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org/la-scuola-oltre-il-limite-ovvero-insegnarefuori-dal-neoliberismo-intervista-a-sandro-chignola/
straordinari per le cose che metti a tema nella domanda. Soprattutto per quello che
laNascita della biopolitica dice rispetto alla relazione tra governamentalit e
neoliberismo. Quando Foucault comincia ad applicare il lessico della
governamentalit ha di fronte un duplice problema. In primo luogo quello di
iniziare a pensare il soggetto come soggettivazione, come processo, mentre invece
per un lungo periodo lo aveva pensato come oggettivato dalle pratiche di
assoggettamento. Questo straordinariamente rilevante per capire come mai e
questo mi sembra il secondo aspetto problematico le tecnologie di governo
neoliberali cerchino di disciplinare un soggetto in movimento che deve in qualche
modo aggiogarsi volontariamente, riproducendo una sorta di servit volontaria. In
altre parole, la governamentalit neoliberale si rivolge ad un soggetto che viene
disciplinato nella propria autonomia, dentro i suoi processi di formazione,
impattando la sua stessa voglia di essere governato. esattamente attraverso la
realizzazione di questo grande scambio che lautonomia del soggetto viene limitata,
viene resa funzionale allapplicazione della strategia governamentale. Dentro questo
passaggio, che io reputo decisivo, si sviluppa la riflessione dellultimo Foucault:
quella tesa allanalisi di processi di soggettivazione e forme di vita che, in qualche
modo, pur nella relazione con il governo tendono a mantenere e riprodurre spazi di
libert vera.
Nella Nascita della
biopolitica Foucault, laddove parla della economizzazione del potere, rileva come
lideologia neoliberista tenda a valorizzare queste figure di imprenditorialit
autonoma, in particolare dentro i processi formativi (ma si pu anche fare lesempio
dei soggetti delle migrazioni) e che sono particolarmente centrate dal punto di vista
dellanalitica. Infatti, se inizialmente i processi disciplinari tendono a formare il
soggetto nella misura in cui lo bloccano e lo fissano (tutta lanalitica
dellindividuazione inSorvegliare e punire e nelle cose scritte nei primi anni 70),
da un certo momento in poi Foucault si rende conto che la territorializzazione
dellindividuo, la spillatura che la disciplina produce nel momento in cui un
soggetto viene creato dentro una biografia, deve essere ecceduta da procedure che
invece non lo fissino in una casella; e questa la grande intuizione delle procedure
neoliberali. A lezione faccio sempre lesempio di come io, quando facevo le
elementari, in una scuola ancora molto disciplinare, avevo un posto fisso allinterno
della classe: il primo banco, perch ero il primo della classe e il figlio del medico del
paese, quello che meritava una formazione pi specifica. Ora, tutte le strategie
disciplinari che entrano in crisi con il neoliberismo hanno questa presunzione:
gerarchizzare vuol dire fissare, riprodurre una societ rigida che in qualche modo
corrisponde non lo dice Foucault, lo dico io che sono un vecchio operaista agli
schemi della grande fabbrica sociale fordista. Questo ti assicurava, qualora tu fossi
stato al primo banco la formazione migliore, se invece fossi stato figlio di un operaio
o di un contadino e ti fosse capitato lultimo banco, ti sarebbe spettata una
formazione consona al tuo destino sociale bloccato. In altre parole, lordine
gerarchico della scuola disciplinare riproduceva nel tuo destino sociale le condizioni
di partenza della tua famiglia. Quando Foucault inizia a fare lanalisi del
neoliberismo ha il problema di interpretare come questo tipo di ordine
contrario di una parte di quella ideologia del new public management che ritiene
gli studenti una sorta di fessacchiotti passivi, scatole vuote da riempire di
competenze, e che dunque insiste sulla connotazione disciplinare della formazione,
io nella mia esperienza di insegnante al liceo e alla triennale di filosofia ho
riscontrato che gli studenti, se stimolati dallinsegnante, leggono. Il confronto
diretto con i testi a mio parere un aspetto fondamentale per linsegnamento delle
scienze umane anche perch tra le tante cose che sono cambiate negli ultimi
quindici anni c linterruzione della trasmissione del sapere in famiglia: nelle mie
microinchieste, tra i miei studenti, ho scoperto che molti di loro avevano in casa
cinque televisori e pochissimi libri. Il secondo presupposto fondamentale legato al
fatto che bisogna anche fornire gli studenti delle modalit per leggere i testi. In
questo senso ho ripreso la storia dei concetti, perch ha una doppia possibilit di
sviluppare strumenti di lettura critica. Il primo si gioca sugli assi temporali, e in
qualche modo permette di fare quella operazione immaginata da Foucault e Paul
Veyne, ovvero la distruzione degli universali storici. Non dobbiamo pensare che
quando facciamo storia o filosofia esistano metacategorie universali, che forniscano
quadri orientativi complessivi. Questa unidea che corrisponde in parte
alla doxa contemporanea, e che va decostruita attraverso un sapiente uso della
storia. Foucault diceva che ci libereremo dallo storicismo solo attraverso la storia.
Questa unaffermazione clamorosa: tutti i programmi per linsegnamento delle
scienze umane in Italia sono a stretta desinenza storicista! Gli studenti, al contrario,
non devono leggere esclusivamente i manuali strutturati secondo questa
prospettiva, devono essere portati a leggere direttamente i testi. Bisogna insomma
usare la storia per comprendere che queste grandi categorie universali,
metanarrative, di fatto rappresentano una sorta di egemonica retroproiezione dei
nostri valori, della nostra contemporaneit, sullasse temporale. Vuol dire per
esempio far notare agli studenti che quando Platone pensa secondo modalit e
schemi dellAtene del V sec. a.C. sta impiegando modalit e schemi che non sono
quelli di Hegel. Vuol dire in sintesi offrire genealogie, altrimenti il mondo
contemporaneo diventa una piovra che fagocita tutto il passato come la propria
precondizione. Dico una banalit: se io insegnassi storia e filosofia a scuola, oggi,
non avrei difficolt a immaginare un modulo dentro il quale al di l della storia dei
concetti politici della modernit, faccio anche la storia del concetto di mercato.
Perch in tutte le riforme che ci vengono proposte questo concetto presentato con
un senso metanarrativo, come lambiente naturale allinterno del quale si
susseguono gli eventi e veniamo socializzati. in questo senso che dobbiamo
sviluppare senso critico: bisogna far emergere che se siamo dentro un orizzonte di
questo tipo perch si sono incatenate alcune forme di immaginazione teorica e
alcuni effetti reali. E questo significa determinare ci che abbiamo davanti per
immaginare degli effetti di superamento. La sapienza di Goethe diceva che denn
alles, was entsteht, // Ist wert, da es zugrunde geht (quindi tutto ci che nasce, //
destinato anche a sparire). La seconda possibilit insita nella storia dei concetti
lo sviluppo del senso critico oltre che sullasse temporale anche sullasse spaziale.
Per riprendere il titolo di un saggio di Dipesh Chakrabarty bisogna provincializzare
lEuropa. Noi siamo abituati a quella idea della filosofia della storia secondo la
quale il sapere coincide con il sapere occidentale per come si evoluto dalla
filologia tedesca del XVIII secolo alla caduta del muro di Berlino. Invece ragionare
sul fatto che come dice Sandro Mezzadra buona parte della storia dEuropa si
svolta fuori dallEuropa, vuol dire sviluppare senso critico: nel senso di affrontare i
problemi dellintercultura, della societ interraziale e multiculturale senza partire
dal presupposto che gli altri debbano adeguarsi a noi, o che noi facciamo un
sacrificio intellettuale se proviamo a comprendere gli altri. Senso critico in senso
spaziale significa anche de-limitare in termini non soltanto storici ma anche assiali,
il nostro tipo di cultura, valori, storia in relazione ad altre culture, valori, storie che
si sono sviluppate secondo razionalit diverse e specifiche. Decostruendo la propria
supposta posizione, scoprendo che la propria posizione tale tra posizioni, non la
posizione delluniversale, e magari sviluppando un senso critico anche rispetto al
proprio provincialismo irriflesso, a quello reale, e al fatto che come diceva Marx il
mondo vasto e terribile.
Marco Ambra: Questa de-limitazione sugli assi spaziali e temporali dei concetti
politici della modernit, che lei propone come strategia didattica nellinsegnamento
della storia e della filosofia, pu essere anche applicato alla stessa categoria di
scuola pubblica. Le chiedo se a nutrire il frame della crisi dellistruzione non sia la
manifestazione di un limite della categoria di scuola pubblica, come luogo del
disciplinamento, di continua attuazione del progetto di nazionalizzazione delle
masse promosso dalla forma politica dello Stato-nazione. In questo scenario di
oltrepassamento, cosa pu diventare la scuola?
Sandro Chignola: Io credo che la scuola sia cruciale. In parte perch lunico
posto nella nostra societ in cui si possono sradicare delle abitudini: dalla seconda
natura della televisione, dallassenza di trasmissione dei saperi nelle altre forme di
socialit. Quale altro laboratorio sociale pu esistere in Italia nel XXI secolo che
produce forme di vita, forme di cooperazione tra gli individui che li tolgano dai
limiti della socializzazione familiare (che attualmente riproduce pi limiti che
potenzialit), e nello stesso tempo prova a riprodurre quelle forme di lavoro che
sono centrali per la formazione e dunque strategici rispetto a questa nuova societ
dentro la quale i saperi acquisiscono sempre pi rilevanza? Io credo che i processi
formativi nella scuola pubblica siano molto pi decisivi adesso che negli anni 60 o
70.
In termini i foucaultiani le scuole possono
diventare dei laboratori di dis-asoggettamento. Se gli insegnanti si riappropriano
del proprio mestiere, se gli studenti vengono stimolati ad attraversare la scuola non
come strumento di nazionalizzazione delle masse o formazione al lavoro, ma come
una parte centrale di sperimentazione di s, allora io credo che in qualche modo sia
possibile immaginare una scuola diversa dal ruolo che ha avuto tradizionalmente.
Un luogo nel quale vengono decostruite le forme doxastiche, un luogo dove si
sperimentano forme avanzate di socializzazione culturale, un luogo nel quale si
fanno delle cose insieme e in cui si possono spezzare le gabbie dellindividuazione
dellautoimprenditorialit, che altrimenti renderanno impossibile anche il lavoro a
scuola. Rimotivando gli insegnanti e motivando gli studenti, e assumendo la scuola
come un laboratorio sociale, culturale e politico, pi che come un luogo di
trasmissione di doxai, credo che si possano fare cose straordinarie. E non lo dico in
termini utopistici o ideologici, conosco scuole dove queste cose si fanno e
funzionano molto bene: faccio lesempio del Liceo Ariosto di Ferrara dove si fanno