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Monografia 70

Ragazzi
in Cielo Piccola Rivista
di Spiritualità Giovanile
FEDERAZIONE ITALIANA
Questa iniziativa editoriale è una collaborazione
Nichelino Comunità, Accoglienza Nikodemo, FIES ESERCIZI SPIRITUALI

UNA RIVISTA SUI TEMPI FORTI DELLO SPIRITO


Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 ‑ Filiale di Torino Autunno 2009
Tiratura inferiore a 20.000 copie ‑ “Fondato nel febbraio del 1988” Anno XXII ‑ N° 2

Ecco l’ultimo dei “Ragazzi in Cielo”, don Joshua Muscat, con Papa Benedetto XVI, presentato dal Presidente della FIES, il Card. De
Giorgi (9 febbraio 2008). Ha lasciato questa terra lo scorso 31 agosto, a soli 27 anni, stroncato dal tumore con il quale stava lottando da
un anno e mezzo. Una vicenda “tremenda e grandiosa”, che vi raccontiamo alle pagine 2 e 3.
2
Editoriale

“Morphè di Cristo”
ari amici, volevo scrivere no ventiquattromila anime. Nel Per lui abbiamo pregato spasmo‑ accettò l’evento come compi‑

C un articolo che tocca il


cuore, per una vicenda
tremenda e grandiosa che ci è ac‑
2006, con mia grande gioia, mi
successe come parroco, ma pochi
mesi dopo fu colto da un cancro
dicamente: invocavamo il Signo‑
re affinché don Joshua Muscat
non avesse il destino di Abele,
mento assoluto del suo Sacerdo‑
zio. Prima di entrare in agonia,
dettò la preghiera che vi ripro‑
caduta. Tuttavia mi rendo conto fulminante che lo uccise in cin‑ ma piuttosto quello di Isacco che duco. Coerente con quanto ave‑
che queste righe non possono es‑ que settimane. Saprà morire da fu, sì, vittima richiesta dal Padre va voluto scrivere nel ricordino
sere altro che una lettera: una let‑ santo lasciando dietro di sé un ad Abramo ma sostituito all’ulti‑ della sua Prima Messa.
tera di un vecchio prete, quasi ot‑ rimpianto immenso. E’ la sua vi‑ mo, sulla cima del Monte Moriah
tuagenario, che continua a vive‑ ta generosissima e alta di valori e da quell’ariete impigliato tra i ro‑ ono accorso a Malta due gior‑
re felicemente con i giovani per
narrare le meraviglie del
bontà che mi indurrà a scrivere
la biografia “Un pallone per il
vi. Non sarà così: il 31 agosto
2009 alle ore 20.45, don Joshua
S ni prima del coma in compa‑
gnia di don Riccardo Robella, il
Signore. La indirizzo soprattutto Paradiso”, edizioni Effatà (veda‑ chiuderà gli occhi alla luce di parroco che ha sostituito don
ai confratelli sacerdoti e a quei si pag. 16). questo mondo. Joe.
ragazzi, uomini e donne, che in Potevamo disperare. Almeno in‑ Era appena passato il Vescovo
questo tempo da lupi sentono rima della sua inaspettata nalzare le parole che Papa Paolo Mons. Mario Grech, che don
ancora il fascino di offrire la pro‑
pria vita a Cristo, per la salvezza
P morte, un altro seminarista
Maltese, grande e affezionato
VI elevò in occasione del funera‑
le di Aldo Moro: «Perché, Signo‑
Joshua aveva chiamato con un
messaggino per dirgli che era
del prossimo. amico di don Joe, vorrà seguirne re, non hai ascoltato le nostre giunto il momento del sacramen‑
E’ una lettera che si addice di si‑ le orme e il Vescovo di Gozo, preghiere…?». to degli Infermi.
curo a quest’anno, dedicato da Mons. Mario Grech, dopo l’ordi‑ Invece no: la sua morte ci scon‑ Ci accolse con tanti sorrisi, ab‑
Papa Benedetto XVI al Sacerdo‑ nazione lo invierà alla Diocesi di volse in positivo. E’ proprio vero bracci e baci, con la gioia di que‑
zio Ministeriale, e a questa mo‑ Torino… che “l’uomo lo si conosce nell’ul‑ sti suoi mesi di Sacerdozio, della
nografia, intitolata proprio ai A 14 mesi dall’Ordinazione del timo giorno” (Sir. 11,28). mamma Antoinette che da tre
“Ragazzi in Cielo”. 30 giugno 2007, anche don Jo‑ Se don Joe è morto da santo in‑ giorni era rassegnata e la certez‑
shua renderà l’anima al Signore, coraggiando il popolo che lo za di poter giovare ancora alla
ccovi la vicenda “tremenda e a soli 27 anni, causa un sarcoma stringeva negli ultimi giorni, comunità che lasciava per sem‑
E grandiosa”: nei primi anni
settanta, conobbi,
sviluppatosi pochi mesi prima! don Joshua, giovane di 27 anni, pre: “di sicuro – ci diceva – il

nell’arcipelago di
Malta, un giovane
studente del Semi‑
nario dell’isola di
Gozo, don Joe Ga‑
lea. Una figura stra‑
ordinaria: vocazione
adulta, sportivo e
campione, pieno di
vita e qualità che gli
sprizzavano dai po‑
ri. Questo ragazzo
incominciò a fre‑
quentare, in vacan‑
za, la parrocchia di
Mirafiori sud a
Torino, dov’ero par‑
roco. Ordinato sa‑
cerdote chiese al suo
Vescovo ed ottenne
di offrirsi “fidei do‑
num” alla Diocesi di
Torino.
Per ventuno anni
sarà il mio vice par‑
roco nell’altra par‑
rocchia dove fui de‑
stinato, Nichelino:
una comunità della
periferia sud di
Torino fatta di 9.400 Don Joe Galea con Papa Benedetto XVI
famiglie, cioè alme‑
3
Editoriale

Il Sacerdote deve essere un uomo


a morfologia del Signore Gesù Cristo!
Signore che mi chiede il sacrifi‑
cio di non tornare, mi permetterà
di accompagnarvi…”. Poi ci pro‑
pone di “tentare di celebrare l’ul‑
tima Messa”. La celebrammo sul
bordo del materasso: don Joshua
disteso sul letto con la stola e gli
occhi pieni della luce di Stefano
(At. 7,55), che vedeva il Paradiso
osservando il cielo. Don Riccar‑
do, il parroco e il sottoscritto. Un
evento da schiantare i cedri del
Libano!

Ma era fatale che accadesse così.


Leggete che cosa ha scritto sul ri‑
cordino della Prima Messa:

Padre mio, io mi abbandono a Te,


Fa di me ciò che Ti piace.
Qualsiasi cosa Tu faccia,
io Ti ringrazio!
Sono pronto a tutto, purché la Tua
volontà
sia fatta in me e in tutte le Tue crea‑
ture. Don Joshua Muscat (secondo da destra) all’incontro della FIES con il Papa, 9 febbraio 2009
Io non desidero altro, mio Dio!
Rimetto la mia anima nelle Tue ma‑
riempie il mio cuore con la pace ed il Ignazio di Loyola e in ricordo dei amico di don Joshua, come lo fu
ni,
coraggio, “Ragazzi in Cielo” (si veda l’arti‑ di don Joe, perché tutti e due i
Te la dono, mio Dio,
per proseguire dentro di me colo a pag. 8‑9). giovani Sacerdoti erano, come
con tutto l’amore del mio cuore,
le sofferenze che mancavano a tuo lui, nativi dell’Isola di Gozo.
perché Ti amo,
Figlio. è di più! Anche Papa
Ed è per me una necessità di amore
donarmi e rimettermi nelle Tue ma‑
O Dio misericordioso, fai, ti prego,
che quando celebro l’Eucarestia sul‑
C’ Benedetto – che il 4 no‑
vembre accoglierà in udienza ge‑ I l Sacerdote di Cristo è un uo‑
mo a immagine del Signore. E’
ni,
l’Altare, nitori e amici dei “Ragazzi in Sacerdote solo se è “Morphè di
senza misura, con infinita fiducia,
sarò non solo il Sacerdote che offre, Cielo” – ha accompagnato que‑ Cristo” e accetta di portare nella
perché Tu mi sei Padre.
ma soprattutto una vittima che si dà, sto ragazzo sacerdote alle soglie sua carne i patimenti di Gesù per
(Charles de Foucauld)
perché sono certo che le sofferenze del Paradiso. Informato della la salvezza dell’umanità. Solo co‑
odierne malattia dal Suo Segretario, sì, trasformandosi in agnello sa‑
Pochi giorni prima di morire
non sono niente in confronto Mons. Alfred Xuereb – il quale crificale, il prete è un Sacerdote.
comporrà ancora questa preghie‑
alla Gloria che ci si mostrerà. gli aveva offerto qualche giorno Vi abbraccio! Il Signore ci sosten‑
ra:
Amen prima il libro “Un pallone per il ga nella prova come ha sostenu‑
Paradiso”, che il Santo Padre ha to Joe e Joshua.
Eterno Padre,
Nel retro dei due ricordini, quel‑ molto apprezzato – ha pregato
tu hai mandato tuo Figlio sulla terra
lo di Prima Messa e quello della per il ragazzo, e ha inviato il don Paolo Gariglio
per portare la croce sulle proprie
Memoria post mortem, c’è la foto‑ Nunzio Apostolico a portargli il Incaricato nazionale FIES
spalle.
grafia della Croce FIES, che sor‑ Suo personale conforto! Va detto per la Pastorale Giovanile
Accendi in me lo Spirito
ge in Valle Stretta, dedicata a S. che Mons. Alfred Xuereb era degli Esercizi Spirituali
che mi hai dato come dono il giorno
dell’Ordinazione,
così che di fronte alla mia croce
non si attenui la mia fede,
non si spenga la mia speranza
I genitori dei “Ragazzi in Cielo” dal Santo Padre!
e mi guidi l’amore. ercoledì 4 novembre 2009, alle ore 9:00 presso l’aula Paolo VI in Roma, durante la catechesi dal‑
Certe volte non capisco perché
non trovo risposte alle mie tante do‑
M la speranza cristiana nella vita eterna, Papa Benedetto XVI parlerà dei ragazzi della “Croce dei
Ragazzi in Cielo”, eretta dalla FIES nel 500° di Sant’Ignazio di Loyola sui monti francesi della Valle
mande… Stretta (si veda l’articolo a pag. 8‑9). I genitori, nonni, parenti e amici dei “Ragazzi in Cielo” di tutta
Ma so che mi ami Italia sono invitati a partecipare. Per informazioni e dettagli, si può contattare la sig.ra Lina Delton
come hai amato tuo Figlio. (lina.delty@alice.it ‑ cell. 339.29.68.616). Saremo in 300!
Questo tuo Amore verso di me
4
Magistero

Il “cielo” spiegato dal Papa


Il “cielo” come pienezza Il Nuovo Testamento ap‑ Padre che si realizza in Cristo Questa situazione finale può
di intimità con Dio 3. profondisce l'idea del cielo
anche in rapporto al mistero di
Risorto grazie alla comunione
dello Spirito Santo.
5. essere tuttavia anticipata in
qualche modo oggi, sia nella vita
Cristo. Per indicare che il sacrifi‑ Occorre mantenere sempre una sacramentale, di cui l’Eucaristia
Quando sarà passata la figu‑
1. ra di questo mondo, coloro
che hanno accolto Dio nella loro
cio del Redentore assume valore
perfetto e definitivo, la Lettera
certa sobrietà nel descrivere que‑
ste ‘realtà ultime’, giacché la loro
è il centro, sia nel dono di sé me‑
diante la carità fraterna. Se sa‑
agli Ebrei afferma che Gesù “ha rappresentazione rimane sempre premo godere ordinatamente dei
vita e si sono sinceramente aper‑
attraversato i cieli” (Eb 4, 14) e inadeguata. Oggi il linguaggio beni che il Signore ci elargisce
ti al suo amore almeno al mo‑
“non è entrato in un santuario fatto personalistico riesce a dire meno ogni giorno, sperimenteremo già
mento della morte, potranno go‑
da mani d’uomo, figura di quello ve‑ impropriamente la situazione di quella gioia e quella pace di cui
dere di quella pienezza di comu‑
ro, ma nel cielo stesso” (Eb 9, 24). I felicità e di pace in cui ci stabilirà un giorno godremo pienamente.
nione con Dio, che costituisce il
credenti, poi, in quanto amati in la comunione definitiva con Dio. Sappiamo che in questa fase ter‑
traguardo dell’esistenza umana.
modo speciale da parte del Il Catechismo della Chiesa Cat‑ rena tutto è sotto il segno del li‑
Come insegna il Catechismo del‑
Padre, vengono risuscitati con tolica sintetizza l’insegnamento mite, tuttavia il pensiero delle
la Chiesa Cattolica, “questa vita
Cristo e sono resi cittadini del ecclesiale circa questa verità af‑ realtà ‘ultime’ ci aiuta a vivere
perfetta, questa comunione di vita e
cielo. Vale la pena di ascoltare fermando che “con la sua morte e bene le realtà ‘penultime’. Siamo
di amore con la Santissima Trinità,
quanto in proposito l’apostolo la sua risurrezione Gesù Cristo ci ha consapevoli che mentre cammi‑
con la Vergine Maria, gli angeli e
Paolo ci comunica in un testo di ‘aperto’ il cielo. La vita dei beati niamo in questo mondo siamo
tutti i beati è chiamata 'il cielo'. Il
grande intensità: “Dio, ricco di consiste nel pieno possesso dei frutti chiamati a cercare “le cose di las‑
cielo è il fine ultimo dell’uomo e la
misericordia, per il grande amore della Redenzione compiuta da sù, dove si trova Cristo assiso alla
realizzazione delle sue aspirazioni
con il quale ci ha amati, da morti che Cristo, il quale associa alla sua glo‑ destra di Dio” (Col 3, 1), per esse‑
più profonde, lo stato di felicità su‑
eravamo per i peccati, ci ha fatti ri‑ rificazione celeste coloro che hanno re con lui nel compimento esca‑
prema e definitiva” (n. 1024).
vivere con Cristo: per grazia infatti creduto in lui e che sono rimasti fe‑ tologico, quando nello Spirito
Vogliamo cercare di cogliere il
siete stati salvati. Con lui ci ha an‑ deli alla sua volontà. Il cielo è la bea‑ egli riconcilierà totalmente con il
senso biblico del “cielo”, per po‑
che risuscitati e ci ha fatti sedere nei ta comunità di tutti coloro che sono Padre “le cose che stanno sulla ter‑
ter comprendere meglio la realtà
cieli, in Cristo Gesù, per mostrare perfettamente incorporati in lui” (n. ra e quelle nei cieli” (Col 1, 20).
cui questa espressione rimanda.
nei secoli futuri la straordinaria ric‑ 1026). Giovanni Paolo II
chezza della sua grazia mediante la (21 luglio 1999)
Nel linguaggio biblico il
2. “cielo” quando è unito alla
“terra”, indica una parte dell’u‑
sua bontà verso di noi in Cristo
Gesù” (Ef 2, 4‑7). La paternità di
Dio, ricco di misericordia, viene
niverso. A proposito della crea‑
sperimentata dalle creature at‑
zione, la Scrittura dice: “In princi‑
traverso l’amore del Figlio di Dio
pio Dio creò il cielo e la terra” (Gn
crocifisso e risorto, il quale come
1, 1).
Signore siede nei cieli alla destra
Sul piano metaforico il cielo è in‑
del Padre.
teso come abitazione di Dio, che
in questo si distingue dagli uo‑
mini. Egli dall’alto dei cieli vede La partecipazione alla com‑
e giudica, e discende quando lo
si invoca. Tuttavia la metafora
4. pleta intimità con il Padre,
dopo il percorso della nostra vita
biblica fa bene intendere che Dio terrena, passa dunque attraverso
né si identifica con il cielo né può l’inserimento nel mistero pa‑
essere racchiuso nel cielo; e ciò è squale del Cristo. San Paolo sot‑
vero, nonostante che in alcuni tolinea con vivida immagine
passi del primo libro dei Macca‑ spaziale questo nostro andare
bei “il Cielo” sia semplicemente verso Cristo nei cieli alla fine dei
un nome di Dio. tempi: “Quindi noi, i vivi, i super‑
Alla raffigurazione del cielo, stiti, saremo rapiti insieme con loro
quale dimora trascendente del [i morti risuscitati] tra le nubi, per
Dio vivo, si aggiunge quella di andare incontro al Signore nell’aria,
luogo a cui anche i credenti pos‑ e così saremo sempre con il Signore.
sono per grazia ascendere, come Confortatevi dunque a vicenda con
nell'Antico Testamento emerge queste parole” (1 Ts 4, 17‑18).
dalle vicenda di Enoc e di Elia. Il Nel quadro della Rivelazione
cielo diventa così figura della vi‑ sappiamo che il “cielo” o la “bea‑
ta in Dio. In questo senso, Gesù titudine” nella quale ci trovere‑
parla di “ricompensa nei cieli” (Mt mo non è un’astrazione, neppure
5, 12) ed esorta ad “accumulare te‑ un luogo fisico tra le nubi, ma un
sori nel cielo” (Mt 6, 20). rapporto vivo e personale con la
Trinità Santa. È l’incontro con il
5
Speranza

Confidenze di un prete
i hanno chiesto più di

M una volta, in lacrime, il


giorno del funerale:
«Perché?», «Perché proprio
ora?», «Perché proprio a me? (a
lui, a lei, a loro...)». No, non era
sfida, ma sfogo. Non bestemmia,
ma invocazione. Un altro modo
per dire come Marta, sorella di
Lazzaro: «Signore, vieni a vede‑
re. Il tuo amico è morto».
Celebrando funerali, ho letto
molte cose negli sguardi della
gente: dolore, imbarazzo, stupo‑
re. Talvolta, soprattutto in città,
anche noia. Sempre più spesso,
comunque, dietro espressioni
apparentemente indifferenti,
protette da occhiali scuri e gom‑
me da masticare, il terrore del
confronto con la morte. Soprat‑
tutto con se stessi. È difficile «ge‑
stire i sentimenti». Bisognerebbe
avere il coraggio di prepararsi.

arà che da giovani, dice il mio


S Don, si è più coraggiosi ad af‑
frontare la morte. Sarà che si è
I bisogni fondamentali della vita,
a dispetto delle pubblicità, non
qualcosa di più, molto di più, di
settanta kilogrammi di carne con H o visto che non hanno pau‑
ra della morte le persone
più incoscienti. Sarà soprattutto sono molti: stanno tutti sulla una data di scadenza. Ci attesta buone. Coloro che hanno più
che non si sono ancora affondati punta delle dita di una mano. che siamo persone, e che il reale rimpianti che rimorsi da mettere
tutti i denti a mordere questa ter‑ Forse due. E in fin dei conti, han‑ non si esaurisce in ciò che si mi‑ in valigia. Soprattutto, chi si è
ra, e dunque si è rimasti più pu‑ no a che fare con l’amore e il sen‑ sura, si calcola, si pesa, si vede, o sforzato, come sapeva e come
ri, più disponibili a guardare il so della vita. Perché siamo fatti si compra. Un cuore di carne che poteva, di compiere qualcosa che
cielo. Resta il fatto che il testa‑ più per l’intensità e la profon‑ cessa di battere non annulla sapesse di bene.
mento che mi ha commosso non dità, che per la durata. Di quella vita.
Le lezioni che traggo umana‑
l’ho letto nelle parole di un vec‑ Abramo non si dice che visse
La fede ci attesta che i nostri mente sono semplici: la vita è
chio, ma di un ragazzino, An‑ quanto Noè, ma che morì sazio
morti, usciti dalla scena di que‑ troppo breve per permettersi il
thony Godby Johnson. Lasciò di giorni.
sto mondo, sono accolti nelle lusso di essere cattivi; invece di
scritte queste poche righe: «Alla
braccia di chi, questo mondo, ha proclami di cordoglio sarebbe
ensare queste cose sotto l’im‑
mia morte vorrei tre cose. Vorrei non
avere paura. Vorrei che le persone
che amo sapessero quanto le amo.
P ponente croce di Gesù che
sovrasta l’altare, mi lascia sem‑
creato e sostiene: presso Dio, in
attesa della risurrezione. Che
meglio far leggere un testamento
spirituale, avendo scritto in po‑
non sarà un film dell’orrore, ché che righe, magari ad un corso di
Vorrei andarmene da questo mondo pre la certezza che Dio sa che co‑
Dio non ha mai voluto spaventa‑ esercizi spirituali, che cosa ho
colmo di gratitudine, per avere avu‑ s’è il dolore. E proprio per que‑
re nessuno. Ma sarà invece il imparato dalla vita, che cosa fu
to la possibilità di esistere». sto, seppur è vero che non ha tol‑
portare a compimento e pienez‑ degno di essere vissuto e che co‑
Ho riletto quelle parole molte to le lacrime da questo mondo,
za quella vita di amore iniziata sa fu difficile trovare. Da ultimo,
volte, ripensando alle bare che ha però tolto della morte i pun‑
qui, con Lui. fare in modo ‑ ma è una cosa che
ho accolto in chiesa e al cimitero: giglioni dei suoi assoluti, quelli
ha a che fare con l’educazione
da quella bianca del piccolo che che fanno più male. Essi non so‑ Non è cosa da poco. La grande
dei piccoli ‑ che ci sia qualcuno,
non ce l’ha fatta per il giorno del no più l’ultima parola. notizia, infatti, non è sapere che
dopo, che preghi per noi.
suo battesimo, a quelle tre insie‑ L’orizzonte della nostra vita è Dio c’è, ma che è persona e co‑
me di una famiglia falciata per più grande di ciò che vediamo e munione. In Lui la nostra vita Per fortuna ‑ ma sarebbe meglio
strada. Militari e gente comune. tocchiamo. non va perduta. E le parole che dire: per Grazia ‑ lo sguardo va
Giovani e vecchi. Professionisti e I nostri sentimenti, sogni, spe‑ non abbiamo detto, per paura, oltre le lezioni umane: si posa su
semplici madri di famiglia. Non ranze, relazioni, avventure, pro‑ vergogna, pudore e in fondo sen‑ Cristo, Signore e fratello, speran‑
posso fare a meno di pensare che getti, lacrime e sorrisi, storie e za motivo, possono riposare nel‑ za e pace, gioia e comprensione.
il piccolo Anthony, nella sua bre‑ passioni, tutto ciò, insomma, che la sua Parola più grande, di vita In Lui la vita che speriamo.
ve esistenza, ha colto verità che è così profondamente umano e di bene, che è Cristo nostro
toccano il cuore. nella vita, ci attesta che siamo Signore. don Fabrizio Ferrero
6
Esempi

Come il chicco di grano


l passaggio di Francesco da media quando un giorno, a

I Profeti di Rosignano Solvay


(in provincia di Livorno), in
questo spazio e in questi 31 anni
scuola, all’improvviso inizia a
parlare con frasi senza senso…
Dice anche di vedere tutta l’aula
di tempo che è stato fisicamente “sullo sfondo, come se io fossi
tra noi, richiede un occhio alle‑ dentro una galleria buia”.
nato a saper riconoscere la Regia Ricovero immediato in ospedale,
di Dio, nelle righe di questa vi‑ per più di due mesi. Si sospetta
cenda. un tumore al cervello…
Ma le «sorprese» del Signore Uno dei tanti giorni in cui Lucia
mostrano quanto è vero il detto: si prepara per tornare dal figlio
“Il Signore scrive diritto sulle no‑ in ospedale, cerca in casa qualco‑
stre righe storte”. È quello che sa da leggere per passare il tem‑
tenterò adesso di condividere po. Riscopre in un cassetto il
con voi. Vangelo. Lo leggerà, ma senza
trovarne immediato giovamento
La famiglia, i valori, l’infanzia (come succedeva, per inciso, an‑
che a S. Ignazio di Loyola…).
resciuto in una famiglia
C semplice, dove il dialogo e
l’ospitalità sono sempre stati di
Rosignano è vicino Montenero,
luogo del santuario della Ma‑
donna patrona della Toscana… Un carattere «di cuore», rocchiali… riteneva che la Messa
casa, Francesco eredita da suo
Lucia si ricorda di lei e le pro‑ una fede non esplicitata… era una cosa noiosa, ma perché
nonno materno la passione per
mette che cambierà vita se riavrà in realtà desiderava che fosse
la Vespa: scopre l’intuito per tut‑
Francesco pienamente con sé. iò che colpiva subito tutti una festa! Quanti sacerdoti e fe‑
to il campo della meccanica, che
diventerà sua passione e profes‑ Dopo oltre due mesi di ricovero,
i medici diranno che quella di
C quelli che hanno conosciuto
Francesco è l’immediata e solare
deli dovrebbero prendere consa‑
pevolezza di questa carenza!!!
sione.
Merita presentare a questo pun‑ Francesco era solo una crisi di cordialità, che esprimeva con Allegro e scanzonato con gli
to Lucia, sua mamma. panico. Ma a tutt’oggi non si ha chiunque incontrava. Innamo‑ amici, spensierato e giocherello‑
Figlia di una madre e di una la certezza che i medici, all’ini‑ rato dei suoi interessi (Vespa ed ne, da bravo toscano gli piaceva
nonna materna forse eccessiva‑ zio, sbagliarono la diagnosi… auto da Rally), non sapeva dire giocare con le parole, anche per
mente legate ad una fede sovrac‑ Fatto sta che, grazie a Francesco, di no a nessuno. Generoso fino a far ridere gli altri, visto che stava
carica di pratiche esteriori, Lucia sua mamma ha riscoperto la stancarsi, applicava senza saper‑ male quando vedeva che gli altri
decide da adulta di «chiudere» Fede vera, tanto che oggi è cate‑ lo il detto evangelico “siate pru‑ soffrivano. Lo prendevano in gi‑
con questa dimensione della sua chista e animatrice, e il suo stile denti come serpenti e semplici ro quando diceva che credeva in
vita, ritenuta insignificante per cristiano, aperto ed accogliente, come colombe”. Dio, e non molti sanno che parla‑
lei. ha contagiato tutta la sua fami‑ “Senza saperlo”, perché non era va al Crocifisso che aveva in ca‑
Francesco frequentava la secon‑ glia e tutti coloro che incontrano. molto avvezzo agli ambienti par‑ mera, acquistato a Montenero in‑
sieme a mamma Lucia. Immagi‑
ne sacra che lo accompagnerà nel
viaggio dall’obitorio, attraverso
la chiesa parrocchiale, verso quel
luogo che tutti conosciamo il cui
termine, tradotto dal greco, vuol
dire “dormitorio” (quindi vuol
dire che da lì, prima o poi, ci sve‑
glieremo per uscirne!).
A volte presentava dei tratti di
malinconia: amava gli anni ’60,
caratterizzati da più ottimismo e
spensieratezza. Ma anche qui
potremmo leggere l’evangelico
“se non ritornerete come bambi‑
ni…”, invito sempre valido, oggi
da riscoprire. Non sopportava,
ad esempio, frivolezze come il
“Grande Fratello” televisivo e il
mondo milionario del calcio.
A onor del vero, c’è da dire che
qualche sua scelta a livello affet‑
tivo non è stata delle più «linea‑
7
Esempi

facendolo risorgere, perché non

in terra, morendo,
pensare che anche per Francesco
non possa avere un occhio di ri‑
guardo particolare?”.

produce molto frutto... Per non concludere…

l percorso di vita di Francesco


I sta continuando, in altre for‑
me, in chi ne raccoglie l’eredità
venendo a conoscenza di questa
ri»… ma il tempo gli ha dato la no ha fatto per aiutare chi incon‑ la guida (guai a rischiare di far
storia (quindi anche in chiunque
possibilità di prenderne atto e di trava (fosse anche il senegalese graffiare la sua Vespa d’epoca!),
in questo momento la sta leggen‑
rimediare agli errori. da cui sempre acquistava una se‑ in provincia di Pisa incontra
do!).
rie di calzini, che non erano mai un’inaspettata lastra di ghiaccio
Il suo esempio e il suo ricordo sta
Fedeltà a se stesso, fino al della sua misura, e che sua mam‑ causata da una tubatura rotta,
smuovendo molti cuori, che
«cambiamento di vita» ma portava in Parrocchia per re‑ già segnalata dai cittadini a chi
stanno riscoprendo il valore del‑
galarli a qualcuno…). di dovere, e non ancora ripara‑
la semplicità, della generosità e
l suo perfezionismo nel lavora‑ Il «nostro» aveva ben compreso ta…
I re come meccanico e carrozzie‑
re lo stava portando ad essere
che il bene va fatto bene, altri‑
menti è meglio farlo fare ad altri!
Francesco scivola sbattendo con‑
tro un cassonetto. Chiede ai soc‑
della gratuità, applicazioni con‑
crete e durature della carità cri‑
stiana.
molto apprezzato nel settore. La Il suo donare il suo tempo, anche corritori di slacciargli il casco,
Magari non abbiamo a che fare
sua generosità è sempre stata ben oltre gli orari di lavoro, per perché fa fatica a respirare…
con un modello «canonico» di
messa in gioco fino in fondo. esempio, è stato il modo concre‑ perderà presto i sensi, mentre al‑
santità, perché spesso questa la
Oggi chiunque ha avuto a che fa‑ to che gli ha fatto applicare a mo‑ l’arrivo all’ospedale di Pisa i me‑
identifichiamo in una perfezione
re con lui sta avendo la possibi‑ do suo, come sapeva far bene, dici tenteranno il possibile per
già raggiunta sulla terra. Ma se
lità di riflettere se ha apprezzato, l’evangelico “ho avuto fame e mi fermare l’emorragia interna tora‑
la Chiesa, parlando dei Santi, ci
oppure sfruttato, il suo buon avete dato da mangiare…”. cica…
dice che “in ogni tempo furono
cuore. Questo problema, comun‑ Lo scorso 4 gennaio 2009 è stata Il suo amico vespista, e anche sa‑
graditi” al Signore, ci fa capire
que, non riguarda Francesco: in la data del «cambiamento di vi‑ cerdote, durante l’omelia fune‑
come ancora oggi il Signore ap‑
maniera inconsapevole col suo ta». bre, dirà che “anche lui, come il
prezzi chi è amante della vita,
lavoro fatto con amore, come di‑ Francesco parte da casa, prepa‑ Crocifisso, ha pagato con la pro‑
fatta anche di “righe storte” su
ce il Concilio Vaticano II, Fran‑ rato di tutto punto, per recarsi a pria vita, di persona, per delle
cui il Signore scrive diritto.
cesco vede ora conservato dal Firenze per un raduno vespisti‑ colpe non sue! Ma se Dio Padre
Signore tutto quello che di buo‑ co. Pignolo e prudente anche al‑ ne ha tenuto conto per suo Figlio don Francesco Fabrizio
8 9
Garçon
en ciel

Intorno alla Croce


L’annuale appuntamento dei giovani dei “Tempi Forti
dello Spirito” sui monti francesi della Valle Stretta
18 luglio 2009 ‑ Neve su Valle Stretta (Francia) i è poi rivolto ai giovani, Anzi, se la incontriamo da giovani S. Messa all’interno del rifugio
S ricordando che l’apostolo
Giovanni era proprio un adole‑
è molto meglio, perché indirizzia‑
mo la nostra vita nel modo giusto.
n’intensa nevicata ha clima inclemente ha reso indi‑ un soffio, che va e viene. Tren‑ siamo divertiti”! Ma come puoi

U accompagnato – lo scor‑
so 18 luglio – i molti gio‑
vani accorsi sulle montagne
spensabile la concelebrazione
all’interno del piccolo rifugio
(la Maison des Chamois), a
scente quando Gesù era su que‑
sta terra: «Giovanni era un ragaz‑
zo tra i 14 e 16 anni. Giovanni era
il discepolo che Gesù amava, proba‑
Probabilmente, se la si incontra da
ragazzi, si potranno indirizzare
anche i propri figli sulla stessa
strada, che porta a riconoscere che
tacinque anni fa mi trovavo su que‑
ste montagne, come voi ragazzi
oggi. Mi sembra ieri ed adesso ho
dire “ci siamo divertiti” dopo un’e‑
sperienza del genere? Quanti gio‑
vani si illudono che in questo per‑
della Valle Stretta, nel diparti‑ pochi metri dalla Croce, con 50 anni: la vita è passata come un dersi ci sia la felicità! No! Non è lì
bilmente perché Gesù vedeva in lui Dio è il senso della vita, e che senza
mento francese delle Hautes‑ molti giovani partecipanti as‑ soffio. La vita è velocissima, ma è la felicità! Quanti vanno avanti
qualcosa di grande (ed infatti lo è di Lui non possiamo vivere.»
Alpes, per l’annuale celebrazio‑ siepati all’esterno. bellissima se vissuta con Cristo. per anni con il cuore vuoto, senza
stato). A volte molti adulti pensano
ne eucaristica intorno alla Diventa un’esperienza stupenda, conoscere il senso della vita e la bel‑
a voi ragazzi come dei bambini, che iferendosi ai genitori e
“Croix des Garçon en Ciel” (Croce
dei Ragazzi in Cielo). on Claudio ha iniziato la
capiscono poco o nulla. Ma la fede R amici dei Ragazzi in Cielo,
meravigliosa, con le sue gioie, ma
anche con i sui dolori e le sue fati‑
lezza della vita. La vita è fatta per
vivere in relazione con Dio e con
Sono oltre 200 i nomi dei ragaz‑
zi incisi sulle targhette in bron‑
D sua omelia concentrandosi
sul significato del tempo e della
non è una cosa da adulti o da
anziani. La fede non è qualcosa di
ha sottolineato che proprio la
fede nella Vita Eterna deve
che. Attenti che senza di Lui può
diventare un inferno. Riflettevo
gli altri, questo è il suo senso! La
vita è essere legati cuore a cuore
cui ci si deve preoccupare quando essere il vero motivo del radu‑
zo avvitate sulla croce, per i vita: «Per Dio, il tempo non è proprio ieri con altri giovani come con Cristo. Senza di Lui tutto
si sta avvicinando la fine della narsi intorno alla croce: «Non
quali l’esistenza terrena si è molto importante. Lo è per noi, che voi: ci sono migliaia di ragazzi che diventa insipido, tutto diventa
nostra vita. La fede deve esserci nel siamo qui solo con il cuore pieno di
conclusa prematuramente a a volte pensiamo che una persona vivono la vita come un inferno. Ci senza valore, senza luce, senza
pieno della nostra vita. Io ne sono malinconia per i giovani, i cui
causa di malattie o incidenti. che muore giovane abbia perso l’oc‑ sono giovani che non vedono l’ora significato. Se non abbiamo Gesù
convinto, perché sono stato un nomi sono scritti su questa croce, e
Molti di essi hanno vissuto pro‑ casione di vivere la vita. Può aver‑ che arrivi il sabato sera, per uscire nel cuore, tutto diventa impossibi‑
ragazzo di 14 anni come voi. A 14 per i tanti altri che si potrebbero
prio su quei monti, a pochi chi‑ la persa, ma vivere in questo a mezzanotte e stare in discoteca le, faticoso. Io qui ho incontrato
anni si può credere con tutto il aggiungere, ma siamo qui con il
lometri da Bardonecchia (To‑ mondo non è il fine della nostra esi‑ fino alle cinque del mattino, per Gesù e lo ringrazio per questo.
cuore in Gesù Cristo e farlo diven‑ cuore pieno di certezza nella
rino), il loro incontro con il stenza. Il fine della nostra esisten‑ riempirsi di alcol e pasticche, muo‑ Continuerò finche posso a far cono‑
tare l’amore della propria vita, più Risurrezione!»
Signore. za è raggiungere Dio, e Gesù versi e sudare come bestie, per poi scere Gesù agli altri, perché non c’è
del fidanzato o della fidanzata. Si
La Santa Messa è stata presie‑ Cristo è venuto per questo motivo: tornare a casa e dormire fino alle altro nella vita che abbia senso.»
può vivere profondamente la fede on Claudio ha vissuto l’e‑
duta da don Claudio Curcetti. Il per trasmetterci la Vita Eterna.»
anche a 14 anni, come Giovanni
l’ha vissuta a suo
D sperienza dei “Campi
Estivi”, sui monti
tre del pomeriggio per poi dire “ci Gianmarco Boretto

tempo. Giovanni della Valle Stret‑


è colui che “vide e ta, nel 1974,
credette”. Non ha quando era un
avuto bisogno di ragazzo di 14
vedere Gesù risor‑ anni. Come per
to, ma si è fidato molte migliaia di
di quanto Gesù giovani, il ricor‑
aveva detto, che Croce dei Ragazzi in Cielo do di quell’espe‑
sarebbe risorto. rienza di incon‑
Giovanni è stato tro con Dio, a
lla base della Croce dei Ragazzi in Cielo (Valle Stretta,
il primo a credere
in Gesù risorto. A Francia), si trova una stele in bronzo, dedicata a
Sant’Ignazio di Loyola nel 500° della nascita.
contatto con la
natura e con i
Quell’adolescente sacramenti, non
ha creduto in Venne benedetta da Giovanni Paolo II in occasione dell’incon‑ si può dimentica‑
Gesù, con tutto il tro con i giovani della Federazione Italiana Esercizi Spirituali re: invita ad una
cuore, e ci ha tra‑ (FIES), avvenuto in Susa nell’estate del 1991. profonda rifles‑
mandato il suo Sulla stele vi è scritto: “Su questo monte scoprirono la presenza del sione sul vero
Vangelo. La fede Signore. Ora sono coloro che, passati attraverso la grande tribola‑ senso della vita,
non è qualcosa zione, hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue del‑ con il quale ha
per soli adulti, è l’agnello” (Ap 7, 14). La croce è alta circa 8 metri. concluso la sua
Distribuzione dell’Eucaristia ai numerosi partecipanti Il rifugio Maison des Chamois, 2200 m s.l.m.
per tutte le età. omelia: «La vita è
10
Educare

«Ciascuno cresce solo se


questo titolo credo mol‑ n che modo

A to, ed è il mio modo di ri‑


dire le sagge parole di
I Gesù fu educa‑
tore? Ho provato
don Bosco secondo cui “l’educa‑ a immaginare i
zione è cosa del cuore”. momenti in cui si
Le persone, infatti, si possono creava l’incanto
comandare. Talora, quando il tra la gente che
potere cede il posto al servizio, si lo incontrava.
possono amministrare, reggere, Tentando di leg‑
gestire: per senso di responsabi‑ gere, tra sguardi
lità, per dovere, per necessità. e silenzi, il loro
Ma perché scatti in loro il desi‑ stupore. I vange‑
derio di essere condotte, il fasci‑ li hanno registra‑
no di seguire con entusiasmo un to molti com‑
educatore, occorre essere capaci menti a proposi‑
di suscitare una visione. Una vi‑ to. Come se la
sione di assoluto, di felicità coin‑ gente: ammoni‑
volgente. Ad un educatore si ta, curata, perdo‑
chiede: «Facci sognare!». nata, ammae‑
Quando la visione è l’Amore, al‑ strata, lodata, in‑
lora non importano più la fatica, coraggiata o
le energie che saranno mobilita‑ semplicemente
te, l’utopia degli scenari da af‑ avvicinata, avesse intravisto in gente e forte (come la morte) fos‑ re. Tutto cominciò, in effetti, con
frontare: perché nell’amore ci so‑ lui qualcosa di grande e vicino sero la trama della vita. Tra i ba‑ un discorso sul regno dei cieli.
no io, con i miei sogni, i miei de‑ nello stesso tempo, qualcosa ca‑ gliori del monte Tabor i discepo‑ Per molti di loro, essersi sentiti
sideri, le mie fragilità, e il mio in‑ pace di scuotere e affascinare. E li videro questo, in fondo, in lu‑ amati e chiamati – come nella pa‑
finito anelito ad essere felice nel per questo, far crescere. Penso cida trasparenza: un cuore capa‑ rabola dei vignaioli – a qualcosa
bene. Anche se non so ancora co‑ che il segreto sia semplice a dirsi: ce di illuminare i sentieri del be‑ di grande, segnò l’inizio della vi‑
me raggiungerlo. So solo (e mi Gesù sapeva suscitare l’emozio‑ ne. ta stessa. In un certo senso, la ri‑
basta) che mi viene tesa una ma‑ ne, il brivido, di immaginare e Gesù fu educatore facendo par‑ surrezione come effetto dell’a‑
no con la promessa più bella: gustare quel “come sarebbe bello tecipare i suoi amici della pro‑ more fu dono che Gesù fece ad
quella di camminare, insieme, il mondo se…” …se guardando pria intimità col Padre. Offrì loro altri prima di riceverlo in pienez‑
verso una mèta che punta al cie‑ in alto, Dio fosse di casa, e i fili di condividere la profondità del‑ za dal Padre.
lo. Il mondo non è di chi soddi‑ del suo amore, coinvolgente e la propria esperienza per con‑
sentire ad ognuno di misurare, roiettando verso orizzonti
sfa un bisogno in più, ma di chi
offre una speranza più grande.
trasformante, misericordioso e
bruciante, tenero e intenso, esi‑ con verità e franchezza, la pro‑
pria iden‑
P vasti, luminosi e tersi, Gesù
non si accontentò mai di una me‑
tità. diocrità felice come stile di vita.
Bibliografia (spunti per un approfondimento): Esperienza
di cose catti‑
Insegnò piuttosto che per il re‑
gno dei cieli si raccoglie ciò che
• PIERANGELO SEQUERI L’oro e la paglia. Meditazioni sull’educare alla scuola della Parola di Dio, Glossa ve, come gli fu provato nel fuoco. E per que‑
(«Contemplatio» ‑ 1), Milano 1998; idoli: che sto ebbe il coraggio di valutazio‑
• ROMANO GUARDINI, Lettere sull’autoformazione, 5ed. Morcelliana, Brescia 1994 [1930]; generano e
• FRANCESCO ALBERONI, L’arte del comando, 6°ed., Rizzoli (BUR Saggi), Milano 2006 [2002];
ni severe. Ma anche di sostenere
si alimenta‑
• PIERO BALESTRO, Tutta la nostra voglia d’amore. Appunti postumi di vangeloterapia, San Paolo, Cinisello un cammino di conversione sin‑
no di desi‑
Balsamo 1998; cero.
deri dove
• PIETRO LOMBARDO, Il ponte. Passaggi educativi, Editrice Vita Nuova, Verona 2005; Insegnò a percepire, nelle cose e
non vige li‑
• AA.VV., Adolescenza: l’età della crisalide. Per capire gli adolescenti e aiutarli a crescere, Centro Studi nelle vicende della vita, il soffio
bertà, di im‑
Evolution, Verona 2007; dello Spirito di Dio, e cogliere il
• LUIGI ALICI, Cielo di plastica. L’eclisse dell’infinito nell’epoca delle idolatrie, San Paolo, Cinisello pulsi non
guidati dal‑ miracolo trasformante della sua
Balsamo 2009;
la giustizia, amicizia. Donò di vedere, con i
• LIVIO FANZAGA, Scrivo a voi giovani perché siete forti. Lettera alla gioventù che crede nella vita, 3°ed., San
di emozioni propri occhi, come è lo ‘spiritua‑
Paolo, Cinisello Balsamo 2007
• ABRAHAM JOSHUA HESCHEL, Il canto della libertà, Qiqaion, Magnano (BI) 1999 [1966]. senza ragio‑ le’ che dà forma al ‘materiale’.
• HENRY NOUWEN, La direzione spirituale. Sapienza per il lungo cammino della fede, 2ed., Queriniana ne e verità. Laddove è il contrario l’uomo è
(Spiritualità 104), Brescia 2008 [2006]; Ma espe‑ schiavo. Ma laddove la Grazia è
• PINO PELLEGRINO, Educare! Le mosse per la magnifica impresa, Astegiano Editore, Marene (CN) 2006; rienza, an‑ accolta, la persona si riscatta feli‑
• GIOVANNI BOSCO (SAN), Memorie, Elledici, Torino 1985 (12°rist. 2005) che e soprat‑ ce dal fango in cui sguazzava.
• Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte terza: La vita in Cristo, Sezione prima: La vocazione dell’uomo: tutto, di co‑ Per dire questo seppe parlare al
la vita nello Spirito, nn° 1700 ‑ 2051 cuore: con fiducia, confidenza,
se buone: af‑
• CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Pastorale su «La Chiesa nel mondo contemporaneo».
fetto, tene‑ abbandono, comunione. Nei mo‑
«Gaudium et spes», 7 dicembre 1965;
• BENEDETTO XVI, Lettera alla Diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione, 23 gennaio 2008.
rezza, di‑ menti decisivi non affidò mai co‑
gnità, amo‑ me un adolescente, a ‘postini del
11
Educare

Riflessioni sull’educazione
sognato» e il regno dei cieli
cuore’ o mediatori pettegoli, la so dell’onore, coraggio, nobiltà sensazione di freddo sentirsi de‑ bilità. Senza aver prima insegna‑
responsabilità di parlare con del cuore, giustizia. finiti di volta in volta, asettica‑ to, educato, proposto, illumina‑
schiettezza, la gioia di lodare o la Gesù seppe educare con un pro‑ mente: utenti, agenzie educative, to, sognato ed esigito per gradi,
pena di invitare risolutamente a getto, di lungo respiro, non di‑ operatori sociali. Ma triste pro‑ assolutamente nulla.
rotture e salti di qualità. spensando latte anche agli adul‑ prio riflettendo sulla sostanza Che sia un modo ridicolo di pen‑
Gli costò anche caro. ti. E partendo dal riconoscere i delle intenzioni. sare e soprattutto di comportarsi
Non rinunciò tuttavia, contro ap‑ doni di Dio, i talenti, insegnò a Ho visto spesso sbandierare la li‑ lo sanno bene i condottieri di
parenze e ipocrisia, ad educare misurarsi con il loro difficile im‑ bertà, infatti, per mascherare ogni tempo. O quei genitori che
all’interiorità, insegnando le vie piego. Proprio per questo diede l’abbandono. Dire: «Fa’ ciò che attestano, per esperienza, che nel
faticose e liberanti che conduco‑ se stesso da imitare. Prometten‑ vuoi» per sottintendere un con‑ bene e nel male si raccoglie dai
no dal sacro al santo, dall’appar‑ do tuttavia nell’eucaristia, una vinto: «Non rompere». E dietro figli ciò che fu seminato in primo
tenenza alla comunione e dalla volta risorto, non lo sbiadito ri‑ molti (adulti): «Ma che male luogo nei cuori.
legge alla grazia. Seppe soprat‑ cordo di una traccia da seguire c’è?», timidi e attoniti, perorati Per parte mia sono grato ai miei
tutto mostrare che un uomo di ma la sua stessa presenza, viva, languidamente in difesa dell’i‑ educatori di avermi saputo indi‑
valore è un uomo con valori: di per costruire insieme, nel mon‑ gnavia, ho avvertito non solo la care l’infinito. La vita mi ha mo‑
quelli che forgiano il carattere, do, il regno dei cieli. paura del coinvolgimento perso‑ strato che è vero, perché le uni‑
non che riempiono casseforti. nale, l’incapacità di affrontare la che cose che contano e durano
Valori che, più per ignoranza che o sentito spesso, in dibattiti situazione di qualcuno con amici hanno a che fare con l’amore. A
per tatto, si fa fatica qualche vol‑
ta ad elencare, ma che sappiamo
H e conferenze, precisare che
le finalità dell’educazione sono
(seri), ma la mancanza stessa di
idee. Come se la spontaneità o la
Gesù che ne è Signore chiedo di
tendermi una mano, per portare
ben riconoscere quando ci si pa‑ la libertà, la capacità critica e capacità di auto‑espressione fos‑ frutti di bene: insegnando a mia
lesano di fronte a nostra vergo‑ l’autonomia del soggetto. sero diventate un fine, oltre che volta ad altri a guardare al Cielo
gna: armonia, purezza, sincerità, Confesso che mi ha reso triste mezzo. Salvo esigere poi con con lo stesso amore con cui Lui,
garbo, bellezza, responsabilità, pensare che questo possa essere crudeltà, alla prima prevedibile «piegando il suo» come dice il
sacrificio, fedeltà, obbedienza, creduto sufficiente. Non solo bravata del ragazzo di turno, il salmo, ci ha amati per primo fa‑
amore per il vero, passione, sen‑ nella forma, visto che lascia una prezzo completo della responsa‑ cendosi uomo. F. F.
12
Riflessioni

L’arte della vita


l pensiero della morte non

I può non suscitare per conver‑


so una riflessione sul valore
della vita. È stato quando un ca‑
ro zio è venuto a mancare che ho
preso la decisione, apparente‑
mente scollegata, di cominciare
un impegno attivo nella società
come avevo sempre sognato.
Ma in genere quale tipo di rifles‑
sione sulla vita si è indotti a in‑
traprendere nel tempo in cui vi‑
viamo? Il lato splendente della
società contemporanea riafferma
di continuo il diritto a essere feli‑
ci, «a fare della propria vita un’ope‑
ra d’arte». In una parola: a vivere
avendo innanzi tutto cura di se
stessi.
Il messaggio attecchisce fra tutti:
i pochi benestanti, i molti in dif‑
ficoltà economica, tra chi ha cul‑
tura e fra chi non ne ha. Anche
se, di fatto, soltanto alcuni po‑
tranno vederne avverate le pro‑
messe. Dalle pagine di Repub‑
non ci si riesce, si è tagliati fuori. zione del vivere con l’Altro e, di te, questi è il vero nobile. Distac‑
blica a quelle di Chi, il top (da
«La vita, se è vita umana, non può conseguenza, anche per l’Altro. cato dalle sorti del mondo: tanto
raggiungere) è realizzare una
non essere un’opera d’arte». non potrebbe cambiarlo. Affasci‑
propria inclinazione o possedere
Quindi un povero, un ammalato, Nobili e miserabili nante, no? Eppure è una visione
un bene esclusivo: conoscere la
una donna o un uomo «normali» plausibile solo a condizioni ri‑
storia o avere una storia con un
non hanno vissuto una vita pie‑ antesignano dell’egoismo strette, cioè solo a patto che l’uo‑
calciatore, praticare il Social‑
food o avere i fianchi rifatti. Di
na e degna. (È facile pensarlo di
se stessi. Scontentezza e frustra‑
L’ portato a principio è il vi‑
sionario Friederich Nietzsche,
mo e la società siano immutabili:
individui sempre nobili o sem‑
fondo la stessa idea: realizzazio‑
zione si annidano fra chi giudica per cui l’umanità si divide fra pre miseri, comunità prive di lot‑
ne del proprio io, che acquista
il proprio vissuto secondo questi nobili e miserabili. «Diventa ciò ta sociale... (Ma che cosa diventa
valore soltanto se si accompagna
paramentri.) che sei» è il motto di una pubbli‑ il nobile quando si ammala? )
al riconoscimento sociale della
Opera d’arte come realizzazione cità degli anni Novanta. L’Oltre‑ Il potente di Nietzsche è il «rea‑
propria identità. Ma, vivere in‑
della propria vita per se stessi è Uomo, conosciuto come il Super‑ lizzato» di oggi, il vero «artista»
nanzi tutto per se stessi, rende
quasi un dato scontato dell’at‑ Uomo, non ha bisogno degli altri di se stesso. Per contro il misero
davvero felici?
tuale cultura, ma possiede preci‑ e non riconosce la morale: «Voi è il fallito. Una fra le paure mag‑
si antefatti. Fra questi, la fine del‑ nobili e potenti, siete per l’eternità i giori delle società consumistiche
Un’opera d’arte la «cultura sacrificale»: «abbiamo malvagi, i crudeli, i lascivi, gli insa‑ e individualiste è il rischio di fal‑
smesso di riconoscerci nell’obbligo ziabili…». Ma i nobili e potenti limento che si corre nella vita.
el suo ultimo libro, L’arte di vivere per l’altro» (Gilles Lipo‑ nietzschani non sono davvero i Ogni sconfitta, ogni mancanza di
N della vita, il sociologo Zyg‑
munt Bauman propone un’anali‑
vetsky in Bauman, p. 53). Quan‑
do è successo? Con il crollo di
«cattivi» della storia; questo è
soltanto il giudizio, meschino se‑
status symbol è un passo verso
quel baratro. La morte, poi, è la
si della società a partire da un’af‑ antichi valori e credenze, provo‑ condo Nietzsche, di chi non è no‑ fine di ogni speranza di felicità.
fermazione: «La nostra vita è un’o‑ cato dal fatto che questi valori bile, cioè dei deboli. Vale a dire i Meglio non pensarci, allontanar‑
pera d’arte, che lo sappiamo o no, semplicemente «non funzionano cristiani, gli umili e i moralisti la, privarla di significato.
che ci piaccia o no». Tutto somma‑ più». Ne sono conseguite insicu‑ (per lui tutti uguali) che provano
to sembra una frase confortante, rezza e sostituzione dei vecchi rancore per i potenti. E la nobiltà Scelte responsabili?
anche se un po’ banale, già senti‑ con altri nuovi, più allettanti e per Nietzsche non è questione
“light” perché rivolti esclusiva‑ ereditaria o di ricchezza, ma di a il «nobile» di oggi non è
ta. Eppure è ambigua. Nasconde
un doppio significato. In senso
positivo indica la responsabilità
mente verso se stessi e non
proiettati verso un Altro difficile
una superiorità acquisita grazie
a una nuova forma di etica, cioè
M necessariamente sordo, co‑
me invece quello nietzschano, ai
che ciascuno possiede di plasma‑ da prevedere e scomodo da ac‑ l’amoralità causata dall’egoismo dolori del mondo. Sovente sposa
re la propria esistenza. In negati‑ contentare. Così è saltata l’idea innalzato a principio. Chi sceglie una causa, piange di fronte alle
vo invece, tradisce l’obbligo e la di sacrificio che alcuni valori ne‑ per sé e basta, chi è forte e ha il disgrazie narrate dal telegiorna‑
presunzione di essere all’altezza cessariamente comportano. In‑ coraggio di essere se stesso, pos‑ le, si indigna. Sempre in genera‑
di «artisti della propria vita» e, se sieme a essa è sparita la conce‑ sibilmente un po’ controcorren‑ le. È difficile invece che compia il
13
Riflessioni

passo successivo: addossarsi una tratta di opporre una visione contemporaneo Lévinas «l’assen‑ man, non è più forte dell’esisten‑
responsabilità a costo di sacrifici stoica a una edonistica, né tanto za di moralità è iniziata con la do‑ za: è solo «migliore». Scegliere di
personali. «Responsabilità, signifi‑ meno di rifugiarsi in un passato manda di Caino: ‘Sono forse io il cu‑ perseguire il meglio giorno per
ca ormai, responsabilità verso se aureo che non può ritornare. stode di mio fratello?’. Caino chiede‑ giorno è l’interrogativo di fondo
stessi (‘ti meriti questo’, ‘lo devi a Occorre però riappropriarsi del va una prova che fosse realmente che ognuno affronta nella pro‑
te stesso’); mentre le scelte respon‑ valore del tempo, che non è co‑ suo dovere prendersi cura di suo fra‑ pria ricerca della felicità.
sabili sono, come prima e ultima co‑ stituito dal solo presente e da un tello, partendo dal presupposto che La scelta va compiuta nel quoti‑
sa, le mosse che servono agli interes‑ infinito futuro, come talvolta si prendersene cura potesse diventare diano, per restarvi fedeli. Come
si dell’attore, impedendo il sacrificio vorrebbe. Il tempo mostra come un dovere solo per ordine di un po‑ il capolavoro artistico, anche l’a‑
di sè» (136). Di fronte a questo ciascuno abbia una precisa data tere superiore, presumibilmente do‑ more per l’Altro richiede cura
credo, la fede cristiana o la testi‑ di nascita insieme a una indefini‑ tato di sanzioni per punire la disob‑ costante, creatività, tempo e il bi‑
monianza di Gesù sono cose ob‑ ta data di morte; il tempo ricorda bedienza». La morale, però, non è strattato spirito di sacrificio.
solete da dimenticare o da criti‑ anche come non siamo nati da tale se non è disinteressata. Essa Forse l’amore si oppone ai detta‑
care: sono i nuovi disvalori, pro‑ soli, non ci siamo «fatti da soli», è la risposta spontanea all’inter‑ mi della società individualistica,
prio come lo erano per Nietz‑ ma siamo in costante relazione pellanza della coscienza, che po‑ ma indiscutibilmente possiede
sche. La felicità è invece qualcosa con l’Altro: con la madre che ci ne innanzi tutto una questione di tutte le caratteristiche dell’opera
da inseguire finché si ha speran‑ partorisce, con la società in cui responsabilità personale nei con‑ d’arte che ha senso di per se stes‑
za di essere felici in futuro. «Tale cresciamo, con lo stesso tempo fronti degli altri. «Quell’altro il sa, senza riferimento ai valori
speranza può rimanere viva solo a che ci cambia e ci determina. Per cui ‘volto’ mi ordina nella responsa‑ mondani.
condizione di avere davanti a sé una realizzare qualcosa nella realtà bilità non è un mio superiore, non è Gesù è morto per salvare ogni
serie di nuove occasioni e nuovi ini‑ temporale in cui viviamo, l’unica un capo che potrebbe punirmi per persona: la sua vita non risponde
zi». Ma l’uomo non è eterno e vera, occorre «andare oltre il tem‑ aver ignorato di eseguire un coman‑ ai canoni della felicità individua‑
questo rappresenta un altro irri‑ po»: costruire, anche a fatica, do (155)… L’Altro ci impone di le, per questo spaventa, ma è uno
mediabile ostacolo da rimuove‑ qualcosa che duri. La fedeltà al‑ prenderci cura di lui in virtù della fra gli esempi possibili – forse il
re. Il tempo infatti dimostra la l’opera che stiamo componendo propria debolezza; in virtù del suo più alto – di costruzione di un
vanità e la futilità dei piccoli – dal rapporto affettivo al pro‑ non potere e non volere darci ordi‑ rapporto d’amore.
obiettivi di felicità che ci si pro‑ prio lavoro – è l’unico strumento ni… Dipende in ultima analisi da La presenza nella vita umana
pone di raggiungere e conquista‑ in nostro possesso «nelle acque noi piegarci alla sfida del Volto della possibilità dell’atto morale
re negli istanti infiniti della no‑ turbolente del mondo liquido‑mo‑ dell’Altro e decidere in che modo da‑ non garantisce felicità né senso
stra vita. Il passato si dimentica derno». Anche se questa compor‑ re un contenuto allo choc della no‑ alla vita individuale, ma rappre‑
nella società consumistica e indi‑ ta la paura «di non riuscirsi a libe‑ stra responsabilità verso un altro» senta la possibilità che la perso‑
vidualista, il futuro è infinito. rare di chi non è più desiderato» o (135). na ha di creare un capolavoro
Impossibile? Basta non pensare di sentirsi chiusi in spazi sempre Di fronte all’esigenza etica si può durante il tempo che le è dato da
alla propria fine. Il contrario del‑ più angusti rispetto ai quali la anche «restare ciechi e sordi oppure vivere, sia esso lungo o breve.
la felicità, che inevitabilmente «rete» rappresenta un’ottima via sfidarla in modo intenzionale». È Con la libera scelta dell’atto mo‑
capita di vivere, è letto poi come di uscita. una scelta individuale. rale, l’essere umano raggiunge la
«un’offesa personale, un attacco al‑ «L’assunzione della responsabilità sua trascendenza (orizzontale),
l’autostima dell’individuo, e dunque Il capolavoro dell’amore non è garantita in alcun modo». che per il cristiano si accompa‑
come qualcosa che richiede una rea‑ Secondo Levinas nell’uomo c’è gna ed è possibile grazie alla
zione o vendetta personale» (116). a dove sta il confine tra di‑ «la possibilità di non risvegliarsi al‑ Trascendenza verticale.
Ogni sofferenza individuale,
grande o piccola, non è quindi
M ritto alla felicità e l’egoismo
esasperato? Secondo il filosofo
l’altro: c’è dunque la possibilità del
male» (156). L’etica, ricorda Bau‑ Elisabetta Graziani
accettata come episodio da met‑
tere in conto e dalla quale, even‑
tualmente, imparare qualcosa di
nuovo, ma è di nuovo un ostaco‑
lo, ingiusto, alla piena realizza‑
zione di sé. L’egoismo contempo‑
raneo è un surrogato del supe‑
ruomo nietzschano.

Il valore del tempo

ista così la società attuale


V può sembrare un piccolo
mostro; c’è un altro modo tutta‑
via di intendere un’opera d’arte,
dunque la felicità. «Nell’antichità
‘fare l’artista’ era associato a rinun‑
cia e povertà, al ‘morire al mondo’».
Il capolavoro era qualcosa di du‑
revole, resistente al passare del
tempo e frutto di molte cure.
Così acquisiva senso il sacrificio
provocato dalla fatica necessaria
per ottenere il risultato agogna‑
to. Secondo i romani, ma anche
se si ascolta il parere di qualche
nonno, la vita non è in grado di
offrire nulla che abbia valore se
si esclude il duro lavoro. Non si
14
Champion

Un campione davvero
ette anni fa a fine maggio, Un gruppo di amici…

S prima cioè che iniziasse la


stagione dei “Campi della
Gioventù” per i ragazzi e le ra‑ S ì, un gruppo torinese di “ami‑
ci di Ayrton Senna”, celebran‑
gazze dei “Tempi Forti dello do l’ottavo anniversario della
Spirito” nella periferia di Torino, morte del grande Campione au‑
arrivava un dono tanto inatteso tomobilistico, pensò di destinare
quanto necessario per quei gio‑ ai giovani di Nichelino uno stru‑
vani: una fiammante, bellissima mento così prezioso.
e veloce Land Rover passo lun‑ Dentro la notizia. Ecco: il grande
go! Da quel momento la Land, Campione, un anno prima della
con le sue fiancate dipinte di tragica quanto banale sciagura,
scritte cubitali “Campi della aveva deciso di inventare una
Gioventù” ha caratterizzato i Fondazione per sostenere le ope‑
Campi sulle Alpi di Valle Stretta re educative dei fanciulli e giova‑
(Francia), anche perché l’auto‑ ni del Brasile che sono in diffi‑
vettura, grazie all’apporto della coltà, offrire loro la possibilità di
Croce Rossa Italiana, è stata tra‑ sviluppare tutto il potenziale, le
sformata in macchina polivalen‑ abilità ed i talenti… Fondazione
te, rapidamente trasformabile da che a Torino trovò sostenitori de‑
trasporto ragazzi ad autoambu‑ terminati, che raccolgono fondi
lanza, dotata delle apparecchia‑ da tutta Italia e li mandano in
ture essenziali per il pronto soc‑ Brasile, ma che quell’anno aveva‑
corso. no deciso di sostenere anche
Lassù, sui monti della Croce un’opera italiana, la nostra.
FIES dei “Ragazzi in Cielo”, un La Fondazione voluta da Ayrton
vettore del genere è importantis‑ Senna (Foundation Ayrton Senna,
simo, anche se quasi sempre – www.senna.com.br) doveva reg‑ sto quindici anni fa, sul circuito se il progetto e questa Comunità
come soccorso – è servito agli al‑ gersi con i proventi dei trofei del di Imola, durante il “Gran Pre‑ ne diventerà anche beneficiaria!
pinisti di passaggio, che si infor‑ pilota e i premi in denaro! Ma mio di S. Marino”: aveva appena La sorella e tanti amici ravviva‑
tunano lungo i declivi del Monte Senna morì in quella terribile 34 anni. rono la fondazione, la cui sede
Thabor . sciagura del 1° maggio 1994, giu‑ Come si vede la morte non spen‑ italiana si trova a Torino e finan‑
zia fortemente le casse dell’Ente:
un impegno costante nella rac‑
colta di fondi a favore dei fan‑
ciulli e adolescenti dei ceti pove‑
ri. Sette anni fa alcuni amici co‑
muni hanno fatto una deroga
pensando a questa periferia mol‑
to bisognevole di accompagna‑
mento educativo.

Un grande esempio

ome atleta resta un esempio


C storico, soprattutto per la
gioventù, specie quella versata
all’agonismo sportivo.
«Era un pilota talmente perfetto che
nessuno immaginava potesse succe‑
dergli qualche cosa» ebbe a dire
Gerhard Berger, suo amico ed ex
compagno di scuderia alla Mc‑
Laren. Un uomo così perfetto e
intenso da crederlo invulnerabi‑
le.
Aveva poi una grande sensibilità
verso il mondo e le persone che
lo circondavano, e una fede ine‑
narrabile verso Dio. Sarà per
questo che qui aveva scritto tutto
15
Champion

grande
sul libro della vita, come tanti
dei nostri “Ragazzi in Cielo”.

Coraggioso

yrton Senna non aveva esi‑


A tazioni nel nominare nelle
sue interviste oltre l’amore per il
suo paese, la fede nel Signore
Gesù.
Ricordiamo la testimonianza
della sua vita “ad alta tensione”,
che era alla ricerca continua di
perfezione. «Correre in Formula 1
mi ha spinto ad impegnarmi per il
raggiungimento di professionalità,
superiorità e perfezione; se vuoi ave‑
re successo devi impegnarti, andare
sempre ai limiti e dare il meglio di
te». In tutte le fotografie che lo ri‑
traggono in pista, Ayrton ha lo cosa faceva arricciare il naso a che riconosceva il limite e soleva mente, lo prego: fallo subito e bene.
sguardo pensieroso, oltre la cor‑ qualche suo collega. «Mi ferisce dire: «Su questa terra si comincia Mi terrorizza finire in carrozzella.
sa. «Una dote fondamentale del pi‑ che si dica che credo di essere imbat‑ nascendo e si finisce morendo. Sono Non sono un eroe».
lota è anche la concentrazione. tibile o immortale a causa della mia i due poli della nostra parabola den‑ Il suo correre, ricercare la perfe‑
Insomma vincere è un fatto di tena‑ fede in Dio. Ciò che voglio dire è che tro i quali dobbiamo vivere lealmen‑ zione della macchina, aveva in
cia, di coraggio, di controllo costan‑ Dio mi dà la forza e inoltre che la vi‑ te e affettuosamente verso tutti. Ayrton una motivazione profon‑
te di se stessi e del mezzo meccani‑ ta è un dono, che Dio ci ha dato e noi Tuttavia per me è importante non da: «L’ebbrezza della velocità mi
co». Grande pilota e nello stesso siamo obbligati a mantenerlo con sapere dove e quando morirò». coinvolge, quando corro più veloce
tempo grande uomo. cura». Ci riferisce Fernanda di Monte della macchina avverto un senso di
«Molti dicono che sono un pilota (l’Avvenire 1° maggio 2009) che assoluta superiorità, quasi sovran‑
difficile. L’importante è avere rispet‑ «Niente mi può separare l’ha conosciuto: Ayrton pensava naturale». Era il lavorare dentro
to reciproco. Solo il rispetto può dall’amore di Dio» di avere un vantaggio: «Per il me‑ di sé che lo guidava: «Trovare il
mantenere la correttezza nel rappor‑ stiere che faccio ho confidenza con la modo per entrare in se stessi, per
to cristiano, sia professionale che l suo rapporto con Dio aveva morte. Da anni mi sembra di incon‑ identificare i punti deboli e quelli
umano. Quando non c’è rispetto
non esiste più nulla». Sappiamo
I radici lontane, nella sua fami‑
glia, nell’educazione impartitagli
trarla tutti i giorni perché tutti i
giorni la metto in conto. Mi sembra
forti, per poi stabilire un program‑
ma ed elevare il livello delle nostre
che nella sua valigetta, portava dalla madre Neide Senna, di ori‑ quasi un’amica. Non mi fa paura. prestazioni... Serve tempo, serve
con sé la Bibbia e prima di ogni gine italiana. Una fede, la sua, Ma ogni volta che parlo con Dio, che concentrazione per trovare questa
partenza la leggeva, anche se la che si poneva delle domande, un giorno me la presenterà ufficial‑ via». C’è nelle sue immagini, nel
suo dire, nel suo guidare, un’in‑
tegrità rara. Una ricerca di inte‑
grità perfetta e per questo strug‑
gente.
Sulla sua tomba, nel cimitero di
Morumbì, a San Paolo del Brasile
è incisa una frase di San Paolo
che Ayrton Senna portava con sé
in uno scapolare o nel retro di
una medaglia appesa ad una ca‑
tenina: «Nada pode me separar do
amor de Deus»: «Niente mi può se‑
parare dall’amore di Dio».
Per lui è stato così.
E quell’amore di Dio si è riflesso
fino a noi, ai nostri ragazzi che
camminano all’ombra del cam‑
panile e che salgono sui monti,
fino al Mistero di quella “Croce
dei Ragazzi in Cielo”.
Il Vento
16
Nuntii

In regalo per i lettori


i lettori de “Il Vento” che hanno invia‑ spaccato di storia della Chiesa del dopo Con‑

Questo giornale dei giovani è una iniziativa


FIES-NIKODEMO-NICHELINO COMUNITÅ
A to un’offerta negli ultimi 12 mesi ed al‑
le Case di Esercizi Spirituali verrà in‑
viata – come strenna natalizia – la biografia di
cilio, con ampie riflessioni sulle aperture, le
contraddizioni e i fermenti che contraddistin‑
sero quel periodo e i suoi protagonisti.
È composto e impaginato - come esercizio didattico -
un giovane prete, don Joe Galea. Stroncato da «Spero che questa straordinaria vicenda possa es‑
dalla Piccola Scuola Grafica dell’Accoglienza Nikode- un male incurabile nel fiore degli anni, era sere di conforto ai lettori, soprattutto a quei giova‑
mo: una Comunità di ragazzi che escono dal terribile
disagio del nostro tempo, la tossicodipendenza e in-
parroco nella periferia torinese, dove si era de‑ ni che hanno ancora il coraggio di desiderare il sa‑
tanto imparano un buon mestiere. dicato in modo particolare ai ragazzi e alla lo‑ cerdozio in tempi così poco promettenti e di sce‑
● Non si spedisce in abbonamento ma su richiesta. ro formazione mediante il gioco del calcio. gliere il celibato mentre il chiasso dei media grida
● Affida la sua esistenza all’amicizia di chi lo gradi- Il libro è anche l’occasione per una riflessione loro di prendere moglie e poi, semmai, divorziare»
sce e alla simpatia delle Case di Esercizi Spirituali.
● Lettori e Amici sono invitati, ma non obbligati, sul sacerdozio, un raggio di luce sul Ministero (dalla premessa dell’autore).
ad inviare una quota di collaborazione sul ordinato proprio nel 150° anniversario della Vi sarà spedito nel cuore dell’inverno. Per non
c.c. postale n. 27318104 morte di San Giovanni Maria Vianney, defini‑ perderlo, inviate una qualsiasi offerta di soste‑
intestato a Parrocchia SS. Trinità Nichelino
to “anno del sacerdozio” da Papa Benedetto gno a “Il Vento” sul conto corrente postale n.
● Se la quota supera le spese, il più verrà offerto
all’Accoglienza dei ragazzi della Nikodemo. XVI, mentre proclama il Curato d’Ars “patro‑ 27318104 ‑ scrivete la causale: “per Il Vento”.
no dei sacerdoti del mondo”. E’ infine uno Il libro è edito da Effatà e si trova in libreria.
Direttore: ing. Gianmarco Boretto

Responsabile: dr. Mario Costantino

Collaboratori di redazione: don Paolo Gariglio,


Laura Ribotta, Simona Mosca, Myriam Zambello,
Federico Ferrero.
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