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Matteo lettore della scrittura Jean Louis Ska

Prima di tutto dar una spiegazione sul vangelo di Matteo e sul motivo che lo
spinge alla scrittura. Come seconda cosa dar qualche esempio del modo in cui
Matteo imposta il suo vangelo e in seguito qualche commento sull'esercizio di
lettura di stamane.
Perch Matteo scrive un vangelo?
Chiunque di noi che abbia dovuto scrivere una lettera o qualcosa di importante
in vita sua, sa che non facile scrivere. Ci capita di rimanere per tanto tempo
davanti ad una foglio bianco prima di riuscire a scrivere qualcosa.
Se Matteo ha scritto ventotto capitoli doveva avere certamente motivazioni forti;
se pensiamo al fatto che non aveva neanche il computer o i mezzi di oggi deve
essere stato ancora pi faticoso, dovendo scrivere tutto a mano.
Ci chiediamo dunque quali siano state le motivazioni che l' hanno spinto a
scrivere il suo Vangelo.
Del vangelo di Matteo, prima di tutto, notiamo che caratterizzato da lunghi
discorsi. Riprendendo l'idea del cardinale Martini, possiamo dire che il vangelo
di Matteo il vangelo del catechista, del professore. Chi deve insegnare infatti,
prende il vangelo di Matteo per la presenza di questi discorsi, che insegnano
cosa sia la vita cristiana e sono un esempio di fede.
E' proprio questa la ragione per cui il vangelo di Matteo il primo del Nuovo
Testamento; possiamo considerarlo il manuale del professore: questo vangelo era
il pi utilizzato dalla Chiesa primitiva per difondere il messaggio cristiano. Era
il pi utile in quanto conteneva tutto l'essenziale della vita cristiana.
Il vangelo di Marco invece, il vangelo dell'alunno, o del catecumeno.
E ' quello che studia e scopre per la prima volta quale sia il messaggio di Cristo;
il vangelo pi pimpante, pi fresco, pi pittoresco. E' pittoresco per esempio
descrivendo la moltiplicazione dei pani :" ..e l'erba era verde " , oppure quando
Ges guarisce il cieco di Gerico, quest'ultimo sentendo la sua voce corre verso di
lui " lasciando cadere il suo mantello" , o ancora la descrizione di un giovane che
durante la passione di Ges scappa lasciando l tutti i suoi vestiti.
Il vangelo di Marco pieno di particolari come questi, del resto il suo il
vangelo che stato scritto per primo, e dove si sente quindi maggiormente la
tragedia che stata, per tutti i discepoli, la morte di Ges. In questo vangelo
pi che vivo il senso della tragedia e si pu dire che siano ancora tutti sotto
shock.
Quello di Luca lo possiamo considerare come il vangelo dello storico,
dell'intellettuale ma anche del grande scrittore. Le pi belle storie, narrate al
meglio, le troviamo proprio in questo vangelo. Possiamo dire che sia un grande
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"romanziere", e conosca anche bene il greco: il suo greco il pi puro, il pi
limpido, il pi scorrevole.
E' anche l'evangelista che ha le idee pi chiare sulla storia della salvezza. Divide
infatti quest'ultima in diversi momenti: l'Antico Testamento, il tempo di Ges e
il tempo della Chiesa.


Non un caso che il nostro anno liturgico segua la cronologia di Luca: la Pasqua
quaranta giorni dopo l'ascensione, e cinquanta giorni dopo la Pentecoste. E '
proprio questo il modo di Luca di presentare la passione, la morte e l'ascensione
di Ges, ed una cronologia propria solo di Luca, in quanto il pi preciso.
Luca da' molta importanza alla storia e alla cronologia. Dimostra questo
dividendo la storia della salvezza in tre tappe, partendo dall'Antico Testamento,
che fnisce con Giovanni Battista, l'ultimo profeta, e in seguito narrando la
storia di Ges.
Notiamo perci che, nel vangelo di Luca, Giovanni Battista e Ges non si
incontrano mai. Il solo incontro durante la visitazione, ma in quel caso
nessuno dei due era ancora nato.
Non si incontrano perch Luca vuole dare una divisione nitida tra Antico e
Nuovo Testamento. Bench Luca sappia benissimo che Ges sia stato battezzato
da Giovanni, addirittura decide di descrivere il battesimo di Ges subito dopo
l'incarcerazione di Giovanni. A rischio di qualche fraintendimento, descrive le
due scene in questa sequenza per meglio dividere quelle che sono per lui due
diverse epoche della storia della salvezza.
Giovanni, come ho detto ieri, il mistico. E ' colui che vede la luce della
resurrezione, la luce della gloria divina in ogni evento della vita di Ges Cristo.
Torniamo ora al nostro professore, al nostro docente Matteo.
Il vangelo di Matteo stato scritto, secondo gli studiosi pi seri e attendibili,
subito dopo la distruzione di Gerusalemme. Questa avvenne nel 70 d.C. quando
entr nella citt l'esercito di Tito, che distrusse la citt ed il suo tempio. Fu
naturalmente un esperienza tragica e traumatica per tutto il popolo di Israele,
cristiani compresi, i quali, fno a quel momento, erano quasi tutti ebrei (il
movimento cristiano infatti non si era ancora difuso al di fuori della terra di
Israele e al di fuori del mondo ebraico).
Con la presa di Gerusalemme caddero simboli essenziali della vita religiosa del
popolo ebraico, ed era persino la seconda volta che accadeva. La prima volta era
stata nel 506 a.C. quando l'esercito babilonese era entrato a Gerusalemme dopo
un assedio: erano state distrutte le mura della citt ed il tempio.
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Dopo l'esilio parte del popolo era tornata a Gerusalemme ed aveva ricostruito il
tempio, il quale per fu distrutto una seconda volta.
La domanda che si posero in seguito a questo avvenimento era: Israele
sopravviver alla seconda distruzione del suo tempio? Come, avendo perso
proprio l'elemento essenziale della sua fede e del suo culto?
A partire dal 70 d.C. si presentarono due soluzioni antitetiche, esclusive l'una
rispetto all'altra.
Una fu adottata da un rabbino (..),che riusc a scappare da Gerusalemme
durante l'assedio nascondendosi in una bara e fngendo di essere morto. Questi
and a Iavn (piccola cittadina a sud di Tel Aviv, lungo la costa del
mediterraneo), ove fond un'accademia.
Nella storia ebraica questa cittadina divenne dunque famosa, in quanto vi fu
fondato l'ebraismo, cos come lo conosciamo oggi.
In questa accademia si discuteva appunto come afrontare questa catastrofe.



Cominciarono a leggere i libri della tradizione di Israele e a decidere quali libri
potessero essere considerati fondamentali e quali no. Proprio qui raccolsero i
libri che formano il nostro Antico Testamento, e che formano la Bibbia del
popolo ebraico.
Ovvio che le discussioni e le scelte si protrassero per lungo tempo: si cercavano
gli elementi essenziali e fondamentali della tradizione ebraica per permettere al
popolo di sopravvivere.
Un cambiamento introdotto dal rabbino fu la rinuncia alla pratica dei sacrifci:
non avendo pi il tempio ritenne che non si potessero pi compiere sacrifci e che
l'unica cosa giusta da fare fosse semplicemente quella di vivere rettamente.
Il modus vivendi corretto sarebbe stato indicato da Mos e dalla sua legge.
Osservando questa legge sarebbero sopravvissuti, mantenendo l'identit del
popolo di Israele ed essendone gli eredi.
La lettera agli ebrei del Nuovo Testamento (poco conosciuta, forse perch anche
poco importante), stata proprio scritta dopo il 70 d.C., dopo la distruzione del
tempio. In questa troviamo l'altra risposta.
Il popolo ebraico, vero, non ha pi un tempio, non pu pi ofrire sacrifci, non
ha pi il culto del tempio, ma ha Ges Cristo. Questo sostituisce i sacrifci, e
quindi la soluzione per i cristiani non fu Mos, ma Ges.
E ' in questo momento che hanno efettuato due scelte diverse in merito a che
fare.
La domanda che rimaneva a questo punto era stabilire chi fosse, chi
rappresentasse meglio il vero Israele.
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Il rabbino e i suoi discepoli credevano che la cosa migliore da fare fosse seguire
la legge di Mos, i cristiani ritenevano che fosse quello di Ges Cristo
l'insegnamento da seguire.
La maggior parte del popolo ebraico, come ci insegna la storia,segu il rabbino ed
inoltre accus i cristiani di non essere solidali e di causare un'ulteriore divisione
di Israele. Chiedevano loro di rimanere fedeli alla tradizione e rimanere uniti a
loro per la sopravvivenza comune.
In seguito a questa divisione c' un altro fatto da ricordare. Durante la rivolta
contro l'impero romano (all'epoca di Vespasiano e Tito), i cristiani non vollero
combattere a fanco degli ebrei, ma si misero da parte. Questo li port ad essere
considerati dei traditori dal popolo ebraico.
Non sappiamo il motivo esatto per cui i cristiani non vollero combattere per la
liberazione di Israele dai romani. Ci sono due o tre ipotesi che mi sembrano pi
attendibili.
La prima di queste la troviamo rileggendo le lettere di San Paolo. La grande
speranza di Israele era la fne dei tempi, era la venuta del regno dei cieli: Dio
doveva venire ed inaugurare il suo regno. Ma proprio per questo poteva essere
solo Dio a portare la liberazione, e non gli uomini. I cristiani aspettavano quindi
la fne dei tempi, ritenendo che combattere i romani con un piccolo esercito non
avesse grande importanza.
Secondo un'altra ipotesi, simile alla prima, i cristiani avevano un'idea diversa
di quella che potesse essere la speranza d'Israele, anche nell'attesa del regno dei
cieli. Riprendendo quello che era l'insegnamento di Ges, ritenevano che la
salvezza fosse un momento di tutto l'universo, quindi la speranza doveva essere
per il mondo intero: che importanza avrebbe avuto la liberazione di una piccola
cittadina come Gerusalemme?

Avevano quindi un'idea pi larga della liberazione e della salvezza; la
liberazione dal popolo romano non sarebbe bastata per la liberazione del mondo
intero.
L'ultima ipotesi che ci spiegherebbe il motivo dell'assenza dei cristiani nella
rivolta di Israele il semplice fatto che seguivano l'insegnamento di Ges.
Imitavano l'esempio che diede loro Ges: questi infatti, una volta arrestato, non
fece alcuna resistenza, non prov a liberarsi, accettando la morte sulla croce
senza combattere.
Praticarono la non violenza insegnata loro da Ges Cristo.
Da quest'ultimo punto colgo l'occasione per spiegare il vangelo di Matteo.
Il vangelo di Matteo una giustifcazione di questa strategia. Matteo vuole
giustifcare le scelte dei discepoli in questi momenti difcili, sia prima che dopo
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il 70 d.C. Giustifca il loro comportamento rifacendosi all'insegnamento del
Figlio di Dio.
Da' quindi le motivazioni che spinsero i cristiani a non ribellarsi ai romani,
prima del 70 d.C., e le motivazioni che li hanno spinti dopo la distruzione di
Gerusalemme a scegliere il messaggio di Ges piuttosto che quello di Mos (pur
non togliendo alcuna importanza agli insegnamenti di quest'ultimo,
interpretandoli come disse loro Ges).
Per Matteo scegliere Ges non signifca rigettare la tradizione del popolo
ebraico, ma il modo giusto di essere fedele alla sua eredit. L'interpretazione
dell'Antico Testamento data dai cristiani un'interpretazione autentica,
giustifcata.
Matteo giustifca quindi non solo Ges, ma anche il modo di leggere l'Antico
Testamento proposto dai cristiani.
Il sottolineare nel suo vangelo l'importanza della lettura e dell'interpretazione
stessa dell'Antico Testamento non una tendenza propria solo di Matteo, ma
anche di Luca, Marco e Giovanni. Tuttavia in Matteo la troviamo maggiormente
essendo lui un ebreo che discute con ebrei.
Uno degli elementi pi controversi nell'interpretazione dell'Antico Testamento
era proprio l'esistenza dello Stato di Israele.
Il popolo di Israele nasce con la chiamata di Abramo, continua con Isacco e con
Giacobbe, quindi Mos, che conquista la terra promessa al suo popolo. Nel libro
di Samuele, con Saul e Davide, si fonda la monarchia.
Nella concezione del popolo antico avere una terra ed un governo proprio era la
situazione ideale, tuttavia dal libro dei re si vede che i sovrani non riuscirono a
mantenere l'indipendenza del paese: inizialmente la terra si divise in due regni,
di Samaria e di Gerusalemme, rinunciando quindi all'unit del popolo, e in
seguito ebbero fne anche questi due regni.
E ' proprio a questo punto che ci sono due interpretazioni diferenti.
Da una parte c'era la speranza di restaurare la monarchia e quindi ritrovare
l'indipendenza anche combattendo con un esercito forte, proprio come aveva
fatto Davide sconfggendo tutti i nemici di Israele. Una frase del libro si
Samuele aferma appunto che Davide sconfsse tutti i nemici che si trovavano
attorno ad Israele.
Dall'altra parte invece si interpreta l'Antico Testamento in questo modo: l'ideale
per il popolo di Israele non sta nella terra e nella monarchia perch Israele
nato prima!

E ' nato con Mos nel deserto, nato in quella che pu essere considerata non-
terra, prima di Giosu e della terra promessa.
Nel deserto non c' niente e nessuno, quindi non regna nessuno, ma solo Dio.
Per vivere quindi nel deserto, per sopravvivere, c' bisogno soprattutto di Dio.
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Per Israele dunque il possesso della terra non essenziale, perch riuscito a
vivere senza la terra. Per Israele non v' bisogno della monarchia e delle sue
istituzioni, perch nato molto prima.
Uno dei messaggi del Nuovo Testamento proprio questo: Israele pu fare a
meno degli ideali di terra e monarchia. Il suo popolo, quindi le sue tradizioni e
la sua identit, non avranno bisogno di un esercito potente o di istituzioni per
defnirsi e raggiungere la salvezza.
Matteo ricorda la fragilit di realt come la monarchia, l'esercito; la distruzione
di Gerusalemme sar solo un'altra prova da afrontare per i cristiani.
Matteo nei suoi primi due capitoli narra l'infanzia di Ges: la sua nascita, la
visita dei magi, la persecuzione di Erode, Ges scende e poi risale dall'Egitto.
Ci sono molti elementi interessanti in questo capitolo, ma cercher in questi il
modo in cui si risponde in merito a dove si possa trovare la speranza di Israele.
Matteo per spiegare la nascita di Ges utilizza un vecchio racconto, che
presente in tutti i folclori del mondo: quello del rivale del re. Quest'ultimo
cercher di eliminare il suo ipotetico rivale ma perder, e leroe andr a
prendere il suo posto.
La stessa vicenda sappiamo che stata ripresa in leggende come quella di
Romolo e Remo, o come quella di Mos.
Quando nasce Ges, Erode organizza il massacro degli innocenti per eliminarlo,
ma questi riesce a salvarsi. Ci aspetteremmo, come vuole la tradizione, che Ges
una volta cresciuto sconfgga Erode e ne prenda il posto. Ma proprio in questo
punto che la storia diversa. Ges non diventa re di Israele al posto di Erode:
scende in Egitto e poi si andr a nascondere a Nazareth, e non a Gerusalemme.
Non sar il rivale di Erode, ma introdurr un nuovo tipo di regalit, una regalit
diversa da quella di Erode.
Dimostrer che il regno dei cieli ben diverso, e non dipende dalla fortuna come
le dinastie.
Matteo rilegge la storia e ci da' un orientamento diverso, uscendo dagli schemi
conosciuti. Questo modo di operare Matteo lo avr per tutto il suo vangelo,
cercando appunto di far capire che Ges ofre un'interpretazione personale
dell'Antico Testamento. Notiamo che quando Ges racconta le parabole le
persone lo ascoltano con la bocca aperta, perch parla con autorit e dice cose
nuove, senza citare nessuno,a diferenza dei rabbini che citavano spesso delle
autorit. Si dimostra quindi radicato all'Antico Testamento ma ne da
un'interpretazione nuova e personale, che si identifca con la sua persona.
Un'altra interpretazione molto strana che troviamo alla fne del vangelo di
Matteo, quando si trova a Gerusalemme e si mette a discutere con gli ebrei di
Gerusalemme, sostanzialmente con i Farisei e i Sadducei. I Farisei erano l'unico
gruppo sopravvissuto alla distruzione di Gerusalemme e che gi prima del 70
d.C. vivevano secondo la legge di Mos, e non secondo il tempio. I Sadducei
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erano i sacerdoti di Gerusalemme, ed chiaro che dopo la distruzione del tempio
si ritrovarono tutti in "cassaintegrazione", per dirlo con termini moderni.


I Sadducei avevano interpretazioni un po' diverse della Bibbia, rispetto ai
Farisei. I Sadducei riconoscevano come scrittura importante solo il Pentateuco
(Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) perch in questi libri trovavano
tutti gli elementi del culto di cui avevano bisogno. Nel resto della Bibbia inoltre,
per esempio in alcuni testi profetici, ci sono dei passi che potevano essere
considerati "pericolosi" (alcuni profeti infatti criticavano il culto di Gerusalemme
in modo abbastanza drastico).
In questi primi cinque libri notiamo che non si parla di resurrezione, di
salvezza, ma in fondo per questi sacerdoti l'importante era avere dei fedeli che
portassero oferte al tempio e facessero sacrifci. Non davano grande importanza
alla vita eterna.
Con loro Matteo afronta una discussione, nel cap.22 vers.23-32, in merito ad
una signora che aveva avuto sette mariti.
Per un ordine di Mos infatti se un uomo moriva senza fgli, il fratello ne
avrebbe sposato la vedova dando al fratello una discendenza (vecchia legge che
si trova nel cap.25 del Deuteronomio). E ' una legge che difendeva il patrimonio:
chi poteva ereditare in Israele erano solo i fgli e non le fglie, quindi se una
vedova avesse sposato un uomo di un'altra famiglia il patrimonio sarebbe
passato ad una famiglia diversa, andando ad indebolire la famiglia originaria.
Questo un caso un po' particolare, e la domanda che rivolsero a Ges era la
seguente: avendo avuto sette mariti, questa donna nella vita eterna di chi
sarebbe stata moglie?
Ges rispose loro che erano in errore e che non conoscevano le scritture, n la
potenza di Dio. Nella resurrezione non si prende n moglie n marito, ma si
come angeli di Dio in cielo. Nell'aldil le cose sono ben diverse.
Per quel che riguarda la resurrezione dei morti non avevano letto ci che disse
Dio, perch scritto: "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di
Giacobbe". Dio non un Dio dei morti, ma dei viventi. Le folle rimanevano
naturalmente stupite per la sua dottrina.
Ges cita un testo del libro dell'Esodo, cap. 3,14-15, quando Dio si rivela a Mos
nel roveto ardente. Questa scrittura, facendo parte del Pentateuco, era
riconosciuta come sacra dai Sadducei e quindi non poterono controbattere.
Dicendo Dio di essere il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ed usando il tempo
presente, bench questi fossero morti da molto tempo, lascia intendere che in un
qualche modo siano ancora vivi, e quindi siano risorti in Dio.
Questa scrittura un po' strana ma tipica del tempo: dovendo trovare un
argomento convincente per l'interlocutore, si dovr entrare nella sua mentalit e
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quindi utilizzare ci che lui conosce. Non avrebbe portato a niente riportare dei
salmi ai Sadducei, quindi cit scritture che per loro erano ispirate.
Riassumendo brevemente: Matteo, nel presentare la vita di Cristo e nel leggere
l'Antico Testamento, vuol mostrare che un modo giustifcato, ed il modo di
uscire dal vicolo cieco in cui Israele entrato nel corso della sua storia,
invitandolo a rinunciare defnitivamente a certe speranze troppo terrestri,
mettendo i suoi ideali altrove, dove"il suo tesoro sar il suo cuore".
Mostra che non si pu contare su tesori che possono essere distrutti come la
citt di Gerusalemme ed il suo tempio, perch il rischio quello di perdere tutto.
Dopo il 70 d.C. il popolo ebreo fa una concreta rifessione sul proprio futuro ed il
vangelo di Matteo ofre la soluzione mostrando le fondamenta ove ricostruire.

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