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composizione delle coalizioni hanno riguardato i governi

che, a di minoranza due o pi partiti di centro- sinistra o


pi 1994) tutti i di taglia decisamente fino al 1994) tutti e
da due o pi centro-destra.La forza parlamentare delle
coalizioni in carica per gli affari coalizioni sono state quindi
riguardato soltanto questi formati intorno delle coalizioni
hanno in carica per della loro presenza da due o pi di
centro-destra.La forza delle coalizioni e da due o pi e da di
taglia decisamente sono state quindi composte
che dallesperienza partitica pura. Ci non sorprende, visto il declino e la diminuzione degli
apparati di partito, ma lascia pensare
che, in prospettiva, la carriera preparlamentare possa essere pi flessibile e i legami partitici
rimanere relativamente deboli. Daltronde, il fenomeno della fluidit parlamentare - la tendenza
a cambiare formazione da parte di alcuni eletti -, emerso soprattutto negli anni dellatomizzazione
dei partiti, non certo scomparso, come mostrano le fuoriuscite dai gruppi parlamentari appena
formatisi di futuro e libert nel 2010, e la successiva riconquista da parte del Pdl di una serie di
parlamentari (tra i quali il famoso onorevole Scilipoti, proveniente addirittura dal partito
dellItalia dei valori). E evidente dunque la persistente difficolt delle formazioni politiche a
tenere disciplinato il proprio personale elettivo allinterno delle istituzioni e controllarne la
lealt .
Il secondo elemento da notare la polarizzazione, rispetto ai caratteri socio-occupazionali, delle
due coalizioni, che ripropone la tendenza dellelettorato italiano a dividersi lungo la linea di
frattura tra settore privato e impiego pubblico. Il primo infatti molto pi nettamente
rappresentato dal centro- destra, che tende ad eleggere un numero elevato di parlamentari
provenienti dalle filiere dellimpresa, del management e delle libere professioni. Il settore
pubblico invece territorio privilegiato del centro-sinistra, che non a caso elegge un numero
maggiore di funzionari pubblici, insegnanti e docenti universitari.
Infine, un elevato numero di politici si mostra oggi disponibile a lasciare gli scranni parlamentari se
ha la possibilit di ricoprire cariche ritenute evidentemente pi importanti ed influenti.
Laumento del turnover parlamentare (cfr. supra tab. 4.2) durante le legislature della Seconda
Repubblica pu essere collegato allattrattivit di altre cariche come quella di sindaco delle
grandi citt (cfr. cap. 7) e in generale ai cambiamenti indotti da fenomeni di devoluzione e di
sviluppo della governance multilivello. Molti rappresentanti, in sostanza, preferiscono
scendere al livello della politica locale, o salire a quello della politica europea, per trovare
nuovi stimoli e nuove opportunit . Il parlamento nazionale non rappresenta pi lunica arena
dove mettere alla prova le ambizioni di carriera degli aspiranti leader politici, ma non dobbiamo
neanche pensare che questo sia un segnale di declino del ruolo di parlamentare nazionale. Daltra
parte, coloro che ambiscono a una lunga carriera parlamentare sono ancora lespressione pi
elevata della classe politica, se non altro perch vivono di politica, secondo la vecchia
espressione weberiana. Nonostante le polemiche sui costi della politica e le pressioni per ridurli, i
benefici dei parlamentari, di cui il salario, agganciato ai livelli della categoria pi elevata della

magistratura, costituisce solo una parte, sono ancora piuttosto significativi .


Guardando pi in generale al modo in cui i parlamentari rappresentano i gruppi e il sistema di
interessi presente in Italia, si pu dire che il modello istituzionalizzatosi negli anni del
consolidamento democratico Moriino 1991 non sia stato cancellato dai cambiamenti politici recenti.
Piuttosto, avvenuto un ampio adattamento, anche dovuto alla perdita di capacit dei partiti di
articolare tali interessi. Il caso pi rilevante di evoluzione riguarda naturalmente il rapporto con
la chiesa cattolica, che dopo quarantanni di relazione esclusiva con la De si trovata
rappresentata nei suoi valori e (in parte) nel proprio disegno politico sia dal centro-destra che dalla
parte moderata della coalizione di centro-sinistra. Certamente, anche altri forti legami di un tempo,
quello tra il Pei e la parte massimalista del sindacato confederale (la Cgil) o, sullaltro lato, quello
tra i partiti liberali e le associazioni di impresa, sono oggi meno visibili, sia per la maggiore
frammentazione dei gruppi da rappresentare che in virt di una depolarizzazione che ha
sostanzialmente avvicinato le posizioni dei partiti.
CONCLUSIONE. UN CONTINUO ADATTAMENTO
In questo capitolo abbiamo brevemente passato in rassegna leredit storica e le problematiche
di unistituzione che ha sempre ottenuto lattenzione di osservatori e studiosi. Per decenni si
discusso della centralit del parlamento italiano e dellistituzionalizzazione di un organo
legislativo nuovo, che doveva sostituire quel parlamento monarchico che non poche
responsabilit aveva avuto nella crisi dello stato liberale. Listituzione nata nel 1948 era certo
ben dotata sul piano dei poteri formali, ma anche complessa e caratterizzata da una grande
frammentazione interna. Giunta improvvisa la crisi del 1992, il parlamento si ritrovato
nellocchio del ciclone: sebbene lo scandalo di Tangentopoli abbia coinvolto lintera lite
politica e in qualche misura tutta la classe dirigente italiana, stato il parlamento a pagare il
prezzo pi alto, con oltre la met dei suoi membri di allora coinvolti nelle inchieste sui
finanziamenti illeciti della politica. Negli anni seguenti come rimodellare la democrazia
parlamentare in Italia ha costituito un tema ricorrente. Per molti lidea di fondo era di ripartire da
una base istituzionale significativamente diversa, dopo limpatto distruttivo della crisi. In questo
quadro il parlamento doveva trovare un nuovo ruolo. In realt , tuttavia, a quindici anni dalla crisi
politica della Prima Repubblica molti di questi punti interrogativi sono ancora in piedi. Alcuni
cambiamenti sono avvenuti (includendo anche quelli, significativi, occorsi durante lultimo
decennio del precedente regime democratico), ma, nel complesso, essi sembrano rappresentare un
ulteriore aspetto di quel percorso di adattamento che abbiamo visto iniziare nel 1948. Alla fine, duninvidiabili: la liquidazione pari per esempio all80% dellimporto mensile dellindennit
per ogni anno di mandato e si ottiene versando appena il 6,7% dellindennit stessa. La pensione,
che si ottiene versando l8,6% dellindennit mensile, ha un importo che varia, a seconda del
numero di anni di servizio, dal 25 all80% dellindennit stessa.
que, molti cambiamenti, che nellimmediato sembravano suggerire una chiara discontinuit , si
sono rivelati di natura incrementale, orientati a sedimentare delle buone pratiche ma senza mai
sconvolgere il quadro normativo di sfondo. La vicenda del ruolo del parlamento nel processo di
bilancio sotto questo aspetto emblematica.
In passato molti osservatori concordavano sul potente ruolo del parlamento italiano, che stato
definito un organo legislativo di trasformazione, unassem-blea consensuale o un parlamento
capace di influenzare significativamente il policy making. sito Queste definizioni sembrano ancora
difendibili, sebbene linfluenza complessiva del legislativo italiano sia cambiata in modo evidente,
come mostrano gli indicatori sul declino dellalluvione legislativa, i mutamenti nelle strategie dei
legislatori e il diverso rapporto con lesecutivo. Limmagine di unistituzione profondamente

adattabile insomma ancora quella che cattura al meglio le caratteristiche del parlamento italiano.
Pi in generale, la pratica delle attuali funzioni parlamentari sembra darci un quadro non proprio
lineare. La richiesta di un modello awersariale nel rapporto maggioranza-opposizione,
suggerita nei commenti degli anni 90, si trasformata in un gioco complesso: il parlamento
italiano pertanto diventato un modello ibrido (come del resto gran parte dei parlamenti dei paesi
europei), capace di mescolare elementi consensuali e maggioritari. Forse la lettura
rivoluzionaria del cambiamento, sulla scorta di novit rilevanti, come i nuovi sistemi
elettorali, il bipolarismo e i nuovi partiti, che tuttavia toccano solo in parte lo svolgimento della vita
istituzionale, era eccessiva. Ma non dobbiamo neanche sottovalutare i segnali interessanti che
emergono dal cambiamento incrementale del parlamento italiano. Segnali che vanno valutati anche
in considerazione del fatto che altre istituzioni stanno mutando assieme allorgano legislativo,
influenzando la natura e il funzionamento di una serie di sottosistemi. Da un lato, naturalmente,
abbiamo il governo e il suo core executive. Dallaltro, lemergere di una serie di fora e
istituzioni che incidono su una nuova pi estesa governance-. le regioni, lUnione Europea e le
autorit indipendenti, che costituiscono oggi interlocutori autorevoli del parlamento, ma anche i
nuovi movimenti, gli interessi organizzati e gli stessi media, che aumentano il proprio impatto su
molti processi decisionali.
PAROLE CHIAVE
Bicameralismo (simmetrico, ridondante)
Commissioni parlamentari permanenti
Controllo parlamentare
Delega legislativa
Gruppi parlamentari
Legge comunitaria
Legge finanziaria
PER SAPERNE DI PI
DI PALMA, G. 1978, Sopravvivere senza governare. I partiti nel parlamento italiano, Bologna, Il
Mulino. Un classico lavoro sul consensualismo parlamentare della Prima Repubblica, dedicato ai
rapporti tra i partiti nella produzione legislativa.
COTTA, M. 1979, Classe politica e parlamento in Italia, 1946-1976, Bologna, Il Mulino. Lidentikit
del ceto parlamentare nella Prima Repubblica e i modelli di reclutamento politico di De e Pei.
CAPANO, G. e M. GIULIANI (a cura di) 2001, Parlamento e processo legislativo in Italia, Bologna, Il
Mulino. Un volume di ricerche sulla produzione legislativa tra Prima e Seconda Repubblica.
DE MICHELI, C. e L. VERZICHELLI 2004, Il Parlamento, Bologna, Il Mulino. Analisi complessiva
dellistituzione parlamento alla luce di alcuni mutamenti recenti.
VERZICHELLI, L. 2010, Vivere dipolitica. Come (non) cambiano le carriere politiche in Italia,
Bologna, Il Mulino. Una disamina in prospettiva storica dei modelli di carriera nel nostro sistema

politico.
Regioni e governo locale.
Un lungo viaggio verso il federalismo?
SINTESI
In questo capitolo ci occupiamo delle istituzioni e dei processi di governo al livello substatale.
Questo aspetto del sistema politico ha costituito in Italia una preoccupazione ricorrente, sia pure
per ragioni diverse. I padri della patria del Risorgimento avevano il problema di creare un senso di
comune identit e rispetto per le istituzioni nazionali, e questo sembrava implicare la
necessit di non sviluppare, o comunque di tenere adeguatamente sotto controllo, le autorit
locali. Qualche decennio dopo il regime fascista avrebbe utilizzato la retorica dellunit
nazionale al fine di sviluppare il potere del governo ed evitare il formarsi di conflitti pericolosi per un
regime autoritario. I costituenti eletti nel 1946 dovettero poi inventarsi un modello nuovo di rapporti
tra centro e periferia che, pur non mettendo in discussione la natura unitaria dello stato, concedesse
una maggiore autonomia a una rete di unit amministrative e politiche locali. Questa esigenza
condusse a una forma alquanto innovativa e asimmetrica di regionalismo. Pi di recente,
nellultimo decennio del XX secolo, la classe politica si trovata di fronte a nuove sfide e
soprattutto a nuove aspettative circa la devoluzione dei poteri e delle risorse verso i livelli
regionali e locali della politica. Il termine federalismo, dopo una lunga assenza,
prepotentemente rientrato nel dizionario politico, riscuotendo un certo successo presso lopinione
pubblica italiana. Nuove riforme e nuovi strumenti sono comparsi in rapida successione, e i primi
risultati di questo processo di cambiamento sembrano assai rilevanti, anche se nel decennio che va
dalla riforma costituzionale del 2001, che riguardava proprio il Titolo V, al percorso di cambiamento
delineato durante la XVI legislatura (2008-2013) i segnali sono stati spesso contraddittori.
Il capitolo non propone una ricostruzione dettagliata delle trasformazioni dei rapporti centroperiferia in Italia, n intende offrire nuove interpretazioni circa le scelte adottate e i ritardi che
hanno caratterizzato la concreta applicazione del modello regionale. Pi modestamente,
intendiamo presentare lo stato dellarte del lungo viaggio delle nostre istituzioni locali. Un viaggio
che non si certo arrestato, e che quindi dovr essere oggetto in futuro di nuove analisi, ma di cui
forse si pu intravedere oggi la destinazione. Vi una qualche forma di federalismo, o
comunque un modello alternativo di devoluzione del potere politico nellItalia di oggi? Al fine di
rispondere a questa domanda, discuteremo del sistema di governo locale che si sviluppato in et
repubblicana, enfatizzando in particolare la fase cruciale di attuazione delle regioni ordinarie, nel
corso degli anni 70. In seguito, analizzeremo lattuale configurazione e le prospettive del
governo locale e del regionalismo italiano. Particolare attenzione sar riservata alla complessa
interrelazione tra gli attori del governo locale e gli altri livelli della moderna governance, cio il
governo centrale e le istituzioni e le politiche dellUnione Europea.
1. FRATTURE TERRITORIALI E COMPROMESSI ISTITUZIONALI
potere centrale riuscisse a controllare la periferia tramite la formazione di una solida
amministrazione, cosa che era awenuta, con dinamiche secolari, nelle varianti britannica o francese
di costruzione dello stato Tilly 1975.
Una seconda buona ragione per discutere la natura unitaria dello stato italiano risiede nel fatto che
le unit amministrative, in particolare le amministrazioni municipali, potevano contare su una
tradizionale identificazione popolare, che fu decisiva in alcuni momenti cruciali della storia del

paese. Per esempio, il ruolo delle citt , e pi in generale delle municipalit , fu rilevante durante il
periodo 1919-1921, quando la penetrazione organizzativa dei partiti di massa a livello locale fu un
aspetto importante dello sviluppo della crisi poi sfociata nellavvento del regime fascista.
Dunque, per effetto di vari fattori culturali e storici che

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