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Relazione di Costantinopoli (1634)
Giovanni Cappello
Biblioteca Italiana
2005
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Relazione di Costantinopoli del Bailo Giovanni Cappello 1634
Serenisisimo Principe.
Porto alla notizia di questo sapientissimo Senato la relazione dell'Imperio Ottomano, e
gl'importanti riguardi di Stato o di negozio che seco tiene questa Serenissima
Republica. Stimo la gravit della materia sufficiente motivo ad una non inutile
attenzione, e mi dispongo alla brevit, per nasconder in essa, al possibile,
l'imperfezione del mio dire, e toglierne il tedio all'Eccellenze Vostre.
Dir: nell'ampiezza degli Stati, la potenza delle forze; nella forma del governo, il
genio di Sultan Amurat presente Imperatore, e dei Ministri principali di mio tempo;
negli interessi dell'Eccellenze Vostre, le materie e le forme del trattar da me praticate;
nelle intelligenze con Prencipi, di quella con la Serenissima Republica, il frutto e la
necessit.
Possiede questo gran Principe nell'Europa, nell'Asia e nell'Africa lungo e quasi non
interrotto corso di paese; perch principiata una linea dal confine della Dalmazia, e
camminando verso Settentrione, dilungandosi per l'Albania, Ungheria e Transilvania,
forma il continente di tutte le altre Provincie dell'Europa fino al mar Negro: dove dalla
Moldavia per linea retta passando al Caff, stanza de' Tartari Precompensi, continua
con li confini dei Tartari Asiatici, e voltandosi alla parte opposita del mar Negro
nell'Asia, si distende per la terraferma, formando fino al seno Persico il continente non
interrotto, con le Provincie di Mengrelia, popoli Turcomani, Curdi, Arzirun,
Mesopotamia e Caldea; e tralasciato Ormus, gi dell'Imperio, discorre fino all'Oceano
Indico, insinuandosi continuamente nel seno Arabico, detto mar Rosso, e di l,
portandosi nell'Egitto, rettamente cammina per l'Africa, sino al stretto di Gibilterra; di
dove per le marine del Mediteraneo continuamente passa in quelle della Soria, della
Caramania, e comprendendo il regno di Cipro con l'Isole tutte dell'Arcipelago
eccettuato Tine di ragion di Vostra Serenit, discorre non interrotta per le marine della
Anatolia dalla parte dell'Asia, e per il Bosforo fino a Scutari, e di l si porta alle marine
del mar Negro, e tutto lo circonda sino a Constantinopoli. Di dove per le marine della
Grecia, Morea ed Albania termina nel Golfo dell'Eccellenze Vostre. Confina con
Africani, Persiani, Georgiani, Tartari, Polacchi, Ungheri, Alemanni, e con la
Serenissima Repubblica; spazio, che per l'ampiezza con la qual si estende, per
computo de' pratici, in misura, comprende sopra 15,000 miglia; e per l'immensa
quantit de' popoli che include; per l'universal urbanit di tutte le cose; per il sito
circondato da mari ed intersecato da molti e pi principali fiumi, rende altrettanto
possente e forte chi lo possiede. Mentre in esso ha la natura abbondantemente
provveduto di quanto in tempo di pace necessario per la conservazione di tante
Provincie, e per la loro vigorosa difesa ancora da chi osasse di assalirle: perch se si
riguarda al vitto e sostenimento de' popoli, (conformandosi quelle genti col genio della
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natura, che di poco si contenta al loro bisogno) soprabbonda di gran lunga la quantit,
con facolt di soccorrer altri paesi.
A questi soccorsi per il pacifico viver nella prospera fortuna, s'aggiungono li presidj
dall'avversa, dalle interne sollevazioni, ed esterne ostilit, con le forze terrestri e
marittime.
Le forze terrestri sono le maggiori e le pi pronte, perch del continuo si tengono
pagate e obbligate. Queste si formano con genti a piedi ed a cavallo: militano a piedi li
Giannizzeri, e li Azamoglani, ambi raccolti nell'infanzia dalle decime de' suddti
cristiani, a determinato tempo, e condotti a Constantinopoli, dove stanno riposti nelli
Serragli, e ivi con rigorosa disciplina ritenuti in quelli esercizj, che loro agevolano
l'incomodo e le fatiche per sostenerle poi nelle occorrenze militari.
Li Giannizzeri, che ne' passat tempi ed in particolare sotto Sultan Soliman erano
12,000 ora sono ridotti a 10,000. Nelle spedizioni per alle guerre non se ne compie il
numero; perch restano alcuni nelli presidj, molti sono per indulto e privilegio
dispensati, altri in paghe morte, altri dichiariti inabili al servizio; per cui declina il
numero, e col numero il vigore ancora; mentre (e sono effetti del tempo, e del
commodo) in loro grandemente declinata quella cieca puntuale obbedienza, che ai
passati Imperatori prestavano; fatti morbidi e corrotti, si sono resi non solo meno utili,
ma alle volte ribelli e regicidi, come occorse sotto Sultan Osman loro Imperatore.
Questa milizia da molto tempo in qu adulterata assai, mentre in essa s'intrudono
per avarizia e per favori molti figliuoli de' Turchi, e altri giovani adulti, li quali non
passando per li esercizj ed assuefazioni alle fatiche, appoggiati e protetti con maniera
diversa di vivere corrompono gli altri; da che nascono gli effetti sopradetti, ed il
cimento nelle fazioni della fiacchezza loro. Questi per prima loro paga hanno aspri tre
al giorno; vale in quelle parti l'aspro per l'ordinario tre quarti di una gazzetta di
moneta nostra; s che la prima paga ascende a soldi quattro e mezzo il giorno. In essa
poi s'avanzano col merito de' servizj e col favor de' Patroni, fino alli aspri dodici; e
questa la maggiore che si dia a' Giannizzeri ordinarj. Nelle assunzioni delli
Imperatori, quelli che tengono pagameno di aspri sette, saliscono a questo segno; ed
a chi gode dalli sette aspri fino alli dodici, s'accresce un aspro in quelle occorrenze.
Hanno inoltre li Giannizzeri molte prerogative e regali, che rendono buon utile, come
la carne a prezzo minore, le guardie delle porte, delle piazze ed altri siti nella citt,
nelle quali pel transito di tutte le cose si provecciano. Vengono oltre di ci ogn' anno
vestiti. Hanno un capo per loro generale, detto l'Ag de' Giannizzeri, con assoluto
comando e autorit sopra di loro. Posto di gran riguardo nel governo per il seguito di
tanta milizia, per l'emolumento che ne cava, e per esser, dopo la morte di Sultan
Osman, introdotto nel Divano a seder con li Visiri alle Consulte, il che dianzi non si
usava. Sono li Giannizzeri in numero determinato disposti da 400 fino alli 500 sotto
altri capi detti Cervagi, e questi subalternati all'Ag supremo; portano in guerra
archibugio e scimitarra.
L'altro ordine di milizia a piedi, come dissi, formato di Azamoglani, estratti ed
allevati anch' essi conforme alli Giannizzeri. Si applicano al servizio de' vascelli e
giardini del Re, delle Sultane ed altri Visiri in numero di 14,000: loro Capo il
Bostangi Bass, cio Capo de' Giardini.
La Cavalleria formata dalli Spahi. Di questi una parte riceve continua paga dal
Re; altri servono come feudatarj per Timari, cio terreni loro assignati a questo
effetto.
Li Spahi di paga sono di presente 24,000; numero che nell'uscta alle guerre di
gran lunga s'accresce, conducendo ogni Spahi uno almeno seco ed altri pi, per
servizio della sua persona e dei cavalli. Non sono li Spahi, come i Giannizzeri,
subalternati tutti ad un solo capo, ma divisi in sei squadre; ogni una di esse tiene il
suo condottiere, detto Spailaragassi, con dipendenza dal solo primo Visir che sopra di
loro tiene il comando. Hanno li Spahi rispettivamente paga minore dei Giannizzeri;
tuttavia alcuni principali e veterani di molto s'avanzano per la distribuzione a loro di
molti officj nelle citt, li quali, con rigorosa avarizia esercitati, apportano molta utilit.
Si armano di arco, zagaglia, mazza ferrata, ed in luogo di questa alcuni di pistola,
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disarmati nella persona per lo pi.
Li Spahi di Timaro servono per le assignazioni di terreni acquistati dagl'Imperatori
in molte guerre e dati a' soldati benemeriti, con obbligo di un soldato a cavallo per
ogni rendita di talleri cinquanta, secondo la stima antica, e cos moltiplicando secondo
le rendite le obbligazioni si riducono per quanto si pu comprendere nell'immenso del
paese a numero di 250,000. Da questi in occasion di guerra si eccettuano quelli che
stanno a' confini, ove in ogni tempo restano perpetuamente in guardia e guarnigiona.
Questi Timari sono anch' essi caduti in molti disordini; perch dove ne' primi tempi
erano goduti e sostenuti da gente atta e pronta all'obbligo ed alle mosse, sono dopo
molti di essi capitati in Sultane ed altri soggetti grandi, senza prestar alcun servizio al
Re nelle occasioni di guerra; nel qual tempo questi Spahi sono mossi dalli Sanzacchi,
cio Governatori e Capitani delle citt; li Sanzacchi dalli Beglierbei, cio Generali delle
Provincie, uno in Grecia l'altro in Anatolia; e li Beglierbei dal primo Visir; e questo dal
cenno del Re con prestezza e brevit di tempo. L'obbedienza in questi pari a quella
de' Giannizzeri, declinata dalli andati tempi, e per li sopradetti riguardi minorato il
numero. Gode tuttavia l'Imperio un gran privilegio nel servizio di tanta milizia, che
universalmente lo diffonde senza interesse di paga, con altrettanto vigore, mentre
difendono i confini del proprio terreno assegnatogli, col quale si sostentano. Il
presente Re (mosso dalle commozioni delle milizie, con indecoro della Maest Sua,
come scrissi ed a suo luogo dir) s'era applicato per regolar gli abusi suddetti intorno
all'assegnazione di questi terreni con buoni ordini; ma ove si tratti di ferir interessi di
Sultane ed altri soggetti, a' quali s'aspetta l'esecuzione, poco utile se ne spera.
Nel corpo della Cavalleria in occasione di guerra, quando esce il Re, entrano pi di
2,000 Chiaussi, 1500 Capigi, 500 Muteferag, li quali come lancie spezzate precedono
al Gran Signore, con assistenza continua alla Maest Sua.
S'aggiungono nella marcia degli eserciti 6000 Armaroli, 4000 Bombardieri, numero
grande di Vastatori e di Asappi, che ministrano li servizj di piantar padiglioni ed altre
occorrenze. Li Venturieri, Ministri ed officiali della Porta e delli Bass, che comandano
in campo, accrescono gli eserciti anzi di numero che di forze, alterano la disciplina
servono per distrugger e consumar le munizioni del vivere, confondere gli ordini, ed
impedire i progressi. Da quanto sopradetto si comprende tener il Re milizia pagata
con denaro e terreni in numero sopra 400,000, oltre gli accessorii ed aggiunti
suddetti.
Per questa milizia l'Egitto e l'Arabia somministrano li cavalli in numero e riuscita;
l'Asia li cammelli e li muli; la Barberia le armi da fuoco; e quelle da taglio si fabbricano
in molti luoghi dell'Imperio a sufficienza. Gli acquisti gli hanno dato l'artiglieria in
quantit e qualit considerabili, che il lavoro accresce. Il Cairo principalmente
somministra polvere perfetta in quantit.
Queste, Serenissimo Principe, sono le forze terrestri che consolidano un tanto
Imperio, non ostante l'ampiezza del quale le pi remote parti d'esso non mancano di
presidio e di calore, se ben alle volte in calore non naturale si converte per le
sollevazioni e ribellioni che nascono, ovvero per estorsioni ai popoli che per ci si
risentono, o per ambizione, di chi con soverchia autorit tiene comando nelle
Provincie; mentre sospinti oltre l'effetto suddetto, dal timore del rigore del Re sopra i
suoi mali portamenti, assumono in s stessi li governi e l'autorit con eccesso
maggiore, se ben per allora men pericoloso, mentre resistono all'autorit con la forza,
ed aggravati di colpa di lesa Maest, restano sovente sottrati dalla pena, ritornati in
grazia del Re, se ben non affatto immuni dal pericolo e dal timore che loro sovrasta.
Da quanto ho sopradetto si comprende il nervo delle forze terrestri dell'Imperio,
facile in ogni occorrenza a rimettersi per l'innumerabile quantit di gente e per li
seminarii in ogni luogo dove vengono educate, in maniera che grande la quantit di
quelli che attendono piazze vacanti negli ordini de' Spahi e Giannizzeri, ne' quali, per
esser surrogati, impiegano industria e denaro; e per esser milizia non ausiliaria ma
suddita, rigorosamente difende lo Stato, la Patria, li Figliuoli e le proprie fortune:
potendosi questi chiamar il braccio destro pi valido del Re, col quale non solamente
resiste all'aggressioni esterne, ma sostiene lo scettro ed il violento comando sopra
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tanti popoli di fede diversa ed in continua servit riposti, e per ci mal contenti.
Le forze marittime consistono di presente pi nella possilit che nel fatto; mentre
l'esperienza e le osservazioni manifestano di presente la loro debolezza che di gran
lunga s'accresceria, se dal corso de' vascelli ponentini non fosse eccitata alli rinforzi.
Ci non ostante si ritrovano molto fiacche a segno che, in tempo del mio Bailaggio,
essendosi il Capitan Bass con pi di trenta galere incontrato con un vascello inglese,
in vece del ricercato presente, a segno d'obbedienza, ricev l'offerta di molte palle
d'artiglieria, e convenne allontanarsi per dubio di mal incontro. Questo braccio di
forze, che dir sinistro, infiacchito dall'ozio e dalle corrutele, non per che non possi
occorrendo rinforzarsi a grandi operazioni, perch certa e manifesta la comodit che
hanno di formar col tempo armate numerosissime. Se si riguarda agli Arsenali uno a
Costantinopoli molto grande; sette nel mar Nero, due in Nicomedia, uno alle Camere,
altri a Gallipoli e nelle isole dell'Arcipelago, sono in numero assai sufficiente con ogni
comodit. Se a' legnami per la fabbrica delle galee, questi in copia grandissima la
parte dell'Asia sopra il mar Nero somministra. Se alla condotta, oltre il comodo per
aver posto la natura i boschi alle marine, restano descritti molti villaggi per questa
sola gravezza, esenti per altre, e per ci pronti all'esecuzioni. Per la fabbrica delle
galee non manca gente, perch oltre due mille calafati che sono stipendiati
nell'Arsenale di Costantinopoli, la quantit de' vascelli che transitano per il mar Negro
ed altrove per negozio, mantiene in esercizio numero grande, che in tempo di bisogno
saria tutto adoperato con li operai e marangoni di tutta la citt di Costantinopoli, li
quali in poco tempo fariano gran lavoro. La fabbrica delle galere, per la autorit di chi
sopra intende e di chi ne ha l'obbligo, scema in loro la riuscita; perch posto in opera
il legno, fuori di tempo tagliato e non ben secco, d a questi vascelli poca durazione; e
li Rais, cio Capitani di galera, con cinquecento cecchini, e tredici migliara, di
ferramenta, che loro d la Maest Sua, il resto ponendo del proprio, scarsamente
fabbricano con sola intenzione di uscir quell'anno fuora a provvechiarsi. Li
apprestamenti ed altre occorrenze per le galee, come canevi, tele, pegola ed altri
simili, sono da proprii luoghi abbondantemente somministrate. Li biscotti da
Negroponte, e dal Volo particolarmente; il riso dall'Egitto. La provvisione dei remi, non
perch loro manchi, ma pi tosto per non esser da loro conosciuto il legname atto per
la fabbrica, si rende alle volte scarsa. Al servizio del remo nelle galere sono applicati li
schiavi del Gran Signore, e quelli delli proprii Capitani di galere, ed inoltre di molti
particolari che danno li loro schiavi sopra l'Armata, con utile di venti zecchini per sei
mesi, che tanto appunto in circa il tempo della dimora dell'Armata di Costantinopoli
in un anno nelli mari Nero o Bianco, secondo l'occorrenze solita uscir dopo san Giorgio
ad Aprile, festivit de' Greci, se ben sovente ritarda l'uscita e rispettivamente il ritorno
ancora.
Altra gente tiene il Re descritta nell'Asia in numero di 60,000 per l'armamento di
trecento galee, la qual descrizione viene anco formata nella citt di Pera, dirimpetto a
Costantinopoli ed in altre della Grecia. Questa descrizione dai Turchi detta Avaris, si
eseguiva ne' passati tempi all'occorrenze con gran pontualit nelle persone, con celere
armamento di numerose armate, se ben li descritti nella sopradetta maniera
nauseando l'onde sovente cadevano; per lo che in ogni tempo il rinforzo degli schiavi
stato conosciuto il nervo dell'armata turchesca; e questi di presente sono ridotti a
pochissimo numero per le poche prede di Tartari nelle desertate campagne di Polonia
e per il corso dei Barbareschi, principalissime diversioni alla Porta in questo proposito
de' schiavi. Ora la suddetta descrizione, detta Avaris, si mutata per il mancamento
sopradetto de' schiavi e popoli abitanti nell'Asia per le guerre che hanno spogliato il
paese, e convertita in pagamento di denaro con esborso di zecchini tre per fuoco,
computandosi per ogni fuoco quattro case. Questo denaro che si riscuote in somma di
pi di un milione di zecchini, resta applicato all'Arsenale di Costantinopoli, ed altri
bisogni dell'armata, a' quali, l'autorit de' Ministri che convertono in uso proprio quello
che si esige per servizio del Re, molto pregiudica, da che sovente nasce, che
nell'armamento solito di 30 in 40 galere, che per ordinario escono da Costantinopoli,
ben spesso si provano difficolt.
Le galere fabbricate e provvedute di vogadori si armano di soldati di ventura, detti
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Le galere fabbricate e provvedute di vogadori si armano di soldati di ventura, detti
leventi; oltre li quali l'Armata, dopo la sua uscita di Costantinopoli, si rinforza a
Negroponte e nelle marine di Morea, con altri obbligati a questo servizio.
Il numero ordinario de' soldati sopra ogn' una galera di 80, ben spesso non
adempito, e alterabile nel pi e nel meno dal beneplacito del Capitan Bass.
L'artiglieria sopra le galere per numero e qualit poco considerabile si rende,
usando i Turchi per l'ordinario tre soli pezzi cio una colombrina e due altri piccoli, li
quali per la forma delle galere che a poppa ed a prova sono molto alte feriscono
sovente l'aria: disavantaggio o non conosciuto o non stimato, mentre quantunque
abbiano soverchia confidenza nell'abbordo e siano ben armate di gente da spada, ci
non ostante sconcertate con l'artiglieria nemica ne conoscono il pregiudizio.
Tiene il Re quantit grande d'uomini di comando per l'Armata, come Bei, li quali
occorrendo portano il fanale, e Rais cio Capitani di galere, alcuni de' quali
attualmente servono, gli altri restano pronti all'occorrenze, e spesso sopra le galere di
presente servizio esercitano le cariche de' Comiti ed altri ministeri.
All'Armata comanda il Capitan Bass con assoluta autorit sopra di essa ed alle
marine in ogni parte dell'Imperio. Da lui dipendono li Sanzacchi, che in quelle
comandano; levando o rimettendoli a suo piacere con grandi utilit; oltre di che gli
viene assegnata dal Re la contribuzione di molte isole di Arcipelago, le quali con
introduzioni di presenti straordinarii insoportabilmente estorte, languiscono nella
miseria, pel violento esborso di gran somme d'oro.
Le armate del Re consistono in 36 galere di guardia in Arcipelago, Morea ed altri
luoghi, le quali stanno del continuo armate. A queste si aggiungono altre 30 in 40 al
pi, che ogni anno escono da Costantinopoli e ritornano a disarmarsi l'invernata.
Formano tutte un corpo di 60 in 70 galere, poco bene all'ordine, e con esse sempre
esce il Capitan Bass.
Sopra l'esperienza e talento di quelli che assumono questa carica in suprema
dignit, autorit e comando, far a questo passo un riflesso che dimostra come il caso
e la forza pi tosto che la perizia e la prudenza assistano a quell'Imperio. Il Re per
uscire a diporto o solo od insieme alle sue donne tiene molti caichi. In questi al remo
servono gli Azamoglani del serraglio, dei quali io ho sopra detto, e mentre capitano a
vogar nel caichio del Re, posti prima alla parte di prora, succedono uno all'altro nelle
piazze vacanti. Giunto che sar uno al remo vicino alla puppa del caichio dalla parte
sinistra, che appresso Turchi la superiore, e con l'istesso ordine di vacanza surrogato
nel primo luogo di quel remo, il Re dal remo lo toglie, e lo fa suo Casichi, che vuol dir
assistente al fianco della Maest Sua, e per altre funzioni del serraglio in breve tempo
passando, viene eletto Bostangi Bass, che oltre il carico de' giardini tiene la cura dei
timone nel sopradetto caichio del Re, e dopo questo servizio sovente viene eletto
Capitan Bass; cos senza precedente immaginabile esperienza della navigazione
passa dall'uso del remo al comando del mar; per lo che nell'ingresso alla carica si
scuoprono le debolezze, facili a congetturarsi e le avarizie, con le quali sovente si
ammette e permette ogni abuso, e li Ambasciatori de' Principi, specialmente quello di
Vostra Serenit, che pi d'ogni altro Principe tiene con la Porta gravi interessi ed
occorrenze di mare, provano ardui innenarrabili incontri, nelli quali dovendo sostenersi
il decoro senza rottura, viene sovente constituita in angusti termini la desterit.
Queste forze di mare che ho sopra narrate per sua natura robuste, se ben per
accidente ed abuso di non usarle indebolite, sono per considerabilissime, perch
possono, se ben non senza il benefizio di qualche tempo, rimettersi nel vigore e
nell'eserezio de' passati tempi. Da che si pu dedurre una massima, che il non
provocarle serv a mantenerle in quella debolezza; mentre per altro, a guisa di fiera
domestica, che offesa riprende l'innato suo furor, non ha dubio che rinvigorite pi non
declinassero a tanta vilt.
Quello che si detto delle forze terrestri, facili e pronte all'occorrenze, non pu
verificarsi delle marittime; mentre con difficolt e tempo si ponno metter insieme gran
forze per la necessaria fabbrica delle galere, ed armamento di esse di genti, da remo
in particolare, per le cause sopradette.
Ma perch le forze sono il nervo degl'Imperii, ed il denaro il nervo delle forze,
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Ma perch le forze sono il nervo degl'Imperii, ed il denaro il nervo delle forze,
instromento degl'instromenti che ben usato d il moto a tutte le cose materiali non
solo, ma agli animi ancora, alterandoli sovente con soave violenza, moderatore di
negozii ed anima delle intraprese, di quello che di presente vien compreso dall'entrate
del Re brevemente dir.
Delle rendite dell'Imperio, Rezep gi primo Visir cos ben affetto ed impresso
negl'interessi dell'Eccellenze Vostre, quanto di tempo in tempo scrissi, il penultimo
giorno di sua vita meco ritrovandosi, e con la solita confidenza non ostanti le
fluttuazioni delle milizie e i sospetti nel Re della di lui complicit, dimostrando certezza
del posto nella grazia di Sua Maest, e perci in quel d estraordinariamente contento
e consolato, se ben la seguente mattina, per le cause che a suo luogo dir, chiamato
dal Re in serraglio fu per ordine della Maest Sua strozzato, meco dunque discorrendo
questo ministro di molti particolari attinenti al governo dell'Imperio, non mi tacendo li
disordini, venuto al capo dell'entrate, confessando il solito privilegio del loro
accrescimento dalla fama, disse che non eccedevano la somma di sei milioni di
zecchini, con particolar computo che incontrato con particolari informazioni conobbi
non essere ostentato da interesse politico, n fuori della solita sincerit con la quale
questo ministro meco tratt con grande profitto dell'Eccellenze Vostre molti ardui
importanti negozii.
Trae prima il Re dal carazo, ch' una gravezza sopra le teste di ogni suddito non
Musulmano, ma d'altre nazioni soggette, ch' eccedino l'et di anni 16 un milion e
duecento mila zecchini. Per li fondi delle case e possessioni che ogn' uno
indifferentemente paga, un milion e quattrocento mila zecchini. La citt di
Costantinopoli rende di dazii un milion e cinquecento mille zecchini in circa. Le
provincie dell'Imperio oltre le necessarie spese in esse, contribuiscono a Sua Maest in
contanti grosse somme di denaro. Da quelle dell'Europa, comprese le Isole
dell'Arcipelago, vengono corrisposti ogni anno rispettivamente zecchini quattrocento e
novanta mila. Dall'Asia cinque cento mila. L'Africa cio il Cairo, levati li grossi dispendii
in quelle milizie ed il solito annuo tributo per la Mecca, somministra al Re zecchini sei
cento mille. Li regni di Barberia sostentano le spese necessarie delle milizie senza
corrispondere denaro alcuno al Re, per le corrutele dell'inobbedienza e poca
dipendenza, tutto che sudditi dell'Imperio.
Da quanto ho sopra detto si computano per sei milioni di zecchini le entrate
ordinarie del Re, applicate tutte alle spese occorrenti delle milizie, Armata ed altre,
eccettuati li sei cento mila zecchini del Cairo riservati e riposti nel Casn di dentro per
la Maest Sua, se ben di quando in quando con sua permissione per necessit sono
impiegati anch' essi all'occorrenze, non supplendo alle volte la restante somma, per lo
che li Defterdari, che sono li Camerlenghi, incaricati alle esazioni e spese generali, con
invenzioni ed estorsioni si fanno strada al supplimento, e per ultimo (se ben con gran
riserva e timore) ricercano dal Re per alcun soccorso dal Casn di dentro per via
d'imprestito o di soccorso, cui il Re capita mal volentieri.
Entrano in oltre di dentro al Re altri sessanta mila zecchini, che si cavano dalli
giardini di Sua Maesta, li quali capitano nella scarsella del Re per doni alla giornata,
secondo il beneplacito della Maest Sua.
Chi volesse aggregare a questo computo di entrate ordinarie quelle che la Maest
Sua caveria dalli Timari, cio terreni applicati a duecento cinquanta mila Spahi in vece
di paga, in ogni parte dell'Imperio, come ho sopradetto, comprende che, con la stima
vecchia di quei terreni, da essi si caveriano sopra quattordici milioni di zecchini, e con
rinnovar le stime molto pi.
da considerarsi in oltre, per esser principalissimo a questo passo, la facilit di
accrescer quest' entrate ordinarie di Sua Maest in gravi occorrenze, mentre non
pagano li sudditi il carazo, e delle cose attinenti al vivere altro dazio che sul vino; se
ben loro proibito, e condotto per solo uso d'altre nazioni, ma in effetto pubblicamente
da' Musulmani praticato. Tutto il resto attinente al vitto, come pane, oglio, carne ed
ogni altra cosa simile, godono esenti di dazio; onde col sopraponerlo a queste, e con
l'esiger il carazo sopra i Turchi ancora, inestimabilmente si accresceriano le rendite in
riguardo degl'innumerabili popoli, li quali finalmente sono quelli che producono l'oro
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alli Principi, a guisa d'inesauste miniere.
A questo passo cade il riflesso, per via di congiettura pi tosto che di computo,
essendo impenetrabile la notizia certa del Casn regio di dentro, nel qual per le
passate sollevazioni di milizie e cadute di Visir occorse al tempo mio, si pu dir, che si
sia osservato un considerabile flusso e riflusso d'oro, mentre per frenar la temerit
delli Spahi, che posero la stessa vita del Re in forse, con altri eccessi, fu di mestieri
che si sminuisce il denaro del Casn; e per la morte di molti grandi a petizione delle
milizie stesse e per decreto di sua Maest con l'apprensioni delle loro grandi fortune,
s il Casn sufficientemente reintegrato. Questo nell'assunzione del presente
Imperatore era affatto esausto, merc il disordinato comando di Mustaf suo zio, e
alla profusione d'oro, che per sostenerlo, tutto che inabile, la Regina Madre ed altri
grandi fecero in quel tempo, a segno tale che al Re per li soliti donativi alle milizie,
spese ed altre occorrenze dell'assunzione, fu necessario di abbassar la lega delli
sultanini, fondere argenterie del Serraglio, e con inaudita vile necessit mendicar dagli
Ambasciatori dei Principi soccorso d'imprestito. Questa penuria di denaro eccit nella
Maest Sua l'industria e la applicazione per accrescerlo, ben conoscendo per
esperienza, l'Imperator senza proprio denaro esser esposto a incontri di poca stima e
minor obbedienza, senza facolt di superarli, mentre in un comando dispotico e
violento, come quello, la forza, che il braccio destro col quale restano sottomesse le
volont e libert de' popoli, tiene sovente bisogno del braccio sinistro cio della
munificenza, il qual col scudo dell'oro difende e rende vani gl'innordinati colpi di
sfrenata milizia o di disperati popoli e mal contenti, li quali sprezzata la disciplina e
sottratti dall'obbedienza invece di umiliar le teste alzano l'armi verso li grandi e contro
il capo, con li pericoli delli esempi passati. Oltrech, se negli Imperatori regnano spiriti
generosi e proprii del loro stato, per segnalarsi con qualche intrapresa, questa certo
senza particolar impiego del Casn di dentro non possibile di eseguire, mentre
l'uscita delle persone loro in campagna, li donativi soliti alle milizie, ed altri gravi
emergenti in quelle occorrenze ne dimostrano la necessit. Credesi per tanto che di
presente nel Casn regio si trovi una somma di quattro milioni di zecchini, e mentre
Sua Maest assignatissima nello spendere e sollecita nell'ammassar denaro, si deve
ragionevolmente credere, che sempre pi si vadi accrescendo, essendo le mani del Re
molto ristrette nel dare, altrettanto facili d'aprirsi nel ricevere e rapire. Nel tempo mio
li Defterdari hanno con le maniere sopra dette supplito alle spese, senza richiesta di
denaro al Re.
Oltre le rendite ordinarie, sono da considerarsi molti estraordinarii provecchi, che
trae il Re da quelli che aspirano alli Principati delle Provincie della Moldavia e della
Valacchia, mentre l'elezione dipende dal Re, con l'esterminio di quelle infelici
Provincie, alle quali l'avarizia toglie quell'ubert che la natura prodigamente loro
concesse; perch assunti soggetti di basso stato in titolo e nome di Principe, con la
forza dell'oro (preso a gravissimo interesse) dato al Re ed a Ministri principali,
dubitando come in effetto occorre, breve il tempo del loro Principato per le frequenti
mutazioni, che a occasione di nuove contribuzioni e donativi il Re moltiplica, procurano
nella brevit del tempo di rifarsi dello speso, e d'avantaggio procacciarsi un comodo
stato di fortuna, coll'esterminio di quei popoli a' quali sovrasta non solo l'ingordigia del
Principe, ma l'insopportabili estorsioni de' Ministri deputati all'esazion de' dazii: a
segno che, discorrendo un giorno meco uno di quelli che in altri tempi tenne carica di
esiger le gravezze nella Moldavia, ostent una orrenda abbominevole avarizia col
dirmi, che esatta la gravezza per il Principe, ne toglieva un'altra per esso, e perch
alle volte nella miseria e nudit de' popoli incontrava difficile l'intento, rapiva li fanciulli
dal petto delle madri, ponendoli nel rigor del freddo sulla neve, con protesta di
lasciarveli perire, se non si provedeva di denaro. Per lo che sovente per esempio di
rigore fruttuoso, con barbara inaudita crudelt, perdevano quell'innocenti creature la
vita, che i loro parenti non poteano lor preservare, che con la propria.
Per questi aggravii intollerabili li popoli sovente tumultuano, ma con effetto diverso
dalle loro giuste intenzioni, mentre il Re con la deposizione di chi vuole, elegge con
suo profitto il successore, e quelli a nuove estorsioni per liberarsi dalle passate restano
infelicemente e irreparabilmente esposti. Oltre questi provecchi, che la Maest Sua
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infelicemente e irreparabilmente esposti. Oltre questi provecchi, che la Maest Sua
cava dalle suddette Provincie, riceve considerabile beneficio dalli continui donativi de'
grandi, da molte confiscazioni ed eredit: perch con la morte violenta per ordine del
Re, restano alla Maest Sua devolute le fortune; e con la naturale senza eredi, cio
senza figliuoli, il Re succede universalmente. Somma, che se ben non pu ridursi in
certa determinata notizia, pu ben dall'intelletto esser compresa, per la frequenza
d'occorrenze simili, e per le osservazioni dell'immense ricchezze de' ministri principali,
che con la loro caduta e non prima si manifestano, mentre dove regna l'avarizia,
l'ostentazione della povert le conserva: da che nasce l'uso di sottoscriversi dalli
grandi col nome di povero. Cos fa il presente nuovo Visir, sottoscrivendosi il povero
Mehemet, ci non ostante nella caduta di simili ministri si ritrovano le loro fortune alle
volte non minori di un milione di zecchini, oltre quantit di gioie, pelli e suppelletili.
Ho detto l'ampiezza degli Stati e la grandezza delle forze dell'Imperio; riguardi che
come a ragione insinuano negl'esteri la propria ben dovuta esistimazione, cos in chi lo
regge e in chi lo amministra e nelle genti basse ancora cagiona una soverchia
confidenza e presunzione che impenetrabile sia; tuttavia se si considera la qualit
degli Imperatori, degenerata da quelli delli tempi passati, li quali con la generosit e
liberalit conservavano a s stessi l'amor de' popoli ed il vigor delle milizie,
valendosene contro gli altri Principi con grandi acquisti, di presente avari e immersi
nel lusso, e nelli propri voleri, si hanno contro provocato le milizie e li popoli loro
soggetti. Se si ha riguardo alla quantit delle genti suddite di fede diversa prive di
libert e dell'avere; se all'avarizia di quelli che le governano; se alla rilassazione delle
milizie da quel freno che le tenea raccolte nell'obbedienza e riverenza al loro
Imperatore; se alla declinazion grande in che si trovano le cose di mare, si pu con
fondamento discorrere che li accidenti suddetti levino in parte la robustezza del
temperamento in questo gigante, onde potria da altra forza essere abbattuto; ben
vero, che questa dovendo esser grande, e per non si trovar in alcun Principe di
Cristianit, faria di mestieri si formasse di molti, ma con riuscita diversa dagl'esempi
passati e con una precedente pace universale. Termini ben appresi da' Turchi, che con
grato orecchio sentono e mirano con occhio confidente la nostre irreconciliabili
discordie. Concludo esser questo un grave sasso da moversi con gran difficolt, e,
mosso, con minore da precipitarsi; ma sono questi discorsi, anzi del possibile che del
verisimile, per le cause sopradette.
Si regge questa gran macchina d'Imperio, sopra li soliti fondamenti di religione e di
stato, con poche ma grandi ruote. Il Re padrone delle vite e delle facolt di ogn' uno,
il primo motore di esse, le quali poi subalternate prendono una dall'altra il moto.
La Religione della qual fu autore Maometto compresa nell'Alcorano, col quale
tutte le cose si regolano. Capo di questa il Muft, eletto dal Re. Questo in ogni
importante occorrenza, non di religione solo ma di stato e di giustitia s civile come
criminale, essendo ricercato del suo parere, con breve responso detto teft, che
contiene la pura affermativa o negativa del dubbio, risolve le instanze e le proposte
nelle materie suddette. Sono questi responsi fondati sopra l'Alcorano ed altri che
hanno scritto della loro legge, e per riveriti ed eseguiti universalmente. Il Re istesso
nell'importanti occorrenze ricerca dal Muft questi tetf, ed a quelli se ben per
l'ordinario conformati al suo volere si accomoda; ben vero che non potendosi tutti
conformarsi con l'Alcorano e con la legge, tengono i Turchi un altro Codice detto da
loro Canons che vuol dire uso e consuetudine, che acquista forza di legge, e con
questo il Re ben spesso opera quello che la legge stessa non acconsente; da che si
comprende l'assoluta dipendenza di tutte le cose dall'Imperatore in una suprema
Monarchia, alla qual principalmente mir Maometto loro Profeta, che diede nella mano
degli Imperatori la spada, acci con quella senz' altre dispute si conservasse e si
propagasse la loro setta ed Imperio. Inser in oltre in essa varie opinioni di Religioni
diverse per renderne persuase le nazioni, e per ci ammettono molte cose del
testamento vecchio della nostra santa Religione; credono Cristo Profeta, ma non Dio,
dicendo che Maometto lo Spirito di Dio. Pose una confidenza di certa salute dopo
morte, ed il premio del martirio per chi muore in guerra; somministrando in questa
guisa l'ardire nelli pericoli e l'obbedienza cieca nel comando. Allett col senso li popoli,
con permettergli l'uso delle mogli in numero di quattro, e con dare facolt per molte
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con permettergli l'uso delle mogli in numero di quattro, e con dare facolt per molte
cause di ripudiarle, ed oltre di queste col permettere la pratica delle schiave ancora,
con egual privilegio di eredit nelli figliuoli d'ambi. Questo proib che fossero condotte
negli eserciti, dai quali, oltre le donne, con rigore band il vino ancora, per sottrar il
soldato da quelli due scandalosi impulsi, che, come dice il Savio, fanno apostatar la
sapienza stessa. Sono i Turchi zelantissimi della loro Religione. Le orazioni loro sono
per ordinario mentali, mentre con poche parole significando alle volte che Dio un
solo, alle volte che Dio grande e onnipotente, sovente con queste brevi voci
applicate per spazio di lungo tempo con affissazione di mente lo contemplano in atto
d'adorazione. Credono di mondarsi da' peccati e dalle trasgressioni col lavarsi le mani,
le braccia e li piedi, traendo questa cerimonia, ma con sinistra letterale
interpretazione, dal Testamento vecchio. Orano i Turchi cinque volte fra il giorno e la
notte, e sei il Venerd a loro festivo, con maniere umiliate. Abborriscono i Turchi in
palese le professioni d'inimicizia, a segno che se l'impeto uno contro l'altro trasporta,
nell'incontro dopo le offese osservano fra di loro il saluto, il resto rimettendo
all'interposizioni d'amici, ovvero decisioni di giustizia. Tra li Grandi, grandemente
regna l'apparenza e la dissirnulazione, ma in occulto la detrazione e l'accania, con le
quali reciprocamente si cagionano le morti dal Re, traendo in questa maniera dalla
distruzione delle fortune dell'emulo, l'accrescimento delle proprie grandezze.
Abborriscono la bestemmia, invocando solo il nome di Dio con riverenza, e col riponer
in quello gli esiti di tutte le cose dell'avvenire, delle quali mai affermano nessuno
pronostico per verisimile e quasi certo che sia, che in esso non v'inseriscano il
beneplacito di Dio. Per tanto non si odono quelli eccessi di concetti e parole contro
Dio, che, appresso altre nazioni abusati, inorridiscono. Non avventurano fortune in
giuoco. Le moschee fabbricate per l'uso delle orazioni sono suntuosissime per la
grandezza e per la quantit delle colonne, che ne' loro atrii sono riposte, con aggiunta
di altre fabbriche ad uso di piet verso li poveri. La principale di queste in
Costantinopoli la Chiesa di Santa Sofia eretta al tempo degl'Imperatori Cristiani, di
nobilissima struttura, che ha servito per esemplar delle altre, e sono principal
ornamento di quella citt. Aspirano i Turchi, con supposta certezza, dopo morte a
molte delizie, tutte fondate nel senso, con amplificazione in riguardo ad un Dio, che ne
fanno l'autore, ed all'eternit del loro asserto godimento, sottraendosi in questa
maniera dalla pena che seco porta il pensar al morire. Rezep, primo Visir, solito
trattenersi meco, dopo molti discorsi trattando un giorno della loro religione mi disse,
che nell'altra vita Dio aveva ad ogn' uno di loro preparata una bellissima donzella, la
quale ogni notte dovea accompagnarsi seco, ed ogni mattina ritornar vergine;
interpellandomi quello che ne dicevo, a questa fatuit risposi col silenzio. La
confidenza grande di questa loro setta, somministra una soverchia esistimazione di s
stessi, a segno che alle volte un uomo della plebe vedendo soggetto grande, e bene
accompagnato di fede diversa, lo deride, altri lo compatiscono, ed alcuni rigorosi
professori della legge gli ricusano il saluto. Trattano per in universale le persone civili
e le grandi con buon termine. Con questo primo fondamento della Religione il Re si
sostiene in comando ed in potest.
Il secondo fondamento dell'Imperio quello di Stato, che consiste nel governo dei
popoli, nell'elezione de' Ministri, nella loro autorit, nella giustizia civile e criminale, ed
in quel di pi che alle volte la politica permette, tutto che il giusto e la puntualit non
lo concedino in un governo, massime nel quale le operazioni tutte dipendono dalla
volont di chi lo regge senz' altro riguardo n regola, che del proprio genio del Re: il
quale come ho sopradetto padrone del tutto, col supremo innalterabile comando che
volendo esercita, e promettendolo trasmette in altri Ministri deputati alle sopradette
funzioni, dentro e fuori di Costantinopoli in ogni parte.
Fra questi il supremo e principale il primo Visir, Luogotenente e Commissario
dell'Imperatore. A questo come sostenente la persona del Re fanno capo tutti li
negozii, e mentre con la desterit e prudenza s'insinua nel genio del Re, pu
virtualmente dirsi Imperatore, perch impera e comanda ad ogni condizione di
Ministri, ordina li comandamenti regii e li sottoscrive, e nell'importanti materie dove
solito che intervenghi l'assenso del Re, forma talchis a Sua Maest, che una breve
narrativa dell'occorrenza, ed il suo senso circa essa. Il Re per la poca esperienza delle
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narrativa dell'occorrenza, ed il suo senso circa essa. Il Re per la poca esperienza delle
cose, e per la relazione del suo Luogotenente supposto pratico ed informato, a quello
per l'ordinario acconsente, e sottoscrivendo il talchis, si forma un calacumaiun, che
vuol dire ordine di proprio pugno del Re, sopra quell'occorrenza. Questo viene sovente
accompagnato da una lettera del primo Visir, pi temuta del Re e perci ricercata dalli
interessati, per corrobar l'istessa regia volont con l'autorit del Ministro. Tutti li gravi
negozi dell'Imperio sono maneggiati dal primo Visir, la maggior parte in propria casa,
ove ammette gli Ambasciatori e seco tratta e seco risolve quanto occorre senza
conferir col Re, al quale difficilmente si pu far capitar la notizia di qualche importante
affare, per superar in esso l'avverso genio del primo Visir, per dubbio di vano
tentativo, con pregiudiciale acquisto di disgrazia.
In occasione di guerra esce il primo Visir col Re, quando la Maest Sua di presenza
v'interviene; se il Re non esce alla guerra, il primo Visir tiene il supremo comando
degli eserciti, con assoluta autorit e potest sopra le intraprese e quella parte
d'Imperio alla quale destinato, sopra le teste delli Bass, con facolt del premio e del
castigo a'meritevoli, a segno che se un soldato per esercitato valor in alcuna fazione
aver dal primo Visir ottenuto facolt di esercitar alcun officio in Costantinopoli, al suo
ritorno tutto che quest' officio precedentemente fosse stato dal Re concesso ad altri,
prevale l'elezione del Visir che rare volte d conto alla Porta di quanto opera; avendo
io osservato in tutto il mio tempo del Bailaggio da buoni incontri che Cusref, primo
Visir alle guerre di Persia, mentre tanto s'inoltr nel paese nemico non ha scritto che
tre sole lettere al Re, e sovente Rezep allora Caimacan, cio Luogotenente del primo
Visir in Costantinopoli, soddisfaceva la curiosit degl'avvisi con intenderli dalli parenti
ed amici di Cusref. Presiedendo dunque il primo Visir al comando, vengono col suo
favor eletti tutti li ministerii di dentro di Costantinopoli ed in ogn' altra parte
dell'Imperio, concernenti il governo de' popoli amministrazioni d'armate, comandi e
rolli di milizie ed altri ufficii infiniti, con suo molto provecchio. Questa suprema autorit
nel primo Visir, non per tale che non sia circondata da gravi riflessi sopra le sue
fortune, esposte all'emulazione di chi pretende abbatterlo dal posto, principalmente
con le pratiche e favori di quelli che al di dentro del serraglio ministrano le funzioni
principali alla Maest Sua, sufficienti a discreditarlo per l'opportuna occasione che
l'assistenza loro continua al Re loro porge di ritrovar Sua Maest facile a mal'
imprimersi di lui, con pericolo di esser abbattuto dal posto e di perder la vita ancora,
come segu a tempo mio di Rezep, primo Visir, che, alla presenza del Re suo cognato,
fu da un giovane favorito da Sua Maest rimproverato che fomentasse le sollevazioni
delle milizie, e per ci meritasse la morte, che pochi mesi dopo segu, come dir pi a
basso.
Tiene il primo Visir particolare riguardo sopra le milizie ancora, che facilmente
s'imprimono contro di lui, con addossarli li disordini del governo ed il mancamento del
denaro per le paghe, da che nascono i tentativi ed i pericoli. Resta inoltre esposto alle
doglianze d'ogn' uno, che con li memoriali presentati nelle mani del Re, quando esce
alle moschee si manifestano, per lo che sovente il Re lo ammonisce. Da quanto ho
sopradetto si comprende, che in quel governo il pi eminente non stabile, n in tutto
contento della sua fortuna, mentre sovente questa viene mortificata dal timore e
distrutta dalla morte.
Si riduce il primo Visir con altri Visiri eletti da Sua Maest, quattro giorni alla
settimana nel pubblico Divano, la mattina per tempo. Qui concorrono quelli che
pretendono sollievo e decisioni di diverse materie civili e criminali. In questo luogo di
Divan tiene il Re una finestra sopra la testa del primo Visir, alla qual per le stanze di
dentro pu presentarsi nascosto dietro una gelosia. Qui vede ed ode quanto s'opera,
ed alle volte si f vedere e conoscere con ordini rigorosi, come occorse a mio tempo,
mentre ascoltando le querele d'alcuni contro un Spahi, e conoscendole non esaudite al
dovere, minacci la morte a chi manc di giustizia, e l'esegu nel reo accusato,
facendogli nel proprio Divan levar la testa. In questo Divano sedono li due
Cadileschieri della Grecia e della Anatolia, professori della legge e giudici in prima
istanza delle cause a beneplacito di chi ricorre e in appellizione di tutto l'Imperio, ove
il Muft manda li Cad, che sono come li Podest delli luoghi, le sentenze de' quali si
devolgono alte sopra detti Cadileschieri. In questi quattro giorni di Divano due, cio la
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devolgono alte sopra detti Cadileschieri. In questi quattro giorni di Divano due, cio la
domenica ed il marted, il primo Visir con li altri Visiri entra dal Re, e con breve
memoriale espone le occorrenze di quei giorni, toccando e proponendo quello gli pare,
senza che li altri Visiri parlino; onde questo congresso dimostra pi tosto riverenza,
che forma di consiglio, rimettendosi sovente il Re alle deliberazioni del primo Visir.
La giustizia civile sommariamente si esercita, e con la prova di due testimonii si
risolve ogn' istanza e negativa, a segno che se sar ad uno fatta dimanda di un credito
e che lo neghi, la prova di due testimonii lo comproba, e di questi contro la verit
facilmente se ne ritrova con denari; per le quali corrutelle li Cad sovente, con rigorose
interrogazioni ma senz' altro castigo, non li ammettono. Per lo che se l'oppresso da
questo abuso intende sollevarsi dall'ingiusta pretensione, bisogna che con altro abuso
si liberi, non negando il debito, ma confessato soggiungendo di averlo soddisfatto,
onde a lui incombendo la prova della soddisfazione con li suddetti falsi testimonii,
facilmente s'adempisce; alcun' altre volte, con l'istesse maniere si propongono le
dimande di converso e si vince la fraude con la fraude; non si procedendo mai contro
li debitori o rei assenti.
Per ogni citt dell'Imperio si manda un Sangiacco, che sopraintende al governo di
essa e del suo territorio, alle milizie ed altri interessi del Re. Nella metropoli risiede in
vece di Sangiacco un Bass, con la superiorit su tutti li Sangiacchi in quella Provincia.
Sopra li Bass sono deputati Beglierbei, cio Generali: uno nella Grecia, l'altro nella
Natolia, con assoluto comando, quello nelli stati d'Europa, questo in quelli dell'Asia,
mentre nell'Africa, eccettuato l'Egitto, perduta l'obbedienza, smarrita ancora
l'autorit, come a suo luogo dir. Tutte le sopradette cariche sono dispensate in
maggior parte dal primo Visir, e le pi grandi non senza il suo potente favore e
provecchio. In occasione di guerra il primo Visir comanda per nome del Re alli
Beglierbei, questi alli Bass, li Bass alli Sangiacchi, li Sangiacchi alle milizie, con
pronta e celere mossa.
Questo amplo e forte Imperio, retto nella guisa che ho sopranarrato sostiene
Sultan Amurat, figliuolo di Sultan Achmet, fratello di Sultan Osman, che prima di lui
regn, e fu morto dalle milizie. Questo gran Principe in et d'anni 26 tiene venerando
aspetto in placida natura, se ben gli ultimi accidenti occorsegli dalle milizie, hanno
grandemente e questo e quella alterato. Godeva prima delle delizie pi tosto che
dell'autorit: ora affabile, giusto, temperato, solito concedere la privanza seco a
persone di poco credito per trastullarsi, le quali alle occorrenze valevano per male
imprimerlo. Dopo, per li tumulti che seguirono, ha convertita il Re la placidezza
nell'impeto, il comodo nell'inquiete dell'animo e del corpo, la famigliarit in rigore, la
giustizia nella sola volont, il consiglio nel furore, e, finalmente, la serenit della faccia
in un fosco sdegno, cambiando lo sprezzo, in che per le condizioni sopradette lo
tenevano le milizie, con altrettanto timore universale, per li frequenti e tuttavia
continui esempi di morte per chi sopravvive al folgore del suo irrevocabile comando.
Ora, come l'Eccellenze Vostre hanno inteso, uscito alle guerre e si deve credere che
pi non ritorni nel placido; mentre ha con esperienza conosciuto, che per non temere
f di mestieri essere temuto e tenere le milizie in opra, togliendole dall'ozio, origine
degli eccessi.
Tiene Sua Maesta due figliuoli nell'infanzia, d'incerta riuscita. Ha due fratelli, li
quali, non ostante l'uso contrario della morte nell'assunzione degli Imperatori, vivono
tuttavia; il maggiore di nome Orcan in et di anni 19 con concetto di buon talento. Il
Re sovente seco tratta con umanit, permettendogli la barba, privilegio riserbato alla
sola persona del Re in serraglio; credesi per tanto che possi sottrar la vita dalla
violenza con estenderla fino alli confini della natura. Sono queste indulgenze della
sopravvivenza de' fratelli del Re pericolose. Il secondo fratello di nome Baiazet
trattenuto anch' egli nella stessa maniera. Vive la madre del Re, circassa di origine,
donna, che con l'et e con l'esperienza ha acquistati talenti di prudenza e buon
consiglio. Questa che al presente Imperatore impetr da Sultan Osman suo fratello la
vita; il simile persuade a lui per gli altri fratelli, per oggetto che, in ogni caso di morte
del presente Imperatore senza figliuoli, succedendo uno degli altri, lei si mantenesse
nel posto di madre del Re. Per ci a tempo mio era concetto universale che, con
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effetto contrario per li suddetti interessi, procurasse la morte alli figliuoli, che al Re
nascevano, mentre alcuni di essi terminarono la vita nelle fascie, per levar la
maternit a chi li partor. Ora questi ultimamente nati si conservano, se ben con
incerto pronostico della lor vita.
Vive Sultan Mustaf, fratello del padre della Maest Sua, nella stolidit sua
naturale, dai Turchi interpretata elevazione di spirito a Dio. St, si pu dir, sepolto nel
serraglio, in stanza abbietta, conversando in s stesso.
Quattro sorelle tiene Sua Maest, tutte maritate in Visiri: una in Bairan Bass, ora
Caimacan col Re al campo; una in Mustaf Bass, fatto Beglierbei della Grecia: una in
Mortes Bass, che al campo in Persia: l'ultima in Chinan Bass, di presente
Caimacan di Costantinopoli. Questo uso da poco tempo in qua introdotto di dare ai
grandi le Sultane, viene osservato e tollerato mal volentieri dalle milizie, e popoli;
mentre queste donne fabbricano a' mariti soverchia autorit con la quale, come tanti
Re, esercitano le avarizie e le estorsioni, togliendo in questa guisa ad ogn' uno la
facolt del ricorso, e la speranza del sollievo. Solevano queste in altri tempi darsi a Bei
di galere, che pi non salivano. Non per che per questi matrimonii li mariti delle
Sultane si preservino dalla morte violenta per decreto del Re, e che li discendenti da
esso ricevino carattere immaginabile di qualit di sangue, ovvero accrescimento di
dignit: perch, quanto al primo capo, tanto vero, quanto che una delle sopra dette
Sultane sorelle della Maest Sua, ha veduta la morte violenta per ordine del Re di
quattro primi Visiri suoi mariti; e li dipendenti da esse mancano di prerogative, non
sono posti ad alcun comando, e sovente si vede che tenendo un Bass figliuoli con la
Sultana, ed altri con la Schiava, questi vengono pi tosto adoperati che li primi, con
l'oggetto sopradetto di non trasmettere in loro alcuna pretensione, per sangue, di
grandezza, o, per ambizione, d'autorit.
Sotto il presente Imperatore nel tempo del mio riverente servizio all'Eccellenze
Vostre, ho praticato alla Porta tre primi Visiri in quattro mutazioni, tre Capitani Bass,
due Muft, ed in molti altri importanti ministeri molte alterazioni. Da che, stante
l'impropriet de' termini nell'avarizia e la inesperienza delli assenti, la prudenza di
questo Sapientissimo Senato, che opportunemente le intese, pu facilmente
comprendere le difficolt, le angustie e le spese che necessariamente ne
conseguitano. Ritrovai al mio arrivo Rezep allora Caimacan cio luogotenente di Cusref
primo Visir con l'esercito in Persia. A Rezep successe Caffis; dopo il quale fu riassunto
Rezep suddetto in qualit di primo Visir, ed a questo Mehemet, che di presente con
l'esercito in Persia, restando suo Caimacan Bairan Bass col Re in campo, ed in
Costantinopoli Chinan Bass per Caimacan. Queste frequenti mutazioni, originate dal
furor delle milizie ed eseguite dal violentato consenso del Re, credo che a questo
passo mi diano opportuna occasione, e per l'Eccellenze Vostre licenza, di dirne le
cagioni e le conseguenze, perch da quelle si comprende quanto alle volte s'arroghino
le milizie di temerit contro il proprio Re, e come facilmente il Re resti mal' impresso
de' Grandi. Per lo che niun stato di potenza in quell'Imperio per eminente che sia,
tiene cos ben fondate le radici, che l'impeto d'avversa fortuna non possi svellerle, n
sradicarle.
Ritrovavasi, nel 1632 nel mese di Febraio, l'esercito in Persia, sotto Cusref primo
Visir, ed in Costantinopoli Rezep Caimacan, suo molto confidente. Era Cusref soggetto
di gran talento nella professione militare. Questo dopo varii tentativi sopra la piazza di
Babilonia, resa di presente inespugnabile per le molte fortificazioni accresciutele nel di
dentro, s'inoltr nella Persia, e con molte scorrerie diede guasto al paese, trattenendo
in questa guisa le milizie applicate nell'esercizio e contente nelli bottini. Queste
finalmente, che per spazio d'anni sette avevano militato in quelle parti senza profitto
nell'impresa principale, stanche e risolute al ritorno ed al riposo, tumultuarono
incamminandosi verso Costantinopoli. Pervenuta di questa mossa la notizia al Re ed
alli grandi, procurorno con ogni possibil termine di stornarla, presaghi delle
conseguenze che ne nacquero. E perch la persona di Cusref non era dal Re istesso
veduta volentieri in Costantinopoli, per il talento suo e seguito delle milizie,
timidamente lo stimava, e molto pi li Grandi per dubbio di soverchia autorit sopra di
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loro. Fra questi Caffis cognato del Re, il Defterdar, ambi i Visiri, ed Assan Caffan allora
in serraglio e dopo Ag de' Giannizzeri, che godeva il privilegio di privanza principale
appresso il Re, deliberarono fra di loro di distrugger la fortuna di Cusref, perch le
rovine di quella cadessero nelli fondamenti della loro grandezza, per maggiormente
stabilirla. Conclusero dunque fra di loro d'insinuar nell'animo del Re la gelosia di
Cusref, come quello che, con l'affetto delle milizie e con l'alterigia del suo animo,
averia potuto non solo alterar il governo, ma poner in forse la corona sopra la testa
della Maest Sua; esser per necessaria la sua morte che sola poteva rimuover il
verisimile delli scandali sopradetti. Con queste ed altre suggestioni ottennero l'intento,
perch il Re persuaso dichiar Caffis primo Visir, soggetto d'et, esperienza e molta
accortezza, e nel tempo stesso sped Morles Bass con un Hatscerif, che vuol dir
ordine di propria mano di Sua Maest, col quale comandava che fosse levata la testa a
Cusref, come segu, mentre giunto Mortes al campo nella fortezza di Tocat, e
convitato a pranzo da Cusref, gli diede dopo la sentenza del Re, alla quale umiliandosi
si sottopose, se bene non senza tumulto nelle milizie, che per ordine di Mortes con
l'uso delle artiglierie fu represso.
Rest al comando dell'esercito Mortes senza per poter trattenere la moltitudine,
dal ritorno in Costantinopoli. Questi ordini del Re, sopra la vita di Cusref, e l'esecuzioni
furono ignote in citt per tutto quel tempo che necessariamente la distanza de' luoghi
frappone e impedisce la notizia: perch Caffis in quel breve tempo si preserv nel
posto, libero ben dalle pene delle sue interessate suggestioni, ma non gi dal timore
che nella sua macchiata coscienza gliele presagiva e le denotava nella presenza
ancora; mentre si dimostr del continuo timido, irresoluto e di mente molto fissa,
procurando d'insinuarsi con le milizie che erano in citt, dalle quali come occorse
prevedeva il colpo sopra di lui: ed ignaro ancora se eseguita fosse la morte di Cusref,
mentre non ritornava il Cavallerizzo Maggiore spedito dal Re in campo per ricevere il
sigillo che il primo Visir teneva, con gran ragione ponea s stesso e le sue fortune in
forse. Rezep, che per l'elezione di Caffis rest deposto dal Caimacanato, e per
conseguenza offeso, per qualche notizia che ebbe agli ordini del Re sopra Cusref,
sollev (per quanto molto tempo dopo si scoperse) alquanti Spahi di quelli che erano
in citt, perch operassero quanto dir. Alli 2 di Febraro l'anno 1632 (mentre io ero
uscito di casa per ritrovarmi con Caffis primo Visir, ed ivi resister agli impeti di varie
pretensioni contro il Rappresentante di Vostra Serenit, fr le quali erano per
principali quelle di Girolamo Pasaneo e dei Ragusei protetti da molti Spahi, che per la
perplessit del Visir avevano ridotte le cause a stretti termini, nelli quali quel giorno
dovevo con gran disturbo cimentarmi, se ben con l'aiuto del Signor Dio dopo furono
risolte nella forma che scrissi, e me ne ritornai in casa), intesi per la via quanto
occorse, ci che Caffis suddetto nell'ingresso del cortile del Divano fu da alquanti
Spahi offeso con le pietre e caduto da cavallo (che subito fu spogliato) ferito in testa si
salv al di dentro dal Re. Il fatto per s stesso e la fama che veloce l'accrebbe,
ingombrando la citt, accrebbero il timore e il tumulto. Li Spahi, in maggior numero
radunati, concertarono li progressi maggiori e pi ordinati alli loro voleri; cos che
ritornati al serraglio in numero sopra 12,000 gridarono la presenza del Re. Fu aperto il
portone per il quale li Visiri e li Ambasciatori entrano a Sua Maest, la qual circondata
dalla maggior parte de' Visiri ricerc alle milizie la causa di tanta mossa,
rimproverando loro l'eccesso sul primo Visir. Dissero li Spahi voler le teste del primo
Visir, del Defterdar, dell'Ag de' Giannzzeri, e la deposizione del Muft, il tutto
compreso in un Arz, cio memoriale che presentarono a Sua Maest. Il Re ne ricerc
la cagione, e se ci pretendevano per giustizia. Reclamarono le milizie, volerli e
conoscerli degni di morte. Insorgendo per tanto il tumulto e la Maest sua ritirandosi,
fece serrare il portone. Allora con grida e proteste di scandali maggiori, ramemorarono
le milizie al Re la morte che diedero a suo fratello Sultan Osman. Nel ristretto del
tempo e nelle angustie de' partiti, fu brevemente considerato dal Re con li Visiri, come
si potessero acquietar le milizie. Il Re inclinava alla costanza, propria d'un Imperatore
contro li suoi schiavi, ma li Visiri tutti protestarono vane le pi rigorose intraprese, ed
evidente il pericolo della morte della Maest Sua, per il qual dissero, non dovere alcun
di loro ricusar di morire: soggiunse Rezep con interessato consiglio, doversi conceder
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di loro ricusar di morire: soggiunse Rezep con interessato consiglio, doversi conceder
Caffis alle milizie, e che se sar egli ancora addimandato, si getter da s stesso
all'armi, dovendosi allora per necessit declinar il decoro all'Imperio, per risarcirlo poi
opportunamente, ed intanto salvar la vita all'Imperatore. Caffis, del quale si trattava,
mentre gli altri richiesti non si trovavano allora in serraglio, si offerse prontamente
dicendo, che, settuagenario, di brevi giorni la natura avrebbe differita la sua vita, se
ben schiavo di Sua Maest esaltato dal niente al sommo apice del governo, ben
conosceva avergli la fortuna preparato pi da vicino il precipizio che prontamente
incontrava per trarne la salvezza di Sua Maest. Scrisse alla moglie sorella del Re,
poche parole con caratteri del sangue che fin allora avea sparso, ed il Re per
l'evidenza del pericolo, persuaso al contentamento delli Spahi fece aprire il portone, e
presentatosi al cospetto delle milizie ordin che fosse tratto fuori Caffis primo Visir, il
quale, postosi in ginocchio per attender dal carnefice il colpo del violentato ordine del
Re, le milizie impazienti, sfodrate tutte l'armi fulminarono con esse le grida e gli effetti
della morte. Si pose Caffis le mani sopra gli occhi; queste furono le prime che il ferro
fece cadere, acci a questo supremo infelice Ministro, oltre la pena della morte,
s'aggiungesse quella di essere spettatore del suo orribile spettacolo, ed immediate fu
trucidato alla presenza del Re, che fortemente turbato impallid. Quel giorno termin
con la morte di Caffis, ed il seguente ebbe principio con maggior concorso di Spahi al
serraglio, li quali replicarono l'istanze del Defterdar, dell'Ag dei Giannizzeri e del
Muft. Questo a petizione delle milizie fu subitamente deposto. Il Re promise anche gli
altri ritrovati che fossero, e fu eletto Rezep in primo Visir. Corsero alquanti giorni di
quiete, fino che pervenuto l'avviso della morte di Cusref, con la testa di lui, che fu
portata in Serraglio, le milizie per il concorso dal campo accresciute di numero,
scorrendo la citt, col chiudersi delle botteghe, e rinserrarsi di ciascheduno nelle
proprie case, la ridussero in forma di diserto, se non in quanto esse sole praticavano
le vie con l'armi in mano. Divisi li Giannizzeri dalli Spahi, che pretendevano la morte
del loro Ag, proponevano fra di loro un orribile cimento con pericoli estremi,
irreparabili, universali ad ogni condizione di persone, niuna eccettuata, se non
avessero finalmente ricreduto li Giannizzeri, ed unitisi con li Spahi procurata la morte
al loro stesso Capo; per ritrovar il quale, speditisi dal Re li Visiri in ogni parte, venne
Bairan Bass in quella di Galata con rigorosi protesti ad ogni nazione e condizione di
persone, dell'esterminio delle vite, delle case e delle chiese a chi tenesse celato l'Ag.
Chiam li Dragomanni degli Ambasciatori, loro dicendo lo stesso, e che trattandosi
della vita del Re, non si averia avuto riguardo alla vita delli Ambasciatori. E perch
allora io ero circondato dalli sopradetti ed altri mal' affetti, con ogni tentativo
fastidioso furono suggeriti pensieri nel Bass, ed udite altre voci ancora che l'Ag de'
Giannizzeri era ricoverato nella casa di Vostra Serenit per la confidenza che meco
teneva, mentre era in serraglio. Cos, fatto manto del vero alla menzogna, perch la
confidenza era vera, ma falso il ricovero, alterato il Bass, proruppe col Dragoman
Grillo a rigorose proteste con ordine di celere avvertimento e risposta. La prudenza di
questo Eccellentissimo Senato che in quel tempo n'ebbe la notizia, di presente pu
comprender le mie angustie: perch se ben il fatto non comprendea verit, n
verisimiglianza, l'impeto delle milizie commosse contro il proprio Re, l'impression del
Re e suoi Ministri contro questa casa, somministravano ragionevole dubbio
d'irreparabili impetuosi mal incontri; ma avanti la giustificazione, la qual per con
l'aiuto di Dio opportunamente segu con ordine al Dragoman Grillo che dicesse al
Bass in nome mio, esser la casa di Vostra Serenit, casa del Re, mentre in essa
risiede, chi rappresenta Principe per tanto tempo e riguardi amico sincero della Maest
Sua, e non negai la confidenza con l'Ag mentre era in grazia, dalla qual decaduto
altro affetto seco io non tenea, che dalla pena decretatagli, non doversi accreditar le
voci di mal affetti, ma conservarsi la confidenza fra li Ministri de' comuni Prencipi,
collegati anzi per la difesa reciproca.
In tanto fu ritrovato l'Ag, e, condotto nella piazza dell'Ippodromo, trafitto, appeso
per un piede ad un arbore. L'istesso pochi giorni dopo segu del Defterdar, e di quel
giovane favorito dal Re, del qual dianzi dissi li arditi concetti contro Rezep primo Visir
alla di lui presenza, e nel cospetto di Sua Maest, la qual con pena estrema espose
questo giovane alla morte, il quale fu pur appeso anch' esso all'arbore istesso nella
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questo giovane alla morte, il quale fu pur appeso anch' esso all'arbore istesso nella
piazza dell'Ippodrorno, teatro vicino alla casa di Rezep, dalla quale egli god vedere
tutti li sopradetti atti tragici rappresentati nelle persone de' suoi pi capitali nemici.
Sodisfatte le milizie nel sangue richiesto, ed assicurate delle vite delli fratelli del Re,
(per senza vederli, per dubbio che uno di loro non fosse gridato Imperatore) capit
(caso o artificio che fosse) un Cervag da Persia con avvisi che Persiani s'erano portati
a Mussul, con pericolo della perdita di quella piazza. L'avviso ferm, e pochi giorni
dopo furono inviate molte milizie a quella volta con opportuna diversione. Dunque
fattosi punto agli eccessi per allora, vedutosi Rezep ben stabilito nel posto di primo
Visir, entr in sospetto il Re della di lui connivenza con le milizie negli effetti
sopradetti, e sempre pi persuadendoselo, deliber di levarlo di vita, mentre
altrettanto lontano ed immune si credea quanto che con frequenti esperimenti di
grazia pochi giorni prima da Sua Maest, la sorella, gi moglie di Caffis, gli era stata in
secondo matrimonio promessa. Io il giorno precedente alla sua morte, ritrovatomi
seco in affabile congresso, lo vidi in quelle estremit di contento e consolazione, che
sogliono sovente essere occupate dal pianto, come occorse; perch la mattina
seguente chiamato in serraglio dal Re, e prevenutovi con pompa straordinaria, non
veduta la Maest Sua nel luogo ove era solita di attenderlo, previdde l'innaspettato
pericolo e fu strozzato. Furono apprese le sue fortune sopra un milione e mezzo di
zecchini, quantit di gioie, pelli e suppellettili; ed eletto in successore Mehemet,
presente primo Visir. La morte di Rezep ha privato l'Eccellenze Vostre di un buon
capitale alla Porta, ed io della sua ottima volont ho fatto e scritto molti utili
esperimenti.
Il presente primo Visir, di et di anni quaranta in circa, nel principio del suo
governo, ignaro de' termini e della condizione dei Principi, come sovente occorse, mi si
mostr fuori di modo difficile. Nel progresso io con la desterit ed egli con le
informazioni del posto e della potenza della Repubblica e della di lei utile e sincera
amicizia con la Porta, e con altre insinuazioni formate da'suoi confidenti, de' quali
acquistai l'affetto, e sopra tutti del Chiaus Bass, che in altri tempi per le controversie
con Ragusei fu spedito in questa citt, acquistai l'animo di questo supremo ministro, a
segno che dal rigor e dalle male impressioni portatosi alla soavit e buona opinione
della Serenissima Repubblica e del suo rappresentante, ha favorito sempre le parti di
Vostre Eccellenze, e represso l'ardire di chi procurava il contrario. Nel progresso della
carica, con l'applicazione e con l'esperienza ha dato saggi di prudenza, desterit e
giustizia, e di rigore contro li Spahi per gli eccessi commessi, de' quali fatta strage ha
estinti per ora li pericoli. E perch ora si ritrova in Persia con l'esercito, nomin prima
per suo Caimacan Bairan Bass, che di presente si ritrova Caimacan in campo col Re.
Io visitai questo come Visir senza altra carica; fu da me conosciuto soggetto di buon
termine e di placida natura, ben affetto all'Eccellenze Vostre, dalle quali nelle sue
basse fortune dipendette come Giannizzero del gi Dragomanno Haon della
Repubblica. Per l'assenza di questo, resta Caimacan in Costantinopoli Chinan Bass,
cognato del Re, di poco peso, niuna esperienza, facile commozione, verboso e povero.
Ritrovai nel mio ingresso alla carica Assan Bass Capitanio del mare, uomo di buon
talento, superbo, non bene affetto a Vostra Serenit. Poco tempo dopo fu deposto e
sparito in Grecia per servizio del Re, ove non senza sospetto di veleno, termin la
vita; medicamento col quale sovente li Grandi sanano le loro passioni, procurando
dalla corruzione delle fortune del compagno, trarre l'essere e l'origine delle loro
prosperit. Ad Assan successe Mustaf Bass, allora cavallerizzo maggiore, molto
favorito dal Re. Questo fu figliuolo di Giambolar, che nelli passati tempi fattosi
padrone di Aleppo, col seguito di gran parte della Soria, dove li suoi goderono fortuna
di comando, pose l'Imperio in grandi disturbi; dopo fu fatto morire. In quel tempo si
ritrovava Mustaf suddetto in et di anni dieci nel castel di Aleppo, dove la buona di lui
fortuna lo consegn in mano delli nemic, acci da questi finalmente con la schiavit
ottenesse quelle grandezze, che col dominio e colla forza non pot il padre
conservargli. Cos torti riescono alle volte li sentieri alla gloria. Questo ministro nel
principio del suo Capitaniato mi si mostr di natura placida e ben inclinata; ma dopo il
primo viaggio con l'armata mal' impresso dalli Bei che non amano le buone
intelligenze de' loro capi con li Baili, mut gli effetti in sommo rigore, che praticai in
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intelligenze de' loro capi con li Baili, mut gli effetti in sommo rigore, che praticai in
molte gravi occorrenze. Fu deposto avanti la mia partenza; per in stato di nuova
salita, per la quale devesi stimar e procurar l'affetto suo.
Fu surrogato nella carica Iafer Bass, dianzi Bustangi Bass. Questo, che tuttavia
continua, soggetto di buona mente, poco talento, professa buona disposizione verso
la Repubblica, con abborrimento del corso. Quando pu non essere osservato beve
sovente il vino, che lo trasporta agl'impeti, dopo li quali si rende assai trattabile.
Nella dignit di Muft, ritrovai prima Jaia Effendi, sogetto di buona mente, pratico
della legge, poco atto, nel resto, al maneggio e intelligenza di stato. Questo nelli
tumulti de' nemici sopradetti, fu deposto a petizione di quelli, ed in suo luogo eletto
Cussein Effendi ministro di trent' anni di servizio alla Porta, savio, di buona dottrina
nel suo rito, e per gran tempo molto stimato dal Re che seco conferiva le pi gravi
occorrenze dell'Imperio.
Questo, Signori Eccellentissimi, fu del continuo ottimamente impresso verso li loro
interessi, e n'ha sempre dati manifesti segni. Mi disse un giorno ch' io scrivessi e
promettessi a Vostra Serenit che durante la di lui vita non dubitasse alterazione
alcuna nell'amicizia del Re. Ci non ostante, per li avvisi dell'Eccellentissimo mio
successore un tal benemerito ministro, con ingrato ingiusto decreto del Re, ha corso la
fortuna ordinaria di quelli che arrivano alle supreme cariche dell'Imperio, e per la di lui
violenta morte stato surrogato Jaia Effendi sopradetto.
Con li primi Visiri, Capitani Bass, e Muft ho rispettivamente avuto grandi e spinosi
negozii, risolti conforme alle intenzioni e servizio di Vostre Eccellenze, con la
protezione del Signor Dio, confessando altro di mio non aver impiegato in essi, che
una continua applicazione per il buon esito, la quale mirabilmente mi giov;
conoscendo per esperienza che l'intelletto nostro non terren che produca a
determinato tempo, ma col continuo agitar in esso l'immaginazione, somministra
sovente improvvisi ottimi pensieri, mentre congiunto ed unito al temperamento del
corpo, per alcun' accidental difetto di questo si lascia ben spesso alterar; onde sovente
diverso da s stesso non pu un giorno apprender quello che il seguente d
comprende. Cos un duro sasso con l'acqua spesso cadente si ammolisse, e con le
continue affissazioni s'illumina l'animo per le operazioni fruttuose.
Fu da me per utile sempre esperimentata la desterit, accompagnata dalle cortesie
opportunamente, mentre il rigore inasprisce, ed il termine placido o frange l'ira, o
rimette a pi opportuno tempo il negozio col Visir. Ho creduto non dovermi mai partir
da lui ed altri Grandi con l'affetto loro esacerbato, ma conosciutolo tale procurai prima
di sedarlo, e quando non si pot, per divertire l'altercazione e li pregiudizii maggiori
del negozio, introdussi affare di natura e riuscita diversa; dopo in altri congressi di
miglior disposizione incontrai nella materia istessa fortuna migliore. La soavit ed
affabilit con li ministri e favoriti de' Grandi riesce molto fruttuosa, purch questi che li
assistono di continuo possono valersi nell'opportunit per inspirar i proprii sensi e con
maggior credito, per non esser interessati nei negozii, come sono li Ambasciatori. Alla
desterit cammina del pari la cortesia: sono per l'ordinario sotto quel clima
inseparabili; una senza l'altra rare volte opera; sono indivise fra s stesse,
opportunamente unite fanno mirabili effetti. Ho usato esercitar i termini cortesi
sovente in tempo che non tenevo negozio col Visir; ho creduto, e me ne son
confermato che le cortesie fuori del bisogno dimostrano affetto in chi le porge, e lo
eccitano con obbligazioni e esibizioni in chi le riceve; non sono ostentate da interesse;
sostentano il decoro nel maneggiar de' negozii, che si devono spuntar con la forza
della ragion e della giustizia e non dell'avarizia. Il dono lontano dal bisogno dipende
pi dal beneplacito di chi lo fa, ed in altra congiuntura dalle pretensioni di chi lo riceve.
Li primi sono effetti di munificenza e liberalit; li secondi segni di debolezza e dubiet.
Ha per questa regola, come tutte le altre, le sue eccezioni in riguardo alla diversa
natura di quelli con cui si tratta; la prudenza distingue i tempi e le persone,
addattando al temperamento d'ognuno le insinuazioni proprie. Col favor de' ministri, e
con minor interesse ho declinato ben spesso l'animo del Visir, astenendomi da
presentarlo. Certa cosa che senza l'affetto di chi lo circonda molto pi costose e
meno utili si rendono le negoziazioni. Con queste forme e riguardi ho maneggiato li
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meno utili si rendono le negoziazioni. Con queste forme e riguardi ho maneggiato li
affari del mio tempo, e per esperienza ho conosciuto che la desterit ed il cibo
opportunamente usati, addomesticano quelle fiere, che nodrite nelle selve dei pini del
Serraglio escono ignare, fameliche e furiose.
Oltre il Visir, il Capitan Bass ed il Muft, necessario tenersi ben affetti li
Cancellieri grandi, a' quali aspetta la forma dei comandamenti del Re, che espressi,
piu in una che nell'altra maniera, hanno diversi effetti. Al tempo mio la confidenza che
tenevo con quello d'allora e con li scrivani da lui dipendenti, permetteva che prima di
ridursi in buona forma li comandamenti, io ne vedessi l'abbozzo per regolarli al
servizio dell'Eccellenze Vostre. Altre volte uscivano prima dalla Casa di Vostra Serenit
informati al bisogno, e cos senza alterazione alcuna erano spediti con la semplice
traduzione dello scrivano.
Con li Defterdari, che riscuotono li dazij, e tengono la cura e l'uso del denaro del
Re, opportuna ma altrettanto difficile si rende la buona intelligenza delli
Rappresentanti l'Eccellenze Vostre; perch se ben seco, per quanto al pubblico
s'aspetta, altro negozio non si tiene, che dell'annuo esborso di zecchini mille
cinquecento, stante il Capitolato sopra l'isola del Zante, la nazione e li sudditi sovente,
per occorrenze del negozio, tengono bisogno della pubblica protezione. Sono questi
ministri avidi, impetuosi, spesso manchevoli di denaro per tante occorrenze, timidi
dell'ira del Re, con pericolo della deposizione e della vita, quando non si provvedi
opportunamente alle paghe delle milizie, e perci pronti ad ogni pi ingiusta maniera
per ritrovar denari.
Le intelligenze nel serraglio con alcuno di quelli che circondano il Re, riescono di
gran profitto; sono per necessarie le circospezioni col riguardo di non disgustar il
primo Visir nel sospetto, che si vogli senza di lui spuntare nei negozj, ed alle volte per
disgusti seco inspirar pregiudiciali concetti della sua persona nell'animo del Re; ben
conoscendo il di lui ministerio quanto pi eminente, tanto pi esposto alle mosse.
Li Bostangi Bass, carica principale, che pi d'ogn' altra gode la conferenza col Re,
sono da tenersi in stima e confidenza grande, perch col loro mezzo pu facilmente ed
utilmente esser ben impresso il Re in ogni negozio.
Giova inoltre un buon concetto nell'universale del Rappresentante Vostra Serenit,
mentre con questo alle volte si riceve considerabile beneficio, col mezzo di persone
ben inclinate da s stesse, se bene a pena conosciute.
Le intelligenze con li ministri ai confini sono pi che necessarie, e con li principali
particolarmente, dai quali per ordinario dipendono quelle de' loro Principi, li quali per
non poter da lungi scorger quanto occorre, si servono di questi come d'istrumenti, che
di lontano portano all'occhio gli oggetti, se ben secondo la tempra del vetro alterati.
Per tanto l'affetto e la confidenza col Bass della Bossina si rende molto considerabile,
perch presiedendo egli con grande autorit a tanto confine degli stati dell'Eccellenze
Vostre, ed essendo nella di lui facolt l'esecuzione di tutti i Regj comandamenti in
quelle parti, pu pi in una maniera che nell'altra operar e riferir alla Porta, e se tiene
mal talento, mal' imprimer e cagionar disturbi. Cos fanno gl'Imperiali col Bass di
Buda loro confinante, tenendolo ben contento, acci nelle occasioni di scorrerie ed
altro, riferisca e eseguisca quanto loro compie: perch in questa maniera, con manco
spesa e minor tempo, s'aggiustano i negozj, senza che ne pervengano alla Porta le
querele, che esacerbano l'animo de' grandi con pregiudizio grave in altri affari. Oltre
che in tutti li maneggi, le buone relazioni de' ministri accreditano l'istanze del pubblico
Rappresentante. Cos stilano per ordinario li ministi dei Principi con li ministri d'altri
Principi, col mezzo de' quali alterano le intenzioni de' loro padroni, o fanno sortir gli
effetti diversi da quelle. Cos fa chi non pu piegar l'arbore nel tronco, lo declina nei
rami per coglierne il frutto; perch se ben originalmente a quelli il tronco somministra
la virt, questi finalmente col diffondersi d'ogni parte fruttificano, e facilmente
s'inclinano a chi di piegarli non di romperli s'ingegna.
Li accidenti d'armate e prese di vascelli sono pietre di scandalo, nelle quali pu
incorrer la Repubblica con pericolo di caduta dalla buona intelligenza con la Porta, e le
frequenti occasioni, risolte con somma d'oro, dimostrano l'evidenza del pericolo, in
tempi massime di ministri mal' affetti e di Imperatori rissoluti.
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tempi massime di ministri mal' affetti e di Imperatori rissoluti.
Le materie che mi sono occorse di trattare, furono molte e gravissime, resermi
altrettanto difficili per le frequenti mutazioni dei Visiri, Capitani Bass ed altri principali
ministri del governo, ignari nel principio degli affari de' Principi, e perci difficili da
praticare; ci non ostante con l'aiuto del Signore Dio ho veduto di esse l'esito
conformato alle publiche intenzioni.
Li giorni primi del mio riverente servizio feci carcerar un Turco principale, indiziato
nello svaleggio delle galee a Durazzo, per il qual pag con la morte, decretata dal Visir
a mia petizione, il meritato castigo.
Ho di tempo in tempo sostenuti vigorosi assalti di molte pretensioni indebite, come
ho scritto, che per ci non replico, tutte con speranza di provecchio intruse nella
commozione delle milizie in citt. Mi diedero grave disturbo, perch tentate prima in
vano tutte le vie di ferirmi con la sopraffazione e con la forza, voltatesi a quella della
giustizia dei Cadileschieri, alla quale, se ben con resistenza costante non ho mai
assentito, non per che in stretti termini non si constituisca l'affare per il riguardo
sopradetto, che tiene apparenza d'onest; mentre i Turchi tengono per assurdo
grandissimo il ricusar gl'effetti di giustizia, e, l'esempio degli altri Ambasciatori e di
quello di Vostra Serenit ancora ne' passati tempi, maggiormente accreditano questo
concetto. Me ne sono sempre astenuto fortificandomi col segno Imperial, ottenuto
dalla felice memoria dell'illustrissimo Signor Cavalier Giustiniano, e con le commissioni
dell'Eccellenze Vostre che non potevo n dovevo trasgredire. Tenni sopra di ci, un
giorno, lungo proposito con Cussein Effendi, allora Muft, del qual ho sopradetta
l'intelligenza ed esperienza nel governo, e l'affetto costante verso l'Eccellenze Vostre.
Meco egli chiaramente s'espresse non doversi alcun sottrar dalla giustizia dei
Cadileschieri, alla quale il Re istesso si sottopone. E per il segno Imperial separato
dalla prima capitolazione, ottenuto per avventura, con poco riflesso del Re, con opera
de' ministri beneficiati a questo fine, in quanto contenga pregiudizio alla giustizia, non
doversi osservare, ma pi tosto ritrattare. Queste istanze dette di giustizia alle quali
sempre deve resister il Bailo, per le cause sopradette cagionano sovente nel primo
Visir indignazioni, che pregiudicano ad altri gravi negozj, mentre non ammettendo
anch'egli questa renitenza, ed essendogli dai particolari reiterate l'istanze di giustizia,
ne apprende l'onest, con desiderio di rimetter a' Cadileschieri le molestie e liberar s
stesso, mentre con non farlo, dubita esser creduto subornato con doni e sospetto di
parzialit, come sovente viene rimproverato. Cos appunto in simili occorrenze molte
volte mi dissero Rezep primo Visir, e il presente ancora, con li riguardi propri sopra le
loro sempre instabili fortune.
La revision generale de' confini nella Dalmazia pretesa da Abbass, allora Bass
nella Bossina, con mossa di gente, stornai con la deposizione del Bass istesso:
conoscendo esser questa una importante materia da fuggir quanto si pu, atta a
suscitare umori, con peggiori conseguenze; mentre nel merito di questo negozio da
ogni parte si troveriano le alterazioni, e in materia gelosa come questa, difficilmente
s'aggiustano i Principi, ed i Turchi in particolare, per la forzosa presunzione di s
stessi. In ogni caso che divertir non si possi, dover sempre proporsi il principio dal
territorio di Zara, come quello nel quale Vostra Serenit resta certamente
pregiudicata, e cos col far primo capo dalli pregiudizj della Porta, potriasi ritornar
questo affare, la salute del quale consister sempre in non medicarlo ma lasciarlo
nell'imperfetto esser suo. Non ostante le sopradette difficolt nella presente materia,
ritrovansi nel territorio di Tra sedici ville intersecate e sovente contese dai Turchi, per
lo che nel 1619 fu ordinato che alla Porta si procurasse la dichiarazione a favor di
Vostra Serenit. L'importanza della materia, della quale i Principi sopra ogn' altra con
ragione fanno sommo capitale, trattandosi di materia di stato, s'oppose all'intento a
segno che a pena si fecero l'istanze, che in tutto declin la speranza dell'avvenire,
nudrita da posteriori frequenti commissioni dell'Eccellenze Vostre, le quali finalmente
impostone alle mie debolezze il cimento, dalle confidenze mie con Rezep primo Visir e
col Cancellier Grande, senz' alcun interesse di spesa, ottenni un comandamento del Re
alli suddetti confinanti, che desistessero dalle molestie, affermandosi nel
comandamento tutte le sedici ville, che feci particolarmente nominare, esser di
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comandamento tutte le sedici ville, che feci particolarmente nominare, esser di
ragione della Repubblica. A questo Eccellentissimo Senato inviai due autentici trasunti
del comandamento del Re, acci qui ed in Dalmazia valessero in ogni caso per la
notizia e decisione del negozio.
Ho sopite molte querele per moti ai confini e fatto distrugger in quei tempi le fuste
di Castelnovo, accidenti di male conseguenze quando non si sopprimano.
Per la galeotta abbattuta al Valapano col pan del Re, col qual io stesso lo vidi
uscir da Costantinopoli con l'armata, sostenni con Mustaf Bass, cognato della
Maest Sua e Capitanio del mare, gravi disturbi, come noto a questo Eccellentissimo
Senato; mentre, oltre gli altri che taccio, questo barbaro ministro un giorno soprafatto
dall'impeto nel racconto della galea suddetta, percosse con la mano in mia presenza il
dragomanno Grillo. Sostenni in quel punto l'offeso decoro di Vostra Serenit, con
levarmi sul Capitan Bass in posto di giusto sdegno, affermando l'atto inumano,
indegno d'uomo grande, ed asceso il cavallo me ne andai a drittura al primo Visir, che,
circondato da molti, intese da me con le maniere proprie l'accidente seguito con offesa
di rappresentante Principe grande, potente, sincero amico della Porta. Gli dissi
d'averne prima voluto dar notizia a Sua Signoria Illustrissima per farne poi Arz a Sua
Maest. Detest pubblicamente l'eccesso del Capitan Bass, promise di apprender e
risolver a segno del dovere questo incontro; ed ai replicati miei detti del ricorso al Re,
soggiunse di voler egli prendere sopra di s il negozio, e che perci potevo in esso
riposar, lo sapendo ben, che con il ricorso al Re contro il gusto del primo Visir, col qual
in ogni caso la Maest Sua averia fatto capo, non potevo se non pregiudicarmi
nell'esito, e perch l'apprension del negozio nel primo Visir era quel pi che in quel
punto desiderar potessi, accettai il partito, considerandogli che, come Luogotenente e
Commissario del Re, potevo credere aver fatto capo con la Maest Sua istessa, la qual
potea dirsi offesa, per la offesa grave da suo principal ministro fatta alla Repubblica
nella persona d'un suo dragomanno alla presenza di chi (vaglia a dir il vero) con
universal soddisfazione la rappresenta, e nell'avvenire ritirato attender i proprii
ripieghi per le risoluzioni proprie. Mi replic il primo Visir che sopra di s toglieva
questo negozio e mi promise le sodisfazioni dovute, che procurai con le circospezioni
al segno del possibile. Per fu ripreso in pubblico Divano il Capitan Bass, con termini
assai liberi dal primo Visir, da che si pu comprender che ci seguisse con facolt, se
ben occulta, del Re, e perch me ne pervenissero, come segni, le relazioni di chi vi si
trov presente. Dopo il Capitan Bass mand ministro suo principale in mia casa a
chiedermi perdono con la confessione del trascorso. Disse desiderare di vedermi per
onorarmi e rendermi a pieno soddisfatto. Corrisposi con quei termini di gravit e
decoro che stimai necessarii e conferenti, astenendomi, per allora, dalla visita, per la
qual fattemi replicar l'istanze e avendomene tenacemente pregato il primo Visir,
accertato prima di quanto segu, lo sodisfeci, essendo venuto nella casa di Vostra
Serenit altro ministro principale del Capitan Bass per accompagnarmi a lui. Giunto,
levatosi in piedi mi disse: ho fatto male mosso da collera, confesso, vi prego di
escusarmi. Dissi in poche, ma seriose parole che l'atto non fu proprio, e mentre viene
da Sua Signoria Illustrissima confessato e riconosciuto per tale, volevo scordarmelo
per compiacer il signor primo Visir ancora, e che sopra quanto segu potr
dimenticarsi per l'avvenire. Soggiunsi che per l'istanze fattemi dal signor primo Visir, e
per il desiderio di Sua Signoria Illustrissima espressomi col mezzo de' suoi Ministri, ero
venuto a visitarlo, per continuar pi che mai con sua Signoria Illustrissima i primieri
segni d'affetto e di sincerit. Levato in piedi di propria mano mi soprappose una veste,
e motu proprio diede la libert ad alcuni schiavi, sudditi dell'Eccellenze Vostre, e mi
partii, avendo risoluto il sopradetto spinoso negozio in pochi giorni.
Queste sodisfazioni piacquero a questo Eccellentissimo Senato, che ben conosce
quello che da barbara e potente nazione pu in casi simili (salvi gl'altri importanti
pubblici interessi) da un Capitan del mare, cognato del Re, nei torbidi tempi d'allora
per la Serenissima Repubblica, anzi desiderarsi che riceversi, e li accidenti
ultimamente seguiti nelle persone degli Ambasciatori di presente esistenti, alla Porta,
chiaramente lo dimostrano.
Nelle urgenze della Repubblica, in tempo dell'ingresso de gl'Alemanni in Mantova e
nello Stato dell'Eccellenze Vostre, con altre gravi conseguenze, mi fu commesso di
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nello Stato dell'Eccellenze Vostre, con altre gravi conseguenze, mi fu commesso di
procurar quel pi che di soccorso e di riputazione fossero da quelle parti per ricevere
le armi di Vostra Serenit; ottenni una protesta del Re in ampla forma all'Imperatore,
con la qual si dichiari di movergli le armi contro, quando l'Eccellenze Vostre dall'armi
sue restassero offese. Questa protesta fu per espresso Capig inviata al Bass di Buda,
che l'espedi a Vienna, di dove vennero le risposte che Abass Bass istesso signific
con lettere a Vostra Serenit, la quale me le trasmise per notizia. Ad una s aperta
dichiarazione, nel cospetto de' Principi e nel torbido de' tempi per mio debol credere
molto opportuna, ottenni d'aggiungere ordini del Re al Bass di Bossina per insoliti
potenti soccorsi alla Repubblica, con quella maggior quantit di gente che fosse
richiesta in aperta maniera; la qual gente occorrendo e cosi ricercando Vostra Serenit
si ponesse sopra l'armata della Repubblica, e quando l'occasion lo ricercasse, facesse
sbocco ancora sopra gli stati del Cattolico. Furono da me espediti i comandamenti con
lettera del primo Visir all'Eccellenze Vostre in ottima forma; le quali se ne valsero col
beneplacito della loro prudenza, non avendo in affare di tanta importanza esercitata la
facolt impartitami di spender grosse somme di denaro corrispondenti al bisogno, ma
soli cento e venti reali nel viaggio delli due Capig in Bossina ed a Buda per li effetti
sopradetti, come scrissi, per li quali oggetti mi furon concesse ample commissioni per
estrazioni di genti e di grani in ogni parte, se ben alle volte eseguiti con incontri
molesti, come fu quello del collonello Festamini fatto prigione a Negroponte e liberato
con li miei uffici. A questo passo convengo riferire quello che riscontrai: che le levate
di genti in Arcipelago riescono altrettanto costose, quanto poco utili, per il poco
numero, con molto strepito, gravi interessi ed indignazione delli Capitani Bass in
particolare, che se ne risentono, n v'acconsentono mai, per la depopulazione
dell'isole d'Arcipelago, dalle quali traggono il profitto, e perch minuendosi i popoli, li
restanti maggiormente aggravati non possono sostener le gravezze del carazo, oltre
che per esser vicini quei siti alla citt di Costantinopoli, ivi sovente capitano le querele
dei parenti dei soldati che vengono al soldo di Vostra Serenit, con l'instanze del
ritorno, con pretesti di violenza che loro si usi; termini, che esperimentati da me,
tengono pi che mai in noioso esercizio l'Eccellentissimo Signor Bailo, come appar da
sue lettere, ed impediscono gl'ordini per l'avvenire in altre parti. L'estrazione de' grani
parimenti da quelle parti si rende sempre pi difficile e pregiudiciale, mentre per il
numeroso concorso de' vascelli ponentini a questo effetto, essendo li ministri avvertiti,
e conoscendone il pregiudizio, difficilmente acconsentono, ascrivendo ben spesso li
eccessi dei sopradetti vascelli ponentini a quelli della Repubblica. In altri tempi
solevano li grani dai vascelli dell'Arcipelago portarsi spontaneamente in Candia con
minor spesa e maggior comodo; li vascelli forestieri ne divertiscono di presente
l'effetto: ogni allettamento, perch ritorni, se non del tutto in parte il pristino, sar
molto proficuo, e le levate di gente dalla Dalmazia e dall'Albania molto pi facili, meno
dispendiose e utili sempre si renderanno. Mi sopravennero dopo le angustie della
perfidia di Girolamo Fasaneo, che prima suddito, dopo contumace di Vostra Serenit,
fatta lunga dimora a Napoli, pass banda e si fece turco, con pensiero di gravemente
offender gl'interessi di Vostre Eccellenze con la pratica che tenea dello stato e degli
affari con Turchi; soggetto d'esquisito ingegno con intenzioni pessime, appoggiato da
principio ad Abass Bass in Bossina, di dove lo feci condurre a Costantinopoli. Ivi con
varie fortune lo combattei e fu combattuto, mentre intruso nel tumulto delli Spahi, mi
press del continuo appresso li primi Visiri e Capitani Bass. Procur di assalir la casa
di Vostra Serenit di notte tempo con molta gente, alla quale prometteva parte dei
50,000 zecchini vanamente pretesi dall'Eccellenze Vostre per facolt toltegli. Fu
stornata nel tempo del fatto stesso l'aggressione dalla mano di Dio, per opera di un
turco mio molto confidente, come scrissi. Compose e fece poner nell'idioma turco un
libro con non improprii raccordi ed allettamenti di altrettanta utilit alla Porta, quanto
maggiore saria stato il pregiudizio della Serenissima Repubblica. Questo libro capitato
nelle proprie mani del Re ebbi privilegio di vedere, tenere e trasmettere a questo
Eccellentissimo Senato, con la traduzione. Tent le porte de' Grandi con varia fortuna
e mio continuo travaglio; non fu esente dalle mortificazioni mie, tutto che allora non
sortissero l'ultimo intento, al quale pi d'una volta le addrizzai. In fine quando piacque
a Dio di castigar le sue tristizie e scansar li pericoli, che da quel scellerato col tempo
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a Dio di castigar le sue tristizie e scansar li pericoli, che da quel scellerato col tempo
ed in opportune congiunture e pratiche sopra stavano a Vostra Serenit, partito da
Costantinopoli ma accompagnato senza che se ne avvedesse, giunto alli confini di
Clissa, gli fu tolta la testa e le scritture, che furono consegnate qui coll'avviso in un
tempo istesso della sua morte, e con l'arrivo di mie lettere di Costantinopoli, che
vicina, per concerto fattone, la predicevano. Furono di qui pure riconosciuti li
cooperatori, astenutomi di farlo precedentemente con le facolt che in ci ample
tenevo, acci la speranza del beneficio dasse all'opra impulso maggiore di quello che
per avventura fatto avrebbe la gratitudine.
Le continue querele e pretensioni de' Ragusei con frequenti ambascerie mi
trattennero dal principio al fine del Bailaggio in continuo noioso esercizio, mentre
insinuandosi anch' essi con le maniere proprie appresso li Grandi, ed uniti a tutti i mal
contenti e mal' affetti alla Casa di Vostra Serenit, esagerando la miseria loro,
eccitarono sovente nell'animo de' Grandi male opinioni, come che da Vostra Serenit
fossero oltra modo angustiati nel Golfo e pregiudicati con atti violenti di possesso nello
scoglio di San Marco ed altri luoghi. Io li ho sempre sostenuti con frutto e con decoro,
e due volte stornata la missione di un Chiaus e Capig Bass, che in diversi tempi
furono eletti dal Re per venir in questa citt a trattar questo negozio, il che saria
riuscito con poca riputazione, molta spesa e gravi pubblici pregiudizii. Feci apparir il
supremo dominio di Vostra Serenit nel Golfo: massima che ho bene impressa, e con
essa dedotte le conseguenze della libera esazione de' dazii in esso, e il scoglio
d'indubitata giurisdizione della Serenissima Repubblica. Dissi nel resto la di lei
disposizione ad udirli ed esaudirli nelli termini del giusto graziosamente. Procurai
discreditarli con le intelligenze continue che tengono con li Principi inimici della Porta,
e con le macchine che fabbricano gli Spagnuoli contro i sudditi dell'Imperio.
Serenissimo Prencipe, Eccellentissimi Signori, questo gravissimo negozio
maneggiato del continuo dai Ragusei, potria un giorno apportar gravi disturbi. Cos
appunto mi disse Rezep primo Visir, non ostante la sua buona inclinazione,
compatendoli e pregandomi per piet, se non per altro del loro sollievo. Viddero un
giorno il Re con occasione di presentargli il tributo, che di 12,000 zecchini ogn' anno
pagano alla Porta, piansero e si batterono al cospetto della Maest Sua, che non
intendendo la loro lingua addimando a Rezep primo Visir la causa di queste lacrime.
Questo buon ministro pratico di quell'idioma, le interpret tenerezza di cuore ed
eccesso di consolazione nel vedere la faccia dei loro Imperatore, esercitando in ci il
solito suo buon talento verso il rappresentante l'Eccellenze Vostre. Cos a punto mi
rifer il presente primo Visir, che allora v'intervenne. Ma non sempre s'incontrano,
Serenissimo Prencipe, questo singolari confidenze, anzi sovente il contrario, da che
contrarii effetti si possono dubitare. Non ha dubio la necessit di stornar il loro negozio
in Ancona, che con diversione considerabile mortalmente ferisce quello di questa citt,
onde prudentissime riescono le deliberazioni di questo Eccellentissimo Senato. Ma
certo ancora, che ogni giorno pi deliberando, e finalmente annichilandosi le fortune
de' Ragusei, quando lor sar affatto impedito in ogni luogo il negozio, confinando la
loro breve citt senza territoro con l'avarizia de' ministri turcheschi, dai quali vengono
di continuo estorti, potranno ridursi all'estremo della disperazione con precipitose
deliberazioni; termine facile da comprendersi, e dalli Ambasciatori stessi, dopo ch' io
resi vani i loro forzosi tentativi, venuti d'ordine del presente primo Visir nella casa di
Vostra Serenit per pregarmi di buon officio appresso Vostre Eccellenze, espressomi
con lacrime e con asseveranti proteste d'esser vicini a darsi affatto con la citt loro in
poter assoluto del tiranno, cos chiamandolo, non ostante che meco convenissero,
quanto importi una simile, non impossibile, deliberazione, che facilmente succeder
nei casi sopradetti.
E Vostre Eccellenze, con la somma loro prudenza lo comprendono, per il sito della
citt e per il porto di Santa Croce, capace di grossissima armata, e per le altre
conseguenze del golfo.
Da quanto ho sopradetto, voglio inferire, che non potendo i Ragusei sostenersi
senza negozio, non dovendosi permetter loro quello d'Ancona, l'agevolare ad essi
quello in questa citt, saria di minor pregiudicio; oltre che tenendo loro qui parte delle
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quello in questa citt, saria di minor pregiudicio; oltre che tenendo loro qui parte delle
fortune, pi circospetti procederiano verso i pubblici interessi alla Porta ed altrove. Alla
somma sapienza di questo sapientissimo Senato riferisco i miei riverenti sensi, che il
zelo della patria mi fa con ardita confidenza proferire.
Ho procurato il commodo e l'indennit a mercanti sudditi, con decoro. Fu morto da
un polacco messer Girolamo Agosti mercante, in propria casa; il giorno stesso il reo
ritenuto, fu da me constituito e condannato alla morte; la mattina seguente uscito
dalla casa di Vostra Serenit fu condotto al supplizio nel mezzo della citt di Galata di
rimpetto alla casa dell'Agosti, con innumerabile concorso di popolo ed ammiratione
delli Ambasciatori residenti; mentre una simile suprema autorit di esercitata giustizia
nella vita di soggetto non suddito, nelli stati e sopra la faccia d'altro Principe, fu vacua
d'esempio.
Ho ottenuta la libert a schiavi per quanto ho potuto; essendo questa per le
capitolazioni la pi giusta, ma per li privati interessi la pi ardua intrapresa. Ho
sostenuto con la mano di Dio, e difeso il culto della nostra santa Religione in
Gerusalemme, ove quelli santi luoghi furono constituiti a tempo mio in evidente
procinto di perdersi, colle vite di quei buoni religiosi, che perci si ritirarono in pericolo
di perire. Cos m' successo, in altri luoghi dell'Imperio ed in Costantinopoli, delle
Chiese che in quel tempo stettero per cadere. Ho sottrati dalla pena della morte pi
d'una volta Religiosi ed altri sudditi di Vostra Serenit, alcuni innocenti, altri non senza
colpa, come di tempo in tempo scrissi e non replico, non essendo di mia intenzione
l'ostentar, ma il riferir, e della relazione il fine essendo l'utile, non l'ambizione.
Una sola natura di negozj trattati da me, non mai riuscita, n riuscir, stante le
cose come stanno, merc che in essa vana si rende l'autorit di chi comanda, mentre
perduto il rispetto in chi obbedisce. Questi sono gli affari attinenti alla Barberia circa
il castigo de' Corsari, e la ricuperazione delle prede fatte a sudditi di Vostra Serenit,
sendo gl'uffici sempre in vano eseguiti; mentre a questi contrappone il Visir le
vicendevoli offese che li vascelli di Barberia ricevono da quelli d Vostra Serenit, che
dissi meritate, per le continue insopportabili aggressioni loro, e soggiungo non aver
Barbareschi capitolazione con la Repubblica, quasi che non fossero come sudditi
dell'Imperio nella capitolazione con la Porta compresi, a segno che dopo le suddette
deboli difese, il primo Visir ed altri Grandi convinti confessano aver perduta
l'obbedienza in quelle parti, e che per ricuperarla altra forza, che di un comandamento
del Re, fa di mestieri, com' in effetto: mentre divisi quelli Regni possono dirsi non
corrispondono alla Porta denaro, si reggono con ordini particolari, ricevono il Bass pi
tosto perch fra di loro una parte non superi l'altra, e per il pagamento delle milizie,
che perch eserciti autorit e comando, ma pi tosto corre pericolo della vita. Feci in
due tempi per commissione dell'Eccellenze Vostre due espedizioni in quelle parti di
ministro del Re. La prima fu per ricuperar le genti e robbe del preso vascello
Pessebrun, al qual' oggetto espedii un Capig in Tunisi ove senza pi cambi col venen
la vita. La spesa fu fatta da me per addossarla d'ordine pubblico sopra gl'interessati
nell'affare, nel che ho fatto la parte mia. La seconda espedizione commessami, fu d'un
Chians ed un franco suddito di Vostra Serenit, per il grave eccesso della presa delle
robbe tutte e della famiglia dell'Eccellentissimo signor Ambasciator Cornaro nel
passaggio alla Corte di Spagna.
Questi subito giunti, furono fatti partir con gravi comininatorie d'esser posti al palo.
Capitato di ritorno il franco in questa citt, riffer quello che non replico. Il Chiaus a
Costantinopoli mi riport l'istesso che allora scrissi. Cos occorse alli altri Principi, gli
Ambasciatori de' quali del continuo si querelano con proteste di rottura, come fece
Monsieur di Marchioville Ambasciator di Francia ultimamente fatto partire; il qual
protest al Capitan Bass, per nome del suo Re, la guerra alla Porta per il corso dei
Barbareschi, ed il Capitan Bass gli rispose, che di questa guerra il Re averia data la
cura all'istessa Barberia. Cos dissimulandosi da' Turchi la inobbedienza di quelle genti
per non perderle affatto, ricevono in buona parte le loro offese a Principi Cristiani,
perch con queste resta interrotta quell'intelligenza che potriano seco tener in
pregiudizio della Porta, e si converte in altrettanta avversione, della quale possono i
Turchi, occorrendo, valersi contro la Cristianit; oltre che dai vascelli di Barberia
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Turchi, occorrendo, valersi contro la Cristianit; oltre che dai vascelli di Barberia
restano difesi i mari del Re: perch mentre l'Armata passa in mar Negro per le guerre
contro i Polacchi e le incursioni de' Cosacchi, da loro dipendenti, l'Arcipelago (fatto ne'
tempi presenti si pu dir porto de' vascelli di Ponente in numero e qualit
considerabile) saria corso con facile infestazione dell'isole fino alli Dardanelli, se li
vascelli di Barberia non vi capitassero ben armati, e quando l'armata vien in mar
Bianco servono a considerabile rinforzo. Concludo vano ogni altro tentativo di
rifacimento, che quello della forza, nell'incontro dei vascelli di Barberia, e perci
sommamente necessario il miglior armamento de' nostri per scansar li pericoli,
giacch non si possono risarcir li danni; e sopra il tutto preservar quella parte di stato
che pi esposta alle incursioni di costoro, che sono i mari e le isole di Levante ed il
regno di Candia alle marine.
Le intelligenze de' Bei e Sanzacchi alle marine, della Morea particolarmente, con
partecipazione delle prede, fomentano il corso con totale esterminio della
marinarezza, nervo delle armate, e con diminuzione dei popoli, che per ci rendono le
isole pi deboli e pi esposte. Gli uffici del Bailo di Vostra Serenit per stornare le
connivenze de' ministri Turcheschi con quei di Barberia, e per il castigo d'alcuno, sono
pi che necessarii. Il presente Capitan Bass a mia giusta petizione lev la galea al
Valapano, che di nuovo scorreva le acque del Zante e della Ceffalonia, se ben costoro,
mentre non restino affatto estinti, presto si rimettono in grazia e sovente nel servizio
del Re. Oltre il buon governo e la custodia di quelle parti necessario di impedire il
ricovro alle galee di Malta ed altri vascelli di Ponente, che corseggiano quei mari,
mentre i Turchi molto se ne risentono per la commodit che lor si permette dei porti,
viveri ed avvisi, senza i quali li nemici loro non potriano fermarsi in quelle parti, da
che nascono le alterazioni degli animi, e nascer possono gravi disturbi e pregiudiciali
pretesti: come di presente s'intende aver perci il Capitan Bass posto una guardia a
Navarin con alquante galee, che causeranno pregiudiciali effetti, mentre da questi si
procurer di riconoscer, non senza provecchio, i vascelli di Vostra Serenit nel passo
per Levante, e se questi per sottrarsene si teniranno pi allargati in mare, possono
correr altri pericoli, e se le nostre galere in quelle s'incontreranno, segua che si vuole,
tutto sar male: perch battute soccomberanno con danno e poca riputazione,
battendo potriano cagionar gravi inconvenienti.
Ho detto le parti che costituiscono e consolidano l'Imperio, che sono le forze
terrestri e marittime. E perch non con queste solo ma col consiglio ancora si
sostentano gli Stati, avendo di questo tocca quella parte che ha riguardo al Governo e
comando dei popoli, mi resta quella che mira all'intelligenza coi Principi, mediante la
quale si rendono pi sicuri li dominii in s stessi, e pi forti contro li loro aggressori.
Con questo ultimo capo, principale e necessario, chiuder la mia relazione. Supplico
questo Eccellentissimo Senato, che a quella pesante carica mi sottopose, e con proprii
e sapientissimi documenti in essa mi sostenne non infruttuoso, mi sostenghi
nell'obbligo ancora di questa restante breve considerazione, nella quale non abuser il
tempo, n la benignit, stimandole cose preziose.
Tiene la Porta con li Principi della loro setta varia intelligenza. Col Re di Persia, che
il pi forte, e secondo loro, scismatico per le diverse interpretazioni sopra Maornetto,
sono i Turchi, per tanti passati successi ed in particolar per la sorpresa di Babilonia, in
aperta guerra. Questo Principe se ben non ha forze comparabili alle Ottomane pu
per col valor delle milizie e loro disciplina resistere far progressi considerabili. Hanno
i Turchi per spazio d'otto anni continui procurato di ricuperar quella Piazza, ma con
lunga esperienza sotto diversi primi Visiri, con eserciti innumerabili ed immensa spesa
esperimentato esser inespugnabile per le fortificazioni fattevi dopo da Persiani nel di
dentro. A quei confini di presente si ritrova il primo Visir con l'esercito in stato pi
tosto di difesa per le aggressioni del Persiano sopra Van. Capit a tempo mio
Ambasciator di Persia per il negozio di pace e fu onorato e ben trattato ma insistono i
Turchi nella restituzione di Babilonia, a che i Persiani non acconsentiranno mai, perch
oltre il momento della Piazza, in essa si conservano le ossa di Al, che dopo Maometto
riveriscono per verace commentatore delli sensi di quello, per li quali dissentono dai
Turchi. Non si mostra per il Gran Signore alieno dal negozio, come tuttavia s'intese
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Turchi. Non si mostra per il Gran Signore alieno dal negozio, come tuttavia s'intese
dalle lettere dell'Eccellentissimo Signor Bailo, averne proposta la consulta. Questa
guerra con Persiani la pi stimata dai Turchi come di forte incontro, ed alla qual con
grande incomodo s'incaminano le milizie, perch avanti che giungano al confine,
corrono tre mesi, e capitando in paesi diversi si constituiscono sovente in molte
necessit.
Dopo il Re di Persia vi sono i Tartari confinanti ai Persiani, a' quali la Porta in altri
tempi, e in quelli di Usbech in particolare, con il fondamento di questi inferiva gran
danni; dopo si frapposero le diffidenze.
Li Tartari Precopensi sono pi facili ad unirsi con Turchi contro Polacchi e Persiani,
come fecero al tempo mio.
Per l'istesso riguardo dei Polacchi, e per il confine ancora, conserva la Porta buona
intelligenza col Gran Duca di Moscovia, del qual viddi gl'Ambasciatori, che vennero a
Costantinopoli, per ricercar aiuti nelle mosse contro Polonia.
Dopo queste vi son quelle, che pi tosto dir si possono dipendenze, che
intelligenze, della Moldavia e Vallachia, con obbligo di contribuzione di genti in
occasione di guerra alla Porta. La Transilvania, tutto che in essa il Principe venghi
eletto dalli Grandi e dal Consiglio della Provincia, dipende per con annuo tributo dalla
Porta, con quelle conseguenze, che li fatti di Bettelen Gastor ne' tempi andati
dimostrarono.
Fra' Principi Cristiani, contro i quali Maometto commette una continua insecuzione
con l'armi, e per ci non potendo, per legge, la Porta conservar amicizia e intelligenza,
lo f per canon, da loro osservato in casi simili, come ho sopradetto.
Tengono in esistimazione il Pontefice, non tanto per il dominio e forze temporali,
quanto perch lo credono, per sovranit e dignit, sopra gli altri atto ad unirli contro
l'Imperio.
Con la Casa d'Austria in generale conservano talenti di gelosia, esistimazione ed
emulazione alla Monarchia. Tuttavia di presente con l'Imperatore conserva la pace, se
ben da continue reciproche scorrerie sovente alterata. Rezep primo Visir a tempo mio
era molto inclinato a conservarla, dicendomi, che il Re non averia senza provocamento
rotto il giuramento di essa. Anzi che ingelosito questo ministro dei progressi dei
Svedesi, non inclinava al loro, tutto che remoto, avanzamento. Dopo capit alla Porta
un Ambasciator del Re di Svezia, che unitamente con quello delli Stati ivi residente,
impressero il presente primo Visir, che volontieri ode i loro progressi, e quando
l'Imperio fosse libero da altre guerre, inclinerebbe a quella coll'Imperatore; quello che
senza provocamento di presente non risolvono i Turchi di fare: perch s come una
guerra all'Imperio Ottomano si rende pi che necessaria, mentre oltre le speranze di
acquisti, trattiene le milizie in esercizio, lontane da quegli eccessi, che l'ozio, il numero
e la certezza della paga loro somministrano, onde serve per cauterio, e purga dai
nocivi mali umor, cos molte volte difficilmente possono sostenersi; da che si deduce il
verisimile, che non continuino quelle di Persia e di Polonia, ma una di esse si termini
facilmente. Quale di queste due, difficile il pronostico; mentre in quella i Persiani
forti ed aggressori si sosteniranno vigorosamente con speranza di prosperi successi,
stante la debolezza delle vicine e la diversione delle remote nemiche forze; ed in
questa di Polonia l'assistenza della stessa persona del Re, pone la Maest Sua in
obbligo maggiore all'insistenza ed alle intraprese, che pi agevoli e pi accette si
rendono alle milizie per il commodo e vicinit del confine.
Col Re Cattolico continuano gl'effetti d'inimicizia, scorrono le armate li mari
reciprocamente con aggressioni e con prede regnano pi che mai le diffidenze
opportunamente nodrite. Nel tempo mio, non scopersi alcun negozio di tregue; ci
non ostante, con buona occasione, discorrendone io con Rezep, primo Visir, mi
confess li tentativi d'altri tempi per parte dei Spagnuoli, e le accessioni della Porta,
ch' io dissi ed egli afferm pregiudiciali ed insidiose, con fine di coprirsi, e sotto il
manto d'amicizia praticar li Stati, sovvertir li sudditi, e sopraffare l'Imperio.
Il Re di Francia tenuto in confidenza, e stima, chiamato da loro con la parola
Padiss, che vuol dire Imperatore, ed alle volte il nome de' Cardas, che significa
fratello, tenendosi per tradizione le memorie di matrimonio seguito fra un Imperatore
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fratello, tenendosi per tradizione le memorie di matrimonio seguito fra un Imperatore
Ottomano e Donna Francese di buon sangue, tenuta in schiavit. Denominansi tutte le
nazioni Cristiane sotto nome di Franchi alla Porta. Si conserva la memoria delle
impese Francesi in quelle parti e dell'istessa Citt di Costantinopoli. Conoscono
contrappesarsi dalle forze francesi quelle del Cattolico. Tengono i Turchi un colonnello
Francese con cento dell'istessa nazione, del continuo pagati alla Porta. Questi con
mala apparenza obbligati ad uscir alle guerre sono famigliari nella Casa del Signor
Ambasciator di Francia, il quale per l'ordinario altro affare non tiene, che di protezione
sopra la nazione ed il negozio.
Il Re d'Inghilterra per il quale pure risiede un Ambasciator in Costantinopoli, col
mezzo del negozio viene conosciuto e praticato, mentre poderosissimi vascelli con
pannine, stagni, azzali ed altro, sovente capitano in quella Citt, senza altra relazione
o maneggio di momento alla Porta.
Col Re di Polonia, che tengono per confidente ed unito con la Casa d'Austria, i
Turchi di presente hanno rotta la pace, che sovente sturbano i Cosacchi alli confini,
parte dei quali dipendenti da quel Re e difficili da contenersi in officio cagionano di
presente la rottura. Questi a guisa d'Uscocchi gi infesti alla Repubblica, ma in numero
molto maggiore, abitando le rive e marine del fiume Boristene, entrano nel mar Negro
con quantit di barche dette Saiche, e ritornano in casa senza poter essere seguitate
dalle galee per l'angustia delle barche nella fiumana. Hanno i Turchi da alcun tempo in
qua fabbricato galeotte pi proprie all'insecuzione. Queste genti sono, in numero e per
ordine considerabili, uscite alle volte con trecento saiche, penetrate nel canal del mar
Nero sei miglia lontan da Costantinopoli. Divertiscono in questi casi l'Armata dal mar
Bianco, e tengono le forze di mare in esercizio. I Tartari a quel confine frenano alle
volte le mosso di questi, con le scorrerie nelle vicine campagne di Polonia.
Il Gran Duca di Toscana entra nelle istesse diffidenze del Cattolico appresso i
Turchi; con segni d'aperta inimicizia infesta i mari con vascelli, galere, ed ultimamente
con galeazze. Teneva in Saida grande confidenza con quell'Emir, che di presente resta
debellato. Con questo Principe alcuna volta s'introducono i negozii di pace, li quali,
conosciuti annessi a quelli del Re di Spagna, conservano l'istesso poco credito e
inclinazione.
Gli Stati delli Paesi Bassi, da pochi anni in qua, per l'accrescimento de' negozii
hanno introdotto un Ambasciator, il quale oltre l'assistenza alla nazione e al
commercio, si maneggia e introduce, con insinuazioni nell'animo delli Ministri
principali, concetti molto conferenti agli interessi de' suoi Signori, e poich per lo
spazio d'anni quattordici egli dimora in quelle parti ed pratico della lingua e del
paese, non riesce infruttuoso.
La religione di Malta del continuo infesta a' Turchi, li quali oltre il danno, si
risentono in veder che un breve scoglio che stimano meno di uno dei loro Sanzacati,
inferisce loro tante molestie, osservando con mal' animi il ricetto e fomento che da
altri Principi riceve.
Tiene il Re con la Serenissima Repubblica pace e ottima intelligenza fondata sopra
le capitolazioni, coltivata con le assistenze dei pubblici Rappresentanti, nodrita con
dimostrazioni cortesi e concetti proprii di stima che senza di lei non possano unirsi li
Principi Cristiani contro la Porta. Resta in oltre corroborata questa Pace col negozio a
Costantinopoli ed altre scale dell'Imperio. Quanto importi questa amicizia e buona
intelligenza all'Eccellenze Vostre, lo dice il sito delli stati di mare constituito in confine
con quello dell'Imperio, la frequente vicinanza delle comuni armate, il soccorso de'
grani per l'isole del Levante e per la fabbrica dei biscotti, l'utilit del negozio, dal qual
per la maggior parte si traggono li proventi delli dazii in questa Citt e col quale
s'accrescono le facolt de' privati, che finalmente sono il fondo dell'avere dei Principi.
La facolt che tiene la Serenissima Republica con la quiete da questa parte, d'attender
alla sicurt dello stato in Terra ferma, senza una s potente diversione anzi con
rinforzo di genti suddite dell'Imperio, e come dianzi ho detto con dimostrazioni e
dichiarazioni aperte, e patenti d'unione seco nelli casi estremi, nelli quali opportuni si
rendono li estremi partiti, e con aver li mari aperti, e non sospetti al fine suddetto,
sono termini che chiaramente le dimostrano il frutto e la necessit. Dall'altra parte, la
potenza, le forze terrestri, numerose, sempre pagate e pronte ad ogni confine; le
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potenza, le forze terrestri, numerose, sempre pagate e pronte ad ogni confine; le
maritime facili a rimettersi ed aggrandirsi; il Regno di Candia, argine forte agli altri
stati di Vostra Serenit, porta marittima d'Italia, antemurale della Cristianit, che del
continuo mirato, si pu dir, dal Serraglio del Re, vien conosciuto per il pi proficuo
acquisto, e per la pi addattata Corona, che sopra tant' altre possa l'Imperator ponersi
in testa. In oltre se si ha riguardo alle forze della Repubblica, insuficienti per s sole a
resister ad una mossa de' Turchi, riuscendo per esperienza dubie, deboli, tarde e
sospette quelle di altri Principi, alcuni de' quali volontieri la vederiano constituita in
bisogno di loro da questa parte, ed in ardua potente diversione dall'Italia, dove mai
volontieri vedono la Republica sostener con le forze e col consiglio s stessa e la
Provincia in libert, sono termini che fanno apparir, doversi questa sopra tutte le altre
amicizie conservar con puntualit, nutrir con sincerit e confidenza, preservar con le
dissimulazioni, e con scansar e supprimer l'occasioni di rottura negli accidenti, che
sovente occorrono a' confini e nelle armate: perch come facilmente da queste potria
trarre origine una guerra, come occorse nel 1537, cos difficile e infausto si renderia il
fine, come li esempi delli tempi suddetti lo dimostrano; mentre dopo immemorabili
dispendii, diffidenze, pericoli e perdite, la pace si concluse con volontaria capitolata
consegna di stati, ed esborso di gran somma nell'ultima guerra del 1571, la perdita
del Regno di Cipro fu detta vittoria, e la vittoria nel conflitto non ebbe il beneficio
dell'uso, ma bene della preservazione degli altri stati di Vostre Eccellenze che molto
maggiori possedevano nel Levante in s stessi pi forti e vigorosi. Ora nello stato
presente delle cose pur troppo note, quanto fia di mestieri il scansarne l'occasioni, ed
operar con tutta circospezione per non risentirsi da quella parte, alla somma sapienza
di questo Eccellentissimo Senato, stimo superfluo il dirne pi. E per ci passer sotto
silenzio quella parte, che mira alli necessarii movimenti, e presidii per l'avversa
fortuna, che la mala disposizione de' ministri, ovvero il genio degli Ambasciatori
potesse cagionar; per lo che la pace con la Porta dove esser armata, o provveduta per
armarsi.
Il negozio di Costantinopoli ed altre scale del Levante, molto declinato. Le prime
cause della perdita del Regno di Cipro, della pratica delle Indie, e del ricapito delle
nazioni forastiere non possono rimuoversi, da che nasce, stanti le cose come stanno,
la impossibilit del suo ritorno in pristino. Il rimedio per non estinguerlo, la
conservazion della navigazione, il buon armamento dei vascelli, la perfetta fabbrica dei
panni in questa citt, in tal caso sempre a gl'altri preferiti, e la conservazione della
scala di Spalatro; il resto attender dal tempo e dalle congiunture. Per questa
declinazione di negozio li Cottimi si rendono assai scarsi, e quello in Constantinopoli in
particolare che di gran lunga non supplisce al pagamento dei stipendati, mentre
ridotta la maggior parte del negozio in Turchi ed Ebrei, che al Cottimo non vogliono
esser sottoposti, a pochi si restringe con diminuzione continua. Se si facesse esigerlo
di qua, pi facile saria che gli Ebrei vi concoressero, essendo riscossa la gravezza nelli
stati di Vostra Serenit ove non potriano ricusarla per levar le loro mercanzie. S'erano
introdotti nelle case de' nostri mercanti giovani forestieri, li quali, con le
corrispondenze in Germania, Fiorenza ed altri luoghi, introducevano il negozio proibito
a sudditi di Vostra Serenit per le scale forastiere, con notabile pregiudizio di questa
piazza. Oltre che in occasione di prede fatte dai Vascelli di Fiorenza, o altri nemici
della Porta, possono le case de' nostri mercanti, e le fortune dei loro Maestri, ricever
sinistri incontri, per le pretensioni che i Turchi potessero aver in esse, stante la
coabitazione di gente forastiera, e della nazione che avesse commesso l'eccesso in
corso. Scrissi per tanto a questo Eccellentissimo Senato l'uso di fresco introdotto, e mi
fu commesso di comminar ai mercanti sudditi l'astenersene, avendone Vostre
Eccellenze formato il decreto. Cos feci col farne uscir alcuni, e registrar la parte nel
capitolar del Bailaggio per la sua utile e necessaria esecuzione.
Vostra Serenit tiene alla Porta nel ministerio di Dragomanno li pi sufficienti
soggetti che si ritrovino in quelle parti, cos nel parlare come nel leggere e scrivere
elegantemente, e negoziare.
Quanto importi questo impiego facile il comprenderlo, mentre alla fedelt e
talenti loro si rimettono le forme del dire nell'idioma Turco, ignoto al Bailo, che
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talenti loro si rimettono le forme del dire nell'idioma Turco, ignoto al Bailo, che
dall'effetto solamente ne conosce il frutto, senza altra previa cognizione che quella che
l'esperienza e la divozione di questi ministri alla Serenissima Repubblica li
somministra. Per esser aggregati in questo numero, alcuni nati in quelle parti, figliuoli
e dipendenti da Dragomanni; altri di questa citt con profitto si vanno disciplinando
della lingua nella Casa di Vostra Serenit. Questi vagliono col tempo a rimettersi nella
professione suddetta, la qual come alla Porta, ove questi vengono disciplinati, pu
mantenersi facilmente; cos alle scale di Aleppo, Alessandria, Smirne, sovente
mancano li soggetti, ed in Dalmazia in particolare, ove tenendo Vostra Serenit tanto
confine, e negozio con Turchi, saria di mestieri che del continuo assistessero dei
Dragomani, uno de' quali particolarmente tenesse la facolt di leggere e scrivere,
mentre sovente per l'imperizia di questi tali le scritture vengono maneggiate da Ebrei
ed altri non stipendiati dalla Repubblica.
Ritrovai al mio arrivo alla Porta che l'Eccellentissimo Signor Sebastiano Venier, di
presente Procuratore, sosteneva la carica con somma dignit e decoro dell'Eccellenze
Vostre, e con quei profitti che furono di tempo in tempo appresi da questo
Eccellentissimo Senato. Fui dall'Eccellenza Sua onorato quanto non meritai, se non in
quanto dovea rinunciarmi la carica di Rappresentante la Serenissima Repubblica in
quelle parti; carica ineguale al mio debole talento, che tuttavia procurai di sostenere
con quel maggior decoro che potei nel maneggio de' negozi, ne' quali ritrovai nudrite
le buone intelligenze e disposizioni de' Ministri grandi del governo, appresso i quali
l'Eccellenza Sua lasci degno concetto della sua virt.
Ho ricevuto l'onore della successione dall'Eccellentissimo Signor Pietro Foscarini,
opportuno potente soccorso agl'interessi di Vostre Eccellenze, mentre con la prudenza,
costanza, desterit, affabilit, splendore, e con le utili conferenze in piena e decorosa
maniera rappresenta questa Serenissima Repubblica Principe grande, potente, amico
sincero della Porta, come Vostre Eccellenze in fatto conoscono, ed io in quei brevi
giorni, ne' quali ebbi l'onore d'essergli obbligato, previdi ed esperimentai. Ricev da
me ogni segno d'ossequio ben osservato e decoroso nel cospetto degl'altri
Ambasciatori. Apersi in oltre all'Eccellenza Sua tutta la confidenza e conferenza delle
mie deboli esperienze al pi compito segno; termine sommamente necessario a'
pubblici interessi.
Seco capitarono a Costantinopoli gl'Illustrissimi Signori Alvise Paruta fu
dell'Illustrissimo signor Alvise, soggetto di sodi talenti, degni d'impiego a pubblico
profitto. Tommaso Contarini figliuolo dell'Illustrissimo signor Gasparo, che, con degna
vivacit di spirito ed inclinazione, forma di buona riuscita ottime speranze. Andrea
Valier figliuolo dell'Illustrissimo signor Giulio che colla intelligenza somministratagli
dallo studio previene l'et, e con la curiosa pratica d'alieni paesi si prepara al migliore
servizio di Vostre Eccellenze. Questi Signori con splendore comparsi, e con nobili
maniere trattenutisi alla Porta, hanno illustrato i loro nomi, e decorata la Patria,
onorando la persona mia fino in questa citt.
Meco di qua part Lorenzo mio Nipote, figliuolo del signor Andrea mio fratello, il
quale dopo il corso delli studij s' applicato a quelle mosse, che instituiscono a ben
servire. Li disagi del cammino lo condussero (posso dir) dalla Patria alla sepoltura, e la
mano di Dio lo preserv. Ritornato, si port da s stesso alle Corti di Germania,
Francia ed Olanda, di dove ricevuto l'onore di servire gli Eccellentissimi Ambasciatori
della Serenissima Republica, pass in Inghilterra, ritorn in Francia, dopo si condusse
a Roma con le osservazioni proprie, necessarij decorosi dispendij, con oggetto e con
brama di non riuscir inutile alla Patria.
Mio Segretario fu Messer Angelo Alessandri, ben noto a questo Eccellentissimo
Senato, per molti utili servizj alle Corti, e alla Porta appresso cinque Rappresentanti
Vostra Serenit. Le condizioni del soggetto sono appunto quelle che ricerca il
ministerio, la modestia, la fedelt, la diligenza, e la sufficienza, con le quali si rende
degno della publica grazia. Per ordine di Vostre Eccellenze rest coll'Eccelientissimo
signor mio Successor, che con l'esperienza stessa ne dir l'istessa sodisfazione, che
del suo servizio compita confesso aver io ricevuta.
Messer Vettor Bon fu mio Coadiutore, indefesso nello scrivere, ed elegante, quei
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Messer Vettor Bon fu mio Coadiutore, indefesso nello scrivere, ed elegante, quei
buoni talenti con li quali ha adempito li numeri del suo servizio, dopo molti altri in
altre occorrenze. Ora destinato alla Corte di Spagna accresce il suo merito, e col
merito la confidenza nella grazia di Vostra Serenit, mentre potendo ella promettersi il
frutto stesso, egli di presente spera gl'effetti della pubblica munificenza, che non
abbandona mai chi ben serve.
Quanto alla persona mia, Serenissimo Principe ed Eccellentissimi Signori, dopo
aver riferito quanto conosco e praticai degno della pubblica notizia, tacer con rossore
quello che non ho operato per deficienza di talento, assicurando questo
Eccellentissimo Senato, che ne faccio rigorosa penitenza col dolore. Supplico dunque
d'esserne iscusato, compatito ed assolto, con la legge che viene adempita dall'uso di
quanto si pu e dal desiderio di pi poter, come ho fatto io in continue applicazioni,
agitazioni, angustie e penosa cognizione de' miei fiacchi talenti per esse. Con questi
ho procurato di eseguir gl'ordini di questo Eccellentissimo Senato, di tempo in tempo
trasmessimi, con ogni puntualit e col risparmio di quella spesa, che in molte delle
sopra narrate occorrenze ben sortite, tenevo in grande facolt e non esercitai, avendo
del continuo applicato l'animo alla riserva nell'ordinario dispendio per Vostra Serenit
in quelle parti, ed in particolare nell'utilit delle monete, per la quale, come appar da
distinto conto resone, Vostra Serenit resta beneficiata de ducati diecimille. Quando
speravo di goder dopo tante fatiche necessario riposo, mi vidi, appena giunto, posto
nell'impiego del Sindacato ed Inquisitorato nel Levante. E mentre in questa funzione
vengono munite le debolezze mie dall'assistenza di due prestantissimi Senatori,
soccombo al peso prontamente, come sempre far in servizio della mia Patria, alla
quale tutto devo, perch tutto confesso aver da essa ricevuto.

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