sciopero, a ottobre che raccolga tutte le diverse sensibilit che in questi mesi si
sono mobilitate dentro e fuori le scuole, che diventi un'occasione per ribadire
l'importanza del ruolo della Scuola in qualunque progetto di trasformazione
democratica della societ; intensificazione delle azioni di lotta, per ostacolare
l'attuazione delle eventuali deleghe (che la legge attribuisce al Governo su un
nuovo Testo Unico dell'istruzione; sul nuovo arruolamento; convitti e educandati;
sulla nuova modalit di inclusione con la revisione del sostegno e della
certificazione della disabilit; sulla nuova istruzione professionale raccordata con la
formazione professionale; sul sistema integrato di educazione/istruzione 0-6 anni;
sulla promozione della cultura umanistica).
REFERENDUM
Labrogazione referendaria una strada percorribile. Per avere possibilit di
successo, i quesiti devono essere l'esito di proposte ragionate e condivise, a
partire dalle istanze e dai bisogni espressi dal mondo della Scuola, attenti alle
esigenze della societ, collegandosi ad altre iniziative referendarie come quelle
contro il Jobs Act o lo Sblocca Italia.
In materia referendaria, non sono ammesse improvvisazioni e superficialit. Il testo
della Cattiva Scuola contiene norme tributarie (erogazioni liberali e bonus
fiscale) e di bilancio (legate alla legge di stabilit) la cui abrogazione potrebbe
essere bocciata dalla Corte Costituzionale.
Infine, bene ricordare che nel 2003 non potemmo votare contro il finanziamento
pubblico della scuola privata perch la Consulta ritenne non organico il testo che
sarebbe scaturito dalla vittoria del referendum su cui avevamo gi raccolto le
firme.
Per valutare concretamente se e come lanciare una campagna referendaria
unitaria, auspichiamo che, a partire dai sindacati scuola promotori degli scioperi e
delle manifestazioni degli ultimi mesi, si costituisca un luogo unitario di confronto e
decisionalit su tempi, modi e quesiti referendari, che coinvolgano il maggior
numero di soggetti sociali, culturali e politici impegnati nella difesa della scuola
pubblica.
Ancora al Collegio dei Docenti spetta deliberare se e quali articolazioni debbano essere eventualmente
costitute (team, gruppi di progetto, dipartimenti ecc.) e come individuare i coordinatori degli organismi
attivati con riferimento sia alla didattica che ad aspetti organizzativi. Lo stesso dicasi per i criteri e le
necessit in base alle quali individuare, da parte del Dirigente Scolastico, gli incarichi da affidare fino a un
massimo del 10% dei Docenti; gli stessi appaiono infatti strettamente legati alle competenze del Collegio
in materia organizzativa e didattica discendenti dalle norme non abrogate del Regolamento dell
Autonomia (art 4 e art 5 comma 1 del DPR 275/1999).
Valutazione
Il Collegio dei Docenti, che a settembre chiamato a scegliere i propri rappresentanti nel Comitato di
Valutazione, accompagni tale adempimento:
1. evidenziando le ragioni per cui si ritiene che la modalit configurata dalla legge non valorizzi
adeguatamente la professionalit del corpo docente;
2. indicando nel contempo come opportuna la scelta di ricondurre lindividuazione dei criteri di
erogazione allambito delle intese fra DS e RSU, stante anche la natura di compenso accessorio che la
legge stessa assegna a tali emolumenti, rientranti perci fra le materie soggette a disciplina contrattuale
(art. 45 c. 1 del d.lgs 165/01 modificato dal 150/09).
In premessa di delibera vanno evidenziate, attraverso interventi di cui richiedere espressamente la
verbalizzazione, le ragioni della proposta alternativa, le considerazioni inerenti lo scarto tra unadeguata
valorizzazione della professionalit e il modello proposto dalla legge ben lontano da unidea
collegialmente condivisa del riconoscimento del merito. Il valore della condivisione, sia nel Collegio sia in
sede di contrattazione, fondamentale per favorire una migliore qualit dellofferta formativa,
valorizzando la responsabilit e gli impegni assunti consensualmente dai diversi attori.
I componenti del comitato di valutazione, espressione del collegio che li ha individuati e scelti,
potranno - conseguentemente e coerentemente a quanto indicato nel verbale del Collegio - astenersi dal
formulare criteri per lattribuzione del bonus, qualora non siano frutto di una condivisione allinterno del
collegio dei docenti e della necessaria intesa in contrattazione di istituto, limitandosi di fatto a operare per
la sola valutazione del periodo di prova ai fini della conferma in ruolo dei neo assunti.
Il Consiglio di istituto, rispetto alla costituzione del Comitato di Valutazione, pu muoversi in analogia a
quanto suggerito per il Collegio Docenti. Contestualmente potr richiamare in modo esplicito lauspicio
che, nel rinvio al tavolo negoziale dei criteri e dei compensi per la distribuzione di queste risorse
aggiuntive, le stesse siano ripartite con le stesse finalit e criteri stabiliti dalla contrattazione decentrata
per il personale della scuola.
I Dirigenti Scolastici, in unottica volta a favorire condizioni di "buon governo" delle istituzioni loro
affidate, possono assumere ogni comportamento utile a prevenire occasioni di conflitto valorizzando le
prerogative e le deliberazioni degli Organi Collegiali, esercitando la propria leadership con modalit
improntate a principi di condivisione e collegialit e ricorrendo alla forma (extracontrattuale) dellintesa
con le RSU, come premessa per garantire il miglioramento della qualit dellofferta formativa. Peraltro, il
comma 82 della legge afferma che il DS "pu" individuare sul piano organizzativo e didattico propri
collaboratori. Si tratta dunque di unopportunit e non di un obbligo, che lascia impregiudicata la
possibilit del DS di fare riferimento agli Organi Collegiali nella loro completezza.
E poi opportuno evidenziare che il DS non ha competenza in materia didattica. Infatti, larticolo 25 del
D.Lvo 165/2001, non abrogato dalla legge, attribuisce al dirigente solo funzioni di natura organizzativa e
amministrativa (e non didattica), caratterizzandone in tal modo un profilo che la legge non ha modificato
(ancora validi risultano gli artt. 4 e 5 del Regolamento). Ogni decisione riguardante lorganizzazione della
didattica, ivi compreso quanto concerne le modalit di impiego a tal fine dei docenti (comma 1 art. 5
Regolamento autonomia) non pu non tenere conto delle prerogative degli Organi Collegiali, prerogative
che vigono nella loro integrit.
Il personale Ata, sia nella sua funzione di componente del Consiglio di istituto (elezione dei
rappresentanti di Genitori, Docenti, Studenti nel Comitato di valutazione) sia nella sua eventuale funzione
di componente RSU (contrattazione dei criteri per lassegnazione delle risorse aggiuntive), potr seguire
le medesime indicazioni gi illustrate per le altre componenti professionali (Docenti e Dirigenti Scolastici).
Va infine ribadito che attiene alle relazioni sindacali, ai sensi dellart. 6 del CCNL, tutto ci che riguarda
le modalit di utilizzo del personale e le ricadute sullorganizzazione del lavoro. In particolare, in
riferimento a quanto detto in precedenza, opportuno che le Rappresentanze Sindacali Unitarie gi a
settembre chiedano lapertura del confronto sindacale per definire intese tra le parti sui criteri con cui
procedere per utilizzare le risorse comunque destinate a compensi per il personale.
La proroga del contratto precedentemente sottoscritto, per lanno scolastico 2014-2015 va evitata, in
considerazione della particolare complessit della nuova fase che si apre col nuovo anno scolastico, che
anche quello in cui le RSU elette a marzo 2015 sono per la prima volta interamente coinvolte nel
processo di definizione del contratto distituto. Le RSU provvedano quindi con atto formale a richiedere l
avvio delle trattative per il rinnovo relativo allanno scolastico 2015-2016, che devono iniziare, come
previsto dal CCNL, entro il 15 settembre.
Roma, 28 agosto 2015
I Cobas, si sa, per scelta statutaria sono massimalisti e ci mettono un istante a definire
una porcata la legge conosciuta da dieci mesi come La buona scuola. Contro la porcata
hanno gi annunciato una barricata quotidiana, cos spiegata dal leader scuola Piero
Bernocchi: Sar una guerriglia non violenta. I Cobas, nella scuola, un po di seguito ce
lhanno. Gli Unicobas, poi, prevedono: La legge Renzi negli istituti non passer
assicurando: Dallimmediato nessuna collaborazione. Daltronde, la rivolta dei prof,
autonoma, spontanea, ha costretto anche il sindacato confederale a cobasizzarsi
prendendo a prestito le parole dordine dei comitati (La brutta scuola un conio di risulta
di Domenico Pantaleo, segretario della Flc scuola), i suoi tic ( una legge
antidemocratica) e i tempi della protesta (tutti dettati dai comitati di base, manifestazioni,
scioperi Invalsi, boikot scrutini).
Il boicottaggio della Buona scuola legge pronta a soli due mesi dal nuovo anno
scolastico, quindi in grave affanno di suo viene gi esplicitato dallUnione degli studenti:
Saboteremo lapplicazione della riforma, Uds che annuncia un autunno di marce
oceaniche da far impallidire i cortei anti-Gelmini. Lo stesso Snals, di scarso peso tra i
sindacati fino a ieri, ora si fa largo tra le dichiarazioni: Mobilitazione per tutto lanno
scolastico. LAnief precisa: Impugneremo i decreti attuativi. Si oppone persino lArci, alla
riforma cos tanto voluta da Matteo Renzi. E il pd fuoriuscito Giuseppe Civati annuncia per
primo un referendum abrogativo, anche se poi lo stesso Bernocchi sincarica di smontarlo:
Vi sono difficolt non trascurabili in merito alle parti abrogabili.
indubbio che non sar rapido n facile far entrare in classe dal 15 settembre prossimo la
valutazione dei professori, quindi convocare i comitati di insegnanti, studenti e genitori per
far loro decidere i criteri sui quali fondare i premi in denaro per i docenti meritevoli. Non
sar facile quasi nulla, ed oggettivamente un delitto non consentire a una riforma della
scuola italiana di provare a spiegarsi, ad attuarsi giorno dopo giorno, a realizzarsi insieme
ai suoi protagonisti: i docenti e, prima ancora, gli studenti.
Tanta rabbia ha alcune ragioni di fondo e molte strumentali. Al fondo c, semplicemente,
scolasticamente, questo: La buona scuola non dar pi soldi ai docenti (solo ai presidi) e
chieder per agli insegnanti di mettersi in gioco (la valutazione ne solo un esempio).
Qualsiasi categoria di fronte a un rinnovo del contratto che non aggiunge un centesimo ai
milletr al mese e chiede pi impegno avrebbe detto no. Su questo fronte bisogna
aumentare gli stipendi degli insegnanti si spinta in avanti la deputata democrat Simona
Malpezzi, che nel primo round alla Camera disse: Gli insegnanti italiani guadagnano
troppo poco, il rinnovo del contratto una priorit. Ma il premier lontano dallaffrontare
la questione, avendo decine di altri rinnovi di contratti pubblici in agguato. Tra laltro, gli
avversati premi in denaro saranno minimi: si calcola che toccheranno al cinque per cento
dei docenti. La prima scrittura della legge voleva premiare i due terzi, ma questo era
possibile con il blocco degli scatti danzianit: dopo la consultazione online gli scatti fissi
sono rientrati. Il secondo motivo forte della rabbia diffusa, reiterata, organizzata, tuttaltro
che rimossa, da cercare nella storia delle assunzioni scolastiche italiane. Trent'anni di
graduatorie ingolfate graduatorie volute dalla politica, custodite dal sindacato - hanno
trasformato la classe docente italiana in un reggimento di battaglioni asserragliati nei
propri bunker: gli idonei contro i tieffini, i passisti contro quelli delle Gae, i terza fascia
contro tutti. Seicentoventimila precari conteggi ministeriali recenti che a settembre
2014 avevano intravisto la possibilit di unassunzione pi vicina e a marzo 2015 hanno
scoperto che per mezzo milione di loro non cera trippa, se non la rincorsa di
unabilitazione fin l non ottenuta e il passaggio difficile di un nuovo concorso pubblico. Il
tentativo di questo governo di dare un ordine alla ragnatela spessa e larghissima atto
coraggioso - ha finito per approfondire le distanze, alimentare la guerra tra battaglioni e la
rabbia di esclusi che hanno iniziato a fare pressioni per un emendamento o sperato in una
larga rivolta del Pd di minoranza. In ballo cera un lavoro a tempo indeterminato, in molti
casi una vita migliore.
La strumentalit salita sopra queste giuste considerazioni, questi dolori, e ha premiato il
rancorismo atavico di troppi insegnanti italiani, la loro disabitudine a qualsiasi
cambiamento, il terrore di non poter scegliere la scuola sotto casa, il fastidio di dover
essere giudicati pascendosi nel mito della buona scuola italiana, delle elementari modello
nel mondo. No, oggi non pi cos: la scuola italiana vecchia e ferma, con materie
vecchie e imbalsamate, stili e metodi di insegnamento vecchi e noiosi e una dispersione di
adolescenti a partire dalle scuole medie impressionante.
La riforma detta La buona scuola un tentativo per far ripartire il sistema, e soltanto il
tempo potr dirci quanto riuscito. Di certo ora dopo tante proteste il governo ha messo
un punto fermo al suo progetto: una legge. Certo, ha lasciato a terra tanti feriti, troppi
esclusi. Certo, le scelte dei futuri assunti avrebbero potuto essere diverse: meno
burocratiche (assunti tutti gli iscritti alle Gae, compreso chi non insegna da anni) e pi
attente ai percorsi compiuti dai singoli per imparare a diventare un insegnante. Oggi, per,
i 103 mila che non sono stati esclusi, e hanno forti ragioni per credere in uno stipendio
certo nel corso dell'anno scolastico 2015-2016, dovrebbero alzare lo sguardo, uscire dal
bunker e, insieme ai docenti che gi una cattedra ce lhanno e non sono stati certo meno
ostili, iniziare a lavorare per la scuola pubblica italiana.
Sono passati quasi 170 anni dagli avvenimenti del 1848, ma talmente forti furono gli
avvenimenti di quellanno che sconvolsero lintera Europa, da Corf ad Amsterdam, da Palermo a Vienna,
senza escludere nessuna zona dEuropa, che il detto rimasto nella memoria popolare fino ai giorni
nostri..
La restaurazione dellordine costituita fu effimera, negli anni successivi i semi delle rivolte democratiche
germogliarono e portarono la gran parte degli stati europei a dotarsi di costituzioni, eleggere parlamenti,
istituire forme democratiche di rispetto dei diritti dei lavoratori.
Fatte le debite proporzioni, gli avvenimenti nella scuola italiana degli ultimi mesi, con
limposizione della cosiddetta legge buona scuola, hanno generato una rivolta ed una presa
di coscienza che non trova precedenti in tutta la storia della scuola italiana.
La Gilda degli insegnanti pu, con orgoglio legittimo, rivendicare di essere stata la prima, gi
durante lestate del 2014, ad iniziare la protesta contro il disegno autocratico del governo, iniziandone
la critica pubblica nel convegno del 5 ottobre (giornata mondiale dellinsegnante) e scendendo
in piazza a Firenze (citt del premier) il successivo 24 novembre. Successivamente ci siamo spesi,
con ogni forza, per creare un fronte pi unitario possibile tra i sindacati rappresentativi..
Lo sciopero del 5 maggio, con una partecipazione plebiscitaria degli insegnanti stato solo
lepisodio culminante di una protesta che si sviluppata per mesi, che ha visto innumerevoli e
continue manifestazioni spontanee, per non parlare delle iniziative sui social media. Si creata ununit
sindacale che non trova precedenti, ma il fronte si allargato a qualsiasi forza, comitato,
associazione rappresentativa di gruppi grandi e piccoli di insegnanti..
Non si trattato di una battaglia sindacale per difendere un contratto, o per migliorare la
scarsa retribuzione: unintera categoria ha levato un muro morale per difendere la propria dignit e la
propria libert da un provvedimento che calpesta e stravolge la funzione docente ed i valori della
Costituzione..
La prepotenza del partito di governo, non dimentichiamolo, stata gi ricambiata con un primo segnale
inequivocabile da parte degli elettori nelle recenti elezioni amministrative che hanno visto una non piccola
perdita elettorale del partito guidato dal presidente-segretario..
Lapparente restaurazione, culminata con il voto di fiducia nel Parlamento, ha generato una
legge, mostruosa anche nella forma, che avr sicuramente le gambe corte. Alla riapertura dellanno
scolastico, la battaglia riprender sia nelle scuole, sia sul piano legale, mediante limpugnazione i
tutti gli atti che deriveranno dallattuazione della legge al fine di giungere ad una serie di pronunce,
compresa la Corte costituzionale che portino allo smantellamento della legge, sia su quello sindacale,
fornendo ai colleghi nelle scuole gli strumenti per vanificarne, per quanto possibile, gli effetti..
Non va trascurata la battaglia politica: vi infatti una parte della societ civile che reagisce
ancora. Ad esempio le Regioni, alcune si stanno gi muovendo, ed esse dispongono della possibilit di un
percorso accelerato per adire la Corte Suprema..
Infine da subito andr percorsa la strada di un referendum abrogativo, non improvvisato, che
veda coinvolte il maggior numero di organizzazioni e movimenti possibile e che possa andare a cassare le
parti pi inique della norma.
Guidare, con lelaborazione di proposte valide e responsabili, il grande movimento che si creato,
incanalarlo su strade ragionevoli e percorribili costituisce una grande responsabilit ed una grande sfida
per tutti noi, ci metteremo sicuramente le nostre forze per preservare alle future generazioni quei valori
costituzionali nei quali crediamo profondamente.
__________________________________________
Nota a margine
(con alcune domande)
Il 13 luglio, dopo la sottoscrizione del Presidente della Repubblica, stata pubblicata in Gazzetta ufficiale
la legge 107/2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione.
Il nostro rispetto per le Istituzioni della Repubblica non ci ha fatto elevare la voce contro latto di
sottoscrizione del Presidente Mattarella.
Sorvoliamo sulle modalit che questo Governo ed il partito che lo guida hanno utilizzato per forzare il
Parlamento a digerire quello che stato un esercizio di forza muscolare, incurante del parere di chi nella
Scuola lavora e sprezzante nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori.
Desideriamo invece spendere alcune parole sullevidente contrasto con la Costituzionedi questa
legge: iniziamo con la forma, in questo caso anche sostanza, larticolo 72 della Costituzione
prescrive che il Parlamento debba votare le leggi articolo per articolo. La legge 107 composta
da un unico articolo, suddiviso in 212 commi, che occupano 29 pagine della Gazzetta ufficiale. Non si
aggirata brutalmente ed in modo patente la Costituzione per costringere il Parlamento ad
approvare con un unico voto di fiducia, evitando la discussione nel merito, uno scatolone
onnicomprensivo ed obbrobrioso?
Ancora un paio di esempi molto chiari:
- La Costituzione impone alla pubblica amministrazione il principio dellimparzialit: come si
concilia questo principio con il postere attribuito al Dirigente scolastico di scegliere i
docenti che ritiene pi adatti per lIstituto?
- La Costituzione impone il principio di uguaglianza tra coloro che svolgono lo stesso lavoro, come
lo conciliamo con la divisione dei docenti tra titolari di cattedra nella scuola e titolari di un ambito
territoriale?
- Come si pu vietare per legge ai docenti di ruolo di partecipare ai futuri concorsi
pubblici? Difficile dire se questa norma sia anticostituzionale o piuttosto irragionevolmente stupida.
Gli insegnanti di sostegno che forse non saranno lasciati alla deriva ma
ancora non c nulla di conclusivo sulle assunzioni (le tante vituperate
graduatorie a esaurimento, per dire, non saranno eliminate);
Cancellare il 5 per mille alla scuola dei propri figli, dopo che aveva
suscitato uno sdegno diffuso (non piange nessuno);
Benefici fiscali a chi fa donazione sia alle statali sia alle paritarie;
Una bonus card di 500 euro per gli insegnanti e saranno stanziati, dal
2016, 40 milioni annui per la formazione obbligatoria (questa parte lodevole,
anche se ancora confusa);
Italia (scioperi riuscitissimi, credibili minacce di blocco degli scrutini, una rete
capillare di informazione dal basso, controproposte legislative come quella
diniziativa popolare eccetera); dallaltra chi ha progettato questa riforma si trova
costretto a giustificarne ogni giorno lo spirito e la lettera di fronte alle critiche.
Matteo Renzi stesso, che non certo abituato a fare autocritica, ha pi volte
dichiarato come il governo ha sbagliato la comunicazione nel merito.
Cos nelle ultime settimane si sono succeduti una serie di documenti tutti volti a
spiegare le linee guida della riforma e a manifestare una volont di ascolto.
Ma se la lezione di Renzi alla lavagna stata analizzata, criticata, sbeffeggiata e
parodiata in decine di modi, sono circolati altri due articoli in difesa dufficio
della Buona scuola che interessante leggere.
Il primo di Davide Faraone, sottosegretario allistruzione, ed stato scritto in
forma di lettera al Foglio come risposta allo sciopero. Fin dal titolo che forse
non responsabilit di Faraone: La Buona scuola pi di una riforma, made
in Italy di idee lintento del governo spiegato con una serie di slogan che
sono un concentrato di retorica motivazionale e pseudomanageriale. Eccone
qualche stralcio:
Abbiamo presentato un emendamento che introduce tra le deleghe del ddl La
Buona Scuola, che riguarda il potenziamento della formazione nel settore delle
arti e del Made in Italy in tutti i cicli e i gradi della scuola. Vorremmo che le
scuole da sole o in rete dialogassero con soggetti terzi per apprendere le
specificit italiane legate allalta qualit artistica, culturale, artigianale e per
spendere queste nuove competenze nei settori di ripresa della nostra economia
() Basta risorse sperperate come i coriandoli. Ununica grande missione, le
ricchezze italiane nel mondo, su cui canalizzare le risorse comunitarie e non ()
Ogni ambito di ricerca stato ricompreso in un orizzonte di azioni e di
programmazione, inserendo anche in questo caso il brand Made in Italy, sigla
del talento italiano, che ci rende competitivi nel mondo e che il mondo ci chiede
()
Qualcuno ci ha detto che abbiamo consegnato le chiavi della scuola a
Marchionne. Conservatori. Noi finalmente facciamo dialogare mondi che
Del resto laggressivit con cui questo governo si scaglia ogni giorno contro i
sindacati (sempre Davide Faraone nellarticolo che abbiamo citato sopra: Ogni
volta che si parla di scuola in Italia, gli italiani escono dal campo da gioco ed
entrano in campo i sindacalisti della scuola. Noi vogliamo cambiare il
paradigma, ma anche il suo racconto, desindacalizzandolo) fa il paio con
unideologia classista dellistruzione che Renzi sposava fin da quando era sindaco
di Firenze.
Nellarticolo di De Michele si recuperano anche le lodi sperticate che nel 2011
Renzi tesseva al libro di Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo, attaccando la
tradizione di scuola democratica del novecento e tratteggiando quale sarebbe
stata la sua futura linea di condotta: Il libro non solo offre una godibile e ironica
istantanea sui ragazzi di oggi, dalla cura o incuria del look ai pregi e difetti del
correttore automatico di word, ma mette in discussione anche modelli come don
Milani o Gianni Rodari, e infine ci invita a pensare a come vorremmo la scuola
del futuro, a ragionare se la impostiamo sui sogni dei ragazzi o piuttosto sulle
paure del nostro tempo.
Ogni volta che si prova a mettere in discussione questo modello ipervalutativo
(per quanto riguarda gli studenti e gli Invalsi si pu leggere lilluminante
lavoro fatto dalla maestra Adriana Presentini con i suoi bambini di quarta
elementare) c qualcuno che risponde con il ritornello che gli insegnanti non
vogliono farsi valutare.
evidentemente una cattiva banalit.
Quello che servirebbe non certo un sistema premiale gerarchico (legato agli
incentivi economici), ma un metodo di correzione in itinere e una scuola che
metta al centro la cooperazione e leducazione tra pari, sia in classe sia
nellorganizzazione. Tutto questo tra laltro esiste gi in centinaia di buoni
esempi sparsi per tutta Italia che potrebbero essere aiutati a mettersi in rete.
Se poi si vogliono penalizzare i professori che non fanno il loro lavoro bene
assenteisti, inadeguati basta semplicemente applicare regole che gi esistono.
Per il resto si dovrebbe come suggeriscono De Michele & co. improntare la
formazione permanente seguendo i modelli di autogestione, che in questi anni di
Una classe del liceo Virgilio di Milano, maggio 2011. (Stefano G. Pavesi, Contrasto)
Qualcosa pu ancora cambiare?
Unanalisi simile a quella delineata fin qui lha elaborata il senatore del Partito
democratico Walter Tocci. Allindomani dello sciopero del 5 maggio, aveva gi
chiesto al governo Renzi uninversione di rotta.
Inascoltato, ha pubblicato sul suo sito un paio di documenti molto interessanti,
che indicano in modo pratico quali dovrebbero essere le modifiche legislative per
provare a salvare questa riforma. Vale la pena leggerli per intero.
Il primo un saggio molto duro, che affronta il merito della riforma e il metodo
del governo.
La legislazione degli ultimi venti anni dice sempre le stesse cose ma in un
linguaggio legislativo sempre pi scadente. una ripetizione senza
apprendimento. Su scuola-lavoro, per esempio, il parlamento aveva gi
legiferato, da ultimo nel 2013, rinviando lattuazione a un regolamento, ma il
governo invece di scriverlo ricomincia da capo chiedendo una delega a scrivere il
regolamento. Fa pi notizia approvare una legge che attuarla. pi facile
comunicare che governare.
Ma soprattutto compie una diagnosi culturale e storica delle cattiva ispirazione
della Buona scuola.
Tra le molte cose condivisibili e approfondite che scrive Tocci e ci si chiede
perch Renzi abbia preferito Giannini o Faraone al posto di persone del suo
stesso partito che dimostrano una conoscenza cos approfondita di trentanni di
dibattito politico sulla scuola c unosservazione di tipo antropologico, che
segnerebbe un serio cambio di prospettiva se fosse adottata:
La dottrina alla moda dice che la qualit di un sistema si innalza con le
eccellenze. La qualit di sistema non si misura sulle punte isolate, ma dipende
dalla gran parte degli insegnanti sufficientemente buoni, secondo lespressione
introdotta da Donald Winnicott per sfatare il mito della madre perfetta. La
politica pubblica deve valorizzare proprio questo insieme dei sufficientemente
buoni che forma il carattere di un sistema scolastico nazionale. Negli ultimi
decenni, invece, sono stati demotivati e penalizzati da quasi tutti i provvedimenti
legislativi: il blocco degli stipendi, la mancanza di risorse, la complicazione
burocratica. Rimaneva solo una forza a loro disposizione, la titolarit della
cattedra e la libert di insegnamento. Se viene meno anche questultimo
riconoscimento, si ferisce la dignit dellinsegnante. La ragione profonda della
protesta che il governo non riesce neppure a capire.
Le modifiche che Tocci chiede il secondo documento sono tante e tali che
certo se fossero accolte il disegno di legge avrebbe un altro valore.
SCUOLE
di Roberto Villanii
Nessun commento
risultato possibile per noi il ritiro completo della buona scuola, oggi
L.107, una legge aziendalista fortemente desiderata e sostenuta da tutti i poteri
forti
(treElle,
fondazione
Agnelli,
Confindustria..).
Parallelamente il movimento che si mobilitato contro Renzi-Giannini chiede da
sempre lattuazione di una riforma realmente condivisa da lavoratori della
scuola, studenti, genitori, incarnata oggi nella LIP, Legge di Iniziativa
Popolare basata sui pi alti elementi della democrazia espressa dalla
Costituzione antifascista e della scuola democratica degli organi collegiali
conquistata con le lotte degli anni 70.
Ma non si pu per pensare che un simile risultato possa essere raggiunto
senza che vengano messi in discussione gli equilibri di un governo che
espressione diretta dei poteri forti nazionali e soprattutto sovranazionali,
un governo smaccatamente neoliberista che ha fatto dei dettami del
padronato internazionale (politicamente rappresentato dalla cosiddetta
troika) la sua linea di condotta politica.
Per questo la lotta sindacale non baster e la rivendicazione del settore scuola
dovr lasciare il posto, pi che in passato ( forse stato questo il maggior limite
del movimento) ad una mobilitazione unitaria e pi vasta di tutti i lavoratori,
per arrivare allorganizzazione di un grande ed incisivo sciopero generale in
grado di dare una spallata decisiva; una rivendicazione quindi politica (su cui
si dovranno misurare anche e soprattutto i comunisti e gli anticapitalisti ovunque
collocati) contro un sistema economico basato sullo sfruttamento del
lavoro, contro la devastazione di scuola e sanit, contro il precariato che si
cela dietro i nuovi contratti a tempo indeterminato, per la difesa
dellorario di lavoro e del salario diretto, indiretto e differito.
In questo senso, la costruzione dellunit tra tutti i lavoratori salariati precari
e non, lelaborazione di piattaforme di rivendicazione comuni tra le vertenze, la
solidariet di classe tra coloro che si battono contro la buona scuola, la
riforma della P.A. o il jobs act, un elemento essenziale per il
raggiungimento degli obiettivi che si dato il movimento della scuola.
Le operazioni di solidariet nate in questo periodo da gruppi di insegnanti
insupporto ai lavoratori Ikea in sciopero, sono un primo interessante segnale
in questa direzione.
Roma, 31 agosto, h.16 presso Il cielo sopra l'esquilino, via galilei 57:
Assemblea autoconvocata delle scuole di Roma per organizzare le mobilitazioni
contro la riforma
Bologna, 5-6 settembre, dalle h.10, Piazza Scaravilli: Stati Generali della
Scuola per costruire insieme la mobilitazione contro la Legge 107 del Governo
Renzihttp://lipscuola.it/blog/bologna-5-e-6-settembre-2015-assemblea-comitatiterritoriali-lip-e-incontro-nazionale-di-mobilitazione-della-scuola/
Corsa contro il tempo dell'esecutivo per arrivare al via libera sul provvedimento.
Protestano Sel, Lega Nord, M5S e minoranza Pd: "Alibi tempi stretti, riforma
invariata". Le assunzioni dei 100mila precari saranno in due fasi e la valutazione dei
docenti sar affidata anche a ispettori del Miur. Il bando per il concorsone a
dicembre 2015
vacanti (circa 15mila) finora ricoperti con le supplenze. I precari esclusi da questa
lista (oltre 50mila), invece, vengono ammessi con unassunzione giuridica di un
anno. E da settembre 2016 finiranno nellorganico potenziato aggiuntivo.
Altro punto importante il fatto che entro il 1 dicembre dovr essere emanato
il bando per lassunzione di docenti. Si stabilisce infatti al comma 113 che il
ministero dellIstruzione ferma restando la procedura autorizzatori dovr bandire
entro il 1 dicembre 2015 un concorso per titoli ed esami per lassunzione a tempo
indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche ed educative
statali, per la copertura, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, di tutti i posti
vacanti e disponibili nellorganico dellautonomia, nonch per i posti che si rendano
tali nel triennio.