16 Tsipras che attraversa lEuropa per ricordare ai suoi leader che le democrazie non sopravvivono se non sanno promettere altro che stagnazione, povert e debiti, che lausterit senza progetto confligge con le promesse delle costituzioni, non pi radic ale del Presidente appena eletto. La Repubblica, 8 febbraio 2014 Il paradosso nel quale la crisi ci ha catapultato far apparire rivoluzionario il linguaggio dei diritti sociali. Tsipras che attraversa lEuropa per ricordare ai suoi leader che le democrazie non sopravvivono se non sanno promettere altro che stagnazione, povert e debiti, che lausterit senza progetto confligge con le promes se delle costituzioni, non pi radicale del Presidente appena eletto. La democrazi a , essa, radicale. I leader che la impersonano non devono far altro che ricordar lo. Un promemoria che ci tenga svegli, disposti ad accettare di mettere in soffi tta il discorso dei diritti, aspettando tempi migliori. E chi stabilisce quando i tempi saranno migliori? Rimuovere gli ostacoli alla nostra libert e eguaglianza un lavoro delloggi, non di un futuro indefinito. Da quando le societ hanno deciso di rinunciare alla violen za e di immettersi nel cammino della persuasione, lo slogan di battaglia ha rive stito i panni dei diritti fondamentali e delle promesse costituzionali. Non ha p erso radicalit, ne ha anzi acquistata se vero che pronunciarli fa apparire radica le un moderato. Gli istituti di ricerca che misurano lo stato della democrazia nei Paesi occiden tali segnalano un declino di fiducia dei cittadini nella capacit dei governi di d eterminare in meglio le sorti economiche dei loro Paesi. La crescita della corru zione e la perdita di legittimit dei partiti politici completano questo quadro pi uttosto negativo. Evidenze empiriche, scrive Larry Diamond, di un decennio micid iale di declino progressivo nellattrazione verso la democrazia . Decadenza, stagnaz ione, sfiducia rendono i governi occidentali perfino deboli competitori dei regi mi autoritari, adagiati nella pratica del balbettio negativo del non possumus, q uasi a sperare che i loro cittadini si adattino allidea che diritti e principi de bbano essere messi in deposito e non possano essere usati oggi. Sembra che il li nguaggio dei diritti e dei principi costituzionali non si adatti ai tempi di cri si, che sia un lusso da rinviare a tempi migliori. Il pudore nelluso di questo li nguaggio un indice della crisi che avvilisce le nostre societ poich sconfessa nell a pratica quel che la democrazia promette: che i diritti siano guida del governo della vita materiale e dei bisogni. I diritti non sono sogni di visionari. Il linguaggio dei diritti il grano di utopia pragmatica del quale le societ liber e hanno bisogno affinch la politica non diventi una fotografia della stagnazione e i cittadini non vedano nello status quo lunico orizzonte possibile. Nel suo dis corso di insediamento, il Presidente Sergio Mattarella ha reiterato, quasi a far ne una litania, gli articoli della Costituzione. Sussiste oggi lesigenza di confer mare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignit sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libert e leguaglianza. Il bisogno di confermare quel patto a noi stessi per primi, di leggere a voce alta quellArticolo 3 che, a valutare lo stato della giustizia sociale, sembra pi che u na promessa una favola bella. E il Presidente lo ha letto proprio pensando che v iviamo in un tempo di crisi, presentandolo come un volano per reagire. La politi ca che ci promette di trattare tutti e tutte con dignit di liberi e uguali non un a politica dei sogni; una politica realistica, dotata di una bussola sicura e ca pace. Impegnarsi a togliere gli ostacoli che limitano la nostra libert e eguaglia nza vuol dire imprimere una svolta alla politica dellausterit, cambiare rotta e se guire le coordinate delle eguali opportunit.