Está en la página 1de 449

I n copertina :

L a battagl i a dI sso fra Dari o e


A lessandro (M osaico pompei ano) -
M useo Nazi onal e - N ap o l i .
(Alinari)
B. RIPOSATI L. ANNIBALETTO
VATUM PRINCIPES
ANTOLOGIA DELLE OPERE DI VIRGILIO E ORAZIO
Tersa edizione
MILANO ROMA NAPOLI . CITT DI CASTELLO
SOCIET EDITRICE DANTE ALIGHIERI p. a.
(ALBRI GHI , SEGATI E C.)
1972
PROPRI ET L ETTERARI A RI SERVATA
STAMPATO I N I TALI A - PRI NTED IN I TALY
P R E F A Z I 0 N E
La poesia di Virgilio e di Orazio quanto di pi bello, di pi
vivo e di pi duraturo lo spirito umano abbia donato nellet di
Augusto, et pur cos ricca di fertili ingegni e di opere splendide.
Nessuno canter mai pi, come Virgilio, la dolce malinconia dei
campi e il sereno richiamo della natura, mentre la religiosa grandezza
dellEneide consacra ad una gloria che certo non morr la Citt
dominatrice del mondo.
Daltro canto, le Grazie di Grecia non trovarono pi mai lar
tefice superbo che ne facesse rivivere in altra lingua, come fece Orazio
nelle Odi, Vimpeccabile perfezione del verso, la profondit del pen
siero, la felice immediatezza delle immagini e la dolcezza della frase
melodica, mentre dalle Satire e dalle confidenziali Epistole il Poeta,
con arte insuperata, ripete nei secoli quegli aurei precetti che, a dirla
con Voltaire, ci insegnano a uscire da una vita o triste o fortunata,
ringraziando gli Dei di avercene fatto dono .
Non facile, in tanta ricchezza e variet di forme e di argomenti,
restringere in breve spazio quanto vorrebbe con prepotenza traboccarne,
ma ci sorride la speranza di poter offrire dei due Poeti {ai quali ri
spettivamente ci siamo dedicati) un breve saggio di tutte le opere; un
saggio breve, ma tale che valga a farne intuire, almeno, la profondit
e la grandezza. Per le inevitabili mancanze, ci valgano di scusa presso
i lettori il lungo studio e il grande amore .
B. R i po sa t i - L. A n n i ba l et t o
P. VIRGILIO MARONE
V i t a
P. V i r g i l i o M a r o n e nacque il 15 ottobre del 70 av. Cr. ad
Andes, presso Mantova, da una sana famiglia di possidenti ter
rieri. Comp i primi studi di grammatica a Cremona ; da qui, presa
la toga virile, pass a Milano, per intraprendere gli studi di reto
rica, che avrebbero dovuto aprirgli la via alla carriera forense.
Vi rimase non molto, perch poco dopo si rec a Roma, alla scuola
del rtore Epidio. Ma Roma, Vurbs illa tumultuosa, accolse lumile
ed impacciato campagnolo di Mantova non per farne un perso
naggio del Foro, per cui egli non aveva n vocazione n attitudini
naturali, sibbene il suo pi grande poeta. Diede presto un addio
alle vuote *declamazioni dei rtori, si ritir a Napoli, attiratovi
dalla fama dellinsegnamento deirepicureo Sirone, che lo apr alla
meditazione del grande mistero della vita. Qui contrasse le prime
amicizie con Vario Rufo e PJozio Turca, che rimasero i suoi pi
intimi confidenti fino alla morte.
Non si sa quanto tempo Virgilio rimase a Napoli, la citt che,
in seguito, come Mantova, visse sempre nel suo nostalgico ricordo ;
n possibile stabilire se, lasciata Napoli, abbia fatto ritorno alla
sua terra natia, o se si sia trattenuto a Roma. Tutto fa supporre,
stando specialmente alla temprie storica della prima e nona egloga,
che Virgilio sia stato presente alla tragedia, che, dopo il 42, si ab
batt su Cremona prima, e poi su Mantova, con Fespropriazione
dei territori locali, destinati ad essere distribuiti ai veterani, che
avevano preso parte alla battaglia di Filippi contro Bruto. Si crede
altres che Virgilio, in un primo tempo, sia riuscito a conservare
1
2 P. VI RGI LI O MARONE
il suo poderetto, mediante i buoni uffici di Asinio Pollione, allora
al governo della Gallia cisalpina, ma che poi sia stato anche lui
colpito dalla sventura, che gli apr una ferita irrimarginabile nel
cuore. Scacciato dai suoi dolci clivi , travolto e confuso tra
i victi tristes, lasciando dietro di s ogni cosa pi caramente
diletta , si trasfer definitivamente a Roma, dove par che avesse
avuto da Mecenate una casetta sullEsquilino. Ma Roma non
era la ' dimora ideale per il suo animo mite ; ne altern il sog
giorno con la dulcis Parthenope, dove forse ebbe in eredit
la villula del maestro Sirone.
Da questo momento Virgilio vive in s, per s, con la poesia,
la divina serenatrice dei suoi giorni. A Roma port compiuti,
o quasi, i suoi carmi bucolici, che gli aprirono subito la via alla
notoriet e lo rivelarono poeta ; le Georgiche seguirono di l a poco,
e suscitarono l ammirazione di Mecenate, come le Bucoliche ave
vano entusiasmato Pollione. Quando si accinse, dal 29 in poi,
sotto lo stimolo di Ottaviano, alla laboriosa composizione del-
l Eneide, il suo nome era ormai in ore omnium ; e lui, il mite
che non aveva mai forse pensato di scrivere un verso per l immor
talit, si sent salutato tra gli immortali, a fatica non ancora com
piuta, dalla bocca stessa di Properzio : Indietro, romani, indietro,
greci scrittori : qualcosa sta per nascere, forse pi grande del
l Iliade . Terminata, attraverso innumerevoli difficolt e ripen
samenti, la prima stesura del poema, di cui, nel 22, lesse alcuni
canti ad Augusto, Virgilio decise di fare un viaggio in Grecia,
per controllare i luoghi descritti, raccogliere materiale utile alla
stesura definitiva e ristorare il suo spirito pensoso alle pure sor
genti del pensiero filosofico. Ad Atene si incontr con Augusto,
di ritorno dalle province orientali ; questi trov il poeta stanco
ed emaciato, e lo persuase a tornare con lui in Italia. Il male, che
gi da tempo forse lo minava, scoppi inesorabile e lo stronc,
sbarcato a Brindisi, il 21 settembre del 19 av. Cr.: l anno stesso,
in cui moriva un altro grande poeta, Tibullo. Il suo corpo fu tra
sportato a Napoli e sepolto sulla via di Pozzuoli. Sulla sua tomba
P. VI RGI LI O MARONE 3
si trascrisse il distico, che si vuole dettato da lui stesso prima di
morire: Mantua i1) me genuit, Calbri rapure: tenet nunc / Par
thenope : cecini pascua, rura, duces. Lasci suoi eredi Mecenate
ed Augusto, al quale, come aveva fatto gi con Vario e Tucca,
prima di lasciare l Italia, espresse anche la volont che l'Eneide
venisse bruciata. Ma Augusto, che conosceva sia la modestia del
poeta sia i pregi del capolavoro, non obbed ; affid proprio
a Vario e Tucca l incarico di pubblicare il poema, con l ordine
di rispettarne scrupolosamente l integrit sostanziale. E fu gesto
sapiente di uomo magnanimo, il dono pi ricco chegli lasciasse
al suo impero e al mondo intero.
O pe r e
Il periodo della ininterrotta attivit poetica di Virgilio va dal
40 circa alla sua morte : poco pi di un ventennio. Che per le sue
prime esperienze risalgano pi addietro, forse al primo periodo
romano, facile supporlo. Ma quella decina di componimenti,
giunti a noi sotto il nome di Appendix Vergiliana, oltre a non incon
trare unanimit di consensi circa la paternit, valgono poco pi
di semplici esercitazioni poetiche : rivelano troppo vivo sapore
di scuola. La vera, grande poesia di Virgilio comincia con le Buco
liche o Ecloghe : dieci carmi pastorali o idilli , tutti in esametri,
composti nel triennio tra il 42 e il 39 o il 41 e il 38, secondo
la testimonianza degli antichi commentatori di Virgilio.
Dopo le Bucoliche, Virgilio si accinse ad impegno pi grave :
alla composizione delle Georgiche, un poema in quattro libri. La
data precisa della composizione non c nota, ma, se si deve prestar
fede agli antichi biografi, che affermano aver Virgilio impiegati
sette anni in questa fatica, e aver letta lopera intiera ad Augusto
(!) Mantova mi diede i natali, i Clabri mi tolsero ai vivi, tiene ora le
mie ceneri Partnope : cantai i pascoli, la campagna, i duci .
4 p. VI RGI LI O MARONE
nel 29a, possiamo ritenere che le Georgiche siano state scritte tra
il 37 e il 30 : cio, subito dopo le Bucoliche e prima e\VEneide.
LEneide, poema epico in dodici libri, fu cominciata nel 29a
e pubblicata postuma, due anni dopo la morte del poeta (avve
nuta il 21 settembre I9a) ad opera di Vario e 4ucca. La mancanza
dellultima mano si avverte non solo nella struttura del poema,
ma anche nelle non poche contraddizioni e ripetizioni, che ivi si
notano. Comunque, V Eneide rimane il pi grande poema epico
della latinit e quello che ha latto di Virgilio il poeta pi umano
ed universale di tutti i tempi.
LE B U C OL I C HE ()
Sono dieci componimenti bucolici, o carmi pastorali, che recano,
per lo pi, come titolo il nome dei protagonisti principali che vi
agiscono : I ( Tityrus) : il pastore felice nella pace del suo campi-
cello, mentre Melibeo va esule dalla sua terra, spingendo ango
sciosamente innanzi l assottigliato gregge ; II (Alexis) : il servo,
che, prediletto da un ricco possidente, non cura le pene amorose
del pastore Coridone ; III (Palaemon) : arbitro della sfida poetica
tra i due pastori, Dameta e Menalca ; IV (Pollio) : Asinio Pollione,
amico e ammiratore di Virgilio, padre del puer prodigioso, che
porter una ra nuova nel mondo ; V (Daphnis) : il pastore deifi
cato, di cui Mopso canta la morte col pianto delluniverso, Me
nalca celebra lapoteosi divina ; VI (Silenus) : il vecchio stiro,
che legato, ubbriaco comera e addormentato, dai giovani Cromide
e Mnasillo, canta, svegliatosi, l origine del mondo e leggende varie
con le lodi di Gallo; VII (Meliboeus) : il pastore musico e poeta, che
ha assistito ad una gara di canto tra Tirsi e Coridone, che ne riusci
vincitore ; VIII (Pharmaceutria) : titolo greco = gli incantesimi ,
praticati da una donna innominata per riconquistare il suo amore ;
IX (Moeris) : il servo del pastore poeta Menalca, che, incontra
tosi per strada con l amico Lcida, gli narra le tristi vicende del
padrone, che, cacciato dal suo poderetto, poco manc che non ci ri
mettesse la vita ; X (Gallus) : il poeta Cornelio Gallo, amico di Vir
gilio, che ne canta la infelice vicenda damore con linfedele Licride.
La silloge, come oggi noi la possediamo, fu ordinata dal poeta
stesso secondo criteri in parte cronologici, in parte razionali ed
artistici (egli bad, soprattutto, al principio dell alternanza ),
< fu pubblicata circa il 38 av. Cr. Un poema nuovo, rivelazione
(x) Dal greco bkolik canti di mandriani, di pastori , canti pastorali ;
sono dette anche Ecloghe (o Egloghe), anchesso termine greco, che vale com
ponimenti scelti, distinti da altri.
6 P. VI RGI LI O MARONE
di poesia, darte e di spirito, un mondo ricco di temi e circostanze
varie, che, innestate, in parte, nella vicenda stessa della vita del
poeta, si intrecciano e si ampliano nella trama dei dieci componi
menti e diventano espressione universale ed umana. il mondo
bucolico virgiliano, vivo di colori, di immagini, di paesaggi, di
persone e cose care, di significati nuovi, di riflessi allegorici, di
accenti lirici, epici, pastorali. Sono pastori idealizzati, che non
vivono e non sfogano nel canto se non la loro amara sofferenza,
il loro amore e il loro dolore, incarnando gli ideali arcadici del
poeta : quelli dun mondo sognato nella pace, nella felicit e nella
fratellanza umana, lacerato invece dallodio e dalle passioni, op
presso dallingiustizia e dal destino. Di qui quel tono di malin
conia e di dolore, che tutta pervade la poesia delle Bucoliche, vela
di tristezza le pi belle immagini poetiche e si sintetizza in quelle
espressioni singolari dello spirito pensoso ed amareggiato del poeta :
Fors omnia versat. . . , nos victi tristes . . . , omnia vincit amor. . .
Gli che a Virgilio tocc di vivere nellepoca pi travagliata
di Roma : quella che segn il trapasso dalla Repubblica allIm
pero. Una civilt in crisi, che, sotto lurgenza delle lotte politiche
e delle guerre civili, e dietro la spinta di nuovi orientamenti filo
sofici e culturali, andava conquistando faticosamente se stessa.
Gli agitati avvenimenti di quegli anni accompagnarono la giovi
nezza del poeta e turbarono la sua semplice spiritualit di pro
vinciale , gi incline, per natura, alla meditazione, allisolamento
e al pessimismo. Pur negli agi di Roma e nelle delizie di Napoli,
egli risogn sempre la sua terra mantovana, dove, in contrasto
con le allaganti discordie nazionali, ebbe a sperimentare le dol
cezze di una vita arcadica, scevra di ambizioni e di lotte, ricca di
tranquillit e di pace. E quando anche l arriver la guerra fra
tricida a seminare discordie e miserie, il sogno non svanir ; anzi,
alimentato dallesperienza amara della vita, dal contrasto con
la realt, tra le speranze concepite e le delusioni sofferte, dar
impulso al canto, che raccoglier le note pi vive dellanima buco
lica virgiliana: si ripensi alla I e alla IX egloga. E tutto si com
porr in questo anelito solo, vario eppur continuo, verso la vita
pacifica dei pastori-cantori, cui par che la natura abbia elargito
in abbondanza i doni pi puri della vita. La stessa alta intona
zione della poesia del puer prodigioso (IV egloga), che porter
unra nuova di felicit e di pace nel mondo sconvolto, si ammorbi
disce in immagini ed accenti pastorali e sfuma nelle vezzose note
di una ninna nanna, cantata sulla culla dello stesso puer.
LE BUCOLI CHE 7
Vien da s che in questa sua prima esperienza poetica Virgilio*
pur rimanendo saldamente ancorato ai suoi ideali poetici e alle
sue sensibilit spirituali, si piega ad accogliere le varie voci che
a lui vengono dalla tradizione letteraria, greca e romana. La dot
trina di Epicuro appresa nella sua formazione culturale prima
a Roma, poi a Napoli dal suo maestro Sirone, gli aveva insegnato
a vivere nascosto , lontano dai pubblici intrighi, beato della
propria voluptas, a contatto della libera natura. Pi tardi altre
esperienze filosofiche, quali la stoica, la neopitagorica e la mistrica*
si affiancheranno o si sostituiranno a quella epicurea, ma Virgilio
rimarr sempre il nostalgico assetato di pace e di serenit cam
pagnola, l ammirato contemplatore della semplice vita dei pastori.
E qui gi la nota della sua originale personalit poetica.
Che Virgilio nella sua prima produzione si sia mosso sotto gli
stimoli dello spirito e della tecnica neoterica romana, caratteriz
zata da spontaneit e freschezza di ispirazione, da levit e raffi
natezza di ritmi e di forme, innegabile ; come innegabili sono
in lui gli influssi della poesia greca alessandrina, segnatamente
di Teocrito. La lettura degli Idilli palese nelle Bucoliche : ne rie
cheggiano quadri e scene pastorali, immagini, sentimenti, situa
zioni, persino nomi di pastori (17 volte), espressioni e frasi poe
tiche. Eppure ognuno di questi elementi in Virgilio cambia, per
cos dire, tono e colore : c in lui la tendenza ad introdurre motivi
storici, autobiografici e arcadici, a smaterializzare le cose, a viverle
e riviverle in vagheggiamenti, pensosit, idealizzazioni, ricche delle
modulazioni della sua anima, che d vita e sapore alle scene, ai
personaggi, alle creature, insomma, del suo canto. In ciascuna
ili esse, anche quando riecheggia toni, frasi, abitudini tradizionali*
si avverte Virgilio, con le sue sensibilit poetiche, con le sue predi-
lezioni agresti, con i suoi pastori e le loro zampogne, in una parola*
r o n il suo divinum rus. Di qui la radice del simbolismo e del-
I allegoria nelle Bucoliche, a cui occorre badare con molta accor
tezza per non offuscare i contorni degli elementi reali e ridurre
tutto, o quasi, a simbolismo nel vario mondo delle Bucoliche.
8 P. VI RGI LI O MARONE
Ec l o g a pr i ma : TITIRO E MELIBEO
Ar g o men t o
Due pastori, Titiro e Melibeo, si incontrano, in un tardo pome
riggio di autunno, in una contrada della pianura mantovana :
Titiro attende alle sue giovenche, che pascolano placidamente
nel suo poderetto, e, sdraiato allombra di un faggio frondoso,
trae dalla zampogna allegri motivi pastorali ; Melibeo, ' invece,
costretto dalla iniqua sorte ad abbandonare la sua dolce terra,
spinge desolato innanzi a s, verso le ignote vie dellesilio, il mi
sero suo gregge, unica ricchezza rimastagli. La serena tranquillit
di Titiro suscita stupore, pi che invidia, nellinfelice Melibeo,
che chiede allamico la ragione di cos grande fortuna in mezzo
a tanto scompiglio. stato un dio risponde Titiro che ha
fatto per me questa pace ; un dio benigno, che egli conobbe tempo
addietro, quando and a Roma per affrancarsi dalla schiavit,
dopo che, abbandonata la capricciosa Galatea, fu preso dallamore
della tenera Amarillide. Fu proprio quel dio, che allora gli disse
di ritornare tranquillo al suo campicello e di continuare a pascere
le giovenche. Il racconto del fortunato amico acuisce la dispera
zione e lo smarrimento dellinfelice Melibeo, che, pur compiacen
dosi della di lui felicit, non pu non compiangere il proprio destino:
vede innanzi a s le mte dellesilio, ai confini dellImpero, tra
gente inospitale e sconosciuta, donde mai potr pi sperare di
tornare a riveder la sua terra e il tetto della sua misera capanna.
Lo sfogo amaro del povero Melibeo commuove il buon Titiro,
che si fa pensoso e triste, immedesimandosi della sciagura del com
pagno : nullaltro pu far per lui che invitarlo a sostare. sera,
cade la notte, che gli uomini affratella; l, nella sua capanna, c
posto e c cibo frugale per tutti e due : rimanga.
questo, insieme al IX, uno dei carmi pi ricchi di motivi
bucolici virgiliani, dove si concentrano voci interiori, che vengono
dal mondo del sogno e della realt, dal dramma della vita e della
storia, elementi tutti che concorrono a formare il suo tessuto
poetico e storico.
LE BUCOLI CHE 9
Il momento storico quello che si verific dopo la vittoria
di Filippi (42 av. Cr.), quando il triumvirato di Antonio-Lepido-
Ottaviano decret a favore dei veterani l esproprio dei territori
di circa 18 citt, cadute nella condizione di urbes dediticiae fin dal
tempo della guerra sociale, per essersi in quella compromesse.
Cremona e Mantova subirono la stessa sorte. Qui si innesta il
momento biografico del poeta e della sua famiglia, cui tocc di
soffrir la tragedia di tanta altra gente dei campi. Ma in un primo
tempo, per l interessamento di Asinio Pollione, che nel 41 presiedeva
alla Gallia Cisalpina, Virgilio riusc ad ottenere da Ottaviano lesen
zione dalla confisca del campicello ; di qui l inno commosso di
riconoscenza al deus, che tanto gli fu generoso.
evidente che su questo sfondo giuochi non poco lelemento
allegorico, che fin dai tempi antichi ha consigliato a riconoscere
in Titiro Virgilio, in Melibeo uno dei colpiti dalla dura legge
espropriatoria e nel deus, che benefic Virgilio, il giovane Otta
viano. Estendere per a tutta lecloga il significato allegorico non
si pu n si deve, perch ripugna ai caratteri stessi del carme,
dove parecchi particolari (come quello della servit di Titiro, della
sua passione per Galatea, della libert ottenuta soltanto nella vec
chiaia, ecc.), non convengono n al poeta n al padre di lui. Del
resto gi Servio, commentatore di Virgilio, pur sempre generoso
in fatto di allegoria, avvertiva che qui, sotto la figura di Titiro,
dobbiamo riconoscere la persona di Virgilio, non tuttavia dapper
tutto, ma solo dove un motivo plausibile lo esige .
M. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui musam meditaris avena :
1. Tityre: di etimologia incerta,
passato a significare tradizionalmente
pastore , uomo di campagna .
patulae... fagi = sdraiato allombra
di un ampio faggio ; non colta
solo l ampiezza protettiva del faggio,
ma anche la tranquilla sicurezza go
duta allombra dellalbero ; il termine
fagus (cos platanus) sentito come
elemento figurativo arcadico, espres
sione bucolica indeterminata. recu
bans : indica la posizione di chi se ne
sta disteso, sdraiato ; diverso da
recumbre = porsi a sedere . teg
mine (da lego) copertura, vlta,
cielo , quindi ombra .
2. silvestrem... avena vai mo
dulando sulla tua esile zampogna un
canto pastorale ; silvestrem... mu
sam : canto agreste, boschereccio, in
genere ; 1 pastori, nell'estate, sogliono
condurre le greggi vicino alle selve,
dove pi fresca lerba e pi con
fortevole lombra. avena : ndica,
metaforicamente, la zampogna o il
flauto , che i pastori si costruivano
10 P. VI RGI L I O MARONE-
nos patriae finis et dulcia linquimus arva :
nos patriam fugimus : tu, Tityre, lentus in umbra
formonsam resonare doces Amjiryllida silvas. 5
T. O Meliboee, deus nobis haec otia fecit.
Namque erit ille mihi semper deus, illius aram
saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus.
Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsum
ludere quae vellem calamo permisit agresti. 10
con lo stelo dellavena per accompa
gnare le loro canzoni.. meditaris :
pu significare aver cura, eserci
tarsi e, come meglio, comporre,
modulare .
3-5. nos... arva = noi (invece) ab
bandoniamo i confini della patria e i
dolci campi ; nos: lui, Melibeo, e le
sue pecorelle, fortemente contrapposto
al tu del v. 1, e ripreso poi dal nos
del v. 4, a cui segue, chiasticamente, un
altro tu. fi ni s (= Jines) = confini,
territori . arva : sono i campi
coltivati , diversi perci da agri.
fugi mus : adoperato transitivamente
siamo costretti a fuggire ; c nei
verbi e nei loro complementi unacco
rata gradazione di concetti : lasciare,
per allontanarsene, prima il suolo na
tio, poi i dolci campi, quindi la pa
tria. l entus i n umbra : lentus si
gnifica per s flessibile, elastico ,
poi ozioso, pigro, indolente ; qui,
completato da umbra, disteso allom
bra . formonsam... si lvas = in
segni alle selve a far ri suonare (il
nome della) bella A marillide; silvas
resonare retto da doces, costruito
con due accus.; Amarylliia (accus. di
forma greca) comp, oggetto interno
di resonare ; formonsam (con la n in
fissa) pi musicale di formosam.
6-8. Meliboee : , come Tityrus,
nome tipicamente pastorale. deus :
un dio , in senso epifonematico,
Ottaviano. nobis : anche qui, come
nel nos precedente, un plurale, che
nel verso seguente si attenua in mihi.
otia : nellampia accezione di riposo,
vita tranquilla, pace . Namque
( = quam ob rem) = perci . i l l e :
soggetto, con deus predicato. il li us :
con la seconda i breve (illius).
aram : laltare sacrificale ; in
senso reale o allegorico, qui tutto
dimostra la profonda gratitudine del
beneficato pastore verso il dio bene
fattore. tener... agnus : espressione
frequente nelle offerte sacrificali, come
tener haedus ; le carni degli animali
giovani e teneri erano pi gradite
agli di. ab ovilibus : abl. di pro
venienza. imbuet (sott. sanguine) =
spesso un tenero agnello (tratto dai)
nostri ovili bagner di sangue la
sua ara .
9-10. Ille... permisit: costr.: ille
permisit meas boves errare, ut cernis,
et ipsum ludere quae vellem calamo
agresti ; permisit : con due oggettive :
meas boves e ipsum ludere ; in prosa
ut e il cong. meas boves = le
mie giovenche ; bos : per s maschile,
pu essere usato, specie in poesia,
anche per il femminile. ut cer
ni s = come vedi ; incidentale.
et ipsum : sott. me, che risulta facil
mente dal quae vellem (= e a quae v.)
seguente. ludere (nella sua signifi
cazione bucolica, specialmente unito
a calamo, esprime il poetare, il
comporre a piacere un carme pa
storale) = egli permise che le mie gio
venche vagassero qua e l, come vedi,
e che io stesso giocherellassi a piacere
con la mia agreste zampogna . La
L E BUCOLI CHE 11
M. Non equidem in video ; miror magis : undique totis
usque adeo turbatur agris. En, ipse capellas
protenus aeger ago : hanc etiam vix, Tityre, duco.
Hic inter densas corylos modo namque gemellos,
spem gregis, ah ! silice in nuda conixa reliquit. 15
Saepe malum hoc nobis, si mens non laeva fuisset,
de caelo tactas memini praedicere quercus.
Sed tamen, iste deus qui sit, da, Tityre, nobis.
gioiosa, esultante risposta di Titiro
rende pi amara la nota del contrasto
e pi profonda la tristezza del povero
Melibeo.
11-13. Non... i nvi deo: sott. tibi
non ti invidio di certo . magi s :
nel senso di potius piuttosto .
undi que = dappertutto, dovunque ,
anticipa la desolata visione di totis
agris : abl. locale per tutti i campi ,
per ogni punto della campagna .
usque adeo : l etterata. sino a tal
punto . turbatur : forma imper
sonale, assai efficace c scompiglio .
En,... duco = Ecco, io stesso,
affranto, spingo innanzi le mie ca
prette : anche questa, o Titiro, devo
trascinarmi dietro . protnus :
forma pi arcaica di protinus ed ha
valore pi di luogo ( innanzi ) che
di tempo. ago_ duco : ago pi
forte ed indica la spinta a cammi
nare; duco include quasi il significato
di accompagnare e par sottolineare
la cura pietosa del pastore per la ca
pretta stanca. aeger : sia dellanimo
che del corpo. vix = a stento,
con fatica .
14-15. Hic... rel i qui t: generalmente
si intende qui, tra i folti noccioli,
or ora (modo) infatti partor due ge
melli e li lasci, ah, speranza del
gregge, sulla nuda pietra ; pare per
preferibile : qui tra i folti noccioli,
lasci or ora due gemelli, ah, spe
ranza del gregge, dopo averli parto
riti sulla nuda pietra ; in questa
interpretazione spicca maggiormente la
nota di tenera e commossa umanit
del pastore, nel senso che egli, dopo
che la capretta ebbe lasciati lungo
la via (silice in nuda) i due gemelli,
li abbia raccolti e deposti pietosa
mente tra i noccioli ai margini della
strada. namque : nel centro della
proposizione ; pi frequente in prosa.
spem gregis : apposizione di
gemellos. silice : femminile in
poesia. conixa : participio con
giunto, da conitor ; in cortixa c lo
sforzo dellatto di natura e lo stato
della capretta anche dopo di esso.
questo il momento nel quale la
piet ed il dolore diventano lacrime,
che paiono concentrarsi in quel ah,
che, posto al mezzo, nellultimo verso,
raccoglie ed accentua, anche nella
successione ritmica, l onda del sen
timento, che investe tutto il brano.
16-18. Saepe... quercus : costr.: me
mini saepe quercus, tactas de caelo,
praedicere hoc malum ecc. = mi sov
viene che spesso le querce, colpite dal
fulmine, ci predicevano questa scia
gura, se la mente non fosse stata
cieca . malum : cio l esilio, l a
fuga. laeva : stolta, insensata ,
lopposto di dexter scaltro, ingegno
so . de caelo tactas : cio f u l
mine tactas. praedicere : cio por
tendere, proprio del portentum ( pro
digio ). Sed tamen : doppia par
ticella oppositiva, che interrompe bru
scamente il discorso, come spesso nel
parlar familiare. qui sit : quale
sia ; a Melibeo non importa tanto
sapere il nome del dio, quanto le sue
qualit. da : nel senso di die.
12 P. VI RGI LI O MARONE
T. Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi
stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus 20
pastores ovium teneros depellere fetus :
sic canibus catulos similes, sic matribus haedos
noram, sic parvis componere magna solebam.
Verum haec tantum alias inter caput extulit urbes,
quantum lenta solent inter viburna cupressi. 25
M , Et quae tanta fuit Romam tibi causa videndi ?
T. Libertas, quae sera tamen respexit inertem,
19-25. L a risposta di Titiro uno
dei momenti pi belli della poesia
bucolica virgiliana, dove per la prima
volta si sente risuonare il nome di
Roma, che si perde in una visione
fantastica, che sa di favola grandiosa,
colorita di immagini e similitudini
contadinesche : Roma pi grande
delle altre citt come le capre pi
dei capretti, e il cipresso pi dei vi
burni. Qui egli, Titiro, incontr per
l a prima volta quel dio , causa
della sua felicit. urbem : in
posizione enfatica, rafforzata dal quarti
dicunt seguente, che d tono favoloso
alla narrazione = quella citt, che
chiamano Roma, o Mei., io stolto pensai
simile a questa nostra ; huic nostrae :
cio a Mantova . quo : avv.
di moto a luogo. ovium : pu
essere retto tanto da pastores quanto
da fetus : una delle costruzioni pre
gnanti dello stile poetico. depel
lere : propr. spingere gi dai monti
verso la citt, i teneri piccoli delle
pecore, portandoli a vendere. sic...
s i c : in prosa: ut... sic; qui per
giuoca lesigenza anaforica. no
ram = noveram (da novi) sapevo .
canibus... similes = che i cuc
cioli (catulos) sono simili ai cani .
componere : nel senso di conferre,
comparare paragonare le cose grandi
alle piccole , espressione diventata
proverbiale e sfruttata anche spropo
sitatamente. V erum = invece .
haec haec urbs questa citt
tanto lev il capo tra le altre, quanto
sogliono i cipressi tra i flessuosi vi
burni ; extlit equivale ad elatum
gerit con valore di stato presente in
seguito ad azione passata. l enta =
flessibili 5>. viburna : sono albe
relli ramosi in genere striscianti o
rampicanti, opposti perci a cupressi,
alti, maestosi.
26. E t : posto allinizio del verso
esprime efficacemente la meraviglia
dellinterrogante. tanta causa =
s grande ragione, cos importante
motivo di visitare Roma.
27-30. I n questa risposta di Titiro
alcuni studiosi vogliono vedere sol
tanto allegoria, altri soltanto storia :
c luna e laltra, ma soprattutto molta
poesia. Bene intende lAlbini : Titiro
un servo che ha bisogno di mettere
da parte di che redimersi in libert ;
nella sorte di lui designata quella
di Virgilio, che ha bisogno di pro
tettori per fiancheggiarsi nel possesso
del suo campo... . Libertas : sott.
causa f u i t ; la L ibert qui perso
nificata, divinizzata : la stessa dea
romana, che, compiacente e tenera,
sia pur dopo lungo tempo, volge lo
sguardo allo schiavo gi incanutito
ed impigliato prima, da giovane, nei
lacci dellamore di Galata, che non
gli permetteva risparmio alcuno.
sera : con valore concessivo bench
tardi , ripreso poi da tamen. re
spexi t: nel significato tecnico di guar
dare attentamente con piet e com
prensione, come nel linguaggio litur
gico. inertem = neghittoso, av-
L E BUCOLI CHE 13
candidior postquam tondenti barba cadebat :
respexit tamen et longo post tempore venit,
postquam nos Amaryllis habet, Galatea reliquit. 30
Namque, fatebor enim, dum me Galatea tenebat,
nec spes libertatis erat nec cura peculi.
Quamvis multa meis exiret victima saeptis,
pinguis et ingratae premeretur caseus urbi,
non umquam gravis aere domum mihi dextra redibat. 35
M. Mirabar quid maesta deos, Amarylli, vocares,
cui pendere sua patereris in arbore poma :
Tityrus hinc aberat. Ipsae te, Tityre, pinus,
ipsi te fontes, ipsa haec arbusta vocabant.
vilito ; compendia in s il signifi
cato di segnis ( pigro ) e di socors
( vile ). candidior : comparativo
giustificato daHimperfetto continua
tivo cadebat : quasi a dire quando
mi radevo la barba, mi cadeva sem
pre pi bianca . nos : plurale
maiestatis : poi subito me, nel verso
seguente. Galata : la candida, la
lttea, termine pastorale, come Ama
ryllis.
31-35. fatebor enim (incidentale)
= infatti te lo confesser candida
mente ; prima namque poich .
dum me... tenebat = finch mi te
neva quasi legato. nec spes l i ber
tatis : i servi diventavano liberti
mettendosi da parte per dote i piccoli
risparmi, che invece Titiro si lasciava
consumare da Galata. cura pe
culi : quella che gli occorreva per
il riscatto ; peculium, come pecunia,
da pecus ; designava, in origine, la
piccola parte del gregge, lasciata in
proprio dal padrone ai servi ; si ricordi
che lantica moneta era costituita
dallo scambio delle pecore e di altri
generi di natura. Quamvis : dice,
esemplificando, il suo misero stato di
prima, sotto l oppressione dellavida
Galata = e, sebbene molte vittime
uscissero dai miei recinti e pingue
cacio fosse da me premuto per l in
grata citt, non mai la destra mi tor
nava a casa pesante di denaro .
multa... victima : sing. poetico ; indica
la qualit , oltre che la quantit
- - meis... saeptis : (da saepio) abl.
di provenienza con la preposiz. nel
composto exiret. - pinguis... caseus :
sing. poetico. ingratae... urbi : da
tivo di vantaggio con premeretur, che
rid labituale maniera campagnola
di fare il formaggio ; nota il signifi
cato attivo di ingratae, non per s,
ma perch pagava poco la fatica del
contadino. aere : qui = denaro ;
aes il bronzo , con cui si conia
la moneta.
36- 39. M irabar = mi meraviglia
vo ; la meraviglia di Melibeo in
ordine ad Amarillide, che egli vedeva
soffrire, perch Titiro era assente
e distratto da altre cure. quid...
vocares perch tu, mesta, invo
cassi gli di ; interr. indiretta, come
cui... patereris (da patior) e per
chi lasciassi tu pendere dallalbero
i suoi frutti . - sua : abl. con r
bore. aberat : la a finale lunga
perch ictata e in cesura. Ipsae...
ipsi... ipsa : efficace ripetizione (an
fora) che accentua la nota del desi
derio e di questo momento lirico
cosmico bucolico : l amante assente
non desiderato soltanto dalla sua
donna, ma anche dalla natura tutta ;
cos, nella V ecloga, la natura piange
14 P. VI RGI L I O MARONE
T. Quid facerem ? neque servitio me exire licebat 40
nec tam praesentis alibi cognoscere divos.
Hic illum vidi iuvenem, Meliboee, quotannis
bis senos cui nostra dies altaria fumant.
Hic mihi responsum primus dedit ille petenti :
pascite ut ante boves, pueri : submittite tauros . 45
M. Fortunate senex ! ergo tua rura manebunt.
Ia morte di Dafni, e nella V I I , alla
dipartita di Alessi, i fiumi si dissec
cano, mentre il bosco si allieta e ver
deggia intorno a Fillide.
40-41. Nota la naturalezza di que
sta risposta : Titiro non pot evitare
un cos lungo viaggio e, per conse
guenza, il dolore di Amarillide ; non
poteva, daltra parte, conoscere al
trove gli di benefici , che diri
gevano le sorti del mondo romano :
Ottaviano, Pollione, Mecenate, V aro :
i personaggi della storia, ingigantiti
dalla mente del pastore, sono diven
tati altrettanti di. Quid facerem =
che avrei dovuto fare ? ; poten
ziale passato, piu che dubitativo :
Titiro, pur desiderandolo, non poteva
agire diversamente. neque... lice
bat = non mi sarebbe stato lecito
uscire (diversamente) di schiavit .
nec : prima neque pi per ragioni
metriche che stilistiche. praesen
ti s = praesentes, cio faventes, propi
tios benigni .
42-45. Hi c; a Roma, dove Titiro
si porta con la fantasia ; fissare qui
la successione cronologica dei fatti
storici impossibile ; tutto sentito
e detto poeticamente. illum... iu
venem : Ottaviano, che aveva allora
circa 22-23 anni ; illum ; la figura
ingrandita di lui nella fantasia del
pastore. quotannis... fumant ==
per cui dodici giorni allanno fu
mano i nostri altari ; bis senos :
propr. due volte sei allanno , cio
dodici volte , quindi una volta
al mese. cui : nota la posposizione
del relativo, che qui un dat. di
vantaggio ; nota anche il valore reli
gioso del verso : Ottaviano ricor
dato nel sacrificio di Titiro come uno
degli di L ari, a cui i Romani erano
soliti sacrificare una volta al mese.
Hi c : con il valore del precedente :
qui a Roma. mi hi petenti :
a me che lo supplicavo . pri
mus : con valore predicativo per
primo, spontaneamente . ante =
antea. boves : diversi da tauros ;
i primi sono i buoi , o meglio,
i bovini, maschi e femmine, da pa
scolo e da lavoro ; i secondi soprat
tutto da allevamento ; di qui il va
lore di submittite sottoponete , iugo
et veneri, come intendono i commen
tatori antichi ; pensate, cio, a lavo
rare le terre e a far riprodurre la
specie. pueri : i servi, in genere,
qualunque fosse la loro et. Stando
al rigore logico dei fatti, Titiro va
a chiedere la libert e gli viene
concesso invece il privilegio di rima
nere, indisturbato, nel suo poderetto ;
gli che qui l elemento bucolico
e quello biografico di Virgilio si fon
dono e si compenetrano poeticamente.
46-50. Fortunate senex : ripreso
poi a v. 51 ; fortunatus il favorito
dalla fortuna ; senex nel suo signi
ficato pi semplice di vecchio ;
lesclamazione, accentuata dalla cesura
pentemimera, esprime lo stupore estre
mo di Melibeo. ergo : particella
conclusiva dunque . tua rura :
tua con significato predicativo ( dun
que i campi rimarranno tuoi ) o attri
butivo ( d. i tuoi campi rimar
ranno ) ; questa seconda interpreta-
L E BUCOLI CHE 15
Et tibi magna satis, quamvis lapis omnia nudus
limosoque palus obducat pascua iunco.
Non insueta gravis temptabunt pabula fetas,
nec mala vicini pecoris contagia laedent. 50
Fortunate senex ! hic inter flumina nota
et fontis sacros frigus captabis opacum.
Hinc tibi, quae semper, vicino ab limite saepes,
Hyblaeis apibus florem depasta salicti,
saepe levi somnum suadebit inire susurro ; 55
hinc alta sub rupe canet frondator ad auras :
zione preferibile non solo per la
collocazione delle parole, ma anche
perch quel manebunt, cos indeter
minato, raccoglie tutto il sogno buco
lico del pastore. et... satis =
e per te grandi abbastanza ; signi
ficativa e familiare qui la congiun
zione et. quamvi s... iunco = seb
bene nuda ghiaia e palude ricoprano
tutti i pascoli di giunchi limacciosi ;
lapis nudus : indica la natura roc
ciosa del terreno. palus : quelle
formate dallo straripare del Mincio ;
nel limo di esse cresce il giunco.
obducat : quasi tegat ricopra .
Non... fetas : costr.: non insueta pa
bula temptabunt graves fet as : i pa
scoli non conosciuti possono essere
anche nocivi ( possono insidiare )
alle pecore pregne. gravis = gra
ves. nec... laedent = n mal
contagio di vicino gregge le offen
der ; si sa quanto funeste sono
le malattie epidemiche e contagiose
per gli animali.
51-52. Fortunate s e n e x : riprende
l esclamazione iniziale, che apre an
che il motivo pi lirico del brano,
tutto musica di ritmi cullanti in un
susseguirsi di elementi bucolici dol
cemente carezzevoli, quali il tubare
delle colombe e il refrigerio delle
fonti. hic : nella tranquillit del
poderetto. fl umi na nota : sono
i canali della pianura padana, par
ticolarmente del Mincio, ben noti
al giovinetto Virgilio. fontis (= f o n
tes) sacros : per gli antichi ogni fonte
era sacra, quasi un dono della divi
nit, e divinit essa stessa. fri
gus = frescura captabis =
godrai : frequentativo, e pun
tualizza l avidit del godimento.
53-58. Hinc... salicti : costr.: hinc,
ab lmite vicino, saepes, quae semper,
depasta florem salicti apibus Hyblaeis,
saepe suadebit tibi inire somnum levi
susurro = di qui, dal vicino con
fine, come sempre, la siepe, succhiata
nel fiore del salice dalle api ible,
spesso ti concilier il sonno col suo
lieve sussurro ; un passo difficile
dai nessi studiati. quae semper :
sottinteso suasit. Hyblaeis apibus :
dat. di agente ; le api sono dette
cos dal monte I bla, in Sicilia, ricco
di rbe aromatiche, che producevano
miele pregiato. fl orem depasta :
florem : accus. di relazione ; depasta :
da depascor : forma e significato pas
sivi (= cui (saepi) flores depasti sunt).
salicti : specifica florem. saepe
ecc.: un verso ricco di musicalit
per la presenza delle molte vocali
dolci, liquide e sibilanti ; il che si
ripete nei versi seguenti, specialmente
in 57 e 58 : l si risente il ronzio
delle api, qui il tubare e il gemere
delle colombe. hinc : coglie, come
sopra, la nota felice del paesaggio
di Titiro. alta sub rupe = sotto
il ripido greppo . frondator : il
16
P. VI RGI LI O MARONE
nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes,
nec gemere aeria cessabit turtur ab ulmo.
T. Ante leves ergo pascentur in aethere cervi,
et freta destituent nudos in litore pisces, 60
ante, pererratis amborum finibus, exsul
aut Ararim Parthus bibet aut Germania Tigrim,
quam nostro illius labatur pectore vultus.
M. At nos hinc alii sitientis ibimus Afros,
pars Scythiam et rapidum cretae veniemus Oaxen 65
et penitus toto divisos orbe Britannos.
potatore delle viti. raucae... pa
lumbes = le rauche colombe , cio
il tubare rauco di esse. tua
cura amor tuo traduce lAl
bini, cio a te care : apposizione
di palumbes. gemere tubare .
riferito anche a palumbes. aeria...
ab ulmo =- dallalto olmo .
59-63. Sfogo di riconoscenza di
ri ti ro, che, reso pi conscio della
sua fortuna dalle parole d Melibro,
torna ad esaltare il suo giovani bene
fattore ; e si serve di immagini ricer
cate in un parlare paradossale pro
prio della semplice gente dei campi :
sono i cosi detti ' adunata cio
cose impossibili ad avverarsi. A nte :
ripetuto due versi dopo, sta con
il quatti del v. 63: antequam prima
che... e governa tutto il periodo.
leves... cervi gli agili cervi pasco
leranno nellaria . freta... pisces =
flutti idei mare ritirandosi) lasce-
ranmi nudi sulla riva i pesci ; f r e
tum, propriamente, il braccio di
mare pi ristretto, contro cui esso
urta, quasi ribollendo. desti tuent
(futuro come pascentur)', pi forte
di relinquo. nudos : cio non pi
avvolti di acqua. pererrati s...
Tigrim : costr.: ante, aut Parthus bibet
exsul Arrim aut Germania (bibet exsul)
Tigrim, pererratis amborum finibus =
<<>il Parto, esule, berr lacqua del
hume Arar o il Germano quella del
I tgri, ultrapassati i territori di en-
itiiinhi 'dopo avet percorso le terre
di entrambi i popoli) ; i Part,
cio, ed i Germani, emigrando gli
uni nel paese degli altri, percorre
ranno tutta la propria regione e l al
trui. A rrim : fiume della Gallia,
corrispondente allodierna Sane.
Tigri m : in Mesopotamia ; il poeta
non intende fare precisazioni geogra
fiche, ma solo menzionare due punti
estretpi del mondo romano ; nota
ancora che Parthus, singolare, e Ger
mania, collettivo, stanno per i rela
tivi plurali : Parthi, Germani.
quam... vultus = (prima) che la sua
immagine cada dal mio cuore ;
labatur : congiunt. con antequam (da
labor-ris-labi).
64-66. 11 trasognato lirismo di Ti-
tiro riconduce Melibeo alla realt :
vede dinanzi a s le mete dellesilio
ai confini dellimpero, tra i barbari,
e il suo dolore si incupisce. L a no
stalgia della patria lo riprende e scop
pia in un delirante soliloquio : e si
chiede se mai un giorno, dopo lungo
errare, potr rivedere i confini na
tivi, il povero tugurio, il regno della
sua arcadia. -- At : fortemente oppo
sitivo ma noi di qui, alcuni (olii
correlativo di pars) andremo nellin-
fuoeata Africa , propr. presso gli
assetati Africani accus. di moto
senza prepos. - pars : <caltri giun
geremo nella Scizia e alle rive del-
l'Oasse, che trascina creta ; altro
accus. di moto (veniemus) senza pre
pos. cretae : nome comune (non
L E BUCOLI CHE
17
En umquam patrios longo post tempore finis,
pauperis et tuguri congestum caespite culmen,
post aliquot mea regna videns mirabor aristas ?
Impius haec tam culta novalia miles habebit, 70
barbarus has segetes : en quo discordia civis
produxit miseros : his nos consevimus agros !
Insere nunc, Meliboee, piros ; pone ordine vites.
Ite meae, felix quondam pecus, ite capellae.
Non ego vos posthac viridi proiectus in antro 75
dumosa pendere procul de rupe
di isola !) e genit, oggett. di rapi
dum quod rapii cretam. Anche
qui indicazione di regioni senza pre
cisazioni geografiche : lOasse fi un
fiume dellAsia e vuole indicare le
regioni orientali, come i Britanni
del tutto (penitus) separati dal
resto del mondo indicano quelle
occidentali.
67-72. En... ari stas : sono tre versi
di non facile interpretazione ; una
delle pi probabili la seguente :
mai pi dunque, tornando a rive
dere, dopo tanto tempo, la terra
natia (patrios fines) e il tetto, fatto
di zolle, del povero tugurio, che mi
fu regno, potr contemplare col una
traccia di spighe ? . longo post
tempore : vedi v. 29. fi n i s ( = fines) =
confini, territorio . congestum :
partic. pass, di congiro (-ssi -slum
-rire). post aliquot aristas : altri
intende dietro a poche spighe ,
oppure dopo alcuni raccolti , cio
dopo alcuni anni . Impius...
miles : i due termini investono tutto
il verso. nvalia = i maggesi ,
non nominati a caso, ma perch
terra arata di recente (culta : part.
pass, di colo) dallafflitto padrone.
haec : Titiro porta nel cuore i suoi
terreni coltivati. has segetes :
dopo i campi (i novalia), le messi .
barbarus : con significato gene
rico : uno dei tanti barbari delle sol
datesche mercenarie di Ottaviano.
videbo ;
en quo discordia... mi seros = ecco
dove la discordia condusse gli scia
gurati cittadini ; esplosione di do
lore, quasi scatto di ribellione ; ed
nota umana della poesia di Vir
gilio. his... agros per costoro
(cio il miles e il barbarus) noi semi
nammo questi campi! . - hi s : dat.
di vantaggio. consevi mus : da
ronsero -is -ivi -tum -erire (da non con
fondersi con consiro -is -serui -consrtum
-erire < intrecciare ).
73-74. Insre nunc... vites = in
nesta ora, o Melibeo, i peri, disponi
in filari le viti ; un momento di
disperata riflessione, piena di amara
ironia, dove gli imperativi, rivolti
prima a se stesso (insire, pone), poi
alle caprette (ite, ite), rendono il
brano affectus plenus et quam maxime
ad miserationem factus (F orbi ger).
insre : in ordine agli innesti delle
piante, impegno assai gradito ad ogni
agricoltore. ordine : indica lalli
neamento di due o tre filari, in cui
gli antichi disponevano le viti.
Ite : (da eo) : ripetuto in anastrofe,
ma sempre riferito a capellae ; il
f e l i x quondam pecus = un giorno
gregge felice espressione apposi
tiva di capellae.
75-78. N o n ego... videbo = non
io dora innanzi, sdraiato sotto un
verde antro, vi vedr pi da lontano
pendere dalla balza ricca di rovi ;
continua il soliloquio del povero Meli-
2
18 P. VI RGI LI O MARONE
carmina nulla canam ; non me pascente, capellae,
florentem cytisum et salices carpetis amaras.
T. Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem
fronde super viridi : sunt nobis mitia poma, 80
castaneae molles et pressi copia lactis ;
et iam summa procul villarum culmina fumant,
maioresque cadunt altis de montibus umbrae.
beo, nel quale le visioni felici dei
passato diventano ombre sinistre per
l avvenire. ego vos : nota l acco
stamento dei due pronomi. pro-
iectus = sdraiato, disteso (da proi-
cio), con lo stesso valore di lentus
del v. 4. procul : rivela l attenta
compiacenza del pastore che rimi
rava ' di lontano brucare le sue
caprette ; i due versi, letti ritmica-
mente, sono un sospiro. carmina
nulla canam (fut. di can) = nes
sun carme pi canter : sono le
canzoni pastorali. non : .sta con
carpetis (fut. di carpo) del v. seguente.
me pascente : forte abl. assoluto,
dove il verbo pasco in funzione del
sostantivo pastor ; come a dire : me
pastore = sotto la mia guida di pa
store . cytisum : una specie di
trifoglio dal fiore bianco, cibo gustoso
ai greggi, come le amarae salices
( i salici amari ; l ultima battuta
fonde in un sol tono di sconforto
pastore e caprette : non pi lui, non
pi esse.
79-84. Titiro si fa pensieroso e tri
ste, ascoltando la dolorosa storia del
povero Melibeo. Dimentica i suoi
carmina, la sua felicit, e si immede
sima della sorte del compagno. Nul-
laltro pu fare che invitarlo a so
stare : sera, cade la notte, che gli
uomini affratella ; l, nella sua ca
panna, c posto e cibo per tutti
e due : rimanga. Cos, questo canto
che sera aperto per Titiro con un
tono di baldanzosa sicurezza e di
limpida serenit, si chiude con note
di dolorosa compassione, quasi di
pianto. poteras : una .forma vi
vace di indicativo, che altri rende con
un condizionale passato = avresti po
tuto ; meglio, per, intenderlo come
semplice indicativo = potevi pur fer
marti , col quale colta la per
sona di Melibeo gi avviata mesta
mente verso il suo destino ; e Titiro,
che lo vede gi incamminato, gli
rivolge quel poteras, pur sapendo
che Melibeo non si fermer.
hanc... noctem : accus. di tempo
indet. fronde... vi ri di = sopra
verdi fronde , il giaciglio dei pa
stori. nobis : dat di possesso.
mi ti a = maturi . mol l es = te
nere , perch cotte. pressi lactis :
propriamente = latte cagliato , cio
formaggio . summa... culmina :
sono, propriamente, le sommit dei
tetti , ma trad. = comignoli : surit-
ma ha valore predicativo. vil la-
rum = le fattorie del luogo.
mai oresque... umbrae : le ombre di
ventano sempre pi grandi , allun
gandosi, col declinar del sole. Sono
due versi di insuperabile bellezza,
pieni di musica e di incanto. una
pittura di poche pennellate : som
mit di tetti che fumano di lontano,
ombre che cadono dai monti sempre
pi fitte. lora delle cure fami
liari, quando le massaie preparano
la cena agli stanchi mariti. Molti
hanno cantato lora del vespero, ma
in due semplici versi virgiliani, noi
sentiamo, come mai altrove, la tri
stezza duna sera dautunno, che
scende sui casolari nelle aperte cam
pagne (M archesi ) .
LE BUCOLI CHE 19
Ec l o g a n o n a - MERI E LICIDA
Distaccandoci dallordine tradizionale, leggiamo subito qui
questa IX ecloga.
Ar g o men t o
Fuori del paese, sulla via che va alla citt, il giovane pastore
Licida incontra Meri, gi castaido di Menalca, che porta due
capretti al veterano, il quale, in seguito alla spartizione delle terre,
diventato padrone del suo poderetto. Il colloquio si avvia con
accenti dolorosi in Meri, con tono di curiosit in Licida, che
nulla sa dellaccaduto. E quando Meri tutto gli racconta, aggiun
gendo che poco manc che Menalca non ci rimettesse la vita per
difendere i suoi diritti, Licida rimane, pi che meravigliato, stu
pito, perch aveva sentito dire che Menalca, proprio in virt dei
suoi carmi, aveva potuto conservare i suoi averi. Ma a che val-
gqno i carmi in tempi cos difficili ? , risponde Meri, eccitando
ancor pi lo sdegno di Licida, che non riesce a persuadersi del
lenormit di tanta scelleratezza ; e chi pi allora avrebbe can
tato Ip Ninfe ? Chi avrebbe ripetuto quei motivi pastorali, cos
ricchi di armonie, come egli li aveva raccolti dalla bocca dello
stesso Menalca ?
Ed ecco sorgere, quasi spontanea, la gara al canto, ispirata
al ricordo dei carmi di Menalca : tenui e semplici frammenti lirici,
che ricantano la campagna con la sua serenit, aspirazione arca
dica di bellezza, di pace, di bont, di amore. tutto un perdersi
in queste dolci rievocazioni menalchee, in questabbandono al canto
serenatore, s da dimenticar quasi il movente della gara, quello
della sciagura del povero Menalca. Ma la realt li riprende : Meri
ridiventa triste, riconosce che lombra del duro destino ha avvolto
uomini e cose, tutti affratellando nel dolore : tutti victi tristes.
Cade il canto ; alle insistenze di Licida, Meri mestamente risponde :
basta per ora, ragazzo ; facciamo quel che preme di pi ; can
teremo meglio i nostri canti, quando sar tornato Menalca .
Con questo lieve accento di speranza si chiude il carme,
che senza dubbio tra i bellissimi, se non proprio il pi bello
di tutti, dove il dolore umano ha trovato nella poesia bucolica
20 P. VI RGI LI O MARONE
di Virgilio le note pi vive e commosse, e dove lelemento biogra
fico perde i suoi contorni, si volatilizza, per cos dire, e diventa
dramma universale, martellato dai colpi della prepotenza umana
e dellavversa fortuna, che sovverte ogni cosa, stroncando ogni
aspirazione alla felicit.
Questa ecloga in connessione occasionale con la prima,
in quanto si muove sullo stesso sfondo storico e riproduce, come
quella, un momento particolare della vita del poeta : la prima, nel
privilegiato possesso del suo poderetto, la nona, nella disperata
angoscia della perdita di esso. una situazione rovesciata : il Titiro
felice diventato l infelice Melibeo nella persona di Menalca, o, se
si vuole, di Meri e di Licida.
Poco possiamo dire della cronologia dellecloga, scritta forse
nel 39 av. Cr., quando nel governo della Gallia Cisalpina ad Asinio
Pollione, protettore di Virgilio, era succeduto Alfeno Varo, cre
monese, che, nella spartizione delle terre ai veterani, alle sorti
di Cremona un quelle di Mantova ; e Virgilio ne rimase vittima.
L. Quo te, Moeri, pedes ? an, quo via ducit, in urbem ?
M. O Lycida, vivi pervenimus, advena nostri
quod numquam veriti sumus ut possessor agelli
1. L a battuta iniziale sottolinea la
desolata condizione di Meri. Quo...
pedes ? sott. : ducunt, oppure ferunt
(portant), intendendo allora : quo te,
Moeri, pedes (ferunt) ? an in urbem,
quo haec via ducit ? Nota comunque
il tono semplice, familiare e discor
sivo di due che si incontrano in viag
gio : dove vai ? forse in citt, dove
conduce la via ? . an : con ri
sposta evidentemente affermativa ; non
nonne, perch L icida, non ha la cer
tezza assoluta che Meri arrivi pro
prio fino in citt, che qui Mantova,
siccome chiarito dai vv. 27 e 59.
2-3. L a risposta di Meri non lo
gica : egli divaga volutamente e con
duce il suo interlocutore nel mezzo
dell a tragedia, che turba la sua ani
ma e sconvolge i suoi pensieri : tono,
quindi, di tristezza, che esprime lo
stato del duplice avvilimento, fisico
e morale, proprio del vinto dalla
sfortuna. E vinti, sopraffatti son tutti
dallavversa fortuna (fors), che muta
e sconvolge arbitrariamente le cose
degli uomini. O L ycida... diceret :
intendi : O Lycida, vini pervenimus ut
advena, possessor nostri agelli, quod
numquam veriti sumus, diceret...-, il
nostro sconfortato modo di dire :
a questo ci ha condotto la vita ;
oppure : siamo vissuti tanto per
vedere ; il plurale pervenimus acco
muna nella infelice sorte di Meri
quella degli altri coloni. advna =
uno straniero , che qui il vete
rano , divenuto padrone (posses
sor) del campicello (agelli). nostri :
il servo affezionato considera come
sue le cose del padrone, affidate alle
sue cure. quod... sumus = cosa
che mai avremmo temuto ; una
proposizione incidentale. agel l i :
nel diminutivo la nota affettiva del
LE BUCOLI CHE 21
diceret : haec mea sunt ; veteres, migrate, coloni .
Nunc victi, tristes, quoniam fors omnia versat, 5
hos illi quod nec vertat bene mittimus haedos.
L. Certe equidem audieram, qua se subducere colles
incipiunt mollique iugum demittere clivo,
usque .ad aquam et veteres, iam fracta cacumina, fagos,
omnia carminibus vestrum servasse Menalcan. 10
M. Audieras, et fama fuit ; sed carmina tantum
padrone per la terra che ha dovuto
abbandonare.
4-6. ut... diceret : consecutiva vo
luta dalleo sottinteso con pervenimus.
haec mea : efficace accostamento
del dimostrativo-possessi vo. veteres
coloni : in opposizione alYadvena pos
sessor : e dire che gli espulsi erano
essi, da decenni, i padroni di quei
campi coltivati ! victi, tristes =
sopraffatti dalla forza e perci
tristi , avviliti fisicamente e mo
ralmente. fors... versat : la
causa della rovina, il motivo del
dolore. questa una delle amare
espressioni del pessimismo virgiliano.
hos... haedos : in dono ali'advena
possessor (illi) ; amara ironia che
esplode nellimprecazione parentetica :
quod... bene : che mal pr gli fac
cia , mal gliene venga ; nec :
pi forte del ne deprecativo.
7-10. L icida risponde con tono di
stupore alle sconfortate parole di
Meri ; aveva sentito dire, invece, che
Menalca (Virgilio) aveva conservato
intatti quei luoghi, che egli va ricor
dando, in virt dei suoi carmi.
Certe equidem = eppure , espri
me meraviglia e trasognato stupore.
qua se subducere... demittere
clivo = l, dove i colli cominciano
ad abbassarsi ed a digradare con
dolce pendio ; lavverbio relativo
di moto (qua), l abbondanza delle
liquide e delle vocali dolci, la strut
tura stessa del periodo, con quell in
cipiunt allinizio del verso, collegando
luna e laltra pennellata descrittiva.
conferiscono un che di vivo e di
morbido al paesaggio, rievocato in
tanta dolcezza musicale dalla fan
tasia trasognata di L icida. aquam :
del Mincio, nel suo corso principale
0 nei suoi canali dirrigazione ; cfr.
EcL, I , 48 : limosoque palus obducat
pascua iunco. fracta cacumina :
apposizione di veteres fagos ; i faggi
ormai vecchi hanno le cime mozzate ;
nota anche qui laccorta collocazione
degli elementi : lapposizione tra lag
gettivo veteres ed il sostantivo fagos.
omni a : con significato compren
sivo: casa, poderi, greggi; e il tutto
in virt dei carmi (carminibus abla
tivo strumentale), dellalto prestigio
poetico di Menalca. vestrum : il
possessivo sottolinea l affettuosa sud
ditanza dei servi al proprio padrone.
- M enalcan : forma greca di accus.
11-16. L a dura realt diventa rim
pianto accorato e ricordo pauroso
nelle parole di Meri : a che valgono
1carmi di fronte alla forza bruta della
violenza scatenata ? Poco manc che
Menalca non perdesse la vita nelloc
cupazione violenta del suo poderetto.
(Una tradizione informa che Virgilio
si salv a, stento, attraversando
a nuoto il Mincio, dalla brutalit di
un veterano, Arrio, divenuto padrone
del suo poderetto). Fu una cornac
chia, ammonitrice di tristi presagi,
a consigliare moderazione e arrende
volezza. Audieras : riprende e con
ferma, con fam a f u i t ( ed era corsa
questa voce ), il detto da Licida
(audieram v. 7) circa lincolumit di
22 P. VI RGI L I O MARONE
nostra valent, Lycida, tela inter Martia, quantum
Chaonias dicunt aquila veniente columbas.
Quod nisi me quacumque novas incidere lites
ante sinistra cava monuisset ab ilice cornix, 15
nec tuus hic Moeris nec viveret ipse Menalcas.
L. Heu, cadit in quemquam tantum scelus ? heu, tua nobis
paene simul tecum solacia rapta, Menalca ?
quis caneret Nymphas ? quis humum florentibus herbis
spargeret aut viridi fontes induceret umbra ? 20
Vel quae sublegi tacitus tibi carmina nuper,
Menalca. sed : forte contrapposi
zione, accentuata dalla similitudine
assai significativa. tel a i nter Mar
tia = inter tela Martia : 1aggettivo
comune nella tradizione poetica.
Chaonias : cio dellEpiro. di cunt :
la solita costruzione impersonale del
nostro si dice . aquil a veniente :
dice il repentino tuffarsi del rapace.
Quod : introduce un nuovo con
cetto, sottolineando il precedente. -
quacumque : sott. ratione = in qua
lunque modo . novas : allude
alla nuova serie di soprusi e di vio
lenze sofferte da parte dei nuovi co
loni. incidere = troncare, finire
ad ogni costo . ante = antea :
con monuisset. sinistra cornix :
sinistra ha qui significato pregnante =
infausta , malaugurante o dal
lato sinistro, da sinistra ; in en
trambi i casi, la cornacchia sem
pre uccello di infausto presagio.
cava... ab ilice : la presenza di un
uccello nel cavo di un albero era
ritenuto triste presagio. tuus hic
Moeris : familiare, affettuosa peri
frasi per ego : hic pronome o agget
tivo dimostrativo, in richiamo aHtpr
{Menalcas). viveret : dislocato nel
secondo emistichio, conferisce unit
ritmica e spirituale a tutto il verso.
17-21. L icida non crede quasi ai
suoi orecchi. Stupore e costernazione
lo prendono : al dolore per la per
di ta di una persona cara si sarebbe
aggiunto il rimpianto di un poeta
impareggiabile. Nessuno pi avrebbe
cantato le Ninfe e i sereni spettacoli di
natura. Heu : esprime dolore e me
raviglia insieme. cadit = venit : l in
dicativo indica la dura realt, pi del
congiuntivo potenziale, che qui ci
aspetteremmo. quemquam : l in
definito delle frasi retoriche negative
= pu mai cadere in testa a qual
cuno o meglio qualcuno capace
di pensare.... tantum scelus =
s enorme misfatto cio luccisione
di Menalca-Virgilio. paene : da
unire a rapta {sunt) ; d lidea della
gravit del pericolo corso = per poco
non ci furono rapiti . tua... sola
cia : il conforto dei tuoi canti, chia
rito nei due versi seguenti. cane
ret, spargeret, induceret : sono apo-
dosi irreali di una protasi sottintesa :
si raptus esses, si periisses = chi
avrebbe cantato pi le Ninfe ? Chi
avrebbe pi cosparsa la terra di erbe
fiorenti o coperte di verde ombre le
fonti ? . vel quae : passaggio sot
tilissimo, che presuppone un caneret,
come nel v. 19. sublgi : sublgo
significa raccogliere di nascosto :
quei carmi, che furtivamente rac
colsi , ascoltai. tacitus = in si
lenzio , zitto, zitto , calcando
l azione di sublgi.
22-25. Per prima torna viva in
L icida leco di quel canto, che Me
nalca test {nuper) ripeteva tra s
L E BUCOLI CHE
23
cum te ad delicias ferres, Amaryllida, nostras ?
Tityre, dum redeo brevis est via pasce capellas ;
et potum pastas age, Tityre, et inter agendum
occursare capro cornu ferit ille caveto. 25
M. Immo haec, quae Varo necdum perfecta canebat :
Vare, tuum nomen, superet modo Mantua nobis,
(Mantua vae miserae nimium vicina Cremonae !)
cantantes sublime ferent ad sidera cycni .
e s, quando si recava a trovare
Amarillide, la pastorella amata e Tin
eanto dei pastori ; L icida raccolse
furtivamente quegli accenti, dove si
riascoltano il Titiro (Virgilio) e l Ama-
rillide della I ecloga. delicias...
nostras : apposizione di Amaryllida
(accus. greco), detta cos o perch
cara a L icida e Meri o perch diven
tata delizia di tutti i pastori in
virt dei canti di Menalca. T i
tyre : il primo dei frammenti dei
canti menalchei. dum redeo : dum
con lindicativo indica la certezza del
ritorno, che avverr tra breve = fin
ch ritorno . et potum pastas
age = e, dopo averle pascolate, por
tale a bere ; potum supino di
poto (che ha potum e potatura) con
valore finale ; pastas : participio
congiunto da pasco, accordato con
capellas. inter agendum : forma
arcaica e del parl ar familiare = nel
condurle . occursare... caveto =
bada di non scontrarti col capro -
egli d di cozzo ; occursare un
frequentativo di occurrere e funziona
da complemento oggettivo di caveto.
26. Immo : con sfumato valore av
versativo o correttivo = piuttosto,
anzi ; Meri che propone un altro
frammento lirico, ma incompiuto, di
Menalca : Varo, il tuo nome i cigni
porteranno alle stelle con il canto,
purch tu riesca a salvare Mantova ;
Alfeno Varo (non Quintilio Varo),
che sostitu Pollione nel governo della
Gallia Cisalpina e che aveva rela
zione non solo con Virgilio, ma anche
con Catullo. necdum perfecta =
non ancora ultimati, rifiniti .
Varo : dat. di vantaggio = in onore
di Varo .
27-29. Vare : qui, allinizio, con
ferisce a tutto il verso tono epico
e solenne. tuum, ecc.: costr.: cycni
cantantes ferent tuum nomen sublime
ad sidera, modo superet Mantua nobis,
vae Mantua, ecc. superet (= su
persit) = purch ci rimanga .
nobis : dat. di vantaggio, assorbito
nel significato di superet. Mantua :
la spartizione dei territori di Cremona
non sazi le brame dei veterani di
Ottaviano, e ne and di mezzo la
povera Mantova, data la sua vici
nanza regionale ; il grido del poeta
Mantova, ahim, troppo vicina al
l infelice Cremona . cantantes...
cycni = i cigni col loro canto ;
qui lo stesso Virgilio. sublime :
usato avverbialmente in alto ; oc
corre ricordare che il cigno canoro
rappresentava presso i Greci la poe
sia di tono elevato.
30. L a risposta di L icida unemu
lazione al canto di Meri : non pre
sunzione o gelosia, ma esaltazione
della poesia. Egli perci prega il
compagno di ripetergli altri canti di
Menalca e gli augura, in compenso,
ci che pi gli sta a cuore : api non
intossicate dai tassi, che rendono
amaro il miele, e mucche pasciute
di citiso, che produce abbondanza
24 P. VI RGI L I O MARONE
L. Sic tua Cyrneas fugiant examina taxos, 30
sic cytiso pastae distendant ubera vaccae :
incipe, si quid habes, et me fecere poetam
Pierides, sunt et mihi carmina, me quoque dicunt
vatem pastores ; sed non ego credulus illis.
Namque neque adhuc Vario videor nec dicere Cinna 35
digna, sed argutos inter strepere anser olores.
M. Id quidem ago, et tacitus, Lycida, mecum ipse voluto,
si valeam meminisse ; neque est
Huc ades, o Galatea ! quis est
di latte. Sic... sic : particelle de
precative e augurali, che mandano
perci il verbo al congiuntivo : f u
giant, distendant = cos i tuoi sciami
(examina) fuggano..., cos le tue muc
che rigonfino... . Cyrneas... ta
xos : i tassi crescevano in abbon
danza nella Corsica (Cyrneas).
31-34. distendant... ubera : spiega
Servio, commentatore di Virgilio (I V
sec. d. Cr.) : plurimum lactis reportent.
cytiso... pastae : (part. da pasco)
= pasciute di citiso, trifoglio .
i nci pe : l invito al canto da parte
di I ncida = incomincia, se qualche
suo canto ricordi . et... et =
etiam... etiam, dinanzi agli insistenti
pronomi personali me, mihi, me, ego.
me fecere poetam : anche I ncida
sente in s lafflato poetico, e la pro
tezione delle Muse (Pierides) ; anzi
ha con se alcuni carmi (sunt et mihi
carmina), in virt dei quali i com
pagni pastori lo dicono poeta ; ma
egli riconosce la propria inferiorit di
fronte a Vario e a Cinna, quasi come
lo strepito di unoca starnazzante tra
cigni canori. credulus : sott. sum.
35-36. Nam : costr.: nam neque vi
deor adhuc dicere digna Vario nec
Cinna, sed (videor) strepere inter argu
tos olores = infatti non mi pare an
cora di cantare cose degne di Vario
n di Cinna, ma di strepitare come
oca tra canori cigni ; onde chiaro
che Vario e Cinna (abl.) dipendono
ignobile c.armn :
nam ludus in undis ?
da digna, e strepere, come dicere, da
videor, costruito personalmente.
anser : oca , predicativo del sog
getto. olres : termine poetico di
cigni . Occorre ricordare che L .
Vario Rufo fu grande amico di V ir
gilio ; fu lui, insieme a I ucca, a pre
sentarlo ad Ottaviano e ad eseguire
le disposizioni testamentarie per la
pubblicazione dellEneide. Cinna, poi,
era uno dei poeti pi noti del cir
colo neotrico, autore del poemetto
Zmyrna, celebrato da Catullo nel
carme 95.
37-39. quidem : asseverativo, in ri
sposta al i 'incipe, si quid habes = que
sto appunto vado facendo e tacita
mente (tacitus, predicativo), Licida
sto tra me ripensando (mecum ipse
voluto) se riesco a ricordarmene ; n
canto spregevole . ~~ si valeam :
interr. indiretta. memini sse : da
memini, costruito assolutamente.
neque = non enim. huc : a que
sto avverbio di moto fanno riscontro
i tre hic dei vv. 40 e 41, nonch laltro
huc del v. 43. ades : imper. di
adsum veni. quis est nam :
una tmesi, cio un taglio tra quis
e nam quisnam est... = che piacere
mai rimaner nelle onde ? . Qui si
apre un altro dei pi vivi passi delle
Bucoliche : la campagna clta nella
pienezza della primavera, con tutte
le sue pi belle coloriture, e intesa
come rifugio di amore : scenario fan-
L E BUCOLI CHE 25
hic ver purpureum, varios hic flumina circum 40
fundit humus flores, hic candida populus antro
imminet, et lentae texunt umbracula vites :
huc ades ; insani feriant sine litora fluctus .
L. Quid, quae te pura solum sub nocte canentem
audieram ? numeros memini, si verba tenerem. 45
Daphni, quid antiquos signorum suspicis ortus ?
Ecce Dionaei processit Caesaris astrum,
astrum, quo segetes gauderent frugibus et quo
duceret apricis in collibus uva colorem.
tastico di elementi campestri e sen
timento amoroso compongono sempre
lidillio bucolico in Virgilio ed in
Tibullo. L invito rivolto a Galatea
(forse la bella sdegnosa di Ecl., I ,
30-35) e ripete le parole che il Ci
clope teocriteo dice ad unaltra Ga
latea, non meno vezzosa e forosetta
(X I , 42 sgg.) : Ma vieni tu da me
e non avrai nulla di meno, lascia
il glauco mare frangersi contro la
riva ; meglio passerai la notte nella
grotta presso di me. L vi sono allori,
svelti cipressi, ed edera oscura, ed
una vigna dai dolci frutti .
40-45. purpureum = smagliante,
splendente , tutto un color di por
pora. flumina circum : anastrofe :
circum flumina. fundit : immagine
viva questa della terra che versa ,
effonde, sparge fiori sulle rive dei
fiumi. antro imminet = si leva
sullantro ; altra pennellata pitto
rica. lentae = flessuose , pro
prio delle viti. insani = furiosi ,
violenti. feriant : dipende da sim
(imperativo di sinre), che di solito
si costruisce con linfinito. Quid,
quae : intendi : quid dicam de illis
carminibus, quae...-, ma il costrutto
poetico introduce con un tono pi
spontaneo il nuovo argomento.
quae : oggetto di canentem. pura
solum sub nocte = solo, nella notte
serena , quando il canto pare pi
intimo e puro. numeros memini.
si verba tenerem : tocco pieno di
spontaneit e naturalezza, che si pre
sta a due interpretazioni, a seconda
del modo di intendere si : ricordo
laria (il ritmo musicale), potessi al
meno ricordare anche le parole (si
ha valore desiderativo) ; oppure: ri
corderei laria (il ritmo), se mi venis
sero in mente le parole (si ipote
tico, con l apodosi allindicativo).
46-50. Daphni : vocativo di que-
staltro nome di pastore, celebrato
nella V ecloga. antiquos... ortus =
antiquorum signorum ortus ( unipl-
lage) : il sorgere degli astri antico,
perch sempre uguale. suspicis :
suspicere significa propr. guardare
dal basso in alto . I l canto di L icida
si ispira ad epica celebrazione : ri
torna il motivo tipicamente romano
della V ecloga : Cesare sognato come
pacificatore universale. Si allude alla
famosa cometa del 43 av. Cr., in cui
viene ravvisata la figura stessa di
Cesare, il grande discendente di
Dine, madre di Venere, (perci Dio-
no) . Quante speranze allora di
lieti raccolti ! E Dafni (Cesare) sim
bolo di tante meravigliose attese !
processit : verbo solenne : c non
solo l idea dello spazio, ma anche
quella del trionfo. quo... quo... :
ablativi poetici, che noi diciamo di
mezzo o di causa = per influsso del
quale . gauderent... duceret : con
giuntivi consecutivi con valore di
26 P. VI RGI LI O MARONE
Insere, Daphni, piros: carpent tua poma nepotes. 50
M. Omnia fert aetas, animum quoque : saepe ego longos
cantando puerum memini me condere soles :
nunc oblita mihi tot carmina, vox quoque Moerim
iam fugit ipsa ; lupi Moerim videre priores.
Sed tamen ista satis referet tibi saepe Menalcas. 55
L. Causando nostros in longum ducis amores.
necessit. duceret... colorem =
prenda luva colore . insre : ver
bo tecnico agricolo = innesta .
carpent : i nipoti coglieranno i
tuoi frutti ; un verso che ripete, ma
con significato rovesciato, laltro quasi
simile della I ecl. (v. 73).
51-55. I l frammento di L icida ri
porta Meri bruscamente alla amara
realt : tante speranze sono cadute ;
la pace non venuta; gli animi non
si sono placati ; la violenza al con
trario imperversa ed infuria. Solo gli
anni rimangono ad accrescere la delu
sione e la sfiducia ; Meri, vecchio
e stanco, non si sente pi di cantare ;
eppure, da giovane, passava le lun
ghe giornate cantando, n mai gli
faceva difetto lispirazione canora.
Ora l et ha portato via tutto, anche
la memoria ; la voce stessa venuta
a mancare : par che i lupi lo abbiano
visto prima che egli se ne accor
gesse. Questo elemento fiabesco rompe
l amara meditazione di Meri. Dagli
scoli di Teocrito e da Plinio spie
gata la credenza che la vista di un
lupo togliesse la voce ; o, pi preci
samente, che perdesse la voce colui
che il lupo aveva visto per primo.
Da qui il detto : lupus in fabula :
quando si parla di uno, bene o male,
e questi sopravviene, tronca con la
sua presenza la conversazione.
fert (= aufert) porta via, toglie .
animum : lo spirito intellettivo,
qui la memoria , diverso da anima,
lo spirito vitale. cantando : effi
cace ablativo di mezzo. condere :
propriamente mettere in riposo ,
ma qui far tramontare , cantando,
il sole (soles) nei lunghi giorni destate.
oblita : sott. sunt : forma di depo
nente passivo, alquanto rara ; quindi
mih dativo di agente. priores :
in ordine a Meri, perci non primi ;
predicativo del soggetto. Sed ta
men = ma tuttavia canti di tal genere
(ista) te li potr cantare abbastanza
spesso (lo stesso) Menalca, quando
egli torner.
56-65. Causando : da causor : abl.
strumentale del gerundio = adducen
do pretesti . amores : al plurale ha
significato comprensivo ; qui = sod
disfacimento di ardente desiderio .
in longum : sott. tempus ; ma pu
essere anche espress. avverbiale.
Et nunc : i versi che seguono sono
tutti pieni di dolcezza e di malin
conia : lora vespertina, quando,
nel graduale passaggio dal giorno alla
notte, la natura si abbandona dolce
mente al riposo. L a distesa dellacqua
tranquilla e silente, ogni mormorio
di vento caduto ; tutto invita alla
pace serena, anche se un po malin
conica, di un dolce tramonto. Aequor
indicherebbe propriamente la distesa
del mare : a che cosa allude Virgilio ?
Poco probabile appare l ipotesi che,
in un passo di cos commossa e viva
descrizione di un paesaggio caro al
suo cuore, egli abbia voluto intro
durre un elemento di pura imitazione
letteraria ; n appare soddisfacente
la spiegazione suggerita da Servio,
per cui il poeta alluderebbe alla pia
nura coltivata, che si distende a per
dita docchio come un gran mare
L E BUCOLI CHE
27
Et nunc omne tibi stratum silet aequor, et omnes,
adspice, ventosi ceciderunt murmuris aurae.
Hinc adeo media est nobis via; namque sepulcrum
incipit adparere Bianoris ; hic, ubi densas 60
agricolae stringunt frondes, hic, Moeri, canamus,
hic haedos depone ; tamen veniemus in urbem.
Aut si, nox pluviam ne colligat ante, veremur,
cantantes licet usque minus via laedit eamus ;
cantantes ut eamus, ego hoc te fasce levabo. 65
M. Desine plura, puer, et, quod nunc instat, agamus :
carmina tum melius, cum venerit ipse, canemus.
verde. Aequor pu invece indicare
lampio corso del Mincio, e, meglio
ancora, le larghe paludi di acqua sta
gnante, tipiche del paesaggio manto
vano. omne stratum... aequor =
ogni superficie dacqua distesa in
silenzio ; stratum ; part. congiunto da
sterno (is -stravi -stratum -sternere).
adspice : usato assolutamente: noi ren
diamo con ecco. ceci derunt
caddero, si placarono anche i soffi
pi vivi del vento. hi nc = di
qui , da questo punto rimane an
cora met strada ; ed il sepolcro di
Ilinore, il mitico fondatore di Man
tova, comincia gi ad apparire.
stri ngunt = strappano, potano ;
ina il verbo coglie l atto del potare
nel suo effettuarsi. - tamen = in
ogni modo , cio : arriveremo lo
stesso, pur sostando. ante = pri
ma di giungere in citt. licet :
regge eamus con cui da unire usque
possiamo continuare il nostro cam
mino cantando . fasce : termine
comprensivo : qui il peso, il far
dello dei capretti. - cantantes : la
ripetizione sottolinea l insistenza di
Lcida.
66-67. L icida disposto ad alleg
gerire lamico del suo carico, pur di
continuare a cantare ; ma Meri non
si lascia piegare : non pi il tempio
dei canti, ormai ; la realt, la tri
ste realt, si impone ; e bisogna
affrontarla. Desine plura : sott.
dicere. et, quod... agamus =
e facciamo ci che ora incombe .
tum... cum : correlative --- allora...
quando . venerit : fut. anteriore
con canenus (da cano-cecini), fut. sem
plice. ipse : Menalca, ipse ha
valore epi fonematico, ma anche tono
affettuoso. E Menalca, cio Virgilio,
dopo la bufera, venne ancora con
i suoi carmi.
28
P. VI RGI LI O MARONE
Ec l o g a q u a r t a : POLLIONE
Ar g o men t o
Il poeta chiede alle Muse della poesia pastorale un canto di pi
alto significato, degno della lode di un console, che caratterizza
unepoca. Sotto di lui, infatti, si avverano le predizioni della Sibilla
cumana : si chiude lultimo grave, disastroso periodo della sto
ria umana, e prende lavvio un nuovo lungo decorso di secoli,
che vedr una nuova generazione di uomini discesa dal cielo,
vedr il ritorno della Giustizia nel restaurato regno di Saturno :
vita felice nellabbondanza di ogni bene di natura.
Linizio di questa novella et delloro coincider con la nascita
di un puer prodigioso, che, forte delle virt paterne e posto dai
fati sulla sca degli eroi e degli di, eroe e dio egli stesso, regner
sul mondo pacificato e canceller le ultime tracce della scellera
tezza umana. Durante le tappe della sua lunga vita egli vedr
attuarsi gradatamente la palingenesi della novella et, sullo sfondo
di un meraviglioso succedersi di prodigi divini. Dapprima sar
la terra a produrre spontaneamente fiori e frutti in abbondanza :
si estinguer tutto ci che nocivo, mansuete diverranno le fiere,
scompariranno i serpenti e le erbe velenose, dovunque spunter
lammo. Poi, col progredire degli anni, pi vigorosa e decisa
apparir nel mondo l impronta della riconquistata felicit : bion-
deggeranno le messi nei campi, pender l uva dai rovi selvatici
e miele rugiadoso stilleranno le querce ; le poche tracce dellantica
colpa, che spinger ancora gli uomini audaci ad affrontare rischi
e pericoli per terra e per mare, non nuoceranno allarmonia della
universale felicit. Al vertice di questa si perverr pi tardi, quando
il puer, divenuto uomo, avanzer sui cammino della gloria ad
assumere le pi alte cariche dello Stato, tra lesultanza festosa
delluniverso intero. Il poeta stesso si allieta di questa visione pro
fetica, e, commosso della prodigiosa fortuna del puer, si augura
che gli di concedano a lui tanta vita, quanta basti a cantare le
imprese gloriose delleroe, caro agli uomini e ai celesti. A lui il pi
L E BUCOLI CHE
29
intimo e soave inno di gioia, con linvito a rendersi degno dellet,
che lo attende, e a meritare sin da ora con il suo sorriso vezzoso
l'amore dei suoi genitori, pegno della sua futura grandezza.
questo un carme che per la sua complessa struttura e per
la sua natura profetica e oracolare ha richiamato sin dallanti
chit lattenzione dei critici che lo hanno variamente interpretato :
ora un epillio (narrazione di un fatto storico e mitico), alla
maniera alessandrina, ora un carme genetliaco o natalizio
ama ninna nanna cantata sulla culla del fanciullo, destinato a grandi
successi), ora un carmen compositum (misto di elementi di vario
genere) o addirittura messianico .
Ma, pur con tutte queste varie tonalit, il carme deve ritenersi
sostanzialmente bucolico , perch tutto in esso si muove sullo
sfondo di una natura pastorale e quasi idillica, cantata in tono
di vaticinio e di fiaba. evidente, comunque, che l interpretazione
della natura del carme condizionata allindividuazione della
ligura del puer, che al centro di esso. Per gli scoliasti antichi,
il puer C. Asinio Gallo, il primogenito di Asinio Pollione, nato
nel 40 av. Cr., oppure iJ secondogenito, Salonlno, nato un anno
dopo. Altri invece vedono in esso un rampollo della stirpe augustea :
o il figlio di Ottaviano e di Scribonia (che invece fu una figlia,
la famosa Giulia), o il figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano,
M. Claudio Marcello, ricordato da Virgilio nel VI libro de\V Eneide,
n Ottaviano stesso, oppure altri personaggi del tempo. C poi
chi pensa piuttosto ad una personificazione simbolica e ad una
astrazione cella tanto decantata pace di Brindisi (40 av. Cr.), che
spinse il poeta a sognare la pacificazione dellImpero, dopo tante
lotte intestine. Fra tanta variet di interpretazioni la pi proba
bile quella che tende a identificare nel puer il primogenito di Asinio
Pollione, grande amico di Virgilio, che ebbe una parte importante
nella vita romana di allora, e, console proprio nel 40 av. Cr., diede
tutta la sua intelligente collaborazione per il patto di Brindisi fra
Ottaviano ed Antonio, salutato dai contemporanei come linizio
di un lungo periodo di tranquillit e di pace per la tormentata
societ del tempo. Nulla vieta di supporre che Virgilio, prendendo
((astone e spunto dalla nascita del figlio di Pollione, avvenuta
m quellanno, raccogliesse nellecloga augurale il sentimento col
lettivo dei contemporanei e laspirazione della sua anima sognante
un mondo migliore nellattuazione degli ideali sublimi della giu-
30 P. VI RGI LI O MARONE
stizia e della pace universale. In questo tessuto storico sentimen
tale il poeta innest elementi di varia derivazione culturale, del
profetismo ebraico e delle religioni misteriche, pitagoriche, orfi
che, sibilline, che conferiscono al carme quel tono di ispirato liri
smo poetico, che eleva e proietta in un mondo di sogno e di fiaba
la prodigiosa figura del puer. Qui il suo fascino e il suo incanto
musicale, ricco delle pi pure variazioni melodiche dellarte e del
l anima virgiliana.
Sicelides Musae, paulo maiora canamus :
non omnes arbusta iuvant humilesque myricae ;
si canimus silvas, silvae sint consule dignae.
Ultima Cumaei venit iam carminis aetas ;
magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. 5
1-3. la protasi del carme, nella
quale il poeta dichiara il suo nuovo
proposito di innalzare il tono del
canto, degno della nobilt del con
sole Pollione, al quale dedicata
l ecloga. gi preannuncio di visioni
profetiche, che andranno via via
acquistando forma e concretezza nella
fantasia accesa del cantore. Sice
li des = Sicilienses o Siculae. ma
iora (sott. carmina) : il termine
di paragone di quelli cantati fin
qui . canamus : un plurale poe
ticamente espressivo : lui, il poeta,
e le Muse, sue ispiratrici. my
ricae = tamerischi : umili piante
come gli arbusti del paesaggio
bucolico teocriteo. iuvant : nel
senso di piacciono . si : con
sfumato valore causale = dal mo
mento che, poich . vnit : per
fetto : la -e- lunga. Ultima...
aetas = l ultima et .
4-5. l inizio del carme propria
mente detto : il primo quadro della
visione profetica, sul cui sfondo pal
pitano speranze di avveramenti di
vini : sta per finire lultimo periodo
del grande anno , per cedere il
posto ad una nuova serie di secoli
pi fortunati e felici. L a Sibilla Cu
mana, infatti, aveva predetto che le
vicende del mondo avrebbero riper
corso un nuovo ciclo, identico al
precedente, quando si fosse compiuta
l ultima et. Virgilio qui ha presenti
non solo gli oracoli Sibillini, ma anche
le dottrine orfico-pitagoriche, cos dif
fuse nellI talia Meridionale a quel
tempo. I l magnus saeclorum ordo com
prendeva vari periodi (4 o 10 a se
conda delle dottrine) e da una prima
et prospera e felice tendeva a dege
nerare in periodi pi calamitosi ed
oscuri. L a vergine Astra, figlia di
Giove e di Temi, inorridita dalle
scelleratezze di questi secoli, abban
donando la terra, sera rifugiata tra
le costellazioni celesti : ora la prima
a ritornare nella terra rinnovata.
Cumaei... carmini s : genitivo sogget
tivo = vaticinata dalle profezie cu-
mane . saeclorum : forma arcaica
per saeculorum : saeculum indicava pri
ma lo spazio di una generazione, poi
di un numero determinato di anni.
ab i ntegro : corrisponde a denuo,
rursus = di nuovo, da capo .
LE buc o l i c he 31
Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna ;
iam nova progenies caelo demittitur alto.
Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum
desinet ac toto surget gens aurea mundo,
casta fave Lucina : tuus iam regnat Apollo. 10
Teque adeo decus hoc aevi, te consule, inibit,
6-7. redit... redeunt : presenti ac
canto al vnit precedente : colgono
loccasione nel suo avverarsi. redit
et = et redit. Virgo : forse la ver
gine Astra, personificazione della
Giustizia., Saturnia regna = i re
gni Saturni , la serena et delloro .
iam... alto e ormai dallalto
del cielo una nuova progenie discende
(dimittitur) : la progeni e, la gene
razione dellordine, della giustizia,
della tranquillit e della pace.
8-10. Tu modo : come una rugiada
per la nova progenies il nascimento
del puer, su cui si invoca la prote
zione della casta L ucina : la nascita
del bambino coincide con il rinnova
mento di tutta la vita degli uomini,
alla quale egli stesso collaborer pi
lardi. Lucina un appellativo di
Diana, la dea italica, identificata con
Artmide : questa dea lunare eserci
tava una speciale protezione sulle
madri e sui bambini al momento del
parto. modo nascenti = che sta
per nascere, che nascer tra poco .
- quo : con valore strumentale o di
causa ( = per opera del quale ), se
si intende in ordine alla azione restau
ratrice del puer. Non escluso per
un significato temporale ( insieme
<on il quale ), puntualizzando poe
ticamente la sincronia dei due avve
nimenti : la nascita del puer e lav
vento della nuova et. ferrea : coh
il gens del verso seguente = let
o la generazione del ferro . desi-
net... surget : i due futuri sottoli
neano oppositivamente quel che av
verr dopo lapparire del puer.
mundo : sinonimo di oriis terrarum
= terra : sut utta la terra rifiorir
let delloro. fave : termine e for
ma rituale di preghiera. tuus :
perch Apollo era fratello di Diana-
L ucina. regnat : con lo stesso
valore ingressivo di redii (v. 6) e di
dimittitur (v. 7).
11-14. L a celebrazione della nascita
del figlio porta con s le lodi del
padre : proprio nel 40 av. Cr., sotto
il consolato di Pollione, intermediario
dellaccordo di Brindisi tra Ottaviano
ed Antonio, avr inizio questa splen
dida et ed incominceranno a svol
gersi i grandi mesi (cio i diversi
periodi di prosperit e di pace), che
compongono il grande anno, previsto
dalla Sibilla. E Pollione sar il for
tunato iniziatore di questa et, che
vedr riconciliati gli di tra loro e gli
uomini finalmente liberati dalla colpa
antica e dal terrore di un castigo
incombente sullumanit. Anche Ora-
zio non solo nell/todo X V I (v. 9),
che spesso viene accostato a questa
ecloga), ma anche in altri passi (cosi,
ad esempio, Ep., V I I , 17-8-; Odi,
I , 2, 29) allude ad uno scelus antico,
foriero di rovine e di lutti. Meno
chiaro storicamente lo scelus a cui
qui allude Virgilio ; se a quello anti
chissimo di Romolo, uccisore di Remo,
o alla pi recente uccisione di Ce
sare, oppure, in generale, alle guerre
civili, che quasi da un secolo insan
guinavano le terre dI talia. Teque :
ripreso efficacemente dal te consule
seguente, caratterizza la presenza ope
ratrice di Pollione in questa nuova
gloriosa et. adeo : avverbio =
proprio . decus hoc aevi =f= hoc
32
P. VI RGI LI O MARONE
Pollio, et incipient magni procedere menses :
te duce, siqua manent sceleris vestigia nostri,
inrita perpetua solvent formidine terras.
Ille deum vitam accipiet, divisque videbit 15
permixtos heroas, et ipse videbitur illis,
pacatumque reget patriis virtutibus orbem.
At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu,
errantis hederas passim cum baccare tellus
aevum decorum = questa gloriosa et .
inibit : con valore intransitivo
incomincer . magni menses
i grandi mesi , che componevano
il magnus annus. procedere -
svolgersi, succedersi . te duce :
parallelismo sintattico con te consule.
si qua = si aliqua. sceleris
nostri : la colpa nefanda delle guerre
civili. inrita : riferito a vestigia
= rese vane , cancellate con la
riconquistata pacificazione degli uo
mini. perpetua formidine = dal
continuo spavento di altre terri
bili guerre.
15-18. Nella luce del padre proiet
tata la figura del figlio ; anzi, no
vello eroe e partecipe di una vita
divina, egli governer il mondo or
mai pacificato con le virt del padre
(allusione evidente alla pace di Brin
disi) ; perci i meriti e le virt del
padre, iniziatore della nuova et, sa
ranno premessa sicura ed esempio
luminoso per le affermazioni gloriose
del figlio. Ille : il tanciullo.
deum : poetico per deorum vitam
accipiet = avr in dono ricever
una vita . divi s : divus per s
aggettivo, spesso sostantivato, come
qui, specialmente nel vocativo singo
lare : dive. videbitur : passivo
di video, contrariamente alluso pro
sastico ; quindi vedr agli riti me
scolati gli eroi, ed egli sar visto
da essi . il li s : dativo di agente.
patriis virtutibus : se posto in re
lazione con reget, intendi == regger
il mondo con virt degne del padre ;
se invece con pacatum = regger il
mondo pacificato dalle virt del pa
dre . At : spesso in Virgilio, pi
che congiunzione energicamente anti
tetica, particella di passaggio, quasi
un autem, che allarga o rincalza il
concetto precedente (cfr. I , 64).
prima munuscula = come primi pic
coli doni , quelli che convengono
a bimbi in questo sfondo pastorale,
quali le errantis hederas e colocasia.
Da questo momento tutte le atten
zioni del poeta si concentrano sul
puer, direttamente apostrofato (at libi...
puer) ; di lui si cantano i prodigiosi
eventi, che accompagneranno nel tri
pudio le diverse tappe della sua vita,
l infanzia, ladolescenza, la virilit :
meraviglie sempre nuove nella sua
ascensionale carriera ; e il canto si
allarga, si colorisce e si flette in toni
quasi fiabeschi di arcane melodie.
Dapprima lo spettacolo festoso della
terra che dar spontaneamente in ab
bondanza fiori e frutti di vario ge
nere. Occorre notare che la bota
nica virgiliana presenta pi di un in
terrogativo ; non sempre perci pos
sibile, oggi, lidentificazione delle varie
piante nominate dal poeta.
19-21. passim : completa errantis
(= errantes). cum baccare = in
sieme con lelicrisio , pianta dai fiori
L E BUCOLI CHE 33
mixtaque ridenti colocasia fundet acantho. 20
Ipsae lacte domum referent distenta capellae
ubera, nec magnos metuent armenta leones :
ipsa tibi blandos fundent cunabula flores :
occidet et serpens, et fallax herba veneni
occidet ; Assyrium vulgo nascetur amomum. 25
At simul heroum laudes et facta parentis
iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus :
molli paulatim flavescet campus arista,
incultisque rubens pendebit sentibus uva,
et durae quercus sudabunt roscida mella. 30
gialli dorati. colocasia : neutro
plur., retto da fundet = fior di colo
casia , che cresce nei luoghi umidi
c palustri. Ipsae : trad. sponta
neamente , come pi sotto ipsa
(v. 23). domum : qui 1ovile .
di stenta = gonfie ; partic. pre
dicativo da distendo. Qui la natura
animata a rinnovare i prodigi del
let delloro : le caprette ritorneranno
a casa alla sera con le mammelle
gonfie di latte, ed i grandi leoni non
faranno pi paura agli armenti ; scom
parir il serpente e le erbe velenose
c dovunque nascer l amomo. Que
sta nota di pacificazione universale,
che affratella uomini, animali e cose,
il segno pi caratteristi co della
nuova ra, dove si appagano, quasi
messianicamente , le ansie del mondo
sconvolto e le aspirazioni del poeta.
22-25. armenta : greggi ed altri
animali esposti ai pericoli. ipsa...
cunabula (la strutturazione del verso
c identica a quella del precedente :
ipsae... capellae) = soavi fiori sparge
r per te spontaneamente la culla .
occidet et... et : nota la simultaneit
dei due avvenimenti, sottolineati dal
duplice et e rincalzata dalla ripeti
zione di occidet = scomparir e il
serpe e l erba velenosa (veneni genit,
di herba) ingannatrice scomparir .
vulgo comunemente, dapper
tutto , in opposizione ad Assyrium,
che vale qui esotico . amo
mum : pianta dal pregiato aroma
orientale.
26-31. At : come sopra, al v. 18.
simul ( = simul atque) non ap
pena . facta parentis = le im
prese del genitore ; qui il puer
messo a contatto con la gloria degli
eroi e con la fama del padre ; e sa
ranno manifesti i segni della felicit
umana : non pi sudore n fatica
per guadagnarsi il pane ; biondegge-
ranno di messi i campi, l uva rosseg
giante pender dai pruni, dal tronco
duro delle querce stiller il miele
rugiadoso. quae sit : qualis o quanta
sit : propos. indiretta. virtus : non
quella degli heroum e del parentis,
ma la virt in s, quasi a dire
appena potrai conoscere lessenza
della virt. flavescet : un in
coativo delle maniere virgiliane = in-
comincer a biondeggiare , che l av
verbio paulatim ( = a poco a poco )
determina nel suo carattere continua
tivo. molli arista = di spighe
flessuose , oppure di spighe tenere .
sudabunt roscida mella = sude
ranno, stilleranno il rugiadoso miele ,
verbo intransitivo con l accusativo
delloggetto interno.
3
34 P. VI RGI LI O MARONE
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis,
quae temptare Thetim ratibus, quae cingere muris
oppida, quae iubeant telluri infindere sulcos.
Alter erit tum Tiphys, et altera quae vehat Argo
delectos heroas ; erunt etiam altera bella, 35
atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles.
Hinc, ubi iam firmata virum te fecerit aetas,
cedet et ipse mari vector, nec nautica pinus
mutabit merces : omnis feret omnia tellus.
Non rastros patietur humus, non vinea falcem, 40
31-33. subrunt = resteranno na
scoste le tracce dellantico male.
quae... quae... quae : efficace ripe
tizione incalzante i singoli concetti.
T heti m : qui detto per mare
e corrisponde a Teti, la Nereide madre
di Achille = avventurarsi con navi
sul mare . iubeant : con valore
consecutivo ; nelle infinitive dipen
denti mancano i soggetti espressi.
tel l uri sulcos : la lezione pi co
mune = aprir solchi nel seno della
terra . Tutto questo sta a dimo
strare che vi saranno purtroppo an
cora tracce dellantica colpa : l a bra
mosia di guadagni, la quale spinge
gli uomini ad avventurarsi con le
navi sui mari, il timore dei nemici,
che fa cingere le citt di mura, lavido
sfruttamento della terra avara, sca
vata faticosamente con l aratro.
34-36. A lter eri t : come nellet
eroica, cos vicina allet delloro, vi
sar un altro Tifi (il pilota della
nave Argo , che condusse gli Argo
nauti nella Colchide alla conquista
del vello doro), e di nuovo sorger
unondata di guerre, e il grande
Achille sar fatto partire una se
conda volta per Troia. quae ve
hat : con valore consecutivo = la
quale porti . delectos heroas :
fiore di eroi . altera : non alia,
perch non indica altre guerre ,
ma una seconda ondata di guerre .
ad Troiam = alla volta di Troia ;
il che spiega la presenza della pre
posizione. magnus : per quanto
la leggenda ci ha tramandato di l ui .
37-40. Ma quando il puer, fatto
adulto, entrer nel pieno della sua
maturit, cesser ogni pericolo e ri
schio. Nessuno pi si avventurer
sullaperto mare in cerca di fortuna :
ogni terra produrr tutto per tutti
senza la penosa fatica delluomo ; la
natura stessa provveder allarmonia
dei colori, nella variet degli esseri
e delle cose. H i nc : con valore
temporale = poi , come lubi se
guente = quando , determinanti la
terza tappa dellet del puer. fi r
mata aetas = let divenuta adulta ,
ti avr formato uomo . mari :
ablativo di allontanamento retto da
cedet = si allontaner dal mare . -
vector : secondo Servio il navi
gante in genere : lam is qui vehitur
quam qui vehit, dicitur, id est et natda
et mercator ; altri intende per arma
tore della stessa nave. nauti ca
pi nus : indica la nave fatta di pino.
mutabit merces = servir a scam
biare le merci . patietur : nel
senso di subire . rastros = ra
strelli ; al singolare neutro (rastrum,
da radere sarchi are). vinea:
singolare poetico = le vigne in gene-
L E BUCOLI CHE 35
robustus quoque iam tauris iuga solvet arator ;
nec varios discet mentiri lana colores,
ipse sed in pratis aries iam suave rubenti
murice, iam croceo mutabit vellera luto ;
sponte sua sandyx pascentes vestiet agnos. 45
Talia saecla suis dixerunt currite fusis
concordes stabili fatorum numine Parcae.
Adgredere o magnos aderit iam tempus honores,
cara deum suboles, magnum Iovis incrementum !
Adspice convexo nutantem pondere mundum, 50
terrasque tractusque maris caelumque profundum,
rale. tauris... sol vet = scioglier
il giogo dai buoi ; tauris dat.
etico, pi che abl. con solvet.
41-49. robustus : detto dellaratore
ha una sua efficacia pittorica dispi
razione lucreziana (V, 933) ; qual
che codice ha robustis, riferito a tau
ris. mentiri : con valore transitivo
= simulare; regge varios colores-, gi
Lucrezio (I V, 492 :) varios rerum men
tiri colores. ipse : come spesso
da s , spontaneamente ; nota
liperbato (= sed ipse). suave :
c:on valore avverbiale (suaviter) in or
dine a rubenti. rubenti murice...
croceo luto : ablativi di mezzo, retti
da mutabit muter il vello nella
porpora {murice), soavemente rosseg
giante, e nel giallo colore della bion
della . iam... iam (= modo... modo)
- ora... ora. vestiet = tinget ;
sogg. sandyx lo scarlatto ; non
chiaro se si tratta di una pianta
<> di una ti nta minerale. talia
saecla ( = saecula) : accusativo interno,
retto da currite affrettate : let
fortunata che le Parche fileranno.
stabil i numine : ablativo di causa
clic spiega concordes = concordi nel
limmutabile volont dei fati .
adgredre : forma imperativa che l in
cidentale aderit determina nella sua
effettuazione futura = appressati ad
assumere . E qui riappare sulla scena
il puer, di nuovo direttamente apo
strofato, ma ormai gi uomo dai
pi splendidi destini, degno di assu
mere al pi presto le pi alte cariche
e gli onori che gli competono come
discendente di di, rampollo di Giove.
Se il carme rivolto al figlio di Pol
lione, il valore di questi epiteti pura
mente simbolico : il nascituro sarebbe
il primogenito della nuova gens, di
scesa dal cielo nella nuova ra.
cara... suboles = cara prole degli
di ; deum = deorum. magnum...
incrementum = grande rampollo d
Giove ; la prole intesa come ac
crescimento del prestigio e della
potenza del padre ; nota l efficacia
del verso spondaico, che conferisce
al ritmo un andamento sostenuto
e solenne.
50-54. L universo intiero freme nel
lesultanza di cos fausti avvenimenti :
terra, mare e cielo tornano a solle
citare la fantasia del poeta in armo
niosi accenti di alta poesia cosmica,
che richiama da vicino L ucrezio.
Adspice : ripetuto per anafora due
versi dopo, ma qui con l oggetto
nutantem = tremante, vacillante ; al
v. 52 con l irt e lindicativo. con
vexo pondere : ablativo di mezzo
o di qualit = il mondo nellimmensa
sua mole convessa . terrasque :
il -que lungo, perch in arsi e se-
36
P. VI RGI L I O MARONE
adspice, venturo laetantur ut omnia saeclo !
O mihi tum longae maneat pars ultima vitae,
spiritus et quantum sat erit tua dicere facta :
non me carminibus vincet nec Thracius Orpheus 55
nec Linus, huic mater quamvis atque huic pater adsit,
Orphei Calliopea, Lino formonsus Apollo.
Pan etiam, Arcadia mecum si iudice certet,
Pan etiam Arcadia dicat se iudice victum.
Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem : 60
matri longa decem tulerunt fastidia menses :
guito da due consonanti. ut lae
tantur : ci aspetteremmo il congiun
tivo dellinterrogazione indiretta, regi
strato da alcuni codici ; ma l indica
tivo, efficacissimo, dice che il poeta
sente lazione come presente (cfr. Ecl.,
V, 6-7). omni a : tutto l uni
verso : gli elementi enunciati pocanzi :
la terra, il mare, il cielo. longae
vitae = senectutis. tum : quando
cio rinascer l et delloro con la
venuta del puer. I l poeta par che
si perda in un abbandono di lirico
entusiasmo, che si effonde in accenti
sublimi di sentimenti augurali : vivere
tanto egli desidera e con tanto inge
gno, quanto basti per cantare le paci
fiche. e gloriose imprese del nascituro.
spiritus = et quantum spiritus (ge
nitivo partitivo) inteso pi comune
mente per ingeni vis vigorque poe
ticus ; per altri = il fiato . sat
eri t dicere : l infinito con valore fi
nale : ad dicenda tua fact a e quanto
afflato sar sufficiente a cantare le
sue gesta .
55-61. La lunga sequela dei nomi
mitici (il Tracio Orfeo, Lino, suo
fratello. Calliope, Apollo, Pan, il dio
del canto pastorale) allargano s, ma
stemperano letterariamente il mo
mento poetico, che toma a risentirsi
commosso e vivo nella chiusa del
carme, uno degli squarci pi puri
della poesia virgiliana. huic...
adsit : int.: quamvis huic mater adsit
atque huic pater (in prosa : huic...
illi, oppure alteri... alteri), intendendo
sebbene alluno (Orfeo) porga aiuto
la madre (Calliope), allaltro (Lino)
il padre (Apollo) . Orphei : bi
sillabo e spondeo (Orphei) per sini-
zesi. Calliopea : sul tipo greco ;
di solito per si ha Calliope. for
monsus = splendido (cfr. nota Ecl.,
I , 5). Pan... victum : un pe
riodo ipotetico della possibilit = an
che Pan, se, giudicando l Arcadia
(iudice Are.: abl. ass.). con me compe
tesse, anche Pan... darebbesi vinto.
risu s un ablativo intensamente
potico indeterminato, che si presta
ad essere inteso come strumentale
con il sorriso o come causale
e limitativo dal sorriso , a seconda
che il sorridere del bambino alla
mamma o viceversa ; migliore la se
conda interpretazione. cognoscere :
vale dimostrare di conoscere .
tulrunt = arrecarono ; ha la --
breve, propria del linguaggio arcaico
e popolare. decem menses : gli
antichi contavano il numero di par
tenza e quello di arrivo ; il bambino
nasce al nono mese finito, cio al
decimo.
L E BUCOLI CHE 37
Incipe, parve puer : cui non risere parentes,
nec deus hunc mensa, dea nec dignata cubili est.
62. Incpe : ripresa affettiva, che
allarga e completa poeticamente la
delicata immagine precedente. ri-
sre, digi tata est : sono perfetti di
abitudine = a chi (cui) non sorrisero
i genitori n un dio stim lui degno
della sua mensa, n una dea del suo
lalamo , escludendo laltra lezione:
qui non risere parenti = quelli che
non ebbero una madre cui sorri
dere . un ritornare alla realt del
momento : il bimbo ricontemplato
nella sua vaghezza infantile, con il
primo sorriso di consapevole cono
scenza alla madre, che in esso racco
glie il premio pi ambito per ci
che ha sofferto nei lunghi nove mesi
di attesa. Nellincontro incantato di
queste due tenerezze e di questi due
sorrisi, e nel tepore di sereni affetti
familiari gi il segno di predesti
nazione alle gloriose affermazioni del
futuro pacificatore del mondo : per
ch a chi non cresce sotto laffettuoso
sorriso dei genitori (chi non patri
mus atque matrimus) non concesso
dessere innalzato allamicizia di un
dio n allamore di una dea. Finale
degna del carme, la quale, se pur,
come si diceva, ha lasciato perplessi
non pochi studiosi, raccoglie tutta
via il meglio della delicata sensibilit
virgiliana, che ha voluto raffigurare
nel puer pi che leroe inaccessibile
e disumano, l uomo ricco delle pi
consapevoli ed umane esperienze.
38 P. VIRGILIO MARONE
E c l o g a q u i n t a : DAFNI
Ar g o men t o
Due pastori, Menalca e Mopso, poeti e musici insieme,
si incontrano fuori dellabitato e si invitano al canto : entrati in
una grotta fresca e adorna di tralci di una vite selvatica, incomincia
Mopso, il pi giovane, intonando commosso un canto composto
pocanzi sulla morte di Dafni, compianto da tutto l universo, ma
da nessuno pi che dai pastori. Menalca, ammirato per il canto
dellamico, risponde da par suo, celebrando l apoteosi divina
di Dafni e la sua vita tra i celesti. I due amici, commossi, si com
plimentano a vicenda, scambiandosi doni, prima di separarsi.
Largomento non era nuovo ai tempi di Virgilio: il mito
di Dafni, il bellissimo poeta pastore, che, amato e perseguitato
poi dalla ninfa Naide, privato della vista precipit e mor in un
burrone, era stato gi cantato da Teocrito (I, 64* sgg), e, qualche
secolo prima di lui, anche da Stesicoro ; ma Virgilio domina gli
elementi tradizionali, rivive il mito con sensibilit sua propria,
10 scompone, lo allarga (la parte di Menalca, l apoteosi, non sono
in Teocrito), vi immette elementi elegiaci, bucolici, morali e con
templativi con tale potenza e ricchezza di stile e con tale fre
schezza di immagini e di sentimento, che fanno di questecloga
se non un capolavoro, una delle pi belle e commosse.
La critica antica e moderna si intrattenuta a lungo sullinter
pretazione del carme e molti hanno voluto vedervi unallegoria
dalla prima parola alla fine : la morte di Cesare e la sua apoteosi,
come in altri documenti poetici del tempo (Orazio, Ovidio, ecc.).
Altri, fuori dal simbolismo cesariano, hanno individuato, sotto
11nome di Dafni, o un fratello di Virgilio, Valerio Fiacco, o un poeta
neoterico, Quintilio Varo, e perfino Salonino, il secondogenito
di Asinio Pollione.
Ma siamo proprio costretti a nascondere tutto sotto il velo del
lallegoria ? A parte lammirazione di Virgilio per Cesare, che egli
riteneva liniziatore di quello stato di pace e di benessere sociale,
tanto da lui vagheggiato, sta il fatto che, quando il poeta ha voluto
LE BUCOLI CHE 39
celebrare la sua morte e i prodigi che laccompagnarono, non
ricorso allallegoria o al simbolismo, come nel primo libro delle
(eorgiche (v. 466 sgg.) ; n pare che argomento cos solenne potesse
convenientemente rientrare nella tenue trama di temi bucolici.
Non pu essere, invece, Dafni la figura simbolica di un pastore
idealizzato ? Quella figura ideale, vagheggiata da Virgilio, sim
bolo della bellezza campestre e dellamore pastorale, anima e vita
di tutto il suo mondo bucolico, espressione e sospiro dei suoi ideali
arcadici ? quel che pi ci persuade al riguardo, senza pretesa
di voler qui impostare e tanto meno esaurire una questione di tanta
gravit, che vide, per di pi, schierati a favore dellinterpretazione
tradizionale virgilianisti di nome, come lAlbini e il Funaioli.
ME. Cur non, Mopse, boni quoniam convenimus ambo,
tu calamos inflare lvis, ego dicere versus,
hic corylis mixtas inter consedimus ulmos ?
MO. Tu maior; tibi me est aecum parere, Menalca,
sive sub incertas Zephyris motantibus umbras, 5
1-8. Menalca e Mopso sono pa
stori abili luno nel cantare, laltro
nel suonare la zampogna; il canto
amebo, cio alterno, a botta e ri
sposta, caratteristico della poesia
pastorale, n nuovo il motivo della
sosta in un luogo, dove olmi e noc-
<inoli compongono una macchia varia
<pittoresca ed offrono unombra pari-
menti gradita. Cur non : formula
interrogativa, che conferisce qui, al
l'inizio, vivacit e freschezza al dia
logo ; va con consedimus del v. 3.
boni : regge i due infiniti inflare
< dicere del v. 2 ; costrutto alla
greca entrambi bravi luno n!
suonare, laltro nel cantare. con
venimus : perfetto = ci siamo in
contrati . dicere versus : nel
senso di cantare . inflare : pro
priamente soffiar dentro , quindi
<suonare . lvi s : le canne della
zampogna sono lievi, leggere, sot
tili , come il suono ed il canto pa
storale. consedimus : un perfetto
con valore aoristico di azione gi
conclusa = (perch non) ce ne stia
mo seduti . Altri, meno bene, cor
regge in considimus, non attestato da
codici. corylis... ulmos : intendi :
inter ulmos mixtas corylis. Nota nel
limpostazione del periodo un che di
volutamente dimesso, un tono di affa
bile conversazione, che va conservato
nella traduzione. Perch, o Mopso,
una volta che ci siamo incontrati,
tutti e due bravi, tu... ed io..., non
ce ne stiamo seduti qui, sotto gli
olmi, frammisti di cornioli ? .
I l paesaggio sempre in Virgilio
sfumato tra la fantasia e la realt :
le tremule ombre degli alberi conti
nuamente agitate dai venti o la quieta
frescura di una grotta, creano la
cornice poetica dellecloga ; la grotta
adorna dei radi grappoli di una
vite selvatica : grappoli rossi su foglie
chiare. maior : sott. natu. est
aecum (= aequum) = giusto , con
la soggettiva me parere. Zephyris
motanti bus : sott. umbras ; ablativo
assoluto con valore causale e tem-
40 P. VI RGI LI O MARONE
sive antro potius succedimus. Adspice, ut antrum
silvestris raris sparsit labrusca racemis.
ME. Montibus in nostris solus tibi certet Amyntas.
MO. Quid, si idem certet Phoebum superare canendo ?
ME. Incipe, Mopse, prior, si quos aut Phyllidis ignes 10
aut Alconis habes laudes aut iurgia Codri.
Incipe : pascentes servabit Tityrus haedos.
MO. Immo haec, in viridi nuper quae cortice fagi
porale insieme ; motare frequenta
tivo di movere e ben riproduce il
continuo stormir delle fronde allo spi
rare degli zefiri. succedimus : pre
sente, ma parallelo a consedimus del
v. 3, con variatio di costrutto e con
significato pregnante = sia che vo
gliamo adagiarci sotto le ombre...,
o riparare piuttosto nella grotta .
Nota che assai rara in Virgilio la
ripetizione della preposizione nei verbi
composti. ut... sparsi t : lindica
tivo e non il congiuntivo, perch qui
l espressione sentita come coordi
nata, e non come interrogativa indi
retta. sparsit : regge lablativo me
diale raris racemis = di rari grap
poli , con una costruzione parallela
a quella di altri verbi, per esempio
abducere. tibi certet : costruzione
poetica alla greca ; in prosa gene
ralmente lablativo con cum. certet :
congiuntivo potenziale = potrebbe
gareggiare ; unaltra lezione certat.
Aminta un altro pastore abile nel
canto ; Menalca esprime il suo parere
modestamente, con il congiuntivo :
secondo lui. Aminta il solo che
potrebbe gareggiare con Mopso.
9-15. Quid = e che ? . certet :
altro congiuntivo potenziale, che con
tinua il pensiero precedente ; regge
linfinito superare, come spesso in poe
sia ; in prosa normalmente con ut.
A Mopso la rivalit di Aminta non
piace; perci risponde con un po
di mal umore = Che ci sarebbe di
strano, se gareggiasse con me, dal
momento che egli si metterebbe i:i
gara di canto persino con Febo ?
Non si tratta quindi di un rivale, per
cui il pastore nutra n stima n sim
patia. pri or : perch due soltanto
sono i pastori in gara. ignes :
cio : amoris ignes, quindi amore . -
iurgia : pu significare tanto gare
poetiche , quanto ingiurie, invet
tive . I nci pe : insiste sullavvio
al canto. Gli argomenti del canto sono
vari : gli amori di Fillide, le lodi della
bellezza di Alcone, i certami poetici
di Codro. Fillide, Alcone, Codro sono
nomi fittizi, come il Titiro del v. 12,
che adombrano figure convenzionali
del mondo pastorale. A proposito- di
Codro, i pareri dei critici sono vari
e discordi : chi pensa si tratti di un
poeta contemporaneo, chi, addirittura,
del mitico re di Atene ; c, infine, chi
interpreta iurgia per ingiurie con
tro Codro, in contrapposizione alle
lodi di Alcone. Ma Mopso questa
volta si scoster dai temi tradizionali
e prover a cantare in una volta sola
quei carmi, che incise nella verde
corteccia di un faggio : alle parole
ha aggiunto la notazione musicale,
alternando suoni e ritmi nellarmonia
del canto. Il pensiero di Aminta ritorna
con una punta di ironia : coman
dagli di gareggiare con questo mio
canto, se gli piace . I mmo : in po
sizione fortemente avversativa = al
contrario . haec : sta con carmina
del verso seguente, ed indica insieme
note e parole ; di qui il valore di
descripsi = ho inciso (le parole), con
il de intensivo, e di notavi = ho se-
L E BUCOLI CHE 41
carmina descripsi et modulans alterna notavi,
experiar : tu deinde iubeto ut certet Amyntas. 15
ME. Lenta salix quantum pallenti cedit olivae,
puniceis humilis quantum saliunca rosetis,
indicio nostro tantum tibi cedit Amyntas.
Sed tu desine plura, puer : successimus antro.
MO. Exstinctum Nymphae crudeli funere Daphnin 20
llebant vos coryli testes et flumina Nymphis
innato con note. alterna : come
complemento predicativo delloggetto
pu rendersi alternandoli , cio luno
appresso allaltro. experiar = ten
ter, prover , con l oggetto in haec
carmina del v. precedente. deinde :
bisillabo per sinizesi (deinde). iubeto
ut : contro l uso comune di iubeo con
linfinito, d al comando un tono pi
reciso. certet : sempre nel senso
di gareggiare .
16-20. I paragoni sono i pi sem
plici e i pi ovvii per un pastore :
il salice flessuoso ed il pallido ulivo,
la lavanda, che non si innalza gran
che da terra, e le rose rosse come
la porpora fenicia (perci punicee )
o, secondo unaltra interpretazione, di
una specie particolare ad alto gambo,
propria della regione cartaginese.
Lenta salix = il flessibile salice
(vd. I , 4). quantum... quantum...
tantum : la posizione degli avverbi
sempre al mezzo dei tre versi accen
tua il parallelismo dellespressione.
pallenti : detto dellolivo per il suo
colore pallido grigiastro, come puniceis
dei roseti, perch porporini .
cedit = la cede . saliunca : una
specie di erba lavanda ; ma traduci
saliunca . iudicio nostro = a
nostro parere , formula restrittiva del
parlar familiare. cedit = infe
riore . desine plura = non insi
stere pi oltre . _ successimus an
tro = siamo entrati nellantro . Ge
neralmente questo verso attribuito
a Menalca : l appellativo puer sta bene
in bocca al maior natu, qui Menalca,
che bene esorta il compagno a lasciar
cadere largomento Aminta e a dare
inizio al canto ; e il canto di Mopso
sublime. Raffigura Dafni perito di
morte violenta (crudeli funere exstinc
tum : nota la bellezza del verso, chiuso
tra exstinctum (pkrtic.- da exstinguo)
e Daphnin). I l cadavere straziato del
giovane giace tra le braccia della ma
dre : piangono intorno le Ninfe ; la
madre in preda al dolore, va gridando
che crudeli sono gli astri, crudeli gli
di. Chi accetta il significato allegorico
del carme, identifica la donna ango
sciata addirittura in Venere, madre
degli Eneadi : ella soffrirebbe cos per
lassassinio di Cesare : ma, a dire il
vero, la dea diventa creatura falsa
e convenzionale nella identificazione
suddetta. Si noti ancora che Venere
anche nei rari momenti, in cui nel-
VEneide si mostra madre di Enea, ap
pare distante, distaccata, sempre pi
dea che madre, n si saprebbero qui
riconoscere in lei siffatti atteggiamenti.
L a madre di Dafni invece assai pi
vicina alle altre madri dellEneide,
quali Ecuba, Andromaca, A mata, la
madre di Eurialo, creature tutte di
sfatte dal dolore, non daltro lacri
manti che dei figli in pericolo o pre
maturamente scomparsi. N in Teo
crito poteva comparire ima tale figura,
intensamente patetica, durante la lunga
e forse un po troppo loquace agonia
delleroe pastorale.
21-24. vos... testes... N ymphi s: il
dativo Nymphis retto da testes, sott.
estis o f u i s t i s foste testimoni alle
42
P. VI RGI LI O MARONE
cum, complexa sui corpus miserabile nati,
atque deos atque astra vocat crudelia mater.
Non ulli pastos illis egere diebus
frigida, Daphni, boves ad flumina ; nulla neque amnem 25
libavit quadrupes, nec graminis attigit herbam.
Daphni, tuum Poenos etiam ingemuisse leones
interitum montesque feri silvaeque loquuntur.
Daphnis et Armenias curru subiungere tigris
Ninfe , cio del dolore delle Ninfe.
complexa : pennellata di risalto,
resa pi viva dal miserabile corpus
la pietosa salma del figlio.
atque... atque (per et... et) : accorgi
mento poetico, che, con il cumulo delle
vocali, rende pi eufonico il ritmo.
vocat : contrapposto a flebant : il la
mento della madre pi vivo e pre
sente. astra... crudelia s quae accele
raverunt Daphinidis mortem, commenta
Servio ; quindi crudelia ha valore pre
dicativo. N on ul l i : intendi : nulli,
sott. pastores ; noi nessun pastore .
pastos... egre : le azioni sono citate
in ordine logico = port a pascolare
e poi a bere , o meglio port a
bere... dopo il pascolo . T utta la na
tura partecipa al dolore comune : i pa
stori in quei giorni non portarono gli
armenti al pascolo, n li abbevera
rono alle fresche correnti dei fiumi :
n, daltra parte, le bestie, conscie
pur esse della irreparabile perdita,
vollero toccare con le labbra lacqua
corrente, n i teneri germogli del
l erba pur mo nata.
25-29. nulla... quadrupes : agget
tivo femminile ; qui sottintende bestia,
oppure un aggettivo sostantivato al
femminile, come in molti casi simili (p.
es. volucres). nulla... neque... n e c :
costruzione alla greca : le negazioni
non si elidono, ma si intensificano.
libavit... attigit : i due verbi espri
mono il solo accostare le labbra alla be
vanda (amnem acqua corrente) e al
cibo (herbam). gramini s... herbam :
letter. sarebbe proprio = erba dello
stelo , ma noi = un filo derba .
ingemuisse : regge tuum interitum :
costruzione audace per analogia a
quella propria dei verba affectuum : di
solito ingemiscere si costruisce con
l ablativo. Anche i leoni si commuo
vono alla morte di Dafni : dei loro
gemiti sono testimonii i boschi sel
vaggi, loro abituali dimore. L agget
tivo Paenos non ci autorizza a pen
sare ad un paesaggio africano, pi
adatto, se mai, allarida distesa del
deserto che a monti e selve. Si tratta
qui di un termine puramente esorna
tivo nel senso pi comune : i leoni
sono cartaginesi o africani ,
perch lAfrica la loro sede natu
rale pi consueta. feri : detto dei
monti selvaggi, paurosi , ed accen
tua le note di commiserazione nella
scena pietosa. loquuntur : nel senso
di affermano, attestano . et =
etiam. curru : la forma arcaica
e classica del dativo della quarta decli
nazione ; dal I secolo d. Cr. si sta
bilizza la forma in -ui. ti gri s =
tigres. Dafni ebbe anche il merito di
introdurre il culto bacchico e la col
tivazione della vite : di qui la men
zione delle tigri armene, aggiogate al
carro del dio, nel suo ritorno trion
fale dalloriente, e dei tisi (ossia riu
nioni di persone intente a celebrare
un qualche dio) in onore di Bacco,
e dei tirsi (bastoni intrecciati di pam
pini e di edera), propri dei baccanti,
durante il rito. Dafni non invent
L E BUCOLI CHE 43
instituit, Daphnis thiasos inducere Bacchi 30
et foliis lentas intexere mollibus hastas.
Vitis ut arboribus decori est, ut vitibus uvae,
ut gregibus tauri, segetes ut pinguibus arvis,
tu decus omne tuis. Postquam te fata tulerunt
ipsa Pales agros atque ipse reliquit Apollo. 35
Grandia saepe quibus mandavimus hordea sulcis,
infelix lolium et steriles nascuntur avenae ;
pro molli viola, pro purpureo narcisso
carduus et spinis surgit paliurus acutis.
queste cose, ma le introdusse in occi
dente, rendendosi cos ben meritevole
anche dei culti misterici, che con quello
bacchico erano strettamente connessi.
30-37. instituit = insegn .
inducere = introdurre, importare .
Bacchi : alcuni codici danno Bac
cho, che sposterebbe profondamente
il senso del passo. foliis... hastas :
intexhe regge lablativo del mezzo
(foliis mollibus) e l accusativo dellog
getto (lentas hastas) = e a intessere
con molli foglie le flessibili aste ,
quelle del tirso dionisiaco. naturale
che luomo dei campi ricorra alle im
magini a lui consuete per cantare il
suo eroe. Vitis... arvis : quattro
doppi dativi successivi, che hanno in
comune il dativo di effetto decori ;
nota la delicatezza del processo para-
gonativo, di pretto sapore pastorale,
che si conclude con la stupenda espres
sione: tu... tui s= (cos) tu ogni splen
dore sei per i tuoi . tuis : Servio
spiega : si Romanis, Caesar ; si pasto
ribus, Daphnis. tulerunt : nel senso
di abstulerunt portarono vi a; viene
a mente la frase del Vangelo nel pianto
ili Maria Maddalena al sepolcro : tule
runt Dominum meum. Scomparso Dafni,
strappato da Un destino avverso, an
che Pale, l antica dea romana della
pastorizia, ed Apollo, protettore egli
pure dei pastori, lasciarono disgustati
la terra. L a morte di Dafni dolore
e desolazione anche per le sue rovi
nose conseguenze. Grandia... sul
cis : int. (ex illis) sulcis quibus grandia
hordea saepe mandavimus = da quei
solchi, ai quali affidammo (nei quali
seminammo) spesso orzo scelto ; il
plurale hordea dovuto, secondo Ser
vio, ad esigenze metriche ; in realt
esso rende bene la pluralit dei chicchi
affidati alla terra dal seminatore. I l
contadino con attenta sollecitudine af
fida, come sempre, ai solchi le sementi
selezionate (grandia) dei cereali ; ma
da quei solchi nascono ora soltanto
infeconde gramigne e sterili chicchi
di uva selvatica. infel i x : significa
sterile, infecondo , il contrario di
f e l i x ; steriles soprattutto in rapporto
allorzo che era stato seminato = na
scono la perniciosa zizzania e la sterile
avena .
38-43. Anche i fiori non sono pi
quelli di un tempo : non viole delicate,
non purpurei narcisi ; ora crescono
solo cardi e marruche, dalle spine
lunghe e pungenti. m ol li = deli
cato . purpureo narcisso : il verso
spondaico, e con la forte cesura
semiquinaria rende con certo lan
guore il rimpianto della vaghezza per
duta (Al bi ni ) . carduus... paliurus:
erbe spinose ed irsute. spinis... acu
tis : complemento di qualit = dalle
spine pungenti . surgit : il sin
golare per il plurale, applicato ai due
44 P. VI RGI LI O MARONE
Spargite humum foliis, inducite fontibus umbras 40
pastores mandat fieri sibi talia Daphnis
et tumulum facite, et tumulo superaddite carmen :
Daphnis ego in silvis, hinc usque ad sidera notus ;
formosi pecoris custos, formosior ipse .
ME. Tale tuum carmen nobis, divine poeta, 45
quale sopor fessis in gramine, quale per aestum
dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo.
Nec calamis solum aequiperas, sed voce magistrum :
fortunate, puer, tu nunc eris alter ab illo.
soggetti singolari. fontibus : dativo
retto da inducite = ombreggiate le
fonti con alberi frondosi . L o stesso
Dafni ha raccomandato, morendo, in
che modo si dovesse onorare la sua
memoria : i pastori copriranno la terra
di foglie, le fonti di ombra, costrui
ranno una tomba e su di essa inci
deranno uniscrizione funebre. A que
sto proposito comunemente si cita un
passo omerico {II., V I , 419), in cui
si parla della tomba di Eezione, padre
di Andromaca, per dimostrare quanto
sia antico luso di piantare alberi alti
accanto alle tombe. mandat fieri :
costrutto con l infinito sul tipo di
iubeo ; in prosa mandare con ut e il
congiuntivo. carmen : Servio nota :
duos versus carmen vocavit, nec mirum ;
in realt il carmen uniscrizione fune
bre, un epigramma, linsieme, cio,
di pi versi. Daphnis ego : manca
il verbo, come nel passo citato di Teo
crito ; si pu sottintendere f u i .
hi nc = di qui , cio dalla terra.
L epitafio riprende le ultime parole
di Dafni presso Teocrito (I , 120) :
io ero quel Dafni che fin qui faceva
pascolare le giovenche, quel Dafni
che conduceva a bere tori e vitelli .
L a venust delle forme era molto
importante per gli antichi, certamente
pi per i Greci che per i Romani.
difficile, ad ogni modo, che qui
Virgilio, pur nellipotesi del carme alle
gorico, alludesse alla bellezza di
Cesare.
44-50. Menalca fa del canto di
Mopso un elogio famoso ed indimen
ticabile = il tuo canto, o divino poeta,
per me cos gradito come il ripo
sare su un prato per chi stanco o,
nellestate, lestinguere la sete al fresco
zampillo dacqua sorgiva . I l para
gone preso dallesperienza quotidiana
dei pastori in uno sfondo di sapore
ellenistico. I l Carducci chiude con il
verso di Menalca il sonetto A V ir
gilio , a caratterizzare la sua di
vina poesia. formosior : sottin
tende il gregge come termine di pa
ragone. tale... quale : cio una
cosa tanto gradita come ; tale pre
dicato nominale neutro non concor
dato con sopor. fessis : dativo di
vantaggio = per chi stanco .
restinguere : secondo un procedimento
consueto al greco, l infinito adope
rato sostantivamente, come sopor del
verso precedente. saliente : in pro
sa, salienti, perch funge da aggetti
vo = zampillante, saliente . cala
mi s... voce : ablativi di limitazione.
magi strum, cio Dafni ; Mopso, che
ha uguagliato Dafni, il maestro, non
solo nellarte della zampogna, ma an
che in quella del canto, sar dora
innanzi secondo dopo Dafni. ab
i l io : cio : post illum = secondo, a
partire da lui, dopo di lui . quo-
L E BUCOLI CHE 45
Nos tamen haec quocumque modo tibi nostra vicissim 50
dicemus, Daphninque tuum tollemus ad astra ;
Daphnin ad astra feremus : amavit nos quoque Daphnis.
M. An quicquam nobis tali sit munere maius ?
<t puer ipse fuit cantari dignus, et ista
iam pridem Stimichon laudavit carmina nobis. 55
ME. Candidus insuetum miratur limen Olympi
sub pedibusque videt nubes et sidera Daphnis.
Ergo alacris silvas et cetera rura voluptas
Panaque pastoresque tenet Dryadasque puellas.
cumque modo : adoperato assoluta-
mente, sott. poterimus = come potr,
secondo le mie possibilit . vicis
sim = a mia volta ; non si tratta
li una rispondenza precisa di motivi
da un carme allaltro. Comincia qui
la seconda parte del canto lirico per
Dafni : quella di Menalca, che cele
brer la sua apoteosi, lo innalzer alle
stelle, poich anche a lui Dafni aveva
concesso la sua amicizia. I l canto di
Menalca perci, anche esso di 25
versi, ripercorrer i motivi di quello
di Mopso, ma risolver in chiave di
esaltazione quello che prima era stato
motivo di pianto.
51-58. tuum : cio, Dafni a te caro,
in quanto tuo modello e maestro.
Daphnin : altri legge Daphnim, ma
la finale -im darebbe con l elisione
uno iato assai spiacevole. tol lemus
ad astra : il concetto rincalzato dal
lemistichio del verso seguente, co
struito chiasticamente. quicquam :
la frase ha un implicito valore nega
tivo = niente potrebbe essere pi am
bito di un tale dono , cio della cele
brazione dellamico. sit : congiun
tivo potenziale. cantari dignus :
dignus costruito poeticamente con
linfinito, in luogo della consecutiva
relativa col congiuntivo. puer :
cos chiamato Dafni per la sua morte
immatura. iam pridem == gi da
tempo . nobis : dativo etico. Se
condo la consuetudine bucolica, Mopso
fa appello al parere di un altro pa
store, intenditore di canti, Stimicone,
che ha gi ascoltato il canto di Me
nalca e ne ha fatto lelogio. Can
didus... Daphnis = luminoso mira
la soglia inconsueta dOlimpo e vede
sotto i suoi piedi nubi e stelle Dafni .
l apoteosi di Dafni, che si annunzia
gi con un periodo solennemente co
struito (complemento predicativo del
soggetto, candidus, allinizio e il sog
getto, Daphnis, alla fine di esso) ; e
Dafni, splendido di luce, come in un
soglio di gloria, rimira sotto i suoi
piedi l universo stellato e la terra.
Ergo = perci, per questo motivo
una gioia vivace pervade le selve e
tutta la natura, Pan, i pastori e le
Driadi : tutti i luoghi, che Mopso
aveva rappresentato in lacrime e lutto
per la morte di Dafni, esultano ora
nel canto di Menalca. Manca solo
la madre (le madri sempre presenti
e vicine ai figli che soffrono, riman
gono nellombra nei momenti del
trionfo).
59-65. Pana... Dryadas : accusativi
con desinenze greche, tenet = pos
siede, domina , sogg. alacris volup
tas = una viva allegrezza ; ricorda
che Pan il dio dei pastori e le Driadi
sono le ninfe dei boschi, distinte da
quelle dei fiumi e del mare. L apoteosi
di Dafni riporta addirittura la terra
alla prosperit e alla concordia del
let delloro : il lupo non pi insidia
46
P. VI RGI LI O MARONE
Nec lupus insidias pecori, nec retia cervis 60
ulla dolum meditantur ; amat bonus otia Daphnis.
Ipsi laetitia voces ad sidera iactant
intonsi montes, ipsae iam carmina rupes,
ipsa sonant arbusta : deus, deus ille, Menalca !
Sis bonus o felixque tuis ! en quattuor aras : 65
ecce duas tibi, Daphni, duas altaria Phoebo.
Pocula bina novo spumantia lacte quotannis
craterasque duo statuam tibi pinguis olivi,
et multo in primis hilarans convivia Baccho,
ante focum, si frigus erit, si messis, in umbra, 70
il bestiame, n le reti del cacciatore
tendono agguati ai cervi ; Dafni, divi
nit propizia, ama la pace. Spontaneo
e commosso quindi risulta a lui il
grido di tutta la natura : un dio,
un dio, Menalca, quel Dafni che tu
vai cantando ! ul l a : riferito
a retia, personificato, per ipallage,
perch logicamente ci si aspetterebbe
ullum dolum. bonus : nel senso
di propizio, favorevole . otia =
pace . laetitia : ablativo di causa
o modo. iactant : il frequentativo
indica efficacemente il ripetersi del
l eco tra i monti. Ipsi... ipsae...
ipsa : accentua il concetto = anche,
persino . intonsi = non tocchi
da mano duomo, selvosi : la na
tura nel suo vergine splendore.
sonant : regge il carmina del verso
precedente= ripetono. deus i l l e :
sott. est. bonus... fel ix = propi
zio, datore di prosperit . tuis : da
tivo di vantaggio = ai tuoi devoti :
una preghiera e quindi linguaggio
e stile liturgico. en : con laccusa
tivo equivale ad ecce del verso se
guente.
66-73. aras... altaria : Servio, com
mentando questo verso, dice la dif
ferenza che passa tra ara ed al
tare : quella comune agli di in
feri e superi , questo proprio solo
degli di superi, (dictum ab altitudine) ;
quindi qui altaria complemento pre
dicativo di duas (sott. aras) prece
dente ; rendi ecco quattro are : ecco,
due a te, Dafni, due come altari ad
Apollo ; altri intende diversamente.
bina : perch sono due tazze di
latte per ciascuna ara. spumantia :
attribuito a pocula, per ipallage, lo
spumeggiare del latte. duo : per
duos, forma arcaica ; i crateri sono
uno per ara, quindi due in tutto.
pinguis oli vi : sott. plenos. hila
rans : vocabolo derivato dal greco =
rallegrando il convito. multo...
Baccho = con molto vino . s i r
corrisponde ad unindicazione tempo
ral e: quando. m e s s i s : per de
terminare l estate. T ra le offerte an
nue sacrificali ricordato il vino
di Ariusia, promontorio dellisola di
Chio, celebre per i suoi vini pregiati.
L occasione propizia per fare lelogio
del vino, che scioglie le lingue al canto
e muove i corpi alla danza : due pa
stori Dameta ed Egone, cittadino di
L itto (citt dellisola di Creta), cante
ranno, Alfesibeo danzer, imitando i
Satiri, queste tipiche divinit orgia
stiche, mezzo uomini e mezzo capri,
simbolo delle pi prepotenti forze vitali
della natura. Siamo ormai nel clima
di entusiastica esultanza di una festa
agreste, che ci richiama, tra le altre,
le celebrazioni oraziane di Fauno
L E BUCOLI CHE 47
vina novum fundam calathis Ariusia nectar.
Cantabunt mihi Damoetas et Lyctius Aegon ;
saltantis Satyros imitabitur Alphesiboeus.
Haec tibi semper erunt et cum sollemnia vota
reddemus Nymphis, et cum lustrabimus agros. 75
Dum iuga montis aper, fluvios dum piscis amabit,
dumque thymo pascentur apes, dum rore cicadae,
semper honos nomenque tuum laudesque manebunt.
Ut Baccho Cererique, tibi sic vota quotannis
agricolae facient : damnabis, tu quoque votis. 80
M O . Quae tibi, quae tali reddam pro carmine dona ?
nam neque me tantum venientis sibilus Austri
(Od., I I I , 18) e gli Ambarvalia di T i
bullo (I I , 1). novum... nectar :
apposizione di vina Ariusia un
nettare straordinario, singolare ; cos
intendo novum, e non vino nuovo ,
che non ha senso. cal athi s : abla
tivo strumentale; pi comunemente
fundere ab o de. mi hi : non ne
cessario sottindere sacra facienti ; ba
sta ritenerlo un dativo etico.
75-81. I l culto di Dafni-Bacco ri
marr sempre e si rinnover anche
nei Liberalia (feste autunnali dopo la
vendemmia in onore di Bacco : si ri
cordavano per in essi anche le Nin
fe ) e negli Ambarvalia, feste prima
verili di purificazione dei campi, del
cui smagliante rituale liturgico rimane
splendido documento poetico la prima
elegia del secondo libro- di Tibullo.
Haec : riassume tutti i riti precedenti
- questi onori sempre saranno per
te . sollemnia : propriamente sol
lemnis = ci che avviene ogni anno ,
quindi : solito, consueto ; poi, per
la straordinariet del rito, solenne .
- lustrabimus = purificheremo ; si
(ratta di una specie di processione
propiziatoria attraverso i campi, con
riti particolari. dum = finch ,
ripetuto successivamente quattro volte
conferisce vivacit patetica alle sin
gole immagini poetiche. iuga mon
tis : pi propriamente : iuga montium.
semper... manebunt : il verso, che
ripetuto in A e n . , I , 609, a propo
sito di Didone, ha tono solenne e mi
rabile struttura epigrafica. damna
bis... votis : sott. agricolas ; damnare
votis espressione solenne e sacrale
= obbligherai (i contadini) ai voti
a mantenere, cio, le promesse che
ti hanno fatto. Dafni ricever ogni
anno dagli abitatori dei campi la me
desima offerta che essi sono soliti
fare a Bacco ed a Cerere ; anchegli,
come loro, sar in grado, ora, di esau
dire i loro voti. Allepitafio di Dafni
che chiudeva senza speranza il com
pianto di Mopso, qui fa riscontro la
visione di un dio sereno e propizio
ai mortali. ; reddam : cong. poten
ziale = ti potrei dare in cambio .
Anche Mopso si congratula del de
butto poetico di Menalca e gli pro
pone in ricompensa un dono ; in un
crescendo di immagini meravigliose, va
paragonando il canto di Menalca a
quel che di pi hello avesse fino allora
udito tra i fenomeni pi sublimi e
musicali della natura. C in questa
tirata di Mopso un che di esagerato,
ma c anche lespressione estatica
del pastore, che, commosso, sente e si
esprime alla sua maniera.
82-90. venientis : nel senso di sur-
ge h ti s ; ma lascia in italiano la fre
schezza del latino veniente .
48
P. VI RGI LI O MARONE
nec percussa iuvant fluctu tam litora, nec quae
saxosas inter decurrunt flumina valles.
M E . Hac te nos fragili donabimus ante cicuta. 85
Haec nos : formonsum Corydon ardebat Alexim ,
haec eadem docuit : cuium pecus ? an Meliboei ?
M O . At tu sume pedum, quod, me cum saepe rogaret,
non tulit Antigenes et erat tum dignus amari
formonsum paribus nodis atque aere, Menalca. 90
iuvant : nel senso di piacciono
(cfr. O r., Od., I, 1-4). tam : ripete
il tantum del verso precedente.
saxosas inter... valles : anastrofe:
i nte r s a x os a s .. . valles. ante : ha
valore avverbiale = prima che tu
mi faccia alcun dono. Menalca pre
viene il desiderio dellamico e gli dona
per primo la fragile zampogna, quella
con cui cant la I I e la I I I ecloga,
delle quali qui cita i due inizi. Si
molto discusso sul dono di Menalca
a Mopso, offerto con cosi candida
modestia : forse lintenzione del poeta
fu pi semplice di quelle attribuitegli
dagli esegeti, volendo solo significare
di aver superato con la ecloga V,
pi complessa e felice, lo stretto m
bito bucolico, per toccare elementi e
motivi di pi ampio respiro. haec :
sott. docuit del verso seguente= questa
mi ispir , e, segue il primo mezzo
verso dellecl. I I . docuit = com
pose , con costruzione analoga a quella
di fabulam docere, detto dellautore
rispetto agli attori. At : pi forte
di sed. pedum : il bastone noc
chieruto dei pastori. cum : conces
sivo = sebbene . tulit : nel senso
di : consecutus est= ottenne . - e t :
con un lieve valore avversativo = ep
pure, e s che... . dignus amari :
costruzione poetica alla greca come al
v. 54 (= dignus qui amaretur). for
monsum..., Menalca = bello per noc
chi uguali e per bronzeo puntale . Cos
Mopso non si lascia vincere in gene
rosit e a sua volta dona allamico
il suo bel bastone pastorale : un ba
stone ornato di guarnizioni di bronzo
e di simmetrici nodi. Egli lha rifiu
tato ad Antigene, che glielo aveva
chiesto pi volte (eppure Antigene
meritava di essere amato !) ; anche
per questo il dono tanto pi pre
zio). Con questa nota affettuosa e
con questo sincero e semplice scam
bio di doni tra i due pastori, musici
e poeti, termina questa bella quinta
ecloga.
LE GE O R G I C HE
L e Georgiche sono, in certo senso, la continuazione delle B u c o l i c h e ,
ma su un piano di pi viva partecipazione alla natura e di pi ac
corta padronanza di tecnica compositiva e di mezzi espressivi. Fu
rono scritte tra il 37 e il 30a, subito dopo le B u c o l i c h e e prima del-
Y E n e i d e . Il poema consta di circa 2200 versi esametri; diviso in
quattro libri, dei quali il primo tratta dellagricoltura in genere, il
secondo della coltivazione delle piante, specialmente della vite e del
l olivo, il terzo dellallevamento degli animali, il quarto delle api.
Ogni libro si apre con una pi o meno breve invocazione alla di
vinit, preposta all attivit, a cui consacrato il canto, contiene la
dedica a Mecenate, e si chiude, secondo la tecnica alessandrina, ri
sentita anche in Lucrezio, con un episodio o con un inno di pi alta
intonazione lirica ; varie digressioni, interposte qua e l, servono
a far circolare entro la materia didascalica un pi mosso soffio
di poesia.
Il poema, pi che essere di preciso carattere d i d a s c a
l i c o , rivela vere e proprie finalit artistiche, sostanzialmente
diverso da tutte le opere, prosastiche e poetiche, che lo avevano
preceduto (da Esiodo a Varrone Reatino) o che lo avrebbero seguito
(da Columella a Palladio). Virgilio si trov a comporlo in un periodo
assai favorevole, quando Augusto, nel piano delle sue riforme
sociali, rivolgeva l attenzione al l agricoltura e alla terra, richia
mando la coscienza dei Romani agli antichi costumi agresti, alla
benefica prosperit dei campi, fonte inesauribile di benessere col
lettivo e individuale. E quel h a u d m o l l i a i u s s a (I I I , 41) di Mece
nate recava senza dubbio allamico non solo la voce del tempo,
ma anche l invito, il suggerimento suo e di Ottaviano di inserirsi
con la sua opera poetica nel piano delle riforme, diventandone
l espressione pi autorevole. E Virgilio, nella sua innata passione
alla terra, scrisse unopera darte, fresca ed originale, nella quale
il suo spirito si allarga ad una visione pi sincera della natura,
ad un pi profondo e clto interesse umano, ad un senso reli
gioso del lavoro e della vita ; anche la tecnica compositiva vi si rin-
4
50
P. VI RGI LI O MARONE
nova e si perfeziona sotto l urgenza del sentimento del poeta, che
mai imposta scientificamente l argomento, mai assume toni ammo
nitori coi verbi allimperativo (f a c i t e , tento, ecc.), mai si prolunga
in litanie di precetti, e, quando questi ci sono, paiono discendere
dalla stessa natura delle cose. Vi si nota, vero, lo sforzo del poeta
nel dare una veste adatta a questa materia poeticamente spesso
ribelle, a piegare a forma darte concetti rigidamente tecnici, ma
proprio qui egli si rivela dominatore dellargomento, rendendolo
attraverso l afflato poetico in forma tersissima ; basta a volte
un aggettivo, un verbo a dare colore e sapore a cose sbiadite.
Cos la i u s t i s s i m a t e l l u s cantata con una spiritualit pi ele
vata e moderna : indagata nei suoi misteri, esplorata nelle sue
virt prodigiose, illuminata e celebrata nelle sue immutabili e prov
videnziali leggi ; il lavoro stesso non sentito pi una legge
ferrea di Giove ma dovere di tutti i mortali, strumento di reden
zione umana, fonte di ricchezza e di felicit individuale e sociale :
sul ritmo di esso viene misurata e proclamata la dignit stessa del
l uomo. In tal maniera Virgilio ci appare gi il poeta pi vicino
alla, natura, il pi ricco di spiritualit precristiana, i l pi sensibile
ai problemi stessi del lavoro umano, il pi dotato di quella musi
calit interiore, di quella trasparenza e maturit stilistica che fecero
delle G e o r g ic h e il capolavoro di Virgilio e il poema pi perfetto
del pi perfetto ed elegante poeta latino (L eo pa r d i ).
I NTRODUZI ONE E L ODE DI AUGUSTO
(Georg., I , 1-28; 40-42)
S iam o a l p r i m o li br o delle Georgiche, nel quale Vir g i li o canta i l a v o r i
c a m p e s t r i , dall a semina a l raccolto, con tale ricchezza d i p a r t i c o l a r i ,
d a f a r p e nsar e che d ott ri na e d e s p e r ie n z a p e r s o n a l e - s i siano mirabilmente
a r m o n iz z a te , p e r f a r e d i lu i , p i che d i ogni altro, i l p o e ta dei ca m p i .
I l brano un vero e p r o p r i o pro e m io d i tutto i l p o e m a georgico : contiene
i n f a t t i V e s posi zione del! argomento generale con i l nome del ded ic a t a r i o .
M e c e n a t e (vv . 1 - 9 ) , Vinvocazione a g li d i (v v . 6 - 2 3 ) , part icol arment e
a l Sole e all a Luna, che regolano i l corso delle st agioni , e da ultimo
( v v . 2 4 - 4 2 ) Velogio a d O tta v i a n o , vibr ante d i ammir azione e d i lode, p e r
ess ere egli, t r a t u t t i g l i di, i l nuovo nume , destinato a consumare
l e a s p e t t a z i o n i d e llumanit nella p a c e e nel benessere sociale, d i cui
l a r i c c h e z z a d e i c a m p i costituisce l elemento f o n d a m e n ta l e . V i r g i li o con
questo p roem io ubbidisce a d una t r a d i z i o n e costante nella let ter atura
a n t i c a e moderna, che esige una p r t a s i a d ogni genere d i poema. f a c i l e
LE GEORGI CHE
51
per s u p p o r r e , che d ata l a p a r t i c o l a r e s e n s i b i l i t v i r g i l i a n a , l'elemento t r a
d iz io n a l e s i colorisca d i fr es c h e z z a e d i sentimento nuovo, non solo
in ordine alla invocazione degli di, dove p u r s i pu cogliere parecchio
della s p i r i t u a l i t re l ig i o s a del p o e ta , ma anche in ordine a d Otta v i a n o ,
dove g l i accenti d i lode e d i a mm ir azione, se non s i s a p es sero d e t t a t i
da cuore sincero, potrebbero sembrare i s p i r a t i qua e l a l tono solenne
e convenzionale d ell a celebrazione a d u la t o r i a .
Quid faciat laetas segetes, quo sidere terram
vertere, Maecenas, ulmisque adiungere vites
conveniat, quae cura boum, qui cultus habendo
sit pecori, apibus quanta experientia parcis,
hinc canere incipiam. Vos, o clarissima mundi 5
1-4. Nei primi quattro versi Vir
gilio riassume l argomento del poema,
nel quale si propone di cantare la col
tivazione dei campi, quella delle viti
e degli alberi in generale, l allevamento
del bestiame e lapicultura. laetas =
liete , pia meglio : fertiles, fecundas :
uno dei tanti aggettivi virgiliani,
cosi ricchi di significati ampliati, an
che umani. Servio commenta al ri
guardo : nam fimus (=. il concime )
qui per agros iacitur, vulgo laetamen
vocatur, perch rende fertile la
terra. qui d faciat : come le due
successive interrogative indirette (con
veniat, sit) sono oggettive della pri n
cipale canere incipiam (v. 5). E un
periodo strutturalmente complesso e
faticoso per il cumulo degli incisi e
delle proposizioni, ciascuna delle quali
contiene l argomento dei singoli libri
del poema ; occorre leggerlo attenta
mente e scomporlo nei suoi elementi
a partire dalla proposizione principale.
segetes : seges , secondo Varrone,
il campo seminato a grano o a biade ;
si distingue dall 'arvum, che indica il
campo arato, il maggese, non ancora
seminato ; ma qui seges ha significato
comprensivo. quo si dere = sotto
quale costellazione , cio in qual
tempo dellanno. terram vertere ==
arare. Maecenas : il vocativo
dedicatorie, che figura quasi sempre
nelle protasi dei poemi. adiungere :
quello che i contadini dicono m a r i
tare (Servi o). quae cura boum =
quale debba essere la cura per i
buoi , il bestiame grosso, in opposi
zione a pecus, quello minuto. qui
cultus habendo sit pecori : cio : qui
cultus sit p e co r i ut habeatur = quale
trattamento sia necessario per tenere
bene il gregge ; il dativo del gerun
divo indica lo scopo. pecori : la
cesura tritemimera mantiene lo iato
con il seguente apibus. apibus...
parcis : sott. habendis = quanta espe
rienza ci voglia per le sobrie api
dativo di scopo come sopra.
5-6. hinc = da qui , non dalle api,
ma da tutti gli argomenti prima accen
nati ; altri = da questo momento.
clarissima mundi lumi na : il sole e
la luna. L invocazione incomincia dal
sole e dalla luna, splendenti numi
delluniverso, che guidano nel cielo
il corso dellanno : poi essa si allarga
a L ibero ed a Cerere, il dio del vino
e la dea delle messi. A rbitraria
lidentificazione tra questa coppia di
di e la prima : solo molto pi tardi
tali divinit si sovrapposero e si con
fusero. L ibero corrisponde al Dioniso-
Bacco dei Greci, e per merito suo
lacqua si mescol al vino nelle tazze
52 P. VI RGI L I O MARONE
lumina, labeptem caelo quae ducitis annum ;
Liber et alma Ceres, vestro si munere tellus
Chaoniam pingui glandem mutavit arista,
poculaque inventis Acheloia miscuit uvis ;
et vos, agrestum praesentia numina, Fauni, 10
ferte simul Faunique pedem Dryadesque puellae :
munera vestra cano; tuque o, cui prima frementem
fudit equum magno tellus percussa tridenti,
Neptune ; et cultor nemorum, cui pinguia Ceae
ter centum nivei tondent dumeta iuvenci ; 15
dei convitati. L Acheloo era un fiume
tra lA carnania e l Etolia ; gli Etoli
per i primi avrebbero beneficiato della
invenzione di Dioniso. Cerere, iden
tificata poi con la greca Demetra,
avrebbe introdotto la coltura del gra
no : gli uomini per merito suo avreb
bero sostituito il pane alle ghiande
caratteristiche della Caonia (lodierno
Epiro), ricca di querce. labentem =
currentem, cito t ranseuntem (Serv.).
7-10. alma : dal verbo alere; in L u
crezio (I , 2) alma Venus, che d a
tutti la vita . si : equivale a siqui
dem, asseverativo proprio della pre
ghiera = se vero che... . L iber...
u v i s : la disposizione a chiasmo: si
nomina per primo L ibero, ma in ultimo
il suo dono. Chaoniam : esornativo.
glandem : singolare poetico, come
pingui arista = sostitu le ghiande con
le ricche spighe . pocula... Ache
l oi a : propriamente = bicchieri Ache
loii ; ma qui significa semplicemente
acqua dellAcheloo . Ed ecco nella
litania virgiliana la volta dei Fauni,
numi propizi ai contadini, e delle
Driadi, Ninfe dei boschi : assistano
essi il poeta che si accinge a cantare
i loro doni. Servio si domanda perch
qui Virgilio parli di pi Fauni (Fau
ni), dal momento che Fauno uno
solo. I n realt per al Fauno origi
nario, divinit benigna (da faveo),
venerata anche con il nome di Luper
cus ed identificata in seguito con il
Pan dei Greci, si aggiunse ben presto
una schiera di simili divinit minori,
suoi figli, o, comunque, suoi discen
denti. agrestum : la forma arcaica
dellaggettivo sostantivato. praesen
ti a = propizii , favorevoli .
11. ferte pedem : inteso in due
modi = venite oppure = assiste
temi nellelaborazione del canto ;
lespressione grammaticalmente si rife
risce solo ai Fauni ed alle Driadi, ma
nella seconda interpretazione, logica
mente, anche agli di nominati prima.
12-19. I ncomincia ora la serie degli
di greci : ' innanzi a tutti Nettuno,
al quale la terra, percossa dal grande
tridente, gener per la prima volta
il cavallo, fremente di forza e di vita,
prezioso aiuto per il contadino. Dopo
viene Aristeo, figlio della Ninfa Cirene
e di Apollo, venerato specialmente a
Ceo. Ecco Pan, il dio dellarcadica
Tegea, protettore del bestiame e dei
gioghi del Menalo ; ecco Minerva :
i Romani identificarono tale divinit
italica, dea intelligente ed ingegnosa,
con la bellicosa Pallade dei Greci,
che per ottenere il possesso dellAt
tica fece spuntare dalla terra l ulivo
con un colpo di lancia. tuque :
nota lefficacia dello iato con o invo
cativo al centro del verso. cui :
dativo di vantaggio, come poi al
v. 14. frementem equum = il
focoso cavallo . ter centum : nel
L E GEORGI CHE 53
ipse nemus linquens patrium saltusque Lycaei,
Pan, ovium custos, tua si tibi Maenala curae,
adsis, o Tegeaee, favens, oleaeque Minerva
inventrix, uncique puer monstrator aratri,
et teneram ab radice ferens, Silvane, cupressum; 20
dique deaeque omnes, studium quibus arva tueri,
quique novas alitis non ullo semine fruges,
quique satis largum caelo demittitis imbrem ;
tuque adeo, quem mox quae sint habitura deorum
concilia, incertum est, urbisne invisere, Caesar, 25
terrarumque velis curam, et te maximus orbis
auctorem frugum tempestatumque potentem
accipiat cingens materna tempora myrto . . .
senso di innumerevoli . dume
ta = frutices (Servio). si : cfr. al
v. 7. ti bi... curae : doppio dativo.
M aenal a : neutro plurale ; c
anche la forma. Maenalus, -i, che indica
complessivamente tutto il massiccio.
adsi s : congiuntivo di preghiera
= sii presente, favorevole .
19-21. Anche Trittlemo, inventore
dellaratro ricurvo, ha il suo onore ;
anche Silvano, che porta con s un
cipresso ancor giovane, strappato con
tutta la radice : questo dio essenzial
mente italico ha alcuni tratti comuni
con Fauno e Pan. monstrator :
un neologismo virgiliano = e il fan
ciullo (Trittlemo) che mostr l uso
del ricurvo aratro . dique... om
nes : invocazione riassuntiva ; nota il
que anche nel quique seguente.
tueri : infinito presente con studium
= cura , invece del gerundio tuendi.
22-23. non ull o semine (- nullo se
mine) senza alcun seme ; abl.
strumentale ; sono qui indicate le
piante che nascono spontaneamente.
satis = seminagioni : un dat.
di vantaggio, nonch poetico, per in
sala (da sero, is, svi, satum, ere).
24. I ncominciano le lodi di Otta
viano in un tono di tanta solennit
da rasentare l enfatico e l adulatorio
(cfr. Argomento). Ottaviano ancora
vivo ed il poeta non sa in quale cate
goria sar posto quando otterr gli
onori divini. T utto, comunque, nella
possibilit del giovane Ottaviano, n
si sa se egli sceglier la cura delle
citt e delle terre e se limmenso orbe
della terra lo riconoscer padre delle
messi e signore delle stagioni, cingen
dogli il capo con il mirto sacro a Ve
nere, progenitrice degli Eneadi e quindi
di Ottaviano stesso. adeo = spe
cialmente . quem : int.: quem
(retto da habitura) incertum est quae
concilia deorum mo x habitur a sint.
mox = presto : non allude allapo
teosi di Augusto, ma agli onori divini,
che gli furono tributati in vita.
25-26. urbis = urbes. ne : il
primo termine della lunga interroga
tiva disgiuntiva che continua nei versi
che seguono. invisere = visitare
retto insieme a curam da velis, che ha
quindi due oggetti, verbale e nomi
nale. maximus orbis : sott. ter
rarum.
27-28. auctorem (da augeo) fru
gum = padre delle mssi . po
tentem : participio sostantivato con il
genitivo oggettivo tempestatum = si
gnore delle stagioni ; tutti e due gli
accusativi sono predicativi di te.
cingens... myrto : sott, l i b i = cin
gendoti il crine di mirto materno .
54
P. VI RGI LI O MARONE
da facilem cursum atque audacibus adnue coeptis, 40
ignarosque viae mecum miseratus agrestes
ingredere, et votis iam nunc adsuesce vocari.
40-42. da facilem cursum : con
serva la metafora = concedi felice
rotta : il momento conclusivo della
preghiera. audacibus... coepti s =
allaudace impresa : lo stesso poeta
avverte le difficolt dellargomento da
cantare. viae : cio quella dellarte
di coltivare i campi. mecum : si
riferisce a ingredere (imper. di ingre
dior avnzati ) e a miseratus, non
ad ignaros ; intendi e, commiserando
meco gli agricoltori, ignari della via (di
tale arte), fatti innanzi (avnzati) e av-
vzzati fin dora (etiam nunc) ad essere
invocato con voti; etiam nunc: perch
Augusto ancora vivo. Con queste
battute finali del brano introduttivo, il
poeta invoca Augusto ad assisterlo
nella sua nuova fatica ed a considerare
benevolmente gli umili agresti, ignari
ormai dellarte della coltivazione dei
campi, perch oppressi e sconvolti dalle
tragiche vicende della guerra civile, da
poco spenta. E qui si risente la piet
virgiliana per quanti soffrono nellumil
t della vita la tragedia della storia.
LE GEORGI CHE
55
PRODI GI PER LA M ORTE DI CESARE
(Georg., I , 461-508)
questo i l celebre e p is o d io dei p r o d i g i che accompagnarono la morte
d i Cesare. Es s o innestato con abile accorgimento nella cornice del li b r o :
i l p o e t a sta illus trando i segni i n d i c a t i v i del sole in ordine a l tempo e alle
stagioni ; con una domanda retorica chi oserebbe d ir e bugiardo i l
s o l e ? . . . (v. 4 6 3 ) , egli allarga la vis ione, e d a i c asi f i s i c i p a s s a a quelli
umani e, p i p r e ci sament e, s t o r i c i e leggendar i d i Roma ; egli ( i l sole)
spesso avverte anche che sovrastano cieche a g i t a z i o n i e in s i d i e , e che
stanno p e r s c o p p i a r e nascoste guerre (v. 4 6 5 sgg. ) . E q u in d i chiarisce
i l concetto con l e p is o d io in questione, che, p e r po te n z a d e s c r itt iv a e colo
ritu r a d i im magi ni, p e r v i v e z z a d i sentimento e d r a m m a t ic i t d i toni,
uno degli squarci p i ele v ati delle Georgiche.
L argomento qui cantato da Vir g i li o comune all a p o e s i a augustea
e p o s t e r io r e . M a ci che in a l t r i non s i tr ova quella commossa p a r t e c i
p a z i o n e , quella s e n s i b i l i t umana, quel p i a n t o f r a t e r n o , quella commise
r az ione d e lloscuro avvenir e d i Roma, che dnno un tono inconfondibile
a l canto d i V i r g i li o e g l i s t r a p p a n o l accorata p r e g h i e r a f i n a le , dove,
lungi d a l l e n f a s i d e l f o r m a l i s m o retorico e, tanto p i , del v il e accento adu
latorio, l a p o e s i a tocca i l punto p i alto e p a t e t i c o : D i p a t r i i , I n d i g e t i
e Romolo, e tu. Vesta m a d r e . . . non vogli ate i m p e d i r e che questo giovane
( O tt aviano) venga i n soccorso a ll a generaz ione in rovina ! A b b a s ta n z a g i
d a tempo lavammo col sangue nostro g l i s p e r g i u r i della T r o i a Laome
dontea . . . ; tante guerre p e r i l mondo, cosi numerosi a s p e t t i d i colpa,
nessun degno onore a l l a r a t r o ; s q u a l l i d i i c a m p i senza i coloni, e le curve
f a l c i son f u s e a f o r m a r e l a r i g i d a s p a d a (vv. 4 88, sgg.).
Con queste ultime pensos e p a r o l e , i l p o e t a ter mina i l brano e chiude
con esso i l p r i m o li bro, che s i era a pert o, ma con ben a lt r a intonazione,
con una stessa invocazione a g li di. Vien f a t t o d i chiamare a confronto
l a chiusa dellode 1, 2 d i O r a z i o , dove s i riascoltano, dopo la narrazione
dei p r o d i g i d i v i n i p e r la morte d i Cesare, accenti id e n t i c i d i celebrazione
e d i invocazione a ll a g i u s t i z i a vendicatrice degli di.
56 P. VI RGI LI O MARONE
Denique, quid vesper serus vehat, unde serenas
ventus agat nubes, quid cogitet umidus auster,
sol tibi signa dabit. Solem quis dicere falsum
audeat ? ille etiam caecos instare tumultus
saepe monet fraudemque et operta tumescere bella. 465
Ille etiam exstincto miseratus Caesare Romam,
cum caput obscura nitidum ferrugine texit
impiaque aeternam timuerunt saecula noctem.
Tempore quamquam illo tellus quoque et aequora ponti,
461-462. Deni que : conclusiva
temporale = da ultimo, infine ; il
poeta chiude lesposizione sulle pre
visioni del tempo, indicate nei versi
precedenti e rivelate dai segni offerti
dalla luna e dal sole. Questo, il sole,
particolarmente mostrer al contadino
che tempo far a sera inoltrata {quid
vesper serus vehat) e se verr o meno
la pioggia, quali intenzioni abbia
l umido scirocco : Virgilio personifica,
come spesso, l u m i dus auster. serus :
complemento predicativo del sogg.
v es per = sul tardi . vehat =
apporti ; interrogativa indiretta, co
me poi agat, cogitet, dipendenti dalla
principale sol dabit. serenas : si
pu rendere con serene ; il Fo
scolo lo riecheggia con limpide nubi
nel sonetto A Zacinto . ti bi :
allagricoltore.
463-464. Sol em... audeat = chi
oserebbe dire ingannevole il sole ? ;
come un preparare la giustificazione
di quanto si dir poi : nessuno ose
rebbe affermare che il sole possa dare
indicazioni sbagliate ; talvolta anzi av
verte- che stanno per scoppiare rivol
gimenti ancora nascosti e che covano
occulti focolai di guerre, pronti a di
vampare. audeat : cong. poten
ziale. f al sum : con valore attivo =
falso, ingannatore . eti am : lega
tivo e rafforzativo insieme. - cae
cos = clandestini, occulti , quindi,
per metonimia = ciechi . tumul
tus : le guerre sociali, le agitazioni
popolari.
465-466. monet = svela . frau
dem = linsidia . operta : con
10 stesso significato di caecos = na
scoste . tumescere = fermentare,
scoppiare . Ille : riprende con
etiam il v. 464. exstincto... Cae
sare : abl. assol. con valore tempo
rale e causale insieme. miseratus :
sott. est = ebbe piet ; la nota
umana, contenuta nel verbo, nella
personificazione del sole.
467-468. cum... noctem = quando
nascose il fulgido capo con la nera
caligine e le empie generazioni temet
tero una notte eterna ; obscura niti
dum : rende con l antitesi pi viva
limmagine. impia... saecula : aeter
nam... noctem : nota la collocazione
chiastica delle parol e. con il verbo
al mezzo e il ritmo solenne di tutto
11 verso. L a tradizione storica ci parl a
di due eclissi parziali di sole, nellann o
in cui fu ucciso Cesare : in maggio
e in novembre.
469-471. Tempore... dabant: anche
altri strani ed inconsueti fenomeni
atterrivano gli uomini sulla terra e
sul mare : cagne infauste e ripugnanti
si aggiravano per le strade ed uccelli
notturni, come gufi e civette, svolaz
zavano di giorno riempiendo di ter
rore ogni cosa. L Etna sembr scate
nare la sua furia eruttiva, traboc
cando dai rotti crateri e vomitando
fiamme e lava incandescente sulla
terra dei Ciclopi. L Etna era consi
derata la fucina di Vulcano ed i Ci
clopi i suoi aiutanti. quamquam :
L E GEORGI CHE
57
obscenaeque canes importunaeque volucres 470
signa dabant. Quotiens Cyclopum effervere in agros
vidimus undantem ruptis fornacibus Aetnam,
flammarumque globos liquefactaque volvere saxa !
Armorum sonitum toto Germania caelo
audiit, insolitis tremuerunt motibus Alpes. 475
Vox quoque per lucos vulgo exaudita silentes
ingens, et simulacra modis pallentia miris
visa sub obscurum noctis, pecudesque locutae
infandum ! Sistunt amnes terraeque dehiscunt,
et maestum inlacrimat templis ebur aeraque sudant. 480
con valore correttivo avverbiale = se
non che . aequora ponti = di
stese del mare ; espressione lucre-
ziana (I , 8). obscenae : nel senso
di immonde o di ominosae = di
malaugurio ; determina il genere di
canes, femminile che, come spesso nei
poeti, ingrandisce l immagine del di
sgusto e del raccapriccio. impor
tunae = fuori tempo , quindi sfa
vorevoli . quoti ens : sott. ilio
tempore.
undantem : cio exundan
tem = traboccante , con unimma
gine tolta dalle acque : regge ruptis
fornacibus = dai crateri rotti , che
pu essere anche un ablativo asso
luto = squarciati i crateri . l i
quefacta... saxa : la lava. Ger
mani a : singolare collettivo. toto...
caelo = per tutto il cielo . I pre
sagi funesti furono numerosissimi :
unaurora boreale probabilmente ter
rorizz le popolazioni Germano-Cel
tiche e le legioni romane di guardia
sul Reno : per tutto il cielo si ud
uno strepito di armi e gli uomini
credettero di scorgere un combatti
mento di di in cielo. L e Alpi furono
turbate da insolite scosse di terremoto.
Presso gli antichi radicata era infatti
la credenza popolare che i monti,
anche a causa della loro pesante mole,
non fossero soggetti a scosse telluriche.
475-480. insolitis... motibus : abi.
causale = per insolite scosse .
vulgo = saepe, crebro. lucos : lucus
per s il bosco sacro , ma sta
normalmente per bosco in gene
rale. exaudita silentes : in efficace
contrapposizione = una terribile voce
fu udita nel silenzio dei boschi :
tutto il periodo chiuso da vox e da
ingens. Questa voce paurosa il gioco
delleco nelle montagne selvose, che
ha sempre qualcosa di misterioso e di
impressionante anche per noi, che co
nosciamo le leggi dellacustica. Gli
antichi lattribuivano addirittura agli
di dei boschi e linterpretavano come
segno di sventura. simulacra...
mi ri s : un emistichio di L ucrezio
(I , 123) = fantasmi stranamente pal
lidi . sub obscurum nocti s = nel
profondo della notte , espressione poe
tica non consueta in prosa, perch
obscurum non aggettivo sostantivato,
come p. es. reliquum {noctis), ma di
verr regolare nella prosa postclas
sica. infandum ! : interiezione =
orrore ! . Sistunt... dehiscunt :
efficace allitterazione, in forma chia-
stica con i relativi sostantivi. maes
tum : complemento predicativo del
soggetto = tristemente . tem
pli s = in t e m p li s ; per altri un da
tivo di commodo. ebur aeraque :
sono le statue degli di fatte di avo
rio e di bronzo . Questo parlare
delle bestie, questo fermarsi dei fiumi
58 P. VERGILIO MARONE
Proluit insano contorquens vertice silvas
fluviorum rex Eridanus camposque per omnes
cum stabulis armenta tulit. Nec tempore eodem
tristibus aut extis fibrae adparere minaces,
aut puteis manare eruor cessavit, et altae 485
per noctem resonare lupis ululantibus urbes.
Non alias caelo ceciderunt plura sereno
fulgura, nec diri totiens arsere cometae.
Ergo inter sese paribus concurrere telis
Romanas acies iterum videre Philippi ; 490
nec fuit indignum superis, bis sanguine nostro
Emathiam et latos Haemi pinguescere campos.
e spalancarsi della terra, questo pian
gere nei templi le statue indice che
lordine della natura rotto e sov
vertito. Nota in tutti questi versi di
squisita fattura una mirabile armo
niosit.
481-483. Prol uit... si lvas : altro
straordinario avvenimento : trabocca
dal suo letto il Po e trascina nella
piena delle acque armenti e stalle
intiere. prol ui t : luscire dagli
argini, il dilagare . contorquens
s. = schiantando le selve . i n
sano vertice = con gorghi furiosi .
f l uvi orum: trisillabico; flu-vio-
rum, per la consonantizzazione della
-i-, Eri danus : il Po, detto rex, per
ch il pi grande dei fiumi dI talia ;
spesso anche Padus, termine pi po
polare, come in Georg., I I , 452 ed in
Aen., I X , 680. camposque... tul i t :
questo trascinare con le stesse stalle
gli armenti , la iattura pi grave
delle acque devastatrici. Nec :
unito a cessavit, che regge adparre,
manare, resonare con il soggetto cruor,
che propriamente il sangue ver
sato dalle ferite.
484-486. tristibus aut = aut tristi
bus. extis (sott. in) : exta erano le
viscere delle vittime sottoposte al-
Vextispicium, cio allosservazione
di esse da parte degli haruspices ; an
che di qui tristi presagi ! altae =
alte in confronto ai villaggi ; ma
anche grandi, vaste , oppure in senso
predicativo profonde , cio fin nel
cuore di esse . lupis ululantibus :
ablativo assoluto con valore causale =
dagli ululati dei lupi .
487-490. N o n alias : per nunquam =
mai in altre circostanze . caelo
sereno : ablativo assoluto con valore
temporale. diri... cometae : come
tae maschile. arsre = rifulsero
con strano bagliore. ergo : con
clusivo del detto innanzi : lavverarsi
cio dei prodigi infausti, quali il ri
bollire dai pozzi il sangue, l ululare
notturno dei lupi per le vie della
citt, lo scatenarsi dei fulmini a ciel
sereno e il brillare nel cielo di s nu
merose e minacciose comete. pari-
bus... tel i s : abl. assoluto o strumen
tale con armi uguali ; sono le
guerre civili. iterum... concurrere :
iterum va con concurrere non con v i
dere ; la prima volta lo scontro fu
a Farslo, nel 48 av. Cr., in Tessa
glia, relativamente vicino a Filippi,
in Tracia, dove la battaglia avvenne
nel 42 av. Cr.; Tessaglia e Tracia
facevano parte di ununica provincia
romana, la Macedonia.
491-492. nec fuit indignum supe
ris : int.: nec d i s iniquum v is um est =
n parve ingiusto agli di , con log-
gettiva E m a t h i a m pinguescere = che
LE GEORGI CHE
59
Scilicet et tempus veniet, cum finibus illis
agricola incurvo terram molitus aratro,
exesa inveniet scabra robigine pila, 495
aut gravibus rastris galeas pulsabit inanes,
grandiaque effossis mirabitur ossa sepulcris.
Di patrii, Indigetes, et Romule Vestaque mater,
quae Tuscum Tiberim et Romana Palatia servas,
hunc saltem everso iuvenem succurrere saeclo 500
ne prohibete ! satis iam pridem sanguine nostro
Laomedonteae luimus periuria Troiae.
Iam pridem nobis caeli te regia, Caesar,
l Emazia e la vasta distesa dellEmo
si imbevessero del sangue nostro ,
cio, dei Romani. L Emzia una
parte della Macedonia, ma qui desi
gna tutta la regione ; l mo la catena
dei monti che attraversano la Tracia,
detti oggi Grandi Balcani ; qui desi
gnano la Tracia in generale.
493-497. Scilicet : particella ge
neralmente ironica e sarcastica ; qui
nasconde un senso di amarezza =
oh ! certo . terram mol itus (da
m olior) aratro : cio : terram vertens
aratro = smuovendo la terra con il
ricurvo aratro . exsa = cor
rose , sta con p i l a = le armi .
scabra = aspera. effossis... sepul
cris : ablativo assoluto = e mirer
grandi ossa negli scavati sepolcri .
Alla fantasia del poeta si apre la vi
sione spettrale del futuro : armi cor
rose dalla ruggine ed elmi vuoti, am
maccati dai pesanti rastrelli del con
tadino, mentre lavora la terra, e tombe
scavate, con gigantesche ossa di ca
duti. Era credenza popolare che gli
eroi antichi fossero di proporzioni
smisurate: allo stupore misto a timore
del contadino non estranea tale in
genua tradizione.
498-502. Dopo questa macabra vi
sione, naturale scende l invocazione
agli di : a quelli protettori della pa
tria, anzitutto, che gli antenati vene
ravano (prima di tutti Vesta, dea del
focolare) e poi agli I ndigeti, i geni
protettori del paese o gli eroi diviniz
zati (come Romolo) : essi favoriscano
le sorti di Roma e proteggano parti
colarmente Ottaviano, ormai nel fiore
dellet, perch possa scongiurare la
rovina che minaccia tutta la presente
generazione. Tuscum = il Tevere
tosco per la sua origine etni sca;
rE truri a era detta anche Tuscia.
Romana Palatia = il romano Pala
tino , dove la pi antica espressione
di Roma. everso... saeclo : equi
vale a perditis rebus = alla presente
generazione che va in rovina .
ne prohibete : lo stile poetico della
preghiera con il ne e limperativo alla
greca, invece del pi comune perfetto
congiuntivo. i am pri dem = gi
da tempo , ripetuto, ma con altro
senso spirituale, al v. 503. luimus
= lavammo , nel senso di scon
tammo . L episodio di L aomedonte,
re di Troia e padre di Priamo, ad
dotto a giustificare la meritata prote
zione divina. Si sa infatti che quel re
spergiur due volte e neg prima ad
Apollo ed a Poseidone, e poi ad Er
cole la mercede pattuita. I Romani,
discendenti dei Troiani, e quindi fatal
mente destinati a scontare le conse
guenze di siffatte colpe, hanno gi
soddisfatto, secondo il poeta, con il
sangue versato, alla loro pena.
503-504. nobis caeli te regia... invi -
60
P. VI RGI LI O MARONE
invidet atque hominum queritur curare triumphos ;
quippe ubi fas versum atque nefas, t0t bella per orbem, 505
tam multae scelerum facies ; non ullus aratro
dignus honos : squalent abductis arva colonis,
et curvae rigidum falces conflantur in ensem . . .
det : invidet regge nobis (oggetto indi
retto) e te (oggetto diretto) = la reg
gia del cielo (= gli di) a noi cerca
di toglierti , nel senso che egli degno
di essere tra gli di. Caesar : Ot
taviano. queritur curare : sott.
te del verso precedente = si lamenta
che tu ti interessi dei trionfi terreni .
505-506. quippe ubi ( = quippe ap ud
quos : fortemente causale) = dal
momento che presso di loro . fas
versum atque nefas : cio : f a s in
nefas, nefas i n f a s versum (sit).
facies : cio genera aspetti di ne
fandezze. aratro : pu essere tanto
un dat. di vantaggio quanto un abi.
retto da dignus.
507-508. squalent = giacciono ab
bandonate le campagne. abduc
tis... colonis : ablativo assoluto con
valore causale. conflantur : ter
mine tecnico del trattare i metalli,
vetri, ecc. = soffiar insieme , gon
fiare ; quindi forgiare , detto delle
arrpi = le curve falci son fuse a
forgiare rigide spade . i n ensem :
singolare poetico e collettivo per
enses. L a triste visione di guerra fra
trici da torna a turbare la fantasia
del poeta. Quando Virgilio scriveva,
la pax Augusta era ben lontana dal
l essere una realt, perch Ottaviano,
A ntonio, A grippa conducevano guerre
in tre regioni distinte e gi si stava
delineando il conflitto finale tra Otta
viano ed Antonio. Ai tristi presenti
menti di guerra fa riscontro, come
conseguenza, lo squallore della cam
pagna e l abbandono dellagricoltura :
incolti i campi, le falci rifuse a for
giare rigide armi di battaglia. E
qui lamarezza, del poeta, che si
sente pi profonda nei versi quando
descrive la desolazione delle guerre
civili, che egli chiama empie ,
perch contrarie alle leggi divine
ed umane.
L E GEORGI CHE 61
I L CANTO DEL L A PRI MA VERA
{Georg., I I , 323-345)
M o l t i p o e t i a n ti c h i hanno cantato l a p r i m a v e r a , ma f o r s e nessuno
con ta n t a s e n s i b i l i t p o e t i c a e con tanto calore d i sentimento quanto Vir
g i l i o . E g l i non s i , a t t a r d a a cogliere d i p r o p o s i t o nella descr izione solo, p e r
cos d ir e , i l lat o color istico esterno, ma entra nello s p i r i t o del f enomeno,
scruta l' a n i m a della p r i m a v e r a , i l perch d i questo r i n n o v a r s i della v i t a ,
d i questa m i s t e r io s a m e r a v ig l ia dell'universo.
Anche Luc r e z i o, che V i r g i li o tiene qui pres ente, a p r e i l suo p o e m a
con un inno g r a n d i o s o a ll a p r i m a v e r a , all a virt g e rm inal e d ell a natura,
che, sotto l a s p i n t a dellamore (Venere), chiama t u t t i g l i e ss eri a ll a v i t a ,
e nella v i t a rende gioconda l ' e s i s te n z a , fe c o n d a n d o l universo ; ma in Vir
g i l i o l a contemplazione del risveglio della natura ha p a l p i t i d i tenerezza
p e r le creature p i f r a g i l i e delicate, p e r le f o g l i e d e i boschi e delle
selve , r i s onanti d i uccelli canori, p e r i c a m p i che aprono i l grembo all e
t e p e n t i aure dello zefiro , p e r l a tenera vite, p e r i nuovi g ermogli e i p i c
coli a n im a li . E qui a differenza d i Lucrezi o riaffiora uno dei
momenti p i v i v i della concezione georgica v i r g i l i a n a : i l veder d a p
pertutto l a bont d i v i n a , d is p e n s a tr ic e d i doni all a natura e a g l i u o m i n i :
tutto ci che d i mer aviglioso, d i benefico e d i v i t a l e s i scorge nella r i n a t a
p r i m a v e r a , non se non p a r t e c ip a z i o n e della v i t a l i t d i v i n a : Giove
in Lucrezio, Venere che determina i l risorgere e lo s v i l u p p a r s i d i ess a.
Tutto i l brano, che ha una sua mus ic a l it int im a e commossa,
s i muove senza i m p a c c i d i strutture d o tt r i n a li e mitologiche.
Ver adeo frondi nemorum, ver utile silvis,
vere tument terrae et genitalia semina poscunt.
323. I l poeta ha introdotto il di
scorso sul tempo pi opportuno per
le seminagioni, e, giunto alla stagione
della primavera, si sofferma a descri
verne i meravigliosi effetti : in essa
che le terre, gonfie di succhi vitali,
attendono i semi fecondi adeo :
con valore asseverativo = special-
mente, appunto . nemorum... si l
vis : nemus indica le piante ad alto
fusto non coltivate, silva gli alberi
coltivati ; ma su tale differenza di
significato spesso si equivoca ; nota
l insistenza sul termine ver, vere.
324-327. vere = a primavera .
tument = si gonfiano di succhi vi
tali. - geni tal i a semina = i semi
germinatori . fecundis imbri bus =
62 P. VI RGI LI O MARONE
Tum pater omnipotens fecundis imbribus Aether 325
coniugis in gremium laetae descendit et omnes
magnus alit magno commixtus corpore fetus.
Avia tum resonant avibus virgulta canoris
et Venerem certis repetunt armenta diebus ;
parturit almus ager Zephyrique tepentibus auris 330
laxant arva sinus; superat tener omnibus umor;
inque novos soles audent se germina tuto
credere, nec metuit surgentes pampinus austros
aut actum caelo magnis aquilonibus imbrem,
sed trudit gemmas et frondes explicat omnes. 335
con le piogge fecondatrici . Giove
Etrio (pater Aether) per mezzo delle
piogge fecondatrici discende dal cielo
nel grembo della Terra (Hera), sua
prospera sposa ; egli d cos vita ad
ogni creatura, unendosi nella sua gran
dezza al grande corpo di lei. co
niugi s : la Terra, personificata in
Hera (Giunone). laetae : nel senso
di prospera, feconda . magnus :
attributivo di Aether = e, grande,
commisto al gran corpo di lei , d
vita alle creature.
328-329. il canto del creato al
risveglio della natura ; labbondanza
delle liquide e delle vocali aperte,
composte in agili dattili, conferisce
a questi due versi una musicalit ve
ramente canora . Avia = soli
tari , perch appartati, lontani dalle
vie frequentate e rumorose. vir
gulta : la parte per il tutto = bo
schetti . certis = determinati .
di ebus : qui periodi determi
nati per la riproduzione.
330-331. il miracolo della rina
scita primaverile : al tiepido soffiar
dello zefiro i campi aprono il seno ;
il tenero umore trabocca dovunque,
spuntano freschi e sicuri i germogli
ai raggi del nuovo carezzevole sole.
partrit : desiderativo di pario ;
quindi si accinge a produrre .
Zephyri : genitivo di tep. auris,
che abl. di causa = al tepore delle
aure primaverili . laxant... sinus
= i campi dischiudono il grembo ,
in opposizione a rura gelu claudit hiems
del v. 317. superat = abundat.
tener... umor = il tenero umore ,
il nuovo succo vitale, che scorre facil
mente dalla terra. omnibus : sott.
arvis.
332-333. inque novos soles... cre
dere : cio : i n lucem prodi re = e i
germi osano sbocciare sicuri ai nuovi
soli di primavera ; questo signifi
cato di credere, che normalmente regge
il dativo, giustifica qui la presenza del
l accusativo. tuto = sicuri, senza
pericolo dessere bruciati dalla ca
lura. I l pampino ancor tenero sulla
vite novella non deve temere i venti
invernali : n Austro, n Borea tur
bano pi la primavera, le piante di
ogni genere si ingemmano e dispie
gano le foglie.
334-335. actum = mosso, agitato
riferito ad imbrem. caelo : abl. di
luogo, entro il quale avviene il mo
vimento ; altrimenti actum avrebbe ri
chiesto pi propr. per caelum. tru
di t = fa spuntare .
336-337. Alla fantasia del poeta si
apre la visione della prima et del
mondo : uneterna primavera per tutto
luniverso : n soffiarono mai geliid
venti, quando i primi animali videro
la luce e la stirpe degli uomini, nati
dalla terra, alz il capo dai campi, non
L E GEORGI CHE
63
Non alios prima crescentis origine mundi
inluxisse dies aliumve habuisse tenorem
crediderim : ver illud erat, ver magnus agebat
orbis et hiberni parcebant flatibus euri.
Cum primae lucem pecudes hausere virumque 340
terrea progenies duris caput extulit arvis,
immissaeque ferae silvis et sidera caelo.
Nec res hunc tenerae possent perferre laborem,
si non tanta quies iret frigusque caloremque
inter, et xciperet caeli indulgentia terras. 345
ancora dissodati, e nelle selve nac
quero le fiere e nel cielo le stelle.
Anche qui Virgilio, come gi anno
tava Servio, segue la credenza natu
ralistica antica, che faceva venire gli
uomini dalla terra. N o n alios :
sott. ac vernos, riferito a dies = non
altrimenti che di primavera ; letter.
non altri che giorni primaverili... .
prima... mundi = al primo na
scere del mondo . dies : sogg.
di inluxisse ed habuisse, retti da credi
derim. tenorem = andamento .
338-342. crediderim : congiuntivo
potenziale = propenderei a credere .
ver... e rat = primavera era quel
la... . ver... agebat = faceva pri
mavera , costruito per analogia su
agere vitam. parcebant flatibus :
cio : abstinebant flatibus = rattene-
vano gli spiriti , il soffio invernale ;
soggetto euri = i venti . pri
mae... pecudes = le prime creatu
re . lucem... hausere : vivace tra
slato -= bevvero la luce . virum =
virorum. terrea: uno dei soliti ag
gettivi virgiliani, a qualificare la stir
pe umana, nata dalla terra. du
ris = incolti , perci duri .
immi ssae : pro innatae, intende Ser
vio, chiarendo : neque enim ab alio
immiss ae sunt. silvis... caelo : da
tivi poetici, retti da immissae.
343-344. res... tenerae = i pro
dotti ancor teneri . hunc... labo
rem : la faticosa vicenda del caldo
e del freddo secondo le stagioni.
si... caloremque : verso ipermetro : il
-que finale si elide con l iniziale del
verso seguente. tanta quies : desi
gna la stagione della primavera, ricca
di calma . iret... inter = inter
veniret : inter in posizione anastrofica
e regge frigusque caloremque. exci
peret : nel senso di favorisse bene
volmente ; il soggetto la beni
gnit del cielo . L e creature, appena
aperte allesistenza, non avrebbero po
tuto affrontare il duro travaglio delle
variazioni climatiche, se al brusco al
ternarsi del caldo e del freddo non
si fosse interposta una cos placida
stagione e la mitezza del cielo non
avesse favorito benevolmente la terra.
64 P. VI RGI LI O MARONE
LA PESTI L ENZA NEL NORI CO
{Georg., I l i , 478-566)
Altro celebre e p is o d io , che va letto tenendo presente un identico sublime
squarcio lucreziano {VI, 1 1 3 6 sgg.) , quello che chiude i l terzo li bro,
dedicato a g li a n im a li , dove descr itt a con p o te n z a terrif icante una mora
dei medesimi, dovuta, secondo i l p o e ta , a d effetti a t m o s f e r ic i . Varrone
Reatino a r r i v a v a a d ammettere r e s i s t e n z a nell'acqua e n e ll 'a r ia d i p i c
c o l i s s i m i corpuscoli, che, se r e s p i r a t i , possono riu s c ir e f a t a l i . V i r g i l i o non
dice questo, p a r l a solo della p e s t e e d e i suoi m i s e r a n d i effetti, come aveva
f a t t o Lucrezio. E che molto d i Lucrezio qu i ci s i a , innegabile : per
V o r ig i n a li t d i Vir g i li o a p p a r e evidente non solo nella tecnica e s p r e s s i v a ,
ma anche in certi a tt eggiam enti s p i r i t u a l i , che, mentre nulla hanno d ell a
s p i e t a t a a n a l i s i s cientifica, a cui Lucrezio sottopone nervosamente i l f e n o
meno d e i morbi, s i allargano in accenti d vera compassione umana, dove
s i risente vivo quel sentimento d i f r a t e l l a n z a universale, che c a r a t te r i z z a
la s p i r i t u a l i t v i r g i l i a n a . C e r ti vers i, come quelli i n i z i a l i ( qui muoiono
dovunque, tr a le erbe f e l i c i , i v it e ll i, ed esalano p r es so le g r e p p i e ricolme
le dolci anime i), cos f l e b i l i d i p i e t o s a mus ical it , r i d a l a anche nell'agget
t i v a z i o n e tr a s l a t a ed anti te t ic a , sono l espressione p i eloquente d i questo
stato d'animo v i r g il ia n o , che sente le p o v e r e bestioline c o m p a r te c i p i d i
ununica sorte f a t a l e , comune a g li uomini e alle cose. Questo senso d i com
p a s s io n e v o le f r a t e r n i t u m a n i z z a t a s i is p e s s i s c e con i l procedere del canto :
e l a tosse affannosa squassa i m a i a l i amm a la t i l i s t r o z z a alla g ola . . . ,
senz a p i voglia dell'erba cade i l cavallo tr ionfatore, ha nausea del
l' acqua, spesso batte con lo zccolo la ter ra, abbassa le orecchie e versa
un sudore ambiguo e f r e d d o , come quello d e i mor ibondi ; e cos via, fino
a l lamento del povero giovenco, che, ignaro della cieca f o r z a d is truggitr ice,
p i a n g e i l suo morto compagno : va mesto l'a r a t o r e , tolto da l giogo i l g i o
venco, che pia n g e i l suo compagno morto, e l a s c i a l ' a r a t r o confitto nel
suolo, a. mezzo del lavoro {vv. 5 1 5 sgg.) . Tutto qui s p i r i t u a l i z z a t o , pi
che umanizzato, e s quisitamente v i r g il ia n o .
L E GEORGI CHE 65
Hic quondam morbo caeli miseranda coorta est
tempestas totoque autumni incanduit aestu,
et genus omne neci pecudum dedit, omne ferarum, 480
corrupitque lacus, infecit pabula tabo.
Nec via mortis erat simplex ; sed, ubi ignea venis
omnibus acta sitis miseros adduxerat artus,
rursus abundabat fluidus liquor, omniaque in se
ossa minutatim morbo conlapsa trahebat. 485
Saepe in honore deum medio stans hostia ad aram,
lanea dum nivea circumdatur infula vitta.
478-481. A proposito delle pesti
lenze, che possono diffondersi per
Tinquinamento dellatmosfera, Virgilio
ricorda la moria del bestiame avve
nuta nel Norico. Servio ne d una
spiegazione assai curiosa : l epidemia
si sarebbe propagata dallAttica al Ve
neto ed allI llirico e di qui al Norico,
una regione che comprendeva parte
della Stiria, della Carinzia e della
Carniola, ma avrebbe avuto origine
in Egitto. I n seguito ad una piena
del Nilo, pi grande del solito, dal
l acqua stagnante, per effetto del ca
lore, si sarebbero prodotti animali vari
(idiversa et plurima e lmo ammalia
creata sunt), ma, al rientro del Nilo
nel suo letto, dalla putrefazione di tali
organismi si sarebbe verificato linqui
namento dellaria. Di qui l epidemia,
i cui effetti furono terribili, contagiando
animali selvatici e domestici, inqui
nando acque ed infettando pascoli.
Hi c : cio : In regione Norica. morbo
cael i = per l infezione dellaria .
mi seranda = malsana . tempe
stas = atmosfera ; per altri, una
terribile sciagura . i ncandui t : il
soggetto tempestas = si infuoc
con lablativo di mezzo (toto aestu) ;
Servio spiega : exarsit prima autumni
parte. pecdum... ferarum : gli ani
mali domestici (pecudes) e quelli sel
vatici {ferae). corrupit = inqui
n le acque. infecit... tabo = in
fett i pascoli .
482-485. I segni premonitori del
contagio sono prima una terribile
arsura, poi linfezione, che consuma
le membra. si mpl ex = ordina
ria . ignea si ti s = una sete ar
dente causata dalla febbre. acta =
penetrata . veni s omni bus =
per tutte le vene . adduxerat
(= contraxerat) = avevarattrappi to .
rursus : con valore avversativo: con
tra = invece . f l ui dus l i quor
( = umor sordidus, Servi o) = li quido
infetto . i n se mi nutati m trahebat
= macerava pezzo a pezzo . con
lapsa : part. da conlbor collabl. di
causa morbo.
486-488. Comincia di qui la lunga
serie delle misere vittime del morbo
fatale, con un crescendo di terrore
e di morte, che genera raccapriccio
e compassione. dapprima la stessa
hostia ( vittima sacrificale), che Cade
proprio mentre viene offerta alla divi
nit. Gli antichi preparavano in modo
speciale le vittime del sacrificio, bian
che per gli di superi, nere per quelli
inferi, annodando intorno al capo un
panno di lana (i n f i l a ), legato con una
candida benda ( v it t a ) . Saepe... me
dio = spesso, nel mezzo dei sacri
fici offerti agli di (deum = deorum) .
lanea... vi tta : costr.: dum lanea
i n f u l a circumdatur (sott. ca p it i ) nivea
v it t a mentre le viene cinta intorno
al capo linfula di lana con la bianca
benda , secondo il costume sacrifi-
5
66 P. VI RGI L I O MARONE
inter cunctantes cecidit moribunda ministros,
aut si quam ferro mactaverat ante sacerdos,
inde neque impositis ardent altaria fibris, 490
nec responsa potest consultus reddere vates ;
ac vix suppositi tinguntur sanguine cultri
summaque ieiuna sanie infuscatur harena.
Hinc laetis vituli vulgo moriuntur in herbis,
et dulces animas plena ad praesepia reddunt ; 495
hinc canibus blandis rabies venit, et quatit aegros
tussis anhela sues ac faucibus angit obesis.
Labitur infelix studiorum atque immemor herbae
victor equus, fontesque avertitur et pede terram
cale. cunctantes = lenti i mi
nistri dei culto nel compiere il sacri
ficio, oppure esitanti per lo stato
pietoso delle vittime.
489-491. s i quam = s i aliquam (ho
stiam). ante = antequam (caderet).
Tale era lo scempio miserando di
quelle povere carni, che, secondo
unantica credenza, non bruciavano
neppur se poste sullaltare. Non era
possibile allindovino trarre da esse
vaticini (extispicium) ; appena appena
si tingevano di sangue i coltelli, che
i sacerdoti puntavano alla gola delle
vittime (il rito comportava infatti un
tale sistema di uccisione) e il suolo
si macchiava soltanto in superficie di
poca ed infetta materia. inde =
ab hac causa = per causa della ma
latti a , oppure : ex hac hostia, inten
dendo : neque ardent fibrae sumptae ex
hac hostia (= inde). consultus :
part. predicativo di constilo con va
tes l indovino consultato . sup
posi ti : altro part. predicativo di sup
pono con cultri = coltelli posti sotto
la gola.
493-495. ieiuna sanie = sicca et
exigua = di poca e rappresa mate
ri a . infuscatur = si macchia .
Hi n c = perci . vulgo (=
ubique) = dappertutto . laetis...
i n herbis = nei prati rigogliosi ; fa
contrasto cori moriuntur. dulces...
reddunt : nota di umana compassione
= rendono le dolci anime . Qui la
scena di orrore si allarga ed investe
tutta la natura animale : cadono sui
prati lussureggianti i teneri vitelli col
piti dal morbo o esalano davanti alle
greppie ripiene la dolce vita : la nota
di contrasto tra la vita rigogliosa e la
morte spietata rende pi acuto il senso
di umana piet, che pare concentrarsi
in quel dulces animas.
496-497. Si allineano cani diven
tati rabbiosi e maiali strangolati dal
langina, ed il baldanzoso cavallo, che,
abituato alle brillanti vittorie nelle
corse, fugge ora le fonti e picchia con
il piede la terra ; ha basse le orecchie,
un ambiguo sudore, simile a quello
dei moribondi, gli scorre per il corpo ;
l a pelle arida e dura a toccarla. L a
precisione della descrizione dei sin
tomi della malattia accresce lorrore
della morte imminente. blandis
rabi es : nota lo stridente contrasto di
significato nelle due parole ravvici
nate. quati t = fa scuotere .
tussis anhel a = una tosse affan
nosa . faucibus... obesis (= tumen
tibus) : abl. strumentale o causale =
li soffoca facendo gonfiare le fauci .
498-502. infelix studiorum = in
felice ! ; studiorum va con herbae ; os
sia : immemor st udiorum ( = corse)
atque herbae. fontes avertitur :
L E GEORGI CHE 67
crebra ferit ; demissae aures, incertus ibidem 500
sudor, et ille quidem morituris frigidus ; aret
pellis et ad tactum tractanti dura resistit.
Haec ante exitium primis dant signa diebus :
sin in processu coepit crudescere morbus,
tum vero rdentes oculi atque attractus ab alto 505
spiritus, interdum gemitu gravis, imaque longo
ilia singultu tendunt, it naribus ater
sanguis, et obsessas fauces premit aspera lingua.
Profuit inserto latices infundere cornu
Lenaeos ; ea visa salus morientibus una. 510
Mox erat hoc ipsum exitio, furiisque refecti
ardebant, ipsique suos iam morte sub aegra
avertor deponente di valore mediale,
regge il complemento oggetto = fugge,
schiva le fonti . crebra : vale cre
bro ; un accusativo plurale neutro
con valore avverbiale ripetutamen
te . f eri t = batte, percuote .
i ncertus = cuius causa non apparet
(Servi o) = mutevole , ora freddo,
ora caldo, ora molto, ora poco.
mori turi s : dativo di possesso quel
sudor freddo che proprio di chi sta
per morire . tractanti = a chi
la palpa ; retto da resistit.
503-508. Se la malattia dilaga, i sin
tomi si aggravano : occhi ardenti, re
spiro affannoso, interrotto talvolta da
gemiti.: dalle nari esce sangue nero
e la lingua scabra e secca preme la
gola gonfia ed ostruita. Haec...
dant signa : il soggetto equi peste
correpti = i cavalli colpiti dalla pe
ste . signa = sintomi . cru
descere = v a li di or f i e r i (Servi o) ag
gravarsi . ardentes oculi : sott.
sunt. attractus... spiritus = il re
spiro si tira dal profondo del petto .
ab alto : sott. pectore. tendunt : il
soggetto equi. naribus : ablativo
di provenienza : sott. de = cola dalle
nari . obsessas = clausas (Servi o)
= ostruite . aspera : con valore
predicativo = divenuta scabra .
509-510. Pietosi gli uomini som
ministrano del vino a quelle gole
riarse, sperando cos almeno si
credeva che esso possa essere
efficace rimedio contro la morte ; ma
spesso proprio questo rimedio che
accelera la fine : rinvigoriti dal vino,
avvampano in un nuovo delirio e con
i denti scoperti dilaniano e straziano
le proprie membra. L orrore della
macabra scena spinge il poeta ad
invocare gli di che tale funesta paz
zia sia riservata ai nemici e che mi
glior sorte possa toccare ai buoni.
Profuit... infundere = giov il
versare . inserto... cornu : abl.
assol. con valore strumentale = con
l inserirvi un imbuto di corno .
Lenaeos : cio di Bacco ; lns in
lingua greca vale propriamente il tor
chio. ea... una = quella parve
la sola . morientibus : dativo di
vantaggio = per le bestie moribonde .
511-514. ex i ti o: dativo di effetto
= riusciva fatale . refecti : sott.
vino. ardebant : con f u r i i s del
verso precedente = ardevano di
furore , diventavano furiosi.
68 P. VI RGI LI O MARONE
di meliora piis, erroremque hostibus illum !
discissos nudis laniabant dentibus artus.
Ecce autem duro fumans sub vomere taurus 515
concidit et mixtum spumis vomit ore cruorem
extremosque ciet gemitus; it tristis arator
maerentem abiungens fraterna morte iuvencum,
atque opere in medio defixa reliquit aratra.
Non umbrae altorum nemorum, non mollia possunt 520
prata movere animum, non qui per saxa volutus
purior electro campum petit amnis ; at ima
solvuntur latera atque oculos stupor urget inertes.
Ad terramque fluit devexo pondere cervix.
Quid labor aut benefacta iuvant ? quid vomere terras 525
di mel i ora pi i s : sott. mittant. erro*
rem : pro furore posuit (Servi o).
di sci ssos... l ani abant : cio : laniabant
et discindebant ; l azione 'dei dilaniare
precede quella dello straziare. nu
di s = scarniti oppure scoperti .
515-520. E cce: ed ecco il tocco
finale : il torello stramazza a terra
sotto l aratro e, fumante di sudore,
vomita, gemendo, dalla bocca bava
e sangue. Triste il contadino distacca
dal giogo l altra bestia, addolorata
per la morte del compagno, e la
scia l aratro piantato a met del
solco. tutto un quadro di deso
lata, raccapricciante tristezza, ad ac
crescere la quale concorre la nota
di contrasto con la natura, l a qua
le rimane inalterata nella sua bel
lezza ; le ombre fresche dei boschi,
i prati digradanti al basso, i ruscelli
scorrenti tra le rocce, pi puri del
lelettro (lega di tre parti doro ed
una dargento) non hanno pi attrat
ti va alcuna : tutto ha colore di morte.
fumans : sott. sudore. conci
di t = si abbatte , stramazza .
ci et = dat ; quindi : ultimum gemuit
(Servio). i t tri sti s = va triste
mente . fraterna morte : abla
tivo causale retto da maerentem ; qui
lumanizzazione della scena tocca
lapice e commuove. opere in
medio = a mezzo del lavoro .
aratra : plurale poetico. defixa :
con valore predicativo. umbrae...
nemorum = gli ombrosi boschi , il
primo richiamo allinfelice giovenco :
poi i mollia morbidi prati, deli
zia del suo pascolo.
521-524. movere animum: vale:
in suum desiderium inlicere = attrarre,
sollevare l animo . volutus : par
ticipio perfetto di volvo con valore
mediale = scorrendo tra i sassi.
electro : termine coniato sul corri
spondente greco a significare origi
nariamente un misto doro e dar
gento. ima : predicativo = in bas
so . solvuntur : ha valore me
diale = si afflosciano i fianchi.
oculos... inertes : intende bene Ser
vio : stupor urget oculos et inertes
f a c i t : una specie di stupefazione rende
fissi e smarriti gli occhi dellinfelice
giumento. fluit = ciondola , si
piega : il movimento caratteri
stico, che precede la caduta. de
vexo pondere = ti rata gi dal suo
peso ; letteralmente per il peso,
che la tira gi ; un abl. assoluto
con valore causale.
525-528. Quid : con il plurale iu-
vant un vero accusativo = in che
L E GEORGI CHE 69
invertisse graves ? atqui non Massica Bacchi
munera, non illis epulae nocuere repostae :
frondibus et victu pascuntur simplicis herbae ;
pocula sunt fontes liquidi atque exercita cursu
flumina, nec somnos abrumpit cura salubres. 530
Tempore non alio dicunt regionibus illis
quaesitas ad sacra boves Iunonis, et uris
imparibus ductos alta ad donaria currus.
Ergo aegre rastris terram rimantur, et ipsis
gli hanno giovato... ? . i nver
ti sse : sott. i u v a t = l aver rivoltato .
graves = pesanti, dure .
atqui : in senso ironico = eppure .
i l l i s : sott. iuvencis. repostae =
repositae prelibate . victu... sim
pli cis herbae s i m p l i c i herba : il pi
frugale dei cibi. Un senso di prote
sta e di amaro sconforto muove
l animo del poeta : a nulla giov al
povero giovenco l aver faticato a ser
vizio degli uomini : unica ricompensa
la malattia e la morte ; eppure sono
essi, gli animali, che non hanno colpa
alcuna di tante calamit, non pro
vocate da gozzoviglie e stravizi, a cui
spesso si abbandonano gli uomini.
I giovenchi si cibano solo di fronde
e di semplice erba : pura acqua cor
rente basta a soddisfare la loro sete
e nessuna preoccupazione turba, come
negli uomini, il loro sonno sereno.
Qui il momento bucolico riprende il
poeta, che vi si abbandona con no
stalgico compiaci mento.
529-530. pocula = bevande in
senso predicativo. sunt : sott. illis.
l i qui di = limpide . exercita
cursu fl umi na = le acque correnti
dei fiumi ; letteralmente i fiumi
stimolati dalla corrente . cura =
affanno . sal ubres = sereni,
ristoratori .
531-533. Da questo punto vengono
descritte le tristi conseguenze della
pestilenza : nelle regioni del Norico
tanta fu la moria del bestiame che
vennero perfino a mancare le gio
venche per la festa di Giunone ed
i carri delle sacerdotesse furono tra
scinati al tempio da bufali selvatici
di disuguale statura. Servio riferisce
a questo proposito il ben noto epi
sodio erodoteo di Cleobi e Bitone,
attribuendo alla moria del bestiame,
qui ricordata, l imbarazzo in cui
venne a trovarsi la madre sacerdo
tessa ; ma in Erodoto non appare
cenno alcuno che ci consenta la pos
sibilit di un tale collegamento.
Tempore... I unoni s : int.: dicunt non
alio tempore (in) regionibus illis quae
sitas (esse) boves ad sacra Iunonis =
si racconta che in nessun altro
tempo in quelle regioni si cercarono,
tanto le giovenche per le feste di
Giunone ; tanta era la desolazione
della mortalit !. uri s = bufali .
i mpari bus = sparigliati, disu
guali . ductos... currus : tutto
retto sempre dal dicunt precedente.
donaria : propriamente era il luogo
destinato ai doni votivi ; qui vale
tempia.
534-536. Alla fatica degli animali
si sostituisce lopera delluomo, co
stretto a fendere con i rastrelli la
terra, a piantare con le mani i semi
ed a trascinare con il collo teso i carri
cigolanti su per gli alti monti.
E rgo : conclusivo = perci . ae
gre = a fatica . rastri s = ra
strelli . ri mantur = in rimas agunt
(Servi o) = fendono : il soggetto
70 P. VI RGI L I O MARONE
unguibus infodiunt fruges, montesque per altos 535
contenta cervice trahunt stridentia plaustra.
Non lupus insidias explorat ovilia circum,
nec gregibus nocturnus obambulat ; acrior illum
cura domat ; timidi dammae cervique fugaces
nunc interque canes et circum tecta vagantur. 540
Iam maris immensi prolem et genus omne natantum
litore in extremo ceu naufraga corpora fluctus
proluit ; insolitae fugiunt in flumina phocae.
Interit et curvis frustra defensa latebris
vipera, et attoniti squamis adstantibus hydri. 545
agricolae ; nota l allitterazione tra
r a s tr is e r i m a n t u r ed ii cumulo delle
-r- che d al nesso un ritmo stri
dente e pesante. infodiunt =
piantano . contenta cervice :
ablativo di modo = con il collo
teso , per la fatica di tirare, essi,
i contadini, i carri stridenti .
537-540. I l pericolo comune rende
mansuete persino le fiere : il lupo
non tende pi di notte insidie agli
ovili ; le damme paurose ed i cervi
veloci girano ormai senza timore tra
i cani e in mezzo alle case. N o n :
con il valore di non iam = non pi .
insidias explorat: int.: locum
explorat ad insidias parandas, per
mancanza del bestiame. noctur
nus : complemento predicativo = di
notte . obambulat = gira in
torno , insidia , con il dativo gre
gibus. acrior... cura una preoc
cupazione ben pi forte . timidi
dammae : pi frequentemente fem
minile : qui maschile serve ad evi
tare lomoioteleuto. ti mi di... fuga
ces : dicono qualit che ben si armo
nizzano insieme ; nota la disposizione
chiastica del semiverso. inter
que = et inter. circum tecta =
intorno alle case ; anche questo
verso ricco di elementi eufonici.
541-543. L onda rigetta sulla riva,
come cadaveri di naufraghi, le caro
gne ed i relitti degli animali marini ;
le foche, abitatrici del mare, cercano
scampo nellacqua dolce dei fiumi.
Muore la vipera, invano difesa dai
tortuosi nascondigli del suo covo,
muoiono gli intorpiditi serpenti, pur
protetti dalle irte loro squame.
genus omne natantum = ogni spe
cie di pesci ; la forma arcaica so
stantivata per natantium. li tore
i n e x tr e m o = sullorlo del lido .
ceu naufraga corpota = come
cadaveri di naufraghi . prol ui t =
getta fuori . i nsoli tae : con va
lore predicativo = contro la loro
abitudine .
544-545. Interit et = muore an
che . curvis latebris : ablativo di
mezzo = dai tortuosi nascondigli in
vano difesa. attoniti : predicativo
storditi . squamis adstantibus :
ablativo di modo a con le squame
irte . hydri : serpenti dacqua.
546-550. Neppure gli uccelli rie
scono a cercare scampo con le agili
penne in aria meno ammorbante ;
cadono allimprovviso morti a preci
pizio gi dalle nubi. Non serve a nulla
mutare pascolo, n escogitare rimedi :
anche i maestri della medicina si
confessano vinti : Chirone, il cen
tauro, figlio di Saturno e Fibra, fa
moso per larte medica e maestro
di Esculapio, e Melampo, figlio di
Amitaone, medico ed indovino.
L E GEORGI CHE 71
Ipsis est ar avibus non aequus, et illae
praecipites alta vitam sub nube relinquunt.
Praeterea iam nec mutari pabula refert,
quaesitaeque nocent artes ; cessere magistri,
Phillyrides Chiron Amythaoniusque Melampus. 550
Saevit et, in lucem Stygiis emissa tenebris,
pallida Tisiphone Morbos agit ante Metumque,
inque dies avidum surgens caput altius effert.
Balatu pecorum et crebris mugitibus amnes
arentesque -sonant ripae collesque supini. 555
Iamque catervatim dat stragem atqu aggrat ipsis
in stabulis turpi dilapsa cadavera tabo,
donec humo tegere ac foveis abscondere discunt.
Nam neque erat coriis usus, nec viscera, quisquam
Ipsis... avibus = persino agli uc
celli . non aequus (= iniquus) =
avverso , micidiale. praecipites :
complemento predicativo = piom
bando a precipizio . alta sub
nube = sotto le alte nubi .
refert : nel senso di prodest giova .
quaesi taeque... artes = nuoc
ciono i rimedi escogitati . ces-
sre magi stri : sott. artis medicae =
per vinti si son dati i medici .
Phyl l yri des = Phylyrides, per ragioni
metriche.
551-554. L a pallida Tisifone, una
delle Furie, propriamente la vendi
catrice , vien fuori alla luce dalle
tenebre Stigie e semina strage sulla
terra : spinge innanzi a s le Malat
tie ed il Timore, che appaiono qui
nella loro personificazione tradizio
nale. Saevit... tenebris : nota lo
spostamento : prima esce alla luce,
poi incrudelisce. Tisiphone : nomi
nativo nella forma greca. agit
ante = spinge innanzi . surgens :
sta con caput = che si drizza ;
altri lo riferiscono ad in dies = e
(Tisifone) leva pi alto il capo che si
drizza insaziabile di strage. pe-
crum : sono le greggi, come il mu
gitibus designa i bovini. L a visione
del dolore diventa cosmica : dovunque
lamento incessante, incontenibile
sofferenza di greggi a branchi intieri :
sono ammucchiati nelle stalle cada
veri su cadaveri, si da non permet
tere agli uomini possibilit di sot
terramento.
555-558. arentes = riarse : lef
fetto della calura ; riferito sia ad
amnes, sia a ripae, sia a colles. su
p in i = in dolce declivio . dat...
aggrat : soggetto Tisifone se
mina strage a branchi e accatasta
nelle stesse stalle le carogne disfatte
dalla ributtante putredine . do
nec = fino a che : il soggetto
homines sottinteso. discunt =
riescono a coprirle di terra e
a nasconderle nelle fosse ; perch,
come si vedr subito, nulla degli
animali periti pu essere utilizzato
dagli uomini : non la pelle, non la
lana, non la carne : tutto infetto
e corroso dal marciume ; e se qual
cuno aveva osato maneggiare alcun
ch di codesto, ne veniva subito con
tagiato, e pustole fetide, sudore im
mondo ed altro laceravano e con
sumavano le membra.
559-566. cori is : dativo di pos
sesso = le pelli non avevano la
possibilit di essere usate . vi
scera = carnes : contrapposto a coria.
72 P. VI RGI L I O MARONE
aut undis abolere potest aut vincere flamma ; 560
n e tondere quidem morbo inluvieque peresa
vellera nec telas possunt attingere putres ;
verum etiam invisos si quis temptarat amictus,
ardentes papulae atque immundus olentia sudor
membra sequebatur, nec longo deinde moranti 565
tempore contactos artus sacer ignis edebat.
undis... fl amma = non si pote
vano n pulire con acqua, n cuo
cere . morbo i nl uvi eque : retti
da persa (da perdd) formano unen
diadi : morbi inluvie corrose dalle
sozzure del morbo . possunt :
come sopra, il soggetto sottinteso
homines e richiama il quisquam pre
cedente. tel as... putres = le tele
putri de. temptarat (= te mptave-
rat) = avesse osato maneggiare o
indossare quei sozzi vestiti. arden
tes papulae... immundus sudor =
ardenti pustole ed immondo su
dore si diffondevano per le fetide
membra ; nota il periodo ipotetico
della real t, ad indicare l a certezza
della cosa. membra sequebatur =
per membra diffundebatur. moranti :
riferito ad un ei sottinteso, che si
richiama al si quis del v. 563 = ed
a lui, senza che aspettasse molto
tempo, il fuoco sacro consumava le
membra contagiate ; il sacer ignis
quello che i Greci chiamavano ier
nsos = malattia sacra .
L E GEORGI CHE 73
I L V ECCHI O DI CRI CO
(Georg., I V , 116-148)
uno squarcio stupendo del IV libro : esso tocca uno dei momenti
pi alti della poesia georgica virgiliana, in quanto v adombrato il tipo
ideale, il simbolo pi genuino e puro delluomo di campagna, dellagri
cola, felice come un re, perch ha saputo costruire con loperosit (labor)
delle sue mani il regno della sua pace e della sua fortuna in quellangolo
benedetto di terra, in tanta semplicit di natura. Ha saputo crearsi
un Eden, un giardino di gioie recondite e di felicit, il sognato paese
dellArcadia. Non a caso il fortunato senex viene dal paese dellarcdica
Cilicia, e sceglie come sua sede beata Taranto, quel lembo estremo dItalia,
favorito dalla natura e dagli di.
Dal punto di vista artistico questo brano tecnicamente perfetto
e ritmicamente rifinito nella musicalit del verso, che rid i diversi
momenti poetici della descrizione. Ed assai importante, per definire
la evoluzione spirituale di Virgilio : un congiungimento tra mondo buco
lico e georgico ; il poeta infatti vede cumulati nella figura del vecchio
di Crico i suoi ideali arcadici morali, politici e religiosi, le gioie della
vita campestre, frutto della semplicit di natura e della santit del lavoro.
Atque equidem, extremo ni iam sub fine laborum
vela traham et terris festinem advertere proram,
forsitan et, pingues hortos quae cura colendi
116. I l poeta indica che l a sua
opera volge ormai al termine : se
egli non si apprestasse a raccogliere
le vele e non volgesse con premura
la prora a terra, gli sarebbe assai
gradito cantare i giardini, o meglio
quellinsieme di orto e di giardino
che gli antichi, soprattutto nelle citt
meridionali, solevano coltivare sul re
tro delle case, troppo anguste e buie,
perch dessero una gradevole pro
spettiva di verzura e di fiori e in
sieme il vantaggio di frutti freschi
e saporiti. ni = nisi : periodo ipo
tetico misto.
117-119. traham (per contraham,
colligam)... festinem = mi affret
tassi la protasi data come pos
sibile, almeno per un istante : il
poeta non ha la certezza di essere
alla fine, ma lo ritiene probabile.
terri s : dativo poetico di moto
per : in terras. forsitan... cane-
rem : forsitan ha ormai perduta la
sua influenza sul modo del verbo ;
l apodosi qui irreale, perch il poeta
sa che non canter i giardini, come
pure gli piacerebbe ; canerem regge
a sua volta tre interrogative indirette
(ornaret, gauderent, crescerei) ed coor-
74 P. VI RGI L I O MARONE
ornaret, canerem, biferique rosaria Paesti,
quoque modo potis gauderent intiba rivis 120
e t virides apio ripae, tortusque per herbam
cresceret in ventrem cucumis ; nec sera comantem
narcissum aut flexi tacuissem vimen acanthi
pallentesque hederas et amantes litora myrtos.
Namque sub Oebaliae memini me turribus arcis, 125
qua niger umectat flaventia culta Galaesus,
di nata con la seconda apodosi tacuis
sem (v. 123), pure di terzo tipo.
pi ngues = fecundos : int.: quae cura
colendi (= arte di coltivare) ornaret
pingues hortos. biferi = che d
frutto due volte . I l poeta si dilun
gherebbe a cantare come vanno
coltivati i giardini fertili ed i rosai
di Pesto, che danno due fioriture
allanno, in primavera ed in autunno :
celebre la citt di Pesto, nella L u
cania, non solo per i suoi templi,
ma anche per la feconda bellezza
naturale della sua terra, ammirata
ancor oggi.
120-123. quoque... ri vis : cio : et
quo modo intiba gauderent potis rivis =
e come goda di ber l acqua cor
rente lindivia ; intiba, orum neu
tro plurale, accanto ad un intibus,
i, m. e f. tortusque... cucmis :
cio : et cucmis tortus per herbam
cresceret in ventrem, in cui tortus, che
ha valore mediale, si riferisce al
gambo e cresceret al frutto del coco
mero = e come si arrotonda il coco
mero, che si avvolge per l erba .
sera : un neutro plurale usato
assolutamente alla greca, con valore
avverbiale = che tardi mette la
chioma . fl exi = flexibilis. vi
men : indica = il fusto del fles
suoso acanto .
124.125. pal l entesque (= et pallen
tes) = pallide , detto delle edere.
amantes l i tora : in prosa pi pro
priamente con il genitivo oggettivo
litorum. Virgilio non intende svol
gere ora largomento, ma toccher
solamente un ricordo, rimastogli im
presso profondamente nellanimo. I n
un suo soggiorno tarentino vide un
vecchio Concio, a cui era toccato
un pezzetto di terreno, disdegnato da
tutti, non buono da arare, n adatto
al pascolo, n propizio alle viti. I din
torni di Taranto, ricchi di ogni ben
di Dio, erano prediletto soggiorno di
signori Romani. L a rocca di T aranto
qui detta Oebalia, cio L acone,
perch lo Spartano Falanto avrebbe
fondato la citt, o meglio, avrebbe
ampliata e rafforzata la citt gi
esistente per opera di Taras, figlio
di Nettuno. Corico citt della Ci
licia : da un passo di Svetonio sap
piamo che Pompeo, dopo la vittoria
sui pirati, avrebbe distribuito ai ne
mici, ormai sottomessi, dei terreni
in Grecia ed in Calabria : volle V ir
gilio alludere ad uno dei pirati, or
mai vecchio, trasformatosi in attento
ed esperto coltivatore di un terreno
incolto, o volle semplicemente allu
dere ai metodi ed alla perizia agraria
dei Cilici, famosi nellarte del giar
dinaggio ? Certo che nel paziente
e laborioso vecchio Cilicio non vi
nulla di piratesco : la coincidenza
storica pu quindi essere pi che
altro casuale.
126-127. umectat : cio : f l u i t umec
tans bagna fecondando ; il verbo
frequentativo indica la continuit del
lazione. ni ger : per il colore delle
acque. fl aventi a = biondi, col
tivati , uno dei tanti aggettivi cari
L E GEORGI CHE 75
Corycium vidisse senem, cui pauca relicti
iugera ruris erant, nec fertilis i lla iuvencis,
nec pecori opportuna seges nec commoda Baccho.
Hic rarum tamen in dumis olus albaque circum 130
lilia verbenasque premens vescumque papaver,
regum aequabat opes animis, seraque revertens
nocte domum dapibus mensas onerabat inemptis.
Primus vere rosam atque autumno carpere poma,
et, cum tristis hiems etiamnum frigore saxa 135
rumperet et glacie cursus frenaret aquarum,
i l l o comam mollis iam tondebat hyacinthi,
aestatem increpitans seram zephyrosque morantes.
a Virgilio. vidi sse : retto da me
mini, con il soggetto nel me precedente ;
Servio stesso avverte per che am
messa anche la forma : memini videre
con il medesimo valore ; il poeta
pare denunziare unesperienza per
sonale, n occorre con altri pensare
che si tratti di un puro espediente
poetico. relieti : cio = abban
donato , terreno che nessuno vo
leva , perch sterile ; per altri =
lasciato in eredit .
128-129. iuvencis : dativo retto da
f er ti li s = apta ; per altri un abla
tivo causale o strumentale = per il
lavoro dei giovenchi . pecori :
singolare poetico. seges : qui
termine generale ; intendi pr terra =
terreno da coltivazione . nec...
Baccho = non adatto per la vite .
130-133. I l vecchio piantava e col
tivava un po dinsalata qua e l tra
i rovi, dove il terreno meno in
grato, e intorno bianchi gigli e ver
bene e papavero commestibile : quanto
bastava a renderlo beato e a non
fargli invidiare ricchezze di re, con
tento del suo lavoro e di quanto la
terra gli produceva per le esigenze
della vita. qui incarnato lideale
di serenit georgica, il pi alto delle
aspettazioni virgiliane. Hi c : pro
nome di senex. rarum = sparso
qua e l , perch il terreno non
consentiva una pi ftta piantagione.
circum : avverbio intorno .
premens : nel senso di piantare ,
come in I I , 346 : premens virgulta.
vescum = commestibile , di
fronte allaltra variet soporifera ; al
tri intende sottile , in ordine allo
stelo. ani mi s = nei sentimenti ;
ablativo di limitazione e segna il
punto pi sensibile della serenit
spirituale del senex. dapibus...
i nempti s = cibi non compri ; pa
role ricordate da Orazio, da Tasso
e da altri ancora.
134. Pri mus : tra tutti. carpere :
infinito narrativo in luogo dellim
perfetto dabitudine = carpebat. Non
solo le rose in primavera e la frutta
in autunno raccoglieva il laborioso
agricoltore, ma anche quando lin-
verno squallido spaccava le pietre
con il freddo, e con il gelo (altrove,
non certo a Taranto !) frenava il
corso delle acque, egli era consolato
da una continua primavera.
135-138. tri sti s hi ems = l orrido
inverno . eti amnum = ancora .
saxa rumperet : anche noi siamo
soliti dire che il gelo spacca le
pietre . glaci e : strumentale, co
me prima frigore. tondebat : 1'-at
finale lunga, perch in arsi.
i ncrepi tans = schernendo l a len-
76 P. VI RGI L I O MARONE
Ergo apibus fetis idem atque examine multo
primus abundare, et spumantia cogere pressis 140
mella favis ; i l li tiliae atque uberrima pinus ;
quotque in flore novo pomis se fertilis arbos
induerat, totidem autumno matura tenebat.
Ille etiam seras in versum distulit ulmos
eduramque pirum et spinos iam pruna ferentes, 145
iamque ministrantem platanum potantibus umbras.
Verum haec ipse equidem, spatiis exclusus iniquis,
praetereo atque aliis post me memoranda relinquo.
tezza delTestate e degli zefiri, cio
la bella stagione.
139-141. Ergo = e cos, perci .
fetis = pronte a sciamare .
abundare... cogere : infiniti storici,
come carpere v. 134. i l l i : dativo
possessivo (sott. erant) ; secondo unal
tra lezione, illic. uberrima: int.:
p l u r i m a .
142-143. Non si schiudeva fiore
primaverile sullalbero fertile che non
si tramutasse in frutto autunnale :
la pianta corrispondeva alle fatiche
del contadino quasi con umana gra
titudine. quot... pomis : abla
tivo retto da induerat. in fl ore
novo : complemento di tempo = di
quanti frutti con la nuova fioritura
si era rivestito lalbero fecondo, al
trettanti . ancora una lode allin-
dustre operosit del vecchio e alla
generosit della natura per lui : riu
sciva persino a trapiantare e a di
sporre a filari olmi gi adulti e il
pero dalla corteccia ormai dura, e
i pruni , quando gi portavano le
susine, e il platano confortevole di
ombra per chi beve alla sua frescura.
144-146. serasi = adulti . in
versum dis tuli t = riusc a trapian
tare in filari . eduram : la e accen
tua il valore dellaggettivo = molto
dura . s p i n os : Servio avverte
che spinus, il pruno, maschile.
ministrantem : detto del platano
= che offre .
147-148. i n i q u i s (=angustis) = i na
deguato, insufficiente . ali is : o da
tivo di termine con relinquo, o dativo
di agente con memoranda. Si sente
che l argomento appassiona il poeta,
ma la ti ranni a dello spazio lo co
stringe a lasciare ad altri il compito
di cantare i n sua vece cose cos ric
che di poesia e di vita. Si sa che,
subito dopo Virgilio, riprese il tema
dei giardini un poetucolo di media
statura, Sabinio Tirone, e pi tardi,
nel I secolo d. Cr., L . Giunio Mode
rato Columella volle colmare con il
X libro, in esametri, del suo De re
rustica la l acuna virgiliana.
L E GEORGI CHE 77
L A L EGGENDA DI A RI STEO
(Georg., I V , 315-337; 345-360 ; 374-352)
Grande questione ha suscitato tra i critici la presenza di questo epi
sodio nella struttura del IV libro, dedicato alla cura delle api, non solo per
il suo contenuto artistico e poetico, ma anche per la sua eccessiva lunghezza,
occupando esso poco meno della met del libro. Giova intanto ricordarlo.
Il pastore Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene; aveva perso
il suo sciame, a causa di una malattia infettiva; disperato ed inquieto,
lascia la valle di Tempe e raggiunge le sorgenti del fiume Peneo, dove
abitava la madre, per esporle piangente e risentito l'accaduto e chiederle
aiuto. Cirene accoglie, insieme con altre Ninfe, nel gorgo profondo del
fiume, il figlio, lo ascolta e lo invia allo sfuggente dio marino, Prteo,
insegnandogli le arti per poterlo afferrare. E Prteo gli rivela la causa
della moria delle api : non un morbo occasionale, ma lira delle ninfe
e degli di lo ha in tal modo perseguito e punito, per essere stato egli
causa della morte di Euridice, che, per sottrarsi alle sue fichieste, venne,
nella fuga, morsa da un serpente, nascosto tra lerba. Scomparso lindo
vino, appare Cirene, e aggiunge, a conforto del figlio, quel che Prteo
aveva taciuto : potr placare le ninfe e riprocurarsi lo sciame, solo a patto
che immoli nel loro santuario quattro torelli e quattro giovenche, facen
done colare il sangue dalle gole ferite ; lasci per otto giorni intatti i cada
veri nel bosco; al nono, quando torner per altri sacrifici, vedr brulicare
e uscir fuori dagli aperti fianchi sterminati nugoli di api, che formeranno
il suo nuovo sciame. E cosi avviene. evidente che Virgilio credeva
alla generazione spontanea.
Stando a Servio, commentatore di Virgilio, tutto questo episodio sarebbe
stato introdotto dal poeta, in un secondo tempo, nella stesura del
libro, per sostituire, dietro volere di Augusto, un lungo elogio di Cor
nelio Gallo, quando questi cadde in disgrazia del Principe. crto
comunque che la lunghezza d esso non pare armonizzarsi con la tecnica
compositiva di Virgilio, sempre vigile e proporzionata, e, se pur si pos
sono ritrovare elementi del tessuto connettivo tra la prima e la seconda
parte, che salvano il valore poetico del brano, rimane sempre da spiegare
come mai Virgilio abbia voluto chiudere in tale maniera un poema, che
si muove generalmente su elementi tecnici e sperimentali, e, dove appare
il mito, questo sempre in funzione del lmpido pensiero georgico del poeta.
78 P. VI RGI LI O MARONE
Quis deus hanc, Musae, quis nobis extdit artem ? 315
unde nova ingressus hominum experientia cepit ?
Pastor Aristaeus, fugiens Peneia Tempe,
amissis, ut fama, apibus morboque fameque,
tristis ad extremi sacrum caput adstitit amnis,
multa querens atque hac adfatus voce parentem : 320
t Mater, Cyrene mater, quae gurgitis huius
315-316. I vv. 315-6 collegano
l episodio di Aristeo con l a prima
parte del libro. I l poeta ha appena
descritto come si pu far riprodurre
10 sciame delle api dalle viscere di
un vitello ucciso ; ora vuol risalire
eziologicamente allorigine delluso :
alla moda ellenistica introduce perci
la favola di Aristeo, che incornicia
a sua volta quella ben pi poetica
di Orfeo ed Euridice., Quis deus :
11 pronome (quis), non l aggettivo
(qui) : perci non quale dio , ma
chi in quanto dio , chi tra gli
di . nobis : dativo di vantaggio
= per noi . extdi t = scopr ,
da extundo, verbo proprio dellarte
statuaria ; vale originariamente far
balzar fuori ; quindi ricavare ,
scoprire . unde = donde .
experi enti a : Servio spiega : nullo do
cente a r s p e r usum reperta ; quindi
arte empirica, acquisita dagli uomini
per via di esperienza pratica. i n
gressus... cepi t = prese le mosse ,
per via di esperienza pratica.
ingressus : equivale ad i n i t i u m cepit.
317-319. Aristeo detto pastor con
significazione generica, sebbene figuri
qui piuttosto nella sua qualit di
apicultore (e pi avanti anche di
contadino : v. 327). L a localizzazione
di questo dio pastore varia
a seconda delle sue attribuzioni : ora
a Geo, con il nome di Aristeo No
mio, ora in Arcadia, con il nome di
Giove Aristeo. Qui il poeta lo pone
in Tessaglia, nella valle di Tempe,
lungo le rive del fiume Peneo : sca
turito tra i monti della Tessaglia
settentrionale, quasi ai confini della
Macedonia, esso percorre tutta la
pianura tessala, luogo di meraviglie
e di favolose amenit per i poeti
antichi. Aristeo quindi dalla valle di
Tempe risale alla sorgente del Peneo,
dove, secondo la tradizione virgiliana,
ha dimora la madre Cirene, che era
ritenuta figlia del fiume stesso. Qui
si svolge la scena dellincontro tra
madre e figlio (v. Argomento).
Peneia Tempe : un accusativo neu
tro plurale, complemento oggetto di
fugiens. amissis... apibus : abla
tivo assoluto con valore temporale
e causale insieme = in seguito alla
perdita dei suoi sciami . morbo-
que fameque : complementi di causa :
la malattia impedisce alle api di nu
trirsi, causandone la morte. ex
tremi : attributo di amnis, riferito
per logicamente a caput = alla lon
tana sacra sorgente del fiume .
adstitit = ristette , si ferm .
320-323. multa : con valore avver
biale, ma complemento delloggetto
interno di querens - molto gemen
do . adfatus : participio perfetto
con valore di presente = invocando ;
il prefisso ad giustifica l accusativo
parentem (cio matrem). Cyrene :
Servio annota cosa odiosa chia
mare per nome i genitori ; tale
appellativo contrario alluso, rivela
perci, pi che arroganza, amarezza
e risentimento nel figlio, quasi un
atto di accusa alla madre, che invano
gli aveva fatto sperare onori divini,
mentre ora lo priva persino dellunico
L E GEORGI CHE 79
ima tenes, quid me praeclara stirpe deorum
si modo, quem perhibes, pater est Thymbraeus Apollo
invisum fatis genuisti ? aut quo tibi nostri
pulsus amor ? quid me caelum sperare iubebas ? 325
En etiam hunc ipsum vitae mortalis honorem,
quem mihi vix frugum et pecudum custodia sollers
omnia temptanti extuderat, te matre, relinquo.
orgoglio della sua vita mortale, le
sue api. gurgi ti s : la parte per
il tutto = di quel fiume . ima
tenes : sott. loca = abiti le profon
dit ; altri intende ima come agget
tivo neutro plurale con il suo geni
tivo partitivo in gurgitis : costruzione
poetica per quella pi comune in
prosa imos gurgites. qui d = per
ch . praecl ara stirpe : ablativo
di origine generica. si modo =
se almeno ; con venatura ironica,
che pervade tutto il verso. per
hi bes : il presente d lidea della
continuit = vai dicendo continua-
mente . pater est : sott. mihi =
mi padre , ho per padre .
Thymbraeus : da Timbra, pia
nura della Troade, celebre per un
tempio di Apollo.
324-325. I l lamento di Aristeo pro
segue con tono volutamente dram
matico nelle tre incalzanti, nervose
interrogative : perch mi hai gene
rato inviso ai fati ? o dove hai cac
ciato lamore per me ? perch mi
esortavi a sperare ri mmortalit ? ,
Qui lo sdegno ed il dolore delloffeso
paiono sorpassare ogni misura, n
accennano a diminuire nelle ultime
quasi insolenti invettive, incitanti la
madre a compiere lopera nefanda,
distruggendo con il ferro e con il
fuoco messi e raccolti, boschi, be
stiame e viti. , invisum fatis : com
plemento predicativo delloggetto.
tibi t dativo di agente con pulsus
(sott. est) dove hai cacciato lamo
re per me ? . nostri : genitivo
oggettivo con il pl ural e ma i e st a ti s.
qui d = perch ? , come al v. 322.
iubebas : con significato e tono
autoritativo = mi esortavi . cae
lum : cio = l immortalit e la
divinizzazione toccata a tanti figli
di di.
326-328. E n : esclamazione ec
co ! . hunc ipsum honorem
proprio questo vanto , che Servio
vede nel bene pascere, bene arare, apes
etiam habere. vi tae mortal i s : alcuni
intendono della mia vita terrena :
Aristeo accennerebbe cos al proprio
ideale di vita. Altri invece = della
vita mortale di un uomo ; in que
sto caso Aristeo non concepirebbe
altro ideale di vita per luomo. L a
prima interpretazione pare pi con
sona con laccenno precedente allim
mortalit, promessagli dalla madre.
mi hi ... omni a temptanti : dativo
di vantaggio. frugum et pecu
dum = delle messi e del bestia
me ; Aristeo pure contadino. cu
stodi a sol lers = la cura operosa .
extuderat - mi aveva conqui
stato ; rende lo sforzo dellimpegno
e della conquista (cfr. v. 315).
te matre : ablativo assoluto con va
lore concessivo = sebbene tu mi sia
madre ; oppure = con una madre
come te . rel i nquo = perdo ;
la collocazione del verbo, alla fine
del verso, lontano dal complemento
oggetto (hunc i p s u m honorem), d
un tono di solennit drammatica al
lamento.
80 P. VI RGI L I O MARONE
Quin age et ipsa manu felices erue silvas,
fer stabulis inimicum ignem atque interfice messes, 330
ure sata et duram in vites molire bipennem,
tanta meae si te ceperunt taedia laudis .
At mater sonitum thalamo sub fluminis alti
sensit. Eam circum Milesia vellera Nymphae
carpebant hyali saturo fucata colore, 335
329-332. Qui n age == anzi, ors ,
con tono sarcastico. i psa : no
minativo = tu stessa . felices
= fiorenti , ri gogli osi. ente
- sradica . si l vas : non pro
prio = i boschi , ma gli alberi
fruttiferi coltivati da Aristeo.
ini mi cum : qui riferito ad ignem
devastatore . i nterfi ce = di
struggi ; il verbo propriamente si
gnifica uccidere ; le messi sono
come creature per Aristeo e pi per
Virgilio (cfr. Argomento). sata =
i seminati , diverso da agri ed
arva. duram = dura , spie
tata per le tenere viti. mol i re :
imperativo di molior = adopra .
tanta... taedi a : taedium = disgu
sto , fastidio : se ti ha preso
tanto disgusto del mio vanto ; non
mi pare che qui taedium significhi
invidia ; Cirene potrebbe disinte
ressarsi del figlio, ma non deside
rarne la rovina per invidia.
333. L a madre dal profondo del
fiume ode la voce del figlio ( son i t um ) ,
ma non percepisce le parole. Accor
gimento quanto mai sapiente e poe
tico ; a parte la giusta ragione del
l ubicazione, le parole del figlio avreb
bero offeso, se comprese, terribilmente
la madre. L a descrizione che segue
della sotterranea reggia fluviale, ri
finita con abilit tutta* alessandrina :
grazia femminile di Ninfe, che filano
la l ana milesia intorno a Cirene,
riflessa nelle iridescenze delle profon
dit acquatiche. I nomi delle Ninfe
sono vari e di diverse derivazioni,
rapportati per lo pi alle loro qua
lit fisiche e morali o al carattere delle
cose, cui esse sovraintendono : cos
Drymo (= quercia), Xantho (= bion
da), Ligea (= armoniosa), Phyllo-
doce (= raccoglitrice di foglie), ecc.
Virgilio, come in genere gli altri
poeti antichi, pone indifferentemente
le Nereidi e le Oceanine accanto alle
Oreadi ed alle Naiadi. A parte le
ragioni di indeterminatezza poetica,
si sa quanto in questi cataloghi fosse
complicata e congestionata la mito
logia greco-romana. Comunque Vir
gilio riferisce qui nomi comuni ; ag
giunge spesso brevi tocchi descrittivi
e qualificativi, che, mentre rompono
la monotonia del catalogo, rivelano
la tipica tendenza alla caratterizza
zione, propria della poesia romana.
A t : fortemente avversativo intro
duce un nuovo quadro ed un nuovo
personaggio. soni tum : il suono
cio la voce del figlio, senza perce
pirne le parole. thal amo sub fl u
mi ni s al ti : anastrofe : il sub va con
flumen = nel talamo, sotto il pro
fondo fiume ; thalamus qui una
stanza, una dimora in generale.
334-337. Eam circum : anastrofe =
circum eam. Milesia vellera : cio
preziose , come erano ritenute le
lane di Mileto. carpebant = fi
lavano ; propriamente carpere signi
fica strappare , che unopera
zione che precede immediatamente
la filatura : si strappavano cio i fili
di lana avvolti intorno alla conocchia.
hyali ... colore = tinte di un in
tenso (saturo) color verde ; fucare
significa propriamente tingere di
L E GEORGI CHE 8L
Drymoque Xantoque Ligeaque Phyllodoceque,
caesariem effusae nitidam per candida c o l l a ...........
Inter quas curam Clymene narrabat inanem 345-
Vulcani, Martisque dolos et dulcia furta,
aque Chao densos divum numerabat amores.
Carmine quo captae, fusis dum mollia pensa
devolvunt, iterum maternas impulit aures
luctus Aristaei, vitreisque sedilibus omnes 350
rosso ; qui tingere semplicemente.
Drymoque : il -que in ictus ed
lungo per posizione, perch seguito
da consonante doppia (x) ; nota la
successione delle enclitiche che, in
sieme alla strutturazione dei nomi,
conferiscono al verso un ritmo ral
lentato e solenne. caesariem effu
sae nitidam : accusativo di rela
zione = con la lucida chioma spar
sa o meglio sparse (le Ninfe) le
lucide chiome sui candidi colli ;
lucide per il colore e per gli un
guenti.
345-346. L a scena ha sapore, ar
monia e rifinitura ellenistica in am
bientazione romana con quellatten-
dere al lavoro muliebre, favoleggiando
di storie damore ; viene alla mente
Ovidio (Met., I V , 34-41) : la ninfa
Climene, figlia di Oceano, narra gli
amori furtivi di Venere e Marte, il
vano affanno di Vulcano e, in genere,
tutti gli amori degli di dal princi
pio del mondo. L a nota di schietta
sensibilit virgiliana qui lumaniz-
zazione di questi delicati esseri di
vini, di queste giovani ninfe in vaghe
e belle fanciulle, intente al quotidiano
lavoro e che discorrono damore :
vien fatto di pensare ai tiasi di donne
e di fanciulle ed a qualcuna di quelle
rituali riunioni muliebri, cos frequenti
a Roma nel I secolo av. Cr. Carat
teristica questa delleducazione fem
minile romana, continuata nei secoli :
basta ripensare a Dante (Par., XV,
124-6) : j l altra traendo alla rocca la
chioma / favoleggiava con la sua
famiglia / de Troiani, di Fiesole e di
Roma. curam... inanem : cio
il vano affanno , perch lamore
non corrisposto di Vulcano per Ve
nere fu solo un inutile tentativo del
dio, volto ad impedire altri amori
della dea. dolos... furta : sono gli
inganni amorosi del dio Marte.
347-354. aque Chao et a Chao,
cio dal principio del mondo.
densos = crebros, p e rmu l t o s = i fre
quenti amori . divum : pi fre
quente di deorum, usato nelle Geor
giche due volte soltanto (I , 20 ; I V ,
322) e meno di deum. I l sereno
raccoglimento viene bruscamente rotto
dal grido di Aristeo ; ne sbigottiscono
tutte, corrono alla superficie delle
onde, prima tra tutte A retusa, che
di lontano ne d, concitata, l annun
cio a Cirene. Carmine quo : iper
bato : quo carmine captae, sott. N y m
phae (le Ninfe) prese da questo
canto . pensa = pennecchio ;
il pensum da pendere indica la quan
ti t di lana assegnata, ogni giorno,
da filare alle ancelle. iterum : la
prima volta al v. 333. impu
li t = colp ; pi forte di percussit,
indica il dolore che il grido di Ari
steo suscit nel cuore materno.
luctus = il pianto lamentoso .
vitreis sedilibus : complemento di
luogo senza in = sui seggi verdeaz-
6
82
P. VI RGI L I O MARONE
obstipuere ; sed ante alias Arethusa sorores
prospiciens summa flavum caput extulit unda,
et procul : e o gemitu non frustra exterrita tanto,
Cyrene soror, ipse tibi, tua maxima cura,
tristis Aristaeus Penei genitoris ad undam 355
stat lacrimans, et te crudelem nomine dicit
Huic percussa nova mentem formidine mater :
duc, age, duc ad nos ; fas illi limina divum
tangere ait. Simul alta iubet discedere late
flumina, qua invenis gressus inf erret. . .
zurri , cio cristallini (cfr. v. 335).
obstipuere s dice sorpresa insieme
e terrore per un fatto inaspettato e
non del tutto chiaro = sbigottirono .
ali as : qui per ceteras = prima
delle altre . sorores : tutte le
Ninfe sono sorelle tra loro ; il
termine ritorna spesso in questo brano.
summa unda : ablativo retto da
extlit = sollev il capo biondo dal
sommo dellonda ; il verso ritorna
tale e quale in Aen., I , 127. et
procul : sott. il verbo ait, inquit,
come spesso in poesia = grid da
lontano , senza avvicinarsi a Cirene.
non frustra = non senza mo
tivo , trattandosi di un figlio. -
tua maxi ma cura : apposizione del
seguente i p s e t r i s t i s A r i s t a e u s : il
verso, tutto pause, e strutturalmente
perfetto con ravvicinamento al cen
tro dei pronomi ed aggettivi perso
nali ( i p s e , l i b i , tua) rende laffanno
dellannuncio angoscioso. ti bi :
dativo di causa = per te , per
causa tua , con il verbo l a cr im a ns
(v. 356) = lui, il tuo primo affetto,
il triste Aristeo, sta per te pian
gendo presso... .
355-359. Penei : spondeo per sini-
zesi ( = Pe-nei). Peneo detto qui
genitor o perch ritenuto padre
di Cirene (cfr. v. 317) o perch nella
tradizione poetica appellativi del ge
nere {pater, genitor, ecc.) accompa
gnano spesso nomi venerandi di fiumi
e di eroi eponimi (cfr. v. 360 : Tibe
rinus pater ; Aen., I I , 2 : pater Aeneas ;
ecc.). I l che chiarisce anche il ter
mine soror che ricorre spesso in que
sto brano in ordine alle. Ninfe : esso
non comporta una cognazione di san
gue, ma termine affettivo, che serve
ad esprimere solidariet affettuosa tra
loro. et... dicit = e te chiama
con il nome di crudele ; altri sot
tintendono appellans e rendono e te,
chiamandoti per nome, dice crudele .
Huic... mater : int.: huic {= Are
thusae) mater percussa mentem nova f o r
midine = a lei la madre con lani
mo sconvolto da un nuovo timore ;
percussa mentem : costruzione alla gre
ca ; huic retto da ait, in fine di
periodo. fas : sptt. est. di
vum = deorum ; tutto il verso ha un
ritmo spezzato ed affannoso, dovuto,
oltre che alle pause, alla sequela
dei monosillabi e dei bisillabi ; un
solo trisillabo al quinto piede accen
tua il senso della frettolosa premura
materna. Nota la geminazione del
due. Aristeo, in quanto figlio di una
Ninfa e di Apollo, ha diritto di en
trare nella casa degli di. Simul =
nello stesso tempo . qua... i n
ferret : relativo con valore finale =
per dove il giovane potesse portare
il passo . Gli ordini della madre son
precisi e la discesa del figlio sul fondo
del fiume ha qualcosa dell 'horror sacer
e dello stupore attonito di Enea nella
discesa allAverno {Aen., V I , 262 sgg.).
LE GEORGICHE 83
Segue p o i in un disordine poetico, ma ellenisticamente curata l' enu
merazione del corso sotterraneo dei f i u m i : il poeta, riprendendo alcune
teorie greco-orientali, immagina una f o n t e comune, una specie d i grande
lago sotterraneo, dal quale sgorgherebbero tut ti i f i u m i , che s i volgono p o i
in varie dir ezioni : il Fasi, attraversando la Colchide, s i gettava nel
Ponto ; i l L ie o non f a c i l m e n t e determinabile, poich un Lieo s i trovava
in Fenicia, uno in Armenia e un altro in M i s i a ; Servio lo colloca
in Syria. L ' E n i p e o , detto da Omero i l p i bello dei f i u m i (Od., X I , 238),
era in Tessaglia e s i gettava nel Peneo, l ' I p a n i era un affluente del
Dnieper nella Sarmazi a, i l Caico nella M i s i a . A i f i u m i greco-orientali
seguono i l Tevere, I' Ani ene ed i l Po. I l Tevere e I' Ani ene sono caratte
r i z z a t i con a p pe ll ati v i p r o p r i e t r adizi onali : pater i l pri mo e fluenta
il secondo, a d indicare la sua corrente impetuosa ; sul Po invece i l poeta
s i attarda in una compiaciuta descrizione, rivelandone l'aspetto simbolico
e l ' im p e tuo s i t della corrente: come le d i v i n i t f l u v i a l i , i l Po rappre
sentato da una testa taurina con le corna dorate : era credenza dif fus a
presso g l i anti chi che le corna fo s s e r o emblema d i f e r t i l i t , quella che i
f i u m i apportavano alle campagne, che ess i attraversavano. C' anche chi
ha voluto vedere nell'aggettivo auratus un'ant ici pazione della notizia p l i -
niana (N. H . , X X X I I I , 4, 21) che le acque del Po trasportassero
pagli uzze d'oro (vv. 360-374).
Postquam est in thalami pendentia pumice tecta
perventum, et nati fletus cognovit inanes 375
Cyrene, manibus liquidos dant ordine fontes
germanae, tonsisque ferunt mantelia villis ;
pars epulis onerant mensas et plena reponunt
374-379. est... perventum : l im-
personale mantiene efficacemente il
tono favolistico. in... tecta : int.:
in tecta thalami pendentia pumice =
sotto la volta del talamo, fatta di
roccia ricurva , ossia di stalattiti ;
lablativo quindi di qualit.
fletus... inanes : Servio dice inu
tile il pianto, perch versato per
cose futili, facilmente rimediabili (pr
levibus et quibus succurri potest) ; per
altri vano , perch con le lacrime
a nulla si rimedia ; ma non esclusa
lidea dellinanit del pianto, perch
la madre pronta ad esaudire i desi
deri del figlio. manibus : dativo
= danno acqua limpida (liquidos
fontes) alle mani ; ordine : abla
tivo di modo = secondo il rito ;
altri, meno bene = ordinatamente ,.
in relazione ai singoli compiti delle
Ninfe. Nota la precisione della descri
zione dei preparativi del banchetto
e lumanizzazione delle Ninfe nella
loro premurosa funzione di ancelle.
tonsisque... villis = portano asciu
gamani dal pelo rasato ; non chiaro
se si tratti di vere e proprie pelli
dal pelo raso o di tessuti morbidi
e perci non pelosi ; n facile defi
nire la natura del complemento abla-
tivale, forse di qualit, comunque
poeticissimo, nella sua indetermina
tezza. reponunt : nel senso di
84 P. VIRGILIO MARONE
pocula, Panchaeis adolescunt ignibus arae.
Et mater cape Maeonii carchesia Bacchi : 380
Oceano libemus ait. Simul ipsa precatur
Oceanumque patrem rerum Nymphasque sorores,
centum quae silvas, centum quae flumina servant.
Ter liquido ardentem perfudit nectare Vestam,
ter flamma ad summum tecti subiecta reluxit. 385
Omine quo firmans animum sic incipit ipsa :
Est in Carpathio Neptuni gurgite vates
caeruleus Proteus, magnum qui piscibus aequor
et iuncto bipedum curru metitur equorum.
riempiono . Panchaeis... arae =
gli altari odorano di arabo in
censo ; ignibus sta per ture incenso,
cio incenso bruciato ; la Pan-
caia, ricca di profumi e di incensi,
era una regione dA rabia, come la
Meonia della L idia, o meglio il
nome antico della L idia stessa ; pre
libato era il suo vino (Maeonii...
Bacchi).
380-385. carchSsia : latinizzazione
di parola greca, che significa coppe
profonde a due manici = coppe di
Meonio Bacco (Bacchus = vinum).
Oceano libemus : la prima azione
rituale : era necessario libare allOcea
no, il padre di ogni cosa secondo
unantica teoria flosofico-religiosa (gi
in Talete) ; poi l invocazione alle
Ninfe fluviali e silvestri. Tutto con
venientemente preparato per l inso
lito incontro, tutti gli auguri sono
propizi per una sorte felice. Si
mul = nello stesso tempo . cen
tum quae : quae centum, numero inde
finito per dire molte ; la struttura
musicale del verso sensibilissima.
servant = proteggono . T er :
numero rituale anche presso gli an
tichi. l i qui do = limpido .
V estam : come di consueto con il
significato di ignem o focum. su
biecta : con valore mediale = solle
vandosi fino alla volta del tetto.
reluxit : il prefisso re- qui quanto
mai intensivo = mand un vivo
bagliore .
386-387. Ornine quo quo ornine :
complemento di mezzo = e per que
sto buon augurio . sic incipit
ipsa : in verit questo improvviso
aprirsi del discorso di Cirene,, senza
una battuta iniziale tra lei ed il figlio,
sorprende non poco ; ma la dea,
appunto perch dea, sa il cruccio
che tormenta il cuore del figlio ed
in grado di indicarne subito il ri
medio. Il discorso di Cirene si inizia
con unampia visione ' marina, quella
del mare Carpazio tra Rodi e Creta,
che Proteo, il ceruleo vate, figlio di
Oceano e di Teti, solca veloce con
i pesci ed il carro tirato da ippo
campi, cavalli forniti solo delle zampe
anteriori e terminanti a forma di
pesce. Linvio di Aristeo a Proteo
da parte della madre invenzione
di Virgilio ; almeno gli elementi com
positivi sono tutti virgiliani, elaborati
con quella scaltrita tecnica pittorica,
cara ai poeti alessandrini e romani.
388-394. magnum... equorum : int.:
qui metitur magnum aequor piscibus
et curru iuncto bipedum equorum =
che percorre il grande mare con
i pesci ed il carro tirato da cavalli
bipedi ; altri invece intende : pisci-
bus legato come endiadi allespres
sione seguente con il carro tirato
da pesci, che sono per met cavalli .
LE GEORGICHE 85
Hic nunc Emathiae portus patriamque revisit 390
Pallenen ; hunc et Nymphae veneramur et ipse
grandaevus Nereus ; novit namque omnia vates,
quae sint, quae fuerint, quae mox ventura trahantur;
quippe ita Neptuno visum est, immania cuius
armenta et turpes pascit sub gurgite phocas. 395
Hic tibi, nate, prius vinclis capiendus, ut omnem
expediat morbi causam eventusque secundet.
Nam sine vi non ulla dabit praecepta, neque illum
orando flectes ; vim duram et vincula capto
tende ; doli circum haec demum frangentur inanes. 400
Ipsa ego te, medios cum sol accenderit aestus,
cum sitiunt herbae et pecori iam gratior umbra est.
metitur t nel senso tradizionale di
percorre . Pallenen : accusativo
i n -n alla greca. Proteo ritornato
dal mare Carpazio in Macedonia,
precisamente alla patria Pailene, porto
della penisola Calcidica, dove era
posta la prima dimora del dio. Egli,
amareggiato per l uccisione di due
suoi figliuoli, avrebbe lasciato la pa
tri a e sarebbe andato in Egitto, dove
lo colloca Omero : di l, pi tardi,
avrebbe fatto ritorno a Pailene, cac
ciato dalla crudelt di Busiride. Net
tuno gli diede il dono della profezia
e Proteo conduceva al pascolo, a guisa
di pastore, lo sterminato gregge delle
brutte foche. grandaevus : nel
senso di antico . quae... tra
hantur : con valore mediale-riflessi-
vo = si svolgono, si avviano .
quippe ita : causale = poich cos
piacque a Nettuno .
395-401. immania armenta et tur
pes phocas : ripete nelle due propo
sizioni lo stesso concetto a meglio
significare la bruttezza delle fo
che ; turpes = brutte, deformi .
tibi : dat. di agente con capiendus =
lo devi afferrare . prius : con
valore assoluto = prima di tutto,
per prima cosa . vinclis = vin
culis. I l Proteo della tradizione
rifugge dal rivelare segreti : vi si
piegher soltanto con la forza e cos
dovr fare Aristeo. Cirene insiste
sulla necessit di mezzi coercitivi
adeguati : il vecchio dio metter in
opera tutti gli inganni di cui capace
prima di dichiararsi vinto ; poi Ari
steo sapr la causa del male ed i ri
medi necessari. expediat... secun
det : prima spieghi , poi renda
favorevole . non ulla : pi espres
sivo di nulla. vim duram et vin
cula : sono due momenti della lotta
per piegare Proteo : la forza per
tenerlo stretto ed i lacci per le
garlo. capto = dopo averlo affer
rato . circum haec = di fronte
a ci riferito a vim duram et vin
cula, cio ai mezzi necessari per im
mobilizzare Proteo. - inanes : in
posizione predicativa = divenuti inu
tili . - Ipsa ego = io in per
sona , proprio io . medios...
aestus = i calori del mezzogiorno .
cum : temporale. accende
rit : futuro anteriore in correlazione
col ducam del v. 403. I l mezzogiorno
lora pi propizia allagguato,
quando il vecchio dio sfugge la ca
lura e si ritira per il riposo.
402-404. si ti unt : un tipico tra
slato virgiliano nellumanizzare la vita
delluniverso. grati or : con valore
assoluto = pi gradita che nelle
86 P. VIRGILIO MARONE
in secreta senis ducam, quo fessus ab undis
se recipit, facile ut somno adgrediare iacentem.
Verum ubi correptum manibus vinclisque tenebis, 405
tum variae eludent species atque ora ferarum :
fiet enim subito sus horridus atraque tigris
squamosusque draco et fulva cervice leaena,
aut acrem flammae sonitum dabit atque ita vinclis
excidet, aut in aquas tenuis dilapsus abibit. 410
Sed quanto ille magis formas se vertet in omnes,
tam tu, nate, magis contende tenacia vincla,
donec talis erit mutato corpore, qualem
videris, incepto tegeret cum lumina somno
Haec ait, et liquidum ambrosiae diffundit odorem, 415
quo totum nati corpus perduxit
altre ore del giorno. i n secreta :
sott. loca = nel rifugio . du
cam : quasi per mano, pietosa e te
nera preoccupazione materna. quo :
avverbio di moto, con se recipit.
fessus ab undi s : se ab undis
ablativo di provenienza = si ri
ti ra (uscendo) stanco dal mare ; se,
come altri crede, ablativo di causa =
stanco di mare ; ma uno dei
soliti ablativi poetici virgiliani inde
terminati, con significato pregnante.
facile... iacentem: int.: ut facile
adgrediare (= adgrediaris) (eum) somno
iacentem = affinch tu possa facil
mente assalirlo mentre immerso nel
sonno .
405-408. ubi : temporale = quan
do . correptum... tenebis : sott.
eum ; il participio congiunto dice la
priorit dellazione : corripueris et te
nebis lavrai afferrato e lo terrai
stretto . tum variae eludent spe
c i e s : sott. te = allora varie forme
(e volti di fiere) cercheranno di trarti
in inganno ; in eludere c il senso
dellinganno e della fuga. su
bito = improvvisamente . hor
ridus = ispido, irsuto . atra
que = crudele, terribile . fulva
; at illi
cervice : ablativo di qualit = dalla
fulva criniera .
409-417. acrem flammae sonitum
= un aspro crepitio di fiamma .
vinclis excidet = uscir ( = si scio
glier) dai lacci . tenuis ( = te
nues) = scorrevoli , quindi pi fa
cilmente Proteo sfuggente, inaffer
rabile. s e vertet = si trasfor
mer . contende = tendi, strin
gi . tenacia : con valore predi
cativo = in modo che non si allen
tino . tam... magis : in prosa me
glio : tanto magis. donec erit =
finch tale sar . mutato cor
pore : ablativo assoluto con valore
causale e mediale insieme = con
(o per) la trasformazione del cor
po . vidris : perfetto congiun
tivo = quale lhai visto . in
cepto... somno : ablativo di mezzo =
con il prendere il sonno, con il
primo sonno . liquidum ambro
siae... odorem = un fluente profumo-
di ambrosia , intendendo liquidum
(con odorem) nel senso che si dif
fonde facilmente ; ma pu riferirsi
anche ad ambrosiae = il profumo di
liquida ambrosia . quo : stru
mentale = con cui . perduxit =
unse, cosparse . i l l i : dativo-
Xjfi GEORGICHE 87
dulcis compositis spiravit crinibus aura
atque habilis membris venit vigor. Est specus ingens
exesi latere in montis, quo plurima vento
cogitur inque sinus scindit sese unda reductos, 420
deprensis olim statio tutissima nautis ;
intus se vasti Proteus tegit obice saxi.
Hic iuvenem i n latebris aversum a lumine Nympha
collocat ; ipsa procul nebulis obscura resistit.
Iam rapidus torrens sitientes Sirius Indos 425
ardebat caelo, et medium sol igneus orbem
hauserat ; arebant herbae et cava flumina siccis
di vantaggio. compositis... cri
nibus : c chi lo intende come dativo
unito con illi = (verso) tra i ben
pettinati capelli , intendendo spira
vit come expiravit ; altri, come abl.
di allontanamento = dai ben petti
nati capelli ; la prima interpreta
zione sembra la migliore.
418-419. habi l i s = attivo, ope
roso ; altri traduce pieno, adatto,
conveniente ; comunque uno degli
aggettivi virgiliani difficili a rendersi
in altra lingua. Est : la solita
maniera virgiliana di iniziare una
descrizione. La descrizione dellan
tro di Proteo richiama alla mente
quella dellantro della Sibilla (Aen.,
V I , 42-3) : Excisum Euboicae latus
ingens rupis in antrum, / quo lati ducunt
aditus centum, ostia centum. La grotta
scavata nel fianco del monte acco
glie gran copia di onde che, divi
dendosi nelle sinuosit dellantro, per
dono la propria violenza : rifugio sicu
ro per i marinai sorpresi dalla tempe
sta. exesi : da exedo corroso .
420-423. quo... reductos : int.: quo
plurima unda vento cogitur et sese
scindit in sinus reductos = dove l on
da copiosa vien spinta dal vento e si
frange contro riposte insenature .
deprensis : forma ridotta per depre
hensis = sorpresi dalla tempesta ;
sta con nautis, dativo di vantaggio.
olim = da tempo ; oppure un
tempo , prima cio che divenisse
dimora di Proteo. statio = rifu
gio . vasti... obice saxi = al
riparo di unenorme rupe dal mare
e dal sole ; altri intende obex ma
cigno e traduce e vi si chiude (se
tegit) con un gran sasso . iuve
nem : Aristeo. i n latbris = in
agguato . Cirene invece pone il figlio
direttamente nellantro, contro luce,
in modo che possa vedere, senza
essere visto, e nasconde sotto un
velo di nebbia la propria persona
per assistere al colloquio tra il figlio
e Proteo.
424-429. nebulis obscura = resa
invisibile dalla nebbia ; nebulis :
ablativo di causa o di mezzo.
resi sti t = si ferma . rapidus =
rapido , perch Sirio (la costella
zione del Cane) una stella, il cui
moto apparente assai veloce.
torrens sitientes Indos = che bru
cia gli I ndi assetati ; per Indi in
tende i popoli della zona torrida
orientale in genere, essendo Sirio ad
oriente del sole. caelo : ablativo
di luogo senza in. medium... orbem
hauserat = aveva compiuta (hause
rat = emensus erat, come intende lo
Heyne) la met del suo corso .
cava... coquebant : int.: radii coque
bant cava flumina siccis faucibus tepe
facta ad limum. cava = incavati,
profondi , perch senzacqua. si c-
88 P. VIRGILIO MARONE
faucibus ad limum radii tepefacta coquebant,
cum Proteus consueta petens e fluctibus antra
ibat ; eum vasti circum gens umida ponti 430
exsultans rorem late dispergit amarum.
Sternunt se somno diversae in litore phocae.
Ipse velut stabuli custos in montibus olim,
Vesper ubi e pastu vitulos ad tecta reducit,
auditisque lupos acuunt balatibus agni; 435
consedit scopulo medius numerumque recenset.
Cuius Aristaeo quoniam est oblata facultas.
ci s faucibus : ablativo di qualit rife
rito a flum ina = dalle foci asciutte ,
quindi senzacqua ; altri lo sente
come complemento di mezzo di radii
con le fauci secche : il sole, cio,
come un drago dallalito infuocato,
soffia calore da molte aride bocche.
A ltri infine come un ablativo assolu
to = essendo aride le bocche o di
luogo senza in nelle aride bocche ;
uno dei tanti poeticissimi nessi
indeterminati virgiliani che meglio mi
par reso nella prima interpretazione.
ad li mum - fino al fango
e quindi fino al fondo del fiume.
cum = quandecco ; un esempio
di cum inversum, cos frequente nelle
narrazioni epiche. petens = diri
gendosi verso . antra : plurale
poetico.
430-436. eum circum = circum eum.
gens umi da = lumida razza
del mare, cio il gregge marino di
Proteo. L e foche escono dal mare,
saltellando alla loro buffa e goffa
maniera, e spruzzano tutto intorno
lacqua salata prima di distendersi
per largo raggio sulla piaggia a dor
mire. exsul tans = saltando ,
sobbal zando. rorem... amarum
= lamara rugiada , cio lacqua
salata del mare. l ate = per
ogni dove intorno . di spergi t =
spruzza, sparge ; vivezza di par
ticolari descrittivi di Proteo e del
suo gregge di foche. somno : da
tivo di scopo = per il sonno , per
dormire ; il nesso finemente poe
tico. diversae : complemento predi
cativo del soggetto = in ordine spar
so , qua e l . Ipse : in posi
zione di rilievo e distinto dal suo
gregge. stabuli custos = un cu
stode di stalle cio un pastore ;
in questo paragone riaffiorano ele
menti bucolici, sempre cari a Vir
gilio. olim = talvolta . Ve
sper : personificato : lui che ricon
duce dal pascolo alle stalle gli
agnelli ed i vitelli. ubi : tempo
rale = quando . auditisque...
agni : int.: et agni acuunt lupos audi
tis balatibus = e gli agnelli acui
scono la brama dei lupi, facendo
udire i loro belati ; tutto il verso
un tipico esempio di armonia imi
tativa, che si accentua in balatibus.
consedit = si pose a sedere ;
altri codici hanno considit, presente,
in relazione al successivo recenset.
scopulo : ablativo locale senza pre
posizione. medium : complemento
predicativo del soggetto = in mezzo .
437-440. Aristeo lascia al vecchio
appena il tempo di disporsi al riposo,
e, forte dei consigli della madre, si
lancia allattacco con alte grida, cer
cando di costringere in lacci e catene
le membra del dio. Cuius : cio
Protei, sott. capiendi, oppure facinoris
perficiendi, retto da facultas = ad
Aristeo si offerse la possibilit di
impadronirsi di lui . quoniam t
con valore causale e temporale insie-
LE GEORGICHE
89
v i x defessa senem passus componere membra
cum clamore ruit magno manicisque iacentem
occupat. Ille suae contra non immemor artis 440
omnia transformat sese in miracula rerum,
ignemque horribilemque feram fluviumque liquentem.
Verum ubi, nulla fugam reperit fallacia, victus
in sese redit -atque hominis tandem ore locutus :
Nam quis te, iuvenum confidentissime, nostras 445
iussit adire domos ? quidve hinc petis ? inquit. At ille :
4 scis, Proteu, scis ipse ; neqvie est te fallere quicquam ;
sed tu desine velle. Deum praecepta secuti
venimus hinc lassis quaesitum oracula rebus .
me = non appena . passus : da
patior-, participio congiunto con Ari
staeus, soggetto sottinteso = lasciando
appena (il tempo) che il vecchio com
ponesse . cum clamore... magno =
con grande clamore si avventa :
un particolare che rivela lirruenza e la
simultaneit dello slancio. mani
ci s = con manette che Aristeo
evidentemente aveva preparato per
l occasione. occupat = previene
lui, che giaceva. contra : con va
lore avverbiale = per parte sua .
441-445. omnia... rerum : int.: sese
transformat in omnia miracula rerum
{= in omnes miras res) = si tra
sforma in tutte le cose pi strane .
ignem... liquentem = e in fuoco
e in orribile fiera e in acqua scor
rente : apposizione epesegetica di
in omnia miracula. Verum : piu
forte di sed. nulla... fallacia = nes
sun inganno . fugam : qui =
scampo . in sese redit : cio
in pristinam formam = ritorna in
se stesso , nel suo vero aspetto. L a
reazione di Proteo, prima di rasse
gnarsi a profetare, ricorda la rilut
tanza della Sibilla a rivelare il futuro
ad Enea. Nam quis : sott. deo
rum = chi mai ? . confiden
tissime = audacissime.
446-452. i ussi t = ti ha permes
so , ti spinse , perch Proteo sa
che da solo un uomo non poteva
osare tanto. hinc = di qui ,
quindi da me . scis... scis =
lo sai... lo sai , tono pi di sup
plica che di protesta. Protu :
vocativo alla greca. neque... quic
quam : due interpretazioni : neque est
(potest) quicquam (soggetto) te (og
getto) fallere = non possibile che
alcunch ti inganni ; cio tu non
puoi essere ingannato da nessuno ,
perch sai tutto ; oppure : neque est
te (oggetto) fallere quicquam (accusa
tivo di relazione) : non possibile
ingannarti in cosa alcuna : tutte
e due le interpretazioni sono giusti
ficate, pi la seconda che la prima,
in ordine a quel che segue ; in en
trambe est, nel senso di lecito,
possibile , seguito da una propo
sizione oggettiva, costrutto alla greca.
desine v ell e : sott. fallere me ~
smetti di voler ingannare me ;
altri intende = ma tu smetti di vo
lere che ti si possa ingannare ; ma
un sottilizzare fuori posto.
deum = deorum. praecepta : sono
gli ammaestramenti di Cirene.
venimus : perfetto (vnimus) = son
venuto . hinc : retto da quaesi
tum da te . quaesitum : su
pino con valore finale = a chie
dere . lassis rebus : dativo di
90 P. VIRGILIO MARONE
Tantum effatus. Ad haec vates vi denique multa 450
ardentes oculos intorsit lumine glauco
e t graviter frendens sic fatis ora resolvit.
scopo = per i miei interessi in ro
vina , cio per le mie sciagure ,
la perdita delle api. effatus : sott.
est ~ tanto egli disse . Ad
haec = a queste parole . vi
denique multa : complemento di mo
do = alla fine, con molta violenza ,
cio cedendo (a malincuore) alla
grande violenza per costringerlo a
parlare. lumine glauco : comple
mento di qualit o di causa; retto
da ardentes oculos = gli occhi fiam
meggianti dalle azzurre pupille .
graviter frendens = digrignando
rabbiosamente i denti . fatis : da
tivo di scopo : ad f a t a pandenda.
LE GEORGICHE 91
L A FAVOL A DI ORFEO ED EURI DI CE
{Georg., I V , 453-529)
N e l l episodio di Aristeo s i innesta e s i chiarisce la bella f a v o l a
d Orfeo ed Euridice, anch'essa lbera creazione di Virgilio, il solo tra
i poeti antichi che collega tra loro queste due leggende, ponendo Vuna
i n dipendenza dell'altra. E s s a i n f a t t i nella risposta di Proteo ad A r i
steo : la giustificazione che i l dio d al pastore della perdi ta delle sue a p i .
A base del f a t t o sta la morte di Euridice, la bella sposa d i Orfeo,
e causa d questa morte f u lo stesso Aristeo, che, invaghitosi di lei
e inseguendola un giorno lungo le sponde del fi ume Ebro, la espose
a l morso letale d i una vipera, nascosta nell'erba. L ' inconsolabile Orfeo,
non potendosi rassegnare a tanta perdi ta, era disceso nell'Ade e col suono
della sua cetra, incantando i mostri inf ernal i, aveva ottenuto da Proser
p i n a d i ri portar si sulla terra Euridice, a condizione che egli non s i vol
tasse a guardarla, p r i m a di raggiungere le aure superne ; condizione accet
tat a, ma non rispettata da Orfeo, che, vinto dall'amore, s i volt, i nnanz i
tempo, indietro a rimirare la tenera sposa. Un atto di f o l l a , che g l i cost
l a perdi ta irrimediabile di lei : come rapi ta da una f o r z a misteriosa,
Euridice scomparve per sempre dinna nz i a i suoi occhi, dileguandosi come
f u m o nell'impalpabile aria. L ' i n f e l i c e Orfeo cerc d i riafferrarla, tentando
invano una nuova discesa n e l l ' A d e ; ma, risospinto dal f a t o sulla terra,
p e r sette mesi, lungo le correnti del deserto Strimone, p i a n s e disperato
e inconsolabile la sua sventura, fi n o a quando le indi spet ti te ed offese
donne dei Cleoni, i n una f e s t a notturna d Bacco, fecero scempio del suo
giovane corpo, gettandone nel f i u me Ebro la testa, che, mentre veniva tra
volta dalla corrente, ri pet tre volte con la f r e d d a lingua i l nome soave
della misera Euridice.
Cos termina questa bellissima f a v o l a d i Orfeo e d i Euridice, elabo
rata da Virgilio con le pi. tenui sfumature della sua arte, anz i , con
le p i u vive sensibilit della sua anima i n quel contemperamento di mo
derno e d i classicstico, che costituisce uno dei caratteri p i sp i cca ti
della sua poesia.
Non te nullius exercent numinis irae ;
magna luis commissa : tibi has miserabilis Orpheus
453-457. Sono le prime parole della
confessione di Proteo, strappatagli
a forza da Aristeo. Non... i rae :
int.: te irae exercent, numinis non nul
lius = ti perseguita lira di un dio
non da poco ; non nullius per litote
equivale a non humilis non trascu
rabile e quindi magni ; la -us di
nullius lunga, perch in arsi.
magna... commissa = una grave
colpa . mi serabi li s = degno- di
compassione , quindi infelice .
92 P. VIRGILIO MARONE
haudquaquam ob meritum poenas, ni fata resistant, 455
suscitat et rapta graviter pro coniuge saevit.
I l l a quidem, dum te fugeret per flumina praeceps,
immanem ante pedes hydrum moritura puella
servantem ripas alta non vidit in herba.
A t chorus aequalis Drydum clamore supremos 460
implerunt montes, flerunt Rhodopeiae arces
altaque Pangaea et Rhesi Mavortia tellus
atque Getae atque Hebrus et Actias Orithyia.
Ipse, cava solans aegrum testudine amorem,
Orpheus: bisillabo (Orpheus).
haudquaquam ob meritum = ca
stighi non commisurati alla colpa ,
quindi troppo lievi. n i fata re
sistant : la protasi di secondo tipo
indica che possibile che il caso si
verifichi = a meno che gli di si
oppongano , dispongano cio diver
samente. rapta = strappatagli ,
sia perch morta, sia perch Aristeo
aveva tentato di rapirla ; qui tutta
la ragione dellira di Orfeo. dum
te fugeret : dum con il congiuntivo
qui ha valore temporale e finale in
sieme = mentre ti fuggiva , op
pure per fuggirti . per fl u
mina ... lungo il fiume prae
ceps : con valore predicativo = a
precipizio . Nota come Euridice non
venga nominata, ma Aristeo sa la
sua colpa.
458-460. immanem = immane,
crudele , nel senso di pericoloso,
velenoso . moritura = destinata
alla morte . servantem ripas =
che stava sulla riva , quasi come
un guardiano. chorus... imple
runt : constructio ad sensum ; aequalis
concordato con chorus, ma rife
rito a Drydum il coro delle com
pagne Driadi riemp . supre
mos (= summos) = alte vette . I l
compianto unanime della natura ri
corda da vicino Virgilio bucolico
(cfr. p. es. Bue., V, 21, sgg.; X ,
11, sgg.) : la piangono i luoghi della
Grecia settentrionale : il Rdope e la
catena del Pango in Tracia ; la
marzia terra di Reso, cio la Tracia
stessa, patria di quel Reso la cui
morte, per mano di Diomde e di
Odisseo, ci narrata nel X del-
VIliade ; ' poi i Geti, che abitavano
a nord del Danubio, verso i Carpazi,
ed ancora lEbro, fiume di Tracia,
ed infine la ninfa attica Oriza, che
Borea rap e port con s appunto
in Tracia.
461-464. Rhodopeiae : il dittongo
finale abbreviato alla greca, perch
davanti a vocale. arces - le
cime . altaque Pangaea : un
neutro plurale. Mavortia : lag
gettivo della forma arcaica Mavors
per M a r s = sacra a Marte . Ge
tae : per effetto della cesura semiter
naria dopo Getae si ha uno iato.
Actias : aggettivo da A de, antico
nome dellAttica. Orithyia : qua
drisillabo : O-ri-thyi-a ; il verso per
ci spondaico. cava... testudine =
con la cetra , che Mercurio aveva
ricavata dal guscio vuoto di una
testuggine. aegrum : cio maestum.
Solo la musica pu addolcire l aspro
tormento del desolato sposo : la mu
sica come serenatrice del dolore ri
cordata continuamente nellarte e nel
pensiero antico, fin dal tempo degli
aedi omerici. Questi versi del canto
di Orfeo, tra i pi musicali della
musa virgiliana, nella eufonica suc
cessione dei suoni vocalici e conso
nantici, nella collocazione delle pa-
LE GEORGICHE 93
te, dulcis coniunx, te solo in litore secum, 465
te veniente die, te decedente canebat.
Taenarias etiam fauces, alta ostia Ditis,
et caligantem nigra formidine lucum
ingressus, manisque adiit regemque tremendum,
nesciaque humanis precibus mansuescere corda. 470
At cantu commotae Erebi de sedibus imis
umbrae ibant tenues simulacraque luce carentum
quam multa in foliis avium se milia condunt,
vesper ubi aut hibernus agit de montibus imber,
matres atque viri defunctaque corpora vita 475
magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae,
rote, nella insistenza anaforica dei
quattro te con quel dulcis coniunx,
chiuso tra due di essi, sottolineano
espressivamente linsanabile dolore del
linfranta gioia damore.
465-467. dulcis coniunx : voca
tivo ; lapostrofe ad Euridice rende
pi drammatiche e desolate le invoca
zioni di Orfeo. solo in litore =
nel solitario lido . secum =
tra s . te... canebat : l accu
sativo te ripreso quattro volte la
nota dominante di tutta la frase che
si conclude con un unico verbo.
veniente, decedente die = te al
sorgere del giorno, te al cadere :
un verso ricco di mesta musicalit.
edam : con valore intensivo = per
sino . alta ostia D iti s : apposi
zione di Taenarias fauces alte porte
di Dite . Si sa che c nel mondo
antico unintera letteratura sul tema
della discesa agli Inferi, da Omero in
poi. Virgilio, data anche la sua pen
sosa sensibilit, vi si ispira, fondendo
in uno tradizioni classiche ed elleni
stiche, orfiche ed omeriche, ma impri
mendo su tqtto il proprio inconfondi
bile accento. Pi tardi riprender, con
non poche fraseologie, il medesimo
motivo nel VI deliEneide. Il quadro,
nel suo insieme, in perfetto accordo
con latmosfera squallida e cupa dei
regni infernli, come la presentava la
fantasia popolare. Lrebo, che la
parte pi profonda dei regni inferiori,
il Cocito, fiume paludoso, che circonda
con la palude Stigia i regni di Averno,
sono lo scenario abituale delle discese
agli I nferi, cui Virgilio riuscito a
conferire contorni e sfondi di paesaggio
e di ambiente.
468-470. caligantem nigra formi-
dine lucum = bosco oscuro di un
buio pauroso ; laggettivo logicamente
riferito a lucum invece concordato
con formidine. manis = manes :
i Mani, le anime dei morti. nescia...
mansuescere = che non sanno im
pietosirsi ; il nescius con l infinito
frequente in poesia.
471-480. tenues : con valore predi
cativo = venivano leggere . ca
rentum : arcaico per carentium.
quam multa milia : sottintende : tam
multa milia umbrarum = numerose
quanto gli uccelli che a mille a mille :
paragoni cari a Virgilio risentiti in
Dante. ubi : con valore tempo
rale - quando . defunctaque
corpora vita = corpi ormai privi di
vita , in quanto hanno gi concluso
la loro carriera mortale. I bellissimi
versi 475-7 saranno ripetuti tali e quali
nellden., V I , 306-8 e sono tra i pi
significativi della pietas virgiliana per
ogni sorta di umana sventura, per la
morte in . particolare. magnani
mum : forma arcaica e poetica per
magnanimorum = di generosi .
94 P. VIRGILIO MARONE
impositique rogis iuvenes ante ora parentum,
quos circum limus niger et deformis harundo
Cocyti tardaque palus inamabilis unda
alligat et noviens Styx interfusa cofircet. 480
Quin ipsae stupuere domus atque intima Leti
Tartara caeruleosque implexae crinibus angues
Eumenides, tenuitque inhians tria Cerberus ora,
atque Ixionii vento rota constitit orbis.
Iamque pedem referens casus evaserat omnes, 485
redditaque Eurydice superas veniebat ad auras,
pueri innuptaeque puel l ae = fan
ciulli e giovanette non ancora spose .
imposi ti rogi s = posti sul rogo ,
dinanzi agli occhi dei genitori, quadro
di commovente piet. quos : retto
da altgat del verso 480 = che il
nero fango trattiene ; perci circum
avverbio = tuttintorno . de
formi s harundo = le deformi can
ne . tarda... unda : ablativo di
quali t = dalla pigra corrente .
inamabilis palus = linamabile,
l odiosa palude . noviens... inter
fusa = nove volte scorrendole in
torno .
481. ipsae = persino . Leti :
retto da domus = le dimore della
Morte . La mitologia infernale si li
mita a poche figure : le Eumenidi,
le Furie, cio, divenute benevole ,
dopo l assoluzione di Oreste matri
cida ; Cerbero, che con tre gole cani-
namente latra , ed Issione, condan
nato a girare eternamente, legato ad
una ruota, per espiare loltraggio fatto
a Giunone. La presenza di Orfeo,
ancor vivo, nellAde, sospende per
un momento anche le pene infernali
e desta generale stupore : se ne ricor
der Dante in pi di un passo del-
Ylnferno, in ordine alla sua reale per
sona, accanto allombra di Virgilio.
482-485. caeruleos... angues = con
oscuri serpenti intrecciati nei capelli ;
caeruleos angues accusativo di rela
zione ; crinibus dativo retto pure da
implexae. tenui t... ora : int.: Cer
berus tenuit tria ora inhians = Cer
bero trattenne le tre bocche, rima
nendo con la bocca aperta ; e quindi
rimase con le tre bocche aperte per
lo stupore per il canto meraviglioso
di Orfeo. atque... orbis : int.: atque
rota Ixionii orbis vento constitit e
la ruota in movimento di Issione si
ferm con il vento : rota orbis let
teralmente il movimento girevole
della ruota . casus evaserat om
nes : evado qui adoperato transiti
vamente = era sfuggito a tutti i pe
ricoli , che il poeta non enumera,
badando allessenziale dellepisodio.
486. redditaque Eurydice : sog
getto : Eurydice trascrizione del no
minativo greco. superas ad auras =
all e aure superne, la terra, detta
tale rispetto allabitazione degli I nferi.
L e condizioni di resa stabilite tra Or
feo e i numi infernali sono implicite
nellinciso : namque hanc dederat Pro
serpina legem ; la generosit degli di
esige da Orfeo una prova di ubbidienza,
lieve in s, ma grande ed insopporta
bile per un cuore amante. L amara
condanna della spietata inflessibilit
degli di, tanto pi grave, perch
pronunziata da Proteo, dio egli stesso ;
qui il senso di compassione umana
di Virgilio si rivela nella sua pienezza,
anticipando quello ancora pi pro
fondo e tragico del V I dell 'Eneide.
LE GEORGICHE
95
pone sequens, namque hanc dederat Proserpina legem
cum subita incautum dementia cepit amantem,
ignoscenda quidem, scirent si ignoscere manes.
Restitit Eurydicenque suam, iam luce sub ipsa, 490
immemor heu ! victusque animi respexit. Ibi omnis
effusus labor atque immitis rupta tyranni
foedera, terque fragor stagnis auditus Avernis !
Illa quis et me inquit, miseram et te perdidit, Orpheu,
quis tantus furor ? en iterum crudelia retro 495
fata vocant, conditque natantia lumina somnus.
Iamque vale : feror ingenti circumdata nocte
invalidasque tibi tendens, heu non tua, palmas !
487-490. pone : avverbio = die
tro . legem : nel senso di patto,
condizione . cum cepit : il co
siddetto cum inversum = quandecco,
unimprovvisa pazzia prese . igno
scenda : gerundivo concordato con
dementia, invece della forma imperso
nale richiesta dal verbo intransitivo
cui ignoscendum erat. scirent si :
iperbato = si scirent ; protasi di terzo
tipo, la cui apodosi implicita in
ignoscenda. manes : sono qui non
le anime, ma le stesse divinit infer
nali ; riaffiora qui una punta dellama
ro sconforto e del pessimismo del
poeta. Eurydicen : accusativo alla
greca. iam luce sub ipsa = ormai
quasi alla luce . Il ritmo incalzante e
spezzato di questi versi con la stu
diata cadenza delle singole parti, rid
brevemente la drammatica scena della
separazione, dove ogni elemento si
compone nello sfondo di un cupo,
tragico dolore. dapprima il dile
guarsi dellombra di Euridice, accom
pagnato da tre rombi di tuono, la
tremenda sanzione degli di infernali ;
poi le sue estreme parole, che rivelano
nel tocco delicato del rimprovero la sua
rassegnata desolazione, che fa pensare
ad un momento simile Ac\\Alcesti euri
pidea (v. 250 sgg.) ; ed infine la de
solata disperazione di Orfeo, che trion
fa con il suo dolore nel tragico sfondo.
491-493. immemor : del patto con
cordato con Proserpina. victus
animi : un locativo = vinto nel
cuore , quindi sopraffatto dal de
siderio di vedere l a sposa. effusus :
sott. est = and perduto . rupta :
sott. sunt = furono infranti . -
stagnis... Avemis : ablativo di stato
senza in = negli stagni di A vemo .
494-499. quis : ripreso dal quis
tantus fur or del verso seguente : ado
perato prima genericamente come pro
nome chi ? , poi come aggettivo
riferito a furor = quale pazzia ? .
Orpheu : vocativo alla greca ; bisil
labo (Or-pK) ; il ritmo spezzato del
verso rende l affannosa angoscia di
Euridice. en : interiezione = ecco
che . iterum... retro : ribadiscono
la medesima idea = di nuovo, in
dietro . natantia = nuotanti ,
quindi vacillanti , che si muovono,
cio, qua e l incerti e spauriti, come
quelli di un moribondo ; un verso
di inesprimibile efficacia pittorica.
Iamque vale = ed ora, addio , il
saluto estremo. feror : usato asso
lutamente senza complemento dagente
sono trascinata . circumdata =
avvolta da unimmensa notte.
invalidas = ormai deboli , illan
guidite . tua : riferito al soggetto
sottinteso (ego) di feror. ceu : forma
arcaica per ut = come, quale.
96 P. VIRGILIO MARONE
Dixit et ex oculis subito, ceu fumus in auras
commixtus tenues, fugit diversa, neque illum, 500
prensantem nequiquam umbras et multa volentem
dicere, praeterea vidit, nec portitor Orci
amplius obiectam passus transire paludem.
Quid faceret ? quo se rapta bis coniuge ferret ?
quos fletu manes, quae numina voce moveret ? 505
Illa quidem Stygia nabat iam frigida cymba.
Septem illum totos perhibent ex ordine menses
rupe sub aria deserti ad Strymonis undam
i n auras tenues : complemento di
moto a luogo retto da commixtus =
come fumo, che si perde nelle lievi
aure, fugg . L o svanire improvviso
di Euridice, proprio come fumo che
si dilegua per laria sottile (nota la
successione rapida dei dattili, fermata
da un solo spondeo al quarto piede)
lascia linfelice Orfeo brancolante nel
buio, con un vano flusso di parole,
che il dolore vieta di pronunciare,
anzi di gridare ; lo smarrimento an
goscioso ridato dal ritmo pesante
del verso, quasi tutto di spondei.
500-501. diversa : predicativo del
soggetto = in diversa direzione . -
prensantem : il frequentativo prensare
d lidea del tentativo infruttuoso =
che invano cercava di afferrare .
umbras = le ombre in generale,
non solo quella di Euridice, che ormai
si confusa con le altre ed dileguata.
502-507. praeterea = in seguito ,
poi . portitor : propriamente
colui che addetto alla gestione del
porto ; quindi anche traghettatore ,
come qui Caronte, che guida le anime
sulla palude Stigia ; la sua figura com
pare soltanto qui, nel rifiuto opposto
ad Orfeo, che ritenta disperatamente
l ingresso nellAde, per riafferrare l om
bra dellamata, che, avvolta nel gelo
di morte, attraversa, sulla barca lo
Stige, la ormai invalicabile palude.
nec... ampl ius = non pi . pas
sus : sott. est = permise che .
transire : il soggetto sottinteso eum.
oppure Orphea = non permise che
egli passasse , con Euridice. obiec
tam = interposta . rapta bi s co
niuge : con valore temporale = dopo
che la sposa gli era stata rapi ta due
volte : i congiuntivi imperfetti (face
ret, ferret, moveret) indicano linutilit
di ogni sforzo. manes... numina :
qui manes significa di inferi ; nu
mina invece di superi . frigida :
attributivo di i l la= ella, gi fredda.
Stygi... cymba : complemento di
mezzo = sulla barca Stigia ; questo
un verso conclusivo di tutta la scena
precedente, e risolve tutti gli affan
nosi interrogativi di Orfeo, inesorabil
mente. perhibent : introduce il
tono distaccato del racconto favoloso,
quasi incredibile. ex ordine = sen
za interruzione . totos = com
pleti ; nota linsistenza su questi
elementi durativi del pianto di Orfeo ;
il suo dolore non ha limiti n para
gone. Di nuovo solo, e per sempre,
giace prostrato sotto unalta rupe, lun
go le correnti dello Strimone, fiume
tra la Tracia, sua patria, e la Mace
donia ; egli piange la sua sventura
e ripete per sette mesi sulla cetra
laffanno del cuore ; canti e suoni tali
che riuscivano ad ammansire persino
le tigri : animali questi, che, in verit,
non fanno parte della fauna tracica,
ma qui stanno ad indicare gli animali
pi feroci.
508-511. rupe sub ari a = sotto
unalta rupe . deserti : accentua
LE GEORGICHE 97
flevisse et gelidis haec evolvisse sub astris
mulcentem tigres et agentem carmine quercus ; 510
qualis populea maerens philomela sub umbra
amissos queritur fetus, quos durus arator
observans nido implumes detraxit ; at illa
flet noctem ramoque sedens miserabile carmen
integrat et maestis late loca questibus implet. 515
Nulla venus, non ulli animum flexere hymenaei,
solus Hyperboreas glacies Tanaimque nivalem
arvaque Rhipaeis numquam viduata pruinis
lustrabat, raptam Eurydicen atque inrita Ditis
dona querens ; spretae Ciconum quo munere matres 520
il concetto di solitudine disperata.
haep evol vi sse = abbia cantato e
ricantato queste vicende . mul
centem = mansuefacendo, commo
vendo . agentem = trascinan
do persino le piante : sono i prodi
giosi effetti del flebile canto di Or
feo. phi l omel a : lusignuolo, ma
qui sta pro quavis ave, come notava
gi Servio. - populea sub umbra =
sotto lombra di un pioppo : la
espressione analoga a rupe sub airia
del v. 508 : qui per, trattandosi di
un uccello, bene tradurre tra il
fogliame di un pioppo . I l paragone
dellusignuolo gi in Odissea (X I X ,
518-23), nello sfogo doloroso di Pe
nelope a colui che ella non sospetta
che sia il suo Ulisse : ma Penelope
come l usignuolo soltanto nl tono
di mestizia, non nello spirito del canto.
Comunque il tocco virgiliano ha una
sua particolare dolcezza di sentimento,
che ricollega il poeta alle sue pi
tenere sensibilit " ucoliche.
512-513. fetus = i suoi piccoli ,
non pennuti ancora, come sente il
Tasso (Gerus., X I X , 519). arator :
il contadino in genere, detto durus, cio
spietato, crudele . observans =
spiando . nido : retto da detraxit :
port via dal nido . at : oppositi
va sfumata in et e, a sua volta.
514-516. noctem: accusativo del
tempo continuato = per tutta la not
te . ramoque sedens : sott. in
= e stando su un ramo . i ntegrat :
Servio chiarisce con renovat ripete
un lamento senza fine. non ul l i
(= nulli)... hymenaei = nessun ime
neo riusc a piegare il suo animo ;
non si lasci vincere da attratti ve di
nozze. I luoghi delle peregrinazioni
di Orfeo sono nel settentrione, in terre
desolate tra nebbie e gelo, scenario
adatto alla tristezza della sua pena;
le gelide regioni degli I perbrei nel
l estremo nord, ai limiti di terre ine
splorate, il Don nevoso e le regioni
Ripee o Rifee alle sorgenti del Danu
bio o dello Strimone, pur esse ai con
fini tra favola e realt.
517-521. solus = solitario ; due
soli nomi bastano a caratterizzare
questa desolata e gelida solitudine,
teatro del pianto di Orfeo. arva-
qu... pruinis: int.: et arva numquam
viduata (= carentia) Rhipaeis pruinis =
e le regioni Ripee non mai prive
di nevi ; l aggettivo sta con pruinis,
ma va inteso logicamente con arva.
lustrabat = percorreva . Eury
dicen : accusativo alla greca. i n -
rta = vani , perch Euridice gli
stata di nuovo rapita. quo mu
nere : complemento di causa retto da
spretae = sentendosi disprezzate da
questo, tributo di amore e di dolore
7
98 P. VIRGILIO MARONE
inter sacra deum nocturnique orgia Bacchi
discerptum latos iuvenem sparsere per agros.
Tum quoque marmorea caput a cervice revolsum
gurgite cum medio portans Oeagrius Hebrus
volveret, Eurydicen vox ipsa et frigida lingua 525
ah! miseram Eurydicen anima fugiente vocabat :
Eurydicen toto referebant flumine ripae .
Haec Proteus, et se iactu dedit aequor in altum,
quaque dedit, spumantem undam sub vortice torsit.
ad Euridice, con il conseguente disde
gno per ogni altra donna. matres :
in genere per mulieres. i nter sacra
deum (= deorum) = durante le ce
rimonie sacre degli di , determinate
dallorgia notturna in onore di Bacco.
522-526. discerptum... sparsere :
cio: discerpserunt et sparserunt = lo
dilaniarono e ne dispersero le mem
bra . I l culto orgiastico di Bacco
non nuovo a scempi del genere :
basti citare, per tutti , quello di Pen-
teo nelle Baccanti euripidee. Tum...
volveret : int.: tum quoque cum Oeagrius
Hebrus medio gurgite portans (= por
taret et) volveret caput a marmorea cer
vice revolsum = ed anche allorquando
l agrio Ebro trascinava e travolgeva
nel mezzo della corrente il capo strap
pato dal collo marmoreo ; medio gur
gite ablativo di luogo pi che stru
mentale. Oeagrius : aggettivo de
rivante da Eagro, antico re della T ra
cia, ritenuto, in unantica tradizione,
padre di Orfeo. miseram Eury
dicen : oggetto di vocabat = invo
cava sott. Orfeo ; per altri accu
sativo esclamativo con ah ! anima
fugiente = mentre gi fuggiva il
soffio vitale . Con il nome di Euri
dice, ri petuto tre volte, dalle esangui
labbra del mozzo capo del cantore
divino, trascinato dalla corrente, Vir
gilio chiude quasi improvvisamente
questo bellissimo episodio.
527-529. toto fl umi ne : ablativo di
stato = lungo tutta la corrente del
fiume . H aec P roteus : sott. dixit,
cecinit. i actu : ablativo di modo
= con un salto ; poetica la peri
frasi se iactu dedit per se proiecit.
quaque (= et qua) = e l dove; qua
avverbio di moto attraverso luogo.
dedi t : sott. se = si lanci . sub
vorti ce torsi t = gir a vortice l ac
qua spumeggiante , form un vor
tice di acqua spumeggiante . Pare
che lo stesso Proteo sia commosso
della pietosa vicenda : non sa o non
vuole dire altro ; si getta dun balzo
nel mare tra un ribollire di vortici
spumeggianti. Quel che tace lui, per,
lo dir la madre Cirene : Aristeo per
riavere i suoi sciami, deve placare
le Ninfe irate, s, ma arrendevoli alle
preghiere e inclini al perdono : immoli
nel loro santuario quattro giovenche
e quattro torelli e offra una pecora
nera ed una vitella e obliosi papaveri
alle ombre di Euridice ed Orfeo. Lasci
per otto giorni intatti i cadaveri delle
vittime nel bosco ; al nono vedr uscire
fuori dagli aperti fianchi sterminati
nugoli di api. Aristeo esegue imme
diatamente i precetti materni. I l pro
digio si verifica : le api sciamano dalle
membra putrefatte dei quattro buoi
e delle quattro giovenche con tale
vigorosa vitalit da cancellare ogni
rimpianto ed ogni lugubre pensiero
di morte. Aristeo torna a ricomporsi
nella sua pace serna (vv. 530-558).
L E N E I D E
Questo poema di 12 canti, per circa 10.000 esametri comples
sivi, cominciato nel 30 av. Cr., fu pubblicato due anni dopo la
morte del poeta (21 sett. 19a), nellanno stesso in cui Orazio com
poneva il Carmen Saeculare. Virgilio attese dunque alla stesura
del poema per parecchi anni e mor senza apporvi lultima mano ;
fu Augusto a volerne la pubblicazione, per opera degli amici del
poeta : Vario e Tucca.
Il poema doveva essere originariamente unepica celebrazione
di Augusto, descrivendone le gloriose battaglie e dandogli fama
immortale nei secoli. Ma, in seguito, Virgilio ridimension il piano
dellopera, facendone un'Eneide, un poema epico-mitico-storico,
che, partendo dai pi remoti fatti delleroe troiano, Enea, figlio
di Venere e progenitore della stirpe latina, raccogliesse le vicende
storiche del popolo romano dalle sue origini fino allesaltazione
della famiglia Giulia, con al centro Cesare Augusto. In tal modo
Virgilio riassumeva, per grandi tratti, tutta la storia romana : dalle
mitiche origini ai fulgori dellet augustea, il cui fascino lo aveva
rapito del tutto.
NellEneide confluiscono esperienze dellepica omerica e ales
sandrina, come pure di quella romana arcaica ; neviana ed enniana ;
qui si innestano elevate concezioni etico-storiche, connesse con
la visione gloriosa della Roma repubblicana ed augustea, nonch
elementi mitici, storici, narrativi, drammatici in un verso (lesa
metro) e in uno stile adeguato allaltissimo e vastissimo argomento
(poema di circa 50 giorni di eventi l'Iliade, di 40 giorni circa
l'Odissea, di centinaia e centinaia di anni YEneide, sul modello
degli Annales di Ennio).
Dopo una prima stesura sommaria in prosa il gramma
tico Donato del IV secolo d. Cr., che ce ne informa , il poeta
elabor le varie parti senza alcun ordine prestabilito, sicch dif
ficile, anzi quasi impossibile, ricostruire oggi con precisione lori-
ginaria composizione . cronologica AlY Eneide, come impossibile
100
P. VIRGILIO MARONE
qui correre dietro le diverse opinioni dei critici al riguardo. Giova
invece osservare subito che dello stato dincompiutezza del poema
per la sopravvenuta morte dellautore sono prova evidente non solo
il disordine cronologico dei libri o di parti di essi, ma anche i difetti
di linea, la mancanza di organicit, le incongruenze e le contrad
dizioni della narrazione, le zone opache e povere della spiritua
lit virgiliana, nonch i circa 60 versi incompiuti.
Ma, anche in questo stato, V E n e i d e costituisce la maggior glo
ria di Virgilio. Qui egli infatti mette a profitto la sua sconfinata
cultura greca e romana, sacra e profana, liturgica e mitica, sto
rica ed annalistica e quanto Varrone Reatino aveva esplorato
circa le A n t i c h i t umane e divine ; qui egli accoglie e fa suo il meglio
dellepica omrica e dellantico e p o s latino, qui riascolta le com
mosse intonazioni liriche di Lucrezio e di Catullo. Ma su tutti
si eleva, e, pur restando spesso sulle orme di Omero, in tutto
immette un nuovo afflato di poesia, una nuova sensibilit umana,
uno spirito pi delicato e pi puro. In Omero sono schiettezza, inge
nuit, fervore, fantasia creativa, immediata capacit di raffigurare
eventi ed eroi, in Virgilio palpitano sentimenti pi intimi e com
mossi, che lo portano a quelle penetrazioni e a quegli arricchi
menti psicologici, a quella compartecipazione umana, che lo fa
vivere, sentire e piangere con le creature del suo canto. In questa
ricchezza di umanit e in questa commossa sensibilit introspet
tiva sta l originalit e lattualit d e l l ' E n e i d e .
N basta. L' E n e i d e anche poema nazionale, perch canto
di Roma : con i suoi fascini dellantico, con le sue glorie del pre
sente e con le sue aspettazioni del futuro ; altres poema s a c r o ,
perch tutto in essa visto e celebrato nella luce di una predesti
nazione divina, nella inflessibile volont del F a t u m , che guidava
Roma fin dal suo nascere alla sublime missione di unificare lIta
lia e le genti tutte nellimpero della giustizia, della civilt e della
pace ; ed poema r e l i g i o s o : non solo perch in esso il poeta
canta e venera e prega gli di, che spesso intervengono, come
in Omero, a risolvere disperate situazioni umane, ma perch sca
turisce da una sensibile coscienza religiosa, che fu tormentata dal
l ansia del divino e che pose il concetto di p i e t a s in cima alle sue
persuasioni epiche e morali ; non a caso il protagonista stesso del
poema reca con s un epiteto nuovo, con significato nuovo : p i u s
A e n e a s . Egli infatti una delle figure pi schiettamente virgiliane
e lontane dal modello degli eroi omerici ; lincarnazione delleroe
vagheggiato dal poeta, la cui grandezza non sta tanto nelle gesta
l en ei d e
101
che egli comp pi o meno eroicamente, quanto in quellalto pos
sesso di piet e di umanit, che ne sensibilizza leroismo e lo rende
rassegnato allaspro destino { F a t u m ) , fino al sacrificio e alloblo
di se stesso ; qui il segno della sua predestinazione alla vittoria,
della sua superiorit di uomo e di eroe.
cos che n e l l E n e i d e Virgilio rivela se stesso e costruisce
il monumento imperituro della sua grandezza di uomo e di poeta.
La sua vera grande poesia non sta tanto nella divina modulazione
dei toni ritmici e stilistici, nei mille tesori espressivi o nella robu
sta coscienza di romanit imperiale, quanto nella molteplice ric
chezza di sentimenti umani, che lo immedesimano nelle creature
del suo canto : creature accompagnate tutte da una viva nota
di malinconia e di dolore, tutte senza sorriso, ma pulsanti di vita
interiore ; anche le cose hanno le proprie lacrime e le sventure
umane toccano il cuore : questa unesclamazione di Enea,
una delle espressioni pi alte della poesia d e l V E n e i d e e dellanima
del poeta.
102
P. VIRGILIO MARONE
CANTO PRIMO
A r g o men t o
Dopo una breve protasi e linvocazione della Musa, il Poeta
comincia a narrare gli eventi del settimo anno delle peregrina
zioni di Enea. La sua flotta, partita dalla Sicilia, diretta verso
l Italia, viene investita da una tremenda tempesta, scatenata
da olo, re dei venti, per comando di Giunone, nemica acerrima
dei Troiani e protettrice di Cartagine. Si salvano appena sette navi,
che approdano, malconce, in un porto dellAfrica, dopo che Net
tuno ha sedato i venti e le onde furiose del mare. Venere si lamenta
con Giove per le sciagure toccate al figlio Enea, ed ha da lui assi
curazioni circa l immancabile avvenire degli scampati di Troia.
Manda intanto Mercurio a Cartagine, per predisporre una beni
gna accoglienza ai Troiani ; Venere stessa, sotto mentite spoglie,
incontra Enea ed Acte, li informa di molti particolari e li intro
duce, non visti da nessuno, in Cartagine. Qui Enea rimira nel
tempio di nuova costruzione le gesta del suo popolo, ritrova i com
pagni creduti perduti per il naufragio, e viene accolto generosa
mente dalla regina Didone. Durante il banchetto, Venere, sosti
tuendo ad Ascanio Cupido, ottiene che Didone si innamori del
l Eroe troiano.
L A TEM PESTA
(I , 81-143)
Due divinit, Giunone ed olo, note nella tradizione epica come dea
vendicatrice e punitiva runa, signore dei venti e perturbatore dei mari
Valtro, preparano l'antefatto del dramma in una cospirazione di fini
ai danni degli esuli Troiani. Pronto olo ad ascoltare le parole della
dea e ad eseguire la sua volont di gettar furore nei venti e sprofondar
nell'abisso le navi (r. 69).
Dapprima sono i venti che, dal monte spalancato da olo, piom
bano turbinosi sul mare, sconvolgendolo fino agli abissi profondi; poi den
sissime nubi oscurano subito il sole e cala una notte profonda ad avvol
gere uomini e cose; guizzano i lampi, rombano i tuoni e tutto par minac
ciare una morte imminente. Da questo orrore alta si eleva la voce d Enea,
l e n e i d e 103
s u p p l i c e e sconvolto, ma non imprecante a ll a volont deg li d i : egli a p p a r e
q u i p e r l a p r i m a volta in quella sua g r a n d e z z a d i eroica umanit, che
tr o v a i l fo n d a m e n to nella consapevolezza delle sue r e s p o n s a b il it e nella
sua pietas.
I l momento div e n t a sempre p i tr agico : le n a v i squassate vengono
ingoiate d a i f l u t t i ; quella del f i d o Oronte c o l p i t a a p o p p a da una
immensa ondata , che, dopo averla f a t t a g i r a r e p e r tr e volte su se s t e s s a ,
l a i n a b i s s a vorticosamente nel mare. Visione d i terrore ! t r a i l r i b o l l i r
delle onde a p p a io n o f r u s t u l i d i remi, rot ta m i d i n a v i e rari nantes, nau
f r a g h i d i s p e r s i , l o t t a n t i d is peratam ente con la morte, che sarebbe s i c u r a ,
se N e ttuno non intervenisse in tempo a d i s p e r d e r e le onde, a calmare i
m a r o s i e a r i d o n a r bonaccia allo sconvolto mare.
Haec ubi dieta, cavom conversa cuspide montem
impulit in latus : ac venti velut agmine facto,
qua data porta, ruunt et terras turbine perflant.
Incubuere mari totumque a sedibus imis
una Eurusque Notusque ruunt creberque procellis 85
Africus et vastos volvont ad litora fluctus.
Insequitur clamorque virum stridorque rudentum.
81-83. dicta : sott. sunt da olo
a Giunone (vv. 76-80), accogliendone
la preghiera di scatenar una tem
pesta sui Troiani. cavom (= ca
vum) : predicativo di montem = il
monte che era vuoto allinterno , per
ch conteneva la massa dei venti.
conversa cuspide (hastae) : abl. ass.
con sfumatura mediale. implit
in latus : l espressione, che rid la
rapidit del gesto, vale colp late
ralmente, aprendovi un varco .
venti : tutti, ad un tempo, in colonne
serrate, come un agmen, la schiera ,
che marcia in senso rettilineo.
ac ( ac statim) = e subito . qua :
sott. parte, via. data : sott. ti r
est. porta : qui vale passaggio,
varco, uscita . ruunt : con valore
intransitivo (= erumpunt) = si sca
tenano , mentre pi sotto (v. 85)
transitivo. terras... perflant :
lett. = soffiano a mo di turbine sulla
terra , col per transiti vante di f i o ;
ma rendi : percorrono turbinosa
mente la terra .
84-96. I ncubuere mari si abbat
terono sul mare . a sedi bus i mi s =
dai pi profondi abissi , dove essi.
Euro e Noto, sogliono abitualmente
starsene calmi e tranquilli. - que...
- que... - que : il polisindeto presen
ta e fa agire in modo simulta
neo e vigoroso i diversi venti.
creber : collabl. di abbondanza pro
cellis = col frequente avventarsi delle
sue procelle . vastos : ripresa
e ampliamento di imis : profondit
e vastit, queste le proporzioni enormi
dei marosi. vol vont ( = volvunt) =
sospingono , ma clto il movi
mento intero dei cavalloni, che, men
tre avanzano fragorosi, si curvano.
87-89. Insequitur = ne segue im
mediatamente... : un verso mira
bilmente onomatopeico, soprattutto per
il frequente ricorrervi dei suoni den
tali, e dellr e del duplice -que poli-
104 P. VIRGILIO MARONE
Eripiunt subito nubes caelumque diemque
Teucrorum ex oculis ; ponto nox incubat atra.
Intonuere poli et crebris micat ignibus aether, 90
praesentemque viris intentant omnia mortem.
Extemplo Aeneae solvontur frigore membra ;
ingmit et duplicis tendens ad sidera palmas
talia voce refert : O terque quaterque beati,
quis ante ora patrum Troiae sub moenibus altis 95
contigit oppetere ! o Danaum fortissime gentis
T ydide ! mene Iliacis occumbere campis
sindetico, nonch della triplice sequela
di dattili -+- spondeo. eripiunt : con
regolare costruzione simmetrica (ex
oculis). subito = dimprovviso, di
colpo . caelumque diemque = l a
luce del cielo ; il polisindeto encli
tico -que par martellare la gravit della
situazione. ponto... incbat = si
distende sul mare ; il dat. indica
effetto rapido di moto, come gi al
v. 84 ; la nox qualificata per la sua
spaventosa nerezza (atra).
90-91. Intonuere pol i = ri ntrona
rono di tuoni i cieli , cio le parti
estreme (poli) della vlta celeste, che
si pensava girare tra luna e laltra
di esse. micat = balena , guiz
zando quasi ininterrottamente di lam
pi (ignibus ; ablat. causale). prae
sentem... mortem = e tutto fa pre
sagire una fine imminente ; alle
note insistenti e paurose della scia
gura, conferisce tragicit quel neutro
plur. omnia, misterioso e indefinito.
92-94. Per la prima volta nominato
l eroe, presentato in questo atteggia
mento di ieratica umana grandezza.
sol vontur = solvuntur, di senso me
diale: lazione viene avvertita appena
dal soggetto, pi che subita consape
volmente dallo stesso. frigre : frigus
indica il gelido brivido che preannuncia
l a morte stessa. ingmit : solita
mente intransitivo, come qui (in-
intensivo) = un gemito leva , istin
tivamente, anche se tantus vir.
duplicis = ambas. palmas : le mani,
ma coglie il gesto del supplice con
le palme rivolte al cielo (ten
dens). ad sidera : ad caelum, in
altum. voce refert : gli antichi pre
gavano ad alta voce. terque...
beati : il numero definito sta per il
superlativo felicissimi ; noi oggi
usiamo dire cento e cento volte,
mille e mille volte felici .
95-101. qui s = ii, quibus, retto da
contigit del v. seguente. ante ora
patrum = sotto gli occhi dei propri
genitori , espressione cara a Vir
gilio. r conti gi t : tocc in sorte ;
la frase indica una morte consapevol
mente eroica, affrontata per la Patria,
sotto gli occhi dei genitori che
stanno a guardare i combattenti, im
pegnati in dura lotta sotto le alte
mura della citt, che essi difendono
(sub moenibus altis) : ora, invece, la
morte appare subita e ingloriosa.
oppetere : sott. mortem ; oppetere, pi
che obire ed occumbere, dice morte
volutamente affrontata per uh sacro
ideale. o : ripetuto, a breve distanza :
accento di preghiera desolata e stra
ziante. Danum = Danaorum ; il
genit, dipende da gentis, partitivo di
fortissime. T ydi de : vocat, del
patronimico Tydid ; il Tidide Dio
mede, fortissimo campione degli Achei,
con cui avrebbe voluto contendere
Enea, per riceverne magari anche
morte gloriosa. mene etc.: infinitiva
l e n e i d e 105
non potuisse tuaque animam hanc effundere dextra,
saevos ubi Aeacidae telo iacet Hector, ubi ingens
Sarpedon, ubi tot Simis correpta sub undis 100
scuta virum galeasque et fortia corpora volvit !
Talia iactanti stridens aquilone procella
velum adversa ferit fluctusque ad sidera tollit.
Franguntur remi ; tum prora avertit et undis
dat latus : insequitur cumulo praeruptus aquae mons. 105
Hi summo in fluctu pendent, his unda dehiscens
esclamativa, spesso aperta dallaccus.
del pronome personale collaggiunta
dellenclitica -ne. campi s : senza
la prepos. in del normale stato in
luogo ; vien designata la pianura di
Troia, dove si combatt la decen
nale guerra. tua... dextra = e per
la mano tua esalare questanima .
saevos (= saevus) : qui in senso lau
dativo = forte, bellicoso ; stupen
damente rilevato dalla collocazione
iniziale antitetica allingens = gigan
tesco, smisurato , detto di Sarp-
done o Sarpedon te, figlio di Giove e
di L aodamia, conduttore dei Liei
in aiuto di Troia e ucciso da Pa
troclo. ubi : ripresa alquanto lon
tana di Iliacis campis e ripetuta per
ben tre volte. A eacidae : patro
nimico di Achille, in quanto nipote
di aco ; il genit, va con telo, che
indica qui la lancia , poich era
anche arma da getto (telum, da tendere;
cfr. missile da mitto ; proittile
da proicio, pr + iacio). iacet =
giace sepolto . Hector : a dif
ferenza degli altri, ricordato col solo
suo nome semplice. tot : va con
scuta, galas e corpora. Simis :
costr.: ubi Simis corripuit sub undis
et volvit tot scuta virum, etc. = dove
il Simoenta inghiott e travolse sotto
le onde tanti scudi e armi e cadaveri
di forti eroi ; il Simoenta solca,
con lo Scamandro, di cui affluente,
la pianura di Troia. ; virum (= viro-
rum) = di eroi . fortia corpora :
vale fortium virorum corpora. - volvi t :
con un tcco di piet, alla fine del
verso.
102-103. iactanti (sott. Aeneae) :
part. appositivo con valore tempo
rale connesso con f e r i t mentre
(Enea) emetteva questi accorati ac
centi . stridens aquilone : per
sonifica procella ; lablat. di causa ;
Aquilo un vento del Nord, che com
pie la serie dei nomi di venti dei
vv. 85-86. velum : sintende navis
Aeneae. adversa = di fronte, a
prua ; predicativo di fe r i t , che
dice colpo violento. ad sidera :
uniperbole, ad indicare la smisu
rata altezza delle onde.
104-105. Franguntur = si spez
zano : azione pi mediale che pas
siva ; sono questi i primi disastri di
una catastrofe totale : prima le cose,
poi gli uomini : remi spezzati, vele
lacerate, imbarcazioni in balia della
furia dei venti. averti t (= sese
avertit) vira, si rivolta . dat =
obicit, offert. latus : sintende della
nave (sogg. prora). insequi tur...
mons = si rovescia (sulla nave) con
tutta la sua mole unerta montagna
dacqua . cumulo : abl. strumen
tale.
106-112. Hi . .. his : dopo le cose,
gli uomini : quelli che formano lequi
paggio delle navi, gli eroi, tutti in
preda al pericolo di morte. summo
in fluctu : singol. collettivo, in ant
tesi con terram inter fluctus. pendent
= galleggiano sospesi sui flutti.
dehiscens = spalancandosi ; de-
106 P. VIRGILIO MARONE
terram inter fluctus aperit, furit aestus harenis.
Tris Notus abreptas in saxa latentia torquet,
(saxa, vocant Itali mediis quae in fluctibus Aras,
dorsum immane mari summo), tris Eurus ab alto 110
in brevia et syrtis urguet (miserabile visu)
inliditque vadis atque aggere cingit harenae.
Unam, quae Lycios fidumque vehebat Oronten,
ipsius ante oculos ingns a vertice pontus
i n puppim ferit: excutitur pronusque magister 115
volvitur in caput ; ast illam ter fluctus ibidem
vale, specialmente, in fondo ed
indica movimento dallalto in basso.
terram : qui propriamente i l fondo
del mare. fl uctus : parola tema
ti ca in questa grandiosa descrizione
della tempesta, perci ripetuta qui ad
ogni momento. apri t = mette
a nudo, lascia vedere . furit...
hareni s = il ribollimento infuria fin
nelle sabbie del fondo . aestus :
propriam. calore e quindi ribol
limento come effetto di calore, in
rapporto al mare in tempesta.
T ri s (= tres, sott. naves) ; le navi
di Enea erano venti : ne rimarranno
superstiti solo sette. abreptas
(part. congiunto)... torquet : intendi :
abripit {naves) et torquet = investe
e scaraventa . i n saxa l atenti a =
contro scogli nascosti, invisibili
per laccavallarsi dei marosi. saxa :
costr.: quae saxa mediis in fluctibus
(latentia) It ali vocant (= appellant)
Aras = scogli, che gli I tali, ecc. .
dorsum, etc.: la relativa appositiva
del v. 109 precisava il loro nome ita
lico, questal tra apposizione ne rileva
l a qualit e ne definisce meglio lo
sfondo : quae saxa sunt quasi dorsum
elatum ex superficie undarum. ab
al to : cio mari. i n brevi a et Syr
ti s : in brevia Syrtium = nei bassifondi
delle Sirti , cio le secche della Pic
cola Sirte (o Golfo di Gabes) ; altri
invece i ntende syrtis ( = syrtes) per
nome comune e traduce : nei bassi
fondi e nelle secche . urguet
(= urget) = sospinge, getta le tris
(naves). visu : il supino in - suole
accompagnarsi ad alcuni aggettivi,
compreso miserabilis miserevole,
miserando . inlidit = (le) sbatte
scompaginandole. vadis = in vada ;
il dat. poetico di moto a luogo pre
senta gi leffetto di tal movimento.
cingit : con uggire del linguaggio
militare e sa di assedio vero e pro
prio : le navi restano come imprigio
nate nella sabbia.
113-117. fidum = leale . Oron
ten : accus. alla greca ; era capo dei
Licii. ipsius : cio di Enea ; il pro
nome dattilico nella forma (la i
breve per sistole). a vertice : l espres
sione vale dallalto della grande
distesa arcuata del mare. ingens
pontus = unenorme ondata .
in puppim ferit = colpisce a poppa
la nave. excutitur... volvitur :
hanno per sogg. comune magister =
sbalzato fuori viene il pilota e a
capo fitto ruzzola in gi . - ast :
particella invariabile, avente gi valore
aggiuntivo in frasi ipotetiche e poi
diventata simile ad at. i l l a m :
riprende unam (v. 113), la nave di
Oronte. ter : va con agens, men
tre ibidem con torquet, e circum defi
nisce pure agens = ma il flutto
la turbina, facendola girare per tre
L* ENEIDE
107
torquet agens circum et rapjdus vorat aequore vertex.
Apparent rari nantes in gurgite vasto,
arma virum tabulaeque et Troia gaza per undas.
Iam validam Ilionei navem, iam fortis Achatae 120
et qua vectus Abas et qua grandaevos Aletes,
vicit hiemps ; laxis laterum compagibus omnes
accipiunt inimicum imbrem rimisque fatiscunt.
Interea magno misceri murmure pontum
emissamque hiemem sensit Neptunus et imis 125
volte . rapidus... vertex = e il
vortice nella sua rapina 1inghiotte
nellacqua ; rapidus : predicativo,
di senso attivo, di vorat. aequore :
abi. strumentale, dello stesso vorat.
118-123. Apparent = si scorgono,
spuntano . rari : con valore pre
dicativo ( sparsi qua e l ) del
participio sostantivato nantes, i nau
fraghi . - in gurgite vasto = tra
i vasti gorghi tempestosi ; verso mira
bile, lapidario, diventato proverbiale.
arma : sintendano esattamente gli
elmi di cuoio e gli scudi, facilmente
galleggianti sul mare, degli infelici
eroi (virum = virorum). tabulae:
i rottami di legno : assi e traverse,
di cui si componevano le navi.
Troia : parola trisillabica, di conio
e prosodia greci ; aggettivo del sing.
costante e collettivo gaza, indicante
la stanza del tesoro del re per
siano = oggetti preziosi portati via
da Troia . per undas : fa vedere
tutto ci posto in bala delle onde,
fatto passare dalluna allaltra. vali
dam = robusta , con valore con
cessivo. Il ionei : con sinizsi di
-ei : uno dei capi della flotta troiana.
fortis Achatae : sott. navem ; Acte
inseparabile e degno compagno di
Enea. et qua = et (eam navem)
qua vectus : sott. erat, per Enea che,
purtroppo, lo considera gi vittima
del naufragio. Abas (genit. Aban
tis) : altro compagno di Enea. gran-
daevs : grandis natu, senex. Ale
tes : nome proprio di timo greco :
il V iandante . vicit hiemps =
la tempesta gi riuscita a sopraf
fare : la collocazione iniziale del
verbo, il suo tempo perfetto, la pospo
sizione e personificazione di hiemps
dicono trionfo rapido, completo, defi
nitivo ; in hiemps il -p- eufonico
ed epentetico e si trova solo nel nomi
nativo. laxis : col valore di laxa
tis = attraverso le compagini dei
fianchi sconquassate . - omnes :
sott. naves. inimicum... accipiunt =
fanno rovinosamente acqua (Iet
terai. accolgono londa rovinosa ).
rimis : ablat. di causa = per le
falle . fatiscunt : nel senso di sol
vuntur si aprono, si sfasciano ;
di qui fatiscente , nel senso di
crollante , che tutto crepe .
124-127 : Interea : particella spesso
di passaggio da una scena allaltra :
qui dalla tempesta alla bonaccia,
fatta ritornare da Nettuno sul mare
sconvolto. magno... murmure : ablat.
di modo opp. di causa = con grande
fragore . miscri : infin. ogget
tivo mediale (non passivo), che ha
per sogg. pontum, retto da sensit del
v. seg. = si accorse che il mare
era sconvolto . emissam : sott.
esse, come poi refusa (esse) del v. seg. =
e che era stata scatenata una tem
pesta . imis... vadis : uno dei
tanti ablativi poetici virgiliani con
funzioni espressive molteplici inde-
108 P. VIRGILIO MARONE
stagna refusa vadis, graviter commotus ; et alto
prospiciens summa placidum caput extulit unda.
Disiectam Aeneae toto videt aequore classem,
fluctibus oppressos Troas caelique ruina.
Nec latuere doli fratrem Iunonis et irae. 130
Eurum ad se Zephyrumque vocat, dehinc talia fatur :
Tantane vos generis tenuit fiducia vestri ?
iam caelum terramque meo sine numine, venti,
miscere et tantas audetis tollere moles ?
Quos ego . . . ! sed motos praestat componere fluctus. 135
terminate. stagna refusa (esse) =
e che il fondo del mare era stato
rimescolato . gravi ter commo
tus = con suo grave turbamento.
ait : pu valere per altum, opp. in
altum, in relazione a prospiciens =
spingendo in alto (cio sulla super
ficie del mare ) lo sguardo .
summa... unda = trasse placido il
capo fuori dallonda ; extlit : qui
da effero. L atteggiamento del dio,
sdegnato nellintimo, ma sereno nel
vlto, quello degno dun immortale ;
si noti comunque l accostamento di
summa a placidum (si sente ormai pros
sima la fine della tempesta : summa...
unda fa vedere gi il mare chetato nella
distesa delle acque e rifinisce la vi
sione di quel vlto placido, che emerge
a fior dellonda).
128. Disiectam... clas sem=( vede)
dispersa (part. cong.) la flotta dEnea
su tutto il mare ; il primo quadro
della cupa visione. fluctibus op
pressos = e oppressi dai flutti del
mare i Troiani e dagli elementi del
cielo scatenati .
130-131. fratrem: Nettuno fra
tello di Giunone = che le fra
tello . doli et irae : bene l Al-
bini le insidiose ire ; noi diremmo
il colpo mancino . Eurum...
Zephyrumque : venti di Est e di
Ovest, per dire tutti ad un tempo
i venti. vocat = fa chiamare .
dehinc : monosillabo per sinizsi.
132-135. Tantane : apre con forte
accento di meraviglia e di sdegno
il breve discorso, del dio = vi prese
forse (tenuit) un s smisurato... ;
la domanda interrogativo-esclama
tiva. fiducia = eccessiva confi
denza . generis... vestri? = della
vostra discendenza divina? . I venti
erano figli di Eos (lAurora) e del
titano Astro ; i T itani poi erano
nemici dei Numi, ma Nettuno non
sente n mostra nessun rispetto verso
siffatta dignit. caelum... terram
que : con miscere suscita unidea di
sconfinata vastit e grandezza.
meo sine numine = sine meo numine
(anstrofe) = senza il mio consenso ;
parola augusta, passata ad indicare,
addirittura, la divinit (Nume).
venti = (voi, semplici) venti ;
predicato vocativo del soggetto.
mol es = masse dacqua. tan
tas : ripresa, con altro riferimento
per, del Iantine iniziale. audtis :
presente, che fa sentire la colpa
come persistente e immanente.
Quos ego... ! : il relativo si riferisce
al soggetto di audtis, ed equivale a vos
quidem ; sottintndi un verbo di pena
come ulciscar, poena afficiam o pu
niam. Sbito dopo il dio cambia tono
e parla, come fra se stesso. praestat :
impersonale = meglio , seguito
dallinfinito soggettivo componere nel
senso di rimettere in ordine, ab
bonacciare .
L ENEIDE 109
Post mihi non simili poena commissa luetis.
Maturate fugam regique haec dicite vestro :
non illi imperium pelagi saevomque tridentem,
sed mihi sorte datum. Tenet ille immania saxa,
vestras, Eure, domos ; illa se iactet in aula 140
Aeolus et clauso ventorum carcere regnet .
Sic ait et dicto citius tumida aequora placat
collectasque fugat nubes solemque reducit.
136-141. Post (= postea) = poi, in
sguito . non si mi li = con una
punizione {poena) tuttaltro che cos
lieve , come la mia presente ripren
sione. commissa : neutro plurale,
alquanto generico. M aturate : con
l evidente valore transitivo di celerate,
properate = affrettate . fugam :
addirittura, e non profectionem ve
stram, dice il dio. regi... vestro :
olo. haec : prolettico dellinfini-
tiva seguente. imperi um pelagi...
tri dentem : si notino imperium, non
regnum ; pelagi non maris ( un genit,
oggettivo) ; saevom (= saevum), nel
senso di terribile, potente , a per
sonificare il tridente, simbolo della
dominatrice potenza del dio. sorte...
datum = ma a me tocc in sorte .
tenet = egli ha il dominio ;
il verbo indica un possesso ed un
dominio incontrastati. immania
saxa : nota di disprezzo per la regai
sede di olo. Eure : nomina un
solo vento, intendendoli tutti, come
fa capire il plurale vestras domos.
illa... in aula : con forte irrisione.
se iactet = si pavoneggi pure .
clauso... carcere : ablat. locativo, forse
anche assoluto con valore concessivo.
142-143. ait : normalmente di uso
poetico, inquii prosastico, dicto
citius = in men che non si dica .
tumida = in burrasca ; ora le ac
que si ridistendpno uguali (aequora
da aequus). placat : dapprima si
placa il mare, poi il cielo. collec
tas = (gi) addensate ; con fugai
serba uneco del linguaggio di lotta
e di guerra. reducit s nel senso
di fa tornare a splendere .
110 P. VIRGILIO MARONE
CANTO SECONDO
A r g o men t o
Enea, invitato da Didone, narra (nei canti II e I I I del poema)
gli eventi occorsi ai Troiani durante la caduta della citt e nelle
successive peregrinazioni per terra e per mare. II racconto prende
la mossa dal giorno che precedette la rovina. Stanchi ed affranti
dai lunghi dieci anni di guerra, i Troiani si lasciano ingannare
dalla gigantesca costruzione di un cavallo di legno, che i Greci
dicevano di lasciare sul lido come dono a Minerva per il ritorno.
Vano riusc allinsensata cecit dei Troiani il coraggioso inter
vento di Laocoonte : vincono le astuzie del fraudolento Sinone
e il cavallo viene introdotto nella citt.
Di notte, mentre tutti dormono, i combattenti greci escono
da l cavallo, e, daccordo colla flotta salpata da Tnedo, mettono
a ferro e fuoco l intera citt. Enea, in sogno, viene ammonito da
Ettore a salvare s, la famiglia e i penati. Dopo aver tentato qual
che resistenza, saputo che la reggia era stata occupata e che Priamo
era stato ucciso dal figlio di Achille, col vecchio padre e il figlio
letto Ascanio ed altri superstiti alla strage, ma senza la moglie
Gresa, che aveva test smarrita, si dirige verso il monte Ida a pre
parare la fatale partenza per gli ignoti lidi dellOccidente. Questo
II canto, pur con le sue inevitabili deflessioni e limitazioni, uno
dei pi belli dell 'Eneide, dove la poesia tocca spesso il sublime
e il tono epico tende a diventare lirico, elegiaco e drammatico.
L A OCOONTE E I L CAVAL L O
(I I , 40-56)
questo uno dei pi noti episodi del secondo canto ; esso, assieme
a quello di Sinone, si innesta nella leggenda del cavallo di legno, escogita
zione ed inganno degli astuti Greci, che, non essendo riusciti a piegar Troia
con la forza, la vincono con lastuzia e con la frode. Nella redazione vir
giliana esso ha una sua fisionoma ed una sua linearit. Laocoonte,fratello
di Anchise (o figlio di Priamo, secondo altre fonti) e sacerdote di Nettuno,
appare sulla scena quando incerti e discordi sono i Troiani circa la sorte
l e n e i d e
111
da dare allenorme cavallo : se introdurlo, qual dono di Minerva, entro
la citt e collocarlo sulla rocca, oppure distruggerlo e precipitarlo nel mare,
perch sospetto di insidie e di inganni. Laocoonte interviene a favore di questa
tesi, rimprovera acerbamente la cieca follia dei suoi cittadini e scaglia furi
bondo lasta contro il fianco del cavallo. Punizione immediata, che fa credere
sacrilego il suo gesto : due serpenti, movendo da Tnedo, sul mare, pun
tano difilati contro Laocoonte, mentre compie un rito sacrificale, e, dopo aver
fatto scempio di lui e di due suoi figliuoli-, corrono a nascondersi sotto
lo scudo di Minerva, sulla rocca. Qjiesto terrificante prodigio, sopraggiunto
inaspettatamente a confermare le blande insinuazioni dello spergiuro Sinone,
che aveva affermato essere il cavallo un dono propiziatorio, offerto dai
Greci a Minerva, vince definitivamente lestrema resistenza dei Troiani,
che aprono festanti le porte ed accolgono il dono fatale entro le mura.
Primus ibi ante omnis, magna comitante caterva, 40
Laocoon ardens summa decurrit ab arce
et procul : O miseri, quae tanta insania, cives ?
creditis avectos hostis aut ulla putatis
dona carere dolis Danaum ? sic notus Ulixes ?
Aut hoc inclusi ligno occultantur Achivi, 45
aut haec in nostros fabricatast machina muros,
40-42. Primus... ante omni s (= om
nes) : Primo, innanzi a tutti ;
L aocoonte procede alla testa di un
gran sguito di cittadini, essendo uno
dei capi (princeps) del suo popolo.
ibi = allora , con valre tempo
rale. magna... caterva = accom
pagnato (comitante da comitor : propr.=
accompagnandolo ) da una grande
turba di cittadini ; l espressione un
abl. assoluto. ardens : sott. ira :
predicativo di decurrit. decurrit =
si precipita gi dallalto della
rocca (summa ab arce) di Pergamo,
dove forse egli aveva la casa e donde
si apriva la visione verso il lido.
Di qui quel suo precipitarsi sdegnoso,
quel ?uo gridar di lontano : mosse, gesti
e voce di chi consapevole e responsa
bile della gravit del caso. procul =
ancor di lontano , sott. clamat
grida, urla . O mi seri = infe
lices, per quel che stanno per com
mettere. insania : sott, vobis est
o in vobis inest = qual si grande
follia ( la vostra) ? .
43-44. creditis : senza lenclitica
-ne come nelle domande rapide ed
affannose. avectos : sott. esse, di
senso mediale ; a ve hi indica il par
tire per nave . hostis : accus.
sogg. dellinfinitiva. dona : va con
Danaum = Danaorum. sic = cos
poco , detto con forte intonazione
ironica. notus : sott. vobis est.
Ulixes : leroe astuto ed inganne
vole, per eccellenza, e in Virgilio
sempre presentato come macchinatore
di inganni ; la frase diventata pro
verbio.
45-49. hoc... li gno : in senso dispre
giativo per equo ; abl. strumentale,
opp. locativo di uso poetico. occul
tantur : con valore mediale ; il verbo
implica nascondimento e silenzio.
i n nostros... muros = (a spiare)
dentro le nostre mura . fabri
cata est : qui passivo. inspec-
112 P. VIRGILIO MARONE
inspectura domos venturaque desuper urbi,
aut aliquis latet error : equo ne credite, Teucri.
Quidquid id est, timeo Danaos et dona ferentis .
Sic fatus validis ingentem viribus hastam 50
in latus inque feri curvam compagibus alvom
contorsit. Stetit illa tremens, uteroque recusso
insonuere cavae gemitumque dedere cavernae.
Et si fata deum, si mens 'non laeva fuisset,
impulerat ferro Argolicas foedare latebras 55
Troiaque nunc staret, Priamique arx alta maneres.
tura, etc. : con valore intenzionale =
per esplorare l interno delle nostre
case e per piombare dallalto sulla
citt , agevolando ai nemici la sca
lata alle mura. aliquis : nel suo
valore pi antico = qualche altro
(alius + quis). error = fr aus, do
lus = inganno . ne credite =
ne credideritis ; forma dimperat. poe
tico e familiare. Quidquid id
est : checch sia ci ; ma id
detto in senso fortemente indicativo
e dispregiativo insieme. et = an
che (quando) ; persino . feren
tis = ferentes, con valore concessivo.
dona: plurale, per il riferimento a
tutti i Troiani ; uno dei versi dive
nuti sentenze o proverbi.
50-53. fatus : partic. da for, fari.
val i di s... vi ri bus (= magna vi)
= con grande forza . i n l a
tus, etc. =x contro il fianco e il ven
tre ricurvo di giunture dellanimale;
alvom (= alvum) : propr. l a pan
cia grande e cavernosa ; f e r i : vale
qui animale mostruoso. i n
que : anzich alvumque ; % piuttosto
poetico e in ripetuto sottolinea la
potenza del gesto di L aocoonte ;
curvam compagibus : nesso allittera-
tivo, esso pure usato per indicare la
mostruosit delle proporzioni del ca
vallo ; nota la minuziosit della de
scrizione. contorsi t = la sca
gli , dopo averla fatta roteare (con
torqueo) in aria. Stetit... tremens
infissa rest oscillando . uteroque
recusso : ahi. assol. di valore cau
sale = <<nel ventre fatto rintronare ,
oppure alla scossa del ventre .
insonuere... cavernae = risuonarono
le cavit tenebrose e mandarono un
cupo rimbombo : verso di efficace
armonia imitativa.
54-56. si fata deum ( = deorum) :
sott. non laeva fuissent : laeva perci
predicato sia di f a t a sia di rnens,
ma in ordine a fa t a vale avversi,
sinistri , mentre con mens significa
maldestra, malaccorta, stolta .
impulerat : sott. nos = avrebbe in
dtto ; un periodo ipotetico misto
con impulerat al posto di impulisset.
foedare : infinito di tipo poetico dopo
impello, su analogia di cogo. I l verbo
vale qui fare a pezzi , riducendo
il cavallo ad una massa informe di
assi e di tavole. latebras : non
latbras, per la positio fortis. - nunc =
etiamnunc, detto con rimpianto vivis
simo. staret = si reggerebbe, sta
rebbe in piedi , alta e potente.
manres : riprende lidea e limma
gine di staret, nel forte colorito del
lapostrofe =* e tu, rocca di Priamo,
alta rimarresti . Nota il passaggio
dalla terza persona (staret) alla se
conda (maneres) : alla fase narrativa
succede lapostrofe.
l e n e i d e 113
SI NONE DAVANTI A PRI A MO
(I I , 67-75)
S i osservava d i a n z i che l ' e p i s o d i o del greco Sinone s i innes ta in quello
d i Laocoonte, divi dendolo in due p a r t i e f o r m a n d o con queste, p e r cos dire,
i l secondo atto del dramma. Es s o comprende 141 v e r s i { 5 7 - 1 9 8 ) , s p i e g a t i
i n un racconto lungo, abilmente s o s p i r a t o , contesto d i lam e nte v ol i reticenze,
e a rt icol ato in tre d iver se p a r t , corr is p o n d e n t i a i tre d i v e r s i momenti della
p i e t o s a vicenda della sua ingannevole s t o r i a , e, d i conseguenza, a i tr e d i v e r s i
s t a t i d'animo deg li a scol tat ori. Mella p r i m a p a r t e Sinone narra i p r ece
d e n ti della i n i m i c i z i a t r a l u i ed U l i s s e , causa dell a sua sventura ( v v . 6 9-
1 0 4 ) , suscitando c u r i o s it e stupore nei T r o i a n i ; nella seconda i l trionfo
d e ll a p e r f i d i a d i U l i s s e , l a p r o p r i a condanna a morte e p o i l' avventu
rosa f u g a { vv. 1 0 5 - 1 4 4 ) , toccando l a commiserazione e l a p i e t d e i p r e
se nt i ; nella ter za, su ri c h ie s t a d i P r i a m o , r i v e la i l segreto della costru
z i one e dell'offerta v o t i v a del cavallo a M i n e r v a da p a r t e d e i Greci, p i e
gando definitivamente g l i a n im i a l perdono verso d i l u i e all'unanime deci
sione d i accogliere i l cavallo entro le mura : un p i a n o abilmente s t u d ia t o ,
astutamente condotto, pienamente riuscito.
Namque ut conspectu in medio turbatus inermis
constitit atque oculis Phrygia agmina circumspexit :
Heu quae nunc tellus inquit, quae me aequora possunt
accipere ? aut quid iam misero mihi denique restat ? 70
cui neque apud Danaos usquam locus, et super ipsi
67-68. ut : temporale. conspectu
i n medi o = davanti, sotto gli occhi
di tutti . turbatus : solo in appa
renza ; soggetto Sinne. i ner
mi s i di fronte ai Troiani presenti,
numerosi e tutti armati, L aocoonte
compreso. consti ti t (da consisto) :
forma verbale indicante arresto istan
taneo ; si noti il rapido dattilo ini
ziale. Phrygi a = Troiana : in quanto
i Frigi erano alleati dei Troiani ;
la Frigia era assai ampia e il suo
nome poteva anche indicare la Trade.
69-72. tellus : poetico e sacro per
terra ; questa era occupata dai Troiani,
il mare invece (aequora) dai Greci ;
qui sono entrambi personificati.
inquit : solennemente posto in mezzo
alle due domande, al centro esatto
del verso. iam... denique = or
mai . cui = mihi, cui. neque :
correlativo asimmetrico di et. locus :
sott. est, datur ; locus vale ricovero,
rifugio ; et : si aggiunga a quo,
opp. quem {posco pu stare con due
accusativi). super (avv. = ins-
8
114
P. VIRGILIO MARONE
Dardanidae infensi poenas cum sanguine poscunt \
Quo gemitu conversi animi compressus et omnis
impetus. Hortamur fari, quo sanguine cretus
quid ve ferat, memoret quae sit fiducia capto. 75
per) = per di pi . ipsi : rile
vato dalla collocazione : proprio i
Troiani (Dardanidae, forma patroni
mica) non dovrebbero farsi riguardo
di uccidermi, essendo nemici miei
legittimi (infensi = da nemici).
poenas cum sangui ne = una ven
detta sanguinosa per i mali subiti
da noi Greci.
73-75. conversi : sott. sunt, volgen
dosi dallira ostile alla curiosit bene
vola. compressus et : togliendo
liprbato, avremmo et compressus est.
- Hortamur fari : linfinito sta al
posto di ut e congiuntivo. san
guine : qui stirpe . cretus s sott.
sit, (da cresco) ; cretus natus. ferat :
interr. indiretta. memoret : sott. ut
collegato ad hortamur. quae...
capto = quanto poca fiducia sia ad
un prigioniero cio si debba accor
dare ad un prigioniero.
l ' e n e i d e
115
L A M ORTE DI L A OCOONTE
(I I , 199-245)
Conosciamo g i l'antefatto, d i questo doloroso epilogo del dramma, che
vede p a d r e e f i g l i accomunati t r a le st esse s p i r e d i morte : g r u p p o stu
pe n d o , s t a tu a r i o , che conosce tut te le r i fini tur e dell'ar te v i r g i l i a n a e raccoglie
l e voci della sua commossa umanit, scena lugubre e r a ccapr icci ant e, che
Enea va ripensando e rivivendo t r a l' orror e e lo s pavento d e i su o i ascol
ta t o r i .
E d in v e r i t un f a t t o umanamente i n s p ie g a b i le che un uomo f o n d a
mentalmente g i u s t o , espr essione d i s aggez za e d i amor p a t r i o , un p r i n c i p e ,
un eroe, un sacerdote, veda ricadere su se stesso, s u i f i g l i e s u l p o p o lo tutto
d i T r o i a le conseguenze d i quel colpo ass estato a i f i a n c h i del cavallo, che
doveva svelare invece l a f r o d e d e i nemici e segnare l a f i n e d e i condottieri
d e i Greci. M a in ballo la volont deg li d i a s p i e g a r l' enigma. Se i l
destino aveva detto Enea , se l a mente non f o s s e r o s t a t i a v v e r s i . . .
(z>. 54) : anche i l destino ( i fata deum !} e l a t r a g e d ia d i v i n a s'incarnano
in Laocoonte, come l'umana in Sinone. Laocoonte vede e s a l i n s i d i a
d i S i mine, e contrasta, ignaro, i l volere d e i celesti su T r o i a . . . Solo
i l sopr avvento div i n o , che p o i non manca mai nei g r a n d i momenti del-
ZEneide, travolge senza eccezione i T r o i a n i : allora, s, erompe unanime
e p r e c i p i t o s a l azione, che sembrava r i s ta g n a t a , e i l cavallo introdotto . . .
E cosi s ugl i i n t r i g h i e le f r o d i d i un greco, i l genio della si mul azione, sulla
im pert urbata tenacia d un troiano, i l genio della s aggez za eroica, trionfano
g l ' i n v i n c i b i l i decreti d i v i n i (Funai ol i ).
Hic aliud maius miseris multoque tremendum
obicitur magis atque inprovida pectora turbat. 200
199-200. Hic = a questo punto .
ali ud = un altro spettacolo,
evento . maius = pi tremendo,
straordinario ; nota la paurosa serie
allitterante con miseris multoque tre
mendum... magis; ed ordina la frase:
et multo magis tremendum ; tremendus,
come gerundivo, ammette un com
parativo di forma perifrastica : ma
gis tr. mi seri s : sott. Troianis o
nobis. obicitur : con valore mediale
= <i si presenta, si offre e include
l idea di repentinit . inprovida :
non incauti , ma piuttosto impre
videnti , in quanto non se laspetta
vano . pectora turbat = scon
volge le menti ; turbat chiude il verso
in ' bel contrasto simmetrico collini
ziale obicitur.
116 P. VIRGILIO MARONE
Laocoon, ductus Neptuno sorte sacerdos,
sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras.
Ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta
(horresco referens) immensis orbibus angues
incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt ; 205
pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque
sanguineae superant undas, pars cetera pontum
pone legit sinuatque immensa volumine terga.
Fit sonitus spumante salo ; iamque arva tenebant
201-202. ductus... sacerdos = trat
to in sorte a sacerdote , dove sacerdos
predicativo di ductus. Morto il sacer
dote addetto al tempio di Nettuno,
gli fu sostituito, in tal caso, per sor
teggio (sorte), L aocoonte, che era
invece sacerdote regolare del tempio
di Apollo ; questo sorgeva sullacro
poli di Troia, donde labbiamo visto
scendere di corsa al v. 41. I l pre
sente sacrificio avviene presso il mare,
di cui dio Nettuno, forse allo scopo
di ringraziare questo dio per la libe
razione test avvenuta. Neptuno :
dat. di destinazione = per un sacri
ficio a Nettuno . ' sollemnis...
ad aras = presso laltare consueto ,
in cui si facevano tali sacrificii, fuori
della citt, prima della guerra con
tro i Greci ; aras plur. con sollem
nis (= sollemnes : da soliuse e annus).
203-208. Ecce autem = quandec-
co ; maniera frequente per richia
mare l attenzione su un fatto che
interviene inaspettatamente. g e
mini : non vale il semplice duo, ma
indica due accoppiati, pari pari ,
in coppia, due . a Tendo :
a col nome di piccola isola indica la
provenienza, il punto di partenza ;
Tenedo unisoletta antistante alla
Trade e domina lingresso allEl-
lesponto. tranqui l l a per alta =
attraverso lalto (che vale anche
profondo ) mare tranquillo ; erano
perci visibilissimi ; pi usato il singol.
col sostantivato altum. horresco =
mi vengono i brividi . immensis
orbibus = dalle smisurate spire ,
se abl. di qualit da unire ad angues ;
con immense volte, mosse ondeg
gianti , se ablat. strumentale da
unire con incumbunt. Si tratta di pro
digiosi serpenti dacqua, non ulte
riormente voluti definire. pari ter =
di conserva . quorum : pospo
sto a pectora, per iprbato. arrecta :
partic. da arrigo = erti . iubae
que sangui neae = le creste di color
sangue (rosse) ; era opinione degli
antichi che i serpenti, specie se marini,
avessero le creste. pars cetera =
il resto del (loro) corpo ; in pars
toma lallitterazione del p rispetto
a pontum e a pone; avverbio ( dietro )
da mettere in relazione con pectora
e con iubae. l egi t = sfiora ;
il contrario di superant = sover
chiano, sovrastano . si nuatque...
terga: togliendo lipllage abbiamo
et sinuat immenso volumine terga
incurva le sue vertebre in volte,
in spire smisurate ; volumine abla
tivo modale.
209-211. Fit sonitus : Si avverte
uno scroscio , opp. con senso pas
sivo : si ingenera, si produce .
spumante salo : ablat. assol. cau
sale ed allitterativo, chiuso fra due
cesure forti ; salum il mare, in
quanto agitato, pi che salato.
arva : qui = il (terreno del) lido .
tenebant = stavano raggiungendo .
l e n e i d e 117
ardentisque oculos suffecti sanguine et igni 210
sibila lambebant linguis vibrantibus ora.
Diffugimus visu exangues. Illi agmine certo
Laocoonta petunt. Et primum parva duorum
corpora natorum serpens amplexus uterque
implicat et miseros morsu depascitur artus; 215
post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem
corripiunt spirisque ligant ingentibus, et iam
bis medium amplexi, bis collo squamea circum
terga dati superant capite et cervicibus altis.
Ille simul manibus tendit divellere nodos, 220
perfusus sanie vittas atroque veneno ;
ardentis... oculos : va con suffecti ( =
infecti) tinti, iniettati ed accus.
di relazione ; sanguine et igni dice
il rosso e ardente colore proprio di
chi in preda allira. sibila :
aggettivo di forma rara che, col suo
sostantivo ora, costituisce loggetto di
lambebant ed investe il verso intero =
le bocche sibilanti, fischiami .
212-213. Diffugimus : presente di
istantaneit : dis- indica le varie dire
zioni in cui i Troiani si disperdono
fuggendo. visu = a quello spet
tacolo . exsangues = sbianca
tici . agmine certo = con dire
zione di marcia sicura, difilati ;
agmen da agere e dice la colonna
marciante ma anche la direzione
presa da questa. Laocoonta : accus.
di tipo greco. petunt = si diri
gono, si avventano su . duo-
rum : i due figlioletti innocenti, che
forse erano l come ministri del padre
per il sacrificio del toro.
214-215. a m p l e x u s . . . implicat =
avvinghiando... vi si avviluppa .
morsu... artus = a morsi fanno scem
pio delle misere membra ; altri
rende, meno bene, divorano con
morsi... .
216-219. ipsum: il sacerdote e pa
dre di essi, L aocoonte. auxilio :
dat. di scopo ; sott. iis. spiris =
nodis. bis medium amplexi =
pur dopo averlo cinto ben due
volte a mezzo il corpo ; medium
predicativo di eum sottinteso. collo :
va con circumdati, staccato per tmesi
a scopo descrittivo = pur dopo essersi
attorti ben due volte al suo collo col
loro dorso squamoso . superant :
sott. eum = lo sovrastano ; supero
per fu dapprima intransitivo : so
pravanzare, star sopra, sporgere al
di sopra . capite, ecc. : ablat. di
misura o di relazione. Quel che qui
pi commuove quel disperato inter
vento del padre, che non pi ministro
del rito ma protettore e difensore dei
figli si sente ; e poi anche lui avvin
ghiato coi figli. Viene subito a mente
il famoso gruppo marmoreo del Mu
seo Vaticano, e l stesso si rivede lo
sforzo disperato del padre per strap
pare se stesso e le sue creature dalle
strette dei serpenti.
220-224. simul : correlativo al suc
cessivo ; perci = mentre si sforza
(tendit sta per contendit ed ha l infi
nito normale proprio di questo suo
composto) di rompere, di far saltare
le spire (nodos, in quanto lo avvilup
pano sempre pi strettamente)..., in
nalza fino al cielo urla spaventevoli .
perfusus... veneno = cosparso
le sacre bende (sacerdotali) di bava
e di nero veleno ; vittas accus. di
relazione con perfusus e sanie propr.
118 P. VIRGILIO MARONE
clamores simul horrendos ad sidera tollit,
qualis mugitus, fugit cum saucius aram
taurus et incertam excussit cervice securim.
At gemini lapsu delubra ad summa dracones 225
effugiunt saevaeque petunt Tritonidis arcem
sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur.
Tum vero tremefacta novos per pectora cunctis
insinuat pavor, et scelus expendisse merentem
Laocoonta ferunt, sacrum qui cuspide robur 230
laeserit et tergo sceleratam intorserit hastam.
Ducendum ad sedes simulacrum orandaque divae
numina conclamant.
Dividimus muros et moenia pandimus urbis.
Accingunt omnes operi pedibusque rotarum 235
il sangue commisto a bava pesti
lenziale (atro veneno). qualis mu
gitus = quali (sono i) muggiti (che)
innalza, emette ; tollit sottinteso,
facilmente ricavabile dal v. prece
dente. ffigit cum : cum forma ipr
bato ; f g i t perf. gnomico, frequente
nelle similitudini. saucius : pro
priamente vale crivellato, coperto
di colpi . et... excussit = dopo
avere scossa dal suo collo la scure
non bene saputa calare, vibrare ;
il che personifica la securis.
225-227. At = ma intanto .
lapsu : va con effugiunt col loro
avanzare strisciando riescono a rifu
giarsi . delubra ad summa =
sulla sommit della rocca ; il nesso
viene tosto precisato da arcem, legato
per con petunt = si dirigono verso .
Tritonidis : epiteto di Minerva,
detta anche Tritogenia ; entrambe le
denominazioni sono oscure per noi.
deae : intendasi = della statua della
dea . c l i p e i sub orbe = sotto ,
cio dietro il cerchio dello scudo
rotondo. teguntur : mediale = si
nascondono .
228-231. T um vero, ecc.: costrui
sci : tum vero ( allora s che ) pavor
novus ( di nuovo genere ) insinuat
(se) per pectora tremefacta cunctorum
(= cunctis, dat. energicus, appoggiato
cio al verbo insinuat). scelus : per
scelerum poenas. merentem : sen
timento dei Troiani, i quali dicevano
di L aocoonte : Ben gli sta , perch
ritenevano sacrilego il gesto compiuto
(Ma ggi ). ferunt = dicono, van
ripetendo . qui : con valore cau
sale, perci col perf. cong., laeserit.
robur : metonimia = equum ligneum ;
il fatto a cui si allude quello dei
vv. 50-51. tergo : per corpori.
scel eratam : detto dellhasta, anzich
di colui che laveva vibrata, seppur
sacerdote. i ntorseri t : un altro
cong. subordinato causale (da intorqueo).
232-234. Ducendum : sott. esse, come
con oranda (= exoranda). ad sedes :
sott. deae o Palladis deae, cio Minerva.
divae numina : espressione astratta
anzich la concreta, che preferiamo
noi = la potente dea . concla
mant = gridano ad una voce .
Dividimus = apriamo tosto una
breccia nelle . moenia... urbis =
= e mettiamo allo scoperto la cinta
fortificata .
235-239. Accingunt : intransitivo,
con valore mediale, sott. se ; anche
noi si accingono allopera (operi)
tosto descritta. pedibus = alle
zampe del cavallo. rotarum...
L ENEIDE 119
subiciunt lapsus et stuppea vincula collo
intendunt. Scandit fatalis machina muros
feta armis. Pueri circum innuptaeque puellae
sacra canunt funemque manu contingere gaudent.
Illa subit mediaeque minans inlabitur urbi. 240
O patria, o divom domus Ilium et incluta bello
moenia Dardanidum ! quater ipso in limine portae
substitit atque utero sonitum quater arma dedere :
instamus tamen immemores caecique furore
et monstrum infelix sacrata sistimus arce. 245
lapsus : equivale a rotas labentes, quin
di veri e propri rulli scorrevoli .
stuppea vincula : descrive la natura
{stuppea) e la funzione {vincula) dei
cnapi , ad un tempo. collo :
cio del cavallo. i ntendunt : nel-
V intendere c anche l idea del tirare,
trascinare con sforzo . Scandit,
ecc. = ascende , sale su .
muros : propriamente le macerie del
muro fatto diroccare . feta atmi s :
metafora doppiamente umana e per
il predicativo ft a (= piena, ma propr.
gravida ) e per il valore di armis
guerrieri armati . circum : av
verbio. innuptaeque : laggiunta
rileva l innocenza rituale dei parte
cipanti, tra cui spiccano i pueri.
sacra canunt : sott. carmina = inni .
conti ngere : linfinito con gaudeo
della poesia. gaudent = si allie
tano, fanno a gara : tragica ironia !
240-245. Illa : int. machina.
subit = si avanza . minans =
sporgendo sempre pi alta , ma
anche minacciosa , o minacciosa
mente . inlabitur = penetra scor
rendo sui rulli fino al centro della
citt {mediae urbi). divom domus :
I lio era realmente ricca di templi.
incluta bello : in questa guerra i Greci
non erano riusciti a piegarla. L apo
strofe segna il momento culminante
nella rievocazione di nea : gloria
e rovina di Troia vivono mestamente
nel ricordo. Dardanidum : coi pa
tronimici di norma l antico genit,
plur. in -um. quater : numero sacro,
ma di natura funesta ; indicava e pre
sagiva morte. substitit : qui da
subsisto. utero = dentro la pan
cia del cavallo. I l verso, olodattilico,
(formato, cio, di tutti dattili) di
mirabile evidenza descrittiva. arma :
dei guerrieri nemici rinchiusi nel ca
vallo. instamus = noi persistia
mo nella nostra sciaguratissima opera.
immemores = senza porre atten
zione a tutti quei malaugurosi in-
dizii. caeci... furore == nel nostro
pazzo accecamento . inf li x = in
fausto, funesto ; in contrasto col
successivo sacrata... arce {= in s. a.).
sistimus : dice collocazione ed as
sestamento definitivo.
120
P. VIRGILIO MARONE
I L SOGNO DI ENEA
(I L 268-297)
anche questo un brano poeti co ricco d i pathos e d i azione : i l
momento della g r a n d e ora d i T r o i a . G l i eroi g r e c i , u s c i ti d a l cavallo, inva
dono l a cit t e seminano morte dovunque. Enea, ancora ignaro d i ogni cosa,
vede nel sogno E tt o r e , che g l i svela l orrore del pres ente, l incertezza del
f u t u r o , lo esorta a f u g g i r e e a l i b e r a r s i dalle fi amm e con i P e n a t i e i suoi ,
mentre g l i f a balenar e una luce confortatrice lontana, i l miraggio d i mura
s u b l im i, che dopo lu n g h i t r a v a g l i finalmente p o t r erigere p e r l a p a c e
e l a g l o r i a della s t i r p e d i T r o i a (F u n a i o l i ).
Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris
incipit et dono divom gratissima serpit :
in somnis ecce ante oculos maestissimus Hector 270
visus adesse mihi largosque effundere fletus,
raptatus bigis ut quondam aterque cruento
pulvere perque pedes traiectus lora tumentis.
268-273. T empus erat, ecc.: lat
tacco di mirabile semplicit e pa
catezza, e si rif, determinandolo, al
lepisodio precedente (v. 250) ; ivi era
stata descritta la fl otte che, precipi
tando, aveva avvolt nella grande sua
ombra uomini e cose, cielo e terra
e frode dei Greci. Dalla nota univer
sale di tempo si passa tosto a quella
individuale ; dalla gran quiete not
turna al dramma umano. Ettore, il
purissimo patriota, dal regno delle
Ombre giunge dimprovviso, attra
verso le vie misteriose concesse agli
Spiriti, a vegliare ancra e a guidare
le sorti della patria sua. pri ma
quies : il primo sonno, quello che
pi profondo e ristoratore. di vom
(= divorum, deorum). grati ssi ma:
predicativo di serpit ~ serpeggia, si
insinua . i n somni s : derivante da
somnus, usato spesso nel plur. per
indicare i vanii tratti , le riprese di
esso. ecce - -- quandecco .
maesti ssi mus = in atteggiamento di
grave dolore ; predicativo di adesse
miki mi apparisse dinnanzi .
largos = abbondante, dirotto ; al
pianto di Ettore risponde quello di
Enea (ultro flens) : nelle lacrime dei
due eroi la pi alta comptisera-
zione del destino della patria. visus :
sott. est. raptatus, ecc.: ordina :
ut quondam (mihi visus erat, in tal
caso, passivo) raptatus, ecc.; in rapta
tus c anche lidea di trascinato
(tractus), gi cadavere. atet = in
sozzato, lordato ; dice color nero
ed accostato a cruento evoca una scena
terribile anche alla vista. perque...
tumentes = e per i piedi gonfi tra
passato da corregge ; loro acc.
di relazione.
l e n e i d e
121
Ei mihi qualis erat, quantum mutatus ab illo
Hectore, qui redit exuvias indutus Achilli 275
vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis,
squalentem barbam et concretos sanguine crinis
volneraque illa gerens, quae circum plurima muros
accepit patrios ! ultro flens ipse videbar
compellare virum et maestas expromere voces : 280
O lux Dardaniae, spes o fidissima Teucrum,
quae tantae tenuere morae ? quibus Hector ab oris
exspectate venis ? ut te post multa tuorum
funera, post varios hominumque urbisque labores
defessi aspicimus ! quae causa indigna serenos 285
foedavit voltus ? aut cur haec volnera cerno ?
274-280. Ei mihi... erat : esclama
zione di dolore. mutatus = reso
diverso , per lo scempio fatto del suo
corpo. ab i l io : staccato da Hectore
ed in fine di verso rilevantissimo :
l animo di Enea corre al passato e si
fissa sulla figura fulgida e gloriosa di
Ettore, riveduto nei momenti pi sfol
goranti della sua vita eroica. re
dit = se ne torna . exuvias : nor
male accus. di relazione col part. pass,
di valore mediale indutus. Achilli
= Achillis. Danaum = Danaorum ;
va con puppibus, dat. di termine con
verbi di moto, come aculari.
ign i s : sono i tizzoni fiammeggianti ed
ardenti. squalentem = sordidam.
barbam... crinis volnera : vanno tutti
con gerens, che ha qui il senso atte
nuato di habens, praebens. concre
tos = rappresi, raggrumati , da con
cresco, pur se intransitivo. volne
raque, ecc. = portando quelle ferite.
circum : da unire con muros.
plurima = in grandissimo numero ,
predicativo di accepit, qui usato al
posto di acceperat-, le parole vulnera...
circum... patrios sono lepigrafe pi
degna da apporre sulla tomba di un
eroe, quale Ettore. ultro = di
mia iniziativa . fl e n s ipse =
piangendo anchio . vi debar :
mihi sott. = avevo limpressione di .
compellare : non solo adlqui.
cio rivolgere la parola , ma anche
un chiamare a nome e pi volte .
virum = lui, leroe . expro
mere = emettere, cavar fuori con
fatica, tra il pianto.
281-286. lux : qui difesa, sal
vezza, vita : lapostrofe, dove cul
mina il sentimento e il pathos di
Enea. Dardaniae : sott. terrae :
designa lintera Trade, non la sola
citt di Troia. fi di ssi ma : perci
saldissima, fondatissima ; il genit.
Teucrum (= Teucrorum) soggettivo.
quae... morae ? = quali si lun
ghi indugi ti tennero ? . ab oris :
ora la riva (dal suo diminutivo
deriva il nostro brio) ; qui indica una
delle zone del paese, dove Ettore fa
ceva sentire la sua presenza e bra
vura. exspectate = oggetto per
noi di cosi lunga attesa ; poeti
camente concordato col vocat. Hector.
ut : fortemente esclamativo, da allac
ciare con aspicimus = in quali mi
serande condizioni . tuorum : so
stantivato. funera : pi ampia e com
prensiva di neces o mortes. labores :
indica lotte , travagli e, perfino,
sciagure , in quanto accompagnate
da sforzi e da disagi. defessi =
ormai stremati, spossati . causa :
res. i ndi gna = immeritata , opp.
crudele ; la parola in vivo con
trasto con serenos. foedavi t = ha
122 P. VI RGI L I O MARONE
Ille nihil, nec me quaerentem vana moratur,
sed graviter gemitus imo de pectore ducens
Heu fuge, nate dea, teque his ait eripe flammis.
Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troia. 290
Sat patriae Priamoque datum : si Pergama dextra
defendi possent, etiam hac defensa fuissent.
Sacra suosque tibi commendat Troia penatis :
hos cape fatorum comites, his moenia quaere,
magna pererrato statues quae denique ponto . 295
Sic ait et manibus vittas Vestamque potentem
aeternumque adytis ecfert penetralibus ignem.
deturpato, sciupato . voltus = vul
tus : plur. poetico. cerno : dice, a
differenza di v i d e o , una visione distinta,
anche nei minuti particolari.
287-290. I l le ni hi l : con sott.: ad
haec verba mea respondet, perch ben
altro urge rivelare ora. vana =
cose, notizie inutili ; ogg. di
quaerentem. moratur = curat nel
senso di bada, porge ascolto .
de = ex. ducens = traendo .
Heu fuge : questa la cosa pi im
portante : salvarsi. nate dea : lett.
= nato di da , cio figlio della
dea Venere. fl ammis : dat. oppure
abl. con ex sott. = e sottriti a queste
fiamme . habet = tiene, occu
pa . rui t... T roia = precipita
dal sommo della sua vetta Troia ;
in un sol verso contenuta tutta la
tragedia di Troia.
291-295. Sat : forma piuttosto poe
tica per satis ; il sogg. di datum
{est). Pergma : n. plur. dextra :
per dire da una mano mortale
qualsiasi. possent : in questo mo
mento, ancra. etiam hac = gi
da questa mia sola. defensa
fuissent : fuissent, anzich essent, pare
rendere ancor pi impossibile e re
mota codesta eventualit. Nota il par
lare rapido e conciso delleroe, quasi
senza legami logici. Sacra : sott. sua,
desumibile dal suos che segue, da
unire con penatis (gli di pubblici ed
ufficiali di Troia). Con queste parole
Ettore d ad Enea come uninvesti
tura ufficiale, religiosa e politica ad
un tempo. ti bi : la parola riceve
laccento logico dellintera frase.
fatorum : scii, tuorum. comi tes :
predicat. di hos. hi s = per questi
pi che per te stesso , osa dirgli ora
Ettore. moeni a : cio una citt
murata e sicura, che sar L avinio,
donde i Penati trasmigrarono nel
lUrbe stessa, loro sede eterna.
pererrato..., ponto = dopo avere er
rato a lungo sul mare . deni que :
voca appunto lidea della tappa defi
nitiva ; si lega con statues = fon
derai .
296-297. mani bus = di sua ma
no . vi ttas... potentem = le sacre
bende e Vesta possente . ; adyti s,
ecc. = dai riposti penetrali .
ecf ert ( = effert) = trae ; cio Ettore
consegna ad Enea la statua di V esta
ornata di bende, e il fuoco inestin
guibile e sacro, tratto dai segreti pe
netrali del tempio, che sorgeva sul
lAcropoli. Vesta era la dea del foco
lare, della casa e, pi tardi, dello
stesso Stato. Perci con la consegna
ad Enea degli oggetti pi sacri, da
parte di Ettore, sia pure in sogno, il
figlio di Anchise diventa il depositario
e il continuatore del genuino culto na
zionale, quale sar, in piena et storica.
Augusto : anche per questo egli sar
costantemente considerato ed altres
chiamato pius da Virgilio.
l EN EI DE 123
CASSANDRA PRI GI ONI ERA
(I I , 402-430)
Siamo nel furore della mischia, nel cuore della notte crudele, che fu, come
disse il Racine, per tutto un popolo una notte eterna. Un corfuso cozzar
di armi, bagliori sinistri di fiamme, urli e scene di morte dappertutto. Enea
e i suoi si distinguono per valore, alimentato dalla disperazione, e fra tutti
il giovane Corbo, audace per temperamento, smanioso di vendetta, ardito
di consiglio, come allora, che esort i suoi a rivestirsi senza scrupolo (dolus
an virtus, quis in hoste requirat ?) delle armi dei nemici caduti, per poterli
pi facilmente aggredire.
Ed ecco un nuovo pietoso spettacolo attirare l'attenzione ed accendere
maggiormente il furore degli eroi troiani : Cassandra, la pi bella delle
figlie di Priamo, la infelice sacerdotessa di Apollo, non umquam eredita
Teucris, strappata violentemente dal tempio, vien trascinata dai Greci mise
ramente per le vie. Sparsi ha i capelli e legate le mani, ma gli occhi vlti
al cielo, come se solo di l a lei potesse venire salvezza. Visione di dolcezza
e di orrore insieme. Bast questa vista a Corbo, ardentemente innamorato
di lei, perch piombasse d'un balzo sopra i nemici, per liberare la sven
turata fanciulla. Accorrono anche i compagni, e nella mischia furibonda,
che ne segui, caddero molti Troiani, anche perch nell'equvoco travestimento
delle armi greche, vennero colpiti dagli stessi patrioti dall'alto del tempio
di Minerva : cadde per primo proprio Corbo, sotto gli occhi di Cassandra,
cadde il giusto Rifo, caddero il sacerdote Panto e molti altri, sopraffatti
dal numero maggiore dei nemici, col accorsi in difesa dei propri.
La figura di una Cassandra, sacerdotessa di Apollo, che diede a lei
il dono della profezia, ma che poi, per non averlo essa voluto sposare, fece
s che nessuno mai credesse a quel che preannunciava, era gi conosciuta
prima di Virgilio ; ma nella tradizione virgiliana essa acquista una sua
luce di purezza ed un suo fascino interiore da dominare tutta la scena.
Heu nihil invitis fas quemquam fidere divis !
Ecce trahebatur passis Priameia virgo
crinibus a templo Cassandra adytisque Minervae
402-406. ni hi l : avverbiale, da unire
colPindeclinato f a s = non per nulla
lecito che alcuno confidi . invi
ti s... di vi s : o dativo da collegare
con fidere = negli di avversi , o,
meno bene, abl. assol. temporale.
fi dere : non privo dellidea acces
soria della speranza. Ecce : la so
lita particella, che in Virgilio intro
duce drammaticamente un nuovo ele
mento di narrazione (ricorda Sinone,
il sogno di Ettore, ecc.). trahebatur :
a forza, come prigioniera, con doppia
offesa in quanto donna e sacerdo
tessa. passi s : da pancire ; va con
crinibus = con i capelli sparsi . -
Pri amei a virgo = la vergine figlia
di Priamo . a templo... adyti sque ;
124 P. VI RGI L I O MARONE
ad caelum tendens ardentia lumina frustra, 405
lumina, nam teneras arcebant vincula palmas.
Non tulit hanc speciem furiata mente Coroebus
et sese medium iniecit periturus in agmen.
Consequimur cuncti et densis incurrimus armis.
Hic primum ex alto delubri culmine telis 410
nostrorum obruimur oriturque miserrima caedes
armorum facie et Graiarum errore iubarum.
Tum Danai gemitu atque ereptae virginis ira
undique collecti invadunt, acerrimus Aiax
et gemini Atridae Dolopumque exercitus omnis : 415
adversi rupto ceu quondam turbine venti
adytis ribadisce templo, e fa sentire
come sacrilega l azione dei Greci =
dai penetrali del tempio , ove essa
erasi rifugiata. ardenti a : di ira
e di dolore, ad un tempo. frustra :
aggiunto interiettivamente e collocato
allestremo del verso con efficace evi
denza. nam : giustifica la ripeti
zione di lumina. teneras : di gio
vane donna, bellissima ed ora sola, fra
tanti e tanti nemici efferati. arcebant
(= prohibebant) trattenevano dal
gesto di levare le palme in alto : un
verso di tenera sensibilit virgiliana.
407-409. N o n tulit hanc speciem =
non seppe resistere a codesta vista .
f uri ata mente = con animo fu
rente : abl. assoluto con valore tem
porale causale ; furiatus part. del
v. furiare, come intende Servio, n
va esclusa dal suo significato l azione
accecante delle Furie. et : vale
quasi anzi . medi um : sta con
in agmen = tra la schiera avanzan
te dei nemici. peri turus = pron
to, risoluto a morire , oppure de
stinato, purtroppo, a... . C onse
qui mur (con sott. eum), ecc.: densis
con armis costituisce un abl. strumen
tale opp. modale = in schiera com
patta . i ncurri mus : corrisponde
a sese... inicit e sottintende in hostes.
410-412. H i c = a questo punto.
pri mum : in rapporto a tum, che
indica un momento successivo.
del ubri : di Minerva ; Cassandra di
l appunto era stata trascinata fuori
prigioniera. obrui mr : l ultima
allungata per tribrachismo, per icta-
zione, per la cesura forte ; il verbo
chiastico con oritur e tutto il verso
suona orrore per linsistenza della r.
ori tur = ha inizio . mi serri ma :
perch fra Troiani ; facie et errore sono
ablativi di causa, ognuno accompa
gnato dal proprio genitivo soggettivo ;
facies indica qui aspetto ; trad. la
frase = per l aspetto delle armi e per
l errore suscitato dai cimieri greci .
413-415. gemitu = per il dolore .
ereptae virginis : genit, oggett. di
ira. undique : va sia con collecti,
che ha valore mediale ( raccoltisi ),
sia con invadunt = ci assalgono ;
dapprima il Poeta presenta la massa,
poi i singoli e pi importanti capi.
acerrimus = limpetuosissimo ;
Aiace Oilide, omnimo del Telamnio.
gemini : duo, ma anche collidea di
appaiati, inseparabili , Doldpum s
capitanati e guidati da Neottlemo.
416-419. adversi = soffiando lun
contro laltro ; va con venti, elemento
dominante nella presente comparazione.
Si ordi ni : ceu quondam, turbine tupto,
venti confligunt adversi ; cet. parti-
cella dellalto linguaggio epico ; quon
dam appartiene alle similitudini, in cui
assume il raro senso di talvolta ,
a vol te; rupto turbine ha il va-
L ENEI DE 125
confligunt Zephyrusque Notusque et laetus eois
Eurus equis ; stridunt silvae saevitque tridenti
spumeus atque imo Nereus ciet aequora fundo.
Illi etiam, si quos obscura nocte per umbram 420
fudimus insidiis totaque agitavimus urbe,
apparent ; primi clipeos mentitaque tela
adgnoscunt atque ora sono discordia signant.
Ilicet obruimur numero ; primusque Coroebus
Pendei dextra divae armipotentis ad aram 425
procumbit ; cadit et Ripheus, iustissimus unus
qui fuit in Teucris et servantissimus aequi
(dis aliter visum) ; pereunt Hypanisque Dymasque
confixi a sociis ; nec te tua plurima, Panthu,
labentem pietas neque Apollinis infula texit. 430
lore temporale di quando scoppia,
si scatena luragano ; confligunt sot
tintende secum. eois... equis = dei
cavalli orientali . Nota come dopo
laccenno generico, vengano nominati
specifici venti in Zefiro, vento del
l Ovest, Nto, del Sud, Euro di Sud-
Est. tridenti : si noti come Nreo
abbia qui gli attributi stessi di Net
tuno : sono entrambi divinit marine.
spumeus : vale spumosus ed ha
senso attivo = sollevando schiumanti
tempeste . imo... fundo : sott.
ex = sin dal fondo . ciet =
sconvolge, mette sossopra .
420-423. I l l i : sintende. Greci.
eti am = perfino . si quos : con
Il li equivale ad omnes illi, quos(cum-
que). obscura nocte : ulterior
mente precisato dal per umbram.
f udi mus = fugavimus, profligavimus =
facemmo scomparire mediante lin
ganno delle armi scambiate (in
sidiis). tota... urbe = per totam
urbem. agi tavi mus : dando loro
una vera e propria caccia ; agitare
feras del linguaggio venatorio.
appSrent = riappaiono ancora ; la
collocazione in rimando suona qui
come unatroce beffa. pri mi : di
ogni altro gruppo nemico greco.
menti ta : con valore attivo (va anche
con clipeos) = che li avevano tratti in
inganno . ora... di scordi a si gnant
= fanno notare (ai compagni Greci)
la differenza dellaccento ; discordia,
sott. esse, aggettivo ; sono ablat.
di limitazione.
424-427. Ilicet = immediatamen
te . obruimur = veniamo sopraf
fatti, soverchiati . Peneli : nome
greco, gi usato da Omero, presso il
quale figura come capo dei Beoti
(II., I I , 94). armipotentis : in
quanto guerriera ; l epteto dato pi
di frequente a Marte. ad aram :
dunque al tempio, sui gradini anti
stanti al tempio, ma in terreno co
munque sacro. Ripheus : nomi
nato solo qui. iustissimus unus =
lunico, il pi giusto , poi il pi
giusto di tutti . servantissimus =
rispettosissimo del diritto.
428-430. dis... visum : sott. est.
confi xi = trafitti . a sociis : cio
dai Troiani, s odi di Enea. te : ogg.
di texit (= protexit) da sottintendere
anche con pietas, che ha in L atino un
senso molto diverso dal nostro piet.
labentem : ha il valore prolettico
e subordinato di quin labereris = dal
cader ucciso, opp. con senso tempo
rale mentre cadevi ucciso . i n
ful a : sacra benda sacerdotale.
126 P. VI RGI LI O MARONE
CANTO TERZO
A r g o men t o
Enea continua la narrazione della sua dolorosa vicenda, dopo
la partenza da Troia, esponendo singolarmente le varie peripezie
occorsegli, prima di giungere ai lidi Africani. Con una flotta di
venti navi punta sulla Tracia, ma, atterrito dal caso di Polidoro,
fugge di l a Deio, dove l oracolo di Apollo gli suggerisce di cer
care l antica madre . Anchise pensa sbito a Creta e col fa driz
zare il corso, ma una pestilenza, ivi scoppiata, costringe i pro
fughi ad allontanarsi al pi presto, alla volta dellItalia. Appro
dato alle Strfadi, una delle Arpie, la terribile Celno, predice
loro altri funesti avvenimenti, prima di toccare l Italia. Muovono
verso il lido di ctio, celebrano col dei ludi e poi sbarcano in
Epiro, dove, a Butrto, Enea incontra Andrmaca ed leno, da
cui attinge altre rivelazioni sul suo futuro destino. Partito di l,
naviga oltre Taranto e lungo le coste della Sicilia : ivi accoglie
il supplice greco Achemnide, scampato a Polifmo, poi tocca
Drpano, dove gli muore il padre Anchise. A mezza estate salpa,
finalmente, per l Italia, ma una tempesta sbatte i Troiani sul lito
rale libico, dove la regina Didone li accoglie con generosa ospitalit.
Grande la differenza di tono poetico e di struttura artistica
tra questo canto e il precedente : si ha l impressione di trovarsi qui
dinanzi ad un copione di bozza, dove il materiale gi tutto rac
colto, ma manca l elaborazione, perch sia ordinato e reso incande
scente. Quel che senza dubbio avrebbe fatto Virgilio, se la morte
non lo avesse sorpreso. Ma, pur con tutte le limitazioni del caso,
pur in mezzo alle lunghe, minute, e spesso superflue descrizioni
di scene e di luoghi, che raffreddano l impeto e la freschezza del
l ispirazione, e ci fanno ripensare a certe spiccate tendenze del
l arte alessandrina, non mancano episodi di rara bellezza, dove
si ritrovano vive le impronte della pi pura poesia virgiliana, con
quelle sue intime vibrazioni spirituali, che ci fanno esclamare,
come nellepisodio di Andromaca : qui Virgilio .
l e n e i d e 127
L EPI SODI O DI POL I DORO
(I I I , 19-57)
Lepisodio di Polidoro una delle gemme del III canto dellEneide.
In circa 50 versi Virgilio, sempre attraverso la commossa rievocazione di Enea,
narra la pietosa storia di questo ultimo figlio dellinfelice Priamo, che,
quando vide in pericolo le sorti di Troia, pens di affidarlo alle cure del
re di Tracia, Polimstore suo genero ed amico (aveva sposato la figlia Ilione),
il quale per, tradendo ogni pi sacro vincolo di parentela e di amicizia,
lo fece trucidare, per impadronirsi delloro, che egli portava seco.
Lepisodio impostato sulla tecnica epico-drammatica : il poeta ci porta
sbito in medias res, in quello sfondo misterioso di realismo e di sopran
naturale, che costituisce la prima parte dellepisodio, posta in bocca allo
stesso Polidoro, (vv. 19-48). Da un ramoscello divelto, per adornare laltare
sacrificale, per tre volte, nellesperimento successivamente ripetuto, stilla
rono gocce di lvido sangue ; finalmente dallo strappo dellarbusto usc fuori
una voce di pianto, che scongiurava Enea di avere piet di un morto e di non
voler contaminare le sue pie mani con quel sangue, che, non da un tronco
sgorgava, ma da uomo, non a lui estraneo : da Polidoro, suo cognato, caduto
col trafitto da una selva di dardi, che, alimentandosi del suo corpo, erano
cresciuti in acute aste. Qjiesto soprattutto gli raccomandava : di fuggire,
al pi presto, da quella terra di scellerati e di avari.
La seconda parte (vv. 49-57) narrativa, o meglio, -esplicativa di alcuni
particolari indicativi circa la persona d Polidoro e i motivi della sua
morte, per concludersi con la descrizione di un rito funebre, che Enea
e il seguito (qui comprese le donne) compiono ai Mani di Polidoro, racchiu
dendoli finalmente nella pace del sepolcro (vv. 58-68).
noto come da Virgilio abbia tratto Dante ispirazione per il non meno
famoso episodio del suo Pier delle Vigne (Inf., XIII, 22-45), lAriosto per
quello di Astolfo, mutato in mirto (Ori. Fur., VI) e il Tasso per Poltro
di Clorinda nella selva incantata (Ger. Lib., XIII).
Sacra Dionaeae matri divisque ferebam
auspicibus coeptorum operum superoque nitentem 20
caelicolum regi mactabam in litore taurum.
19-20. Sacra... ferebam = recavo
unofferta, facevo un sacrificio .
Dionaeae... matri : Venere, madre del
parlante, indicata col nome della pro
pria madre Dione. auspi cibus : qui
aggettivo ( = faustis, propitiis) e con
valore prolettico : ita ut faus ta auspicia
portenderent operibus inceptis (a nobis).
superoque : -que vale et praesertim.
ni tentem = pingue , splenden
te ; la parola va con taurum.
21-23. mactabam: imperft. di co
nato = mapprestavo ad immolare .
i n l i tore : siamo sulla spiaggia della
128 P. VI RGI L I O MARONE
Forte fuit iuxta tumulus, quo cornea summo
virgulta et densis hastilibus horrida myrtus.
Accessi viridemque ab humo convellere silvam
conatus, ramis tegerem ut frondentibus aras, 25
horrendum et dictu video mirabile monstrum.
Nam quae prima solo ruptis radicibus arbos
vellitur, huic atro liquuntur sanguine guttae
et terram tabo maculant. Mihi frigidus horror
membra quatit gelidusque coit formidine sanguis. 30
Rursus et alterius lentum convellere vimen
insequor et causas penitus temptare latentis :
alter et alterius sequitur de cortice sanguis.
Multa movens animo nymphas venerabar agrestis
Tracia. taurum : la pi solenne
delle vittime sacrificali. Forte
fuit = sorgeva per caso . quo...
summo = in quo s u m m o ( t u m u l o ) con
valore predicativo ( sulla sommit
del quale ). cornea... virgulta :
sott. e r a n t , come poi e r a t con m y r t u s .
densi s hasti l i bus horri da = irto
di dense, fitte asticciole , cio di
rami rigidi come aste (dal n. h a s t i l e , - i s ) .
24-26. Accessi : parallelo al pre
sente storico v i d e o del v. 26. ab
humo : a b sottolinea lidea dello sforzo
e determina il luogo. convell ere :
con isforzo { c o n - ) . si lvam = un
arbusto, un cespuglio , in quanto
di rigogliosa vegetazione. ramis,
ecc.: ord.: u t t e g e r e m a r a s . . . ' , era co
stume adornare di rami frondosi gli
altari ; per Venere era quanto mai
indicato il mirto, a lei consacrato.
horrendum : tale da mettere i brividi
per il sacro orrore ; ripreso da m i r a
b i l e (con cui si allaccia d i c t u ) e retto
da v i d e o .
27-30. quae, ecc. = quellalbero
(pi esattamente : quella piantina
opp. quellarbusto), che, rotte le ra
dici, primo viene svelto dal suolo,
gocciola di nero sangue (Vivona).
solo : abl at., va con v e l l i t u r . - rapti s
radicibus : abi. ass. con valore cau
sale. hui c = ex hac. atro : in
quanto ha avuto contatto collaria ;
con sanguine forma un ablativo di
materia. guttae : quasi personifi
cate. terram... macul ant = chiaz
zano il terreno vicino allaltare.
tabo = sanguine corrupto. frigidus :
come poi gelidus, ha valore attivo.
horror = un brivido . gelidus
que... sanguis = e il sangue per la
paura mi si condensa e ristagna ; la
sequela eufonica delle vocali e delle
consonanti accompagna lesattezza delle
sensazioni e dei fenomeni fisiologici.
31-33. R ursus: alquanto ridondante
con insquor, poeticamente usato qui
collinfinito. alteri us : sott. arbo
ris. lentum : descrittivo del vimen
(ramo flessibile e pieghevole).
temptare : meglio tradurre come se
avessimo un semplice tempto, in quanto
rursus insquor non si pu logica
mente collegare al secondo infinito.
l atenti s : quasi misteriose . et =
etiam. sequi tur = scorre , come
liquitur. de cortice = dalla cor
teccia della radice.
34-36. Multa... animo = agitando
nella mente mille pensieri ; animo
(come animis) abl. locale ; la frase
rivela la forte agitazione di Enea, il
quale comincia col cercare di propi
ziarsi subito le Ninfe dei campi (una
di esse poteva essere quella del ramo-
L ENEI DE
129
Gradivomque patrem, Geticis qui praesidet arvis, 35
rite secundarent visus omenque levarent.
Tertia sed postquam maiore hastilia nisu
adgredior genibusque adversae obluctor harenae,
(eloquar an sileam ?) gemitus lacrimabilis imo
auditur tumulo et vox reddita fertur ad auris : 40
Quid miserum, Aenea, laceras ? iam parce sepulto,
parce pias scelerare manus. Non me tibi Troia
externum tulit aut eruor hic de stipite manat.
Heu fuge crudelis terras, fuge litus avarum,
nam Polydorus ego ; hic confixum ferrea texit 45
telorum seges et iaculis increvit acutis .
scello strappato) e Marte, dio pro
tettore del paese intero ; ricorda le
diverse denominazioni delle Ninfe ;
qui sono le A madriadi, quelle degli
alberi. venerabar = supplicai .
Gradivom (-um) : Marte era per
i Romani un antico dio dellagricoltura,
a cui Virgilio d qui i tratti di Ares,
nume della Tracia. Geticis : qui sta
per Traci , che abitavano sulla riva
destra del basso Danubio, dove si
estendeva la Tracia. qui : posposto
per iprbato. rite = debitamente,
felicemente ; va col finale secunda
rent. visus (acc. plur. poetico =
viso) = le cose viste , cio il pro
digio . levarent = alleggerisse
ro il presagio {omeri).
37-40. T erti a : Enea ritenta la prova,
sperando ora che la sua preghiera
venga esaudita. hasti l i a : con ag
gredior vale metto mano ad un altro
virgulto . el quar an si l eam :
duplice domanda interrogativa diretta,
di brevit elementare, con valore du
bitativo = parl ar chiaramente dovrei
o restarmene zitto ? . tumul o : sott.
ex. vox reddi ta = la voce resa ,
cio l a relativa risposta .f ertur=
giunge , cio ex imo tumulo. ad
auri s : sott. meas.
41-44. mi serum : indefinito = un
povero sventurato . l aceras = in
sisti a dilaniare, a straziare . i am -
ormai . parce sepul to : era an*
che un vecchio motto dettato dalla
piet verso i defunti. costruzione
poetica quella di parco + infinito {sce
lerare = polluere). pi as = lagget
tivo proprio di Enea viene attribuito
alle mani, le quali sarebbero state
contaminate, se leroe avesse conti
nuato a fare strazio del mirto (e del
corniolo) cresciuto su dal corpo di
Polidoro (Vivona). me: va con
externum nel senso di straniero ; il
non agisce anche sul successivo manat.
tulit = produsse, fece nascere .
de sti pi te = da un tronco , in
tendendo pi propriamente per radici
rotte di piante che vivono abbarbi
cate al corpo di Polidoro. crudelis :
con personificazione del suolo, ove fu
perpetrata la strage ; del pari detto
avarum il lido, in quanto causa di tale
strage era stata lavarizia di Polim-
store, re dei Traci.
45-46. nam P. ego = poich son
Polidoro io . confixum... texit :
noi traduciamo come da confixit et
exit. ferrea... telorum seges =
una msse di aste di ferro ; seges
fa pensare, con una certa anticipa
zione, al nembo dei dardi, che ivi
appunto attecch e germogli. iacu
li s. .. acutis : va inteso e sopra le
aste acuminate germogli e crebbe :
i dardi, micidiali per Polidoro, emet-
9
130 P. VI RGI L I O MARONE
Tum vero ancipiti mentem formidine pressus
obstipui stetruntque comae et vox faucibus haesit.
Hunc Polydorum auri quondam cum pondere magno
infelix Priamus furtim mandarat alendum 50
Threicio regi, quom iam diffideret armis
Dardaniae cingique urbem obsidione videret.
Ille, ut opes fractae Teucrum et fortuna recessit,
res Agamemnonias victriciaque arma secutus
fas omne abrumpit : Polydorum obtruncat et auro 55
vi potitur. Quid non mortalia pectora cogis,
auri sacra fames !
tono sopra il suo stesso corpo dei ger
mogli e crescono fino a diventare seges.
47-48. T um vero = allora s che .
ancipiti : in quanto poteva essere
causata dal sangue oppure dalle parole
di Polidoro. mentem : accus. di re
lazione. pressus = oppressus.
obstipui, ecc.: verso efficacemente de
scrittivo e caro a Virgilio : obstipui
da obstupesco opp. obstipesco.
stetrunt (volgare e poetico) ; sta per
obriguerunt ( mi si rizzarono ).
haesit = mi si inchiod nella stroz
za {faucibus).
49-52. Hunc = codesto ; Enea
apre come una parentesi per rendere
edotti gli ascoltatori dei fatti rela
tivi a quei due personaggi. i nfl i x :
il pius Enea non pu non avere un
accento di piet per le sventure di
Priamo. alendum : partic. gerun
divo con valore predicativo e finale,
tipico dei verba dandi et accipiendi :
da mantenere. T hrei ci o regi
(Threicio = Thraciae) ; si tratta di Poli-
mstore. armis : cio sulle sorti
della guerra, per i Troiani (Dardaniae).
c i n g i : con triste presagio per le
sorti della citt.
53-54. f ractae : sott. sunt. T eu
crum = Teucrorum, e va, ex communi,
sia con opes ( la potenza ) sia con
fortuna. recessi t : nel senso di
scostarsi , fare un passo indie
tro . res... arma : in ordine chiastico.
55-57. f as... abrumpi t = calpesta,
viola ogni pi sacro dovere , cio la
legge umana e il diritto divino, perch
Polidoro, come ospite regolare, era
sotto la protezione di Giove e perch
legato a Polimstore con vincoli di
parentela. obtruncat : nel senso
generico di uccidere . vi po
ti tur : anticamente il verbo era anche
della 3a coniugazione. Segue ora l epi-
fonma famoso : Quid non mortalia,
ecc., in cui cogere sta con due accu
sativi, di cui quid avverbiale o di
moto (cfr. ire viam) e fam es reso
meglio con sete , mentre sacra vale
esecranda, maledetta . Nei vv. 49-57
Poro nominato per tre volte : esso
l elemento dominante in questo atroce
delitto. questa una delle tante note
di commento del poeta, raccapricciato
della efferatezza del delitto. L apstrofe
virgiliana risentita nelle letterature
posteriori.
l e n e i d e 131
L I NCONTRO CON ANDROMACA
(III, 300-355)
unaltra gemma di questo canto, forse la pi fulgida, dove non
si sa se ammirare di pi il tono patetico e doloroso che pervade tutto
il brano, oppure la sublimit del sentimento e l'elevatezza morale di questa
ideale figura d sposa e di madre antica, tutta moderna : Andrmaca, figlia
di Eezione, re di Tebe, sposa di Ettore, il pi prode dei Troiani, e madre
di Astianatte, leggiadro come una stella , che il crudele Neottlemo le aveva
strappato dalle braccia, trucidandolo.
Enea, sbarcato a Buthrotum (oggi Butrnto), nellEpiro, la sorprende
inaspettatamente presso la riva del falso Simoenta, dove ella aveva segreta-
mente eretto un altare e li stava sacrificando ai Mani del suo indimenticato
Ettore. La triste vicenda della vita laveva portata, ora, ad essere sposa
di leno, un altro figlio di Priamo, e re dellEpiro. La vista di Enea
la sconvolge e turba; poi sbito si riprende ed esplode in domande tronche
e saltellanti: vero aspetto il tuo?. . . vivi tu? o, se lalma luce ti fu
tolta, Ettore mio dov ? (v. 310 sgg.) ; e basta quel nome, perch ella
scoppi in un dirotto pianto. Enea risponde poche parole, e solo alla prima
domanda, rassicurandola che, si, vivo egli, in carne ed ossa; poi piega
sbito il suo discorso a cose, che interessano direttamente la vicenda della
vita di lei. Con voce sommessa e col volto abbassato, quasi che le domande
di Enea giungessero improvvise a risvegliare in lei il pudore di un senti
mento mai assopito, la fedelt spirituale allamore di Ettore, ma contami
nato dalla tragedia della vita, inizia la sua confessione con un rimpianto, che
termina invidiando tutte le fortunate donne troiane, le quali ebbero in sorte
di morire sotto le rovine della patria; a lei tocc invece passare di servit
in servit, di umiliazione in umiliazione, da Pirro ad leno. Pi non dice,
lascia sottintendere, per ricollegarsi alla prima domanda circa la vicenda
di Enea, associando sbito, con finissima sensibilit materna, alla figura
del padre quella del piccolo Ascanio. Anzi, da questo punto, al centro delle
attenzioni di Andrmaca Ascanio : un ricomporre in visioni di affetto
le virt del nipotino, che pensa cresciuto sugli esempi del padre e dello
zio Ettore alla virt ed al valore=N le lacrime cessarono di accompagnare
le parole.
132 P VI RGI LI O MARONE
Progredior portu classes et litora linquens, 300
sollemnis cum forte dapes et tristia dona
ante urbem in luco falsi Simototis ad undam
libabat cineri Andromche Manisque vocabat
Hectoreum ad tumulum, viridi quem caespite inanem
et geminas, causam lacrimis, sacraverat aras. 305
Ut me conspexit venientem et Troia circum
arma amens vidit, magnis exterrita monstris
deriguit visu, in medio, calor ossa reliquit,
labitur et longo vix tandem tempore fatur :
Verane te facies, verus mihi nuntius adfers, 310
300-305. Progredior portu = mi
avanzo, mallontano dal porto verso
ia citt. classes : le navi. l i n
quens = relinquens. sol lemnis : cio
anniversarie, annuali . dapes =
inferias, cio latte, vino e miele, come
si usava. tristia : qui funebri ;
riferito ai doni quanto proprio
del l animo della donatrice, sempre ri
volta a sacri affetti ; dona pu indi
care fiori, sangue di vittime immolate.
ante urbem : cos nelluso romano
che Virgilio estende alla Grecia.
l uco : luogo sacro e protetto da ombre
misteriose, pieno di raccoglimento.
falsi = del fittizio , artificiale ,
in luogo e memoria di quello genuino
e della Troade. ad = apud.
undam : sing. collettivo ; in questo
verso delimitato e delineato un pae
saggio veramente tipico ed anche sa
cro. l i babat = veniva ad offrire .
ci neri : cio Manibus ; tosto pre
cisato con Hectoreum ad tumulum.
A ndromche : con terminazione greca.
M ani s : del padre e del figlio.
Andromaca voca ed invoca i Manes
dei suoi cari, perch vengano a gu
stare e a gradire dapes et dona.
viridi... caespi te ; ablat. di luogo =
sopra erbose zolle . i nanem =
vuoto ; allude allerezione del ce-
notfio o tomba vuota. gemi nas :
a ricordarvi i suoi due cari : il ma
rito e il figlio. causam lacrimis :
apposizione ; pi vivo di caus. lacri
marum ; nel verso et vale ed anzi .
306-309. venientem = mentre mi
accostavo ; Andrmaca ed Enea era
no fra loro cognati oltrech concitta
dini. T roi a circum arma = e
guerrieri troiani intorno (a me) ;
Troia un trisillabo, misurato secon
do la prosodia greca. amens
fuori di s per lo stupore.
vi di t : dice anche not , a diffe
renza del precedente conspexit.
magni s exterri ta monstri s = atter
ri ta dallo strepitoso caso occorsole .
deriguit : da derigesco : il nostro
rest di sasso , divent una sta
tua di colpo . visu in medi o =
dum me cernii ( S erv i o) . calor ossa
reliquit = un brivido le raggel le
ossa . labitur = vacilla , cio
sta per cadere, dopo cos forte emo
zione e stupore.
310-315. Verane, ecc.: vera facies
e verus nuntius sono predicativi del
sogg. di adfers, e te va sottinteso anche
con nuntius adfers, come mihi adfers
appartiene pure a facies. Possiamo
cercar di tradurre il tutto : Vero
aspetto tu sei ? e qual vero messag
gero mi ti offri...? Dalla meraviglia
stupita del primo momento Andr
maca passa a dar corso al suo pen
siero dominante, relativo ad Ettore
Ettore ov ? Naturale
interrogazione : se Enea veniva per
un qualunque motivo dai luoghi in
feri, perch non veniva anche Ettore
L ENEI DE
133
nate dea ? vivisne ? aut, si lux alma recessit,
Hector ubi est ? Dixit lacrimasque effundit et omnem
implevit clamore locum. Vix pauca furenti
subicio et raris turbatus vocibus hisco :
Vivo equidem vitamque extrema per omnia duco; 315
ne dubita, nam vera vides.
Heu quis te casus deiectam coniuge tanto
excipit aut quae digna satis fortuna revisit
Hectoris Andromache ? Pyrrhln conubia servas ?
Deiecit voltum et demissa voce locuta est ; 320
O felix una ante alias Priameia virgo,
hostilem ad tumulum Troiae sub moenibus altis
iussa mori, quae sortitus non pertulit ullos
nec victoris eri tetigit captiva cubile !
per vedere la consorte? (Viv o na).
nate dea : cio figlio di Venere. -
Dixit... effundit... i mpl evi t : tre mo
menti successivi : parole, lacrime, stri
da. V ix pauca : siccome conveniva
ad una f u r e n t i = a lei folle di dolore .
subicio : conativo = tento di con
trapporre quale risposta. raris...
vocibus : dativo ; raris pu valere
dette ad intervalli . turbatus :
domina l intero verso, cosi simmetrico,
dal centro. Vivo... duco : dolorosa
autopresentazione delleroe, che con
trappone la sua alla tragedia di lei.
316-320. ne dubi ta : imperativo poe
tico = n dubitaveris. quis = qui,
qualis. casus = triste sorte :
Enea pensa ad Andromaca, forzata
sposa di Pirro-Neottlemo, il figlio
crudele di Achille. deiectam = ri
masta privata, orbata . coniuge
tanto : allude, antonomasticamente, ad
Ettore. excipi t = ti accoglie .
satis : va con digna. revi si t =
a te fa ritorno , con idea desidera
ti va (viso, rispetto a video). Hectori s
A ndromche: Andromche pu essere
abl. legato a digna, oppur vocativo, da
staccare magari coni a virgola dopo re
visit ; comunque questo un binomio
che si risente pi volte qui, in questo
squarcio di alta poesia, a sottolineare
che nellamore di Andromaca viva
e palpitante sempre la figura di
Ettore. Pyrrhi n conubia servas ? =
continui sempre ad essere sposa di
Pirro ? ; delicata la domanda di
Enea : come schiava, Andrmaca non
poteva essere che concubina forzata,
non legittima moglie di Neottlemo;
Deiecit, ecc. = abbass il volto .
queste parole nascondono una sfuma
tura di delicatezza femminile inaffer
rabile, quella di dover chinare di
rossore la testa per dire cose, che
non vorrebbe confessare ; di qui il
parlar sottovoce frettoloso e vere
condo e quel rimpiangere e invidiare
la sorte di Polissena (Priameia virgo).
321-324. O : fortemente patetico.
una ante alias : costrutto ultrasuper
lativo = sopra ogni altra . Pria-
mela virgo : Polissena, figlia di
Priamo, sacrificata presso il tumulo
di Achille. iussa mori = fatta
morire , con iussa apposiz. di virgo ;
eppure Andrmaca la invidia, anche
ora che diventata sposa del fratello
di Ettore, leno. sortitus (sostan
tivo)... pertulit = non dovette sop
portare sorteggio alcuno . tetigit =
n, fatta schiava, dovette toccare il
letto del padrone vincitore ; era la
sorte delle donne schiave.
134 P. VIRGILIO MARONE
Nos patria incensa diversa per aequora vectae 325
stirpis Achilleae fastus iuvenemque superbum,
servitio enixae, tulimus ; qui deinde secutus
Ledaeam Hermionen Lacedaemoriiosque hymenaeos
me famulo famulamque Heleno transmisit habendam.
Ast illum ereptae magno flammatus amore 330
coniugis et scelerum furiis agitatus Orestes
excipit incautum patriasque obtruncat ad aras.
Morte Neoptolemi regnorum reddita cessit
pars Heleno, qui Chaonios cognomine campos
Chaoniamque omnem Troiano a Cha5ne dixit 335
Pergamaque Iliacamque iugis hanc addidit arcem.
Sed tibi qui cursum venti, quae fata dedere ?
aut quisnam ignarum nostris deus appulit oris ?
325-329. N os : quasi a dire : io e le
altre donne troiane. patria ; non
Troia od altro sostantivo : pi strug
gente il ricordo doloroso. di
versa : vale Puna lontana dallal
tra . vectae (da veho) = tra
sportate . stirpis Achilleae : cio
Pirro. fastus = gli atti di alte
rigia . servitio : abl. temporale :
in schiavit . enixae (da enitor) :
i n assoluto = dopo avergli partorito,
dato un figlio (che si chiam Mo
losso) . qui : si riferisce ancra
al giovane Neottlemo. secutus =
perdutosi dietro a : ecco la suc
cessione dei fatti : Em one, nipote
di L eda, dal padre suo Menelo fu
data in isposa a Pirro, mentre i
nonni della medesima, Tndaro e L eda,
l avevano formalmente promessa ad
Oreste. Costui per uccise Pirro da
vanti allaltare di Achille, a Delfi,
e spos Ermone : tutto questo con
tenuto e narrato nellAndromaca di
Euripide. Ledaeam Herm. = Er-
mione nipote di L eda . Lacedae
monios hym. : non senza una punta
di scherno per le donne spartane,
che, come Elena, furono spesso fatali
ai loro mariti. famulo = com
pagno di schiavit era leno -per An-
drmaca, ed essa pure nei confronti di
lui {famulam). Heleno = perch
la tenesse come schiava, a sua volta.
330-332. il l um : Pirro ; sta con in
cautum ( di sorpresa, alla sprovvi
sta ), retto da excipit, ed anche con
obtruncat, che indica una brutale de
capitazione . ereptae... coniugi s t
allude ad Ermone, promessa ad Ore
ste, che la considerava gi sua sposa
(coniugis). excipi t = lo coglie .
patri as = paternas : allude al sa
crificio fatto a Delfi in onore del
padre suo, Agamnnone.
333-336. Neoptol emi : lo stesso che
Pyrrhi. regnorum : va con pars.
pars : unaltra parte spettava a Mo
losso; figlio di Pirro e di Andrmaca.
cessit = pass , tocc in retag
gio . Chaonios, ecc.: si ordini :
campos (illos) cognominavit (= cogno
mine dixit) Chaonios et omnem (regio
nem) dixit Chaoniam a ChaSne Troiano ;
il quale era fratello di leno, ucciso
da costui durante una caccia per sba
glio. iugi s... addi di t = aggiunse
ai monti , cio costru sul monte .
337-340. cursum : sintende fausto,
prospero . venti : anche noi tut
tora diciamo ad uno, arrivatoci di lon
tano, qual buon vento ti porta ? .
dedre : sott. faustum 'cursum ; an
che . a f a t a si dia il senso di fausti
destini . qui snam = quinam ; ag
gettivo con deus. i gnarum : sott.
l en ei d e 135
quid puer Ascanius ? superatne et vescitur aura,
quem tibi iam Troi a............................................... ? 340
ecqua tamen puerost amissae cura parentis ?
ecquid in antiquam virtutem animosque virilis
et pater Aeneas et avonculus excitat Hector ?
Talia fundebat lacrimans longosque ciebat
in cassum fletus, cum sese a moenibus heros 345
Priamides multis Helenus comitantibus adfert
adgnoscitque suos laetusque ad limina ducit
et multum lacrimas verba inter singula fundit.
Procedo et parvam Troiam simulataque magnis
Pergama et arentem Xanthi cognomine rivom 350
adgnosco Scaeaeque amplector limina portae.
Nec non et Teucri socia simul urbe fruuntur ;
illos porticibus rex accipiebat in amplis ;
aulai medio libabant pocula Bacchi
impositis auro dapibus paterasque tenebant. 355
te = a tua insaputa . - appuli t :
appello va con navem, ma si usa bene
anche colle persone che approdano,
come qui. quid : sott. agit o si
mili. superatne : nel senso di stipe
r e s t e sopravvive . vescitur aura :
vaghissimo modo poetico, variazione
di vivit. quem... Troia : uno dei
58 versi incompiuti dellEneide, che
gli antichi e gli umanisti hanno cer
cato di completare variamente, per es.
con peperit fumante Creusa.
341-343. ecqua : forma arcaica per
cquae = qualis ; un pronome di par
ticolare vivacit e passione. est...
cura = quale rimpianto, ricordo ;
puerost = est puero. ami ssae : eufe
mismo gentile. ecquid : pron. neutro
che equivale ad una formula intro
duttiva di interrogazione diretta : E
riesce ad eccitarlo, effettivamente,
a... ?. pater... A eneas t qui pater
in rapporto diretto con Ascanius.
avonculus = zio materno , in quan
to Ettore era fratello di Cresa, la
madre di Ascanio. excitat : sot
tinteso eum, cio Ascanio.
344-345. lacrimans longos : allit
terazione patetica. ciebat = edebat.
in cassum : cassum il partic. pas
sato accusativo di carco ; un ge
mito delleroe sul destino immutabile
della sventura (Viv ona) .
346-351. adfert: va-col precedente
sese. leno, naturalmente, gi stato
avvertito delParrivo dei Troiani.
adgnoscitque... ducit : solita colloca
zione calcolata e simmetrica dei due
verbi. limina : del palazzo reale.
multum, ecc.: anchegli dominato da
un dolore pari alla gioia provata.
verba inter singula = durante l a
parl ata di entrambi , sia di Enea
che di leno. simulatque magnis
Pergma = una Prgamo fabbricata
a somiglianza della grande che sor
geva nella Trade lontana. Xanthi
cognomine = soprannominato X an
te . adgnosco = riconosco .
portae : sono le Porte Scee , quelle
occidentali di Troia ; nota il singolare
per il plurale.
352-355. Nec non : nesso copulativo
caro a Virgilio = ed anche, ma an
che. aul i i : genit, arcaico per aulae.
medi o = in medio, sostantivato.
auro : dativo ed indica i piatti
doro su cui erano state poste le
offerte (impositis dapibus). tene
bant : sott. manibus.
136 p. Vi r g i l i o marone
I DONI DI ANDROMACA
(I I I , 482:505)
Le tenere effusioni di affetto tra gli stessi cittadini di una patria per
duta hanno avuto gi luogo ; leno, linterpres Phoebi, annunzia il mo
mento del commiato. Si scambiano dni. Al centro della scena ancora
Andrmaca e questa volta, pi che VAndrmaca di Ettore, la infelice madre
di Astanatte, il cui sembiante ella va ricomponendo teneramente sullimma
gine del cuginetto Ascanio, al quale consegna i doni pi belli : vesti rica
mate in oro e una clmide frigia. Prendi questi doni, e siano per te, o pic
colo, ricordo delle mie mani e testimonio del lungo amore di Andrmaca,
la sposa di Ettore. Tinili come pegni estremi dei tuoi parenti, o tu, l'unica
immagine che mi resti del mio Astianatte : proprio cosi egli aveva gli occhi,
cosi le mani, cos il sembiante; ed ora sarebbe come te giovinetto della
tua stessa et (vv. 486-491). Anche qui lacrime di dolorosa tenerezza scan
discono le parole e accompagnano l'abbraccio finale, nonch il saluto di Enea,
che promette un perenne ricordo di amicizia e di fraternit coi cittadini
lontani, quando fonder la citt nella terra indicata dal Fato.
In questo brano data l'ultima pennellata alla figura di Andrmaca,
gi cos ricca di umanit nell'episodio precedente : quel ricomporre in una
contemplazione estatica le fattezze del figlio sull'immagine di Ascanio, quel
desiderare dessere ricordata sempre come consorte di Ettore, sono le due
note pi belle ed espressive di questa musicale figura, che col nome di Ettore
aveva avviato il suo colloquio con Enea, col nome di Ettore e di Astianatte
chiude il suo soliloquio con Ascanio e con esso il suo segreto mondo inte
riore di sposa fedele e di madre affettuosa.
Nec minus Andromache digressu maesta supremo
fert picturatas auri subtemine vestes
482-485. Dopo una breve sosta dei
Troiani e dopo che leno ha prean
nunciato ad Enea molti particolari
del futuro viaggio periglioso verso
l I talia, dicendogli altres che il resto
lo verr a conoscere dalla Sibilla stessa
di Cuma, avviene l offerta dei copiosi
doni da parte di leno, il quale rivolge
parole, particolarmente fauste, pro
prio al vecchio Anchise. Anche An
drmaca vuole aggiungere doni suoi
propri per Enea e per Ascanio.
Nec mi nus = non certo in misura
minore di quella di leno ; cos pas
siamo ad una scena di altro tono e
contenuto. A ndromache : forma
greca. digressu... supremo : tem
porale = al momento dellestremo-
distacco dei Troiani da Butrto ;
opp. causale = costernata (maesta)
per quellestremo... . pi cturatas
auri subtemi ne vestes = drappi a fili
l e n e i d e 137
et Phrygiam Ascanio chlamydem, nec cedit honore ;
textilibusque onerat donis ac talia fatur : 485
Accipe et haec, manuum tibi quae monumenta mearum
sint, puer, et longum Andromachae testentur amorem,
coniugis Hectoreae. Cape dona extrema tuorum,
o mihi sola mei super Astyanactis imago :
sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat 490
et nunc aequali tecum pubesceret aevo .
Hos ego digrediens lacrimis adfabar obortis :
Vivite felices, quibus est fortuna peracta
iam sua ; nos alia ex aliis in fata vocamur.
doro istoriati ; picturatas risale a
pictura, a pingere, che con acu vale
ricamare ; non esiste per, in L a
tino, il verbo stesso picturo, corri
spondente al nostro pitturare. nec
c ed it honore : la buona prosa direbbe
neque cedit honore ( non resta infe
riore (ad leno) nellonorare gli ospiti
troiani, opp. non inferiore ai me
riti (di Ascanio).
486. Accipe et haec = prendi an
che questi , cio : oltre la picturatam
vestem e la Phrygiam clamydem, An
dromaca dona al nipotino oggetti pre
parati dalle sue mani e destinati al
cuginetto A stianatte ; quindi preziosi
daffetto e di ricordi. quae : va
con haec (= haec quae) e regge sint
e testentur del v. seguente, con valore
consecutivo o finale = che possano
esserti, perch ti siano . monu
menta : da moneo e vale ricordo .
487-491. longum = imperituro .
Andromachae : poi : coniugis Hec
toreae : tutto in terza persona, affet
tuosamente, a confondere i n un unico
sentimento persone presenti e scom
parse. Cape : riprende Accipe, ma
in tono pi effusivo. extrema :
parola piena di strazianti allusioni ;
all a famiglia ai parenti alla Patria
{tuorum fa pensare e vedere, di colpo,
la distruzione e dispersione di tutta una
intera famiglia). o mi hi , ecc.: il
momento culminante dellabbandono
materno alla accorata rievocazione del
figlio, fatta risentire nelliniziale escla
mativo o, nella cumulatio di mihi, mei,
e poi sic, sic, sic ! sic oculos, ecc.:
par di vedere la carezza materna ac
compagnata dalle dolci parole cosi
egli aveva gli occhi, cos le mani, cos
il volto ; ed ora sarebbe un giovi
netto della tua stessa et . pube
sceret : imperf. cong. (3a ipot. irreale)
con sottinteso s i viveret ; lett. cre
scerebbe fanciullo . tecum : va
con aequali. aevo = aetate, abl. di
causa o di qualit.
492-494. Hos : retto da adfabar
(= ad-fcibar). digrediens : indica
il momento del distacco, e va con
ego. lacrimis... oborti s = tra le
lacrime che mi velavano gli occhi .
Vivite felices : semplice e commo
vente augurio a due persone cos tre
mendamente provate dalle sventure.
quibus : va con oos sottinteso ed
dativo di agente con peracta {est),
cui si riferisce sua = vivete felici
voi, che gi avete trascorso la vo
stra propria fortuna . nos : con
trapposto al sott. vos precedente.
alia, ecc. : ci attenderemmo ex aliis
fatis in alia fata.
138 P. VI RGI L I O MARONE
Vobis parta quies, nullum maris aequor arandum, 495
arva neque Ausoniae semper cedentia retro
quaerenda. Effigiem Xanthi Troiamque videtis,
quam vestrae fecere manus melioribus, opto,
auspiciis et quae fuerit minus obvia Grais.
Si quando Thybrim vicinaque Thybridis arva 500
intraro gentique meae data moenia cernam,
cognatas urbes olim populosque propinquos
Epiro Hesperia, quibus idem Dardanus auctor
atque idem casus, una faciemus utramque
Troiam animis ; maneat nostros ea cura nepotes . 505
495-499. V obis : dat. di commodo ;
l a parola forma Io spondeo dei primo
piede : Enea si indugia in essa, e sot
tolinea la parta guies di leno e di
A ndrmaca. parta : sott. est.
qui es : che tanta parte del Vivite
felices detto pocanzi. arandum :
con bella immagine gi omerica. L e
navi solcano la distesa del mare, come
l aratro quella dei campi (aequor pu
indicare entrambe le distese) ; con
arandum, sott. un altro vobis. arva,
ecc.: si ordini: neque semper (vobis)
quaerenda (sunt sott.) arva Ausoniae
cedentia semper retro. Ausoniae :
sostantivato, sott. terrae ; arva dice
terreni arabili o arati ; cedentia
calcolato in vista di quaerenda ; retro
si lega solo a verbi di moto, come
cedo (cfr. il nostro retrocedere) ; in
cedentia retro, gli arva sono personifi
cati. videtis : sotto i vostri occhi,
ogni giorno ( assai pi di habetis
o simili). melioribus, ecc. = con
auspicii pi favorevoli oh me lau
guro ! e tale che possa essere meno
esposta ai Greci , alludendo ad even
tuali pericoli che potessero ancora ve
nire da parte di essi. Si notino l im
provvisa inserzione di opto parente
tico, f u e r i t sostituito poeticamente a sit
c la forma epica Grais per Graecis.
Altri, leggendo fuerint, d ima diversa
interpretazione al passo.
500-505. Si quando = se mai, un
bel giorno ; equivale a in qual
siasi momento io entrassi... . T hy
brim : forma di accusativo per Tibe
rim altrettanto dicasi del genitivo
Thybridis. vici na : sostantivo
( le vicinanze, i paraggi ), apposi
zione anticipata di arva. intraro :
(= intravero) transitivo come piacer
di usarlo anche ai prosatori post
classici. data : sott. a dis, f a l i s .
cernam : il fut. I dice azione poste
riore a quella del fut. I I intraro.
Epiro Hesperia = ex Epiro et Hespe
ria per accennare ai rispettivi abi
tanti. auctor : sott. f u i t , rispetto ai
Troiani e a Butrto epirotica come
pure a Roma italica. casus : sott.
sunt; idem = iidem. utramque Tro
iam : apposizione e ripresa logica di
cognatas urbes e di populos propinquos.
animis : o ablat. di stato in
luogo ( nel nostro cuore ), in quanto
le due citt erano lontane, geografica
mente parlando, oppure di modo
o relazione ( anche di cuore : citt
sorelle, noi diremmo). maneat,
ecc. = il compito duna tal fusione
sia riservato ai nostri discendenti .
Si noti la solennit dellimperativo
maneat, costruito, come qui e spesso,
transitivamente colla personificazione
del sogg. astratto cura.
l en ei d e 139
CANTO QUARTO
Ar g o men t o
Il canto quarto, il tanto noto libro di Didone , occupa nel
l economia del poema un posto importante ed ha una sua fisio
nomia particolare, che lo caratterizza nelle linee di un episodio :
un episodio di amore , che ha per lestensione di un dramma,
e tanta parte illumina e giustifica dello svolgersi dellazione epica,
della vita e della figura di Enea.
Largomento ne semplice e lineare. Didone, innamoratasi
di Enea, dopo un contenuto e mal celato riserbo, apre l animo
suo alla sorella Anna, che la esorta e la spinge (in realt non ne
aveva bisogno !) a bandire ogni scrupolo, e a non chiudere il suo
cuore alla realizzazione di un nuovo sogno damore con un perso
naggio tanto nobile e famoso. Vince l amore, che diventa passione.
Giunone e Venere si accordano per affrettare le nozze, che vengono
suggellate in una grotta, dove Enea e Didone si erano rifugiati
durante una caccia, per ripararsi da una tempesta, scatenata dim
provviso da Giunone. Iarba, re dei Getli e pretendente di Didone,
informato del fatto, se ne lamenta presso Giove, che manda Mer
curio ad Enea, con lordine che egli lasci al pi presto Cartagine
e drizzi la rotta verso l Italia. Stordito e addolorato leroe obbe
disce, e, compiuti in segreto i preparativi, salpa con la flotta. Lin
felice regina, a cui non erano sfuggiti i nascosti disegni di Enea
e chi pu ingannare una donna innamorata ? lo scon
giura, desolata, a rimanere, a non compiere un inqualificabile tra
dimento. Ma, riuscito vano ogni tentativo di trattenere l eroe,
vinta dalla disperazione, si fa erigere un rogo e si trafigge su di
esso con la spada stessa, donatale da Enea.
140 P. VI RGI L I O MARONE
DI DONE I NNAMORATA
SI CONFI DA CON LA SOREL L A ANNA
(I V, 9-30)
Enea ha terminato il suo lungo racconto, ma comincia il tormento della
regina. Essa gi in preda ad un turbamento indicibile : risente le parole,
rivede lo sguardo delleroe, ripensa al valore delle sue gesta, alla grande
fama della sua stirpe, ripercorre con Vaccesa fantasia le tappe del suo
periglioso cammino, fino al suo giungere in terra dAfrica, al suo primo
incontro con lei. Nel ricordo di quello che di Enea lha soprattutto colpita,
prevale quanto c in lui di spirituale : laltezza del suo eroismo, la nobilt
del suo linguaggio. Il volto, le fattezze fisiche sono una piccola parte del
fascino delleroe e anchesse viste, per ora, come espressione del suo nobile
spirito. Durante la notte Didone atterrita da strani sogni e da terribili
visioni, sente che al fondo del suo turbamento c qualcosa di strano, dinso
spettabile : c un sentimento nuovof che non pi compassione o piet,
tenerezza, amore. Non sa rendersene conto e ne parla con la sorella Anna.
Ha bisogno di confidarsi, danalizzare insieme con lei, che sa comprenderla,
i suoi sentimenti, di ridire a se stessa, pi che alla sorella, che colui per
il quale cosi tormentata, un eroe di forte animo e di illustri avi, di stirpe
divina : lo hanno rivelato le sue parole, il suo aspetto, la nobilt del suo
spirito. Si ha qui la prima confessione dellamore di Didone, veramente
prima , anche nella sua forma cosi volutamente indiretta e cosi pudica
mente paurosa.
Anna soror, quae me suspensam insomnia terrent !
quis novos hic nostris successit sedibus hospes, 10
quem sese ore ferens, quam forti pectore et armis !
Credo equidem, nec vana fides, genus esse deorum.
Degeneres animos timor arguit. Heu quibus ille
9-11. A nna soror: il vocativo pre
messo a tutto il discorso rivela gi
il bisogno intimo, confidenziale della
regina. quae... i nsomni a terrent !
= quali sogni mi atterriscono, tur
bandomi ! . quis, ecc. = quale
insolito ospite questo, che entrato
nella nostra reggia ! ; quis, quem,
quarti sono tutti di valore esclamativo,
ma con funzione sintattica e morfo
logica diversa. quem : qualem, pre
dicativo di sese = che aspetto egli
ha ! .
12-14. equidem = senzaltro, di
certo . vana = infondata , sott.
est. fi d e s : corrispondente a credo =
quel che io penso ; la mia cre
denza . genus = progenie .
Degeneres : qui anche piccoli ; gli
antichi avevano un alto concetto della
l e n e i d e 141
iactatus fatis ! quae bella exhausta canebat !
Si mihi non animo fixum immotumque sederet, 15
ne cui me vinclo vellem sociare iugali,
postquam primus amor deceptam morte fefellit ;
si non pertaesum thalami taedaeque fuisset,
huic uni forsan potui succumbere culpae.
Anna, fatebor enim, miseri post fata Sychaei 20
coniugis et sparsos fraterna caede penatis,
solus hic inflexit sensus animumque labantem
impulit. Adgnosco veteris vestigia flammae.
nobilt dei natali. i actatus = in
calzato, perseguitato ; torna a mente
quel che Otello dice di Desdemona :
ella m'am per le sventure mie, ed
io lamai per la piet che nebbe .
canebat : canere il verbo tecnico del
cantare epico ; ma Didone vi sentiva
la voce soave, ispirata, affascinante
del narratore ; gi qui Virgilio ci d
un esempio di processo artistico fem
minilmente sofferto, psicologicamente
intuito, poeticamente cantato.
15-19. Si mihi, ecc. = se a me non
istesse fermo ed inconcusso nel cuore
(il disegno) di non volermi pi unire
ad alcuno di nodo maritale, dopo
che il primo amore mingann con
la morte e mi deluse ; se non mi fossero
venuti in odio e tlamo e tede... .
animo : abl. locativo, spesso usato con
sedet, plasticamente indicante sta fer
mamente decretato, stabilito ; di esso
predicativo fixum immotumque ; sogg.
la sostantiva soggettiva ne "cui (sott.
viro)... vellem... vinclo... iugali :
abl. mediale ; indica il matrimo
nio . huic uni... culpae = forse
per questuomo solo sarei potuta sog
giacere alla colpa ; altri intendono
invece huic uni... culpae = a questo
solo amore, bench colpevole .
pertaesum fuisset (non esset) : da
pertaedere. succumbere: rende lidea
dun grave peso a cui una crea
tura debole soggiace ; per lei, che ha
giurato eterna fede al marito, unirsi
ad un altro uomo sarebbe grave colpa,
imperdonabile fallo. Questa confes
sione induce Didone ad aprire inte
ramente la sua anima turbata alla
sorella. Ella le si rivolge affettuosa
mente, chiamandola pi volte per
nome, quasi che nel momento pi an
goscioso e vibrante senta in quel nome
come una luce di consiglio, un leni
mento allangoscia.
20-23. fatebor enim = te lo con
fesser in verit ; opp. dovr pro
prio riconoscerlo . sparsos... pe
natis = e dopoch di sangue fraterno
furono intrisi i penati ; si allude qui
al' sangue di Sicheo straziato dal fra
tello Pigmalione. solus hic : solus
uneco precisa di uni. sensus =
i sentimenti del mio cuore .
labantem : con valore proiettici, ita
ut labaret. Adgnosco, ecc.: nota
il valore di adgnosco riconosco di
verso da cognosco conosco per la
prima volta. L a frase pass i n pro
verbio e fu cos tradotta da D ante
(Purg., XXX, 48) : conosco i segni
dellantica fiamma . I n queste parole
di Didone culmina londeggiante con
fessione della donna, che appare anzi
gi vinta, nonostante le giurate affer
mazioni di immutata fedelt alla me
moria di Sicheo... Ella sente nascere
in s una nuova vita, un tumulto di
affetti, unindicibile . dolcezza, quale
aveva sperimentata quando era andata
sposa a Sicheo (R i posati ).
142
P. VI RGI L I O MARONE
Sed mihi vel tellus optem prius ima dehiscat,
vel pater omnipotens abigat me fulmine ad umbras, 25
pallentis umbras Erebo noctemque profundam,
ante, Pudor, quam te violo aut tua iura resolvo.
Ille meos, primum qui me sibi iunxit, amores
abstulit ; ille habeat secum servetque sepulcro .
Sic effata sinum lacrimis implevit obortis. 30
24-27. mi hi : va con dehiscat, con la
prima sillaba abbreviata. optem :
costruito colle sostantive oggettive
dehiscat e poi abigat. pri us : preci
sato poi meglio e ripreso da ante.
Pudor : improvvisamente evocato e
personificato.
28-30. I l le : Sicheo, contrapposto al
precedente hic (Enea). si num:
indica la piega che la veste faceva
sopra la cintura. Si noti il concor
rere dei pronomi : Ille meos... qui me
sibi, che rivela un parlare appassio
nato ; nota anche il plurale amores,
intensivo e poetico. lacrimis : il
pianto dovuto specialmente al ri
cordo di Sicheo, suo primo amore .
questo pianto una delle note pi
efficaci che larte di Virgilio abbia
saputo scorgere nel cuore di una donna
innamorata. Da queste lacrime, pi
ancra che dalle parole, A nna com
prender l angoscia e il turbamento
della sorella, e cercher con gli accent:
pi dolci e persuasivi di consolarla i
o pi cara del giorno alla sorella... .
l e n e i d e 143
I L DRA MMA I NT I M O DI DI DONE
(I V , 80-89)
Il dramma interiore di Didone segue il suo fatale svolgimento, fino all' epi
logo, e il poeta ne rivela con tocchi finissimi gli approfondimenti spirituali.
Ormai la regina vive sola in Enea e per Enea : anche assente egli le pre
sente e nel silenzio ne riascolta la voce : sola si tormenta nella deserta
reggia, e si abbandona sui tappeti lasciati da lui ; lontana, lu lontano ascolta
e vederi (v. 82 sg.). Tragico isolamento in quel tragico sfondo, che par
preparato alla solennit dei ricordi. Con un gesto di compiaciuta femmi
nilit, stringe tra le braccia il piccolo Ascanio, ed in lui, immagine del
padre, va ricomponendo, con carezzevole tenerezza, i tratti e la fisionomia
dellassente : non lieve conforto al suo infandus amor, che tutta ormai assorbe
la sensibilit del suo cuore, gettandola in un torpore ed in uninerzia ine
sprimibile. Perfino la cura della costruzione della nuova citt non ha pi
significato per lei : tutto langue, i lavori sono rimasti interrotti, la giovent
non si esercita pi nelle armi n prepara opere di difesa : pendent opera
interrupta : il torpore della regina prende uomini e cose.
Post ubi digressi lumenque obscura vicissim 80
luna premit suadentque cadentia sidera somnos,
sola domo maeret vacua stratisque relictis
incubat. Illum absens absentem auditque videtque,
80-83. Post : avverbio. digressi :
sott. sunt convivae dopo il banchetto,
a cui han preso parte Enea, Didone
ed altri. obscura-: ha valore pro-
lettico rispetto a lumen premit = oscu
randosi (o impallidendo ) nasconde
la sua luce ; altri diversamente.
vicissim = a sua volta , rispetto
alloscurarsi della luce diurna.
suadentque, ecc. = e gli astri vol
genti al tramonto invogliano al sonno .
sola: cio senza pi la presenza
e la compagnia di Enea. domo
maeret vacua = sabbandona alla
tristezza nella reggia rimasta vuota ,
cio priva di Enea : la solitudine crea
un senso di vuoto, a volte perfino
pauroso. strati sque rel ictis inc-
bat = si va nuovamente a sdraiare
sul letto (tricliniare, pocanzi) lasciato
da lei, se il poeta vuole alludere al
suo ; da Enea, se quello occupato
prima dalleroe, come par meglio in
tendere con Servio (nota il costrutto
poetico di incubat col dativo, al posto
del regolare ablat. con in). absens
absentem : efficacissimo polyptton (ri
petizione di parola morfologicamente
diversa), che l Albini conserva tradu
cendo : lontana lui lontano ascolta
144 P. VIRGILIO MARONE
aut gremio Ascanium, genitoris imagine capta,
detinet, infandum si fallere possit amorem. 85
N on coeptae adsurgunt turres, non arma iuventus
exercet portusve aut propugnacula bello
tuta parant : pendent opera interrupta minaeque
murorum ingentes aequataque machina caelo.
e vede ; fa ripensare al verso manzo
niano dellAdelchi (1229) : i figli pen
sosi pensose guatar .
84-85. gremio : va con detinet ; abl.
strumentale. capta = tutta pre
sa , sintende Didone. infandum =
ineffabile , cio inesprimibile
quindi straziante . s i : con va
lore desiderativo o di conato = per
vedere semmai le riesca dingannare
(fallere) .
86-89. N on : qui e dopo vale non
pi . adsurgunt : intransitivo
e personifica turres : ci aspetteremmo
extolluntur passivo. exercet - ma
neggia . bell o : dat. di destina
zione. tuta : con senso attivo e rife
rito al futuro - (mezzi, costruzioni
di) sicurezza futura . pendent t
con interrupta vale restano sospese .
- opera : indica le costruzioni in
genere . mi naeque murorum =
minantes muri, ecc. = le minacciose
mura pur cos colossali e le impalcature
tirate su fino al cielo ; minae sono
propr. le prominenze delle mura o
pinnae, sporgenti per linterruzione
del lavoro e quindi costituenti una
minaccia continua per i passanti ;
per altri esse indicano i merli
enormi dei muri.
l en ei d e
145
M ERCURI O ORDI NA AD ENEA DI PA RTI RE
DA CARTAGI NE
(I V, 554-570)
qui descritta la seconda apparizione di Mercurio ad Enea, e questa
volta in sogno, mentre egli dorme sulla nave, ammonendolo di salpare al pi
presto, per evitare la vendetta di Didone, decisa ad incendiare, all'alba,
tutte le navi troiane. La prima discesa del messaggero di Giove portava
ad Enea l'imperioso naviget : l'ordine cio di seguire senza indugi le vie
del destino verso i lidi del Lazio. Bench leroe non pensasse mai di tra
sgredire lordine divino e gi tutto predisponesse per la partenza, pure pro
vava un profondo smarrimento, un umanissimo rimpianto di quanto doveva
lasciare, un acuto dolore per loptima Dido (v. 291), che egli sentiva di
amare e che l'abbandono avrebbe certamente gettata nella pi cupa dispe
razione. Qjiesto stato danimo, il procedere cauto e segreto dei preparativi
della partenza, il cercar la maniera migliore per acquietare lanimo furi
bondo di Didone, decisa a tutto osare, preghiere, minacce, imprecazioni,
vendette ed anche la morte per impietosire e flettere lanimo delleroe, certus
eundi (p. 554), avevan creato rallentamento ed indugio agli ordini di Giove.
E intanto la regina, certa mori (v. 564), minacciava la sua tremenda rap
presaglia. Di qui la giustificazione del secondo intervento divino, che scuote
Enea, pi che dal suo sonno, dal suo spirituale torpore. Cosi per un
nuovo inganno del cielo, egli si ritrova nella sua fondamentale vibrante pas
sionalit di patriota, di esule, di obbediente (Fi o r e). la fatalit che
torna a dominarlo. Con la folgorante spada taglia la fune della nave, i com
pagni lo imitano, il mare si copre di vele, il lido rimane deserto.
Aeneas celsa in puppi, iam certus eundi,
carpebat somnos rebus iam rite paratis. 555
Huic se forma dei voltu redeuntis eodem
obtulit in somnis rursusque ita visa monerest,
omnia Mercurio similis, vocemque coloremque
554-559. certus eundi = risoluto
di parti re. somnos carpebat'=
dormiva placidamente .. ri te =
debitamente, esattamente . for
ma = l immagine , beninteso nel
sogno. voltu redeunti s eodem =
che gli si ripresentava col medesimo
aspetto che ai vv. 265-266. visa
monerest = (forma) visa est (eum) mo
nere. omni a = in tutto e per
tutto , simile a Mercurio : voce so
vrumana, colorito roseo e fresco, ca
pelli biondi, membra fulgide di gio
vinezza (decora, collabl. di causa
10
146 P. VIRGILIO MARONE
et crinis flavos et membra decora iuventa :
Nte dea, potes hoc sub casu ducere somnos 560
nec quae te circum stent deinde pericula cernis,
demens, nec zephyros audis spirare secundos ?
Illa dolos dirumque nefas in pectore versat,
certa mori, variosque irarum concitat aestus.
Non fugis hinc praeceps dum praecipitare potestas ? 565
iam mare turbari trabibus saevasque videbis
conlucere faces, iam fervere litora flammis,
si te his attigerit terris Aurora morantem.
Heia age, rumpe moras ; varium et mutabile semper
femina . Sic fatus nocti se immiscuit atrae. 570
inventa), in quanto si tratta del dio
enagnio, cio del dio tutelare degli
esercizii della palestra (il verso ipr-
metro: il que va eliso con l iniziale
del verso seguente).
560-564. potes = potsne, ma pi
pressante ed affannosa la domanda
senza -ne enclitico. hoc sub casu =
nel presente e critico momento .
ducere : nel senso di producere pro
lungare , godere fino in fondo .
nec : va con cernis, seguito dallinterr.
indiretta, in cui te circum sta per cir
cum te e stent d lidea duna barriera
di pericoli innalzata attorno alla per
sona e deinde vale dopo, a causa di
ci . zephyros : indica qui i venti
favorevoli, in genere. di rum... ne
fas : sing. collettivo che determina
dolos = spaventevoli scelleratezze .
versat = gira e rigira cio va
tramando . - certa mori : mentre
Enea era certus eundi (v. 554).
565-568. N on= Nonne ; cfr. la nota
a potes v. 560. dum praeci pitare
potestas ? : sott. tibi datur, est ; con
potestas ci aspetteremmo, classicamen
te, praecipitandi. turbari : si dice
del mare agitato, in tempesta; trabi
bus sta per navibus, sintende carta
ginesi. faces : allude a fiaccole
incendiarie, suscitatrici di feroci (sae
vas) distruzioni. conlucre = bril
lare luminose . fervre : arcaico
per fervere = ribollire , quindi di
vampare . te : va con morantem
che ne predicativo. his terris =
in his terris. attigrt : con idea di
sorpresa = sorprender tuttora .
569-570. Hei a age : forte formula
di esortazione conclusiva = suvvia,
dunque . - rumpe = tronca .
varium... femina = essere variabile
e mutevole sempre la donna ;
frase sentenziosa ; nota la sostantiva-
zione dei due aggettivi e la soppres
sione della copula. noeti se im
mi scui t atrae = dilegu, scomparve
nel buio della notte .
l e n ei d e 147
L I NV ETTI V A E L E M A L EDI ZI ONI DI DI DONE
(I V, 607-629)
il punto culminante della tragedia; dopo di che, la morte. Didone>
che attende con ansia il giorno, per spiare le mosse della flotta troiana,
scorge, alle prime luci dell'alba, le ultime vele tese sul mare lontano. Vede
davanti a s l'irreparabile, il tradimento, l'irrisione, linganno ed esce
in grida disperate, rivelazione del suo animo sconvolto e ferito. Dapprima
si risente regina: costui, un forestiero, un ospite accolto per compassione
e piet, ha osato sfidare e schernire la mia dignit regale? Qjii armi
e fiamme e navi : lo si insegua a perdizione . Poi cade il furore della regina
e subentra lo smarrimento della donna tradita, che compiange con profonda
commozione il suo triste destino; riconosce amaramente che essa stessa
stata causa del suo male, vittima della sua generosit. In un processo
psicologico, fatto di pentimenti, di riflessioni, di delusioni e di amarezze,
il furore la riprende ed inizia la serie delle sue invettive e delle sue male
dizioni : vengano intanto gli di a vendicarla per lingiustizia e lumilia
zione patita : Giove, Giunone, cate, le Furie tutte ; arrivi pure il perfido
fino alle coste del Lazio, se questa la volont di Giove, ma subisca guerre
micidiali e veda la morte di tutti i suoi valorosi compagni ; fondi pure
il regno, ma non riesca a goderlo e perisca di morte violenta; odio eterno
sia tra i Tirii e i discendenti di Enea; sorga dalle sue ceneri un vendi
catore e siano sempre lido contro lido, armi contro armi, flutti contro flutti.
Qui linvettiva tocca il suo apice e si colora di quelle nere tinte apocalit
tiche, che gettano una luce sinistra sulla realt storica avvenire.
Sol, gui terrarum flammis opera omnia lustras,
tuque harum interpres curarum et conscia luno
nocturnisque Hecate triviis ululata per urbes
et Dirae ultrices et di morientis Elissae, 610
accipite haec meritumque malis advertite numen
607-610. terrarum : va con opera
le azioni degli uomini quaggi .
fl ammi s = coi raggi tuoi luminosi .
tuque... I uno : Giunone, che gene
ralmente conosciuta come dea del
matrimonio ( interprete degli affanni
matrimoniali ), qui invocata, anche
perch protettrice di Cartagine, come
nume vendicatore. conscia : perch
partecipe delle responsabilit di quan
to avvenuto tra Didone ed Enea.
noctumi sque, ecc. = e tu, cate,
invocata con urla di notte lungo i
trivii ; si noti ululata con valore
passivo ed uso poetico. di... E l i s
sae : di particolarmente collegati con
la vicenda damore di Didone.
611-612. accipite haec = ascoltate
questa mia preghiera . meri tum-
que... numen = drizzate la potenza
148 P. VIRGILIO MARONE
et nostras audite preces. Si tangere portus
infandum caput ac terris adnare necessest
et sic fata Iovis poscunt, hic terminus haeret :
at bello audacis populi vexatus et armis, 615
finibus extorris, complexu avolsus Iuli
auxilium imploret videatque indigna suorum
funera : nec, cum se sub leges pacis iniquae
tradiderit, regno aut optata luce fruatur,
sed cadat ante diem mediaque inhumatus barena. 620
Haec precor, hanc vocem extremam cum sanguine fundo.
Tum vos, o Tyrii, stirpem et genus omne futurum
exercete odiis cinerique haec mittite nostro
munera : nullus amor populis nec foedera sunto.
punitrice sui malvagi che ne son ben
meritevoli . audite = exaudite.
preces : vale qui imprecationes.
portus : sintende d Italia.
613-615. i nf andum caput = quel
l essere innominabile . terri s ad
nare approdare ; terris = ad ter
ras. f ata I ovis = gli incrollabili
detti , cio voleri , relativamente
ad Enea. hi c termi nus haeret =
questo termine quello fissato dal
destino . at = almeno . bei
l o : come armis, abl. di strumento
ed anche di causa. audaci s : allude
ai Rutuli, capeggiati da Turno.
616-620. finibus extorris : -torris
va collegato con terra, quasi obbli
gato a lasciare il suo territorio, cam
po . complexu avolsus Iuli =
strappato (a viva forza) dalle brac
cia di Iul o . auxilium : cio da
Evandro e dagli Etruschi. indi
gna = miserande . suorum s ivi
compreso Pallante ed altri alleati di
Enea. funra = neces. cum se...
tradiderit = anche quando si sar
acconciato, sottoposto . iniquae =
ignominiosa . luce : cio la
vita . harena : non lungi dal mar
Tirreno, lungo la costa sabbiosa del
Lazio.
621-624. Haec = questo solo chie
do con la (presente) imprecazione.
vocem extremam = espressione, gri
do ultimo . T um = e poi , ed
inltre . exercete = spossate,
portate allo stremo. cineri... no
stro = alla mia ombra . munera
offerte, doni funebri o inferiae.
popul i s : cio fra questi due popoli
dAfrica e dI talia. sunto : limpe
rativo futuro eloquentemente impe
gnativo, perch parla qui una mo
rente, poi perch si tratta di un odio
trasmesso in doverosa eredit, infine
perch il linguaggio solenne come
sempre quello delle formule giuri
diche e testamentarie. L a imprecazione
di Didone sorpassa ogni limite di
tempo e di spazio e si ripercuote nei
secoli futuri-: tutto il popolo discen
dente da Enea porti il peso della di lui
colpa ; ella, tornata regina in tutta la
sua dignit e potenza, esorta impe
riosamente i Tirii a perseguitare con
odio feroce e inestinguibile la stirpe
nemica e a non stringere con essa patti
dalleanza. Venga un vendicatore che
faccia giustizia del torto ricevuto.
una visione tragicamente grandiosa
di odio e di vendetta, voce che rie
cheggia nei secoli, tremenda di fata
lit : exorare aliquis : sorgi, qual
cuno : lurto sintattico rid nelle pa-
l e n e i d e 149
Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor, 625
qui face Dardanios ferroque sequare colonos,
nunc, olim, quocumque dabunt se tempore vires.
Litora litoribus contraria, fluctibus undas
imprecor, arma armis : pugnent ipsique nepotesque .
role la convulsione interiore dellani
ma, poeticamente, drammaticamente.
Si profila... Annibaie, il vendicatore
fatale, e tutta la storia di guerre e di
sciagure che nei secoli venturi travol
geranno i due popoli. L implacabile
ostilit terminer con grandiosit apo
calittica, anche sugli elementi della
natura, per cui spiagge avverse a
spiagge, flutti cozzanti contro flutti.
E lodio durer in eterno... L arte di
Virgilio eccelle qui in tutta la sua
grandezza e perfezione (Riposati).
625-629. Exoriare (= exoriaris), ecc.:
che tu possa sorgere, chiunque tu
sia, dalle mie ossa a procurarmi ven
detta ; nota l urto sintattico dellrw-
riaris (2a pers.) con lindefinito aliquis,
che nominativo e vocativo ad un
tempo e ha ultor come suo predica
tivo : dimprovviso emerge, minaccioso
e solenne, il profilo di Anni baie : qui
storia e leggenda si danno la mano.
face... ferroque : sta per il pi comune
ferro ignque. sequare = persequa
ris. colonos : delle varie citt e
municipii di fondazione dei Romani,
discesi dai Troiani (Dardanios).
quocumque... vires = in qualsiasi
occasione possano offrirsi le forze di
questo mio regno. Litora... con
trari a : sott. esse ; laggettivo contra
ria, con le opportune modifiche, vale
anche per undas e per arma. ips i :
i popoli contrapposti, in quanto con
temporanei della parlante. nepo
tes : i rispettivi loro discendenti, an
che a grande distanza di tempo (il
verso iprmetro).
150 P. VIRGILIO MARONE
L A M ORTE DI DI DONE
(I V , 693-705)
Gli ultimi momenti della vita di Didone paiono contrassegnati da un'ap
parente calma esteriore, che permette a lei di impartire alla nutrice Barce
e alla sorella Anna le pi caute disposizioni per l'erezione del rogo fatale,
sotto il pretesto di compiere riti sacrificali a Giove Stigio e offrire a lui
leffigie e le exuviae di Enea, per averla liberata dal suo martirio. Tutto
viene eseguito a puntino. E allora linsana (ffera) Didone, con gli occhi
sconvolti e nel volto il pallore di morte, sale il rogo, afferra la spada, che
un giorno Enea le aveva donato come pegno di amore, bacia per l'ultima
volta le dulces exuviae e pronuncia i novissima verba, dove l'ultima
disperata confessione di una vinta dalla inesorabilit del destino, sul quale,
pi che su Enea, con sensibilit di donna ancora innamorata, fa ricadere
ogni colpa : Vissi e percorsi il cammino, che Fortuna mi diede ; ora la mia
ombra se ne andr sotterra. Fondai una splendida citt, vidi le mie mura . . .
Felice, ahi, troppo felice, se navi Dardanie non avessero toccato i miei
lidi . . . (v. 653 sgg.). Un mesto ripiegarsi sul passato, quasi a cercare
in esso scampo e giustificazione al suo funesto proposito : l'ultima con
fessione della sua grandezza e della sua infelicit, affidata ai secoli. Poi
latto insano : Morr invendicata, ma morr ; sic, sic iuvat ire sub
umbras : veda coi suoi occhi dall'alto mare il crudele Drdano queste
fiamme e porti con s il triste presagio della mia morte (v. 659). Ci detto,
si gett sulla spada.
Tum luno omnipotens longum miserata dolorem
difficilisque obitus Irim demisit Olympo,
quae luctantem animam nexosque resolveret artus. 695
Nam quia nec fato, merita nec morte peribat,
sed misera ante diem subitoque
693-695. dolorem = la sofferen
za . difficilis... obitus : il plur.
poetico ed intensivo. I ri m : mes
saggera della dea Giunone. Olym
po = de Olympo. quae = ut haec
{dea). luctantem : nella agonia, che
la lotta ultima tra la vita e la morte.
animam : indica lo spirito vi
tale . nexosque... artus : nexos
accensa furore,
sottintende cum anima ; resolvere vale
liberare .
696-699. fato : cio per una morte
inviatale dal destino . meri ta
nec morte = nec morte merita ( meri
tata , con valore passivo). diem :
stabilito dalla natura. subito... fu
rore : lespressione implica una recisa
condanna del suicidio da parte del
l e n ei d e 151
nondum illi flavoni Proserpina vertice crinem
abstulerat Stygioque caput damnaverat Orco.
Ergo Iris croceis per caelum roscida pinnis 700
mille trahens varios adverso sole colores
devolat et supra caput adstitit : Hunc ego Diti
sacrum iussa fero teque isto corpore solvo .
Sic ait et dextra crinem secat : omnis et una
dilapsus calor atque in ventos vita recessit. 705
poeta. i l l i : a Didone. vertice =
dal capo . Stygioque, ecc. =
consacrandone la persona (caput)
allo Stigio (cio infernale) Orco .
700-702. Ergo : indica l azione con
clusiva dellobbedienza prestata da
I ride a Giunone. croci s... pi n
ni s = sulle ali sue crcee cio del
color giallo della luce dellaurora.
roscida = rugiadosa , trahens :
fa vedere l aerea scia luminosa del
l arcobaleno. Hunc : sintende cri
nem. D i ti : il dio delle regioni
infernali.
703-705. sacrum : riprende il dam
naverat del v. 699 e vale consa
crato . iussa = in conformit
degli ordini di Giunone. te : cio'
la tua anima. dextra : abl. me
diale. omnis et = et (ed ecco
che ) omnis. una : avverbio = in
sieme . dilapsus (sott. est) calor =
scomparve ogni calore vitale e su
bentr il gelo della morte. in ven
tos... recessit = e l anima (lo spi
rito) si dilegu nellari a , secondo l e
credenze filosofco-religiose degli An
tichi.
152 P. VIRGILIO MARONE
CANTO QUINTO
Ar g o men t o
Lasciate le coste della Libia, la flotta troiana naviga verso
l Italia. In lontananza un insolito bagliore illumina le mura della
citt di Cartagine : le fiamme del rogo di Didone. Ed ecco intanto
annunziarsi unimminente tempesta, di cui il nocchiero Palinuro
scruta i segni e ne riferisce ad Enea. Ad evitarne le penose con
seguenze (ne avevano sperimentata gi la terribile violenza), de
cidono di cambiar rotta e puntare sulle vicine ed ospitali spiagge
della Sicilia, dove aveva buon nome e larga generosit il re Acste,
figlio della troiana Egsta. Lo sbarco felice, generosa ed affa
bile l accoglienza di Acste. Il giorno dopo, Enea, ricordando,
commosso, ai compagni che proprio in quella terra, un anno prima,
era morto suo padre, Anchise, stabilisce di celebrare solennemente
l anniversario della triste e cara ricorrenza con cerimonie religiose
e ludi funebri. Allalba del nono giorno, alla presenza di una folla
esultante, si iniziano i ludi novendiales nella coreografia spettaco
lare di una ricca serie di gare sportive : sono in plio vistosi premi
per i vincitori. La prima gara quella della regata, riservata ai
Troiani : la seconda, la corsa a piedi, fra Siculi e Troiani ; la terza
il pugilato tra il siculo Entello e il troiano Darte ; la quarta ed
ultima gara, il tiro alla colomba, legata alla cima di un albero maestro.
Ma ecco un cambiamento di scena, triste e preoccupante. Le
donne troiane, rimaste, durante i giuochi, sole e sconsolate sulla
spiaggia, con nel cuore la doglianza di Anchise e il ricordo della
patria, della casa lontana, aizzate da Iride, mandata da Giunone,
appiccano fuoco alle navi : desiderano porre fine alle loro peregri
nazioni, avere finalmente un lembo di terra, rifarsi una casa, una
famiglia. Il pronto intervento di Ascanio e dei suoi e un provvi
denziale acquazzone, mandato da Giove, valgono a scongiurare
la totale rovina della flotta, ma rimane il turbamento e l incer
tezza sul da farsi. Il vecchio Nute consiglia Enea di lasciare in
Sicilia le donne, gli invalidi ed i vecchi, e di proseguire al pi presto
la rotta per l Italia. Anchise, apparso in sogno ad Enea, ricon
ferma il saggio consiglio : si fonda Segesta, si innalza un tempio
a Venere sul monte Erice, e poi, compiuti i rituali sacrifici, con
l e n ei d e 153
venti propizi e con buoni auspici, si salpa verso l Italia, appro
dando a Guma. , Durante la traversata. Enea perde Palinuro,
l esperto timoniere della sua nave.
I PREPA RA TI V I PER L A PRI M A GARA
(V, 124-138)
quella della regata. Vi partecipano soltanto i Troiani con quattro
delle 19 navi superstiti, denominate Pristis, Chimaera, Centaurus e Scylla.
Stabilita la mta (uno scoglio emergente dal mare), fissato il percorso ed asse
gnate per sorteggio le posizioni di partenza (.corsie), ad uno squillo
di tromba, le quattro navi scattano tra le onde sconvolte, accompagnate
dagli applausi scroscianti degli spettatori. In un primo momento Chimaera,
pilotata da Gi, a condurre la gara. A met percorso, unerrata manovra
del timoniere di Chimaera, che gira troppo al largo, permette alla Scylla
di balzare al primo posto, mentre fra le altre tre accanita si accende la lotta
per il secondo posto. Chimaera non riesce pi risalire Scylla, e a Cen
taurus, stringendo troppo a sinistra, cpita la sfortuna di incagliarsi
nelle rocce, che sono intorno allo scoglio. Ordine di arrivo : prima Scylla,
seconda Pristis, terza Chimaera, quarta Centaurus. Proclamato a gran
voce dallaraldo il vincitore, si procede alla distribuzione dei premi, che
il poeta descrive minutamente.
Est procul in pelago saxum spumantia contra
litora, quod tumidis submersum tunditur olim 125
fluctibus, hiberni condunt ubi sidera cori ;
tranquillo silet immotaque attollitur unda
campus et apricis statio gratissima mergis.
124-138. Est = sorge, sporge .
procul = ad una certa distanza
dalla spiaggia. saxum : qui vale
uno scoglio : l isola degli Asi-
nelli, presso Trapani. spumanti a
contra = contra spumantia. submer
sum : ita ut submersum appareat.
oli m = a volte , talvolta .
fluctibus : con tumidis ablat. di
causa efficiente. condunt = abscon
dunt ; con sidera vale rendono annu
volato il cielo . ubi = allorch .
cori : cio cauri, venti invernali
(hiberni) ; propr. il maestrale , che
soffia da Nord-Ovest. tranqui l l o =
cum tranquillum (sott. mare) est.
si let : va riferito a saxum, sogg. sot
tinteso. immota... unda : ablat.
causale. attoll itur... campus = si
presenta, sinnalza via via scoperta
una spianata . apricis... mer
gi s = soggiorno quanto mai deli
zioso per i gabbiani amanti del sole .
154 P. VIRGILIO MARONE
Hic viridem Aeneas frondenti ex ilice metam
constituit signum nautis pater, unde reverti 130
scirent et longos ubi circumflectere cursus.
Tum loca sorte legunt ipsique in puppibus auro
ductores longe effulgent ostroque decori ;
cetera populea velatur fronde iuventus
nudatosque umeros oleo perfusa nitescit. 135
Considunt transtris intentaque bracchia remis ;
intenti exspectant signum exsultantiaque haurit
corda pavor pulsans laudumque arrecta cupido.
129-131. Hi c = sopra questo sco
glio . Aeneas : va con pater del
v. seguente. constituit signum =
fece piantar come segnale . nau
tis = per i regatanti . unde =
ut inde, come poi ubi = ut ibi.
longos circumflectere cursus = ese
guire ampi giri , opp. girare al
largo per evitare lo scoglio.
132-135. Tum = deinde. loca...
legunt = tirano a sorte (sorte
ablat. strumentale) il proprio posto .
ductores : non sono i piloti, bens
i padroni, i comandanti delle navi
i n persona (ipsi). cetera... i u
ventus : cio la ciurma, l equipag
gio. vel atur : mediale e sottin
tende tempora. ol eo perf usa : per
f u s a ha valore riflessivo ; laccus. di
relazione.
136-138. transtri s : abl. locativo, ma
forse anche strumentale. i ntenta :
sott. sunt ; in- intensivo e remis
dativo. exsul tanti a = palpitanti,
sobbalzanti . hauri t = svuota
del sangue. arrecta : noi diciamo
invece ardente ; il L atino vede la
cupido personificata.
l e n ei d e 155
LA L OTTA FRA DA RETE ED ENTEL L O
(V, 426-449)
descritta qui la gara del pugilato fra il troiano Darete e il siculo
Entello, giovane l'uno, spavaldo ed audace, pi avanti negli anni l'altro,
ma anche pi controllato nei movimenti e tecnicamente pi sicuro. I due
campioni dapprima si assaggiano a vicenda, si studiano nelle mosse e negli
atteggiamenti di. guardia . Il primo ad assalire Darete, ma Entello para
abilmente i colpi violenti dell'avversario, e, a sua volta, decide di passare
al contrattacco. Nel tentativo di vibrare il suo poderoso colpo, schivato tem
pestivamente da uno scarto di Darete, Entello perde l'equilibrio e cade
a terra. un attimo : subito si rialza, riprende l'offensiva, attaccando con
tanta violenza e furore, da ridurre presto l'avversario in misere condizioni
al tappeto. Allora Enea, in qualit di arbitro, decide di troncare il com
battimento, assegnando piena vittoria ad Entello per k. o., donandogli in pari
tempo in premio un toro, che egli, nell'entusiasmo del trionfo, d'un sol colpo
f a stramazzare a terra, e poi consacra vittima ad rice, dio del luogo.
Constitit in digitos extemplo arrectus uterque
bracchiaque ad superas interritus extulit auras.
Abduxere retro longe capita ardua ab ictu
immiscentque manus manibus pugnamque lacessunt,
ille pedum melior motu fretusque iuventa, 430
hic membris et mole valens ; sed tarda trementi
genua labant, vastos quatit aeger anhelitus artus.
Multa viri nequiquam inter se volnera iactant.
426-427. in digitos... arrectus : (da
arrigo) = ritto sulla punta dei pie
di : tutto il peso del corpo viene a ca
dere sulle dita dei piedi ; non va
collegato con constitit, che verbo di
stato, non di moto. interritus =
intrepidus ; dipinge lo stato danimo di
entrambi gli agonisti. extlit : qui
da extollo, non da effero = sollev .
428-432. Abduxere, ecc. = ecco
che gi tratta indietro hanno la testa
(minacciosamente) eretta . immi
scent : con lacessunt contiene il verso
intero e presenta collocazione chia-
stica : dapprima essi vengono alle
mani (immiscent... manus manibus)
poi si provocano lun l altro .
i l l e : Darte, troiano. fretus iuven
ta = aitante di, fiducioso nella sua
giovinezza . hi c : Entello, il lot
tatore siculo. membri s et mol e =
membrorum m o l e : si tratta di un vero
gigante. val ens = gagliardo ,
superiore allaltro. trementi :
sott. ei = le ginocchia di lui non
molto fermo . l abant : intransi
tivo, come il corrispondente lbor :
vacillando . aeger anhel i tus =
il respiro affannoso . arts :
cio di Entello.
433-436. viri : i due agonisti o pu
gilatori. nequiquam : va con iac
tant. volnera colpi . iac
tant = continuano a vibrare .
multa : eco precisa del multa (vol
nera) precedente. cavo lateri =
156 P. VI RGI L I O MARONE
multa cavo lateri ingeminant et pectore vastos
dant sonitus, erratque auris et tempora circum 435
crebra manus, duro crepitant sub volnere malae.
Stat gravis Entellus nisuque immotus eodem,
corpore tela modo atque oculis vigilantibus exit.
Ille, velut celsam oppugnat qui molibus urbem
aut montana sedet circum castella sub armis, 440
nunc hos, nunc illos aditus omnemque pererrat
arte locum et variis adsultibus inritus urguet.
Ostendit dextram insurgens Entellus et alte
extulit : ille ictum venientem a vertice velox
praevidit celerique elapsus corpore cessit ; 445
Entellus viris in ventum effudit et ultro
ipse gravis graviterque ad terram pondere vasto
concidit, ut quondam cava concidit aut Erymantho
aut Ida in magna radicibus eruta pinus.
in latus. ingeminant : sott. viri =
raddoppiano i due lottatori.
pectore : abi. di strumento : la cas
sa... di risonanza dei colpi stessi.
errat = saggira . auris... cir
cum = circum auris et (circum) tem
pora : orecchi e tempie sono punti
assai vulnerabili. crebra manus =
di continuo, le mani di entrambi
i lottatori. duro... sub volnere =
sotto gli implacabili colpi ; volnere
singol. collettivo. mlae = le
mascelle .
437-438. gravis : sott. pondere =
in tutta la sua pesante mole .
nisu... eodem = nello sforzo che
lo inchioda al medesimo posto .
corpore... modo = solo con un lieve
scarto della persona, del tronco ; modo
avverbio. tel a : ogg. di exit (qui
transitivo) = evita, schiva cio i
colpi dellavversario.
439-442. I l l e, velut, ecc. : ord. velut
qui oppugnat urbem, ecc., ille (cio
Darete) pererrat et urget nunc hos...
omnemque... locum. celsam : pi
duro perci e pericoloso l assalto, dal
basso. mol ibus = con macchine
da guerra (belli sottinteso).
sedet ci rcum (= circumsedet) = serra
da ogni parte . aditus : dovremmo
qui avere il verbo regolare temptat.
arte : indica laccorgimento e lastuzia.
adsul ti bus : sta ad adsilire come
il nostro assalto ad assaltare .
i nri tus : detto qui avverbialmente del
la persona = senza alcun risultato .
443-445. Ostendi t, ecc. == fece
latto di colpire con la destra driz
zandosi in tutta la persona . et
al te extl it : meglio subordinare =
alzandola in alto ; extlit qui da
extollo. i l l e : Darte. a ver
tice = dallalto . velox : predi
cativo di praevidit = in un attimo,
di colpo . celeri... corpore = con
agile mossa della persona . el ap
sus = sfuggendo al colpo (ictum).
cessit = si ritrasse , scansandolo.
446-449. viris : acc. plurale. i o
ventum effudi t = butt, sparse al
vento . ultro = per di pi . -
ipse = da s . gravi s gravi
terque = egli, gi pesante, stramazz
(concidit) perci con pesante tonfo .
quondam = a volte, talvolta .
cava : riferito a pinus. I da i n
magna : in magna Ida, famosa catena
di montagne nella Trade ed altrove.
radi cibus erta = sradicato .
l e n e i d e 157
CANTO SESTO
A r g o men t o
Enea, sbarcato a Cuma, si reca tosto al tempio di Apollo per
interrogar la Sibilla sul suo futuro destino. La profetessa gli con
sente la discesa allTnferno per consultare al riguardo il padre
Anchise, purch soddisfi ad alcune condizioni, quali il ricercare
nella selva circostante un ramoscello doro da offrire a Proserpina
e rinvenire e dare sepoltura al cadavere di Miseno. Enea si accinge
ad eseguire gli ordini ricevuti e a far sacrifici agli di inferi.
Incomincia la catbasi, o discesa, di Enea e della Sibilla al-
l Averno ; nel vestibolo incontrano mostri dogni genere. Giunti
presso l Acheronte, Enea riconosce Palinuro e lo consola. Vien
quindi traghettato da Caronte. Nellantinferno si trovano dinanzi
a Cerbero. Entrano nei Campi del Pianto e vedono molte altre
anime, tra cui Didone e Deifobo. Poi giungono al bivio che porta
da un lato nellElisio e dallaltro al Tartaro, il quale ultimo viene
soltanto descritto ad Enea dalla Sibilla. Arrivati finalmente alla
reggia di Plutone e di Prosrpina, Enea offre a tale dea il ramo
scello doro. NellElisio Enea vede Orfeo e Museo e, finalmente,
si incontra col padre Anchise. Questi fa al figlio la rassegna delle
anime dei personaggi, che daranno lustro e gloria a Roma : da
Silvio a Numitore, da Romolo ad Augusto, da Numa a Bruto, da
Marcello maggiore a Marcello minore. Conclusa la rassegna, Anchise
si congeda da Enea e dalla Sibilla. Leroe torna dai suoi compagni
e si prepara a salpare con la flotta verso Gaeta.
Questo VI canto ha, col II e con l VIII, un suo fascino parti
colare, che i contemporanei, a partire dallo stesso Augusto, che
ne gust la lettura, sommamente ammirarono e i posteri celebra
rono nella critica, nella poesia e nellarte.
158
P. VI RGI LI O MARONE
L A SI BI L L A E I L RA MO DORO
(VI , 136-155)
La Sibilla d finalmente ad Enea la sua risposta, precisando le con
dizioni richieste per scendere nellAde: munirsi anzitutto di un ramoscello
doro da offrire ad cate-Prosrpina, la divinit infernale, dare sepoltura
allamico Miseno, rimasto insepolto e fare sacrifici agli di dellAverno.
Qjiesto bellissimo squarcio ha quasi sapore di fiaba, dove Virgilio sembra
aver fatto rivivere le raffinatezze simbolistiche e le preziosit dellarte delle
Bucoliche : soprattutto nella descrizione, tutta immagini, suoni, luci e colori,
del bosco arcano e misterioso, che nasconde il ramoscello doro, che opporr
energica resistenza a chi lo tocca, non guidato dai fati, e che Enea non
recider, secondo lordine della Sibilla, col ferro, ma strapper con la
mano.
Accipe quae peragenda prius : latet arbore opaca
aureus et foliis et lento vimine ramus,
Iunoni infernae dictus sacer ; hunc tegit omnis
lucus et obscuris claudunt convallibus umbrae.
Sed non ante datur telluris operta subire, 140
auricomos quam qui decerpserit arbore fetus ;
136-139. A ccipe, ecc. = ascolta
quel che devessere compiuto punto
per punto, in precedenza ; la Si
billa che parla. arbore opaca =
dentro un albero ombroso , ma
il Pascoli intendeva nelloscurit della
foresta . aureus... ramus = un
ramo che doro presenta sia le foglie
sia i flessibili gambi . dictus sacer :
consacrato, sacro ; la dea Pro
serpina, sovrana dellAverno. hunc :
sia tegit sia claudunt fan capire di che
preziosit esso sia; il v. 139 tutto una
pittura di segreti e di ombre miste
riose ed impenetrabili. L origine della
offerta del ramo doro ignota, ma cer
tamente da cercare nel campo della
dottrina misterica, nella quale Proser
pina aveva tanta importanza, e della
quale Virgilio manifesta tanto evidente
influsso in questo libro della discesa
nellOltretomba... L a credenza orfica
del ramo era assai diffusa e non c
da pensare a uninvenzione di Virgilio,
com stato creduto. Per alcuni il ramo
doro una specie di talismano. Pu
essere notevole in proposito la simili
tudine col vischio (205-209), che sin
contra pi avanti : nei tempi antichi,
il vischio era per i popoli dellEuropa,
un talismano contro certi pericoli, come
quelli dellacqua e del fuoco ; esso
cresce anche sulle querce (vischio quer
cino), e tra le fronde duna quercus ilex
(leccio, v. 209) Enea vedr risplen
dere il ramo cercato (A l berti ni ) .
140-141. ante : va col seguente
quam. datur = consentito, con
cesso . tel l uri s operta subire =
di penetrare negli occulti segreti della
terra . auricmos = laureo vi
luppo di fronde e di rami traduce
il plur., in cui fet s qui non indica
frutti . qui = si quis.
l e n e i d e 159
hoc sibi pulchra suum ferri Proserpina munus
instituit ; primo avolso non deficit alter
aureus et simili frondescit virga metallo.
Ergo alte vestiga oculis et rite repertum 145
carpe manu ; namque ipse volens facilisque sequetur,
si te fata vocant ; aliter non viribus ullis
vincere nec duro poteris convellere ferro.
Praeterea iacet exanimum tibi corpus amici
(heu nescis) totamque incestat funere classem, 150
dum consulta petis nostroque in limine pendes.
Sedibus hunc refer ante suis et conde sepulcro.
Duc nigras pecudes ; ea prima piacula sunto.
Sic demum lucos Stygis et regna invia vivis
aspicies . Dixit pressoque obmutuit ore. 155
142-144. hoc : saccorda col predi
cato munus ; predicativo di hoc munus
suum = come a lei gradito, dovuto ;
sogg. di f e r r i sibi hoc munus.
Proserpina : figlia di Cerere, fu rapita
da Plutone, mentre coglieva fiori sulle
balze della Sicilia. i nsti tui t = di
spose . pri mo : sott. ramo, avolso,
abl. assol. di tempo ed anche di va
lore ipotetico. non defi cit = se
ne presenta tosto un secondo (alter).
aureus = esso pure doro .
si mi li : vale uguale, identico .
145-148. alte = nel fitto, profon
do delle foglie della foresta. vesti
ga = investiga, pervestiga. ri te :
precisato da manu, ma accostato a
repertum = come il rito prescrive .
carpe manu = staccalo con la
mano . ipse = da s, da solo
sequStur = seconder il gesto
della tua mano. si te fata vocant =
se tu sei proprio un essere predesti
nato . ali ter = in caso diverso .
viribus : in giuoco allitterativo sia
con vincere ( obbligarlo a lasciarsi
staccare) sia con convellere (qui vale
recidere ). ul l i s : con non, dice
con nessuna forza al mondo .
poteris : unico futuro di tutto il brano
presente ; sa di assoluto ed implica
una legge insopprimibile.
149-152. Praeterea = e poi .
iacet... corpus amici = giace fredda
la salma dun tuo amico , che Mi-
seno. incestat : da incastus ed
indica, eufemisticamente, la conta
minazione ; funere significa qui il
corpo insepolto, il cadavere , in quan
to oggetto di doveroso funus. petis :
a me sottinteso. limine = in limine
(antri). pendes : pi espressivo
di moraris, cunctaris = incerto tin
dugi . Sedibus... suis : dat. con
refer ; indica alla madre terra da
cui, come ogni essere vivente, ve
nuto e a cui deve ritornare. ante =
antea. conde sepulcro : sepulcro
ablat. strumentale, pi che locativo.
153-155. Due, ecc. : due sottintende
ad aras. nigras : si osservi la posi
tio fortis. pri ma pi acul a = i primi
sacrifizii espiatorii . demum =
soltanto alla fine . Stygfs : voca
il dio stesso. invi a vivis = im
percorribili a creature viventi .
aspi cies : dipinge unattesa finalmente
potuta appagare. pressoque ob
mutui t ore : presso vale compresso,
liberamente = e chiuse ad ogni ulte
riore parola la sua bocca ; dice poe
ticamente che, dati gli ordini, non
aggiunse parola.
160 P. VI RGI L I O MARONE
ENEA ENTRA NEL REGNO DEI M ORTI
(V I , 255-267)
Dopo i funerali di Miseno, i Troiani si accingono a compiere solleci
tamente i sacrifici espiatori e propiziatori alle divinit dellAde, allimbocco
della stessa caverna, che condurr Enea al regno dei morti. Per tutta la notte
le fiamme degli altari mandano vividi chiarori, che fanno suggestivamente
contrasto con la tetra oscurit di quel luogo, circondato da livide acque
stagnanti e da brune foreste, inaccessibili a qualsiasi vivente. Allalbeg
giare una scossa di terremoto, accompagnato da cupi boati e da ululati
di cagne, dimostra il gradimento delle offerte sacrificali da parte degli di
infernali e annunzia il sopraggiungere di cate, regina dellAde. Limma
gine della dea non si vede, ma essa rivelata dai segni premonitori, soprat
tutto dal grido concitato della Sibilla agli Enadi : Lungi, o lungi, pro
fani e dallintimazione al Troiano di sguainare la spada, dessere danimo
fermo e di seguirla : momento grave, solenne, che Dante ripete con le parole
di Virgilio alle porte delllnkrno : qui si convien lasciare ogni sospetto :
I ogni vilt convien che qui sia morta. Ci detto, in preda alla furente
potenza del nume, ella, la Sibilla, irrompe frettolosa nella caverna; Enea
le tien dietro, sbigottito, ma senza vacillare. La catbasi ormai al suo
inizio, il mistero dellinvisibile si squarcia ormai alla mossa fantasia del
poeta : conscio della sua missione di rivelatore dei segreti ultramondani,
egli invoca gli di delle ombre e le ombre stesse e il Caos e Flegetonte
e le tacite lande immensurate nella notte, perch gli sia lecito di confidare
agli uomini quello che apprese dalle Musei>(Fu n a i o l i ).
Ecce autem primi sub lumina solis et ortus 255
sub pedibus mugire solum et iuga coepta moveri
silvarum visaeque canes ululare per umbram
adventante dea. Procul o procul este, profani
255-261. Ecce autem: 1accostarsi
della dea cate, rappresentato me
diante indizi e portenti improvvisi
e paurosi. pri mi sub... et ortus
= al primo appressarsi, spuntar del
sole . iuga... si lvarum = le
giogaie selvose , cio iuga montium
siluis consita (Sabbadi ni ) ; consita vale
letteralmente coperte, ammantate
di . canes, ecc. = e figure di cagne
si intravvidero ululanti nellombra ;
sono il degno ed immancabile corteggio
di cate. adventante dea : Tabi,
assoluto stupendamente collocato ed
espressivo, suggellando la potenza di
una forza sovrumana (dea allude ad
cate), clta nel momento del suo
arrivo. - Procul... profani = via.
l e n e i d e 161
conclamat vates, totoque absistite luco ;
tuque invade viam vaginaque eripe ferrum : 260
nunc animis opus, Aenea, nunc pectore firmo .
Tantum ecfata, furens antro se immisit aperto ;
ille ducem haud timidis vadentem passibus aequat.
Di, quibus imperium est animarum, umbraeque silentes
et Chaos et Phlegthon, loca nocte tacentia late, 265
sit mihi fas audita loqui, sit numine vestro
pandere res alta terra et caligine mersas.
via di qui, o profani ; sacra for
mula liturgica e misterica ; la Sibilla
vuole assicurarsi che il regno dAverno
non sia profanato da intrusi e da cu
riosi non purificati (ivi compresi gli
accompagnatori di cate). vates :
anche femminile (qui indica la Si
billa). absi sti te = tenetevi disco
sti, lontani da . luco : il bosco
sacro messo a difendere l ingresso
allAverno. tu : qui ella parla al
solo Enea. i nvade = ingredere.
ferrum : con eripe vale = strappa
la spada ; la Sibilla qui impone
ad Enea di sguainare la spada, poi
gli dir chessa inutile : la contrad
dizione palese, ma trova la sua
spiegazione nella diversa situazione in
cui viene a trovarsi l eroe. ani
mi s : plur. intensivo e poetico.
opus : sott. tibi est. fi rmo = sal
do, coraggioso .
262-263. Tantum == questo sol
tanto . ecfata = dicens : partic.
da ecfor -ari, accordato con Sibylla
= dopo aver detto . furens =
invasata dalla dea cate. an
tro = in antrum. ducem : la Si
billa, la sua guida ; come vates,
dux pu essere anche femminile.
haud timidis... passibus= che avan
zava con passo risoluto . aequat =
muove a fianco .
264-267. Di, ecc. : imperium dice
dominio assoluto ; silentes qui indica
dimoranti nel regno silenzioso di
laggi. Chaos : il padre della
Notte. mi hi : pu stare con fas
sit. loqui = narrare, describere.
sit = liceat. numine vestro = col
beneplacito vostro . pandere =
rivelare o svelare le verit se
polte laggi entro la terra tenebrosa
(res... mersas) . Sono quattro versi,
una preghiera : una delle tante, a cui
ci apre spesso lanima religiosa di
Virgilio. Gi il Tommaseo osservava :
Oh ! come si prega nell 'Eneide !
l anima di Virgilio era profondamente
religiosa, e la religione d al poema
di lui non so che di arcano, di sacro .
I l
162
P. VI RGI L I O MARONE
ENEA E L A SI BI L L A I NCONTRA NO CA RONTE
(V I , 298-316)
Il viaggio attraverso il cupo mondo delle tenebre incominciato. Dal
vestibolo dellAverno, rigurgitante di ombre, di figure allegoriche e di astratte
personificazioni, Enea e la Sibilla si avviano verso le rive dell'Acheronte,
le cui acque si scaricano, lutulente e vorticose, nel Cocito, ristagnante e mel
moso. II l'incontro con Caronte, la prima persona viva dell'Averno vir
giliano, figura demoniaca non conosciuta nel mondo omerico, ma entrata
presto nella leggenda popolare etrusco, di origine volgare, di cui nel ritratto
virgiliano conservato pi di un particolare pittorico : orrido aspetto, irsuta
canizie, lurido mantello, annodato sulle spalle, pertica, non remo, per la rozza
sua barca. Dante riprender non pochi di questi elementi pittorici virgiliani,
ma ne trarr una figurazione pi vigorosa, anche se pi ringentilita; e del
nocchiero infernale resta nota dominante, la gravit, direi la maest;
resta il vecchio bianco per antico pelo , dalle lanose gote , dagli occhi
di bragia , un po' lesto a gridare e a percuotere s, ma scevro affatto di quel
tal quale sapore grottesco, che nell'altro non disconoscibile ( F u n a i o l i ) .
Portitor has horrendus aquas et numina servat
terribili squalore Charon, cui plurima mento
canities inculta iacet, stant lumina flamma, 300
sordidus ex umeris nodo dependet amictus.
Ipse ratem conto subigit velisque ministrat
et ferruginea subvectat corpora cumba,
298-301. Porti tor = il nocchiero,
traghettatore . horrendus : espri
me una prima impressione, in sn
tesi. has... aquas = queste acque
e il (relativo loro) corso ; sono le
acque dellAcheronte che si riversano
nel Cocito (il fiume del pianto )
dalla corrente fangosa e lentissima ;
il Cocito, ristagnando, d probabil
mente luogo alla palude dello Stige
(il fiume dellodi o). servat =
sorveglia opp. occupa stabil
mente . i ncul ta: predicativo
di iacet ~ gli sta sul vlto, non
pettinata . sordidus... amictus :
non ha un vestito = un pezzo di
stoffa lurido gli fa da mantello.
nodo : non fibula : tenuto fisso
con un groppo . dependet :
un mantello che ciondola.
302-304. I pse : vale da solo .
ratem : imbarcazione quasi improv
visata. conto con una per
tica , non coi remi. subi git =
sospinge . veli sque mi ni strat :
sott. ratem ; ministro reso transitivo.
ferruginea .= ferrigna . sub
vectat = traghetta, trasporta .
corpora = parvenze di corpi .
L ENEI DE 163
iam senior, sed cruda deo viridisque senectus.
Huc omnis turba, ad ripas effusa, ruebat, 305
matres atque viri defunctaque corpora vita
magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae
impositique rogis iuvenes ante ora parentum:
quam multa in silvis autumni frigore primo
lapsa cadunt folia aut ad terram gurgite ab alto, 310
quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus
trans pontum fugat et terris immittit apricis.
Stabant orantes primi transmittere cursum
tendebantque manus ripae ulterioris amore ;
navita sed tristis nunc hos nunc accipit illos, 315
ast alios longe submotos arcet harena.
senior = gi piuttosto innanzi con
gli anni : comparativo relativo.
cruda = vegeta , opp. fiera .
deo : Caronte considerato tale anche
da C i c e r o n e (jV . d., I l i , 43) . viri
dis = ancor fresca , rigogliosa :
sottinteso est.
305-308. Huc : definito tosto da ad
ripas (plur. poetico). effusa =
(dogni parte) riversandosi . rue
bat : dice fiumana che avanza preci
pitosa. defunctaque corpora vita
= e le sembianze, figure senza pi
vita, di eroi magnanimi . pueri
= ragazzi . innuptae : perci
nel vivo fiore degli anni. iuvenes :
ancor giovani, bench giovani . Gli
stessi stupendi versi si leggono in Georg.,
I V , 475 sgg.; elencazione, a gruppi,
senza mai un proprio verbo : in testa
a tutti stanno le madri, poi i mariti
(i padri : viri), quindi gli eroi, i ra
gazzi e le ragazze, nonch i gio
vani nel fiore dei loro anni : la pie
tas del poeta per tutti.
309-312. quam mul ta, ecc. = (nu
merosi) quanto (son) numerose le
foglie (che)... staccandosi (lapsa) ca-
dqn gi a terra. frigore pri mo =
al primo freddo autunnale .
ad terram, ecc. = quanto (son) nu
merosi gli uccelli (che) sulla spiag
gia (ad terram)... saddensano a stor
mi . frigidus annus = il freddo
della stagione invernale . tran-
pontum fugat = fa ad essi attra
versar di corsa il mare , sospingen
doli verso terre solatie. Questa simia
litudine ha tutta una storia nells
tradizione letteraria : si va dalla Bib
bia ad Omero, a Semnide, a Bac-
chilide, a Mimnermo, ad Apollonio
Rodio, a Virgilio, a Dante : identico
sempre il motivo, ma diversa la colo
ritura spirituale nella diversa rap
presentazione poetica ed artistica.
313-316. ripae... amore = per il
vivo desiderio di raggiungere l altra
sponda . navta s ed = sed nauta ;
Caronte (navita forma rara ed
arcaica). tristis = severo, ine
sorabile . accipit : cio fa im
barcare . submotos arcet = li
respinge (arcet), ma anche li cac
cia assai lontano (submotos) dalla
riva (harena) sabbiosa ; ed una
scelta arbitraria, perci crudele. Nota
negli oranti il tormento dellattesa
e il bisogno di uscir da questa incer
tezza, inquieta e vagante, finch non
han sede nel Tartaro : il dolore mag
giore perch Caronte sceglie, acco
glie e rifiuta i bramosi del passag
gio (Bignone).
164 P. VI RGI L I O MARONE
I L RACCONTO DI PA L I NURO
E L A SUA PREGHI ERA AD ENEA
(V I , 340-371)
Siamo ancora sulla spiaggia dAcheronte : tra i tanti ricacciati indietro
dal nocchiero infernale. Enea scorge, triste nel vlto e tarda nellincedere,
la figura di Palinuro, il fido timoniere della sua nave, della cui repentina
scomparsa si disse alla fine del canto V; ma delle sue ultime peripezie
nessuno mai seppe nulla. Qjii appunto il poeta fa raccontare drammatica-
mente dallo stesso Palinuro la sua triste vicenda : come, rapito nel mare
col timone, divulso, preoccupato pi, per la nave priva di governo e del
nocchiero che per s, per tre notti e per tre giorni and vagando sulle onde
procellose, e solo allalba del quarto giorno gli si discopri in lontananza
la terra ; era la costa italica, verso cui punt speranzoso, e gi erasi aggrap
pato ad uno scoglio della spiaggia, allorch fu sopraffatto dalla gente del
luogo, che ne fece scempio. Da quel giorno i suoi resti mortali sono in balia
delle onde. Di qui la preghiera accorata ad Enea di voler provvedere alla
sua sepoltura, perch pace possa finalmente avere nelle sedi dei morti :
o tu, se una via c, se una te ne mostr la tua diva genitrice. . . ,
tu porgi ad uno sventurato la destra e teco toglimi dalle onde, affinch almeno
dopo morte io abbia placido riposo (vv. 367-371). Un desiderio stanco,
un dolce abbandono sonnolento, un languore anelante di pace c nel verso :
sedibus ut saltem placidis in morte quiescam . . . : quel saltern la storia
di unintera esistenza (Fu n a i o l i ). La preghiera dellinfelice naufrago non
poteva non essere esaudita : la stessa Sibilla a raccogliere i pietosi accenti
e a promettergli con tono di veggente che non solo avr le onoranze estreme,
appena tornati essi sulla terra (il che possibile non nellAverno), ma
volont degli di che il suo nome sia serbato in eterno tra quella stessa
gente e in quella stessa terra, che furono causa e teatro della sua morte.
Hunc ubi vix multa maestum cognovit in umbra, 340
sic prior adloquitur : Quis te, Palinure, deorum
eripuit nobis medioque sub aequore mersit ?
340-342. H unc: Enea, ha visto Pa
linuro e lo ha riconosciuto di coipo.
ubi : temporale. vix : va con
cognovit = a stento ebbe ricono
sciuto . mul ta... i n umbra = in
mezzo alla fitta ombra . adl o
qui tur : Aeneas Palinurum. nobis :
allamore di Enea e di tutti i suoi
compagni. medi oque... mersi t =
et medio ( in) aequore submersit ;
nel verso i due verbi stanno agli
estremi.
l e n e i d e 165
dic age ; namque mihi, fallax haut ante repertus,
hc uno responso animum delusit Apollo,
qui fore te ponto incolumem finisque canebat 345
venturum Ausonios. En haec promissa fides est ?
Ille autem : Neque te Phoebi cortina fefellit,
dux Anchisiade, nec me deus aequore mersit ;
namque gubernaclum multa vi forte revolsum,
cui datus haerebam custos cursusque regebam, 350
praecipitans traxi mecum. Maria aspera iuro
non ullum pro me tantum cepisse timorem,
quam tua ne, spoliata armis, excussa magistro,
deficeret tantis navis surgentibus undis.
Tris notus hibernas immensa per aequora noctes 355
343-346. dic age : i due impera
tivi accostati asindeticamente espri
mono una preghiera calda ed insi
stente. mihi : va con delusit, ma
logicamente con animum. haut =
haud, con fal lax hoc uno : preci
sato tosto dal contenuto del verso
seguente ; di questo oracolo di Apollo
non fatta parola prima di questo
punto : comunque, esso si era avve
rato per quanto riguardava il rag
giungimento dellI talia da parte di
Palinuro. ponto = sul mare .
finisque venturum Ausonios =
venturum esse ad fines A., cio Itali
cos o Italiae. canebat = vaticina
batur. En haec... est : tradisce
unindignata sorpresa fatta sentire an
che dal monosillabo est in clausola
anmala.
347-351. cortina = loracolo ;
propr. indica il trpode, sul quale sta
va la speciale caldaia, presso cui la
Pitia emetteva gli oracoli. Anchi
siade : termine patronimico. nec
me deus... mersit : era stato ucciso
dagli abitanti della costa, ma in
realt era stato il dio Sonno a som
mergerlo ; per Palinro, personal
mente, non lo sapeva ; aequore ablat.
strumentale, o di stato in luogo.
gubernaclum : oggetto di traxi.
multa vi : per alcuni ablat. di
causa ( in sguito ad una potente
ondata ), per qualche altro di ma
niera. forte = Dio sa come, per
caso : Palinro continua ad igno
rare il sinistro intervento del Sonno.
cui : va con gubernaclum, e il da
tivo aderisce sia a custos (predicativo
di ego, sogg. sottinteso) sia ad haere
bam. cursus : sott. maris. rege
bam : in rima col preced. haerebam :
la frase vale et quo regebam cursus
(l a rotta). traxi mecum: ed
invece era stato il timone a trasci
nare gi lui : continua lequivoco di
Palinro. Maria aspera iuro =
per le collere del mare io faccio
giuramento .
352-357. non ull um = che non
ho avuto tanto alcun timore per
me . quam : correlativo asimme
trico di tantum = quanto che la tua
nave si perdesse . armis : negli
attrezzi della nave compreso
specialmente il timone. excussa
magi stro = privata di colpo del pi
lota . tantis... surgentibus un
dis : abl. di causa = per il solle
varsi dei furibondi marosi . Tris...
aqua => per ben tre notti tempestose
(hibernas ; altri traduce intermina
bili, lunghissime ) attraverso le smi
surate distese dellacqua sospinse me.
166 P. VI RGI L I O MARONE
v ex it me violentus aqua ; vix lumine quarto
prospexi Italiam summa sublimis ab unda.
Paulatim adnabam terrae : iam tuta tenebam,
ni gens crudelis madida cum veste gravatum
prensantemque uncis manibus capita aspera montis 360
ferro invasisset praedamque ignara putasset.
Nunc me fluctus habet versantque in litore venti.
Quod te per caeli iucundum lumen et auras,
per genitorem oro, per spes surgentis Iuli,
eripe me his, invicte, malis : aut tu mihi terram 365
inlce (namque potes) portusque require Velinos ;
aut tu, si qua via est, si quam tibi diva creatrix
ostendit (neque enim, credo, sine numine divom
flumina tanta paras Stygiamque innare paludem),
da dextram misero et tecum me tolle per undas, 370
sedibus ut saltem placidis in morte quiescam .
in tutta la sua violenza, il vento
sullacqua (ablat. di moto per luo
go), opp. colle sue violente ondate
(abl. di strumento). prospexi =
in lontananza, avvistai . sum
ma... ab unda = levato in alto,
dalla sommit dunonda .
358-361. adnabam terrae : vale
maccostavo a nuoto. ni , ecc.:
et evasissem certe incolumis, nisi gens
crudelis : i rozzi abitanti costieri della
L ucania. madi da... gravatum =
su me, che non potevo difendermi,
appesantito comero dal vestito in
zuppatosi dacqua e che mi sforzavo
di aggrapparmi, con la morsa delle
mani, alle sporgenze rocciose del pro
montorio, non fosse arrivata addosso
colla spada (opp. colle sue armi )
e non mi avesse ritenuto, nella sua
ignoranza, carico di preda .
362-371. Nunc m e : me vale cor
pus meum = la mia salma .
habet = ha in sua balia . ver
sant = voltolano e rivoltolano .
Quod : accus. di relazione = e
quanto a ci ; perci . genito
rem : Anchise, il padre morto.
surgentis = riposte nel tuo crescente
Iulo : in nome dunque della vita
e degli affetti pi sacri della razza
e della famiglia. his... mal is :
di non poter scendere al regno dei
morti ; ... qui si tratta dellanima,
non del corpo ; questo doveva essere
sepolto perch 1anima potesse aver
pace (M aggi ). terram == un
pugno di terra . via : di andare
agli I nferi, oltre quella della sepol
tura. di va creatri x = la dea,
madre tua , Venere, opp. la divina
tua genitrice . numi ne = la vo
lont . divom = deorum. tan
ta = cos vasti, paurosi ; da innare
dipendono sia flumi na sia paludem
(che precisa e spiega flumina).
da dextram mi sero = porgi la de
stra allinfelice ; misero generico, an
zich mihi, suona altamente patetico.
tol l e : quasi levandomi di peso
da questo squallore che annienta ;
anche qui tecum me accostati come
tu mihi del v. 365. sedi bus ut
ut sedibus. sal tem : da legare a in
morte : allagitata vita di Palinro
succeda, almeno in morte, la pace.
Nel verso quasi ogni parola dice
pace ; e lepisodio si conclude con
questo anlito desolato, a cui non
pu essere dato conforto ed ascolto.
l e n e i d e 167
L I NCONTRO DI ENEA CON ANCHI SE
(V I , 679-702)
questo senza dubbio uno dei brani pi. importanti e commoventi
di tutto il canto, non solo per la tensione spirituale che lo anima, ma anche
per le grandi cose che padre e figlio si dicono, per le rivelazioni di Anchise,
che investono i futuri destini di Enea. Era questo il fine della discesa
dellEroe nellAverno.
Lincontro avviene nella vailetta fiorita del Lete, dove la Sibilla ed Enea
erano stati accompagnati dal mitico cantore tracio. Muso, e dove sono
trattenute le grandi anime, destinate a riprendere forma e vita in nuovi
esseri umani. Qjii sta Anchise, tutto assorto, proprio in quel momento,
a meditare attentamente sulla numerosa serie dei suoi cari nepoti, che trar
ranno origine dal figlio, sui loro destini, sulle vicende, le virt e le gesta
eroiche, che li immortaleranno nei secoli. Lincontro di Enea con Anchise
caratterizzato dalla pi tenera effusione di amore paterno e di piet filiale,
che potesse mai immaginarsi in quellangolo fiorito, tra quella schiera di spi
riti magni.
At pater Anchises penitus convalle virenti
inclusas animas superumque ad lumen ituras 680
lustrabat studio recolens omnemque suorum
forte recensebat numerum carosque nepotes
fataque fortunasque virum moresque manusque.
Isque ubi tendentem adversum per gramina vidit
Aenean, alacris palmas utrasque tetendit 685
effusaeque genis lacrimae et vox excidit ore :
679-683. At : coglie il contrasto tra
lansia del figliuolo, che desidera rive
dere il padre e la calma meditativa
di questo. penitus... animas = le
anime raccolte (inclusas) in una vai
letta verdeggiante . superumque...
ituras = e destinate a salire alla
luce superna del mondo . lustra
bat : sott. oculis passava in rasse
gna . studio recdl ens = con
passione vagheggiandole pi e pi
volte (-re) . suorum sostantivato
pu valere anche i discendenti .
forte = appunto allora . nu
merum la gran folla .
684-686. I s : Anchise. ubi : tem
porale. tendentem... A enean =
che Enea si dirigeva alla sua volta,
incontro a lui . per grami na :
lerba soffice e fresca della convallis
virens del v. 679. alcris (= ald-
cres) = con subitanea allegria : un
gesto che rivela tutta l anima.
pal mas utrasque = palmam tram-
que. effusae : sott. sunt, collabi.
di origine genis ( dalle gote cio
dagli occhi ), parallelo al succes
sivo ore ( dalle labbra ).
168
P. VI RGI L I O MARONE
Venisti tandem tuaque exspectata parenti
v icit iter durum pitas ? datur ora tueri,
nate, tua et notas audire et reddere voces ?
Sic equidem ducebam animo rebarque futurum 690
tempora dinumerans nec me mea cura fefellit.
Quas ego te terras et quanta per aequora vectum
accipio, quantis iactatum, nate, periclis !
quam metui, ne quid Libyae tibi regna nocerent !
I l l e autem : Tua me, genitor, tua tristis imago 695
saepius occurrens haec limina tendere adegit ;
stant sale Tyrrheno classes. Da iungere dextram,
da, genitor, teque amplexu ne subtrhe nostro .
Sic memorans largo fletu simul ora rigabat.
Ter conatus ibi collo dare bracchia circum, 700
ter frustra comprensa manus effugit imago,
par levibus ventis volucrique simillima somno.
687-689. V enisti, ecc. = venuto
sei finalmente . tuaque, ecc. =
e codesto tuo gesto affettuoso di
figlio da me, tuo genitore, tanto
atteso . durum = penoso, dif
ficile . datur : poetica la serie
degli infiniti soggetti di datur.
reddere voces = rispondere .
690-694. ducebam animo = pen
savo nel mio intimo . rebarque
futurum = e credevo che potesse
avvenire . tempora = i giorni .
mea cura = la mia ansiosa, sol
lecita attesa. Quas, ecc.: per
posposto ed unito poeticamente solo
al secondo sostantivo. Anchise intende
alludere a tutti i viaggi di Enea dal
lAsia allI talia. vectum (da veho)
= dopo che hai attraversato oh !
quante mai terre e percorso su nave
oh ! quanto mai vasti mari non tac
colgo (ora) io . quanti s = da
quanto gravi. quam = quantum.
L ibyae... regna : espressione ben
diversa da l amore per Didone, la
regina di L ibia .
695-698. Tua... tua... saepius : le
apparizioni in sogno al figlio non
sono state vane per il pius Enea ;
saepius vale il nostro spesso sem
plicemente. " occurrens = venen
domi innanzi i n frequenti visite,
haec limina : allude allElisio, dove
ora si trovano. adgit = coigit,
di cui ha la costruzione infinitiva.
stant = ancorate son l le mie navi
(classes) nel mar Tirreno , di fronte
a Cuma. Da iungere : giro sintat
tico greco = permettimi di strin
gerti la mano . amplexu : dat.
arcaico. ne subtrhe = ne subtra
xeris ; l a risposta di Enea breve
e concisa come richiedeva la cir
costanza.
699-702. memorans = dicens.
largo : in origine era epiteto detto
di acque sgorganti, a cui assomiglia
il fletus. simul = nel contempo .
ora : plur. poetico. conatus :
si pu sottintendere sum. ibi =
in quel momento . collo : da
tivo. dare = gettare . ci r
cum : avverbio. frustra : va col
partic. comprensa. manus : sott.
meas. imago = lombra, la par
venza di Anchise. L a ricca serie
dei dattili rende al vivo quel rapido
ed inavvertibile dileguare.
l e n e i d e 169
LA FI GURA DI MA RCEL L O
(VI , 860-886)
La rassegna dei grandi personaggi della leggenda e della storia di Roma
stava per terminare nella visione profetica di Anchise con le solenni parole,
che hanno lintonazione di unepigrafe sacrale e che racchiudono il succo
del codice morale e civile di Roma nella sua fatale missione di conquista
trice del mondo : reggere con limperio le genti, imporre leggi di pace, aver
clemenza dei vinti, debellare i superbi (vv. 851 sgg.). Lultima grande
figura della schiera gloriosa M. Claudio Marcello, che s'avanza tra gli
altri, insigne per le spoglie opime, e per gloria a tutti sovrastante. Accanto
a lui, ecco un giovane, bello nellaspetto e dalle armi fulgenti, ma triste
nel vlto e con gli occhi a terra. Chi quegli che accompagna il passo
di Marcello ? forse un qualche figlio della grande stirpe dei nepoti ? ,
chiede ansioso Enea al padre, che, gi commosso da quella apparizione,
con gli occhi umidi di pianto, proiettando il futuro nel passato, risponde :
0 figlio, non domandare un immane lutto dei tuoi ; i fati mostreranno
appena costui alla terra, e non permetteranno che viva pi oltre . Parole
sconsolate, che, pur senza alcun moto di ribellione, additano nella ineso
rabilit del destino limmatura fine di questo delicato fiore di Roma,
M. Claudio Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano, e di
C. Claudio Marcello, rapito dalla morte a soli 19 anni, il 23 a. Cr. E qui
il compianto di Anchise per questa giovinezza stroncata anzi tempo, vanto
ed orgoglio della gente di Romolo, e qui anche lelogio delle sue romane
virt, la piet, l'antica fede e il valore invitto, e poi il saluto, l'augurio
dellavo, che pronuncia riverente il nome del suo glorioso discendente :
0 miserando giovane, se in qualche modo riuscirai ad infrangere i fati,
tu sarai Marcello. Date gigli a piene mani : che purpurei fiori io sparga
e lanima del nepote di questi doni almeno io onori e un vano dovere
io compia (v. 883 sgg.). Qjii si risente tutto Virgilio : con la sua commossa
umanit e con la sua piet profonda, con gli occhi fissi e smarriti negli
imperscrutabili voleri del fato, con le sue lacrime per le morti immature
e con i sensi della sua romanit.
170 P. VI RGI L I O MARONE
Atque hic Aeneas (una namque ire videbat 860
egregium forma iuvenem et fulgentibus armis,
sed frons laeta parum et deiecto lumina voltu)
Quis, pater, ille, virum qui sic comitatur euntem ?
filius anne aliquis magna de stirpe nepotum ?
qui strepitus circa comitum ! quantum instar in ipso ! 865
sed nox atra caput tristi circumvolat umbra .
Tum pater Anchises lacrimis ingressus obortis :
O gnate, ingentem luctum ne quaere tuorum.
Ostendent terris hunc tantum fata neque ultra
esse sinent. Nimium vobis Romana propago 870
visa potens, superi, propria haec si dona fuissent.
Quantos ille virum magnam Mavortis ad urbem
Campus aget gemitus ! vel quae, Tiberine, videbis
funera, cum tumulum praeterlabre recentem !
860-866. A tque hic : sott. ait
e allora Enea disse . unS =
a fianco del console Marcello,
leroe di Nola e di Clastidio (a. 222a).
ire = euntem. egregi um = in
comparabile, ineguagliabile per la bel
lezza fisica {forma) e per il fulgore
delle armi (fulgentibus armis)... .
parum = ben poco , sott. ei eroi.
deiecto l umi na voltu = deiecta
lumina voltu = e il suo sguardo era
abbassato sul vlto , cio teneva
il vlto e gli occhi bassi per me
stizia. Quis : sott. est. virum...
euntem = l eroe che cammina .
qui : andrebbe preposto a virum.
sic = in tale atteggiamento di me
stizia. fi l i us, ecc.: ordina : an est
aliquis ( = aliqui) filius... nepotum =
forse un qualche figlio dellec
celsa stirpe dei discendenti di lui ? .
qui... comi tum ! = quale sus
surrar di genti, di compagni, intorno
a lui! . quantum... ipso = e
quanta nobilt, maest di vlto, nella
sua stessa persona ! . nox atra =
un fosco velo di mestizia .
867-871. i ngressus : sott. est ( exor
sus est) = cominci a dire. obor
ti s : con lacrimis vale scoppiando
in lacrime, fra le lacrime . gnate
= creatura mia . ne quaere =
ne quaesieris. tuorum : sostanti
vato. Ostendent... fata = vorr
soltanto mostrarlo al mondo, costui,
il destino, quale rapida meteora.
neque... si nent = ma poi non lo
lascer quaggi oltre tal limite.
N i mi um : va collegato con potens,
predicato di vis a (esset) = troppo po
tente sarebbe apparsa . propria...
fui ssent = se stabilmente duraturo
fosse stato un tal dono .
872-874. Quantos = quanto gravi
gemiti di persone far giungere, man
der il Campo (Marzio) alla grande
citt di Mavorte , cio di M arte,
Roma. quae... funera = quali
funerali . Tiberine : il dio del
fiume, lungo il quale sfilava il cor
teo funebre. cum = allorch .
praeterlabre : transitivo, in virt
di praeter = avrai a scorrere presso
il recente tumulo ; il cadavere del
l infelice giovane sar sepolto nel
Mausoleo di Augusto eretto lungo
il Tevere.
L ENEI DE 171
Nec puer Iliaca quisquam de gente Latinos 875
in tantum spe tollet avos nec Romula quondam
ullo se tantum tellus iactabit alumno.
Heu pitas, heu prisca fides invictaque bello
dextera ! Non illi se quisquam impune tulisset
obvius armato, seu cum pedes iret in hostem 880
seu spumantis equi foderet calcaribus armos.
Heu miserande puer, si qua fata aspera rumpas,
tu Marcellus eris. Manibus, date, lilia plenis,
purpureos spargam flores animamque nepotis
his saltem accumulem donis et fungar inani 885
munere .
875-877. N e c puer... quisquam =
e nessun giovane ; quisquam ha
qui valore aggettivale ; puer ha senso
ampio in latino : bimbo ragazzo ado
lescente giovane. Iliaca de gente =
disceso, discendente da stirpe troia
na . Latinos... avos = gli avi
suoi latini sollever a cos elevata
altezza colla speranza che far con
cepire di s, cio innalzer a cos
grandi speranze che la gloria degli
avi possa essere portata tanto in
alto. quondam = aliquando, rife
rito al futuro. ullo... alumno =
di alcun altro suo figlio .
878-881. Heu pi tas = ahim sa
cri affetti (Cast igl i oni ) di Marcello,
verso gli di, verso Augusto, verso
lo Stato intero. pri sca fi des =
lealt di taglio antico, di tempra
antica . invi cta... bell o dextera :
rende l idea del valore invitto in
guerra . Non... qui squam = no,
nessuna persona al mondo . i l l i :
a Marcello. tul i sset : sottin
tesa la protasi se egli pi a lungo
fosse vissuto . obvius : predica
tivo di quisquam. seu : accompa
gnato ai congiuntivi iret e foderet,
in quanto dipendenti dallirreale tu
lisset. pedes = (umile) soldato
a piedi . seu spumanti s... ar
mos = sia che del suo cavallo
schiumante spronasse le spalle , cio
i fianchi .
882-886. miserande = degno di
piet . puer : qui giovinetto .
si qua... rumpas = sol che tu
possa in qualche modo spezzare line
sorabile (legge del) fato ; qua sot
tintende via, ratione. M arcellus =
il Marcello , opp. un Marcello ,
degno della nobilissima tua stirpe.
M anibus... pleni s : ablat. di mo
do = a piene mani . purpu
reos = (dagli) smaglianti colori .
spargam = voglio spargere .
animam = l ombra. nepoti s =
del discendente mio . accumu
lem = voglio onorare , letteralm.
ricoprir tutta . i nani : niente
potr infatti prolungare la vita a Mar
cello. munere = dono, tributo
damore . Anchise immagina di com
piere egli stesso sulla tomba di quel
lontano nipote gli estremi atti della
cerimonia funebre ; e ne commosso
e per questo, la voce dellavo, in
cui per tutto il canto traspira qual
cosa di tronco e di sospeso, si spe-
gne, come strozzata, in principio di
verso (F unai ol i ) .
1 72
P. VI RGI LI O MARONE
CANTO SETTIMO
A r g o men t o
Partiti da Cuma e costeggiata la terra della maga Circe, i Tro
iani si dirigono verso il Tevere, alla cui foce giungono dopo una
notte di felice navigazione. Era allora governatore del Lazio un
oriundo di antica stirpe troiana, Latino, che accolse benevolmente
gli ospiti e giunse perfino ad offrire in sposa ad Enea la figlia
Lavinia, gi quasi promessa dalla regina Amata a Turno, re dei
Rutuli. Tutto sembrava procedere felicemente per i Troiani, che
gi pensavano alla nuova costruenda citt ; ma ecco scatenarsi
l odio ostile di Giunone, che, valendosi d ellopera della Furia
Allecto, fa impazzire dapprima la regina Amata, e provoca poi,
per varie vie, una lotta aperta contro i Troiani invasori della
regione ; anche Latino, che prima aveva resistito alle pressioni
della moglie, cede finalmente il potere alla regina e a Turno. Immi
nente ormai la guerra, apportatrice di grandi stragi da ambe
le parti. Ecco intanto sfilare, davanti ai nostri occhi, le schiere dei
guerrieri italici, coi loro capi, fra cui Mezenzio, Aventino, Cculo,
Messpo, Clauso, Also, Ufente, Virbio ; ultimi, Turno e Camilla.
Il canto V I I ha una sua funzione importante nelleconomia
dellopera, perch il libro chiave della seconda parte o sezione
del poema, quella pi propriamente italica e romana : il canto
dellItalia preromana, dei suoi uomini e delle sue terre, della sua
arcadica vita di pace e di tranquillit, dei suoi istituti primitivi
e della sua religione ; dei suoi baldi giovani, che per, non si sa
come, diventano ad un tratto audaci guerrieri, frementi di vittoria
e di vendetta. In questo sfondo bucolico e sentimentale prima, poi
torbido e arroventato di guerra, il poeta compone alcune delle
sue figurazioni e dei suoi episodi pi caratteristici : Latino, Amata,
Allecto, il cervo di Silvia, Turno, Camilla, che non sono se non
l espressione fantastica e poetica di una realt storica, la quale
costituisce il tessuto connettivo di tutto il canto.
l e n e i d e 173
ENEA , COSTEGGI A TO I L PAESE DI CI RCE,
A RRI V A ALL A FOCE DEL TEV ERE
(V I I , 8-36)
T e r m i n a te le esequie della sua nutrice C a ie t a , Enea l a s c i a le coste della
C a m p a n i a e p u n t a con l a sua f l o t t a verso i l i d i d e l L a z i o . una c a ndida
notte,lunare e N e ttuno concede vento f a v o r e v o l e : segno certo d i buon augurio,
che t r a n q u i l l i z z a e rincora a ll a mta g l i e r r a n ti T r o i a n i . Costeggiano l ' i s o l a
d i Circe, l a bella maga incantatrice, che l a leggenda vuole l a s c i a t a d a l p a d r e
Sole in quel luogo d i sogno, dove, sola, in una s p l e n d i d a reggia, circon
d a t a d a un bosco inacces sibi le, canta e tes se continuamente una te l a s ot ti le.
M a a questa p a c e , a questo s or ris o d'i ncanto f a n n o contrasto g l i i n d i s t i n t i
rumori d i es s e r i umani, a t t i r a t i d a ll a carez zevole voce della m a l i a r d a e d a l e i
conv e r t it i magicamente in be s t ie selvagge. Pericolo g r a v e p e r g l i E n a d i ,
come f u p e r i compagni d i U l i s s e ; per l a notte lunare e i l vento p r o
p i z i o spin s e r o in n a n z i g l i esuli s e n t o tentennamento alcuno. A l l ' a l b a l i atten
deva l a s o s p i r a t a mta, l a f o c e del Tevere. Sotto un cielo sereno, un p a e
saggio arcadico stupendo s i a p r e d i n a n z i a i loro occhi : un bosco immenso,
solcato d a l Tevere e allietato d a l canto g i u l iv o d i m o l t i s s i m i uccelli, che
p a io n o dare cos i l benvenuto a i f o r t u n a t i o s p i t i , a i q u a li Enea or d i n a d i r i s a
l i r e a l p i p r e s to l a corrente del fiume.
Adspirant aurae in noctem nec candida cursus
luna negat, splendet tremulo sub lumine pontus.
Proxima Circaeae raduntur litora terrae, 10
dives inaccessos ubi Solis filia lucos
adsiduo resonat cantu tectisque superbis
8-9 A dspirant aurae i n noctem
favorevoli spiran le brezze durante
la notte . cursus = Ia rotta ;
il plur. dovuto alla presenza delle
quindici navi. negat : col pre
cedente nec = e consente agevole .
spl endet... pontus = risplende
al tremolio dei raggi il mare ; sub
fa capire che il tremolio sentito
come dovuto ai raggi lunari. Dante
si ricordato di questo passo in
Purg., I , 117 : il tremolar della marina.
Non isfugga la bellezza poetica di
questo viaggio nel mare leggermente
mosso, sotto il chiaro della luna, per
correndo un paesaggio pieno di ri
cordi e di suggestioni omeriche.
10-14. Proxi ma : va con raduntur,
di cui predicativo = assai dap
presso vengono (da essi) costeggiati ;
si pensaya fosse stata prima una
isola ; si tratta del promontorio Cir-
co. inaccessos = impenetrabili,
inaccessibili . resnat = fa .riso
nare . tectis... superbis = in
t. s. nel magnifico suo palazzo .
174 P. VI RGI L I O MARONE
urit odoratam nocturna in lumina cedrum,
arguto tenuis percurrens pectine telas.
Hinc exaudiri gemitus iraeque leonum 15
vincla recusantum et sera sub nocte rudentum
saetigerique sues atque in praesepibus ursi
saevire ac formae magnorum ululare luporum,
quos hominum ex facie dea saeva potentibus herbis
induerat Circe in voltus ac terga ferarum. 20
Quae ne monstra pii paterentur talia Troes
delati in portus neu li tora dira subirent,
Neptunus ventis implevit vela secundis
atque fugam dedit et praeter vada fervida vexit.
Iamque rubescebat radiis mare et aethere ab alto 25
Aurora in roseis fulgebat lutea bigis :
cum venti posuere omnisque repente resedit
flatus et in lento luctantur marmore tonsae.
uri t = fa bruciare . odo
ratam profumato, odoroso .
arguto, ecc. = facendo passar rapi
damente (opp. da capo a fondo ,
per- di percurrens) il risonante pettine
sulla sottile (perch ben distesa) tela .
Circe era figlia del Sole e di Perse,
sorella di Eta, re della Clchide.
15-20. Hinc : cio dal palazzo di
Circe. exaudiri : anche saevire ed
ululare sono infiniti descrittivi o sto
rici = chiaramente si udivano .
gemitus iraeque = i ruggiti fu
riosi . leonum : gi uomini, mu
tati da Circe in tali animali. vincla
recusantum che non volevan pi
saperne di restare incatenati .
sera sub nocte = nel cuor della
notte . rudentum : fa assonanza
con recusantum e sono genitivi poe
tici. saetigeri... sues : sono i cin
ghiali . in praesepibus = nei
loro chiusi , o meglio nelle lor
fosse . formae... luporum = lupi
di smisurata grandezza, enormi .
hominum ex facie = da esseri uma
ni . saeva = spietata , po
tentibus = di magico effetto .
i nduerat = aveva travestiti .
terga : qui vale corpi .
21-24. ne = per evitare che i Tro
iani, uomini pii (pi i), subissero que
ste cosi tremende (tedia) trasforma
zioni (Ouae... monstra = et... haec mon
stra) . delati = qualora fossero
stati portati . portus : plur. poe
tico. neu = e perch non .
fugam = fulmineo scampo .
praeter = oltre . fervida = ri
bollenti, agitati come son sempre,
vicino ad una spiaggia rocciosa.
25-28. radi i s = ai (mattutini) rag
gi del sole. aethere : indica il
cielo . bi gi s : plur. poetico ; an
che allAurora, come al Sole e alla
L una, la mitologia attribuiva un
cocchio alato. l tea : da ltum ;
predicativo di fulgebat = tutta
doro. cum = quandecco.
posuere = posarono , si calmaro
no . f l atus = alito, brezza .
i n l ento... marmore sulla super
ficie rabbonacciata del mare scintil
lante . tonsae = i remi , per
ch fatti di legno tagliato (tondeo).
l e n e i d e 175
Atque hic Aeneas ingentem ex aequore lucum
prospicit. Hunc inter fluvio Tiberinus amoeno 30
verticibus rapidis et multa flavos harena
in mare prorumpit ; variae circumque supraque
adsuetae ripis volucres et fluminis alveo
aethera mulcebant cantu lucoque volabant.
Flectere iter sociis terraeque advertere proras 35
imperat et laetus fluvio succedit opaco.
29-34. A tque hi c = ed ecco, a
questo punto . prospi ci t = av
vista in lontananza . H unc i n
ter = inter hunc. f l uvi o... amoeno :
ablat. descrittivo, o di qualit.
verti ci bus, ecc.t ablat. strumentale o di
modo ; vertex = vortex. f l avos :
biondo per la sabbia e per
i detriti che trasporta. vari ae =
screziati, di color cangiante .
alveo : disillabico per sinizsi.
aethera mulcebant = accarezzava
no, deliziavano l aria . luco =
per il bosco .
35-36. Flectere... advertere : impe
rat ha qui, poeticamente, la costru
zione di iubet. terrae = ad terram.
succedit = avanza entrando .
opaco : per i molti alberi sorgenti
lungo le sponde.
176 P. VI RGI L I O MARONE
I L CERV O DI SI L V I A
(V I I , 483-502)
Allecto continua f u r i b o n d a l a sua opera in c e n d i a r i a : dopo A m a t a ,
e s u l l esempio d i A m a l a , l a Fama f a J che le donne d i Laurento s i d i s f r e -
nino in un clamoroso baccanale. P o i viene l a volta d i Turno, clto nel sonno
d a l l a F u r ia e d a i z z a t o prepotentemente alle a r m i . L a gue r r a s i a v v ic in a :
g l i a n i m i sono t e s i , g l i s p i r i t i p r e p a r a t i ; b a s t a un nonnulla, come i l bana
l i s s i m o e p i s o d i o , qui narrato, p e r provocar ne l accensione. I n una p a r t i t a
d i caccia sulle ri ve del fiume, As c a n io , i l f i g l i o d i E nea, detto o r m a i g i
Iulo, f e r i s c e , p e r is bagli o, gravemente un cervo, a ppart enente all e mandre
d i T i r r o , p a s t o r e d i L a t i n o , e a s s a i caro a S i l v i a , l a g i o v a n e f i g l i a dello
stesso p a s t o r e . Geme l a b e s t i a f e r i t a , tornando all e s t a l l e ; s i d i s p e r a , a t a l
v i s t a , l a p a l l i d a f a n c i u l l a e g r i d a aiuto ag li agr e s ti d intorno. E d ecco sbucar
d ogni lat o i v i l l i c i a r m a t i ( i l p e s t i f e r o f lagello della F u r i a , i n f a t t i , s i anni
d a v a nelle taci te selve , commenta i l p o e t a ) , con a capo lo stesso T i r r o ,
s m a n i o s i t u t t i d i p r e n d e r s i g i u s t a vendetta d e llaffronto ricevuto.
Cervos erat forma praestanti et cornibus ingens,
Tyrrhidae pueri quem matris ab ubere raptum
nutribant Tyrrhusque pater, cui regia parent 485
armenta et late custodia credita campi,
Adsuetum imperiis soror omni Silvia cura
483-486. Nota la semplicit del
tocco narrativp, con quell erat, quasi
inizio di una fiaba vera e propria.
Cervs = cervus. forma prae
stanti : abl. di qualit asimmetrico
col successivo ingens ( smisurato
nelle corna, cio dalle corna smi
surate ). pueri : Tyrrhidae non
Tyrrhidae (patronimico di Tyrrhus)
per evitare il eretico. quem : po
sposto, con poetica libert, al suo
soggetto. raptum : quindi assai
tenero ancra. nutri bant = nutrie
bant. cui, ecc.: unintera propos.
relativa perifrastica di pastor, col
lindicativo presente di valore sto
rico. l ate = per vasto tratto .
eredita : sott. est. campi : sot
tinteso tegii, come per armenta era
detto regia cui affidata l a vi
gilanza delle campagne per vasto
tratto .
487-492. Adsuetum imperiis : sott.
hunc cervum : Silvia stessa lo aveva
addomesticato . soror : puero
rum, cio dei Tyrrhidae. cura =
l e n e i d e
177
mollibus intexens ornabat cornua sertis
pectebatque ferum puroque in fonte lavabat.
Ille, manum patiens mensaeque adsuetus erili, 490
errabat silvis rursusque ad limina nota
ipse domum sera quamvis se nocte ferebat.
Hunc procul errantem rabidae venantis Iuli
commovere canes, fluvio cum forte secundo
deflueret ripaque aestus viridante levaret. 495
Ipse etiam, eximiae laudis succensus amore,
Ascanius curvo derexit spicula cornu ;
nec dextrae erranti deus afuit actaque multo
perque uterum sonitu perque ilia venit harundo.
Saucius at quadrpes nota intra tecta refugit 500
successitque gemens stabulis questuque cruentus
atque imploranti similis tectum omne replebat.
cultu = con premurosa attenzione .
i ntexens : va collagg. cornua (eius).
ferum = la bestiola . ma
num pati ens = lasciandosi accarez
zare, lisciare ; manum = manuum
(patiens sta coi genit, in Virgilio).
mensaeque... eri li = abituato
a cibarsi coi padroni , mangianti
spesso, come usa tra pastori, a terra.
si lvi s = in silvis. ad l i mi na
nota = dirigendosi verso la sua abi
tazione, dimora , precisata meglio
da domum. i pse = da s .
quamvi s : aderisce a sra sia pure
a tarda , per quanto inoltrata .
ferebat : con se dice un rincasare
tranquillo e sicuro.
493-495. rabi dae : rese tali da Al
lecto. commovere = stanarono .
fluvio... secundo = assecondan
do la corrente . defl ueret... leva
ret = ora scivolava gi, ora tempe
rava gli eccessi della calura stenden
dosi sopra la verde riva .
496-502. Ipse etiam : va con Asca
nius lui stesso, per di pi, Asca
nio . succensus = tutto acce
so . curvo : l arco costruito'
con due coma (cornu) unite fra loro.
spicula = una freccia . er
ranti = soggetta a sbagliare il col
po . deus : cio l aiuto, l inter
vento dun dio , naturalmente qui
Giunone. actaque : va con harundo
e vale scagliata . mul to = mol
tiplicato, echeggiante a lungo il
s o n i t u s della freccia (harundo).
Saucius : dice pi che vulneratus =-
quasi ferito a morte . at : po
sposto, per dar pi rilievo a Saucius.
successit, ecc. = penetr, ecc. .
questo : lablat. va con replebat.
imploranti = a persona che
stesse chiedendo aiuto . tectum :
cio stabula. replebat : non re
plevit : il gemito continuava, insi
stente e vano.
12
178 P. VI RGI L I O MARONE
L E GENTI DEL L A ZI O I NCI TA TE AL L A GUERRA
(V I I , 511-518)
i l momento p i p ie n o e p i drammatico della nefasta opera della
F u r i a infernale. L a s c i n t i l l a del pic c o l o e p i s o d i o del cervo d i S i l v i a s t a
divent ando un incendio p e r tutte le g e n t i del L a z i o . l a F u r ia stessa a chia
mar le a raccolta, volando s u i t e t t i delle case, e t u t t i adunando i p a s t o r i
c o l rauco suon della ta r t a r e a tromba : ne trem ogni bosco e ne r i n
tronarono le selve p r o f o n d e ; lo udirono i l N a r (o g g i : Nera, affluente del
T e v e r e ) , dalle acque bian c a s tr e d i z o l f o , e i l lago d i T r i v i a ( oggi : lago
d i Nemi) e le f o n t i del Velino, e le tr e p i d e m a d r i strinsero i p i c c o l i
a l seno (v. 5 1 5 sgg. ) .
At saeva e speculis tempus dea nacta nocendi
ardua tecta petit stabuli et de culmine summo
pastorale canit signum cornuque recurvo
Tartaream intendit vocem, qua protinus omne
contremuit nemus et silvae insonuere profundae ; 515
audiit et Triviae longe lacus, audiit amnis
sulpurea Nar albus aqua fontesque Velini,
et trepidae matres pressere ad pectora natos.
511-515. saeva... dea = Allecto.
e speculis = dal suo luogo di ve
detta , tra le selve. tempus...
nacta nocendi = cogliendo il de
stro per provocar dei mali . sta
buli : cio della capanna di Tirro,
padre di Silvia. summo : riprende
ardua allaltro capo del verso ; cul
mine non vale comignolo , anche
perch allora non esistevano. pa
storale canit signum = fa squillare
il segnale di raduno dei pastori .
cornu... recurvo : va con inten
dit = intona a tutta forza col corno
ricurvo ; il corno di un animale
bovino (donde buccina = bovi-clna) era
per gli antichi una specie di alto-
parlante. protinus = senza pi
sosta . omne... nemus = ogni
bosco adatto a pascolo. pro
fundae = fino al profondo .
516-518. et = etiam. T ri vi ae
lacus : si tratta del lago di Nemi.
Trivia detta la dea, in quanto as
sume tre aspetti e tre nomi diversi :
L una in cielo, Diana in terra, cate
o Prosrpina nellinferno. N ar :
la Nera odierna, che attraversa
Narnia (la citt di Narni) e poi sbocca
nel Tevere. detto albus per il co
lore biancastro delle sue acque sul
furee. fontesque V elini : i luo
ghi donde scaturisce il Velino, un
affluente della Nera, che scorre nella
bella valle di Rieti e, presso Terni,
forma la famosa cascata delle Mar
more. trepi dae : riferito a matres,
dice sentimento e gesto, ad un tempo.
pressre ad pectora = si strin
sero al petto i figli per gesto di
istintiva difesa.
l e n e i d e 179
TURNO E LA V ERGI NE CAMI L L A
(V I I , 783-817)
Sono le ultime due figure della rassegna delle schiere italiche, le p i
f u l g i d e e g lor iose d i t u t t e : un uomo e una donna. Turno, re dei R u tu l i,
che incontrammo g i nel sogno d i Allecto, ha i l comando della guerr a :
i l capo d i Stato maggiore d i tutte le m i l i z i e italiche. A i suoi o r d i n i marcia
un esercito d i f a n t i : i g i o v a n i d i A r d e a , e p a r t e degli Aurunci, i Rutul i,
i S ic a n i , i S a crani , ed a l t r i ancora. E g l i , i l c apit ano, s p i c c a su tu t t i e p e r
bell e z z a e p e r f i e r e z z a eroica e p e r la sua s p l e n d i d a armatura : un elmo
d a l t r i p l i c e cimiero, sormontato da una Chimera, s p i r a n t e fi amm e, e uno
scudo, i s to r i a to con decoraz ioni d oro.
N meno ins igne Ca m i ll a , a capo della c a v a ll e r i a dei Volsci, p e r
sonificazione della g r a z i a e della bellezza f e m m i n i l e , che leggerezza e f l e s
s i b i l i t d i movenze rendono p i armoniose e pure. F i g l i a d i M t a b o , lo s p o
destato re d i P r iv e r n o , era cresciuta nelle s o l i t a r i e f o r e s t e l a z i a l i , educata
a ll a caccia, alla dura f a t i c a dei c a m p i , a l tr a v a g li o delle a r m i e all a corsa
v eloc issi ma, da super are, novella Pen te s i l a , g l i s t e s s i venti. Vita ricca
d i f a s c i n o , t e m p r a autentica d ell a s t i r p e i t a l i c a , anche nel nome (Camillus
era i l g io v i n e tt o che a s s i s t e v a a l s a cr ifi cio i l f l m i n e ) , a cui i l p o e t a ha voluto
a t t r i b u i r e alcune car a t te r i s t ic h e delle t r a d i z i o n a l i A m a z z o n i . Cosi essa q u i
c i a p p a r e in te s ta a l suo d r a p p e l l o d i c a v a li e r i . O r n a ta d i p o r p o r a regale,
con una f i b b i a d oro t r a i c a p e l l i e l a f a r e t r a a tr acolla, questa vergine guer
r i e r a , am m ir a ta da t u t t i , s eguita entus iasticamente d a i suoi, p r e s e n t a t a
d a l p o e t a in tutto lo splendore della sua f a s c i n o s a g i o v i n e z z a , l , all a fine
d e l canto, q u a s i a f a r dimenticare g l i o r r o r i d i Allecto e g l i s p a v e n t i della
guerr a. E s s a con Turno un simbolo delle tante creature v i r g i l i a n e , che,
f a t t e p e r l a luce, p e r l amore e p e r la g l o r i a , l inconscio destino e l a rea l t
della s t o r i a tr ascinano nel gorgo della v i t a e della morte. E d i l p o e t a ha p e r
ognuna d i esse una l a c r im a .
Ipse inter primos praestanti corpore Turnus
vertitur arma tenens et toto vertice supra est ;
783-788. i nter pri mos : si collega
con vertitur = si avanza in prima
fila volgendo in giro lo sguardo
dominatore. praestanti corpore =
dallaitante persona ; abi. di qua
lit. toto vertice supra est =
sopravanza ogni altro dei suoi
combattenti ; Tabi, di misura.
180 P. VERGILIO MARONE
cui triplici crinita iuba galea alta Chimaeram 785
sustinet, Aetnaeos efflantem faucibus ignis :
tam magis illa fremens et tristibus effera flammis,
quam magis effuso crudescunt sanguine pugnae.
At levem clipeum sublatis cornibus Io
auro insignibat, iam saetis obsita, iam bos 790
(argumentum ingens), et custos virginis Argus
caelataque amnem fundens pater Inachus urna.
Insequitur nimbus peditum clipeataque totis
agmina densentur campis, Argivaque pubes
Auruncaeque manus, Rutuli veteresque Sicani 795
et Sacranae acies et picti scuta Labici ;
qui saltus, Tiberine, tuos sacrumque Numici
litus arant Rutulosque exercent vomere colles
tri pl i ci ... gal a al ta = in alto ,
opp. in cima, 1elmo dal triplice
crinito pennacchio . susti net =
regge . A etnaeos = simili
a quelle dellEtna son le fiamme
( i g n i s ) che spira il mostro. tam
magi s : e poi q u a m m a g i s secondo
un costrutto arcaico (per t a n t o m a g i s . . .
q u a n t o m a g i s ) . i l l a: la Chimra,
contemplata a s e descritta con va
riazione di costrutto come un essere
prodigioso ; era raffigurata come leone
nella testa, come capra nel mezzo,
come serpente nella coda ; fu uccisa
dalleroe Bellerofonte. f remens
sott. est. tri sti bus = nocive, di-
struggitrici ; ha valore attivo.
ef fuso... pugnae = si fan sempre
pi crudeli le lotte per il sangue
versato .
789-792. At = ed inoltre .
lvem levigato e quindi splen
dente . sublatis corni bus = gi
erte, con gi erte le corna . auro =
con aureo rilievo . i nsi gni
bat ( = insigniebat) = decorava, fre
giava ; sta collabl. strumentale.
iam saetis obsita (partic. da ob
sero) = gi tutta coperta di peli
ruvidi . iam bos = gi diven
tata giovenca ; I o era figlia del
fiume I naco, da Giunone trasfor
mata in giovenca ed affidata ad
Argo, il mostro munito di cento oc
chi. argumentum ingens = sog
getto per una trattazione grandio
sa per lartista stesso. virgi
nis = della giovane donna , I o.
Argus : omnimo della famosa
citt greca. Con pater Inchus, si col
lega esso pure con insignibat.
amnem = acqua scorrente in gran
copia; cio tutta quella dellomnimo
fiume. urna : va con calat,
sott. ex.
793-802. Insequitur : sott. eum =
vien sbito dopo di l ui . nim
bus = un nugolo . totis... cam
pis = iu totis campis. densentur :
arcaico per densantur. Argiva...
pubes : la giovent guerriera di Ar
dea, ritenuti compatrioti di Turno.
Auruncae... manus = le schiere
degli Aurunci , corrispondono ai guer
rieri provenienti dalla zona di qua
del Garigliano o L iri. picti scuta
Labici = i L abici dipinti sugli scu
di , cio i L abicani dallo scudo
dipinto . qui = ii, qui. sa
crum : per la positio fortis. arant :
immagine viva, al posto di colunt.
exercent = lavorano, coltivano .
L ENEI DE
181
Circaeumque iugum : quis Iuppiter Anxurus arvis
praesidet' et viridi gaudens Feronia luco ; 800
qua Saturae iacet atra, palus gelidusque per imas
quaerit iter vallis atque in mare conditur Ufens.
Hos super advenit Volsca de gente Camilla
agmen agens equitum et florentis aere catervas,
bellatrix, non illa colo calathisve Minervae 805
femineas adsueta manus, sed proelia virgo
dura pati cursuque pedum praevertere ventos.
Illa vel intactae segetis per summa volaret
gramina nec teneras cursu laesisset aristas,
vel mare per medium fluctu suspensa tumenti 810
ferret iter, celeris nec tingueret aequore plantas.
Illam omnis tectis agrisque effusa iuventus
turbaque miratur matrum et prospectat euntem,
attonitis inhians animis, ut regius ostro
iugum il promontorio .
quis = quibus, va con a r v i s e vale
a r v a , quibus. Iuppiter Anxurus :
il dio protettore della citt volsca
Anxur, oggi Terracina. Feronia :
antica divinit dei Volsci, venerata
con un bosco sacro ( l u c o ) ed una
fonte . presso Terracina. qua =
luoghi in cui . per imas...
vall is = attraverso il fondo delle
valli . quaerit iter : pi vivo
ed animato del semplice f l u i t .
803-807. super = p r e t e r , opp. p o s t ;
l a posposizione ad H o s ( v i r o s ) poe
tica. Volsca de gente : dice l ap
partenenza. florentis aere cater
vas = gli squadroni sfavillanti di
bronzo . bellatrix = guerriera .
non illa... mans = non gi
creatura che . avesse abituato le sue
mani di donna ad affrontare il ma
neggio della conocchia e del cestello
di Minerva ; v i r g o ha senso con
cessivo bench giovane donna ;
d u r a va meglio con p r o e l i a , che come
predicativo di p a t i . praevertere =
sorpassare ( v e r t e r e gi rare).
808-811. vel intactae segetis =
dun campo di frumento magari
non ancra falciato . per -sum
ma... grami na = attraverso la cima
dei gambi . volaret : limperf.
sta per volasset ed , propriamente,
un potenziale del passato. tene
ras = (sempre cos) tenere . lae
si sset : parallelo di volaret, a cui si
allineano, morfologicamente e sin
tatticamente, sia ferret sia tingueret.
fl uctu suspensa tumenti = in
piedi sui flutti gonfi . ferret
i ter : avrebbe potuto portare in
nanzi i suoi passi , cio camminare.
nec ti ngueret : senza (con ci)
bagnarsi . pl antas : con celeris
vale le piante dei celeri piedi .
812-817. I l lam : riprende, anafori
camente, illa dei vv. 805 ed 808, ma
in caso diverso. tecti s gri sque
ef f usa = dalle case e dai campi
riversandosi fuori . i uventus : so
prattutto maschile. prospectat :
sott. longe : Camilla seguita via via,
fino in lontananza, dagli sguardi al
suo passare (euntem). i nhi ans =
a bocca spalancata ammirandola
con lanimo pieno di stupore (atto
nitis... animis). ut : avvia linter-
182
p. VI RGI LI O MARONE
velet honos levis umeros, ut fibula crinem 815
auro internectat, Lyciam ut gerat ipsa pharetram
et pastoralem praefixa cuspide myrtum.
rog. indiretta, dipendente da miratur
e da inhians. regius... honos =
il regale ornamento di porpora .
lvis = deli cate. fi bul a, ecc.
= la fbbia doro trapunga e tenga
annodati i capelli . ipsa = la
sua intera persona . phartram r
per positio fortis. pastoralem, ecc. =
il mirteo bastone dalla punta guar
nita di ferro per usarne come di
un giavellotto : questa unultima
nota di grazia e di femminilit.
l e n e i d e 183
CANTO OTTAVO
A r g o men t o
Turno inalbera il vessillo di guerra sulla rocca di Laurento
e manda Vnulo a cercare alleati presso Diomede, in Apulia. Grande
il turbamento di Enea, incerto sul da fare di fronte a tanti pre
parativi nemici. Durante la notte, gli appare in sogno il dio Tibe
rino e lo incoraggia e lo sprona a recarsi da Evandro, re Arcade
nella vicina Pallanto e nemico dei Latini. Al mattino, fatti i sacri
fici alle Ninfe del fiume e allo stesso dio Tiberino, con due biremi
si dirige alla volta di Pallanto. Qui Evandro lo accoglie benevol
mente e, stabilita unalleanza militare, consegna ad Enea quattro-
cento cavalieri, comandati dal figlio suo Pallante, e lo esorta a cer
care aiuti presso gli Etruschi, che da poco hanno detronizzato
e cacciato il loro crudele re Mezenzio. Nel frattempo Venere porta
la stupenda armatura, fabbricata da Vulcano, al figlio. Nello scudo
era rappresentata, nei momenti pi salienti, la futura storia di
Roma, fino al trionfo actiaco di Ottaviano : da Romolo e Remo
al ratto delle Sabine, al supplizio di Mettio Fufezio, a Porsenna,
a Manlio Capitolino, ai riti pi sacri ed augusti, alla sede infer
nale, alla lotta fra Occidente ed Oriente sul mare, in cielo, in terra,
fino al trionfo conclusivo di Augusto, che trionfo legittimo del
l intero popolo Romano.
Il canto V i l i , con il II e il VI, tra i pi belli del poema,
perch ha un suo timbro artistico e stilistico, che non si riscontra
negli altri, e un suo particolare mondo epico, dove la leggenda di
venta storia, la grande storia di Roma. Esso riprende ed eleva
quel che di misterioso e di fiabesco, di paesano e di divino, v
nella canzone, che celebra gli uomini, le citt, e le terre dellItalia
preromana, e i colli di Roma, rimasti sinora nellombra ; appaiono
austeri e solenni, in unatmosfera vasta e luminosa, e diventano,
essi, i protagonisti del canto. . . Il canto di Roma tutto gran
dezza e solennit di presagi, e l orgoglio sicuro del condottiero
vi cede il posto allumilt del credente, che sa oscure ed infallibili
le vie del Signore (A r n a l d i ).
184 P. VI RGI L I O MARONE
I L DI O TI BERI NO A PPA RE I N SOGNO AD ENEA
(V i l i , 18-80)
L'i m m a n e spiegamento d i f o r z e la t in e p one i T r o i a n i in un g r a v e p e r i
colo e g e tt a Enea in un angoscioso turbamento. Forse ma i come a ll o r a
s i senti solo, col manipolo d e i su o i eroi, in una ter ra nemica, incen d i a ta
d a o d i umani e d i v i n i , decis a a stroncare ogni tentativo d i invas ione d i gente
s t r a n ie r a . E r a notte, e, turbato nel p ett o da t r i s t i p e n s i e r i d i guerra,
i l p a d r e E n e a s'abbandon s ul la sp o n d a d e l Tevere, las ciando che i l sonno
g l i p r e n d e s s e finalmente le membra . E d ecco i l p r o d i g i o , uno d e i t a n t i
n e ll 'es perienz a normale dell'Eroe, che acquis ta per qui un significato quanto
m a i serenatore e decis ivo : i l dio del luogo, i l biondo Tevere in p e r s o n a ,
venerando nel volto, coronato d i f r o n d e d i p i o p p o , g l i a p p a r e in sogno
e lo esorta a non l a s c i a r s i sgomentare d all e minacce d i guerr a, p e r c h
f i n i t a ormai l ' i r a f u r i b o n d a degli d i e d egli giunt o a l termine delle
sue p e r e g r i n a z i o n i : quella l a sede d e s t in a t a a i suoi P e n a ti , l sorger
l a nuova T r o i a , l l a sua s t i r p e v i v r g l o r i o s a nei secoli. N e a v r con
f e r m a d a l l a vis ione d i una bianca scrofa, giac e n t e sotto i lecci, con tr enta
p o r c e l l i n i : col A s c a n io f o n d e r , dopo tr e n ianni, l a c i t t d i A lb a . S i rechi
intanto a ll a v ic i n a Pa ll a n te o , e s o l l e c i t i d a E v a n d r o g l i a i u t i n e cess ari
e r i c o r d i d i rendere a l u i , g r a t i s s i m o a g l i d i, l'onore dovuto.
Talia per Latium. Quae Laomedontius heros
cuncta videns magno curarum fluctuat aestu
atque animum nunc huc celerem, nunc dividit illuc, 20
in partisque rapit varias perque omnia versat :
sicut aquae tremulum labris ubi lumen aenis
sole repercussum aut radiantis imagine lunae
omnia pervolitat late loca iamque sub auras
erigitur summique ferit laquearia tecti. 25
18-21. T al i a : sott. fiunt, geruntur.
L aomed. heros : Enea, in quanto
discendente da L aomedonte, padre
di Priamo. cuncta = con un sol
colpo docchio . cel erem = in
un baleno . parti s = partes.
versat : intensivo-iterativo rispetto agli
altri due verbi.
22-25. sicut aquae, ecc. = come
quando lo splendore dellacqua, tre
mulo entro un vaso (labris indica,
propriamente, gli orli di esso) di
bronzo, per il rifrangersi dei raggi
solari (sole repercussum) o pel radioso
fulgore della luna, in ogni direzione
si porta per ampio tratto e gi in
alto (sub auras vale sursum) si drizza,
andando a colpire i cassettoni del
l eccelso soffitto ; laquearia lo
stesso che lacunaria. L a similitudine
si sviluppa secondo i modi e i toni
pi schiettamente virgiliani e rende
fino allevidenza lo stato danimo,
quanto mai incerto, di Enea, por-
l e n e i d e 185
Nox erat et terras animalia fessa per omnis
alituum pecudumque genus sopor altus habebat :
cum pater in ripa gelidique sub aetheris axe
Aeneas, tristi turbatus pectora bello,
procubuit seramque dedit per membra quietem. 30
Huic deus ipse loci fluvio Tiberinus amoeno
populeas inter senior se attollere frondes
visus : eum tenuis glauco velabat amictu
carbsus et crinis umbrosa tegebat harundo ;
tum sic adfari et curas his demere dictis : 35
O sate gente deum, Troianam ex hostibus urbem
qui revehis nobis aeternaque Pergama servas,
exspectate solo Laurenti arvisque Latinis,
tato da un primo dubbio via via
fino allangoscia. Virgilio, da auten
tico artista, dipinge lo spettacolo natu
ral e in conformit della visione in
tima chegli ne ha, in modo sintetico :
il riflettersi dei raggi nellacqua gli
parso lelemento pi vivo e saliente
dellintero fenomeno.
26-30. N o x erat, ecc.: descrizione
della notte, svolta qui in modo sin
tetico. terras... per omnis = per,
in tutto il mondo . animalia :
tutti gli esseri viventi, richiamati poi
nel verso seguente. altus = pro
fondo . habebat = teneva in
suo potere. cum : si riallaccia
allindicazione temporale Nox erat.
in ripa : sott. del Tevere .
g eli dique... axe ( = sub divo della
prosa) = sotto la fredda vlta del
cielo . tristi = funesta, sciagu
rata . turbatus pectora = col
l animo sconvolto ; pectora neu
tro plurale poetico e accus. di rela
zione. procubuit = si butt gi
a terra . seram : avverbiale =
finalmente .
31-35. Huic : ad Enea. loci
(protettore, tutelare) del luogo .
fluvio... amoeno : ablat. descrit
tivo del sogg. Tiberinus. populeas
inter... frondes = inter frondes popu
leas (da populus, non da ppulus).
seni or = in sembianza di gran
vecchio . vi sus : sott. est = fu
visto da Enea. eum... carbsus =
era appena coperto da un velo,
da un lino sottile di ti nta azzurrina ,
opp. color dellacqua . et cri
ni s... harundo = ed aveva i ca
pelli coperti di ombrose canne .
adf ari : sott. eum e demere sono infiniti
descrittivi o storici.
36-41. sate = nate ; da serere
seminare ; come tale, sta collablat.
di provenienza (gente deum deorum :
Enea figlio di Venere, figlia di
Giove). ex hostibus = di tra
i nemici ; va con revhis ricon
duci riporti a noi che siamo I ta
lici. Questo ritorno, effettuato per
via di mare (tale il valore di revehis),
dovuto al fatto che Drdano, pro
genitore di Enea, era partito, se
condo unantica tradizione, dallI ta
lia : ora, dunque l eroe troiano riporta
i Penati allantica loro sede. Per-
gma : , propriamente, il nome del
l acrpoli di Troia, la cui citt figu
rava come fondata da codesto Dr
dano. aeterna : prolettico = per
ch resti in eterno . solo... arvis-
que : dativi di agente con exspectate
passivo = qui exspectatus es. hic :
186 P. VI RGI L I O MARONE
hic tibi certa domus, certi (ne absiste) penates ;
neu belli terrere minis : tumor omnis et irae 40
concessere deum.
Iamque tibi, ne vana putes haec fingere somnum,
litoreis ingens inventa sub ilicibus sus,
triginta capitum fetus enixa, iacebit,
alba, solo recubans, albi circum ubera nati ; 45
[hic locus urbis erit, requies ea certa laborum]
ex quo ter denis urbem redeuntibus annis
Ascanius clari condet cognominis Albam.
Haud incerta cano. Nunc qua ratione quod instat
expedias victor, paucis (adverte) docebo. 50
Arcades his oris, genus a Pallante profectum,
avverbio. certa : sott. est. ne
absiste = ne absistas, noli absistere
non ti lasciar distogliere dalla mis
sione che hai. penates = dimora
stabile . terrere = terrearis ; raris
sima forma di imperativo negativo.
tumor... et irae = ogni ribollimento
dira da parte degli di (deum =
deorum). concessere: intrans. =
dileguato, svanito .
42-45. I amque = e fra breve .
vana : predicativo di haec, oggetto
dellinfin. fingere, di cui sogg. som
num. li toreis... sub il ici bus = sotto
i lecci della riva del Tevere.
tri gi nta, ecc. = sgravatasi del pro
dotto . di ben trenta porcellini .
iacebit : va con inventa trove
rai gi acente; di iacebit dat. di
interesse tibi del v. 42. alba...
albi : 1 iterazione fa pensare al nome
di Alba L onga, fondata da Asca
nio. solo recbans = sdraiata
a terra .
46-50. hic locus, ecc. : per alcuni
si tratta di verso interpolato. urbis :
sintende. Alba L onga. ea : con
cordato con requies. e x quo : sott.
loco. ter denis... annis = col
ritornare di tre volte dieci anni ,
cio, passati i trentanni , sim
boleggiati dal fatto che i porcellini
sono appunto trenta ; denis forma
distributiva. condet : ha per og
getto il precedente urbem, di cui clari
cognominis genitivo qualificativo
(dal nome insigne). Haud in
certa cano = infallibili sono i miei
presagi . victor : prolettico = ut
v i c t o r s i s . paucis : sott. verbis e va
con docebo. adverte : sott. ani
m u m (t u u m m i h i ) = rivolgimi la tua
attenzione .
51-56. Arcds : soggetto di dele
gere locum (in) his o r i s ; di Arca
des apposizione genus a Pallante.
profectum = razza discesa da Pal
lante , figlio di L icone ed antenato
di Evandro. Gli Arcadi venivano
dallArcadia ( la terra degli orsi ),
regione interna e montuosa del Pelo-
ponnso. I l loro re Evandro si sa
rebbe trasferito in I talia, importan
dovi l uso delle lettere e di certi stru
menti musicali e fondandovi Pal-
lanto dal nome di Pallante, mutato
poi in quello di Palatino (il colle
Palatino), nel cuore della futura Roma.
Evandro, figlio, a sua volta, di Mer
curio e della ninfa Carmenta, fu
l accolto ospitalmente dal re Fauno:
una figura di re patriarcale, a cui
Virgilio ha conferito parecchi tratti
della sua stessa anima, proclive alla
l e n e i d e
187
qui regem Euandrum comites, qui signa secuti,
delegere locum et posuere in montibus urbem
Pallantis proavi de nomine Pallanteum.
Hi bellum adsidue ducunt cum gente Latina ; 55
hos castris adhibe socios et foedera iunge ;
ipse ego te ripis et recto flumine ducam,
adversum remis superes subvectus ut amnem.
Surge age, nate dea, primisque cadentibus astris
Iunoni fer rite preces iramque minasque 60
supplicibus supera votis. Mihi victor honorem
persolves : ego sum, pleno quem flumine cernis
stringentem ripas et pinguia culta secantem,
caeruleus Thybris, caelo gratissimus amnis.
Hic mihi magna domus, celsis caput urbibus exit . 65
vita semplice ed arcadica. comi
tes = come, in qualit di com
pagni pi che di sudditi. si gna :
Euandri. secuti : sott. sunt. po
suere : da pono, col valore di fon
darono . i n montibus : propria
mente, sul Palatino ; Pallanto dun
que fu costruita sul posto stesso su
cui sorse pi tardi Roma. Pal
l anti s proavi : va con de nomine.
H i : gli Arcadi. bellum... du
cunt : vale qui sono in perpetua
guerra . hos, ecc. = questi devi
tu prendere come alleati in campo
(castris vale qui exercitui), e con essi
devi stringere patti di alleanza po
litico-militare.
57-61. ipse ego te = i o in per
sona ti . ripis et recto flumine =
lungo le mie sponde e facendoti risa
lire direttamente la corrente ; sono
due ablativi di moto per luogo.
adversum, ecc. = perch tu possa,
andando contracqua, superare, por
tato su dai remi, la corrente di esso .
nate dea = o figlio della dea
Venere. primisque... astris = al
primo tramontar degli astri , cio
allo spuntar dellaurora, in un mo
mento particolarmente fausto. Iu
noni : in quanto l unica dea tut
tora ostile ai Troiani. fer rite =
innalza secondo il rito , opp. una
rituale . iramque minasque =
la sua ira tremenda, minacciosa .
victor = quando avrai trionfato
di ogni ostacolo. honorem persol
ves = pagherai il (dovuto) onore
con un sacrificio ; si noti il futuro,
proprio delle predizioni solenni.
62-65. ego sum, ecc. = a par
larti sono io, il ceruleo Tevere, quello
che tu ben vedi venir rasentando
(s t r i n g e n t e m ), colla sua copiosa cor
rente, le sponde ed attraversare i pin
gui campi coltivati, fiume quanto
mai gradito al cielo ; il che allude
alla protezione degli di per Roma.
Hi c : cio in questo fiume. ma
gna = ampia, spaziosa . cel
sis... exit =* e la mia fonte ha le
sue scaturigini ( e x i t ) nelle citt ec
celse . Nota come la rivelazione
teofanica posta con solennit alla
fine del discorso del dio, pieno di
certezza profetica : il fiume gode di
additare ad Enea la propria maesto
sit, la copiosit della sua massa
dacqua (p i e n o . . . f l u m i n e ) , la peren
nit del suo fluire fecondo (p i n g u i a
c u l t a s e c a n t e m ) , la colorita bellezza
delle sue acque (c a e r u l e u s ) ; solita-
188 P. VI RGI L I O MARONE
Dixit, deinde lacu fluvius se condidit alto,
ima petens ; nox Aenean somnusque reliquit.
Surgit et aetherii spectans orientia solis
lumina rite cavis undam de flumine palmis
sustinet ac talis effundit ad aethera voces : 70
Nymphae, Laurentes nymphae, genus amnibus undest,
tuque, o Thybri tuo genitor cum flumine sancto,
accipite Aenean et tandem arcete periclis.
Quo te cumque lacus miserantem incommoda nostra
fonte tenet, quocumque solo pulcherrimus exis, 75>
semper honore meo, semper celebrabere donis,
corniger Hesperidum fluvius regnator aquarum :
adsis o tantum et propius tua numina firmes .
Sic memorat geminasque legit de classe biremis
remigioque aptat, socios simul instruit armis. 80
mente fl a vu s per l abbondanza del
larena. Dixit : sogg. fl uvius
seguente. lacu... alto = nel suo
profondo gorgo , abi. strumentale.
ima petens - dirigendosi verso le
profondit , dove si pensava che il
Tiberino avesse dimora. rel i qui t :
va collegato con nox come con somnus.
Surgit = si leva dunque Enea,
pronto ed obbediente. aetheri i :
sfolgorante, eccelso ; epiteto de
scrittivo del sole, lumi na = i
raggi . rite = conforme al rito .
cavis : fa vedere le mani disposte
in modo da contenere e sostenere
lacqua tolta su dal fiume {de flumine),
a simbolo dello stesso. talis = le...
seguenti. ad aethera: ogni parola
{voces) sale e si dirige verso Palt.
71-80. Nymphae : nelliterazione del
nome si avverte il calore dellinvocazio
ne. genus... undest = donde viene
il nascimento ai fiumi , che son tut-
tuno con queste dee. tuque, ecc. =
et tu, o Thybri genitor {= pater), cum
sancto flumine ( la corrente del fiume
sacra al pari del dio stesso) tuo.
Aenan : ha ben al tra forza espres
siva di un semplice me. tandem =
finalmente . arcete = tenetelo
lontano, immune. Quo te cum
que, ecc. = con qualsiasi fonte ti
sia ricetto... , cio : qualunque sia
lantico antro entro cui hai dimora ;
quo... cumque fonte (si noti la tmesi).
incommoda nostra : Enea accenna
alle sventure di tutta la sua gente
{nostra). quocumque solo... exis
= qualunque sia il terreno da cui
tu sgorghi : in tutta la tua bellez
za . honore meo = con gli
onori che ti render io sotto for
ma di sacrifici. celebrabere = ce~
lebraberis. corniger... aquarum =
o cornigero fiume, sovrano dei corsi
di acqua dI talia , chiamata dai poeti
Espria, in quanto, per i Greci, po
sta ad Occidente. adsi s o tantum =
deh sii tu propizio, soltanto .
et propi us, ecc. = e, in modo a noi
pi vicino, conferma la tua volont
di portare a compimento quanto hai
promesso. memorat = dicit.
gemi nas = duas. remigi oque ap
tat = le provvede, fornisce di rema
tori . armis = degli arnesi do
vuti, comprese le armi.
l e n e i d e 189
ENEA I MMOL A AL L A DEA GI UNONE
L A SCROFA E I PORCEL L I NI
(V i l i , 81-101)
Enea, destatosi dal sonno, appena che il dio Tiberino era scomparso
nel gorgo profondo del fiume, tendendo le mani e gli occhi verso loriente,,
rivolge alle ninfe lamentine e allo stesso dio del luogo la sua preghiera
riconoscente e devota, e si accinge a risalire sbito con due biremi il Tevere.
Ed ecco sul verdeggiante lido la bianca scrofa, predetta gi da leno {III,
389 sgg.) e indicata test dal Tiberino; lEroe si affretta ad offrirla, coi
suoi trenta piccoli, in sacrificio alla terribile Giunone. Poi il Tevere
li attende in una rinnovata elargizione di favori divini : le onde del fiume,
gonfie per tutta la notte, ristettero allora silenziose e miti simili a stagno
tranquillo e a placida palude, si da rendere inutile lo sforzo dei remi .
questo il momento pi pittoresco del brano; scivolano rapide e leggere
le due navi sulle onde tranquille, dove si rispecchiano gli alberi delle
sponde e il verde delle rive; dopo aver superato le tortuosit del fiumey
eccole, sul mezzogiorno, in vista di un monte non alto n troppo scosceso,
punteggiato di rare capanne : Pallanto, il povero regno, allora, dellrcade
Evandro, ora nota il poeta rocca superba della potenza di Roma.
Ecce autem subitum atque oculis mirabile monstrum,
candida per silvam cum fetu concolor albo
procubuit viridique in litore conspicitur sus.
Quam pius Aeneas tibi enim, tibi, maxuma luno,
mactat sacra ferens et cum grege sistit ad aram. 85
Thybris ea fluvium, quam longa est, nocte tumentem
81-85. per silvam = i n s i l v a .
cum fetu concdlor = che aveva lo
stesso colore dei figli . procu
buit si presenta al suo sguardo
sdraiata , facendo dei due verbi una
espressione unica. litore = la
sponda . - sus : il monosillabo
finale dice apparizione inaspettata.
enim : vale appunto, precisamen
te . mactat = immola, sacrifi
ca . sacra ferens = portando
l i sacri arnesi del sacrificio, opp.
come vittime sacre offrendole alla
dea stessa. cum grege : cio coi
trenta porcellini. si sti t = fa so
stare ; logicamente, andrebbe prima
sistit e poi mactat.
86-90. ea... nocte : la notte in
cui Enea si reca, finalmente, da Evan
dro. est : non erat, al calcolo del
Poeta. fluvium... tumentem = i l
suo corso (quasi sempre) impetuoso .
190 P. VI RGI L I O MARONE
leniit et tacita refluens ita substitit unda,
mitis ut in morem stagni placidaeque paludis
sterneret aequor aquis, remo ut luctamen abesset.
Ergo iter inceptum celerant rumore secundo. 90
Labitur uncta vadis abies : mirantur et undae,
miratur nemus insuetum fulgentia longe
scuta virum fluvio pictasque innare carinas.
Olli remigio noctemque diemque fatigant
et longos superant flexus variisque teguntur 95
arboribus viridisque secant placido aequore silvas.
Sol medium caeli conscenderat igneus orbem,
cum muros arcemque procul ac rara domorum
tecta vident, quae nunc Romana potentia caelo
aequavit, tum res inopes Euandrus habebat : 100
ocius advertunt proras urbique propinquant.
refluens = scorrendo a ritroso
con onda fattasi silenziosa (t a c i t ,
dopo l intervento del dio stesso).
ita substi ti t = cos si arrest, si
ferm . mi ti s ut = ut m i t i s ; m i t i s
predicativo di s t e r n e r e t = distese,
spian la superficie alle sue acque .
remo... abesset = per evitare
ogni intoppo ai remi ; pi che con
secutiva, finale. cel erant : con
uso poetico transitivo. rumore
secundo = mentre li accompagnano
gli evviva , opp. lavorando a ca
denza di remi .
91-96. L abtur = scivola .
unct : sottintende p i c e . vadis : p e r
v a d a = attraverso le acque placide .
abies = n a v i s , spesso costruita con
legno dabete. mi rantur, ecc.: or
dina : et u n d a e m i r a n t u r ( scorgono
stupite ) et n e m u s i n s u e t u m ( non
abituato ) m i r a t u r s c u t a v i r u m { v i
r o r u m) f u l g e n t i a l o n g e et p i c t a s c a r i n a s
i n n a r e f l u v i o ( i n f l u v i o ) . Olli =
illi ; arcaico e solenne. remigio,
ecc. = nel manovrare i remi essi
spossano (fatigant, qui transitivo), la
notte e il giorno . longos supe
rant flexus = le interminabili curve
oltrepassano agevolmente per la cal
ma della corrente. teguntur = re-
stan sempre coperti di giorno, pro
vando cos un minor disagio. viri-
desque... silvas = le verdeggianti
selve vengono solcando, sullimmobile
specchio delle acque .
97-101. conscenderat : fa vedere
il cocchio alato del Sole, intento alla
sua eccelsa scalata. igneus = coi
suoi raggi di fiamma . cum =
allorch, quando . prcl : pa
rola giambica. rara = sparse, dis
seminate . vident : il tempo pre
sente dice improvvisa scoperta.
ocius : comparat, isolato ; indicante
in tutta fretta . advertunt :
sott. ripae.
l e n e i d e 191
EVANDRO MOSTRA AD ENEA I L UOGHI
DEL L A FUTURA ROMA
(V i l i , 351-368)
Vaccoglienza di Evandro ad Enea non poteva essere pi cordiale
ed umana : banchetti, canti liturgici e processioni rituali caratterizzarono
quel giorno di festa, destinato a sancire unamicizia duratura. A sera, ter
minati i riti festivi e ritornata la calma su Pallanto, Evandro conduce
lospite donore in visita per quei colli, dove sorger la citt quadrata,
mostrandogli i luoghi pi famosi legati a culti antichissimi : la porta Car
mentale, la selva, che diventer lAsilo di Romolo, il Lupercale, il bosco
dell'Argileto, la rupe Tarpeia e il Campidoglio oggi splendido doro
nota il poeta , ma orrido allora di silvestri spineti , tra cui pasco
lavano gli armenti. Poi si avviano verso la modesta casa di Evandro, mentre
tuttintorno si odono muggire i buoi per il foro di Roma e per le splendide
Carene. Ed qui il punto pi toccante di questo episodio, anzi di tutto
il canto : Qjiando furono giunti alla sede : sotto larco di questa porta
disse Evandro si pieg lAlcide vincitore, e lui questa reggia accolse.
Osa, ospite, disprezzar le ricchezze, e mstrati degno del dio, e adttati
benevolo alla nostra povert . Cos detto, introdusse il grande Enea sotto
la porta angusta della casa, facendolo sedere su di uno strato di foglie,
ricoperto dalla pelle di unorsa di Libia .
Hoc nemus, hunc inquit frondoso vertice collem
(quis deus incertum est) habitat deus : Arcades ipsum
credunt se vidisse Iovem, cum saepe nigrantem
aegida concuteret dextra nimbosque cieret.
Haec duo praeterea disiectis oppida muris, 355
reliquias veterumque vides monumenta virorum.
351-354. i nqui t : Euandrus il sog
getto ; egli parla ad Enea. coll em :
come Hoc nemus, oggetto di habitat.
quis deus = qui deus (habitet) :
si tratter, nientedimeno, di Giove
Capitolino. A rcads : misurazione
prosodica greca. ipsum... I ovem =
Giove in persona . cum saepe =
tutte le volte che . nigrantem
aegida = l gida fosca di nembi
e di tempeste, impugnata con la
destra {dextra), a guisa di arma
offensiva. nimbosque ciret =
scatenando i nembi , subordinando.
355-358. disiectis... muris = dalle
mura rovinate , abl. descrittivo di
oppida', con Evandro siamo nella
preistoria, ma egli ci parla di epo
che ancor pi antiche. rel iqui as
veterumque... = reliquias ( avanzi )
192 P. VI RGI L I O MARONE
Hanc lanus pater, hanc Saturnus condidit arcem :
Ianiculum huic, illi fuerat Saturnia nomen .
Talibus inter se dictis ad tecta subibant
pauperis Euandri passimque armenta videbant 360
Romanoque foro et lautis mugire Carinis.
Ut ventum ad sedes : Haec inquit limina victor
Alcides subiit, haec illum regia cepit ;
aude, hospes, contemnere opes et te quoque dignum
finge deo rebusque veni non asper egenis . 365
Dixit et angusti subter fastigia tecti
ingentem Aenean duxit stratisque
effultum foliis et pelle Libystidis
e t m o n u m e n t a ( ricordi ) v e t e r u m v i
r o r u m . Saturnia : concordato con
a r x , mentre I a n i c u l u m va forse com
pletato con o p p i d u m (cfr. P a l l a n t e u m ,
sott. o p p i d u m ) .
359- 361. inter se = scambievoli .
subibant = venivano accostan
dosi . Romano... foro : sott. i n =
in quello che poi sarebbe stato il
Foro Romano . videbant : vede
vano e udivano mugghiare ; e proprio
in quel luogo sarebbe sorto poi rel e
gante (lautis) quartiere delle Carene,
sullestremit orientale dell Esquilino,
abitato da uomini celebri della vita
pubblica romana.
362-368. ventum : sott. est. ad
sedes : sott. Euandri. victor : di
Caco. Alcides : il patronimico
di Ercole. subiit : misurazione pro
sodica arcaica. haec illum : questa
reggia cos modesta, lui tanto glo-
locavit
ursae.
rioso. aude = abbi il coraggio ,
come gi l ebbe Ercole. opes = le
ricchezze . te... deo = e sappi
mostrare anche te stesso , cio sap
piti mostrare anche tu degno del dio
Ercqle. rebusque... egenis = ri
solvendoti ad entrare con vlto lieto
nella nostra casa povera , traducendo
colla subordinazione. Dixit = ces
s di parlare . subter fastigi a =
sotto il tetto a spioventi, per dire
sotto le intravature dellumile abi
tazione , quasi capanna . stra
ti s (da sterno)... foliis = sopra uno
strato di foglie ; altra dimostrazione
di povert. effultum ==ita ut effidtus
esset, ma stratis fo l i i s , in tal caso,
diventa ablat. strumentale. L ibysti
di s = Libycae ; la forma dellaggettivo
strana ed esotica, adatta comunque
al linguaggio epico.
l e n e i d e 193
ENEA CONTEMPL A A MMI RA TO
L A RMATURA PREPA RATA DA VUL CANO
(V i l i , 617-629)
Vulcano, cedendo alle preghiere di Venere, ha fabbricato, nelle fucine
dei Ciclopi, una invulnerabile armatura per Enea. Le armi divine vengono
consegnate a lui dalla madre Venere, che apparisce in tutto il suo splen
dore e dice al figlio parole cariche di sicuro destino. Enea non si sazia
di contemplare, ammirato, le singole parti di quella stupenda fattura divina :
l'elmo, terribilmente cristato, la fiammeggiante spada, la bronzea corazza
dai riflessi sanguigni, gli eleganti schinieri d'elettro e d'oro, l'asta, e soprat
tutto lo scudo mirabilmente effigiato : un capolavoro di tecnica raffinata,
dove figurano, disposte in due ordini, le pi significative rappresentazioni
della storia di Roma : otto quadri nella fascia periferica e nella zona supe
riore e inferiore, con fatti e leggende note della stirpe romana, a partire
dalla lupa di Romolo e Remo, fino alla descrizione del Tartaro e degli
Elisi, sede rispettivamente di Catilina e di Catone Uticense; tre nella parte
centrale, intorno all'umbone, con i pi memorabili avvenimenti dei fasti
imperiali, la battaglia di Azio e il trionfo di Augusto. Qjieste le glorie
che Enea sta rimirando, come estasiato, nello scudo di Vulcano, dono della
genitrice, e sebbene ignori i fatti, gode della loro rappresentazione, e sol
leva sull'mero la fama e il fato dei nepoti. il commento del poeta,
in soli tre versi, che sembrano riecheggiare, quanto a sentimento e a con
cetto, le parole di Evandro ad Enea, sul limitare della sua povera reggia,
e che riprendono e conchiudono il motivo diffuso in tutto il libro, motivo
di umilt, di fede, di una grandezza misteriosa, a cui bisogna credere, che
gi nelle cose e sar presto negli eventi (A r n a l d i ).
Ille, deae donis et tanto laetus honore,
expleri nequit atque oculos per singula volvit
miraturque interque manus et bracchia versat
terribilem cristis galeam flammasque minantem 620
fatiferumque ensem, loricam ex aere rigentem
617-625. Ule : Enea. doni s et
honore = dono honestissimo ( magni
fico, onorifico), expl eri s mediale,
e sottintende tuendo = saziarsi di guar
dare . versat = gira e rigira ;
l a parola in rima logica col prece
dente verbo volvit. cri sti s : abl. di
causa o di limitazione con terribilem.
fl ammas : in quanto manda riflessi
di fuoco. fatiferum = apporta
tore di (sicura) morte . ex aere
ri gentem = rigida per la materia
13
194
P. VI RGI L I O MARONE
sanguineam ingentem, qualis cum caerula nubes
solis inardescit radiis longeque refulget ;
tum levis ocreas electro auroque recocto
hastamque et clipei non enarrabile textum. 625
Illic res Italas Romnorumque triumphos
haut vatum ignarus vnturique inscius aevi
fecerat Ignipotens, illic genus omne futurae
stirpis ab Ascanio pugnataque in
di bronzo , cio fatta di rigido
bronzo . sanguineam = rossa
come il sangue . ingentem : pro
porzionata quindi alla gigantesca sta
tura di Enea. qualis cum = come
quando . caerula = scura .
inardescit = sinfiamma, prende fuo
co . refulget = ri scintilla .
tum = in sguito prende ad esa
minare ; le assai levigate (lvis) gam
biere . recocto : purificato, per
essere stato messo pi e pi volte
al fuoco . non enarrabile tex
tum = l intera composizione (quasi
trama ) dello scudo, di cui non
possibile la descrizione .
626-629. I llic = su tale scudo ,
ordine bella.
da unire con fecerat. res Italas =
le storiche imprese dI talia .
haut... ignarus... inscius : duplice li
tote = ben conoscendo il contenuto
degli oracoli dei vati e il corso del
tempo avvenire. Ignipotens = deus
ignis; ossia Vulcano. futurae =-- de
stinata a discendere . pugnata s
pugnari passivo personale di uso
poetico : ci aspetteremmo pugnanda
ma il poeta pensa ai propri tempi,
riguardo ai quali quei fatti sono pas
sati (M aggi ) . Qui come altrove, evi
dentemente, parla il poeta stesso : lepo
pea assume voci ed espressioni eminen
temente soggettive. in ordine =
successivamente, luna dopo laltra .
l e n e i d e
195
L A BATTAGL I A DI A ZI O NEL L O SCUDO DI ENEA
(V i l i , 671-684)
al centro delle varie raffigurazioni dello scudo, e, per la sua impor
tanza, campeggia su tutte le altre : non solo perch dal terribile scontro
tra le navi di Ottaviano e di Antonio, in quelle acque del mare Ionio
(2 seti. 31 a. Cr.), dipendevano le sorti dell'Impero, ma anche perch
questo grandioso avvenimento prepara il clima e la giustificazione poetica
all'apotesi di Augusto, fine e convergenza di tutti gli altri gloriosi eventi,
precedentemente descritti. stato ben detto: Ci che nel finale del L. Vili
colpisce come elemento di netta discriminazione, rispetto a tutte le altre
contemporanee celebrazioni della vittoria di Azio, il concetto che in bat
taglia Augusto si profilato come condottiero degli Italici (Augustus agens
Italos in prelia Caesar) . . . Il supremo cimento della guerra aziaca
apparso al poeta come la difesa dell'Italia contro un nemico esterno . . .
Nella lotta contro Cleopatra e le mostruose deit egizie Augusto ha cemen
tato insieme di nuovo Roma e l'Italia ( P a r a t o r e ).
Haec inter tumidi late maris ibat imago
aurea, sed fluctu spumabat caerula cano ;
et circum argento clari delphines in orbem
aequora verrebant caudis aestumque secabant.
In medio classis aeratas, Actia bella, 675
cernere erat totumque instructo Marte videres
fervere Leucten auroque effulgere fluctus.
671-674. Haec i nter = inter haec,
cio come figurazione centrale dello
scudo. tumi di ... aurea = per lar
go tratto si estendeva l immagine in
oro del mare rigonfio . caerul a
cano = ma di spuma dargento (Fluc
tu... cano) essa, tutta dazzurro, spu
meggiava . circum, ecc. = tut-
tintorno (quasi disegnando un cer
chio), in argento, bianchi (opp. bian
chi, in quanto eran dargento ) del
fini (delphines con prosodia greca) in
cerchio fuori dallacqua sbattevano la
coda (l etterata.: la distesa dellac
qua spazzavano colle code ), fen
dendo le onde agitate (sostituendo,
anche qui, la subordinazione ; fra
verrebant e secabant assonanza, sul
tipo della rima dei versi leonini).
675-681. In m e d i o : sott. mari.
aeratas : in quanto scolpite, effigiate
in bronzo . Actia bella = Acticam
pugnam : apposizione di classes aeratas.
erat : qui predicato verbale :
era possibile . videres : corri
spondente asimmetrico di e r a t .
Marte = c l a s s e , ma con in pi lidea
della battaglia imminente. fervre =
f e r v e r e , come poi e f f ul g e r e . Leuc
ten : il promontorio dellisola L eucte,
196 P. VI RGI L I O MARONE
Hinc Augustus agens Italos in proelia Caesar
cum patribus populoque, penatibus et Magnis Dis,
stans celsa in puppi ; geminas cui tempora flammas 680
laeta vomunt patriumque aperitur vertice sidus.
Parte alia ventis et dis Agrippa secundis
arduos agmen agens ; cui (belli insigne superbum)
tempora navali fulgent rostrata corona.
nel golfo di Ambracia, nelle vicinanze
di Azio. H i nc : parallelo a quello
del verso 685. I talos = Italiae gen
tes. patri bus : cio coi Senatori.
M agni s Di s : oltre ai Penates, gli di
indigeti, stanno con Augusto i 12 po
tenti D ei Consentes- (Giove, Nettuno,
ecc.), in quanto sono in giuoco le
sorti della stessa patria. stans =
eretto , come si conviene ad un
grande ammiraglio. celsa i n puppi
= in cima, sullalto della poppa .
gemi nas... si dus = e a lui le tempie
fulgide (neUimminenza .della vittoria,
oppure fiorenti di giovinezza) sprigio
nano (vomunt) due uguali fasci di luce
e la paterna stella appare, in cima allel
mo . patrium... sidus : sintende la
stella di Cesare.
682-684. Parte alia = in alia parte
(clipei). ventis et dis... secundis :
abl. assoluto. ardus : predicativo
di agens ( = qui agebat, con agmen
accus. interno) : anche Agrippa figura
posto in alto. cui : dat. energico,
per cuius, da collegare a tempora.
belli ins igne superbum == magnifica
insegna di guerra . navali... ro
strata coronS = duna corona di oro
ornata cogli speroni delle navi nemi
che ; tale corona si chiamava anche
classica, da classis flotta .
l e n e i d e 197
I L TRI ONFO DI OTTA VI A NO
(V i l i , 714-731)
Segna il punto culminante delle celebrazioni epiche dello scudo, nonch
di tutto il canto di Roma : Augusto al vertice della suprema autorit impe
riale, redimito di triplice trionfo, il dalmatico, Vaziaco e Ialessandrino,
nellosanna del mondo conquistato e composto nella felicit della pace romana.
Le singole fasi del trionfo, con i suoi elementi coreografici e decorativi,
le varie liturgie sacrificali, i canti di giubilo, i giuochi sacri e profani,
la lunga teoria dei popoli vinti, recanti trofei di armi e corone doro per
il trionfatore, che giganteggia sulla nivea soglia del tempio di Apollo,
e, sciogliendo un voto imperituro, consacra agli di itali i cento e cento
templi di Roma : tutto qui vivo e palpitante di attualit e descritto con
tecnica espressiva e delicata, che, pur rifuggendo da qualsiasi accento men
che sincero, tradisce i sensi della compartecipazione spirituale del poeta,
la sua ammirazione e la sua lode per il Dominator gentium, il Princeps
pacis e il conditor aut restaurator omnium templorum ( L i v i o) della
citt eterna.
At Caesar, triplici invectus Romana triumpho
moenia dis Italis, votum immortale, sacrabat 715
maxuma ter centum totam delubra per urbem.
Laetitia ludisque viae plausuque fremebant;
omnibus in templis matrum chorus, omnibus arae ;
ante aras terram caesi stravere iuvenci.
Ipse, sedens niveo candentis limine Phoebi, 720
714-719. tripl ici : allude ai tre trionfi,
riportati, nelle guerre contro Antonio,
contro i Dalmati e contro gli Egizii.
i nvectus : ha valore mediale e sottin
tende curru triumphali: abl. strumen
tale votum i mmortal e = come
voto immortale in quanto si riferisce a
Roma immortale, eterna e fa pensare alle
opere immortali di Augusto stesso.
ter centum = trecenta, per dire un nu
mero stragrande : nel solo 28a, Augusto
restaur e costru ben 82 templi.
Laetitia = di giubilo ; questo e gli
altri due ablativi sono di causa.
fremebant = echeggiavano, risona
vano . matrum chorus : est sott.,
come poi sunt con arac. stravere =
coprono tutto , il perfetto indica
l effetto dunazione (da sterno).
720-728. Ipse = Ottaviano in per
sona . niveo... Phoebi = sulla
nivea ( indicato un marmo di color
bianco) soglia (del tempio) di Apollo
splendente (in quanto il Sole
198 P. VIRGILIO MARONE
dona recognoscit populorum aptatque superbis
postibus ; incedunt victae longo ordine gentes,
quam variae linguis, habitu tam vestis et armis.
Hic Nomadum genus et discinctos Mulciber Afros,
hic Lelgas Carasque sagittiferosque Gelonos 725
finxerat ;. Euphrates ibat iam mollior undis,
extremique hominum Morini Rhenusque bicornis
indomitique Dahae et pontem indignatus Araxes.
Talia per clipeum Volcani, dona parentis,
miratur rerumque ignarus imagine gaudet, 730
attollens umero famamque et fata nepotum.
stesso). dona recognoscit = passa
in rassegna i doni di corone doro .
aptat = appende . ordine =
in fila . tam : andrebbe preposto
ad habitu. Nomdum = dei Nmi
di . L elgas Carasque : accusa
tivi plurali di forma greca, per popo
lazioni esotiche dellAsia Minore.
Gelnos s corrispondenti allodierna
Ucraina, stanziati presso lodierno
Dnieper. fi nxerat : verbo tecnico
delle arti plastiche. mol l i or undis =
pi molle nelle onde , cio con
pi placida corrente . Morlni :
questo e gli altri soggetti sotttinten-
dono lespressione eran col raffigu
rati . Dahae : stanziati in prossi
mit del Caspio. pontem indignatus
Araxes = l Arasse (in Armenia) in
sofferente del (giogo del) ponte , cio
del dominio romano. attollens...
ecc. = levando sullmero i gloriosi
destini dei discendenti .
729-731. Talia = tali figurazioni
distribuite per lo scudo ; di talia
apposizione dona. parentis : di
Venere, sua madre. rerumque
ignarus imagine gaudet = e, ben
ch ignaro del valore di quegli eventi,
gioisce di tale figurazione .
l e n e i d e 199
CANTO NONO
A r g o men t o
Mentre Enea ancra presso Evandro, Iride, messaggera di
Giunone, eccita Turno alla guerra. Egli attacca furiosamente il
campo troiano, per le navi vengono prodigiosamente trasformate
in Ninfe. Come un lupo attorno allovile, Turno rivolge ai Troiani
minacce blasfeme, ma i Troiani fanno buona guardia, imperterriti.
Due giovani, Eurialo e Niso, concepiscono laudace progetto di re
carsi ad informare Enea di quanto sta accadendo e comunicano ai
capi troiani, radunati a consiglio, le loro intenzioni. Avutone il con
senso, attraversano la linea delle difese dei Rutuli, abbandonandosi
ad una vera strage di nemici, col favor della notte ; ma, allarrivo
di Volcente, Niso si smarrisce in una selva ed Eurialo viene sorpreso
ed ucciso; anche Niso, accorso in aiuto dellamico, resta sopraffatto.
La Fama annuncia alla madre di Eurialo la luttuosa notizia, get
tandola in una profonda disperazione. un momento grave per i
Troiani : Mezenzio e Messpo muovono, furiosi, allassalto. Tra i
vari atti di valore degli eroici Troiani spiccano le prime gesta mili
tari di Iulo, elogiato da Apollo, e le eroiche imprese di Pndaro
e Bitia, entrambi vittime di Turno, il quale, dopo aver attraversato,
impavido e provocante, il campo troiano, si ritira, alla fine, e si
salva tra i suoi, gettandosi a nuoto nel Tevere.
questo un canto di guerra, echeggiante tutto di battaglie,
di stragi, di morti : i temi meno cari alle delicate sensibilit virgi
liane, che paiono qua e l subire, anzich patire, la narrazione
degli scontri disumani, delle mostruose e sacrileghe violenze.
200
P. VI RGI LI O MARONE
L AUDACE PROGETTO DI EURI A L O E NI SO
(I X , 176-223)
L'audace avventura di questi due giovani troiani, i primi che bagna
rono di sangue la terra laziale, nell'eroico tentativo di uscire dal campo
assediato dai Rutuli, per raggiungere Enea, presso Evandro, una delle
pagine pi ricche di poesia e di umanit di tutto il poema : un inno
ardentissimo allamicizia, spinto fino alleroismo, alla bellezza e alla gio
vinezza, che sfidano il destino, alla vita, che si infutura oltre la morte
( F i o r e ). Sono queste le note pi pure della poesia virgiliana, che si irro
bustiscono qui di un altro potente sentimento, quello dellaffetto familiare,
da cui lepisodio prende le mosse, il tono e la celebrazione conclusiva.
Le battute introduttive servono a condurci nellantefatto del dramma,
con quel presentare le vigorose figure dei due giovinetti, eroico, ardimen
toso Niso, figlio di rtaco, pi giovane e di rarissima bellezza Eurialo,
figlio di Ofelte, consociati sempre da uno stesso amore e da una stessa
ortuna di armi, sentinelle allora della stessa porta del campo, nel mede
simo turno di guardia. qui che preparano segretamente il loro piano,
in una nobile gara di affettuosa amicizia : Niso vuole essere solo nella
pericolosa impresa e risparmiare il giovane amico, che egli intende per
rendere altruisticamente partecipe degli onori e dei vantaggi, che ne segui
ranno. Ma Eurialo non la pensa cosi : uno solo laffetto, unico il pericolo,
identica la fortuna. Neppure laccenno pietoso alla madre, che, dopo averlo
seguito fino ai lidi del Lazio, rimarr sola, se unavversa sorte li coglie,
vale a far deflettere dallardito proposito il giovane amico, che in verit
una cosa soltanto rattrista : il pensiero della mamma, che egli teneramente
ama e che forse mai pi rivedr. Lo dir pi tardi, ad Ascanio, quando
i due eroi andranno a prendere da lui congedo : io ho una madre del
lantica schiatta di Priamo, che, infelice, n liliaca terra trattenne dal par
tire, n la citt del re Aceste. Io la lascio ignara di questo mio rischio,
qualunque esso sia, e senza il mio bacio. La notte e la tua destra mi sono
testimoni che io non potrei reggere a vederne le lacrime. Consola tu, te ne
supplico, quella poveretta, ed abbi piet del suo abbandono : lascia che
io possa questo sperare da te : mover con maggiore ardimento (audentior
ibo) contro qualsiasi pericolo (vv. 284-293).
questa una scena di tanta trasparenza e freschezza spirituale, di cos
intima concentrazione e squisitezza di affetti, di cosi vivo ed intenso senti
mento filiale, che, dopo venti secoli, ancora suscita commozione e rapimento
e piet. la voce umana ed universale delleterna poesia di Virgilio, che
qui tocca la sua pi alta vibrazione. Cosi, come in tutto questo stupendo
episodio. '
l e n e i d e 201
Nisus erat portae custos, acerrimus armis
Hyrtacides, comitem Aeneae quem miserat Ida
venatrix iaculo celerem levibusque sagittis :
et iuxta comes Eurylus, quo pulchior alter
non fuit Aeneadum Troiana neque induit arma, 180
ora puer prima signans intonsa iuventa.
His amor unus erat pariterque in bella ruebant :
tum quoque communi portam statione tenebant.
Nisus ait : Dine hunc ardorem mentibus addunt,
Euryle, an sua cuique deus fit dira cupido ? 185
aut pugnam aut aliquid iamdudum invadere magnum
mens agitat mihi nec placida contenta quietest.
Cernis, quae Rutulos habeat fiducia rerum.
Lumina rara micant ; somno vinoque soluti
procubuere ; silent late loca : percipe porro, 190
quid dubitem et quae nunc animo sententia surgat.
Aenean acciri omnes, populusque patresque,
exposcunt mittique viros, qui certa reportent.
177-181. Hyrtaci des... Ida: il pri
mo vocabolo del verso ci d, impli
citamente, il nome del padre ; l ul
timo, esplicitamente, il nome della
madre ; ella, ninfa montana, caccia-
trice e desiderosa di gloria militare
per il figlio, lo aveva mandato
(miserat) da Enea. Aeneae : dativo.
quem : il relativo in terza sede si
trova solo in poesia. et... Eurylus :
indivisibile compagno di Niso era
e sar appunto, in tutto l episodio,
Eurialo. quo, ecc. = quo neque pul
chrior alter f u i t Aeneadum, neque p. a.
induit arma Troiana. ora... iuventa :
puer signans ora intonsa prima iuventa ;
puer dice il Poeta e, sbito dopo, pri
ma iuventa (abi. : la prima pelurie gio
vanile) trad.: portando, da adole
scente comera, il volto segnato dalla
peluria intonsa nella prima giovinezza.
182-183. Hi s amor unus erat
avevano un cuore solo (Pascol i ) ;
difatti pariter ( l un di fianco al
l altro ) muovevano, slanciandosi agli
assalti (in bella). tum quoque,
ecc. = anche allora, insieme, vigi
lavano a difesa duna porta .
184-187. N i s u s ait : con improvviso
prorompere del pensiero dopo il silen
zio reciproco e intento di entrambi ;
naturale liniziativa del progetto in
Niso, in quanto costui appare ed mag
giore di et. Dine = forse gli
di . mentibus = ai miei pen
sieri . addunt = comunicano,
ispirano . an... cupido = o la
nostra propria brama imperiosa per
ognuno (di noi) diventa un dio ? .
pugnam : sott. invadere = ingaggia
re . aliquid - aliquid, cio aliud
quid, di cui magnum predicato: qual
che altra impresa... che sia grande.
mi hi : non mea, come se la mens fosse
alcunch di diverso dalla sua persona.
- placida : son giovani generosi quelli
che parlano. quietest = quiete est.
188-192. fiducia rerum = fidanza
negli eventi . percipe porro =
apprendi inoltre . quid dubi
tem, ecc. - quali siano i miei timori
e quale proposito ora mi salga spon
taneo dal cuore . populusque p. :
indica qui i gregari e i condottieri ,
i giovani combattenti e gli anziani .
193-196. reportent = che vadano
202
P. VI RGI L I O MARONE
Si, tibi quae posco, promittunt (nam mihi facti
fama sat est), tumulo videor reperire sub illo 195
posse viam ad muros et moenia Pallantea .
Obstipuit magno laudum percussus amore
Eurylus ; simul his ardentem adfatur amicum :
Mene igitur socium summis adiungere rebus,
Nise, fugis ? solum te in tanta pericula mittam ? 200
non ita me genitor, bellis adsuetus Opheltes,
Argolicum terrorem inter Troiaeque labores
sublatum erudiit, nec tecum talia gessi,
magnanimum Aenean et fata extrema secutus :
est hic, est animus lucis contemptor et istum 205
qui vita bene credat emi, quo tendis, honorem .
Nisus ad haec : Equidem de te
a riferigli messaggi precisi , nella pre
sente condizione. Si noti come Niso si
esprima con poche frasi staccate, ac
compagnate da gesti appropriati e da
un tono di voce convincente : dap
prima egli vede il campo nemico fa
sciato di tenebre,! poi immagina i ne
mici in preda al vino e al rilassamento
totale del sonno, infine accenna al gran
silenzio che favorisce l impresa pro
gettata (silent late loca), e non sac
corge che cos Eurlalo sar sbito
conquistato dallidentico ardore di glo
ria (fam a) da cui mosso egli stesso.
Si... promittunt = se i compensi che
io richiedo per te essi promettono (di
darmeli) . nam, ecc. = ch per
me basta la gloria di (aver compiuto)
questa impresa . tumulo... i l i o =
ai piedi di quel poggio laggi credo
di... ; era notte di luna, come ve
dremo. muros et moenia : muros
pare voce generica, moenia specifica,
quasi ad indicare l abitato racchiuso
entro le mura. Pallanta : agg.
= di Pallanto , dove per Enea,
partito per 1Etruria a cercarvi aiuti,
non si trovava pi. I l verso spondaico.
197-200. Obstipuit : non solo
stupore , ma anche ammirazione.
magno laudum jpercussus amore
= percorso da unacutissima brama
di gloria . simul = e tosto . =
nil tale verebar
his : verbis. ardentem... amicum :
acceso di entusiasmo Niso, ma
non meno ardente di lui Eurialo.
Mene... fugis = Proprio me, dunque,
di assumere come compagno a codesti
rischi supremi, o Niso, tu ti rifiuti ? .
mittam = dovr lasciar andare .
201-206. non ita = non per que
sto , cio : non per farti partire ora
cos . Argolicum : il verso di
epica risonanza ed ha l ardita traspo
sizione di inter. C chi intende Argo
licum terrorem come gli orrori della
guerra combattuta contro i Greci ,
opp. dai Greci . - sublatum eru
diit = sustulit et erudiit = <<mllev
ed educ ; secondo il costume Ro
mano, il bambino veniva posto a terra,
nel nono giorno, e di l veniva alzato
e preso tra le mani (tollere, suscipere)
dal padre, se questi lo riconosceva
come figlio suo. talia : da meritare
ora che tu non mi prenda teco.
fata extrema = nelle ultime fortu
ne . est... honorem : hic, agg., va
con a n i m u s , ma il pronome accom
pagnato dal gesto; costr. : ... et q u i
c r e d a t ( = e tale da ritenere ) istum
honorem, quo tendis, bene emi vita', nota
il significato di lucis per vita , e
il valore della frase bene emi = com
prare a buon prezzo.
207-212. ad haec = a tali argo-
l e n e i d e 203
nec fas, non : ita me referat tibi magnus ovantem
Iuppiter aut quicumque oculis haec aspicit aequis.
Sed si quis, quae multa vides discrimine tali, 210
si quis in adversum rapiat casusve deusve,
te superesse velim ; tua vita dignior aetas.
Sit qui me raptum pugna pretio ve redemptum
mandet humo, solita aut si qua id Fortuna vetabit,
absenti ferat inferias decoretque sepulcro. 215
Neu matri miserae tanti sim causa doloris,
quae te sola, puer, multis e matribus ausa
persequitur, magni nec moenia curat Acestae .
Ille autem Causas nequiquam nectis inanis,
nec mea iam mutata loco sententia cedit : 220
adceleremus ait. Vigiles simul excitat, illi
succedunt servantque vices ; statione relicta
ipse comes Niso graditur, regemque requirunt.
menti . verebar = av^ei mai
temuto . nec fas, non -= n sa
rebbe (davanti agli di) ammissibile,
no . ita : va completato ideal
mente cos : come vero che io
non ho dubbi sul tuo valore : quasi
che il ritorno di Niso ad Eurfalo sia
per lui la gioia e l aspirazione pi alta,
egli, invocando il magnus Giove anche
come augurio, per entrambi, di gloria
e di vittoria, cerca di fugare dal-
l animo di Eurialo ogni dubbio, ogni
possibile malinteso. aequis =
uguali , cio giusti , e quindi
benigni . in adversum : sott.
fat um, exitum = a un successo con
trario a quello che io desidero , cio
alla morte. rapiat : detto bene di
cosa fulminea. te s. velim = te
almeno vorrei salvo ; tur altro
argomento dettato da squisita gene
rosit, ma anche mezzo atto a pre
parare laccenno alla madre, a cui
Eurialo, giovanilmente spensierato, li
per l non aveva pensato.
213-218. Sit = resti uno che .
solita... vetabit = o se, come spesso
suole, in qualche modo, ci la For
tuna non vorr permettere . ferat
inf. : quando non si ricuperava un
cadavere disperso, si facevano alla
memoria dellassente (absenti) offerte
funerarie e gli si innalzava un ceno-
tafo ( tomba vuota ). matti =
alla mamma , non a mia ma
dre , perch, dato l affetto fraterno,
ella era considerata madre per
tutti e due. quae, ecc. = ella,
che... : l elogio di quella madre,
che, veramente unica (sola : con
trapposto a multis), aveva osato (ausa)
seguire il figlio. magni ... A cestae :
si tratta della citt di Segesta, dove
Enea aveva lasciato le donne e gli
uomini invalidi (V, 711 sgg.).
219-223. Causas... inanis ( = ina
nes) = (puri) pretesti tu, invano,
vuoi mettere insieme a vuoto .
nec... iam = e non pi . sen
tentia : personificata militarmente nel
l efficace frase loco cedit si d per
vinta , lett. si ri trae dal proprio
posto, abbandona la sua posizione .
adceleremus : efficace e vibrata esor
tazione sulla bocca di Eurialo. suc-
cdunt... vices = questi subentrano
a loro e sguitano a fare la guardia .
statione = il posto di guardia .
N i s o : traduci tutta la frase : in
sieme con Niso savvia a gran passi.
204 P. VI RGI L I O MARONE
L E I M PRESE DEI DUE GI OV A NI EROI E L A L ORO M ORTE
(I X , 381-449)
Siamo a l l a p a r t e centrale d e lle p is o d io , cui tien dietro i l t r i s t e epilogor
l a morte. Qjtel che i due g i o v a n i s epper o dir e, d i n a n z i allo Stato M a g
g i o r e tr oiano, quel che, nel campo nemico, s epper o f a r e , ottenuto i l p e r
messo delli m p r e s a , narrato d a l p o e t a con une vide nz a d i p a r t i c o l a r i , con
un giuoco d i ombre e d i l u c i , con una v a r i e t d i immagini e r a p i d i t
d i movimenti da f a r e d i questa una delle p i belle p a g i n e d i im p r e s e guer
resche. N i s o p a r e un leone affamato in quel bivacco d i nemici, v i n t i d a l
sonno e d a l v i n o ; l impeto cresce col sangue, e neppure E u r ia l o , ed quale
era affidato i l cmpito' della s or veglianz a, s a rinunciare a ll a sua p a r t e
d i g l o r i a e a ll a sua p r e d a , cingendosi p e r s in o d i unarm atura nemica.
t a r d i : cessa l a strage p e r consiglio d i N i s o ; s t a p e r f a r s i gior no,
e d anche l avventura s i a v v i a miseramente a ll a fine. Sopraggiunge i n f a t t i
una schiera d i c a v a l i e r i nemici, g u i d a t a d a Volcente, che, richiamato d a g l i
s t r a n i r i f l e s s i d i luce dello scudo d i E u r ia l o , s i la n c i a f u r i o s o contro i due.
N i s o riesce a f u g g i r e ; ma E u r ia l o , i m p a c c ia t o dall e tenebre e d a quella
s t r a n a armatura non sua, rimane indi etr o, s i turba e vien p r e s o . E qui
i l momento della catas trof e, che suggella l a p i p u r a e spr essi one della r d i
mento e della m i c i z i a . N i s o corre indietr o, rinunciando a ll a p r o p r i a s a l
v e z z a , e, gettando un g r i d o d i dolore : Sono io, sono io che ho colp i to
esclama , volgete s u d i me le vostre a r m i , o R u tu l i. M i a l a colpa
tu t ta , costui nulla os, nulla p o t e v a osare. Chiamo i n tes timonio questo cielo
e le conscie stelle, egli colpevole solo d i a v e r tr o p p o amato i l suo inf elice
amico ( v v . 4 2 6 - 4 2 9 ) . M a l a mano d i Volcente non s i a r r e s ta a questo
g r i d o s u p p l i c e e d i s p e r a t o : Eur ia l o r i p i e g a i l b e l capo s u l lomero e cade
come quando un fi o r e purpur eo, ta g l ia t o d a l l a r a t r o , i l la n g u i d is c e morendo,
o come quando i p a p a v e r i , g r a v a t i d a ll a p i o g g i a , p i egano ta l v o lt a , sullo
stanco stelo, l a t e s ta . T e r r i b i l e momento, che vede N i s o l a n c i a r s i f u r i
bondo contro i l Rutulo e immergergli nella bocca l a s p a d a ; e p o i , tutto
tr af it to, g e t t a r s i s u l l esanime amico, e t r o v a r v i finalmente nella p l a c i d a
morte i l riposo . Ver s i m i r a b i l i p e r movimento e p a s s io n e .
Silva fuit late dumis atque ilice nigra
horrida, quam densi complerant undique sentes ;
rara per occultos lucebat semita calles.
381-385. late dumi s : con horrida = e del mistero. sentes = rovi ,
per un largo tratto i rta di cespugli pruneti (complrant = compleverant)
e di ombrosi lecci ; tanto basta a dare = avevano finito per ricoprire ).
alla selva il senso della vastit rara = qua e l . per... call es =
205
l e n e i d e
Eurylum tenebrae ramorum onerosaque praeda
impediunt fallitque timor regione viarum. 385
Nisus abit. Iamque imprudens evaserat hostis
atque locos, qui post Albae de nomine dicti
Albani (tum rex stabula alta Latinus habebat) :
ut stetit et frustra absentem respexit amicum :
Euryle infelix, qua te regione reliqui ? 390
quave sequar, rursus perplexum iter omne revolvens
fallacis silvae ? simul et vestigia retro
observata legit dumisque silentibus errat.
Audit equos, audit strepitus et signa sequentum :
nec longum in medio tempus, cum clamor ad auris 395
pervnit ac videt Euryalum, quem iam manus omnis
tra gli occulti viottoli biancheggiava
il sentiero . tenebrae ramorum =
il fittissimo intrico dei rami .
onerosaque praeda : la strana e in
gombrante armatura nemica. fal
li tque, ecc. = e il timore lo fa sba
gliare sulla direzione del cammino ,
cio lo fuorvia ; ragione nel senso
etimologico, ed abl. di relazione.
386-389. imprudens senza pen
sare ad altro , in senso assoluto.
evaserat : costruito collacc. per ana
logia con effugio, vito, di cui sino
nimo (il ppft. lo mostra gi lontano,
al sicuro ; il Poeta pu, giustamente,
a dare il senso della rapidit, acco
stare un presente (abit) con un ppft.).
hostis = hostes. locos : poetico
per loca. post = in sguito .
Albae... Albani : si allude ad Alba
L onga. stabula alta - pascoli
vasti per alcuni, per altri spaziose
stalle . ut stetit... : ut vale qui
cum = quandecco ristette . re
spexit : con senso pregnante = si
volt indietro (re-) a chiamare , pi
che a guardare .
390-393. qua s in qua. regi one
rel i qui : con dolorosa allitterazione ;
regio vale qui localit . sequar :
sott. te ( per dove ti cercher ? opp.
ti dovrei cercare?). rursus...
silvae ? = di nuvo rifacendo tutto
l intricato cammino attraverso lin
gannevole selva ? . Niso sente che
la selva concorre allinganno. simul
et = et simul, ma Cosi simul ha tutto
il suo rilievo = e in cos dire .
vestigia... legi t = attentamente ri
conosce, ricerca le orme (del suo pas
saggio) rifacendolo a ritroso ; retro
obs. vale quae retro observat = rintrac
ciate , insomma. d. silentibus =
nel silenzio della macchia .
394-398. Audit, ecc. = ode il ga
loppar dei cavalli, ode frequenti scal
piti e gli squilli (opp. le grida di
richiamo ) degli inseguitori . nec
longum... tempus : in medio indica
lintervallo trascorso dal momento
in cui Niso ud cavalli ecc. a quello
in cui -scorse Eurialo; a tempus si
sottintende interiectum erat. cum =
quandecco . clamor : gioioso
dei Rutuli o, angosciosissimo, di Euria
lo? Forse meglio questultimo senso.
ad auris = ad aures. ac = ed
ecco che . quem, ecc.: si ordini il'
passo : quem iam manus omnis ( = tut
ta la banda nemica ) rapit oppressum
f r a u d e loci e f noctis ( sorprende e mal-
206 P. VI RGI L I O MARONE
fraude loci et noctis, subito turbante tumultu,
oppressum rapit et conantem plurima frustra.
Quid faciat ? qua vi iuvenem, quibus audeat armis
eripere ? an sese medios moriturus in enses 400
inferat et pulchram properet per volnera mortem ?
Ocius adducto torquens hastile lacerto,
suspiciens altam Lunam, et sic voce precatur :
Tu, dea, tu praesens nostro succurre labori,
astrorum decus et nemorum Latonia custos. 405
Si qua tuis umquam pro me pater Hyrtacus aris
dona tulit, si qua ipse meis venatibus auxi
suspendive tholo aut sacra ad fastigia fixi :
hunc sine me turbare globum et rege tela per auras .
Dixerat, et toto conixus corpore ferrum 410
conicit : hasta volans noctis diverberat umbras
mena, sopraffatto e tradito dal buio
e dai luoghi ) subito turbante tumultu
( i n mezzo allimprovviso trambusto
di quel rumoroso assalto ) et conan
tem pi. f r cos tutto evidenza di
momenti e di particolari per gli occhi
sbarrati dello smarrito Niso.
399-409. an : la prima alternativa
gi implicita nelle tre precedenti
interrogazioni. medios... in en
s es = tra le spade f ch tra
italiano di moto a luogo a ci corri
sponde i n L atino. moriturus : do
vremmo qui trovare morifurum : ma,
cos, il Poeta commenta lui linten
zione e l esitazione di Niso, esprimendo
anticipatamente la sua, e nostra, com
mozione = pur destinato (comera)
ad incontrar la morte . Ocius =
rapi damente , tosto . ad
ducto... lacerto : (= addcens [per
ch il colpo sia pi potente trae
a s , indietro, il braccio] lacertum
et torquens hastile) ; hastile il gia
vellotto. Lunam : identificata con
la dea Diana. e t = ecco che ,
meno bene, inoltre.- v o c e ad
alta voce , come solevano gli Antichi,
pregando. praesens : e quindi be
nigna , opp. va riferito a succurre,
sullistante . labori : ha il senso
di unimpresa diffcile, in un mo
mento angosciosissimo. astrorum
decus = splendore degli astri .
Latonia : in quanto figlia di Giove
e Latona. umquam t non numquam,
appunto per il valore limitativo e quasi
negativo della frase. pr me : pre
gandoti a vantaggio mio . si
qua (dona sott.), ecc. = ... se li ac
crebbi io stesso w con le mie cacce
e te li appesi al tetto o ai tuoi
sacri fastigi io li confissi (V i tal i ).
venatibus : allude a tutti i frutti delle
sue cacce passate ; abl. mediale.
hunc... auras': si costruisca : sine
(= lascia , concedi ) me turbare
kunc globum (= schiera, nugolo
di nemici : massa raccolta, insomma ;
cfr. glomerare).
410-413. dixerat : ppft. di istan
taneit. conixus (partic. da co
nitor) corpore... = facendo forza
collintera persona . conicit =
scaglia . diverberat = trapas
sa sferzando e fi schiando.----noctis :
L ENEI DE 207
et venit adversi in tergum Sulmonis ibique
frangitur ac fisso transit praecordia ligno.
Volvitur ille vomens calidum de pectore flumen
frigidus et longis singultibus ilia pulsat. 415
Diversi circumspiciunt. Hoc acrior idem
ecce aliud summa telum librabat ab aure.
Dum trepidant, it hasta Tago per tempusu trumque
stridens traiectoque haesit tepefacta cerebro.
Saevit atrox Volcens nec teli conspicit usquam 420
auctorem nec quo se ardens immittere possit.
Tu tamen interea calido mihi sanguine poenas
persolves amborum inquit ; simul ense recluso
ibat in Euryalum. Tum vero exterritus, amens
conclamat Nisus, nec se celare tenebris 425
amplius aut tantum potuit perferre dolorem.
non pi fonda, ch gi savvicina
lalba. adversi = vlto (comera)
verso di lui , Sulmone. tergum :
qui lo scudo metallico di Sul
mone : lasta coglie Sulmone in pieno
petto ( a d v e r s i ) , trapassandoglielo (t r a n
s i t p . ) , penetrando (colla sola cspide,
di metallo) oltre lo scudo di lui ;
per a questo punto l asta (di legno)
si spezza. l i gno : dellasta ; f i s s o
(part. di f i n d o ) . . . U g n o un vero e
proprio abl. assol.: = e gli trapassa i
precordii, spezzatosi (cio mentre si
spezz) il legno .
414-417. cali dum : con sensibile op
posizione antitetica al seguente frigidus,
che vale (ormai) irrigidito (dalla
morte) . longis... pul sat = con
lunghi sussulti scuote i fianchi .
Diversi c. = chi qua chi l volgen
dosi (diversus lopposto di universus !),
guardano attorno a s . Hoc
(abl. di causa) = da esso reso pi
audace (acrior) . idem : cio Niso.
418-421. Dum trepidant, ecc. =
durante questo subbuglio dei ca
valieri nemici. it : pres. o perf.
indicativo contratto ? Preferiamo la
seconda interpretazione : il colpo gi
arrivato. T a g o : dativus energicus
per Tagi ; Tago nominato solo qui.
stridens : il ronzare (con
tale verbo tradusse il Caro) del colpo.
traiectoque... cerbro = e gli
rest conficcata dentro il trapassato
cervello, calda (di sangue) . Saevit
= inviperisce . atrox = nero
di rabbia , se si voglia serbare ancra
lidea prima di atrox. teli = del
colpo di asta . conspicit = ravvi
sa . usquam : posposto al verbo,
per maggior rilievo : pi figge gli
occhi, meno vede e pi sinviperisce,
smaniando di vendicarsi. nec :
sott. videt. ardens : non arden
tem = furioso (comera) ; ardens
visto come circostanza a s.
422-426. Tu tamen, ecc.: le parole
dirette, sbito rivolte ad Eurialo (in
quit detto alla fine della frase, nel
verso successivo 1) fanno sentire la
rapida risoluzione, ed implicano un
precedente pensiero non espresso, ma
fatto intuire da tamen = se non posso
scovare l autore del colpo (o simili),
almeno tu, per intanto, col tuo caldo
sangue mi pagherai il fio, per en
trambi . recluso = sguainata .
ibat = gi savventava . tan
tum... dolorem = n seppe pi reg
gere a cos straziante dolore .
208 P. VI RGI L I O MARONE
Me me ! adsum qui feci, in me convertite ferrum,
o Rutuli ! mea fraus omnis ; nihil iste neque ausus
nec potuit (caelum haec et conscia sidera testor),
tantum infelicem nimium dilexit amicum . 430
Talia dicta dabat ; sed viribus ensis adactus
transabiit costas et candida pectora rumpit.
Volvitur Eurylus leto pulchrosque per artus
it eruor inque umeros cervix conlapsa recumbit :
purpureus veluti cum flos succisus aratro 435
languescit moriens lassove papavera collo
demisere caput, pluvia cum forte gravantur.
At' Nisus ruit in medios solumque per omnis
Volcentem petit, in solo Volcente moratur ;
427-430. Me me ! ecc. = Me, me !
son qui ! Son io che il colpo feci !
I n me volgete, Rutuli, le spade !
mia la trama ! Nulla os costui
n gi poteva ; per il Ciel lo giuro
per gli astri consapevoli ! Soltanto,
troppo egli am lo sventurato
amico (Vit al i) . adsum qui feci =
sono io qui ad aver commesso tal
colpa . mea fraus o. = solo mia
tutta questa trama . haec : pi
che riferirsi a sidera, deve reputarsi
complemento interno di testor (= di
ci ). tantum : vale soltanto :
ultimo tcco di squisita, e pur vana,
delicatezza. Cos le ultime parole di
Niso sono e suonano dolcissimo elogio
per lamico (a m i c u m l ultima parola
del periodo e del verso !), che non
aveva voluto lasciarlo solo . i n
felicem = sciagurato in senso at
tivo intendeva, squisitamente, il Pa
scoli : Niso ha, voluto l impresa, e cos
ha causato la morte, di Eurialo.
431-437. dicta dabat = dicebat.
viribus a viva forza . adac
tus : digo fa sentire, la spinta
(agere) della mano di Volcente.
transabiit : verbo indicante la prima
azione, rapidissima (perfetto). rum
pit la conseguenza (presente!).
c o s t a s = i l costato. Volvitur... le
to = provolvitur in letum e simili = si
lascia cader su se stesso verso la mor
te , <<nella morte ; leto personifica
to: esso significa l annientamento della
morte. pulchrosque, ecc.: si noti
il contrasto vivo tra l orrido e il de
licato, tra la bruttura del sangue e la
leggiadria della persona fsica. i t vale
scorre . inque... recumbit = e
sulla spalla il capo, reclinato (con
lapsa : partic. da conldbor), si piega ,
in un atteggiamento per cui Eur. so
miglia a un angelo che dorma, sotto
i nostri occhi. succisus = tagliato
sotto alle radici. languescit m. =
illanguidisce nella morte , assumen
do il pallore e la sfatta stanchezza di
chi muore. lassove p. c. = i pa
paveri, indebolitosi il collo (cio il
gambo) ; come nel successivo caput,
c unidea tutta umana ; il poeta
guarda, pi che al fiore del campo,
al fiore umano spezzato, Eurialo.
demisre lascian cadere gi .
438-445. solumque per omnis
(= omnes) : con voluta antitesi fra
solum e omnis ; Niso non pensa a difesa
alcuna, ma solo alla vendetta. mo
ratur = sattarda collostinazione
l e n e i d e
209
quem circum glomerati hostes hinc comminus atque hinc 440
proturbant. Instat non setius ac rotat ensem
fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore
condidit advorso et moriens animam abstulit hosti.
Tum super exanimum sese proiecit amicum
confossus placidaque ibi demum morte quievit. 445
Fortunati ambo ! si quid mea carmina possunt,
nulla dies umquam memori vos eximet aevo,
dum domus Aeneae Capitoli immobile saxum
accolet imperiumque pater Romanus habebit.
della vendetta. circum : anastro
fi) rispetto a quem (cio Niso).
gl omerati = addensatisi in cerchio.
hinc comminus a. h. : per indi
care la caccia lluomo e il suo
esito fatale. proturbant = cerca
no di allontanarlo sospingendolo lon
tano da Volcente. non setius =
ciononostante . rotat = fa mu
linar attorno ai nemici che lo strin
gono dappresso. Rutuli = finch
nella bocca del Rutulo che gli stava
di fronte (advorso = adverso), spalan
cata a gridare, non lebbe tutta con
fitta e cos, gi morente, l anima g li
tolse . confossus (riferito al sog
getto e ben rilevato) = crivellato (co
mera) di colpi ; morte eroica, dun
que. ibi = super exanimum... amicum.
placida... quievit = e cos fin pla
cidamente . Nota come quel demum
da ultimo e quel quievit dnno
alla vicenda drammaticissima un epi
logo fascinoso : quasi un dono che
trasforma eroicamente la morte in un
dolce sonno.
446-449. Fortunati ambo : in quan
to caduti insieme e per la Patria ;
ecco l apotesi. dies : quasi = tem
po , et . umquam : staccato
da nulla. domus Aeneae : la casa
Giulia, discesa da Enea. acclet...
habebit : assai salda ed energica la
simmetrica e terminale posizione dei
due verbi ; cos traduce il Carducci
questi quattro stupendi versi : For
tunati ambedue ! se alcun valore hanno
i miei carmi, niun giorno rapir voi
dalle memorie dei tempi, fino a che
la discendenza di Enea abiter la in
crollabile rupe del Campidoglio e il
padre della patria romana terr l im
pero . (Per la inaugurazione dun mo
numento a Virgilio).
14
210 P. VI RGI LI O MARONE
I L PI A NTO DEL L A MADRE DI EURI A L O
(I X , 473-502)
La madre di Eurialo una donna senza nome : lunica che Virgilio
nel poema non denomina, quasi ad elevarla nei secoli a simbolo di amore
e di dolore materno. Da quale strazio sia stato lacerato il suo cuore alla
inaspettata notizia della morte del figlio, il poeta lo dice con versi, che
toccano profondamente lumana commiserazione : alla misera venne sbito
meno il sangue nelle vene, caddero di mano la spola e il filo e, come for-
sennata, strappandosi i capelli, sprezzando pericoli, armi e nemici, si pre
cipit verso gli spalti. Alla vista di quel macabro spettacolo, due teste
mozzate, di cui una del figlio, proruppe in grida strazianti : Cos io ti
rivedo, Eurialo ? E tu, ultimo sostegno della mia vecchiaia, hai potuto
lasciarmi sola, crudele ? E andando incontro a tanto pericolo, non fu dato
alla sventurata madre tua di dirti lultimo addio ? Tu ora giaci in terra
sconosciuta, preda abbandonata ai cani e agli avvoltoi, ed io non potei
accompagnare il tuo funerale, io, madre tua, n chiuderti gli occhi
n lavare le ferite, coprendoti con la veste, che notte e giorno, conforto
dei miei tardi anni, mi affannavo a lavorare per te. Dove ritrovarti?
Qjtale terra ha ora le tue braccia, le tue membra mozze, il tuo lacero
corpo ? questo (il capo) che di te mi riporti, o figlio ? Qjtesto, che
io ho seguito per terre e per mari? Trafiggetemi, se in voi piet, o Rutuli;
su me scagliate tutti i vostri dardi, me trucidate per prima col ferro.
Ovvero tu, gran padre degli Dei, muviti a piet, e col tuo fulmine ina
bissa nel fondo del Tartaro questo odioso capo, se altrimenti non mi
dato troncare questa vita crudele (vv. 480-497).
Intere pavidam volitans pinnata per urbem
nuntia Fama ruit matrisque adlabitur auris
Euryali. At subitus miserae calor ossa reliquit, 475
excussi manibus radii revolutaque pensa.
Evolat infelix et femineo ululatu
473-476. I nterea, ecc. - frattanto,
trasvolando alata, attraverso l atter
rito campo (Troiano), messaggera la
Fama scende a precipizio, giungendo
allorecchio della madre di Euria
lo . adl abi tur : sta qui con lacc.
auris. subi tus = dun colpo ,
sullistante . ossa : per dire le
intime fibre . excussi m. r. =
le fu come gettata fuor dalle mani
l e n e i d e 211
scissa comam, muros amens atque agmina cursu
prima petit, non illa virum, non illa pericli
telorumque memor ; caelum dehinc questibus implet : 480
Hunc ego te, Euryale, aspicio ? tune ille senectae
sera meae requies potuisti linquere solam,
crudelis ? nec te, sub tanta pericula missum,
adfari extremum miserae data copia matri ?
Heu, terra ignota canibus data praeda Latinis 485
alitibusque iaces, nec te, tua funera mater
produxi passive oculos aut volnera lavi,
veste tegens, tibi quam noctes festina diesque
urguebam et tela curas solabar anilis.
Quo sequar ? aut quae nunc artus avolsaque membra 490
et funus lacerum tellus habet ? hoc mihi de te,
nate, refers ? hoc sum terraque marique secuta ?
Figite me, si qua est pietas, in me omnia tela
conicite, o Rutuli, me primam absumite ferro ;
la spola . revol utaqu p. = e le
si disciolse cadendo la lana, ecc. ;
ella stava lavorando per il figlio.
477-480. scissa c. : mediale =
strappandosi la chioma . agmi
na = le file pi prossime alla vista
del campo nemico. telorumque :
sono i dardi micidiali dei nemici che
potevano benissimo colpirla. cae
lum... i mplet : ora che ha visto il
capo del suo figliolo, le parole di
dolore riempiono l aria , il cielo
come dice il Poeta. dehinc : mo
nosillabo, come spesso in poesia.
481-484. Hunc... aspicio cosi
dunque debbo io te, Eurialo, rive
dere . tune... solam = e tu,
quella creatura che era l ultimo con
forto alla mia vecchiaia, tu potesti,
crudele, lasciarmi qui sola ? ; e la
parola crudelis arriva a parere giusta
nellimpeto della pietas materna.
nec te... matti ? = n a te, in mezzo
a cosi tremendi pericoli mandato, di
dar l ultimo addio, a me sventurata
fu possibile, a me, tua madre ? .
adfari : data (est) copia vale logica
mente licuit, normale con linfinito.
extremum : cio col triplice vale al
morto, dopo la sua sepoltura.
485-489. Heu, terra ignota, ecc.: si
ordini : (tu) iaces heu, (in) terra ignota
praeda data canibus Latinis alitibusque.
mater : come il matri di due versi
prima, vale pi di un semplice ego,
o simili. pressive (= compressive) t
compito riservato alle persone pi
care. veste = con quella veste .
quam : va con urguebam = a finir
la quale attendevo con ismaniosa pre
mura . tela = al telaio .
anilis = aniles.
490-492. Quo sequar? : cong. potenz.
sott. te dove cercarti . quae :
va con tellus, cos lontano. artus,
ecc. = le altre tue membra, le tue
membra staccate e il tuo povero corpo
lacerato ; avolsa : part. pass, da avello.
493-497. Figite = trafiggete, col
pite . est : sott. vobis, nei nemici,
ch sono uomini anchessi ! pie
tas : era piet levarla da s grande
affanno (Sabbadini) ; una madre pu
essere rispettata, venerata, ascoltata
212
P. VI RGI L I O MARONE
aut tu, magne pater divom, miserere tuoque 495
invisum hoc detrade caput sub Tartara telo,
quando aliter nequeo crudelem abrumpere vitam .
Hoc fletu concussi animi, maestusque per omnis
it gemitus : torpent infractae ad proelia vires.
Illam incendentem luctus Idaeus et Actor 500
Ilionei monitu et multum lacrimantis Iuli
corripiunt interque manus sub tecta reponunt.
anche dai nemici. magne : a cui
tutto possibile e facile ; tanto pi
che una madre che prega. mise
rere : sott. mei. tuoque : si costrui
sca cos : et detrde hoc caput invisum
(dis, opp. tibi, ma anche mihi !) sub
Tartara telo tuo. quando : causale.
crudelem a. v. = troncare per
sempre una cos crudele esistenza .
498-502. concussi s assai pi del
nostro commossi ; vale squas
sati . it : rapido e generale l ef
fetto di quel pianto, ch fletu chiama
appunto il Poeta tutto il discorso della
madre, giustamente. torpent, ecc. =
fiaccate e rotte son le forze per la
battaglia . I l lam... reponunt =
Allora lei, che destava vivissimo
compianto in tutti . I do ed Attore,
per consiglio di I lineo e di I ulo,
che era tutto in pianto, traggono
via a viva forza e, sorreggendola
fra le loro braccia, riportano alla
sua dimora. I l i nei (tetrasilla-
bico per la sinizsi finale) : un capto
di grande autorit.
l e n e i d e 213
CANTO DECIMO
A r g o men t o
Si raduna il concilio degli di sullOlimpo, e vi si esprimono
opposti pareri : Giove, riuscito vano uri tentativo di accordo fra
Giunone e Venere, dichiara di voler dare libero corso ai Fati.
AI campo, i Rutuli rinnovano l assalto. Intanto, mentre Enea,
stretta alleanza con Tarconte, capo degli Etruschi, fa. ritorno dai
suoi, conducendo aiuti di soldati e di navi, le Ninfe-Navi gli annun
ciano i pericoli corsi dai Troiani. In vista del campo, alza lo scudo
e fa schierare i combattenti. Ne segue una lotta accanita, con l in
tervento di Turno, che, eccitato dalla sorella Iuturna, punta l asta
contro Pallante, il nobile figlio di Evandro, e l uccide. Ardente
dira e di dolore, Enea si getta sui Rutuli in cerca di Turno ; ma gli
viene sottratto per uno stratagemma di Giunone. Ecco intanto
apparire il feroce Mezenzio, nemico odiato degli Etruschi ; nella
lotta rimane ferito ; Lauso, suo figlio, subentra ad alleggerire
il padre, ma viene ucciso da Enea. Ritorna nella mischia
Mezenzio per vendicare la morte del figlio, ma rimane anchegli
vittima di Enea.
Anche questo un canto di Marte, e il meno felice di tutti
i canti di guerra. Ma anche qui figurano squarci epici di alta poe
sia e di potente drammaticit, come nella figurazione di Mezenzio
e come negli episodi umanissimi e commoventi di Pallante
e di Lauso, che, come fiori gentili, strappati da improvviso tur
bine, piegano il capo e muoiono, tra il furore delle armi omicide,
invano irrorati dalle lacrime del cielo e del poeta, che non sa stac
carsi senza dolore dalle dolci creature della sua fantasia e del suo
cuore (A r g en i o ).
214 P. VI RGI L I O MARONE
L AUSO UCCI SO DA ENEA
(X, 803-832)
Lepisodio di Lauso e Mezenzio una delle pi suggestive creazioni
virgiliane, e d tono e spicco a questo Canto, per molta parte poetica-
mente incolore. Mezenzio figura eschilea, gigantesca, grandiosa ; Lauso,
il figliuolo, una delle pi tenere e delicate creature del mondo virgiliano.
Luna si illumina e si completa nellaltra; accanto, nello sfondo di
entrambe, la figura di Enea, leroe e il pio.
La fatale apparizione di Lauso sulla scena provocata dallinevita
bile duello tra il padre ed Enea. I due eroi si attendevano, si spiavano.
Il primo a sfidare e a lanciare il dardo fu lui, il gigante Mezenzio, che,
sprezzante perfino degli di, invoca la sua destra e la sua arma come suo
unico dio e si ripromette di offrire a Lauso come trofeo le spoglie rapite
al ladrone troiano. Ma il dardo, rimbalzando dallaureo scudo di Enea,
colpisce a morte il giovinetto Antre, che cade guardando il cielo e la
dolce sua Argo ricordando . Ora la volta di Enea, che, vibrando lasta,
perfora lo scudo d Mezenzio, ferendolo allinguine. E gi gli sopra per
finirlo con la spada, quando Lauso, in preda a disperato dolore, si getta
,in mezzo e raffrena il colpo del Troiano. Accorrono i compagni delleroico
giovinetto, e con clamori e con aste e con dardi tentano di ricacciare il nemico
e sottrargli, protetto dal piccolo scudo del figlio, il ferito Mezenzio. Enea
si tiene al riparo da quel nembo di guerra, come un aratore o un vian
dante da una violenta grandinata. Ma, passato il nembo, rimprovera
a Lauso la sua temerit e cosi lo minaccia : Dove corri a morire ed osi
al di l delle tue forze? Incautamente tinganna la tua piet filiale. Vor
rebbe risparmiarlo ; ma Lauso incalza baldanzosamente. un attimo :
la spada di Enea si conficca, profonda, nel petto del giovane, attraver
sando le armi leggere e la tunica, che, con fili doro, gli aveva ricamato
la mamma . Un gemito mand il figlio di Anchise quando vide trascolo
rare il vlto, e, mentre tendeva la destra, come a scongiurare linevitabile,
gli corse alla mente limmagine di Ascanio e si senti nel petto tremare
il suo affetto di padre. Parole di pianto accompagnano limmatura morte
del generoso giovane, che avr, in ricompensa, conservate le armi, di cui
egli andava fiero, lonore del sepolcro e la memoria confortatrice dessere
caduto per mano del grande Enea.
In tutto lepisodio lanima di Virgilio si rivela in s e nella figura
del suo pi us A eneas come poche altre volte : nel suo umano turbamento
davanti alla morte di un giovane, nella sua piet e commiserazione, fatta
di delicatezza e di lacrime, nei suoi gemiti e in quellirrompere del-
L ENEI DE 215
Vimmagine del padre e del figlio, in quel richiamare con la veste insan
guinata del figlio la dolorosa figura della madre ; tutto un mondo, dove
il tono epico sammorza in quello elegiaco, e dentro vi palpitano le pi
pure voci dell'arte virgiliana-.
Ac velut effusa si quando grandine nimbi
praecipitant, omnis campis diffugit arator
omnis et agricola et tuta latet arce viator, 805
aut amnis ripis aut alti fornice saxi,
dum pluvit in terris, ut possint sole reducto
exercere diem : sic obrutus undique telis
Aeneas nubem belli, dum detonet omnis,
sustinet et Lausum increpitat Lausoque minatur : 810
Quo moriture ruis maioraque viribus audes ?
fallit te incautum pietas tua . Nec minus ille
exsultat demens : saevae iamque altius irae
803-810. effusa... grandine = coi
riversarsi della grandine, rovesciandosi
gi la grandine , ablt. modale in cui
effusa ha valore di partic. presente.
praecipitant : sott. se. omnis : va
coi tre sostantivi seguenti. cam
pis = e campis. omnis et = et
omnis. et tuta... viator = e in
un sicuro rifugio gi sta al coperto
il viandante ; il paragone di pro
porzioni vaste e variato : Enea sab
bandona alla strage, pur badando
a tenersi ben riparato sotto l ampio
scudo : la tempesta atmosferica, nella
fantasia di Virgilio, tuttuno colla
tempesta di dardi che piovono sul
capo troiano dopo il tremendo sfogo.
ripis = in ripis, da pensare in pen
dio e recettive di esso. fornice =
sotto l arcuato riparo . dum
plu(v)it = finch dura la pioggia .
in terris = per, nellaperta cam
pagna , in contrapposto ai luoghi
ben riparati. reducto : noi tor
nando . exercere diem = svol
gere tutto (ex-) il loro cotidiano lavoro .
obrtus undique telis = sepolto
da ogni parte sotto un nugolo di
dardi espressione iperbolica. nu
bem belli = quel nembo di giavel
lotti ostili . dum detdnet omnis =
finch non cessi del tutto (omnis,
avverbiale) di tonar quel temporale
(nubes, sottinteso, ha qui senso con
creto) . sustinet : mirabilmente
collocato nel verso che presenta, a rego
lare distanza, anche increpitat (= in
veisce su ) e minatur.
811-816. moriture : ci aspetteremmo
moriturus che ha qui valore intenzio
nale : dove vai a morire ; il vo
cativo fa sentire di pi la piet di
Enea. viribus = delle tue (de
boli) forze , ablat. di comparazione.
fallit... tua = rendendoti incauto
(incautum ha valore prolettico), ti in
ganna il tuo vivo amor filiale .
Nec minus ille = ma .non certo in
misura minore (dopo codeste parole
benevole di Enea) quel giovane .
exsultat = continua ad agitarsi, ad
imbaldanzire nella sua follia (demens),
perch non sufficientemente contento
di aver salvato suo padre. saevae...
irae (plur. forse poetico) = tremendi
accessi di collera . altius... sur-
216 P. VI RGI L I O MARONE
Dardanio surgunt ductori extremaque Lauso
Parcae fila legunt : validum namque exigit ensem 815
per medium Aeneas iuvenem totumque recondit.
Transiit et parmam mucro, levia arma minacis,
et tunicam, molli mater quam neverat auro,
implevitque sinum sanguis ; tum vita per auras
concessit maesta ad manis corpusque reliquit. 820
At vero ut voltum vidit morientis et ora,
ora modis Anchisides pallentia miris,
ingemuit graviter miserans dextramque tetendit
et mentem patriae subit pietatis imago.
Quid tibi nunc, miserande puer, pro laudibus istis, 825
quid pius Aeneas tanta dabit indole dignum ?
gunt = in pi alte ondate si levano ,
per conservare Pimmagine del mare
in tempesta. ductori = nellanimo
del capo . extremaque... legunt =
le Parche gi raccolgono per Lauso
le sue ultime fila di vita . exi
git = caccia, spinge . namque =
enim. per medium... iuvenem =
attraverso il corpo del giovane .
recondit = la sprofonda, immerge .
817-820. Transiit = trapass fa
cilmente, come indica la collocazione
iniziale del verbo, accompagnato da
due oggetti legati da polisindeto (et
parmam... et tunicam), a dare il senso
di unazione simultanea ; la parma era
uno scudo rotondo e leggero. lvia
arma minacis = troppo deboli armi
di difesa (di fronte alla potente spada
di Enea) del giovane pur tanto mi
naccioso . molli : in contrapposto
al duro brando (ensis) di Enea : de
stinato alle ornate vesti di una vita
pacifica in confronto alle spietate armi
della guerra, filato o tessuto (quam
neverat : da neo) da tenere mani di
mamma per la propria giovane crea
tura. sinum : della veste stessa.
sanguis : nomin. soggetto posposto.
vita : cio l anima. concessit : in
transitivo, contrapposto a reliquit tran
sitivo, che conclude, allaltro estremo,
il verso intero. maesta = coster
nata . ad mani s = verso (il
regno del) le ombre .
821-824. ora, ora: epanalessi alta
mente poetica : un viso di giovane,
bello e fresco pur nel pallore della
morte. modi s... pal l enti a mi ri s =
lineamenti soffusi di un pallore
straodinario . ingemui t : da inge-
mesco o ingemisco = proruppe in un
profondo (graviter) gemito . mi
serans = preso da un senso di
piet . dextram tetendi t (da
tendo) : anche questo un segno istin
tivo di soccorso, rivelatore della piet
di Enea. mentem, ecc. = e gli
venne in mente l affetto per il padre ,
rappresentato dallamore di L auso per
Mezenzio e di Ascanio per Enea.
825-832. Quid ti bi : da unire con
dabit. pro laudi bus isti s = per
codesta tua azione gloriosa , e in
queste parole, come pure in tanta...
indole Enea riconosce la grande pietas
di L auso per il padre. pi us A eneas :
leroe cos accenna a se stesso, in
terza persona, come se si sentisse
investito dal dovere di premiare, pro
prio lui, codesta pietas. tanta...
i ndol e = di cos alta nobilt dani-
l e n e i d e
217
arma, quibus laetatus, habe tua, teque parentum
manibus et cineri, si qua est ea cura, remitto.
Hoc tamen infelix miseram solabere mortem :
Aeneae magni dextra cadis . Increpat ultro 830
cunctantis socios et terra sublevat ipsum
sanguine turpantem comptos de more capillos.
no . laetatus : sott. es. habe
tua : presuppone ancra nel morto la
consapevolezza delle sue azioni ; tua
predicativo di arma ; va tenuto pre
sente il fatto che la concession di
Enea di alto valore : i cadaveri dei
nemici venivano solitamente spogliati
delle vesti e delle armature. Enea
rinuncia a questo suo diritto ed onora,
per primo, il giovane caduto. Ancor
oggi a soldati o a gruppi di combat
tenti che, dopo essersi battuti con
estrema bravura, son costretti ad ar
rendersi, il vincitore consente lonore
delle armi e non procede allaspor
tazione e spoliazione di queste. Si
noti che anche Turno aveva fatto
cos con Pallante, da lui ucciso.
patentum... te : sintende, la tua
salma intatta e non spogliata di
armi e di vesti. parentum = avorum,
maiorum tuorum. manibus et cineri :
dat. di commodo = per il rogo .
si qua... cura = se questa mia (for
ma di) sollecitudine vale qualche cosa ,
di fronte alla morte che ti ha tolto
tutto ; ea vale eius rei, huius rei.
Hoc : abl. con forte valore prolet-
tico. i nfl i x : con tono interiet
tivo = tu infelice . A eneae, ecc.
la destra del grande Enea quella
che ti ha tolto la vita , ma il L atino
pi conciso e fa di dextra un abl.
strumentale. ul tro = di sua, ini
ziativa , opp. inoltre . - socios :
sott. Lausi. terra = da terra .
ipsum : la salma di L auso. san
gui ne, ecc. = che col suo sangue
andava insozzando i capelli pettinati
alla solita maniera (degli Etruschi) ;
lultimo tratto che dipinge e ricorda
la bellezza di L auso, pur se accom
pagnata da un tcco di orrore (san
guine turpantem) ; il Pascoli (Laqui
lone) rinnover, da par suo, il parti
colare : ti pettin, co bei capelli
a onda, / tua madre, adagio, per non
farti male .
218
P. VI RGI LI O MARONE
LA M ORTE DI M EZENZI O
(X, 873-908)
Qjiesto episodio narra la fine del tracotante Mezenzio, che, trascinato
dai suoi giovani sulla riva del Tevere, dove s' lavate le ferite, ansima
affannoso, turbato da un triste presentimento per la sorte del figlio. Chiede
insistenti notizie di lui, manda anzi messaggeri a richiamarlo, perch
sa che non potr reggere a lungo alla forza di Enea. Sono questi i primi
sintomi di un intenerimento paterno, che, pur senza incidere affatto sul
suo temperamento fiero e sulla sua spavalda ed orgogliosa tracotanza,
vanno approfondendosi in un dramma interiore, dove cozzano sentimenti
umani, rapimenti di vendetta, brividi di disperazione. E, quando al gigante
ferito viene recata dai compagni in pianto la salma del figlio, ogni altro
sentimento cade, per dar luogo ad una profonda commozione paterna, che
si effonde in un gesto e in un grido di disperato dolore : si brutta di pol
vere i bianchi capelli, e, tese le mani al cielo, si getta angosciato sul cada
vere del figlio, pronunciando parole, che hanno sapore di confessione, di
pentimento e di redenzione. Non solo si rimprovera d'essere stato lu,
il padre, causa della rovina del figlio e di vivere ora per la sua morte
(morte tua vivens), ma si accusa, pentito, di averne macchiato il nome
e gli chiede perdono di averlo defraudato del regno, da cui venne cac
ciato per la sua trista vita a furore di popolo : quella vita, che'ora intende
offrire a lui in riconoscimento delle proprie colpe.
Sono, queste, parole di chi sente ormai in odio la luce e il peso della
squallida solitudine, che lo circonda. Non gli rimane che un unico affetto,
quello di Rebo, il cavallo delle sue confidenze e delle sue vittorie : con esso
vuole affrontare di nuovo il nemico, per vendicare con lui il figlio, ritor
nare con lui vincitore o con lui finalmente cadere. Ed eccolo sul cavallo,
con le mani cariche di dardi e con il cuore di nuovo ardente di orgoglio,
d'insania e di disprezzo. gi li, dove pi ferve la mischia; chiama
per tre volte a gran voce Enea, e, dopo avergli gridato un ingiurioso
saevissime, o crudelissimo , quasi a smascherare la sua proverbiale
pitas, gli gira attorno col cavallo, tempestandolo d dardi. Enea
si difende dapprima come pu, ma poi, stanco ed attediato dal baldan
zoso atteggiamento del tiranno, vibra fortemente l'asta fra le tempie del
cavallo, che sbalza Mezenzio di sella e gli cade ruinosamente addosso.
la fine. Il gigante nulla chiede per s, se non d'essere sottratto all'ira
dei suoi e di venire collocato nel sepolcro accanto all'unico suo vero
affetto, il figlio: et me consortem nati concede sepulcro (v. 906).
l e n e i d e 219
Atque hic Aenean magna ter voce vocavit.
Aeneas adgnovit enim laetusque precatur :
Sic pater ille deum faciat, sic altus Apollo, 875
incipias conferre manum .
Tantum effatus et infesta subit obvius hasta.
Ille autem : Quid me erepto, saevissime, nato
terres ? haec via sola fuit, qua perdere posses.
Nec mortem horremus nec divom parcimus ulli ; 880
desine, nam venio moriturus et haec tibi porto
dona prius . Dixit telumque intorsit in hostem ;
inde aliud super atque aliud figitque volatque
ingenti gyro, sed sustinet aureus umbo.
Ter circum adstantem laevos equitavit in orbes 885
tela manu iaciens, ter secum Troius heros
immanem aerato circumfert tegmine silvam.
Inde ubi tot traxisse moras, tot spicula taedet
873-877. hic : pu essere di tempo,
ma anche di luogo. voce vocavit :
nellallitterazione fatto sentire il grido
poderoso e triplice (ter = per tre
volte ). enim : confermativo =
benissimo . laetus : di potersi
disfare di tal nemico. Sic : per
alcuni va con ut sottinteso = come
tu volevi che combattessimo insieme .
ille = il gran . deum =
deorum. altus = potente, eccelso
come il sole, quando al sommo del
cielo. incipias : pu stare, paratat-
ticamente, con fa c i a t precedente =
faccia s che tu ingaggi la lotta
da me tanto attesa. - Tantum effa
tus : sott. est = solo questo egli
disse . subit obvius = gli si
getta contro .
878-884. Ille s Mezenzio aveva ascol
tato la preghiera di Enea, ed ora pa
lesa la propria empiet. Quid :
avverbiale = a che scopo . erep-
to... nato = ora che mi hai strap
pato il figlio ; perci chiama il pius
Enea saevissime. haec... posses =
codesta era l unica via per potermi
infliggere la morte . parcimus =
risparmio nel mio senso di di
sprezzo. desine = basta colle
parole ! ; passiamo ai fatti. haec...
dona : allude ai giavellotti che scaglia
su Enea con entrambe le mani.
intorsit = vibr, scagli . inde,
ecc.: aliud sottintende telum, super =
insuper ; figitque volatque vale figit
volans = scaglia mentre galoppa a
volo intorno ad Enea. - ingenti
gyro = con ampio giro , per col
pire Enea in pi parti. sustinet =
regge benissimo . umbo : cio
lo scudo di Enea, soprattutto perch
opera di Vulcano.
885-891. adstantem : Enea che gli
stava di fronte, ritto . laevos...
in orbes = con giri verso sinistra ,
cio per trovarsi di fronte alla destra di
Enea, esposta ai colpi. secum, ecc.
= seco... reca intorno, sotto il suo
bronzeo riparo, la selva immensa
dei dardi di Mezenzio. ubi tot...
moras (come tot spicula... vellere,
soggetto dellimpersonale taedet sott.
Aeneam) quando Enea prov fa
stidio di protrarre cos a lungo gli
indugi, e di continuare a strappar
220 P. VI RGI L I O MARONE
vellere et urguetur pugna congressus iniqua,
multa movens animo iam tandem erumpit et inter 890
bellatoris equi cava tempora conlcit hastam.
Tollit se arrectum quadrupes et calcibus auras
verberat effusumque equitem super ipse secutus
implicat eiectoque incumbit cernuus armo.
Clamore incendunt caelum Troesque Latinique, 895
advolat Aeneas vaginaque eripit ensem
et super haec : Ubi nunc Mezentius acer et illa
effera vis animi ? Contra Tyrrhenus, ut auras
suspiciens hausit caelum mentemque recepit :
Hostis amare, quid increpitas mortemque minaris ? 900
nullum in caede nefas, nec sic ad proelia veni,
nec tecum meus haec pepigit mihi foedera Lausus.
Unum hoc, per si qua est victis venia hostibus, oro :
corpus humo patiare tegi. Scio acerba meorum
tante frecce (dallo scudo) . et
urguetur, ecc. = e sente tutto il peso
di dover misurarsi in una lotta m
pari . multa movens animo =
cercando ogni via, modo per con
cludere la lotta. erumpit = effet
tua il suo balzo improvviso .
bellatoris, ecc. : nel primo spondeo
lo sforzo del gesto, e nei seguenti
dattili la rapidit dellasta gettata
(P ascol i ).
892-894. Tollit se arrectum (da
arrig) sinalbera . calcibus =
di zampate con gli arti anteriori.
effusumque... secutus = e, per di
pi, esso stesso piomba tosto addosso
(secutus) al cavaliere gi caduto e for
ma un groviglio unico con esso.
eiecto... armo : abl. assoluto = slo
gatasi una spalla , ricade sul padrone
(Mezenzio) con la testa in avanti
(cernuus).
895-899. incendunt = infiamma
no . eripit : le- spiega l abl. pre
cedente. super haec = insper dicit
haec. Ubi = dov (andato a fini
re) . acer = cos aspro, minac
cioso . effera vis animi = fieris
simo ardire . ---- Tyrrhenus : cio
Mezenzio, etrusco. auras, ecc.: qual
cuno intende : ut suspiciens caelum
hausit auras ( = tir il respiro) ; altri
invece : ut suspiciens auras (= caelum),,
hausit (oculis) caelum ( = mir la volta
celeste ), prima di morire. men-
temque recepi t = dopo essere tor
nato in s .
900-906. Hostis amare = o ama
ro nemico . increpitas = vai
sbraitando spavaldamente. in
caede = nel tentativo di uccidere
un nemico come me ; va riferito
ad Enea. sic = con tale convin
cimento . nec tecum, ecc. = n
il mio Lauso strinse con te, a mio
vantaggio, un simile (haec) patto ,
cio che io fossi risparmiato. per
si, ecc. = in nome di quella anche
piccola bont che nel cuore dei nemici
pu ancra albergare verso i vinti ;
si qua est... venia = per eam parvam
veniam quae... corpus : sott. meum.
patiare = deh ! lascia . cir
cumstare (sott. me) = mi serra dogni
L ENEI DE
221
circumstare odia : hunc, oro, defende furorem 905
et me consortem nati concede sepulcro .
Haec loquitur iuguloque haut inscius accipit ensem
undantique animam defundit in arma cruore.
parte . hunc = horum. defen
de = tieni lontano da me. et
me, ecc. : ordina : et concede me (esse)
in sepulcro consortem nati mei ; poe
tico luso di concede con linfinito,
anzich ut sim consors... I l rigido
Mezenzio diviene umanissimo e si
redime nella morte con lamore.
907-908. haut inscius : era ad essa
preparato. accipit ensem : del
linguaggio gladiatorio. undanti,
ecc. = e, fra il gorgogliare dei fiotti
di sangue tra le armi, esala (disperde)
il soffio della vita (lanima) .
222
P. VI RGI L I O MARONE
CANTO UNDICESIMO
A r g o men t o
Offerto a Marte un trofeo con le spoglie di Mezenzio, Enea
accompagna in mesto corteo al re Evandro la salma di Pallante,
che tutti i presenti amaramente compiangono. Viene concessa
ora una tregua per la sepoltura dei caduti di entrambi gli eserciti.
Vnulo, tornando dalla citt di Diomede, comunica ai Rutuli
notizie negative sullarrivo di altri rinforzi.
Il re Latino, in una pubblica assemblea, propone trattative
di pace : Drance inveisce contro Turno, autore del conflitto ;
Turno ribatte con foga, dichiarandosi pronto a venire a singoiar
tenzone con Enea, per decidere in tal modo le sorti della guerra.
Alla notizia che Laurento in pericolo, Turno accorre, assieme
con Camilla e Messpo, comandanti della cavalleria, e provvede
a tendere uninsidia ai Troiani. Nello scontro di cavalleria, Camilla
cade sotto il colpo di Arrunte, ma presto vendicata dalla ninfa
Opi, che ferisce a morte l uccisore della compianta Camilla.- Udita
la triste notizia, Turno scende in campo aperto, mentre Enea
si prepara con i suoi allultima battaglia.
In questo canto il tono poetico si risolleva, riacquista movi
mento e drammaticit epica, freschezza di fantasia, liricit di sen
timento ; su tutto un senso di profonda, commossa umanit, che
piange sul cadavere di Pallante e sulla morte della vergine
Camilla, che prega con Mtabo ed Arrunte, che inorridisce delle
efferatezze e delle tracotanze dei violenti, che si china sullinfe
licit dei deboli e dei vinti. Anche il verso par modulato su corda
pi intima.
SI A RESO ONORE AI CADUTI !
(X I , 22-28)
Laurora sorge a illuminare la piana di Laurento, discoprendo il maca
bro spettacolo dei due campi, rigurgitanti di cadaveri caduti durante
la carneficina della notte. Enea, bench profondamente turbato per la morte
di Pallante, rende grazie agli di della vittoria conseguita, dedica a Marte
il trofeo delle armi di Mezenzio, ed esorta i suoi a bene sperare nella
l e n e i d e 223
imminente ripresa della lotta. Ma intanto ordina di seppellire i morti
e di rendere onore ai caduti, che quella vittoria suggellarono con il loro
sangue generoso : Affidiamo alla terra gli insepolti corpi dei compagni,
unico onore che resti nel profondo Acheronte. Ors, dunque, le nobili
anime, che col loro sangue ci han procurato questa patria, onorate coi
doni supremi, e, primo fra tutti, sia mandato alla mesta citt di Evan
dro Fallante, che, di valore non privo, un nero giorno rapi e immerse
anzi tempo nel buio (vv. 22-28).
Interea socios inhumataque corpora terrae
mandemus, qui solus honos Acheronte sub imost.
Ite , ait, egregias animas, quae sanguine nobis
hanc patriam peperere suo, decorate supremis 25
muneribus maestamque Euandri primus ad urbem
mittatur Pallas, quem non virtutis egentem
abstulit atra dies et funere mersit acerbo .
22-28. I nterea : in attesa di ripren
dere, fra breve, il combattimento.
soci os i nhumat& que corpora = le
salme dei compagni finora rimasti
insepolti . mandemus : la terra,
gran madre di tutti, custodir come
un tesoro codeste salme ad essa affi
date. qui solus, ecc. = onore que
sto, che lunico riservato a chi sta
laggi, presso l Acheronte . I te :
Enea parla ai compagni, o anche
ai capi loro. egregi as ani mas =
le ombre senza pari di coloro
che : il culto e la rimembranza dei
Caduti per grandi ideali trovano gi
qui le espressioni pi sublimi ed augu
ste nella loro semplicit ; esse invi
tano i sopravvissuti a ricordare, ad
ammirare, a commuoversi intimamente,
davanti al sacrificio supremo. san
gui ne... suo = a prezzo della loro
vita. hanc patri am = questa ter
ra (come nostra nuova) patria.
peperre = ci procurarono (propr.
partorirono, da parlo)-, nessun dono
pi augusto di quello della madre che
d una creatura (parere) ; nessun sa
crificio pi grande di quello di chi,
morendo, genera o difende o rassicura
una patria : dal sangue versato sboccia
una vita, una realt immateriale.
supremis muneribus : allude al fune
rale. primus : predicativo di mit
tatur. quem : oggetto di entrambi
i verbi seguenti. non virtutis egen
tem = tuttaltro che scarso di va
lore . abstulit, ecc. = strapp
via (a noi) il giorno tenebroso (della
morte), inghiottendolo con una morte
prematura ; verso che esprime sia
lineluttabilit della morte sia latro
cit della fine immatura di una gio
vane vita, bella, aitante, generosa ;
sentiamo in mersit lo sprofondamento
e lannullamento, in acerbo la tragedia
delle giovani vite troncate nel fiore
e nella bellezza degli anni : linguag
gio di sublime altezza e di commossa
piet; cosi lo sent il Carducci.
224
P. VI RGI L I O MARONE
PAL L ANTE, DEPOSTO SUL FERETRO,
RI CEV E L UL TI M O A DDI O DI ENEA
(X I , 29-99)
Il brano appartiene allampia descrizione dei funerali di Pallante, ese
guiti con tutta la pompa del cerimoniale romano, che si usava al tempo d
Virgilio. L'eroe accompagnato dalla commiserazione e dal compianto di
tutti, segnatamente dalle lacrime di Enea, che ne tesse l'elogio funebre, acco
rato di dover ricondurre all'infelice Evandro non il figlio vincitore, ma le
sue spoglie mortali. Mille guerrieri faranno scorta d'onore al cadavere del
primo eroe di Roma , fino a Pallanto. Il corpo di Pollante viene
intanto adagiato su un alto feretro, intessuto d virgulti e di fronde, sim
boli della giovinezza recisa : . anche morto era bello, simile ad un fiore
di delicata viola o di pallido giacinto, che non ha pi il suo splendore n
ha perso ancora la propria bellezza, ma pi non lo alimenta la terra madre,
n pi gli dona i succhi vitali . Con una delle due vesti, ricamate d'oro, dono
caro di Didone, Enea ammanta il feretro, intorno al quale viene ammucchiata
molta preda bellica. Si snoda il corteo funebre : seguono le spoglie un gruppo
di prigionieri, destinati ad essere immolati sul rogo d Pallante, trofei strap
pati al nemico, l'infelice vecchio Acete, nonch il cavallo Etone, che piange
anch'esso la morte del suo padroncino ; vengono poi tutti gli altri com
battenti troiani e i loro alleati. Dopo un lungo tratto, il corteo si arresta,
e, tra il pi profondo silenzio. Enea pronuncia lestremo saluto : Noi
di qui ad altre lacrime chiama lorrendo destino della guerra : io ti saluto
per sempre, o grande Pallante, e per sempre ti do il mio addio .
In questo episodio tutto commovente e lutto ritmato sulla pi deli
cata sensibilit del poeta, che si effonde in accenti lirici, i quali dnno
luce perfino al pianto del cavallo, accanto alla stupenda similitudine della
delicata viola e del pallido giacinto. l'anima di Virgilio, che piange,
freme, si ribella e prega dinanzi al mistero della morte in genere, ma
soprattutto dinanzi a quello delle giovinezze violentemente stroncate. E qui
la poesia diventa inno e celebrazione, meditazione e pianto.
l e n e i d e 225
Sic ait inlacrimans recipitque ad limina gressum,
corpus ubi exanimi positum Pallantis Acoetes 30
servabat senior, qui Parrhasio Euandro
armiger ante fuit, sed non felicibus aeque
tum comes auspiciis caro datus ibat alumno.
Circum omnis famulumque manus Troianaque turba
et maestum Iliades crinem de more solutae. 35
Ut vero Aeneas foribus sese intulit altis,
ingentem gemitum tunsis ad sidera tollunt
pectoribus maestoque immugit regia luctu.
Xpse caput nivei fultum Pallantis et ora
ut vidit levique patens in pectore volnus 40
cuspidis Ausoniae, lacrimis ita fatur obortis :
29-35. ait : Enea. recipitque..'
gressum = volge di ritorno i suoi
passi verso la sua dimora {ad limina,
sintende sua) : siamo nella tenda
del capo militare supremo, in cui si
fa la veglia funebre, di fronte ed in
torno alla salma di Pallante. po-
siMm s sopra la bara. Acoetes :
vecchio scudiero a cui Evandro aveva
affidato i n custodia il figlio Pallante.
servabat : dice custodia ed anche fu
nebre veglia. senior : segna il con
trasto tra il vecchio sopravvissuto e il
giovane eroe stroncato. Euandro : il
nome proprio preceduto da uno iato
in quinta sede; detto Parrhasio da
Parrhasia, citt dellArcadia o da Par-
rasi o/ nome del monte pi noto della
regione. ante (= antea) : durante gli
anni giovanili di Acte e di Evandro.
aeque ; sott. ac fuerat prius Euandro.
datus : sintende, da Evandro. ibat :
non lo stesso di eroi, perch con
tiene l immagine : moveva , perci
viveva . alumno : si traduca
cos tutta lespressione = assegnato
allora (dal padre) come compagno al
caro suo allievo (darmi, alumno), ma
con auspicii non allo stesso modo for
tunati , come invece era gi avve
nuto per Evandro. Circum : sin
tende, corpus {mortuum) Pallantis.
famulum = famulorum. manus =
la schiera , compatta ed unita, a
differenza di Troiana... turba = una
folla disordinata di Troiani .
maestum... crinem... sol utae = coi
capelli sciolti a lutto ; l accus. di
relaz., con solutae che qui partic.
passivo, o meglio mediale.
36-41. Ut s ha valore temporale.
f ori bus al ti s : dat. poetico con sese
inferre ; altis indica laltezza dellaper
tura della tenda pi importante di
tutto il campo : quella di Enea.
tunsi s... pectori bus : vale o dai petti
percossi in segno di lutto, o dopo
essersi battuto il petto , come abl.
assoluto. i mmugi t = lugubrmen
te risuona , come cupo muggito bo
vino. regi a = la tenda del co
mandante . I pse : Enea. f ul
tum = appoggiato ad un cuscino ;
opp. sorretto da uno scudo (part.
pass, da fulcio). ora : va con nivei
il cereo vlto . l evi = delicato ,
giovanile . patens = aperta,
ed anche visibilissima . cuspi di s
A usoni ae (genit, soggettivo) = infer
ta dalla lancia ausonia , cio italica
di Turno ; cuspis propriamente la
punta della lancia. l acri mi s...
oborti s = mentre le lacrime gli fa
cevano velo {ob-) agli occhi , quindi
colle lacrime agli occhi .
15
226 P. VERGILIO MARONE
Tene inquit, miserande puer, cum laeta veniret,
invidit Fortuna mihi, ne regna videres
nostra neque ad sedes victor veherere paternas ?
non haec Euandro de te promissa parenti 45
discedens dederam, cum me complexus euntem
mitteret in magnum imperium metuensque moneret
acris esse viros, cum dura proelia gente.
Et nunc ille quidem spe multum captus inani
fors et vota facit cumulatque altaria donis : 50
nos iuvenem exanimum et nil iam caelestibus ullis
debentem vano maesti comitamur honore.
Infelix, nati funus crudele videbis !
42-48. T ene, ecc.: inizia 1interro-
gazione-deplorazione = te, dunque,
e dipende da invidit, anticamente tran
sitivo anche colla persona = ha tolto
a me ; gli antichi credevano allinvidia
degli di, nel caso nostro della Fortuna.
cum l aeta veni ret = quando lieta
stava giungendo a portarci la no
tizia della vittoria. ne... vi deres
impedendoti di vedere . regna...
nostra = il dominio da me affer
mato , collaiuto vostro, sullI talia. -
ad sedes... paternas : allude a Pal
lanteo. neque = neve. vehe
rere = vehereris : sul cocchio, come
un trionfatore (victor). de te =
riguardo a te . di scdens = al
momento del commiato . dede
ram = avevo fatto ; ma in dede
ram c l idea di un dono prezioso,
e quanto mai volontario, voluto la
sciare allospite degnissimo. eun
tem = nel congedarsi affettuosamen
te da me, diretto (euntem) alla con
quista di un grande dominio . mi t
teret = dimitteret. metuens = con
aria preoccupata, Evandro. acrs =
bellicosi, guerrieri. proel i a:
sott. fare ; sia viros sia gente alludono
agli I talici.
49-58. i l l e : Evandro. mul tum
captus = gravemente ingannato, il
luso . fors = fortasse, o meglio.
forte ; si riallaccia esso pure con cap
tus. et... -que : polisindeto, in cui
si assomma l ansiosa passione del
vecchio re e padre, accentuata dallor
dine chiastico. altari a doni s : noi
traduciamo come se fosse dona super
altaria (deorum). n o s : espresso per
la necessaria antitesi al precedente
ille. nil... debentem = di nulla
pi debitore ad alcun nume celeste ;
in quanto morto, sono cessati i suoi
doveri verso gli di, e le sue sacre
e doverose offerte ai medesimi.
vano : in quanto n Pallante pu
tornar vivo, n il padre pu essere
consolato. honore : allude al corteo
funebre. Inflix : Enea si rivolge
ad Evandro, come se lo avesse dinanzi
a s. nati = della creatura tua ,
tu, gi vecchio. funus : allude so
prattutto alla sepoltura e allo stra
ziante (crudele) compianto. cosi che
il parlare di Enea si fa ora sempre pi
doloroso e concitato. L apstrofe ad
Evandro, le esclamazioni, le interro
gazioni senza risposte, sono mezzi
espressivi della pi alta disperazione ;
alla fine viene l elogio indiretto del
giovane guerriero Pallante (55-58).
Nota insistente qui sempre il rim
pianto (hi, haec fides, aspicies, pater,
ei mihi, tu. Iute), per s, per Evandro,
per I ulo stesso. videbi s = dovrai
l e n e i b e
227
hi nostri reditus exspectatique triumphi ?
haec mea magna fides ? at non, Euandre, pudendis 55
volneribus pulsum aspicies nec sospite dirum
optabis nato funus pater. Ei mihi, quantum
praesidium Ausonia et quantum tu perdis, Iule ! .
Haec ubi deflevit, tolli miserabile corpus
imperat et toto lectos ex agmine mittit 60
mille viros, qui supremum comitentur honorem
intersintque patris lacrimis, solacia luctus
exigua ingentis, misero sed debita patri.
Haut segnes alii crates et molle feretrum
arbuteis texunt virgis et vimine querno 65
exstructosque toros obtentu frondis inumbrant.
Hic iuvenem agresti sublimem stramine ponunt,
qualem virgineo demessum pollice florem
vedere coi tuoi occhi. h i : sott.
sunt. reditus... triumphi nel plu
rale espresso il vagheggiato ritorno
trionfale sia di Enea che di Pallante. -
exspectati... triumphi = questo il
trionfo che di noi ti aspettavi ? .
haec : sott. est. mea magna fi d e s =
il solenne impegno preso da me ,
sulla vita di Pallante. pudendis
volneribus = da, con vergognose fe
ri te ricevute fuggendo ; si noti che
anticamente pudeo era personale e tran
sitivo, come torn ad essere nel L atino
tardo. pulsum = ricacciato, fatto
fuggire , nec sospite... pater =
n, proprio tu, il genitore, taugu
rerai una morte anche crudele, essen
dosi salvato il figlio a prezzo del
suo onore ; si noti la forte contrappo
sizione fra nato e pater. Ausonia :
lI tali a ; vocativo, con perdis che
vien dopo. perdis : la perdita
duratura, perci il presente.
59-63. Haec ubi deflevit = ap
pena che tra il pianto ebbe pronun
ciato codeste parole . misera
bil e = miserandum. imprat : pu
stare collaccus. e l infinito passivo
come qui. lectos : va con viros.
agmine = exercitu. qui... hono
rem = che siano di scorta alle estre
me onoranze , cio al funerale.
int&rsint... patris lacrimis sian
presenti al (com)pianto del padre .
solacia, ecc. (apposizione dellintera
frase precedente) = a inadeguato, ma
pur doveroso conforto dun immenso
lutto . misero sed debita = sed
debita misero.
64-66. Haut segnes = con tut-
taltro che pigra manovra . crates
et mol le fertrum = una barella ap
prestano soffice, intessuta di fronde d
corbezzoli (arbutHs texunt virgis) e di
ramoscelli di quercia (vimine querno) :
il che simboleggiava la gloria dovuta
alleroe. exstructosque... inum
brant = e linnalzata barella (toros
plur. poetico, accennante al feretro)
ricoprono di un velame di foglie .
obtentu da obtendo, sostantivo verbale.
67-71. Hic : avverbio di luogo.
iuvenem : cio la salma di Pallante.
agresti... ponunt adagiano alto so
pra un (cio sopra un alto ) gia
ciglio fatto di fogliame agreste .
qualem = talem, qualis est flos. Vir
gilio, in una serie di notazioni visive,
trasfigura la scena tristissima, ind-
228
P. VI RGI L I O MARONE
seu mollis violae seu languentis hyacinthi,
cui neque fulgor adhuc necdum sua forma recessit : 70
non iam mater alit tellus virisque ministrat.
Tum geminas vestes auroque ostroque rigentis
extulit Aeneas, quas illi laeta laborum
ipsa suis quondam manibus Sidonia Dido
fecerat et tenui telas discreverat auro. 75
Harum unam iuveni supremum maestus honorem
induit arsurasque comas obnubit amictu
multaque praeterea Laurentis praemia pugnae
aggerat et longo praedam iubet ordine duci ;
addit equos et tela, quibus spoliaverat hostem. 80
Vinxerat et post terga manus, quos mitteret umbris
giando nella similitudine del fiore, re
ciso s, ma ancra bello e profumato :
sono quattro versi che hanno in s
una soavit di ritmo veramente arcana,
entro cui avvolta limmagine, con la
quale" gi Omero e Saffo avevano rap
presentato un guerriero che muore. Si
militudini come questa sono il linguag
gio stesso di Virgilio ; nel libro ve ne
sono altre otto (M aurano). virgi
neo, ecc. = spiccato dal pollice, dal
l unghia di una fanciulla (cio senza
che ne venga sciupata la fresca e pro
fumata bellezza). seu, ecc.: i geni
tivi dipingono e, specificano il fiore.
I l verso ha prosodia speciale in lan
guentis ed tutto intessuto di suoni
molli e delicati ; il languentis sar pre
cisato meglio da tutto il verso suc
cessivo. cui , ecc. = che non ancra
ha perduto il suo vivo colore e nem
meno la bellezza sua caratteristica .
non iam = non pi . vi risque =
e i succhi vitali .
72-80. geminas = due , ma an
che uguali, come usava spesso coi
doni ; le vestes sono drappi o co
perte . auroque... rigentis = ru
vide , cio ricamate in oro e por
pora . extlit = fece portar fuo
ri dalla tenda. i l l i : per Enea.
laeta labdrum = lieta dei suoi affan
ni damore ; il genit, di relazione
ed di uso poetico ; secondo altri
un genit, causale. ipsa = di sua
iniziativa , opp. lei stessa .
Sidonia : Didone era propriamente na
tiva della citt di Tiro, colonia d
Sidone. et tenui ... auro = quarum
telas (= il cui tessuto ) discreverat
(da discerno) auro (= aveva trapunto,
ricamato in fili doro ) ; discreverat
vale quasi distinxerat : il ricamo fa ri
saltare il motivo sulla tela. unam =
una sola di queste vesti {Harum) ;
di queste parole spiegazione esplicita
supremum honorem. arsuras = de
stinate a bruciare ' sul rogo. ob-
nbit amictu = avvolge come entro
un velo . praedam = oggetti
predati nella ; Laurentis aggettivo
e vale combattuta sotto, contro
L aurento . longo... ordine = in
lunga fila . spoliaverat : sogg.
Pallas, opp. Enea ( ambigue po
situm est osserva Servio).
81-88. quos = eorum (captivorum),
quos. mitteret umbris inferias =
Evandro doveva sacrificare come
offerta alle ombre dei morti, o me-
l e n e i d e
229
inferias, caeso sparsurus sanguine flammas,
indutosque iubet truncos hostilibus armis
ipsos ferre duces inimicaque nomina figi.
Ducitur infelix aevo confectus Acoetes, 85
pectora nunc foedans pugnis, nunc unguibus ora :
sternitur et toto proiectus corpore terrae ;
ducunt et Rutulo perfusos sanguine currus.
Post bellator ecus positis insignibus Aethon
it lacrimans guttisque umectat grandibus ora. 90
Hastam alii galeamque ferunt, nam cetera Turnus
victor habet ; tum maesta phalanx Teucrique secuntur
Tyrrhenique omnes et versis Arcads armis.
Postquam omnis longe comitum praecesserat ordo,
substitit Aeneas gemituque haec addidit alto : 95
glio ai mani di Pallante ; mitteret
ha valore finale. sparsurus =
quando si sarebbe accinto a spar
gere . sangui ne : con caeso vale
col sangue degli uccisi . indu
tosque ecc. = e d ordine che i capi
(dellesercito) in persona portino i trofei
(propriamente i tronchi dalbero, ri
vestiti a mo di trofei, di ) ricoperti
delle armi strappate (da Pallante) ai
nemici e che i nomi di essi vi siano
inscritti . Ducitur = vien con
dotto fuori e poi sorretto ; con senso
mediale, invece, vale : Si trascina
fuori . aevo = aetate, che va con
confectus ( = spossato ). pectora :
il plurale poetico, come va detto
per il successivo ora. foedans =
coprendo di sangue . sternitur
et = e stramazza ; va con terrae =
i n terram. proiectus = lungo di
steso . ducunt : sogg. sono gli
appositi incaricati. curtus : plur.
poetico se il carro da guerra solo
quello di Pallante. Rutulo : Turno,
re dei Rutuli.
89-93. Post (avverbio) = dietro .
bellator ecus (= equus) : anche il
cavallo da guerra di Pallante piange
il morto eroe. positis insignibus =
privato delle fulgide sue flere, bar
dature , in segno di lutto ; positis
vale depositis. Aethon : dal greco :
l Ardente , pi per il colore del
mantello che per la foga della corsa.
guttis... umectat... ora = bagna le
froge {ora) di grosse stille , che son
le nostre lacrime umane ; come
Rebo, il cavallo di Mezenzio, all a
notizia che stato ucciso il figlio del
re stesso. L auso ; non solo le cose
hanno lacrime, in Virgilio, ma anche
gli animali, che pi partecipano della
vita stessa dei padroni. Hastam...
galeamque : di Pallante. cetera r
lo scudo e, certamente, il blteo. -
habet = possiede di fatto, ha
nelle sue mani . maesta pha
lanx = in mesta schiera : l ap
posizione anticipata dei tre nomi pro
pri che seguono, indicanti i tre po
poli. versis... armis = colle armi
rivolte verso il basso , in segno di
lutto.
94-99. longe... praecesserat = si
era portata per lungo tratto distante
dal campo. ordo : proprio il
corteo , in quanto procede in lunga
ed ordinata fila. substitit = si
ferm dun tratto . addidit : a
quanto gi aveva detto nella sua tenda.
230 P. VI RGI L I O MARONE
Nos alias hinc ad lacrimas eadem horrida belli
fata vocant : salve aeternum mihi, maxime Palla,
aetemumque vale . Nec plura effatus ad altos
tendebat muros gressumque in castra ferebat.
presente l a , salma di Pallante.
al to = profondo . edem =
medesimi , che gi spensero Pal
l ante ; una considerazione pessimi
stica suggerita ad Enea dalla presente
situazione. horri da = orrendi ;
i n ogni caso, per il pius Aeneas ; ad
al tro compianto gli stessi orrendi destini
della guerra ci chiamano . sal ve :
l estremo saluto usuale per i de
funti ; si noti la semplicit e brevit
di esso. aeternum = per sem
pre . Pall a : forma di vocativo
greco. mi hi = da parte mia ;
un dat. etico. altos... muros :
del campo troiano ; moenia sono solita
mente le mura della citt. ferebat :
fa rima con tendebat e con esso incor
nicia il verso e conclude lepisodio
delladdio di Enea a Pallante.
l e n e i d e 231
I L PI A NTO DI EVANDRO SOPRA L A SALMA DI PA L L A NTE
(X I , 139-181)
I l corteo f u n e b r e d i P o ll a n te giunge s u l P a l a t i n o , dove g i l a F a m a
h a d if fusa l a f e r a l e n o ti z i a , f a c e n d o r i v e r s a r e dalle case g l i A r c a d i
tu t ti , che s i recano proces sionalmente incontro a l f e r e t r o . U n g r i d o ,
un p i a n t o solo ; ma p i amaro e prof ondo d i t u t t i quello d e l vecchio
p a d r e , che, f a t t o s i largo t r a l a f o l l a , cade d un colpo s u l cadavere d e l
f i g l i o , e, dopo un p r i m o sfogo d i lacr im e, s i abbandona a d un tenero,
doglioso lamento, nel quale i l p o e ta ha raccolto accenti s u b l im i d i p o e s i a .
tutto un p e r d e r s i d i un p a d r e nei r i c o r d i d e l p a s s a t o , un r i vedere
l a b a ld a g i o v i n e z z a del f i g li o a p e r t a alle p i si cure conquiste, l a sua sor
ridente bellezza, le sue virt, i suoi sogni, le sue sper a n z e . Lo attendeva
vincitore cosi g i lo dicevano i p r i m i eventi ; invece, eccolo muto
e f r e d d o cadavere. Oh ! avesse potuto l u i f a r dono della p r o p r i a stanca v i t a
p e r la sua fiorente g i o v i n e z z a ! Fortunata l a mamma, che non ebbe almeno
i l dolore d i a s s is t e r e a questa tremenda s ci agura ! N o n questo g l i a v e v a
prom esso lo stesso E nea. Vadano ora i T r o i a n i a d annunciare a l loro duce
amico che egli v i v r solo p e r veder vendicata l a morte del f i g l i o , a l quale
e g l i stesso recher p r e s t o l a consolante novella laggi, nel regno d e i m o r ti.
Et iam Fama volans, tanti praenuntia luctus,
Euandrum Euandrique domos et moenia replet, 140
quae modo victorem Latio Pallanta ferebat.
Arcades ad portas ruere et de more vetusto
funereas rapuere faces ; lucet via longo
139-147. Fama : al solito, perso
nificata. tanti ... luctus : genit,
oggettivo. Euandrum = lanimo
di Evandro . quae modo = quella
(stessa) che poco prima . A rcds :
misurazione prosodica greca. rure=
eccoli precipitarsi ; infinito descrit
tivo. de more vetusto = se
condo il costume antico . Virgilio
poeta archeologo, specialmente nella
seconda parte del poema : Varrone
infatti ci fa sapere che era costume
tradizionale quello di andare incon
tro alla salma dun giovane caduto
riportato in citt ; chi accendeva in
tal caso le fiaccole di cera davanti al
feretro e lo accompagnava al luogo
della sepoltura eran soprattutto i li
berti e gli amici del padre ; le donne
restavano in citt : ai Troiani vanno
ora incontro gli rcadi. funereas :
in quanto usate per l accompagna
mento dun morto (anticamente, di
notte). rapure = gi hanno af-
232 P. VI RGI L I O MARONE
ordine flammarum et late discriminat agros ;
contra turba Phrygum veniens plangentia iungunt
agmina. Quae postquam matres succedere tectis
viderunt, maestam incendunt clamoribus urbem.
At non Euandrum potis est vis ulla tenere,
sed venit in medios ; feretro Pallanta reposto
procubuit super atque haeret lacrimansque gemensque,
et via vix tandem voci laxata dolorest :
Non haec, o Palla, dederas promissa parenti,
cautius ut saevo velles te credere Marti :
haut ignarus eram, quantum nova gloria in armis
et praedulce decus primo certamine posset.
Primitiae iu venis miserae bellique propinqui
dura rudimenta et nulli exaudita deorum
vota precesque meae ! tuque, o sanctissima coniunx,
felix morte tua neque in hunc servata dolorem !
contra ego vivendo vici mea fata, superstes
145
150
155
160
ferrato . longo ordine flamma
rum = per la lunga fila delle fiaccole
accese. discriminat 3 g r o s = ren
de distinti e visibili i campi . con
tra : va con veniens: dal l altra parte,
o meglio incontro . Phrygum =
Troicorum. plangentia iungunt
agmina = uniscono le schiere intente
a battersi il petto , in segno di lutto.
Quae : cio agmina. matres :
le donne di Pallanto. succedere
tectis = avvicinarsi alle case della
citt . incendunt = sconvol
gono .
148-155. poti s est = potest. ulla :
con non vale nessuna... al mondo.
tenre = trattenere . in me
dios (sott. homines) = in mezzo alla
folla . feretro... reposto : ablat.
assoluto ; reposto sta per reposito.
procubuit = sabbatt . super :
va con procubuit. haeret = inhae
ret, con passione, perdutamente, a
lungo. via vix... voci = vix via...
voci ; in tutto il lungo lamento di Evan
dro risuonano accenti di toccante tene
rezza e di fiero orgoglio per la morte
eroica ; ma il vecchio re esprime an
che pi nobili e dignitosi accenti d,
consapevole ardimento ed eroismo!
conformemente al suo stesso carat
tere. N o n haec, ecc. = o Pal
lante, non certo al genitore tuo pro
messe di tal sorta avevi tu dato, di
volerti con una certa cautela esporre
a Marte crudele . Palla forma
di vocativo greco. haut ignarus
eram = dovevo ben sapere .
nova gloria = la gloria delle prime
gesta. praedul ce = graditissimo .
decus = desiderio di onore .
posset : potere avesse su di te.
156-161. Pri mi ti ae... mi serae = o
prime prove di giovanile eroismo
ben funeste . propi nqui = com
battuta qui presso , opp. per dei
vicini . dura rudi menta = o ben
dure iniziazioni a . nul l i : dat.
di agente, che va col genit, partitivo
deorum. sanctissima = di santa
memoria : Evandro era rimasto ve
dovo di lei ; non ne sappiamo il nome
e non ne intravvediamo la concreta
figura. morte tua ! per esser tu
morta . vici mea fata = ho
oltrepassato le leggi naturali , per cui
l e n e i d e 233
restarem ut genitor. Troum socia arma secutum
obruerent Rutuli telis ! animam ipse dedissem
atque haec pompa domum me, non. Pallanta, referret.
Nec vos arguerim, Teucri, nec foedera nec quas
iunximus hospitio dextras ; sors ista senectae 165
debita erat nostrae. Quod si immatura manebat
mors gnatum, caesis Volscorum milibus ante
ducentem in Latium Teucros cecidisse iuvabit.
Quin ego non alio digner te funere, Palla,
quam pius Aeneas et quam magni Phryges et quam 170
Tyrrhenique duces, Tyrrhenum exercitus omnis.
Magna tropaea ferunt, quos dat tua dextera leto ;
tu quoque nunc stares immanis truncus in armis,
esset par aetas et idem si robur ab annis,
Turne. Sed infelix Teucros quid demoror armis? 175
un padre suole premorire al figlio, non
viceversa. superstes... genitor =
di dover sopravvivere alla tua morte
io, che ti ho dato la vita . Troum =
Troicorum. secutum : causale, sot
tintende me.
162-168. obruerent : sta per obruis
sent = mavessero sepolto sotto .
pompa = corteo funebre. me s
fortemente accentato, anche per la con
trapposizione a Pallanta. N e c vos
arguerim = ma non voi certo io
intenderei di accusare per tale mia
sciagura. foedera = lalleanza
pattuita con voi. quas iunximus
dextras = la stretta di mano che ci
siam data per un vincolo dospitalit
(hospitio). sors ista... nostrae =
codesta sorte era fatalmente asse
gnata alla vecchiezza mia . mane
bat = era riservata a . gna
tum (= filium, arcaismo) = alla mia
creatura . caesis... iuvabit =
sar una gioia per me (iuvabit, sott.
me) che egli, dopo aver abbattuto
cento e cento Volsci (cio moltissimi
L atini), sia caduto mentre guidava
contro il L azio i Troiani ; non manca
i n questo passo qualche elemento reto
rico, che rende meno fluente l a poe
sia. i n Latium : sintende il Latium
vetus, tra il Tevere e Circio, con citt
principali Tusculo, Ardea, Preneste, ecc.
169-175. Q ui n: sott. etiam. non
alio, ecc. = non certo meritevole ri
terrei te, o Pallante, di una sepoltura
(funere) diversa da quella di cui ti giu
dicarono meritevole il pio Enea e i valo
rosi Frigi e i capi Etruschi... . Si noti
il -que di Tyrrhenique sfuggito al Poeta
per una svista : un neo, nel poema
rimasto incompiuto. Tyrrhenum :
genit, plurale arcaico. ferunt : i
tuoi compagni darme e di lotta.
quos = eorum hostium (genit, oggetti
vo), quos. dat - dedit. tu : va uni
to a Turne. stares immanis truncus
in armis = ti rizzeresti (sotto forma
di) gigantesco trofeo coperto di armi .
esset, ecc.: ordina : si par ( ea
dem atque Pallantis) esset aetas (tua) et
si idem robur esset (tibi, od anche utri
que oestrum) ab annis ( = dovuto agli
anni, maturato dagli anni ). infe
l i x = ahim infelice ! . demd-
ror : con Teucros = io tengo lontani,
estranei alla guerra (armis) i Troiani .
234 P. VI RGI L I O MARONE
vadite et haec memores regi mandata referte :
quod vitam moror invisam Pallante perempto,
dextera causa tuast, Turnum gnatoque patrique
quam debere vides. Meritis vacat hic tibi solus
fortunaeque locus ; non vitae gaudia quaero, 180
nec fas, sed gnato manis perferre
176-181. haec: mandata. memo-
tes : noi = in termini precisi .
tegi = al vostro re (Enea) .
quod vitam, ecc. = la causa per cui
io prolungo (moror anche transitivo)
una vita per quanto ormai odiosa,
dopo che Pallante mi stato ucciso,
la destra tua (o Enea) ; essa tu
vedi bene che verso un figlio e verso
un padre debitrice di Turno ,
cio deve darci morto Turno (come
vendetta per Pallante ucciso). Me
f i tis , ecc. = ai meriti tuoi (verso
di me) e alla gloriosa fortuna rimane
sub imos .
liberamente affidato questo solo cm-
pito ; locus pu aver senso meta
forico e generico. - non vitae...
imos = io non chiedo al vivere
mio (altre) gioie, n mi sarebbe con
sentito, ma solo di poter recare tal
gioia laggi fra le ombre del pro
fondo Averno . L a parl ata del
veccho re finisce evocando loltre
tomba stesso, presentando ancra al
proprio animo le sembianze del figlio
(,gnato), confermando pubblicamente
quello che resta ormai l unico e su
premo suo desiderio.
l e n e i d e 235
L A M ORTE DI CAMI L L A
(X I , 816-831)
Abbiamo g i f a t t o conoscenza con questa deli c a ta f i g u r a f e m m i n i l e
e d audace eroina del mondo v i r g il ia n o (c fr. f i n e canto V I I ) , creatura
d eccezione, cui tanto diede natura e che i l fi e r o Arrunte p ieg con
un colpo solo, distruggendo un mondo d i sogni, un monumento d i bellezza.
L a cercava d a tem po, l Etrus co, l a s c i a t a da Turno a d i f e s a delle mura,
e quando l a scorse f a r e strage t r a le schiere tr oiane, non p i le tolse g l i
occhi d i dosso, f i n quando, venutagli a ti r o , scagli l asta, che penetr p r o
f o n d a m e n t e nel tenero corpo della g i o v a n e amazzone. Fu un attimo : ebbe
a p p e n a tempo d i raccomandare a d Acca, l a p i f e d e l e delle donzelle,
d i correre a r i f e r i r e a Turno la n o t i z i a della sua morte, p e r c h subentrasse
a l l a d i f e s a delle m u r a ; p o i , abbandonate le br i g li e , scivol a ter ra,
n p i diede segno d i v it a .
Illa manu monens telum trahit, ossa sed inter
ferreus ad costas alto stat volnere mucro ;
labitur exsanguis, labuntur frigida leto
lumina, purpureus quondam color ora reliquit.
Tum sic exspirans Accam ex aequalibus unam 820
adloquitur, fida ante alias quae sola Camillae,
quicum partiri curas ; atque haec ita fatur :
816-819. I l l a: Camilla. manu =
con I a sua mano . trahi t =
extrahit, con valore conativo ; lul
timo tratto, vigoroso e volitivo, della
fiera virago. Di fronte tanto corag
gio il Poeta delinea, con ogni delica
tezza, l approssimarsi della morte :
mancano le forze, dilegua il bel colo
rito del volto, gli occhi si velano e si
irrigidiscono. ossa sed, ecc.: ordina:
sei mucro ferreus stat (= si erge
sporgendo dal punto colpito) inter ossa
ad costas (= presso le costole ).
alto... volnere = data la profondit
della ferita (opp. sott. in). labi -
tur = comincia a venir meno, a man
care di forze . frigida - or
mai vitrei, immobili . purpureus
quondam color il suo roseo colo
rito dun tempo . ora reliquit =
gi s dileguato dal suo vlto .
820-824. Tum = a questo punto .
sic : va con adloquitur. ex aequa
libus : solitamente lespressione parti-
tiva sta dopo il numerale. fida, ecc. :
ordina : quae sola ante alias (erat ,fui t)
fida Camillae (dativo). quicum : qui
sta per quacum. partiri : dipende da
un sottinteso solebat, consuerat = con
sueverat. haec ita fatur = e le
236 P. VI RGI L I O MARONE
Hactnus, Acca soror, potui ; nunc volnus acerbum
conficit et tenebris nigrescunt omnia circum.
Effuge et haec Turno mandata novissima perfer : 825
succedat pugnae Troianosque arceat urbi ;
iamque vale . Simul his dictis linquebat habenas,
ad terram non sponte fluens ; tum frigida toto
paulatim exsolvit se corpore lentaque colla
et captum leto posuit caput, arma relinquont, 830
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.
rivolge proprio queste parole nelle
quali vibra unanima generosa di don
na, preoccupata soltanto della sorte
dei suoi. Hactnus = solo fin
qui . soror : termine affettivo :
A cca era solo unintima amica di
Camilla e a lei coetanea (aequalis).
potui = ho cercato di resistere ,
fisicamente e moralmente. volnus :
personificato. conficit : sott. me =
mi d il colpo di grazia , mi
finisce. tenebris nigrescunt om
nia circum = nelle tenebre tutto mi
comincia ad affondare, qui intorno .
825-831. Effge = scappa, corri
via . novissima = ultimi .
perfer : riferisci . succedat pu
gnae = prenda (sbito) il posto mio
nella battaglia . iamque vale =
ed ormai, addio . Simul his
dictis = in cos dire . l i nque
bat habenas = gi lasciava andare
le briglie . non sponte fl uens =
non certo scivolando gi di sua
volont . fri gi da = ormai clta
dal brivido mortale. se = ani
mam suam, cio si abbandon con
tutto il corpo . lenta... caput = e
il collo senza pi vigore (lenta... colla
plur. poetico) e il capo vinto dalla
morte abbass (posuit vale depo
suit, reposuit). relinquont ==relin
quunt : si noti il particolare : sono le
armi ad abbandonare lei, non lei le
armi. - vitaque, ecc. = e l anima
con un sospiro e con dolore sdegnoso
via se ne fugge laggi, tra le om
bre, come far Turno, morendo (nel
lultimo verso del poema, uguale per
fettamente a questo).
l en ei d e 237
CANTO DODICESIMO
A r g o men t o
Tra lo scoraggiamento palese dei suoi, Turno si accinge
al duello con Enea. Invano tenta di dissuaderlo Latino, invano
vorrebbero trattenerlo Amata e Lavinia. Vengono fissate con giu
ramento le condizioni del duello. Ma Iuturna, sorella di Turno,
mischiatasi nella folla, mira a scompigliare ogni cosa, suscitando
commiserazione per Turno. Intanto Tolumnio, violando i patti,
assale dimprovviso i Troiani. Enea, nel tentativo di mettere pace,
viene ferito e costretto ad abbandonare il campo, mentre Turno
si disfrena nel massacro dei nemici. Guarito per opera di Venere,
Enea provoca Turno a riprendere lo scontro, rimasto interrotto.
Iuturna, intervenendo per la seconda volta, sottrae il fratello allav
versario. Enea risolve di dar la scalata alla citt nemica, gettan
dovi tizzoni incendiarii. Amata allora, credendo tutto perduto,
si toglie la vita con un laccio al collo. Turno, per evitare la caduta
di Laurento, si risolve allo scontro definitivo con Enea. Lalterna
vicenda si conclude con la superiorit del Troiano, che gi domina
l avversario ; questi lo supplica di volerlo risparmiare o di con
cedergli almeno onorata sepoltura. Enea 11 11 per cedere alle
di lui invocazioni ; ma poi, visto sulle spalle di Turno il blteo gi
appartenuto a Pallante, acceso dira, d il colpo fatale.
Il canto XII segna l epilogo dellepopea guerresca e di tutto
il poema ; chiude perci una vicenda immane, fatta di morti,
di sangue, di dolore, di lacrime, di eroismi, di pericoli, di rasse
gnazione e di speranza, dominata dalla inesorabile volont del
Fato, dallinizio alla fine. I due ultimi eroi del destino campeg
giano sullo sfondo di questo canto ; gli altri personaggi vi riman
gono nascosti o non si inseriscono almeno efficacemente nello svol
gimento dellazione ; la quale, perci, si immobilizza e ristagna,
conferendo una certa fissit e monotonia a tutto iJ racconto.
238 P. VI RGI L I O MARONE
GI UNONE PARL A A I UTURNA
(X I I , 134-160)
Tutto pronto per il duello : fissate sono gi le formalit e una
grande folla di guerrieri, di donne, di vecchi, di bambini assiepa le torri
e i tetti delle case, nellattesa angosciosa dellincerto cimento. Ma Giunone,
preoccupata per le sorti del suo protetto, escogita un estremo espediente :
si presenta alla ninfa Iuturna, sorella di Turno, e, con parole insinuanti
e pietose, la scongiura di correre sbito in aiuto del fratello, cercando
di far naufragare il duello : assuma sembianze di guerriero, si aggiri tra
le file dei Rutuli, istigandoli a riprendere il combattimento, faccia risuo
nare il segnale della battaglia: essa stessa, la dea, le sar vicina a dare
appoggio al suo ardimento. Sbigottita e turbata a queste imperiose parole
aveva gi pianto prima, allannunzio del grave pericolo del fratello
e terque quaterque manu pectus percussit honestum , Iuturna entrer
immediatamente in azione, gettando scompiglio nel campo. Prodigi divini
accompagnano i suoi incitamenti; si riprender la lotta, destinata, si,
a dilazionare, ma non ad evitare rincontro fatale fra Turno ed Enea.
At luno e summo, qui nunc Albanus habetur,
(tum neque nomen erat neque honos aut gloria monti) 135
prospiciens tumulo campum aspectabat et ambas
Laurentum Troumque acies urbemque Latini.
Extemplo Turni sic est adfata sororem
diva deam, stagnis quae fluminibusque sonoris
134-141. A t : vivo il contrapposto
a quanto stato finora pattuito per
la preparazione del campo del duello.
e summo... tumul o dall a som
mit di quel, colle che ora vien chia
mato (habetur vale perhibetur, o me
glio appellatur) A lbano , ed oggi
detto Monte Cavo. I vi si celebravano
ogni anno, per quattro giorni, le f e
riae Latinae o feste della confedera
zione latina in onore di Iuppiter La
tiaris, a cui veniva immolato un
toro (durante tali feste non si intra
prendevano oppure, si sospendevano
tutte le ostilit) ; Yhonos aut gloria
allude a tutto ci. prospiciens...
aspectabat = spiava guardando da
vanti a s in lontananza . ambas =
utrasque. L aurentum = Laurentium
o Laurentinorum. urbem... L ati ni :
L aurento. T urni ... sororem : si
tratta di I uturna. diva deam :
lei, dea, a quella divinit ; diva
forma arcaica e solenne, pi adatta
ad indicare Giunone. stagnis =
laghi, specchi di acqua , in ge-
l en ei d e 239
praesidet (hunc illi rex aetheris altus honorem 140
Iuppiter erepta pro virginitate sacravit) :
Nympha, decus fluviorum, animo gratissima nostro,
scis ut te cunctis unam, quaecumque Latinae
magnanimi Iovis ingratum ascendere cubile,
praetulerim caelique libens in parte locarim ; 145
disce tuum, ne me incuses, Iuturna, dolorem.
Qua visast Fortuna pati Parcaeque sinebant
cedere res Latio, Turnum et tua moenia texi :
nunc iuvenem imparibus video concurrere fatis.
nere. sonoris : espresso l ampio e
fragoroso precipitare o fluire di grandi
masse dacqua. hunc : quello di
praesidere stagnis et fluminibus.
i l l i : luturnae. rex aetheris altus :
Giove, nominato espressamente, con
epica solennit, sbito dopo. erepta
pro vi rgi ni tate : gli amori di Giove
con I uturna sono cantati da Ovidio
(Fasti, II, 583-616). sacravit =
don come sacro .
142-146. Nymph (il nome greco,
ma il vocativo ha la sillaba finale
breve propria del vocat; singolare
della I a declin. latina) : Giunone parla
a I uturna, come a divinit pi giovane
e ne riconosce i titoli e le prerogative
( onore, ornamento dei corsi dac
qua per la bellezza e la salubrit).
animo... nostro dilettissima al no
stro cuore . scis ut = sai come
e perch , invece delle propos. ogget
ti va ; il te retto da praetulerim.
cunctis : determinato dalla relativa
generica quaecumque Latinae. ma
gnanimi Iovis : in senso per iro
nico e subdolo. ingratum: sott. mihi ;
si tratta, in tal caso, di rivali in amore
di Giunone. cubile = tlamo ;
espressione epica e solenne quella
di ascendere cubile. praetulerim...
locarim (incorniciano il verso intero,
ed hanno in comune l oggetto te
unam) = come io ti abbia preferita
a tutte le vergini L atine, che... . -
caeli = divinitatis. disce = ascol
ta, apprendi . tuum = che ti
riservato , che incombe su te
per l eventuale morte del fratello
Turno ; la frase studiatamente inde
finita. ne me i ncuses = affinch
tu non faccia ricadere su di me la
colpa di non averlo protetto a suf
ficienza e per tempo. L e parole di
Giunone sono astute e insincere : ella,
mediante l opera di I uturna, vuole
sfogare ancora una volta lodio contro
i Troiani.
147-153. Qua = quatinus opp. quam-
diu. Fortuna : la dea della sorte,
secondo la mitologia, figlia di Oceano
e di Teti ; assai venerata, anche du
rante l et classica, ad Anzio, a Pre-
neste, altrove ; rappresentata col cor
nucopia (segno di abbondanza) e col
timone (in quanto ella pilota la vita
degli uomini), spesso bendata agli
occhi. Parcae : erano le tre sorelle
che filavano il destino degli uomini :
Cloto filatrice , L chesi sorte ,
tropo inflessibile , rispettivamente
per trarre il filo della vita, per svol
gerlo, per troncarlo : dapprima lina
sola, diventarono poi tre per influsso
delle Mire dei Greci. pati = per
mettere, consentire . cedere =
feliciter procedere, evenire per il L azio
(Latio). texi = protexi, soprattutto
in odio ad Enea e ai Troiani. iuve
nem : non altra indicazione per Turno.
L a dea fa sentire il suo rammarico per
codesta giovane vita destinata, fra
240 P. VI RGI L I O MARONE
Parcarumque dies et vis inimica propinquat. 150
Non pugnam adspicere hanc oculis, non foedera possum ;
tu pro germano si quid praesentius audes,
perge : decet ; forsan miseros meliora sequentur .
Vix ea, cum lacrumas oculis Iutuma profudit
terque quaterque manu pectus percussit honestum. 155
Non lacrumis hoc tempus ait Saturnia luno ;
adcelera et fratrem, si quis modus, eripe morti,
aut tu bella cie conceptumque excte foedus :
auctor ego audendi . Sic exhortata reliquit
incertam et tristi turbatam volnere mentis. 160
breve, ad essere troncata. concur
rere = concursurum esse. Parca
rum = mortis ; il genit, soggettivo
( = fissatogli dalle Parche ). foe
dera s il patto precedente il combatti
mento, stretto fra i due contendenti.
tu pr germano, ecc. = tu invece,
se ti senti, puoi osare qualcosa di pi
efficace a vantaggio del fratello tuo ;
praesens : vale immediato, efficace
e simili ; audes ha il senso antico di
desideri . perge = affrttati,
avviati , poi diventa una semplice
esortazione. decet = per te
ben decoroso ; ti lecito di farlo ,
come sorella. f orsan : forma rara
e poetica, al posto di fortasse qui,
o di forsitan. mi seros : sono Turno
e i suoi compagni di lotta che forse
ne trarranno conseguenze migliori .
154-160. V i x ea : sott. dixerat.
cum = quandecco . I uturna vede
oltre le parole di Giunone : capisce
linanit del proprio tentativo e line
luttabilit del destino mortale di Turno ;
se qualcosa tenter, sar per unultima
prova di amore fraterno e perch,
in ogni caso, l a dea potente ha preso
su di s ogni responsabilit (auctor
ego audendi). ocul i s s abl. stru
mentale, come il successivo manu, ma
noi diciamo riversa dagli occhi a pro
fusione . honestum (= decorum)
= leggiadro . l acrumi s ; dativo,
che equivale al lacrim andi della buona
prosa. adcel era : con valore intran
sitivo. si quis modus : sott. est.
morti : la dea pronuncia la parola
orribile per fare adcelerare di pi
I uturna. bel l a ei e : questo inte
ressava a Giunone, anche se lo dice
per ultimo. conceptum... foedus -
annulla, rendi vano del tutto il
patto concluso . auctor... au
dendi = sono io a consigliarti que
st(atto di) audaci a; auctor pu es
sere anche femminile, come dux, vates,
sacerdos e simili ; audendi uneco
precisa di audes del v. 152. rel i qui t :
sott. luturnam . incertam : anche
perch Giunone non aveva accen
nato alcun mezzo concreto e partico-
colare e non aveva dato nessuna vera
e propria assicurazione di buon risul
tato. vol nere : di carattere mo
rale. menti s : se fosse accus. plur.,
andrebbe con turbatam, come accus.
di relazione ; va invece legato con
volnere, come genitivo. Grave la con
dizione di I uturna, che ora dovr
agire da sola.
l e n e i d e 241
ENEA, GUA RI TO DAL L A FERI TA , TORNA A COMBA TTERE
(X I I , 411-440)
La battaglia, aizzata da Iuturna, sorella di Turno, riprende furiosa,
immane, allo scoccar della freccia dell'ugure Volunnio contro i Troiani.
Dimentichi del patto, test solennemente concluso, i due eserciti si scon
trano qua e l sanguinosamente. Lo stesso Enea, per la prima volta
in tanti combattimenti, colpito da una freccia d'ignota provenienza
ed costretto a ritirarsi, dolorante, dalla mischia, mentre Turno si fa pi
baldanzoso e crudele fra i Troiani, che oppongono debole resistenza.
Accorre frettolosamente il medico Ipige (figlio di Iasio, fratello di Pali
nuro), senza riuscire ad estrarre l'arma dalle carni delleroe ferito.
Ma proprio allora Venere, misurata la gravit del momento, con unerba
salutare, clta sul monte Ida, corre frettolosa, circondata da una nube,
a consegnarla al figlio; bagnata dellacqua, in cui la pianta medicamen
tosa stata immersa, la ferita di Enea rimargina prodigiosamente,
e leroe, riprese le sue armi, torna pi vigoroso in battaglia, salutando
gioiosamente il figlio e cercando tra le file nemiche il suo accanito rivale,
che per Iuturna riesce abilmente ad allontanare.
Hic Venus indigno nati concussa dolore
dictamnum genetrix Cretaea carpit ab Ida,
puberibus caulem foliis et flore comantem
purpureo (non illa feris incognita capris
411-419. H i c = a questo punto,
allora . ' i ndi gno = immeritato,
iniquo , perch dovuto ad un colpo
sbdolo e proditorio. dictamnum :
su questerba prodigiosa ed esotica
il Poeta accumula, giustamente, molti
particolari : una specie di origano,
detto vulnerario, in quanto arresta
il sangue di una ferita e ne fa uscire
il dardo ; il nome veniva collegato
col monte Diete in Creta ; per avere
ogni efficacia, tale erba doveva pre
sentar le foglie ampie e lanuginose {pu
beribus... f o l i i s ) e un bel fiore dallo sma
gliante colore {flore comantem purpu
reo). Cretaea ab I da : Aristtele di
ceva che in tal isola le capre selvatiche,
se rimaste ferite, cercavano, per loro
spontaneo istinto, proprio codesterba
guaritrice. gentri x = nella sua
premura materna per Enea. Cre
taea = Cretensi- puberi bus... pur
pureo = stelo dalle foglie lanugi
nose e sormontato da fiori purpu
rei (culem apposizione descrittiva
di dictamnum ; puberibus indica pro
priamente adulti, maturi ). non :
forma litote con incognita. illa...
16
242 P. VI RGI L I O MARONE
gramina, cum tergo volcres haesere sagittae) : 415
hoc Venus obscuro faciem circumdata nimbo
detulit ; hoc fusum labris splendentibus amnem
inficit occulte medicans spargitque salubris
ambrosiae sucos et odoriferam panaceam.
Fovit ea volnus lympha longaevos Iapyx 420
ignorans, subitoque omnis de corpore fugit
quippe dolor, omnis stetit imo volnere sanguis ;
iamque secuta manum nullo cogente sagitta
excidit atque novae rediere in pristina vires.
Arma citi properate viro ! quid statis ? Iapyx 425
conclamat primusque animos accendit in hostem ;
non haec humanis opibus, non arte magistra
proveniunt neque te, Aenea, mea dextera servat ;
maior agit deus atque opera ad maiora remittit .
grami na = quellerba ; gramen
propriamente il gambo, il fusto .
feris... capri s = alle capre selva
tiche . tergo : dat., sott. earum ;
va con haesre, perf. di valore ite
rativo. hoc : sintende dictamnum.
obscuro... ni mbo = colla faccia av
volta in una nube che la rendeva invi
sibile . hoc : abl. strumentale da
unire con in f ic i t = mescola . f u
sum l abri s spl endenti bus = infusum
in labro (l orlo del vaso, poi i l
vaso stesso ) splendenti. amnem -
acqua pura di fiume . occul te
medi cans = donando (allacqua stes
sa) cos un segreto potere medicinale,
medicamentoso . spargi t = vi
infonde . odori f eram : in quanto
si tratta, anche qui, di unerba.
panaceam : parola greca, come la
precedente ambrosia ; si conoscevano
panacee diverse : quella di Chirone,
di Eracle, di Esculapio, ecc.; ad esse
si attribuivano poteri e virt medi
camentose.
420-424. Fovi t : qui vale cur,
bagn . longaevs (nom. sing.) :
eco del senior del v. 401. ; ignorans
= nulla sapendo delle prodigiose
virt di tale acqua. de corpre : di
Enea. qui ppe = come ben na
turale, naturalmente . dolor : con
allungamento per ictus, davanti a
cesura forte e ad interpunzione.
omnis : la guarigione non solo
istantanea, ma anche totale. steti t
i mo vol nere = si ristagn nella parte
pi interna della ferita . ---- i am
que = ed ecco che . manum :
sott. Iapygis. nul l o cogente =
senza (bisogno di) sforzo alcuno
di I pige o di altri ; abl. assoluto.
novae = rinnovellate . i n pri
sti na : avverbiale (si sottintenda offi
cia, munera) = alla consueta loro at
tivit, funzione .
425-429. A rma... properate = le
armi portate in fretta ; properate
qui transitivo, con valore pregnante ;
la fretta fatta sentire anche da
citi. viro = allEroe . sta
ti s = non vi movete ancra.
animos : di tutti i guerrieri di Enea.
non haec, ecc. = non gi da umano
potere viene questa guarigione {haec),
non gi dal magistero della mia arte
(chirurgica) . servat = ha fatto
salvo ; vivace il presente : il me
dico contempla, ammirato, l effetto
delllopera di altri pi che sua.
mai or, ecc. = un dio ben pi potente
(della mia destra) qui intervenuto, ha
L ENEI DE 243
Ille avidus pugnae suras incluserat auro 430
hinc atque hinc oditque moras hastamque coruscat.
Postquam habilis lateri clipeus loricaque tergo est,
Ascanium fusis circum complectitur armis
summaque per galeam delibans oscula fatur :
Disce, puer, virtutem ex me verumque laborem, 435
fortunam ex aliis ; nunc te mea dextera bello
defensum dabit et magna inter praemia ducet.
Tu facito, mox cum matura adoleverit aetas,
sis memor et te animo repetentem exempla tuorum
et pater Aeneas et avunculus excitet Hector . 440
qui operato e ti rimanda a pi grandi
gesta .
430-434. I l l e : Enea. suras i ncl u
serat auro = chiuso aveva gi i pol
pacci entro i dorati schinieri .
hi nc atque hi nc : il L atino con hinc
indica il punto di partenza dellazione.
odi tque = e pi non sopporta .
coruscat = agita, squassa .
habi l i s = adattato, accomodato ,
sott. est = f a c t u s est, come gi con
lorica sott. fa c t a . tergo : cio
al torace . f usi s ci rcum = cir
cum fusis ; con arm is (maschile, qui)
si traduca : cingendolo colle sue
braccia . summaque... oscul a
sfiorandogli le labbra con un bacio
impresso di sfuggita attraverso l'elmo ;
delibans indica lo sfiorare, lassaggiare
appena appena.
435-440. D i sce = apprendi .
verum... l aborem = la genuina es
senza della fatica . f ortunam =
ad esser solo fortunato , dipende
ancra da disce. nunc : cio fin
ch tu, giovanissimo, hai tuo padre
che ti difende. def ensum dabi t =
defendet. praemi a : allude alla ri
compensa del regno ; inter significa
a vivere fra le ambite ricompense .
f aci to : limperativo futuro si oppone
al nunc precedente. matura : pro-
lettico e predicativo di adoleverit, di
cui aetas soggetto personificato.
ani mo repetentem = mentre nel tuo
intimo andrai ricordando . avun
cul us = zio materno (Ettore).L esor
tazione nobile e grave di Enea al figlio
come un testamento di alta spiri
tualit, che l eroe lascia prima di ri
prendere il combattimento : in essa
tutta l esperienza morale dellEroe,
valoroso, ma pur anche assai tra
vagliato.
244 P. VI RGI L I O MARONE
LA M ORTE DI TURNO
(X I I , 919-952)
l'atto conclusivo del canto e di tutto il poema: la fine di un eroe
e il trionfo dellaltro, nel quale trovano finalmente compimento i fati.
La lotta si era concentrata attorno alle mura di Laurento, e Turno
si accorse che ormai, nonostante le buone intenzioni della sorella luturna,
10 scontro tra lui ed Enea era inevitabile. E si ebbe fragoroso, decisivo.
11 primo fu lui a vibrare un colpo di spada, che per si infranse contro
lo scudo di Enea, che egli riusc ad evitare fuggendo. Ma ormai egli era
in dominio del Troiano, come ghermito dal destino. In cielo intanto
c labbandono della protezione divina : Giunone si dichiara vinta e ras
segnata alla vittoria di Enea e Giove manda, in forma di gufo, una delle
Furie a luturna, perch cessi di proteggere il fratello. Turno ha chiara
la percezione della gravit del momento : smarrito e disperato, afferra
un gran sasso, per scagliarlo contro il furente inseguitore, ma il colpo
fallisce. Enea risponde con un vigoroso lancio di asta, che colpisce
Turno ad una coscia, facendolo stramazzare a terra. Il Rutulo si vede
allora perduto ; non gli resta che invocare piet dal vincitore e chiedergli
di volere almeno restituire le sue spoglie al vecchio genitore. Qjiesta pre
ghiera, questo nome commuovono Enea, che sta l l per cedere; ma, alla
vista del blteo di Pallante sullomero di Turno, si sente fremere dira,
e senza pi esitare immerge la spada nel petto di lui e lanima (di
costui) gemendo fugge sdegnata verso il regno delle ombre .
Cunctanti telum Aeneas fatale coruscat
sortitus fortunam oculis et corpore toto 920
eminus intorquet. Murali concita numquam
tormento sic saxa fremunt nec
919-925. Cunctanti = contro Tur
no, clto in un momento di esitazione .
coruscat = fa partire, scaglia ;
altri intende punta . sortitus,
ecc. = profittando del momento e
del punto opportuni, con unocchiata .
corpore toto... i ntorquet = ten
dendosi con tutta la persona, lo sca-
fulmine .tanti
glia da lontano . murali ... tor
mento : allude alla ballista, mac
china da guerra di forma arcuata, tesa
con nervi e funi, per il lancio di sassi
ed altri proiettili contro le mura ne
miche. concita : va con saxa =
scagliati . fremunt = ronzano,
rimbombano . ful mi ne... crepi-
L ENEI DE
245
dissultant crepitus. Volat atri turbinis instar
exitium dirum hasta ferens orasque recludit
loricae et clipei extremos septemplicis orbes. 925
Per medium stridens transit femur : incidit ictus
ingens ad terram duplicato poplite Turnus.
Consurgunt gemitu Rutuli totusque remugit
mons circum et vocem late nemora alta remittunt.
Ille humilis supplex oculos dextramque precantem 930
protendens : Equidem merui nec deprecor inquit
utere sorte tua ; miseri te si qua parentis
tangere cura potest, oro (fuit et tibi talis
Anchises genitor), Dauni miserere senectae
et me seu corpus spoliatum lumine mavis 935
redde meis. Vicisti et victum tendere palmas
Ausonii videre ; tua est Lavinia coniunx ;
ulterius ne tende odiis . Stetit acer in armis
tus = cos tremendi fragori si spri
gionano in sguito al fulmine .
V ol at : sogg. hasta, quella di Enea.
-atri... i nstar = a guisa di nero tur
bine ; instar indeclinato e solita
mente specificato dal genitivo, come
qui. exitium = mortem, ogg. di f e
rens. orasque recl udi t = e squar
cia i lembi . extremos = i pi
bassi . septempl ici s = a sette
strati di cuoio o di metallo . Come
noto, la corazza era usata per co
pri re e proteggere il petto e il ventre :
da essa scendevano delle piastre mo
bili di metallo, attraverso le quali il
giavellotto pass andando a ferire il
femore di Turno, che stramazz a
terra di colpo.
926-929. transi t = trapassa .
i nci di t = sabbatte . i ngens...
T umus : cade sul ginocchio pie
gato , cio piegando le ginocchia .
Consurgunt gemi tu = balzano
i n piedi con un urlo di dolore.
al ta = profondi , opp. fin nel pro
fondo . remi ttunt = fan riecheg
giare .
930-938. I l le : Turno. humi l i s :
se nomin. singol. vale da terra ;
se acc. plur. va con oculos. pro
tendens : attribuito anche ad oculos.
merui : la parola odiosa, mortem,
sottaciuta. nec deprcor = e non
intendo allontanarla da me con le
preghiere . utre sorte tua = tu
vliti del diritto che ti concede la tua
buona fortuna . mi seri , ecc. =
se mai il dolore di un povero padre
(Duno, padre di Turno, ancor gio
vane danni) ti pu toccare il cuore .
tal i s = in tale et . senectae =
della vecchiaia di Duno. Com
moventi sono queste parole pietose
di Turno per il vecchio padre, e toc
cano senzaltro il cuore di Enea.
me seu, ecc. = vivo o morto .
mei s = ai miei . Turno sente or
mai di non appartenere pi ai Ru
tuli, ma solo ai suoi familiari .
vici sti : parola terribile e generosa
sulle bocca di un eroe. victum,
sott. me. A usonii : i miei sudditi,
quelli a cui io comandavo. vidre
= viderunt. tua est : a te appartie
ne come moglie. ulteri us... odii s :
non andare pi oltre col tuo odio :
questo, una volta che L avinia tua,
non ha pi motivo di essere. ne
tende = ne tetenderis, a guisa di arco.
246 P. VI RGI L I O MARONE
Aeneas, volvens oculos dextramque repressit ;
et iam iamque magis cunctantem flectere sermo 940
coeperat, infelix umero cum apparuit alto
balteus et notis fulserunt cingula bullis
Pallantis pueri, victum quem volnere Turnus
straverat atque umeris inimicum insigne gerebat.
Ille, oculis postquam saevi monumenta doloris 945
exuviasque hausit, furiis accensus et ira
terribilis : Tune hinc spoliis indute meorum
eripiare mihi ? Pallas, te hoc volnere Pallas
immolat et poenam scelerato ex sanguine sumit .
Hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit 950
fervidus ; ast illi solvuntur frigore membra
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.
rimasto teso gi per troppo lungo
tempo. L avinia, premio della lotta,
suggella la parl ata di Turno.
939-944. Stetit... i n armi s = ritto
saderse con espressione sdegnosa, con
le armi in pugno . volvens : verso
il caduto. et iam, ecc.s ordina :
et sermo (Turni) iam iamque coepe
rat flectere (= piegare alla piet)
eum magis cunctantem ( = sempre pi
esi tante). cum = quando, ad
un tratto . alto : ha il valore av
verbiale di in alto , in luogo visi
bilissimo. baltus : con infelix ;
vale il fatale blteo . notis :
sintende, ad Enea. cingula s plu
rale poetico, variazione di baltus.
volnere - colpo . atque = et
cuius. inimicum in s ign e = tro
feo appartenente al nemico . Anche
in questo ultimo momento Enea
conserva la sua pietas ; egli uccide
Turno per vendicare Pallante ; Pal
lante che esige vendetta e guida la
mano di Enea ; e la vendetta, secondo
la mentalit degli antichi, era sacra
e legittima. quello di Enea un rito,
che placher Pallante, non imo sfogo
brutale di forza e di odio.
945-952. oculis : va con hausit.
monumenta doloris = quelle spo
glie (exuvias) ricordo dun tremendo
(saevi) dolore , per la morte di Pal
lante. hinc = da queste mie
mani (M aggi ), accostato a Tune
per un contrapposto terribile. in
dute = indutus. eripiare : congiun
tivo dubitativo. hoc volnere =
con questo mio colpo . san
guine : sott. tuo. fervidus : sott.
ir. ast = ed ecco . frigore =
morte. vitaque... umbras = e
l anima gemendo fogge sdegnosa verso
il regno delle ombre ; come quella
di Camilla (X I , 831) : sono entrambi
guerrieri nel pieno fiore di giovinezza
e di forza ; e passano dalla luce dell a
vita al gran buio delloltretomba.
Q. ORAZIO FLACCO
Vit a
Orazio nacque nel 65 av. Cr. (8 dicembre) a Venosa, alle falde
del monte Vulture, tra la Lucania e lApulia, sulle rive dellOfanto,
e conserv sempre del paese natio un grato e nostalgico ricordo,
anche se fu costretto a lasciarlo molto presto. Suo padre (della
madre, forse morta prematuramente, non si sa nulla) era un liberto
(da affrancato aveva preso il nome di Orazio, perch gli abitanti
di Venosa appartenevano alla trib Horatia) che, esercitando
lumile professione di esattore delle imposte {coactor), era riuscito
ad acquistare un magro podere e a mantenere cosi la sua famiglia.
Forse allet di 7 anni Orazio fu portato a Roma : il padre non
voleva mandarlo alla scuola di Flavio, nella citt natia, per non
esporlo alle insolenti frecciate dei nobili di provincia, che la fre
quentavano, e di questa delicatezza il poeta gli fu sempre grato.
Cosi nella grande Roma il giovane Orazio, preceduto e seguito
da uno schiavo, passava da un mastro allaltro, sempre assi
stito e confortato dal padre, come se i mezzi gli venissero fomiti
da grandi poderi aviti. Come scolaro doveva essere un po indi-
pendente e non molto disciplinato, se prov sulle sue carni la ferula
e lo scudiscio di Orbilio dalla pronta bastonata. Comunque, egli
fu costretto a commentare gli scrittori dellet arcaica (contro
i quali poi mostr di avere una vecchia ruggine), ma lo studio
dei poeti arcaici non gli imped di leggere anche i capolavori della
letteratura greca ; e con tanta partecipazione e profitto che i suoi
primi versi furono scritti in greco.
A 20 anni (nel 45 av. Cr.), seguendo il costume dei giovani
di buona famiglia, anche Orazio pass ad Atene, per completare
la sua cultura con pi approfonditi studi di retorica e di filosofia:
ascolt Accademici e Peripatetici ; ma, pur dedicandosi con spe-
250 Q. ORAZIO FLACCO
ciale interesse ai problemi morali, non si leg ad alcuna scuola
e soprattutto a nessun maestro. Il soggiorno ateniese fu certa
mente piacevole (E pisi., II, 2, 46) ; ma gli avvenimenti politici
10 distolsero ben presto dalle dolci occupazioni per portarlo sul
campo di battaglia. Infatti dopo il marzo del 44 av. Cr., Bruto,
11 principale responsabile della uccisione di Cesare, era passato
ad Atene : il suolo dItalia non era troppo sicuro per lui, ora che
M. Antonio aveva preso le redini della cosa pubblica, e quindi
cercava nella filosofia greca il conforto alle deluse speranze. Quando
poi si indusse a contrastare con le armi in pugno il terreno ai suoi
avversari, trov falangi di giovani, infiammati dagli ideali repub
blicani, pronti a schierarsi al suo fianco : tra i primi, il figlio del
liberto di Venosa, che Bruto apprezz dandogli il grado di tribuno
dei soldati, carica che, di solito, si riservava ai cavalieri o ai discen
denti di nobili famiglie. Cos Orazio partecip alla battaglia
di Filippi (ottobre del 42 av. Cr.) e alla disfatta delle armi repub
blicane : coinvolto nella fuga generale, anchegli cerc, come
poteva, la via della salvezza. Approfittando poi dellamnistia con
cessa da Ottaviano, ritorn a Roma. Le condizioni di vita per lui
erano mutate : suo padre era morto ; il podere gli era stato con
fiscato e assegnato a qualche veterano di Filippi. Sicch la povert,
facendolo audace, lo spinse a cercare occupazione come scriba
quaestorius (segretario del tesoro) e a scrivere versi. Dal momento
in cui vennero conosciuti i suoi versi fu per il provinciale di Venosa
una costante ascesa nel mondo dei potenti e, soprattutto, nel mondo
della poesia. Gli amici Virgilio e Vario, apprezzandone le doti
di intelligenza e di fantasia e i non pochi pregi morali, lo presen
tarono a Mecenate (nel 39 av. Cr.) e dal 38, libero da ogni neces
sit di lavoro, il poeta si leg a Mecenate con una tenerissima
amicizia, che solo la morte valse a interrompere. Con la pubbli
cazione del primo libro delle Satire (35 av. Cr.) il suo nome comin
ci a correre sulla bocca di tutti, mentre Mecenate gli donava
(34-33 av. Cr.) una magnifica villa in Sabina, sulla riva destra
della Digentia (oggi Licenza), a circa otto Km. da Mandela (oggi
Bardela), alle falde del monte Lucretile.
Q,. ORAZIO FLACCO
251
Orazio, innamorato della campagna, della sua serenit e della
vita semplice che vi si pu condurre a contatto con le gioie della
natura, divise dallora in poi il suo tempo fra lunghi soggiorni
in Sabina e brevi apparizioni in citt. Amante dellindipendenza,
rifiut l invito di Augusto di essere suo segretario, pago di quello
che la generosit dellamico Mecenate gli offriva. Mor il 27 novem
bre dell8 av. Cr. allet di 57 anni, duna malattia cos violenta
e rapida, che non gli permise nemmeno di sottoscrivere il testa
mento : fu sepolto sullEsquilino, accanto a Mecenate che l aveva
preceduto nella tomba di qualche mese.
Oper e
Lattivit poetica di Orazio nel primo periodo (41-30 av. Cr.)
ha carattere prevalentemente giambico-satirico ; ma l innata mode
razione del suo animo e un istintivo senso della misura lo ten
nero lontano dalle intemperanze dei suoi modelli greci (Archi-
loco e Ipponatte, oltre che i poeti della Commedia Antica) e dal
lutulento verseggiare del suo immediato predecessore Lucilio.
Nel 35 av. Cr. pubblic il primo libro delle Satire, com
prendente dieci componimenti. Nel 30 av. Cr. fece seguire un
secondo libro di Satire (che ne comprende otto) e contempora
neamente un libro di 17 componimenti, che egli denomin Giambi,
ma che poi presero il nome di Epodi, perch composti, in mag
gioranza, secondo il sistema epodico (un verso breve che ne chiude
e completa uno pi lungo).
Nel 23 av. Cr. videro la luce i primi tre libri delle Odi
(38 nel I ; 20 nel II; 30 nel III).
Nel 20 av. Cr. uscirono le 20 composizioni del I libro delle
Epistole, che avrebbero dovuto segnare la fine dellattivit
poetica oraziana. Senonch nel 17 av. Cr., in occasione dei Ludi
Saeculares, egli ebbe da Augusto l incarico di comporre il Car
men, che degnamente concluse la straordinaria solennit. Fu que
sta la vera consacrazione di Orazio Vates : quel carme, cantato
252
Q. ORAZIO FLACCO
da nobili fanciulli e caste fanciulle sul Palatino e sul Campidoglio,
doveva risvegliare la musa assopita del poeta di Roma
e indurlo a nuovi canti.
Si ebbero cos le odi (15) del libro IV, in cui pare che Orazio,
allambizione di essere l Alceo romano, volesse aggiungere il vanto
di un confronto con Pindaro, per quanto, di fronte al cigno tebano
dal volo possente, egli proclami di essere soltanto una piccola ape
operosa. Infine, dopo l anno 13 av. Cr., fu pubblicato il 2 libro
delle Epistole che, oltre alle due indirizzate ad Augusto e a Floro,
comprendeva, forse, anche la lunga epistola (476 versi) ai fra
telli Pisoni, che pi tardi fu pubblicata a parte con il titolo
improprio di Ars poetica e che non si sa con precisione quando
sia stata composta.
Mondo p o e t i c o
Forse nessun poeta che si conosca fu, come Orazio, padrone
non solo della tecnica espressiva, ma addirittura della fonte stessa
di ispirazione ; egli, unico, invece di lasciarsi dominare dallestro,
lo domina e lo piega alle esigenze dun controllo e dun'a misura,
che, in qualunque altro, avrebbero soffocato ogni pi sorgiva
fonte di poesia. Al contrario, dal felice connubio di una fantasia
aperta ad ogni ardimento (ma arginata da un tenace, vigile e con
sapevole autocontrollo) e di una intelligenza che non rinuncia al suo
ruolo di guida, anche sotto limpulso del sentimento, sbocci unopera
di poesia mirabile, la cui perfezione, splendidamente distaccata, ma
non tale da apparire fredda, ne conserva la vita, sottraendola agli
elementi disgregatori che denunciano, a lungo andare, lopera
distruttrice del tempo.
La prima forma espressiva della sua giovinezza fu indubbia
mente il giambo : la delusione subita a Filippi, le strettezze duna
vita dallincerto domani e le intemperanze dellet stessa lo spin
sero ad una poesia di invettiva che, forse, non sempre superava
lepisodio per assurgere a voce di vera poesia. Ma questi primi
Q. ORAZIO FLACCO 253
componimenti non furono pubblicati che molto pi tardi, certa
mente rimaneggiati o addirittura rifatti. Ricco di pi sicura
ed esperta maturit, Orazio allora si volse a contemplare il mondo
che lo circondava, le follie umane, cogliendone con bonomia
e signorile superiorit il lato ridicolo, sorridendo e facendo sorri
dere. Ed un delizioso aggirarsi, or qua or l, come in una vasta
galleria di tipi e di situazioni, vicine a lui e nello stesso tempo
a noi, in cui palpita un perpetuo e sommesso respiro di saggezza
e di buon senso, in un verseggiare ora discorsivo e scorrevole, ora
spezzato e ostacolato, come scosso dallempito dun flusso interno
di verve e dumorismo. Egli stesso chiamer queste sue satire
sermones, ossia conversazioni , per il loro tono dimesso e quasi
prosastico ; ma da esse, divulgate in tutto il Medio-Evo (cfr. Dant e,
Inferno, IV, 89 : Orazio satiro ), trarranno i secoli preziosi
consigli e saggi ammonimenti atti a rendere l uomo pi consape
vole della propria natura e della necessit di adempiere meglio
la propria missione.
Ritenuta sufficiente e adatta allo scopo l opera compiuta in tal
campo, Orazio si accinge a far risuonare in Roma il canto che,
sei secoli prima, dallisola di Lesbo aveva ammaliato il mondo
greco.- Ricreare in lingua latina i motivi e i ritmi di Alceo e di Saffo
fu la sua pi alta ambizione, soddisfatta con una perfezione tale,
che non fu mai pi raggiunta. Egli si vanta di essere stato
il primo a fare questo dono agli Italici e, in verit, non gli
si pu dare torto, anche se Catullo, prima di lui, aveva espresso
pure con il metro di Saffo il tormento del suo insano amore per
Lesbia. Tale la variet dei motivi, l abbondanza dei metri, lele
ganza dellespressione, che troviamo delVOpus oraziano, che ancor
oggi resta valido il giudizio di Quintiliano (I sec. d. Cr.) essere
Orazio, non Catullo, il solo poeta lirico romano che valga la pena
di leggere. A ci si aggiunge che la ricca e prepotente lira di Alceo
trov solo in Orazio la prima e pi valida risonanza in Roma
e, dallarte di Orazio, la sua vita attraverso i secoli. pur vero
che la forza, la schiettezza e la spontaneit di Catullo ci conquistano
subito al primo incontro, mentre in Orazio il primo furioso
254 Q,. ORAZIO FLACCO
impeto cede a qualcosa di pi meditato e pi complesso ; ma
appunto questa meditata misura che allontana dal canto di Ora-
zio ogni superfluit e ogni scoria e ci d lessenza incorrotta
e incorruttibile della vera poesia : egli passa dal gaio al serio, dal
solenne al leggero, anche nella stessa ode, con una tale eleganza
che d l impressione di spontaneit pur nella pi elaborata com
posizione. Nella poesia di Orazio troviamo una concisione mera
vigliosa, una inevitabilit per cui ogni parola si trova ad essere
al suo giusto posto, immutabilmente sistemata secondo un pre
ciso ordine. Questo il maggior pregio di Orazio, la sua dimostra
zione che la grande poesia, nel senso classico, richiede non sol
tanto ispirazione, ma anche un perfetto quanto paziente lavoro
di cesello ; ed Orazio possedeva il dono naturale di tale attraente
tormento, in misura geniale (M. Gr ant ).
Convinto assertore del giusto mezzo e della ragionevole
misura, sia che canti l amore o l amicizia, sia che esalti i valori
tradizionali della patria o invochi la protezione degli di, sa ele
vare l ode lirica a dignit e solennit fino allora ignote non solo
in Roma, ma anche in Grecia. Perfino quelle che sembrano le pi
leggere espressioni dun edonismo bonario e sorridente, che invi
tano a dimenticare gli affanni della vita nella gioia del banchetto,
fra le tazze di vecchio Massico che dona l oblo, o a rifugiarsi
allombra ospitale dun pioppo, presso il ruscello dalla gorgo
gliante cantilena, rivelano una cos aristocratica propriet di lin
guaggio e unabilit espressiva cos consumata, che le rendono dei
veri capolavori. La loro struttura cosi perfetta, cos personali
sono gli effetti, anche fonici, dei versi, che A. Manzoni sosteneva
Orazio non potersi tradurre : siffatta bellezza non si pu trasfe
rire in altra lingua, senza che perda il profumo pi intimo, il ritmo
pi vivo, l espressione pi pura.
Le Odi non furono molto popolari nel Medio Evo, la cui
religiosit rifuggiva dal tono, un po spregiudicato, di alcune, scar
samente informate al senso della Provvidenza o un po troppo
consacrate al piacere, comunque non abbastanza rivolte ad argo
menti morali ; ma, forse, anche la loro cristallina perfezione con-
Q,. ORAZIO FLACCO
255
tribui a incutere quel riverente timore, che solo lo splendido Rina
scimento valse a dissolvere ; fu questa l et dellode oraziana, che
poi, nel 600 e 700, inform di s tanta degna e nobile letteratura,
in Italia e in Europa.
Pubblicato il grande ciclo lirico nel 23 av. Cr., Orazio ritorna
al genere satirico, ma con stile pi alto, con maggiore intimit,
e si accinge a trattare un genere letterario che Roma ancora non
conosceva, l epistola in versi, con la sicura convinzione di porre
il definitivo sigillo allopera sua. Il poeta ha poco pi. di 40 anni ;
ma, di salute cagionevole, malato agli occhi e sofferente di sto
maco, precocemente invecchiato, intende affidare alle Epistole
l ultimo suo messaggio. Sono venti, ognuna indirizzata a ben defi
nita persona, con la quale il poeta conversa amabilmente su i pi
vari argomnti : la vera saggezza delluomo e la sua stoltezza ;
quale senso si debba dare alla vita ; come n il piacere, n il dolore
debbano turbare l anima nostra ; l eterna vicenda del mondo ;
le gioie dellamicizia ; l intima insoddisfazione di ogni individuo ;
precetti per vivere bene ( con navi e con quadrighe noi corriamo
dietro alla felicit ; ma quello che cerchiamo qui a due passi,
magari in uno squallido villaggio delle paludi, se non ci vien meno
l equilibrio dellanimo ) ; le delizie della vita agreste ; come com
portarsi con i grandi, ecc. Lesametro, molto pi accurato che
nelle Satire, ha una levigatezza e una armonia mirabili e la sua
piena aderenza alla variet del tono, ora scherzoso ora sostenuto,
qualche volta malinconico, talaltra sentenzioso ; ma sempre vivo,
schietto e spontaneo, ne fa unopera squisita, duna perfezione
stilistica e concettuale che suscit l unanime ammirazione. Molti
vedono nelle Epistole il meglio della poesia di Orazio, l opera
del sereno equilibrio : indubbiamente esse sono l espressione
duno spirito nobilmente educato, vi si sente, cio, quella che
i Romani chiamavano urbanitas. Deccellente gusto, come eccel
lente il loro equilibrio, argute piene di fascino, le Epistole
hanno una grazia tutta nuova, di lingua e di metro (M. Gr ant ).
Congedando questo libro (nel 20 av. Cr.), Orazio tracciava
il proprio ritratto fisico e morale, quasi sottoscrivesse il suo testa-
256
Q,. ORAZIO FLACCO
mento, l addio alla poesia. Vennero, vero, la celebrazioni seco
lari del 17 av. Cr., a risvegliare la sua Musa, in seguito alle
pressanti insistenze di Augusto ; quindi usc il secondo libro
delle Epistole e fu composto il quarto libro delle Odi, in cui
vengono cantati, tra l altro, i trionfi di Druso e di Tiberio con
accenti pindarici. Ma, non ostante questo ritorno di fiamma,
il poeta aveva ormai dato il meglio di s : sia quei Carmi che gli
permetteranno di restare nei secoli, anche indipendentemente dagli
scritti posteriori, 1 Alceo romano ; sia quel dovizioso tesoro
di Satire e di Epistole nel quale, soprattutto, per dirla con Vol
taire, egli ci insegna a sopportare la povert, a godere saggia
mente duna onesta agiatezza, a vivere con noi stessi e a render
servigi agli amici. . . a uscire da una vita o triste o fortunata, rin
graziando gli di di avercene fatto dono , insomma, a disprez
zare la morte, pur assaporando la vita (1).
(1) Dagli alessandrini in onore di Orazio.
ODI A SCL EPI A DEE
Sono le odi che meglio si prestano a rendere con obiettiva con
cretezza la variet dei casi della vita : quelle, nel corso delle quali,
il Poeta si astrae in una pacatezza superiore e quel .che vede, pur
vivo e animato in se stesso, riesce a trasferire nel verso come defi
nito e circoscritto entro limiti invalicabili.
Asclepiadei sono i metri delle odi che cominciano (I, 1) e che
chiudono (III, 30) il grande ciclo lirico pubblicato nel 23 av. Cr.
(i primi tre libri) e della IV, 3 (affine per argomento alla I, 1) :
i metri, in particolare, che nella I, 1 permettono ad Orazio di offrire
una cos ampia rassegna delle attivit umane, tutte svolgentisi
secondo arcane leggi che le costringono a ripetersi e a reiterarsi
senza mai consentire loro sostanziali mutamenti, e nella III, 30
gli danno modo di presentare, con uno sconcertante distacco, anche
s medesimo e la sua opera lirica come immutabilmente pi alti
della stessa mole delle Piramidi, quasi fossero divenuti entit ormai
intangibili della vita del mondo. Sono asclepiadee l ode al Fons
Bandusiae (III, 13), che perpetua il miracolo di unacqua senza
fine zampillante pur entro lassedio dellatroce Canicola ; quella
(I, 3) che deplora le intemperanze dell audax omnia perpeti. . .
gens humana , e, in particolare, con queste parole dominate dal
l anafora {audax. . . audax), ritma la rampogna contro il non saper
accettare i limiti; quella, celeberrima, a Leuconoe (I, 11), che
ammonita a costringere spatio brevi. . . spem longam ; quella
(I, 24) che prospetta l inutilit per Virgilio (frustra pius) di pian
gere il perduto Quintilio ; quella, altresi, che svolge in un canto
amebeo (III, 9) l amabile e petulante simmetria degli opposti
e insieme consonanti sentimenti di due innamorati. Sono anche
asclepiadee la I, 14, che contempla con controllata sollecitudine
le perigliose sorti della nave di Roma e quella che, con ironico
distacco, considera le vicende damore dello stesso poeta (I, 5).
Infine non inopportuno, forse, rilevare che egualmente a metri
asclepiadei ricorsero quei due perfetti signori dello spirito e delle
17
258 Q. ORAZIO FLACCO
forme della Latinit che sono stati il Petrarca e il Poliziano, quando
vollero esaltare con ammirante e quasi attonita obiettivit i meriti
di Orazio lirico (Regem te lyrici carminis Italus, il Petrarca ; Vates
threicio blandior Orpheo, il Poliziano).
1. - OGNUNO HA UN SUO SOGNO
(I, 1)
Tutti, o Mecenate, hanno le loro aspirazioni, pi o meno nobili,
pi o meno utili; io desidero ardentemente di essere poeta lirico: se il
tuo giudizio me lo confermer, nessuno potr attribuirsi una felicit
superiore alla mia .
Lode, composta nellestate del 23 av. Cr., costituisce la dedica e la pre
sentazione dei primi tre libri di Carmi : i suoi motivi saranno, in parte, ripresi
nella IV, 3.
Maecenas atavis edite regibus,
o et praesidium et dulce decus meum,
sunt quos curriculo pulverem Olympicum
collegisse iuvat metaque fervidis
Me t r o : strofa asclepiadea I.
1-4. Maecenas : C. Cilnio Mece
nate, amico intimo di Orazio e suo
protettore, era nato ad Arezzo nel
69 av. Cr. Conosciuto Ottaviano ad
Apollonia, divenne ben presto suo
confidente e consigliere. Uomo di ec
cezionale cultura e destremo buon
gusto, protesse letterati e artisti, tanto
che il suo nome pass poi nei secoli
a indicare ogni munifico appassio
nato darte. Non volle mai cariche
pubbliche, pur avendo avuto talvolta
in mano le sorti di tutto limpero,
pago slo di essere chiamato eques
romanus. Mor a Roma nell8 av. Cr.,
pochi mesi prima di Orazio. ata
vis... regibus = discendente di an
tenati regali (edite = nate ; ma pi
raffinato ed elegante) : Mecenate van
tava tra i suoi ascendenti etruschi
vari lucumoni (o re) di Arezzo (atavi,
erano gli ascendenti di quinto grado,
dopo pater, avus, proavus (= bisnon
no e abavus). o et : c iato (fre
quente con la esclamativa o) che
mette in rilievo i due sostantivi
praesidium (= difesa ) e decus
(= vanto , onore ). sunt
quos... iuvat (pi comune, il con
giuntivo-consecutivo) = vi sono di
quelli cui piace : d inizio ad una
serie di esempi, che mettono a nudo
i vari gradi dellumana ambizione.
C chi aspira alla vittoria atletica,
chi al successo elettorale ; uno vuole
tutto il grano dellAfrica, laltro, in
vece, coltivare i propri campi, altri
ancora godono a percorrere il mare
in lungo e in largo, ecc. curri-
culo = col cocchio . Olympi
cum : i giochi ad Olimpia, nellElide,
erano i pi celebrati dellantichit,
anche se non gli unici (ricordare
i Pitici, gli Istmici e i Nemei) e dura
rono fino al IV sec. d. Cr. col
legisse (soggetto di iuvat) = racco-
LE ODI 259
evitata rotis palmaque nobilis 5
terrarum dominos evehit ad deos :
hunc, si mobilium turba Quiritium
certat tergeminis tollere honoribus ;
illum, si proprio condidit horreo
quicquid de Libycis verritur areis. 10
Gaudentem patrios findere sarculo
agros Attalicis condicionibus
numquam demoveas, ut trabe Cypria
gliere ; nel senso di sollevare nu
vole di polvere semplicemente, an
che se linfnito passato ci riporta
a vittoria gi conseguita. meta :
si chiamavano mete due colon
nette che delimitavano la spina ,
al centro dello stadio. Attorno a que
sta spina correvano i carri ; sicch
la principale cura degli aurighi era
di fare il giro stretto senza per toc
care le mete , il che avrebbe pro
vocato la rottura del cocchio. Di qui
lespressione oraziana la mta scan
sata con le ruote infuocate (fervidis) .
5-8. palma : un ramoscello di palma
veniva solennemente consegnato ai
vincitori dei giochi Olimpici (in ori
gine essi ricevevano una corona di
oleastro) ; per questo la palma di
venne simbolo di vittoria. nobilis
(da notabilis, ma in senso attivo) =
che rende illustri . terrarum
dominos apposizione di deos : per
comprendere lespressione innalza
fino agli di , dobbiamo riportarci
alla mentalit e alluso corrente fra
i Greci, per i quali ottenere una vit
toria nei giochi era prova duna spe
ciale predilezione degli di, una com
partecipazione della divinit stessa ;
1' olympionikes era considerato al di
sopra della fragile natura umana.
hunc (sott. iuvat) = questi lieto .
mobilium = dei volubili .
Quiritium : i Romani, nei loro rappor
ti civili. certat... tollere (costrutto
derivato dal greco) = va a gara per
innalzarlo con i triplici onori (que
stura, pretura e consolato) : tergeminis
poetico per triplicibus.
9-12. illum (sott. iuvat). con
didit = riuscito a riporre nel pro
prio granaio (horreo) . quicquid
(intendi frumenti) = tutto il grano
che . Libycis... areis = si spazza
sulle aie di Libia : i Romani attin
gevano il grano necessario a inte
grare la produzione della Penisola
dalla Sicilia, dallEgitto e dalla pro
vincia dAfrica, che comprendeva lat
tuale Algeria orientale, la Tunisia
e una parte dellodierna Tripolitania.
A questa Provincia dAfrica, detta
poeticamente Libya, si riferisce in
particolare Orazio. Gaudentem
(oggetto di demoveas) = colui che
gode a rompere con lerpice (sarculo)
i campi paterni . Attalicis con
dicionibus = a condizioni degne di
Attalo ; si allude ad Attalo I I I ,
re di Pergamo, il quale, morendo nel
133 av. Cr., aveva lasciato il suo
regno, con le sue immense ricchezze,
in eredit ai Romani. Tale genero
sit aveva fatto tanta impressione,
che era diventata proverbiale.
13-16. numquam, ecc. = non lo po
tresti mai distogliere (dal suo campo),
per fargli solcare (ut... secel, cong. di
seco, secui, sectum, secare) con una
260 . ORAZIO PLACCO
Myrtoum pavidus nauta secet mare.
Luctantem Icariis fluctibus Africum 15
mercator metuens, otium et oppidi
laudat rura sui ; mox reficit rates
quassas, indocilis pauperiem pati.
Est qui nec veteris pocula Massici
nec partem solido demere de die 20
spernit, nunc viridi membra sub arbuto
stratus, nunc ad aquae lene caput sacrae.
Multos castra iuvant et lituo tubae
permixtus sonitus bellaque
nave (trabe, per metonimia) di Cipro
(isola ricca di legname, molto ricer
cato per la costruzione di navi) il
mare Mirtoo ; ossia, dellisola di
Mirtos , a sud dellEubea (qui sta,
per, per un mare qualunque pieno
di pericoli). pavidus nauta =
divenuto pauroso nocchiero .
Luctantem... metuens = il mercan
te, quando teme lAfrico in lotta
con i flutti Icarii : Icariis si rife
risce allEgeo occidentale, dovera
lisola Icaria, presso la quale sarebbe
precipitato Icaro ; qui, per, in senso
generico, per flutti tempestosi .
Africum : il vento di Sud-Ovest
(Libeccio), spesso apportatore di tem
pesta ; per vento in generale.
otium = la tranquillit . oppi-
di... sui = i campi del suo paesello .
17-20. mox = ma tosto (lomis
sione dellavversativa mette maggior
mente in rilievo la rapidit del mu
tamento). reficit rates (= navim) =
riatta la nave malconcia (quassas,
plur. poetico) . indocilis pati =
incapace di sopportare la povert :
linfinito retto da un aggettivo co
strutto irregolare, ma frequente in
greco e non ignoto alla prosa latina.
Est... spernit (meglio il cong.) =
c chi non disprezza (litote, per
ama molto ) le coppe di vecchio
matribus
Massico : era un vino famoso del
monte Massico, a confine tra Cam
pania e Lazio. partem... deme
re (oggetto di spernit) = sottrarre
una parte della giornata lavorativa
(solido) .
21-24. viridi... arbuto = sotto un
verde corbezzolo . membra (accus.
di relaz.) stratus (da sterno, stravi,
stratum, sternere) = con le membra
adagiate : il tranquillo abbandono
alla dolcezza pigra dei campi, presso
il gorgogliante ruscello, era un ele
mento epicureo, che Orazio riceveva
dalla diffusa infatuazione per Epicuro
della cultura romana del tempo.
ad... lene caput = presso la zam
pillante sorgente duna fonte sacra
(per enallage, detta sacra lacqua,
mentre lo era la sorgente) . lene
(= leniter fluens) = che scorre dolce
mente mormorando . lituo... so
nitus =' il suono della tromba (pro
pria della fanteria) mescolato a quello
del lituo (tromba ricurva della caval
leria) . lituo, per sonitui litui,
costituisce una comparatio compen
diaria.
25-28. matribus (dat. dagente) de
testata (con valore passivo, anche se
il verbo deponente) = odiate dalle
madri (il linguaggio poetico usa
molto il dativo dagente con i parti-
LE ODI 261
detestata. Manet sub love frigido 25
venator tenerae coniugis inmemor,
seu visa est catulis cerva fidelibus
seu rupit teretis Marsus aper plagas.
Me doctarum hederae praemia frontium
dis miscent superis, me gelidum nemus 30
Nympharumque leves cum Satyris chori
secernunt populo, si neque tibias
Euterpe cohibet nec Polyhymnia
Lesboum refugit tendere barbiton.
Quodsi me lyricis vatibus inseres, 35
sublimi feriam sidera vertice.
cipi passati). Manet = passa la
notte . sub... frigido = sotto il
freddo cielo ; ricordata la divi
nit per lelemento che le sacro.
tenerae = giovane . visa
est (passivo) = sia stata avvistata ,
sia apparsa . catulis = canibus
(dativo dagente). teretis... pia-
gas = le ben ritorte reti . Mar
sus aper = un cinghiale della Mar-
sica , regione montuosa intorno al
lago Fucino, ricca di boschi e di cin
ghiali particolarmente selvaggi.
29-33. Me... frontium = quanto
a me, ledera (hederae, plurale poe
tico) che cinge premiando (praemia)
la fronte dei poeti . dis... supe
ris = rende uguale agli di del
cielo . Me... me : ripetizione (ana
fora) enfatica, che segna profonda
mente il distacco fra il poeta, dal
nobile destino, e tutti gli altri... pa
titi, di cui fino ad ora ha parlato.
gelidum = fresco . leves...
chori = le agili danze . Nym
pharum... Satyris : Ninfe e Satiri
costituivano il classico corteo gioioso
di Bacco-Dioniso, il dio dellispirazione
poetica. secernunt populo = di
stinguono dal volgo . tibias (sott.
geminas) = il flauto a due canne.
33-36. Euterpe (= colei che ral
legra ) : era protettrice della musica,
cui saccompagnava lantica melica
corale. cohibet = trattiene , ri
fiuta di concedere . Polyhymnia
(= dai molti canti ) : era la musa
del canto lirico, della poesia mono
dica. Lesboum... barbiton = non
concede di accordarmi la cetra di
Lesbo : la cetra di Lesbo, dunque,
desidera il poeta ; quella che accom
pagn i canti di Alceo e di Saffo,
ambedue dellisola di Lesbo, e dei
quali Orazio si considera erede, unico
degno, fra tutti i Romani. lyricis
vatibus tra i poeti lirici : per
la prima volta troviamo qui lagget
tivo lyricus a indicare tutto ci che
espressione personale dun poeta,
senza pi distinzione di strumento
(lira o flauto) con cui si accompa
gnavano gli antichi cantori ; ossia
lirico nel senso nostro, moderno,
della parola, mentre fino a Cicerone
lirico era sinonimo di melico .
inseres = mi annovererai .
sublimi... vertice = con lalto capo
toccher le stelle : la frase tradi
zionale passata in proverbio presso
i Greci, ma introdotta fra i Latini
da Orazio per la prima volta, lo fa
grandeggiare fra cielo e terra, con la
fama immortale dei Grandi.
262
Q. ORAZIO FLACCO
2. - NON OMNIS MORIAR
(I II, 30)
Il poeta ha la consapevolezza di aver compiuto un'opera superba,
dalla quale avr fama duratura; e, a conclusione della sua esaltante
fatica, chiede alla Musa la sognata corona d'alloro.
Lode, congedo ai tre primi libri dei Carmi, fu scritta nel 23 av. Cr. nello
stesso tempo della prima del libro primo, della quale ha identico il metro
e, sotto un certo punto di vista, pu considerarsi la logica integrazione.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum. 5
Non omnis moriar multaque pars mei
Me t r o : strofa asclepiadea I.
1-4. Exegi = ho compiuto (sui
monumenti, di solito, si legge absolvi,
feci). perennius = pi duraturo
(secondo letimologia, perennis per
annos, cio destinato a passare inde
finitamente attraverso gli anni ).
regali... situ = della regale mole
delle piramidi ; le piramidi dEgitto,
superbe tombe dei Faraoni, erano
esaltate fra le pi grandi meraviglie
del mondo, costruite a sfida dei se
coli, contro le insidie del tempo e del
deserto. Ma del bronzo dogni altro
monumento (aere) e del marmo egi
ziano pi duratura sar la gloria del
Poeta (chi interpreta situs = muf
fa , forte dun esempio oraziano in
Epist., I I ; 2, 118, e traduce del
regale squallore mettendo in risalto
gli elementi disgrega tori, quali tempo.
sabbia, salsedine, che operano a danno
delle piramidi, giunge a una con
clusione opposta a quella voluta dal
poeta). edax = che corrode ,
aggettivo caro ai poeti (cfr. Virgi
lio, En., I I , 758), ora riferito al
fuoco, ora allacqua, ora agli affanni
che rovinano lanimo . Aquilo :
lAquilone, o Tramontana, vento
del Nord ; qui, per un vento furioso,
in generale. inpotens = sfre
nato , prepotente . dimere =
sgretolare , abbattere .
5-8. Non omnis moriar = non
tutto io morr (omnis = totus) : solo
il corpo del poeta soggiacer al mi
sero destino delluomo e si ridurr
in polvere da sperdersi al vento ; la
miglior parte (multa... pars) di lui,
il suo spirito, il suo nome, la sua
LE ODI 263
vitabit Libitinam : usque ego postera
crescam laude recens, dum Capitolium
scandet cum tacita virgine pontifex.
Dicar, qua violens obstrepit Aufidus 10
et qua pauper aquae Daunus agrestium
regnavit populorum, ex humili potens,
princeps Aeolium carmen ad Italos
creazione poetica sfuggiranno alla
morte, per vivere in eterno con il
sole. multa = magna. Libiti
nam = la morte : appellativo di
Venere, come dea della morte. Lac
costamento veramente significativo
(amore-morte) pare sia derivato dal
fatto che, accanto al tempio di Ve
nere a Roma, cera quello di Libi
tina, dove si denunciavano le morti
e si provvedeva ai funerali. usque
= sempre , riferito a crescam.
postera... laude = per la lode dei
posteri (= posterorum) . tecens =
sempre giovane . dum = fin
ch . Capitolium : simbolo del
leternit, perch sul colle fatidico
era il tempio di Giove e della Triade
Santa ; ivi si conducevano i trionfi,
ivi si appuntavano tutte le aspira
zioni di gloria e di grandezza dei
nobili Romani.
9-12. scandet = salir (come
ascendet, ma pi solenne). cum...
virgine : sono le Vestali, che com
parivano accanto al pontefice mas
simo nelle pi solenni cerimonie reli
giose e, completamente staccate dal
mondo, incedevano maestosamente
raccolte in un religioso e venerato
silenzio. Dicar, qua (avverbio di
moto per luogo)... obstrpit = si
dir, l dove vorticoso rumoreggia :
dicar (costruito personalmente) si rife
risce a princeps... deduxisse. - Aufi
dus : lOfanto, il fiume che bagna
Venosa, il fiume della giovinezza del
poeta e che egli spesso ricorda con
nostalgia in parecchi luoghi, sempre
chiamandolo violento , tremen
do ; a noi invece risulta asciutto
per gran parte dellanno. Si noti lef
fetto di armonia imitativa che il
verso consegue con la successione dei
tre sdruccioli (violens, obstrepit, Au
fidus). qua, qua : intende la Pu
glia, la sua regione dorigine. Gran
vanto sar per gli abitanti di essa
poter ricordare che il pi grande
poeta lirico di Roma era nato tra
loro. Sembra quasi che Orazio, dopo
aver sognato una fama e una longe
vit pari a quella del Campidoglio,
con improvviso ripiegamento di mo
destia, voglia ridurre il campo della
sua gloria, almeno, al suo paese natio.
pauper... Daunus : Dauno era il
re mitico della Puglia settentrionale,
figlio di Pilumno e di Danae. qui
attribuita al re la scarsit dacqua
che propria della regione, ancora
oggi sitibonda . agrestium...
populorum = regn sopra popola
zioni dedite allagricoltura (regnavit
costruito con il genitivo, secondo
luso dei Greci per i verbi che indi
cano superiorit e comando). ex...
potens = da umile origine dive
nuto illustre .
13-16. princeps... deduxisse (= tran
stulisse) per il primo, io ho adat
tato a ritmi (modos) italici il carme
eolico : ossia il verso che fu usato
da Alceo e da Saffo, entrambi del
lisola di Lesbo, che cantarono nel
264 Q,. ORAZIO FLACCO
deduxisse modos. Sume superbiam
quaesitam meritis et mihi Delphica 15
lauro cinge volens, Melpomene, comam.
dialetto eolico del loro paese. Fu
rimproverata al Poeta nera ingrati
tudine verso Catullo, che pure aveva
usato il metro di Saffo, e con gusto
particolare ; ma non bisogna dimen
ticare che solo Orazio tratt con arte
ed efficacia squisite il metro di Alceo,
pi complesso e pi vario, senza
contare che, per variet di motivi
e profondit di pensiero, lopera del
Venosino si impone su quella del
Veronese. ; Sume superbiam (allit
terazione) = arrogati un orgoglio che
hai ben meritato (quaesitam meritis)
Delphica lauro : lalloro era sacro
ad Apollo, perch in tale pianta era
stata trasformata la ninfa Dafne da
lui amata ; e al culto di Apollo
era dedicato il tempio di Delfi, il
pi famoso dellantichit. et mihi,
ecc.; costruisci : et volens (= beni
gna , propizia ), Melpomene, cing
mihi comam lauro Delphica. Mel
pomene : musa della poesia tra
gica, qui nominata per una qualsiasi
delle Muse.
LE ODI 265
3. - BUON VIAGGIO A VIRGILIO !
(I, 3)
Virgilio vuole recarsi ad Alene : che tutti gli di del mare, in par
ticolare Venere, i Gemelli ed Eolo, proteggano la sua nave e lo facciano
sbarcare sano e salvo nellAttica! Ma perch poi questi viaggi cos peri
colosi? Laudacia Umana, che non conosce limiti, ha violato ogni legge
divina; ben giusto quindi che Giove non le risparmi i fulmini
della sua ira .
Lode fu probabilmente composta verso il 23 av. Cr. (pubblicazione dei
primi tre libri) ; il progettato viaggio di Virgilio in Grecia (a completamento
della sua Eneide), per motivi a noi ignoti, fu rinviato al 19 av. Cr. e gli
riusc fatale.
Sic te diva potens Cypri,
sic fratres Helenae, lucida sidera,
ventorumque regat pater
obstrictis aliis praeter Iapyga,
Metro : strofa asclepiadea II I .
1-4. Sic = cos (desiderativo),
da unirsi a regat, cui si riportano
anche i soggetti che seguono.
potens = signora ; con valore,
quindi, di sostantivo. diva... Cy
pri : Venere che, nata dalla spuma
del mare, proteggeva i naviganti ;
era particolarmente venerata a Cipro
(donde il frequente appellativo di
Ciprigna). fratres Helenae : Ca
store e Polluce (nati, con Elena e Cli-
tennestra, da Leda, moglie di Tin-
daro) costituivano la costellazione dei
Gemelli, propizia ai viaggi per mare.
lucida sidera splendente co
stellazione : apposizione di fra
tres e non il caso di vedere in lucida
i cosiddetti fuochi di S. Elmo ,
le fiammelle che compaiono sopra le
antenne delle navi dopo le tempeste
e che erano considerate segni visi
bili della protezione dei Dioscuri sulla
nave stessa. ventorum... pater :
Eolo, che teneva a freno i venti den
tro un monte o in un otre. ob
strictis = incatenati gli altri (aliis =
ceteris) venti, tranne lo Iapigio
Iapige era detto il Favonio, vento di
Nord-Ovest, favorevole per quelli che
veleggiavano alla volta della Grecia,
in quanto spirava dal promontorio
Iapigio (oggi S. Maria di Leuca, in
Puglia) verso il mare. Incatenando
tutti gli altri venti (Austro, Euro,
Aquilone), Eolo avrebbe spinto sicu
ramente in porto, con questo, la nave
di Virgilio, che salpava da Brindisi.
266 Q. ORAZIO FLACCO
navis, quae tibi creditum
debes Vergilium ; finibus Atticis
reddas incolumem, precor,
et serves animae dimidium meae.
Illi robur et aes triplex
circa pectus erat, qui fragilem truci 10
commisit pelago ratem
primus, nec timuit praecipitem Africum
decertantem Aquilonibus
nec tristis Hyadas nec rabiem Noti,
quo non arbiter Hadriae 15
maior, tollere seu ponere volt freta.
Quem mortis timuit gradum
qui siccis oculis monstra natantia,
5-8. quae... Vergilium = che sei
debitrice di Virgilio a te affidato .
finibus Atticis, dativo retto da
reddas (esortativo) = rndilo .
animae... meae : laffettuosa espres
sione, che rappresenta il pi alto
significato dellamicizia ( salva laltra
met dellanima mia!...) non perde
nulla della sua efficacia per il fatto
che giunse ad Orazio per mezzo di
Aristotele, Meleagro, Cicerone, ecc. ;
anche noi diciamo talvolta : sono
due corpi e unanima sola ! .
9-12. Illi robur, ecc. = aveva
certo una triplice corazza di quercia
c di bronzo intorno al petto colui
che.... fragilem va con ratem
(= navem). truci (= tempesto
so ) va con pelago : disposizione
chiastica. primus = per primo .
praecipitem = impetuoso .
Africum : il libeccio, vento del Sud,
in lotta eterna con lAquilone (qui
al plurale, quasi per moltiplicarne
i soffi) che spira da Nord.
13-16. decertantem = in aspra
lotta , con prefisso intensivo.
tristis = malinconiche . Hya
das : costellazione di sette stelle nella
testa del Toro, chiamate comunemente
le gallinelle ; si credeva che il
loro sorgere o tramontare provocasse
pioggia e cattivo tempo, perci lag
gettivo tristis. Noti : vento di mez
zogiorno, detto anche Austro o Sci
rocco. quo... maior = del quale
non c signore (arbiter) dellAdriatico
pi grande . tollere... ponere =
sollevare... placare i flutti (freta) .
volt = vate.
17-20. Quem... gradum = quale
assalto di morte pot temere ; come
fosse quam mortem gradientem. sic
cis oculis = senza batter ciglio :
tenendo ben aperti gli occhi, non si
permette che essi vengano umettati
dal battito delle palpebre, che la
paura invece rende pi frequente.
Altri intendono senza piangere ,
ma pare poco adatto, trattandosi di
uomini rotti a tutte le fatiche, aperti
' ad ogni audacia. monstra : la mi-
LE ODI 267
qui vidit mare turbidum et
infamis scopulos Acroceraunia ? 20
Nequiquam <Jeus abscidit
prudens oceano dissociabili
terras, si tamen impiae
non tangenda rates transiliunt vada.
Audax omnia perpeti 25
gens humana ruit per vetitum nefas ;
audax Iapeti genus
ignem fraude mala gentibus intulit.
Post ignem aetheria domo
subductum macies et nova febrium 30
tologia antica era ricca di mostri
marini e di belve orribili. infa
mis = malfamati , di trista fa
ma , per i frequenti naufragi.
Acroceraunia: promontorio dellEpiro,
ora capo Linguetta, molto pericoloso
per i naviganti ; doveva il suo nome
( le vette dei fulmini ) alle tre
mende tempeste che lavevano reso
tristamente famoso.
21-24. Nequiquam = inutilmen
te . abscidit = separ . pru
dens = previdente . oceano dis
sociabili (ablativo strumentale) =
con loceano che impedisce ogni
rapporto . si tamen, in rapporto
a nequiquam. non tangenda =
acque {vada) che non si dovreb
bero toccare . transiliunt = va
licano . impiae : in quanto con
travvengono al volere divino che le
terre rimanessero tra loro separate.
25-28. Audax... perpeti (costrutto
alla greca, di cui per non mancano
esempi anche in prosa) = audace
nellaffrontare ogni pericolo . ruit...
nefas = precipita sempre su ci che
proibito dalla legge umana (vetitum)
e divina {nefas) . Iapeti (quadri-
sillabo) genus : il figlio di Giapeto
Prometeo, il titano amico delluomo,
al quale don il fuoco, principio di
tutte le arti, avendolo sottratto alla
dimora degli di. Per punirlo, Giove
lo fece incatenare alle rupi del Cau
caso, mentre un avvoltoio gli divo
rava il fegato sempre ricrescente : fu
poi liberato da Eracle. fraude
mala = con inganno rovinoso .
29-32. Post... subductum = dopo
che il fuoco fu sottratto alla reggia
del cielo . macies = la maci
lenza , lo sfinimento : narra la
leggenda che Giove mand agli uomini
Pandora, la donna plasmata da Efesto
e dotata da tutti gli altri di delle
pi seducenti attrattive. Aveva con
s un vaso in cui erano racchiusi
tutti i mali e tutti i beni ; ma non
lo doveva aprire. Ella invece, sposa
di Epimeteo, fratello di Prometeo,
spinta da curiosit lo aperse e tutti
i malanni si riversarono sul mondo :
riusc appena in tempo a richiuderlo
per trattenervi la speranza, lunica che
non abbandona gli uomini. nova =
268
Q. ORAZIO FLACCO
terris incubuit cohors
semotique prius tarda Necessitas
leti corripuit gradum ;
expertus vacuum Daedalus ara
pennis non homini datis ; 35
perrupit Acheronta Herculeus labor.
Nil mortalibus ardui est :
caelum ipsum petimus stultitia neque
per nostrum patimur scelus
iracunda Iovem ponere fulmina. 40
non mai vista prima . incubuit
(da incumbo) = si precipit .
semoti... gradum = la necessit della
morte, prima lontana (prius, che la
cesura fa gravitare su semoti, si. deve
intendere riferito anche a tarda), af
frett il passo ; credenza comune
presso tutti i popoli che, negli antichi
tempi, gi uomini vivessero pi a lungo
e fossero pi felici. Necessitas :
personificazione del Destino, contro cui
lottano invano gli uomini. Cosi pure
poeticamente personificata la Morte.
33-36. expertus, sott. est. Dae
dalus : lartefice mitico che, per eva
dere dal labirinto di Creta da lui
stesso costruito, adatt a s e al figlio
Icaro delle ali tenute insieme dalla
cera. Simboleggia la potenza e lauda
cia dellingegno umano. - pennis...
datis -- con ali che non erano state
concesse agli uomini . perrupit...
labor = Ercole con la sua fatica
forz lAcheronte : lAcheronte uno
dei fiumi infernali, ma qui sta per il
regno stesso delloltretomba. Si ac
cenna allultima fatica di Ercole che,
per liberare lamico Teseo, scese agli
inferi e incaten Cerbero, il cane tri
cipite.
37-40. caelum... petimus = diamo
la scalata perfino al cielo : come i
Giganti, che osarono sfidare gli di
nelle loro sedi celesti e provocarono
la vendetta di Giove con i suoi ful
mini. stultitia = nella nostra stol
tezza . per... scelus (comp, di
causa) = per la nostra cattiveria .
patimur = permettiamo . ira
cunda... fulmina = i fulmini della
sua ira ; per enallage, attribuito
ai fulmini il sentimento di Giove.
ponere = deponere.
LE ODI 269
4. - VIVI ALLA GIORNATA !
( I . 11)
Non cercar di sapere, anche ricorrendo alla cabala, qual termine gli
di abbiano assegnato alla tua vita, o Leuconoe, quale alla mia ! Meglio
non preoccuparci dellavvenire e godere il giorno che /ugge .
Lode, dalla perfetta tecnica compositiva, devessere fra le ultime in ordine
di tempo (24-23 av. Cr.).
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quicquid erit, pati !
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare 5
Tyrrhenum, sapias : vina liques et spatio brevi
Me t r o : strofe asclepiadea maggiore.
1-4. Tu (non solito, in prosa, per
la 2a persona),., quaesieris = non
ricercare ; imperat, negativo. ne
fas = illecito : perch la divi
nit volle avvolto da una provvida
notte il futuro. finem, intendi vi
tae. Leuconoe : nome fittizio, che
secondo letimo greco vorrebbe dire
mente candida (ingenua, quindi)
o mente serena (intelligente) ; forse
il primo significato meglio si adatta
al successivo consiglio: sii saggia!.
nec (pi corretto, neu)... temptaris -
non tentare , non interrogare .
Babylonios... numeros = i cal
coli dei Babilonesi : gli astrologi pre
tendevano di conoscere i casi della
vita, osservando le varie congiunzioni
degli astri che avevano presieduto alla
nascita. Molto diffuso era lo studio
degli oroscopi tra i Babilonesi, ove
losservazione del cielo era di solito
affidata a sacerdoti di razza Caldea.
Introdotta in Roma dopo le guerre
Puniche, la scienza astrologica incon
tr tale favore, che nel primo secolo
dellimpero vi furono perfino decreti
di repressione. seu tribuit = sia
che ci abbia assegnato come ultimo .
5-8. oppositis,., pumicibus = fiac
ca contro le opposte scogliere : pumi
cibus, sno le rocce (di cui abbonda
il mare Tirreno in confronto con
lAdriatico), perch corrose dallac
qua salsa come la pietra pomice.
sapias (esortativo) = sii saggia .
liques (cong. esort. di liquo-liquare) =
filtra : gli antichi solevano filtrare
prima delluso i loro vini, che erano
densi e pesanti, facendoli passare attra-
270 Q,. ORAZIO FLACCO
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas : carpe diem, quam minimum credula postero.
verso un piccolo sacco di tela o per
un colatoio di metallo contenente
neve ; questo procedimento li rendeva
limpidi e freschi. spatio brevi
(abl. assol. con valore causale) =
poich breve il tempo . rese
ces (esortativo da risico, resecui, rese
care) = tronca decisamente : c
chi intende spatio brevi come ablativo
locale (sott. ') e traduce : tronca
la lunga speranza, riducendola entro
il breve spazio di tempo , che ci
dato ; commisurandola, cio, alla bre
vit della vita. fugerit = sar
gi fuggito : il futuro anteriore pone
in risalto limpressionante rapidit con
cui trascorre il tempo, al punto che
ce ne accorgiamo solo quando esso
- ormai passato. invida aetas =
il tempo invidioso della nostra
felicit. carpe diem = afferra a
volo il giorno che passa : nellesor
tazione, tanto nota quanto abusata,
il verbo conserva il suo significato
primitivo di spiccare un fiore, un
frutto, di strappare un bacio ; duna
azione breve, insomma, rapida e quasi
dolorosa : cogli, come un fiore con
cui ti tocchi appena una dea fug
gente (Pascoli). quam... poste
ro = fidandoti del futuro il meno
possibile ; avr obbedito la fatua
destinataria dellode ? In ogni caso,
la pacatezza del poeta, che oscilla
fra lironico e il comprensivo, fa di
menticare il senso di angustia, che
non si disgiunge mai dalla visione
di uno spirito umano restio ad acco
gliere i suggerimenti della saggezza.
LE ODI 271
5. - PER LA MORTE DUN AMICO
(I, 24)
morto Quintilio ! Intona, o Musa, un canto di lamento, perch
non troveremo mai pi un uomo come lui ; e tu, o Virgilio, fattene una
ragione perch nemmeno la dolcezza del tuo canto potr ridare la vita
al nostro caro : l'unica cosa possibile rassegnarsi ed accettare il
doloroso destino .
Poich la morte di Quintilio avvenne fra il 24 e il 23 av. Cr., lode (un epi
cedio, forse il pi antico di Roma dopo la splendida elegia CI, ispirata a Catullo
dalla visita alla tomba del fratello) certamente fra le pi recenti.
Quis desiderio sit pudor aut modus
tam cari capitis ? Praecipe lugubris
cantus, Melpomene, cui liquidam Pater
vocem cum cithara dedit.
Ergo Quintilium perpetuus sopor 5
Me t r o : strofa asclepiadea II.
1-4. desiderio = rimpianto .
pudor = ritegno . modus = li
mite , misura . capitis (dipende
da desiderio) - persona . Prae
cipe = intona ; propriam. inse
gnami . Melpomene : musa del
canto tragico, per Musa in genere ;
forse scelta da Orazio per la misura
metrica (un coriambo), molto agevole
ad usarsi nei versi logaedici e, in par
ticolare, negli asclepiadei. liqui
dam = limpida . Pater : Giove,
che nella Teogonia di Esiodo indi
cato come padre delle Muse, nate da
lui e da Mnemosine. cum cithara =
et citharam (comp, di compagnia).
5-8. Ergo = dunque : la prima
strofa aveva la spontaneit dun grido
di dolore, di smarrimento ; poi ecco
il doloroso ripiegamento dellanima
sulla notizia che, in quanto inaspet
tata, in un primo tempo laveva sbi
gottita. Tale doloroso stupore, questo
angoscioso interrogare rivelato dalla
breve congiunzione, che apre la parte
pi propriamente epicedica- dellode,
; Quintilium : il cremonese Quin
tilio Varo, amico intimo di Virgilio
e di Orazio, fine critico e intenditore
di arte e di poesia, che Virgilio co
nobbe negli anni della sua fanciul
lezza durante i suoi studi a Cremona.
Per questo, sapendolo pi che mai col
pito, Orazio rivolge a Virgilio la parte
consolatoria che inizia con la terza stro
fa. sopor = sonno (trasparente
272 ORAZIO FLACCO
urget ? Cui Pudor et Iustitiae soror,
incorrupta Fides, nudaque Veritas
quando ullum inveniet parem ?
Multis ille bonis flebilis occidit,
nulli flebilior quam tibi, Vergili. 10
Tu frustra pius, heu ! non ita creditum
poscis Quintilium deos.
Quid ? si Threicio blandius Orpheo
auditam moderere arboribus fidem,
num vanae redeat sanguis imagini, 15
quam virga semel horrida,
non lenis precibus fata recludere.
eufemismo). urget = opprime .
Cui (dipende da parem) = e a
lui . Pudor (= lOnore ), Iusti
tiae, Fides (= Lealt ), Veritas :
sono personificazioni delle virt del
lamico e tutte, eccetto la Veritas, ono
rate in Roma con culti particolari.
Fides detta sorella della Giu
stizia ; ma tale legame di parentela
non si trova che in questo luogo.
incorrupta = incorruttibile . nu
da = schietta .
9-12. Multis... bonis: dativo di
agente, perch flebilis (= degno di
essere pianto ) ha significato passivo,
come fosse flendus. nulli... tibi ==
ma da nessuno compianto pi che
da te . frustra pius = invano
pio : la convinta religiosit di Vir
gilio era apprezzata da tutti, amici
e conoscenti ; ma purtroppo nemmeno
questa dote cos elevata mette luomo
a riparo dalla morte e dalle pi gravi
sventure della vita. poscis... deos :
chiss quante volte Virgilio, affettuoso
e mite, avr pregato gli di per i suoi
amici, per questo in modo particolare,
che gli ricordava gli anni felici della
fanciullezza. Ma nelle sue preghiere
certo aveva invocato la protezione di
vina per le persone care, non la morte
o il dolore ! non... creditum =
non affidato loro a questo patt ;
che se lo portassero via!
13-16. si... moderre (= modereris,
pres. cong.) = se in modo pi dolce
di Orfeo di Tracia tu modulassi la
cetra {fidem) ascoltata perfino dalle
piante ; protasi di un exemplum
fictum (la cui apodosi num redeat),
che si ha quando si considera possi
bile, per assurdo, una cosa impossi
bile. Threicio... Orpheo : mitico
cantore di Tracia, Orfeo con la dol
cezza del suo canto riusc a commuo
vere perfino gli di dellAverno, tanto
da convincerli a lasciar tornare con
lui sulla terra la sposa Euridice, se
il suo stesso amore non lavesse poi
perduta per sempre. Si dice pure che
con la mala del suo canto egli am
mansiva le fiere e trascinava dietro
a s le piante e le rupi. num =
forse che (aspetta risposta nega
tiva). vanae = vuota . quam
va con compulerit, cui si congiunge
semel. horrida = che fa spaven
to , con senso causativo.
17-20. non lenis... reeludere (lin
finito in dipendenza da un aggettivo,
che tanto piace ad Orazio, documen-
LE ODI 273
nigro compulerit Mercurius gregi ?
Durum ! sed levius fit patientia
quicquid corrigere est nefas. 20
tato, anche se piuttosto raro, nei grandi
prosatori) = non facile a schiude
re ; una litote per inesorabile
ed apposizione di Mercurius.
precibus ahi. di causa. Mercu
rius : fra le varie attribuzioni del dio,
venerato ed esaltato come simbolo e
protettore della pluriforme attivit
umana, era anche quella di accom
pagnare le ombre dei morti nei regni
doltretomba, raccogliendole, come un
pastore, e tenendole in ordine con una
verga doro, dono avuto da suo fratello
Apollo in cambio della lira a lui donata.
Qui la verga detta horrida per la spie
tata funzione che compie. nigro...
gregi = al nero gregge dei morti
( dativo, per il significato secondario
di compello, che si pu intendere come
spingo ad unirsi a ), Durum,
sott. est ; ma molto pi efficace lel
lissi. patientia = con la rasse
gnazione . est nefas = non
lecito , perch proibito da leggi eterne.
18
274
Q. ORAZIO PLACCO
5. - ALLA FONTE BANDUSIA
(HI, 13)
0 fonte dall'acque garrule e limpide, che doni frescura e riposo
a chi stanco, domani avrai offerte di vino, di fiori, di sangue ; ma nel
mio canto avrai gloria in eterno .
Lode, duna purezza, duna levit e musicalit ammirevoli, devessere
collocata fra le pi recenti (23 av. Cr.).
O fons Bandusiae, splendidior vitro,
dulci digne mero non sine floribus,
cras donaberis haedo,
cui frons turgida cornibus
Metro : strofa asclepiadea IV.
1-4. Bandusiae genitivo epesege
tico (come altrove, I I , 6a, 10, flumen
Galaesi) ; pi normale, in prosa, il no
minativo appositivo. Ricordano i com
mentatori che una fonte di questo nome
si trovava effettivamente, nel 1103,
nei pressi di Venosa. Probabilmente
Orazio, preso dalla nostalgia, aveva
dato il nome della sorgente, cara ai
suoi anni giovanili, a quella polla
dacqua sorgiva che sgorgava nel
suo podere di Sabina. Allo stesso modo
(Eneide, I I I , 302 segg.) Eleno e An
dromaca avevano rinnovato nellospi
tale terra dEpiro i cari nomi del
Simoenta e di Pergamo. splendi
dior vitro = pi trasparente del cri
stallo . dulci... mero : in occa
sione delle Fontanalia, che si celebra
vano il 13 ottobre dogni anno, era
consuetudine di offrire libagioni di
vino puro (merum) alle sorgenti,
gettarvi dentro corone di fiori e fare
sacrifici alle Ninfe, che ne abitavano i
sacri e ombrosi recessi. digne ; in
Orazio, fons quasi sempre maschile.
non... floribus : laffermazione che
si ottiene con la negazione del con
trario (litote) prospetta una situazione
intermedia fra la negazione piena e
laffermazione decisa e ben si addice
al senso oraziano della misura.
cras : siamo dunque al 12 di ottobre;
non mi sembra il caso di collegare
questo omaggio alla fonte della sua
giovinezza con il viaggio che Orazio
fece nel 37 av. Cr. e che lo port
a Brindisi, con Mecenate e altri, inca
ricati di sancire un accordo fra Otta
viano e Antonio. haedo (ablativo,
secondo la costruzione : donare ali
quem aliqua re) = ti doner un ca
pretto ; volgendo la frase allattivo,
turgida = gonfia per le corna
novelle (primis) , che sono appena
spuntate.
LE ODI 275
primis et venerem et proelia destinat. 5
Frustra ; nam gelidos inficiet tibi
rubro sanguine rivos
lascivi suboles gregis.
Te flagrantis atrox hora Caniculae
nescit tangere, tu frigus amabile 10
fessis vomere tauris
praebes et pecori vago.
Fies nobilium tu quoque fontium,
me dicente cavis impositam ilicem
saxis, unde loquaces 15
lymphae desiliunt tuae.
5-8. venerem... proelia = lotte
damore (endiadi). destinat =
prepara . gelidos = fresche :
notare labile ed efficace disposizione
degli aggettivi, per cui gelidos sugge
risce, per contrasto, lidea del caldo
sangue che sprizza dalla ferita, men
tre rubro richiama alla mente la lim
pidezza delle acque, che ne rimangono
come contaminate. inficiet = co
lorer , tinger . rivos = cor
renti . lascivi... gregis = la pro
le del gregge saltellante (perifrasi,
per il capretto).
9-12. Te... Caniculae = lafosa sta
gione dellardente canicola non pu
(nescit) toccarti : era detto Canicula
(= cagnetta ) Sirio, lastro pi lu
minoso del Cane maggiore. Il sor
gere eliaco di Sirio (Canicola), nei
primi giorni dellultima decade di lu
glio, segnava per gli Egiziani il princi
pio dellanno astronomico ed era con
siderato il periodo pi caldo dellanno.
frigus = frescura deliziosa , og
getto di praebes (= offri ). fessis
vomere = stanchi per laratro (la
parte per il tutto). pecori vago =
al gregge errabondo .
13-16. Fies... fontium = divente
rai pure tu una delle fonti famose :
sono quelle cantate dai poeti greci
e latini, come Aretusa, Castalia, Dirce,
Ippocrene. me dicente = poich
io canto (abl. assol. causale).
impositam ilicem = il leccio che si
leva in alto, sopra la grotta (cavis...
saxis) : non il caso di pensare,
come suggeriscono alcuni critici, a un
singolare collettivo (= i lecci ).
unde... tuae = donde garrule sgor
gano le acque tue . loquaces...
desiliunt : non sfugga la musicalit
dellespressione che, dolcemente ac
carezzata dalle consonanti liquide, ren
de in modo felicissimo lo scorrere delle
acque, derivanti in numerose casca-
telle dal petulante, grato mormorio.
276 . ORAZIO FLACCO
6. - CONTRASTO DAMORE
(IH, 9)
Finch ti ero caro, dice il poeta, e a nessuno mi preferivi, fui pi
felice di un re . Finch tu bruciasti per me, replica Lidia, e non mi
ti tolse Cloe, io ero la donna pi celebrata di Roman. Sicuro, ora amo
Cloe e per salvar lei accetterei anche di morire . E io amo, riamata.
Calai di Turi, per il quale anche due volte morirei . E che faresti
se allontanassi Cloe e riaprissi la porta a Lidia ? . Sebbene Calai sia
pi splendido duna stella e tu pi leggero dun sughero e pi iroso d'un
mare in tempesta, con te vorrei vivere, con te felice morirei .
Lode (che il Pascoli dice la bellissima di Orazio ) dimostra una tale
maestria nel verso, una cosi profonda conoscenza dellanimo umano, una cos
felice fusione di classico e di romantico, che certo deve essere della piena matu
rit del poeta (23 av. Cr.).
' Donec gratus eram tibi
nec quisquam potior bracchia candidae
cervici iuvenis dabat,
Persarum vigui rege beatior '.
' Donec non alia magis 5
arsisti neque erat Lydia post Chloen,
Metro : strofa asclepiadea III.
1-4. gratus = caro : 1espressio-
ne, umile e delicata, d inizio, come
in sordina, a un crescendo che la gelo
sia alimenter sia nelle parole suc
cessive dello stesso poeta, sia nelle
risposte della donna. potior (sott.
me) = a me preferito . brac
chia... dabat = cingeva con le brac
cia il tuo candido collo : candidae
un complimento indiretto, che di
mostra come lamore covi nel pro
fondo dellanimo, anche se non vuol
farsi scoprire. iuvenis = nel fiore
degli anni ; essendo quisquam so
stantivo. Persarum... rege : lespres
sione essere pi felice del re dei Per
siani era passata in proverbio.
vigui = vissi , fui ; ma lascia
intendere che lamore di Lidia lo ren
deva forte , lo esaltava anche da
vanti ai propri occhi.
5-8. non arsisti = non ti infiam
masti per unaltra donna : lamore
si fa pi bruciante , almeno nel
ricordo di Lidia, che mal si rassegna
ad essere sostituita da Cloe. neque =
LE ODI 277
multi Lydia nommis
Romana vigui clarior Ilia
' Me nunc Thressa Chloe regit,
dulcis docta modos et citharae sciens, 10
pro qua non metuam mori,
si parcent animae fata superstiti
' Me torret face mutua
Thurini Calais filius Omyti,
pro quo bis patiar mori, 15
si parcent puero fata superstiti
' Quid si prisca redit Venus
diductosque iugo cogit aeneo ?
Si flava excutitur Chloe
reiectaeque patet ianua
e per ci non . multi... nomi
nis = io. Lidia dal nome famoso ;
grazie al canto del Poeta, Lidia aveva
raggiunto una fama, di cui visibil
mente si compiace. Romana...
Ilia : Ilia, la madre di Romolo e
quindi progenitrice dei Romani, era
stata cantata da Ennio, il pi grande
epico romano prima di Virgilio.
vigui = fui ; ma sempre con lidea
di sentirsi grande .
9-12. Me... regit = mi ha in suo
potere . nunc : di fronte al pas
sato, un po doloroso nel nostalgico
ricordo, cui ci riportavano i donec
precedenti, ecco la realt del presente.
Thressa = Tracia. dulcis...
sciens = che sa dolci canzoni (mo
dos) ed abile a suonare la cetra :
i pregi della nuova amica vengono
messi in risalto per stuzzicare il risen
timento di Lidia, che risponde, punta
sul vivo, accrescendo la dose. non
metuam (desiderativo) = non esite
rei ; in tal senso, regge regolarmente
linfinito. si parcent = se il de
stino risparmier la vita (di lei, che
la mia vita), s chella mi soprav
viva (superstiti prolettico) .
13-16. torret... mutua mi bru-
Lydiae ? ' 20
eia dun ardore ricambiato : se in
arsisti si poteva vedere una fiammata,
che, purtroppo, sera spenta quasi su
bito (cos almeno teme la donna!),
nel nuovo verbo c lidea dun ardore
pi intenso e soprattutto pi duraturo.
Thurini... Omyti : Calais, dunque,
era figlio di Ornito di Turi (Thuritim),
la colonia fondata nel 444 av. Cr. dagli
Ateniesi sul golfo di Taranto, non
lontana dallantica Sibari. Se per Cloe
il poeta aveva citato la patria dori
gine, Lidia non da meno, gli dir
anche il padre del giovane amato.
bis... mori = sopporterei di morire
anche due volte . puero = al
giovane .
17-20. Quid = e che diresti ? .
prisca... Venus = lamore di pri
ma : le schermaglie damore hanno
rivelato solo una cosa ; che, cio,
nonostante le proteste e le dichiara
zioni di fuoco, di vero non cera che
lamore dun tempo, il primo, l unico
amore ; e quindi ecco che si profila
lavvenire di gioia e di serenit.
diductos = noi due separati .
cogit = riconduce sotto un giogo di
bronzo ? . excutitur = si scuote
via . reiectae... Lydiae (dativo) =
278 Q. ORAZIO FLACCO
' Quamquam sidere pulchrior
ille est, tu levior cortice et inprobo
iracundior Hadria,
tecum vivere amem, tecum obeam libens
si riapre la porta a Lidia, che prima
era respinta ? .
21-24. sidere pulchrior : il paragone
si trova gi in Omero (Iliade, VI, 401),
che dice Astianatte simile allastro
bello ; ma chi cerca il precedente let
terario in questo spontaneo compli
mento duna donna innamorata ?.
cortice (abl. di paragone) = del su
ghero . inprobo... Hadria = e
pi iroso dellinquieto Adriatico .
amem = vorrei . obeam li
bens = con gioia morirei : la bella
dichiarazione, nella sua schietta sem
plicit, chiude il carme, una cosa
leggiadrissima, che per freschezza di
sentimento, grazia maliziosa, urbana
e signorile finezza, squisitezza di tec
nica, malia di musicalit non ha
luguale nel Canzoniere n in tutta
la lirica antica (E. Malcovati).
ODI SA FFI CHE
I metri saffici possono definirsi quelli dei pi spontanei abban
doni e dei pi religiosi pensieri ; quelli, cio, che meglio rispon
dono al concetto essenziale di poesia lirica intesa come asseconda-
mento schietto e immediato dei moti dellanima, preoccupata solo
di effondere e manifestare se stessa, sia che esprima angustie e desi
deri di varia indole e natura ; sia che attesti con la pi confidente
libert i sentimenti dellamicizia ; sia che, in momenti di pathos
religioso, cerchi dei contatti con le misteriose entit divine, si schiuda
in colloqui con loro e ne invochi laiuto.
La strofa saffica, detta anche saffica prima o minore, per distin
guerla dalla seconda, o maggiore, che Orazio usa una sola volta
(nella I, 8), si presta mirabilmente, con i suoi tre endecasillabi
e l adonio, a rendere questa suggestiva forma della lirica oraziana
e a tradurne in maniera persuasiva gli aspetti : il facile fluire del
l endecasillabo viene, s, arrestato e contenuto, alla fine della strofa,
dal breve giro delladonio ; ma quellarresto ha la funzione di ren
dere facile e altrettando sorgiva e limpida la ripresa nella strofa
successiva, in modo che in tutta l ode resta inalterato quello che
potrebbe chiamarsi l elemento pi tipico di questo metro : l im
pegno effusivo.
1. - AL DIO DALLA MULTIFORME ATTIVIT
(I , 10)
A te il mio canto, o Mercurio, messaggero di Giove, che agli uomini
portasti con la parola, con l'uso della palestra, con il suono della lira
un'infinit di beni. Ammirevole la tua destrezza, il tuo spirito, la tua
umanit ; utile l'opera tua quando accompagni le anime nel regno delle
ombre, ugualmente gradito agli di del Cielo e dell'Averno .
Lode, che prende movenze e spunti dallinno omerico ad Ermete e da
quello omonimo di Alceo (fr. 2), devessere delle pi antiche (30-28 av. Cr.).
280 >. ORAZIO FLACCO
Mercuri, facunde nepos Atlantis,
qui feros cultus hominum recentum
voce formasti catus et decorae
more palaestrae,
te canam, magni Iovis et deorum 5
nuntium curvaeque lyrae parentem,
callidum quicquid placuit iocoso
condere furto.
Te, boves olim nisi reddidisses
per dolum amotas, puerum minaci 10
voce dum terret, viduus pharetra
risit Apollo.
Metro : strofa saffica minore.
1-4. Mercuri : figlio di Giove e di
Maia, figlia a sua volta di Atlante,
per questo egli sar detto, subito dopo,
nipote di Atlante. facunde = elo
quente o meglio, chiacchierino :
laggettivo ben sadatta a quella ric
chezza e snellezza di discorso mentale
e a quella geniale versatilit che Ora-
zio celebra quali prerogative essen
ziali di Mercurio. feros .= rozzi .
recentum (= recentium) primi
tivi , appena creati . voce =
con la parola . formasti = edu
casti, rendesti miti. catus (voce
di origine sabina, di cui ci d il signi
ficato Varrone) = accorto , sua-
sivo . decorae = che d bel
lezza . more palestrae : con listi
tuzione della palestra e degli agoni
ginnici, che irrobustiscono il corpo e
gli danno grazia e leggiadria. Nelle
palestre non mancava mai limmagine
di Mercurio ; anche quella di Cice
rone, a Tusculo, ospitava il duplice
busto di Mercurio e di Minerva.
5-8. nuntium : gi nellOdissea di
Omero e nella Teogonia di Esiodo
indicato come messaggero degli di.
curvae... parentem = inventore
della lira ricurva : avendo trovata
una testuggine morta, la svuot, vi
adatt due aste verticali congiunte da
un ponticello e, stesivi gli intestini
della bestia stessa, ne trasse la lira,
che poi don al fratello Apollo, rice
vendone in cambio la verga doro
(il caduceo), di cui si parla pi avanti.
callidum... condere (costrutto alla
greca, non infrequente anche in pro
sa) = furbo nel nascondere .
iocoso... furto : i furti di Mercurio
(cominci in fasce !) sono sempre
scherzosi e compiuti per gioco.
9-12. Ordina : olim dum terret
(= cercava di spaventare ) voce mi
naci te, puerum, nisi reddidisses boves
amotas per dolum (= rubategli con
inganno), viduus faretra (= alleg
gerito anche della faretra ) Apollo
risit (= scoppi a ridere ) : subito,
appena nato, Mercurio usc dalle fasce
e, recatosi in Tessaglia, rub una man
dria di giovenche affidate ad Apollo
da Admeto. Quando Apollo seppe chi
era il ladro, lo affront armato e con
tremendo cipiglio ; ma il piccolino,
senza farsi accorgere, gli port via
di soppiatto anche la faretra : che
doveva fare Apollo ? Scoppi a ridere.
Cos si racconta nellinno omerico ad
Ermete, che i Romani identificavano
con Mercurio.
Quin et Atridas duce te superbos
Ilio dives Priamus relicto
Thessalosque ignis et iniqua Troiae 15
castra fefellit.
Tu pias laetis animas reponis
sedibus virgaque levem coerces
aurea turbam, superis deorum
gratus et imis. 20
13-16. Quin = che anzi . Atri
das : Agamennone e Menelao. duce
te = sotto la tua scorta . dives
Priamus : Priamo, re di Troia (Ilio),
detto ricco sia per i tesori che
possedeva e che aveva tentato di porre
in salvo mandandoli in Tracia con
Polidoro, sia perch agli Atridi si pre
sent con molti doni, per indurli a
restituirgli il cadavere di Ettore, cui
poter rendere gli estremi onori.
Thessalos : per dire, in genere, i fuo
chi dellaccampamento dei Greci ; dalla
Tessaglia erano venuti i Mirmidoni,
dei quali era duce e principe Achille.
iniqua = ostili , nemici .
fefellit (da fallo) = sfuggi : lepi
sodio di Ermete, che conduce Priamo,
attraverso i nemici, fino alla tenda
di Agamennone, raccontato nel
1. XXIV dellIliade.
17-20. pias... animas = le anime
dei buoni . laetis... sedibus =
nei Campi Elisi . reponis =-
accompagni . virga... aurea =
con la verga doro tieni a freno :
il caduceo, una verga doro sormon
tata da ali, cui erano attorcigliati
due serpenti, era simbolo di Mer
curio (vedi Odissea XXIV, 1-4 in cui
appunto il dio appare come psica-
gogo o psicopompo ). levem =
esile , inconsistente . gratus
= caro : lufficio di messaggero
lo rendeva caro agli di del cielo,
quello di accompagnatore di anime
agli di di sotterra.
282
>. ORAZIO FLACCO
1. - DESIDERIO DAUTUNNO
(I, 38)
jVon amo il convito con fasto dOriente o fiori preziosi; mi basta
il semplice mirto: il mirto s'addice a te che porgi le coppe sotto questo
pergolato e non disdice a me che le vuoto .
Il piccolo, grazioso capolavoro, dove semplicit ed eleganza raggiungono
la perfezione, non ha determinazione di tempo, e serve di commiato al primo
libro di odi.
Persicos odi, puer, apparatus,
displicent nexae philyra coronae ;
mitte sectari, rosa quo locorum
sera moretur.
Simplici myrto nihil adlabores 5
Me t r o : strofa saffica minore.
1-4. odi = io detesto , non mi
piace ; come fosse me taedet.
Persicos... apparatus : lo sfarzo smo
dato delle imbandigioni dei Persiani
era passato ormai in proverbio. Ce
ne parla diffusamente anche Erodoto
(IX, 82), che si sofferma con piacere
a rappresentarci lironico disdegno di
Pausania, prima che da tale lusso
fosse egli pure traviato. puer =
coppiere , valletto . nexae
philyra = intrecciate con fl di ti
glio : philyra il nome greco del
tiglio, dalla cui corteccia interna si
traevano dei nastri o dei fili, che ser
vivano a intrecciare ghirlande di fiori.
Se non era un gran lusso, era per
una ricercatezza da cui il poeta rifug
giva. mitte (= omitte) sectari
(frequent. di sequor) = tralascia di
andar cercando : il frequentativo
rappresenta forse con un velo diro
nia, ma anche con grande efficacia,
lansia del servo che va cercando,
intorno, dove possa trovar qualche
rosa in ritardo, e quindi pi preziosa,
per rallegrare la tavola del suo pa
drone. quo locorum (= quo loco ;
ubi) dove . sera = tardi
va . moretur (da moror) = si
indugi : felice accostamento dei due
termini quasi affini, da cui sboccia
la rosa, malinconicamente superstite
alla sua splendida stagione, nellattesa,
quasi umana, che lultimo sole autun
nale prolunghi la sua breve giornata.
5-8. Ordina e completa : curo {ut tu)
sedulus (= premuroso ) adlabores
(= labores addere = ti affanni ad
LE ODI 283
sedulus, curo : neque te ministrum
dedecet myrtus neque me sub arta
vite bibentem.
aggiungere ) nihil (= nulla , nes
sun fiore ) simplici myrto : il mirto
schietto , la pianta di Venere,
quello che pi si conviene al poeta
damore e a chi gli offre la coppa, che
di Venere amica. ministrum
(= ministrantem) coppiere , che
versi. dedecet = sconviene.
sub... vite = sotto un folto pergo
lato : lombra discreta, che prelude
allinverno, ha la tristezza dolce dun
sorriso confuso con un sospiro.
284 C>. ORAZIO FLACCO
2. - IL CELIBE IN FESTA
(I II, 8)
Non ti stupire, o Mecenate, se mi vedi in festa alle kalende
di marzo, sacre alle matrone : ho promesso un annuale banchetto a Bacco,
che mi ha scampato lo scorso anno da quell'albero maledetto. Bevi, dun
que, con me e, lasciti da parte gli affari di Stato, cgli il dono
gioioso dunora .
Composta nel 29 av. Cr. (cfr. vv. 17-24), una prova di pi della salda
corrispondenza damorosi sensi che legava i due grandi amici.
Martiis caelebs quid agam kalendis,
quid velint flores et acerra turis
plena miraris positusque carbo in
caespite vivo,
docte sermones utriusque linguae : 5
voveram dulcis epulas et album
Metro : strofa saffica minore.
1-4. Martiis... Kalendis : il primo
di marzo ricorreva la festa di luno
Lucina e le future madri accorrevano
a supplicarla nel suo tempio sullEsqui-
lino, a impetrarne aiuto per il lieto
evento : era insomma la festa delle
matrone. C da credere che Mecenate,
invitato a casa dellamico e vistolo
in grande trambusto per adornare il
triclinio, gli abbia chiesto stupito :
che fai ? dato che, essendo celibe (an
che Mecenate lo era nel 29 av. Cr.),
non aveva ragione di far festa, come
ne avevano, almeno per riflesso, i
mariti. caelebs = pure essendo
io celibe . velint = significhino .
acerra... piena = il turibolo pieno
dincenso , lincensiere ricolmo .
miraris = ti domandi stupito .
carbo (sott. velit)... vivo = la brace
posta sullaltare di zolle erbose .
5-8. docte (part. passato passivo,
non aggettivo)... linguae = tu che
conosci a fondo le usanze dei Greci
e dei Latini ; alla lettera, vuol dire
che Mecenate conosceva la parlata
di entrambi i popoli (greco e latino) ;
ma il vero significato che, pur co
noscendone gli usi, non poteva spie
garsi laria festosa di Orazio ; non
trovava cio una ricorrenza che la
potesse giustificare. evidente il bo
nario sorriso ironico del poeta, che
per un momento pu beffarsi di Me
cenate riguardo a una cosa che sa
soltanto lui, che solo sua. vove
ram = avevo gi da tempo pro
messo in voto . epulas = un
banchetto . album... caprum : trat
tandosi di offerta agli di del cielo, il
capro (vittima accetta a Bacco, perch
un animale che reca danno alle
LE ODI
285
Libero caprum prope funeratus
arboris ictu.
Hic dies anno redeunte festus
corticem adstrictum pice dimovebit 10
amphorae, fumum bibere institutae
consule Tullo.
Sume, Maecenas, cyathos amici
sospitis centum et vigilis lucernas
perfer in lucem : procul omnis esto 15
clamor et ira.
Mitte civilis super Vrbe curas :
viti) devessere bianco ; nero, invece,
per gli di dAverno. Libero :
Bacco (cos detto perch con il vino
libera dagli affanni), dio protettore
dei poeti, insieme con Apollo e Mer
curio. prope funeratus = quando
per poco non fui ucciso . arboris
ictu : il primo marzo dellanno prece
dente, mentre passeggiava per i viali
del suo podere, Orazio per poco non
era stato travolto da un albero, ab
battutosi di schianto (per loccasione
il poeta aveva scritto lode 13a del
1. II).
9-12. anno redeunte = al tornar
dogni anno . corticem = il tap
po di sughero, fissato con la pece
(adstrictum pice) , al collo dellan
fora. dimovebit = far togliere ,
non compatto, bens pezzo a pezzo.
fumum bibere : sappiamo da Colu
mella (I, 6, 20) che le anfore dei vini
migliori, ben sigillate e spalmate di
cera o di pece, venivano di solito
poste nel piano superiore della casa,
nell apotheca, affinch il fumo che usci
va, soprattutto dal bagno, rendesse il
vino pi maturo e pi dolce. insti
tutae = abituata . consule Tul
io :L . Volcacio Tulio era stato con
sole nel 66 av. Cr.; si tratterebbe
quindi di un vino molto, forse troppo.
vecchio. Un altro console, dello stesso
nome, era in carica nel 33 av. Cr.,
lanno in cui Mecenate fece dono ad
Orazio della villa di Sabina col po
dere circostante ; pu darsi si tratti
di questo ? Il vino avrebbe solo quat
tro anni, ma acquisterebbe un valore
affettivo molto diverso !
13-16. cyathos... centum = cento
bicchieri alla salute dellamico (sospi
tis genitivo oggettivo) . vigilis
(in senso attivo) = che tengono sve
gli . perfer in lucem = fa du
rare fino allalba . procul... esto =
via da noi : essendo solo in due
a banchetto, non cera pericolo che
questo degenerasse in irosi e furi
bondi clamori, tanto pi trattandosi
di bevitori cos... posati. Ma la frase
oraziana scherzosa : altrove (III,
19a, 15-16) egli afferma che le Grazie
non vogliono che si bevano pi di
tre tazze, le Muse non ne permettono
pi di nove, per timore appunto di
risse e battaglie ; che succeder se
lamico dovesse berne 100 ? Meglio
fare gli scongiuri !
17-20. Mitte (= omitte) lascia
andare ! . civilis... curas = le
preoccupazioni che riguardano Roma
e i suoi abitanti (super = de) ; Otta
viano, partendo per lOriente, aveva
286 a ORAZIO FLACCO
occidit Daci Cotisonis agmen,
Medus infestus sibi luctuosis
dissidet armis, 20
servit Hispanae vetus hostis orae
Cantaber sera domitus catena,
iam Scythae laxo meditantur arcu
cedere campis.
Neglegens ne qua populus laboret, 25
parce privatus nimium cavere et
dona praesentis cape laetus
linque severa.
affidato il governo di Roma a Mece
nate. occidit (composto di cado)...
agmen = stato sconfitto leser
cito . Daci Cotisonis : Cotisone,
sconfitto da Crasso proprio nel 29 av.
Cr., era re dei Geti, che per la loro
vicinanza venivano spesso confusi con
i Daci, abitanti del basso Danubio.
Medus (sing. collettivo) : sono i Parti
che, dal 31 av. Cr., erano in lotta
fra di loro, divisi tra Fraate e Tiri
date. La loro discordia, accompagnata
da sanguinosi scontri, li rendeva molto
meno pericolosi ai Romani, che sempre
avevano avuto molta difficolt a debel
larli. infestus = un tempo cos
tremendo (sott. Romanis). sibi...
dissidet = lottano tra loro ; sibi,
ritmicamente sembra gravitare sulla
frase che segue ; ma c chi lo rife
risce a infestus, interpretando dissidet
in senso assoluto.
21-24. servit = soggiogato .
vetus hostis apposizione di Can
taber : solo nel 29 av. Cr. i Cantabri,
lantico nemico del lido spagnolo ,
erano stati assoggettati definitivamente.
Fino allora la Spagna, che era stata
la prima provincia del continente a su
bire la guerra di Roma, era stata
anche la pi irrequieta e ribelle : basti
ricordare la strenua e disperata guerra
horae :
di Numanzia, finita con la distru
zione completa della bellicosa citt.
Ci spiega anche leloquente aggiunta
sera... catena. sera = che ha tar
dato troppo . Scythae : si tratta
propriamente dei Geloni, che, sempre
nel 29 av. Cr., furono respinti da
Crasso oltre il Danubio, insieme con
i Geti. laxo... arcu = con larco
allentato .
25-28. Neglegens ne qua (= ne
aliqua ratione) = senza curarti se,
per qualche motivo, il popolo non
abbia a soffrire (laboret) : se si tien
conto della lettura metrica, ne qua
sembra appoggiarsi alla parola prece
dente e cos si spiega la virgola a fine
verso ; chi invece intende la negativa
dipendente da cavere toglie la virgola
e interpreta neglegens come a s stan
te = spensierato . privatus =
da buon privato ; ma sa bene
Orazio che, anche senza cariche uf
ficiali, Mecenate era tuttaltro che un
cittadino qualunque. praesentis...
horae : il motivo del carpe diem chiude
linvito allamico con un tono che
vorrebbe essere spensierato, ma ti la
scia invece pi che mai sopra pen
siero. laetus = con gioia .
severa = i problemi gravi .
LE ODI
287
3. - I LUDI SAECULARES DEL 17 AV. CR.
Premessa
Nellanno 17 av. Cr. Augusto decise di celebrare con parti
colare solennit i ludi saeculares, che da troppo tempo non si ripe
tevano. In seguito a quale calcolo sia giunto al 17 av. Cr. non
possibile saperlo : sappiamo solo che i primi ludi serano
celebrati nel 249 av. Cr., in un momento cruciale della Ia guerra
Punica, ed erano stati in onore delle divinit infernali Dite e Pro
serpina : tale il consiglio dei Libri Sibillini, che esortavano a rin
novarli ogni 100 anni. Quindi furono ripetuti nel 149 av. Cr. Nel
49 av. Cr. non si erano potuti celebrare per lo scoppio della guerra
civile fra Cesare e Pompeo. Sera trovato, nel contempo, un altro
responso sibillino che ingiungeva particolari cerimonie e sacrifci
vari per quando fosse finito agli uomini il ciclo di 110 anni (il secolo
alla maniera etrusca). Comunque, parve ad Augusto che, compien
dosi il decennio da quando era stato proclamato Augustus, rice
vendo allora conferma per altri cinque anni del governo dello Stato,
dopo che era stato pacificato l Oriente e l Occidente (19 av. Cr.),
completata l opera sua di legislatore morale e civile nel 18, l anno
17 fosse particolarmente adatto a rinnovare i giochi tradizionali.
Ma questi subirono un mutamento radicale nel concetto dellIm
peratore : non pi rito espiatorio ; bens ringraziamento per ci
che era stato e augurio per unet nuova dellImpero Romano.
Sicch alle divinit infernali furono sostituite le Parche, origine
di tutte le cose , le Uitie, protettrici dei parti , e la Terra,
madre di tutti : a queste divinit furono fatti sacrifici not
turni in Campo Marzio, nel luogo detto Tarentum, cui seguirono
tre giorni splendidi in onore di Giove, di Giunone Regina, di Apollo
e Diana, gli di del potere e della luce.
I Ludi dovevano avere una solennit straordinaria, tanto che
anche i celibi, i quali in forza della legge maritale promulgata
l anno prima ne erano esclusi, furono autorizzati a prendervi parte,
in considerazione che nessuno pi avrebbe potuto vedere in vita
sua qualche cosa di simile. Essi si svolsero dalla notte del 31 maggio
288 Q.. ORAZIO FLACCO
a tutto il 3 giugno e il Senato volle che ne rimanesse ricordo ai
posteri, in due colonne, una di bronzo e una di marmo, innalzate
in Campo Marzio, nel luogo stesso dove serano tenuti i giochi.
La colonna di bronzo non si trov pi ; invece, di quella di marmo
si rinvennero fra il 20 settembre 1890 e il 4 marzo 1891, presso
la testata del ponte Vittorio Emanuele, nove frammenti, dai quali
possiamo ricavare importanti notizie, che integrano il racconto
lasciatoci da Zosimo, scrittore bizantino del V sec. d. Cr. Essendo
stato il Carme Secolare di Orazio cantato in conclusione di quei
giorni straordinari (durante i quali, naturalmente, si ebbe iustitium),
anzi, avendone segnato la fine, diremmo, protocollare, utile, ad una
migliore intelligenza del canto stesso, riferirne in breve la cronaca.
Dal 27 al 30 maggio sera avuta la purificazione preventiva
delle case con suffumigi per i quali i Quindecemviri avevano for
nito fiaccole, zolfo e bitume. Nella notte sul I giugno : Augusto immol
nel Campo Marzio, presso il Tevere, nove agnelle e nove capre alle
Moerae (le Parche latine) con una preghiera rituale, mentre
si dava inizio ai giochi (senza teatro e senza sedili) e 110 matrone
(quanti erano gli anni del secolo etrusco) tenevano in Campidoglio
i Sellisterni in onore di Giunone e di Diana.
Il I giugno : sul Campidoglio, Augusto e Agrippa immolarono
un bue maschio, ciascuno, in onore di Giove; intanto continuavano
i ludi in un teatro di legno edificato in Campo, presso il Tevere.
La notte sul 2 giugno : in Campo Marzio, Augusto offerse alle Ilitie
(per nella preghiera si rivolse a Ilitia, singolare) 27 focacce di tre
specie e forme (liba, popana, pthoes), mentre continuavano i ludi
in riva al Tevere. Il 2 giugno : sul Campidoglio, Augusto e Agrippa
immolarono un bove femmina, ciascuno, a Giunone Regina, mentre
la preghiera dellTmperatore veniva ripetuta anche dalle 110 ma
trone dei Sellisterni .
La notte sul 3 giugno : in Campo Marzio, Augusto sacrific alla
Terra Madre (Tellus) una scrofa gravida; continuarono i l udi
e i sellisterni . Il 3 giugno (Ultimo della festa) : Augusto offerse
sul Palatino ancora 27 focacce (liba, popana e pthoes) in onore di
Apollo e Diana e fu cantato il Carmen Saeculare, composto da Orazio ;
il canto fu poi ripetuto allo stesso modo sul Campidoglio.
Lo cantavano 27 fanciulli e altrettante fanciulle ( 3 x 9 , numeri
sacri) di stirpe nobile e con genitori viventi ; ma come fossero di
stribuite le parti non facile determinare. Pi comunemente si
ritiene che potessero essere cos : Str. 1-2 : fanciulli e fanciulle ;
LE O D I 289
Str. 3-5-7 : fanciulli ; 4-6-8 : fanciulle ; Str. 9 vv. 1-2 ; fanciulli,
vv. 3-4: fanciulle; Str. 10-12-14: fanciulli; Str. 11-13-15: fan
ciulle ; Str. 16-19 : fanciulli e fanciulle.
Sulla valutazione del canto incidono troppi elementi per dare
unesatta idea di quello che rappresentava per Orazio questa reli
giosa consacrazione a massimo poeta romano . Il carattere
ufficiale, quasi rituale, gli impone un limite tirannico e mortifica
non poco la fantasia ; ma in tutto il carme spira un profondo
e pacato sentimento di religiosit e una calda fede nella missione
storica di Roma, la citt creata dagli di. Orazio ne rievoca bre
vemente le origini mitiche e fatali col ricordo del viaggio di Enea,
e ne consacra con un impeto sublime e davvero ispirato la immor
tale grandezza, collegandola con l etemo corso del sole che, sempre
uguale e diverso, rinasce a recare la luce e la vita sulla terra. La
forma limpida, precisa, eletta d unimpressione squisitamente arti
stica a concetti talvolta difficili a esprimersi poeticamente. . .
La strofa saffica, propria della lirica soggettiva eolica, mirabil
mente adattata alla solennit del canto corale (E. DAr bel a).
Giova anzi ricordare che Orazio non ritenne opportuno con
servare la forma metrica tradizionale per tali canti amebei di into
nazione religiosa (strofe di gliconei chiuse da un ferecrateo) ; us
invece la profana strofa di Saffo, metro in cui aveva raggiunto
una maestria insuperabile.
290
Q. ORAZIO FLACCO
CARMEN SAECULARE
0 Apollo e Diana, esaudite la preghiera che leviamo secondo il con
sglio dei libri Sibillini! Tu, o Sole, possa non contemplar nulla che sia
pi grande di Roma ! 0 Ilitia, proteggi le madri e f a prosperare la prole,
sicch si possano sempre celebrare i ludi secolari . 0 Parche,
aggiungete nuovi destini a quelli splendidi gi compiuti. 0 Cerere, concedi
greggi e messi floride; Apollo e Diana e dii tutti, che proteggete Roma,
date saggi costumi ai giovani, serenit ai vecchi, potenza e prole allIm
pero ; esaudite le preghiere d Augusto : ora tutto il mondo in pace,
le Virt tutte osano ritornare; ritorna anche lAbbondanza. Se Apollo
e Diana ci conservano la loro protezione, la potenza romana, col favore
di Giove, non tramonter mai pi .
Composto per incarico di Augusto, linno fu cantato il 3 giugno del 17
av. Cr. sul Palatino, prima, e poi sul Campidoglio.
Phoebe silvarumque potens Diana,
lucidum caeli decus, o colendi
semper et culti, date quae precamur
tempore sacro,
quo Sibyllini monuere versus 5
Me t r o : strofa saffica minore.
1-4. Phoebe... Diana : il dio Apollo
(designato con il suo appellativo greco,
luminoso ), della cui tutela parti
colarmente amava fregiarsi Augusto,
come dio della luce apre il canto di
ringraziamento e di preghiera. Gli
compagna la sorella Diana, invocata
come dea della vegetazione. Ad Apollo,
Ottaviano aveva consacrato nel 28
av. Cr. il famoso tempio sul Palatino,
una delle pi splendide costruzioni
augustee, davanti al quale fu cantato
il Carme . silvarum potens =
signora dei boschi . lucidum...
decus = luminoso ornamento del cie
lo ; in quanto simboleggiavano il
sole e la luna: colendi = degni
di essere venerati . semper : co
mune al participio futuro e al passato
culti : futuro e passato per intendere
labituale verificarsi dun fatto, eter
namente rinnovantesi ; formula dori
gine rituale. tempore sacro = in
questa sacra ricorrenza .
5-8. quo, va con dicere (= can
tare). Sibyllini... versus : raccolta
di oracoli che si faceva risalire allulti
mo dei Tarquinii e che si conservava
LE ODI 291
virgines lectas puerosque castos
dis, quibus septem placuere colles,
dicere carmen.
Alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem 10
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius !
Rite maturos aperire partus
lenis, Ilithyia, tuere matres,
sive tu Lucina probas vocari 15
seu Genitalis :
diva, producas subolem patrumque
nel tempio di Giove Capitolino. Alla
loro custodia e interpretazione erano
addetti due magistrati, che divennero
presto 10 e, da Siila (82 av. Cr.) in
poi, 15. Nel 17 av. Cr. Augusto era
capo dei Quindecemviri e appunto
in forza di tale posizione ebbe dal
senato lincarico di indire i Ludi Sae
culares. lectas = elette , no
bili . castos = puri (i due ag
gettivi si riferiscono tanto a virgines,
quanto a pueros. castos : puri ,
sintende non contaminati dalla
morte di qualcuno dei genitori ; quindi
fiorenti da ambo le parti , com
lespressione greca. septem... col
les : Campidoglio, Palatino, Aventino,
Celio, Esquilino, Viminale, Quirinale.
dis (= divis) = in onore degli
di. placuere (= placent) : ne fe
cero, cio, oggetto di particolare pre
dilezione.
9-12. Alme = che doni la vita
(cfr. alere). nitido = splenden
te . promis = porti alla luce .
alius... idem = diverso e pur
sempre uguale : ogni giorno illumina
una realt diversa, pure rimanendo
sempre uguale. nihil = nessuna
citt . visere = contemplare .
13-16. Rite... lenis lieve nello
schiudere i parti, secondo il tuo co
stume, al momento opportuno (ma
turos) . Ilithyia : alle Ilitie del
loracolo sibillino (ricordate al plurale
da Omero, al singolare da Esiodo
e da Pindaro), ignote ai Romani,
Orazio sostituisce ununica Ilitia, che
egli identifica con Giunone e Diana,
come protettrici delle nascite. Secondo
la leggenda greca infatti Ilitia, venuta
dalle regioni degli Iperborei, era ap
prodata a Deio, per assistere al parto
di Latona ; in seguito fu identificata
con la Luna. ture = proteggi .
sive... probas = sia che ti piac
cia .
17-20. producas (cong. esort.) =
fa crescere la prole (subolem) .
prosperes (= fac ut prospera sint) =
fa che abbiano buoni frutti .
patrum... decreta : si allude alle deli
berazioni del senato (Augusto soleva
mostrarsi rispettoso dellautorit dei
senatori e dichiarava di eseguirne i vo
leri in forza della tribunicia potestas)
che vanno sotto il nome di lex Iulia
de maritandis ordinibus, promulgata
nel 18 av. Cr., con la quale si assegna
vano premi e privilegi ai padri di
molti figli e si imponevano forti multe
ai celibi. Tali misure erano ritenute
necessarie dato che la popolazione
era molto diminuita a causa delle
292
Q,. ORAZIO FLACCO
prosperes decreta super iugandis
feminis prolisque novae feraci
lege marita, 20
certus undenos deciens per annos
orbis ut cantus referatque ludos
ter die claro totiensque grata
nocte frequentis.
Vosque veraces cecinisse, Parcae, 25
quod semel dictum est stabilisque rerum
terminus servet, bona iam
iungite fata.
Fertilis frugum pecorisque
guerre civili e del celibato. su
per = de. iugandis (da iugum,
donde coniugium) = da marito .
prolis... feraci = apportatrice di nuo
va prole . marita = maritale
(maritus, nellet augustea, spesso
usato come aggettivo) : la legge mari
tale sempre quella riguardante il
matrimonio delle donne , di cui
al verso precedente. Era, ad es., in
terdetto di presenziare ai ludi a chi,
tra i 25 e i 60 anni di et, non avesse
preso moglie.
21-24. Ordina : ut certus orbis (= un
preciso ciclo ) per deciens undenos an
nos (= attraverso 110 anni) refe-
rat cantus et ludos frequentis (= af
follati ) ter (= per tre volte ) die
claro (= alla luce del giorno) et
totiens grata nocte (= tre volte nella
piacevole notte ) : la preoccupazione
era che, riducendosi la popolazione,
non vi fossero pi cittadini a rinno
vare i ludi 110 anni dopo. Augu
sto, infatti, si illudeva che i posteri
avrebbero rispettato il limite da lui
stabilito. In verit, solo Domiziano
e Settimio Severo si attennero al secolo
etrusco ; Claudio invece volle cele
brare i ludi nel 47 d. Cr., appena
63 anni dopo quelli di Augusto (di
qui il certus, augurale, che d inizio
peractis
Tellus
alla strofa e il frequentis, che la chiude
con presagio favorevole).
25-28. veraces cecinisse (infinito
aoristico) = veraci nel predire .
Parcae : sono le Moerae, cui Augusto
aveva sacrificato la prima notte. Ora-
zio preferisce far precedere gli di
della luce e della vita, ma d ragione
della priorit concessa alle Parche
sugli altri di, in quanto sono la voce
del destino ; esse predicono quello
che per tutti sar. Cloto, Lachesi e
Atropo filano lo spazio di vita con
cesso agli uomini ; ma i buoni de
stini . dipendono dagli di protettori
Apollo e Diana. quod... est = ci
che una volta stato fissato (cfr.
fatum, da fari) ; quod soggetto di
dictum est e pure oggetto di servet,
espresso al congiuntivo perch fa parte
di una relativa impropria con valore
consecutivo : e tale che lordine
immutabile delle cose (stabilis... rerum)
dovr pure conservarlo . peractis
(da per ago conduco fino in fon
do ) = a quelli che hanno avuto
felice compimento .
29-32. Fertilis (predicativo di Tel
lus), ecc. = la Terra (sia) ricca di
mssi e di bestiame e possa donare
(donet) a Cerere una corona di spi
ghe (spicea... corona) : efficace per-
LE ODI 293
spicea donet Cererem corona ; 30
nutriant fetus et aquae salubres
et Iovis aurae.
Condito mits placidusque telo
supplices audi pueros, Apollo ;
siderum regina bicornis, audi, 35
Luna, puellas.
Roma si vestrum est opus Iliaeque
litus Etruscum tenuere turmae,
iussa pars mutare Lares et urbem
sospite cursu, 40
cui per ardentem sine fraude Troiam
castus Aeneas patriae superstes
liberum munivit iter, daturus
plura relictis :
sonificazione che ci fa vedere la Terra,
riconoscente verso Cerere, dea delle
biade e sua Madre, renderle omaggio
con corone di spighe ; cosi facevano
i pii contadini, che coronavano le
statue della dea con ghirlande di pro
dotti campestri, per ottenerne la pro
tezione. fetus = i prodotti della
Terra. salubres va tanto con aquae,
quanto con aurae. lovis aurae :
ricordato Giove per lo stretto rap
porto che acqua e aria hanno con
il cielo.
33-36. Condito (= recondito)... te
lo mite e sereno per aver deposto
la freccia dentro la faretra ; la frec
cia di Apollo era vendicativa e dif
fondeva la peste tra uomini e greggi
(cfr. il I libro deVIliade). - bicor
nis = falcata : Diana, invocata co
me Luna, presiede ai mesi e influisce
sul clima e sulla vegetazione dei campi.
Termina qui la parte che il Pascoli
definisce mistica del canto e ha
inizio subito la seconda, pi propria
mente storico-politica, con il nome
prestigioso di Roma, al principio di
verso e di strofa.
37-40. si... est opus = com vero
che Roma opera vostra (si... est =
ut... est) : effettivamente fu Apollo
che ad Enea titubante diede il fatidico
comando : antiquam exquirite matrem
(En., I l i , 94). Iliae... turmae =
le schiere di Troia . litus Etru
scum : il lido del mare Tirreno, dove
sfocia il Tevere e dove approdarono
i compagni di Enea. iussa... La
res = quella parte (di Troiani) cui
fu dato ordine di mutare case ;
apposizione di turmae. sospite
cursu = con fortunata navigazione .
41-44. cui, intendi parti. sine
fraude = senza alcun danno (da
riferire a superstes) : la protezione di
vina aveva permesso ad Enea di
uscire illeso dallincendio della sua
patria, riservandolo allalto destino di
fondare la citt signora del mondo.
castus : lepiteto che corrisponde a
pius di Virgilio, la virt che valse
ad Enea il costante aiuto degli di.
munivit iter = assicur un cam
mino di libert . daturus... relic
tis = destinato a dare loro ben pi
di quello che avevano abbandonato :
294 Q,. ORAZIO FLACCO
di, probos mores docili iuventae, 45
di, senectuti placidae quietem,
Romulae genti date remque prolemque
et decus omne.
Quaeque vos bobus veneratur albis
clarus Anchisae Venerisque sanguis, 50
impetret, bellante prior, iacentem
lenis in hostem.
Iam mari terraque manus potentis
Medus Albanasque timet securis,
iam Scythae responsa petunt, superbi 55
nuper, et Indi.
ai profughi duna citt ormai rasa
al suolo dagli incendi egli avrebbe
donato Roma.
45-48. docili (prolettico) = si che
sia docile . placidae (prolettico) =
si che sia serena . quietem s
non certo una pace inerte, ma la pace
dei forti, sognata anche da Augusto,
che aveva fatto chiudere il tempio di
Giano, per la 2a volta nella storia
di Roma, e proclamata la pax Augu
sta. Romulae = Romuleae. rem =
potenza . prolemque, lultima
sillaba si elide con la prima del verso
successivo (il verso, cio, iperme-
tro). Romulae genti, ecc.: un
verso imponente, nella sua sempli
cit quasi rustica e primitiva, cui
conferisce vastit e risonanza invin
cibile Pipermetria.
49-52. Quaeque... veneratur = e
tutto ci che vi chiede pregando
(notare il costrutto di veneror con il
doppio accusativo) ; quae pure og
getto di impetret (= ottenga).
clarus... sanguis : Ottaviano Augu
sto che, pronipote di Cesare per parte
di madre e adottato come figlio dal
Dittatore, si considerava discendente
da Iulo, figlio di Enea e nipote di
Venere e di Anchise. bobus... al
bis = col sacrificio di bianchi buoi .
prior (= superior) = vincitore .
bellante (sott. hoste) = del ne
mico che lo combatte . lenis =
clemente : Augusto menava vanto
della sua mitezza verso i nemici ormai
vinti (Monum. Ancyr., 7, 14). evi
dente qui la derivazione dal parcere
subectis et debellare superbos di Vir
gil io (En., VI, 854), il quale mori due
anni prima di questa celebrazione,
che sembrava proprio attendere il
tocco della sua lira.
53-56. Iam = ormai . manus
potentis = le forti legioni . Me
dus (sing. collettivo) : intendi i Parti,
che nel 20 av. Cr. avevano acconsen
tito a restituire ad Augusto le insegne
romane tolte a Crasso nella sfortunata
battaglia di Carre, del 53 av. Cr.
Albanas (sta per Romanas) si riferisce
ad Alba Longa, dove per prima sera
stanziata la potenza romana con Iulo,
figlio di Enea. securis : sono i
fasci simbolo del potere, che por
tavano legata insieme una scure.
Scythae... I ndi : dalla Scizia e dal
lIndia erano state mandate amba
scerie ad Augusto, nel 25, a chiedere
pace e alleanza. superbi nuper =
fino a poco fa indomiti .
LE ODI 295
Iam Fides et Pax et Honor Pudorque
priscus et neglecta redire Virtus
audet apparetque beata pleno
Copia cornu. 60
Augur et fulgente decorus arcu
Phoebus acceptusque novem Camenis,
qui salutari levat arte fessos
corporis artus,
si Palatinas videt aequus arces, 65
remque Romanam Latiumque felix
alterum in lustrum meliusque semper
prorogat aevum.
57-60. Fides... Pudor : personifica
zione di virt, che in Roma erano
venerate con templi e riti sacri.
Pax : in suo onore Augusto fece eri
gere pi tardi la monumentale ara
Pacis. priscus = antico (si rife
risce a tutti i quattro soggetti che
precedono). neglecta = trascu
rata finora . Copia : lAbbondanza
era rappresentata da una donna pro
sperosa che teneva tra le braccia il fa
moso corno , gi della capra Amal-
tea, nutrice di Giove, dal quale flui
vano tutti i beni del mondo.
61-64. Augur = vaticinatore :
Apollo (Febo) era il dio dei vaticini
(famosissimo loracolo di Delfi) ; giu
sto quindi che sotto i suoi auspicii
sinauguri il nuovo secolo doro. Se
guono poi le varie attribuzioni del
dio : dallarco splendente , mu
sagete , alexicacos o paian .
decorus = adorno . acceptus...
Camenis = caro alle nove Muse
(da Livio Andronico chiamate Ca
mene) ; Apollo proteggeva le arti belle,
necessarie allo sviluppo della civilt.
salutari... arte = con la medicina .
levat = risana , solleva : era
padre di Asclepio (o Esculapio), in
ventore della medicina.
65-68. si... aequus = se guarda
benigno (come in effetti guarda).
Palatinas... arces : sul Palatino era
stato costruito un grandioso tempio
ad Apollo ; il plurale arces poetico
(= le cime ) e accresce dignit al
luogo, dove allora si trovavano i fan
ciulli a cantare linno. rem... felix =
la prosperit di Roma e del La
zio . lustrum = secolo . al
terum... lustrum : c chi lo interpreta
come periodo di 5 anni (in rapporto
alla lustratio stabilita dalla costitu
zione Serviana dopo ogni censimento),
intendendo il periodo quinquennale, per
il quale il senato aveva rinnovato ad
Augusto il potere supremo. Ma il pe
riodo di 5 anni troppo angusto per
la solennit del rito attuale e del
laugurio oraziano : meglio intendere
un altro secolo di 110 anni, con rife
rimento al lustrum (= purificazione)
che avrebbe dovuto precedere i nuovi
ludi Saeculares, come sera fatto in
Roma negli ultimi giorni di maggio.
melius... aevum = ad et sem
pre pi fortunata . prorogat =
estende .
296 Q. ORAZIO FLACCO
Quaeque Aventinum tenet Algidumque,
quindecim Diana preces virorum 70
curat et votis puerorum amicas
applicat auris.
Haec Iovem sentire deosque cunctos
spem bonam certamque domum reporto.
doctus et Phoebi chorus et
dicere laudes.
69-72. Quae... tenet e colei che
signoreggia sullA ventino : su quel
colle fin dai tempi di Servio Tullio,
era stato eretto un famoso santuario
a Diana, che col appunto abitava
e di l dominava. Algidum : monte
del Lazio, antichissima sede del culto
di Diana fra le popolazioni agresti.
quindecim... virorum : il collegio sa
cerdotale (di cui Augusto era capo)
addetto alla custodia dei libri sibillini,
era l presente ; anzi, per bocca del
limperatore, era interprete delle pre
ghiere di tutti i Romani. curat =
ascolta con sollecitudine . ami
cas = favorevoli .
73-76. Ordina e completa : {Ego)
chorus, doctus (= ammaestrato , dal
Poeta) dicere laudes Phoebi et Dianae,
reporto domum, spem bonam et certam
Iovem et cunctos deos haec sentire
Dianae 75
(= la pensano tutti cos , sono
concordi in questo ) : la strofa di
chiusura ha una familiarit e. una
semplicit addirittura sconcertanti. Esi
genze rituali o artistiche ? Difficile
dirlo ; ci fa pensare a certe chiuse
a sorpresa di odi, che avevano preso
labbrivo per voli troppo alti e che
il poeta vuole riportare al pi comune
linguaggio dogni giorno. Laccenno a
Giove non poteva essere omesso, se
proprio sul Campidoglio doveva chiu
dersi la straordinaria celebrazione ; ma
linno era particolarmente rivolto ad
esaltare Apollo e Diana, come di
della luce, e ad essi il Poeta ci riporta,
nella tortuosa voluta dellultima strofa,
in modo che alla solenne invocazione
iniziale corrisponde il logico compi
mento, dicere laudes.
LE ODI 297
4. - VINO DI POCO PREZZO, MA . .. PREZIOSO
(I, 20)
Da me non troverai, caro Mecenate, i vini prelibati che sei solito
degustare a casa tua; ti offrir del vinello Sabino; ma l'ho riposto
e sigillato io stesso, quando l'applauso del popolo salut la tua guari
gione dalla noiosa malattia : ricordi ? .
Lode, forse spiritosa risposta a un biglietto scherzoso di Mecenate, che
si riprometteva un generoso simposio a casa dellamico, pu essere stata com
posta nel 26 o 25 av. Cr.
Vile potabis modicis Sabinum
cantharis, Graeca quod ego ipse testa
conditum levi, datus in theatro
cum tibi plausus,
care Maecenas eques, ut paterni 5
Metro : strofa saffica minore.
1-4. Vile = di poco prezzo .
modicis... cantharis = in tazze mo
deste ; comunemente di argilla, ben
lontane quindi dal vasellame di cri
stallo o di materiale prezioso che or
nava la tavola di Mecenate. Sabi
num : un vinello prodotto nel suo
podere di Sabina, non certo molto pre
giato, ma per consigliato per ragazzi
e convalescenti ; vino nostrano, che
non doveva in fondo dispiacere al
lamico, tanto pi per la circostanza
in cui era stato imbottigliato.
Graeca... testa = in unanfora gre
ca : usavano i Romani mettere il
loro vino casalingo in anfore che aves
sero contenuto vino di Grecia (di Chio,
ad es.) ; cosi ne risentiva almeno il pro
fumo. conditum (partic. congiunto.
per condidi) levi (perfetto di lino, levi,
litum, linere) = riposi e sigillai ;
spalmandone con cera il tappo.
cum... plausus : nel 30 av. Cr. Mece
nate, essendo comparso nel teatro di
Pompeo dopo una malattia piuttosto
seria, fu vivamente applaudito da tutto
il pubblico, levatosi in piedi per ac
clamarlo. Ed ecco che lamico poeta
corre a casa e, per solennizzare lavve
nimento, mette in serbo unanfora di
vino, da bere alla sua salute.
5-8. eques : lunico titolo e grado
che Mecenate volle accettare, bench
potesse farne collezione, era quello di
cavaliere . ut (consec.) = tale
che . paterni (= patrii) : il Te
vere nasce in Etruria, patria di Me
cenate, che era di Arezzo. simu
298 >. ORAZIO FLAGCp
fluminis ripae simul et iocsa
redderet laudes tibi Vaticani
montis imago.
Caecubum et prelo domitam Caleno
tu bibes uvam : mea nec Falernae 10
temperant vites neque Formiani
pocula colles.
et =: et simul. iocosa... imago
(sott. vocis) = la scherzosa eco .
Vaticani montis : lapplauso scro
sciante partito dal teatro di Pompeo
(lunico teatro stabile di Roma, allora,
costruito nel 62 av. Cr.) che si tro
vava vicino al Tevere, fu ripercosso
dal Gianicolo, che posto di fronte
e di cui il Vaticano faceva parte.
laudes = gli applausi .
9-12. Caecubum : ilpi pregiato dei
vini, prodotto nel Lazio meridionale,
tra Fondi e Gaeta. preio... uvam =
uva pigiata dal torchio di Cales :
Cales, ora Calvi, in Campania (fra
Capua e Teano), dava un vino che
era tenuto in grande onore. mea
nec, ecc. = ma n il vino Falerno,
n quello dei colli di Formia rendono
meno aspre le mie tazze : Falerno
era unaltra localit della Campania
famosa per il vino ; come pure For
mia, nel Lazio, nominata subito dopo.
temperant : vuol dire correg
gono , riferendosi alluso dei Romani
di mescolare il vino con lacqua, per
renderlo meno aggressivo, o di ta
gliare un vino forte con altro di
minore grado.
LE ODI
299
5. - CONFIDENZA MALINCONICA
(II, 6)
Allamico Settimio, che si dichiara pronto a seguirlo anche in capo
al mondo, il poeta confida il suo desiderio di quiete, in attesa duna
morte serena, lontano da Roma, a Tivoli, o, se il destino contrario
a tale prospettiva, tra le ridenti colline di Taranto.
Lode non ha determinazione di tempo ; ma la stanchezza di spirito che
dimostra ci fa pensare che possa essere delle ultime (intorno al 23 av. Cr.),
in prossimit delle Epistole, con alcune delle quali (VII, Vili) ha non pochi
elementi in comune.
Septimi, Gadis aditure mecum et
Cantabrum indoctum iuga ferre nostra et
barbaras Syrtis, ubi Maura semper
aestuat unda,
Tibur Argeo positum colono 5
Me t r o : strofa saffica minore.
1-4. Septimi : chi sia questo Setti
mio non dato sapere. Forse lo
stesso che Orazio raccomanda affet
tuosamente a Tiberio (Epist., I, 9)
e che da Svetonio sappiamo essere
stato in grande familiarit anche con
Augusto. Gadis : Cadice, nel
lestremit meridionale della Spagna ;
ma indica qui un luogo qualunque,
molto lontano da Roma. aditure
(vocativo del pari, fut. di adeo) -
che saresti disposto a venire , con
me fino a Cadice, ecc. Cantabrum :
i Cantabri erano una popolazione
fiera e irrequieta della Spagna set
tentrionale, presso il golfo di Bisca-
glia. Solo nel 19 av. Cr. furono do
mati da Agrippa in modo definitivo.
indoctum - che non ha ancora im
parato . barbaras selvagge ,
come i loro abitanti. Syrtis : gli
odierni golfi di Gabes e di Sidra, sulle
coste dellAfrica settentrionale, quasi
sempre battuti dalle tempeste, abitati
da popolazioni barbare e violente.
Maura (essendo la Mauritania troppo
lontana dalle Sirti, laggettivo va in
teso in senso lato) = africana .
aestuat ribolle .
5-8. Tibur... utinam (desiderio con
siderato realizzabile) oh, fosse Ti
voli, fondata (conditum) dal colono
dArgo, il luogo di riposo (sedes) per
la mia vecchiaia (senectae dativo) :
Tivoli, posta sullAniene e vicina a
Roma, era la delizia dei ricchi romani,
che vi avevano costruito parecchie
ville ; forse per questo Orazio, con
scio della sua modesta condizione,
pensa che le Parche non gli debbano
concedere un soggiorno cos delizioso
e cos... comodo. Argeo... colono :
300 >. ORAZIO FLACCO
sit meae sedes utinam senectae,
sit modus lasso maris et viarum
militiaeque.
Unde si Parcae prohibent iniquae,
dulce pellitis ovibus Galaesi 10
flumen et regnata petam Laconi
rura Phalantho.
Ille terrarum mihi praeter omnis
angulus ridet, ubi non Hymetto
mella decedunt viridique certat 15
baca Venafro,
ver ubi longum tepidasque praebet
sum. regnata... rura = me ne
andr nelle campagne su cui regn
(luso personale passivo di regnare,
intransitivo, proprio della poesia
e lo riscontriamo anche in Virgilio
e Ovidio) : secondo la leggenda, Ta
ranto sarebbe stata fondata da una
colonia spartana guidata da Falanto.
petam, pu essere futuro indica
tivo, ma anche presente congiuntive
retto dal precedente utinam.
13-16. Ille terrarum... ridet =
quellangolo di mondo (Taranto) mi
sorride pi che tutti gli altri ; ma
terrarum pu anche dipendere da om
nes (sott. angulos) e ci sono esempi
probanti sia lima che laltra interpre
tazione. Hymetto = mellibus Hy
metti : lImetto un colle dellAttica
ricco di fiori, di api e, di conseguenza,
famoso per il suo miele. non...
decedunt = il miele non la cede ,
non inferiore . viridique,
ecc. = lolivo (baca) gareggia con
quello del verde Venafro (pi co
mune certare cum aliquo) : Venafro
una localit della Campania, presso
il Liri, celebrata per i suoi oliveti.
17-20. ver: dipende da praebet.
brumas = inverni ; propriamente.
secondo la leggenda, Tivoli era stata
fondata da Catillo, di Argo, e dai suoi
fratelli Tiburno e Cora. modus =
limite, termine. lasso (sott.
mihi), ecc. = per me, stanco dei
viaggi per mare (maris), per terra
(iviarum) e della vita militare : non
ci risulta che il placido Orazio fosse
solito darsi ai grandi viaggi. Anche
il suo servizio militare risaliva a 20
anni prima ; ma pure vero che
lanimo, quando triste, si sente ad
dosso il peso delluniverso e il pas
sato assume unimportanza grave e
particolare.
9-12. Unde si = che se di l ;
ossia da Tivoli. prohibent (sott.
me) = mi tengono lontano . ini
quae = avverse , ostili . dul
ce... ovibus = caro alle pecore rico
perte di pelli : lungo le rive del
Galeso (fiumicello che finisce nellat
tuale Mar Piccolo di Taranto) pasco
lavano armenti cos rigogliosi e dalla
lana cos pregiata che, per proteg
gerla, i pastori solevano ricoprirli di
pelli. Tale uso, anche per gli armenti
dellAttica, documentato da Var
rone. Galaesi genitivo epesege
tico, in luogo del pi comune Galae-
LE ODI
301
Iuppiter brumas et amicus Aulon
fertili Baccho minimum Falernis
invidet uvis. 20
Ille te mecum locus et beatae
postulant arces : ibi tu calentem
debita sparges lacrima favillam
vatis amici.
bruma dies indica il giorno pi breve
dellanno (da brevissuma, breuma, bru
ma). amicus... Baccho = caro a
Bacco che dona fertilit . Aulon :
1Aulone era un colle ferace di vini
squisiti (per questo detto caro
a Bacco ) situato di fronte a Ta
ranto. minimum (= minime)...
uvis = non ha proprio nulla da
invidiare alle viti di Falerno ; an
che questa localit, nella Campania,
dava un vino famoso, molto apprez
zato dai Romani.
21-24. Ille... arcesquel luogo
e quelle ridenti (beatae) colline {arces)
ti vogliono insieme con me . ibi
tu, ecc. = ivi tu spargerai con le
dovute lagrime (lacrima sing. col
lettivo) la cenere ancor calda {calen
tem, per le fiamme del rogo) del poeta
tuo amico : dopo lelogio, caldo ed
epicureo, della bellezza di quei luo
ghi, il pensiero della morte, comparso
allimprovviso, sembra meno triste ;
ma trema, per, una contenuta com
mozione in questa chiusa malinco
nica, in cui gli aggettivi, cos densi
di significato, richiamano il mistero
della morte e il bisogno umano
dellamicizia.
302 Q . ORAZIO FLACCO
6. - LAUREA VIA DI MEZZO
(IL 10)
Tra lalto mare pericoloso, o Licinio, e la costa insidiosa c la via
di mezzo, che ti d sicurezza; non ti esaltare troppo nella fortuna, non
ti disperare nella sventura : il domani ti pu portare un altro destino.
Fatti animo nelle avversit ; ma ammaina le vele quando il vento
troppo propizio .
Incerto il tempo di composizione di questode, ma la serena saggezza che
lanima la fa avvicinare allultimo periodo.
Rectius vives, Licini, neque altum
semper urgendo neque, dum procellas
cautus horrescis, nimium premendo
litus iniquom.
Auream quisquis mediocritatem 5
. Metro : strofa saffica minore.
1-4. Rectius vives = meglio tu
vivrai , che non ora ; o, forse, meglio
che se facessi altrimenti. Licini :
Licinio Murena, probabilmente figlio
di quel L. Licinio Murena, console
nel 63 av. Cr., che fu difeso da Cice
rone dallaccusa di broglio elettorale.
Adottato da M. Terenzio Varrone,
divent fratello di Terenzia, moglie
di Mecenate. Nel 25 av. Cr. vinse
i Salassi e sul loro territorio fond
lodierna Aosta ; nel 23 fu collega
di Augusto come consul suffectus ; ma
nel 22, per aver fatto parte di una
congiura contro di lui, venne con
dannato a morte. Forse il carattere
irrequieto e instabile del giovane am
bizioso indusse Orazio a dargli questi
consigli di saggezza, veramente aurei ?
Comunque, tale intenzione non , n
pu essere, decisamente provata.
altum... urgendo spingendoti sem
pre in alto mare . dum (tempo
rale e causale)... horrescis = perch,
troppo cauto, temi le tempeste .
nimium (= nimis) premendo = ra
sentando troppo la riva insidiosa (int-
quom) ; insidiosa sia per gli scogli
affioranti, che per le secche frequenti.
5-8. Auream... mediocritatem : la
via di mezzo, che leccellente in
assoluto (questo il significato di aurea),
costituisce il fondamento della dottrina
morale di Aristotele e uno dei capisaldi
del pensiero oraziano, appoggiato al
lautorit anche di Cicerone. quis-
diligit, tutus caret obsoleti
sordibus tecti, caret invidenda
sobrius aula.
Saepius ventis agitatur ingens
pinus et celsae graviore casu 10
decidunt turres feriuntque summos
fulgura montis.
Sperat infestis, metuit secundis
alteram sortem bene praeparatum
pectus. Informis hiemes reducit 15
Iuppiter, idem
summovet. Non, si male nunc, et olim
sic erit : quondam cithara tacentem
suscitat Musam neque semper arcum
tendit Apollo. 20
quis diligit = chiunque preferisce .
tutus caret = senza rischi, evita .
obsoleti... tecti = il sudiciume
dun cadente tugurio . caret =
ma sta anche lontano dalla reggia
(aula) che suscita invidia (invidenda) .
sobrius = senza montarsi ,
moderato .
9-12. Saepius = pi spesso , che
non gli altri alberi meno alti. cel
sae (= excelsae)... turres = con ro
vina pi grave precipitano le torri
pi alte . summos... montes =
le cime dei monti , oppure i monti
pi alti : pensieri come questi (il
vento tormenta pi violento le piante
che pi si innalzano, come i pini ;
le pi alte costruzioni minacciano di
cadere con pi tremenda rovina e pi
esposte ai fulmini sono le cime dei
monti) Orazio li trovava gi in Ero
doto (VII, 10) e saranno poi ripresi
da poeti e prosatori di tutte le lingue.
19-16. infestis... secundis (sott.
rebus) = nelle avversit... nella pro
sperit . alteram = contraria .
bene... pectus = un animo ben
temprato . Informis = squalli
di . reducit = riporta costante-
mente ; con periodica vicenda.
Iuppiter : il nome del dio, che pre
siede a tutti i fenomeni celesti (Iuppiter
pluit, tonat, fulgurat, ecc.), al centro
delle due proposizioni, ci d chiara
lidea della divinit, eternamente im
mobile, tra leterno variare, periodico
e costante, delle stagioni. idem
(asindeto avversativo) = ma lo
stesso Giove che li scaccia (summovet,
intendi gli inverni) .
17-20. si male nunc (sott. est) =
se ora va male . et (= etiam)
olim = anche in futuro , sar cori.
quondam = talvolta (come
fosse interdum). cithara (abl. stru
mentale) = col suono della cetra .
tacentem... Musam = sveglia la
Musa silenziosa . Apollo : fra
i molti attributi del dio, era anche
quello di tutore della giustizia ; per
ci era adorno darco e di faretra
e le sue frecce seminavano morte
e pestilenza tra gli uomini, a puni
zione delle loro colpe. Ma egli era
304
Q. ORAZIO FLACCO
Rebus angustis animosus atque
fortis appare ; sapienter idem
contrahes vento nimium secundo
turgida vela.
pure il dio della luce, delle arti, della
musica, di tutto ci che bello.
Quindi spesso interrompe lopera di
giustiziere per risvegliare con il suono
della cetra la poesia silente o per
eccitare maggiormente, con lesem
pio suo, le Muse. I due cos discordi
aspetti della stessa divinit invitano
i mortali a non disperare quando
arrivano i dardi, ma anche a non
esaltarsi quando la cetra fa risuo
nare in modo troppo lusinghiero il
suo canto.
21-24. Rebus angustis = quando
le cose vanno male . appare =
fatti vedere . sapienter = da
saggio . idem (con valore avver
sativo) = ma tu stesso . con
trahes (futuro con valore di impe
rativo) = ammaina . nimium
(= nimis), va tanto con secundo,
quanto con turgida ( = gonfie ) :
con immagini di mare inizia lode,
con vele gonfiate dal vento propizio
essa si chiude ; in mezzo, fulmini
e canti, destini avversi e favorevoli :
su tutto, la sana e profonda saggezza
di un poeta schiettamente umano.
ODI A L CA I CHE
Il metro alcaico potrebbe essere indicato come quello della pi
viva, consapevole e dinamica solennit. Nobile e forte e fiera
e imperiosa espressione di unumanit superiore , come la defi
nisce il Muller-Dobelli, l alcaica prende posto in questa raccolta
dopo le asclepiadee e le saffiche come l ode che, nella nervosa e in
tensa variet dei suoi versi (i due endecasillabi, l enneasillabo e il
decasillabo) ci d la visione degli ardimenti di pensiero e di fan
tasia che, sempre entro la cerchia dei suoi limiti, il poeta si sa e si
Vuole concedere ; dei moniti e degli incitamenti che egli ritiene di
poter rivolgere a singole persone o allintera moltitudine della gio
vent romana ; delle posizioni, anche, di pubblico, ispirato anima
tore di quei sensi civici che devono (ecco ancora il rispetto dei
limiti !) indurre gli immemori e gli inerti alla conservazione e al
consolidamento dellequilibrio augusteo.
Interprete quasi dei destini degli uomini e, in particolare, di
quelli del popolo romano, non con la distaccata pacatezza delle
asclepiadee, ma col fervido compiacimento di chi, avendo visto
e compreso, ritiene di poter trasmettere le verit alle quali ha
saputo togliere i veli, egli ci appare in tutta una serie di alcaiche
dei libri I e II, che hanno per argomento le sorti di singole persone
o dei popoli.
Ma soprattutto l ispirazione civile oraziana si afferma, nei suoi
aspetti pi tipici, nelle prime sei odi del libro III : ascoltiamo in esse
una voce che non sembra diversa da quella dun oracolo, il tono
di chi, giunto a vedere i pi gelosi misteri del vivere, sente il bisogno
di parteciparli agli altri, di professarli (vorremmo dire) coralmente :
e la strofa alcaica si libra, senza possibilit di dubbio, su ali su
perbe e vola.
20
306 ORAZIO FLACCO
1. - A TALIARCO
(I, 9)
crudo inverno; neve e gelo tutto intorno e gelo anche nell'anima:
scaccia il freddo, o amico, col fuoco del camino e gli affanni con una
coppa di vino, lasciando tutto il resto agli di potenti ; finch sei giovane,
non permettere che ti sfuggano le spensierate gioie dell'amore .
Lode, mirabile nella sua perfezione stilistica e pervasa da una malinconia
sottile, e perci pi struggente, devessere delle ultime (intorno al 23 av. Cr.) ;
cos si spiega la tristezza del vicino tramonto che, come linverno, in duro
contrasto con ci che la vita ha di caldo e di desiderabile.
Vides ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto ?
Dissolve frigus ligna super foco 5
large reponens atque benignius
Me t r o : strofa alcaica.
1-4. Vides : una constatazione
pacata, e triste nello stesso tempo,
che per d allode un senso di im
mediata verit ; da questo particolare
prender slancio il pensiero di Ora-
zio. ut = quomodo. stet = si
erge . candidum predicativo di
stet. Soracte s oggi monte S. Ore
ste, alto 700 m. e distante 38 km. da
Roma, donde nelle giornate serene
visibile. onus, sott. nivis.
silvae = boschi . laborantes =
affaticati ; dal peso della neve,
che schianta i loro rami. silvae...
flumina : boschi e fiumi, carichi di
neve e affaticati, spaziano nella fan
tasia del poeta, che vede un inverno
smisuratamente vasto e dolorosamente
freddo. Intendere con questi termini
le piante del peristilio di Orazio
e i fili dacqua che scendono dal
tetto immiserire questo spettacolo
di inattivit e di morte, cui far
contrasto il movimento quasi feb
brile che domina il resto dellode.
Si sente, e chiaro, linflusso di Alceo
(cfr. fr. 90 del Diehl) ; ma Orazio
arriva pi lontano e del freddo mo
nito del greco non restano che par
ticolari marginali. constiterint =
si sono fermati (consisto in effi
cace contrasto con fluere, da cui
deriva flumina).
5-8. Dissolve = allontana .
super foco = sul focolare . re
ponens (con senso causativo) = fa
cendo porre . benignius = con
maggiore abbondanza , del solito.
LE ODI 307
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido 10
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras, fuge quaerere, et
quem fors dierum cumque dabit, lucro
adpone nec dulcis amores IS
sperne, puer, neque tu choreas,
virenti camties abest
morosa. Nunc et campus et
deprome = spilla . quadri
mum... merum = vino puro di quat-
tranni ; sufficienti per rendere pre
libato anche il vinello di Sabina
(per, secondo Ateneo, ce ne vole
vano sette di anni perch tale vino
acquistasse il suo vero sapore).
Thaliarche : personaggio vero o sem
plicemente re del banchetto , come
indica letimologia ? La questione,
difficilmente solubile, piuttosto su
perflua. Lode indubbiamente sim-
posiaca e il consiglio di Orazio non
perde efficacia sia che si rivolga a un
vero Taliarco, sia che si intenda
rivolto a un re del banchetto ,
certamente pi giovane del poeta.
Sabina... diot = dallanfora sabi
na. : anfora a due anse (o orec
chie , come vuole letimo greco),
chiamata cos perch conteneva il
vino del suo campo di Sabina.
9-12. Permitte = affida . qui
simul, ecc. = non appena essi ( op
portuno rompere il nesso relativo)
abbiano placato (stravre, da sterno)
i venti, in lotta con il mare tempe
stoso . nec... nec : le due nega
zioni sono pi efficaci di ogni affer
mazione. Sembra quasi che tutta la
natura trattenga il respiro al cenno
areae
divino : limmobilit delle antiche
piante d al paesaggio una maest,
che diremmo pnica, di alta sugge
stione poetica.
13-16. fuge quaerere = evita di
ricercare (equivale a ne quaesieris
ed documentato anche nella mi
gliore prosa). quem... cumque
(tmesi per quemcumque diem) = ogni
giorno, comunque sia ; dierum (unico
caso in Orazio) genitivo partitivo.
lucro adpone = scrivilo a gua
dagno (la frase tecnica era in lucro
ponere). nec... speme (per il clas
sico, e pi corretto, ne spreveris) - -
non trascurare . puer = fin
ch sei giovane . choreas = le
danze (con tale termine i Greci
indicavano la danza accompagnata
dal canto). neque tu, si intende
speme.
17-20. virenti (sott. tibi)... abest =
finch da te, che sei nel fiore della
vita, sta lontana la canizie .
morosa = fastidiosa . campus :
sintende il Campo Marzio, dove pas
savano gran parte della giornata i gio
vani romani, negli esercizi ginnici,
nei sani giochi allaria aperta.
areae = le piazze ; numerose an
che in Roma, che ben si prestavano
308 Q,. ORAZIO FLACCO
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora ; 20
nunc et latentis proditor intimo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.
a convegni damore in determinate
ore (composita... hora). lenes...
susurri = il sommesso bisbigliare
(degli innamorati) sul fare della sera
(sub noctem) . repetantur = si
rinnovino , da un incontro allaltro.
21-24. latentis = che sta nasco
sta . proditor = che tradisce ;
cio, svela dove si trova la fanciulla.
gratus... risus (sott. repetatur)
la simpatica risata . pignus...
pertinaci = il pegno strappato alle
braccia (lacertis) o al dito, che mal
si ribella : la scena, clta nei tratti
essenziali, ci presenta la fanciulla
che, sprizzante di felicit, giunta prima
dellora allappuntamento, si nasconde
nellangolo pi buio, in attesa che
il giovane arrivi. Ma poi, davanti
alla faccia delusa e preoccupata di
lui, non sa trattenere una prorom
pente risata, che ne rivela la pre
senza. Seguono quindi le piacevoli
schermaglie di lui, per farsi promet
tere che la bella non mancher a un
convegno successivo : con dolce vio
lenza le strappa un braccialetto o un
anello, mentre la fanciulla finge una
resistenza che non viene dal cuore.
2. - LA PREGHIERA DEL POETA
(b 31)
Che pu chiedere ad Apollo un poeta come me? Non certo ricchezze
Ai messi, d i . merci o di terreni : i beni della fortuna se li tengano i f or
tunati ! A me bastano poche olive, un po' di cicoria e malve ! io chiedo
solo di poter godere quello che ho e di trascorrere in buona salute una
decorosa vecchiaia, sorretta dalla mente vigile e rallegrata dalla poesia .
Lode fu composta alla fine del 28 av. Cr. quando Ottaviano consacr
:ad Apollo il tempio sul Palatino.
Quid dedicatum poscit Apollinem
vates ? quid orat, de patera novum
fundens liquorem ? Non opimae
Sardiniae segetes feraces,
non aestuosae grata Calabriae 5
armenta, non aurum aut ebur Indicum,
M et r o : strofa alcaica.
1-4. dedicatum... Apollinem = co
sa chiede il poeta ad Apollo (posco
con il doppio accusativo) cui stato
consacrato il tempio (la frase di
rito era dedicare aedem deo) : il 9 otto
bre del 28 av. Cr. Ottaviano inau
gurava sul Palatino il tempio ad
Apollo, che era stato votato nel 36
dopo la sconftta di Sesto Pompeo.
Era la pi splendida delle costru
zioni augustee : circondato da por
tici, fornito di due biblioteche (una
greca e una latina), adorno di meda
glioni e di statue, aveva nellinterno
della cella lApollo Musagete di Scopa,
che raffigurava il dio con la sola
cetra, senza arco e faretra ; atteg
giamento molto strano per un tem
pio dedicato dopo la battaglia di
Azio, a celebrare unaltra vittoria
militare. de patera... fundens =
versando dalla patera (tazza larga
e poco profonda che serviva per le
libagioni sacre) vino novello : il
vino dellanno lo si spillava di solito
PI I ottobre (festa dei Meditrinalia) ;
ma per leccezionale occasione il poeta
ha spillato il mosto ancora gorgo
gliante. opimae = fertile , ric
ca . Sardiniae : la Sardegna,
come la Sicilia e lAfrica, dai suoi
vasti territori seminati a grano (sege
tes), assicurava a Roma preziosi rifor
nimenti. feraces = rigogliose .
5-8. aestuosae = assolata .
grata = prosperosi . ebur Indi
cum = lavorio dellIndia : doro
e davorio riplendevano allora le case
310 Q,. ORAZIO FLACCO
non rura, quae Liris quieta
mordet aqua taciturnus amnis.
Premant Calena falce quibus dedit
fortuna vitem, dives et aureis 10
mercator exsiccet culillis
vina Syra reparata merce,
dis carus ipsis, quippe ter et quater
anno revisens aequor Atlanticum
inpune. Me pascunt olivae, 15
me cichorea levesque malvae.
di ricchi romani, specialmente latrio.
non rara, ecc. = non i campi
che il Liri, fiume silenzioso, rode,
lambisce con la sua onda lenta :
il Liri il Garigliano, che ha un
corso tranquillissimo, specie nel tratto
inferiore fino al mare. Attraversando
la pianura vitifera di Campania, cor
rode un poco le rive erbose, ma senza
strepito, senza vortici : un paesaggio
fluviale incantevole nel giro tran
quillo di due versi.
9-12. Premant (concessivo) = p-
tino pure (e quindi riducano a pi
modeste proporzioni, come significa
il verbo). Calena falce... vitem =
col falcetto le viti di Cales (per
enallage, attribuito a falce, lag
gettivo che si addice a vitem) : Cales,
oggi Calvi, era citt e territorio di
Campania, famosa per i suoi vini.
quibus = illi quibus. vitem ;
oggetto di entrambi i verbi che pre
cedono. dives et = et dives (iper
bato). aureis... culillis = in calici
doro : erano calici di argilla, che
i sacerdoti e le vestali usavano nelle
sacre cerimonie ; il mercatante ,
per, ricchissimo, li vuole doro.
vina... merce vino barattato con
merce di Siria : dalla Siria, dove
li convogliava lOriente, arrivavano
a Roma quasi tutti i prodotti volut
tuari (unguenti, profumi, stoffe pre
ziose), vendendo i quali, il mercante
poteva procurarsi i vini pi celebrati
e le pi lussuose suppellettili.
13-16. dis caras : il fatto che egli
possa percorrere tante volte il mare
(aequor Atlanticum sta per mare
in generale) prova del favore di
vino, che lo scampa dai pericoli e gli
permette di sciogliere di nuovo le
vele per altro viaggio (ter... quater ha
valore indeterminato). quippe...
revisens = in quanto torna a rive
dere ( unico esempio di quippe
con un participio, in luogo del rego
lare congiuntivo ; non solo unico in
Orazio, ma anche negli altri autori,
se si eccettua un passo delle Sto
rie di Sallustio). inpune =
sano e salvo ; come fosse inco
lumis. Me (in posizione di ri
lievo) = quanto a me . cicho
rea (plurale di cichoreum, derivato dal
greco) = cicoria , indivia .
leves = leggre , facili a dige
rirsi : di fronte agli insani desi
deri dei pi e alle pericolose como
dit dei ricchi, ecco lintrepida sem
plicit del poeta e alla semplicit
della vita corrisponde unaltrettanto
semplice nobilt di desideri, che su
bito appresso vengono formulati.
LE ODI 311
Frui paratis et valido mihi,
Latofi, dones, at, precor, integra
cum mente, nec turpem senectam
degere nec cithara carentem. 20
17-20. Frui : dipende da dones
(esortativo) = concedimi di godere .
paratis (sott. rebus) = di quello
che mi sono guadagnato . et
valido = e per di pi in buona
salute (apposizione di mihi).
Late = o figlio di Latona : Apol
lo, figlio di Latona e di Giove, pro
tettore delle arti e della poesia, qui
invocato con familiarit, ma anche
con vivo trasporto. at = ma in
particolare . integra... mente =
con mente sveglia . nec tur
pem = non indecorosa . cithara
carentem = priva del suono della
cetra , senza canto : alla fine,
il voto pi caro, il dono pi bello,
che dal suo protettore desidera rice
vere, che non labbandonino il con
forto e la gioia della poesia !
312 >. ORAZIO FLACCO
3. - LA SORTE DI TUTTI
(II, 3)
Non disperarti, Dellio mio, quando le cose sanno male ; calma
serena anche nella fortuna; che sei destinato a morire, povero o ricco
tu sia ! Finch puoi, fa portare vini, profumi e le rose fugaci l dose
t'invitano il mormorante ruscello e la fresca ombra dei pioppi! Tanto,
dovrai abbandonare ogni cosa all'erede! Tutti siamo spinti laggi, oltre
il fiume, all'eterno esilio .
Di data incerta, lode appartiene alla maturit del poeta, per la sicurezza
della tecnica espressiva e per il tono generale che lanima.
Aequam memento rebus in arduis
servare mentem, non secus in bonis
ab insolenti temperatam
laetitia, moriture Delii,
Met r o : strofa alcaica.
1-4. Aequam... mentem = lani
mo equilibrato : linsegnamento
epicureo del comune buon senso (in
cui per convenivano anche gli stoici),
di non lasciarsi, turbare dai casi della
vita, tutti rapidamente passeggeri.
non secus = non altrimenti che .
in bonis (sott. rebus) = nella
prosperit . ab... laetitia = dalla
gioia sfrenata . temperatam =
lontano , conservandolo moderato.
moriture : implacabile, come il
prenome che ad ognuno viene dato
sul nascere, saccompagna al nostro
nome questo... appellativo, che non
si staccher pi da noi ; tale il
pensiero che suggerisce la suggestiva
collocazione del participio ( o Del
lio, che dovrai morire ). Delti :
Q,. Dellio, uomo di non comuni
capacit, ma incostante. Conosciuto
ai suoi tempi come emerito volta-
bandiera, dato che era passato da
Dolabella a Cassio, da Cassio ad
Antonio e infine da Antonio ad Otta
viano (Messalla Corvino lo defin
lacrobata delle guerre civili ), era
forse lindividuo pi indicato ad ac
cogliere il monito, tristemente edo
nistico, di Orazio. Nel 36 av. Cr.,
come legato di Antonio, prese parte
a una spedizione contro i Parti e la
descrisse in unopera che andata
perduta.
seu maestus omni tempore vixeris 5
seu te in remoto gramine per dies
festos reclinatum bearis
interiore nota Falerni.
Quo pinus ingens albaque populus
umbram hospitalem consociare amant 10
ramis ?' Quid obliquo laborat
lympha fugax trepidare rivo ?
Huc vina et unguenta et nimium brevis
flores amoenae ferre iube rosae,
5-8. seu maestus, ecc. = tanto
che tu sia vissuto (vixeris fut. ante
riore) in pianto per tutta la vita,
quanto che te la sia goduta (bea
ris beaveris, fut. ant.), disteso, tutti
i giorni (per des, con valore distri
butivo) di festa, in un prato appar
tato, con Falerno di pi vecchia
data (interiore nota) : nota era leti
chetta che si poneva al collo delle
anfore, con il nome dei consoli a in
dicare lanno in cui era stato spre
muto il vino. Naturalmente, pi le
anfore erano allinterno della apo
theca (o cella vinaria), pi il vino
era vecchio. Per enallage, dato
a nota laggettivo che meglio si rife
rirebbe al vino.
9-12. Quo = per qual motivo :
ecco, da questo verso in poi, due
strofe di mirabile fattura, per met
tere in luce ci che di bello la natura
ci offre sempre, senza tanta fatica
e senza tanta spesa. Unombra acco
gliente di alte piante, presso il mor
morio dun ruscello : il luogo ideale
per un simposio fraterno. pinus...
populus : la natura pare quasi ani
mata da un senso panico. Il pino
alto e nero gode di unire i suoi
rami a quelli del pioppo, argenteo
e meno alto, per dare serenit a co
loro che a quellombra si vogliono
dilettare. Nella diversit del fogliame
(cui d risalto la disposizione chia-
stica) sembra quasi di vedere i mo
menti neri e quelli sereni della nostra
dubbiosa giornata, che devono essere
vissuti con uguale abbandono.
consociare = intrecciare , forma
re unendosi . : Quid = perch .
obliquo... rivo (sott. in) = nel
ruscello tortuoso . laborat = si
affanna : anche il ruscello, incon
sciamente, si d da fare per ralle
grare la vista e ludito di chi lo vede
e lo sente saltellare in fuga per lim
pacciato sentiero, con quel sommesso
ciangottio, che favorisce la sugge
stione e infonde pace anche allanimo
pi tormentato. Perch, si chiede il
Poeta, tanta bellezza e tanta dol
cezza, se non ne approfittiamo ? tre
pidare = saltellare mormorando .
13-16. vina : il solito plurale
oraziano, quasi a indicare che, fra
tante qualit di vino tutte pregevoli,
non il caso di determinarne proprio
una. unguenta : con cui solevano
gli antichi profumarsi prima di met
tersi a tavola. nimium brevis =
troppo fugaci . amoenae = de
liziosa . ferre (sott. puerum, per
questo allattivo). iube (riferito a
314 Q. ORAZIO FLACCO
dum res et aetas et Sororum 15
fila trium patiuntur atra.
Cedes coemptis saltibus et domo
villaque, flavus quam Tiberis lavit,
cedes, et exstructis in altum
divitiis potietur heres. 20
Divesne, prisco natus ab Inacho,
nil interest an pauper et infima
de gente sub divo moreris,
victima nil miserantis Orci.
Omnes eodem cogimur, omnium 25
Dellio) = fa portare . res = la
tua condizione . fila... atra =
e i neri fili delle tre sorelle lo per
mettono : le tre Parche (doto, La
chesi, Atropo), ricordate come arbi
tro del destino. I loro fili sono detti
atra perch lultimo gesto (quello di
tagliarli) attrae lattenzione del poeta
e da esso promana quel senso dolo
roso della morte, che serpeggia, insi
dioso, nel canto di Orazio e dal quale
egli tenta spesso di staccarsi in cerca
duna soluzione edonistica, che pre
scinda dalla necessit del dolore.
17-20. Cedes = te ne andrai.
coemptis saltibus = dai pascoli
comperati qua e l . domo ==
dalla casa di citt . flavus
biondo ; costante epiteto del
Tevere, le cui acque sono molto
spesso limacciose. lavit = lam
bisce (Orazio preferisce la forma
della 3a coniugaz. a quella, pi co
mune, della la). in altum =
fino al cielo . heres : chiude
la strofa, iniziata con uno sconso
lato verbo di rinuncia, una nota di
tristezza, lerede, che sempre al
lerta ed il segno pi evidente della
caducit umana.
21-24. Ordina: nil interest (= non
c differenza ) divesne, natus ab pri
sco Inacho, an pauper, ecc. Ina
cho : figlio di Oceano e di Teti, fu
il primo mitico re di Argo. Il suo
nome sta qui a indicare unascen
denza, remota fin che si vuole, ma
che non basta a liberare dalla morte
il lontano pronipote. sub divo
morris (da moror, moratus sum, mo
rari) = tu viva sotto il cielo aper
to : divus indica la volta stellata,
in contrapposizione ad Orci, il regno
delle ombre. Anche qui evidente
che meglio aver per tetto la volta
del cielo , anche senza gli splen
dori duna reggia, pur di non dovere
precipitare nellAde. victima pu
essere nominativo, riferito a tu, op
pure vocativo. nil miserantis =
inesorabile .
25-28. eodem = allo stesso luo
go . cogimur : un verbo quasi
brutale ; come pecore, tutti gli uo
mini sono spinti verso un traguardo
unico. omnium, ecc.; ordina :
urna (abl. di luogo) versatur (= viene
agitata ) sors omnium, exitura (= de
stinata ad uscire ) serius ocius
(= presto o tardi) : la Necessit,
dunque, scuote nellurna capace il
nome di tutti ; poi, alla cieca.
LE ODI
315
versatur urna serius ocius
sors exitura et nos in aeternum
exsilium impositura cumbae.
10 estrae. Vediamo qui, immensamente
vasto, un rito che nel sereno mondo
omerico serviva a designare chi, alla
luce del sole, avrebbe dimostrato al
mondo il suo valore. Nellelmo di
Agamennone si agitava il nome di
pochi eroi e ne usciva la gloria ; qui,
11 mondo intero lurna delle sorti ;
ma chi ne esce precipita nel regno
delle ombre. in aeternum (lul
tima sillaba va elisa con linizio del
verso seguente : verso ipermetro) =
verso leterno . impositura cum
bae (dativo) = a farci salire sulla
barca : evidentemente, la barca di
Caronte, che sulla palude Stigia tra
sporta le anime al mondo dei morti.
Lenneasillabo, con il suo ritmo
spezzato e ostacolato, d prima il
senso del doloroso distacco ; poi,
unendosi con il decasillabo senza
soluzione di continuit (sinafia), si
inserisce nel ritmo dattilico fatal
mente inarrestabile, rendendo in pieno
la veloce fuga da questa vita verso
un esilio senza fine.
316 Q, ORAZIO FIACCO
4. - LA DOLCE FOLLIA
(II, 7)
Sei tornato, dunque, libero cittadino, o Pompeo, amico delle ore pi
dure e pi care? Qjianti ricordi in comune! Qjiale alternativa di simposii
e di pericoli, culminati nella infausta giornata di Filippi, agli ordini
di Bruto, e in quella malaugurata fuga ! Io, con l'aiuto di Mercurio,
potei sfuggir subito dai gorghi ; tu, invece. . . Beh ! Non ci pensiamo
pi! In tuo onore voglio ubriacarmi! Mi - dolce far pazzie perch
ho riacquistato l'amico ! .
Lode, composta, forse, nel 28 av. Cr. (dopo Azio, Ottaviano aveva con
cesso piena amnistia e i soldati tornavano da tutti i fronti), una delle pi
belle, spontanee e affettuose del canzoniere oraziano.
O saepe mecum tempus in ultimum
deducte Bruto militiae duce,
quis te redonavit Quiritem
dis patriis Italoque caelo,
Pompei, meorum prime sodalium, 5
Metro : strofa alcaica.
1-4. O ... deducte = o tu che
fosti tratto spesso con me allestremo
pericolo (tempus... ultimum). Bru
to... duce = sotto il comando di
Bruto : favorito dalla cesura, gran
deggia il nome del campione di Roma
repubblicana, di cui rimase il sim
bolo. M. Giunio Bruto, la perso
nalit forse pi enigmatica di tutta
la storia romana, nato nell85 av.
Cr., si diede morte sul campo di
Filippi nel 42 av. Cr., dopo aver
ispirato e guidato la congiura contro
Cesare. Uomo di vasta cultura e di
molti interessi, si dedic alla filo
sofa, di cui scrisse vari trattati, e fu
oratore applaudito, anzi il pi rino
mato della corrente atticista. Qui
ritem = cittadino di Roma , bor
ghese, in contrapposizione a militem.
Italo : ha la sillaba iniziale breve,
contro luso normale.
5-8. Pompei (bisillabo, per sini-
zesi) : non si sa nulla di questo Pom
peo, tranne quanto si dice qui ; solo
che fu ardente repubblicano e non
si rassegn, dopo Filippi, a chiedere
perdono ai Triumviri. prime =
LE ODI 317
cum quo morantem saepe diem mero
fregi, coronatus nitentis
malobathro Syrio capillos ?
Tecum Philippos et celerem fugam
sensi relicta non bene parmula, 10
cum fracta virtus et minaces
turpe solum tetigere meato ;
il pi caro . cum quo = quo-
cum. mero fregi (da frango)
interruppi, resi pi breve con vino
schietto . morantem = troppo
lungo : le lunghe, inerti soste, che
logorano 1animo del soldato e lo
tormentano con la nostalgia e con
il dubbio sul domani, hanno come
oasi di pace la parola dun came
rata, una bicchierata fra amici ; un
po di spensieratezza in vista del
peggio che potr capitare. niten
tis (da niteo)... capillos (accus. di
relaz.) = con i capelli, rilucenti di
malobatro Sirio, cinti di corona :
il malobatro era una pianta orien
tale, da cui si estraeva un profumo
costosissimo, che qui detto Syrio,
perch tali prodotti venivano impor
tati a Roma dalla Siria, dove con
fluivano dalle varie regioni di Oriente.
9-10. Tecum... fiigam = le gior
nate di Filippi e la rapida fuga
(non unendiadi, ma due cose ben
distinte). sensi = ebbi a pro
vare . non bene = incauta
mente . parmula = lo scudo
(diminutivo di parma). fracta (sott.
est) = fu spezzata . minaces =
uomini dal . cipiglio minaccioso .
E questa la strofa forse pi discussa
e martoriata di tutto il canzoniere.
Il senso letterale lascia pensare che
anche Orazio (come gi Archiloco,
Alceo e forse anche Anacreonte) a Fi
lippi avrebbe gettato lo scudo, cer
cando vilmente la salvezza nella fuga :
cos il celerem assume un significato
quasi cinico, se non parodistico ;
relieta equivale ad abiecta e il non
bene corrisponde a non decro (= vil
mente ). Infatti questa linterpre
tazione tradizionale, che fa aggiun
gere anche il poeta latino alla schiera
degli altri, presti di lingua e non meno
presti di gambe. Ma, rivedendo
le narrazioni degli storici antichi,
U. M a n c u s o (Orazio, Signorelli, Ro
ma) venuto a ben diversa conclu
sione : a Filippi gli ufficiali di Bruto
avevano dato ai soldati prova di
tanto temerario ardore, che slancian
dosi contro i nemici senza circo
spezione e senza curarsi dellincolu
mit propria... alcuni gettavan via
perfino gli scudi afferrando gli uomini
schierati di fronte... altri, prendendo
le spade loro (dunque con le sinistre
libere dagli scudi) cacciavano le pro
prie contro quelli ormai inermi, ecc.
(D. C a s s i o , XLVII, 44-45). Insom-
ma Orazio avrebbe gettato via lo
scudo, ma prima dellattacco, preso
da sacro fuoco ; e, quindi, impru
dentemente, come dimostr poi la
fuga generale, nella quale egli pure
si trov coinvolto, senza sua colpa.
Cos parmula (diminutivo assai raro
in Orazio) assume un significato quasi
affettuoso ; non bene diventa un po
ingenuamente e lascia intatti lomag
gio alla vera virt spezzata e lo
scherno per i minacciosi che toc
carono il suolo turpemente. mina
ces... mento : i migliori soldati e uffi
ciali di Bruto ne imitarono lesem
pio, uccidendosi per non cadere in
mano dei nemici ; ma parecchi capi
318 Q,. ORAZIO FLACCO
sed me per hostis Mercurius celer
denso paventem sustulit afire,
te rursus in bellum resorbens 15
unda fretis tulit aestuosis.
Ergo obligatam redde Iovi dapem
longaque fessum militia latus
depone sub lauru mea nec
parce cadis tibi destinatis. 20
Oblivioso levia Massico
ciboria exple, funde capacibus
unguenta de conchis. Quis udo
deproperare apio coronas
delle legioni, che pure erano stati
burbanzosi, non esitarono a proster
narsi davanti ad Antonio, in Efeso,
per ottenerne il perdono. Il Poeta
non segue con cronologica esattezza
le varie azioni (questultima, ad esem
pio, avvenne molto dopo), ma pro
cede a rapidi accostamenti : a Bruto,
la cui virt si spezza per non pie
garsi, egli contrappone gli altri bo
riosi ufficiali che piegano in Efeso
la schiena, fino a terra.
13-16. sed me = ma, quanto
a me . per hostis = di tra
mezzo i nemici ; non in fuga da
essi ! Mercurius : protettore dei
poeti (invent la lira), salva il suo
beniamino, sollevandolo in aria nel
momento della fuga generale.
paventem = tutto timoroso ; come
gli eroi omerici, intimiditi dal deciso
e violento intervento degli di.
denso... are = entro una folta
nube . rursus = di nuovo :
molti dei soldati repubblicani scon
fitti a Filippi passarono in Sicilia ad
arruolarsi con Sesto Pompeo, per con
tinuare la lotta ; fra questi, anche
lamico or ora tornato. fretis...
aestuosis = tra flutti tempestosi .
17-20. obligatam... dapem = il
banchetto che gli dovuto . mi
litia = servizio militare . la
tus depone = stendi il tuo fianco .
sub... mea - allombra del mio
alloro : cio nella sua casa, al ri
paro del boschetto di alloro, che cer
tamente ne ombreggiava il cortile.
Ma perch non vedervi anche un
accenno velato alla sua fama di poeta,
unico merito, posteriore a Filippi,
che egli potesse vantare di fronte al
commilitone, fiero del proprio stato
di servizio ?. nec parce { ne
peperceris) = non risparmiare le
coppe {cadis) .
21-24. Oblivioso = che dona
loblio . lvia = scintillanti
(invece lvis = leggro). Mas
sico : pregiato vino campano. ci
boria exple = riempi fino allorlo
i calici : ciboria ; si chiamavano cosi
certi calici fatti a forma di foglia di
colocasia (la ninfea egizia). La parola
egiziana fa pensare che Pompeo si
trovasse in Egitto con Antonio (P a
s c o l i ). conchis : recipienti in for
ma di conchiglia, che contenevano
unguenti e profumi, di cui i Romani,
al tempo di Augusto, facevano un
uso grandissimo. Quis, intendi
puer, il servo che era incaricato di
cercare fiori e verde {apio e mirto),
perch i convitati potessero farsene
corone per il capo. apio (sedano
selvatico ? era usato dai Romani nei
LE ODI
319
curat ve myrto ? quem Venus arbitrum 25
dicet bibendi ? Non ego sanius
bacchabor Edonis : recepto
dulce mihi furere est amico.
banchetti e dai Greci anche per pre
miare i vincitori dei giochi Istmici
e Nemei) = di umido (udo) apio .
25-28. Venus = il colpo di Ve
nere : col nome di Venere si desi
gnava nel gioco dei dadi il colpo
migliore, quello cio in cui i quattro
dadi mostravano facce tutte diverse.
I n tati modo si designava a sorte fra
gli amici il re del banchetto (arbi
ter bibendi), che doveva stabilire la
qualit e la quantit del vino da
bersi. Non... sanius (= insanius)
pi pazzamente . baccha
bor = follegger . Edonis : po
polazione della Tracia, famosa per
lo smodato uso del vino dei suoi
abitanti. furere = darmi alla
pazza gioia ; ora che ho riacqui
stato lamico.
320 ORAZIO FLACCO
5. - IL POETA . .. NELLADE
(IL 13)
Maledizione a te e a chi ti piant e ti fece crescere, o albero mal-
nato, che volevi mandarmi all'altro mondo ! Si deve proprio dire che nes
suno sa da qual parte possa venirgli il pericolo di morte. vero che
un poeta come me sta bene anche l, dove pu vedere Eaco e ascoltare
il canto dolcissimo di Alceo e di Saffo, ma . . . .
Composta quasi certamente nel 30 av. Cr., dal fatto occasionale lode
si innalza ad esaltare la potenza. della vera poesia, cui Orazio tende, conscio
della propria grandezza.
Ille et nefasto te posuit die,
quicumque primum, et sacrilega manu
produxit, arbos, in nepotum
perniciem obprobriumque pagi ;
illum et parentis crediderim sui 5
Metro : Strofa alcaica.
1-4. Ordina : ille, quicumque pri
mum, et posuit te die nefasto, et pro
duxit te manu sacrilega = colui che
per la prima volta ti piant, chiun
que sia stato, ti piant in un giorno
nefasto e ti fece crescere con mano
sacrilega : il 1 marzo del 30 av.
Cr., mentre passeggiava lungo i viali
del suo parco, Orazio per poco non
fu ucciso da un albero abbattutosi
di schianto, forse per decrepitezza ;
di qui... lira e lode. in... perni
ciem = per sterminare i discen
denti . nepotum : il padrone del
campo che, a suo tempo, aveva pian
tato lalbero non poteva prevedere
che la sua propriet sarebbe passata
un giorno ad Orazio. Credeva certo
che sarebbe toccata in eredit ai suoi
nipoti e discendenti, ai danni dei
quali, in fin dei conti, era rivolta
la sua azione... delittuosa. pagi
il villaggio di Mandela, alle falde del
Lucretile, dove si trovava la villa
sabina di Orazio.
5-8. illum, ecc.: era cos grave
laffronto che il poeta rischiava di
ricevere da quellalbero, che ogni
enormit poteva essere attribuita a co
lui che, pure involontariamente, aveva
teso linsidi. Il poeta lessere sacro
che pi di ogni altro ha diritto alla
vita ! crediderim (potenziale del
presente) = sarei portato a credere
LE ODI
321
fregisse cervicem et penetralia
sparsisse nocturno cruore
hospitis ; ille venena Colcha
et quidquid usquam concipitur nefas
tractavit, agro qui statuit meo 10
te, triste lignum, te, caducum
in domini caput inmerentis.
Quid quisque vitet, nunquam homini satis
cautum est in horas : navita Bosphorum
Poenus perhorrescit neque ultra 15
caeca timet aliunde fata,
miles sagittas et celerem fugam
Parthi, catenas Parthus et Italum
che egli . penetralia... hospi
tis = abbia insozzato di notte (noc
turno attribuito a cruore, per enal
lage) con' il sangue dun ospite la
parte pi interna della casa .
venena Colcha = i veleni della Col
chide : era questa una regione del
Caucaso abbondante di piante e di
erbe velenose ; per di pi, era patria
di Medea, figlia del re Eeta, la pi
famosa maga dellantichit.
9-12. quidquid... nefas = ogni al
tro delitto che si possa concepire
sulla terra (usquam = in qualche
luogo ) . tractavit = maneggi ,
riferendosi a venena ; ma commise
quando si tratta di nefas (abbiamo
cio uno zeugma). statuit = posuit.
triste lignum = albero male
detto . caducum = destinato
a cadere . inmerentis = che
non ha colpa alcuna : a chiusa
delle tre strofe di imprecazione, lag
gettivo acquista unimportanza spe
ciale e mette in risalto 1 innocenza
del poeta, lessere lieve , che gli
di hanno fatto nascere per la gioia
del mondo.
13-16. Qrdina : numquam homini
(= UH, dativo di agente, con rife
rimento al successivo quisque) satis
cautum est, quid quisque vitet = non
ci si guarda mai abbastanza da ci
che si deve evitare, di ora in ora (in
horas) . navita... Poenus : i Car
taginesi, come i Fenici dai quali
discendevano, erano valenti e speri
colati navigatori. Bosphorum : il
Bosforo aveva correnti veramente pe
ricolose alla navigazione ; ma qui sta
per mare pericoloso , in genere.
perhorrescit = ha una paura tre
menda di . ultra... aliunde =
al di l... da altra parte.
caeca = oscuro , invisibile .
17-20. miles, intendi Italus. - -
celerem fugam : il modo di combat
tere dei Parti era quanto mai insi
dioso, perch, dopo essersi dati a ra
pida fuga, si rivolgevano allimprov
viso, seppellendo sotto un nugolo
di frecce gli inseguitori, che veni
vano clti molto spesso in contro
piede, come fossero inermi. Ita
lum robur = la forza dei Romani :
c per chi preferisce il chiuso
dun carcere in Italia , ricordando
che, nel carcere Mamertino, il vano
21
322 >. ORAZIO FLACCO
robur ; sed inprovisa leti
vis rapuit rapietque gentis, 20
Quam paene furvae regna Proserpinae
et iudicantem vidimus Aeacum
sedesque discriptas piorum et
Aeoliis fidibus querentem
Sappho puellis de popularibus, 25
et te sonantem plenius aureo,
Alcaee, plectro dura navis,
dura fugae mala, dura belli.
superiore era rivestito di legno di
quercia (robur). Indubbiamente sug
gestiva lidea del velocissimo cava
liere parto che teme la tremenda
staticit delle catene in un carcere
chiuso ; ma- altre considerazioni (spe
cialmente, laggettivo Italum) consi
gliano di accettare linterpretazione
tradizionale. inprovisa = impre
vista . gentis = le generazioni
umane .
21-24. Quam paene... vidimus
(plur. di maest) = quanto poco
manc che io vedessi . furvae =
nera , fosca . Proserpinae
(con la l a sillaba eccezionalmente
breve) : la signora dellInferno, sposa
di Plutone. iudicantem = nel
latto di emettere i suoi giudizi :
Eaco era uno dei tre pudici infer
nali (gli altri erano Radamanto e Mi
nosse), figlio di Giove e di Europa.
sedes... piorum = le sedi dei
pii appartate , da quelle dei reprobi :
le anime buone erano mandate ai
Campi Elisi, sui prati fioriti dasfo
deli ; gli empi, invece, tra i supplizi
del Tartaro. Aeoliis fidibus =
che si duole (querentem) sulla cetra
colica : Saffo era di Lesbo, una
delle isole colonizzate dagli Eoli, nel
cui dialetto sono scritte le odi sue
e quelle di Alceo.
25-28. Sappho accus. alla greca
ed forma uguale per tutti i casi.
tranne che al genitivo Sapphus.
puellis, ecc. = delle fanciulle sue
conterranee : un motivo molto fre
quente nella poesia di Saffo il rim
pianto per le sue amiche, le quali
la lasciano per convolare a nozze ;
oppure il lamento perch non cor
rispondono con la gioia e la gratitu
dine desiderate alle sue affettuose
premure nellistruirle e nelPeducarle.
plenius = con pi robusta vena .
et te : lapostrofe diretta dimostra
che la simpatia di Orazio va pi
verso il maschio cantore dai pi vari
motivi e di pi vasti interessi. Effet
tivamente, ben pi ampia fu la pro
duzione di Alceo, di cui gli antichi
conoscevano, oltre ai canti damore,
anche canzoni rivoluzionarie, inni agli
di e odi conviviali. - aureo...
plectro : come doro era la cetra,
cos le sue corde non potevano essere
fatte vibrare che da un plettro doro,
simbolo del pregio pi alto della
poesia antica, cui il Romano si pro
pone di accostarsi, per ricavarne, a sua
volta, canti e gloria. navis =
della navigazione , oppure della
nave di Mitilene. fugae = del
lesilio : sono i tre mali (con
la guerra) direttamente esperimentati
e cantati dal poeta di Lesbo, sempre
in mezzo alle lotte civili (contro i ti
ranni Melancro, Mirsilo e Pittaco),
alle congiure e allesilio.
LE ODI 323
Utrumque sacro digna silentio
mirantur umbrae dicere, sed magis 30
pugnas et exactos tyrannos
densum umeris bibit aure volgus.
Quid mirum, ubi illis carminibus stupens
demittit atras belua centiceps
auris et intorti capillis 35
Eumenidum recreantur angues ?
Quin et Prometheus et Pelopis parens
dulci laborem decipitur sono
nec curat Orion leones
aut timidos agitare lyncas. 40
29-32. Utrumque = Pupo e lal-
tra (Alceo e Saffo), oggetto di mi
rantur, soggetto di dicere. sacro...
silentio = canti degni di religioso
silenzio . dicere (meglio dicen
tem) = cantare . magis... bibit
aure = ascolta pi volentieri : an
che le ombre, come il poeta, alla
voce malinconica di Saffo preferi
scono la musa bellicosa di Alceo
e, per ascoltarlo, si pigiano, dense,
spalla contro spalla. Chi si ricorda
pi, in questa pittura viva, che si
tratta di anime, ombre senza spalle ?
Giova forse richiamare alla mente
lepisodio dantesco delle anime che
dimenticano di andare a farsi belle
perch sono estatiche ad ascoltare
la voce di Casella (Purg., I I , 115-
118). exactos (da exigo) tyran
nos = la cacciata dei tiranni .
densum... volgus la folla (delle
anime) addossandosi spalla a spalla .
33-36. Quid... si = che meravi
glia se . belua centiceps : la
belva dalle cento teste Cerbero,
cos almeno lo immagin Pindaro,
mentre la tradizione pi comune si
limita ad assegnargliene solo tre.
stupens = sbalordito . demit
tit = abbassa . intorti = attor
cigliati . Eumenidum... angues :
le tre Furie (Aletto, Tisifone e Me
gera) avevano mille verdastri serpenti
per capelli, sempre irrequieti ; anchessi
ora se ne stanno come imbambolati
e deliziati dallo straordinario spetta
colo. Le Furie sono dette Eumenidi
(= le benevole ) per antifrasi.
37-40. Prometheus : dunque, per
Orazio, Prometeo non inchiodato
sul Caucaso, ma nel Tartaro a farsi
divorare il fegato dallaquila fulva.
Pelopis parens : il padre di Pe
lope Tantalo, punito nel Tartaro
per aver imbandito agli di le carni
di suo figlio, quasi a tentare la
loro scienza. laborem (accus. di
relaz.)... sono = inganna la sua
pena al dolce canto . Orion :
famoso cacciatore, Orione venne uc
ciso da Diana, per una offesa arreca
tale, e costretto a cacciare per sem
pre anche nellInferno. agitare =
spingere innanzi a caccia . lyn
cas = le linci (normalmente fem
minile, lynx considerato maschile
da Orazio). Cos, con lo stupito
quadro di uno strano mondo sotter
raneo, che dimentica il suo dovere
e il suo dolore perch ammaliato
dalla suggestione del canto, si chiude
questa bellode che, iniziata con tra
gicomiche imprecazioni per un occa
sionale, quasi drammatico incidente,
s andata via via librando magi
stralmente nel campo della fantasia
e dellarte.
324 Q,. ORAZIO FLACCO
6. - IMMORTALE IL POETA NEL SUO CANTO
(IL 20)
Trasformato in candido cigno, voler, o Mecenate, per il libero cielo,
sfuggendo allonda dello Stige. Mi sento gi crescere, morbide e possenti,
le ali con le quali percorrer il mondo, da oriente a occidente. Bando
alle funebri nenie e al pianto, che non saddicono al poeta ! .
Lode, di data incerta, costituisce il congedo del secondo libro e non
devessere delle pi recenti.
Non usitata nec tenui ferar
penna biformis per liquidum aethera
vates neque in terris morabor
longius invidiaque maior
urbis relinquam. Non ego, pauperum 5
sanguis parentum, non ego, quem vocas,
Met r o : strofa alcaica.
1-4. Non... penna : con ala nuova
e possente, mi slancer : al tutto
nuova era, o doveva apparire, la
poesia di Orazio per la variet degli
argomenti, specialmente civili, per la
nobilt degli intenti e la ricchezza
dei metri. Con lui entra veramente
in Roma la poesia greca, di cui Ca
tullo aveva gustato e fatto gustare
ai Romani soltanto qualche motivo,
biformis = assunta una seconda na
tura : sulla sua condizione umana,
il poeta riveste laerea levit del
cigno, godendo della doppia natura.
liquidum = limpido, sereno .
vates = essendo io poeta .
neque... longius (= diutius) = non
rester pi a lungo sulla terra .
morabor : non gi da intendersi che il
poeta si sentisse gi vicino a morire
(Pascoli) ; ma lumana avventura di
Orazio, per quanto possa egli vivere
a lungo, sempre molto breve, in con
fronto con la vita che laspetta oltre la
morte. Per questo, di giorno in giorno
egli vede vicino il gran volo.
maior = superiore .
5-8. urbis = terras. pauperum...
parentum = sebbene figlio di umili
genitori . non... non (anafora)...
obibo = no, io non morr .
quem vocas = che tu sei solito
invitare : la predilezione mostrata
da Mecenate verso questo provin
ciale, tanto da stringerlo a s nella
pi affettuosa familiarit e da vo-
LE ODI
325
dilecte Maecenas, obibo
nec Stygia cohibebor unda.
Iam iam residunt cruribus asperae
pelles et album mutor in alitem 10
superne, nascunturque leves
per digitos umerosque plumae.
Iam Daedaleo notior Icaro
visam gementis litora Bosphori
Syrtisque Gaetulas canorus 15
ales Hyperboreosque campos.
Me Colchus et qui dissimulat metum
Marsae cohortis Dacus et
lerlo con s a tavola, in conversa
zione, nei viaggi era la prova dei
meriti morali e intellettuali di Ora-
zio. Stygia... unda : lacqua dello
Stige (uno dei quattro fiumi infer
nali) ricordata per linferno, il regno
della morte, in genere. cohibe
bor = sar tenuto prigioniero .
9-12. residunt cruribus = aderi
scono agli stinchi . asperae
ruvide : come, in genere, la pelle
delle zampe nei palmipedi. ali
tem = uccello . superne (con
finale breve) = nella parte supe
riore del corpo , che si ricopre di
morbide piume e il poeta trasfor
mato in candido cigno . lves =
lisce , morbide : gi Aristote
le aveva detto che in cigni si tra
sfondevano dopo morte le anime dei
poeti e Orazio chiama cigno Dir
ceo anche Pindaro.
13-16. Daedalo... Icaro : si ac
cenna al volo sfortunato di Icaro,
figlio di Dedalo, che, per essersi
accostato troppo al sole, nella eufo
ria giovanile del volo, cadde in mare
perch serano fuse le ali che il padre
ingegnoso gli aveva applicato con la
cera. Il paragone regge solo per la
fama del volo, non per la caduta.
ultimi
in quanto il poeta ha gi premesso
di avere ala non tenuis. notior =
pi famoso . visam = visi
ter , librandomi a volo. gemen
tis = risonante : gi in Omero tro
viamo che il malinconico e roco ru
more del mare assomiglia a un triste,
infinito lamento. Syrtis... Gaetulas :
i due golfi africani di Gabes e di
Sidra ; la Getulia era la parte set
tentrionale dellAfrica, fino alle Sirti
(quindi Gaetulas Africas). cano
rus ales = uccello dal facile can
to : gli antichi credevano che il
cigno (sacro ad Apollo) fosse il pi
canoro degli uccelli e che sul punto
di morire emettesse lamenti di suono
dolcissimo. Sulla leggenda bene ri
cam, da pari suo, Platone (Fedone,
84-85). Hyperboreos... campos :
le steppe dellestremo settentrione,
esposte al vento di Nord, Borea.
17-20. Colchus (collettivo) : gli abi
tanti della Colchide, sulla costa orien
tale del Mar Nero. dissimulat
metum = finge di non temere .
Marsae : i Marsi costituivano il nerbo
pi forte dellesercito romano ; qui
sta per Romani, in genere. Dacus
(collettivo) : gli abitanti dellodierna
Romania. ultimi = lontanissi-
326 Q. ORAZIO FLACCO
noscent Geloni, me peritus
discet Hiber Rhodanique potor. 20
Absint inani funere neniae
luctusque turpes et querimoniae ;
compesce clamorem ac sepulcri
mitte supervacuos honores.
mi . Geloni : popolazione della
Scizia, stanziata lungo il Don ; ave
vano tentato di varcare il Danubio,
ma ne erano stati ricacciati da Augu
sto. noscent = impareranno a co
noscermi . peritus = clto ,
esperto di poesia . Hiber (col
lettivo) : gli abitanti della regione
dellEbro, che costituivano la pi
antica provincia spagnola. Rho
dani... potor = colui che beve lac
qua del Rodano ; si allude forse
a Marsiglia, la citt che nella regione
di quel fiume vantava la pi an
tica civilt.
21-24. inani funere = dal fune
rale inutile ; ' puramente formale,
perch mancher il corpo del poeta,
volato al suo glorioso destino.
turpes = poco decorosi . ne
niae : i canti funebri, con cui i pa
renti e le praeficae accompagnavano
al rogo il cadavere del defunto.
compesce = trattieni , frena :
gli antichi solevano, durante il fune
rale, abbandonarsi a manifestazioni
scomposte di dolore, quali stracciarsi
i capelli, lacerarsi i vestiti, graffiarsi
il volto, battersi il petto. Tutto que
sto racchiuso nel seguente damo-
rem. mitte (= omitte) = lascia
da parte . supervacuos = pi
che inutili (come supervacaneos).
Vale la pena di confrontare questi
versi con quelli di un nostro pota
che, forse, ad 'essi si ispira :
...non muore il canto che tra il tintinno
della pectide apre il candor dellale.
E il poeta, fin che non muoia linno,
vive immortale.
(Pascoli, Solon).
LE ODI 327
6. - CANTO DI VITTORIA
(I, 37)
Ora si che si pu bere, danzare liberamente e rendere grazie agli
di; ora che il sogno pazzo della regina dEgitto, il sogno di distruggere
il Campidoglio e di dar morte allImpero, svanito ed ella stessa,
intrepida, s data la morte, per non seguire in catene il carro trion
fale del vincitore .
Lode una delle pi antiche (autunno del 30 av. Cr.) e forse la prima
composizione in metro alcaico, come fa credere una certa quale inesperienza
tecnica, che vi si rivela (tra laltro, vedi le cesure dei versi 5 e 14, anche
se vi si possono trovare giustificazioni dindole artistica).
Nunc est bibendum, nunc pede libero
pulsanda tellus, nunc Saliaribus
ornare pulvinar deorum
tempus erat dapibus, sodales.
Me t r o : strofa alcaica.
1-4. Nunc : nel tardo autunno del
30 av. Cr. Giunse a Roma la notizia
(portatavi da M. Tullio Cicerone, figlio
del grande oratore) che Cleopatra
sera data la morte per non dover
seguire in Italia il suo vincitore e assi
stere al suo trionfo. A tale data si
riferisce lavverbio che, ripetuto per
tre volte (anafora), d viva e imme
diata lidea della soddisfazione con
cui i Romani accolsero lannuncio
della liberazione dallincubo, che da
anni li teneva sotto oscure minacce
di guerre e di schiavit. Nunc
est bibendum : cos cominciava anche
un inno di Alceo per la morte del
tiranno Mirsilo (fr. 8 ora ci si deve
ubriacare, ecc. ) ; ma Orazio, atte
nuando con signorile moderazione la
scomposta allegria del Greco, ci ri
porta in pieno al mondo romano,
con i suoi sacerdoti e i suoi riti.
pede libero : non gi sfrenato ,
intendendo un ritmo vorticoso di
danza bacchica ; ma piuttosto libe
ro da oscure preoccupazioni e quindi
con un piede che, come fosse lanimo,
si sente sereno e sollevato nellespres
sione della sua gioia. pulsanda =
si deve battere a ritmo di danza .
Saliaribus... dapibus = con of
ferte degne dei Salii : i banchetti
che i Salii allestivano nei giorni
delle loro cerimonie erano di una
sontuosit proverbiale. pulvinar
il letto tricliniare : pi esattamente,
il cuscino ; ma qui si intende il
letto su cui si posavano le statue degli
di, quando si voleva onorarli in
speciali circostanze. Davanti a tali
letti si imbandivano le tavole- con
offerte dogni specie e tali cerimonie
erano dette appunto lettisterni .
tempus erat = ed era tempo ! ;
quasi parentetico. sodales = amici.
328 Q,. ORAZIO FLACCO
Antehac nefas depromere Caecubum 5
cellis avitis, dum Capitolio
regina dementis ruinas,
funus et imperio parabat
contaminato cum grege turpium
morbo virorum, quidlibet impotens 10
sperare fortunaque dulci
ebria. Sed minuit furorem
vix una sospes navis ab ignibus,
mentemque lymphatam Mareotico
5-8. Antehac (bisillabo, per sini-
zesi) = fino ad ora . nefas
(sott. erat) = non era lecito ; era
come unempiet. depromere -
spillare . Caecubum : uno dei
pi pregiati vini dItalia, che si pro
duceva nel Lazio meridionale, fra
Terracina e Formia ; qui per un vino
prelibato qualunque. cellis (sott.
vinariis) dalle cantine (abl. di
separazione). dum = finch .
Capitolio regina : suggestivo acco
stamento di due termini che, dai
Tarquinii in poi, non potevano asso
lutamente insieme coesistere. stato
notato come Orazio non faccia parola
di Antonio, che pure ebbe tanta
parte nei pazzi progetti dellambiziosa
Cleopatra ; forse perch memore del
saggio e antico de civibus non trium
phatur, oppure perch la figura della
regina dEgitto era per il poeta par
ticolarmente suggestiva e affascinante,-
si che la vuole far grandeggiare nel
lodio (la parte dellode) e nellam-
mirazione (2a parte). dementis,
per enallage riferito a ruinas, ma
si intende detto a regina e quindi
si traduce pazza . funus et =
et funus (iperbato).
9-12. Ordina: cum grege (= con
una mandria , in senso di vivo
disprezzo) contaminato (= infetta)
virorum turpium morbo (= sozzi per
malattia ). turpium... virorum :
sono gli eunuchi, che costituivano il
seguito non solo di Cleopatra, ma
di tutti i reguli orientali. impo
tens sperare sfrenata nello spe
rare qualsiasi cosa (quidlibet) .
dulci = favorevole . ebria =
inebriata : i successi riportati pri
ma su Cesare, poi su Antonio, in
aggiunta al consolidamento del suo
dominio in Oriente, avevano real
mente eccitato la vanitosa regina,
che sognava di togliere a Roma lim
pero del mondo e trasferirlo sulle
rive del Nilo. minuit = smor
z , spense ; quella sua pazzia
(furorem).
13-16. vix... ignibus = quellunica
nave salvatasi a fatica dallincendio :
storicamente, Cleopatra era sfuggita
al blocco romano con le sue 60 navi ;
non cos, invece, Antonio, che ne
aveva 300, e che solo con alcune
poche riusc a rincorrere la regina,
quando venne a sapere che ella fa
ceva vela verso lEgitto. Il poeta,
nello sfacelo del folle sogno, vede
solo lelemento tragico, che d il
tono a tutta lazione e, nel crollo,
carit di patria lo induce a vedere
solo lei, la bella egiziana ! lym
phatam = esaltata , annebbiata
dal vino Mareotico ; ossia dal vino
della palude Marea, vicino ad Ales
sandria, che produceva un vino bianco
e dolce, rinomato in tutta lAfrica.
LE ODI 329
redegit in veros timores 15
Caesar, ab Italia volantem
remis adurgens, accipiter velut
mollis columbas aut leporem citus
venator in campis nivalis
Haemoniae, daret ut catenis 20
fatale monstrum. Quae generosius
perire quaerens nec muliebriter
redegit... timores = ricondusse
alla terribile realt . Caesar :
Ottaviano non si gett subito allin
seguimento della regina fuggiasca,
preoccupato comera di sedare i dis
sensi interni ; solo lanno dopo si
rec ad Alessandria. ab Italia :
anche se le acque di Azio erano in
vista della Grecia, lattacco di Cleo
patra era diretto al cuore stesso del
lItalia, a Roma, e quindi dal
lItalia che ella fugge via, inseguita
dalle navi romane. volantem (sott.
eam) = mentre fuggiva via veloce .
17-20. adurgens = incalzandola .
accipiter : quello che il poeta
vuol mettere in risalto la rapidit,
la sicurezza e la violenza dellattacco
di Ottaviano contro i nemici di Roma
e tutto ci egli vede nello spar
viero , senza scorgervi quel senso di
ingiustizia e di brutalit che al nostro
animo suggerisce lidea duna povera
colomba inseguita a morte dal falco
cattivo. mollis = timide .
citus = veloce . nivalis (geni
tivo) = della nevosa Emonia : era
detta cos la Tessaglia, dal mitico
re Emone, padre di Tessalo ; ma la
regione ricordata solo come un
particolare, favorevole alla caccia,
che, di solito, specialmente per le
lepri, facilitata dalle abbondanti
nevicate. daret ut (= ut daret)
catenis = per incatenare .
21-24. fatale = suscitato dal de
stino . monstrum. Quae (con
structio ad sensum) : con questa mo
struosa apparizione, in cui sim
boleggiato il grave pericolo incom
bente su Roma, si chiude la prima
parte dellode, il canto di liberazione
dallincubo tremendo. Alla fantasia
dei Romani la bella regina dEgitto,
lamore di Cesare e dAntonio, aveva
assunto la figura dun essere sinistro
e, come tale, grandeggia nel canto di
Orazio. Ma poi la realt si ripre
senta effettiva alla contemplazione del
Poeta : quel mostro una donna,
una bella donna, dallanimo grande,
anche se smodato e spregiudicato :
una donna che, delusa nel suo am
bizioso progetto, sa guardare in fac
cia la morte e, anzi, con coraggio
invitarla. Sicch lammirazione sin
cera per il nemico veramente grande,
che fu caratteristica del fiero animo
romano, prende il sopravvento nella
seconda parte dellde e il contra
sto segnato da un violento trapasso
(monstrum, quae) dal neutro al fem
minile. Quae = ma essa , con
forte significato avversativo. gene
rosius = pi nobilmente , che non
fosse vissuta : era una discendente
dei Lagidi ; vantava, quindi, un genus
che le imponeva di non venir meno
in morte alle sue nobili tradizioni,
anche se la vita era stata piuttosto
disordinata. quaerens = deside
rando . muliebriter = come fan
no di solito le donne . ensem :
racconta Plutarco che, quando le si
330 Q,. ORAZIO FLACCO
expavit ensem nec latentis
classe cita reparavit oras,
ausa et iacentem visere regiam 25
voltu sereno, fortis et asperas
tractare serpentes, ut atrum
corpore combiberet venenum,
deliberata morte ferocior :
saevis Liburnis scilicet invidens 30
privata deduci superbo,
non humilis mulier, triumpho.
present Proculeio a nome di Otta
viano per arrestarla, ella tent di
trafiggersi con un pugnale. laten
tis... oras = in paesi nascosti :
pare avesse ventilato il progetto di
trasportare le sue navi oltre listmo
di Suez e rifugiarsi in Arabia ; ma
poi aveva deciso di difendere Ales
sandria, tentando unestrema resi
stenza. reparavit (sott. patria) ha
il significato di prendere una cosa
in cambio di unaltra .
25-28. ausa et (= etiam) osando
anche . v i sere (pi forte di vi
dere) = contemplare . f or ti s et
(iperbato, per et fortis) = e, da
forte, maneggiare (tractare, che in tal
caso dipende da ausa) ; ma c
chi intende fortis et tractare = forte
anche nel maneggiare ; secondo un
costrutto caro ad Orazio (un agget
tivo che regge un infinito) e non
molto raro nemmeno in prosa.
asperas = squamosi : pare certo
che Cleopatra si sia fatta pungere
da un aspide, recatole in una coppa
di fiori (C. D i o n e ) o in un cestellino
di fichi, ben coperto di foglie (P l u
t a r c o ). ut... combi beret = per
assorbirne completamente nel corpo
il tremendo {atrum) veleno .
29-32. deliberata... ferocior pi
fiera per aver essa stessa deciso di
morire : se fosse morta con cos
intrepida fermezza regale in seguito
a un ordine ricevuto, sarebbe stata
degna di ammirazione ; ma ancor
maggiore la sua grandezza per aver
ella stessa scelto un tal genere di
morte. saevis... invidens = im
pedendo, ben sintende (scilicet), alle
crudeli Liburne : erano, queste, pic
cole navi veloci in uso presso i Li
burni, popolo deHIlliria. Di esse si
valse Ottaviano nella battaglia di
Azio contro le pesanti triremi degli
avversari e certo sarebbero servite
per condurre a Roma la vinta regina
in catene : per questo sono dette
crudeli , quasi bramose di portar
via Cleopatra dal regno dei suoi avi,
per adornare il trionfo del vincitore.
privata = come una donna qua
lunque . non humilis = men
tre era donna tuttaltro che umile
(litote, da conservare nella tradu
zione). Non sfugga labile dispo
sizione delle parole negli ultimi due
versi : privata fa riscontro a superbo,
in contrasto stridente, che viene accen
tuato dal non humilis contrapposto
a triumpho ; nel centro, mulier, trion-
fatrice morale, con le sue grazie
prima, con la sua fermezza poi. Al
trionfo di Ottaviano sar portata
unimmagine di Cleopatra, con un
serpente attorcigliato al braccio ; ma
la bella regina, che i suoi 39 anni
tanto intensamente aveva vissuto, ri
mase accanto ai suoi padri, presso
le severe Piramidi, sulle rive silenti
del Nilo.
LE ODI
331
8. - PURCH SIA PURO LANIMO !
(I li, 23)
Alza le mani al cielo, o parsimoniosa Fidile, allinizio dogni mese;
f a un modesto sacrificio, adatto a te, e le tue viti saranno salve, rigogliose
le messi. Non il caso di sollecitare i Penati, anche se sono avversi, con
ricche vittime; basta che tu li coroni di rosmarino e di mirto e li onori
con una semplice focaccia .
Di data incerta, lode si pu ritenere una delle ultime per i pregi di pen
siero e di forma, che la rendono deliziosa.
Caelo supinas si tuleris manus
nascente luna, rustica Phidyle,
si ture placaris et homa
fruge Lares avidaque porca
M e t r o : strof a al cai ca.
1-4. Caelo = ad caelum. supi
nas... manus = alzerai le mani con
le palme supine : solevano gli anti
chi pregare allargando le braccia e vol
gendo le palme verso il cielo ; cos
lesile figura dell orante ci viene
disegnata con grazia e immediatezza
tutta romana. nascente luna =
alla luna nuova : al principio del
mese (in antico, il mese civile coin
cideva con quello lunare e a questo
si riferisce Orazio) si celebravano
le feste dei Lari, cui si offrivano
primizie di stagione e molto incenso.
rustica = campagnola . Phi
dyle s nome fittizio, derivato dal
greco, che significa parsimoniosa ,
risparmiatrice . Forse figlia, o mo
glie, del contadino che viveva sul
fondo di Orazio, in Sabina, indub
biamente era di condizione libera
e, nelle sue modeste possibilit, si
crucciava, forse, di non poter ren
dersi favorevoli i Lari con vittime
costose, pure essendo schiettamente
religiosa. si... placaris (con la
finale lunga, comera allorigine) =
se placherai con offerta dincenso .
horna (da horna, aggettivo di ho
ra = stagione ) fruge = con spi
ghe dellannata . avida in
gorda . Lares : nel culto primi
tivo erano le anime liberatesi dal
corpo, che diventavano di protet
tori del focolare domestico ; le loro
statue erano venerate in una appo
sita edicola (il lararium), situata
nellatrio.
332 Q. ORAZIO FLACCO
nec pestilentem sentiet Africum 5
fecunda vitis nec sterilem seges
robiginem aut dulces alumni
pomifero grave tempus anno.
Nam quae nivali pascitur Algido
devota quercus inter et ilices 10
aut crescit Albanis in herbis
victima, pontificum securis
cervice tinget : te nihil attinet
temptare multa caede bidentium
parvos coronantem marino 15
rore deos fragilique myrto.
Inmunis aram si tetigit manus,
5-8. nec... nec... aut : tre sono
i doni offerti (incenso, spighe, scrofa)
e tre sono i doni che se ne ricevono
(viti, mssi, greggi). pestilentem =
nocivo . Africum : lo Scirocco,
vento del Sud, porta arsura e ste
rilit alle viti. vitis (collettivo) =
la tua vigna . sterilem (in
senso attivo) = che rende sterili le
messi : la ruggine {robigo), o car
bonchio, una malattia che rende
nere le spighe e le rovina. alumni
= i piccoli del gregge (cfr. edere).
pomifero... anno = nella sta
gione dei frutti ; lautunno.
grave tempus = laria dannosa ,
il clima micidiale : in autunno si
sprigionano miasmi e malanni, che
insidiano la prosperit del gregge,
oltre a compromettere la salute del
luomo.
9-12. Ordina : nam vidima devota
(sott. morti = destinata al sacrifi
cio ) quae pascitur nivali Algido
(= sullAlgido nevoso ; sott. in)
inter quercus et ilices (= nei boschi
di querce e di lecci ) aut crescit in
herbis (= sui pascoli ) Albanis tin
get (= bagner ) cervice (= san
guine cervicis) securis pontificum : Al
gido un monte della catena che si
stende da Tusculo fino a Velletri
e le cui cime sono spesso coperte di
neve. Alle falde di questi monti,
come nel territorio dei colli Albani,
il collegio dei Pontefici aveva dei
possedimenti, dove venivano allevate
splendide mandrie di animali, che
servivano alle cerimonie del culto.
securis : veramente non erano i Pon
tefici a uccidere le vittime con la
scure, ma i popae, con il coltello
sacrificale.
13-16. te... attinet = non mette
conto che tu . temptare = sol
lecitare . - multa caede = con
grande strage di pecore {bidentium ;
non di due denti , ma di due
file di denti , per intendere pecore
di due anni). coronantem (con
cessivo) = purch tu inghirlandi .
parvos... deos : le piccole statue,
di argilla o di legno, collocate nel
lararium. marino rore = con
rosmarino .
17-20 Inmunis = immune da
colpa , pura (sott. culpae) ; ma
c chi intende anche pur senza
doni (etim. in + munus sine mu
neribus). tetigit (da tango, perfetto
LE ODI 333
non sumptuosa blandior hostia
mollivit aversos Penatis
farre pio et saliente mica. 20
di consuetudine) = tocca : toccare
laltare era un altro atteggiamento
di preghiera. non... blandior =
non pi gradita . hostia : se
condo Varrone era unofferta sacra
meno importante della vittima ;
ma forse tale differenza era solo nel
linguaggio rituale. mollivit (perf.
di consuet.) = placa , rende be
nigni . Penates : in stretto rap
porto con il culto di Vesta, erano
gli di tutelari della casa e molto
spesso, come in questo caso, confusi
con i Lares. Sono detti aversos per
ch non ancora propiziati. sa
liente mica (sott. salis) = con gra
nelli di sale scoppiettante . fatre...
mica : costituivano la mola salsa, un
miscuglio di farina e sale che, molto
diluito, si adoperava nei sacrifici per
spargerlo sul capo della vittima,
o semplicemente, come qui, per ver
sarlo sullaltare (da questa mola de
rivato il verbo immolare). sa
liente : lo scoppiettar del sale sul
fuoco era di buon augurio e se ne
traevano auspici, in merito ai pro
pri desideri. La strofa ultima po
trebbe essere resa cos : se una
mano immune da colpa tocca l'al
tare, essa placa s i Penati sfavore
voli con uria vittima costosa, ma non
pi gradita che (quando li placa)
con pio farro . e scoppiettante sale .
334 . ORAZIO FLACCO
7. - SOLO LODIATO CIPRESSO ...
(IL 14)
Corti fugace, o Postumo, il corso di nostra vita ! Come implacabile
la morte ! Solo lodiato cipresso taccompagner dopo il rapido trascor
rere degli anni verso una morte, che nemmeno la religiosa piet varr
a ritardare. Li vedremo, si, il limaccioso Cocito e il maledetto regno delle
ombre con i suoi inquieti abitanti ; lascerai tu la sposa diletta e la splen
dida casa, mentre tutti i tuoi averi li sperperer lerede / .
Lode non ha determinazione di tempo.
Eheu ! fugaces, Postume, Postume,
labuntur anni nec pietas moram
rugis et instanti senectae
adferet indomitaeque morti,
non, si trecenis, quotquot eunt dies, 5
amice, places inlacrimabilem
Plutona tauris, qui ter amplum
Geryonen Tityonque tristi
M e t r o : strof a al cai ca.
1-4. fugaces... labuntur = scor
rono rapidi . Postume : non sap
piamo chi sia, ma ci non basta
perch lo si debba ritenere un nome
fittizio (tra laltro, i nomi fittizi Ora-
zio li deriva di solito, dal greco,
come Taliarco, Pirra, Cloe, Leuco
noe, ecc.) ; anzi, laffettuoso amice
del v. 6 lo fa ritenere personaggio
reale. un ricco un po avaro, con
bella moglie e bella casa ; nel cui
giardino (cfr. v. 22) si intrattiene
il poeta, che con lui si duole per la
necessit di dover abbandonare tutto
quel ben di dio. pietas = la
religiosit : la morte, cio, non un
castigo per gli empi, al quale gli
uomini timorati degli di possano sot
trarsi. moram = indugio , retto
da adferet. instanti = che incal
za . indomitae = inesorabile .
5-8. non, si... places (cong. pres.
della possibilit, mentre in realt
impossibile : exemplum fictum) =
nemmeno se tu cercassi di placare
con trecento tori al giorno (per que
sto, il distributivo), quanti sono
(eunt = scorrono ) i giorni dellan
no . inlacrimabilem = che non
sa piangere . Plutona : il dio del-
lAvemo, cui, di solito, Orazio d
il nome di Orcus. ter amplum
dal triplice corpo . Geryonen :
era uno smisurato gigante, formato
di tre uomini. Figlio di Crisaore e di
Calliroe, abitava nellisola di Elitra,
LE ODI 335
compescit unda, scilicet omnibus,
quicumque terrae munere vescimur, 10
enaviganda, sive reges
sive inopes, erimus coloni.
Frustra cruento Marte carebimus
fractisque rauci fluctibus Hadriae,
frustra per autumnos nocentem 15
corporibus metuemus Austrum :
visendus ater flumine languido
Cocytos errans et Danai genus
infame damnatusque longi
Sisyphus Aeolides laboris. 20
in Spagna, presso la foce del Gua
dalquivir : Ercole lo uccise, portan
dogli via larmento. Tityon : altro
gigante, figlio di Giove, che, per aver
offeso Latona, fu ucciso da Apollo
e Diana. NelFinfemo giaceva disteso
per nove iugeri, mentre un avvoltoio
gli divorava il fegato, che sempre
ricresceva. tristis = maledetta .
9-12. compescit = rinserra .
scilicet = purtroppo . omni
bus... enaviganda = che tutti noi
dobbiamo attraversare (il verbo un
neologismo, coniato sul greco, a indi
care valicare senza ritorno }.
reges = ricchi , potenti .
13-16. cruento... carebimus = ci
terremo lontani dalla guerra sangui
nosa . rauci = fragoroso .
Hadriae : lAdriatico, come spesso in
Orazio, per un mare tempestoso.
per autumnos : lautunno, in Roma,
quando spiravano umide sciroccate
(Austrum appunto lo Scirocco, detto
anche Noto) era decisamente insa
lubre, con frequenti complicazioni che
portavano alla morte. Sicch i ric
chi romani in settembre-ottobre lascia
vano volentieri la citt per i luoghi
di villeggiatura. nocentem regge
corporibus. metuemus = cerche
remo di evitare .
17-20. visendus... Cocytos (nomin.
alla greca) = dovremo vedere il nero
Gocito, che se ne va (errans) con
londa limacciosa : Cocito, il fiume
del pianto, era uno dei quattro fiumi
infernali, insieme con lo Stige, lAche-
ronte e il Flegetonte ; qui sta per
linferno stesso. Danai genus =
la schiatta di Danao ; ossia le
50 figlie di Danao che, per istiga
zione del padre, uccisero i loro ma
riti nella prima notte di matrimonio.
Solo Ipermnestr non ebbe cuore di
uccidere Linceo e fu salva ; le altre
furono condannate nellinferno ad at
tingere acqua con anfore senza fondo.
infame = malfamata . dam
natus ... laboris (genitivo di pena) =
condannato alla lunga fatica .
Sisyphus : Sisifo, figlio di Eolo, re
di Corinto, fu brigante emerito e, per
essersi immischiato negli affari pri
vati di Giove, fu condannato nel
lAde a rotolare su per un monte fino
alla cima un enorme macigno, che
costantemente ripiombava in basso.
336 Q. ORAZIO FLACCO
Linquenda tells et domus et placens
uxor neque harum, quas colis, arborum
te praeter invisas cupressos
ulla brevem dominum sequetur ;
absumet heres Caecuba dignior 25
servata centum clavibus et mero
tinget pavimentum superbo,
pontificum potiore cenis.
21-24. tellus... placens: sono tre
le cose che si devono lasciare ( stato
notato che in questode il 3, numero
sacro per eccellenza, domina costante :
tre le ecatombi da offrire ; tre le dis
grazie degli uomini : rughe, vecchiaia,
morte ; triplice il corpo di Gerione ;
tre i pericoli che luomo cerca di evi
tare : guerra, mare, scirocco ; tre le
cose da contemplare nellAde :
Cocito, Danaidi, Sisifo ; tre i beni
che si devono abbandonare : terra,
casa, moglie) ; ma non detto che
le debba lasciare Postumo soltanto.
La frase rivolta a tutti, per quanto,
come s gi detto, il pronome harum
del verso seguente faccia pensare che
il Poeta si trovi nel viridarium di Po
stumo e accompagni le sue parole
con un ampio gesto della mano.
quas colis : abbiamo molte testimo
nianze della cura che i ricchi romani
ponevano nel coltivare piccoli bo
schetti, pur fra le variegate colonne,
e Macrobio ci informa che cerano
dei proprietari che irrigavano certe
piante anche col vino. brevem
dominum = padrone di breve du
rata . cupressos : di legno di
cipresso si rivestivano di solito i roghi
e, come da noi, si piantavano cipressi
accanto alle tombe ; per tale pietoso
ufficio sono detti appunto odiati .
25-28. absumet = si godr inte
ramente , ingurgiter . Cae
cuba : vino molto pregiato ; qui al
plurale per indicarne, forse, le varie
qualit, oppure le numerose anfore
che lo contenevano. dignior (sott.
te) pi meritevole di te ; per
ch, conscio della brevit della vita,
si affretter a berlo in lieti e con
fortanti simposi! con gli amici, men
tre tu, avaro e convinto di vivere in
eterno, ti sei ben guardato dallusarne
e lhai tenuto chiuso in cantina per
anni con cento chiavi . mero...
superbo = con vino puro e gene
roso . pontificum... cenis = mi
gliore di quello che si beve nelle
cene dei pontefici (invece di mera
cenarum ; quindi una comparatio
compendiaria) : le cene dei pontefici
erano di una sontuosit proverbiale,
come risulta anche da una lista di
vivande lasciataci da Macrobio.
LE ODI
337
8. - CANTO ALLA GENERAZIONE NOVELLA
(III, 1)
Ispirato dalle Muse, solo per i giovani io canto : i re sono potenti,
ma pi di loro potente Giove. Sicch tutti gli uomini, anche presi dal-
Vambizione e dalla cupidigia, sono soggetti alla necessit della morte,
la cui paura tanto pi li tormenta, quanto pi essi possiedono. Invano
ricchi e potenti si circondano di splendide costruzioni, sia in terra che sul
mare : l'affanno li insegue dovunque. Unico rimedio : limitare i propri
desideri ai pi normali bisogni .
come il proemio alle cosiddette Odi romane (le prime 6 del 1. I l i ,
che hanno tra loro unit di metro e di argomento), in cui il poeta, fattosi
maestro alle nuove generazioni, denuncia i mali che hanno portato Roma sul
lorlo della rovina (ambizione e cupidigia) ed esalta le primigenie virt, che
lhanno fatta si grande (valore, povert, costanza, saggezza, fede, ecc.).
Questi carmi, composti certo dopo il 27 av. Cr. (vi si d ad Ottaviano
lappellativo di Augusto), si ambientano in quel clima di ricostruzione mo
rale e religiosa propugnata da Augusto, da cui fiorirono VEneide di Virgilio
e le Storie di Livio.
Odi profanum volgus et arceo.
Favete linguis : carmina non prius
audita Musarum sacerdos
virginibus puerisque canto.
Metro : strofa alcaica.
1-4. Odi... arceo = ho in odio
la folla dei profani e la respingo :
la folla dei non iniziati , cui era
vietato laccesso al tempio (almeno
nella parte pi sacra) e dovevano
attendere davanti (pr) al sacro edi
ficio (fanum). Fuori di metafora. Ora-
zio non vuole rivolgersi alla sua gene
razione, ormai infrollita e bacata dal
male, dalle guerre civili e dalle esa
gerate ambizioni ; vuole, ad inten
derlo, animi puri, cuori giovanili non
ancora tocchi da torbide passioni.
Favete linguis (ablativo) = fate si
lenzio ! : formula rituale con cui il
lictor invitava i presenti a favorire
il sacrificio con la loro lingua, tacendo,
quindi, o formulando buoni auguri.
carmina... audita = canti non
mai prima dora sentiti . Musa-
rum sacerdos : non pi frivole gioie
e fugaci, nel canto del Poeta, pas
seggere risate tra le coppe, allombra
ospitale di un pioppo. Il poeta ha
sublimato il suo canto e si esprime
con lautorit dun oracolo.
22
338 Q. ORAZIO FLACCO
Regum timendorum in proprios greges, 5
reges in ipsos imperium est Iovis,
clari Giganteo triumpho,
cuncta supercilio moventis.
Est ut viro vir latius ordinet
arbusta sulcis, hic generosior 10
descendat in campum petitor,
moribus hic meliorque fama
contendat, illi turba clientium
sit maior : aequa lege Necessitas
sortitur insignis et imos; 15
omne capax movet urna nomen.
3-8. Regum... imperium = il do
minio dei re potenti si esplica (est)
sui loro popoli ; ma sui re stessi do
mina Giove : greges reminiscenza
omerica (i re nelIliade sono detti
pastori di popoli ) ; ma vi si legge
anche il disprezzo del romano, libero,
per quelle popolazioni che si lascia
vano governare (specialmente gli orien
tali) da re e despoti. Giganteo
triumpho : la prova pi grande del
potere di Giove fu la sua vittoria su
Titani e Giganti ; da quel momento,
nessuno pi pot creare preoccupa
zioni al re degli di. cuncta...
moventis = che scuote luniverso
con un cenno del ciglio : ricorda,
anche se pi vastamente, lomerico
Zeus, che con il cenno del soprac
ciglio scuote il vasto Olimpo (//.,
I, 528-529) e che sugger a Fidia
la tremenda maest dello Zeus di
Olimpia.
9-12. Est ut (= accidit ut) = si d
il caso che , pu darsi che :
seguono alcuni esempi delle diffe
renze che si trovano fra gli uomini ;
ma tutti convengono in una cosa,
sono schiavi della morte ! - viro...
latius = uno su pi vasto terreno
dun altro . ordinet = dispon
ga in filari . generosior = di
schiatta pi illustre . in cam
pum : nel Campo Marzio, dove si
svolgevano i comizi per le elezioni
alle magistrature, laristocratico cer
cava di far valere la nobilt del suo
genus per battere il latifondista, di
cui si parla prima. petitor (sott.
honorum) = come candidato .
meliorque fama (= famaque melior)-.
Yhomo novus, il quale, non potendo
vantare antenati illustri, mette in
risalto i suoi buoni costumi e il suc
cesso professionale.
13-16. c o ntendat = gareggi , con
trasti (in campo elettorale). i l l i
sit = un altro abbia . turba
c l i enti um : i ricchi avevano intorno
gran numero di clienti che, al mat
tino, si affollavano nellatrio, in attesa
di fare la loro s a l u t a t i o e di riceverne,
in premio, la s p o r t u l a . Tutti questi
individui costituivano una potenza
al momento delle elezioni, essendo
essi moralmente impegnati a vota
re per il loro p a t r o n u s ; per questo,
uno si faceva forte per il numero
dei clienti. aequa = imparziale
( sott. tamen, fortemente avversa
tivo). so rti tur = trae a sorte .
omne = omnium. capax... ur na :
il mondo dunque unimmensa urna,
agitata e convulsa, da cui la Neces-
L E ODI
339
Destrictus ensis cui super impia
cervice pendet, non Siculae dapes
dulcem elaborabunt saporem,
non avium citharaeque cantus 20
somnum reducent : somnus agrestium
lenis virorum non humilis domos
fastidit umbrosamque ripam,
non Zephyris agitata tempe.
Desiderantem quod satis est neque 25
tumultuosum sollicitat mare
nec saevus Arcturi cadentis
impetus aut orientis
sita, implacabile, attinge le sue vit
time ; sicch quel .turbinio che d
le vertigini toglie la tranquillit ad
ogni uomo.
17-20. Ordina: (illi) cui super im
pia cervice pendet destrictus ensis non...
elaborabunt (= procureranno, anche
con fatica ) dulcem saporem.
Siculae dapes : racconta C i c e r o n e
(Tuse., V, 61) che Damocle, umile
cittadino di Siracusa, non cessava di
esaltare la felicit di Dionisio, tiranno
della citt. Questi, quando lo venne
a sapere, lo invit a un lussuoso ban
chetto e, proprio nel momento in cui
pi godeva della fastosa cena, gli fece
vedere che dal soffitto pendeva una
pesante spada, legata a un crine di
cavallo, con la punta proprio in dire
zione della sua testa : tale era la vita
del tiranno. Naturalmente, al povero
Damocle le squisite vivande si trasfor
marono in tosco ed egli ben com
prese che la condizione del tiranno
non era tanto invidiabile. Tra laltro, i
banchetti siciliani erano passati in pro
verbio per la loro ricchezza e accu
ratezza. cantus, per zeugma, attri
buito anche a citharae, cui meglio si
addice sonitus.
21-24. somnum r educ ent rida
ranno il sonno perduto : solevano i
Romani allevare in ampie voliere gran
Haedi,
quantit di uccelli canori, specialmente
usignoli e merli, al canto dei quali
cercavano il sonno. Cos, per la mu
sica, sappiamo che Mecenate, soffe
rente dinsonnia, si assopiva al suono
dunorchestra lontana, in sordina (Se
n e c a , De Prov., 3). l eni s == dol
ce , placido . agresti um... vi
ro r um, va con domos (= capanne ,
casupole), non... f asti di t = non
disdegna . non... tempe (neutro
plurale, indeclinabile) = n la valle
accarezzata dagli zefiri : tempe era
una valle della Tessaglia, percorsa
dal Peneo, famosa in tutta lantichit
per la sua bellezza e fertilit. (I suo
nome poi passato per valle amena
in genere.
25-28. Desiderantem... satis est =
quando uno desidera solo ci che
gli basta (desidero = sento la man
canza di qualche cosa ). sollici
tat = tiene in ansia , tormenta :
a questo verbo si riportano tutti i no
minativi che seguono. saevus...
impetus = la rovinosa furia di Artu
ro quando tramonta : Arturo (etim.
coda dellOrsa ) la stella pi splen
dente di Boote, il cui tramonto (22-23
maggio) provoca piogge e tempeste.
orientis = quando si leva . Hae
di : il Capretto (due stelle della costel
lazione di Auriga sulla Via Lattea)
340 Q. ORAZIO FLACCO
non verberatae grandine vineae
fundusque mendax, arbore nunc aquas 30
culpante, nunc torrentia agros
sidera, nunc hiemes iniquas.
Contracta pisces aequora sentiunt
iactis in altum molibus : huc frequens
caementa demittit redemptor 35
cum famulis dominusque terrae
fastidiosus : sed Timor et Minae
scandunt eodem, quo dominus, neque
decedit aerata triremi et
post equitem sedet atra Cura. 40
si leva allorizzonte il 27 settembre e
il suo sorgere coincide con il periodo
di tempeste che accompagnano lequi
nozio di autunno.
29-32. verberatae = flagellate .
fundus... mendax = il campo che
manca alle promesse . arbore
(sing. coll.)... culpante (abl. assol. cau
sale) = poich le piante accusano
ora le piogge eccessive (aquas), ora le
costellazioni (sidera) che bruciano i
campi, ora gli inverni troppo rigidi
(iniquas) : con spiritosa e viva per
sonificazione, le piante, messe in stato
daccusa dal proprietario del fondo
perch a tanti fiori non sono corri
sposti altrettanti frutti, cercano una
giustificazione nelle intemperanze del
clima.
33-36. Contracta... sentiunt = i
pesci si accolgono che il mare si re
stringe . iactis... molibus = per
le costruzioni che si spingono verso
lalto mare : i ricchi romani rubano
spazio al mare e costruiscono sui moli,
spingendosi pi avanti possibile, tanto
che i pesci stessi si accorgono che il
loro elemento va paurosamente ridu
cendosi. Augusto aveva cercato, con
leggi speciali, di arginare queste spese
pazze ; ma con risultato molto scarso.
frequens = continuamente (co
me fosse frequenter). caementa
detriti , pietre spezzate (da cae
do) : piccole pietre, mescolate con pol
vere di Pozzuoli, costituivano un amal
gama durissimo, inattaccabile dalle
onde, molto usato per dighe e moli
a trattenere le acque. redemptor =
lappaltatore . terrae fastidio
sus = annoiato della terraferma .
37-40. Timor... Minae : Paura e
Minacce, personificate, tolgono la tran
quillit allanimo delluomo ; nel verbo
scandunt implicito lo sforzo che fa
questultimo per salire alto, alto, nel
vano tentativo di sfuggire alla loro
persecuzione. eodem, quo (avverbi
di moto a luogo) = proprio l dove
sale il padrone . decedit (sogg.
Cura) = si ritira davanti a una bron
zea (aerata) trireme . atra
" tremendo . Cura : 1 affanno ,
retaggio costante delluomo, non lo
abbandona nemmeno in groppa al
cavallo, sedendogli alle spalle : la figu
razione molto ardita, ma duneffi-
cacia insuperabile.
LE ODI
341
Quodsi dolentem nec Phrygius lapis
nec purpurarum sidere clarior
delenit usus nec Falerna
vitis Achaemeniumque costum,
cur invidendis postibus et novo 45
sublime ritu moliar atrium ?
cur valle permutem Sabina
divitias operosiores ?
41-44. Quodsi (formula di passag
gio) dolentem = che se quando uno
soffre non lo pt confortare (nec...
delenit). Phrygius lapis : il marmo
di Sinnada, citt della Frigia, dun
Colore paonazzo di molto effetto, era
usato per le colonne dellatrio e le
costruzioni di lusso. purpurarum =
vesti di porpora . clarior (= pi
splendente ) riferito a usus, ma logi
camente si deve attribuire a purpura
rum (come fosse clariorum). Falema
vitis : dava un vino, molto apprezzato.
Con questo e con laccenno allunguento
orientale, che segue, il poeta vuole
riferirsi alle gioie effimere del ban
chetto. Achaemenium... costum
balsamo persiano : costum era una
pianta indiana, da cui si traeva un
prezioso unguento ; laggettivo, per
siano, deriva dal nome di Achemene,
figlio di Perseo e di Andromeda, capo
stipite ed eponimo della famiglia re
gnante di Persia.
45-48. invidendis postibus (abl. di
qualit) = dalle porte cui batte lin
vidia , riferito ad atrium. novo...
ritu = altissimo, secondo la nuova
moda . cur... permutem = per
ch dovrei io prendere, in cambio della
mia valle di Sabina, ricchezze che
danno maggiori preoccupazioni {ope
rosiores) ? ; in italiano, pi comune
mente : perch dovrei io scambiare
la mia valle con le ricchezze ? .
valle... Sabina : lelemento personale
chiude in tutta semplicit, ma in modo
dolcemente poetico, lode, dal tono cosi
dignitosamente sostenuto, che prende
di mira lincontentabilit umana.
342 Q . O R A Z I O FLACCO
11. - LA VERA VIRTUS
( I H , 5 )
Il tuono ci prova che in cielo regna Giove; Augusto sar considerato
un dio in terra quando avr sottomesso i Britanni e i Parti; sar cosi
cancellata Tonta di quei soldati di Crasso, che accettarono di vivere ras
segnati in schiavit, immemori della tradizione romana e delTesempio
di Regolo, che, dissuadendo a suo danno i senatori dal riscatto, aveva
dimostrato che chi non sa vincere deve saper nobilmente morire ! .
Lode, una delle 6 romane , composta certamente tra il gennaio del
27 e lestate del 26 av. Cr., un nobilissimo appello alla virt romana ; in essa,
con le dignitose parole di Regolo, Orazio raggiunge la vetta pi alta, laccento
pi puro della sua poesia civile.
Caelo tonantem credidimus Iovem
regnare ; praesens divus habebitur
Augustus adiectis Britannis
imperio gravibusque Persis.
Metro: strofa alcaica.
1-4. Caelo (sott. in) dipende tanto da
tonantem (= perch tuona ) quanto
da regnare. c redi di mus (perf. di
consuetudine) = siamo convinti .
praesens (= in terris) = tra noi .
divus habebitur = sar considerato
un dio . adi ecti s (= cum, opp.
si, adiecerit) = quando aggiunger
(con valore volutamente incerto fra
causale e condizionale) : il passaggio
logico che, come il tuono la mani
festazione pi chiara e appariscente
che Giove in cielo re, cosi agli occhi
anche dei profani la divina natura di
Augusto sar fuori discussione se riu
scir ad assoggettare le estreme popo
lazioni barbare dOccidente e dOrien-
te. B ri tanni s : si sa che una spe
dizione contro la Britannia era stata
nei piani di Augusto, che solo nel
26 av. Cr. decise definitivamente di
rinunciarvi ; il progetto sar poi ri
preso il secolo dopo e condotto a ter
mine nel 93 d. Cr. Persis : si in
tendono i Parti, chiamati Persae per
ch occupavano gran parte dellim
pero medo-persiano. Erano i pi tre
mendi nemici di Roma: nel 53 av. Cr.
a Carre avevano distrutto lesercito di
Crasso e nel 36 avevano dato del filo
da torcere ad Antonio. Era questa
una piaga sanguinante per i Romani,
tanto pi che ben 10.000 prigionieri
si trovavano ancora in Persia, ormai
ridotti in condizioni di barbari. Pare
anzi che a Roma si parlasse di possi
bile riscatto, dopo quasi 30 anni, di
questi relitti umani e si sa che Fraate,
re dei Parti, aveva mandato amba
scerie in proposito ; ma non se ne fece
LE ODI 343
Milesn Crassi coniuge barbara 5
turpis maritus vixit et hostium
(pro curia inversique mores !
consenuit socerorum in armis
sub rege Medo Marsus et Apulus,
anciliorum et nominis et togae 10
oblitus aetemaeque Vestae,
incolumi love et urbe Roma ?
Hoc caverat mens provida Reguli
nulla. Pu darsi che questo sia il mo
tivo per cui Orazio fece grandeggiare
nellode la figura di Regolo, per in
durre cio lopinione pubblica a una
maggiore dignit e insegnare che chi
non sa vincere deve saper morire ;
non si pu cio fare assegnamento
sulla magnanimit del popolo e sulla
possibilit del riscatto. Solo nel 20
av. Cr., dopo la fine della guerra in
Spagna, Augusto pass in Oriente e,
con la sua personale autorit, riusc a
stipulare accordi, per cui furono ri
portate a Roma le insegne catturate
e riscattati i prigionieri.
5-8. Milesne (enclit. esclamativa)...
vixit = dunque il soldato di Crasso
pot vivere (sing. collettivo) : il nome
dei Persiani richiama subito alla mente
del poeta la grave sconfitta ricevuta
quasi 30 anni prima e, pi ancora, il
disonore di tanti cittadini romani, che
serano lasciati disarmare e incatenare ;
quindi serano adattati a sposare donne
barbare e a militare addirittura nel
lesercito dei Parti. coniuge (abl.
di causa)... maritus = marito diso
norato da una moglie barbara .
pr curia (sott. inversa) = ah ! se
nato ! : grave colpa ricadeva sul se
nato, il quale a suo tempo (nel 53)
non aveva preso le disposizioni ne
cessarie per ricacciare in gola ai bar
bari il grido di vittoria e vendicare
lonore delle armi romane. I costumi
italici avevano tralignato (inversi mo
res). consenuit - pot invecchia
re . in armis = arruolato nel
lesercito .
9-12. Marsus... Apulus: la Marsica
e lApulia fornivano i contingenti mi
gliori alle legioni romane. ancilio
rum (pi comune ancilium, da ancile)...
oblitus = dimentico degli scudi an
cili, del nome romano, della toga :
gli ancili erano 12 scudi rotondi
di bronzo (di cui uno si diceva che
fosse caduto dal cielo, come pegno
della protezione divina su Roma, men
tre gli altri 11 erano stati fatti co
struire tutti uguali da Numa, perch
non si potesse distinguere lo scudo
divino e non lo si potesse sottrarre),
alla cui custodia erano addetti i Salii,
sacerdoti di Marte. togae : la toga
era labito nazionale dei Romani ; ma
i 10.000 di Crasso vi avevano rinun
ciato, per indossare le larghe brache
dei barbari. Vestae : la dea pro
tettrice di Roma, il cui fuoco sacro,
conservato sempre acceso dalle Vestali,
era simbolo delleternit di Roma
stessa. incolumi... Roma men
tre ancora intatto il tempio di Giove
Capitolino e ancora in piedi Roma .
13-16. Hoc caverat = di questo
si era preoccupato il pensiero previ
dente (mens provida) di Regolo: M.
Attilio Regolo, console romano du
rante la l aguerra Punica, venne scon
fitto a Clupea, nei pressi di Tunisi,
nel 255 av. Cr. e fatto prigioniero con
altri 500 soldati. Mandato dal nemico
a Roma perch caldeggiasse il riscatto
344 Q. ORAZIO FLACCO
dissentientis condicionibus
foedis et exemplo trahentis 15
perniciem veniens in aevum,
si non periret inmiserabilis
captiva pubes : Signa ego Punicis
adfixa delubris et arma
militibus sine caede dixit 20
derepta vidi, vidi ego civium
retorta tergo bracchia libero
portasque non clausas et arva
Marte coli populata nostro.
Auro repensus scilicet acrior 25
miles redibit ! Flagitio additis
damnum : neque amissos colores
lana refert medicata fuco,
nec vera virtus, cum semel excidit,
curat reponi deterioribus. 30
dei prigionieri, con giuramento che
sarebbe tornato a Cartagine in caso
di mancato accordo, sostenne in se
nato che non si doveva concedere il
riscatto, per non dare un cattivo esem
pio alle generazioni future. Ritornato a
Cartagine, vi fu barbaramente trucidato.
dissentientis... foedis = contra
rio alle condizioni vergognose .
exemplo trahentis = e che dal
lesempio arguiva (sarebbe venuto)
lestremo danno (perniciem) per le fu
ture generazioni (veniens... aevum).
17-20. Si no n, non nisi, perch il
non strettamente legato a periret.
i nmi serabi l i s = indegna di essere
compianta . capti v a pubes = la
giovent fatta schiava . ego...
v i di , v i d i ego : disposizione chiastica
che pone in risalto lo sdegno, lama
rezza e la concitazione di chi parla.
adf i x a (da ad 4- figo) appese .
del ubri s = ai templi . si ne cae
de = senza spargimento di sangue .
21-24. retorta (da retorqueo, retorsi,
retorquere)... libero = le braccia ri
torte indietro sul dorso, gi libero .
non clausas : i Cartaginesi si senti
vano cos sicuri, dopo la vittoria ripor
tata a Clupea, che non si curavano
nemmeno di chiudere le porte della
citt, come se regnasse incontrastata
la pace. arva... nostro = essere
di nuovo coltivati i campi, un tempo
devastati (populata, con valore pas
sivo) dalle nostre armi (Marte exer
citu) .
25-28. repensus = riscattato a pe
so doro . scilicet = natural
mente (con valore fortemente iro
nico). acrior = pi fiero.
Flagitio = alla vergogna . dam
num : rappresentato dal grande prezzo
del riscatto. lana... fuco = la lana,
tinta di porpora, non riprende pi
(refert) il primitivo candore (amissos
colores) : ossia, la vilt un mar
chio, che si porta per tutta la vita.
29-32. cum... excidit (da cado)
una volta che sia caduta (dallani
mo) , una volta offuscata .
curat reponi = tollera di essere re-
LE ODI 345
Si pugnat extricata densis
cerva plagis, erit ille fortis
qui perfidis se credidit hostibus,
et Marte Poenos proteret altero
qui lora restrictis lacertis 35
sensit iners timuitque mortem.
Hic, unde vitam sumeret inscius,
pacem duello miscuit. O pudor !
o magna Carthago, probrosis
altior Italiae ruinis ! 40
Fertur pudicae coniugis osculum
parvosque natos ut capitis minor
ab se removisse et virilem
torvus humi posuisse voltum,
donec labantis consilio patres 45
stituita agli uomini degeneri (d e t e r i o
ribus) . si pugnat : un periodo
ipotetico della realt che ha lefficacia
duna scudisciata. Come la cerva non
sa reagire e fugge via, appena riesce
a districarsi dalla rete, cos questi
Romani, dopo il riscatto, fuggiranno
al vedere le armi dei nemici. extri *
cata... pl agi s = liberatasi dalle ftte
reti .
33-36. per f i di s = spergiuri : la
fides punica era nota in tutto il mondo
e i prigionieri non potevano nutrire
eccessive speranze ; di qui il signifi
cato fortemente ironico di se credidit,
che lascia intendere vile ingenuit.
M arte (= bello)... al tero = in unal
tra guerra far strage (proteret) di Car
taginesi . lora = catene .
r estri c ti s l acerti s = sulle braccia le
gate allindietro . sensi t i ners =
sub senza reagire .
37-40. Hic... inscius = costui, non
sapendo come salvar la vita : il
soldato di Crasso ; ad esso si riferisce
il pronome (Hic) che, nella brutalit
dellanonimo, quanto mai significa
tivo, tanto pi che il console, scon
fessando i suoi soldati, sconfessa e
punisce amaramente se stesso.
duello, arcaico per bello. probro
sis ... ruinis = pi grande ancora
per le vergognose rovine di cui
piena lItalia .
41-44. Fertur = si dice : pare
linizio dun racconto favoloso e tale
lo rappresenta Orazio, che si trova
in tempi cos lontani da tanta dignit.
coniugis = della moglie ; che
si chiamava Marcia ; Orazio segue la
narrazione di Dione Cassio. - oscu
lum = labbraccio . ut... mi
nor = come chi privato dei diritti
civili (= capite deminutus) : colui che
compiva atti indegni veniva privato
dei diritti civili, con perdita della li
bert e della famiglia. Il console, ca
duto in potere del nemico, si consi
dera destituito da ogni diritto, tanto
da non abbracciare la moglie, da non
guardare nemmeno i piccoli figli. re
movisse = allontan . virilem...
voltum = lo sguardo fiero . humi
posuisse = piant, fisse in terra .
45-48. donec... firmaret = finch
non riusc a convincere gli incerti
346 Q. ORAZIO FLACCO
firmaret auctor numquam alias dato
interque maerentis amicos
egregius properaret exsul.
Atqui sciebat quae sibi barbarus
tortor pararet : non aliter tamen 50
dimovit obstantis propinquos
et populum reditus morantem
quam si clientum longa negotia
diiudicata lite relinqueret,
tendens Venafranos in agros 55
aut Lacedaemonium
senatori con quel consiglio, che egli
stesso aveva suggerito (auctor) e che
mai altre volte (alias) era stato dato :
i senatori ondeggiavano fra il senso
dellonore, che li invitava ad accet
tare il consiglio di Regolo, e quello
della piet, che li induceva a riscat
tare i loro soldati ; vinse infine il par
tito pi nobile. auctor : termine
tecnico a indicare colui che in senato
proponeva una deliberazione. mae
rentis = tristi , avviliti . egre
gius... exul = si affrett a partire,
esule illustre .
49-52. Atqui = eppure .
quae = quali tormenti gli prepa
rasse il barbaro carnefice (tortor) ;
molto discordi sono le fonti sul sup
plizio inflitto a Regolo (senza contare
che alcuni, basandosi sul silenzio di
Polibio in proposito, negano addirit
tura lesistenza del console e la sua
ambasceria) : chi riferisce che fu messo
in croce, altri che, sottoposto al taglio
delle palpebre, fu lasciato struggersi
al sole ; altri ancora che fu rinchiuso
in una botte, irta di chiodi, e rotolato
cos gi da una collina. non ali-
ter = allo stesso modo . dimo
vit = scost da s . obstantis =
che cercavano di trattenerlo .
reditus (accus. plur.) morantem =
che cercava di ritardargli il ritorno .
53-56. clientum = clientium. di
iudicata lite = decisa la causa ,
Tarentum.
a processo concluso : la scena
dipinta con grande efficacia e sem
plicit. Quante volte sera verificato
che un avvocato di grido, applaudito
e pressato dagli ammiratori, dovesse
far violenza, quasi, a quelli che gli
sbarravano il passo, per aprirsi una
via verso luscita, verso un ben me
ritato riposo ! E quanto pi intricata
e noiosa era stata la causa (longa nego
tia), tanto pi legittimo il desiderio
di prendersi una lieta vacanza nella
villa alle porte di Roma o in una
tranquilla dimora marina. Vena
franos... agros : Venafro era una lo
calit della Campania, ricca di olivi
e luogo di villeggiatura molto fre
quentato dai Romani. Tarentum :
Taranto, citt delle Puglie, celebrata
per il suo clima e la fertilit delle sue
colline. detta spartana (Lace
daemonium), perch la si diceva fon
data da Falanto di Sparta. Il
finale del carme come radioso, tanta
lopposizione alle strofe precedenti ;
dal tormento angosciato di Regolo,
che, avendo gi condannato se stesso,
tutto teso nellinteresse supremo
della sua citt, si passa a quella ro
mana e civica serenit di chi, libero
in libero stato, asservisce s, la fami
glia, lonore allideale di Virt che
a qualunque prezzo ha finalmente
raggiunto (I. Cazzaniga).
GL I E PODI
Sono 17 componimenti, quasi tutti in metro giambico, che
Orazio compose dal 42 c. al 31 av. Cr.; tra essi, quindi, sono
i primi e volonterosi tentativi di accostarsi allarte, anche se,
impregnati talvolta di furore, non riescono a raggiungere la pa
cata serenit che la vera poesia richiede.
Era naturale che nellanimo scontento del poeta, deluso nel
suo ideale politico a Filippi, disorientato di fronte alle nuove esi
genze della vita pubblica e inquieto anche per il proprio avvenire,
il tumulto di contrastanti sentimenti trovasse il suo mezzo espres
sivo nel verso che gi aveva reso famoso Archiloco : era la sfida
della sua giovinezza al mondo che si rivelava nemico. Ma l innato
senso della misura e il freno dellarte gli impedirono di esporre
alla morbosa curiosit del pubblico questi sfoghi, che sapevano
di amaro, prima che il tempo avesse steso la sua patina tremenda
ma efficace per conservare ci che merita di non morire. Ecco
perch i Giambi (come egli stesso li intitol, avendo riguardo
al metro, mentre gli editori preferirono chiamarli Epodi per la
particolare disposizione dei versi) videro la luce solo nel 30 av. Cr.,
quando l esperienza purificatrice delle Satire aveva reso il poeta
esperto di lima per quello che poteva esserci di episodico
e, quindi, di caduco.
difficile ora stabilire dallanalisi interna la data delle singole
composizioni, se gli accenni storici non offrono opportuni e suffi
cienti riferimenti. Ma certo che sulla virulenza di un tempo,
che qua e l ancora esplode (cfr. V, VI, V i l i , X, XII, XVII),
scesa opportuna la calma bonomia delluomo maturo, che spesso
fa sbocciare un sorriso anche dalla pi cruda situazione, trasfor
mando l invettiva in ironia sottile e spiritosa, se non addirittura
in affettuosa effusione di prepotente sentimento.
Cos lo sentiamo trepidare con voce commossa e sollecita per
Mecenate in pericolo (I), pregustare un brindisi per la sua sal
vezza (IX) e confidare agli amici le sue pene damore (XI, XIV)
348 . ORAZIO FLACCO
in tono scherzoso tra l ironico e il malinconico ; ma sentiamo pure
la sua voce corrucciata e dolente denunciare la cecit dei concit
tadini, resi folli dalla passione di parte (VII), o piangere sulla
rovina della nuova generazione, mentre il disgusto del presente
lo fa vagare in sogno l, in mezzo allOceano, fra le delizie delle
isole fortunate (XVI).
Di questa variet di tono s voluto dare qui un piccolo sag
gio, presentando alla lettura alcuni Epodi in cui traspare tenera
e sollecita lamicizia (I), virile e sferzante lo sdegno (IV), profondo
e sofferto l amor di patria (VII), vigile e coraggiosa la saggezza,
anche nei pi gravi frangenti (XIII).
1. - CON MECENATE, ANCHE ALLA GUERRA !
( I )
Dunque te ne andrai, dolce amico, ad affrontare i pericoli duna
battaglia navale, per amore di Ottaviano, e io me ne star, secondo il tuo
volere, tranquillo in Roma ? No, di sicuro ! Verr pure io, anche se,
imbelle e ammalazzato come sono, non ti potr esser di aiuto : almeno,
essendo con te, sar alleviata la mia apprensione per la tua salvezza
e non credere che io ti segua in capo al mondo nella speranza di rice
vere altri compensi da te; no, certo: mi hai fatto ricco, anche troppo! .
Siamo nella primavera del 31 av. Cr., quando Ottaviano, conscio che
si stavano decidendo le sorti di Roma e sue nel conflitto contro Antonio
(la decisione si avr il 2 settembre nelle acque di Azio) aveva voluto che
laccompagnassero a Brindisi tutti i pi autorevoli senatori e cavalieri, fra i quali
anche Mecenate, a dimostrare al popolo che la causa sua era approvata
e seguita dalla parte pi eletta della cittadinanza romana. Se Mecenate siasi
realmente recato alla guerra, questione molto dibattuta, ch, al contrario, vari
autori ci fanno intendere che Ottaviano lavrebbe lasciato a Roma con altis
simo incarico, quasi a rappresentarlo. Cos, naturalmente, non si sa se Orazio
abbia mantenuto quanto prometteva nellepodo ; ma questo non toglie nulla
allaffettuosit schietta e premurosa che ne spira e che ci rivela ancora una
volta i vincoli di tenera amicizia che legavano il discendente dei Lucumoni
etruschi al figlio del liberto venosino.
Lepodo certamente uno degli ultimi composti : ma fu da Orazio pre
messo alla raccolta perch indirizzato a Mecenate, al quale dedicata tutta
lopera poetica del ventennio pi felice (40-20 av. Cr.).
GLI EPODI 349
Ibis Liburnis inter alta navium,
amice, propugnacula,
paratus omne Caesaris periculum
subire, Maecenas, tuo :
quid nos, quibus te vita si superstite 5
iucunda, si contra, gravis ?
Utrumne iussi persequemur otium
non dulce, ni tecum simul,
an hunc laborem mente laturi, decet
qua ferre non molles viros ? 10
Me t r o : distici epodici, composti da un trimetro giambico seguito da un dime
tro giambico.
1-9. Ibis = te ne andrai : quasi
incredulo e addolorato, il poeta segue
un suo patetico soliloquio, rivolgen
dosi allamico : dunque proprio
vero ! Per tal genere di inizi, cfr.
Foscolo, A iacinto ( N pi mai
toccher ). Liburnis = sulle Li
burne : navi leggere e veloci, a due
ordini di remi, usate dai Liburni, abi
tatori delle coste dellIlliria. Sulla loro
agilit contava Ottaviano per rendere
vani gli attacchi delle navi avversarie,
le quali, a detta di A. Floro (IV, 11),
erano invece fornite di alte torri, si
mili a castelli e citt. inter... pro
pugnacula = tra le navi dalle alte
torri . paratus... subire = pron
to ad affrontare (il costrutto del
linfinito in dipendenza da un aggettivo
derivato dal greco, ma non raro
nemmeno in prosa). Caesaris :
sintende Ottaviano, figlio adottivo del
grande Cesare (in questo caso, il geni
tivo soggettivo, come fosse : quod
subibit Caesar). tuo, intendi peri-
culo. quid, sott. faciemus. nos :
plurale di modestia. quibus te,
ecc.; ordina e completa : quibus vita
(erit) iucunda si (erit) te superstite ;
si contra (erit) gravis (= intollera
bile ) : te... superstite : questa affer
mazione, che la retorica dei secoli suc
cessivi render tanto comune, in bocca
ad Orazio suona con laccento della
verit e ben sappiamo che allillustre
amico il Poeta non sopravvisse pi
di qualche mese. U trumne : len
clitica ridondante, bastando utrum
o ne. i ussi (nom. plur., costruzione
personale) = secondo il tuo volere .
persequemur = continueremo a
godere . otium = vita privata :
per i Romani significava tutto ci
che era estraneo alle cariche pubbliche
e alla guerra (i veri n e g o t i a per i di
scendenti di Romolo) ; quindi, nel
lambito della famiglia e degli amici,
la dolce consuetudine dei dotti con
versari, dei fraterni simposii, degli
studi letterari, ecc. n i = nisi.
si mul : dopo il pronome che precede
potrebbe sembrare superfluo ; ma
quanto mai efficace a rappresentare
una completa identit di desideri,
di gusti e di vita. an= oppure ;
introduce il secondo termine della
disgiuntiva. laborem = b e l l u m (eu
femismo). laturi (sott. sumus) =
dobbiamo intraprendere . m en
te... qua = con lanimo, con cui .
10-19. no n molles (litote) = for
ti : non ha lardire Orazio di para
gonare se stesso agli uomini fortes,
nel senso romano ; conosceva troppo
bene i propri limiti e forse la litote
non dovuta ad esigenze metriche.
350
<. ORAZIO FLACCO
Feremus. Et te vel per Alpium iuga
inhospitalem et Caucasum,
vel Occidentis usque ad ultimum sinum
forti sequemur pectore.
Roges, tuum labore quid iuvem meo, 15
imbellis ac firmus parum :
comes, minore sum futurus in metu,
qui maior absentes habet,
ut assidens implumibus pullis avis
serpentium allapsus timet 20
magis relictis, non, ut adsit, auxili
latura plus praesentibus.
Libenter hoc et omne militabitur
bellum in tuae spem gratiae,
ma a consapevolezza morale. vel =
anche . Alpium iuga : per si
gnificare che disposto a seguire Me
cenate dovunque, Orazio cita le re
gioni pi lontane e impervie di tre
punti della Rosa dei venti, ben sa
pendo che Pamico eventualmente si
sarebbe diretto verso Sud, Punico
punto non accennato. Daltra parte
questi e x c u r s u s geografici erano in
voga, e molto, nella poesia lirica del
tempo (basti citare il c. XI di Ca
tullo e, di Orazio stesso, lode 6a del
1. II), n si pu dire che lorizzonte
che ci si apre davanti manchi di gran
dezza e lespressione manchi di sin
cerit. et, va premesso allagget
tivo (iperbato). Caucasum : a indi
care lOriente, con le suecatene mon
tuose e i nascosti pericoli. sinum =
golfo : l ultimo golfo dellOc
cidente quello di Cadice, il f r e t u m
G a d i t a n u m , overano le colonne dr
cole. Roges (potenziale) = mi
potresti chiedere . quid (accus.
di relazione) iuvem = in che cosa
potrei aiutare la tua fatica con la
mia . imbellis = pacifico : non
ostante il breve periodo epico di Fi
lippi, Orazio non aveva animo e carat
tere bellicosi ; inoltre, anche secondo la
vita svetoniana, egli era obeso, cisposo
e pieno di acciacchi e mor, ancor
giovane, dun male cos violento, che
non gli permise nemmeno di fare te
stamento ; non mentiva, quindi, nel
dirsi parum firmus. comes (sott.
tibi) = se ti accompagner . sum
futurus = penso che sar : la lon
tananza fa s che i pericoli sembrino
pi grandi e lansia raddoppia pro
prio perch non si noi presenti, an
che se non potremmo portare alcun
aiuto. maior = pi assillante do
mina (habet) . ut... avis = come
luccello che sta vicino ai suoi piccoli
(pullis) implumi .
20-29. allapsus = gli insidiosi at
tacchi ; secondo lidea suggerita dal
verbo ad + labor (lapsus sum, labi) =
mi accosto strisciando a qualche
cosa . relictis (sott. iis, dativi) =
per essi quando li ha lasciati .
non... latura = non gi che sia in
grado di portare . ut (concessivo)
adsit = anche se presente . au
xili (= auxilii) genitivo partitivo,
retto da plus. militabitur (sott.
a me) sta per il pi comune bellabi
tur. tuae... gratiae : al poeta basta
che lamico approvi la sua decisione
di non lasciarlo solo tra i pericoli
della guerra e sia contento di averlo
GLI EPODI 351
non ut iuvencis illigata pluribus 25
aratra nitantur meis,
pecusve Calabris ante sidus fervidum
Lucana mutet pascuis,
nec ut superni villa candens Tusculi
Circaea tangat moenia. 30
Satis superque me benignitas tua
ditavit : haud paravero,
quod aut avarus, ut Chremes, terra premam,
discinctus aut perdam nepos.
con s ; nientaltro. non ut, ecc.,
ordina : non ut aratra nitantur (= si
sforzino ; da riitor, nisus sum, niti)
illigata pluribus (= in maggior nu
mero di ora ) iuvencis meis. nitan
tur, lo sforzo, che propriamente dei
buoi, viene qui attribuito allaratro,
perch esso a pi diretto contatto
con la terra da vincere, tanto che il
vomere ne risulta logorato e scintil
lante (il verbo richiama vagamente
anche il niteant, usato da altri poeti
per laratro, che sarebbe pi descrit
tivo, ma meno intenso). Calabris...
pascuis = con i pascoli della Cala
bria : lattuale Puglia meridionale
era piana e calda ; sicch nella sta
gione estiva i proprietari dei greggi
li facevano trasmigrare in Lucania
(lodierna Basilicata), che era mon
tuosa e quindi fresca. Orazio non pos
sedeva bestiame e necessit del genere
non lo toccavano. ante... fervi*
dum = prima della costellazione ro
vente . Lucana, sott. pasqua.
nec ut, ecc.; ordina : nec ut villa can
dens (= splendida di marmi ) tan
gat moenia Circaea Tusculi superni
(= alta ). superni... Tusculi :
Tusculo era localit di villeggiatura
sui colli Albani, vicino al luogo dov
lodierna Frascati. Circaea : sono
dette le mura di Tusculo, perch la
tradizione voleva che fossero state co
struite da Telegono, figlio di Circe e di
Ulisse. Non vuole, dunque, il Poeta una
villa ricca di marmi, che si elevi tanto
da toccare le mura dellalta Tusculo.
30-34. Satis superque = anche
troppo mi ha reso ricco (ditavit) :
quella villa di Sabina, che Mecenate
gli aveva donato nel 33 av. Cr era
un regno, con il suo piccolo podere,
la fonte zampillante e il bosco che
la coronava. Di pi il poeta non poteva
desiderare ; sarebbe venuto meno al
suo sano principio : ne quid nimis.
paravero (= parabo) non voglio
procurarmi (il futuro ant. pu es
sere una licenza poetica ; ma si pu
spiegare anche con la priorit del
lazione di procurarsi ricchezze in rap
porto a quella di nasconderle sotto
terra, espressa con il cong. premam).
quod (consecutivo = tale ut id) =
una ricchezza tale da . ut Chre
mes = alla maniera di Cremete ;
era questa una figura tipica di avaro,
comune, forse, alla commedia greca
e latina, ma di cui non sappiamo
nulla. terra : ablativo strumen
tale. discinctus, ecc.; ordina e com
pleta : aut perdam (= o la mandi in
rovina) ut discinctus nepos ( come
uno scamiciato scialacquatore ) : al
lude alla facilit con cui i nipoti rie
scono a dissipare le sostanze lasciate
in eredit dal nonno ; oppure, secondo
altri, alleducazione viziata e sbagliata
che zii e nonni, di solito, impartiscono
per eccessiva indulgenza verso i nipoti.
Comunque, ne derivato il signifi
cato di scialacquatore tanto in poe
sia, quanto in prosa (cfr. Cicerone,
Pro Quinctio, 40).
352 Q. ORAZIO FLACCO
2. - LA FORTUNA NON MODIFICA LA RAZZA
(IV)
Come gli agnelli odiano i lupi, cos io odio te, schiavo ancora bol
lato nel corpo e nell'animo, che, tronfio del tuo denaro, ti pavoneggi per
la via Sacra, tra Vunanime disprezzo, e porti in giro le tue piaghe
da servo negli immensi poderi tuoi e in teatro, a scorno di chi volle tute
lare la dignit dei cavalieri ! E noi vogliamo sterminare laccozzaglia
di schiavi che ha raccolto Sesto Pompeo, quando abbiamo tribuni dei sol
dati come questo, che dei loro ? .
Contro chi sia rivolto questo epodo, sferzante ed altero, non dato sapere.
Certo non erano pochi quelli che, di condizione abbietta, giungevano, con mezzi
non sempre leciti, a farsi annoverare tra i cavalieri e salivano alle alte cariche
militari ; ma lavversione per questa indegna creatura troppo schietta e viva,
la rappresentazione troppo precisa, per ritenere che Orazio abbia voluto sfer
zare un tipo e non un individuo particolare.
Laccenno ai pirati e agli schiavi (v. 19) ci consente di stabilire che lepodo
fu composto nellanno 38 av. Cr., quando appunto Sesto Pompeo fece leva
di tal gente per la guerra che contro di lui aveva ripreso Ottaviano.
Lupis et agnis quanta sortito obtigit,
tecum mihi discordia est,
Hibericis peruste funibus latus
et crura dura compede.
Me t r o : distici epodici, formati da un trimetro giambico seguito da un dime
tro giambico.
1-10. Lupis... agnis : nemici natu
rali nella vita e nella favola, da Esopo
in poi, sono presi da Orazio come
esempio di ostilit che non ammette
conciliazione ; anche se poi la paura
dellagnello non ha nulla a che fare
con il disgusto che prova il Poeta
per lo schiavo arricchito. sortito
obtigit = toccata in sorte (non
ci sembra necessario considerarlo un
perfetto di consuetudine) : sortito
ablativo neutro del participio di sor
tior. discordia = avversione ,
sottinteso, tanta, in correlazione con
quanta che precede. Hibericis...
fimibus = dalle corde Iberiche , per
dire dalle sferze fatte di funi della
Spagna , dove cresceva in abbondanza
lo sparto, con cui tali corde si facevano ;
abbiamo quindi il particolare per il ge
nerale. peruste (vocativo del partici
pio di per-uro) ... latus (sing. poetico,
accus. di relazione) = o tu che hai
i fianchi bruciati . crura (accus.
di relaz.) sta per pedes, retto ancora
da peruste. dura compede (sing.
OLI EPODI
353
Licet superbus ambules pecunia, 5
fortuna non mutat genus.
Videsne, Sacram metiente te viam
cum bis trium ulnarum toga,
ut ora vertat huc et huc euntium
liberrima indignatio ? 10
Sectus flagellis hic triumviralibus
praeconis ad fastidium
arat Falerni mille fundi iugera
et Appiam mannis terit
poetico) = da duri ceppi : i ceppi,
con cui si imprigionavano gli schiavi
alla caviglia, erano di. legno o di ferro
e lasciavano profondi segni rossi nelle
carni, simili a quelli che la sferza
lasciava nel corpo ; per cui si poteva
dire che anche i piedi erano bru
ciati . Licet... ambules = seb
bene te ne vada in giro tutto tron
fio per il tuo danaro . Sacram...
viam : era la strada pi affollata di
Roma che, passando per il Foro, con
duceva al Campidoglio ; era percorsa
dal corteo trionfale ed era il passeggio
preferito dai Romani di ogni catego
ria (cfr. Orazio, Satire, I, 9a, v. 1).
metiente te = quando tu mi
suri . cum... toga = in com
pagnia della tua toga di sei cubiti
(bis trium, pi comune luso del
distributivo, ulnarum) : essendo il
cubito di cm. 45 circa, la toga misu
rava ben tre metri di ampiezza, s che
doveva aver dovizia di pieghe, come
usavano portarla i nobili eleganti.
ut... v ertat (= avertat) = come faccia
distogliere da te ; cio torcete il viso
qua e l. l i berr i ma i ndi gnati o =
lo sdegno di gente veramente libera.
11-20. Sectus (da seco, secui, secare)...
hic = costui, che ha il corpo sol
cato dalle sferze dei tresviri : si passa
alla terza persona (hic), perch il Poeta
riferisce i taglienti giudizi dei pas
santi e brevemente li riassume. I tres
viri capitales erano ufficiali di poli
zia, ai quali spettava il compito di
ordinare la flagellazione di quegli
schiavi che fossero stati trovati di
notte fuori di casa o clti nel tentativo
di fuggire. La punizione veniva an
nunciata dal banditore (praeco), il
quale, per il personaggio in questione,
laveva dovuta annunciare tante volte
da essergli venuta a noia (ad fasti
dium). arat (causativo) = fa ara
re ; sintende per mezzo dei suoi
schiavi, mentre schiavo egli pure.
Falerni... fundi : il territorio di Fa
lerno, che era in Campania, aveva
grande valore per il famosissimo vino,
che vi si produceva. Il podere doveva
essere vastissimo, anche se la cifra
tonda tonda (1000 iugeri) data dal
poeta rivela evidente esagerazione (ri
cordare che un iugero equivaleva a
circa 2500 mq). Appiam (sott.
viam) : una delle pi famose strade
consolari dItalia. Aperta nel 312 av.
Cr. dal censore Appio Claudio il cieco,
attraverso i colli Albani e le paludi
Pontine conduceva a Capua ; di l
fu prolungata poi fino a Brindisi.
terit (da t e r o , t r i v i , t r i t u m , terere) =
consuma , logora . mannis :
erano cavalli piccoli e veloci, con i
quali lex schiavo logorava il selciato
della via Appia, recandosi molte volte
da Roma al suo podere in Campa-
23
354 Q. ORAZIO FLACCO
sedilibusque magnus in primis eques 15
Othone contempto sedet.
Quid attinet tot ora navium gravi
rostrata duci pondere
contra latrones atque servilem manum,
hoc, hoc tribuno militum ? 20
nia. sedilibus... primis : nel teatro
romano, la lex Roscia theatralis appro
vata nel 67 av. Cr., riservava le prime
14 file delle gradinate ai cavalieri
{equites), i quali costituivano allora
la grassa borghesia, con i loro 400.000
sesterzi di reddito annuo. Natural
mente il tribuno L. Roscio Otone,
che intendeva tutelare cos la dignit
dellordine equestre, non poteva pen
sare che in quellordine si sarebbero
insinuati individui indegni, qual quel
lo che suscita liroso sdegno di Orazio ;
per questo il poeta dice che egli siede
in un posto delle prime file, ma in
disprezzo e a dispetto dellintenzione
del tribuno (Othone contempto). Quid
attinet... duci = a che giova che
siano condotte tante navi rostrate (ora
navium rostrata) di grande tonnellag
gio : si chiamavano rostrate le
navi da guerra perch avevano un
rostro (o becco) di bronzo infisso nella
prora, che , per cos dire, la faccia
della nave (donde lespressione ora
ziana) ; con questo rostro cozza
vano contro la prua dei nemici o li ag
ganciavano per larrembaggio. ser
vilem manum = manipolo di schia
vi . latrones : si diceva che Sesto
Pompeo, figlio del grande Pompeo,
quando i triumviri gli mossero guerra
sul mare di Sicilia, avesse fatto leva
in massa di briganti e di schiavi, cui
prometteva la libert, se si fossero
comportati da valorosi. Ora il poeta
sfiduciato sulle sorti della guerra,
perch, a combattere pirati e schiavi,
si mandano ufficiali che sono come
loro, se non peggio !. hoc, hoc =
quando proprio costui tribuno dei
soldati : i tribuni militum, in numero
di sei per ogni legione, costituivano
il consiglio di guerra dei consules o dei
legati e comandavano lintera legione,
alternandosi in turni di due mesi.
GLI EPODI 355
2. - IL DESTINO DI ROMA
(VII)
Dove vi precipitate a rovina, o Romani, risfoderando le spade ?
Forse ancora poco il sangue latino che s sparso per terra e per mare?
Almeno fosse per assoggettare gli indomiti Britanni o per vincere unemula
pericolosa come Cartagine ; ma per dilaniarvi a vicenda ! Nemmeno
le fiere si sbranano cos tra loro. follia la vostra ? O forza pi
grande di voi o una colpa, che dovete espiare ? Il vostro silenzio elo
quente : il sangue innocente di Remo che grida vendetta ! .
Il poeta, dunque, investe con veemenza angosciata i suoi concittadini, che
accennano a riprendere le armi fratricide ; ma in quale circostanza ? Dopo
la guerra perugina del 41 av. Cr., che ispir ad Orazio lepodo XVI, parecchi
altri momenti potevano dar motivo a questa appassionata invettiva. Si propende
per a credere che essa sia stata composta fra il 39 e il 38 av. Cr., quando
Ottaviano e Sesto Pompeo stavano per riprendere le ostilit sospese con il trat
tato di Pozzuoli. Segui, infatti, una guerra aspra e senza quartiere, che si con
cluse nel 36 con la definitiva disfatta di Pompeo a Nauloco e Orazio, che non
era ancora entrato nella familiarit di Ottaviano e Mecenate, rivela qui la sua
amarezza, mostrando di disperare nel destino di Roma, nata da un fratricidio.
Quo, quo scelesti ruitis aut cur dexteris
aptantur enses conditi ?
Me t r o : distici epodici, composti da un trimetro giambico seguito da un dime
tro giambico.
1-10. Quo, quo (avv. di moto
a luogo)... ruitis = dove, dove mai
vi precipitate a rovina ? : laffan
nosa ripetizione rivela lintima piena
del sentimento, che non trova ancor
modo di esternarsi con la pacatezza,
che la vera poesia richiederebbe. Si
citano a questo punto precedenti let
terari in Platone (Clitofonte) e in
Ennio (discorso di Appio Claudio
contro Pirro) : effettivamente Orazio
dimostra in questa composizione una
giovanile ridondanza e una dipen
denza tale dagli schemi letterari tra
dizionali, da farla ritenere una delle
prime. scelesti (nominativo, non
vocativo) = nella vostra scelleratez
za . dexteris aptantur = ven
gono impugnate . conditi = pur
ora rinfoderate : dopo laccanita
lotta di Filippi (42 av. Cr.) e dopo la
luttuosa guerra di Perugia, che ne
356 Q. ORAZIO FLACCO
Parumne campis atque Neptuno super
fusum est Latini sanguinis ?
Non ut superbas invidae Carthaginis 5
Romanus arces ureret,
intactus aut Britannus ut descenderet
Sacra catenatus via,
sed ut secundum vota Parthorum sua
urbs haec periret dextera ! 10
Neque hic lupis mos nec fuit leonibus
umquam nisi in dispar feris.
Furorne caecus an rapit vis acrior
an culpa ? Responsum
era la diretta conseguenza (41 av.
Cr.). Parm... sanguinis (genit,
partitivo) = poco sangue latino, for
se . campis (dativo)... super =
sui campi e sul mare (Neptuno =
mari, per metonimia) . invidae
Carthaginis della gelosa Carta
gine : che aveva per secoli contra
stato a Roma il dominio sul Mediter
raneo. arces, plurale potico.
intactus aut = aut intactus (= indo
mito ) ; iperbato. Britannus (col
lettivo, come il precedente Romanus) :
accanto a una grande impresa com
piuta, unaltra che avrebbe meritato
ben di pi lo sforzo accanito di tanti
uomini in armi. La Britannia era
costituita allora di varie trib irre
quiete e semiselvagge, sulle quali
i Romani non erano riusciti ancora
ad imporre il loro dominio. Soltanto
nel secolo successivo, sotto Claudio
e Vespasiano, sar possibile estendere
sullisola il potere di Roma. sa
cra... via : la pi famosa e antica
via romana, veniva percorsa dal cor
teo che accompagnava i trionfatori
in Campidoglio. Partendo dalla col
lina detta Velia, si abbassava di circa
50 piedi in direzione del Foro (donde
il descenderet oraziano), che attraver
sava in tutta la sua lunghezza, of
frendo ai vincitori una corona di
popolo festante e plaudente, mentre
date.
i nemici fatti prigionieri seguivano
il carro trionfale avvinti di catene.
catenatus : si trova solo qui e forse
apparteneva alla lingua parlata ; ri
comparir poi nella latinit tarda.
secundum vota = conforme ai
desideri . Parthorum : altro ne
mico, inquieto e indomito, dopo Car
tagine il pi forte e pericoloso, era
il Parto. Insuperbito per la recente
vittoria riportata a Carre contro
Crasso (53 av. Cr.), turbava i sonni
dei Romani, che non riuscivano a ras
segnarsi a tanto scorno e anche a un
indistinto senso di paura. sua...
dexter (sing. poetico) = con le sue
stesse mani .
11-20. Neque (= ne... quidem)...
lupis... fuit (perf. di consuetudine) =
nemmeno i lupi o i leoni hanno
questa abitudine : di sbranarsi lun
laltro, animali della stessa specie.
in dispar (aggettivo neutro sostanti
vato) = contro unaltra razza .
feris (= tremendi ) riferito a leo~
nibus. caecus (in senso attivo) =
che vi acceca . acrior = trop
po potente , perch voi possiate resi
stere. culpa : una colpa, cio,
che esige unespiazione e su questa
supposizione si appunta il pensiero
del Poeta. Carit di patria gli fa
cercare ragione di quel sommovi
mento civile in un male, di cui i suoi
OLI EPODI 357
Tacent, et albus ora pallor inficit, 15
mentesque perculsae stupent.
Sic est : acerba fata Romanos agunt
scelusque fraternae necis,
ut immerentis fluxit in terram Remi
sacer nepotibus eruor. 20
concittadini scontano la pena, forse
senza responsabilit personale. ai-
bus... inficit = un bianco pallore
tinge il loro volto . Tacent...
stupent : questimprovviso arresto di
ogni attivit e dogni sentimento, da
vanti alle tremende domande ; que
sto silenzio gravido di colpa e di mi
naccia hanno uneloquenza immediata
e umana. perculsae (da percello,
perdili, perculsum, percellere), riferito
a mentes = gli animi sbigottiti .
Sic est : poich nessuno osa rispon
dete, il Poeta trae la sua amara con
clusione ; si tratta duna colpa non
ancora espiata, una tremenda Nemesi
storica. acerba fata (= un destino
crudele ) soggetto, con scelus, di
agunt (= trascinano alla rovina).
fraternae necis : il delitto di Ro
molo che, in preda allambizione, ha
versato il sangue fraterno, non pu
essere che presagio di sventura. Un
fratricidio insanguin le mura nascenti
di Roma e quelleredit accompagna
nel tempo tutti i discendenti di Ro
molo, apportatrice di discordie e guerre
civili. ut (= ex quo e si trova
anche nella prosa ciceroniana)^= fin
da quando . immerentis = in
nocente . - sacer... cruor = san
gue maledetto (e quindi funesto )
per i discendenti : la chiusa dram-
mati camente forte e ad effetto. Su
tutti i Romani si diffonde una nera
macchia sanguigna (cruor il sangue
raggrumato, opposto a simguis, che,
rosso, spiccia vivo dalla ferita) ;
come una maledizione, che non per
metter a Roma di godere i benefici
del suo immenso dominio.
358 ORAZIO FLACCO
3. - IL VINO CONFORTO NEI MALI
(XIII)
Pioggia e neve turbinano nellaria ; sul mare e nei boschi ulula
il vento ; che tristezza intorno ! Ma finch c giovent, amici, via dal
nostro volto la tristezza, che scava le rughe e ci f a vecchi! Fuori il vino
migliore! Un dio, forse, raddrizzer ogni cosa. Ora vengano i profumi
e il suono della cetra allontani gli affanni. Anche il saggio Chirone con
sigliava al grande Achille di alleviare col vino e col canto il triste pen
siero della morte vicina .
Dopo la sconfitta di Filippi (42 av. Cr.), i reduci, avviliti e sfiduciati,
si ritrovano nella casa di un commilitone, forse in Grecia, forse a Roma.
I discorsi cadono fatalmente sulla recente disfatta, sul crollo dei grandi ideali,
mentre lavvenire grigio, fosco, come questa plumbea giornata di tempesta ;
ma appunto da essa trae motivo il poeta per risollevare gli animi abbattuti,
nella speranza dun pi roseo domani, col favore degli di. Probabilmente
lepodo fu scritto tra il 42 e 41 av. Cr.
Horrida tempestas caelum contraxit et imbres
nivesque deducunt Iovem ; nunc mare, nunc siluae
Threicio Aquilone sonant. Rapiamus, amici.
Metro : distici archilochei, composti di un esametro dattilico seguito da un
giambelego (verso che risulta da un dimetro giambico pi un trime
tro dattilico catalettico in syllabam, con dattili puri).
1-9. Horrida (= che fa rabbri
vidire ) tempestas : tempesta vera
o allegorica ? dobbligo qui il raf
fronto con lode 9a del libro I ; ma
solo il motivo iniziale si pu ripor
tare ad essa, che si diffonde poi sui
beati inganni e sulle brevi gioie della
giovinezza ; mentre qui domina una
virile tristezza, quasi un presentimento
di rovina, che dimostra come Orazio
non abbia raggiunto ancora la neces
saria serenit e, non ostante la sua
calda esortazione, la fronte sua non
si sia ancora spianata. caelum
contraxit = ha ristretto lorizzon
te . deducunt = traggono gi
la volta celeste (lovem) : Giove il
dio del cielo e di tutti i fenomeni
atmosferici. siluae trisillabo, per
la vocalizzazione del v. Threicio :
lAquilone, o vento di tramontana,
soffia da Nord ; qui detto tracio
perch i Greci lo sentivano venire
dalla Tracia. Per questo s pensato
che il convito , di cui qui si parla,
possa essere stato tenuto in Grecia,
subito dopo Filippi (tra laggettivo
e il nome c un iato, che d alla
espressione quasi il suono prolungato
del soffio di vento). Rapiamus...
de die = cogliamo a volo locca
sione che ci presenta questo giorno :
il giorno piovoso non permette pi
impegnative occupazioni ; allora, in-
GLI EPODI 359
occasionem de die, dumque virent genua,
et decet, obducta solvatur fronte senectus. 5
Tu vina Torquato move consule pressa meo ;
cetera mitte loqui : deus haec fortasse benigna
reducet in sedem vice. Nunc et Achaemenio
perfundi nardo iuvat et fide Cyllenea
levare diris pectora sollicitudinibus, 10
nobilis ut grandi cecinit Centaurus alumno :
vece di starcene cupi e accigliati
a rimuginare sul passato e sul futuro,
venga il vino a dissipare leccessiva
tristezza ! dum... genua = finch
le ginocchia sono salde : lespres
sione sono verdi le ginocchia rie
cheggia lultimo verso dellidillio XIV
di Teocrito e ci riporta allimmagine
della pianta, nella quale il color verde
indizio di vitalit. et decet (pa
rentetico) = e ci permesso .
obducta... senectus = si spazzi via
dalla fronte corrugata la tristezza da
vecchi : alla giovinezza ben sad
dice la gioia, come alla vecchiaia la
saggezza. Orazio aveva allora poco
pi di 20 anni. Tu : si rivolge ani
matamente al padrone di casa, al
lamico che li ha radunati a ban
chetto, invitandolo a mettere a dispo
sizione degli ospiti il vino pi sta
gionato che ha. vina... meo = fa
portare (move amove, dallapoteca
0 cella vinaria) il vino spremuto
(pressa) dal torchio sotto il consolato
di Torquato, quando nacqui io :
L. Manlio Torquato era stato con
sole nel 65 av. Cr.; il vino aveva
dunque let di Orazio e alcuni hanno
pensato che il simposio avvenisse
I8 dicembre, giorno natalizio del
poeta. mitte loqui (raramente,
come qui, con laccusativo) = metti
da parte ogni altro discorso : fa
cile immaginare quali saranno stati
1 discorsi di questi reduci, bruciati
daUimmeritata sconftta, e come sia
deciso il desiderio di Orazio di non
sentirne pi parlare. fonasse :
forma della parlata familiare, che
Orazio non user nelle Odi, ma che
troviamo due volte nelle Satire e due
nelle Epistole. benigna... vice =
con favorevole mutamento : nel
leterno movimento delle vicende uma
ne, a un periodo nero poteva ben
sostituirsi un periodo di fortuna favo
revole. reducet... sedem = rimet
ter a posto . Achaemenio... nar
do = con profumo persiano , dato
che Achemene, figlio di Perseo e di
Andromeda, era considerato il capo
stipite della dinastia persiana.
iuvat = buona cosa . fide
(= fidibus, pi comune) Cyllenea =
con la lira di Mercurio (il verso
spondaico, cosa molto rara in Ora-
zio) : la lira era stata inventata da
Mercurio, nato alle falde del monte
Cillene, in Arcadia.
10-18. levare = sollevare i cuori
(pectora) . sollicitudinibus (una
parola sola, ma grave, pesante, lun
ga, s da costituire da sola lemi
stichio dattilico del giambelego) =
preoccupazioni . nobilis ut =
ut nobilis (= famoso ) ; iperbato.
grandi... alumno : Achille
e quindi laggettivo ha duplice senso
di grande danni e quindi in
grado di comprendere a pieno il
significato delle parole del suo mae
stro, e di grande danimo , di
lignaggio , data la sua origine divina
e il destino glorioso che lattendeva.
cecinit = predisse (verbo tecni
co degli oracoli). Centaurus :
Chirone, figlio di Saturno, che educ
Achille in un antro del monte Pelio,
in Tessaglia. Di questa leggenda si
360
Q>. ORAZIO FLACCO
Invicte, mortalis dea nate puer Thetide,
te manet Assaraci tellus, quam frigida parvi
findunt Scamandri flumina lubricus et Simois,
unde tibi reditum certo subtemine Parcae 15
rupere, nec mater domum caerula te revehet.
Illic omne malum vino cantuque levato,
deformis aegrimoniae dulcibus adloquiis
impadronirono anche le arti figura
tive e la poesia (ricordare la seconda
parte dellode del Parini Leduca
zione , in cui il centauro Chirone
d al suo famoso allievo esortazioni
e consigli ben pi elevati di questo).
Invicte = o invincibile .
mortalis... puer = figlio di Tetide,
destinato a morire : mortalis dea,
due termini in stridente contrasto,
che accostano la mortalit dolorosa
del figlio allimmortalit felice della
madre. Thetide : dea marina, mo
glie di Peleo ; la mortalit di costui
port con s il fragile destino del
figlio. te... tellus = ti attende
la terra di Assaraco : espressione
duna vastit tragica, dove la pi
grande gloria e il pi profondo dolore
si fondono nella inumana immobilit
della terra, insensibile al bene e al
male degli uomini. La piana di Troia
attende Achille per le sue grandi
imprese, ma anche per la sua sepol
tura : saranno lampi di gioia, sa
ranno squilli di gloria, saranno pianti
di lutto, che tutto avvolger. Onde
quel frigida parvi, con cui si chiude
il verso, d quasi un tremore pre
sago di sventure a chi legge. Versi
come questi rivelano nel giovane poeta
il tocco delle Grazie. Assaraci
tellus : la Troade, cos detta da
Assaraco, figlio di Tros, fratello di
Ilo e avo di Anchise, dal quale nacque
Enea. Assaraco non regn mai sui
Troiani, essendo egli re dei Dardani ;
ma qui nominato, a preferenza
daltri, perch, come avo di Enea,
era molto noto e caro ai Romani.
quam... findunt = cui solcano
le fredde correnti del piccolo Sca
mandro e il- rapido (lubricus) Si-
moenta : il Simoenta, affluente dello
Scamandro, anche da V i r g i l i o ( En.,
V, 261) citato per la rapidit della
sua corrente ; quanto allo Scaman
dro, Achille con le sue stragi ne
aveva ristretto il corso. unde...
rupere = di l il ritorno per te
hanno troncato le Parche col filo
infallibile (subtemine certo) o, se
condo altri col filo gi misurato .
Parcae : le Parche tessevano il
destino di ognuno allatto della na
scita ; ma per Achille troncarono il
filo al punto in cui avrebbero dovuto
tesserne il ritorno. caerula : del
color del mare, di cui Tetide era
dea. I n questo emistichio dattilico,
il ricorrente suono dellr richiama
alla memoria e alludito il ritmo
duna triste barcarola : non ostante
Tetide sia dea del mare, non potr
riportare dolcemente (revehet), sul fiore
dellonda, il suo grande figlio dalla
breve vita verso la dolce casa !
Illic = col : nella Troade.
cantu : con il suono della cetra, in
fatti, consoler Achille lingrato ozio,
cui lo costringer lira contro Aga
mennone (IL, IX, 186 segg.). le
vato (imper. fut.) = allevia .
deformis = indecorosa . dulci
bus adloquiis (ablativi appositivi di
vino cantuque) dolci conforti : la
tristezza (aegrimonia), togliendo al vol
to del giovane la serenit dellespres
sione, stende su di esso i segni della
vecchiaia.
L E SA T I RE (*)
Orazio dichiara espressamente in pi luoghi (Sat., I, 4a, 10a ;
II, l a, ecc.) di seguire le orme di Lucilio, al quale per si sente
inferiore censo et ingenio , e al suo modello attribuisce come ispi
ratori i poeti della Commedia Antica : Cratino, Eupoli e Aristofane.
Ma in verit fra il poeta di Suessa Aurunca e gli antichi comici greci
c una diversit sostanziale, dovuta alle condizioni di vita, di
cultura e di tempo, in cui sorgeva la satira in Roma ; infine, al
fatto che i comici antichi non avevano intenti moraleggianti. Cos
fra Lucilio e Orazio Paffinit esiste e l ossequio riverente torna
tutto ad onore del poeta augusteo ; ma con ben altro spirito e con
arte ben diversa ci parlano le Satire di Orazio, che non quelle
di Lucilio e degli altri poeti romani, e ci riportano, piuttosto, alle
diatribe spregiudicate e mordaci di Bione di Boristene, filosofo
del III sec. av. Cr. (cfr. Epst., II, 2a, 60). Indubbiamente, da
Lucilio deriva il metro : quellesametro dattilico che, nelle mani
di Orazio, assume un tono molto spesso piano, di conversazione
familiare, ma talvolta sostenuto e sonante di clangori epici, in effi
cace contrasto con Pargomento che tratta ; ora rapido e facile, ora
spezzato e duro ; che non d mai l impressione di essere curato,
mentre, di sicuro, non mai trascurato.
Non ostante per lunit di metro, la satira oraziana conserva
l originario carattere di miscuglio , tanta la variet dei motivi,
che vanno dal morale al letterario, dallattacco personale llaned-
doto fiabesco, dallamichevole confidenza alla difesa bonaria dun
sistema di vita, che si identifica con il credo dellarte.
Nellintero ciclo satirico, dai primi Giambi alle ultime Epi
stole, le Satire rappresentano il momento intermedio : lattenzione
del poeta volta prevalentemente a illuminare e colpire il male
(!) I manoscritti distinguono i Sermones ( conversazioni con i presenti ,
dalle Epistulae ( conversazioni con gli assenti ) ; mentre Orazio (Epist., I L
1*, 250) comprende con il termine sermones anche le Epistole, anzi, nel caso
specifico, proprio queste. Neppure Quintiliano e Svetonio fanno menzione delle
Epistole, mentre parlano di sermones. Comunque, Orazio stesso ben due volte
(Sat., I I , 1*, 1; I I , 6a, 17) chiama satura il genere da lui trattato e tale nome
stato tramandato, al posto di quello, pi legittimo, di sermones.
362 Q. ORAZIO FLACCO
in se stesso, ossia l attivit in quanto sallontana dal modus in
rebus. L'aurea mediocritas, che gli suggerir alcune delle pi signifi
cative odi, la linea cui tende il poeta, in una pacata contempla
zione delle umane passioni, lontana da quella accesa invettiva che
caratterizza alcuni degli epodi, a cui laveva spinto la focosa gio
vent. Ora questo limite nelle cose , il (ayjSsv yav che la sa
pienza antica volle inciso in fronte al pi famoso tempio dellanti
chit (il detto, attribuito a Cleobulo, uno dei sette Saggi, campeg
giava sul santuario di Delfi accanto allaltro, pi noto, Conosci
te stesso ) costantemente violato nella vita degli uomini : dal
povero che sogna fortune pazze, al ricco che non saccontenta di
quello che ha ; dallavaro che teme la fame, al fannullone che sper
pera patrimoni in viaggi e bagordi ; dal sospettoso che vede peri
coli e insidie ad ogni passo, allingenuo che trova dappertutto il
latte e il miele ; dal poeta che butta gi centinaia di versi in unora,
a quello che ne scrive quattro in un anno ; da colui che adora la
vita affannosa di citt, ma si gode un po di piante nellatrio, al
contadino rozzo che pure sogna comodit cittadine. Questi motivi
perenni ci balzano vivi dalle Satire di Orazio, il quale tutto
contempla con indulgente bonomia e a tutti dona un consiglio
di saggezza, mentre lascia di tanto in tanto affiorare la sua sorri
dente immagine e parla di s e delle cose sue con una semplicit
cosi disarmante, da non farci quasi capire che egli grandeggia da
vanti a noi e crea anche in questa opera un monumento, che
i secoli non varranno a distruggere.
LE SATIRE 363
1. - SE UN DIO DICESSE . ..
(I. l a)
Se un dio dicesse : Voglio soddisfare i discordanti desideri degli
uomini e f arli f e l i c i ; quindi tu, che ti lamenti di esser contadino, sarai
avvocato ; tu, che senti il peso di fare il soldato, sarai mercante, ecc.
gli uomini non vorrebbero! Vuol dire che questa infelicit proprio nella
loro natura; che non possono fare a meno di essere scontenti. Mentre
alla felicit loro occorre cosi poco : basterebbe non uscire dai giusti limiti
consentiti dalla natura. Invece. . . guarda l'avaro : che vita, che incubi
e, molto spesso, che morte !
Tale linsegnamento che Orazio rivolge agli uomini in questa prima satira
del I libro che, pubblicato nel 35 av. Cr., dischiuse al poeta la via della fama,
richiamando su di lui lattenzione e anche linvidia dei potenti e degli umili.
Non si sa in quale anno sia stata composta ; certo dopo il 38 av. Cr., anno
in cui da Virgilio e Vario fu presentato a Mecenate.
Qui fit, Maecenas, ut nemo, quam sibi sortem
seu ratio dederit seu fors obiecerit, illa
1-9. Qui = quomodo : duso abba
stanza comune anche in prosa.
Maecenas : il suo grande benefat
tore, Cilnio Mecenate, di Arezzo,
fu protettore di letterati e artisti,
tanto che il suo nome giunse fino a
noi, come tale, per antonomasia.
Uomo di grande cultura, di saggia
moderazione e di squisito buon gusto,
incarn accanto ad Augusto le esi
genze dellarte e contribu immensa
mente allo splendore di quellet,
che rimase unica nella storia di Roma.
Nato nel 69 av. Cr., mor nell8
av. Cr.; Orazio gli era legato da
unamicizia quasi commovente e gli
dedic tutte le sue opere, tranne il II
libro delle Epistole e il IV delle Odi.
fit... ut = avviene che . quam...
vivat : ordina e traduci come fosse :
vivat contentus ill sorte quam sibi seu
ratio(= una scelta ragionata ) dede
rit seu fors (= il caso ) obiecerit
(= gli ha posto innanzi ) ; i con
giuntivi si spiegano per il valore con
secutivo della relativa. ratio...
fors : le due forze che reggono il
mondo sono messe direttamente a
confronto. C chi il suo avvenire lo
sceglie dopo serio ragionamento (ad
es. il figlio dellavvocato che decida
di darsi alla medicina) e chi si affida
al caso, il quale lha gi posto in una
determinata condizione di vita. Nel
primo esempio lindividuo si d la sua
vita, nel secondo la subisce (notare
la felice scelta dei due verbi oraziani) ;
ma entrambi si trovano allo stesso
364 . ORAZIO FLACCO
contentus vivat, laudet diversa sequentis ?
' O fortunati mercatores ! ' gravis annis
miles ait, multo iam fractus membra labore. 5
Contra mercator, navim iactantibus Austris,
' militia est potior. Quid enim ? Concurritur ; horae
momento cita mors venit aut victoria laeta '.
Agricolam laudat iuris legumque peritus,
sub galli cantum consultor ubi ostia pulsat ; 10
ille datis vadibus qui rure extractus in urbem est,
solos felices viventis clamat in urbe.
Cetera de genere hoc, adeo sunt multa, loquacem
delassare valent Fabium. Ne te morer, audi
quo rem deducam. Siquis deus ' En ego ' dicat 15
traguardo di scontento e di infelicit.
laudet (dip. ancora da ut) invidia
invece ; con chiaro senso avversa
tivo. diversa = vie diverse .
mercatores : erano i commercianti al-
lingrosso, quelli che si occupavano
di importazione ed esportazione di
merci pregiate e che facevano lunghi
viaggi in paesi lontani e pericolosi;
insomma i mercatanti , di cui parla
spesso Boccaccio. gravis annis =
carico danni : giova ricordare che
lobbligo del servizio militare si pro
traeva molto a lungo, specialmente
alla fine della Repubblica e nel I
secolo dellImpero. Non era raro il
caso di soldati con 40 e pi anni di
faticoso servizio. fractus membra
(accus. di relazione) = con le mem
bra rotte dalla lunga {multo) fatica .
Contra = al contrario , a sua
volta . militia = la vita mili
tare . concurritur = si va allas
salto . momento = nello spa
zio . cita (= rapida )... laeta
(= gioiosa ) ; disposizione chiastica,
che mette in risalto i due termini,
cos diversi, fra i due aggettivi.
iuris... peritus = lesperto di legge .
10-19. consultor = il cliente .
ubi (temporale) = quando . ille,
intendi agricola. datis vadibus =
dopo aver dato malleveria : tratto
a rispondere davanti ai giudici, il
contadino aveva indicato dei malle
vadori, i quali garantivano per lui,
che cio si sarebbe presentato al
giorno stabilito ; in caso contrario
sarebbe stato condannato in contu
macia e avrebbe danneggiato i suoi
mallevadori. - extractus = trasci
nato , tirato a forza . de
genere hoc (= huius generis) : re
miniscenza lucreziana e filosofica.
adeo... multa : forma parentetica,
per adeo multa sunt ut... valeant.
delassare = sfiancare . Fabium :
Q. Fabio Massimo di Narbona, ci dice
Porfirione, era un cavaliere di parte
pompeiana autore di alcuni libri di
filosofia stoica. Evidentemente non
riscuoteva le simpatie di Orazio, che
lo trova troppo prolisso e ciarliero
[loquacem). ne... morer (cong. di
moror-morari) per non farti per
dere tempo . Siquis deus : si
tratta di Giove. Da buon epicureo
Orazio riteneva che gli di vivessero
felici negli intermundii, senza cu
rarsi delle cose degli uomini, dalle
quali sarebbe stata turbata la loro sere
nit. Ma per un momento ammette,
per assurdo, che il dio si interessi di
questa povera umanit scontenta :
di qui i verbi dicat... nolint, della pos
sibilit (exemplum fictum). En
LE SATIRE 365
iam faciam quod vultis ; eris tu, qui modo miles,
mercator ; tu consultus modo, rusticus : hinc vos,
vos hinc mutatis discedite partibus. Heia !
Quid statis ? ' nolint. Atqui licet esse beatis.
Quid causae est, merito quin illis Iuppiter ambas 20
iratus buccas inflet neque se fore posthac
tam facilem dicat, votis ut praebeat aurem ?
Praeterea ne sic, ut qui iocularia, ridens
percurram : quamquam ridentem dicere verum
quid vetat ? ut pueris olim dant crustula blandi 25
doctores, elementa velint ut discere prima ;
sed tamen amoto quaeramus seria ludo ;
ille gravem duro terram qui vertit aratro,
perfidus hic caupo, miles nautaeque, per omne
audaces mare qui currunt, hac mente laborem 30
sese ferre, senes ut in otia tuta recedant,
aiunt, cum sibi sint congesta cibaria : sicut
parvola (nam exemplo est) magni formica laboris
ore trahit quodcumque potest atque addit acervo,
quem struit, haud ignara ac non incauta futuri. 35
ego = eccomi qua . qui modo
(sott. eras) = che poco fa eri .
statis = non vi movete . bea
tis : concorda con un sottinteso i l l i s
(pi normale sarebbe laccusativo).
licet = sarebbe loro permesso .
20-29. Quid causae, ecc.; ordina :
quid causae est quin Iuppiter, merito
( con buona ragione ) iratus illis,
inflet ambas buccas et dicat se po
sthac non fore tam facilem (= tanto
tenero ) ut praebeat aurem votis (= ai
loro desideri), ut... iocularia (= ut
qui percurrit iocularia) = come chi
snocciola sciocchezze . ne... per
curram = per non continuare cosi .
quamquam = per quanto ; in
senso correttivo della precedente af
fermazione. ridentem... verum :
tale il genere satirico, che si propone
di dire la verit, sferzando i vari
difetti e provocando il riso di scherno
su di essi. crustula = pasticcini ,
molto spesso confezionati in forma
di lettere dellalfabeto, per indurre i pic
cini ad apprendere... vogliosamente
l abici (elemento... prima). doc
tores = maestri. amoto_ludo
= messo da parte Io scherzo .
gravem... terram = le pesanti zolle .
vertit = rivolta . perfidus =
imbroglione ; la tentazione di tra
sformare lacqua in vino stata, in
ogni tempo, irresistibile. caupo =
oste .
30-39. hac mente = con questa
intenzione . senes ut = ut se
nes. otia . tuta = riposo senza
preoccupazioni . cibaria = di che
vivere . parvola = piccolina :
grazioso diminutivo, che non solo pre
senta efficace contrasto con magni...
laboris ; ma in bocca al rozzo conta
dino, alloste imbroglione, al duro
soldato, allo spregiudicato navigatore
assme un tono di spiritosa ironia,
che fa sorridere. nam... est (espres
sione parentetica) = serve sempre
da esempio . magni... laboris
(= attivit ), genitivo di qualit.
366 Q,. ORAZIO FLACCO
Quae, simul inversum contristat Aquarius annum,
non usquam prorepit et illis utitur ante
quaesitis sapiens, cum te neque fervidus aestus
demoveat lucro neque hiems, ignis, mare, ferrum,
nil obstet tibi, dum ne sit te ditior alter. 40
Quid iuvat immensum te argenti pondus et auri
furtim defossa timidum deponere terra ?
' Quod si comminuas, vilem redigatur ad assem
At ni id fit, quid habet pulchri constructus acervus ?
Milia frumenti tua triverit area centum : 45
non tuus hoc capiet venter plus ac meus, ut, si
reticulum panis venalis inter onusto
forte vehas umero, nihilo plus accipias quam
qui nil portarit. Vel dic, quid referat intra
Quae = ma essa (con forte valore
avversativo). simul (= simul ac) =
non appena . inversum... an
num = lanno che si volge , che
ritorna a svolgersi . contristat =
rende malinconico . Aquarius :
la costellazione di gennaio sta ad
indicare linvemo con lo squallore
delle piogge e delle nevi ; donde il
significato molto espressivo del verbo,
non usquam = in nessun luogo .
illis, neutro. ante = antea.
sapiens = giudiziosa . fervidus
aestus = il bollore dellestate ; sog
getto di demoveat (potenziale = po
trebbe smuoverti ), insieme con gli
altri quattro nominativi che seguono.
40-49. nil (= nihil)... alter = nulla
potrebbe esserti di ostacolo, pur
ch un altro non sia pi ricco di te
(alter, non a l i u s , perch idealmente il
confronto sempre a due : lavaro
e... gli altri). dum = dummodo.
Quod = gli che , introduce lobie
zione dellavaro. congiunzione cau
sale ; ma altri lintendono come pro
nome relativo (= at id). si com
minuas = se cominciassi a toglierne
(protasi della possibilit). vilem =
misero . assem t lultima unit di
misura delle monete romane, il cui
prezzo difficilmente valutabile ; si
potrebbe paragonare al nostro sol
do (occorrevano 2 assi e 1/2 per
fare un sesterzio). Milia... cen
tum (sott. modium) = cento mila
moggi : il moggio era misura di
capacit per liquidi, che valeva poco
pi di otto litri. triverit (da /ero,
trivi, tritum, terere) = supponiamo
che abbia trebbiato (quindi perf.
congiuntivo concessivo ; ma potrebbe
essere anche futuro anteriore, sempre
con lo stesso significato). area =
aia . non... hoc = non per
questo . ac (= quam), si trova,
di solito, con aggettivi o avverbi che
indicano uguaglianza o disparit.
reticulum = la reticella ; quando
gli schiavi venivano condotti al mer
cato, per esservi venduti (venales), o in
occasione di qualunque viaggio, uno
di essi, il pi forte, portava in una
rete i pani per tutti ; ma quando si
fermavano per il pasto, egli ne rice
veva la stessa porzione degli altri.
venalis inter (= inter v e n a l i s , ana
strofe) = tra gli schiavi ; pi
propriamente si riferisce a schiavi
posti in vendita ( ven eo , passivo di
vendo). onusto... umero = sulla
spalla carica . si... forte vehas =
LE SATIRE 367
naturae finis viventi, iugera centum an 50
mille aret ? ' At suavest ex magno tollere acervo
Dum ex parvo nobis tantundem haurire relinquas,
cur tua plus laudes cumeris granaria nostris ?
Ut tibi si sit opus liquidi non amplius urna
vel cyatho, et dicas ' magno de flumine mallem 55
quam ex hoc fonticulo tantundem sumere Eo fit,
plenior ut siquos delectet copia iusto,
cum ripa simul avolsos ferat Aufidus acer.
At qui tantuli eget quantost opus, is neque limo
turbatam haurit aquam neque vitam amittit in undis. 60
Ut bona pars hominum decepta cupidine falso
' Nil satis est ' inquit ' quia tanti quantum habeas sis ',
quid facias illi ? iubeas miserum esse, libenter
quatenus id facit : ut quidam memoratur Athenis
se per caso tu portassi . quid
referat = che cosa importa .
50-59. finis ( = f i n e s ) = limiti .
- iugera : lo iugero era un appezza
mento di terra pi che sufficiente
per una modesta famiglia. Corrispon
deva pressa poco a un quarto di
ettaro, quanto cio una coppia di
buoi (donde il nome) poteva arare
in una giornata ; ma, in tempi di
di latifondismo cos sviluppato e dan
noso, poteva apparire uninezia.
dum (= dummodo) = purch .
tantundem = la stessa quantit .
haurire (meglio, in prosa, haurien
dum) = attingere . cumeris =
cestelli . Ut tibi, ecc. = come
se tu avessi bisogno di non pi duna
brocca o di un bicchiere di acqua
{urna, era una mezzanfora e poteva
contenere circa 13 litri ; cyatho, presso a
poco una capace coppa). mal-
lem = preferirei (dellirrealt, per
ch lideale interlocutore si trova ac
canto a una piccola fonte, come si
rileva dal dimostrativo che segue).
Eo fit, ecc.; costruisci : eo fit ut ( da
ci avviene che ) si copia plenior
iusto delectet quos (= aliquos) ; ossia
se qualcuno ha una brama esagerata.
cum... acer = lOfanto vorticoso li
trascina via (ferat), strappandoli in
sieme con la riva : lOfanto (Aufidus)
era il fiume che bagnava la sua Ve
nosa, gettandosi poi nellAdriatico.
Per quanto sia spesso asciutto, o al
meno non pericoloso, il fiume della
sua fanciullezza ricorre spesso alla
mente di Orazio come vorticoso (acer)
e impetuoso (violens, in Odi, I I I , 30?),
forse nel ricordo di qualche piena
occasionale. tantuli eget = si
accontenta di quel tantino che gli
basta .
60-69. turbatam = intorbidita .
Ut =' dal momento che (la le
zione at, accettata da alcuni editori,
meno documentata). bona
magna. decepta cupidine (in Ora-
zio, contro luso comune, maschi
le) falso = ingannata da false bra
me . quia... sis = perch, tanto
puoi valere (nella stima e nelle va
lutazioni degli altri, donde il con
giuntivo, a meno che non gli si dia
valore potenziale) quanto possiedi (al
cong. per attrazione) . iubeas =
lascialo (sott. eum). quate
nus = dal momento che . qui
dam = un tale : non sappiamo
368 Q. ORAZIO FLACCO
sordidus ac dives, populi contemnere voces 65
sic solitus : ' populus me sibilat, at mihi plaudo
ipse domi, simul ac nummos contemplor in arca
Tantalus a labris sitiens fugientia captat
flumina. Quid rides ? Mutato nomine de te
fabula narratur : congestis undique saccis 70
indormis inhians et tamquam parcere sacris
cogeris aut pictis tamquam gaudere tabellis.
Nescis quo valeat nummus ? quem praebeat usum ?
Panis ematur, holus, vini sextarius, adde
quis humana sibi doleat natura negatis. 75
An vigilare metu exanimem, noctesque diesque
formidare malos fures, incendia, servos,
ne te compilent fugientes hoc iuvat ? Horum
semper ego optarim pauperrimus esse bonorum.
At si condoluit temptatum frigore corpus 80
chi sia ; ma la determinazione di
luogo (Athenis) fa pensare a una
fonte greca, a una novella o meglio
a una figura della Commedia Nuova.
sordidus = spilorcio . voces =
le critiche , i fischi . me
sibilat : il verbo usato, contro il
solito, transitivamente. Anche in Gre
cia era duso fischiare in segno di
disapprovazione, come testimoniano,
tra gli altri, Platone e Demostene.
a labris ; va con fugientia. cap
tat = cerca di afferrare ; frequen
tativo di conato. Tantalus : figlio
di Giove e della ninfa Pluto (perso
nificazione della ricchezza), fu dagli
di accolto nel consesso celeste ; ma
per una grave colpa commessa (chi
dice per aver dato il nettare agli
uomini ; chi per aver imbandito agli
di un banchetto di ricambio con le
carni del figlio Pelope), fu condannato
a struggersi di fame e di sete immerso
fino al mento in uno stagno, le cui
acque si allontanavano dalle sue lab
bra assetate quando si chinava per
bere, e sotto un albero carico di frutti
succulenti, i cui rami si sollevavano
quando egli alzava le braccia nel
vano tentativo di coglierli.
70-79. congestis, ecc. ; costruisci :
i n d o r m i s inhians ( = a bocca aperta )
saccis congestis undique (= su sacchi
doro accumulati da ogni parte).
et tamquam, ecc. ; ordina : et cogeris
parcere tamquam sacris (neutro = cose
sacre ) aut gaudere tamquam tabellis
pictis (= quadri ; che si possono
ammirare, ma non mangiare).
quo valeat = a che serve .
ematur = si compri (esortativo, an
che se alcuni lo ritengono potenziale).
holus (gen. holeris) = verdura ;
la piazza-mercato delle erbe era in
Roma chiamata Foro olitorio.
sextarius : circa mezzo litro. adde,
ecc. = aggiungi tutte quelle cose
senza le quali la natura umana potrebbe
soffrire . An = forse che .
ne te... iuvat = che non ti lascino
sul lastrico fuggendo : questo ti pia
ce ? . optarim (potenziale del pre
sente) = io desidererei .
80-89. At si... corpus = ma se il
corpo, preso dai brividi, ti si amma
la ; introduce unobiezione in extre
mis dellavaro, che si illude di poter
trarre un frutto dalle ricchezze accu
mulate, assicurandosi la premurosa
assistenza di quelli che gli stanno
LE SATIRE 369
aut alius casus lecto te adflixit, habes qui
adsideat, fomenta paret, medicum roget, ut te
suscitet ac reddat gnatis carisque propinquis .
Non uxor salvum te volt, non filius ; omnes
vicini oderunt, noti, pueri atque puellae. 85
Miraris, cum tu argento post omnia ponas,
si nemo praestet, quem non merearis amorem ?
An si cognatos, nullo natura labore
quos tibi dat, retinere velis servareque amicos,
infelix operam perdas, ut siquis asellum 90*
in Campo doceat parentem currere frenis ?
Denique sit finis quaerendi, cumque habeas plus,
pauperiem metuas minus et finire laborem
incipias, parto quod avebas, ne facias quod
Ummidius quidam ; non longa est fabula : dives 95
ut metiretur nummos, ita sordidus ut se
non umquam servo melius vestiret, ad usque
supremum tempus, ne se penuria victus
opprimeret, metuebat ; at hunc liberta securi
divisit medium, fortissima Tyndaridarum. 100
intorno ; ma Orazio lo disincanta.
lecto... adflixit (perf. di consuetu
dine. come il precedente) = ti co
stringe a letto . casus = acci
dente . fomenta (cfr. foveo)
pannicelli caldi . gnatis (arcaico
per natis) = ai figli . noti = i
conoscenti . pueri... puellae
uomini e dpnne . post... ponas :
tmesi. An = o forse . ami
cos = affezionati .
90-99. infelix = inutilmente (sta
per lavverbio). ut siquis, ecc.;
ordina : ut si quis (= aliquis) doceat
asellum currere in campo (sintende il
Campo Marzio) parentem (da pareo =
ubbidisco ) frenis. Denique =
infine . quaerendi = di ac
cumulare . cum... plus = sic
come hai pi di prima . metuas...
incipias : sono esortativi. parto
(da pario) quod (= eo quod) = essen
doti procurato quello che desideravi .
ne facias (= ne feceris, imperativo
negativo) = non fare (secondo altri
invece sarebbe una negativa finale).
Ummidius : non si sa nulla di lui,
tranne quello che ci dice qui il poeta ;
cio un avaraccio ricco sfondato, uc
ciso con la scure da una sua liberta.
fabula = la storia . metiretur
da misurare a staia . ad usque =
usque ad : iperbato. penuria victus
(genitivo del sostantivo victus) = la
fame . at = invece .
100-109. securi di v i si t = lo spac
c in due con la scure . f or ti ssi ma
...T y ndari darum (Tyndaridae ma
schile; il femminile sarebbe Tyndari-
des) = come la pi forte dei figli di
Tindaro : i figli di Tindaro e di
Leda erano Castore, Polluce, Elena
e Clitennestra. La liberta omicida
paragonata a questultima, che non
esit ad uccidere il marito Agamen
none, appena tornato dalla guerra di
24
370 >. ORAZIO FLACCO
' Quid mi igitur suades ? ut vivam Naevius aut sic
ut Nomentanus ? ' Pergis pugnantia secum
frontibus adversis componere : non ego, avarum
cum veto te fieri, vappam iubeo ac nebulonem.
Est inter Tanain quiddam socerumque Viselli ; 105
est modus in rebus, sunt certi denique fines,
quos ultra citraque nequit consistere rectum.
Illuc, unde abii, redeo, qui nemo, ut avarus,
se probet ac potius laudet diversa sequentis,
quodque aliena capella gerat distentius uber, 110
tabescat, neque se maiori pauperiorum
turbae comparet, hunc atque hunc superare laboret.
Sic festinanti semper locupletior obstat,
ut, cum carceribus missos rapit ungula currus,
instat equis auriga suos vincentibus, illum 115
praeteritum temnens extremos inter euntem.
Troia. Naevius : secondo Porfirione,
Nevio fu un avaro preso di mira da
Lucilio. Nomentanus : Cassio No
mentano, sempre secondo Porfirione,
fu uno scialaquatore prodigo e cra
pulone, che divor in bagordi ben
sette milioni di sesterzi. Pergis =
ti ostini , continui . pugnan
tia secum = cose che fanno a pugni
tra loro . frontibus... componere =
mettere di fronte (come fossero
due lottatori). non... iubeo = non
ti consiglio certo . : vappam = un
buono a nulla . nebulonem : se
condo Elio Stilone, presso Festo, co
lui che non vale pi duna nebbia ;
qui, per, con laggiunta polemica del
lidea di dissoluto , scioperato .
Est... Viselli = c un qualche
cosa fra Tanai e il suocero di Visel-
lio : due individui non altrimenti
conosciuti, ma che presentavano ca
ratteristiche anormali e opposte fra
loro e che dovevano essere ben noti
alla societ del tempo, se Orazio li
introduce cosi come termini di para
gone. modus =- limite , mi
sura . quos... citraque = al di
l e al di qua dei quali . rectum =
la virt : sentenza meritamente fa
mosa e che riassume tutta la bonaria
saggezza di Orazio, anche se vi si
trovano echi di sentenze antiche, attri
buite ai Saggi della Grecia. Illuc...
redeo = ritorno l donde sono parti
to . qui = quomodo (come allinizio).
ut avarus = come fa lavaro .
se probet = sia contento di s .
110-121. aliena... uber = la ca
pretta duna altro porta la poppa pi
turgida (d i s t e n t i u s ) . tabescat =
si strugga dinvidia . maiori...
turbae = alla folla, ben maggiore,
di quelli pi poveri di lui . festi
nanti... obstat = a lui che si affretta
si oppone sempre uno pi ricco .
ut, cum, ecc.; ordina : ut cu m u n g u l a
(= il cavallo ; la parte per il tutto :
sineddoche) r a p i t c u r r u s m i s s o s (= la
sciati liberi) c a r c e r i b u s (= le sbar
re , dietro le quali si allineavano
i cavalli in attesa della partenza)
a u r i g a i n s t a t (= incalza , sta so
pra ) e q u i s v i n c e n t i b u s suos. tem
nens = non curandosi di quello sor
passato e che se ne va tra gli ultimi
( e x t r e m o s i n t e r = i n t e r e x t r em o s ) ; la si
militudine, pienamente calzante e giu-
LE SATIRE 371
Inde fit ut raro, qui se vixisse beatum
dicat et exacto contentus tempore vita
cedat uti conviva satur, reperire queamus.
Iam satis est. Ne me Crispini scrinia lippi 120
compilasse putes, verbum non amplius addam.
statuente famosa, presa dalla vita
quotidiana e da una esperienza molto
comune per i Romani. Inde fit
ut... queamus = da ci deriva che
ben raramente possiamo trovare .
exacto... tempore = soddisfatto del
tempo trascorso . vita... satur =
se ne vada dalla vita come un
convitato sazio : immagine cara alla
filosofia antica e che troviamo in
Lucrezio (I II, 936-937), donde cer
tamente la trasse Orazio. Iam
satis est = ora basta ! : la chiusa
brusca e inaspettata, come molto
spesso in Orazio, che vuole linteresse
sempre vivo e mordente ; unultima
stoccata al povero Crispino e largo
mento concluso. - scrinia = le
cassette , la scrivania , diremmo
noi. lippi = cisposo . Cri
spini : Plozio Crispino si interess di
filosofia stoica, di cui scrisse in prosa
e in versi con tanta verbosit, da
essere soprannominato cianciatore di
virt . Orazio ne ricorda un difetto
fisico, ma senza malignit, forse a in
dicarne anche la miopia morale e in
tellettuale. Tra laltro, siccome pure
Orazio soffriva di congiuntivite, sem
bra voler dire : non voglio imitare
Crispino, al quale gi somiglio per
quanto riguarda gli occhi .
372 Q. ORAZIO FLACCO
2. - IL PIO BEL VANTO
(L 6)
per Orazio, figlio dun umile liberto, quello di essere riuscito con
i propri meriti a guadagnarsi l'amicizia di Mecenate, e per il padre
di Orazio, quello di aver procurato al figlio una educazione che gli per
mise in seguito di sedere a mensa con l'imperatore e con il suo illustre
amico, discendente dei re etruschi.
Tale l'argomento di questa satira nella quale tre figure grandeggiano
nella loro squisita umanit : il potente ministro di Augusto, che sa distin
guere il vero merito dell'uomo, non dalla nobilt del sangue, ma dall'one
st del suo sentire; lumile, ma accorto liberto di Venosa, cui si rivolge
il pi bell'elogio che mai figlio abbia tributato a chi gli aveva dato pi
che il vivere, il viver bene; infine il poeta stesso, con la sua semplice
verit fatta di umile riverenza, di orgogliosa fiducia, di soddisfatta bono
ma. Fra tanta grandezza, chiude la satira uno squarcio di vita romana,
del bel tempo antico, che consola : la giornata qualunque dun uomo qua
lunque, cui lambizione non vela la gioia delle umili cose; un modello
di moderazione, un consiglio per tutta, o quasi, lumanit sofferente,
di cogliere con animo grato tutto quello che ogni giornata ci porta, senza
esagerate aspirazioni o inutili rimpianti.
La satira fu scritta certamente nei primi tempi dellamicizia e della fami*
liarit con Mecenate, quindi fra il 38 e il 37 av. Cr.
Non quia, Maecenas, Lydorum quidquid Etruscos
incoluit finis, nemo generosior est te,
1-9. Non quia, ecc. ; costruisci :
Maecenas, quia nemo Lydorum quidquid
(= quotquot Lydorum) incoluit finis
(fines) Etruscos est generosior te,
et quod tibi fuit avus... non suspendis
naso adunco, ut plerique solent, ignotos,
ecc. e traduci : O Mecenate, per il
fatto che nessuno fra tutti i Lidi che
vennero ad abitare 1Etruria pi
nobile (generosus colui che pu van
tare un genus) di te, n perch tu
hai degli antenati, da parte di madre
e da quella di padre, che furono un
giorno alla testa di potenti eserciti
{legionibus non designa qui la forma
zione militare propria dei Romani),
non guardi tu dallalto in basso, come
sogliono fare i pi, quelli di bassa
origine (ignotos) come me, nato da
un padre liberto . Lydorum : una
tradizione riferita da Erodoto (I, 94)
diceva che una parte dei Lidi dAsia,
LE SATIRE 373
nec quod avus tibi maternus fuit atque paternus
olim qui magnis legionibus imperitarent,
ut plerique solent, naso suspendis adunco 5
ignotos, ut me libertino patre natum.
Cum referre negas quali sit quisque parente
natus, dum ingenuus, persuades hoc tibi vere,
ante potestatem Tulli atque ignobile regnum
multos saepe viros nullis maioribus ortos 10
et vixisse probos amplis et honoribus auctos ;
contra Laevinum, Valeri genus, unde Superbus
in tempi remotissimi, si era trasfe
rita nellItalia settentrionale e stan
ziata poi in quella che fu detta Etruria :
anzi gli Etruschi sarebbero stati detti
Tirreni dal re lidio Tirreno. A tale
tradizione negarono fede Varrone e Dio
nigi di Alicarnasso ; ma ad essa si at
tennero poeti come C a t u l l o (c. XXXI),
V i r g i l i o (En., I I , 781) e O r a z i o . Anzi
il poeta di Venosa aveva tutte le
ragioni per accettarla, perch dava
cosi al suo nobile amico una origine di
pi antica data e di pi leggendaria
grandezza. avus... maternus : ri
cordata prima la ascendenza materna,
perch ad essa gli Etruschi attribui
vano maggiore importanza. Per parte
di madre Mecenate apparteneva alla
gens Cilnia, che erano lucumoni di
Arezzo, con autorit religiosa e mili
tare su tutto il paese. Per questo,
nella dedica delle Odi, Orazio lo dir
atavis edite regibus. imperitarent :
gioc indubbiamente anche la sug
gestione lucreziana (I I I , 1026) nella
scelta di questo imperiale frequen
tativo, ma anche il fatto che il nor
male imperarent, a causa del eretico
( w. ) non poteva entrare in un
esametro. naso... adunco : frase
proverbiale, che coglie laltezzoso at
teggiamento di chi sollevando e ritraen
do la testa, davanti a persona o cosa
sgradita, sembra che la tiri su aggan
ciata alluncino del suo naso, che si
arriccia nella smorfia del disgusto.
libertino : laggettivo, che ricorre pi
volte e sempre con una sfumatura fra
ironica e compiaciuta, accenna alla
condizione giuridica di colui che, nato
schiavo, era stato affrancato ed era
quindi diventato libero. cum...
negas = quando affermi che non
importa (referre da refert, imper
sonale, non da refero). dum inge
nuus = purch sia nato libero :
anche il figlio di un liberto era ingenuus
di fronte a tutti. persuades = ti
dimostri convinto di ci (hoc pro-
lettico e anticipa loggettiva che segue
m u l t o s . . . v i x i s s e ) . potestatem =
il potere , specificato pi avanti
in r e g n u m . Tulli : il sesto re di
Roma, Servio Tullio, era figlio dun
uomo oscuro e di una soffiava di guerra
di C o r n i c u l u m , come ci riferisce Li
vio (IV, 3-10). ignobile: per ipal-
lage, attribuito a r e g n u m ; ma si
deve riferire a T u l l i , come fosse
i g n o b i l i s .
10-19. nullis... ortos = discenden
ti da oscuri antenati . et... et =
non solo... ma anche . Laevi
num : P. Valerio Levino era discen
dente da quel P. Valerio Publicola
che, insieme con G. Bruto e Collatino,
aveva provocato la cacciata di Tar
quinio il Superbo e instaurata la libera
repubblica nel 509 av. Cr. Valeri
genus = Valerium ; che, per le tre
brevi successive, non poteva entrare
in un esametro. unde = a quo.
374 Q, ORAZIO FLACCO
Tarquinius regno pulsus fugit, unius assis
non umquam pretio pluris licuisse, notante
iudice quo nosti populo, qui stultus honores 15
saepe dat indignis et famae servit ineptus,
qui stupet in titulis et imaginibus. Quid oportet
nos facere a volgo longe longeque remotos ?
Namque esto, populus Laevino mallet honorem
quam Decio mandare novo, censorque moveret 20
Appius, ingenuo si non essem patre natus :
vel merito, quoniam in propria non pelle quiessem.
Sed fulgente trahit constrictos Gloria curru
non minus ignotos generosis. Quo tibi, Tilli,
unius (dattilo, per sistole)... pretio =
del valore dun solo asse . non...
licuisse (dipende sempre da p e r s u a
des ) non fu mai stimato pi :
effettivamente si sa che Levino con
dusse una vita molto disordinata e igno
bile e non riusc ad ottenere che la
questura. notante... populo = bol
landolo in tal modo quel giudice che
(quo = q u e m ) tu ben conosci (n o s t i =
n o v i s t i ) , cio il popolo ; che tanto
spesso vittima di preconcetti e di
falsi rispetti. stultus = malac
corto . honores = cariche pub
bliche . famae... ineptus = scioc
co, si fa schiavo della fama .
stupet in = rimane a bocca aperta
(per la meraviglia) davanti a .
titulis : si chiamavano tituli le iscri
zioni onorifiche apposte alle statue,
ai sepolcri e alle imagines, che erano
ritratti, in cera, di antenati che ave
vano esercitato magistrature curuli.
Quid... remotos = e che dob
biamo fare noi, che dal popolo
siamo quanto mai (longe longeque cor
risponde a un superlativo) lontani ? .
Namque esto = infatti, ammet
tiamo pure che , da cui dipende il
congiuntivo mallet in forma coordi
nata, anzich subordinata.
20-29. Decio : casata illustre e fa
mosa nella Roma repubblicana, dato
che padre e figlio si immolarono per
la patria. mandare = affidare .
novo : si chiamava homo novus
colui che non aveva antenati illustri
e che, primo della sua famiglia (in
questo caso P. Decio Mure, che nel
340, durante la guerra contro l lega
sabina, si sacrific agli inferi, per assi
curare la vittoria alle sue legioni), si
presentava come candidato alle ca
riche pubbliche. moveret - amo
veret = mi radierebbe . Appius :
Appio Claudio Pulcro fu un censore
particolarmente severo ; nel 50 av. Cr.
espulse dal senato per indegnit anche
lo storico Sallustio, che poi fu rein
tegrato nellordine da Cesare. vel
merito = e con tutte le ragioni .
non... quiessem = non me ne
sarei stato tranquillo nella mia pelle :
espressione derivata forse dalla favola
dellasino, che si vest con la pelle
del leone, o da quella della rana, che
volle imitare il bue. constrictos
incatenati . Gloria ( vox me
dia) = la vanagloria . generosis :
abl. di paragone : se gli sconosciuti
(ignotos) si rassegnassero al loro oscuro-
destino non si esporrebbero a tanti
insuccessi e a vergognose ripulse.
Quo tibi (sott. profuit) = a che ti
valso . Tilli : personaggio quasi
sconosciuto ; a detta di Porfirione, fu
allontanato per volere di Cesare dal
senato e vi ritorn dopo la morte
LE SATIRE
375
sumere depositum clavom fierique tribuno ? 25
Invidia adcrevit, privato quae minor esset.
Nam ut quisque insanus nigris medium impediit crus
pellibus et latum demisit pectore clavom,
audit continuo ' quis homo hic aut quo patre natus ? '
Ut, siqui aegrotet quo morbo Barrus, haberi 30
et cupiat formosus, eat quacumque, puellis
iniciat curam quaerendi singula, quali
sit facie, sura, quali pede, dente, capillo ;
sic qui promittit civis, urbem sibi curae,
imperium fore et Italiam, delubra deorum, 35
quo patre sit natus, num ignota matre inhonestus,
omnis mortalis curare et quaerere cogit.
' Tune, Syri Damae aut Dionysi filius, audes
deicere de saxo civis aut tradere Cadmo ? '
' At Novius collega gradu post me sedet uno : 40
del Dittatore. sumere = ripren
dere . depositum clavum : si
allude alla toga pretesta che, orlata
di porpora, gli adolescenti portavano
fino a 16 anni e che deponevano per
indossare la toga virile, senza orna
mento alcuno. Veniva poi ripresa
quando si iniziava la carriera pubblica
(nel caso di Tillio, il tribunato mili
tare o della plebe) con unampia stri
scia di porpora sul petto (il latus
clavus del v. 28). tribuno (= tri
bunum) dativo, attratto da tibi ;
alluso greco. ut quisque = non
appena uno . insanus = preso
da follia , per lambizione. nigris...
pellibus = fascia met della gamba
con le nere corregge : quattro strisce
di pelle nera che allacciavano i rossi
calzari dei magistrati fin sotto al
ginocchio. demisit = lascia ca
dere sul petto la larga striscia di
porpora . - continuo = subito .
30-39. siqui, ecc. = se uno abbia
la malattia di Barro : era costui un
bellimbusto, famoso nelle cronache
scandalistiche al tempo di Lucilio.
La malattia cui si accenna di voler
essere ammirato da tutti per la propria
bellezza ed eleganza. eat qua
cumque = pu andar dove vuole ,
parentetico ; secondo altri invece : do
vunque egli vada e il congiuntivo
sarebbe attratto dal verbo dellapo-
dosi iniciat (= metterebbe ).
curam = la smania . sura =
polpaccio . pede : singolare per
il plurale. sibi... fore = che si
prender ogni cura . inhonestus =
indegno di onore , disonorato .
Tune (ne enclitico) = dunque,
proprio tu ! . Syri... Damae...
Dionysi : nomi comuni fra gli schiavi ;
il primo designa il luogo dorigine.
deicere (trisillabo) = precipitare dal
la rupe Tarpea . Cadmo : secondo
Porfirione, era il carnefice del tempo.
40-49. Novius : 1i g n o b i l i s , salito in
grado, risponde che si sente qualcuno
in confronto con laltro suo collega :
egli liberto, cio ex schiavo ; io sono
figlio di liberto. gradu... uno = un
gradino dopo di me : in teatro,
i senatori occupavano lorchestra ; i ca
valieri sedevano nelle prime quattor
dici file della cavea, ma senza distin
zione tra loro. Da tale disposizione
ha origine il detto, anche se non ade-
376 >. ORAZIO FLACCO
namque est ille, pater quod erat meus ' Hoc tibi Paulus
et Messalla videris ? At hic, si plostra ducenta
concurrantque foro tria funera, magna sonabit
cornua quod vincatque tubas : saltem tenet hoc nos.
Nunc ad me redeo libertino patre natum, 45
quem rodunt omnes libertino patre natum,
nunc quia sim tibi, Maecenas, convictor, at olim,
quod mihi pareret legio Romana tribuno.
Dissimile hoc illi est, quia non, ut forsit honorem
iure mihi invideat quivis, ita te quoque amicum, 50
praesertim cautum dignos adsumere, prava
ambitione procul. Felicem dicere non hoc
me possim, casu quod te sortitus amicum :
rente in tutto alla verit. Paulus...
Messalla : due dei pi bei nomi di
Roma, citati come tipi di personaggi
molto ragguardevoli e famosi. Il pri
mo (L. Emilio Paolo) apparteneva
alla gens Aemilia ; il secondo (M. Va
lerio Messalla Corvino) alla gens Va
l e r i a . At hic = ma, almeno,
costui : alla risposta vanesia e in
consulta del presunto tribuno della
plebe, lipotetico suo interlocutore ri
sponde con unaltra pi sciocca an
cora ; il suo collega Novio, almeno,
ha un vocione da far sbalordire e da
vincere il frastuono di 200 carri e tre
funerali. plostra (= p l a u s t r a ) =
carri . cornua... tubas : i fune
rali in Roma erano molto rumorosi.
saltem... nos = questo, almeno, ci
incanta . rodunt = punzecchia
no . nunc... sim (al congiuntivo,
perch introduce il pensiero del sog
getto della proposizione principale,
non di Orazio) = ora perch sono
tuo commensale (convictor) . olim :
nel 42 av. Cr., a Filippi, Orazio
aveva il grado di tribuno dei soldati.
Tali tribuni erano sei per ogni legione
e potevano a turno averne il coman
do. Di solito a tale carica arrivavano
giovani di illustri famiglie ; ma Bruto
non poteva certo trovare tutto in
pieno ordine quando arruol leser
cito da opporre a quello dei trium
viri. Dissimile... illi (dat. neutro)
est = ma questo (il fatto cio di
essere tuo amico) non ha nulla a che
fare con quello (la carica ricoperta
a Filippi) . quia non ecc. ; ordina
e completa : quia, ut forsit (=forsitan,
usato solo qui da Orazio) iure (= a
buon diritto ) quivis invideat (poten
ziale) honorem, non ita (iure invideat)
te quoque amicum (= anche la tua
amicizia ) ; il verbo invideo usato
nel significato primo di guardo di
malocchio , per questo si trova con
laccusativo. honorem = la ca
rica pubblica , ricoperta a Filippi,
poteva senza dubbio apparire agli
occhi di parecchie persone un tratto
molto favorevole della fortuna ; ma
lamicizia di Mecenate se lera gua
dagnata lui con i suoi meriti.
50-59. praesertim cautum = tan
to pi, guardingo come sei . ad
sumere = prendere con te . pra
va... procul = lontano da riprove
voli raggiri : Mecenate cio non si
lasciava prendere da raggiri nel con
cedere la sua fiducia ; ma badava
unicamente al merito. felicem =
favorito dalla fortuna . casu...
sortitus (con lomissione, molto rara,
di sum) = che io abbia trovato pro
prio per caso la tua amicizia .
LE SATIRE 377
nulla etenim mihi te fors obtulit ; optimus olim
Vergilius, post hunc Varius dixere quid essem. 55
Ut veni coram, singultim pauca locutus,
infans namque pudor prohibebat plura profari,
non ego me claro natum patre, non ego circum
me Satureiano vectari rura caballo,
sed quod eram narro. Respondes, ut tuus est mos, 60
pauca : abeo, et revocas nono post mense iubesque
esse in amicorum numero. Magnum hoc ego duco,
quod placui tibi, qui turpi secernis honestum,
non patre praeclaro sed vita et pectore puro.
Atqui si vitiis mediocribus ac mea paucis 65
mendosa est natura, alioqui recta (velut si
egregio inspersos reprehendas corpore naevos),
si neque avaritiam neque sordes nec mala lustra
obiciet vere quisquam mihi, purus et insons,
ut me collaudem, si et vivo carus amicis : 70
causa fuit pater his, qui macro pauper agello
olim = un bel giorno . Varius :
Vario Rufo fu poeta epico e tragico
molto lodato ; amico intimo di Vir
gilio, fu uno dei due esecutori testa
mentari del poeta di Mantova.
quid (pi modesto, ma anche pi
vasto nel significato, di quis) = che
sorta duomo. coram (sott. te),
di solito indica stato in luogo = alla
tua presenza . singultim = con
parole mozze . infans... profari =
la soggezione che toglie la parola
{infans da in, negativo, e fari = di
re ) mi impediva di dire di pi .
non ego... non ego (anafora) : in
tendi narro. circum : da unire
a rara. vectari (frequentativo di
vehi) = che mi facevo scarrozzare .
Satureiano : Saturio era una loca
lit del territorio di Taranto, dove si
avevano estesi allevamenti di cavalli
di buona razza. Laccenno in rap
porto con il paese dorigine del poeta,
non gi con leccellenza della caval
catura. caballo : termine del la
tino familiare giunto fino a noi, men
tre dal nobile equus ci rimasto eque
stre , equitazione .
60-69. nono... mense = nove me
si dopo . turpi... honestum (neu
tri, ma con significato ben concreto) =
sai distinguere luomo onesto dal
disonesto . patre... vita... pectore :
sono ablativi di causa, dipendenti da
p l a c u i . Atqui = eppure . si
vitiis, ecc. ; costruisci : s i n a t u r a mea
e s t m en d o s a (= macchiata ) v i t i i s
m e d i o c r i b u s ac p a u c i s . la prima di
tre protasi, la cui apodosi c a u s a
f u i t . alioqui = ma per il resto .
corpore = in corpore. repre
hendas = volessi biasimare .
naevos = ni . sordes = spi
lorceria . lustra = cattive compa
gnie . vere = a ragion veduta .
purus, ecc. ; ordina : si vivo purus
et insons (= senza macchia ) et
carus amicis.
70-79. ut... collaudem = lascia che
mi lodi , modestia a parte .
his : neutro ; sta per harum virtu
tum. macro... agello (diminutivo
378 Q. ORAZIO FLACCO
noluit in Flavi ludum me mittere, magni
quo pueri magnis e centurionibus orti,
laevo suspensi loculos tabulamque lacerto
ibant octonos referentes Idibus aeris ; 75
sed puerum est ausus Romam portare docendum
artis quas doceat quivis eques atque senator
semet prognatos. Vestem servosque sequentis
in magno ut populo siqui vidisset, avita
ex re praeberi sumptus mihi crederet illos. 80
Ipse mihi custos incorruptissimus omnis
circum doctores aderat. Quid multa ? Pudicum,
qui primus virtutis honos, servavit ab omni
non solum facto, verum opprobrio quoque turpi ;
nec timuit sibi ne vitio quis verteret, olim 85
si praeco parvas aut, ut fuit ipse, coactor
di ager) = sebbene povero per il
suo magro campicello . in... lu
dum = alla scuola di Flavio : era
questo, dunque, il maestro di scuola
di Venosa, cui avrebbe potuto rivol
gersi anche il padre di Orazio ; ma
egli volle sottrarre il figlio allinevi
tabile disagio in cui si sarebbe tro
vato per la diversit di condizione
con gli altri compagni e, forse anche,
dargli una guida pi esperta e pi
evoluta. magni... magnis : in senso
ironico. centurionibus : a Venosa
cera un forte presidio militare. I cen
turioni costituivano laristocrazia del
luogo e, si vede, sapendo di esserlo,
ne menavano vanto. laevo... la
certo = portando appese alla spalla
sinistra la cartella e la lavagnetta in
cerata (suspensi participio passivo,
ma con valore mediale, come fosse
gestantes suspensos loculos). tabu
lam : serviva per scriverci i compiti
e i dettati. octonos (distributivo)...
aeris = portando, alle Idi, otto assi
di rame ciascuno: le Idi (13 o 15
del mese) erano giorni di scadenze.
artis... prognatos = quelle discipli
ne che ogni cavaliere e ogni senatore
farebbe insegnare ai suoi figli : tali
la grammatica, la retorica, la poesia
e la filosofia. sequentis = che
mi accompagnavano . in magno
ecc. = come succede in una grande
citt . avita = derivante dagli
avi ; quindi, di antica data .
80-89. crederet (potenziale del pas
sato) = avrebbe potuto pensare .
facto = azione . opprobrio...
turpi = taccia infamante . nec
timuit, ecc. = e s che non aveva
da temere che qualcuno gli attribuisse
a colpa se un giorno io avessi dovuto
percepire (sequerer) miseri stipendi
(m er ced es) come banditore o come
esattore, quale era lui (praeco, ser
viva nelle aste pubbliche per magnifi
care gli oggetti in vendita e guadagnava
abbastanza bene ; coactor era una
specie di intermediario fra il venditore
e il pubblico) : lidea di Orazio che
nessuno avrebbe trovato a ridire che
suo padre lo tenesse a Venosa per
fargli fare il suo umile mestiere ;
oppure anche che non ebbe paura
che lo prendessero in giro per ledu
cazione raffinata che dava a suo figlio,
il quale non poteva nutrire speranze
di grandi voli, fuori da Venosa. Il
buon uomo voleva per suo figlio una
LE SATIRE
379
mercedes sequerer ; neque ego essem questus. At hoc nunc
laus illi debetur et a me gratia maior.
Nil me paeniteat sanum patris huius, eoque
non, ut magna dolo factum negat esse suo pars 90
quod non ingenuos habeat clarosque parentis,
sic me defendam. Longe mea discrepat istis
et vox et ratio ; nam si natura iuberet
a certis annis aevum remeare peractum
atque alios legere ad fastum quoscumque parentis 95
optaret sibi quisque, meis contentus honestos
fascibus et sellis nollem mihi sumere, demens
iudicio volgi, sanus fortasse tuo, quod
nollem onus haud umquam solitus portare molestum.
Nam mihi continuo maior quaerenda foret res 100
atque salutandi plures, ducendus et unus
et comes alter, uti ne solus rusve peregreve
grande cultura, anche se egli era un
povero diavolo e se il figlio si sarebbe
dovuto rassegnare ad umili mestieri :
insomma, la cultura apprezzata in s
e per s, indipendentemente dallutile
che ne poteva derivare. E gli and
bene, perch rese suo figlio tale da
poter sedere a tavola con il padrone
del mondo ed essere conteso fra Mece
nate e Augusto. hoc = per que
sta premura ; al tutto disinteressata.
gratia = gratitudine . Nil...
huius = io non potrei certo dolermi
di un padre simile, finch avr senno
{sanum) . eoque = e perci .
90-99. non, ut, ecc. ; costruisci e
completa : non me defendam sic ut
magna pars (quae) negat factum esse
suo dolo (= che non avvenuto per
colpa loro ) quod non habeat parentis
ingenuos (= nati liberi) et claros
( = insigni) : difendersi in tal mo
do, dice Orazio, sarebbe gi confes
sare che una colpa avere genitori
modesti. longe... ratio = il mio
modo di parlare e di pensare molto
diverso da quello di costoro {istis
ab istis, comparatio compendiaria, per ab
istorum ratione) . iuberet = per
mettesse . aevum... peractum =
ritornare allet trascorsa . le
gere = scegliersi altri genitori per
soddisfare lambizione (ad fastum),
qualunque uno desiderasse per s .
honestos = insigniti (da honos).
fascibus : era linsegna del potere e,
portati dai littori, precedevano con
soli e pretori in Roma, proconsoli e
propretori in provincia. sellis : le
selle curuli , su cui sedevano le
alte magistrature e le alte cariche,
compresi i censori e gli edili, detti
appunto curuli . tuo : sott.
iudicio. haud... solitus = al quale
non sono abituato .
100-109. continuo = subito :
verrebbe cambiato tutto il sistema
di vita. maior... res = maggiori
sostanze . salutandi plures : sot
tomettersi al supplizio della s a l u t a t i o
m a t u t i n a da parte dei numerosi clienti
(eventuali sostenitori nelle elezioni)
e fare egli stesso la s a l u t a t i o a quelli
pi in alto di lui. ducendus et =
et ducendus. uti ne = per non .
peregreve (lultima sillaba va elisa,
nella lettura, con la sillaba iniziale
della parola seguente, perch il ver-
380 . ORAZIO FLACCO
exirem, plures calones atque caballi
pascendi, ducenda petorrita. Nunc mihi curto
ire licet mulo vel si libet usque Tarentum, 105
mantica cui lumbos onere ulceret atque eques armos ;
obiciet nemo sordes mihi, quas tibi, Tilli,
cum Tiburte via praetorem quinque secuntur
te pueri, lasanum portantes oenophorumque.
Hoc ego commodius quam tii, praeclare senator, 110
milibus atque aliis vivo. Quacumque libido est,
incedo solus, percontor quanti holus ac far,
fallacem circum vespertinumque pererro
saepe forum, adsisto divinis ; inde domum me
ad porri et ciceris refero laganique catinum. 115
Cena ministratur pueris tribus et lapis albus
pocula cum cyatho duo sustinet, adstat echinus
vilis, cum patera gutus, Campana supellex.
so ipermetro) = o in viaggio .
calones = stallieri . ducenda
petorrita = condurre (o affittare) tan
to di carrozze : erano a quattro ruote
e molto usate in Gallia. curto =
magro . mantica... armos = al
quale la bisaccia scortichi col suo peso
la groppa e il cavaliere i fianchi .
sordes - spilorceria . Tilli : lo
stesso ignoto del v. 24. Tiburte
via : quella che da porta Esquilina
portava a Tivoli ; la brevit del viag
gio rende pi ridicola la sciocca tir
chieria. lasanum = vaso da not
te . oenophorum = la botticella
del vino .
110-119. Hoc = per questo mo
tivo . senator : ancora il fami
gerato Tillio. milibus... aliis (neu
tri, ablativi di causa) = per mille
altri motivi (altri, sottintendendo
hominibus, li intendono come ablativi
maschili, che costituiscono un altro
secondo termine di paragone ; frma
variata del quam tu che precede).
percontor... far = mi informo quan
to costa la verdura e la farina .
fallacem : imbroglione , perch sul
far della sera era ritrovo di oziosi, di
giocolieri e di marioli. vespertinum
(= v e s p e r e ) = verso sera. -ad-
sisto divinis = mi fermo ad ascol
tare gli indovini . ad porri...
catinum = ritorno al mio piatto di
porri, di ceci e di frittelle . pueris
tribus (dativo dagente) = da tre
servi ; certamente pochi, quando
tanti altri ne avevano a centinaia.
lapis albus : una lastra di marmo
delfico bianco sostenuta da tre piedi
era a Roma di uso molto comune
e, a detta di Porfirione, di poco prez
zo. pocula = bicchieri . cya
tho = mestolo , con il quale si
attingeva il vino dal cratere per ver
sarlo nelle coppe. adstat... echinus
= c l accanto una saliera di poco
prezzo : echinus significa riccio di
mare ; si pensa che fosse un vaso
o una saliera di quella forma.
patra : coppa larga e poco profonda,
serviva per le libagioni. gutus :
recipiente con cui si stillavano liquidi
sulla patera ; era di vetro con un collo
lungo e sottile ed era chiamato cos
perch il contenuto scendeva gutatim,
goccia a goccia , come si conviene
ai riti sacri. Campana supellex =
LE SATIRE 381
Deinde eo dormitum, non sollicitus mihi quod cras
surgendum sit mane, obeundus Marsya, qui se 120
voltum ferre negat Noviorum posse minoris.
Ad quartam iaceo ; post hanc vagor aut ego lecto
aut scripto quod me tacitum iuvet, unguor olivo,
non quo fraudatis immundus Natta lucernis.
Ast ubi me fessum sol acrior ire lavatum 125
admonuit, fugio Campum lusumque trigonem.
Pransus non avide, quantum interpellet inani
ventre diem durare, domesticus otior. Haec est
vita solutorum misera ambitione gravique.
His me consolor victurum suavius ac si 130
quaestor avus pater atque meus patruusque fuisset.
stoviglie di Campania ; quindi di
semplice terracotta e di poco prezzo.
sollicitus = preoccupato .
120-131. obeundus Marsya che
mi debba recare da Marsia ; la cui
statua era nel foro, davanti alle bot
teghe dei cambiavalute. Novio
rum... minoris : il minore dei due
fratelli Novii era un emerito stroz
zino ; aveva la bottega l davanti
alla statua di Marsia, il cui atteggia
mento di coprirsi il viso per ripa
rarsi dallira di Apollo, suggerisce ad
Orazio che nemmeno Marsia, un sa
tiro di Frigia, possa pi sopportare di
vedere quel volto. ad quartam =
fin verso le dieci . quod...
iuvet = cosa che mi ricrei in si
lenzio . non quo, ecc. = non
per di quello con cui si spalma quel
sozzone di Natta, che lo toglie dalle
lucerne : Natta era uno sporco usu
raio che per risparmiare si spalmava
di olio rancido. Ast (raro in Ora-
zio) : sta per at. acrior = piut
tosto cocente . lusum... trigo
nem = il gioco della palla ; in
cui tre giocatori dispostisi a triangolo
si lanciavano la palla, che era pure
detta trigon. Pransus (part. pass,
con valore attivo)... avide = dopo
aver fatto una frugale colazione .
quantum... durare = quel tanto che
impedisca di passar la giornata a sto
maco vuoto . domesticus otior =
attendo alle mie faccende in casa .
solutorum = di quelli che sono
liberi . His = con questi prin
cipi . conslor = spero .
suavius ac, ecc. = pi piacevolmente
che se mio nonno o mio padre o mio
zio paterno fossero stati questori :
la questura era la prima magistratura
che permetteva di entrare in senato,
il primo gradino della faticosa scala
per raggiungere il potere e linfelicit,
dice Orazio.
382 Q,. ORAZIO FLACCO
3. - GIORNATA NERA !
(I, 9)
Basta un noioso incontro al mattino per guastare tutta la giornata.
Qjtanta gente, che non conosce la misura, s'adopera per rendere insoppor
tabile la vita ai loro simili, intenta unicamente al proprio interesse!
Orazio incontra per la via Sacra un seccatore che, desiderando di essere
presentato a Mecenate, non lo molla pi e snocciola davanti all'annoiato
poeta tutti i suoi pregi. Qjiasi a farlo apposta, essi sono proprio all'op
posto di quello che Orazio ammira e desidera in coloro che gli sono vicini.
Dopo vani tentativi di liberarsene, gli viene in aiuto il dio dei poeti :
un avversario, che lo cercava per condurlo davanti al giudice, s'imbatte
in lui e lo trascina in tribunale : Orazio ben lieto di prestarsi come
testimone e di vendicarsi cosi di quel noioso, che non ha saputo stare
entro i limiti del buon senso e del buon gusto.
La satira si svolge con leggerezza, brio e spiritosa efficacia in forma di dia
logo e costituisce una vivace scena della commedia umana di tutti i tempi :
fu composta da Orazio fra il 37 e il 35 av. Cr. quando la sua amicizia con
Mecenate era divenuta stabile e nota a tutti.
Ibam forte via Sacra, sicut meus est mos,
nescio quid meditans nugarum, totus in illis.
Accurrit quidam notus mihi nomine tantum,
arreptaque manu ' quid agis, dulcissime rerum ? '
' Suaviter, ut nunc est inquam
Cum adsectaretur, ' numquid vis
1-9. Ibam... Sacra = me ne an
davo a caso per* la via Sacra ; la
quale, costeggiando il Palatino, con
duceva al Campidoglio attraverso il
foro. Aveva inizio l dove poi sarebbe
sorto il Colosseo ; la percorrevano i
trionfi ed era detta Sacra perch vi
passavano i pontefici a far sacrifici
in Campidoglio. Siccome attraversava
il centro della citt, era il punto fa
vorito di convegno degli sfaccendati.
sicut... mos = come mia abi-
' et cupio omnia quae vis '. 5
? ' occupo. At ille
tudine ; di aggirarsi per il foro (cfr.
I, 6a, 123). nescio (con la finale
breve)... nugarum (= q u a s n u g a s )
pensando a non so quali fantasti
cherie . Accurrit = mi si fa in
contro . quid agis = come
stai ? . dulcissime rerum = te
soro mio , tra tutte le cose la pi
cara . Suaviter... est = bene,
almeno per il momento . Cum
adsectaretur (frequentativo di s e q u o r )
= siccome mi si appiccicava alle
LE SATIRE 383
' noris nos ' inquit, ' docti sumus Hic ego ' pluris
hoc ' inquam ' mihi eris Misere discedere quaerens,
ire modo ocius, interdum consistere, in aurem
dicere nescio quid puero, cum sudor ad imos 10
manaret talos. ' O te, Bolane, cerebri
felicem ' aiebam tacitus, cum quidlibet ille
garriret, vicos, urbem laudaret. Vt illi
nil respondebam, ' misere cupis ' inquit ' abire :
iamdudum video; sed nil agis: usque tenebo; 15
persequar. Hinc quo nunc iter est tibi ? ' 'Ni l opus est te
circumagi : quendam volo visere non tibi notum ;
trans Tiberim longe cubat is prope Caesaris hortos '.
' Nil habeo quod agm et non sum piger : usque sequar te '.
Demitto auriculas, ut iniquae mentis asellus, 20
costole . occupo = lo preven
go . noris (= noveris, cong. poten
ziale)... sumus (plurale di falsa mo
destia) = dovresti conoscermi ; sono
un letterato . Hic = allora ,
a questo punto . pluris... eris =
sar maggiore la mia stima per
te ; come collega. Misere = inu
tilmente . ire... consistere... di
cere : sono infiniti storici descrittivi, da
tradursi con fi presente o limperfetto
indicativo. ocius = pi in fretta .
10-19. puero = allo schiavo ; che
accompagnava Orazio, discretamente,
nel suo vagabondare mattutino.
talos = talloni : tale espressione
viva ancor ora. O... cerebri (ge
nitivo di causa) felicem = beato te,
Bolano, per il tuo cervello (caldo) :
non sappiamo chi fosse ; ma certo
un carattere focoso, che non avrebbe
esitato a risolvere lincresciosa situa
zione senza tanti riguardi. taci
tus = tra me e me . quidlibet...
garriret = mentre quello ciarlava stuc
chevolmente dogni cosa . vicos =
strade . iamdudum video =
da un pezzo me ne accorgo .
usque tenebo = non ti moller un
istante . Hinc... tibi = da qui,
dove sei diretto ?... circumagi =
che ti faccia fare un gran giro .
visere = visitare . cubat =
a letto, malato . prope... hortos :
i giardini di Cesare, lasciati da lui in
eredit al popolo romano come parco
pubblico, erano al di l del Tevere,
sul Gianicolo, di fronte allAventino ;
non meno di unora dal punto in cui si
trovava il poeta. usque = fino l.
20-29. auriculas : termine familiare
(accanto al dotto aures) che pass
nella nostra lingua, attraverso la de
formazione volgare auriclas. ini
quae = testarda ; caratteristica del
lasino. cum... onus = quando si
assoggetta col dorso a un carico piut
tosto pesante . Si... novi. = se
mi conosco bene , se non mi il
ludo . Viscum : Vibio Visco era
un cavaliere romano, amico di Otta
viano e caro quindi anche ad Orazio.
pluris : genitivo di stima.
Varium : L. Vario Rufo fu poeta
epico e tragico, amicissimo di Virgilio
e di Orazio. pluris (= plures)...
versus = scrivere pi versi di me
e pi rapidamente : era la facilo
neria che Orazio odiava pi cordial
mente. membra movere = dan
zare ; anche questa una qualit che
Orazio non poteva certo apprezzare.
invideat,.; canto = e canto poi
in modo (quod) che anche Ermogene
384 q. ORAZIO FLACCO
cum gravius dorso subiit onus. Incipit ille :
' Si bene me novi, non Viscum pluris amicum,
non Varium facies ; nam quis me scribere pluris
aut citius possit versus ? quis membra movere
mollius ? invideat quod et Hermogenes, ego canto 25
Interpellandi locus hic erat : ' est tibi mater,
cognati, quis te salvo est opus ? ' ' Haud mihi quisquam ;
omnis composui ' Felices ! Nunc ego resto.
Confice ; namque instat fatum mihi triste, Sabella
quod puero cecinit divina mota anus urna : 30
hunc neque dira venena nec hosticus auferet ensis
nec laterum dolor aut tussis nec tarda podagra ;
garrulus hunc quando consumet cumque : loquaces,
si sapiat, vitet, simul atque adoleverit aetas '.
Ventum erat ad Vestae, quarta iam parte diei 35
praeterita, et casu tunc respondere vadato
debebat ; quod ni fecisset, perdere litem.
potrebbe invidiarmi : Ermogene Ti
gellio era un cantautore del tempo,
molto celebrato, che Orazio ricorda
anche altrove (Sat., I, 2S, 4 ; 3a,
129). Interpellandi = di chiu
dergli la bocca . quis (= quibus)...
opus = che hanno bisogno che tu
sia sano e salvo ? . Haud... quis-
quam = non ho pi nessuno .
composui (sott. sepulcro) = li ho
seppelliti tutti . Confice = fini
scimi ! . instat = mi persegui
ta . Sabella, ecc.: ordina : quod
mihi puero (= quandero ancor fan
ciullo ) cecinit (da cono, verbo tecnico
per le profezie) anus Sabella (= una
vecchia di Sabina ) mota ( = dopo
avere scossa ) urna divina : i Sabelli,
popolazione dellAppennino centrale,
erano facili a credere a presagi e
sortilegi.
30-39. urna : era un recipiente di
vario materiale che conteneva le sortes,
laminette di bronzo o di piombo su
cui erano incisi dei segni, che la sor
tilega estraeva e interpretava, dopo
aver ogni volta agitato lurna.
hunc... auferet = porter via co
stui ; cio : costui morir non per,
ecc. laterum dolor = la pleu
rite . tarda = che rende lenti
(in senso attivo), inceppando le giun
ture, soprattutto dei piedi. gar
rulus = un ciarliero . quando...
cumque (tmesi) = un giorno o lal
tro . si sapiat = se sar sag
gio , se avr sale in zucca .
simul... aetas = non appena si sar
fatta matura la sua et . ad
Vestae (sott. aedem) : il tempio di
Vesta, protettrice dello Stato e della
famiglia, era sulla via Sacra, tra il
colle Capitolino e il Palatino. Nei
pressi del tempio cera il tribunale
del pretore, dove il seccatore avreb
be dovuto presentarsi in giudizio. Per
questo egli prega Orazio di assisterlo.
quarta... praeterita = erano pas
sate le nove : i Romani dividevano
il giorno dalle 6 alle 18 in dodici
ore ; la notte in quattro vigiliae.
vadato (= datis vadibus, abi. assol.
con valore causale) = avendo dato
malleveria , versata una cauzione .
respondere (verbo tecnico) = ri
spondere allappello in tribunale .
LE SATIRE 385
' Si me amas ', inquit ' paullum hic ades ' Inteream, si
aut valeo stare aut novi civilia iura ;
et propero quo scis ' Dubius sum quid faciam ' inquit, 40
' tene relinquam an rem ' Me, sodes ' Non faciam ' ille,
et praecedere coepit ; ego, ut contendere durum '
cum victore, sequor. ' Maecenas quomodo tecum ? '
hinc repetit. ' Paucorum hominum et mentis bene sanae
' Nemo dexterius fortuna est usus. Haberes 45
magnum adiutorem, posset qui ferre secundas,
hunc hominem velles si tradere : dispeream, ni
summosses omnis '. ' Non isto vivimus illic,
quo tu rere, modo ; domus hac nec purior ulla est
nec magis his aliena malis ; nil
' ditior hic aut est quia doctior
perdere : sott. litem debebat. ades =
assistimi . Inteream = che io
muoia . valeo stare ( = adstare)
se sono capace di assistere qualcuno
in tribunale (secondo altri, se ce
la faccio a stare in piedi ). novi =
conosco .
40-49. propero = ho fretta di giun
gere . tene = se te io debba la
nciare o la lite (rem) . sodes
(= si audes) = di grazia, per
cortesia . ut (causale) = sicco
me . Maecenas : ora il secca
tore viene al sodo ; vuole essere
presentato a Mecenate, ma Orazio
fa le orecchie da mercante. quo
modo tecum = in che rapporti con
te ? . Paucorum... sanae (sott.
homo est) = uomo di poche ami
cizie e di mente molto fina (sono
genitivi di qualit) : Orazio quindi
elude la domanda e, fingendo di aver
sentito sola la prima parola, si affretta
ad elogiare Mecenate per la sua pru
denza nellaccogliere gli amici e per
labilit di scegliere solo quelli che
hanno doti eccellenti di mente e di
cuore. dexterius (sott. te) = pi
abilmente di te : meglio intenderlo
riferito ad Orazio. Se gli amici di
Mecenate sono cos pochi e cos degni.
mi officit, inquam, 50
est locus uni
stata una bella fortuna per il poeta
di Venosa entrare in s bella com
pagnia. posset... secundas = po
trebbe assecondarti . hunc homi
nem (accennando a se stesso) corri
sponde a me. tradere = presen
tarmi . dispeream... omnis =
chio muoia, se non li avresti gi
soppiantati tutti (summosses = sum-
movisses) ; bisogna sottintendere se
tu mi avessi gi da tempo presentato :
linvidia, morte comune delle corti, fa
capolino fra le parole dellincauto sec
catore, ma non fa breccia nellanimo
del poeta. illic = col ; da
Mecenate. rere (= reris) = come
pensi tu . domus... ulla : magni
fico elogio, che non basta per a dare
ad Orazio lepiteto, poco decoroso, di
poeta cortigiano, dato che la verit
di tali parole fu confermata anche dal
giudizio dei secoli.
5Q-59. nil (= nihil)... officit = non
mi nuoce affatto . ditior... doc
tior : i possessi di beni e le diverse
capacit intellettuali costituiscono il
principale incentivo per le differenze
fra gli uomini ; ma non nelleletta
compagnia di Mecenate. quia :
posposto per anastrofe ad est, va in
teso anche prima di ditior. locus..
25
386 Q>. ORAZIO FLACCO
cuique suus ' Magnum narras, vix credibile ' Atqui
sic habet ' Accendis, quare cupiam magis illi
proximus esse '. ' Velis tantummodo ; quae tua virtus,
expugnabis ; et est qui vinci possit eoque 55
difficilis aditus primos habet ' Haud mihi dero :
muneribus servos corrumpam ; non, hodie si
exclusus fuero, desistam ; tempora quaeram,
occurram in triviis, deducam. Nil sine magno
vita labore dedit mortalibus. ' Haec dum agit, ecce 60
Fuscus Aristius occurrit, mihi carus et illum
qui pulchre nosset. Consistimus. 'Vnde venis et
quo tendis ? ' rogat et respondet. Vellere coepi
et prensare manu lentissima bracchia, nutans,
distorquens oculos, ut me eriperet. Male salsus 65
ridens dissimulare ; meum iecur urere bilis.
'Certe nescio quid secreto velle loqui te
aiebas mecum '. ' Memini bene, sed meliore
tempore dicam ; hodie tricesima, sabbata : vin tu
suus = un posto adatto a lui .
sic habet (sott. se res) proprio
cos . Velis, ecc. = solo che tu
lo voglia . virtus (sott. est) =
valentia . est qui = tale
che . eoque, ecc. = per questo
ha difficili i primi approcci ; cio,
fa che sia difficile accostarsi a lui,
perch sa di essere fin troppo affa
bile. I primi approcci per poter en
trare nella stima di Mecenate sono
stati rievocati con candore e affet
tuosa semplicit nella satira VI, 55
segg. dero (= deero) = verr me
no . tempora = il momento op
portuno . occurram in- triviis
gli andr incontro ai crocicchi delle
strade . deducam = lo accom
pagner a casa .
60-69. Fuscus Aristius : amico inti
mo di Orazio, era eccellente gram
matico, valente critico letterario e ce
lebrato autore drammatico ; ma spi
rito un po bizzarro e burlone.
qui... nosset (= novisset) = tale che
conosceva molto bene quel tipo ;
con valore quindi consecutivo.
Consistimus = ci fermiamo .
tendis = sei diretto . veliere
pizzicare , riferito a bracchia (altri
pensa di sottintendere togam, dando
al verbo il senso di tirare ). pren
sare (= prehensare) manu = strin
gere forte con la mano . lentis
sima = completamente inerti : Fu
sco fingeva di non sentire nulla, di
non accorgersi di nulla. nutans =
ammiccando (frequentativo da un
disusato nuere = far cenni con il
capo ). Male salsus = quel bric
cone ; che fa dello spirito (ricordare
i sales di Plauto) a danno degli altri
{mede). meum... bilis = intanto
la bile mi bruciava il fegato .
Certe, ecc.; ordina : certe aiebas te velie
loqui mecum nescio quid. tricesima,
sabbata = oggi il trenta del mese
ed sabato : due circostanze che,
tanto pi in coincidenza, facevano di
vieto agli ebrei di por mano ad affari
di qualunque genere. vin = oisne.
LE SATIRE 387
curtis Iudaeis oppedere ? ' ' Nulla mihi ' inquam 70
' religio est ' At mi : sum paulo infirmior, unus
multorum. Ignosces ; alias loquar Huncine solem
tam nigrum surrexe mihi ! Fugit improbus ac me
sub cultro linquit. Casu venit obvius illi
adversarius et ' quo tu turpissime ? ' magna 75
inclamat voce, et ' licet antestari ? ' Ego vero
oppono auriculam. Rapit in ius ; clamor utrimque,
undique concursus. Sic me servavit Apollo.
70-78. curtis = circoncisi . op
pedere = fare offesa . religio =
scrupolo religioso . At mi (= at
mihi religio est) = ma io si .
infirmior : sott. te. ignosces (futuro
con valore di imperativo) = mi per
donerai , scusami . alias = un
altro momento . Huncine (= hunc,
pi la particella esclamativa ne, con
linserzione di un i eufonico) ... sur
rexe (= surrexisse) = che questo
giorno sia spuntato per me cos ne
ro ! . sub cultro = sotto il col
tello . quo (sott. tendis)... turpis
sime = dove te ne vai, pezzo da
galera ? . licet antestari (rivolto
ad Orazio) = posso prenderti come
testimonio ? . oppono auriculam
= gli offro lorecchio : si riteneva
che il lobo dellorecchio fosse la sede
della memoria (ne parla P l i n i o i l
V e c c h i o , Nat. hist., XI, 251) e con
questo gesto si voleva forse rammen
tare al testimone il suo dovere.
Sic... Apollo : frase rimasta prover
biale e che, derivata da Omero, era
stata ripresa da Lucilio. Orazio chiude
in bellezza con lintervento a suo fa
vore del dio dei poeti.
388 ORAZIO FLACCO
4. - CHE MI CONSIGLI, AVVOCATO ?
( I l , 1*)
Il primo libro dei sermones, reso pubblico nel 35 av. Cr., aveva
suscitato in Roma pareri molto discordi : c'era chi lo biasimava perch
troppo violento e pieno di acredine e chi invece lo trovava troppo dimesso,
privo di spirito e di nerbo. Orazio, mentre saccinge a pubblicare
il secondo libro delle Satire nel 30 av. Cr., si difende con acuto senso
di humour e signorile distacco, da pari suo. Immagina di consultare
un avvocato, linsigne giurista C. Trebazio Testa, e chiede a lui come
si debba comportare di fronte alle contrastanti opinioni del volgo. Il giu
reconsulto gli d un responso semplice e schietto: staitene quieto! ; ma
il poeta se non scrive muore. Allora gli consiglia di cantare le lodi
di Augusto in pace e in guerra; e alla protesta di Orazio che si dichiara
impari all' impresa e si sente spinto, sull esempio di Lucilio, a sferzare
gli indegni, gli predice vita breve e, magari, il risentimento sdegnoso dei
potenti amici. Perch, dice il Poeta, dovrebbe capitare a me quello che
non capit a Lucilio con i suoi illustri protettori, che anzi gli diedero
tante dimostrazioni di stima e di affetto? Ognuno si difende come pu;
la natura stessa che a ci ci spinge: io adopero larma del verso
e solo se sar provocato. Bada, per, insiste Trebazio, che ci sono leggi
che puniscono quelli che scrivono versi cattivi . Ma se io li scrivo
buoni e tali li trova Augusto ? Allora, conclude lavvocato, tutto finir
in una risata e vi sar non luogo a procedere.
La satira, in forma dialogica come tutte quelle del secondo libro, una
delle pi fini e spiritose che Orazio abbia composto ; forse, anzi, lultima
in ordine di tempo e la pi perfetta (lappellativo di invictus dato ad Ottaviano
nel verso 11; laccenno ai Parti del v. 15 e lespressione indice Caesare del
v. 84, ci riportano con molta probabilit allanno 30 av. Cr.) ; sicch, mentre
costituisce la presentazione del secondo libro, segna allo stesso tempo il con
gedo di Orazio dalla poesia satirica. Ma un addio blando, sorridente (non
ostante alcune feroci espressioni), che prelude al mondo intimo e un po
malinconico delle Odi.
LE SATIRE 389
' Sunt quibus in satira videar nimis acer et ultra
legem tendere opus ; sine nervis altera quidquid
composui pars esse putat similisque meorum
mille die versus deduci posse. Trebati,
quid faciam praescribe ' Quiescas ' Ne faciam, inquis, 5
omnino versus ? ' ' Aio ' Peream male, si non
optimum erat ; verum nequeo dormire ' ' Ter uncti
transnanto Tiberim, somno quibus est opus alto,
1-9. quibus... videar = cui sem
bra che nella satira io sia troppo
mordace (acer) ; la prima volta
che Orazio adopera la parola satira
a designare le sue prime composizioni
(che altrove definir pi volentieri
sermones) e la ripeter ancora solo
una volta nella satira 6del 1. II,
al v. 17. ultra legem : qui sin
tende il giusto limite , che si im
pone anche al genere satirico ; ma in
bocca a un avvocato il termine acqui
sta un significato pi vivo e pi pre
ciso e con tale significato si concluder
brillantemente il consulto. - tendere
opus = che io spinga il mio la
voro . altera : va con pars.
sine nervis : la forma un po disa
dorna e familiare dellesametro, spesso
rotto e ostacolato nel ritmo, poteva ap
parire come indice di trascuratezza
a un lettore disattento, tanto da to
gliere interesse e vigore a quanto vi
si dice, pure concettosamente.
meorum : al genitivo per indicare
identit. deduci = se ne possono
filare ; cio buttar gi . mille-
versus = mille versi in un giorno :
ad Orazio, che rimproverava a Lucilio
leccessiva facilit di comporre magari
200 versi in unora, senza lavoro di
lima, senza il pur necessario fren
dellarte , chiss come sar bruciata
tale considerazione degli sprovveduti
critici ! Trebati : C. Trebazio Testa
era un insigne giureconsulto, nato a
Velia, in Lucania, nell89 av. Cr.,
molto amico di Cicerone, che nel 54
Io present a Cesare e gli indirizz
molte lettere familiari, nelle quali ce
lo rappresenta come persona affabile
e arguta, buon nuotatore e altrettanto
buon bevitore ; quale del resto risulta
anche dalla presente satira. Perch
Orazio avr scelto proprio lui ? Non
certo solo per la sua fama di giurista,
di cui rimane traccia imperitura nelle
Pandette ! Forse per il suo luogo
dorigine ? Certo che lamabile dialogo
dei due Lucani (Orazio e Trebazio),
dominato dallautorit altamente bo
naria di Lucilio, nato in Campania, ci
appare come una spiritosa congiura
di meridionali a danno degli arci
gni, ma indifesi Romani. Quiescas
= sta zitto , smetti ; cong. esor
tativo. Ne faciam = che io non
faccia . Aio = proprio cosi .
Peream male = chio muoia di
mala morte . erat = sarebbe
(riferito al presente, mentre luso pi
comune offre limperfetto per il falso
condizionale del passato). verum =
ma . Ter... transnanto (impe
rativo futuro, proprio delle leggi) =
attraversino per tre volte (ter nu
mero magico sia nella medicina, che
nella retorica e nella matematica) a
nuoto il Tevere, dopo essersi ben
spalmati dolio (uncti) . alto =
390 >. ORAZIO FLACCO
inriguumque mero sub noctem corpus habento.
Aut si tantus amor scribendi te rapit, aude 10
Caesaris invicti res dicere, multa laborum
praemia laturus ' Cupidum, pater optime, vires
deficiunt : neque enim quivis horrentia pilis
agmina nec fracta pereuntis cuspide Gallos
aut labentis equo describit vulnera Parthi 15
' Attamen et iustum poteras et scribere fortem,
Scipiadam ut sapiens Lucilius ' Haud mihi dero,
cum res ipsa feret ; nisi dextro tempore, Flacci
verba per attentam non ibunt Caesaris aurem,
profondo . mero = vino pu
ro . sub noctem = verso sera .
10-19. 'aude = abbi il coraggio .
Caesaris invicti : Ottaviano, che
non poteva esser detto cos se non
dopo la battaglia di Azio (31 av. Cr.)
e la conseguente campagna dEgitto.
res = le imprese . laturus -
e ne riporterai ; senza il valore
finale, che ha di solito il participio
futuro. Cupidum : intendi me, co
struzione regolare di deficio. pater :
s gi detto che Trebazio aveva 25
anni pi del Poeta ; ma non solo
il motivo dellet quello che lo in
duce a tale affettuoso appellativo.
neque... describit = non da tutti
poter cantare . horrentia... agmi
na = le schiere irte di giavellotti ,
intendendo armi , in genere, come
aste e lance. fracta... cuspide =
che muoiono per la punta dellasta
che si spezza nella ferita . Gallos :
da poco domati (50 av. Cr.), avevano
dato molto filo da torcere ai Romani.
Parthi : erano i pi fieri e indomiti
nemici di Roma ; battuti di Ventidio
Basso, erano sempre in fermento.
iustum... fortem (sott. Caesarem) =
la giustizia e lenergia di Cesare
Augusto ; letter. celebrarlo come giu
sto e forte . poteras = potre
sti . Scipiadam (patronimico elle
nizzato, perch il latino S c i p i t i , co
stituendo un eretico , non poteva
entrare nellesametro) : era Scipione
Emiliano, adottato dal figlio del grande
Africano. Nato nel 185 av. Cr., mor
nel 129 ed ebbe intorno a s una vera
e propria corte, in cui primeggiavano
appunto Lelio, Lucilio e Polibio, il
grande storico greco. Lucilius : nato
a Suessa Aurunca e vissuto fra il 180
e il 100 av. Cr., fu il pi importante
scrittore di Satire (30 libri, andati
perduti) prima di Orazio, che lo accusa
di facilonera, ma ne apprezza lintel
ligenza, lonest e la franchezza a tutta
prova. Haud... dero (= deero)
non verr meno a me stesso , non
trascurer nulla . res ipsa = le
circostanze . dextro = opportu
no . Flacci : il cognome di
Orazio, oscuro e di origine servile,
che il Poeta oppone intenzionalemente
al grande nome di Cesare, per amore
di contrasto, come a dire di un
Fiacco qualunque . attentam =
sollecita , pronta alla critica ;
oppure, come altri vuole, intenta
sempre a grandi cose.
LE SATIRE 391
cui male si palpere, recalcitrat undique tutus. 20
' Quanto rectius hoc, quam tristi laedere versu
Pantolabum scurram Nomentanumque nepotem,
cum sibi quisque timet, quamquam est intactus, et odit
' Quid faciam ? Saltat Milonius, ut semel icto
accessit fervor capiti numerusque lucernis ; 25
Castor gaudet equis, ovo prognatus eodem
pugnis ; quot capitum vivunt, totidem studiorum
milia : me pedibus delectat claudere verba
Lucili ritu, nostrum melioris utroque.
Ille velut fidis arcana sodalibus olim 30
credebat libris, neque si male cesserat usquam
20-29. cui... palpre (= palperis,
cong. della possibilit) = se lo acca
rezzi in mal punto . undique
tutus = mettendosi sulla difensiva
da ogni parte : con tono molto con
fidenziale paragona Ottaviano a un
focoso destriero, che, se lo si acca
rezza contro pelo, sferra calci da ogni
parte. hoc : sott. est. tristi =
maligno. Pantolabum, ecc. : il
verso 11 della satira I, 8a. Pantolabo
(= prendi tutto , dal greco) era il
soprannome dun famoso parassita,
Mallio Verna, perch non rifiutava
mai nulla. scurram = scrocco
ne . Nomentanum : Cassio No
mentano fu uno scialacquatore (nepo
tem), che sperper la sua sostanza
per soddisfare la gola e i suoi pia
ceri. cum (esplicativo)... timet =
poich ognuno teme per s .
Saltat = si mette a danzare .
Milonius : personaggio sconosciuto,
che, quando alzava troppo il gomito,
soleva darsi a danze scomposte e i
Romani consideravano sconveniente la
danza. ut semel (= semel ut, ite
rativo) = tutte le volte che .
icto = colpito dal vino . ac
cessit : riferito a fervor (= il calore
del vino ) significa monta alla
testa ; riferito invece a numerus vuol
dire si accresce (perfetto di con
suetudine) ; traduci = quando i fumi
del vino gli salgono alla testa anneb
biata e cresce il numero delle lucerne ;
cio, ci vede doppio . ovo...
eodem = suo fratello gemello ; os
sia Polluce. pugnis (abl. di pu
gnus) : sott. gaudet = ha la passione
per il pugilato : Castore e Polluce,
nati da Giove e da Leda, pure essendo
gemelli, avevano tendenze molto di
verse. quot capitum, ecc.: ordina
e completa : quot milia capitum vivunt,
totidem milia sunt studiorum (= in
clinazioni , passioni). pedibus...
claudere verba = chiudere le parole
entro i ritmi dun verso . ritu =
alla maniera , secondo lesem
pio . melioris : superiore, in ge
nerale, ad Orazio e a Trebazio.
30-39. Ordina : l l e o l i m ( ai suoi
tempi ) c r e d e b a t a r c a n a (= confi
dava i suoi segreti ) l i b r i s v e l u t f i d i s
s o d a l i b u s . neque... usquam alio
(entrambi avverbi di moto a luogo) =
non ricorrendo ad alcun altro rifu
gio . si male cesserat (sott. q u i d
a l i q u i d ) se gli andavano male le
392 Q,. ORAZIO FLACCO
decurrens alio, neque si bene : quo fit ut omnis
votiva pateat veluti descripta tabella
vita senis. Sequor hunc, Lucanus an Apulus anceps
(nam Venusinus arat finem sub utrumque colonus, 35
missus ad hoc, pulsis, vetus est ut fama, Sabellis,
quo ne per vacuum Romano incurreret hostis,
sive quod Apula gens seu quod Lucania bellum
incuferet violenta) : sed hic stilus haud petet ultro
quemquam animantem et me veluti custodiet ensis 40
vagina tectus : quem cur destringere coner
tutus ab infestis latronibus ? O pater et rex
Iuppiter, ut pereat positum robigine telum,
nec quisquam noceat cupido mihi pacis ! At ille
qui me commorit (melius non tangere, clamo), 45
flebit et insignis tota cantabitur urbe.
cose . si bene : sott. cesserat (piuc
cheperfetto di consuetudine). omnis
votiva, ecc. : ordina : omnis vita se
nis (= del vecchio Lqcilio ) pateat
( = appaia ) velat descripta votiva
tabella (= in un quadro votivo):
questi erano quadretti, spesso rozzi
e ingenui, che si appendevano come
ex voto alle pareti del tempio e in
cui erano raffigurati i particolari, cui
si riferiva la grazia ricevuta. an
ceps : forse impersonale (Porfirione
lo intendeva come incertum est) oppure
predicato maschile riferito a ego,
soggetto sottinteso di sequor : ira-
duci : non so bene : Orazio non
sa se ritenersi lucano o pugliese, dato
che il Vulture, alle cui falde Venosa,
proprio sul confine delle due re
gioni. finem... utrumque (= sub
Jinem utriusque regionis) = ara i suoi
campi sul confine delluna e dellaltra
regione . ad hoc : Venosa fu fon
data nel 292 av. Cr. dai Romani, che
avevano di l scacciato gli Irpini
(i Sabelli, di cui si parla), popola
zione fiera e ribelle di razza sanni-
tica. missus = deductus, termine
tecnico per le colonie. quo ne
affinch non ; il quo pleonastico.
per vacuum = attraverso un pae
se vuoto di abitanti . Romano
(sing. collettivo) incurreret = facesse
incursione contro i Romani . sive
quod (= aliquod), va con bellum.
sed... stilus = questo mio stilo :
stilus era lasticciola con cui si scri
veva sulle tavolette cerate ; ma anche
il pugnale pronto alloffesa e alla di
fesa. haud... ultro = non assa
lir per primo , senzessere pro
vocato .
40-49. animantem = anima vi
va , essere vivente . destrin
gere = sguainare . cur... coner
= perch dovrei tentare . tu
tus = se sono al sicuro dallassalto
dei malandrini . ut = utinam.
robigine = per la ruggine . nec...
noceat = e nessuno mi stuzzichi,
ch io desidero la pace . com
morit ( = commoverit, fut. anter.) =
mi provocher . flebit (= do-
l e b i t ) = avr da piangere . in-
LE SATIRE 393
Cervius iratus leges minitatur et urnam,
Canidia Albuci, quibus est inimica, venenum,
grande malum Turius, siquid se iudice certes.
Ut quo quisque v.alet suspectos terreat utque 50
imperet hoc natura potens, sic collige mecum.
Dente lupus, cornu taurus petit : unde, nisi intus
monstratum ? Scaevae vivacem crede nepoti
matrem : nil faciet sceleris pia dextera : mirum,
ut neque calce lupus quemquam neque dente petit bos ; 55
sed mala tollet anum vitiato meile cicuta.
Ne longum faciam : seu me tranquilla senectus
expectat seu Mors atris circumvolat alis,
dives, inops, Romae, seu fors ita iusscrit, exsul,
quisquis erit vitae scribam color '. ' O puer, ut sis 60
signis = segnato a dito, sar dileg
giato (c a n t a b i t u r ) . Cervius : pare
fosse una spia, che avrebbe accusato,
falsamente, di omicidio G. Domizio
Calvino, console nel 53 av. Cr.
iratus = quando sinfuria . ur
nam = la sentenza dei giudici .
Canidia : la strega malefica, sden
tata evocatrice dei morti, di cui si
parla a lungo nella satira 8a del I libro.
Albuci... venenum = il veleno
che serv ad Albucio : un illustre
ignoto che avrebbe avvelenato chi
dice la madre, chi la moglie. qui
bus = illi quibus. Turius : forse
un giudice o un pretore, che si valeva
della magistratura per fare le proprie
vendette. Lenumerazione serve ad
Orazio per dimostrare che ognuno,
bene o male, si difende come pu,
con i mezzi che sono a sua disposi
zione, e perch non il poeta ?
siquid... certes = se hai un pro
cesso, di cui egli giudice .
50-59. Ut... utque (introducono due
interrogative indirette, dipendenti da
collige mecum) = convieni con me
che ciascuno cerca di atterrire coloro
che sospetta suoi nemici con le armi
che possiede (quo... valet) ed la
forza della natura (natura potens) che
cosi comanda . dente (sing. col
lettivo) = con le zanne . petit =
assale . unde, nisi, ecc. = don
de hanno imparato questo, se non
dallistinto interiore (intus) ? . Scae
vae : non si sa chi sia ; certo uno
che, preso da sfrenata brama di eredit,
aveva avvelenato sua madre. viva
cem = che si ostina a vivere .
nepoti = allo scialacquatore .
nil... sceleris = non si macchier
dun delitto . pia dextera : con
feroce sarcasmo chiamata pia la
mano del matricida, perch non gli
bastato lanimo di compiere il suo
esecrabile gesto con la forza ed ri
corso invece allarma del veleno ; sic
ch cattiva . la cicuta, non lui !
sed... cicuta = ma la trista cicuta
toglier di mezzo la vecchia avvele
nandole il miele . seu... alis =
sia che la Morte mi voli intorno
con le nere sue ali . seu fors
(= vel, si fors)... iusserit = se cos
vorr il destino .
60-69. quisquis... color = qualun
que abbia ad essere la condizione della
394
q. ORAZIO FLACCO
vitalis metuo et maiorum nequis amicus
frigore te feriat ' Quid P cum est Lucilius ausus
primus in hunc operis componere carmina morem,
detrahere et pellem, nitidus qua quisque per ora
cederet, introrsum turpis, num Laelius aut qui 65
duxit ab oppressa meritum Carthagine nomen
ingenio offensi aut laeso doluere Metello
famosisque Lupo cooperto versibus ? Atqui
primores populi arripuit populumque tributim,
scilicet uni aequus virtuti atque
mia vita, continuer a scrivere : vitae
color pare tragga origine dalla consue
tudine dei Traci, i quali (lo riferisce
P l i n i o i l V e c c h i o , VII, 131) segnava
no con pietre bianche i giorni felici e
con pietre nere quelli infelici ; donde
anche il romano dies albo signanda la-
pillo. puer : replica affettuosa, ma
un po burlesca, al pater del v. 12 ; Ora-
zio era sui 35 anni ! vitalis = di
lunga vita . ut... metuo = temo
che tu non sia... e che (ne) . maio-
rum... amicus = ne quis (= aliquis)
ex maioribus (= potenti ) amicis.
frigore = con la sua freddezza ;
ossia : ti tolga il calore della sua
amicizia . cum = dal momento
che . in hunc... morem = in
questo genere letterario . detra
here... pellem = e strappare la ma
schera . nitidus = tutto bello .
per ora (sott. civium) cederet (= in
cederet) = camminava a testa alta
dinnanzi agli occhi dei cittadini .
introrsum turpis = marcio di den
tro . Laelius : G. Lelio, detto
sapiens, per la sua tendenza stoica,
fu console nel 140 av. Cr. Legato al
lAfricano Minore da unamicizia di
venuta proverbiale, protagonista del
dialogo ciceroniano De amicitia. qui
duxit... nomen = colui che trasse
il soprannome dalla distruzione di Car
tagine ; lEmiliano che, avendo di-
eius amicis. 70
strutto Cartagine nel 146 av. Cr., si
acquist per meriti propri quellappel
lativo di Africano, che gi per legge
gli spettava, essendo stato adottato
dal figlio del vincitore di Annibaie.
ingenio = per quellindole mordace.
offensi sott. sunt. laeso (da
laedo, laesi, laesum, laedere)... Metello
= si dolsero per gli attacchi contro
Metello : Q_. Cecilio Metello Mace
donico, console nel 143 av. Cr., era
avversario politico dellAfricano Mi
nore; ma la loro inimicizia fu sempre
contenuta nei limiti della pi serena
obiettivit, come sappiamo da C i ce
r o n e (De Off., I, 87). famosis =
ingiuriosi . Lupo : L. Cornelio
Lentulo Lupo fu console nel 156 e cen
sore nel 147 av. Cr.; contro di lui
Lucilio scrisse una violenta satira per
sonale, la prima, di cui ci restano
vari frammenti. cooperto = sep
pellito . arripuit = sferr , cri
tic . tributim = trib per tri
b : tutte le classi di Roma, senza
alcuna distinzione fra patrizi e plebei.
70-79. scilicet = naturalmente ,
(da scire licet). aequus = rispet
toso verso la virt (virtuti) : ci
giunta di Lucilio, attraverso il cri
stiano Lattanzio (Div. inst., VI, 5-2)
una magnifica definizione ed esalta
zione della virt, che riassume in s
tutta la predicazione stoico-cinica ; ma
LE SATIRE 395
Quin ubi se a volgo et scaena in secreta remorant
virtus Scipiadae et mitis sapientia Laeli,
nugari cum illo et discincti ludere, donec
decoqueretur holus, soliti. Quidquid sum ego, quamvis
infra Lucili censum ingeniumque, tamen me 75
cum magnis vixisse invita fatebitur usque
invidia, et fragili quaerens inlidere dentem
offendet solido, nisi quid tu, docte Trebati,
dissentis ' Equidem nihil hinc diffindere possum ;
sed tamen ut monitus caveas, ne forte negoti 80
incutiat tibi quid sanctarum inscitia legum :
si mala condiderit in quem quis carmina, ius est
iudiciumque ' Esto, siquis mala ; sed bona siquis
che non si sa a quale libro delle satire
appartenesse. a volgo et scaena
(= a scaena volgi) = dalla scena della
vita pubblica . remorant (= remo
verant,, iterativo) = si ritiravano in
un luogo appartato (secreta) .
virtus... sapientia = il valoroso Sci
pione e il saggio e mite Lelio : co
strutto perifrastico caro ad Omero
(mitis genitivo). nugari = scher
zare . discincti = in mani
che di camicia , diremmo noi : un
antico commentatore riferisce che Lelio
sorprese Lucilio, nel triclinio, mentre
inseguiva Scipione a colpi di tova
gliolo intorno ai divani, che erano ai
lati della sala. donec = in attesa
che fossero ben cotti gli erbaggi (de
coqueretur holus) ; cio che fosse pron
ta la cena frugale, di verdura.
infra... censum : Lucilio era cavaliere
romano (possedeva quindi almeno
400.000 sesterzi) e personaggio molto
autorevole ; Orazio si sentiva al di
sotto {infra) di lui nelluna cosa e nel
laltra. invita... invidia = gli in
vidiosi, pur contro voglia, riconosce
ranno in ogni caso {usque) che io sono
vissuto in familiarit con uomini di
grande levatura {magnis) . fra
gili... solido = e credendo di affon
dare il dente nel tenero, incontreranno
{invidia = invidi) del duro . nisi...
dissentis a meno che tu non
abbia qualche cosa da obiettare .
Equidem = a dire il vero .
hinc... diffindere = da questo tuo
ragionamento staccare qualche cosa :
ossia, qualche cosa da obiettare .
80-87. ut... caveas ne = affinch
tu sia avvertito e stia in guardia che .
- ne_ legum = lignoranza delle
leggi sancite non ti procuri {iniciat)
qualche brutto tiro {negoti, gen. parti-
tivo ; quid = aliquid) . si... mala =
se uno comporr versi cattivi con
tro qualcuno { q u e m , quis = aliquem,
aliquis) : effettivamente gi le leggi
delle XI I tavole (450 av. Cr.) colpi
vano di morte quelli che componevano
versi che portassero infamia ad altri,
si intendesse realmente carmi diffa
matori o non piuttosto mali sorti
legi , che gettavano il malocchio.
ius est> ecc. = c la legge e il tri
bunale ; per punirlo. siquis mala :
sott. condiderit {condo nel senso di
compongo ) : Orazio finge di avere
inteso in tuttaltro modo ; nel senso
che debba essere punito chi compone
396 Q,. ORAZIO FLACCO
iudice condiderit laudatus Caesare ? siquis
opprobriis dignum latraverit, integer ipse ? ' 85
' Solventur risu tabulae, tu missus abibis
versi cattivi , cio brutti ,. arti
sticamente parlando. Ma questa non
era certo il caso suo, che li faceva
buoni , e come ! iudice... Cae
sare : nel duplice senso di giudice
letterario e di giudice civile , dato
che nel 30 av. Cr. Cesare Ottaviano
aveva avocato a s il diritto di diri
mere tutte le cause giudiziarie, diven
tando cosi iudex unus. opprobriis
dignum = degno di essere sferzato .
integer = senza macchia .
Solventur... tabulae = si sbelliche
ranno dalle risa le tavole della leg
ge : tabulae, per, secondo Porfirio-
ne, sarebbero i seggi dei giudici
che si sconnetteranno per il gran ri
dere ; secondo altri tabulae indiche
rebbe laccusa formulata contro Ora-
zio ; addirittura il... corpo del reato,
cio le satire stesse di Orazio ; al
tri ancora lo interpreta come geniti
vo, ecc. Daltra parte, la chiusa, cos
inaspettata e vivace, si presta ad
ogni pi arguta supposizione. mis
sus = prosciolto .
LE SATIRE 397
4. - LA GIOIA PIO GRANDE
(II, 6)
per Orazio, memore della sua Venosa adagiata alle pendici del
Vulture, quella di abbandonare la vita agitata di Roma e rifugiarsi nella
sua villa di Sabina, alle falde del monte Lucretile, rallegrata dalle fresche
onde della Digentia e dal garrulo chioccolio duna. fonte dacqua viva,
nei pressi di Mandela. Gliel'aveva donata nel 33 av. Cr. Mecenate
e, a detta di Svetonio, nessun dono poteva essere accolto con pi entu
siasmo di quello del poeta, il quale nel dolce ritiro amava trascorrere
la maggior parte del suo tempo, senza preoccuparsi delle rimostranze del
munifico donatore, che lavrebbe voluto sempre con s. Da quel bel giorno
sono trascorsi circa tre anni; ma il tempo non fa che accrescere lamore
di Orazio per la sua villa e la gratitudine verso lamico, ed ecco la pre
sente satira, in cui, pi che un ringraziamento a Mecenate, i la gioia
di comunicare a lui la propria gioia, di fargli toccare con mano quanto
apprezzi il favore che gli ha fatto, dandogli modo di abbandonare
la vita cittadina e di vivere cosi a contatto con la vita semplice e serena
dei campi. Gli descrive, quindi, una delle sue giornate cittadine, piene
di assillo e di seccature, e, di contro, la pace e la libert che gode
in Sabina. Non ci sono a Mandela le comodit che si possono avere
in Roma? Ma c molto, molto di pi; e lo dimostra la favola del topo
di campagna che si lascia indurre dal topo cittadino a tentare la grande
avventura; ma mal gliene incolse!
Questa satira, la pi bella di tutte e una delle composizioni pi belle del*
lintera letteratura nostra, fu scritta nel 30 av. Cr., come lascia intendere lac
cenno (vv. 55-56) alla distribuzione dei campi ai reduci dalla battaglia di Azio,
distribuzione avvenuta nellinverno dellanno 31-30.
Non dialogata, come le altre del libro I I ; ma si svolge con grande abi
lit e con una tale lepidezza e perfezione, che prelude al mondo cos intimo
delle Epistole. La favola poi dei due topolini un gioiello di arte narrativa
e di raffigurazione psicologica, a cui si ispirarono tutti i favolisti che seguirono,
da La Fontaine al Gozzi, da Trilussa a Pancrazi, che limitarono certo, ma non
luguagliarono mai.
398 Q, ORAZIO FLACCO
Hoc erat in votis : modus agri non ita magnus,
hortus ubi et tecto vicinus iugis aquae fons
et paulum silvae super his foret. Auctius atque
di melius fecere. Bene est. Nil amplius oro,
Maia nate, nisi ut propria haec mihi munera faxis. 5
Si neque maiorem feci ratione mala rem
nec sum facturus vitio culpave minorem ;
si veneror stultus nihil horum ' o si angulus ille
proximus accedat, qui nunc denormat agellum !
O si urnam argenti fors quae mihi monstret, ut illi 10
thesauro invento qui mercennarius agrum
illum ipsum mercatus aravit, dives amico
Hercule ! ' si, quod adest, gratum iuvat, hac prece te oro :
' Pingue pecus domino facias et cetera praeter
ingenium, utque sles custos mihi maximus adsis '. 15
1-9. in votis = nei miei deside
ri . modus = misura , esten
sione . non... magnus = non
tanto grande . hortus ubi = ubi
hortus (iperbato). tecto... fons =
una polla dacqua sorgiva vicino
alla casa (fons, in Orazio, consi
derato maschile). silvae = un po
di bosco . super his (sott. rebus) =
oltre a ci , come fosse praeter
haec (c per chi pensa a una specie
di locativo : sopra queste , cio
a monte della casa, del giardino
e della fonte ). Auctius (cfr.
augeo) = di pi . di : quali di ?
Mecenate e Ottaviano ? Meglio lin
determinato poetico. Maia nate =
o figlio di Maia : Mercurio pro
tettore dei sbiti guadagni e dei com
mercianti ; ma anche dei poeti, come
interpreti della molteplice attivit uma
na. ut... faxis (arcaico per feceris,
proprio delle preghiere, in questo caso
coti valore di presente) = che tu mi
renda stabili (propria) questi doni .
Si (= siquidem) = se vero che .
ratione mala = con male arti .
rem = la mia sostanza . nec...
facturus = n ho intenzione di far
la . vitio culpave = per colpa
o trascuratezza . si... horum =
se non sono cos stolto da fare qual
cuna di queste preghiere . o si =
utinam . accedat = mi si aggiun
gesse . denormat = rende disu
guale : sulle spesso inconsulte pre
ghiere che si rivolgevano agli di,
si diffonder, pi tardi, A. P ersi o
F l ac c o (S a t . , 2).
10-19. O si... fors quae (= si aliqua
fors) = se un caso fortunato .
u t illi, ecc. = come a quel tale che,
lavorando a mercede (mercennarius),
avendo scoperto un tesoro, dopo aver
comperato (mercatus) quel campo stesso
lo ar, diventando ricco, con il fa
vore di Ercole : Ercole era consi
derato custode dei tesori e identificato
con il dio italico Incubone, che la
fantasia popolare immaginava vegliante
accosciato sui tesori nascosti sotto
terra (cfr. anche Petronio, 38).
gratum (neutro) iuvat = mi rende
soddisfatto ; ma c chi Io intende
come maschile, riferito a un sottin
teso me (= fa piacere a me, ricono
scente ). te oro : si rivolge a Mer
curio. pingue : gioca sul doppio
senso dellaggettivo, che, riferito a cose,
vuol dire grasso , prospero , men-
LE SATIRE 399
Ergo ubi me in montis et m arcem ex urbe removi,
quid prius inlustrem satiris Musaque pedestri ?
Nec mala me ambitio perdit nec plumbeus Auster
autumnusque gravis, Libitinae quaestus acerbae.
Matutine pater, seu lane libentius audis, 20
unde homines operum primos vitaeque labores
instituunt (sic dis placitum), tu carminis esto
principium. Romae sponsorem me rapis : ' Heia,
ne prior officio quisquam respondeat, urge '.
Sive Aquilo radit terras seu bruma nivalem 25
interiore diem gyro trahit, ire necesse est.
Postmodo, quod mi obsit clare certumque locuto
tre riferito allingegno vuol dire ot
tuso ; tanto pi che Mercurio as
sommava in s le prerogative di pro
tettore del bestiame e di protettore
delle attivit dello spirito (cfr. Odi,
I, 10a). in arcem = in questa
rocca ; la sua villa di Sabina.
removi = mi sono allontanato .
inlustrem = dovrei io cantare .
satiris... pedestri = con la modesta
Musa delle mie satire (facendo unen
diadi) : laggettivo pedestri indica che
la sua Musa si avvicina alla prosa,
non differisce, cio, molto dai lin
guaggio comune ; appunto per questo
egli chiamer sermones le sue satire.
ambitio : nel senso etimologico di
andare in giro , darsi da fare ,
per non mancare ai doveri che, pi
o meno, incombono su tutti coloro
che vivono in citt, per poter conser
vare il proprio decoro. perdit =
mi porta a rovina . Auster :
il vento di scirocco, che snerva la
persona e la prostra per stanchezza.
gravis = malsano ; lautunno la
stagione delle febbri malariche, spesso
mortali. Libitinae : la dea della
morte e dei funerali ; i necrofori erano
detti libitinari. quaestus = fonte
di guadagno . acerbae = pre
matura .
20-29. M aturi ne pater = o padre
del mattino : il dio che dava inizio
al giorno, come la Mater Matuta, di
vinit italica identificata con laurora.
seu... audis = o Giano, se cosi
preferisci esser chiamato : Giano era
il dio romano che presiedeva allini
zio e alla fine di ogni cosa (giorno,
anno, guerra, ecc.) ; per questo era
raffigurato bifronte. Il suo tempio in
Roma si chiudeva solo quando su
tutti i fronti regnava la pace.
unde = a quo. operum = delle
loro attivit . placitum : sott. est.
Romae = quando sono a Ro
ma : comincia la descrizione di una
giornata qualunque passata in citt.
sponsorem a far malleveria ; per
qualche amico, davanti al pretore.
rapis = trascini a forza . Heia
(= suvvia ), ecc.: sono parole che
Giano sussurra al dormiente, perch
si affretti a fare il suo dovere verso
lamico, prima che ci vada un altro
e gli tolga la possibilit di essergli
utile. Aquilo : il vento del Nord,
la Tramontana. bruma... trahit =
sia che linverno tragga il giorno
pieno di neve in un giro pi breve :
bruma (da brevissuma dies, breuma) il
giorno pi breve dellanno. quod...
obsit = quello che potrebbe nuocer
mi : se lamico non si presentava al
pretore, egli avrebbe perduto la cau
zione. clare... locuto (sott. mihi,
riferito a luctandum) = dopo aver
400 Q,. ORAZIO FLACCO
luctandum in turba et facienda iniuria tardis.
' Quid vis, insane, et quas res agis ? ' improbus urget
iratis precibus : ' tu pulses omne quod obstat, 30
ad Maecenatem memori si mente recurras
Hoc iuvat et melli est, non mentiar. At simul atras
ventumst Esquilias, aliena negotia centum
per caput et circa saliunt latus. ' Ante secundam
Roscius orabat sibi adesses ad Puteal cras 35
' de re communi scribae magna atque nova te
orabant hodie meminisses, Quinte, reverti '.
' Imprimat his cura Maecenas signa tabellis '.
Dixeris : ' experiar ' si vis, potes ', addit et instat.
Septimus octavo propior iam fugerit annus, 40
detto a voce chiara e decisa, devo
farla a pugni con la folla . tardis
= a quelli che vengono dopo e
quindi si assiepano alle sue spalle.
improbus urget = un cattivone mi
investe .
30-39. pulses (potenziale) = rove-
sceresti . Hoc iuvat : s, risponde
Orazio, il pensiero di Mecenate mi fa
un gran piacere ; mi scende come
miele ad addolcire il fiele della vita.
atras... Esquilias = al malinconico
Esquilino : sullEsquilino, Mecenate
aveva fatto costruire la sua fastosa
dimora proprio l dove da secoli era
il sepolcreto della plebe e, nonostante
lopera di dissodamento per il nuovo
edificio, restavano ancora tombe ina
lienabili di famiglia, che rendevano il
luogo non propriamente allegro.
ventumst s sott. ad io sono giun
to (sott. a me). aliena negotia =
brighe degli altri . Ante secun
dam (sott. horam) prima delle ot
to : sappiamo, invece, che Orazio
amava trattenersi a letto fin verso le
dieci (Sat., 6a, 122) ; non era piccolo
quindi il sacrificio che faceva per
lamico. Roscius orabat = Ro
scio ti pregava : sono parole che
Orazio ripete a se stesso, come uneco
di quelle che qualche tempo prima
(di qui limperfetto) ha udito da un
amico qualunque (di questo Roscio
non sappiamo nulla), che sollecitava
la sua presenza presso il pretore.
adesses = che tu lo assistessi .
Puteal : piccolo pozzo che si costruiva
intorno a un luogo ritenuto sacro,
perch colpito dal fulmine. Nel foro
ce nerno due: uno di essi, il Puteal
Libonis, era proprio vicino al tribu
nale del pretore e l si davano appun
tamento gli uomini di affari e di
legge. de re = trattandosi duna
questione , per un ordine del gior
no , diremmo noi. scribae = gli
scrivani ; quando volevano ottenere
migliorie o riconoscimenti, si rivolge
vano a Orazio, memori che egli era
stato scriba quaestorius e conosceva
bene quindi i problemi della catego
ria. reverti = di ritornare : in
dica che il poeta non disdegnava la
compagnia dei colleghi e partecipava
spesso alle loro adunanze. Impri
mat, ecc.; costruisci e completa : cura
(ut) Maecenas imprimat signa (= pon
ga la sua firma , o metta il suo
sigillo ) his tabellis (= a queste
carte : da Plinio il Vecchio sappiamo
che il sigillo di Mecenate era una
rana. dixeris (= si dixeris) se
anche tu gli dici , hai un bel dire
tu . experiar = mi prover .
40-49. Septimus, ecc. = sar ben
LE SATIRE 401
ex quo Maecenas me coepit habere suorum
in numero, dumtaxat ad hoc, quem tollere raeda
vellet iter faciens et cui concredere nugas
hoc genus : ' Hora quota est ? Thraex est Gallina Syro par ?
Matutina parum cautos iam frigora mordent 45
et quae rimosa bene deponuntur in aure.
Per totum hoc tempus subiectior in diem et horam
invidiae noster. Ludos spectaverat una,
luserat in Campo : ' Fortunae filius ! ' omnes.
Frigidus a rostris manat per compita rumor : 50
quicumque obvius est, me consulit : ' o bone (nam te
scire, deos quoniam propius contingis, oportet),
numquid de Dacis audisti ? ' ' Nil equidem '. ' Ut tu
presto passato il settimo anno, pi
vicino allottavo, da quando .
dumtaxat... hoc = unicamente per
questo . quem... vellet (= ut
vellet me) = per aver uno da pren
dere in carrozza (reda) . con
credere = affidare . hoc genus :
forma avverbiale per huius generis.
Thraex... Gallina il trace Galli
na ; certo, soprannome dun famoso
gladiatore, mentre laltro, Syro, pure
gladiatore, deriva dal paese di origine.
rimosa = piena di fessure : na
turalmente, Orazio voleva tranquilliz
zare i suoi grandi amici che egli non
faceva indiscrezioni sulle notizie, di
cui veniva senza dubbio a conoscenza.
Epcolo quindi a protestare che egli
nulla sa, nulla dice, che le sue conver
sazioni con loro riguardano il tempo,
gl scherzi della stagione, lo sport,
argomenti innocenti e di tutto riposo.
Mecenate avr abbozzato un sorriso
sornione ; ma la buona fede del poeta
era certo fuori discussione e la gra
zia, in tanta semplicit e modestia,
troppo accattivante perch non fosse
tentato di credervi. subiectior :
sott. fuit. noster = il nostro
uomo ; espressione molto bonaria
con cui accenna a s stesso. specta
verat : ha valore condizionale. una :
intendi cum Maecenate : li vedevano
spesso, in affettuosa compagnia, assi
stere ai giochi in teatro o al Circo.
l user at = se giocava : in Campo
Marzio Orazio soleva giocare alla
palla (Sat., I, 6a, 126), gioco che pia
ceva molto anche a Mecenate (Sat.,
I, 5a, 48). omnes : sott. dicebant.
50-59. Frigidus... rumor = una
notizia che fa venire i brividi .
a rostris : era la tribuna popolare
nel foro, delimitata da due colonne
rostrate (dette cos perch por
tavano infissi i rostri , o speroni,
delle navi nemiche catturate) che
era vicinissima alla Curia, dove si
radunava il senato. I messi che
giungevano dalle varie parti del
lImpero venivano subito introdotti
nella Curia ; ma quasi sempre si riu
sciva ad avere delle indiscrezioni, che
tosto si diffondevano per tutta la
citt, quando non erano addirittura
i magistrati che uscivano e, dalla
tribuna, davano le notizie pi sensa
zionali. manat... compita = si
diffonde per i crocicchi . obvius
est (sott. mii) = mincontra .
deos : erano gli amici suoi, Otta
viano e Mecenate ; tale scherzosa
adulazione doveva certo farli sorri
dere. propius (compar. di prope)
contingis = pratichi pi da vicino
gli di . de Dacis : i Daci, che
26
402 Q,. ORAZIO FLACCO
semper eris derisor ! ' ' At omnes di exagitent me,
si quicquam ' Quid ? militibus promissa Triquetra 55
praedia Caesar an est Itala tellure daturus ? '
I urantem me scire nihil mirantur, ut unum
scilicet egregii mortalem altique silenti.
Perditur haec inter misero lux non sine votis :
O rus, quando ego te aspiciam quandoque licebit 60
nunc veterum libris nunc somno et inertibus horis
ducere sollicitae iucunda oblivia vitae ?
O quando faba Pythagorae cognata simulque
uncta satis pingui ponentur holuscula lardo ?
abitavano sulla riva sinistra del Da
nubio (lodierna Romania), erano stati
dalla parte di Antonio e nellinverno
del 31-30 av. Cr. era corsa voce che
preparassero una violenta offensiva
contro lItalia, approfittando del disor
dine provocato dalla battaglia di
Azio. Ut (esclamativo) tu... deri
sor = come sarai sempre il solito
burlone!. si quicquam, sott. au
divi. militibus, ecc.; ordina : Cae
sar daturus est ( = intende dare )
praedia promissa militibus ex tellure
Triquetra (=i n Sicilia) an tellure
Itala (=i n I talia)?: ai soldati
che avevano combattuto contro An
tonio erano state promesse delle terre ;
ma nellinverno 31-30 av. Cr. non
si sapeva ancora se tali terre sareb
bero state loro assegnate in Sicilia
o in Italia (la distribuzione poi ebbe
luogo in Italia, con il sequestro delle
campagne appartenenti ai fautori di
Antonio). La Sicilia chiamata tel
lus Triquetra, come troviamo in Lu
crezio (I, 716), per le sue tre punte,
che terminano con i promontori di
Pachino, Peloro e Lilibeo. Iuran
tem (oggetto di mirantur) = quando
io giuro... mi ammirano . unum...
mortalem = come lunico uomo al
mondo . egregii... silenti (no
tare la diversa grafia del genitivo :
libera, secondo la regola, nellagget
tivo ; contratta nel sostantivo) = di
straordinario e profondo silenzio .
Perditur (unico esempio del passivo
di perdo, in luogo del comune pereo)
sinonimo di consumitur. haec
inter = inter haec (iperbato). mi
sero (sott. mihi) dativo di svantag
gio. lux = la giornata .
60-69. veterum libris = con le
opere dei antichi : intende i clas
sici greci, quali Platone, Menandro,
Eupoli, Archiloco (cfr. Sai., I I , 3,
11-12) e Omero (cfr. Epist., I,
2a). ducere... vitae = sorbire
lentamente il dolce oblio della vita
assillante (sollicitae) : splendido verso,
duna bellezza sognante, cui dona
efficacia la posizione delle parole :
i dolci obli sognati sono come
tenuti prigionieri dalle preoccupanti
necessit della vita. Pythagorae
cognata = parente di Pitagora :
Pitagora vietava severamente ai sucri
discepoli di cibarsi, tra laltro, delle
fave. Forse perch, dice Cicerone,
questa carnosa leguminacea provoca
un gonfiore piuttosto nocivo alla tran
quillit della mente ; o forse perch
la teoria della metempsicosi lo por
tava a credere che nelle fave si po
tesse racchiudere lanima di qualche
parente. uncta, ecc.; ordina : ho
luscula (diminutivo di holus - iris =
linsalatina ) satis uncta (= cui basta
come condimento ) pngui lardo (= la
rido). ponentur (= apponentur ) =
LE SATIRE 403
O noctes cenaeque deum, quibus ipse meique 65
ante Larem proprium vescor vernasque procaces
pasco libatis dapibus. Prout cuique libido est,
siccat inaequalis calices conviva solutus
legibus insanis, seu quis capit acria fortis
pocula seu modicis uvescit laetius. Ergo 70
sermo oritur, non de villis domibusve alienis,
nec male necne Lepos saltet ; sed, quod magis ad nos
pertinet et nescire malum est, agitamus, utrumne
divitiis homines an sint virtute beati,
quidve ad amicitias, usus rectumne, trahat nos 75
et quae sit natura boni summumque quid eius.
Cervius haec inter vicinus garrit anilis
ex re fabellas. Siquis nam laudat Arelli
sollicitas ignarus opes, sic incipit : ' Olim
mi verranno imbandite . deum
= deorum. meique = e i miei ami
ci . ante larem : il focolare (su cui
era la piccola edicola con i Lari protet
tori della casa) era in cucina e appunto
in tale luogo confidenziale Orazio
convita i suoi amici (uomini, non
certo raffinati, del vicino contado),
anzich in sala da pranzo. vernas...
procaces = gli schiavi impertinenti;
si chiamavano vernae (molto incerta
letimologia) gli schiavi nati in casa,
i quali acquistavano maggiore dime
stichezza e confidenza che non gli
altri. libatis = appena toccate .
Prout (monosillabo)... est = come
a ciascuno piace . inaequalis
calices = tazze diverse ; in rap
porto alla quantit di acqua con cui
veniva allungato il vino. Di solito,
nei banchetti che si rispettavano era
il simposiarco , che stabiliva la
proporzione (ad es. due misure di
acqua e una di vino) e tutti bevevano
il vino allungato in uguale misura.
Tra amici, invece, e nei simposii
agresti di Orazio, ognuno beveva
il vino come lo preferiva, pi o meno
schietto. solutus... insanis = li
bero da sciocche regole ; delleti
chetta, diremmo noi. c api t = su
mit. fortis = forte bevitore .
acria = coppe generose .
70-79. seu... laetius = sia che
preferisca bagnarsi lugola (uvescit)
con vino pi leggero (modicis) .
Ergo = com naturale . nec
male, ecc.; ordina : nec (utrum) Lepos
saltet male necne : Lepore era un
pantomimo molto caro a Ottaviano,
che doveva il soprannone alla gra
zia dei movimenti (lepos) o alla
straordinaria agilit delle sue mem
bra (lepus = lepre ). agita
mus = trattiamo animatamente .
utrumne = se : lenclitica su
perflua. usus = lutilit . rec
tum = lonest , la virt .
trahat = ci spinga a cercare lami
cizia . summum... eius = qual
il bene sommo . haec inter
(= inter haec) = tra questi conver
sari . anilis... fabellas = favole
da vecchierelle adatte al discorso
(ex r e ) . Arelli : Arellio era un
ricco possidente del luogo, sul quale
si appuntavano linteresse e le chiac
chiere del vicinato. sollicitas =
preoccupanti . ignarus = senza
conoscerlo bene .
404 Q_. ORAZIO FLACCO
rusticus urbanum murem mus paupere fertur 80
accepisse cavo, veterem vetus hospes amicum,
asper et attentus quaesitis, ut tamen artum
solveret hospitiis animum. Quid multa ? neque ille
sepositi ciceris nec longae invidit avenae,
aridum et ore ferens acinum semesaque lardi 85
frusta dedit, cupiens varia fastidia cena
vincere tangentis male singula dente superbo ;
cum pater ipse domus palea porrectus in horna
esset ador loliumque, dapis meliora relinquens.
Tandem urbanus ad hunc ' Quid te iuvat ' inquit, ' amice, 90
praerupti nemoris patientem vivere dorso ?
Vis tu homines urbemque feris praeponere silvis ?
80-89. rusticus, ecc.; ordina : fertur
(= si racconta ) rusticus mus acce
pisse paupere cavo (= nel suo po
vero buco , abi. strumentale, solito
con verbi come accipere, recipere, ecc.)
murem urbanum : comincia cos la deli
ziosa favola che, nel buon senso di
Cervio, doveva dimostrare che non
sono certo le ricchezze quelle che
possono dare la felicit. Non mette
conto di vedere quanto possa aver
suggerito ad Orazio la semplice fa
vola di Esopo : lapologo ricreato
dal poeta nostro con una intensit
e uno spirito di bonaria filosofia
cosi amabile, che ne risulta un capo
lavoro, cui inutilmente si sono riferiti
anche i moderni favolisti (ad es.
il Gozzi). veterem... amicum =-
come un vecchio ospite accoglie
un vecchio amico (notare lelegante
e raffinata disposizione delle parole,
che, al chiasmo felicissimo del verso
precedente, fa seguire una coppia di
aggettivi, che corrispondono chiasti-
camente ai due che aprono il verso
80, e una coppia di sostantivi che
richiamano, pure chiasticamente, mu
rem mus che precedono). asper =
scontroso . attentus quaesitis =
risparmiatore di ci che aveva accu
mulato , parsimonioso . ut ta
men (= ita tamen ut) = ma tutta
via tale da aprire (solveret) .
artum = avaro . hospitiis = ai
doveri di ospitalit . invidit =
risparmi ; costruito, alla greca,
col genitivo, per analogia con i verbi
di abbondanza e privazione. sepo
siti = messo in serbo . ari
dum... acinum = chicchi duva pas
sa . semesa... frusta = pezzetti
di lardo mezzo rosicchiati . varia...
cena = variando le portate . fa
stidia = la schizzinosit .male =
di cattiva voglia .' pater... do
mus = il padrone di casa .
palea... horna (sincopato da horxna,
aggettivo di hora = stagione , donde
stagionale ) = disteso sulla pa
glia. dellanno : paglia dura, quindi,
piena di punte e di asperit, mentre
allaltro aveva riservato il soffice nido,
che il tempo aveva reso chiss quanto
accogliente !. esset (= ederet) =
mangiava . ador = spelta .
dapis (genitivo partitivo di daps,
molto raro al singolare) meliora =
i bocconi migliori (anche il co
strutto del partitivo retto da un ag
gettivo neutro raro in et classica).
90-99. Quid... iuvat = che pia
cere provi . patientem vivere ==
vivere di stenti . dorso (abl.
di luogo senza preposizione) = sul
dorso . homines urbem (en-
LE SATIRE
carpe viam, mihi crede, comes, terrestria quando
mortalis animas vivunt sortita, neque ulla est
aut magno aut parvo leti fuga : quo, bone, circa,
dum licet, in rebus iucundis vive beatus,
vive memor quam sis aevi brevis Haec ubi dicta
agrestem pepulere, domo levis exsilit ; inde
ambo propositum peragunt iter, urbis aventes
moenia nocturni subrepere. Iamque tenebat
nox medium caeli spatium, cum ponit uterque
in locuplete domo vestigia, rubro ubi cocco
tincta super lectos canderet vestis eburnos
multaque de magna superessent fercula cena,
quae procul exstructis inerant hesterna canistris.
Ergo ubi purpurea porrectum in veste locavit
agrestem, veluti succinctus cursitat hospes
405
95
100
105
diadi) = la citt degli uomini , la
vita civile . feris = selvaggi .
comes, va con carpe viam = met
titi in strada in mia compagnia ,
con me . terrestria, ecc.; or
dina : quando (= dal momento che )
terrestria (= tutto ci che sulla
terra ) vivunt sortita (= avendo
avuto in sorte ) animas mortalis
(= destinate a morire), ma
gno... parvo : sono dativi. quo...
circa (tmesi) = perci . aevi bre
vis (genitivo di qualit) = di breve
durata . ubi... pepulere = quan
do... ebbero convinto . domo =
dalla tana . propositum = che
avevano concordato . aventes =
desiderosi .
100-109. no c tum i = di notte (sta
per lavverbio). subreper e : la
chiave parodistica di tre versi di
tono epico (99-101), di irresistibile
effetto comico, nel ricordo di situa
zioni consimili in molti poemi. Dopo
moenia e nocturni, cos solenni, quel
lumile farsi sotto strisciando ci
riporta dimprovviso ai minuscoli eroi
che, con piglio marziale, si accingono
alla faticosa impresa, col favore della
notte. tenebat... spati um = e
ormai la notte occupava il mezzo
del cielo . vestigia : anche qui un
accenno parodistico, di sapore lucre-
ziano, per quelle minuscole zampine,
che non lasciano traccia. rubro...
ebumos = dove, su letti davo
rio, splendeva una coperta (vestis)
tinta di rosso scarlatto (coccum la
cocciniglia e il colore che ne
deriva) : sintendono i letti del tri
clinio, dove si adagiavano i convi
tati per mangiare ; erano molto spesso
(tra i ricchi, sintende) di avorio
intarsiato e ricoperti di tappeti pre
ziosi. multa... fercula = molti
avanzi di vivande (fercula, da feri
cula, cfr. fero : il vassoio su cui si por
tavano i cibi e, quindi, i cibi stessi,
come le nostre portate). supe
ressent = erano rimasti (il con
giuntivo, come il precedente cande
ret, si spiega per il significato conse
cutivo di ubi = tanto ricca che ).
procul = in disparte . ex
structis = pieni , colmi (pro
priamente, ammonticchiati). he
sterna = del giorno prima (cfr. heri) ,
va riferito a fercula. ubi... loca
vit = comebbe sistemato . ve
duti succinctus =3 come avesse la
406 Q,. ORAZIO FLACCO
continuatque dapes, nec non verniliter ipsis
fungitur officiis, praelambens omne quod affert.
Ille cubans gaudet mutata sorte bonisque 110
rebus agit laetum convivam, cum subito ingens
valvarum strepitus lectis excussit utrumque.
Currere per totum pavidi conclave, magisque
exanimes trepidare, simul domus alta Molossis
personuit canibus. Tum rusticus: 'Haud mihi vita 115
est opus hac ' ait et ' valeas : me silva cavusque
tutus ab insidiis tenui solabitur ervo '.
veste tirata su : gli schiavi che servi
vano a tavola, per essere pi spediti
nei movimenti, rialzavano la veste
ai fianchi. continuat = rinnova
le portate (dapes) . nec non = et
(abbastanza frequente, poi, nellet
imperiale). verniliter = proprio
come un servo . praelambens =
leccando prima ; fa le parti del
praegustator, lo schiavo che, nelle
famiglie ricche, assaggiava le vivande
prima di portarle.
110-117. boni sque... c o nv i v am =
fa la parte del convitato soddisfatto
di quelle delizie . cum subi to =
quando dimprovviso . val v a-
rum = di porte . Currere... con
clave = eccoli correre qua e l
impauriti per la stanza (infinito de
scrittivo, come il seguente). exa
nimes = mezzo morti , di paura.
simul... personuit = nello stesso
tempo la grande sala risuon dei
latrati dei cani molossi : erano grossi
cani di Epiro, molto apprezzati come
cani da guardia. Haud, ecc.; or
dina : mihi haud opus est hac vita.
valeas = addio ! . silva cavus
que = la mia tana nel bosco .
tenui... ervo = mi consoler della
mia povera veccia (ablativo sfrumen
tale, con valore concessivo).
LE EPISTOLE O
Di lettere, in squisiti esametri, rivolte a determinate persone,
n in Grecia n in Roma sera avuto esempio, se si eccettua una
composizione di Lucilio e qualche satira di Orazio stesso, che a tale
genere si possono avvicinare. Sicch le Epistole rappresentano
una novit assoluta come genere letterario e per di pi rivelano
una perfezione tale di stile, di misura, di tecnica compositiva, che
rimasero modello insuperato e insuperabile. Ma, quello che pi
conta, esse ci offrono, affinata al massimo grado, l essenza del
l umanit oraziana, lopera per cui, forse, il Medio Evo lo am
e lo apprezz di pi.
Il Poeta, raggiunta piena maturit di pensiero e di sentimento,
indugia a considerare la strana inerzia assillante che tormenta
gli uomini e, convinto di poter aiutare il prossimo a vivere bene ,
lascia gli ameni inganni dellestro lirico, per rivolgersi tutto
alla considerazione e allo studio della vera sapienza, distribuendo
a piene mani ai suoi amici gli insegnamenti, che da si alta consi
derazione piovono abbondanti.
Tale il significato delle Epistole : richiamare lattenzione
dei lettori sugli aspetti positivi dellesistenza, mettendo in risalto
la stolta vacuit di quelli negativi ; e ognuna di esse ricca di quella
humanitas che sgretola le piccole cose, svela i poveri misteri del
nostro mondo, addita alluomo il suo alto destino.
Talvolta Orazio ci parla di se stesso (7a, 8a, 20a) della sua
tristezza, facendoci sentire che anchegli uomo ; sicch le sue
parole sono tanto pi preziose, in quanto non ci vengono da un
altro mondo, ma sono l espressione pura e intensa duna vita che
come la nostra ; solo che considerata da un punto di vista
(i) Questo titolo, che troviamo nei manoscritti, secondo Porfirione sarebbe
stato attribuito da Orazio stesso ; mentre, da quanto s detto per le Satire,
non ci risulta che Orazio labbia adoperato, comprendendo egli chiaramente
il tutto con sermones.
408 Q. ORAZIO FLACCO
pi alto, senza con questo perder di mira la verit sostanziale
delle cose.
Il tutto in un sommesso tono affettuoso e garbato, con una
voce amica e suadente, che i termini astrali e astratti virt ,
felicit fa risonare a noi familiari e vicini.
1. - TRA LA SPERANZA E LAFFANNO . ..
(I, 4 : ad Albio Tibullo)
Lamico Tibullo triste : s ritirato nella sua villa e non d pi
notizie agli amici. Che far ? Orazio, dopo avere argutamente scherzato
sulla possibile attivit poetica e di pensiero del poeta amico, gli ricorda
i doni che madre natura gli ha dato in abbondanza ; infine gli consiglia
di godere lattimo fuggente, secondo i precetti di Epicuro; egli stesso,
Orazio, attenendosi a quegli insegnamenti, ha ottenuto benessere e serenit.
Sul tempo di composizione, non tutti i commentatori la pensano allo stesso
modo. Alcuni, basandosi sul primo verso, vorrebbero portare lepistola in pros
simit del 30 av. Cr., anno in cui fu pubblicato il I I libro delle Satire (Ser
mones) ; ma largomento non probante e i pi ritengono che essa sia piut
tosto vicina allanno di pubblicazione delle Epistole (20 av. Cr.), un anno
appena prima della morte di Tibullo.
Albi, nostrorum sermonum candide iudex,
quid nunc te dicam facere in regione Pedana ?
scribere quod Cassi Parmensis opuscula vincat.
1-9. Albi: Albio Tibullo (50-
19 av. Cr.), il delizioso poeta di Delia,
uno dei pi grandi elegiaci romani,
indubbiamente il pi spontaneo e
delicato. Il suo primo libro di elegie,
dedicato appunto a Delia, fu com
posto fra il 30 e il 25 av. Cr. can
dide = schietto . sermonum :
con tale vocabolo Orazio intende
tanto le Satire, quanto le Epistole; qui
per si deve intendere la prima opera,
composta fra il 40 e il 30 av. Cr.
iudex : termine usato di solito
nella critica letteraria. Si deve pen
sare che il mite Tibullo avesse espresso
un giudizio favorevole (e non poteva
essere altrimenti) sulle Satire che,
quando comparvero, non ebbero una
nimit di consensi. Orazio lo ricorda
ora con visibile compiacimento, quasi
volesse ricambiare con la sua solleci
tudine la gentilezza dellamico.
quid... facere = che debbo dire che
tu stai facendo ora (dicam cong.
dubitativo). in regione Pedana =
in quel di Pedo : da questa antica
cittadina si chiamava Pedana tutta
la regione fra Tivoli, Tusculo e Pre-
neste ; ivi era Gabii, forse patria di
Tibullo. Cassi Parmensis : Cassio
LE EPISTOLE
409
an tacitum silvas inter reptare salubris,
curantem quidquid dignum sapiente bonoque est ? 5
Non tu corpus eras sine pectore. Di tibi formam,
di tibi divitias dederunt artemque fruendi.
Quid voveat dulci nutricula maius alumno ?
' Qui sapere et fari possit quae sentiat ' et ' cui
gratia, fama, valetudo contingat abunde 10
et mundus victus non deficiente crumina
Inter spem curamque, timores inter et iras
omnem crede diem tibi diluxisse supremum :
di Parma fu uno degli uccisori di
Cesare, combattente a Filippi (e quindi
commilitone di Orazio) nelle file repub
blicane e, come tale, avversario, ad
Azio, di Ottaviano, che in seguito
lo fece uccidere ad Atene, dovera
intento agli studi filosofici e ad occu
pazioni letterarie. Fu autore di tra
gedie ; ma, quello che pi conta, si
distinse come poeta elegiaco ed epi
grammatico (pseudo-Acrone). opu
scula : probabilmente le elegie, anche
se tale termine poteva designare pure
le tragedie. Trattandosi di Tibullo,
poeta squisitamente elegiaco, il con
fronto pu apparire logico e non
sembra necessario addurre anche un
motivo politico. an tacitum = o
che tutto solo , e quindi in silen
zio . silvas inter = inter silvas.
reptare = ti aggiri , cammini len
tamente , fra gli alberi del bosco.
quidquid : nessun ramo dello scibile
umano pu essere trascurato, se pu
rendere luomo degno della propria
missione e del suo altissimo com
pito. sapiente bonoque : oppor
tunamente, i due aggettivi sostantivati
sono uniti, anzi fusi, in tutto uno,
dallenclitica, poich sono qualit inse
parabili. C i c e r o n e (De Off., I l i , 62)
ritiene che sia una vera e propria
rovina il fatto di pensare che i buoni
non siano da identificarsi con i saggi.
Non... pectore = tu non eri un
corpo senzanima : lultima volta che
ti vidi, embra dire il Poeta, non
eri certo un individuo che si potesse
accontentare di vegetare ; qualche cosa
certo farai : poesie ? considerazioni
filosofiche ? Cos si spiega luso
dellimperfetto, che alcuni, riferen
dosi allo stile epistolare , intendono
come semplice presente. ded-
runt : con la penultima sillaba breve
(sistole), sopravvivenza della forma
popolaresca, donde trasse origine la
pronuncia italiana (didero). vo
veat... maius = potrebbe augurare
di pi la balia affettuosa (nutricula,
vezzeggiativo di nutrix) al caro lat
tante (alumno, da alere) . Qui
(= quam, in rapporto a maius, ut
is)... possit (desiderativo) = che cio
egli possa esser saggio (sapere) .
10-16. cui = ut ei. gratia =
favore di potenti . fama =
buon nome . valetudo (vox
media) = buona salute . abunde :
tale abbondanza, propria delle favole,
va riferita a tutto quello che precede.
mundus victus (sostantivo) = un te
nor di vita decoroso, senza che la
borsa venga a mancare (non deficiente
crumina) . curam = affanno .
timores inter = inter timores.
iras = i risentimenti . omnem...
supremum = fa conto che ogni
giorno sia sorto per te come ultimo :
c in tutta lepistola un che di preoc
cupato e di malinconicamente inde
finito ; forse Tibullo era malato di
tristezza, nel presentimento della morte
imminente ? diluxisse : il verbo
410 Q,. ORAZIO FLACCO
grata superveniet, quae non sperabitur hora.
Me pinguem et nitidum bene curata cute vises, 15
cum ridere voles, Epicuri de grege porcum.
indica lapparire della prima luce
(dilucescere) a dissipare le tenebre
notturne (donde diluculum) o il rag
gio di sole che vince le nuvole dun
temporale. Anche questo verbo
scelto in armonia con lo stato danimo
delPamico. grata = gradita ;
predicativo. nitidum = lucido .
- pinguem : dalla vita di Orazio
lasciataci da Svetonio sappiamo che
il poeta era piccolo di statura e
obeso . vises (fut. con valore di
imperativo) = vieni a visitarmi .
cum... voles quando vorrai met
terti di buon umore . Epicuri...
porcum : dal termine grex, che indi
cava setta filosofica , viene spon
taneo al Poeta il porcum finale, che
ci d una chiusa quanto mai inaspet
tata, come se Orazio volesse richia
mare ad ogni costo il sorriso sul
volto dellamico triste. Cos, celiando,,
accetta per s laccenno oltraggioso
che Cicerone (in Pis., 37) aveva rivolto
al dissoluto Lucio Pisone Cesonino,
dicendolo un Epicuro uscito dal
porcile (ex hard) e mostra di cre
dere che il sommo bene per Epicuro
fosse soltanto nei piaceri del corpo.
Anche altrove (Sat., I, 5a, 101 segg.),
Orazio fa professione di fede epi
curea ; ma qui ha voluto intenzional
mente calcare la ~mano, per farsi
beffe dei facili predicatori di virt,
troppo pronti a criticare la dottrina
che portava al piacere .
LE EPISTOLE 411
2. - IL VALORE DELLA LIBERT
(I, 7 : a Mecenate)
L'epistola prende le mosse da un lamento di Mecenate, il quale, forse
invecchiato, tormentato dall'insonnia e dalla malinconia, vorrebbe aver
sempre con s il suo Poeta, goderne la presenza e la conversazione.
Ma Orazio preferisce il suo delizioso podere in Sabina : aveva promesso
di starsene col solo una settimana e, invece, vi ha gi passato tutto
l'agosto; anzi, si propone di trascorrere l'inverno in qualche localit
marina, Non se la sente di affrontare i malanni della citt: la giovi
nezza ormai se n' andata; ha bisogno d'aria libera e di tepore; ritor
ner presso lamico a primavera, con lo spirare degli zefiri e con le prime
rondini. Si fa forte Mecenate perch proprio lui gli ha fatto dono
di quella villa ? Prima di tutto, se glielha data perch ne era degno ;
e poi Orazio pronto a rinunciarvi anche subito, a restituire ogni cosa.
Crede forse che, abituato agli agi, non sappia farne a meno ? Lo dovrebbe
conoscere meglio : modesto e di cose modeste si accontenta. Roma ? No,
egli preferisce Tivoli o Taranto. Ognuno ha una vita che gli si adatta;
a quella si attenga e non faccia come Vulteio Mena, che s' lasciato
attrarre dalle insidiose trame di Filippo.
L'argomento era delicato e molto facile era ferire la suscettibilit
d Mecenate; ma decisamente superiore l'arte di Orazio. Con accenni
discreti e lievi sfumature, con favolette ed esempi illustri, con il nostal
gico richiamo degli anni felici, risponde garbatamente di no alle richieste
del suo dolce amico , come prima aveva detto un no deciso all'Augusto,
che lo voleva legare alla sua vita.
In tal modo, con molto garbo e nobile dignit, si affronta il problema
che poi ritorner periodicamente nei secoli : un bene o un male il patro
cinio dellarte ? qui soltanto una nube, venuta un attimo a velare i sim
paticissimi e affettuosi rapporti fra il poeta e il suo protettore; ma
questepistola, forse la pi bella, certo la pi sofferta e suggestiva
di Orazio, un grande avvertimento per quanti, nel campo dell'arte, bra
mano e sollecitano aiuti aall'alto e non avvertono il pericolo di perdere-
con la propria libert, il pregio pi bello dellarte stessa.
Composta nel mese di settembre (cfr. v. 2), non si sa a quale anno appar
tenga : 23-22 av. Cr. ? Ogni ipotesi buona e la sua pubblicazione ci assicura
che con spirito era stata scritta e con altrettanto spirito era stata accolta.
412 Q,. ORAZIO FLACCO
Quinque dies tibi pollicitus me rure futurum,
sextilem totum mendax desideror. Atqui
si me vivere vis sanum recteque valentem,
quam mihi das aegro, dabis aegrotare timenti,
Maecenas, veniam, dum ficus prima calorque 5
dissignatorem decorat lictoribus atris,
dum pueris omnis pater et matercula pallet
officiosaque sedulitas et opella forensis
adducit febris et testamenta resignat.
1-9. Quinque dies : in senso certa
mente indeterminato ; una settimana,
si direbbe. pollicitus = io che
ti avevo promesso . rure (loca
tivo), sta per il pi usato ruri, per
esigenze metriche. futurum, sott.
esse. sextilem totum = per tutto
lagosto : il sesto mese dellanno
romano, che un tempo aveva inizio
a marzo, fu pi tardi (nell8 av. Cr.,
proprio lanno della morte di Orazio)
chiamato agosto, in onore di C. Au
gusto. mendax = mancando alla
mia parola, mi faccio aspettare (desi
dero!r) . quam... veniam : co
struisci : dabis mihi timenti aegrotare
(illam) veniam quam das m i h i aegro ;
veniam = permesso , licenza .
timenti aegrotare (costrutto poetico) =
che ho paura di ammalarmi . -
se quando sono ammalato, dice Ora-
zio, ti adatti di buon grado a conce
dermi un periodo di vacanza, per
ch non me lo vuoi concedere ora,
che faccio di tutto per non amma
larmi ?. dum = fin tanto che .
ficus prima = i primi fichi (sin
golare poetico), cominciano a matu
rare fra agosto e settembre ; in que
stultimo mese lo scirocco (calor) spezza
le forze dei Romani e porta febbri
malariche e influenza, che spesso fini
scono malamente. Allora tutti i geni
tori tremano, i funerali sono nume
rosi : perch dovrei venirmene a
Roma ?. dissignatorem... atris =
danno importanza (decrat) allim
presario delle pompe funebri con i
suoi littori nero vestiti (lett.: ono
rano con i littori ) : dissignator era
chiamato limpresario perch rego
lava i mesti cortei. Egli era accom
pagnato dai suoi Subalterni vestiti
a lutto, che qui sono ironicamente
chiamati lictores perch, come i veri
littri, tenevano sgombra la strada
dal pubblico e facevano onore al
loro padrone. pueris (dativo di
vantaggio) = per la salute dei figli .
matercula = mammina . pal
let = pallida di paura . offi
ciosa sedulitas = la servizievole ope
rosit : Roma brulicava di per
sone che riempivano gli atri delle
case patrizie ; clienti, amici, postu
lanti, servi ; tutto questo non faceva
che diffondere i microbi e allargare
la possibilit di contagio. opella
(diminutivo spregiativo di opus) foren
sis = le piccole faccende del foro :
anche quellaggirarsi affannoso e spos
sante di tanta gente per il foro, nel
lafa dello scirocco, non contribuiva
certo ad accrescere la salute pub
blica e intanto sempre pi numerosi
si aprivano i testamenti di coloro
che passavano a miglior vita. In
questi quattro versi il Poeta insiste
su motivi lugubri e funebri per rendere
pi accettabile la sua precauzione.
resignat = fa aprire .
LE EPISTOLE 413
Quodsi bruma nives Albanis inlinet agris, 10
ad mare descendet vates tuus et sibi parcet
contractusque leget ; te, dulcis amice, reviset
cum Zephyris, si concedes, et hirundine prima.
Non quo more piris vesci Calaber iubet hospes
tu me fecisti locupletem. 'Vescere, s o d e s 15
' Iam satis est ' At tu, quantum vis, tolle ' Benigne
' Non invisa feres pueris munuscula parvis
' Tam teneor dono, quam si dimittar onustus
' Ut libet : haec porcis hodie comedenda relinques
10-19. Quodsi = che se : non
solo il poeta ci tiene a star lontano
da Roma nei mesi di transizione da
una stagione allaltra ; ma appena
appena che linverno si presenti un
po rigido (non sempre in Sabina
faceva comparsa la neve), egli fuggir
al mare, non in citt. bruma =
linverno ; propriamente, il giorno
pi breve dellanno (da brevissuma
dies, breuma, bruma). inlinet (da
lino, levi, litum, linere) agris (da
tivo ) = spruzzer di neve i colli
Albani . ad mare : forse a Taranto
o, pi vicino, a Salerno, dove si re
cavano molto volentieri i Romani.
vates tuus : un po ironico, ma certo
con una punta di orgoglioso compiaci
mento. Forse Mecenate gli aveva
scritto : quando si decide a ritor
nare il vates meus ? sibi parcet
avr cura di s . contractus =
standosene nel suo guscio , me
glio che intirizzito per il freddo ,
come vorrebbe lo pseudo-Acrone.
leget = si dar alla lettura : la
serena lettura dei classici era un
motivo costante nei sogni del Poeta
(vedi Sat., II , 6a, v. 61). dulcis
amice : tutto un poema racchiuso
i n questo vocativo (di .cui volentieri
si ricord il Foscolo), se si pensa chi
lo scriveva e a chi era diretto. si
concedes : pu anche darsi che lAmico
si inquieti e non lo voglia pi vedere ;
ma... che pu farci Orazio? pi
forte di lui. hirundine : il segnale
primo e gioioso che arrivata la pri
mavera. Cos tra il triste e il lieto,
il Poeta ha dichiarato il suo punto
di vista ; ora vengono le pi o meno
evidenti giustificazioni. Non quo,
ecc.; ordina : tu me fecisti locupletem
non (eo) more quo hospes Calaber iubet
vesci. piris (= frutta, in genere):
la villa stata un dono di Mecenate ;
ma egli sa bene come e perch gli fa
questi doni. Non come quel Calabro
che fa il generoso con le sue pere,
avvertendo che altrimenti le dovr
dare ai porci. Calaber... hospes :
un apologo che forse Orazio aveva
appreso a Venosa, in Puglia (i Calabri
abitavano allora proprio quella regio
ne) e lo riferisce con distesa bonomia,
tanto scoperto il suo significato.
locupletem : al modesto Orazio il po
dere di Sabina sembra un regno ed
egli si dichiara subito ricco per la
generosit dellamico. sodes (da
si audes) = di grazia , suvvia! .
benigne = ne ho gi abbastan
za , grazie ! . non invisa (li
tote) = molto graditi . Tam te
neor, ecc. = ti sono obbligato per.il
dono, come se me ne andassi carico :
dono dipende tanto da teneor quanto
da onustus. hodie comedenda =
da mangiare oggi stesso .
414 Q,. ORAZIO FLACCO
Prodigus et stultus donat quae spernit et odit : 20
haec seges ingratos tulit et feret omnibus annis.
Vir bonus et sapiens dignis ait esse paratus,
nec tamen ignorat quid distent aera lupinis.
Dignum praestabo me etiam pro laude merentis.
Quodsi me noles usquam discedere, reddes 25
forte latus, nigros angusta fronte capillos,
reddes dulce loqui, reddes ridere decorum et
inter vina fugam Cinarae maerere protervae.
Forte per angustam tenuis vulpecula rimam
repserat in cumeram frumenti pastaque rursus 30
20-29. Prodigus... odit = chi fa
il generoso, ed stolto, dona agli altri
quello di cui non sa che fare e che
gli d fastidio : prodigus chi non
sa donare, ma getta via quello che
ha. haec seges = una msse
questa che . omnibus annis =
a ogni stagione . Vir... sapiens :
chi, come Mecenate, fa dono a chi
lo merita, sapendo ben distinguere fra
merito vero e apparenza ingannevole,
come dir subito con lesempio dei
lupini. dignis... paratus = si di
chiara pronto (a fare del bene) a chi
10merita . nec... ignorat = e sa
anche molto bene che differenza c
fra le monete e i lupini . aera
lupinis : i lupini sono dei legumi che
somigliano ai fagioli e in teatro servi
vano a simulare le monete che, nelle
borse, passavano con gran facilit da
un attore allaltro (Pl a ut o, Poeti., 397,
11 chiama aurum comicum). dignum
praestabo (= praebebo) = mi mostre
r riconoscente . pro... merentis
(sott. bene de me) = in proporzione
del merito del mio benefattore .
Quodsi, ecc.t seguono ora quattro versi
splendidi, velati di struggente nostal
gia : se vuoi che non mi allontani
da te, rendimi la mia giovinezza ;
rendimi lampio respiro, la fronte co
ronata di riccioli bruni ; rendimi la
parola gioiosa, le squillanti risate ;
rendimi le dolci pene damore, che
il vino generoso stentava a sopire .
usquam = in nessun luogo .
forte latus = i polmoni validi .
angusta (prolettico) = che ne risul
tava stretta . loqui... ridere (infi
niti sostantivati) = la conversazio-
zione... le belle risate . inter...
protervae = che io possa piangere
tra un bicchiere e laltro labbandono
{fugarti) della capricciosa Cinara : era
questa unetera amata da Orazio e
ricordata anche pi tardi {Odi, IV,
l a, 18) con affettuoso rimpianto, non
ostante le inevitabili infedelt {pro
tervae), perch il destino le aveva ri
servato brevi anni , essendo morta
giovane giovane. tenuis = ma
gra . rimam = fessura : la pic
cola volpe magra che, insinuatasi a
stento in un cestello di grano, non
pu pi uscire dalla stretta fessura
per cui era entrata, perch s riem
pito lo stomaco, vuole ombreggiare
colui che, abituatosi a un determinato
regime di vita, non riesce pi a fame
a meno. Ma Orazio non di questa
razza e seguir il consiglio della don
nola : povero entrato in Sabina e po
vero disposto a rientrare a Roma.
30-39. cumeram = cestello : era
di vimini e vi si conservava il grano
per i bisogni della famiglia. Quanto
alla volpe che si ciba di grano, non
il caso di meravigliarsi ; i favolisti
antichi non badavano molto a queste
LE EPISTOLE
415
ire foras pleno tendebat corpore frustra ;
cui mustela procul : ' si vis ' ait ' effugere istinc,
macra cavum repetes artum, quem macra subisti
Hac ego si compellor imagine, cuncta resigno :
nec somnum plebis laudo satur altilium nec 35
otia divitiis Arabum liberrima muto.
Saepe verecundum laudasti rexque paterque
audisti coram, nec verbo parcius absens :
inspice, si possum donata reponere laetus.
Haud male Telemachus, proles patientis Vlixei : 40
' non est aptus equis Ithace locus, ut neque planis
porrectus spatiis nec multae prodigus herbae;
Atride, magis apta tibi tua dona relinquam '.
Parvum parva decent : mihi iam non regia Roma,
cose : basti ricordare la capra e la
pecora che vanno a caccia del cervo
insieme con il leone ! mustela =
una donnola . procul = un po
discosta : non si fidava troppo della
volpe, sebbene fosse momentaneamente
in gabbia. cavum repetes = do
vrai ripassare per quel buco .
Hac... imagine = con questa fa
voletta . si compellor = se mi
si chiama in causa . cuncta resi
gno (= reddo) = restituisco ogni co
sa : dichiarazione schietta, ma un
po aspra, a dire il vero, se si pensa
che il poeta ricorre a un termine tecnico
che, in commercio, significava lestin
zione definitiva dun debito. satur
altilium (sott. avium) = rimpinzato di
polli grassi : cio non sono di quelli che
dicono una cosa e ne fanno unaltra.
otia... liberrima = la mia pace nella
massima libert . Arabum : la ric
chezza degli Arabi e, in genere, degli
Orientali era divenuta proverbiale.
Saepe... laudasti : hai, cio, avuto
modo di apprezzare la mia modera
zione e la mia franchezza di sentire
e di parlare (verecundum, sott. me = la
mia riservatezza). rex... pater:
prescindendo dal fatto che Mecenate
era realmente di stirpe regale (etni
sca), questi titoli di onore venivano
di solito elargiti a patroni o ad amici
di alto lignaggio. audisti (sott. a me)
= ti sei sentito chiamare . nec...
absens = e con parole non meno
rispettose {parcius), quando non ceri .
inspice, ecc. = vedi dunque se
sono capace (o no) di lasciare con
gioia ogni tuo dono .
40-49. Haud male (litote) = mol
to bene ; sott. respondit. Tele
machus : come Telemaco rifiut il
dono di Menelao, perch non adatto
alla sua petrosa Itaca (gli voleva
regalare tre destrieri e un bel coc
chio!), cos io... Orazio ci d una
libera parafrasi dei versi 601-607 del
1. IV AcM'Odissea. Ulixei : geni
tivo eteroclito di Ulixes, come da un
Ulixeus, coniato sul greco. Ithace :
nominativo, conforme al termine
greco. ut (= ut pot qui), ecc. =
poich essa non si allarga {porrectus)
in vaste pianure e non nemmeno ricca
{prodiga) di pascoli . Atride =
Menelae. tibi : si riferisce tanto
ad apta, quanto a relinquam. Par
vum... decent = a chi modesto
si convengono cose modeste . re-
416 ORAZIO FLACCO
sed vacuum Tibur placet aut imbelle Tarentum. 45
Strenuus et fortis causisque Philippus agendis
clarus, ab officiis octavam circiter horam
dum redit atque Foro nimium distare Carinas
iam grandis natu queritur, conspexit, ut aiunt,
adrasum quendam vacua tonsoris in umbra 50
cultello proprios purgantem leniter unguis.
' Demetri ', (puer hic non laeve iussa Philippi
accipiebat) ' abi, quaere et refer, unde domo, quis,
gia = regale . vacuum = qua
si deserto . Tibur : Tivoli, deli
ziosa localit del Lazio, presso Roma,
sullAniene. Secondo Svetonio, Orazio
vi possedeva una villa, presso il bo
schetto di Tiburno, acquistata, forse,
dopo il dono di Mecenate. im
belle = pacifica . Tarentum :
citt della Calabria (allora), ricca di
vigneti, di pascoli ubertosi e di greggi.
Proprio a Tivoli o a Taranto Orazio
si augurava di passare i suoi ultimi
giorni, confortato dallamico Settimio
( O d i , I I , 6a) ; alla Sabina, quindi, aveva
gi rinunciato in cuor suo. Stre
nuus... fortis = attivo e resistente .
Philippus : L. Marcio Filippo fu
un avvocato fra i pi famosi, lodato
anche da Cicerone, che ne mette in
risalto lirruenza, la facondia e soprat
tutto la resistenza alla fatica ( B r ut . ,
173). Nato ne! 140 av. Cr., fu console
nel 91 e censore nell86 av. Cr.; dap
prima partigiano accanito di Mario,
pass poi fra i seguaci di Siila. Spirito
scintillante e faceto, si raccontavano
di lui numerosi aneddoti spiritosi, fra
gli altri, quello che qui Orazio riferisce
diffusamente : avendo visto un povero
diavolo evidentemente sereno e fe
lice, lo volle far proprietario dun
campo, votandolo quindi allinfelicit.
ab officiis = dai suoi affari ;
naturalmente forensi. octavam...
horam = verso le due pomeridiane
(circiter preposizione). Foro = a
Foro. Carinas ; quartiere elegante
di Roma, alle falde dellEsquilino, chia
mato cos perch linsieme delle costru
zioni richiamava lidea della chiglia
duna nave. Non distava molto dal
Foro (circa 500 m.) ; ma siccome il
cammino era in leggera salita e lav
vocato era molto anziano, gli sem
brava quanto mai distante. grandis
natu = avanti negli anni . ut
aiunt : allapologo vuol dare il crisma
della tradizione popolare.
50-59. adrasum... umbra = un tale
che, con i capelli gi tosati, nella vuota
ombrosa bottega del barbiere : la
figura di questo simpatico Mena che,
nellafa del meriggio, dopo essersi fatto
acconciare i capelli (per la barba, si
diceva, di solito, abrasum) se la gode
allombra del negozio, a quellora de
serto, a curarsi lemme lemme le un
ghie, suscita in noi un senso di schietta
simpatia e ci fa dire : quanto poco ci
vuole per essere felice ! Ma a Filippo,
carattere dinamico e irrequieto, su
scita invece un senso di stizzosa ge
losia e>il desiderio di giocargli un
brutto tiro. cultello (diminutivo
di culter, che rimase poi in italiano)
col temperino . Demetri (vo
cativo) : il nome (Demetrio) dello
schiavo greco di Filippo. non laeve
(solo qui, in Orazio) con grande
premura . unde domo = di che
LE EPISTOLE 417
cuius fortunae, quo sit patre quove patrono
It, redit et narrat, Vulteium nomine Menam, 55
praeconem, tenui censu, sine crimine, notum
et properare loco et cessare et quaerere et uti,
gaudentem parvisque sodalibus et lare certo
et ludis et post decisa negotia Campo.
' Scitari libet ex ipso quodcumque refers : dic, 60
ad cenam veniat Non sane credere Mena,
mirari secum tacitus. Quid multa ? ' Benigne '
respondet. ' Neget ille mihi ? ' ' Negat improbus et te
neglegit aut horret Vulteium mane Philippus
vilia vendentem tunicato scruta popello 65
occupat et salvere iubet prior ; ille Philippo
excusare laborem et mercennaria vincla.
patria . fortunae = condizio
ne economica . patre... patrono :
se libero, chi suo padre ? Se non
lo , a quale patrono si appoggia ?
Vulteium... Mena : quel tale si chiama
Mena (diminutivo, forse, di Meno-
doro o Menodoto) ; un ex schiavo
e il suo patrono si chiama Vulteio.
praeconem = banditore pubblico :
di quelli che presentavano allasta gli
oggetti da vendere e ne magnificavano
i pregi per accrescerne il prezzo, di
cui percepivano una percentuale.
sine crimine = incensurato . no
tum = conosciuto come uno che sa
peva ; regge i quattro infiniti che
seguono. properare loco = la
vorar sodo al momento giusto .
cessare = riposare . quaerere
= guadagnare . uti (sott. quae
sitis) godersela . : parvis soda
libus = della compagnia di umile
gente . lare proprio = duna
casa propria . ludis : gli spetta
coli a teatro o, meglio, al circo.
post... negotia = dopo sbrigati i suoi
affari, andarsene al Campo Marzio :
dove i Romani andavano molto spesso
a far ginnastica, prima di ristorarsi
con un bagno nel Tevere. Ecco, in
tre versi, il tipo ideale di vita, che
Orazio sognava e che non aveva mai
potuto godere a pieno.
60-69. libet = mi piacerebbe chie
dere (scitari sciscitari, per esigenze
metriche) . credere... mirari (in
finiti narrativi) : il tranquillo Mena
non sa capacitarsi di questinvito a
cena da parte dun grande personaggio ;
rimane perplesso e, tra s e s (tacitus),
si domanda : Che ci vado a fare ? ;
quindi, rifiuta. Benigne gra
zie ! ; in senso di cortese rifiuto
(cfr. v. 16). te... horret = di te
o non si cura o ha troppa soggezione .
vilia... occupat = simbatte in
Vulteio, che vende robe vecchie e di
poco conto al popolino (popellus spre
giativo di populus), in maniche di ca
micia : sopra la tunica i Romani
portavano la toga, che era labito ci
vile per quando si presentavano in
ogni ufficio e nelle varie contingenze
della vita. Spesso, per, per rispar
miarla, il popolino la lasciava a casa
e rimaneva tunicato. scruta : signifi
ca, in genere, roba usata, cenci da
buttar via. Di qui il verbo scrutari,
che in origine esprimeva il frugare
del cenciaiolo tra i rifiuti, per vedere
se ci fosse qualche cosa da recuperare
e valorizzare. saivere... prior =
lo saluta per primo . excusare...
27
418 Q,. ORAZIO FLACCO
quod non mane domum venisset, denique quod non
providisset eum. ' Sic ignovisse putato
me tibi, si cenas hodie mecum \ ' Ut libet ' Ergo 70
post nonam venies ; nunc i, rem strenuus auge
Ut ventum ad cenam est, dicenda tacenda locutus
tandem dormitum dimittitur. Hic ubi saepe
occultum visus decurrere piscis ad hamum,
mane cliens et iam certus conviva, iubetur 75
rura suburbana indictis comes ire Latinis.
Impositus mannis arvum caelumque Sabinum
non cessat laudare. Videt ridetque Philippus,
et sibi dum requiem, dum risus undique quaerit,
dum septem donat sestertia, mutua septem 80
vincla (= vincula) = adduce a scusa
il suo lavoro e i suoi impegni di uomo
salariato . mane : per la salutatio
matutina. non providisset = non
laveva visto in tempo . ignovisse
putato (imperativo futuro) = fa con
to che ti abbia gi perdonato : abi
tuato al linguaggio del foro, Filippo
si esprime con limperativo futuro
proprio delle leggi, con chiaro intento
dironia da parte del poeta. Sic...
si = a questa condizione, se cio .
70-79. Ut libet = come vuoi :
la risposta di Mena scabra e senza
entusiasmo ; ma egli ha gi segnato
la sua condanna. post nonam =
verso le quattro pomeridiane - ; ora
solita per la cena dei ceti abbienti.
rem... auge = metti tutto limpegno
al tuo guadagno . dicenda ta
cenda : portato fuori dal suo am
biente, il povero banditore avr detto
s chiss quante cose sensate ; ma
anche avr commesso parecchie gaf-
fes , com inevitabile per luomo
della strada che si trova a contatto
con chi ne sa pi di lui. dormitum
(supino) : un particolare che lascia
intravvedere un mondo di cose. Come
avr dormito? Forse non avr chiuso
occhio, abbagliato da tanto lusso e
tante comodit. Il poeta non lo dice ;
ma la ripresa hic ubi saepe molto
eloquente : dalla mattina successiva
egli fu visto accorrere a quel palazzo,
come un pesce allamo, e la sua vita
si trov trasformata. Hic ubi, ecc. ;
ordina : ubi hic visus est (passivo di
video) decurrere saepe (ut) piscis ad
hamum occultum (= nascosto dal
lesca). cliens (= ut cliens):
i clienti affollavano al mattino
latrio del patrono per riceverne la
sportula con il cibo per la giornata.
certus = immancabile . rara =
ad rura. comes ire = accompa
gnare . indictis... Latinis = es
sendo state indette le Ferie latine :
di solito i consoli le indicevano ai primi
di maggio e per quattro giorni si aveva
la cessazione degli affari pubblici
(iustitium). Filippo ne approfitta per
prendersi un po di riposo ; conduce
con s in campagna il malcapitato
banditore e cos finisce per rovinarlo
del tutto. Impositus mannis (ter
mine di origine forestiera, usato anche
da Lucrezio, I I I , 1093) = issato su
una carrozza tirata da puledri .
sibi... requiem = mentre cerca uno
svago per s .
80-89. septem (di solito, abbiamo
il distributivo) sott. milia. mutua
= a prestito : lastuzia umana s
LE EPISTOLE 419
promittit, persuadet uti mercetur agellum.
Mercatur. Ne te longis ambagibus ultra
quam satis est morer : ex nitido fit rusticus atque
sulcos et vineta crepat mera, praeparat ulmos,
inmoritur studiis et amore senescit habendi. 85
Verum ubi oves furto, morbo periere capellae,
spem mentita seges, bos est enectus arando,
offensus damnis media de nocte caballum
arripit iratusque Philippi tendit ad aedis.
Quem simul aspexit scabrum intonsumque Philippus, 90
' durus ', ait, ' Vultei, nimis attentusque videris
esse mihi '. ' Pol, me miserum, patrone, vocares,
si velles ' inquit ' verum mihi ponere nomen.
sempre valsa, e anche oggi si vale,
di questa forma di allettamento. In
parte te la dono, in parte ti concedo
dilazione di pagamento ; intanto molti
uomini si trovano impigliati in un
mare di debiti, in cui rischiano sempre
di far naufragio. uti (= ut) merce-
tur = a comperarsi . ambagi-
bus = con giri di parole . Ne...
morer = per non farti perdere tem
po : il poeta si dilungato volen
tieri a dimostrare come, a poco a poco,
si sia stesa la rete intorno al povero
Mena ; ora che linganno riuscito,
non c che da assistere alla rapida
rovina. ex nitido = da lindo
cittadino : la cura che mostrava per
le proprie unghie nellassolato meriggio
era sufficiente a indicarlo come citta
dino sollecito del proprio corpo e delle
convenienze sociali; ora, invece, lavi
dit lo rende trascurato e ispido con
tadino. vineta... mera (usato avver
bialmente) = parla soltanto di sol
chi e di vigne . inmoritur studiis =
si d da fare fino a morirne .
senescit = fa le rughe , invec
chia prima del tempo . Verum =
ma. furto, morbo, ecc.: i ma
lanni che insidiano la tranquillit di
coloro che hanno beni al sole : le
pecore'rubate, le capre che muoiono
di malattia, i raccolti che si riducono
a nulla, i buoi che scoppiano di fatica
sui solchi ; tutto capita al povero dia
volo ! spem... seges = il rac
colto non corrispose alle previsioni .
est enectus (da enSco-enecare) =
cadde morto a forza di arare .
offensus = avvilito . media...
nocte = a met della notte .
arripit = d di piglio . ad aedis
= al palazzo .
90-98. scabrum = irsuto . du
rus = selvatico . attentus (sott.
ad rem) = troppo attaccato al gua
dagno : il rimprovero beffardo im
mediato e la disposizione delle parole,
fino a mihi, mette in risalto la boriosa
altezzosit del padrone verso un di
pendente, che non ha rispettato le
regole delletichetta. Poi = per
Polluce ! : abbreviazione di Edepol,
esclamazione che, a quanto dice Gellio
(,Noctes Att., XI, 6) saddiceva tanto
agli uomini che alle donne ; a queste
sole era riservato Ecastor (= per Ca
store), mentre mai era loro permessa
linvocazione ad Ercole {me Hercle !).
miserum = disgraziato ! pone
re = imponere. Quod (relativo duso
comune a introdurre una preghiera
o un giuramento) = perci . per
420 Q. ORAZIO FLACCO
Quod te per Genium dextramque deosque Penatis
obsecro et obtestor, vitae me redde priori ! ' 95
Qui semel aspexit quantum dimissa petitis
praestent, mature redeat repetatque relicta.
Metiri se quemque suo modulo ac pede verum est.
Genium : si intende il Nume tutelare
del padrone, per il quale solevano
giurare i servi. dextram : sempre
del padrone, che la concedeva come
pegno di fede. Penatis : gli di
protettori della casa, spesso confusi
con i Lares, le cui statuette venivano
conservate e venerate nel lararium,
unedicola di solito sopra il focolare,
la parte pi sacra. vitae... priori =
restituiscimi alla vita di prima :
cos finisce lapologo ed linvocazione
che sgorga diretta anche dal cuore di
Orazio. semel = anche una volta
sola . dimissa = ci che ha la
sciato andare ; nel caso del Poeta
la libert dellanimo e della vita.
petitis praestent = sia migliore di
ci che ha voluto prendere : i van
taggi e i comodi, datigli dal potente
amico. mature = presto , a
tempo . Metiri, ecc. buona
cosa (verum est) che ognuno si misuri
col metro del proprio piede (modulo...
pede, endiadi) : gli antichi misura
vano la statura del corpo con il nu
mero di piedi (30 cm. circa) che poteva
contenere. Fuori di metafora, giusto
che ognuno valuti le proprie forze in
base alla misura delle sue capacit.
LE EPISTOLE 421
3. - ORA TRISTE
(1, 8a : ad Albino vano Celso)
All'amico lontano Orazio confessa la sua intima, profonda insoddi
sfazione : uno stato di scoramento, che non ha ragioni manifeste, ma che
lo rende inquieto e scontento. Sono le ore, che tutti conoscono, dellabulia
e dei desideri inespressi; dellinquieto vagare da una cosa all'altra;
da un pentimento allaltro. E intanto lanimo come intorpidito : ogni
attivit si arresta quasi in attesa di qualche cosa che non verr, ma senza
la quale la vita pare non abbia senso; e allora non valeessere in citt
o in campagna, essere ricchi o poveri, perch la mente deve trovare il pro
prio equilibrio, altrimenti come una povera foglia che va e non sa dove.
Ed ecco, quindi, che anche il sano buon senso oraziano non riesce
ad aver sopravvento ; ecco un traboccar di malinconia, o meglio, di noia
leopardiana : quella scontentezza e quella inquietudine che parvero prero
gative dei Romantici, le troviamo in questa umana confessione del pi
sereno, del pi equilibrato dei poeti latini e questa sua confessata soffe
renza ce lo fa sentire pi vicino, pi nostro.
Ma non una richiesta di conforto e di compassione, come troviamo
nel doloroso c. XXXVIII di Catullo a Cornificio ; no, non saddiceva
al carattere di Orazio : solo uno scavare in se stesso, con la gioia quasi
sadica di sentirsi infelice, di constatare che vive in condizione quale non
dovrebbe e non vorrebbe; eppure ci vive! Altre volte (Sat., II, 7a, 111-
114; Epist., I, l a, 97-100) Orazio aveva messo schiettamente in evi
denza le contraddizioni del suo carattere e linquietudine del suo animo;
ma l un leggero sorriso le mitigava ; qui, invece, la ferita scoperta
e brucia. Come conciliare questo stato danimo con lequilibrio della mente
tanto esaltato da lui e cercato ? Con la ragione che se si cerca perch
non lo si possiede ancora.
Albinovano Celso era al seguito del giovane Tiberio, il futuro imperatore,
mandato da Augusto in Armenia, per ricondurvi lespulso Tigrane, nellautunno
del 21 av. Cr., e lepistola fu scritta certamente nellestate (cfr. v. 5) del 20 av. Cr.
Celso gaudere et bene rem gerere Albinovano
1-9. Celso... Albinovano : il cogno
me (Celsus) si sarebbe dovuto pospor
re al gentilizio (Albinovanus) ; ma, oltre
al fatto che tale disposizione si faceva
frequente nellet imperiale, esigenze
stilistiche e metriche la consigliavano,
per dare al verso una compiutezza
e unarmonia impeccabili. Si pensa
che questo Celso sia lo stesso di cui
si parla nellepistola 3a del primo
libro : un giovane letterato, volonte
roso, ma un po ambizioso, al quale
appunto Orazio rimproverava di farsi
bello con versi di altri poeti, sacchegi
422 Q,. ORAZIO PLACCO
Musa rogata refer, corniti scribaeque Neronis.
Si quaeret quid agam, die multa et pulchra minantem
vivere nec recte nec suaviter, haud quia grando
contuderit vitis oleamve momorderit aestus, 5
nec quia longinquis armentum aegrotet in agris ;
sed quia mente minus validus quam corpore toto
nil audire velim, nil discere, quod levet aegrum ;
giati nella nuova biblioteca sul Pala
tino. gaudere... gerere (dipendono
da refer) di essere felice e di far
fortuna (la costruzione con gli infi
niti si riporta alla formula epistolare
dei Greci). Musa : personificazione
della poesia. Orazio sembra non aver
la forza, o la voglia, di dare personal
mente tante informazioni e chiede alla
Musa stessa di alleviargli questa...
fatica. rogata refer = te ne prego,
riferisci a nome mio (c per chi
intende refer come rispondi e sup
pone che lamico Celso abbia solleci
tato notizie da Orazio ; ma ci in
contrasto con quanto si dice al v. 3).
corniti = compagno : si chiamavano
comites quegli ufficiali, medici, scrivani,
amici, che costituivano la cohors prae
toria, ossia la compagnia del coman
dante in capo o degli alti magistrati.
scribae = segretario particolare , di
Nerone : questi Tiberio Claudio Ne
rone nato nel 40 av. Cr. da Livia,
terza moglie di Augusto. Adottato nella
famiglia dei Cesari e divenuto quindi
figlio dellImperatore, gli succeder sul
trono nel 14 d. Cr. e vi rimarr fino
alla morte, avvenuta nel 37 d. Cr.
Allora, come s detto, stava com
piendo una missione militare in Ar
menia e non aveva ancora ventanni.
Si quaeret = se ti domander :
quella inerzia senza tregua (di cui
si parler nellepistola l l a del I libro)
sembra quasi svuotare il mondo dogni
interesse e, quello che pi conta,
coinvolge anche gli altri nello stesso
sentimento : che cosa interessa a me
degli altri e che interesse possono avere
gli altri per me ? Di qui il quasi svo
gliato futuro, come a dire : se avr
voglia di chiederti . multa... mi
nantem = io che promettevo molte
e belle cose (minor usato nel senso
di polliceor : del resto, anche noi di
ciamo minacciare mari e monti ,
pure in senso buono). recte = sa
viamente : secondo i precetti duna
sana filosofia. suaviter = piace
volmente : cio come il desiderio
personale vorrebbe, bramoso di gioie
e di soddisfazioni. contuderit (perf.
cong., perch la causa negata) =
abbia flagellato . oleam = lo
li veto . momorderit = abbia bru
ciato : mordeo indica la morsa sia
del caldo che del freddo. aestus =
larsura : Orazio non possedeva n
vigneti, n oliveti e non poteva nem
meno addurre a scusa del suo inquieto
stato danimo i sopraddetti motivi, che
avrebbero potuto, in certo senso, quasi
giustificarlo. longinquis... in agris :
durante la calura dellestate, allora
come ora, gli armenti venivano man
dati su pascoli montani , spesso
molto lontani dal luogo comune di
residenza. Altra spina per i padroni,
non per Orazio. mente (abl. di limi
tazione, come il seguente) = nel
lanimo . minus validus = pi
malato . velim, offendar, irascar,
sequar, fugiam, amem : sono tutti
congiuntivi obliqui (in rapporto a re
fer) e vanno tradotti con lindicativo.
corpore toto : ogni parte del corpo,
quindi, pi sana dello spirito e la
malattia dello spirito la pi difficile
da curare, perch compromette corpo
LE EPISTOLE 423
fidis offendar medicis, irascar amicis,
cur me funesto properent arcere veterno ; 10
quae nocuere sequar, fugiam quae profore credam ;
Romae Tibur amem ventosus, Tibure Romam.
Post haec, ut valeat, quo pacto rem gerat et se,
ut placeat iuveni, percontare, utque cohorti.
Si dicet ' recte ', primum gaudere, subinde 15
praeceptum auriculis hoc instillare memento :
ut tu fortunam, sic nos te, Celse, feremus.
e anima. quod levet (cong. consec.)
= cosa che possa alleviare .
aegrum : sott. me. offendar = mi
irrito (costruito con il dativo, anzich
con laccusativo, per analogia con il
seguente irascar = vado in collera ).
medicis : sintende realmente me
dici , nel senso comune, non filo
sofi , come alcuni si ostinano a inter
pretare. Non sono accetti, in certi
momenti, n gli ordini dei medici, n
i consigli degli amici.
10-17. cur (= propterea quod, non
raro, nemmeno in prosa, con verbi di
accusare, rimproverare, ecc.)... pro
perent = perch si affannano , si
danno da fare . me... arcere =
per tenermi lontano . veterno =
letargo : veternus, etimologicamente
il male dei vecchi (vetus) ; quella
tristezza profonda di chi non pu pi
sperare, di chi, per dirla con Mim
nermo, non prova gioia al vedere
i raggi del sole . Ma da questo signi
ficato passato a indicare quel tor
pore morboso, quella depressione
delle forze fisiche e morali, che gli
antichi consideravano un vero e pro
prio stato patologico (Cel so, I I I , 20)
e che si cercava di curare con medi
cine, come da noi si fa con lesauri
mento nervoso. quae... credam =
quello che penso possa essermi utile
(profore, inf. fut. di prosum) .
ventosus = volubile come il ven
to . Romae, ecc.: la grande Roma
e la deliziosa Tivoli aprono e chiudono
il verso, dal ritmo un po ostacolato,
quasi ammiccando al ventosus, che do
mina in centro, e che esprime tutto il
dramma del piccolo uomo. ut valeat
(retto da percontare, imperativo di per
contor) = come va la sua salute
(ut, al posto di quomodo, di uso fa
miliare) . quo pacto = in che
modo . rem gerat = adempia al
suo ufficio . - se (sott. gerat) = se
la passi. iuveni: Tiberio.
cohorti : non in senso marziale, ma
la scorta di personaggi, pi o meno
illustri, che accompagnava Tiberio in
Armenia. gaudere (retto da me
mento) = ricordati di congratularti .
praeceptum = avvertimento .
instillare = sussurrargli . ut tu
(sott. feres) fortunam == come tu sop
porterai la fortuna ; cio, ti compor
terai con essa : forse Orazio era geloso
della stima e della amicizia di Celso ?
La chiusa, certo, un po brusca
e 1 avvertimento non troppo ama
bile : se, cio, tu non saprai soppor
tare la fortuna favorevole e diventerai
altezzoso, noi ti toglieremo la nostra
amicizia ; non ti sopporteremo pi.
Ma consuetudine oraziana quella di
chiudere in modo rude e inaspettato,
quando saccorge di essersi lasciato
andare un po troppo al sentimento
o al risentimento.
424 Q. ORAZIO FLACCO
4. - BIGLIETTO DI RACCOMANDAZIONE
(I, 9a : a Claudio Nerone)
Settimio ha una gran voglia di far parte della coorte di giovani
che accompagneranno Tiberio, il futuro imperatore, in Armenia per unim
portante missione militare e prega Orazio di volerlo raccomandare. Le sol
lecitazioni dellamico sono pressanti, ma il carattere del principe impe
riale quanto mai difficile (Tacito ce ne dar poi un saggio quanto mai
eloquente!) : orbene Orazio se la cava con un garbo, uno spirito e unin
telligenza cosi acuta, che non pu aver mancato allo scopo. La raccoman
dazione tutta nell'ultimo dei 13 versi, mentre gli altri dodici sono intesi
a diminuire limportanza del poeta, che vuole apparire semplicemente come
l indegno strumento di forze pi grandi di lui, vittima delle convenienze.
Questo Settimio indubbiamente lo stesso cui dedicata lode 6a del 1. I I ,
l dove Orazio, in un momento di malinconia, si augura di morire a Tivoli
o a Taranto e di essere pianto proprio da lui che, certo, gli era legato da tenera
amicizia. Anche la vita svetoniana di Orazio fa cenno a vincoli di caldo affetto
che esistevano fra Augusto, Orazio e Settimio e lepistola, un piccolo capola
voro di grazia e abilit, deve essere stata scritta nellautunno del 21 av. Cr.,
quando appunto Tiberio ebbe ordine di preparare la spedizione per rimettere
sul trono lespulso Tigrane.
Septimius, Claudi, nimirum intellegit unus,
quanti me facias : nam cum rogat et prece cogit,
scilicet ut tibi se laudare et tradere coner,
1-9. Claudi (vocativo) : Tiberio
Claudio Nerone, figliastro di Augusto
(cfr. epistola precedente) e principe
ereditario, insieme col fratello Druso,
il quale, per, morir nel 9 av. Cr.
nimirum (da ne-mirum) natural
mente ; con inflessione, per lo pi,
ironica : ci fa vedere la faccia stupita
del Poeta, quando, davanti allinsi
stenza dellamico, viene a comprendere
di valere qualche cosa e di godere la
considerazione del principe ; altrimenti,
sembra dire, perch insisterebbe tan
to ? unus = il solo che capi
sce . quanti : genitivo di stima.
prece = a furia di preghiere .
scilicet = appunto ; anche questo
in tono leggermente ironico, per non
urtare la suscettibilit del principe.
ut... coner = affinch io tenti (abi
le mossa, per non apparire presun
tuoso e sicuro del fatto suo). tra-
LE EPISTOLE 425
dignum mente domoque legentis honesta Neronis,
munere cum fungi propioris censet amici 5
quid possim videt ac novit me valdius ipso.
Multa quidem dixi cur excusatus abirem ;
sed timui mea ne finxisse minora putarer,
dissimulator opis propriae, mihi commodus uni.
Sic ego, maioris fugiens opprobria culpae, 10
frontis ad urbanae descendi praemia. Quodsi
dete = presentartelo . dignum
= come degno . mente... Nero
nis = dellintelligenza e della fami
liarit di Nerone (domus va inteso in
senso molto lato), che sa scegliere ;
con significato intensivo. honesta =
uomini dabbene . cum fungi
(sott. me)... cehset = allorch egli
pensa che io faccia la parte (munere)
dun amico piuttosto intimo (propioris,
compar. assol. maschile, dallavverbio
prope) . novit... ipso = conosce
me meglio di me stesso : me og
getto di novit e ablativo di paragone in
rapporto a valdius, comparativo di sal
de (sincopato, da valide), sinonimo,
duso familiare, di mullum. Probabil
mente Settimio aveva avuto ritegno a
rivolgersi direttamente ad Augusto, il
quale, secondo Svetonio, lo aveva in
amicizia, n Orazio, per rispetto, qui
ne fa cenno: agisce a suo rischio e peri
colo. novit me : come a dire io
non mi sarei mai sognato di valer
qualche cosa ai tuoi occhi, ma si vede
che il mio amico mi conosce meglio
che non mi conosca io stesso ; e allora
eccomi qua a metterti alla prova .
timui... putarer = ebbi paura che
si credesse che io sminuissi la mia
influenza (mea) presso di te .
mihi... uni = per far comodo sol
tanto a me .
10-13. maioris... culpae = la ver
gogna duna colpa pi grave ; la
taccia di egoismo doveva bruciare i
poeta ben pi che il timore di appa
rire importuno. frontis... praemia =
mi sono adattato (descendi) alla pre
rogativa (praemia, in origine sino
nimo di praeda, pass poi a significare
privilegio , distinzione ) duna
fronte di citt ; cio la sfrontatezza,
la faccia tosta del cittadino, che
abituato a vivere tra gli uomini
e i loro inganni, in confronto con la
raccolta timidezza e il goffo ritegno
delluomo dei campi, che vive a con
tatto con la natura, ma impacciato
nel trattare con gli uomini e con le
loro arti. descendi : denota il di
spiacere del poeta di dover fare la
parte ingrata che il momento richiede ;
gli par quasi di rinunciare alla propria
personalit, egli che della campagna
amava tutto, ma in particolare la se
rena franchezza, lungi dalle lusinghe
della citt : gli sembra quindi di de
gradarsi. depositum... pudorem =
tu apprezzi (laudas) che io abbia
lasciato da parte il ritegno per le in
sistenze dun amico . tui gregis
(sott. unum ; genitivo partitivo) =
consideralo uno del tuo seguito :
gregis qui sinonimo di cohortis, senza
alcuna sfumatura meno che riverente.
Anzi, con il termine grex si designava
di solito una setta filosofica, un in
sieme di uomini che vivevano, pen-
426 Q. ORAZIO FLACCO
depositum laudas ob amici iussa pudorem,
scribe tui gregis hunc et fortem crede bonumque.
savano in comune ed erano legati da
vincoli di natura intellettuale e mo
rale molto elevati. fortem : il co
raggio era certo indispensabile per chi
si accingeva a recarsi in regioni lon
tane, sconosciute ancora, e, quello che
pi conta, sempre sul piede di guerra.
bonum : indica le qualit morali.
che dovevano indurre Tiberio a tenere
accanto a s quel giovane, sicuro che
per onest, seriet e lealt non lo
avrebbe certo deluso. Cos la racco
mandazione fatta e sulle ultime
parole, che restano le decisive e le
pi importanti, si appunta linteresse
di chi scrive e lattenzione di chi legge.
LE EPISTOLE
427
5. - LA FELICIT IN NOI !
(I, 1la : a Bullazio)
Bullazio, evidentemente carattere inquieto e insofferente, passa di citt
in citt, da un continente all'altro, in cerca duna serenit, duna felicit
che non riesce a raggiungere. Ed chiaro, dir pi lardi Seneca, perch
porta con s la propria miseria ! Orazio, che lo comprende bene e che
talvolta preso dallo stesso male, ripete allamico, e soprattutto a se
stesso, che non vale cercare altrove quello che solo noi ci possiamo dare :
la felicit in ogni luogo, anche il pi squallido, se il nostro
animo tranquillo.
Qjiesta epistola, un vero gioiello, fu sempre ammirata per la sua
umana ed eterna attualit. Anche ora il mondo sembra invaso dalla
smania di viaggiare, di correre, di vedere : ma pare che la felicit si sia
allontanata dalle nostre case e dalle nostre citt, le quali hanno perduto
quella quiete serena, che rendeva cosi riposanti i sonni dei nostri avi.
Non vi sono indizi che permettano di stabilire quando di preciso sia
stata scritta.
Quid tibi visa Chios, Bullati, notaque Lesbos,
quid concinna Samos, quid Croesi regia Sardis,
Zmyrna quid et Colophon ? maiora minorave fama ?
1-9. Quid... visa (sott. est) = che
te n parso di , che impressione
ti ha fatto . Chios : unisola
dellEgeo, di fronte alla costa ionica,
famosa per i suoi vini, i marmi e le
frutta. Bullati (vocativo) : di questo
Bullazio non sappiamo nulla piu di
quanto si pu comprendere dalla pre
sente epistola ; forse era un commili
tone di Orazio agli ordini di Bruto,
nel 43-42 av. Cr. nota = fa
mosa . Lesbos : isola dellEgeo
settentrionale, molto celebrata nellan
tichit per aver dato i natali ad Alceo,
a Saffo, ad Arione, a Teofrasto, ecc.,
oltre che per i suoi vini, i suoi marmi
e le sue ceramiche. concinna =
elegante . Samos : altra isola
dellEgeo, di fronte ad Efeso ; fu
patria di Pitagora ; ricca di vini e fa
mosa per larmonia dei suoi edifici
e per la bellezza del paesaggio.
Sardis : capitale della Lidia, in Asia
Minore ; dopo un periodo di grande
splendore al tempo di Creso, era stata
conquistata da Ciro (Erod., I, 84)
e dallora era cominciata una lenta
decadenza. Zmyrna : ritenuta pro
babile patria di Omero, era la pi
bella delle citt della Ionia , ricca
di traffici, di monumenti e di ele
ganza. Colophon : quasi a con-
428
Q. ORAZIO FLACCO
cunctane prae Campo et Tiberino flumine sordent ?
an venit in votum Attalicis ex urbibus una ? 5
an Lebedum laudas odio maris atque viarum ?
Scis Lebedus quid sit : Gabiis desertior atque
Fidenis vicus ; tamen illic vivere vellem,
oblitusque meorum, obliviscendus et illis,
Neptunum procul e terra spectare furentem. 10
fine tra la Ionia e la Lidia ; era patria
di Mimnermo e di Senofane, fonda
tore della scuola eleatica. cuncta
ne (ne enclitico) = o tutte quante
insieme . prae = a confronto con
il Campo di Marte , in riva al Tevere,
dove, per gli esercizi ginnici e il suc
cessivo bagno nel fiume, si dava con
vegno tutta la giovent romana. Era
come il centro ideale della vita di
Roma, serenamente rivolta alla pace
e al sano ripristino delle proprie forze,
in attesa di sempre maggiori prove.
sordent = prdono ogni attrattiva .
an... votum = o ti viene gi la
voglia di qualcuna (una) delle citt
attaliche : ad es. Pergamo, famosa
per la biblioteca, emula di Alessan
dria ; o Apollonia, o Tralles, sulle
quali aveva dominato la stirpe degli
Attalidi, lultimo dei quali, Attalo I I I ,
morendo nel 133 av. Cr., aveva la
sciato tutto il suo regno in eredit ai
Romani. Lebedum : citt della
Ionia un tempo molto fiorente ; ma,
distrutta da Lisimaco e privata dei
suoi abitanti, era ridotta a un povero
villaggio, dalla vita grama e stentata.
Orazio laveva vista probabilmente
durante la campagna militare con
Bruto (43-42 av. Cr.) e forse Bullazio
era allora con lui ; cos almeno si
spiega il verso seguente. viarum =
dei viaggi per via di terra : la
stessa espressione troviamo nell ode
dello pleen (I I , 6a, 7), l dove
Orazio, preso dalla tristezza, pensa
ai suoi ultimi giorni e al luogo pi
adatto dove passarli. Sicch qui, al
lamico inquieto ed errabondo, su
bentra il Poeta, che non pu sottrarsi
alla fatale condanna delluomo e, so
praffatto dallintimo sconforto, si vede
per un momento rifugiato in quellan
golo oscuro, nel desiderio dun oblo
completo, che somiglia molto alla vo
lutt di annullamento cara ai nostri
Romantici, ma che corrisponde a un bi
sogno sincero e sofferto del poeta stes
so. Tale sovrapposizione, cos poetica
e cos vera, quella che fa dire a Dante
di s quel che vorrebbe dire di Romeo
di Villanova : e se il mondo sapesse,
ecc. (Parad.j VI, 140 sgg.), svani
rebbe se si accettasse linterpretazione
di alcuni editori i quali, chiudendo tra
virgolette i versi 6-10, immaginano si
tratti di uninterruzione trasognata di
Bullazio. Meglio intendere che Orazio,
mentre parte, lancia in resta, per di
mostrare allamico linconsistenza delle
sue aspirazioni, ricada, sognando, nel
proprio mondo e nella propria tri
stezza. Gabiis... Fidenis (con la
prima sillaba lunga, mentre la tro
viamo breve in Virgilio) : citt del
Lazio (la prima fra Tivoli e Preneste ;
la seconda in Sabina, sulla via Salaria)
un tempo floride, ma in quel mo
mento poco pi che miseri villaggi.
desertior... vicus = un villaggio pi
squallido . vivere = passare la
vita . oblitus (attivo) = dimen
tico dei miei ; tutti quelli che riem
pivano la sua vita : parenti, amici,
protettori. obliviscendus = de
gno di essere da loro dimenticato (illis
dativo dagente) .
10-19. Neptunum = il mare (me
tonimia). spectare = contempla-
LE EPISTOLE 429
Sed neque qui Capua Romana petit, imbre lutoque
aspersus volet in caupona vivere ; nec qui
frigus collegit, furnos et balnea laudat
ut fortunatam plene praestantia vitam ;
nec, si te validus iactaverit Auster in alto, 15
idcirco navem trans Aegaeum mare vendas.
Incolumi Rhodos et Mytilene pulchra facit quod
paenula solstitio, campestre nivalibus auris,
per brumam Tiberis, Sextili mense caminus.
Dum licet ac voltum servat Fortuna benignum, 20
Romae laudetur Samos et Chios et Rhodos absens.
re : gi Lucrezio aveva notato la
gioia, un po crudele, che si prova
a contemplare, da un luogo sicuro, la
tempesta scatenata sul mare (II, 1-4),
ora qui laccenno pi intimo,
anche se la ricerca stilistica (la me
tonimia) ne smorza lefficacia, dan
dole una sfumatura ironica, forse non
inutile per attenuare lemozione.
sed neque ecc.: ecco che dal sogno
si torna alla realt. La solitudine di
Lebedo potr, forse, sanare la ferita
dun momento ; ma la vita, oh ! la
vita unaltra cosa ! Non ci si pu
illudere di moltiplicare i momenti di
sosta in questa corsa tumultuosa verso
la morte, qual il destino delluomo.
Cos il viandante, spossato e macero
di pioggia, sogna il conforto dunoste-
ria (c a u p o n a ) ; ma non pensa affatto
di passarvi tutta la vita : riprender il
suo cammino, appena ristorato e asciut
to, E chi per ore e giorni ha sofferto
il freddo si accosta a una stufa (furnos)
o a un bagno tiepido, con gioia s
e abbandono ; ma non stabilisce col
la sua dimora. imbre... aspersus
tutto intriso di pioggia e di fan
go . frigus collegit = ha fatto
scorta di freddo . ut... praestan
tia come se rendessero , con
vinto che. in alto: sott. mari.
Auster : vento di mezzogiorno ; qui,
per, per un vento violento in gene
rale. Anche colui che si trova fra
i turbini e i marosi duna tempesta
sospira la riva ; ma, giunto in salvo
al di l del mare, non pensa certo di
vendere la nave, perch sa che le tem
peste passano ed egli a casa deve
tornare. non (compreso in nec del
verso precedente)... idcirco = non
per questo . Aegaeum : anche
questo sta per un mare qualunque ;
senonch lEgeo era il centro del com
mercio marittimo di Roma con il vi
cino Oriente e pi frequenti erano
i contatti dei mercanti romani con
questo che con altri mari. Incolumi
= per chi sano ; di mente e di
corpo. Rhodos : una delle pi
belle e celebrate isole dellEgeo.
Mytilene : capitale dellisola di Lesbo,
molto celebrata, per il suo clima e per
le sue glorie letterarie, da poeti e pro
satori. facit quod = fa lo stesso
effetto che fanno . paenula = un
mantello pesante in piena estate {sol
stitio, intendi aestivo) : ossia al
tutto inutile, come i paragoni che
seguono. campestre... auris = le
mutandine da bagno quando tira aria
di neve . per... Tiberis = un
bagno nel Tevere nel cuore dellin
verno . Sextili... caminus = il
camino acceso nel mese di agosto i
era questo il sesto mese dellanno ro
mano, il quale iniziava a marzo.
20-30. Romae (locativo) = stan
do a Roma . absens = lonta-
430 Q,. ORAZIO FLACCO
Tu quamcumque deus tibi fortunaverit horam
grata sume manu neu dulcia differ in annum,
ut quocumque loco fueris vixisse libenter
te dicas : nam si ratio et prudentia curas, 25
non locus effusi late maris arbiter aufert,
caelum, non animum mutant, qui .trans mare currunt.
Strenua nos exercet inertia : navibus atque
quadrigis petimus bene vivere. Quod petis hic est,
est Ulubris, animus si te non deficit aequus. 30
na : legato grammaticalmente a
R h o d o s , ma si intende riferito anche
agli altri due nomi. fortunaverit
(= f o r t u n a t a m p r a e s t i t e r i t ) = ti avr
concesso felice; termine arcaico di
origine sacrale. deus : i?on meglio
identificato ; quella divinit astratta
che pu concedere le ore e i giorni,
mentre alla serenit delFanimo dob
biamo provvedere noi stessi. grata
(per enallage, attribuito a m a n u ) sume
= accoglila con animo riconoscente .
neu... differ (= n e q u e d i s t u l e r i s )
e non rimandare le gioie di anno
in anno . ut (consecutivo) = di
modo che tu possa dire . fueris :
al momnto della morte ; ti colga essa
a Roma, a Lebedo o nelle belle isole
sunnominate. libenter = secondo
il tuo piacere . si (= siquidem) =
se vero che ; come vero.
ratio... aufert = il ragionamento e la
saggezza alleviano gli affanni e non
un luogo che domini (arbiter) per largo
tratto sul mare aperto (effusi) .
maris arbiter : pi volte Orazio prende
di mira la vana fatica di coloro che
gettano immense costruzioni in alto
mare, come se potessero sfuggire agli
affanni che li tormentano (Odi, I I I ,
l a, 33-40). caelum = clima .
Strenua... inertia = uninerzia irre
quieta ci tormenta : laccostamento
di queste due parole di significato
contrario (ossimoro) ci rappresenta al
vivo il tremendo contrasto che tor
menta tutti gli uomini. Nulla fanno
essi realmente per interpretare, se
condo verit, la voce dellistinto e della
natura : questo inertia. Ma quante
fatiche, quali insonnie, che indegnit
essa impone ai miseri mortali, i quali
finiscono col perdere la loro pace ;
ed ecco la verit di quello strenua e di
exercet. bene vivere = la feli
cit . Ulubris : villaggio disperso
e isolato delle paludi Pontine, citato
anche da Cicerone e da Giovenale per
10 squallore della vita e il grigiore pae
sano ; qui sta per qualsiasi luogo,
anche il meno accogliente. animus...
aequus = se non ti vien meno la
tranquillit dellanimo : aequus il
famoso aggettivo oraziano, che rias
sume tutta la filosofia del Poeta, tutto
11 segreto della felicit umana.
LE EPISTOLE 431
6. - CONGEDO
(I, 20: al suo libro)
Addio del poeta al suo libro di Epistole e congedo di Orazio dalla
poesia. Egli aveva allora 45 anni ed era deciso di chiudere lanimo
ai dolci inganni delle Muse, in attesa serena della fine. Non sapeva
che i fasti di Roma imperiale nel 17 av. Cr. avrebbero risvegliato il suo
estro assopito ed egli avrebbe avuto una seconda stagione poetica. Era
questo, dunque, lultimo messaggio e allultima epistola affidava per
i posteri il proprio ritratto. Di qui la velata malinconia che trascorre
nei pochi versi armoniosi ed eleganti, con cui Orazio pone il sigillo del
larte allopera sua. Egli si rivolge al suo libro come a un giovane
ardente di desiderio e smanioso di conoscere il mondo e farsi conoscere ;
vorrebbe trattenerlo, inconsapevole com o sprezzante dei pericoli e delle
delusioni che lattendono. Gli prospetta la breve fioritura, gli imman
cabili affronti, il mesto tramonto. Ma, non ostante tutto, la coscienza della
propria grandezza ha il sopravvento e il figlio del liberto di Venosa pro
clama con orgoglio daver raggiunto una mta degna di essere invidiata
dai contemporanei e dai posteri.
*La precisazione, cosi garbata e improvvisa, degli ultimi tre versi ci con
sente di stabilire che questepistola fu composta nel 20 av. Cr.
Vortumnum Ianumque, liber, spectare videris,
scilicet ut prostes Sosiorum pumice mundus.
1-9. Vortumnum Ianum : intende
indicare il Foro, dove erano botteghe
di ogni genere e in modo particolare
quelle dei librai. Il mercato era deli
mitato da un arco sormontato da una
statua di Giano (cfr. Epist., I, l a, 54).
Anche il dio Vortumnus (o Vertum
nus, forse da vertere), che in antico
presiedeva al volgersi delle sta
gioni, aveva la sua statua nel Foro. :
spectare = guardare con desiderio ,
fare locchiolino . liber : lallo
cuzione rivolta al libro come
fosse un essere animato ; questa felice
novit, che suscit linteresse di Por-
firione, fu largamente imitata, e non
sempre felicemente, nei secoli succes
sivi in tutte le letterature. scilicet =
naturalmente . ut prostes -
per essere messo in vetrina (ma
il verbo latino ha una sfumatura pi
violenta e sfacciata). Sosiorum t
erano due fratelli che, datisi al com
mercio dei libri, avevano raggiunto
grande notoriet. pumice mundus
= levigato con la pomice : con
pomice venivano levigati i margini
del papiro arrotolato intorno al colo-
432 a. ORAZIO FLACCO
Odisti clavis et grata sigilla pudico,
paucis ostendi gemis et communia laudas,
non ita nutritus. Fuge quo descendere gestis : 5
Non erit emisso reditus tibi. 'Quid miser egi?
Quid volui ? ' dices, ubi quid te laeserit ; et scis
in breve te cogi, cum plenus languet amator.
Quodsi non odio peccantis desipit augur,
carus eris Romae, donec te deserat aetas ; 10
contrectatus ubi manibus sordescere volgi
coeperis, aut tineas pasces taciturnus inertis
aut fugies Uticam aut vinctus mitteris Ilerdam.
rato bastoncino, che chiamavano u m b i
l i c u s . clavis : le chiavi degli
s c r i n i a , o cassetti, nei quali si con
servavano gli scritti inediti, sigillati
{ s i g i l l a ) con l anello signatorio del
padrone. grata... pudico = che
non dispiacciono a chi ha del rite
gno . paucis... gemis = ti ram
marichi (lett. piangi ) di essere mo
strato a poche persone : sono i pochi
amici intimi, cui Orazio leggeva le sue
composizioni, sollecitandone consigli
e approvazioni. communia : i luoghi
aperti al pubblico e frequentati, come
le terme, le biblioteche, le vetrine delle
botteghe, nei luoghi pi affollati di
Roma. nutritus : sott. a m e .
Fuge... gestis = corri pure l dove
smanii di andare ; c per chi sot
tintende (e, forse, a ragione), dopo
limperativo, un avverbio di moto da
luogo [inde) e intende : fuggi lon
tano da quel luogo (il Foro), dove
tanto desideri di andare . Non
eri t... r edi tus = non ci sar possi
bilit di ritorno quando tu sia pub
blicato [ e m i s s o = lasciato andare) .
quid... l aeser i t (fut. ant. di l a e d o ,
l a e s i , l a e s u m , l a e d e r e ) = riceverai
qualche affronto : il neutro pi
efficace ed espressivo del q u s accet
tato da alcuni editori. in breve...
cogi = che sei gettato in un an
golo . plenus = ormai sazio ,
annoiato . l anguet = prova fa
stidio . amator (trattandosi del
libro) = il lettore . Quodsi ecc. ;
ordina-: quodsi augur (in questo caso,
il Poeta) non desipit (= non fuori
di senno ) odio (= per il risenti
mento ) peccntis (= verso il pec
catore , genitivo oggettivo) : augur,
profeta di sventura il Poeta ; ma
sente che la sua previsione sar pur
troppo confermata dalla realt ; non
c da sperare che il risentimento
attuale gli faccia velo : quanto pi
lucida la sua visione, tanto pi
amara.
10-19. carus... Romae (locativo) :
la novit dellargomento (in Roma,
le epistole in versi non serano ancora
sentite) e la curiosit, che accompagna
sempre la nuova opera dun celebrato
scrittore, assicureranno la momentanea
simpatia dei Romani ; ma sar fiamma
di breve durata. donec = finch
non . aetas = giovinezza : il
pregio della freschezza e della no
vit. contrectatus = spiegazza
to , sciupato . tineas... iner
tis = muto (taciturnus), sarai pasto
delle lente tignole ; oppure (se si
accetta linterpretazione etimologica)
le tignole che non hanno rispetto
dellarte {in artes) . Uticam : citt
dellAfrica, non lontana da Cartagine.
Per evitare di pascere le tignole, il
libro dovr ben presto emigrare in
Africa o in Spagna, ai confini cio
LE EPISTOLE 433
Ridebit monitor non exauditus, ut ille
qui male parentem in rupes protrusit asellum 15
iratus : quis enim invitum servare laboret ?
Hoc quoque te manet, ut pueros elementa docentem
occupet extremis in vicis balba senectus.
Cum tibi sol tepidus pluris admoverit auris,
me libertino natum patre et in tenui re 20
maiores pinnas nido extendisse loqueris,
dellImpero, dove andavano a finire
(antico mondo sempre nuovo !) i libri
che avevano fatto a Roma la loro
stagione. vinctus (da vincio) mit
teris (fut. passivo) = impacchettato
sarai mandato ad Ilerda ; citt della
Spagna Tarragonese, lodierna Lerida.
monitor = chi ora ti avverte
e non ascoltato . male parentem
(da pareo) = testardo , che non
voleva ubbidire . protrsit =
scaravent gi : rider dunque il
poeta perch si riveleranno vere le sue
previsioni ; ma sar un riso amaro,
perch tutto sar a suo danno, come
Tirato padrone dellasinelio avr sod
disfazione alla sua ira, ma perder
la bestia. Hoc... manet = anche
questo ti attende , ti devi aspet
tare . ut pueros ecc. = che la
balbuziente vecchiaia ti colga a inse
gnare lalfabeto {elemento) ai bambini
nellestrema periferia (extremis... vi
cis) : fu buon profeta, nel signifi
cato migliore, perch sappiamo che
subito, nel primo secolo dopo Cristo,
le opere di Orazio, in particolare le
Epistole, furono testi obbligati nelle
scuole dogni grado di Roma e dItalia.
Su di esse imparavano i bambini i pri
mi elementi delle lettere, gli adulti
i principi della saggezza. occupet...
Senectus : il pensiero un po triste di
Orazio ci suggerisce un quadro di
bonaria e paesana umanit. Ai mar
gini della grande Urbe, dotta e cor
rotta, qualche vecchio maestro, im
pietosito dalle condizioni di ignoranza
e trascuratezza dei bimbi del popolo.
li raccoglie intorno a s, per avviarli
al grande mistero del leggere e dello
scrivere e tiene tra le mani il libro
del Poeta. Nel fondo dellanima, que
sto pensiero lo lusinga, non ostante
il balba, che vorrebbe porre un accento
meno gradito su tale destino ; tanto
vero che su di esso si sofferma per
dettare il suo testamento spirituale.
Cum... auris = quando il sole ormai
tiepido avr raccolto intorno a te pi
numerosi gli ascoltatori {pluris...
auris) . sol tepidus : notazione
piena di poesia e di nostalgia. Verso
il tramonto, quando i raggi del sole
occiduo attenuano la loro violenza per
tingere il cielo di rosa, allora anche
i pi irrequieti uditori si fermano vo
lentieri ad ascoltare la voce del Poeta.
questo il momento di celebrarne le
lodi ! C chi ha pensato alla prima
vera ; altri allautunno, quando i ra
gazzi tornavano a scuola : altri ancora,
citando Marziale (IV, 8), intendono
lora subito dopo pranzo (fra le 3 e le
4 pomeridiane) ; ma la pi bella
ancora la prima interpretazione, che
anche la pi semplice.
20-28. libertino... patre : il ritor
nello, che sentiva spesso ripetere dai
maligni invidiosi della sua fortuna,
costituisce il primo titolo di merito
per larrivato poeta, che lo sbandiera
con orgoglio, fiero del cammino per
corso e non certo disposto a rinnegare
il passato. in tenui re (sott. fami
liari) = in modeste condizioni di fa
miglia . loquris (futuro) = di
rai che ho spiegato . ut = di mo-
28
434 Q, ORAZIO FLACCO
ut quantum generi demas, virtutibus addas ;
me primis urbis belli placuisse domique,
corporis exigui, praecanum, solibus aptum,
irasci celerem, tamen ut placabilis essem. 25
Forte meum siquis te percontabitur aevum :
me quater undenos sciat implevisse Decembris
collegam Lepidum quo duxit Lollius anno.
do che , chiaramente consecutivo,
anche se non si pu escludere un
senso finale. demas... addas : met
tendo in risalto lumile condizione da
cui partito, si aggiunge merito al
poeta stesso, che ha saputo sollevarsi
tanto in alto. primis urbis = ai
principali cittadini . belli... domi
(entrambi locativi) : in primo luogo
a Bruto, sul campo di battaglia di
Filippi (c da ricordare che non fu
mai vietato alla corte di Augusto lelo
gio, anche pubblico, dei pi fieri re-
pubblicani, come Catone e Bruto) ;
poi ad Augusto stesso, a Mecenate,
a Pollione, a Vipsanio Agrippa, ecc.
exigui : sappiamo dalla vita svetoniana
che Orazio era piccolo e obeso.
praecanum = canuto anzitempo .
solibus (abi.) aptum (da apere) =
bruciato dal sole . tamen ut
(= ita... ut) : in senso fortemente re
strittivo. irasci... placabilis : vale
la pena di vedere come i nostri poeti
(Alfieri e Foscolo, ad esempio) imi
tarono questa notazione psicologica,
che nella sua brevit ha unefficacia
decisiva. aevum = et (ter
mine ricercato). me... implevisse =
sappia che io ho compiuto : espres
sione rimasta anche nelle lingue neo
latine. quater undenos... Decem
bris : erano dunque passati 44 di
cembri da quell8 dicembre del 65 av.
Cr., giorno di sua nascita. collegam,
ecc. ; ordina : anno quo Lollius duxit
collegam Lepidum : nellanno 21 av. Cr.
avrebbero dovuto assumere la carica
consolare Lollio e Augusto, eletti re
golarmente lanno prima ; ma, al posto
di Augusto che sera ritirato, sal in
carica Lepido, sebbene fossero candi
dati anche Q, Emilio e L. Silano.
Essendo stato Lollio il primo eletto,
pareva che la scelta di Lepido fosse
stata fatta da lui in persona, anzich
dal popolo, come invece era avvenuto :
di qui il verbo duxit, che qualche edi
tore volle inutilmente mutare in dixit.
Cos, in maniera sobria e schiva,
quasi distogliendo lattenzione dalla
propria persona, per rivolgerla a per
sonaggi molto meno importanti di lui,
ma che rappresentavano Roma e il
suo destino, si chiude questa simpatica
presentazione, con il sorriso garbato
e spiritoso di chi, dopo tutto, riu
scito quasi a togliere un anno alla
propria et.
A P P E N D I C E
GUIDA BREVE AI METRI ORAZIANI
I ) L e Od i
Pur tenendo conto delle indicazioni dei principali trattatisti
di metrica e dei maggiori editori di Orazio, seguiamo una via ispi
rata soprattutto a un criterio di opportunit didattica.
Avvertiamo anche che accettiamo il principio, enunciato dal
Mei nek e e dal Lachmann, della ravvisabilit in tutte le odi ora
ziane di sistemi tetrastici, ossia della divisibilit di tutte le odi
in strofe di quattro versi. Le obiezioni opposte dagli avversari
di tale tesi (ad esempio, la mancanza di appoggio alla tesi stessa
da parte delle strutture sintattiche e la presenza di un carme,
il IV, 8, il cui numero non divisibile per 4), non sembrano suf
ficientemente probanti. Fra l altro, tale carme, figurando nel
IV libro, non appartiene al grande ciclo della produzione lirica
oraziana e ha due versi (il 17 e il 33) che potrebbero, come stato
sostenuto, essere spuri.
St r of e Ascl epiadee
Sono cinque e vi si usano quattro versi :
1) Il gliconeo (j- , -- w , -Lw , ^), che pu essere definito :
una tetrapodia logaedica catalettica in syllabam, con dattilo In
seconda sede.
2) Il ferecrateo o ferecrazio (j., - ~ w , , cio un gliconeo
senza l ultima sillaba.
3) Lasclepiadeo minore (j- , . w w , s. / / . w . ss) ossia
un gliconeo con un coriambo (-?- _ ~ ) inserito dopo lo spondeo-
base.
436 APPENDICE
4) L'asclepiadeo maggiore / / .'._w -- / /
cio un gliconeo con due coriambi inseriti dopo lo spondeo-base
(come a dire, un asclepiadeo minore con l inserzione di un coriambo
fra i due emistichi).
Ecco le cinque strofe asclepiadee :
I : composta di quattro asclepiadei minori ;
IIa : tre asclepiadei minori e un gliconeo ;
IIIa : due distici costituiti da un gliconeo seguito da un ascle
piadeo minore ;
IVa : due asclepiadei minori, un ferecrateo e un gliconeo J
Va : quattro asclepiadei maggiori.
St r of a Saf f ica minor e
composta di tre endecasillabi saffici e un adonio.
1) Uendecasillabo saffico ( , l / / w w, ' w, /. si defi
nisce : una pentapodia logaedica, con dattilo in terza sede, spon
deo irrazionale in seconda e cesura semiquinaria.
2) L'adonio (/- ~ e -<) una dipodia dattilico-trocaica (viene
detta anche clausola esametrica , perch con un adonio fini
scono tutti gli esametri).
N. B. - La strofa saffica usata in ben 25 odi e nel Carmen
Saeculare.
St r of a Al caica
composta di quattro versi : due endecasillabi alcaici, un ennea-
sillabo e un decasillabo.
1) U endecasillabo alcaico ( . , i v , - ! - - / / i v U, r v , ! : ) , pu con
siderarsi, strutturalmente, un endecasillabo saffico, la cui ultima
sillaba si immagini spostata allinizio del verso in funzione di ana-
GUIDA BREVE AI METRI ORAZIANI 437
crusi (*). Si tratterebbe quindi di un pentapodia logaedica cata
lettica in syllabam con anacrusi (in Orazio, costantemente lunga).
Secondo altra tesi, l endecasillabo alcaico consisterebbe di una
tripodia giambica catalettica (~ ', a, ...) seguita da una dipodia
dattilica ( w *). La cesura, nellun caso e nellaltro, sem
pre semiquinaria.
2) Uenneasillabo alcaico ( ' -, '.w, . sr.) una tetrapodia
trocaica con anacrusi ; secondo laltra tesi una pentapodia giam
bica catalettica (- w w ^
3) Il decasillabo alcaico (./. -, w, . . _ l w, a. ~) una dipodia
dattilica seguita da una dipodia trocaica.
N. B. - Il metro alcaico il pi usato fra tutti i metri ora
ziani : lo si trova in 37 odi.
I I ) Gl i Epo d i
1) Distico epodico (di cui Archiloco aveva dato per primo
l esempio in Grecia) : consiste in un trimetro giambico seguito
da un dimetro pure giambico ; entrambi sono acatalettici e ammet
tono la sostituzione dello spondeo irrazionale nelle sedi dispari.
Schema : ^ a. _ , ~ a a_, ~ w -
^ ^ / w / y
N. B. - Hanno questo metro i primi dieci epodi.
2) Distico archilockeo : composto di un esametro dattilico
seguito da un giambelcgo (che risulta di un dimetro giambico
pi un trimetro dattilico catalettico in syllabam).
(l) Si d il nome di anacrusi a quelluna o a quelle due sillabe, normal
mente ancipiti, che, premesse al verso, possono mutarne il carattere del ritmo
(da ascendente a discendente o viceversa) ; nel caso dellendecasillabo e del-
Venneasillabo alcaici, lanacrusi conferisce alla prima parte il carattere ascen -
dente dei metri giambici.
438 APPENDICE
Schema :
N. B. - Hanno questo metro gli epodi XI e XIII.
I l i ) Sat ir e ed Epist ol e
Sono tutte in esametri dattilici.
Schema : -c . // l . w, .l ^
(esapodia dattilica catalettica in disyllabam, con dattilo in
sede e cesura semiquinaria).
quinta
I N D I G E
Prefazione........................................................................................ Pag. v
P. VIRGILIO MARONE
Vita............................................................................................ 1
Opere................................................................ ............................ 3
Le Bucoliche
Introduzione alle Bucoliche................................................... 5
Ecloga prima : Titiro e Melibeo
Argomento................................................................................. 8
vv. 1 - 8 3 .................................................................................... 9
Ecloga nona : Meri e Licida
Argomento..................................................... 19
vv. 1 - 6 7 .................................................................................... 20
Ecloga quarta : Pollione
Argomento................................................................................ 28
vv. 1 - 6 3 ...................................... - 30
Ecloga quinta : Dafni
Argomento................................................................................. 8 38
vv. 1-90 .................................................................................... 8 39
Le Georgiche
Introduzione alle Georgiche .......................................................... 8 49
Introduzione e lode di Augusto {Georg., I, 1-28 ; 40-42) . . 50
Prodigi per la morte di Cesare {Georg., I, 461-508).................... 8 55
li catno della primavera {Georg., II, 323-345)............................. 8 61
La pestilenza nel Nrico {Georg., III, 478-566)............................ 8 64
440 INDICE
Il vecchio di Corico {Georg., IV, 116-148).................................. Pag. 73
La leggenda di Aristeo {Georg., IV, 315-337 ; 345-360 ;
374-452)....................................................................................... 77
La favola di Orfeo ed Euridice {Georg., IV, 4 5 3 - 5 2 9 ) . . . . 91
LEneide
Introduzione allEneide................................................................. 99
Canto Primo
Argomento................................................................................ 102
La tempesta (I, 81-143)............................................................. 102
Canto Secondo
Argomento................................................................................ HO
Laocoonte e il cavallo (II, 40-56).......................................... HO
Sinone davanti a Priamo (II, 67-75)...................................... 113
La morte di Laocoonte (II, 199-245)..................................... H5
Il sogno di Enea (II, 268-297)............................................. 120
Cassandra prigioniera (II, 402-430)...................................... 123
Canto Terzo
Argomento................................................................................ 126
Lepisodio di Polidoro (III, 19-57)......................................... 127
Lincontro con Andromaca (III, 300-355).............................. 131
I doni di Andromaca (III, 482-505)...................................... 136
Canto Qjiarto
Argomento................................................................................ 139
Didone innamorata si confida con la sorella Anna
(IV, 9 - 30) ............................................................................. 140
II dramma intimo di Didone (IV, 80-89).......................... 143
Mercurio ordina ad Enea di partire da Cartagine
(IV, 554-570)..................................................... 145
Linvettiva e le maledizioni di Didone (IV, 607-629) . . 147
La morte di Didone (IV, 693-705)......................................... 150
Canto Qjiinto
Argomento................................................................................. 152
I preparativi per la prima gara (V, 124-138)....................... 153
La lotta fra Darete ed Entello (V, 426-449)...................... 155
INDICE
441
Canto Sesto
Argomento................................................................................ Pag. 157
La Sibilla e il ramo doro (VI, 136-155)...................... . 158
Enea entra nel regno dei morti (VI, 255-267)..................... 160
Enea e la Sibilla incontrano Caronte (VI, 298-316) . . . 162
Il racconto di Palinuro e la sua preghiera ad Enea
(VI, 340-371).................................................................. 164
Lincontro di Enea con Anchise (VI, 679-702).................. 167
La figura di Marcello (VI, 860-886)...................................... 169
Canto Settimo
Argomento.......................................................................... 172
Enea, costeggiato il paese di Circe, arriva alla foce del
Tevere (VII, 8 - 3 6 ) ...................................................... 173
Il cervo di Silvia (VII, 483-502)................................... 176
Le genti del Lazio incitate alla guerra (VII, 511-518) . . 178
Turno e la vergine Camilla (VII, 783-817) ........................... 179
Canto Ottavo
Argomento.......................................................................... 163
Il dio Tiberino appare in sogno ad Enea (Vili, 18-80) . 184
Enea immola alla dea Giunone la scrofa e i porcellini (Vili,
81-101).......................................................................... 189
Evandro mostra ad Enea i luoghi della futura Roma (Vili,
351-368).......................................................................... 191
Enea contempla ammirato larmatura preparata da
Vulcano (Vili, 617-629)............................................... 193
La battaglia di Azio nello scudo di Enea (Vili, 671-684) . 195
Il trionfo di Ottaviano (Vili, 714-731)............................ 197
Canto Xono
Argomento.......................................................................... 199
Laudace progetto di Eurialo e Niso (IX, 176-223) . . . 200
Le imprese dei due giovani eroi e la loro morte (IX,
381-449).......................................................................... 204
Il pianto della madre di Eurialo (IX, 473-502)............. 210
Canto Decimo
Argomento........................................................................... 213
Lauso ucciso da Enea (X, 803-832)............................ 214
La morte di Mezenzio (X, 873-908)................................ 218
442 INDICE
Canto Undicesimo
Argomento................................................................................ Pag. 222
Sia reso onore ai caduti ! (XI, 22-28).................................. 222
Pallante, deposto sul feretro, riceve lultimo addio di Enea
(XI, 29-99)............................................................... 224
Il pianto di Evandro sopra la salma di Pallante (XI,
139-181).......................... . . ............................................... 231
La morte di Camilla (XI, 816-831)...................................... 235
Canto Dodicesimo
Argomento................................................................................ 237
Giunone parla a Iuturna (XII, 134-160).......................... 238
Enea, guarito dalla ferita, torna a combattere (XII, 411-440) 241
La morte di Turno (XII, 919-952)................................... 244
Q. ORAZIO FLACCO
Vita.................................................................................................. 249
Opere............................................................................................. 251
Mondo poetico.............................................. 252
Le Odi
Odi Ascl epiadee
Introduzione alle Odi Asclepiadee....................................... 257
1. - Ognuno ha un suo sogno (I, 1).................................. 258
2. - Non omnis moriar (III, 30)......................................... 262
3. - Buon viaggio a Virgilio (I, 3)...................................... 265
4. - Vivi alla giornata ! (I, 1 1 ) .......................................... 269
5. - Per la morte dun amico (I, 2 4 ) .............................. 271
6. - Alla fonte Bandusia (III, 13)...................................... 274
7. - Contrasto damore (III, 9 ) .......................................... 276
Odi Saf f iche
Introduzione alle Odi Saffiche. .................................. 279
1. - Al dio dalla multiforme attivit (I, 1 0 ) ................... 279
2. - Desiderio dautunno (I, 38)........................................... 282
3. - Il celibe in festa (III, 8)............................................... 284
4. - I ludi saeculares del 17 av. Cr..................................... 287
Premessa.......................................................................... 287
Carmen saeculare....................... . . ............................. 290
INDICE
443
5. - Vino di poco prezzo, ma. . . prezioso (I, 2 0 ) . . . . Pag. 297
6. - Confidenza malinconica (II, 6 ) ..................................... 299
7. - Laurea via di mezzo (II, 10)........................................ 302
Odi Al caiche
Introduzione alle Odi Alcaiche.............................................. 305
1. - A Taliarco (I, 9 ) ............................................................ 306
2. - La preghiera del poeta (I, 3 1 ) ..................................... 309
3. - La sorte di tutti (II, 3 ) ................................................ 312
4. - La dolce follia (II, 7 ) .................................................... 316
5. - Il poeta . . . nellAde (II, 13)......................................... 320
6. - Immortale il poeta nel suo canto (II, 20) . . . . 324
7. - Canto di vittoria (I, 3 7 ) ................................................. 327
8. - Purch sia puro lanimo ! (Ili, 2 3 ) ............................... 331
9. - Solo lodiato cipresso (II, 14)......................................... 334
10. - Canto alla generazione novella (III, 1)........................... 337
11. - La vera virtus (III, 5 ) .................................................... 342
Gli Epodi
Introduzione agli E p o d i ...................................................... 347
1. - Con Mecenate, anche alla guerra ( I ) ........................ 348
2. - La fortuna non modifica la razza (IV)....................... 352
3. - Il destino di R o m a ..................................................... 355
4. - II vino conforto nei mali ( X I I I ) .............................. 358
Le Satire
Introduzione alle Satire................................................................ 361
1. - Se un dio dicesse . . . (I, l a) ........................................... 363
2. - I l pi bel vanto (-1, 6a) .................................................... 372
3. - Giornata nera ! ( , 9a) ........................................................ 382
4. - Che mi consigli, avvocato? (I I , l a) .............................. 388
5. - La gioia pi grande (I I , 6a) ........................................... 397
Le Epistole
Introduzione alle Epistole. 407
1. - Tra la speranza e laffanno. . . (I, 4a : ad Albio
Tibullo)..................................................................................... 408
444 INDICE
2. - II valore della libert (I, 7a : a Mecenate)................... Pag. 411
3. - Ora triste (I, 8a : ad.Albinovano Celso)...................... 421
4. - Il biglietto di raccomandazione (1, 9a : a Claudio
Nerone)............................................................ 424
5. - La felicit in noi! (I, l l a : a Bullazio).................. 427
6. - Congedo (I, 20a : al suo libro).............................. . . 431
APPENDICE
Guida br ev e a i met r i o r a z i a ni
I) Le Odi......................................................................................... 435
Strofe Asclepiadee................................................................. 435
Strofa Saffica minore............................................................... 436
Strofa Alcaica.......................................................................... 436
I I ) Gli Epodi................................................................................ 437
I I I ) Satire ed Epistole ................................................................. 438
STAMPATO NELLE OFFICINE TIPOGRAFICHE DELLA
CASA EDITRICE S. LAPI --- CITT DI CASTELLO

También podría gustarte