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aZ

/22

BULLETTINO
DELLE SENTENZE.

( 3)
==E

No 9,
A NN o 18o9.

Num. 1.

A di 1 Settembre 18o9.

'l Comune di Canneto in Pro

vincia di Bari ;

E'l gi barone Gio: Battista Nicolai;


Sul rapporto del signor Giudice Mar
tucci.

ll Comune ha dedotto nove capi di


gravezze contro il cennato suo ex ba
TOne.

Col primo ha preteso che l' ex baro

ne debba giustificare con qual titolo


al 2

GSl

( 4)

esige alcune annue prestazioni in dena


ro col nome efimero di censo da pa
recchi possessori di case e territorj,
altrimenti debbasi astenere da tale esa
zione.
Col 2

che debba interdirsi all' ex

barone l'esazione che pretende introdurre sull' aria de' secondi , terzi e

quarti piani delle case , ancorch il


suolo si fosse in ipotesi da esso censi

to, poich il censo del suolo inalte


rabile, qualunque sia l' edifizio che vi
si faccia dall'enfiteuta.

Col 3 che debba parimente vietarsi

all'ex barone l'esazione da esso intro

dotta per la pretesa feudalit delle ac


que che scorrono nelle pubbliche stra
de , allorch quelle si divergono per

inaffiare i loro territorj o s'immettono


nei loro pozzi.
Col 4 che debba altres proibirsi l'e
sazione di un annuo peso imposto a'cit
-

tadini sulle gradinate da'medesimi eret


te,

( 5)
te, e che verranno ad erigersi sul vi

poso delle fabbriche proprie de' citta


dini stessi, ancorch le gradinate aves
sero l'aspetto delle strade pubbliche.
Col 7 che debba astenersi dal preteso

diritto di proibire che vuol introdurre


circa le piantagioni ed aumento delle
viti ed alberi fruttiferi , che i cittadini

fanno ne' proprj fondi siti nei luoghi

denominati Annetta, e S. Ambrogio,


tanto pi che i cittadini da tempo im
memorabile hanno goduta la piena li

bert di piantarvi alberi d'ogni specie,


e vi sono tuttavia degli alberi annosi.
La Commissione feudale , sulla re

quisitoria del Regio generale Proccu


ratore , applicando alle enunciate gra
vezze la legge eversiva della feudalit ,
non che tutte le altre leggi che vi hanno

rapporto, e i principj da essa adottati


nelle sue precedenti decisioni.
Dichiara

Sul capo 1 che cessi qualunque pre


a 3

Sta

( 6)

stazione dovuta dall'Universit , e che


intanto senza pregiudizio del diritto del
le parti, e pendente la decisione sulla
legittimit del diritto della esazione dei
censi su' territorj , si esigano quelli
previa annotazione ed obbligo di resti
tuire ci che sar giudicato,
Sul 2 che l'ex barone si astenga da

qualsivoglia esazione su' secondi , terzi


e quarti piani delle case.
Sul 3 che si astenga dall'esazione sot
to qualunque titolo sulle acque che
scorrono sulle pubbliche strade , tanto
per causa d'irrigazione , che per rac

cogliersi ne' pozzi de' particolari.


Sul 4 si astenga di esigere cosa al
cuna a titolo di portolana sulle scale,
gradini e gaifi adjacenti alle abitazioni
de' cittadini.

Sul 7 finalmente che sia facoltativo

a' cittadini di migliorare i fondi che


essi posseggono; e cessi la proibizione
finora pretesa dall'ex barone. ,
Re

(7)
Relativamente alla legittimit della
esazione de' censi su'territorj, di cui
si fa parola nel capo primo , ed agli
oggetti compresi ne' capi 5, 6, 7 , 8
e 9 la Commissione se ne riserba la

decisione nella spedizione della causa ,


la quale trovasi gi passata all' ordine
del giorno.
-

Num. 2.

A di 1 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Faggiano in Pro
vincia di Otranto, patrocinato dal si
gnor Gaetano Stendales ;

E l'ex feudataria , patrocinata dal


signor Raffaele Volpicelli;
Sul rapporto del signor Giudice Mar
tucci.

Nel primo settembre essendosi pro


posta la causa tra 'l Comune di Fag
giano e la sua ex feudataria si sono
. a4
pro

(8)

proposte ad esaminare le seguenti qui


StlOnl.

Le decime pretese dalla Principessa


sull'intero territorio coltivato di Fag

giano sopra. quali prodotti del suolo


possono legittimamente aver luogo ?
Quali sono i diritti che competono

alla universalit degli abitanti di Fag


giano sul luogo detto Laserra, ossia
monte?

egli dovuto alla Principessa il

ca

pitale di duc. 1o9o , e per esso l'annua


corrisponsione de' duc. 54.2o ?

La Commissione , intese le parti e 'l .


Proccuratore Regio generale nelle sue
conclusioni.

Considerando sulla prima quistione.


Che all' ex feudataria non sono dovute

le decime che su' prodotti de'quali ap


parisce trovarsi legittimamente in pos
SGSSO,

Che il possesso legittimo in suo fa


vore non pu desumersi che da' rilevi
al

(9)

antichi me' quali consignato lo stato


possessivo il pi immediato a' tempi
della concessione.

Che l'unico rilevio presentato por


tante la data del 1651 non designa la

decima che su' soli generi di grano,


fave, orzo, avena e vino mosto. Che

sopra questi cinque generi non cade


per conseguenza alcun dubbio.
Che 'l dubbio elevato sulla decima
zione delle ulive risoluto in favore

dell'ex feudataria dalle capitolazioni del


1556, 1647 e 1648. Che questo genere
deve essere per conseguenza aggregato
agli altri nella decimazione de'prodotti,
malgrado ch' egli non si trovi incluso
nel rilevio di cui si parlato. Poich
l'omissione del rilevio non pu distrug
gere il fatto positivo nascente dalle ca
pitolazioni.

Considerando sulla seconda quistione


che il territorio della Serra o sia Mon

te non pu esser riputato demanio uni


ver

( 1o )
versale, come il Comune pretende,

perch dimostrato dal contesto di


tutte le capitolazioni di sopra citate che
la popolazione di Faggiano ha susse
guito l'infeudazione , e che in questo
senso gli abitanti non possono rappre
sentare sul suolo nuovamente abitato

pi di diritto che non stato loro spe


cialmente conceduto.

Riflettendo per d'altra parte che gli


usi non possono essere loro denegati
a' termini delle stesse capitolazioni , e
che l'uso nel senso della legge abbrac
cia tutto ci ch' relativo a' commodi

reali della popolazione: ciocch importa


pienezza di diritto nell' esercizio degli

usi civici sulla totalit del territorio


chiamato Monte o Serra.

Considerando sulla terza quistione ,


che dopo le more accordate all'ex feu

dataria per l'esibizione dello strumento


radicale de'duc. 1o9o sarebbe il tempo
di dichiararlo estinto. Ma che sospeso
-

il

( 11 )

il pagamento degl'interessi l'equit con


siglia di aggiungere un altro termine

improrogabile , avanti che la sentenza


il dichiari perento.
Decide

Che la percezione di tutti gli altri


generi soppressa, resti d'or in avanti

autorizzato il barone ad esigere le de


cime su' soli prodotti di grano, fave,
orzo, avena, vino mosto ed ulive,

riscuotibili i primi quattro generi tri


turati sulle aje de' particolari , il vino
mosto ne' palmenti de' proprietarj , e
le ulive in natura su' luoghi ov' esse
si raccolgono , il tutto fra le 24 ore
dacch l'ex feudataria o chi per essa
ne sar cerziorato. E sia facoltativo

de' reddenti di commutare il peso ter


ritoriale in canone fisso e redimibile ai

termini della legge.


Che il territorio detto il Monte o

Laserra resti demanio feudale soggetto

a' pieni usi civici in favore degli abi


-

tan

( r2 )

tanti di Faggiano, estimabili questi usi


a vantaggio del Comune nella divisione
de' demanj ordinata con altra legge.

Che sospesa la prestazione annua dei


duc. 54.2o si accordi all' ex feudataria
l'ultimo termine improrogabile di un

mese a presentare lo strumento radicale


del suo credito di duc. 1o9o , e que
sto termine elasso , rimanga il credito
estinto senza bisogno di nuova dichia
razione per riputarsi inesistente.
Spese compensate.

Num.

( 13 )

Num. 3.
A di 2 Settembre 18o9.

Tra'l Comune di Caramanico in pro


vincia di Abruzzo citeriore, patrocinato

dal signor Romoaldo de Horatis;


E l'ex barone, patrocinato dal signor
Giuseppe de Ciutiis;

Sul rapporto del signor Giudice Fran


chini 5
Intese le parti e 'l Regio Proccura
-

tore generale.
L' Universit di Caramanico doman

d in questa Commissione contro al


Principe suo ex barone di esser esone

rata da due prestazioni, una di ducati


centocinquanta per la guardia del ca
stello , l'altra di ducati trecento a ti
tolo di terze censuali. La Commissione
siccome ordin nell'udienza del d 13

Maggio del corrente anno , che aste

nuto si fosse l'ex barone di esiger gli


3 Il

( 14 )
annui ducati 15o , cos obblig il me

desimo a documentar fra quindici gior


ni la seconda prestazione , ed intanto
ne sospese l'esazione. Indi furono esi
biti dal Principe tre strumenti. Dal

primo appariva essersi da' suoi mag


giori comperato nel 1643 pel prezzo
di ducati 2o75 un credito di ducati

quattromila e cinquecento , che i fra


telli Tommaso e Carlo d'Afflitto rap
presentavano contro l'Universit come
eredi

della Contessa Beatrice Tolfa.

Costava dal secondo che nel 1655

Giuseppe Cavaliero ed Andrea Britti


aveano acquistato un capitale di ducati
tremila , che Giovanni di Donato con

seguir dovea dalla stessa Universit. E


dal terzo strumento rilevavasi, che nel

1679 l'anzidetto Cavaliero dichiar che


il credito de' ducati 3ooo erasi da lui

acquistato in nome del Principe di Ca


ramanico.

Non essendosi esibito dall' ex barone


nel

( 15 )

nel periodo di due mesi alcun radicale


documento de' crediti acquistati da'suoi
autori , e non costando se nello stato
discusso dell'Universit si fossero am

messi tai crediti, ordin la Commis


-

sione nel d 18 Luglio che il Principe


di Caramanico avesse con effetto esi

bito fra altri giorni quindici l'ultimo


stato discusso dell'Universit, e gli stru

menti radicali de' rispettivi crediti, al


trimenti avrebbe provveduto di non pi
molestarsi il Comune. Ma il Principe

non ha soddisfatto in modo alcuno alla


ordinata esibizione.

Quindi non essendosi esibiti dall' ex

barone i titoli primordiali de' pretesi


crediti; e considerando la Commissione
che negli stessi strumenti esibiti dal

l'ex barone non seppero due secoli ad


dietro i contraenti additar l'epoca de
gli strumenti radicali e la causa dei

debiti contratti; che contenendosi nel


primo credito di duc. 45oo un attrasso
di

( 16 )

di ducati 15oo , era fin da quel tem

po divenuto inesigibile e litigioso ; che


avendolo acquistato il temporaneo ba
rone per la met del suo valor nomi
nale , incontr la resistenza delle leggi

per diversas, et ab Anastasio ; e che


ci malgrado abbia finora esatto le an
nualit dell'intero capitale : ha diffiniti
vamente deciso e dichiara.

Che si astenga il Principe ex barone


di pi esiger gli annui ducati trecento
dall'Universit di Caramanico a titolo

di terze censuali. Ma attenta la buona

fede onde ha posseduto in forza dei


citati strumenti , si assolva egli dalla
restituzione dell' indebito esatto e dalle

spese della lite.

Num.4.

( 17 )

Num. 4.
A di 2 settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Pratola in provin

cia di Abruzzo Citeriore;


E l'Amministrazione generale dei

Regj Demanj succeduta ne' diritti del


soppresso Monistero de'Celestini della
Bada di Morrone ;

A proposta del Cancelliere.


Sulla dimanda del cennato Comune

di ordinarsi che il Razionale Girolamo


Catalano destinato a liquidare le quan
tit dovute per bonatenenza dalla enun
ciata Amministrazione generale de' de
manj, liquidi insieme le somme dovute

per le altre imposizioni straordinarie.


La Commissione feudale , il Regio
Proccuratore generale inteso , ordina
che il menzionato Razionale Catala
no nel liquidare le quantit dovute

per bonatenenza , liquidi anche quel


18o9 N. 9.

le

( 18)

le dovute per tabacco, regie strade,


decima , doppia decima , fondo delle
pensioni , mantenimento delle bande
provinciali, e per altri pesi straordinari
dal giorno delle rispettive imposizioni.
Num. 5.

A di 4 Settembre 18o9
Tra 'l Comune di Palo in Provincia

di Bari , potrocinato dal signor Panta


leone Spadavecchia;
Il Conte di Conservano, patrocinato
-

dal Signor Oronzo Maria di Franco;


E 'l Principe della Rocca, patroci
nato dal Signor Gennaro dello Riccio;

Sul rapporto del Sig. Giudice Mar


tucci.

Il Comune di Palo ha prodotto in

questa Commissione otto capi di gra


vezze , co' quali ha chiesto.
1. La

19 )
1. La reintegr de' sei trappeti con

ceduti all' Universit dalla Regina Bo


na nel 1531 giusta i loro confini col
la contribuzione di annui ducati tre

cento in suo beneficio , de' quali fu


spogliata l'Universit dalla casa di Con
versano nel 164o.

La reintegra de'mulini e diritto di


esazione per la macina posseduti dalla

Universit collo stesso titolo de' trap


peti e colla prestazione di annui du
cati 72 , che le furon tolti dal Conte
di Conversano nel 1642.

La reintegra delle fossate e spinate


del castello con casa dentro che posse

deva l'Universit, per cui pagava an


nui ducati venti alla camera baronale ,

delle quali fu pure spogliata dalla casa


di Conversano nel 1642. E la restituzio

ne di annui ducati 392 che l'Universit

eontinu a pagare anche dopo che fu


spogliata de' suddetti corpi.

2. La bagliva che le fu conceduta


b 2

dal

( 2o )

dalla Regina Bona nel 1539 colla pre


stazione di annui ducati cento , della

quale fu del pari spogliata dalla casa


di Conversano circa il 165o ; e come
l'Universit ne fu reintegrata, con de

creto della Regia Camera del 176o ,


cos ha chiesto ora di essere indenniz

zata di tutte le quantit indebitamente


pagate durante il tempo dello spoglio
3. La reintegra della difesa di Arri
carro conceduta all' Universit dal Re

Ladislao nel 14o7. Di essa si trov


l'Universit spogliata a tempo della

Regina Bona , la quale con istrumento


del 1536 la riconcesse all'Universit

sotto la prestazione di annui ducati 3oo.


E siccome nel 1641 la casa di Con
versano ne usurp di tal difesa 148o
vigne , cos il Comune ha chiesto la

reintegra delle terre usurpate, la resti


tuzione de'frutti e delle quantit paga
te, e l'esenzione altres dal pagamento
degli annui ducati trecento convenuti
col

( 21 )
colla Regina Bona , stante la primiera
concessione del Re Ladislao.

4. La reintegra de'beni di Francesco


Ribera, i quali furono eseguiti per un
credito dell'Universit in ducati 2713
dal Ribera dovuti , e furono valutati

per duc. 125o. Tali beni con istromen


to del 1641 senza parlamento , col
l' intervento de' soli amministratori si
cederono in solutum al Conte di Con

versano per compenso di supposti at


trassi feudali che non si dovevano ,

mentre egli piuttosto era debitore della

Universit di pi migliaja; ed ha chie


sto anche i frutti dal tempo che ne fu

spogliata.

--

5. L' assoluzione del capitale di du

cati 22 mila , che la prepotenza di Lui


gi di Toledo le addoss nel 1586 col
l' interesse a ragione del 7 e tre quarti
per 1oo senza la di lei intelligenza ,

senza parlamento e senza decreto di

expedit della Regia Camera, che im


-

b3

me

( 22)

mediatamente fu contradetto ed impu


gnato dall'Universit; ed in conseguen
za ha preteso le restituzione di tutte le
somme indebitamente pagate per detta
annualit pel tratto successivo. Nella

ipotesi poi che quella transazione si


volesse riputar legittima, allora ha chie
sto dichiararsi estinto il capitale di dn

cati 22 mila pel dippi esatto per


dette annualit contro il disposto della
Prammatica V de censibus e della
Prammatica 18 de administ. Univer. ,
e restituirsele tutto l' indebito esatto ,
che monta a pi centinaja di migliaja
di ducati.
6. La restituzione dell'altro indebito
-

esatto , che nel 1758 si chiese dalla


Casa di Conversano nella somma

di

ducati 9457. 31, e che secondo la di


mostrazione pi accurata posteriormen
te fatta ascende a duc. 31 mila.

7. La diminuzione della partita degli


ex feudali , che l'Universit corrispon
de

( 23 )

deva alla camera baronale nella som


ma di annui ducati 871.4o, cio can
cellarsi annui ducati 179. 4o compresi
in detta partita che si corrispondeva

no a titolo della bagliva, delle mesate

del governatore baronale e del giudi


ce bajulare. E ridursi ad jus et justi
tiam la prestazione degli annui ducati
3oo convenuti colla Regina Bona, che

non fu tanto per la concessione de' sei


trappeti, pe' quali appena avrebbe po
tuto ricavarne annui ducati 6o.7o ,

quanto per la redenzione del diritto


proibitivo che si pretendeva di vantare
allora da' baroni.
8. Finalmente si chiesta in forza

delle antiche prammatiche e della no


vella legislazione la reintegra del dirit

to di pascolare gratis nella difesa di


Brunetto concesso dal Re Ladislao alla

Universit e suoi cittadini pe' loro ani


mali , di cui fu poi spogliato.

La Commissione ,

b 4

I1

( 24 )
Il Regio Proccuratore generale e le

parti intese nelle loro rispettive con


clusioni.

Considerando sul primo capo relati


vamente alla reintegra de'trappeti.

Che se i trappeti furono effettiva


mente conceduti alla Universit col

contratto del 1532 sotto la corrispon


denza annua di duc. 3oo.

Che il totale di questa corrisponden


za ebbe meno per oggetto il materiale
delle fabbriche ed ordigni , che il di

ritto di macina proibitivo del feuda


tario.

Che questo diritto caduto in estima


zione non pu dopo la pubblicazione

della legge abolitiva della feudalit es


sere pi conservato in favore del feu
datario.

Che quindi luogo a sopprimerlo


dappresso l' estimazione che pu esser
ne fatta.

Considerando che questa estimazione


do

( 25
dovrebbe regolarsi

base del cano

ne effettivo imponibile sulle fabbriche


de' trappeti all'epoca del contratto se
potessero aversi le memorie del prezzo
de' tempi. Ma che in loro difetto bi
sogna attenersi a ci che il processo
offre di pi ragionevole per devenire
a questa estimazione.
Considerando che il processo con
tiene l'apprezzo di altri trappeti, a cia

scuno de' quali si assegnata una ren


dita presso a poco uguale a ducati tre
dici ; ci che farebbe che il canone
di sei trappeti risponderebbe presso a
poco a ducati 8o.

La Commissione adottando questa


misura fissa a ducati ottanta pel cano

ne dovuto dall'Universit pe' sei trap


peti , ed a ducati 22o pel prezzo del
diritto proibitivo, che la legge viene di
annichilare.
E relativamente a' mulini. Conside
-

rando che la prestazione de' ducati 72


-

all

( 26 )
annui cui il Comune stato finora

soggetto, non ha la medesima origine

ehe i trappeti.
Che il Comune ha per conseguenza
pagato non per concessione delle mac
chine, come il barone ha preteso, ma
per diritto di macina, che non pu

avere pi luogo dopo la pubblicazione


della legge.
Che in questo senso cessata l'azione
della reintegra contro il feudatario ,
deve necessariamente cessare la presta
-

zione di ducati settantadue che vi si

rapporta.

Considerando in fine sul conto delle

fossate e spinate del castello , che il

barone non aveva diritto d'imporre un


censo di venti ducati annui a danno

del Comune sul suolo pubblico addetto

alle fossate e spinate del castello.


Che questo suolo deve perci ritor
mare alla sua qualit, finch deve ces
sare il peso che gli era imposto.
Con

( 27 )

Considerando sul secondo capo, che


avendo la Regia Camera con decisio

ne del 176o reintegrato il Comune nel

corpo della bagliva concedutogli dal


la Regina Bona senza aver parlato del

l' indebito esatto, non luogo a deli


berare su questa domanda.
Considerando sul terzo capo cui si
congiunge il quinto.
Che il privilegio del Re Ladislao

de'3 Aprile 14o7 invocato dal Comu


ne per sostenere i suoi antichi diritti
sulla difesa di Arricarro non suffi
ciente ad infirmare lo strumento di con

cessione del 1536, col quale la Regi


na Bona conced al Comune la difesa

istessa sotto il peso della corrisponden

za annua di ducati 3oo, perch il pri


vilegio dell'epoca del demanio, e lo
strumento della data della infeudazio

ne , ci che significa che la infeu


dazione posteriore annichil gli effetti

del privilegio precedente , come questo


aV

( 28)
avveniva ordinariamente a quell' epoca.
Che il diritto del Comune attaccan

dosi per conseguenza alla concessione


ottenuta nel contratto , deve il mede

simo esser regolato secondo le forme


ivi contenute.

Che queste forme consistono nella


propriet della intera difesa acquistata
dal Comune al prezzo della corrispon
denza annua di ducati 3oo. Donde

segue che il beneficio del subenfiteusi


accordato dal Comune agli attuali pos

sidenti di Arricarro , fra' quali contasi


il feudatario per la estensione di 148o

vigne , deve tutto ricadere a suo pro


fitto.
Considerando che attesa la validit

accordata al contratto del 1536 , la


transazione del 1586 invocata dal feu

datario non pu avere alcuno effetto.


1. Perch la transazione - manc di

causa. Avendo in fatti Luigi Toledo

acquistato il feudo dalle mani del Co


TUla

( 29)
mune che il possedeva per effetto della

sua proclamazione al demanio, non po


teva il barone riagire contro il mede
simo per reintegrare al feudo ci di
cui il Comune aveva conservato e le

gittimato il possesso nell'atto dell'alie


nazione.

2. Perch la transazione fu ingiusta


ed evidentemente lesiva.

Ingiusta , poich senz' alcun fonda


mento legittimo , e contro le regole
istesse di ragione il barone volle au

mentare . l'importanza delle sue prero


gative e la somma de' pesi, cui l'Uni
versit era anticamente soggetta , sen
zach la medesima avesse per ci otte

nuto alcuno equivalente o giusto cam


bio.

Lesiva, perch oltre l'accrescimento

de' poderi e delle prestazioni , fu costituito in favor del barone un credito,

di ducati 22 mila redditizio alla ragione


del 7 e tre quarti per 1oo, interessi che
l'Uni
------

( 3o )

l'Universit ha indebitamente pagato


dall'epoca della transazione per la pi
ingiusta delle obbligazioni ; e che essa

sarebbe in diritto di ricuperare, se l'at


tual Casa della Rocca , o di Acquavi
va fossero stati eredi di Luigi Toledo.
Ma che non si mettono a loro carico,

atteso la buona fede colla quale gli han


no essi percepiti.

Che quindi colla transazione dichia


rata nulla e non avvenuta devono de

cadere non solo tutte le prestazioni


contenute nello strumento del 586,
ma ancora il debito di duc. 22 m.,

di cui giusto che l'Universit rimanga


esonerata.

Considerando sul quarto capo.


Che la reintegra pretesa dal Comune
su' beni di Francesco Ribera non pu

essergli accordata a'termini della legge,


avendo il barone acquistato questi beni
non per alienazione fattane dal Comu
ne , qual il caso della prammatica;
-

(3 )

ma per compera fattane sub hasta al


lorch per ordine del magistrato questi
beni sequestati ad istanza del Comu

ne si esponevano venali per dismettere


un debito , di cui Ribera si trovava

ccntabile coll' Universit, di cui aveva


retto gl'interessi.
Che l'azione porta per conseguenza
-

a vuoto contro il barone.

Considerando sul 6 capo.


Che non luogo a deliberare sulla
quistione dell' indebito in questo capo
contenuto, non essendosi giustificata

contro del barone quella mala fede che


d per legge apertura a ripetizione.
Considerando sul settimo capo.

Ch'egli si trova compreso nelle con


siderazioni superiori, essendo rimasto
acclarato - il vero debito del Comune

nella somma annua di ducati 3oo pel


canone di Arricarro, e di altri ducati

8o nel canone de' trappeti.

Considerando sull' ottavo capo.


Che

( 32 )

Che in forza del privilegio di Ladis


lao in data de' 3 Aprile 14o7 gli usi
civici erano stati accordati al Comune
ed abitanti di Palo sulla difesa di Bru
nettO,

Che per la esclusione di questo dirit


to acquistato dal Comune, alcun do
eumento posteriore non stato esibito
dal barone.

Che quindi la desuetudine allegata,


o il non uso posteriormente accaduto ,
non n un pretesto , n una ragione

per dichiarare estinti questi diritti, es


sendo gli usi civici di natura impre
scrittibili.
Dichiara

Assoluto il barone dalla reintegra dei


trappeti domandata.

E condannata l'Universit a pagargli


da ora in avanti e sino ad affrancazione
di canone la sola somma di ducati ot

tanta annui , rimanendo la medesima

assoluta pel resto.


-

As

( 33 )
Assoluto il barone dalla reintegra dei

mulini contenuta nel secondo capo.


Ed assoluta l'Universit dalla presta
zione annua di ducati 72.
Assoluta l'Universit dalla prestazione
annua di ducati venti per le fossate e

spinate del castello, e le fossate istesse


dichiarate suolo pubblico.
Assoluta l'Universit in esecuzione

della legge dal pagamento di qualunque


prestazione a titolo di bagliva.
Ed assoluto il barone dall'indebito
esatto per questa causa.

E dichiara nulla e di niun effetto

la transazione del 1586; e valida ed


efficace la concessione della Regina Bo
na del 1536. Perlocch la difesa nomi

nata Arricarro con tutte le prestazioni


subinfeudatiche , in cui il barone va

compreso per la sua tenuta di 148o vi


gne resti in piena propriet del Comu

ne sotto l'annua corrispondenza per


de' ducati 3oo a' termini del contratto,

18o9 N9.

SOIl

( 34 )
somma che sar annualmente impu
tata

con

ciocch

deve

annualmente

il barone per la tenuta delle sue


148o vigne , o che si compenser ri

spettivamente fra le parti co' capitali


che queste vicendevoli somme rappre
SeIntanO.

E l'Universit rimane assoluta dal

capitale di ducati 22 mila convenuti


nella transazione del 1586 e degli inte

ressi che essa corrispondeva a questo


titolo.

Come il barone rimane assoluto per


ogni indebito esatto per questa causa.
Assolve ancora il barone e l'Uni
versit da tutte le altre vicendevoli
azioni.
E condanna in fine il barone ad ac

cordare i pieni usi civici anche per ra

gione di commercio fra loro agli abi


tanti di Palo nella difesa di Brunetto ,

usi di cui l'estimazione pretesa sar


valutata in beneficio del Comune nella
di

( 35 )
divisione ordinata de' demanj.

Niente per le spese.


Num. 6.

A di 5 Settembre 18o9.

Tra 'l Comune di Tarsia in provin


cia di Calabria Citeriore , patrocinato

dal signor Antonio Gaudioso;


E l'ex barone, patrocinato dal signor

Giuseppe de Niscia;
Sul rapporto del signor Giudice Pe
dicini.

Propostasi nella Commissione a d


27 Aprile di questo anno la causa tra'l

Principe e l'Universit di Tarsia cad


dero in esame i seguenti quattro arti
coli.

1. Se l'Universit dovesse continua

re il pagamento di annui ducati 1ooo


per un capitale di ducati 2oooo pretesi

dal Principe una cogli attrassi dal 1799


in poi.

( 36 )
2. Se dovesse pagare altres le an

nualit di due altri capitali che i mag


giori del Principe avevano acquistati,
uno da Appio Rossi per ducati 2o5o ,

ed un altro da Francesco dell'Aquila


per ducati 25oo , delle quali annualit
se ne trovava sospeso il pagamento

dalla gi Regia Camera sin dal 1743.


3. Se dovesse parimente pagare gli
attrassi di una partita fiscalare di annui
ducati 147 fino a che la Regia Corte
me fece l'incamerazione.

4. Finalmente se dovesse pagare gli

attrassi degli annui ducati 141. 4o per


la cessione de' corpi di zecca e porto
lana, quali attrassi si son pretesi pure
dal 1799 fino a che quelli vennero
aboliti dalla Regia Corte.
La Commissione allora decise sola

mente il primo articolo , e condann


l'Universit a pagare l'annualit del

capitale di duc.2oooo dal d primo di


Settembre del passato anno in poi, ma
per

( 37 )
per le annualit attrassate dello stesso
capitale , come pure per gli arretrati
degli annui duc. 147 per fiscali, e per

quei de' ducati 141. 4o per la

zecca e

portolana si riserv la provvidenza do

po che il Principe nel termine stabi


lito dalla legge avesse esibiti i docu
menti in giustificazione de'crediti ce
duti da Rossi e dell'Aquila.
Or essendosi per parte del Principe

prodotti i documenti, la Commissione


si applicata all'esame di essi, ed ha
veduto che pel credito provveniente da
Appio Rossi si prodotto uno stru
mento stipulato nel d 5 Ottobre 1583

ratificato dall'Universit in pubblico


parlamento nel d 3 del seguente mese
di Novembre. Dallo stesso apparisce
che il credito fu

acquistato da Lucre

zia Barrese madre e tutrice di Appio

Rossi e fratelli , e che due patti tra

gli altri si veggono apposti in detto


strumento , uno che si dovesse impe
c 3.

tra

( 38 )

trare dall'Universit tra quattro mesi


il Regio assenso e tra lo stesso tem
po se ne dovesse fare la ratifica in

pubblico parlamento , ed in questo at


to consegnarsi alla creditrice l'assenso
impetrato. L' altro che il denaro do
vesse depositarsi in pubblico banco , e
che non si potesse liberare se non se
guita la ratifica. La ratifica si vede

fatta, ma non si parla in tale atto n


di assenso impetrato , n della libera
zione del deposito che nello strumento

si era detto farsi in pubblico banco.


Si prodotto inoltre lo strumento
dell'acquisto che a d 24 Agosto 162 1
fece del credito anzidetto il Principe

di Tarsia allora Vincenzo Spinelli dal


P. Dionigi Rossi Certosino, che si as
ser fratello di detto Appio. In questo
si fa menzione tanto del primo stru
mento stipulato da Lucrezia Barrese ,

quanto della ratifica gi di sopra men


zionata, e si dice che sul contratto vi
GIa.

( 39 )
era caduto l' assenso Regio. Si passa
poi a dire che l'Universit aveva at
trassato di pagare le annualit e che
vi era lite nel S. C. , e litigioso come
era il credito si venne a cedere una

cogl' interessi non soddisfatti pel prez


zo di soli ducati 1325 , vale a dire

per duc. 725 meno di quello che era


l'importo del solo capitale , e detta

somma di duc. 1325 si vede pagata con


partita di banco nello stesso giorno che

fu stipulato il contratto.
Qnindi ha la Commissione conside
rato che non costa se il contratto fu

munito di Regio assenso : se il depo


sito del denaro fu eseguito in pubblico
banco, se il denaro fu invertito in uti

le dell'Universit, e vedendosi acqui


stato come litigioso dal Principe di

Tarsia, e per un prezzo molto minore


di quello che sarebbe stato il capitale

effettivo, ha avuta giusta ragione di


crederlo un credito insussistente ed il

c 4

le

( 4o )

legittimo , vieppi che nello stato po


chi anni dopo fatto dal Reggente Tap
pia, quantunque si vegga rapportato il
credito, nondimeno non si dice ch' era
roborato di Reg. assenso, ed esso spie
g che non intendeva di ammettere

che quelli crediti che avessero l'assen


so Regio.
Di minor sussistenza ha considerato

la Commissione l'altro credito provve


niente da Gio: Francesco dell' Aquila.
Si vuole che lo stesso fosse stato ac

quistato da Annibale dell' Aquila, ma


di ci non vi documento. Solamen
te nello strumento del credito di duc.

2oooo acquistato da Virginia Caraccio


lo nel 1585, nell'enumerazione di tutti
i creditori dell'Universit si vede tra

gli altri rapportato il detto Annibale

per duc. 2o7o , ma questo credito fu


soddisfatto col denaro depositato dalla

detta Virginia. Due carte ha prodotto


il Principe per giustificarlo , uno stru
Imem

( 41 )
mento cio di ratifica di transazione

passata tra 'l Principe Ferdinando Spi


nelli e detto Gio: Francesco stipulato

nel d 5 Maggio del 1645, ed un de


creto del S. C. del 1616. Dal primo

apparisce che il menzionato Gio: Fran


cesco rinunci al Principe tutte le sue

ragioni ( son le proprie parole ) compe


tenti a lui sopra dette entrade dell'Uni
versit di Tarsia, nel possesso di qua
li entrade si asserisce che lo stesso Gio:

Francesco era stato reintegrato con sen


tenza del S. C. per ann. duc. 225. Dal
decreto poi del S. C. si rileva che Gio:

Francesco ottenne la reintegra per al


lora delle sole terze corrispondenti al
capitale di duc. 2ooo.
Or mancando lo strumento costituti

vo del debito, ed apparendo dallo stru


mento stipulato con Virginia Caraccio
lo che il credito di Annibale dell' A

quila fu estinto. Che l'Universit non

riconobbe il Principe per suo credito


re

( 42 )
re dopo la transazione passata tra'l Prin
cipe e Gio: Francesco , e che il S. C.

impart termine ed ammise interina

mente il credito per duc. 2ooo, e non


si sa in esito del termine che altro

avesse ordinato ; perci la Commissio


ne lo ha riputato un credito illegittimo,
se non si voglia dire estinto col dena
ro pagato da Virginia Caracciolo.

Avendo dunque la Commissione tro


vati di niun vigore i rapportati crediti,
ed avendo

considerato

che indebita

mente si abbiano i maggiori di esso

Principe esatti gl'interessi dall' Univer


sit fino al 1744, ha stimato di com

pensare il malamente esatto per causa


de' medesimi coll' attratto degl' inte
ressi che l'Universit avrebbe dovuti

pagare dal 1799 fino a tutto Agosto del


18o8 per detto capitale di duc. 2o m.,
e per la prestazione a causa de' corpi

della zecca e portolana. E rispetto alla

partita fiscalaria di annui ducati 147


,

aVen

( 43 )
avendo l' Universit con legittimo do

cumento dimostrato che fin dal 1752

fu ricomperata dalla Reg. Corte, perci


sarebbe stato giusto di condannare il

Principe a pagare quel che malamen


te aveva esatto dall'Universit dopo la
ricompera. Ma siccome per parte sua si
negato di avere esatto , e l'Universi
t non ha dimostrato con alcun docu

mento di aver pagato , perci la Com


missione si ha riservato di dare le prov

videnze dopo che l'Universit avrebbe


esibiti i documenti de' pagamenti che
ha detto di aver fatti.

Per tutte le considerazioni quindi di


sopra fatte , la Commissione , intese le

parti e 'l Regio Proccuratore generale ,


ha profferita la seguente sentenza.
Sia l'Universit di Tarsia assoluta

dalla dimanda del Principe ex-feudata

rio di quella terra, pe' due capitali ,


uno di duc. 2o5o provveniente da Ap
pio Rossi, e l'altro di duc. 25oo prov
VE

( 44 )

veniente da Francesco dell'Aquila , e


gl' interessi malamente esatti da esso
Principe per causa de' capitali medesi

mi fino all'anno 1744 restino compen


sati tanto cogl'interessi del capitale di
duc. ventimila arretrati dall' Universit

pel corso di anni dieci, cio dal 1799

fino a tutto Agosto del 18o8, quanto


colla prestazione di annui duc. 141. 4o
per causa de' corpi di zecca e por

tolana attrassata pure dal 1799 fino al


d che dalla Regia Corte ne fu fatta
l' incamerazione. Rispetto poi alla re
stituzione pretesa dall'Universit di ci
che ha detto di avere il principe esat
to per la partita de'fiscali di annui du
cati 147 , esibiti da essa Universit i

legittimi documenti de' pagamenti fatti,


si dar la provvidenza.

Num.

( 45 )
Num. 7.

A di 5 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Scilla in Provincia

di Calabria Citeriore ;

E 'l gi barone di detta Terra ;


Sul rapporto del Cancelliere.

Il Comune ha dedotto nove capi di


gravezze contro il detto suo ex-barone.
Col primo ha esposto che l' ex-ba
rone vieta a' cittadini l'uso civico di

pascere , acquare e legnare , sebbene

il territorio di Scilla sia tutto dell' U


niversit.

Col secondo ch' esige senz' alcun ti


tolo lo scannaggio degli animali che si
macellano.

Col sesto che intende esercitare il


diritto proibitivo de' mulini, impeden
do che l' Universit e i cittadini ne

frabbrichino degli altri.

Col settimo ch'esige an. duc. 262 e gr.


53

( 46 )

53 da esso Comune pel preteso diritto


della pesca che si fa nel mare di Scilla.
La Commissione feudale, a richiesta
del Regio Proccurator generale , appli
cando alle enunciate gravezze il dispo
sto dalla legge de' 2 Agosto 18o6, non

che i principj da essa adottati nelle sue


precedenti decisioni.
Dichiara.

Sul primo che senza pregiudizio del


le ragioni delle parti, e pendente la

decisione sulla legittimit del diritto di


fidare si osservino gli ordini del Con
siglier Potenza in data de' 26 Ottobre

del 1778 confermati con decreto della


Giunta di corrispondenza nel d 18 No
vembre 1791, e col laudo del fu Con
siglier Vanni.

Sul 2 si astenga di fare qualunque


esazione a titolo di scannaggio, e se

crede competergli compenso adisca la


Commissione de'Titoli.

Sul sesto e settimo cessi di eserci


-

tare

( 47 )
tare il diritto proibitivo de' mulini , e
sia libera all'Universit ed a' cittadi

ni la costruzione di quelli; purch non


si rechi alcun pregiudizio alle macchi
ne dell' ex-barone e ad altre macchi

ne idrauliche ivi sistenti, e si astenga


di pi esigere gli annui duc. 262 e gra

ni 53, e da ogni altra prestazione pel


preteso diritto della pesca che si fa nel
mare di Scilla.

Sugli oggetti poi contenuti ne' ca


pi 3, 4, 5, 8 e 9 la Commissione ba
appuntato passarne la decisione all' or

dine del giorno.


Num. 8.
s

A di 5 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Roccavalleoscura

nella seconda Provincia di Abruzzo Ul

teriore, patrocinato dal Signor Raffaele

Volpicelli;
El

( 48 )

r-

E' l Principe Signor Carlo di Tocco


Cantelmo Stuard , patrocinato dal Si

gnor Salvadore Zamparelli;


Sul rapporto del Sig. Giudice Sapo
nara ;

Il Regio Proccurator generale e le


parti intese.
La Commissione feudale vedute le

istanze del Comune di Roccavalleoscura

de' d 15 e 17 Giugno 18o9 , l' istan


za di esso Principe del d 29 Agosto
dello stesso anno , e tutti gli atti.

Riguardo all'annua prestazione di


ducati 169 e grani 8o chiesta da es

so Principe sull'Universit di Rocca


valleoscura, attesoch dagli articoli
dell' Universit di Pettorano del 1539,
dagli articoli dell'Universit di Roc
cavalleoscura del 1583, da'rilevj pagati

per Valleoscura nel 1473, 16o6, 1659


e 1694 , dalla vendita fatta nel 1524
dall' agente dell' allora feudatario di

Valleoscura all'Universit di questa


Ter

( 49 )

Terra risulta che tal prestazione stata


soggetta ad aumento e decremento ,

n il Principe ha dimostrato su qual


fondo circonferenziato ella sia legittima
mente stabilita ; che gli articoli divisa
ti di Roccavalleoscura nella lite di con
finazione ch'ella sosteneva coll' Uni

versit di Pettorano, ed incidentalmente

prodotti nella presente causa, non pos


son mai far riputar feudale l' intero
territorio del di lei distretto, senza che
se ne dimostri la sovrana demaniale

infeudazione; che nell'apprezzo di Valleoscura del 1747 la colletta in contesa

qualificata dazio; che quindi essa pre

stazione dee riputarsi personale even


tuale.

La dichiara per tali motivi abolita


dalla legge de' 2 Agosto 16o6.
Riguardo alla prestazione di annui
ducati 18o che chiede lo stesso Prin

cipe dall'Universit di Roccavalleo


scura per l' affitto perpetuo della mon
18o9. N. 9.
d
ta
-

( 5o )

tagna di Macchialonga e Rotella.


Atteso che da' rilevj feudali pagati per
Valleoscura nel 1473 , 16o6 , 1659 e
1694 , dalla vendita dell' erba fatta nel
1524 dal feudatario allora di Valleo
scura alla di lei Universit, dalla rela

zione del Consigliere Alderisio del 1579,


dalla relazione del Tavolario Basso del

158o , dal certificato dell'Universit di

Roccavalleoscura del 17o7 risulta esse


re stata varia nella somma la divisata

prestazione, e che dal 16o6 in qua ,


giusta i divisati rilevj , sia stata fissata

perpetua in quella di ann. ducati 18o,


come la giudic in possessorio la Re
gia Camera nell'anno 1756.
Per tali motivi la Commissione ordina
che l'Universit di Roccavalleoscura -

paghi a beneficio del Principe la pre


stazione perpetua di ann. duc. 18o pel
fitto perpetuo della montagna di Mac
chialonga e Rotella con lei contratto ,

colla facolt di poterla redimere a'ter


mini della legge.

Ri

( 51 )

Riguardo alla prestazione pe' feudi e


prata.

Atteso che dallo strumento di cen

suazione del 1446, da' rilevj pagati per


Valleoscura negli anni 1474, 16o6, 1659
e 1694, dalla relazione del Consigliere
Alderisio del 1579, dallo stato dell'U

niversit di Valleoscura del 1742 risul


ta che tal prestazione stata varia nella somma, e che la Camera nell'anno

1756 la fiss con giustizia in ann. du


cati 75, giusta l'ultimo rilevio del 1694.
Per tali motivi la Commissione or
dina che l'Universit di Roccavalleo

scura paghi a beneficio del Principe


Carlo di Tocco Cantelmo Stuard la

prestazione perpetua di annui duca

ti settantacinque per la censuazione fat


tale de'feudi e prata, colla facolt di

poterla redimire a' termini della legge.

d 2

Num. 9.

( 52 )
Num. 9.
A dl 6 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Altamura in Pro

vincia di Bari ;

E la generale Amministrazione dei


Regali demanj.

Sul rapporto del Cancelliere.


Il Comune ha dedotto tre capi di
gravezze contro l'Amministrazione dei
Regali demanj.
Col primo ha chiesto di esser rilevato
dall'annua prestazione di duc. 5oo che
l'Amministrazione de' demanj pretende
esigere a titolo di scannaggio, e di di
ritti di zecca , di pesi e misura.

Col secondo che cessi di esigere an


nui duc. 12o per la bagliva.

Col terzo finalmente dopo di avere


esposto che per prestazioni feudali la
Real Casa di Palma, cui succeduta
la generale Amministrazione de' Regali
de

( 53 )
demanj , esigeva ann. duc. 15o3 , che
questi con decreto del Delegato degli
allodiali furon ridotti ad an. duc. I 4oo,

e che per dabbenaggine degli ammi


nistratori si continuata la prestazione
degli annui duc. 1o3 di pi esatti per
anni venti importanti duc. 2o6o.
La Commissione feudale , sulla re

quisitoria del Regio Proccurator ge


nerale , considerando sul primo e sul
secondo capo che le prestazioni a tito

lo di scannaggio , di pesi , di zecca e


misura, e di bagliva sono state abolite
colla legge de' 2o Maggio 18o8, e col
la dichiarazione del G. Giudice Mini

stro della Giustizia degli 11 Aprile di


questo anno , dichiara che la generale
Amministrazione de' Regj demanj cessi
di pi esigere gli annui ducati 5oo a
titolo di scannaggio, e di diritti di zec

ca , di pesi e misure , e gli annui du


cati 12o per bagliva, in forza della ci
d 3

tata

( 54 )
tata legge , ed adisca la Commissione

de'Titoli pel compenso, se crede com


peterle.
-

Relativamente poi agli annui ducati

15o3 per prestazioni feudali contenute


nel 3 capo , la Commissione feudale

considerando che gli atti non offrono


alcun documento che giustifichi siffatta

esazione , determina che l'Amministra


zione de'Regali demanj fra lo spazio di
giorni 15 produca i convenienti docu

menti , qual termine elasso , e quelli


non presentati, si daranno le conve

nienti provvidenze di giustizia.

Num.

( 55 )
Num. 1o.

A di 6 settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Capaccio in Pro

vincia di Principato Citeriore, patroci


nato dal Signor Matteo Mastrogiacomo;
E' l Principe d'Angri Marcantonio
Doria , patrocinato dal Signor Libera
tore Amato ;

Sul rapporto del Signor Giudice Pe


dicini.

Dalla Commissione nel d 3o del pas


sato mcse di Agosto fu fatta la lettura

de' capi di gravezze prodotti dall'Uni


versit di Capaccio contro del Princi
pe d'Angri Marcantonio Doria ex-feu

datario di quella terra.


Rispetto al capo 5 , col quale si era
dimandato annullarsi l' affitto che dal

sindaco Nicola Tanza cogli altri am


ministratori dell' Universit fu fatto nel

d 4

( 56 )
d 21 Agosto del 18o6 all' anzidetto
Principe di tre difese dell'Universit
medesima denominate Laura, Cerzagal

lara e Codiglione, essendosi veduto che


l' oggetto era d'importanza, e che me

ritava pronto provvedimento, e non po


tendosi allora ci fare , cos ne fu dif
ferita la decisione pel d 4 del corrente
TO](eSe,

Rapporto poi al capo 6, che riguar


dava l'abolizione del diritto proibitivo
di pesca tanto sul fiume Sele , che sul
Sele morto , la Commissione ne ordin

l' abolizione in forza della legge.


- Finalmente rapporto al capo 7 , che
riguardava l'annullamento dell' obbligo,
che si disse estorto da taluni marinari

di pagare un' annua prestazione tan


to pel diritto di pesca che da costoro
si faceva nel mare , che per affitto di
una pagliaja che si diceva da' medesi
nni costrutta nel demanio universale de
IO -

( 57 )
nominato la Laura , si ordin che il

Principe si astenesse da qualunque esa


zione.

Quindi per parte del Principe si ven


ne a dedurre sul primo articolo , che
egli per mezzo del suo agente Pasquale
Bellelli avea somministrati al sindaco di

quell' Universit Nicola Tanza in varie


volte ducati 53o6.5o per gli urgentis
simi bisogni ne' qnali la medesima si
trovava : che al contratto era preceduto

il parlamento de' cittadini, i quali si


erano contentati che in escomputo del
debito suddetto si dassero al Principe
in affitto le suddette tre difese per la
durata di anni 31, e per l'annuo esta
glio di duc. 35o: che il contratto es
sendo stato fatto nel 18o7 , quando si
era abolita la feudalit, si doveva ripu
tare valido : che sebbene fosse sfornito

de' solenni legali , pure non essendovi


concorso dolo , e costando della ver

sione del denaro in utile del pubblico


Sl

( 58 )
si dovea sostenere. Ma se si credesse

di doversi risolvere in forza del patto

apposto nello strumento, si dovessero


far salve le sue ragioni contro a' sud
detti Tanza e Bellelli, che si avevano
ricevuto il denaro.

Rispetto poi al Sele morto dedusse,


che la sentenza della Commissione me

ritava spiega, giacch era ben giusto


che si togliesse ogni proibitiva di pesca

nel fiume pubblico, ma che il Sele


morto era un lago formato nell'interno
de' suoi fondi, e propriamente nelle
difese di Barrizzo e Grommola, e che
con sentenza del S. C. era stato dichia

rato di suo dominio, essendo stato as

soluto dalle dimande dell'Universit ,

che voleva libero per se e pe'suoi citta


dini il diritto della pesca.
- Finalmente rapporto al pagliajo nella
Laura dedusse , che la sentenza avea

anche bisogno di spiega, giacch aven

do egli a sue spese costrutto un paglia


po

( 59 )

jo dentro di un proprio fondo denomi

nato la Lupata, dubitava che non si


volesse con diverso nome prendere il
pagliajo di suo dominio.
La Commissione rispetto all'affitto

delle tre difese ha considerato, che il


contratto era assolutamente nullo. 1.
Perch proibito dalla legge, non po
tendosi i beni dell'Universit affittare
secondo la Prammatica 18 de Adm.

Univ. per un periodo di tempo pi


lungo di un anno. 2. Perch mancante

de' solenni legali. 3. Perch doloso,


mentre bastando per escomputare il
tempo di 15 anni ed anche di meno,
l'affitto fu prolungato ad anni 31. 4.
Perch non costa della versione del de

naro in utile del pubblico, onde ha


stimato di dar luogo alla risoluzione
del contratto , e di far rimanere obbli

gati pel debito coloro che contras


sero a norma della legge. Ha creduto
bens di rimaner salvi i diritti al Prin
CI

( 6o )
cipe contro gli amministratori interve
nuti nello strumento , e di riservare a
questi le ragioni contro l'Universit ,
veduto l'esito della discussione de'loro

conti, e di far salve altres le ragioni


al Principe suddetto contro il suo agen
te Pasquale Bellelli , se mai gli com
petono innanzi a' giudici competenti.
Per Sele morto ha considerato, che

il fatto addotto di essere un lago posto


dentro a' fondi di privato dominio del
Principe , come per parte dello stesso
si asserito, aveva bisogno di verifica,

e perci ha stimato di commetterne una


perizia.

Finalmente per liquidare se il paglia


jo quistionato sia posto nel lido del
mare , o in altri territorj, e di chi que
sti sieno , ha stimato pure di sottopor

re l'affare a perizia , ferma restando la


decisione fatta rispetto alla difesa di
Laura.

Intese quindi le parti, e'l Regio Proc


CUil

( 61 )

curatore generale ha diffinitivamente


deciso.
1. Resti risoluto il contratto di affit
-

to delle tre difese dell' Universit di

Capaccio denominate Laura , Cerzagal

lara e Codiglioni fatto dagli ammini


stratori di essa Universit con istrumen

to de' 25 Ottobre 18o6 in beneficio del


Principe di Angri, e coloro che han
contratti i debiti in nome dell' Univer

sit restino obbligati nel proprio nome


secondo la legge. Si serva per il Prin
cipe d'Angri de' suoi diritti contro gli

amministratori intervenuti nello strumen


to suddetto, a' quali sieno salve le ragio
ni contro l'Universit, veduto l' esito
della discussione de' loro conti , e sie

no salve ancora al Principe medesimo


le sue ragioni contro del suo agente
Pasquale Bellelli , se mai gli competo
no innanzi a'giudici competenti.

de
cidere la quistione riguardante il Sele
2. Si riserva la Commissione di

InOT

(6a )
morto. Intanto si commetta al Tribu
nale di prima istanza della provincia
di Salerno , che per mezzo di tre pe
riti da esso eligendi faccia riconoscere
il luogo , individuando se Sele morto
sia un lago , nel fondo di chi sia for

mato , e da quali fondi venga circon


dato , con farne rilevare la pianta.
3. Finalmente restando ferma la de

cisione fatta rispetto alla difesa della


Laura , si commetta allo stesso Tribu

nale , che per mezzo de' periti medesi


mi faccia riconoscere , se il pagliajo sia

situato nel lido del mare, o pure den


tro di qualche territorio, e di spettan
za di chi questo sia.

Num.

( 63 )
Num. 11.

A d 7 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Sanseverino in pro
vincia di Basilicata, patrocinato dal si
gnor Girolamo Albano ;

E'l Principe di Bisignano, patro


cinato dal signor Giovanni Lotti;
Sul rapporto del signor Giudice Fran
chini.

Il Casale di Sanseverino ha dedotto

contro al suo ex-barone Principe di


Bisignano quattro capi di gravami.

1. Che l'ex-barone esiga il terratico


ad intera covertura, mentre l'esige a

mezza semenza in tutti gli altri demanj


ex-feudali di Chiaromonte, di cui
casale, e nel territorio del quale surto.

2. Che lo stesso ex-barone esiga sui


vigneti grani 35 a tomolo, mentre in
Chiaromonte le vigne sono esenti da
ogni prestazione.
3.

( 64 )

3. Che il compasso de' seminati deb


ba ridursi alla misura di 12oo passi ,

in vece di quello de'9oo che attual


mente si usa.

4. Che debba essere esente dal ter

ratico su' granoni.


Il Comune ha allegato in suo favore
le pruove fatte in un giudizio sostenu
to nell'abolito S. C., dal quale con sen
tenza de' 9 di Luglio 18o8 fu dichia
rato casale della citt di Chiaromonte ,

sito nel di lei territorio, e come tale am


messo alla partecipazione di tutti i di

ritti ed usi appartenenti a' cittadini del


la madre patria. Ha esibito anche un
documento, dal quale si rileva che nei
territorj colonici di Chiaromonte si esi
ga la sola mezza covertura, e che le
vigne vi sieno esenti da ogni presta
zione.

Il Principe di Bisignano ha dato per


vero nelle sue allegazioni in istampa, che
Sanseverino sia surto nel territorio di
Chia

( 65 )
Chiaromonte ed in demanio ex-feuda

le , ma ha negato che fosse una colo


nia di Chiaromonte , e che per conse

guenza non abbia diritto di filiazione


della citt principale. Ha sostenuto al

tres che il giudicato del S. C. non possa


ferire il suo diritto , perciocch non fu

inteso in quel giudizio, nel quale fu


solo convenuta ed intesa l'Universit
di Chiaromonte.

La Commissione feudale , il Regio


Proccuratore generale, e le parti intese.
Considerando per fatto, che da' do
cumenti esibiti nel giudizio agitato nel
S. C. fra Sanseverino e l'Universit di

Chiaromonte costa , che Sanseverino


sia un casale unito all'Universit di

Chiaromonte, che si trovava compreso


nella medesima numerazione di fuochi

nello stesso carico decimale, e nel me

desimo stato discusso, che ne' demanj


ex-feudali di Chiaromonte non si co

nosca altro terratico , se non quello

18o9 N. 9.

del

( 66 )
della mezza covertura, che non si con
troverte del fatto d'essere Sanseverino
surto in un demanio dell'ex feudo di

Chiaromonte, e che da un documento


parimente esibito nel giudizio fatto fra
le due Universit si rileva, che il Prin
cipe di Bisignano fu soggetto ad una

risulta fiscale per l' abitazione di que


sto Casale , seguita contro alle disposi
zioni delle R. Prammatiche, la quale
risulta fu nel 1732 finita con una tran
sazione.

Considerando per diritto :

1. Che la misura e le quantit del


terratico una legge di colonia radica

ta nel territorio di Chiaromonte prima


dell' abitazione del casale di Sanseveri
O,

2. Che pel diritto ricevuto nel Re


gno nel tempo de feudi, l'alterare
la misura, e la quantit del terratico
ne' demanj dell'ex feudo costituiva un
gravame contrario al diritto acquistato
da

( 67 )

da tutti gli uomini del feudo stesso.


3. Che la misura e la quantit del
terratico anche regolata dal diverso
costume delle contrade , ed un tal co

stume fondato sulla qualit e sulla

capacit delle terre.


4. Che viceversa costando della pree
sistenza del feudo, le leggi date dal
l'ex-barone nella concessione delle pro

prie terre debbono essere osservate in


tutto quello, in cui non sia ricono
sciuta esorbitanza.

5. Che riconosciuto legittimo il diritto


del Principe di Bisignano per l'esazione
del terratico, o che si riguardi come
una riserva del suo dominio, ovvero

come una servit prediale, il terratico


si dee sopra tutti i generi che si sur
rogano a' primi seminati , giusta la di
chiarazione della L. 13 D. de servit.

praedior. rusticor.

Decide.

1. Il Principe di Bisignano si asten


-

e 2

ga

( 68 )

ga dall' intera covertura , ed esiga nel


territorio di Sanseverino il terratico a

ragione di mezza semenza solamente.


2. Esiga il censo costituito sulle vi

gne; ben vero la prestazione di gr. 35


a tomolo si riduca a grani 2o, anche
attento il consenso prestatone dal Prin

cipe di Bisignano.
3. La misura de' seminati si faccia

col medesimo compasso , di cui si fa

uso per gli altri demanj ex feudali di


Chiaromonte.

4. I cittadini di Sanseverino paghino


il terratico su' granoni anche a ragio
ne di mezza covertura , purch per
su' seminati dello stesso territorio non
siesi nel medesimo

anno esatta altra

covertura , nel qual caso tanto il gra


none, quanto ogni altro genere di se
conda covertura sia esente da presta
ZlOnl.

5. Sia lecito a' cittadini di Sanseveri

no di commutare in denaro e di redi


IIG--

( 69 )
mere tutte le prestazioni perpetue d
essi dovute al Principe di Bisignano
ne'termini del Real decreto de'2o Giu

gno 18o8, e dell'articolo 53o del Co

dice Napoleone; e viceversa resti libe


ro al Principe di Bisignano di dare a

quella parte di demanj feudali , che


colla divisione gli sar data esente da
ogni servit quella legge che gli piace
r , purch non offenda il diritto dei
possessori per colone, o per altri per
petui contratti.
Num. 12.

A dl 7 Settembre 18o9.
Tra'l Comune e cittadini di Carpi
gnano in provincia di Otranto, patroci
nati da' signori Vincenzo Magli e Vin
cenzo Longo;

E i fratelli Signori Gaetano e Fede


e 3

rico

( 7o )

rico Villani, patrocinati dal Signor


Fulvio Ciampaglia; .
Sul rapporto del signor Giudice Fran
chini;
Intese le parti , e 'l Regio Proccura
tore generale.
I fratelli signor Gaetano e Federico
-

Villani han chiesto nella Commissione

feudale di spedirsi un antico giudizio


di assistenza , che 'l Consigliere signor
Francesco Lanario avea domandata sul

le decime prediali dovute dall'Univer


sit e cittadini di Carpignano al pa
trimonio del fu suo barone Fabrizio

Lanario , sopra tutt' i prodotti di quel


territorio.

La

Commissione avendo esaminati

gli atti fabbricati in tre volumi nell'a


bolito S. C. e nella stessa Commissio

ne , ha considerato che manca l' ob

bietto principale dell' azione dedotta


contro

l'Universit. Le

decime che
S3

( 71 )

si pretendono onnossie al credito dei


fratelli Villani , non nascono dalla na

tura redditizia del territorio di Carpi


gnano. Asserendosi nel 1615 dal so

praddetto Fabrizio Lanario di esser cre


ditore dell'Universit in pi migliaja

di ducati per attrasso di fiscalarj , e


per esser quei cittadini alleviati da ta
lune personali e prediali prestazioni ,
risolvettero con costoro in pi pubblici
parlamenti di vendergli la decima di
tutti i prodotti de'loro poderi. Fu quin

di adito il Collaterale per l'Assenso.


Ed il Consiglio , cui fu rimessa la co

gnizione del contratto , volle liquida


ti il credito e 'l prezzo della deci
ma. Il primo si fece ascendere a duca
ti 4o88, il secondo a duc. 7ooo. Quin

di non fu accordato l' expedit , che


colla legge di estinguersi il debito dei
duc. 4o88, e di depositarsi i rimanen
ti duc. 2912. Ma in luogo del deposito

fu poi permesso al barone di ritenere


e 4

al

( 72 )
altri duc. 912 in isconto di altri suoi
crediti , e di compensare gli altri du
cati 2ooo

col mantenimento che far

doveva l'Universit del baglivo, dell'e


rario e de' granatieri.

Comech impartiti si fossero a tal


modo i decreti di expedit e l'assenso,

l' Universit dipoi attacc di nullit e


circonvenzione il contratto, ed i citta

dini furono costanti a negar le decime


convenute. Fu quindi adito lo stesso

S. Consiglio per l'esecuzione, e venne


ro a tal uopo profferiti varj decreti pos
sessoriali. Ma tutti furono sospesi dal

termine aperto sul petitorio. Intanto es


sendosi dedotto il patrimonio del Duca
Lanario, anzich rapportarsi nell'ap
prezzo le decime prediali furono de
scritte e valutate le prestazioni persona
li , e i diritti dati in compenso. Final
mente dopo un secolo e pi il Consi
glier Lanario nel 173o , qual cessiona
rio di Laura la Monica, che disse cre
di

( 73 )
ditrice di Fabrizio Lanario in duc. 1ooo

di capitale e di molte migliaja d'inte


resse decorso, domand la soddisfazio

ne del credito contro al patrimonio, e


l'assistenza sulle decime dovute da' pos
sidenti di Carpignano.
Nel contesto di tali fatti ha conosciu

to la Commissione di essere egualmen


te nulla ed elusoria la costituzione e
la vendita delle decime in esame. I
crediti assunti nel contratto non furo

no documentati , e i diritti e le pre


stazioni compensate erano abusive , e
non furono col fatto rilasciate. Le de

cime in conseguenza non potevano di

venire fondo d'ipoteca al credito del


la Monica autrice di Lanario e dei

suoi successori. Quindi la Commissione


ha deciso diffinitivamente , e dichiara.

Che senza tenersi verun conto della


convenzione del 1615, si assolva l'Uni

versit cos dall' azione di assistenza ,

che dal credito preteso contro di es


Sd

( 74 )
sa da'fratelli di Villani. Si avvalgano
bens essi fratelli del loro diritto contro

al patrimonio di Fabrizio Lanario in


nanzi al giudice competente.
Per le spese della lite si assolvano
vicendevolmente le parti.
Num. 13.

A di 11 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Montrone in Pro

vincia di Bari, patrocinato da'signori


Pietro Natale , Vincenzo Magli e Do
menico Miolli ;
E l'ex-feudatario Marchese signor Lui

gi Bianchi, patrocinato da'signori Mar


chese Nicola Puoti e Diego Ferrigno;
Sul rapporto del signor Giudice Mar
tucci.

La Commissione feudale nel giudi

care i gravami proposti dal Comune di


Montrone contro il suo dianzi feudata
O

(75 )
rio riserv di spiegare le sue provviden

ze sopra sei capi, cio il 1, 2, 3, 4,


9

e 11, come risulta dalla sentenza re

gistrata , che qu s' inserisce.


I particolari cittadini di Montro
ne han dedotto di essere rilevati.

1. Dalla prestazione della sedicesi


2)

ma, che l'ex-barone pretende esige

2)

re su tutt' i generi che si raccolgo


no ne' territorj seminatorj.
2. Dalla prestazione di carlini cin

que sino a trentasei secondo la di

2)

versa qualit de'terreni per ogni mog

D)

gio di terra, oltre alla sedicesima gi


menzionata.

3. Dalla prestazione di ann. ducati


)

diecinove sotto il titolo di censi di

Capurso.

4. Dalla contribuzione di ann. du


cati centoventi su'mulini di esso Co
I10ll'Ine,

)))

5. Dalla prestazione , di carlini 18


l'anno per ogni pajo di buoi che
vanno ad abbeverarsi.

6.

( 76 )

6. Dalla prestazione di ann. duca


-)))

ti 25 sotto il titolo di provvisione

DD

dell' erario.

D
DD

7. Dal diritto proibitivo che l'ex


barone pretende esercitare su' pal
menti.

8. Dalla prestazione di ann. duca


D)

ti quaranta pe'corpi di portolana e

D)

Z62CCa.,

9. Dalla prestazione di grani cin


que, o dieci da coloro che vogliono
D)

fabbricare ne' proprj fondi.


1o. Dalla corrisponsione di annui

carlini trentanove pel jus di trebbiare


D

le vittovaglie sull'aja, e per l'asser

DD

to censo di due camere da lui cedu


te all'Universit.

DD

11. Finalmente ha chiesto il Co


5

mune di restituirsigli alcune partico

D)

lari contrade denominate Brunetto ,

DD

Gernalda, S. Leo, Amagnoni, Mer

D)

cadante e 'l Vado usurpate dall'ex

barone.
)

La

( 77 )
La Commissione,

Intese le parti e'l Regio Proccura


)))

tore generale.
Dichiara.

Rispetto all'esazione de' carlini 18

per ogni pajo di buoi contenuta nel


)

5 capo: che l'ex barone se ne astenga


e che si serva del suo diritto sulle

cisterne di suo pieno dominio.


Riguardo all'esazione de' ducati 25

per l'erario , de' quali parlasi nel 6


capo , considerando che la medesi

D)

ma abolita per la legge de' 2 Ago

sto 18o6, decide che l' ex-barone se

2)

ne astenga.

Per ci che ha rapporto al diritto


)

D
D
)

proibitivo de' palmenti dedotto nel 7


capo, essendo tali diritti cessati per

effetto della stessa legge de'2 Agosto,


ordina che l'ex barone si astenga da

D)

qualsivoglia loro esercizio.


Relativamente alla prestazione con

D)

tenuta nel capo ottavo a titolo di por


ob tO

( 78 )
D

tolona e zecca, considerando che que

D)

sti diritti sono stati aboliti dalla legge

de'2o Maggio dello scorso anno 18o8,

la Commissione dichiara che l' ex

barone se ne astenga, e se crede aver

ragione di compenso adisca la Com


missione de'Titoli.

DD

In quanto al contenuto nel decim


capo , la Commissione ordina che

sia lecito all' ex-barone di esigere il

DD

prezzo della trebbiatura nelle aje di


sua propriet , e si astenga dall'esa

zione degli ann. carlini quarantanove

D)

dal Comune.

DD

Finalmente rapporto al contenuto


negli altri capi 1, 2, 3, 4, 9 e 11,
la Commissione se ne riserva la deci

sione appuntata gi pel d 11 Settem


bre di questo anno .

Il Comune ha domandato spiega del


l'art. 5 della dispositiva della decisio
ne, chiedendo che l'abolizione de'car

lini 18 annui si applicasse al testatico


del

( 79 )

del bestiame, come detto nell'arti


colo del gravame concepito in questi
termini : il barone esige annui carlini

diciotto da ogni cittadino che possiede


un pajo di buoi da fatica.
ll barone ha proposto dal suo canto

la quistione della propriet delle pisci


ne , che non aveva formato materia di
gravame.

L'affare essendo dunque proposto nel


suo intero anche per la quistione inci
dentale delle cisterne , ha fissato l' at
tenzione della Commissione su tutt'i

gravami non decisi.


E come di essi il nuovo gravame ri
guardante le cisterne, ugualmente che

il quarto degli antichi relativo a' mu


lini , ed il nono consistente nella pre

stazione di grani cinque , o dieci che


il barone esige da tutti quelli che vo
gliono fabbricare, si trovano tra le par
ti o convenuti all'amichevole, tal ch'

l' articolo delle cisterne e de' mulini,


-

o de

( 8o )

o definiti per punto generale dalla leg

ge, qual' l'esazione sulle case per


fatto di costruzione , ci che importa

diritto di portolana. Cos la Commis


sione sanzionando ci che le parti han
voluto , o che la legge ordina.
Dichiara.

Spiegando la sua decisione dello scor


so mese di Gennaro , che l' abolizione
de'carlini diciotto annui comprende an
cora il testatico su' buoi aratorj.
E dichiara

Essere di assoluta ed esclusiva per


tinenza del barone le due sole cisterne

chiamate di Rondinella e dell'Aja, e


di esser pubbliche tutte le altre esistenti
lungo le strade , e che non si trovano

rinchiuse nelle possessioni de' particolari


cittadini. A qual effetto ciascuno potr
servirsi

liberamente

e moderatamente

delle acque che vi si conservano: ed il


barone , o altri non si arrogher il di
ritto di venderle , o servirsene esclusi
Di

VallleIlte.

( 81 )

Dichiara ancora risoluto il contratto

de' mulini , per effetto del quale l'U


niversit pagava al barone annui ducati
centoventi. E stante la risoluzione del

contratto il barone riprender le sue

macchine e le case che le contengono,


della maniera che esse sono descritte

nello strumento de' 1o Febbrajo 1599


rogato per mano di Notar Vito Patimo
di Casamassima. E l'Universit ed i
cittadini si serviranno del loro diritto
di stabilire liberamente de' mulini da

pertutto ove loro aggrada.


Dichiara in fine estinta in virt della

legge ogni esazione a qualunque titolo


per la costruzione o suolo delle case :

esenti per conseguenza gli abitanti di


Montrone da qualunque peso e corri
spondenza per questa causa.
Rimanendo quindi ad esaminare il
resto de'gravami consistenti :
Nell' abolizione della sedicesima , o
giumella,

18o9 N. 9.

Nell

( 82 )

Nell'esazione de'censi
Nell' esazione

feudali.
de'censi cos detti di

Capurso: oggetti del primo, 2 e 3 capo


La Commissione ,

Le parti, e'l Proccuratore Regio in


tesi nelle loro rispettive

conclusioni.

Considerando relativamente

zione della sedicesima detta

all' esa

altrimenti

giumella, e de censi feudali, oggetto

del primo e secondo capo di gravami.


Che il barone non ha titolo di
dalit universale sull'intero

feu

territorio

di Montrone. Che le sue prestazioni


non possono essere per conseguenza
autorizzate, che ne'beni sopra de'quali
ha fatto il barone costare il suo legit
timo acquisto.

Che per le carte da lui stesso pre

sentate egli non acquist altri beni

col

suo strumento di compera del 1696 per


Notar Ragucci , che

La piantata di ulivi, e

mandorle.
Li

( 83 )
Li censi.

Le vigne.
Il giardino.

Il parco della Rondinella. | Il terra


tico, e le
Il parco di S. Leo.
Il territorio della difesa.

case den

I palmenti.
La giumella.

tro Mon

trone.

I mulini.

ll trappeto.
Ed i censi di Capurso.

Che non perci che sopra i beni


descritti nello strumento ch' egli pu
esigere i censi e la giumella , o sia se

dicesima , o negli altri beni pe' quali


egli far costare di esistere in suo fa

vore degli speciali strumenti di conces


sione.

Che le ragioni del Comune sono fon


date in diritto per domandare esonera

zione di peso sulle altre terre, sopra le


quali il barone ha esteso senza titolo
questo diritto di censo e di sedicesi
-

f a

ma

( 84 )
ma , come essa sen duole nell'undeci
mo capo.

E che quindi luogo a limitare ogni


eccesso , ed a definire le possessioni
che devono soggiacere a questo peso.

E relativamente a' censi di Capurso,


considerando che non si sa sopra quali
fondi questi censi sono imposti.
Che quando questo fosse noto , al

pagamento de'censi sarebbero solamente


obbligati i possessori de'fondi , e non

mai l'Universit, contro di cui la pre


stazione riscossa.

Che quindi luogo ad assolvere il


Comune da questa prestazione e salvare
al barone i diritti se ne ha contro i

possessori de'beni.
Dichiara.

Che non ha luogo la pretesa feuda


lit universale.
Continui in conseguenza il barone

nel possesso di esigere la giumella , ed

i censi ne' territorj denominati :


Pian

( 85 )
Piantata di ulivi , e mandorle.
Parco della Rondinella.
Parco di S. Leo.
Territorio della difesa.

E si astenga di esigere cos l'una


che gli altri in tutto il rimanente ter

ritorio , tranne solo il caso di speciale


eoncessione di altri fondi di suo pieno

dominio nascenti da pubblico stru


In entO,

E per le vigne e giardino , seguiti


posse
dere il barone le vigne ed il
a
giardino che gli furono alienate, o che
si trova di avere ad altri censito in
forza di strumenti di concessione.
Resti l'Universit assoluta da' censi

di Capurso e da ogni altra prestazione.


Spese compensate.

f3

Na

( 86 )

Napoli 13 Settembre 18o9,


Il Gran Giudice Ministro della Giu
stizia

A'Signori Intendenti , Proccuratori

generali, e Proccuratori Regj di prima


1StanZa.

Signori Diverse doglianze di Co

muni e di particolari cittadini, i quali


provano tuttavia le antiche difficolt
nella costruzione de' mulini , mi hanno

obbligato a prender conto de' motivi


che hanno finora ritardata l'esecuzione

di quella parte della legge abolitiva

della feudalit , la quale ha distrutto


le privative , ed ha renduto l'uso delle

acque libero e comune. Ho quindi ri


levato che i due ragioni concorrono a
mantenere gli effetti delle abolite pri
vative. Una l'interesse degli ex ba
roni, i quali contendono con mezzi in

diretti la costruzione delle nuove ope


re; l' altra l' interpretazione data ai
'G--

( 87 )

regolamenti amministrativi intorno al


l'uso delle acque pubbliche. Entram
be queste cagioni sono l'una all'altra
legate ; perciocch gli ex baroni , non
avendo essi abbastanza di diritto per
opporsi a quelli che fanno nuovi mu
lini, o altre simili macchine ad acqua,
si giovano degl' impedimenti che na
scono dalle istruzioni date agl' Inten
denti delle Provincie sulle regole, col

le quali possono i privati valersi delle


pubbliche acque.
Avendo messo sotto gli occhi del Re

lo stato di questi abusi , e la cattiva


intelligenza che si d ad una legge ,

alla quale S. M. veglia con tanta solle


citudine, mi ha comandato di dare per
una istruzione circolare una tale spie
gazione della legge stessa, che si otten

gano i due seguenti fini; 1. che si pre


vengano tutti gli equivoci d'interpreta
zione , e tutt'i pretesti che pu det
tare l'interesse di coloro che vogliono
f4

COIl

( 88 )
conservarsi nel possesso delle antiche
privative ; 2. che facendo salve le leg

gi amministrative, le quali regolano


l'uso delle acque riservate a' bisogni
dello stato e della nazione , si lascino

tutte le altre acque nella loro piena


libert, e si dia luogo alle disposizioni
del diritto privato per tutte le contese
che sorgono fra coloro che credono di
avere il diritto di parteciparne.
Soddisfacendo perci a questi ordini,
io discendo alle seguenti spiegazioni.
1. Le sole acque riservate all'ispe

zione del Governo , e sottoposte alle


regole amministrative del dipartimento
dell'Interno sono, conformemente al di

sposto dell'art. 538 del Codice Napo


leone , quelle de'fiumi o navigabili , o
atti al trasporto di zattere e di legna

mi. La derivazione di queste acque


per qualunque privato bisogno per
messa in quanto non noccia all'uso

pubblico e generale. In conseguenza la


CO

( 89 )

costruzione delle macchine in tali fiu

mi , l' irrigazione ed ogni altro uso

privato o individuale delle acque sud


dette deve esser preceduto dal permes
so degl' Intendenti delle Provincie , e

dalle verifiche contenute ne'regolamenti


dati dal Ministro dell'Interno.

2. La costruzione delle macchine in


tutti gli altri fiumi non navigabili , o
non capaci del trasporto di zattere , o
di legnami , e l'uso cos delle loro ac

que , come di tutte le acque non pe


renni non abbisogna del permesso del

l'autorit pubblica, e non soggetto


ad altre restrizioni, se non a quelle
del diritto privato. Queste restrizioni si
propongono solo il dirigere l'uso e la
distribuzione fra coloro che hanno il

diritto di parteciparne , ed il garantire


i diritti di propriet , che sulle mede

sime permesso di acquistare.


3, Tutte le contese che sorgono sul

l'uso delle acque sottoposte alle regole


del

( 9o )
del diritto privato, appartengono esclu
sivamente alle autorit giudiziarie. La

facolt di porre impedimenti alle nuo


ve opere , o alle nuove derivazioni di

tali acque appartiene a que' soli, il cui


diritto sia stato violato.

4. Quando i corsi delle acque non


navigabili , o non capaci del trasporto
di zattere , o di legnami tocchino l'in
teresse d'una, o pi popolazioni, o che

questo interesse consista nell'uso delle


acque, o che riguardi il danno pubbli
co che potrebbe derivarne , sono an
che capaci di regolamenti amministra

tivi. Di tal natura sono i regolamenti


che dirigono l'irrigazione in una , o

pi contrade; quelli che assicurano il


corso regolare delle acque , quelli re
lativi alle chiuse , ed alle altezze delle
suddette acque ; gli altri che riguarda
no le disposizioni tendenti a conserva

re o a promuovere la sanit e la sa
lubrit dell'aria. sempre libero alle
aUl

( 91 )
autorit amministrative il dettare tali

regolamenti ; ma dove essi non esista


no , la natura delle acque non sotto

pone ad alcuna restrizione quelli che


vogliano servirsene ne' termini del di
ritto comune.

5. Tutte le contravvenzioni a' regola


menti amministrativi sulle acque non
riservate all'uso dello stato e della na

zione , sono di competenza delle auto


rit giudiziarie,
6. In conseguenza di tutte le prece

denti spiegazioni i giudici di pace , ed


i Tribunali civili delle provincie , se

condo le regole delle rispettive compe


tenze, giudicheranno nella materia del

le acque di tutte le contravvenzioni al


le leggi del diritto privato , ed a'rego
lamenti amministrativi. Essi pronunzie
ranno sull'applicazione di tutte le mul

te , e delle pene imposte da' suddetti


regolamenti.
Gl' Intendenti delle provincie nelle
-

CC)Il

( 92 )

contese, nelle quali i loro Comuni so


no interessati, avranno il diritto di ec
citare i Regj Proccuratori, e le altre
autorit giudiziarie all'applicazione del

le multe, ed alla sollecita spedizione


de' giudizj.
7. Le opere ad acqua de' privati,
quando sono legittimamente costrutte

ne' fiumi navigabili, o in quelli atti al


trasporto di zattere e di legnami , di

vengono propriet private. In conseguen


za tutte le dispute di danno fra' vicini,
o fra' diversi proprietarj delle suddette

opere appartengono alle autorit giudi


ziarie. In tali contese vietato a quelli

che disputano del proprio diritto il


chiamarvi l'intervento dell'autorit am

ministrativa. Le verifiche che queste


autorit potranno ordinare per vedere

se siesi costrutta opera in fiumi navi


gabili , o atti al trasporto di zattere e
di legnami , non potranno mai cumo

larsi colla cognizione del danno, che


-

da

( 93 )

da' privati deve sperimentarsi innanzi


alle autorit giudiziarie.

8. Tutte le opere ad acqua o per


messe dal giudice , o non contraddette
dalle parti contengono la implicita ob
bligazione pe' proprietarj di rifare a'vi
cini il danno , quando questo nasca o
per abuso, o per imperizia, o per qua
lunque altro fatto che contenga loro

colpa. nel diritto de' vicini, e dei


proprietarj di macchine gi esistenti il
chiedere a'giudici, che si sottopongano
i padroni delle nuove opere ad una si
curt pel danno che pu avvenire. I
giudici sottoporranno a questa condi
zione la costruzione delle nuove opere
quando il pericolo sia fondato a giudi
zio di esperti.
9. Acciocch gli antichi possessori di

privative, e di acque credute feudali


non abusino della interpretazione della
parola danno , e si eviti ogni erronea

intelligenza della legge de'2 Agosto 18o6,


11

( 94 )

rimane dichiarato, che gli ex baroni


sono costituiti relativamente alle loro
antiche macchine nello stesso diritto di

tutti gli altri privati, non avendo alcun


riguardo del loro diritto antecedente.
Per conseguenza vietato agli edifica
tori di nuove macchine il danneggiare

quelle degli ex baroni, e l'inferire loro


qualunque di quelle servit che viole
rebbero il diritto di ogni altro privato.
Per lo contrario non danno la demi

nuzione del lucro che gli ex baroni


soffrono dalla concorrenza di pi mac
chine , n la precedenza che i posses

sori di fondi superiori possono prende


re nell'uso delle acque, purch queste
sieno restituite a quel corso che anima

le macchine sottoposte.
Io. Finalmente S.M. intende di con

fermare le precedenti risoluzioni , colle

quali ha dichiarato le contese fra gli


ex baroni, e gli abitanti degli ex feudi
sull'uso delle acque, di competenza
- -

del

( 95 )

della Commissione feudale per tutto il

tempo , che la suddetta Cbmmissione


impiegher a terminare il lavoro che
l' assegnato.

l signori Proccuratori generali e Proc


curatori Regj , incaricandosi delle ra

gioni che hanno determinato il Re ad


ordinarmi la comunicazione di queste
istruzioni, e dell'importanza che S. M.
attacca alla loro osservanza, veglieranno
con tutto il loro zelo all'esecuzione di
esse; i signori Proccuratori Regj presso
i Tribunali di prima istanza disporran
no , che ne sia fatta subito la parteci
pazione a tutte le autorit loro subor
dinate ; ed i signori Intendenti ne fa

ranno seguire immediatamente la pub


blicazione in tutti i Comuni delle ri
spettive provincie.
Io attendo i riscontri , che mi assi

curino dell'adempimento che ciascuno


vi abbia dato nella parte che lo riguarda.

Vi rinnovo l'attestato di mia perfetta


stima Giuseppe Zurlo.
N,

( 96 )

, Num. 14.

A di 13 Settembre 18o9.
Tra' Comuni di Argusto, Gagliato e

Cinquefrondi in Provincia di Calabria


Ulteriore ;

E'l gi barone di dette terre ;


Sul rapporto del Cancelliere ;
Inteso il Regio Proccuratore gene
rale.
I Comuni han preteso che il cenna
to loro ex barone si astenga di esigere
annui ducati 3o pe' corpi di catapana
e portolana , per barricello e camera
riservata; annui duc. 72.5o per asserti

capitali, uno di duc. 1ooo, un altro di


duc. 2oo, e'l terzo di duc.2o; gli an

nui duc. 7 per un preteso censo enfi


teutico sul piano della fiera ; e duc. 6
l'anno pel carcere; e che restituisca
l'indebito esatto.
--

La Commissione feudale consideran


do

( 97 )

do che le prestazioni pe' corpi di cata


pana e portolana sono state abolite
dalla legge de' 2o Maggio 18o8 e dal
la dichiarazione del Gran Giudice Mi

nistro della Giustizia degli 11 Aprile di

quest'anno ; che le esazioni per barri


cello e camera riservata sono rimaste
estinte colla legge de' 2 Agosto 18o6 ,

dichiara che l'ex-barone si astenga di


esigere in forza delle enunciate leggi gli
annui duc. 3o a titolo di catapana ,

portolana, barricello e camera riser

vata; ben vero pe' corpi giurisdizionali


di catapana e portolana adisca la Com

missione de'Titoli pel compenso, se


crede competergli.

Relativamente poi agli ann. duc. 72.5o


per asserti capitali, uno di duc. 1ooo,
l'altro di duc. 2oo, e'l terzo di duc. 2o;

agli ann. duc. 7 per un preteso censo


enfiteutico sul piano della fiera; agli an

nui duc. 6 pel carcere; ed all'indebito


esatto preteso dal Comune, la Commis
18o9. N. 9.
8
sio

( 98 )

sione ha appuntato passarne la decisio


ne all'ordine del giorno.

Num. 15.

A di 13 Settembre 18o9.

Tra 'l Comune di Calvera in Provin


cia di Basilicata; .

E'l gi barone Marchese Donnaperna;


Sul rapporto del Cancelliere.
Il Comune in un suo libello al fo

glio 2 ha dedotto otto capi di gravezze


contro il mentovato suo ex-barone.

Col 4 ha esposto di aver quegli da


esso esatti annui duc. 1oo per la fida
del demanio, avendo con ci privato i
cittadini dell'uso civico sul demanio
SteSSO.

Col 5 ha asserito che i suoi cittadini

per antichissimo solito han costruito a


loro arbitrio delle case e fatti degli
orti per comodo di esse senza la mi
ni

( 99 )

nima prestazione, e che malgrado ci


egli ed i suoi ministri da qualche tem
po han vietato a' cittadini medesimi la
costruzione di dette case e la forma

zione degli orti, ed accordando loro

il permesso esige delle prestazioni ec


cessive.

Coll'8 che l' ex-barone ha senza ti

tolo e per sola prepotenza esatto annui duc. 54, cio annui duc. 5o a ti

tolo di portolana e duc. 4 sotto tito


lo di strena, e che perci cessi di esi

gere le dette prestazioni e restituisca


l'indebito esatto.

In un'altra istanza poi che leggesi al

foglio 18 ha dedotto tre capi di gra


VeZZG,

Col 3 ha chiesto che l' ex-barone si

astenga di esigere il terraggio sul gra


none, e molto pi su' legumi che si
seminano per preparare il terreno alla
semina del grano.
-

La Commissione feudale applicando

( 1oo )

alle rapportate gravezze le disposizioni


delle varie leggi e decreti eversivi dei
differenti diritti feudali, e i principj da
essa adottati nelle sue precedenti deci
sioni.
Dichiara.

Sul 3 capo contenuto nel libello al


foglio 18, che l'ex-barone pendente la
decisione sulla legittimit del diritto del
la esazione del terraggio sul granone ,
si astenga di esigerlo su' legumi e su

que' generi che si seminano per sola


preparazione del terreno. .
Sul 4 capo del primo libello, che
pendente la decisione sulla legittimit
del diritto della esazione de' duc. 1oo

per la fida sul demanio, sia libero ai


cittadini l'esercizio degli usi civici nei
demanj ex-feudali , anche per ragion di
commercio tra loro.

Sul 5 che si astenga di vietare a'cit

tadini il costruir delle case e far degli

orti, ed avendo delle ragioni da spe


1

( Io1 )

rimentare, le produca, per potersi da


re le convenienti provvidenze.

Sull'8 si astenga di esigere gli annui


duc. 5o a titolo di portolana, e gli an
nui duc. 4 sotto nome di strena, e se

pel corpo della portolana crede spet


targli compenso, adisca la Commissio
ne de'Titoli.

Relativamente poi agli oggetti conte

nuti nel 1 , 2, 3, 4, 6 e 7 capo del


primo libello, e ne' capi 1 , 2 e 3 del
secondo libello, la Commissione ha ap

puntato passarne la decisione all'ordine


del giorno.
Num. 16,

A di 13 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Atena in Provincia

di Principato Citeriore;
E'l suo ex-barone;

Sul rapporto del Cancelliere.


g3

Quat

( 1o2 )
Quattro capi di gravezze il Comune
ha dedotto contro il menzionato suo
ex-barone.

Col 4 ha preteso che quegli paghi


la bonatenenza dall' anno 1592 sino al

d d'oggi pe' beni burgensatici da lui


posseduti.
La Commissione feudale, sulla re

quisitoria del Regio Proccurator gene


rale , decide che il cennato ex-barone

paghi la bonatenenza dal d del catasto,


a qual effetto si commetta al Raziona
le della Corte de' Conti Cavalier Gae

tano Cenni , il quale avendo presenti


le istruzioni catastali, ne liquidi le quan
tit e riferisca.

Relativamente poi agli oggetti contenuti ne' capi 1 , 2 e 3, la Commissio


ne ha appuntato passarne la decisione
all'ordine del giorno.
-

Num -

( 1 o3 )

Num. 17.
A di 13 Settembre 18o9.
Tra' particolari cittadini del Comune
di Arnesano in Provincia d'Otranto;

E'l gi barone di detta terra;


Sul rapporto del Cancelliere.
I cittadini di Arnesano in due libelli

han dedotto 19 capi di gravezze contro


il cennato loro ex-barone.

Col 1 del primo libello han chiesto


che quegli si astenga di esercitare la
giurisdizione delle prime e delle secon
de cause, e di eleggere il giudice per
le seconde cause.

--

Col 2 che si astenga di permettere ,


o vietare a' possessori di estrarre il frut

to delle ulive per molirle ne' trappeti


degli ex-feudi convicini, e di esiger pe
ne gravissime da coloro i quali vanno

a macinarle senza suo permesso.


Col 3 che cessi di esercitare il di
g4
ritto

( 1o4 )
ritto proibitivo sulla costruzione dei
trappeti.
Col 4 che si astenga di esiger la de
cima delle ulive in olio, ma l'esiga in
frutto.

Col 5 che si astenga di esigere una

prestazione in denaro sotto nome di


mezza pietra, anche da coloro che non
vanno a macinar le ulive ne' suoi trap
peti.
Col 6 han chiesto che si astenga di
esiger la decima delle uve de' pergolati
che sono ne' giardini, e la decima dei

frutti degli alberi comuni che nascono


ne' fondi estagliati.
Col 7 hanno esposto che l'ex-barone

esige la decima delle statoniche in denaro


e che vuol esigerla anche sulle cipolle,
ed han quindi chiesto di esser esentati
dalla prestazione della decima per le
cipolle, e che si esiga la decima per le
statoniche in frutto, e non in denaro.

Coll'8 che cessi di pretendere che


i pos

( 1o5 )

i possessori paghino il guardiano delle


vigne dell'ex-feudo.

Col 2 capo poi del libello che legge


si al foglio 3 hanno esposto che l'ex-ba
rone oltre la decima ch' esige dalle vi
gne , esige anche un canestro di uva
da ciascun possessore.
Col 3 ch'elegge l'erario e l'uomo
di corte , senza pagar loro la mercede.
Col 4 ch'elegge i camerlenghi a suo

piacere, senza farne intesa l'Universit.


Col 5 che impedisce la vendita del
vino forestiere, vendendo il solo vino

che ritrae da' suoi beni sieno feudali ,

sieno burgensatici.
Col 6 ch'esige da pi case gli esta
gli, e la decima da ogni alboretto o
pergolato esistente dentro le stesse case,

e ci anche pratica per ogni specie di


frutto.

Col 7 ch' esige la decima della pie


tra che tagliasi anche ne'fondi de' par

ticolari per uso di fabbrica.


---

Coll'

( 1o6 )
Coll'8 che obbliga coloro che ten
gono de' buoi a coltivare a forza il suo

oliveto sia burgensatico , sia feudale, e


non paga la giornata corrente, ma quan
to a lui piace.
Col 9 che forza le femmine a racco

glier le sue ulive, non ostante che quelle


si trovino di aver locata ad altri l'ope

ra loro, e le paga a suo piacere, e se


non ubbidiscono le carcera.

Coll' 1 1 finalmente che obbliga al pa


gamento della decima tutti coloro che

piantano statoniche per uso proprio.


La Commissione feudale, sulle re

quisitoria del Regio Proccurator gene


rale, applicando alle gravezze di sopra
rapportate le disposizioni delle varie
leggi e decreti eversivi de'differenti di

ritti feudali, non che i principj da essa


adottati nelle sue precedenti decisioni.
Dichiara.

Sul capo 1 del primo libello abolita


la giurisdizione delle prime e delle se
COII

( 1 o7 )

conde cause , e 'l diritto di eleggere il


giudice per le seconde cause.
Sul 2 che l'ex-barone si astenga di

permettere, o vietare a suo piacere ai


possessori di estrarre il frutto delle u -

live per molirle ne' trappeti de' convi


cini ex-feudi, e di esiger pene gravis
sime da coloro che vanno a macinarle
senza suo permesso.

Sul 3 che cessi di esercitare il dirit

to proibitivo de' trappeti , e ne sia li


bera a ciascuno la costruzione.

Sul 4, 6 e 7 del detto primo libel


lo , e sul 2 , 6 ed 1 1 del secondo li

bello , che senza pregiudizio delle ra


gioni delle parti , e pendente la de

cisione sulla legittimit dell'esazione


delle decime , esiga quella del grano ,
orzo, avena, fave , lino, ulive e vino

mosto, o di quelli de'detti generi ch'


nel possesso di esigere.

Relativamente poi al modo dell'esa

zione, escluso ogni altro genere oltre


&

( 1o8 )
a' mentovati, esiga la decima delle vit
tovaglie sulle aje ed in generi triturati,

quella delle ulive e del lino ne' luoghi


dove raccolgonsi, e la decima del vino
mosto ne' palmenti de' cittadini.
Sul 5 della prima istanza che si a
stenga di esigere qualunque prestazione
in denaro sotto nome di mezza pietra,
anche da coloro che non vanno a ma

cinar le ulive ne' suoi trappeti.

Sull'8 che cessi di pretendere che i


possessori paghino il guardiano delle
vigne dell'ex-feudo.

Sul 3 capo poi del secondo libello


dichiara estinto il diritto dell'elezione

dell'erario, o dell'uomo di corte.

Sul 4 dichiara parimente estinto il


diritto di eleggere il camerlengo a suo
piacere senza farne inteso il Comune.
Sul 5 che si astenga di vietar la ven
dita del vino forestiere, col vendere il
solo vino che ritrae da' suoi fondi feu

dali, o burgensatici.
Sul

( 1 o9 )

Sul 7 che si astenga di esiger la de

cima della pietra che tagliasi per uso


di fabbrica anche ne' fondi de' partico
lari.

Sull'8 che si astenga di esigere ope

re e servizj di animali di qualunque


specie.

Sul 9 finalmente che cessi di obbli


gar chicchessia a raccoglier le sue uli

ve con pagarle a suo arbitrio.


Relativamente poi agli oggetti conte

nuti ne'capi 1 e 1o del secondo libel


lo, e sulla legittimit dell'esazione del
le decime, di cui quistione nei ca
pi 4, 6 e 7 del primo libello , e nei

capi 2, 6 ed 11 del secondo, la Commissione ne ha passata la decisione al

l'ordine del giorno.

' '

Num,

( 11o )
Num. 18.

A di 13 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Montesano in Prd

vincia di Principato Citeriore , patroci


nato dal signor Angelo Abatemarco ;
E'l suo gi barone, e per esso l'Am
ministrazione de' Reali Demanj, patro
cinata dal signor Giovanni Lotti;
Sul rapporto del signor Giudice Fran

chini;
Intese
le parti , e 'l Regio Proccura
tore
generale.
a

L'Universit di Montesano fin dal

1752 dedusse nell'abolito S.C. dieciotto


capi di gravezze contro la Certosa di
S. Lorenzo presso la Padule di lei ex

feudataria. Dopo varie quistioni pre


giudiziali promosse dalla Certosa, chie
se l'Universit l'accesso del Commis

sario sul luogo in contesa, per quivi


decidersi i gravami proposti . Come
-

ch

( 111 )
ch tal domanda si fosse per ordine del
S. C. discussa ed approvata in pubbli
co parlamento ; pure essendosi dipoi

aperto un termine sommario sulla ri


soluzione parlamentaria, rest soffoga
to il giudizio principale sino al 1797.

In quest'anno un tal Domenico Bar


bella, in nome ancora de' suoi concit
tadini chiese ed ottenne ordini dal Go

verno , che esaminati si fossero i gra


vami dal Tribunale della Regia Came

ra. Ma essendosi opposto dalla Certosa


la pendenza della causa nel S. C. , il
Governo medesimo risolvette che pro
ceduto avesse il S. C. Nel corso degl'in
terrotti due giudizj non furono date
che provvidenze interine per l'osser
vanza del solito. Quindi eretta la Com

missione feudale , e soppressa intanto


la Certosa , si sono dal Comune rin

novati e ristretti gli antichi gravami a


soli cinque capi contro l'Amministra
zione de' Reali Demanj.
I

( 112 )
1. Che debba l'Amministrazione aste

nersi dall' esazione de' carlini due a


fuoco per ciascuna famiglia bracciale ,
di una giornata di buoi a massaro ,
dell'intero latte che danno in un gior

no le pecore de' cittadini, e di venti


rotoli di formaggio salato per ogni greg
ge nel mese di Agosto di ciascun anno.
2. Che debba dichiararsi comunale

l'intero demanio di Montesano, e che

quindi l'Amministrazione de'Reali De


manj non solo debba astenersi dal di
ritto di terraggiare sulla parte dema
niale ridotta a coltura, e dal diritto
di fidare a' forestieri ne' terzetti dema

niali detti di Pattano e di Cerreta pia


na; ma debba altres rilasciare a bene

ficio di essa Universit la porzione de


maniale usurpata dalla Certosa e i ter

ritorj specialmente denominati Radice,


Balzi di S. Paladino, e Costa della Pi
rocchiosa.

3. Che l'Amministrazione medesima


-

de'

( 1 13 )

de' Reali Demanj debba restituire al


l'Universit non meno le porzioni di
staccate dallo stesso demanio , ed ag

gregate dalla Certosa a' suoi territorj


denominati Spigno , Magorno , Cessu
ta, Fiego, Prato, Pezzillo, la Rossa,
e i boschi di Carpineta e della Cer
reta , che gl' interi territorj denominati
S. Simeone , Casamassone , e Magor
niello.

4. Che laddove non avesse luogo la


revindica delle porzioni aggregate agli
anzidetti locali, debbano i locali mede

simi dichiararsi demanj aperti dell'ex


feudo e soggetti quindi a' pieni usi ci
vici.

5. Che debbano i cittadini esercitare

i pieni usi civici sopra i territorj bo

scosi appartenenti alla Bada di S. Ma


ria di Cadossa.
La Commissione

avendo esaminati

gli atti fabbricati in sei volumi negli


aboliti Tribunali del S. C. e della Re

18o9 N. 9.

gia

( I 14 )

gia Camera, e nella stessa Commissio


ne, ed intesi il Regio Proccuratore ge

nerale e le parti contendenti, ha fat


to sopra ciascun capo di gravame le
seguenti considerazioni.

Sul primo capo relativo alle presta


zioni de' due carlini per ciascuna fa
miglia di bracciale, di una giornata di

buoi per ciascun massaro , dell' intero


latte che danno in un giorno le pe
core de' cittadini , e de' rotoli venti

di formaggio salato per ogni gregge nel


mese di Agosto di ciascun anno , non
vi era esame da farsi. Essendo le me

desime evidentemente personali , resta


rono tutte abolite dalla legge abolitiva
della feudalit de' 2 Agosto 18o6. Ci

non ostante il patrocinatore de' Reali


Demanj , seguendo i contraddittorj as
sunti dalla Certosa , ha sostenuto che
queste prestazioni sieno un compenso

non solo dell'erba che pascolano illi


mitatamente gli animali de' cittadini nel
de

( 115 )
demanio del feudo, ma della fida ezian

do ch' esige l'Universit da' forestieri


nello stesso demanio feudale. Ed a tal

uopo fa osservare dalla serie degli an


tichi rilevj , che sino a che gli antichi

baroni esercitarono la bagliva- di fuori,


non tutte si portarono ed introito le
- dinotate prestazioni , e che queste in

conseguenza succedettero a' diritti ed


emolumenti feudali della esterna bagli

va , ne' fog. 84 a 86 del 5 vol.


. L'Universit all'incontro ha tratto
l' ingiustizia di siffatte prestazioni dal
vario sistema che la Certosa ha tenu

to sull' oggetto , ne'fog. 188 a 19o di


d. vol. Costei sostenne nel 1752 , che
le prestazioni in esame eran compen
sative de'diritt sopra tutto della porto
lana, e catapana. Ma avendo l'Uni
versit documentato, che queste basse

giurisdizioni trovavansi in origine ad


essa intestate, e da essa esercitavansi nel

tempo stesso che i baroni di Monte


h 2

Si

( 116 )
sano esercitavano la bagliva di fuori,

resta pienamente confutato l'assunto


della Certosa mon meno, che dell'Am

ministrazione de' Reali Demanj. Oltre


ch sarebbe ingiusta cosa , che i soli
bracciali, e gli animali soltanto da ara
tro e da latte compensar dovessero il

peso universale della portolana e ca


tapana , ed il pascolo degli altri ani
mali, non che la fida de'forestieri che

percepisce l'intero Comune.


Sull'articolo del demanio e della re
vindica de'tre territorj posseduti dalla
-

Certosa nello stesso demanio denomi

nati Radice, Balzi di S. Paladino e


Costa della Pirocchiosa; come pure sul

diritto di terraggiare nella parte eolti


vata dello stesso demanio, e di fidare nei
due terzetti demaniali Pattano, e Cerreta

piana, che uniti si sono nello stesso


capo di gravezza ; ha veduto la Com
missione che lo sviluppo di questo in

trigatissimo e rilevante gravame dipen


de

( 117 )
de dal definir la natura e la estensio
ne del demanio in contesa.
-

Convengono le parti interessate, e le


scritture esibite negli atti contestano ,

che questo demanio comprenda un ter


ritorio di 16ooo e pi tomoli. Discor

dano sebbene sulla pertinenza ; dacch


l'Universit pretende di esser tutto

comunale, e l'Amministrazione de'Rea

li Demanj sostiene di essere interamente


feudale. Ma siccome i documenti alle

gati dall'Universit dimostrano ad evi


denza di esservi in Montesano un va

stissimo demanio comunale, e di aver

vi que' cittadini esercitato non solo un


illimitato diritto di pascolare, ghiandare
e legnare , ma il diritto benanche di
fidare a' forestieri ; cos i documenti

prodotti dalla Certosa ed ultimamente


dall'Amministrazione de' Reali Demanj
dimostrano ugualmente di avervi i ba

roni esercitato anticamente la bagliva

di fuori, di aver esatto il terraggio sul


h 3

la

( 118 )

la parte coltivata dello stesso demanio,


e di aver fidato privatamente

ne' due

terzetti di Pattano e Cerreta piana.


Questa collisione di diritti dominicali

ed atti possessivi di due diversi padro


ni sul medesimo territorio, renderebbe
inestricabile il modo della controversia.

Ma una circostanza di fatto avvenuta


nello stesso feudo di Montesano concilia

e rimove qualunque contraddizione sul


contemporaneo dominio e possesso del
barone e dell' Universit sul demanio

in quistione.
Essendosi esposto venale il feudo di

Montesano nel XVI. secolo presso il


S. C., Scipione Sanseverino lo compe
r nel 155o pel prezzo di duc. 3oooo.
L'Universit proclam al demanio e
l' ottenne per lo stesso prezzo. Dopo
38 anni la stessa Universit per isgra
varsi dalla mole de' debiti contratti fu

nella necessit di disfarsene. Fu quindi


acquistato il feudo nel 1618 pel doppio

( 119 )

pio prezzo di ducati 61ooo da un tal


Agostino Ambrosino. Ma nel 1638 il

di costui figliuolo lo vendette a Tom


maso Novellino intestatario della Cer

tosa per ducati 525oo , ne fogli 127 e


seguenti del 1 vol.
La confusione pertanto de' rapporti
comunali e feudali , e de' diritti attivi

e passivi che si unirono nell'Univer


sit coll'acquisto del feudo , e la di
strazione fatta del feudo dalla stessa

Universit al barone Ambrosino , ren


dono meno irregolare la partizione del
demanio e de' suoi attributi presso due

diversi padroni. Quando in conseguen

za dubitar si potesse della legittimit


del titolo onde la Certosa abbia ella

esercitato il diritto di terraggio sulla


porzione coltivabile del demanio, ed il

diritto di fida sopra i due terzetti di


Pattano e Cerretapiana , incontrerebbe
il Comune la resistenza del proprio fat
to. Non era punto irregolare che l'U
h 4

ni

( 12o )

niversit per soddisfare i debiti con


tratti a cagion del demanio , e per al
tre sue urgenze si avesse ritenuto por

zione de' beni e diritti acquistati col


feudo , ed avesse distratto col feudo

stesso qualche nato suo diritto ed al


tri suoi beni. Se

l'Universit come

autrice dell'acquisto pervenuto alla Cer


tosa , e per essa all'Amministrazione
de'Reali demanj, potrebbe lodarsi a soste
ner costei nel possesso de'diritti e beni

contraddetti, deve l'Universit medesi

ma per le note massime di legge es


sere espulsa da quelle azioni per le
quali tenuta di evizione.
Quindi la Commissione rispettando
il possesso in cui trovansi rispettiva
mente l'Universit , e l'Amministra

zione de' Reali demanj, e preponde


rando il dominio dell'erba, delle ghian

de e delle legna che ha l'Universit


sopra l' intero demanio in contesa , al

diritto limitato di terraggiare e ad al


tri

( 121 )

tri parziali diritti che avea la Certosa


sullo stesso demanio, concorsa nel
sentimento di dichiarar comunale il de
manio controverso, di mantenere l'Am

ministrazione de' Reali demanj nel pos


sesso non memo di terraggiare sopra la
parte coltivata dello stesso demanio,
che del diritto di fidare ne' due ter

zetti di Pattano a Cerreta piana. Ma


poich ha osservato la Commissione
che l' estensione de' locali coltivati ed

onnossj a terraggio , siesi dopo il ca


tasto del 174o e pendente il litigio e
normemente dilatata , perci ha stima

to restringerla a' termini della rivela


catastale.

Sul terzo capo de' gravami, onde ha


chiesto il Comune di revindicar non

meno le porzioni demaniali aggregate

a' territorj Spigno , Magorno, Cessu


ta, Fiego, Prato, Pezzillo, la Rossa,
Carpineta e Cerreta , che gl' interi ter
ritorj denominati S. Simeone, Casamas
SO

( 122 )
sone e Magorniello , ha considerato.
la Commissione di esser applicabili

gli stessi principj dianzi additati. Costa


dagli antichi rilevj del 1552 , 1595,

16o6 e 168o , coevi ed immediati al


l' acquisto ed alla vendita del feudo
che ne fece l'Universit, di essersi pos

seduti i pretesi territorj della stessa


Universit qual feudataria , e da' suc
cessivi baroni , ne' fogli 13o a 135,
151 a 156 del 1 vol., 179 a 182 del
4 vol. , e 69 a 75 del 5 vol. L' Uni
versit all' incontro non ha dimostrato
di aver esercitato alcun atto dominica

le e possessivo sugli additati locali ,


fuorch per S. Simeone , e molto me
no ha saputo additar l' epoca delle se
guite usurpazioni. Potrebbero queste
esser seguite prima del 155o in cui

l'Universit acquist il feudo , e nel


corso degli anni 38 ne' quali posse
dette i beni annessi al feudo. Ed in tal

caso avendo causa la Certosa dalla me


16

( 123 )
desima Universit , verrebbe l'azion di
revindica come sopra ripulsata dall'ec

cezione della nascente evizione.


Non cos per S. Simeone. Esiste ne
gli atti uno strumento stipulato nel 1469

in cui vedesi inserita una ragionata sen


tenza del viceconte di Capaccio, colla
quale decise una clamorosa lite insorta
sulla pertinenza di S. Simeone fra le
due finitime Universit di Padula e

Montesano, che allora possedevansi dal


lo stesso Conte Guglielmo Sanseverino,
ne' fogli 5 a 19 del 4 volume. Ed in
questa sentenza , dopo essersi esposte

le vicendevoli posizioni e pruove del


le Universit contendenti , furono con
dannati l' Universit e cittadini di Pa
dula a non molestare l'Universit e

cittadini di Montesano nel possesso in


cui erano del territorio in contesa.

Probatum est, not quel Vicecon

te, qualiter dictum territorium S. Si


meonis est situm in territorio terrae
Mon

( 124 )
399

Montisani , ac in ejus pertinentiis et

3)

districto , et non in territorio terrae


Padulis, ut patet. . . . et per tantum

-0)

>)

tempus, quod non est in contrarium

2)

memoria hominum, quod dictum ter


ritorium S. Simeonis semper fuit ha
bitum , tentum et possessum per
homines Universitatis Montisami , ac
etiam de praesenti tenetur et posside

2)

2)

tur per eosdem tanquam territoriam


B)

eorum , recolligendo et in eo affida ,

3)

seu bajulatione ab omnibus et qui


busvis personis exteris ibidem cum

B)
B)

eorum animalibus pascua sumentibus


et sistentibus, et etiam ab hominibus

DD

dictae terrae Padulae , et etiam in


eodem territorio arando , seminando

*D)

3)

et pascua sumendo , sine solutione


aliqua , et omnia alia faciendo.
Questa sentenza tanto pi decisiva

a favor dell' Universit di Montesano ,

quantoch il giudice viceconte si disse


investito non solo damandati delle due

kua

Uni

( 125 )

Universit contendenti, ma anche pro


parte Excellentissimi Gulielmi de S.
Severino contis Campusati, et terrarum

praedictarum utilis Domini ; e quan


toch negli antichi rilevj non vedesi
denunciato S. Simeone, come le altre
difese e territorj di sopra nominati.
Quindi la Commissione nell'atto stes
so che ha creduto giusto di assolve
re l'Amministrazione de' Reali Dema

nj dalla revindica de' territorj e bo


schi contenuti nel presente capo , Spi
gno, Magorno, Cessuta, Fiego, Prato,
Pezzillo , la Rossa , Carpineta e Cer
reta, e delle aggregazioni fatte agli stes
si fondi, ha creduto anche giusto di
condannare la stessa Amministrazione
alla restituzione di S. Simeone. Ed

avendo per vero che le ampliazioni


seguite degli stessi fondi dopo la ri

vela catastale del 174o, siensi fatte so


pra i vasti demanj dell'Universit , ha

giudicato di doversi restringere l'esten


-

S1O

( 126 )

sione de' rispettivi territorj a' termini


eziandio della rivela catastale.

Sul quarto capo di gravezze, col

quale pretende il Comune di Montesa


no di doversi dichiarar demamj aperti
del feudo tutti quei territorj , che la

Commissione giudichi non esser suscet


tibili di revindica, ha ella osservato da

gli antichi rilevj e da altri antichi do

cumenti , che i soli locali di Carpine


ta, Cerreta , Magorno, Cessuta e Ca

samassone veggonsi rapportati e descrit


ti come difese del feudo.

Quindi ha

giudicato , che oltre a' dinotati cinque


locali , tutti gli altri debban rimanere
aperti a' pieni usi civici de' cittadini.

Sul quinto capo di gravezze relati


vo a' fondi appartenenti alla Bada di
S.Maria di Cadossa, ha rilevato la Com

missione di essersi questi posseduti dal


la Certosa come allodiali e di pie
na sua propriet, indipendentemente

dal feudo di Montesano, ed anche pri


101

( 127 )

ma di divenirne utile padrona. Non


avendo pertanto dimostrato l'Universi
t di aver siffatti territorj alcuna feu
dale caratteristica, ha la Commissione

giudicato di non poterci i cittadini eser


citare verun uso civico.
Quindi autorizzata la Commission
dalla legge di sua costituzione a giudi
car le contese feudali , sola facti veri
- tate inspecta, e per esecuzione de'Reali
decreti, abolitivi della feudalit, ha dif
finitivamente deciso e dichiara,

1. Si astenga l' Amministrazione dei

Reali Demanj di pi esigere da' citta


. dini di Montesano i carlini due per
- ciascuna famiglia bracciale , la giornata
de' buoi per ciascun massaro, il latte

che danno in un giorno lo pecore di


essi cittadini , e i venti rotoli di for

maggi salati per ogni gregge nel mese


di Agosto di ciascun anno.

2. Dichiara che il demanio contro

verso di Montesano appartenga all'U


-

11

( 128 )
miversit

come

di

natura comunale.

Si mantenga nondimeno l'Amministra


zione de' Reali Demanj nel possesso di
fidare a'forestieri l'erba sopravvanzante

agli usi civici ne' due terzetti di Pat

tano e Cerreta piana, e di terraggiare


ne' locali ridotti a coltura dello stes-

so demanio , e rilevati come demanj


feudali dall' abolita Certosa di S. Lo

renzo nella formazione del catasto del

l'anno 174o , e per la sola estensione


dinotata nella rivela: cio Cozzarra per
tomoli cento, Patrico, Pattano, Patta

niello, Serra della Giumenta e Ver

nicorro per tomoli mille e cinquecen


to , la montagna di Perillo, Serra del
la Cessuta , Valle Bortone , Cervonella

e Capodacqua per tomoli seicento, la


montagna di Vulcano, Cerreta piana ,
Tempe lo Broccolito e Pedale di Car
lo per tomoli trecento, la montagna
di Mulinello, Acqualonga, Malanfrena,
Forzanese, Vellicani, Cafari e Russe dei
Pas

( 129 )

Passeri per tom. trecento, Vallone Ma


cario per tomoli duecento. Ma in tutti
questi locali , fuorch in Pattano e
Cerreta piana , vi abbia l'Universit il

diritto del pascolo e della fida a' fore

stieri, segate le biade, di cui si

tenga

ragione nella divisione de' demanj.


Si reintegri l'Universit nel possesso
de'territorj denominati Radice , Balzi

di S. Paladino e Costa della Perocchio


sa , compresi nello stesso demanio e
non descritti nella rivela catastale del

174o.

3. Si assolva benanche l'Amministra


zione de' Reali Demanj dalla revindica
pretesa dall'Universit cos de' due ter
ritorj denominati Casamassone e Ma
gorniello , che delle porzioni demaniali
aggregate a'territorj denominati Spigno,

Magorno , Cessuta , Fiego , Prato ,


Pezzillo, la Rossa, Carpineta e Cer
reta. Ma, si restringano i detti fondi
all' estensione

18o9. N. 9.

dinotata

nella

rivela
ca

( 13o )

catastale del 174o , cio Spigno per


tomoli 15o , Magorno per tomoli 6o ,
Cessuta per tomoli 7o, Fiego seu Feu
do per tomoli 4o , Prato e Pezzillo

per tomoli 3o , la Rossa per tomoli


5o , Carpineta per tomoli 1oo , Cerre
ta per tomoli 25oo , Casamassone per
tomoli 4oo , e Magorniello per tomoli
2OO,

Si reintegri all'incontro l'Universit

nel possesso del territorio denominato


S. Simeone.

4. Restino a beneficio dell'Ammini


strazione de' Reali Demanj come chiu
se e difese , e secondo l'attuale stato
del possesso , i soli locali Carpineta,
Cerreta, Magorno, Cessuta e Casamas
sone. Ma gli altri locali dinotati nel

precedente capo, Spigno , Fiego, Pra


to , Pezzillo , Rossa e Magorniello re
stino demanj aperti dell'ex feudo, e se
ne abbia ragione nella divisione de'de
manj.
5.

( 131 )

5. Finalmente la Commissione dichia


ra, che i territorj della badia di Ca
dossa non appartengono al demanio di
Montesano. Ma i cittadini vi conservi

no i diritti che vi hanno acquistati,


secondo lo stato attuale del possesso.
Per le spese della lite si assolvano
vicendevolmente le parti.
Num. 19.

A di 13 Settembre 18o9.
Tra 'l Signor Gaetano Grisi di Trec

china in Provincia di Basilicata,

patro

cinato dal Signor Vincenzo Vassalli;


E'l dianzi barone Duca

Tortora, pa

trocinato dal Signor Gennaro Brancac


cio;

Sul rapporto del Sig. Giudice Mar


tucci.

Nel 1788 diversi cittadini di Trec.


ehina dedussero in S. C. delle
Il

gravezze
CO

( 132 )
contro il loro barone Duca Tortora.

A questi si un nel 1789 il sig.Gae


tano Grisi, dolendosi che il feudatario
voleva impedirgli la costruzione di un
mulino ch'egli avea stabilito nel suo

proprio suolo, e che si animava colle


sue acque private.

Sulla domanda fu impartito termine.


Grisi prov gli estremi della sua
azione.

ll barone che avea allegata la feuda


lit di tutte le acque , non fu ugual
mente felice nella sua intrapresa.

I testimonj dissero che le acque era


no riputate demaniali se sorgevano nel
demanio , e private se esse scaturivano
ne' luoghi privati.
Il S. C. a Marzo del 179o ordin
-

perizia , ed osservanza di antico stato,


fol. 156 vol. 1.
Grisi attacc di nullit la parte del
decreto che manteneva l'antico stato.
Le

( 133 )
Le sue nullit furono rigettate , fol.

174.

La perizia fu eseguita dalla Regia


Udienza per mezzo degli agrimensori
di Castrovillari e Lauria. Ed essa fu

favorevole a Grisi, fol. 49 vol. 3.

La perizia fu attaccata di nullit per


parte del barone.

Il Consigli decret che se voleva la


revisione, l'avesse procurata fra 15
giorni , fol. 1o4 a ter. vol. 1.
La revisione fu eseguita.
Essa fu attaccata di falso da Grisi.
Una informazione criminale ebbe luo

go. Ed il mastrodatti come autore o


cooperatore del falso fu citato ad in
formandum , rilasciato successivamente

col mandato per palatium, indi rinvia


to con un liceat discedere.
Si detto che Grisi aveva attaccata

di nullit la clausola del decreto por


tante osservanza di stato antico.

Nell' intervallo il barone suscit qui


i 3

stio

( 134 )
stione di dominio contro Grisi , e so

stenne ch' era stato a lui usurpato il


terrreno ove Grisi aveva stabilito il suo
mulino.

Un termine fu impartito sulla diman


da. E 'l barone cerc provare che il
feudo di Trecchina era stato sempre u
nito col casale di Paruti. E come Pa

rutto il nome del luogo ove Grisi


aveva edificato , conchiudeva dall'ana

logia del nome , che una usurpazione


avea avuto luogo dal di lui lato.
Grisi dimostr che i beni da lui pos
seduti erano in una contrada differente

da quella ove il barone credeva com


petergli de' diritti.
Che il Parutto feudale era in regio

me differente da quella, ove Grisi pos


sedeva de' beni , e che il Parutto feu
dale era stato dal barone censito a' di

scendenti di Santo e Luca Conte.


E che questo era s vero, che il ba
rone istesso per avere una pianta ove
edi

( 135 )

edificare i mulini che attualmente pos


siede , era stato obbligato di prendere

ad enfiteusi dalla chiesa parrocchiale il


tratto di terreno che gli sostiene.

Nel suo particolare dimostr poi per


mezzo di 15 strumenti gli acquisti che
egli ed i suoi maggiori avevano fatto del

le terre ch'egli possiede , ed in mezzo


alle quali egli ha stabilito il suo mulino.

In questo stato sommessa la causa


all'esame della Commissione.

Per parte di Grisi si conchiuso a

ci che debba essergli permesso di ani


mare colle acque che nascono e scorrono

su' territorj suoi il mulino ch' egli fab


bric sopra le sue terre nel 1789.
E che debba la parte avversa essere
condannata a tutti i danni che gli ha

cagionato per dieci anni una lite in


giusta.

Per parte del barone si conchiuso


per la revindica del fondo ove Grisi
aveva costruito il suo mulino.
i 4

La

( 136 )
La Commissione ,

Intese le parti, e 'l Proccuratore Re


gio generale nelle sue conclusioni.
Considerando che i primi mezzi ado

perati dal barone per impedire il mo


vimento della macchina edificata da

Grisi ebbero l'assurdo diritto delle ac

que feudali per oggetto.


Ch' egli si trincer sopra la qualit
feudale di queste acque, sino a che le

perizie furono eseguite, e che non fu


attaccata di falso quella da lui proccu
l'atal.

Considerando che il barone non si

rifugg sotto l'altra pretensione della


usurpazione del suolo imputata a Grisi,
che quando fu dimostrata la natura pri

vata e propria delle acque, del di cui


movimento voleva Grisi servirsi per
animare le sue macchine.
Che questa pretensione nuovamente
dedotta lungi di rivocare in dubbio la
propriet di Grisi , non servita che
a far

( 137 )
a far meglio conoscere per mezzo de

gli strumenti di acquisto e il buon


diritto del medesimo , e la vessazione
che il barone pretese nel tempo inferir

gli per impedire la concorrenza della


macina de' suoi antichi mulini.
Considerando che Grisi sarebbe fon

dato in ragione per chiedere rifazione


di tutti i danni contro il barone , se
l' autore delle sue vessazioni esistesse ,

ma che per la morte accaduta il rigore


non pu estendersi contro l'erede, che
per la parte da lui assunta in conti
nuazione.
Decide
Dover essere Grisi assoluto da tutte le

azioni contro di lui intentate dal baro

ne per causa del mulino in quistione:


libero per conseguenza al medesimo

di servirsi delle acque che nascono e


scorrono pe' suoi terreni tanto per ir
rigare, che per animare il suo muli

no ed ogni altra macchina che vorr


CO

( 138 )

costruire nel suo proprio suolo, rimet


tendo per sempre queste acque nel
l'antico alveo a' termini della legge.
E doversi condannare il Duca Tor

tora alla rifazione delle spese da Grisi


erogate nel giudizio civile , per cui li
quidazione rimane commessa al Giudi
ce Martucci relatore , da rendersi ese

cutoria 15 giorni dopoch sar la me


desima dichiarata.
Num. 2o.

A d 14 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Grisolia in Pro

vincia di Calabria Citeriore, patrocina


to dal Sig. Giovanni Lotti ;
E' l suo gi barone , patrocinato dal
Sig. Filippo Vecchioni ;

Sul rapporto del Sig. Giudice Sapo


nara;

La Commissione, il Regio Proccura


rator generale e le parti intese.
Ve

( 139 )

Veduta la supplica presentata nel


S.R.C. dall'Universit di Grisolia a d 28

Aprile 1761 , l'istanza da lei prodotta


nel d primo Giugno 18o8 nella Com
missione feudale, le di lei posizioni ,

e le risposte alle medesime date dal


Duca Sig. Clemente Catalano Gonsaga
a d 2o Agosto 18o8, e tutti gli atti.
1. Riguardo a' demaniali la Serra, la
Gana, S. Maria, la Puma, le Mezzane,
il Cerreto, il Cocozzo, Pantanelli, Ra

pa, Rocca ed altri luoghi che nel 1522


erano alborati di castagni, gelsi, cerri,
ed altri alberi.

Veduta la capitolazione del 1522, in

cui il barone di quel tempo consent


ch' essa Universit non fosse da' di lui

ministri molestata per detti demanj nei


di lei diritti di raccogliere i frutti,
d'immettervi i bestiami proprj e di
esigervi la fida , e che i ministri baro
nali non si avessero esatta la fida dai

forestieri,

-----

Ve

( 14o )
Veduto l'atto del 1542 , con cui il

barone di quel tempo conferm le di


visate capitolazioni, esortando Lavalle
reintegratore degli stati del Principe di
Bisignano allora feudatario di Grisolia
a profferir sua sentenza sulla divisata
conferma delle capitolazioni.
L'assenso viceregio impartito nel 1578

su tali capitolazioni ad istanza del ba


TOD6,

Veduti i decreti della Sommaria de'3

Marzo 18o4 e 12 Febbrajo 18o5, coi


quali sul dedotto dalle parti sulla per
tinenza rispettiva di tali locali fu im
partito termine ordinario, ed intanto si

fossero osservate le divisate capitolazio


ni del 1522 , e'l barone vi si fosse in

terinamente astenuto da qualunque di


ritto anche il terraggiare.

Considerando che dietro le divisate

capitolazioni del 1522, alla divisata lo


ro conferma del 1542 , ed al viceregio

assenso impartitovi ad istanza del ba


IOD16

( 141 )
rone, il reintegrator Lavalle non pote

va nell' atto della divisata reintegra del


1546 scriver cosa che avesse potuto
in verun modo pregiudicare alla de
manialit universale de' divisati locali

appartenenti all'Universit di Grisolia.


Per tali motivi dichiara i divisati lo

cali descritti nella sopra esposta capi


tolazione del 1522 appartenere all'U
niversit di Grisolia , giusta i confini
che ne saranno indicati da'catasti, dal
la reintegra di Lavalle del 1546, e da
altri legali documenti , salvo il diritto
all'Universit di ricuperarne i frutti da

chi gli ha percepiti da'12 Febbrajo 18o5,


giusta gli ordini della Sommaria.

2. Riguardo al territorio di Cerasia


e Bonia.
Veduti i decreti della Sommaria dei

3 Marzo 18o4 , 13 Gennaro e 9 Ago


sto 18o6, co''quali fu impartito termine ordinario sulla dimanda del barone

di riputarsi difese feudali Cerasia e


Bo

( 142 )

Bonia, e su quella dell'Universit di


riputarsi tali corpi di lei demaniali; e
poich il barone non aveva esibito il ti
tolo per dimostrarne la qualit di dife
se feudali , fu ordinato mantenervisi ,

e se fosse stato d'uopo reintegrarvisi


l'Universit nel possesso dell'uso civico.
Veduto l'inventario delle entrade feu

dali de'baroni ribelli del 1494, in cui


portata soltanto la difesa del Monte,
ed il feudo di S. Biase , e non vi

portata in alcun modo Cerasia e Bo


nia. La capitolazione del 1495, in cui
l'Universit chiese al barone che non

avesse fatta nuova difesa, eccetto quel


la detta il Monte , che era allora, e

sempre era stata; che le fosse stato le


cito poter pascolare il bestiame , e ta

gliare legname per tutto il restante del


terreno di Grisolia, e far grano ed altro
loro necessario; e'l barone rispose: Ser
ventur, et custodiantur tantum antiquae
defensae.
At

( 143 )
Atteso che il barone non ha dimo

strato esservi stata allora altra difesa ,


che quella del Monte.

Atteso che in tal capitolazione del


1495 il barone non si dolse che l'Uni
versit gli avea esposto che soltanto era
vi stata, e vi era la difesa del Monte,
n vi fa menzione alcuna di Cera
sia e Bonia.

Veduta la capitolazione del 1542, con


cui il barone di quel tempo conferm

le antecedenti capitolazioni, esortando


il reintegratore Lavalle a profferire sua
sentenza su tale conferma.

Considerando che la reintegra di La


valle del 1546 non di accordo in ve
run modo co' sopra divisati monumenti
che la precedono, asserendovisi feudali
le montagne tutte e tutto l'agro di

Grisolia , quando che non v'ha dubbio


che l'Universit aveva i divisati dieci

locali ed altri territorj per suoi dema


niali universali : dunque mendace tal
rein

( 144 )
reintegra riguardo all'assertavi feudali
t universale dell' intero agro di Gri
solia, la quale non si pu mai presu
mere senza una dimostrata sovrana de
maniale infeudazione universale.

essa reintegra mendace altres, per


ch molti fondi di considerevole esten
sione vi si asserisce che avea Curia ba

ronalis, bench siti ne' divisati dema


niali universali.

Specialmente nella partita di tal rein


tegra esibita per parte del barone vi si
portano ventuno pezzi di terreno di to
moli centosettanta in circa nel dema
niale universale detto Gana o Pume ,

giusta la via pubblica, alcuni de'quali


redditizj alla baronal corte in minute

prestazioni di pochi grani monete , o


di denarucci monete.

Vi si portano nove pezzi di terreno


di tomoli ventotto in circa nel dema

niale universale Serra, o Bonia, giusta


la via pubblica, e le terre della Chie
S&

( 145 )

sa redditizj alla baronal corte in alcuni


grani , o denarucci monete.
Vi si portano nove pezzi di terreno
di tomoli trentuno in circa nel dema

niale universale lo Cocuzzo , giusta il


canale , e le terre della Chiesa redditi

zj alla corte baronale in monete di po


chi grani, o denarucci.

Vi si portano due pezzi di terreno


nel demaniale universale di S. Maria ,

uno de' quali redditizio alla corte ba


ronale in uni grano e mezzo.
Vi si portano tre pezzi di terreno di
tomoli tredici in circa nel demania

le universale Pantanelli e Fiumicelli ,

giusta il fiume, o giusta la ripa, o la

to del fiume redditizj alla corte in mo


neta di grani e denarucci.
Il deputato dell' Universit asserisce
esser portati in quella intera reintegra

altri cinquecento ventidue pezzi di ter


reno siti ne' demaniali universali Serra,

Gana, S. Maria, Pume, Mezzane, Cer


18o9 N9.
k
'C
C

( 146 )
reto, Cocozzo, Pantanelli, Rapa e
Rocca, come altres in Cerasia e Ma
rina redditizj alla baronal corte in mi
nuti censi , in monete di grano, dena
rucci , di musto e di altre derrate.

Se in quella reintegra di Lavalle si

portano per feudali o redditizj al feu


do tanti fondi siti ne' divisati

locali

che sono demaniali universali, non pu


anche per tale motivo prestarsele verun
credito riguardo a quello vi si legge ,

che Cerasia pleno jure della baronal


COrte,

Considerando che non si dimostra

to che tal reintegra fosse seguita inte


sa l'Universit di Grisolia.
Considerando ch' essa non solo non
d'accordo co' ravvisati monumenti ad

essa anteriori , ma n anco a que' che


le sono posteriori.
- In fatti nel 1564 l'Universit espose
al barone. Restando da dire all'E. V.
che detta Universit di Bonvicino le
ha

( 147 )
) 2)
1)

ha occupato una quantit di territo


rio in luogo della Cerasia di questa

Universit, quali per esserne pigno

D)

rate l'entrade dell'E. V. , i padroni

di essa hanno chiusi gli occhi , e

D)

perch detto territorio molto da


lungo da questa Universit, e non
gli perviene molto denaro, eccetto
che la principale corte ci interes
sata, per questo non se n' avuto ,

5)
)))

1)
3)

ma solum al presente se ne d noti

3)

zia , considera l' E. V. quanto pi

)))

si allegreranno avendo detta comuni


t che saria pi presto scomunit
che non comunit, per le liti , certi
danni , e qualsivoglia travaglio che
ne pu succedere , e per questo ci

DD

1)

D)

fa favore non permetterla, e questa

D)

non ostante che sia di giustizia, e sa

D)

r il danno della principale corte, det

D)

ta Universit l'aver per favore, e

DX,

grazia , acci Dio conservi l' E. V.

in grandezza di stato e felice vita,


k 2

una

( 148 )
una insieme con l' Eccellentissimo e

Illustrissimo Signor Principe. Placet


ut petitur, etenim invitis Comunitas
concessa non prodest.
Se il barone non si dolse nel 1564

che l'Universit gli aveva esposto che

Cerasia era di lei pertinenza , anche


per quest'altra ragione non si potr
prestar fede a quella reintegra di La

valle del 1546 , ov' essa asserita ple


no jure della baronal corte.
Considerando che il barone di Gri

solia nel 1579 chiese ed ottenne sulle


divisate capitolazioni l'assenso dal Vi
cer.

Considerando che quantunque nello


apprezzo del feudo di Grisolia ordinato
dal S. R. C. nel 1652 si legga tra' di
lui corpi , feudo della Cerasia rendente
annui duc. 3o , che nella revisione di

tale apprezzo del 1653 se ne fissi l'an


nua rendita in duc. 4o , che quantun
qne nel 17o1 fosse stato impartito l'as
S6ll

( 149 )
senso viceregio sulla vendita del feudo

di Grisolia fatta da Rossi al Consiglier


Danio , giusta i divisati due apprezzi

del 1652 e 1653, e quantunque nella


ricognizione de'fondi del feudo di Gri
solia fatta nel 1669 dal tavolario de
Costata, si legga il feudo della Cerasia
consistere in varj terreni, e vi si leg

gono le parole i terraggi nella detta


difesa, nondimeno messo da banda che

forse tali apprezzi portano tale indica


zione perch a'tavolarj fu presentato
la mendace reintegra di Lavelle, certa

mente non si dimostrato ch'essi ap


prezzi siensi fatti intesa l'Universit di

Grisolia , n potevano essi pregiudicare


a'diritti dell'Universit portati su Gri

solia da' divisati sopra esposti monu


menti.

Ne' tempi del feudalismo il Sovrano


solo poteva nobilitar la terra, dichiaran
dola feudale. Tal facolt non era a'ta

volarj conceduta.
k 3

Fi

( 15o )

Finalmente gli ultimi rilevj del feudo


di Grisolia dimostrano se Cerasia sia

stato o n corpo feudale appartenente


al di lei barone.

Nel rilevio del 1688 pagato per mor


te di Ametrano si portano terraggi in
grano duc. 54, in orzo duc. 3, in ger

mano duc. 31. Trappeto, censi in gra


no duc. 12, in vino mosto duc. 9. Vi

si porta la difesa del Monte rendente


ann. ducati sei, ed in terraggi duc. 4.
Ma Cerasia non vi si menziona in
alcun modo.

Nel 1691 si presero le informazioni


delle rendite feudali di Grisolia per l'an
no 1688. I testimoni vi depongono il
terraggio su diversi territorj in grano
tom. 9o, in orzo tom. 1o, in germano
tom. 15, litre venti d'oglio su di alcu
ni piedi di ulive nel luogo detto Sali
veto, tom. 2o di grano in territorj cen
siti , e some 3o di vino mosto. L' er

baggio della difesa del Monte in duc. 6.


I te

( 151 )
I testimoni conchiusero e questi sono

tutti li corpi, ed entrade feudali, che


ha posseduti , ed al presente possiede
in questa terra la DucalCamera. Essi
testimoni furono. gli erarj, del feudo ne

gli anni 1687 , 1688 e 1689.


Essi erarj dunque non vi fecero al
-

cun motto di Cerasia.

Similmente nel rilevio pagato nel 1789


si porta la difesa del Monte, ed alcune
picciole rendite , e non mica Cerasia.
Considerando quindi che dagli atti
risulta che dal 1688 sin oggi il Duca
Sig. Catalano Gonsaga non ha dimostrato
aver legalmente posseduto Cerasia n
come feudale, n come burgensatica :

che messa da banda la reintegra di La


valle, che come si dimostrato men

dace nell' oggetto di cui si tratta , esso


Duca non ha presentata investitura per

la quale sia stata conceduta Cerasia


o a lui o a que' da chi ha causa. Che
i beni siti ne' distretti de' Comuni non
k 4

pos

( 152 )

posseduti da particolari, n dallo stato,


n infeudati dal Sovrano, appartengono
ad essi Comuni.

Considerando finalmente che nella rein

tegra di Lavalle si portano nove pezzi


di terreno di tomoli ventotto in circa

nel demaniale universale detto Serra o

Bonia.
La Commissione per tali motivi di
chiara essere stato ed essere demaniale
universale del Comune di Grisolia il
territorio denominato Cerasia e Bonia

descritto nella reintegra di Lavalle del


l' anno 1546 nel tenor seguente v3.
Habet etiam dicta Curia comprehen
sorium magnum terrarum seminato

rium quod dicitur la Cerasea his fi


nibus confinatum v3. Incipiendo a quo
dam loco dicto li Pantanelli, et inde

vadit ad alium locum lo Nolise, et ab


inde alle cropaglie, et a dicto loco del
le cropaglie vadit ad quemdam locum
dictum la Mula, et exit ad canale Feli;
)D

o et

( 153 )
D)
)
D)
D)
D)
D)

et per dictum canale exit ad flumen


de vereycario, et per dictum flumen
usque ad loeum dictum la Valle, seu
ponte de yendecaro ab uno latere; et
ab alio latere confinat incipiendo a
quodam loco dicto Boccagrande , et

D)

exit per viam, quae venit a terra Mu

D)

jerae , et vadit ad locum dictum la


Schena de lo Asino, et vadit ad Ser
ram de Avea, et ut aqua fundit ver
sus terram Crysoliae, et exit ad buc

2)

B)
D)
B)

D)

cam Palumbarii seu arenarii, et vadit


ad locum dictum Sancta Rosolea, et

DD

ab inde vadit ad jaczo vecchio , et

3)

per canalia exit ad locum praedictum

B)

de la mula, quod est pleno jure ip


sius principalis curiae.

D)

Idem terram tumulatarum octo in


D)
DD

loco qui dicitur la Serra, alias Bonia


juxta viam publicam, et juxta terras

D)

Domini Laurentii de Belluro, et alios

1999

fines reddititiam dictae Curiae quoli


bet

( 154 )

bet anno de mense Augusti in granis


duobus, fogl. 37 a 38 atti correnti.
3. Riguardo alla difesa del Monte.
Veduta la capitolazione del 1495 del

tenor seguente v3. Item petono V. Se


renit si degni attento antiquamente
aveano posseduto e goduto il triduo
alla difesa del Monte , idest che fu

solito, cogliere del frutto delle casta


gne tre d a loro piacere, V. Sereni

t volerli quella confermare, secondo


al presente ne sono in possessione, e

cos di poter tagliare legname morte


in detta difesa secondo la loro con

suetudine, della quale al presente so


no in possessione. Volumus quod per

dies tres possint recolligere castaneas,


prout colligebant tempore recolendae
memoriae Principis Hieronimi nostri
genitoris, fog.373.

E la capitolazione del 154o del te


mor seguente Item casu quo per Sua
3)

Ec

( 155 )

Eccellenza si degnasse, o in altro mo


do alienasse la difesa del Monte non

voglia donarci l' officio per grazia ,

perch la terra ce ha lo triduo in


cogliere le castagne, e per detto pa
drone se le faria cogliere , e danni

ficare dalli suoi porci avanti che l'U


niversit avesse detto triduo , quale
anticamente hanno posseduto, ed al

presente si trova in possessione, e


perch detta Universit non se ne
potria avvalere in accusarli , e pagar
pena. Opportune providebitur, adve
niente casu , fogl. 372 vol. 1.
La Commissione ordina che si ese

guano tali capitolazioni, e gli uomini


di Grisolia godano ne'd 18, 19, e 2o
Ottobre di ciascun anno del diritto di

poter cogliere il frutto delle castagne

nella difesa del Monte ; e si astenga il


Duca Signor Catalano Gonsaga di sbo
scare tale difesa in modo che venga pre

giudicato agli uomini di Grisolia il di


T1t

( 156 )

ritto divisato di raccogliere le casta


gne , e nello sboscamento osservi egli

le leggi del Regno sul divieto del taglio

degli alberi.
E dichiara che la difesa del Monte ,
esclusone il divisato diritto di racco

gliervi le castagne, di piena proprie


t di esso Duca Sig. Catalano Gonzaga.
4. Riguardo al feudo di S. Biase. La
Commissione veduto l'inventario

del

1494 dichiara tal feudo demaniale feu


dale di esso Duca , dedotto l'uso civi

co anche per causa di commercio trai


cittadini di Grisolia.

5. Riguardo al locale detto i Comuni.

La Commissione veduta la capitola


zione del 1522 del tenor seguente: Item

supplicano detta Universit , ed uo


mini d'essa a U. Illustrissima li fac

cia grazia che quando qualsivoglia


cittadino , ed abitante di detta terra
andasse alli Comuni del territorio di

detta terra a fare cesine , quelli si


pos

( 157 )

possa tenere sua vita durante , e dei


suoi eredi, e successori pagando alla

principale corte lo terraggio secondo


solitamente si pagato, e paga in detta
terra, senza altro impedimento. Pla
cet, fogl. 377 vol. 1.
La Commissione ordina che riguardo
alla cesinazione si osservino dal Duca

Signor Catalano Gonzaga, a dalla Uni


versit le leggi del Regno sul divieto
del taglio degli alberi, e gli uomini di
Grisolia seminando sul territorio del di

visato locale de'Comuni, che osservando

le divisate leggi, vi avranno potuto, o


potranno cesinare, vi paghino il solito
terraggio ad esso Duca.
6. Riguardo alla demanialit univer
sale pretesa dall'Universit su' demanj
di Grisolia , e riguardo alla feudalit
universale dedotta dal Duca Sig. Cata
lano Gonsaga sull'agro di Grisolia.
Atteso quello si considerato negli
antecedenti capi, la Commissione ordi
Il

( 158 )

ina che su queste pretensioni le parti si


assolvano reciprocamente.

7. Riguardo alla portolana, zecca ,


e bagliva. La Commissione si riserba
le provvidenze, provato che se ne sa
r il titolo innanzi alla Commissione
de'Titoli.
-

8. Riguardo alla bonatenenza.


La Commissione ordina che il Du

ca Sig. Clemente Catalano Gonzaga ne


paghi il montante da lui dovuto dal d
dell'ultimo catasto, e ad oggetto di fis

sar tale montante, il Prorazionale Sig.


Raffaele Negri riferisca l'occorrente, os
servando i rilevj, i catasti, ed altre scrit

ture all'uopo opportune.

9. Riguardo alle neviere.


La Commissione ordina che ciascun

cittadino di Grisolia possa costruirle,


ed averle sul suo suolo.

1o. Riguardo alla pesca.


La Commissione ordina ch'ella sia

libera, con osservarsi le leggi del Regno.


II, Ri

( 159 )
11. Riguardo a' territorj appadrona
ti tanto chiusi , quanto aperti , e ri

guardo a' demanj universali ed alle di


fese universali.
La Commissione ordina che il Du

ca Sig. Clemente Catalano Gonsaga si


astenga di esigervi terraggio , o fida,

e di esercitarvi qualsivoglia altro di


TittO,

12. La Commissione ordina che sia

salvo ad esso Duca qualsivoglia dirit


to che gli abbia potuto , o possa per
legittimo titolo burgensatico competere
su di qualsivoglia fondo ch'egli posse
desse ne' demaniali , e in tutto l'agro
di Grisolia.

Num.

( 16o )
Num 21.

A di 14 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di S. Fele in provin
cia di Basilicata, patrocinato dal signor
Gabriele Linguiti ;

E'l suo gi barone , patrocinato dal


signor Niccola Minervini ;
Sul rapporto del Sig. Giudice Pedicini;
Intese le parti , e 'l Regio Proccura
tore generale.

I Conventuali di San Fele nel 1755


comparvero nell'abolita G.C. della Vica
ria e dimandarono di non esser molestati

dal Principe di Melfi pel pagamento del


terraggio su di un loro territorio deno
minato la Mandra de' Monaci. Per tal

dimanda venne impartito termine som

mario, che fu compilato da amendue


le parti con esame testimoniale.

Stabilirono poi le parti stesse di con


senso di eleggere due periti, i quali aves
S6

( 161 )

sero dovuto riconoscere se il menzio


nato territorio era situato nelle contra-

de ove il Principe aveva il diritto di esi

gere il terraggio o in ragione di cover


tura o di decima, o pure in altre con
trade libere da qualunque prestazione,
ma la perizia non fu poi eseguita, e la
causa fu messa in silenzio sino al 18o4.
- Nel detto anno i mentovati Conven

tuali ricorsero in Camera, e producen


do la copia della concessione del feudo
fatta da Carlo V ad Antonio de Leyva

nel 1532 con formole generali senza spe


cificazione de'corpi, chiesero che il Prin

cipe si dovesse astenere da qualunque


esazione di terraggio sul di loro terri

torio, giacch tal diritto di terraggiare


abusivamente si era introdotto, non es

sendo espressato nel diploma di con


C6SSIOI16,

A tal dimanda concorse poi anche


l'Universit di S. Fele , ma dalla Ca
mera non fu data provvidenza alcuna,
18o9 N.9.
l
ed

( 162 )

ed' in tale stato pass la causa alla Com


missione, ove sono cadute in esame le

seguenti tre quistioni.


- r. Se al Principe Doria sia dovuto il
terraggio sulle terre che vengono semi
nate nel territorio di S. Fele.

2. Se sia dovuto allo stesso Principe


l'annuo canone di duc. 6 sulla difesa

detta Pietracupa posseduta dall'Univer


sit.

--

3. Finalmente se debba la stessa Uni

versit corrispondete al Principe mede


sino annui duc. I 19 a titolo di crediti
strumentarj.

-,

La Commissione in rapporto alla pri

ma quistione ha avuto presenti questi


fati che si rilevano dagli atti.
-

La Terra di S. Fele fu infeudata fin

da' tempi de' Re Angioini. Esiste megli


atti una carta estratta da' fascicoli che

si conservano nell'Archivio della Regia

Ghmer, ma poco lum d circa i beni


che allora erano del feudo , i quali si
-

veg

( 163 )
veggono rapportati confusamente
Nel 1487 fu d'ordine della gi Regia
-

Camera, fatto da un razionale della me

desima l'inventario delle rendite del feu


do, e solamente si vede descritta la ba

gliva co' suoi membri, tra'quali non si


rapportano n terre, n terratici, e si
dice affittata per once quindici
Nel 1492 trovandosi il feudo in se

questro, l'erario regio diede il conto,


e si port la rendita della sola bagliva
per duc. 16o senza distinzione de'corpi.
Nel 1492 fu fatto un notamento delle
rendite del feudo medesimo, e fu de

scritta la bagliva co' suoi membri, che


si disse affittata in quell'anno per du
cati 16o. Tra' membri di detta hagliva
neppure si veggono rapportati n terri
torj, n terratici.

Nel 1521 per morte di Trojano Ca


racciolo fu presentato il rilevio da Gio:

suo figlio, ed in esso si veggono de


scritti, oltre della bagliva e del mu
-,

l 2

li

( 164 )

lino, i terraggi di Sallizzo in tomoli 2o


di grano e dieci di orzo.
Per la ribellione di Gio: Caracciolo

.
-

venne il feudo a devolversi alla Regia


Corte, e l'Imperador Carlo V. in ri
munerazione de' servizj lo conced nel

1532 con altri feudi a Gio: di Leyva

per la rendita di seimila scudi d'oro.


La concessione fu fatta con formole

generali , ma si disse nella conformit


medesima, che avevano posseduto il

feudo i precedenti baroni.


Essendo stati i feudi conceduti per
una somma determinata di rendita, di

necessit dov farsi una liquidazione di


ci che i feudi stessi rendevano. Di

fatti si rileva dagli atti, che di tal li


quidazione ne venne incaricato il Pre
sidente allora Francesco Perrone, a cui

serv di norma il conto che in quel


l'anno aveva dato l'erario regio, e in

questo conto si vede prima di ogni al


tra cosa rapportata la bagliva per la
T611

'

( 165 )

rendita di ducati 427 , e si spiegano i


corpi e rendite comprese nella stessa,
e tra l'altro si comprende la fida e
diffida de' terreni de'forestieri, e la

fida de' cittadini e i terraggi delle ter


re seminatorie, che si dice che rende

vano alla Corte d' ogni dieci uno. Ed

indorso si legge una nota , ove si dice


che tra terraggi delle terre seminato
rie, come anche per gli erbaggi si com
prendeva la montagna di Fagaldo. Tra

le rendite poi non comprese nella ba


gliva si portano i terraggi di un altro
fondo chiamato Sallizzo.

Dopo non molto tempo si accorse il


nuovo concessionario , che i feudi non

davano la rendita corrispondente a' sei


mila scudi d'oro assegnati, onde ricor
se all'Imperadore, e dimand che se gli

fosse supplita la parte che mancava. Fu


rimesso l'affare al Vicer Pietro di To

ledo, il quale incarie il Presidente An


tonio Baldassini di fare una nuova liqui
1 3

da-

( 166 )
dazione. Dal medesimo furono esaminati
molti testimonj, la maggior parte di essi

spiegarono quali fossero i membri del


la bagliva, e tra gli altri dissero che
si comprendevano i terraggi delle terre

seminatorie dello demanio e la fida dei


cittadini, e separatamente descrissero i
terraggi del territorio detto Sallizzo e
la fida della montagna di Fagaldo.
Nel 1558 per morte di Luigi di Ley
va fu presentato da suo figlio Antonio
il rilevio ,ed in questo si port l'af
fitto della bagliva per due. 5oo edi

versi altri corpi, tra''quali i terraggi di


Sallizzo e la difesa di Pietracupa.

Il feudo da Leyva pass a Francesco


Grimaldi nel 16o5, ma non esiste ne
gli atti lo strumento della vendita. Nel
i 1613 Grimaldi lo venda Gio: Ahdrea

Doria, e nello strumento di vendita si

specifica quella parte del territorio che


era soggetta al terraggio e se ne de

scrivono i confini. Si parla della mon


-

ta

( 67 )
tagna di Eagaldo, del terraggio di Sal

lizzo , , e della difesa di Pietracupa.


, Nel 164o fu presentato il rilevio, per

la morte di Gio: Andrea Doria, e nel


la discussione del medesimo si veggono
rapportati i terraggi in generale, e gli
erbaggi della montagna di Fagaldo, i

terraggi di Gursutolo , ch' lo stesso


che Sallizzo , e la rendita, della difesa

di Pietracupa.

Qr avendo la Commissione presenti

i fatti di sopra rapportati, passata a


considerare relativamente alla prima qui

stione, che sebbene tanto nella liquida


zione fatta dal Presidente Perrone con
temporaneamente alla concessione, fatta ,

dall'Imperador Carlo V a Leyva, quanto


in quella fatta da Baldassini che la susse
gu, si parli di terraggi, nondimeno non

si spiegano i locali , sopra de'quali sif


fatti terraggi si esigevano, n de'mede
simi se ne vede fatta menzione , n se

ne veggono rapportati i confini, se non


-

l 4

nel

( 168 )
nella vendita fatta da Grimaldi al Prin

cipe Doria. Ha avvertito inoltre che i


testimonj esaminati da Baldassini non
tutti depongono uniformemente la ren
dita de' terraggi compresa allora trai

membri della bagliva , essendovene tre


di essi che non fanno motto di terrag-

gi, mentre uno parlando de' membri


della bagliva ed enunciandoli uno per
uno senza nominare i terraggi, conchiu
de dicendo ed altre cose che non bene

si ricorda ; un altro si riporta a quel


che depose innanzi al Presidente Per

rone , e questa deposizione manca ne


gli atti , ed il terzo non ne parla in
OlUlla

I3D16Fal,

----

Ha considerato inoltre che nelle carte

antiche tanto de'tempi de' Re Angioini,


che de' Re Aragonesi non si fa men
zione alcuna de'terraggi , n de' luoghi
ove quelli si esigevano , ma si rappor

ta la rendita della bagliva non divisa


per membri, e dalla tenuit degli esta
gli

( 169 )
gli ha creduto che non vi potessero

esser compresi i terraggi che non im

portavano poca quantit, mentre dal


rilevio presentato nel 164o si veggono
rapportati nel quantitativo di tom. 1158
Se per tanto nel conto erariale che
tenne presente il Presidente Perrone,

che nella liquidazione fatta da Baldas


sini non si parla specificatamente dei

luoghi demaniali ne' quali si esigeva il


terraggio , si parla per espressamente

tanto della montagna di Fagaldo , che


di Sallizzo o sia Cursutolo; e perci la
Commissione siccome ha creduto giu

sto di dichiarare di pertinenza dell'ex


feudatario Principe Doria la montagna
di Fagaldo ed il territorio di Sallizzo

o sia Cursutolo, col diritto di esigere


ne' medesimi il terraggio, cos ha cre
duto che dovesse astenersi di esercitare

il medesimo diritto in tutto il resto del


territorio.

Circa poi le due altre quistioni ri


guar

( 17o )

guardanti la difesa di Pietracupa ed i


crediti strumentarj, siccome le mede
sime si sono venute a promuovere dal
l'Universit il giorno innanzi della de
cisione della causa, senza dar tempo

opportuno alla parte convenuta di dare


le risposte , cos ha creduto la Com
missione di differirne la deliberazione

ad altro tempo, ed intanto ha diffini


tivamente deciso.

La Commissione dichiara che lamon

tagna di Fagaldo ed il territorio deno


ninato Sallizzi o Cursutolo sieno di

pertinenza dell'ex feudatario Principe di


Melfi, il quale si serva del suo diritto
in esigere i terraggi soltanto in detti
luoghi, e si astenga di fare la stessa
esazione in tutto il restante territorio
dll' ex feudo di S. Fele.

Per le spese della lite sieno le parti


vicendevolmente assolute.

Num. 22.

( 171 )
-

Num. 22.

A di 15 Settembre 18o9.
Tra'l Comune di Laterza in Provin
eia di Otranto, patrocinato da' signori
Nicola Semola, ed Antonio Vitale;
E'l suo gi barone, patrocinato dal
signor Luigi Suarez;
Sul rapporto del signor Giudice Pe
dicini.

L'Universit di Laterza fin dal 1744

si dolse per la prima volta delle gra


vezze che soffriva dal marchese Nicola

Perez Navarretta ex feudatario di quel


la terra, e le distinse in 19 capi. A
questi ne aggiunse altri 29 nel 1748,
e nel 175o ne produsse altri 3, vale a
dire che tutti vennero a formare il

numero di 51. Di essi ne fu fatta la


discussione dal Consiglieri Carfora nel

1753, ma per gravami prodotti fu poi


la causa proposta nel S. C., da cui fu
il

( 172 )

il decreto del Commissario in parte ri


formato. Del decreto del S. C. si gra
varono amendue le parti, l'Universit

col rimedio della restituzione in intiero,


e l'ex feudatario colle nullit; quindi
rimase la causa in silenzio, e cos
stata fino a che fu eretta la Commis

sione , ove tralasciandosi tutt' i capi


che coll'abolizione della feudalit erano

rimasti estinti , l' Universit venne a

restringer quelli a soli 8, ed ha di


mandato.

1. Che debba l'ex feudatario astenersi

di esigere il terratico sul territorio de


maniale dell'Universit , con restituire
tutto ci che ha indebitamente esatto.

2. Esser reintegrata nel possesso del


la difesella denominata Serra lo Greco,

che prima era di 2o carra, e che dette


ex feudatario ampli colle usurpazioni

fatte a' territorj di essa Universit e


de' particolari cittadini.

3. Esser parimente reintegrata nel


pos

( 173 )

possesso dell' altra difesa denominata


Fragennaro di carri 7o con tutti gli
altri terreni tanto demaniali di essa U

niversit, che de' particolari cittadini


usurpati dall'ex feudatario medesimo;
come pure di una vastit di terreni
anche usurpati posti nel luogo chiamato

Candeloro o sia Arbusto; e finalmente


di un'altra quantit di territorjvolgar

mente detti le Mezzane. Ha domandato


ancora, che nell'essere reintegrata di
tutti detti territorjsi dovesse condan
nare il Marchese a restituirle i frutti

indebitamente esatti.

4. Condannarsi inoltre lo stesso Mar


chese a restituirle le mura, una co''fos
sati che circondano quella terra

5. Essere altres reintegrata nel pos


sesso della difesa volgarmente detta del
le Rene, con restituirsele i frutti inde

bitamente dal Marchese esatti.


, 6. Che dovesse il Marchese mede
simo astenersi di vendere a' forestieri
l'er

( 174 )

l'erbaggio, de' tetreni demaniali di

essa

Universit, con restituire anche l'inde


bito esatto.

...

7, Che

si astenesse parimente di esi


gere annui grani25 per ogni tomolo

di vigna, che si pianta nel territorio


detto le Matine,

"v

- 8- Finalmente che si astenesse dal

maggio, come pure del diritto privati


vo dell'osteria, con restituire

ancora

ci che ha indebitamente esatto. E sic


come l'osteria si trova costrutta nel
fossato di quella terra, cos dovesse ri

lasciare la fabbrica all'Universit.


Ea Commissione su ciascun capo
delle rapportate gravezze ha fatto le

seguenti considerazioni.

Sul capo primo ha considerato, che


l'feudatario abbia cercato di dimo
strare il dominio feudale, su tutto il

territorio di Laterza appoggiato su dei


-

do

,
. .

(175)

cumenti, de' quali qu appresso, vien


fatta menzione

1. Su di un diploma di Caterina Im
peradrice di Costantinopoli e Princi
pessa di Taranto del 1346. Era stato
invase con mano armata da cittadini
della eonvicina terra di Castellaneta, il

territorio di Laterza. I cittadini di que


sta terra se ne dolsero colla medesima,
ed ellao rescrisse al suo Camerario che

stava in Matera di far ridurre al pi


stimo stato tutto il territorio occupato.

Or come in tal diploma si dice, che i


cittadini di Castellaneta scorrendo pel
territoriddi Laterza vaxallos nostros

(sono le proprie parole) de dicta terra


Latertiae de prafato territorio expel

lere violenter, ipsosque , seu ipsorum


animalia in eodem territorio affidare,
etabeis exigere jus herbagi , jus
ponderis , jus terragii , et jornalium,

et jura alia nostrae Curiae competen


iia. Cos da queste parole ha voluto
egli

( 176 )

egli desumere, che detta Caterina co


me Principessa di Taranto fosse pa
drona dell'intero territorio.

2. Su di un inventario fatto ne'tem

pi de'Principi di Taranto, da cui ha


egli creduto che apparisse lo stesso u
niversale dominio feudale del territorio
di Laterza.

3. Su di un laudo promulgato nel


1514 da tre arbitri eletti di consenso

dal barone ed Universit di Laterza,


e dal Conte ed Universit di Matera

per la contesa allora surta circa la con


finazione de' territorj di Laterza e di
Matera , e circa l'esazione della fida e

del terratico nel territorio di Laterz.


Gli arbitri decisero, con una provvi
denza per interina , che il barone di

Laterza fosse conservato nel possesso


di varj diritti, e specialmente juris aratici,etterratici in praedicto territorio
abhominibus seminantibus. Sottoposero
per a sequestro l'esazione della fida
6e

dif

( 177 )

e diffida, ma il Collaterale poi rifor


mando il giudizio degli arbitri, tolse il
sequestro.

4. Sulle articolazioni prodotte nel

1522 dal barone di Laterza contro del


barone ed Universit di Castellaneta per

un giudizio di confini che allora si a


gitava, nelle quali articolazioni sta det
to, che tanto esso barone che i suoi
predecessori erano stati sempre posses
sori di tutto et integro territorio di La
terza, esercitandovi la giurisdizione, e
sigendo la fida e diffida, ed anche i

terraggi da coloro che seminassero in


detto territorio.
5. Su di alcune deposizioni de' testi
monj esaminati per parte dell'Univer
sit di Laterza colle convicine Univer

sit di Matera, Ginosa e Castellaneta,


nelle quali deposizioni si dice che il
barone in tutto il territorio di Laterza
esercitava la giurisdizione, fidava ed
esigeva il terratico.
18o9. N. 9.

Ill

6.

( 178 )
6. Sull'apprezzo del feudo fatto nal
-

1676, ove si porta la rendita della ba

gliva in annui duc. 23o , ed i terraggi


in grano, orzo ed altro.

7. Sugli strumenti della contratta


zioni fatte da' cittadini de' fondi, spie
gando sempre il peso del terraggio.
8. Sulle rivele fatte da' cittadini in
tempo della formazione del general ca

tasto de'fondi da essi posseduti col pe


so del terratico al barone.
9. Finalmente su' rilevi pagati da

gli ex-feudatarj di tempo in tempo.


Or avendo la Commissione esaminati
tutt'i documenti di

sopra rapportati ,

non ne ha trovato alcuno che valga a

sostenere l'assunta generale feudalit


del territorio di Laterza. Ed in vero
avendo considerato il diploma di Cate
rina Principessa di Taranto, ha osser
vato che la medesima ordin al suo

Camerario di far restituire il territorio


occupato da' cittadini di Castellaneta, i
quali

( 179 )
quali ne aveano espulsi i cittadini di
Laterza, esigendo da essi il diritto del-

la fida, della zecca, fl'terratico e le


giornate, diritti che disse che spetta
vano alla sua Corte, ma con queste

parole non si sogn neppure di dire


ehe tutto il territorio di Laterza fosse

suo; e sebbene avesse nominata la fida


ed il terratico, non disse per che que
sti diritti l' esercitava sull'intero terri

torio; ma se anche l'avesse detto, non


sarebbe stat che una inutile assertiva

di una feudataria, qual'era la detta


Principessa, pe' feudi ch'ella possedeva
in questo Regno senz' alcun titolo di

Sovranit.
Niun conto ha fatto poi la Commis

sione del tanto decantato invntario dei

tempi del Principe di Taranto. Lo


stesso difensore del Marches nell'atto
doveva decidersi la causa dov

re,

conveni

che non gi universale dominium

era scritto in detto inventario, ma uti


-

m 2

le

( 18o )

le dominum, n poteva altrimenti dire,


giacch in uno de' capitali dell' inven

tario medesimo, e propriamente ove si


parla de' terraggi, si dice che questi
si esigono de omnibus satis in territo

rio Curiae dictae terrae. Dunque l'ex


feudatario pu aver diritto di esigere il
terratico da quei fondi particolari che
sono di suo dominio, ma non mai sul
l'intero territorio. N vale il ricorrere

alla generale costumanza della Provin


cia Leccese, ove tutt' il territorio per

consuetudine si suppone decimabile,


perch questa regola vale ove regge la
costumanza, e quando non vi sieno do

la

cumenti che dimostrino il contrario,

com' nel caso presente.


Neppure alcun peso ha fatto all'ani
mo de' giudicanti il laudo profferito nel

'

1514 da' tre arbitri. Non si discett al

lora della feudalit generale del territo


rio di Laterza, ma tutta la controver
sia era per confini tra l'Universit di
--

'-.

La

(181 )
Laterza e quella di Matera , nella qua
le entrarono i rispettivi baroni, ed il

giudizio fu ne' puri termini di posses


sorio. Gli arbitri stabilirono i confini
del territorio di Laterza. Ordinarono

la demolizione de' parchi che nel me


desimo avevano i Materani costrutti, e
conservarono il barone di Laterza nei

diritti che aveva nel territorio confinato,

tra' quali nominarono il diritto del ter


ratico, che non dissero competergli sul
l'intero territorio , n potevano dirlo,

perch era altro l' oggetto del giudizio.


Le articolazioni poi fatte dal barone

di Laterza nel 1522 nel giudizio dei


confini coll' Universit di Castellaneta
son sembrate alla Commissione di niun

momento, perch sono assertive fatte

dallo stesso barone, che non valgono a


pregiudicare i diritti del terzo.
Di niun momento ancora sono sem

brate le deposizioni de' testimonj pro


dotti dall'Universit di Laterza nel giu
m 3

di.

(182)
dizio pure di confini colle convicine
Universit di Matera, Ginosa e Castel
laneta, nelle quali si dice che il baro
ne di Laterza esercitava la giurisdizio
ne in tutto il territorio, ed esigeva la
fida ed il terratico. Il giudizio, riguar

dava la confinazione del territorio, e


non si disputava punto del dominio tra
l' Universit ed il barone, ed nota

bile che i testimonj non dissero mai di


essere il territorio di assoluto dominio

del barone, bens che tanto esso, quan


to i cittadini ed abitanti lo possedeva

no, da veri signori e padroni. Ecco


dunque che se tali deposizioni per una
parte par che favoriscano l'assunto del
barone, per l'altra lo pregiudicano ,

perch fan vedere che il dominio del


territorio non era assolutamente suo ,

ma di esso, de' cittadini e di tutt'i

possidenti.

E tanto lontano poi che dall'apprez


zo fatto nel 1676 si possa desumere la
-. ,

feu

( 83 )
feudalit dell' intero territorio, che si
veggono nel nedesimo descritti territorj
tanto dell'Universit che de' particola
ri. N vero che sotto la bagliva si
comprendano i terraggi, giacch il cor

po della bagliva portato separatamen


te da'terraggi. Della bagliva si porta
l'affitto in annui duc. 23o. Si rappor
tano poi tanti altri corpi, e quindi si
viene a parlare de'terraggi; ed nota
bile che in un territorio cos vasto ,

quanto quello di Laterza, il terrag


gio di tutt' i generi secondo il detto
apprezzo non ascende che a soli tomo
li 154 , ci che dimostra chiaro che

l'esazione del terraggio si faceva nei


territori feudali solamente , e non gi

nell'intero territorio, altrimenti il quan


titativo dell'esazione sarebbe stato di
gran lunga maggiore.
Che se poi negli strumenti delle con

trattazioni fatte per vendite de'fondi


siesi parlato del peso del terraggio,
m 4
que

( 184 )

questo ha potuto accadere o perch i


fondi contrattati sono stati di quelli che
realmente erano sottoposti al terraggio,

o pure degli altri su de' quali il baro


ne aveva introdotto l'abuso di terrag
giare. Oltre di che gli strumenti men
zionati vengono controbilanciati da'con
trarj strumenti prodotti dall'Universi
t , da' quali appariscono tante altre
vendite di fondi fatte franche di ogni
peso. E se tanti fondi si veggono de
nunciati nel catasto col peso del ter

raggio, ci neppure pruova che al ba


rone appartenesse il dominio dell'inte
ro territorio , sapendo ognuno che i

cittadini per diminuire il peso catastale


volentieri dicono , che sono sottoposti
a pesi in favore degli altri , ma questi
non per ci acquistano ragione di pre
tenderli , se non abbiano altra scrittura
che li garentisca.

Finalmente neppure i rilevj ha os


servato la Commissione che fossero fa
l
a---

vo

. ( 185)
vorevoli al barone, non ravvisandosi in

essi alcun rastro della pretesa feudalit


generale. Due rilevj si veggono negli
atti prodotti, uno del 1534 per morte

del barone Gio: Berardino d'Azzia, ma


questo non si vede esibito per intero,

giacch non si parla che della sola ba


gliva rivelata per annui duc. 1oo fra

gli altri corpi feudali che non si veg


gono rapportati. L'altro rilevio del

1682 presentato da Nicola Perez Na


varretta per morte di sua madre Ippo
lita Albertino. Da questo apparisce che
tutta la rendita dell'ex feudo liquidata

precedente informazione non import


che ducati 347. 55, ed notabile che
i terraggi di tutt' i generi non eccede
rono il quantitativo di tomoli 137, me
no cio di quello che si vede rappor
tato nell'apprezzo, e non solo che non
si dice di essersene fatta l'esazione sul

l'intero territorio, ma espressamente si

dicono esatti da' territorj feudali.


Niu

( 186 ) .
Niuna pruova dunque per la pretesa

universale feudalit del territorio di La

terza somministrano i documenti di so


pra rapportati. Ma evvi un fatto che

rimuove qualunque dubbio. Le difese


Murgia e Gaudiello indubitatamente son
situate nel detto territorio , e non si
dubita neppure che la Regia Corte se

le avesse preso per uso delle sue raz


ze. Se tutto il territorio di Laterza

fosse stato feudale, come dice il Mar

chese, sarebbe toccato a lui di cederle


alla Corte, ma si vede fatto il contra
rio, perch la cessione, anzi la dona
zione la fece l'Universit , la quale in
compenso n'ebbe l'esenzione de' pesi
fiscali, esenzione che ha goduto fino

agli ultimi tempi , e negli atti si legge

il decreto fatto dalla Regia Camera nel


1786, col quale fu ordinato di non
essere l'Universit molestata pel pa
gantnto delle imposizioni, ex quo con
stat Universitatem terrae Latertiae Pro
(yll

( 187 )

vinciae Hydrunti dedisse Regiae Cirie


vastissimum territorium denominatuh

la Murgia e Gaudiello situm in teni

mento dictae terrae pro usu dictae Rea


lis equitiae absque ulla solutione
Quindi per tutte, le cose gi dette da
Commissione venuta a dichiarare la

non esistenza della generale feudalit


del territorio di Laterza, ed a prescri
vere in conseguenza che l'ex feudata
rio si astenga dal diritto di terraggia
re, come pure dal fidare e dall'eser
citare qualunque altro diritto su de'ter
ritorj demaniali dell'Universit e dei

particolari possessori; con servirsi bens


del suo diritto ne'territorj ex feudali e

ne'burgensatici di suo dominio.

Rapporto al secondo e terzo capo, coi


quali l'Universit ha domandata la rein

tegra di quattro vasti territorj denomi


nati la difesella detta Serra lo Greco e
Parco della Guardiola, la difesa di Fra
gennaro , Candeloro o sia Arbusto , e
le

( 188 )

le Mezzane, la Commissione si inca


ricata de' seguenti fatti.

"

Nel d 2 Agosto del 1598 l'Univer-

sit di Laterza congregata in pubblico


parlamento coll'assistenza del governa
dore del luogo elesse otto deputati, ai
quali diede la facolt di convenire col

barone allora di quella terra Marchese


Gio: Battista d'Azzia, che potesse chiu
dere ed indoanare settanta carri del ter

ritorio detto Fragennaro , a patto per


che la met del danaro che si sarebbe

introitato dalla vendita dell'erbaggio fos


se di essa Universit.

Nel giorno poi 13 dello stesso mese

di Agosto i detti deputati stipularono


lo strumento col nominato Marchese
Azzia, a cui cederono il diritto di pa
scolo che i cittadini avevano nel men

zionato territorio, e diedero al Marche

se la facolt di chiudere il territorio per


l'estensione di settanta carri con varj

patti, e specialmente che l'Universit


-

do

( 189 )

dovesse avere la met del denaro che

si sarebbe riscosso colla vendita degli


erbaggi, e che se le Universit convi
cine pretendessero d'impedire la chiu
sura, il Marchese dovesse assumere per
se le spese della lite. Questo strumento

per rest privo de' legittimi solenni,


non essendo stato roborato n di expe
dit, n di assenso.

Cinque anni dopo, e propriamente


nel d 13 Agosto del 16o3 fu stipulato
in pubblico parlamento altro strumento
tra l'Universit e lo stesso Marchese

di Azzia che intervenne di persona. Col


medesimo si volle por fine a tutte le
controversie che fino allora vi erano

state e che si veggono spiegate una per


una. Si disse che la prima controversia
riguardava la difesa detta di S. Vito,
nella quale il Marchese pretendeva di

avervi il diritto d'impedire a' cittadini

il pascolo co' loro animali, e l' Univer


sit per contrario diceva ch'era

di

suo

AS

( 19o )

assoluto dominio. La seconda riguar


dava il pagamento della mezza semenza
che il Marchese voleva esigere da coloro

che seminavano nel suo territorio; e l'U


niversit opponeva che per concessione
ne dovevano essere esenti tutti quelli
che seminavano con zappe e cognati,
La terza rifletteva i parchi che i citta
dini si avevan chiusi senza concessione

a senza assenso. La quarta finalmente


riguardava le mezzane ehe'anticamente
erano stati vigneti, e poi si erano abban

donati, i quali il Marchese li volea in

clusi nel demanio suo col solo pascolo


a beneficio de'cittadini.
e
Su tutti questi punti controvertiti adun

que si venne a convenzione, e si stabil.


1, Cha, la difesa di S. Vito restasse

in pieno dominio dell'Universit ,la


guale, potesse farne quell'uso che meglio
le sembrasse. L'Universit per contrario
ced al Marchese pure in pieno domi
nio la difesella di Serra lo Greco che
,

Sl

( 191 )

si disse comune tra essa ed il Marche

condizioni ap
in difesa, cio

se , rimanendo ferme le

poste alforch si eresse

che i cittadini potessero andarvi ad ara


re le proprie terre, ed avere libero il
Passaggio cos essi che i loro animali

2. Che il Marchese dovesse cedere

all'Universit ogni ragione per le terre


smacchiate da cittadini con zappe e co
gnati, e pe' parchi fatti

senz'assenso,

non dpvendo i cittadini n per

quelle

n per questi pagare

o altro.

Ed all'opposto l'Universit cede al Ma


chese la sua porzione sopra la difesa di

Fragennaro che si disse pure c6inune


tra loro. Nel caso per i convitii la

scommettessero, il Marchese potesse se


ara trecento tomoli di terreno parte in
Fragiennaro stesso e parte in Candeloro ;

quando mai anche questi luoghi si


scommettessero, l'Universit dovesse fa

re al Marchese l'assegnamento in quat


tro o cinque altri luoghi da scegliersi
e dall'

( 192 )
dall'Universit purch fossero atti ad
erbaggio.
3. Che vendendosi le mezzanie la met
del denaro fosse dell'Universit e l'al
tra met del Marchese, e nelle vendite

dovessero esser preferiti i cittadini. 4. Finalmente che il marchese doves

se promettere l'osservanza di tutt'i ca

pitoli, grazie e concessioni fatte da'suoi


predecessori.
Questa convenzione essendosi presen

tata al Collaterale per l'assenso, venne


dallo stesso, rimessa alla Regia Camera

per parere, ed avendo la medesima con


sultato, che

poteva l'assenso interporsi

durante per la linea del barone, il Col


laterale in tal modo interpose l'assenso.
Or la Commissione avendo presenti

i fatti di sopra espressati, ha considerato


primieramente che dello strumento del

1598 non se ne doveva avere conto al


cuno, perch sfornito de' solenni dalla
legge prescritti ne' contratti che si fan
no dalle Universit.
Quin

( i 93 )

Quindi passando ad esaminare il con


tratto di convenzione fatto nel 16o3, ha
considerato che il medesimo rest ri

soluto allora quando fu pubblicata la


prammatica del 165o , che ordin la

reintegra ipso facto di tutt'i corpi, beni,

rendite e gabelle in qualunque maniera


alienati dalle Universit.

Per esecuzione dunque della citata


prammatica, sembrato giusto alla Com
missione che i corpi alienati dall'Uni
versit di Laterza per effetto di dette
convenzioni dovessero alla medesima ri
tOTnare.

N ha fatto alcun peso alla Commis


sione medesima l'assunto dell'ex feuda

tario, cio che la prammatica non parli


di reintegra pe' corpi stabili, perch
questo lo stesso che resistere alla let
tera ed alla mente della prammatica ,

ed all'esecuzione datale da'magistrati in


ogni tempo con tante decisioni.
Che fossero, poi di appartenenza del
18o9. N. 9.
IT
l'U

( 194 )

l'Universit i territorj ceduti, la Com


missione lo ha avuto per sicuro, se
guendo lo stesso strumento di conven
zione. La difesella di Serra lo Greco
indubitatamente era in dominio dell'Uni

versit , dalla quale fu ceduta al baro


ne collo strumento di convenzione nel

16o3. E sebbene in questo si dica ch'era

comune col barone, pure nel parlamen


to che preced, e che diede norma alla
convenzione , questa circostanza non si

legge, ed da credersi che nello stru


mento si volle cos dire per dare ad
intendere che il barone ancor lui cedeva

una propriet.

N vale il dirsi che il barone in ve


ce di detta difesa Serra lo Greco ced

la difesa di S. Vito , giacch nello stes


so strumento il barone asser che la di

fesa erasi conceduta all'Universit per


uso e pascolo de' suoi buoi domiti, e lui
altra pretensione non vantava che quel
la di proibire all'Universit d'immet
teT

( 195 )
terci animali indomiti, al che l'Univer
sit si opponeva dicendo che era di suo

assoluto dominio, tanto che aveva impe


dito al barone d' introdurre animali in

domiti. Dunque il barone colla cessio


ne della medesima altro non fece che

cedere un diritto che cercava di arro

garsi e che gli veniva impugnato.


Confinante alla difesa di Serra lo Gre
co il Parco della Guardiola. La vici

nanza diede occasione al barone di usur


parlo. Di fatti nel presentarsi il rilevio
per la morte d'Ippolita Albertini, rivel
l'ex feudatario di allora come corpi bur

gensatici per essergli stati ceduti dalla


Universit tanto la difesella di Serra lo

Greco , che il Parco della Guardiola ,


Fragennaro, Candeloro e Mezzane.

Non da dubitarsi poi che la porzio


ne della difesa di Fragennaro ceduta col
medesimo strumento del 16o3 fosse an

che dell'Universit, perch ivi si dice

espressamente, ed apparisce anche dal


-

IO

l'al

( 196 )

l'altro strumento del 1598 quando fu


ceduta al Marchese Azzia per indoanar
ne settanta carri, con dare per all'Uni
versit la met della rendita che se ne
sarebbe avuta.

N giova al Marchese il dire che egli

in iscambio della porzione cedutagli in


Fragennaro rinunzi al terraggio che gli

sarebbe spettato su de'terreni smacchiati


e dissodati con zappe e cognati, ed all'a
pertura de'parchi che i cittadini si avevan
fatti, giacch con questo il barone nien
te del suo ced, non costando che quei
terreni eran. suoi, ma esso li supponeva

tali unicamente per quel diritto della


feudalit di tutto il territorio che cre

deva di avere, e che di sopra si ve


duto di non sussistere.

altres indubitato che Candeloro o


sia Arbusto fosse pure dell'Universit ,
ed il barone dov appropriarselo forse
col pretesto della facolt accordatagli
collo strumento del 16o3, che, se i con
-

VI

( 197 )

vicini scommettessero parte di Fragem


naro se gli dovessero dare . 3oo tomoli

di terreno o in Fragennaro stesso, o in


Candeloro , non potendosi immaginare
altra causa per cui il territorio gi detto
fosse passato in suo potere.
Finalmente che le mezzane non fos

sero di dominio del barone apparisce


da quello che egli medesimo asser nel
citato strumento del 16o3. Egli stesso

confess che prima erano vigne de'par


ticolari cittadini e che poi invecchiate
le avevano abbandonate. Egli le preten
deva del suo dominio non per altro no
tivo che per la medesima supposta feu
dalit dell'intero territorio. L'Univer

sit per opposto replicava ch'erano site


nel di lei demanio, e ch'ella sempre ne
aveva disposto e le aveva anche chiuse

come meglio l'era piaciuto. In conse


guenza il barone senza ragione alcuna

si arrog il dominio della met di esse.


Quindi per tutte le ragioni di sopra
n 3

mal

( 198 )
narrate, ha creduto la Commissione di

accordare all'Universit la dimandata


reintegra per tutti i menzionati territorj,
e solamente ha stimato di riservare al
l'ex feudatario dodici carri di terreno in

Fragennaro, a riflesso non solo perch


nello strumento del 1598 si disse che
in una parte solamente di esso l'Uni
versit vi aveva il diritto del pascolo, ed
in quello del 16o3 si asser ch'era co
mune, ma perch nell'apprezzo del 1676
si spieg che tali dodici carri di terre
no erano feudali.

Rispetto al capo quarto delle gravez


ze, non ha dubitato la Commissione che
i muri ed i fossati che circondano la

terra fossero dell'Universit, ma non

ha dubitato neppure che il castello fos


se di dominio del barone , apparendo
dalla concessione fatta da Ferdinando I

nel 1485 al Consiglier Crispano. Or co


me nelle mura e nel fossato attorno il

castello il barone vi ha costrutte delle


fab

( 199 )
fabbriche per varj usi, cos ha creduto
di assolverlo dalla dimanda dell'Uni
versit.

In quanto al capo quinto che riflette


la reintegra della difesa delle Rene, ha
considerato che la medesima sia un va

sto territorio ove hanno le loro posses

sioni i particolari cittadini ed i luoghi


pi. L'Universit asserisce di avervi fat
ta una difesa di porzione di essa, ma
dalle carte non apparisce che antica
mente vi fosse stata. contigua a due
altre antiche difese dette Murge e Gau
diello prima addette alle Regie razze,
e che poi dal Fisco furono vendute.
L'Universit ha assunto che la me

desima sia di suo dominio e de' parti


colari cittadini che vi posseggono i lo

ro territorj. Il Marchese per opposto


pretende che sia un demanio ex feudale
soggetto agli usi civici. La Commissio
ne nell'esame che ha fatto de'documenti

prodotti dall'una parte e dall' altra ,


n 4

sic

( 2oo )
siccome ha trovato ben fondato l'assun
to dell'

Universit ,

cos ha conosciuto

insussistente quello del Marchese.


il Marchese si fondato moltissimo

sulle capitolazioni del 157o. Disse al

lora l'Universit che eran soliti i par


ticolari di quella terra fare per loro co
modo le mezzane , onde chiese che in

quella non vi potessero entrare gli ani

mali ed i bestiami della Corte, fino a che

non vi entrassero quelli de'cittadini, e


che lo stesso si dovesse praticare per le
difese di essa terra, cio nelle difese
delle Rene e di S. Vito. A questa di
manda il barone rispose : Placet excepta defensa delle Rene. Dice dunque
il Marchese che l' eccezione fu fatta

perch la detta difesa era di assoluto


dominio dell'ex feudatario. Ma chi non

vede la fallacia di questa conseguenza ?


L'Universit chiama le Rene in faccia

al barone difesa propria, e dimanda che


il barone non v' immettesse i suoi ani
-

II]l

( 2o1 )
mali se non quando ve l'immettevano
i cittadini. Il barone niega la grazia ,
ma non ebbe il coraggio di dire perch
la difesa era sua , ma unicamente fece

uso di quella volont della quale si ser


vono i potenti contro de' deboli. E si
potr mai dire per questo che il baro
ne avesse acquistato alcun diritto sulla
roba non sua ?

Di niun vigore sembrato ancora

l'altra ragione che il barone ha voluto


trarre dall'apprezzo del feudo fatto nel
1676 d'ordine dal gi S. C. per soste
mere il dominio delle Rene. Il Tavola
rio descrisse la confinazione dell'intero

territorio di Laterza, e disse che il suo

circuito era di circa trenta miglia, sog


giungendo che nello stesso venivano com
prese le difese della Murgia e delle
Rene che possedeva la Regia Corte per

pascolo delle giumente delle Regie raz


ze. Dunque il Tavolario non intese al
tro dire, se non che le Murge e le Re
ne

( 2o2 )

ne possedute dalla Corte erano compre


se nel circuito di tutto il territorio del

la terra, ma non si sogn neppure di


dichiararle un'appartenenza del feudo.
Queste sono le principali ragioni, sul

le quali il Marchese ha fondato il suo


dominio della difesa delle Rene. L'Uni

versit per opposto ha addotti in favor


suo i seguenti documenti.
Esiste negli atti una copia legale di

provvisioni spedite dalla gi Regia Ca


mera in data de'24 Aprile del 1686. Da

queste si rileva che nel 1681 ricorsero


al Vicer di quel tempo tanto il baro
ne, che l'Universit, i particolari cit
tadini ed i luoghi pi di Laterza , e si
dolsero de'custodi delle Regie razze, i

quali uscendo da' confini delle due di


fese Murge e Gaudiello assegnate per
pascolo delle stesse razze, avevano oc
cupati i convicini terreni delle Rene
ed impedivano la semina. Il Vicer

commisse al Marchese di S. Eramo di


1Il

( 2o3 )

informarsi e riferire, e lo stesso dopo


un esatto informo assicur il Vicer,

che nel territorio di Laterza, per ser


vizio della Regia razza non vi erano ,
che le due gi dette difese Murge e
Gaudiello contigue a' territorj delle Re
ne , i quali assicur che apparteneva
no a' ricorrenti di sopra nominati, che
vi pascolavano , vi seminavano e vi
tenevano i rispettivi guardiani e baglivi.
Il Vicer a vista della relazione , in

data de' 17 Giugno dello stesso anno

sped ordini a' ministri e ad altri uffi


ciali delle Regie razze di non impedi

re agl'interessati di servirsi de' loro di


. ritti su'territorj delle Rene, come an
ticamente avevano praticato.
Forse gli ufficiali delle razze non

ubbidirono, onde a nuovo ricorso de


gli stessi interessati fu dal Vicer me
desimo destinato l'Avvocato Fiscale del
l'Udienza di Matera Tommaso Adott

per la dovuta osservanza. Il medesimo


Sl

( 2o4 )
si port prima sopra luogo , e dopo di
aver tutto riconosciuto ocularmente, ed
apposti i termini a tutto il territorio

delle Rene, profer decreto , col quale


ordin la manutenzione nel possesso
del territorio delle Rene in favore tan

to del barone che dell' Universit , dei

particolari e de' luoghi pi , servata la


forma de' confini da lui fatti apporre ,

con potersi gl'interessati medesimi ser


vire de' loro diritti , seminandovi e fa
cendovi pascolare ogni sorta di anima
li , e fidandovi i forestieri ad arbitrio

tanto del barone che de' particolari in


teressati, ed in caso di contravvenzione
ordin la carcerazione de' custodi delle

razze fino a che pagassero il danno.


A norma di tal decreto furono spe
diti in seguito i bandi nel d 5 Dicem
bre dello stesso anno 1681 , e quindi

5 anni dopo cio nel 1686 furono per


l' osservanza spedite le citate provvisio
ni dalla Regia Camera, nelle quali si
veg

( 2o5 )

veggono inserite le istanze degl'interes


sati, gli ordini dati dal Vicer, il de
creto del Fiscale Adott ed i bandi.

Da' fatti di sopra rapportati si an


dato a rilevare che il territorio delle
Rene in vece di essere un demanio del

feudo , come il barone ha assunto, che

fosse, non sia che un complesso di


tanti territorj spettanti a tanti diversi
padroni , ognuno de'quali vi esercitava
i proprj diritti, seminandoli , pascen
dovi le erbe co' proprj animali , fidan
doli ad altri e custodendoli come veri
signori e padroni. '
Ma qu si potrebbe rispondere per
parte del Marchese , che tra' ricorrenti

al Vicer e tra quelli che insisterono


presso del Fiscale Adott, vi fu il feu

datario di quel tempo. Dunque ancor


lui ebbe degl'interessi, ancor lui era

un possessore, ancor esso fu mantenu


to nel possesso di ci che gli apparte
-

118

( 2o6 )
neva, ed in conseguenza dee oggi ave
re la sua porzione.
La Commissione su di ci ha consi

derato, che la parte presa dal barone di


quel tempo pot riflettere il pregiudi
zio che si recava alla sua giurisdizione
da' custodi delle Regie razze , non gi

la particolare propriet di quei terreni.


Del resto quantevolte esso con legittimi
documenti dimostrasse di aver diritto

su qualche parte di detta difesa, potr


dedurlo , che non gli sar negato quel
che gli spetta per giustizia.
Nel rescritto del Vicer in esito del
la relazione fatta dal Marchese di S. E

ramo sta detto tra le altre cose, che

l'Universit aveva il diritto di esigere dai

cittadini nel territorio delle Rene l'ot


tava parte o sia la giumella delle vit

tovaglie che si raccoglievano. Da ci ha


preso motivo il Marchese di sostenere

che l'Universit non aveva su quel ter


-

(2o7 )
ritorio alcuna propriet, ma solamente
il diritto di esigere da' cittadini il da

zio della giumella , che aveva imposto


per soddisfare a' pubblici pesi, che poi
fu tolto quando fu posta in luogo di
quella la gabella della farina. Ma chi

non vede che questo fatto dimostra uni


camente che l'Universit esigeva in quel
territorio la giumella sulle vittovaglie
de' cittadini, e che togliendosi a costo

ro i fondi ed impedendosi ad essi la


semina , ne risentiva il danno di non

esiger quella, ed in conseguenza non


poteva supplire a' pesi pubblici? Ma per
questo si pu conchiudere che tutto
quel territorio era di dominio del Mar
chese ? Ci non solo che non si dice

espressamente, ma neppure interpreta

tivamente si pu sostenere che si fosse


inteso di dire.
Ricorre finalmente il Marchese ad
-

un'istanza di dichiarazione fatta a no

me del sindaco di Laterza nel 1713.


-

Ri

( 2o8 )

Ricorsero in quel tempo il barone, l'U


niversit e tutti gl'interessati che aveva
no territorj tanto nelle Rene , che in
Fragennaro ed in altri luoghi, alla Re

gia Camera, e dimandarono la facolt


di formare una platea, ove fossero de
scritti i territorj da ciascuno posseduti

co'diritti che ogn'interessato vi rappre


sentava, platea per altro che non fu

poi eseguita. Fu delegato per quest'og


getto il governatore del luogo, il qua
le pubblic un editto , affinch ognuno

fosse comparso a dare la nota de ter


ritorj che possedeva , spiegando i di
ritti e ragioni che su di quelli gli com
petevano. Tra gli altri che comparvero
vi fu il sindaco di Laterza , , il quale
disse che l'Universit ed i cittadini nel

territorio delle Rene avevano solamente


il diritto del pascolo tagliate, le biade,
senza potersi ammettere i forestieri , i

quali, entrando in que' territorj, dove

vano pagare le pene della diffida in be


pe

( 2o9 )

neficio del Marchese e de' suoi baglivi,


e poi soggiunge cos: E li patroni di
detti territorj tanto secolari che ec
clesiastici e luoghi pi altro jus non
hanno tenuto nelli territorj suddetti,
se non di esigere il terraggio , caso
che fossero seminati , n mai sono
stati patroni delle erbe, essendo quel
le comuni de' cittadini.

Quando dunque piaccia al Marchese


di stare a questa carta , vede ognuno
che in vece di favorire, anzi contra
rissima alla sua ragione, mentre fa ve

dere che il diritto di terraggiare era


de' particolari possessori de' territorj ,
-che l'erba era comune tra' cittadini , e

ch' egli altro diritto non vi esercitava ,


se non quello di esigere le pene delle
diffide da'forestieri per quel male in
teso diritto di bagliva , per effetto del
quale han sempre creduto i baroni di
poter fidare l'oltre uso de' cittadini nei
demanj comunali.
18o9 N9.
o
In

( 21o,)
In fine ha la Commissione osservato.

negli atti, che lo stesso Marchese abbia


in giudizio confessato , che il territorio

delle Rene fosse di appartenenza della


Universit. Si agitava nel 1752 lite nel
la gi Regia Camera tra esso e l'Uni
versit di Laterza, la quale voleva re
stituito quanto quello indebitamente a
veva esatto per causa de'fiscali. Il Mar

chese in un'istanza rimprover all'U


niversit i tanti beneficj che le aveva

fatti, e tra essi annover quello di a


verle fatto ricuperare il vasto territorio
delle Rene.

Dalle cose dette di sopra venuta la


Commissione medesima a conchiudere,
che la cosi detta difesa delle Rene non
sia che una gran continenza di terre

tutte di particolar dominio, e che del


Marchese nulla di feudale vi sia, e per
ci ha stimato dichiararla di dominio

dell'Universit e de' particolari cittadi

ni. Che se poi il Marchese vi avesse


fatti

( 211 )
fatti de' particolari acquisti in burgen
satico , lo potr dimostrare con legitti
mi documenti, per ottenerne le oppor
tune provvidenze.

In quanto al capo 6 ha considerato


che al Marchese non pu competere
alcun diritto sugli erbaggi che nasco
no tanto ne'fondi demaniali dell' Uni

versit , che il dominio de' particolari


cittadini tanto chiusi che aperti, e per
ci gli ha proibito qualunque esercizio
di fida a' forestieri.

Sul capo 7 ha considerato che i censi


sulle vigne poste nel territorio delle
Matine possa esigerli il Marchese, ogni
qual volta per costino da pubblici
strumenti di particolari concessioni.

Apparendo adunque da cosiffatte scrit


ture , potr servirsi del suo diritto.
Finalmente sul capo 8 ha considera
to che i diritti di piazza e di scannag

gio sono stati aboliti dalla legge de' 23


Maggio dello scorso anno, e perci dee
O

il

( 212 )

il Marchese astenersi da qualunque esa


zione; e che debba astenersi ancora di
esercitare qualunque diritto proibitivo

per l' osteria, abolito colla legge de' 2


Agosto del 18o6, ma che resti assoluto
per l' indebito esatto , come pure dalla

dimanda di rilasciare la taverna , per


ch costrutta nel fossato, per le ragioni
medesime nel capo 4 addotte. .
Quindi la Commissione per le con
siderazioni di sopra addotte , intese le

parti e' l Regio Proccuratore generale ,


ha diffinitivamente deciso.
1. Dichiara che non esista la feuda

lit dell' intero territorio di Laterza , e

perci l' ex feudatario Marchese Nicola


Perez Navarretta si astenga di esigere
il terratico della mezza semenza, la fi

da e qualsivoglia altro diritto ne' dema


niali dell'Universit, e ne' territorj dei
particolari cittadini cos chiusi che a

perti, e si serva del suo diritto ne'ter


ritorj ex feudali e ne' territorj burgen
Sal

( 2 I3 )

satici di suo dominio. Resti bens lo


stesso Marchese assoluto dalla dimanda
dell'indebito esatto.

2. Sia l'Universit reintegrata nel


possesso della difesa denominata Serra

lo Greco e Guardiola, come pure del


territorio chiamato Candeloro o sia Ar

busto, nell'altro chiamato Mezzane , e


nella difesa detta Fragennaro , salve
bens in beneficio dello stesso Marche

se il quantitativo di carri 12 di terre


no nella stessa difesa, descritti nell'ap
prezzo del 1676 per feudali, e gli sie
no salve altres le ragioni ogni qual vol
ta tra 'l termine di un mese dimostras

se con pubblici strumenti di aver fatti

degli acquisti de' territorj posti nel re


cinto della stessa difesa.

3. Dichiara altres di dominio della


Universit i muri ed i fossati che sono

attorno all'abitato della terra, e perci


il Marchese si astenga da qualunque
occupazione su de'medesimi. Resti ben
o 3

VC

( 214 )
vero lo stesso Marchese assoluto dalla
dimandata restituzione delle fabbriche
finora costrutte ne' fossati suddetti. -

4. Dichiara parimente di dominio del


l'Universit e de' particolari possessori

tutta la continenza de' territorj posti


nella cos detta difesa delle Rene, e
perci si astenga l'ex feudatario da
qualunque diritto di terraggio e di fida.
Benvero se il Marchese nel termine di

un mese esibir legittimi documenti di

acquisti fatti nella detta difesa, si dar


la provvidenza.

5. Si astenga lo stesso Marchese di


vendere gli erbaggi de'terreni demaniali
dell'Universit e de' particolari cittadi
ni cos chiusi che aperti , ma sia asso

luto dal preteso indebito esatto.

6. Si serva il Marchese medesimo

del suo diritto per l'esazione de' censi


nel territorio denominato le Matine ,

che dimostrer competergli in forza di

strumenti di particolari concessioni.


7.

( 215 )

7. Si astenga da qualunque esazione


per diritti di piazza e di scannaggio ;
e pel compenso , se mai gli spetta,
adisca la Commissione de'Titoli. Sia

per assoluto dalla dimandata restitu

zione dell'indebito esatto per detti diritti.


8. Resti assoluto finalmente dalla di

mandata revindica dell'osteria. Si asten


ga per di esercitare nella medesima

qualunque diritto proibitivo, e sia pa

rimente assoluto dalla restituzione del

l'indebito esatto.
Per le spese della lite sieno le parti
vicendevolmente assolute.

---

-.

o 4

Num.

( 216 )
Num. 23.

A di 18 Settembre 18o9.
Tra l Comune di S. Lnpo in Pro
vincia di Principato Ulteriore;
E'l suo gi barone;
Sul rapporto del Cancelliere;

La Commissione feudale sulla requi

sitoria del Regio Proccurator generale.


Veduta la lettera del Ministro del

l'Interno de' 28 di Giugno di questo


anno, e l'avviso del Consiglio di Stato
trasmessole.

Considerando che i patti de' privati


non possono derogare alle leggi che in
teressano l' ordine pubblico; conside
rando che sono posteriori alla con
venzione fra 'l Comune di S. Lupo ed
il Principe di Colubrano , cos il Real

decreto de'2o Giugno 18o8, il quale


fiss in favor de' coloni e de' reddenti

di prestazioni territoriali la ritenzione


del

( 217 )

del quinto, come l'altro Real decreto


de' 2o Giugno che dichiar perpetua
mente redimibili le prestazioni territo
riali; considerando che la perpetua re

dimibilit d'ogni reddito territoriale


anche ordinata coll'art. 53o del Codice

Napoleone pubblicato nel Regno anche


dopo la suddetta convenzione; conside
rando che anche posteriore alla stes
sa convenzione la legge de'3 Dicembre

18o8, la quale h regolata la divisione


de'demanj e delle terre montuose e bo
SCOS6,

Decide.
I. La ritenzione della decima conve

nuta nel quinto capo della convenzione

si esegua pel quinto a tenor della legge.


2. La divisione fra' cittadini e lo sbo

scamento della montagna convenuta nel


capo decimo, e la divisione della quar
ta parte degli altri demanj ex feudali

convenuta nel capo decimoquinto si ese


guano nel modo ordinato i colla legge
de'3 Dicembre 18o8.

3,

( 218 )
3. L'azione del Principe di Colubra
no cos per la devoluzione, come per
ogni altro effetto del contratto , dopo
seguita la divisione sia esperibile singo

larmente contro a ciascuno de' posses


sori delle rate divise.

4. La facolt di redimere redditi do


vuti all'ex barone in forza della con

venzione, sia perpetua e facoltativa dei


possessori del fondo diviso a tenore del

Real decreto de' 2o Giugno, e dell'ar


ticolo 53o del Codice Napoleone.
Num. 24.

A di 18 Settembre 18o9.
Tra'l Comune di S. Vito in Provin

cia di Otranto;

E'l suo ex barone;

Sul rapporto del Sig. Giudice Fran


chini.

Veduta la dinanda del deputato del


' men

( 219 )
menzionato Comune di S. Vito di or
dinarsi che il razionale Domenico Ca

ropreso incaricato della liquidazione


delle quantit dovute dall' ex barone
per bonatenenza, liquidi parimente le
quantit non pagate per gli altri pesi
straordinarj.

La Commissione feudale, il Regio


generale Proccuratore inteso , ordina

che il razionale Domenico Caropre


so senza pregiudizio delle ragioni del
le parti, e quelle requisite, nel li

quidare le quantit dovute, per bona


tenenza su' beni burgensatici dell' ex

barone, liquidi insieme quelle dal me


desimo non soddisfatte per tabacco ,
strade di Puglia, once immuni ,- deci

ma e doppia decima dal giorno della


loro imposizione.

( 22o )
Num. 25.

A di 2o Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Torano in Provincia

di Calabria Citeriore;

E'l gi barone di detta terra;


Sul rapporto del Cancelliere.

Il Comune ha dedotto sei capi di


gravezze contro il menzionato suo ex
barone.

Col terzo ha dimandato che quegli

si astenga dall'esazione degli annui du


cati 8o per zecca e portolania, e che re
stituisca le somme indebitatamente esatte.

Col sesto finalmente ha preteso di


esser confermato nel diritto colonico che

ha acquistato su'terreni di Castiglione,


merc il lungo possesso e le consi

derevoli migliorie fatte in essi , e che


quindi si vieti all'ex barone di espelle
re i coloni , e si facciano restituire i

gi espulsi ne' rispettivi territorj.


La

( 22I )
La Commissione feudale, inteso il

Regio Proccurator generale , applican


do alle due enunciate gravezze la di
sposizione della legge de' 2o Maggio
18o8 non iscompagnata dalla dichiara
zione del G. G. Ministro della Giusti

zia degli 11 Aprile di quest' anno, e i


principj da essa adottati negli altri suoi
precedenti giudicati.
Dichiara

Sul terzo capo che l' ex-barone si


astenga dall' esazione degli annui du
cati 8o per zecca e portolana , e adi
sca la Commissione deTitoli pel com
penso , se crede competergli.
Sul sesto che senza pregiudizio delle

ragioni delle parti, e pendente la de


cisione sulla legittimit del diritto di
colona, non sieno rimossi i coloni dal
possesso de'terreni di Castiglione.
Relativamente poi agli oggetti- conte

nuti ne'capi 1, 2, 4, e 5, sull'indebi


to esatto di cui quistione nel capo 3,
-

e sul

( 222 )

e sulla legittimit del diritto di colonia


di cui si fa parola nel capo 6, la Com
missione ha appuntato passarsene la de
cisione all' ordine del giorno.
Num. 26.

A di 2o Settembre 18o9.
Tra' Comuni di Nucara e Canna in

Provineia di Calabria Citeriore;


E il gi barone di dette terre ;
Sul rapporto del Sig. Giudice Pedi
cini ;

I Comuni han dedotto tredici capi


di gravezza contro il loro ex barone.

Col primo han preteso di esser rile


vati dall'annua prestazione di duc. venti
ch' esso ex barone vuol esigere a titolo
di accordo di baglivi.
Coll' ottavo dalla prestazione di pi

cantaja di formaggio fresco, di una quan


tit di capretti, di ann. ducati dieci a
tl


titolo di danni

( 223 )

dati, e della regalia dai

possessori di capre e pecore.


Coll'undecimo si son doluti che l'e

barone, ed indii i demanisti esigono


l' adacquatura da' possessori dei giardini

a lato della fontana sotto il pretesto di


togliere l'acqua al mulino.
Col decimoterzo finalmente si dolgo
no ch'essendo stati ammessi i cittadini

proclamanti al demanio nel possesso dei


beni ex feudali e burgensatici coll' ob
bligo di dar conto dell'amministrazio

ne anno per anno ad esse Universit ,


essi cittadini demanisti, badando a' soli

loro vantaggi han trascurata l'utilit di


essi Comuni contro i decreti della Re

gia Camera, anzi gli han costretti a pa


gare le pubbliche imposte di correame,
cavallo montato ed altro sotto pretesto

di esser le Universit le baronesse. Chie


dono quindi ordinarsi che gli enunciati
demanisti dieno in questa Commissione

lucido, esatto e legale conto dell'ammini


stra

( 224 )

--

strazione tenuta delle rendite universali

dal giorno del possesso tanto de' beni


liquidi e reali , che de' litigiosi.
- La Commissione feudale, sulla requi
sitoria del Regio Proccurator generale ,

applicando alle gravezze indicate le di


sposizioni del Real decreto de' 2 Agosto

18o6 e dell'altro de' 2o Maggio 18o8,


non che i principj da essa adottati nelle
sue precedenti decisioni.
Dichiara

Sul primo e sull'ottavo capo, che gli


ex baroni si astengano di esigere gli

annui duc. 2o pe' baglivi e la presta


zione di pi cantaja di formaggio fre

sco, di una quantit di capretti, degli


annui duc. 1o a titolo di danni dati ,

e della regalia da' possessori di capre


e pecore, benvero per gli annui duca

ti 1o per bagliva o danni dati adisca


no la Commissione de'Titoli pel com
penso , se credono competergli.

Sull'undecimo che si astengano di


Sl

( 225 )

esigere da'possessori de'giardini posti


a lato alla fontana l'adacquatura, e sia
lecito agli stessi possessori irrigare col
le dette acque i menzionati giardini ,
purch non si tolga l'acqua necessaria
al mulino.

Sul decimo terzo finalmente che i de


manisti dieno esatto e lucido conto in

questa Commissione feudale dell'ammi


nistrazione tenuta delle rendite universali

dal giorno del possesso tanto pe'beni li


quidi e reali, che pe' litigiosi.
Relativamente poi agli oggetti con
tenuti ne'capi 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9,
1o e 12 , e sull'indebito esatto diman

dato nel capo 8, la Commissione ha


appuntato passarsene la decisione all'or
dine del giorno.

18o9 N. 9.

Num.

( 226 )
Num. 27.

A di 2o Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Castrovillari in

Provincia di Calabria Citeriore ;

E'l suo ex-barone;


Sul rapporto del Cancelliere.
Il Comune di Castrovillari in una

supplica presentata nell'abolito tribunale


del S. R. C. fol. 17 chiese che l'ex
barone si astenesse di esercitare i diritti
proibitivi de' mulini, trappeti, alberghi
o sia taverne, de'manganelli di bamba
gia ad acqua e de'centimoli. Ha chiesto
ora che la Commissione feudale proffe
risse la sua decisione su tal dimanda

fog. 19.
La Commissione feudale , il Regio

Proccuratore generale inteso, conside


rando che i diritti proibitivi sono stati
generalmente aboliti dalla legge de' 2
Agosto scorso anno 18o6.
Di

( 227 )
Dichiara

Estinti i diritti proibitivi che l'ex

barone pretende esercitare su' mulini,


trappeti, alberghi o sia taverne , man
ganelli di bambagia ad acqua e centi
moli de' cittadini di Castrovillari, e sia
libero a costoro di aver dette macchi

ne, e di valersene tanto per proprio


uso , che per industria.
Num. 28.

A di 2o Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Galatina in Pro
vincia di Lecce , patrocinato dal Sig.
Santo Ippoliti ;

E i PP. Domenicani di detta Terra;


Sul rapporto del Cancelliere.
Veduta la dimanda del Comune di
ordinarsi che il convento de' Domeni

cani di Galatina , o chi ne fa le veci

si astenga di esigere il diritto di salma


p 2

tica

( 228 )
tica o sia il dazio su di ogni salma

di pesce che si reca a vendere in quel


la terra , diritto che la Commissione
dichiar abolito contro l'ex barone di

detta terra di Galatina Conte Scot

ti Gallerati per effetto della legge dei


2 Agosto 18o6.
La Commissione feudale, il Regio ge
-

nerale Proccuratore inteso , decide che

la sua decisione del d 17 Luglio cor


rente anno colla quale si dichiar a

bolito contro l'ex barone il sopraddet


to dazio della salmatica si esegua con

tro qualunque altro possessore del da


zio medesimo.

( 229 )
Num. 29.
A d 21 Settembre 18o9.

Tra'Comuni che compongono lo sta


to di Diano , potrocinati dal Marchese
Sig. Nicola Puoti ;

E'l suo gi barone, patrocinato dal


Sig. Gaspare Capone ;

Sul rapporto del Sig. Giudice Pedicini.


Le Universit che compongono lo
stato di Diano, cio Diano, S. Giaco
mo, Sassano, S. Rufo e S. Arsenio han
rinnovati nella Commissione gli antichi
capi di gravezze che avevan prodotti
nell' abolito S. C. Porzione di essi rima

sero decisi come aboliti dalla legge ever


siva della feudalit nel d 26 del pas
sato Giugno allora quando se ne fece
la lettura, ed i restanti furono riservati

ad una pi matura discussione, nel farsi


la quale sono caduti in esame i seguenti.
1. Che debba l'ex-feudatario duca di

p3

Dia

( 23o )

Diano astenersi di esigere la decima del


le vittovaglie e la fida, con dichiararsi

demanio comunale l'intero territorio.


2. Che le difese dette Mezzana e Me

sole si debbano dichiarare parte del men


zionato demanio comunale.

3. Dichiararsi non comprese sotto il

nome di censi le prestazioni di volagni,


giornata di latte, galline, uova e forni
gi abolite dalla Commissione colla pri
ma Sentenza,

4. Dichiararsi ancora difese comunali

quelle chiamate Raccio, Motola e Cor


ticato.

5. Che la stessa dichiarazione debba

farsi per l'altra difesa detta de' Bovi


ossia Margine.

Le due Universit poi di Sassano e

S. Giacomo hanno particolarmente di


mandato essere assolute dagli attrassi
per li corpi di bagliva e portolania gi
aboliti.

Finalmente l'Universit di S. Arsenio


-

ha

231
ha

''

dimandato.

1. Abolirsi la fida ed il terraggio nel


suo distretto , come ancora l' esazione
di un carlino a testa per quelli che non
SeInlanO,

2. Purgarsi l'attentato commesso dal


duca rialzando l'alveo che conduce l'ac
qua a'mulini ex feudali, e recidersi i
pioppi che sono lungo la riva del fiume,
3. Darsi luogo alla prelazione in di
lei favore sulla compera che l' ex-feu
datario fece di quella terra.

Il Proccuratore R. generale nell'atto


prodotto

della decisione della causa ha

la seguente conclusione.

- , -

I Comuni di Diano, di S. Giacomo,

di Sassano, di Rufo e di S. Arse


nio sono insieme attori per la libert
del proprio demanio contro al duca
di Diano. Gli stessi Comuni sosten

gono che le difese Mezzana , Me


sole, Margine, Raccio, Motola e Cor
ticato sieno erette nel di loro dema
-

nio.

( 232 )
nio. Un particolar giudizio sostiene
1)

il Comune di S. Arsenio per la liber

55

t del proprio distretto e per altre

2)

pretensioni di minore momento.


I. In quanto al giudizio ehe i cin
que Comuni insieme promuovono per
liberare il proprio demanio dalle ser

)
5)

vit che l'ex barone vi esercita, il R.

Proccuratore riduce tutta la controver


3)))

sia ad una quistione unica.


Il demanio controverso un dema

nio feudale , ovvero i diritti di ter


D

2o
)

raggio e di fida che l'ex barone vi


pretende sono servit costituite sul
demanio universale ?

Senza seguire tutti gli argomenti

superflui o remoti che gli opposti si

3)

stemi delle parti hanno messo in di


scussione , il Regio Proccuratore re
stringe l' esame del fatto a quei soli

)
)
)
2))

documenti che servono immediata


mente a definire nell'uno o nell'altro

senso la proposta quistione.


Pri

( 233 )
Prima per di entrare nell'esame
di tali documenti , siccome tutti gli
argomenti che allega per se l'ex ba
D

)
)
o)

rone sono tratti dal possesso , cos


necessario di vedere quale sia lo stato
del possesso legittimo del Duca di
Diano. I diritti che da questi si so
stengono sono la fida ed il terraggio.
Per la fida essendosi nel 1724 discussi
i gravami di Diano innanzi al Con

sigliere conte di Figueroa, questi de


cise che l' ex barone se ne astenesse.

Il barone ne produsse supplica di gra


)))

vame, la di cui decisione fu frastor

nata prima dalla quistione di tribu


nali, e poi da progetti di convenzio
ne. Nel 1772 essendosi rinnovato l'an

tico giudizio di gravami il consiglie

provvidenze del S. C. sul gravame

suddetto , provvidenze che non fu

re Gentile avvis le parti a sentire le

2)

rono ulteriormente spiegate.

In quanto al terraggio nello stesso


o

aIO

( 234 )

anno 1772 il consigliere Gentile men


tre viet le nuove cesinazioni per ef
fetto de' privilegj del Comune di Dia
no, ordin che 'l barone si astenesse

a decimando territorium praedictum

in actis deductum. Di questo decreto


non vi fu gravame , e solo con un
altro decreto dell'anno 1775 si ordi

n: che i cittadini i quali in spretum


ordinum S. C., coluerunt territoria

demanialia consignent decimas fu


D

gum in posse aerariorium ill. Ducis

praevia adnotatione, mensura et obli

gatione dictorum aerariorium de ex


hibendo ad omnem ordinem S. R. C.

Questo decreto rinnovato anche nel

1781 d un possesso parziale all'ex


barone nascente non dal diritto pro
prio , ma dalla contravvenzione.
-))

Premesso quello ch' relativo allo


stato del possesso legittimo, ecco ci

D)

che risulta dalla discussione cronolo

, 2)

gica de' documenti dell'una parte e

dell' altra.

I.

( 235 )
1. La prima carta in ordine di date
il privilegio del 1136 del conte di
Marsico, di cui si far una maggiore
analisi nell'esame dell' azione propo
sta dal Comune di S. Arsenio. Nella

donazione fatta di questo casale al mo


nasterio della Cava, quel Dinasta con
cede agli uomini del casale suddetto

il pascolo per totam terram Diani. Si


trae da queste parole la conseguenza
dell'universalit del demanio feuda

le. Quest'argomento non merita di


scussione. Diano una citt antica ;

era abitata e popolosa ancora relativa


mente all'epoca in cui sursero i feu
di. ll di lei territorio dunque non po
tette divenire tutto del barone. Se tale

fosse divenuto dovrebbero spiegarlo le


)

carte posteriori; ma queste interpre

tate anche nel senso dell' ex barone


ammettono un vasto demanio univer

sale. Adunque questa carta pruova


troppo , e per conseguenza nulla.
Pre

( 236 )
Prescindendo da quest'argomento

sul quale lo stesso exbarone neppure


)

si fermato, S. Arsenio era un casale

di Diano prima che fosse smembrato


da quello stato colla donazione del

conte di Marsico. Come tale avea per

D)

diritto di filiazione e di condominio

DD

una intera promiscuit sul demanio

DD

di Diano. Adunque la concessione

contenuta nel diploma dee intendersi


come una conferma che il conte di

D
D

Marsico volle fare perch collo smem


bramento non s'intendesse derogato
al diritto de' cittadini.

In terzo luogo i diritti su' pascoli,


D

e come ancora quelli della fida eran


cos generalmente inerenti a'diritti si
gnoriali de' principati, delle dinastie

9)

inferiori e de'feudi , che nulla pi

D)

ovvio che il vederli a quei tempi

esercitati su' territorj d'intere contra


de , sebbene d' altronde alcuno non

osi sostenere che tali territorj debbano

per

2)
DD

( 237 )
per questo solo argomento riputarsi
feudali. Ed in particolare costa alla
Commissione pe' fatti discussi in altre
simili liti, che i conti di Marsico, quei
di Capaccio, quei di Tricarico, tutti
Sanseverineschi, e i principi stessi di
Salerno esercitarono un diritto di pa
scolo universale su tutti i loro stati,

senza che perci a tutti questi terri


torj ed a tutto il suolo del principato
di Salerno si attribuisca la sventura
d'essere divenuto interamente feuda

D2

le. Ma se questa feudalit universale

D)

esista , se il Comune abbia o n de

)))

manj, e quali questi sieno , si giu


dichi da' documenti seguenti.

2)

2. Tommaso Sanseverino altro con


3)

te di Marsico nel 1335 restitu il Co

2)

mune nel possesso di tutt'i suoi de


manj , corresse tutte le occupazioni
intervenute sino allora, rivoc anche
le concessioni da esso fatte, e distin

D
3)))
D

se quali erano i demanj e gli altri


o COl'

( 238 )

corpi del feudo. Si spieg in questi


termini: Omnia bona communia terri
torii dictae terrae Diani ad Universi

tatem eamdem , quomodolibet alicui

personae concessa vel alias occupata


vel detenta, in communi usu ad ma
nus Universitatis terrae in eo statu et

forma, in quibus antiquitus esse con

sueverunt revocentur, Inde exceptis et


distinctis demaniis et possessionibus

aliis nostris , quae in antiquis regi


stris , seu quinternis nostris de de
maniis et bonis nostris praedictis repe

riuntur servatis, et specialiter nemus,


et cesina. Palicetae, nemus vallis de

laura silva, minuta cum celleca, ter


rae quae dicuntur de Calloa vallone

de Petrosella , quantum. . . et par


cum quod dicitur domini comitis de
pede Petrone.
Soggiunse che la reintegra ordinata
-

si facesse da deputati dell'Universit,


data a questa la facolt di stabilire e
di

( 239 )

di esigere le pene che avrebbe stimato

, convenienti. Interdisse finalmente ai

cittadini di domandare, ed a se stesso


la facolt di concedere qualunque parte
del suddetto demanio.

Ne' demanj e corpi feudali indicati


da Tommaso Sanseverino non vi il

vasto demanio della Piana che la


pi speciosa parte di ci che si con

tende. vero che la parola praeser


tim usata nel privilegio pu dar luogo
o a sostenere che se ne fosse omesso al

cuno, ma vero altres che gli omessi

non potevano essere i demanj princi

pali, n fra' principali il massimo,


qual questo.
3. La reintegra ordinata da Tom
maso Sanseverino o non fu fatta allo

ra, o nuove occupazioni diedero luo


s go ad altra reintegra eseguita alcuni
anni sono dal Capitano Regio di Mar
sico Nuovo. In questo atto di reinte
gra sono nominati molti territorj e
mol

( 24o )
molte contrade della Piana descritte

nelle recenti relazioni degl'Ingegneri


Cafaro, Nauclerio e Cannatelli, delle

quali dee farsi in appresso pi detta


gliata menzione.
Vi si parla delle occupazioni seguite
ne' seguenti termini: Manus rapaces
extenderunt circa bona communia ho

minum Universitatis praedictae, et

amplexantes multa communia bona


Universitatis praedictae occupaverunt,
et in eorum utilitatibus extenderunt.

In tutto questo atto si parla de'luoghi


occupati de demanio Universitatis,
e si dice che si restituiscano proprie
tati Universitatis praedictae.
D

L'atto di questa reintegra fu ridotto


in pubblico strumento nell'anno 14o5.
4. Un'altra reintegra fu ordinata nel
lo stesso anno 14o5 dal Re Ladislao

)))

per l'occasione del sequestro, a cui era

DD

stato sottoposto il feudo. In questa car


ta si dice, che omnia bona communia

DD

quo

( 24 )

quocumque modo apprehensa , seu


quomodolibet sequestrata in communi
per quoscumque detentores restituan
tur, applicentur dictae Universitati,
et quod non possint concedi per eam
dem Regiam Majestatem, et in casu

quo alicui fuerint concessa, quod ta


lis concessio ex nunc in antea sit

penitus revocata, sicut ordo juris po


stulat.

La data di questo privilegio fa con


fondamento argomentare che la prece
dente reintegra fosse stata nello stesso
anno ridotta in istrumento, appunto
per servire di guida all' esecuzione
della grazia del Re.
5. Grazie dello stesso tenore si veg
gono ripetute nel 143o dalla Regina
Giovanna II sotto gli Aragonesi e sot

to l'Imperatore Carlo V. superfluo


dopo le gi allegate d' inserire anche
il tenore delle posteriori.

necessario di trarre da tutti que


18o9 N. 9.

qI

sti

( 242 )

sti documenti un'osservazione la qua


le che cos nella carta del 1335

come nelle posteriori i demanj oc

o)

cupati al Comune sono costantemente


denominati bona communia Univer

))

sitatis.

6. L'ex barone a dimostrare l'esisten


za d'un demanio feudale ha esibito le

copie di alcuni privilegj del 1475 e del


1493 di Antonello Sanseverino. Nel pri
mo inserita la seguente domanda del
l'Universit: Item supplica che nulla

DD

persona possa coltivare, n semina


re, n defendere lo terreno, et questo
per la habilit dello bestiame de epsa

2D

Universit ; ancora che alcuno lo


avesse indebite occupato lo debba re
stituire in lo pristino stato, et separarlo
dallo bono privato, et comandare che
infra certo tempo a li dicti Padruni
che debbiano mostrare loro cautele,

D)

et scripture de epse a lo Vice Prin

DD

2D

2)
D
DD

cipe de la dicta terra ad tale se pos


a Sa

(243)
sa separare lo bono privato dal Co
mune, alias non dimostrando cau

tele de loro poxessione , cascano de


dicte loro poxessione, actento se ave

no extise ultra fines de loro poxes


sione private dentro lo Comune, et
cos ancora de chille avessero lo bo

no Comune occupato. La risposta del


m. Principe : Placet quod Vice Prin
ceps Diani subpoena gratiae habeat
incohare et finire dictas causas.
Segue un' altra domanda dell'Uni
versit

Item supplicano da parte della di


cta. Universit, actento li homini della

dicta, terra non avono n potono fare


altra industria secundo altre terre,

n havono altre intrate excepto che le


industrie de lo bestiame, et actento

per li maxari et homini di Vostra


Signoria colle maxarie de Vostra Si

gnoria et loro, le quali havono con


dotte nello terreno, et havono piglia
q 2

po te

( 244 )
le et defendono tutti i lochi e membri
)))

principali de lo dicto terreno, come


2)

lo tenimento de pede lo Vuoco, lo


tenimento della Marzolla, lo teni

DD

mento dello Intennaro , lo tenimento


D)

de Santo Marzano colli Corticelli, lo


DD

tenimento de Saudo de Siglia, lo te


nimento de Corticato el de faghi, lo
tenimento de li Copuni, lo tenimento
de lo Campo de S. Vito, et de la Pi

DD

gliora, li quali tenimenti so proibiti ,

DD

DD

adeo che li cittadini non ce ponno


DD

far mandre, n ce ponno far pascere


loro bestiame. Per tanto supplicano
che loro Signorie ce provedano de
remedio opportono , che possono vi
vere, et subvenire alle loro necessi
po

D)

DD

D
DD

tate. Placet quod ab anno praesenti


in antea providebitur.
In quelli del 1497 senza che se ne
.. .

rapporti il tenore, il Comune chiede


al barone gli ordini perch quei pa

droni di bestiami i quali entravano a


*

pa

( 245 )

pascolare la spiga contro agli statuti

dell'Universit ed alle pene dalla me


desima imposte , pagassero la pena
alla Corte, ed il danno al padrone.
Chiede altres il Comune che gli sia

permesso il ridurre a difesa lo Piag


, gio, overo lo Monte comune circum
circa la terra di Diano. Il barone ac

corda il suo placito cos alla prima,


come alla seconda grazia.

L'argomento col quale l'ex baro


ne vuol mostrare l'esistenza del de

manio feudale . L'Universit doman

dava al barone che si aprissero le


chiusure fatte; le chiusure non pote
vano farsi dal barone se non nel de

manio del feudo. Dunque un dema


nio del feudo esisteva, e le contrade

in quella carta descritte ne facevano


parte. In vece di quest'argomento,
col quale l'ex barone vuol dimostrare

sua una parte del demanio controver


so potrebbe farne un altro maggiore
qI 3

che

( a46 )
che gli darebbe il dominio di tutto.
Il barone non pu fidare se non nel
demanio del feudo. Ma il barone ha

fidato nel demanio controverso, Dun


que questo demanio feudale. Que
sti argomenti dal fatto al diritto con
tengono una manifesta petizione di
principio, non hanno mai alcuna for
za perch viziosi in se stessi; e non

possono opporsi specialmente a quelli


che attaccano il fatto come ingiusto
ss e come contrario al diritto.
Le due carte di Antonello Sanseve

rino dimostrano per un fatto partico

lare e circostanziato l'occupazione che


il barone faceva del demanio comunale

per le seguenti ragioni: 1 perch l'Uni


versit revindica le occupazioni che i

privati avevano fatto sul demanio comu


nale, e domanda che tali occupazioni

si separino da lo bono privato: 2 per


ch l'intervento del Vice Principe e del
Principe in queste carte invocato co
,

o
d

( 247 )
me il solo mezzo che l'Universit aveva

a farsi rendere giustizia: 3 perch l'U


niversit fa col barone le stesse doglian
ze che nel capo precedente aveva fatte
pe' privati, e soggiugne che le chiusu
re fatte da'di lui massari le toglieva
no l'industria del proprio bestiame,
ch'era il solo mezzo onde i suoi cit

tadini si sostenevano; le quali espres


sioni per la loro generalit non sono

riferibili se non al demanio principale


del Comune, ed a quello stesso dema
nio nel quale i privati avevano occu

pato: 4 perch ne'tenimenti occupati


sono nominate alcune di quelle stesse
contrade nominate nell'atto di reinte

gra del 14o5, come sono la Contrada


de Silia, la Contrada dello Buco o

Vuoco : 5 perch tutti i documenti


della causa mostrano che il barone non

solo aveva riservato a se tutt'i territori

feudali, ma li avea quasi tutti conce


duti senzacch il Comune se ne fosse

q 4

mai

( 248 )
D)

mai doluto : 6 perch nelle stesse gra

zie l'Universit domanda che il baro

2D
D

ne facesse eseguire gli statuti e le pene


ch'essa aveva fatte: 7 perch l'Univer
sit domanda la facolt di chiudere il
Monte comune o sia il distretto di Dia

no, che lo stesso ex barone nella sua

difesa d pel demanio proprio del Co


mune, le quali grazie mostrano ci che

D)

costantemente si rileva da tali carte ,

D)

che sia per la giurisdizione del feudo,


sia per quello della bagliva , sia per
quel potere di fatto che i baroni eser
citavano sopra tutto especialmente sui
demanj comunali, l'Universit impe
trava per grazia la restituzione delle oc
cupazioni e l'esercizio de' suoi diritti
ne' demanj e nelle difese proprie.
7. Nel 1488 il Percettore di Prin
cipato Citeriore Paolo Giramonte ven

))

2)
D

2)

d per mandato del Re Ferdinando I

al Comune di Diano alcuni beni pos

2)

seduti dalla Contessa Sanseverino e dal


2)

Prin

( 249 )

Principe di Salerno ribelli. Fra questi


beni venduti ve nerano de comuni o
sieno universali che si descrivono a
-- * *

questo modo. :
( ;
;;

Item certa territoria communia, de


quibus Curia habet quolibet anno fer

tili ad infertilem ab hominibus semi


nantibus dictis comunibus circa tumo

los quinquaginta de victualibus , et


dicta Universitas in dictis communi
}

bus habet commune usum pasculan


di, faciendi ligna, colligendi glan
des , et omnia alia faciendi impune.

2))

Solum illi qui seminant in dictis com

'o)

munibus debent terragium Curiae, ut

DB

supra dictum est. Si aggiugne a que

D)

sta assertiva.

>
-

-* * * *

::

CC

Rato manente pacto, attento quod


in dicta venditione sunt posita terra
gia de communibus et pretia ipso
rum. Quod si dicta Universitas infra

dictum tempus e solutionis pretii su


pradicti, obtinuerit a Regia Curia
**

620'

( 25o )
ex gratia,sive ex justitia, similiter
tanto minus teneatur solvere dictae

Curiae de dictis pretiis.


Questo documento indica forse il

s principio della gravezza dell'ex baro


ne. Non si dubitava che le terre fos

sero comuni, universali; il Comu


nevi esercitava tutt'i pieni diritti del
dominio , e solo pagava il terratico.
Esso opponeva la qualit del proprio

demanio, e stipulava colla Regia Cor

te la restituzione del prezzo di una


ingiusta servit, a cui era stato sotto
posto.
8. Lo stato di Diano si devolvette

al Fisco per la fellonia di Ferrante


Sanseverino, e fu nel 1555 vendu

to dopo la devoluzione al Principe


s di Stigliano, ed indi pel patto di ri
s compera alla casa Gomez de Silva.
Si tratta dunque di una concessione
fatta dopo l'epoca della Prammatica
m XIV de bar. Dee avvertirsi che in
que

( 251 )

questa concessione, la quale fu con


cepita informole generiche, non pu
presumersi compreso alcun diritto,
o 'alcuna servit che sia contraria alla

natura del feudo, qual' appunto


una servitsu' demanj universali.
9. Merita di esser valutato il do

cumento dell'informazione presa del


le rendite del feudo nel 1557 per la
tassa dell'adoa. In questo documen
to si dice: Si esige in tutto il terri

.torio de Diano e Casali lo terraggio


del demanio comune di detta terra.

Questo documento di possesso con


ferma la conseguenza tratta gi dalla
vendita del 1488, e pruova inoltre
che la servit sul demanio fu da' ba

roni introdotta per la pretensione d'un


diritto universale che i medesimi si

arrogarono sull' intero territorio. -

1o. Il documento pi importante


della causa la reintegra fatta da
Mariano Staibano nel 1565. Ella fissa
-

99

la

( 252 )

la natura del diversi corpi e rendite


del feudo, e definisce pi di tutti
gli altri la quistione proposta.

Il reintegratore descrive il feudo di


Diano con vaxalli, feudi quaternati,
et non quaternati, plani et de tabu
la, feudatari subfeudatarii.
)

- ' Descrive tutt' i diritti onorifici, le

giurisdizioni, i mulini, i suffeudi, gli


altri beni feudali fredditizj, le terre

redditizie di terraggio a ragione di ter


zo alla mensa del feudo, quelle redditi
zie d'una quantit maggiore della deci
ma, ed il diritto di decimare nel territo

rio demaniale comune. Le terre dette


della mensa del feudo maggiore sono
misurate e confinate , e formano la

quantit di tomoli 34o/a. Ecco il te


nore cos della informazione presa
dal reintegratore, come della senten

za che esso pronunzi, intesi gl' inte

ressati, e specialmente i suffeudatarj.


Primamente negli antichi capito
li

( 253 )
D

li della bagliva inseriti nella reinte


gra si vieta a tutti il lavorare, il se
minare , o il cesinare nel territorio
comune di detta terra sotto la pena
d' un augustale.
In secondo luogo dove si parla del
diritto di decimare si dice: Item la

detta principal Corte tene e possede


la ragione di esigere ogni anno la

DD

decima di tutte le vittovaglie, che

si fanno nel territorio demaniale co

))

mune,

In altro luogo.

L'entrata seu terraggio di tutte le


)))

sopradette terre tanto demaniali e

D)

comuni, nelle quali si terratica di


dieci, di otto , di sei, di cinque,

))
))

come delle terre che sono della mensa

del feudo maggiore, che si terratica

DD

di terzo.

D)

DD

In terzo luogo segue relativamente


al diritto di decimare la sentenza del
reintegratore del tenore seguente: Ipsus
tgr

( 254 )
rei
nte
gra
ndas esse, et reinte
terras
-

grari debere una cum aliis terris com


munibus sive demanialibus terrae prae
dictae Diani, proutipsasreintegramus,
et unimus, ac licere praedicto Illustri

Domino terrae praedictae Dianiet Ca


salium, ejusque heredibus et succes
mi soribus ex nunc et in perpetuum super

illas petere et exigere jus decimarum,


et bajulationis, ut habet, et tenet, ac
peti et exigi facit in aliis terris come
munibus seu demanialibus terrae prae
dictae Diani et Casalium. Ecco le con

seguenze di questo documento. L'ori


gine de' diritti del barone, sulle terre
che riducevansi a coltura fu la bagli

va; la licenza di scuotere le terre sal


de fu sottoposta alla retribuzione del
la decima; questo diritto di decima
esteso sul demanio comunale non si

confuse colle prestazioni che 'l barone

percepiva da'demanj del feudo; que


ste due differenti specie di beni furo
n)

( 255 )
)

no anche avvertite dal reintegratore,

il quale descrisse a parte le terre ap


partenenti alla mensa del feudo, e di
2)

chiar le altre non feudali ossia de

maniali dell'Universit, sulle quali il


barone avea acquistato servit di de
ClIlaIT6,

11. Non sono di alcun momento le


))

D)

interpretazioni che si danno alle paro


le della reintegra per evitare la forza
degli argomenti di sopra esposti.
Si dice che la parola comune sia si
nonima di promiscua. Ma questa pa
rola usata in tutte le carte pi antiche

DD

incominciando da quella del 1335 di

Tommaso Sanseverino non si riferi

sce mai al diritto de' promiscui, ma


sibbene alla terra di Diano, a cui non

si pu congiungere questa idea di re


lazione, quando i promiscui stessi non

)
)

sono nominati. Inoltre nella reintegra


la parola comuni non si usa come ag

giunto colla parola demaniali, ma si

( 256 )

scambia con essa, perciocch si dice


sempre cum aliis terris comunibus,

sive demanialibus terrae praedictae


Diani.

12. Si malamente discettato sull'ov

vio significato delle parole de mensa


feudi majoris. Queste espressioni po
tevano sembrar oscure quando non si
s era verificata l'esistenza de' suffeudi e

de' suffeudatarj nel territorio di Diano.


La reintegra di Staibano ne contiene

le descrizioni, e parla di ci che ap


parteneva a questi feudi minori. S'in
tende dunque quel ch'era mensa feu
di majoris, cio i demanj, ed i corpi
che rimanevano presso il feudatario

maggiore. Sarebbe superfluo il ricor


dare che majus feudum controposto

a minus feudum indica quello che il


barone teneva in capite et a Regia Cu
ria, a differenza di ci che si trova

va passato come feudo ignobile et de

plano ad un suffeudatario.
-

Que

( 257 )

Questi contrapposti sono le espres


sioni proprie del diritto feudale per
distinguere le diverse qualit de'feu
di e de'feudatarj, e le parole major,
minor, nobilis, ignobilis, aliqualiter,

simpliciter, secundum quid, sono le

DD

distinzioni categoriche de'feudisti, le

della loro gerarchia. Perch si rimuo

2)

va ogni dubbio, ecco ci che Freccia

quali comprendono tutt' i varj gradi

dice sul proposito delle parole major


e minor.

Solet subfeudatarius appellari val


vasor minor, ex quo a majore valva
sore recipit feudum: ut in c. 1. S. 1
de his qui feudum dare poss. et in c. 1

de feud. dat. min. valvas. ut ille qui


dat sit major, necesse est, ut qui re

cipit sit minor: differentia data inter


dantem et recipientem.
13. Non ostante i documenti alle

gati, che pruovano il gravame della


servit imposta da'baroni al demanio
18o9

N. Q-

uni

( 258 )

universale, pure il di loro possesso non

fu generale, n riusc mai cangiare


l'idea del dominio e della qualit

)
)))

del demanio stesso.

Nel 1561 essendo surto in una par


D)
)

DD

DD

2
))

te del territorio di Diano il casale di

S. Pietro, l'Universit dopo di aver


sostenuto una lite per gli usi , a'quali
i rei convenuti volevano partecipare,
concesse alla Chiesa di quel casale
undici tomoli di terre nel proprio de
manio.

Presso a quest'epoca avendo i cit


D

tadini dello stesso casale di S. Pietro,

e quei di S. Arsenio scosso e seminato

nel demanio comune, la citt di Dia

2)

2)
2)

no prima ottenne gli ordini che vie


tarono il dissodamento, indi nel 1589
ad la G. C. della Vicaria, e presso la
medesima costrinse quei che avevano
seminato a pagarle il terraggio.

14. Lo stato di Diano pass nelle


mani della famiglia Cal uel 165o.
-

L'Av-

( 259 )
D

L'Avvocato Fiscale Carlo Cal primo


acquirente del feudo mand il suo
Proccuratore speciale Carlo Bigotti a
prenderne il possesso. Tra le facolt
ch'egli diede al suddetto Proccurato

re vi fu la seguente: Privilegia, gra


tias, concessiones, et capitula univer

sitatibus dictae terrae, et Casalium,


de quibus tamen reperitur in posses
sione, si dicto Procuratori videbitur,
o

et placebit, confirmandum, et facien

dum omnes alios actus etc.

L'Universit nell'atto del possesso


si protest di voler conservare tutti i
suoi diritti sopra diversi corpi e ren
dite , e specialmente sulle difese Rac
cio , Motola, Galdo, sulle terre de

maniali de' piedi lo Buco, sugli altri


demaniali , e sull' intero territorio a

Pantano, sulla macchia e difesa di

Montepanno, sulla difesa delle Mero


le, sulla Rapa dell'Elice, sulle terre
di Campeglia, e su tutte le altre di
r 2

fe

( 26o )
fese e diritti suoi e de' casali.
D

Nello stesso giorno del possesso si


ridusse in istrumento pubblico un al

3)

barano fatto fra la medesima Univer

D)

sit ed il proccuratore del nuovo Du

ca. Questi si obblig di non turbare,

n di far turbare l'Universit dal pos


)

)
DD

sesso di tutti i corpi nominati nella


protesta, e promise di far ratificare
il contratto dallo stesso Duca ad ogni
requisizione della Universit e suoi
sindico ed eletti. I corpi nominati nel
l'atto di protesta , nell'albarano e

nello strumento abbracciano il prin

tero dominio controverso. La rati

)))

fica promessa a maggior cautela del


l'Universit , fu da questa giudicata
superflua, ed il Duca all'infuori di

D)

alcune parti del contratto , che non

cipio, il mezzo ed il fine dell'in

osserv, ebbe per rato col fatto tut

to il rimanente.

15. Il primo ed unico rilevio che


S1C

2)
)

( 261 )
siesi presentato, e che si dice esisten
te quello del 1683 dopoch lo stato
pass nelle mani della casa Cal. In
esso si parla di terraggi e della fida
nel demanio comune. Questo docu
mento, ugualmente che i pi antichi,
pruova non il possesso d'un demanio
del feudo, ma sibbene quello d'una
servit sull' intero demanio univer
sale.
16. Essendosi devoluto lo stato di

Diano per la mancanza di discendenti

deprimi acquirenti, e volendosi lo sta

D)

to medesimo acquistare da altri della


stessa famiglia , si portarono a farne
l' apprezzo il Presidente Scondito ,

l' Avvocato fiscale del patrimonio, e

i due tavolarj Cafaro e Nauclerio. Co

D)

storo verificarono con una informa

D
9

2)

zione la natura de' corpi e de' mem


bri del feudo ; ed ecco il modo se
condo il quale parlarono del demanio

in quistione in due luoghi della loro


relazione.

r 3

Nel

( 262 )
Nel detto territorio il barone ha la
2)

commodit di tenere industrie d'ani

2)

mali di tutte sorti, e particolarmente


sul territorio della piana, quale costa

D)

dall' informazione fol. 128 usque ad

fol. 133, da deposizioni di sette te


monj, che sia tutto demaniale, dalla

DD

D)

D)

Marza a questa parte sino a'confini


della Polla, e medesimamente costa

da detta informazione che in detta

piana il barone non ci posseda cosa

particolare, ma solo il jus pascolan


di come primo cittadino, e i terraggi
da quei che seminano esigendone la
))

D)

decima.

In altro luogo: Ma depongono an


DD

cora pi testimonj che tutto il territo


piana sia demaniale prin
cipiando dalla Marza sino a'confini
della Polla, e che il padrone non

rio della
DD

-))

v' abbia cosa particolare sua , ma

solo il detto jus pasculandi.


La stessa relazione conferma quel
lo

( 263 )
lo che descritto nella reintegra re

2)

-))
2)

lativamente a numerosi suffeudi , dei


quali composta la tavola principale
di quel feudo.
Le conseguenze poi che dalla sud
detta relazione si traggono, sono che
l'attuale ex-barone il quale riconosce
da quell' apprezzo il suo titolo e la
causa del suo possesso, ha ricevuto
dalle mani del Fisco il demanio con
troverso come un demanio universa

le , e per conseguenza questo solo


documento sarebbe sufficiente a scio

DD

))

D)

DD

gliere la quistione, di cui si pro


posto l'esame.
17. Un documento del 17 18 dimo
stra che anche i possessori della se
conda linea de'Cal hanno riguardato
il demanio della piana come univer
sale. I cittadini di S. Arsenio scossero

in quell'anno il territorio demaniale,


il perch l'Universit di Diano im
petr il braccio del Duca per impe
r4

dir

( 264 )

dirlo. Questi proib gli ulteriori at


o)
D

DD

2)D

D)
))

tentati, ma permise a quei che ave


vano seminato di conservare per altri
due anni le porzioni occupate, dichia
rando che ci si faceva a petizione
dell'Universit di Diano, la quale a
vesse dovuto fare il partimento fra lo

ro permesso di due deputati eligen


2)

y)

2D

o)

di in conformit de' suoi privilegj,


siccome rester pi comodo fra detto
tempo. Questi privilegjsono quei del
1335 di Tommaso Sanseverino.

18. Tutti gli allegati documenti co


p)

DD

incidono col fatto del Duca di Dia


no e colle di lui confessioni nel cor

so dell'ultimo giudizio fatto nell'abo


lito S. C.

Il giudizio de'capi di gravami fra 'l


D)

DD

D)

Duca e le Universit dello stato fu

interrotto da quello della divisione del


demanio agitato fra' casali e l'Univer
sit madre.

Il S. C. ordin nel 1769 una rela


D)

zio

( 265 )
yy
2)

zione per riconoscere il demanio co


mune da dividersi, ed i territorj con
ceduti dal qu. Tommaso Sanseverino.
Questa relazione fu ordinata inteso il

D)

Duca, e notificate a lui tutte le requi

sitorie che l'Ingegnere Cannatelli elet


to fece prima di partire. Il perito si
port sopra luogo, e ricevette moltis

D)

DD

))

sime contraddizioni da tutt'i Comuni


interessati e dal vicino feudo di S. Pie

tro posseduto dal Duca di Siano Ca


pecelatro. Il Duca di Diano fece an

che le sue opposizioni, ma queste

DX

non riguardarono il dominio e la pro


priet del demanio controverso. Due
istanze dell'erario loco feudi mostra
no quale fosse l'interesse che 'l Duca

D)

))

DD

5)

9)

))

allora sosteneva, e quale l'idea che egli

aveva del proprio diritto.

L'erario si protest da prima che


egli intendeva di preservare le sue pre

D)

rogative nel demanio comunale che

)D

doveva dividersi; indi essendosi tratta


ta
--

ti

( 266 )

to di apprezzare il fondo feudale detto


lo Cerreto, dedusse che ci era fuori

della commessa dell'Ingegnere, il qua


le era venuto a riconoscere i dema

nj dell'Universit, e non i corpi che


appartenevano alla mensa del feudo.
Cos anche la relazione di Cannatelli

presenta la distinzione de'demanj del


l'Universit e de' corpi proprj del
feudo.
Ecco come una tale distinzione con

tenuta nella reintegra di Staibano si


trova identificata dalla relazione del

a perito Cannatelli e dalla confessione


del Duca.

19. Il S. C. col decreto de'29 di


Febbrajo 1785 mise in espedizione il
giudizio sul termine compilato, ordi
n che non fossero intanto molestati

i possessori che avevano coltivato da


venti anni a quella parte il territorio
del demanio, ed ordin la divisione
dell'intero territorio pro numero prae
x

562

( 267 )
DD

scnti foculariorum da farsi da un Ta

DD

volario coll'intervento del Commis


sario. Questo decreto fu impugnato

DD

dalle Universit ma non dal Duca.

))

DD

DD

DD

D)

DD

2D

2o. Le Universit interessate pen


sarono di ricedere dalla lite , e di
compromettere a due arbitri le loro
ragioni. Gli arbitri furono il Consi
gliere Salomone, e il Consigliere Coi
ro, i quali diedero fuori il loro lau
do. Contro quest'ultimo atto che fa
ceva eseguire la divisione , produsse
le nullit il Duca , e disse la prima
volta che il demanio era feudale. Que

2)

ste voci ha ripetute ora nella Com

))

missione feudale, la quale se dovesse


giudicare la causa indipendentemente
da tutti gli allegati documenti, do

DD

D)

DD

vrebbe pesare quali valgano pi , le

DD

confessioni del Duca e 'l contratto

dell'intero giudizio, ovvero le ultime


dichiarazioni dettate dal pericolo da
cui l' ex-barone si vide minacciato ,
)

quan

D
D)

2)

( 268 )
quando si accorse che il dominio
delle Universit sarebbe stato conva
lidato dall'atto solenne della divisione.

Da' motivi di fatto sinora esposti


pu conchiudersi che la concessione

del feudo esclude le servit sul de

manio universale, che l'origine di

DD

questa servit dipende dalla giurisdi


zione bajulare abolita insieme con

DD

tutt' i suoi effetti dalle leggi eversive

DD

della feudalit, eh'egli l'ha acquista


ta, l'ha posseduta e l' ha professata
anche in giudizio come una servit

D)

sul demanio altrui, e non come una


D

riserva di dominio.

Ma questa servit che'l barone di


ce di avere da lungo tempo possedu
ta, sarebbe essa col tempo solo legit
timamente costituita ?

Il Regio Proccuratore risponde a


questa quistione di diritto co'principj
ricevuti dalla Commissione ne' casi

identici che sono stati giudicati. Que


Sta

( 269 )
D

DD
DD

sta la sola autorit a cui si dee ri


correre in tutt' i casi d'una dottrina

ricevuta , perciocch l'uniformit e


l' uguaglianza sono le prime basi
della giustizia, n ad altro giudice

9)

questi requisiti convengono pi stret

tamente che alla Commissione feuda

))

le , destinata a dirimere ugualmente


e generalmente siffatte controversie.

Nella causa fra 'l Comune di Muro


D

e' l Duca di Gravina vennero in con

trapposizione il possesso del Duca di


terraggiare e l'evidente qualit dema
niale della montagna. Ivi la Commis

sione adott senza alcuna discussione i

9)

seguenti principj: 1 che nelle conces


sioni de'feudi sempre implicita la

clausola salvis alienis: 2 che le formo

le ampie di tali concessioni sono nel


))

l'interpretazione sempre ristrette dalla

regola ch'esse non possono abbracciare


mai altri corpi o diritti se non quelli i
quali sunt de jure vel consuetudine:

D)
N

che

( 27o )

3 che qualunque possesso non pu


D)

mai giustificare un diritto sulla cosa

3)

altrui che sia in contraddizione col

titolo: 4 che il possesso pu formare

un diritto quando sia capace a far


presumere il titolo.
Su' medesimi principj fu il dema
2)

nio comunale di Polla , confine del

))

demanio di Diano, liberato dalle ser

vit del terraggio e della fida, a cui

quel barone l'aveva

anche sottoposto.
Quindi il R. Proccuratore d'av

DD

viso che non competa al Duca di

)))

Diano alcun diritto di terraggio e


di fida nell'intero demanio di Diano
e de' suoi Casali, e che questi diritti
possono solo essere ristretti ne' terri
torj della mensa del feudo descritti e
confinati nella reintegra di Staibano.
II. In quanto alle difese sono in
contesa le seguenti : Mezzana, Me
sole, Margini, Raccio, Moto!la e Cor

D
)

))

D)

2))

D)

2)

ticato. Poche osservazioni decidono


di

)D

( 171 )
di questa parte della controversia.
1. Per Raccio e Motola i cittadini

di Diano furono colla sentenza di

DD

Staibano reintegrati nel quasi possesso

D)

di tutti i diritti che mostrano in essi

il pieno dominio di entrambe queste

D)

difese; ed una tale reintegra segu


in esclusione di quei diritti che il ba
rone aveva allegato in suo favore.
2. La difesa di Margini si possiede

D)

D)

interamente da' cittadini, ma im

DD

posto a' possessori de'buoi l'obbliga

2D

zione di tirare le macine al mulino

ex-baronale. Questo servizio peran


garico abolito dalla legge non pu
cadere in esame , qualunque sia il
colore col quale l'ex barone ha cer

)))

DD

cato ancora di sostenerlo.


3. La difesa della Mezzana nel

D)

1)

demanio controverso, e perci non


pu essere di una natura diversa del .

)))

demanio stesso. La Mezzana detta

DD

ancora Gaudo , e sotto questa deno


2)

Il1-

( 272 )
)
D)

minazione si trova noverata fra le


diverse contrade descritte nell'atto di

reintegra del 14o5. Dee per avver


o)

tirsi che questo argomento non per

se stesso di molta forza, perciocch


pu ragionevolmente dubitarsi dell'i
dentit delle diverse contrade, a cui
questo medesimo nome sembra appli

2)

)))

CatO.

4. La Mezzana non descritta frai


corpi del feudo nella reintegra di
)

DD
D)

Staibano. Siccome alcuna carta non

ha maggior peso di quella contro il


barone , cos niun altro argomento
maggiore di questo.
5. L' ex barone sostiene la Mezza

2)

na come sua difesa per la carta d'An

tonello Sanseverino del 1475. Ma que


sta carta, se Saudo de Silia lo stes
so che Gaudo, pruova contro al ba
rone, e dimostra ad evidenza che la

D
)

2)

Mezzana fu una chiusura fatta nel


demanio comune di Diano.
6.

( 273 )
6. Mesole nel demanio contro

verso, ed descritta nello strumento

D)

fatto nel 1611 per l'occasione del


possesso di Cal come una delle di

fese comunali che l'ex barone si ob

D)

blig di garantire.

7. Corticato descritta nell'apprez


),
D

zo del 1699 come una difesa comu


nale , e l' ex barone non ha allegato
nulla che contraddicesse la fede di

quell'apprezzo fiscale.
Per tali motivi il Regio Proccura

3)

tore d'avviso che il Comune debba

1)

essere assoluto dalle pretensioni del


l'ex-barone per le difese di Raccio ,
di Motola, di Margini e Corticato; e

D)

che le altre denominate Mezzana e

DD

Mesole abbiano a dichiararsi comu

DD

nali.

III. In quanto al particolar giudi


9

zio sostenuto dal casale di S. Arsenio,

questo Comune sostiene la libert del


proprio distretto ch' soggetto alla de

18o9. N.9.

ci

( 274 )
cima di tutte le vittovaglie, alla fida
ed alla prestazione d'un carlino a te
sta per quelli che non seminano , o
che seminando raccolgano meno di 5

tomoli. Altra volta oltre alla decima

era il Comune soggetto anche alla


prestazione d'un tomolo per 25, che
fu nel 1772 abolita dal S. C. come
decima sagramentale. Si , fra le al
tre pretensioni, doluto il Comune che
il Duca per accrescere il prodotto
del suo mulino, abbia rialzato il let
to del fiume ed abbia cos data causa

all'allagamento de' territorj vicini ed


alla insalubrit dell'aria. Ha perci
domandato che si corregga un tale
abuso.

Il Regio Proccuratore fa le seguenti


considerazioni.

1. S.Arsenio un casale della stes


sa natura di tutti gli altri del prin

cipale Comune di Diano. Ora questi


sono esenti nel proprio distretto da
-

ogni

( 275 )
D

ogni prestazione in favore del Duca.


2. Il Duca di Diano lo possiede
per un particolare titolo , perciocch

2)

fu nel 1681 acquistato per compera

dal patrimonio del Marchese Villani.


Dee dunque esaminarsi se questo par
ticolar titolo dia luogo ad un diritto

2)

diverso.

Nel 1136 il Conte di Marsico do


n al monasterio della Cava il teni
mento ed il casale di S. Arsenio. In
2)

donazione non fu fatta men

zione di decima , n di altre presta


zioni. Il diritto dunque di decimare

D)

non cadde fra le rendite donate. Non

poteva caderci, perch S. Arsenio era


un casale abitato, surto nel demanio

D.
2)

proprio dell'Universit madre, e per


conseguenza qualunque diritto uni
versale non avrebbe potuto stabilirsi
se non coll' occupazione delle altrui
propriet.
3. Del diritto di decimare si fa la
S

pri

( 276 )
prima menzione nello strumento sti

pulato dopo la sentenza, colla quale


fu accordata la prelazione di questo
feudo al Vescovo della Cava. Questo

strumento non poteva mutare il titolo


DD

e la causa del possesso del Vescovo,

2)D

n pu costituire obbligazione de'cit

DD

tadini in favor del barone.

DD

DD

))

D)

DD

4. Tutti gli altri documenti di pos


sesso posteriori a questa epoca non
possono ugualmente costituire diritto,
e per conseguenza non possono sup

plire il difetto del titolo , n sanare


l'incapacit di possedere una servit
generale su tutte le propriet del di
StrettO.

5. Il gravame relativo al rialzamento


del letto del fiume abbisogna di ve
rifica di fatto, e per conseguenza
dee essere rimesso all'esito di una
perizia, o anche a provvedimenti eco
DD

DD

D)

DD

D)

nomici delle autorit amministrative


della Provincia.
D)

Quin

( 277 )
Quindi il Regio Proccuratore di
avviso, che dichiarandosi abolita dalla

legge de' 2 di Agosto la prestazione


del carlino a testa , si decida non
dovuta per difetto di legittimo titolo
la decima ed ogni altra prestazione
universale , e si rimetta l'esame del
rialzamento del letto dell'alveo ad una

ricognizione da farsi, requisite ed in


tese le parti interessateVVinspeare.
La Commissione ha considerato, che
il territorio dello stato di Diano non

sia interamente demaniale comunale ,

come lo han preteso le Universit, ma


che in esso esista una parte di dema
nio feudale, ci che ha rilevato dalle

seguenti carte.
Egli vero che la carta del Conte

di Marsico del 1136 prodotta dal Du


ca non conduce a mostrare la feudali

t di tutto il territorio , com' egli ha

preteso , perch verrebbe ad urtare al

la ragione ed a tanti documenti che


s 3

di

( 278 )
dimostrano il contrario, ma indica che
vi sia un demanio feudale, mentre do

po di aver detto il Conte di Marsico


che concedeva all' Universit di S. Ar

senio il pascolo per tutti gli animali di


quei cittadini per totam terram nostram
Diani , soggiunse : et omnes homines

ejusdem Casalis omnes suas utilitates


in nostris sylvis faciendis; fidaturam
autem nolumus. Ecco dunque che ave
va de'boschi demaniali feudali, ne'quali
accord gli usi civici, eccetto che la
fida.

La carta di Tommaso Sanseverino

altro Conte di Marsico del 1335 pro


dotta dalle Universit, e sulla quale
tanto si son fondate per dimostrare l'e
sistenza del demanio comunale , pi
chiaramente dimostra l'esistenza del de

manio feudale. Vuol'egli che l'Univer


sit di Diano fosse reintegrata de'beni
comunali del suo territorio che l'erano

stati occupati, ma poi soggiunge: Ex


CC

( 279 )

ceptis et distinctis demaniis et posses

sionibus aliis nostris, quae in antiquis


registris, seu quinternis nostris de de
maniis et bonis nostris praedictis repe
riunturservatis, et specialiter nemus et
cesina Policetoe, ed altri territorj che

vengono nominati. certo dunque se


condo questo documento che il feuda
tario aveva i suoi demanj. N vale il
dirsi che questi demanj erano nella
parte montuosa e non nella pianura ,
giacch l'ingegnere Cannatelli spedito

sopra luogo , appunto per verificare i


territorj descritti in questa carta , tro
vando scambiati i nomi dopo tanti se
coli, non li pot verificare n nella
parte montuosa , n nella pianura.
Il diploma di Ladislao poi , la rein

tegra fatta dal capitano Regio di Mar


sico nuovo, i diplomi di conferma del
la Regina Giovanna II. e dell' Impera
tor Carlo V. tendono a dimostrare che

le Universit avevano i loro demanj


s 4

CO

( 28o )
comunali , ma non escludono l'esisten

za de' demanj feudali.

Le due carte di Antonello Sanseve

rino, non sembrato alla Commissione


che indicassero le occupazioni che dal
barone o da'suoi massari si fossero fat

te nel demanio comunale. Quando si

parla delle occupazioni fatte da' privati


si usa l'espressione: dentro del Comune;
ma queste stesse espressioni non si leg

gono, quando si parla di ci che si era


praticato da' massari del barone. Si di

ce che questi avevano condotte le in


dustrie dentro lo terreno che si aveva

no pigliato e difendono. Questa variet


di espressioni indica una variet di do
minio. Rispetto a' particolari si disse
che occupavano i territorj dentro del
Comune, e si domand che ne fossero
espulsi. Rispetto al barone non si parl
se non di pascoli che si erano chiusi
pel bestiame. Ed essendo della natura
del demanio feudale che dovesse stare
aper

( 281 )
aperto per gli usi degli animali de'cit

tadini , pi naturale che l'Universit


avesse insistito , affinch si togliesse
l'abuso, ma non che si restituissero al

demanio comunale i territorj chiusi pel


pascolo degli animali.
Non sembrato argomento sicuro
alla Commissione quello che si volu
to tenere dal confronto de' nomi dei

territorj contenuti nelle carte suddette,


con quelli che si veggono espressati

nella reintegra fatta di varj territorj in


favore dell'Universit nel 14o5 , docu

mento per altro niente sicuro per la


sua illegalit, portando la copia che si
esibita una estratta senza dirsi da

qual originale e da chi questo si con


SGIVaSSG,

Si vogliono simili due nomi di ter


ritorj che si leggono nell'una e nell'al
tra carta , e si dicono essere contrada
de Silia e contrada dello Buco o Vuo

co. Queste contrade nella carta di An


tO

( 282 )
tonello Sanseverino si leggono cos =

Lo tenimento de pede lo Vuoco = Lo


tenimento de Gaudo de Tiglia. Nella

reintegra poi si chiamano =: Le Fi


naite de lo Buco = Terram quae est
prope pontem Siliae. Da questa diver
sit di denominazioni si pu conoscere
se si possa con sicurezza giudicare che
sieno gli stessi territorj.

Il documento della informazione pre


sa delle rendite del feudo nel 1557 in
occasione della tassa dell'adoa, non ha

persuaso alla Commissione che tutto il


territorio dovesse esser comunale. Nel

medesimo non si legge demanio comu


ne di detta terra , ma demanio et co
mune di detta terra. Sono due cose

adunque congiunte insieme demanio e


comune. Queste due diverse denomi
nazioni possono facilmente spiegarsi ,
una pel demanio feudale e l'altra pel
comunale.

Lo stesso argomento suggerisce la


l'ell

( 283 )
reintegra di Staibano. Nella descrizio
ne che fa il reintegratore di tutt'i cor
pi di spettanza del feudo, non una ma

pi volte nomina demaniali e comuni.


Egli vero che nella sentenza usa
le espressioni di demanialibus sive co
munibus, ma non in tutte , perch in
talune in vece del sive adopera la et.

Anzi da notarsi che quando nelle


sentenze parla di beni assolutamente

del feudo dice fuisse et esse demania


lia et de demanio feudi , e parlando
degli altri poi o li chiama demaniali et

comuni, o pure demaniali o sieno- co


muni, onde deve dirsi che riput con
fusi i demaniali del feudo con quelli
delle comuni.

La protesta fatta dall'Universit nel


l'atto del possesso preso dal Proccura

tore di Carlo Cal primo acquirente di


questa famiglia, e l'albarano fatto po
steriormente tra 'l Proccuratore mede

simo e l'Universit, neppure sembra


tO

( 284 )
to alla Commissione che valgano a di
mostrare il dominio assoluto delle Uni
versit sull'intero demanio controverso.

Mettendo da parte se le facolt conce


dute dal novello barone al suo Proc

curatore col mandato di proccura lo

abilitavano a stipulare quell'albarano,


che sempre avrebbe avuto bisogno di
ratifica del mandante, quale ratifica as
solutamente manca, se quelle difese ed

altri territorj che si nominano aves


sero compreso tutto il territorio dema
niale della Piana, non si sarebbe nomi

nato per parti , ma pel tutto. Ed es


sendosi nominato per parti, dimostra
che ne rimaneva altra porzione che
l'Universit non controvertiva e che
doveva essere del barone,

Dall' informazione del rilevio presa


nel 1683 per la morte del menzionato
Carlo Cal non si rileva che la fida
era nel demanio comunale, mentre si

dice che il barone possedeva una fida


gran

(285)

grande (sono le proprie parole) col


la quale va inclusa la difesa della
Mezzana alias lo Galdo , dalle quali
parole non ne segue che la fida era
nel demanio comunale. E parlandosi
poi de'terraggi si dice: Possiede i ter

raggi ne'territorj demaniali senza dirsi


m feudali, n comunali.

Rispetto all'apprezzo del feudo fatto


da'tavolarj Cafaro e Nauclerio coll' in
tervento del Commissario e del Fiscale

del patrimonio nel 1699, la Commis


sione ha considerato che sebbene i sud

detti tavolarj portino come demaniale


il territorio della Piana, pure descri
vono il diritto della fida che l'ex ba

rone aveva su quello stesso territorio ,


la quale circostanza accresce la diffi

colt di distinguere quale fosse il de


manio universale e quale il feudale.

La carta del 1718 mentre sommini

stra un argomento in favor del Comu


ne ,

( 286 )

ne, non dimostra il demanio intera


mente universale. Non perch l'Univer
sit di Diano impetr dal barone che

si fosse impedito a' cittadini di S. Ar


senio di dissodare il territorio che si

disse demaniale, e 'l barone proib gli

ulteriori attentati, e solo permise di

conservare per altri due anni le por


zioni occupate, dichiarando che ci lo
faceva a petizione dell' Universit di

Diano, ne segue che tutto il territorio


era comunale. Gl'interessati erano due,
il barone e l'Universit. Il barone non

poteva da se solo permettere che quelli


aVesSero

conservato per due

altri anni

le terre occupate, perch pregiudicava


al diritto de'cittadini di Diano pel pa
scolo che vi esercitavano, onde dovette

proccurarsi il di loro contentamento,


ma non per quanto intese, che tutto

il territorio fosse comunale.


- Gli argomenti nascenti dal fatto del
Du

( 287 )
Duca e dalle confessioni dell'erario

nel tempo dell' accesso di Cannatelli,


stabiliscono una presunzione per la qua
lit universale del demanio allora con
troverso fra le diverse Universit dello

stato ; ma non sono sembrati bastevoli


alla Commissione per escludere l'esi
stenza di un demanio feudale dimo

strato dalle antiche carte. Il Duca esi

geva la decima sopra tutto, e purch


se gli fosse fatto salvo questo diritto,
poteva consentire alla divisione del
demanio universale e feudale insieme

confusi. Tra le diverse istanze poi pre


sentate dall'erario in tempo dell'accesso
ve n' anche una , nella quale si pro

testa di quanto facevasi, perch il ter


ritorio era interamente feudale.

Quindi la Commissione per le consi


derazioni di soprafatte , ha avuto per
sicuro che fra 'l territorio demaniale di

Diano e de' suoi casali , vi fosse altre


s confuso l'antico demanio del feudo;
che

( 288 )
che fra questo antico demanio si tro

vassero parimente confuse le terre della


mensa del feudo maggiore; e che per
tale confusione avvenuta sia impossibi
le il separare esattamente l'uno dal

l'altro demanio, la Commissione, ol


tre gli argomenti contenuti nelle con
clusioni del Regio Proccuratore, ha
osservato anche dall'albarano fatto tra'l

Proccuratore del primo Duca Cal

quando prese il possesso del feudo, che


i territorj nominati nello stesso albara
no, e che l'Universit disse esser suoi

demaniali, se non costituiscono l'inte


ro territorio della piana, certamente ne
formano la massima parte, e dovendo
ella per esecuzione della legge di sua
costituzione decidere nel giro di un an
no le cause nello stato in cui si trova

no senza impartizione di termine, per


ci venuta prudenzialmente a stabi
lire un quantitativo certo da darsi al

Duca di Diano in piena propriet sul


-

COIl

( 289)

controvertito territorio della piana, che


stasse in luogo dell'intero demanio da

lui preteso cos nella parte montuosa ,


che nella piana , e che compensasse
tutte le sue pretensioni nel territorio-di
Diano e de' suoi casali.

Quindi la Commissione privando il


Duca di qualunque esazione di fida e
di terraggio , e di ogni altra prestazio
ne su tutto il territorio dello stato di

Diano e suoi casali, tenendo presenti la


reintegra di Staibano, l'atto del possesso

del Duca di Cal, l'apprezzo del i699


e la perizia fatta dall'ingegnere Niccola
Cannatelli, venuta a definire le propriet che l'attual Duca di Diano deb
ba conservare in quel territorio. Ha

stimato perci di assegnare al Duca in


compenso dell'antico demanio non li

quidato tomoli mille in piena ed as


soluta propriet nel detto territorio de

maniale della Piana, che non sia pos


seduto da' particolari cittadini a titolo
18o9. N. 9.
t
di

di colonia, o di altri contratti perpe

tui, da doversi distaccare da un inge


gnere da spedirsi da questa citt, di

chiarando il restante territorio dema


siale della piana, e tutto l'altro ter
ritorio di appartenenza delle Universi
u di Diano , S. Giacomo, Sassano ,

S. Rufo, e S. Arsenio, da dividersi


tra le dette Universit secondo la leg
ge 3

per la qual divisione debba farse

ne rapporto al Gran Giudice Ministro


della Giustizia.

Ha stimato inoltre di dare al Duca

pure in pieno dominio la met tanto


della difesa chiamata Mezzana, che dl
l' altra detta Mesole

avendo conside

rato che sebbene amendue sieno po


ste nel detto territorio della Piana, pu

re per la prima nell'apprezzo del feu


do si dice ch' era difesa feudale , ben

s chiusa per soli otto mesi dell'anno,


e per altri quattro aperta per gli usi
civici de'cittadini, e per la seconda si
-

dice

( 29I )
dice ancora ch' era una difesa del ba
-

rone , per soggetta agli usi civici per


soli due mesi, dell'anno. Per le altre

tre difese poi denominate Margini ,


Raccio e Motola, la Commissione le
ha giudicate di appartenenza del dema
nio comunale per le stesse ragioni ad

dotte dal Regio Proccuratore nella sua


conclusione.

Ha stimato, anche la Commissione


di conservare al Duca tutt' i censi dei

fondi ad esso redditizj, le adoe de' suf


feudi , la vigna detta della Corte , il
Prato di Chirico, segnantemente de

scritti nell'apprezzo del 1699; e ci

oltre a' predj urbani, a'mulini, a'cre


diti , ed a tutti gli altri fondi descritti

come burgensatici nel catasto, i quali


corpi e propriet

non sono caduti nella

eontroversia,

Rispetto all' assoluzione degli attras


si domandata dalle Universit di Sas

smo e
V

S. Giacomot per
dei
2 l'affitto
.
cor

( 292 )

corpi di bagliva , zecca e portolana


pretesi del Duca, la Commissione aven

do rilevato che col detto affitto vi an


darono comprese tante prestazioni abo
lite dalla legge, perci ha stimato di
incaricare lo stesso ingegnere d' infor

marsi che abbiano le dette Universit

ne' due ultimi anni introitato dal cor


po della bagliva per la semplice giu
risdizione, bajulare, e da'due altri cor

pi di zecca e portolana , con riferire


per le provvidenze da darsi.
,
Uniformandosi parimente la Commis

sione a quanto dallo stesso Regio Proccu


ratore si detto rispetto all'esazione del
le decime pretese dal Duca per tutte le

vittovaglie nel distretto del casale di S.

Arsenio, come pure della fida, e alla pre


stazione di un carlino a testa per tutti
ei che non seminano , ha creduto di,

ordinarne l'abolizione. E come il Duca


obbligato a pagare alla mensa vesco
vile della Cava , e per essa oggi a' Re
- ,

8]

(293)
gj demanj per detto casale l'annuo ca
none di ducati centoventi; cos rispetto

a questo si ha riserbato di dare la prov


videnza, dopo di aver intesi i menzio

nati Regj demanj. ,

Si uniformata ancora alla stessa

conclusione - del Regio Proccuratore ri

spetto al rialzamento del fiume e alla


recisione de' pioppi piantati nelle rive,
chiesti dalla mentovata Universit di

S. Arsenio, e perci ha stimato d'in


caricare l'ingegnere medesimo che de

ve portarsi sopraluogo, di riconoscere


l'occorrente- intese le parti, e riferire

per le ulteriori provvidenze.

Finalmente la- Commissione non ha

trovata ragione alcuna a favore della


detta Universit di S. Arsemo, onde

dar luogo alla prelazione domandata al


la compera che il Duca fece di quel
l'ex feudo nel 1681 , e quindi ha cre

duto di assolverlo dalla dimanda di es


sa Universit.
t 3

At

( 294 )
Attente quindi le considerazioni di so

pra addotte ha pronunciata la seguen


te sentenza.

1. Si astenga l'ex feudatario Duca


di Diano di esigere il terratico, la fida

ed ogni altra prestazione sull' intero


territorio di Diano e de' suoi casali di

Sassano , S. Giacomo , S. Rufo e S.

Arsenio. In compenso dell' antico de


manio del feudo non liquidato si asse
gnino allo stesso ex feudatario in pie
na ed assoluta propriet tomoli mille
di terreno nel territorio demaniale del

la Piana non posseduto da' particolari


n a titolo di colonia, n di altri con

tratti perpetui, da doversi staccare dal


l' intero suddetto territorio; per effetto

di che si conferisca sul luogo a spese


delle Universit l' ingegnere Raffaello
Minervino, il quale, intesi tanto il Du
ca , che i menzionati Comuni , proce
da al distacco suddetto, e quindi rife

risca per l' intelligenza ed approvazio


-

ne

( 295 )

. .

ne della Commissione. Tutto il restan


te poi del territorio o posto nella
stessa Piana, o nella parte montuosa
resti dichiarato demaniale universale da

dividersi tra tutt' i suddetti Comuni a

tenore della legge, e se ne faccia rap


porto al Gran Giudice Ministro della
Giustizia.

2. Le due difese denominate, una

la Mezzana, e l'altra Mesole si divida

no in due parti eguali; si assegni in


pieno dominio una di esse al Duca
suddetto, e l'altra met testi in bene
ficio del Comune.

3. Il Duca si serva del suo diritto

per l'esazione de' censi e delle adoe


de' suffeudi , a tenore delle rispettive
concessioni

e convenzioni. Sia

man

tenuto anche nel possesso della Vigna

della corte, del Prato di Chirico, e

delle altre sue particolari propriet non


controvertite, come sono i predj urba
t 4

ni,

( 296 )

ni, i mulini, i crediti, e tutt'i fondi


posseduti come burgensatici a tenore
del catasto.

'

4. Dichiara che essendo state abe

lite colla sentenza de' 26 del passato


mese di Giugno le prestazioni sotto no
me di volagni, galline, uova, forni e

giornate di latte, non vi sia luogo ad


altra deliberazione.

5. Dichiara altres che le difese de


nominate Raccio , Motola , Corticato

e Margini sieno delle suddette Univer


sit di Diano , Sassano , S. Giaeomo,

S. Rufo e S. Arsenio , le quali perci


debbano rimanere assolute dalle diman
de dell'ex feudatario suddetto:

6. Si commetta all'istesso ingegnere

Minervino d'informarsi, intese le par


ti interessate , e riferire che rendi
ta siesi percepita dalle Universit di

Sassano e S. Giacomo dal corpo del


la bagliva , ma per la sola giurisdizio
G

( 297 )

ne bajulare , come pure da' corpi di


zecca e portolana, e riferisca per le
provvidenze da darsi.

7. Si astenga l'ex feudatario medesi


mo dall'esazione della decima delle

vittovaglie nel distretto di S. Arsenio,


come pure dalle fide e di un carlino
a testa per quei che non seminano
nel territorio medesimo.

8. Lo stesso ingegnere Minervino

che deve andare sopra luogo, ricono


sca ancora il mulino posto nel teni
mento di S. Arsenio, ed intese le par
ti, vegga se sia vero che il Duca ab
bia alzato il letto del fiume, se da ci

ne derivi danno a'convicini territorj dei

particolari, e se le acque restino rista


gnate e

producano

infezione d'aria ,

come pure se i pioppi piantati lungo


le rive del fiume producano danno ai
convicini terrritorj, e quindi riferisca
per le ulteriori provvidenze.
9. Dichiara che non ha luogo la
pre

( 298 )

prelazione dimandata dall'Universit

di S. Arsenio per la compera fatta dal


Duca di Diano nel 1681 di quell' ex
feudo, e perci lo stesso Duca, resti
assoluto dalla dimanda dell'Universit.
Finalmente sieno salve ad esso Duca

le ragioni, se mai gli competano, tanto


contro del Regio fisco da cui fu ven
duto lo stato di Diano, che contro del

Marchese di Villanova e suoi fratelli;


come ancora contro del Signor Carlo
Pinto da lui chiamato in giudizio , da
poterle sperimentare in altro giudizio ,
ed innanzi a''Tribunali competenti.
Per le spese della lite restino le
parti vicendevolmente assolute.

Num. 3o.

( 299 )
Num. 3o.

A di 22 settembre 18o9.
Tra'l Comune di Castrignano de' Gre
ci in provincia di Otranto , patrocinato
dal Sig. Domenico Bolognese;

E'l suo gi barone, patrocinato d a


Sig. Salvatore Romano;

Sul rapporto del Sig. Giudice Pedi


ClIll

Con sentenza profferita dalla Com


missione in data de' 24 Agosto dello scor
so anno vennero decisi i capi di gra
vezze prodotti , dal Comune di Castri

gnano de' Greci contro di quell'ex feu


datario Nicola Gualtieri. Essendosi per

pubblicata la sentenza , per parte del


Comune furono dimandate le seguenti
spieghe.

1. Se per l'erbatica di una pecora che


la Commissione decise di pagarsi per ogni
mandra composta di nove pecore in so
pra,

pra, si dovesse corrispondere la pecora


o pure il prezzo in denaro contante.
2. Se gli stagli o ragioni pe quali fu
assoluta l'Universit , con essersi riser

vati all'ex feudatario i diritti contro dei

particolari cittadini che possedessero fon


di conceduti con tal peso , per dimo
strare le concessioni bastassero le pla

tee, o fossero necessarj gli strumenti


onde quelle apparissero.

3. Finalmente se dovendo l'ex feu

datario esigere a tenore della stessa sen


tenza la decima di soli cinque generi ,
cio grano, orzo, avena, fave e lino,

l'esazione debba farla in gregne, o pure


in generi triturati sulle aje, e se l'esa

zione la debba fare a norma della pla


tea che quello tiene, o pure secondo le
rivele che furono fatte da cittadini nel
l'ultimo general catasto.

La Commissione intese le parti e 'l


Reg. Proccuratore generale, dichiara ri
spetto al primo articolo che debba ese
gur

(3o1 )

guirsi la sentenza suddetta. Benvero la


prestazione della pecora possa conver
tirsi in denaro a norma della legge.
Riguardo al secondo articolo dichiara
che le concessioni de' fondi col peso di
pagare gli stgli o ragioni debbano co
stare da pubblici strumenti che dimo
strino essere stati detti fondi conceduti,
non gi dalle platee.

Rapporto finalmente al terzo dichiara


che a seconda delle decisioni fatte da

essa Commissione per tutti gli altri Co


muni della stessa Provincia l'esazione
della decima delle vittovaglie debba farsi

dall'ex feudatario in generi triturati


sulle aje , dalle quali non si possono i
generi rimovere se non dopo scorse le

ore 24 dalla cerziorazione fattane alla


persona che fa le veci dell'ex feudata
rio , e che l'esazione medesima debba

esser regolata dalle rivele de' cittadini


in tempo della formazione del catasto
generale.
Num.

(3o2 )
Num.

A di 22

31.

Settembre 18o9.

Tra l' ex barone Marchese Giuseppe


Serra ;
E 'l Comune di Civita in Provincia

di Calabria Citeriore;
Sul rapporto del Sig. Giudice Cavalier Coco.

' '

In seguito della decisione pronunzia

ta dalla Commissione feudale nel d


28 Agosto di questo anno nella causa
tra 'l Comune di Civita e 'l Duca di

Cassano, il Duca ha chiesto la spiega

zione di cinque de' sei capi decisi.


1. Che debba garantirsegli l'esazione

della decima sugli animali, asserendola


un diritto prediale, e come tale con
servato dalla legge abolitiva della feuda
lit de' 2 Agosto 18o6.

2. Che si accertino le sue ragioni con


seguenti l'abolito diritto di bagliva ai
ter

( 3o3)
termini della legge de' 2o Maggio 18o8.

3. Che l'esazione del terraggio si


debba fare alla colma , e la qualit
delle derrate debba regolarsi a consiglio
di buon massaro.

4. Che il terratico debba esigersi in


quella qualit di generi che trovasi con
venuta , e che in conseguenza l'esazio
ne debba farsi a' termini del contratto.

Finalmente che debba garantirsegli


l'esazione del casalinaggio, essendo que
sto di sua prima origine un diritto pre
diale, per ci conservato dalla legge,
e non gi una capitazione come pre
tende il Comune.

Il Comune al contrario ha soggiunto


la dimanda di eseguirsi la decisione me
desima sul suo semplice tenore.
La Commissione feudale, il Regio
Proccurator generale e le parti intese
Dichiara

Sul primo capo. Non vi luogo a

deliberare in quanto alla decima degli


Ill

( 3o4 )

animali, ed in quanto

all'uso civico

s'intenda solamente per causa di com

mercio fra'citttadini,

Sul 2. Sieno salve le ragioni all'ex


barone, se mai gli competono pel com

penso presso la Commissione de'Titoli.


Sul 4. La misura delle terre sia fat
ta col compasso napolitano, il terraggio
si esiga con misura zeccata alla rasa,

tolto ogni aumento.


, Sul quinto. La decisione della Com
missione si esegua pe' territorj colonici;

per quelli ne'quali non vi compasso


e sono stati dati in fitto l'ex barone
si serva del suo diritto.

Sul sesto. Non vi luogo a delibe


" TalTG,

( 3o5 )
Num. 32.

A di 23 Settembre 18o9.
Tra' Comuni

di Secl e Temerano

in Provincia di Otranto, patrocinati dai


Signori Giovanni Corbi e Diego de
Artis;

---

E'l gi barone, patrocinato da'Sig.

Domenico Catalano e Nicola Pacca;


Sul rapporto del Sig. Giudice Fran
chini.

Le Universit di Secl e Temerano

han prodotto nella Commissione feuda


le contro al loro ex barone i seguenti
capi di gravezze.
1. Che non debbano molestarsi i loro
-

cittadini dalla prestazione delle decime


ne'territorj di loro propriet.
2. Che debba astenersi l'ex barone

dall'esazione de'grani 45 per ciascu


na casa o tugurio a titolo di jus galli
all2,

18o9 N. 9.

Ul

( 3o6)
3. Che debba eziandio astenersi l'ex

barone dalla prestazione di una pecora


o capra per ogni mandra a titolo d'er
batica, e di un porcello per ogni scro

fa che partorisce a titolo di carnatica.


4. Che debba parimente astenersi dal
la simultanea esazione della decima e

de' canoni in denaro ne'giardini ed in


altri territorj censuati.
5. Che debba in fine astenersi dall'e

sazione a titolo di vassallaggio di grani


venti per ogni fuoco, di grani dieci per
ogni figlio di famiglia casato e separato
dal padre, di grani cinque per ciascuna
vedova , e di grani dieci per ogni fo
restiere.
All' incontro ha dedotto l' ex barone

che avendo egli comperato il feudo di


Secl e Temerano dal patrimonio del
Duca di Secl precedente apprezzo sotto
l'ombra dell'asta fiscale e coll' autorit
dell' abolito S. Consiglio , debba esser
mantenuto nel possesso di tutte le pre
Sta

( 3o7 )
stazioni contenute in detto apprezzo, e
che in caso di condanna debba essere in
dennizzato non solo dal Duca di Secl

venditore, ma anche da taluni creditori

che si appropriarono porzione del prez


zo da lui pagato per fondo di evizione.
La Commissione avendo

esaminati

gli atti fabbricati in dodici volumi nel

S. C. per lo sviluppo del patrimonio ,


e per l' apprezzo e vendita del feudo,
e le vicendevoli istanze e scritture esi

bite nella stessa Commissione, ed intesi


il Regio Proccuratore generale e le parti

contendenti, ha fatto sopra ciascun gra


vame le seguenti considerazioni.
Sull'articolo delle decime ha rilevato

la Commissione dalle scritture estratte

dal generale Archivio ad istanza della


stessa Universit, che Tenerano sia un
feudo disabitato, che fin dal secolo xv.

i suoi naturali passarono ad abitare in


Secl, che nel rilevio del 1593 furono

descritte le decime di tutt'i prodotti del


ll

tel'.

( 3o8 )
erritorio di Secl, e che nel 16o4 i

possessori bonatenenti in Temerano pre


tesero in Regia Camera doversi dedur

re dal peso della bonatenenza gli annui


censi che pagavano al barone di Secl,
ne fog. 52 a 63 e 99 del 5 vol. A que
sti antichi documenti corrispondono non

meno gli ultimi rilevj, che due giuridi


ci apprezzi del feudo disimpegnati uno
nel 1592 coll' intervento del Consiglier
Commissario, l'altro nel 1793 dal Ta
volario Avellino coll'assistenza del Fi
scale di Lecce. Ed in fine ha conside
rato la Commissione che Secl e Te

merano formano parte della Provincia


d'Otranto quasi tutta decimabile. Quin
di concorsa nel sentimento che deb
ba l' ex barone mantenersi nel possesso

di esigere le decime , e che queste se


condo i principj da essa adottati debba
no restringersi al grano , all' orzo , al

l'avena, alla bambagia, alle fave , al


lino , al vino mosto ed alle ulive.
Non

( 3o9 )
Non si fermata la Commissione

sull' articolo dell' erbatica e carnatica ,

e del diritto delle galline e di vassal

laggio. Poich sebbene l'ex barone ab


bia per tali diritti lo stesso annosissimo
possesso, pure la Commissione animata
dallo spirito abolitivo della feudalit e
seguendo i principj da essa adottati, ha
stimato di abolirne l' esazione.

Sull'articolo della simultanea esazio

ne della decima e de' censi, ha con


siderato la Commissione che non soffe

rendo per se stessa la natura de' fondi


una doppia prestazione in generi ed
in denaro , debba l'ex barone astenersi

da qualunque esazione a titolo di censi


in quei fondi ne' quali esige la decima.
Ma potendo ciascun gravarsi convenzio

nalmente di un doppio peso, ha stima


to la Commissione di limitar la regola
e conservar all' ex barone le prestazioni

convenute ovunque abbia egli strumenti


di speciali concessione.
u 3

sul

( 31o )

Sulla decima finalmente del prezzo ,


inerendo la Commissione al sistema da

essa adottato, ha stimato restringerla


alla quinquagesima a tenore della legge
COII)UlIl62,

Quindi autorizzata la Commissione


dalla legge di sua costituzione a giudi
car le contese feudali , sola facti veri
tate inspecta, e per esecuzione de'Reali
decreti abolitivi della feudalit ha diffi

nitivamente deciso e dichiara.

1. Che l'ex barone continui ad esiger


nel territorio di Secl e Temerano la

decima del grano, dell'orzo, dell'ave


na e delle fave in generi triturati sul
l' aja, della bambagia, del lino e delle
ulive ne' luoghi della ricolta, e del vi
no mosto ne' palmenti.
2. Si astenga l'ex barone di esiger

qualunque prestazione di erbatica e car


natica.

3. Si astenga parimente di esiger qua


lunque prestazione a titolo di censi in
-

quei

( 311 )
quei fondi ne'quali esige la decima.
Ma laddove vi sieno strumenti di spe
cial concessione, esiga le prestazioni
eonvenute negli strumenti medesimi.

4. Nella compera e vendita de'fondi


decimabili esiga l'ex barone la sola quin
quegesima del prezzo.
5. Si astenga eziandio l'ex barone di
esigere ogni altra prestazione a titolo di

jus gallinarum e di vassallaggio.


Finalmente si assolvano vicendevol

mente le parti per le spese della lite.


Num. 33.

A di 23 Settembre 18o9.
Tra'l Comune di S. Giuliano in Pro
vincia di Molise;
E'l suo ex barone Marchese Gagliati;
Sul rapporto del Cancelliere.
Cinque capi di gravezze ha dedotto
-

il Comune contro il suo ex barone.

u 4

Col

( 312 )

Col quarto ha chiesto vietarsi allo


stesso ex barone di esiger le decime so

prattutto sulle foglie, cocozze, morre,


capocantiere , paglia e sull'erba che
falciasi pe' proprj animali.
-

Col quinto ha preteso che quegli si


astenga di esiger la prestazione di un

carro di paglia, che ogni colono ob


bligato a portare nella sua taverna sul
pretesto di esser passata tra lui e'l Co
mune una convenzione verbale , colla

quale fu ceduto ad esso Comune un mu


lino , e dal Comune ceduta la taverna
ad esso ex barone.

La Commissione feudale, sulla requi


sitoria del Regio Proccuratore generale
Sig. VVinspeare , applicando alle due
rapportate gravezze le disposizioni dei
Reali decreti eversivi della feudalit ,

Dichiara
Sul quarto capo. L'ex barone si asten
ga di esiger la decima sulle foglie, co
cozze , morre, capocantiere , paglia e
sull'

( 313 )

sull'erba che falciasi pe' proprj animali.


Sul quinto capo. Abolita la presta
zione del carro di paglia, ed in quan
to all'equivalente cui l'ex barone pu

aver diritto per l'asserta convenzione ,


non che per la legittimit della decima
sul grano, orzo e speltra di cui si fa
parola nel divisato quarto capo , e per
gli oggetti contenuti ne'capi 1, 2 e 3,

la Commissione ne ha passata la decisione all'ordine del giorno.

Num. 34
A di 23 Settembre

189.

Tra 'l Comune di Trivigno in Pro

vincia di Basilicata, patrocinato dal Sig.


Stefano Guarnieri Rossi;

E 'l suo ex feudatario, patrocinato


dal Sig. Francesco Paolo Abrusci;
Sul rapporto del Cancelliere.

Due capi di gravezze ha dedotto il


CGI

( 314 )
cennato Comune contro il suo ex barone.

Col secondo ha preteso sopprimersi


la prestazione degli annui ducati cento
venti a titolo di fornatico, non avendo
l'ex barene esibito i documenti che lo

giustifichino, ed ha insieme dimandato


condannarsi lo stesso ex barone alla re

stituzione del deposito di ducati 12o


nullamente liberato al suo erario.
La Commissione feudale consideran

do sul secondo capo che l'ex barone


non avendo giustificata l'esazione degli
annui ducati centoventi a titolo di for

natico, sebbene fosse stato messo in


mora con decreto dello stato discusso

dell'Universit di Trivigno fol. 5, e con


altro decreto del Presidente dell' aboli

ta Regia Camera signor Saverio Sensio


del d 18 Maggio 18o2 precedente istan
za fiscale dello stesso giorno, debbasi
quella riputare una prestazione nascente
da privativa secondo l'ordinaria natura

della prestazione di tal nome.


- - -

- -

Di

( 315 )
Dichiara che l'ex barone si astenga
di esigere i mentovati ducati cento venti

sotto il menzionato titolo; ben vero qua


lora l'ex barone dimostri fra quindici

giorni d'aver conceduto locali di forni,


si daranno le provvidenze.
Relativamente poi all'oggetto conte

nuto nel capo 1 ed alla restituzione del


deposito de' ducati cento venti liberati

all' erario dell'ex barone di cui si par


la nel secondo capo , la Commissione

ha appuntato passarne la decisione al


l' ordine del giorno.

.
'

. .

- -

( 316 )

-- -

Num. 35.

A di 23 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Ajeta in Provincia
di Calabria Citeriore;
E 'l suo ex barone;
Sul rapporto del Cancelliere.

Ventitre capi di gravezze ha dedotto


il mentovato Comune contro il suo ex

barone.
Col 1. chiede che quegli si astenga
dal diritto proibitivo della taverna, e
che non vieti tanto a' naturali che ai

forestieri di portare a vendere del pa


ne, del vino ed altri commestibili, per
vendere solamente i suoi , venendo la
povera gente con ci angariata dal ta
VGITnaITO,

Col 2 che cessi dal pretendere il di


ritto proibitivo de' mulini, della gual
chiera e di altre macchine, e di esiger

non solo la decimasesta parte di cia


SCUl

( 317 )
scun tomolo delle vittovaglie che si ma

cinano ne'detti mulini, ma anche di


astringere que' poveri naturali a sommi
nistrare i cibarj a' mulinari.
-

Col 3 ha esposto che quegli preten


de esercitare il diritto proibitivo delle
neviere in alcune montagne demaniali

denominate le montagne della Ciavola,


senza vietare agli altri di farsi delle ne
viere consimili per vendere la sua ne
ve al prezzo che pi gli piace.

Col 5 che si astenga di esiger la quar


ta parte dell'olio provveniente da nuz
zoli o sia dalle ossa delle ulive che si

macinano , per
libero esercizio
proprio , e per
Col 6 che si

esser esso Comune nel


de'trappeti e per uso
mercimonio.
astenga di esigere ch'es

so Comune addica al suo erario una

persona senza mercede.


Col 7 che cessi di obbligare l'Uni
--

versit a dare tre persone alla local


corte, una sotto nome di baglivo, l'al
tra

( 318 )

tra di mastrogiurato e la terra di giu


ratO.

Coll'8 che si astenga di esigere gli


annui duc. 146 e gr. 98 per diritto di
zecca, peso, misura e portolania.

Col 9 che si astenga di esigere ann.


duc. 6o per far esenti tutt' i bracciali
di detta terra e tutt'i possessori dei

buoi aratori dal dargli tre giornate di


fatica in ogni anno.

Col decimo che si astenga parimente


di esigere una capricciosa prestazione
per pretesi censi minuti.
Coll' 11 che cessi di obbligare in cia
scun anno una persona la pi comoda

a prendersi per esatti i censi minuti ed


altri diritti ingiusti.
Col 12 che si astenga di esigere da
ogni marinaro dell'Universit e della
marina del casale degli Schiavi la de

cima parte del pesce che si prende in


quel mare.

Col 13 che si astenga di adoperare


-

-- --- ---

---

l'asta

( 319 )

l'asta fiscale nelle ore del dopo pran


zo ne' contratti di locazione e condu

zione de' suoi fondi burgensatici, e dei


fondi da lui pretesi ex feudali.
Col 14 chiede che l'ex barone si a
stenga di affittare la mastrodattia a'na

turali di quel Comune di Ajeta.


Col 15 che si astenga di esigere dai
suoi debitori per via di fatto e senza

serbar l'ordine prescritto dalle leggi.


Col 16 che si astenga di esigere la
prestazione detta sfasciatura, cio roto-

li quattro ed un quarto di carne dalla


coscia di dietro di ogni bue, vacca o
vitello che si macella o muore per al
tra CaulSa.

Col 17 che si astenga di esigere dai


cacciatori il quarto intero de' capri,
de'cinghiali e di altri animali selvatici
che da quelli si ammazzano.

Col 2o che si astenga di esiger de


naro da' suoi pretesi debitori di grano,
allorch tal genere manca, fissandone

il

( 32o )

l prezzo a suo talento, prezzo ch'


sempre maggiore di quello della voce.
Col 22 ha asserito che l'ex barone

intende fidare ne' fondi demaniali del


l'Universit e de' particolari animali ci

vici e forestieri, onde avviene che quei


naturali sono obbligati di portare a fi
dare i loro animali ne'territorj stranie

ri, e pagare il diritto di fida in loro


grave danno.
Col 23, finalmente che si astenga di
esigere da' forestieri sotto nome di piaz
za una esorbitantissima prestazione, ,

La Commissione feudale, sulla requi


sitoria del Regio Proccurator genera
le, applicando alle rapportate gravezze

le disposizioni delle differenti leggi e


decreti eversivi della feudalit, non che

i principj da essa adottati nelle sue pre


cedenti decisioni,
Dichiara

Sul 1, 2 e 5 capo. Estinto il dirit


to proibitivo della taverna, de' mulini,
del

(32 1 )
della gualchiera e di altre macchine,
non che quello delle neviere.

Sul 5. Pendente la decisione sulla

legittimit del diritto e senza pregiudi


zio delle ragioni delle parti, resti sospe
sa l'esazione della quarta parte dell'o
lio provveniente da' nuzzoli o sia dalle
ossa delle ulive.

Sul 6 e 7. Estinto il diritto di ob

bligare il Comune ad addire una per


sona al suo erario senza mercede, non

che quello di eleggere il baglivo, il


mastrogiurato e 'l giurato.

- Sull'8. Cessi di esigere gli ann. du


cati 146 e gr. 98 per zecca, peso, mi
sura e portolana , e se crede doversi
gli compenso , adisca la Commissione
de'Titoli,

Sul 9. Si astenga di esigere gli an


nui duc. 6o che l'Universit ha asse

rito di pagare per far esenti tutt'i brac

ciali di detta terra e tutt'i possessori.


di buoi aratori dal dargli tre giornate di
18o9. N. 9.

fa

( 322 )

fatica in ogni anno , e ci senza pre


giudizio della legittimit del titolo che
l'ex barone, potr giustificare pendente

la decisione degli altri capi riservati.


Sul 1o. Riservata la decisione sulla

legittimit del censi , esiga solamente


dal possessori de'fondi soggetti al pre
eSO CaInOne,

Sull' 11. Estinto per la legge il di


ritto di obbligare in ogni anno uni

persona comoda a prendersi per esatti


i censi minuti ed altri diritti.

Sul 12. Si astenga di esigere, da oa

gni marinaro del Comune e della na


rina del casale degli Schiavi, la decima
parte del pesce e qualunque altra pre
stazione della pesca.

Sul 13. Estinto il preteso diritto di


valersi dell'asta fiscale, rimanendo l'ex

barone soggetto, alle leggi comuni co


me ogni altro cittadino.
Sul 14. Estinto per la legge il dirit
to di affittare la mastrodatta.
-

Sul

( 323 )

Sul 5. Si astenga di esigere da'suoi


debitori per via di fatto e senza serba
re l' ordine prescritto dalle leggi.

Sul 16. Si astenga di esigere la sfa


sciatura, cio rotoli quattro ed un

quarto di carne della coscia di dietro


di ogni bue, vacca o vitello che si
macella o muore per altra causa.
Sul 17. Si astenga di esiger da' cac
ciatori il quarto intero de' capri, dei
cinghiali e di altri animali selvaggi che

da quelli si ammazzano.
Sul 2. Si eseguano le leggi de'con
tratti e si adiscano i giudiei competenti
per la loro legittimit.

Sul 22. Si astenga di fidare ne'ter


ritorj appadronati cos chiusi come a
perti e ne' demanj universali.

Sul 23 finalmente. Si astenga da qua


lunque diritto di piazza, e se crede
competergli compenso, adisca la Com
missione de'Titoli.

Relativamente poi agli oggetti conte


X 2.

nuti

( 324 )
nuti ne' capi 4, 18, 19 e 21 , sulla

legittimit de' diritti contenuti ne' capi


5, 9 e 1o , e sulla natura della mon
tagna di cui quistione nel capo 3, la
Commissione ha appuntato passarsene la

decisione all' ordine del giorno.


Num. 36.

A di 23 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Padolano in Pro
vincia d'Otranto ;
E'l gi barone Conte Scotti;

Sul rapporto del Sig. Giudice Fran


chini.

Cinque capi di gravezze ha dedotto


il cennato Comune contro il mentova
to suo ex barone.

Col primo ha preteso di esser rile


vato dalla prestazione della decima del
grano, avena, fave, orzo, legumi, olio,
lino, vino mosto e fave fresche, e dal
l'ob

( 325 )
l'obbligazione di trasportare siffatta de
cima ne' tempi del ricolto nell'aja e

ne' magazzini della camera ex baronale.


Col 2 ha chiesto che l' ex barone si

astenga dal diritto di carnatica e di er

batica, cio di esigere da chiunque ab


bia pecore, capre e castrati in quel ter

ritorio, tanto se vi di passaggio quan


to se vi si trattiene per tre notti , una
pecora terzina , una capra ed un ca

strato, ancorch tali animali pascessero


ne' territorj, proprj del loro padroni,
sebbene l'ex barone non possegga uu

palmo di terreno suo proprio o dema


niale, e della esazione di una troja per
tutte le volte che partorisce.
. Col 3 ha esposto che lo stesso ex
barone ha usurpato il diritto proibitivo
di costruire i mulini, i trappeti, le co
lombaje e simili.

Col 4 ha preteso l' esenzione dal pa


gamento della decima sul prezzo delle
i

x3

TGIl

( 326 )
rendite che ivi si fanno di stabili, di
-

azioni e simili.
Col 5 finalmente ha dimandato che
-

quegli si astenga di esiger la tassa in


denaro contante da' possidenti a titolo
di ragioni baronali.
La Commissione feudale, sulla requi
sitoria del Regio Proccurator generale ,
applicando alle rapportate gravezze le
disposizioni della legge de' 2 Agosto

18o6, nop che i principj da essa adot


tati nelle sue precedenti decisioni,
Dichiara
Sul , . Riservata la decisione sulla

legittimit del diritto di decimare. Pen


dente la decisione esiga solamente le
decime del grano, orzo, avena, fave,
ulive, vino mosto, lino e bambagia, o

di quelli fra questi generi de' quali


in possesso di esigere. Oltre i nomi
nati si astenga da ogni altro genere.
2. Abolita l' erbatica e la carnatica ,
G

( 327 )

e riservato il diritto di esiger la fida

ne' demanj dell'ex feudo, se ve ne so


no, dedotto il pieno uso de' cittadini
anche per causa di commercio fra essi.
3, Estinto per la legge ogni diritto

proibitivo

4 Pendente la decisione sulla legit


timit del diritto di decimare , esiga la

sola quinqiagesima parte del prezzo


ne' contratti di compera e vendita dei
fondi deeinaalia

5. Abolita ogni esazione di ragioni

baronali, e riservata all'ex barone la


sola esazione de'censi da possessori dei
fondi censiti con concessioni nascenti

da pubblici strumenti

Relativamente alla legittimit del di


ritto di decimare della quale si fa pa

rola nel e nel 4 capo , la Commis


sione ha appuntato passarsene, la deei

sione all' ordine del giorno.

Num.

( 328 )
Num. 37.

a dl 5 settembre 189
Tra l Comune di S. Lorenzo Mag
giore in Provincia di Terra di Lavoro;

E'l gi barone Principe di Colo


brano ;
Sul rapporto del Sig. Giudice Mar
tulCCI,

ll Comune ha chiesto che avendo

l'ex barone pagata per la bonatenenza

su'beni "burgensatici la tassa rettificata


in dic 32 e grani 44 per ogni terzo,
che ricade in ogni anno a ducati 97 e
gr. 32, a questa ragione si tassi la bo

natenenza da calcolarsi da dieci anni

prima della confezione del catasto, seb


bene le once 44o8 importassero una
somma maggiore.
L'ex barone dall'altra parte asseren
do esser falsa la posizione del Comu
ne, per la ragione che molti corpi pre
teS

( 329 )

tesi burgensatici non lo solo , dimanda


darsi corso alla relazione ordinata dal

l'abolito tribunale della Regia Came

ra con suo decreto del d 15 Settem


bre 18o3, perch si venga in chiaro
di ci che realmente dee. . .

La Commissione feudale, sulla requi


sitoria del Regio Proccuratore generale,
vedute le enunciate dimande, ordina che

l'ex barone paghi la bonatenenza alter


mini del catasto dal d 6 Novembre
1798, epoca del cominciamento della

lite , sotto la deduzione delle quantit


che far costare di aver soddisfatto. E

per le somme dovute dal decennio avanti,


del catasto, se ne com
metta la liquidazione e'l calcolo al Ra
la formazione

zionale Cavaliere Gaetano Cenni.


- a

( 33o )

Num. 38.

A di 25 Settembre 18b9.
-

Tra 'l Comune di Roccavalleoscara

nella seconda Provincia di Abruzzo Ul


teriore , patrocinato dal Sign. Raffaele
Volpicelli ;

E' suo ex barome Principe di Mon


temiletto, patrocinato dal Sig. Antotio

Zamparelli;
Sul rapporto del Cancelliere,

liimatie ha esposto dhe il men


zlbnato Principe di Monteniletto in Di

cdmbre dell'anno 806 esig da esso


duc, 4a4 e grani 8o per l'annata ha
turata in Agosto del 18o6, cio duta
ti 159 e gr. 8o per colta di S. Maria,
duc. 18o per preteso affitto perpetuo
della montagna di Macchialonga e Ro
tella, e duc. 75 pel canone de'feudi e

prati; e duc. 382. 1o gli esig in Mag


gio 18o8 per l'annata maturata in A
go

( 331 )

gosto 18o7 , e finalmente per l'anna


maturata in Agosto 18o8 si trovano de
positati presso l' Intendenza per ordine
di essa Commissione duc. 339 e gr. 89.
Ha soggiunto che siccome collasen
tenza profferita dalla Commissione a' 5
corrente mese di Settembre fu ordinato

che l'ex barone avesse continuato ad

esigere le due prestazioni una di du


cati 18o per le montagne di Macchia

longa e Rotella, l'altra di ann. duc. 75


pe' feudi e prati, cos fa dichiarata
personale eventuale la prestazione di

due, 169.8o per colta di S. Maria, e


quindi abolita dalla legge de' 2 Agosto

18o6. Che per esecuzione della detta


sentenza siccome giusto che l' exba

rone sia soddisfatto delle due enunciate


prestazioni, cos egualmente ragione
vole che l' ex barone medesimo paghi
tutte le quantit indebitamente esatte

dopo la promulgazione della legge dei


2 Agosto 18o6 per la colta di S. Maria.
Fi

( 332 )

Firalmente dopo di avere asserito ch


le due prestazioni dovute all'ex barone
ascendono ad ann. duc. 255, e le due
annate maturate in Agosto 18o6 ed in

Agosto 18o7importano ducati 51o, dai


quali detratta la decima a norma del
Reale editto del d 8 Dicembre 18o6 ,

restano duc. 452. Che le due annate poi


maturate nell'anno 18o8 sino al cor

rente anno i 18o9ascendono ad altri du

cati 5mo, da' quali detratto il quinto a

norma del Ral decreto de' 1o Giugno


i8o8, restano duc. 4o8. Che il credito

dunque, dell'ex barone ascende a du


cati 867 , de' quali avendone ricevuti

ducati 424 e grani 8o in Dicembre 18o6


e due. 382. 1o in Maggio 18o8 come

da'documenti fol.227 e 228, altro non


resta a conseguire che ducati sessanta
e grani 1o.
Dopo tutto ci chiede che de' duca
ti 339 e gr. 84 depositati presso l' In
tendenza se ne liberino ducati sessanta
-

e gr

( 333 )
e gr. 1o all'ex barone, restando con
tal pagamento soddisfatto dell' annata

maturata nella fine di Agosto corrente


anno 18o9, e i rimanenti ducati du
gento settantanove e gr. 74 si restitui
scano ad esso Comune.

La Commissione feudale, il Regio


Proccurator generale e le parti intese ,
considerando che la dichiarazione con
tenuta nella sua decisione del d 5 stan-

te Settembre in quanto agli annui du


cati 169 e gr. 8o per colta di S. Ma

ria retroattiva in favor del Comune


all'epoca della legge de' 2 Agosto 18o6.
Considerando che con Real decreto

de' 2 Giugno 18o7 furono aboliti tutti

gli arretrati per le prestazioni abolite


dalla legge, che per conseguenza il Prin
cipe di Montemiletto era inibito ad esi
gere qualunque somma per l'annata
del 18o7.
Decide.

L' ex barone restituisca tutte le quan


-

tl

( 334 )
tit esatte per gli ann. duc. 169. 8o di
colletta di S. Maria dopo il mese di

Dicembre dell'anno 18o6, e si liberi


no all'Universit tutte le quantit de
positate per la stessa causa.
Si liberino all'ex barone tutte le quan

tit depositate per gli an. duc. 18o pel


fitto perpetuo di Macchialonga e Rotel
la , e per gli annui ducati 75 pe' censi

de'feudi e prati, e sia lecito alla stes


sa Universit il ritenere sulle due sud

dette prestazioni la decima non ritenu


ta dal giorno in cui fu eseguita la leg
ge sulla contribuzione fondiaria sino a
tutto l'anno 18o7 , e dall' anno 18o8
in avanti sia lecito ritenere il quinto a
norma del Real decreto de' o Giugno

18o8, da eseguirsi la presente decisione alla diligenza dell'Intendente della Pro


vincia.

Num.

( 335 )
Num. 39.

A di 25 settembre

18o9.
e

Tra l Comune della Posta in Pro

vincia di Terra di lavoro, patrocinato


dal Sig.Raffaele Passarelli;

El Sig. Giuseppe Conte, patrocinato


dal Sig. Giuseppe Pesce;
Sul rapporto del Sig. Giudice F ran
ehini.

L'Universit della Posta ha doman


dato nella Commissione feudale di esser
mantenuta nel possesso di pescare i car
pioni nella fontana denominata Sanven

ditto. Ella si diretta contro il Sig.


Giuseppe Conte qual cessionario del
Buca d'Alvito di lei barone. Ma Con
te nell'atto stesso che ha dichiarato di

non esser proibito a que'naturali di pe

scar nel fiume cogli ordegni ordinarj, ha

psotestato di esser tutto interesse del


Psiacipe di Colobrano successore di
Al

(336 )

Alvito , e di aver domandato innan


zi tempo la rescissione del contratto
nell'abolito S. Consiglio per mancanza

d'ipoteca e per altri vizj inerenti al


medesimo contratto.

La Commissione avendo esaminati gli


atti fabbricati in quattro volumetti nel
l'anzidetto S. Consiglio e nell' abolito

Tribunale della Regia Camera, ed in


tesi il Regio Proccuratore generale e

le parti contendenti, ha osservato che il


gravame dedotto nella Commissione non

corrisponde al giudizio agitato in Re


gia Camera ed al titolo prodotto da
Conte. Costui avendo comperato nel

1792 taluni fondi dal Duca di Alvito


acquist benanche il diritto-proibitivo
della pesca de'carpioni e delle trotte
nel fiume Fibreno pel rilevante prez
zo di ducati cinquemila, nel fog. 8 del

proc. pro Josepho Conte. All'incontro


il giudizio promosso in Regia Camera
dall'Universit nel 18o2 fu tutto di
-

ret

( 337 )
retto alla pesca de' carpioni nella dino
1ata fontana. Qu essendosi ordinata l'os

servanza del solito, seguirono degli


atti civili e criminali non meno sulla
pruova del possesso, che sugli attentati
in contrario. E siccome l'Universit

prov di aver ella esercitato da tempo


immemorabile, e dato in affitto il di
ritto della pesca nella fontana di San

venditto, cos prov Conte che aveva


egli acquistato ed esercitato lo stesso
diritto di pesca sul libreno, e special
mente nella sua sorgente detta il lago
della Posta. Ma qualunque sia la varia
denominazione de'locali in contesa, sem

bra indubitato che la sorgente di Fi


breno ed il lago della Posta sieno la
fontana medesima di Sanvenditto, e

che formino parte del fiume Fibreno.


Considerando intanto la Commissio
ne che il diritto proibitivo della pesca
acquistato da Conte nel fiume F ibreno,
ed in qualunque punto dello stesso fiu
- 18o9. N. 9.

me

( 338 )
me, viene estinto dalla legge de' 2 Ago
sto del 18o6 e da'decreti abolitivi del
la feudalit.

Considerando pure che l'Universit


della Posta per sovvenire alle sue ur
genze pu privare se stessa ed i suoi
cittadini della libert di pescare nella
Foce o sia Fontana delle acque che
sorgono e fluiscono presso l'abitato.
Considerando finalmente di esser Con

te la persona legittima che sentir doveva

l'Universit, dacch egli ha conteso in

Regia Camera qual compratore e pos


sessore sul diritto proibitivo.

Ha quindi la Commissione diffiniti


vamente deciso e dichiara.

1. Si astenga il signor Giuseppe Conte


ed il suo autore Duca di Montecalvo

da qualunque diritto proibitivo cos


nel fiume pubblico di Fibreno, che
nel Lago della Posta e Fontana di
Sanvenditto.
2. Si serva l'Universit del suo di
Tlta

( 339 )
ritto sulla fontana di Sanvenditto.

3. Il diritto della pesca si eserciti


colle moderazioni e riserve prescritte

dalle vegghianti leggi intorno alla pe


scagione.

4. Restino salve al nominato Conte

le ragioni da lui dedotte nel S. Consi


glio contro al Principe di Colobrano ,
e che possono competergli in forza del
la presente sentenza.

Finalmente si assolvano vicendevol


mente le parti per le spese della lite.

y2

Num.

A di
in

(34o )
Num. 4o.
26 Settembre 18o9.

Tra' Comuni di Maruggio e Castigno


provincia di Otranto, patrocinati dal

signor Mariano Tarantino;


c
E'l Real Ordine delle due Sicilie e
Capitolo di Taranto, patrocinati da' si
gnori Michele Andrisano e Filippo Fe

sta;

Sul rapporto del signor Giudice Fran


chini .
La Commissione feudale nel d 3

luglio del corrente anno ad istanza del


l'Universit di Maruggio abol le pre

stazioni ch'esigevansi dall'Ordine delle


due Sicilie nel di lei territorio, e dal
Capitolo di Taranto nel territorio di

Castigno a titolo di portolana, di fida,


di vassallaggio e di jacitura : e ridusse
a quinquagesima la decima del prezzo
nel'a compera e vendita de'fondi deci
-

- ,

I03

( 34 )
mabili. Ma si riserv di decidere il

gravame della prestazione decimale so


pra gli stessi territorj dopoch uniti si
fossero agli atti correnti gli antichi pro

cessi esistenti nel generale Archivio, ed


avesse il Real Ordine esibiti i documenti

additati con biglietto del suo G. Teso


riero. Quindi essendosi trasmessi tre an

nosissimi processi ed essendosi eziandio

prodotti varj documenti dalle parti con


tendenti, la Commissione, intese le me

desime parti ed il Regio Proccuratore


generale, ha esaminato l'articolo delle
decime prima sul territorio di Marug
gio , indi sul territorio di Castigno.
Per Maruggio ha osservato la Com

missione che la prestazione decimale


vien sostenuta a favor dell'Ordine del

le due Sicilie non meno dalla consue


tudine della provincia di Otranto, che

dal possesso uniforme e dagli atti con

venzionali e giuridici di pi secoli.


Nel 1473 furono ridotte in pubblico
y3

Strul

( 342 )

strumento le prime capitolazioni ( di


cui si abbia memoria ) fra l'Universit
ed il Commendatore Carlucci dell'abo

lito Ordine di Malta utile padrone di


detta Terra avvalorate di Regio assen

so , ove parlasi della decima del prez


zo e del diritto di jacitura, ne fog. 33
a 35. Altri due strumenti di conven

zione farono stipulati nel 156o fra la


stessa Universit ed il Commendatore

barone, muniti eziandio di Regio as


senso , in cui si ebbe per vera la pre
stazione decimale di tutti i prodotti

del territorio di Maruggio, ne fog. 7 a


1o del processo grande trasmesso dal
generale Archivio. Queste convenzioni
produssero non guari dopo un formale
giudizio nel Tribunale della Regia Ca
mera per l'aumento de'fuochi, e l'Uni
versit anzich negar la prestazione de

cimale e le antiche capitolazioni ne ar


ticol l'esistenza , ne' fog. 45 a 48 e 93
a 1o2 di detti atti. Si benanche estrat
ta

( 343 )
ta dall'Archivio Camerale una provvi
sione spedita dalla Regia Camera nel

1587 da un possessor bonatenente che


chiese non pagar bonatenenza perch
qnnossio il fondo alla decima della Re

ligione Gerosolimitana, nel fog. 98 del


proc. corr. Ed in fine vien comprovato
l'antico e continuato possesso da' so

lenni cabrei formati dall'Ordine negli


anni 1629, 1653, 1678, 17o9 e 1744,

ne' fog. 97 a 1oo di detto proc.


Non ha quindi esitato la Commissio
ne di doversi mantenere il Real Ordi

ne delle due Sicilie nel possesso di esi


ger la decima sopra l'intero territorio
di Maruggio e di restringer l'esazione

secondo il sistema da essa adottato a ge


neri principali del grano , dell' orzo ,
dell' avena , delle fave , del lino , del
vino mosto e delle ulive.

Ugualmente chiara e legittima ha ve


duto la Commissione di esser la pre
stazione decimale dovuta al Capitolo d
y 4

Ta

( 344 )
Taranto sul territorio di Castigno. Nel
1372 una Dama favorita e della Regina
Giovanna I. per nome Margherita Bel
loloco baronessa della terra d'Otranto ,

possedendo il feudo rustico di Castigno


che disse territorium magnum et teni
mentum terrarum cultarum et inculta

rum et macchiosarum , ottenne prima


dalla Sovrana di mutarne la natura feu
dale in burgensatica , e di poi ne fece

ampia donazione all'anzidetto Capitolo,


ne fog.75 a 85 del proc. cor. Dopo due

secoli, circa nel 161o fu promossa ed


agitata nell'abolito S.Consiglio una lun
ga ed ostinata lite tra l'Universit di

Maruggio , i possessori de'fondi ed il


Capitolo intorno alla prestazione deci
male de' prodotti de' territorj di Casti

gno. E comech manchino i processi


originali, rilevasi non pertanto da co
pia estratta de' libri de' notamenti , da
gli ultimi ordini spediti dal Consiglio

nel 1743 ed eseguiti dalla Provinciale


Udien

( 345 )

Udienza contro a' possessori rispettivi


pel pagamento delle decime attrassate;

e da varj strumenti stipulati fra co


storo ed il Capitolo, che non solo fu

rono interposti nel possessorio pi de


creti interini a favor del Capitolo, ma
anche nel petitorio ottenne egli favore

vole sentenza; e che dippi nel 1642


fu riconosciuto per padrone diretto dei
fondi controversi con istrumenti di con

venzione, ne fog.6o a 74 del proc. cor


e 1 a 119 degli atti fra'l Rev. Capi
tolo e l'Universit.

Quindi concorsa la Commissione


nel sentimento uniforme di doversi u

gualmente mantenere il Capitolo di Ta


ranto nel possesso di esigere la decima

degli stessi sopranotati generi in tutto


il territorio di Castigno.

Autorizzata adunque la Commissione


dalla legge di sua costituzione a decider
le contese feudali , sola facti veritate

inspecta, e per esecuzione de'Reali de


CIG

( 346 )
creti abolitivi della feudalit ha diffini
tivamente deciso e dichiara.
1. Che l'Ordine delle due Sicilie con

tinui ad esigere nell'intero territorio di

Maruggio la decima sopra i prodotti


del grano , dell'orzo , dell'avena e del
le fave in generi triturati sulle aje e
ne' luoghi della loro ricolta , d' onde

non sia lecito di rimuoverli, se non


ventiquattro ore dopo di averne cer
ziorati gli agenti di esso Real Ordine ,
del lino e delle ulive ne' luoghi mede
simi della ricolta , e del vino mosto

ne' palmenti.
2. Sia parimente mantenuto il Ca
pitolo di Taranto di esigere in tutto il
territorio di Castigno la stessa decima
su' prodotti del grano, dell' orzo, del
-

l' avena e delle fave in generi triturati

sull'aja e ne' luoghi della loro ricolta ,


d' onde non sia lecito rimuoverli se

non ventiquattro ore dopo d'averne cer


ziorati gli agenti di esso Capitolo , del
-

li

( 347 )

lino e delle ulive ne' luoghi medesimi


della ricolta , e del vino mosto ne'pal
menti.

- -

3. Finalmente si assolvano a vicenda

le parti per le spese della lite.

Num.

41.

A di 26 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Letto Palena in

Provincia di Abruzzo Citeriore, patro

cinato dal signor Vincenzo Ippoliti ;


L'Abate Commendatario di S. Maria

di Monteplanizio , patrocinato dal si


gnor Domenico Bolognese ;
E l'Amministrazione de'Reali Dema

nj , patrocinata da'signori Nicola Amo


ra e Francesco Scandone;

Sul rapporto del signor Giudice Ca


valier Coco;

Intese le parti e 'l Regio Proccurato


generale.

LU

r-

( 348 )

L'Universit di Letto Palena ricorse


nel 18o3 nell'abolita Regia Camera e
chiese.
1. Che l'Abate Commendatario di

S. Maria di Monteplanizio si astenesse


dall' esigere alcune prestazioni di grano
e di vino da coloro che coltivavano la

parte inferiore di una montagna sita nel


territorio di detta Universit, e la di
cui met superiore appartiene alla so

pradetta Abbadia.
2. Che restituisca la met superiore
-

della montagna suddetta la quale si


vuole anch'essa usurpata.
3. Che l'Abate si astenesse dall'esi

gere la prestazione di mezza misura per

tomolo da un comprensorio di terreno


che forma parte del demanio di detta
Universit.

4. Che si astenesse dall'esigere la pre


stazione di vino mosto che pretende da

coloro che tengono vigne.


5. Che si astenesse dall' esigere 29
CalT

(349)
carlini all'anno da alcuni possessori in
un prato che parte del demanio del
l'Universit.

6. Finalmente che si astenesse dall'e


sigere un tomolo di grano a fuoco.

E per partes dell'Abate Commenda


tario si son fatte le seguenti riconven
zioni.

- -

1. Che la popolazione sia condannata


alla rifazione de'danni che violentemen
te nel 1799 cagion al mulino dell'Ab
badia.

2. Che sia tenuta l'Universit a pa

gare il censo per quel suolo, che occu


p per costruire la sua gualchiera, e che
appartiene all'Abbadia suddetta.
3. Che la medesima Universit, resti

tuisca il prezzo degli erbaggi estivi che


nel tempo dell'anarchia affitt per suo
COntO,

4. Che nella ripartizione della fon


diaria hanno i decurioni e ripartitori

usurpato pi di 1ooo tomolate di terra


:

al

(35o )
all'Abbadia; onde che ne sia reintegrata.
5. Che restituisca i beni che ha usur

pato intorno alla Chiesa di S. Maria.


La Commissione ha osservato;

Che l'Abbadia di Monteplanizio


surta dalla soppressione del Monistero
de'Benedettini sotto lo stesso nome , e

che esisteva fin da' tempi del Re La


dislao. Fu commendata la prima volta
nel 1531, e nel 1789 fu dichiarata di

regio padronato.
Che da un diploma di Carlo II di

Angi del 13o5 apparisce che il Moni


stero di S. Maria di Letto Palena pos

sedeva Castrum Lecti cum hominibus


tenimentis territoriis ac omnibus aliis
juribus suis.

Che nel sopradetto anno 1531 vi fu


rono alcune capitolazioni tra 'l primo
Abate Commendatario e gli uomini di
detta terra, dalle quali capitolazioni ap
pariscono due cose : 1. Che l'Abate e
sercitava in tutto il territorio di Letto
mol
-

( 351 )

molte funzioni dipendenti dalle giuris


dizioni di bagliva , zecca e portolana.

2. Che de'beni proprj dell'Abbadia non


si fa menzione se non de' seguenti lo
cali: Sancto Petro, Prato di S.Maria,
Vicenna, Vigna, un molino ed una
valchiera.

Per parte dell'Abate si asserito


che il Monistero fu fondato nel mese
di Aprile del 1o2o dal Conte di Chieti
Roterio e dotata del terreno e della

montagna componente tutto il territorio


di Letto Palena.

Si osservato che nel catasto del

1743 tutto il territorio di Letto e la


montagna si dichiara redditizio della
Real Badia.

Che poco dopo l'Universit mosse


lite all'Abate di quel tempo Cardinal
Albani sulla propriet della parte su
periore della montagna ; che la lite fu
estinta sul nascere da uno strumento

di transazione, il quale per altro manca


di

(352 )
di tutte le solennit richieste dalla leg

ge, ma stato da quell'epoca sempre


osservato, specialmente in quella parte
che riguarda la prestazione di duc. 4o

all'anno che l'Abate si obblig di pa

gare all'Universit purch gli lasciasse


la montagna.

- -

Che le tre coppe o sia il tomolo di


grano a fuoco l'Abate dice esigersi a

titolo di decima sagramentale per man


tenere il parroco; e che nel 1768 fu

transatta collo strumento mancante an


ch'esso di tutte le solennit per du

cati 32 all'anno. ,

La Commissione ha deciso.
1. L'Abate sia assoluto dalla revin
dica pretesa dall'Universit della parte
superiore della montagna. Gli sia per
messo di vendere l'erba , salvi a' citta

dini i pieni usi civici anche per ragion


di commercio tra loro per tutto l'anno.
2. Nella parte inferiore della mede

sima montagna, l'Abate si astenga da


Ogni

( 353 )

ogni esazione a titolo di quarta e fo


glietta, di mezza misura a tomolata e
di prestazione di mosto sulle vigne ,

esclusi i territorj di suo pieno dominio


se mai ve ne sono , ne' quali si serva
del suo diritto.

3. Non sia molestato l' Abate pel


terraggio che esige in quella parte del

demanio del piano in cui attualmente


si trova in legittimo possesso di esigere;
ben vero esiga non gi a ragion di ot
tava ma bens di decima.

4. Sia permesso all' Abate di conti


nuare l'esazione di carlini 2o sul prato
di S. Maria nominato nella capitola

zione del 1531; si astenga da ogni esa


zione sugli altri prati dell'Universit
e de' particolari cittadini.
5. Si astenga dall'esazione di un to
molo di grano a fuoco e da quella dei
duc. 32 all'anno che per transazione
della predetta prestazione sta esigendo.
6. Per tutte le riconvenzioni dell'A

18o6 N. 9.

bate

( 354 )
bate l'Universit si dichiara assoluta.

7. Per la gravezza relativa alla fon


diaria della quale l'Abate si duole, le
parti adiscano l'autorit competente.
Num 42.
A di 26 Settembre

1899.

Tra 'l Comune di Melissano in Pro

vincia di Ctranto, e Vincenzo Piccio

li , patrocinati da'Signori Vito Valen


tini e Vincenzo Paolini ;
E'l Principe di Melissano, patroci
mato dal Sig. Gennaro de Causis;
Sul rapporto del Sig. Giudice Mar
tucci.

Vincenzo Piccioli di Gallipoli ha de


dotto in Commissione contro il Princi

pe di Melissano per la masseria che

egli possiede nel feudo di Supersano


seu Fontana le seguenti gravezze.

1. Il barone decima sopra tutti i


prodotti del suolo.

2.

( 355 )
2. Esige l' erbatica e carnatica.
3. Annui ducati dieci a titolo di ba

gliva.
4. Il cordolio consistente in un to
-

molo di grano per ogni coppia di buoi,


e stoppelli sei dello stesso genere per
ogni coppia di vacche aratorie.
5. L' allegata o obbligata consistente

nel travaglio d'una giornata franca di


un pajo di buoi , malgrado che il ba

rone abbia cercato d'esigere questa pe


rangaria ne' suoi feudi di Supersano ,
Taviano e Melissano.

Questi gravami comuni per gli abi


tanti di Melissano , di cui l'Universit
anche in giudizio per ottenere colla

soppressione delle decime, anche quel


la della decima del prezzo , delle pre

stazioni de'censi per bagliva, e l'aboli


zione del diritto di portolana e piaz
za, sollecitano del pari una decisione
che li riguardi.

Quindi la Commissione,
-

In

( 356 )

Intese le parti e 'l Proccuratore Re


gio Generale nelle loro conclusioni.
Considerando relativamente a Piccioli

di essere indifficoltabile che la sua mas


seria

della Minittola seu Fontana -

stabilita nel comprensorio del feudo di


Supersano decimabile in favore del ba
rone nella parte seminata , come risul
ta dalla sua rivela catastale e dal rile

vio del 172o , ov' detto la masseria

della Minittola decimabile si posside


da Caterina Perilla , da chi Piccioli
ha causa.

Che i suoi diritti si attaccano per con


seguenza alle reclamazioni del Comune
di Melissano relativamente alla decima

zione de' prodotti e ad ogni altro che


forma l' oggetto de' suoi gravami.
Considerando in ci che concerne il

Comune di Melissano , che in confor


mit de' principj adottati dalla Com

missione per quella parte della Provin


cia di Lecce , ove le decime si trova
IO

( 357 )

no da lunghissimo tempo costituite , le


decime istesse devono essere mantenute

con quelle limitazioni che la ragione


prescrive.

Che il feudo di Melissano nella sua

totalit e quello di Supersano per la


parte coltivata soggiacciono ugualmente
alla decimazione de' prodotti.

Che questi prodotti per lo stato pos


sessivo consegnato ne' rilevj sono limi
tati solamente al grano , orzo, avena,
vino mosto , lino ed olio.

Che la decimazione de' prodotti non


pu avere luogo in conseguenza che
per questi soli generi , e colla dichia

razione in quanto all' olio che la de


cimazione deve farsi in natura , cio

in ulive e ne' luoghi ov' esse si raccol


gono.

Considerando sugli altri capi che le


stesse disposizioni altre volte adottate
dalla Commissione sono applicabili per
l' abolizione dell' erbatica e carnatica ,
z 3

del

( 358 )
del cordolio ossia una prestazione in
grano pe' buoi e vacche aratorie , del
l' allegata o obbligata pe'censi e ra
gioni.

E che la legge ha provveduto all' a


bolizione de'diritti di bagliva, portola
na e piazza.

Decide e dichiara

Legittime in favore del feudatario tan


to nella parte coltivata di Supersano
che in Melissano le sole decime di gra
no , orzo, avena, vino mosto, lino ed

ulive , ogni altro genere escluso.


Ordina che sulle terre decimabili non

si esiga che una sola prestazione nel


l'anno a scelta del feudatario.

A' possessori delle terre decimabili


accordato di diritto il favore della com

mutazione e del riscatto.

Dichiara abolite le prestazioni di qual


siasi altro genere , e conosciute sotto i
nomi di erbatica e carnatica, cordolio,
allegata o obbligata, di censi e ragioni.
Di

( 359 )
Dichiara in fine aboliti i diritti di

bagliva , portolana e piazza , de' quali


il feudatario si provvenga se ha luogo
presso la Commissione de'Titoli.
Spese compensate.

Num. 43.
A di 26 Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Taviano in Pro

vincia di Otranto, patrocinato dal Si


gnor Vincenzo Paolini;
E l'ex feudatario Principe di Melis
sano , patrocinato dal Signor Giovanni
Corbi ;
-

Sul rapporto del Sig. Giudice Mar


tucci.
Il Comune di Taviano ha dedotto i

seguenti capi di gravezze contro l'ex


feudatario Principe di Melissano.
Il possessore decima tanto sul territo
rio di Taviano, che sulle vicine terre
z 4

di

( 36o )
di Melissano e

Supersano seu Fontana,

sul grano, orzo, avena, fave, bamba

gia, vino mosto, lino, olio, agli , ci


polle, calce e paglia.
2. Esige la decima di prezzo in tutte
le vendite.
3. L' erbatica e carnatica.
-

4. Sotto nome di bagliva esige delle


annue prestazioni su' fondi tanto rustici
che urbani.

5. Esercita il diritto di portolana e


piazza.

Il barone ha opposto a queste do


mande l'eccezione del giudicato del S.
C. nel 12 Febbrajo del 1783.
La Commissione , intese le parti e 'l
Proccuratore Regio generale nelle sue
conclusioni.

Considerando che esiste in materia

un giudicato, e che i giudicati stabiliti


dalla legge per la sicurezza delle pro
priet non ammettono esame o inter
pretazione.
Ha

( 361 )
Ha dichiarato

Doversi il giudicato eseguire per la


decimazione de' soli generi della prin

cipale coltura di ciascun anno, ed in


guisa che sulla stessa terra decimabile
non si esiga doppia prestazione , o
prestazione di differente genere nell'an
no, salvo a' proprietarj il diritto di va
lersi del beneficio di commutare le de

cime in denaro , e di redimerne il pe


so a' termini del decreto del 2o Giu

gno 18o8.

Considerando per che per la legge


abolitiva della feudalit molti diritti com

presi nel giudicato sono restati estinti ,


come sarebbe la portolana e piazza
contenuta nel quinto capo.
Che alcuni altri cadendo sull' indu

stria, come sarebbe l'erbatica e la car

natica contenuta nel terzo capo, gli agli,


le cipolle, la calce e la paglia compresi
nel primo si trovano in qualit di pesi
personali ugualmente per la legge aboliti.
Che

( 362 )
Che la legge istessa non eonosce al
tra regola nella definizione della deci
ma di prezzo su' fondi decimabili, che
la sola misura della quinquagesima.

E che in fine la bagliva non d pi


alcuna ragione per esigere delle pre
stazioni a questo titolo.
Dichiara

In esecuzione della legge estinti ed


aboliti i diritti di piazza e portolana
altra volta esercitati dal barone.
Estinta ancora l'erbatica e la carna

tica, o qualunque somma per esse con


Venuta.

Estinte altres le decimazioni sulla


calce , agli e cipolle.
La decima del prezzo ridotta a quin
quagesima sia solamente esigibile sui
fondi decimabili.
Dichiara

Estinte finalmente tutte le prestazioni

in censi a titolo di bagliva.


Avendo benvero il feudatario per que
sti

( 363 )

sti censi de' titoli di particolari con


cessioni nascenti da pubblici strumen
ti , si serva di suo diritto contro i pos
sidenti.

Niente per le spese.


Num.

44

A di 27 Settembre 18o9.

Tra'l Comune di S.Vito in Provincia


di C)tranto ;

E l' ex barone ;

Sul rapporto del Sig. Giudice Fran


chini.

Essendosi profferita a d 26 Maggio


del corrente anno la sentenza diffiniti

va su' capi di gravezze proposti dal


Comune di S. Vito contro l' ex feuda

tario Principe Dentice ne fu commessa

l'esecuzione con lettera del Proccura


tore Regio al Sottintendente di Brindi

si , abilitandolo a delegare una giusti


Zla

( 364 )
zia di Pace , esclusa quella del luogo.
Quindi fu destinato il Giudice di Pace

di Martina, da cui sotto il d 1 1 Ago

sto fu fatto l'atto d'esecuzione. Di que


sta esecuzione essendosi doluto l' ex

barone Principe Dentice con istanza


per capi, si dolse seguentemente di non
essersi pubblicato l' intero tenore della
sentenza , e di essersi con eccesso ese

guiti i capi relativi alla restituzione dei


mulini, alla riedificazione dell'orologio
ed alla manutenzione della Foggia.
La Commissione avendo intese piena
mente le parti ed il R. Proccuratore ,
ha determinato e dichiara.

1. Si restituiscano all' ex barone gli


animali inservienti a' mulini , e quivi
ritrovati nell' atto dell' esecuzione della

sentenza , come pure le provvisioni ri


poste per uso degli stessi animali. Del
dippi degli attrezzi , mole ed altri
strumenti che siensi trovati esistenti

per maggior comodo e riserva degli stes


S

( 365 )

si mulini, se ne tenga ragione nell'ap


prezzo de' miglioramenti. Per esecu
zione intanto della medesima sentenza

relativa a'mulini, si commetta una pe


rizia non meno delle migliorazioni e
deteriorazioni dinotate in detta senten

za , che delle aggregazioni , se mai vi


sieno dedotte dall'ex barone, ad un pe
rito eligendo di comun consenso, o pure
a tre periti eligendi da altro Giudice
di Pace. Questo si destini dal Proccu

ratore Regio del tribunale provinciale di


prima istanza.

2. Resti in pieno dominio dell'ex

barone la bottega inferiore alla nuova


torre dell' orologio. E l'Universit vi
abbia soltanto libero il passaggio per
gli usi dell'orologio medesimo a tenore
della sentenza.
3. Lo stesso Giudice esecutore rife
-

risca, se l'esecuzione data nell'articolo


della sentenza relativo alla Foggia sia
ne' termini della sentenza.

Fi

( 366 )
Finalmente il medesimo Giudice ese
gua tutti gli altri capi della sentenza
che non siensi ancora eseguiti a favore

cos del Principe ex barone, che del

l'Universit.
Num. 45.
A di 28

settembre

18o9.

Tra 'l Comune di Rutigliano in

pro

vincia di Bari , patrocinato dal Signor


Onofrio Pappalepore;

E'l Capitolo di S. Nicola di Bari,


patrocinato dal Sig. Diego Ferrigni;
Sul rapporto del Sig. Giudice Mar
tucci.

Nell'anno 18o5 il Comune di Ruti

gliano con otto capi di gravezze dedot


ti contro il Capitolo di S. Nicola di Ba
ri, domand
.
1. La cessazione della bagliva.
2. L' abolizione del diritto di scan

naggio.

'

..

3.

( 367 )
3. di piazza.
4. di portolana.
5. della prestazione di vino , galline
e pollastri.
6. della prestazione di tomoli 496 di
grano in ogni anno oltre le servenie
di orzo commutato in grano.
7. degli ann. duc. 22 per censi mi
Inutl.

8. E degli ann. duc. 618. 4o colla


restituzione dell'esatto.

Indi a 8 Agosto 18o8 domand in


questa Commissione feudale dichiararsi

aboliti per la legge i primi quattro ca


pi , e giudicarsi su' rimanenti.
La Commissione feudale,
Le parti e'l Proccuratore Regio gene

rale intesi nelle rispettive loro concluSlOII,

Considerando sul 1, 2, 3, e 4 capo,


che i diritti di bagliva , scannaggio ,
piazza e portolana sono estinti per la

legge. E che non rimane al Capitolo


che

( 368 )
che a domandare i compensi , se han

luogo, presso la Commissione de'Titoli.


Considerando sul quinto, capo che
la prestazione di vino, galline e pol
lastri manca di titolo

per

essere

ulte

riormente conservata.

Considerando sul sesto che la pre

stazione de'generi contenuti in questo


capo ha contro i particolari che vi so

no soggetti una origine legittima, quale


quella che risulta dagli strumenti del
16o3 e 17 17. E che quindi luogo a
mantenerla per esecuzione di queste
scritture.

Considerando sul settimo capo,

che

i censi minuti nella somma di duc. 22

non possono essere legittimamente esatti

che da' particolari possidenti questi be


ni in forza di strumenti di concessione.
Considerando sull' ottavo capo che la
somma annua di duc. 618. 4o composta

delle partite seguenti, duc. 222 per abo


lizione di censi feudali sopra i territo
T] ,

( 369 )
rj , case e vigne de' particolari, duca
ti 18o per diritti di forno e mulini , e
due. 216.4o per fiscali, non pu esse
re ulteriormente rigettata a carico del
Comune.

Perch relativamente alla somma di

duc. 822 non giusto d' imporre una


tassa civica per pagarsi i censi , che

il Capitolo disse nello strumento de'28


Agosto 1482 di essere in diritto di esi
gere sopra i territorj , le case e vigne
de' particolari.

Che quindi risoluto lo strumento fin


ch si esonera il Comune da un peso

cui non pi ragionevole di farlo sog

giacere, equo di salvare al Capitolo


la ragione di esercitare il suo diritto

contro i concessionarj e particolari pos


sessori di questi beni.

E relativamente alle due altre som


A

me de' duc. 18o per diritto di forni e


mulini, e duc. 216. 5o per causa di fiscali , i diritti che le facevano perce

1899 N. 9.

dal

pi

( 37o )
pire sono estinti e perenti per la legge.
Dichiara

, Estinti in esecuzione della legge i di


ritti, di bagliva, scannaggio, piazza, e
portolana esercitati finora in Rutiglia
no dal Capitolo di S. Nicola di Bari :

salve al Capitolo le ragioni, se ne ha,


per domandare i compensi presso la
Commissione de'Titoli, e per l'inden

nit, se ha luogo , contro il Duca di


Noja.

Non dovute ancora le prestazioni di


vino , galline e pollastri contenute nel
quinto capo.
Dovute per al Capitolo di S. Nicola
di Bari le prestazioni in generi conve
nute e dichiarate da' particolari negli

strumenti del 16o3 e 1717 a' termini


di queste scritture.
-

Dovuti ancora i censi minuti da' par


ticolari contro de' quali il Capitolo fa

r costare di avere speciali strumenti


di concessione.

( 371 )
E dichiara assoluta l'Universit dal

la prestazione annua di ducati 618. 4o


per diritto di mulini e forni, per par
tita di fiscali e per abolizione di censi
feudali sopra territorj , vigne e case.

Benvero avendo il Capitolo partico


lari strumenti di concessione per que
sti censi si serva di suo diritto contro

i possidenti. E pe' fiscali adisca la Com

missione de'Titoli pel compenso se gli


compete.

Le spese del giudizio compensate.

da 2

Num.

(372 )
A di 28 settembre 189
Tra'Comuni di Salice e Guagnano

in Provincia di Otranto, patrocinati


dal Signor Mariano Tarantini ;
E l'ex feudatario , patrocinato dal

Signor Tommaso Colangelo ;


Sul rapporto del Signor Giudice Mar
tucci.
.
I Comuni di Salice e Guagnano han
dedotto in Commissione i seguenti ca
pi di gravezze.
Si son doluti
1. Della universalit della decima su

tutte le produzioni del suolo.


2. Del diritto del cunnatico.

3. e 4. Della piazza e portolana.


. Della licenza di mietere.

Dell' oneratico seu cultorio.

Della fida a' forestieri per pasco


lare

( 373 )

lare le erbi nascenti da' fondi del part


colari.

8. Della decima di prezzo in tutte le


alienazioni di fondi s rustici che ur
bani.

9. Della erbatica, carnatica e munta


di latte.

'

1o. Della esazione- de' censi minuti.

11. Dell'esercizio del diritto proibi


tivo de'mulini, trappeti, forni ed o
sterie.

12. Della privativa delle acque sta


gnanti nella ces detta palude di Ro
dani.

13. L'esenzione della decima del

grano che si semina nelle vigne sulle

quali si decima il vino mosto.


14. La facolt di servirsi degli alberi
che nascono ne' territorj decimabili dei
particolari.
E, Guagnano ha domandato in fine

la revindica del bosco di Guagnano su


---

aa 3

cui

( 374 )
eui l'Universit esercita gli usi civici
di legnare al secco.
Il barone ha opposto a Salice uno
-

strumento di convenzione munito di

decreto di expedit dell'epoca del 1778


ove tutti i diritti siclamati erano stati
conservati al feudatario.

E per abbondanza ha presentato con


tro, i due Comuni i rilevj del 1563 ,
r618 e 1678, contestando lo stato pos
sessivo cui si rapporta la consuetudine
della Provineia di Lecce relativamente
all'esazione delle decine universali.

I Comuni hanno opposto a queste

carte antiche una particola dell' inven


tario del Principi di Taranto portante
la data del r447, e presentata nel 1564

dal barone di Salice e Guagnano in


una lite agitata nel tempo colla citt di

Lecce all' occasione del pagamento dei


diritti di piazza, da' quali i Leccesi pre
tendevano dove essere esonerati.
-

Pi

( 35 )

Pi una informazione presa nel 1618


alla occasione di un rilevio, informa

zione nella quale furono adoperati i


credenzieri del barone.

Da' rilevj del barone risulta che le

decime erano esatte sulla pi gran


parte de' principali prodotti dell'anno,
l'oglio non escluso.

Dalle carte presentate da' Comuni si


deduce che la decima delle ulive era
eccettuata : Exceptis arboribus oliva
rum quae ad aliquam non tenentur

servitutem ex antiqua consuetudine,


carta del 1447. E che questa decima

non cominci a prestarsi che per con


venzione coll' Universit e per l'affit

to e vasi del trappeto. Le parole sono

queste: Lo trappeto non utile a det


ta corte, senonch per la decima del

l'oglio, cosi per convenzione coll' U


niversit, perch altrimenti detta Cor
te non avea decima d'oglio. Intanto
aa 4

la.

( 376 )

la decima dell'oglio era per l'affitto e


vasi del trappeto.
La Commissione ,

Intese le parti e 'l Regio Proccuratore


generale nelle sue conclusioni.

Il Presidente ha messo in delibera


zione per Salice la seguente quistione
preliminare.
La convenzione del 1778 munita di
expedit ed invocata a suo vantaggio da
barone pu essa sortire contro il Co
mune i suoi interi effetti ?

Esaminatasi la proposizione. Si dap


prima osservato ch' essa - mancava di

materia per tutti gli articoli aboliti dal


la legge, e che essa rimaneva per con

seguenza inefficace e di niun valore per


tutte le privative e diritti proibitivi con
venuti , e per tutte le altre prestazioni
che avevano le persone o la di loro in
dustria per oggetto.
Si osservato in seguito per tutto
-

C1O

( 377 )

ci che relativo alle prestazioni ter


ritoriali che la legge ha ordinato di
Innantenere,

Che il complesso delle antiche carte


possessive non istabilisce in favore del
feudatario il diritto della decima sulla

universalit de' prodotti della principale


coltura dell'anno.
Anzi relativamente alla decimazione

dell' olio chiaro dalla carta del 1447


ch' essa non fu stabilita che pel solo

diritto di macina e per l'affitto de' vasi


del trappeto, come l' informazione del
1618 si esprime.

Che quindi una prestazione conven


zionale dovuta solamente da quelli che
volevano andar a macinare ne' frantoi
del feudatario non poteva cangiar di
natura e trasformarsi in una prestazio
ne territoriale.

E per la transazione sotto questo


rapporto evidentemente ingiusta e le

siva. Com' essa lo del pari per la


de

( 38 )

decimiazione del cotone il quale nean


che trovasi nelle vecchie carte menzio
natO.

Deveidosi dunque la transazione ri


guardare
non avvenuta.
La Commissione

Ha considerato che per le decine in

generale in veduta dell'inventario del


i 447 non potevano conservarsi che quel
l del solo grano, orzo, fav , avena,

vino mosto e lino.

Che la legge aveva pronunziato l'abo


lizione di tutti i diritti che formano
oggetto del 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 ,
9 11 capo di gravami.

Che la legge istessa ha abolito le de


cime di prezzo nelle contrattazioni.
Che tuttcci che si sige dal Comu

ne per censi minuti dee essere del pari


abolito.

Cnsiderando inoltre che dopo la

pibblicazione delle leggi eversive della


feudalit non pu essere denegato ai
Co

( 379 )

Comuni l'uso libero delle acque della


palude. Che il feudatario deve perci
astenersi dall'esigervi qualsivoglia pre
stazione.

Considerando che la ragione stessa


che ha fatto abolire il diritto di fida

su' territorj de' particolari deve com

prendere l'abolizione di qualunque di


ritto sugli alberi selvaggi che nascono
ne' medesimi territorj.

Considerando per Guagnano in par


ticolare ;
Che il bosco di cui il Comune chie

de la revindica una propriet eviden


temente feudale.

Che quindi la revindica non ha luo


go. Ma non avendo il bosco medesimo

alcuna qualificazione di difesa, nella di


lui continenza, gli usi civici anche di

legnare al secco non possono esservi ,


denegati.
Per queste considerazioni

Decide e dichiara
Evi

( 38o )
Evidentemente lesiva, per conseguen
za nulla e non avvenuta la transazione
,
del 1778.
Quindi dichiara in Salice e Guagna

no legittime in favore del feudatario le


sole decime del grano, orzo, fave, avena , vino mosto e lino, ogni altro
genere escluso.
-

Ordina che sulle terre decimabili non

si esiga che la prestazione di un solo


genere nell'anno a scelta del feuda
tario.

A' reddenti sieno applicabili le dispo


sizioni de' Reali

Decreti relativi alla

commutazione del peso in canone fisso


ed al riscatto.

.:

Dichiara aboliti in esecuzione della

legge tutti i diritti conosciuti altra vol


ta sotto il nome di cunnatico, piazza e
portolana, licenza di mietere, onora
tico seu cultorio, fida a'forestieri o ap

propriazione di alberi sulle terre s a


perte che chiuse de' particolari, 'l'erba
tica

( 381 )

tica, carnatica e munta di latte, e qual


sivoglia diritto proibitivo.

Dichiara abolita ancora la decima di


prezzo nelle contrattazioni e tutte le
prestazioni esatte finora dal Comune a

titolo di censi minuti o di ragioni.


Dichiara l'uso delle acque della pa
lude grande detta altrimenti di Rodani
libero e comune a tutti.
-

. Assolve il feudatario dalla revindica

del bosco. Dichiara il bosco medesimo

demanio feudale soggetto a' pieni usi


civici anche di legnare al secco in fa
vore degli abitanti di Guagnano , usi

estimabili in divisione. La ghianda del


bosco rimane per dichiarata propriet
esclusiva del feudatario.

(382)
-

Num. 47.
---

2A di 3o Settembre 18o9.
Tra 'l Comune di Campi in Provin
cia di Otranto , patrocinato da' Signori

Pasquale Franceschini e Mariano Ta


rantini;

E la sua baronessa Duchessa di Co

trofiano, patrocinata dal Signor Tom

maso Colangelo;

--

---

Sul rapporto del Signor Giudice Pe


dicini.

'

"

Nel giorno 21 del passato mese di

Giugno si fece la lettura de' capi di


gravezze prodotti dall'Universit di

Campi contro di quella ex feudataria


Duchessa di Cotrofiano. Ne rimasero di

quelli decisi 7 e furono riservati ad un

pieno esame i seguenti altri , co' quali


l'Universit ha domandato.

1. Che debba l'ex feudataria anzidet

ta astenersi dall'esazione della decima


de'

( 383 )
de' prodotti che nascono tanto nel ter

ritorio di Campi che ne'territorj di due


altri feudi disabitati detti Afra e Ba
gnara.

2. Che debba esser reintegrata nel

possesso del casamento, per uso di ta


verna posto nella pubblica piazza, di
Campi.
3. Che debba l'ex feudataria mede
sima astenersi di esigere, tanto nel det

to ex feudo di Campi, che ne due altri


Afra e Bagnara da ogni possessore di

territori annui grani 45, ed inoltre un


grano e mezzo ed un tomolo, di grano
e di fave.

4. Che l'exfeudataria medesima qua

l'erede del Cardinale Enriquez dovesse


pagarle due capitali uno di duc. 21 ooo
ed un altro di duc. 13oo.

5. Che se le dovessero liberare i de


positi ordinati dal gi S. C. pel diritto
di affida.

6. Che dovesse pagarle la bonatenen


Zdl

( 384 )
za pe' beni burgensatici da essa Du
chessa posseduti.
7. Finalmente che dovesse abolirsi la
-

prestazione ch'esige per la maturazione


de' lini che i particolari cittadini fanno

ne' proprj fondi.


La Commissione su ciascuno de'rap

portati capi ha fatto le seguenti consi


derazioni.

Sul capo 1. ha considerato che il feu


do di Campi in tempo de' Re Arago
nesi era posseduto dalla famiglia dei
Maramonti, e Raffaele de' Maramonti
fu uno di que'baroni della Provincia

di Lecce che ricorsero a Ferdinando l

d'Aragona dimandando di esser man


tenuti nel possesso di esigere le decime
delle vittovaglie ed altro , ed il Re re
scrisse a Federico suo figlio che li a

vesse garantiti ne' diritti che loro spet


tavano.

Dalla famiglia de' Maramonti pass

poi il feudo a quella di Paladinis, e


l' Im

( 385 )
l'Imperador Carlo V. confermando nel

154o a Ferdinando de Paladinis il feu


do di Campi abitato assieme con Afra
e Bagnara disabitati, espressamente no
min le decime.

Nelle informazioni fiscali prese nel


1529 e nel 1568 delle rendite di detto
feudo tra le altre si porta quella della
decima del grano , dell'orzo , dell'ave

na, fave, olio, lino e vino mosto, e


ne' rilevj del 1675 e del 1697 , oltre a
tutti detti generi, si porta anche la de
cima della bambagia.
Vedendo quindi la Commissione pro

vata l'antica consuetudine di esigere le

decime su tutt'i menzionati prodotti, ha

creduto giusto di mantenere la Duchessa suddetta nel possesso di esigere la

decima di tutti gli espressati prodotti.

Siccome per dal rilevio del 1697 si


rilevato che nell'ex feudo disabitato di

Bagnara non ispetti all'ex feudataria che


la sola met della decima, giacch l'al
18o9. N.9.

bb

tTa

(3e6 )

tra met si asserisce di esigersi dalla

Mensa Vescovile di Ostuni, perci si


stabilito che dovesse esigere la met
soltanto sulla decima degli stessi generi
di sopra rapportati.

Rispetto il capo 2 ha considerato che


l'Universit non abbia alcun titolo n

di dominio n di possesso del casamen


to per uso di taverna. La carta del
1621 da essa Universit esibita , oltre

all'essere illegale, altro non dimostra


se non di aver dati a partito tutt' i
corpi di rendita ch'ella aveva, e tra gli
altri si vede nominata la taverna, ma

sta detto che per questa si dovevano pa


gare al barone annui duc. 6o, il quale
era obbligato a dare 2o barili di vino
e dieci some di paglia, ch'erano la do

te pel mantenimento della taverna me


desima. Di fatti nel rilevio pagato nel
629, cio otto anni dopo di detto
partito, si vede portata dal barone la
rendita della detta taverna nella stessa
-

"Inna

( 387 )
maniera che sta descritta in detta carta

del 16a1. Dunque l'Universit la pos

sedeva non come sua, ma come con


cedutale dal barone a titolo di affitto,

il quale essendo poi terminato, la ta


verna torn nuovamente nelle mani del
barone , onde si vede che nel rilevio

del 1667 si porta affittata per duc. 11 o


col peso di somministrare la sola pa
glia, e nel rilevio del 17o5 si vede af

fittata per duc. 65. Quindi ha stimato


la Commissione di assolvere la detta
Duchessa dalla dimanda dell'Universit.

In quanto al capo terzo ha conside


rato indoverose tutte le altre prestazio
ni che si esigono su de'fondi decimali

oltre della decima, e perci ha credu


to di abolirle tutte , non potendo un

fondo esser gravato da tanti diversi


pesi , quando non vi sia una conces
sione espressa.
Rapporto al quarto capo ha consi
derato che negli atti non esista che il
bb 2

te

( 388 )

testamento ed i codicilli fatti nel 1756


dal Cardinale Enriquez. Dal testamen
to, si rileva che istitu due eredi fidu
ciarj, a'quali impose che dopo di ave
re adempito a' legati e ad altre incom
benze da lui ordinate, dovessero resti
tuire l'eredit al suo cugino Niccola
Filomarino Duca di Cotrofiano, ma

non volendo il medesimo accettare le


condizioni da esso apposte, gli sostitu

il Collegio delle scuole pie di Campi ,


e in mancanza di questi il Capitolo del

la Chiesa madre di quella terra, ed in

ultimo luogo l'Universit della terra


medesima. Dichiar tra le altre cose il
testatore che egli era creditore del men

zionato Duca di Cotrofiano in forza di


strumento di convenzione di un capi
tale di duc. 31 mila, e siccome il Du
ca era creditore dell'Universit di Cam

pi di un capitale di ducati 1o7oo, co


s volendo gratificare l'Universit mede
sima , , ove disse di esser nato , ordi
-

1O

( 389 )

n che il Duca dovesse rilasciare tali

capitale alla medesima , ed in conse

guenza che il suo credito contro del


Duca restasse per soli duc. 2o3oo, da
andare in suo beneficio ogni qualvolta

col dippi della sua eredit rimanesse


ro soddisfatti i legatarj e tutti gli altri
pesi da lui ordinati.
L'Universit di Campi secondo le
asserzioni delle parti consegu il bene

ficio del rilascio del capitale de'du


cati 1o7oo, importo del suo debito, ed
ora in forza della sostituzione ordinata

nel testamento suddetto in suo favore,

ha preteso che dovesse la Duchessa di


Cotrofiano pagarle i ducati 2o3oo resto
demenzionati duc. 3 m., quanto im-

portava il credito del testatore sulla


easa di Cotrofiano.

Ma siccome le parti stesse han con


fessato avanti la Commissione che vi

sia un processo riguardante l' eredit


del Cardinale Enriquez, cos la mede
bb 3

si

( 39o )
sima, volendo rischiarato meglio il fat
to, ha stimato di ordinare l' esibizione

del detto processo.


Riguardo al eapo quinto si rilevato
dagli atti che tra' capi di gravezze pro
dotti nel 1739, uno di essi, e propria
mente il primo riguard l'esazione di
-

carlini tre che il barone faceva per ogni


testa di cittadino, e di grani cinque per
ogni vedova, di quale esazione se ne
dimand l'abolizione, con restituirsi ci
che indebitamente si era esatto.
Il Commissarie della causa ordin

che il barone si astenesse di esigere la


detta prestazione, ed impart termine
sulla restituzione dell' indebito; ma il
S. C. nel 1743 confirm il termine im
partito, e intanto ordin che si facesse
deposito delle dette prestazioni, e que
sto decreto fu confirmato in grado di
nullit nel 1772 , poi nel 1774 in

grado di restituzione in intiero pro


dotta dall'Universit.
-

Nel

( 39 )
Nel 1781 per mezzo del governatore

locale, secondo apparisce dalla di costui


relazione, furono esatti duc. 27o, 89 per
due annate di dette prestazioni, onde

la Principessa di Campi li deposit con


partita di Banco nel S.C. , e domand

nuovi ordini per astringere i cittadini a


pagare le altre annate maturate, ed ot

tenne gli ordini corrispondenti. Ma


nel seguente anno 1782 l' Universit
chiese dilazione pel pagamento degli

attrassi. La Duehessa prest - il con


senso che gli attrassi si pagassero con
dilazione , con pagarsi cioi ogn' anno
l'annata corrente ed un'altra annata di
attrassi fino all' estinzione di questi;

bens le quantit che si sarebbero esat


te si depositassero in potere dell'era
rio. Altro di questo dagli atti non ap
parisce.
La Commissione adunque ha consi
derato che la prestazione non era che
un dazio imposto dal feudatario sulle
bb 4

te

( 392 )

teste de' cittadini, qual facolt eragli


dalla legge negata, non essendo tal di
ritto che della sola potest suprema, e
che perci il deposito fatto nel S.C. si
doveva all'Universit liberare, e non sa
pendo se gli erarj della Duchessa o al
tri suoi agenti dopo del 1782 avessero

fatta altra esazione, ha stimato di com


metterne una verifica per dare in se

guito le provvidenze.
,
Sul capo sesto ha considerato ehe la
bonatenenza per legge sia obbligata l'ex
feudataria a pagarla, e perci l'ha con
dannata al pagamento dal d del cata

sto, e per liquidarne il quantitativo ha


commesso il calcolo.

- Finalmente sul capo settimo ha con


siderato che alla Duchessa di Cotrofia

no non competa diritto alcuno per esi


gere qualunque prestazione da' cittadini

di Campi per la maturazione de' lini


che essi fanno ne' proprj territorj, an

che se questi sieno soggetti al peso di


decima.

Per

( 293 )
consi
derazioni quindi di
Per tutte le

sopra addotte, intese le parti ed il Re


gioProccuratore generale, ha diffiniti
VaInente deciso,
1. Sia lecito all'ex feudataria Duches

sa di Cotrofiano, di esigere da cittadini

di Campi tanto nel territorio, di quella


terra, che dall'ex feudo disabitato di

Afra, la decima del grano, orzo, ave


na, fave, ulive, lino , bambagia, e vi
no mosto, escluso ogni altro genere.

L'esazione per delle decime delle vit


tovaglie si faccia in generi triturati e sul

le aje, dalle quali non si possano rimo

vere se non cerziorata 24 ore prima


la persona legittima che fa le veci dell'ex
feudataria. Quella delle ulive si faccia

ne' luoghi ove si raccolgono, e quella


del vino mostone' palmenti. Nel ter
ritorio, poi dell'altro ex feudo disabitato

di Bagnara le sia lecito di esigere la


met della decima suddetta per gli stessi
generi menzionati, e colle stesse rego
le di sopra stabilite.

2.

( 394)

a Sia la stessa Duchessa assoluta dal

le dinande, dell'Universit per la re


vindiea del casamento posto nella pub

blica piazza di Campi per uso di ta


verra'

3. si astenga la Duchessa medesima


dall'esazione di annui grani 45, di un
grano e mezzo, di un temolo di grano
e di fave sugli stessi territori pe''qua
li si paga da' possessori la decima s
4 Esibiti gli atti che riguardano l'ere
dit del Cardinale Enriquez si daranno

le provvidenze dimandate dall'Univer

sita pe due capitali di dnc.2 m e di


duc. 13oo.

5 Resti abolita la prestazione di an


nui carlini tre per ogni testa di citta
dino di Campi e di grani cinque per

ogni vedova, e si liberino in beneficio


der Universit suddetta i depositi fatti

atti del S. C. per tali causa


oltre si commetta al Consigliere d'In
teudenza della provincia Sig. Benedetto

( 395 )
Mancarelli di verificare se gli erarj o

altri agenti di essa Duchessa abbiano


fatto delle esazioni per conto della cen
nata prestazione, quante annate, e che
somme siensi esatte , e riferisca per le
ulteriori provvidenze.
6. Si condanni la menzionata Du

chessa di Cotrofiano a pagare la bona


tenenza dal giorno del catasto , e si
commetta al prorazionale Nicola Guer

ra di farne la liquidazione, intese e ri


chieste le parti, per darsi in seguito la
provvidenza.
7. Finalmente si astenga la Duchessa

medesima di esigere qualunque presta


zione per la macerazione de'lini che i

cittadini di Campi fanno ne' proprj fondi


decimali.

Per le spese della lite restino le parti


vicendevolmente assolute.

IN

( 397 )

DE DIRITTI, E DELLE PREsTAzIoNI


-

sULLE QUALI sI GIUDICATo.

..

SETTEMBRE 18o9. N. 9.
-

--

N. 1.

Nea causa tra 'l Comune di

Canneto e l'ex barone.

pag. 3.

1. Censi sulle case e territorj.

2. Prestazione su' secondi, terzi e


quarti piani

delle case.

3. Prestazione sulle acque.

4. Portolania sulle scale, gradini


e gaifi.
5. Proibizione di migliorare i fondi.
N. 2.

N. 2. Nella causa tra 'l Comune di

Faggiano e l'ex feudataria.

p.7.

1. Decima sul grano, fave, orzo,

avena, vino mosto ed ulive.


2. Dichiarazione in demanio feu

dale del territorio detto Monte

o Laserra soggetto a' pieni usi


ClVlCl,

3. Credito strumentario di ducati


Io9o.
-

N. 3. Nella causa tra 'l Comune di

Caramanico e l'ex barone. p. 13.


Terze censuali in annui ducati
3oo: indebito esatto.

N.4. Nella causa tra 'l Comune di

Pratola e l'Amministrazione gene

rale de'Regj Demanj.

pag.17
Attrasso per tabacco, regie

strade, decima, doppia de


cima, fondo delle pensioni,
mantenimento delle bande
mili

(399 )
militari ed altri pesi straor
dinarj.
N. 5. Nella causa tra 'l Comune di

Palo , il Conte di Conversano e l


Principe della Rocca. , pag. 18.
- 1. Reintegra de'trappeti: ann. du
cati 8o per canone.
2. Reintegra de'mulini: prestazione

annua di duc. 72.


3, Annui dnc.zo per le fossate e

spinate del castello: dichiarazio


ne delle fossate in suolo pub
blico.

4. Bagliva: indebito esatto.


5. Dichiarazione della difesa Arri

carro di propriet del Comune

sotto l'annua corrispondenza di


duc. 3o.

6. Assoluzione dal capitale di duc.


22 m.: indebito esatto.

7. Assoluzione delle vicendevoli a


zioni.
8,

( oo)

8. Usi civici anche per ragion di


commercio nella difesa di Bru
nettO.
-

N. 6. Nella causa tra 'l Comune di

Tarsia e l'ex barone.

pag.35.

Capitali di duc. 2o5o e di du


cati 25oo.
N. 7. Nella causa, tra 'l Comune di
Scilla e l'ex barone. .
. pag.45.
1. Uso civico di pascere, acquare
e legnare nel territorio di Scilla.
2. Scannaggio.
-

3. Diritto proibitivo de'mulini: an


nui duc. 262.53 per diritto di
pesca.

IN. 8. Nella causa tra 'l Comune di

Roccavalleoscura e'l Principe Signor


Carlo di Tocco Cantelmo Stuard.p. 47

1. Prestazione di ann. duc. 169.8o.


2. Annui duc. 18o per l'affitto per
pe

--

(4o1)

--

petuo della montagna di Mac


chialonga e Rotella.
3. Ann. duc. 75 per la censuazio
ne de' feudi e prata.
-

N. 9. Nella causa tra'l Comune di


Altamura e la generale Amministra
zione de'Reali Demanj.
p. 52.
1. Ann. duc. 5oo a titolo di scan

naggio , zecca , pesi e misure.

2. Annui duc. 12o per bagliva.


N. 1o Nella causa tra 'l Comune di

Capaccio e'l Principe d'Angri. p.55.


i

Risoluzione del contratto di

affitto delle difese Laura,


Cerzagallara e Codiglioni.
N. 11. Nella causa tra 'l Comune di

Sanseverino e 'l Principe di Bisi


gnano.
pag. 63.
1. Terratico a ragione di mezza
semenza.

18o9- N.9.

cc

2.

( 4o2 )
2. Censo sulle vigne: prestazione
di grani 35 a tomolo ridotto a
grani 2o.
3. Misura del seminati collo stesso

compasso di cui si fa uso per gli


altri demanj ex-feudali di Chia
rOnOnte,

4, Terratico sul granone a ragione


di mezza covertura.

N. 12. Nella causa tra 'l Comune e

cittadini di Carpignano co' fratelli


Gaetana e Federico Villani. p.69
Assoluzione dell'universit co
s dall'azione di assistenza

che dal credito preteso dai


fratelli Villani.
N, 13. Nella causa tra 'l Comune di

Montrone e l'ex-feudatario. p. 74.


1. Spiega della decisione preceden

te, comprendendosi il testatico


su' buoi aratorj nell' abolizione
2
de'carliui 18 nnui. -

( 4o3 )
2 Dichiarazione delle cisterne Ron

dinella e dell'Aja di pertinenza


del barone : pubbliche, tutte, le

, altre esistenti lungo le strade.


, 3. Risoluzione del contratto de'mu
lini.

4. Prestazione per la costruzione o


suolo delle case,

5. Esazione della giumella e dei

censi ne' soli territorj denomina


, ti Piantata di ulivi e mandor

... le, Parco della Rondinella, Par


co di S. Leo , territorio della
difesa.

6. Le vigne e'l giardino dichiarate


del barone.

: 7, Assoluzione dell'Universit dai


censi di Capurso e da ogni al
tra prestazione.
;

- ,

, , ,

Lettera ministeriale per le ac


pag. 86,

que.
cc

1N, 14.

( 4o4 )
N. 14. Nella causa tra' Comuni di

Argusto , Gagliato e Cinquefrondi


coll'ex barone.
pag. 96.
Annui duc. 3o per catapana ,

portolana , barricello e ca
mera riservata.
N, 15. Nella causa tra 'l Comune di

Calvera e l'ex barone. . pag. 98.


1. Terraggio sul granone, su' le
gumi e su' generi che si semi

nano per sola preparazione del


terreno.

2. Usi civici ne' demanj ex feudali


anche per ragion di commercio
tra' cittadini.

3. Divieto per la costruzione delle


case e per fare degli orti.
4. Annui duc. 5o per portolana :
ann. duc. 4 sotto nome di strena.
-

a
--

,
-

- -

- -

- - -

- -

( 4o5 )
N. 16. Nella causa tra 'l Comune di

Aieta e l'ex barone. .

pag. 1o 1.

Bonatenenza attrassata.

N. 17. Nella causa tra particolari cit


tadini del Comune di Arnesano e

l'ex barone.

, pag. 1o3.

1. Giurisdizione delle prime, e se

conde cause: diritto di eleggere


il giudice per le seconde cause.
2. Permesso o divieto per l'estra
zione delle ulive per molirle nei
trappeti de'convicini ex feudi :
pene per le contravvenzioni.
3. Diritto proibitivo de'trappeti.
4. Decima del grano, orzo, ave
na, fave , lino , ulive e vino
InOStO.

5. Prestazione sotto nome di mez

za pietra.

6. Pagamento del guardiano delle


vigne.

7, Diritto dell'elezione dell'erario


cc 3

o del

(4o6)
e o dell'uomo di corte.
8. Diritto di eleggere il camerlen
go.

9. Divieto della vendita del vino

forestiere.

1o. Decima della pietra che taglia


si per uso di fabbrica.

11. Opere e servizj di animali di


qualunque specie.
12. Obbligo di raccogliere le ulive
ex baronali pagandole ad arbi
trio.

N. 18. Nella causa tra il Comune di

Montesano e l'ex barone. p. 11o.


- 1. Carlini due per ciascuna fami
glia bracciale : giornata de' buoi
per ciascun massaro: latte di un

giorno delle pecore de'cittadini:


venti rotoli di formaggi salati per
ogni gregge.

2. Dichiarazione del demanio di


Montesano di appartenenza del
l' U

(4o7 )

l'Universit: fida a'forestieri del

l'erba sopravvanzante agli usi ci


vici me'due terzetti di Pattano e

Cerreta piana : terraggio ne'lo


cali ridotti a coltura dello stesso
demanio.

3. Reintegra de'territorj Radice,


Balzi di S. Paladino e Coste della

Pirocchiosa.

4. Reintegra de'territorj Casamas

sone e Magorniello, e delle por


zioni demaniali aggregate a'ter

ritorj denominati Spigno, Ma


gorno, Gessuta, Fiego, Prato,
Pezzillo , la Rossa, Carpineta e
Cerreta.

5. Reintegra del territorio S. Si


GOIG,

6. Dichiarazione de' territorj Car

pineta, Cerreta, Magorno, Ces


suta e Casamassone in chiuse e

difese : i locali Spigno, Fiego ,

Prato, Pezzillo, Rossa e Magor


cc 4

niel

( 4o8 )
niello demanjaperti dell'ex-feu

do.

7.

Dichiarazione

de'territorj della
badia di Cadossa, non apparte
nenti al demanio di Montesano.

N. 19. Nella causa tra 'l Sig. Gaetano


Crisi e 'l Duca Tortora.
p. 131.
Assoluzione di Grisi dalle azio
ni intentate dall'ex barone :

libert di servirsi delle acque


per irrigare i terreni ed ani

mare il mulino ed ogni al


tra macchina che volesse co
- struirsi da Grisi : condanna
del Duca Tortora alla rifa

zione delle spese.


N. 2o. Nella causa tra 'l Comune di

Grisolia e l' ex barone.

pag. 138.

1. Dichiarazione de' locali la Ser

ra, la Gana, S. Maria, la Pu

ma, le Mezzane, il Cerreto, il


Co

( 4o9 )

Cocozzo, Pantanelli, Rapa, Roc


ca ed altri di appartenenza del
l'Universit.
2. Dichiarazione in demaniale uni

versale del Comune del territorio


denominato Cerasia, e Bonia.

3, Diritto di cogliere il frutto del


, le castagne nella difesa del Mon
,

te ne'd 18,

19 e 2o

Ottobre :

divieto di sboscarla: dichiarazio


ne della medesima di propriet
del Duca.

, ...

4. Dichiarazione del feudo di S. Bia


. . . se in demaniale feudale.

5. Diritto

di cesinare - nel locale

detto i Comuni.

6. Assoluzione reciproca sulla de


, manialit universale di Griso
lia.

7. Bonatenenza attrassata.
, 8. Libera costruzione delle neviere.

9. Libert della pesca.


1o. Terraggio, fida o altro diritto su'
-

tel

( 41o )

territorjappadronati tanto chiu


si quanto aperti, e su'demanj
e difese universali.

dN. n1. Nella causa tra 'l Comune di

S. Fede e l'ex barone. pag. 16o.


Dichiarazione della montagna
di Fagaldo e del territorio
Sallizzi o Cursutolo di perti
-

nenza dell' ex barone : diritto

del terraggio in detti luoghi


soltanto.

N. 22. Nella causa tra 'l Comune di

laterza e l'ex barone.

pag. 171.

1. Dichiarazione di non esistere


la feudalit dell'intero territo
rio di Laterza: terratieo della

mezza semenza, fida ed altro:


indebito esatto. -

2. Reintegra della difesa Serra lo


Greco e Guardiola, del territo
rio Candelore oArbusto, dell'al
trO

(411 )
tro Mezzane, e della difesa Fra
gennaro.

...

3. Appartenenza demuri e de'fos


sati in giro all'abitato della ter
ra : restituzione delle fabbriche

costrutte ne' fossati medesimai.

4. Appartenenza de'territorj posti


nella difesa delle Rene : terrag

gio e fida. 5. Vendita degli erbaggi de'terre


ni demaniali

dell'Universit e

de' particolari cittadini : indebi


to esatto.
6. Censi nel territorio le Matine.

7. Piazza e scannaggio: indebito


'esatto.

8. Revindica dell'osteria : indebi


tO eSatto,

N. 23. Nella causa tra 'l Comune di


S.Lupo e l'ex barone, pag. 216.
1. Ritenzione della decima a ra
-

gione del quinto.

( 412 ) ,
2. Divisione de' demanj ex feudali
a tenore della legge.
3. Azione per la devoluzione.

4. Facolt di redimere i redditi.


,

N. 24. Nella causa tra 'l Comune di


S. Vito e l'ex barone.

pag. 218.

. Attrassb del pagamenti per ta

bacco, strade di Puglia, on


ce immuni, decima e dop
pia decima.
i : i

N. 25. Nella causa tra 'l Comune di

Torano e l'ex barone.

pag. 22o.

c: 1. Zecca e portolana.
2. Conferma nel diritto colonico

su' terreni di Castiglione. -

N. 26. Nella causa tra'Comuni di Nuca

ra e Canna coll'ex barone. p. 222.


1. Annui duc. 2o per baglivi: pi
cantaja di formaggio fresco: una

quantit di capretti:ann. duc. Io


-

per

(
-

413)

per danni dati: regalia de' pos

sessori di capre e pecore.

2. Prestazione per l'adacquatura:


libert delle acque.
e
-

3: Conto dell'esatto da' demanisti.


,

N. 27. Nella causa tra 'l Comune di

Castrovillari e l'ex barone. p. 226.

Diritto proibitivo su' molini,


trappeti, alberghi o sia ta
verne, manganelli di bam

bagia ad acqua e centimoli.


'

N. 28. Nella causa tra 'l Comune di

Galatina e i PP. Domenicani di

detta terra.

pag. 227.

Dazio della salmatica.

N. 29. Nella causa tra'Comuni che


compongono lo stato di Diano e l'ex
barone.
i pag. 229.
1. Terratico, fida ed ogni altra per

stazione sull' intero territorio di


Dia

( 414)
Diano e casali: assegnazione di
tomoli 1ooo, di terreno nel ter- .
ritorio della Piana in compenso
dell' antico

demanio del

feudo :

dichiarazione di tutto il restante


territorio in demaniale univer
sale,
,

2, Divisione in due parti eguali

delle difese Mezzana e Mesole.


3. Censi ed adoe de' suffeudi : pos

sesso della Vigna della Corte,


del Prato di Chirico e delle al
tre particolari propriet non con
, ...trovertite,

4Appartenenza delle difese. Rac

. cio , Motola , Corticato e Mar


gini,
5. Decima delle vittovaglie nel di

, , , stretto di S. Arsenio fida ed un

e
-

, carlino a testa per quei che non


seminano nel territorio medesi
mo

o
-.

6 Prelazione per la compera del


l'

CX

( 415 )
l' ex feudo di S. Arsenio.
-

'.

- -

- -

N. 3o. Nella causa tra il Comune di

Castrignano de' Greci e l'ex feuda


tario.

pag. 299.

Spiega della sentenza preceden


te de' 24 Agosto 18o9.

N, 3. Nella causa tra l'ex barone

Sig. Giuseppe Serra e'l Comune di


Civita,

pag. 3o2.
Spiega della sentenza preceden

te de' 28 Agosto 18og.


N. 32. Nella causa tra'Comuni di Se

cli e Temerano e l'ex barone. p. 3o5.


, . Decima del grano, orzo , ave
na, fave , bambagia, lino, uli

ve e vino mosto.
2. Erbatica e carnatica.

3. Censi.

4. Decima del prezzo.

5. Prestaziona a titolo di jus gal


linarum
N. 33.

( 416 )
N. 33. Nella causa tra' l Comune di

S. Giuliano e l'ex barone. p. 311.


,

1,Decima sulle foglie, cocozze,


a morre, capocantiere, paglia ed

.erba.
-2,e Prestazione di un carro di pa
glia.
N. 34. Nella causa tra 'l Comune di

Trivigno e l'ex feudatario. p. 313.


.

Annui duc. 12o a titolo di for


natico.

N. 35. Nella causa tra 'l Comune di

pag. 316

Ajeta e l'ex barone.

1. Diritto proibitivo della taverna,


-, , , de' mulini, della gualchiera e di

altre macchine, e delle neviere.


2. Quarta parte dell' olio provve
niente da' nuzzoli delle ulive.

3. Diritto di obbligare il Comune

ad addire una persona all'era

rio ex baronale senza mercede :


s

di

(417 )
-

diritto di eleggere il baglivo , il


mastrogiurato ed il giurato.
4. Annui duc. 146. 98 per zecca,
peso , misura e portolana.

5. Annui duc. 6o per far esenti i


bracciali e i possessori di buoi
aratori a dare tre giornate di fa
tica.
6. Censi minuti.

7. Diritto di obbligare una perso


na comoda a prendersi per esatti
i censi minuti ed altri diritti.

8. Prestazione da ogni marinaro

del Comune e del casale degli


Schiavi della decima del pesce:

, , prestazione sulla pesca.

9. Diritto di valersi dell' asta fi


scale.

. .

1o. Diritto di affittare la mastro


datta.

11. Esazione per via di fatto, sen


za serbarsi l' ordine prescritto
dalle leggi.
dd
18o9. N. 9.
I 2,

( 418 )

12. Sfasciatura, cio rotoli quattro


ed un quarto di carne della co
scia di dietro di ogni bue, vac
ca , o vitello.

13. Quarto degli animali selvaggi


che si ammazzano.

14. Prestazione in danaro da' de

bitori in grano , allorch manca


tal genere.

15. Fida ne' territorj appadronati


e ne' demanj universali.
16. Diritto di piazza.

N. 36. Nella causa tra 'l Comune di

Padolano e l'ex barone. pag. 324.


1. Decima del grano, avena, or
zo , fave, ulive, vino mosto ,

lino e bambagia. .
2. Erbatica e carnatica : fida nei

demanj dell' ex feudo.

3. Diritto proibitivo dei mulini ,


trappeti, colombaje e simili.
4. Decima di prezzo.
5. Ragioni baronali,

. N.

( 419 )

N. 37. Nella causa tra 'l Comune di


S. Lorenzo Maggiore e l'ex baro
pag. 328.

ne

Bonatenenza attrassata.
N.38. Nella causa tra'l Comune di Roc

cavalleoscura e l'ex barone. p. 33o.


1. Restituzione degli annui ducati
169. 8o riscossi per colletta di
S. Maria dopo del mese di Di
cembre 18o6.

2. Annui duc. 28o pel fitto perpe

tuo di Macchialonga e Rotella :


ann. duc. 75 pe' censi de'feudi
e prati; ritenzione della decima

sopra dette prestazioni fino al


f

18o7, e del quinto dal 1808 in


avanti.

dd 2

N. 39.

( 42o )
N. 39. Nella causa tra 'l Comune della

Posta e'l Sig. Giuseppe Conte. p. 335.


1. Diritto proibitivo cos nel fiu
me Fibreno , che nel Lago del
la Posta e Fontana di Sanven
ditto.

2. Diritto sulla fontana di Sanven


ditto.

3. Diritto della pesca.


N. 4o. Nella causa tra'Comuni di Ma

ruggio e Castigno col Real Ordine


delle due Sicilie e Capitolo di Ta
ranto.
pag. 34o.
1, Decima nell' intero territorio di

Maruggio del grano, orzo, ave


na, fave, lino , ulive e vino
InnOSUO.

2. Decima sugli stessi prodotti nel


territorio di Castigno.

N. 4.

( 421 )
N. 41. Nella causa tra 'l Comune di
Letta Palena , l'Abate Commenda

tario di S. Maria di Monteplanizio e


l'Amministrazione de'Demanj p. 347.
1. Revindica della parte superiore
della montagna: vendita dell'er
ba: usi civici.
-

2. Prestazione a titolo di quarta e


foglietta, di mezza misura a to

molata, e del mosto sulle vigne


nella parte inferiore della stessa
montagna.

3. Terraggio nella parte del dema


nio del piano in ragione di de
cima.

4. Carlini 2o sul prato di S. Ma


ria: divieto sugli altri prati del
l'Universit e de' cittadini.

5. Un tomolo di grano a fuoco :

ann. duc. 32 per transazione di


tal prestazione.

6. Assoluzione per le riconvenzio


ni dell' Abate.
dd 3

N. 42

( 422 )
N. 42. Nella causa tra 'l Comune di

Melissano e Vincenzo Piccioli col


Principe di Melissano.

pag. 354.

1. Decima del grano, orzo, ave


na, vino mosto, lino ed ulive.
2. Erbatica , carnatica, cordolio,

allegata o obbligata, censi e ra


gioni.

3. Bagliva, portolania e piazza.


N. 43. Nella causa tra 'l Comune di

Taviano e 'l Principe di Melissa


pag. 359.

72O,

1. Piazza e portolana.
2. Erbatica e carnatica.

3. Decimazioni sulla calce, agli e


cipolle.

4. Decima del prezzo.


5. Prestazione di censi a titolo di
bagliva.
oi

( 423 )
N. 44. Nella causa tra l Comune di

S. Vito e l'ex barone. pag. 363.


1. Restituzione degli animali inser

vienti a' mulini, e delle prov


visioni per uso degli stessi ani
mali.

---

----

2. Dichiarazione in pieno dominio


dell'ex barone della bottega in
feriore alla nuova torre dell'oro

logio.

N. 45. Nella causa tra' l Comune di

Rutigliano e'l Capitolo di S. Nicola


pag. 366.
1. Bagliva , scannaggio, piazza e

di Bari.

portolana.

2. Prestazioni di vino, galline e


pollastri.

3. Prestazioni in generi convenute


e dichiarate negli strumenti del
16o3 e 1717.
4. Censi minuti.

5.

( 424 )

, 5. Annui duc. 618. 4o per diritto


di mulini e forni, per partita di
, fiscali, e per abolizione di censi

feudali sopra territorj, vigne e


case.
N, 46. Nella causa tra'Comuni di Salice

e Guagnano e l'exfeudatario p. 372.


1. Decime del grano, orzo, fave,
avena, vino mosto e lino.

2. Cunnatico, piazza e portolania,

licenza di mietere, oneratico seu


cultorio, fida a'forestieri o ap
--

propriazione di alberi sulle ter

, re s aperte che chiuse de' par


ticolari, erbatica, carnatica e

munta di latte, ed ogni altro


diritto proibitivo.

3. Decima di prezzo: censi minuti


e ragioni.

4. Libert delle acque di Roda


Ill,

5,

( 425 )

5. Revindica del bosco : dichiara

zione del medesimo in demanio

feudale soggetto a' pieni usi ci


VICI,

N. 47. Nella causa tra 'l Comune di


Campi e la Duchessa di Cotrofia
no.
pag. 382.
1. Decima del grano, orzo , ave
na , fave , ulive , lino , bamba
gia e vino mosto tanto nel ter

ritorio di Campi, che in quello


di Afra: nell'ex feudo di Bagna

ra poi la met della decima sud


detta.

2. Revindica del casamento per uso


di taverna.

3. Annui grani 45 , un grano e


mezzo, un tomolo di grano e
di fave sugli stessi territorj.
4. Annui carl. tre per ogni testa
di cittadino di Campi : grani 5
per ogni vedova.
5.

( 426 )
, 5. Bnatenenza attrassata.

6, Prestazione per la macerazione de'lini.

- -

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