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Indice
Bibliografia
1. Una provincia senza purezza
2. Una melodia infinita
3. La patria chi lama
4. Neocapitalismo e Tv
5. Iscritti in unanagrafe che da ogni storia li vuole ignorati
6. La luce di chi ci che non sa
3
4
7
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9
11
14
Bibliografia
Tra le ragioni che indurranno Pasolini a scrivere Poesie a Casarsa, c quella di porsi
al centro di quella comunit umana e divenire cantore della gente friulana senza
rivoluzione, farsi voce della muta plebe contadina1. Tale operazione di regresso al
mondo senza storia delle contrade romanze di una terra di confine, richiama quella
intrapresa da Giovanni Verga, quando, nella Milano di Capuana e Sacchetti,
unatmosfera di Imprese e di Banche industriali2 lo induce a regredire al narrato di
contadini, pescatori, raccoglitrici di olive, carrettieri e contrabbandieri. Una civilt primaria
che, immemore di se stessa, era vissuta fino ad allora nella ripetizione immobile del
tempo dei padri e che, ora, minacciava di sparire sotto lincalzare incessante del
progresso. Con lopera narrativa verghiana assistiamo alleclissi dellautore al livello della
vita e della mentalit dei suoi personaggi, con Pasolini lassoluto dellio poetico che tutto
in s riassume e rigenera, il respiro e la dolcezza del cuore friulano.
La Dedica di Poesie a Casarsa apre lo sguardo allacqua del paese materno, da
cui comincia il viaggio del poeta: Fontana dacqua del mio paese. Non c acqua pi
fresca che nel mio paese. Fontana di rustico amore 3. E da questacqua che il poeta
nasce al vivo amore per la sua terra (amore di contadini, amore per i contadini): O me
giovinetto! Nasco nellodore che la pioggia sospira dai prati di erba viva nasco nello
specchio della roggia. Identit antropologica e geografica, efficacia di un cronotopo,
lidillio triste: il fanciullo che scoperta la propria diversit, pu viversi soltanto come
lontananza infinita, incolmabile assenza: L sotto io vivo di piet, lontano fanciullo
peccatore, in un riso sconsolato 4. Limmagine di s che lo specchio dacqua gli rimanda,
non coincide con quella della famiglia e del paese.
Sempre il mito delle origini, del paese natio fonte di struggente richiamo. Pensiamo
al romantico Heine: giunto a Brema il viandante pu finalmente riposare, lasciatosi alle
spalle il mare e le tempeste, al caldo buono della taverna del porto5. E il viaggio delleroe
che ritorna a casa (il cammino che sempre ci riporta a casa, immer zu Haus).
Ma non cos per il poeta di Casarsa: Il mio viaggio finito. Dolce odore di polenta
e tristi gridi di buoi. Il mio viaggio finito6. Non caldo focolare, non ragazza amante c ad
attenderlo, perch il viaggio terminato, prima di incominciare. E le campane (di
pascoliana memoria) gli ricordano che egli l, non ci pu pi stare7: Suona Rosario, e si
sfiata per i prati: io sono smarrito al canto delle campane8.
Incalza il tempo che ci separa dal mondo dellincoscienza di chi non sa, anche nella
sezione Suite furlana: Batte una campana. Io sono morto. Per non dimenticare, ancora
la triste campana gli ricorda che egli ritornato dallErebo, dai fantasmi di un mondo a lui
1
Alberto Asor Rosa, Scrittori e popolo. Il populismo nella letteratura italiana contemporanea, Torino, Einaudi, 1988, p.
287.
2
Giovanni Verga, Prefazione a Eva, 1873.
3
P.P.Pasolini, La meglio giovent (1941-53) Parte prima I. Poesie a Casarsa. Casarsa, Dedica, in id., La nuova
giovent, Torino, Einaudi, 1975, p. 7. Le citazioni sono quelle della versione in lingua in calce alle poesie in friulano.
4
P.P.Pasolini, id.: O me donzel, p. 11.
5
Heinrich Heine, Buch der Lieder, Mnchen, Deutscher Taschenbuch Verlag, 1983: Im Hafen p.209: Glcklich der
Mann, der den Hafen erreicht hat / Und hinter sich lie das Meer und die Strme, / Und jetzo warm und ruhig sitzt / Im
guten Ratskeller zu Bremen.
6
P.P.Pasolini, id.: Tornant al pas, p. 18. Con efficace foderamento!
7
Si veda Ntoni Malavoglia, quando ritorna al paese, dopo lasciato il carcere, dove nemmeno il cane lo riconosce pi,
come uno straniero: Anchio allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo
andarmene, Giovanni Verga, I Malavoglia, Milano, Principato, 1985, p. 295.
8
P.P.Pasolini, id.: Ciant da li campanis, p. 19.
P.P.Pasolini, La meglio giovent (1941-53) Parte prima II. Suite furlana. Linguaggio dei fanciulli di sera, Ciants di un
muart, pp. 39-40.
10
P.P.Pasolini, La meglio giovent. Parte seconda. Romancero (1953). Il vecchio testamento, Il quaranta sinc, p. 150.
11
P.P.Pasolini, id., p. 151: Il Signore ci ha vestiti di allegria e piet, una corona di amore ha messo sul nostro capo. Il
Signore ha voluto [] fare uguale tutto il mondo, perch il suo popolo contento cammini per la quieta terra del suo
quieto destino. Il Signore lo sapeva che nel nostro cuore, dietro il nostro scuro, cera il Suo chiarore.
12
P.P.Pasolini, id.: Signore, siamo soli, non ci chiami pi! [] per il nostro male non hai n collera, n compassione.
13
P.P.Pasolini, id., La miej zoventt, p. 152: ma il nostro male male di ognuno di noi, e spartire male e bene lo sai
solo Tu!.
14
P.P.Pasolini, id., p. 152-153: Un poco ubriachi cantano, alla mattina presto, coi fazzoletti rossi stretti intorno alla gola,
poi comandano rauchi quattro litri di vino, e caff per le ragazze, che ormai tacciono piangendo.
15
P.P.Pasolini, La meglio giovent (1941-53) Parte prima. Appendice (1950-53), Il luzur, p. 90.
16
P.P.Pasolini, id.,De loinh, p. 96: Adesso s che scoppia un pianto di morte, perch il calore e la freschezza dellalta
pianura del Friuli si sono mescolati in un azzurro di giorni non perduti, ma divenuti di un altro, nudi dentro un tempo
silenzioso come la luce.
17
P.P.Pasolini, Il sogno del centauro. Incontri con Jean Duflot, Roma, Editori Riuniti, 1983, in id., Saggi sulla politica e
sulla societ, Milano, Mondadori, 1999, p. 1415: in quegli anni 48-49, scoprivo Gramsci. [] attraverso Gramsci, la
posizione dellintellettuale piccolo borghese di origine o di adozione la situavo ormai tra il partito e le masse [] e
soprattutto verificavo sul piano teorico limportanza del mondo contadino nella prospettiva rivoluzionaria. La risonanza
dellopera di Gramsci fu per me determinante.
18
P.P.Pasolini, Lettere, 2 voll., Torino, Einaudi, 1986, vol. 1, lettera a Silvana Mauri, p. 353.
19
P.P.Pasolini, Lettere, cit., lettera a Ferdinando Mautino, p. 368: Non mi meraviglio della diabolica perfidia
democristiana; mi meraviglio invece della vostra disumanit; capisci bene che parlare di deviazione ideologica una
cretineria.
20
P.P.Pasolini, id., p. 369: Cos continua la lettera a Mautino: Vi auguro di lavorare con chiarezza e passione; io ho
cercato di farlo. Per questo ho tradito la mia classe e quella che voi chiamate la mia educazione borghese; ora i traditi si
sono vendicati nel modo pi spietato e spaventoso. E io sono rimasto solo col dolore mortale di mio padre e mia
madre.
21
Nico Naldini, Pasolini, una vita, Torino, Einaudi, 1989, p. 136
22
P.P.Pasolini, La meglio giovent (1941-53) Parte prima. Appendice (1950-53), Cansin, p. 99: Non puoi
perdonare, tu, Friuli cristiano, a uno che la tua lingua schiava liberava in un cuore caldo di peccato.
23
Pochi anni dopo la morte del poeta, scriveva Franco Fortini che Pasolini seppe
cogliere alcuni nessi storici fondamentali e farne il fondo oggettivo della recitazione
perpetua del proprio vitalismo. [] In un primo tempo stato quello del passaggio dalle
illusioni della Resistenza (o dallillusione rivoluzionaria) allabiezione restaurativa; in un
secondo tempo, la caduta della societ intera nella completa rinuncia alla tradizione e alla
storia, degenerazione del popolo nella societ dei consumi28.
La riflessione civile di Pasolini non mai andata disgiunta dalla sua vocazione
intellettuale. E il dolore del mondo che la guerra annuncia quotidianamente, di cui
scriveva Pasolini ventenne: La nostra ricerca non ci si propone in un senso di avventura,
di epopea o retorico progresso, che risuona amaramente al nostro orecchio, ma ridotta al
solo pensiero, ci si presenta piuttosto come memoria che sinfutura nel dolore. [] Cos
hanno riacquistato valore quegli antichi attributi del vivere umano che sembravano esausti
dal lunghissimo uso: la solidariet, il progresso, la carit, i costumi29. Pasolini vorrebbe
recuperare il fondo autentico delle parole, consunte dalla retorica fascista. Bench la sua
riflessione si svolga ancora allinterno di un ermetismo esistenzialista, se cos si pu dire,
forte di accenti foscoliani e leopardiani (dovr io esortare gli italiani alla storia?), gi
intravede la via su cui incamminarsi. Lo slancio del poeta va alla patria che egli ama,
anche se ancora di un astratto desiderio (La patria chi lama: e in questo pensiero la
fede non mi acceca) e alla vita di quegli strati sociali che non coincidono con i letterati e il
loro impegno (il riferimento a certe affermazioni della rivista di Bottai Primato): E mai
venuto in mente a qualcuno di giustificare, o per lo meno precisare, la situazione degli
operai o degli impiegati?. Lo stesso nome di intellettuale diventato un brutto nome. Il
discorso deve diventare pi serio, mettere da parte la funzione propagandistica
dellimpegno intellettuale, per qualcosa di nuovo che sta maturando: da essi, come dai
notai o dai muratori, lecito pretendere che manifestino la loro fede in nessun altro modo
se non intensificando il lavoro che di loro competenza. E non detto che ora, in Italia,
questo non stia accadendo, o, almeno, maturando 30.
Si percepisce nelle parole di Pasolini unaura di attesa, ma anche di gentile
impotenza dei letterati. Lesito della guerra mondiale travolger il piccolo mondo elegiaco
degli intellettuali italiani.
28
4. Neocapitalismo e Tv
Pasolini lasci il Friuli nel gennaio 1950. Negli anni precedenti aveva scritto le poesie
confluite in La meglio giovent (1941-53) e in Lusignolo della Chiesa Cattolica (1943-49)
e le prose che daranno vita a Il sogno di una cosa e due romanzi brevi, Amado mio e Atti
impuri, postumi (Garzanti, 1982). Venne a Roma perch nella capitale trovava un
ambiente letterario pi vicino alla sua vocazione popolare, terreno elettivo della sua
volont di farsi scrittore. Nei rioni della periferia romana, Pasolini incontra quei ragazzi di
vita, che subito gli paiono gli eredi dei fanciulli e delle famiglie di Casarsa, un mondo
incorrotto e ancora vitale che in Friuli invece, stava scomparendo, facendosi piccolo
borghese e reazionario31.
Alcune delle sue tesi pi pregnanti, vengono esposte su Officina. In uno di questi
saggi32, fatto di formule ideologiche (opposizione marxista, neocomunismo,
neocapitalismo, ecc.), di espressioni sociologiche (aree depresse italiane), di stilemi
ottocenteschi (nel cuore della nazione), composito e personalissimo, Pasolini sostiene
che ora, di fronte alle sempre maggiori ingiustizie e povert, generate dallincipiente
boom economico, il partito comunista di Togliatti dovr diventare il partito dei poveri:
il partito, diciamolo pure, dei sottoproletari33.
La riflessione dellautore parte da un dato di fatto: lideologia marxista che sta
uscendo dalla guerra fredda, dopo il XX Congresso del PCUS, non ce la fa a rigenerarsi.
Non si profila allorizzonte un neocomunismo rinnovato, bens minaccioso il
neocapitalismo, rinvigorito e sicuro di s, che ha subdolamente conquistato strati proletari
e piccolo borghesi alla sua egemonia sociale: lopposizione marxista deve ora lottare
contro una forma nuova di capitalismo, un capitalismo sotto certi aspetti illuminato, e
quindi pi duro. Occorre ripensare la dislocazione degli intellettuali e la loro riflessione
sociale e ideologica.
Anche se Pasolini ripete di non averne gli strumenti, propone egualmente unanalisi
politica della situazione della cultura e dei letterati, della loro posizione nello scacchiere
sociale. Allintellettuale, spetta il compito di rifondare una sua condizione eletta, di una
sostanziale aristocraticit, mettendo da parte quei letterati e marxisti dilettanti che,
per troppi anni, si erano compromessi con un partito irrigidito su presupposti stalinisti 34.
Ma, allo stesso tempo, Pasolini cerca di salvare la carica rivoluzionaria del marxismo,
proprio nellottica da lui indicata (secondo lequazione partito comunista = partito dei
poveri), rifiutando in letteratura una nuova ondata populista, rivedendo, in primo luogo, i
modi di una riassunzione del sottoproletariato come oggetto di letteratura per strade
diverse che non sia il vecchio populismo e il documentarismo, comunque populistico,
dellultimo dopoguerra.
31
Antonio Tricomi, op. cit., p. 100. Poco comprensibile appare laffermazione dellautore, quando sostiene che forse la
sua [di Pasolini] persona e la sua vocazione contano pi delleffettiva riuscita delle opere, e queste non vanno giudicate
di per s ma in quanto documenti di unaltissima e prepotente volont autoriale. Forse che gli altri scrittori non hanno
vocazione autoriale? La tesi di fondo di Tricomi che Pasolini si d una norma, per trasgredirla, ma senza mai obliarla
del tutto: appena istituita una norma formale, proprio perch sentita come vincolo castrante, essa deve essere
perentoriamente trasgredita. Mai cancellata, per (p. 105). Quale altro autore, che non sia un pedissequo epigono, non
trasgressore di norme, se vuole dire qualcosa di nuovo nella letteratura? Un poco pi accettabile pare la tesi di
Tricomi, quando sostiene che la violazione degli schemi metrici (sotto lalto magistero di Pascoli) risponde alla logica
della disobbedienza al Padre, alla logica dellet adulta e borghese, in nome di una verit plurima e non definitiva (pp.
108-09).
32
Marxisants, in Officina, n.s., 2, maggio-giugno 1959 in id., op. cit., pp. 85-91.
33
id., op. cit., p. 86.
34
id., op. cit., p. 87.
Occorre poi, liberarsi dal nuovo tipo di alienazione che incombe sullintellettuale 35,
ad opera di una borghesia spietata, volta soltanto alla razionalit dello scopo, alla quale il
marxismo da pi noia che paura. In questo contesto, se fede, populismo, impegno sono
dati superati36, moduli invecchiati dellazione dellintellettuale, cos da respingere la
tentazione di fare del letterato un intellettuale organico alla borghesia, cio uno specialista
di stile. E necessario, invece, convincere linterlocutore borghese che lo scrittore non
uno specialista, un tecnico di stile, ma qualcosa che il lui stesso, nelluomo pratico e
producente, il meglio di lui, e quindi, in definiva, lui, nellatto di pensare, lui, uomo: ivi
compreso il pi povero della terra pi povera, sul punto di essere eliminato, da lui, dal
mondo, di non esistere pi37.
Allorigine della protesta pasoliniana contro la societ dei consumi, sta uno dei suoi
bersagli polemici preferiti, la televisione. In unintervista del 1958, Pasolini analizza gli
effetti della televisione sulla societ38. Lo scrittore intanto divide il tema tra un prima e un
dopo. Prima dellavvento della televisione, lesistenza dei ragazzi di vita era dal punto di
vista dei divertimenti, squallida e vuota, Dopo, con la televisione, la societ non offre al
giovane lavoro, ma infiniti modi di dimenticare il presente e di non pensare al futuro. Negli
strati piccolo borghesi, amanti dellordine, il conformismo televisivo trova un terreno
propizio, incidendo in misura ancora maggiore39.
Cos, la televisione un potente mezzo di diffusione ideologica, e proprio della
ideologia consacrata della classe egemone (le idee dominanti sono le idee della classe
dominante)40.
Il mezzo audiovisivo rende conformisti coloro che lo subiscono, a causa della
funzione livellatrice della Tv 41, ingenerando negli umili con una tradizione culturale pi
povera, un senso di sottomissione. Pur con trasmissioni culturali pregevoli (la prosa), la Tv
non solo non concorre ad elevare il livello culturale degli strati inferiori, ma determina in
loro un senso dinferiorit quasi angosciosa. La Tv un prodotto del neocapitalismo,
poich tende a elevare un po il grado di conoscenza in coloro che sono a un livello
superiore, ma a precipitare ancora pi in basso chi si trova a un livello inferiore42.
35
10
43
11
Gabriele DAnnunzio, Tutte le poesie. 2. Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, Maia Elettra Alcyone Merope
Canti della guerra latina, a cura di Gianni Oliva, Roma, Newton Compton editori, 1995, p. 270 sgg.
50
Il Serchio, insieme ad altri fiumi dellItalia centrale, indicato da Pasolini nella seconda parte del poemetto, alla strofa
V: nei solchi secolari / delle vene del Serchio, p. 10.
51
Ma in DAnnunzio, Ferrara socchiusa i cigli, riposa in un pallido [] sopore, mentre il suo sogno muore (id., p.
271).
52
id., op. cit.,: LAppennino, V e VI, p. 10.
53
id., op. cit.,: LAppennino, VII, p. 11. Allusione testuale al Ventre di Napoli della Serao, pubblicato a partire dal 1884.
Nel 1953, Anna Maria Ortese pubblicher Il mare non bagna Napoli, struggente descrizione delle condizioni di vita della
pi grande metropoli del Sud, dopo le distruzioni della guerra, tra speranze piccolo borghesi e rassegnazione plebea.
54
Dante Alighieri, La Divina Commedia. Paradiso, canto VI. Mentre in Dante, luccel di Dio incarna laspirazione al
ritorno di Giustizia in terra, fede certa nel futuro, in Pasolini, lAppennino si profila come monumento informe, pre-storico
di quellumanit che aspetta giustizia, ma ancora non sa.
12
1948, dai Malavoglia), nella loro vitalit biologica, evenemenziale, fatta di sole e di sesso,
sua sola misura55. Nellossimoro degli ultimi versi, Pasolini racchiude il senso immemore
della scena popolare: un popolo / il cui clamore non che silenzio56. In termini storici, la
DC rappresenta gli interessi retrivi della gerarchia ecclesiastica e dei nuovi affaristi,
arricchitisi con la ricostruzione del dopoguerra, mentre il PCI guarda alla classe operaia,
interlocutore privilegiato della prospettiva rivoluzionaria. Entrambi i partiti hanno
abbandonato a se stesso il sottoproletariato, i nuovi poveri delle periferie e dei rioni pi
provinciali.
55
56
13
57
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68
id., op. cit., p. 67. Si noti la frequenza della deissi, a voler presentificare luoghi e persone.
id., op. cit., p. 68.
69
id., op. cit., p. 69.
70
id., op. cit., p. 70.
71
id., op. cit., p. 72.
72
id., op. cit., p. 73.
73
id., op. cit., p. 74.
15