Está en la página 1de 55

ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARIA FINANZIARI

CAPITOLO PRIMO: SISTEMI FINANZIARI E MODELLI DI INTERMEDIAZIONE


1.1 LE FUNZIONI ATTRIBUITE AI SISTEMI FINANZIARI: UN PRIMO APPROCCIO
Funzioni dei sistemi finanziari
Mobilizzazione ed allocazione del risparmio presso gli investitori, poich la funzione allocativa
prevalente nelle banche necessita la predisposizione di meccanismi che favoriscono lincontro e lo
scambio fra la domanda e lofferta di finanziamenti, conciliando le esigenze dei soggetti in surplus
finanziario con quelli in deficit
Trasferimento e gestione dei rischi degli operatori economici, attraverso lo sviluppo di strumenti
contrattuali ad hoc, sia con tecnologie gestionali idonee a limitare i rischi. La rilevanza di questa
funzione sta nel know how progettuale posseduto e nel la capacit di sfruttamento di economie
dinformazione e di costi di transazione via via decrescenti allaumentare della scala delle
operazioni realizzate (risk managment)
Creazione di strumenti e servizi di pagamento alternativi alla moneta, che determi nano le modalit
di regolamento degli scambi reali e finanziari a disposizione degli operatori (funzione monetaria)
Trasmissione degli impulsi di politica monetaria, poich il sistema finanziario ha una posizione
chiave nel trasmettere al settore reale delleconomia la variazione dellofferta di moneta stabile
dalle autorit responsabili della politica monetaria
Produzione di informazioni sui prezzi delle attivit finanziarie e delle variabili finanziarie, in
condizione di continuit, affidabilit ed economicit.
Messa a punto di meccanismi idonei a ridurre le imperfezioni nella distribuzione delle informazioni
ed i collegati problemi di incentivo, minimizzando le c.d. asimmetrie informative per garantire un
corretto funzionamento del sistema, poich in presenza di asimmetrie informative, viene
influenzata la capacit decisionale degli investitori. Due sono i tipi di a.info
o Adverse selection, si manifesta dalla conclusione dei contratti finanziari, finendo per
facilitare il finanziamento di unit in deficit che hanno maggiore probabilit di cagionare
eventi avversi come linsolvenza
o Moral hazard, si palesa alla conclusione dei contratti finanziari ed da attribuire alla messa
in atti di comportamenti opportunistici da parte di una controparte a danno dellaltra.
Fenomeno derivanti da a.info sono
o Insider trading, quando un numero ristretto di soggetti a motivo del ruolo svolto utilizza in
modo opportunistico le informazioni riservate di cui in possesso
o Free riding, si manifesta in presenza di comportamenti imitativi che presuppongono la
rinuncia alla raccolta ed elaborazione delle informazioni nonch al monitoraggio degli
investimenti allo scopo di evitarne i costi correlati.
1.2 LARCHITETTURA DEI SISTEMI FINANZIARI
Lanalisi morfologica di un sistema finanziario implica la valutazione delle diverse componenti che lo
determinano come intermediari finanziari, mercati, attivit finanziarie, norme e autorit di vigilanza. Agli
intermediari finanziari e ai mercati compete la creazione dei rapporti fra gli agenti economici nel sistema
finanziario, basatosi sulla produzione di attivit finanziarie. Il problema quello dellequilibrio tra mercati e
sistemi finanziari che comporta la valutazione comparata di due differenti strutture di collegamento fra p i
unit in surplus ed in deficit:
La prima fondata sullo sviluppo di circuiti intermediati, luoghi in cui gli intermediari creditizi
realizzano il trasferimento di risorse tra unit in surplus e unit in deficit finanziario. Il ruolo degli
intermediari quello dellasset trasformer, operatore che in grado di trasformare, mediante i
processi produttivi di cui si dota la combinazione di rischio e rendimento delle unit in surplus, che
affidano i propri risparmi
La seconda basata su circuiti diretti, luoghi in cui si manifestano le condizioni necessarie per la
canalizzazione delle risorse finanziarie dai fondi richiedenti a quelli offerenti attraverso i mercati

1.2.1 La classificazione degli intermediari finanziari


Gli intermediari finanziari sono operatori professionali, attivi nei circuiti di finanziamento indiretto
attraverso la produzione e lofferta di strumenti e servizi finanziari destinati alle unit in surplus ed in
deficit.
Sono intermediari finanziari
Banche, che raccolgono fondi dalle unit in surplus che impiegano prevalentemente per la
concessione di prestiti di varia natura alle unit in deficit
Intermediari creditizi non bancari, societ di credito al consumatore, leasing, factoring e forfaiting.
Intermediari specializzati in una particolare attivit creditizia che finanziano attraverso lassunzione
di passivit finanziarie contratte con le banche e/o lemissione di titoli di debito sui mercati
Societ veicolo per la cartolarizzazione, intermediari che acquistano pool di prestiti bancari o di
strumenti di debito, attraverso lemissione di titoli obbligazionari.
SGR (societ di gestione del risparmio), intermediari finanziari attivi sui mercati finanziari che
svolgono in esclusiva la promozione e gestione di fondi comuni dinvestimento, di Sicav e fondi
pensione.
SIM (societ di intermediazione mobiliare), intermediari finanziari specializzati nella produzione ed
offerta d servizi connessi allattivit di investimento sui mercati finanziari
Compagnie di assicurazione, intermediari finanziari attivi nella gestione dei rischi loro trasferiti dagli
assicuratori dietro pagamento di premi, che vengono investiti in attivit reali e finanziarie, a cui si
attinger per il risarcimento dei rischi contrattualmente assicurati.
1.2.2 Le fattispecie di contratti finanziari
Lallocazione delle risorse d luogo alla creazione di attivit finanziarie in cui si formalizzano le condizioni
giuridiche ed economiche dello scambio finanziario, in moda da incidere sul grado di completezza
divenendo possibile per ciascun operatore rinvenire gli strumenti finanziari che maggiormente soddisfano
le proprie esigenze. Gli scambi finanziari fra unit in surplus e unit in deficit danno luogo ala produzione di
contratti finanziari, riconducibili a tre fondamentali fattispecie di rapporti
Credito, comporta il trasferimento di risorse monetarie da unit in surplus ad unit in deficit contro
il contestuale impegno di questultime alla restituzione delle somme ricevute ad una data futura. Il
prezzo rappresentato dal tasso dinteresse. (contratti bancari, operazioni di leasing finanziario e
operativo
Partecipazione al capitale di rischio, prevede che il trasferimento di fondi da parte delle unit in
surplus si accompagni allacquisizione di diritti di natura patrimoniale e/o amministrativa nei
confronti del soggetto destinatario, rappresentato da una societ di capitali
Assicurazione, per le unit in surplus, il versamento periodico o in soluzione unica di somme
(premi) a favore di un intermediario assicurativo, il quale si assume lobbli go di risarcimento dei
danni subiti dai soggetti assicurati al verificarsi degli eventi contrattualmente previsti. I premi
rappresentano il compenso richiesto dallassicuratore per lassunzione di rischi altrui
1.2.3 I principali mercati finanziari
I mercati finanziari sono i luoghi dove avvengono gli scambi finanziari attraverso la negoziazione di
strumenti finanziari e di valute straniere.
Possiamo distinguerli in base alla regolamentazione in:
Mercati regolamentati, il cui funzionamento avviene nel rispetto delle regole stabilite dalle autorit
di vigilanza e dalle societ di gestione dei mercati
Marcati non regolamentati (over-the-counter OTC), il cui funzionamento ha luogo senza che vi
siano regole stabilite da autorit di vigilanza ma che adottano modalit e prassi operative
comunemente accettate.
Possiamo inoltre distinguere
Mercati primari, in cui sono scambiati strumenti finanziari di nuova emissione il cui collocamento

consente agli emettenti di reperire fondi da impiegare a fine di investimento


Mercati secondari, scambio e negoziazione di strumenti finanziari gi in circolazione. Si ha la
possibilit di smobilizzare rapidamente gli investimenti effettuati, assicurandone quindi la
trasformazione in liquidit prima della scadenza contrattuale
Possiamo inoltre distinguere i mercati in base alla durata
Mercati monetari, emissione e negoziazione di strumenti finanziari di breve scadenza (<12 mesi)
Mercati di capitali, collocati e scambiati gli strumenti con scadenza a medio-lungo termine (>12
mesi)
Unultima distinzione possiamo farla sul tipo di strumento finanziario oggetto di scambio
Azione
Obbligazioni e Titoli di Stato
Derivati
Valute straniere
1.2.4 La regolamentazione e le autorit di vigilanza
Poich il sistema finanziario svolge attivit determinanti ne consegue che vi la necessit di prevenire,
attraverso la regolamentazione e la vigilanza, perch fallimenti nel sistema sono collegati ai costi relativi
alle crisi, allimpatto delle stesse sulla fiducia dei partecipanti e sulle prospettive di sviluppo delle economie
interessate. Mercati e intermediari finanziari sono quindi sottoposti a vincoli regolamentari di varia natura
miranti a preservare/migliorare dinamicamente le condizioni di stabilit, efficienza, competitivit e
trasparenza del sistema nel complesso e dei singoli intermediari/mercati finanziari.
1.3 LEVOLUZIONE DEI MODELLI DI INTERMEDIAZIONE
Possiamo individuare due tipologie di circuiti di collegamento
1. Basato sui mercati, in cui il finanziamento delle unit in deficit si compie mediante lemissione ed il
collocamento di strumenti finanziari negoziabili, ed in cui gli intermediari sono coinvolti nel
funzionamento dei mercati mediante lofferta di servizi di collocamento, cio attivit di investment
banking. Questo vale per il sistema degli Stati uniti, e dei paesi anglofoni. In questi sistemi il peso
degli intermediari tende a diminuire a favore degli operatori come fondi di investimento, fondi
pensione, assicurazioni. Prevale quello che il modello originate to distribute, in cui le imprese
bancarie legano i volumi di prestito alla loro capacit di trasferire liquidit dei mercati, nella ricerca
di opportunit di profitto attraverso la diversificazione del business.
2. Basato sugli intermediari finanziari, in cui il finanziamento delle unit in deficit e dei progetti di
investimento e consumo viene a dipendere dallattivit di asset trasformation svolta dagli
intermediari. Questo il caso del sistema italiano e tedesco, dato dal fatto che in questo due paesi
il sistema economico fatto di molte piccoli e medie imprese pi che di grandi imprese. Il modello
di intermediazione basato sugli intermediari finanziari meglio risponde alle esigenze di questa
categoria cosdiffusa in questi paesi. Infatti queste imprese. Essendo piccole o medie infatti, non
possono garantire i livelli di trasparenza richiesti dal mercato dei capitali
1.4 IL PERCHE DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI
La scelta del canale di collegamento funzione delle esigenze e degli obiettivi finanziari dei soggetti
economici coinvolti nonch dei rischi finanziari connessi alle diverse modalit di trasferimento delle risorse
e quindi del costo e del rendimento dei fondi trasferiti.
1.4.1 Costi e rischi di intermediazione
Il processo di intermediazione si caratterizza per linsorgere di importanti costi di transazione lato sensu che
alterano lipotesi astratta di uno scambio di fondi in condizioni in mercato perfetto.
Il processo di investimento diretto molto lungo e complesso, poich la diversificazione in capo
allinvestitore e per attuarla occorre conoscere bene il mercato, la vendita e lacquisto sono operazione che
devono essere monitorate pi volte anche allinterno di un giorno, per cui il ri schio di oscillazione di valore
e il conseguente rischio liquidit ricade direttamente sullinvestitore.
I costi di transazione possono essere cosripartiti

Costi informativi, oneri di tempo e di risorse dedicata allacquisizione delle informazioni necessarie
alle decisioni finanziarie
Costi di transazione, che sono rappresentati dai costi contrattuali e di negoziazione associati
allimplementazione delle predette scelte di investimento
Rischio di prezzo, variabilit del valore delle attivit in portafoglio ovvero lesposizione
dellinvestitore a oscillazioni di prezzo degli strumenti finanziari acquistati per effetto d fattori sia di
mercato sia specifici dei singoli emittenti. Questo pu generare differenze tra rendimento atteso e
quello effettivamente conseguito
Rischio di liquidit, associato allincertezza circa leffettivo prezzo a cui possibile monetizzare
unattivit finanziaria rispetto al suo valore teorico di mercato. Si traduce nella possibilit per
linvestitore di dovere ad esempio riconoscere alla propria controparte negoziale uno sconto per
riuscire a dismettere lattivit in portafoglio.
Dobbiamo poi distinguere due figure di intermediari, che si occupa della gestione dei costi e dei rischi:
Asset broker, che si occupano della minimizzazione dei costi
Asset trasformer che si occupano del contenimento del rischio di liquidit e di prezzo.
1.4.2 Linterpretazione teorica degli intermediari finanziari
Gli asset broker come le SIM e le societ di gestione di fondi comuni mobiliari e immobiliari, so no soggetti
specializzati nellofferta di prodotti connessi allattivit di investimento sui mercati finanziari ovvero nella
produzione di servizi di portafoglio, insieme a servizi di mediazione. Il ricorso ai loro servizi risulta
conveniente poich sono in grado di sfruttare economie di scala nella produzione delle attivit offerte, cio
ridurre i costi unitari di transazione al crescere dei volumi di attivit prodotti.
Sono in grado di minimizzare la soglia di accesso allinvestimento nonch di assicurare una adeguata
diversificazione del patrimonio del singolo partecipante al fondo.
Gli asset broker puri per non sono in grado di trasformare i rischi di credito e liquidit, ma solamente
ridurre i costi di transazione e anche quelli di informazione. Si limitano infatti a unattivit di servizio
funzionale ad agevolare le decisioni e le scelte di investimento dei soggetti agendo come soggetto
mandatario. Lasset broker non offre alla sua clientela alcuna garanzia sul rendimento del patrimonio
gestito, poich soggetto al rischio di prezzo e liquidit.
Se invece i risparmiatori sono interessati a minimizzare sia i costi informativi e di transazione, sa i rischi
legati al prezzo e alla liquidit, devono rivolgere ad asset trasformer, i quali intervengono nella scambio di
fondi interponendosi tra i soggetti in surplus e in deficit, raccogliendo risorse finanziarie presso i primi e
impiegandole nella concessione di credito a favore dei secondi, accollandosi direttamente i rischi finanziari
insiti nel processo di intermediazione.
Tali intermediari raccolgono fondi presso i soggetti in avanzo emettendo proprie passivit (secondary
securities) che costituiscono la raccolta da impiegare in crediti e in titoli, partecipazioni a favore delle
imprese. Le secondary securities, descrivono attivit finanziarie di secondo livello in quanto investite
allintermediario, allattivo di bilancio, in crediti e titoli di imprese commerciali. Specularmente, i crediti e
titoli detenuti dallintermediario trovano iscrizione nel bilancio delle imprese finanziate quali passivit in
forma di debiti verso le banche o titoli di debito. Queste seconde passivit sono di primo livello, in quando
indirettamente rappresentative degli investimenti industriali e commerciali di cui allattivo di bil ancio delle
imprese.
La differenza di rendimento tra primary e secondary securieties ovvero tra impieghi e passivit degli
intermediari il costo del processo di intermediazione e la remunerazione lorda dellattivit degli
intermediari finanziari a fronte dei rischi assunti.
La trasformazione dei profili di rischio delle attivit, varia tra:
Intermediari creditizi non bancari, attuano una trasformazione di rischio parziale nel senso che
accollandosi il rischio in proprio per quanto attiene al buon esito degli impieghi sul lato dellattivo
gli operatori creditizi non bancari finanziano alternativamente attraverso lofferta al mercato di
titoli di debito, obbligazioni, oppure tramite il ricorso al debito bancario, in aggiunta allimpiegom di
capitale proprio. Queste obbligazioni, in quanto secondary securities, avranno una dinamica di

valore differenziata rispetto al rischio di prezzo che i risparmiatori si sarebbero accollati se avessero
finanziato direttamente i finanziamenti per i contratti di leasing e credito al consumo. Il valore delle
obbligazioni emesse, funzione della sua probabilit di fallimento, mitigata dallimpiego del
capitale proprio di copertura. Il rischio di prezzo solamente ridotto, in quanto il valore delle
obbligazioni pu oscillare
Banche, intermediari creditizi bancari, che si caratterizzano per la raccolta di risparmio tra il
pubblico, acquisendo fondi con obbligo di rimborso, sotto forma sia di depositi sia sotto altra
forma, e limpiego dei fondi raccolti nella concessione del credito, nelle varie forme. Le passivit
bancarie si caratterizzano per due fattori:
o Richiamabili a vista dal depositante in qualsiasi momento e vengono rimborsate al valore
nominale
o Hanno natura monetaria sono cio accettate quale strumento di pagamento.
Per questo motivo, le passivit bancarie annullano di fatto il rischio di prezzo e di liquidit in capo ai
depositanti. Non vi infatti incertezza circa il prezzo di rimborso e il profilo di liquidit dellattivit
finanziaria.
Perch i depositante dovrebbero credere alla promessa della banca di rimborsare i depositi a vista al
nominale?
Sotto il profilo logico, gli impieghi in crediti della banca rappresentano un portafoglio di investimento
comparabile con il patrimonio di un fondo comune investito in prestiti obbligazionari. La banca agisce
implicitamente quale soggetto delegato in pool dai depositanti a impiegare in prestiti i loro depositi. Alle
imprese conviene ricorrere al credito bancario rispetto allemissione di titoli obbligazionari con
caratteristiche di mercato, a motivo delle capacit della banca di concedere credito nella misura e per le
durate richieste.
Vi poi un altro motivo della fiducia dei depositanti, giustificato da tre fattori:
1. Diversificazione del portafoglio impieghi, che permette di abbassare il coefficiente di correlazione
poich i vari rendimenti avranno dinamiche non omogenee, consente la gestione dei rischi
dellattivo bancario a parit di rendimento.
2. Il contratto di debito e limpiego di capitale proprio, il contratto di debito assicura ai depositanti un
privilegio legale che sta nel pagamento delle loro ragioni di credito rispetto agli azionisti della banca
che sono creditori subordinati rispetto ai risparmiatori, poich gli ultimi apportano capitale di
rischio, i quali devono stare attenti perch il risultato della banca impatta i loro capitali. Inoltre la
maggior parte delle tipologie di deposito sono contratti standard e per cui tale circostanza riduce in
capo ai depositanti gli stati di natura che devono essere osservati in quanto i depositanti dovranno
attivarsi solamente nel caso in cui la banca non adempisse al servizio .
3. Presenza di schemi di assicurazione dei depositanti e di un prestatore di ultima istanza, poich il
sistema bancario dotato di un safety net, generalmente pubblico, cio una rete di protezione
rappresentata da schemi di assicurazione dei depositante, e da un prestatore di ultima istanza che
la Banca Centrale.
CAPITOLO SECONDO: LA FUNZIONE ALLOCATIVA E MONETARIA DEL SISTEMA FINANZIARIO
2.1 I RUOLI E LA CENTRALITA DEL SISTEMA FINANZIARIO
Il sistema finanziario un infrastruttura molto complessa che svolge un ruolo cruciale, quello di allocare
capitale e rischi nel sistema economico. questo svolge le proprie funzioni con lobiettivo di sodd isfare i
bisogni di natura finanziaria dei diverse operator economici, che derivano dallesigenza di trasferire potere
dacquisto nel tempo, per poterne disporre in futuro. Per quel che invece riguarda quella che la struttura
del sistema finanziario si compone da strumenti, cio contratti finanziari che esplicitano gli accordi
regolando il trasferimento della moneta, operatori, mercati e regole.
Gli operatori e i mercati assolvono il compito di effettuare o facilitare il trasferimento del potere dacquist o
tra i diversi soggetti economici. I primi detengono e negoziano i contratti finanziari e prestano i servizi a
supporto della conclusione delle operazioni finanziarie, mentre i mercati rappresentano linsieme degli
scambi di contratti finanziari, ad oggi pi che fisici, virtuali.
Possiamo distinguere diverse funzione del sistema finanziario
1. FUNZIONE MONETARIA: agli operatori viene offerto un modo efficiente di effettuare il pagamento

dei beni e servizi acquisiti, sia nella messa a disposizione dei mezzi di pagamento in termini di
quantit, sia nella erogazione di servizi di pagamento, necessari per la circolazione della moneta.
2. FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE: che consiste nel collegamento, ossia il trasferimento e la
movimentazione di risorse monetarie dagli operatori che si trovano in una situazione di eccedenza
agli operatori in disavanzo, vale a dire coloro che non dispongono delle risorse proprie per
finanziare le proprie decisioni di consumo e/o di investimento. Lincontro tra domanda o offerta
avviene attraverso la negoziazione di contratti che prevedono lesecuzione di prestazioni monetarie
contrapposte e distanze nel tempo.
3. FUNZINOE DI DIVERSIFICAZIONE E SUDDIVISIONE DEL RISCHIO: un operatore esposto al rischio
quando esiste la possibilit che si verifichi una deviazione sfavorevole rispetto ad un risultato che
egli si attende. Gli operatori economici devono gestire il rischio, individuando le componenti.
Esistono diverse tipologie di operatori che offrono servizi di misura e di gestione attiva dei rischi;
altri invece aiutano la clientela a trasferire il rischio, attraverso particolari contratti finanziari; altri
ancora offrono lopportunit di ridurre/contenere il rischio complessivo cui un soggetto si espone
attraverso la tecnica della diversificazione.
4. FUNZIONE DI PRODUZIONE E DIFUSIONE DI INFORMAZIONI: prezzi, tassi dinteresse, tassi di cambio
che vengono utilizzato dagli operatori economici nelle decisione economiche di consumo o di
risparmio
5. FUNZIONE DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA ECONOMICA: rappresenta uno degli strumenti della
politica economica pi importanti e mira a conseguire gli obiettivi che riguardano leconomia nel
suo complesso. Moneta e credito esercitano uninfluenza rilevante sulle decisioni di spesa e di
risparmio degli operatori economici e, quindi, anche sulla dinamica del prodotto e del redito
nazionale.
6. FUNZIONE DI RIDUZIONE DELLA PRESENZA DI ASIMMETRIE INFORMATIVE: la possibilit che ci si
possa muovere in modo consapevole dipende in misura rilevante dalla disponibilit quantitativa e
qualitativa dellinformazione, da costo di acquisizione della stessa, dal possesso di capacit e di
conoscenze tecniche di elaborazione per analizzare e valutare compiutamente linformazione.
2.2 LE FUNZIONI ALLOCATIVA E DI INTERMEDIAIZONE
La capacit allocativa del sistema finanziario collegata alla funzione di intermediazione, intesa come
trasferimento delle risorse monetarie dai soggetti in avanzo finanziario ai soggetti che devono fronteggiare
fabbisogni di fondi, generati da decisioni di consumo o di investimento.
La capacit allocativa viene intesa come lefficacia nel canalizzare le risorse scarse verso impieghi finanziari
alternativi attraverso un processo sistematico di valutazione e selezione che giunge a scegliere quelle
opportunit che offrono un maggior rendimento a parit di rischio, oppure con minor rischio a parit di
rendimento.
2.2.1 I settori istituzionali
Per individuare gli operatori si pu ricorrere al concetto di unit istituzionale, intesa come soggetto dotato
di autonomia e capacit di decisione in relazione al proprio patrimonio e alle proprie risorse finanziarie,
presiede alla formazione e alla ripartizione del reddito
Tali unit sono distinte in famiglie, imprese finanziarie e non finanziarie, istituzione p ubbliche e Resto del
mondo, settore che non caratterizzato da comportamenti simili, ma comprende semplicemente le unit
istituzionali non residenti che effettuano operazioni con unit istituzionali residenti.
2.2.2 I saldi finanziarie dei settori economici
Legenda
Yn reddito prodotto dallesercizio
Cn consumi correnti
Sn risparmio conseguito nellesercizio dellunit economica (pu essere negativo o positivo)
In spesa per investimenti
SFn saldo finanziario, misura il risparmio che un soggetto o un settore trasferisce o riceve dagli altri
soggetti o settori.

AFn ammontare delle attivit finanziarie detenute dal soggetto


PFn consistenza delle passivit finanziarie emesse dal soggetto e la variazione nellesercizio
Descriviamo le relazioni tra le grandezze indicate
1. Yn-Cn=Sn formazione del risparmio
2. Sn In = SFn il saldo finanziario la differenza tra il risparmio generato dalle attivit correnti e la
spesa per investimenti e pu essere riscritto anche come SF n = AFn-PFn poich misura la
variazione dei crediti netti o debiti netti di un soggetto o settore nei confronti deli altri soggetti
3. Sn + PFn = In + AFn questa relazione il risultato dellinterazione delle due precedenti ed esprime
lidentit tra le risorse considerate come fonti e le risorse investite
4. SFn = 0 con PFa soggetti con saldo finanziario positivo, e PF b soggetti con saldo finanziario
negativo con a+b=n. poich prendiamo lipotesi di uneconomia chiusa, si ha che il risparmio
nazionale coincide con le variazioni delle attivit reali, Sn = In
Distinguiamo tra unit in surplus e unit in deficit
1. Imprese non finanziarie, tipicamente unit in deficit. Il risparmio in questo settore insufficiente a
coprir il fabbisogno finanziario derivante dalla spesa per investimenti. Il risparmio netto
rappresentato dal reddito non distribuito
2. Imprese finanziarie, evidenziano una situazione di equilibrio
3. Amministrazioni pubbliche, il cui obiettivo quello di vendere alla collettivit, servizi non vendibili
che trovano evidenza finanziaria nella spesa pubblica. Si tratta di un settore tipicamente in deficit
4. Famiglie, rappresentano redditi correnti superiori alla spesa per consumi, originando un volume di
risparmio superiore allinvestimento in attivit reali. Si tratta di soggetti in surplus.
La struttura dei saldi finanziarie, intensit e distribuzione, dipende da molti fattori tra cui;
Modello di distribuzione dei redditi
Strategia della finanza pubblica
La somma del risparmio di famiglie, imprese e della pubblica amministrazione costituisce il risparmio
nazionale (Sf+Si+Spa=Sn); la sommatoria degli investimenti dei tre settori costi tuisce invece linvestimento
delleconomia (If+Ii+Ipa=In). Il saldo finanziario verso lestero pu essere inteso come differenza tra le
entrate per le esportazioni (M) meno le uscite (X) (Sfe=M-X)
La condizione di equilibrio diventa (Sn-In) + (M-X)= SFn + Sfe = 0
2.2.3 I circuiti ed i caneli di trasferimento
Due criteri per identificare il trasferimento de potere dacquisto tra gli operatori economici:
Interrelazione di bilancio che si instaurano tra gli operatori, con il quale possiamo distinguere tra
o Canale di finanziamento diretto, in cui le unit in surplus detengono direttamente ne
proprio bilancio le passivit finanziarie emesse dalle unit in deficit
o Canale di finanziamento indiretto, in cui tra gli operatori finali si inserisce un intermediario
finanziario che crea separati e distinti rapporti, di investimento per le unit in surplus e di
finanziamento per le unit in deficit
Intervento di istituzioni finanziarie e/o di organismi specializzati, con il quale possiamo distinguere
o Circuiti autonomi, che fanno riferimento ai canali diretti in cui lincontro diretto tra unit in
surplus ed unit in deficit si realizza in modo informale, in assenza di un intervento da parte
di intermediari finanziari.
o Circuiti intermediati, dove domanda ed offerta sono collegate da quelli che si definiscono
intermediari finanziari e si svolgono in mercati organizzati. La presenza di tali mercati
consente di superare le problematiche espresse dalla ricerca autonoma attraverso
La concentrazione delle esigenze di finanziamento ed investimento espresse dagli
operatori economici
Operatori specializzati
Standardizzazione dei contratti che consente di agevolare lincontro iniziale e la
successiva circolazione

Funzioni dei mercati finanziari


1. Collegare unit in deficit con quelle in surplus
2. Trasformare e gestire i rischi
3. Informare, attraverso la determinazione dei pressi
4. Liquidare investimenti, fornendo la possibilit di convertire uno strumento finanziario in moneta
attraverso la cessione a unaltra componente
5. Ridurre i costi di transazione
I mercati aperti sono costituiti dallinsieme delle strutture delle regole e delle procedure che risultano
funzionali allo scambio di attivit finanziarie che sono predisposte allo scambio tra gli operatori.
Distinguiamo due tipi di mercato
Mercato primario, dove affluisce la domanda di risorse da parte delle unit in deficit, che attraverso
la creazione e lofferta di nuove passivit finanziarie, risponde ai bisogni finanziari.
Mercato secondario, che risponde principalmente allesigenza di poter facilmente scambiare le
passivit ottenute, incrementando il grado di liquidit del mercato.
Allinterno dei vari mercati organizzati, le istituzioni finanziarie svolgono lattivit di intermediazione
mobiliare, legata alla produzione e circolazione di strumenti finanziari. Pi propriamente lattivit di
intermediazione mobiliare si articola in una serie di attivit differenti:
Servizi di assistenza nellemissione di titoli da parte degli emittenti, in particolare di imprese
finanziarie. Si distingue in tre attivit
o Progettazione
o Presentazione garanzie
o Collocamento
Servizi di corporate finance, come la consulenza alle imprese in materia di struttura finanziaria,
strategie industriali, organizzazione di operazioni straordinarie.
Servizi di negoziazione, sui mercati secondari, di strumenti finanziari per conto proprio o per conto
di terzi
Attivit di gestione del risparmio e offerta di servizi di amministrazione, custodia e consulenza in
materia di investimenti in strumenti finanziari.
Attraverso il canale di finanziamento indiretto o intermediato, avviene la funzione allocativa del sistema
finanziario, attraverso lattivit di trasformazione.
Alla categorie degli intermediari finanziari che attuano intermediazione creditizia troviamo
1. Intermediari bancari, che sono abilitati allo svolgimento dellattivit bancaria definita come raccolta
del risparmio tra il pubblico ed esercizio del credito. La raccolta del risparmio intesa come
acquisizione di fondi, con obbligo di restituzione, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma
2. Intermediari creditizi non bancari, rappresentati principalmente da societ di leasing, factoring,
finanziarie di credito al consumo e/o rateale. Questa tipologie di intermediari non pu raccogliere il
risparmio tra il pubblico, ma lo strumento principale di raccolta sono i mezzi propri,
dallindebitamento bancario, allemissione di obbligazioni.
3. Intermediari di partecipazione e di investimento, assumono partecipazioni nel capitale di rischio di
imprese non finanziarie con lobiettivo di conseguire un capital gain dallinvestimento
4. Intermediari assicurativi, specializzati nella gestione dei rischi che vengono loro trasferiti dagli
operatori finali per il tramite di contratti di assicurazione
2.2.4 Le determinanti della funzione di intermediazione
Lintermediario finanziario in quanto operatore professionale in grado di elaborare e riu tilizzare le
informazioni in una pluralit di occasioni e dunque di ridurre grazie alle economie di scala e di scopo, uno
dei principali costi legati alla stipula dei contratti finanziari. Per investire infatti necessario compiere
alcune azioni che determinano dei costi che vanno a ridurre i beneficio atteso dallinvestimento.
In un mercato perfetto le preferenze espresse dai soggetti in surplus in termini di scadenza, importo, grado
di rischio rispetto a quelle espresse dai soggetti prenditori di norma dovrebbero coincidere. Il definire i
contratti finanziari comporta la distribuzione dei rischi tra le parti e il contratto, in quanto risultato di un

processo di negoziazione, rappresenterebbe il risultato di un compromesso accettabile tra finalit


contrapposte.
Gli intermediari finanziari intervengono con il proprio bilancio per conciliare le esigenze degli operatori
finali offrendo alle unit in surplus proprie passivit finanziarie gradite in termini di rischio, rendimento e
liquidit.
La funzione degli intermediari quella di trasformare qualitativamente e quantitativamente i contratti
finanziari. Tale attivit si qualifica in:
1. Trasformazione delle scadenze, per cui la durata media nominale dellattivo degli intermediari
creditizi e superiore alla durata del passivo
2. Trasformazione degli importi a fronte di depositi di ammontare contenuto raccolti presso il
pubblico dei risparmiatori, gli intermediari creditizi erogano prestiti di importo elevato
3. Riduzione del rischio, attraverso lo sfruttamento di economie di scala ed essendo operatori
professionali, gli intermediari finanziari compiono un processo di diversificazione, che consente loro
di limitare lincidenza unitaria dei costi operativi e di attuare un frazionamento dei rischi finanziari.
I vantaggi fanno riferimento alla trasformazione delle caratteristiche delle attivit finanziarie, ma anche
riguardo alle asimmetrie informative. Ci comporta da un lato che la conclusione di qualsiasi scambio
implica di per s laccettazione di una qualche dose di rischio, dallaltro che al di l di una certa soglia si
possa ipotizzare la prevalenza dellavversione al rischio e che non si dia luogo agli scambi desiderati.
LAsimmetria informativa una situazione in cui il prenditore di fondi ha maggiori informazioni rilevanti
rispetto al datore di fondi. Il sistema finanziario definisce ex -ante valutando il merito del credito i progetti
di investimento adatti al mercato, facendo il pooling delle risorse, ossia laggregazione di fondi per il
successiva impiego, rendendo di fatto possibile il trasferimento di potere dacquisto dalle unit in surplus
alle unit in deficit.
2.3 LA FUNZIONE MONETARIA
La funzione monetaria pu essere vista secondo due aspetti
Macroeconomico, che riguarda il processo di creazione del quantitativo e complessivo di moneta a
disposizione del pubblico
Microeconomico, rappresenta le modalit con cui il sistema finanziario mette a disposizione i
servizi di pagamento , ossia i processi di produzione e di distribuzione attraverso cui gli int ermediari
abilitati forniscono alleconomia servizi di trasferimento del potere dacquisto, rappresentati da
appositi strumenti e procedure.
2.3.1 La moneta e le sue funzioni
Ogni transazione crea un rapporto di debito-credito tra le due controparti costituito da unobbligazione
monetaria che sar estinta nel momento in cui il beneficiario avr ricevuto il mezzo di scambio, la moneta.
Il pagamento latto conclusivo.
Funzioni della moneta
1. FUNZIONE DI MEZZA DI REGOLAMENTO DEGLI SCAMBI: viene generalmente accettato in
pagamento negli scambi, liberando lacquirente di un bene o servizio da ogni obbligo nei confronti
del venditore; la moneta linsieme dei mezzi di scambio che svolgono questa funzione, il mezzo
indispensabile per perfezionare qualsiasi acquisto
2. FUNZIONE DI MONETA SEGNO: poich nel tempo cambiata la forma della moneta; si passati da
moneta merce a moneta segno, priva di valore intrinseco. Nellepoca della moneta merce, il valore
intrinseco, rappresentato dal costo di produzione, ed il valoro estrinseco, rappresentato dal valore
di scambio coincidevano; con la moneta segno il costo di produzione nettamente inferiore
mentre il valore di scambio legato ad un ambito sociale e alle sue convenzioni.
3. FUNZIONE UNITA DI CONTO: la moneta unit di conto dei contratti e mezzo di pagamento per
saldare il debito. Non volta a misurare una realt fisica, ma il valore dei beni oggetto di scambio
4. FUNZIONE DI SCORTA DI LIQUIDITA: funzione di riserva del valore che non propria della mone ta
ma secondaria ed accessoria. Va specificato che questa riserva di valore non si sostanzia in
conservazione del potere di acquisto cos come lo conosciamo, ma in potere dacquisto nominale.
La moneta attivit liquida per eccellenza, poich pu essere impiegata direttamente come mezzo
di pagamento, senza intercorrere in quella serie di costi inevitabili nel caso in cui si debbano

liquidare altre attivit, reali o finanziarie. Sembrerebbe poco intelligente conservare denaro liquido
quando si potrebbe investire attivit pi redditizie, anche se lincertezza data dal rendimento e la
rinuncia alla liquidabilit implicite ad ogni investimento inducono a non separarsi mai
completamente dalla moneta.
2.3.2 Levoluzione della moneta
Leconomia moderna si caratterizza per essere mercantile e monetaria. Il mezzo di scambio non ha un
valoro estrinseco, ma lessenziale che sia accettato in pagamento. I mezzi che conosciamo oggi sono il
frutto di un percorso evolutivo. Luso della moneta merce rappresenta il primo passo verso la nostra
moneta, e al contempo il superamento del baratto. Perch un bene venga scelto come moneta occorre:
Sia altamente domandato
Sia frazionabile
Sia facile da trasportare
Non deperibile
Omogeneo
Raro, poich sia poco inflazionabile
Il primo passo dopo il baratto stato lutilizzo delle monete metalliche, che avevano pero un problema,
erano poco facili da trasportare. Lintroduzione delle monete cartacee ha introdotto una forte novit, a
partire dai certificati monetari, i quali a fronte di un deposito del proprio oro si otteneva una ricevuta (nota
sul cambio) che ne certificava il deposito: il depositante era in grado di ritirare il suo oro, o metallo in
qualsiasi momento. Successivamente ci si rede conto che pi comodo usare la ricevuta per il pagamento,
dando vita a alla moneta cartacea, con il vincolo di conversione.
Rimuovendo tale vincolo si arriva a quella che la moneta a corse legale, la cui accettazione imposta per
legge. Essa non pu essere rifiutata dalla parte creditrice (fiat money). In questo modello la moneta
utilizzabile in alternativa a quella legale quella scritturale, che pu essere definita come linsieme degli
strumenti e delle procedure di pagamento alternativi alla circolazione dei pezzi monetari.
Per strumento di pagamento si intende un sostituto temporaneo della moneta che permette di ritardare
lesborso monetario ad un momento successivo dello scambio.
Per procedure di pagamento invece intendiamo i sistemi di trasferimento della titolarit della mon eta.
Alla base della moneta scritturale vi la costituzione di un deposito, che rappresenta per il titolare
unattivit finanziaria e per il depositario una passivit finanziaria. Mentre laccettazione della moneta
legale garantita dallo Stato, laccettazione di quella strutturale basata sulla fiducia, che presuppone
Utilizzatore della moneta bancaria abbia titolo e abbia costituito i fondi necessari
La moneta bancaria possa venire convertita in moneta legale, ossia che lemittente sia solvibile
Gli attori
Banca Centrale, fornisce la moneta legale utilizzata per il regolamento degli scambi tra operatori
economici e i conti di deposito aperti dalla banche commerciali e che rappresentano anchessi una
fora di moneta
Il Sistema Bancario, possiedono la qualifica di mezzo di pagamento alternativo alla moneta legale
Sistema postale, mezzi succedanei della moneta bancaria
Operatori non bancari, organizzano il processo delle carte di credito, distinguendo due tipologie di
strutture organizzative dei circuiti delle carte di credito
o Sistemi di tipo associativo (Mastercard) costituiti per la promozione e la diffusione degli
strumenti di pagamento attraverso la definizione di regole comuni a pi intermediari
aderenti
o Societ specializzate che gestiscono un circuito proprietario svolgendo tutta lattivit
Tra i produttori poi dobbiamo distinguere due innovative figure:
o IMEL, istituti di moneta elettronica, che esercitano in via esclusiva lattivit di
emissione di moneta elettronica, ossia moneta intesa come un valore monetario

che rappresenta un credito vantato nei confronti dellemittente, incorporato in un


dispositivo elettronico ed accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse
dallemittente
o IP, istituti di pagamento, non raccolgono depositi e non emettono moneta
elettronica, ma possono accedere al mercato dei servizi di pagamento svolgendo le
seguenti attivit:
o Prestare servizi di pagamento
o Prestare servizi operativi
o Gestire sistemi di pagamento e svolgere attivit commerciali diverse dalla
prestazione di servizi di pagamento
2.3.3 Il sistema dei pagamenti
La circolazione della moneta allinterno delle moderne economie poggia su una infrastruttura molto
complessa, il sistema dei pagamenti, inteso come la variet degli elementi il cui organico operare diretto
ad assicurare lefficienza e laffidabilit dei trasferimenti di fondi tra gli operatori economici.
Lutilizzo della moneta scritturale comporta una maggiore complessit poich il processo si articola in pi
fasi. Il coinvolgimento di altri soggetti oltre i due utenti finali. Il processo articolato in due momenti
1. Attivazione del pagamento da parte del cliente (transaction process), che i articola in diverse fasi
a. Verifica dellidentit
b. Autenticazione dello strumento
c. Verifica della capacit del debitore di far fronte al pagamento
d. Autorizzazione al trasferimento di fondi da parte sia della banca dellordinante che di quella
del beneficiario
e. Comunicazione dellinformazione della banca dellordinante alla banca del beneficiario
f. Trattamento delloperazione
Lautenticazione e lautorizzazione possono essere:
o Immediate, caso di bonifici e carte di pagamento
o Differite, assegni e disposizioni
2. Gestione del pagamento attraverso linstaurazione di rapporti tra le banche e tra queste ultime e la
banca centrale per i regolamento dello stesso
2.3.4 I collegamenti del circuito dei pagamenti
Il sistema dei pagamenti il risultato di un processo evolutivo che ricerca una tecnologia di pagamento
sempre pi in grado di ridurre i costi associati agli scambi di beni e/o servizi nelle economie e di
minimizzare i rischi. Lobiettivo quello di conseguire livelli superiori di sicurezza ed economicit negli
scambi. Ai fini del corretto funzionamento del processo, le relazioni interbancarie sono una condizione
necessaria ed insostituibile ed il circuito bancario rappresenta larchitrave de sistema, oggi sottoposto ad
una revisione tecnologica, che ha portato a nuove possibilit di elaborazione e di trasmissione delle
informazioni. Ci ha portato allinnalzamento dei livelli di produttivit del settore ed un vesto processo di
standardizzazione nella produzione e nella conformazione dei servizi di pagamento e regolamento, che
possono oggi configurarsi in tre modalit
1. Schema bilaterale tramite conti di corrispondenza, rappresenta quella meno complessa e si
caratterizza per lassenza di standardizzazione in quanto sono le stesse controparti che di volta in
volta si accordano circa le modalit di regolamento utilizzate. Queste dipendono dai rapporti di
negoziazione tra gli operatori e non sono individuabili entro una cornice precisa. Alla banca non
conviene intrattenere molto relazione bilaterali soprattutto perch viene richiesto un alto
ammontare di liquidit.
Questo meccanismo, che porta ad uninefficiente liquidit, viene in qualche modo arginato da
servizio di correspondent banking, accordo con cui la banca, correspondent, agisce come agente di
unaltra banca, definita respondent , eseguendo e/o effettuando transazioni per conto del cliente.
In questo caso il rischio non eliminato, infatti una banca correpondent pu essere insolvente.
Questo ha portato alla creazione di meccanismi di compensazioni, gestiti dalle banche centrali. Un
esempio di questi sistemi di compensazione la Stanza di compensazione, dove il regolamento
avviene a valere sui conti di un terzo soggetto che assume il ruolo di agente di regolamento
2. Schema multilaterale

a. Schema del regolamento netto, in cui ciascuna banca deve regolare solo il saldo tra i
pagamenti ricevuti e quelli inviati a tutti gli altri partecipanti. Questo avviene in tre fasi:
i. TRADING, comunicazione al sistema delle operazioni effettuate dai partecipanti
ii. CLEARING, calcolo delle singole posizione nette
iii. SETTLEMENT, regolamento delle posizioni
b. Schema del regolamento lordo, in questo caso il regolamento avviene immediatamente per
rispondere a problema del settlement lag, ovvero lo sfasamento temporale tra il momento
in cui il beneficiario di un pagamento ne viene a conoscenza e il momento in cui ne ha la
piena disponibilit. Il sistema di pagamento RTGS, real time gross settlement, funziona
secondo una logica diversa dal netto, anzich calcolare le posizioni a saldo ed effettuare
movimenti fine giornata, si procede direttamente alla movimentazione del conto
intrattenuto, presso lagente di regolamento, in modo continuo durante la giornata, cos
che lordine viene fato solo se lordinante dispone della necessaria liquidit sui conti
dellagente di egolamento.
3. Schema ibrido, cerca di superare le problematiche legate alle gestione di liquidit, diverse da Paese
e Paese. I tratti comuni sono la definitivit dei pagamenti in corso di giornata, e abbiamo due
tipologie di soluzioni
a. Previsione di pi momenti di regolamento per quelli netti
b. Per i sistemi lordi, lintroduzione di algoritmi per ottimizzare i pagamenti
CAPITOLO TERZO: BANCHE CENTRALI E POLITIC MONETARIA
3.1 LA GESTIONE DELLA POLITICA MONETARIA E DEL CAMBIO
3.1.1 Emissione di moneta e controllo monetario
La moneta composta da
1. Depositi bancari emessi dalle banche
2. Circolante emesso dalla Banca centrale e costituito a sua volta dalle banconote e dalle monete
metalliche.
M=C+D
Il ruolo determinante della Banca Centrale il controllo della quantit di moneta presente nel sistema
economico, attraverso il cosiddetto moltiplicatore monetario. Infatti le banche, a fronte dei depositi che
emettono a favore della clientela, detengono presso la banca centrale depositi denominati riserve
bancarie, detenute dalle banche sia a seguito di un obbligo specifico riserva obbligatoria , sia
volontariamente, per far fronte a improvvise necessit di risorse liquide e per gestire i pagamenti. Queste
sono utilizzate dalla banche centrali per trasferire fondi ad altre banche
Le riserve bancarie sono utilizzabili da una banca per effettuare trasferimento di fondi alle altre banche.
Le passivit a vista della Banca centrale, circolante e riserve bancarie, formano la base monetaria(BM).
BM=C+R
Il moltiplicatore della moneta poi dato dal rapporto tra moneta e base monetaria.
Oltre alla moneta la Banca centrale controlla anche i tassi di interessi, come il tasso overnight; tasso sui
prestiti interbancari della durata di un giorno, cio il tasso di interesse con scadenza pi breve possibile.
La Banca Centrale in grado di controllare la quantit di moneta presente nel sistema economico e il livello
generale dei tassi di interesse. Queste due variabili non sono indipendenti luna dallaltra, il tasso di
interesse dipende in modo cruciale dalla quantit di moneta immessa nel sistema. Di conseguenza la banca
centrale non pu avere sia un obiettivo di quantit di moneta, sia un obiettivo di tasso di interesse, decisi
indipendentemente luno dallaltro.
3.1.2 Gestione della politica monetaria: la strategia
La principale responsabilit di ogni banca centrale la gestione della politica monetaria. Si possono
distinguere due livelli nella gestione della politica monetaria
1. STRATEGICO, che si attiene alla definizione di obiettivi finali della politica monetaria, ed
eventualmente di obiettivi e indicatori intermedi
2. OPERTIVO, che si attiene invece alla definizione degli obiettivi operativi e alla gestione degli
strumenti di politica monetaria volta ad attuare la strategia della banca centrale.
Gli obiettivi finali della politica monetaria sono tipicamente due
1. stabilit dei prezzi. Si intende il mantenimento del tasso di variazione dei prezzi (tasso di inflazione)

su valori contenuti, ad esempio sotto il 2%.


2. stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche delleconomia. Esso deriva dallinstabilit del sistema
economico poich lattivit economica di un paese pu subire oscillazioni, misurabili attraverso il
tasso di variazione del PIL.
La scelta di quale tra i due obiettivi privilegiare rappresenta il problema delle Banche Centrali.
Quello che in realt la Banca centrale in grado di controllare sono:
1. Il tasso di crescita della moneta, che controlla, grazie al moltiplicatore monetario, variabile che a
sua volta influenza il tasso di inflazione e il livello di attivit economica.
2. Il livello generale dei tassi di interesse. La banca centrale controlla direttamente solo i tassi a
brevissimo termine, e quelli a medio-lungo termine solo indirettamente; ma questi ultimi sono
quelli pi rilevanti per le decisioni di investimento delle imprese e quindi pi importanti
nellinfluenzare lattivit economica.
Anche se gli interventi di politica monetaria basati su obiettivi intermedi sono divenuti con il tempo
instabili, la BCE utilizza la crescita della moneta, fissata attualmente il 4.5% su base annua, come indicatore,
al quale la BCE guarda per ottenere informazioni sulle possibili pressioni inflazionistiche presenti nel
sistema economico: la crescita della moneta oltre quella soglia rappresenta una sorta di campanello
dallarme, che segna un possibile pericolo per la stabilit dei prezzi.
Insieme a questo tipo di analisi, per le decisioni in campo di politica monetaria, si svolge sempre anche
unindagine economica complessiva. Le decisioni di politica monetaria, nelle quali si articola la strategia
della BCE, vengono prese ogni mese dal Governing Concil (comitato direttivo) della BCE, formato dai
responsabili delle banche centrali nazionale e dai membri dellExecutive board (comitato esecutivo).
Questultimo a sua volta formato da membri designati dai governi dellarea euro che risiedono
stabilmente a Francoforte essi hanno il compito di dare continuit alla gestione della politica monetaria
della BCE, anche dal punto di vista operativo, coordinando lattivit dello staff della banca centrale.
3.1.3 La gestione operativa della politica monetaria
La gestione della politica monetaria avviene tramite la fissazione di un livello-obiettivo per i tassi
dinteresse del mercato monetario. Il tasso interbancario definito come tasso di mercato, poich il suo
livello determinato in ogni istante dalle contrattazioni tra le banche, costituisce infatti lobiettivo
operativo della Banca centrale.
La domanda di riserve da parte delle banche dipende dal tasso di intere sse sul mercato interbancario, ma la
banca centrale, regola lofferta di riserve bancarie, cio la quantit esistente di riserve ad una certa data,
influenzando cosil tasso overnight interbancario.
In molti sistemi bancari, gli istituti di credito devono rispettare un requisito di riserva obbligatoria. Questo
impone di detenere presso la banca centrale riverse almeno pari ad un certo livello, in rapporto ai depositi,
che viene indicato con ROB. Grazie allistituto della mobilizzazione , una banca non obbligata a detenere
un saldo almeno pari a ROB alla fine di ogni giornata operativa, lobbligo va rispettato in media nel periodo
di mantenimento: la media dei saldi giornalieri, in quel periodo, deve risultare almeno pari a ROB.
La banca centrale ha quindi il controllo della quantit esistente di riserve bancarie attraverso le operazioni
di politica monetaria.
Questo processo di mobilizzazione permette alle banche di effettuare quello che viene chiamato arbitraggio
intertemporale; ci attendiamo che il tasso overnight diminuisca domani. Ora possiamo quini realizzare un
profitto atteso prestando fondi sul mercato interbancario oggi, registrando un deficit sul conto di riserva e
indebitandosi domani sul mercato per ottenere un pari surplus. Questo processo pe r crea una
diminuzione della domanda di riserve oggi. Otteniamo quindi che vi una relazione inversa tra riserve e
tasso interbancario overnight. Se il tasso atteso pari a quello sul mercato overnight non vi alcun a
convenienza ad effettuare operazioni di arbitraggio. Se invece il tasso corrente maggiore o minore del
tasso atteso, le operazioni di arbitraggio inducono le banche a ridurre o aumentare la domanda di riserve.
Se supponiamo che lofferta di riserva sia determinata dalla banca centrale, e ssa definir un tasso overnight
annunciato ogni qualvolta annunci una politica monetaria, anche chiamato tasso di policy. Per poter
realizzare questo obiettivo la banca deve far sche il tasso overnight debba essere in equilibrio e garantire
che lofferta di riserve sia uguale alla domanda in corrispondenza del tasso i annunciato.
Se definiamo come obiettivo il tasso, lofferta di riserve endogena.
3.1.4 La politica del cambio

La banca centrale anche responsabile per la gestione della politica del cambio. Anche in questo caso
bene distinguere tra il livello:
1. Strategico, che si riferisce alla eventuale volont della banca centrale di perseguire un obiettivo di
cambio. Sono questo profilo, vi sono diversi regimi di cambio possibili.
a. cambio flessibile
b. controllo del cambio
c. cambio fisso
d. rinunciare alle valute nazionali e condividere la stessa moneta, dando vita allunione
monetaria (caso Europa).
2. Operativo, la banca centrale interviene sul mercato dei cambi per perseguire il suo eventuale
obiettivo di cambio. Per fare ci utilizza le riserve ufficiali, che sono le scorte di valuta estera
accumulate in precedenza.
3.2 LA SUPERVISIONE E LA GESTIONE DEI SISTEMI DI PAGAMENTO
Le banche centrali sono responsabili della vigilanza sui sistemi di pagamento ed esercitano la supervisione
sui sistemi di regolamento interbancario.
Si possono individuare due aree di intervento:
1. Regolamentazione: le banche centrali stabiliscono le regole di funzionamento dei sistemi, al fine di
contenere il rischio; in questo caso lintervento delle banche centrali consiste nel disegnare le
regole di funzionamento dei sistemi, con la finalit di ridurre il rischio di regolamento nei sistemi
stessi. Possiamo distinguere due fasi:
a. I sistemi di regolamento netto multilaterale (MNS). Ciascuna banca deve regolare, a fine
giornata, solo il saldo dei pagamenti ricevuti/inviati a tutti gli altri partecipanti durante una
giornata operativa.
b. I sistemi di regolamento lordo in tempo reale (RTGS).
Ci introduce un ritardo (settlement lag) tra il momento in cui un messaggio di pagamento viene
trasmesso da una banca ad unaltra e quello in cui i fondi sono effettivamente trasferiti
(regolamento).
Questo ritardo implica unestensione di un credito infra - giornaliero. Perci, la banca che riceve il
pagamento sopporta un rischio di regolamento, che pu essere scomposto in un rischio di liquidit
e in un rischio dei credito:
Rischio di liquidit, che si riferisce alla eventuale impossibilit delle controparte a trasferire
i fondi dovuti nel tempo prestabilito;
Rischio di credito, che riguarda invece leventualit di una vera e propria insolvenza della
controparte.
2. Liquidit: la banca centrale fornisce liquidit (prestiti a brevissimo termine) al settore bancario, al
fine di ridurre il costo di funzionamento dei sistemi. Linadempienza di una singola banca potrebbe
contagiare altre banche, tramite la rete dei rapporti interbancari: il creditore di una banca
inadempiente subisce uno shock imprevisto, tale da essere a sua volta i n difficolt. Questo rischio
sistematico particolarmente rilevante nei moderni sistemi, che gestiscono ingenti flussi di
pagamenti: una singola banca pu accumulare una posizione debitoria netta verso il sistema molto
elevata in una sola giornata, mettendo a rischio la propria capacit di fare fronte al regolamento.
Nel 1990 il rapporto lamfalussy forn una serie di criteri per ridurre il rischio di regolamento nei sistemi
MNS, tra quali:
i sistemi MNS devono avere procedure per gestire i rischi di credito e di liquidit, compresi i
limiti alle esposizioni tra i partecipanti;
essi devono essere in grado di assicurare il regolamento a fine giornata, anche nel caso di
insolvenza del partecipante con la pi elevata posizione debitoria netta;
essi devono avere criteri di accesso chiari e oggettivi.
Lattuazione di questi criteri ha consentito ai sistemi MNS di raggiungere standard di sicurezza molto
elevati. La seconda fase ha visto la creazione di TARGET, il sistema RTGS gestito dal sistema europeo di
banche centrali (SEBEC). Nei sistemi RTGS il settlement lag eliminato attraverso il regolamento immediato

di ciascun pagamento: nel momento stesso in cui un ordine viene trasmesso, la banca beneficiaria riceve un
accredito sul suo conto di regolamento presso la banca centrale. Ogni pagamento ha quindi una finalit
immediata, eliminando alla radice il rischio di regolamento.
Lintroduzione dei sistemi RTGS ha risposto ad unesigenza di sicurezza. Tuttavia, sullaltro lato della
medaglia vi il costo della liquidit che essi comportano. Un sistema RTGS richiede che una banca abbia
sempre fondi liquidi sufficienti per garantire limmediato regolamento di tutti i pagamenti in uscita: ci pu
comportare la detenzione di fondi liquidi in eccesso presso la banca centrale, con remunerazione nulla o
comunque inferiore ai tassi di mercato. Viceversa, un sistema MNS riduce sostanzialmente il fabbisogno di
liquidit, grazie alla liquidit gratuita fornita proprio dal meccanismo della compensazione: una banca
necessaria solo dei fondi per regolare il saldo dei pagamenti, a fine giornata.
Il SEBEC ha messo a disposizione del settore bancario tre soluzioni per minimizzare il costo della liquidit di
TARGET:
prestiti infra-giornalieri gratuiti, cio prestiti da restituire alla banca centrale entro la fine della
giornata operativa;
mobilizzazione infra-giornaliera della riserva obbligatoria;
code di attesa: le code consentono di gestire i pagamenti, in caso di temporanea decadenza di
liquidit.
3.3 IL PRESTITO DULTIMA ISTANZIA E LA VIGILANZA PREUDENZIALE SUL SISTEMA FINANZIARIA
Le banche centrali svolgono, oltre alle funzioni gi viste, un compito essenziale per la stabilit del sistema
economico: il prestito dultima istanza. Quando una banca si trova a corto di riserve liquide (depositi presso
la banca centrale e titoli prontamente liquidabili) pu indebitarsi sul mercato dei prestiti interbancari per
rimediare a tale scarsit. Tuttavia, non sempre essa in grado di reperire la necessaria liquidit sul
mercato, per diverse ragioni:
scarsit aggregata di liquidit, quando tutto il mercato a corto di attivit liquide;
quando laffidabilit della banca stessa messa in dubbio dai partecipanti al mercato, che
quindi non sono disposti a finanziarla.
In questi casi una banca si pu rivolgere alla banca centrale per ottenere finanziamenti, generalmente a
breve termine, che le consentono di superare la temporanea carenza di liquidit.
La garanzia di intervento della banca centrale importante per evitare crisi di fiducia verso una banca o
addirittura verso lintero sistema bancario. Il venir meno della fiducia dei depositanti potrebbero far si che
un problema di liquidit si trasformi in una effettiva insolvenza di una banca. Bisogna poi sempre tener
conto che il rischio di liquidit pu essere dato dalla trasformazione delle scadenze: emissione di depositi a
vista a fronte di attivit illiquide come i prestiti alla imprese.
Il comportamento dei depositanti pu generare due equilibri:
uno buono, in cui i depositanti ritirano i fondi depositati presso la banca secondo le loro effettive
necessit di consumo. Ci non genera alcun problema , poich la banca in grado di far fronte a
queste richieste di rimorso facendo ricorso alle sue riserve liquide: questo fa parte della normale
attivit bancaria.
uno cattivo, in cui tutti i depositanti, indipendentemente dalle loro esigenze di consumo, ritirano
simultaneamente i loro depositi, costringendo le banca a liquidare attivit illiquide e a sopportare
costi di liquidazione: questi costi possono portare allinsolvenza della banca stessa.
La stabilit del sistema bancario non dipende solo dal prestito dultima istanza, bens da una pluralit di
strumenti che vanno complessivamente sotto il nome di safety net (rete di sicurezza). Questa rete
comprende lassicurazione dei depositi, i coefficienti patrimoniali, i requisiti di liquidit, nonch lattivit di
supervisione operata dalla banca centrale: ispezioni, controlli, raccomandazioni informali, provvedimenti
formali.
La banca centrale generalmente listituzione responsabile della stabilit del settore bancario e finanziario:
essa deve assicurare le condizioni affinch non si verifichino casi di crisi che coinvolgano uno o pi
intermediari finanziari. Anche lItalia segue questo modello, e tale responsabilit affidata alla banca
dItalia. Non dappertutto cos, infatti negli Stati Uniti questa responsabilit condivisa dalla banca

centrale e da altre istituzioni.


In Europa lassetto delle autorit di supervisione finanziaria costituisce un problema delicato che trae la sua
origine dal fatto che lo Statuto del SEBEC non prevede che esso sia responsabile per la stabilit del sistema
bancario nellarea euro. Esso ha una specifica responsabi lit solo per quanto riguarda il sistema dei
pagamenti. Questa situazione problematica perch
il SEBEC necessariamente il prestatore di ultima istanza per le banche dellarea euro: questo
rende auspicabile che esso sia dotato di strumenti di controllo sulle banche dellarea
vi sono alcune grandi banche in Europa che hanno una struttura e unoperativit che travalica i
confini nazionali, assumendo rilevanza e rendendo opportuno laccentramento della supervisione
presso unautorit di livello europeo; la BCE una candidata per rivestire questo ruolo.
3.4 LASSETTO OPERATIVO DELLA BCE
Lassetto operativo della BCE costituisce
1. linsieme delle modalit di attuazione della strategia di politica monetaria, intesa come livello dei
tassi di interesse a breve necessario per mantenere la stabilit dei prezzi nel medio periodo
2. strumenti, modalit attraverso le quali raggiungere e mantenere tale livello.
La BCE segnala ai mercati il livello dei tassi di interesse obiettivo fissando i propri tassi operativi. Ad essa
compete anche il compito di mantenere condizioni di equilibrio della liquidit/base mon etaria del sistema
bancario. Attraverso le operazioni di politica monetaria fornisce poi liquidit alle istituzioni creditizie in
quantit adeguate a far fronte allassorbimento originato dallagire dei cosiddetti fattori autonomi di
liquidit e dallassolvimento dellobbligo di riserva.
Per orientare i tassi di interesse a breve termine del mercato monetario verso il livello stabilito dal Consiglio
direttivo della BCE lEurosistema dispone di strumenti:
le operazioni di mercato aperto;
le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti;
la facolt di imporre alle istituzioni creditizie di detenere riserve obbligatorie sui conti accesi
presso lEurosistema.
3.4.1 Le operazione di mercato aperto
Le operazioni di mercato aperto sono utilizzate dallEurosistema per:
controllare i tassi di interesse a breve termine;
determinare le condizioni di liquidit sul mercato;
segnalare lorientamento della politica monetaria.
Tali operazioni si definiscono di finanziamento se dirette a fornire liquidit al sistema bancario e, viceversa,
si definiscono di assorbimento se dirette a drenare liquidit dal sistema.
Le operazioni di mercato aperto e le operazioni di iniziativa delle controparti presentano numerose
caratteristiche comuni che riguardano:
a. i soggetti ammessi ad operare in contropartita dellEurosistema; rappresentate dalle istituzioni
creditizie assoggettate al vincolo della riserva obbligatoria. Le controparti devono soddisfare criteri
di idoneit stabiliti allo scopo di permettere laccesso alloperativit con lEurosistema ad un
numero elevato di banche e di garantire ad esse un trattamento uniforme. Le controparti devono
assicurare il rispetto di requisiti operativi e prudenziali. Deve trattarsi quindi di banche
finanziariamente solide e in grado di poter condurre in modo sufficiente le operazioni di politica
monetaria e rispettando i criteri operativi previsti nelle disposizioni stabilite dalle banche centrali
nazionali (BCN). Per alcune tipologie di operazioni consentito alle BCN di selezionare tra le
controparti operanti nel proprio Stato quelle che soddisfano a ulteriori criteri oltre a quelli generali
di idoneit. Nel caso di operazioni in cambi e di swap in valuta, la selezione si base su due ulteriori
criteri: la prudenza, le controparti vengono scelte in relazione al proprio merito di credito e devono
soddisfare requisiti di etica professionale e buona reputazione; lefficienza, le controparti devono
praticare prezzi competitivi e gestire volumi elevati di transizioni anche in condizioni di mercato
critiche.

b. le garanzie idonee alloperativit con lEurosistema; lo statuto del SEBEC permette alle BCE e alle
BCN di compiere operazioni sui mercati finanziari acquistando e vendendo attivit finanziarie in via
definitiva o con contratti di riacquisto a termine; inoltre, stabilisce che tutte le operazioni di
rifinanziamento siano effettuate a fronte di adeguate garanzie. Questo comporta che tutte le
operazioni dirette ad immettere liquidit nel sistema bancario sono basate su attivit sottos tanti
che le controparti devono trasferire allEurosistema, ci pu avvenire a titolo di propriet nel caso
di pronti contro termine, oppure sotto forma di pegno o cessione in garanzie nel caso di prestiti
garantiti. Per tutelare lEurosistema contro il rischio di perdite nelle sue operazioni di credito le
attivit sottostanti devono soddisfare particolari criteri per poter essere utilizzate nelle operazioni
di politica monetaria.
c. le procedure per leffettuazione delle operazioni di mercato aperto; le operazioni di mercato aperto
vengono realizzate attraverso due procedure: la pi comune a cui lEurosistema da ricorso lasta
che a sua volta si distingue in asta standard e in asta veloce, mentre in casi molto frequenti
vengono realizzate anche operazioni sulla base di procedure bilaterali.
Lasta standard
la procedura pi diffusa, pu svolgersi a tasso fisso, nel qual caso la BCE stabilisce il tasso di
interesse e alle controparti spetta di specificare alle rispettive BCN gli importi che devono negozi are
a quel tasso, oppure, a tasso variabile, nel qual caso le controparti propongono alle rispettive BCN i
tassi e le quantit desiderati. Ordinariamente la BCE offre in asta una quantit stabilita e non
modificabile di liquidit; ove necessario per e posto ex ante pu decidere di soddisfare lintera
domanda proveniente dal sistema.
Lasta veloce
La BCE ricorre di questa asta unicamente per operazioni di regolazione puntuale o fine tuning, si
svolge normalmente nellarco di 90 minuti tra il momento dellannuncio e la comunicazione dei
risultati e il giorno di regolamento, che per solido coincide con quello di svolgimento. Le controparti
ammesse a partecipare sono scelte dalle BCN tra quelle del proprio stato membro che oltre ai
criteri generali di idoneit risultino particolarmente attive sul mercato monetario, dispongano di
una efficiente sala operative e di un significativo potenziale di partecipazione in asta.
Le operazioni sulla base di procedure bilaterali
Si considerano operazioni bilaterali tutte quelle operazioni che realizzano con procedura diversa
dallasta, in particolare di:
operazioni in cui le controparti vengono contratte direttamente dallEurosistema (le
operazioni temporanee, definitive e di swap in valuta)
operazioni realizzate nei mercati regolamentati (borse valori) e/o tramite operatori di
mercato.
Le operazioni bilaterali sono condotte e regolate dalle BCN in contropartita di banche operanti nel
proprio stato individuate tra quelle che per lefficienza della sala operativa e per signi ficativo
potenziale di partecipazione alle aste. Queste operazioni si svolgono in un contesto di non
trasparenza e generalmente non vengono annunciate e la BCE pu decidere di non rendere pubblici
i risultati.
d. le tipologia di contratti attraverso i quali vengono poste in essere.
Le operazioni di mercato aperto si distinguono in:
temporanee; sono finalizzate ad immettere o drenare liquidit dal sistema per periodi
relativamente brevi (compresi tra un girono e un anno). Sono realizzate nella veste di con tratti di
acquisto (vendita) a pronti da parte della BCE nei confronti di banche dellarea delleuro e
contestuale vendita (acquisto) a termine di strumenti finanziari contro liquidit, da cui la
denominazione di operazioni pronti contro termine. Lesigenza di tali operazioni deriva dalla
necessit delle BCE di tutelarsi dal rischio di insolvenza attraverso la garanzia rappresentata dagli
strumenti finanziari che le controparti devono consegnare alle BCN al momento dellavvio
delloperazione.
Definitive; consistono nellacquisto o nella vendita di strumenti finanziari ad opera della BCE in

contropartita del sistema bancario, quindi senza vincolo di successivo trasferimento della propriet
al venditore. Queste operazioni sono effettuate mediante procedure bilaterali realizzate a livello
decentrato dalle BCM ed eccezionalmente possono essere svolte dalla stessa BCE.
e. Caratteristiche ed obiettivi delle operazioni di mercato aperto
Le operazioni di mercato aperto sono rappresentate dalle:
Operazioni di rifinanziamento principale (ORP); sono le operazioni di mercato aperto pi
importanti, sotto il profilo quantitativo, e le pi frequenti tra quelle attivate dalla BCE. Sono dirette
a soddisfare il fabbisogno di liquidit del sistema bancario dellarea delleuro in vista
dellassolvimento dellobbligo di riserva obbligatoria contribuendo al controtempo a favorire il
controllo dei tassi di interesse a breve termine. Le ORP sono temporanee e realizzate nella veste di
pronti contro termine di finanziamento oppure di erogazione di credito garantito.
Operazioni di rifinanziamento a pi lungo termine (ORLT); al fine di evitare che la liquidit offerta
dalla BCE attraverso le ORP debba venire rinegoziata dalle banche a cadenza settimanale, la BCE
offre regolarmente a cadenza mensile e per durata trimestrale quantit aggiuntive di base
monetaria attraverso aste standard, condotte a livello decentrato dalla BCN,aventi ad oggetto
operazioni temporanee a pi lungo termine. Data la finalit, NON sono operazioni dirette ad
influenzare il tasso di interesse di mercato (quello delle ORP) e quindi, normalmente, si svolgono
nella veste di asta a tasso variabile, senza indicazione del tasso minimo e con annuncio
ampiamente anticipato della quantit offerta.
Operazioni di regolamentazione puntuale (fine tuning - OFT); in occasioni improvvise e inattese
fluttuazioni del livello di liquidit del sistema bancario, la BCE pu ricorrere ad operazioni di
regolazione puntuale o fine tuning, dirette a mitigare gli effetti distorsivi che tali fluttuazioni
potrebbero produrre sui tassi di interesse a breve termine. Tali operazioni possono riguardare
immissione i assorbimento di base monetaria, si svolgono secondo una tempistica non
preordinabile e per scadenze non standardizzate.
Una particolare tipologia di OFT diretta ad assorbire liquidit dal mercato rappresentata dalla
racconta di depositi a tempo determinato attraverso aste veloci realizzate tramite le BCN e
eccezionalmente dalle BCE. I depositi hanno durata prestabilita ma non standardizzata e sono
regolati ad un tasso di interesse fisso, calcolato in base alla convenzione.
Operazioni di tipo strutturale; sono finalizzate a modificare in modo duraturo lammontare di base
monetaria detenuta dal sistema bancario. Possono immettere o assorbire liquidit, possono avere
frequenza regolare o meno e normalmente hanno scadenza preordinata. Una particolare tipo di
operazione strutturale e definitiva rappresentata dallemissione di certificati di deposito della
BCE, di durata non superiore ai 12 mesi, collocati a sconto ed emessi mediante asta standard.
3.4.2 Le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti
Accanto alle operazioni di mercato aperto, lEurosistema consente alle banche dei Paesi che hanno
adottato leuro di accedere a questo tipo di operazioni attraverso le quali danno sistemazione a posizioni di
carenza o eccesso di liquidit che possono determinarsi in modo imprevisto durante o alla fine di ogni
giornata operativa. A tale proposito sono previste due tipologie di operazioni:
Il rifinanziamento marginale, ossia una operazione di brevissima durata attraverso la quale le
banche possono ottenere liquidit in misura teoricamente illimitata a fronte di un
corrispondente ammontare di attivit idonee depositate a garanzia presso lEurosistema;
Il deposito presso la Banca centrale, attraverso il quale le banche possono impiegare per un
tempo altrettanto breve base monetaria temporaneamente in eccesso per importi
teoricamente senza limiti.
Data lillimitatezza teorica dellentit del finanziamento e dellimporto depositabile, i tassi praticati dalla
BCE diventano punto di riferimento per mercato interbancario dei depositi del quale determinano pertanto
la soglia massima e quella minima dei tassi interbancari a un giorno altrimenti noti come EONIA (Euro
Overnight Index Average). In caso di eccesso di domanda di fondi, le banche di scambieranno dapprima la
liquidit a tassi EONIA crescenti sino a raggiungere il tasso delloperazione di rifinanziamento marginale,

dopodich le banche che necessitassero di ulteriori fondi attiveranno il rifinanziamento marginale senza pi
incidere sul tasso interbancario EONIA.
3.4.3 La riserva obbligatoria
Lo statuto del SEBEC autorizza la BCE a richiedere agli istituti di credito di detenere riserve sui co nti.
Costituiti presso le presso le rispettive BCN per il perseguimento degli obiettivi di politica monetaria.
Lobbligo opera allo scopo di favorire la stabilizzazione dei tassi di interesse del mercato monetario, grazie
alla fondamentale facolt di mobilizzazione della riserva e di concorrere alla creazione o allaumento del
fabbisogno strutturale di liquidit. Allobbligo di riserva (ROB), sono assoggettate le banche con sede negli
Stati membri dellUE che hanno adottato leuro e le filiali situate nellarea delleuro delle banche che hanno
sede al di fuori di essa.
Laggregato soggetto a ROB viene applicata unaliquota positiva, pari al 2% relativamente ai depositi e alle
obbligazioni con durata sino a 2 anni e unaliquota pari a zero ai depositi e alle obbligazioni con durata oltre
i 2 anni e alle operazioni pronti contro termine. Limporto delle ROB dovuta da ogni banca viene
determinato applicando laliquota prevista allammontare delle passivit soggette e deducendo
dallimporto dovuto una franchigia pari a 100.000.
Almeno tre mesi prima della dine di ciascun anno, lEurosistema pubblica il calendario in base al quale
lobbligo di riserva deve trovare adempimento. Laggregato soggetto a ROB calcolato alla fine del mese
viene utilizzato per determinare lobbligo di riserva da rispettare nel periodi di mantenimento che inizia il
secondo mese successivo. Come tale si intende il periodo che va tra il giorno in cui scatta lobbligo di
assolvere al nuovo obbligo di riserva e il girono precedente a quello in cui scatter lobbligo per il mese
successivo.
Un ultimo aspetto riguarda la remunerazione. LEurosistema ha ritenuto di rendere neutrale lobbligo di
riserva prevedendo che la banca percepisca sullo stock di riserva giacente presso la BCN un tasso pari al
valore medio dei tassi delle ORP svoltesi nel periodo di mantenimento, cio un tasso pari al costo del
finanziamento presso lEurosistema.
CAPITOLO QUARTO: I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLINTERMEDIAZIONE BANCARIO-FINANZIARIA
4.1 I FATTORI E LE VARIABILI CRUCIALI NELLA SCELTA DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Le differenti configurazioni organizzative delle imprese derivano proprio dalle modalit con cui possono
combinarsi alcuni fattori situazionali o contingenti che le influenzano.
Possiamo individuare tre variabili
Lambiente nel quale limpresa inserita
La sua et e la sua dimensione
Il sistema tecnico che sperimenta vincoli economico-normativi da rispettare
Questi fattori hanno significato anche in unimpresa cosi particolare come la banca che:
Svolge una funzione monetaria e le cui passivit sono utilizzate come mezzo di pagamento.
Favorisce il contenimento del fenomeno delle asimmetrie informative consentendo il trasferimento
di risorse finanziarie da unit in surplus a unit in deficit.
Esercita unattivit che presenta un forte interesse pubblico, ed quindi meritevole di tutela.
caratterizzata da unattivit produttiva sui generis in quanto trattasi di unimpresa multi prodotto,
i cui prodotti sono tra loro fortemente interdipendenti non provvisti di materialit e non suscettibili
di essere brevetti.
Anche per questa impresa dai connotati cos originali, lambiente un fattore fondamentale per la
progettazione organizzativa.
Infatti:
1. Il venir meno della staticit ambientale sta inducendo il prevalere di organizzazioni con una
burocrazia meno accentuata;
2. la complessit dellambiente ha reso necessaria lattuazione di forme di decentramento
organizzativo;
3. la tendenza a una sempre pi spiccata diversificazione, soprattutto nelle banche di grandi
dimensioni ha favorito laffermazione di configurazioni organizzative di tipo divisionale.

Le banche pi grandi rappresentano una componente direzionale pi sviluppata e maggiori dimensioni


medie delle diverse business unit.
Il sistema tecnico divento molto pi sofisticato a causa degli incessanti progressi dellinformation
technology che hanno indotto lo sviluppo di molteplici forme di virtual banking. Il trend delineato ha
determinato la nascita di nuove professionalit e la richiesta di pi specialisti di supporto, solitamente
inseriti nelle business unit dellorganizzazione.
La regolamentazione nelle banche si presenta piuttosto stringente, a causa dellinteresse pubblico della
loro attivit, e in alcune aree geografiche relativamente uniforme per effetto della presenza di autorit
monetarie comuni e di normative di vigilanza.
In alcuni mercati il processo di deregulation ha significativamente ampliato le possibilit operative della
banca.
4.2 I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLATTIVITA BANCARIA
In questi ultimi anni le banche grandi e medio-grandi, spinte da una crescente competizione, si sono trovate
pressoch costrette a un continuo accrescimento dimensionale che ha indotto in quasi tutti i mercati un
susseguirsi di operazioni di fusione e acquisizione. Tra gli obiettivi di queste aggregazioni troviamo
1. lintegrazione tra lattivit di retail banking e quella di investment banking ,
2. la ricerca di una maggiore presenza internazionale,
3. il miglioramento delladeguatezza patrimoniale, linserimento in segmenti di mercato specialistici.
Per perseguire tali finalit le banche devono dotarsi di un modello organizzativo che si identifica:
Nella banca universale
Nelle diverse configurazioni di gruppo bancario
4.2.1 Il modello della banca universale
La banca universale un modello organizzativo che le banche italiane hanno potuto iniziare aad adottare
con lentrata in vigore del Testo Unico Bancario del 1993.
La banca universale un impresa unica che opera sullintero ventaglio delle scadenze (breve, medio, lungo
termine), pu raccogliere depositi moneta e depositi tempo, coniugare lattivit di corporate landing e
quella di corporate finance, effettuare gestioni patrimoniali e sviluppare il business del private banking pu
operare come banca di investimento e svolgere operazioni di capital market intrattenere legami con societ
non finanziarie nelle quali pu assumere partecipazioni.
Si tratta di un intermediario :
multi business,
multi client,
multi prodotto.
proprio la presunta capacit di gestire la diversificazione con minori costi operativi che le conferisce una
maggiore efficienza rispetto al gruppo creditizio.
Linserimento in differenti aree di business da parte di un unico intermediario trova giustificazione nelle
possibilit di sfruttare economie di diversificazione sia globali sia di prodotto specifico.
Unattivit diversificata consente di fornire un servizio pi completo alla clientela, questo porta alla
riduzione dei tempi e dei costi associati alla valutazione dei servizi offe rti.
Nella realt la combinazione banca universale- struttura multi divisionale non risulta ricorrente.
Tra i fattori che concorrono a determinare tale circostanza troviamo:
I limiti posti alluniversalit dalle norme di vigilanza nonch dalle riserve di legge previste per lo
svolgimento di determinate attivit il cui esercizio in via diretta di fatto precluso agli intermediari
bancari.
Anche in assenza di restrizioni normative una banca universale pu propendere per una gestione
mediante societ controllate di servizi finanziari che pure potrebbero essere realizzati
internamente.
In Germania molte banche sono universali sulla carta, ma nel concreto molte di esse circoscrivono il
proprio ambito operativo e non si cimentano in tutti i settori principali del commercial banking e
investment banking per soddisfare la domanda di servizi bancari in tute le sue varianti. Le banche che

presentano un ventaglio completo di prodotti e servizi finanziari sono le grandi banche e operano in via
indiretta tramite societ specializzate, quindi non internalente.
Si assiste cio, allesternalizzazione di attivit di leasing, factoring, di credito ipotecario, credito al consumo,
gestione fiduciaria dei patrimoni.
La banca universale potenzialmente in grado di ottenere notizie e informazioni pi analitiche, attendibili e
di qualit pi elevata rispetto a quanto avviene in una banca specializzata. La stessa attivit di controllo si
rivela pi agevole da svolgere perch ci si pu avvalere di un continuo intreccio di flussi informativi
provenienti dalle diverse forme creditizie e di assistenza allimpresa che lintermediario ha attivato.
Grazie alla possibilit di acquisire partecipazioni, sia di minoranza che di controllo, nel capitale di imprese
non finanziarie, la banca universale consente un miglioramento della gestione dei rischi e nella mitigazione
delle asimmetrie informative.
Dalla banca universale bisogna poi distinguere la banca mista, che deriva da una vocazione sempre
riconducile a quella della banca universale, ma che al contrario si ha una commistione tra attivit bancaria e
attivit dimpresa dal momento che vi sono partecipazioni di rilievo dellimpresa nella banca. In questo
modello si realizza una concentrazione dei rischi e dei finanziamenti accordati particolarmente accentuata
la quale, sfocia in gravi fenomeni di patologia. Tra i potenziali svantaggi associati alla banca universale vi
senza dubbio quello legato ai conflitti dinteresse che si possono ingenerare tra la banca e la sua clientela,
linsorgere dei quali potrebbe essere agevolato dal contemporaneo svolgimento di differenti attivit e dalla
presenza in molteplici aree di business. Ne potrebbero discendere una serie di distorsioni e aspetti di
criticit nellesercizio delle varie attivit di intermediazione.
La via per limitare i conflitti dinteresse consiste:
Nellefficacia di meccanismi di controllo e governo di cui si dota lorganizzazione;
Nelladeguamento alle migliori best practise internazionali e nelladozione di regole di
governance che contemplano un pi intenso uso degli amministratori indipendenti.
Nellinserimento nelle norme di vigilanza, in quelle antitrust e sull insider trading, di specifiche
norme sui conflitti dinteresse.
4.2.2 Il modello del gruppo bancario
Il modello del gruppo bancario rende possibile lofferta di un ventaglio ampio e differenziato di prodotti e
servizi e in tal modo di consolidare la presenza sul mercato, raggiungendo tutti i target di clientela e
fronteggiando le crescenti spinte concorrenziali. Allinterno di tali strutture sono tipicamente coinvolti oltre
ad operatori bancari anche intermediari assicurativi operanti sul mercato dei valori mobiliari, dell
investment banking e cos via. Quanto pi stringenti sono i vincoli imposti dalla vigilanza alloperativit delle
banche tanto pi si cercano modalit di aggiramento delle norme pi restrittive. Lacquisizione consente di
inserirsi in modo pi rapido e efficace in segmenti di mercato non presidiati e di evitare di dover affrontare
aspetti problematici connessi ai rischi di avviamento e alle asimmetrie informative e sistenti. Il gruppo
bancario un modello organizzativo che vede una banca capogruppo e diverse societ ad esso
appartenenti che consente di abbinare alle economie derivanti dallesercizio di svariate attivit allinterno
di un unico disegno strategico e imprenditoriale, le economie di specializzazione che scaturiscono dal fatto
che il livello tecnico che contraddistingue i processi produttivi pi elevato data la specializzazione delle
societ.
I punti di forza
Avvalersi di pi ampi e diversificati canali di distribuzione dei servizi finanziari
Moltiplicare le possibilit di approvvigionamento di risorse finanziarie e i capitale di rischio.
Instaurare alleanze e relazioni con altre imprese
Agire con flessibilit sia in termini di scelta degli investimenti sia di capacit di rispondere con
immediatezza alle fluttuazioni di mercato e pi in generale al mutare delle condizioni interne ed
esterne al gruppo medesimo
Fornire un contributo alla riduzione dei conflitti di interesse.
Punti di debolezza:

La direzione unitaria non agevole da realizzare per la capogruppo e presuppone una sua continua
capacit di coordinamento, pianificazione e controllo. Del resto in presenza di un tale pressante
controllo strategico e gestionale, le societ controllate si trovano ad essere assimilabili alle divisioni
di una banca multi divisionale e si viene pertanto a riproporre un assetto non lontano da quello
tipico della banca universale. La capogruppo inoltre deve contemperare lobiettivo della direzione
unitaria del gruppo con lesigenza di instaurare con le controllate rapporti che evitino il
manifestarsi di ostruzionismi, ma nel contento consentano loro di mostrare il grado di snellezza e
dinamicit necessario per adeguarsi ai continui cambiamenti dellambiente esterno.
elevato numero di societ, ossia insito in esso un pronunciato livello di burocrazia che determina
costi di gestione molto elevati. Le difficolt di collegamento tra le diverse unit operative crea
maggiori problemi nella trasmissione delle informazioni che possono generare inefficienti
duplicazioni nel processo produttivo e che in genere si traducono in una limitata possibilit di
accedere ad economie di informazione.
La capogruppo
La capogruppo una holding pura quando essa non svolge attivit operativa a si occupa della gestione
strategica e del coordinamento del gruppo. Questo modello tende a favorire il perseguimento di un
sostanziale equilibrio tra le societ controllate, anche se possono sorgere strategica pu portare
problematiche nel governare sotto il profilo operativo le interdipendenze tra le varie societ del gruppo
che si trovano coscostrette ad attivare relazioni orizzontali non sempre agevoli e funzionali, con altre
societ controllate.
Il modello di capogruppo bancaria-holding mista tende a prevalere laddove il gruppo viene a costituirsi per
effetto proprio di un processo di espansione e di crescita esterna innescato da un intermediario bacario.
Non si attua una separazione tra la gestione operativa e quella strategica la quale non semp re pu essere
realizzata con competenze e risorse dedicate e distintive.
La complessit di questi gruppi negli anni ha portato alla costituzione di una o pi subholding vale a dire
societ finanziarie alle quali vengono imputate partecipazioni in societ controllate appartenenti a
raggruppamenti omogenei. Tali raggruppamenti oggi possono essere riferiti anche alle partecipazioni nelle
imprese non finanziarie, in intermediari finanziari controllati operanti allestero, oppure in societ
specializzate in particolari settori, come ad esempio quello assicurativo. Le motivazioni che conducono alla
costituzione delle subholding sono da ricercare nelle difficolt incontrate dalla capogruppo nel gestire un
numero assai consistente di partecipazioni e nella connessa esigenza di rivolgersi a una struttura
intermediaria a cui delegare tali compiti. Le subholding sono pi diffuse allinterno di gruppi di grandi
dimensioni, e possono limitarsi alla semplice esecuzione di decisioni assunte a livello di capogruppo oppure
presentando a questultima strategie relative al raggruppamento di partecipazioni gestito.
I principali assetti organizzativi dei gruppi bancari
possibile individuare alcune configurazioni modelli dei gruppi bancari:
Modello funzionale, caratterizzato da ridotta complessit gestionale e ambientale e si caratterizza
per un pronunciato livello di autonomia/ imprenditorialit concesso alle controllate dalla
capogruppo che, pertanto svolge una contenuta attivit di coordinamento. La struttura della
capogruppo pu essere snella e semplificata da consentire un contenimento dei costi di struttura; i
costi di coordinamento del gruppo risultano compressi a causa di un assenza di un controllo
stringente. Questa conformazione organizzativa tipicamente utilizzata quando i gruppi procedono
ad accrescere la loro quota di mercato attraverso strategie di integrazione orizzontale che si
traducono nellespansione della propria attivit, attraverso processi di acquisizione. La progressiva
tendenza alla diversificazione geografica e produttiva hanno fatto emergere i limiti della soluzione
esaminata e che hanno incentivato al passaggio ad una struttura di gruppo divisionale.
Modello divisionale, consente di superare gli elementi di debolezza connaturati a quello funzionale
e di attuare una gestione pi efficace ed efficiente. Ogni area strategica daffari gestita
operativamente da una specifica divisione che in un modello orientato alla massimizzazione del
profitto responsabile dei risultati economici ottenuti. I comportamenti opportunistici da parte
delle societ controllate tendono a ridursi anche perch le loro attivit sono oggetto di continua

verifica e osservazione. In linea di principio si assiste alla formazione di divisioni :


o Per prodotto, i motivi che portano a questo tipo di divisione sono molteplici tra cui: la scelta
da parte della holding mista di concentrare lattivit bancaria pi tipica allinterno e di
coinvolgere verso societ prodotto assimilabili a divisioni esterne un limitato numero di
attivit pi innovative.
o Per segmento di clientela, questo criterio pu sostituirsi aa quello per prodotto e
presuppone un notevole sforzo di integrazione fra le societ controllate. La capogruppo
tende spesso a dotarsi di una struttura direzionale articolata per segmenti di mercato.
Ognuna di esse gestisce le interrelazioni tra le divisioni di prodotto e di segmento e le
funzioni aziendali la cui attivit si incentra sulla soddisfazione di un dato segmento di
clientela.
o Per area geografica, trova ragion dessere in alcuni sistemi finanziari nell0esistenza di
specificit territoriali di rilievo e nellesigenza di soddisfare in maniera pi mirata la
peculiarit di segmenti di clientela in esse operanti. Questa divisione giustificata per
gruppi di grandi dimensioni i quali danno vita a una divisione che si fa carico di gestire con
il coordinamento di una subholding, le partecipazioni detenute in societ operanti al d i
fuori dei confini domestici.
Modello federale, che si tratta di un modello che scaturisce dallesigenza delle banche di procedere
a un processo di aggregazione che consenta di beneficiare di economie di scala. Esempi sono le
banche popolari che tipicamente presentano una forte impronta localistica; tale modello si
caratterizza per la presenza della capogruppo che assicura un governo unitario forte del gruppo e
possiede unelevata capacit di indirizzo strategico, di coordinamento e di controllo.
A valle delle holding si configurano:
1. le societ di prodotto, dedicate in modo specializzato a sviluppare servizi che poi verranno destinati
alla vendita da parte delle banche federate.
2. le banche federate(banche-rete), che si occupano della distribuzione di servizi, valorizzando i propri
punti di forza quali la reputation, il marchio, la vicinanza e la conoscenza della clientela e il presidio
del territorio.
3. le societ strumentali, che accentrano e producono per il gruppo una serie di servizi

operativi, quali i processi di back office, i servizi generali, lelaborazione di dati ed i sistemi
informativi, la logistica, la gestione del patrimonio immobiliare e la formazione del
personale.
4.3 LE BANCHE SPECIALIZZATE: CARATTERISTICHE DISTINTE E PECULIARITA
Specializzazione inteso come specifico orientamento da parte di un intermediario. Esso pu operare a
diversi livelli.
Per segmento di clientela: si pensi ad esempio a banche che si rivolgono in via esclusiva alle
persone fisiche e non alle imprese.
Per prodotto: il caso di banche che limitando la loro operativit a specifici ambiti quali il credito
ipotecario o il leasing o lofferta di strumenti finanziari.
Per area geografica: una banca pu limitare alla sua operativit ad ambiti geografici circoscritti.
Per canale distributivo utilizzato: lintermediario pu optare per lattivazione di particolari canali
distributivi per lo svolgimento della sua attivit quali, ad esempio, i promotori finanziari o le forme
diversi di banca virtuale.
La banca potrebbe in teoria svolgere tutte le attivit contenuto nellapposito elenco di attivit contenuto
nel testo unico bancario ma opta per una scelta strategica di specializzazione che si prefigge lobiettivo di
ottenere risultati economici pi soddisfacenti.
Le societ finanziarie si trasformano in banche per ottener benefici in termini di
immagini e istituzionalit,
leventuale opportunit di ricorso al credito di ultima istanza,

le modalit di approvvigionamento di risorse finanziarie,


la possibilit di accedere al mercato interbancario,
lampliamento del bacino di utenza perseguibile mediante una diversificazione dellattivit.
Le banche che si costituiscono ex novo, invece tendono a prediligere una specializzazione geografica e a
concentrare loperativit in un area circoscritta in cui cercano di soddisfare le esigenze finanziarie di base
della clientela.
Le due tipologie di banche nuove specializzate a cui si fatto riferimento differiscono in quanto per le
finanziarie trasformate la fase di start up risulta meno problematica in quanto esse potranno beneficiare di
un avviamento, di conoscenze ed esperienze pregresse nel sistema finanziario, di rapporti di clientela gi
consolidati e di unimmagine gi affermata.
4.4 IL MODELLO ORGANIZZATIVO NEL NETWORK
Lintensificarsi della concorrenza nel sistema bancario ha indotto in molti mercati un sensibile
indebolimento de vantaggi competitivi tipici di alcune banche locali che sono state oggetto di processi di
concentrazione e hanno perso la loro autonomia, esse sono spesso internalizzate in banche universali o
sono state acquisite da intermediari di maggiore dimensione, entrando a far parte dei loro gruppi creditizi.
Una modalit organizzativa con cui tali banche possono cercare di difendere la loro posizione competitiva
individuabile in forme di strategia collaborativa riferibili al network o ai sistemi di rete. Si tratta di una
formula organizzativa che si traduce in una serie di accordi e relazioni tra intermediari bancari organizzati a
sistema attorno a un organismo centrale che consente loro di migliorare la propria funzione produt tiva e
distributiva e di superare i propri limiti dimensionali ed economici.
Due prerequisiti fondamentali per rendere stabile laccordi di collaborazione , favorire un corretto e
duraturo funzionamento del network sono rappresentati dal fatto che
1. le banche aderenti possiedano una sostanziale omogeneit dimensionale
2. non siano sovrapposte territorialmente.
Il funzionamento del network ruota attorno a un organismo che ha il compito di coordinare, gestire e
controllare le varie funzioni svolte dai partecipanti e di combinarle in modo virtuoso in un ottica sistemica.
Tale organismo , di fatto svolge un ruolo che, per qualche tratto, simile a quello esercitato dalla holding
di coordinamento nellambito dei gruppi creditizi. A differenza di quanto avviene nel gruppo, la holding non
assume partecipazioni di controllo nelle varie banche consorziate e pertanto non sussistono legami stabili e
vincolanti tra i diversi partecipanti al sistema a rete.
I progetti sviluppati allinterno dei sistemi a rete sono:
Interventi di supporto alla gestione nel campo dei sistemi informatici e organizzativi
Iniziative nellambito dei sistemi di pagamenti
Soluzioni atte a migliorare il portafoglio prodotti di ciascun partecipante
Servizi di consulenza gestionale e manageriale
Formazione del personale
Acquisizione di partecipazioni in societ operanti in settori complementari o strumentali
alloperativit degli aderenti.
I potenziali pregi del network sono:
o Le banche locali riescono a mantenere quasi completamente la propria autonomia e operativa e a
preservare la propria identit locale.
o Il network tende a valorizzare i punti di forza e le capacit distintive delle banche partecipanti.
o possibile ripartire tra tutti i partner i costi e i rischi dei progetti e iniziative attuate e agevolare la
loro crescita competitiva a livelli che non sarebbero compatibili con le singole capacit di
investimento.
Gli esempi pi duraturi e rimarchevoli di sistemi di rete sono quelli costituiti dalle banche mutualistiche,
come le banche di credito cooperativo, finalizzati a consentir loro di realizzare economie di scala nella
gestione delle attivit amministrative e nella produzione di servizi finanziari nonch a promuovere
linnovazione.

CAPITOLO QUINTO: GLI INTERMEDIARI FINANZIARI: OPERATIVITA, PECULIARITA DI BILANCIO,


INDICATORI GESTIONALI
5.1 LE BANCHE E LA DEFINIZIONE DI ATTIVITA BANCARIA
Il testo Unico bancario stabilisce che la raccolta di risparmio fra il pubblico e lesercizio del credito
costituiscono lattivit bancaria. Essa ha carattere dimpresa(art. 10).
Le due principali tipologie di operazioni svolte da una banca sono:
Operazioni di raccolta sono un insieme di operazioni attraverso le quali le banche acquisiscono
risorse finanziarie dai risparmiatori riconoscendo agli stessi una remunerazione espressa dal tasso
dinteresse che costituisce il costo della raccolta.
Operazioni di impiego sono linsieme delle operazioni attraverso le quali le banche concedono
finanziamenti ai vari prenditori ottenendo una remunerazione rappresentata dal tasso dinteresse
che rappresenta il ricavo derivanti dagli impieghi creditizi.
Le banche inoltre possono occuparsi anche di gestione di portafogli, di negoziazione di strumenti finanziari
per conto proprio e di terzi, curare la sottoscrizione e il collocamento di strumenti finanziari sul mercato
primario, offrire strumenti di pagamento e servizi di incasso e pagamento.
Rimangono tuttavia alcune riserve di legge; ci significa che esistono attivit come la gestione collettiva d el
risparmio e lattivit assicurativa, che non possono essere direttamente esercitate da una banca perch
riservate per legge rispettivamente alla SGR e alle imprese assicurative.
La banca risolve questo problema adottando soluzioni come il gruppo bancari o, in modo da offrire seppur
in via indiretta unampia gamma di servizi finanziari.
Affinch unimpresa possa esercitare lattivit bancaria necessario che la stessa ottenga unautorizzazione
da parte della Banca dItalia, la cui concessione avviene previa verifica dellesistenza di specifiche condizioni
indicate dallart. 14 del TUB, che sono:
Lesercizio dellattivit bancaria deve avvenire in forma di SPA o societ cooperativa per azioni a
responsabilit limitata (SCARL)
Una sede legale e una sede amministrativa della banca devono essere situate sul territorio italiano.
necessario un capitale minimo versato corrispondente ai limiti fissati dalla Banca dItalia.
Deve inoltre presentare un programma di attivit insieme allo statuto e allatto costitutivo
Presenza di specifici requisiti di onorabilit, in capo agli azionisti che possiedono partecipazioni
rilevanti, e onorabilit, professionalit e indipendenza in capo a coloro che esercitano funzioni di
amministrazione, direzione e controllo.
5.1.1 Le funzioni svolte da una banca
Vi sono 3 principali funzioni riconducibili alla banca che sono:
Funzione monetaria: i privati, le imprese e la Pubblica Amministrazione possono utilizzare unampia
gamma di servizi di pagamento che facilitano la circolazione di risorse finanziarie. Il sistema
bancario infatti fornisce mezzi di pagamento quali assegni, bonifici, giroconti, cambiali, carte di
credito e di debito. Le passivit di una banca diventano mezzo di pagamento utilizzati per regolare
gli scambi: da qui la funzione monetaria esercitata dalle banche non per effetto di una norma ma
come risultato di un rapporto fiduciario, creatosi nel tempo fra i partecipanti allo scambio e lintero
sistema bancario.
Funzione creditizia: costituisce la tipica attivit di intermediazione delle risorse finanziarie svolta
dalle banche. Si tratta di unattivit che pu avere ripercussioni significative sullintera situazione
economica di un paese. Questo porta a finanziamenti di progetti di investimento migliori e di
conseguenza a una maggiore sviluppo economico. Le banche devono quindi possedere unadeguata
capacit di analisi in modo da ridurre al minimo le perdite.
Funzione di offerta di servizi: i servizi offerti dalle banche sono per esempio: servizi di gestione dei
pagamenti, servizi di investimento e di gestione del risparmio per conto della clientela, servizi di
consulenza alle imprese e privati in tema di investimenti finanziari.
La banca dItalia nega lautorizzazione qualora dalla verifiche delle condizioni emerge che la banca nascente

non possa operare in condizioni di sana e prudente gestione.


5.1.2 Le diverse accezioni del termine banking
Esistono plurime accezioni di banking ossia di fare banca;
sul piano giuridico- istituzionale si hanno:
o Le banche costituite in forma di Spa, la cui attivit orientata alla realizzazione di
profitti destinati agli azionisti;
o Le banche popolari e le banche di credito cooperativo entrambe nella forma di soci et
cooperative per azioni a responsabilit limitata che oltre a porsi obiettivi di profitto si
prefiggono anche uno scopo mutualistico.
In base al target di clienti di riferimento si hanno
o Le banche retail che offrono prodotti e servizi prevalentemente standardizzati a una
clientela tipicamente rappresentata da famiglie e piccole- medie imprese.
o Le investment banks le quali offrono a una clientela solitamente rappresentata da
grandi imprese servizi altamente specializzati nel capo dellintermediazione mobiliare
e della finanza straordinaria dimpresa.
o Le private banks che si rivolgono a clienti privati dotatati di ingenti disponibilit
finanziarie da investire offrendo loro un servizio personalizzato che include la gestione
dei patrimoni, la consulenza in materia assicurativa, previdenziale e immobiliare.
ai canali distributivi si hanno banche che operano prevalentemente attraverso
o Lo sportello bancario: la forma pi tradizionale e rappresenta per la banca elevati
costi di personale e di gestione. Inoltre aperto solo in certe fasce orarie alla clientela e
deve essere facilmente raggiungibile dal cliente.
o I promotori finanziari: una persona iscritta allapposito albo, che in qualit di agente
mandatario o dipendente, effettua lofferta fuori sede di strumenti finanziari e di servizi
di investimento per conto di una banca( o di un altro intermediario finanziario). Da la
possibilit di sviluppare una relazione stretta con il cliente; i promotori finanziari
offrono una gamma di servizi molto pi ristretta rispetto allo sportello e si rivolgono
prevalentemente a privati e non a imprese.
o Internet: canale che consente di interagire in qualunque momento con la propria banca
per ottenere informazioni ed effettuare operazioni attraverso il proprio conto corrente
online.
5.1.3 La struttura del bilancio bancario
Il bilancio costituisce per ogni tipologia dimpresa un documento informativo da cui possono scaturire
preziose informazioni per tutti coloro che hanno interessi nella banca sia interni e sia e sterni ad essi:
landamento di unimpresa, la sua affidabilit e solidit nel tempo costituiscono infatti informazioni
importanti non solo per gli shareholders ma anche per tutti gli stakeholders.
Le banche in particolare, insieme agli altri intermediari, devono far riferimento a una legislazione speciale
che tiene conto anche delle indicazioni fornite da banca ditalia attraverso le sue istruzioni. A partire dal
2005 in tutti i paesi dellUE stata introdotta una legislazione uniforme in materia di bil ancio che ha accolto
Secondo i principi contabili noti con la sigla IAS-IFRS, il bilancio bancario risulta essere composto dai
seguenti documenti:
Stato patrimoniale;
Conto economico;
Prospetto della redditivit complessiva che evidenzia le diverse voci che hanno contribuito a
generare reddito nel corso dellesercizio;
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto;
Rendiconto finanziario che evidenzia la liquidit generata o assorbita dalla banca;
Nota integrativa.
Lo stato patrimoniale

Il prospetto di stato patrimoniale evidenzia la sua composizione del patrimonio della banca: deve essere
redatto nella forma a sezioni contrapposte con
o Una sezione dedicata allattivo, in cui sono inserite tutte le tipologie di investimento delle risorse
finanziarie esistenti alla chiusura dellesercizio. Le poste attive di bilancio vengono inserite secondo
un ordine decrescente di liquidit.
o Una sezione passivo e patrimonio netto in cui, oltre ad indicare le voci del patrimonio aziendale
capitale sociale, riserve, e utile o perdita desercizi), trovano spazio tutte le diverse forme di
finanziamento dellattivit. Le poste del passivo vengono inserite secondo il criterio dellesigibilit,
partendo dunque dalla poste di bilancio che giungeranno prima a scade nza fino alle poste destinate
a permanere allinterno dellimpresa per tutta la durata della stessa.
Gli IAS hanno introdotto numerose novit in tema di rilevazione successiva valutazione delle poste di
bilancio. Tra queste occorre almeno segnalare:
Lintroduzione del concetto di fair value. Il fair value costituto dal corrispettivo al quale
unattivit potrebbe essere scambiata, o una passivit estinta, in una libera transazione tra parti
consapevoli e indipendenti;
Classificazione delle passivit in base a:
o HTF, held for trading, finalizzate alla negoziazione
o HTM, held to maturity, detenute fino alla scadenza
o AFS, avaible for sail, disponibili per la vendita
Gli accantonamenti ai fondi rischi non possono essere generici bensresi necessari da una stima
attendibile di un esborso collegato a un preciso eventi;
Gli strumenti derivati devono essere rilevati nello stato patrimoniale indipendentemente dalla loro
finalit di utilizzo e, salvo nel caso di derivati di copertura, dovranno essere obbligatoriamente
assoggettati al criterio di valutazione del fair value
Il conto economico
Il conto economico evidenzia le componenti positive (ricavi) e le componenti negative ( costi) relative alla
gestione. Si presenta in forma scalare2 con il calcolo di risultati intermedi che consentono di evidenziare il
contributo delle diverse aree di business.
VOCE 30: Il margine di interesse evidenzia il risultato conseguito dallattivit di intermediazione
creditizia condotta dalla banca quale intermediario che si pone tra gli operatori in surplus, che
cedono la propria liquidit al sistema e gli operatori in deficit, che chiedono invece liquidit al
sistema finanziario. A queste voci si devono aggiungere anche i proventi e gli oneri generati dal
portafoglio titoli.
VOCE 60: Le commissioni nette includono i proventi e gli oneri relativi ai servizi erogati e d ai
servizi ricevuti normalmente dettagliate allinterno della nota integrativa. Costituiscono
commissioni attive ad esempio quelle incassate a fronte di servizi di pagamento resi. Rientrano
tra le commissioni passive quelle pagate ad altri intermediari finanziari a cui la banca si
appoggia per svolgere quei servizi non direttamente erogabili dalla stessa.
VOCE 120: Il margine di intermediazione evidenzia il risultato realizzato grazie allattivit di
servizio e trading sui mercati condotta dalla banca. Coscomposta:
o VOCE 70: dividendi e proventi simili
o VOCE 80: risultati realizzati nellambito dellattivit di negoziazione
o VOCE 90: risultati relativi allattivit di copertura
o VOCE 100: operazioni di cessione o riacquisto
Il risultati netto dellesercizio espressione del risultato netto complessivamente realizzato
dalle diverse aree di gestione nel corso dellesercizio.
La nota integrativa
Questo documento contiene una serie di informazioni riguardanti aspetti critici dellattivit bancaria. Ogni
sua parte articolata in sezioni e precisamente:

- Parte A politiche contabili


- Parte B informazioni sullo stato patrimoniale
- Parte C informazioni sul conto economico
- Parte D redditivit complessiva
- Parte E informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura
- Parte F informazioni sul patrimonio
Si tratta di un documento che esplicita dettagliatamente le diverse voci di stato patrimoniale e del conto
economico e che offre sia informazioni di natura qualitativa che quantitativa riguardanti landamento della
gestione.
5.1.4 i principali indicatori di bilancio
possibile distinguere 4 tipologie di indici:
Indici di struttura: in questo ambito rientrano quegli indici che forniscono elementi riguardanti
lincidenza di alcune aree di business nella gestione della banca. Questi indici possono considerare
sia voci dellattivo sia del passivo patrimoniale.
o LATO ATTIVO
Crediti Totali/Totale Attivo
Crediti verso banche/Totale crediti
Attivit finanziarie di negoziazione/Totale attivo
Attivit disponibili per la vendita/Totale attivo
Attivit detenute fino a scadenza/Totale attivo
Partecipazione/Totale attivo
Rettifiche di valore su crediti/Totale attivo
Rettifiche di valore su crediti/Margine da intermediazione
o LATO PASSIVO
Totale debiti/Totale attivo o passivo
Debiti verso banche/Totale debiti
Titoli in circolazione/Totale attivo
Capitale proprio/Totale attivo
Indici di redditivit: questi indici forniscono dati utili al fine della valutazione dellequilibrio
reddituale della baca, ossia alla capacit dellintermediario di conseguire risultati economici capaci
di remunerare tutti i fattori produttivi impiegati. Gli indici appartenenti a questa categoria misura
dunque lefficienza, sia sul piano reddituale che gestionale dellattivit bancaria. Fra questi i pi
utilizzai e noti sono:
o ROA( return on asset) utile di esercizio/ totale attivo. Esso misura la redditivit degli
investimenti effettuati dallimpresa effettuati dallimpresa, definisce cio quanto hanno
reso tutte le attivit dellazienda considerata; un Roa pi elevato evidenzia una migliore
capacit da parte della banca di generare reddito dalle proprie attivit
o ROE(return on equit) : utile netto/ capitale proprio. Esso misura la redditivit del capitale
di rischio ossia la capacit della banca di remunerare i propri azionisti. Lentit del Roe
dovrebbe essere tale da riconoscere ai soci un premio per il rischio connesso alla natura
dellinvestimento.
o Margine di interesse/margine di intermediazione, permette di valutare la reddittivit della
banca distinguendola in due comportamenti
Tradizionale, legato al business di intermediazione del denaro
Innovativo, connesso allattivit di trading e dei servizi

Indici di produttivit: questi indici forniscono dati utili per misurare lefficienza del personale e/o
dei diversi sportelli/ canali distributivi bancari. In generale, sono ricompresi in questa categoria tutti
quegli indicatori in grado di evidenziare lefficienza produttiva del personale sia dal lato della
raccolta sia dal lato degli impieghi.
o Margine di intermediazione/Numero di dipendenti
o Costi operativi/Numero di dipendenti
o Impieghi verso clientela/Numero di dipendenti
Indici di rischiosit: gli indici appartenenti a questo gruppo forniscono dati utili a valutare il livello di
esposizione al rischio della banca e quindi, indirettamente, misurano la capacit della stessa di far
fronte agli impegni verso i terzi finanziatori.
o Crediti deteriorati/totale dei crediti verso la clientela
o Rettifiche di valori di crediti/cassa e disponibilit
o Fondo svalutazione crediti/Crediti deteriorati
5.2 GLI INTERMEDIARI CREDITIZI
Esistono altre categorie di intermediari genericamente indicate con il termine societ finanziarie che si
occupano di concessione di finanziamenti, assunzione di partecipazioni in imprese, prestazione di servizi di
pagamento e intermediazione in cambi, ma che non possono prevedere contemporaneamente la raccol ta
di denaro tra il pubblico e la concessione del credito, in quanto questi intermediari non sono classificabili
come banche. Appartengono a questa categoria:
Le societ di leasing;
Le societ di factoring e di forfaiting;
Le societ di credito al consumo.
Lesercizio delle loro attivit di intermediazione creditizia avviene previa iscrizione in un apposito albo
tenuto dalla banca dItalia, nel rispetto di precise condizioni quali:
Lassunzione da parte dellintermediario della forma giuridica di societ di capitali;
Il versamento di un capitale sociale non inferiore a quello stabilito dalla banca ditalia;
L esercizio nei confronti del pubblico dellattivit di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi
forma, nella prestazione di servizi di pagamento nonch servizi di investimento ed attivit
connesse o strumentali;
SOCIETA DI LEASING
Si occupano principalmente di locazione finanziaria, un particolare contratto che consente alle imprese di
avere, dietro pagamento di un canone periodico, la disponibilit di un bene strumentale che potr essere
riscattato al termine del contratto mediante il pagamento di un importo predeterminato e normalmente
inferiore al valore di mercato del bene stesso.
La finalit di finanziamento costituisce lobiettivo diretto del leasing e si concretizza nel fatto che la societ
di leasing si fa carico dellintera spesa iniziale legata alla produzione allacquisto del bene, mentre il
locatario ha la possibilit di impiegare un bene utile per la conduzione della propria attivit assumendosi
solo lonere di pagare i canoni periodici concordati. Nel definire il contenuto del contratto di leasing, la
societ di leasing dovr tenere conto di una serie di fattori tra i quali:
La necessit di stabilire un canone periodico che le consenta di coprire tutti i costi correlati allo
specifico bene;
Leventualit di un mancato riscatto finale del bene da parte del cliente che potrebbe
determinare linsorgere di minusvalenze da alienazione a carico del locatore: in tal caso la
societ di leasing si troverebbe costretta a rivenderlo sul mercato;
Il rischio di un eventuale insolvenza da parte del locatario nel pagamento dei canoni periodici.
Accanto al tradizionale contratto di leasing finanziario esiste il sale and lease back : mediante questo
particolare contratto, unimpresa proprietaria di un bene strumentale pu far fronte ad esigenze finanziarie
impellenti vendendo ad una societ di leasing il bene( ricavando risorse liquide) e impegnandosi con la

medesima societ a riacquistare immediatamente lo stesso bene in leasing dietro pagamento dei relativi
canoni periodici. Tra le forme di leasing pi diffuse occorre infine segnalare il leasing operativo che pu
essere proposto da un intermediario finanziario( con lunica eccezione riguardante la possibilit di un
riscatto finale) o direttamente dal produttore del bene.
SOCIETA DI FACTORING
Con i contratto di factoring una societ specializzata offre alla propria clientela unampia gamma di servizi
attinenti alla gestione e allincasso di crediti commerciali. Tali servizi includono in genere:
La gestione della fase dincasso di crediti commerciali;
La valutazione dellaffidabilit dei clienti;
Lassistenza legale in caso di problemi nella fase di recupero crediti;
La concessione di garanzia circa il buon esito dei crediti commerciali;
Lanticipo dei crediti prima della loro scadenza.
Il contratto di factoring prevede il coinvolgimento di una impresa che concede i propri crediti commerciali
presenti (ma anche futuri) ad un factor, rappresentato da una societ di factoring: cosfacendo limpresa
cedente smobilizza in anticipo i propri crediti commerciali realizzando il corrispondente flusso monetario,
eccezion fatta per limporto trattenuto dal factor quale remunerazione per loperazione eseguita. Alla
scadenza del credito il debitore pagher lintero importo del proprio debito al factor. bene ricordare che
la cessione dei crediti pu avvenire secondo la modalit pro soluto , in cui il factor si fa carico del rischio di
insolvenza da parte del debitore, o pro solvendo in cui il rischio di inadempimento resta a carico
dellimpresa cedente.
SOCIETA DI FORFAITING
Le societ di forfaiting si occupa di un particolare contratto chiamato appunto forfaiting, unoperazione di
sconto di titoli cambiari originati da operazioni di esportazione di beni strumentali con pagamento
dilazionato; la cessione deve avvenire con la clausola pro soluto e quindi non consente di rivalersi nei
confronti dellesportatore cedente. Il forfaiter pu essere una banca o un intermediario finanziario
specializzato che anticipa il netto ricavo dei titoli allimpresa esportatrice consentendole cosi di
smobilizzare anticipatamente i propri crediti espressi in valuta estera aventi, scadenza medio termine.
SOCIETA DI CREDITO AL CONSUMO
Lattivit di credito al consumo consiste nella concessione di un prestito a una persona fisica secondo
modalit che possono assumere caratteristiche differenti, quali:
La forma del prestito finalizzato che assume la veste della dilazione di pagamento, del
finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria avente lo scopo di finanziare lacquisto di
beni e servizi
La forma della cessione del quinto dello stipendio in base alla quale un lavoratore trasferisce alla
societ di credito al consumo il suo diritto verso il datore di lavoro a percepire una quota del
proprio stipendio che pu raggiungere al massimo il valore di un quinto della medesima
retribuzione. A fronte di questa cessione il lavoratore cedente ottiene un finanziamento non
finalizzato la cui restituzione avviene in genere in un arco di tempo compreso fra i 2 e i 10 anni;
La forma della moneta elettronica rappresentata dalle carte di credito, le quali normalmente
vengono rilasciate da una banca o ente finanziario presso il quale il cliente detiene un conto
corrente, prevede la possibilit di disporre di un plafond di spesa mensile variabile in funzione
dellaffidabilit del cliente stesso. La somma effettivamente utilizzata nel corso del mese viene
addebitata sul c/c solo in un momento successivo( in genere a fine mese o il 15 del mese
successivo). Si configura quindi come una vera e propria forma di finanziamento.
La forma del credito rotativo (credit revolving), ossia un finanziamento molto simile al fido che
prevede la possibilit, per il beneficiario di disporre di una linea di credito da utilizzare per finalit
proprie. Loperazione si appoggia normalmente su una carta di credito che aggiorna costantemente
la somma di denaro ancora disponibile: il cliente pu coseffettuare i suoi acquisti e restituire in
forma rateale le somme corrispondenti comprensive degli interessi applicati che sono

normalmente molto elevati.


Il TAEG(tasso annuo effettivo globale) costituisce un prezioso indicatore per il consumatore poich fornisce
uninformazione precisa e sintetica del costo totale del credito a carico del consumatore relativo al
contratto di credito al consumo.
5.2.1 La struttura del bilancio delle societ di leasing, di factoring, e di credito al consumo
Le societ di leasing, factoring e di credito al consumo devono predisporre il proprio bilancio desercizio in
conformit ai principi contabili internazionali IAS/IFRS e alle istruzioni di Banca dItalia.
SOCIETA D LEASING
Il bilancio di una societ di leasing risulta caratterizzato dalla prevalenza delle seguenti voci di stato
patrimoniale:
I crediti generati per lo pi da operazioni di locazione finanziaria a favore della clientela. Limporto
di tali crediti pu risentire nel tempo di variazioni anche significative in funzione dellandamento
della congiuntura economica.
Le attivit materiali che risultano costituite sia da beni strumentali funzionali allesercizio
dellattivit, sia da beni provenienti da operazioni di leasing finanziario per i quali non ancora
stata esercitata loperazione di riscatto finale da parte del cliente utilizzatore o a causa
dellanticipata risoluzione del contratto determinata dallinsolvenza del cliente.
I debiti e i titoli in circolazione che costituiscono le principali fonti di finanziamento.
Per quanto riguarda il Conto economico, assumono rilievo le seguenti voci:
Gli interessi attivi e proventi assimilati nei quali confluiscono i canoni di leasing;
Gli interessi passivi e oneri assimilati che includono gli interessi passivi riconosciuti ai finanziatori;
Il margine dinteresse che sintetizza la strategia dellimpresa e soprattutto la capacit della stessa di
fronteggiare i rischi tipici del leasing;
Le rettifiche di valore per deterioramento di attivit finanziarie che risultato pi consistenti in
presenza di una congiuntura economica negativa responsabile del deterioramento dei crediti
concessi alla clientela.
SOCIETA DI FACTORING
Nel caso di una societ di factoring il bilancio risulta caratterizzato per lo stato patrimoniale, dalle seguenti
voci:
crediti in cui confluiscono sia crediti per operazioni di factoring originati dalla semplice
acquisizione di crediti, sia crediti per operazioni di factoring verso la clientela relativi a crediti
acquisiti a suo tempo con la clausola pro solvendo;
i debiti contratti principalmente nei confronti del sistema bancario;
titoli in circolazione ossia prestiti obbligazionari che giungono alla clientela e consentono alla
societ stessa di finanziare parte della propria attivit.
Con riferimento al Conto economico si segnalano le seguenti voci:
Interessi attivi e commissioni attive derivanti dalla gestione e smobilizzo anticipato di crediti;
Interessi passivi derivanti dallindebitamento verso terzi;
Perdite su crediti derivanti dallinsolvenza dei debitori;
Margine di interesse e margine di intermediazione che costituiscono i risultati intermedi pi
significativi per valutare lattivit svolta e per verificare lorientamento strategico della societ
di factoring.
SOCIETA DI CREDITO AL CONSUMO
Lo stato patrimoniale di una societ di credito al consumo risulta caratterizzato dalla prevalenza delle voci
crediti e debiti attraverso i quali viene finanziata lattivit svolta. Nel Conto economico il margine
dinteresse costituisce il parametro di gran lunga pi significativo dal momento che in esso confluiscono gli
interessi attivi a favore della societ di credito al consumo derivanti dallattivit svolta nei confronti della

clientela in tutte le sue forme tecniche possibili. In periodi di congiuntura economica sfavorevole pu
assumere una particolare rilevanza anche la voce rettifiche di valore per deterioramento derivanti dal
peggioramento del merito creditizio delle famiglie finanziate.
Per le societ di leasing, di factoring e di credito al consumo utile considerare i seguenti indici di
redditivit, di rischiosit e di efficienza.
Margine di intermediazione/ totale attivo (indice di redditivit) evidenzia la redditivit dellintera
attivit di intermediazione esercitata dalla societ finanziaria, e cio sia quella derivante dallattivit
tipica sia quella legata ai servizi correlati forniti alla clientela.
Rettifiche totali /totale crediti (indice di rischiosit) questo indice evidenzia il peso che i crediti
deteriorati hanno sul totale de crediti concessi.
Spese amministrative/ margine di intermediazione (indice di efficienza)
Cost to incobe, ossia costi operativi/ margine di intermediazione ( indice di efficienza) questi due
indicatori forniscono informazioni utili a comprendere la capacit dellimpresa di coprire particolari
tipologie di costi.
5.2.2 Il bilancio delle imprese di assicurazione
5.3.LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE E LA DEFINIZIONE DI ATTIVITA ASSICURATIVA
Lattivit assicurativa consiste nello svolgimento sistematico, professionale e organizzato delle attivit di
assunzione, gestione e liquidazione dei contratti di assicurazione in qualit di assicuratore. Alla base
dellattivit assicurativa vi dunque il contratto di assicurazione che definito dal codice civile come il
contratto con il quale lassicuratore, contro il pagamento di un premio, si obbliga a rivale re lassicurato
entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro ovvero a pagare un capitale o una
rendita al verificarsi di un evento attinente la vita umana.
Lassicurazione un contratto fra due soggetti:
1. Assicuratore
2. Assicurato
Il contratto di assicurazione pu essere stipulato solo se vi un legame tra lassicurato, il sinistro e il danno;
lassicurazione ha una funzione indennitaria cio risarcitoria, del danno subito. Tra le assicurazioni che si
occupano del risarcimento danni si pu distinguere tra le assicurazioni con oggetto
1. danni ai beni
2. di responsabilit civile
3. danni alle persone
Lassicurazione pu anche riguardare eventi attinenti la vita o la morte dellassicurato, in questo caso
lassicuratore pagher al beneficiario una rendita o un capitale nel caso in cui si verifichi levento assicurato.
Le tre forme contrattuali tipiche delle assicurazioni vita sono
le temporanee in caso di morte
le rendite vitalizie
le assicurazioni miste
La finalit che spinge lassicurato a stipulare un contratto di assicurazione quella di coprirsi degli effetti
economici negativi che derivano dalla possibilit che si verifichi il sinistro. Al momento della stipulazione,
lassicurato paga allassicuratore il premio di assicurazione che rappresenta il corrispettivo per i servizi
assicurativi offerti dallassicuratore. Il servizio assicurativo si sostanzia in due elementi fondamentali:
limpegno ad erogare la prestazione prevista dal contratto in caso di sinistro e lerogazione della stessa. Il
premio il corrispettivo per i servizi prestati dallassicuratore allassicurato esso dunque legato al valore
delle prestazioni che lassicuratore si attende di dover effettuare nei confronti dellassicurato( tale valore
detto premio puro). Il premio richiesto comprende oltre al premio puro, anche altre componenti cosi
denominate: il margine di rischio che la remunerazione aggiuntiva al premio puro che lassicuratore
richiede per laleatoriet della prestazione. In sostanza si tratta della remunerazione equa per i rischi che
lassicuratore si assume.
Il premio tariffa rappresenta il ricavo dellassicuratore ed la somma di 4 componenti:
1. il premio puro

2. il margine di rischio
3. i caricamenti per le spese
4. il margine di profitto.
5.3.1 La gestione dellimpresa di assicurazione e le condizioni di equilibrio dellattivit assicurativa
La gestione dellimpresa di assicurazione pu essere segmentata nelle seguenti macro- attivit:
Attivit assicurativa: rappresenta il core business dellimpresa di assicurazione. Essa a sua volta pu
essere segmentata in
o ATTIVITA ASSUNTIVA, in cui limpresa di assicurazione definisce la propria offerta di
prodotti assicurativi e le modalit di fissazione dei premi, stipula di contratti assicurativi,
incassa i premi di assicurazione, e remunera gli intermediari che hanno contribuito alla
stipulazione del contratto. Permette di ottenere i ricavi derivanti dallincasso dei premi di
assicurazione e determina il sostenimento dei costi di acquisizione, cio legati allattivit
assuntiva.
o ATTIVITA DI LIQUIDAZIONE, che parte dalla denuncia del sinistro e si conclude con la
liquidazione del danno allassicurato. In termini economici lattivit di liquidazione
comporta il sostenimento di costi per sinistri, pari alla somma dei corrispettivi liquidati agli
assicurati e dei connessi costi di liquidazione sostenuti dallassicuratore.
Si tratta di uninversione rispetto al ciclo tipico delle altre imprese nelle quali le uscite monetarie
per lacquisizione dei fattori produttivi precedono le entrate derivanti dalle vendite effettuate. Le
imprese di assicurazione, godono invece di un surplus che pu essere impiegato sul mercato
finanziario al fine di ottenere una remunerazione da tali eccedenze. Le attivit di investimento
vengono realizzate con i premi raccolti dallattivit assuntiva e servono per impiegare
proficuamente le risorse derivanti dalla gi citata inversione del ciclo monetario per il tempo che
intercorre tra lincasso del premio e il sostenimento dei costi legati al contratto assicurativo.
Attivit di investimento: la conseguenza dellinversione del ciclo monetario delle imprese di
assicurazione e dal punto di vista economico permette di ottenere, al netto dei costi necessari per
svolgerla, dei proventi finanziari sul surplus finanziario investito. Le attivit di investimento si
caratterizzano diversamente a seconda della tipologia di prodotto assicurativo che generano i fondi
da investire.
Attivit di risk management: per le imprese di assicurazione il risk management fondamentale e
qualificabile come unattivit primaria nellambito del processo di creazione del valore aziendale.
Particolarmente rilevante la gestione dei rischi assicurativi e dei rischi finanziari.
Altre attivit di supporto: limpresa di assicurazione unorganizzazione complessa: a supporto
delle attivit primarie si possono individuare tutta una serie di altre attivit che permettono
allimpresa di assicurazione di funzionare correttamente e perseguire i propri obiettivi istituzionali.
Tra queste si pu ricordare:
o Lattivit di general management di pianificazione strategica e di controllo di gestione;
o Lattivit di contabilit generale e di bilancio;
o Il sistema di controllo interno; i sistemi IT;
o Le attivit di gestione delle risorse umane.
o Funzione attuariale. Essa si occupa di tutti i calcoli probabilistici riguardanti, ad esempio, i
premi, le riserve tecniche e il calcolo dei requisiti minimi patrimoniali.
Affinch lattivit assicurativa possa essere esercitata durevolmente devono essere rispettate delle
condizioni di equilibrio gestionale. Fra queste assumono particolare rilievi le condizioni di :
o Diversificazione;
o Tariffazione;
o Riservazione;
o Solvibilit.
Un assicuratore moderno un soggetto che svolge professionalmente lattivit assicurativa, cio che stipula
continuativamente e sistematicamente contratti assicurativi nella posizione di assicuratore.
Bisogna rispettare due condizioni:

1. La condizione di diversificazione. Per rispettare questa prima condizione gestionale,


lassicuratore deve stipulare un numero sufficientemente elevato di contratti assicurativi su
rischi tra loro omogenei e indipendenti. Allaumentare dei numeri dei contratti nel
portafoglio il numero dei sinistri che effettivamente si verificher sar sempre pi vicino al
numero dei sinistri attesi e di conseguenza linsieme dei premi incassati avr maggiori
possibilit di essere in grado di risarcire il numero di sinistri che si verificher. Inoltre sempre
con i soli premi puri, limpresa di assicurazione non sarebbe in grado di fronteggiare le spese
di gestione necessarie allo svolgimento dellattivit di cui si detto nel precedente paragrafo.
2. Condizione di tariffazione. Essa afferma che il premio fatto pagare allassicurato deve essere
pari o superiore alla somma del premio puro, del risk margin e dei caricamenti. Il premio
puro serve per far fronte ai costi attesi dei sinistri, i caricamenti servono per far fronte alle
spese di acquisizione e alle altre spese di gestione. In particolare il risk margin necessario
perch altrimenti sarebbe sufficiente solo una sinistrosit leggermente superiore alle
aspettative per rendere i premi incassati insufficienti. Una parte di questi premi sono
accantonati per far fronte ai futuri costi per sinistri e alle future spese di ge stione.
3. Condizione di riservazione. Essa richiede che in ogni momento limpresa di assicurazione
abbia sufficienti riserve tecniche cio abbia effettuato gli accantonamenti sufficienti a
fronteggiare i futuri sinistri e le future spese di gestione in condizioni normali di sinistrosit.
4. Condizione di solvibilit. Viene richiesto alle imprese di assicurazione di disporre di risorse
patrimoniali adeguate e sufficienti ad evitare linsolvenza anche in condizioni in cui la
sinistrosit si rivelasse particolarmente accentuata.
5.3.2 Il bilancio delle imprese di assicurazione
Il bilancio desercizio delle imprese di assicurazione specifico per questa tipologia dimpresa a causa delle
peculiarit gestionali. A differenza di quanto accade per le banche, al bi lancio di esercizio delle imprese di
assicurazione non si applicano ancora i principi contabili internazionali ma la normativa previgente alla loro
introduzione in Italia. I principi contabili internazionali si applicano invece a coloro che devono redigere il
bilancio consolidato.
Il bilancio desercizio si compone di tre documenti fondamentali, preceduti dalla relazione di gestione degli
amministratori:
lo stato patrimoniale,
il conto economico
la nota integrativa
Lattivo delle imprese di assicurazioni quasi interamente costituito da investimenti finanziari (azioni,
obbligazioni e altri investimenti finanziari) realizzati in parte con i premi incassati e in parte con le risorse
patrimoniali degli azionisti.
Il passivo invece costituito in buona parte dagli accantonamenti necessari a far fronte agli impegni sui
contratti assicurativi( riserve tecniche) e per differenza tra i valori attivi e passivi, dal patrimonio netto.
Nei rami danni vi sono due principali riserve tecniche:
La riserva sinistri che rappresenta un accantonamento per fronteggiare i costi dei sinistri gi
verificatisi ma non ancora liquidati;
La riserva premi che rappresenta un accantonamento per fronteggiare il costo dei sinistri, che
al momento della redazione del bilancio, non si sono ancora realizzati ma che potrebbero
verificarsi sui contratti assicurativi in corso.
Nei rami vita la principale riserva tecnica denominata riserva matematica ed esprime il valore attuale
atteso dei futuri impegni della compagnia di assicurazione sul contratto assicurativo al netto, nel caso di
contratti a premi annui, degli eventuali valori attuali attesi dei premi ancora da incassare dallassicurato.
Tra gli attivi immateriali vi sono le provvigioni di acquisizione da ammortizzare che si riferiscono alle
provvigioni che sono gi state riconosciute agli intermediari di assicurazioni ma che sono di competenza
degli esercizi successivi essendo il contratto di assicurazione pluriennale. A livello globale e considerando
anche gli investimenti alle polizze unit-linked, index-linked e ai fondi pensione aperti, gli investimenti
rappresentano circa l85% del valore dellattivo.

Il passivo costituito da 7 macrovoci; la principale rappresentata dalle riserve tecniche dei rami danni e
dei rami vita. I depositi ricevuti da riassicuratori sono dei debiti dellimpresa di assicurazione nei confronti
dei riassicuratori per i depositi ricevuti da questi ultimi nellambito dei trattati di riassicurazione stipulati; si
tratta di depositi cauzionali. Il patrimonio netto esprime il valore contabile dei mezzi attribuibili agli
azionisti e la sua suddivisione tra capitale sociale, riserve patrimoniali e utili dellesercizio e degli esercizi
precedenti non evidenzia nessuna peculiarit rispetto all e altre tipologie di imprese.
Per quanto riguarda il conto economico, la determinazione dei ricavi e dei costi deve soddisfare il principio
di competenza economica che richiede di considerare in conto economico le variazioni da un esercizio
allaltro delle riserve tecniche.
Il conto economico dellimpresa di assicurazione si compone di tre prospetti tutti in forma scalare:
Il conto tecnico dei rami danni: giunge alla determinazione del risultato tecnico dei rami danni
come differenza algebrica tra i premi di competenza, gli oneri per sinistri, le spese di gestione e
la quota degli utili da investimenti attribuita al conto tecnico. I premi di competenza sono a loro
volta determinati dai premi contabilizzati nellesercizio meno la variazione della riserva premi.
Gli oneri per sinistri possono essere ottenuti sommando ai sinistri pagati nellesercizio la
variazione della riserva sinistri.
Il conto tecnico dei rami vita: si osserva una struttura simile a quella del conto tecnico dei rami
danni, con per due differenze. In primo luogo nel conto tecnico dei rami vita non vengono
calcolati i premi di competenza ma compaiono, come voci separate, i premi contabilizzati e le
variazioni delle riserve matematiche. In secondo luogo lutile da investimenti viene attribuito al
conto tecnico e solo la parte riferibile agli investimenti liberi viene girata al conto non
tecnico.
Il conto non tecnico: la quota degli utili di investimenti generata dagli investimenti liberi rientra
invece nel conto non tecnico e rappresenta la principale voce, insieme alle imposte desercizio,
del conto non tecnico.
5.3.3 i principali indicatori di bilancio
Sono riferibili alle seguenti macrotipologie:
Indici patrimoniali, di struttura e di solvibilit sono prevalentemente volti ad evidenziare la
capacit dellimpresa di assicurazione di fronteggiare gli impegni nei confronti degli assicurati.
o grado di copertura delle riserve tecniche espressione del grado di sufficienza degli
investimenti rispetto agli impegni nei confronti degli assicurati. Esso deve essere
ovviamente superiore allunit e il complesso degli investimenti sar tanto pi
adeguato quanto maggiore sar lindicatore.
o Leva finanziaria-assicurativa (a) = riserve tecniche nette/patrimonio netto
o Leva finanziaria-assicurativa (b) = riserve tecniche nette/ (il patrimonio netto + passivit
subordinate)
o Indice di solvibilit (a) = margine di solvibilit disponibile/margine di solvibilit richiesto
o Indice di solvibilit (b) = fondi propri ammissibili alla copertura del requisito
patrimoniale di solvibilit/requisito patrimoniale di solvibilit richiesto
o Incidenza degli investimenti = investimenti/totale attivo
Indici di redditivit (ROE/ROA)
Indici tecnici dei rami danni
o Margine tecnico = risultato tecnico/premi di competenza , che esprime la redditivit
complessiva del ramo rispetto ai premi di competenza.
o Margine tecnico-finanziario = quota dellutile da investimenti attribuita al conto
tecnico/premi di competenza, che sar tanto pi elevato quanto maggiori sono la
redditivit degli investimenti a copertura delle riserve tecniche e il cover ratio
o Margine tecnico-assicurativo = Margine tecnico Margine tecnico-finanziario
o Cover Ratio = Riserve tecniche/premi di competenza, che esprime quanto mediamente
permangono i premi presso limpresa di assicurazione

o Redditivit degli investimenti a copertura delle riserve tecniche = quota dellutile da


investimenti attribuita al conto tecnico/riserve tecniche
o Combined ratio = claim ratio (=oneri per sinistri/premio di competenza) + indice di costi
di acquisizione + indice spese amministrative e generali, che esprime lincidenza dei
costi della gestione assicurativa sui premi. Esso dovrebbe essere <1
Indici tecnici dei rami vita
o Indice di raccolta netta = (premi contabilizzabili Somme pagate) / premi
contabilizzabili, che tiene in considerazione solo gli incassi dei premi dagli assicurati e le
erogazioni delle prestazioni ai beneficiari
o Indice di variazione delle riserve tecniche = variazione delle riserve tecniche/riserve
tecniche, che considera invece linsieme delle riserve tecniche la cui dinamica
influenzata anche da altre variabili.
CAPITOLO SESTO: LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI INTERMEDIARI E DEI MERCATI FINANZIARI
6.1 PERCHE LINTERMEDIAZIONE FINANZIARIA DEVE ESSERE REGOLAMENTATA?
Un eventuale malfunzionamento dei mercati piuttosto che la crisi o il dissesto di uno o pi intermediari,
addirittura a livello sistemico, comporterebbe linterruzione nellofferta dei servizi finanziari e genererebbe
enormi costi a livello sociale e di impatto sulleconomia. In particolare il malfunzionamento dei mercati, il
c.d. market failure, pu comportare il blocco delle transazioni e quindi limpossibilit d i realizzare lo
scambio di fondi. Leventuale coinvolgimento nel dissesto di pi banche, per il c.d. effetto contagio, mina la
fiducia del pubblico nella moneta bancaria e pu indurre a una corsa agli sportelli da parte dei depositanti
nel timore di perdere i risparmi. Gli operatori economici si troverebbero privati di quei soggetti che
soddisfano le esigenze di investimento e di finanziamento delle famiglie e delle imprese.
Regolamentazione e vigilanza degli intermediari mirano proprio a evitare il verificarsi di queste esternalit
negative e a prevenire situazioni di criticit perseguendo la stabilit degli operatori a tutela del pubblico
risparmio e del corretto funzionamento del sistema dei pagamenti in un contesto concorrenziale.
6.1.1 Linstabilit degli intermediari
Le ragioni che possono generare un malfunzionamento o il dissesto degli intermediari e quindi provocare la
crisi dellintero sistema finanziario, sono intrinseche alla natura stessa delle banche e riconducibili alla
combinazione di due elementi fondamentali:
i. Allattivit di asset trasformer unita allelevato livello di leverage
ii. Allopacit del profilo di rischio dellintermediario in un contesto di asimmetrie informative.
Lattivit di trasformazione del rischio e delle scadenze prestata dalle banche si traduce in una
composizione critica dellattivo e del passivo di bilancio. Le banche impiegano infatti passivit (depositi) in
attivit rischiose di durata e taglio medio superiori alle corrispondenti scadenze e dimensione media
unitaria della raccolta. Lelevato leverage fa si che gli impieghi siano in larga misura finanziati da depositi
con caratteristiche monetarie. Lofferta combinata di servizi di liquidit e di concessione del credito
determina una situazione di solvibilit delle banche ovvero un mancato esercizio collettivo dellopzione di
prelievo delle somme depositate da parte dei depositanti. Per effetto del fractional reserve banking , ossia
la detenzione da parte delle banche di riserve liquide solamente per una frazione di d epositi, e della qualit
dellattivo, le banche non sarebbero neanche in grado di far fronte di a richieste di rimborso straordinarie e
contestuali da parte dei depositanti e si troverebbero in una situazione di illiquidit. In questo senso
lattivit delle banche intrinsecamente instabile.
Gli intermediari possono fronteggiare carenze di liquidit ricorrendo di norma al mercato interbancario. Per
molte banche, soprattutto di maggiori dimensioni, la raccolta interbancaria altresdiventata una
componente fondamentale del passivo.
In una situazione di mercato ideale, trovandosi in condizioni di semplice illiquidit, ma non di insolvenza, la
banca non dovrebbe trovare difficolt a ricomporre il proprio passivo di bilancio costituendo depositi al
dettaglio con passivit del mercato interbancario. La realt di mercato si caratterizza per un contesto di
asimmetrie informative tra banca e depositanti, in merito alla qualit dellattivo bancario che determina
unopacit e quindi una non perfetta conoscibilit de l profilo di rischio della banca. Tale situazione fa si che
i depositanti abbiano difficolt a ricondurre lincapacit della banca a soddisfare richieste di rimborso a una
situazione di semplice illiquidit temporanea piuttosto che a una situazione di effe ttiva insolvenza. Qualora

si diffondessero dei rumor, ossia voci non necessariamente fondate che interessano un intermediario, in
merito alle sue difficolt, anche i risparmiatori inizialmente non motivati da esigenze di liquidit
richiederebbero la conversione dei depositi in moneta.
Il peggioramento del merito di credito della banca, indurrebbe gli altri intermediari a non concedere credito
neanche a tassi via via crescenti che la banca in difficolt potrebbe essere indotta a offrire pur di assicurarsi
i fondi. Una volta assorbite anche le riserve di liquidit primaria, la banca si troverebbe in una situazione di
reale illiquidit non sanabile senza interventi esterni.
il dissesto di un intermediario pu estendersi ad altri operatori ovvero interessare lintero sistema
finanziario. Il contagio avviene attraverso due canali:
Il primo individuabile nei rapporti interbancari, gli intermediari sono infatti legati da fitte relazioni
di debito e credito.
Il secondo riconducibile al comportamento dei depositanti al dettaglio. In presenza di un clima di
incertezza generale, i risparmiatori che osservano una corsa agli sportelli da parte dei depositanti di
singole banche in dissesto , potrebbero a loro volta temere per la stabilit degli intermediari presso
i quali detengono i risparmi. Quindi procederebbero al ritiro innescando una corsa agli sportelli.
Si pu osservare come situazioni di semplice illiquidit possono essere confuse con stati di insolvenza. Ci
fondamentalmente riconducibile ad asimmetrie informative fra banca e depositanti. Lincapacit del
mercato interbancario di agire quale fornitore di liquidit a intermediari in temporanee difficolt finanziarie
un esempio di malfunzionamento di mercato.
6.1.2 La natura pubblica della regolamentazione e della vigilanza
6.2 IL SAFETY NET
Per completare limpianto regolamentare e di vigilanza si utilizzano ulteriori presidi istituzionali e operativi
come il safety net.
Esso si compone fondamentalmente di:
Un prestatore di ultima istanza
Uno schema di assicurazione dei depositi.
Il safety net un sistema esclusivo delle banche e non copre loperativit degli altri intermediari ovvero dei
mercati finanziari e delle relative infrastrutture. Lo schema pu altresessere diversamente articolato da
paese a paese e avere diverse architetture. Nel caso italiano il compito di assicurare i depositi assunto dal
Fondo interbancario di Tutela dei Depositi mentre il ruolo di prestatore di ultima istanza di fatto svolto
dalla BCE, quale istituto monetario delleurosistema.
Il prestatore di ultima istanza di regola rappresentato dalla Banca Centrale. Essa ha la funzione di regolare
la liquidit del sistema bancario e di supplire a eventuali mal funzionamenti del mercato monetario, in
particolare dellinterbancario, assorbendo shock di liquidit. Lazione della banca centrale volta a
governare lofferta complessiva di liquidit , lasciando poi al mercato interbancario il compito di
ridistribuire la disponibilit secondo la scheda di domanda e offerta dei singoli partecipanti. La Banca
centrale pu intervenire a supporto del sistema bancario offrendo liquidit per volumi elevatissimi o
addirittura per importi illimitati, allo scopo di assorbire lo shock e assicurare il graduale ristabilirsi di
condizioni di normale operativit del mercato monetario. Le operazioni di mercato aperto sono di regola
subordinate alla disponibilit delle banche assegnatarie di attivit stanziabili ovvero aventi specifiche
caratteristiche di rating e di negoziabilit, da offrire a garanzia del buon fine della transazione. Le attivit
stanziabili sono solitamente titoli o strumenti finanziari con elevato grado di solvibilit e negoziabilit
offerte in garanzia nelle operazioni di mercato aperto con la banca centrale. Si parla invece di interventi in
qualit di lender of last resort in senso stretto quando lazione della banca centrale diretta a fornire la
liquidit ai singoli intermediari o a un gruppo di operatori, i quali presentassero un fabbisogno finanziario
che non fossero in grado di coprire ricorrendo ad altre fonti di liquidit, in primis allinterbancario. Anche in
questo caso nellesperienza della BCE, le operazioni di rifinanziamento sono garantite da attivit stanziabili
e concesse a saggi penalizzanti. La funzione di prestatore di ultima istanza genera per altro alcune
importanti criticit:
La prima questione attiene alla difficolt per lo stesso lender of last resort di distinguere in un

contesto di incertezza e asimmetria informativa, tra intermediari illiquidi e insolventi. Gli interventi
di finanziamento sono quindi mirati a risolvere situazioni di temporanei deficit di liquidit qualora si
registrasse una generale scarsit di fondi a livello di sistema ovvero la banca in di fficolt venisse
erroneamente giudicata inaffidabile dal mercato e quindi subisse un razionamento di credito.
tuttavia evidente che nella realt di mercato non concepibile una netta demarcazione tra
situazioni di insolvenza e di illiquidit.
Gli strumenti a disposizione del prestatore di ultima istanza per discernere banche illiquide da
quelle insolventi possono essere individuati nella concessione del credito a tassi penalizzati al fine
di evitare che lintermediario utilizzi i fondi concessi per finanziare gli impieghi correnti e di
disciplinare la tesoreria della banca rifinanziata da una attenta gestione.
La seconda questione di criticit attiene allopportunit di concentrare in ununica autorit, ad
esempio la banca centrale, le competenze monetarie e di vigilanza. Laccentramento consentirebbe
di meglio adempiere alle funzioni di prestatore di ultima i stanza per effetto del superiore quadro
informativo di cui lautorit disporrebbe rispetto a una situazione di separazione delle competenze.
Gli schemi di assicurazione dei depositi sono intesi a preservare la fiducia dei depositanti tutelando i
risparmiatori nellipotesi di dissesto di un intermediario bancario che la regolamentazione e la vigilanza
prudenziale non fossero riusciti a prevenire. Questi schemi intervengono a copertura della perdita ovvero
del disavanzo patrimoniale dellintermediario insolvente rimborsando i depositanti, lasciandoli quindi
indenni. I risparmiatori non dovendo pi sopportare il rischio di credito non faranno corse agli sportelli
evitando anche il rischio di un contagio sistemico.
Nel caso dei circuiti di credito cooperativo italiani e tedeschi, gli schemi assicurativi possono essere volti a
proteggere lintermediario stesso, garantendone la liquidit e solvibilit e tutelando quindi anche il
patrimonio informativo accumulato dalla banca sulle imprese clienti. Sotto il profilo i stituzionale e
operativo, gli schemi di garanzia hanno di frequente la natura di fondo consortile, di matrice pubblica o
semi- pubblica, ad adesione obbligatoria. Leffettivo versamento del contributo pu avvenire a richiesta del
fondo in base alla necessit di finanziamento degli effettivi interventi di salvataggio ovvero avvenire
annualmente in contanti a prescindere dallammontare degli esborsi da finanziare. Nel primo caso si parla
di impegni allintervento, nel secondo di schemi a contribuzione periodica. La natura consortile del fondo
riflette una logica mutualistica secondo la quale sono gli stessi soggetti assicurati, in quanto potenziali
beneficiari della garanzia e originanti leventuale danno ( ai depositanti) a doversi fare carico degli
interventi finanziari di salvataggio accollandosene i relativi costi. La capacit degli schemi di far fronte a
eventuali situazioni di dissesto degli assicurati funzione di due fattori: il primo attiene alla circostanza che
i meccanismi di garanzia sono strutturati per risolvere insolvenze di singole banche; il secondo attiene alla
dimensione degli intermediari e al grado di concentrazione del mercato bancario. Il fallimento de maggiori
intermediari, rispettivamente too big to fail e to important to fail, comprome tterebbe lefficacia del
sistema di assicurazione non essendo gli altri intermediari in grado di sostenere il costo di salvataggio dei
primi. Il fallimento di grandi banche comporterebbe altresil probabile dissesto di una pluralit di
intermediari di minori dimensioni per effetto delle interconnessioni economiche e finanziarie. Queste
situazioni di potenziale fallimento degli schemi di assicurazione possono giustificare eventuali interventi di
garanzia pubblica degli impegni di pagamento prestati dai fondi di tutela dei depositi piuttosto che
interventi di salvataggio diretti da parte dello Stato al fine di preservare la stabilit del sistema finanziario.
Sotto il profilo comportamentale, la copertura assicurativa pu indurre comportamenti opportunistici
ovvero di moral hazard da parte dei manager bancari. In particolare situazioni di moral hazard si
manifestano nel caso di contribuzione al fondo di tutela dei depositi di importo prefissato che assicurano
allintermediario lintegrale copertura dei depositi. La banca pu essere indotta ad innalzare il profilo di
rischio dellattivo o, in altri termini, di speculare, al fine di cogliere opportunit di profitto elevate. Il rischio
di comportamenti opportunistici viene nella prassi circoscritto in due modi: pri mo, coordinando
strettamente lorganizzazione degli schemi con la regolamentazione prudenziale; secondo introducendo
limitazioni allestensione della copertura assicurativa e correggendo le contribuzioni in funzione del rischio.
Il primo limita le attivit esercitabili dagli intermediari e soprattutto definisce lammontare di capitale
minimo che le banche devono detenere in funzione della qualit e del profilo di rischio dellattivo di
bilancio.

Da ultimo come gi accennato , unulteriore modalit di mitigazione di comportamenti di moral hazard


rappresentata dalla parametrizzazione delle contribuzioni al fondo alleffettivo profilo di rischio
dellintermediario assicurato. Lefficacia di tale impostazione, condizionata dalla perfetta conoscenza
delle caratteristiche di rischio dellattivo di bilancio del singolo assicurato, la qual cosa per definizione
impossibile.
6.3 OBIETTIVI E ARCHETIPI OPERATIVI DELLA REGOLAMENTAZIONE
Contrariamente allidea dellautonoma capacit del mercato di realizzare condizioni ottimali di equilibrio
nel lungo periodo sostenuta dai fautori del free bancking, il rischio di crisi finanziarie giustificano un
intervento pubblico nella definizione di un sistema di norme e controlli sugli intermediari finanziari.
C Necessit di definire regole di comportamento degli intermediari, anche se oltre determinati limiti, la
regolamentazione pu risultare inefficace, dando origine ad una serie di problemi (c.d. regulatory failure).
Da una parte per un eccessiva azione di regolamentazione pu anche ridurre liniziativa imprenditoriale
degli operatori, abbassando in maniera eccessiva il livello di concorrenza allinterno del sistema (si pensi
anche al verificarsi di talune circostanze a forte impatto mediatico > scandali finanziari).
La regolamentazione deve quindi essere adeguata e non assoluta.
Tre sono le finalit essenziali che devono animare lattivit di regolamentazione:
STABILITA. Lazione regolamentare di dettaglio nei confronti dellintermediario volta ad
assicurare condizioni di liquidit e solvibilit, attraverso la definizione di vincoli allassunzione dei
rischi. In una logica invece macroeconomica la stabilit viene perseguita creando meccanismi di
prevenzione idonei a fronteggiare situazioni di crisi che potrebbero manifestarsi. Linteresse alla
stabilit deve essere prioritario (v. recente crisi)
EFFICIENZA. Essa pu essere analizzata con un duplice punto di vista:
o Allocativa, capacit degli intermediari di finanziarie iniziative imprenditoriali e progetti di
investimento, con rendimenti attesi pi elevati, al netto del grado di rischio, complessivo ad
essi collegato, mediante unattenta selezione dei soggetti e una corretta valutazione del
merito creditizio.
o Tecnico-operativa, capacit gestionale di offrire prodotti e servizi al minor costo o di
massimizzare il livello di produzione a parit di costo, mediante la continua ricerca della
migliore combinazione dei fattori produttivi.
TRASPARENZA, inteso come trasparenza delle informazioni e la correttezza nel comportamento
degli operatori finanziari sono cosdiventate un nuovo ambito di operativit delle autorit
regolamentarie. E possibile individuare due angoli visuali:
o in unottica macroeconomica la trasparenza esplicativa dell'efficienza informativa, intesa
come la messa a disposizione di informazioni compiute nelle relazioni contrattuali tra
intermediari e clienti)
o da un punto di vista microeconomico occorre invece distinguere la trasparenza dalla
correttezza nel comportamento degli operatori (regole di condotta).
Lattivit di regolamentazione pu basarsi su un modello di tipo:
ACCENTRATO. Vi un unica autorit (single regulator) a cui attribuito il compito di regolamentare
e vigilare tutti i comparti del sistema finanziario. Gli obbiettivi fissati dalla politica monetaria e la
stabilit del sistema a livello macroeconomico continuano a permanere in capo alla banca centrale
mentre le competenze in materia di concorrenza vengono spesso affidate ad unautorit specifica in
materia (vedi modello Inglese). L'accentramento dei poteri garantisce maggiore efficacia nel
perseguimento degli obbiettivi e consente economie di scala. I rischi legati allaccentramento in un
unico organismo possono essere: appesantimento burocratico, complessit degli assetti
organizzativi interni, potenziale conflitto tra le diverse finalit da perseguire.
DECENTRATO, che prevede la presenza di pi autorit, la cui suddivisione di competenze pu venire
operata sulla base:
o della tipologia degli intermediari, cio vigilanza istituzionale, la quale prevede la presenza di
un autorit normativa per ciascuna categoria di operatore finanziario e per le attivit da

questo svolto. Vantaggi del modello sono la marcata specializzazione, che agevola la
definizione dellimpatto normativo e semplifica lesercizio dei controlli. Tale efficacia viene
meno con la c.d. riserva di attivit: in un contesto di crescente integrazione finanziaria ed
elevata despecializzazione, gli intermediari esercitano congiuntamente pi attivit di
intermediazione finanziaria che pu dar luogo a fenomeno di arbitraggio regolamentare
(quando gli intermediari possono essere incentivati ad assumere configurazione
organizzative sottoposte a norme meno cogenti e a controlli meno pressati)
o delle attivit dagli intermediari esercitate, cio vigilanza per attivit; a ciascuna attivit di
intermediazione corrisponde unautorit regolamentare e di controllo, a prescindere dalla
forma giuridica-organizzativa dellintermediario che la esercita, garantendo in tal modo
condizioni di parit concorrenziale. I rischi sono:
la sovrapposizione di pi organismi regolamentari sul medesimo soggetto che pu
frammentare in maniera eccessiva lattivit di supervisione sullintermediario
fenomeni di duplicazione dei controlli.
o degli obbiettivi assegnati alle singole attivit, cio vigilanza per finalit, in cui ad ogni
autorit viene assegnato un preciso obbiettivo (efficienza, stabilit, trasparenza,
concorrenza) da perseguire, l'attivit normativa e di controllo viene perseguita in maniera
trasversale su tutti gli operatori, indipendentemente dal tipo di attivit da essi esercitata. E
un orientamento che ben si adatta a contesti finanziari fortemente integrati dove si
esercita una chiara identificazione dellobbiettivo responsabilizza maggiormente lautorit
proposta. I limiti sono:
ipotesi di duplicazione dei controlli,
pericolo di non sempre chiara attribuzione delle competenze in relazione alla
finalit da perseguire,
duplicazione di regolamentazione, il che comporta che possono crearsi e di vuoti
normativi.
o Vigilanza per funzioni, modello molto difficile da tradurre concretamente; parte dal
presupposto infatti che al sistema finanziario sono attribuite alcune funzioni economiche
(v. produzione della moneta), meno suscettibili di modifiche rispetto a quanto accade per
gli operatori e le autorit regolamentari medesime, in termini di struttura e di competenze.
Molto spesso questo modello finisce per essere uguale a quello per attivit.
Bisogna per tener conto che
1. non esiste un modello ideale di vigilanza
2. le Banche Centrali mantengono comunque un ruolo rilevante anche nellattivit di vigilanza
finalizzata alla stabilit microeconomica e non solo.
Finalit della norma di vigilanza
Vigilanza strutturale. Si tratta del complesso di norme che delineano la morfol ogia del sistema
finanziario, definendone lestensione e il numero di soggetti in esso operanti. I principali ambiti
sono:
o Condizioni di entrata nel mercato
o Tipologia di attivit che gli intermediari possono svolgere
o Gli assetti organizzativi e proprietari degli operatori con riguardo particolare alle operazioni
straordinarie sul capitale e alle configurazione che i gruppi possono assumere
o Gli interventi amministratici sulle quantit e sui prezzi praticati dagli intermediari.
Vigilanza prudenziale. Riguarda i principali criteri di gestione cui gli operatori devono attenersi, volti
a limitare e monitorare i rischi assunti nellesercizio della loro attivit; si caratterizzano per la loro
oggettivit e neutralit:
o Le norme in materia di riduzione del livello di rischio complessivo, applicate alle principali
voci del bilancio e in primis al patrimonio.
o Ladeguatezza della struttura organizzativa e dei controlli interni

o Il rispetto di requisiti in materia di onorabilit, professionalit ed esperienza per coloro che


svolgono funzioni di amministrazione e direzione
Queste due tipologie di vigilanza sono regolamentazioni che si concludono idealmente con un insieme di
norme e istituti inteso a gestire e risolvere eventuali situazioni di crisi (v. banche).
Con cronologia Temporale si intende un criterio che permette di distingue gli interventi di vigilanza in:
Interventi ex ante, quelli pi importanti , costituiscono il complesso regolamentare che informa
tutta lattivit degli intermediari, sin dal momento della loro costituzione.
Interventi ex post, che si riferiscono agli strumenti utilizzati al verificarsi di una situazione di crisi
dellintermediario.
In base al tipo di azione che lorganismo vigilanza copie possiamo disti nguere
Vigilanza regolamentare; la complessa produzione di norme e regolamenti, solitamente di carattere
secondario, attuativi della legge generale, emanata dagli organi legislativi.
Vigilanza informativa; tutti i provvedimenti volti a limitare le asimmetrie informative che
contraddistinguono lintermediazione finanziaria, attraverso strumenti di comunicazione e di
informazione i cui destinatari possono essere le stesse autorit di vigilanza, gli investitori o, il
mercato.
Vigilanza ispettiva; i controlli effettuati presso la sede dellintermediario mirano ad acquisire
informazioni difficilmente estrapolabili dalle periodiche comunicazioni di tipo documentale.
Lobbiettivo verificare il corretto funzionamento dellintermediario, non solo sotto il pro filo
rispetto delle norme, ma anche attraverso lesame dei profitti qualitativi della gestione.
6.4 AUTORITA DI REGOLAMENTAZIONE NAZIONALE E SOVRANAZIONALE
Nel corso degli ultimi anni lattivit finanziaria stata attraversata da costanti e profondi mutamenti che ne
hanno modificato in maniera sensibile il perimetro dazione. Tutto ci si riflesso sulla regolamentazione
che ormai contraddistinta da una sorta di plurit di livelli per quanto concerne la definizione delle norme
che sovrintendono lattivit finanziaria. Lordinamento italiano si fonda su 4 testi legislativi principali:
TUB (Testo Unico Bancario)
TUF (Testo Unico della Finanza)
Codice delle assicurazioni Private (CAP)
Normativa in materia di forme pensionistiche complementari
A livello internazionale, la crisi recente ha fatto emergere la mancanza di un efficace coordinamento dei
diversi livelli di regolamentazione. Dopo la crisi infatti sono stati inseriti i seguenti organismi di controllo:
1. Consiglio Europeo per il Rischio Sistematico, per controllare e valutare i rischi per la stabilit del sistema
finanziario nel suo complesso (vigilanza macroprudenziale)
2. Sistema Europe delle Autorit di Vigilanza, per la salvaguardia della solidit finanziaria dei singoli
intermediari finanziari (vigilanza microprudenziale) e la protezione degli utenti dei servizi finanziari,
costituito dalle autorit nazionali di vigilanza.
CAPITOLO SETTIMO: PROFILI DI VIGILANZA: LESPERIENZA ITALIANA
7.1 LE AUTORITA REGOLAMENTARI E DI VIGILANZA IN ITALIA
Tra le autorit regolamentari e di vigilanza in Italia troviamo:
Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (CICR) - Ministero delleconomia e delle
finanze, di matrice politica e che si occupano di definire i principi informatori della normativa di
vigilanza
altri organismi invece pi tecnici come la Bdi e la Consob.
La legge lascia libere le Autorit di individuare le modalit attraverso le quali realizzare il coordinamento
delle loro azioni (ad esempio al stipula di intesa e la creazione di comitati), ma vieta espressamente che
esse possano opporsi reciprocamente il segreto dufficio. Le crescenti dimensioni e il carattere
internazionale dei gruppi richiedono infatti un adeguamento delle forme che coinvolge inevitabilmente pi
autorit nazionali e tende a fondarsi su forme di coordinamento sempre pi stabili e contin uative.

A) COMITATO INTERMINISTERIALE PER IL CREDITO ED IL RISPARMIO (CICR)


Ad esso il TUB attribuisce lalta vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio. Ovvero, le delibere
del CICR riguardano la regolamentazione dellattivit delle banche e degli intermediari finanziari e la
trasparenza delle condizioni contrattuali delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari. Il CICR
composto dal Ministro delleconomia e delle finanze, dai ministri delle politiche agricole, alimentari e
forestali, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti e per le politiche europee (se vuole
anche il governatore della BdI).
B) MINISTERO DELLECONOMIA E DELLE FINANZE
Ha competenze autonome, prevalentemente di carattere normativo, sia nel segmento bancario e
finanziario, sia nella regolamentazione del mercato mobiliare. Le funzioni aspettanti sono eterogenee,
tanto da non consentire lindividuazione di un disegno unitario nella ripartizione delle competenze; egli
rimane comunque vincolato al rispetto delle finalit individuate dalla legge per lo svolgimento dellattivit
di vigilanza.
C) BANCA DI ITALIA
Le principali funzioni sono dirette ad assicurare la stabilit monetaria e finanziaria, requisiti indispensabili
per un duraturo sviluppo delleconomia. Listituto persegue la sana e prudente gestione degli intermediari,
la stabilit complessiva, lefficienza e la competitivit del sistema finanziario, nonch losservanza delle
disposizioni che disciplinano la moneta. La BdI vigila sulle banche, sul le Sgr, sulle Sicav, le Sim, le Imel e sugli
intermediari finanziari iscritti nellelenco di cui allart. 106 TUB. Listituto dispone autonoma capacit
normativa. Esso anche impegnato attivamente a livello internazionale nelle sedi tecniche che
contribuiscono alla predisposizione della normativa comunitaria e alla convergenza delle prassi di vigilanza;
partecipa alla formazione di regole di condotta (best practices) e discipline prudenziali comuni, volte ad
assicurare parit di trattamento per gli intermediari operanti su scala internazionale.
= Prevenzioni dei comportamenti illeciti nel settore finanziario, del riciclaggio e dellusura. Lobbiettivo
quello di assicurare la stabilit dei sistemi operativi, la trasparenza e la qualit dei servizi, salvagu ardandone
laffidabilit e lefficienza, raccordandosi con le altre autorit di controllo con cui collabora in base a diverse
forme di coordinamento.
D) COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETA E LA BORSA (CONSOB)
Istituita con la legge n.216 del 7/6/1974, la Consob svolge unattivit rivolta a tutela degli investitori,
allefficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano. Le funzioni della Consob
riguardano principalmente i prodotti oggetto degli investimenti e i relativi emittenti, gli intermediari dei
quali i risparmiatori si avvalgono per effettuare tali investimenti e i mercati nei quali vengono realizzati.
Controllo sui prodotti finanziari, garantisce ai risparmiatori tutte le informazioni necessarie per
gestire gli investimenti in modo consapevole
Controllo sugli intermediari, emanazione di norme dirette a proteggere linvestitore da
comportamenti scorretti che possano danneggiarlo.
Controllo sui mercati, assicurare la massima efficienza delle contrattazioni.
E) AUTORITA GARANTE PER LA CONCORRENZA E IL MERCATO (AGCM)
Compete il controllo e la disciplina di tutti quei comportamenti che possono mettere in pericolo la
competitivit
F) ISTITUTO PER LA VIGILANZA SULLE ASSSICURAZIONI PRIVATE E DI INTERESSE COLLETTIVO (ISVAP)
Svolge funzioni di vigilanza sul settore assicurativo. La legge gli assegna una missione di tutela del
consumatore, essa disciplina infatti linformazione che deve essere mesa a disposizione del contraenti.
G) COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE (COVIP)
E chiamata a garantire ed assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e nellamministrazione
dei fondi pensione.
7.2 LA VIGILANZA SULLE BANCHE E SUGLI INTERMEDIARI FINANZIARI NON BANCARI
La Banca svolge in esclusiva lesercizio dell'attivit bancaria, mentre gli intermediari finanziari non bancari,
iscritti in un apposito albo tenuto dalla Banca dItalia, sono autorizzati a concedere finanziamenti nei
confronti del pubblico sotto qualsiasi forma, a prestare servizi di pagamento e di investimento, e ad
esercitare altre attivit a loro consentite dalla legge, purch connesse o strumentali, nel rispetto delle

disposizioni di legge e dalla normativa di vigilanza (TUB 106).


Almeno 3 sono i tratti caratterizzanti lazione delle nostre autorit di supervisione, un approccio:
Consolidato, volto a cogliere rischi e presidi complessivi degli intermediari
incentrato sui rischi (risk based), finalizzato a valutare tutti i rischi rilevanti e i relativi presidi
organizzativi, attraverso lapplicazione di controlli e schemi di analisi.
Proporzionale, finalizzato a graduare i controlli in proporzione alla dimensione, alla rilevanz a
sistematica alla problematicit degli intermediari vigilati.
7.2.1 Gli interventi di vigilanza strutturale
Sempre lattivit di vigilanza delle banche si caratterizzata dalla definizione di una data struttura del
sistema creditizio, predisponendo un rigido insieme di controlli allentrata costruzione di enti creditizi
piuttosto che sullespansione di questo numerosit e articolazione della rete sportellare.
Le direttive Europee poi hanno significato il ridimensionamento ruolo delle autorit nazion ali. Anche se si
assistito alla deregolamentazione permangono comunque alcuni interventi di natura strutturale:
1. Definizione di attivit bancaria e le condizioni per il suo esercizio: il TUB 10, prevede che la raccolta
tra il pubblico e lesercizio del credito costituiscono attivit bancaria e che lesercizio di tale attivit
sia riservato alle banche le quali possono svolgere ogni altra attivit finanziaria nonch le attivit
connesse e strumentali. Lintervento della Banca dItalia attraverso il proce dimento autorizzativo,
finalizzato unicamente a verificare lesistenza delle condizioni atte a garantire la sana e prudente
gestione della banca.
2. Controllo degli assetti proprietari e organizzativi degli intermediari: per prevenire linsorgere di
conflitti dinteresse tra gli azionisti della banca e la banca medesima, le autorit di vigilanza dettano
disposizioni che garantiscono autonomia di giudizio e assicurino una gestione sana e prudente
dellintermediario, regolamentando da un lato lassunzione di partecipazioni nel capitale delle
banche, e dallaltro disciplinando le partecipazioni che le banche possono assumere. La Banca
dItalia inoltre autorizza preventivamente le variazioni delle partecipazioni quando la quota
raggiunge o supera il 20,30 o il 50% e quando le variazione comportano il controllo della banca
stessa. Lorgano di vigilanza lascia piena autonomia al banchiere nella definizione degli assetti
organizzativi attraverso i quali esercitare lattivit bancaria, limitandosi a definire cosa debba
intendersi per gruppo bancario, come esso pu articolarsi e quali norme devono sovrintendere al
sui funzionamento.
3. Modifiche dello statuto e le operazioni straordinarie sul capitale: lo statuto lo strumento che
disciplina i rapporti tra i soci e i terzi e delinea le linee fondamentali in materia di organizzazione ed
operativit della banca. La Banca dItalia ha il compito di accertare che le scelte effettuate non
contrastino con il principio della sana e prudente gestione, e il potere di richiedere la rimozione o la
riformulazione di norme statuarie che possono rappresentare un ostacolo allefficacia dei suoi
controlli.
4. Svolgimento dellattivit bancaria fuori sede e allestero dei confini nazionali: resta di esclusiva
competenza della banca la valutazione del merito creditizio, ovvero la capacit di un soggetto di
ottenere credito da una banca. Le banche possono effettuare attivit di promozione e di
collocamento dei proprio prodotti e servizi bancari e finanziari utilizzando i propri dipendenti e
promotori finanziari, ma sono tenuti ad adottare ogni cautela volta a garantire un continuo
controllo dei rischi assunti mediante lattivit fuori sede. Per quanto riguarda larticolazione
territoriale le banche italiane possono liberamente aprire succursali sia allinterno del nostro Paese,
sia in tutta lEU, in condizione di parit con le altre banche comunitarie: la Banca dItalia pu
intervenire vietando o sospendendo loperazione per ragioni riconducibili alladeguatezza delle
strutture organizzative o alla situazione finanziaria delle banche. Per lapertura di filiali in paesi
NON EU, occorre una esplicita autorizzazione da parte della Banca dItalia, la quale accanto ai
requisiti sopra delineati, deve verificare la sussistenza all'interno dei paesi di insediamento dei
requisiti minimi di vigilanza concordati a livello internazionale.
7.2.2 Gli interventi di vigilanza prudenziale
Variabile chiave di tutta la normativa sulla vigilanza il patrimonio di vigilanza che rappresenta il primo

presidio a fronte dei molteplici rischi che contraddistinguono lattivit bancaria ed al tempo stesso il
risultato della somma algebrica di componenti di bilancio individuate dallautorit di vigilanza. Infatti un
livello di patrimonializzazione adeguato permette alla banca di svolgere la propria funzione imprenditoriale
con ampi margini di autonomia e conservare la necessit stabilit. MA non basta una congrua dotazione
patrimoniale per garantire stabilit e assicurare efficienza alla gestione bancaria. Infatti nel corso degli
ultimi anni i rilevanti cambiamenti prodottisi hanno indotto le autorit di controllo di rivedere tutta
limpostazione dellazione di vigilanza e a definire alcune linee guida
1. BASILEA 2 (giugno 2004) > prassi di gestione del rischio da parte degli intermediari creditizi, che si
fondano su 3 pilastri:
a. Necessit di un requisito patrimoniale minimo obbligatorio per fronteggiare i rischi tipici
dellattivit bancaria e finanziaria, ma al tempo stesso riconosce lincidenza di altri rischi
non considerati in precedenza (rischio operativo) e prevede metodologie alternative di
calcolo dei requisiti patrimoniali, caratterizzate da diversi livelli di complessit nella
misurazione dei rischi stesse e nei requisiti organizzativi e di controllo.
b. Si richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo
delladeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, affidando alle autorit di controllo il
compito di verificare laffidabilit e la coerenza dei relativi risultati e di adottare, se
necessario, le opportune misure correttive. Lobbiettivo quello di assicurare alle banche
un adeguato livello di capitale che sia coerente con il profilo di rischio assunto e con la
strategia di mantenimento dei livelli patrimoniali raggiunti.
c. Si introducono obblighi di informativa al pubblico riferiti alladeguatezza patrimoniale,
allesposizione ai rischi e alle caratteristiche generali dei sistemi di gestione e controllo
implementati dalle banche.
Definizione di patrimonio di vigilanza:
P. DI VIGILANZA = PATRIMONIO DI BASE + PATRIMONIO SUPPLEMENTARE
Dalla somma del Patrimonio di base e del Patrimonio supplementare vengono dedotte, per il 50% di
ciascun patrimonio, gli strumenti innovativi e non innovati di capitale, gli strumenti ibridi d i
patrimonializzazione e le passivit subordinate, detenuti in altre banche e societ finanziarie, le
partecipazioni in societ di assicurazione e le passivit subordinate emesse dalle medesime societ, nonch
ulteriori elementi connessi con il calcolo dei requisiti patrimoniali.
Esistono comunque limiti di compatibilit di talune voci che compongono il patrimonio, di base e
supplementare, quali ad esempio:
strumenti innovati e non innovati di capitale sono computabili entro i seguenti limiti:
o strumenti innovativi e non innovativi di capitale con scadenza contrattuale (15% del
patrimonio di base al lordo delle deduzioni);
o La somma degli strumenti innovativi e non, non pu eccedere il 35% del patrimonio di base
al lordo delle deduzioni;
le passivit subordinate sono computate nel patrimonio supplementare entro un limite massimo
pari al 50% del patrimonio di base al lordo delle deduzioni.
In situazioni di emergenza, la Banca dItalia pu autorizzare le banche ad eccedere i limiti di cui sopra per
un periodo di tempo limitato, a condizioni che non sia pregiudicata la situazioni finanziaria e la solvibilit
della banca.
Le attuali disposizioni recepiscono gli orientamenti emersi a livello internazionale (IAS/IFRS) sul calcolo del
patrimonio di vigilanza. In particolare, stata concordata lintroduzione di alcuni filtri prudenziali, da
applicare ai dati di bilancio, al fine di salvaguardare la qualit del patrimonio di vigilanza e di ridurne la
potenziale volatilit indotta dallapplicazione dei nuovi principi contabili.
I COEFFICIENTI DI RISCHIOSITA
Le banche e i gruppi bancari sono tenuti a rispettare costantemente un requisito patrimonio minimo
complessivo, a presidio dei rischi operativi e di immobilizzazione finanziaria: esso dato dalla somma dei
requisiti patrimoniali a fronte del rischio di solvibilit, dei rischi di mercato e di quelli relativi a immobili e
partecipazioni assunti per il recupero dei crediti.
Il rischio di solvibilit rappresenta il rischio tipico dellattivit creditizia. Basilea 2 disciplina due distinte

metodologie per la valorizzazione dellattivo ponderato:


Metodo STANDARD, che prevede lapplicazione di coefficienti di ponderazione sulla base di
parametri stabiliti da soggetti esterni allistituzione creditizia (v. ECAI - ECA)
Metodo basato sui RATING INTERNI (IRB: international rating based), distinti in:
o approccio di base [IRB foundation]
o approccio avanzato [IRB advanced] le banche sviluppano in maniera autonoma una propria
procedura di valutazione e misurazione del rischio di credito dei propri debitori, in grado di
stimare la probabilit di insolvenza (default) di un determinato soggetto in un dato
orizzonte temporale, assegnandogli un rating. Lutilizzo di questo metodo deve sempre
essere sottoposto a verifica e valutazione da parte della Banca dItalia.
La distinzione fra lapproccio foundation e lapproccio advanced si differenziano in relazione al grado di
sofisticazione della procedura.
Gli elementi che rilevano nella definizione dei rating interni sono i seguenti:
1. la probabilit di default (PD) ossia la probabilit che una controparte passi allo stato di default
entro un orizzonte temporale di una anno;
2. Il tasso di perdita in caso di default (LGD): valore atteso della rapporto tra la perdita a causa del
default e limporto dellesposizione al momento del default (EAD);
3. Lesposizione al momento del default (EAD), ossia il valore delle attivit di rischio per casse e fuori
bilancio.
4. La scadenza (M - maturity), ossia la media per una data esposizione delle durate residue
contrattuali dei pagamenti, ciascuna ponderata per il relativo importo.
Lelemento essenziale nella definizione del rating quindi la stima delle componenti di rischio, ovvero la
nozione di default. Sono state comunque definite apposite tecniche di attenuazione del rischio di credito
(CRM-credit risk mitigation), rappresentate da contratti accessori al credito (garanzie) ovvero da altri
strumenti e tecniche che determinino una riduzione del rischio di credito, attraverso lapplicazione di una
minore ponderazione.
Oltre al rischio di credito, la crescente operativit si strumenti finanziari, valute estere e merci ha indotto le
autorit di vigilanza a prevedere, ormai da tempo, requisiti patrimoniali per i rischi di mercato, che possono
essere determinato secondo metodologie diverse:
1. con riferimento al portafoglio di negoziazione:
a. rischio di posizione: possibilit di subire perdite conseguenti le oscillazione del corso degli
strumenti finanziari negoziati, a causa dellandamento generale del mercato o di un settore
specifico;
b. rischio di regolamento: legato alle transizioni in titoli, si manifesta quando la controparte,
alla scadenza del contratto, non adempie allobbligazione contrattuale;
c. rischio di concentrazione: posizioni di rischio relative al portafoglio di negoziazione ai fini di
vigilanza, superando il limite individuale fra di queste.
2. Con riferimento allintero bilancio:
a. rischio di cambio: derivante dalla possibilit di subire perdite per effetto di variazioni
avverse dei corsi delle valute;
b. Rischio di posizione su merci: origina dalle posizioni su merci connesse ad attivit e passivit
in bilancio e fuori bilancio.
Nelle banche sta assumendo una rilevante importanza il rischio operativo, cio il rischio di subire perdite
derivanti dallinadeguatezza o dal malfunzionamento di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure
da eventi esogeni . Le disposizioni di vigilanza impongono unadeguata dotazione patrimoniale a fronte del
rischio operativo, nel presupposto che esso possa costituire unimportante fonte di instabilit per le
banche, in ragione dellincremento delle dimensioni aziende, della complessit delle strutture
organizzazione e distributive, dellinnovazione finanziari, nonch del ricorso a schemi giuridici complessi
nellattivit operativa. Ai fini del rispetto del requisito patrimoniale per fronteggiare linsorgenza del rischio
operativo, la Banca dItalia prevede 3 metodi calcolo:
1. Metodo BASE (BIA) = si applica il coefficiente regolamentare (15%) alla media degli ultimi 3 anno del
margine di intermediazione considerato come un indicatore del volume di operativit della banca;

2. Metodo STANDARDIZZATO (TSA) = si applicano coefficienti regolamentari differenziati in funzione di


determinate linee di business in cui suddivisa lattivit aziendale;
3. Metodi AVANZATI (AMA) = determina lammontare quale misura calcolata dalla banca attraverso
lapplicazione di modelli basati su fati di perdita operativa ed altri elementi di valutazione dalla stessa
raccolti ed elaborati.
LIMITI ALLA CONCENTRAZIONE DEI RISCHI
Le regole in materia di concentrazione dei rischi sono mirate a salvaguardare la stabilit dellintermediario
bancario, limitando la concessione di finanziamenti di importo rilevante rispetto al patrimonio di vigilanza. I
limiti riguardano non solo le operazione creditizie mediante le quali la banca assicura al cliente il proprio
sostegno finanziario, ma anche i rischi assunti ad altro titolo nei confronti della medesima comparte:
qualsiasi altra forma di finanziamento e garanzia offerta alla clientela che comporti un rischio di cre dito.
La normativa definisce come grande rischio qualunque posizione di importo pari o superiore al 10% del
patrimonio di vigilanza e richiede che le banche, nel concedere un fido, si attengano a regole di
comportamento in grado di assicurare la possibilit di conoscere i grandi rischi, valutarne la qualit e
seguirne landamento nel tempo. Per quanto concerne il gruppo di banche, viene fissato un limite
individuale, in base al quale le banche devono contenere ciascuna di tali posizioni di rischio entro il limite
del 25% del patrimonio di vigilanza.
La normativa comunitaria ha poi posto dei limiti prudenziali per la detenzione di partecipazione in imprese
non finanziarie, semplificando il regime delle autorizzazioni all'acquisizione di partecipazione in sogg etti di
natura finanziaria e aggiornando la disciplina di vigilanza in relazione allevoluzione del contesto normativo
e operativo. Le nuove disposizioni di vigilanza, in vigore da giugno 11, prevedono due regole generali.
1. La Iregola, di natura quantitativa, prevede che lammontare del complesso delle partecipazione
detenute, unitamente agli investimenti in immobili, non deve eccedere lammontare del
patrimonio di vigilanza.
2. La IIregola, di natura quantitativa, trova applicazione con riferimento a due distinte fattispecie di
partecipazione:
a. le partecipazioni in soggetti di natura finanziaria e societ strumentali , previsto
lintervento autorizzativo della Banca dItalia solo nel caso in cui la partecipazione:
i. Superi il 10% del patrimonio di vigilanza consolidato del gruppo bancario
partecipante;
ii. Comporti il controllo/influenza notevole e limporto in cui si intende acquisire la
partecipazione sia insediate in Paese diverso da quelli appartenenti allUE ovvero
da quelli inclusi in un apposito elenco pubblicato dalla Banca dItalia.
b. Le partecipazioni in imprese non finanziari: sono stati determinati due limiti, che si
applicano solo alle partecipazioni qualificate (cio almeno pari al 10% del capitale della
partecipata, o che consentono di esercitare il controllo/influenza notevole):
i. Limite di concentrazione: consente agli intermediario bancari di acquisire
partecipazioni al capitale di una singola impresa o gruppo di imprese non finanziari
entro il limite del 15% del patrimonio di vigilanza;
ii. Limite complessivo: in base al quale il complesso delle partecipazioni non
finanziarie non pu superare il 60% del patrimonio di vigilanza.
CONTROLLI INTERNI
Le singole istituzioni creditizie predispongono un adeguato sistema di controlli interni che consente, da un
lato, una corretta percezione dei rischio e, dallaltro, unappropriata allocazione del capitale, cos da
favorire combinazioni efficienti di rischio e di rendimento nelle diverse attivit. Si possono individuare
alcune tipologie di controlli:
1. Controlli di linea, diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni.
2. Controlli sulla gestione dei rischi, che hanno lobbiettivo di concorrere alla definizione delle
metodologie di misurazione del rischio, verificare il rispetto dei limiti assegnati.
3. Attivit di revisione interna = volta ad individuare andamenti anomali, violazioni delle procedure e
della regolamentazione. Attivit svolta con continuit da strutture diverse e indipendenti, anche
attraverso verifiche in loco.
Sempre pi diffuso l'utilizzo dellinformation tecnology (IT), che permette il trattamento di unenorme

quantit di informazione ed necessaria per gestire realt complesse.


7.2.3 La vigilanza conoscitiva
Il TUB ha assegnato alla Banca dItalia il compito di monitorare attentamente tutta lattivit di gestione
delle banche, attraverso segnalazione periodiche e ogni altro dato e documento richiesto (art.51 TUB),
cos da percepire tempestivamente leventuale emergere di situazioni di difficolt e programmare
prontamente i necessari interventi richiesti dalle circostanze. La vigilanza informativa diviene quindi
fondamentale per la supervisione dellintermediazione finanziaria. Il nucleo centrale della vigilanza
informativa la matrice dei conti: un sistema di segnalazioni periodiche di tipo statistiche-contabili. Per
favorire inoltre forme di controllo di gestione e consentire utili confronti con il restante sistema, la BdI
trasmette poi periodicamente alle banche un flusso di ritorno elaborato sulla base delle segnalazioni
periodiche fornite dalle banche medesime.
Un ruolo fondamentale ovviamente ricoperto dallinvio del bilancio di esercizio, completo in tutte le sue
componenti.
La vigilanza ispettiva invece rappresenta il naturale completamento di quella informativa: essa la integra e
la completa consentendo di verificare lattendibilit dei dati segnalati, ma soprattutto di esaminare con
maggiore e migliore grado di dettaglio i profili qualitativi della gestione: gli aspetti organizzativi, la
professionalit del management e la correttezza dei suoi comportamenti.
Nota: ricorda che la BdI pu effettuare controlli ispettivi presso le banche italiane ele filiali di banche
comunitarie presenti sul territorio italiano, qualora le Autorit del paese di origine non li eseguano
correttamente.
7.2.4 La vigilanza protettiva
In vista di una prevenzione di situazioni di crisi delle istituzioni creditizie, vengono istituiti sistemi di
controllo (early warning systems) volti a evidenziare con anticipo il veri ficarsi di difficolt gestionali degli
intermediari e a fornire soluzioni adeguate.
CAPITOLO OTTAVO: I MERCATI
8.1 NATURA DEI MERCATI E LORO EFFICIENTE FUNZINONAMENTO
Al mercato finanziario spetta il compito di agevolare la raccolta delle risorse finanziarie eccedenti dagli
operatori (o settori) in surplus e la loro ridistribuzione agli operatori in deficit. Questo trasferimento di
mezzi finanziari pu avvenire direttamente o attraverso l'intervento di un intermediario finanziario ( di
solito una banca). Nel primo caso in cui offerenti e richiedenti fondi si incontrano direttamente si parla
intermediazione diretta. Nel secondo caso, vista la necessit dell'intervento di un terzo operatore si parla di
intermediazione indiretta. Affinch si possa realizzare intermediazione diretta vi deve essere la perfetta
coincidenza di interessi fra offerente e richiedente fondi rispetto alla natura del finanziamento, alla sua
durata ,alla remunerazione, al rimborso del capitale. Se si verificano queste condizioni l'offerent e
trasferisce mezzi finanziari al richiedente fondi contro cessione di uno strumento finanziario che
rappresenta il rapporto instaurato tra le parti. Tuttavia l'incontro tra le parti non sempre agevole: tale
rapporto si realizza quando si in presenza di strumenti finanziari caratterizzati da un elevata
standardizzazione nelle caratteristiche tecniche ed un elevata propensione a circolare tra i soggetti che
operano nei mercati. Il riferimento dunque agli strumenti finanziari pi tradizionali, quali i titoli di debito
e i titoli azionari. I mercati per per poter funzionare necessitano di strutture operative pi o meno
complesse e dell'intervento di intermediari ad hoc il cui compito principale consiste nell'agevolare
l'emissione e la successiva negoziazione di strumenti finanziari. Quindi il loro intervento sar necessario sia
nel mercato primario, dove hanno luogo le emissioni di strumenti finanziari, sia nel mercato secondario,
quello destinato alla loro successiva negoziazione. Il mercato primario svolge la funzione di finanziamento
degli emittenti di strumenti finanziari mentre il mercato secondario agevola gli investimenti e i
disinvestimenti dei mercati finanziari da parte dei risparmiatori, favorendone la liquidabilit.
L'emissione di strumenti finanziari pu avvenire secondo diverse modalit, in relazione alla struttura del
procedimento di emissione seguito dall'emittente o in base alle caratteristiche economico -tecniche degli
strumenti finanziari da emettere. Le pi note tecniche di emissione sono:
le aste per l'emissione dei titoli di stato,
collocamento di titoli di debito mediante l'intervento di consorzi di intermediari finanziari
appositamente costituiti,

le operazioni di aumento del capitale sociale per l'emissione di azioni.


Per quanto riguarda invece il mercato secondario, esso pu assumere diverse configurazioni in relazione
alla tipologia di contratti e strumenti negoziati e alle modalit di svolgimento delle negoziazioni; a tal
proposito possiamo distinguere tra:
mercati regolamentati, dove esistono modalit di negoziazione standardizzate e strutture
organizzative assoggettate a specifiche discipline
mercati non regolamentati e mercati dotati di differenti livelli di supporto tecnologico
all'effettuazione delle negoziazioni.
La teoria economica tende a valutare un mercato sulla base del suo grado di perfezione e di efficienza. Un
mercato considerato perfetto quando tutti i soggetti che vi operano dispongono di assoluta omogeneit
di informazioni. Ci significa che gli investitori devono avere tutti le stesse informazioni sugli strumenti
finanziari oggetto di scambio, cio non devono poter influenzare con il proprio intervento l'andamento del
mercato. Dalla definizione di mercato perfetto si evince la fondamentale importanza dell'informazione.
Nella realt per pressoch impossibile che impossibile che si verifichi la contemporanea manifestazione
delle condizioni di perfezione, questo perch non si ha un uniforme informazione tra tutti gli investitori dal
momento che non tutti sono in grado di avere alla totalit delle informazioni. Questa distribuzione non
uniforme dell'informazione da vita alla cosiddetta asimmetria delle informazioni che individua quella
situazione in cui le informazioni non sono distribuite in maniera omogenea e quindi vi saranno degli
investitori che godono di vantaggi rispetto ad altri. Il venir meno del concetto di mercato perfetto porta a
valutare il mercato sulla base del concetto di efficienza. Esso viene esaminato sotto due profili:
efficienza valutativa, che si ha quando il valore degli strumenti finanziari che in esso si formano
corrisponde al loro livello di reddittivit nel lungo periodo.
efficienza informativa, riscontrabile quando i prezzi degli strumenti finanziari si formano sulla base
delle informazioni su di essi disponibili.
Dunque i prezzi terranno conto delle aspettative che gli operatori hanno sull'evoluzione futura degli
strumenti finanziari stessi. Il mercato risulta pienamente efficiente dal punto di vista informativo
quando per un investitore, a parit di livello di informazione, impossibile conseguire dal proprio
investimento performance maggiori rispetto a quelle degli altri operatori. La consapevolezza che i
prezzi del mercato sono frutto delle aspettative degli operatori ha portato a privilegiare lo studio
dell'efficienza informativa. Possiamo distinguere tre differenti forme di efficienza informativa dei
mercati:
l'efficienza in forma debole, quando la sola conoscenza delle informazioni passate sui prezzi
degli strumenti finanziari e sul volume degli scambi in quel mercato non consentono ad un
investitore di migliorare la propria capacit di previsione sull'evoluzione futura dei prezzi degli
strumenti finanziari e di ottenere performance migliori rispetto a quelle degli altri operatori.
l'efficienza in forma semi-forte, il livello di informazioni in base al quale gli investitori
formulano le proprie aspettative sui prezzi degli strumenti finanziari dato dall'insieme di
tutte le informazioni di dominio pubblico.
l'efficienza in forma forte, gli investitori formulano le loro aspettative sui prezzi degli strumenti
finanziari tenuto conto di tutte le possibili informazioni, anche di quelle a disposizione degli
insiders ( coloro che pi da vicino conoscono l'effettiva situazione economico finanziaria
dell'emittente dello strumento finanziario. Quest'ultimo il livello di efficienza di qualit
massima riscontrabile in un mercato, infatti essendo l'informazione uguale per tutti per
definizione, questa non pu creare inefficienze nel mercato che potrebbero avvantaggiare
taluni investitori a scapito di altri.
8.2 I REQUISITI E LE CONDIZIONI DI EFFICIENTE ORGANIZZAZIONE DEI MERCATI
Il perseguimento delle condizioni di efficienza sopra richiamate necessita di una configurazione altrettanto
efficiente dell'assetto organizzativo del mercato. A tal proposito devono concorrere due requisiti:
1. che si possano riscontrare requisiti di efficiente funzionamento organizzativo di un mercato.

2. che il mercato abbia una struttura organizzativa tale da massimizzare il suo efficiente
funzionamento.
I requisiti di efficiente funzionamento del mercato sono i concetti di:
Spessore: tale caratteristica riscontrabile in qui mercati in si hanno ordini di acquisto o di vendita
di strumenti finanziari a prezzi prossimi a quelli negoziati in determinato istante. Quindi un mercato
dotato di spessore un mercato in cui agli investitori consentito di conoscere con immediatezza
le condizioni di domanda e di offerta degli altri investitori e di operare prontamente.
Ampiezza: questa attribuibile ad un mercato quando in esso gli ordini di acquisto e di vendita,
oltre ad avere prezzi prossimi a quelli correnti, sono anche di importo consistente.
Elasticit: un mercato elastico quando in grado di attirare un consistente numero di nuovi ordini
a seguito di temporanei squilibri tra domanda e offerta.
Per quanto riguarda le strutture organizzative assumibili da un mercato , esse posso possono presentarsi in
quattro modalit distinte:
il mercato a ricerca autonoma
il mercato di broker
il mercato di dealer
il mercato ad asta.
8.2.1 Il mercato a ricerca autonoma
Questa pu essere considerata la forma organizzativa pi elementare in quanto sono i singoli investitori che
vanno alla ricerca della controparte, supportando quindi tutti i costi relativi allo scambio degli strumenti
finanziari. Visto che la ricerca della controparte avviene senza intermediario quasi certo che si realizzi uno
scambi a condizioni tutt'altro che ottimali. Infatti a causa dei costi che l'investitore deve sostenere la ricerca
della controparte sar limitata a quella che soddisfa la maggior parte delle sue richieste. Quindi il prezzo al
quale avviene lo scambio dello strumento finanziario non pu certo essere individuato con il prezzo
perfetto.
8.2.2. Il mercato dei broker
In questa forma di mercato previsto l'intervento di una particolare categoria di intermediari ( i broker) che
dietro il pagamento di una commissione svolgono il compito di ricercare la controparte alla propria
clientela. Essi sono intermediari puri, il loro ruolo quello di agevolare e promuovere l'incontro tra soggetti
intenzionati a scambiarsi strumenti finanziari. I broker quindi non divengono contropartita diretta. Visto
che la remunerazione avviene solo all'effettiva conclusione dello scambio dello strumento finanziario, i
broker avranno convenienza ad operare solo in mercati in cui il volume delle contrattazioni realizzabili
rilevante. Nonostante l'intervento del broker , il soggetto intenzionato a negoziare non certo di trovare la
contropartita al proprio ordine di scambio o di acquisto perch il broker non garantisce l'esecuzione
dell'ordine. Quindi l'investitore anche ricorrendo al broker non sollevato dal rischio di mancata
esecuzione dell'ordine. In un mercato strutturato in trae vantaggio la qualit dei prezzi che risulta essere
superiore, almeno in linea di principio a quella che si viene a formare in un mercato a ricerca autonoma.
Tuttavia nemmeno in un mercato di questo tipo possibile trovare prezzi di elevata qualit poich questi
derivano sempre da una contrattazione bilaterale e non sono il risultato di un meccanismo di comparazione
tra tutte le potenziali controparti presenti nel mercato. molto importante inoltre, ai fini dell'efficiente
funzionamento del mercato, tenere in considerazione l'intervallo di tempo che intercorre tra la
trasmissione dell'ordine al broker e il momento della sua eventuale esecuzione. Maggiore tale intervallo e
maggiore sar il rischio che i prezzi in tale periodo possano cambiare diventando incompatibili con l'ordine
impartito dal cliente all'intermediario.
8.2.3 Il mercato dei dealer
Il dealer un intermediario che si pone come contropartita diretta di chi intende acquistare o vendere
strumenti finanziari, sollevando quindi il cliente dall'incertezza circa l'esecuzione del suo ordine ( differenza
con il broker). Infatti essendo il dealer un operatore che acquista in proprio dei titoli per rivenderli alla sua
clientela egli negozia direttamente assumendo una posizione in titoli. Per questo motivo tenuto a
costituire un magazzino, da quale attingere i titoli da consegnare al cliente, ed tenuto a dotarsi di liquidit

adeguata per far fronte al ritiro dei titoli che il cliente intende vendere. Il dealer opera indicando al cliente
due differenti prezzi:
uno pi basso al quale il dealer disposto ad acquistare gli strumenti finanziari
uno pi alto al quale disposto a vendere gli strumenti finanziari al cliente.
La differenza tra i due prezzi prende il nome di spread denaro-lettera . Esso rappresenta la remunerazione
per il rischio connesso al mantenimento della posizione in strumenti finanziari e costituisce il ricavo tipico
del dealer con il quale far fronte ai costi per l'effettuazione della propria attivit. Quan to pi ampio lo
spread tanto maggiore appare l'incertezza del dealer sulla futura negoziabilit dello strumento finanziario.
Affinch in questo mercato si possa assistere ad un considerevole miglioramento della qualit dei prezzi
necessario che all'interno del mercato sia possibile il confronto fra tutte le proposte formulate da ciascun
dealer in esso operante. Accanto alla figura del dealer spesso si accompagna quella di un altro
intermediario, il market maker, al quale viene affidato l'ulteriore compi to di garantire in via continuativa la
negoziabilit di determinati strumenti finanziari.
8.2.4 Il mercato ad asta
Il mercato ad asta caratterizzato per la sua attitudine a concentrare tutti gli ordini provenienti dagli
investitori permettendo la fissazione di un prezzo espressione dell'intera domanda e dell'intera offerta
presenti nel mercato in un determinato momento. Questa concentrazione di ordini pu avvenire sia
fisicamente sia con l'ausilio di supporti telematici. Il mercato ad asta pu essere visto come una evoluzione
di carattere organizzativo del mercato di broker. Si possono individuare due tecniche d'asta:
ASTA A CHIAMATA, in cui la fissazione del prezzo avviene chiamando uno per volta i titoli da
negoziare, attraverso questa procedura si arriva alla fissazione di un unico prezzo, qualitativamente
molto buono e molto prossimo al concetto di prezzo perfetto. Un risultato di questo tipo (prezzo
qualitativamente molto buono) si pu ottenere anche se l'asta a chiamata non comporta l'incontro
fisico degli intermediari benssi svolge in via telematica. L'asta a chiamata presenta comunque
due difetti , dovuti entrambi al carattere d'istantaneit dell'asta stessa:
o la circostanza che l'asta abbia luogo in un momento o in pi momenti lungo la seduta di
borsa determina una scarsa attitudine a soddisfare gli ordini che provengono in via
continuativa da soggetti che vogliono acquistare o vendere strumenti finanziari. Per
soddisfare la veloce esecuzione degli ordini che provengono dal mercato spesso si procede
con negoziazione al di fuori dell'asta , regolate con prezzi spesso differenti dal prezzo di
equilibrio formatosi al momento dell'asta.
o il prezzo che si forma durante questo tipo di asta non tiene conto di tutti i possibili nuovi
flussi di domanda e di offerta che potrebbero essere generati se gli investitori potessero
conoscere in tempo reale l'evolvere dell'asta stessa.
ASTA CONTINUA, in cui vengono parzialmente rimossi tali difetti, tale tecnica comporta la
formazione di prezzi ogni qualvolta sia possibile un incrocio di ordini di acquisto e di vendita
presenti nel mercato. Gli operatori non sono tenuti a ricorrere a negoziazioni al di fuori dell'asta. Il
conseguimento di tali vantaggi attraverso l'asta continua trova attuazione mediante il ricorso a
strumenti telematici in grado di diffondere in tempo reale l'evoluzione dei prezzi, di raccogliere gli
ordini presso gli investitori e di trasmetterli agli operatori in asta. Il principale svantaggio il non
poter disporre di un unico prezzo che soddisfi per intero la domanda e l'offerta in quanto i prezzi si
formano in via continuativa.
Si hanno quindi pi prezzi per ciascun strumento finanziario oggetto di negoziazione e la loro qualit risulta
inferiore rispetto a quella del prezzo di equilibrio che scaturisce dall'asta a chiamata. Essendo un evoluzione
del mercato di broker , nel mercato ad asta non vi la certezza che le quantit domandate e offerte all'asta
e i relativi prezzi siano destinati a combinarsi reciprocamente.
8.3 LEVOLUZIONE DELLASSETTO ORGANIZZATIVO DEI MERCATI DI STRUMETNI FINANZIARI
Inizialmente dato il livello al quanto limitato delle infrastrutture tecnologiche i mercati prevedevano la
concentrazione degli operatori in un luogo fisico nel quale avvenivano le negoziazioni. cosi che sono nate
le Borse Valori le quali, a seconda dell'esperienza maturata nei rispettivi paesi d'origine, hanno assunto la
veste di borse private (regno unito e stati uniti) o di istituzioni pubbliche (Europa continentale). In

mancanza di strutture in grado di trasmettere velocemente e a costi contenuti le informazioni necessarie a


realizzare lo scambio di strumenti finanziari, non vi poteva essere nessuna struttura di mercato alternativa
al modello dell'accentramento degli scambi in un unico luogo considerato il mercato ufficiale di borsa. Al
di fuori di tale mercato, lo scambio di strumenti finanziari poteva realizzarsi solo attraverso l'intervento di
operatori su base telefonica, identificando cosi mercati over the counter (OTC).
In relazione alle forme organizzative adottate i mercati sono classificabili in:
mercati order driven in cui il prezzo scaturisce dal fluire degli ordini da parte dei compratori e dei
venditori.
mercati quote driven in cui il prezzo quello proposto dall0intermediario ed eventualmente
accettato dai potenziali compratori e venditori.
La tecnologia ha quindi portato i mercati verso modalit di contrattazione basate sull'attivazione di circuiti
telematici in concorrenza fra loro. Si sono quindi venuti a realizzare modelli di mercato che accanto ai vari
mercati ufficiali nazionali hanno visto svilupparsi sistemi di scambi alternativi, istituiti e organizzati per lo
pi da intermediari finanziari. Quindi si realizzato un quadro in cui i mercati ufficiali potevano essere sia di
istituzione pubblica che privata e accanto ad essi sono venuti a coesistere sistemi di negoziazione alternativi
per lo pi di iniziativa privata. Nasce il concetto privatistico di mercato, inteso come impresa che offre
servizi di negoziazione come un'altra qualsiasi attivit imprenditoriale. In questa ottica quind i la
partecipazione al capitale sociale aperta a chiunque voglia diventare socio dell'impresa mercato. Tale il
mercato un'impresa e come tale assoggettato a regole economiche: ha una struttura di ricavi e costi, deve
agire in condizioni di efficienza in senso generale ma anche specifico. Gli azionisti delle societ di gestione
dei mercati possono essere anche operatori non finanziari che investono in questa societ sulla base di
considerazione di rischio-investimento come per qualsiasi altro investimento.
8.3.1 Il mercato regolamentato e i mercati alternativi
Il legislatore comunitario ha definito i concetti di mercato regolamentato e mercati ad esso alternativi,
promuovendo la concorrenza tra i mercati regolamentati e le varie forme di mercati alternati vi al fine di
assicurare maggiore trasparenza ed efficienza nelle modalit di formazione dei prezzi e nell'insieme di
procedure denominate di post-trading. La direttiva Mifid ha definito il mercato regolamentato e codificato
altre due categorie di mercati alternativi:
Mercato regolamentato: definito come sistema multilaterale amministrato e gestito dal gestore di
mercato che consente e facilita l'incontro di interessi multipli di acquisto o di vendita di terzi di
strumenti finanziari in modo da dar luogo a contratti relativi a strumenti finanziari. Questi contratti
devono essere giuridicamente vincolati.
Sistema multilaterale di negoziazione: definito come un sistema multilaterale gestito da un
'impresa d'investimento. Si tratta quindi di un sistema multilaterale in cui tutti gli operatori
interessati allo scambio di strumenti finanziari possono agire nel rispetto delle regole definite dagli
organizzatori del mercato in modo certo e non modificabile discrezionalmente, tali da portare alla
conclusione di un contratto.
Internalizzatore sistematico: definito come piattaforme di negoziazione gestite da intermediari
abilitati, che compensano al loro interno gli ordini di acquisto e di vendita ricevuti.
Tuttavia a fronte dell'aumento del livello di concorrenza tra mercati e di un pi efficiente processo di price
discovery si assiste ad una frammentazione delle negoziazioni fra pi mercati. Ci porta quindi ad una
pluralit di prezzi che talvolta mina il pi generale concetto di efficienza dei mercati.
8.3.2 Lattivit di post trading
L'attivit di post-trading costituita da un insieme di procedure quali in primo luogo il clearing e il
settlemen. Questo insieme di procedure costituisce un necessario e fondamentale completamento
dell'attivit di negoziazione. L'attivit di negoziazione deve quindi trovare la sua necessaria conclusione in
un efficiente meccanismo di riconoscimento e di assolvimento degli obblighi contrattuali assunti.
se il trading costituisce la facaita dell'edificio il post-traiding rappresenta la sua infrastruttura idraulica,
non visibile a prima vista ma indispensabile per la vita quotidiana del palazzo e soprattutto capace di
provocare disastri gravissimi in caso di malfunzionamento
(Ma rco Ona ldo, a utorevole s tudioso dei mercati e del loro funzionamento) .

Quanto pi un mercato in grado di garantire rapidit e sicurezza nel regolamento delle operazioni tanto
pi elevata la sua capacit di attrarre un volume di scambi.
Come noto il rischio tipico di ogni contratto l'incapacit di uno dei contraenti di adempire alle obbligazioni
assunte. A seconda delle modalit e dei tempi di manifestazione dell'inadempienza si soliti separare:
rischio di liquidit. Se infatti, un contraente non fosse in grado di adempiere alla sua obbligazione
nei tempi previsti ma di essere in grado di farlo in un momento successivo, la controparte
adempiente assoggettata al rischio di liquidit dal momento che si trova ad essere
momentaneamente priva delle disponibilit sulle quali faceva affidamento.
rischio di credito. Nel caso invece in cui un contraente non sia in grado di adempiere alle sue
obbligazioni in quanto non ha alcuna certezza di disporre de i mezzi necessari al regolamento delle
transazioni effettuate , la controparte adempiente assoggettata al rischio di credito.
Quando ha luogo il regolamento di un operazione in titoli le parti coinvolte nell'operazione assumono al
tempo stesso una posizione di debito e di credito. La parte che ha venduto titoli creditrice di denaro e
debitrice di titoli e la parte che ha acquistato titoli e creditrice di titoli e debitrice di denaro. Con riferimento
alla manifestazione dell'incapacit di una delle parti di adempire alla propria obbligazione, il rischio a cui
sottoposta la controparte mutua sostanzialmente se tale manifestazione avviene nel momento in cui
dovrebbe aver luogo lo scambio dei titoli contro il denaro o in un momento precedente.
1. Nel primo caso si dice che la controparte adempiente assoggettata al rischio di capitale, cio deve
adempire ai propri impegni senza ricevere la controprestazione pattuita.
2. Nel secondo caso si dice che essa assoggettata al rischio di mercato, in quanto il co ntratto dovr
essere sostituito con un altro contratto a condizioni di prezzo presumibilmente differenti.
Poich nel caso delle transazioni nei mercati degli strumenti finanziari la liquidazione dei contratti avviene ,
spesso, attraverso vari sistemi di compensazione delle ragioni di debito/credito, evidente che l'eventuale
inadempimento di uno o pi contraenti potrebbe propagarsi secondo un effetto domino all'interno del
mercato finanziario. Tale eventuale propagazione prende il nome di rischio sistemico. Possono essere
attuati diversi interventi per favorire la riduzione dei rischi connessi alla liquidazione e al regolamento delle
operazioni effettuate nei mercati finanziari. A tal proposito parliamo della clearing house , questa agisce
come controparte centrale interponendosi tra le parti del contratto. Le attivit di post-trading, infine, si
completano con la custody, ossia l'attivit di custodia degli strumenti finanziari oggetto di negoziazione.
Questa attivit ha rappresentato un importante passaggio nella razionalizzazione e nell'incremento
dell'efficienza e della sicurezza di tutto il post-trading, soprattutto se accompagnata al fenomeno della
dematerializzazione dei titoli ( il trasferimento dei titoli fra le parti ha luogo attraverso forme di
scritturazione contabile).
CAPITOLO DECIMO: I RISCHI NELLATTIVITA DINTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
10.1 IL RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito il rischio di deterioramento inatteso del merito creditizio del soggetto debitore al quale
stato erogato un finanziamento. Se a seguito del deterioramento del merito creditizio emerge la
consapevolezza che il creditore non rientrer pi in possesso di parte o di tutte le somme prestate , si
configura il rischio di credito.[guardare formula a pag370, non trascrivibile]. Un deterioramento del
merito creditizio aumenta la probabilit di insolvenza del debitore , provocando automaticamente un
aumento del premio al rischio e conseguentemente una riduzione del valore di mercato del prestito. Si
parla di rischio di credito in quanto la variazione , in senso negativo, del merito creditizio inattesa. Il
rischio di credito si manifesta laddove la valutazione sul merito creditizio della controparte effettuata al
momento dell'erogazione si riveli a posteriori errata. A questa tipologia di rischio stanno ponendo
particolare attenzione gli intermediari finanziari e le autorit di vigilanza. In questo senso, un contributo
molto importante viene dalle societ di rating che sono specializzate nel misurare il merito creditizio e che
hanno l'obbligo di valutare l'affidabilit creditizia di singole aziende , di debiti specifici o di uno stato.
Questa valutazione avviene esprimendo un voto che indica il premio al rischio da richiedere per consentire
il trasferimento di fondi all'affidato. All'aumentare del rating (la valutazione) diminuisce la probabilit di
insolvenza da parte della controparte e quindi il premio per il rischio da richiedere. Al fine di misurare gli
effetti di una modifica del merito creditizio sulla solvibilit de l finanziato ma anche sulla solidit
dell'intermediario erogatore si soliti stimare la perdita attesa ( EL) , per la sua determinazione

necessario stimare tre grandezza :


1) EAD-exposure at default: si tratta dell'esposizione in caso di insolvenza, ossia dell'ammontare delle
somme erogate al netto di eventuali rimborsi gia effettuati dal debitore al quale va aggiunta l'entit di
eventuali opzioni in capo alla controparte.
2) PD-probability of default: si tratta della probabilit che il debitori si riveli inadempiente nell'arco di
tempo considerato.
3) LGDR-loss given default rate: si tratta della quota parte delle somme erogate che l'intermediario
finanziario si attende di non incassare in caso di inadempienza. Per definizione si tratta del
completamento a 1 del tasso di recupero atteso in caso di default. Il tasso di recupero atteso anche
detto valore presumibile di realizzo.
La perdita ATTESA quindi coscalcolabile: EL=EAD*PD*LGDR. Stimando il valore della perdita attesa il
creditore si cautela da possibili impatti negativi sulla propria gestione operando dei corrispondenti
accantonamenti di fondi. Quando invece la perdita sul valore dei crediti dovesse risultare inattesa il
creditore deve cautelarsi costituendo opportune e congrue riserve patrimoniali. Un modo per ridurre la
probabilit che si verificano perdite inattese dato dallo strumento della diversificazione dei soggetti
debitori che permette di ridurre la correlazione del portafoglio. infatti noto che il rischio di un portafoglio
finanziario ben diversificato inferiore sia alla media ponderata dei singoli rischi presenti nel portafoglio sia
al rischio associato all'attivit meno rischiosa del portafoglio. Quindi attraverso la diversificazione
possibile ottenere una riduzione del rischio. Il rischio dato da due componenti; il rischio specifico dello
strumento finanziario e il rischio sistemico, legato alla normale oscillazione del mercato influenzato. Inoltre
il rischio di credito di un portafoglio non uguale alla somma dei rischi relativi alle attivit componenti il
portafoglio stesso, in quanto fra l'andamento delle diverse attivit in portafoglio esiste una correlazione-.
Essa definita da un coefficiente di correlazione( indica la misura in cui due variabili sono collegate fra di
loro , ossia nel caso di strumenti finanziari indica la tendenza a muoversi in sincronia). In periodi di forte
crisi la correlazione tende ad aumentare perch l'interrelazione tra i diversi settori ed economie molto pi
forte. Possiamo affermare che la distribuzione del rischio di credito non normale ossia non si configura
come una distribuzione simmetrica. Altro fattore da considerare quando si parla di rischio di credito
l'orizzonte temporale di riferimento. Normalmente le istituzioni finanziarie prendono come riferimento
l'orizzonte temporale di un anno soprattutto per motivi di semplicit gestionale. Per definizione la
probabilit che un soggetto si riveli insolvente in un dato momento futuro aumenta all'aumentare
dell'orizzonte temporale considerato. Altro concetto molto importante quello di intervallo di confidenza.
Un intervallo di confidenza del 99% vuol dire stimare in via prudenziale una misura di perdita potenziale
tale da consentire una copertura delle perdite effettive che dovrebbero rivelarsi in 99 casi 100 inferiori alla
perdita stimata.
10.2 IL RISCHIO DI MERCATO
Viene associato alle oscillazioni dei prezzi di mercato di attivit e strumenti finanziari. Esso indica la
possibilit di ottenere delle perdite di valore su strumenti finanziari a seguito divariazioni inattese di
variabili di mercato come il tasso d'interesse, il tasso di cambio, il valore delle azioni. Il rischio di mercato
nell'ultimo decennio ha avuto un importanza sempre pi crescente , influenzato dal processo di
securitization degli strumenti finanziari e dall'enorme diffusione degli strumenti finanziari derivati. Il primo
fenomeno rappresentato dalla trasformazione di strumenti finanziari storicamente illiquidi in strumenti
finanziari con pi grado di liquidit che sono diventati oggetto di negoziazione in mercati secondari ad hoc.
[ u esempio noto e dagli effetti ex-post incontrollabili quello della securitization dei muti subprime, ossia
muti concessi dalle banche americane a clienti con scarso merito creditizio vista la mancanza di
un'adeguata reddittivit prospettica. Questi mutui sono stati concessi a fronte dell'applicazione di tassi
d'interesse superiori rispetto alle normali condizioni del mercato del credito. Le banche commerciali che
avevano nel portafoglio mutui di questo tipo hanno ceduto tali loro crediti alle investiments banks che li
hanno a loro volta trasformati in strumenti finanziari pi complessi che hanno poi trovato collocazione sul
mercato. Poi la modifica di un fattore di mercato ha portato i prenditori di mutui subprime ad essere in
difficolt nel pagamento e a diventare insolventi. Questo a provocato un effetto a domino sui detentori
finali degli strumenti finanziari collocati sul mercato, in quanto gli intermediari che avevano immessi questi
strumenti non potendo corrispondere gli interessi pattuiti e procedere al rimborso dei prestiti in scadenza
sono divenuti insolventi in numero sempre maggiore. L'altro fenomeno che ha suscitato interesse verso il

rischio di mercato la diffusione di strumenti derivati, strumenti finanziari il cui valore deriva dalle attivit
finanziarie sottostanti a cui sono collegati. Inoltre il rischi di mercato pu essere distinto in base alle
variabili che determinano la perdita di valore di attivit finanziarie, si parla appunto di altre tipologie di
rischio quali il rischio di tasso d'interesse , il rischio di cambio e il rischio di liquidit.
10.2.1 Il rischio di tasso dinteresse
E generato dalle variazioni dei tassi d'interessa che possono causare perdite o comun que minori margini di
guadagno. Nel caso di un intermediario creditizio una diminuzione del tasso d'interesse obbliga
l'intermediario a pagare un tasso d'interesse pi elevato sulle somme prese a prestito rispetto a quello di
mercato ma allo stesso tempo aumenta il valore delle attivit finanziare in quanto l'intermediario ottiene
una remunerazione in termini di tasso d'interesse superiore rispetto alle normali condizioni di mercato. Il
fatto che il valore delle attivit finanziarie aumenta al diminuire del livello del tasso corrente di mercato (e
viceversa) ci si riflette nel prezzo di tali attivit finanziarie per ci si parla di rischio di prezzo. Inoltre nel
caso di un intermediario finanziario , squilibrio fra le scadenze del suo attivo e del suo passivo comporta un
rischio di reinvestimento . Esso collegato al fatto che la durata delle attivit dell'intermediario deve essere
coerente con la durata delle passivit , per fare in modo che le variazioni dei fattori di mercato non possano
generare perdite nel gap temporale generato. La misurazione dell'esposizione al rischio di tasso d'interesse
pu avere due approcci, uno di tipo reddituale (repricing gap) e uno di tipo patrimoniale ( duration gap). Nel
primo caso si analizza lo stato patrimoniale dell'intermediario finanziario e si suddividono le attivit e le
passivit in sensibili e non sensibili alle variazioni dei tassi d'interesse entro l'orizzonte temporale prescelto.
L'impatto sul margine d'interesse per l'intermediario determinato dalle variazioni del tasso d'interesse
pari alla variazione del tasso d'interesse moltiplicata per il cosiddetto repricing gap G, pari alla differenza fra
le attivit e le passivit sensibili. Negli ultimi anni c' stata una progressiva diffusione del secondo
approccio, il duration gap. Esso si focalizza sulla variazione del valore di mercato delle poste in seguito alla
variazione dei tassi d'interesse.
10.2.2 Il rischio di cambio
Il rischio di cambio rappresentato dal rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi
delle divise estere su tutte le posizioni detenute da un intermediario finanziario, come pure da qualunque
altro operatore economico. La gestione del rischio di cambio affrontata con un approccio simile al rischio
di tasso d'interesse, seguendo quindi l'analisi dei gap periodali e cumulati( se il gap negativo
l'intermediario trae vantaggio da un deprezzamento del tasso di cambio, al contrario l'intermediario verr
penalizzato dalla diminuzione del livello del tasso di cambio). Negli anni recenti il mercato dei cambi pu
dirsi caratterizzato da due fenomeni; da un lato si assistito ad un incremento della volatilit dei rapporti di
cambio e dall'altro , grazie all'adozione dell'euro ad una concentrazione su un numero pi ristretto di valute
di riferimento nelle transazioni commerciali.
10.2.3 Il rischio di liquidit
Il rischio di liquidit e il rischio derivante dall'incapacit dell'intermediario finanziario di far fronte ai deflussi
di cassa attesi e inattesi. Con tale espressione quindi si indica il funding liquidity risk, ossia il rischio di
incorrere a dei costi per il reperimento immediato di liquidit sul mercato. In generale gli intermediari
mantengono in portafoglio solo una piccola percentuale di liquidit, utile all'attivit ordinaria. Questo
perch la liquidit in portafoglio non matura alcun interesse. Un intermediario finanziario che necessita
improvvisamente di liquidit e non ha abbastanza contante in portafoglio pu rivolgersi al mercato e quindi
aumenta le sue passivit a breve, oppure pu smobilizzare le attivit in portafoglio. A volte per lo
smobilizzo di ingenti quantit di uno strumento finanziario comporta una significativa riduzione del prezzo
di vendita. In tal caso si parla di market liquidity risk. Il rischio di liquidit di primaria importanza, in
quanto una situazione di illiquidit pu causare la chiusura dell'attivit dell'intermediario finanziario.
Nonostante tale drastico effetto sulla sopravvivenza dell'intermediario , ad oggi non esistono metodologie
di misurazione robuste e condivise del grado di liquidit.alla luce della recente crisi finanziaria , le autorit
di vigilanza dei vari paesi hanno richiesto alle banche di dotarsi di norme, procedure e sistemi specifici per il
monitoraggio continuo della posizione finanziaria netta e di dotarsi di un apposito piano di emergenza per
far fronte ad eventuali crisi di liquidit , sia specifiche che sistemiche. Considerando il funding liquidity risk
al fine di monitorare la liquidit strutturale gli intermediari finanziari adottano le cosiddette regole di
trasformazione delle scadenze e al fine di monitorare la liquidit operativa si avvalgono di pi metodologie
riconducibili a queste tre categorie: -modelli basati sugli stock; -modelli basati sui flussi di cassa; -modelli

ibridi. I modelli basati sugli stock misurano il volume delle attivit finanziare prontamente liquidabili; si
osservano dei semplici indicatori di tipo patrimoniale, quali ad esempio il cash capital position. In tal modo ,
nel caso in cui si verifichi uno shock di liquidit nel mercato, attraverso il modello del capital position viene
valutato se le attivit a breve e costituibili a garanzia riescono a coprire le passivit a b reve e le passivit
non core del proprio business. Tale approccio utilizza,variabili stock di stato patrimoniale che portano ad
un'alisi statica. Per passare ad un'analisi dinamica occorrono modelli che utilizzano dei flussi finanziari in
grado di reagire alle mutevoli condizioni di mercato. Questi modelli dinamici confrontano i flussi di cassa
futuri in entrata ed in uscita raggruppano le due metodologie precedenti. Si sommano i flussi di cassa futuri
effettivi ed i flussi che potrebbero essere ottenuti attraverso l'utilizzo delle attivit stock facilmente
liquidabili. La soma identifica l'ammontare del rischio di liquidit. La recente crisi finanziaria ha evidenziato
quanto il rischio di liquidit sia fondamentale e quanto possa estendersi rapidamente anch e ad asset class
tradizionalmente considerate di facile smobilizzo.
10.3 IL RISCHIO OPERATIVO
Il rischio operativo definito come il rischio di subire perdite derivanti dall'inadeguatezza o dalla
disfunzione di procedure a seguito dell'operare del personale e in genere delle risorse umane,a seguito del
mal funzionamento di sistemi e procedure interne o a seguito della manifestazione di eventi esogeni.
Questa tipologia di rischio radicalmente diversa dalle tipologie di rischio prima affrontate in quanto s i
tratta di un rischio puro(rischio non assicurabile in quanto comporta solo perdite, inoltre imprevedibile in
quanto il verificarsi dell'evento dannoso determinato esclusivamente dal comportamento di chi ne
subisce le conseguenze. Tuttavia possibili rischi operativi insorgono a causa di circostanze che
l'intermediario potrebbe evitare attraverso l'adozione di idonee procedure e nel rispetto delle varie
disposizioni normative e regolamentari. Il rischio operativo difficile da identificare, inoltre m olto
complesso da misurare e prezzare, e per esso non esiste un mercato dove trasferirlo perch non esistono
strumenti efficaci di copertura. Possono essere cause di rischio operativo anche le frodi , le violazioni di
regole e procedure interne. Per ridurre il pi possibile le perdite derivanti da comportamenti scorretti da
parte del personale indispensabile assegnare ai dipendenti delle responsabilit e un ruolo ben definito
all'interno dell'intera struttura organizzativa e allo stesso tempo disporre di un efficace processo di controlli
interni. Infine, per quanto riguarda l'accadimento di eventi esogeni, possono essere portati come esempio
improvvisi mutamenti regolamentari e fiscali. L'insorgenza di perdite di tipo operativo in grado di
danneggiare il rapporto di fiducia con la clientela, con conseguente perdita di reputazione e riflessi negativi
anche sull'andamento gestionale dell'intermediario.

También podría gustarte