m
Per: y = My si ottengono x3 = 2.496 m e x4 = 1.504 m

Le lunghezze delle cerniere plastiche sono allora:


LA = LB = 0.062 m
LC = 2.496 1.504 = 0.992 m

Volendo esprimere queste grandezze in modo relativo rispetto alla lunghezza totale dellasta si
ha:
LA LB
=
= 15.5%
L
L
LC
= 24.8%
L

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Si esegue la stessa analisi mediante il software di calcolo SAP2000 facendo variare la lunghezza
della cerniera plastica. Dapprima si verificano i risultati di freccia e carico ottenuti dalla
soluzione analitica.

110

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

fu = fy +

Step

f(mm)

0
1
2
3
4
5
6
7

35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45

0
-0.14
-0.28
-0.42
-0.56
-0.7
-0.84
-0.98

-4.9
-5.04
-5.18
-5.32
-5.46
-5.6
-5.74
-5.88
-6.02
-6.16
-6.3

Base
reaction
(kN)
0
3.019
6.038
9.057
12.076
15.095
18.114
21.133

105.663
108.682
111.701
114.72
117.739
120.758
123.777
126.796
129.814
132.833
135.852

ANALISI AL VARIARE DELLA LUNGHEZZA DELLA CERNIERA PLASTICA


Si rappresentano ora le stesse curve di push-over al variare della lunghezza della cerniera
plastica, che si modifica, nel programma di calcolo utilizzato, attraverso la seguente schermata:

Figura 73: Propriet della cerniera plastica

111

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

I valori ottenuti sono:

=
0

APPROFONDIMENTO:

CERNIERA PLASTICA CON LEGAME COSTITUTIVO DI MEZZO PLASTICO

INCRUDENTE

Per considerare la plasticit si fatto uso di un modello a plasticit concentrata, ossia, nelle
sezioni pi esposte a sollecitazioni elevate, si sono disposte delle cerniere plastiche. Il legame
costitutivo implementato per queste cerniere funzionale alla modellazione della plasticit. Il
legame inserito il pi semplice a cui fare riferimento: mezzo rigido plastico perfetto. Linnesco
della cerniera quindi generato dal raggiungimento del momento plastico Mp della sezione.

Questo modello non coglie la non linearit in termini di rigidezza flessionale che invece si
avverte a partire dal momento elastico My.
Per una generica sezione, il diagramma momento-curvatura ha un andamento come quello del
diagramma che segue:

Come gi detto, il valore di dipende unicamente dalla sezione della trave e caratterizza la
quantit di risorse plastiche della sezione disponibili a seguito della plasticizzazione della prima
fibra. I valori per tipologia di sezione sono i seguenti:
sezioni a doppio T : 1,14;
112

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

La lunghezza della cerniera plastica un parametro che influisce soltanto sulla duttilit e non
sul carico ultimo, che risulta essere lo stesso per tutti i modelli. Questo perch lo spostamento
ultimo varia da modello a modello in quanto la lunghezza della cerniera plastica definisce la
misura della rotazione plastica in ogni passo dellanalisi. Conseguentemente, allaumentare
della lunghezza della cerniera, definita la curvatura al passo di analisi dal legame costitutivo
della cerniera, si ha una rotazione maggiore della stessa e quindi, in questo caso, spostamenti
maggiori nel punto di mezzeria. La lunghezza della cerniera plastica (lc) va ad influire nella
rotazione in quanto:

sezioni rettangolari: 1,50;


sezioni romboidali: 2,00.

Nel caso dellesercizio in considerazione (sezione a doppio T: IPE 200) si ha a:


240
Mp = Wpl yd = 220600
= 50.42 kNm
1.05
2u
u =
= 0.5
h
240
My = We yd = 194000
= 44.34 kNm
1.05
2e
y =
= 0.01
h
Mp
=
= 1.137
My

Se si considera quindi un legame costitutivo, per la sezione, di tipo bilineare che considera sia il
campo elastico sia il campo plastico si ha un digramma momento-curvatura di questo tipo:

Questo legame costitutivo presenta incrudimento, ossia, anche a seguito della mobilitazione di
tutta la componente elastica della sezione, si ha comunque un valore di rigidezza flessionale
non nullo sino alla soglia ultima.
Lincrudimento presente dovuto unicamente dalla geometria della sezione e non al materiale,
per il quale si fatta lipotesi di mezzo elasto-plastico perfetto.
Per definizione di cerniera plastica, il legame costitutivo implementato nel modello presenta
unicamente la componente plastica del diagramma sopra riportato. Linnesco delle cerniere si
ha una volta raggiunto il valore di My e solo successivamente il programma considera la
rigidezza plastica della sezione e la conseguente rotazione plastica.

113

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Questo modello sicuramente pi realistico rispetto a quello senza incruimento perch


lentrata in campo plastico della struttura si ha gi quando nella sezione si plasticizzano le fibre
esterne ed infatti My risulta essere il 12% inferiore a quello calcolato senza incrudimento: i
carici ultimi, tuttavia risultano essere coincidenti.
La differenza di tale valore, seppur piccola, dovuta al diverso comportamento strutturale che i
modelli hanno. Senza considerare lincrudimento, si ha aumento elastico del momento agente
sino al valore di momento plastico. Con un incrudimento lineare una non linearit entra nel
calcolo e rende meno rigida la trave a partire da My.

114

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

I due modelli implementati hanno la stessa duttilit e allincirca lo stesso carico limite:
ovviamente lentrata in campo plastico per il modello con lincrudimento avviene prima perch
nel legame M- c un ramo di incrudimento (hardening) grazie al quale il carico esterno pu
continuare a crescere.

DI UNASTA VINCOLATA E CON RIGIDEZZA CONCENTRATA

Si analizzi il comportamento di unasta soggetta a carico assiale, per tre condizioni differenti di
vincolo, in modo tale da evidenziare un comportamento post-critico: stabile (caso a), instabile
(caso b), e asimmetrico (caso c).
Si svolga lo studio sia dal punto di vista analitico, sia con il calcolatore, paragonando tra loro i
risultati.
Per ognuno dei tre casi si considerano sia aste ideali che aste reali, affette cio da imperfezioni
di tipo geometrico, si considerino in particolare tre differenti rotazioni iniziali dellasta: tali da
produrre uno spostamento in cima pari a 0.1l, 0.2l e 0.3l. Si possono utilizzare i dati:
l=1m
k = 1 kNm

5.4.1 STRUTTURA CON COMPORTAMENTO STABILE SIMMETRICO


SOLUZIONE ANALITICA
ASTA IDEALE
Vale lipotesi di piccoli spostamenti: sin . Lequilibrio in configurazione deformata
:
k = PL + M
(k PL) = M
k = M

con k*: rigidezza fittizia. Per k* nullo, qualsiasi valore di possibile per lequlibrio.
k Pcrit L = 0
k
Pcrit =
L

La deformata aumenta linearmente con il carico, da un lato o dallaltro; da Pcrit in poi


pu assumere qualsiasi valore.
Vale lipotesi di grandi spostamenti: se si rimuove lipotesi di piccoli spostamenti:
sin . Lequilibrio descritto da una curva:
k = PL sin

115

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

5.4 ESERCIZIO 4: STUDIO DEL COMPORTAMENTO CRITICO E POST-CRITICO

Figura 74: Caso di asta ideale, priva di imperfezioni

Nel grafico: la retta rappresenta il Pcrit nel caso di asta ideale con lipotesi di piccoli spostamenti,
mentre la curva con lipotesi di grandi spostamenti.
ASTA REALE: AFFETTA DA IMPERFEZIONI DI TIPO GEOMETRICO
Vale lipotesi di piccoli spostamenti:
k( 0 ) PL = 0
L
0
P =1
k

k ( 0 )
Pcrit =
L

Figura 75: Trattazione secondo la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Nellipotesi di grandi spostamenti:


k( 0 ) PL sin = 0

116

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

PL

=
k
sin
k
Pcrit =
L sin

Figura 76: Trattazione completa, nellipotesi di grandi spostamenti

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Il modello costituito da un frame a cui stata assegnata una sezione IPE200.
Il primo modello unasta ideale, a cui stata assegnata una molla rotazionale alla base della
trave e un carico P=1 kN in testa. In seguito, a tale asta vengono applicati i diversi valori di
imperfezione.
Il programma mette a disposizione diverse tipologie di analisi che possono essere utili per
considerare lequilibrio in configurazione deformata e il calcolo dei modi di buckling della
struttura. Unanalisi di buckling permette di calcolare il moltiplicatore del carico che produce
instabilit. Tale analisi utile per visualizzare il carico critico, ma non per evidenziare il
comportamento della struttura in fase post-critica.
ANALISI DI BUCKLING CON SAP2000
Lanalisi di Buckling implementate nel SAP2000 fornisce i modi instabili della struttura
mostrandone deformata e moltiplicatore critico. Naturalmente il primo ad instaurarsi il modo
a minore moltiplicatore. Per il modello senza imperfezioni:
Pcr = P0 = 1 kN

Per il modello con imperfezioni:


Pcr (0 = 0.1002) = P0 1 kN
Pcr (0 = 0.2014) = P0 1 kN
Pcr (0 = 0.3047) = P0 1 kN

ANALISI STATICA NON LINEARE


Sono stati definiti tre diversi modelli con differenti valori dellimperfezione geometrica (0 =
0.1002, 0 = 0.2014, 0 = 0.3047). Si definiscono due diversi casi di analisi statica non lineare:
piccoli spostamenti: analisi a carico completo tenendo conto degli effetti P-
grandi spostamenti: analisi a controllo di spostamento monitorando la rotazione della
cerniera alla base della trave e tenendo conto degli effetti P- pi grandi spostamenti.

117

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

L
1 0

P =(
)
k

sin
k ( 0 )
Pcrit =
L sin

Figura 77: Soluzione ottenuta mediante SAP2000 con la teoria del


secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Figura 78: Soluzione ottenuta mediante SAP2000 con la


trattazione completa, nellanalisi di grandi spostamenti

118

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si riportano i risultati ottenuti con lanalisi incrementale:

Figura 79: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico (curve tratteggiate) e mediante
SAP2000 con la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Figura 80: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico (curve tratteggiate) e mediante
SAP2000 con la trattazione completa, nellanalisi di grandi spostamenti

I risultati evidenziano il comportamento post-critico della struttura se si considera, come


opzione di calcolo, lipotesi di grandi spostamenti. I risultati mostrano un perfetto andamento
con la soluzione analitica.
Il modello mostra un comportamento simmetrico nei confronti delle imperfezioni e la curva
post-critica evidenzia come ci sia nella struttura una ripresa di rigidezza e fronte di spostamenti
elevati.

5.4.2 STRUTTURA CON COMPORTAMENTO INSTABILE SIMMETRICO


SOLUZIONE ANALITICA
ASTA IDEALE
Vale lipotesi di piccoli spostamenti: sin .
Pcrit =

k
L

Vale lipotesi di grandi spostamenti:


Pcrit = kL cos

119

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Si confrontano i risultati ottenuti dalla soluzione analitica con quelli ottenuti con il calcolatore.

Nel grafico: la retta rappresenta il Pcrit nel caso di asta ideale con lipotesi di piccoli spostamenti,
mentre la curva con lipotesi di grandi spostamenti.

ASTA REALE: AFFETTA DA IMPERFEZIONI DI TIPO GEOMETRICO


Vale lipotesi di piccoli spostamenti:
Pcrit = k L (

1 0
)

Figura 82: Trattazione secondo la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Nellipotesi di grandi spostamenti:


Pcrit =

k ( 0 )
L sin

120

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 81: Caso di asta ideale, priva di imperfezioni

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Il modello costituito da un frame a cui stata assegnata una sezione IPE200. Lasta vincolata
a terra da una cerniera e in testa da una molla estensionale di rigidezza k.
ANALISI DI BUCKLING CON SAP2000
Per il modello senza imperfezioni:
Pcr = P0 = 1 kN

Per il modello con imperfezioni:


Pcr (0 = 0.1002) = P0 1 kN
Pcr (0 = 0.2014) = P0 1 kN
Pcr (0 = 0.3047) = P0 1 kN

ANALISI STATICA NON LINEARE


Anche in questo caso sono stati definiti tre diversi modelli con differenti valori
dellimperfezione geometrica (0 = 0.1002, 0 = 0.2014, 0 = 0.3047).
Si riportano le curve di confronto tra la soluzione analitica e la soluzione con il calcolatore.

Figura 84: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico e mediante SAP2000
(curve tratteggiate) con la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

121

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 83: Trattazione completa, nellipotesi di grandi spostamenti

La struttura considerata, asta vincolata alla base con molla estensionale nel nodo non vincolato,
subisce il fenomeno dinstabilit. Con lipotesi di piccoli spostamenti il valore del carico critico
di 1.45 , valore asintotico per strutture dotate di imperfezioni.
Con ipotesi di grandi spostamenti si evidenzia il comportamento post-critico della struttura. Le
curve mostrano concavit verso il basso. Questo indice di un comportamento instabile che
porta al collasso della struttura in quanto, raggiunto il carico critico, per aumentare lo
spostamento dellasta servono carichi sempre minori.

5.4.3 STRUTTURA CON COMPORTAMENTO ASIMMETRICO


SOLUZIONE ANALITICA
ASTA IDEALE
Vale lipotesi di piccoli spostamenti: sin .
k
Pcrit =
2

Vale lipotesi di grandi spostamenti:


Pcrit =

kL

tan

(1

1
1 + sin

Figura 86: Caso di asta ideale, priva di imperfezioni

122

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 85: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico e mediante SAP2000
(curve tratteggiate) con la trattazione completa, nellanalisi di grandi spostamenti

ASTA REALE: AFFETTA DA IMPERFEZIONI DI TIPO GEOMETRICO


Vale lipotesi di piccoli spostamenti:
Pcrit

k 1 (1 2) 1 + sin 0
=
L

Figura 87: Trattazione secondo la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Vale lipotesi di grandi spostamenti:


k
sin 0
Pcrit = (1
) cos
L
sin

Figura 88: Trattazione completa, nellipotesi di grandi spostamenti

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Il modello costituito da un frame a cui stata assegnata una sezione IPE200. La modellazione
dellasta dotata di molla stata eseguita con una biella dotata di una rigidezza equivalente:
E=

123

kL
2
=(
) = 141.42 kN/m2
A
0.01

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Nel grafico: la retta rappresenta il Pcrit nel caso di asta ideale con lipotesi di piccoli spostamenti,
e la curva nel caso di asta ideale con lipotesi di grandi spostamenti.

Pcr = P0 = 0.5 1 = 0.5 kN

Per il modello con imperfezioni:

Pcr (0 = 0.1002) = P0 = 0.41 1 0.5 kN


Pcr (0 = 0.2014) = P0 = 0.33 1 0.5 kN
Pcr (0 = 0.3047) = P0 = 0.26 1 0.5 kN

ANALISI STATICA NON LINEARE


Anche in questo caso sono stati definiti tre diversi modelli con differenti valori
dellimperfezione geometrica (0 = 0.1002, 0 = 0.2014, 0 = 0.3047).
Si riportano le curve di confronto tra la soluzione analitica e la soluzione con il calcolatore.

Figura 89: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico e mediante SAP2000
(curve tratteggiate) con la teoria del secondo ordine, nellipotesi di piccoli spostamenti

Figura 90: Confronto tra le soluzioni ottenute con il metodo analitico e mediante SAP2000
(curve tratteggiate) con la trattazione completa, nellipotesi di grandi spostamenti

Lo studio dei fenomeni dinstabilit mediante il SAP2000 ha prodotto risultati diversi in


funzione della tipologia di analisi eseguita. Tutte le analisi di tipo statico non lineare
evidenziano il comportamento asimmetrico della struttura al raggiungimento del moltiplicatore
critico in funzione del segno dellimperfezione. Con unanalisi statica non lineare con effetti P-
e grandi spostamenti si sono ottenuti risultati abbastanza prossimi alla soluzione analitica.
Con unanalisi statica non lineare con effetti P- eseguita a controllo di forza solo nei primi step
i risultati tendono ad essere prossimi alla soluzione analitica.

124

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

ANALISI DI BUCKLING CON SAP2000


Per il modello senza imperfezioni:

DI UN ARCO A TRE CERNIERE RIBASSATO

Individuare numericamente la curva carico-spostamento di un arco a tre cerniere con


ribassamento H0/L0=0.1, evidenziando il diverso meccanismo di instabilit al variare della
snellezza. In particolare si considerino due valori distinti di snellezza: 1=50 (asta tozza) e 2=75
(asta snella). Si fissi L0=4m.

Una caratteristica distintiva del sistema esaminato di presentare percorsi di equilibrio precritici non banali prima di raggiungere la biforcazione. Al raggiungimento del carico critico si in
presenza del fenomeno dello snap-through: larco passa bruscamente dallaltro lato seguendo
un percorso di equilibrio instabile.
Se tuttavia laltezza h della sezione sufficientemente grande rispetto alla lunghezza L, la forza
assiale presente in ciascuno dei due elementi pu raggiungere il rispettivo carico critico
causando un fenomeno di instabilit locale nei singoli elementi che provoca una diramazione
nel percorso di equilibrio, prima che lintero sistema raggiunga il carico critico superiore.
In termini del tutto generali qualsiasi sistema strutturale che risulti compresso pu manifestare
fenomeni di instabilit; tali fenomeni avranno carattere globale o locale secondo quanta parte
della struttura sia interessata.
Linstabilit quindi, in generale, una condizione in cui si verifica la crisi di una parte strutturale
soggetta a compressione, anche se il livello di sforzo si mantiene in ogni sezione al di sotto della
capacit portante del materiale valutata tramite un calcolo a rottura.

SOLUZIONE ANALITICA IN FORMA CHIUSA


Prima di introdurre la soluzione analitica necessario sottolineare che lanalisi che si sta
effettuando condotta su un sistema ad infiniti gradi di libert, le deformazioni non sono
concentrate solo nei vincoli. Lo sforzo normale allinterno della trave vale:
N=EA

con =

per cui:
N=EA

L L0 L
=
L0
L0

L0 L
L0

dove:
H0 = 0.1 L0 = 0.1 4 = 0.4 m
H0
0.4
0 = tan1 ( ) = tan1 ( ) = 0.0997 rad
L0
4

125

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

5.5 ESERCIZIO 5: ANDAMENTO DELLA CURVA CARICO-SPOSTAMENTO

per cui:
=

L0
= 4.02 m
cos 0

L L0 L L0 L
=
=
= 0.005
L0
L0
L0

Il problema simmetrico, quindi lo sforzo normale uguale per entrambe le aste.


Per scrivere lequazione di equilibrio necessario imporre lequilibrio degli sforzi di trazione e
compressione. Il carico P sar equilibrato dallo sforzo normale delle due aste proiettate sulla
verticale:
L0 L
P = 2 N sin 0 = 2 E A (
) sin 0
L0

SOLUZIONE AL CALCOLATORE
Si ottiene la stessa soluzione di quella ottenuta analiticamente, implementando la struttura nel
codice di calcolo SAP2000. Si effettua unanalisi non lineare a controllo di spostamento.
Se, in un problema di questo tipo, si utilizzasse una strategia in controllo di forza evidente che
arrivati nel punto limite L+ non si convergerebbe al ramo instabile del percorso, ma si
transiterebbe dallaltra parte; questo comportamento lo snap through. Per superare gli
aspetti problematici di un tale comportamento si usata la tecnica numerica del path
following.

Nellesercitazione chiesto di rappresentare la curva del percorso di equilibrio per due sezioni
con due snellezze differenti (1=50 e 2=75) e di confrontare questa instabilit con quella locale
del buckling.
Si scelto di utilizzare due profili commerciali, IPE120 e IPE200, che hanno snellezza molto
simile a quella assegnata.

126

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

L=

CONFRONTO TRA LA SOLUZIONE ANALITICA ED QUELLA AL CALCOLATORE


Si riportano di seguito i percorsi di equilibrio per le due aste confrontando sia la soluzione
analitica che quella ottenuta al calcolatore.
Si sottolinea come, per effettuare questo confronto, si dovuto utilizzare un diagramma che
avesse in ascisse la rotazione delle aste, e non labbassamento del nodo di mezzeria, in quanto
la soluzione analitica stata determinata proprio in funzione di questo parametro. Dal codice di
calcolo, stato possibile rappresentare questo andamento grazie alla definizione della
Function.

Una volta esportati i dati del programma SAP2000, si riesce a costruire, grazie ad un foglio di
calcolo Excel, un grafico che confronti le due soluzioni.

127

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 91: Percorso di equilibrio: in rosso per la IPE200 ed in blu per la IPE140

Nel grafico con i pallini si sono indicati i valori ottenuti con lanalisi al calcolatore.
Come atteso, si nota che la curva relativa alla IPE200 mostra valori pi alti del carico P in
quanto, essendo pi rigida, necessaria una forza maggiore per effettuare il percorso di
equilibrio.
CONFRONTI TRA INSTABILIT GLOBALE E LOCALE
Come gi accennato, nel caso di asta troppo snella, non si riesce ad arrivare allinstabilit
globale della struttura, linstabilit a scatto, in quanto il carico nelle singole aste supera il carico
critico euleriano ed la singola asta che va in instabikit. Pu essere utile allora confrontare il
valore dellinstabilit a scatto con quello dellinstabilit locale.
Linstabilit locale stata controllata direttamente con il programma di calcolo SAP2000 che,
attraverso il Load Case type: Buckling risolve un problema agli autovalori determinando il
carico critico euleriano della struttura.

LIPE140, pi snella, si instabilizza localmente, mentre lIPE200, pi tozza, si instabilizza


globalmente a scatto: non considerare luna o laltra possibilit di instabilit avrebbe potuto
causare il collasso della struttura per un carico molto pi piccolo di quello atteso.

128

Costruzioni Metalliche - Prof. Ing. Franco Bontempi - Universita' degli Studi di Roma La Sapienza

Figura 92: Percorso di equilibrio: in rosso per la IPE200 ed in blu per la IPE140

También podría gustarte