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Tecnica colturale
Stefano Musacchi
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l.
I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono
riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono
state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da
agenzie fotografiche.
coltivazione
Tecnica colturale
Introduzione
Negli ultimi anni la tecnica colturale del pero ha subito notevoli
innovazioni, le quali hanno determinato cambiamenti che hanno
portato a un aumento della produzione: aumento che avvenuto
nel pieno rispetto dellambiente e del miglioramento della qualit e
della salubrit dei frutti. Di seguito verranno descritte le principali
tecniche colturali: preparazione del materiale di moltiplicazione, impianto del frutteto, concimazione, irrigazione, potatura e raccolta.
ro
albe
La marza
nta
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io
la ch
La saldatura di innesto
Il portinnesto
diventa
il sistem
92
a radica
le
tecnica colturale
Tipologie di innesto
I tipi dinnesto adottati e noti sono numerosi (fino a 200). Per semplicit possiamo raggrupparli rispetto alla forma, allepoca e allo
stadio di sviluppo in cui linnesto si esegue.
In base alla forma:
per approssimazione. Pratica realizzabile solo tra piante contigue, in quanto si deve asportare un tratto di corteccia a entrambi i soggetti, per mettere allo scoperto i rispettivi cambi
che dovranno combaciare con esattezza;
a gemma (occhio o scudetto). Si pratica prelevando dalla
pianta madre un pezzo di corteccia, comprendente una gemma a forma di scudetto, che viene inserito sotto la scorza del
soggetto previo idoneo taglio a T, oppure viene prelevato, con
un taglio obliquo, uno scudetto, comprendente una porzione di
corteccia e legno, che viene inserito in una incisione omologa
sul portinnesto (chip budding);
a marza. Si esegue utilizzando una porzione di ramo, generalmente di unanno di et, recante due o tre gemme, che viene
inserita nel portinnesto. Linnesto pi diffuso detto a triangolo; si tratta di un particolare innesto a incastro nel quale la base
della marza tagliata secondo due piani convergenti in modo
da assumere una forma triangolare.
In base allepoca:
fine inverno. Viene impiegato materiale prelevato durante linverno in grado, avendo gi soddisfatto il fabbisogno in freddo,
di vegetare subito dopo lattecchimento dellinnesto;
maggio-giugno (innesto vegetante). Il materiale per linnesto
viene prelevato in inverno e conservato in condizioni di basse
temperature e alta umidit per evitarne il disseccamento;
luglio-settembre (innesto dormiente). Si tratta di innesti effettuati con materiale fresco, prelevato appena prima dellinnesto,
Differenziazione
del cambiforme
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coltivazione
Obiettivi dellinnesto
che non ha ancora soddisfatto il fabbisogno in freddo e che, dopo linnesto, resta dormiente fino alla primavera successiva.
In base allo stadio di sviluppo. Completamente lignificato, parzialmente lignificato (semilegnoso), erbaceo quando i bionti sono
formati da germogli erbacei.
Oltre ai criteri sopra indicati possibile classificare gli innesti in
base allet delle piante che si innestano e alla posizione della
marza sul soggetto.
Nei vivai industriali, per linnesto del pero, sono generalmente
impiegate la tecnica del chip budding, linnesto a triangolo e linnesto a macchina. Questultimo si attua attraverso lesecuzione
di tagli omologhi sui due bionti sagomati in modo da consentirne lincastro. I due bionti, data la tipologia dellinnesto, devono
essere per quanto possibile isodiametrici.
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Macchina innestatrice
tecnica colturale
Disaffinit dinnesto
Le definizioni di disaffinit di innesto sono molteplici, ma quella
pi significativa stata proposta nel 1988 da Feucht il quale descrisse la disaffinit come un fenomeno di prematura senescenza
dellalbero causato da processi fisiologici e biochimici anomali.
Occorre ricordare anche gli studi di Garner nel 1979, che defin la
disaffinit di innesto come lincapacit di formare una forte unione, oppure come lincapacit di una pianta innestata di crescere
normalmente o ancora come la prematura morte della pianta innestata. Questi fallimenti sono correlabili a differenze fisiologiche
tra portinnesti e cultivar.
I sintomi della disaffinit dinnesto si presentano in modo diverso
da specie a specie, e in generale quelli endogeni normalmente
precedono la manifestazione di quelli esogeni. Inoltre il floema
sembra essere normalmente pi danneggiato dello xilema. Di seguito vengono riportati i principali sintomi individuati da vari autori
nella disaffinit dinnesto.
Sintomi endogeni. Nellanalisi dei sintomi endogeni della disaffinit di innesto nelle piante arboree possibile riscontrare una
eccessiva suberizzazione e ispessimento della corteccia dovuti a
una eccessiva produzione di tubi cribrosi, a una scarsa produzione di tracheidi e a un accumulo di tannini indicati da una colorazione scura della corteccia e da una ondulata conformazione delle cerchie annuali con formazione di necrosi. Nelle unioni disaffini
il cambio neoformato va incontro a un anormale funzionamento
con produzione di parenchima al posto di xilema. In altri casi non
si ha la formazione di connessioni e i tubi cribrosi collassano e
lignificano. stato evidenziato anche un anormale accumulo di
composti fenolici nella zona dellinnesto e in particolare di epicatechina.
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ne considerata come il pi evidente sintomo di disaffinit. Il caso
della disaffinit dinnesto tra pero e cotogno riconducibile alla
tipologia localizzata in cui il diretto contatto tra i bionti porta alla
traslocazione di tossine prodotte da uno dei due genotipi e molti
Autori considerano questi metaboliti come la causa della disaffinit. Tali sostanze appartengono al gruppo dei glucosidi cianogeni, presenti in molte specie (circa 1000) e derivati da differenti
aminoacidi. Il meccanismo dazione di questi composti stato
descritto per le combinazioni Pyrus communis (pero europeo)/
Cydonia oblonga (cotogno). Come spiegazione alcuni Autori indicavano la presenza di un glucoside cianogeno (la prunasina)
che, prodotto dal soggetto Cydonia oblonga, veniva traslocato
nel nesto (Pyrus communis) ed entrava in contatto con enzimi
(-glucosidasi e mandelonitrile-liasi) che lo demolivano liberando una molecola di glucosio, aldeide benzoica e acido cianidrico; questultimo, tossico per le cellule, ne causava la morte,
provocando disordini nellattivit cambiale, con la conseguente
comparsa dei sintomi della disaffinit. Secondo diversi Autori le
cultivar di Pyrus communis che sono affini con Cydonia oblonga
contengono enzimi capaci di degradare la prunasina prima che
questa venga idrolizzata, evitando la formazione di cianuri. In
altri casi stato ipotizzato che le cultivar affini siano in grado di
detossificarsi sia dai cianuri sia dalla aldeide benzoica.
Dal punto di vista pratico la disaffinit dinnesto, nel pero, viene
superata con la tecnica dellinnesto intermedio che consiste nellinterposizione di un terzo bionte affine sia con la cultivar disaffine, sia con il portinnesto cotogno.
WILLIAM
William
-glucosidasi
HCN
Cotogno MC
Prunasina
QUINCE C
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tecnica colturale
Per questo motivo quando si devono innestare su cotogno cultivar disaffini come Kaiser e William occorre utilizzare Butirra Hardy
o altre cultivar affini come intermedio.
Per evitare, in questi casi, lallungamento del ciclo produttivo a
tre anni, si ricorre alla tecnica della doppia marza che permette di
ottenere piante trimembri in due anni. La doppia marza pu essere ottenuta in due modi: utilizzando linnesto a macchina con un
incastro a V per unire lintermedio e la cultivar oppure innestando
a chip budding con la cultivar disaffine astoni di un anno di et
dellintermedio, da cui poi verranno prelevate le doppie marze.
In entrambi i casi la marza bimembre viene innestata a febbraiomarzo con linnesto a triangolo.
Ottenimento dei portinnesti
La quasi totalit dei portinnesti utilizzati per le pomacee di origine clonale. Il pero (Pyrus communis) viene in larga parte innestato su cotogno (Cydonia oblonga) perch permette un migliore
controllo della vigoria e favorisce una rapida entrata in produzione dellalbero. I genotipi di pero sono utilizzati come portinnesti (franchi) solo in particolari condizioni, quando non possibile
limpiego del cotogno (per esempio in terreni calcarei e asfittici). I
portinnesti franchi si ottengono da seme e quindi tutti gli individui
sono geneticamente differenti tra loro. Questo causa una notevole variabilit nei frutteti perch possono essere presenti genotipi
caratterizzati da un diverso grado di vigore.
La micropropagazione una tecnica usata per la produzione di
soggetti difficili da far radicare; il caso dei franchi, che con le
tradizionali tecniche non si raggiunge unadeguata percentuale di
radicazione. In questo caso si parla di franchi clonali, cio individui originariamente ottenuti da seme ma poi moltiplicati con una
tecnica vegetativa. Un altro impiego della micropropagazione la
produzione di materiale di base per la costituzione delle ceppaie.
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A causa per dei numerosi problemi di ringiovanimento osservati,
attualmente si tende a privilegiare tecniche che utilizzano materiale vegetale adulto. Tra le tecniche di propagazione, la pi diffusa
per il cotogno quella del margottaggio (margotta di ceppaia e
propaggine di trincea). possibile, comunque, produrre portinnesti cotogni anche attraverso la tecnica del taleaggio.
Portinnesto da seme. una tecnica molto antica che consiste
nel seminare i semi in un particolare ambiente, chiamato semenzaio. Le giovani plantule vengono allevate e poi trapiantate in vivaio. Nel pero questa tecnica ancora impiegata quando si vogliono produrre alberi da piantare in terreni con alto contenuto
di calcare attivo o in caso di cultivar che non possono essere
innestate direttamente su cotogno perch presentano unelevata
disaffinit di innesto.
Semi di pero in germinazione
per lottenimento dei portinnesti franchi
Margotta di ceppaia e propaggine di trincea. I genotipi di cotogno sono caratterizzati da una elevata capacit di radicazione
e sono quindi propagati con la tecnica della margotta di ceppaia
e/o propaggine di trincea. Il materiale di partenza per la costituzione di un campo di piante madri rappresentato da piantine
ben sviluppate e radicate. Anche lepoca di impianto variabile.
Normalmente si pianta gi dallautunno se si utilizzano piante radicate, mentre con le piante micropropagate, a radice in pane di
terra, il trapianto viene fatto in primavera.
La distanza di piantagione dipende dal grado di meccanizzazione, dal tipo di macchine impiegate (va ricordato che, se si escludono le operazioni di impianto e le lavorazioni al primo anno, oggi
possibile meccanizzare quasi interamente il ciclo della ceppaia)
Margotta di ceppaia
Fasi della moltiplicazione dei portinnesti per mezzo della tecnica di margotta di ceppaia
Comparsa delle radici
alla base dei germogli eziolati
Pianta madre
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tecnica colturale
e dal tipo di terreno. Normalmente la distanza tra le file varia da
130 a 160 cm, mentre lungo la fila si passa da 25-30 cm per la
margotta di ceppaia a 35-40 cm per la propaggine di trincea, a
seconda della vigoria della ceppaia a maturit.
di particolare importanza la scelta del terreno, che dovr essere
sciolto. Occorre evitare i terreni pesanti (con ristagni idrici) e i reimpianti. Nei terreni sabbiosi, alla base del colletto e durante la successiva rincalzatura, vengono aggiunti substrati organici leggeri,
come la pula di riso e la paglia, allo scopo di favorire la radicazione,
le operazioni di pulizia e lestirpazione meccanica delle piante. Al
secondo anno le rese sono pari al 30% del totale e, di norma, gi al
4-5 anno la ceppaia pu considerarsi in piena produzione.
La ceppaia richiede il mantenimento di alti livelli di fertilit del
terreno e un accurato controllo sia sanitario sia delle infestanti.
In queste condizioni possibile conservare a pieno il potenziale
produttivo per 15-20 anni (per produzioni certificabili il limite stabilito in 15 anni). Dopo lo svellimento delle piantine (fine inverno) si
seleziona il materiale per classi di calibro del fusto.
Talea. Il cotogno una specie che si presta alla moltiplicazione per talea in quanto radica molto facilmente. Infatti la tecnica del taleaggio si utilizza nelle specie dotate di iniziali radicali
preformati o di una elevata attitudine rizogena. Questa tecnica
si esegue prelevando una porzione di legno, generalmente di
un anno di et, durante il periodo invernale e mantenendolo in
ambienti freddi e umidi fino allepoca di piantagione, che solitamente avviene al termine dellinverno. Le talee sono lunghe
da 15 a 30 cm e per favorire la radicazione vengono impiegati
composti auxinici.
Micropropagazione. Con questa tecnica si possono rapidamente ottenere, in maniera svincolata dai cicli vegetativi stagionali,
tantissime piante (cloni) partendo da ununica pianta madre.
La rapidit e lefficienza della micropropagazione fanno si che
questa tecnica sia molto usata per lintroduzione sul mercato in
tempi brevi di nuovi portinnesti o cultivar, oppure per propagare
specie che con i metodi tradizionali trovano difficolt. I protocolli
di lavoro usati prevedono un ciclo composto da quattro fasi principali: espianto, moltiplicazione, radicazione e ambientamento e
una fase intermedia (allungamento dei germogli). La micropropagazione, dati gli alti costi, ha trovato campi di applicazione nelle
pomacee solo per portinnesti difficili da propagare per margotta o per favorire una rapida introduzione di nuovi cloni. Questa
tecnica infine utilizzata per la propagazione di materiale di
base, certificato sanitariamente, necessario per la costituzione
dei campi di piante madri nei centri di moltiplicazione. Le variet
autoradicate hanno trovato scarsa diffusione e limitatamente alle
cultivar William, Conference e Abate Ftel.
Germogli in vitro
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Cicli di produzione delle piante in vivaio
In questo settore le innovazioni negli ultimi dieci anni sono state
molteplici e accanto al tradizionale ciclo biennale per la produzione di piante bimembri, sono stati sperimentati con successo i cicli
brevi annuali, la produzione di piante knip.
Ciclo biennale
Ciclo biennale con innesto a marza
Ciclo breve con innesto vegetante a
chip budding
Ciclo biennale di produzione degli astoni con linnesto a chip budding dormiente
Secondo anno
Primo anno
Feb
Apr
Mag-Giu
Lug-Ago
100
Feb
Apr
Mag-Giu
Dic
tecnica colturale
Linnesto viene solitamente eseguito a unaltezza di circa 15-20 cm;
questa misura da tenere in particolare considerazione perch
la presenza di un tratto di portinnesto pi o meno lungo regola
sia il vigore della pianta sia la sua precocit di messa a frutto, e
inoltre, in questo modo, anche se lastone venisse piantato troppo in profondit, non si correrebbe il rischio dellaffrancamento
del nesto.
Passate due o tre settimane dallesecuzione dellinnesto, si controlla lattecchimento della gemma che, comunque, resta quiescente fino alla primavera successiva quando, per permettere lo
sviluppo del germoglio, viene asportata la parte di soggetto sopra
a essa. Questa operazione viene fatta con macchine trinciatrici e
poi rifinita a mano.
Dalla gemma si svilupper un germoglio che costituir la parte aerea. Unimportante operazione la stimolazione della formazione
di rami anticipati; non tutte le variet, infatti, emettono questo tipo
di ramo, e per le cultivar difficili occorre aiutare lastone attraverso
luso di regolatori di crescita a base di citochinine e gibberelline.
Ciclo biennale con innesto a marza. Questa tecnica viene impiegata per tutte le piante trimembri e per il ripasso degli innesti
a gemma dormiente che non sono attecchiti, per evitare di avere
tare nel vivaio.
Tale tipologia dinnesto permette di ottenere piante coetanee a
quelle prodotte con la tecnica della gemma dormiente; ovviamente, a fine ciclo, le due tipologie di piante si troveranno mescolate
e normalmente non vengono separate. Occorre per precisare
Ciclo annuale di produzione degli astoni con linnesto a chip budding vegetante
Feb
Apr
Mag
Giu
101
Dic
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che le piante di pero ottenute con questa tecnica hanno un minore valore commerciale poich inizialmente presentano un punto dinnesto pi fragile (almeno nel primo anno) rispetto a quelle
ottenute con linnesto a gemma dormiente. Nelle combinazioni
trimembri (per superare la disaffinit di innesto), si ricorre esclusivamente allinnesto con la doppia marza per ridurre la durata del
ciclo produttivo a due anni.
Solitamente linnesto a marza si esegue a fine febbraio-inizio marzo con il metodo a triangolo e il materiale da innestare deve essere raccolto per tempo e conservato in locali refrigerati in modo
tale che le gemme restino quiescenti.
Cicli brevi. Tecnica dellinnesto vegetante chip budding. Per eseguire questo particolare tipo di tecnica, come nel ciclo biennale,
vengono utilizzati portinnesti messi a dimora a fine febbraio-inizio
marzo. Le gemme impiegate nelloperazione di innesto, per, non
provengono da rami sviluppati nellanno, ma da rami dellanno
precedente conservati in frigorifero. In questo modo, quando vengono innestate a maggio, le gemme sono pronte a schiudersi. Le
operazioni di innesto sono identiche a quelle descritte per il chip
budding dormiente.
tecnica colturale
ticipati di questi astoni devono essere qualitativamente uniformi
e inseriti allaltezza corrispondente al primo palco delle forme a
fusetto. Questa pratica viene impiegata per anticipare lentrata in
produzione rispetto alle piante ottenute con il ciclo biennale.
La tecnica knip, originaria dellOlanda, prevede lottenimento di
un astone, con un innesto a chip budding vegetante o con innesto
a macchina, che al termine del primo anno pu essere lasciato in
loco o venire estirpato e trapiantato in un altro vivaio con distanze
di impianto pi ampie. A questo punto viene cimato allaltezza desiderata, solitamente 50-60 cm, e lasciato sviluppare liberamente
per tutto il secondo anno di vivaio. Si tratta quindi di alberi la cui
chioma disetanea, infatti la parte basale ha due anni e la parte
superiore solamente uno.
Nuove tipologie di piante. Recentemente si diffusa uninnovativa tipologia di pianta denominata Bibaum che permette di
ottenere astoni bi-cauli preformati in vivaio. Questo tipo di albero
permette di evitare la cimatura degli astoni in campo e la conseguente perdita di un anno per la formazione della parte aerea nel
caso di allevamento a V o a Y. Vengono inoltre prodotte piante
tri-cauli adatte alla forma a candelabro.
Astone tipo Bibaum caratterizzato da due
assi ottenuti attraverso la cimatura in vivaio
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coltivazione
il materiale anche 3-4 mesi per permettere unampia epoca di
impianto del frutteto.
Sistemazione del terreno
La sistemazione del terreno pre-impianto, effettuata con lo scopo di evitare ristagni dacqua, deve essere molto accurata. In
primo luogo occorre procedere al livellamento del terreno, operazione che viene eseguita utilizzando mezzi dotati di livello laser. Dove possibile e per meglio permettere la meccanizzazione delle operazioni colturali, gli appezzamenti bene siano
piuttosto lunghi, anche oltre 200 m. La larghezza, invece, dipende dalla natura del terreno e da come vengono smaltite le acque
superficiali. Se il terreno argilloso la larghezza pu essere di
25-30 m, mentre con terreni di medio impasto pu aumentare
fino a 40 m e oltre.
Nelle aziende medio-grandi si sta diffondendo la pratica del drenaggio sotterraneo con tubi corrugati di plastica posti a distanze
variabili in funzione del tipo di terreno: 8-10 m nei terreni pi
compatti e 12-14 m in quelli pi sciolti. Normalmente questi sono collocati a una profondit leggermente superiore al franco
di coltivazione (80-90 cm) con una pendenza di circa 1-1,5. I
dreni possono poi scaricare direttamente in fossi principali (molto profondi) o in collettori principali di plastica di sezione maggiore. Questa tecnica consente un perfetto sgrondo dellacqua
e riduce le tare improduttive aziendali. Se si volesse utilizzare il
sistema di drenaggio per la sub-irrigazione occorrerebbe ridurre
di circa il 30-50% la distanza tra i dreni. Per aumentare la capacit di sgrondo delle acque del terreno si ricorre spesso allimpiego dellaratro talpa, formato da un braccio terminante con
una estremit sferoidale (ogiva) in grado di formare una galleria
di drenaggio che normalmente in direzione perpendicolare a
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tecnica colturale
quella dei tubi corrugati di plastica. La successiva lavorazione
del terreno avviene attraverso una aratura la cui profondit dovrebbe essere legata alla conoscenza della stratigrafia del suolo;
normalmente non vengono superati i 60-70 cm.
Dopo la sistemazione del terreno e le lavorazioni pi profonde si
interviene con attrezzi pi leggeri, come lerpice a dischi per frantumare le zolle pi grosse e preparare cos il terreno per limpianto
degli astoni.
Strutture di sostegno e copertura antigrandine
Il progressivo aumento delle densit di impianto e la riduzione
della mole degli alberi attraverso limpiego di portinnesti nanizzanti hanno modificato anche il sistema di sostegno delle piante.
Attualmente la palificazione si attua con pali di cemento precompresso e, pi raramente, con pali di legno trattato, pur
avendo questi ultimi un costo simile. La distanza a cui vengono
posti i pali sulla fila dipende dal tipo di portinnesto utilizzato e
dalla produzione che si pensa di ottenere. Normalmente negli
impianti ad alta e altissima densit la distanza tra i pali sulla fila
varia da 6 a 8 m.
Dopo aver eseguito la squadratura del terreno si procede a tracciare con picchetti i punti in cui dovranno essere inseriti i pali di
sostegno. I pali vengono piantati utilizzando macchine agevolatrici fornite di pinze in grado di afferrare il palo direttamente dal
rimorchio e di posizionarlo nel punto di impianto. La macchina
piantapali, con lausilio di personale che tiene il palo in posizione, in grado di esercitare la pressione necessaria per infiggerlo
nel terreno. Esistono anche macchine con iniettori dacqua a
pressione, che per hanno trovato una scarsa diffusione rispetto
alle precedenti.
Ultimata la posa dei pali si procede alla messa in opera delle ancore
di sostegno e dei fili di supporto dei pali di testata e dei fili lungo il
filare. Quello situato a circa 1 m di altezza il pi importante perch
viene utilizzato per posizionare gli astoni alla distanza voluta.
Per i frutteti tradizionali, con distanze dimpianto maggiori (1,5-2 m
sulla fila), viene ancora utilizzata la tecnica delle buche fatte con
particolari trivelle portate da trattori e in grado di fare fori di differenti dimensioni. Limpiego di coperture antigrandine si sta sempre
pi diffondendo a causa dellaumento dei costi assicurativi e dei
problemi legati al colpo di fuoco batterico. Infatti, questa malattia
favorita dalla presenza di lesioni che consentono al batterio di penetrare nella pianta e di svilupparsi nei tessuti sottocorticali. Molte
sono le aziende che preferiscono accettare il vincolo della copertura antigrandine pur di ridurre lincidenza dei danni diretti e indiretti
provocati dalla grandine stessa. Questi fattori hanno dato un nuovo
impulso alla copertura contro la grandine e accanto agli impianti
tradizionali a capannina si sono diffuse nuove tipologie di protezione
a rete piana o semipiana.
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coltivazione
3,5
2,5
N. di file
14
16
22
Costo
materiali
6296
6742
8076
Lavoro
4400
4840
5280
Totale ()
10.696
11.582
13.356
Copertura antigrandine a capannina Copertura antigrandine piana
I costi di queste coperture sono grosso modo paragonabili; i sistemi a capannina richiedono minori costi di materiale e maggiori
costi di manodopera per la messa in opera; i sistemi in piano necessitano, invece, di una maggiore palificazione e quindi maggiori costi di materiali e minori spese di manodopera per la messa
in opera. In entrambi i casi il costo finale si aggira tra 10.000 e
13.000 /ha comprensivi del costo delle strutture. La rete incide
per circa 3000-3500 /ha.
La differenza nel costo della copertura data dalla distanza tra
le file. Variando la distanza tra le file da 2,5 m a 4 m il costo diminuisce di circa 2600 . Accanto alla tradizionale rete nera che
garantisce una maggiore durata viene oggi impiegata una rete mista dove solo la zona del colmo e le cuciture sono nere, mentre
il resto bianco. Questo permette un maggiore passaggio della
luce e non pregiudica la durata della rete.
in campo
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tecnica colturale
107
coltivazione
mento scelta occorrono appositi dispositivi per posizionare le
branche degli alberi. Nei pereti allevati a fusetto ormai molto
diffuso limpiego di braccetti divaricatori di varie dimensioni.
Questi permettono, opportunamente posizionati, di dare la
giusta inclinazione ai rami e facilitano le operazioni di legatura
degli stessi.
Vantaggi e svantaggi
dellinerbimento
Inerbimento
Linerbimento riveste un ruolo rilevante in frutticoltura, specialmente negli impianti a gestione biologica. Questa tecnica favorisce, in particolare, il mantenimento della fertilit del terreno e
previene lerosione, soprattutto nelle colture in pendio.
108
tecnica colturale
transitabilit dei mezzi per la difesa ftosanitaria, il periodo della semina pu essere posticipato anche alla seconda o terza
decade di maggio. Una tecnica per garantire la transitabilit nel
frutteto quella di inerbire le file alternativamente, in due anni
successivi, in modo da potere transitare per le varie operazioni colturali dove non stato seminato, lasciando cos il tempo
necessario alla costituzione del cotico erboso nel filare dove si
seminato.
kg di elementi asportati
Concimazione
Per la nutrizione degli alberi da frutto viene di norma utilizzato
il criterio della restituzione delle asportazioni. Per ogni specie
e cultivar, infatti, stato possibile determinare il quantitativo di
macro e micro elementi che vengono asportati e come prassi si
procede alla restituzione degli elementi nutritivi in funzione delle
relative quantit asportate con la produzione.
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Melo
Pero
P2O5
Urea
Azoto
Fosforo
Potassio
Calcio
Magnesio
Actinidia
130-140
15-20
100-120
200-235
10-12
Melo
90-100
10-20
115-150
120-135
18-21
Pero
70-90
5-10
65-85
135-140
12-15
Pesco
90-150
10-20
100-125
110-130
21-24
Ciliegio
90-100
10-20
85-100
90-95
15-18
Agrumi
100-180
25-40
90-110
Vite
60-100
10-15
65-85
40-90
9-15
CaO
MgO
Foto R. Balestrazzi
K2O
Fosfato biammonico
Cobianchi, 1995
109
Foto R. Balestrazzi
coltivazione
Anche le modalit di somministrazione dei concimi durante la stagione possono variare in funzione dellelemento minerale da apportare. Infatti, mentre possibile distribuire il fosforo e il potassio
con un unico intervento, consigliabile applicare lazoto in due
o tre volte per evitare eccessive perdite per lisciviazione. In passato, la distribuzione dei concimi azotati avveniva erroneamente
non frazionata, a spaglio e a fine inverno, spesso in anticipo sulla
schiusura delle gemme, in una fase in cui lassorbimento minerale
limitato e in cui lalbero utilizza sostanzialmente le riserve accumulate nellanno precedente.
Questa tecnica provoca un forte squilibrio fisiologico perch subito dopo la concimazione la quantit di nutrienti a disposizione
della pianta diventa molto elevata, soprattutto nel caso dellazoto. Tale errore non si limita a prolungare il ciclo vegetativo della
pianta, ma provoca anche lo scadimento qualitativo dei frutti e
ne compromette la conservabilit. La fertilizzazione del frutteto,
specialmente quella azotata, stata considerata erroneamente
per molto tempo come uno strumento necessario per incrementare la produttivit. Occorre invece evitare gli eccessi di questo
elemento utilizzando somministrazioni annuali non superiori a
60-80 kg/ha nelle condizioni pedologiche della Pianura Padana.
Una eccessiva concimazione azotata, ripetuta per pi anni, in
grado di aumentare il contenuto di azoto nel terreno al punto che
linterruzione delle somministrazioni, per alcuni anni, raramente
compromette lesito produttivo in frutteti adulti. Queste considerazioni devono essere tenute presenti anche in chiave di impatto
ambientale. Il problema della presenza di nitrati nella falda freatica
e nellacqua potabile, in particolare, molto rilevante nel caso di
terreni sciolti, ma non deve essere sottostimato anche nei terreni
a tessitura pi fine.
Concimazione fogliare
Azoto molecolare N2
Azoto nitrico NO3 Azoto nitroso NO2 Azoto ammoniacale NH4+
Forma organica, sotto forma amminica
negli aminoacidi e come azoto
negli acidi nucleici
110
tecnica colturale
Principali caratteristiche dei macro- e microelementi
Azoto (N). Rappresenta lelemento pi importante per lo sviluppo
e la produzione.
Lazoto presenta numerosi stati di ossidazione. Sotto forma di
azoto molecolare (N2), livello di ossidazione zero, abbondantissimo (costituisce l80% dellatmosfera). La forma ammoniacale al
di sopra di certi livelli pu essere tossica per la pianta e per tale
motivo viene utilizzata per la formazione degli aminoacidi in modo
da evitare fenomeni di accumulo.
stato provato per che la forma ammoniacale, applicata durante la formazione delle gemme, anche per un breve periodo,
esercita un effetto positivo.
probabile che lammonio esogeno induca anche cambiamenti
ormonali influenzando la produzione di citochinine e di gibberelline. Alte concentrazioni di azoto nitrico agiscono invece in
direzione opposta ritardando la fioritura e riducendo la differenziazione.
II consumo di azoto per anno in un impianto medio di pero in
piena produzione di circa 40-50 kg/ha. La maggiore richiesta di
azoto, da parte dellalbero, avviene nel periodo compreso tra fine
aprile e inizio luglio.
La maggior parte del fabbisogno di azoto per la fioritura deve
essere coperto dalle riserve dellalbero, in quanto lassunzione
di sostanze nutritive da parte delle radici in quel periodo ancora molto scarsa.
Per rendere lazoto del terreno disponibile alla pianta determinante il processo di mineralizzazione, che a sua volta dipende
dalle temperature e dallumidit e dalle forme viventi presenti nel
Produzioni scarse
Minore allegagione dei frutti
Minore pezzatura
Foto U. Parmeggiani
Foto U. Parmeggiani
111
coltivazione
Ciclo interno dellazoto
Foto R. Balestrazzi
Primavera
Rimobilizzazione
Inverno
Assorbimento
Radici, fusto,
branche e rami
Foglie
Estate
Assorbimento Ritraslocazione
Autunno
Nitrato ammonico
Millard, 1996; Quartieri et. al, 2002
terreno. A temperature del terreno inferiori ai 10 C la mineralizzazione scarsa, tra 17 e 20 C, invece, ottimale.
La mineralizzazione limitata anche nei terreni troppo secchi o
troppo bagnati. Una buona aerazione del terreno consente di aumentare la mineralizzazione.
Fosforo (P). Nelle cellule, il fosforo presente principalmente sotto forma di fosfato inorganico.
Il fosforo un elemento strutturale del DNA e dellRNA e serve
per collegare le molecole fosfolipidiche delle membrane; anche
coinvolto nel trasferimento di energia attraverso la formazione di
ATP e la sintesi di zuccheri.
Il fosforo un antagonista nellassunzione dellazoto. La presenza
di fosforo favorisce invece lassunzione di calcio e di magnesio.
Il fosforo per la maggior parte legato a livello organico ed di
difficile mobilizzazione nel terreno.
La disponibilit dipende molto dal pH (valore ottimale del pH
5,5-6,5). A valori superiori o inferiori rispetto a quelli ottimali il
fosforo viene fissato molto rapidamente e diviene inutilizzabile
per le piante. Anche le micorrize sono fondamentali nei processi
di liberazione e assimilazione del fosforo. Le piante assumono
fosforo soprattutto allinizio del ciclo vegetativo. Le radici assorbono fosforo quando la sua concentrazione nella soluzione
circolante compresa tra 0,5 e 10 micromoli.
Laccumulo di questo elemento nelle foglie massimo a luglio,
mentre nei frutti il suo assorbimento segue laccrescimento del
frutto stesso e continua fino alla raccolta.
Le asportazioni annue di fosforo sono pari a 25-50 kg/ha di P2O5
assimilabile.
Perfosfato triplo
112
tecnica colturale
Potassio (K). Nella pianta il potassio importante soprattutto per
lequilibrio idrico; infatti, uno dei principali regolatori del potenziale osmotico.
Il potassio il pi abbondante catione nel citoplasma cellulare e
svolge una importante azione su: stabilizzazione del pH, osmoregolazione, attivazione di enzimi, sintesi di proteine, movimenti
stomatici e fotosintesi. La sua capacit di riduzione della traspirazione legata al fatto che gli stomi richiedono un accumulo di
potassio a livello delle cellule di guardia per la loro apertura. In
carenza di potassio si ha una riduzione della traspirazione poich
gli stomi non si aprono. Anche la colorazione del frutto legata
al livello di potassio perch a basse concentrazioni diminuisce la
fotosintesi e quindi si ha una minore produzione di zuccheri che
sono alla base della formazione di pigmenti colorati.
Nella stagione vegetativa il fabbisogno di potassio inizialmente
piuttosto basso, ma aumenta rapidamente con la fruttificazione,
parallelamente con la crescita dei frutti. Il contenuto di potassio
simile a quello di azoto e calcio. Valori di 1,5-1,8%, riferiti al peso
secco delle foglie alla fine di luglio, sono generalmente considerati adeguati.
I primi sintomi di potassio carenza compaiono, infatti, quando la
concentrazione scende sotto lo 0,7%. Il potassio nei terreni argillosi poco mobile, mentre nei terreni sabbiosi, poveri di particelle colloidali, facilmente dilavabile. Il potassio viene assimilato
maggiormente in condizioni di umidit elevata. Le asportazioni
annue di potassio sono pari a circa 80-90 kg/ha di K2O.
Magnesio (Mg). II fabbisogno di magnesio particolarmente elevato in caso di crescita intensa. Il pero , tra le piante da frutto, mediamente esigente di questo elemento. In caso di magnesio carenza si
possono verificare fenomeni di clorosi e di anticipata filloptosi.
Il magnesio un elemento mobile e in caso di carenza pu venire
trasportato dalle foglie vecchie a quelle giovani. Questo, di conseguenza, provoca la comparsa di sintomi di clorosi internervale
e successivamente la caduta delle foglie pi vecchie.
Il suo contenuto fogliare varia da 0,3 a 0,5% del peso secco rispetto all1,2-1,8% del calcio. Lassorbimento di magnesio pu
essere negativamente influenzato, quando il pH basso, da altri
cationi quali NH4+, Ca2+, Mn2+, H+ e, soprattutto, da K+. Lasportazione annua di circa 20 kg/ha come MgO.
un componente essenziale
della clorofilla
Calcio (Ca). Il movimento del calcio nei tessuti richiede una elevata quantit di fotosintati. Lassorbimento di calcio, infatti, diminuisce quando viene inibita la traspirazione. Occorre quindi considerare il calcio come un elemento che richiede energia. In modo
analogo allassorbimento anche la sua traslocazione passiva.
Il calcio viene trasportato per via xilematica e segue il flusso traspiratorio. Nelle piante in attiva crescita il calcio traslocato principal-
Indirettamente responsabile
dellapprovvigionamento di assimilati
da parte del frutto
113
coltivazione
mente allapice del germoglio in crescita. Il trasporto ai punti in attiva crescita garantito dallacido indolacetico (IAA) prodotto dagli
apici, questo garantisce la formazione di protoni e lallungamento
dellapice stesso. Il trasporto basipeto dellIAA prodotto durante la
crescita forza lo ione Ca2+ a venire traslocato verso lalto.
Questo importante perch il trasporto del calcio al frutto diminuisce quando la sintesi dellIAA cessa; ecco perch si dice
che il calcio deve essere accumulato precocemente, 4-6 settimane dopo la fioritura.
Il calcio, inoltre, non viene trasportato per via floematica; questo significa che le applicazioni di calcio devono essere mirate
al frutto perch se applicato alle foglie non viene traslocato ad
altre parti dellalbero. Laccumulo del calcio nelle foglie avviene
finch il flusso traspiratorio si mantiene elevato.
probabilmente lelemento pi
Ferro (Fe). un elemento coinvolto in numerosi processi allinterno della pianta e, in particolare, svolge unazione importante
nella sintesi della clorofilla; la sua carenza, infatti, pu indurre la
comparsa di un fenomeno chiamato clorosi, che consiste in un
ingiallimento pi o meno pronunciato degli spazi internervali delle
foglie apicali, che nei casi pi gravi pu originare delle necrosi.
Questo fenomeno fisiologico compare in diverse specie, quando sono coltivate in suoli calcarei, ma diventa particolarmente
grave quando il pero innestato su cotogno.
Infatti, il cotogno molto sensibile allazione del calcare attivo
(frazione solubile) e induce, al superamento della soglia del 3-4%,
forti sintomi di clorosi influenzando negativamente lefficienza fotosintetica delle foglie colpite.
Clorosi ferrica
Piante in ottime condizioni vegetative
114
tecnica colturale
Occorre inoltre ricordare che gli alberi da frutto sono specie poliennali; di conseguenza la clorosi ferrica che si manifesta in una
stagione vegetativa influenza negativamente anche la nutrizione
ferrica nellanno successivo.
Le fasi della ripresa vegetativa e della fioritura vengono sostenute
dal ferro immagazzinato lanno precedente. Infatti, noto che gli
alberi accumulano notevoli quantit di ferro nelle loro radici il quale pu essere rimobilizzato. La clorosi si manifesta soprattutto in
quel settore della chioma direttamente collegato alla porzione del
sistema radicale che non assorbe il ferro.
Dal punto di vista dellassorbimento del ferro da parte dellapparato radicale, le piante possono essere suddivise in specie a
strategia I e strategia II, a seconda del sistema di assorbimento del ferro che sono in grado di adottare.
Il pero, come tutti i fruttiferi, rientra fra quelli a strategia I, in cui
lassorbimento del ferro dal suolo preceduto dalla sua riduzione
da Fe3+ a Fe2+.
Altre specie vegetali, come per esempio le graminacee, adottano
la strategia II di assorbimento e cio liberano nel terreno composti, chiamati fitosiderofori, capaci di chelare il ferro.
Nelle piante a strategia I la riduzione del ferro avviene ad opera
di un enzima (Fe-chelato-reduttasi) che, associato al plasmalemma, in grado di trasportare elettroni da NADH citosolico a Fe3+
apoplastico chelato a varie molecole organiche.
Lattivit della Fe-chelato-reduttasi influenzata dal pH della rizosfera e viene inibita a valori superiori a 6.
Boro (B). Il boro entra in numerosi processi fisiologici dellalbero,
tra i principali possiamo ricordare il metabolismo glucidico, linduzione antogena e la germinabilit del polline.
Il boro, inoltre, aumenta la divisione cellulare e la sintesi di acidi
nucleici nei frutti in crescita e questo esercita una grossa influenza
sullallegagione.
Condizioni di boro-carenza sono generalmente associate a una
reazione anomala del terreno o a squilibri idrici.
Nel pero, la carenza pu provocare scarsa allegagione, deformazioni dei frutti, aree suberose nella polpa. Gli internodi dei
germogli possono essere raccorciati e formare una sorta di rosetta.
La normale concentrazione nelle foglie di 35-40 ppm, mentre
livelli di 25 ppm sono considerati insufficienti; al di sotto di 12 ppm
i sintomi di carenza diventano visibili e al di sopra di 80 ppm diventano evidenti gli effetti tossici da eccesso.
Le applicazioni autunnali di boro aumentano il contenuto nella
pianta nella primavera successiva e quindi sono una pratica comune nel pero. I trattamenti con formulati a base di chelati vengono effettuati anche in primavera, dallinizio fioritura, evitando
applicazioni in piena fioritura.
essere eseguita:
- al terreno, mediante fertirrigazione
o con pali iniettori oppure con
semplici sistemi a goccia nel periodo
della ripresa vegetativa
- alla chioma, mediante irrorazione
fogliare
115
coltivazione
Analisi del terreno
Le analisi delle caratteristiche fisiche e chimiche dovrebbero essere sempre effettuate prima di mettere a dimora un frutteto per sapere lidoneit del terreno a ospitare le differenti specie frutticole.
Gli interventi colturali possono poi modificare le caratteristiche
del terreno, variandone anche la fertilit. Per questa ragione occorre monitorare periodicamente il terreno attraverso lanalisi
chimica per valutare eventuali problemi e attuare, in caso di necessit, adeguati interventi.
Scheletro
Tessitura (sabbia, limo, argilla)
Carbonio organico
Reazione del suolo
Calcare totale e calcare attivo
Conduttivit elettrica
Azoto totale
Fosforo assimilabile
Capacit di scambio cationico (CSC)
Basi di scambio (potassio scambiabile,
Foto P. Viggiani
Acidit
Boro solubile
Zolfo
Fabbisogno in calce
Fabbisogno in gesso
Diagnostica fogliare
Negli ultimi anni la diagnostica fogliare diventata sempre pi
importante perch permette, insieme alle analisi del terreno, di
impostare un razionale piano di fertilizzazione.
Nella pianta, le foglie, oltre a compiere importanti processi
fisiologici come la fissazione del carbonio, la respirazione e
molti altri processi, svolgono anche la funzione di accumulo
di sostanze di riserva. Di conseguenza, valutando in un de
terminato periodo del loro sviluppo il livello raggiunto dagli
elementi nutritivi, si pu fornire una risposta precisa sullo stato
nutrizionale delle piante.
Altra importante funzione la diagnosi precoce di condizioni di
squilibrio, in particolare dei microelementi, non facilmente individuabili attraverso il solo esame visivo.
Il contenuto in nutrienti presenti nelle foglie dipende da vari fattori: let, il tipo e la posizione della foglia, la disponibilit di nutrienti del suolo, la combinazione nesto-portinnesto, lentit della
produzione, la funzionalit dellapparato radicale ecc.
Foto P. Viggiani
116
tecnica colturale
Foto P. Viggiani
Verifica
del contenuto
dei nutrienti
Scelta
dellidoneo
metodo irriguo
Scelta delle
cultivar e dei
portinnesti
adatti
ANALISI
DEL TERRENO
Ottimizzazione
delle lavorazioni
Elaborazione
del corretto piano
di concimazione
pHmetro per la determinazione
della reazione del suolo
Foto P. Viggiani
Linterpretazione dei risultati delle analisi viene eseguita attraverso un confronto dei dati ottenuti con parametri di riferimento
precedentemente individuati.
Linterpretazione del dato analitico viene fatta basandosi sul fatto che, a una certa concentrazione dellelemento nelle foglie,
corrisponde un determinato stato nutrizionale (scarso, ottimale,
eccessivo).
Intervallo di variazione
Media
Min
Max
N (%)
2,00-2,45
2,23
1,79
2,69
P (%)
0,14-0,20
0,17
0,11
0,28
K (%)
0,80-1,50
1,15
0,59
1,88
Ca (%)
1,10-1,90
1,50
0,92
2,60
Mg (%)
0,35-0,50
0,43
0,3
0,65
B (ppm)
15-50
33
13
78
Fe (ppm)
60-95
77
50
127
Mn (ppm)
20-60
40
19
120
Cu (ppm)
25-195
110
17
380
Zn (ppm)
45-260
153
22
387
117
coltivazione
Dinamica dellacqua nel terreno
Lacqua presente nel terreno in due forme: come soluzione circolante e come vapore. Il terreno ha una capacit di invaso complessiva che prende il nome di capacit idrica massima che corrisponde alla porosit e quindi alla quantit massima di soluzione
circolante che pu saturare il terreno.
Lo stato di massima saturazione comunque transitorio; infatti parte dellacqua tende a percolare. Questo tipo di acqua detta acqua
gravitazionale o di percolazione e non utilizzabile dalle piante.
Quando lacqua gravitazionale stata eliminata, il contenuto idrico del terreno corrisponde alla capacit idrica minima (capacit di
campo) che pu essere pari al 40% del peso secco nei terreni a
tessitura fine e sul 15% nei terreni a tessitura grossolana.
Lumidit residua formata da due frazioni: acqua capillare e acqua igroscopica. Solo lacqua capillare effettivamente disponibile per le piante. Questa disponibilit deriva dalle precipitazioni
o dalle irrigazioni.
Lacqua igroscopica quella che un terreno essiccato a 120 C
in grado di riassorbire dallatmosfera. Lacqua igroscopica non
utilizzabile dalle piante; le radici non funzionano pi quando il
contenuto di acqua prossimo al coefficiente di appassimento
che per le specie pi sensibili intorno al 15% nei terreni a tessitura fine e al 4% per quelli a tessitura grossolana.
Conoscendo la quantit dacqua corrispondente alla capacit
idrica di campo (CIC) e quella del punto di appassimento (PA) si
pu calcolare, per differenza, lacqua disponibile (AD) o riserva
Ripartizione delle diverse frazioni dacqua nel terreno in funzione del suo peso secco (%)
A. gravitazionale
50
(% peso secco)
A. igroscopica
A. capillare
40
30
20
10
ric
Acqua
disponibile
T. argilloso
s
gro
inim
te i
ica
am
ien
idr
aci
t
id
ffic
Coe
cit
pa
Ca
Ca
p
ico
cop
sim
as
T. sabbioso
(% peso secco)
50
40
118
30
20
15
10
tecnica colturale
utile per le piante. Lesaurimento dellacqua disponibile avviene
per effetto dellevaporazione dal terreno e dallassorbimento-traspirazione delle piante. Alla diminuzione dellumidit del terreno
corrisponde un aumento delle forze (adsorbimento e tensione)
che trattengono lacqua nei pori. Queste forze originano il potenziale matriciale (m), che viene misurato in bar.
I metodi pi utilizzati per la misura del contenuto idrico del terreno
sono quelli tensiometrici ed elettrometrici. Il metodo tensiometrico si basa sullutilizzo di uno strumento chiamato tensiometro,
costituito da un cilindro alle cui estremit sono posti un serbatoio
dacqua e una coppetta porosa. Il tubo pu avere una lunghezza
variabile e pu essere inserito nel terreno alla profondit alla quale
si desidera misurare lumidit ed collegato a un manometro.
Lacqua passa attraverso la coppetta porosa nel terreno fino a
trovarsi in equilibrio con questo. Si determina quindi una depressione che viene misurata dal manometro.
Questo strumento, di basso costo e di facile uso, limitato pur
troppo da un campo di misura compreso fra 0 e 0,8 bar.
Limpiego di questo metodo richiede almeno due tensiometri posti a due differenti profondit, rispettivamente 20 cm e 40 cm, e
a una distanza dal gocciolatore di 35 cm. Se vengono posizionati
in modo erroneo le informazioni fornite saranno poco affidabili.
Con il metodo elettrometrico, il contenuto idrico del suolo viene
determinato attraverso la misura della resistenza elettrica di un
oggetto posto in equilibrio idrostatico con il terreno. Solitamente
sono utilizzati dei blocchetti di gesso detti di Bouyoucos in cui
sono immersi i due elettrodi di misura collegati a un ohmetro.
Gravimetrico
Tensiometrico
Elettrometrico
Conducibilit termica
Termalizzazione dei neutroni
Irrigazione
I volumi idrici utilizzati per lirrigazione nel Sud Europa sono molto
elevati a causa del clima mediterraneo caratterizzato da scarsa
piovosit e da unelevata evapotraspirazione nel periodo primaverile-estivo; questa fase coincide solitamente con lo sviluppo
vegetativo delle principali colture. Nel nostro Paese esistono notevoli differenze: il deficit idrico medio annuo (evapotraspirazione
di riferimento al netto delle piogge), durante il periodo marzo-settembre di circa 650 mm negli ambienti meridionali e di 400 mm
in quelli settentrionali.
Lirrigazione delle colture frutticole una pratica in forte espansione in tutti gli ambienti di coltivazione, essenziale per lottenimento
di buoni risultati quanti-qualitativi e per la sostenibilit economica
delle aziende frutticole.
Linizio della stagione irrigua un momento molto importante,
specialmente per lirrigazione localizzata, perch con questo metodo si apporta lacqua in una parte limitata del terreno. Se si inizia tempestivamente, le riserve profonde restano intatte. Occorre
anche ricordare che le piante assorbono lacqua dai punti pi bagnati in prossimit del tronco e negli strati superficiali.
Tensiometro
Vantaggi dellirrigazione
Riduzione dellalternanza
di produzione
119
coltivazione
Volumi e turni. Per definire questi parametri occorre conoscere le esigenze idriche della specie e la riserva utile del terreno.
Il turno lintervallo che intercorre tra una somministrazione di
acqua e laltra. I consumi sono in relazione alla domanda evaporativa dellambiente e allarea traspirante. Occorre conoscere la piovosit, levapotraspirazione potenziale ETP o levaporato della vasca di classe A e i fattori di correzione (coefficienti
colturali).
Velocit di infiltrazione. Per scegliere la tipologia dellimpianto
dirrigazione e la portata degli irrigatori occorre conoscere la
velocit con cui lacqua attraversa il terreno; infatti la velocit
dinfiltrazione dipende dalla porosit del suolo. Vengono definiti molto permeabili quei terreni la cui velocit di infiltrazione
maggiore di 60 cm/h; al contrario sono poco permeabili quelli in
cui tale velocit inferiore a 5 cm/h.
Argilla %
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
0
53 53 52 52 51 51 51 50 50 49 48 48 47
52 51 51 51 50 50 50 49 49 48 48 47 47
10 50 50 50 49 49 49 48 48 48 47 47 46 46
15 49 48 48 48 48 48 47 47 47 46 46 45 45
20 47 47 47 47 47 46 46 46 46 45 45 45 44
S
a
b
b
i
a
%
25 45 45 45 45 45 45 45 45 44 44 44 43 43
30 44 44 44 44 44 43 43 43 43 43 43 42 42
35 42 42 42 42 42 42 42 42 42 42 41 41
40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40
45 38 38 38 38 38 39 39 39 39 39
50 36 36 36 36 37 37 37 37 37
55 33 34 34 34 35 35 35 35
60 31 32 32 32 33 33 33
65 29 29 30 30 31 31
70 26 27 27 28 28
120
tecnica colturale
Turno di irrigazione (giorni)
Argilla %
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
0
16 16 16 16 16 15 15 15 15 15 15 14 14
16 16 15 15 15 15 15 15 15 15 14 14 14
10 15 15 15 15 15 15 15 15 14 14 14 14 14
15 15 15 15 15 15 14 14 14 14 14 14 14 13
20 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 13 13
S
a
b
b
i
a
%
25 14 14 14 14 14 14 14 14 13 13 13 13 13
30 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 12
35 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 12
40 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12
45 11 11 12 12 12 12 12 12 12 12
50 11 11 11 11 11 11 11 11 11
55 10 10 10 10 11 11 11 11
60
10 10 10 10 10 10
65
70
Metodi di irrigazione
Il principale metodo con cui viene praticata lirrigazione la distribuzione localizzata, anche se laspersione mantiene una certa
importanza.
Evaporimetro di classe A
Impatto ambientale
della pratica irrigua
SCELTA
DEL METODO
IRRIGUO
Qualit dellacqua
somministrazione dellacqua
si distingue tra: metodi gravitazionali
(scorrimento e sommersione),
aspersione e irrigazione localizzata
Costi
dinvestimento
e manutenzione
121
coltivazione
Irrigazione localizzata. la tecnica che negli ultimi dieci anni
ha avuto la maggiore diffusione nei nuovi impianti e spesso viene
associata alla somministrazione di concimi.
Le peculiari caratteristiche dellirrigazione a goccia sono quelle di
localizzare lacqua senza bagnare lintera superficie del terreno, e
di irrigare con piccoli e frequenti volumi irrigui.
Anche in questo settore si assistito a una sorta di rivoluzione e
si pu affermare che la fertirrigazione si diffusa per le densit di
impianto pi elevate. Gli impianti di irrigazione localizzata sono
normalmente costituiti da ali gocciolanti autocompensanti, stese
subito dopo limpianto, che garantiscono ununiforme distribuzione dellacqua e dei fertilizzanti.
I sistemi localizzati possono essere classificati in funzione della
quantit di acqua erogata e delle modalit di distribuzione in: goccia, spruzzo, sorso, subirrigazione capillare, manichette forate.
Lirrigazione localizzata prevede che ci sia una stazione di pompaggio fornita di apparati di filtraggio, regolatori di pressione e,
se associata alla concimazione, anche pompe per liniezione del
fertilizzante.
questo il metodo pi recente e che si sta diffondendo maggiormente perch massimizza lefficienza duso dellacqua (90-95%).
Vantaggi dellirrigazione
localizzata
di concimi (fertirrigazione)
122
Argilloso
Medio impasto
Sabbioso
tecnica colturale
Esempio di cattiva distribuzione dei gocciolatori
per eccessiva distanza
Cause di inefficienza
dellirrigazione localizzata
220 cm
220 cm
Lapplicazione di una gestione controllata dellirrigazione sicuramente la soluzione pi efficace per risparmiare acqua salvaguardando le produzioni e la qualit dei frutti.
Il momento dintervento e la scelta del volume dirrigazione sono
determinati attraverso sistemi esperti di bilancio idrico.
SDI (Subsurface Drip Irrigation: irrigazione a goccia sottosuperficiale). Linnovazione tecnologica pi recente nellirrigazione
localizzata rappresentata dalle ali gocciolanti autocompensanti interrate a profondit variabili da 20 a 50 cm. Questo sistema
permette di apportare lacqua direttamente nella zona esplorata
dallapparato radicale degli alberi, con una efficienza irrigua prossima al 100%. Recenti acquisizioni sperimentali hanno accertato, inoltre, la possibilit di impiegare la cosiddetta irrigazione a
goccia fotovoltaica (solardrip), con la quale si abbina al risparmio
idrico anche quello energetico.
123
coltivazione
Stress idrico controllato. Il sistema dello stress controllato prevede 4 fasi caratterizzate da una differente disponibilit idrica. La
prima, che va dalla fioritura allallegagione, prevede che nel terreno sia presente circa l80 % dellacqua disponibile. La seconda
inizia sessanta giorni dopo la fioritura e dura fino al termine dello
sviluppo dei germogli; in questa fase occorre ridurre al 20% lacqua disponibile. Nella terza fase occorre aumentare la disponibilit di acqua nel terreno fino a riportarla ai livelli di circa l80% e tale
valore va mantenuto durante lo sviluppo dei frutticini e la raccolta.
Nellultima fase post raccolta la riduzione dellacqua, quando
possibile, deve essere praticata fino al 20% dellacqua disponibile per evitare riscoppi vegetativi in caso di temperature miti. Occorre evidenziare come questo sistema sia di difficile applicazione
in aree caratterizzate da elevata piovosit estiva.
Foto U. Parmeggiani
10 =3 coefficiente di conversione da mm
a m /ha
Foto O. Nicoli
124
tecnica colturale
Salinit
La salinit uno dei principali fattori limitanti la produttivit delle
piante. Gli effetti negativi della salinizzazione secondaria sono
molto diffusi in frutteti irrigati. Si stima che oltre il 20% dei terreni
irrigati sia interessato da problemi di salinit.
Solitamente il pero coltivato in zone in cui la salinit relativamente limitata. Per in alcune aree costiere e quando si utilizza
il sistema della fertirrigazione queste problematiche possono diventare molto frequenti.
La tolleranza al sale legata alla capacit di molte specie di controllare lassorbimento radicale di sodio e cloro e il loro trasporto
alle foglie. I genotipi di pero e di cotogno hanno evidenziato un
diverso comportamento nellassorbimento e nel trasporto di sodio e cloro. Infatti i cotogni non sono in grado di evitare questo
accumulo, mentre il pero, attraverso una strategia di esclusione,
riesce a evitare tale accumulo nelle foglie.
Nematodi
Patogeni del terreno (funghi e batteri)
Tossine
Diminuzione della fertilit (fisica
Reimpianto
125
coltivazione
essere reimpiantata e sono spesso causati da patogeni fungini;
i secondi si riferiscono a una ridotta crescita di numerose piante
da frutto, indipendentemente dalla specie coltivata precedentemente sullo stesso terreno.
Il riconoscimento delle cause principali che possono compromettere il successo del reimpianto importante per la scelta dei
mezzi di prevenzione e di contenimento degli effetti negativi.
Controllo della fruttificazione
Il pero una specie autoincompatibile caratterizzata da una sterilit fattoriale di tipo gametofitico sotto il controllo di un complesso di geni chiamato locus S. Questa sterilit dipende dallinterazione tra il polline (aploide) e il pistillo (diploide).
Per questa ragione il pero necessita di una impollinazione incrociata; occorre quindi coltivare almeno due cultivar con una
differente combinazione allelica al locus S per permettere la
fecondazione e la formazione del seme.
Nel pero comunque presente anche la partenocarpia, cio la
possibilit di sviluppare frutti in assenza dellatto fecondativo. I
frutti che ne derivano sono caratterizzati dallassenza dei semi.
Per questa ragione limpiego di fitoregolatori, stimolando il fenomeno della partenocarpia, assume una notevole importanza
nella regolazione della fruttificazione e dello sviluppo vegetativo
dellalbero, riducendo anche il fenomeno dellalternanza di produzione.
Frutti malformati
Frutti partenocarpici
126
tecnica colturale
Disegno del frutteto
Distanze di impianto
La distanza di piantagione deve essere scelta in funzione della
vigoria della combinazione di innesto e della forma di allevamento
che si vuole adottare. Un altro fattore da considerare per permettere una buona esposizione alla luce delle foglie laltezza finale
degli alberi.
La diffusione del cotogno MC ha consentito di ottenere alberi
di mole ridotta e questo ha provocato un forte incremento delle
densit di piantagione. Le distanze di impianto possono variare
da 4 m fino a 2,5 m tra le file e da 2 m a 0,30 m sulla fila. Per il
pero comunque possibile trovare frutteti caratterizzati da meno di 1500 alberi/ha sino a impianti ad altissima densit con
13.000 alberi/ha.
Densit di impianto
(alberi per ettaro)
Forme di allevamento
Nelle forme di allevamento si assistito a una notevole evoluzione
nel corso degli anni. Si passati da forme in volume con alberi a
vaso e a piramide negli anni 50, a forme in parete come la palmetta negli anni 60 e 70, prima regolare poi irregolare e infine
anticipata.
Il maggiore contributo allulteriore evoluzione della forma di allevamento verso il fusetto (anni 80-90) stato sicuramente limpiego dei cotogni nanizzanti (in particolare il cotogno MC). Nelle
Distanze di impianto
Densit (alberi/ha)
Palmetta libera
3,6 x 1,5
4,0 x 2,0
1850
1250
Fusetto libero
3,5 x 1,0
4,0 x 1,5
2850
1660
Assi colonnari
3,5 x 0,7
4080
Y trasversale
4,0 x 0,8
4,5 x 1,2
3125
1850
Y longitudinale Bibaum
3,3 x 1,0
3030
Sistema a V
3,5 x 0,7
4080
3,5 x 0,5
6000
Assi colonnari
e cordoni verticali
adatti per Abate Ftel
3,0 x 0,30
2,5 x 0,31
11.000
13.000
Media
2001-3000
Alta
3001-5000
Molto alta
5001-6000
Altissima
11.000-13.000
Palmetta
Fusetto
Forme a V
Forme a Y trasversale
Forma a Y longitudinale (Bibaum)
Cordone verticale
< 2000
Bassa
127
coltivazione
sue estremizzazioni, il fusetto stato trasformato in cordone verticale caratterizzato dal solo fusto e da corte branchette fruttifere
che periodicamente vengono rinnovate. Attualmente esistono
varie tipologie di disegno del frutteto, identificabili con la forma
di allevamento utilizzata, che offrono una vasta gamma di alternative: palmetta (bassa densit); fusetto e forme derivate (medioalta densit); forme a V (alta densit); cordoni verticali (altissima
densit).
Palmetta. La palmetta oggi adottata quella ascrivibile alla tipologia della palmetta anticipata, cio che sfrutta la presenza di rami
anticipati emessi naturalmente oppure indotti con lapplicazione
di fitoregolatori in vivaio. Il principio quello della tutta cima
che consiste nellallevare gli alberi assecondando la loro naturale
predisposizione alla ramificazione e limitando al minimo gli interventi cesori in modo da completare il pi rapidamente possibile
la struttura, evitando pericolosi riscoppi vegetativi conseguenti ai
tagli, che rallenterebbero lentrata in produzione. La palmetta, in
alcune zone dellEmilia-Romagna, mantiene una sua validit qualora per tradizione e per condizioni pedoclimatiche sia difficile utilizzare portinnesti molto nanizzanti; per esempio, in aree dove il
calcare rende problematico limpiego del cotogno oppure in zone
caratterizzate da forti gelate primaverili. In alternativa al cotogno
possibile utilizzare portinnesti franchi clonali come il Farold 40
o le piante autoradicate a basse densit (1000 alberi/ha). Nelle
combinazioni caratterizzate da un elevato vigore conviene piegare lastone allimpianto in modo che nella zona di curvatura si
Palmetta anticipata
Piegatura dellastone applicata allautoradicato per limitarne la crescita
128
tecnica colturale
abbia una produzione di germogli vigorosi, uno dei quali costituir
lasse centrale e gli altri le branche. In questo modo il forte vigore
indotto dal portinnesto franco o dellautoradicato viene controllato dalla presenza di questa grossa branca che, piegata, entra
rapidamente in produzione.
Questa forma presenta alcuni limiti quali: larghe distanze di impianto, maggiori costi di potatura e raccolta (operazioni che rappresentano quasi il 60% dei costi di produzione) a causa dellelevata altezza raggiunta dagli alberi, che talvolta superano i 4 m.
Fusetto. Il fusetto la forma pi utilizzata negli impianti a medioalta densit (2000-3000 alberi/ha) perch permette lintensificazione dellimpianto senza eccessivi costi di strutture e di manodopera. Uno dei punti cruciali per realizzare questa tipologia di
impianto limpiego di astoni forniti di rami anticipati. Questo permette, in associazione con limpiego del cotogno MC, di ottenere
produzioni significative gi al secondo anno di impianto (7-8 t). Le
branche, nel fusetto, sono disposte senza uno schema preciso
e normalmente vengono ottenute dai rami anticipati prodotti in
vivaio, di regola sono in numero di 4-5. Gli interventi cesori sono
limitati alleliminazione dei rami soprannumerari o troppo vigorosi
che potrebbero compromettere lequilibrio vegetativo dellalbero,
diventando troppo grossi rispetto allasse centrale. Le branche
devono essere inclinate con un angolo massimo di 40 rispetto alla verticale in modo da limitarne il vigore e favorire la penetrazione
della luce alla loro base; se questa operazione non viene eseguita
si assiste allesaurimento delle formazioni fruttifere basali. Lasse
centrale viene lasciato libero di crescere e su di esso vengono
allevati corti rami di un anno che si trasformeranno nel tempo in
branchette produttive tenute corte con opportuni tagli e un periodico rinnovamento.
Fusetto in produzione
129
coltivazione
Forme a V. Le forme a V, ottenute inclinando in modo alternato
gli alberi verso gli interfilari con un angolo di 15 rispetto alla
verticale, sono particolarmente adatte allhabitus vegeto-produttivo del pero e hanno il grande vantaggio di sfruttare una
doppia parete produttiva, massimizzando lintercettazione luminosa; presentano per contro maggiori costi per il materiale
di sostegno e nella potatura sono pi laboriose, rispetto alla fila
singola. Questo sistema dallevamento permette di aumentare
la densit di impianto fino a superare i 5000 alberi/ha. Questo
aumento di densit, ottenuto riducendo le distanze di impianto,
permette comunque di allevare alberi con branche permanenti
nella parte basale, la cui dimensione si riduce allaumentare dellaltezza. Il controllo dellattivit vegetativa determinato dalla
forte competizione, per lacqua e per i nutrienti, che si instaura
tra gli apparati radicali.
Forma a V allimpianto
Forma a Y trasversale. Le forme a Y sono state sperimentate con successo in molti Paesi. Occorre ricordare il sistema a
Tatura trellis, messo a punto in Australia, che prevede una
struttura costosissima con oltre 10 fili (5 per lato). La versione
italiana prevede una struttura di sostegno meno ingombrante
e meno costosa. Il principio su cui si basa questo sistema
quello di ottenere una doppia parete secondo due piani inclinati con un angolo variabile da 35 a 45. Il numero di branche tradizionalmente due, per possibile allevarne anche
4 nel caso di portinnesti molto vigorosi. Il problema principale
di questa tipologia di impianto dato dagli elevati costi delle
strutture di sostegno e dallla difficolt nelleseguire la potatura nelle parti interne a causa della complessit della struttura
stessa.
Forma a V in fioritura
Forma a Y longitudinale Bibaum. Si tratta di una innovazione vivaistica che prevede di fornire astoni bi-cauli preformati in vivaio; questo sistema stato registrato con il termine
Bibaum. Il sistema prevede che lastone sia messo a dimora con il doppio asse disposto nella direzione del filare in
modo da formare una forma appiattita e alta; adatto a portinnesti di medio-elevata vigoria, come per esempio il BA29 o
il Sydo.
La possibilit di ripartire il vigore su due assi presenta alcuni
innegabili vantaggi, come un migliore controllo della vegetazione; questo a sua volta induce una riduzione dei tempi di
potatura. Con questo sistema gi utilizzato in passato, producendo lalbero a doppio asse in campo attraverso la cimatura
dellastone (con il conseguente ritardo nella formazione dellalbero di un anno), viene riproposto il concetto della palmetta e
cio di una forma con una parete produttiva alta e schiacciata
nel senso del filare.
130
tecnica colturale
Cordone verticale. Per le altissime densit (12.000-13.000 alberi/ha)
si recentemente diffuso il cordone verticale che a causa delle
ridottissime distanze di impianto (non pi di 30-35 cm sulla fila e
2,5-2,75 m tra le file) formato da un asse verticale e corte branchette con lamburde che periodicamente vengono rinnovate.
Cordone verticale
Questi impianti richiedono un elevatissimo costo iniziale e possono essere eseguiti solo utilizzando il cotogno MC perch gli altri
portinnesti sono troppo vigorosi. Per ridurre gli elevatissimi costi
dimpianto si ricorre alla tecnica dellinnesto a dimora, producendo gli astoni direttamente in campo. In questultimo caso, quando
si sono ottenuti gli astoni, per simulare la crisi di trapianto, viene
eseguita una potatura radicale. La diffusione di questa tipologia
dimpianto da collegare alluso di prodotti brachizzanti in grado
di controllare il vigore dellalbero e favorire la differenziazione a
fiore delle gemme. Attualmente in questi impianti, per il contenimento della vigoria, in sostituzione dei brachizzanti, si utilizzano
interventi di potatura radicale.
Esempio di Bibaum
131
coltivazione
Fruttificazione
I modelli di fruttificazione delle pi comuni variet sono 5 e ognuno deve essere assecondato con tagli appropriati.
Gruppi di fruttificazione
Gruppo I William
La fruttificazione in questo gruppo avviene prevalentemente su
rami di un anno (brindilli), specialmente negli alberi giovani; con il
progressivo invecchiamento dellalbero possibile osservare fruttificazioni anche su lamburde portate su legno vecchio fino a una
percentuale del 30%.
Altri genotipi con lo stesso habitus di frutticazione sono: Coscia,
Santa Maria e Butirra Precoce Morettini. La potatura di produzione quindi dovr essere eseguita solo con tagli di diradamento dei
rami di un anno, e non di raccorciamento, per evitare lasportazione delle gemme miste terminali fertili.
Gruppo I William
Gruppo II Decana del Comizio e Abate
Ftel
William: gruppo I
Gruppo IV Kaiser
Questa cultivar privilegia la produzione su lamburde portate da
legno vecchio e la produzione localizzata per il 90% su questo
tipo di formazioni. Le branche possono restare per molto tempo
e mantenere sempre un buon livello di produttivit vista la buona
capacit di allegare di questo genotipo. Unaltra cultivar con habitus produttivo simile la Favorita di Clapp.
Gruppo V Passa Crassana
Lhabitus di questa cultivar presenta una caratteristica formazione
di rami a legno che al secondo anno producono un nuovo ramo a
legno in posizione apicale e varie lamburde e brindilli laterali. Con
132
tecnica colturale
Kaiser: gruppo IV
Epoche di potatura
133
coltivazione
Principali operazioni
della potatura
Scacchiatura
Cimatura
Decorticazione anulare
Incisioni longitudinali
Torsione
Infrangimento
Raccorciamento e soppressione (taglio)
dei rami
134
tecnica colturale
rante la potatura invernale alcuni rami di un anno che, nellanno
successivo, verranno lasciati liberi e non piegati e su cui si differenzieranno le gemme miste. Lepoca di potatura tende a essere
ritardata; il momento ideale la fase fenologica di ingrossamento
gemme.
In forme come il cordone verticale, caratterizzate da un tronco e
da corte formazioni fruttifere, uno dei principali problemi lesaurimento dei punti vegetativi e il progressivo spostamento della
vegetazione verso lesterno. Per ovviare a tale inconveniente si
ricorre a particolari tagli chiamati a becco di luccio caratterizzati
da un intervento cesorio che salvaguarda le sottogemme.
Da questo taglio, se correttamente eseguito, si otterranno due
nuovi germogli caratterizzati da un minore vigore rispetto al germoglio iniziale e da un angolo di inserzione sul tronco solitamente pi ampio. Lepoca ottimale per effettuare questo intervento
linizio dellinverno.
Un altro intervento di potatura tradizionale il taglio del caporale, a forma di V rovesciata eseguito sopra una gemma a legno.
Questo permette di favorire la schiusura della gemma stessa e
consente il rivestimento di parti del tronco che altrimenti resterebbero prive di vegetazione. Il momento ottimale per questa
operazione al secondo anno, poco prima della ripresa vegetativa.
Accanto a questi interventi si stanno affermando anche tagli su
rami di un anno, sia nella parte apicale dellalbero sia allestremit
delle branche. Nella parte apicale, questo taglio garantisce una
forte risposta vegetativa. Nelle branche garantisce altres una forte reazione vegetativa e permette di evitare il loro invecchiamento
e il conseguente esaurimento. Da evitare assolutamente la curvatura della branca che deve formare un angolo massimo di 40
rispetto alla verticale.
Potatura radicale
Negli impianti ad alta e altissima densit il ricorso a interventi di
potatura radicale diventato molto frequente, specialmente nei
Paesi dove le sostanze brachizzanti sono proibite.
Il taglio radicale presenta per alcuni inconvenienti come la riduzione dellassorbimento dellacqua e dei nutrienti a causa del
taglio di un certo numero di radici e la modificazione della produzione e dei rapporti ormonali. Quando gli apici radicali sono
in numero ridotto sono prodotte meno citochinine e questo pu
ridurre la crescita dei germogli.
Lepoca di intervento ottimale a fine febbraio-marzo, a seconda
degli ambienti, prima della fioritura. Quando la potatura effettuata correttamente, molti germogli e branchette presentano numerose gemme miste. Questo il risultato di un migliore bilanciamento dellalbero. Utilizzando la potatura radicale, lalternanza di
produzione ridotta, ma bisogna prestare attenzione poich, se il
135
coltivazione
taglio troppo energico, si pu avere uneccessiva riduzione della
crescita con effetti negativi sulla produzione. Esperimenti condotti
sulla potatura radicale hanno dimostrato un anticipo di maturazione dei frutti; occorre quindi anticipare la raccolta nellanno in cui
viene praticato il taglio. Leffetto della potatura radicale persiste
nel tempo e anche dopo 3 o 4 anni possibile che lalbero produca solo pochi germogli.
Raccolta
La raccolta delle pere ancora oggi completamente manuale e
avviene utilizzando due sistemi principali a seconda della forma
di allevamento adottata. Per le forme in parete alte occorre procedere in due tempi, raccogliendo prima la parte bassa e successivamente la parte alta con lausilio di un carro raccolta. Il prodotto
raccolto viene caricato in cassoni (bins) che poi attraverso sollevatori idraulici vengono trasportati al centro raccolta. Se invece
si raccoglie in frutteti pi innovativi caratterizzati da alte densit e
da una altezza dellalbero limitata, si pu impiegare il sistema dei
cassoni (bins) che vengono trasportati da carrelli singoli tra loro
agganciati a formare una sorta di trenino. Normalmente i gruppi
di raccolta sono formati da 6-8 persone che immettono il prodotto
direttamente nei bins. Le rese orarie in questultimo caso sono
molto elevate e oscillano tra 200-250 kg/h.
Taglio radicale
Foto M. Fornaciari
136
tecnica colturale
vo. A tale proposito sono stati individuati degli indici di qualit,
elaborati per rendere oggettiva la stima dei parametri qualitativi.
Questi indici sono diversi a seconda del parametro che si vuole
rilevare e del prodotto ortofrutticolo, e possono essere pi o meno
complessi.
Amido. Il test dellamido rileva il contenuto di questo polisaccaride nella polpa: poich durante la maturazione lamido si trasforma in zuccheri, minore il contenuto in amido, pi maturo il
frutto. quindi un valido indice per la determinazione del momento ottimale di raccolta. La progressiva scomparsa dellamido
viene visualizzata con un test colorimetrico, secondo una scala
a 10 stadi. Lamido, combinandosi con la soluzione Lugol (iodioioduro di potassio), assume una colorazione scura, in contrasto
con il colore chiaro della polpa matura (gli zuccheri semplici non
si legano alla soluzione). Lo stadio di amido ideale per linizio della
raccolta cambia a seconda delle variet, come anche il periodo
entro il quale la raccolta deve essere terminata. Questo sistema
molto adatto per il melo ma assume minore rilevanza nel caso di
altre specie come il pero.
Durezza. La determinazione della durezza della polpa importante per stabilire il corretto stadio di maturazione di un frutto,
poich la polpa diminuisce progressivamente la propria consistenza col procedere della maturazione. Lo strumento utilizzato
il penetrometro che rileva il grado di resistenza della polpa alla
pressione (kg/cm). Il puntale dello strumento, la cui dimensione
varia in funzione della specie (per esempio 8 mm di diametro per
il pero), viene applicato in due punti opposti sulla circonferenza
equatoriale del frutto, dopo avere asportato la buccia, premendo
leggermente. Il valore penetrometrico diminuisce col progredire
della maturazione (il frutto diventa meno consistente).
Foto CRIOF
Tenore zuccherino e rapporto acidi/zuccheri. Il tenore zuccherino dei frutti uno tra i parametri pi importanti per la qualit
gustativa. Durante la maturazione lamido si converte in zuccheri
complessi (saccarosio) e semplici (glucosio e fruttosio). Il loro tenore si misura con un rifrattometro e viene espresso in gradi Brix
(Brix). La misura della concentrazione degli acidi considerata
un parametro di qualit e non un indice di maturazione. molto importante infatti il rapporto dolce/acido nella determinazione
del sapore del frutto. Inoltre, il contenuto in acidi del frutto di una
variet pu essere soggetto a forti oscillazioni di anno in anno,
per cui non considerato un indice attendibile per lepoca di
maturazione. Lacido maggiormente presente nelle pere lacido
malico. Si parla quindi di acidit titolabile, espressa in g/l di acido
malico.
Foto CRIOF
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