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! 28.000 (i.i.) CIPI
NELLA STESSA COLLANA SONO USCITI:
l. FAUSTO POZZI c.P.
S. Gabriele dell'Addolorata studente passionista; con Prefazione di Mons.
S. A. Battistelli c.P. S. Gabriele 1973, pp. 292, esaurito.
2. PIERGIOVANNI BONARDI c.P.
"Con l'Amore Crocifisso . S. Gemma Galgani; a cura di Gabriele Pollice
c.P.; con Prefazione di Divo Barsotti. S. Gabriele 1975, pp. 252.
3. FILIPPO D'AMANDO c.P.
Accanto a due Papi: P. Luigi Besi passionista: con Prefazione del Prof. Pau I
Droulers S.l. S. Gabriele 1975, pp. 525.
4. AA.VV.
Spiritualit della Croce: Antologia di profili e testi spirituali dal 1900 ad
oggi. I. (19031926); con Introduzione di Carmelo A. Naselli c.P. S. Gabriele
1976, pp. 478, 20 iII. esaurito.
5. FILIPPO D'AMANDO c.P.
UI1 prul10 dalle banche dolci: P. Stal1islao Mal/eucci passiol1ista; con Pre
sentazione di Pagani, vescovo di Citt di Castello e Gubbio.
S. Gabriele 1976, pp. M2.
6. AA vv
Spiritualit della Croce ... , II. (1928-1946). S. Gabriele l Q76, pp. 486.
7. CARLA RONCI
Diario, Lettere e Scrilli spirituali; con Introduzione, note e testimonianze
a cura di Filippo D'Amando c.P. S. Gabriele 1977, pp. 335.
8. AA.VV.
Spiritualit della Croce ... , III. (1948-1956); con Prefazione di Mons. S.A. Bat-
tistelli c.P., S. Gabriele 1977, pp. 385.
9. AA vv.
Spiritualil della Croce ... , III. (1948-1956); con Prefazione del Prof. Massi-
mo Petrocchi. S. Gabriele 1978. PP. 392.
lO. GERARDO M. SCIARRETTA C.P.
"elarilas Passionis. Appul1ti di meditazione sulla Passione; con Introdu-
zione di Tito P. Zecca e A. Di Bonaventura c.P. S. 1978, pp. 96.
11. CARMELO A. NASELLI c.P.
"Sorella mia ... . S. Gemma Galgani e S. Gabriele dell'Addolorata Ira il vi-
sibile e l'il1visibile; con Prefazione di Antonio M. Artola c.P. S. Gabriele
1978, pp. 92.
12. LUIGI FIZZOTTI c.P.
Il segreto di Teresa Palmiflota. La dire:.i(me spiritI/alI' di I/na grande mi-
stica; a l ~ r a di Carmelo A. Naselli c.P. S. Gabriele 1979, pp .. 246.
13. AA.VV.
Spiritualit della Croce ... , V. (1967 -1976); con Prefazione di Divo Barsol li.
S. Gabriele 1980, pp. 424.
14. AA.VV.
Come hanno testimoniato. Profili e testi spiritI/ali di alCI/ne religiose del
l'Istitlllo Suore Passioniste di s. Paolo della Croce (1879-1973); con Prefa-
zione di M. Edoarda Achille e Inlroduzione di Carmelo A. Naselli c.P. S.
Gabriele 1980, pp. 436.
15. J. PASTOR-G. ARINTERO
Al centro dell'Amore. Corrispondenza spiritI/aIe (1922-1928), a cura di Ar-
turo Alonso Lobo O.P. Co-edizione" Pro Sanclilale - "Eco, RomaS. Ga-
briele 1981, pp. 423, esaurilo.
16. CARMELO A. NASELLI c.P.
Amore e candore: Sr. Tarsilla Osti; con Prefazione di M. Celeslina Tolaro.
S. Gabriele 1982, pp. 100
17. AA.VV
"Mettimi la mano SI/l cuore. Camhicnte spiritI/aIe di I,I/cia Mangano; con
Introduzione di Pielro Schiavone S.J. S. Gabriele 1982, pp. 205.
18. MARTIN BIALAS c.P.
La Passione di GesI in S. Paolo della Croce, a cura di Fabiano Gio!'gini
c.P., con Presentazione del Prof. Jurgen Mollmann. S. Gabriele 1982, pp.
222.
19. CARLA RONCI
Lettere, con Presentazione e note di Mons. Dol!. Giacomo Drago. S. Ga-
briele 1983, pp. 220.
20. GERARDO M. SelARRETTA c.P.
Diario, a cura di Tarcisio Silvetti e Filippo D'Amando c.P., l. voI.
(1965-1967). S. Gabriele 1983, pp. 367, esaurilo.
21. DANIELA MARGHERITA MERLO
Maria Maddalena Frescobaldi, fondatrice delle Suore Passionistc di S. Paolo
della Croce, S. Gabriele 1984, pp. 285.
22. CORNELIO FABRO
Gemma Galgani, TcstimOflC del soprannaturale, pp. 484.
23. MADDALENA MARCUCCI, c.P.
La santit amore. Invito alla santit per la via dell'amore, pp. 291
Cornelio Fabro
GEMMA GALGANI
TESTIM_ONE
DEL SOPRANNATURALE
Editrice CIPI
Piazza SS. Giovanni e Paolo, 13 - 00184 Roma
Alla pia memoria di mia sorella
Alma Teresina (+ 27 luglio 1985)
anima di fede semplice e forte
R1989
Monastero delle Passioniste
Fuori Porta Elisa, 55100 LUCCA
PRESENTAZIONE
Un 'altra biografia di S. Gemma Galgani? No. Hai in
mano una contemplazione-studio di Gemma come qua-
lificata testimone del soprannaturale . Gli altri bio-
grafi, cominciando da Germano, suo direttore spiritua-
le e primo biografo, ad Antonelli, a Zoffoli, a Bonardi,
a Mons. Agresti, a Villepele, hanno parlato del sopran-
naturale di cui piena la vita di Gemma. Ma [J,r sottoli-
neare o un dono mistico in pi o un aspetto di brova spi-
rituale a cui il Signore sottoponeva la sua se'r'Va.
Fabro, con acuta investigazione filosofica e teolo-
gica, unita ad amore e riverenza, si avvicina a Gemma
per scoprire il mondo in cui viveva. La grazia redenti-
va trasforma Gemma in una nuova creatura raccolta
totalmente su Ges crocifisso. Gemma vive solo di Ge-
s crocifisso, brucia del suo amore ed anela a collabo-
rare perch il fine della passione di Ges diventi realt
nella salvezza di ogni persona.
Le visite di Ges, della Madonna, la presenza del-
l'Angelo custode, di S. Gabriele dell'Addolorata, anche
il tenebroso muoversi del demonio, sono studiati non
tanto come un semplice dono mistico o come una pro-
va spirituale in pi che Gemma riceve, ma come un
aspetto della sua missione. Dio ha voluto, attraverso
questi interventi di esseri veri del mondo invisibile,
rendere Gemma testimone del soprannaturale in un 'e-
poca in cui il razionalismo tenta di ridurre il mondo
della persona umana al solo fenomeno del visto e del
sentito. Il card. Gasquet affermava in proposito: Per
noi che viviamo in quest'epoca materialistica all'ecces-
so, che solo alla ragione presta fede, ed in cui il sopran-
naturale o viene costantemente negato, o, esposto alla
5
cos detta critica, vien messo in dubbio, cosa confor-
tante leggere gli scritti di Gemma (vedi p. 6).
La radice di questo aspetto peculiare della missio-
ne di Gemma viene individuata per nella reale e pro-
fonda partecipazione della medesima alla passione di
Cristo ed alla causa della stessa passione, cio il pecca-
to del mondo. L'autore guida il lettore attraverso l'ana-
lisi degli scritti della Santa a capire qualche cosa dell'i-
neffabile e terribile esperienza di Gemma. Il suo cam-
mino a doppio binario: fulgori di grazia, che la tra-
sfigurano in un 'atmosfera di continuo "stupore" per
lei anzilutto, ed il crescente amore-stupore per il senso
della sua indegnit davanti a Dio e al prossimo. L'orro-
re infinito per il peccato, che ha crocifisso Ges, diven-
ta la misura infinita del suo amore per Ges crocifisso
ed il sigillo per essere crocifissa con Ges (vedi p. 454).
Ma fu realt o fantasia? L'autore nel capitolo quin-
to scruta Gemma nella sua umana vivacit, consapevo-
lezza e tenerezza e conclude: Gemma era dotata di una
normalit supernormale per cui, nonostante tante
pene di corpo e di spirito, tante tentazioni diaboliche,
mai sprofondava nella malinconia propria dei nevroti-
ci, ma sapeva mantenersi nella serenit e nella oggetti-
vit. Quindi una testimone credibile circa il mondo
soprannaturale. Esso, accolto nell'obbedienza della fe-
de a Dio, trasforma e potenzia la persona umana senza
estraniarla dalla realt temporale in cui vive.
L'abbondanza delle citazioni degli scritti di Gem-
ma, anche dei pochi ancora inediti, l'uso dei voti dei
due teologi richiesti da Pio XI e finora inediti e riporta-
ti in appendice, le note che allargano l'orizzonte con ri-
mandi ai Processi di canonizzazione della Santa, ad
esperienze di altri mistici o ad affermazioni di filosofi
rendono il libro non solo pi apprezzabile, ma aiutano
a capire meglio Gemma e la sua missione. Ci si pu me-
glio rendere conto dell'abbondanza dei doni della
s"cienza e della sapienza che lo Spirito Santo ha effuso
sulla povera Gemma .
Fabiano Giorgini, c.P.
6
PROLOGO
La realt della vita e missione di S. Gemma Gal-
gani come testimone del soprannaturale si presen-
ta nella forma di un'esperienza immediata, cio
intensiva e diretta, di un itinerarium crucis fra bale-
namenti di cielo e sussulti d'inferno, nella totale con-
formit ai dolori di Cristo nella sua Passione e
Morte. vero che Gemma stata dichiarata santa
dalla Chiesa non per i suoi carismi singolari ma per
la pratica eroica delle virt cristiane, testimoniata
nei Processi da quanti l'hanno conosciuta nella sua
breve vita, nascosta in Dio e in Cristo. Ma anche i
carismi eccezionali, di cui fu investita, hanno il preci-
so significato di rivelare agli uomini l'esistenza di un
altro mondo, aldil e al di sopra di questo nostro
mondo umbratile.
Gemma bramava di seppellirsi in un chiostro ed
essere la serva di tutti : Dio dispose diversamente
e la destin ad essere luce di tutti con la testimo-
nianza dei dolori di Cristo, stampati con fervore di
amore nelle sue carni verginali. in questo spazio
teologico , che la fede apre all'anima, dove Gemma
ha operato all'inizio del nostro secolo la sua missione
ecclesiale di eccezione.
Lo ha dichiarato espressamente S. Pio X, il Papa
che ha firmato l'introduzione della Causa di canoniz-
zazione, come l'ha testimoniato ... a rovescio il sacer-
dote Farnocchia, segretario di Mons. G. Volpi, con
7
esplicito riferimento al Santo Pontefice che condan-
n il modernismo negato re del Soprannaturale: Ri-
cordo di aver sentito, pi probabilmente letto, che
Pio X era molto consolato dai fatti soprannaturali
cos straordinari e cos numerosi che si dicono di
Gemma da sperare che fosse uno dei mezzi suscitati
da Dio per richiamare il mondo al Soprannaturale
dallo stato molto materiale a cui si ridotto (Proc.
Apost. Pisano, fol. 451; citato nelle Animadversio-
nes del Promotore gen. della fede, nr. 32, p. 46). Il
detto Farnocchia, ninfa egeria del confessore Mons.
Volpi, si mostrato sempre avversario della Santa.
Il confessore poi, solo pochi anni prima della sua
morte avvenuta a Roma nel 1931, ritratt il suo scet-
ticismo circa il carattere soprannaturale dei feno-
meni di Gemma.
Luminosa, in questo contesto, la testimonianza
del benedettino inglese Card. A. Gasquet: ... ben
difficile trovare un altro esempio cos prodigiosQ del-
l'azione di Dio Onnipotente in un'anima che si era
data interamente in bala della sua grazia divina. Per
noi che viviamo in quest'epoca materialistica all'ec-
cesso, che solo alla ragione presta fede, ed in cui il
soprannaturale o viene costantemente negato addirit-
tura,o, esposto alla cos detta critica, vien messo in
dubbio, cosa confortante leggere un libro, che ci
riporta a Dio, e ce lo mostra vicino a questo povero
mondo. Quanto a me personalmente, non conosco la
vita di alcun santo, in qualunque epoca della Chiesa,
che abbia ravvicinato al mio spirito il soprannaturale,
con maggior spontaneit e con maggior pienezza, del-
la vita di Gemma Galgani (Introduzione alla trad.
inglese della Vita di S. G., scritta da P. Germano, a
cura del benedettino A. N. O' Sullivan, London, Her-
8
der, s.d., p. XXIV. - riportata nella Positio super
revisione scriptorum , p. 22 - corsivo nostro)(1).
Anche oggi, nell'agitazione dilagante in molte
parti della Chiesa del post-Concilio, in campo sia
dogmatico come morale, la testimonianza del So-
prannaturale, vissuto dall'umile vergine lucchese,
torna ad essere di forte luce di verit e di ardente
stimolo di santit.
Roma, Festa dell'Annunciazione 1987.
(1) A questa eccezionale testimonianza fa eco quella del card. Idel-
fonso Schuster, anch'egli benedettino, che riportiamo in appendice.
9
NOTA BIBLIOGRAFICA
Questi nostri appunti si fondano quasi unicamente
sulle fonti dirette ed in primo luogo sugli scritti e
sulle parole di Gemma, raccolte nelle edizioni a cura
della Postulazione dei PP. Passionisti.
I) Lettere di S. Gemma Galgani, rist. dell' ed. 1941 a
cura del P. Giacinto del SS. Crocifisso. Il volume
diviso in 3 parti.
1) Lettere al P. Germano, direttore straordinario
(sono in tutte 131 e formano il blocco pi importante
poich in essa l'anima della Santa si effonde con tut-
ta la spontaneit e vivezza dei sentimenti raggiungen-
do spesso vertici espressivi eccezionali). Esistono
presso la Postulazione alcune lettere ancora inedite,
messe a disposizione di questa nostra silloge.
2) Lettere a Mons. Volpi confessore ordinario
(sono 67 e gli editori dicono che sono le pi impor-
tan ti : p. 310). Alcune sono brevi biglietti, ma le altre
non cedono in densit e profondit spirituale rispet-
to a quelle dirette a P. Germano: fra tutte eccelle la
55 a del 1901 con l'estasi di Ges Bambino che le tra-
smette per Monsignore il messaggio: ... Assicuralo
che sono io, Ges che ti parlo e che fra qualche anno
per opera mia tu sarai Santa, farai miracoli, e sarai
agli onori degli altari (p. 384).
3) Lettere a persone diverse fra le quali vanno
segnalate le lO dirette alla passioni sta di Tarquinia
sr. Maria Giuseppa (Armellini) e le 9 alla Sig.a Giu-
seppina Imperiali di Roma (La Serafina ): per l'im-
peto, il fervore e la delicatezza dei sentimenti esse
attingono spesso momenti di profonda commozione
lO
spirituale e mistica nello ... struggimento della lon-
tananza delle destinatarie.
L'edizione si presenta eccellente ed preceduta
dalla splendida Introduzione scritta dal concittadino
della Santa il cardinale E. Pellegrinetti. Si desidera
perci un'edizione critica integrale che comprenda
anche quelle ancora giacenti presso l'Archivio della
postulazione con i frammenti.
II) Estasi - Diario - Autobiografia - Scritti vari, rist.
della II edizione, Roma 1975 (Anche questo volume
preceduto da una degna prefazione del Cardinale
Pellegrinetti).
Le Estasi sono in tutto 141 ed anche ogni lettore
si meraviglier dell'esiguo numero quando si pensa
che andarono perdute tutte le Estasi avute in fami-
glia e nei periodi di vacanza e che durante i quasi
4 anni che Gemma rimase ospite in casa Giannini
aveva estasi pressocch tutti i giorni e qualche gior-
no anche pi volte. Poi Gemma in estasi parlava pia-
no, quasi sussurrando, con un filo di voce: ma non
si sar mai abbastanza grati ai Giannini per quanto
hanno potuto fare nel raccogliere queste vere gem-
me di Gemma in un linguaggio di comunicazione ce-
lestiale che attendono ancora di essere studiate a
fondo.
Il Diario che descrive giornalmente i favori cele-
sti dal Gioved 19 Luglio al Luned 3 Settembre 1900
meriterebbe di essere confrontato con le rispettive
Lettere ed Estasi contemporanee per avere un qual-
che concetto del tipo di unit e continuit nella vita
spirituale della coscienza di Gemma.
L'Autobiografia, che va dalla prima infanzia alla
venuta di P. Germano nell'estate del 1900, sta a s
11
come un tutto unitario e). Essa un gioiello nel suo
genere per la freschezza toscana dello stile e per la
trasfigurazione spirituale che vi ricevono gli eventi
nell'avanzare dell'opera della grazia nell'anima di
Gemma: l'ambiente e le disgrazie familiari, le pene
per la malattia e la morte della mamma e del babbo,
le sofferenze per la condotta del fratello Ettore e del-
la sorella Angelina, l'affetto celestiale per il fratello
chierico Gino e la sorellina Giulia che la precedono
in cielo; le gravi malattie e la miracolosa guarigione
del 3 marzo 1899, soprattutto l'esperienza del Croci-
fisso. In particolare poi la descrizione della grazia
grandissima dell'impressione delle Stimmate (8 giu-
gno 1899), in stile diretto e con espressione immedia-
ta: la Santa vi condensa, con termini di rara effica-
cia, non solo la solenne grandezza dell'evento, ma
insieme la natura della sua missione come figlia
della Passione .
Gli Scritti vari, importanti per conoscere lo spiri-
to della Santa, sono: Relazione della guarigione (9
marzo 1899, scritta sei giorni dopo la guarigione); Ap-
punti di Diario (anno 1899); Rivelazione avuta da Ge-
s sulla Madre Giuseppa, monaca Passionista (Di-
cembre 1899); Risposte ad alcune domande di P.
Germano (circa il 7 settembre 1900), sono in preva-
lenza di argomento teologico-spirituale: La Flagella-
(2) Nell'edizione alle pagine 223 e 226 si segnalano [con puntini]
due omissioni. Il ricorso al Manoscritto originale fa conoscere due episo-
di nell'ambiente familiare che devono aver turbato il pudore della Gem-
ma ancora bambina (vedi al riguardo a p. 242 la sofferenza che prov
per l'ispezione medica circa i disturbi renali e per l'intervento chirurgico
a cui fu sottoposta). vero che il testo dell'Autobiografia (o Confessio-
ne ) era destinato al solo P. Germano ... < che lo bruci subito ): ma l'inse-
rimento, in una prossima edizione, dei due incisi, ci sembra giover a
integrare il quadro della sua anima ed a comprendere meglio l'attualit
del suo esempio, come modello di mortificazione e purezza per l'educa-
zione cristiana della giovent del nostro tempo.
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zio ne - le due corone (Gioved 7 febbraio 1901); sul
mistero dell' Incarnazione (Spiegazione avuta dall' An-
gelo Custode il 25 marzo 1901). Seguono: Propositi
e Promesse - Versi (anelando al chiostro) - Affetti a
Ges - Sentenze e aspirazioni - Giaculatorie per ogni
circostanza.
Il giudizio di Gemma sui suoi scritti molto seve-
roe): Ma quanto soffro nel dovere scrivere certe
cose! La ripugnanza che provavo sul principio, anzi-
ch diminuirmi, assai pi si va a crescere, ed io provo
una pena da morire. Quante volte oggi ho tentato di
cercarli e bruciarli tutti (i miei scritti)! e poi? tu for-
se, o Dio mio, vorresti che scrivessi anche quelle cose
occulte(4), che mi fai conoscere per tua bont, per
sempre pi tenermi bassa e umiliarmi? Se lo vuoi, o
Ges, son pronta a fare anche quello: f conoscere la
tua volont. Ma questi scritti a che gioveranno poi?
Per tua maggior gloria, o Ges, o per farmi sempre
pi cadere nei peccati? Tu che hai voluto che faccia
cos, io l'ho fatto. Tu pensaci: nella piaga del tuo S.
Costato, o Ges, nascondo ogni mia parola (Estasi...
p. 200). Al P. Germano scrive: Non leggo ci che ho
scritto, poich mi vergogno (Lett. 101 a, p. 243).
Scritti perduti - Alcuni furono distrutti da Gem-
ma stessa: Lett. 112 a al P. Germano Di tutti gli ap-
punti che buttai via ... (p. 264). Ma questi scritti a
(3) Entusiasta invece e profondo il giudizio cit. della autorevole
Civilt Cattolica.
(4) Chiss poi se quelle cose occulte di cui parla la Santa, sono
state mai scritte? La teste Sr. Cecilia Bertini dichiara ancora: Mi ricor-
do che mio cugino facendomi vedere un taccuino scritto a [da) Gemma
mi disse: Ci sono tante belle cose qui, dove si vede la santit di Gemma:
ma non faccio vedere a nessuno, finch Gemma non sia morta . Mio
cugino, aggiunge la suora, poco dopo mor e non so cosa sia stato di quel
taccuino (Lucana, Positio super virtutibus, Testis XXXIII, p. 232 s.).
13
che gioveranno poi? (p. 200). E anche andata smarri-
ta la lettera scritta a S. Gabriele e consegnata all'An-
gelo (Estasi ... p. 212 s.). Perduta andata la lettera
a P. Germano del 14 luglio 1901 e forse altre ancora.
L'Autobiografia ricorda un piccolo libretto in cui
dall'inizio del 1896 la Santa scriveva i suoi propositi
(p. 235). E stata ritrovata invece presso il Ritiro di
S. Eutizio la lettera alla Signora Rosa Colucci, appar-
tenente al Collegio di Ges, che un sublime invito
alla sofferenza per amore di Ges Crocifisso (La cau-
sa di questa perdita stata la riservatezza stessa di
Gemma). Per tutto questo valga la dichiarazione di
Eufemia Giannini: Questo suo contegno riservato,
questo suo silenzio specialmente di cose che la ri-
guardavano, ci ha fatto perdere molte notizie e chi
sa quanto importanti (Nova Positio ... , Lucana, p. 2).
L'edizione ultima dei due volumi (Lettere e Scrit-
ti vari) pregevole, soprattutto per l'apparato delle
note che riportano spesso ampi stralci di corrispon-
denza specialmente del P. Germano con Gemma, con
Mons. Volpi, con Cecilia Giannini e delle loro rispo-
ste, utili a chiarire lo sfondo o contesto del testo del-
la Santa.
Una preziosa informazione nei Processi della si-
gnora Tecla Natali ci fa presentire che le perdite de-
gli scritti di Gemma sono notevoli. L'occasione, a
quanto sembra, la pubblicazione della Vita di
Gemma a cura di P. Germano: Ho letto la vita stam-
pata di Gemma Galgani ed altri scritti stampati ed
ho letto una lettera che deposito; lessi anche altre let-
tere, dove dava tanti buoni consigli ad una ragazzina,
un po' depravetta, richiamandola ad una vita buona;
l'esortava proprio tanto e le diceva che pregava pro-
prio tanto per lei per ottenere che si fosse rimessa
14
sulla buona via; ma morta ed morta bene questa
figliola, la quale avrebbe avuto tante lettere da pre-
sentare, ed anche tante cose da dire, perch lei da
Gemma ci andava tutti i giorni, ce l'ho trovata an-
ch'io: Gemma era ammalata e non si poteva muovere
e le diceva, proprio piangendo: fammi questa cosa:
vatti a confessare e sarai pi contenta, ed otterrai
anche le grazie che desideri (Ibid., Nr. II, Catalogus
testium, Testis XVII, p. 19). stata ora pubblicata
dal P. G. Mucci, S. J. una lettera inedita alla Sig.ra
Giuseppina Imperiali, penitente di P. Germano e
membro del Collegio di Ges . Gemma le scrive per
consolarla per la perdita di un bimbo (La Civilt Cat-
tolica, Nr. 3284, 1987, p. 150 s.).
III) Processi - I) Lucana I: S. D. Gemmae Galgani Po-
sitio super virtutibus, Roma 1927 (p. 111 + 913 +
47 + 135).
Lucana II - Positio super revisione scriptorum (S.
Rituum Congregatio, Romae 1917 che contiene (pp.
160) le adnotationes del Sub. Promotor Fidei e le osser-
vazioni del teologo censore (pp. 3-66) con le risposte
del P. Postulatore della causa P. Luigi Besi (pp. 1-168).
Gli scritti della Santa, come presentati dal Postu-
latore, sono divisi in ben dieci serie, compresi quelli
che sono stati omessi nei due volumi dell'ed. corren-
te, ad eccezione delle lettere. Il teologo mostra di
aver percorso con impegno e responsabilit gli scritti
(il voto porta la data del 15 settembre 1913) e l'A. mo-
stra di aver capito l'indole di rara semplicit e pro-
fondit dell'anima di Gemma: egli rimasto colpito
soprattutto dal linguaggio celeste delle Estasi (det-
te qui Colloqui : p. 8). Le osservazioni sono divise
in due classi: 1) Cose ed espressioni che sembrano
contrarie alla dottrina cattolica. E risponde: Sono
pochissime ed ancora tali che senza sforzo si possono
15
interpretare in un senso accettabile ed ortodosso (p.
8). Il lettore, che ha una buona familiarit con gli
scritti della Santa, non potr che trovarsi d'accordo.
2) Cose ed espressioni singolari e straordinarie le qua-
li per non contengono niente di contrario n alla fede,
n ai buoni costumi (p. lO). Quanto poi alle lettere al
P. Germano ... (esse) esibiscono un tal carattere di
sincerit, di umilt e di fiducia nel Direttore Spiritua-
le, che non permette al lettore (non gi prevenuto con-
tro la Serva di Dio) di pensarne male o tenerla per una
illusa. E lo stesso vale anche per le altre lettere gi
esaminate fin qui o che seguono ancora (p. 41). Il pa-
rere finale (Votum) conferma le osservazioni prece-
denti: Letti con attenzione tutti gli scritti della Serva
di Dio a me consegnati e avendo riflettuto con diligen-
za anche su quelle cose che sopra ho notato come sin-
golari e straordinarie all'apparenza in contrasto con
la fede e la verit, dichiaro davanti a Dio di non aver
trovato nulla che meriti una nota teologica men che
buona, anzi di aver trovato molte cose che attestano
la santit della Serva di Dio (p. 66).
La Commissione dei Cardinali della S.c. dei Riti
il 9 dicembre 1913 giudic opportuno (forse perch
sembr troppo benevolo?) di sottoporre il lavoro e
la conclusione del teologo censore ad un ulteriore
esame che il Promotore della Fede giudic opportu-
no affidare al Postulatore stesso della causa, il P.
Luigi Besi, Consigliere Gen. della Congregazione Pas-
sionista, per la sua singolare conoscenza degli scritti
di Gemma. Il suo studio denso di osservazioni teo-
logiche, storiche ed agiografiche e conferma punto
per punto, approfondendole, le osservazioni e le con-
clusioni del teologo censore(5). Fra le testimonianze
(5) Lucana. Beatificationis et Canonizationis Dei famulae Gemmae
Galgani, Virginis, Positio super revisione scriptorum, Romae 1917 (pp. 168).
16
a favore emergono quelle del Card. P. Gasparri fer-
vente devoto della Galgani, del Card. G. Della Chiesa
(poi Benedetto XV, compagno di studi del P. Besi al
Collegio Capranica) e quelle venute dalle terre di
missione. Fra queste ricordiamo quella entusiastica
del dr. E. Sugita dell'Universit di Tokio per il quale
... la serafica vergine di Lucca sembra essere stata
posta in questo mondo per opporre il suo candore
e la sua umilt ai sofismi della moderna filosofia, in-
venzione del demonio)} (p. 21). Pi avanti riportata
la recensione magistrale apparsa sulla Civilt Catto-
lica (riportata a p. 45 ss.) del gesuita p. Celi sugli
scritti della Galgani (Anno 1909, voI. II, p. 727) e della
Ciencia Tomista dei domenicani spagnoli (n. VI, 1915,
p. 122, riportate a p. 47 s.). Nella nota 1 di p. 49 s.
si legge un'entusiastica recensione di L'Araldo Catto-
lico, a. III, n. 9 et a p. 50, sempre nella stessa nota,
un ampio elenco di riviste e giornali italiani ed esteri
che hanno riportato giudizi egregi)} (egregie) sulla
vita e sugli scritti di Gemma. Piace riportare il giudi-
zio esatto ed equilibrato del (gi citato) Card. bene-
dettino inglese A. Gasquet: In questo libro tutto mi
sembra ammirevole e misterioso, e nel leggerlo si
sente la presenza di Dio, di Maria SS.ma, e degli An-
geli, nel mondo: e sopra tutto rimane la viva impres-
sione dei patimenti per noi sofferti dal N.S.G.C.)} (p.
51). Questo lavoro paziente ed acuto del P. Besi, ec-
cellente teologo, ha costituito con la vita scritta da
P. Germano la piattaforma per il riconoscimento del-
la santit della Galgani: esso si raccomanda anche
per l'ampiezza della documentazione e la profondit
della conoscenza della letteratura mistica e agio-
grafica.
Sotto il profilo teologico il P. Besi mette in rilie-
17
vo, come il precedente censore, che non si pu sem-
pre esigere da Gemma la precisione perfetta della
terminologia teologica, ma che per il contenuto della
sua dottrina esatto e profondo, come anche noi
avremo occasione di ricordare. Il P. Besi ricorre an-
che alle testimonianze del Summarium della Causa
(p. es. p. 124 ss.).
III. - Nova Positio super virtutibus, Roma 1928
(pp. 27, 132, 78, 448, 124). Va segnalato il Voto, qui
incluso (di p. 78) del Rev.mo Mons. G. Antonelli, dot-
tore e professore di scienze naturali, sui fatti straor-
dinari di Gemma: Se i fatti straordinari di Gemma
Galgani si possano attribuire a cause patologiche o
diaboliche o alla forza dell'immaginazione e dell'au-
tosuggestione. La risposta, solidamente ragionata
come conviene ad un uomo di scienza, sempre net-
tamente negativa: Tutti i fatti straordinari (sono) di
natura divina e quindi provengono da Dio che volle
decorare la sua Serva con tante e cos grandi grazie
singolari, ad eccezione probabilmente del sudore di
sangue (p. 74). Per quest'ultima eccezione: vedi p.
68 ss., a p. 71 si fa un confronto fra i fenomeni di
Gemma e di quelli di Teresa Neumann, lasciando sub
iudice il caso della veggente tedesca poich non era
stato esaminato ancora. Il voto del prof. Antonelli
stato pubblicato anche separatamente: Le Estasi e le
Stimmate della beata Gemma Galgani (Isola del Liri
1933). L'Antonelli ha creduto opportuno premettere
alcune nozioni generali sulle estasi e sulle stimmate,
che Dio ha concesso a diversi santi, affinch siano
apprezzati nella giusta luce i doni soprannaturali del-
la Galgani.
18
N.B. - 1. I riferimenti biografici sono presi dalla mo-
numentale trattazione del P. Enrico Zoffoli, C.P., La
povera Gemma, II ed., Roma, 1957: la parte storica
s'intreccia con l'alta teologia.
2. Le lettere inedite , in gran parte spezzoni, mi
furono gentilmente comunicate dal P. Federico del-
l'Addolorata, Postulatore dei Passionisti ed ora pas-
sato all'eternit, che mi fu largo di consigli e indica-
zioni preziose. A lui debbo anche una fotocopia della
Confessione generale od Autobiografia il cui
originale conservato nella foresteria dei Santi Gio-
vanni e Paolo in Roma. in buona parte merito suo
se questi appunti vedono ora la luce(6).
(6) Devo un particolare ringraziamento al Rev.mo P. Fabiano Gior
gini, c.P., che ha accettato di rivedere il testo e di stendere la presenta
zione, assieme alla prof. Sr. Rosa Goglia per la revisione delle bozze di
stampa. La stesura di questi appunti ha impegnato l'autore per pi di
tre lustri e, nel nuovo clima del naturalismo post-conciliare, ha dovuto
bussare alla porta, ma invano, degli editori cattolici italiani pi quali-
ficati.
19
INTRODUZIONE
IL PROGETTO DI DIO
(Il mondo di Gemma)
Il mio cuore sempre unito a Ges, e Ges con-
tinua a consumarmi. Caro mio Dio, vorrei in mezzo
alle vostre fiamme struggere tutta (Lett. 111 a al P.
Germano)(l).
Sembra che hltti noi abbiamo lo stesso mondo:
il mondo della natura e della storia che ci circonda
e ci contiene. il mondo dei giorni e delle notti, del
circolare delle stagioni e dello scorrere degli anni.
il mondo delle vicende terrene di ciascuno nella fa-
miglia, nella societ, nella patria che gli diedero lo
spazio per muoversi incontro all'avventura enigmati-
ca della vita. questo il mondo in cui ci incontriamo
e ci conosciamo: il circolo dei pensieri e degli affet-
ti che ci muovono e ci agitano; l'alternarsi dei proget-
ti e l'accendersi delle speranze. il mondo insomma
delle gioie e dei dolori che ci inseguono nella corsa
del tempo che fatta e intessuta di evidenze e di mi-
steri. Ma sembra anche che ognuno abbia il suo
mondo. E questo non solo perch quand'ero bambi-
no partavo come bambino, pensavo da bambino, ra-
gionavo da bambino (I Cor., 13, Il), perch diverso
(1) La lettera del 22 giugno 1902 (p. 260), a meno di un anno pri-
ma del suo beato transito (11 aprile 1903).
20
il mondo del bambino e dell'adulto, ma anche per-
ch la coscienza infantile si sviluppa diversamente
da bambino a bambino cos che ognuno si porta con
s nella vita lo sfondo della propria infanzia - e ve-
dremo con quale intensit questo appare nella nostra
Santa - e resta in attesa delle nostre scelte.
Ed in funzione di queste scelte che ognuno si fa
il proprio mondo, lo fa e lo disf, perch un mondo
che si costruisce nello spazio sempre aperto della li-
bert: tanto pi proprio e speciale, vorremmo dire
isolato, il mondo dei santi, quanto pi essi furono dota-
ti di carismi particolari ed eccezionali, com' il caso
della nostra Gemma. Lei stessa l'ha avvertito, come cer-
cheremo di vedere nelle seguenti annotazioni, e qual-
che volta ne fu sgomenta fino allo smarrimento come
un uccellino travolto nel turbine di una tempesta.
Del tutto speciale quindi il mondo del cristiano.
Esso non solo spettacolo dei sensi, non soltanto og-
getto della investigazione scientifica e tecnica, non
solo il campo del suo lavoro, com' per ogni uomo.
anzitutto il mondo della creazione avvenuta in prin-
cipio, fuori del tempo, e ci significa che per il cri-
stiano il mondo che abitiamo ha una figura che passa
(I Coro 7, 31), cio ha il suo senso primo ed ultimo
al di l di s, in Dio, nel Principio che l'ha tratto dal
nulla e continua a conservarlo e guidarlo con mirabi-
le Provvidenza. soprattutto il mondo della Reden-
zione, avvenuta nel tempo per riparare al peccato del-
l'uomo, accaduto al principio del tempo e divenuto
oggetto del mistero della misericordia di Dio in Cri-
sto, cio dell'entrata di Dio nel mondo e nel tempo
per aiutare l'uomo a salvarsi dal peccato ch'egli conti-
nua a commettere nel mondo e nel tempo.
Il mondo dei santi, cio delle anime che si lascia-
21
no attirare da Dio ancora pi speciale: non perch
sia un altro mondo cio diverso da quello offerto e
presente a ogni anima grazie al lume della fede, ma
perch questo lume accolto e vissuto con intensit
maggiore e pi alta. E pi intenso diventa il mondo
dell'anima e pi alto il suo volo.
Dobbiamo dire allora che l'unico mondo vero
quello del cristiano, perch illuminato, dalla sua ori-
gine fino al termine dei secoli, dalla luce della fede
che svela l'inserzione del tempo nell'eternit con la
creazione e dell'eternit nel tempo con l'Incarnazio-
ne, dipanando il guazzabuglio della storia, dei suoi
errori e orrori, come una trama di storia sacra qual
il progetto nascosto dai secoli in Dio (Et. 3, 9).
Pi vero di tutti il mondo dei Santi, perch penetra-
to dalla divina grazia che trasporta l'anima alla parte-
cipazione della stessa vita divina, in un flusso e ri-
flusso di amorosa corrispondenza anche se avvolta
nel mistero - un mistero che diventa sempre pi acu-
to nei Santi - e Gemma l'ha sentito fino ai vertici
del dubbio e dello scoramento, come leggeremo
presto.
Parlare del mondo di Gemma lo poteva solo Gem-
ma. Ed essa l'ha fatto, con umilt, per ordine dei suoi
direttori di spirito, soprattutto nelle Lettere e negli
Scritti autobiografici, che hanno avuto varie edizioni
sempre pi curate nei riferimenti storici e di ambien-
te. Ma sono ancora inedite le lettere indirizzate a
Gemma (ed a Cecilia Giannini) da parte di P. Germa-
no, di Mons. Volpi e degli altri corrispondenti. Le ci-
tazioni che leggiamo nelle note alle recenti edizioni
delle Lettere e degli Scritti ci fanno desiderare l'inte-
ro testo per ricomporre la trama del dialogo fra la
santa fanciulla e i suoi fortunati interlocutori. Sem-
22
bra poi che Gemma stessa abbia distrutti appunti e
scritti vari, assorbiti forse per la maggior parte nella
stesura dell'Autobiografia. Si parla anche di alcune
lettere rimaste ancora inedite: non c' da meravigliarsi
che, in oltre tre quarti di secolo che ci separano dalla
sua morte, nei quali la figura del mondo cos profon-
damente cambiata, sia andato smarrito del materiale
forse anche importante. Ma anche cos come l'abbia-
mo, quello che ci resta costituisce un tesoro fra i pi
notevoli della spiritualit cristiana. ~ l t r fonte, certa-
mente di altro livello e quasi riflesso, sono le testimo-
nianze raccolte nei Processi informativi: anche se fra-
zionate secondo lo schema teologico delle virt
cristiane, esse forse ci danno, con toni pi immediati
e accessibili, il mondo storico e quotidiano di Gemma.
Il primo effetto dello Spirito Santo nell'anima
della Beata Vergine, come preparazione alla Materni-
t divina, stato (secondo S. Tommaso) quello di
produrre nella sua anima - ch'era gi esente da
ogni peccato - uno stato di raccoglimento tota-
le (2). Di Gemma possiamo dire che la concentra-
zione della sua anima crebbe di anno in anno in dire-
zione di questa unit vitale, ma che l'unum era la
coscienza dolorosa dei suoi peccati e la compassione
dei dolori di Cristo. Quando nel gennaio 1900 p. Ger-
mano assume, accanto al confessore mons. Volpi, la
direzione della sua anima, Gemma era gi conforma-
ta a Cristo crocifisso e spasimante di vivere crocifissa
con lui. A fondamento di questa sua missione e testi-
monianza nella Chiesa di Dio la convinzione che
Cristo venuto al mondo, ha patito ed morto, e con-
tinua a patire per i peccati degli uomini - d'ac-
(2) Lespressione latina, bellissima, quasi intraducibile: men-
tem eius magis in unum colligens et a multitudine sustollens (5. Th.
ma, q. 27, a. 3 ad 3
um
).
23
cordo con Cristo stesso quando afferma che il Figlio
dell'uomo venuto a cercare e salvare ci ch'era per-
duto (Luc. 19, 10). Con San Paolo: Cristo venne nel
mondo a salvare i peccatori di cui io sono il primo
(I Tim. 1, 15). Con Sant'Agostino che commenta il te-
sto lucano: Dunque, se l'uomo non avesse peccato,
il Figlio dell'uomo non sarebbe venuto (3) e con la
Glossa secondo la quale ... non c'era nessuna causa
che Cristo Signore venisse se non per salvare i pecca-
tori. Togli la malattia, togli le ferite e non c' pi biso-
gno nessuno della medicina (
4
).
Ma in Gemma, come del resto in ogni anima misti-
ca e soprattutto negli stigmatizzati, questa convinzio-
ne diventata una realt vissuta di dolore e di amore,
una convinzione profonda - si badi bene, poich ci
sembra consistere in questo la peculiarit della loro
esperienza mistica e insieme (di conseguenza) della lo-
ro missione ecclesiale - ch'essa, Gemma, la pi
grande peccatrice, che ha peccato pi di tutti gli uo-
mini, come diremo. Di qui il secondo momento della
sua esperienza ch' la presenza viva nella sua ani-
ma dei dolori di Cristo nella presentazione in atto ,
(e non sempre rappresentazione di fantasia , anche
se si tratta di estasi)(5), dei principali tormenti fisici
e morali della Passione di Cristo. Il terzo momento
(3) Sermones ad populum, Sermo 174, c. 2 (P.L., 38, col. 940).
(4) Testi citati da San Tommaso: S. Th. III", q. 1, a. 3, Sed contra.
(5) Le estasi nell'ordine soprannaturale sono eventi nel tempo cio
comunicazioni reali di Dio all'uomo; esse accompagnano la rivelazione
divina sia nel Vecchio come nel Nuovo Testamento e si distinguono tanto
per l'oggetto, altamente spirituale e morale, come per l'origine prima ch'
la potenza di Dio elevante la creatura ad una sfera di vita superiore con
tale intensit di unione con Dio da togliere ogni sensibilit al corpo con
la totale assenza alla realt dell'ambiente (Cfr.: T. ALVAREZ, Estasi, in Di-
zionario Enciclopedico di Spiritualit, Roma 1975, pp. 728-732). Per le
estasi di Gemma, secondo le testimonianze dei Processi apostolici, vedi:
E. ZOFFOLI, La povera Gemma, ed. citata, pp. 406 ss.
24
la partecipazione stessa di Gemma alle sofferenze
di Cristo in una crescente tensione di repulsione -
attrazione ch' il conflitto umiliante in ciascuno di
noi fra la natura corrotta e i movimenti misericordio-
si, operanti in noi, delle comunicazioni della grazia.
Conosciamo la precoce esperienza del Crocifis-
so di Gemma che lei fa risalire alla sua prima et
quand'era accanto alla sua santa mamma (<< quando
ero piccina dice nell'Autobiografia) e che rimase nel-
la sua anima come un fuoco sotterraneo e apparve
la sostanza della sua predestinazione e vocazione.
Questo fuoco cominci a divampare e venire allo sco-
perto, a invaderla tutta, dopo la guarigione del marzo
1899 e pertanto nel fiore dell'et e della salute mira-
colosamente riacquistata. La grave e dolorosa malat-
tia le aveva dato - alla sensibilit, dotata di eccezio-
nale profondit, della sua anima - l'esperienza del
nulla della vita, del vuoto dei suoi piaceri e miraggi
e della liberazione agognata nella meditazione della
morte. Quando arriv p. Germano, la sua missione fu
soprattutto quella di difendere Gemma, gi total-
mente immersa nel mistero della Passione di Cristo,
dai pericoli e dall'incomprensione dell'ambiente e dai
crescenti assalti dello spirito del male.
I suoi veri maestri alla scuola del Crocifisso, do-
po le prime (decisive tuttavia) impressioni infantili,
prima con la mamma e poi con le buone suore di s.
Zita (sr. Camilla Vagliensi prima e sr. Giulia Sestini
poi) sono stati la Madonna, l'Angelo Custode e san Ga-
briele, soprattutto Ges stesso. La Santa infatti con-
fessa: Una volta sola ho veduto Ges sdegnato con
me, e mille volte desidererei soffrire le pene dell'in-
ferno in vita, che trovarmi davanti a Ges inquietato
e pormi davanti agli occhi il quadro orribile dell'ani-
25
ma mia (6). Quando, gi signorina, all'et di 19 anni
le muore il babbo affettuosissimo con lei e lei premu-
rosissima nell'assisterlo nella terribile malattia fino
aH morteC), Ges che interviene: Ges in quei
giorni di dolore si faceva tanto pi sentire nell'anima
mia ... cos che trassi una forza [s] grande che soppor-
tai l'acerba disgrazia assai tranquilla. E il giorno che
mor, Ges mi proib di perdermi in urli e pianti inu-
tili e lo passai pregando e rassegnata assai al volere
di Dio che in quell'istante prendeva Lui le veci di Pa-
dre Celeste e Padre Terreno (Autob. p. 239). Quel ...
perdermi in urli e pianti inutili indica da s la matu-
rit dell'esperienza della Croce. Anche prima leggia-
mo, quando maturava la vocazione religiosa, che Ge-
s le dava lumi chiari (Autob. p. 235). Un episodio,
pochi mesi prima dell'impressione delle Stimmate,
dell'aprile 1899: Gemma - cos lei racconta - aveva
partecipato a un discorso un po' frivolo con due ra-
gazze, amiche di una sua sorella: Ma la mattina Ge-
s me ne fece un rimprovero s forte, che il terrore
mio fu tanto grande che avrei desiderato non parlar
pi e non vedere pi nessuno. Il magistero di Ges
era continuo: Ges continuava intanto a farsi sentire
ogni giorno di pi all'anima mia e riempirmi di con-
solazioni, e io al contrario a voltargli le spalle e offen-
derlo senza dolore alcuno (Autob., p. 255). Alla prima
apparizione dell'Angelo Custode, (8), Gemma gi di-
ciottenne e la prima lezione l'ammonizione al di-
stacco da tutte le cose terrene (<< ... l'orologio d'oro con
(6) Autobiografia, p. 238.
C) Mor il giorno 11 novembre 1897 sembra per un cancro alla
gola.
(8) Sui rapporti, che diventano sempre pi familiari e affettuosi, con
l'Angelo Custode, vedi: E. ZOFFOLl, La povera Gemma, ed. cito pp. 459 s.
26
la catena)} che le era stato regalato dalla madrina, la
contessa Guinigi): Ricordati che i monili preziosi
che abbellano una sposa di un Re Crocifisso, altri non
possono essere che le spine e la croce)}. Parole e ap-
parizione che le fecero paura)}, ma obbed, si lev
pure un anello che aveva al dito ... e da quel giorno
non ho pi avuto nulla)} (Autob., p. 235).
L Angelo la sorregge e la conforta durante gli
scoraggiamenti della terribile malattia. In particola-
re ... Una sera, inquieta pi del solito, mi lamentavo
con Ges, dicendo che non avrei pi pregato e chiede-
vo a Lui in che modo mi faceva stare cos malata)}.
Ed ecco l'intervento celeste: L Angelo mi rispose co-
s: Se Ges ti affligge nel corpo, fa per sempre pi
purificarti nello spirito. Sii buona!)} E osserva con
umile candore: O quante volte nella mia lunga ma-
lattia mi faceva sentire al cuore parole consolanti!
ma mai ne facevo conto)} (Autob., p. 243).
E dopo la guarigione l'Angelo le sta accanto, di-
venta il suo maestro di vita spirituale: la rimprovera
- confessa la Santa - per ogni pi piccola mancan-
za, esorta a parlar poco e solo quando veniva interro-
gata e le insegna come doveva stare alla presenza di
Dio. E usava la maniera forte: Una volta che quelli
di casa parlavano di una persona e non ne dicevano
tanto bene, io volli metterci bocca, e l'Angelo bello
forte mi fece un gran rimprovero. M'insegnava a tene-
re gli occhi bassi, e fino in Chiesa bello forte mi rim-
proverava, dicendomi: Si sta cos alla presenza di
Dio?)}. E altre volte mi gridava in questo modo: Se
tu non sei buona, io non mi far pi vedere da te)}
(Autob., p. 251). L Angelo l'assiste nell'Ora di agonia,
fatta privatamente, il Venerd Santo 31 marzo 1899:
... Non fui sola: venne con me l'Angelo mio Custode
e pregammo insieme; assistemmo Ges in tutte le sue
pene, compatimmo la Mamma nostra nei suoi dolori.
27
Non manc per il mio Angelo di farmi un dolce rim-
provero, dicendomi che non piangessi quando avevo
da fare qualche sacrificio a Ges, ma ringraziassi
quelli che mi davano occasione di farmeli fare .
Quando entra p. Germano a dirigerla e le ordina di
scrivere la Confessione generale (l'Autobiografia) e
lei pensava di limitarsi ai peccati; ecco che '" l'Ange-
lo suo [di p. Germano] mi ha rimproverato dicendomi
che obbedisca ... Intanto: l'Angelo mi ha promesso
di aiutarmi a farmi venire in mente ogni cosa (p.
221). Mentre, nella sua umilt, continua ad accusarsi
di nuovi peccati e che Ges non era contento di lei,
tuttavia mi consolava, mandava l'Angelo custode a
farmi da guida in tutto (Autob., pp. 253 s.). Angelo
esige da lei obbedienza assoluta al confessore e inter-
viene per farle togliere la fune, tolta dal pozzo e anno-
data, di cui si era cinta la vita, perch mancava il per-
messo del confessore (pp. 255 s.). E l'Angelo
presente all'impressione delle Stimmate, alla destra
della Madonna, il quale ... per il primo mi comand
di recitare l'atto di contrizione . Avvenuta la divina
comunicazione della partecipazione cruenta alla Pas-
sione di Cristo, ancora l'Angelo che le accorre in
aiuto: Mi coprii alla meglio quelle parti, e poi, aiuta-
ta dall'Angelo mio, potei montare sul letto . E, nella
nuova vita, l'Angelo sempre pronto a stimolarla
quando (secondo lei) si rilassava: pi volte
mi avvisava, dicendomi che se ne sarebbe partito per
non farsi pi vedere, se avessi continuato in quel mo-
do; io non obbedii ed esso se ne and, ovvero si nasco-
se per pi tempo (9).
(9) E un periodo prima; Non miglioravo punto, ogni giorno com-
mettevo peccati senza numero. disobbedienze, al Confessore non gli ero
mai nulla sincera e sempre nascondevo qualche cosa (Autob., p. 263).
28
Gi sappiamo che nella stesura della Confessio-
ne generale o Autobiografia l'Angelo le detta parola
per parola (p. 237).
La dimestichezza di Gemma con l'Angelo suo, con
l'Angelo di S. Gabriele e di P. Germano: gli Angeli
riempiono il mondo celestiale di Gemma. Nel diario
del luglio-settembre 1900, l'Angelo le sempre accan-
to: la conforta per rimettermi in pace dopo una
tentazione, la protegge con le sue ali spiegate, la
rimprovera e il mio Angelo Custode non mi manca,
l'esorta a soffrire: Tu sei degna solo di essere di-
sprezzata, perch hai offeso Ges. E deliziosamente,
con una scena di Paradiso che bisogna riportare nel
testo originale: Poi [l'Angelo] mi fece tornare quieta;
si mise a sedere accanto a me, e mi diceva ammodino
ammodino: O figlia, ma non sai che tu devi essere
in tutto conforme alla vita di Ges? Egli pat tanto
per te, e tu non sai che devi in ogni occasione patire
per Lui? E poi perch dai questo dispiacere a Ges?
Egli pat tanto per te, e tu non sai che devi in ~ n i
occasione patire per Lui? E poi perch dai questo di-
spiacere a Ges, di lasciare ogni giorno, la meditazio-
ne sopra la Passione? . Era vero: mi ricordai che la
meditazione sulla Passione la faccio solo il Venerd
e Gioved: Devi farla ogni giorno, ricordatelo. Infi-
ne mi diceva: Coraggio, coraggio! questo mondo non
mica il luogo del riposo: il riposo sar dopo morte;
ora tu devi patire, e patire ogni cosa, per impedire
a qualche anima la morte eterna . Lo pregai tanto
che dicesse alla Mamma mia di venire un po' da me,
che avrei tante cose da dirgli; mi disse di s. Stasera
per non venuta (p. 181)( lO). Linvoca per liberarsi
(IO) Altri rimproveri dell'Angelo: gioved 9 agosto (p. 191), il 2 set-
tembre (p. 217: scena deliziosa!). Anche prima: mi rimprover anzitutto
della svogliatezza nella preghiera; parecchie altre cose mi ricord: tutto
29
dal diavolo: Chiamai l'Angelo Custode, apr le sue
ali, si pos accanto a me, mi bened e berliffo scapp.
Sia ringraziato Ges (p. 184). Ma l'Angelo assolve
con impegno il suo dovere: r..; Angelo Custode, ogni
volta che faccio male una cosa, mi castiga: non passa
sera che non ne abbia e la minaccia che se non dice
tutto al confessore verr il diavolo (p. 176).
In questo magistero di assistenza angelica Gem-
ma supera forse le storie dell'agiografia pi ardita.
Il 29 agosto aspetta invano Ges: Solo l'Angelo Cu-
stode non cessa di vigilarmi, di istruirmi e darmi dei
savi consigli. Pi volte al giorno mi si fa vedere e mi
parla. Ieri mi tenne compagnia mentre mangiavo, pe-
r non mi forzava, come fanno gli altri. Dopo che ebbi
mangiato, non mi sentivo niente bene; allora lui mi
porse una tazzina di caff s buono, che guarii subito,
e poi mi fece anche un po' riposare. Tante volte gli
faccio chiedere a Ges se lo lascia tutta la notte con
me; va a dirglielo, poi torna e non mi lascia fino alla
mattina, se Ges glielo permette (p. 213 s.) r..; Angelo
l'aiuta a prepararsi alla confessione e, quando la Ma-
donna si allontana, si mantiene con lei ... affabile
e allegro fino alla mattina (p. 209). E alle volte ella
parla ore intere con l'Angelo (p. 215).
Si pu dire, e anche l'Epistolario ne una con-
sempre riguardo agli occhi, minacciandomi severamente. Ieri sera in chie-
sa di nuovo mi ricord ci che mi aveva detto il giorno, dicendomi che
dovevo poi renderne conto a Ges. Infine, prima di andare a letto, nell'atto
di chiedergli la benedizione, mi avvis che Ges oggi, 20 agosto, voleva
farmi dare un assalto dal demonio, e questo perch ero stata per qualche
giorno trascurata nella preghiera. Mi avvis che il demonio avrebbe fatto
ogni sforzo per impedirmi di pregare, massime con la mente per tutt'oggi,
e mi avrebbe privata anche delle sue visite (voglio dire dell'Angelo Custo-
de), ma solo per oggi" (p. 202). La guarda ... con un viso cos severo
da spaventare [ ... l Mi lanciava certi sguardi s severi ... (p. 210).
30
ferma, che ormai la vita di Gemma , un continuo
traffico angelico: Quando la sig.a Cecilia si assenta,
scrive a Mons. Volpi, l'Angelo Custode ne prende le
veci e lei teme che gli altri di casa lo vedano: ...
se mai ci pensi Lei a dirgli che stia nascosto (Lett.
36
a
, p. 361)! Ed l'Angelo pronto a sorreggerla quan
do un fratello (I \ ), si mise a bestemmiare (Lett. 44 a,
p. 372 s.).
E c' anche il caro Angelo di P. Germano e an-
che qui una scena di Paradiso: Oggi comparso pu-
re il suo Angelo. Quanto era bello! La stella lucente
che sempre posa sul Suo Capo, quanto risplendeva di
pi! Si figuri, venuto in cucina mentre Mea faceva
le polpette! lo ero a vederle fare, e pensavo ... pensavo
(io sa, babbo mio, credo, senta cervello piccino, credo
che quello che soffro sia tanto; si immagini, un po'
di cuore che si vorrebbe allargare, e vorrebbe rom-
persi) a Ges e lo ringraziavo cos: "O Ges, io vi rin-
grazio; io soffro, ma poi mi farete venire in Paradiso,
vero?". Ho sentito allora posarmi una mano sulla
fronte e alzarmi il capo. Era l'Angelo Suo, e mi ha
detto: "Dunque, figlia, se hai la dolce speranza di re-
gnare un giorno con Ges e Maria in Cielo, perch
non soffri, e fatichi con un po' pi di forza e corag-
gio?". Terminate queste parole, mi ha baciata, e se n'
andato via, e mi ha lasciata contenta contenta. lo dico
che proprio Mea non se ne sia avveduta, perch dopo
non mi ha accennato a nulla (Lett. 61 a, pp. 163). Nel-
la bellissima lettera 114 a, verso il 20 luglio 1902, leg-
giamo che l'Angelo le tiene compagnia per due gior-
ni di fila (il 14 e il 15) ed ecco, fra l'altro, quel che
accade: Alla presenza del buon Angelo feci quasi
(11) Sembra fosse il fratello Ettore, di cui daremo una testimonian-
za di uno dei figli tuttora vivente.
31
tutta (dir cos) la confessione. Quanto bene mi dimo-
str di volermi! Mi guardava s affettuosamente!. .. E
quando fu per partire (ch mi accorsi, perch mi si
avvicin e mi baci in fronte), lo pregai a non lasciar-
mi ancora, ed Esso: "Bisogna che vada". "Va pure,
- gli dissi - saluta Ges". Mi dette un ultimo sguar-
do dicendomi: Non voglio pi che tu intraprenda di-
scorsi con le creature: quando vuoi parlare, parla con
Ges e con l'Angelo tuo (p. 273)(l2).
In questo commercio angelico le estasi non so-
no da meno. Nell'Estasi 1S
a
li invoca: ... Angeli del
cielo, inchinatevi tutti con me, per la Passione di Ge-
S (p. 23). Chiede all'Angelo Custode di inviarle Con-
fratel Gabriele (E. 43
a
, p. 68). di questo magi-
stero angelico per l'amore della croce forse nella
Lett. S4
a
a p. Germano del Venerd Santo, 5 aprile
1901: O quanto mi voleva bene l'Angelo Suo! Mi dice-
va che fossi contenta, che Ges sta nel mio cuore che
avr da patire tanto tanto ... E a queste parole, senza
avvedermene, mi venivano le lacrime agli occhi. La
carnaccia si vuoI sempre rivoltare, ma l'addomesti-
cherei bene io, se potessi ottenere da Lei di... fare.
mi ha benedetta e se n' andato gridando:
"Viva Ges! Viva la croce di Ges!" (p. 147)(l3).
Angelo porta le lettere a p. Germano, le detta
la mirabile considerazione 'sull'Annunciazione quale
abbiamo riferita. Cos possiamo dire che gli Angeli
creano, purtroppo assieme al diavolo e ai diavoli,
(12) LAngelo suo non cos severo - scrive quasi compiaciuta -
come quelIo di p. Germano e, dopo che lui partito, viene ogni sera a
benedirla! (Lett. 13 a, p. 38).
(13) Perci supplica: Mandi spesso l'Angelo (Lett. 68 a, p. 181). Nel-
l'Estasi 54
a
Gemma conversa con l'Angelo di p. Germano e gli dice di
prepararsi a una belIa sgridatina , perch lei era in castigo! (p. 84).
32
l'atmosfera esistenziale in cui si svolta questa ecce-
zionale vita di testimonianza del soprannaturale.
Maestro prediletto della sua vita spirituale e del-
la consacrazione alla Croce stato per Confratel Ga-
briele dell'Addolorata (14 ) (allora Venerabile), guida
celeste della sua vocazione passionista.
Egli fa il suo ingresso nella vita della Santa in
modo occasionale durante la grave malattia del
1898-99. Fu una signora, ch'era solita farle visita, che
le port la vita alla quale per essa non diede allora
nessuna considerazione. Anzi l'Autobiografia nello sti-
le realistico proprio di Gemma ci dice: Quasi con
disprezzo lo presi e lo posi sotto il capezzale . Quella
signora le sugger di raccomandarsi a lui e in casa
lo pregavano per la sua guarigione. Ella si scosse solo
in occasione di una grande tentazione nella quale il
diavolo la lusingava che se andava con lui l'avrebbe
guarita e lui... avrebbe fatto tutto quello che avessi
voluto . La poveretta stava per cedere, ma si ricord
del Ven. Gabriele e grid forte: Prima l'anima e poi
il corpo! . Ma la tentazione torn alla carica e questa
volta la povera Gemma implor il soccorso di Confra-
tel Gabriele e ... col suo aiuto vinsi; tornai in me,
feci il segno della S. Croce e in un quarto d'ora tornai
a unirmi col mio Dio, da me tanto disprezzato. Mi ri-
cordo che quella sera stessa cominciai a leggere la
vita di C. (Confratel) Gabriele. La lessi pi volte: non
mi saziavo mai di rileggerla e ammirare le sue virt
e i suoi esempi (p. 244).
(14) Queste note erano gi redatte quando, verso la fine del 1978,
usc il pregevole studio di Carmelo Naselli c.P. Sorella mia ... , S. Gem-
ma Galgani e S. Gabriele dell'Addolorata. Tra il visibile e l'Invisibile (Ed.
Eco, Teramo 1978), al quale rimandiamo chi volesse seguire, passo per
passo, questa eccezionale super-direzione spirituale che rivela tutta la
semplicit dell'anima di Gemma ma insieme nasconde la profondit anco-
ra inesplorata (e forse inesplorabile) della sua vocazione alla singolare
conformit con la Passione di Cristo.
33
Cos Gemma aveva trovato il suo Protettore , co-
m'ella lo chiama, prima ancora di conoscere i Passio-
nisti. Difatti una notte se lo vide comparire: Gemma
aveva gi fatto il voto di verginit e il santo la esorta:
Gemma, fai pure il voto di essere religiosa, ma non
ci aggiungere altro (15). Ed ecco il seguito di questa
scena profetica, come noi oggi la possiamo capire:
Perch? domandai. E Lui mi rispose facendomi
una carezza sulla fronte. Sorella mia! mi disse
guardandomi e sorridendo. Non capivo nulla di tutto
questo; per ringraziarlo gli baciai l'abito; si tolse il
cuore, quello di legno [che i Passionisti portano sul
petto], me lo fece baciare, e me lo pose sul petto sopra
i lenzuoli, e di nuovo mi ripet: Sorella mia! . Spar
(Autob., p. 246). Ed san Gabriele che nei giorni della
novena alla beata Margherita Maria per ottenere la
guarigione veniva ogni sera e le posava la mano
sulla fronte e recitava insieme le preghiere. Lassisten-
za di san Gabriele le di particolare efficacia contro
le tentazioni del diavolo. A Mons. Volpi nella Lett. 40
a
scrive: La Madonna prima mi aveva detto: I Eccoti
all'assalto. Durer fino che non hai potuto avere nelle
mani l'immagine di Confratel Gabriele '. stato vero;
ho faticato per averlo, ma l'ho potuto dire, e sono ri-
masta libera (p. 367)( 16). Il Santo poi l'assicura,
(15) La riserva, suggerita da san Gabriele, si mostrer quanto mai
opportuna nel seguito della vita della Santa che passer di delusione in
delusione nella sua ardente aspirazione, apparentemente confermata anzi
garantita dalle voci celesti, di seppellirsi in un monastero di Suore Passio-
niste da fondarsi in Lucca (vedi l'eccellente esposizione di C. Naselli, So-
rella mia ... , cito spec. III. p. 57 ss.) - Il problema per, a nostro debole
avviso, nasconde ancora non poche oscurit, almeno dal punto di vista
della fenomenologia religiosa.
(16) Anche nella seguente Lett. 41', nella quale S. Gabriele appare
assieme ad un vecchio passionista (S. Paolo della Croce, secondo gli
editori) e vien trattato prima l'affare delle tentazioni del diavolo e poi
la faccenda del convento (p. 369).
34
scrive a Mons. Volpi nella Lett. 43 a, che l'avrebbe libe-
rata da tutte le specie di tentazioni e vessazioni dia-
boliche (p. 372) e nella precedente Lett. 42 a il Santo
le mette (<< mi parve ) una mano sul capo e le fa ripe-
tere per tre volte: Ab insidiis diaboli, libera nos, Do-
mine, mi parve che mi benedisse [sic!] e mi lasci li-
bera (dalle vessazioni). Le infestazioni diaboliche sa-
rebbero cessate solo se fosse entrata in convento (p.
370). Anche nel Diario del 23 luglio 1900, durante una
vessazione del ... solito ornino nero, piccino piccino
viene Confratel Gabriele che la benedice: ... con cer-
te parole latine che mi sono rimaste in mente (17) e
le promette per il sabato una visita della Madonna
e il dono della cintola (p. 173).
Gemma tutta trasferita in questo mondo di visi-
te e personaggi celesti - Ges, la Madonna, l'Angelo
Custode, San Gabriele ... - coi quali discute i proble-
mi della sua anima e della sua devozione. Sappiamo
ancora dal Diario che Ges, la Madonna e San Ga-
briele li vede in estasi (<< via con la testa), mentre ...
quando viene l'Angelo Custode, sono svegliata (p.
182): cos il 31 luglio, e l'espressione ripetuta il mer-
coled e gioved 1 o e 2 agosto: Di quando in quando
il mio Angelo Custode mi diceva qualche cosa, ma
sempre per svegliata (ibid.).
Nella Lett. 1 a a p. Germano il richiamo alla voca-
zione passioni sta da parte di San Gabriele ancora
pi esplicito: Non temere, sarai Passionista ... e glie-
lo continua a ripetere: ... tutte le sere quando le
appare dalle Il alla mezzanotte, fino a presentarle le
7 persone (e ne riconobbe tre che avrebbero dato ini-
zio alla fondazione di Lucca [ ... tra 21 mesi!] assie-
(17) Forse quelle della Letl. 42' a Mons. Volpi.
35
me alla signorina che avrebbe poi dato l'ultimo colpo)
(p. 7)(18). Sappiamo gi che, malgrado le esplicite as-
sicurazioni del Santo all'ansiosa fanciulla, le cose an-
darono diversamente e Ges stesso del resto la mise
subito in guardia: Ma sai, figlia mia, che vi una
vita ancor pi beata di quella in convento? (Lett. 7
a
,
p. 23). E il santo continua ad accenderla nel desiderio
del convento, come scrive nella Lett. lOa: Avesse ve-
duto come parlava! e con quanta forza! Gli occhi gli
sfavillavano, sembravano due lumi [ .. .]. Mi parl assai
del nuovo convento. Quanto si lamenta di lei, e ancora
del P. Ignazio e anche di un certo P. Consultore, che
non so chi sia, perch ve ne state lass senza neppur
pensare che presto ... (p. 31).
Tale il mondo di Gemma: i doni singolari e le di-
vine comunicazioni diventano prova della sua fede e
tappe del suo martirio che le rimarr nascosto, eppu-
re sempre pi presente e intenso fino alla morte; an-
che le promesse divine, pi categoriche, per lei faran-
no apparentemente fallimento. E, soprattutto, questo
costituisce l'attualit-inattuale del suo magistero spi-
rituale. Il suo mondo cos irreale, perch apparente-
mente fuori di questo mondo, attraversato di conti-
nuo da umani eventi spesso meschini di questo mon-
do, e la volont di Dio dichiarata nel modo pi
esplicito ostacolata dall'incrociarsi confuso della
fiacca volont degli uomini, cos permettendo Iddio.
Cos il suo vero maestro, sul piano esistenziale, sta-
to il dolore col fallimento della sua aspirazione pi
ardente, cio quella del convento con la destinazione
a convento ben pi alto di purificazione, come
Gemma stessa riconosce, ch' il magistero vivo del
Christus patiens.
(18) Non si sa chi fosse questa signorina.
36
CAPITOLO PRIMO
IL MISTERO SALVIFICO
DELLA PASSIONE DI CRISTO
1. La Passione di Cristo, fonte della vita sopranna-
turale
L'insidia pi grave nella vita dei cristiani, ed an-
che nella teologia, quando il soprannaturale sem-
bra bandito o perlomeno ignorato: si pu dire pertan-
to, e senza esagerare, che la ({ crisi del soprannatura-
le ha toccato negli ultimi tempi uno dei vertici pi
acuti nella storia della chiesa, a causa della cosiddet-
ta ({ svolta antropologica cio al ritorno di fiamma
del modernismo che S. Pio X aveva cercato di debel-
lare all'inizio del secolo, seguito dai suoi successori.
a) - La Passione di Cristo, fonte della partecipazio-
ne soprannaturale alla grazia e alla gloria.
Dobbiamo allo stravagante segretario del confes-
sore di Gemma, come si visto, la preziosa testimo-
nianza che S. Pio X vedeva nelle virt e nei carismi
straordinari dell'umile vergine di Lucca un potente
richiamo per il soprannaturale, offuscato anche nel
mondo cattolico per l'insidiosa penetrazione del sog-
gettivismo moderno con un ritorno al naturalismo.
La prima conseguenza era l'offuscamento della stes-
sa dignit naturale dell'uomo.
37
L'uomo in virt dell'anima spirituale, ch' stata
crea ta ad immagine e somiglianza di Dio (Cen. l,
27)(1), partecipa a suo modo, cio quello di creatura
finita, alla vita divina ch' l'intendere e il volere. Di
pi ancora: mentre le altre creature si limitano a mo-
strare una similitudine di Dio con l'uno o con l'altro
degli attributi propri della divinit, la creatura spiri-
tuale invece capace di Dio , qualora Dio stesso si
degni di elevarla a s, e dice ordine immediato a Dio
come al termine e compimento della propria perfe-
zione e felicit. S. Tommaso riassume lucidamente la
tradizione teologica: Solamente la creatura raziona-
le capace di Dio perch essa sola lo pu conoscere
e amare esplicitamente (De Veritate, q. 22, a. 2, ad
5). Solamente la creatura razionale ha un ordina-
mento immediato a Dio ... (S. Th. IP-Ipe, q. 2, a. 3).
Di qui anche si pu capire in qualche modo (post fac-
tu m) la congruenza dell'Incarnazione ossia dell'unio-
ne personale del Verbo con la natura umana in Cri-
sto (S. Th. IIP, q. IV, a. 1 ad 2).
In virt della sua spiritualit allora l'anima ha
una specie di destinazione virtuale al possesso di Dio
ed a partecipare della sua vita nell'eternit. Questa
partecipazione gi comunicata qui in terra median-
te la grazia santificante, che ci stata meritata dalla
Passione di Cristo. Il concetto che l'uomo per la sua
natura spirituale fosse affine a Dio non era scono-
sciuto al paganesimo(2); ma la grazia sopra la na-
(1) Dal che procede, secondo S. Tommaso, che in questo dipende
da S. Giovanni Damasceno, che l'uomo ... principio delle sue opere
in quanto ha il libero arbitrio ed il potere delle sue azioni (S. Th. p_Ila,
Prologus). Cfr.: lo. Damascenus, De Fide Orthodoxa, lib. II, c. 12; ed. B.
Kotter, Berlin-New York 1973, p. 76, bI. 19-21).
(2) Lo ricorda S. Paolo nel discorso all'Areopago: E non gi
ch'egli sia lontano da ciascuno di noi, poich in lui noi abbiamo la vita,
il movimento e l'essere, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Noi siamo progenie di lui (Atti 17, 28). Gli editori rimandano ad Arato
(Phaen, 5). Si pu ricordare anche Cleante: Il pi glorioso degli Immor-
38
tura umana. La grazia pertanto, mentre restituisce
all'anima l'immagine di Dio deformata dal peccato,
eleva l'anima stessa alla partecipazione del modo di-
vino di essere e di operare e questo per le virt teolo-
gali e i doni dello Spirito Santo che sono fondati sul-
la grazia stessa. Cos per la grazia santificante l'ani-
ma ... diventa partecipe del Verbo divino e
dell' Amore procedente cos da poter liberamente co-
noscere Dio in verit ed amarlo con rettitudine nel
modo che resta in suo potere ... godere della persona
divina e fare uso del suo affetto e) cio produrre
operazioni divine. E questa la santit cio il modo
di operare divino che Dio concede, con le operazioni
misteriose dell'Umanit di Cristo presente nei Sacra-
menti, alle anime in grazia.
E Cristo, Verbo Incarnato, ci ha meritato il per-
dono dei peccati e la vita della grazia mediante la
sua Passione e Morte, secondo la mirabile dichiara-
zione dell'Angelico: Fu conveniente che l'uomo fos-
se liberato mediante la Passione di Cristo e alla mise-
ricordia e alla giustizia. Alla giustizia invero, perch
con la sua Passione Cristo soddisfece per i peccati
dell'uman genere e cos l'uomo stato liberato me-
diante la giustizia di Cristo; alla misericordia poi
perch non potendo l'uomo soddisfare da se stesso
tali, tu che sei invocato sotto tanti nomi, eternamente onnipotente. [ ... ]
lo ti saluto: poich ogni uomo, senza empiet, pu indirizzarti la parola:
poich da te che noi viviamo ... (Stobeo, Eclog. I 1,12; Stoicorum Vete-
rum Fragmenta, ed. lo, von Arnim, Teubner, rist. Stuttgardiae 1964, t.
I, nr. 537, p. 121 - Cfr.: A. I. Festugiere, La Revelation d'Hermigs Trimgi-
ste, Il. Le Dieu cosmique, Paris 1949, p. 311).
(3) S. Th. la, q. 38, a. 1. Per altri testi di questa mirabile riflessione
tomistica sul testo petrino che chiama i rigenerati in Cristo partecipi
della divina natura (II Petr. 1,4) vedi: La nozione metafisica di partecipa-
zione, ed. cit., p. 304 s.
39
al peccato di rulla la natura umana, Dio gli diede il
suo Figlio per dare soddisfazione (
4
). S. Tommaso
insiste quindi nella corruzione fondamentale del ...
peccato comune di tutta la natura umana (5) e que-
sto ci apre uno spiraglio per chiarire quel senso del
peccato che dilania i santi e che si riscontra nella no-
stra Gemma in una forma di dolore e pentimento, di
brama di espiazione per s e per gli altri peccatori,
senza misura. Ed all'interno della Passione di Cri-
sto, che S. Tommaso, con la guida di S. Agostino, illu-
stra le consolazioni che vengono all'anima: poich
per il fatto che Dio stesso in Cristo ha patito ed
morto per noi - 1 l'uomo conosce nella Passione
quanto Dio ami l'uomo, - 2 come Cristo ci abbia da-
to nella Passione l'esempio di obbedienza, umilt, co-
stanza, giustizia e di tutte le altre virt necessarie
per la salvezza, - 3 la Passione ci ha meritato la gra-
zia nella giustificazione e la gloria della beatitudi-
ne(6), - 4 l'orrore dei dolori della Passione deve
maggiormente spingere l'uomo ad evitare il peccato
pensando che Cristo ha sparso il suo sangue per la-
vario dal peccato, - 5 con la sua Passione e morte
Cristo ha vinto il diavolo che aveva ingannato il pri-
mo uomo ed ha vinto la morte portata dal peccato.
Questa liberazione dal potere del diavolo ha un signi-
ficato speciale per l'espiazione dolorosa che Dio ha
chiesto a Gemma. Il diavolo infatti, spiega S. Tomma-
so, aveva per il peccato acquistato il diritto di tener
schiavo l'uomo: Bench il diavolo si sia impossessa-
(4) S. Th. III a, q. 46, a. l, ad 3.
(5) Anche pi sotto e con maggiore compiutezza: C' un doppio
peccato ... Uno comune di tutta la natura umana, ch' il peccato del primo
uomo. ( ... ) L'altro il peccato speciale di ogni singola persona (S. Th.
ma, q. 49, a. 5).
(6) L'Angelico sviluppa questo punto nella sego q. 48.
40
to dell'uomo ingiustamente, tuttavia l'uomo a causa
del peccato fu giustamente abbandonato da Dio sotto
la schiavit del diavolo. E perci fu pi conveniente
che l'uomo fosse liberato dalla schiavit del diavolo
mediante la soddisfazione che Cristo ha dato per lui
con la sua Passione (7). Le spaventose vessazioni
diaboliche che Dio ha permesso affliggessero la po-
vera Gemma, specialmente negli ultimi anni e fin
sul letto di morte, sono forse la parte pi misteriosa
e dolorosa della sua partecipazione alla Passione di
Cristo.
Nella sua analisi formale, eppure commovente,
dei dolori di Cristo l'Angelico mostra come tutta la
sua natura umana nei sensi esterni ed interni e nel-
l'anima stessa fu subissata di sofferenze di ogni gene-
re. Egli parla perci di un vero dolore esteriore e sen-
sibile per il male fisico e di un dolore interiore ch'
la tristezza per il male morale, ambedue furono in
Cristo al grado massimo. Per il dolore sensibile, S.
Tommaso nomina specialmente i dolori del senso del
tatto: la flagellazione, le ferite dei chiodi, confitti
nei luoghi nervosi pi sensibili, cio nelle mani e nei
piedi. Per il dolore interiore ricordata l'infinita tri-
stezza di Cristo ... per tutti i peccati del genere uma-
no ... , una tristezza la pi grande di tutte (maxima):
un dolore quello di Cristo, che ha superato quello di
(7) S. Th. IIP, q. 46, a. 3. - Verso la fine del suo pontificato Paolo
VI aveva messo in guardia i cristiani contro il fumo di Satana ch'era
entrato nella Chiesa con i movimenti eterodossi seguiti al Concilio Vati-
cano II. L'argomento stato ripreso con maggiore ampiezza da Giovanni
Paolo II nella catechesi pubblica del 20 agosto 1986 nella quale ha ricor-
dato la nostra fede per quanto riguarda la verit sul maligno o Satana,
non certamente voluto da Dio, sommo Amore e Santit, la cui Provviden-
za sapiente e forte sa condurre la nostra esistenza alla vittoria sul princi-
pe delle tenebre (Osserv. Romano, 21 agosto 1986, p. 5, col. 1).
41
qualsiasi penitente (8). Anche S. Gemma prima di
partecipare al dolore indicibile delle Stimmate, ebbe
dalla Madonna la grazia di un dolore dei peccati che
quasi la portava a morire se non fosse stata sorretta
da una speciale assistenza divina. E si ricordi ancora
che gli stigmatizzati, come Gemma, ottengono la so-
miglianza pi alta con Cristo perch la pi dolorosa
e perci essi ottengono pi di qualsiasi anima in gra-
zia una maggiore unione con Cristo e realizzano per-
ci pi di tutti - come i martiri - il principio teolo-
gico-mistico dell'unione con Cristo: Il Capo e le
membra sono come una sola persona mistica (9).
Ed questo il fondamento della vita mistica in cui
per diversi modi fiorisce, sepolta in Cristo, ogni au-
tentica vita cristiana.
Pertanto, mediante questa unione delle anime
con Cristo, Dio ... perdona tutte le offese del genere
umano, perci - si badi bene - per coloro che si
congiungono a Cristo paziente (Christo passo)) ovve-
ro per coloro che ... comunicano alla sua Passione
(8) S. Th. III", q. 46, a. 6 ad 2. - Tuttavia S. Tommaso sa precisare
il significato esatto della chenosi divina nella Passione e Morte di Cri-
sto e si appella alla formula di S. Cirillo al Concilio di Efeso: La Passio-
ne va attribuita al supposito [personal della natura divina non a causa
della natura divina, la quale impassibile, ma a causa della natura uma-
na (S. Th. III", q. 46, a. 12). Vedi anche ad 1 e soprattutto ad 2 dove
ricorre, forse per la prima volta in teologia, il termine di morte di Dio"
con un nuovo richiamo al Concilio di Efeso: La morte di Cristo, divenu-
ta come la morte di Dio cio per l'unione nella persona (divina), distrusse
la morte; poich Colui che soffriva era Dio e uomo . Anche l'ad _ ~ I
giudei non crocifissero un semplice uomo, ma lanciarono a Dio le loro
offese . (Conc. Eph., P. III, c. lO; Mansi V, 216). La citazione presa dal
sermone di Teodoto di Ancira al Concilio di Efeso (In Natalem Salv.,
homo II; P.G. 77, 1384).
(9) Il Capo e le membra sono come una sola persona mistica (S.
Th. III", q. 48, a. 2). Anche un po' pi sotto: Tutta la Chiesa, ch' il
Corpo di Cristo mistico, si considera come una sola Persona col suo Capo
che Cristo (q. 49, a. l).
42
mediante la fede, la carit e i Sacramenti della fe-
de (l0). E sono i mistici stigmatizzati - come Fran-
cesco, Caterina da Siena, Gemma Galgani, P. Pio da
Pietrelcina e molti altri nella Chiesa di Cristo - che
sono pi assetati dei sacramenti del sangue di Cristo,
quali sono la Penitenza e l'Eucaristia.
Per questo ogni autentico discepolo di Cristo cor-
se con tutto il trasporto dell'anima dietro la Croce,
preso dalla follia della Croce ch' la follia dell'a-
more per Cristo crocifisso per noi. Anche Gemma, co-
me sappiamo dai processi e si detto, faceva l'im-
pressione di una stupidella ai contemporanei e perfi-
no ad ecclesiastici e religiosi, sull'esempio di Ges
che fu deriso e preso per pazzo da Erode (Le. 23, Il).
La via crucis, la via della Croce, sempre stata, nel-
l'economia della vita cristiana, ch' anelito di santit,
la via dell'amore: il passaggio obbligato, colmo di
oscurit e di orrore, per la purificazione finale dell'a-
nima ch' prima la notte dei sensi e poi quella dello
spirito.
Per i pagani la Croce era follia e supremo tor-
mento: per i Giudei, si sa, stata di scandalo (I Coro
1, 22 s.); per l'attesa religiosa del popolo che aspetta-
va finalmente il trionfo del Regno di Dio, la Croce
fu di scandalo (skandalon) e l'epilogo del rifiuto.
Per i Greci, e per quanti vivevano nella luce folgoran-
te della loro cultura, che tocc i vertici supremi del-
l'arte e della filosofia (1\), la Croce di Cristo dovette
(IO) S. Th. lira, q. 49, a. 5.
(II) Ed ecco perci S. Paolo che ammonisce i fedeli di Colossi:
Nessuno vi inganni con la filosofia o con un vuoto inganno (Col. 2,8),
cio con la sofistica in cui cade ogni filosofia che pretende di dare l'ulti-
mo senso della vita.
43
apparire follia (moria)( 12): un mondo capovolto e
un modo inaudito per attingere la verit ed il senso
della vita. Anche il mondo greco, vero, conosceva
la sofferenza purificatrice ma nell'ambito irrazionale
del fato e non come parte del piano di amore di Dio
stesso, come l'annunzia il Cristianesimo che fa della
Croce il segno di benedizione e di salvezza e la fonte
soprattutto di una superiore certezza di speranza di
vi ta eterna.
Questo perch se l'essere e la vita esprimono la
partecipazione che la creatura ha dell'essere e delle
perfezioni di Dio, le tribolazioni del corpo e le angu-
stie dell'anima sono la partecipazone, come abbando-
no di amore che la grazia opera nell'anima, alla Cro-
ce di Cristo. Per Platone e per i Platonici ci che con-
tava e costituiva la verit era la oggettivit delle Idee
separate e sottratte ai casi del divenire, perci
eterne e compiute: di queste soltanto c' la conoscen-
za e verit( 13). Per Aristotele, che identifica il .reale
esistente con il concreto sensibile, parlare di Idee
separate un parlare a vuoto (kenologhein) cio
un parlare a vanvera e senza senso. Perci conclude
la sua diatriba contro la trascendenza della forma e
della specie, ch parlare di partecipare del sensibi-
le all'intelligibile superato ... nulla (ouden
(12) I Coro 1,24. - A questo contesto si richiama anche Heidegger,
ma per segnalare l'incongruenza dell'alleanza della teologia cristiana con
la filosofia greca (Einleitung zu "Was ist Metaphysik?", "Wegmarken",
Frankfurt a. M. 1967, p. 208).
(13) Metaph. 1,9,992 a 32 sS. - Aristotele aveva gi respinto questa
separazione" del concreto dall'astratto (il Ewwbp.os platonico) poco pri-
ma: Dire: che le cose sensibili sono modelli" (paradeigmata) e che le
cose sensibili partecipano" (metechein) significa parlare a vuoto e far
uso di mere immagini poetiche (Metaph. 1,9,991 a 19 ss.).
44
estin)( 14). Cos il pensiero greco, giunto al vertice
del suo sviluppo, per la concezione del reale si fran-
tumava in due posizioni antitetiche. vero che dopo
pi di un millennio S. Tommaso seppe recuperare
l'aspetto di verit dell'uno e dell'altro ossia della
realt della partecipazone come fondamento e della
concretezza dell'essere come realt; ma l'Angelico
operava ormai in una cultura ch'era saldamente cri-
stiana. Per S. Tommaso, come per S. Agostino, le
Idee (o modelli ) primordiali delle cose sono in Dio
e pi precisamente nel suo Verbo eterno ... per mez-
zo del quale stato fatto tutto ci che stato fatto ...
(Cv. 1, 2-3). Secondo la fede cristiana la realt delle
cose quella che noi osserviamo nella natura creata
da Dio ed insieme tutta la natura resta in Dio in cui
continua ad essere secondo i modelli perfetti del Ver-
bo eterno, modelli permanenti di creazione e conser-
vazione; modelli di discesa si potrebbero dire da
cui l'uomo pu con la ragione ascendere a Dio.
Con l'avvento e l'evento della redenzione dell'uo-
mo dal peccato, il Verbo eterno e il Figlio unigenito
del Padre che discende sulla terra ed entra nel tempo
a partecipare della natura umana e della intera
condizione mortale per redimere l'uomo dal peccato
e dalla morte, partecipando all'intera sua situazione
terrena ed accettando per lui la morte di Croce(1S).
(14) Metaph. I, 9, 992 a 29. Com' noto, per Aristotele il reale in
prima istanza il mondo sensibile ed anche la natura dell'uomo quella
di animai rationale (De Anima, III, Il,434 a Il) cio di un essere intel-
ligente ma anche vivente senziente, ossia legato alla realt della natu-
ra di questo mondo. Di qui l'estrema difficolt (o impossibilit) di trova-
re in Aristotele un'affermazione esplicita dell'immortalit ossia della so-
pravvivenza dell'anima individuale dopo la morte.
(15) Perci S. Paolo (I Coro I, 20) pu ritorcere alla sapienza monda-
na l'accusa di follia: Non ha forse Dio resa stolta la sapienza del mon-
do? (M. Heidegger, Was ist Metahysik? V Aufl., Frankfurt a. M. 1949,
p. 18 e Wegmarken, l. c. - Vedi anche: Einfiihrung in die Metaphysik,
45
Cos ora l'uomo, creato dal nulla ad immagine di Dio
nella creazione secondo un processo di discendenza,
non si pu salvare dall'abisso del peccato senza con-
formarsi al nuovo Modello che non pi soltanto
un'Idea eterna ma ch' diventato il Verbo incarnato,
il Cristo paziente e la Croce non soltanto un simbo-
lo o l'immagine di un evento passato nella storia, ma
l'impronta viva che il cristiano ha ricevuto nel batte-
simo per conformarsi a Cristo e seguire il suo cam-
mino di umiliazione e sofferenza, senza compromessi
con la saggezza mondana e con la concupiscenza del-
la carne. Ora il Modello Cristo, e come Egli ci
ha redenti con la morte in Croce ch' il paradigma
intensivo della sintesi del Dio-Uomo; una sintesi mi-
steriosa di eternit e tempo, di fragilit e di onnipo-
tenza, di umiliazione e di gloria, di misericordia e di
giustizia ... Cos l'uomo, caduto nel peccato e nella
morte, si trova ora sollevato a partecipare della
grazia di Cristo e con essa della natura stessa di Dio
(II Pt. 1,4)(16). Per soltanto se guarda alla Croce, se
prende per modello e vanto Cristo crocifisso e si la-
scia configgere con Lui come S. Paolo (Gal. 2,19) per
conformarsi a Lui nel suo breve viaggio terreno. Sen-
za la risurrezione di Cristo dalla morte, non era pos-
sibile la salvezza dal peccato e dalla morte: ma la ri-
surrezione di Cristo stata preceduta dalla Passione
durissima e dalla Morte crudelissima in Croce. qui
Ttibingen 1953, p. 6). Ma Heidegger non ammette una filosofia cristia-
na , poich la filosofia non va oltre l'avventura del tempo cio della
presenza del presente : i mistici, a suo avviso, non parlano e descrivono
al pi, come i profeti antichi, la presenza del Presente allivello dell'espe-
rienza di Dio.
(16) Ha studiato a fondo questo principio teologico della natura
della grazia, lasciato finora quasi nell'ombra, M. Sanchez Sorondo (Cfr.:
La Gmcia como participacin de la natumleza divina, Buenos Aires -
1979).
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sulla Croce, crocifiggendo la sua ragione, che ogni
cristiano deve seguirlo, ed i mistici, in particolare gli
stigmatizzati come la nostra Gemma, sono quelli che
sono saliti pi in alto sulla croce di Cristo rimanen-
done trafitti e piagati come Lui.
La follia della Croce di Gemma follia che si
potrebbe dire alla seconda potenza . Follia ogni
amore spasimante(17); quello di Gemma era tutto
spasimi infuocati in continuo crescendo di amore per
Cristo che fin per assorbire ogni sua capacit di vi-
ta. E ci ch' mirabile il fatto che in questo ultimo
e supremo consumarsi l'anima di Gemma diventa
sempre pi positiva e realista, padrona dei suoi sen-
timenti fino a non credere anch'essa alla realt dei
fenomeni mistici di cui era stata e veniva colmata,
come sappiamo dalle ultime lettere a P. Germano.
Cos il suo equilibrio psichico e spirituale si rivel
e conferm nel momento pi arduo e delicato(18):
l'argomento dell'equilibrio mentale dei mistici sta-
to gi studiato a fondo; ma riguardo a Gemma - an-
che dopo la esplicita dichiarazione della Bolla di ca-
nonizzazione - essa considerata ancora da non po-
chi (anche fra i sacerdoti e religiosi) un'esaltata per
non dire un'isterica, un'illusa. I fenomeni mistici so-
no da Gemma, anche i pi straordinari, accolti e vis-
(17) Anche i filosofi antichi avevano intravisto la forza purificatrice
di siffatta follia (furor), a giudicare da un frammento che si riferisce
ad Empedocle (Cf. Die Fragmente der Vorsokratiker, ed. H. Diels-Kranz,
Berlin 1934; 31 A 98, Bd. I, p. 307, 34-37). Qui turor (J1.Cxv!a) sembra il
superamento del o-y6 e accenna all'elemento dionisiaco, ovviamente sul
piano puramente naturalistico.
(18) stato giustamente osservato da un maestro moderno di vita
spirituale, ma dottrina antica: La Folie de la Croix dmande se gref-
fer sur des natures parfaitement saines (R. Plus, La Folie de la Croix,
Toulouse 1929, p. 13. - Pi avanti l'Autore indugia sulla dottrina, detta
appunto dai primi editori Theologia Crucis, della Beata Angela da Foli-
gno: spec. p. 55 ss. noto l'influsso della dottrina di questa eccezionale
figura mistica sulle scuole pietistiche fra i Protestanti.
47
suti con semplicit, anzi con sorpresa e con senti-
mento crescente della propria indegnit: sono goduti
s, ma anche sofferti con l'unica intenzione di conso-
lare Ges e di salvare le anime dei peccatori. Bisogna
riconoscere - se proprio non si vuole insistere in un
partito preso - che il fatto o la delusione, se cos
si vuoI chiamare, della sua breve vita, ch' l'assicura-
zione celeste del compimento della sua vocazione
passionista, stata da lei sofferta, intesa e interpre-
tata con un equilibrio di fede e con una fortezza d'a-
nimo e, diciamo anche, con una chiarezza teologica
che stupisce e rivela (com'essa stessa afferma) la gui-
da diretta di Ges.
In questo Gemma un modello limpido e incisi-
vo, senza fronzoli o dottrinarismi superflui, del tota-
le abbandono dell'anima alla volont di Dio: ed ci
che vale per tutti con o senza speciali carismi.
Un'altra grande mistica, che ha influito profon-
damente sulla Theologia Crucis tedesca, la beata An-
gela da Foligno, formatasi alla scuola di S. France-
sco, passa attraverso prove simili, mostrando gli
stessi sentimenti di Gemma e quasi ne anticipa perfi-
no le espressioni. Nel sesto passo (19), ch' stato il
penultimo della sua ascesa spirituale, Angela, trat-
tando dell'umilt e della superbia, presenta una si-
tuazione che lascia esterrefatti e forse supera per
drammaticit e crudo realismo quella della stessa
Gemma quando lasciata in balia dei demoni: Nella
mia anima era in lotta una certa umilt con una cer-
ta superbia, che mi dava molta molestia. L'umilt de-
(19) Il libro della Beata Angela da Foligno, Versione di M. Castiglio-
ne Humani, Introduzione e note di Antonio Blasucci, Prefazione di Gio-
vanni Ioergensen, Roma 1950. Vedi ora nell'ed. critica di Ludger Thier
e A. Calufetti, Grottaferrata 1985, p. 349 ss.
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riva da che mi vedo scaduta da ogni bene, lontana
dalla virt, priva della grazia. Vedo in me solo pecca-
to e difetti in misura tale, che non posso pensare che
Dio voglia ormai avere misericordia di me. Mi rico-
nosco abitazione del demonio, operatrice discepola
dei demoni, quasi fossi loro figlia. Mi vedo fuori di
ogni rettitudine, di ogni virt, meritevole solo del pi
profondo, ultimo inferno (p. 99 s.). Ma non questa
un'umilt che consola e avvicina al Signore scuoten-
do l'anima a penitenza, piuttosto l'abbandona quasi
all'indifferenza: Tale umilt non la stessa che sen-
to altre volte, quella che porta all'anima gioia, e la
solleva alla cognizione della bont divina; questa, in-
vece, non reca che mali senza numero. Ho l'impres-
sione che l'anima sia circondata dai demoni, e scorgo
difetti nell'anima e nel corpo. Dio mi appare chiuso
e occulto in ogni parte, fino a pi non sovvenirmi di
Lui, n della sua memoria, n che Egli permette que-
sto. Vedendomi condannata alla dannazione, non me
ne preoccupo, ma pi curo e mi dolgo che offesi il
mio Creatore, che pure non avrei voluto mai oltrag-
giare, n per tutti i beni, n per tutti i mali che posso-
no nominarsi (p. 100).
In un siffatto stato, che la Beata dovette soppor-
tare per oltre due anni, malgrado essa lottasse con
ogni potere contro i demoni, non trova n un pas-
saggio od una feritoia per evadere, n alcun rimedio
per sollevarsi . Poi scende in campo la superbia e
l'anima diventa allora ... tutta ira, tristezza amaris-
sima e tronfia , senza sapere per quale ragione Dio
permise tutto questo. L'anima diventata impermea-
bile ad ogni consolazione celeste al punto che ... se
Dio stesso mi parlasse, a meno che Egli non muti ed
operi diversamente nell'anima, da nessuno riceverei
49
consolazione, n rimedio ai miei mali, e neppure po-
trei credere a loro . Probabilmente si tratta di ci
che S. Giovanni della Croce chiamer, tre secoli do-
po, la notte oscura. Poi la Beata passer al settimo
passo e torner alle celesti consolazioni, quasi un
preludio della vita e visione beatifica (20).
Bench Angela in un'apparizione di S. Francesco
si senta dire: Tu sei la sola nata da me (p. 234),
ella torna alla denunzia spietata delle sue colpe cos
da sentire il bisogno di gridare a tutti: Ecco quella
vilissima donna, piena di malizia e di simulazione,
sentina di tutti i vizi e di tutti i mali . Fra le enormi-
t di cui si accusa la principale di essere ... pi
che superba e figlia della superbia, e come sono in-
gannata e ipocrita - anche lei come Gemma sulla
fine della vita - anzi l'abominazione di Dio; mi davo
a vedere per una donna di preghiere, ed ero figlia
dell'ira, dell'orgoglio e di Satana . E ritorna, come
poi in Gemma, la sarabanda dei demoni: Non vo-
gliate pi credermi, non vedete come sono indemo-
niata? Voi che venite chiamati miei figli, supplicate
la giustizia di Dio, che l'anima mia sia liberata dai
demoni, ed essi manifestino le pessime mie opere,
perch Dio non sia pi offeso per me . E continua
ad infierire contro se stessa al di l (cos sembra a
noi!) di ogni misura: Non vi accorgete che ogni cosa
che vi dissi era falsa?(2I) ... Non vogliate pi creder-
mi, cessate di adorare quest'idolo, poich in esso
(20) Tuttavia l'esperienza radicale del peccato ritorna anche in que-
sto periodo: Quando vengo fuori da questo alto stato ... allora mi scopro
piena di colpe, obbediente al peccato, obliqua e immonda, tutta menzo-
gna ed errore)} (p. 119).
(21) La confessione indirizzata ai discepoli. E un po' sopra aveva
detto: sono fatta cieca, ottenebrata e senza la verit. Perci, miei figli
abbiate sospetto di tutto quello che ricevete da me, come proveniente
da persona maligna)} (p. 219).
50
il diavolo ed ogni mia parola fu simulativa e diaboli-
ca . E continua, spietata e fremente, su questo tono,
per concludere umile e dolente: La testa si spezza,
il corpo vien meno per il molto pianto e le membra
si disgiungono, ch sono incapace a manifestare le
malizie e le menzogne dell'anima mia. Solo mi ralle-
gro che gi incomincino alquanto a rivelarsi . La fi-
nale: lo ero ancora piccina e gi commettevo il ma-
le (22). Anche prima aveva confessato ai suoi figli
spirituali, mentre li esortava a venire alla Croce e a
piangere con lei il Cristo .. , che vi mor per le nostre
iniquit , non esita quindi ad invitare anche coloro
che non offesero Dio di tutto se stessi, come me che
sono tutta peccato (23).
Ma sono ancora i Santi, e soprattutto i grandi
mistici come Angela e la povera Gemma a ricor-
darci che Ges salito sul Calvario per espiare i no-
stri peccati e mostrarci che quella la via dell'amo-
re, la via regale della santa Croce. Pochi, come la no-
stra umile trasfigurata creatura, hanno accettato con
incondizionata accettazione, il mistero di grazia del-
l'annientamento a tutte le cose visibili e della vita del
tempo. Noi ci scandalizziamo del mistero del male,
non osiamo guardare in faccia il mostro orrendo del
peccato che ci appartiene e ci avvinghia con una mor-
sa d'ipocrisia e d'inganno: volentieri lo scarichiamo
sugli altri , invece di persuaderci che ci appartiene
in proprio, a ciascuno. No, anche questo non esatto:
sarebbe una formula filosofica e perci estranea al-
l'amore bruciante dei Santi i quali, sull'esempio del
Redentore divino, si assumevano il peccato del mon-
(22) Op. cit., pp. 235-238 (passim).
(23) Op. cit., p. 183 (corsivo nostro).
51
do, i peccati di tutti gli uomini e si sentivano, in una
continua pena d'amore, fatti peccato in un'infinita
miseria.
Anche S. Caterina da Siena, come S. Gemma che,
innocente, si considerava la pi grande peccatrice,
ha preso quasi come suo motto: Peccavi domino (al-
tre volte: domine ), miserere mei! e si presenta
quasi singhiozzando specialmente nelle preghiere:
lo, miseria e miserabile . E si confessa, nello stra-
zio dell'anima: ... perch le tenebre della perversa
legge, la quale io ho sempre seguita, ha obfuscato
l'occhio dell'intelletto mio (Or. VII, p. 72). Ed osa
perfino sospirare: O dolcissimo amore, io non ti
amai in tutto il tempo della vita mia (Or. VIII, p.
94). E con uno stile di sdegno implorante: Confesso,
Dio eterno, che io sempre ho amato quello che tu odi
e odiato quello che tu ami. Ma oggi grido dinanzi alla
misericordia tua che tu mi dia a seguitare la verit
tua con cuore schietto (Or. XIX, p. 212).
Non sorprende allora che Gemma, nella doloran-
te consapevolezza di essere piena di peccati, fosse
tanto desiderosa di presentarsi al Sacramento della
penitenza, sollecitata anche dall' Angelo custode(24).
(24) Cfr.: Diario, marted 28 agosto (1900), p. 211. Vedi anche la te-
stimonianza di Cecilia nei Processi (Summar. super virtutibus, n. XI, 8,
p. 506).
52
2. La contemporaneit di Gemma alla Passione di
Cristo
La nascita della vocazione di Gemma a seguire
Ges Crocifisso, per espiare i peccati degli uomini,
sembra risalire al 1896 (come si detto) ed ancora
collegata alla esperienza del Crocifisso . La Santa
era appena diciottenne ma gi maturata dalle soffe-
renze fisiche e morali, mentre altre nuove e pi gravi
l'attendevano. Non un'apparizione, ma una forte
commozione: In questo stesso anno 1896 cominci
anche in me un altro desiderio: in me sentivo cresce-
re una brama di amare tanto Ges Crocifisso e insie-
me a questo una brama di patire e aiutare Ges nei
suoi dolori. Un giorno fui presa da tanto dolore nel
guardare, cio nel fissare cogli occhi, il Crocifisso
che caddi in terra svenuta e). C' qui ormai la si-
tuazione ch'esprime la missione straordinaria della
vita di Gemma: l'aspirazione ad amare Ges Crocifis-
so e la brama di patire e - un e che significa
per - aiutare Ges nei suoi dolorie).
(I) Estasi ... p. 236. I testi sono citati secondo l'ultima edizione a
cura della Postulazione dei Padri Passionisti. I testi della Positio super
virtutibus e della Nova Positio sono presi dall'edizione ufficiale della S.C.
dei Riti (1927 e 1928). Similmente per l'importante Positio super revisione
scriptorum dell'allora Postulatore il celebre P. Luigi Besi (S.c. de Riti
1917).
(2) Le seguenti riflessioni sono state suggerite dalla nuova tempe-
rie fenomenologico-esistenziale e vanno quindi considerate e prese come
un modesto tentativo ad experimentum per interpretare la partecipazio-
ne nella realt vissuta. Il loro scopo soprattutto quello di accentuare
53
Si tratta quindi di una contemporaneit nel
senso biblico-kierkegaardianoe) e agli antipodi di
quello heideggeriano (se mi consentito il termine)
di presenza del presente (4) cosmico, di Gemma
alla Passione di Cristo. L'espressione umile e profon-
da di aiutare Ges nei suoi dolori esprime il senso
del nostro problema: Ges soffre sempre, soffre an-
cora, soffre ora ... per i peccati degli uomini; quindi
soffre e soffrir ogni volta che gli uomini peccano,
che ciascuno di noi pecca, fino alla fine del mondo.
C' una lettera di Gemma a P. Germano (del 22
aprile 1901) che forse ci pu illuminare un po'. Alle
da una parte - sul piano esistenziale - il rapporto della contempora
neit doppia" di Cristo all'uomo, ad ogni Singolo, e dell'uomo, di ogni
Singolo, a Cristo l'UomoDio nel momento della decisione pro o contro
Dio, pro o contro Cristo, nel rifiuto o accettazione consapevole della gra-
zia della salvezza.
(3) la dialettica cristiana di Kierkegaard nei due momenti del-
l'uomo di fronte a Dio, nella sfera dell'essere, e dell'uomo di fronte a
Cristo, nell'arco aperto della storia di salvezza: Un io di fronte a Cristo
un io potenziato da un'immensa concessione di Dio, potenziato per l'im-
portanza immensa che gli viene concessa dal fatto che Dio anche per
amore di quest'io si degn di nascere, s'incarn, soffr e mor. Come si
detto sopra, pi idea di Dio, pi io, anche qui bisogna dire: pi idea
di Cristo, pi io. Un io qualitativamente ci ch' la sua misura. Nel
fatto che Cristo la mia misura, si esprime da parte di Dio con la massi-
ma evidenza l'immensa realt che ha l'io; perch soltanto in Cristo vero
che Dio meta e misura, ovvero misura e meta dell'uomo. Ma pi io,
e pi intensivo il peccato (S. Kierkegaard, La malattia mortale. P. II,
trad. it. Sansoni 1965, p. 344; ed. 1972, p. 682 ab.).
(4) L'espressione (Anwesenheit des Anwesenden) ch' l'essente
(Seiende) indica in H. il suo distacco dalle filosofie essenzialistiche oblio-
se dell'essere come atto di presenza e significa perci: Non nascondi-
mento" (Unverborgenheit), apertura o meglio aperit (Offenheit), il
l (Da) dell'essere (Da-sein) e quindi il darsi del mondo (Welt) all'uomo
(Cfr. p. es. Kant und das Problem der Metaphysik, 44, p. 216 s. Per
altre riferenze, vedi: H. Feich, lndex zu Heideggers , Sein und Zeit",
Tiibingen 1961. p. 5). Siamo agli antipodi della realt che Gemma ci pre-
senta e l'accostamento vale soltanto per indicare la immediatezza di
presenza dell'evento, poich mentre quella della ontologia fenomenolo-
gica senza dimensioni, quella di Gemma carica dell'intensit della
trascendenza teologica e mistica. Saranno le stesse parole della nostra
Santa a mostrarlo con ben altra penetrazione della presenza dell'essere
dell'Essente.
54
domande della Santa: Ges ... risponde, s, ma ha
le lacrime agli occhi. Quando mi metto a pregare,
qualunque preghiera faccio, mi guarda e piange (cio
mi sembra(S) di vedergli gli occhi lacrimosi) . Ed
ora un tentativo di dialogo: Mai ho il coraggio di
domandargli nulla. Ieri mattina, costretta per obbe-
dienza a domandarglielo, gli dissi: 'Ges, perch
piangete?' ed esso: 'Figlia mia, non me lo chiedere .. .'
Mi fece piangere anche me ... mi sembr che mi strin-
gesse a Lui pi forte del solito, e mi dette un bacio
in fronte.
La Santa si mette a riflettere e ad umiliarsi di
fronte a Cristo sofferente: Non gli ho domandato
nulla, ma continua sempre a piangere . E subito si
commuove: Se fossi stata io, babbo mio, che faccio
piangere cos tanto Ges(6). Che far? [ ... ] Chi pi
peggiore di me? E anche ho il coraggio di dire: 'Che
avr Ges che piange?' Mi umilier tanto tanto, per-
ch mi riconosco colpevole di mille iniquit, ma per
non vo' disperarmi perch, se inquieto Ges, vado
dalla Mamma mia, e la prego che dica a Ges che
sar buona e non lo far pi piangere . Si tratta
quindi di un evento, il pianto di Cristo per i peccati
degli uomini, che la Santa vede nel presente perch
(dice che) l'ha causato lei stessa ed essa ne ha l'espe-
(5) Si presti attenzione: i mi sembra, parmi, mi parso,
mi pareva ... ed altre simili espressioni, frequenti in Gemma, non sono
dubitative, poich la Santa intende riferire la realt del fatto, cio del
fenomeno, che ha presente; sono espressioni cautelative per l'umile
concetto che ha di s e rispetto al dubbio degli altri, soprattutto del con-
fessore Mons. Volpi.
(6) Gi nella letto 54
a
del 5 aprile (venerd santo) aveva scritto: ...
stamani circa le lO, il cuore cercava ... cercava ... mi sono sentita manca-
re ... Ma ci che veniva innanzi a tutto e che tutto precedeva, era il dolore
dei peccati: com' forte quel dolore! Se fosse maggiore, non potrei so-
pravvivere (p. 146). Anche nell'Autobiografia: L'orrore al peccato sem-
pre lo provavo (p. 234).
55
rienza nel presente: ... anche che abbia fatto piange-
re Ges, pure Esso mi vuole sempre bene, e mi si
fa sempre sentire. Anche troppo forte ... .
L'effetto che Gemma si sente crescere nell'animo
lo slancio a farsi santa e ad acuire in s la compas-
sione per i dolori di Ges assieme alla comprensione
per i suoi peccati. la chiusura di questa mirabile
lettera: Dopo tanti peccati io riconosco in Ges un
vero Padre, pieno di misericordia! [ ... ] Oh! quando ve-
do piangere Ges, mi trafigge proprio il cuore: pen-
so ... penso ... che col peccato gli ho aggravato l'op-
pressione che fu ricolmato nel far l'orazione nell'Or-
to ... In quel momento Ges vide tutti i miei peccati,
tutte le mie mancanze e insieme il posto che avrei
occupato nell'inferno, se il cuore di Ges (tuo) non
mi avesse impetrato il perdono (p. 152 ss.). E la si-
tuazione si ripete, sotto altra forma, nella seguente
lettera 58
a
dopo aver esposto l'affanno di trovarsi so-
la o con estranei quando vengono i fenomeni dolorosi
della partecipazione e invoca l'assistenza di Cecilia:
O babbo mio, mi aiuti. Da ogni parte vedo avverarsi
tante parole sue. Continuamente piango, Ges pian-
ge, la mamma mia [Cecilia] piange. Sento, babbo mio,
che se ancora continua cos, io morir e ander ...
(p. 155).
Ed eccoci ancora al nocciolo, cio il fatto che
Cristo, in quelle apparizioni, appare realmente soffe-
rente: Povero Ges! Mi fece stare circa un'ora sola,
ma poi venne e si present a questo modo, tutto san-
gue (corsivo nostro) dicendomi: 'Sono il Ges di P.
Germano'. Non ci credevo, e perch? Temo sempre
sempre (Diario, 1-2 agosto 1900, p. 183). Gemma
presente a se stessa e non affatto allucinata. Pi
sintomatica ancora l'apparizione del mercoled san-
56
to 1899, quasI ID preparazione alla comunicazione
delle stimmate, durante l'Ora Santa: Passai l'ora in-
tera pregando e piangendo; infine, stanca com'ero,
mi misi a sedere; il dolore continuava. Mi sentii poco
dopo raccogliermi tutta e, dopo poco, quasi tutto ad
un tempo, mi vennero a mancare le forze! [ .. .]. Mi mi-
si in terra con la fronte, e cos stetti per pi ore. 'Fi-
glia mia - mi disse - vedi, queste piaghe le avevi
tutte aperte per i tuoi peccati, ma ora consolati, ch
le hai tutte chiuse col tuo dolore. Non mi offendere
pi. Amami, come io ti ho sempre amato. Amami!'
mi ripet pi volte (p. 252 s.).
Pare, a giudicare almeno dagli Appunti di Diario
secondo la cronologia degli editori, che un fenomeno
del tutto simile era accaduto anche il luned santo
27 marzo dello stesso 1899. Gemma in casa ed ha
appena finito di recitare la penitenza della confessio-
ne quando si sente scuotere ed ode una voce: Guar-
da in che stato avevi ridotto Ges per i tuoi peccati .
Alzai gli occhi - continua la santa - e mi parve
di vedere ... Ges crocifisso, tutto sangue e ricoperto
di piaghe [ ... ]. La stessa voce: ' ... ma che ti faceva di
male Ges? Perch lo trattavi cos? Guarda quante
piaghe gli avevi aperto con i tuoi peccati. Povero Ge-
s! per aver l'anima tua quanto sangue ha voluto ver-
sare! Ha voluto patire tanto Ges per amore tuo, e
tu?! La sera del venerd (santo) ode la stessa voce:
Guarda tutte le piaghe che avevi aperto a Ges coi
tuoi peccati, le hai tutte risanate col tuo dolore . (p.
283).
Sintomatica in questo contesto la lettera 49
a
dell'ottobre 1900 al confessore. Gemma resiste a Ge-
s che le vuole dare le piaghe perch ha avuto la
proibizione dal Volpi che teme si tratti di allucinazio-
57
ni diaboliche. La Santa continua: E Ges: 'Lo far
vedere chi sono, non temere'. E ho tanta paura an-
ch'io - 'Tu poi, diceva Ges, di che temi? Pi volte
ti ho fatto conoscere chi sono. Che credi? A me di-
spiacciono i tuoi dubbi' - 'Ma io - risposi - dubito
perch dubitano gli altri' - ecco la dialettica della
tensione -; 'ma per carit, se tu sei Ges proprio,
fatti conoscere ammodo; ci credi? non possiamo pi
andare avanti, n io n il confessore, n quelli che
sanno queste cose'. E, con un incredibile paradosso,
quasi temendo di scambiare Ges col diavolo: 'Temo
tanto, o Ges, perch ho paura di essere ingannata
dal diavolo, e anche ho paura d'ingannare gli altri'.
E la conclusione diventa drammatica: 'lo parlavo e
Gesu mi guardava, e voleva pure che io guardassi le
sue piaghe, che versavano tutte Sangue, e mi diceva:
'Vieni, avvicinati, guarda queste piaghe, toccale. No,
assicurati, non t'inganno ... . Piangevo, ma non mi av-
vicinai; e spesso ripeteva: No, non t'inganno, stai si-
cura. D al confessore che faccia pure [ci] che vuole.
lo da ora sono pronto a fargli conoscere le cose s
chiare, da non aver pi dubbio alcuno . Poi si mise
a parlare, ma nel vedere Ges in quello stato, stavo
tanto male, e mi pareva di sentirmi qualche cosa nel-
le mani e i piedi; ma appena me ne avvidi, mi alzai,
scappai subito, lasciai Ges, e cos obbedii e fui con-
tenta (p. 378).
Riteniamo la realt del fenomeno delle piaghe
aperte e l'invito a toccarle: quindi si tratta di una
realt presente di attestazione sensibile: Guarda
queste piaghe, toccale - quindi una realt [ester-
na], presente all'estatica che scappa per non mancare
all'obbedienza. Erano fenomeni che in Gemma, a
partire dal giugno 1899, si ripetevano in forma pi
58
o meno complessa, specialmente tutti i gioved e ve-
nerd, ma negli anni 1901-1903 quasi tutti i giorni e
sia di giorno come di notte, come sappiamo dai testi-
moni, come anche e pi direttamente dal resoconto
delle Estasi, dell'Autobiografia e del Diario ... Non c'
quasi lettera e soprattutto Estasi che non presenti
Ges sofferente che attira la fanciulla a partecipare
ai suoi dolori: Povero Ges ... Quanti colpi, povero
Ges! Non mancano, Ges, quei cattivi, ma non man-
ca in te la pazienza - Lasciatelo stare Ges ... Batte-
temi me, Ges no. Perch vendicarvi sopra Ges?
Vendicatevi sopra di me (E. 30
a
p. 45).
Il significato realistico del fenomeno chiaro:
per Gemma si tratta di un fatto, di dolori reali di Ge-
s, che ella chiede per s. - La natura e lo scopo di
tale dolore di Gemma ce lo fa capire (in qualche mo-
do!) la prima parte della descrizione della impressio-
ne delle Stimmate, dove il rapporto della costellazio-
ne amorosa: ricordo dei peccati e dei patimenti di
Ges, dolore di compassione e brama di espiazione ...
crea nella Santa la disposizione alla partecipazione
totale della Passione di Cristo (7). Il fenomeno pre-
senta tre momenti principali che stanno in un rap-
porto di causalit e di partecipazione da parte dell'a-
nima sbigottita:
1) (Il dolore dei peccati) Eravamo alla sera: tutto ad
un tratto, pi presto del solito, mi sento un inter-
no dolore dei miei peccati; ma lo provai cos forte,
che non l'ho pi sentito; quel dolore mi ridusse
quasi direi l l per monre .
(1) Autobiografia, p. 261 s.
59
2) (La partecipazione delle potenze dell'anima) {( Dopo
questo mi sento raccogliere Wtte le potenze dell'a-
nima: l'intelletto non conosceva che i miei peccati
e l'offesa di Dio; la memoria tutti me li ricordava,
e mi faceva vedere tutti i tormenti che Ges aveva
patito per salvarmi; la volont me li faceva tutti
detestare e promettere di voler tutto soffrire per
espiarli .
3) (La conformit totale dell'anima) {( Un mucchio di
pensieri si volsero tutti alla mente: erano pensieri
di dolore, di amore, di timore, di speranza e di
conforto .
La lucidit della mente pari - e questo l'a-
spetto sorprendente - all'intensit dell'esperienza
che si rinnovava ogni volta che si ripetevano le Stim-
mate, cio tra il gioved e il venerd. la Santa ad
attestarlo precisando che il dolore mentale supe-
rava ormai quello delle ferite sul corpo: {( Trascorsi
intanto parecchio tempo, e ogni gioved, circa le '8 e
prima, sentivo i soliti dolori; ogni volta che mi acca-
deva in questo modo, sentivo prima di tutto un dolo-
re cos forte e intenso dei miei peccati che quello mi
cagionava pi dolore che i dolori delle mie mani e
dei piedi, del capo e del cuore; questo dolore dei pec-
cati mi riduceva a uno stato di tristezza da morire
(p. 263). La sobriet dello stile di Gemma ci fa rim-
piangere il vantaggio del suo ammaestramento che
fosse un po' pi accessibile a quanti - e siamo (pen-
so!) la maggior parte - non godono dei {( fenomeni
della partecipazione attuale alla Passione di Cristo.
Un'osservazione pertinente e singolare, per affer-
mare il carattere esistenziale della partecipazione di
Gemma alla Passione di Cristo, ch'essa parla di pre-
60
valenza dei suoi peccati, che si considera la pi
grande peccatrice ... : Se fossi stata io che ho fatto
tanto piangere Ges? che far? .. Chi peggiore di
me? E anche ho il coraggio di dire: t Che avr Ges
che piange?'. Colui che, come Gemma, immerso
nella Passione di Cristo, non guarda agli altri fuori
di s, richiama su di s la colpa di tutti, cos fa Gem-
ma, per aver il privilegio di soffrire per Ges e di
consolare Ges per tutti, di assumere in s il dolore
di tutti per consolare Ges.
Allora che dire? Ci troviamo nel momento esi-
stenziale pi intimo della manifestazione della Pas-
sione del Verbo Incarnato alla sua Chiesa, che la
Societ dei Santi, ma che sulla terra formata so-
prattutto di peccatori. Allora quando i mistici e S.
Gemma affermano di vedere Ges sofferente, che
porta la Croce, che ha le piaghe aperte, ~ h gron-
dante sangue, ecc., intendono riferirsi a un presente
reale e non a una semplice immagine o a un ricordo
del passato. Sar un presente mistico, ma deve
pur essere sempre reale com' reale su di un altro
piano - quello sacramentale - la rinnovazione del
Sacrificio della Croce nella consacrazione del pane
e del vino nella S. Messa: rinnovazione mistica. Pos-
siamo allora parlare anche di dolori mistici e quin-
di reali quelli che Ges soffre ancora per i peccati
che gli uomini continuano a commettere a valanga
ed alle volte con esplicito disprezzo della Morte re-
dentrice di Cristo? Non ci sembra che quest'interpre-
tazione (sia stata e) sia da condannare, se si vuole da-
re un senso plausibile alla concezione del peccato
tramandato dalla spiritualit cristiana ed alle appa-
61
rizioni attestate dai mistici ed in particolare, come
si visto, dalla nostra Gemma(8).
C' un testo sintomatico proprio di Gemma che
sembra ricondurci alla spiegazione tradizionale. Ri-
leggiamo per intero la lettera 57 a (22 aprile 1901) al
P. Germano dove la Santa scrive che Ges ... non
le risponde pi allegro come prima; ora mi risponde,
s, ma ha le lacrime agli occhi. Quando mi metto a
pregare, qualunque preghiera faccia, mi guarda e
piange (cio mi sembra di vedergli gli occhi lacrimo-
si). Mai ho il coraggio di domandargli nulla. Ieri mat-
tina, costretta per obbedienza a domandarglielo, gli
dissi: I Ges, perch piangete?' Ed Esso: I Figlia, non
me lo chiedere ... '. Mi fece piangere tanto anche me ...
Non gli ho pi domandato nulla, ma continua sempre
a piangere. Non vero, babbo mio, che a star uniti
con Ges direi quasi di gustare una gioia del Paradi-
so? Se fossi stata io, babbo mio, che faccio piangere
cos tanto Ges? Che far? .. Purtroppo lo conosco
che sono stata debole, ingrata verso Ges: non ho os-
servato come dovevo le sue leggi: non ho mai adempi-
to ai propositi fatti nelle confessioni; mi riconosco
priva di meriti, perch sprecai le grazie che Ges mi
faceva: mi vedo piena di demeriti per i miei inutili
pensieri e parole inutili: non so per niente mortifica-
re gli occhi. Chi pi peggiore di me? E anche ho
il coraggio di dire: I Che avr Ges che piange?' Mi
(8) Nel primo foglio del Diario, gioved 19 luglio (1900), si legge:
... Al raccoglimento mi successe come molte altre volte; mi and via il
capo e mi trovai con Ges che soffriva pene terribili. Come veder soffrire
Ges e 110n aiutarlo? Mi sentii allora tutta in un gran desiderio di patire
per aiutarlo, e chiesi a Ges di farmi questa grazia. Mi content subito,
e fece come aveva fatto altre volte: mi si avvicin, si tolse dal suo capo
la corona di spine e la pose sul mio ... (p. 165 s.) - Cf. anche pp. 167,
177, 183: ... mi si present tutto sangue , p. 192, 205 ... ).
62
umilier tanto tanto, perch mi riconosco colpevole
di mille iniquit, ma per non VO' disperarmi perch,
se inquietato Ges, vado dalla Mamma mia e la pre-
go che dica a Ges che sar buona e non lo far pi
piangere. Ed ora la spiegazione, se cos si pu chia-
mare: Oh! quando vedo piangere Ges, mi trafigge
proprio il cuore; penso ... penso ... che col peccato gli
ho aggravato l'oppressione che fu ricolmato nel fare
orazione nell'Orto ... In quel momento Ges vide tutti
i miei peccati, tutte le mie mancanze e insieme vide
il posto che avrei occupato nell'inferno, se il Cuore
di Ges (tuo) non mi avesse impetrato perdono. Ges,
Ges, Ges no, non accarezzer pi me stessa, perch
voglio con la tua grazia tener soggetto [il corpo] alla
mia volont ... Insomma, oh Ges, (ecco la mia pre-
ghiera) perdonami: ti risarcir, o Ges, col trattare
me stessa [da] tua schiava, e sottoporre le mie spalle
alla tua croce ... O Ges, mio Dio, conosco che chi vuoI
salire in alto, presto sdrucciola, e cade di nuovo nel
pantano. Babbo mio, smetto (p. 152, S.)(9).
Ma il problema del significato di quel singolare
fenomeno di Ges che appare hic et nunc sofferente,
grondande sangue, piangente ... per i peccati che gli
uomini, disprezzando la sua grazia, continuano a
(9) Anche nell'Autobiografia: Ogni gioved continuavo a fare la
Ora Santa, ma mi accadeva alle volte che quest'ora durasse circa le 2,
perch me ne stavo con Ges e quasi sempre mi faceva parte di quella
tristezza che prov nell'Orto alla vista di tanti peccati miei e di tutto il
mondo: una triste'zza tale che pu ben paragonarsi all'agonia della mor-
te" (p. 256).
Questa esperienza della contemporaneit al dolore reale di Cristo
nella sua Passione risale almeno fino ad Ori gene il quale nelle Omelie
in Leviticum scrive: Salvator meus luget etiam nunc peccata mea" (Ra-
mi!. VII, 2; P.G. XIII, co!. 477). Il testo citato anche da Kierkegaard
nelle riflessioni cristologiche del Diario della maturit (X 4 A 131; trad.
it. nr. 3425, t. VIII, p. 227 s.). La fonte prossima Fr. B6hringer, Die Kir-
che Christi und ihre Zeugen, P.I, p.189).
63
commettere, resta ancora da decifrare. Gemma scri-
ve, d'accordo con la tradizione che ... Ges vide tutti
i miei peccati ... e vide il posto che avrei occupato nel-
l'inferno - certo che non solo come il Verbo eter-
no, ma anche come l'Uomo-Dio glorificato alla destra
del Padre, Cristo abbraccia dall'inizio alla fine la sto-
ria non solo dell'umanit ma di ogni individuo parti-
colare. Si pu anche credere-ma il Vangelo non lo
dice - che il Cristo nell'orto ha (ante) visto i peccati
di tutti gli uomini ed ha sofferto per essi il sudore di
sangue ... Per questo Cristo vuole che Gemma ripeta in
s le sofferenze fisiche e morali della sua Passione:
Ges continuava: 'Se vero l'affetto che tante volte
mi hai detto di serbarmi nel tuo cuore, io voglio che
tu porti in te scolpita la mia immagine. Guardami: mi
vedrai trafitto, deriso da tutti, morto in croce e io t'in-
vito tu pure a morire in croce con me' (10). Allora il
Cristo che appare piangente, sofferente fino a versare
sangue, crocifisso... rinnova misticamente, quindi
realmente (?), i dolori della passione per i nostri pec-
cati. Quindi anche ad ogni peccato dell'uomo Ges
soffre misticamente, e perci realmente (?) anche og-
gi, come soffr ieri e come soffrir domani. Si tratta
allora che per Cristo Uomo-Dio - sintesi reale di fini-
to e d'Infinito, di tempo e di eternit ... - le dimensio-
ni del tempo non si rapportano come in noi: infatti ne-
gli uomini il presente deve, per realizzarsi, staccare
e staccarsi dal passato e accostarsi al futuro.
In Cristo, come l'umanit congiunta alla divini-
t, cos il tempo della storia umana congiunto real-
mente all'eternit in cui si compie l'escatologia divi-
na dell'esistenza e della storia. A questo modo si pu
(IO) Lett. 64" a p. Germano, p. 169.
64
(si potrebbe?) allora dire che i tre elementi (dimen-
sioni, parti ... ) del tempo coesistono distinti e insieme
simultanei nelle coscienza umana di Cristo glorioso,
anche se Cristo come Dio e Verbo divino vede tutto
dall'alto in aree aeternitatis(ll). Quindi Cristo, come
Redentore, continua misticamente e quindi realmen-
te la sua redenzione e perci anche a soffrire mistica-
mente e quindi realmente per i peccati degli uomini?
Per Cristo l'evolversi della storia umana, ed in parti-
colare della storia della Chiesa, non uno spettacolo
indifferente quasi come il proiettarsi di una pellicola
gi bell' montata, ma rimane e si presenta ad ogni
momento come il conto della libert dell'uomo che
la grazia divina continua a stimolare e a rispettare.
Quindi allora Cristo come uomo continua a sof-
frire? Od soltanto la scena dei mistici, un'immagine
retrospettiva? Ma non sarebbe obbligato allora il mi-
stico a dichiararlo per primo? Perch allora tutti i
mistici insistono nel descrivere il fenomeno in ter-
mini di presenza reale alla quale partecipano con
il proprio dolore ed i propri patimenti? Insomma: il
problema, cos posto, ha un senso? A me sembra di
s, ma dubito di riuscire a dargli una prospettiva suf-
ficiente: mi auguro che riesca qualche altro pi pro-
fondo e soprattutto dotato di senso pi spirituale. Il
nostro modesto tentativo s'ispira ad un tipo di anali-
si esistenziale del tempo come spazio della libert
inteso nel senso, se cos posso esprimermi, di conte-
(11) La bellissima espressione di s. Tommaso ed ha significato
metafisico: Sed Deus est omnino extra ordinem temporis, quasi in arce
aeternitatis constitutus, quae est tota simul, cui subiacet totius temporis
decursus secundum unum et simplicem eius intuitum (Comm. in Peri-
herm, lib. I, c. IX, lect. 14; ed. Leon., t. I, fol. 70 a). Ci dispiace di non
poter approfondire qui questa profonda dottrina dell'Angelico.
65
nente attivo della possibilit di cui la libert princi-
pio per ciascuno di noi dalla nascita alla morte. Cos,
sul piano esistenziale - non certo, ovviamente, su
quello metafisico - ogni decisione scelta di libert
sempre nuova da parte dell'uomo, cio di ogni sin-
golo.
Viene qui spontaneo il richiamo all'espressione
improvvisa che esce nell'insuperato commento all'a-
gonia di Ges nell'orto ch' Le mystre de Jsus di
Pascal(12). Nelle altre fasi della Passione sono gli
uomini che tormentano Ges, qui - dice Pascal -
nell'Orto Ges che tormenta se stesso; cerca conso-
lazione dai tre amici pi cari, ma questi dormono:
cos si sente abbandonato da tutti nell'orrore della
notte alla collera del Padre. Ed ecco l'espressione im-
provvisa: Jsus sera en agonie jusqu' la fin du mon-
de: il ne faut pas dormir pendant ce temps-I . Secon-
do l'esegeta pi recente il testo suscettibile di una
doppia spiegazione:
l) bench l'agonia di Ges sia un fatto localizzato nel
passato tanto nel tempo come nello spazio, tutta-
via essa, per la sua portata, coestensiva a tutta
la storia dell'umanit;
2) bench Ges sia l'unico Salvatore, Egli non pro-
lunga meno la sua agonia nei suoi discepoli, come
lo dimostrano tante esperienze, a cominciare da
quella di S. Paolo(13). Che dire? Si sarebbe quasi
(12) Penses et Opuscules, ed. L. Brunschvicg, Paris 1917, nr. 553, p.
574 ss. (con fotocopia della I p. dell'originale che contiene la frase che
ci interessa).
(13) A. Feuillet, L'Agonie de Gethsmani, Enqute exgetique et
thologique suivie d'une tude du Mystre de Jsus de Pascal, Paris
1977, p. 280. A differenza di Gemma e P. Pio, nel Mystre de Jsus
secondo Steinmann ... les images sont inexistantes, perdues dans la
66
tentati di appoggiarsi alla prima, se l'Autore non
aggiungesse come spiegazione: ... Ges morto
ed ha sofferto per i peccati di tutti gli uomini e
di tutti i tempi . Ma Gemma dice che Ges ora})
- nell'ora del tempo della sua estasi - Ges sof-
fre, piange, si lamenta, si appena ... quando gli uo-
mini peccano e perch continuano a peccare, co-
me si visto.
Ci sembra invece pi fedele (anche nella lettera)
al ritmo profondo del testo pascaliano, ch' espressa-
mente ricordato, ma ovviamente non citato, quanto
si legge in una lettera del P. Pio da Pietrelcina (in
data 19.3.1913) al suo direttore spirituale: data l'im-
portanza eccezionale del testo per la somiglianza con
la situazione della mistica di Lucca che l'aveva prece-
duto con espressioni ancor pi veementi, la mite
Gemma, secondo una testimonianza della zia Cecilia:
I Noi in Chiesa, ammoniva Gemma, non si sta come
ci si dovrebbe stare. Se vedesse come ci stanno gli
Angeli ed i Serafini intorno all'Altare, non si farebbe
cos!' - Una volta mi disse che Ges voleva che pre-
gassi tanto per i Sacerdoti e una mattina le aveva
detto: I Figlia mia, vedi, se non fosse per rispetto a
questi Angeli che mi stanno d'attorno, quanti ne ful-
minerei all'altare! E voleva dire nel tempo che dico-
no la Messa. E pregava molto per i Sacerdoti tanto
che arrivata a sudar sangue, un mese sano, l'ago-
sto. Mi diceva qualche volta: I Lo vedesse, come li
(lo?) trascinano con le funi i Sacerdoti, ora di qua
nuit. JsusChrist n'est pas vu. Il est seulement entendu (J. Steinmann,
Les trois nuits de Pasca!, Paris 1962, p. 51). Ma non c' in Pascal la rap-
presentazione degli Apostoli dormienti, il ricordo di Cristo del tutto solo
e della notte che avvolge cose e persone ... ?
67
ora di l! ed era un continuo pregare per essi, i Sa-
cerdoti(I4)' .
Crediamo opportuno riportare la testimonianza
di P. Pio per intero dividendola in 4 paragrafi seguen-
do, come per Gemma, il ritmo profondo del testo.
1) La visione: Venerd mattina ero ancora a letto
quando mi appare Ges. Era tutto malconcio e sfi-
gurato. Egli mi mostr una grande moltitudine di
sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi di-
gnitari ecclesiastici. Di questi, chi stava celebran-
do, chi si stava parando e chi si stava svestendo
delle sacre vesti. La vista di Ges in angustie mi
dava molta pena. Nessuna risposta ne ebbi. Per
il suo sguardo si riportava verso quei sacerdoti e,
come se fosse stanco di guardare, ritir lo sguar-
do ed allorch lo alz verso di me, con grande mio
orrore, due lagrime gli solcavano le gote. Si allon-
tan da quella turba di sacerdoti con una grande
espressione di disgusto e di disprezzo sul volto
gridando: I Macellai' ( 15).
(14) Summ. nr. VII: De heroica in Deum caritate. nr. 18 S., p. 332.
L'argomento stato approfondito nella Responsio ad animadversiones ...
Nova positio, p. 90 ss. con riferimento alle rivelazioni di S. Brigida, S.
M. Maddalena de' Pazzi, S. Paolo della Croce ... - Ancora nei processi la
zia Cecilia attesta che Gemma un giorno le disse: Zia, preghi per un
povero sacerdote che tace un peccato grave in confessione e pur celebra
la S. Messa; e so ancora che ne parl a Mons. Volpi, il quale, quando
quel sacerdote torn a confessarsi, finita la solita accusa, gli chiese se
avesse altro da accusarsi e quello negando, il Volpi gli osserv: 'Eppure
un'anima santa mi ha detto che lei confessandosi tace sempre un peccato
grave per vergogna'. Allora il sacerdote ruppe in un dirotto pianto e fece
regolarmente la sua confessione (nr. IX, De heroica prudentia, IX, p.
461 s.).
(15) Lett. 132 a p. Agostino di S. Maria in Lamis, ediz. S. Giovanni
Rotondo, 1973 p. 351 s.
68
2) La spiegazione di Ges: E a me rivolto disse: 'Fi-
glio mio, non credere che la mia agonia sia stata
di tre ore, no, io sar, per cagione delle anime da
me pi beneficate, in agonia fino alla fine del
mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio
mio, non bisogna dormire. L'anima mia va in cer-
ca di qualche goccia di piet umana, ma ohim mi
lasciano solo sotto il peso della indifferenza(16).
L'ingratitudine e il sonno dei miei ministri mi ren-
dono pi gravosa l'agonia. Ohim! Come corri-
spondono male al mio amore! Ci che mi affligge
che costoro alla loro indifferenza aggiungono il
disprezzo e l'incredulit. Quante volte ero l per
fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli An-
geli e dalle anime di me innamorate ... Scrivi al Pa-
dre tuo e narragli ci che hai visto ed hai sentito
da me questa mattina.
3) Parte segreta del messaggio: Ges continu anco-
ra, ma quello che disse non potr giammai rivelar-
lo a creatura alcuna di questo mondo.
4) Partecipazione ed apprensione di P. Pio: Questa
apparizione mi cagion tale dolore nel corpo, ma
pi ancora nell'anima, che per tutta la giornata
fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dol-
cissimo Ges non mi avesse gi rivelato ... Ges ha
ragione. Questi disgraziati nostri fratelli corri-
spondono all'amore di Ges col buttarsi a braccia
aperte nell'infame setta della massoneria. Pre-
ghiamo per costoro acciocch il Signore illumini
le loro menti e tocchi loro il cuore. Seguono pa-
role d'incoraggiamento per il P. Provinciale per la
(16) Qui la somiglianza col testo pascaliano diventa letterale.
69
70
sua opera di riordinamento della Provincia Cap-
puccina: Il bene della nostra Provincia dev'esse-
re la sua aspirazione, a questo devono essere indi-
rizzate le nostre preghiere. Ed anche: ... se non
potranno mancare al Provinciale le difficolt, le
fatiche, le molestie, si guardi bene dal perdersi
d'animo. Ges lo sosterr. E conclude: La guer-
ra di quei cosacci si va sempre pi intensificando,
ma non li temer con l'aiuto di Dio. Quindi credo
si possa dire che Pascal, Gemma e P. Pio si man-
tengono nella stessa linea di una realt intensiva
di presenza attuale che potremmo chiamare della
contemporaneit doppia:
a) la contemporaneit, ossia presenza di Cristo al-
la storia umana:
Ges sofferente per e con noi fino alla fine del
mondo quando il Figlio dell'uomo far il giudi-
zio della storia e il principe di questo mondo
sar cacciato fuori, quando Babilonia la gran-
de sar abbattuta per sempre e scender dal
cielo la nuova Gerusalemme ( 17);
b) la contemporaneit, ovvero presenza dei cre-
denti, di ciascuno di noi, alle sofferenze che Cri-
sto ha patito per i nostri peccati e per quelli
di tutti gli uomini. In Cristo una contempora-
neit di solidariet e di misericordia per i pec-
cati del mondo come una continuazione nel
senso esistenziale di una ripetizione (reale-
mistica) della sua Passione. In noi credenti
una contemporaneit di pentimento e di espia-
zione per i peccati nostri e del mondo intero
(17) Apoc. 18,2 55.
e pertanto in conformit attuale della sua Passio-
ne, ossia di una nostra partecipazione come
presenza attiva riparatrice.
La verit teologica della divina trascendenza e
della impassibilit di Dio ci sembra resti salva ed an-
che, di conseguenza, quella di Cristo come Verbo
eterno nella sua nascita eterna (Gv 1,1). Nella secon-
da e terza nascita, ossia in quella ch' avvenuta una
volta sola nel parto verginale di Maria ed in quella
che avviene in ogni anima che passa dal peccato alla
grazia, secondo la profonda esposizione di Ekhardt
ripresa da Taulero, quando trascendenza e immanen-
za, ossia Dio e le creature, vengono a contatto e quasi
s'intersecano: Quia videlicet nullam ipse tam capa-
cem creaturam habet, fundumque essentiae suae ita
perfecte effundere atque inscribere queat, sicut in
opere illo facit, in quo spiritualiter seipsum in quali-
bet anima sancta generat. Haec autem Dei in anima
generati o, ut ante saepius dixi, nihil aliud est quam
ipsius in nova quadam cognitione et intelligenti a, no-
voque modo in anima manifestatio (18). Ma per Cri-
sto vale una ragione speciale: con l'Incarnazione e
con i singoli misteri della sua Vita il Verbo eterno
ha contratto in Cristo una particolare situazione di
appartenenza al tempo ch' la storia umana, la qua-
le costituisce per l'appunto il tempo opportuno
(Km ~ s della salvezza. Questa situazione nuova
una novit sia nel Verbo incarnato, destinato alla
Passione, per salvare l'uomo, sia nell'uomo chiamato
(18) D. Joannis Thauleri, Sermones de Tempore et de Sanctis reli-
quaque eius Opera Omnia a R.F. Surio Cartusiano in latinum Sermonem
translata, Coloniae et denuo Maceratae 1603. In Nativitate Domini, Ser-
mo 1, p. 45 - Cf. anche p. 40, spec. p. 309.
71
alla salvezza mediante la libert, ossia la sua parteci-.
pazione libera alla Passione di Cristo. Questa dottri-
na pacifica: mediante la sua Passione e Morte che
Cristo ha liberato l'uomo dal peccato ed mediante
la conformit del Christus patiens che il peccatore
viene liberato dal peccato ed espia la pena dovuta al-
la propria colpa.
La nuova considerazione esistenziale - che nel
nostro caso ci stata suggerita dai fenomeni di
Gemma, ma vale per tutti i fenomeni mistici similari
- intende proporre, o piuttosto parlare, come gi la
piet cristiana spontanea della catechesi tradiziona-
le, della conformit al Christus patiens e questo in
considerazione sia di una riflessione pi approfondi-
ta e concreta dell'originalit di essere che compete
alla libert umana e sia, di conseguenza, della quali-
t nuova che il tempo umano come spazio nuovo
della libert ha assunto con la venuta di Cristo. La
storia di Cristo non come quella di qualsiasi per-
sonalit del passato (Alessandro, Socrate, Napoleo-
ne ... ) che abbia scosso il mondo, ma ora passata ed
uscita dalla storia, come gi si sopra riconosciu-
to: esse finiscono nel tempo e per esse vale il princi-
pio di Lessing, che verit contingenti non possono
diventare il punto di partenza per una decisione eter-
na . Gli eventi della storia profana divengono per
una decisione dell'uomo e una volta divenuti non di-
ventano pi, sono passati per sempre e devono lascia-
re il posto ad altra storia, cio ad altri eventi ad ope-
ra di altri protagonisti. Gli eventi della storia sacra
hanno invece per protagonisti la libert di Dio e la
libert dell'uomo, Dio con l'uomo e l'uomo con Dio,
l'Uomo-Dio redentore e l'uomo peccatore che s'incon-
trano nel tempo opportuno della redenzione e del-
72
la conversione. L'irruzione della libert nel tempo
rompe la continuit del tempo e impedisce che il
tempo sia coestensivo dell'essere e s'identifichi con
esso(19). Anche questo pacifico.
Il punto pi delicato, ed anche pi suggestivo,
quello di chiederci se questa continua presenza ope-
rante di Cristo usque ad consummationem saeculi
non sia semplicemente ridotta (sic!) ad una presenza,
effettiva certamente, ma considerata soltanto come
gi avvenuta . Ma si pu dire anche in qualche mo-
do che, grazie all'intreccio d'immanenza e
denza ... nella forma soprattutto dell'incontro-scomro
di due libert, la divina e l'umana, che la Passione
di Cristo, a causa dei continui peccati degli uomini,
continua in qualche modo (<< misticamente e realmen-
te ) in Cristo, perch gli uomini continuano a pecca-
re ed a qualificare la storia con il novum delle pro-
prie scelte di ribellarsi a Dio.
In parole semplici si tratta di chiarire un po' che
la storia sacra un divenire del piano di salvez-
za fino alla fine del mondo e che questo divenire
opera di libert che d all'uomo la possibilit del-
l'alternativa pro o contro Dio, pro o contro Cristo.
Cristo, come Uomo-Dio e Redentore, non certamen-
te indifferente alla qualit delle scelte dell'uomo e
perci gode se essa per Dio e soffre invece se con-
tro Dio. Si tratta ora di chiederci se possibile man-
(19) A differenza di quanto accade nel pensiero moderno il quale,
specialmente dopo Kant, procede a dissolvere l'essere nell'apparire e ar-
riva, con Heidegger, a identificare l'essere con il tempo, togliendo cio
sopprimendo alla fine anche l'ultima e decisiva qualit che la libert.
In Heidegger, infatti, la essenza della verit la libert , cio la pre-
senza del presente (Die Anwesenheit des Anwesenden), ch' il lasciar es-
sere l'essente ossia l'apparire come identico all'essere (Cf.: Vom Wesen
der Wahrheit, Frankfurt a. M. 1949, p. 18 s.).
73
tenere ancora Cristo implicato nel tempo nella sto-
ria umana, ossia di quella che continua a scorrere
nell'apertura della libert e quindi resta aperta a tut-
te le possibilit della libert stessa ch' l'unico prin-
cipio nuovo ad emergere sopra la natura: una novit
- diciamola d' indipendenza esistenziale eD) -
che Dio stesso rispetta perch l'ha creata tale e che
rispett fin nella futura Madre del suo Verbo, la qua-
le attese a riflettere prima di dare il fiat del suo con-
senso come ancella del Signore (Le 1,26 ss.).
Infatti al primo annuncio dell'Angelo, Maria ...
turbata est in sermone eius et cogitabat qualis esset
ista salutatio (v. 22). Conosciuto poi lo scopo della
visita angelica, parla direttamente al Celeste messag-
gero, presentandogli il dubbio di fondo sul manteni-
mento della sua verginit: Quomodo fiet istud quo-
niam virum non cognosco? (v. 34). E solo dopo aver
avuta l'assicurazione dell' Angelo, Maria d il suo
consenso: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum
verbum tuum (v. 38). Certamente, secondo il n0stro
modo di parlare e anche di capire, Dio ha goduto del
consenso di Maria: perch allora a fortiori (in senso
esistenziale) non ammettere che Cristo, l'Uomo-Dio
glorificato, non possa come uomo}} nella sua peren-
ne presenza allo scorrere del tempo, godere quando
un'anima con l'amore va a Lui e invece rattristarsi,
(lO) chiaro che sotto l'aspetto metafisica anche la libert creata
dipende dalla causalit divina, come la causa seconda dalla causa prima:
per dipende come causa libera cio per essere libera, per agire libera-
mente ed anche per liberarsi e per diventare sempre pi libera nel sacrifi-
cio per l'indipendenza della libert, secondo l'insegnamento di Cristo:
Veritas liberavit vas (Gv. 8,32). Cio, per essere pi espliciti, mentre
per gli effetti delle cause naturali, l'influsso divino cade sulla loro natu-
ralit , per gli esseri spirituali esso cade sulla loro libert. Anche la gra-
zia, secondo S. Tommaso, data per rafforzare, per rendere pi libera
la libert (Cfr. S. Th. L, II, q. 109, spec. aa. 2.3.6 ... ). Questo si fonda sulla
ratio imaginis di Dio nell'anima.
74
e ancora soffrire, quando l'uomo col peccato si al-
lontana?
Senza voler aprire un discorso troppo tecnico e
complesso, qual quello sulla natura e struttura del
tempo, penso non offra pi difficolt la distinzione
fra tempo fisico e tempo storico, fra tempo cosmico
e tempo umano ed (aggiungiamo) fra tempo naturale
e tempo soprannaturale. La distinzione emerge dalla
diversa qualit dei due campi, della natura e della
grazia, nel senso cio che il tempo fisico si presenta
come il susseguirsi nel corso dello sviluppo dei feno-
meni naturali, secondo l'articolarsi del prima e del
poi nella continuit del divenire dei processi fisici,
mentre il tempo umano si attua nella storia dei popo-
li e dei singoli uomini in virt della qualit delle
decisioni della libert: quindi esso procede per strap-
pi, mediante la rottura dei progetti dell'azione e le
crisi di decisione della scelta. un procedere a
strappi anche a causa delle contese, lotte, rivoluzio-
ni ... di cui intessuta la storia umana, ch' perci
continua e discontinua, perch il suo tempo umano
incluso nel tempo fisico; discontinua, per l'irrom-
pere delle decisioni della libert.
Con la venuta di Cristo il tempo umano acquista
un nuovo rapporto interiore, cio s'inserisce nell'e-
ternit che proprio della divinit. Di conseguenza
(credo si possa dire), con lo scomparire della presen-
za esteriore della Persona di Cristo dalla scena della
storia del mondo, non pu essere annullata la sua
presenza reale - anche se invisibile - al mondo ed
al tempo umano e quindi Egli non mai assente agli
eventi della storia. Questo sembra pacifico: perci
pare anche opportuno e legittimo concludere che co-
75
me il nunc reale della presenza continua (-ta) di Cri-
sto alla Chiesa, nelle vicende della sua realt storica,
non tolta ma sostenuta dall'eternit in cui anche
l'umanit di Cristo stata assunta e glorificata, cos
questa gloria non nega n distrugge, ma sostiene ed
illumina sul piano soteriologico una presenza e par-
tecipazione di una nuova e reale sofferenza del
Cristo-uomo per i peccati che gli uomini ancora com-
mettono e continuano a commettere fino alla fine
dell'eone storico che sar chiuso con l'ultimo Giudi-
zio.
Ora gi nella promessa di Cristo ch'Egli, pur sa-
lendo al Padre, resta sempre presente nella sua Chie-
sa (Mt 28,20), sembra implicito ch'Egli possa soffrire
ancora in qualche modo per i peccati del mondo e
soprattutto dei cristiani. Allora, poich questi pecca-
ti attingono dal tempo l'Uomo-Dio che vive nell'eter-
nit e meritano una pena di eterna dannazione, cos
essi realizzano - se cos si pu dire - un nuovo tipo
di presenza esistenziale , nella quale il tempo uma-
no attinge l'eternit e l'azione perversa dell'uomo ef-
fettivamente offende non solo Dio, ma anche (e so-
prattutto, se cos si potesse dire) l'Uomo-Dio. Ges
Cristo, ch' veramente uomo anche nella gloria, in
virt della sua Umanit attinge il tempo storico e
partecipa all'eone in corso di sviluppo della storia
umana e di quella di ogni cristiano, non semplice-
mente come spettatore indifferente, ma come Salva-
tore nella realt della sua natura umana. Ges resta
in attesa della risposta dell'uomo e di ogni uomo alla
sua grazia e, come Egli gode se l'uomo l'ama e Gli
rimane fedele, cos soffre quando l'uomo l'offende.
Si pu dire perci, come dicono i mistici, che Ges
76
soffre quando l'uomo lo offende, poich nel tempo
storico che l'uomo offende Dio e Cristo, ch' il tempo
esistenziale concreto dell'esercizio della libert di
ogni uomo durante la sua esistenza terrena.
Anche se in altro senso, cio in quello dell'asso-
luta perfezione e perci dell'onniscienza di Dio, ogni
cosa ed evento sono presenti al suo sguardo per-
ch nulla potrebbe mai essere e accadere senza l'in-
flusso della sua onnipotenza, resta il fatto (ed an-
che verit di fede per il credente) che l'uomo pu sce-
gliere fra il bene e il male, come ha mostrato del
resto la storia dell'uomo fin dal suo inizio catastrofi-
co. Bisogna riconoscere, come nel fiat di Maria al-
l'Annunciazione dell' Angelo (Le. 2), che la decisione
della creatura libera ha un suo proprio spessore on-
tologico, il momento della decisione, la possibili-
t attiva appunto della libert.
L'atto dell'offesa del peccato allora l'uomo lo po-
ne nel momento della sua libera decisione, l'offesa
prima non c'era: in quel momento del tempo (in illo
tempore) che allora si compie l'offesa non prima. Si ri-
fletta ancora che dal punto di vista teologico-mistico,
il peccato l'unica cosa che l'uomo ha in proprio e col
quale egli si ribella a Dio, lo sfida, lo disgusta, lo di-
sprezza e disprezza la Passione di Cristo che pur l'ha
redento dal peccato. Il fatto allora che l'anima di Cri-
sto (nell'Orto) mediante la scienza infusa abbia potuto
conoscere tutti i peccati di tutta l'umanit fino all'e-
saurimento della storia, questo non elimina ma sup-
pone la qualit propria del disordine del peccato
singolo ed agisce anche con la sua novit, ossia che
esso accade solo ora ed in questo ora: ci signifi-
ca non solo che poteva accadere prima od anche dopo,
ma soprattutto che poteva anche non accadere.
77
Per questo l'uomo diventa responsabile merite-
vole e colpevole ora, nel momento in cui egli pone,
esprime ed attua la sua decisione.
Quindi sembra una soluzione minimistica negare
che in realt per il peccato dell'uomo, Cristo or-
mai (glorioso) pi non soffra come uomo, perch ha
gi sofferto per tutti i peccati della storia umana
ch'Egli aveva gi previsti uno per uno ... ; i miei (come
dice Gemma), i tuoi, quelli di ciascuno e con la spe-
ciale malizia di ciascuno(2'). Ma questa malizia in
atto solo nel momento stesso del peccato e si tratta
di un atto libero che poteva (e doveva) non esserci
e della cui esistenza hic et nunc causa responsabile
solo il peccatore. Ma, come il peccato un atto, ch'
bens posto nel tempo da una volont finita, la quale
per attinge l'eterno con la sua ribellione: cos l'Uo-
mo-Dio, che in quanto Uomo-Dio appartiene sempre
all'eone dello sviluppo della storia umana, attende
dall'uomo nel tempo la corrispondenza alla sua re-
denzione. Pertanto, come Cristo gioisce quando fiori-
scono i santi, cos anche soffre quando infestano i
peccatori. Quella presenza dei peccati nell'Orto era
una pre-visione rappresentativa, ma non ancora
(sembra) una contemporaneit di scientia visionis,
che corrisponde allo svolgersi in atto fino all'esaurir-
si, nel piano della divina Provvidenza, della storia del
mondo e della Chiesa. Pertanto la visione che Cristo
(lI) Come l'Uomo-Dio nella gloria possa, nella sua natura uma-
na, soffrire ancora a causa dei peccati dell'uomo, l'uomo non lo pu spie-
gare, ma questa la convinzione espressa nel linguaggio abituale della
piet cristiana ed Cristo stesso che di continuo lo dice ai mistici: qui
si vuoI salvare la verit oggettiva di ci che i mistici dicono di vedere
e di sentire immediatamente da e in Ges stesso in siffatte visioni e co-
municazioni partecipando ai dolori mentali e corporali ch'Egli dice e mo-
stra di soffrire davanti ai loro sguardi e chiede insieme di essere consola-
to con la loro partecipazione.
78
ha ora, ed in ogni momento, dell'atto della libert
dell'uomo che l'ama o che pecca ha sempre carattere
reale e presentativo.
In conclusione: allora l'Uomo-Dio nella gloria
soffre ancora? (22). Come Dio, certamente no. Come
Uomo-Dio, i Santi e i mistici lo vedono soffrire anco-
ra per i peccati degli uomini, lo sentono invocare la
riparazione e chiedere di essere confortato ... Soprat-
tutto con la rivelazione del culto del S. Cuore, me-
diante le visioni (riconosciuta dalla Chiesa) di S. Mar-
gherita M. Alacoque (la quale ha avuto tanta parte
nella vocazione e crescita spirituale di Gemma), que-
sta realt presenziale di Cristo nella storia delle ani-
me sembra fuori dubbio. Infatti, perch non ammet-
tere che qui abbiamo un tempo nuovo ed una
presenza nuova di Cristo, in virt dell'atto nuovo,
che l'uomo pone, di peccato e di amore? La presenza
esistenziale ed il tempo esistenziale appartenente al-
la realt umana ed alla sua presenza al Corpo misti-
co dell'Uomo-Dio? L'Emanuele ch' Dio con noi? Per-
ci la storia umana ed ogni atto libero, sia dei Santi
come dei peccatori, presente a Cristo in un modo
estensivo e intensivo cos che ogni atto gli presente
nella qualit propria del momento del suo reale
accadere: lo tocca ancora e lo toccher fino alla fine
dei tempi con una nuova spina di dolore o con una
nuova goccia di conforto. Tale ci sembra il folgoran-
te messaggio cristologico ed ecclesiale dell'umile ver-
gine lucchese.
(22) Cos anche Ges secondo la rivelazione ad un'estatica contem-
poranea: E oltre la sua gloria ancora [Ges] soffrir nel suo spirito di
Amore nel vedere che l'Umanit calpesta il suo Amore. Voi non potete
capire per ora (Maria Valtorta, Poema dell'Uomo-Dio, Edizioni Pisani
1970, val. VII, p. 1399). Qualcuno, pi esperto nella letteratura mistica,
potr trovare altre testimonianze analoghe.
79
Gemma oggi? Che senso cio pu avere la sua vi-
ta di missione per l'uomo d'oggi? Quale rilevanza
pu avere dopo il Concilio Vaticano II, la sua singola-
re partecipazione alla Passione di Cristo per il cri-
stiano d'oggi, cio del post-concilio che, per una erra-
ta apertura di secolarismo ed ecumenismo, ha visto
scomparire nel popolo l'una dopo l'altra le devozioni
pi care alla tradizione cattolica: quali la Passione
di Cristo, l'Eucarestia, la Beata Vergine Madre di
Dio, gli Angeli messaggeri di Dio, i Santi nostri fra-
telli e modelli presso Dio? Tutti sappiamo - basta
sfogliare le riviste di predicazione e di spiritualti -
che oggi i Santi e le devozioni non godono buona
stampa - anzi n buona n cattiva, poich sono igno-
rati o al pi, ma anche questo sta diventando sempre
pi raro, rispolverati per ricerche erudite o per qual-
che festa paesana. Ma se scompaiono i modelli, scom-
pare anche il Modello e difatti mai la Cristologia ha
avuto, ed tuttora in corso, una crisi cos profonda
come nell'attuale momento. Veramente il fumo di
Satana , denunciato e deprecato da Paolo VI, ha con-
fuso un po' (e pi che un po') tutto e tutti, dogma
e morale, gerarchia e fedeli ... come non si vedeva dai
tempi di Pelagio e di Nestorio, dello scisma di Fozio,
della Riforma specialmente di Lutero, che ha strap-
pato alla Chiesa met della cristianit e della bufera
del deismo e dell'illuminismo dei secoli XVII-XVIII
e del loro erede il modernismo all'inizio del nostro
secolo, di cui l'attuale marasma nella Chiesa(23) non
che la reviviscenza e la continuazione. Fino a quan-
do?
(23) Cfr., per alcune indicazioni fondamentali, i nostri studi: Intro
duzione all'ateismo moderno, II ed., Roma 1969, e La preghiera nel pen-
siero moderno
2
, Roma 1983.
80
Cosa pu dire oggi, nella vita della Chiesa del
post-Concilio, una vita di eccezione e di nascondi-
mento totale in Cristo, come quella della Galgani?
Se l'esperienza mistica di Gemma, come prima
quelle di S. Francesco, di S. Caterina da Siena e degli
altri stigmatizzati (ed a suo modo anche l'intuizione
mistica di Pascal nella festa di S. Clemente) sono, co-
me viene da pensare, esperienze reali ed appartengo-
no atla sfera di possibilit, ossia di apertura della li-
bert umana; la tesi moderna invece riduce lo spazio
e il tempo a fenomeni, forme a priori della sensibilit
e pretende di affermare il totale vuoto di essere in
cui si agita la vita e il pensiero dell'uomo nella sto-
ria. Non si salva soprattutto la realt della vita quoti-
diana abbassando il tempo a livello di fenomeno che
resta sull'uscio della verit, come fanno con indirizzo
opposto sia il razionalismo come l'empirismo(24), n
elevandolo a forma, ossia a principio costitutivo del-
l'unit sensibile dei fenomeni e a piattaforma della
dinamica delle categorie come invece propone
Kant(2S) e meno ancora, anche se con manifesta vo-
lont di coerenza, identificando il tempo con l'essere
concreto, cio storico, della realt umana, come ha
fatto l'idealismo in modo velato e poi apertamente
(
4
) Giustamente osserva Kant che a questo modo Leibniz, to-
gliendo la differenza e costruendo un sistema intellettuale del mondo ...
ha intellettualizzato i fenomeni, mentre Locke con un sistema delle
idee (Noogonie) ha sensificato (sensifizirt) i concetti dell'intelletto (Kri-
tik der reinen Vernunft, Transz. Analytik I, A270, B326 s; ed. R. Schmidt
2
,
Leipzig 1930, p. 316 s.).
eS) Kant privilegia espressamente il tempo a confronto dello spa-
zio poich, se in una prima riflessione lo spazio la forma dei sensi ester-
ni ed il tempo la forma dei sensi interni, poi il tempo abbraccia (cio
informa) l'uno e l'altro (Kritik der reinen Vernunft, Transz. Aesthetik, 6
A34, BSI; ed. R. Schmidt
2
, Lipzig 1930, p. 77).
81
lo stonClsmo posthegeliano ed esistenzialista(26). Il
fenomeno mistico una testimonianza di realt,
non solo presente all'interno della fede, ma anche
quale oggetto di osservazione della riflessione ogget-
tiva fenomenologica: nella distinzione ed insieme con
la solidariet, cio appartenenza del fenomeno alla
realt. Infatti il fenomeno (le apparizioni, le esperien-
ze mistiche, i fenomeni straordinari ... ) non solo rea-
le, ma si presenta pregnante e decisivo nella realt
della vita del mistico, anche se il giudizio ultimo di
valore per la comunit dei fedeli resta affidato all'au-
torit della Chiesa. La realt di siffatti fenomeni
straordinari tanto pi significativa negli stigmatiz-
zati per la conformit reale, cio fisica, con la Passio-
ne di Cristo, nel senso oggettivo di una esperienza
e partecipazione reale e visibile che diventa per la
Chiesa e per i fedeli una testimonianza viva del so-
prannaturale . Il carisma od i vari carismi della par-
tecipazione reale dei dolori della Passione di Cristo
fa dello stigmatizzato, in senso visibile, un altro Chri-
stus patiens.
La realt del tempo terreno, ovvero dell'esisten-
za quotidiana, nel mistico sembra alle volte quasi
dissolta, bench non sia ancora nel possesso definiti-
vo della presenza ferma della realt divina, e per
questo il fenomeno mistico di solito si dice ec-sta-
si . Infatti, poich il mistico si trova a sperimentare
la massima vicinanza alla realt divina perci nella
(26) La filosofia contemporanea nelle sue varie direzioni (marxismo
compreso) ha eliminato la originalit della qualit dell'essere come quali-
t derivando con Hegel dalla quantit la qualit ed allineandosi in questo
alla dissoluzione dell'Assoluto e della trascendenza teologica operato dal-
la coincidenza di essere e tempo in M. Heidegger, secondo il quale il
tempo l'orizzonte per la comprensione dell'essere < als Horizont des
Seinsverstndnisses : - Cf.: Sein und Zeit, ed. cit., spec. 65, 68, 69c,
80, 83, p. 323 ss. Sulla concezione hegeliana del tempo: 82, p. 478 ss.).
82
massima tensiOlle uel tempo che si avvicina e quasi
si conforma all'eternit: proprio per questo la sua
esperienza tanto pi si distingue, ma insieme si di-
stacca, dalla fenomenicit e intensifica la verit della
propria realt. Le stimmate, le ferite, il sudore di
sangue e gli altri fenomeni mistici sono fatti: non so-
lo cos sono altrettanto reali, ma lo sono pi ancora
delle ferite ordinarie e di consimili fenomeni doloro-
si di cui l'esperienza personale conosce la dura realt
e la ricerca clinica ne studia le cause. Lo stesso com-
portamento dei soggetti di tali fatti mistici, rispetto
ad eventi naturali o patologici similari che seguono
il corso delle leggi naturali, indicano nel fenomeno
mistico una qualit ancor pi positiva di realt dello
stesso fenomeno naturale similare: si pensi subito al
modo autonomo di comparire e di scomparire dei
fenomeni mistici di Gemma. Il rapporto nell'ideali-
smo moderno di esterno-interno, di fenomeno-nou-
meno, di apparenza-realt e pertanto anche di istante
ed eternit ... nel senso di elevazione del secondo ter-
mine sul primo e di declassamento di questo rispetto
a quello, non ha pi senso nei fenomeni mistici, anzi
apertamente sconfessato. Il fenomeno mistico, ben-
ch esso sorprenda, reale di una realt superiore
non solo a qualsiasi altro fenomeno, ma anche a
qualsiasi realt ovvia e lo , non soltanto per la sin-
golarit e rarit, quanto e soprattutto per la sua ec-
cedenza d'intenzionalit ontologica - ci sia per-
messa l'espressione - ossia per lo splendore sem-
pre nuovo nell'imporsi e manifestarsi in esso di una
Realt proveniente - non solo per l'eventuale spetta-
tore, ma per il mistico stesso - da regioni od emisfe-
ri dell'essere che sono altri dal quotidiano , cio di-
versi da quelli del mondo fenomenale e sensibi.le.
83
Ritornando alla considerazione dialettica del
tempo, Heidegger critica giustamente Hegel per il
livellamento a cui sottopone lo ora (Jetzt) del
presente ch' destinato cos a svanire nella realt del
tutto ch' l'eternit(27). Ma anche in Heidegger, ca-
povolgendo la situazione e facendo del tempo una
successione di momenti (als Jetztfolge), cio ritor-
nando al tempo aristotelico come movimento-suc-
cessione (indefinita) del momento , il tempo piani-
ficato nella inarrestabile scorrente irrequietezza del
momento stesso e cos esso dequalificato proprio
per questo suo scorrere continuo indifferente. Occor-
re dunque che il tempo umano, poich di questo
che si parla, si agganci all'eternit ma non s'identifi-
chi con essa, come voleva Hegel, poich altrimenti
il tempo, in quanto umano, (il nostro tempo ) svani-
sce nella pura fenomenicit. E ci inammissibile,
poich il tempo deve per l'uomo diventare lo spazio
reale dell'attuarsi della sua libert, come gi si
accennato e come giustamente ha insistito l'esisten-
zialismo cristiano di Kierkegaard(2S).
Pertanto - e mi sembra che si tratti proprio del-
la conseguenza del fin qui detto - anche l'eterni-
t, non quella di Dio uno e trino nella sua trascen-
denza assoluta sul tempo (prima-durante-dopo la
creazione e redenzione), ma quella dell'Uomo-Dio
(27) {( Die w-ahrhafte Gegenwart ist somit die Ewigheit" (Hegel, En-
zyklop. d. philos. Wiss., 259 Zusatz).
(28) Per il cristiano infatti nel {( tempo che l'uomo deve fare la
sua scelta che decider dell'eternit ( il problema di Lessing discusso
anche nelle Briciole e nella Postilla di Jo. Climacus e risolto nella Malat-
tia mortale e nell'Esercizio del Cristianesimo di Anti-Climacus). Perci
l'uomo, che sintesi di tempo e di eternit, deve saper cogliere il tempo
della grazia" (Diario X2 A 219) e non lasciarsi ingolfare nella finitezza
per abbandonare la realt cristiana come ha fatto il Protestantesimo
(Diario XI> A 121).
84
ch' vissuto ed ha operato nel tempo ed il Salvatore
di quanti combattono nel tempo per raggiungere la
vita eterna, ha (<< deve avere ), per poter salvarci, un
rapporto reale al tempo storico ove gli uomini af-
frontano il rischio e le prove della salvezza.
Questo rapporto reale non tocca (forse?) la realt
di Cristo in quanto Dio e in quanto Persona divina,
quasi questa perdesse qualcosa della divinit nell'ab-
bassamento dell'Incarnazione (secondo l'odierna teo-
logia antropologica); ma pu toccare e interessare (la
persona di) Cristo in quanto uomo, cio dotato di una
vera natura umana ancora sensibile, Cristo ora
certamente glorificato e glorioso e non pi passi-
bile al modo diretto e indicativo. Sembra(29) per
che la sua santa umanit, anche se glorificata e glo-
riosa, si mantenga ancora partecipe di tutta la tensio-
ne esistenziale della storia umana della salvezza e
pertanto anche della lotta nelle anime singole come
negli eventi di bene e di male nella Chiesa e nel mon-
do: Cristo quindi non solo non indifferente al com-
portamento della libert dell'uomo, ma ne sente i
contraccolpi nella sua umanit e sensibilit e li pu
perci anche manifestare , come sembra accadere
appunto negli stati e fenomeni dei mistici. In questi
fenomeni straordinari delle apparizioni dolorose di
Cristo che appare ancora sotto la Croce, con le ferite
sanguinanti... e dei Crocifissi e immagini sacre anche
sanguinanti e le corrispondenti partecipazioni di do-
lore di Cristo da parte dei misticieO) (stimmate, co-
(29) Dico anch'io sembra , sull'esempio sopra riferito di S. Gemma!
(30) In Italia, dopo i fenomeni di Gemma e di P. Pio (che sembra
fosse devoto di S. Gemma), fenomeni simili si riferiscono della M. Aiello
(Cfr.: F. Spadafora, Sr. Elena Aiello, Il ed. Roma 1964) e Teresa Museo,
morta il 19 agosto 1976 (Cf.: G. Roschini, Teresa Museo, Crocifissa col
Crocifisso - Caserta 1979). Ed ora anche P. Gino Burresi O.M.V.
85
rona di spine, flagellazione ... ) Cristo chiede all'uo-
mo la partecipazione ai dolori della sua Passione a
titolo di compassione verso di lui e di espiazione per
i peccati che gli uomini continuano a commettere:
l'invito di Cristo ai suoi privilegiati fatto certamen-
te con la parola, ossia con l'espressa dichiarazione
della sua sofferenza reale, ma soprattutto col mo-
strare ad essi visibile, in modi vari e cangianti, la sua
stessa attuale sofferenza per i peccati attuali che gli
uomini continuano anche 'oggi' a commettere. E
questo per eccitare la commozione del mistico e,
quindi (come si gi detto), la sua reale partecipazio-
ne e conformit con la Passione di Cristo: per conso-
larlo, per alleviargli la sofferenza.
Un'ultima osservazione ontico-fenomenologica,
fondata sulla teologia classica. vero che l'umanit
di Cristo, con la Risurrezione e Ascensione, stata
tolta agli sguardi degli uomini (Atti 1, lO). Ma non
bisogna lasciarsi soverchiare dalla fantasia empirica
nel concepire in modo statico il rapporto fra lo spiri-
to e la materia, fra l'anima e il corpo, fra il tempo
e l'eternit e quindi fra Dio e la creatura. Gi S. Pao-
lo aveva ricordato agli Aeropagiti di Atene che Dio
non lontano dall'uomo ma in Lui noi tutti viviamo,
ci moviamo e siamo (Atti 17,28) e quindi se noi sia-
mo dentro di Lui, Dio non n resta fuori di noi.
E S. Tommaso da pari suo aggiunge l'analogia dell'a-
nima rispetto al corpo: Spiritualia continent ea in
quibus sunt, sicut anima continet corpus. Unde et
Deus est in rebus sicut continens res (31).
(3\) S. Th. P, q. VIII (De existentia Dei in rebus), a. l ad 2. E l'Aqui-
nate lo spiega con la formula pi profonda dell'immanentismo metafisi-
ca: Hoc ad maximam virtutem Dei pertinet quod immediate in omnibus
agito Unde nihil est distans ab eo, quasi in se i/lud non ha beat (ibid.
ad. 3). gi nel Commento alle Sentenze la causalit divina, fondamento
86
Perci non deve sorprendere l'estensione feno-
menologica dello oggi dei dolori di Cristo, presen-
te nella sua eternit di gloria acquisita con i dolori
della Passione e Morte, causati dai peccati che gli uo-
mini per debolezza di passioni ed orgoglio di mente
continuano e continueranno a commettere. Ogni vol-
ta allora che l'uomo nello scorrere del tempo rinnova
col peccato la eausa di quei dolori, rivivono e ri-
tornano misticamente in Cristo gli effetti che sono
le sue pene e i suoi dolori ed Egli, misericordioso
sempre, si degna mostrarli ai suoi prediletti perch
lo compatiscano cio l'amino al punto che patiscano
come Lui e patiscano con Lui - che pur nella Pas-
sione aveva, sulla via del Calvario, detto alle pie don-
ne: ... Non piangete su di me ma sopra di voi stesse
e sui vostri figli! (Le. 23,28).
della presenza di Dio nelle cose, detta immediatissima Il (In I Sent.,
d. 27, q. I, a. l, spec. ad 4). Nell'art. 2, S. T. aggiunge due modi nuovi
della presenza di Dio nelle anime in grazia e della presenza speciale in
Cristo per unionem ossia secundum esse hypostasis della Passione
del Verbo (Mandonnet I, 860 s.).
87
3. La conformit al patire con Ges solo
Se l'espiare per le colpe e procurare la salvezza
altrui un atto di squisita carit per il prossimo, il
soffrire in unione con i dolori di Cristo l'espressio-
ne cristiana pi alta dell'amore di Dio. La santa fa
risalire questo suo proposito, almeno in forma espli-
cita, al 1896: In questo stesso anno 1896 cominci
anche in me un altro desiderio: in me sentivo cresce-
re una brama di amare tanto Ges crocifisso, e insie-
me a questo una brama di patire e aiutare Ges nei
suoi dolori . Ed ora un nuovo incontro decisivo col
Crocifisso: Un giorno fui presa da tanto dolore nel
guardare, cio fissare con gli occhi il Crocifisso, che
caddi in terra svenuta; si trovava in casa il babbo per
appunto, e cominci a contendermi, dicendo che mi
faceva male a stare sempre in casa, e a uscir presto
la mattina (erano due mattine che non mi faceva an-
dare alla Messa). Risposi arrabbiata: A me mi fa ma-
le a stare lontana da Ges Sacramentato . La reazio-
ne del padre e quella della figlia stanno agli antipodi:
S'inquiet tanto per quella risposta, che ne ebbi
una forte sgridata; mi nascosi in camera, e fu allora
per la prima volta che sfogai il mio dolore con Ges
solo . E forma il proposito: Ti v seguire a costo
di qualsiasi dolore, e ti v seguire fervorosamente;
no, Ges, non v pi darti nausea con operare timi-
damente, come ho fatto fino a ora: sarebbe venire da
te a recarti disgusto. Dunque propongo: Orazione pi
88
devota, Comunione pi frequente. Ges, io voglio pa-
tire e patire tanto per te e). ormai questo il pro-
posito della sua vocazione: Ogni giorno, in mezzo
ai miei tanti peccati di ogni specie, chiedevo a Ges
di patire e patire tanto (Autob. p. 236 s.).
E Ges la prende in parola. La Santa si esprime
con un linguaggio incredibile: Ges dopo tanto mi
consol (!): mi mand un male in un piede. Lo tenni
segreto per diverso tempo, ma il dolore si fece for-
te ... e dovette essere operatae). Di l a poco so-
praggiunger la grave malattia (morbo di Pott) che
la terr immobile in letto per quasi un anno, tra il
1898 e il 1899, fino alla guarigione miracolosa. Per
Gemma quindi la consolazione nel soffrire e noi
sappiamo gi quale fu il suo itinerario sempre in
ascesa di partecipazione alla Croce, soprattutto a
partire dall'impressione delle Stimmate dell'8 giugno
1899. La conformit con i dolori di Cristo al cen-
tro di quest'aspirazione.
A. - A Mons. Volpi.
Lett. 2 a - la lettera-programma della sua immo-
lazione sulla Croce. Impaziente, dopo la guarigione
miracolosa di entrare nella Compagnia delle Passio-
niste come la Madonna le aveva comandato , ri-
solve di andare via da s: Le parole della Vergine
sosterranno il mio coraggio. Ander via cos come so-
(1) La Santa confida a questo proposito: Babbo mio, io delle paro-
le non me ne ricordo, ma l'Angelo mio qui, che parola per parola me
le detta (p. 237).
(2) Qui Gemma scrive: Mi ricordo che mentre fui operata, piansi,
urlai ... (p. 237). I testimoni nei Processi dicono invece che Gemma mai
emise un lamento n prima, n durante, n dopo l'operazione e che uno
dei medici, il Dott. Gianni, esclam dopo l'operazione: 'Brava Gemma!
Hai avuto un gran coraggio! '. Gemma rispose ancora al medico con un
altro sorriso (ibid. n. 2).
89
no, senza niente; non mi ripugna niente il soffrire
qualunque cosa: non arriver mai a soffrire quanto
ha sofferto Ges (p. 311). questa la misura e la luce
del suo soffrire, Sett. 6 - ( del 12 settembre 1899,
dopo lo smacco della visita medica delle Stimmate,
voluta da Mons. Volpi). Gli comunica che al confesso-
re Ges dar qualsiasi segno ... purch sia solo: mi
basta che Lui solo sia certo che non una malattia,
come l'hanno creduta, e non opera tua; per devi
dirgli che io a te ti mander tante croci . Ma non
basta: che invece di ricevere amore, ricever odio e
disprezzo, e per giunta sar anche abbandonata da
Ges (3). E Ges le comunica anche la ragione
teologica , ch' quella scelta come guida nella nostra
lettura: Per quando Ges mi avr messo in questo
stato, io non devo pensare alla fine: ma devo prepa-
rarmi a delle altre croci e sostenerle fortemente . E
spiega subito qual' la tecnica di Ges per possedere
le anime: Mi ha detto poi Ges: I Sai, figlia mia, in
che maniera io mi diverto a mandare croci alle anime
a me care? lo desidero possedere l'anima loro, ma
intera, e per questo la circondo di croci, e la chiudo
nelle tribolazioni, perch non mi scappi di mano; e
per questo io spargo le sue cose di spine, perch non
si affezioni a nessuno, ma provi ogni suo contento
in me solo. l'unica via per vincere il demonio e
giungere a salvezza: Figlia mia, quanti mi avrebbero
(3) Riporteremo pi avanti, dagli appunti di Diario a Mons. Volpi,
una terrificante rivelazione di Ges sulle prove che l'aspettano. Il conte-
sto mistico di Gemma chiaro: conformarsi alla Passione di Ges con
la partecipazione a tutti i suoi dolori e soffrire per la conversione dei
peccatori. questo il tema continuo delle lettere e delle estasi: Sfogati
con me. Voglio essere tutta vittima per i peccatori, voglio vivere vittima,
voglio morire vittima (E. 9
a
, p. 18). Ancora Chi Ges che ti d tanti
dolori ? .. O Ges, i peccati, i peccati! Che farei per impedire i peccati!. ..
O Ges, farei tanto per impedirli, ma non son capace. Ges, per il tuo
sangue, per i tuoi dolori ... (E. 36
a
, p. 56).
90
abbandonato, se non li avessi crocifissi! La croce
un dono troppo prezioso, e da esso si apprende molte
virt' .
Alla preghiera di Gemma di concederle la grazia
di amarlo tanto tanto, ecco la risposta di Ges: O
anima a me cara, se veramente vuoi amarmi, eccoti
il mio calice: puoi beverlo fino all'ultima stilla. In
quel medesimo calice lo ho posto le mie labbra, e tu
stessa voglio che tu beva. Gemma si mostra rasse-
gnata (<< Ho risposto a Ges che faccia di me quello
che vuole) e Ges le comunica il progetto del cam-
mino che l'attende: E poi mi diceva: Tu questa croce
che io ti ho mandato, non l'hai tanto cara, anzi con-
traria al tuo cuore, e quanto pi contraria, pi
simile alla mia. Non ti parrebbe cosa orrenda vedere
un padre tra i dolori, e la figlia tra i godimenti?
Quando sar tuo sposo di sangue - diceva Ges -
io ti vorr, ma crocifissa; mostrami tu l'amor tuo
verso di me, come io l'ho mostrato verso di te, e sai
come? Soffrendo pene e croci senza numero. Devi pe-
r tenerti onorata, se ti tratto cos e se ti conduco
per vie aspre e dolorose; permetto che ti tormenti il
demonio, che ti disgusti il mondo, che ti affliggano
le persone a te pi care, e con quotidiano martirio
e occulto permetto che l'anima tua sia purificata e
provata. E tu, figlia mia, pensa solo in questo tempo
ad esercitare grandi virt, ch questo il momento;
corri per le vie del divino volere, e umiliati, e stai
sicura che se ti tengo in croce, ti amo . E chiude
asciutta e distaccata: Gli chiedo la sua Benedizio-
ne , con l'aggiunta che gi conosciamo: Non creda
a niente, perch la mia testa (p. 317)(4).
(4) E gi nella lett. lOa (sett.-ottobre 1899) la Santa comunica al
confessore la formula - se cos possiamo chiamarla - della sua sequela
Christi: Il soffrire per te, o Ges, un godere; si gode soffrendo (p.
325: corsivo nostro).
91
Il tema della croce diventa ormai costante: Ab-
braccia la croce, figlia mia; st sicura che mentre tu
ti sazi di patire, sazi il Cuor mio, e ricordati: quanto
pi la croce amara al tuo cuore, allora pi confor-
me alla mia. lo, vedi - mi dice Ges - ho compas-
sione della tua debolezza, ti mando a stille l'amaro
calice della mia Passione, e ti visito con una piccola
parte del patire per volta. La Santa sente ripugnan-
za (<< ... mi sento curiosa e non vorrei soffrire stase-
ra), ma l'Angelo custode che la richiama: ... mi
dice che stia contenta, perch il patire prende la mi-
sura del peso, che gli d la mano di Ges, in propor-
zione di quello che vuoI farlo sentire; e cos ordina
le circostanze della cosa, e disporr il mio cuore a
riceverlo. E poi non mica il dolore che deve confor-
marsi a noi, siamo noi che dobbiamo conformarci al
dolore (Lett. 14
a
, p. 330). Incitata da Ges, la Santa
vuoI essere nella via della croce, per piacerGli:
Quando Ges mi ebbe detto cos, mi venne una gran
voglia di patire tanto tanto di pi. Ed al lamento
di Ges per le offese di tanti peccati ... , pregai Ges
che avesse pazienza e sfogasse pure con me, con far-
mi soffrire tanto di pi ch mi parrebbe di aver for-
za. E qui Ges, come sopra abbiamo esposto, le dice
che ... il diavolo avrebbe sempre di pi il permesso
di battermi e le ordina tutta una serie di aspre pe-
nitenze (Lett. 19
a
, p. 337).
fra ottobre e dicembre del 1900 che si compie
l'annuncio di questo progetto: O figlia, siccome l'a-
more mi si dimostra col dolore, tu d'ora in poi lo sen-
tirai acuto nello spirito e pi tardi acuto nel corpo
(Lett. soa, p. 380). La Santa confessa candidamente
di non aver capito nulla, ma Ges torna presto a spie-
garsi con estrema chiarezza e la Santa riporta il tre-
92
mendo messaggio con perfetto distacco, senza com-
menti, come se non si trattasse di lei: {( Una mattina
dopo ricevuta la SS. Comunione, mi sembr che Ges
mi dicesse queste parole: {( Gi il tuo Confessore se
ne deve essere avveduto, che lo ti voglio far passare
tutta la fila della via mistica. Gi la prima parte della
tua vita trascorsa; presentemente siamo alla fine
del dolore amoroso, sopraggiunger il dolore doloro-
so, ed in fine notte scura scura: e questa sar la se-
conda e l'ultima parte della tua vita; e al termine di
questa, o mia figlia, ti condurr ... in Cielo . Viva Ge-
s! (Lett. 51 a, p. 380).
Ma il messaggio divino dell'appartenenza essen-
ziale di amore-dolore e che l'amore, come ha insegna-
to anche S. Caterina da Siena, si consuma sulla Cro-
ce, gi esplicito nella letto 13 a (ottobre 1899): {( Di-
mandavo poi a Ges che lo volevo amare tanto, ma
ho il cuore piccolo e non so fare. Ges allora mi si
fatto vedere tutto piaghe, e mi ha detto: Figlia mia,
guardami e impara come si ama: non sai che me mi
ha ucciso l'amore? Vedi, queste piaghe, questo san-
gue, queste lividure, questa croce, tutta opera di
amore. Guardami, figlia mia, e impara come si ama.
Ho detto: {( Ma, Ges mio, dunque se io soffro, se-
gno che vi amo? la risposta toglie ogni dubbio: {( Ge-
s mi ha risposto che il segno pi chiaro, che pu
dare ad un'anima che a Lui gli cara, di soffrire
e di farla camminare per la via del Calvario: {( La Cro-
ce - diceva Ges - la scala del Paradiso, ed il
Patrimonio di tutti gli Eletti in questa vita. Ti dispia-
cerebbe - mi diceva Ges - se io ti dassi a bere
il calice mio fino all'ultima goccia? Ma non ora, ha
detto Ges, quando sar in convento. Ho risposto:
{( Ges; sia fatta la tua SS. Volont (p. 329).
93
E l'esortazione alla Croce continua fino in fondo.
Proprio la letto 55
a
del marzo 1901, ove la povera
Gemma annunziava all'incerto Prelato la sua futura
glorificazione, segna il messaggio di nuove croci, sof-
ferenze, tenebre: In quanto a te, stai contenta, ch
ti conduco come a me meglio mi piace e per vie aspre
e dolorose; ti sembra che ti manchi sotto i piedi la
terra, sotto gli occhi il Cielo, ma tu non mancar di
fede, di amore, di speranza. Attendi solo a guadagnar
meriti coll'esercizio delle virt, disprezza le dicerie
del mondo, e a dispetto de' tuoi nemici corri per la
via del Divino Volere; stringiti forte con Ges, umi-
liati dinanzi a Lui, ricorri in tutti i momenti alla sua
Infinita Bont, e sappi giovarti di questi mezzi, che
il demonio tende per rovinarti. Figlia mia - mi dice-
va Ges - se veramente mi ami, mi ami ancor tra
le tenebre. Si delizia il Signore e scherza con le ani-
me a Lui pi care, e scherza per amore: ora le conso-
la, ora le mette in venerazione presso gli uomini, ora
permette che diventino il ludibrio del mondo, ora 'le
fa coraggiose a tutto l'inferno, ora le lascia atterrire
da un nulla. Chi crede di patire, ha poca luce; chi
soffre e se ne crede lontano, illuminato. Chi sta sot-
to terra, sta in Cielo e vive in Croce; chi ha il primo
luogo in terra, ha l'ultimo innanzi a Dio (p. 385). E
dopo qualche mese nella letto 60
a
(maggio 1901) Ges,
dopo che la Santa si era svegliata (dall'estasi), le ripe-
te il programma della Croce: Soffri, rassegnati, con-
solati ... unisci le tue pene alle mie, ricevi come un
beneficio grande quello che ti ho tolto, abbraccia al-
legramente questa croce, se mi vuoi compiacere. Ec-
co il tempo, figlia mia, di praticare grandi virt . E
la lettera ha un finale drammatico e inatteso: Quan-
do ebbe detto cos, Ges mi disse che dicessi a Lei
94
che si ricordasse queste parole: Ges, quando vuole
innalzare un'anima, prima l'umilia tanto. Ora tocca
a te ad essere umiliata (me lo diceva a me); dopo poi,
quando sar tempo, saranno umiliati gli altri . And
via subito Ges, e ora eccomi sola; che far? Mi met-
ta in convento (p. 390). l'accorata inutile invoca-
zione del cuore.
B. - Al padre Germano
Gi nella lettera 3 a del 25 marzo 1900, mentre lo
ringrazia dell'aiuto e della gioia che le procurano i
suoi santi consigli perch le sue parole mi danno
coraggio , gli confessa che ... quando arriv la pri-
ma, creda ero al punto di non averne maggior biso-
gno (p. 13). E la Santa ripete al Direttore lontano
quanto ha gi comunicato al Confessore, solo lo stile
pi vivace nell'umile effusione: Ma lo amer pro-
prio davvero Ges? Ho un forte desiderio di amarlo,
questo s, vorrei struggermi per amarlo, ma ... Pi vol-
te ho dimandato a Ges che m'insegni Lui il vero mo-
do di amarlo, e Ges allora mi pare che mi faccia ve-
dere tutte le sue SS. Piaghe aperte e mi dica: Guar-
da, figlia mia, guarda quanto ho patito. Vedi questa
croce, questi chiodi, queste spine? tutto opera di
amore. Guarda e impara come si ama . Alle volte poi
mi dice: Vedi, figlia mia; il regalo pi grosso che lo
posso fare ad un'anima, che a me sia molto cara,
di darle da patire . Allora non posso stare senza get-
tarmi ai piedi di Ges e ringraziarlo tanto, perch mi
pare che anche a me mi dia qualche piccola cosa da
patire. Ma come le sopporto io queste cosette, che Ge-
s per sua bont mi manda? Male (p. 15)(5).
(5) Nella lettera 15" l'informa che ogni giorno fa la meditazione
sulla Passione (p. 42).
95
Infatti non teme di confessare nella lettera 100
a
dell'8 febbraio 1902, quindi all'ultimo scorcio della
vita, la sua ripugnanza a soffrire e teme perci di
non amare pi Ges: E perch alle anime veramente
innamorate ogni cosa facile, e a me un piccolo sa-
crificio, l'ombra del patire mi riesce tanto penosa?
Segno chiaro di non amar Ges: non vero? - Glielo
dico a Ges che io non posso, come i Santi, chiedere
patire e patire. Il patire, babbo mio, mi sbalordisce
(p. 242). E sbalordisce pi noi una siffatta dichiara-
zione al pensare alla sua vita di crocifissa con Cristo.
Tale infatti la sua aspirazione al punto che, dopo
le percosse delle vessazioni diaboliche (che non vuole
manifestare alla zia Cecilia), dichiara: ... non dico
nulla: soffro troppo bene con Ges solo e zitto . E
aggiunge subito: Chiedo a Ges che mi dia croce e
pazienza; che mi dia anime da potere colla preghiera
e col patire dare a Ges (lett. 18
a
, p. 53).
E qui bisognerebbe riportare almeno met <;lel-
l'Epistolario. Spigoliamo: (Ges) diceva: 'Quale cre-
di che sia la grazia pi grande che ti faccio qui sulla
terra?' Non sapevo che rispondere. 'Te lo dir io':
ha detto - 'di tenerti sul Calvario'. Nel sentire dire
Calvario ho cominciato a capire qualcosa. Evviva!
(Lett. 35
a
, p. 102). E, dopo aver offerto due anni di
vita per la signora Giustina Giannini e per la Serafi-
na di Roma: Due per Serafina e due per la mamma,
e di pi se ve ne occorrono , aggiunge: 'Quel Ges
ha sempre in mano due fiamme, e mi spiega che sono
una di amore e una di dolore' (Lett. 31 a, p. 105). La
sofferenza della visita medica cocente e c' la mi-
naccia di una nuova visita e, dopo aver avuto la visita
del segretario di Mons. Volpi apertamente maldispo-
sto, sbotta sincera: O, babbo mio, quanto soffrii!!
96
A Ges quanto gli dispiacquero queste cose! Di que-
sto benedetto Monsignore Ges non contento. Ebbi
un'umiliazione grandissima, babbo mio: nel cuore di
quel segretario si scaten una tempesta di pensieri
e di dubbi, mi manifest anche a quei di casa, e se
vedesse la zia che cambiamento! (6).
E nell'animo della poverina si alternano scora-
mento, rassegnazione umile, fiducia in Dio, felicit
di soffrire: {( Monsignore per le cattive ... O babbo
mio, vedesse quella zia! seria, seria, perch sono
cattiva (sic.0. [ ... ] lo sono contenta ma Ges mi sembra
di no dell'accaduto ... E ora vedesse; tutti di questa
casa sono curiosi! non hanno pi nessuna premura .
Non occorre esser raffinati psicologi per capire l'am-
bascia di una situazione precipitata nel pettegolezzo
pi meschino e questo a causa delle persone a lei pi
care: Mons. Volpi, zia Cecilia e l'intera famiglia Gian-
nini, suoi benefattori. Eppure commenta con l'umile
usitata fierezza: {( Come sono felice con Ges solo!
(Lett. 50
a
, p. 135 s.). stata questa certamente la sof-
ferenza maggiore provata da Gemma nei suoi rappor-
ti col mondo esterno, quando si pensa che la respon-
sabilit principale era del Confessore ch'era poi un
vescovo pio e fervoroso(7)!
~ ) Anche la zia Cecilia era penitente di Mons. Volpi.
e) Gli Editori riportano in nota (p. 136 s.) una lettera di P. Germa-
no a Mons. Volpi di deciso, sia pur rispettoso, richiamo alla verit delle
cose. C' a questo proposito anche la testimonianza del Rettore di S. Ma-
ria della Rosa, che port la S. Comunione a Gemma negli ultimi giorni
e che la visit, con Mons. Volpi, mentre era in agonia e tormentata dal
diavolo: {( Devo confessare che anche io come un altro sacerdote ch'era
presente, Mons. Volpi, fummo ingannati attribuendo a fantasia cio allu-
cinazione fantastica la visione ch'ella diceva di aver del demonio e quindi
non le si doveva prestare tanta fede. Per dir tutta la verit, debbo confes-
sare sinceramente adesso che questo nostro inganno fu certamente per-
messo da Dio, perch si verificasse pi sensibilmente l'abbandono nel
quale in quel momento si trovava Gemma" (Summ. nr. XVIII, De pretio-
so obitu, 16, p. 809).
97
E la tempesta intorno a lei stenta a placarsi, ma
Gemma quasi neppur ci bada e si addolora solo dei
suoi peccati: {( S, aveva ben ragione di rimproverar-
mi: ogni giorno vado di male in peggio, a peccati ag-
giungo peccati e forse mi perder . Vi ritorna con
angoscia nella letto 53
a
: Io ho tanta paura dell'ani-
ma mia, ho paura, paura, paura di dannarmi, perch
ieri sentii raccontare da un prete, che era venuto a
vedere la mamma, che c'era una monaca che aveva
i segni nelle mani, nei piedi, nella testa e nel cuore;
andava in estasi ed era tutto inganno e cos sar io,
o babbo mio. Se fosse inganno, anderei all'inferno
(p. 142). Dall'altra parte l'Angelo le annunzia nuove
sofferenze che presenta sotto il simbolo (nienteme-
no!) della croce di P. Germano: dalle rose spuntano
le spine e ... in fondo vi del fiele: {( la croce che
ti presenta il babbo tuo: un libro questa croce, che
ogni giorno leggerai... questa croce la porterai con
amore e l'avrai cara pi di tutte le gioie del mondo .
Ma la Santa si preoccupa per gli altri, e per la' zia
anzitutto: {( Vedesse, babbo mio, che burrasca ha nel
cuore, non so il perch - {( Soffro tanto babbo mio,
non mica per quei colpetti che mi d Ges, ma per
altre cose; non per me, soffro per gli altri. Viva Ge-
s! E delicatissima: {( Vorrei che gli altri non fosse-
ro afflitti per cagione mia e invece sono a tutti occa-
sione di dispiacere (Lett. 52
a
, p. 140 s.). Certo, in
questo. intersecarsi contorto di fenomeni celesti e di
pasticci umani in un groviglio di {( fenomeni inestri-
cabile, c'era da perdere la testa e da ribellarsi in tut-
te le direzioni. Certamente l'assistenza di P. Germano
fu provvidenziale; ma si ha quasi l'impressione che
la donna forte lei, Gemma, e che in fondo e in modo
mirabile a tanta distanza da Lucca a Roma, sia lei
98
- per segrete mOt.lOni del divino spirito - a guidare
la sua guida.
Venerd Santo, 5 aprile 190 1 ( la mirabile letto
54 a, degli Evviva Ges). Ges desidera che tutto
si metta in pace con la zia Cecilia. Torna l'Angelo Cu-
stode ed il patire assume una forma del tutto nuova
che angustia in modo indicibile l'anima smarrita, con
un nuovo conflitto di fenomeni ch' proprio del-
l'alta mistica: La giornata l'ho passata come l'obbe-
dienza voleva, ma secondo la mia povera mente con
assai dispiacere a Ges; non ho patito, vero, dolori,
con segni esterni, ma ... babbo, babbo mio, il mio cuo-
re piccolo, ha bisogno di allargarsi e non trova spa-
zio ... Vorrebbe ... ma io son piccola. Ges infinito ...
E sa: che crede, che soffrissi pi in certi giorni quan-
do mi sembrava che patissi nella testa, nelle mani,
ne' piedi e nel corpo tutto, oppure ora che non soffro,
ma soffro perch non posso soffrire? (8). Ma ecco
che verso le 10 si sente mancare - il secondo mo-
mento dell'esperienza di questo eccezionale Venerd
Santo: ... Al dolore acuto del cuore, successo un
dolore si forte in tutte le membra; ma ci che veniva
innanzi tutto e che tutto precedeva, era il dolore dei
peccati: come forte quel dolore! se fosse maggiore,
non potrei sopravviverci, e egualmente non potrei so-
pravvivere (mi sembra) al colpo forte che provai una
sera di Venerd, 21 giorni stasera. Evviva Ges.
Ed ora la terza tappa di questo Venerd di dolore
e di sangue: le riflessioni e il dialogo che la Santa
fa con l'Angelo di P. Germano. La pagina celestiale
mostra all'evidenza, la contemporaneit dei feno-
meni opposti e l'intervista con lo spirito celeste tan-
(8) Viene spontaneo il richiamo al grido-lamento di S. Teresa d'Avi-
la: Muero porque no muero .
99
to pi significativa poich avvenuta in un periodo
in cui la Santa aveva la proibizione d'intrattenersi
con le visioni celesti. Ma era l'Angelo di P. Germano,
quindi doveva avere il permesso ed il messaggio non
poteva essere che il soffrire. Apre il colloquio un ri-
chiamo delizioso dell'Angelo a Ges, nascosto nel
cuore di Gemma: Mi vergognavo pure alla sua [del-
l'Angelo] presenza! lo gli chiedevo con istanza di Ge-
s, gli ripetevo: Dov' Ges? E Lui: Nel tuo cuo-
re . Sentii un po' - Ci ho avvicinato la mano, e Ges
stava racchiuso nel mio miserabile cuore. Povero Ge-
s! Ed ora il tema dell'intervista dell'Angelo a Gem-
ma (chiedo scusa di usare questo termine troppo pro-
fano): Qual' la cosa che pi piace a Ges? mi do-
mandava. Di patire , ho risposto. E tu vuoi
piacergli? vuoi patire, e quanto? . Tanto , ha rispo-
sto lo spirito, mentre la carne si ribellava. Ha sog-
giunto: Vuoi patire sola o con la mamma tua? . Ho
risposto per tre volte: lo stesso ; ma il mio cuore
non diceva il vero, ed Esso mi ha obbligato a rispon-
dere la verit, ed ho dovuto rispondere: Sola no
Viva Ges.
Ma la pia fanciulla, devota all'obbedienza, non
teme di rimproverare l'Angelo ... perch credevo che
fosse venuto senza il permesso di Ges, e l'ho prepa-
rato ad una sgridata; perch, se Ges non voleva, ave-
va fatto male . L'Angelo subito la tranquillizza e il
dialogo finale ha il candore delle nevi immacolate
ma, per ragioni di spazio, devo tralasciarlo. Riporto
la conclusione che diventa drammatica e ritorna alla
tematica del patire: O quanto mi voleva bene l'Ange-
lo Suo! Mi diceva che fossi contenta, che Ges sta
nel mio cuore, che avr da patire tanto tanto ... E a
queste parole, senza avvedermene, mi venivano le la-
100
crime agli occhi. La carnaccia si vuoI sempre rivolta-
re, ma l'addomesticherei bene io, se potessi ottenere
da Lei di ... fare. L'Angelo mi ha benedetta e se n'
andato gridando: Viva Ges! Viva la croce di Ge-
s!(p. 147: corsivo di G.).
Il mistero della vocazione al dolore di Gemma:
espresso con straordinaria efficacia da lei stessa
nell'aggiunta alla letto 103
a
del 14 febbraio 1902 (il
testo stato gi ricordato) che accenna alla solitudi-
ne in cui lasciata: Nell'amore ... godo ... nel dolore,
quando mi sembra che l'anima mi si divida dal cor-
po, che mi par di morire; allora poi piango. Viva Ge-
s! (p. 247). Confessa di non riuscire a spiegarsi
questa contemporaneit di amore e dolore nel suo
cuore, quando Ges si fa sentire: Ci sono dei giorni
che Ges allora sta con me tanto tanto e mi si fa sem-
pre sentire nel cuore e allora il mio cuoretto(9) pic-
cino, che non capace a nulla, si smuove tutto e mi
fa soffrire infinitamente, e allora via col pensiero al
Paradiso . E con angelica semplicit, aggiunge: Be-
ne, babbo mio, in Paradiso! Vede: se io avessi un cuo-
re grosso grosso, che Ges ci stasse largo, io non mi
sentirei mai male e poi io non lo so, babbo mio, non
mi so spiegare, mi ha capito?. E cerca (lett. 57
a
) di
spiegare questa coesistenza di estrema sofferenza e
gioia in questi trasporti con Ges: Viva Ges! Ma
Ges mi fa soffrire assai, sa; sono contenta, non mi
lascia mai un minuto. Non mi griderebbe mica, bab-
bo mio, se avessi il desiderio di consumarmi di amo-
re per il nostro Ges? O quanto mi sarebbe cara
un'agonia dolorosa, procurata nell'amore e nel piace-
re a Ges! Ma mi sarebbe infinitamente pi caro mo-
(9) Corsivo di Gemma.
101
rire per Voi, o Ges, che vivere facendo una vita feli-
ce per me . E finisce umiliandosi: {( Quante belle pa-
role! vero, babbo mio? e quante espressioni! Per
carit, che non vengano poi smentite dalla mia con-
dotta! (p. 149).
Il godere e il soffrire, l'abbiamo gi sentito da
Gemma, si appartengono ed essa lo segnava nel Dia-
rio di gioved 30 agosto 1900, dopo l'esperienza per
piu di 6 ore della corona di spine: {( Mi fece un po'
soffrire, ma che dico soffrire, godere. un godere
quel soffrire (Diario: p. 214). Nell'ultima fase della
sua vita del primo trimestre del 1903, fino alla morte
silenziosa del primo pomeriggio di quel Sabato Santo
(11 aprile), rimarr il puro soffrire, nella totale aridi-
t e nel vuoto dell'anima.
C. - Estasi
La trascrizione delle estasi in Casa Giannini co-
mincia marted 5 settembre 1899, quando la Santa
entrata nel 22 anno di et ed ha gi ricevuto i' se-
gni della Passione. Possiamo dire che le estasi, pi
ancora delle lettere, non sono che colloqui sul tema
dominante dell'amore-dolore e invocazioni di miseri-
cordia per s e per i peccatori.
La Santa, nella sua umilt, non teme di confessa-
re la sua debolezza ed il suo terrore di fronte al pati-
re nella tensione della sua libert. Commovente la te-
stimonianza dell'estasi 14
a
: {( Quanto mi lamentai ie-
ri, Ges, perch mi doleva la testa! Ieri col capo, oggi
colla croce, domani colle piaghe ... Se dobbiamo sof-
frire, soffriamo insieme. Chi avr sofferto di pi, te
per amor mio, o io per amor tuo? Oggi la croce e
domani le piaghe: che spettacolo, Ges, che sta per
comparir dinanzi! Se sei crocifisso, soffro con te .
102
Ed ora segue lo sgomento: Oh! ma quasi sempre,
Ges, quando io ti cerco, ti trovo sempre sulla cro-
ce ... Meditar la tua Passione, o Ges, stato sempre
un sollievo per le anime sante, e io ... perch mi sgo-
menta il soffrire? Tante volte, o Ges!. .. O croce san-
ta! (p. 22). importante osservare come, in perfetta
coerenza fra l'estasi e la veglia, che anche nelle estasi
il tema dell'espiazione-conversione dei peccatori e
della conformit alla Passione e Croce di Cristo s'in-
trecciano in continuit. Basteranno ormai alcuni ri-
chiami che sono inevitabilmente degli strappi nell'u-
nit di esperienza in cui la Santa immersa.
- E. 19
a
(sabato 7 aprile 1900): di scena la B.V.
Addolorata di cui la Santa era devotissima, anche per
il suo spirituale sodalizio con S. Gabriele. L'estasi
sembra svolgersi in quattro momenti.
l a. (La Madonna ai piedi della croce): Mamma
mia, dove ti trovo? sempre ai piedi della croce di Ge-
s ... Che sospiro, Mamma mia, quando vedesti morto
Ges!.. quando lo vedesti mettere nella tomba e
quando ti dovesti separare!.
2 o. (Sentimento di compunzione e desiderio della
propria croce): Possibile? Come si fa che hai tanto
sofferto per mia cagione, Mamma mia? Come facesti,
o Mamma mia, come facesti? .. Povero Ges!. .. Dim-
melo, come facesti ... a veder Ges inchiodato sulla
croce? .. Mamma mia, fammi conoscere la croce; ma
non mica quella di Ges... ma quella che dovr ab-
bracciare; fammela conoscere, che possa dire: Anche
di pi, o Ges, di pi, di pi ... di pi ... di pi, Ges! .
3 o. (Intercede per la conversione dei peccatori):
Mamma mia ... o Mamma mia, e i peccatori? Di chi
son figli? son figli tuoi. Ogni cosa, ogni cosa, Mamma
mia, che passer in questa settimana ... tutto per loro:
103
ci siamo giunti. Sei madre dei peccatori; via, fatti co-
noscere, Mamma mia. Chi non ti compatisce, Mam-
ma mia? Lo vedo, non ti sazi di guardar quelle pia-
ghe? Possibile non amarti te, che hai patito tanto per
me? Chi che non ti compatisce? Potessi!. .. .
4. (Sentimento di profonda compassione per la
Madre di Dio): {( O che pena fu la tua!. .. Ges non si
riconosce pi. Che faresti? .. O Dio!. .. Ges morto,
la mamma piange, ed io sola devo restare insensibi-
le? .. lo non vedo pi un sacrificio solo, ne vedo due:
uno per Ges, uno per Maria!' .. O Mamma mia, chi
ti vedesse con Ges, non lo saprebbe dire chi il pri-
mo a spirare: sei te o Ges? (p. 29 S.)(IO).
Questo pu essere considerato un testo-chiave,
ma qui ogni scelta ad un tempo facile e difficile:
la partecipazione ai dolori di Cristo come un'onda
che s'innalza e l'invade da principio alla fine. Racco-
gliamo:
- E. 1 a: {( Mandami pure da patire; cos potr dire
che ti sapr amare. Una goccia del sangue tuo metti-
la sul cuore mio; poi vedrai che ti amo tanto per
amor tuo . E insiste: {( Ti ha ucciso proprio l'amore!
Ges, fammi morire anche me di amore ... Sarebbe un
tormento la vita: non c' una persona nel mondo che
possa consolare gli affetti miei, che tu. Le spine, la
croce, i chiodi, tutto opera di amore (p. 3). Anche
(l0) La Madonna Addolorata era gi apparsa nell'estasi 16
a
(sabato
del precedente 31 marzo) che mostra un tono ancor pi commosso e di
umile partecipazione: {( Dimmelo, Mamma mia, che facesti quando vede-
sti il tuo Ges coronato? che facesti, che prov il tuo cuore? .. Ah, inten-
do, intendo: dolore troppo grande ... Che differenza dal tuo cuore al
mio!. .. Fu un gran dolore ... O che far, oggi qui io? .. Ges morto, e
tu, Mamma mia, piangi. O che far? Perch piangi? ... quale la causa
che ti fa piangere? Se piangi perch offendono Ges, Mamma mia, conso-
lati: io far di tutto perch non venga offeso: far di tutto perch lascino
stare Ges (p. 24). La presenza della Madonna frequente (p. e. E. 19
a
,
p. 29, 23
a
, p. 34, 33
a
, p. 51...).
104
le estasi, nell'anima trasparente di Gemma, rifletto-
no ovviamente la burrasca della verifica delle stim-
mate: ne parlano espressamente le estasi 3
a
, 4
a
, sa
di cui daremo una breve analisi in appendice. Intanto
diciamo che - per incredibile che possa sembrare
- per Gemma non c' stato nessun dramma: l'unica
sua preoccupasione che Ges consoli, tranquilliz-
zi ... il Confessore cio il principale responsabile della
malaugurara visita medica. La Santa riprende con
Ges il tema preferito dell'amore-dolore.
- E. 7
a
: Dunque, Ges, per imparare ad amare
bisogna soffrire. Anche tutto il Sangue tuo, Ges,
opera di amore (p. 13).
- E. 9
a
: Mi dici sempre che chi soffre ama; dun-
que stasera (che) ho sofferto, ti ho amato. Ges, Ge-
s, la croce la dai a chi ami! Tu tratti me come tratt
te il Pap tuo (p. 17).
- E. 12 a: La croce la sopporto, perch croce tua.
I patimenti sono tuoi (p. 20). E il gioved 20 marzo,
oppressa ormai dai fenomeni della Passione e anelan-
te a immergersi nelle sofferenze del Christus patiens,
pensa e si umilia al confronto fra quel che ha soffer-
to Ges e il suo attuale patire: O Ges, Ges, senti
che domanda dice il Confessore: O che fai quando
sei davanti a Ges? . Se sono con Ges Crocifisso,
soffro; e se in Sacramento amo . E affettuosamente:
Quanto s'ingannano coloro che credono che il pati-
re ... . E invoca tutt'ardente: Stanotte, Ges, voglio
soffrir tutto io; o se vuoi soffrire anche tu, soffrire-
'mo insieme. Vogliamo essere una vittima sola: sei
contento, Ges? Preparami forza (p. 22). sempre
il segreto mistero della Croce che Gemma vuole pe-
netrare e vivere accanto a Ges.
- E. 21 a: Passione di Ges, io ti amo! Angeli del
105
cielo, venite tutti: adoriamo tutti la Passione di Ges.
- O Ges, chi stato che ti ha ridotto cos? - Sof-
frirei tanto per te! Non posso di pi(1'), Ges, po-
co due ore sole; io vorrei offrire tutti i momenti .
E la scena si aggrava: O quanto sangue! O croce,
perch ti vendichi sempre sopra di Ges? Sopra di
Ges non pi; sopra di me. O croce vicina a te mi
sento forte (p. 32). E insieme l'impeto cresce: Ges,
Ges forza, perch le prove mi crescono; ma col mio
.Ges sapr vincere. Ma mi sgomento, Ges; ho paura
e piango. Chi sa, Ges, quante ne dovr passare! Sei
tu stesso oggi che mi dici quante ci avr da passar-
ne (E. 27 a, p. 41). A questo si aggiunge, come nell' A-
postolo, la sofferenza del dualismo di anima e corpo.
- E. 30
a
(Si lamenta soprattutto del mal di capo
ch'essa soffriva il mercoled, in unione con la corona-
zione di spine, che doveva essere assai acerbo): ...
Ho pensato alle pene del capo ... S lo spirito pronto,
ma il mio corpo che si lamenta. S, il mio spirito
pronto, ma il mio corpo stanco [ ... l. Ti vorrei dire
che domani tu mi accrescessi il dolore, ma il mio
corpo che non vuole. il dolore pi forte quello delle
spine; ma anche il pi lungo. [ ... l Vorrebbe piangere
il mio corpo, Ges ... vorrebbe piangere, quando pen-
sa al dolore che deve sopportare nel capo ... Anche
nell'E. 26
a
del gioved 26 aprile 1900: O Ges, son
tutte pene che le soffro volentieri ... Ma quella del ca-
po, se tu non mi aiuti un tormento (p. 38). E nell'E.
46 a: Mi sento la testa, ma non il dolore di Ges
(") Aveva la proibizione del Confessore Mons. Volpi: Ma soffro di
pi cos , dice nell'E. 22" (p. 32) e lo ripete nelle Lett. 54" e 59" gi ricor-
date.
106
(p. 72)(12). Ges, rompila la catena che mi tiene uni-
ta al corpo, Ges ... (p. 46)( 13). E il giorno dopo,
mercoled 2 maggio, il dolore pronto all'appunta-
mento e la paziente creatura non nasconde il suo
strazio: O Ges!. .. o mio Ges!. .. Tu solo Ges, puoi
intendere che pena sia ... O Dio! S, tu solo, Ges ...
Ges, tu solo ... O Dio ... il mio capo, Ges ... Perdona,
Ges, a tutti quelli che ti hanno coronato ... O Dio!
Ges ... Ges, io muoio ... Ges, io muoio ... Dio mio!
E si sprofonda nell'umilt: Ma non vedi Ges, che
sono tutta piena di peccati e non ho altro che fred-
dezza! (p. 48). Ed implora coraggio all'annunzio ...
che mi si prepara un gran brutto avvenire (Ibid.).
Lo dice anche alla Madonna nell'E. 38
a
: Lo vedi,
Mamma mia, tanti dolori mi si preparano (p. 59).
- E. 48
a
(la sua vocazione alla Croce e al dolore):
Non son venuta io al mondo per piangere sempre?
Tutti i giorni sono sparsi di croci. O croce santa, ti
ho abbracciata! E affiorano i ricordi: vero, Ges,
se vado pensando a ci che ho passato da piccola, da
grande, ho sempre avuto croci; ma quanto si sbaglia-
no quelli che dicono che il patire sia una sventura!
(12) L'origine di questo dolore, che le riusciva insopportabile,
spiegato nella lett. 24
a
a Mons. Volpi, del febbraio 1900: Sabato sera
andai a fare una visita al SS. Crocifisso; mi venne una gran voglia di
patire, e proprio con tutto il cuore lo chiesi a Ges. E Ges da quella
sera mi ha fatto sempre avere un dolore di capo, ma forte, forte, e quasi
sempre mi viene sangue; ma sono quasi disperata, perch ho paura di
non potere resistere. Stanotte ho sofferto tutta la notte; ho pregato Ges
che volevo un po' di pace; infatti me l'ha data (p. 345).
(13) Anche nell'E. 34
a
: Rompila presto, questa catena che mi tiene
unita al corpo; che non soffra pi tanto, se ti allontani Ges (p. 52).
Sublime l'E. 6S
a
del desiderio della morte per andare con Ges: O Ges,
questa povera anima, essendo legata a questo povero e vilissimo corpo,
e non potendo a te volare, batte le sue ali e si solleva come pu per venire
a te pi vicina; si solleva con lo spirito, poich non legato al corpo ...
(p. 93).
107
(p. 76). E chiede fiduciosa: Lasciamelo dire ancora:
io cerco il tuo amore, cerco le pene, cerco i dolori.
Le dolcezze no, non le merito (E. 69 a, p. 90). il
30 giugno che la Santa giunge al vertice della sua
consacrazione al dolore di Cristo ... , come leggiamo
nella E. 100a: Signore mio Ges, quando le mie lab-
bra si avvicineranno alle tue per baciarti, fammi sen-
tire il tuo fiele. Quando le mie spalle si appoggeran-
no alle tue, fammi sentire i tuoi flagelli. Quando la
carne tua si comunicher alla mia, fammi sentire la
tua Passione. Quando la mia testa si avviciner alla
tua, fammi sentire le tue spine. Quando il mio costa-
to si accoster al tuo, fammi sentire la lancia (p.
123). E la donazione si purifica nella solitudine e ab-
bandono delle creature: Tu sia benedetto, Ges, per-
ch hai quasi ordinato alle creature di abbandonar-
mi, perch io fossi sempre pi vicina a te (E. 128 a,
p. 150).
Tale stata la vita di Gemma nell'ultimo periodo
della sua consacrazione e purificazione suprema: una
tensione di opposti fino all'esasperazione. Tensione
di certezze e dubbi, di gioie e pene, di luci folgoranti
e di abissi di oscurit, di bruciante fervore e di deso-
lante aridit, di docile abbandono e di momenti di
desolazione se non proprio d'impeti di ribellione ...
Ges stesso, che, all'inizio di quest'ultima corsa e
prima ancora di conoscere P. Germano, l'istruisce
con un preciso messaggio senza data ma probabil-
mente della primavera 1899, certamente dopo la gra-
zia delle Stimmate. Si trova negli Appunti di Dia-
rio scritti per Mons. Volpi. Il principio della parte-
cipazione che abbiamo chiamato della conformit
con Cristo non ha forse avuto mai un'espressione co-
108
s potente e terrificante: la fenomenologia quella
della notte scura della mistica classica.
A. - Dopo l'Ora Santa Ges mi fece conoscere
tutto quello che devo soffrire nel corso della mia vi-
ta; mi disse che presto metterebbe a prova la mia vir-
t, se veramente lo ami e se l'offerta che gli ho fatto
sia vera. Mi ha detto che lo conoscer quando il mio
cuore mi parr diventato un macigno; quando mi tro-
ver arida, afflitta, tentata; quando tutti i sensi si ri-
belleranno, e saranno come tante bestie affamate :
- ed ora il testo che Gemma stessa mette fra lineette
e riporta perci il discorso diretto (il corsivo no-
stro):
B. - Sarai [soggiungevaJ sempre inclinata al ma-
le; ti torneranno in mente i piaceri della terra; la me-
moria ti porter in mente tutto ci che non vorresti;
sempre avrai davanti tutto quello che contrario a
Dio; tutto ci che di Dio, pi non lo sentirai; non
permetter mai che il tuo cuore abbia nessun confor-
to. I demoni con la licenza mia faranno continui sfor-
zi per abbatterti l'anima; ti metteranno in mente cat-
tivi pensieri, un odio grande contro l'orazione; terro-
ri e timori ne avrai sempre tanti, e mai ti
mancheranno. Non ti mancheranno oltraggi e ingiu-
rie, nessuno poi ti creder. Da nessuno avrai mai al-
cun conforto, neppure dai tuoi superiori; anzi tutti
ti mortificheranno, e sempre ti troverai in gran con-
fusione; quello che ti dar maggior pena, sar che il
Cielo diverr per te di bronzo, Ges comparir ai
tuoi occhi tanto severo; anderai a fare orazione, e ti
sembrer di non poterla fare; quando cercherai Ge-
s, mai lo troverai; anzi ti parr che ti scacci e si
109
allontani da te; vorrai raccoglierti, e ti distrarrai,
chiamerai Maria SS., i santi; ma nessuno avr piet
di te; ti parr di essere da tutti abbandonata. Quando
poi andrai per ricevere Ges, ovvero per confessarti,
non sentirai niente e diverranno cose tutte noiose;
praticherai tutti gli esercizi di devozione, ma tutto
per necessit, quasi fuori di te, e ti sembrer tutto
tempo perduto; nondimeno crederai, ma come tu non
credessi; sempre spererai, ma come tu non sperassi;
amerai Ges, ma come tu non lo amassi, perch in
questo tempo mai si far sentire; di pi ti verr a
noia la vita, e avrai paura della morte, e ti mancher
perfino lo sfogo di poter piangere.
C. - Segue la motivazione, quella che gi cono-
sciamo, della conformit con Cristo: Quando poi
ero per terminare l'Ora Santa, Ges mi ha detto che
vuoI trattarmi nella stessa maniera che tratt Lui il
suo Padre Celeste. La reazione della Santa di gran-
de smarrimento ma consolata dall'Angelo: lo. mi
sono messa a piangere, a pensare a tutte queste cose,
che non ci capisco nulla; allora il mio Angelo Custode
mi ha detto che mi faccia coraggio, ch dopo la tem-
pesta torna la calma; che il gran patire necessario
all'anima mia; per ora non lo conosco, ma un giorno
verr a scoprire il gran segreto. Per ora [soggiunge-
va] sappi che vicino il tempo della tua visitazione,
e sappi approfittarne. Se il calice amaro, ricordati
che Ges l'ha consumato fino all'ultima stilla; rasse-
gnati intanto al patire, e rallegrati e ringrazia Ges,
che solo per amore ti d la sua croce. Sul pianto
di Gemma abbiamo gi detto qualcosa.
110
4. Il carisma delle Stimmate e dei dolori della Pas-
sione
Gemma si sente, nella sua vocazione di vittima,
come rapita alla vita di questo mondo. Il mondo, an-
che quello semplice del suo ambiente al quale essa
dedica, con umile diligenza, i suoi servizi, resta di-
stante: in casa Giannini, negli ultimi anni, quando i
carismi l'assorbivano quasi completamente, visse
quasi sconosciuta. Essa vive, se possiamo usare l'e-
spressione, una specie di trascendenza totale: biolo-
gica, psicologica, sociologica. Le necessit della vita
sembrano in lei - come in altri grandi mistici -
quasi sospese e alle volte persino ribelli. Servizievole
e gentile con tutti - e specialmente con i piccoli, con
i deboli, con quelli pi distanti da Dio - schivava
la curiosit e la presenza del pubblico: voleva essere
soltanto la Gemma di Ges , la povera Gemma .
Come in Paolo, anche negli scritti di Gemma - e spe-
cialmente nelle estasi - il nome di Ges (come di-
remo) scintilla quasi in ogni periodo e frase, illumina
ogni pagina, infiamma ogni perorazione. Si sente che
Gemma vive altrove, nel mondo vero, tutta struggi-
menti per arrivare al Sabato che non conosce tra-
monto. I suoi interlocutori abituali diventano Ges,
la Madonna, san Gabriele dell'Addolorata, gli Angeli
e ... i diavoli!, come vedremo. Certo ci sono anche i
suoi confidenti cio Mons. Volpi, P. Germano, la si-
gnora Cecilia ... ma soltanto per consegnare loro -
111
come voleva Ges stesso - i messaggi che da quelli
riceveva.
L'unico suo interesse era quello di pregare ed
espiare per la conversione dei peccatori, che Ges,
con rivelazioni interiori, s'incarica di comunicarle. E
il risultato? A lei sembra catastrofico e, candida e
umile, lo confessa, poco prima di morire, al pio diret-
tore spirituale: ... Ma non mi ci raccapezzo; in me
vi del mistero . Un mistero di annientamento del-
l'Io che rasenta la disperazione, come dichiara (e lo
vedremo) Gemma stessa. Nell'intimo e sull'ultimo
Gemma poteva essere certa di voler amare Dio e
nella stessa lettera afferma: Babbo mio, non ce l'ho
la volont di dispiacere a Dio, a Lei e agli altri; ci
crede che non ce l'ho (1). un gemito di protesta
e un'invocazione di conforto. Gemma , nei suoi rap-
porti, nella sua vita e nei suoi scritti, semplice e tra-
sparente; ma la sua una semplicit di trasparenza
essenziale cio quella che, con la terminologia bi-
blica di Kierkegaard, in ogni incontro con l'altro (il
tutt'altro esistenziale), si pone davanti a Dio (2)
senza smancerie e debolezze umane. Aveva Gemma
un fisico robusto e resistente e il dr. Lorenzo del
Frate attesta in data 27 dicembre 1899, quando
Gemma aveva gi ricevute le Stimmate, ch' sana
e non ha alcuna malattia comunicabile per quanto mi
dato conoscere secondo la mia scienza e co-
scienza (3). Ma questo non spiega come il suo orga-
nismo, che quasi rifiutava il cibo o ne assorbiva assai
poco, potesse riparare immediatamente le copiose e
continue perdite di sangue causate dalle stimmate,
(l) Lettere, lett. 125
a
al P. Germano, p. 294.
(l) Cf.: La malattia mortale, spec. p.l; tr. it. Firenze 1965, p. 302.
(3) Proc. ord. Pis. in: Summarium", III, p. 107.
112
dalla Corona di spine, dalle flagellazioni ... E non si
comprende la velocit di rimarginazione delle ferite,
n la quasi totale assenza di sonno e riposo poich
la notte era dedicata alle celesti comunicazioni e alla
preparazione alla SS. Comunione del giorno dopo -
quando Gemma non era, come non di rado accadeva,
vessata e tormentata dal diavolo. La fisiologia di
Gemma - come quella di san Francesco, santa Cate-
rina, P. Pio ... - non era del tutto come la nostra: il
loro corpo era spesso a completo servizio dei movi-
menti dell'anima e l'anima era tutta trasferita in Dio
per Cristo in un'economia di forze arcane che a noi
sfuggono e che c'inteneriscono di stupore e di gioia.
Un discorso analogo, e ancora pi pertinente, si
potrebbe fare per la vita psichica cio per il gioco
delle rappresentazioni e dei pensieri, come per il mo-
vimento degli intimi affetti, dove la trascendenza o
astra,zione dello stigmatizzato presenta (sembra) una
qualit nuova rispetto a quella di qualsiasi altro sem-
plice contemplativo, ch' precisamente la conformit
diretta alle sofferenze della Passione di Cristo. Una
partecipazione integrale alle sofferenze, sia fisiche
come morali di Cristo di compresenza intensiva, se
cos possiamo esprimerci: ma, dette da noi, queste
espressioni restano quasi senza senso. Lo stigmatiz-
zato pu essere detto martire , ma non per opera
dei nemici di Cristo benS per la partecipazione di-
retta di Cristo stesso che opera dall'interno le vibra-
zioni di dolore supremo nel corpo e nell'anima. Cos
lo stigmatizzato vive una dialettica esistenziale dop-
pia: quella della fede, comune a tutti i cristiani, e
quella della partecipazione reale alla Passione che
mette la prova della fede in continua tensione. Cos
certamente di Gemma.
113
In questa singolare partecipazione alla Passione,
propria degli stigmatizzati che certamente la pi
misteriosa e dolorosa delle grazie gratis datae, sem-
bra non abbia senso chiamare Gemma un modello o
un esempio: essa modello, e la Chiesa lo ha dichia-
rato, nell'esercizio eroico delle virt cristiane nella
vita quotidiana cio dello essere-neI-mondo (In-
der- Welt-sein) nella sequela di Cristo. Le stigmate
portano invece la creatura a vivere dentro lo spazio
salvifico dell'esperienza dolorosa sofferta da Cristo
per i peccati del mondo di cui l'uomo, dentro e fuori
la Chiesa, travaglia la sua storia. Lo stigmatizzato
piuttosto, abbiamo detto, un martire di contempora-
neit cio un testimone che attesta in se stesso, nella
propria carne, la presenza attuale della Passione di
Cristo. In questa partecipazione possiamo vedere, se
lecito esprimersi ancora appoggiandosi al termine
di partecipazione, l'attuazione esistenziale pi intima
e operativa nella oeconomia salutis che sia concessa
a una creatura cio a un'anima rigenerata alla gra-
zia. Nello stigmatizzato il mysterium salutis ch' il
mysterium crucis si ripete, sanguinante di dolore nel
corpo e terrificante di dolore nello spirito, per of-
frire una testimonianza al mondo e alla Chiesa. La
connessione intima, l'appartenenza costitutiva ed esi-
stenziale fra il mysterium salutis e la partecipazione
al mysterium crucis, ha quasi il suo metro misterioso
in quella che la buona piet cristiana chiama la co-
Scienza del peccato, la compunzione del cuore, il do-
lore che l'amore non amato (4) e che il sangue
di Cristo sia stato versato invano. Certamente, come
vedremo brevemente a suo luogo, esaltando la parti-
(4) la nota espressione di S. Maria Maddalena de' Pazzi.
114
colare gratia Passionis - ch' del tutto singolare -
non s'intende di abbassare la grazia santificante alla
quale tutti possiamo aspirare e nella quale tutti dob-
biamo vivere in timore e tremore.
Ci che si vuoI dire e mettere in risalto ap-
punto la funzione di testimonianza dello stigmatiz-
zato nel senso di una presenza particolare nella
Chiesa, rinnovata e continuata, del Christus patiens ...
propter nos homines et propter nostram salutem. Cos
lo stigmatizzato, testimone cooperante di sofferenza
della presenza della Passione di Cristo nel mondo per
la salvezza delle anime, portatore al mondo di una
singolare certezza di consolazione: quella, gi accen-
nata, della presenza storica in atto e ostensiva in una
fragile natura della Passio Christi salvifica anzi dello
stesso Christus patiens et Salvator noster poich un
simile fenomeno opera - ed ogni espressione non
pu risultare che inadeguata - il riferimento ovvero
l'intenzionalit, secondo la filosofia pi recente,
d'immanenza pi intima di dolore e amore dell'a-
nima privilegiata con Cristo. Tale sembra il messag-
gio incomparabile dello stigmatizzato e della nostra
Gemma, la sua eccezionale testimonianza del sopran-
naturale che l'argomento di queste note che ve-
niamo raccogliendo nel mistero di predestinazione
della Galgani.
L'unica autentica rivoluzione esistenziale al-
lora quella che si compie nell'anima in grazia, perch
elevata a partecipare alla vita stessa di Dio in Cristo.
L'attuazione esistenziale pi intima e totale di sif-
fatta elevazione sembra quindi quella di coloro che
sono chiamati, per singolare grazia, a ripetere (nel
senso della ripresa, la Gjentagelse kierkegaar-
diana) nei dolori del proprio corpo e nelle pene del
115
proprio spirito, le sofferenze che Cristo ha patito per
l'espiazione dei peccati dell'uomo, nel proprio corpo
e nella propria anima, dal Getsemani alla morte di
croce.
Cos possiamo ora anche arrischiare un accosta-
mento pi impegnativo: come la buona teologia inse-
gna che nella S. Messa si rinnova misticamente ma
realmente nella Chiesa, con l'ampiezza e l'infinit dei
meriti, il sacrificio compiuto per noi da Cristo sulla
Croce; cos nello stigmatizzato si ripetono e rinno-
vano realmente, con l'ampiezza di partecipazione
ch' possibile in una fragile creatura, le sofferenze
della Passione di Cristo. Lo stigmatizzato diventa e
si presenta perci come il testimone operante e pro-
ducente in s la presenza di Cristo in una forma -
del tutto singolare e misteriosa - di sacramento di
salute. col martire e con lo stigmatizzato allora che
si attua la theologia Crucis autentica ed soprattutto
in funzione della loro testimonianza - che il martire
d al mondo e lo stigmatizzato alla Chiesa - ch si
pu qui parlare con propriet di una antropologia
teologica. La effusione del sangue, che essi soffrono
e offrono per Cristo, scuote i cardini stessi della sto-
ria e ripete per la coscienza degli uomini lo scon-
volgimento tellurico operato da Cristo sul Calvario
al momento della morte. Cos il nucleo esistenziale
mondano di essere-per-Ia-morte (Sein-zum-Tode)
viene radicalizzato e capovolto, se cos si pu dire,
perch nel martire e nello stigmatizzato esso inse-
rito nella Passione e Morte di Cristo il quale en-
trato nella storia per patire e morire da Uomo-Dio
la morte pi disumana e cos operare la nostra sal-
vezza. Infatti, grazie alla Passione e Morte di Cristo,
la storia umana intera ha fatto un salto di qualit
116
in quanto essa diventata storia di salvezza sal-
vando il tempo dallo scorrere e ripetersi uniforme
del panta rei eracliteo mediante la decisione della
fede nell'evento salvifico unico del Cristo che ogni
uomo deve porre per suo conto.
Per il cristiano il male del peccato non il
semplice limite negativo come per il pensiero mo-
derno, n solo una privazione categoriale come per
il pensiero classico: l'unico vero male per il cristiano,
che ha per misura Dio e Cristo(5), il peccato ch'
opera dell'uomo, mentre l'uomo moderno prende se
stesso a misura e scopo delle sue scelte e perci in-
globa nel divenire del mondo lo stesso Dio e Cristo.
Ed qui che si fa avanti la testimonianza del martire
e dello stigmatizzato: il martire testimonia la Morte
e Passione redentrice del Cristo dentro il tempo che
finito e dentro un mondo che non crede e respinge
la fede, mentre lo stigmatizzato la testimonia nella
sua carne per un mondo o che ha creduto o che
afferma e dice di credere in Cristo ma non vive
pi in conformit della fede.
n momento cruciale pertanto, in ambedue le si-
tuazioni le quali, per quanto possano essere diverse
nell'esteriore - popoli pagani senza fede da una
parte e popoli cristiani ma ormai mondanizzati dal-
l'altra - convengono nel rifiuto dello scandalo
della Croce .
Iacopone da Todi celebrava nell'impressione
delle Stimmate la vittoria di Dio su Satana mediante
il suo eletto Francesco che ritolse al nemico l'impero
del mondo con l'istituzione di una nuova cavalleria
con un guidatore ben ammaestrato ch' lo stesso
(5) Cfr.: S. Kierkegaard, La malattia mortale, P. II, c. I; tr. it., p.
297 SS.
117
Francesco. Di lui poi si occupa Dio medesimo, che
imprime nel suo corpo i suoi Segni cio le Stim-
mate: Armase lo guidatore - de l'arme de lo Si-
gnore: segnalo per grann'amore, - de soi signi l'ha
adornato (6).
La descrizione della miracolosa impressione
delle Stimmate, da parte del Serafino alato, si legge
nella precedente Laude LXI come ultima delle Sette
apparizioni della croce in cui J acopone vede mistica-
mente il simbolo della progressiva trasformazione
amorosa di Francesco in Cristo stesso. Riportiamo
l'ultima strofa, la pi vivace e commossa, che de-
scrive la ferita del costato: La piaga laterale como
rosa vermeglia; - lo pianto c'era tale a quella mera-
viglia, - vederla en la semeglia de Cristo crucifisso,
- lo cor era un abisso veder tale specchiato (7).
La spiegazione c' gi nel Celano: L'uomo
nuovo Francesco si rese famoso per un nuovo e stu-
pendo miracolo, quando apparve insignito di un sin-
golare privilegio, mai concesso nei secoli precedenti,
quando cio fu decorato delle sacre Stimmate e reso
somigliante in questo corpo mortale al corpo del Cro-
cifisso. [ .. ,J. Non c' da chiedersi la ragione di tale
evento, perch fu cosa miracolosa, n da ricercar al-
tro esempio, perch unico (8). Ora l'agiografia cri-
stiana conosce molti stigmatizzati: fra i pi recenti
facile ricordare la nostra Gemma e P. Pio da Pie-
trelcina nei quali la partecipazione delle Stimmate fu
il segno evidente della partecipazione ai dolori della
(6) Lauda LXII (in: Fonti Francescane", I rist., Assisi 1978, Sez.
II, nr. 2033, p. 1675).
(1) Fonti Francescane, ed. cit., Sez. II, nr. 2030, p. 1671.
(8) Tommaso da Celano, Trattato dei miracoli di San Francesco, c.
2: l'impressione delle stimmate figura al primo posto (Fonti Francescane,
Sez. Il, ed. cit., nr. 825, p. 738 s.)
118
Passione di Cristo per l'espiazione dei peccati degli
uomini ed il risveglio del soprannaturale.
Quanto alla nostra Gemma, la colletta della
Messa della sua festa riprende in forma pi succinta
il tema centrale della preghiera di S. Francesco: O
Dio, che hai reso la santa vergine Gemma Galgani,
immagine del tuo Figlio crocifisso, donaci per sua in-
tercessione di partecipare ai patimenti di Cristo per
meritare di essere associati alla sua gloria . Partico-
larmente intensa l'espressione che la Galgani fu
immagine del tuo Figlio crocifisso , ch' ancora pi
comprensiva del sacra stigmata per S. Francesco,
poich la vergine lucchese alcune volte partecip an-
che agli altri patimenti del Crocifisso quali il sudore
di sangue, la coronazione di spine, la flagellazione,
la sete ardente... Pio XII nella Bolla di Canonizza-
zione ricorda che tra i favori divini a lei concessi ...
singolarissimo fu quello per cui Gemma ripresenta,
nella sua carne verginale, una viva immagine di Ges
Cristo (segue la descrizione) fatta misteriosamente
partecipe dei singoli tormenti della sua Passione,
sentendosi trafitta da chiodi, per arcano fenomeno,
le mani e i piedi e ferito da acuta lancia il costato,
e apparendone a volte visibili le cicatrici delle piaghe
cio le stimmate - le quali, assieme agli altri fa-
vori, come le apparizioni dello stesso Signore Ges
e della Madonna, come pure la familiarit del suo
Angelo Custode e altre straordinarie manifestazioni
di divini carismi, sembrano provare ad evidenza
che l'unione di mente e di cuore fu talmente singo-
lare da poter dire con l'Apostolo Paolo: Sono croci-
fisso con Cristo e non sono pi io che vivo ma Cristo
vive in me (Gal. 2, 20)(9).
(9) AAS, XXXIII (19M), p. 99 s.
119
Certamente, la conformit con Cristo che mostra
lo stigmatizzato sembra la pi soprendente; come an-
che sorprende, e non stato ancora spiegato, perch
le stimmate abbiano atteso a manifestarsi per la
prima volta in una fragile creatura umana (in S.
Francesco!) alla distanza di pi di un millennio dalla
Passione e Morte di Cristo e che invece in questi ul-
timi tempi sembrano singolarmente frequenti; certa-
mente tale manifestazione divina per il sostegno
della Chiesa e il conforto della nostra fede. stata
giustamente rilevata la differenza, in questo, fra la
piet della Chiesa orientale e quella della Chiesa la-
tina, in quanto la prima intende la presenza di Cristo
in una forma di gloriosa trasfigurazione, mentre gli
occidentali la conoscono soprattutto nella partecipa-
zione dolorosa alla Passione di Ges. Cos ... la mi-
stica di Gemma mistica della Passione: essa vive
l'unione con Dio in quanto si trasforma in Ges Cri-
sto (10). La caratteristica degli stigmatizzati il
loro innalzarsi ai dolori fisici e mentali della Pas-
sione di Cristo con tutta la loro crudezza corporale
e psichica, in una misura che gi la sola narrazione
ci sconvolge. A livello strettamente teologico viene da
chiedersi: perch allora tanto patire? Non bastata
la Passione e Morte di Cristo? per un dono di sin-
golare amore che Cristo attira sulla croce lo stigma-
tizzato ed con slancio di singolare amore ancora
che Egli stampa (1 l) le impronte vive e doloranti
delle sue Piaghe nella sua carne: non solo ma lo
('0) D. Barsotti, nella Prefazione al pregevole studio di P. G. Bo-
nardi, "Con l'amore crocifisso : Gemma Galgani, Ed. Eco, Teramo 1975,
p. 6.
(") L'espressione stata usata da Paolo VI a proposito di P. Pio
da Pietrelcina.
120
rende partecipe nell'anima dell'abbandono del Padre
sulla Croce. La teologia risponde, richiamandosi a S.
Paolo: Compio in me ci che manca alla Passione
di Cristo (Coloss. 1, 24). Ma cosa pu mancare
alla Passione di Cristo? qui che spunta il problema
esistenziale della realt della partecipazione mi-
stica alle sofferenze del Verbo incarnato e della
missione ecclesiale propria dello stigmatizzato,
che si presenta cos come l'eletto a vivere nel centro
del mistero di Cristo per essere come un punto di
riferimento per tutti i membri del Corpo mistico.
Gemma aveva gi sperimentato all'apice della
sofferenza il suo essere-neI-corpo con le gravi ma-
lattie patite nell'infanzia e nella giovinezza fino a
portarla col morbo di Pott sulla soglia della morte:
questo, per operare il suo distacco dalla natura. Per
operare poi il distacco da se stessa Ges le offre le
sue piaghe: Domandavo a Ges che lo volevo amare
tanto ... Ges allora mi si fatto vedere tutto piaghe
e mi ha detto: il Figlia mia, guardami e impara come
si ama: non sai che me mi ha ucciso l'amore? Vedi,
queste piaghe, questo sangue, queste lividure, questa
croce, tutta opera di amore! Guardami, figlia mia,
e impara come si ama" (12). Quindi Gemma sente
cio esiste ~ nel suo corpo avvertendo non pi i do-
lori della sua vita naturale, ma i dolori del corpo e
dell'anima di Ges, ossia essa nel suo corpo ora ec-
siste in Ges ossia nei patimenti della Passione di
Ges. Perci in un'estasi esclama: O Ges, Ges,
senti che domanda dice il confessore: il O che fai
quando sei davanti a Ges?". Se sono con Ges croci-
fisso, soffro; e se in Sacramento, amo . Ed ecco il
(12) Lettera 13" a Mons. Volpi, p. 329.
121
suo nuovo essere-neI-corpo con le sofferenze di Cri-
sto: ({ Quanto mi lamentai ieri, Ges, perch mi do-
leva la testa! Ieri col capo, oggi con la croce, do-
mani(I3) colle piaghe ... Se dobbiamo soffrire, sof-
friamo insieme. Chi avr sofferto di pi, te per amor
mio, o io per amor tuo? Oggi la croce e domani la
piaghe: che spettacolo. Ges che sta per comparir di-
nanzi! Se sei crocifisso, soffro con te (14). Gemma
ora parla col tempo presente e questo esprime la con-
temporaneit del nuovo essere-nel-corpo mediante il
soffrire di lei con Cristo come risposta - e perci
si potrebbe quasi parlare di una ({ contemporaneit
doppia - al soffrire di Cristo con lei.
Si badi bene: Gemma non sogna, non inventa ...
ma sperimenta realmente cio essa soffre diretta-
mente nel suo corpo dolori reali, avverte un nuovo
({ essere-nel-suo-corpo in sintonia con i dolori di
Ges fino a lamentarsene: ({ Quanto mi lamentai ieri,
Ges, perch mi doleva la testa (la coronazione di
spine). La partecipazione di Gemma alla Passione di
Cristo, la trasfigurazione esistenziale fondamentale
del suo essere-neI-corpo, a sua volta di una comu-
nanza doppia cio nello spazio e nel tempo: Gemma
soffre nelle stesse parti del corpo in cui ha sofferto
Ges (il capo, le mani, i piedi, le spalle e il cuore)
e soffre quando soffre Ges: ({ Se dobbiamo soffrire,
soffriamo insieme ... . E con audacia impensata in-
fatti l'estasi citata conclude: ({ Stanotte(IS), Ges, vo-
glio soffrir tutto io; o se vuoi soffrire anche tu, soffri-
remo insieme. Vogliamo essere una vittima sola; sei
(13) gioved 29 marzo 1900 e, com' noto, dal gioved al venerd
la Santa soffriva la comparsa delle stimmate e degli altri patimenti della
Passione.
('4) Estasi 14", p. 22.
('5) Quella appunto pi dolorosa, tra il gioved ed il venerd.
122
contento, Ges? Preparami forza, Ges; non ti chiedo
altro Ma ci si pu subito chiedere ed la domanda
alla quale daremo maggior attenzione: come pu Cri-
sto ancora soffrire nel suo corpo ora ch'esso glorifi-
cato ed impassibile in cielo? D'altra parte si pu
anche osservare ed l'osservazione sulla quale si
fonder la nostra modesta risposta o piuttosto un
tentativo di risposta: non soltanto a questo modo
cio mediante l'indicata contemporaneit doppia di
tempo e spazio nella partecipazione della Passione di
Cristo da parte dello stigmatizzato che si compie la
comunione effettiva per l'espiazione e la salvezza del
peccato? Cristo veramente ancora e sempre
l'Uomo-Dio ed entrando nell'eternit ha mantenuto il
suo essere-neI-mondo come mantiene il suo essere-
nel-corpo ch' proprio dell'uomo, bench non al
modo dell'uomo mortale. Ed ancora in quest'estasi
14
a
, che abbiamo presa per guida, che Gemma stessa
insiste nel modo pi esplicito su questa contempora-
neit per indicare la realt di questa partecipazione
singolare ma insieme paradigmatica. L'indica-
zione - chiamiamola cos - percorre vari momenti
abbastanza distinti:
a) (La contemporaneit con Cristo Crocifisso) Oh
quasi sempre, Ges, quando io ti cerco, ti trovo sem-
pre sulla croce ... Meditar la tua Passione, o Ges,
stato sempre un sollievo per le anime sante e io ...
perch mi sgomenta il soffrire? Tante volte, o
Ges!. ... O croce santa! - Perch mi sgomenta il
soffrire?. Ecco l'autenticit dello essere-neI-corpo
come orrore del soffrire e come percezione che il sof-
frire attesta il corpo contro il corpo e questo nel mi-
stico - almeno come lo mostra Gemma - in una
forma di soffrire ancora pi acuta e lancinante che
123
nell'uomo naturale. L'argomento meriterebbe ulte-
riori riflessioni anche dal punto di vista di un con-
fronto della situazione, certamente originale, di
Gemma, con quella degli altri mistici soprattutto de-
gli ultimi secoli, dopo la rivelazione speciale della de-
vozione al Cuore di Ges (come si gi accennato),
fatta a S. Margherita Maria che guar Gemma dalla
misteriosa malattia( 16). L'incontro non stato
casuale.
b) (La visione di Cristo Uomo-Dio e la nostalgia
della morte come liberazione) Quanto sei bello, o
Ges!. .. Ma se tu ti lasciassi vedere come sei nel
cielo, io morirei. O dimmi, Ges, non sarebbe una
bella morte? .. Rompi presto questa catena, che mi
tiene avvinta al mondo - Bench non viva del e per
il mondo, Gemma ancora si sente legata al mondo
cio stretta nei suoi limiti oppressivi di spazio e
tempo e sospira di rompere il filo dei rapporti della
quotidiani t.
c) (L'accettazione del dolore come profferta d'a-
more) Oggi la croce, domani... Quando, quando
Ges? Perch lamentarmi? Troppo m' caro quel che
mi viene dalle tue mani!. .. Troppo s'ingannano quelli
che credono il patire ... - la dialettica dell'inver-
sione, propria della vita dello spirito e proprio per
questo anche la unica via del trascendimento della
vita immediata, cio dell'egoismo, scoperto o segreto
che sia. Ma, come si dir, pi proprio dell'anima
femminile il donarsi senza riserve come l'unica via,
quella dell'oblio totale di s nel rischio supremo.
quanto la Santa esprime nell'estasi seguente del ve-
(16) Cf. Autobiografia. in Estasi. Diario". ed. cit.. p. 217 s.
124
nerd 30 marzo, al centro della sua partecipazione
alla Passione.
d) (Essere tutti accanto alla croce a raccogliere il
Sangue di Ges) Passione di Ges!... Angeli del
cielo, inchinatevi tutti con me, per la Passione di
Ges. Raccogliamo insieme il sangue di Ges ... L'a-
spirazione si fa pi intensa: Chi pi fortunato di
me ... Ges? ... Passione di Ges! ... Fra me e te soli .. .
Andiamo tutti da Ges in croce ... Un Dio crocifisso! .. .
Eppure, o Ges, ho cuore di resistere a te? ... Vicini
a te non si soffre pi ... Via, venite tutti a raccogliere
il sangue di Ges che ne ha sparso tanto; ed io, ultima
dei tuoi servi, neppure una goccia - Ma Gemma
dalla Festa del S. Cuore del precedente anno 1899
che sparge il suo sangue per Cristo.
e) (Aspirazione a partecipare completamente alla
Passione di Cristo) Adoro, Ges, quel tuo sangue
versato e sparso, o Ges, che non l'avrai versato inu-
tilmente per me - E nell'accrescimento dell'amo-
rosa compassione: O Dio! Ges muore! Ges, voglio
morire con te ... (17). O spine, o croce, o chiodi,
quante volte ve l'ho a dire? vendicatevi sopra di me,
non pi sopra Ges. - Chiude con uno slancio di
umile gratitudine: Muore Ges, ma a me mi d la
vita. Passione di Ges ... (p. 23).
(17) Forse un'eco della strofetta composta da S. Alfonso come ri-
tornello dalla I alla XII Stazione della Via Crucis: Caro Ges, a morire
- Tu vai per amor mio, - Voglio morire anch'io, - Voglio morir con
Te (Kierkegaard giudica questa strofetta deliziosa . Diamo anche la
strofa seguente, dalla Stazione XII alla XIV: Caro Ges, gi morto -
Sei Tu per amor mio - Voglio morire anch'io - Voglio morir con Te!
(Kierkegaard, Diario 1849, X l A 353; nr 2272, t. V, p. 230. Il testo alfon-
siano preso dall'ed. critica: Opere ascetiche, Roma 1934, T.V., pp. 438,
442). .
125
L'esistenziale dello stigmatizzato pertanto un
essere-neI-mondo che ha crocifisso Ges. L'appar-
tenenza allo spazio ed al tempo non solo non ri-
mossa o trasferita come nella contemplazione del-
l'immanenza panteistica, ma viene intensificata e
realizzata quasi in una forma di ritorno dello spa-
zio e del tempo della salvezza e perci in una rinno-
vazione dell'evento della Passione di Cristo, nel suo
Corpo Mistico, per permettere allo stigmatizzato di
realizzare una partecipazione di compassione in
forma reale. Sulla realt di questa partecipazione,
che costituisce per i teologi un serio grattacapo
(come toccheremo a suo tempo), le dichiarazioni di
Gemma e l'esperienza di tutti gli stigmatizzati non
lasciano invece alcun dubbio. in questo, d'altronde,
che consiste il significato ed il messaggio di risveglio
che il fenomeno delle stimmate significa per la
Chiesa.
126
CAPITOLO SECONDO
LA PARTECIPAZIONE DI GEMMA
AL PECCATO UNIVERSALE
1. L'uomo moderno e l'oblio del senso del peccato
Il nucleo operante nell'esperienza mIstIca di
Gemma Galgani la sua eccezionale conformit alla
Passione di Cristo. Eccezionale, perch dotata ed ac-
compagnata dall'impressione fisica delle Stimmate e
da quasi tutti gli altri fenomeni dolorosi: quali la co-
rona di spine, la flagellazione, il peso della Croce e
i dolori mentali come il peso di tutti i peccati, la
vessazione diaboliche, l'agonia nell'Orto e l'abbando-
no dello spirito ... Al fondo di questi fenomeni, come
situazione che li anima e li contiene, sta la duplice
esperienza intensiva e comprensiva dei dolori di Cri-
sto, i quali per singolare grazia le apparivano al vivo
nella contemporaneit della storia umana e, dall'al-
tra parte, l'esperienza altrettanto forte ed opprimen-
te della malizia del peccato come dell'unico vero ma-
le nel mondo.
Ma ci ch' ancor pi singolare in Gemma, come
vedremo nel suo crudo e realistico linguaggio,
ch'essa riferisce le sofferenze di Cristo alla malizia
dei suoi peccati: il fatto cio di considerarsi non solo
peccatrice, ma la pi grande peccatrice di tutti i te m-
127
pi, colei che ha fatto piangere di pi Ges. Di questa
singolare impressione (Stimmung) non c' spiega-
zione, n teologica n psicologica: Gemma sapeva di
avere sempre aspirato al Paradiso e ad una vita di
purezza - e neppure si tratta di un'espressione sola-
mente teologica, poich ogni cristiano chiamato an-
zitutto e soprattutto a pentirsi ed a riparare i propri
peccati.
in gioco allora il senso profondo della libert
e l'impegno della persona. La coscienza del pecca-
to - chiamandola col suo termine - solidale del-
la memoria qualitativa in cui si conserva la realt
dello spirito secondo la qualit morale cio di bene
e di male, e quindi di merito e di colpa che le compe-
te dall'uso della libert. L'effetto immediato di que-
sta coscienza del peccato nell'anima cristiana, che
intende vivere la propra fede, il pentimento o dolo-
re dei peccati commessi: per questo il Sacramento
amministrato nella Chiesa per rimettere i peccati
chiamato anche Penitenza (1) in cui l'amore di
Dio offeso per l'uomo e dell'uomo pentito per Dio
s'incontrano in un abbraccio di amore.
Non cos per il pensiero moderno che ha preteso
di restituire all'uomo l'autonomia della coscienza ca-
povolgendo l'asse dello spirito, che diventa arbitro di
se stesso, e privilegiando la scala delle virt umane
che hanno per unico metro l'affermazione della ra-
gione della coscienza dell'Io o, comunque si voglia
chiamare, il principi9 dell'autogenesi o autocostitu-
zione del soggetto. L'esperienza mistica, come quella
di Gemma, cresce al vertice della pi intensa vita di
(1) Secundam post naufragium deperditae gratiae tabulam, sancti
Patres apte concuparunt (Cone. Trid., Sect. VI, c. 14; OS. nr. 1542).
128
fede e quindi come riconoscimento si combatte la lot-
ta suprema per la verit che salva, non fra sistema
e sistema, ma fra l'accettazione od il rifiuto del mes-
saggio della Croce e del dono di Dio per la salvezza.
La filosofia moderna, ch' antropologia radicale o
trascendentale in continuo sviluppo, non sa che far-
sene di un tale dono; respinge quindi in anticipo ogni
coscienza di colpa e di peccato, rifiuta il richiamo
dei profeti e di Cristo alla penitenza. Siamo agli anti-
podi del richiamo cristiano. Mi si permetta solo qual-
che accenno.
1. - Spinoza usa una crudezza di linguaggio che
resta ancora insuperatae), ma sempre istruttiva
per chi vuole andare al fondo dei problemi dello spi-
rito:
a) Carattere spurio della penitenza e della coscienza
del peccato in generale: Il pentimento non una vir-
t, ossia non deriva dalla ragione; ma chi si pente
di ci che ha fatto doppiamente misero ossia impo-
tente (Gentile-Radetti, p. 507)(3). Gi nella proposi-
zione LUI Spinoza aveva condannata come irraziona-
le l'umilt che per lui coincide con la tristezza che
deriva - secondo lui - dalla coscienza della propria
impotenza ossia dall'incoscienza della potenza della
(2) I testi si trovano ora indicati e raccolti da E. Giancotti Bosche-
rini, Lexikon Spinozanum (Archives Internationales d'histoire des Ides,
28), The Hague, 1970, t. II, p. 842. Le citazioni rimandano al testo dell'ed.
C. Gebhard, Opera, Heidelberg 1924).
Ha messo in luce l'importanza di Spinoza, per il nostro problema,
soprattutto M. Scheler nel saggio del suo periodo cattolico: Reue und
Widergeburt (Pentimento e Rinascita) che apre l'opera complessiva di fi-
losofia della religione: Vom Ewigen im Menschen (Dell'eterno nell'uomo),
IV ed., hrsg. M. Scheler, Bern 1954. Il richiamo a Spinoza a p. 43. Il
testo principale si trova nella Ethica, Pars IV, Prop. UV (seguiamo la
trad. i1. di Gentile-Radetti, Firenze 1963).
(3) Poenitentia virtus non est, si ex ratione non oritur; sed is qui
facti poenitet, bis miser, seu impotens est (Gebhardt, II, p. 230).
129
ragione e volta lJrci le spalle, come afferma nella
Prop. 100, alla soddisfazione di s stesso (acquie-
scentia sui) che pu derivare dalla ragione o solo
quella soddisfazione che deriva dalla ragione la pi
grande che si possa dare (p. 505). Non tocca a noi
in questo preambolo teorio, di cui chiediamo perdo-
no a Gemma, seguire le sottili derivazione che Spino-
za propone nella genesi di queste situazioni della co-
scienza che egli respinge perch le giudica basse e
indegne dell'uomo razionale, poich non si pu rico-
noscere altro assoluto che la ragione stessa o mens.
Il fatto poi ch'egli attribuisce il pentimento alla pra-
va cupiditas, che poi si risolve in tristitia(4), mostra
all'evidenza l'assenza di ogni rapporto personale fra
Dio e l'uomo che pu non solo riscattare il valore po-
sitivo e catartico cio purificante del pentimento ma
anche elevarlo al rapporto pi alto dell'uomo a Dio
che quello di figlio al Padre come nella parabola
evangelica.
Invece Spinoza si scaglia nello Scolion con' fine
ironia - e duole un po' che lo stesso M. Scheler non
l'abbia avvertito - contro l'umilt e il pentimento
il cui unico effetto di infiacchire l'animo degli uo-
mini e perci di renderli pi proclivi a farsi guidare
da altri a vivere secondo ragione. Diamo la seconda
e terza parte del testo che ha un senso di attualit
nell'infuriare delle psicologie di massa, della coscien-
za e lotta di classe, dei collettivi e degli assembleari-
smi... Spinoza per, come poi Nietzsche, respinge con
sdegno ogni massificazione: Se infatti gli uomini di
animo impotente fossero tutti ugualmente superbi,
se non si vergognassero e non avessero paura di nul-
(4) Nella demonstratio che subito segue (ibid.).
130
la, come potrebbero essere congiunti e stretti insie-
me con vincoli? . Segue lo stravolgimento del mes-
saggio di salvezza dei profeti, che sono abbassati a
furbi politicanti: Il volgo terribile se non ha pau-
ra; non perci da stupirsi se i Profeti, i quali bada-
vano non all'utilit comune, abbiano tanto raccoman-
dato l'umilt, il pentimento e il rispetto (5).
La conclusione diventa d'improvviso positiva,
ma solo dopo aver svuotato il pentimento del suo og-
getto, ch' appunto il peccato come traviamento con-
sapevole e perci colpevole dell'uomo davanti a Dio,
quindi come rottura del rapporto con Dio, quindi co-
me il massimo di tutti i mali perch allontana e sepa-
ra l'uomo da Dio ch' il principio di ogni bene e nel-
l'ambito propriamente cristiano - perch col pecca-
to, come ci dir Gemma, l'uomo torna a far soffrire
ancora Cristo rinnovando i dolori della sua Passione.
Col trasferimento dell' Assoluto personale teologico
al monismo della Ragione assoluta, sfumava invece
ogni rilevanza del rapporto personale del singolo a
Dio che non sia quello dell'affermazione della vita
nel tutto del cosmo (Deus sive natura)(6).
2. - La distorsione totale del pentimento da parte
dell'immanentismo moderno si compie in Schopen-
hauer che elimina senz'altro il momento della memo-
ria ossia il riferimento della coscienza al ci che ho
fatto . Il pentimento appartiene alla sfera del cono-
scere: Il pentimento (Reue) non sorge mai dal fatto
che si cambiata la volont (ci ch' impossibile), ma
la conoscenza. Ci ch' essenziale e proprio che
quel ch'io ho voluto, lo devo anche volere: poich io
(5) Ethica, I.e.: Seolion; trad. eit., p. 509.
(6) C. Fabro, Introduzione all'ateismo moderno, II ed., Roma 1969,
t. I, p. 161 55 (eit.).
131
stesso sono questa volont che si trova fuori del tem-
po e della mutazione (1). Non posso pertanto pentir-
mi di ci che ho voluto, bens di ci che ho fatto: poi-
ch, guidato da falsi concetti, ho fatto qualcosa d'al-
tro di ci che era conforme alla mia volont.
L'apprensione di questo, con una conoscenza pi
esatta, il pentimento (8). La spiegazione corre tut-
ta sul filo di questo razionalismo radicale secondo
il principio socratico che l'errante non tanto un col-
pevole quanto un ignorante cio uno che si lasciato
traviare da motivi egoistici, da rappresentazioni esa-
gerate sulle mie necessit, dall'astuzia, falsit e catti-
veria degli altri e dal fatto ch'io ho agito troppo fret-
tolosamente e sotto l'impressione del momento e del-
l'affettivit pi che della ragione. Il ritorno della
riflessione (Besinnung) qui, conclude Schopen-
hauer, l'unica conoscenza giustificata da cui pu pro-
cedere il pentimento: questo procede quindi sempre
da una conoscenza pi precisa, non dal mutamento
della volont che come tale - si badi bene - 'im-
possibile. Il pentimento non ha perci nulla a che fa-
re con l'angoscia della coscienza (Gewissensangst)
per ci che riguarda il passato, poich la coscienza
attuale in cui si dovrebbe attuare il pentimento non
pu rendersi presente il passato che non pi.
Di conseguenza il pentimento non ha nessuna ri-
levanza morale, l'effetto di una svista che impedi-
sce all'intelletto la visione degli opposti motivi e
(1) la formula radicale del principio moderno d'immanenza come
circolo assoluto di essere e agire ossia d'intelletto e volont nella tota-
lit dell'Io (trascendentale) che ritorna in se stesso, come pura identit.
(8) A. Schopenhauer, Die Welt als Wille und Vorstellung, IV Buch,
Bejahung und Verneinung des Willes, 55; ed. J. Frauenstadt, Leipzig
1916, Bd. II, p. 349. la prima trattazione filosofica specifica sul penti-
mento (Reue) come tale.
132
quindi la scelta giusta: quando poi, cio riflettendoci,
l'intelletto si accorge del passo falso, sorge il penti-
mento cio il rammarico dell'errore fatto: Tutte
queste azioni perci, conclude Schopenhauer, sorgo-
no sul fondamento di una relativa debolezza dell'in-
telletto, in quanto, questo si lascia soverchiare dalla
volont [ ... ]. La veemenza della volont pertanto so-
lo mediatamente la causa in quanto cio essa ostaco-
la l'intelletto e quindi prepara il pentimento (9).
Strano per questo pentimento che non comporta al-
cun dolore, che si riferisce non ad una colpa propria
di cui la volont sia responsabile, ma solo ad un erro-
re dell'intelletto, ad un difetto o debolezza di discer-
nimento del giudizio. Giustamente perci M. Scheler,
malgrado alcune concessioni (discutibili) alla teoria
di Schopenhauer, ammette che ... questa conczione
distrugge tutto il senso del pentimento poich si
fenna alla sfera (statica, direbbe Kierkegaard che S.
stranamente ignora) dell'essere del pensiero ed igno-
ra il divenire come sfera propria della libert. Tutta-
via riconosce che il pentimento si riferisce alla libera
azione della nostra persona totale (Gesamtperson)
alla quale appartengono quei gradi di raccoglimento
e di concentrazione o varianti costitutive dell'Io da
cui scaturisce l'azione a cui si riferisce il pentimento.
Lo Scheler ha in questo modo facilmente ragione del-
l'intellettualismo di comodo di Schopenhauer riven-
dicando che ... l'atto del pentimento pi profondo
ottiene per la sua completa comprensione per que-
sto che una simile mutazione causata liberamente
dal livello di raccoglimento di tutta la nostra esisten-
za interiore un fenomeno concomitante (p. 40).
(9) Die Welt ... Erganzungen zum vierten Buch, Kap. 47; ed. cit., Bd.
III, p.682.
133
Ma allora, ci sembra di poter osservare, il penti-
mento stesso che ne l'effetto non attinge il centro
della persona stessa; n vediamo la ragione perch
Scheler parli a questo proposito dell' aspetto pi mi-
sterioso di questo pi profondo vivente atto di penti-
mento (10), quando il pentimento, dal primo sorge-
re della coscienza infantile fino all'et matura, ap-
partiene alla coscienza morale ordinaria della vita
del Singolo. Il pentimento ha il suo senso in quanto
collegato all'amore profondo per la persona che
amiamo dal profondo e che abbiamo coscienza di
aver offeso, disgustato, amareggiato.
3. - L'espulsione del pentimento dalla coscienza,
come atteggiamento spurio, gi programmata da Spi-
noza e sviluppata dall'immanentismo moderno col-
l'approfondirsi dell'ateismo radicale in Schopen-
hauer, trova in Nietzsche l'enfasi rettorica della pro-
clamazione del rovesciamento di tutti i valori
(Umwertung aller Werte) ed in particolare dei valori
supremi: la filosofia, la religione, la morale, l'arte
ecc. Egli ha proclamato perci la liberazione da
ogni colpa (die ErlOsung vom aller Schuld) ove i
valori morali lasciano il posto ai valori naturali-
stici e la metafisica e la religione alla dottrina del-
l'eterno ritorno (ewige Wiederkunftslehre)(ll).
La profonda e sotterranea affinit fra Spinoza e
Nietzsche si vede soprattutto nella demolizione spie-
tata in entrambi della morale cristiana, nella perdita
o rifiuto della coscienza del peccato e quindi nel ri-
(IO) Dieses geheimnisvollste des lebendigen tieferen Reuueakts
(p. 41).
(11) F. Nietzsche, Aus dem Nachlass der Achzigerjahre, Werke, ed.
K. Schlechta, Miinchen 1958, Bd. III, p. 560.
134
torno, implicito in Spinoza (ed in gradi e forme diver-
se nel pensiero seguente: deismo, illuminismo, ideali-
smo ... ) ed esplicito in Nietzsche, al paganesimo, al-
l'innocenza naturalistica. La denunzia drastica:
Pagano-Cristiano. paganesimo l'accettazione del
naturale, il sentimento d'innocenza in ci ch' natu-
rale, la "naturalit". Cristianesimo il rifiuto di ci
ch' naturale, il sentimento d'indegnit per ci ch'
naturale, l'opposizione alla natura [l'antinaturali-
t] (12). il compendio della lotta senza quartiere
che Nietzsche ha dichiarato al Cristianesimo con cre-
scente veemenza, una lotta mortale e appassionata fi-
no a minarne le facolt mentali: destino emblematico
e quasi profetico per noi oggi che assistiamo alla pro-
gressiva distruzione della natura da parte dell'uomo
e della violenza montante dell'uomo sull'uomo ossia
dello scatenamento di quell' ira (Rache) che ha avu-
to ancora in Nietzsche il suo teorico pi acceso. Non
sorprende allora che Nietzsche tratti con singolare
insistenza del sentimento di colpa (Schuldgefiihl)
assieme cio l'accomuni alla cattiva coscienza(l3)
che una malattia, la volont di automaltrattamento,
perdita dell'Io, negazione di s, sacrificio di s ed in-
somma un esercizio di crudelt.
E Nietzsche ammette che il sentimento di colpa
verso Dio, sorto all'interno delle societ aristocrati-
che, non ha cessato di crescere per molti secoli. La
venuta poi del Dio cristiano, come il Dio supremo
che finora sia stato concepito, ha portato pertanto il
(12) Heidnisch-christlich. Heidnisch ist das J asagen zum Natiirli-
chen, das Unschuldsgefiihl im Natiirlichen, das Unwiirdigkeitsgefiihl im
Natiirlichen, die Widernatiirlichleit" (Op. cit., p. 566).
(13) Zur Genealogie der Moral. II. Abteilung, ed. Schlechta, Bd. II,
p. 799 ss.: Schuld , Schechtes Gewissen und Verwandtes .
135
maximum del concetto di colpa che sia apparso sulla
terra. E osserva con pertinenza che l'inarrestabile
decadenza della fede nel Dio cristiano comporta an-
che una grave decadenza della coscienza della colpa.
Ed ecco il risultato finale: La perfetta e definitiva
vittoria dell'ateismo potr liberare l'umanit da tut-
to questo sentimento della colpa verso il suo Princi-
pio, verso la sua causa prima. L'ateismo ed una spe-
cie di seconda innocenza vanno insieme (14).
Ma ovviamente allora per Nietzsche il vero maxi-
mum di questo concetto di colpa il concetto cristia-
no del peccato ossia quello legato alla maledizione
biblica della caduta (intervento del diavolo, imma-
nente alla natura) ed alla redenzione del peccato: Dio
stesso che si sacrifica per la colpa dell'uomo, Dio
stesso che si fa mallevadore, Dio stesso che pu redi-
mere ci che per l'uomo stesso diventato non redi-
mibile (p. 832.). Questa, commenta Nietzsche, una
specie di follia della volont nella crudelt dell'ani-
ma che non ha l'eguale (e questo vero anche per
il cristianesimo, che l'ha appreso da S. Paolo: I Coro
1,23)(15): la volont dell'uomo di trovarsi colpevole
e reprobo fino alla irremissibilit, la sua volont di
pensarsi punito senza che la pena si possa pensare
equivalente alla colpa, la sua volont di infettare ed
avvelenare l'ultimo fondamento delle cose col proble-
ma della pena e della colpa . di qui che sorge per
l'uomo il sentimento della sua indegnit assoluta:
(14) Der vollkommne und endgiiltige Sieg des Atheismus die Men-
schheit von diesem ganzen GefUhl, Schulden gegen ihren Anfang, ihre
causa prima zu haben, l6sen diirfte. Atheismus und eine Art zweiter Un-
schuld geh6ren zueinander (Op. cit., II Abt. 20; ed. cit., t. II, p. 831).
(15) Vedi il richiamo preciso anche di M. Heidegger, profondo co-
noscitore di Nietzsche, che riferisce la definizione che costui ha dato del
Cristianesimo come un platonismo per il popolo (Einfuhrung in die
Metaphysik, Tiibingen 1953, p. 80.
136
per Nietzsche tutto questo una malattia , la pi
terribile malattia che finora abbia infierito sull'uo-
mo, p. 834).
Tutto questo, cio la condanna e la perdita da
parte del Cristianesimo della bellezza e del piacere,
la pi bassa forma di decadentismo contro la
quale bisogna proclamare la dignit degli istinti e il
primato della vita e tutta quella concezione prece-
dente della coscienza della colpa non stato che un
processo patologico: lo ho scoperto la vita come
nuova, mi ci sono impegnato, ho gustato tutte le cose
buone anche le piccole che gli altri non facilmente
possono gustare - io faccio la mia filosofia della mia
volont per la sanit, per la vita . E conclude che
un uomo cos formato ... non crede n alla "infelici-
t" n alla "colpa" (16). E questo anche il supera-
mento del pessimismo di Schopenhauer ed il rifiuto
radicale del Cristianesimo.
Si tratta di proclamare la liberazione da ogni
colpa (Die Erlosung von aller Schuld) e pertanto da
ogni coscienza di risentimento, quale si osserva negli
atei in Russia, da ogni immagine di capro espiatorio,
da ogni idea di responsabilit. Ed il bersaglio torna
ad essere il Cristianesimo al quale si richiamavano
gli stessi specialisti (di allora!). il Cristianesimo,
continua Nietzsche, che ci ha abituati al concetto su-
perstizioso di anima (Seele), dell'anima-monade,
dell'anima immortale: In realt stato anzitutto il
Cristianesimo che ha posto l'esigenza dell'individuo,
di progettarlo come giudice di tutto e di ogni cosa,
la follia pi grande per lui diventata quasi un dove-
re . E c' un'altra idea storta, conclude, ch' pene-
(16) F. Nietzsche, Ecce Homo (Warum ich so weise bini, 2; ed.
cit., Bd. II, p. 1072 s.
137
trata molto profondamente nella carne della moder-
nit: il concetto della eguaglianza delle anime da-
vanti a Dio (Gleichheit der Seelen vor Gott - corsivo
di N.). In esso contenuto il prototipo di tutte le teo-
rie dei diritti uguali: si cominciato con l'insegnare
all'umanit che il principio di uguaglianza ha un'ori-
gine religiosa e pi tardi da questo si costruito una
morale(17).
Nietzsche stato contemporaneo di Gemma: le
loro linee di sviluppo divergono all'infinito - ma la
sofferenza che Gemma accett e visse in totale abne-
gazione di amore non sono forse quell'autentica fol-
lia di amore che la fede mostra al cristiano nella Pas-
sione e Morte di Cristo?
4. - Da questa indicazione sostanziale dei vertici
della concezione moderna del pentimento si ricava
ch'esso spazzato via dall'autonomia dell'Io assoluto
trascendentale e relegato senza rilevanza di valore
nella sfera dell'individuo empirico. E giustamente in
linea di coerenza, poich il pentimento o dolore dei
peccati , secondo l'espressione cristiana, la conclu-
sione di tutta la costellazione operante nella sfera
pratica di fronte a Dio, nell'atto di scelta fra il bene
e il male. Sul piano metafisico essa suppone la crea-
zione e perci la dipendenza totale dell'uomo da Dio
e quindi l'umilt della anima di fronte alla vita ed
alla morte. Sul piano etico richiama la libert ossia
la distinzione del bene dal male e quindi la libert
(17) F. Nietzsche, Aus dem Nachlass ... , ed. cit., Bd. III, p. 821 s.
L'intera costellazione della distruzione della teologia cristiana nella se-
quela di Nietzsche - Heidegger - Rahner, gi esaminata nel mio: La svolta
antropologica di Karl Rahner (Milano 1974). La situazione diventata
preoccupante nel post-concilio perch ha raggiunto, a quanto sembra,
gli stessi (alcuni almeno) vertici del magistero.
138
come capacit di scelta con la conseguente responsa-
bilit. Sul piano teologico essa suppone la caduta ori-
ginale tuttora operante (come fomes concupiscentiae)
al fondo della libert da cui scaturisce la possibilit
immanente del peccato, come insidia permanente del
male. Sul piano mistico-spirituale la deformazione
morale del peccato il rifiuto dell'amore divino per
l'amore creato ossia come emergenza e sfida dell'Io
finito contro Dio - aversio a Deo et conversio ad
creaturas - afferrata non per mediazione di concetti
ma mediante una visione (quasi diretta) dell'amore
di Dio in Cristo nella redenzione e per una partecipa-
zione (quasi) diretta alla malizia del peccatore.
Coscienza della colpa e coscienza del peccato so-
no in realt lo stesso movimento nei due momenti
soggettivo e oggettivo. La dialettica dell'imperativo
categorico kantiano puramente formale e astratta
sia perch non attinge l'azione concreta del singolo,
sia perch affida la distinzione del bene dal male alla
differenza utilitaristica di ci che conviene (o non
conviene) del rapporto fra uomo e uomo e non anzi-
tutto al rapporto originario e costitutivo dell'uomo
a Dio(18).
(18) Kant chiama l'imperativo categorico legge fondamentale della
ragione pratica pura (Grundgesetz der praktischen Vernunft) e la formu
la: Agisci in modo che la massima della tua volont possa insieme vale
re come principio di una legislazione universale (Kritik der praktischen
Vernunft, l Teil, 7; Cassirer V, p. 35). Nel Fondamento della metafisi-
ca dei costumi (1785) Kant esamina ampiamente il concetto di impera-
tivo categorico nella sfera morale e lo definisce: quello che rappresen-
ta un'azione per se stessa, senza relazione ad un altro scopo, come ogget-
tivamente necessaria . La formulazione dell'imperativo simile alla
precedente ma con una leggera flessione positivistica: Agisci in modo
come se la massima della tua azione dovesse diventare mediante la tua
volont la legge universale della natura (Grundlegung zur Metaphysik
der Sitten, II Abschnitt; Cassirer IV, pp. 271 e 279). Cfr.: C. Fabro, La
negazione assurda, nel secondo centenario della I ed. della Kritik der
reinen Vernunft (Riga 1781). Genova (1981).
139
il princIpIO d'immanenza moderno applicato
all'agire, come aveva ben visto Kierkegaard: L'auto-
raddoppiamento effettivo, senza un terzo che stia
fuori e che costringa, riduce ogni esistenza consimile
a illusione, ad uno sperimentare . Kant pensa che
l'uomo sia a se stesso la sua legge, cio che si leghi
alla legge ch'egli stesso si data. Ma con ci si pone
in sostanza, nel senso pi radicale, la mancanza di
ogni legge ed il puro sperimentare. Questa diventer
una cosa cos poco seria, come i colpi che Sancio
Panza si d sulla schiena. La situazione evidente.
impossibile, spiega Kierkegaard, che in A io possa
essere effettivamente pi severo di quel ch'io sono
in B o che possa desiderare a me stesso di esserlo.
Se ci che lega, non qualcosa di pi alto dell'Io
stesso e tocca a me legare me stesso, dove allora co-
me A (colui che lega) dovrei prendere la severit che
non ho come B (colui che dev'essere legato), una vol-
ta che A e B sono il medesimo lo? . E continua que-
sta parte teoretica della contestazione: Specialmen-
te ora questo si manifesta in tutti i campi della reli-
giosit. La trasformazione dell'immediatezza a
spirito; questo morire, non fatta sul serio, diventa
un'illusione e un puro sperimentare se non c' di
mezzo un terzo, qualcosa che costringa senz'essere
l'individuo stesso (19).
Cos Kant d la sterzata decisiva alla svolta an-
(19) Diario 1849-1850, X
2
A 396;tr. it. nr. 2771, t. VII, p. 69 ss. Per-
ci, senza un Dio trascendente, l'uomo nella filosofia moderna manca
di morale e si riduce a vivere in un'illusione, in un'immaginazione ed
in un arbitrario sperimentare. la disgrazia pi grande" (ibid.). Il disan-
coramento totale dell'azione dalla morale diventa esplicito nell'ideali-
smo, specialmente in Hegel (Cfr. C. Fabro, Kierkegaard critico di Hegel,
nel voI.: Incidenza di Hegel", Napoli 1970, p. 497 ss.).
140
tropologica della substantia causa sui di Spinoza(2)
e respinge ogni atteggiamento mistico. Perci non
sorprende che in Kant siano pressoch assenti i con-
cetti cristiani di peccato, di colpa, di dolore dei pec-
cati e di rimorso ... , i quali non hanno senso al di fuo-
ri di un autentico rapporto personale dell'uomo a
Dio. impressionante, e sempre pi evidente nella
coscienza dell'uomo moderno, che l'impegno per
l'autenticit dell'uomo sia cercato a spese della per-
dita, e spesso del ripudio esplicito, del suo rapporto
a Dio. Cos il messaggio di salvezza che Cristo ha of-
ferto con la sua Passione e Morte e Risurrezione, vie-
ne capovolto nella negazione del peccato e nella pro-
clamazione della sufficienza delle categorie storiche
con la vittoria definitiva sul peccato. Tattiche, ossia
progetti, di secolarizzazione delle verit e virt cri-
stiane, corteggiate oggi anche da larghe fasce di teo-
logia post-conciliare impaziente di camminare, come
il pelagianesimo ed il nominalismo modernista, al
passo con mondo. La via regia sanctae crucis , che
Dio fa risplendere di continuo con l'esempio dei santi
ed in particolare dei mistici, la risposta veemente
dello spirito di Dio al livello di un essere-neI-mondo
capovolto e trasfigurato in Dio, come si vede nella
nostra Gemma.
(20) Per causam sui intelligo id, cuius essentia involvit existen-
tiam, sive id, cuius natura non potest concipi nisi existens (Ethica, Def.
I; Gebhardt II, p. 45). Gentile-Radetti trovano questo concetto riferito da
Suarez (Disp. Metaph. XXVII, sez. I) e certamente era noto a Spinoza
che da esso prende lo spunto per la sua prova ontologica dell'esistenza
di Dio (Ethica, Firenze 1963m p. 662 s.). Una coincidenza simile causa
di conseguenze altrettanto gravi, il richiamo di Hegel al celebre argo-
mento ontologico di S. Anselmo che confuta l'argomento dei 100 talleri
di Kant (Vorlesungen iiber die Philosophie der Religion, Lasson III, 1,43:
Also Anselms Gedanke [ist] ganz richtig ). Nella pi conosciuta Storia
della Filosofia , Hegel chiama la prova anselmiania ... la prima prova
veramente metafisica dell'esistenza di Dio (ed. K. L. Michelet, Berlin
1844, III Theil, p. 147).
141
2. La coscienza del peccato universale
(<< la grazia pi grande che mi ha
fatto Ges )( I)
Il primo problema allora quello del senso del
peccato che Gemma ebbe quanto mai profondo, lace-
rante, straziante - come abbiamo sopra riferito. Il
problema sembra che sia il seguente e cercher di
esprimerlo con la formula pi ovvia. Da una parte,
cio dalla parte di Gemma, essa si considera pecca-
trice, una grande peccatrice ... ed Ges stesso che
le dice, durante l'Ora Santa, mentre in estasi: lo
mi voglio servire appunto di te, perch sei la pi po-
vera, la pi peccatrice di tutte le mie creature; tu non
meriteresti altro che ti mandassi all'inferno, ma inve-
ce voglio che tu sia una vittima ... (Lett. 27
a
a Mons.
Volpi, p. 350). E lo ripete la Santa stessa nella se-
guente letto 28
a
: Ges stesso mi dice spesso che do-
vrei vergognarmi a farmi vedere, perch sono pro-
prio la peggio di tutte le sue creature (Lett. 28 a, p.
351). E si rileggano alcuni testi che abbiamo gi citati
al principio: si pu dire che Gemma si sentiva im-
mersa nel peccato, fatta peccato. Ma dall'altra parte
sappiamo, da quanti ossia da tutti quelli che la co-
nobbero e dalle dichiarazioni della stessa Gemma,
ch'essa non offese e non volle mai offendere il Signo-
re con peccato grave e sembra neppure con peccati
(1) Autobiografia, p. 253 (l'espressione da Gemma messa fra pa-
rentesi).
142
veniali deliberati e). Il problema allora sembra que-
sto: Come poteva Gemma dire in verit davanti a
Dio cio con verit di aver fatto quei peccati e ... tutti
i peccati di tutto il mondo, quelli passati e quelli fu-
turi, se in realt essa non li aveva fatti n poteva
averli fatti? di essere quella grande peccatrice? perfi-
no di essere nata peccatrice? di essere un ... abisso
di peccato? .. un letamaio? . Simili confessioni non
vanno contro la verit? non sono anzi contro il debito
di gratitudine verso Dio per le grazie ricevute?(3).
Le risposte a questi interrogativi possono essere
varie. Dato che Gemma stessa in altre occasioni af-
ferma di non aver voluto mai offendere Dio delibera-
tamente e, comunque, di averli sempre confessati i
(presunti) suoi peccati e di volerne fare penitenza: ci
si chiede quale significato allora potevano avere
quelle sue espressioni cio quale verit? Non cer-
to una verit oggettiva nel senso ordinario che si d
al termine oggettivit che qui quello di verit di
fatto e perci di corrispondenza al concetto ordina-
rio di realt. Bisogna allora pensare ad un altro
piano di realt al quale il Signore eleva con particola-
re lume la coscienza delle anime privilegiate come
Gemma.
(2) Basti la stessa dichiarazione di Ges: "Questa figlia ( Gemma
stessa) mi chiede sempre amore e purit e io, che sono il vero amore
e la vera purit, tanta gliene ho concessa quanta creatura umana pu
capirne (Lett. 118
a
a P. Germano, p. 283 s.). I Processi sono espliciti
su questa materia, ma ovvio che al primo posto viene la Madre di Dio,
come afferma la stessa Gemma.
(3) Riprende quasi le stesse espressioni di Gemma una mistica dei
nostri tempi: Sono un nulla ... Sono la pi grande peccatrice del mon-
do ... Sono lo scandalo del mio paese ... lo san solo capace di commettere
pasticci ... Tutti i peccati che esistono li ho fatti ... Merito solo l'inferno ...
Sono un letamaio (Cf.: Gabriele M. Roschini, Teresa Museo, 1943-1976,
ed. cit., p. 131). Queste confessioni di profonda indegnit sono frequenti
- e si tratta allora di un problema di fondo - nell'agiografia cristiana.
143
Si pu pensare - c lo suggerisce un'espressione
ben conosciuta di S. Teresa del Bambino Ges - che
questo sentimento di forte compunzione dei peccati
nasca nei Santi dalla considerazione non tanto dei
propri. peccati reali (non commessi), ma di quelli
possibili cio dal riconoscimento umile della pro-
pria fragilit e peccaminosit in Adamo dalla quale
Iddio avrebbe preservato e difeso tali anime con par-
ticolari grazie. Questo sembra il caso della coetanea
carmelitana; ma non sembra sia quello di Gemma
che si professa e confessa, con spietata insistenza,
peccatrice e gran peccatrice. Si potrebbe anche os-
servare che Gemma parli cos di s perch ingrandi-
sce cio esagera (per un complesso di colpa!) le sue
presunte mancanze ... : una spiegazione verosimile, an-
zi ovvia, dal punto di vista della psicologia normale.
Ma questo non il caso Gemma che per tutto il resto
si mostra sempre equilibrata e discreta, portata a
parlare sempre bene degli altri e ... sempre male di
s: come mai? Tanto pi che Ges stesso - e q]..le-
sto sembra ancor pi sconcertante - che la procla-
ma, come anche sopra si visto, la peggio di tutte
le creature . Ma lo stesso Ges poi che celebra, in
altre estasi (e Gemma stessa pronta a riconoscere),
le meraviglie di grazie che opera in lei e le predice
la glorificazione degli altari.
Dobbiamo forse pensare a qualcosa di pi alto,
ad una situazione di spirito pi profonda al di l di
ogni valutazione finita, cio di carattere totale e tut-
t'abbracciante(4). Si potrebbe forse parlare di una
situazione-carisma del senso del peccato ossia di
(4) Simile, ma in tutt'altro contesto, a quelle che laspers chiama le
situazioni-limite le quali esigono una decisione radicale (Cfr.: K. la-
spers, Philosophie
3
, Bd. II, 201 ss. e 261 sS.; Bd. III, 218 ss.).
144
un senso-totale della malizia del peccato stesso ch'
abbracciato dall'anima nella sua pienezza di malizia,
dalla sua prima origine lungo tutto il corso della sto-
ria umana ch' storia di prevaricazione continuata e
di ribellioni sempre in atto dell'uomo contro Dio.
Ora il santo, come il figlio di Adamo da una parte
e dall'altra per il lume divino speciale ricevuto, si
sente coinvolto e immerso in questo torrente limac-
cioso e fetente della storia e quindi anch'egli si con-
fessa reo e correo.
Questa certamente una situazione nuova e spe-
ciale, un trascendere il lume normale della ragione
e della morale e i dati effettivi e reali della memoria
storica: si potrebbe forse parlare di un elevarsi alla
memoria cordis in un dolore di compassione infinita
e universale. Ma anche questa un'espressione che
non rende, a mio avviso, la densit di realt delle
espressioni di Gemma. Invece di un elevarsi , un
termine certamente poco adatto ad esprimere l'appe-
narsi e la partecipazione dolorosa della Santa, si po-
trebbe parlare di uno sprofondarsi e di un'inabissar-
si - per un particolare lume di grazia - aldil dello
stesso proprio nulla della creazione, ossia di uno
sprofondarsi nella percezione intima e vissuta del
peccato radicale come peccato reale ossia come suo
proprio peccato. Come quando Gemma esclama: O
Ges, in tutti i giorni della mia vita io ho sempre pec-
cato: molte offese le ho gi piante; ma quel che peg-
gio, che ne faccio sempre di nuove (Estasi 78 a, p.
103).
In questa considerazione viene oltrepassata per-
tanto la sfera del proprio peccato storico secondo
la personale responsabilit dell'evento, nel suo isola-
mento di particolarit individuale che pu aver com-
145
messo o potrebbe anche aver commesso ... - se-
condo la spiegazione precedente. Nella considerazio-
ne del peccato storico individuale, il senso di colpa
ed il pentimento corrispondente partono dalla parti-
colarit dei singoli atti - e sono questi che accusia-
mo nella confessione ed di essi che proponiamo di
emendarci. Nella coscienza pi illuminata della pec-
caminosit radicale il santo e il mistico pensano alla
possibilit - e perci al pericolo sempre incom-
bente - di cadere e peccare come gli altri ed anche
peggio degli altri. .. Allora la situazione di Gemma -
e dei santi della sua stessa vocazione riparatrice -
sembra diversa, e quasi di un'altra qualit della no-
stra comune, e questo per tre caratteri o motivi:
1. - Per estensione: si parla espressamente di tutti i
peccati: l'anima confessa di averli commessi (e
di continuare a commetterli) tutti : Gemma lo
dice apertamente con insistenza.
2. - Per intensit: l'anima si attribuisce la massima
gravit cio la pi profonda malizia, la pi nera
ingratitudine, un'indegnit abissale ... meritevole
dell'inferno, mentre l'anima anela ardentemente
all'unione con Dio. Anche questo leggiamo in
Gemma.
3. - Una spiegazione approssimativa della ecceziona-
le situazione - soltanto un umile tentativo -
si potrebbe ancora tentare nella linea di chiarifi-
cazione esistenziale, ossia mediante la considera-
zione della solidariet morale che lega insieme
tutti gli uomini come un sol uomo e ciascuno di
noi con tutti, e anche e soprattutto nella sfera
di libert. Questo concetto fu espresso in forma
speculativa da Boezio secondo il quale i molti
146
uomini mediante la partecipazione sono un solo
uomo , e la formula viene dal neoplatonico Por-
firio(5): essa ha significato reale e non indica
soltanto una Communitas nazionale politica e
astratta, come poi far il nominalismo distrutto-
re della teologia. Tale communitas reale sta a in-
dicare la solidariet che hanno i partecipanti (gli
individui singoli) verso il partecipato (il genere
umano nella sua realt storica) come ad un'unit
ed, in certo modo, (quello della partecipazione
per l'appunto), ad un'entit di ordine superiore
ai singoli, dalla quale questi in qualche modo di-
pendono. Questo richiama ovviamente la situa-
zione del peccato originale ed a proposito di
questo che per esempio S. Tommaso si richiama
alla formula della partecipazione predicamenta-
le di Porfirio-Boezio(6).
Applicata al peccato originale la formula della
partecipazione diventa l'affermazione della solidarie-
t e appartenenza di tutti gli uomini al peccato di
Adamo: tolto il peccato originale, mediante la grazia
di Cristo nel battesimo, rimangono tuttavia le sue
conseguenze cio l'inclinazione al peccato, la pecca-
minosit: il fomes concupiscentiae. Ora l'anima misti-
(5) Isagoge, ed .Busse, Berlino 1887, p. 6, l. 21 ss. (Cfr.: C. Fabro,
La nozione metafisica di partecipazione, III ed. Torino 1963, p. 106).
(6) Omnes homines qui nascuntur ex Adam possunt considerari
ut unus homo, in quantum conveniunt in natura qua m a primo parente
accipiunt, secundum quod in civilibus omnes homines qui sunt unius
communitatis, reputantur quasi unum corpus et tota communitas quasi
unus homo, sicut etiam Porphyrius dicit quod participatione plures ho-
mines sunt unus homo (S. Th. la_Ila, 81, 1). Questa, nel preciso e origina-
le contesto tomistico, si pu chiamare partecipazione predicamentale
poich il rapporto degli individui alla specie e delle specie al genere
comune, mentre la partecipazione degli enti allo ipsum esse costituisce
la partecipazione trascendentale (Cfr. al riguardo: C. Fabro, La nozione
metafisica di partecipazione, III ed., Torino 1963, spec. p. 145 ss.).
147
ca, illuminata dalla divina grazia, afferra la realt di
siffatta corruzione profonda della natura causata dal
primo peccato, come appartenente tutta a se stessa
in quanto partecipe di tale natura. Di qui il sentimen-
to di responsabilit e corresponsabilit, non solo dei
propri, ma anche dei peccati altrui e non solo dei
peccati passati ma anche di quelli futuri, di tutti, di
quelli di tutti gli uomini: l'orrore per tutti gli errori
ed orrori che l'uomo ha commessi e commetter nel-
la sua storia di peccato fino alla fine del mondo. Per
questo il santo si offre in espiazione ed accetta, come
Gemma, la vocazione di vittima dei peccati del mon-
do ch'essa sente come suoi, come commessi da lei:
anche se non li ha commessi, n li commetter mai
per divina misericordia, n li potrebbe commettere
(tutti) come persona singola. Quindi si potrebbe par-
lare, forse, in questo caso - ed quelo tipico di
Gemma - di un'esperienza totale del peccato virtua-
le, ch' esperienza reale del peccato reale in atto e
non puramente del peccato possibile C).
Quest'esperienza ha il suo fondamento nella soli-
dariet del male che ogni uomo ha con la corruzione
sempre attuale, anche nel santo, della natura umana
per via del fomite della concupiscenza, pena ed effet-
to del peccato originale; ed ha il suo movente e scopo
nella solidariet del bene di riparare ed espiare per
gli altri fratelli, di ottenere anche per essi la grazia
della misericordia della conversione - come faceva
con tanta peria Gemma - quindi la partecipazione
alla vita divina mediante il Sangue di Cristo. S. Pao-
(1) Nel senso di {( peccaminosit reale di cui il santo sente la dolo-
rosa pressione nella vita quotidiana, nei rapporti col mondo e nei turba-
menti e conflitti continui delle potenze dell'anima: quasi un senso di {( in-
degnit totale davanti a Dio e a Cristo. Cos certamente fu per Gemma.
148
lo, spiegando a quei di Corinto la sua missione di
Apostolo, presentava l'opera salvifica di Cristo in
questo contesto di peccato, anche se Cristo non aveva
peccato n poteva peccare, ma era Lui stesso l'unica
salvezza dell'uomo dal peccato: Colui che non cono-
sceva il peccato, per noi [Dio] lo ha fatto peccato af-
finch noi in lui diventassimo giustizia di Dio (II
Coro 5,21).
Il Santo quindi riparatore e intercessore fra i
fratelli peccatori e Cristo: Cristo stesso - come
leggiamo continuamente nelle comunicazioni ed esta-
si di Gemma - che le chiede questa riparazione per
placare il Padre suo. I testi che sopra abbiamo ripor-
tati sulla sua coscienza del peccato richiamano per-
ci un tipo di esperienza di ordine superiore e questo
almeno a doppio titolo: a) della perversione radicale
e totale della natura umana a causa del peccato, b)
della continua sua presenza insidiante in ogni uomo
ed ad ogni momento, c) dell'orrore del peccato stesso
in quanto offesa di Dio e disprezzo del Sangue reden-
tore di Cristo da parte dei peccatori. Di qui la soffe-
renza dei Santi che si offrono in riparazione dei pec-
cati dei fratelli onde ottenere la divina misericordia.
Sentiamo ancora Gemma:
A - A Mons. Volpi; Per queste cose accadute, era
qualche giorno che non pensavo pi ai peccatori. Ge-
s mi ha conteso e mi ha detto che non devo pensare
che ai poveri peccatori (Lett. 8 a, p 320). Ges le ave-
va detto, come gi, a S. Margherita Maria: Guarda,
in che modo mi trattano oggi le persone del mondo.
lo sono fortemente sdegnato con quelli che mi offen-
dono. E Gemma: Pregai Ges che avesse pazienza
e sfogasse pure con me, con farmi soffrire tanto di
pi, ch mi parrebbe di aver forza. E Ges mi disse
149
che il demonio avrebbe sempre pi il permesso di
battermi (Lett. 19
a
, p. 337).
Durante il carnevale del 1900 Ges si lamenta
con lei ... {( dei tanti brutti peccati, che io non posso
pi resistere. Tu col tuo soffrire trattieni il castigo
che il Padre mio ha preparato per i tanti poveri pec-
catori. E non lo fai volentieri? . E Gemma pronta:
{( Ho risposto di s, ma ho paura di non resistere. Ge-
s mi ha detto: {Non temere io ti far soffrire, ma
ti dar anche la forza' (Lett. 24
a
, p. 346). Un saggio,
e del pi crudo realismo, la Santa lo offre nella lette-
ra seguente che presentiamo in progressione.
a) (Il primo attacco del diavolo) - {( Ieri sera, quan-
do uscii di confessionario, stetti tanto male: il diavo-
lo mi cominci a dire tante brutte cose di Lei, be-
stemmie, cose sudicie; mi diceva che la notte mi
avrebbe fatta a pezzi, se non avessi acconsentito a
quello che lui mi diceva. Mi aveva messo tanta paura,
che ero proprio disperata, e ci manc poco che per
la strada non cedessi a quello che mi diceva; per
dicevo tante casacce, dissi fino arrabbiata che volevo
morire, perch ero stanca di passare quelle brutte
nottate. Ne avevo tante in mente anche di peggio; ci
manc poco che ... .
b) (Visita di S. Gabriele che la sgrida e l'invita a
sopportare) - {( Perch tu ricusi il patire, mentre Ges
ha patito tanto per te? perch lamentarti di ci che
disposizione di Dio? se il patire ti sembra lungo,
la ricompensa poi sar eterna. Se la tentazione mette
in sussulto il tuo cuore e l'anima tua sul punto di
cedere al nemico, ricorri a me: san pronto ad aiutar-
ti; fidati a me, e non avrai a temere cadute .
150
c) (Ges, passata la tentazione, le chiede di ripara-
re le offese dei peccatori) - Appena uscito Lui,
venuto quel cattivo, solo; voleva che facessi quello
che faceva lui; io mai. Mi ha picchiata forte forte; fi-
nalmente ho vinto io per mezzo di Ges. Sono poi an-
data a fare la SS. Comunione, ho sentito venire Ges
e mi diceva (perch io gli dicevo che era tanto che
l'aspettavo): 'Tutta la notte sono stato con te e conta-
vo tutti i momenti che ci erano, sempre per venire
dentro di te. Lascia pure che tanti cattivi mi offenda-
no; ma tu vieni vicina a me, ch sempre ti aiuter;
vieni a cibarti di Me stesso, e cos mi ricompenserai
delle loro sconoscenze. Stamani ti voglio far sentire
i palpiti del mio cuore ... '. Avesse sentito come faceva-
no! Non so come spiegarmi ... (p. 346 s.). Qui, come
altrove, la Santa ha sperimentato al vivo quella pec-
caminosit radicale ( ... ci manc poco che ... ) che ab-
biamo indicato come esperienza del peccato totale
virtuale .
B - Estasi - L'espiazione per i peccatori fra i
temi pi costanti:
a) (Li raccomanda tutti, ma uno in particolare) -
Sai, Ges, oggi le tre ore le faccio con te, perch
tu salvi tutti i peccatori; perch a me mi stanno mol-
to a cuore. Lo sai, Ges, qual' quello che mi sta pi
a cuore: oggi me lo devi dire, voglio sapere se sal-
vo ... Per tutti, ma per quello in particolare ... San tutti
figli tuoi: salvali tutti (E. 2 a, venerd 8 settembre
1899, p. 4).
b) (Nel mezzo della bufera per la verifica medica
delle Stimmate, si offre per i peccatori) - Ma nel pen-
sare male di me t'ha offeso nessuno? lo devo pensare
soltanto ai peccatori... lo non devo pensare che ai
151
peccatori; al resto pensaci tu. Ma mi chiedi dei sacri-
fizi? Quanti ne vuoi, ne faccio. Tutta la mia vita deve
essere un continuo sacrifizio; sopporter tutto. Se lo
so, Ges! quanto pi contraria a me la croce, tanto
pi simile alla tua (E. 6
a
, settembre 1899, p. 14).
c) (Supplica per i peccatori e si offre vittima per
essi: abbiamo gi riportato la seconda parte. Qui l'e-
spressione diventa pi incisiva della prima) - Dun-
que, Ges, questi poveri peccatori non li abbandona-
re. Sono pronta io a fare qualunque cosa. Te sei mor-
to sulla croce; fammici morire anche me. Son tutti
figli tuoi; se son figli tuoi, non li abbandonare. lo,
Ges, li voglio salvare tutti. Se tu li abbandoni, Ges,
allora non c' pi speranza (E. 9
a
, p. 17). E conclu-
de: Dunque, Ges, non ne puoi proprio pi? Sfogati
con me. Voglio essere vittima per i peccatori, voglio
vivere vittima e voglio morire vittima (p. 18).
E per la conversione dei peccatori, anche per i
religiosi e i sacerdoti, la Santa si offerta ed ha sof-
ferto sin sul letto di morte assumendo su di s i pec-
cati dei suoi fratelli pi miseri che sono i peccatori
e offrendosi vittima, come Ges e con una singolare
partecipazione alla sua Passione, per la loro conver-
sione.
Questo dilagare del sentimento di colpa e di pec-
cato la nota dominante delle comunicazioni di
Gemma, quasi un bisogno ossessivo di distruggere in
espiazione se stessa davanti a Dio, sdegnato per i
peccati degli uomini. Senza tentare riflessioni com-
plicate, forse meglio rifarsi subito all'Autobiografia
per il suo stile immediato e diretto. Sentiamo intanto
il suo stato d'animo nelle lettere contemporanee a P.
Germano.
Nell'aggiunta alla Lett. 46
a
(verso la met di feb-
152
braio 1901) la Santa scalpita: Di scrivere la confes-
sione generale, io, babbo mio, non ne ho voglia. Se
ne faccia da s un 'idea: tutti i peccati che si possono
commettere nel mondo, io li ho commessi, di ogni
specie: bugie, disobbedienze, il pi grosso gi lo sa:
ho guastato apposta vigilie, insomma tutti i peccati
del mondo li ho fatti tutti (p. 127). Possiamo subito
dire che questa la formula ovvero la convinzione
di fondo che Gemma, soprattutto nell'ultimo scorcio
della sua vita, si formata dello stato della sua ani-
ma. Non a caso questo scritto mand sulle furie il
diavolo, il quale si sfog col sottrarlo e bistrattarlo,
come si pu ancora vedere nel parlatorio del Ritiro
dei Santi Giovanni e Paolo in Roma. La redazione del-
lo scritto, per il quale la Santa confessa all'inizio di
essere stata aiutata dall'Angelo(8), sembra sia stata
assai rapida se - cominciato certamente dopo la lette-
ra ora citata - gi alla fine alla met di aprile(9).
Subito fin dall'apertura dello scritto - nella chia-
ve prediletta del disprezzo di s, del sentimento scon-
finato della propria indegnit ... : E poi penso anche,
babbo mio: quando lei avr letto questo scritto e avr
sentito i peccati, si arrabbier e non vorr pi essere
babbo mio! Allora s... Ma vorr essere, spero. Si pre-
pari dunque a sentirne di ogni specie e peccati di
ogni genere . Di quali peccati poi si tratti, in questa
fanciullezza e adolescenza cos segnate dalla croce e
dalle grazie di Cristo, ogni lettore in grado di giudi-
care. Essa si accusa di impertinenze (IO), di trascura-
(8) Nel testo che gi conosciamo della Autobiografia: L'Angelo mi
ha promesso di aiutarmi e farmi venire in mente ogni cosa, perch, glielo
dico chiaro, ho anche pianto, perch questa cosa non la volevo fare: mi
sgomentava a farmi tornare in mente tutto, ma l'Angelo mi ha assicurato
di aiutarmi" (p. 221).
(9) Cf. la letto 55
a
, p. 148.
(lO) Per es. l'episodio del cugino, presso la zia a S. Gennaro, fatto
cadere da cavallo con uno spintone di Gemma (p. 225), ch' per ridimen-
sionato nei Processi.
153
tezza nella preghiera, ecc. ecc. Soprattutto della sua
superbia: ma contro le sue dichiarazioni, com' stato
ormai messo al sicuro, stanno le testimonianze fatte
nei Processi da quanti la conobbero direttamente a
cominciare dalle sue educatrici e insegnanti. Basti
leggere la dichiarazione iniziale riguardo al bel ca-
priccio per l'allungamento delle preghiere da parte
della buona mamma(11), ch'essa era solita pregare
svogliatamente e senza attenzione commentando
fra parentesi: In tutto il tempo della mia vita non
ho mai atteso alla preghiera (p. 223)! La realt che
Gemma leggeva la sua vita in una luce di misteriose
profondit a noi ignote.
Ignorante in religione, cattiva, disobbediente -
secondo lei - con tutti: Tornata in famiglia - dopo
la I Comunione in cui Ges l'aveva avvinta a s dan-
dole il desiderio grande di essere religiosa - di-
chiara di aver dopo un anno dimenticato i propositi
fatti, i buoni consigli e di essere diventata peggiore
di prima. Pi ancora: Ges si faceva sentire sempre
pi, pi volte mi fece gustare consolazioni grandissi-
me; ma come presto lo lasciai, cominciai a divenire
superba, disobbediente pi di prima, di cattivo esem-
pio alle compagne, di scandalo a tutti. E continua
Alla scuola non passava un giorno che non fossi pu-
nita, non sapevo le lezioni e poco manc che non fos-
si cacciata via. In casa non lasciavo trovar pace a
nessuno(12), ogni giorno volevo andare a passeggia-
(II) Fu la mamma gravemente ammalata, leggiamo, nell'Autobio-
grafia che le mise in animo una nostalgia struggente del Paradiso: E
se ancora - commenta con affettuosa ironia - lo desidero e ci voglio
andare, ho delle belle gridate e un bel no mi sento rispondere (p. 223)
cio dalle sue guide spirituali.
(12) Un po' pi sotto si legge: La peggiore di tutti [in famiglia] fui
sempre io, e chi sa (lo) stretto conto che dovr rendere al Signore per
il cattivo esempio dato ai fratelli e compagni! (p. 331).
154
re, e vestiti sempre nuovi ... Tralasciavo ogni mattina
e ogni sera di fare le solite mie orazioni ... (p. 229).
Eppure la Santa stessa che ci ha informati come
proprio in quegli anni della fanciullezza, alla scuola
della fervente Sr. Camilla Vagliensi, essa ormai vive-
va l'esperienza di Cristo Crocifisso al punto che
(diciottenne) nel 1896 sviene dal dolore al guardare
appunto il Crocifisso e, nauseata del mondo, trova
l'unica consolazione nello sfogare il suo dolore con
Ges solo . Di qui anche il proponimento che sar
il suo programma di vita: Ges io voglio patire e
patire tanto per te (p. 237). E Ges, con malattie
gravi e misteriose e con interventi chirurgici assai
dolorosi, la prese subito in parola: Altre pene mi
mand Ges, e posso ben dire con verit che, appena
morta la mamma mia, non ho mai passato un giorno
senza aver patito qualche piccola cosa per Ges (p.
238).
Ma questo non la trattiene dal continuar a infie-
rire su di s. Presa in casa, dopo la morte del babbo
(1897), da una zia di Camaiore (Gemma ormai ven-
tenne), qui si compie l'evento della malattia mortale
(la spinite), che la tormenta per un anno per poi gua-
rire miracolosamente, come ella stessa racconta nel-
l'Autobiografia. Il suo giudizio per sulla permanen-
za a Camaiore sintomantico, nello stile abituale:
Cominciai a dimenticarmi di Ges, la preghiera la
cominciai a lasciare, e cominciai di nuovo ad amare
i divertimenti (13). Intanto fa amicizia con una ne-
pote, che la zia teneva presso di s ... e per cattiveria
- nota subito - si andava perfettamente d'accor-
do . Ora il bilancio: Il pensiero di quei mesi tra-
(13) Sintomatico questo cominciai , ripetuto tre volte come accu-
sa di colpevolezza vissuta e dolente.
155
scorsi nel peccato mi faceva tremare; ne aveva fatte
di ogni specie: pensieri anche impuri mi balenavano
per la mente; avevo ascoltato cattivi discorsi, invece
di sfuggirli; avevo dette bugie alla zia per ricoprire
la mia compagna: insomma vedevo l'inferno aperto
per me (p. 240). Ma, come hanno solidamente docu-
mentato gli editori attingendo dai Processi, proprio
la domestica della zia, certa Alessandra Balsuani e
il cugino Luigi Bartelloni danno una versione com-
pletamente diversa delle cose: lo non mi sono mai
accorta che Gemma sia caduta in peccati mortali e
neppure in veniali deliberati; amava Iddio in una ma-
niera straordinaria, come possono amarlo gli Ange-
li ... Gemma fu pura come un Angelo - cos In Balsua-
ni. E il cugino: Non credo che [Gemma] sia caduta
in colpe mortali e neppure veniali deliberate. Gemma
fu sempre unita al suo Dio ... Tutti i discorsi di Gem-
ma erano rivolti a Dio: non parlava che di Dio e delle
cose sacre (p. 241, nota). La concordanza delle due
testimonianze perfino letterale! Come fu eroica la
sua pazienza durante la tremenda e dolorosa malat-
tia, mentre la Santa - ricordando le cure dei familia-
ri - riassume con solito piglio di autoaccusa: Ogni
cura l'avevano per me, ed io al contrario non avevo
per loro che cattive maniere e rispostacce (p. 242).
Ma anche questa volta smentita dalla sua antica
maestra Suor Giulia Sestini delle Zitine, da suor Ma-
ria Angela Ghiselli delle Barbantine, dalla zia Elisa
che la assistettero nella malattia, come documentano
i testi dei Processi(14).
Non sorprende allora lo stile crudo e spietato
che la Santa usa, per autoaccusarsi, nella corrispon-
(14) Vedi le testimonianze riportate dagli Editori in: Estasi ... a p.
242 s., nota 4.
156
denza col confessore e col Direttore spirituale; la se-
lezione che ora daremo ci riempie di sgomento e sia-
mo noi ad essere quasi portati alla disperazione se
volessimo solo tentare il pi timido e lontano con-
fronto con la vita e le prove di purificazione dell'an-
gelica creatura: angelica non per natura, neppure lei,
ma per ferrea volont sostenuta dalla divina grazia
con una corrispondenza che ebbe forse qualche oscil-
lazione ma che mai - almeno nelle testimonianze di
chi le aveva gli occhi addosso - venne meno. Ed ora
torniamo a sentirla dilaniarsi.
A. A Mons. Giovanni Volpi.
- Lett. 3 a: (Ges) mi dice sempre che devo vergo-
gnarmi di farIl)i vedere da qualunque persona, per-
ch l'anima mia piena di difetti. Se vedesse com'
brutta l'anima mia! Ges me l'ha fatta vedere (p.
312).
- Lett. lOa: (Al termine di un'apparizione del de-
monio che l'incitava a ribellarsi, com' stato gi ri-
cordato sopra): O Ges mio, dissi, ho sofferto tanto
con la bestia dell'inferno, e poi sono carica di pecca-
ti, e poi ti avr offeso . E qui Ges stesso che la
smentisce: Figlia mia, non mi hai offeso niente, per-
ch tu non hai mai acconsentito (p. 324). Per ecco
che nella Lett. 27
a
Ges stesso che nell'assumerla
a vittima per i peccatori mentre ella si schermisce:
perch non sono buona a nulla , le dichiara: Tu
fai quello che puoi. lo mi voglio appunto servire di
te, perch sei la pi povera, la pi peccatrice di tutte
le creature; tu non meriteresti altro che ti mandassi
all'inferno, ma invece voglio che tu sia una vittima
(p. 350). E qui Ges stesso che parla, al quale la
Santa risponde con spirito d'indifferenza e non senza
un sottile humor: Ges mio, fate un po' quel che
157
vi pare, io sono contenta}) (p. 350). E Ges torna alla
carica:
- Lett. 28
a
: Ges stesso mi dice spesso che do-
vrei vergognarmi a farmi vedere, perch sono pro-
prio la peggio di tutte le creature}) (p. 351).
- Lett. 34
a
: lo non le voglio queste visioni: vorrei
solo che Ges mi perdonasse quelle cose: Lei le sa})
(p. 359). Anche nella Lett. 40: Non le voglio nean-
ch'io, sa, queste cose, vorrei solo pentirmi dei peccati
e nulla di pi}) (p. 367).
- Lett. 42 a: Bisogna che venga a confessarmi,
perch ne ho troppi di peccati}) (p. 371).
- Lett. 48
a
: Tutto sta nella mia cattiva volont
e nella mia inclinazione al peccato (p. 377). E qui,
prima di passare a P. Germano, inseriamo le dichia-
razioni angosciate ad altri corrispondenti.
- P.E. Pelliccia, Capp.: Avrei tanto bisogno delle
sue preghiere: che Ges faccia di me ci che pi gli
aggrada: dia un po' di pace alla mia coscienza, ch
il gran numero dei peccati me ne turbano la pace.
Ma ... non mi perdo di coraggio, perch mi riconosco
la creatura pi bisognosa}) (p. 407). Ma del tutto sin-
golare la seguente dichiarazione.
- Alla sua maestra Sr. G. Sestini, poco dopo la
miracolosa guarigione: Mi prendono anche certi
momenti ... che mi sgomenterei davvero ... Mi pare che
una voce interna mi dica che m'inganno, che la gioia
che provo non viene dal Cuore di Ges, perch (que-
sto lo dico io) vero che Ges pieno di misericordia
che perdona tutti i peccati, ma possibile che me
li perdoni a me che in 19 anni ne ho fatti sempre dei
nuovi? Aveva voglia Monsignore di affaticarsi e dir-
mi che almeno migliorassi, ma io non l'ho proprio
mai obbedito. Ogni volta che mi andavo a confessare,
158
ci avevo sempre un maggior numero di peccati e
grossi, e di tutte le specie, e in ricambio Ges mi fa
essere contenta, e di pi ha voluto darmi la salute
tutta in un tempo. Ma se almeno mi fossi ravveduta!
Invece sempre nuovi peccati! Che ne sar di me poi
non lo so, se non smetto di offendere Ges . E non
si lascia sfuggire l'occasione di sfogarsi con la buona
maestra: Di una cosa mi affliggo ... , ci sono molte
persone che mi dicono: E tu hai ricevuta la grazia,
segno che la meritavi . Quando sento queste paro-
le, mi pare di vergognarmi davanti a Ges; e vorrei
che ci fosse Monsignore a dire quello che sono. E poi
se ne ricorda, suor Giulia? lo sono stata sempre su-
perba, non vero? Mi ricordo, quando ero a scuola
da lei, che fece tanto per liberarmi da questo brutto
difetto ( 15), ma le fu sempre impossibile: il vizio in
me cresceva sempre, e ora s'immagini Lei. Superba
a quel modo! Quando mi dicono quelle parole, vorrei
che tutti sapessero chi sono e i miei peccati, e che
Ges mi ha fatto guarire nell'anima e poi nel corpo
(p. 410 s).
- Alla Madre M. Giuseppa, Passionista - Lett. 1 a
( tutta un'effusione di umile pentimento con la buo-
na religiosa distante, tanto venerata e amata): Mi di-
ce, Madre mia, che preghi. O non glielo ha anche det-
to P. Germano che non so fare a pregare? E non so
proprio fare. E poi, anche quando sapessi fare, come
pu Ges esaudirmi, che vede che non mi emendo
mai dei miei tanti peccati, anzi ogni giorno ne com-
metto di nuovi? Povero Ges, da me tanto offeso [ ... ]
Povero Ges! Stamani pure si abbassato a venirsi
a sporcare le mani con me. [ ... ] Gli ho detto a Ges
(15) Su questo particolare, vedi l'Autobiografia, pp. 231-233.
159
che non v pi fare peccati. [ ... ] E Ges lo sa quanto
sia inclinata al male (p. 414). Ma ritorna lo sgo-
mento:
- Lett. 2
a
: Ho paura, la mia vita passata mi fa
tremare. Povero Ges! proprio fa come Lei, Ges non
si vergogna a sporcarsi le mani in questo povero leta-
maio mio (corsivo di G.)(I6). L'espressione sembra
sia stata suggerita a Gemma da P. Germano, come
si rileva dalla letto 40 a del 20 gennaio 1901: Non ho
mica detto, babbo mio, come m'insegn lei: I Ges,
non vi sporcate le mani in questo letame '; ma ho det-
to: I Ges, non vi facciano paura i miei peccati, non
vi faccia ribrezzo la mia freddezza ... ' (p. 112). Ma
l'espressione ripresa nella lettera 42 a con umile te-
nerezza: vero, babbo mio? Ges non ha ancora
smesso di sporcarsi le mani in questo letamaio mio
(corsivo ancora di G.), e se non vuoI capire (!), che
ci devo fare? Quanto mai buono Ges! (p. 119).
E nei Colloqui avuti in estasi con Ges, in risposta
ad alcune domande di P. Germano, in un contesto di
profonda teologia come sono tutte queste risposte,
implora: Fa che ti possa avere, Ges: allora ti lode-
r. Ma gli dissi che si sporcasse pure le mani in me;
Lui s, ma il diavolo no . E, umilissima, riporta il
colloquio seguito con Ges: Mio Ges, se tu volevi
una corrispondenza da me che eguagliasse i favori
che mi hai fatti, questi favori che mi hai fatti, questi
favori Ges dovevi farmeli adagio, non in copia cos
abbondante. Che vuoi e che puoi aspettarti da questo
letamaio, capace solo di offenderti? - Non ti chi e-
(16) Si ricordi l'identica espressione di Teresa Museo, che abbiamo
gi riportata; l'eccellente biografo della mistica di Caserta non fa alcun
accenno a S. Gemma, ma neppure parla delle letture spirituali di quell'a-
nima.
160
do che amore (p. 291). Ed ha paura che venendola
a conoscere qual', P. Germano non le scriva pi (p.
41S). N ha maggiori riguardi nelle lettere seguenti:
(Sono) un frutto del peccato (come mi chiama il mio
confessore) (che) non pu tenere in s Ges (Lett.
3
a
p. 420). Nella letto 4
a
si dichiara incapace di scri-
vere un essere avvilito (questo il mio nome) ...
(E Ges) mi ama, perch sono una povera creatura,
e poi finalmente mi vuole bene perch sono cattivet-
ta, e dinanzi a Ges sono meglio accolti i cattivi che
i buoni. proprio vero, sa? (p. 422).
Ad un anno poi prima della morte nella Lett. 6 a
la desolazione al colmo: O Madre mia, preghi con-
tinuamente per me; sono talmente cieca, che non ve-
do pi neanche i peccati che sono sopra la mia co-
scienza; sono molti, sono tanti; e pure non li vedo,
quando faccio l'esame di coscienza. Se Ges nella
sua Misericordia non me li perdona, io mi danner,
e allora saremo per sempre divise. Mio Ges, non lo
permettere! [ ... ] E geme: Il pensiero di tante con-
fessioni e comunioni mal fatte in che confusione mi
mettono! Mio Ges, che abisso d'iniquit! E nondi-
mento Ges viene continuamente da me; preferisce
una vile creatura ad un Angelo del Cielo, sceglie per
sua abitazione un cuore immondo e sporco, invece
di andare in Paradiso dove gli Angeli gli avrebbero
preparato nicchie di pietre preziose (p. 425). Con la
fervente religiosa l'onda della confidenza si dilata,
specialmente dopo una visita di P. Germano nel giu-
gno 1902, come si legge nella Lett. sa. Gemma ha ri-
trovato la pace: Senza avvedermene, ho camminato
per tanto tempo nelle tenebre, e mi trovavo strinta
nei lacci del demonio... quel cosaccio del diavolo
che gli stava mettendo in cattiva luce P. Germano e
161
la tiene ancora sotto il suo incubo ed essa, pur ab-
bandonandosi alla fiducia, sente tutta la sua indegni-
t: Si sente ... menzogna, imperfettissima, impura
che sempre mi avvolgo nell'immondezza, frutto del
peccato e ... piena di peccati (p. 430). Un linguaggio
incredibile di una pena indicibile: si accusa di essere
stata ... di scandalo, e ho cagionato danno col mio
cattivo esempio (Lett. 9
a
), di offendere Ges conti-
nuamente (Lett. lOa).
Parimenti alla sorella spirituale, la signora
Giuseppina Imperiali di Roma (la Serafina dell'E-
pistolario) anch'essa penitente di P. Germano, la San-
ta non riesce a trattenere il suo tormento: Parlo io
di Paradiso, di Ges, io che pi di mille e cento volte
ho disgustato il mio Dio! Ma dallo stesso Ges, da
me tanto disgustato e offeso, aspetto misericordia}}
(Lett. 2 a, p. 442 s.). L'assillo continuo sempre il ri-
cordo dei suoi peccati e il pensiero della sua indegni-
t: Gi Ges mi avr fatta conoscere: sa chi sono?
La pi cattiva, la pi scellerata delle figlie di Ges
(Lett. 3
a
, p. 444). E nella lettera seguente geme: O
se potessi col mio sangue lavare quei posti, dove ho
dato scandalo, dove ho fatto tanti peccati! (p. 445).
Ancora, nell'angoscia di non aver corrisposto alle
grazie ricevute: Caro Ges, che bel contraccambio
ho saputo renderti per tutto quello che hai fatto per
me! O amore di Ges, da me tanto tradito! Che confu-
sione! I peccati miei li ho tutti bene in mente. Gran
Dio, misericordia! (p. 447).
B. - A P. Germano - Al suo Direttore spirituale,
al babbo mio , designatole da Dio. Gemma manife-
sta questa sua ambascia con un'insistenza cos dolo-
rosa e martellante che diventa un'invocazione di mi-
sericordia e di protezione, come di chi si sente sul-
162
l'orlo di un baratro. Data l'abbondanza del materiale,
ci limitiamo alle espressioni pi caratteristiche.
Ed ecco la prima uscita, ch' del 22 giugno 1900
quando la Santa gi da pi di un anno partecipe
delle Stimmate e della Passione di Cristo: Voglio
dirgli qualche cosa del mio cuore, affinch lo possa
conoscere. un cuore pieno di peccati di ogni sorta;
vi una mescolam:a di affetti, vi sono continuamente
pensieracci cattivi; pieno di rabbia e quest'ultima
la passione predominante, e spesso vi entra qualche
po' d'invidia. Eccolo: cos il mio cuore. tanto tem-
po, sa, che desidero divenire buona, ma che! sempre
in peggio. E Ges mi sopporta ancora (Lett. 7 a, p.
22). Queste impressioni sembrano sorgere dopo
particolari illuminazioni e grazie. Ecco: Ges sta
sempre con me, non mi ha ancora mai lasciata. A
quale segno mai arriva la dolcezza e la bont di Ges,
per quanto perfida e cattiva io sia! Viva sempre Ge-
s! Che far io mai per corrispondere a tanta miseri-
cordia di Ges? Che render io mai a Ges in ricam-
bio di tanti benefici? Ci ho il cuore, ma tutto pieno
di peccati; ci ho pure l'anima, ma da tutte le parti
colpevole. Ges mi risponde in questo momento:
Non mi offende l'indegnit tua; sei opera delle mie
mani dammi ogni cosa, a me, ch tutta mi appartieni.
Quante volte, se sapesse, ho cambiato Ges per una
cosa vile di questo mondo! Ma ora non lo voglio fare
pi (p. 41). E in un momento di buio spirituale, con
l'impressione lacerante che Ges scappato ", sospi-
ra: Ma il mio Ges, babbo mio, dov'?, povero Ges,
ovvero povera io! [ .. .]. lo sono stata sempre ingrata
a tante sue grazie, ho sempre messo impedimenti alle
sue ispirazioni, ho aggiunto sempre peccati a peccati;
non sarei neppure degna che Ges mi guardasse. Ben
163
me ne avvedo che son venuta a noia anche a Ges:
scappato. Che mai ho fatto pei tanti peccati! Ho
scacciato Ges, e non mi vorr pi, non mi avr pi
misericordia? Dio mio, misericordia! (Lett. 16 a, p.
44). E rivolgendosi alla Madonna confessa di essere
stata scellerata e cattiva ... , di aver commesso tanti
peccati e di aver perduto Ges per i miei peccati
(p. 45). E nell'impeto di desiderio per il Paradiso, si
trattiene dolorosa: Ma che dico? Ma tanti miei pec-
cati ? .. Il posto dei Santi non per me. Mi perdoni,
perch non s che dico (Lett. 21 a, p. 58).
Alle volte lo sguardo dell' Angelo Custode che
la spinge alla compunzione: S, aveva ben ragione
(l'Angelo) di rimproverarmi: ogni giorno vado di male
in peggio, a peccati aggiungo peccati e forse mi per-
der (Lett. 52
a
, p. 141). E nella letto 105
a
, citata gi
sopra, geme: Sono cattiva, sono carica di peccati:
qua in convento(17) ne ho trovati un mucchione. Pa-
dre Martino [Vallini] mi assolve e addio: io sono di-
sperata (p. 249).
L'incubo non cessa, ma sembra appesantirsi, nel-
l'avvicinarsi al traguardo ormai vicino della sua bre-
ve esistenza: Se Lei non mi aiuta, vedr presto ri-
dursi in cenere, ma cenere di peccato (Lett. 112 a,
p. 265)(18). Ancora: Mi aiuti, perch solo Dio sa il
(17) Siamo nel marzo 1902 e la Santa si trova in ritiro presso le
Suorine cio le Mantellate.
(18) E, nello slancio di purificazione e umiliazione, conclude al P.
Germano: Presto andr a Roma, vedr di certo Serafina. La faccia tanto
pregare per me, le palesi pure tutti i miei peccati; sono contenta; li dica
pure a tutti: voglio essere tenuta per quella che sono (l.c.). Ed alla mede-
sima Serafina scrive: Ges mi ha fatto conoscere; non sa chi sono? La
pi cattiva, la pi scellerata di tutte le figlie di Ges! Ha dimenticato
i miei peccati, e si ricorda solo della sua misericordia. O se potessi col
mio sangue lavare quei posti, dove ho dato scandalo, dove ho fatto tanti
peccati! (lett. 4", p. 445).
164
numero dei peccati che ho commessi e commetto:
quanto la mia natura si risente ad ogni parola! (p.
278). E alla fine di ottobre 1902, presaga della prossi-
ma fine: Caro babbo, ma il demonio, quanti sensi,
quanti sentimenti, quante parti del corpo ho, tutte
sono in peccato, e tutte corrotte, una cosa sola ... il
cuore, sede di Ges (Lett. 120
a
, p. 286). Avvicinando-
si alla fine, la purificazione s'intensifica: Senta: Ge-
s mi ha lasciata sola nel mondo, io non devo curar-
mi di nessuno: dovrei sempre conversare con lui, non
dovrei mai entrare in nessuna cosa, e invece ... ; tut-
t'altro che con Ges passo i miei giorni. Ecco le mie
occupazioni. Strani pensieri, tentazioni ... e, mai pen-
so a cacciarli dal cuore e dalla memoria ... O Babbo!
(Lett. 123
a
, p. 290). Straziante l'invocazione alla Ma-
donna dell'ultima lettera del 18 marzo 1903: O Ma-
dre mia, preghi sempre Ges per me; io desidero s,
che tutti ci contenti Ges, ma io posso benissimo es-
sermi ingannata. Cara madre mia, non sto mica bene,
sa: la mia vita si spenge e ogni giorno consuma. E
lo spirito? O Dio mio! Sono tormentata da brutti e
sozzi pensieri; ma Ges mi prega di rivolgermi a sua
Madre ... e nonostante queste parole, mi perdo di ani-
mo e piango (Lett. 131 a, p. 306).
C - Estasi
Quando si rivolge a Ges per la conversione di
qualche peccatore Gemma mette avanti i suoi pecca-
ti: Te ne ha fatte tante, ma te ne ho fatte pi io.
Slvalo Ges, slvalo! [ .. .]. Quando che non ho fatto
peccati? [ ... ]. Se tu sapessi (!) come san carica di pec-
cati! (E. 8
a
, p. 16). Ancora: Le vittime ci vogliono
innocenti, ed io non sono mica innocente. Slvali, Ge-
s, slvali! (E. 9
a
, p. 17). E commossa: Quel pecca-
tore ha circondato il tuo cuore di peccati. lo, ti ricor-
165
di quando ti facesti vedere a me crocifisso? lo ti ave-
vo circondato tutto di peccati (pausa) ed avesti com-
passione di me. Abbi anche per questo peccatore
compassione, e come tu mi chiami la tua peccatrice,
chiama anche lui il tuo peccatore. (E. lO
a
, p. 18 s.).
Ed assume sopra le sue spalle la conversione di quel
peccatore: Sono io che ho peccato, tu sei innocente,
sono io che ho fatto tanti peccati (E. 24
a
, p. 36). E
prima ancora, certamente alludendo a s: (( Ci avrei
da raccomandarti un gran peccatore; ma non penso,
Ges, che prima ci avevo da raccomandarti una gran
peccatrice (E. 18
a
, p. 29). Arriva a dire: Quanti an-
ni potevo amarti tanto, e non ho fatto che disprezzar-
ti! ( ... ) Quanti peccati, o Ges! Togline il peso: mi fan-
no ribrezzo il gran numero (E. 72 a, p. 97). E, chie-
dendo, verso la fine di settembre del 1900, (( un
dolore perfetto , geme confusa: (( S, ho fatto tanti
peccati; direi quasi che ogni palpito del mio cuore ...
Ma non l'ho pi il cuore (E. 49
a
, p. 79) ... , perch la
Madonna glielo ha preso e portato via con s ..
E implora con rammarico, nell'estasi del lO giu-
gno 1902, pensando alle predilezioni di Ges per la
sua anima: (( O Ges, o Ges, se io attentamente con-
siderassi le tante premure che hai per me, come do-
vrei distinguermi in tante virt! vero, s, mi distin-
guo, o Ges, ma in che cosa? .. In peccati! Perdona-
mi, o Ges, tanta mia trascuratezza; perdona tanta
mia ignoranza (E. 92 a, p. 116). Nell'estasi 9S
a
del
seguente 22 giugno supplica con impeto di alta teolo-
gia: (( O Ges, sei la calamita di tutti i miei affetti.
Se il tuo genio, o Ges, s'abbassa alla pi vile di tutte
le creature come sono io, deh! aiutami allora con ri-
parare tutti i danni che hanno fatto i miei peccati.
Mio Ges!' .. (E. 9S
a
, p. 117). Sintomatica l'effusione
166
dell'estasi 78
a
del 24 gennaio 1902: O Ges! ... La-
scia, Ges, che stamani ti apra tutto il mio cuore, ti
scopra tutte le mie piaghe e versi nel tuo tutte le mie
amarezze. O Ges, in tutti i giorni della mia vita io
ho sempre peccato: molte offese le ho gi piante; ma
quel che peggio, che ne faccio sempre di nuove.
Quanto sgomento, Ges, stamani in questo mio pove-
ro cuore!. .. O quando diventer io migliore? quando
riformer tutta la mia vita? (p. 103). E ammirando
la misericordia infinita del Cuore di Ges, arriva a
dire nell'estasi del 2 luglio 1902: un bell'amare
Ges, amare chi non si adira mai con chi l'offende.
[ ... ] Tutte le vuoI per s in isconto dei miei peccati.
quasi una bella sorte per me essere nata peccatrice,
perch le vene del mio Signore sono sempre aperte,
piene di quel sangue sacramentato (E. 103
a
, p. 126).
E poco dopo, il 9 luglio, scriveva a P. Germano: Non
le sembra che sia quasi una fortuna che io sia nata
peccatrice? Perch le vene di Ges, piene di sangue
Sacramentato, stanno sempre aperte per i peccatori.
Viva Ges! (lett. 113
a
, p. 269).
Gi nell'estasi del 27 giugno, aveva, concitata,
esclamato: A te i santi, o Ges, e gli umili di cuore;
non io, o Signore. A te tutti gli spiriti e le anime di
tutti i giusti; non io Signore. A te tutti gli abitatori
del cielo; io no ... Ti rendano tutti infinite lodi e rin-
graziamenti. Ma, anch'io, anch'io, o Ges ... Si, io vile
ed indegna peccatrice (E. 97 a, p. 119). Ammirata
della divina misericordia esclama: Il tuo amore, o
Ges, ha passato proprio i limiti. S, verso di me pas-
sa i limiti, O che vuoi, Ges? A una creatura, o mio
Dio, che per idolatrare il piacere ti ha voltato le spal-
le tante volte, fai cos? .. mi fai stare sempre sotto
il peso della tua divina ... [giustizia] . (E. 96
a
, p. 118).
167
Perci, scrivendo a P. Germano, si raccomanda alla
M. Maria Giuseppa: Impiega, o Madre mia, un po'
del tuo gran fervore, per impetrare all'anima mia, al-
l'anima pi infelice e pi bisognosa, il perdono delle
colpe (Lett. 114
a
, p. 271).
Le ultime estasi dell'estate 1902, specialmente a
partire dalla seconda (123
a
) del 15 agosto, risentono
della lettura che la Santa faceva delle Meditationes
attribuite a S. Agostino(I9) come risulta (ci sembra)
dalle seguenti espressioni: Te ne ringrazio, Signore,
che stamani mi hai dato lume per conoscere le mie
iniquit. Te lo prometto di rinunziare a tutto quello
che non tua volont, a tutte quelle opere che non
hanno per centro il tuo cuore, e per fine il tuo divino
volere (E. 123 a, p. 145). E il luned 18 agosto: O
Dio ... Dio mio! ... Non ti sdegnare, se la mattina vengo
cos come sono. Lo vedi: l'anima mia piena di pecca-
ti, o per dir meglio un'abitazione piena d'ogni sorta
di bestie. E tu, giglio di purit, fonte di bellezza, co-
me fai a vivere in tanta confusione? (E. 124
11
, p.
146). Forse pi evidente la dipendenza nella secon-
da estasi dello stesso giorno: Mi affliggo, o Signore,
perch penso... che se anche per anni e anni come
gli Angeli mi preparassi, non sarei mai degna di rice-
verti ... Eppure, lo vedi, vengo cos mal disposta! ... Al-
tra cosa che mi affligge ... Ti ricordi, o Signore? ci
(19) La Santa vi accenna nella lettera III a al P. Germano del 22
giugno (p. 260) e specialmente nella 113 a dove gli d un saggio della sua
capacit di traduttrice: S, s, so fare assai a tradurre S. Agostino e
cerca proprio un testo sulla compunzione dei peccati, cio cap. I, pago
5: Ges mio, fa che il mio cuore ti desideri, desiderandoti ti cerchi, cer-
candoti ti trovi, trovandoti ti ami, amandoti tu gli dia il perdono dei pec-
cati, e, ottenuto, non li abbia a commettere pi . Segue un sentimento
di forte compunzione: O babbo mio, pochi momenti fa mi sono sentita
tutta compresa da un forte dolore dei peccati miei che credevo di mori-
re (p. 268).
168
fu un tempo che io avevo dimenticato affatto la tua
infinita bellezza e preferivo la polvere della terra. O
Ges, rispondi alle mie domande ... Mi dolce confes-
sare le mie colpe davanti a te. Meglio di me tu lo sai.
Sai pure ch'io ho contentato gli occhi in tutto e per
tutto e che il mio cuore non l'ha privato di nulla ...
Aiutami, o Signore (E. 12S
a
, p. 147). La compunzione
costante, ma l'espressione addolcita nel miele
agostiniano: O Ges, lascia che io mi stringa tutta
a te. Lo sapevo che eri tu l'unico mio bene, e invece
io disprezzavo il cielo per inchinarmi a indegne crea-
ture. O che speravo? Forse fuori di te speravo di tro-
vare pi ricchezze, pi attrattive? Perdona a tanta
mia miseria, a tanta mia iniquit; non permettere che
io mi stanchi agli amplessi del tuo amore. Per tanto
tuo amore non permettere a me tanta ingratitudine
(E. 12S
a
, p. 150).
Questo stile certamente nuovo per la Santa: si
sente evidente l'influsso della lettura di S. Agostino.
169
3. L'oscurit della via: Dio, la fantasia o il de-
monio?
Indubbiamente la Galgani fu trascinata dalla
grazia e la sua situazione nella Chiesa assolutamen-
te speciale nel senso che il suo progetto di vita, al
lume della ragione naturale, sembra mancare di ogni
coerenza che non sia quella per noi frastornante, e
lo fu anche per la mite creatura,(1) della regia via
sanctae crucis (2). Bisognerebbe tentare di rico-
struire e ripetere la sua situazione : ma questo non
possibile senza viverci dentro cio senza essere
Gemma stessa per ripeterla a s in noi. Ma chi ose-
rebbe presumere tanto? Forse tutto ci che il lettore
e il credente pu fare di avvicinare un p la. sua
esperienza di Cristo crocifisso, quale consegnata
nei suoi scritti cio nei testi che sono le Lettere,
le Estasi, l'Autobiografia, il Diario ... Ma'anche questi
testi disorientano poich non si tratta di scritti nel
senso abituale, neppure in quello pi affine delle ani-
me estatiche e stigmatizzate a lei pi sorelle. Sembra
- anche se ci in realt non esatto - che in essi
manchi quel filo dottrinale che alimenta nei mistici
la meditazione e la trasformazione interiore com'
(1) Il 27 luglio scriveva a P. Germano: Sono stata due giorni un
po' sossopra. Guardavo quelli di casa (Giannini), p. es. Annetta, Eufemia,
e pensavo: come mi piacerebbe vivere come vivono esse, senza nessuna
cosa straordinaria e mille idee)} (Lett. 115", p. 275).
(2) De imitatione Christi, lib. II, c. 12; ed. T. Lupo, Citt del Vatica-
no 1982, p. 121.
170
evidente per esempio negli scritti della B. Angela da
Foligno, in S. Caterina da Siena, nelle tre stelle del-
l'Ordine carmelitano S. Giovanni della Croce, S. Te-
resa di Ges, S. Maria Maddalena de' Pazzi e, pi vi-
cina a noi, S. Teresa del B. G., (coetanea quasi di
Gemma), la B. Elisabetta della SS. Trinit e lo stesso
P. Pio da Pietrelcina ... vicino a Gemma nei carismi
e nell'itinerario della sofferenza.
Perci, forse pi di tutti, Gemma si presta ad
una considerazione esistenziale: la sua vita un in-
trecciarsi simultaneo e crescente di paradossi. Non
solo lo stile del suo scrivere, ma soprattutto quello
della sua vita, un continuo passare dall'ingenuo al
sublime e dal sereno alla tempesta e, pi che un
passare , un zampillare dall'identica sorgente mi-
steriosa ch' la sua partecipazione alla Croce di Cri-
sto. Abbiamo detto che si tratta di scritti occasionali,
stesi per obbedienza: Mons. Volpi voleva che P. Ger-
mano sapesse tutto ci che la povera figliola gli ma-
nifestava in confessione delle celesti comunicazioni
e sofferenze e P. Germano - fiancheggiato in questo
da S. Gabriele e dall'Angelo Custode - la spingeva
a dire tutto, assolutamente tutto, al pio - sempre
dubbioso e incerto - confessore. E la Santa obbedi-
va, un' obbedienza che le costava - come spesso con-
fessa - non poca fatica e ripugnanza, arduo sforzo
e quasi malessere qualche voltaC), ma che tuttavia
eseguiva con slancio di umile sottomissione e ricono-
scenza per le guide dell'anima sua. Una mortificazio-
ne continua, insomma. Nata per comunicare con Dio,
Gemma ha il dono insolito di comunicare con gli uo-
mini con uno stile semplice e profondo, con espres-
(3) Nella 2
a
lettera al P. Germano: Tutto quello che scrivo, lo
scrivo solo per obbedienza, ma con grande fatica (p. 9).
171
sioni sobrie e colorite da grande scrittrice che sa ad-
dentrarsi, delicata e insieme sicura, nei misteri del-
l'uomo e di Dio. Sempre protagonista del contrasto
di cui vive l'esistenza del cristiano e la libert del-
l'uomo.
Alla difficolt principale, nell'avvicinare questi
scritti, costituita da parte del lettore (certamente per
me) dalla mancanza dell'esperienza ch'essi riflettono,
se ne aggiungono altre non meno stupende e stupefa-
centi, le quali, a modo loro (e in quale modo!) attira-
no lo stupefatto lettore nella luce affascinante del
mistero del suo martirio. Prima di tutte la semplici-
t: lo stile di Gemma delizioso: essa scrive di fu-
ria(4) quasi a getto continuo e la realt che vuole
trasmettere - per alta e misteriosa che sia - Gem-
ma la presenta viva al lettore come per una comuni-
cazione di grazia. Essa attesta che quando scriveva
l'Autobiografia o confessione generale aveva vicino
l'Angelo: L'Angelo mi ha promesso di aiutarmi e far-
mi venire in mente ogni cosa; perch glielo dico chia-
ro, ho anche pianto, perch questa cosa non la volevo
fare: mi sgomentavo a farmi tornare in mente tutto,
ma l'Angelo mi ha assicurato di aiutarmi (p. 221).
Ma Gemma una tremenda giustiziera di se stessa,
bruciata da un risentimento crescente e implacabile
verso di s. La dedica dell'Autobiografia: Al babbo
mio che lo bruci subito - una raccomandazione
ch'ella fa spesso per le lettere e gli altri suoi scritti
allo stesso P. Germano e a Mons. Volpi, anche se per
celeste intuizione sapeva che i due personaggi con-
servavano tutto. Eppure Gemma (almeno a partire
dalla guarigione miracolosa per intercessione di S.
(4) Scrivo tanto con furia che non so se capir (Lett. 35
a
a P.
Germano, p. 102).
172
M. Margherita Alacoque: 3 marzo 1899) crescendo
con lei le comunicazioni di Ges e della Vergine Ad-
dolorata assieme alla compagnia degli Angeli e di S.
Gabriele, capiva bene che la sua situazione spirituale
diveniva singolare cio causa di ingombro e di distur-
bo nella famiglia e nella societ in cui si trovava.
Esempi di questa semplicit? Le sue lettere co-
minciano senza preamboli e finiscono spesso di col-
po, anche quando hanno trattato i fenomeni pi su-
blimi e misteriosi. soprattutto nella corrisponden-
za con P. Germano, appena superata la prima
distanza reverenziale del M. Rev. Padre e del Pa-
dre Germano , che l'affettuosa creatura esplode nel-
la letto 12 a con il: Babbo mio accanto a Ges nel
mio povero cuore . Questo: Babbo mio ... l'accom-
pagna come segno di fiducia totale per i tre anni che
le restano di prove e di martirio(S). E quando la fi-
ducia cresce, diventa ancora pi affettuosa: Babbo
cattivo, cattivo , un babbo curioso ... , ma ch'essa
invoca nel luglio del 1902: Babbo, babbo mio ... il
mio tutto dopo Ges (6). E non manca l'affettuosa
ironia quando il Padre si nasconde col nome di P.
Bartolomeo di Santa Barbara: Lei, Babbo mio catti-
vo, se non vuole pi scrivere faccia scrivere pure P.
Bartolomeo di S. Barbara: le lettere di P. B. mi fanno
lo stesso effetto delle sue, quasi direi che Lei che
si finge il nome (!!) (Lett. 59
a
, p. 158). E nella Lett.
61 a, purtroppo conservata mutila: Scriva presto, ov-
vero dal P. Bartolomeo. Ma sa che giorni sono ebbi
una bella sgridata da Ges. Gli chiesi: Ditemi, Ges,
il babbo mio si cambiato nome? a me mi pare il
(5) Un Rev. Padre spunta, non si sa perch, nella letto 90" (p.
226) del 17 novembre 1901.
(6) Lett. 115", p. 275.
173
P. B. [Padre Bartolomeo] sia invece Lui .Ges mi det-
te questa risposta: Taci subito, e non me lo diman-
dare pi. Cattiva!}} (p. 163). Ancora il 3 settembre
1901: ... Babbo cattivo, perch non scrive? ( ... ) Quan-
te cose vorrei dirgliene?}}. E il 12 dello stesso mese:
Babbo attivo, o perch quando io gli mando l'Ange-
lo a dirgli cose, Lei non mi dice niente?}} (p. 207).
Segno di questa semplicit l'assenza di fronzo-
li, come quando comincia ex abrupto: Stia a senti-
re ... }} (Lett. 14
a
, Lett. 39
a
, anche Lett. 24
a
... ). E nella
Lett. 26
a
: Stia a sentire. Ma badi di non inquietarsi}}
(p. 77). E quando rimprovera il buon Padre: Scriva
tanto, no infuriato come solito ... }} (Lett. 91 a, p. 228)
O gli chiede: Ha bene capito?}} (Lett. 35 a, p. 103),
Babbo mio, m'intende?}}. E ... perfino: M'intende
almeno quando scrivo cos senza nessun senso?)}
(Lett. 21 a, p. 59) O quando in attesa della nomina
vaticana (a Consultore per le Reliquie): Povero il
babbo mio! Come sossopra! O perch non sta un
po' quieto? Gli prendono anche a Lei le smanie, ~ o m
prendono a me di quando in quando? A Ges ci pen-
ser io, non dubiti, e Lei pensi...: m'intende?)} (p.
231). E, umile, umile, lo supplica: Sia buono, non
mi mandi come nella risposta alla Serafina di Roma:
In quel biglietto ... voleva ch'io pregassi S. Rita da
Cascia e S. Francesca Romana. Ma come devo fare
che neppure le conosco?)} (Lett. 3 a, p. 443).
Anche con Mons. Volpi comincia: Stia a sentire:
io sono quasi sgomenta)} (Lett. 36
a
, p. 360). Ma, dato
il tipo del personaggio, le espressioni sono pi guar-
dinghe. Al confessore, incredulo sui suoi fenomeni,
ch'essa per ha il dovere di manifestare, sembra con-
senta: Non creda niente, perch la mia testa)}
(Lett. 6 a, p. 371). Queste cose, come gli ho sempre
174
detto, sono tutte della mia testa, e per non ci creda
(Lett. 8 a, p. 320).
Per con ardita franchezza, lascia che la faccen-
da se la sbrighino fra loro il Vescovo e Ges: Ges
poi mi fece conoscere che Lei non crede niente a tut-
to quello che io nelle confessioni gli dico. Ti dispia-
ce? disse Ges. O no, - dissi - Ges, sono cose
che le hai permesse tu'; tu l'hai fatte, e tu pensaci ...
(Lett. 17
a
, p. 335). E dopo averlo ammonito che la de-
ve mettere in convento, aggiunge: Ges, ma lei
non ci crede (Lett. 20
a
, p. 340). Indice della sua sem-
plicit il franco dissenso col confessore per la visi-
ta del medico, voluta dal Volpi, per la verifica (!) del-
le Stimmate (Lett. 5
a
e 6
a
): con pari franchezza,
aspettando P. Germano: Allora anche Lei di certe
cose rester persuaso, perch ora tanto angustiato:
me lo ha detto Ges (Lett. 38
a
, p. 365, anche Lett.
39
a
, p. 366). Di solito, finito il racconto anche delle
cose pi straordinarie, chiude con un secco: la po-
vera Gemma ... Mi benedica e sono la povera Gem-
ma ... e preghi per la sua povera Gemma . E non ri-
sparmia d'inviargli le ... minacce di Ges: Se Lui non
obbedir [per il convento] a ci che gli dico io, male
per Lui (Lett. 55 a, p. 385). Ancora: Se poi non fa
questo, Ges lo castiga. lo ho detto questo a Lei, per-
ch me lo ha comandato Ges; ma non ci creda, per-
ch la mia testa matta (Lett. 63 a, p. 392)(7).
Semplice e ingenua, certamente, ma anche gioio-
sa e intrepida quando deve attestare la verit. Qui
la difficolt nel seguire il delicato intreccio dei sen-
(7) Si noti il passaggio dei sentimenti: prima afferma di trasmette-
re un comando di Ges e poi, com' il suo stile, si ritira attribuendo
il tutto alla sua testa matta . Uno stile, che manterr fino all'ultimo
come si dir, di completa diffidenza di s.
175
timenti pi opposti che rivelano i testi, come nella
grande lettera 26
a
al P. Germano che inizia col grido,
Babbo mio, Non pi povera Gemma, ma evviva
Gemma! . E continua da autentica scrittrice: Va be-
ne cos, babbo mio? lo gioved sentii Ges; Lei lo sen-
t? Aveva una voce cos fina, che appena lo sentivo.
Feci la SS. Comunione, e lo sentii venire: era Ges.
Ci crede? Piansi, ma erano tutte lacrime di conten-
tezza di cuore; mille volte gli chiesi perdono dei pec-
cati miei, e mi promise che se non ne avessi pi com-
messi, me li avrebbe perdonati assai volentieri. E
poi? E poi come fare a ricordarmi di quei fortunati
momenti, che ebbi la grazia di ascoltare l'amoroso
invito di Ges? Lui stesso mi ripeteva: Gemma, non
senti il tuo Ges? e altra volta diceva (ma tutto la
stessa mattina): O chi sono io? (p. 76). E, dopo tan-
to impeto, la scena cambia e ripiega sul suo: Viva
Ges! , e quasi disperata: Il mio cuore sembra dive-
nuto di ghiaccio: non si scuote, sempre freddo. E
ci pu essere una cosa pi grossa di questa che, dopo
tante visitine che mi ha fatte Ges, non abbia ancora
imparato ad amarlo? Ogni mattina, che faccio la Co-
munione, sembra che il mio cuore sempre pi s'indu-
ri. Non si accorge, babbo mio, che ci bisogno di
un miracolo di Ges? Viva, viva Ges, sempre Ges!
(p. 77).
La tensione, fra le prove dei dolori al capo e per
tutto il corpo e l'assenza di Ges, che si nasconde,
cresce: Oggi sabato; i nervi si sono assai calmati,
ma non tanto. Ieri e ieri l'altro, Gioved e Venerd,
mi dettero assai noia: sentivo andarmi via le mani,
e anche i piedi; la testa me la lasciarono, dalla parte
del cuore poi mi torment assai. Ora v vedere se
mi riesce un po' spiegargli la storia di questa parte.
176
Stia a sentire. Ma guardi di non inquietarsi. Sa pure,
babbo mio, che Ges si nascosto; io lo cerco ogni
momento, lo vorrei sempre con me, ma Lui sempre
pi si allontana; io lo cerco sempre, e delle volte lo
cerco cos forte, che mi sento male male, e mi sento
andare tutta via. Non so dire altro; mi dice se ha ca-
pito? (p. 77).
Il confessore sembra voler rincarare la dose e la
penitente reagisce con umilt e grandezza da pari
suo. Non possiamo riportare tutto, malgrado l'ecce-
zionale valore spirituale ed anche letterario. La San-
ta ha trovato l'equilibrio: Finalmente mi sono ben
persuasa che solo Dio mi pu far contenta, e in Lui
ho riposto tutte le mie speranze. Ges non mi voglia
pure, discacci pure, io lo cercher sempre. ora,
proprio in questo tempo, che mi accorgo bene di non
essere buona a nulla, neppure a formare un pensiero
verso Ges. Continuamente commetto peccati; ieri ne
conobbi due nuovi: alle volte mi viene una dispera-
zione grande, perch mi sembra impossibile che Ge-
s debba perdonarmi tanti peccati; altre volte mi pa-
re impossibile che Ges voglia perdermi, e allora
scuoto le spalle, e de' peccati non ne faccio pi conto.
O che lavoro questo? me lo spiega un po'? . E le
viene spontaneo il desiderio di morire: Morire, o be-
ne! andar da Ges, essere sicuri di sempre volergli
bene e non perderlo pi, [ ... ] .. Ma mica ora, babbo
mio, non s'inquieti: quando vuole Ges (p. 77 s.).
L'enigma della coesistenza degli opposti in Gem-
ma ricorre dovunque, quasi un conflitto di luci oppo-
ste che si accendono e spengono alternandosi nell'a-
nima sgomenta e sbigottita. Tipica l'esperienza del-
la Lett. 21 a ancora a P. Germano: ... Ges sempre
con me, mi sento tutta con Lui, sono tanto contenta!
177
Ma ho tanta paura di offenderlo e di perderlo! Quan-
do sar mai quel giorno, che ander con Ges, a star
sempre con Lui, senza paura che pi l'offenda? O se
l'Angelo mio mi prestasse per un momento solo le
sue ali, vorrei andare con Ges! Ho pregato sempre
e pregher ancora che Ges presto mi venga a pren-
dere. Ma che dico? Ma tanti miei peccati! ... Il posto
dei Santi non per me. Mi perdoni, perch non so
che dico; vorrei dire pure tanto ... Si faccia il volere
di Ges! Dopo tanto scoramento, Ges pronto a
consolarla ... e mi regala tante cosine e, se non pian-
go o mi lamento, allora viene a accarezzarmi . E, do-
po lo sgarbo avuto da un sacerdote - mentre atten-
deva di confessarsi nella Chiesa di S. Michele - an-
cora si umilia: Ges tutto, e io nulla , per
rialzarsi subito con volo d'aquila: Ma una volta ci
voglio uscire dal mio nulla, e voglio andare tutta in
mezzo a Ges e lo voglio amare tanto tanto; non vo'
pi essere in me stessa, vo' stare dentro di Ges (p.
58 s.).
Tanto riconoscente con Ges da offrirgli ad ogni
momento la sua povera e disprezzata vita; tanto umi-
le da essere la prima a diffidare - con termini decisi
e pittoreschi di s e di quel che ha scritto, tormentata
spesso dal dubbio di essere ingannata e di ingannare
- Gemma, esempio raro (forse unico) fra i mistici,
pensa che tutto sia opera della sua fantasia e del dia-
volo. Le sue dichiarazioni sono implorazioni di umile
annientamento [riporto alcune citazioni senza prete-
sa di completezza]. Al P. Germano, gi nella 2 a lettera
del 17 febbraio 1900, nel raccontargli un colloquio
di Cristo: Ieri sera, nel trovarmi dinanzi a Ges Sa-
cramentato a pregare, fui chiamata (era la mia fanta-
sia che mi faceva udire tali cose), mi parve che fosse
178
Ges (Padre, prima di continuare a leggere, lo prego
per carit, non creda nulla, scrivo solo per ubbidire;
di tutto il resto non avrei detto una parola)) (p. 9).
Quest'abbassamento di s diventava pi profon-
do quando doveva comunicare messaggi severi e do-
lorosi. Cos rispetto ad una cert'anima (penitente di
P. Germano) che aveva abbandonato la retta via:
Ora vengo a parlarle di una cosa, che a me assai
dispiacque. Anzitutto non creda a nessuna delle mie
parole, perch tutto lavoro della mia testa. [ ... ] Padre,
mi raccomando non mi creda per niente, ma special-
mente su questa ultima cosa; o al certo mi sono in-
gannata! Quanto ci penso! (Lett. lOa, p. 32). Anche
nel dargli notizia, in coda alla lettera 25 a, del solleva-
mento delle costole (constatato nell'autopsia dopo la
morte): Mi scordavo di dirgli delle costole; non lo
so, ma si alzano spesso pi alte di quelle della parte
opposta, mi sembrano. Quanta fantasia! Non ci cre-
da (p. 73). E dopo una notte di un'esperienza simile
di strette al cuore: Tutta fantasia, babbo mio (Lett.
31 a, p. 91). E sgomenta per s e fiduciosa nel bab-
bo , nella lettera (72 a) del 18 luglio 1901 lo supplica
di pregare Confr. Gabriele: O Gemma, che ne sar
mai di Gemma? Tutte quelle cose che gli pare di ve-
dere e sentire, da che parte vengono? (p. 191).
A pochi mesi dalla fine, il 26 giugno 1902, il dub-
bio diventa strazio e pena indicibile e la penna stessa
freme: Di tutti gli appunti che buttai via, non mi
ricordo pi nulla, ma la maggior parte si trattava di
discorsi con Ges, altri di tentazioni, ecc. (tutte a suo
riguardo)(8). Viva Ges! Ecco una cosa che Lei giu-
(8) Di che si tratter? Di dubbi al riguardo di P. Germano? Forse.
Probabilmente, come sembra da tutto il contesto, il dubbio di avere
(involontariamente) ingannato anche il P. Germano con il racconto delle
cose straordinarie che le accadevano, respinte dal Confessore e accol-
te invece dal pio passioni sta.
179
dicher. Stamattina per tempo, prima delle due, mi
sono destata; tutto ad un tratto una moltitudine di
pensieri sopra l'anima mia mi sono venuti a turbare.
Pensieri di questa sorte: E se io fossi ingannata? E
se tutte queste cose che mi accadono, dovessero con-
durmi alla rovina? E se, P.G. (Germano) fosse ingan-
nato? vero che Ges interviene: Figlia, non teme-
re. Chi opera in te sono io. Mai ti lascier, vivi con-
tenta (p. 264). E il 27 luglio ancora del 1902, in ben
tre aggiunte, infierisce con se stessa e tra i due essa
si mette dalla parte dello scettico Mons. Volpi: Mon-
signore teme (per) fino dell' Angelo suo; ma sono vis-
suta ingannata, babbo mio, vero: Ges non lo avreb-
be fatto conoscere a Monsignore ... Babbo, se Monsi-
gnore dice cos, segno che ne ha avuto lume da
Dio ... Babbo mio, venga presto (p. 276 s.). Anche del-
la zia, certamente influenzata da Monsignore suo
confessore, la Santa dice: E poi la sig.a Cecilia mi
dice sempre che Lei(9) pu benissimo ingannarsi; io
prego Ges continuamente, e mi assicura che non
permetter che debba ingannarsi. lo non dormo
pi(lO) e obbedisco assai. Tormento e gioia, luce e
buio insieme. Nell'ultima lettera del 18 marzo 1903,
quasi sulla soglia della morte, si rivolge accorata alla
Madonna: O Madre mia, preghi sempre Ges per
me; io desidero, s, che tutti ci contenti Ges, ma io
posso benissimo essermi ingannata (p. 306).
Echi di siffatta paradossale situazione, che sem-
bra di totale disorientamento, si trovano anche nelle
Estasi, dove questo timore angosciante di essere in-
gannata sembra attribuirlo alla suggestione del de-
monio. All'inizio dell'estasi 24
a
di marted 24 aprile
(9) Cio il P. Germano stesso.
(IO) Dormire per Gemma significa andare in estasi .
180
1900 esclama: O ... Dio ... Ges, non per me, ma temo
che il demonio mi abbia a ingannare. Non le voglio,
Ges, queste visioni; voglio solo che tu mi perdoni
tutti i peccati. Non permettere che il demonio mi ab-
bia a ingannare (p. 36). E di l a poco nell'estasi 26
a
del 26 aprile. O Ges ... temo di essere ingannata ...
e aggiunge con fiera risolutezza: Non le voglio que-
ste cose, non voglio nulla, Ges. Quello soltanto che
desidero, che tu mi dia tanto dolore dei peccati; ma
le altre cose non voglio nulla: ho paura, ho paura di
essere ingannata (p. 39). Oh, (il diavolo) m'ingan-
na!. .. Come fare, Ges, a non lasciarmi ingannare? ..
Quel che mi voleva [il diavolo] far credere!. .. (p. 58).
E il timore continuo: Bada, Ges, non permettere
che il nemico mio m'inganni (E. 49
a
, p. 98).
Ancora pi risolute le dichiarazioni a Mons. Vol-
pi al quale, gi dubbioso (anzi forse scettico e diffi-
dente) chiss che impressione dovevano fare! E nella
lettera 8
a
del settembre 1899, quindi prima dell'ini-
zio della corrispondenza con P. Germano, dichiara
spiccia, spiccia: Questo cose, come gli ho sempre
detto, san tutte della mia testa, e per non ci creda;
faccia lei come vuole Ges, ch son sicura che Ges
qualche cosa gli avr detto (p. 320). E nella lettera
seguente, con angelico candore, alla fine dello stesso
settembre dopo l'accenno ad un'estasi con S. Gabrie-
le dell' Addolorata: lo gli ho scritto, questo per obbe-
dire, se poi Lei non mi crede, io sono contenta lo stes-
so. Avrei tante cose da dirgli, ma, siccome Lei non
mi ha domandato pi nulla, avevo paura di far male
a dirglielo (p. 321). E in un contesto simile, nell'apri-
le 1901, dopo avergli comunicato due precisi ordini
di Ges: Monsignore, (lo prego) faccia quello che
Ges gli dir, senza dar retta alla mia testa (p. 387).
181
Con disarmante e sorprendente franchezza nella let-
tera seguente (59 a), dopo avergli esposto gli effetti
mirabili che Ges operava in lei nella S. Comunione,
si affretta a dichiarare: Queste cose, che crede? mi
sembrano impossibili anche a me, come sembrano a
Lei (p. 388). In una lettera (forse) della fine di luglio
1901 dove il nodo si fa pi imbrogliato perch l'argo-
mento sempre la richiesta di entrare fra le Passio-
niste, la Santa, riferendo le parole di Ges ... rasenta
le minacce: lo ho detto a Ges che glielo avrei detto,
ma Lei mi pare che non ci creda. Ges mi ha rispo-
sto, che Lei invece ci crede che proprio Ges; mi
ha ripetuto tante volte che pensi subito, perch impe-
disce a Ges di fare ci che vuole, trattiene la sua
grazia (qui non ho capito bene). [ ... ] Se poi non fa que-
sto, Ges lo castiga. Ma subito si affretta ad aggiun-
gere con umilt e distacco: lo ho detto questo a Lei,
perch me lo ha domandato Ges, ma non ci credo
perch la mia testa matta (p. 392). E ritornando
sullo stesso argomento nella lettera seguente, verso
la fine di marzo 1902: Monsignore, mi perdoni se
gli dico una cosa. lo so bene che fantasia e non vor-
rei confondermici, ma Ges sembra che mi comandi
di dirglielo, [ .. .]. lo non ci credo, perch so che la mia
fantasia capace di tutto (p. 392 s.)c I).
E che non si trattasse di espressioni convenzio-
nali, ma sincere, ce l'attesta anche il Diario che va
dal 19 luglio al 3 settembre 1900, dove proprio la re-
lazione sulla partecipazione alla incoronazione di
spine termina secca, secca: Soffrivo poi tanto a ogni
(Il) Ed in un biglietto dell'ottobre 1902, nell'angoscia di essere
nelle mani del diavolo , gli scrive chiamandolo per confortarla: Sar
fantasia, ma gi due volte che sento in me un impulso che presto dovr
morire e vorrei riformare la mia vita (p. 395).
182
movimento che facevo: che poi era tutta mia fanta-
sia (p. 166). Anche pi sotto, sabato 4 agosto: Biso-
gna ancora che dica, che al primo vedere queste cose,
queste figure (che certamente potrei essere inganna-
ta), mi sento subito presa da paura (p. 186).
E il mercoled 15 agosto, il gran giorno nell'e-
stasi che finir con la grazia singolare che la Madon-
na le prender il cuore per portarlo in cielo, mentre
comunica con la Passionista Madre M. Teresa che ha
finito la purificazione del Purgatorio e ... oggi deve
andare in Paradiso , esce nella dichiarazione (fra pa-
rentesi!) ufficiale e categorica: Non creda chi legge
queste cose a nulla, perch posso benissimo ingannar-
mi: che Ges mai lo permetta! Lo faccio per obbedien-
za e mi sottometto a scrivere con gran ripugnanza .
E tuttavia dichiara: Tutto questo accadeva, mentre
ero propriamente svegliata [quindi prima dell'estasi
della Madonna] e in pieno conoscimento di me stes-
sa (p.; 195). Gemma nel 23 anno, un'et che per
la donna segna la raggiunta maturit. Eppure cos
confusa di se stessa e di ci che scrive: E che avr
detto? .. Non leggo ci che ho scritto, perch mi ver-
gogno ... (Lett. 101 a a P. Germano, p. 243).
Ed a un mese prima della morte, quasi facendo
un bilancio del suo stato e sentendosi carica di pec-
cati, esce in una implorazione-confessione. in data
8 marzo 1902 (Lett. 105 a) e vale la pena di leggerla
nel testo integrale: O se potessi un po' ora dirgli
una cosa. Glielo accenner in poco tempo; la spiega-
zione gliela dar Ges. Vi qui una buona Religiosa,
che di tratto in tratto mi rivolge qualche parola affet-
tuosa; essa mi vuole tanto bene, ma dalle parole mi
avvedo che essa mi ha bene conosciuta. S, s, mi ha
conosciuta; Lei no, ha sbagliato di me e sopra di me,
183
ha sbagliato: le mie cose non vengono da Dio, ma tut-
to viene dal diavolo. Preghi Ges: lume, lume, babbo
mio: tutto falsa devozione, me ne avvedo troppo be-
ne; tutta ipocrisia. Dunque lo prego a non parlare
pi di me a nessuno, se non per dire realmente chi
sono io; mi umilier, mi pentir, e Ges mi perdone-
r con la sua infinita misericordia. Mi tolga dal mon-
do e mi chiuda in un buco strinto, da non vedere pi
nessuno; far penitenza di tutti i miei peccati, e far
di tutto per salvarmi; cos no, cos va male. Dio mi
perdoni! Preghi per la mia conversione (p. 249).
Concludiamo con la dichiarazione categorica che
si legge nella 1 a lettera a P. Germano che ci d la
formula pi stridente e realistica della situazione pa-
radossale. In apertura infatti lo mette subito sull'av-
viso: Ma eccomi al punto di scrivere, che mi sento
presa quasi da timore, e sa il perch? Devo scrivergli
certe cose curiose, che certo Lei stesso si meraviglie-
r. Glielo dico francamente: la mia testa un po'
mattuccia, e ora s'immagina di vedere e di sentire
cose impossibili; dico impossibili, perch Ges non
ha mai parlato, n si fatto mai vedere da certe ani-
me, quale la mia tanto cattiva (p. 2). Ed entra subi-
to in medias res: gli racconta la visione con la quale
Ges, accondiscese al suo desiderio di vederlo. Rac-
conta: Subito non mi content, ma dopo qualche
giorno mi parve che mentre pregavo, di vedere un
Passionista, che esso pure pregava davanti a Ges
Sacramentato e Ges mi disse: Vedi chi P. Germa-
no? . Lo guardai, e sa come lo vidi? Era un po' gros-
so, era in ginocchio fermo con le mani giunte, e mi
pareva che avesse i capelli pi bianchi che neri
(ibid.). Poi l'informa della guarigione miracolosa otte-
nuta per l'intercessione di Santa (allora Beata) M.
184
Margherita Alacoque, delle apparizioni del Confratel
Gabriele che gli promette di venire ogni sera dalle
11 a mezzanotte, l'assicura della prossima fondazio-
ne a Lucca del Convento delle Passioniste mostrando-
le in visione le prime 7 future suore (<< ne conobbi
tre ) e rivelando ... il nome, il cognome, la citt ove
era nata e cresciuta la Signorina che avrebbe dato
l'ultimo colpo all'opera . Gemma si mantiene scet-
tica: lo per ero poco persuasa di tutto questo, e
per ben tre volte di seguito mi accaduto lo stesso,
e l'ultima volta mi aggiunse: Terminati i due anni,
in giorno di Venerd si comincier . E io? gli dissi.
Tu sarai Passioni sta . Ed ora ripete la diffida di se
stessa: Che testa matta che sono, non lo nego, anzi
ne son certa. lo ho scritto tutto questo a Lei, perch
il Confessore me lo aveva ordinato; del resto quello
che soffro, lo so solo io, perch tutto mi sembra im-
possibile (p. 7)(12).
Questo il quadro e questa la cornice della bre-
ve vita di Gemma: figlia della Passione nella tensione
dell'incertezza sulla natura dei fenomeni che l'ac-
compagner, con punte quasi di disperazione, fino al-
la morte. Una simile situazione sfugge ad ogni capa-
cit di analisi e di descrizione che non siano le parole
stesse della Santa con l'unico commento del suo stu-
pore e della sua offerta all' Amore misericordioso.
Quindi oscurit, incertezza, estrema diffidenza
di s, del suo stato e dei fenomeni e questo in un
avanzare della vita verso il buio che nella lettera del
15 dicembre 1902 le strapper l'implorazione ango-
(12) La Santa, quando scrive questa lettera, aveva gi ricevuto l'im-
pressione delle Stimmate (8 giugno 1899, l'Ottava quell'anno del Corpus
Domini e vigilia della festa del S. Cuore di Ges. - Cfr. Autobiografia in:
Estasi , p. 261).
185
sciata: Dio mio! dimmelo: mi salver o mi danne-
r? (p. 291). E il diavolo, come per altri Santi, ma
con una tecnica - se si pu dire cos - del tutto
speciale, tortur nei modi pi svariati questa creatu-
ra celestiale: il punto stato studiato a fondo dallo
stesso P. Germano nella Vita cap. 22, p. 197 ss.
Capitolo oscuro, come si conviene allo spirito
delle tenebre, questo dell'opera di purificazione della
Galgani che attinge il suo fragile corpo con frequenti
e abbondanti dosi di battiture e percosse quasi fino
a stritolarla, ma soprattutto perch turba in conti-
nuazione il suo spirito fino quasi a possederlo con
orrende suggestioni, fenomeno ben conosciuto nella
teologia mistica che fa rabbrividire. E, con le botte,
le tentazioni pi sudicie che facevano gemere l'ange-
lica creatura: le lettere a P. Germano e a Mons. Volpi
pullulano della presenza sinistra dello spirito del ma-
le e la sua molesta apparizione pu dirsi l'antitesi co-
stante di quella di Ges, della B. Vergine, degli Ange-
li, di S. Gabriele ... Lasciando da parte l'aspetto pi
pittoresco e noto ai devoti della Santa, cerchiamo di
rivelare il suo significato reale per la purificazione
della sua anima ch' riportata su questa dinamica
del male, nella tensione e prova originaria della li-
bert per la scelta radicale. La Santa non ci dice
quando cominciato questo martirio: esso certa-
mente in atto nell' estate del 1899 quando Gemma go-
de gi della comunicazione delle Stimmate come si
rileva dalla lettera lOa a Mons. Volpi, ch' forse la
pi vivace e teologica su questo enigma: Era gi
qualche giorno che il diavolo mi lasciava un po' in
quiete, ma ora invece sono due giorni che mi tormen-
ta tanto tanto. E descrive i fenomeni della tentazio-
ne, le suggestioni contro la vocazione religiosa, l'u-
186
nione con Dio, l'obbedienza al punto ... ch'io mi sen-
tivo dal diavolo proprio mordere dentro . Al suo gri-
do di: Viva la croce, viva le pene! , il nemico molla
la presa, la Santa riceve le Stimmate con tanto dolo-
re e cerca di alzarsi per fare in ginocchio l'ora di
guardia. Ma, anche in quello stato, il nemico pu tor-
nare alla carica - una scena che la Santa descrive
con movenze dostojevskiane. La tentazione finalmen-
te la lascia e la Santa pu trattenersi in preghiera
con Ges; tutta timorosa di averlo offeso, ma il Sal-
vatore la consola: Figlia mia, non mi hai offeso,
niente, niente perch tu non hai mai acconsenti-
to(13). Ora per ti libero e non verr pi a disturbar-
ti (Lett. lOa a Mons. Volpi, p. 324 s.). Siamo, si badi,
ancora nel 1899.
Una riflessione teologica su questa situazione
demonologica o demoniaca, che dir si voglia, non ha
un compito facile. Anzitutto prima la Santa viene as-
sicurata da Ges che il demonio non verr pi a di-
sturbarla e poi di fatto il demonio continua a infieri-
re di male in peggio. E non tutto, ed forse l'aspet-
to pi conturbante, perch sembra che sia Ges
stesso che non solo permette le vessazioni diaboliche,
ma quasi si d a disporle come passaggi all'ultima
purificazione dell'anima. Che pensare di siffatta si-
tuazione ossia che Ges stesso incarichi il diavolo di
provare i suoi eletti? Che Ges ricorra al suo nemico
per far soffrire i suoi amici? Ma questa sofferenza
intesa alla purificazione degli eletti come per Giob-
be e anche Gemma non conosce e non d altra rispo-
sta. Cos il suo patire diventa doppio: il dolore che
Ges sia rimasto offeso e la confusione di essere at-
(13) Come disse a S. Antonio Abate, a S. Caterina da Siena e ad al-
tri Santi. Si legga fra poco la letto Il a a Mons. Volpi.
187
taccata e messa sotto le grinfie del maligno che si
presenta a lei nelle forme pi laide. Certo, questo
per noi un discorso sbilenco e poco razionale, ma Dio
non tenuto a seguire la coerenza della nostra ragio-
ne. Tanto pi che simili infestazioni diaboliche ave-
vano lo scopo di provare la fede della Santa ossia
tendevano nell'intenzione del Maligno a dissuaderla
soprattutto dal pregare per la conversione dei pecca-
tori e di distorgliela dal proposito di farsi Passioni-
sta. Ma tutto qui? Certo, ma c' anche qualcosa di
pi profondo cio l'immolazione di Gemma, come vo-
cazione di espiazione portata ad un vertice estremo
del patire in conformit della Passione e Morte di
Cristo.
188
4. Gemma e il diavolo( l)
L'opera svolta dallo spirito del male nell'ascesa
di Gemma alla santit forse quella del protagonista
principale: i particolari, pur tanto sobri e contenuti
che la Santa riferisce nelle relazioni ai suoi Direttori
di spirito, sono cos terrificanti e di un cos crudo
realismo da porre problemi gravi di teologia, ai quali
- almeno sul piano esistenziale - non ci sembra fa-
cile rispondere. Comunque la realt di Satana e delle
sue vessazioni contro l'innocente fanciulla, danno
forse una testimonianza cos incisiva dalla realt del
soprannaturale che fa il pendant - per oppositam
viam - con quella dei segni della Passione ed essa
probabilmente stata ancor pi dolorosa.
Anzitutto non facile capire, per la nostra sensi-
bilit moderna, che sia Ges stesso direttamente a
minacciare Gemma, di rivolgersi al diavolo perch la
castighi o la tenti in tutti i modi, come di fatto avven-
ne alla poverina in una proporzione che l'avvicina ai
Santi pi tormentati direttamente dall'azione dello
spirito del male cos da essere paragonata in questo
al S. Curato d'Arso E l'opera del diavolo su Gemma
assunse le forme pi ripugnanti tanto ch'essa stessa
non osa descriverle, nelle relazioni ai suoi direttori
(l) Una trattazione complessiva quella di C. Balducci, Gli inde-
moniati, Roma, 1960. L'azione diretta del diavolo, con permissione di
Dio, attestata sia nel V. come nel N. Testamento (Cfr. Dizionario Enc.
di spiritualit, Roma, 1975, s.v.: Demonio, t. I, p. 529 ss. a cura di E.
Bortone).
189
di spirito, nei particolari pi schifosi. Insieme, per,
almeno nei primi tempi, sembra che Gemma quasi
si divertisse a canzonare il diavolo e ne fu redarguita
da P. Germano. E lo spirito maligno non cess di tor-
mentarla fino in fondo. ... (le tentazioni) che non
cessano (Lett. 124
a
, p. 291); Ecco l'interno mio, ca-
ro babbo. Vi Ges che mi suggerisce buoni pensie-
ri; vi il demonio che fa tutto il contrario (Lett.
127
a
del 15 gennaio 1903, p. 297). Nella Lett. 129
a
del 7 febbraio 1903 Gemma, prossima alla morte, an-
cora si lamenta che la tentano un po' quelle brutte
tentazioni, immagini, pensieri, scosse da far tremare
il letto, colpi, ecc. ecc. .
Che il maligno, a causa del peccato originale, ab-
bia ottenuto la permissione da Dio di tentare l'uomo,
una verit fondamentale della vita morale e mistica
nel Cristianesimo e contenuta nella S. Scrittura sia
nel Vecchio (specialmente il libro di Giobbe) sia nel
Nuovo Testamento (Cfr. specialmente le tentazioni di
Ges). un argomento ove la documentazione stod-
ca insieme ricchissima ed evanescente; perci non
crediamo che la vasta letteratura l'abbia esaurito, so-
prattutto sul piano esistenziale ossia quello del rap-
porto che pu avere la supposta azione (quale che
sia, esterna o interna) del diavolo per far prevaricare
l'anima, diversa nei giusti e nei peccatori.
Qui vogliamo accennare soltanto ad un problema
riscontrato anche in Gemma, quando Ges la minac-
cia d'incaricare il diavolo di punirla con le tentazioni
e con quali tentazioni! Ma questa una cosa degna
di Dio ricorrere espressamente alla collaborazione
del diavolo? E Gemma avrebbe dovuto patire tutte
quelle tentazioni, vessazioni, percosse, ecc. ecc. per
incarico di Ges stesso? Ed allora a che pr gli esor-
190
cismi che la Santa chiedeva fin sul letto di morte?
un argomento della fede della Santa nel potere del-
le Chiavi della Chiesa.
sintomatico infatti che solo dopo l'impressione
delle Stimmate il diavolo sembra entrare in scena,
e la terribile rivelazione che la Santa riceve delle pro-
ve che l'attendono va collocata nel 1899, come voglio-
no gli editori e, quindi, probabilmente alcun tempo
dopo la Pasqua. Fra le tribolazioni che l'attendono
per provare ... se veramente Lo ami e se l'offerta che
Gli ho fatta sia vera, saranno anzitutto l'indurimento
del cuore e la ribellione dei sensi; l'inclinazione al
male, l'aridit ... . E continua: I demoni con la licen-
za mia faranno continui sforzi per abbatterti l'anima;
ti metteranno in mente cattivi pensieri, un odio gran-
de contro l'orazione; terrori e timori ne avrai sempre
e mai ti mancheranno (2). Di quest'incarico, dato
da Ges al maligno, c' un cenno esplicito della San-
ta nella Lettera al Confessore. Nella letto 6
a
, esortan-
dola a portare la croce, Ges l'assicura: Stai pure
sicura che sotto la croce non ti perderai. Il demonio
non ha forza contro quelle anime che per amor mio
gemono sotto la croce . E di l a poco chiarisce il
significato della croce che dovr portare e del calice
che dovr bere e fra l'altro le indica: Permetto che
ti tormenti il demonio, che ti disgusti il mondo, che
ti affliggano le persone a te pi care, e con quotidia-
no martirio e occulto permetto che l'anima tua sia
purificata e provata (p. 316). Esplicita ancora la
dichiarazione di Ges nella letto lOa (sett. otto 1899)
la quale fa supporre che il demonio la tormentasse
gi da tempo: Era gi qualche giorno che il diavolo
(l) Appunti di Diario, p. 285.
191
mi lasciava un po' in quiete ed ecco che per un pen-
siero di compiacenza ... Ges mi rimprover tanto,
e mi disse che per castigarmi non mi avrebbe manda-
to per qualche sera Confratel Gabriele, ed avrebbe
dato il permesso al diavolo di tentarmi per pi parti,
e anche di picchiarmi; e tutto poi si avverato (p.
322). Anche nella letto 19
a
: Per far conoscere ancor
pi chiaro che sarai una delle figlie della Passione,
ti ho fatto sottomettere alle battiture (p. 337). Qual-
che volta la Santa che chiede alla Madonna stessa
in che maniera (Ges) mi metteva nelle mani del
diavolo (Lett. 39
a
, p. 366). E sembra che il diavolo
abbia fatto del suo meglio, cio del suo peggio, per
assolvere questa consegna, come attestano ampia-
mente le dichiarazioni della Santa. E la situazione
teologica diventa assai intricata e di difficile spiega-
zione, come diremo nella considerazione conclusiva.
Anzitutto i fatti:
1. - Vessazione fisiche - La Santa si lamenta con
il Confessore che il diavolo la picchia (p. 358), la tira
per i capelli ("mi ha stiantato i capelli", pp. 340, 361).
Il Diario del sabato 21 luglio 1900 racconta che ...
il nemico, che gi da qualche tempo stava nascosto,
si fece vedere nella forma di."un uomo piccino, picci-
no"; ma cos brutto che fui presa tutta da spavento ... :
tutto a un tempo cominci a darmi dei colpi sulle
spalle e poi gi ancora: me ne dette assai, e viene
liberata dall' Angelo (p. 169). Anche il 22 luglio, e la
scena diventa straziante: Oggi poi, che credevo di
essere affatto liberata da quella brutta bestia, invece
mi ha bussato assai. lo ero andata proprio coll'inten-
zione di dormire, tutt'altro invece: ha incominciato
in certi colpi, che temevo proprio mi facesse morire.
Era in forma di un grosso cane tutto nero, e mi met-
192
teva le gambe sulle mie spalle; ma mi ha fatto assai
male, perch mi ha fatto sentire tutti gli ossi. Alle
volte perfino credo che me li tronchi; anzi una volta,
tempo indietro, nel prender l'acqua santa, mi dette
una torta tanto forte al braccio, che cascai in terra
dal gran dolore, e allora mi lev l'osso proprio dal
posto; ma mi ci torn ben presto, perch me lo tocc
Ges, e fu fatto tutto (p. 170). Al P. Germano manife-
sta che il nemico ... la tormenta di continuo, giorno
e notte (Lett. 3 a, p. 13); e alle volte perch non pre-
ghi, mi picchia (Lett. 7 a, p. 23); per picchiarla pren-
de perfino la figura di un operaio di casa Giannini.
un uomo curioso e poi mi picchia (Lett. 18 a, p.
52; anche Lett. 19
a
, p. 54). Arriva anche a trascinarla
per terra, come scrive al Confessore: il diavolo le
apparso di notte in forma di un uomo tutto nero
ed aveva avvolto ad un braccio un serpente (lett.
26 a, p. 349).
Ancor pi drammatica la scena descritta nella
lett. 41 a al confessore: Ieri notte passai al solito una
brutta nottata; il diavolo mi venne davanti come un
uomo grosso grosso e lungo lungo, e mi picchi tutta
la notte; mi diceva: Tu forse credi che Ges ti voglia
bene, invece ti ha abbandonata; per te non ci spe-
ranza che tu ti possa salvare: sei nelle mie mani .
Risposi che Dio misericordioso, e non temevo nulla;
allora lui arrabbiato disse dandomi un colpo forte al
capo: Maledetta te e spar . Di l a poco la descri-
zione riprende, ma diventa pi complicata: Ieri sera
mi sentivo tanto stanca, che mi venne detto a Ges
che mi facesse un po' riposare; infatti andai in came-
ra, e ci trovai il solito uomo grosso e lungo; mi co-
minci a picchiare con una fune tutta nodi, e mi pic-
chiava perch voleva che dassi retta a lui. lo dicevo
193
di no, e lui bussava pi forte; mi faceva battere la
testa tanto forte per terra, che bisogn che dicessi:
Confratel Gabriele, aiutami . Venne subito, ma pe-
r non era solo: era con un altro Passionista vecchio.
Appena il diavolo l'ha veduto, scappato, e mentre
scappava ho veduto del fuoco; sono rimasta per sen-
za forza per terra, ma Confratel Gabriele mi ha aiuta-
to [ad] alzarmi, mi ha benedetta e mi diceva: Gem-
ma, sei stanca del diavolo? . Ho risposto di no, che
sono pronta fino che vuole Ges; ho dimandato quan-
to tempo ancora ci ho, e mi ha detto: Sempre qual-
che giorno, e ti tratter [il diavolo] anche peggio, per-
ch sei sull'ultimo; fatti coraggio, e chiamami quan-
do mi vuoi, che vengo sempre (p. 358)(3). Secondo
la descrizione fatta dalla Santa alla signora Cecilia,
una volta mentre stava sul letto, il diavolo la picchi
tanto ... che credevo mi staccasse i polmoni (4).
Le descrizioni di questo tipo abbondano nelle relazio-
ni al confessore e al direttore spirituale.
Per subito dopo, passato il fenomeno, quasi
sempre la Santa si riprendeva. Alle volte, a seguito
di siffatti trattamenti per restava come tramortita.
Come racconta il Diario, dopo la vittoria sopra una
tentazione impura con l'invocazione: Eterno Padre,
per il sangue di Ges liberami! la Santa continua:
Non so quello che accaduto; quel cosaccio di dia-
volo mi ha dato una spinta s forte, mi ha tirato gi
dal letto, mi ha fatto battere il capo con tanto impeto
in terra, che ho sentito gran dolore; ho perduto i sen-
(3) Probabilmente si tratta della stessa vessazione narrata nel Dia-
rio.
(4) Diario, Venerd 3 agosto 1900, p. 184, s., nota 4. La testimonian-
za di Cecilia presa dal Summ. nr. XI, 8, p. 506 s. e completa il testo
del Diario (vedi p. 507 ss.) la testimonianza sulla modestia di Gemma
durante le vessazioni anche le pi violente.
194
si e son rimasta t ~ [erra, fino a tanto che non mi
sono riavuta, dopo assai tempo (p. 203).
2. - Vessazioni spirituali. - Le tentazioni che pi
la turbavano erano quelle contro la castit. Sembra
che fossero frequenti se stiamo al Diario, ed erano
quelle che pi angustiavano l'innocente creatura. Il
Diario del 24 luglio esplicito: Ieri accadde al soli-
to: ero andata per dormire, infatti mi addormentai,
ma il demonio no, parve che non volesse. Mi si fece
vedere in una maniera assai sudicia, mi tentava, ma
fui forte. Mi raccomandavo dentro me stessa a Ges
che mi togliesse la vita [piuttosto] che offenderlo.
Che tentazioni orribili che sono quelle l! Tutte mi
dispiacciono, ma quelle contro la S. Purit quanto mi
fanno male! (p. 173). A distanza di un mese, il 20
agosto, un attacco ancor peggiore, avuto in sogno: O
Dio, il momento dell'assalto venuto; ma stato for-
te, anzi direi quasi terribile. Nessuna benedizione,
nessun scapolare bastava a frenare la tentazione pi
brutta che si possa immaginare; era cos orrendo [il
demonio], che ho chiuso gli occhi, e non l'ho mai
aperti, se non quando ero assolutamente libera (5).
La tentazione forse pi spaventosa in questa ma-
teria quella testimoniata nel Processo da Cecilia:
Una sera Gemma le parve che un uomo la prendesse
e la portasse via e che le volesse fare delle cose catti-
ve. Gemma disse che allora venne Ges e quell'uomo
fugg... era il demonio in quelle forme (Summ. nr.
XI, 8, p. 505). La suggestione pi sottile quella
della letto IO a al Confessore: Ecco di nuovo quella
(5) Diario, p. 202. Anche il 1 settembre, e la notazione quasi di
sfuggita: Per tutto oggi sono stata senza nessuna tentazione; verso sera
me n' sopraggiunta una all'improvviso, nella maniera pi brutta. E qui
non credo bene di narrare, perch troppo ... (p. 215).
195
bestia in forma di un giovane e mi diceva all'orec-
chio: Che fai? sei pure stupida a metterti a pregare
un malfattore, che vuole vendicarsi con te. Vedi quel-
lo che ti fa: t'inchioda sulla croce come lui; vedi il
male che ti fa. Calpestalo e digli che tu vuoi essere
buona, e non un malfattore; lui ti crede cattiva e per
questo t'inchioda sulla croce; sputagli in faccia, digli
che ti lasci stare, ch ti guido io. Allora io baciai Ge-
s per dispetto a lui, e dissi tra me: O Ges, invece
ti ringrazio di tante grazie, io ti voglio amar tanto
(p. 324). Anche nell'estasi 39
a
: Anch'io, Ges!. .. Ma
dunque, Ges mio, non resti mai offeso, quando io
faccio tutte quelle cosacce? ... Ma stamani, Ges, hai
veduto, Ges mio, quelle che ho fatto in confessiona-
rio? (p. 61).
Un'altro tipo di vessazione spirituale consisteva
nel mettere in cattiva luce i direttori della sua co-
scienza. Scrive infatti al Volpi di quanto le accadde
una volta, dopo uscita di confessionale: Ieri ,sera
quando uscii di confessionario, stetti tanto male: il
diavolo mi cominci a dire tante brutte cose di Lei,
bestemmie, cose sudicie; mi diceva che la notte mi
avrebbe fatta a pezzi, se non avessi acconsentito a
quello che lui mi diceva. Mi aveva messo tanta paura,
che ero proprio disperata, e ci manc poco che ...
(Lett. 2S
a
, p. 346). Quanto a P. Germano, cos Gemma
descrive la sua ambascia, alla M. Giuseppa: Avevo
perduto affatto la fiducia nel babbo mio. Il mio nemi-
co, quel cosaccio del diavolo, che pieno d'infiniti
inganni, mi faceva vedere cos chiaro che P. G. [=
P. Germano] voleva perdermi l'anima, che io ci avevo
creduto cos bene, che Esso stesso ha durato fatica
a dissuadermi da questa cosa. Ges mi ha illuminato,
ho conosciuto me stessa, ho conosciuto lo stato mio.
196
Ma mi avvedo che per la mia rovina sta lavorando
e faticando ancora il diavolo; e Lei, mi raccomando,
chieda a Ges che lo faccia fuggire, e che lo disperda
prima che mi divori (Lett. 8 a, p. 429). E poco prima
scrive allo stesso P. Germano con un candore com-
movente: Il demonio sapesse quante tentazioni mi
d sul suo conto. Ora mi fa credere che Lei sia un
matto, un indovino, ecc. ecc. (p. 252).
Sappiamo dalla stessa testimonianza della Santa
che il diavolo per ingannarla ha usato lo stratagem-
ma di prendere la figura del Crocifisso e dello stesso
Mons. Volpi con tanto di mitria in testa seduto in
confessionale ad ascoltarla, come la Santa descrive
in modo pittoresco nell'ultima risposta alle domande
di P. Germano (p. 292) e letto 6
a
(p. 19); giunse anche
a prendere la figura dell'Angelo Custode(6). E dalla
testimonianza dei Giannini, soprattutto di Cecilia,
sappiamo che il nemico tortur la povera Gemma fi-
no sull'ultimo, come risulta anche dalle ultime lette-
re a P. Germano (1l6
a
, 117
a
, 120
a
, 124
a
, 130
a
... ) e nel-
la penultima (66
a
) al Volpi.
3. - Ossessioni-Possessioni. - Le ossessioni e pos-
sessioni diaboliche, secondo la teologia mistica, non
costituiscono di per s peccato n castigo del pecca-
to: anche se, per l'angustia della nostra mente, dif-
(6) Per es. la letto 6" a P. Germano, p. 19 s.; Estasi 32", p. 49. Su
queste apparizioni ha scritto e deposto ampiamente P. Germano nel
Summ. nr. XI 63-69, p. 538 ss. Vedi un'allusione esplicita anche nell'e-
stasi 38": Oh m'inganna!. .. Come fare, Ges, a non lasciarmi inganna-
re? .. Quel che mi voleva far credere!. .. Ges, mi voleva far credere che
tu sei un tiranno ... Il mio Ges un tiranno ... Dunque, Dio mio, tutto il tem-
po che ho speso nel pregare, tutto perduto? Mi dice ancora che il confes-
sore m'inganna; dunque per le parole del Confessore io dovr perder-
mi? .. Aiutami tu, o buon Ges! Dimmelo!. .. (p. 58). Il diavolo ritorna nel-
l'estasi 44": Non finger tanto, che ti conosco oggi: bugiardo!. .. Ahi!. .. te
l'avevo detto che eri un bugiardo ... bugiardo ... bugiardo! (p. 69).
197
ficile capirne la finalit qualora non fosse quella di
eccitare in noi l'orrore per il peccato. L'odio del ne-
mico per Gemma era causato soprattutto per il suo
zelo nella conversione dei peccatori, di espiare per
loro. Le Lettere e le Estasi ne danno una testimonian-
za di alta tensione e commozione, dando a capire che
la conversione dei peccatori quasi la finalit eccle-
siale della prova d'amore che Gemma d a Ges con
la partecipazione ai dolori della sua Passione: di qui
la lotta del diavolo. proprio al tempo della tempe-
sta per la verifica medica delle Stimmate, nella letto
8
a
al Confessore (settembre 1899), che Gemma si rad-
drizza sotto il rimprovero di Ges: Per queste cose
accadute, era qualche giorno che non pensavo pi ai
peccatori. Ges mi ha conteso e mi ha detto che non
dovevo pensare che ai poveri peccatori; alle altre co-
se far da s (p. 320). Ges vuole che faccia ... la
disciplina due volte al giorno, una volta per i miei
peccati e l'altra per i peccatori (Lett. 19
a
, pago 337).
Durante il carnevale (febbraio 1899) Ges si lamenta:
Figlia mia, anch'Io non ne posso pi dai cattivi trat-
tamenti che mi fanno: questo proprio un momento
di tanti brutti peccati, che io non posso pi resistere.
Tu col tuo soffrire trattieni il castigo, che il Padre
mio ha preparato per tanti poveri peccatori. E non
lo fai volentieri? Ho risposto di s (Lett. 24 a, p.
346)(7). per questo infatti, per la conversione dei
peccatori, che Gemma sar vittima e Cristo il sacrifi-
catore: ... per placare lo sdegno che il mio Padre
ha verso i peccatori (Lett. 27 a, p. 350). E questo di-
(1) Anche nella lettera seguente Ges le confida di essere stato con
lei tutta la notte e che contava i momenti per venire dentro di lei: Lasci
pure che tanti cattivi mi offendano; ma tu vieni vicina a me, ch sempre
ti aiuter; vieni a cibarti di Me stesso, e cos mi ricompenserai delle loro
sconoscenze (p. 347).
198
venta il tema dominante delle estasi: La vittima di
tutti i peccatori voglio essere io, Ges. O dimmelo,
Ges, che li vuoi tutti salvi (E. 9 a, p. 18). Di qui l'ira
del diavolo.
Sembra che anche Gemma - alcune volte, come
accadde ad altri servi di Dio - abbia per divina per-
missione dovuto subire proprio ossessioni e posses-
sioni diaboliche le quali per mai intaccarono il fon-
do della sua anima e l'esercizio della sua libert che
rimase sempre unita con Dio. Infatti nella letto lOa
al Confessore scrive che durante una tentazione del
diavolo ... dissi tanti spropositi, ma io non li volevo
dire: mi venivano detti (8). In quelle pietose condi-
zioni il diavolo lo faceva fare atti da ossessa: si getta-
va in terra, si avventava sulle persone, se queste le
presentavano qualche oggetto di devozione, sputava
addosso al Crocifisso e all'immagine di Maria. Nella
stessa lettera leggiamo ancora che, mentre in uno di
questi accessi la signora Cecilia e un Passionista pre-
gavano per lei, ... io mi sentivo dal diavolo mordere
dentro; mi davano il Crocifisso, ma non potevo pren-
derlo .
E narrata la tentazione del bel giovane sopra
indicato, aggiunge: lo a tutte queste cose non ci
avrei mai voluto acconsentire, ma mi venivano dette
certe brutte cose contro il povero Ges. - Dopo aver-
(8) Lett. p. 323 (Vedi l'ampia nota 2 degli editori. Verso la fine del-
la sua vita Gemma racconta a P. Germano gli .. scherzi di Chiappino
la mattina prima e dopo la S. Comunione: gli accessi cos nervosi che
mi prendono nella mattinata con scosse per tutto il corpo da far tremare
il letto; un peso enorme posato sopra di me, da non potermi muovere,
e cento altri scherzucci (Lett. 130', p. 305). Diventava allora tanto pe-
sante che occorrevano pi persone per sollevarla. In uno di questi acces-
si era presente il gi nominato P. Provinciale P. Pietro Paolo e Gemma
gli afferr la corona del Rosario facendola in vari pezzi (Cfr. Summ.
nr. XVII, 126, pago 779).
199
mi detto tutte queste cose mi lasci . chiaro quin-
di ch'era una forza esteriore alla sua volont che glie-
le faceva pronunciare ed Ges stesso che subito la
tranquillizza, come si legge anche per S. Caterina da
Siena in un'occasione simile: Figlia mia, non mi hai
offeso niente perch tu non hai acconsentito (p.
324). Infatti nella seguente letto Il a racconta il se-
guente dialogo con Ges, dopo essere uscita da una
forte tentazione: Ges mio, dove eri tu, quando mi
sentivo in quel modo? . E Ges: Figlia mia, ero con
te, e molto vicino . Dove? gli dissi. Nel cuore .
O Ges mio, se tu fossi stato con me, non avrei avu-
to simili tentazioni. Chi sa mai, Dio mio, quanto ti
avr offeso? . Ma che ne avevi forse piacere? .
Tanto tanto dolore invece ne avevo . Allora, figlia
mia, consolati: non mi hai offeso per niente . Ges
continuava a tenermi in braccio, e mi diceva; Guar-
dami . lo non ho mai avuto coraggio di guardarlo,
e mi diceva: Se tentazioni anche pi grosse ti man-
dassi, tu che faresti? . Ges, purch non ti offenda
mai, e poi mandami quel che ti pare. Vedi, Ges, -
gli dissi - il mio corpo che si risente, ma sapr
io farlo stare zitto. Tante volte piange, non mi vor-
rebbe dar retta, ma ci penso io. Ieri sera pareva che
si volesse rivoltare, quando ero per fare la disciplina,
ma lo feci poi chetare dandogli dei colpi assai sodi .
(p. 326 s.).
Il problema pertanto dell'innocenza e quindi del-
la santit di Gemma fuori discussione: ma quale
alone di orrore e di terrore non evoca per noi questa
situazione! Intanto ci occorre anche qui il superiore
humor di Gemma quando, ormai affranta dalla ma-
lattia, scrive a P. Germano: ... tanto io che Lei col
demonio ci siamo amici, vero? Senza per imbratti
l'anima (Lett. 129
a
, p. 302).
200
4. - Il dramma esistenziale - Il problema che pone
(per chi scrive, almeno) l'interrogativo pi arduo non
quello che riguarda i rapporti esteriori di Gemma
col diavolo i quali non hanno compromesso affatto,
come si visto, la sua libert. Anche nella mirabile
ultima lettera a P. Germano del 18 marzo 1903 (inte-
stata alla Madonna: Mamma mia! , come gi abbia-
mo osservato) Gemma dichiara con mano ferma:
Del resto del diavolo non ne ho quasi pi paura nep-
pure io, bench alle volte mi trovi sola, di notte, pie-
na di spavento, con le convulsioni sul punto dei tra-
vagli, con un peso enorme addosso da non potermi
muovere, e mille altre cose. Eppure come non ho i
sintomi dei travagli e dei dolori, sto zitta. Del resto
grido, grido forte, e mi volgo a Ges promettendogli
amore, madre mia, amore per parte di tutti (p. 306).
Il problema resta tutto per noi ed il problema
biblico e teologico generale del concorso del diavo-
lo all'esecuzione del piano di salvezza (Heilsplan)
della divina Provvidenza rispetto all'uomo, una volta
che il diavolo che, secondo la fede, l'Angelo ribelle,
diventato l'antagonista di Dio. Ed per l'istigazione
di Satana che anche l'uomo disobbedisce e si ribella
a Dio che lo condanna ad andar ramingo sulla terra
ed a fare la sua storia nel conflitto continuo della
libert come tensione per il bene e il male: il libro
di Giobbe l'ha descritto in modo drammatico. Ma co-
me per la tentazione dei primogenitori, il tentato re
si presenta da s ai due ignari: cos anche per Giobbe
il tentato re si presenta da s a Dio per sfidarlo a met-
tere in prova l'uomo ricco e felice. Ed anche per Cri-
sto, Satana si presenta da s. (9). Qui allora il pro-
(9) Mt. 4,1 SS.
201
blema sembra puramente metafisico: quello della
possibilit o capacit da parte di uno spirito finito,
sia puro (angelo) sia incarnato (uomo), di compromet-
tere e ostacolare perci il piano e il volere di Dio. Un
problema che, dal punto di vista intellettualistico, o
non esiste o non ammette soluzioni (IO). Questo pro-
blema esiste per ogni uomo; non un problema spe-
ciale di Gemma, ed squisitamente esistenziale. Ci
s'intenda bene: anche il problema del male in genera-
le e dell'intervento del diavolo nella storia sacra (bi-
blica) di natura esistenziale: ma di primo grado,
se cos si pu dire, poich - come gi si osservato
- l'iniziativa (contro Dio) presa (solo) dal diavolo.
Resta sempre il problema - insolubile per via teore-
tica, malgrado tutte le teodicee - perch Dio potendo
impedire, non abbia impedito ed anzi l'abbia permes-
so. E la stessa morte di Cristo in Croce sembra una
vittoria, sia pure temporanea e apparente (ma, a qua-
le prezzo per Cristo!) del Principe di questo mondo .
Il problema esistenziale di Gemma di secondo
grado cio alla intensit della seconda potenza e si
presenta arduo e complesso:
a) Qui Ges stesso, come si visto, che la minaccia
di ricorrere, ed effettivamente ricorre, ai servizi
abbominevoli del diavolo per torturare l'umile
vergine come castigo delle sue presunte man-
canze.
('0) Non esiste tale problema nel razionalismo di tipo umanistico
che risolve i diversi nell'identico; non ammette soluzione neppure nel ra-
zionalismo volontaristico di tipo individualistico che fonda la realt nella
possibilit ch' la libert vista nella sua apertura infinita. N Schleierma-
cher nelle Reden aber Religion o nel Der christliche Glaube, n Hegel
nelle Vorlesungen aber die Philosophie der Religion conoscono il demo-
niaco personale teologico. Per Hegel infatti la distinzione di bene e di
male si pone soltanto allivello della Coscienza immediata (unmitte/ba-
res Bewusstsein, Dasein), non ancora riconciliata con se stessa nel Con-
cetto (Phdnomen%gie des Geistes, ed. J o. Hoffmeister, Leipzig 1937,
spec. p. 537 ss.).
202
b) Queste torture diaboliche, pur risparmiando la
perla della purezza della Santa, la mettevano per
in uno stato di violenza attiva contro cose e perso-
ne sacre, come si visto.
Anche in questo, nella contesa a tu per tu col dia-
volo, Gemma stata testimone del soprannaturale ed
ammessa per divina disposizione alla esperienza di-
retta dell'orrido teologico nelle sue forme pi insi-
diose e ripugnanti, che chiarivano all'anima turbata,
ma non sgomenta, la differenza abissale fra il bene
e il male, fra la grazia e il peccato, fra il cielo e l'in-
ferno ... , fra la santit e la malizia, fra la luce e le
tenebre con una profondit e drammaticit di vita
vissuta ben superiore a quella fantastica di Dante,
Milton, Byron ... Siamo quindi agli antipodi del sa-
cro teorizzato come numinoso dal teologo liberale
Rudolf Otto all'inizio del nostro secolo sulla scorta
di Lutero e delle religioni panteistiche orientali e di-
spiegato nella nebulosit amorfa del mysterium tre-
mendum, terrificante, superpotente, energico, fasci-
noso, portentoso ... ch' indicato, nella scia di Kant
(<< Critica del giudizio ) come astratta categoria a
priori accanto al sublime ("). Nel caso di Gemma,
com'essa si trova in un contatto diretto con Ges, la
Madonna, gli Angeli e i Santi cos la presenza tene-
brosa del male e dello spirito perverso, il sacro
dell'orrido diabolico riveste forme reali, di persone
(omaccioni ... ) e di bestie reali (scimmie, gatti, cani...)
(") Cfr. R. Otto, Das Heilige. Uber das Irrationale in der Idee des
Gottlichen und sein Verhiiltnis zum Rationalen, 26 bis 28 Auflage, Miin-
chen 1947, specialmente cc. 4-9 e 16-19, p. 12 ss. e 132 ss., tr. it. di E.
Buonaiuti, II ed., Milano 1966, p. 17 ss. e 163 ss. Il terrore demoniaco
ridotto ad un fenomeno di autosuggestione, una specie di incubo di
psicologia collettiva , ad un momento dello stato grezzo (das Rohe):
c. 18, p. 153 ss., tr. it. p. 130 ss.
203
che la tormentano in tempi reali (specialmente la not-
te e fin sul letto di morte) con situazioni reali (percos-
se, bestemmie, insinuazioni false, parvenze inganna-
trici, perfino - come si detto - assumendo la figura
di Mons. Volpi nel confessionale di S. Michele ch' an-
cora conservato a Lucca). Il diavolo, nella figura di
omaccione, l'accompagna borbottando per la strada,
per spaventarla, ed essa riesce a liberarsi rifugiandosi
presso le Suorine Barbantine. Ges e il cielo, il diavo-
lo e l'inferno sono per Gemma egualmente familiari
ma lasciano l'animo del lettore sospeso e sorpreso.
Ora ci si pu domandare - con tutto il rispetto
per la teologia, anzi invocando il soccorso dei suoi lu-
mi - se il momento a) cio il fatto che Cristo prenda
direttamente il diavolo come collaboratore nell'o-
pera della purificazione dell'anima di Gemma non
contrasti apertamente in generale con la santit di
Dio ed in particolare, sul piano esistenziale, con l'A-
more Misericordioso di Cristo nostro Salvatore: che
ci pu essere in comune fra Cristo e Belial?
Ed in secondo luogo - quanto al momento b)'che
sotto l'aspetto esistenziale forse ancor pi contur-
bante, anche se non ci sono state riferite le espressio-
ni che Gemma pronunciava in quelli accessi di violen-
za (<< mi venivano dette ); come si pu spiegare che Dio
e Ges Cristo mettano direttamente Gemma nelle con-
dizioni di pronunciare siffatte espressioni concitate e
irriverenti, di esprimersi in atti violenti di repulsione
contro cose e persone sacre? Queste domande si pos-
sono anche variare e sviluppare al fine di mettee me-
glio a fuoco il problema, e possono riguardare sia il
diavolo, sia Gemma, sia Cristo e Dio stesso(12).
(12) Il diavolo , secondo la fede cristiana, l'altro protagonista della
storia sacra nella contesa per il possesso delle anime e la sua azione,
nella vita degli individui e nella storia dei popoli, costituisce il myste-
rium iniquitatis (II Thess. 2,7).
204
1. - Non c' motivo - la nostra ragione cio non
vede - perch Cristo, nell'opera della santificazione
di un'anima, debba ricorrere all'opera del diavolo,
che non pu essere che perversa, cio realmente cat-
tiva, almeno estrinsecamente e nel caso di Gemma,
come si visto, ci evidente. Anche Ges, vero,
stato tentato (Matt. 4, 1 ss.): ma solo di cupidigia,
orgoglio, ambizione, mai l'ha spinto contro Dio per-
ch lui stesso era Dio! Pu qui, nel caso di Gemma,
affermarsi che il fine giustifica i mezzi? Poich gli
atti (parole, atteggiamenti violenti ... ) che il demonio
faceva prendere a Gemma - certamente contro la
volont di Gemma che avvertiva la violenza del feno-
meno - erano intrinsecamente riprovevoli. Riprove-
vole era senza dubbio il contegno del diavolo con
Gemma, quando si metteva a bestemmiare(13) ed a
prendere atteggiamenti laidi e sconci fino a tentare
di violentarla come si detto. vero, nei momenti
pi brutti Cristo spesso interveniva a liberarla. Ma
che paura! dice spesso Gemma. E poi la natura per-
versa del fenomeno diabolico, anche a questo modo,
non cambia.
2. - Il diavolo, nel sentirsi chiamato a quest'impre-
sa di poter tormentare fisicamente e mentalmente un
angelo in carne, non pu sentirsi che lusingato e pro-
var piacere nell'esercitare la sua opera di perversio-
ne. Si pensi al diavolo che pu apparire a Gemma (con
rappresentazione esterna ed interna) in figura di Cri-
sto stesso, del Crocifisso tutto piagato ... o in figura
(13) Per le bestemmie, ricordiamo ancora la letto 22
a
al Volpi (p.
342) e il Diario: il diavolo s'avvoltolava per terra, bestemmiava}} (p.
184).
205
dell'Angelo custode(i4), di Confratel Gabriele o del
Confessore ... : che pacchia per l'angelo ribelle! Giob-
be aveva altercato direttamente con i tre amici, non
a tu per tu col diavolo. Grazie alla sua ingenuit e
innocenza alle volte, vero, Gemma si perfino di-
vertita alle buffonate del maligno, punzecchiandolo
con la sua fresca vena toscana - e ne ebbe la proibi-
zione poi dai suoi direttori. Ma la realt di afferma-
zione dell'opera del diavolo, nell'ambito stesso della
salvezza, resta. Ed sconvolgente, anche per noi.
3. - Lo scontento e la pena di Gemma di fronte
a siffatte vessazioni del demonio si mostravano, co-
me si visto, ai confini della disperazione.
vero che Ges le aveva predetto, nel panorama
delle tribolazioni per la sua purificazione, l'opera dei
demoni ma non al punto che avrebbero preso le sue
sembianze. Stando sul piano esistenziale: data la te-
nerezza e lo slancio devoto dell'anima di Gemma, non
c'era pericolo che l'ingenua fanciulla cadesse nel tra-
nello?(iS). Cosa doveva ovvero cosa poteva pensare
Gemma di un Ges che provava e amministrava
i sentimenti pi teneri del suo cuore verginale verso
la sua Passione, e poi incaricava il diavolo a rappre-
sentare - chiedo scusa del termine irriverente, ma
(14) La vuoi dissuadere dall'andare a confessarsi: ... ' perch?
che ci vai a fare tanto spesso? non sai che un imbroglione il tuo Confes-
sore?'. E mi rinvenni di cosa si trattava; allora colpi da farmi scuotere.
I! mio Angelo non mi parla mai in simile guisa . (Diario, sabato 25 agosto
1900, p. 209).
(15) Qualche volta ci cadde, anche se in parte soltanto. merito so-
prattutto di P. Germano di averla guidata con mano sicura in quei fran-
genti per smascherare il maligno il quale lo prende di mira come attesta
la stessa Gemma nella citata letto 106
a
: E il demonio sapesse quante
tentazioni mi d sul conto Suo. Ora mi fa credere che Lei sia un matto,
un indovino, ecc. ecc; altre volte mi fa risuonare all'orecchio queste paro-
le: 'O s, fidati di Lui, di quel pezzo di ciarlatano; o che si ha fatto mai
credere!. .. ' Ora me lo presenta come finto, ecc. ecc (p. 232).
206
la realt - quelle pagliacclate sacrileghe? Comun-
que, una grande prova della fed.e di Gemma.
Le stesse osservazioni possono riprendersi sotto
al tro aspetto:
1. - Che pensare del fatto che Cristo stesso abbia
permesso, anzi inviato lo spirito impuro a profanare
il sacramento stesso della penitenza, assumendo il
diavolo la figura del Volpi, mettendosi al suo posto
nel confessionale di S. Michele per ascoltare la con-
fessione di Gemma e ammannirle poi i suoi consigli
gaglioffi? probabile che fenomeni diabolici simili
siano successi, cio permessi, ad altre anime sante,
ma per Gemma non Ges stesso - e chiediamo an-
cora scusa ai lettori e perdono a Dio dell'espressione
- che sembra farsi complice del gioco sacrilego
di profanazione di un sacramento da parte del nemi-
co di Dio e delle anime? L'unica risposta che taglie-
rebbe la difficolt alla radice, sarebbe l'attribuire ta-
li fenomeni alla fantasia esaltata di Gemma, cio
negarli alla radice che sarebbe un negare la realt
dei fatti.
2. - Non si tratta pertanto di gonfiare dei fan-
tasmi: i fenomeni delle vessazioni diaboliche di Gem-
ma hanno avuto testimoni degni di fede che hanno
deposto con giuramento nei processi. Che pensare al-
lora del fatto che il diavolo stesso divent pressapo-
co il protagonista della storia di Gemma? dev' es-
sersi compiaciuto assai il maligno, soprattutto quan-
do - come risulta dalle testimonianze - pi Gemma
si avvicinava alla fine e pi Ges e gli aiuti del cielo
si ritiravano e pi il diavolo sembrava avesse la via
libera. Sembra che anche il fallimento della agognata
entrata in convento che aveva avuto (come diremo)
207
tutte le garanzie del cielo, sia stata una vittoria di
Satana(16). Ed il diavolo ancora che le guasta i
rapporti con Giulia, la sorella angelica e diletta ( 17).
E sembra che anche tutto il guaio combinato da
Mons. Volpi col dottor Pfanner per la verifica delle
Stimmate, sia stata una macchinazione del maligno,
a giudicare da quanto la Santa invoca nell'Estasi 39
a
(giugno 1900) O Ges, io da te oggi voglio una gra-
zia, voglio che tu mi liberi da quel cattivo, senza che
Monsignore faccia tutto quel che vuole fare. Non mi-
ca per non soffrire ... . E la poverina supplica Ges
come prova d'amore che lo mandi ... all'inferno:
Ma mi ami proprio, Ges? Ma, se mi ami, liberami
da quel birbante, prima che Monsignore faccia quel
che vuoI fare; ma via, Ges, assicurami di nuovo: Be-
nedetto Ges! Benedetta Maria!' .. lo soffro sempre,
ma pi poi quando quel birbante si avvicina. Via,
mandaI o all'inferno ... (p. 60 s.). Che pensare ancora
di questi contrasti, anzi di queste contraddizioni esi-
stenziali che sembrano volute da Ges a bell'appo-
sta?
3. - Ges, fin dai primi giorni del 1903, sembra
abbandonarla del tutto: cessano tutti i fenomeni
straordinari, le dolcezze, le illuminazioni.. .. , salvo
(16) Possibile che Ges non voglia mantenere le sue parole? Ma
dunque non mi vorr Passionista? Sar forse stata ingannata dal nemi-
co? E se ci fosse? (lett. 3
a
a P. Germano, p. 13).
(17) Vedi specialmente le lettere dei primi di luglio 1901 l. 70
a
,
71 a '" (p. 185 ss.). La buona sorella aveva ancor poco pi di un mese di
vita, poich mori il 19 luglio (Lett. 116
a
, p. 279). Nella letto 121
a
del 27
ottobre del 1902 Gemma attribuisce a Giulia la grazia di ravvedermi,
di convertirmi e di prepararmi a morire. Che bella grazia! lo l'attribuisco
a Giulia, che andata in Paradiso sono ora 8 giorni (p. 286). Era Giulia
che difendeva in casa la sorella maggiore dalle sfuriate, come sappiamo
dalla scena della zia arrabbiata: stasera non ce l'hai la tua sorella a
difenderti, che Giulia ch'essa racconta a Mons. Volpi (Lett. 16
a
,
p.332).
208
sembra qualche sprazzo, ogni tanto. La situazione
certamente era prevista da quando Ges le aveva an-
nunziato le tre fasi della sua purificazione: dolore
amoroso, amore doloroso e notte scura scura... Ma
non le era stato predetto che proprio il diavolo, pro-
prio in quella notte della sua giovane vita, avrebbe
avuto via ancor pi libera! Le ultime lettere a P. Ger-
mano hanno a questo riguardo espressioni strazianti:
Il demonio mi fa guerra accanita e chiss che non
mi abbia tutta nelle sue mani (Lett. 120
a
, p. 285). Si
sente svagata: Ecco le mie occupazioni. Strani pen-
sieri, tentazioni ... e mai penso a cacciarli dal cuore
e dalla memoria ... O babbo! (Lett. 123
a
, p. 290). an-
gosciata dalla salvezza: Dio mio, dimmelo: mi salve-
r o mi danner? (lett. 124 a, p. 291). quasi dispera-
ta(18), senza bussola ormai e rileggiamo ancora il te-
sto pi impressionante: Ma non mi raccapezzo; in
me vi del mistero, tutto opera di un diavolo, che
mi ha trascinato all'inferno, e ci sono, sa, poco ci
manca: le forze mi diminuiscono e sar preda del dia-
volo. La disperazione vorrebbe prendermi: ma, o
Mamma ... Mater orphanorum (Lett. 125
a
, p. 294).
Tutto ormai fallito e la povera inferma s'avvie-
r sola incontro alla morte fra il ghigno del diavolo
che continuava, quello s, a starle accanto e a tor-
mentarla. vero che nell'ultima lettera al caro bab-
bo lontano, al quale gi abbiamo fatto ricorso, la san-
ta sembra abbia raggiunto la serenit di fondo, anche
rispetto al diavolo: Madre mia, ho tante promesse da
ricordare a Ges; ma Ges nascosto, poco o nulla
mi ama, mi vuole poco bene; del resto Lei lontana
no, no, no. Il Nunc dimittis lo dir io, ai miei ultimi
(18) L'aggettivo di Gemma, come gi abbiamo letto.
209
istanti (lett. 131 a, p. 306 s.)(IY). Sono espressioni di
una tensione estrema di un'anima che cammina al
buio fitto, della notte oscura per l'ultima purificazio-
ne nel totale isolamento prima che cali il velo della
morte.
(19) Espressioni simili, tenere e sofferenti, si leggono nella letto sa
alla Serafina di Roma: Che buio, sorella mia, ma un buio che non so
come dire (p. 452).
210
CAPITOLO TERZO
L'OSCURA EVIDENZA DEL SOPRANNATURALE
1. Gemma sente, ma... non capisce
Mistica fra le pi profonde dei nostri tempi, S.
Gemma Galgani sfida o piuttosto scoraggia ogni dot-
trinarismo e qualsiasi riduzione a qualche sistema di
teologia mistica. La sua esperienza del tutto singo-
lare e, per esprimerci in termini un po' formali, non
propriamente n immediata n mediata, n diretta
n indiretta: forse, se non fosse irrispettoso (ma
Gemma, certamente, non se ne avrebbe a male) l'e-
sperienza ch'essa descrive per direttissima! . De-
scrive quel che vive, quel che esperimenta di volta
in volta nelle celesti comunicazioni e dice come lo
vive e lo esperimenta. Ma cos, alla svelta, senza pen-
sarci sopra, senza indugi o rifiniture: lei stessa affer-
ma che non rileggeva lo scritto e gli originali presen-
tano rare correzioni, probabilmente immediate an-
ch'esse. Pi frequenti invece le brevi aggiunte, a
lettera chiusa, per rinnovare le sollecitazioni, per im-
plorare, per supplicare con espressioni pi ardenti
e accorate, per raccomandare ancora un'anima, per
precisare qualche punto o dubbio o desiderio o pe-
na ... in cui l'anima sua era immersa.
I caratteri che sembrano pi evidenti del suo
211
contatto col mondo soprannaturale sono sorprenden-
ti e vorremmo quasi dire disorientanti: Gemma sente,
ma non capisce. Il problema quanto mai affascinan-
te e l'unica via, ma uno stretto sentiero per inol-
trarci un po' nel suo labyrinthus animae, ascoltarla
e seguirla in qualche punto saliente della sua breve
e fiammeggiante vita.
A. - Autobiografia. Ancora piccina, la santa mam-
ma Aurelia prendendola in braccio, l'informa della
malattia che presto l'avrebbe portata al sepolcro, e
Gemma osserva: lo capivo ben poco e piangevo, per-
ch vedevo piangere la mamma . - E dove si an-
drebbe? - gli(1) chiedevo. - In Paradiso, con
Ges, con gli Angeli ... (p. 223). Questa impressione
del Paradiso, avuta fra le braccia della mamma mala-
ta, non si canceller pi dalla sua anima. Anche, do-
vendosi preparare alla Cresima, pensarono d'istruir-
la '" un po', perch non sapevo nulla (ibid.): forse
non frequentava ancora l'istituto delle Zitine o Obla-
te dello Spirito Santo e qui non dice da chi fu istrui-
ta, come invece dir ampiamente per la Prima Comu-
nione. Ma anche in quest'occasione confessa di esse-
re ... tra le molte la pi negligente e la pi distratta:
... ascoltavo le prediche, ma ben presto le dimentica-
vo (p. 227).
Ormai sui diciannove anni (Gemma scrive 15!)
chiede al Confessore il permesso di fare il voto di
verginit ... ma non sapevo cosa fosse (p. 238). An-
che qmmdo S. Gabriele le appare in sogno e la chia-
ma: Sorella mia!, la Santa annota: Non capivo
nulla di tutto questo}} (p. 246). Quando le appare lo
stesso Ges tutto grondante sangue >} e poi chiede
(l) Cos scrive Gemma.
212
al Confessore come fare ad amarlo, la risposta non
la convince: Non mi persuase questa risposta: non
ne capii affatto niente (p. 255). Ospite delle Salesia-
ne per la festa della professione di 4 novizie, aspetta
di essere chiamata in refettorio per il pranzo, ma vie-
ne dimenticata: subito consolata dall'Angelo ... e lei:
Non capii nessuna di quelle parole, ma sentii che
consolarono il mio cuore (p. 259). Questo sentire
proprio di Gemma e fa da controparte al suo non
capire . Anche quando la Santa ha gi avuto il segno
delle Stimmate ... che pi tardi conobbi essere vere,
ma per quel momento non capii (p. 264).
B. - Anche nel Diario, nel testo della rivelazione
circa il terribile cammino di sofferenze e d'incom-
prensioni che l'attendeva e che Ges l'avrebbe tratta-
ta ... nella stessa maniera che tratt Lui il Padre Ce-
leste , Gemma, umile e tutta frastornata, commenta:
lo mi sono messa a piangere, a pensare tutte queste
cose, che non ci capisco nulla (p. 285), ma le viene
subito in aiuto l'Angelo Custode. E, rispondendo ad
alcune domande di P. Germano, ad una, riguardante
i colloqui con Ges, confessa la sua incapacit di pe-
netrare i misteri di Dio: Facendo poi alcun poco di
riflessione capii (che) impossibile capire la lode che
ha Iddio per se stesso, ch nessuno la pu capire. La
mia mente ha principio, ha fine, ma la lode che Dio
ha, non avr mai fine (p. 251).
E qui Gemma anche buona teologa e fa eco al
comprendere di non comprendere di Kierkegaard,
circa l'oggetto della fede di origine agostiniana e an-
che pascalianae).
(2) Una definizione della fede, cio il concetto cristiano della fe-
de. Cos' credere? volere (ci che si deve e perch si deve) in obbedien-
za riverente e assoluta difendersi contro i pensieri vani di voler compre n-
213
c. - Lettere. La Santa ha qui espressioni ancora
pi sconcertanti, trattandosi dei rapporti diretti con
le guide della sua anima.
a) P. Germano. Informandolo del permesso avuto
dal Confessore di corrispondere con lui circa le cose
sue ... anche le cose interne, ma non capisco quali
siano. Forse sono queste: come mi sento verso il mio
caro Ges (p. 30).
Ma verso la fine di questa letto lOa ritorna: Vor-
rei dirle tante cose dell'interno, ma non so quel che
sono e chiede che il Padre le faccia delle domande
(p. 32). Nella letto 35 a il testo pi pregnante ed apre
uno spiraglio sull'arduo problema. Dopo la Comunio-
ne (il 17 dicembre 1900) alla domanda di Ges - ...
dopo 18 giorni ha rimesso fuori la sua vocina pi fina
ancora - come prima cosa: Gemma, devo tirare
avanti il lavoro mio?. Ho risposto di s, senza sapere
che volesse dire. Mi conosci sempre?. O babbo
mio, Ges ... Ges ... rimpiattato mi domanda se anco-
ra lo conosco. E poi quando era per sparire, sapesse
quello che mi ha detto! Diceva cos: 'Quale credi che
sia la grazia pi grande che ti faccio qui sulla terra?'.
Non sapevo che rispondere. 'Te lo dir io - ha detto
- di tenerti sul Calvario '. Nel sentir dire Calvario
ho cominciato a capire qualcosa. Evviva! (p. 102).
Era infatti la sua vocazione di Figlia della Passione.
Ma non ancora entrata nel mondo della luce. Nella
letto 40
a
il contrasto diventa doppio: ... Ges venu-
to, ha fatto sempre al solito: in quel momento a me
dere e contro le vane immaginazioni di poter comprendere . (Diario Xl
A 368; III ed. Brescia 1981, t.V, nr 2285, p. 235). E l'obbedienza della
fede di S. Paolo (Rom. 1,5). La fede dell'anima in grazia pu avanzare
in caligine fidei con i doni dell'intelletto e della sapienza che Gemma
ebbe certamente in grado eminente.
214
mi cresce il desiderio, e Ges si nasconde nel mio
cuore s bene, che impossibile trovarcelo (sic!). Per
due volte mi ha ripetuto stamattina: i Amore vuole
amore; fuoco vuole fuoco '. Che significano, babbo
mio, queste parole? Quel benedetto Ges da me non
si fa mai capire. (p. 112 s.).
Ed ancora, agli ultimi di marzo 190 l, nella lett.
53 a, dopo aver espresso la sua gran paura di dannar-
si ed confortata prima dall' Angelo e poi da Gesti
stesso: Credi forse che io non sia capace di fare un
miracolo, o sopra di te o sopra Monsignore? Non ca-
pii nulla, babbo mio. Preghi Ges che glielo spieghi.
(p. 143).
b) Anche a Mons. Volpi, nella letto 50
a
riferendo
della sua vocazione al dolore, prima acuto nello spi-
rito e pi tardi acuto nel corpo, commenta: Di que-
ste cose non so dire nulla, perch non le ho capite
(p. 380). E gi prima, dopo un'estasi ch'era seguita
ad una terribile tentazione e ad una carica di percos-
se del diavolo da farla cascare per terra, osserva: lo
non capii nulla di tutto questo (p. 359).
Gemma quindi stata chiamata a vivere in un
mondo fuori dal mondo ed immersa in situazioni
che non capisce. In cosa consista, e la domanda
non sembri strana, questo non capire di un'anima
che era (quasi) di continuo immersa in Dio, occupata
in visite e manifestazioni celestiali, non facile spie-
gare e prima ancora non per niente possibile capi-
re. Esso costituisce il secretum cordis fra Ges e
Gemma, l'abisso di grazia della loro intesa, che Gem-
ma sentiva: era quest'avvertenza del sentire il
modo di essere di siffatte comunicazioni. Ma anche
su questo le nostre parole, come forse presto vedre-
215
mo, si dissipano nella medesima nube di luce della
vocazione di Gemma a Figlia del Crocifisso.
Sorprende pertanto in Gemma, fra le molte altre
cose, la quasi totale assenza di riflessione nel senso
abituale e cio di ritorno della mente sulle cose cono-
sciute e di confronto dei loro rapporti per far opera-
re la ragione. Gemma per suo conto, un'espressione
che ricorre di continuo, dice che non capisce (3)
le cose che le si dicono e neppure spesso quando le
dicono Ges e le visioni: Gemma invece sente ed
il rapporto con le visioni quello di sentire quasi
come l'animarsi di un organo preternaturale dell'ani-
ma. Anche qui si rinnova la situazione di tensione,
quella da una parte del non capire - che dava spesso
agli astanti, che non la conoscevano nell'intimo, l'im-
pressione di svagata e stupidella - e dall'altra l'ecce-
zionale capacit di penetrare i misteri dell'anima e
le verit della fede non discorrendo con la ragione
elevata dalla fede ma quasi correndo al mistero
per un'apprensione immediata del fundus animae; il-
luminato dalla grazia.
Non capisce ... A. - L'Autobiografia quasi il
documento pi esplicito e continuo di questa situa-
zione paradossale.
1) Gi nei primi ricordi, quando la mamma grave-
mente malata e vicina a morire l'invita a seguirla in
Paradiso, Gemma osserva: lo capivo ben poco e pian-
gevo, perch vedevo piangere la mamma ... (p. 223).
(3) Forse questo non capire dei mistici significa che essi non rie-
scono ad inserire nel corso delle componenti (sensazioni, immagini, con-
cetti ... ) della vita ordinaria i contenuti (parole, immagini, concetti ... e so-
prattutto esperienze) delle celesti comunicazioni.
216
2) Ancora un ricordo della mamma per la devo-
zione alla Passione: La mamma, quand' ero piccina,
mi faceva vedere il Crocifisso, e mi diceva ch'era
morto in croce per gli uomini; pi tardi poi lo sentii
ripetere dalle maestre, ma mai avevo capito nulla ...
(p. 226).
3) Anche dopo il rimprovero dell'Angelo per l'at-
to di vanit di portare l'orologio d'oro: Queste paro-
le mi fecero paura, come paura mi fece quell' Angelo:
ma poco dopo riflettendo a dette parole, senza capir
nulla, feci questo proponimento ... (p. 235). Si badi
bene: il passaggio al proponimento avviene con una
riflessione d'amore e non di comprensione razionale.
4) A 15 (19) anni insiste col confessore per fare
il voto di verginit ... ma non sapevo che cosa fosse
(p. 237). Dopo aver fatto il voto di verginit, ottenuta
la licenza dal confessore, la sera le appare confratel
Gabriele che l'esorta a fare quello di essere religiosa
e poi l'accarezza con un: Sorella mia! sorridendo.
E lei: Non capivo nulla di tutto questo (p. 246).
5) Per aver saltato il pranzo - una dimenticanza
da parte delle Mantellate dove si trovava - Ges la
castiga col non farsi sentire per alcuni giorni, ma poi
le manda l'Angelo che la consola: Felice tu, o figlia
che meriti s giusto castigol. .. E lei, come gi abbia-
mo letto: Non capii nessuna di quelle parole, ma sen-
tii che consolarono il mio cuore (p. 259).
6) Dopo le Stimmate, Ges le fa un forte rimprove-
ro (<< sei troppo querula nelle avversit, troppo perples-
sa nelle tentazioni e troppo timida nel governo degli af-
fetti ) con parole che pi tardi conobbi essere adatte
al vero, ma per quel momento non capii (p. 264).
217
7) Dopo la rivelazione di Ges in un'Ora Santa
del 1899, che le presentava il quadro orribile delle
sofferenze che l'aspettavano, Gemma conclude scon-
solata: lo mi sono messa a piangere, a pensare a tut-
te queste cose, che non ci capisco nulla ... (p. 285).
8) Nella risposta gi citata alla 5 a domanda di
P. Germano (<< Che cosa hai detto a Ges e che ti ha
detto lui in questi tre giorni ... aggiunge: Facendo
alcun poco di riflessione capii [che] impossibile ca-
pire la lode che ha Iddio per se stesso, ch nessuno
lo pu capire. La mia mente ha principio, ha fine; ma
la lode che Dio ha, non avr fine. E quando noi lo
lodiamo non siamo noi, ma Lui che si loda in se
stesso. Fa' che ti possa avere, Ges: allora ti loder
(p. 291). Profonda lezione di teologia della grazia!
B) Al Padre Germano con il suo solito stile di-
retto:
1) ... Devo manifestargli ogni pi piccola cosa.
Anche le cose interne, ma non capisco quali siano.
Forse sono queste: come mi sento verso il mio caro
Ges (Lett. lOa, p. 30). E verso la fine: Vorrei dirle
tante cose dell'interno, ma non so quel che sono. Il
Confessore avrebbe piacere che mi facesse delle do-
mande e allora mi sarebbe forse pi facile capire
(p. 32).
2) - un testo capitale per l'esperienza del Deus
absconditus: Ges dopo 18 giorni ha rimesso fuori
la sua vocina pi fina ancora. Mi ha domandato la
prima cosa questa: I Gemma devo tirare avanti il mio
lavoro?' Ho risposto di s, senza sapere che volesse
dire. (Lett. 35
a
p. 101 s)!
3) Dopo la S. Comunione (20 gennaio 1901) Ges
218
le ripete: Amore vuole amore; fuoco vuole fuoco.
E Gemma: Che significano, babbo mio, queste paro-
le? Quel benedetto Ges da me non si fa mai capire
(Lett. 40
a
, p. 113).
4) In un momento delicato con Mons. Volpi in un
testo citato poco fa: E Ges mi disse al cuore: I Cre-
di forse che io non sia capace di fare un miracolo
o sopra di te o sopra Monsignore?' Non capii nulla,
babbo mio. Preghi Ges che glielo spieghi (Lett. 53 a,
p. 143).
5) Nella mirabile lettera 63 a, Gemma si sente co-
me bruciare dalle fiamme e legare senza nessuna
catena a Ges ... e smania: Glielo dico chiaro: quel
che desidero e voglio. Non lo so neppure io ... Cerco
e non trovo, ma poi non so che cerco [ ... ]. E perfino:
Sento di amare, ma chi amo non lo intendo, non lo
capisco ... Ma nella mia tanta ignoranza sento che v'
un bene immenso, un bene grande. Ges (Lett.
63
a
, p. 167).
C. - Anche allo scettico Mons. Volpi nel testo in
parte gi citato dell'ottobre 1900. Dopo un'esortazio-
ne forte di Ges sul tema abituale: O figlia siccome
l'amore mi si dimostra col dolore, tu d'ora in poi lo
sentirai acuto nello spirito, e pi tardi acuto nel cor-
po, Gemma commenta: Di queste cose non so dire
nulla, perch non le ho capite (p. 380).
E gi prima nel giugno raccontando che in una
visione del Cuore di Ges il diavolo le appiopp ...
tre o quattro colpi cos forti e che essendosi rivolta
a Ges ... sentii darmi una bastonata s forte nella
spalla sinistra, che cascai per terra, senza rompere
nulla - aggiunge: lo non capii nulla di tutto que-
sto (Lett. 34
a
, p. 359).
219
Si ha pertanto l'impressione che Gemma viva
contemporaneamente, all'interno delle stesse divine
manifestazioni, quasi in due mondi: inondata dalla
luce e spesso anche dalla gioia del fenomeno so-
prannaturale, e insieme si sente immersa nell'oscu-
rit del suo significato e del rapporto - ed l'aspet-
to pi importante - ch'essa pu e deve avere con
la sua anima. Di qui anche le sue innocenti brame
di stare vicina a P. Germano, come anche i lamenti
per il buio dell'anima sua: Quanto buio, vero?
sopra di me! Ma il babbo mio stia attento ... Ed alla
medesima Serafina di l a non molto e con accento
desolato e amoroso insieme: Che buio! Sorella mia,
ma un buio che non so come dire. Ges non c' per
me; la Mamma s, Lei mi vuole sempre bene, quasi
ogni mattina mi guarda, mi bacia, ma quasi sempre
piange. Povera Mamma mia! (Lett. sa, p. 452). ve-
ro che il mondo soprannaturale la occupa continua-
mente ma con tocchi interiori pi che con disco,rsi,
mediante prensioni (per dir cos!) pi che com-
prensioni(4): l'intelletto amoroso di compassione
che opera prevalentemente in lei, il suo cuore che
sente}} le voci arcane(S).
II. Ma sente ... A - Anche qui l'Autobiografia
che subito ci accompagna.
(4) Sono rare le elevazioni teologiche riflesse di Gemma (Trinit,
Incarnazione, Eucaristia ... ).
(5) I corsivi seguenti per il sentire sono del compilatore. Questo
sentire d'immediatezza soprannaturale (se cos permesso dire), va
distinto dal sentire nel significato solito che ovviamente si trova anche
in Gemma: p. es. nella postilla alla letto 2
a
al P. Germano che proprio
all'inizio porta il senso speciale, come vedremo: Ogni volta che mi pare
di sentire quelle parole ecc. (p. Il).
220
l) Dopo la S. Cresima (26 maggio 1885), mentre
ascoltava la Messa e stava angustiata per la ma-
lattia della mamma, ecco che ... tutto ad un trat-
to una voce al cuore mi disse: 'Me la vuoi dare
a me la Mamma?' S - risposi - ma se mi
prendete anche me - No, - mi ripet la stes-
sa voce - dammela volentieri la mamma tua. Tu
per ora devi rimanere col babbo. Te la condurr
in cielo, sai? Me la dai volentieri? Fui costretta
(!!) a rispondere di s; finita la Messa, corsi a ca-
sa. Mio Dio! Guardavo la mamma e piangevo;
non potevo trattenermi (p. 224). il primo espli-
cito incontro di Gemma col mondo soprannatu-
rale e l'inizio del suo martirio: aveva allora 7
anni.
2) Dopo l'esperienza decisiva del Crocifisso, viene
l'esperienza di Ges Eucaristico e qui il senti-
re attinge il fondo dell'anima della bambina che
spasimava d'incontrare il suo Dio: Furono alla
fine appagati i miei sospiri. Intesi allora per la
prima volta la promessa di Ges: Chi si ciba di
me, vive della mia vita (6) - Babbo mio, ci
che pass tra me e Ges non so esprimerlo. Ges
si fece sentire forte forte alla misera anima mia.
CapiiC) in quel momeno che le delizie del Cielo
non sono come quelle della terra. Mi sentii presa
dal desiderio di rendere continua quell'unione
col mio Dio. Mi sentivo sempre pi staccata dal
mondo, e sempre pi disposta al raccoglimento .
il textus princeps del segreto della vita interio-
re di Gemma: questo sentire copre e colma
(6) Autobiografia, p. 227.
(1) Questo un capire , come risulta da tutto il contesto, di deri-
vazione esperienziale e non concettuale.
221
l'assenza fenomenologica della conoscenza im-
mediata trasferendo l'anima nel mondo vivente
della grazia. Ed il fenomeno si ripeteva ad
ogni Comunione: Due o tre volte la settimana
facevo la Comunione: Gesti si faceva sempre pi
sentire; pi volte mi fece gustare consolazioni
grandissime (p. 229).
3) Alla prima apparizione di S. Gabriele ed alle suc-
cessive, mentre stava leggendo la sua vita con
immenso slancio dell'anima, ecco che comincia
a vederselo vicino ... : Qui, babbo mio, non s
spiegarmi: sentivo la sua presenza. In ogn atto,
in ogni azione cattiva che avessi fatta, mi tornava
alla mente confratel Gabriele (p. 245).
4) In occasione della miracolosa guarigione il 23
febbraio 1899 ... pochi momenti prima della
mezzanotte, sento dimenare una corona, e sento
una mano posarmi sopra la fronte (p. 247). Era
S. Gabriele venuto a guarirla per
di S. M. Margherita Alacoque (3 marzo 1899).
5) Ora, specialmente dopo la guarigione miracolo-
sa, le spesso vicino l'Angelo Custode ed il Ve-
nerd Santo (31 marzo 1899) l'ammonisce di esse-
re pi forte e che non piangesse quando aveva
da fare qualche sacrificio a Gesti, ma ringraziassi
quelli che mi davano occasione di farmeli fare .
E qui la Santa ancora: Fu questa la prima volta
e anche il primo venerd che Cesu si fece sentire
all'anima mia cos forte . Segue la comunione
miracolosa: ... e bench non ricevessi, perch
era impossibile(8), dalle mani del sacerdote Ge-
(8) Era infatti Venerd Santo e fino alla nuova riforma liturgica po-
teva comunicare (sotto le specie del pane) solo il Celebrante nella cosid-
detta Messa dei Presantificati .
222
s vero, pure Ges venne da s e si comunic a
me (p. 254). Tutto il seguito del testo non me-
no mirabile, non meno dell'umilt della fanciulla
che confessa tremante: Ges continuava intanto
a farsi sentire ogni giorno di pi all'anima mia
e riempirmi di consolazioni (p. 255).
6) Di qui il passo risoluto sulla via del patire ed Ge-
s che le fa sentire ... : Due sentimenti e due
pensieri insieme mi nacquero nel mio cuore, dopo
che per la prima volta Ges si fece sentire e vedere
grondante sangue. Il primo di amarlo, e di amarlo
fino al sacrificio (p. 255). [ ... ] L'altra cosa che mi
nacque in cuore dopo aver veduto Ges, fu un
gran desiderio di patire qualcosa per Lui, veden-
do che aveva patito tanto per me (p. 255).
7) Di fronte all'apparizione del Crocifisso ... mi
sentii tutta internamente raccogliere ... (p. 256).
Per castigo di aver saltato il pranzo, per timidez-
za (Gemma dice: per la superbia! ) di avvisare
le suore ... Ges mi dette un castigo, cio quello
di non farsi sentire per pi giorni (p. 259). Quin-
di il sentire Ges era in Gemma un fenomeno
quotidiano.
8) Il sentire sfolgora col pentimento dei peccati nel-
la preparazione immediata all'impressione delle
Stimmate: Eravamo alla sera: tutt'a un tratto,
pi presto del solito, mi sento un interno dolore
dei miei peccati; ma lo provai cos forte che non
l'ho pi sentito; quel dolore mi ridusse quasi di-
rei l l per morire. Dopo questo mi sento racco-
gliere tutte le potenze dell'anima ... : erano pensie-
ri di dolore, di amore, di timore, di speranza e
di conforto (p. 261) cio ancora sentire!
223
9) Dopo la guangIOne miracolosa, sente desiderio
del Paradiso e avversione per il mondo: Oh, co-
me si sta male nel mondo, cio al secolo! Dal mo-
mento che mi alzai da letto, sento un'avversione
per tutto che io non so dirlo; ho tanta paura, non
mi so spiegare ... (p. 278). Questo stato d'animo
si ripeteva soprattutto quando voleva slanciarsi
verso Ges ... con un gran desiderio di amarlo,
di lodarlo. Ma la mia miseria allora si faceva
I sentire' e ... come potr, mio Dio, lodarti? E com-
prende ch' impossibile capire la lode che Iddio
ha, non avr mai fine (p. 291).
10) Anche nel Diario l'espressione ritorna nei conte-
sti soliti: 17 agosto 1900: Ges, appena arriva-
to sulla mia lingua (cagione tante volte di tanti
peccati), mi si fatto sentire. Non ero pi in me,
ma dentro di me Ges ... (p. 199). E gi il 19 lu-
glio nella prima relazione, mentre a letto pensa-
va alla Crocifissione di Ges: Sul primo. non
sentivo nulla. Dopo qualche momento mi sentii
un po' di raccoglimento: Ges era vicino ... e mi
trovai con Ges, che soffriva pene terribili... Mi
sentii allora tutta in un gran desiderio di patire
e chiesi a Ges di farmi questa grazia (p. 165).
Anche sabato 28 luglio, dopo la S. Comunione
... dopo quasi un mese Ges si fece sentire (p.
178). Due giorni dopo il 30 luglio, per essersi gin-
gillata nel dubbio se fare o non la Comunione:
... poi ha vinto Ges, e l'ho fatta, ma come? Che
freddezza! Ges non l'ho sentito per niente (p.
181). Cos'era mai allora questo sentire? Certa-
mente un tactus intrinsecus all'anima di Gemma
per realizzare la presenza e azione di Cristo in
lei.
224
B - Ovviamente l'espressione abbonda anche nel-
la corrispondenza con P. Germano.
1) Gi nella letto 2 a dell' Il febbraio 1900 Gemma
postilla: Stamani dopo la SS. Comunione, Ges
mi parso che si fatto sentire, Padre, che mo-
menti! Ma per qualche tempo tutto finito . (p.
Il). Nella letto 31 a (25 novembre 1900), dopo aver
raccontato le esperienze dolorose quasi continue
che non lasciavano riposare neppure la notte, fi-
nisce: Stanotte stata una notte un po' brutta:
non ho mai sentito Ges, e ho sempre patito: sta-
mani presto credevo ... (p. 91). E invece venerd
Santo, 5 aprile 1901: .. .la Comunione non si po-
teva fare, pure Ges a una certa ora della matti-
na mi si fatto sentire ... (p. 145)(9).
2) Nella letto 57 a del 22 aprile 1901, mentre Ges
la muove a compunzione: Ed ora, babbo mio,
sentisse il mio cuore. Anche che abbia fatto pian-
gere Ges, pure Esso mi vuole sempre bene, e mi
si fa sempre sentire. Anche troppo forte ... sentis-
se la forza che debbo farmi, quando sono con
persone e parlano di Ges ... del Cielo ... (p. 152).
Nella letto 60 a del 10 maggio 1901, in un impeto
di fervore provato in Chiesa davanti a Ges Sa-
cramentato esposto, chiede ingenuamente al
(9) In questo contesto si pu ricordare {( l'esperienza del Sangue
[di Cristo] descritta nella lett. 42 a del 3 febbraio 190 l a P. Germano: {( Ieri
sera il giorno della purificazione; la mattina me lo dette Lei tanto Sangue
a bere? Dopo la Comunione mi sentii tutta la bocca piena di sangue. Co-
m'era buono! Come mi faceva bene! - e la Santa afferma di averne
fatta l'esperienza per una settimana da venerd a venerd dell'ottobre
passato (p. 119 s. - Vedi al riguardo la nota 2 degli Editori). Un'esperienza
simile raccontata nella lett. 41 a l Volpi (p. 369 s.) che gli Editori data-
no nell'agosto-settembre 1900, ma forse va riportata all'ottobre secondo
la precedente indicazione della Santa.
225
buon babbo: Sent nulla? (corsivo di Gemma).
Ges, il potente Re dei cuori, sembra che ammol-
lisca anche il mio duro cuore (p. 159).
3) Nella letto 64
a
del 12 giugno (una di quelle prese
e portate dall'Angelo), mentre lo ringrazia della
preghiera che gli ha lasciato, aggiunge: Ed oh!
babbo mio, quante volte in questo tempo, pro-
prio con tutto il mio povero cuore (non sono pa-
role mie per, sono parole di Ges, che in certi
momenti si faceva sentire all'anirria mia) ... (p.
170). Un contesto simile nella letto 75
a
del 18 ago-
sto: Padre, Padre, non posso pi reggere ... dopo
la Comunione; no, non posso pi reggere e pensa-
re che Ges si fa sentire all'ultima sua creatura
che gli si manifesta con tutti gli splendori del suo
cuore ... (p. 197). Il seguito della lettera lo spiega
con gioiosa ampiezza.
4) Parimenti squillante per la sua trasformazione in
Cristo la letto 83
a
del 5 ottobre 1901 ave, dopo
aver raccomandato al buon babbo le angustie
della nostra sorella Carlotta (Puccinelli ?), con-
tinua di se stessa: Me fortunata, ch Ges si de-
gna di accogliere una miserabile quale sono io!
S, Ges in me, io sono tutta sua; aspetto la gra-
zia per di essere tutta in Lui trasformata ... Po-
vero Ges! Ogni mattina dopo la Comunione Ge-
s, il mio buon Ges, si fa sempre pi sentire;
mi chiede se l'amo [ ... ]. Se mi esamino poi, mi
sento venire meno, mi sento mancarla . E com-
menta alla grande: E quanto mi consola il mio
caro Ges! Non posso fare a meno di dire: 'Ges,
ogni volta che mi sono rivolta a te, cessato,
sempre in me l'interno affanno. La tua grandez-
226
za, Signore, senza termine: la tua bont senza
difetto' (p. 213). Ecco l'effetto del sentire!
5) Un contesto di luce straripante, simile al prece-
dente, quello della letto 85
a
: A d 13 ottobre
1901 . Dopo un prologo sull'offerta alla Madon-
na della sua fantasia, espone lo stato della sua
anima: Sono pi giorni, che dopo la SS. Comu-
nione Ges si fa sentire in modo, che quasi direi
di non reggere, e di morire; e mi parla di certe
cose, che mi ci voluto la volont di Ges per
farmele capire (p. 216). Segue l'implorazione di
Ges per la riparazione dei peccati. Il centro
quindi l'Eucarestia e da Lucca scrive a Roma,
tutta infiammata: Ges sta ancora esposto sul-
l'altare? Ci corra ... [e l'informa di alcuni fatti
strani, si lamenta di non aver avuto il permesso
per gli Esercizi a Corneto ma si rassegna e con-
clude:] Corra da Ges, sta ancora esposto, Lo
sento. Gli dica che mi prenda nel suo Paradiso
(p. 245 s.).
6) Commovente per l'umilt la confessione della
letto 114 a del 20 luglio 1902, certamente fra le
pi profonde per la sublimazone di tutti i senti-
menti: Ma Ges, il caro Ges, mi ama anche in
questo modo, continuamente si fa sentire all'ani-
ma mia. Ho una cosa sola di buono, caro babbo,
ed la buona volont; quella mi pare di sentirla .
Poi racconta come la mattina del 12, circa le 8
3/4 ... sentii tutto a un tratto un'interno raccogli-
mento e mi parve di sentire che Essa, M. Giusep-
pa, chiamasse me (p. 271). La Santa non aveva
ancora perduta la speranza di essere accolta al
Monastero delle Passioniste di Tarquinia, accan-
to alla pia religiosa.
227
c - Non diverso, anche se pi contenuto, il lin-
guaggio col confessore. Qui abbondano, data l'incre-
dulit del Volpi alla realt soprannaturale dei feno-
meni di Gemma, le cautele delle espressioni: Mi
parso, ... mi pareva, ... mi sembr - che si trovano
del resto anche nella corrispondenza con P. Ger-
mano.
1) Nella prima lettera del maggio-giugno 1899 rac-
conta che mentre si trovava in S. Michele, aspet-
tando di confessarsi, prova una grande conten-
tezza: Stavo tanto bene che non credevo di esse-
re nel mondo e neppure in chiesa: ero con Ges.
E aggiunge: Stamani non l'ho neanche sentito.
A questo proposito importante la chiusa, per
il suo atteggiamento di fronte ai fenomeni in
cui si trova immersa, specialmente a partire dal-
l'impressione delle Stimmate (8 giugno 1899) -
questa lettera per sembra antecedente. Si tratta
di una dichiarazione formale rispetto alle sue
cose che sente tanta ripugnanza a manifestare
da disobbedire, come per l'impressione delle
Stimmate, agli stessi ordini celesti e per le quali
non trover mai pace, temendo di essere ingan-
nata fin sul letto di morte. Monsignore scettico,
ma Lei deve obbedire e ha l'ordine di dire tutto:
gi tempo che gli dico certe cose, e ora la ver-
gogna mi dovrebbe essere passata; ma invece
sento che ogni volta che devo scrivere e mi devo
confessare, mi cresce; ma non vergogna, non
lo so come potrei dire, quasi paura (p. 310).
la paura dell'incontro col Soprannaturale.
2) Bisogna arrivare alla lett; 49 (ottobre 1900) per
ritrovare il sentire nel suo senso forte. La San-
228
ta si trova davanti a Ges che ha le Piaghe tutte
aperte che versano Sangue. Ges l'invita a parte-
cipare: ... Vieni, avvicinati, guarda queste pia-
ghe, toccale ... Ma Gemma, conscia dell'atteggia-
mento negativo del Confessore, non osa: Poi si
smise di parlare, ma nel vedere Ges in quello
stato, stavo tanto male, e mi pareva di sentirmi
qualche cosa nelle mani e nei piedi; ma, appena
me ne avvidi [per obbedire al Confessore], mi al-
zai, scappai subito, lasciai l Ges, e cos obbedii
e fui contenta . E Ges stesso rimasto conten-
to, poich la sera Gemma torna a vedere e Ges
non c'era pi. La mattina seguente, dopo la Co-
munione, Gemma dichiara: ... l'ho sentito: era
contento, contento ... (p. 378). Ma cos' allora
questo sentire di Gemma di fronte alle appari-
zioni di Ges e delle altre personalit e fenomeni
soprannaturali ?
Abbiamo una risposta dalla stessa Gemma
(circa il 7 settembre 1900) alla richiesta precisa
pstale da P. Germano: Come (Gemma) veda e
senta Ges (lO). La risposta insiste nel senti-
re ed tra i testi mistici pi penetranti per farci
accostare o intravvedere qualcosa oltre l'ultimo
velo che ci nasconde il mistero del soprannatura-
le. Bisogna perci leggere il testo integrale, ba-
dando con somma cura ai vari passaggi nella pre-
sentazione di quella misteriosa Voce, come ripor-
tiamo pi sotto (Il).
('0) La stampa ha: Come la Santa ... che non pu essere certamen-
te di P. Germano, ma il titoletto apposto dagli Editori. Gemma risponde
che sente la voce di Ges che la ferisce pi di una spada. Dalle comunica-
zioni che leggiamo nelle Lettere e nelle Estasi si deve ammettere che Ges
non si fermava alle impressioni ma che usava un discorso articolato
e spesso la stessa Gemma lo trascrive e trasmette ai suoi Direttori.
(") Estasi ... p. 287.
229
Il pensiero integrato dalla risposta alla se-
conda domanda: Che cosa senta nell'essere con
Ges. Lo stile sempre piano, ma l'anima sale
di grado in grado fino a inabissarsi nel possesso
di Ges che ogni tanto fa emergere il ricordo e
il dolore dei propri peccati: sempre lo sfondo del
peccato!
a) Astrazione completa dei sensi: Mi sento come
fuori di me, non distinguo dove mi trovi, se sia
fuori dei sensi oppure ... in una pace, in una tran-
quillit, che mai ho provato. Mi sento come attrar-
re da una forza; ma non una forza fatta con fati-
ca, una forza dolce (12).
b) Pienezza di amore di dolcezza: Quando poi mi tro-
vo nella pienezza della dolcezza che sento di posse-
dere Ges, dimentico affatto se sia nel mondo:
sento che la mente piena, non ha che desiderare;
il cuore non cerca pi nulla, perch ha con s un
bene immenso, un bene infinito, che a nessuno
pu assomigliarsi, un bene senza misura, senza di-
fetto; ed Ges che mi riempie .
c) Completa quiete dell'anima: N prima n dopo
mi viene poi fatto volontariamente di cercare e de-
siderare alcuna cosa, perch troppa la dolcezza
che Ges nella sua infinita bont e carit mi fa
gustare .
(12) L'espressione forza dolce" richiama - non certo da parte di
Gemma! - la gentle, kind force" con la quale Hume pretendeva spiega
re la connessione fra le idee o rappresentazioni della coscienza che gene-
ra la fede" (faith, belief) nella verit (Cfr: D. Hume, Treatise on Human
Nature, A, I, 1, sect. IV; ed. Selby-Bigge, Oxford 1928, p. 12 e spec. l'Ap-
pendix dove H. precisa la natura del belief (fede) come feeling (sentimen-
to) che muove e guida \'immaginazione (p. 623 ss. - Cfr.: C. Fabro, La
fenomenologia della percezione, II ed. Brescia 1961, p. 102 55.).
230
d) Alle volte sente forte dolore dei peccati: Non
sempre per amor di dolcezza; alle volte sono
cos compresa da un forte dolore dei miei peccati,
che mi sembra ne abbia a morire (13). Il senti-
re di Gemma quindi lo stadio supremo della
unione della sua anima con Dio sulla terra, uno
stato intensivo di abbandono totale per lasciare le
creature e inabissarsi in Ges che la riempie e
possiede totalmente.
Un'ultima osservazione od obiezione. La Chiesa
nella liturgia commemora i principali misteri del-
la vita di Cristo: dall'Annunciazione ai vari momenti
del Vangelo dell'infanzia, della vita pubblica ... - per-
ch allora privilegiare la Passione e la situazione
del dolore attribuendole una contemporaneit reale
- sia pur mistica - all'offesa di Dio ch' il peccato
dell'uomo? La risposta sembra quella che col peccato
c' la novit di essere, rispetto al bene e al male
da parte della libert dell'uomo nel suo esercizio nel
tempo e ci non vale per gli altri misteri. Bisogna
evitare come gi osservato, certamente di pensare
che in Cristo, Verbo incarnato ed ora glorificato, la
sua natura umana sia in statu patiendi com'era du-
rante la Passione e Morte in croce: altrimenti lo stato
di chenosi rimarrebbe anche alla destra del Padre e
la glorificazione allora, anzi la vittoria sul peccato
con la risurrezione, sarebbe vanificata. Ammettiamo
pure che Cristo nell'Orto abbia (pre-)visto tutti i pec-
cati di tutti gli uomini e sofferto per ciascuno di es-
si. .. Ma l'essere finito che compete ad ogni atto libero
umano ha la sua verit reale solo nel presente della
decisione e della sua esecuzione, ed un presente fi-
(11) Estasi ... , p. 288.
231
nito, ex parte hominis; essenzialmente in un certo
punto del tempo: ed rispetto a questo punto del
tempo che va riferito il dolore di Cristo per i no-
stri peccati. A questo ci porta il nuovo concetto esi-
stenziale di tempo umano in funzione della libert.
Ritornando a Gemma, che sente e non capisce ,
ovvio che si tratta di un sentire passivo, sopranna-
turale, effetto speciale della vita di grazia, come ben
conosce la teologia mistica. Lo ricorda anche S. Tom-
maso come effetto del dono della sapienza citando
lo Ps. Dionigi: Ieroteo stato istruito non solo con
l'imparare ma anche col patire le cose divine (14).
il magistero amoroso dell'anima con Dio ch' offer-
to a tutte le anime in grazia che vivono con fervore
la vocazione alla santit. Sono queste le mozioni inti-
me, a guisa d'istinto divino , ch' opera dei doni
dello Spirito Santo(15) nell'anima in grazia come il
fiore della suprema purificazione ed elevazione del-
l'anima a Dio sulla terra.
(14) S. Th. P, q. 1, a. 6 ad 3. Cfr.: Ps. Dionigi, De divinis nominibus,
c. 1, 9 (P. G. 3, 648 B. Nel commento di S. Tommaso: c. I, lect. 4; Torino
1950, nr. 192, p. 59 e la nota critica 2 a, p. 60 s.).
(15) Cfr.: S. Th. p_IIac, q. 68, a. 1. L'anima mediante i doni dello
Spirito viene meglio disposta a seguire le mozioni e gli impulsi della gra-
zia quasi trascinata dall'istinto divino interiore.
232
2. Il sentire sovrasensibile
Il programma di P. Germano, fin dall'inizio della
direzione spirituale della Galgani, era che Gemma
dev'essere nascosta a Gemma (Cfr.: Lett. 12
a
, p. 35).
Colpito dalla grandezza dei doni divini della sua ani-
ma, il pio e dotto Passionista non favor certamente
la sete - non diciamo curiosit ... - che aveva la
santa penitente di avere una chiara consapevolezza
della strada su cui si trovava e del cammino arduo
che stava facendo. Anzi, pur riconoscendo subito -
a differenza di Mons. Volpi - il carattere sopranna-
turale dei fenomeni straordinari di Gemma, egli volle
da lei la prova che sapeva e poteva farne a meno e
che riusciva perfino a disprezzarli. E Gemma obbed,
fino a respingere le apparizioni di Ges, della Madon-
na, dell' Angelo ... cio di quel mondo che, per singola-
re privilegio, era tantum suo: una prova di distacco,
forse indispensabile, ma che fece soffrire molto e
quasi disorientare la buona e semplice creatura.
difficile dire se la prova, come anche l'altra che fece
P. Germano di interrompere per un anno intero tra
il 1901 al 1902 la corrispondenza diretta con Gemma
fosse l'espediente pi adatto per comprendere e aiu-
tare lo spirito di Gemma e per guidare le forze arca-
ne che la muovevano. E la fine fu il compimento di
questa linea : pi il corpo si consumava nell'immo-
lazione dei dolori per l'espiazione dei peccati, pi an-
che le luci dei fenomeni straordinari sembravano
233
scomparire. La morte di Gemma costituisce una del-
le pagine pi sconvolgenti dell'agiografia cristiana e
d la misura di quel mondo oscuro e tenebroso
che ci circonda nell'esilio terreno ed al quale la sua
penna allude, spesso tremante, nella corrispondenza
con i suoi direttori di spirito.
Mor infatti - cos certamente permise Dio -
abbandonata da loro e tormentata dal diavolo, l'uni-
co rimasto al suo posto per straziare le fibre pi deli-
cate di quell'anima celestiale fino a strapparle il la-
mento: Ora proprio non ne posso pi - per chie-
dere, supplice e umile come sempre, lei stessa la
liberazione con la morte. E rivolgendosi ad un'imma-
gine della Madonna, che pendeva incontro al letto,
e con grande affetto, disse: Mamma mia, raccoman-
date voi a Ges l'anima mia . - Poi baci il Crocifis-
so, se lo strinse al cuore, chiuse gli occhi e cos rima-
ne come addormentata e sorridente, senza dare pi
alcun segno, che dimostrasse il momento in cui l'ani-
ma sua se ne vol al cielo (1).
Cos la sua morte comp quella testimonianza del
soprannaturale alla quale Dio aveva destinato, per
singolare predestinazione, la breve sua vita fiammeg-
giante del sangue e delle sofferenze della Passione di
Cristo.
stato riconosciuto ch' impossibile oramai,
nell' epoca della salvezza, trovare Dio senza Ges Cri-
sto. E Pascal ripete: J sus-Christ, J sus-Christ. J e
m'en suis spar; je l'ai fui, renonc, crucifi (2).
Ad un livello assai superiore lo ripetono i mistici so-
prattutto l'innocente vergine lucchese. Ed la sua ar-
dente immolazione sulla Croce di Cristo per i pecca-
(1 Cos Eufemia Giannini nei Processi: nr. XVIII, 35, p. 821 s.
(2) Penses et Opuscules, ed. L. Brunschvieg, Paris 1917, p. 142.
234
tori che ci spaventa e insieme c'incoraggia a sperare.
Il messaggio di Gemma in questo ritorno al {( sen-
so cristiano vissuto del soprannaturale. Gemma af-
ferra tutto, l'intero mondo della vita soprannaturale,
col {( sentire : il suo sentire {( vivere le realt mi-
steriose dell'anima e della grazia dal loro profondo
e questo suo sentire come un essere afferrata e tra-
sportata a vivere in quel mondo(3).
a) Il {( sentire sovrasensibile
Cos forse va presa la prima risposta gi citata
ad alcune 'domande di P. Germano (<<In che modo ve-
de e sente Ges senza immagini e parole articolate ):
{( Vedo Ges, non cogli occhi del corpo, ma lo cono-
sco distintamente, perch mi fa cadere in un dolce
abbandono, e in quest'abbandono riconosco Lui . Il
medio conoscitivo aldil di ogni abilit creata e di
possibilit operativa che non sia il lasciarsi prende-
re. Il seguito spiega meglio e, pi che spiegare, insi-
nua e suggerisce il celestiale dialogo di comunicazio-
ne mediante il {( sentire tutto proprio di Gemma: {( la
sua voce mi si fa sentire cos forte, che pi volte ho
detto che mi ferisce pi la voce di Ges, che una spa-
da a molti tagli, tanto mi penetra fino nell'animo; le
sue parole sono parole di vita eterna .
L'esperienza di Gemma non ha riscontro. Ges
che le si presenta la trascendenza di pienezza della
divinit, quasi come i massimi metafisici hanno
adombrato la realt senza confini del Primo Princi-
pio. E Gemma lo vede come il Figlio di Dio: {( Quando
vedo Ges e lo sento (corsivo nostro), non mi sembra
(3) Le citazioni seguenti riportano le risposte di Gemma ad un que-
stionario sulla sua vita spirituale redatto da P. Germano intorno al 7
settembre 1900 (Cfr.: Estasi, Diario ... , p. 287 e nota l).
235
di vedere n bellezza di corpo, n figura, n un suono
dolce, n un canto soave; ma quando vedo e sento
Ges, vedo (ma non mai cogli occhi) una luce, un be-
ne immenso, una luce infinita, che da nessuni occhi
mortali pu essere veduta; una voce che nessun pu
udirla: non voce articolata, ma pi forte e si fa
pi sentire (c.n.) al mio spirito, che se udissi parole
pronunziate (4).
Qui sembra non si tratti di una visione secondo
nessuna delle sue forme classiche: n sensibile, n
fantastico-immaginativa.
piuttosto un contatto ineffabile col divino, co-
me un'appartenenza e immersione nell'oceano infini-
to della presenza dell'Amore infinito.
b) La immersione totale in Ges, pienezza di
tutte le perfezioni.
La Santa sa esprimersi in un modo egregio e af-
fascinante, di molto superiore alle sue conoscenze
teologiche e ci si riscontra ovviamente anche nelle
sue Lettere ed Estasi, ma qui pi condensato. Anti-
cipiamo parte della risposta alla 3
a
domanda (In
qual modo faccia la meditazione): Alle volte mi sem-
bra di vedere in Ges una luce divina e un Sole di
chiarezza eterna. Un Dio grande, che non vi nella
terra e in Cielo cosa che non sia a Lui soggetta. Un
Dio nel cui volere sta tutto il potere . Il momento
mistico si incontra con quello metafisico: Dove
maggiormente mi perdo, [] nella sostanza di Ges.
Credo che sia una sostanza, che non vi sia n maggio-
re n migliore. Tra i beni lo conosco il Sommo bene:
un bene che da se stesso esiste. Ed essendo Ges per-
(4) Vedi il commento di B. Matteucci, Pensieri di S. Gemma Galga-
ni, Lucca 1961, p. 53 55.
236
fetto, in Lui si trova ogni cosa. Mi perdo ancora nella
sua bont e qui quasi sempre la mente mi vola al Pa-
radiso [ ... ]. L'anima mia ad altro non pensa che a scio-
gliersi dalla carne (p. 285). .l'immersione totale.
c) L'alternarsi di dolcezza e di dolore.
Dolcezza e dolore, amore e dolore, amor di dolo-
re e dolore di amore trasfigurano Gemma nell'amore
e nel dolore del Verbo incarnato. Le Lettere e le Esta-
si, con gli altri scritti di Gemma, non sono che un
continuo, limpido, veemente rinnovarsi di questa
esperienza dove, negli ultimi anni e specialmente, co-
me si visto, negli ultimi mesi, il dolore ha preso
il sopravvento e l'abbandono di dolce attrazione ha
ceduto il posto, per l'estrema prova di amore, all'ab-
bandono di desolazione. in questo salire con Cristo
sulla Croce, in immolazione ed espiazione al Padre
per i peccati del mondo - che Gemma continuer
a dire suoi - sar l'ultima suprema testimonianza
del soprannaturale vissuto ch'ella ci ha lasciato.
Questo Gemma l'aveva gi manifestato nell'esta-
si 68 a di gioved 19 dicembre 1901 quando Ges le
manifesta che: ... Ci ch'egli pi ama la Croce .
E Gemma pronta: La croce dunque sar la mia con-
solazione, la mia dolcezza, la gloria mia . E spiega:
Allora gli feci la narrazione degli effetti che faceva
in me la croce . E qui il realismo dell'estatica mette
i brividi: Dissi che pi volte gemer il mio senso,
si rattrister l'amor proprio, fremeranno le mie pas-
sioni, si risentir la natura; ma il mio spirito fino da
quel momento insieme alla mia volont, confortata
dalla grazia di Ges, sar forte (5). Il seguito dell'e-
stasi supera ancora l'attesa di questo preambolo.
(5) Estasi ... , p. 93. l'unica estasi scritta dalla mano di Gemma per
richiesta della signora Cecilia.
237
L'altezza delle comunicazioni divine doveva quin-
di in qualche modo bilanciare l'abisso della prova.
Ecco: Sempre irrequieta, sempre in cerca di un be-
ne, di l,m bene grande, di un bene che mi acquieti,
che mi consoli, che mi dia un po' di riposo ... )} (Lett.
92, p. 229). E, malgrado tanti spasimi, non sa come
finir e s'accorge che anche il suo buon babbo)} non
s'impegna ad aiutarla per entrare in convento: Cer-
to a me il luogo dove dovr essere, (Ges) me lo ha
sempre nascosto)} (Lett. 99, p. 237).
S'ingannerebbe quindi chi la vedesse nuotare
sempre in visioni e dolcezze paradisiache od anche
l'immaginasse insensibile a tanti dolori fisici e mora-
li: lo mi son messa a piangere, a pensare a tutte
queste cose)} cio alla valanga di sofferenze, prove,
tentazioni che Ges le aveva predetto (p. 285)(6).
L'Angelo si affretta a consolarla e a farle coraggio:
... Ch dopo la tempesta torna la calma; che il gran
patire necessario all'anima mia; per ora non lo co-
nosco, ma un giorno verr a scoprire il gran segreto
(p. 286). E il segreto sar che la sua vocazione quel-
la di assumere in s, per quanto possibile ad una
fragile creatura, sotto l'irradiazione della grazia divi-
na, tutti i dolori della Passione di Cristo.
Gemma sembra uscire fuori da tutti gli schemi
della teologia e della mistica. Cos il suo stile imme-
diato e alle volte quasi infantile, specialmente con P.
Germano, sa elevarsi con prosa solenne alle pi pro-
fonde considerazioni. Ecco, nell'ultimo scorcio della
sua vita: Babbo mio, e Ges? Dovunque vada, mai
(6) l'accenno di quanto Gemma ha gi sentito da Ges in un'Ora
Santa negli Appunti di Diario (1899) circa le sofferenze orribili che
l'attendono perch Ges ... vuoi trattarmi nella stessa maniera che trat
t Lui il suo Padre Celeste (p. 285).
238
mi lascia, mai si scosta da me, perch certo ho cono-
sciuto che senza di Lui non posso vivere; e alle volte
penso e dico: Ma come, mio Dio, hai dimenticato tut-
te le altre cose? non hai da guardare che me? E subi-
to una luce mi si fa per la mente: che Ges, nella
luce immutabile della sua divina visione non cresca
nel guardare solamente a una, a me sola, e neppure
si diminuisce nel guardare a molte creature (Lett.
111 a, p. 260)(1). Tale stato lo spazio teologico di
Gemma nel quale essa entrata dolcemente fin dalla
prima infanzia, quasi per assimilazione continua di
un magistero segreto per singolare predestinazione.
La sua vita infatti si svolge su vari piani. Il primo
quello dell'ambiente familiare il quale, dopo la
morte della santa mamma Aurelia, procur spesso al
suo spirito acute spine e gravi insidie: di qui forse
quel suo dolorante senso del peccato, del guasto del-
la vita come ancora l'ardore insaziabile di purezza
e di espiazione. Poi l'ambiente religioso, veramente
privilegiato, della Lucca del suo tempo: Mons. Volpi,
la perla del clero lucchese ed esperto direttore di ani-
me, delle religiose dell'Istituto di S. Zita fondato da
quell'altra grande maestra di spirito che fu la B. Ele-
na Guerra, guidarono l'anima di Gemma fin dai suoi
primi anni. Infine il santuario segreto dello spirito
di Gemma, ch' lo spazio incomunicabile del suo
mondo soprannaturale accoglie fin dai primi anni,
soprattutto a partire dalla morte della mamma, co-
municazioni di vita ineffabile che la stupiscono e la
(1) Eppure, bench elevata da Ges stesso a tanta altezza di con-
templazione, sappiamo che Gemma si serviva anche dei libri comuni di
piet come l'opuscolo dei Nove Vffizi del Sacro cuore di Ges ed il cele-
bre manuale La Filotea del canonico milanese Giuseppe Riva del quale
impar a mente (e poi trascrisse per Sr. Maria Bianchi) le Giaculatorie
per ogni circostanza (Cf. Estasi ... , p. 306 ss.).
239
segregano dal mondo e dalla stessa vita quotidiana.
Gli squarci che ci offre l'Autobiografia fanno intrav-
vedere spesso che Gemma, una ragazza di buona edu-
cazione borghese, non ignor le fiamme del male:
protetta e difesa da una celestiale assistenza, non co-
nobbe indugi nel realizzare quell'ideale d'immolazio-
ne mistica che cresceva in lei da una fonte misterio-
sa. Non stupisce allora il (ricordato) rapporto stretto
che S. Pio X vedeva tra la testimonianza del sopran-
naturale nella singolare vita di Gemma come contra-
sto alla demolizione fatta dal modernismo mediante
il principio moderno d'immanenza.
Nessuna meraviglia allora che, una volta ridotto
l'Assoluto del dogma a semplice fenomeno culturale
di un'epoca, anche i principi morali diventino mute-
voli a seconda delle situazioni dell' uomo storico
che pone se stesso perci a misura di tutte le cose,
di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non
sono in quanto non sono (8). Ed strano, anzi gof-
fo e ridicolo, che tanta smania di novit e originalit
non sia che un ritorno al principio citato del relativi-
smo scettico del V sec. a. C. Certamente per tutti co-
storo - e sono legioni anche nella Chiesa del Post-
concilio - il messaggio di Gemma fa sorridere, anzi
esso urta ed irrita come un'offesa alla dignit cio
al principio moderno dell'autonomia dell'uomo. Se-
colarizzazione radicale, quindi ch' mondanit cio
secolarismo a tutto tondo(9).
(8) Diamo il noto testo di Protagora: L'uomo misura di tutte le
cose: di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto
non sono (80 BI; Diels II, 263, 3-5).
(9) Heidegger, richiamandosi espressamente a S. Paolo, aveva mes-
so in rilievo l'opposizione fra il concetto classico di questo mondo cio
un concetto di mondo completamente antropologizzato, con quello an-
nunziato da Cristo, Figlio di Dio: il contrasto fra la sapienza del mon-
do che si consuma nel tempo e l'attesa del mondo o epoca futura della
240
Quanto a Gemma, sappiamo le ostilit che la pia
fanciulla incontr anche in una parte notevole del
clero di Lucca e il corso dei Processi apostolici ne
fa trapelare indizi inequivocabili: il demonio, suo ne-
mico implacabile, non disarmava. Ma bisogna ricono-
scere che la vita scritta da P. Germano oper il mira-
colo di un'aurora di luce su tutta la Chiesa che si
commosse e si confort nella testimonianza di dolore
e di amore riparato re dell'umile vergine lucchese.
Stando alle testimonianze raccolte da P. Besi, la vita
di Gemma del P. Germano (oltre le versioni nelle lin-
gue europee) fu tradotta in giapponese dal P. Drouart
de Lezey e, pubblicata in ben 5.000 esemplari, si
esaur in meno di due mesi. Il traduttore dichiara:
Giammai io avevo veduto un successo simile di libri
nel Giappone! Viva Gemma! Questa Santa(lO) si di
primo colpo acquistato l'amore e l'ammirazione di
tutti i cristiani Giapponesi; e quel che mi ha riempito
di stupore, quello ancora di molti pagani, fra i quali
vi sono studenti della Universit Imperiale .
Non stupisce allora di leggere nella lettera al P.
Drouart del prof. Eugenio Sugita, docente nell'Uni-
versit Imperiale, le seguenti entusiastiche dichiara-
zioni che ripetono, certamente all'insaputa, il conte-
sto di S. Pio X: Che vita meravigliosa quella di que-
sta Santa! Vittima di amore per Dio la serafica
Vergine di Lucca sembra essere stata posta in questo
salvezza dove Cristo Salvatore sar per l'uomo la vita, la verit e la luce.
C' quindi un mondo creato da Dio e che attesta Dio con la grandezza
delle sue meraviglie e c' il mondo delle mutevoli concezioni e passioni
umane che non conosce e rifiuta Dio: il mondo dei dilectores mundi
di S. Agostino ossia di coloro che l'abitano ... per mentis affectum se-
condo s. Tommaso (Vedi la citazione in: Heidegger, Vom Wesen des
Grundes, III Aufl., Frankfurt a. M. 1949, p. 23 ss.).
(IO) A quest'epoca Gemma era solo Serva di Dio o Venerabile, se-
condo la nomenclatura canonica del tempo.
241
mondo per opporre il suo candore e la sua umilt ai
sofismi della moderna filosofia, invenzione del demo-
nio (corsivo nostro!). Giammai bene pi reale si fat-
to fra i nostri cattolici, quanto con la pubblicazione
di questa biografia. Essa ha convertito dei cuori indu-
riti, ha riaffermato la fede in altri e convertito buon
numero di anime, come vorr continuare per l'avveni-
re. Ma la presenza di Gemma sembra ancor pi im-
portante, per il nostro clima ecumenico del post-
concilio, e questo l'elemento pi inatteso della sua
spiritualit come anche della sua missione ecclesiale:
E quel ch' pi rimarchevole - conferma il profes-
sore giapponese - questa biografia, cotanto misti-
caCI), ha potuto far riflettere certi dei nostri dotti
pagani, che sono ormai stanchi delle cose troppo ter-
rene. In verit la comparsa su questa terra di una san-
ta come Gemma non essa una prova di pi della mi-
sericordia di Dio verso la povera umanit? (12).
Questa realt di evidenza solare per chi avvici-
na gli scritti di Gemma ed era stata ben avvertita dai
Testimoni dei Processi, anche da parte dei pi umili:
ma il suo segreto (quelle cose occulte che Ges
le rivelava, cos come si legge anche di P. Pio)(13),
(11) Questa missione speciale di risveglio del soprannaturale nel-
la vita di Gemma per sollevare le anime a distaccarsi dalle illusioni della
vita terrena ed anelare ai beni celesti, stata riconosciuta e mirabilmen-
te descritta dal suo conterraneo il Card. Ermenegildo Pellegrinetti nelle
due prefazioni all'ultima edizione (1941) delle Lettere, spec. p. XIII ss.;
Estasi ... , p. VIII ss.
(12) I testi citati sono presi dal P. Besi: Responsio ad animadversio-
nes R.mi D. Promotoris Fidei super revisione Scriptorum, ed. cit., p. 21 ss.
(13) Poi continu ancora, ma quello che disse, non potr giammai
rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo. Questa apparizione mi ca-
gion tale dolore nel corpo, ma pi ancora nell'animo, che per tutta la
giornata fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dolcissimo Ges
non mi avesse gi rivelato ... (Epistolario, I, II ed. 1973, p. 351). L'ed.
annota: I puntini sono del padre Pio. Non possibile determinare quale
sia stato l'oggetto di questa rivelazione. Che Iddio gli abbia rivelato l'in-
tensificazione dei carismi ed in particolare l'impressione delle stimmate,
la santit nella conformit alla sua Passione e, come a Gemma, la futura
glorificazione sugli altari?
242
Gemma l'ha portato con s. La copiosa letteratura at-
torno alla sua disarmante personalit, a cominciare
da quella gemma ch' la biografia di Gemma di P.
Germano, anch'essa - come qualsiasi scritto agio-
grafico - si muove nell'orizzonte limitato del suo
tempo.
Del resto Gemma stessa si lamenter, come ve-
dremo fra poco, che il suo babbo non capiva i mes-
saggi che Lei gli inviava, i segreti che gli rivelava,
n rispondeva sempre a tono ai problemi che gli po-
neva accusandolo ... perfino di scrivere a caso (14).
In realt il buon Padre cercava di assolvere nel mi-
glior modo la missione affidatagli da Dio e non era
difetto suo (non tutto, almeno!) se la sua azione, co-
me qulla di Mons. Volpi, alle volte restava e cadeva
pi o meno al di qua del segno di Gemma cio del-
la trascendenza misteriosa del suo mondo. Le estasi,
le rivelazioni, la comunicazione e familiarit quasi
abituale con gli Esseri celesti, da parte di Gemma,
specialmente nell'ultimo periodo della vita dopo l'im-
pressione delle Stimmate, sono le nuove dimensioni
della sua esistenza - i suoi esistenziali. Gemma, e
cos sembra la condizione di ogni mistico, vive fuori
e oltre il tempo bench la sua vita scorra nel tempo.
L'astrazione dai sensi (l'estasi) la perdita della pre-
senza mondana del mondo, il distacco dalla propria
Umwelt, nel senso della fenomenologia moderna che
segna l'ingresso della coscienza in quel mondo vero
unico autentico per l'anima; la coscienza messa in
atto da Dio stesso, tramite l'attrazione del Verbo in-
(14) Gemma, da buona toscana, non ha tanti peli sulla lingua anche
con il suo buon babbo (vedi al riguardo la nostra Prefazione al sag-
gio esemplare di C. Naselli, La direzione spirituale di S. Gemma Galgani,
Storia e criteri di discernimento dell'azione di P. Germano dz s. Stanzslao,
Roma 1978, p. 7 s.).
243
carnato, di una vita ch' la partecipazione diretta -
anche se poi l'anima rientra (come si vede bene an-
che in Gemma) in caligine fidei - e questo per la
prova suprema della fede. Che fu la prova suprema
e pi dolorosa di Gemma, sempre trepidante di esse-
re ingannata e di ingannare.
Questo non contrasta con quanto dice Gemma
stessa di non capire nulla e con la sua umile con-
fessione che per lei la sua vita tutta un miste-
ro (15). Significativa, fra le tante, la testimonianza
della lett. 64
a
del 22 maggio 1901, del tutto esplicita
sul nostro problema: Babbo, babbo mio, quante co-
se vorrei dirgli, affinch mi potesse ben capire qual-
che cosa di me! [si badi bene!]. Alle volte sono costret-
ta ad esclamare: Dove sono, dove mi trovo? Chi
mai vicino a me? Senza nessun fuoco vicino mi sento
bruciare; senza nessuna catena addosso, a Ges mi
sento stretta e legata; da cento fiamme mi sento tutta
struggere, che mi fanno vivere e mi fanno morire.
Soffro, babbo mio, vivo e muoio continuamente . (p.
166). E il fenomeno s'intensifica. Infatti nella lett.
117 a della fine di agosto 1902, ripresa il 3 settembre,
Gemma comunica: Sono circa 8 giorni che dalla
parte del cuore sento un fuoco misterioso che non
so capire. I primi giorni non ci facevo caso, perch
poco o nulla mi dava noia, ma oggi il terzo giorno
che questo fuoco cresciuto tanto tanto, quasi da
non sopportarlo; avrei bisogno di diaccio per estin-
guerlo, mi d molta noia, m'impedisce di dormire, di
mangiare, ecc. ecc. un fuoco, babbo mio, misterio-
so che si comunica al di fuori pure e sulla pelle vi
(15) Gemma, sul finire, nella letto a P. Germano del 26 genn. 1903
(Lett. 128') scrive: Creda, caro babbo, una gran scena la mia vita e
i miei giorni (p. 299).
244
un che di bruciato; un fuoco che mi tormenta sa,
mi diletta, ma mi finisce, mi consuma (p. 280). Ed
in mezzo a siffatti doni, l'umile creatura sgomenta:
Preghi per l'anima mia, in pericolo di perdersi. O
Dio, son pronta a tutto, non permettere (p. 281).
Sembrano situazioni incredibili e lo sono infatti a lu-
me del nostro naso: ma appunto questo il singolare
messaggio di Gemma, che ce la rende tanto cara e
amabile, quasi visibile accanto a noi nei tormenti del-
lo spirito che ci assalgono senza tregua(16). Gli
scritti di Gemma irradiano tenerezza e fiducia: il mi-
stero ch'essa contempla e descrive diventa quasi visi-
bile davanti all'anima di chi legge.
Il vertice di questa Vita, cos insolita e straordi-
naria quanto l'anima di Gemma era semplice e tra-
sparente, lo troviamo forse nella letto lI8
a
al P. Ger-
mano (intorno al 12 settembre 1902). Gemma non sta
bene ed il 21 settembre ricade ammalata per non ria-
versi pi. La lettera si diffonde nella narrazione del-
l'estasi del 9 settembre e la santa stessa consapevo-
le della sua importanza e richiama espressamente
l'attenzione del Padre: Senta, babbo mio; prima di
porsi a leggere questa lettera, preghi, preghi tanto e
con fervore. Ha bisogno, prima di leggere, di essere
illuminato: ho da descrivergli una cosa curiosa (17).
E poi, dopo aver protestato ch'essa detesta, rinunzia,
non vuole siffatte cose straordinarie, ma come Ges
(16) Commuove il leggere che fra le lettere postulatorie indirizzate
da centinaia di alti prelati al S. Padre per l'introduzione della Causa del-
la Santa figura anche quella degli alunni del Seminario di Roremond in
Olanda (Cf. P. L. Besi, Op. cit., p. 12) ch' anche attualmente un semina-
rio-modello, per numero e qualit di vocazioni e per impegno ecclesiasti-
co, di tutta l'Olanda.
(17) Ci ritorna sopra alla fine della prima estasi: Babbo, ci pensi
bene a quello che legge. Ges, spero, gli far tutto capire (p. 283).
245
stato l'Uomo dei dolori, e io voglio essere la figlia
dei dolori ; passa a descrivere due estasi di cui una
della Madonna che le apparve mentre si trovava a let-
to ma ancora non dormiva - quindi si tratta di una
visione sensibile, non immaginaria. Le diverse fasi si
susseguono con un incanto paradisiaco alla presenza
della Madonna:
a) (L'apparizione della Madonna) Mi riposavo nel
mio letto, ancora non dormivo; mi sembr di vede-
re una bella donna appressarsi, e fare atto di ba-
ciarmi; gridai e chiamai la zia. Non so se venne,
perch fui subito tratta fuori di me stessa ed io
non fui pi del mondo . Gemma sente che la
Madonna, ma obbedisce ai suoi direttori di spi-
rito.
b) (La protesta di Gemma) Feci subito mille prote-
ste, e la mia Mamma celeste mi guardava, sorride-
va e mi diceva: I Cara Figlia, quanto incenso gradi-
to tu mi dai!. .. ' Babbo mio, mi perdoni ... se forse
cedetti troppo presto; ma lasciai fare alla mia
Mamma . Si noti il crescendo)} dell'esperienza
singolare: Mi prese in braccio ... ebbi a morire,
s a morire per la troppa dolcezza ... Quante carez-
ze!. .. mi vuole tanto bene!. .. e in mille modi si la-
mentava, dicendomi che era venuta a prendere il
mazzetta, intende? .. .
c) (Il centro dall'apparizione) Gemma tace e ascolta
e ci piuttosto singolare nelle estasi: Mi trov
tanto povera, tanto povera, e mi anim alle virt,
in particolare all'umilt e all'obbedienza. Profer
alcune parole poi, che non ho capite: Figlia, raff-
nati, perfezinati nello spirito, e presto ... (corsi-
vo nostro).
246
d) (L'avvertenza di Gemma) Qui quel che accade
non so ... Quel 'presto' diede un moto s violento
a questo cuore, che la mia Mamma mi ci pos la
sua bella mano; non potevo parlare, ma interna-
mente gli chiedevo risposta; aprii gli occhi, con
quelli l'interrogai.
e) (Avvertimento e promessa della Madonna) 'D al
tuo babbo che, se non pensa a te, io presto ti con-
durr in paradiso'. Mi baci dicendomi: 'Se no,
presto, pi presto ancora che esso non crede, sare-
mo insieme'. Mi lasci che l'anima mia nuotava
nella gioia. O babbo, dopo siffatte cose, come ap-
parisce il mondo! non so se abbia provato.
Ed ora Gemma prende la parola per chiedere un
po' di salute, un altro po' di vita come segno se era
veramente la Madre di Dio e la Madonna acconsente:
infatti, attesta Gemma, riebbi il segno di salute lo
stesso giorno che da 4 mesi era scomparso.
Siamo pertanto all'ultimo giro di boa della vita
di Gemma e le potenze celesti affrettano i tempi: se
non ci pensano gli uomini, ci penser Iddio e Gemma
l'avverte e l'anima si placa nell'accettazione del mi-
stero della sua vita e conclude serena nelle sue pro-
ve: lo sono contenta; vivo soffrendo di continuo, ma
in pace, in quiete; non glielo chiedo pi di andare in
convento, se un convento migliore mi attende! (p.
283). Cos la tensione ed aspirazione pi tormentante
della sua vita si dilegua e l'anima si concentra tutta
nell'attesa della chiamata celeste.
Anche nella seconda estasi, narrata nella secon-
da parte della lettera, Gemma tace: questa volta Ge-
s che le parla dopo la Comunione ed la dichiara-
zione suprema d'amore con espressioni fra le pi ar-
dite della vita mistica che Gemma riferisce con la
sua consueta semplicit.
247
a) (Prologo: l'unione CO/il/lilla COIl Ges) Ges, bab-
bo mio continua: o se potesse vedere, gustare e
provare i tanti doni che mi fa Ges! Solo gli dico,
babbo mio, che non passa minuto che non sento
la sua cara presenza; si palesa sempre amorevo-
le . Ed ecco che le fa un caro scherzetto!
b) (La dichiarazione di Ges: Gemma la sua predi-
letta) Stamani nella Comunione mi si fatto sen-
tire quasi con un caro scherzetto: mi sembrava di
averlo proprio accanto, e mi diceva: Vedi, Gemma,
io nel mio cuore ci ho una figlietta che amo tanto,
e che ne sono assai riamato. Questa figlia mi chie-
de sempre amore e purit, e io, che sono il vero
amore e la vera purit, tanta gliene ho concessa,
quanto creatura umana possa capirne.
c) (La conferma dello sposalizio mistico) A questa
figlia ho sempre io stesso custodito la nettezza del
suo cuore, come quello ch' cuore di sposa eletta
da celeste e divino sposo e custodita in quella pu-
rit, come celeste giglio, nel mio puro amore
ecc. . Questo ecc., che tronca la divina dichia-
razione, dice tutto l'umile stupore di Gemma che,
invece di esaltarsi, non pensa che alla sua fragilit
ed al male enorme che il peccato anche quando
sembra leggero.
d) (L'umile compunzione di Gemma) O babbo mio,
quanto mai buono Ges! Sempre cadrei, se non
mi reggesse; sempre morirei, se non mi vivificas-
se. Finalmente poi s che ho potuto penetrare la
gravezza di quei peccati, che al mondo sembrano
leggeri; ma se vedesse, babbo mio, agli occhi di
Dio! E per prego il Signore a smettere o porre
termine a tante grazie. E conclude, ancora quasi
248
sgomenta, quasi affogasse, dopo tanto tripudio di
Paradiso: Aiuto, aiuto, babbo mio! Mi benedica
e mi tenga stretta per mano: la povera Gemma)}
(p. 284).
Cos gli scritti di Gemma, nella loro apparente
semplicit, sono una continua sorpresa ed offrono
sempre nuovi spunti di riflessione spirituale. Vi cir-
cola sempre lo stesso tema: la brama d'inabissarsi
in Dio, di bruciare d'amore per Ges, di patire per
la conversione dei peccatori ... , di struggersi per con-
solare l'Amore che non amato. E sono questi scritti,
bench occasionali, che mostrano la unit)} della vi-
ta spirituale e della testimonianza celestiale di Gem-
ma. Certamente altro , per i giudizi della Causa ca-
nonica di Gemma, il giudizio della pratica eroica del-
le virt e altro il giudizio sulla realt dei fenomeni
straordinari che essa presenta, al pari di altri Santi
a cominciare da S. Francesco. Difatti nella discussio-
ne e nel Decreto di approvazione delle
virt in grado eroico, emanato da Pio XI, non si parla
di tali fenomeni. Ma prima di emanare il Decreto, il
Papa - che non si era accontentato della discussione
presso la S. C. dei Riti - incaric personalmente il
P. Marco Sales, O. P., Maestro dei Sacri Palazzi, ed
il benedettino P. Idelfonso Schuster, abate di S. Pao-
lo (poi Cardinale arcivescovo di Milano) di risponde-
re ad alcune precise domande sulla natura dei feno-
meni straordinari di Gemma: la risposta di ambedue
fu nettamente favorevole, anche se diversamente an-
golata. Pi sobria, con qualche leggera riserva, quel-
la del domenicano; pi penetrante e spiritualmente
sensibile, quella del grande studioso di spiritualit
che fu l'abate benedettino(18).
(18) Pio XI, come mi stato assicurato, letti i due voti, prese diret
tamente in mano la Causa, super ogni incertezza e diede via libera alla
conclusione della Causa.
249
I fenomeni straordinari, cos favorevolmente giu-
dicati, sono accennati nel Decreto di beatificazione
ed ampiamente poi ricordati nella Bolla di canonizza-
zione di Pio XII esplicitamente nel senso che Gemma
fu, nella sua carne, viva immagine di Ges Cristo.
Diamo il testo centrale: Aborrendo dalle vanit del
secolo, occupava buona parte della giornata a con-
templare, con ardente trasporto di animo, la Passio-
ne di Cristo, mantenendosi giorno e notte in intima
unione con Dio. Molti testimoni attendibili narrano
che la serva di Dio, Gemma, nei suoi ultimi anni di
vita, era spesso rapita fuori di s, favorita da Dio di
lunghe e meravigliose estasi e d'insigni carismi, co-
me si legge di molti Santi(I9). Tra questi favori divi-
ni, singolarissimo fu quello per cui Gemma ripresen-
t nella sua carne verginale, una viva immagine di
Ges Cristo, fatta misericordiosamente partecipe dei
singoli tormenti della sua Passione, sentendosi trafit-
ta da chiodi, per arcano fenomeno, le mani ed i piedi
e ferito da acuta lancia il costato, ed apparendone
a volte visibili le cicatrici delle piaghe cio le stim-
mate. Si narra pure che fu favorita dall'apparizione
dello stesso Signore Ges e della Madonna, come pu-
re della familiarit del suo Angelo custode, godendo-
ne frequenti colloqui e che fu privilegiata di altre
straordinarie manifestazioni di divini carismi . Pro-
fonda in particolare l'osservazione conclusiva: Tali
cose, descritte dettagliatamente dalla stessa Serva di
Dio, per ordine del suo direttore spirituale, sembra-
no provare ad evidenza che l'unione di mente e di
cuore dell'eletta vergine Gemma con Cristo fu tal-
mente singolare, da poter dire con l'apostolo Paolo:
(19) la linea seguita sia dal P. M. Sales come dal Card. Schuster,
ma ch'era stata gi indicata da P. Besi (Cfr. Op. cit., p. 80 ss.).
250
Sono crocifisso con Cristo, e non sono pm io che
vivo, ma Cristo vive in me (Gal. 2,20)(20).
Ecco l'unit soprannaturale delle componenti
della vita di Gemma nella quale, se si possono (e si
devono, dal punto di vista teologico) distinguere vari
piani, la Santa li vive in modo unitario: non per nel
senso che li identifichi, tutt'altro. Essa non solo ob-
bedisce con la massima docilit quando i direttori
spirituali le ordinavano di respingerli, anzi dichiara
spesso che sarebbe assai pi contenta di farne a me-
no: arriva perfino prima a dubitare che si tratti di
suggestione diabolica e poi, sull'ultimo scorcio della
vita, a dichiararlo espressamente - contro le stesse
assicurazioni di P. Germano - e passando, se cos
si pu dire, dalla parte del Farnocchia, di Mons. Vol-
pi e degli altri (medici od ecclesiastici) che attribui-
vano tali fenomeni a suggestione diabolica e ad iste-
rismo. E cos la povera Gemma mor davvero spo-
glia di tutto, anche della consolazione della certezza
di aver sofferto con Ges le pene di Ges. E cos an-
cora pi conforme a Ges che in Croce, pochi istanti
prima di chinare il Capo nella morte, aveva dato nel
lamento: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbando-
nato? (Matt. 27,46).
Probabilmente Gemma stata fra i pochi, i po-
chissimi Santi che sono giunti a questp grado di de-
solazione e di abbandono. Vessata dal demonio perfi-
no nelle ultime ore della vita, non riesce ad ottenere
l'esorcismo n da Mons. Volpi n dal Rettore di S.
Maria della Rosa, il sacerdote Roberto Andreuccetti.
(lO) Lettera Decretale di Pio XII: Sanctitudinis culmen" (A.A.S.
33, 1941, p. 99s.). Il testo italiano qui riportato quello inserito nella
seconda lettura al Mattutino per il 16 maggio, festa liturgica della Santa,
del breviario proprio dei Passionisti.
251
Quest'ultimo che le amministr il S. Viatico il Giove-
d Santo (9 aprile), trascur di portarle la Comunione
il Venerd Santo, bench Gemma l'avesse chiesta con
insistenza e l'avesse attesa a lungo, digiuna, con indi-
cibile sofferenza (<< soffrendo terribilmente la sete ),
come riconosce lo stesso Andreuccetti nei Proces-
si(21): Ges certamente non avr mancato di conso-
larla nell'intimo, ma la scena esterna fa rabbrividire
e ci turba profondamente.
Attesta il pio Sacerdote: La mattina del Sabato
Santo fui chiamato di urgenza al capezzale di Gem-
ma e vi andai subito. Trovai Gemma aggravata e
cambiata nel volto, ma calma e rassegnata; solo ripe-
tutamente diceva che aveva vicino il demonio e che
lo vedeva visibilmente, mi sembra in forma di un ca-
ne nero anche questa volta. Le rivolsi parole di con-
forto, la rassicurai che il demonio l'avrebbe lasciata
libera; volle che le dessi la benedizione e lo feci vo-
lentieri, ma essa diceva che il demonio continuava
ancora a tormentarla. Devo confessare che anch'io
come un altro sacerdote ch'era presente, Mons. Vol-
pi, fummo ingannati attribuendo a fantasia cio allu-
cinazione fantastica la visione che Gemma diceva di
aver del demonio e quindi non le si doveva prestare
tanta fede . Ed ora l'umile confessione (gi ricorda-
ta) dell'errore: Per dire tutta la verit, debbo con-
fessare sinceramente adesso che questo nostro ingan-
no fu certo permesso da Dio, perch si verificasse
(21) Nella sua pi diffusa deposizione la zia Cecilia conferma sia la
riluttanza dell'Andreuccetti a portarle il Viatico il Gioved Santo e si de-
cise a farlo solo sul tardi (<< quasi verso le nove ); sia che Gemma, come
Ges in Croce, ... in questa attesa soffr una terribile sete: lei non lo
disse, ma io me ne accorgevo dalla lingua riarsa, che pareva si ritirasse
(Processi, nr. XVIII, 2, p. 808). E questa sete dur fino al momento
della morte, a somiglianza del sitio di Ges in Croce (Cv. 19,29).
252
pi sensibilmente l'abbandono nel quale in quel mo-
mento si trovava Gemma (22).
una situazione che fa rabbrividire: quelli che
dovrebbero esserle pi vicini, si tengono pi lontani:
solo il demonio non la lascia. Sentiamo ancora la
continuazione della deposizione di Cecilia ch' pi
completa: La notte del venerd al sabato pass sem-
pre subissata dal demonio col richiamo di tutti i di-
spiaceri pi grossi, persino col farle vedere i credito-
ri che c'erano al fallimento in seguito alla morte del
babbo (23). Ed ora lo strano comportamento del
confessore: Il sabato mattina, Sabato Santo, Gem-
ma desiderava Mons. Volpi, ma per quanto si girasse,
non si trov. Gemma voleva che le facesse gli esorci-
smi. Dopo tanto, si trov, ma venne ch'era quasi mez-
zogiorno. lo mi ritirai. Gemma disse che voleva gli
esorcismi e Monsignore, datale una Benedizione, le
domand: Ora sei contenta? E Gemma rispose di
no.
La mattina a chi gli disse che Gemma lo cercava,
il Volpi aveva risposto: Se per confessarla ci ver-
r: se per assisterla ci sono i Curati . Sentita que-
sta risposta ... Gemma prese il Crocifisso fra le due
mani e tenendolo all'altezza degli occhi e guardando-
(22) Processi, nr. XVIII, 15, p. 809. Anche Cecilia conferma che
negli ultimi giorni Gemma ... ebbe diverse volte come la visione di serpi,
di cani ed altre bestie che la molestavano e che essa cercava di allontana-
re; le comparivano degli incappati, col cataletto e le dicevano: - Devi
venire qua dentro - Ed essa rispondeva: - Ci verr, ma quando avr
scontato tutti i miei peccati}). Sempre vivo e presente il pensiero dell'e-
spiazione dei peccati: tale ci sembra il nucleo centrale dell'esperienza
della Croce di Gemma ed il senso profondo della sua testimonianza del
soprannaturale.
(23) Uno di costoro arriv fino a frugare nelle tasche della desolata
fanciulla per portarle via le ultime palanche . Sul letto di morte ritorna
quindi la ripetizione}) di uno dei dolori morali pi strazianti della sua
vita.
253
lo disse: - Vedi, o Ges, non ne posso pi; se volon-
t tua, pigliami: - poi alz gli occhi al quadro di una
Madonna appesa al muro davanti e soggiunse: -
Mamma mia, raccomando l'anima mia a te; d a Ges
che mi usi misericordia -. Baci il Crocifisso, se lo
pose sul cuore, chiuse gli occhi con la bocca aperta
e con la lingua che si vedeva riarsa(24) e come riti-
rata verso la gola, e stette cos fin verso le 12 (25).
In punto di morte Gemma - secondo la deposizione
della zia Elisa - chiese alla signora Giustina - e fu-
rono (sembra!) le sue ultime parole: - Mammina,
accomodami i guanciali - . E la signora Giustina
l'accontent con l'opera ancora delle Suore Barbanti-
ne ... e ad un certo punto Gemma appoggi il capo
sopra la spalla della Signora Giustina, calma, serena,
e in tale posizione serenamente spir, mentre le cade-
vano dagli occhi due lagrime (26).
Gemma era morta col Crocifisso sul petto e la
corona della nonna al collo. L'Andreuccetti attesta,
conciso: Nell'ultimo della vita fu abbandonata da
ogni conforto umano, dicendo: - A me basta il Croci-
fisso ed un sacerdote che mi assista in quegli estre-
(24) La stampa ha, per errore, rialza .
(25) Processi ... I. c., p. 804. Cecilia passa poi a descrivere la morte
per assopimento, serenamente.
(26) Processi ... l. e. , lO, p. 806 s. - Secondo la zia furono presen-
ti alla morte, con lei e la signora Giustina Giannini, le due Suore Bar-
bantini ed Eufemia figlia di Giustina. Era partito anche l'abate Angeli
che le aveva amministrato l'Estrema Unzione. Secondo la deposizione
di Giustina invece assistette alla morte anche l'abate Angeli (Processi ...
l. c., 27, p. 815) che fece la raccomandazione dell'anima e recit il
De profundis, appena si accorse che Gemma era morta.
254
mI (l. c., p. 808)(27) - ma doveva bastarle il Cro-
cifisso(2S).
(27) La stessa espressione riferita da Eufemia Giannini la quale
conferma la presenza del parroco (l'abate Angeli). C'informa anche che,
negli ultimi 15 giorni non potendo per la prostrazione di forze scendere
alla Chiesa della Rosa, di fronte alla casa Giannini, dovette rimanere
senza il conforto della Comunione (di qui il rimorso ... tardivo dell'An-
dreuccetti!).
(28) Le deposizioni al Processo di Lucca di Eufemia Giannini, che
pure fu testimone oculare, sembrano indicare che la Santa, dopo il Via-
tico e l'Estrema Unzione, si sia ripresa (<< '" ma poi si riprese e ritorn
anche ad alzarsi - Processi, XVIII, nr. 51, p. 829), mentre nel Proces-
so di Gaeta anch'essa dichiara: Fece sul letto di morte la Comunione
il mercoled Santo per viatico e al gioved Santo per divozione, rimanen-
do digiuna . C'informa anche che ... nel venerd [Santo] soffr. .. le tre
ore di agonia come Ges sulla croce . Importante la dichiarazione
che precede: Negli ultimi giorni, in preda a grande aridit di spirito,
senza comunicazioni soprannaturali, si aiutava, in preparazione alla
morte con la lettura dell'Apparecchio alla morte di S. Alfonso, e di prati-
che di altri libri di piet (Processi, I. c., 35, p. 821).
255
3. L'esperienza del dolore e l'approfondimento del-
la fede
Dall'Autobiografia e dalle testimonianze dei Pro-
cessi conosciamo la solida formazione religiosa avu-
ta da Gemma: prima dalla mamma e poi specialmen-
te dalle Suore Zitine, in capo la fondatrice la beata
Sr. Elena Guerra e tra esse specialmente Sr. Camilla
Vagliensi prima e poi Sr. Giulia Sestini che intravvi-
dero nella piccola Galgani un'allieva di eccezionale
sensibilit spirituale. La sua anima fu curata da Sa-
cerdoti esemplari e qui il primo posto spetta a Mons.
Volpi che la prese ancor bambina e la condusse, con
le crisi permesse da Dio a prova di entrambi, fino
al supremo passaggio. Ricordiamo l'impressione 'pro-
fonda che fece sulla bimba il predicatore degli Eser-
cizi per la I Comunione (1895):-E spesso, anzi ogni
giorno, quel buon Predicatore diceva: Chi si ciba di
Ges, vivr della Sua vita. Queste parole mi riempi-
vano di tanta consolazione, e cos ragionavo tra me:
'Dunque quando Ges sar con me, io non vivr pi
in me, perch in me vivr Ges'. E morivo dal deside-
rio di arrivare presto a poter dire queste parole. Alle
volte, nel meditare queste parole, passavo intere le
notti, consumando il desiderio (1). Sappiamo gi la
(1) Autobiografia, p. 227. Il predicatore, come annotano gli Editori,
era Don Raffaele Cianetti, parroco di S. Leonardo in Borgo di Lucca,
il quale ha deposto nei Processi che (la Gemma) ... era una bambina
di poche parole, teneva un contegno da edificare chiunque la vedesse:
il suo contengo era fra il serio e il dolce" (l.c., nota 4).
256
commozione profonda che oper allora Ges nell'ani-
ma innocente.
Impressione profonda fecero su Gemma gli Eser-
cizi del 1890, allora appena sulla soglia dell'adole-
scenza, specialmente con le meditazioni sul peccato
e sull'inferno: Mi ricordo che quel buon sacerdote
ripeteva: Ricordiamoci che noi non siamo nulla, Dio
tutto. Dio nostro Creatore, tutto quello che abbia-
mo l'abbiamo da Dio . Dopo qualche giorno mi ricor-
do che il Predicatore ci fece fare la Meditazione so-
pra il peccato. Allora s che conobbi veramente, bab-
bo mio, che ero degna che tutti mi disprezzassero:
mi vedevo s ingrata al mio Dio, e mi vedevo ricoper-
ta di tanti peccati. Facemmo poi la Meditazione del-
l'Inferno, che me ne riconobbi meritevole, e a questa
meditazione feci questo proposito: Far, anche tra
giorno, atti di contrizione, specialmente se avr com-
messa qualche mancanza (p. 232 S.)(2). Dal testo
preciso dei propositi della Santa possiamo arguire
ch'essa scriveva e conservava i suoi appunti che qui
utilizza. Sappiamo gi come proprio in questo tempo
si svilupp in lei la devozione alla Passione di Cristo;
ma all'origine, non si deve dimenticare, sta l'influsso
della santa mamma Aurelia Landi ed con questo ri-
cordo celestiale che Gemma inizia l'Autobiografia.
Ed proprio qui, al tramonto della vita della gio-
vane mamma consunta dalla t.b.c. ed allo sboccio
della vita della bambina tanto desiderata che ora do-
veva lasciare, che Gemma ebbe l'impressione dell'in-
finita tristezza dell'umana esistenza e prov la strug-
(2) Gli Editori questa volta non ci dicono chi fosse il predicatore
che Gemma chiama quel buon sacerdote . probabile che, sia in que-
sta come nell'altra volta, la scelta del predicatore fosse fatta dallo stesso
Mons. Volpi.
257
gente nostalgia del Paradiso che sempre l'accompa-
gn, con potente richiamo. Ed una pagina davvero
di Paradiso: Per la prima cosa mi ricordo che la
mamma mia, quando ero piccina (sotto ai 7 anni), era
solita spesso prendermi in braccio e pi volte, nel
farlo, piangeva e mi ripeteva: Ho pregato tanto, af-
finch Ges mi dasse una bimba; mi ha consolata,
vero, ma assai tardi. lo sono malata - mi ripeteva
- e dovr morire, ti dovr lasciare; o se potessi con-
durti con me! Verresti? La risposta della p ~ c c o l
non fu di parole, ma dell'anima intera: lo capivo
ben poco e piangevo, perch vedevo pianger la mam-
ma. E dove si anderebbe? gli chiedevo. In Paradi-
so, con Ges, con gli Angeli ... . E Gemma, matura
nello spirito, pu annotare piena di gratitudine: Fu
la mamma mia, babbo mio, che cominci da piccina
a farmi desiderare il Paradiso, e se ancora lo deside-
ro e ci voglio andare, ho delle belle gridate, e un bel
no mi sento rispondere (p. 222 s.). Non sorprende
che la piccola non volesse mai staccarsi dalla mam-
ma, desiderando di prendere il volo per il Paradiso
con lei: fin quando le fu permesso, continua a recarsi
a dire le orazioni accanto al suo letto. Un attacca-
mento misterioso di una comunicazione totale di ani-
me, al di l dei limiti della coscienza: Alla mamma
gli rispondevo di s, e mi ricordo che dopo avermi
ripetuto per assai volte queste solite cose, cio di
condurmi in Paradiso, io non volevo mai staccarmi
da lei, non uscivo pi dalla sua camera. Infrangen-
do la proibizione del medico: ... ogni sera prima che
andassi a letto, andavo da lei per dire le orazioni;
m'inginocchiavo al suo capezzale, e si pregava.
stata questa certamente non solo la prima, ma anche
la pi profonda scuola di teologia di Gemma che le
258
ha bruciato nel cuore OgilI aspirazione di gioie ter-
rene.
Con l'avanzare degli anni anche i concetti matu-
rarono e presero consistenza. Gemma ascoltava le
prediche, seguiva le missioni, frequentava volentieri
gli ambienti religiosi di Lucca ... partecipando con
tutto l'impegno anche a gare catechistiche: la memo-
ria e l'intelligenza, che mostra di possedere vive e ro-
buste, scolpirono presto in lei una visione della vita
profondamente cristiana. I disastri familiari da una
parte e le sue gravi malattie dall'altra, capaci di tra-
volgere nella disperazione, operarono invece nella
sua anima la maturazione del distacco dalla fascina-
tio nugacitatis e il sorgere del desiderio di consacrar-
si totalmente all'Amore Crocifisso. Sempre la scuola
del dolore, ove si attinge appunto la pi efficace teo-
logia dell'amore.
La terza scuola di teologia di Gemma stato Ge-
s stesso con le sue dirette illuminazioni e comunica-
zioni di cui essa stata molto per tempo privilegiata;
si pensi al grande amore per i poveri ed al dolore
per i peccati nella speciale confessione dopo la I Co-
munione: ... Ges me ne dette dolore s grande, che
tuttora lo sento, scrive nell'Autobiografia (p. 230).
La prima manifestazione divina esplicita, ricordata
dalla Santa, piuttosto tardiva poich si colloca in-
torno al 1897. Dopo la Comunione aveva chiesto a Ge-
s di prenderla e portarla in Paradiso: Mi rispose:
'Figlia, perch nel tempo della tua vita ti dar tante
occasioni di merito maggiore, raddoppiando in te il
desiderio del Cielo, e sopportando con pazienza la vi-
ta insieme'.
E la Santa commenta, con la sua solita franchez-
za, di cui speriamo dire presto qualcosa: Queste pa-
259
role non bastarono per niente a scemare in me que-
sto desiderio; anzi ogni giorno mi avvedo che va sem-
pre crescendo (p. 236). A questa scuola di teologia
superiore appartiene anche l'apparizione, intorno a
quel tempo, dell' Angelo Custode che la rimprover
della vanit di portare un'orologio d'oro con la cate-
na, avuto in regalo. Il rimprovero dell'Angelo era in-
sieme un compito profetico: Ricordati che i monili
preziosi che abbellano una sposa di un Re crocifisso,
altri non possono essere che le spine e la croce (p.
245). Ancora in questo periodo cade la prima espe-
rienza del Crocifisso, di cui si gi detto.
L'alto contenuto delle verit della fede (Trini-
t-Incarnazione) era assorbito continuamente dalla
Santa nella sua frequenza della vita liturgica: si sa
anche che per alcun tempo recit in estasi il Brevia-
rio con S. Gabrielee). Di questa solida formazione
teologica fanno testimonianza anche le risposte della
Santa alle domande di P. Germano in occasione della
sua prima visita a Lucca, ai primi di settembre del
1900(4 ).
Sostenuta da una robusta cristologia, la piet di
Gemma con altrettanta precisione e profondit espo-
ne i termini ed il significato spirituale del pi augu-
sto e sublime mistero ch' la SS. Trinit. Lo ha dimo-
strato nella risposta al quesito postole da P. Germa-
no: Qual concetto abbia della ss. Trinit (5); una
risposta breve - a confronto della relazione sull' An-
nunciazione - ma in compenso geniale. Diamo il te-
sto integrale per parti:
(3) (Sono tante notti che Confr. Gabriele m'insegna a dire il Matu
tino ... ) . Cos in appendice alla letto sa a P. Germano (p. 18).
(4) Cfr.: Estasi ... p. 287 sS.
(5) Il testo si trova nel val.: Estasi, pp. 289-290.
260
1) Prologo: l'appartenenza dei due supremi misteri
dell'Incarnazione e della Trinit: Un giorno(6)
dopo la SS. Comunione mi parve di avere un pic-
colo lume sopra la SS. Trinit, cio: che vedere
e conoscere la SS. Trinit consiste appunto nel ve-
dere Ges col volto scoperto, cio il Verbo. Un
concetto poi che mi sono fatta da me stessa que-
sto: mi pare di vedere tre persone dentro una luce
immensa(1): tre persone unite in una sola Essen-
za, poich la Trinit Unit, e l'Unit Trinit .
2) Unit dell'essenza e Trinit delle Persone (distinte,
ma indivisibili): l'Unit per se stessa indivisibi-
le; per non pu avere persone divisibili. Quello
dunque che noi adoriamo un Dio Onnipotente,
Uno nella sostanza, Trino nelle persone .
3) I nomi delle Persone divine indicano le relazioni
della vita intima in Dio. il momento centrale
della spiegazione che sa ben distinguere le pro-
priet delle singole Persone divine da quelle pro-
prie della divinit ch' identica in tutte e tre: a)
Dio ha voluto dimostrarsi indivisibile nelle perso-
ne, perch non vuole che ce ne sia alcuna, che si
chiami con nome diverso [ossia con nome che non
dica relazione alle altre due]. Cos il nome del Pa-
dre si riferisce a quello del Figlio, quello del Figlio
a quello del Padre, e quello dello Spirito Santo si
riferisce al Padre e al Figlio - b) Non vi nessun
nome [indicante la divina essenza] che non possa
convenire tanto al Padre, quanto al Figlio, quanto
(6) La Santa non precisa quale.
(7) Anche Dante nel Canto XXXIII del Paradiso: o luce eterna
che sola in te sidi, - sola t'intendi, e da te intelletta - e intendente te
ami e arridi" (vv. 124-126. Vedi anche i versi 43, 67, 77, 100, 110,
115-120 ... ).
261
allo Spirito Santo. lo chiamo Padre il Padre, ma
per natura mi Padre anche il Figlio. E per la
SS. Trinit non pu dividersi, perch il nome di
una persona riguarda sempre il nome di un'al-
tra . Il teologo badi all'intero contesto, non alle
frasi separate.
4) Solo il Verbo ha preso carne: Alla SS. Trinit
non aggiunta altra persona, perch la sostanza
[ossia natura umana] del Verbo [incarnato] uni-
ta, non confusa [con la natura divina]. E bench
il Verbo di Dio abbia preso carne, pure le altre
persone non presero altra sostanza .
Conclusione. - All'unit della divina Essenza cor-
risponde per contrasto la molteplicit delle creature:
Una sola la sua Essenza, una sola la sua bont,
una sola la sua beatitudine. Nella SS. Trinit, nell'U-
nit adorabile della Divinit non vi altro che la mol-
teplicit che viene dalle creature .
Si pu osservare che il testo della Santa, per tan-
to mistero, sia troppo succinto: esso corrisponde ad
un momento di eccezionale concentrazione e illumi-
nazione della sua mente ch'essa aveva serbato nel
fondo della sua anima. L'argomento fu oggetto di
contestazione da parte del Promotore Generale della
fede(S), ma l'Avvocato della causa non ebbe difficol-
t a rispondere, sia con la testimonianza di P. Germa-
no, sia con quella di altri testimoni. Il primo di que-
sti proprio quella Cecilia Giannini - che Gemma
prima chiamava zia e poi mamma - che pot
(8) Mons. Carlo Salotti (poi Cardinale): Novae Animadversiones,
25; ... Quaedam locutiones, uti ex gr. personae trinitatis [la stampa ha
per errore: Trinitates l sunt unitae in una essentia, stricte loquendo,
non sunt theologice exactae (p. 19). Anche il P. Sales nel suo voto.
262
conoscerla meglio di chiunque. Trascriviamo dalla ri-
sposta dell'Avvocato: [Cecilia Giannini]. Sulla SS.
Trinit, nelle ultime estasi, io l'ho sentita dire cose
grandi, ma che io non capiva pienamente: se ci fosse
stato un sacerdote chi sa quante cose avrebbe potuto
capire. E non le ho scritte, perch ero sola, ed ero
occupata a sorreggerla, specialmente premendola sul
cuore per impedire che le venissero sbocchi di san-
gue: e quelli l non erano di etisia, ma ben altra cosa
( 70, p. 96s.). Ma un sacerdote ha potuto assistervi
ed era il parroco Federico Ghilardi che ha lasciato
la seguente testimonianza: A me consta che Gemma
avesse estasi: una volta capitai in casa Giannini, come
di solito. La Sig.a Giannini(9) m'avvert che era il
momento in cui avveniva l'estasi a Gemma, e sog-
giunse domandandomi se avessi voluto presenziare
l'estasi. Gemma era in letto ... Era nel contegno e nella
posa di chi sta in comunicazione con un 'altra perso-
na(lO). Naturalmente in questo caso la persona era
invisibile. Prima sembrava che Gemma ascoltasse
poi rispondesse; sentivo rispondere da Gemma tali
cose riguardanti il mistero della SS. Trinit, cos inti-
me e cos teologiche che io rimasi meravigliato: tanto
vero che domandai alla Signora Cecilia: - Ma que-
sta figliola ha fatti studi speciali di alta dottrina cri-
stiana, oppure ha letto qualche libro di teologia? -
Con ci volevo manifestare tutta la mia meraviglia
nell'ascoltare la dottrina teologica cos precisa e pro-
fonda che Gemma manifestava (11).
(9) Cecilia, certamente.
(lO) Secondo Gemma, come abbiamo visto, stato dopo la Comu-
nione, ma probabilmente qui si tratta di un'altra estasi.
(Il) Resp. ad novas animadversiones, 73, p. 90 s. Il Rev. D. Ghilar-
di il Testis XVII del Proc. Luc., p. 723 s.
263
Peccato che, nei testi rimastici delle Estasi, il te-
ma della Trinit (per quanto ho potuto vedere) pres-
socch assente. Un cenno sobrio e grazioso nella letto
113 a del 9 luglio 1902 a Padre Germano dove l'infor-
ma che Mons. Volpi le fece qualche interrogazione so-
pra il mistero della SS. Trinit: Mi trovai molto con-
fusa, babbo mio, perch Monsignore usa altri modi
dai suoi; ma Ges, oh come seppe bene suonarmi la
trombetta negli orecchi! (p. 269). Peccato che Gem-
ma non abbia esposto questa celeste Comunicazione!
Nelle estasi c' un solo accenno di sfuggita, che
abbiamo gi toccato: Santissima Trinit, per non es-
sere tanto ingrata al mio Ges, offro a te il mio intel-
letto, allo Spirito Santo che mi arricchisca di virt
e grazia (p. 149). Anche l'estasi precedente 126 a, ce-
lebrando le gioie dell'Eucarestia ... la vera ricchez-
za, cio il nutrimento dell'Eucaristico Verbo. Che di-
verrei io, esclama, se alla santa Ostia non dedicassi
tutte le mie tenerezze? E con ardimento teologico:
Lo Spirito del Verbo regnante nel fecondo seno del
genitore increato, si partir e verr a farmi gustare
le sue tenerezze (p. 148).
vero certamente che la vita spirituale di Gem-
ma tutta concentrata in Ges e nella sua Passione:
non questa anche la nota dominante della spiritua-
lit occidentale ancorata al mistero dell'Incarnazio-
ne, che ha i suoi poli nella devozione ai misteri
dell'Uomo-Dio e della sua Madre? Per la teologia di
Gemma, come si visto, tutt'altro che minimista.
Sorprende per l'affermazione categorica di un ec-
cellente agiografo: Mai un cenno allo Spirito San-
to (12). Ora osserviamo, le due citazioni precedenti
(12) D. Barsotti, Il rapporto con Cristo nelle estasi di S. Gemma
Galgani, nel val.: Magistero di Santi , Roma 1971, p. 135.
264
sono prese appunto dalle Estasi. Poi, bisogna subito
ricordare che la Nostra stata allieva delle Zitine di
Lucca e della stessa fondatrice la B. Elena Guerra
che diede al suo Istituto, come scopo Apostolico, la
devozione dello Spirito Santo(l3). Intanto possiamo
riportare l'invocazione di un'altra estasi: Lesto, le-
sto, Ges, riempimi di quello Spirito che tutto fuo-
co, e non mi lasciare, Ges, se prima non mi hai dato
la tua paterna benedizione, e insieme alla benedizio-
ne, Ges, dammi forza (E. 74, p. 99).
Alla sua prima formazione spirituale si collega
quanto nell'Autobiografia la Santa attesta in occasio-
ne della malattia mortale che la tenne a letto per un
anno intero (1898-1899) fra dolori e umiliazioni fisi-
che e morali di ogni genere. Significativa la sua di-
chiarazione: Gi da tempo sentivo dolore in quella
parte; ma da me stessa non volevo n toccare n
guardare, e questo perch da piccola avevo udita una
predica ed avevo ascoltate queste parole: Il nostro
corpo il tempio dello Spirito Santo . Quelle parole
mi colpirono, e pi che ho potuto, ho custodito pi
che ho potuto il mio corpo (14). La testimonianza
( 13) Fu la beata Elena Guerra, come noto, ad ispirare a Leone
XIII l'Enciclica sullo Spirito Santo: credo si tratti della Divinum i/lud
munus del 9 maggio 1897 (Vedi i punti principali in: Denz. Sch. 3325
ss.). Circa l'influsso diretto della Beata sul grande Leone per la pubblica-
zione dell'Enciclica sullo Spirito Santo: Divinum illud munus (9 maggio
del 1897, e prima il Breve del 5 maggio 1895: Provida Matris Charitate)
e poi della Lettera ai Vescovi del 18 aprile 1902, vedi la vita: L'Apostola
dello Spirito Santo: Beata Elena Guerra, Lucca 1955, p. 277 ss. Cfr. anche
p. 172. Il Decreto sulla eroicit delle virt (26 giugno 1953) ricorda questa
sua eccezionale attivit d'ispirazione sul Pontefice ed insieme, con tratto
gentile, la ricorda proprio all'inizio: Per non protrarre pi a lungo il
discorso, ci sia lecito commendare Santa Gemma Galgani, che in Lucca
giunse all'apice della santit cui spetta l'onore di essere stata di questa
Santa, Maestra nelle arti umanistiche e spirituali, e nelle virt delle quali
trattasi in questo decreto . (Op. cit., p. 365). La Beata depose da testimo-
ne nei processi canonici di Gemma.
(14) Autobiografia, p. 241. Gli editori rilevano giustamente ilsignifi-
cato spirituale della ripetizione di ... pi che ho potuto .
265
pi lumiriosa forse l'elevaziune che si legge nella
letto 2
a
alla M. Maria Giuseppa, scritta il 21 maggio
1901, Festa della Pentecoste: Lo Spirito Santo, vera
luce di tutte le menti, faccia s che comunichi la sua
chiarezza al babbo mio, comunichi pure a me i suoi
ardori divini, e faccia s che, consumando in me stes-
sa ogni biasimevole affetto, renda il mio povero cuo-
re simile al suo. Questa preghiera, oggi, la prego, la
faccia ripetutamente (p. 417). La teologia di Gemma,
ch' alla base delle sue esperienze mistiche, pu
quindi dirsi solida e completa: in conformit della
sua eccezionale vocazione di partecipare nel suo cor-
po e nel suo spirito ai dolori di Cristo per la conver-
sione dei peccatori.
A) Maria 55. Addolorata
Il posto della Madre di Dio, nello sviluppo della
vita spirituale di Gemma, accanto a quello di Ges
e l'uno non si comprende senza l'altro in una forma
di simbiosi inseparabile. Il titolo mariano preferito
da Gemma alla scuola di S. Gabriele quello dell' Ad-
dolorata, perci festeggiava con particolare devozio-
ne il settenario della Madonna dei dolori che si face-
va dopo la festa(lS). Come racconta nella lett. 4
a
a
Serafina : Ora pure la sig.a Cecilia lo fa insieme
a me, e a recitare con noi la corona dei dolori viene
il mio caro Confratel Gabriele: viene in chiesa con
gli altri, e si mette accanto a me; e dopo mi fa baciare
la veste, e se ne ritorna via (p. 446).
La prima apparizione segnalata sembra quella
della lettera 2 a al Confessore nel luglio 1900: Una
sera mentre scrivevo, mi sentii chiamare per nome;
mi voltai e vidi una Signora con un bambino in brac-
(15) Nel calendario liturgico fissata al 15 settembre.
266
cio. Fece per darmi a me il bambino; io lo presi, poi
la Signora mi disse - cio le d l'ordine, che gi
conosciamo, di farsi Passionista e di convincere a
questo il Confessore (p. 311)(16). La Madonna l'assi-
ste nelle prove dello spirito e le concede le sue tene-
rezze, come scrive a Serafina: Che buio! sorella
mia! ma un buio che non so come dire. Ges non c'
per me; la Mamma s, Lei mi vuole sempre bene, qua-
si ogni mattina mi guarda, mi bacia; ma quasi sem-
pre piange. Povera Mamma mia! Gli vorrei volere pu-
re tanto bene! (p. 452).
nella corrispondenza con P. Germano che la
Santa sfoga il suo singolare amore alla Madre di Dio,
come nella letto 20
a
del 6 ottobre 1900, vigilia della
festa del Rosario, nella quale dopo aver dichiarato:
lo l'amo tanto, sa, questa Mamma! ... io voglio sem-
pre Ges e la Mamma mia , chiede una speciale gra-
zia: E dimani voglio una grazia dalla Mamma; senta
che voglio: mi deve dare una croce, ma una croce
grossa: questo il regalo che gli chiedo; ma ben gros-
sa, che possa con quella seguire il mio Ges Crocifis-
so (p. 56). La Madonna l'aiuta validamente a scac-
ciare il demonio (Lett. 57
a
, p. 153) e a lei spesso chie-
de conforto: S, babbo mio, quante volte dinanzi ad
un'immagine della Mamma mia ho confidato le peno-
se ansie del mio cuore agitato! e la Mamma mia
quante volte mi consol (Lett. 59
a
, p. 156). Fra le
apparizioni pi singolari della Vergine quella che
il Diario pone al sabato 1 settembre dello stesso anno
(1900) sotto la figura di Addolorata: il dialogo sull'a-
more di Ges che si svolge fra Gemma e la Madre
di Dio, uno squarcio d'ingenuit celestiale che rias-
(16) Altre apparizioni sono ancora indicate nella letto 35
3
(p. 360) a
Mons. Volpi, quando la Vergine la libera dall'attacco del demonio.
267
sumerlo un guastarlo (p. 216). Il pensiero dell'Addo-
lorata domina anche nella festa del Natale 1900, do-
po la SS. Comunione: O che dolore grande dovette
essere mai per la Mamma, dopo che fu nato Ges,
al pensare che dopo dovevano crocifiggerlo! (Lett.
37
a
, p. 106). E alla Messa di mezzanotte vede Ges
che la offre vittima all'Eterno Padre e poi la presenta
a sua Madre dicendo: Questa cara figlia dovete ri-
guardarla come un frutto della mia Passione (Lett.
38
a
, p. 108).
Quando Ges l'abbandona e si eclissa, Gemma
vuole aver vicina la Madonna, come scrive il 17 otto-
bre 1900 al P. Germano: Se Ges va via, io voglio
la Mamma mia, voglio che mi ascolti almeno lei: se
Ges non mi vuole pi, se devo vivere senza Ges,
senza la Mamma no. Mamma mia, Mamma mia, ti vo'
tanto bene, ma non so mostrarlo (p. 40). E nella let-
tera 31 a scrive che la Madonna la colma di carezze
- mi bacia, lo sento cos bene - fino a prenderla
in braccio (p. 90).
Il Diario pi ricco di particolari. Appare in pre-
valenza come l'Addolorata: prima ... afflitta, ... mi
sembrava che piangesse , ma sentendosi chiamare
Mamma sorrideva e, prima di sparire, la bacia in
fronte (21 luglio, E. p. 168). In queste apparizioni la
Santa prima invasa da turbamento e timore, poi su-
bentra la calma e la gioia, come nell'apparizione del-
l'Addolorata del 4 agosto: per la commozione Gemma
capace di pronunziare solo il nome di mamma
e la Madonna l'esorta a soffrire promettendole di
portarla presto in Paradiso (E. p. 186). Confessa che
la Madonna la vuole perfetta e che il maggior ca-
stigo per lei di essere priva della vista di Maria SS.,
ma dopo alcuni giorni di svogliatezza e aridit nel-
268
la festa dell' Assunzione la Madonna le fa la grazia
singolare del rapimento del cuore: Figlia mia, quan-
do io andr in cielo, stamattina porter con me il tuo
cuore . E la Santa descrive: In quel momento allora
mi sembr che mi si avvicinasse ... me lo tolse, lo pre-
se con s, nelle sue mani, e mi disse: 'Non temere
nulla, sii buona; io terr il tuo cuore sempre lass
con me, sempre in queste mie mani'. Mi bened in
fretta, e nell'andar via pronunzi ancora queste paro-
le: 'A me mi hai dato il cuore, ma Ges vuole ancora
un'altra cosa'. 'Che cosa?' gli dissi. 'La volont', mi
rispose e spar (E. p. 196)(17).
Le estasi pullulano di questi fiori mariani! Ecco-
ne alcuni: Quella croce, Ges, cos' ? La tua Madre
piange, e tu non mi rispondi (E. lOa, p. 29)! Cara
Madre, l'ufficio tuo in cielo d'implorare per i pecca-
tori (E. 1 P, p. 19). E il sabato 7 aprile 1900: Mam-
ma mia, dove mi trovo? sempre ai piedi della croce
di Ges ... Che sospiro, Mamma mia, quando vedesti
morto Ges! ... quando lo vedesti mettere nella tomba
e quando ti dovesti separare! L'estasi tutta una
supplica commossa per i peccatori ed una partecipa-
zione al mistero della croce e si conclude con affet-
tuosa commozione: O Mamma mia, chi ti vedesse
con Ges, non lo saprebbe dire chi il primo a spira-
re: sei te o Ges? (E. 19
a
, p. 29 S.)(18). Tutte im-
merse nella contemplazione della Madre di Dio sono
le estasi 37 a e 38 a del 24 e 27 maggio 1900 in cui
la Santa rapita dalla bellezza di Maria e prega Ges
(17) Un'allusione a questa grazia singolare anche nell'estasi 46
a
:
({ Te ne ricordi del giorno che salisti al cielo, che portasti via il mio cuo-
re? (p. 72) e nella bellissima estasi 107 a (E. p. 130).
(18) L'identica commozione per la Madre dei dolori si ripete nell'e-
stasi del sabato 21 aprile: ({ Levate, levate Ges!. .. Levate Ges, se no la
Mamma mia muore ... lo non so chi sar il primo: levtelo, levtelo (p.
34 s.).
269
di prendere la sua anima e di consegnarla alla
Mamma tua (p. 58). E la lontananza della Madonna
le cagiona una gran pena: O Mamma, Mamma, per-
ch non stai pi al mio fianco, come faceva il mio
buon Angelo? Quanto temerei meno? (E. 81 a, p.
107). E di l a poco il 14 febbraio 1902 supplica: O
Mamma, Mamma, vi sar un rifugio per me? [ ... ] O
Mamma, diglielo tu, a Ges; digli che credo agli
niti suoi meriti e l'applichi tutti per lavare i miei pec-
cati (E. 83
a
, p. 108). La penultima estasi del 3 gen-
naio 1903 tutta una dolente invocazione: Mamma,
Mamma mia, fammi buona; Mamma, Mamma mia,
fammi casta. questa la cosa che tanto desidero, e
di cui ho tanto bisogno ... (E. 140
a
, p. 161).
La Madre di Dio era quindi anche per Gemma
la Mediatrice di tutte le grazie. E anche la sua teolo-
gia mariana robusta e saldamente ancorata ai dog-
mi principali della fede. L'attesta un documento sin-
golare cio la spiegazione ch'essa dica di aver avuta
dall'Angelo Custode il 25 marzo 1901: Sul mistero
dell'Incarnazione , poi inviata in forma di lettera a
P. Germano. Il testo un commento, con stile piano
e oggettivo - e stupisce la memoria forte e fedele
della fanciulla - dei momenti principali del Mistero
dell'Annunciazione secondo il racconto lucano (Lc.
1,26 ss.). Rileviamo i tratti pi caratteristici, poich
si tratta di un fatto singolare nell'agiografia CrI-
stiana(I9).
1. - Per la Santa si tratta di un evento reale, che
in stato di interno raccoglimento . Co-
me prologo l'Angelo si presenta: lo sono il tuo Cu-
(19) Il testo completo va letto per intero, perch ha una particolare
unit di struttura. Si trova nel val. Estasi alle pp. 294-301. forse lo
scritto unitario pi vasto ed elaborato di Gemma.
270
stode mandato da Dio: lo vengo per farti capire un
mistero maggiore a tutti gli altri misteri [ ... ] Sappi,
o mia figlia, che io ti parler di Maria SS., di una
giovinetta tanto umile dinanzi al mondo, ma d'infini-
ta grandezza davanti a Dio; ti parler della pi bella,
della pi santa di tutte le creature; della figlia predi-
letta dall'Altissimo, di Colei che veniva destinata al-
l'impareggiabile dignit di Madre di Dio .
2. - La visita dell' Angelo accade a ... notte inol-
trata e Maria SS. se ne stava sola nella camera a pre-
gare ... tutta rapita in Dio . All'improvviso si fa una
gran luce in quella misera stanza ed appare l'Arcan-
gelo [Gabriele] in sembianze umane e circondato da
un numero infinito di Angeli - come nell' Annuncia-
zione del Tintoretto alla Scuola di S. Rocco a Vene-
zia! - e Le porge il saluto: Ave, o Maria, il Signore
in te. La benedetta tu sei fra tutte le donne . L'im-
mediato turbarsi e il silenzio di Maria spiegato dal-
l'Angelo come effetto della sua umilt: Come mai
- diceva la Madonna tra s - un Angelo di Dio mi
chiama piena di grazia, mentre io mi riconosco im-
meritevole di ogni divino favore? Come mai - ragio-
nava tra s Maria - un Angelo del Paradiso mi chia-
ma benedetta fra le donne, mentre sono tra le femmi-
ne la pi inutile, la pi vile, la pi abbietta? Qual
mistero mai si nasconde sotto il velo di s eccelso sa-
luto? .. .
3. - L'annunzio di Gabriele vuoI dissipare ogni ti-
more: Non temere, o Maria, tu sei l'unicaeO) che
hai trovato grazia dinanzi all' Altissimo. Da questo
(20) Quest'inciso proprio di Gemma - cio non dell'Arcangelo -
e manca nel testo di S. Luca.
271
istante (21) concepirai ... . Il commento dell'Angelo
ha lo squillo del cuore e della voce di Gemma: Evvi-
va, gridiamo: Maria ormai dichiarata Madre del
promesso liberatore, del Redentore del mondo, del
Figlio di Dio. S, Maria fu la gran Vergine aspettata
da tanto tempo. Quel figlio doveva essere grande, e
per dove.va essere eccelsa anche la Madre. Quel fi-
glio doveva essere figlio dell'Altissimo, e per Maria
doveva essere sollevata alla pi intima relazione con
la SS. Trinit ... . Osservazione profonda di lunga tra-
dizione patristica e mistica(22).
4. - La seguente interrogazione di Maria all' Ange-
lo non procedeva da dubbio alcuno sul celeste mes-
saggio, ma unicamente dalla preoccupazione di con-
servare quella verginit che lei aveva votata a Dio.
E l'Angelo commenta: Hai ancor capito, o figlia,
quanto Maria amasse questa bella, angelica, celeste
virt? Ma chi credi tu che l'amasse maggiormente?
Ges o Maria? Certamente Ges, che mai si sarebbe
scelta una Madre, se non Vergine pura, immacolata .
Non meno profonda l'osservazione che segue e per
questo la riportiamo: La purit di Maria trasse dal
cielo quell'esemplare, che in terra avrebbe imitato:
quella virt fu quella che trapass le nubi, tutte le
regioni dell'aria, trapass fino gli Angeli e le stelle
del firmamento; ma infine trov nel seno stesso del
Padre il Verbo di Dio, e in un baleno lo fece tutto
suo ... .
5. - L'Arcangelo assicura Maria che il tutto sar
In lei opera dello Spirito Santo: Maria, lo Spirito
(21) Come nella nota precedente.
(22) Essa ripresa persino dall'ateo Feuerbach (Cf.: Das Wesen des
Christentums, P.I., c. 7. Cf.: C. Fabro, Ludwig Feuerbach: L'essenza del
Cristianesimo, L'Aquila 1977, p. 71 55.).
272
Santo scender sopra di te ... e l'Angelo di Gemma
presta all'Arcangelo anche la spiegazione: Rassic-
rati e conslati, o Vergine Benedetta; il Divino Spiri-
to sar quello che scender a fecondare le Tue visce-
re immacolate. L'Onnipotente Virt dell'Altissimo
operer in te un nuovo prodigio, che serbandoti al
tempo stesso l'onore di Vergine, ti dar il gaudio di
madre. Il Santo, che concepirai nel tuo seno, non sa-
r che il figlio di Dio. Con queste parole l'Arcangelo
Gabriele svelava l'arcano, spiegava il mistero, rassi-
curava Maria .
6. - Il commento dell' Angelo, al consenso di Ma-
ria costituisce, mi sembra, il momento teologico pi
intenso della relazione: Ormai tutto era precisato,
non mancava che l'ultima parola di Maria, perch la
Vergine fosse Madre di Dio. Il Verbo divino, generato
dal Padre nello splendore dei Santi, non doveva avere
padre in terra, siccome madre non ebbe in Cielo. E
Maria, essendo eletta genitrice dell'unigenito del Di-
vin Padre, diveniva del Padre stesso l'unigenita figlia.
Essendo Colei, che della Verginale sua sostanza do-
vea somministrare le umane membra al Verbo divi-
no, era sollevata all'ineffabile dignit di Madre del
Figlio di Dio. Essendo Maria quella, sulla quale sa-
rebbe disceso lo Spirito Santo, che adombratala con
la sua virt onnipotente l'avrebbe fatta Madre Vergi-
ne di un figlio di Dio, era perci innalzata all'eccelso
onore di Sposa allo Spirito Santo .
Al fiat di Maria ... Dio pure aggiunse: Si fac-
cia (23). Il commento dell'Angelo ancora degno
dell'altezza del mistero. Ed ecco che [come a questa
(23) Anche quest'inciso un'aggiunta di Gemma al testo lucano. A
questo riguardo vedi la nostra nota: Kierkegaard poeta-teologo dell'Incar-
nazione, ora in: Momenti dello spirito, Assisi. ed. Porziuncola, 1983, t.
II, 139 ss.
273
parola] dal seno del nulla uscirono ad esistere tutte
le opere della creazione; [cos non appena] disse Ma-
ria: ({ Si faccia, ebbe principio l'ammirabile opera
della Redenzione del Mondo. Maria, nell'atto di ac-
cettare l'altissima dignit di Madre di Dio, si dichia-
rava umilmente serva del Signore. Quell'umilt pro-
fondissima, in che la trov raccolta e quasi annienta-
ta l'Angelo del Signore, non le venne meno al
glorioso saluto e alla pi gloriosa proposta di diveni-
re la genitrice del Verbo divino.
Non meno mirabile il seguente capoverso, ma
noi ci limitiamo a concludere con l'ultimo: ({ Accet-
tando Maria l'incomparabile dignit di Madre di Dio,
accettava intanto il generoso ufficio di Madre dell'u-
mano genere. Rallegriamoci: Maria, prestando all' An-
gelo il verecondo suo assenso, vi ha adottati per figli,
divenuta la madre di tutti (p. 311). Si sa dalla sua
stessa testimonianza(24) che Gemma conosceva le
Glorie di Maria di S. Alfonso M. de' Liguori e non
v' dubbio ch'esse hanno influito, come sulla fine del-
la vita le cosiddette Meditationes (una compilazione)
di S. Agostino eS), nelle sue riflessioni sulla gran-
dezza della Madre di Dio.
(24) Gemma che l'attesta nella Lett. 37
a
a Mons. Volpi del lO
agosto 1900 (Lett. p. 363).
(25) Sono nominate nella letto 111
a
(22 giugno 1902) al P. Germano
(Lett. p. 260).
274
CAPITOLO QUARTO
LA PRESENZA-ASSENZA DI GES
1. Ges di Gemma
Il martirio pi doloroso di Gemma, sul piano esi-
stenziale, cio in quella che abbiamo chiamata la
sfera dei fenomeni , stata la strategia della tensio-
ne in cui si attuata ai vertici dell'eroismo la sua
vita di fede, speranza e carit. Da una parte c' una
vita che gode la familiarit di Cristo, della Madonna,
degli Angeli e dei Santi (S. Gabriele, San Paolo della
Croce, ecc.) con squarci di Paradiso; dall'altra parte
un seguito crescente di sofferenze fisiche e morali,
unite a sensazioni e impressioni diaboliche che fanno
rabbrividire e quasi tolgono il velo per mostrare e
far avvertire il tenebroso mondo del male.
Vocazione passionista elusa-delusa. - forse la
situazione che prima balza agli occhi nell'Epistola-
rio, nelle Estasi e negli altri scritti della Santa ed
quella che - vista dall'esterno - presenta il falli-
mento pi clamoroso e, per Gemma, il pi doloroso.
La prima scintilla della vocazione legata alla lettu-
ra della vita di S. Gabriele dell'Addolorata (allora an-
cora venerabile) che la gratific delle sue apparizioni
durante la grave malattia di cui guar miracolosa-
mente per l'intervento si S. M. Margherita Alaco-
275
que(1). Un'altra potente scintilla fu la conoscenza
dei Padri Passionisti nelle Sante Missioni tenute a
Lucca nella cattedrale di S. Martino dal 25 giugno
al 9 luglio 1899 che Gemma frequent nella seconda
parte, avendo seguito prima le prediche del Cuore
di Ges che si tenevano nella chiesa della Visitazio-
ne. Il racconto esplicito e parla di intervento diret-
to di Ges stesso nell'ultimo giorno: Si fece sentire
bene bene all'anima mia e mi domand: 'Gemma ti
piace l'abito col quale rivestito quel sacerdote?' E
m'indic un Passionista che era poco distante da me.
Non occorreva che a Ges rispondessi con le parole:
il cuore pi che altro parlava con i suoi palpiti. Ti
piacerebbe (soggiunse Ges) essere rivestita tu pure
del medesimo abito? . Mio Dio! esclamai ... S -
soggiunse Ges - tu sarai una figlia della mia Pas-
sione, e una figlia prediletta. Uno di questi figli sar
il tuo padre. V e palesa ogni cosa ... (Autob., p. 265).
E in quell'occasione fece anche la conoscenza del-
l'impareggiabile donna Cecilia Giannini, la sua futu-
ra protettrice ch'essa chiamer prima zia e poi mam-
ma (come gi abbiamo notato).
Si deve arguire che Gemma deve aver messo subi-
to al corrente del suo progetto il Confessore Mons.
Volpi, se gi nella prima lettera conservataci (del mag-
gio-giugno 1899) aggiunse la postilla: Mi ci mette an-
che in Convento? Guardi di mettermi in qualche posto;
se sapesse quanto sto male cos! Mi lasci andare ... (p.
310). Sappiamo che da questo momento comincia un
autentico bombardamento di implorazioni febbrili e
angosciate sia al confessore prima, come al P. Germa-
no poi ed alla M. Maria Giuseppa del Convento delle
(I) Cf.: Autobiografia, p. 244 S., come gi si accennato.
276
Passioniste di Cometo Tarquinia di cui conviene rife-
rire almeno alcune espressioni per afferrarne il con-
testo nella pena e nell'attesa che di fatto diventeran-
no inutili, quanto appaiono commoventi e strazianti.
a) nella letto 2 a al Confessore che si legge il
principale antefatto e si tratta di una visione avuta
da sveglia, che il P. Gaetano (uno dei Passionisti della
Missione) le ordin di riferire al Confessore: {( Una se-
ra mentre scrivevo, mi sentii chiamare per nome; mi
voltai e vidi una Signora con un bambino in braccio.
Fece per darmi a me il bambino; io lo presi, poi la
Signora mi disse: {( Tu, figlia, hai ricuperato la salute,
e per voglio che tu te ne serva per servire il Figlio
mio nell'ordine delle Passioniste. Tu sarai Passioni-
sta. Dal seguito del racconto, si arguisce che la fer-
vida penitente ne aveva gi parlato col Confessore
senz'alcun esito: {( Dette queste parole, prese il bam-
bino, mi bened, mi guard tanto tanto, e poi quando
ebbe fatti alcuni passi, si volt di nuovo e mi disse:
{( Devi dire al Confessore che quello che ha rifiutato
a te, non lo rifiuti a me, che sono la Regina del Cielo.
lo ho dato a te l'ordine di entrare nella Compagnia
delle Passioniste, e tu devi fare quello che ti ho co-
mandato. Appena dette queste parole, and via. La
poverina confessa di non aver fatto che {( piangere
tutta la notte, perch vedo - dichiara con franchezza
- che sono molto lontana dall'aiuto delle persone in
questa cosa. Ma la sua volont ormai ferma, rileg-
giamo il testo: {( lo per penso che, se la Madonna me
lo ha ordinato, mi aiuter. Ho preso una risoluzione:
di andare via da me; le parole della SS. Vergine so-
sterranno il mio coraggio. Ander via cos come so-
no, senza niente; non mi ripugna niente il soffrire
qualunque cosa: non arriver mai a soffrire quanto
277
ha sofferto Ges; e poi sono contenta, se a forza di
sacrifizi potr entrare nelle Passioniste. lo quest'or-
dine l'ho avuto dalla Madonna e ho il dovere di obbe-
dire (p. 311). Nella lettera 19
a
al Confessore nel di-
cembre 1899, racconta che dopo averne toccate as-
sai dal maligno, ecco che viene S. Gabriele a darle
la pi esplicita assicurazione: Sta contenta, benedet-
ta figliola, te l'ho detto tante volte che tu sarai Passio-
nista (corsivo di Gemma). E aggiunge: Non temere
nulla, qualunque cosa succeda. Il nuovo convento do-
vr essere fatto qui, in questa citt, e tu sarai Passio-
nista. Sar pi facile - le assicura il Santo - che
cada il cielo, che non si avverino queste parole, poi-
ch sono le parole che ha fatte riferire a me Ges
Cristo . E, dopo alcune chiarificazioni, il Santo le
promette la sua assistenza: .. , V dove il Confessore
ti mette, perch ora non pi tempo di star fuori,
vai a portare la croce un po' l, poi la porterai in
altro luogo ... )} E si congeda baciandola in fronte e ri-
petendo: Tu sarai Passionista; sono parole di Dio,
non falliranno. Si scatener tutto l'inferno per que-
sto, ma tu confida in me (p. 338 s.). Ed alla sua spiri-
tuale allieva S. Gabriele ingiunge di dire tutto al Con-
fessore con la minaccia che altrimenti non si farebbe
pi vedere: ... ti lascio e ti lascer anche Ges (p.
339). Gemma obbedisce in tutto anche se le costa
gran sacrificio, ma non succede nientee).
La stessa assicurazione ritorna nella letto 1 a a P.
Germano del 20 gennaio 1900 e qui ancora S. Ga-
briele che in visione le d la garanzia. La signora Ce-
(2) Gemma se ne lamenta espressamente con P. Germano nella lett.
20
a
: Eppure Ges a Lei deve dirgli tante cose su questo punto! Perch
non obbedisce? Non si opponga alla volont di Ges, come ha fatto Mon
signore fino ad ora, non lo dico mica io, sa? tante volte me lo ha detto
Ges, mi parso (p. 57).
278
cilia Giannini stava appunto pensando di fondare in
Lucca un Monastero di Passioniste. Ed ecco il dialo-
go: Una notte mi parve di rivederlo [S. Gabriele] e
gli domandai: O il convento verr fatto? Mi rispo-
se: Sorella mia, ci tanto tempo ancora due anni
(era il mese di settembre), ma per ti assicuro che
verr fatto . Ma io potr essere Passioni sta ? . Mi
rispose cos: Sorella mia sarai . Ma dove? - gli
domandai. - O fammi mandare a Corneto - . Per-
ch cos lontano? . Per dimenticare tutti, e perch
tutti dimentichino me . Non mi rispose; mi bened
e and via; quando fu per sparire: Non temere, sa-
rai Passionista (p. 5). E nella letto 2 a l'assicurazione
viene ancora da Ges stesso: Non ho potuto espri-
mermi, ma Ges mi ha capito, e mi ha risposto: Fi-
glia, sta quieta, presto sarai Passionista. Ogni volta
che mi pare di sentire dire quelle parole, mi sento
tutta muovere dentro, ma non mi so spiegare. P. G.
[Germano], Ges lo vuole, mi contenti, e contenti nel-
lo stesso tempo Ges (p. 11). Nella letto 3
a
del 25
marzo la povera Gemma vuoI mettere alle strette
Ges stesso per vedere un po' chiaro nella faccenda:
O Ges mio, che fai? Tu mi hai messo nel cuore la
vocazione di farmi Passionista e poi cos mi allonta-
ni? Non mi dai dunque la grazia di poterla effettua-
re? (p. 12).
Ma gi l'umile creatura si mette nella completa
rassegnazione, anche se la disdetta la fa atrocemente
soffrire. Ecco la sofferenza della tensione: Ora poi,
Padre, sono abbandonata quasi anche da Ges. E al-
lora che far? a chi ricorrer io? Glielo domanda Lei
a Ges di queste cose? E gli dica anche che se volesse
anche il sacrificio di non farmi Passioni sta, lo farei,
purch Ges non fosse pi serio. Faccio tutto (p. 13).
279
Malgrado l'interessamento di Mons. Volpi per trova-
re qualche soluzione - e l'argomento per noi se-
condario - ogni tentativo sfuma e nel settembre l'u-
mile penitente gli scrive accorata e rassegnata:
Un'altra cosa: quando io gli dicevo che mi mettesse
in convento, era il gran desiderio che avevo. Ges mi
diceva: S, ma Passionista ; e altre volte mi diceva
che gli dicessi che mi nascondesse. Ora per non dir
pi niente, perch la Mamma mia non vuole, altro
che Passioni sta; se no, in Paradiso. O bene, in Paradi-
so! Ci vado? (p. 373). Ed alla fine sar questa la so-
luzione.
b) Ma gi nel giugno 1900 Ges la veniva prepa-
rando: L'altra mattina mi parve che dopo la SS. Co-
munione mi dicesse cos. (Sono solita ogni mattina,
la prima grazia che dimando a Ges, che mi facesse
. andare in convento), e Ges mi rispose: I Ma sai, figlia
mia, che vi una vita ancor pi beata di quella in
convento?' E non mi disse altro. La fanciulla - ed
facile capirlo - rimane interdetta: Penso pi vol-
te quale sia questa vita, ma non arrivo a conoscerla;
per la desidero tanto, che ho sempre l fissa la men-
te. Vorrei possederla e presto. Lo chiedo a Ges che
mi faccia andare in quella vita pi beata, ma mi ri-
sponde che di mandi il permesso al Confessore. E di
questa cosa Lui non sa anche niente, ma stasera glie-
lo dico . E cos il tutto sfuma - certo, per divina
disposizione - in un palleggiarsi fra Mons. Volpi e
P. Germano, desiderosi per tutti e due di venirne
a capo. Ora il desiderio per Gemma si fa pi cocente,
poich ... Tante mie compagne, che avevano come
me vocazione di essere Religiose, sono gi vestite, e
quasi tutte hanno la mia et. E io ci sono sola sola .
Ed ecco la poverina ripiegarsi sulla sua indegnit:
280
Ora mi viene da piangere; non vorrei, sa, piangere,
perch l'Angelo Custode non vuole; ma mi viene da
s, e allora bisogna che pianga. Ci vorrei andare an-
ch'io in convento; lo so che Ges questa grazia a me
non me la concede per la mia grande indegnit. Se
vedesse, ho un cuore vuoto vuoto (Lett. 9 a, p. 28).
La Santa disposta a tutto, anche a fare da serva
alle monache e soffre pene terribili. L'atto di rasse-
gnazione totale nella lettera seguente (loa) del 9
agosto: mentre la contemplazione dei dolori di Ges
le fa venire ... una smania, un desiderio s grande
di soffrire tutti i tormenti del mondo , che le sugge-
risce tre proponimenti: 1. l'offerta della vita unita ai
patimenti di Ges e al dolore perfetto dei suoi pecca-
ti, 2. l'ingresso in convento, se volont di Dio e 3.:
Vuoi forse Ges - il proponimento decisivo -
che io viva cos? Tu sia benedetto. Vuoi forse che vi-
va nel mondo, abbandonata, sola ed anche disprezza-
ta? Sono pronta. Sia fatta in ogni modo la tua SS.
Volont (p. 30 S.)(3). Ma allora tutte quelle promes-
se categoriche di Ges, della Madonna, di Confratel
Gabriele, ecc.?
Il Signore permise che, date le condizioni parti-
colari di Gemma (apparentemente quelle della sua
salute, ma Gemma d una diversa spiegazione che
non il caso qui di svolgere), le fosse rifiutata l'ac-
(3) Un anno dopo, nella corrispondenza con M. Maria Giuseppa Ar-
mellini, affiora discreta la supplica: Ora vorrei dirle una cosa, ma temo
che P. G.[ermano] mi gridi. Mi prende in convento con Lei? Sar buona,
obbedir (Lett. 1 a, p. 415; lo ripete nella postilla alla lett. 2
a
, p. 419;
nella lett. 3
a
l'informa dei passi concreti fatti a Lucca per il nuovo con-
vento ... p. 421; anche nella lett. 6
a
... mi metta in convento con s (p.
426). Ma nella lett. 7
a
, che sbotta: Madre mia, perch Ges mi lascia
cos consumare da un desiderio s violento? Ovvero perch ci lascia cos
morire da un desiderio s violento? O perch Lei ha tanto desiderio di
star con me? (E come ha fatto a indovinare il desiderio di Ges ?). Non
so capirlo (p. 427).
281
cettazione all'agognato monastero di Corneto fra le
Passioniste. P. Germano, che avrebbe raccolto nel-
l'ultima visita alla Santa l'ultima sua confidenza al
riguardo, riferisce la frase profetica: Disse: le Pas-
sioniste non mi ci hanno voluto da viva, mi ci avran-
no morta (p. 428 nota).
Ma il problema del conflitto dei fenomeni , e
quindi il martirio ch'esso ha significato per Gemma,
resta insoluto. I biografi, a cominciare da P. Germa-
no, hanno cercato qualche spiegazione, ma franca-
mente a me sembrano sforzi inutili: la Santa stessa
comprese la situazione meglio di tutti. Iddio voleva
crocifiggerla in tutto, anche nell'aspirazione pi alta
ch'era di seppellirsi in un convento per nascondersi
sotto la Croce di Cristo: la croce Gemma l'ebbe e as-
sai pi pesante. Ma cerchiamo di precisare ancora,
per quanto possibile dalle dichiarazioni dell'appe-
nata fanciulla, questa strana situazione. Torniamo al-
la corrispondenza col Confessore ch' il destinatario
ufficiale delle comunicazioni di Ges e l'esecutore in-
caricato della sua precisa volont.
Lett. 13
a
: Ges promette di darle ... a bere il
calice mio fino all'ultima goccia .. , ma non ora, ha
detto Ges, quando sar in Convento (p. 329). In
un'estasi del novembre le appare Ges Bambino ...
era proprio Ges piccino e gli chiede di andare in
convento: Quando sarai in convento [rispose], allora
ci sposeremo; devi dire al tuo Confessore che affretti
lui il momento delle nostre nozze. Digli che non im-
possibile fare quello che sa Lui, anzi facilissimo; se
Lui vuole pu fare tutto in un momento (p. 331).
Lett. 14
a
: Ogni volta che mi metto a pregare,
o meglio a dormire(4), mi raccomanda che dica a
(4) Dormire per Gemma, in questo contesto, ancor andare in
estasi.
282
Lei che mi metta in convento . Ma dove? dico io. E
Ges mi risponde; Passionista a Corneto . Ho detto
a Ges che molto difficile, invece Ges mi ha detto
che facile. Dunque - incalza con ragione Gemma
- se facile, perch non ci pensa? Obbedisca a Ge-
s (p. 330).
Anche nella letto 17 a del dicembre dello stesso
anno, all'ennesima richiesta di Gemma: Ges, ci sa-
r in convento la sera di Natale? - la Madonna le
aveva promesso di mostrarle Ges appena nato - e
Ges: Ebbene d al Confessore che se Lui lo vuole as-
solutamente, lo pu (p. 335). Quella virgola dopo
assolutamente contiene tutto il problema che nes-
suno riuscito a risolvere, perch non l'ha risolto chi
doveva risolverlo: Mons. Volpi stesso. E la Santa in-
calza e supplica, il demonio ha il permesso - come
si visto - da Ges stesso di batterla ed ecco la mo-
tivazione strabiliante di Ges stesso: A questo pun-
to fece Ges: 'Per fare conoscere ancor pi chiaro
che sarai una delle figlie della Passione, ti ho fatto
sottomettere alle battiture; ma queste termineranno
quando sarai in convento (p. 337). Di l a poco riap-
pare S. Gabriele (p. 338) - come abbiamo gi riferito
(Lett. 19
a
) - e rinnova la promessa nella forma pi
categorica.
Agli inizi del 1900, Gemma torna a supplicare di
essere levata dal mondo: Mi fa la carit, mi ci mette
in convento? Ci crede? fuori non ci posso pi stare.
Mi metta in qualche posto: basta che sia un conven-
to - E siamo gi alla prima rinunzia: Non dico
neppure pi che voglio essere Passioni sta, dico sol-
tanto: faccia Lei come crede, mi basta che mi metta
dentro, perch a quel che avverr poi dopo, ci pensa
Confratel Gabriele. Prima Ges mi dava piccole co-

283
sette da sopportare, ora poi ci ha aggiunto un tor-
mento: non poter in nessuna maniera pregare (Lett.
23
a
, p. 344). Ma nel marzo, dopo un'orrenda vessazio-
ne diabolica, Ges le conferma: {( Sta contenta; prima
bisogna che tu porti la croce in altro luogo, poi a suo
tempo la porterai Passionista (Lett. 26
a
, p. 349). Ma
gi nella citata Lett. 3
a
a P. Germano, nella conclu-
sione, Gemma precisa con piglio risoluto: {( Padre,
per carit mi raccomandi a Ges: gli dica che voglio
essere buona e se non mi vuole Passionista, me lo levi
dalla mente (p. 13). Questo un parlar chiaro per
veder chiaro. E Gemma aveva anche detto un giorno
a Suor M. Agnese delle Mantellate con tono sicuro,
nel rammarico degli inutili tentativi per entrare in
convento: {( Se mi mettono in convento, Ges mi ha
detto che mi fa vivere fino a 50 anni e se non mi met-
tono in convento fino a 25 . E difatti a 25 mor (Proc.
Luc. nr. X, 28, p. 465).
A giugno la nostra Santa ripete, discreta e dolen-
te, la supplica e la rassegnazione: {( Mi benedica, e poi
vorrei andare in convento: vado dove mi mette (Lett.
32 a, p. 356). Ges l'aveva esortata, per tranquillizzar-
la: {( Attenta, figlia mia, vivi quieta: io sar sempre
con te (ibid). Ma nell'estasi seguente Ges stesso so-
stiene il progetto di ripiego. Mentre la Santa in la-
grime(S), perch non sapeva pi n che dire n che
fare , Ges l'esorta a ripetere a Monsignore la sua
volont {( ... che ormai sarebbe il tempo [Gemma gi
nel 23 anno!] perch se Lei continuava a far cos, era
resistere alla volont sua . E la Santa intravvede:
{( Allora dissi subito: I Ma, Ges, dunque devo abban-
donare proprio il pensiero di farmi Passioni sta ? lo
(5) Le zie l'avevano sgridata e minacciata di portarla, esse, dalle
Carmelitane di Borgo a Mozzano, dato che il Volpi non si muoveva.
284
sarei contenta, Ges, di morire appena ho quell'abito
addosso'. E Ges mi risposte che quel pensiero non
lo abbandonassi, che mi avrebbe fatto essere Passio-
nista davvero prima di morire. E poi continuava: 'Ve-
di, figlia mia, ora ti proprio impossibile entrare su-
bito nelle Passioniste, ma non temere di nulla; vai do-
ve il Confessore ti mette, ch poi io penso al resto;
per pregalo, e digli a nome mio che ti levi subito,
che dove ti vorr mettere, non avranno nessuna diffi-
colt a prenderti, in qualunque modo tu vada'. La fi-
nale riaccende la speranza: Mi ripeteva che stassi
contenta, ch sar Passionista, ma per ora vada dove
vuole il Confessore, ch al resto pensa lui)} (p. 357 s.).
Ma di l a poco S. Gabriele, ch' quasi il secondo
protagonista di questa imbrogliata faccenda, torna
alle assicurazioni pi lampanti: Sta forte, sorella
mia, - ha risposto - non ti lasciare ingannare da chi
ti dice il contrario; volere di Dio che tu sia Passioni-
sta. Se altri ti dimenticano, io per no; quando sar
il suo tempo, t'informer di tutto quello che avranno
da fare; tu per a nessun'altra persona dovrai parla-
re di questo, altri che al Confessore)} (Lett. 41 a, p.
369)(6). E avendo sentito che in Ottobre le Passioni-
ste avrebbero aperto il noviziato, supplica il confes-
sore di lasciarla andare da s ... pronta a tutto, a
fare la serva, la schiava di tutte)} (Lett. 45 a, p.
374)(1). E nella lettera seguente Ges che passa
all'ultimatum col Confessore: 'Vai subito dal Con-
fessore e digli che se non ti mette in convento, quella
una pena che ti ammaler e ti far morire. Diglielo
(6) Nella letto 44
a
(p. 373) l'Angelo Custode che le ripete la stessa
promessa, come abbiamo gi.riferito sopra.
C) La notizia c' anche nella letto 9
a
a P. Germano (p. 28). A q u ~ s t
fondazione si rifersice anche la letto 58
a
con l'ammonizione: Gua! -
mi ha detto tante volte (Ges) - a chi ci si opporr (p. 387).
285
subi to'. Ci ho sofferto tan to a scriverglielo: mi vergo-
gnavo troppo (Lett. 46, p. 374). Sfido io! E in questo
guazzabuglio Ges le dice sempre: D al Confessore
che ti nasconda e faccia presto - con l'effetto che
gi conosciamo e che non cambier. E la Santa, nel
dominio eroico dei suoi sentimenti, aggiunge, per
concludere questa postilla della letto 47
a
dell'ottobre
1900: Non dico altro; s, s, e mi dice anche: Non
voglio che ti affidi a nessuno (p. 376). Le insistenze
continuano (invano!): D al Confessore che sono io
che lo voglio: ti nasconda e faccia presto. E la Santa
umilmente, come al solito: lo faccio quello che vuo-
le Lei; in qualunque posto sono contenta, ma faccia
presto: Ges lo vuole (Lett. 52 a e 53 a, p. 481).
Ma si vede che in questo mondo, del conflitto
della libert umana, non basta che lo voglia Ges. E
Ges, come abbiamo riferito sopra trattando del pa-
tire di Gemma, arriva a minacciare ... il Confessore
e mostra a Gemma il duro cammino che l'attende,
ben pi doloroso di una vita di convento (Lett. 55 a,
p. 385)(8).
L'ultima dichiarazione della Santa forse la pi
sorprendente e sconcertante di questo dramma: nul-
la conosciamo delle reazioni di Mons. Volpi a questo
stile insolito della mite creatura che qui pu gareg-
giare per franchezza, con quello di Caterina da Siena:
Mi ha detto anche che dicessi a Lei, che si occupi
subito di mettermi Passionista, perch Lei a questa
cosa non ci pensa neppure: I Digli che ci pensi subito
se no lo castigo; io ti voglio Passionista (diceva Ges),
non ho pi nessun segno da darti per farglielo cono-
(8) In questa lettera Ges rivela a Gemma, come si detto, di por-
tarla alla santit ed alla gloria dei Santi mediante l'itinerario della parte-
cipazione ai suoi dolori.
286
scere chiaro'. lo ho detto a Ges che glielo avrei det-
to, ma Lei mi pare che non ci creda. Ges mi ha ri-
sposto, che Lei invece ci crede che proprio Ges;
mi ha ripetuto tante volte che pensi subito perch
impedisce a Ges di fare ci che vuole, trattiene la
sua grazia (qui non ho capito bene). Ges contento
che vada in un altro convento nel tempo che devo
star fuori, ma come sarebbe contento se subito an-
dassi Passionista! Me lo ha ripetuto tante volte che
dica a Lei che ci pensi, che se far questo Ges lo
consoler; se poi non fa questo, Ges lo castiga . Fin
qui lo stile Cateriniano, ma la conclusione nello sti-
le della povera Gemma che si umilia in se stessa:
lo ho detto questo a Lei, perch me lo ha comanda-
to Ges, ma non ci creda, perch la mia testa mat-
ta (Lett. 63 a, p. 393). Anche al P. Francesco, Consul-
tore provinciale passionista, mentre gli chiede per
obbedienza d'interessarsi alla faccenda, l'avverte per
prima cosa: ... di non credere a quello che legger
su questa carta, perch (gi lo sapr dal P. Provincia-
le)(9) ho la testa tanto curiosa, che pu dirsi matta
addirittura (p. 404). Ma l'aveva gi scritto nella let-
tera 1 a a P. Germano, con una confessione di candore
delizioso, che gi conosciamo. -
Poi, cio dopo la 64
a
a Mons. Volpi, le lettere si
diradano e si abbreviano; l'argomento tace. La pove-
ra Gemma tutta presa dal suo Ges: ... Mi sentivo
come consumare adagio adagio (Lett. 6S
a
, p. 393).
L'unico spiraglio di soluzione, se di soluzione si pu
parlare, quella che fin dall'estate del 1900, la Santa
prospettava a P. Germano da parte dell'Angelo Custo-
de: Ges mi consola dicendo spesso, che vi una
vita anche migliore e pi beata di quella del conven-
(9) il P. Pietro Paolo Moreschini, poi arcivescovo di Camerino.
287
to (P. 28)(10). Ma non sa qual'. Lo sapr alla fine
prima di morire quando far l'offerta totale di se
stessa secondo la testimonianza della zia Cecilia ri-
portata dagli editori delle Estasi: Il 18 gennaio 1903
Gemma dopo un'estasi mi disse: 'Adesso poi non mi
resta altro che prepararmi alla morte; perch ho fat-
to l'offerta a Dio di tutto e di tutti '. Ed io le dissi:
'Anche di P. Germano?' Ed essa rispose: S (p. 162
nota). Quindi il dramma di Gemma, al livello esisten-
ziale cio quello del conflitto dei fenomeni nella
tensione della libert resta ed esso ha costituito per
la Santa un autentico prolungato acuto martirio. So-
lo la sua fede eroica l'ha sostenuta per non ribellarsi
od impazzire. Ma insieme solo un amore sconfinato
per Cristo, ch' cresciuto proprio contro i fenome-
ni , l'ha portata alla suprema purificazione.
La sua personalit infatti - l'espressione tut-
t'altro che un'iperbole - fu stritolata soprattutto,
certo in buona fede, dalla persona sacra a lei pi vici-
na ch' stato appunto Mons. Volpi sia con l'ispezione
medica delle Stimmate sia anche col tergiversare per
la vocazione passionista. Forse a questo Ges stesso
alludeva quando nel Diario del 20 luglio 1900 le dice:
lo ti amo tanto, perch multo ~ i sOlI)gli . - In
che cosa - gli dissi - che mi vedo tanto dissimile
da te? Nell' essere umiliata mi rispose (p. 167).
E la stessa Santa aveva chiesto nell'estasi dello stes-
so giorno 20 luglio! ... un'altra cosa ti chiedo, Ge-
s ... Ma lo vedi, ti chiedo che tu mi nasconda agli
(10) Anche in una postilla al P. Germano 1'11 ottobre 1900: Non
mi parso che Ges quando mi parl del convento nuovo (da aprirsi
in Lucca), dicesse che io dovevo starei; mi pare di no, anzi se glielo do-
mando, non mi risponde, ride (Lett. 21, p. 62). Si osservi, in un argo-
mento cos appassionato per lei, l'obiettivit e l'eroico controllo dei senti-
menti.
288
occhi di tutti. S, di essere pi umiliata, di essere tra-
scurata, di essere tenuta in nessun conto, come sono
ora (E. 42, p. 66 Wl). Per questo allora il Figlio di
Dio si ,chinato in tanta familiarit di dolore e di
amore con questa umile vergine facendo di essa una
gemma celestiale, la Gemma di Ges solo (12).
La figura singolare di Gemma Galgani ha suscita-
to studi e ricerche specialmente sulla originalit della
sua vita spirituale, sui singolari doni mistici di cui
Dio la gratific, sulla sua eccezionale vocazione di
passionista (mancata!) ... Poco ancora stata studiata
la personalit quale risulta dagli scritti di questa mi-
stica toscana che sa piegare la sua penna a insoliti ar-
dimenti di concetto e di stile, pur scrivendo di fu-
ria e senza mai rileggere come lei stessa confessa.
La sua opera letteraria puramente occasionale:
sono le lettere e i testi autobiografici, stesi per ordi-
ne dei suoi confessori - Mons. Giovanni Volpi e P.
Germano passionista(l3) - che obbligarono l'ecce-
zionale penitente a mettere per iscritto i singolari
fenomeni che le accadevano. La posizione di Gem-
ma, anche su questo, assai singolare; lungi dallo sti-
le colto e assertorio delle grandi anime dotate di ca-
rismi affini - come S. Caterina da Siena, S. Teresa
di Ges, S. M. Maddalena de' Pazzi ... , - per lei scri-
vere un supplizio, essa protesta la sofferenza che
le costa e sembra alle volte di sentirla sbuffare(14),
(1') L'estasi senza data, ma giustamente gli editori hanno messo
la data indicata dal Diario.
('2) Cos si firma nell letto 39
a
a P. Germano (p. 111); anche nelle
breve letto 43 a (p. 122), nella grande letto s-*a, gi citata (p. 148) e nella
letto ssa (p. 150).
(13) Citiamo sempre dai due val.: I, Lettere di S. Gemma Galgani,
rist. dell'ed. 1941 a cura del P. Giacinto del 55. Crocifisso, Roma s.d.;
II, Estasi, Autobiografia, Diario, Scritti Vari, rist. Roma, 1975.
('4) Inizia infatti la letto 2 a a P. Germano: Tutto quello che scrivo
solo per obbedienza, ma con la pi grande fatica (p. 9).
289
anche se lo scrivere le d sollievo nell'effusione del-
l'animo. Questo vale soprattutto per le Lettere. Per
le Estasi poi si tratta di testi che sono stati colti da
altri in ascolto, assai discontinui nel tempo e neces-
sariamente lacunosi, i problemi sono diversi. Eppure
sono forse le estasi, alcune in particolare, che pre-
sentano maggiormente ardimenti di pensiero e di sti-
le nell'immediatezza dell'esperienza diretta delle co-
se supreme.
Gemma quando scrive - e credo sia risultato un
gran pregio - non si richiama a principi riflessi di
teologia o di spiritualit (le sue letture agiografiche
sono state molto limitate) e neppure a testi biblici.
La sua vita spirituale fatta in prevalenza d'incontri
e di presenze, di colloqui e contese spirituali con per-
sonaggi dell'aldil: non c' che lei, Ges, la Madonna,
gli Angeli, S. Gabriele e (notevole protagonista!) il
diavolo ... e tutti le parlano con stile immediato sen-
z'alcuna erudizione. L'unica occasione notevole - se
eccezione pu dirsi - sono le due dichiarazioni chie-
stele da P. Germano, sui misteri dell'Incarnazione e
della Trinit: ma anche questi due scritti sgorgano
dall'anima di Gemma attingendo alla fonte viva della
sua esperienza diretta: la spiegazione dell'Incarnazio-
ne l'ebbe dall'Angelo Custode e quella della SS. Trini-
t da Ges stesso dopo la S. Comunione. .
Ma lo stile di Gemma tutt'altro che naif o grez-
zo o impacciato: esso rispecchia le altissime cose che
deve riferire ma lo fa senza fronzoli, con pudore qua-
si a scatti e sussulti, limitandosi all'essenziale.
preoccupata, assai preoccupata ... ma non della gram-
matica e della sintassi e tanto meno della qualit let-
teraria dell'esposizione o della descrizione, bens uni-
camente di riferire con precisione le esperienze stra-
290
ne e insolite che prova e che riceve: soprattutto cerca
di avvilire se stessa, di mettersi dalla parte di chi la
disprezza, la fa soffrire, la deride e la trascura ... Ep-
pure Gemma sa scrivere, e come! Quando il tema la
prende e la rapisce nel suo vortice, la pagina freme
delle vibrazioni dell'eterno ch'essa rievoca e ripete
con l'animo sbigottito e incantato insieme. Alcune
sue lettere - non solo quelle pi impegnative al P.
Germano o a Mons. Volpi, ma anche di alcune amici-
zie spirituali p. es. alla M. Maria Giuseppa di Corneto
e alla sig.a Giuseppina Imperiali (la Serafina ) di
Roma ... - possono dirsi pezzi di antologia per vigo-
ria e trasparenza di stile ma non solo e non soprat-
tutto per questo. C' di pi, molto di pi c' la con-
suetudine e familiarit col sublime e con l'ultraterre-
no ch' vissuto e descritto in totale semplicit e con
l'unica sorpresa di esserne lei, col Cristo, la protago-
nista. Si ha l'impressione che lo zenit della sua vita
mistica con l'impressione delle Stimmate, la domeni-
ca dell'8 giugno 1899, stato un punto di arrivo di
un tirocinio della Croce ch' rimasto un segreto fra
lei e Ges. E non sembri irriguardoso allora - e se
ci fosse, chiedo umile perdono a Gemma - riporta-
re la forza delle pagine di Gemma alla veemenza del-
le sue esperienze, una veemenza dolce ed una dolcez-
za veemente, quella di un fuoco misterioso ch'essa
attingeva altrove e l'appenava sempre pi nell'esilio
del mondo.
Un'ultima osservazione a questo riguardo, ch'
anch'essa piuttosto un'impressione. La Galgani ebbe
maestre eccellenti, fra le quali emerge un'autentica
scrittrice ch' la beata Elena Guerra, fondatrice delle
Suore di S. Zita: Gemma ricorder con profonda gra-
titudine specialmene Suor Vagliensi e Suor Giulia
291
Sestini. La sua pagina ha per una sua propria di-
mensione ... di volta in volta perch creata sul posto,
se cos si pu dire: non n di scienza n d'esperien-
za nel senso ordinario di questi termini, essa viene
da un nuovo continente in cui trasferita la sua ani-
ma che non il nostro, neppure quello delle anime
spirituali di giusto calibro. Ma inutile diffondersi
in considerazioni vaghe e formali: solo chi la legge,
anzi solo chi vi ritorna, non una ma pi volte di con-
tinuo, potr rendersi conto degli ardimenti del suo
stile, sempre asciutto e vigoroso quasi non di donna
anche se profuma di esperienze celestiali. In partico-
lare l'Autobiografia o confessione generale scritta
per P. Germano, ch'essa attribuisce alla dettatura
dell' Angelo Custode dello stesso Padre, ha una dram-
maticit ed una forza di stile che non temono con-
fronti anche fra i classici dell'introspezione di cui
pur fior il mirabile ottocento (che Gemma certamen-
te non conosceva!). Ricordiamo soltanto le pagine
sulla guarigione miracolosa e sull'impressione delle
Stimmate (p. 247 sS., 261 S.)(15).
Ma ci che sconcerta - e (forse!) anche consola
- nella vita spirituale di Gemma da una parte la
sua affettuosit e tenerezza che le strappava dal fon-
do del cuore, come diremo, il pianto - un pianto si-
lenzioso di amor doloroso - e dall'altra parte una
fermezza d'animo e un dominio dei sentimenti pi
che virile, da superare intrepida i dolori e le privazio-
ni pi cocenti senza versare una lagrima come nella
morte della mamma, del pap, del fratello Tonino e
della diletta sorellina Giulia, cos da accettare con
(15) Sulla guarigione c' anche una relazione a parte, scritta il 9
marzo 1899 a sei giorni di distanza dall'avvenuta guarigione, forse a ri-
chiesta di Mons. Volpi (p. 273 ss.).
292
assoluta indifferenza la miseria nera e piena di umi-
liazioni che si abbatt sulla famiglia alla morte del
babbo. I testimoni del Processo sono concordi nel ri-
levare soprattutto in quest'ultima occasione, il com-
portamento di eccezionale dignit da parte di questa
ragazza che aveva conosciuto l'agiatezza di una fami-
glia borghese e fu costretta a vivere quasi di elemosi-
na. L'Autobiografia sorvola su tutto questo, nessun
cenno, nessun lamento: lo sola senza cuore, scrive,
rimanevo indifferente a tante disgrazie (p. 239).
un'espressione di rara elevatezza di spirito, che rive-
la una visione cristiana della vita e della morte come
baluardo contro l'irrompere irrazionale delle disgra-
zie e la tentazione della disperazione.
Anche per Gemma allora possiamo parlare di
piani di coscienza e nella prospettiva pi ovvia di
piani, in successione ascendente: piano umano, cri-
stiano, mistico. Il piano mistico in Gemma si presen-
ta in questi scritti a tale punto di assuefazione che
sembra quasi naturale e la prima a stupirsi lei
stessa che si giudica sempre e con puntiglio sa e can-
dida insistenza tanto cattiva . Gemma sempre, fin
da bambina, e non solo a partire dall'impressione
delle stimmate, vissuta in un mondo tutto suo e di-
verso da quello comune: non ch'essa non avvertisse
le voci e le suggestioni di questo, ma sta il fatto che
si trovi trasferita nell'altro sotto la spinta di una ar-
cana predestinazione di cui lei la prima a stupirsi,
mentre confessa con impietosa sincerit i pericoli
delle sue tendenze e le suggestioni maliarde dell'epo-
ca, con un avvertimento superiore all'et e alle con-
dizioni dell'ambiente. Ma ben presto l'anima sua se-
gnata col marchio di fuoco della sua vocazione alla
Croce. Questo fa passare in secondo ordine, ma non
293
vorrei essere frainteso, il lato sia cristiano ordinario
come quello umano - anche se l'uno e l'altro ebbero
in lei una profondit e vigoria eccezionale. Gli che
l'uno e l'altro furono in lei convogliati nel turbine del
primo e dominati dalla sua veemenza: si potrebbe
quasi dire - e mi rendo conto di usare un'espressio-
ne piuttosto eterodossa - che la veemenza della real-
t mistica li ha trascinati con s, quello semplice cri-
stiano e umano dominandoli, non per per ecclissarli
ma per farli fiorire con sorprese di elevazioni origi-
nali della sua libert. Si dir che questo accaduto
a tutti i santi: pu essere, ma in Gemma Galgani
il piano mistico che si umanizza e quasi perde ogni
paludamento di trascendenza ma cos che il piano
umano stesso gi mistico fin quando, piccina anco-
ra e in braccio alla mamma, accanto a Sr. Vagliensi
o gi ragazzina di Il anni (ma ancora in braccio a
Sr. Giulia Sestini!) si commuove, gioisce, piange,
sviene ... : al sentir parlare del paradiso e di Ges Cro-
cifisso.
Bambina allora Gemma non mai stata? In un
certo senso Gemma non si pu dire che sia stata nep-
pure ragazza... perch stata sempre la povera
Gemma e la Gemma di Ges! . La meraviglia della
vita terrena di Gemma che la sua anima stata sot-
tratta subito, col primo formarsi della coscienza, ai
sogni dell'infanzia e agli incanti dell'adolescenza.
L'Autobiografia parla della condiscendenza del bab-
bo per abiti e passeggiate, alle quali faceva per da
contrappeso le sua eccessiva carit verso i poveri. La
sua anima cominci per tempo a sentire il sottile lu-
minoso fascino di una Presenza assoluta. I testimoni
dei Processi spesso ricordano la bellezza straordina-
294
ria dei suoi occhi('6): eppure Gemma ha tratti uma-
ni - negli atti, nei gesti, nelle espressioni ... - cos
schietti, gioiosi, prorompenti come di una natura
bramosa di vita, assetata di tenerezza e di affetto,
ch' frequente senza dubbio riscontrare in altri santi,
ma in Gemma essi si esprimono ad un livello di tale
prodigiosa purezza ch' pari alla sua donazione tota-
le. Anche qui qualsiasi tentativo di analisi o di descri-
zione resta sempre al di sotto della realt. Solo Gem-
ma pu spiegare Gemma; no, forse neppure Gemma
pu spiegare ci che vive, sfolgora e si nasconde in
Gemma, ma solo Colui che la folgora e l'attira, Ges
stesso. E tutto quello che si pu conoscere a questo
riguardo si trova appunto nei suoi scritti, tutti occa-
sionali e buttati gi appunto di furia('7): essi sono
certamente uno dei pi straordinari documenti di co-
municazione nella storia - pur tanto ricca - della
spiritualit cristiana.
Ma anch'essi, pi che sciogliere il mistero del
suo itinerario terreno, l'infittiscono per noi ancor
pi. Alla fine, dopo le molte letture e riflessioni alle
quali uno attratto per una misteriosa magia di spi-
rituale fascino e profondit, essi si mostrano come
uno schermo sul quale si proiettano e scorrono realt
che stanno aldil di tutte le categorie e le consuetudi-
ni dell'esistenziale ordinario. Uno schermo sul quale,
ma soprattutto oltre il quale, compaiono sensi e sen-
timenti di Gemma sulle realt terrene e celesti che
si sprofondano nelle dimensioni inaccessibili della
divina giustizia e misericordia: il mondo del so-
(16) Cfr. E. Zoffoli, La povera Gemma, Il ed., specialmente la foto
riprodotta a p. 464, scelta anche da noi.
(17) Secondo l'espressione spesso ripetuta dalla stessa Gemma, la
quale tuttavia vi si preparava con l'impegno di note, appunti ... che (come
sembra) poi distruggeva.
295
prannaturale, visto e vissuto da parte di una coscien-
za, senza dubbio, privilegiata. Si ha l'impressione che
pi ci si avvicina a siffatte realt, che riempiono le
ore i giorni e le notti di Gemma, e pi l'orizzonte si
sposta sprofondando in una luce che le avvolge e le
oscura per noi - ma anche, come vedremo, per
la stessa Gemma, bench non allo stesso modo che
per noi.
La realt della breve ed infuocata vita di Gemma
quella di figlia della Passione, come la chiam
Ges stesso, e le varie conversioni , di cui ella par-
la, sono le tappe del suo avanzare nella sequela di
Cristo Crocifisso. Glielo ricorda l'Angelo Custode
quando la rimprovera per l'orologio d'oro: Ricorda-
ti che i monili preziosi che abbellano una sposa di
un Re Crocifisso, altri non possono essere che le spi-
ne e la croce (18). Ma ci che a questo proposito
sorprende - e questo garantisce in lei il suo distacco
- sono le sue ripetute dichiarazioni che non capi-
sce nulla , che infiorano specialmente l'Autobiogra-
fia. Aveva sentito dalla mamma quando le mostrava
il Crocifisso che Ges... era morto in Croce per gli
uomini: lo capivo ben poco e piangevo (p. 223). Co-
s ... pi tardi poi lo sentii ripetere dalle maestre,
ma mai avevo capito nulla (p. 226). Siamo quindi
agli antipodi dell'infatuazione isterica femminile:
Gemma stessa ironizza e scherza volentieri (esage-
rando!) sulla sua testa ... matta, mattuccia e anche
piuttosto dura di comprendonio.
(18) Autobiografia, p. 235, come gi si detto.
296
2. Gemma di Ges (solo)
Tutto sconcertante nella esistenza di Gemma:
la coesistenza degli opposti nella sua vita e nei suoi
pensieri mette a dura prova la logica ordinaria delle
cose e gli stessi suoi sentimenti prendono le vie pi
impensate. Sembra che Iddio voglia davvero abituar-
ci al mondo capovolto)} del verbum crucis di S. Pao-
lo (I Cor 1,18).
Soprattutto a partire dall'impressione delle
Stimmate la sua vita sembra infrangere tutte le leggi
fondamentali della fisiologia: cibo e bevanda sono ri-
dotti al minimo ed il sonno va a capriccio perch la
maggior parte della notte occupata dalle divine co-
municazioni, specialmente quella tra il gioved e il
venerd immersa quasi sempre nella partecipazione
ai dolori della Passione del Signore. E poi, a impedir-
le un po' di sonno, ci sono anche le vessazioni e ba-
stonature del diavolo. Eppure, passati i fenomeni, la
Santa si riprende: essa stessa dice di stare benissimo,
malgrado le continue e copiose perdite di sangue
causate dalle Stimmate, dalla corona di spine ... il
sangue le usciva anche dalla bocca, dal naso e perfi-
no dagli occhi e malgrado i violenti sobbalzi del cuo-
re che le alzarono tre costole (1) - e ci fu riscon-
(I) Vedi specialmente la letto 33
a
(p. 99) ch' una deliziosa descri-
zione della sua compagnia celeste: Viva, viva Ges! Dopo la SS. Comu-
nione ora che poco, la Mamma mia mi ha chiamato e mi ha detto che
oggi era, la sua festa (l'Immacolata). Aveva cambiato il vestito, non l'ave-
va pi nero, ma bianco, mi ha accarezzato tanto .
297
trato anche nella ricogmzlOne del corpo - come a
S. Filippo Neri. La Santa ne parla spesso nell'Episto-
lario.
Basti un accenno per tutti. La domenica 25 no-
vembre 1900 Gemma informa P. Germano: Oggi
domenica; sto assai meglio. Non si creda, se dico co-
s, che sia ammalata. Sto benissimo. Vo' dire: sto as-
sai meglio di certe cose accadute nei giorni passati,
Gioved notte, e Venerd nel corso del giorno. Che co-
se curiose, babbo mio! la notte non dormii mai, e il
giorno stetti assai male. Ero stanca stanca, e non fac-
cio mai nulla; le mani mi morivano, le gambe lo stes-
so, non mi lasciavano fare un passo senza soffrire im-
mensamente. Dalla parte sinistra dolore continuo no,
ma quelle strinte furono molte, ma non tanto doloro-
se. Si figuri: tempo indietro Ges mi disse che ogni
giorno si faranno pi dolorose, fino da perdere i sen-
si, e Lei mi disse che in una di queste, non so come
dire, dovr morire. Evviva, evviva Ges! Nel capo ci
soffrii un po', ma sempre senza disobbedire (almno
mi pare). Di questo gli dir le cose meglio la sig.a
Cecilia. lo dico solo che mi sentivo male, e special-
mente gli occhi, e perfino i denti . Ma subito lo tran-
quillizza: Ma con tutte queste cose non creda che
sia ammalata; sto bene assai oppure, meglio che
non dica bugie, soffro ma sto zitta; fino a che duro,
silenzio, e poi per forza sono costretta a dirlo, ma
a chi devo lo s . Noi per non lo sappiamo: Cecilia?
L'Angelo Custode? Verso la chiusa un'altra notizia
del suo dramma: Ieri sera verso le 2 1/2 ebbi una
strinta forte; mi forzai un po' e mi venne un po' di
sangue dalla bocca; l'altra, che mi venne pure del
sangue, verso le 9. Stanotte stata una notte un po'
brutta: non ho mai sentito Ges, e ho sempre patito;
298
stamani presto credevo ... )} (Lett. 31 a, p. 89 ss.). E nel-
la postille aggiunge: {( Sto benissimo, babbo mio (p.
91). Ha trovato anche la formula della sua vocazione
che gi conosciamo e che ripeter al Volpi: {( Come
sa, io sono la vittima e Ges dev'essere il mio sacrifi-
catore (Lett. 32
a
, p. 93)(2). Tutta immersa, come si
trova, in fatti e comunicazioni della pi alta mistica,
Gemma ne completamente distaccata ed essa stes-
sa, come sappiamo, attribuisce tutto al gioco della
sua fantasia. Anzi - caso forse pi unico che raro
- chiede di essere liberata da tutto, anche da Ges:
{( Se restasse a me la scelta, rimarrei cos: senza Ges,
senza altri (Lett. 29
a
, p. 84). Incredibile! Non vuole
attaccarsi alle {( consolazioni di Ges: {( lo non vo-
glio da Ges altro che Ges (Lett. 44
a
, p. 125).
Eppure la vita di Gemma ormai tutta immersa
in Ges. stato notato che il nome di Ges nell'Esta-
si ricorre ben 1805 volte e nelle lettere 2434 vol-
tee) ... : un totale di 4239 volte, alle quali vanno ag-
giunte le invocazioni sparse negli altri scritti e so-
prattutto nelle Estasi che non sono state raccolte che
sono forse la maggior parte. E si deve tener conto
inoltre che le fortunate amanuensi facevano quel che
potevano, anch'esse sbigottite di fronte a fenomeni
cos alti e misteriosi della loro eccezionale ospite. E
questa insistenza del nome di Ges opera anche sul
(2) La stessa formula ricorre infatti nella Corrispondenza, quasi
contemporanea, al Volpi; letto S2
a
, dicembre 1900 (p. 381) e letto 6S
a
(lu-
glio 1902), quando ormai il progetto del convento sembra sfumato del
tutto: Non sa forse che Ges un anno e pi che aspetta di sfogarsi
con me? Glielo dissi l'altra sera. lo sono la vittima, Ges , e deve essere
il mio sacrificatore. Ges non gli pare forse che non possa pi' aspettare?
A me par di no >, (p. 393).
(3) Cf.: Lettere, Introduzione, p. XXVIII; Estasi ... , Introduzione, p.
XXXII. - Si possono riscontrare frequenti casi ove il Nome di Ges ri-
corre fino a tre volte nella stessa riga: p. e Estasi 20
a
, p. 31; 31 a, p. 47;
40
a
p. 63 ... e nell'estasi 41 a p. 64 ben 4 volte!
299
lettore una dolce quasi attrazione e astrazione, crea
come un clima di arcana pace ed improvvisa illumi-
nazione in un debole slancio di consonanza - di
pi non lecito osare o sperare - con l'eccezionale
creatura.
Ci che colpisce soprattutto la familiarit di
Gemma con Ges, la confidenza filiale fino ai confini
dell'estrema tenerezza da ambo le parti. Ges le ap-
pare soprattutto sofferente nella manifestazione, co-
me gi abbiamo esposto, dell'intero mistero della sua
Passione e Morte. Ma lo vede anche tenero Bambino,
come scrive nel novembre 1899 al Confessore al qua-
le deve trasmettere anche il messaggio per il tanto
contrastato convento(4). C' anche il primo annun-
zio dello sposalizio mistico: Ieri nella solita ora di
guardia mi accadde una solita cosa curiosa: appena
principiai a farla, mi addormentai subito; mi pareva
di avere in braccio un bel bambino di tre anni; mi
baciava, mi accarezzava e mi domandava se lo cono-
scevo e se gli volevo bene. lo l'abbracciavo forte forte
e gli dicevo che gli volevo tanto bene. Mi diceva 'se
volevo essere tutta sua, che presto mi avrebbe sposa-
to. lo ero tanto contenta, non sapevo che rispondere,
lo tenevo strinto strinto, e gli dissi: Se sei Ges, fac-
cio tutto; se no, va' via . Mi rispose che era Ges.
Era proprio Ges piccino. Gli dissi che volevo andare
in convento; mi rispose: Quando sarai in convento,
allora ci sposeremo(S); devi dire al tuo Confessore
(4) Gi nel luglio scrive al Confessore raccontando che le appare la
B. Vergine col Bambino in braccio: Fece per darmi a me il bambino,
io lo presi, poi la Signora mi disse: ... Tu sarai Passionista (Lett. 2 a, p.
311). Altre apparizioni di G. Bambino sono indicate nelle lett. 55 e 63.
(5) Ci sembra che espressioni simili siano da prendere con cautela,
il fatto che Gemma non sia riuscita ad entrare in convento non prova
che non abbia ottenuto il dono dello sposalizio mistico , soprattutto
se si pensa al crescere delle sue sofferenze fisiche e mentali e all'ab-
bandono finale che l'assomigliarono sempre pi a Ges crocifisso.
300
che lo affretti lui il momento delle nostre nozze. Digli
che non impossibile fare quello che sa Lui, anzi
facilissimo; se Lui vuole, pu fare tutto in un momen-
to. Assicuralo che appena mi ha contentato me, qua-
lunque cosa mi chieder, tutto gli conceder; se no,
far tutto il contrario (Lett. 15 a, p. 331 s.: la divisio-
ne del testo nostra).
Nella letto 38
a
a P. Germano scrive (il 26 dicem-
bre 1900) di aver rinnovato i suoi voti a Ges B. e
chiede: Ges piccino, delizia del mio cuore, vorrei
per un regalo: il perdono dei peccati tutti (p. 109).
Nulla perci di sentimentale, ma l'umile compunzio-
ne e il pentimento per la purificazione dell'anima.
Nella celebre lettera 55
a
a Mons. Volpi G. Bambino
le si posa sulle ginocchia ed Ges Bambino che le
comunica per Monsignore il messaggio profetico del-
la sua santit e glorificazione (p. 383).
Ma Gemma non perde il senso delle proporzioni.
Ges non si riduce ad un'esperienza ed esaltazione,
ma Dio, e lei si umilia: Ges, mio Dio, conosco
che chi vuoI salire ben alto - scrive a P. Germano
- presto sdrucciola, e cade di nuovo nel pantano
(Lett. 57
a
, p. 153). Il clima spirituale della sua anima
sempre la tensione degli opposti anche, e special-
mente, nel rapporto col suo Ges: Quel Ges ha
sempre in mano due fiamme e mi spiega che sono
una di amore e l'altra di dolore (Lett. 36
a
, p. 105).
Profonda come sempre, Gemma vede che pi Ges
si manifesta e pi si nasconde: Ges - Gemma pre-
gava preparandosi alla Comunione - non vi facciano
paura i miei peccati, non vi faccia ribrezzo la mia
freddezza: riguardate, mio Ges, all'affetto di questa
vostra indegna figlia, da Voi redenta; ricorro a Voi
solo, Ges, per sempre di pi piacervi, per fare sem-
301
pre la vostra SS. Volonta, c pC! Jarvi maggior glo-
ria . Con queste parole, son corsa da Ges; Ges
venuto, ha fatto sempre al solito: in quel momento
a me mi cresce il desiderio, e Ges si nasconde nel
mio cuore s bene, che impossibile trovarcelo . Ge-
s per si fa vivo: Per due volte mi ha ripetuto sta-
mattina: 'Amore vuole amore, fuoco vuole fuoco' .
Ed ecco la sorprendente reazione: Che significano,
babbo mio, queste parole? Quel benedetto Ges da
me non si fa mai capire (Lett. 40
a
, p. 112 s.).
l'esperienza del Ges nascosto (il Deus abscon-
ditus dei mistici) del Ges rimpiattato come dice
Gemma a P. Germano (Lett. 37
a
, p. 107). E dolcemen-
te lamentandosi: Ma sa bene da s che le mie pre-
ghiere sono deboli, sono fiacche, e Ges rimpiattato
non le sentir (Lett. 3S
a
, p. 102 s.). E quando Monsi-
gnore continua nei suoi dubbi e le dice perfino ch' ...
un'ingannata, piena di fantasia ... : O bene! - com-
menta - di questo ne godo. Viva, viva il mio Ges
rimpiattato (6). E tremante, ma fiduciosa, si racco-
manda a P. Germano: Preghi assai: ho paura, ma s'o-
no s quieta; nessuna cosa mi disturba se non quella
d'ingannare gli altri . E si sfoga con veemente since-
rit: No, Ges non lo permetter, mi aiuti; Ges da-
r lume, Ges bambino mi dar la rassegnazione in
qualunque cosa: lo preghi, ch'io voglio essere umile,
(6) Anche nella seguente lettera 39
a
, parlando dei sobbalzi e del
fuoco interiore che dal cuore va a diffondersi per tutto il corpo: Allora
mi fa tremare: Viva Ges rimpiattato! (p. 111). l'epiteto che riserva
al suo Ges, come scrive alla signora Giuseppina Imperiali (la Serafi-
na ) di Roma: Lo dir al mio Ges nascosto Il (Lett. sa, p. 449). sinto-
matica questa coincidenza, della mistica cristiana con l'agnostos Theos
del tardo Ellenismo, evocato da S. Paolo nel discorso all'Aeropago (Act.
17, 23). L'argomento stato approfondito dagli studiosi di storia delle
religioni, p. es. E. Norden, Agnostos Theos, Lepizig 1913; P. Festugire,
La rvlation d'Herms Trismgiste, IV Le Dieu inconnu et la gnose, Paris
1954.
302
sincera e tanta pazienza voglio. E incalza con la for-
mula preferita: Voglio amare e patire. Quando ho
trovato Ges e il suo amore, mi basta; non mi curer
se per una via o per un'altra; l'amore solo di Ges
io voglio, amore immenso, perpetuo e saziante. In
Lui mi rassegno; mai, vero?, mi pu mancare la pa-
terna assistenza di Ges. Ges non mi mancher mai,
vero? quantunque mi abbia tolto qualunque appog-
gio e consolazione su questa terra (Lett. 38 a, p. 109).
E questo nello sfondo (usiamo quest'espressione)
- dello scetticismo sempre pi insistente - certo
per permissione divina - del confessore: la Santa lo
sa dall' Angelo e, abbandonata in Dio, confessa: ...
ne facevo poco conto, perch le confessioni me le
ascoltava ugualmente come sempre (ibid.). E questo
le basta.
Qui l'esperienza della contemporaneit dei con-
trari e la divina strategia della tensione dell'amor
puro raggiunge il vertice della sofferenza e l'amor
puro della Santa attua la donazione totale. Essa chie-
de al buon Padre: O babbo mio, babbo mio, se Lei
lass conoscesse una di quelle anime tanto ferite di
amore per Ges, gli chieda qual rimedio trovarono
quando, inferme gi di amore, provarono l'amara pe-
na di quell'ardore che brucia, e poi me lo sappia di-
re. Ed ora espone la situazione della sua anima
smarrita: Ma Ges spesso non mi risponde; lo cer-
co, e non si fa trovare; e quando mi sente lamentare
e sospirare, allora si rende sempre pi sordo. Dim-
mi chi sei, dimmi che vuoi, - gli dico - fatti cono-
scere e poi fammi pure morire. E quasi quasi mi
arrabbio e gli dico che scortese. O perch, babbo
mio, mi fa cercare cos? Alle volte l'ho chiamato fino
crudele ... ma gli ho chiesto subito perdono, perch
303
certe parole non le dic mica per rabbia, ma perch
gli vo' troppo bene. O babbo mio, aggiunga pure an-
che Lei, come tanti altri: dica che sono matta. O bab-
bo mio! Soffrire poco, bruciare in dolce fuoco po-
co, morire poco, struggermi tutta poco ancora;
o babbo, che dar dunque a Ges? (Lett. 63
a
, p.
167). una dialettica che la tortura e mai l'abbando-
na. Il chiodo dei peccati la punge sempre, anche nei
momenti di pi spirituale devozione e l'umile Gem-
ma, che spasima per il suo Ges, pronta ad umiliar-
si. 111 settembre 1901 scrive ancora al Direttore spi-
rituale lontano e si noti ancora il rincorrersi del No-
me di Ges e dell'invocazione a Ges; Sono pochi
istanti che ho ricevuto Ges! Che gran bella fortuna,
babbo mio! lo che meriterei di vivere coi demoni, mi
trovo invece circondata ogni mattina da Angeli e San-
ti, e unita continuamente e intimamente con Ges! .
E si sfoga, contemplando la grandezza del mistero:
Quanto mai buono Ges con me, quanto miseri-
cordioso! Ancora lo tengo dentro di me; io sono tutta
in Lui, e Lui tutto in me. Ma la mia abitazione trop-
po vile per averci Ges!. .. Ges invece da Se stesso
la rende nobile e grande. Povero Ges! E che cosa
amer io mai questa terra? Ora che passeggio Ges,
l'umile accorato timore: Dopo la Comunione, ripen-
sando alla grandezza a che mi ha innalzata Ges, mi
confondevo e mi perdevo ... Vede, babbo mio: la pau-
ra mia pi grossa, sa quale ? Quella che facendo
tanti peccati, arrivi poi a rimanere priva dell'amore
di Ges. A Lui mi raccomando, affinch mi faccia la
grazia di non arrivare mai a meritare questo castigo
(Lett. 77
a
, p. 201).
Questo sentimento della distanza nella vicinanza,
dell'assenza nella presenza, della cocente impressio-
304
ne d'indegnit nella donazione possessiva del Figlio
di Dio alla sua anima ... l'atmosfera in cui Gemma
vive e compie la sua missione nascosta nella Chiesa.
Per questo la sua testimonianza del soprannatura-
le una grazia singolare che lo Spirito Santo ha do-
nato alla Chiesa di Cristo che esperimentava allora
le negazioni radicali di Dio e di Cristo, da parte della
prima cultura idealistica e poi materialistica con cui
il secolo XIX aveva portato a termine l'apostasia da
Dio e dal Cristianesimo. La sua esperienza tutta
splendori di grazia e sentimento d'indegnit: Stama-
ni ho fatto la SS. Comunione! O Padre mio! ho prega-
to mentalmente, ho pianto in silenzio ... Erano lacri-
me di riconoscenza e di felicit. Ges, Ges sempre
con me: ci ancora. Ma possibile, Padre mio, che Ge-
s voglia me, me, la pi indegna di tutte le creatu-
re? Il commento continua: E i Serafini che gli
stanno d'attorno, non mi respingono con sdegno ? ..
O Ges, quanto sei buono! E Ges amorosamente mi
risponde: Vieni, vieni, creatura di fango, riconosci
la tua bassezza ... Vieni da me in questo modo: schiac-
ciati sotto il peso della tua indegnit ... Padre, Pa-
dre, non posso pi reggere ... dopo la Comunione; no,
non posso pi reggere a pensare che Ges si fa senti-
re all'ultima sua creatura, che gli si manifesta con
tutti gli splendori del suo Cuore, nella prodigiosa
espansione del suo amore paterno ... (Lett. 75
a
, p.
197). E umile si domanda: chi sono io? e risponde:
Mi riconosco proprio per un essere avvilito e un
frutto del peccato, proprio come dice Monsignore
(p. 198)(7).
vero che Ges spesso sembra colmarla di squi-
site predilezioni, le regala carezze e la circonda di
(7) il confessore, Mons. Volpi.
305
strette amorose. Gemma lo confessa ancora al P. Ger-
mano: Ges continua ancora a farsi sentire parec-
chie volte al giorno: di sera e di mattina, in tutti i
tempi e in tutti i luoghi ... e alle volte passa ... delle
giornate intere a soffocare questi desideri: perch
non posso con libert sfogarmi e buttarmi nel pelago
dell' amore di Ges (Lett. 77 a, p. 212). Di qui anche
il prorompere fermo e gioioso che infiora e sigilla le
sue lettere di Viva Ges!.
Ed al buon babbo fa la confessione umile ed
ardita: lo sono di Ges: nacqui per Lui (Lett. 23
a
,
p. 66). E poco prima, 1'11 ottobre 1900, con la sua
infantile semplicit: Ges sempre con me, mi sen-
to tutta tutta in Lui; quanto sto bene! ho paura di
offenderlo e di perderlo. Quando sar che ander
sempre con Lui, senza pi paura di offenderlo? O se
l'Angelo mio mi prestasse per un momento le ali, vo-
lerei da Ges in Cielo! Ho pregato e pregher sempre
che Ges venga presto a prendermi. E ritorna anco-
ra il pungolo guastafeste e purificante del ricordo
dei peccati che la sprofonda nell'umilt: Ma che di-
co? E tanti miei peccati? Il posto dei Santi non per
me. E ora che dico? .. Mi perdoni, perch non so pi
che scrivo. Scrivo a caso. Sia fatto il volere di Dio.
E di l a poco le riprende la nostalgia del Paradiso:
O come devo fare a non desiderare di morire, se
penso all'eternit, all'amore tanto grande di Ges, a
quell'amore attuale di Ges? e poi se penso che star
tutta con Ges, che lo posseder. E non sa che mi
ha detto l'Angelo, che in Cielo diverremo felici come
Ges? Allora, dopo tutto questo, come devo fare a
non desiderare il Paradiso? S'immagini allora con
che impeto il mio cuore amer Ges, quando l'avr
bene conosciuto e visto ammodo, perch ora non si
306
fa vedere mica tutto; ora qui non so se mi capisce.
Me lo dice se ha capito?. Profonda ingenuit che
nello slancio, mentre ricorda che la Madonna le ha
preso il cuore, anche lei prende il cuore di P. Germa-
no con quello di Serafina e di Madre M. Giuseppa
perch la Madonna le ha promesso di unirli... a
quello di proprio Ges (p. 61). E presa sempre dalla
nostalgia del Paradiso: Ho una grande smania di vo-
larmene con Dio. Bene, babbo mio, potesse Lei dire
tra qualche giorno: Gemma fu vittima d'amore, e mo-
r solo che di amore. Che bella morte! No, non mi
sento calma, se Ges non mi accende un po' del suo
amore; vorrei struggere, che il mio cuore divenisse
cenere, e che tutti dicessero: il cuore di Gemma in-
cenerito per Ges (Lett. 48 a, p. 132).
L'esperienza dell'unione consumata e consuman-
te con Cristo si fa sempre pi bruciante, come con-
fessa ancora al P. Germano il 22 maggio 1901: Alle
volte sono costretta dall'esclamare: 'Dove sono, dove
mi trovo? Chi mai vicino a me?' Senza nessun fuo-
co vicino, mi sento bruciare; senza nessuna catena
addosso, a Ges mi sento stretta e legata; da cento
fiamme mi sento tutta struggere, che mi fanno vivere
e mi fanno morire. Soffro, babbo mio, vivo e muoio
continuamente. E il desiderio divampa. Mai non
sto ferma: vorrei volare, vorrei parlare" e a tutti vor-
rei gridare: Amate Ges solo solo. E ormai l'anima
tutta un incendio, un dilatarsi di onde di fuoco:
Senta cose curiose, babbo mio: quanto pi vorrei
essere sciolta, tanto pi mi sento stretta stretta e le-
gata al nodo di Ges. Pi che posso, nel mondo cerco
di lasciare ogni cosa, ma invece trovo tutto; fuggo
tutti i piaceri della vita, e trovo invece un piacere
tanto tanto grosso, che mi fa contenta tutta. Brucio
307
continuamente, e vorrei sempre pi bruciare; soffro
e vorrei sempre pi soffrire ... desidererei vivere, de-
sidererei morire ... Glielo dico chiaro: quel che desi-
dero e voglio, non lo so neppure io ... Cerco e non tro-
vo, ma poi non so che cerco ... amo poco, vorrei ama-
re tanto di pi il mio ... Sento di amare, ma chi amo
non lo intendo, non lo capisco ... Ma nella mia tanta
ignoranza sento che vi un Bene immenso, un bene
grande. Ges ... (Lett. 63
a
, p. 167). E mentre gli
confessa di vivere il miracolo di una nuova conver-
sione, pensa sempre alla sua indegnit e al dovere
della riparazione: Non sa forse che ora sembra che
mi sia convertita? [ ... ] S, s, babbo mio, il mio Ges
proprio il Ges della bont; esso di nuovo ha opera-
to il miracolo della mia conversione e per il lume che
si degnato di darmi; sono venuta ad acquistare la
cognizione della mia bassezza e, piangendo sui tanti
miei peccati, sento il mio dolore aumentarsi di pi
a considerare i tanti oltraggi e le tante ingratitudini
che le creature fanno ogni giorno a Ges . Nella let-
tera 52
a
del 17 marzo 1901 aveva scritto, anelando
al Paradiso: lo non voglio pi stare in nessun posto:
a stare nel mondo mi affligge troppo il dolore di ve-
dere offendere tanto Ges (Lett. 52 a, p. 141). E si
offre vittima di riparazione a Ges per i peccati suoi
e altrui: Batta, batta pure Ges, benedir un milio-
ne di volte quella mano, che eserciter sopra di me
un cos troppo giusto castigo (Lett. 49 a, p. 133). E,
sprofondandosi in riflessioni di fede umile e ardente,
incita alla sopportazione e indica nel peccato l'unico
vero male: E che importa se Ges si avventa contro
il nostro corpo? che importa se Ges ci affligge? Ci
che dovremmo temere, e che io dovrei temere tanto,
l'assalto che fa il demonio per farci c d ~ r e in pec-
308
cato. E a questo io nulla ci penso ... )} (Lett. 76
a
, p.
200).
Nelle Estasi il suo amore per Ges - se fosse
possibile, perch anche nelle Lettere la sua anima si
manifesta nella sua pi semplice schiettezza - si di-
lata in espressioni ancor pi ardenti e intense: isola-
ta nella contemplazione e sofferenza delle divine co-
se, astratta completamente anche dal mondo circo-
stante, Gemma vive dall'intimo lo slancio della sua
consacrazione e immolazione all'amore di Ges vitti-
ma dei peccatori. Dalla prima estasi che ci stata
conservata, del 5 settembre 1899, fino all'ultima -
la 141 a del 12 gennaio 1903 - tutta la sua comunica-
zione col misterioso mondo del Verbo Incarnato do-
minata dall'ansia suprema della suprema partecipa-
zione nella suprema immolazione. I testi, che posso-
no sembrare appunti, sono folgorazioni di
adorazione e ringraziamento, di stupore e dolore, di
gioia paradisiaca e di pentimento cocente. Ogni sele-
zione finisce per guastare e diminuire l'impressione
autentica di questi testi che vivono nel (del) tutto del
dono divino e l'illuminano - come gi si accennato
- delle comunicazioni dell' Altro interlocutore che le
pie e attente amanuensi non potevano sentire. I fram-
menti che riportiamo sono soltanto un rapido invito
a immergersi direttamente nel testo.
1. - L'estasi 1 a contiene gi i temi fondamentali:
a) (La donazione totale di s). - Tu sei l'unico
amore di tutte le creature. Tu, Ges ... la fiamma del
cuor mio. Mio Ges, ti vorrei amare con tutta [l'ani-
ma mia] ... Santi tutti del cielo, prestatemelo voi il
cuore. Ges, o Ges, ma ti sar fedele per darti tutto
il cuore? lo te lo do, ma dammelo pi largo. Se avessi
309
tanti cuori, Ges e grossi grossi, ti vorrei amare te
solo ... E tu mi vuoi tanto bene. Ti vorrei amare tanto,
Ges. Ma cos chi ti ha ridotto? Chi ti ha ucciso? .
b) (La partecipazione alla riparazione). - Manda-
mi pure da patire; cos potr dire che ti sapr amare.
Una goccia del sangue tuo mettila sul cuore mio; poi
vedrai che ti amo tanto per amor tuo; e poi, Ges,
mi devi far leggere nel tuo cuore il... Ti ha ucciso
proprio l'amore! Ges, fammi morire anche me di
amore ... Sarebbe un tormento la vita: non c' perso-
na nel mondo che possa consolare gli affetti miei, che
tu. Le spine, la croce, i chiodi, tutto opera di
amore.
c) (L'offerta di s e l'accettazione della Divina vo-
lont) Si fa cos a amare? ... Ges, ho imparato. Sa-
rificher tutto per te; ma ti sar fedele. Che bel re-
galo che mi hai fatto Ges! ... Basta, Ges, ti ho vedu-
to. Quello l il regalo che prepari alle anime tue ...
La prendo volentieri, Ges [la croce]. Sia fatta la tua,
volont, non la mia! (p. 3 s.).
2. - La donazione totale anche il tema centrale
dell' estasi 13 a del venerd 16 marzo che inizia con
un cateriniano? lo ti voglio, Ges (8). E prorom-
pe: S, mio Dio, che ti voglio. Quello che faccio, lo
faccio per te. Se veglio, sono sempre con te; se man-
gio, mangio per te; se soffro, soffro con te; il mio sol-
lievo sarai sempre te, Ges. Se mi sento oppressa,
chiamer sempre te. Voglio vivere di fede e di spe-
ranza; non mi importa pi di vederti sulla terra; mi
basta di rivederti in cielo. Quando respiro, Ges, re-
spiro sempre te; non cercher che te . E infine il ri-
(8) Ritorna nell'estasi 18
a
: ({ Ti voglio, Ges, e nessun altro .
310
chiamo alla sua miseria, mentre divampa di gaudio.
S, mio Dio, s, nondimeno non permettere che que-
sto fango del mio corpo si abbia a ribellare contro
la volont tua (p. 21).
3. - La partecipazione alla Passione di Ges domi-
na la mirabile estasi 15
a
del venerd 30 marzo 1900,
con sussulti dolorosi, di amore e compassione: Pas-
sione di Ges!... Angeli del Cielo, inchinatevi tutti
con me; per la passione di Ges. Raccogliamo insie-
me il Sangue di Ges ... Chi pi fortunato di me ... Ge-
s? ... Passione di Ges! ... Fra me e te soli ... Andiamo
tutti da Ges in croce ... Un Dio crocifisso! ... Eppure,
o Ges, ho cuore di resistere a te? ... Vicini a te non
si soffre pi ... Via, venite tutti a raccogliere il sangue
di Ges, che ne ha sparso tanto; ed io, l'ultima dei
tuoi servi, neppure una goccia. Adoro, Ges, quel tuo
sangue versato, e spero, o Ges, che non l'avrai ver-
sato inutilmente per me. O Dio! Ges muore! Ges,
voglio morire con te... O spine, o croce, o chiodi,
quante volte ve l'ho a dire? Vendicatevi sopra di me,
non pi sopra Ges. Muore Ges, ma a me mi d la
vita. Passione di Ges ... (p. 23). Per questo Gemma
vuole alleviare gli altri e chiede per s sempre soffe-
renze: Tieni me tanto nelle umiliazioni; in questo
momento mi sento la forza [ ... ]. Ma se ti occorresse
il sacrificio della mia vita, eccola ... sarei pronta [ ... ]
Contenta lei(9), Ges, e tiemmi me nell'afflizione
finch vivo (E. 35, p. 54)( IO).
4. - Un posto a parte hanno le estasi contempora-
nee al fattaccio della verifica medica delle stimma-
(9) Si tratta, secondo gli editori, della Sig.a Imperiali (<< Serafina )
di Roma, molto angustiata per la malattia di un figlio che poi guarir
miracolosamente anche per le preghiere di Gemma.
('0) La partecipazione viva alle sofferenze della Passione di Cristo
l'oggetto speciale delle estasi 30
a
e 31 a del 1-2 maggio 1990 (p. 45 55.).
311
te, cio le 3
a
, 4
a
, sa del settembre 1899. L'estasi 3
a
di venerd 8 settembre, ch' l'eco immediata a caldo
dell'evento, esplode con un sorprendente: Hai vinto,
Ges, hai vinto tu! Hai fatto bene, hai fatto bene ...
ed un susseguirsi, un intersecarsi forte e commosso
di sentimenti che la santa domina con incredibile as-
soluta padronanza. Ecco:
a) (l'umile accettazione). - Questo sacrificio l'ho
fatto per te: Ges, accettalo [ ... ] Hai voluto cos, Ges:
seI contento te, son contenta anch'io .
b) ( preoccupata, non di s, ma solo dei peccati
fatti contro Ges) - ... Anche di te dissero male: oggi
ho sofferto [ ... ] Oggi n'han fatti di peccati. Perdonali;
se mai son qua io ... Tanti, Ges ... - ma se pensano
male di me, non nulla; ma di te ... .
c) (Implorazione di aumento di amore). la ri-
chiesta che per ben quattro volte ricorre nello stesso
periodo: Ma tu, Ges, mi vuoi pi bene di p r i m ~
O Ges, dunque mi vuoi pi bene di prima? Allora
ti faccio altro che questo! Te, Ges, mi vuoi pi bene
di prima, e io sono pi contenta di prima . E l'affet-
tuosa richiesta si ripete, assieme al ricordo discreto
di quanto le toccato soffrire per Ges: Ges, mi
vuoi pi bene di prima, e perch? Una piccola parte
per volta della tua Passione; oggi me ne hai data un
po' di pi .
d) (Per s contenta dell'umiliazione). - Ges,
ma te mi vuoi pi bene di prima, e perch? Non ho
fatto nulla per te ... Oh, per amor tuo farei altro che
questo! - Ma te sei pi contento cos. Mi vuoi pi
bene ora o prima, quando mi credevano Santa? Ora,
312
vero? - Anche verso la fine: ... Ero troppo contenta,
tutti mi volevano bene. Non mi ci crede nessuno .
e) (Prega Ges che vada a consolare ... Monsigno-
re.0. - V a consolare Monsignore ch' tanto sconten-
to. [ ... ] Almeno, Ges, persuadi il Confessore solo.
Sai, Ges, v da Monsignore e fallo stare tranquillo:
ch se ne gi pentito. Sai, Ges, torna, e vedrai che
torna solo ... lo dir cos: Se torna solo, farai tutto,
e se no, niente. Ges, vai a consolare Monsignore .
- Consola Monsignore, Ges: non ha fatto nulla di
male per accertarsi del dottore (1' ) ... Ges ti ringra-
zio. Ha fatto bene, pensino come vogliono, ma assicu-
rami che sei te (pp. 5-8) E il 25 agosto 1900 lo difen-
de in un'estasi con l'Angelo Custode (E. 45
a
, p. 71).
5. - (Sentimenti profondi). - Il primo sentimento,
il pi vivo e continuo, quello della sua indegnit.
Gi nell'estasi 7
a
sboccia come un fiore colmo di tut-
ti i profumi e splendori della Passione di Cristo: O
Ges tu le croci le dai a chi ami. Tu, Ges, sei l'amo-
re di tutti, tu sei l'unico amore: lo grido forte . Ed
ora lo sfogo filiale: Ti vorrei amare tanto, Ges!
Con quella purezza che ti amarono i vergini. Con
quella fortezza che ti amarono i martiri ... allora s
Ges ... Sai, Ges, se ti dico troppo: con quella carit
che ti amava la Mamma tua . - (Dell'amore singolare
e tutto filiale di Gemma per la Madre di Dio, dobbia-
mo dire a parte). Ed ora lo sfogo: Io basto a Ges?
Sono la delizia tua, o Ges? [ ... ] possibile Ges che
(11) Nella letto 5", scrive magnanima: buono anche il dottore:
me l'hai detto te. Facesti un brutto scherzo ... Il (p. 2). Tipico esempio di
accavallamento di sentimenti opposti. Quanto a Monsignore: Al Confes-
sore pensaci te come devo fare ... lo dico, dico, ma non mi crede nessuno
(ibid.). Anche nella fine dell'estasi 3": "Non mi ci crede nessuno. Che
devo dire a Monsignore? (p. 8).
313
io possa bastare a te? O Santi del Cielo, prestatemelo
voi un cuore, che possa amare tanto Ges. [ ... ] lo son
tutta del Cuore di Ges ... Che contentezza, Ges, che
mi dai! Tu sei il sostegno della mia vita, la fiamma
del mio cuore, la pupilla degli occhi miei ... (p. 15).
Sentimento dominante specialmente l'offerta
di s come vittima per i peccatori. gi l'oggetto del-
le implorazioni a partire dalla estasi 8 a ove crea
un'ellissi ardita di grammatica: Ma pensami ai pec-
catori: li voglio tutti salvi ... tutti . E supplica per un
peccatore che le sta a cuore: Figlio tuo, fratello mio:
slvalo Ges . E poich l'Altra parte sembra resiste-
re: Perch oggi non mi di pi retta, Ges? E si
umilia: Te ne ha fatte tante, ma te ne ho fatte pi
io. Slvalo, Ges, slvalo . Ottenuta la grazia, si
sprofonda ancora di pi nel sentimento della propria
indegnit: Me l'hai reso salvo? ... Allora non pi
fratello mio. Ora diventato buono e io sono sempre
cattiva. Voglio essere buona anch'io. Hai vinto Ges:
trionfi sempre te (p. 16). E nell'estasi seguente rin-
nova l'offerta di vittima: Dunque, Ges, questi pove-
ri peccatori non li abbandonare. Sono pronta a fare
qualunque cosa. Tu sei morto sulla croce, fmmici
morire anche me . E chiede: Sfgati con me. Voglio
essere una vittima per i peccatori, voglio vivere vitti-
ma e voglio morire vittima (p. 18).
Prepotente il desiderio di unirsi tutta con Ges
fino a chiedere con infantile ingenuit, addolorata -
mentre tutti godono - di essere lasciata sola a pian-
gere: Perch (supplica) non mi fai un po' di posto
nella stanzina del tuo ciborio? (E. 13
a
, p. 21). Identi-
ca espressione nell'estasi 127
a
, con ardimento di lin-
guaggio nella scia della tradizione mistica: Amor
del mio amore; Ges, mio diletto, mio conforto! Alle
314
volte, Ges, mi spaventa la tua severit; ma mi conso-
la la tua piacevolezza. Mi sarai sempre padre, ed io
sar sempre tua figlia fedele e, se ti piace, sar tua
amante ... E insiste: Come faccio, Ges, a nasconde-
re il mio petto al tuo fuoco? Vieni, Ges, ti apro il
mio petto, introducivi il fuoco divino. Tu sei fiamma,
Ges, e in fiamma vorresti che il mio cuore si can-
giasse)} (p. 149).
Ma, divorante sopra tutti, il sentimento dell'a-
mor esclusivo di Ges e per Ges che viene sempre
pi crescendo. Il marted 14 gennaio 1902 sospira:
O cuore, cuore mio, perch non ti accendi tutto?
perch tutto non ti consumi nelle fiamme di Ges?
lo ti amo tanto, Ges, e ti voglio amar sempre. Sai,
Ges, perch? .. Nel mondo non ho mai trovato un
amore sincero come il tuo, perch il tuo amore im-
menso. Per amarti te, Ges, amo non amare altri)}.
E chiede di essere riempita di Spirito che tutto
fuoco (12) (E. 74
a
, p. 99). E nell'estasi 76
a
: O Ges,
ci pu essere al mondo una cosa pi dolce che l'a-
marti? Ora che siamo cos stretti, cos uniti, brucia-
mi, bruciami; ch voglio amarti con forza ... . Nell'e-
stasi 79
a
sembra toccare i vertici della possibilit del
linguaggio umano: Ges, dolce mio bene, tesoro del-
l'anima mia, f di me quello che ti piace, purch non
venga mai divisa da te. Accetter tutto quello che mi
mandi... Ges, Ges, lasciamelo ripetere: tu sarai la
mia preda amorosa - ti piace, Ges, questa parola?
- come io son preda della tua immensa carit . E
termina con l'invocazione di Pietro sul Tabor: Qui,
(12) Anche nell'estasi 126", consolandosi nella sua povert della ve-
ra ricchezza cio il nutrimento dell'eucaristico Verbo , menziona lo
Spirito del Verbo, regnante nel fecondo seno del Genitore increato (che)
si partir e verr a farmi gustare le sue tenerezze (E. 126, p. 148).
315
Ges, qui nel mio cuore ci voglio fare una tenda tutta
di amore: devi entrarci tu solo. lo ti terr sempre con
me, sempre qui prigioniero; non ti lascier pi la li-
bert, no, fino a tanto che tu non mi hai dato quella
consolazione che io tanto desidero (p. 105).
L'ultimo sentimento delle ultime estasi per l'u-
mile Santa quello del timore cristiano e dell'invoca-
zione della salvezza: Vengo sempre in cerca di te,
o mio Dio. Lo stile ha una sua sobria solennit, ade-
guata alla prova che l'anima attraversa: vuoI soffrire
per tutti e pregare per tutti: Tutti i patimenti, le
umiliazioni, la tosse, tutto in sufftagio delle anime
del purgatorio, che soffrono tanto. E voi, che siete
le spose dilette del divino Agnello, pregate per me,
che sono sempre in pericolo.
Ed ora l'ultima supplica, dolente nell'abbandono
ma sempre fiduciosa: In tutto mi rimetto alla tua
volont; ma nell'ultima poi... quella la devi fare a tut-
ti i costi, e presto presto. Non sai che io ho l'ordine
dal Confessore di farmi presto santa e presto presto?
E se tu non lo fai? .. Se mi trovassi un po' in pecca-
to? .. La possiedo la grazia tua? .. O non senti, Ges,
che ti parlo? Non senti quel che ti dico? .. O perch
non vieni a fare una visita nel mio interno? Nell'e-
sterno non m'importa neanche, ma nell'interno, nel-
l'interno!. .. Vieni, vieni; poi al resto ci penser io ...
Fossi un po' sicura d'essere in grazia tua, o Signo-
re!. .. Ouando potr dire: Son tutta del mio Dio? ..
Ouando potr, o Ges? .. (E. 137
a
, p. 159).
Ancora un sospiro di rassegnazione il 20 novem-
bre 1902; ... Dove mi lasci, o Ges? Sola sola in que-
sto mondo, che potrei chiamare una landa oscura?
E con animo grato e gentile per tutti i benefici e le
grazie ricevute, contenta perfino che Ges ... la bat-
316
ta colla verga dei propri (tuoi) figlioli ... , protesta
ch' pronta a rinunciare a tutto e affida agli Angeli
e ai santi l'ufficio di lodarlo: Mio Dio!, Mio Ges! ,
per elevare alta la preghiera teologica: Degnissimo,
sapientissimo mio Dio ... voglio lodarti, amarti, glori-
ficarti a dispetto del nostro nemico ed a gloria della
tua infinita maest (p. 160).
L'ultima estasi conservataci, la 141 a del 12 gen-
naio 1903 (ore 6,114 di sera), il compendio ultimo
degli ultimi desideri: li trascriviamo in ordine:
1. - (desiderio di ricevere Ges nella S. Comunio-
ne) Prima ti vorrei nel mio cuore, o Ges, e amarti;
poi vederti, possederti per sempre. Dio infinito ... co-
me puoi usar con me una piet cos liberale? Sai che
mi d vita? .. Il pensiero di riceverti nella SS. Comu-
nione .
2. - ( ... per possederlo in eterno) Vorrei riceverti,
vorrei vederti ... no: vorrei possederti in eterno. Vor-
rei, o mio Dio, tante grazie ... Vorrei l'amor tuo -
Tu mi chiedi amore, ed io non posso dartelo, se tu
non me lo di. Vorrei, o Ges, un po' di perseveranza:
vorrei una buona morte, e poi ... il Paradiso. Questo
tutto per me.
3. - ( ... ineffabile presenza) Ma che quel che
sento? .. Non posso, vero mio Dio, abbandonarmi a
questa dolcezza. Che , mio Dio, quello che sento? .. .
Poi, per pi di due mesi, per noi Gemma tace ma
non certamente con il suo Dio e confessiamo il ram-
marico che i circostanti non siano riusciti a cogliere
e a tramandarci i suoi ultimi colloqui d'invisibile
presenza oltre i confini del tempo.
Il dolore di Cristo per i peccati del mondo, ed
in particolare per quelli dei suoi ministri, l'oggetto
317
di una particolare comunicazione che sembra un'eco
dei lamenti del Cuore di Ges a S. Margherita Ma-
ria(l3). La comunicazione la scuote profondamente
che ... quasi direi di non reggere e di morire; e mi
parla di certe cose, che mi ci voluto la volont di
Ges a farmele capire . E c' anche la data: 10 gior-
ni fa ... . Dopo averle chiesto: Dimmi, figlia, mi ami
tanto? - E se mi ami, - soggiunse - farai quanto
voglio? .. - un affare importante, figlia mia, tu hai
da comunicare cose grandi al tuo Direttore . Ed ora
il testo: Ges mi sembra che continuasse cos , e
la deplorazione del Signore procede con il panorama
doloroso dell'ingratitudine umana:
1) (la marea crescente dei peccati, delle vilt, della
tiepidezza) - Figlia mia, esclam sospirando,
quanta ingratitudine e malizia vi nel mondo! I
peccatori continuano a vivere nella loro pertinace
ostinazione di peccati! E mio Padre non vuole pi
tollerarli. Le anime vili e fiacche non si fanno nes-
suna forza per vincere la loro carne. Le anime af-
flitte cadono in isgomento e disperazione. Le ani-
me ferventi a poco a poco si intiepidano .
2) (Defezione dei suoi ministri, indignazione del Pa-
dre) - I ministri del mio Santuario ... , e qui Ges
si chet; e dopo qualche minuto riprese: Ad Essi,
che ho affidato loro di continuare la bella opera
della Redenzione ... Ges di nuovo si tacque ...
Essi pure il mio Padre non pu pi tollerarli. lo
d continuament ad Essi lume e forza, ed Essi
(13) la letto 85 a al P. Germano che porta due indicazioni singola-
ri: l'intestazione: "Ecco ci che sta preparando Ges e la data: "A d
13 ottobre 1901 (p. 215). L'annuncio si trovava gi nella letto 72
a
, del
22 settembre, nella chiesa: Sapesse quel che sta preparando Ges! (p.
212).
318
invece ... Essi, che lo ho sempre riguardati con pre-
dilezione; Essi, che ho sempre riguardati come la
pupilla dei miei occhi... . Ges taceva e sospirava:
Continuamente dalle creature non ricevo che in-
gratitudini e sconoscenze; l'indifferenza va ogni
giorno crescendo, nessuno si ravvede .
3) (Generosit infinita inesauribile di Cristo per le
anime) - Ed io dal Cielo non faccio che dispensa-
re grazie e favori a tutte le creature, luce e vita
alla Chiesa, virt e potere a chi la dirige, sapienza
a chi deve illuminare le anime che stanno fra le
tenebre, costanza e fortezza alle anime che mi de-
vono seguire, grazie di ogni sorta a tutti i giusti
ed anche ai peccatori nascosti nei loro covi tene-
brosi; l dentro pure io mando la luce, anche l
dentro io li intenerisco e faccio di tutto per con-
vertirli ... Ed essi invece ... E con tutto ci che mai
io guadagno? Qual corrispondenza trovo dalle mie
creature che tanto ho amate? A vedere ci che veg-
go, sento di nuovo lacerarmisi il Cuore ... .
4) (Dolore infinito del Cuore di Cristo) - Nessuno cu-
ra pi il mio amore; il mio Cuore dimenticato,
come se io non avessi mai avuto amore per essi,
come se per essi non avessi patito nulla, come se
fossi a tutti sconosciuto. Il mio Cuore sempre
contristato. Me ne rimango quasi sempre solo nel-
le Chiese, e se molti vi si adunano, hanno ben altri
motivi, e devo soffrire di vedere la mia Chiesa ri-
dotta in un teatro di divertimenti; molti li vedo
che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con
Comunioni sacrileghe ... .
5) (Implora anime riparatrici: minaccia del castigo) -
La fanciulla tutta sbigottita e anche ... Ges era
319
fortemente commosso: si ferm e dopo riprese
dolcemente: I Figlia, ho bisogno di anime, che mi
rechino tanta consolazione, quanto tante anime mi
recano dolore. Ho bisogno di vittime e vittime for-
ti. Per calmare l'ira giusta e divina del mio Padre
Celeste, mi occorrono anime che coi loro patimen-
ti, tribolazioni e disagi suppliscano ai peccatori ed
agli ingrati. Oh, potessi far capire a tutti quanto
il mio Celeste Padre sia sdegnato col mondo!. ..
Non vi pi nulla a trattenerlo. Esso sta prepa-
rando un gran castigo, sopra tutto il genere uma-
no(14). Quante volte ho tentato di calmarlo! La
vista della mia croce e dei miei patimenti pi non
lo trattengono. Quante volte l'ho trattenuto, pre-
sentando ad Esso un gruppo di anime care, e vitti-
me forti! Le loro penitenze, i loro disagi, i loro atti
eroici l'hanno trattenuto. Ora pure per calmarlo
gli ho presentato dette anime, ed Esso: No, non
posso pi . Queste anime non possono supplire,
figlia mia, a tanto. Esse sono poche . Ges allude-
va alle Passioniste.
6) (La missione al Papa di P. Germano) - lo tacevo:
Figlia, - mi disse - scrivi immantinente al bab-
bo tuo che si rechi a Roma, parli di questo mio
desiderio al S. Padre, gli dica che un gran castigo
minacciato, e mi abbisognano vittime. Il mio Pa-
dre Celeste sdegnato fortemente. lo vi assicuro
che se daranno la soddisfazione al mio Cuore, di
fare qui in Lucca una nuova fondazione di Religio-
se Passioniste, cos accrescendo il numero di que-
(14) Probabile allusione profetica alla prima guerra mondiale
(1915-1918).
320
ste vittime, le presenter a mio Padre, ed Esso si
calmer. Digli che queste sono le mie parole, e
perci sar l'ultimo avviso che lo do a tutti, aven-
do manifestato la mia volont. D al tuo babbo,
che mi dia questa soddisfazione. E Gemma, so-
bria e umile al solito: Ho finito, babbo mio, ter-
mino con Ges. Mi benedica. La povera Gemma
(pp. 217-219).
Tale il messaggio ecclesiale di Gemma: l'ap-
pello che la Vergine stessa ha inviato e ripete al
mondo: a Lourdes, a Fatima ...
321
3. Tenerezza e sofferenza di Gemma
(dalle Lettere inedite )
Si pu ben dire che l'anima della Galgani era tra-
sparente come l'acqua di una polla sorgiva, incapace
sia di nascondersi come di fare scena: eppure quel
suo viso, che durante le estasi diventava di paradiso,
quando ritornava in s sembrava rifugiarsi nell'insi-
gnificanza del nascondimento e del silenzio. Non po-
chi dei testimoni affermano nei Processi che la prima
impressione di chi l'incontrava per la prima volta, e
non la conosceva, era quasi di una ragazza ombrosa
e stupidella e certamente resta alla vita di socie-
t(1), anche all'interno della famiglia Giannini che
l'ospit negli anni che seguirono all'impressione 'del-
le stimmate cio alla suprema sua elevazione spiri-
tuale.
Certamente tutto questo faceva parte della sua
riservatezza nello stato eccezionale a cui Iddio l'ave-
va elevata e Gemma lo fa intendere dovunque, sia
(1) nota al riguardo la deposizione di Eufemia Giannini che l'a-
veva sempre sotto gli occhi: Tanto era nella Serva di Dio il desiderio
di nascondersi e di essere disprezzata da apparire alle volte, a bello stu-
dio, scortese, ruvida e ignorante, sino al punto che molti si dicevano l'un
l'altro: Non si vergognano nella famiglia Giannini di teneri a in casa?"
- Segue l'episodio, bellissimo, del gatto: Una volta, davanti a un Prelato.
che era venuto a bella posta a vederla e trattenersi con lei, essa, avendo
compreso lo scopo della visita, mentre il Prelato le rivolgeva la parola,
mostr distrarsi col fare le moine ad un gatto. Il Prelato ne riport non
buona impressione e lo manifest a noi di casa. Gemma ne fu contenta
per essere riuscita nell'intento di farsi disprezzare" (Processi, N.ro XIII,
30, p. 600).
322
nelle Lettere e nelle Estasi, come e specialmente nel-
l'Autobiografia e negli scritti paralleli. Ma anche se
non fosse stata elevata all'eccezionale partecipazione
della Passione di Cristo che la nascose tutta con Cri-
sto in Dio ed avesse trascorso una vita normale,
Gemma aveva un carattere per natura discreto e ri-
servato. Gi la beata Elena Guerra e le altre buone
maestre Zitine l'avevano osservato e questo non per-
ch Gemma volesse o pensasse di essere diversa dalle
altre bimbe, ma come per una ritrosa naturale a fi-
gurare ed a competere: pronta per ad accettare ogni
invito a partecipare ai giochi ed alle iniziative altrui.
Il dolore che incontr fin dalla prima infanzia, so-
prattutto con la morte precoce della santa mamma,
lo sfacelo della famiglia seguito alla morte del babbo
dilettissimo, la sofferenza cristiana per la condotta
di qualche fratello e sorella e poi la perdita del fra-
tello Tonino gi chierico e in ultimo della diletta so-
rellina Giulia, che i testimoni descrivono un'anima
angelica degna della sorella stigmatizzata .. , avevano
impresso nella sua anima un'immagine capovolta del
mondo e della vita rispetto a quella delle coscienze
nostre ordinarie.
Ma proprio per questo, per il distacco sempre
pi profondo e totale dallo essere nel mondo (2) e
per il suo consorzio sempre pi intimo con Ges, per
(2) Distaccata da tutto e da tutti, ed anche da me - attesta con
una punta di dispiacere Cecilia Giannini - tanto ch'io mi c'inquietavo .
E lei sempre zitta ai miei rimproveri e poi mi disse: Ma che dice? Se
nel mondo c' una persona a cui abbia voluto bene, stata Lei e poi
diede in un pianto. lo dissi: Fai come ti pare, su questo non ti dico
pi nulla . E Lei mi disse (eravamo proprio sull'ultimo, un mese o due
prima della morte): Adesso non mi resta che preparami alla morte: per-
ch ho fatto a Dio rinunzia di tutto e di tutti . Anche di P. Germano?
- dissi io. S, rispose, anche di lui . Aveva chiesto al Signore che non
le desse pi, che le togliesse ogni conforto umano (Processi, N.ra VI,
par. 14, pago 294).
323
la frequente familiarit con la Madre di Dio e la So-
ciet dei Santi (in primis, com' certo, con l'Angelo
Custode e con S. Gabriele dell'Addolorata che le fece
scoprire la vocazione passioni sta), trapela nella con-
dotta di Gemma - proprio per il suo riserbo forte
e all'apparenza quasi scontroso - una delicatezza
ch'era tutta amore per gli altri ed oblio di s. Forse
gli scritti che sono andati perduti, e quelli ch'essa
stessa dice di aver distrutti, ci avrebbero dato non
poche sorprese al riguardo: cio del suo pudore spi-
rituale - era la brama di nascondersi, di ritirarsi,
di cancellare quasi ogni segno della sua presenza nel
mondo ... Altri santi ed altri mistici e stigmatizzati
hanno tenuto una diversa condotta e questo perch
Dio li aveva destinati a scuotere e a salvare le anime
anche con i magnalia Dei ch'erano loro concessi:
Gemma al contrario, come ancora testimonia Cecilia
Giannini, era quasi del tutto sconosciuta in Lucca e
i suoi fenomeni straordinari erano poco o affatto no-
ti perfino ai membri pi giovani della stessa famiglia
Giannini. Questo pudore, che Gemma sapeva di do-
ver conservare come una consegna precisa della sua
vocazione straordinaria, diveniva a sua volta la sor-
gente di una tenerezza eccezionale che si sente ,
non solo nei suoi colloqui con i Visitatori celesti, ma
anche nei suoi contatti con le persone grandi e picco-
le del suo piccolo mondo.
Ed anche quest'atteggiamento nasceva in Lei da
una profonda convinzione, quella di essere una pove-
ra creatura, anzi di essere la pi grande peccatrice
- proprio lei che altrove dichiara di essere disposta
a soffrire i pi grandi tormenti piuttosto che com-
mettere un solo peccato veniale - e di meritare di
324
essere trattata come le galline (3) secondo la pit-
toresca espressione avuta dal confessore Mons. Vol-
pi, che Gemma stessa riferisce con allegrezza di ani-
mo a P. Germano.
Circa i rapporti con Mons. Volpi, al quale fu sem-
pre obbediente e docile, anche in momenti molto cri-
tici, c' una gustosa lettera di Gemma a P. Germano
del 9 dicembre 1900; essa rivela una Gemma viva e
piena di humor con un pizzico d'ironia innocente che
fa di questa lettera un gioiello nel campo della lette-
ratura spirituale. Il lato gustoso poi di tutta la fac-
cenda che tutti e due, perfino Mons. Volpi cos dif-
fidente nei casi di Gemma, hanno da Ges la rivela-
zione della morte imminente del prelato. Gemma ci
scherza di gusto ed alla fine lei che porta un po'
di acqua sul fuoco della fantasia del confessore in
questa parte, e non solo in questa parte, ma anche
in seguito. La finale quasi un trillo di gioia cio
di speranza, tante volte poi ripetuto, di andarsene a
Roma con P. Germano. La lettera porta il numero 36
e comincia, com' ormai il suo stile, con l'affettuoso
e squillante: Babbo mio! stia a sentire cose curiose.
Stamattina sono andata a confessarmi, quasi alla fi-
ne Mons. ha detto: non sai che io morir presto? che
dovevo rispondere? non sapevo nulla. Mi ha detto al-
lora: il 9 di settembre quando ti comunicai che dissi
messa alla Rosa(4), non ti disse niente Ges? Era
vero: quel giorno mi comunic e pregai per lui: e Ge-
s mi disse che morirebbe presto; ieri mattina pure,
senza per niente pensare a lui, una voce al cuore mi
(3) L'espressione riferita anche da Cecilia Giannini nei Processi
(N.ro XIII, lO, p. 594). Gemma la ricorda nella lett. 33" a P. Germano
(p. 98) ed attribuita al confessore Mons. Volpi.
(4) la chiesetta quasi di fronte alla casa Giannini.
325
disse: Mons. morir presto(S). E anche quando lo
vedo, l'incontro e ci penso, mi sento sempre ripetere
queste stesse parole. Allora gli ho detto ogni cosa col
patto per di non crederci. Ha detto che a me non
ci crede, ma che Ges a lui pure gli ha detto che mo-
rir, e non vivr pi neppure un anno; e ripeteva: de-
sidererei morire di una malattia lunga e con tutti i
sacramenti. Ma poi se dovessi morire improvvisa-
mente, sarei egualmente contento. Che voglia signifi-
care questa scena, io non lo so. E mi diceva: di questa
cosa parlane con la signora Cecilia e faccela accomo-
dare. Subito poi scrivi a P. Germano. In convento io
non ti ci potr mettere; ti ci metter lui. Insomma
tante cose simili e non la finiva mai. Allora ho comin-
ciato io, ma l'ho conteso perch se parlo io di morire,
contese forti; mi ha risposto che di me non sarebbe
volont di Dio, ma solo mio desiderio: ma di lui
proprio volere di Dio. Qui poi non ho saputo pi che
rispondere. Gli ho detto che quando Ges dice que-
sto, ci sempre tanto tempo; l'ho provato io, ma lui
mi ha detto: eh! ma saranno mesi.
lo non capisco nulla di tutto questo. Mi doman-
dava se ero contenta che morisse: ho detto di s. Bab-
bo mio, se fosse vero davvero che morisse, ha detto
Monsignore che mi manderebbe da Lei, perch ho
detto: ma a me dove mi lascia? ha risposto subito:
con P. Germano. Oh! ben! - Ha detto che nessuno
faccia il pi piccolo lamento su questo. Mi benedica
forte forte. Avesse veduto come era contento! Infine
ha detto: 'speriamo che sia una frottola' - Gemma.
Era una tenerezza ch'essa mostrava soprattutto
con i piccoli e con i poveri ed in particolare con i
(5) Morir invece a Roma il 19 giugno 1931.
326
peccato"i e le peccatrici: le testimonianze dei Proces-
si, aggiunte specialmente a quelle della mirabile vita
scritta dal suo direttore spirituale P. Germano ed a
quelle raccolte nella monumentale vita di P. Zoffoli,
sono di un realismo commovente. Anche qui si do-
vrebbe parlare di un mondo capovolto: Gemma sof- .
friva e si angustiava di ci che per noi passa per lo
pi inosservato cio per le offese fatte a Dio e la per-
dita delle anime. Cos, al contrario, Gemma desidera-
va e godeva di ci che a noi fa spavento ed orrore
cio le sofferenze fisiche, i turbamenti dell'ambiente,
e le prove dello spirito anche se alle volte, sotto il
peso della prova, queste le strappano gemiti e sospi-
ri. dal fondo del suo dolore che Gemma sale, con
Cristo e come Cristo, alla tenerezza di compassione
dell'amore. un aspetto della psicologia o pi esat-
tamente della santit della Galgani che oggi, con il
progresso della teologia mistica e delle pi recenti
indagini fenomenologiche, meriterebbe una maggio-
re attenzione. Ma si arriverebbe, anche con tutto que-
sto, a cogliere l'intimo movimento dell'anima di
Gemma? Probabilmente presunzione affermarlo:
quel movimento rimase un po' un rebus, non solo per
Mons. Volpi, ma per lo stesso P. Germano al quale
si deve riconoscere il dono di un intuito notevole nel
dirigere la mistica lucchese.
A questo riguardo, cio delle sofferenze che
Gemma ebbe proprio da chi le era pi vicino, vor-
remmo dare un breve cenno: si vedr, lo spero alme-
no, che tenerezza e sofferenza nascono e vivono insie-
me e proprio nel posto , se cos si pu dire, che
meno ci si aspetterebbe. Vogliamo dire i rapporti del-
la Galgani con Cecilia Giannini che Gemma usava
chiamare zia e mamma e che amava con amore
327
di figlia; Cecilia, sorella del capofamiglia signor Mat-
teo, era come Gemma penitente di Mons. Volpi e don-
na di profonda piet e autentica spiritualit e pertan-
to indubbiamente degna della fiducia di P. Germano
nella missione di custodire Gemma ed anzitutto di
nascondere Gemma a Gemma , com'egli stesso scri-
veva alla Giannini. E la pia signora assolse il suo
compito, con una fedelt e delicatezza - malgrado
qualche crisi di cui diremo - al di sopra di ogni en-
comio. La fiducia posta in lei da parte di P. Germano
giunse al punto di sospendere per pi di un anno la
corrispondenza diretta con Gemma per comunicare
sulle faccende , non certo facili e semplici dei feno-
meni mistici e per la stessa direzione spirituale, sol-
tanto tramite la buona Cecilia. E Gemma, non deve
sorprendere, ne soffr molto: il suo affetto tutto spi-
rituale e la devozione illimitata per il suo buon bab-
bo - ch'essa arriva a chiamare il mio tutto dopo
Ges (6) - furono feriti nel profondo. Gemma per
non si turba ed ha un atteggiamento degno della sua
tempra, di rassegnata pena e d'intrepida fierezza di
stile cateriniano: Babbo cattivo [era l'espressione
affettuosa ch'essa usava quando P. Germano non cor-
rispondeva alla sua attesa ... ]; O se mi scrivesse una
righetta anche per me, che sarebbe mai? Ma poi non
m'importa niente, perch so ben le cose da Ges
(corsivo nostro).
Bisognerebbe proprio dire con lei: Povera Gem-
ma! , ma per aggiungere anche subito: Evviva Gem-
ma! (1). Questa pena e insieme franchezza verso il
suo direttore spirituale, di cui si potrebbero riporta-
(6) Babbo, babbo mio ... il mio tutto dopo Ges" (Lett. lIsa, 27 lu-
glio 1902, p. 275).
(1) Cfr. l'inizio della cit. Lett. 26
a
: Babbo mio, Non pi povera
Gemma, ma evviva Gemma! Va bene cos, babbo mio? (p. 76).
328
re altre specialmente dalle Lettere, ci
pare mostrino all'evidenza quel convergere di tene-
rezza e sofferenza che dnno la misura di una nobilt
ed elevatezza d'animo che trascende ogni capacit di
analisi e di linguaggio: ma dnno insieme il tocco che
caratterizza un'anima e la sua santit.
Simile, per la comunicazione d'affetto e (diciamo
ancora) per la sorgente di sofferenza il rapporto di
Gemma con l'altra persona pi vicina al suo cuore,
Cecilia Giannini per l'appunto. Lo possiamo un po'
rilevare dalle Lettere a P. Germano, soprattutto da
quelle che i prudenti editori - sull'esempio del pri-
mo editore P. Germano - finora non hanno creduto
opportuno di pubblicare. Attingiamo ancora ai pez-
zi)} che la cortesia della Postulazione ci ha messo a
disposizione: la delicatezza e la sofferenza della sen-
sibilissima creatura vibrano di una commozione
umana (preoccupazioni di Cecilia) che travolge anche
il povero stupefatto lettore.
Il dramma dei rapporti con Cecilia infatti conti-
nua, la quale per ancora l'assiste. Lo rivela la lette-
ra 33
a
del 28 nov. 1900: Ora in questo momento ho
pianto e piango anche ora. Non si arrabbi, mi ha det-
to la Sig. Cecilia che vuole dire a Monsignore che mi
faccia vedere dalla parte sinistra dal medico perch
ha paura che sia un male, lei, babbo mio, mi aiuti,
lo sa bene il male mio, non mi lasci qua a farmi vede-
re. E poi tante cose mi dice sempre la Sig. Cecilia,
io temo che tu muoia e quelli di casa tua dopo la
prenderanno con me, ci vuoi andare a casa? mi dice.
Allora io piango perch ho paura di esserle venuta
a noia, perch stanotte e quasi tutta la mattina ho
bisognato che stia con me, ho patito un po' e non so
329
stare se non c', e poi mi dice alle volte un po' inquie-
tata: 'ma l'intendi o no che io ci ho da fare?'
Ed ora la tenerezza scambievole: lo, babbo mio,
non va' nulla in questi tempi, voglio solo che stia
sempre con me quando soffro. O perch, babbo catti-
vo, mi lascia qua, mandi Serafina a prendermi, cos
vicino Lei; gli dica che sar buona, cos quando sof-
fro sta sempre per la mano a me. Gli deve dire che
non gli do punta noia, e sar obbediente, ce la mandi
subito subito .
Contrasto di sentimenti: Qua ci sono stata as-
sai, direi quasi di essere venuta a noia; pato tanto,
babbo mio, a star qui. Tutti mi vogliono tanto bene,
ma io ho paura di dar noia. E poi quella zia gli monta
un po' di rabbietta, e mi vuole tanto bene; prima che
venisse Lei non mi baciava mai, non si serviva mai
della roba mia. Ora invece ogni sera mi bacia, e mi
dice che mi vuole tanto bene. lo pure glielo voglio:
glielo dica, babbo mio, che quando soffro mi tenga
sempre per la mano: come sto bene allora! Questo
lo vuole anche Ges perch glielo ho domandato .
Poi l'ammonisce: Nessuno sa che ho scritto questa
lettera, se dovr averla l'Angelo ci penser; io stasera
marted la metto sotto il guanciale - non ho punti
quattrini e non va' che nessuno la legga.
Badi di non inquietarsi (sta scritto in cima al fo-
glio) Segreto di confessione, babbo mio, ma un bab-
bo cos curioso che anche i segreti di confessione li
fa sapere; quando scrive non ne parli poich se ac-
cenna anche una sola parola quella mamma (sig. Ce-
cilia) tanto furba li indovina.
Mandi Serafina, babbo mio, non gli ci vogliono
mica dei quattrini n per tenermi me. La voglio per
la mano sempre, accanto a me e poi altro. Ce la man-
330
di perch questa mamma qua stanca, lo dico io, ma
lei non mi dice mai nulla, mi vuole tanto bene, mi
d tanto vino, e mi fa tutte le mattine la cioccolata .
(forse continua col f. sego mancante).
Le incertezze di Cecilia: E poi, babbo mio, come
mi fa piangere quando mi dice: ma sarai di Ges dav-
vero o di quella persona (il diavolo?)? Forse a Lei
questa cosa gliela avr detta Ges che io non sono
sua e per questo dice cos per non dirmi tutto. Babbo
mio ci pensi Lei, lo preghi tanto. Quando alle volte
che mi prendono quei colpi al cuore, essa non ci sta
tanto volentieri con me e se mi stringe mi fa segno
di croce sul cuore e poi sospira. lo temo, temo tanto
di essere ingannata (corsivo nostro) (forse continua:)
andr all'inferno? Babbo mio. Ci pensi a dirlo a Ge-
s. Ges, Ges! Che avverr di me, babbo mio, quan-
do mi trover sola con le cose che mi avvengono? che
avverr di me? cos non pi(8).
In mancanza di una documentazione completa, ci
limitiamo a riportare alcune dichiarazioni fra le pi
significative; si potrebbero chiamare sfoghi dolenti e
innocenti che Gemma invia, senza cruccio od amarez-
za ma pur desolata di dolorosa sorpresa, al suo bab-
bo lontano e (diciamolo con tutto il rispetto per il
P. Germano) che in questo caso era del tutto innocen-
te, resto certamente per prudenza, ad intervenire.
Le espressioni che riportiamo sono prese quasi
tutte dalla corrispondenza di Gemma con P. Germa-
no intorno al 1900-1901. La causa prima di questi
guai sembra sia stato quel Don Farnocchia, segreta-
rio stimato e difeso da Mons. Volpi, che avvers sem-
pre Gemma sia in vita come dopo la morte. Ebbene,
(8) una perla che gli Editori hanno tralasciata forse per gli ac-
cenni dolenti a Cecilia.
331
come il segretario riusciva a scombussolare il Vesco-
vo sulla natura dei fenomeni di Gemma al punto di
farla considerare un'isterica, cos il vescovo-confes-
sore scombussolava la penitente Cecilia(9). Ed ora
la parola a Gemma stessa (le date ed il numero pro-
gressivo sono stati apposti dalla Postulazione e forse
dallo stesso P. Germano).
1. - (Si tratta di uno spezzo ne anch' esso datato:
novembre 1900). Sembra che accenni alla famosa vi-
sita del medico dottor Pfanner: ... Scriva subito,
babbo mio, (allude certamente a Mons. Volpi, al qua-
le effettivamente, come sappiamo, scrisse P. Germa-
no ma il medico aveva gi fatto il guaio) e gli scriva
il male che ho io, glielo spieghi chiaro e poi deve dire
a me: mando Serafina . Ed ecco il testo cruciale:
Quella zia, babbo mio, curiosa; l'assicuri, ci pensi
Lei, ma presto, subito. Mi dice: Gemma muori [corsi-
vo di Gemma!] e allora poi [ un tratto del superiore
humor di Gemma] anche se soffro, bisogna che rida.
In paradiso babbo mio, o bene, sar felice solo iri Pa-
radiso . ( ... ) E aggiunge desolata in calce: E poi,
babbo mio, quando la zia (la Sig. Cecilia) va via e de-
vo restare cogli altri di casa, quanto soffro di pi,
babbo mio . E finisce: Ho in pericolo l'anima e il
corpo. Non lo crede? .
2. - (In un altro spezzone spiega la causa dei suoi
guai ch' il noto Segretario di Mons. Volpi) Monsi-
(9) L'influsso del duetto Farnocchia-Volpi su Cecilia si scorge pro-
babilmente gi nella lettera 15" del 21 settembre 1900 a P. Germano ri-
guardo alla corrispondenza angelica: La signora Cecilia ha saputo che
gli mandai una lettera dall'Angelo e dice che pu essere stato il diavolo.
Lei deve averlo conosciuto, me lo dica. ( ... ) E poi la Sig.a Cecilia mi dice
sempre che Lei pu benissimo ingannarsi; io prego Ges continuamente
e mi assicura che non permetter che debba ingannarsi (Lett. 15", p.
42). Il doloroso dramma-contrasto fra le due parti quindi gi in atto.
332
gnore mostr di non farne conto di sapere quello che
era scritto nella lettera ultima diretta a Lei, ma il
segretario ad ogni costo lo voleva sapere dicendo che
bisognava che lo sapesse. Allora io gli mandai a dire
dalla sig. Cecilia (perch era venerd non ci potevo
andare [a causa delle stimmate] che avevo mandato
a dire cos. Quel Monsignore Ges non contento
perch vorrebbe sempre mandare altri, invece di fare
da s; ieri sera mand il suo segretario invece di ve-
nire da s e la sig. Cecilia che quando seppe che il
segretario era stato mandato da Monsignore, gli rac-
cont tante cose mie e Ges mi sembr che gli dispia-
cessero . E chiude raccomandando il segreto di con-
fessione su tutto questo.
3. - Ora si avvicina il periodo cruciale, che sem-
bra collocarsi tra il febbraio e il marzo 1901, del rap-
porto con Cecilia che si dimostra sempre pi legata
agli umori di Mons. Volpi e questo soggiogato dal fa-
tuo segretario.
La seguente, ch' dell'8 marzo e porta il N.ro 55,
d una descrizione pittoresca della situazione: una
lettera che dice l'ambascia crescente per l'ambiente
di abbandono e di freddezza creatosi attorno a Gem-
ma ove l'espressione schietta per la pena insopporta-
bile si mescola ai sentimenti pi teneri di riconoscen-
za per Cecilia e di timore di addolorarla con il suo
dolore.
Una lettera che presto ricever non ci dar (mi-
rabile per tenerezza, questo 'ci'!) babbo mio, ma pa-
dre mio, perch questa lettera l'ha consegnata a Mon-
signore perch da se stesso e col suo segretario vo-
gliono fare una prova ( ... ). Monsignore ci aveva
mandato il segretario in vece sua perch non voleva
che lo dicessi a Lei . il segretario a far interrompe-
333
re la corrispondenza del Volpi con P. Germano: do-
po aver scritto, faceva (il Volpi) sentire le lettere al
segretario e, dopo lette, il segretario non voleva che
le mandasse. E Monsignore ... istigato sempre dal se-
gretario voleva sapere ad ogni costo quello che era
scritto nell'ultima lettera avuta da Lei che gli dice
tutto quello che era successo.
4. - Lettera N.ro. 50 (Si lamenta ancora dell'ab-
bandono da parte di Cecilia).
Non s'inquieti nel leggere questa lettera, ma
quando ho detto a Lei tutte queste cose sono pi con-
tenta. Quella zia (Cecilia), babbo mio, non ci sta pi
con me quando soffro, mi lascia sempre sola in came-
ra del sig. Lorenzo (10), non mi mette pi la mano
neppure sul cuore, mai mai, neanche nei momenti
pi forti, [ ... ] (quando) il cuore mi dava una noia
tanto grossa che bisognava che stessi seduta sul let-
to, il letto ballava tutto, pure quella zia si [cancella-
to] mi domandava se soffrissi, ma poi tornava a letto,
e la mano sul cuore mai. La poverina vive un dram-
ma di abbandono e tormento, ma si riprende con la
sua nativa fierezza: In certi momenti che mi sembra
che il cuore mi esca dal posto, o babbo mio, quando
la desidererei di averci un po' una mano che mi strin-
gesse. Piango tante volte, sa, quando mi trovo sola;
ma nel medesimo tempo ringrazio Ges, o ci sia la
zia o non ci sia (corsivo nostro). Venerd stette fuori
quattro ore, mi fece piangere. Ma mi far forza, bab-
bo mio, non pianger pi. Come sono ancora sempre
debole, vero. E gli raccomanda ancora di mante-
(lO) don Lorenzo Agrimonti, un pio sacerdote ospite anch'egli di
casa Giannini, che stimava altamente la stigmatizzata ed spesso nomi-
nato nelle Lettere (Cfr.: Indice dei nomi, p. 501).
334
nere il segreto, mentre scusa la Cecilia: ... quella po-
vera zia ha tanto da fare, non ha tempo da perdere
con me. E, dopo una nuova raccomandazione al se-
greto, la conclusione sembra un idillio di deliziosa
semplicit: ... Si immagini (che) alle volte io la grido
e le dico: Mamma cattiva, sempre sola mi lascia. Ab-
bia pazienza ancora un po', gli dico: non mica una
cosa che duri eternamente; poi, pochi mesi ancora e
poi non sono pi con Lei. E, buona, buona, mi rispon-
de: 'Poverina, hai ragione '. Vede, dunque, babbo mio,
quanto sono ingrata e cattiva.
6. - Nel frattempo a complicare le cose, una nipo-
te (Annetta) della Cecilia a cui Gemma si era affezio-
nata per la sua vita di fervore, si era rilassata, con
grande amarezza e nuove sofferenze della Santa che
invoca l'intervento, ma con discrezione, di P. Germa-
no. La lettera porta il N.ro 49 ed datata 18-19 feb-
braio: Babbo mio, babbo mio, Stia attento. Scriva
prontamente qua, a questa zia (per la mamma sareb-
be troppo dolore): Annetta non pi l'anima pura
che dovrebbe essere, Annetta non pi di Ges, tutta
come prima. Il suo amore il suo affetto comincia a
darlo a qualche persona del mondo.
Babbo mio, un mese che me ne ero accorta,
ma ... Babbo al tutto pensi Lei. Scriva alla zia che non
parli di nulla con la mamma(Il) perch ricadrebbe
presto (malata). Sta meglio assai ora. La povera
Gemma.
Scriva subito. Annetta sta male, inquieta, bab-
bo, babbo mio ... Oggi il giorno ultimo di Carnevale,
(11) la signora Giustina Giannini di salute cagionevole e soggetta,
specialmente a partire dal dicembre 1900, a gravi sofferenze. Gemma la
raccomanda alle preghiere di P. Germano quasi di continuo, specialmen-
te a partire dalla letto 34
a
(p. 101 ss.).
335
comincia la Quaresima. Ges mi ha dimandato se
fossi stata volentieri con Lui, nei detti giorni. S, S,
con Ges, babbo mio. La povera Gemma.
Scriva subito, babbo mio, Annetta non pi An-
netta di prima, indifferente in tutto, a tutto.
Tutto quello che ho scritto qui: segreto di confes-
sione )} (12).
7. - sempre in quest'anno cruciale 1901 che il
dramma dei rapporti con Cecilia, legata agli umori
di Mons. Volpi e questo soggiogato dal segretario (co-
me si accennato), attinge il suo vertice: lo dimostra
la seguente lettera piena di sussulti che mostra il
cambiamento profondo dell'ambiente:
Babbo mio, sa che cosa deve fare? Prima prega-
re Ges tanto e poi scrivere a questa zia e gli deve
comandare che non mi lasci pi sola; non mi ci ha
mica lasciata, sa, ma tanto che tenta di mandarmi
via. Sono io che mi raccomando e le dico: mamma
mia non mi lasci sola. E lei gli deve comandare che
non mi lasci mai se no mi fa morire, mi far morire
davvero se continua cos: essa dice che cos non pu
vivere, ma invece cos mi fa morire a me. Fino che
mi grida e mi picchiasse, anche non farei che ringra-
ziare il mio Ges; ma se mi lascia sola, no, special-
mente quando soffro. Mi dice che sono travagli epi-
lettici e tutto il resto che mi succeduto la conse-
guenza di questo male. Babbo mio, non posso pi,
sopporto tutto volentieri, sono contenta, basta che
non mi lasciasse sola, e poi se per caso ricadessi nei
soliti travagli essa vorrebbe quelli di casa e io babbo
mio non ce li voglio. Babbo, babbo mio, venga a pren-
(12) Gemma, per indicare il segreto, tracciava in fondo alla lettera
una vistosa croce.
336
dermi. Mi benedica e mi aiuti e preghi e poi risponda
a questa zia. L'altra sera disse fino queste parole:
Quel giorno che ti conobbi era meglio se ero ... ; non
capii altro. lo, babbo mio, vado via di qui, non ci sto
pi, ma la zia la porto via; mi faccio accompagnare
da Lei.
E Ges sar contento che stia cos lontano' da
lei? Mi sembra di no, babbo cattivo. Gemma.
una lettera che rivela l'ambascia crescente e
d l'impressione di una solitudine di freddezza crea-
tasi attorno a lei, ove i sentimenti pi teneri e dolci
di riconoscenza si mescolano al dolore di addolorare,
anche involontariamente, gli altri.
8. - Gemma sembra al limite della sopportazione,
come risulta dalla seguente (che l'archivio indica con
il N.ra 56 e con la data del lO marzo 1901): ha stretta
attinenza alle precedenti e sembra far seguito ad una
visita di P. Germano. certamente la lettera che d
pi delle altre l'esatta impressione della sofferenza
e della dolcezza, forte e rassegnata, di Gemma. Il ma-
linteso o equivoco, permesso da Dio in anime la cui
retta intenzione fuori causa, qui raggiunge il suo
culmine. fra le pi tenere e commosse.
Babbo mio, babbo mio, mi lasci qua, babbo
cattivo, ma se sapesse dove mi lasci! venga lei a
prendermi perch io qua non ci vo' pi stare. Vedes-
se dove sono, come sono diventati tutti curiosi in
questa casa, o che mai accaduto? io per sono con-
tenta; non mi fanno niente a essere cos, perch Ges
mi appaga abbastanza, ma vorrei essere col babbo
mio, quello lo desidero tanto. Quella zia seria seria,
piange tante volte e se lo domando mi dice che an-
drebbe volentieri sotto terra per non veder nessuno,
e poi mi disse: quasi quasi non ti vorrei aver mai co-
337
nosciuto. Tante volte sospira e piange per me, lo sen-
to: o babbo mio, sono cos cattiva? lo non la vorrei
fare piangere, le voglio tanto bene ma tanto tanto,
e ora la vedo cos seria. Ho paura di dispiacergli. Ieri
per la strada mentre ci andavamo a confessare mi
disse: O Gemma, mi hai fatto passare da esaltata in
faccia a Monsignore e al segretario, io pensai subito
alla lettera, o che ci ho a fare io allora se l'Angelo
non la prende? Lo pregai venerd sera che la prendes-
se ed esso mi rispose che: (Appena ho avuto il coman-
do da Ges, la prendo). O che ci ho a fare io, babbo
mio? lo piango tanto, tanto, perch la zia seria e
piange, venerd la vidi piangere: non ebbi il coraggio
di dirgli che mi sentivo male e lasciai andare il cuore
e mi prese un travaglio forte forte che manc poco
che non morissi.
Viva Ges, io vo' andare in Paradiso, Babbo mio,
mi ci mandi e Ges l'ha caro. Non gli vengo mai a
noia anche che sia cattiva e vada sempre peggioran-
do. Dissi all'Angelo se mi portava in Paradiso e mi
rispose che quando sar buona buona mi ci porter,
ora per vo' diventare e cos mi ci porter presto.
Viva Ges, gioved sera avevo avuto la proibizio-
ne dal Confessore di patire, e non pati; pati solo il
sacrificio, pati perch non potevo patire(13). Vener-
d poi verso le due Ges mi fece sentire qualche pic-
colo colpetto. Babbo mio, sono tutta piaghe nel cor-
po, viva Ges, che mi fanno soffrire qualche pochino.
Viva Ges.
Babbo mio cattivo, mi levi di qua io non ci vo'
stare pi. La zia seria seria e piange. Temiamo tutti
(11) Frase che ricorda quella di S. Teresa d'Avila: Muero porque
no muero}) (Cfr.: T. Alvarez, Morte, in: Dizionario Enciclopedico di Spiri-
tualit, ed. cit. p. 1263, come sopra si notato).
338
di essere ingannati dal diavolo, babbo mIO preghi
tanto tanto e poi ci pensi Lei.
Ges mi dice che di Monsignore ne poco con-
tento. Mi disse ieri: devi dire al confessore che mi
dispiaciuto tanto perch non ti ha fatto patire, e
pi che mi dispiaciuto il fine per il quale l'ha
fatto:
1 perch ha ceduto a ci che gli aveva ordinato il
segretario (14).
2 perch ha creduto che tu dassi noia a quelli di
casa.
Ieri feci l'imbasciata di Ges a Monsignore ed es-
so mi disse: assolutamente non vo' pi perch di im-
piccio alla sig. Cecilia. Viva Ges. S'immagini babbo
mio, avevo imparato a soffrire anche sola, lei non ci
stava quasi pi. - Anche ora, vede, babbo mio, quella
zia mi ha fatto piangere perch andata via e sta
via per pi di due ore, cattiva, e poi... una volta o
l'altra mi trova morta se mi ripete come venerd se-
ra. lo vengo con lei, qui non ci posso pi stare. Preghi
tanto tanto per me. Sono la povera Gemma.
Questa lettera non me l'ha voluta spedire ed io
l'ho fatta spedire da Giulia(IS).
O' una paura addosso che il confessore mi proi-
bisca di scrivere a Lei: ci stato tante volte sul
punto.
Ora che poco la zia mi ha detto che cos lei non
pu vivere; io sono rimasta sola e o' pianto; babbo
mio, come diventata, ora mi dice che sono malata
(14) Espressione ehe dice quanto il Volpi fosse succube del Farnoc
chia.
(IS) , come gi si accennato, la sorella pi piccola, molto pia e
affezionata a Gemma: la preceder di pochi mesi nella tomba e Gemma
in estasi la vedr salva in Paradiso (Cfr.: lettera 121', p. 286).
339
e vuole chiamare le zie e i fratelli. Babbo mio, io vo'
andare in Paradiso. Scriva alla zia subito perch,
babbo mio, io vado via, non ci posso pi stare; mi
lascia sola, e quando con me piange, io non ci sto
pi.
Scriva subito, tutto + confessione.
9. - Ma la burrasca diabolica non che all'inizio
ed a tenere le fila proprio il solito segretario del
Volpi, come leggiamo in un frammento di lettera a
P. Germano: Monsignore mostr di non farne conto
di sapere quello che era scritto nella lettera ultima
diretta a Lei.
lo dissi cos, ora, babbo mio, ci pensa lei. lo ho
detto cos, ma prima queste cose, tutto quello che ho
scritto glielo avevo mandato a dire dall'Angelo. O be-
nedetto babbo, perch quando l'Angelo gli ha detto
una cosa non scrive subito, almeno si persuaderebbe
Monsignore.
Si regoli quello che . La povera Gemma.
+ di confessione lo deve sapere lei solo e non
lo deve riferire a nessuno.
1 O. Lett. 58 a, 19 marzo 1901 (Peggioramento dei
rapporti con Cecilia).
Chiss come s'inquieta nel ricevere tante lette-
re da me e poi cos senza saper di nulla: ma quando
gli ho detto tutto, babbo mio, mi sento pi contenta.
E poi lo faccio anche perch metta in quiete un po'
questa benedetta zia, che ieri mi fece piangere 5 vol-
te. Ed ecco tornare la spiegazione del segretario:
Non s'inquieti, babbo mio, piangevo perch non po-
tevo fare a meno, stia a sentire, quando mi diceva
che quel travaglio di quella sera epilessa e ha pau-
ra di stare con me. E mi dice: sarebbe meglio che
340
tu andassi a casa qualche volta. Alle volte mi dice:
impossibile tutto quello che ti accade, tutto ma-
lattia, oppure mi dice che il diavolo lavora su di me.
Non mi cura pi nulla se non per gridarmi, io la rin-
grazio di tutte queste cose, ma poi piango [e aggiun-
ge in nota]: e sa perch piango? non mica per dispia-
cere, ma perch vedo che lei pure s'inquieta ed ar-
rabbiata . E, dopo il racconto di altri guai, torna alla
situazione di Cecilia la quale ... sempre seria,
piange, sospira e non dorme e tutto questo perch
ha paura di me . E torna a supplicare che P. Germa-
no intervenga a calmare la zia ... ma ci pensi, babbo
mio, ci pensi seriamente, perch cos la zia non pu
andare avanti, e deve soffrire per me? questo no .
E conclude dichiarando di essere pronta a lasciare
Cecilia se P. Germano non riuscisse a tranquillizzar-
la: ... ma verrei subito lass col babbo mio . Ma la
situazione, e questo ancora ad opera del detto segre-
tario, peggiora ancora.
11. - Lett. 59
a
(non datata): commovente e com-
pleta rassegnazione: Ancora dell'altro, babbo mio!
Su via mi contenti, cio contenti Ges! Cos, babbo
mio, proprio impossibile. La signora Cecilia da se
stessa me lo dice, e lo ha detto anche a Monsignore
che cos non possiamo pi andare avanti. Lo so, lo
so, babbo mio, che in convento mi aspettano maggio-
ri afflizioni, ma che m'importa? O che forse non lo
so che Ges tempo indietro accett il mio corpo co-
me vittima di mortificazione e di pene, accett come
vittima l'anima mia perch non avessi pi volont
propria, accett come vittima il mio cuore affinch
continuamente e interamente si consumasse di amo-
re? E dopo tutto questo, babbo benedetto, avr io da
lamentarmi, quando sar in mezzo a pene maggiori?
341
Lei teme? La conclusione e aggiunta sull'angolo al-
to a destra del foglio: Lesto, babbo mio, non pi
la mia testa che dice: Ges. O non sente? Addio,
babbo mio, faccia presto [manca la firma).
12. - Nella lett. 60
a
(senza data) Gemma informa
P. Germano: Venerd (stia attento) feci qualche sfor-
zo del cuore e mi venne parecchio sangue dalla boc-
ca. Questa benedetta zia disse che lo direbbe volen-
tieri alle zie mie perch, se mi ammalassi, almeno av-
visarle di questo sangue. Badi, ci pensi Lei. Ges non
vuole: sa quello che accadrebbe, mi farebbero stare
in letto, chiamerebbero il medico. Addio Ges (corsi-
vo di Gemma). Lesto, babbo mio, ci pensi Lei. Vede
quel che succede? Fino che Lei qua hanno paura,
non parlano. Partito Lei, comincia Monsignore: pri-
ma vorrebbe sapere da Ges come dovrebbe fare e
mandarmi dal P. Vallini; quest'altra zia ( Cecilia: si
noti il fine umorismo di Gemma) vorrebbe dirlo in
casa. Me lo dice, sa, Ges, tante volte: non vedi, dice
da quanti pericoli ti ho liberata per mezzo del babbo
tuo? E termina: Babbo mio, ancora cos...? -
Gemma.
13. - Le precedenti lettere vanno lette nella corni-
ce delle Lettere contemporanee a P. Germano, gi
stampate, del marzo 1901 (spec. N.ro 50 sS., p. 134
ss.) le quali confermano, con tinte meno nere o tragi-
che, la situazione quando il Volpi pensa di far inter-
rompere perfino la corrispondenza di Gemma con P.
Germano, convinto che Gemma sia indemoniata. La
lettera 61 a (datata ultimi di marzo 1901) sintomati-
ca nel descrivere la confusione dell'ambiente e l'an-
goscia di Gemma trapela subito:
Babbo, babbo - Se sapesse! purtroppo vero ci
342
che Lei prediceva.. "Llesta lettera forse sar l'ultima
che gli scrivo, poich Monsignore non del tutto me
lo ha proibito ma m'ha detto che lo scrivere non
necessario. Dio sia benedetto ora e sempre. O babbo,
babbo: Monsignore stamane era inquietato fuori di
modo: ha detto che indubitatamente sono nelle mani
del diavolo [corsivo nostro] e guai se non smetto e
non mi sforzo di fare certe cose(16). Di pi ha detto
che quegli svenimenti che sogliono prendermi dinan-
zi a Ges Sacramentato e pi spesso dopo la Comu-
nione [Gemma scrive: Cumunione ] sono operazio-
ne diabolica oppure effetto di fantasia. Viva Ges!
E cos ha detto alla sig. Cecilia [sembra incredibile!]
che non se la prenda tanto, mi lasci pure sola che
non ci pericolo, a me poi mi ha detto che sarebbe
meglio che andassi a casa dalla zia(17). Ora questa
volta non me l'ha proibito di stare con la mamma
mia [ Cecilia], ma sabato me l'aspetto [ ... ]. Babbo
babbo, e l'anima, l'anima mia no, non salva. E Lei,
babbo mio, mi lascer abbandonare dalla mamma
mia? E descrive la situazione di confusione della
sua famiglia ... e per giunta di tutto questo una mi-
seria estrema ... ma questo - scrive intrepida - non
nulla per me, per me sono le cose di Ges. O Babbo,
meglio vada prima il corpo che vada l'anima. Addio,
babbo mio. Addio da Ges - Gemma .
Pi significativa ancora la lunga postilla: bab-
bo, babbo: ho bisogno del suo aiuto: senza di Lei e
del suo soccorso io non vado pi avanti . Ora ango-
(16) Non si capisce a quali cose Gemma alluda. In l'n frammento
(col. n. 16) si legge: Padre mi aiuti, per carit: se fossi nelle mani del
diavolo, o se fosse la mia fantasa, in ogni modo ne vorrei sortire perch
ho paura, tanta paura. Mi aiuti che voglio essere buona .
(17) Sembra si tratti della zia Elisa che i Processi mostrano molto
affezionata a Gemma.
343
scia e rassegnazione si alternano: E poi come fare
che quella benedetta mamma, dopo le cose che gli
dice Monsignore, cos curiosa. Pi volte va fuori
e mi lascia sola in casa con gli altri; io sono persa
e quante volte prenderei le gambe e scapperei. Cos
per, babbo, quando Monsignore mi comander di
andare a casa: che far io senza la mamma? S, s,
ci siamo, - O bel sacrifizio! Viva Ges - Svenuta,
babbo mio, che avverr di me? - Gemma sola (18).
un documento di straziante ed umile dolente ab-
bandono in Dio.
14. - Poi, nei testi che mi sono stati trasmessi,
c' un salto fino al N 104, una ci sembra sia stata
consegnata all'Angelo custode, come si legge in calce
(<<Il mio buon Angelo gliela consegner). La lettera
inizia con l'affettuoso: Mio buon babbo e continua:
Come sono contenta quando posso prendere la pen-
na in mano per dirigermi al babbino mio . Ma il se-
guito mostra che la situazione non cambiata: Bal;>-
bo mio, o se potessi un po' farli vedere dove sono,
anche a Lei dispiacerebbe. Dove sia non lo so neppu-
re, ma non ci posso pi stare. Babbo mio, non mi gri-
di: non sono lamenti, no, a Ges non mi pare che gli
dispiacciono; faccia presto se vuole essere un po'
contento anche Lei, altrimenti vedr. [ ... ] O come ve-
do freddezza nella zia oggi, che ... e la mamma ...
quella l'altra( 19) ... L'altra [la sig.a Giustina?] ieri
sera mi disse: Cecilia crede che io finga e non sia ve-
ro che io mi sento maleeO), ma ho paura invece che
('8) E il timore per i fenomeni delle estasi: le copiose effusioni di
sangue dalle stimmate e dal capo, le palpitazioni violente del cuore ...
('9) Non so a cosa alludano tutti questi puntini.
(20) Sappiamo dalle lettere stampate che la signora Giustina Gian-
nini soffr di un forte esaurimento di cui poi guar anche per le preghiere
di Gemma.
344
finga quella che tanto protegge, io [qui Gemma stes-
sa che parla] non ho desiderio d'ingannare nessuno
ma chi inganna Lei poi fa vista di non accorgerse-
ne ... [la battuta forte, ma subito Gemma si ricom-
pone, anche se continua a fremere]. Senta, babbo
mio, a me non dispiacciono mica queste cose - no, ...
no, babbo mio, non ci creda - in cuore mi rallegro,
ma alle volte il farmi vedere che mi ripugna, e chi
sa dove scapperei . Ed ecco che, dopo l'innocente
sdegno, torna ad umiliarsi e a supplicare l'aiuto:
Ma forse, anzi senza dubbio, quella mamma ha ra-
gione e l'anima mia allora dove ander? Lo vede,
babbo mio, che se non fa presto ho in pericolo l'ani-
ma e il corpo? Certamente, in questa situazione, e
siamo poco pi di un anno prima della morte della
dolce creatura, anche la posizione di P. Germano non
era facile e Iddio permise che la povera Gemma
continuasse a sprofondarsi nella notte oscura fino al-
l'Alleluia del sabato santo del 1903 quando, finalmen-
te, serena, reclin la testa fra le braccia materne della
signora Giustina Giannini.
Mettere a fuoco, nella propria luce, questi fram-
menti mediante il restante materiale pubblicato, non
dovrebbe essere difficile. Ma anche cos, nei guizzi
di luce celestiale che li investe, essi rivelano un nuo-
vo martirio di amore della povera Gemma , quello
che veniva dalle persone a lei pi care. Si sentiva co-
me ricacciata nella solitudine della sua immolazione
in una confluenza di tenerezza e sofferenza che trova-
vano l'equilibrio nella forza innata del suo carattere
di mai mancare all'appello che aveva ricevuto, ancor
bambina, e poi confermato dalla comunicazione delle
stimmate e degli altri dolori della Passione, di segui-
re sola e abbandonata Cristo Crocifisso per la salvez-
za dei peccatori.
345
Dalle lettere pubblicate sappiamo che la situazio-
ne rimase pi o meno inalterata fino alla prima parte
del 1902. Qualche accenno: il protagonista alle volte
Mons. Volpi, altre volte tutti e due: lui e Cecilia,
che lo segue ciecamente: la povera figlia viaggia com-
pletamente al buio e finisce per dar ragione a ... quelli
che la fanno tanto soffrire e la giudicano sempre peg-
gio. L'occasione fu una seconda lettera, scritta e con-
segnata dal diavolo a Mons. Volpi in data 16.6.901,
nascondendo la vera lettera della Santa del 15 giu-
gnoe
l
): insomma un vero polverone che ha fatto
uscire dai gangheri il povero Mons. Volpi. E la Santa,
sprofondandosi nella sua indegnit, diffida il... babbo
suo e d ragione a Monsignore (p. 178 ss.).
a) Rassegnazione di Gemma: Mille volte sia fatta la
volont del mio Ges! Babbo mio, e fino a ora non
mi aveva conosciuto? Non vede che da tutte le
parti sono ingannata dai demoni? Povero mio Ge-
s, con chi lo confrontiamo!!
b) La minaccia di Monsignore: Babbo, babbo mio,
oggi alle 5 mi sono stata a confessare e Monsigno-
re ha detto di levarmi Ges! O babbo mio, la pen-
na non mi vuole pi scrivere, la mano mi trema,
mi trema forte, io piango! (22).
c) Difende la condotta di Monsignore: Sia ringra-
ziato Ges che alla fine ha trovato chi mi conosce
(21) La questione accuratamente studiata dagli Editori nelle note
alla lett. 65 a (quella autentica: p. 171 ss.).
(22) P. Germano, rattristato dalla situazione, scrive alla Signora Ce-
cilia: Povera figlia! ha bisogno di un direttore e non l'ha (Cfr.: C.A.
Naselli, C.P., La direzione spirituale di S. Gemma Galgani, Roma 1978,
p. 44, n. 18. - L'A. parla dei grandi pregi e dei suoi gravi difetti nell'azio-
ne del Volpi e dell'influsso negativo su di lui del Farnocchia, ma non
tocca (ci sembra) l'influsso negativo del Volpi sulla buona e semplice Ce-
cilia, che fu una delle spine pi dolorose per l'anima mitissima e sensibi-
le della Santa).
346
e mi aiuter ad andare in Paradiso! No, babbo
mio, non ne sono proprio degna di ricevere Ges.
In questo brutto cuore, peggiore di un letamaio,
quante mai volte Ges voluto venire! In questo
momento riconosco s forte la mia miseria che
vorrei, vorrei ... .
Ed ora entra nel cuore della situazione.
a) Dopo aver assicurato P. Germano che la vera lette-
ra quella ch' arrivata a lui e sta nelle sue mani,
si raccomanda che ... non la consegni a nessuno:
quella quella che brama Ges - e continua:
Ma che mai accaduto dopo quella lettera scrit-
ta? Tutti dopo questa cosa mi hanno conosciuto,
ed ora sono proprio trattata come merito. Avanti
credevano che qualche cosa di buono fosse in me
ed avevano molti riguardi; ora invece mi hanno
sconosciuta e per me non c' che Ges, e Ges
solo.
b) Il dramma con Monsignore si acuisce: Monsigno-
re s fortemente inquietato con me per i miei
peccati, che appena mi confesso, e mi caccia, chia-
mandomi bugiarda come bugiardo il diavolo
(questa parola la disse, quando l'avvisai che il dia-
volo stava per muovermi una guerra accanjta), mi
dice che si meraviglia come un Sacerdote come
Lei abbia s facilmente creduto e ceduto al demo-
nio . Ed ecco l'incredibile conclusione dell'umile
creatura perseguitata dal diavolo e dagli uomini
(Dio permettendo): Ringraziamo insieme Ges,
babbo mio, perch per mezzo di Monsignore ci le-
vi tutte e due dalle mani del diavolo .
c) consolata nella Comunione da Ges che l'assicu-
ra della sua assistenza in ogni prova e che sar
347
sempre nel suo cuore anche quando sar crudel-
mente provata. L'avverbio non stato messo a
caso perch oramai il dramma completo: Ieri,
quando Monsignore seppe che il demonio che la-
vora in me, mi proib di pensare a Ges e che fatta
la Comunione sia come gli altri, senza dare tanta
noia alla Signora Cecilia . E Gemma resta abban-
donata: Ed ora quella povera zia si messa tanto
mai paura che sia il diavolo(23) che la notte non
mi viene pi a vedere; il giorno, cio la mattina,
mi lascia sola e non si cura pi nulla di me, dicen-
domi ad ogni parola che dico: lo non vo' essere
ingannata . , come sappiamo, l'ordine di Monsi-
gnore a Cecilia.
d) La rassegnazione dolorosa e la desolazione di aver
offeso Ges: O babbo mio, anche questa cosa gi
la prevedevo: come far io? Se non fosse stata
Mea(24), stamani sarei stata sempre sola. Ma
dunque [ritorna la stupita dolorosa angoscia] ho
proprio ingannato tutti? Che avverr dell'anima
mia? Penso all'anima, alla Comunione, che mi ha
detto Monsignore l'ho fatta sempre in pecca-
t0(25); muoio di dolore, di dolore per il gran ma-
le che ho fatto a Ges .
e) Desolazione per l'isolamento, fiducia vittoriosa in
Ges: Non mi vuole pi bene nessuno in questa
casa: tutti seri, nessuno mi rivolge pi una parola;
ma Ges, s, Ges tutto con me, nel mio cuore;
(23) Secondo l'insinuazione di Mons. Volpi, ovviamente.
(24) Era la domestica di casa Giannini che attendeva alla cucina.
(25) Sembra incredibile un simile comportamento da parte di un
direttore di anime (e per di pi vescovo!) qual era Mons. Volpi. Ma sono
prove permesse da Dio!
348
con Ges non temo (26). La conclusione di una
umilt e dolcezza commoventi: nessun sentimento
di amarezza, di delusione, di astio, ma tutto ardo-
re e fervore di soffrire con Ges, di morire di
amore e di dolore per Ges. Intanto riprende co-
raggio e ritornano i contrasti di umilt e di fierez-
za: {( Babbo mio, pi mi sento piccina, pi mi sento
di voler bene a Ges; il suo amore mi inebria,
sempre pi mi finisce ... Ma la mamma mia(27)
non mi vuole pi bene, gli altri neppure: rimarr
sola, babbo mio, non mi lasci qua sola .
La conclusione secca, secca, perentoria nell'iso-
lamento a cui stata condannata: {( Nessuno sa che
ho scritto questa lettera . E P. Germano, quasi che
la sofferenza di Gemma non fosse gi al vertice, ri-
sponde non a Gemma, ma ... a Cecilia! Il 17 settembre
(1901) passa per Lucca il provinciale P. Pier Paolo
che pure ne ammirava la santit: ... senza venire
qui; e sapesse ieri piansi tutto il giorno . Cecilia rin-
cara la dose di dolore alla povera innocente: {( ... ma
mi disse tanto questa mamma, mi diceva: 'Tutti a po-
co per volta conosceranno che opera del diavolo e
allora io che far?' (28). Sempre incerta, quindi,
(26) Anche con P. Germano, quando interruppe la corrispondenza
diretta con Gemma comunicando per il tramite della signora Cecilia, la
Santa una volta, come gi si accennato, lo supplica: Babbo cattivo,
o se mi scrivesse una righetta anche per me, che sarebbe mai? Ma poi
non m'importa niente, perch so ben le cose da Ges (Lett. 64',
1261901, p. 170).
(27) Cecilia che qui riceve il nome pi affettuoso.
(28) Lett. 80', p. 209. - Il P. Germano ancora non risponde a Gem-
ma ma alla Signora Cecilia, la quale, come c'informano in nota gli edito-
ri, lo tranquillizza che la porter con s nella solita gita domenicale ai
Giannini in vacanze a Carignano: Oggi domenica ci vado anche io con
la cara Gemma. Le pare che la lasciassi sola? Oramai senta, Padre, se
non me la tolgono per forza, fino a che non sar in convento, non la
lascio davvero. Il demonio mi sono bene avveduta che fa tutti i suoi sfor-
zi per levarcela, ma Dio non lo permetter (nota 4).
349
Gemma invocava la presenza di Cecilia perch durante
le estasi le tenesse forte la mano sul cuore che entrava
in una palpitazione violenta da cagionarle acuto dolo-
re: difatti dopo la morte le furono trovate due costole
sollevate all'altezza del cuore. Non era un capriccio al-
lora la supplica di Gemma per avere Cecilia o per en-
trare in un convento nascosta a tutti. Di qui il rinnova-
to lamento a P. Germano il19 aprile 1902, a meno di un
anno dalla morte: La Sig.a Cecilia gli scrive che non
vuoI mandarmi [dalla Signora Imperiali, la Serafina di
Roma penitente di P. Germano], e allora perch non sta
sempre con me, senza mai lasciarmi? Tante mattine,
che proprio io non sono pi nel mondo, eppure mi la-
scia. In nota gli editori riportano una lettera, un po'
precedente (11 aprile), di Cecilia a P. Germano che atte-
sta la contrariet di tutti i Giannini a lasciare o privar-
si di Gemma ... in particolare Matteo e Annetta e as-
sicura che ... per noi sarebbe troppo gran sacrificio,
se ci togliessero di casa la cara Gemma. Come si fareb-
be, non vedendo la pi qui? Ma non sa che quei giorni
che stetti senza lei, mi sembrava di ammattire? Cara
e semplice Cecilia, che ritorna sull'argomento il 21
aprile, forse a seguito di una nuova lettera di P. Germa-
no: Senta, per portarla via, per il momento, come
stanno le cose, no, non mi ci sento, non posso privar-
mene; meno che un comando assoluto di lei, mio caris-
simo Padre. Ma no, vero, questo non lo far, non me la
leva, vero, almeno per ora? E insiste: Se poi cam-
biassero le cose sia di Gemma, come della mia fami-
glia, allora sapr farci sacrificio col fare sempre la vo-
lont SS. di Dio. Ma per adesso non mi ci sento davve-
ro: a meno di un suo comando assoluto, come ho gi
detto sopra (p. 256, nota 1)(29).
(29) Da una testimonianza, nei Processi, della signora Giustina Gian-
nini (che sosterr la testa di Gemma nel momento della morte) sappiamo
350
Nessun dubbio quindi sui sentimenti reali di Ce-
cilia. La situazione per di Gemma non cambia, come
si rileva dalla postilla alla lettera sopra citata del 19
aprile, quindi nello stesso tempo della precedente di
Cecilia (21 aprile): Dica alla mamma mia che non
mi lasci mai mai mai. E tutto quello che fa, lo faccia
per carit. Vede, babbo mio, - ed eccoci ancora al
nocciolo della situazione - io non lo so. Con me
sempre buona, quando poi va a confessarsi da Monsi-
gnore, quando esce tutta turbata; non mi cura pi,
e sto per pi giorni sola sola [corsivo nostro]. Scrive
una lettera Lei, ecco tutto cambiato; mi vuole un
gran bene . - E finisce con tono severo, insolito in
lei: Cos non lo deve fare; glielo faccia sapere in mo-
do che capisca: Ges vuole la carit, per le altre cose
non vuole nulla. - Scriva qual' la volont di Dio
(p. 257)(30).
Poi sembra che il grosso della bufera sia passato
e Gemma entra nell'ultima fase della sua vita, la ma-
lattia che di l a pochi mesi la porter alla fine. Un'e-
co di questa strana incomprensione - se tale fu -
si legge ancora nella penultima lettera verso la met
di febbraio 1903 ancora al P. Germano, ma appena
un accenno nell'atmosfera del completo abbandono
alla volont di Dio e difatti la santa ci tiene a tran-
quillizzare il buon Padre: Ma, babbo mio, mi racco-
manda sempre pace, eppure agli altri non sembrer
che io vi sia, ma ci sono in pace. [ ... ] Segue una di-
chiarazione che allude ancora (come sembra) agli ab-
che Gemma talvolta diceva a Cecilia: Abbia pazienza, la ricompenser
il Signore di quello che fa; quello che mi raccomando che mi tenga
nascosta, da parte, non mi consideri, faccia conto ch'io non ci sia in ca-
sa (N.ro IX, 48,p. 469).
(30) Manca ancora la firma.
351
bandoni dell'anno precedente: Viva Ges! Dubita la
zia che non le voglia bene, ma, caro babbo [l'umile
creatura nutre sempre la medesima tenerezza], dopo
l'unica mamma terrenae
l
) che Ges mi dette, che
poi me la tolse, di nuovo in essa me l'aveva resa, ed
ora mi ha rilasciato orfana. Due volte orfana sulla
terra, caro babbo; e Lei poi vorrebbe accusarmi a Ge-
s? A Lei poi ci penser io(
2
). Docile, umile: ma
anche fiera, come sempre.
(31) Corsivo di Gemma. Abbiamo gi citato, a questo riguardo, la
testimonianza della stessa Cecilia nei Processi.
(32) Lett. 130
a
, p. 303. - Come osservazione finale debbo notare che
nulla di questo dramma dei rapporti con Cecilia si rileva nel testo (fram-
mentario, senza dubbio) delle Estasi e neppure, per quanto posso dire,
nelle deposizioni della stessa Cecilia nei Processi.
352
CAPITOLO QUINTO
FIEREZZA E SEMPLICIT
1. Gemma viva
Mette spavento seguire le descrizioni e rivelazio-
ni che un mistico fa delle tappe della sua immolazio-
ne ed elevazione nel rapporto con Dio. Un'impressio-
ne di Kierkegaard: Un mistico lo si ascolta come
certi gridi di uccelli, solo nel silenzio della notte: per
questo molto spesso un mistico non ha una grande
importanza per il suo mondo chiassoso, ma soltanto
dopo un certo tempo, nel silenzio della storia, per le
anime a lui affini che stanno in ascolto (l). Per
questo i mistici mettono in soggezione pi dei filoso-
fi, dei poeti e (non occorre dirlo) pi degli stessi teo-
logi. Perch mai?
Questa domanda sembra non valga per la Galga-
ni, non solo perch dai suoi scritti esula ogni ermeti-
smo e dottrinarismo riflesso, ma perch l'umile e fra-
gile creatura si sente essa stessa quasi smarrita e di-
sarmata in un mondo di fenomeni che le diventano
- vero - sempre pi familiari, ma che dentro e
fuori - nel chiuso dell'anima e nell'aperto del suo
ambiente - sono per lei pieni di oscurit, per non
(l) Diario 1840, A 70; trad. il. (3) nr. 70, t. III, p. 22.
353
dire di contraddizioni. Dei suoi fenomeni straordina-
ri essa confessa di sentire quasi una vergogna anzi
... non lo so come potrei dire, quasi paura (2). Per
questo ha cercato, ma invano, di eclissarsi e seppel-
lirsi in un convento. Gemma si presenta come colei
che teme e temer di se stessa fin, sul letto di morte:
i fenomeni straordinari, le estasi, le voci di Cristo co-
me quella della Madonna, degli Angeli, dei santi...
mentre sul momento le procurano gioie paradisia-
che, appena ritorna al contatto con la realt, le cau-
sano dubbi d'ogni genere, angoscie strazianti ... che
sciolgono l'anima dolcissima in lagrime e pianto.
Gemma morta nell'incertezza completa dei suoi fe-
nomeni, quasi persuasa che tutto quanto accadeva in
lei fosse inganno e trucco diabolico.
vero, sembra che Gemma trovi sfogo solo nel
pianto: per non piange quando piangiamo noi, pian-
ge invece quando noi non piangiamo. Non ha pianto
per la morte della mamma e del padre e dei congiun-
ti pi cari, n quando la famiglia piomb dall'agiatez-
za nella miseria pi nera e vergognosa(3). Ha pianto
spesso contemplando i dolori di Cristo, meditando
sulla sua Passione e sui (presunti) peccati propri e
su quelli altrui che l'hanno causata. Piange perch
l'atterriva il dover rimescolare il suo passato (<< mi
sgomentavo a farmi tornare in mente tutto ) nello
stendere la richiesta confessione generale (p. 221).
Piange, piccina, al vedere piangere la mamma (p. 223)
e piange vedendola malata (p. 224); piange alla vista
(2) Lett. 2" a Mons. Volpi, p. 310. Ma di questo rapporto con il
confessore, ch' il momento di crisi esistenziale pi acuto, abbiamo gi
detto a parte.
(3) lo solo senza cuore rimanevo indifferente a tante disgrazie .
Ma aggiunge: . piansi assai quando si accorse della malattia incurabile
del babbo (Autobiografia, p. 239).
354
dei poveri che non pu pi soccorrere (p. 230); piange
da sola la sera e anche tante notti perch la maestra
- un po' per scherzare e un po' per provarla - l'ave-
va chiamata superba (p. 231) e piange quando la
buona maestra le si mostrava seria (p. 232). Piange
quando, ammalata, le tolgono la vita di S. Gabrie-
le(4) ma rimase insensibile durante le terribili ma-
lattie che la colpirono. Piange nell'Ora Santa di rin-
graziamento per la guarigione miracolosa della spini-
te, sopraffatta dal dolore dei suoi peccati: In mezzo
per a questo dolore infinito mi rimaneva un confor-
to: quello di piangere: conforto insieme e sollievo.
Passai l'ora intera pregando e piangendo (p. 252). E
le appare Ges con le piaghe aperte. Ed l'Angelo che
il Venerd Santo, il31 marzo 1899, l'esorta a non pian-
gere (p. 253) e ad essere forte al sacrificio. Piange an-
cora nel lasciare le Suore Salesiane, dopo il ritiro di
ringraziamento (p. 266). E piange, ovviamente, quan-
do Ges non si fa sentire per alcuni giorni: Piansi
tanto per questo (p. 259). Invece all'impressione del-
le Stimmate, bench si sentisse morire dal dolore, af-
ferma che ... quei dolori, quelle pene, anzich afflig-
germi, mi recavano una pace perfetta (p. 262).
Passata sotto la direzione di P. Germano, Gemma
promette ... di non fare pi un lamento e di non pi
piangere (Lett. 4
a
, p. 24). Ma di l a poco, al vedere
le sue compagne gi entrate in convento e lei fuori,
sola sola, gli scrive: Ora mi viene da piangere; non
vorrei, sa, perch l'Angelo Custode non vuole, ma mi
viene da s, e allora bisogna che pianga ... non farei
che piangere (Lett. 9 a, p. 28). Una confessione carica
di significato, anche se non facile afferrarne la se-
(4) Lo conferma nella letto l a a P. Germano: {( Appena ne fui priva-
ta, cominciai a piangere: mi pareva che mi avessero levato tutto (p. 3).
355
greta sorgente che non pu essere che Ges, lo scon-
finato desiderio di Gemma di essere tutta sua. Piange
anche nel vedere la signora Cecilia ammalata (Lett.
12 a, p. 34). Angustiata della sua situazione, sospira:
O come far? O babbo mio, scrivo e piango insieme
ora: o che far? (Lett. 25
a
, p. 74). E quando Ges
le chiese se l'amava ... sa che risposi? Piansi, perch
prima di Ges, chi ho mai amato? Ho amato me stes-
sa e spesse volte le creature, e spesso i piaceri. E co-
me fare a rispondere a Ges? Piansi, piansi a lungo
e fu la mia risposta (Lett. 26
a
, p. 77). Anche pi
avanti: ... mi vengono in mente tutti i peccati ... che
alle volte mi sono lasciata abbattere e piangere
(Lett. 46
a
, p. 129). qui il segreto del suo piangere:
Se penso al passato, piango, ricordando il modo col
quale Ges cerc di condurmi a s (Lett. 30
a
, p. 85).
Guardando Ges Crocifisso e considerando se stessa:
lo mi lamento, mi affliggo e spesso piango (Lett.
32 a, p. 92). Osa chiedere al Confessore il permesso
di offrire la propria vita per la guarigione della' si-
gnora Giustina Giannini: Un no assoluto. Allora ho
pianto, non mi gridi: non pianger pi (Lett. 36
a
,
p. 204).
Il pianto di Gemma certamente l'indizio del suo
smarrimento creaturale, ma anche e soprattutto lo
sfogo dell'amore a Ges di fronte all'incoerenza della
realt ed ai contrasti che l'attraversano. Piang per
la paura di perdere l'anima (Lett. 39
a
, p. 111);
piange quand' lasciata sola dalla zia Cecilia: ...
quando sono sola soffro piangendo ma sempre rin-
graziando e benedicendo Ges (Lett. 49 a, p. 134. Il
cuore, se si pu dire cos, di questa situazione la
sua partecipazione alla Passione di Cristo in cui si
sente sola; lamentandosi ancora che Cecilia se ne va-
356
da con i bimbi, esclama per il timore di non poter
sopportare da sola i fenomeni: O babbo mio, mi aiu-
ti. Da ogni parte vedo avverarsi tante parole sue; con-
tinuamente piango, Ges piange, la mamma mia
piange (5) (Lett,. 5s
a
, p. 155). Ed ecco che, mentre si
mette a pregare, Ges ... mi guarda e piange (e) ...
mi fece piangere tanto anche a me (Lett. 53 a, p.
152).
Ancora pi avanti, con vivacit infantile: Ges
piange, piange ancora, babbo mio! Potessi farlo stare
zitto!. .. Potessi con le mie lacrime e col mio sangue
tornare in grazia di Ges! (Lett. 74 a, p. 196).
E non facile trovare il luogo, il punto dello spi-
rito, che occupa nell'itinerario spirituale di Gemma
questo pianto di lagrime silenziose tra s e Dio. For-
te, com' nelle pene pi atroci del suo corpo, le'basta
accorgersi - non so come dire ... - non tanto di esse-
re trascurata, che sarebbe una reazione puramente
femminile, ma di essere causa di preoccupazione, di
fastidio ... per via delle cose sue: Babbo, babbo, il
Provinciale(6) passato senza venir qui; e sapesse!
ieri piansi tutto il giorno. E piange persino all'arrivo
delle lettere di Padre Germano (Lett. 101 a, p. 241).
Anche a Mons. Volpi - dopo aver ricevuto in estasi
dalla Madonna l'ordine di entrare nella Compagnia
delle Passioniste - scrive turbata e sconsolata: lo
dopo questa cosa non feci che piangere tutta la notte
perch vedo che sono molto lontana dall'aiuto delle
persone in questa cosa (Lett. 2
a
, p. 311). Si mette
a piangere per le minacce della zia [Elisa?] dopo lo
(5) indicata certamente la signora Cecilia, poich, quando parla
della Madonna, Gemma usa la maiuscola. Aveva scritto anche nella lette-
ra precedente: Oh! quando vedo piangere Ges, mi trafigge proprio il
cuore (Lett. 57
a
, p. 153). .
(6) E il P. Pietro Paolo Moreschini, poi Arcivescovo di Camenno.
357
svenimento a causa delle bestemmie del fratello Et-
tore (Lett. 16
a
, p. 333). Le viene da piangere quando
inseguita dal diavolo in varie chiese e si rifugia dal-
le suore Barbantini (Lett. 31 a, p. 354). Piange quando
in casa la canzonano e molestano a causa delle estasi:
Le zie ci ridono, ed io ho una voglia di piangere tan-
to, sa? E continua: Quando m'inquieto e piango,
allora (proprio che non ne posso pi) [1'Angelo Custo-
de] mi dice qualche cosa e presto torno in calma
(Lett. 36
a
, p. 361).
Cosa pu significare in Gemma tutto questo
piangere? noto che il dono delle lagrime fa parte
della vita mistica, ma in Gemma esse prorompono
dal suo stupore doloroso ch' insieme uno stupore
amoroso. l'urto della realt, della sua realt nel-
l'aspirazione di comunione col suo Dio che la scuote
e la commuove. questo quasi il suo biglietto da vi-
sita fin dalla letto 1 a a P. Germano, al quale manife-
sta la delusione della sua aspirazione al convento,
che sar la croce della sua vita: Un'altra volta pure
piangevo, perch volevo una grazia da Ges ... E ver-
so la fine della lettera: Domenica sera piangevo;
Confratel Gabriele venne e mi disse: I Perch piangi?'
- ho paura di non poter andare in convento ... Non
ci pensa nessuno (pp. 5,7 s.)(1). Si potrebbe quasi
parlare di una conflittualit teologica , ma meglio
sarebbe dirla conflittualit esistenziale : myste-
rium vitae! Nella profezia delle orribili prove di puri-
ficazione che dovr attraversare ci sar anche quella
che ... ti mancher perfino l'ultimo conforto cio lo
(1) Anche a Mons. Volpi accenna ad un'apparizione di S. Gabriele,
che rideva chiedendole: Gemma, perch sei cos triste? [e continua:] mi
ero messa quasi a piangere ma, quando ho veduto che era Lui, ho subito
risposto: Sono un po' scontenta, perch io vorrei farmi Passionista e
mi pare di vedere certe cose curiose (Lett. 19
a
, p. 338).
358
sfogo di poter piangere . La Santa commenta: lo mi
sono messa a piangere, e pensare a tutte queste cose,
che non capisco nulla; allora il mio Angelo Custode
mi ha detto, che mi faccia coraggio ... (8).
Eppure sbaglierebbe chi pensasse ad una Gem-
ma piagnucolona e sempre lagrimosa: Gemma aveva
un carattere piacevole ed allegro. La confessione pi
squillante di questa sua gioia si legge nella lettera
scritta alla sua antica maestra Sr. Giulia Sestini do-
po la grande guarigione del 12-14 marzo 1899, di ri-
torno dalla visita di ringraziamento alla Superiora
delle Suore Salesiane: ... Non so dirle altro che sono
contenta, ma proprio contenta tanto tanto. Mi pren-
dono certi momenti - continua - che mi pare pro-
prio di non poter resistere dalla contentezza che ho
nel cuore; ma mi prendono anche certi momenti, che,
se non ricorressi al Cuore di Ges e non mi aiutasse,
mi sgomenterei davvero (p. 410). Anche scrivendo
alla Giuseppina Imperiali - la sua Serafina - de-
siderando di chiudersi in Convento a Corneto ed avvi-
cinarsi a P. Germano, conclude: Ma pure in ogni
modo sono contenta (Lett. 4
a
, pago 44). la realt
di cui essa d continua testimonianza ai suoi diretto-
ri di spirito.
Gemma, malgrado tutto, contenta ed contenta
in tutto e sempre. La sua sembra una gioia d'infanti-
le semplicit per tutto quello che vuole da lei il Si-
gnore, a cominciare dalla vocazione passionista: A
me solamente il nome [di Passionista] mi riempie di
contentezza. Che sar se Ges mi far la grazia di
(8) Identico contesto nell'estasi 22
a
del 20 aprile 1900. che allude
certamente al testo precedente: O Ges. non ti ricordi di quest'ultime
parole che mi dicesti quel giorno: Ti mancher perfino l'ultimo conforto
di poter piangere? (Estasi .... p. 33).
359
essere davvero? (9). Ed allo stesso P. Germano che
di l a poco confessa che ... da quel momento [dei
consigli avuti] sono stata sempre pi felice di poter
piangere e soffrire con Ges (Lett. 3 a, p. 13). Il mi-
stero della gioia di Gemma il vivere per Cristo, os-
sia, come lei dice, il non avere in mente altri che Ge-
s che la fa astrarre dal mondo circostante fino a
non sentire quanto le chiedono: ... ma io non capi-
sco nulla, e allora e allora ho della mattuccia quanto
voglio. Allora mi sento contenta . E quando Ges le
si fa pi sentire: In quei momenti ho paura dalla
contentezza di andare fino fuori di testa (Lett. 5 a,
p. 17). E Gemma gode (come ognuno di noi!) quand'
accontentata nei suoi desideri e soffre quand' delu-
sa. Per esempio il lamento a P. Germano: Pochi mo-
menti fa ho ricevuto le immagini; ... ma se ci fosse
stata la lettera, sarei rimasta pi contenta (Lett. 7 a,
p. 22). E di l a poco, insistendo sullo stesso argomen-
to: Lo so io l'allegria che fanno le sue lettere! (Lett.
8
a
, p. 25).
Ovviamente la gioia pi grande per Gemma
quella di stare con Ges: Ges, scrive ancora a Pa-
dre Germano, sempre con me, mi sento tutta, tutta
in lui; quanto sto bene! ho paura di offenderlo e di
perderlo (Lett. 24
a
bis, p. 60). Certo che tutta la vita
di Gemma pu apparire assai strana e quasi capovol-
ta rispetto alle vite normali: da bambina presentata
piuttosto seria, vicino alla mamma sofferente ed alla
suora che le racconta la Passione di Cristo, ma anche
partecipe dei giochi delle amichette appena l'invita-
(9) Lett. 1 a a P. Germano, p. 6. Anche nella letto 2a: ... il solo no-
me [di Passionista l tutta mi scuote (p. 9). E nella postilla: Ogni volta
che mi pare di sentire dire (da Ges) quelle parole [ Figlia, sta quieta,
presto sarai Passionista l mi sento tutta muovere dentro (p. Il).
360
vano: da giovane poi, e nel colmo delle comunicazioni
e delle sofferenze che il Signore le partecipava, l'ani-
ma resta bambina e tutta abbandonata in Dio quan-
do, come Ges, (e sembra) abbandonata da tutti. In
questo suo comportamento Gemma diventa quasi
trasparente e ci svela un lembo del suo mistero:
Stamani ho raccontato a Monsignore [Volpi] questa
cosa( IO) e mi ha risposto che ne ha tanto piacere
che soffra in questo modo e mi ha detto ancora che
Ges, quei nervi l, li pu far venire ancora ... . E con-
clude: Ges la tua volont, e mai la mia [corsivo di
Gemma]. E mi trovo contentissima [corsivo mio]. Se
poi alle volte mi viene un po' di tristezza, questo
solo all'esterno: all'interno sono in una calma perfet-
ta (Lett. 26
a
, p. 78) (ancora corsivo mio). Anche a
Mons. Volpi, chiedendogli il permesso della confes-
sione generale con il P. Provinciale (P. Pietro Paolo
Moreschini): Se Lei contento, contenta lo far: se
poi non vuole, io sono contenta in ogni modo (Lett.
61 a, p. 390).
Questa gioia e pace che Gemma prova segue il
cammino della sua purificazione, anche in mezzo al-
l'aridit. Ecco: Stamattina venuto Ges, ma non
si fatto sentire. E che importa? lo sono contenta
lo stesso. Mi privi pure di tutto quel Ges, ma non
mi privi del suo amore . E di l a poco: ... Nessuno
poi mi dice mai una parola e non mi guardano nean-
che. Ma che m'importa? Quella Mamma(ll) e quel
(Confratel) Gabriele mi privino pure di tutto, tanto
io non piango pi, e sar allegra (Lett. 30
a
, p. 86)!
In questo tempo di aridit ... l'Angelo suo appena
lo sento. Ma che importa? io sono contenta (Lett.
(lO) Cio la smania che l'agitava di stare sempre con Ges.
(Il) La Madonna.
361
30
a
, p. 88). Ed in mezzo ai fenomeni del gioved e ve-
nerd, alla fine di novembre 1900: Soffro, ma sto zit-
ta ... lo sono contenta, babbo mio. Lei mi pare di no
(Lett. 31 a, p. 90). Perfino dopo la visita del Farnoc-
chia: Mi ha fatto piangere. Ma io sono contenta,
babbo mio: Ges nel mio cuore (Let. 50
a
, p. 135
s.). E nella postilla, come conclusione quasi trionfan-
te: lo sono contenta, babbo mio . E dopo un venerd
di marzo (1901) che ... poco manc che non morissi
(lo ripete dopo poche righe: poco manc che non ci
andassi, o bene! ). In mezzo ai fenomeni, desidera so-
lo la presenza e l'assistenza di Cecilia: Sono tanto
contenta, quando sono nelle braccia della mia cara
mamma sola, sola, senz'altri (Lett. 53
a
, p. 143). E
tanto pi soffre quando Cecilia ... aspetta quasi con
impazienza il momento che Ges con la sua carit
mi cerchi, e poi... va fuori... Quando poi mi prende
[1'estasi], mi trovo sola (Lett. 103 a, p. 247).
Questa gioia, almeno fino all'ultimo periodo del-
la notte oscura, quasi bilancia le continue sofferenze
e l'Angelo stesso le dice di ... essere contenta che
Ges sta nel mio cuore (Lett. 54
a
, p. 147). Infatti se
... Ges mi fa soffrire assai, sa, sono contenta, non
mi lascia mai un minuto (Lett. 55 a, p. 149). Ed an-
che quando P. Germano non le scrive pi e sembra
abbandonarla, Gemma non si smarrisce: Ma sono
contenta, perch lo sento, lo sento spesso, spesso e
forte (Lett. 58
a
, p. 155)(12). E mentre le prove cre-
(12) P. Germano rimase quasi un anno senza scrivere direttamente
a Gemma. Di qui i discreti e dolci lamenti, ma rassegnati: Babbo catti-
vo, o se mi scrivesse una righetta anche a me, che sarebbe mai? Ma poi
non m'importa niente: sono contenta lo stesso, perch so bene le cose
da Ges" (Lett. 64', p. 170). Le ultime parole avranno fatto riflettere P.
Germano! Eppure Gemma insiste: Se non vuole scrivere a me, scriva
a chi vuole ... ma almeno scriva (p. 171). L'allusione (assai femminile)
a Cecilia, evidente.
362
scono da ogni parte, soprattutto la trascuratezza del-
la zia Cecilia che pi l'afferra, ecco l'inattesa dichia-
razione: Mi sembra di essere non so dove ... al Pur-
gatorio; ma mi rivolgo al mio cuore (corsivo nostro);
il mio cuore possiede Ges e, possedendo Ges, sento
che posso sorridere anche in mezzo a tante lagrime:
sento s di essere felice, anche in mezzo a tanti scon-
forti (Lett. 89 a, p. 226). Ed in una postilla mette la
formula che compendia il suo stato: Nell'amore ...
godo ... nel dolore, quando mi sembra che l'anima si
divida dal corpo (Lett. 103
a
, p. 247) (corsivo nostro).
Anche a Mons. Volpi, quando Ges le chiede di patire
per i peccatori e promette di sorreggerla: Ora mi
sento contenta e anche pi in forza (Lett. 24
a
, p.
346). E proprio nell'ultimo scorcio della vita: lo in
ogni modo sono contenta (Lett. 65 a, p. 394) e sono
le ultime parole scritte al suo confessore nell'ultimo
biglietto della fine di ottobre 1902: Ancora cos? So-
no in ogni modo contenta (Lett. 67 a, p. 395).
vero che all'appressarsi del termine il diavolo
l'angustia con tentazioni di disperazione che la fanno
gemere: Ho paura, babbo mio, ho paura dell'anima
mia. Mi assista (Lett. 112
a
, p. 262 s.). E mentre il
diavolo (<< quel cosaccio ) infierisce, minacciandole
fin l'inferno: O babbo, nonostante tutte queste
chiacchiere, sono calma, quieta, mi fido di Lei (Lett.
114
a
, p. 272). Avvicinandosi alla consunzione del po-
vero corpo, tribolata dal male e da nuove sofferenze
fisiche e morali, Gemma anela al Paradiso: lo sono
contenta, vivo soffrendo di continuo, ma in pace, in
quiete . Ed Ges stesso che nella Comunione le fa
l'incredibile confidenza (<< un caro scherzetto ) che
vale un anticipo del Paradiso (il testo gi l'abbiamo
incontrato ma vale la pena rileggerlo): Vedi, Gem-
363
ma: io nel mio cuore ci ho una figlietta che amo tanto,
e che ne sono assai riamato. Questa figlia mi chiede
sempre amore e purit, tanta gliene ho concessa
quanto creatura umana possa capirne. A questa figlia
ho sempre io stesso custodita la nettezza del suo cuo-
re, come quello ch' il cuore di sposa eletta da celeste
e divino sposo; l'ho sempre preservata e custodita in
quella purit, come celeste giglio, nel mio puro amo-
re, ecc.. Questo ecc. ci lascia l'animo sospeso, ma
ci rivela anche la Gemma autentica come una gemma
autentica. E si senta il suo ... commento: O babbo
mio, quanto mai buono Ges! Sempre cadrei, se non
mi reggesse; sempre morirei se non mi vivificasse.
Finalmente [ecco la celestiale conclusione!] poi s che
ho potuto penetrare la gravezza di quei peccati, che
al mondo sembrano leggeri ma se vedesse babbo mio,
agli occhi di Dio! (Lett. 118 a, p. 283 s.). Quel figlio-
letta dell'inizio messo in bocca a Ges, un lampo
di genio per Gemma ed un lembo di paradiso per noi:
ma di Gemma scrittrice, e grande scrittrice, si detto
poco e nei limiti della nostra scarsa competenza. Se-
guiamo ancora un poco l'ascesa ultima della sua
gioia nella sofferenza. Sintomatica, per il nuovo sta-
to, la lettera del 20 novembre 1902 (una delle poche
dettate) che comincia quasi con piglio di trionfo(I3):
Caro babbo, Viva Ges! Babbo mio sono conten-
ta(l4): Ges, san certa, m'invia un po' di tribolazione
(l') Eppure era immersa nella sofferenza, come fa trapelare nella
lettera precedente che finisce con l'umile esclamazione: Lo vede, babbo
mio, come sono sempre indietro, come ancora mi ripugna il patire!
(Lett. 122 a, p. 287).
(14) Corsivo nostro. E gi prima in data 9 luglio, quando la salute
di Gemma declinava ma aveva ottenuto da Ges una breve pausa (<< per
brevissimo tempo , le disse Ges), la santa dichiara: Babbo mio, dalle
parole di Ges in poi come mi sento calma! mi s n ~ o cos piena di confi
denza in Lei, che in questo modo mai, mai, neppure nei primi tempi,
ho provato (Let!. Il3
a
, p. 267).
364
per mio profitto e per mia utilit. [ ... ] Gi lo sa ... stia
contento: io mi sono data tutta nelle mani di Dio. [ ... ]
Ho raccomandato a Ges tutte le cose e vivo in silen-
zio e nella pace del cuore (Lett. 123
a
, p. 289 s.). Ep-
pure, come la Santa subito manifesta, il diavolo non
cessa di molestarla ... con strani pensieri, tentazio-
ni fino ancora alla disperazione dell'orrore dell'in-
ferno: ma, sgomenta e fiduciosa si rifugia nella pro-
tezione della Mamma Celeste, la madre degli orfa-
ni per ottenere da Ges il perdono dei peccati,
tanto amore verso di Lui, la santa perseveranza e in
ultimo ... il Paradiso (Lett. 124
a
, p. 291).
Sembra che, avanzando il male verso la fine,
Gemma avanzi anche nell'avvertenza del mistero
della sua vita. La prima occasione, del tutto esterio-
re, stata la faccenda del ritratto voluto da P. Ger-
mano e da lei nascosto, ma poi rimesso a posto con
un enorme senso di colpa: Che ho mai fatto? [ ... ].
Ma non mi ci raccapezzo, in me vi del mistero,
tutto opera di un diavolo che mi ha trascinato all'in-
ferno, e ci sono, sa, poco ci manca (Lett. 225 a, p.
294). Ed il nemico sempre all'erta, come leggiamo
nella lettera del 26 gennaio 1903 ch' gi un presagio
di morte: Creda, caro babbo, una gran scena la
mia vita e i miei giorni. E qual' il mezzo, per conser-
vare la pace del cuore in mezzo alle avversit? (Lett.
228 a, p. 299). Anche la dolorosa necessit di lasciare
casa Giannini, la lascia tranquilla (<< senza essermene
nemmeno avveduta ) e si affretta il 17 febbraio a
tranquillizzare il suo buon Padre: Calma sono, bab-
bo mio, mi turbano un po' quelle brutte tentazioni,
immagini, pensieri, scosse da far tremare il letto, col-
pi, ecc. ecc.; ma dopo tutto ci mi sento tranquilla,
quando so di non aver offeso Ges. E non cessano,
365
babbo mio, non cessano ancora; la notte mi trovo so-
la con Ges(15), a combattere e a toccarne(16) (dico
con Ges, ma non lo vedo e non lo sento, ma so che
mi assiste)>> (Lett. 129
a
, p. 301).
Bench presa ed oppressa in tali frangenti, Gem-
ma si sorprende proprio perch P. Germano le racco-
mandi di mantenersi in pace: Ma, babbo mio, mi
raccomanda sempre pace, eppure agli altri non sem-
brer che io vi sia, ma ci sono in pace. [ ... ] Se sto
seria e taciturna, solo all'esterno: nell'interno godo
una pace, che mai o poche volte ho provato, e la go-
dr anche di pi quando il mio peccatore sar con-
vertito (Lett. 136
a
, p. 303)(17). Sembra infatti che
costui sia tornato a Dio il gioved Santo, nell'antivigi-
lia del trapasso al cielo della sua fervente protettrice.
Lo stato d'animo di Gemma si trova pertanto in un'e-
quilibrio mirabile e ne ringrazia il suo buon Angelo
Custode che non l'abbandona, ma le resta vicino:
Angelo mio, quanto bene ti voglio! - 'E perch mi
vuoi bene?' mi chiese. 'Ti amo perch m'insegni. l'u-
milt e perch mantieni la pace interna del mio cuo-
re (18). Quella di Gemma la pace come dono pie-
toso di Dio per l'ultima lotta.
Ma forse la prova che pi la fer, venne da qual-
cuno di cui la Santa non rivel il nome e che gli edi-
tori non ci fanno conoscere. Ne parla con stile conci-
tato nell'estasi 28
a
(domenica 2 aprile 1900). La San-
ta si trova in uno stato di forte tensione, oppressa
(15) La signora Cecilia andava a trovarla la mattina per accompa
gnarla alla Comunione nella vicina Chiesa della Rosa.
(16) Allude alle vessazioni diaboliche.
(17) Gemma interessa P. Germano anche a unirsi nella preghiera
per la conversione di un noto peccatore.
(18) Lett. 114
a
del 20 luglio 1902, p. 273.
366
da patimenti e prove. Ed ecco: Ges, ho tardato a
dirti una cosa. Ges, ci soffro nel dirtela, perch sen-
za il tuo aiuto avrei coraggio di vendicarmi. Ges,
per ordine del Confessore, ti raccomando il mio pi
grande nemico, il mio pi grande avversario. Guida-
lo, accompagnalo; e se la tua mano deve gravare so-
pra di lui, no, [gravi] sopra di me; dgli tanto bene,
Ges . L'animo per un po' si placa, ma subito torna
ad agitarsi: ... Se tu non fossi tu che mi aiutassi, mi
sento tutta bollire; vorrei vendicarmi, ma no, ma no;
perch vendicarmi? Ora la lotta: Tu lo sai, Ge-
s, ma io no: la vendetta l'avrei nelle mie mani, ma
no; col tuo aiuto Ges, no, resister sempre (p.
42)(19). Una lotta vittoriosa quindi e degna di un'a-
nima maschia, come P. Germano voleva la sua
Gemma.
Un enigma quindi ed un paradosso resta la vita
e l'anima di Gemma che ha la sua soluzione nell'im-
molazione mistica di Gemma stessa, ancora tutta
grondante del sangue della prima impressione delle
('9) Gli Editori non danno alcuna indicazione precisa sul personag
gio, causa di tanta sofferenza e sdegno. Non sembra si trattasse del Far-
nocchia, avversario sciocco anche se implacabile, come si visto, della
povera estatica, perch il personaggio si accanisce (secondo le dichiara-
zioni di Gemma) anche contro Mons. Volpi che mantenne sempre al Far-
nocchia la sua fiducia. Deve trattarsi allora di qualcuno ch'era stato mol-
to al corrente delle cose di Gemma, e dei suoi rapporti col Volpi e che
poi cambi bandiera. Un Passionista che frequentava a Lucca la casa
Giannini? Forse si trattava di quel padre Gaetano del Bambin Ges che
fu il primo Passionista al quale la Santa fu indirizzata dallo stesso S.
Gabriele per confessarsi e manifestare il privilegio delle Stimmate (Auto-
biografia, p. 265): fu lui ad ispirarle la vocazione passionista e a presen-
tarla a Cecilia Giannini. Ma poi cadde in una strana crisi religiosa che
lo port a uscire di Congregazione, per poi farvi ritorno e finirvi con
edificazione la vita (Lett. 1 a, p. 4 nota7). Se il nemico fosse questo P.
Gaetano, forse si tratterebbe di un fenomeno di gelosia verso il Volpi
al quale pensava di succedere nella direzione spirituale dell'estatica? Al
tempo di quest'estasi, del resto, era gi entrato il P. Germano che teneva
(a quanto sembra) buoni rapporti con P. Gaetano. Il punto quindi resta
oscuro.
367
stimmate: Quei dolori, quelle pene, anzich afflig-
germi, mi recavano una pace perfetta. Che divenne,
per il resto della vita, la pace nella tempesta da cui
fu liberata soltanto con la morte.
Il seguito dell'estasi attesta forse, pi di tutti gli
scritti di Gemma, la superiorit regale del suo spi-
rito:
1. - Prega Ges di liberare il Volpi: Il confesso-
re ... Vorrei che tutti e due ci liberassi; ma no, libera
il Confessore solo; a me non importa. - Ges, perch
permetti questo? per che cosa? Ma s che ci ha ragio-
ne, ma il Confessore no. dunque un male se mi gui-
da? dunque un male se in questo modo mi guida?
Sembra quindi trattarsi di una minaccia di accuse ri-
guardanti i rapporti fra la penitente e il Confessore.
Quale fosse l'oggetto o il pretesto, la Santa non lo
fa capire.
2. - Ma Gemma insiste nella preghiera generosa:
Ges, te ne prego, non me ne parlar pi; assistilo,
assistilo, aiutalo e consolalo. Dagli tanto bene, Ges:
il doppio, Ges, di tutto quel male (m'intendi, Ges)
che avrebbe voluto farmi. Non lo merita il Confesso-
re. Vendicarmi, no, Ges, col tuo aiuto ... Se tu queste
cose tu le accrescessi, chi mi darebbe il coraggio?
Tu, o Ges; ma terminer questa cosa, o andr avan-
ti? E che far, e come far?.
3. - Rinnova la promessa del perdono: vero
fino ad ora mi hai aiutato sempre; credi, Ges, che ...
Tu sentissi oggi, Ges, la forza che mi ci vuole. Vuoi
che te lo dica, Ges? Avrei voluto vendicarmi ora che
era stato vicino; lo potrei ancora ora che va lontano.
In quel momento di rabbia che ieri sera proferii al
Confessore ... Non avrei voluto farlo, ma in Confessio-
368
ne non ne parla a nessuno . Quel ... va lontano , for-
se allude alla partenza di P. Gaetano per Roma o per
qualche altra destinazione?
4. - Promette la sua preghiera: Ogni giorno, Ge-
s vuole [il Confessore] che lo raccomandi; s, te lo rac-
comando: pensaci. Guidalo, Ges, guidalo te, e se cre-
di bene, Ges fllo, fllo (non per me, ma per il Confes-
sore), fallo tacere se credi bene. Non li merita il
Confessore questi dispiaceri; io s, e per farti conosce-
re che gli voglio bene, domattina faccio la Comunione
per lui. Lui forse penser a farci del male, e noi inve-
ce, no, gli vogliamo tanto bene, tanto bene (p. 43). La
mitezza di Gemma fu quindi una conquista eroica: quel
... Lui forse penser a farci del male e noi invece, no,
gli vogliamo tanto bene, tanto bene , un'eco del Pa-
dre, prdona loro del Crocifisso: un balzo di vittoria
dell'anima fiera e dolente, ma sempre misericordiosa.
Nulla di meno rispondente alla verit di Gemma
che l'immagine oleografica della buona ragazza, sem-
pre mite e soggetta in tutto e a tutti ed in primis ai di-
rettori della sua coscienza. Spieghiamoci: Gemma ob-
bed sempre e a tutti coloro ai quali doveva obbedire,
ma con un contegno schietto che sapeva al momento
opportuno inalberarsi per richiamarli e persino rim-
proverarli. Cos i miti diventano all'occasione anche i
pi fieri e coraggiosi: in questo Gemma sta agli anti-
podi di un certo tipo di femminilit romantica celebrata
nell'Ottocento. Ci limitiamo per intanto ad osservazio-
ni di natura stilistica.
1. - Le sue lettere di solito mancano quasi comple-
tamente di qualsiasi prologo. Anche nella letto 1 a a P.
Germano Gemma entra subito in medias res ed il bre-
ve prologo di una concretezza stringata e vibrante;
prima gli parla della situazione intricata col Confesso-
re che spiega attribuendola alla stranezza dei suoi fe-
nomeni. Solo in secondo luogo gli racconta la visione
nella quale Ges le mostr lo stesso P. Germano in pre-
369
ghiera: ci CliC, (lella logica del nuovo rapporto, dove-
va forse venire in primo posto, come fondamento del
rapporto stesso. Abbiamo pertanto tre momenti:
a) L'antefatto - Sono gi parecchi giorni che ero nel-
l'incertezza se dovevo o no scrivergli(1); pi volte
la signora Cecilia mi aveva di Lei parlatoe) ed io
gi da gran tempo mi sentivo nel cuore prima di
tutto un gran desiderio di vederlo e [poi] anche di
scrivergli; domandai il permesso al Confessore, se
potevo, ma sempre mi diceva di no. Sabato passato
poi glielo richiesi di nuovo e mi disse di s, e ne fui
contenta. Osserviamo subito la schiettezza dei sen-
timenti in quel .. , desiderio di vederlo e nella con-
tentezza di poterlo finalmente realizzare.
b) L'argomento: Ma eccomi al punto di scrivere, che
mi sento presa quasi da timore e sa il perch? Devo
scrivergli certe cose tanto curiose, che certo lei stes-
so si meraviglier. Glielo dico francamente: la mia
testa un po' mattuccia, e ora s'immagina di vede-
re e sentire cose impossibili; dico impossibili, per-
ch Ges non ha mai parlato, n si fatto mai vede-
re da certe anime, quale la mia tanto cattiva '(p.
1 s. - corsivo nostro). Gemma quindi non ha chiesto
una presentazione di Mons. Volpi, ma ha voluto farlo
da s dando alla sua situazione un'indicazione so-
stanziale ma di completo distacco e con uno stile
fresco e divertente.
Ancor pi secco il prologo della lett. 1 a a Mons.
Volpi del maggio-giugno 1899: Quanto tempo che
ho bisogno di confessarmi. Lo cerco, ma mi dicono che
non c'. Stia a sentire (p. 309)(3). Dire che queste let-
(1) Anche la Lett. 126
a
agli inizi del 1903: Erano tanti giorni che vo-
levo scrivergli; ma non lo facevo perch scrivendogli, certo gli avrei fatto
tornare alla mente tutti i mancamenti e cattiverie commesse". (p. 295).
(2) Passando per Lucca, i Passionisti spesso alloggiavano in casa Gian-
nini: di qui la conoscenza che Cecilia aveva potuto fare di P. Germano.
(3) Quest'infantile e incantevole: {{ stia a sentire , ricorre spesso (Cfr:
Lett. 30
a
, 36
a
, 50
a
, 51 a, 53
a
, 54
a
, 59
a
".). Anche con P. Germano (Lett. 12
a
,
14
a
, 39
a
- Stia attento, veh! - letto 48
a
, 79
a
, 96
a
".).
370
tere siano lo specchio dell'anima di Gemma pure
un'espressione convenzionale che dice poco, special-
mente quando si tratta di quelle indirizzate a P. Ger-
mano, al suo caro babbo. Ma anche quelle indiriz-
zate a Monsignore non lo sono da meno ed in qualche
momento perfino le superano per l'incisivit ossia
per il piglio di fierezza e fermezza, illuminato - ecco
il prodigio! - da una costante e sincera umilt e ob-
bedienza anche nell'amarezza, nel disaccordo e perfi-
no nell'impeto di un'insorgente protesta e ribellione
che l'anima dolente non riesce a trattenere, ma che
subito vuoI riparare col pianto e con la sofferenza.
E gi nella letto 2 a a P. Germano dichiara, ex
abrupto come al solito: Tutto quello che scrivo, lo
scrivo, solo per obbedienza, ma con la pi gran fati-
ca (p. 9). E, in conflitto col Confessore, comincia la
letto 3 a: Questa volta gli scrivo proprio perch non
ne posso pi. Se sapesse (p. 12)! Un po' pi avanti
quando il solenne Molto Reverendo Padre delle
prime lettere diventato: Babbo mio, accanto a Ge-
s nel mio povero cuore, sbotta subito: Sono stata
ora che poco a confessarmi e stia attento che cosa
mi ha detto Monsignore (Lett. 15 a)( 4). E di l a po-
co, tutta angosciata: Babbo mio, babbo mio! Che
tempo buio! Non ci vedrebbe neppure Lei, se fosse
con me. Ges ogni mattina lo ricevo, ma non lo sen-
to ... Ma il mio Ges, babbo mio, dov'? Povero Ges!
ovvero povera io! (sic! - Lett. 16
a
, p. 44). E la confi-
denza zampilla fresca e ingenua: Babbo mio, babbo
mio! Mi perdoni, l'Angelo mi secca (sic.0 e dice: 'Scri-
vi subito al babbo tuo!' E ancora non posso disubbi-
dire a Lui. Non s'inquieti: quanto ho paura! Il confes-
sore non pu ascoltarmi (Lett. 19
a
, p. 54). La mirabi-
(4) Prima le nega e poi le permette di fare i voti privati.
371
le letto 26
a
comincia invece quasi con un grido di vit-
toria: Babbo mio! Non pi povera Gemma, ma evvi-
va Gemma! Va bene cos, babbo mio? (p. 76). E pas-
sa a raccontare qualcosa dell'enigma della sua anima
la quale gode della comunicazione celestiale: lo gio-
ved senti Ges; Lei lo sent? Aveva una voce cos
fina che appena si sentiva (5).
Ma di l a poco si sprofonda nella sua indegnit:
Il mio cuore sembra divenuto di ghiaccio; non si
scuote, sempre freddo. E ci pu essere una cosa
pi grossa di questa che dopo tante visitine che mi
ha fatto Ges, non abbia ancora imparato ad amarlo?
Ogni mattina che faccio la Comunione, sembra che
il mio cuore sempre pi s'induri (p. 77).
Ogni inizio di lettera ha una sua sorpresa di
spontaneit. Comunicando a P. Germano la parteci-
pazione al supplizio della flagellazione: Sentiamo
che cosa ci avr di nuovo questa volta la testa matta
di Gemma, dir il babbo mio nell'aprire questa lette-
ra (Lett. 44
a
, p. 123). Il prologo pi gustoso quello
del babbo cattivo della lett. 60
a
: Non so capire
in che maniera diventato cos cattivo: non scrive
pi ... se non scrive Lei, scriveremo noi, contento?
(p. 159). Questa del babbo cattivo! un'invenzione
del suo affetto filiale: Babbo mio, babbo cattivo,
perch mi lascia qua sola? (Lett. 26
a
, p. 79). L'affet-
tuoso lamento perch P. Germano non le scrive pi
direttamente, ma lo spirito di Gemma, come gi si
detto, resta intrepido: Babbo cattivo, o se mi scri-
vesse una righetta anche a me, che sarebbe mai? Ma
poi non m'importa niente, perch so bene le cose da
(5) Anche nella letto 35
a
: Ho fatto la Comunione ora che poco.
Ges dopo 18 giorni ha rimesso fuori la sua vocina pi fina ancora (p.
101).
372
Ges (Lett. 64
a
, p. 170: corsivo nostro). Deliziosa e ...
paradisiaca a questo proposito la letto 28 a del 15
novembre 1900 che descrive l'alterco circa la lette-
ra creduta smarrita ma che Gemma vide nelle mani
di Ges: Quella lettera ... non perduta: l'ha nelle
mani Ges; l'ho vista stasera, strinta . Ed ecco il
piccolo dramma: O perch Ges l'hai tu? Sono due
giorni ch' andata perduta. E Ges ha risposto: Ma
che hai scritto, figlia mia? lo arrabbiata [sicn ho ri-
sposto che il babbo cattivo, e glielo ho anche scrit-
tO(6). E qui Ges ed io ci siamo un po' inquietati.
No - diceva Ges - il babbo tuo non cattivo .
lo dicevo sempre di s per. E perch? mi doman-
dava. Perch ... qui... sola ... babbo cattivo? E Ges
mi gridava, ma non s'inquietava: No, il babbo tuo
buono e io: No, no, no . Ed ecco ora la conclusio-
ne del dramma: Avesse veduto, babbo mio! ma per
stasera non ci stato caso di levare dalle mani di
Ges quella lettera. Ma domattina gliela strappo,
quando la prendo. E sa tutto perch? Perch dico cat-
tivo a Lei: Ma perch - mi diceva Ges - il babbo
tuo cattivo? - Perch mi lascia qua sola e non
mi capisce mai quando gli scrivo. Lui crede ch'io sia
contenta. Contenta sono, ma felice no (7). E Ges
anche Lui, abbracciandomi strinta ha detto forte: Il
babbo tuo cattivo; s, cattivo, cattivo ; ma lo diceva
per scherzo . E con uno scherzo filiale la lettera si
chiude: lo allora ero contenta, perch so che se mi
lascia qua, cattivo . E il cattivo ritorna nelle due
brevi postille (p. 81 s.).
(6) Cfr., Lett. 26", che abbiamo appena citata.
(1) il testo che gi conosciamo. Espressione degna della p r ~ f o n
dit dell'anima di Gemma che, come tutti i grandi aello spirito, ha VISSU-
to 'sola' il suo ideale.
373
E quasi nello stesso tempo, il 24 ottobre 1900,
nella postilla alla lettera 5 a alla Serafina di Roma,
spiega ancora la ragione del suo malcontento cio la
lontananza ed il mancato ingresso in Convento:
Quanto buio, vero? sopra di me! Ma il babbo mio
stia attento. Il babbo mio cattivo perch mi tiene cos
lontana? Dica al babbo mio che stia attento a ci che
Ges gli dir. Lo faccia (p. 449). Questo lo stile
del voglio cateriniano!
L'affetto di Gemma per il buon religioso era pro-
prio quello della figlia pi docile e amorosa che tro-
vava una rispondenza angelica nel dotto quanto pio
sacerdote, profondamente convinto della santit di
Gemma ma anche tremendamente preso dalla sua re-
sponsabilit. Non possibile trattare a fondo questo
rapporto ch' forse fra i pi limpidi, luminosi e inge-
nui, nella storia della spiritualit cristiana. Anche
perch Gemma poi non mica quella bambina che
vive nelle nuvole: essa sa all'occasione, richiamare
con energia anche la sua guida. Gli rimprovera la fa-
ciloneria: Lei poi non mi cap, crede forse che mi
lamenti, perch devo vivere di carit degli altri? No,
no, di questo non mi lamento: o non forse la cos.a
che mi rende somigliante a Ges? (Lett. 33
a
, p. 95).
E nella conclusione alla breve letto 34
a
: ... m'intende
che voglio dire? (p. 101). Ed ancora nella seguente
lett. 35 a, dopo avergli parlato dell' Angelo della M.
Giuseppa Armellini: Ha ben capito? (p. 103).
Pauroso un po' P. Germano doveva essere, se era
tutto sossopra per le cose che si tramano(8) di
(8) E verso la fine: {( Ha capito dunque del cuore? Allora vado al
resto (p. 97). E racconta il sollevamento della costole. La espressione
pi forte, dove trapela un sottile dolore ed un vivo rammarico, la rispo-
sta a Ges proprio nell'angelico dialogo sul {( babbo cattivo della letto
28" ora citata: {( Ma perch - mi diceva Ges - il babbo tuo cattivo?
- Perch mi lascia qua sola, e non capisce mai nulla quando gli scrivo .
(p. 81 - corsivo nostro).
374
lui in Vaticano: Stia contento, babbo mio, e stia at-
tento piuttosto a Ges, ovvero al suo buon Angelo
(Lett. 93
a
, p. 232). E pi esplicitamente nella seguen-
te lett. 94
a
: Si quieti per le cose sue; vedr non sar
nulla; pensi ad altro piuttosto . E nella breve postil-
la, con sicurezza: L'Angelo mio, quasi fedele inter-
prete dei voleri di Ges, gli dir tutto consegnandole
la lettera (p. 233). Venuta la nomina a consultore
delle SS. Indulgenze e Reliquie , la Gemma sa espri-
mere la gioia con ironia quanto fine altrettanto spiri-
tuale: Ma stato poco; io mi aspettavo di pi. Per
esempio Cardinale, ma quest'altra volta, vero? No
no, babbo mio; stia contento, a Ges glielo dir io ...
ora basta; perch povero babbo mio impaurirlo cos?
E ora come lo devo chiamare? sempre babbo, oppure
Monsignore, Eccellenza, ecc.? lo dir sempre babbo
vero? [ ... ] Ma babbo benedetto, non ne prenda pi
degli appunti(9): troppo impiccio (Lett. 95
a
, p.
234). E nell'impeto dell'amor filiale, non sa misurare
le frasi. Se il Provinciale gli d il permesso di recarsi
a Lucca ... non faccia storie; parta subito senza pen-
sare a ci che ci avr da fare; o se, per esempio, do-
vesse fare una cosa contraria a Lei, e se Ges lo vo-
lesse, la farebbe, vero? Senza tanto inquietarsi .
(Lett. 70
a
, p. 186 s.).
Ma le acque non sembrano tornare calme e Gem-
ma riprende la penna che questa volta non conosce
complimenti e vuole sbaragliare il campo: Povero
babbo mio, come soffre! vero? Ha paura di essere
compromesso o Lei o il Provinciale. Ma non tema di
nulla; o perch tanta paura, mentre che Ges se ne
sta quieto, e se gli parlo di queste cose, ride e ci
(9) Nel senso di incarichi , come spiegano gli editori.
375
scherza? A Ges gli dispiacciono, sa, quei momenti
rabbiosetti (IO) che gli prendono o di non voler scri-
vere, ovvero di non occuparsi pi di nulla, ma sia
buono; dei dispiaceri ne avr ancora degli altri, ma
avr pazienza; quando poi saremo al termine di tutto,
vedr con che gioia ringrazier Ges (Lett. 76 a, p.
199). E ad un anno appena prima della morte, ancora
spasimante per entrare in convento anche se ormai
rassegnata, chiede una parola sicura: Scriva presto.
Ma quando scrive - l'ammonisce - preghi prima il
nostro Ges; non scriva a caso come fa spesso (l l ).
Anche in una lettera del novembre 190 l: Scriva, tan-
to, no infuriato come solito (Lett. 91 a, p. 228). E
alcuni giorni prima, non senza una punta d'ironia:
scriva presto, babbo mio. Non parta da Roma; un
po' di coraggio, babbo benedetto, si faccia: sempre
confuso? (Lett. 89
a
, p. 226).
Finiamo col rabbuffo per il ritratto a olio fatto
fare dal P. Germano: Caro babbo, sono inquietata
forte forte con Lei. Che cosa mai la smania che ha
di far fare ritratti? Si ricordi bene: lo tengano pure
nascosto, ma se lo trovo quello che ha mandato qu<;t,
ci penso io(l2). Poi l'avverte del precipitare della
sua salute e lo supplica per l'ultima volta di metterla
in convento: O babbo mio, i miei polmoni vanno
(IO) Corsivo nostro.
(II) Corsivo nostro. E la Santa aggiunge fra parentesi: Mi perdoni
quest'ultima parola, tanto che gliela volevo dire (Lett. 108 a , p. 254).
(12) Gemma effettivamente riusc a carpire il ritratto e a nascon-
derlo: le peripezie sono raccontate con intelligente umorismo nella se-
guente Lettera 125
a
del 24 dicembre 1902 (p. 293 s.). Nel testo riportato
in nota dagli editori, il P. Germano presenta la faccenda del quadro come
un segno di riconoscenza di Gemma verso i Giannini e la rimprovera:
Certo meriteresti ben altro, non avendo mai corrisposto a tanta loro
carit. Ma avendo essi il cuore s buono, dovresti commuovertene. Invece
ti arrabbi. Povera stupide Ila e superbuccia inconcludente! (p. 292 nota
5). Non era un po' troppo e verso una povera ammalata grave che vedeva
fallire per sempre la sua pi ardente aspirazione?
376
sempre pi a rifinire. Babbo mio, non mi faccia mori-
re cos per il mondo; mi contenti; mi faccia morire
in convento (Lett. 124
a
, p. 292).
L'ultimo ... rimprovero di Gemma al buon padre
nella letto 126
a
del gennaio 1903, dopo che ... quella
paurosa figura ... tornata al suo posto e l'anima
sembra amareggiata: Quell'ultimo dispiacere che
recai a Ges e poi a Lei, se Ges me lo ha perdonato,
e Lei ancora no: perch non sente che gli faccio mille
promesse? (p. 295).
Il virtuoso direttore sapeva bene da chi venivano
questi rimproveri e non manc di tenersi al livello
della privilegiata creatura, anche se le circostanze -
per cause che ancora non conosciamo completamen-
te - hanno deluso tutti i progetti e le speranze della
povera Gemma.
Il nocciolo del problema, sul piano esistenziale,
non (non sembra almeno) tanto e soltanto il rappor-
to fra P. Germano e Mons. Volpi, cio fra due caratte-
ri quasi agli antipodi, anche se ambedue piissimi ed
esperti direttori di anime. Il grosso problema rimase
il rapporto fra Gemma e il suo Confessore e, questo,
rispetto ad ambedue i problemi fondamentali: a) la
vocazione religiosa di Gemma, b) i suoi fenomeni
straordinari. Quanto al primo, il Volpi si mostr
sempre pi che disposto e si adoper con impegno
e non credo si debba incolparlo se Gemma rimase nel
mondo. Quanto al secondo problema, la posizione di
Mons. Volpi ci pu sorprendere, ma da pensare che
sia stata permessa da Dio per portare l'umile fanciul-
la a sicura santit. Dev'essere fuori di discussione la
rettitudine e la buona fede del Volpi, com' fuori di-
scussione la docilit e la obbedienza verso di lui del-
l'eccezionale penitente. vero che a Padre Germano
377
raccomanda di pregare anche per Monsignore il qua-
le ... poi ne ha assai bisogno. Senta: non so che sia,
ma mi pare che sia tanto dubbioso sopra di me
(Lett. 38 a, p. 109). E lo scrive direttamente all'interes-
sato, dovendogli comunicare un messaggio di Ges:
Ma, Ges mio, ho voglia di dire: il Confessore non
mi crede, perch ha paura che tu non sia Ges davve-
ro, che tu sia invece il diavolo . E di l a poco: Ges
mi fece conoscere che Lei non crede niente a tutto
quello che io nelle confessioni gli dico: Ti dispiace?
disse Ges. O no, - dissi - Ges sono cose che le
hai permesse tu; tu l'hai fatte e tu pensaci (Lett.
17
a
, p. 334 s.). E l'obbedienza di Gemma al confesso-
re stata senza incrinature e l'espressione dell'affet-
to sempre riconoscente.
La pena della poverina grande: bisogna ricono-
scerlo. La pena traspare ovunque: lo gli ho scritto
per obbedire; se poi Lei non mi crede, io sono conten-
ta lo stesso . E aggiunge timida, e dolente: Avrei
tante cose da dirgli, ma siccome Lei non mi ha do-
mandato pi nulla, avevo paura - [si badi bene!] di
far male a dirglielo! Mi benedica e preghi per la po-
vera Gemma! (Lett. 9
a
, p. 321). Sicura e ferma nella
letto 20
a
: Domani non esca da Lucca, ch dovr fati-
car molto per me. Ges, ma Lei non ci crede (p.
340). Ma la fanciulla non si perde d'animo e sa tener
testa all'incerto prelato, disapprovando apertamente
la sua condotta nell'esigere la verifica medica dei
suoi fenomeni: il fatto troppo importante per poter
capire Gemma e il timbro della sua anima, e soprat-
tutto per avvertire il mistero del suo martirio che at-
tinge qui il primo suo vertice. Tramite la signora Ce-
cilia, Gemma aveva avvisato il confessore che quell'i-
spezione medica da lui preparata non piaceva a Dio:
378
Monsignore, se vuole \enire, venga solo, altrimenti
Ges non contento e non far veder niente. lo sono
contenta per in tutti i modi, che venga solo o accom-
pagnato (Summ. 23, p. 707)(13). Monsignore segu
il suo impulso e venne col dottor Pfanner mentre
Gemma era in estasi col fenomeno delle stimmate:
per, com' noto, l'esito della verifica fu nullo come
Gemma stessa aveva predetto. Gemma fu presa per
isterica, non solo dal Dott. Pfanner, ma anche dallo
stesso Monsignore e dal suo cerchio a cominciare
dalla stessa signora Cecilia. Dopo l'umiliazione, la
Santa, (che stando in estasi non si era accorta della
visita-verifica del pfanner) premiata da Ges con
una nuova estasi di cui informa il Confessore facen-
do con fermezza il punto sulla situazione: Se fosse
stato solo, Ges l'avrebbe ben persuaso . - Ges al-
lora(I4) - informa la santa - mi ha detto che insie-
me a Lei vi era un'altra persona; ma Ges mi ha det-
to che quella persona non ha veduto niente(
5
); mi
(13) Anche nell' Autobiografia a P. Germano: D al Confessore che
in presenza del medico non far nulla di tutto ci che desidera - Per
ordine di Ges - attesta la santa - avvisai il Confessore, ma esso fece
a modo suo e le cose andarono come Ges le aveva descritte [cio il medi-
co non vide un bel nulla] (p. 267).
(14) La lettera porta la data dell'8 settembre 1899.
(15) Un caso analogo, ma in circostanze diverse, si verificato il 18
aprile 1920 nella visita di P. Gemelli, con la Serva di Dio Armida Barelli,
al P. Pio da Pietrelcina a S. Giovanni Rotondo. La Barelli chiede al P.
Pio se l'Universit Cattolica fiorir; ne ha risposta affermativa, e una
immaginetta con autografo. Nonostante le insistenze della Serva di Dio,
P. Gemelli non pot osservare le piaghe del Padre, causa un divieto delle
autorit superiori. Pi tardi un suo [di P. Gemelli] scritto d la stura
a vivissime discussioni (Padre Pio da Pietrelcina, Testimonianze, a cura
del P. Vincenzo da Casacalenda, S. Giovanni Rotondo 1969, p. 18).
P. Gemelli, ch'era medico, nutriva come il Dr. Pfanner poca fiducia
e molta diffidenza per i fenomeni mistici. Pio XI. molto benevolo con
il fondatore della Cattolica che ascoltava spesso e volentieri, mostr lun-
ghe perplessit nella Causa di Gemma a causa dei fenomeni straordinari.
Non soddisfatto di quanto aveva letto nella ponenza della postulazione,
il Papa incaric personalmente il P. Marco Sale s, O.P., maestro del S.
379
ha detto anche ch'era un medico e Ges non voleva .
Gemma sta quindi sulle sue e disapprova, con Ges,
l'operato del confessore. Fierezza e rassegnazione;
tensione di opposti anche in quest'episodio capitale
nella vita spirituale della Santa, la quale fa la dichia-
razione sul dramma ch' anch' essa un dramma: Ge-
s oggi ha voluto ch'io facessi questo sacrificio, e
l'ho fatto volentieri. Sia pure - ecco la fierezza eroi-
ca - come ha detto quel medico, ch' isterismo: ap-
punto perch cos, Ges mi vuole pi bene. Per
mi ha detto che in confronto a quello che devo passa-
re, questo nulla (Lett. sa, p. 314 s.). Di fatto l'erro-
re degli uomini giov allo spirito di Gemma: Babbo
mio, da quel giorno cominci una nuova vita per me.
[ ... ] Ecco la prima e la pi bella umiliazione che il
mio caro Ges mi dette; nondimeno la mia gran su-
perbia e il mio amor proprio si risentirono ... - E Ge-
s, la rimprovera che nei suoi guai essa ricorre a tut-
ti meno che a Lui: Quest'ultimo rimprovero mi ba-
st, e mi serv per distaccarmi affatto da ogni
Palazzo e il benedettino Ildefonso Schuster abate di S. Paolo fuori le Mu
ra (poi arcivescovo di Milano ed ora anch'egli Servo di Dio) di esaminare
e riferire sui fenomeni straordinari della vergine lucchese: i due Voti,
avuti per cortesia speciale di Mons. P. A. Frutaz, vengono riprodotti in
appendice. Letti i due voti, ambedue positivi, Pio XI rimase molto imo
pressionato dalle considerazioni dell'abate Schuster, ma non diede anco-
ra il via alle conclusioni della Causa. Sono questi certamente i due teo-
logi" ai quali allude Mons. Natucci (allora promotore della fede) nella
prefazione (in data 8 giugno 1957) alla biografia di P. Zoffoli: Ma ci
nonostante Pio XI esitava ancora, quando a me ... balen l'idea di sugge-
rirgli di studiare personalmente la figura della Galgani. Il consiglio fu
accolto assai volentieri e, dopo alcune settimane, la sera del 15 luglio
1931, entrato nel suo studio per la solita udienza, ebbi la felice sorpresa
di sentirlo esclamare in tono autorevole e quasi enfatico: Monsignore
per la Galgani, avanti" (p. VIII). Il voto Schuster, denso di teologia misti-
ca e di riferimenti ad esperienze mistiche specialmente nell'ordine bene-
dettino, ha stretta somiglianza con la Positio super revisione scriptorum
di S. Gemma da parte del P. Luigi Besi (Roma 1917).
380
creatura per tutta rivolgermi verso il Creatore (16).
Turbamento, smarrimento, sofferenza soprattutto:
mentre Ges la favoriva della conformit alla sua
Passione, permetteva l'incomprensione che rasentava
la derisione da parte degli stessi ben pensanti, a co-
minciare dal pio confessore che si ricredette, come
si visto, solo alla fine della vita. Lo scopo della pro-
va spiegato poi dalla stessa Gemma, nella lettera
ora citata allo stesso Volpi: Non ti ricordi, figlia
mia, che tempo addietro ti dissi che veniva un giorno
nel quale nessuno pi ti creder? Ebbene quel giorno
appunto oggi. Oh, ma quanto mi sei pi accetta cos
disprezzata, che prima, quando tutti ti credevano
santa (p. 314).
Le due lettere seguenti, del 12 e 13 settembre
(con la designazione di P. Germano a direttore spiri-
tuale), riflettono il segreto incendio dello spirito di
Gemma, ch'era stritolato nella sua stessa dignit di
donna e di cristiana: Cristo stesso riprende in mano
l'affare e mette le cose a posto come vedremo pi
avanti. Qui cerchiamo soltanto i tratti del carattere
di Gemma ch' la volont di chiarezza: Monsignore
ha tutta l'opportunit di vedere le stimmate, ma fis-
sato nella diagnosi del medico, non si convince e le
proibisce le cose straordinarie del Gioved e Vener-
d. Ges - come si legge nell'Autobiografia - per
un poco obbed, ma dopo ritornai al solito e pi anco-
ra di prima . Comunque Gemma vuole cose chiare
(16) Autobiografia, p. 267 s. - A commento di questo dramma si de-
vono leggere le mirabili Estasi 3" e 4", che portano la stessa data delle
due lettere al confessore che citeremo fra poco. L'estasi 3" inizia niente-
meno che con un: Hai vinto, Ges, hai vinto tu. Hai fatto bene, hai fatto
bene ... (p. 5). E finisce, rassegnata e affettuosa: Ma se pensano male
di me, non nulla: ma di te ... Pensa a te, Ges, a tutti; di me non mi
importa niente, ma di te. Che brama di patire, Ges! Mi basta di essere
tutta tua (p. 7 s.).
381
e mette un aut-Qut allo stesso Ges: Ho detto a Ges
che se lui veramente, faccia vedere tutto(I7); se
poi il diavolo, me lo levi, ch non lo voglio; se fosse
la mia testa, non lo sopporterei pi e la spaccherei
tutta (Lett. 7
a
, p. 318).
Il colmo di questa situazione, che dice tutta la
finezza e delicatezza dell'anima di Gemma, l'incre-
dibile richiesta che conclude la citata estasi 3
a
:
Consola Monsignore, Ges: non ha fatto nulla di
male per accertarsi del dottore ... Ges, ti ringrazio.
Ha fatto bene, pensino come vogliono, ma assicurami
che sei te . Le ultime parole: Non mi crede nessuno.
Che devo dire a Monsignore? Far come l'altra vol-
ta (p. 8 - corsivo nostro) - dicono all'evidenza la gra-
vit del dramma. Un dramma che rimase insoluto
per la stessa Gemma fino alla fine, almeno sul piano
fenomenologico, come si vedr. Sintomatica la bre-
ve lettera 39
a
al Confessore dell'agosto 1900, perci
quasi ad un anno di distanza dall'avvenimento, la
quale inizia con un tono perentorio: Ieri sera Ges
mi disse che dicessi a lei, che venga P. Germano .
Segue una dichiarazione che ripropone - lo stile
di un controllo assoluto, quanto la realt si mostra
allucinante quasi di una panoramica dell'orrido -
l'intero dramma: Poi ieri sera Ges mi fece conosce-
re tante persone che avevano pensato male; una pen-
s fino che fossi sonnambula; altri credono che sia
ammalata; altri che i segni nelle mani e nei piedi, sia
io che mi sgraffio! Ges mi ha detto che sono tutte
cose che le permette lui; permetter anche di peggio,
ma per mi ha assicurato che per mezzo di P. Germa-
no persuader bene il Confessore. Le altre persone
(17) Al confessore e a chi lui volesse ", come si legge all'inizio del-
la lettera.
382
vuole che restino cos (p. 366). Perentoria anche
la dichiarazione finale della letto 55
a
, forse la pi
sconcertante come vedremo ancora: Monsignore, ha
detto Ges che riguardi bene questo scritto, e pi
non aspetti a rinchiudermi. Ges vuole che Lei ri-
manga nella sua incertezza, per mi ha detto: che Lui
non opera miracoli per contentare i curiosi. Si ricordi
per, cos dice Ges, che chi conosce la Croce, la pre-
gia; chi non la conosce, la fugge (p. 385).
Qui Gemma - e lo far anche con P. Germano
- sale in cattedra e diventa la maestra del suo mae-
stro. Anche questa volta per gli eventi le preparano
altre delusioni: vero che P. Germano far di tutto
per convincere il Volpi, ma senz'effetto alcuno, come
gi si detto, e cos - se possiamo ripetere - il falli-
mento della povera Gemma continua. E ritorna l'in-
terrogazione ch'Ella si poneva gi nella 3 a lettera a
P. Germano, a proposito della vocazione passioni sta:
Possibile che Ges non voglia mantenere le sue pa-
role? Ma dunque non mi vorr Passionista? Sar for-
se stata ingannata dal nemico? E se ci fosse? (p.
13). Ognuno afferra la pena e l'angoscia di tali do-
mande. Certamente Ges continu a illuminare i pas-
si della predestinata creatura, colmandola di favori
imprevisti e imprevedibili ma conducendola anche
per vie impreviste e imprevedibili fino in fondo.
Eppure - ed questo il miracolo ... esistenziale
- nessun risentimento in Gemma verso il confesso-
re. Il suo giudizio tuttavia sempre limpido e ta-
gliente. Sul fallimento che si profila della sua voca-
zione religiosa, non esita a dichiarare di chi sono le
responsabili t, come nella lett. 20 a a P. Germano con
quel suo stile vibrato ed incantevole che conosciamo:
Eppure Ges a Lei deve dirgli tante cose su questo
383
punto! Perch non obbedisce? Non si opponga alla
volont di Ges, come ha fatto Monsignore fino a
ora; non lo dico mica io, sa? tante volte me lo ha det-
to Ges, mi parso. Mi perdoni tutti questi discorsi,
e se lo fanno inquietare, non li legga. L'Angelo mi co-
manda cos; che devo fare? (p. 57). Dopo la visita
del Farnocchia, segretario e uomo di fiducia del Vol-
pi, Gemma indignata e lo dice la letto 50
a
a P. Ger-
mano, tutta pervasa di fremiti per il comportamento
del Farnocchia, di cui svela il poco e punto equilibrio
mentale e la pacchiana fatuit. Ma Gemma non teme
di colpire direttamente anche il confessore nella sua
responsabilit: ... Se sapesse! quel Monsignore - il
quel suona finissima ironia e sarebbe disprezzo se
non fosse Gemma Galgani ascriverlo - aveva detto
di venire a vedere la mamma(I8) ... e invece ci man-
d il suo segretario; (il quale) non pass poi a vedere
la mamma, (credo) venne in camera mia, ecc. Ora
il rimbrotto: O babbo mio, quanto soffrii!! (p. 135).
Per di pi il loquace segretario con le sue chiacchiere
convinse poi anche quelli di casa a cominciare da Ce-
cilia. Una situazione forse che far sorridere qualcu-
no, ma che svela, anche sotto il semplice sguardo di
ottica esistenziale, un'autentica tragedia: Gemma
di nuovo sola.
Eppure la forte fanciulla non lascia passare oc-
casione di presentare il Volpi al P. Germano nella lu-
ce migliore: Mi raccomando, babbo benedetto, non
la prenda con Monsignore: esso buono e fa tutto
per il mio maggior bene; fa di tutto per salvarmi l'a-
nima (Lett. 76
a
, p. 199). E nella lettera seguente:
Monsignore tornato, ieri sera mi confessai, lo tro-
(18) La signora Giustina Giannini gravemente ammalata.
384
vai cos buono, che proprio non sapevo che pensare.
Scusiamolo, povero Monsignore(I9), quando alle vol-
te sembra inquieto e noiato di me; non colpa sua,
Ges che cos permette. Eh, babbo, si andr forse
in peggio! Lasciando stare Monsignore, che da se
stesso poi si riconoscer ... Ma ieri sera dimostrava
perfino un gran desiderio di lei: mi domand se mi
aveva scritto, risposi di no. E lui: e perch? Non lo
so - gli dissi - ma sono pi di sei mesi che non
ho saputo nulla . Tu nondimeno continua a scriver-
gli mi disse. E qui ci fermammo (Lett. 77 a, p. 201).
Due persone, P. Germano e il Volpi, altrettanto degne
l'una dell'altra ma con diversi compiti verso il fiore
che Dio aveva loro affidato. Nella Lett. 29
a
gli rinno-
va tutta la sua fiducia nel modo pi categorico e lo
tiene sulla stessa linea di P. Germano: E poi quante
cose mi ha dette stamani! E perch? Vorrebbe man-
darmi a confessarmi dagli altri. Sia certo certo che
Ges non vuole: o Lei o p. G. [Germano]. Sar buona,
l'obbedir sempre, e far tutto quello che Lei vorr;
ma non mi mandi da nessuno: non sono io che non
ci voglio andare, proprio Ges che non vuole. Se
proprio proprio non mi volesse pi, mi mandi da P.
Germano: o Lei o Lui. Gli sar sincera, sa (p. 352).
Ma il piccolo grande dramma resta, ed affiora anche
nell'estasi 39
a
: E chi , Ges, dunque che mi cono-
sce? ... Il Confessore non anche? O che aspetti? E co-
me hai fatto, Ges a farmi conoscere prima da P.
(19) Se il quel" della Lett. soa era evidente ironia, qui il povero"
certamente segno di affetto e scusa, ma anche un'impennata di digni-
t e fierezza tutta propria dell'estatica lucchese. Ancora nella Lett. 79:
Sono 3 o 4 volte che trovo Monsignore s buono, che non so a che pensa-
re (p. 207). Ma nella Lett. 82 a: Ieri sera fui da Monsignore. O babbo,
babbo, avesse sentito! non mi volle ascoltare, perch aveva furia (p.
211). Per nella Lett. 83 a: Monsignore con lei buonissimo, non manca
mai di ricordarlo, se non in bene (p. 213).
385
Germano che al Confessore? (p. 61). Circa un anno
dopo leggiamo la confessione ingenua e gaudiosa nel-
la postilla alla letto 60
a
al buon passioni sta: Tempo
indietro dissi a Monsignore che nel mese di Giugno
doveva venir Lei, ed Esso mi rispose: A che fare? O
io non basto per convertirti?)} Ieri poi da s mi ci en-
tr; gli chiesi il permesso di potergli scrivere, e intan-
to mi disse(2): 'O P. Germano verr poi nel Giu-
gno?'. Risposi di s. E Lui: 'Ci avrei piacere tornasse;
cos in quei giorni, io a te non ci penserei, e poi anche
tu sei pi contenta, vero? Sa, babbo mio, risposi
proprio di s' (p. 160). Una perla della schiettezza di
quest'anima cristallina! - Ma mons. Volpi sembra vo-
lersi prendere la rivincita. Date le continue pressioni
della stessa Gemma e vedendo svanire altre possibili-
t, egli pensava di metterla fra le Cappuccine, ma
Gemma non sembra convinta e chiede al Confessore
di poter scrivere a P. Germano per informarlo: Ed
esso [il Volpi] mi rispose: O figlia mia, se tu dai retta
un altro po' a P. G., tu religiosa non ti farai pi.
Gemma che lo scrive a P. Germano (Lett. 107 a,
p. 254): non (conosciamo) la risposta di quest'ultimo.
Il Volpi sembrava scaricasse tutta la faccenda sulle
spalle del passionista lontano. La situazione fa perde-
re le staffe all'interessata: Ges sento, scrive nella
letto 30
a
al direttore, che ha da dirmi qualche cosa che
riguarda il nuovo convento, ma non mi dice nulla.
Monsignore pure tutte le volte mi dice: 'Del convento
hai da dirmi nulla? Ges non te ne fa dell'imbasciate
per P. G. [Germano] e per me? '. lo dico sempre no, per-
ch non so nulla, e non sento nulla; solo al sentirne
parlare mi fa stizza, che ... sono alle volte per risponde-
re qualcuna di grosse (p. 87). Tanta la schiettezza
dell' anima di Gemma!
(20) Com' noto, questo" o l'inizo dell'interrogazione nel toscano
familiare.
386
2. Femminilit e mitezza di Gemma
Questo titoletto pu sembrare frivolo e irrive-
rente, ma la materia spero non sia tale. Potrebbe an-
che sembrare un espediente pubblicitario, e questo
non deve assolutamente essere. Gemma forse fra tut-
ti i santi moderni, ed in particolare fra i mistici, si
presenta la creatura pi semplice e trasparente, indi-
fesa ed esposta a tutti gli attacchi e i rischi della vita.
Ed anche a suo modo pu dare (e diede alle volte)
l'impressione di essere scontrosa o scorbutica: cos
che si guadagn nel suo ambiente da bambina il tito-
lo di superba e da grande quello di stupidella
e non lo era affatto. Ed era anche bella, a sentire
i contemporanei. Lo attestano le poche fotografie
conservate (1 ), ma ne danno tstimonianza anche i
contemporanei e questo pu sorprendere dato il tipo
di vita condotto da Gemma, schiva di tutto e di tutti
e convinta - come si detto - che Dio non doveva
sporcarsi le mani con quella figura che essa chiama-
va il letamaio del suo corpo. Il processo, bench
non abbia presentato interrogazioni esplicite ... al ri-
guardo, contiene dichiarazioni che non possono non
far piacere: non si vede perch la bellezza fisica,
(l) merito del P. Zoffoli di averle raccolte e riprodotte. Ne se-
gnaliamo specialmente due a tutta pagina: quello con la piccola Elena
Giannini a p. 672 ove la Santa in atteggiamento di grande serenit e
quella soprattutto di p. 464 che esprime una eccezionale elevazione e con-
centrazione di spirito. Un volto di simile armonia e intensit impossibi-
le dimenticarlo.
387
opera sempre di Dio, debba contrastare ma piuttosto
accompagnarsi con lo splendore dell'anima. Ecco al-
cune dichiarazioni nella loro semplicit. Prima fra
tutte quella di Cecilia Giannini, la fortunata custode
dell'angelica fanciulla negli ultimi tre anni di vita.
Dopo aver accennato alle proposte di matrimo-
nio avute sia a Camaiore presso gli zii Lencioni come
a Lucca, Cecilia aggiunge: E poi non so altro perch
Gemma era bella, era proprio bella nella faccia e spe-
cialmente quando si raccoglieva nei momenti di fer-
vore. Diverse volte, passandoci vicino dei soldati, tut-
ti la guardavano ed io dicevo: 'Che hanno da guarda-
re?' E lei rispose: 'mi ci levi me e non mi guardano
pi'. Ed io le diceva: 'Sei vestita cos ridicola che
sembri una stupidella, e forse ti guardano per quello'
- e certo ritengo che Gemma la pensava cos. lo non
mi sono mai accorta che avesse avuto un atto di vani-
t e). Anche il passionista P. Pietro Paolo: Chi
non l'avesse conosciuta, l'avrebbe presa per una stu-
pida, ma in realt non era tale; che anzi era molto
intelligente e la natura era stata larga dei suoi do-
ni (3). Concorda con la Cecilia, in un contesto simi-
le, l'amica Palmira Valentini: So ch'era guardata
non so se per i suoi capelli tagliati dopo una malattia
ch'ebbe o per il suo vestito molto dimesso ovvero an-
cora per i suoi begli occhi celesti dai quali traspariva
tutta la bellezza della sua anima. Ma, comunque sia,
Gemma non perdeva mai la serenit(4). Fa eco Eu-
femia Giannini che la pot spesso osservare e con-
templare in estasi: . Una volta mi trovavo sola con
(2) Summ. De vita, 2728, p. 62.
(3) Summ. De heroica temperantia, 82, p. 584.
(4) Summ. De heroica prudentia, 34, p. 465.
388
lei: prevedendo VIcma l'estasi, mi si rivolse, perch
andassi a chiamare la mia zia(S), intanto che ella si
ritirava nella sua camera. lo invece dopo un poco le
corsi appresso e la trovai seduta gi in estasi. Il cuo-
re gli batteva forte ed io glielo premeva. Fu in que-
st'occasione, mi ricordo che in un punto dell'estasi,
apr gli occhi ed io glieli vidi cos belli e risplendenti,
come se ci avesse avuto un riflesso di sole, mentre-
ch la finestra stessa era chiusa anzi la persiana ed
il sole in camera non c'era(6).
Ora qualche testimonianza di chi la vide sul letto
di morte. Prima una donna, Isolina Serafini: lo ho
veduto il cadavere di Gemma che era adagiato sopra
un lettuccio e lo vidi nel giorno di Pasqua(1) ... era-
no le due pomeridiane circa e una domestica di casa
Giannini (si sentiva) esclamare: 'Povero Angelo! Bel
mi' Angelo!' - Il volto era bello, pareva la Madonna
dei Dolori. lo non mi saziai mai di guardarla; io non
pregai per Gemma, ma mi raccomandai a Gemma, di-
cendo: Tu sei in Paradiso, prega per me (8). Anche
un uomo, Basilio Morelli ch' era operaio in casa Gian-
nini: lo la vidi pochi momenti prima che spirasse,
era perfettamente in s. lo rividi poi Gemma cadave-
re; era bella come un angelo, calma, serena col suo
sorriso abituale. E vennero molti a visitarla perch
(5) Cecilia che doveva premerle forte la mano sul cuore durante
l'estasi, perch le palpitava con eccessiva veemenza causandole un vivo
dolore con violente emorragie dalla bocca.
(6) Summ. pro IX, De heroica prudentia, 91 s., p. 486. - Un'im-
pressione simile anche in Sr. Angela Ghiselli delle Barbantini che l'osser-
v in estasi quando Gemma, inseguita dal diavolo in forma di omaccione,
si rifugi nel loro convento: Rimase immobile con gli occhi aperti. Co-
me era bella! e parlava, ma non si capivano distinte le parole (Summ.
14; p. 699).
e) Gemma era morta il sabato Santo 11 aprile 1903 circa il tocco
e mezzo: quindi erano passate 24 ore.
(8) Summ., pro XVIII, De pretioso obitu, 26, p. 814.
389
le avevano preso venerazione, e questi erano d'ogni
condizione (9). Terminiamo con il parere di una ...
competente cio di una modista, come ci riferisce la
zia Elisa: Voleva [Gemma] un cappello dalle tese lar-
ghe e spioventi sul volto. Avendo osservato la modi-
sta che non era pi tanto di moda e che non conveni-
va a lei essendo una ragazzina cos, cos: volendo dire
bella. Gemma rispose; me lo faccia pure cos, perch
lo desidero cOS (l0).
Parlare perci di femminilit in Gemma po-
trebbe sembrare, se non irriverente, almeno impro-
prio: Gemma, soprattutto nella fase ultima della vita,
vive in un altro mondo. Perci forse pi esatto par-
lare di umanit : anche se questo termine pu sem-
brare troppo vago e scialbo, intendiamo con esso si-
gnificare la spontaneit, la franchezza, la delicatezza,
la tenerezza, soprattutto l'intuizione profonda della
mente e del sentimento che la vergine lucchese ebbe
e mostr in grado sommo come donna e non soltanto
come santa. Di tale franchezza e profondit abbiamo
riportato in questo studio alcuni documenti.
La tenerezza di Gemma certamente tutta spiri-
tuale, purissima, perch il suo spazio esistenziale
solo di personaggi celestiali: ma pur fatto con effu-
sione di baci, abbracci, dichiarazioni di amore arden-
te. Gemma che non voleva farsi toccare, guardare,
baciare ... da nessuno, neppure dal babbo amatissi-
mo(1I), sfolgora nel mondo dello spirito con le di-
mostrazioni pi ardenti. Scrivendo all'austero e com-
passato Mons. Volpi, la santa quasi senz'accorgersi
(9) Summ. 23, p. 813.
(IO) Summ., De heroica temperantia, 17, p. 559.
(II) Anche nei rapporti con la mamma diletta l'Autobiografia tace
su qualsiasi segno di affettuosit esteriore della piccina, se non il pianto
(pp. 223, 224 ... ).
390
vive il contrasto dell'umilt e della grandezza della
sua vocazione. Gi nella letto 3 a del luglio-agosto
1899, dopo aver riferito che Ges l'ha minacciata di
castigarla se fa trapelare (le stimmate) e le ha mo-
strato tutti i suoi difetti (<< se vedesse com' brutta
l'anima mia! ) continua: Ieri sera poi, quando fui
libera, mi pareva che Ges mi si stringesse forte for-
te al collo e non volesse lasciarmi: mi diceva che so-
no tutta sua, che vuole tante cose da me, che ha da
darmi tanti avvertimenti, ma quando sar in conven-
to (p. 312). Nella letto 27 a la dimostrazione di affetto
precede l'invito allo stato di vittima e la dichiarazio-
ne (quasi incredibile!) da parte di Ges stesso ch'essa
... la pi povera, la pi peccatrice di tutte le crea-
ture; tu non meriteresti altro che ti mandassi all'in-
ferno ... Ecco invece il prologo: Oggi, mentre face-
vo l'Ora di guardia, mi accaduto come al solito: mi
sono addormentata ( 12). Mi pareva che Ges mi vo-
lesse tanto bene, mi faceva tante carezze; mi parso
perfino che mi abbia baciato. Gli ho risposto che non
solo quell'ora, ma vorrei sempre stare con Lui. Anche
Ges era contento (p. 350). Ed ora le tenerezze di
Ges Bambino il quale nella gi ricordata letto 55 al
Volpi, le profetizza l'ascesa agli altari: Oggi nell'ora
di guardia, dal tocco alle due, non dormivo come
sempre, ero proprio svegliata; mi parso che Ges
bambino mi sia venuto nelle mie ginocchia. lo, appe-
na ce l'ho avuto, Gli ho detto: 'Ges, ora certamente
mi farai la grazia che desidero: dimani farai conosce-
re la verit a Monsignore'. E Ges: Figlia mia, la
verit chi doveva conoscerla, l'ha conosciuta (p. 383
s.). Anche nella letto 63 a: Oggi nell'ora di guardia,
(12) Altra espressione per indicare lo stato di estasi.
391
mi parso di aver veduto Ges in forma di Bambino;
mi venuto sulle ginocchia, mi stringeva forte, e mi
dimandava che cosa desiderassi pi di tutto nel mon-
do. Gli ho risposto: Amare tanto tanto Lui, e andare
in convento (p. 391)(13).
La dichiarazione pi intensa ed il suo preciso
contesto spirituale forse quello che si legge negli
Appunti di Diario : Stamattina 25 marzo 1899, po-
co prima di alzarmi, la solita voce ha detto: Gemma,
rallgrati, il Cuor di Ges ti vuole tutta per s, e tu
procura di essere tutta sua. Mi alzai, andai a fare la
Comunione; appena ricevuto Ges (avevo detto tutto
quello che lei mi aveva insegnato), sentii un voce den-
tro e mi disse: Vieni, povera figliola; vieni, che ti ab-
bracci; tanto tempo che ti aspettavo, ho avuta tanta
pazienza, ho sofferto tanto per te: ma non importa,
ho tutto dimenticato. Sei tornata e basta. Come sono
contento! ... Dopo tanto ti ho riavuta, ma orami faccio
assoluto padrone del tuo cuore; io stesso voglio farne
ci che mi piace, non mi fare resistenze, come per
l'addietro, perch te ne faccio pentire. Sei mia. lo vo-
glio che tu rinunzi affatto all'amore di te stessa e del-
le creature; lo solo voglio essere padrone del tuo cuo-
re e dei tuoi affetti; io l'amo il tuo cuore, sai? l'ho
amato sempre, l'ho desiderato, ma tu? Ma ti perdono,
perch non mi conoscevi; ma ora dopo questo favore
che ti ho fatto, resisterai ancora? Risposi: No, no,
Ges; non resisto pi, fate di me quello che volete .
- Brava! quello che volevo io. Su via dunque, lascia
che ti abbracci, per non lasciarti pi. Non temere, ch
(13) La prima dimostrazione di affettuosit da parte di Ges sem-
bra quella seguita alla guarigione miracolosa: Figlia - mi diceva Ges
abbracciandomi - io mi do tutto a te, e tu sarai tutta mia" (p. 249).
392
sei nelle mie braccIa, e nessuno capace di slrappar-
ti (p. 282, corsivo di Gemma)(14).
Dopo Ges, la Madonna alla quale dopo la guari-
gione l'affid lo stesso Cristo nel colloquio gi citato,
Gemma stessa a chiarire in apertura il contorno
esistenziale : Vedevo bene che Ges mi aveva tolto
i genitori, e alle volte mi disperavo, perch credevo
di essere abbandonata. Quella mattina me ne lamen-
tai con Ges, e Ges sempre pi buono, sempre pi
tenero mi ripeteva: lo, figlia, sar sempre con te.
Sono lo tuo Padre, la mamma tua sar quella... -
e m'indic M. S. [Maria Santissima] Addolorata -.
Mai pu mancare la paterna assistenza a chi sta nelle
mie mani; niente dunque mancher a te, quantunque
ti abbia tolta ogni consolazione e appoggio su questa
terra. Vieni, avvicnati ... sei mia figlia ... Non sei feli-
ce di essere figlia di Ges e di Maria? (p. 249).
Anche la Madonna, come scrive a P. Germano, si
effonde in tenerezze con lei fino a prenderla in brac-
cio: Quella Mamma quasi tutte le mattine mi strin-
ge a s, mi bacia e mi accarezza . E Gemma si rim-
provera la sua freddezza: Mi bacia, lo sento cos be-
ne, e io sto seria; difficile assai che venga una
(14) Questi tocchi divini e abbracciamenti spirituali sono molto no-
ti nella vita mistica: p. es. la Beata Angela da Foligno, S. Teresa d'Avila,
S. Margherita Maria Alacoque (la protettrice di Gemma), il Curato
d'Ars ... (A. Poulain, Des graces d'oraison, II ed., Paris 1901, p. 90 ss.). An-
che in una lettera del P. Pio da Pietrelcina (12 gennaio 1919) si legge
fra l'altro: Sono fuori di me. Un misto di dolore e di dolcezza si contra-
stano contemporaneamente in un dolce amaro deliquio. Gli amplessi del
diletto che allora si succedono a grande profusione e direi quasi senza
posa e senza misura e risparmi non valgono ad estinguere in lei l'acuto
martirio di sentirsi incapace a portare il peso di un Amore infinito. Ed
proprio in questi periodi, che sono quasi continui, che l'anima proferi-
sce frasi verso questo amante divino che mi fa orrore a proferirle quando
sono in me stesso (P. Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Corrispondenza
con i Direttori spirituali [191O-1922J, II ed., S. Giovanni Rotondo 1973,
p. 1113).
393
lagrima (Lett. 31 a, p. 90). Ma la manifestazione che
d forse la misura pi esatta della tenerezza filiale
di Gemma verso la Madre di Dio l'apparizione che
si legge nel Diario del 1 settembre 1900, dopo una
improvvisa violenta tentazione: E qui non credo be-
ne di narrare perch troppo ... Poi succede l'estasi
nella quale la Madonna e Gemma sembrano fare a
gara nella tenerezza materna e filiale. La Madonna
la prende in grembo e le fa posare il capo sulla spal-
la; l'accarezza, l'esorta ad amare Ges: la stringe a
s e la bacia in fronte: Mi svegliai e mi trovai stesa
per terra, col crocifisso vicino (p. 216).
La Madonna mostra contentezza e sorride, come
leggiamo nel Diario, nel sentirsi chiamare mamma
da Gemma che continua: Glielo ho ripetuto pi vol-
te, fino che ho potuto, e Lei sempre sorrideva. Infine
mi ha detto: 'Gemma, vuoi venire a riposarti un po'
sul mio seno?'. Ho fatto come per alzarmi e inginoc-
chiarmi e avvicinarmi a Lei; Lei pure si alzata, mi
ha baciato in fronte, e mi sparita (p. 168). Un' dia-
logo della stessa intensit e semplicit quello del-
l'apparizione della Madonna Addolorata, sempre nel
Diario, del sabato 4 agosto 1900 mentre recitava la
corona dei 7 Dolori: la Madonna le si avvicina per
accarezzarla e poi le predice la strada di prove e sof-
ferenze che dovr percorrere come risposta alla ri-
chiesta di Gemma di portarla in Paradiso. La Santa
precisa: Questa pi volte gliela dissi. Mi rispose:
'Figlia mia, devi ancora soffrire'. 'Soffrir lass -
volevo dire -, in Paradiso'. 'E no, - soggiungeva -
in Paradiso non si soffre pi; ma ti condurr ben pre-
sto', mi diceva (p. 186). Ed la Madonna che il 15
agosto 1900 le promette: Figlia, quando io andr in
Cielo, stamattina, porter con me il tuo cuore . Ed
394
ora i fatti (che gi in parte conosciamo): In quel mo-
mento allora mi sembr che mi si avvicinasse ... me
lo tolse, lo prese con s, nelle sue mani, e mi disse:
'Non temere di nulla, sii buona; io terr il tuo cuore
sempre lass con me, sempre in queste mie mani'.
Mi bened in fretta, e nell'andar via pronunzi anco-
ra queste parole: 'A me mi hai dato il cuore, ma Ges
vuole ancora un'altra cosa'. 'Che cosa?' gli dissi; 'La
volont', mi rispose, e spar (p. 196). La Santa ci tie-
ne a notare che ... so benissimo quando ci accadde:
quando fece cenno di avvicinarsi e di levarmi il cuo-
re (p. 196).
Queste manifestazioni affettuose della Vergine
che appare col suo Figlio, seguite alla miracolosa
guarigione, sono gi all'inizio della sua vocazione
Passionista, come la Santa racconta nella letto 2 a al
Volpi: Una sera, mentre scrivevo, mi sentii chiama-
re per nome; mi voltai e vidi una Signora con un
bambino in braccio. Fece per darmi il bambino; io
lo presi (p. 311)(15).
Un torrente di affetti ed un fiume della pi filiale
invocazione: Mamma mia, mamma mia! riempiono
le frequenti estasi mariane(16): come lo slancio per
il Figlio di Dio attestato dal continuo ripetere il no-
me di Ges, cos per sua Madre quello di Mamma
mia! un'invocazione continua, a cascata di affetti,
di un cuore innocente e ardente. La vorrebbe sempre
vicina e si appena quanto si allontana: O Mamma,
Mamma perch non stai pi al mio fianco, come face-
va il mio buon Angelo? Quanto temerei meno!. ..
(15) Simile contesto quello dell'apparizione descritta nella letto 35 a
(giugno-luglio 1900) ove si legge che la Madonna dopo averla liberata dal
demonio... mi accarezzava e mi baciava (p. 360).
(16) Nella breve estasi 37 a (gioved 24 maggio 1900), l'invocazione
ricorre ben 22 volte su 28 righe!
395
(Estasi 81 a, p. 107). L'impeto di questo amore dolente
dilaga nell'ultimo scorcio della vita, anelante ormai
all'incontro con Ges in Paradiso in un'effusione di
sentimenti che riassume con intensit mirabile la pe-
netrazione affettuosa: ... Adorato Ges, Verbo in-
creatol. .. O Mamma, o Mamma! se mi sei madre pie-
tosa, o perch abbandonare questa figlia, che tanto
ti ama? Senza di te chi ascolter le mie preghiere?
Chi esaudir i voti miei? Senza di te io sono come
una peccatrice ... come un povero senza nessun aiuto.
Madre mia, perch lasciarmi? Conducimi in cielo an-
che me. O Mamma, Madre mia, tu sei un puro fiore,
che germoglia qual candido giglio. Regina del Cielo ...
tu che togli alle creature la parte pi nobile del loro
amore, a me pur me lo togliesti, ed ora non me lo
di pi, ora che sotto i tuoi amplessi non pi terre-
no, ma tutto celeste. Ridnamelo! Eh! Mamma mia,
tu non me lo vuoi ridare, perch sei gelosa che lo
ridoni al mio Amore. Allora dallo tu stessa al mio Ge-
S (Estasi 1 07 a, p. 130).
Lo slancio tenerissimo ha il suo incontro pi so-
spirato e beatificante di indicibile tenerezza nella Co-
munione - un caso raro nell'agiografia cristiana -
che ottiene di fare assieme alla Madonna! Lo confida
al P. Germano: Babbo, Babbo mio. Quanto bella
la Comunione fatta con la Mamma del Paradiso! Bab-
bo mio, la feci ieri, il giorno 8 maggio. Con Essa non
ce la avevo fatta mai; ma sa, babbo mio, in che consi-
sterono tutti gli slanci del mio cuore in quel prezioso
momento? In queste sole parole: Mamma, Mamma
mia, quanto godo nel chiamarti mamma! il mio cuo-
re, lo vedi, mi salta come quando ricorda Ges. Ed
Essa mi ripet: Tu godi nel chiamarmi Mamma, ed
io esulto nel chiamarti figlia. Queste parole nel cor-
396
so del giorno me le ripet almeno 3 volte. Furono mo-
menti di Paradiso quelli, che sentivo parlarmi con
quelle dolci parole; ma, babbo mio, a chi le rivolgeva
Ella mai? Non occorre che mi metta a far di nuovo
la mia storia; babbo mio, gi conosce il numero infi-
nito delle mie colpe, i difetti che mi vanno ogni gior-
no crescendo; eppure la Mamma mia mi vuole bene .
E qui la povera Gemma non teme davanti al suo mae-
stro di alzare il tono e farsi maestra ... ; Riflettiamo
insieme, babbo mio; la festa della Mamma celeste.
Non quel giorno il giorno pi bello fra tutti i giorni
dell'anno? L'anima in quel giorno si consola di sere-
na pace e dimentica le tempestose vicende del mon-
do; in quel giorno tutti, anche i cattivi, si ricordano
che abbiamo in Cielo una Mamma tutta sollecitudine
e tenerezza per noi, e che noi siamo suoi figli. Ed an-
che chi non la vede cogli occhi del corpo, che si trovi-
no dinanzi ad una semplice immagine che la rappre-
senta, non desta forse nel cuore sentimento di amore,
di affetto, di riconoscenza e di fiducia? In quei giorni
non vero che si sentono pi forti gli stimoli della
fede, e sentiamo il bisogno ancora di onorare Maria
con maggiore ossequio? S, s, l'ho provato pi volte;
la festa della Mamma mia per me sempre un giorno
di pace maggiore, di amore pi grande e di santifica-
zione per tutti . Ed ora segue la confessione esi-
stenziale in cui l'animo innocente si stempera di
amore doloroso: Ma in questi bei giorni, che gi in
vita mia me ne sono passati [tanti], che premura mi
sono data io di lasciare il peccato, che tanto fa dive-
nir brutte le anime che lo commettono? Ah, se non
mi aiuta Maria SS. con la sua misericordia, io sono
perduta! Pi volte la Madonna mi ha chiesto dei sa-
crifizi, e sapesse ci che io gli ho risposto!. .. Ovvero
397
gli ho fatti questi sacrifizi, ma poco di buon cuore,
e tante volte ho rifiutato il poco a Colei che gli dove-
vo tutto. Ieri mattina me ne chiese uno di questi sa-
crifizi, e nel dire di s, mi vennero le lacrime agli oc-
chi ... Ed Essa abbracciandomi: 'Non sai che dopo il
Sacrifizio della Croce, i sacrifizi tuoi ti devono aprire
le porte del Cielo?' Sa che cosa mi chiedeva la Mam-
ma celeste? Non mi spiegava niente ... ma io la capii ...
Me lo spieg in questi termini, fu tutto nella Comu-
nione dell'8 Maggio: 'Vedi, figlia mia, io questa mat-
tilla ti ho dato tutto, ti ho dato la cosa pi preziosa
che io abbia: il mio Figlio stesso, Ges. E tu che mi
darai? Non mi darai anche tu la cosa PI preziosa
che tu possegga?'. 'S, Mamma mia', gli risposi pian-
gendo, ma le lacrime mi venivano da loro, io non le
volevo. Viva Ges e Maria! Quella mattina l'Angelo
mio Custode mi sembr che mi accompagnasse da
Ges, quando andai per riceverlo. Fu per me un gior-
no di Paradiso quello (p. 161). Lo sfido anch'io!
Questa tenerezza verso la Madre di Dio riserva-
ta in particolare alla Madonna dei dolori , come si
legge nella gi citata letto 3S
a
al Volpi (p. 360), ch'
anche il titolo religioso preso da S. Gabriele, che vie-
ne con l'Angelo a pregare la Madonna assieme a lei:
Quante volte - scrive alla Serafina di Roma - l'ho
veduto pregare per Lei, dinanzi alla Mamma mia Ad-
dolorata! Possibile che non debba ottenere la tanto
sospirata grazia! Confratel Gabriele prega. Lei speri
bene. L'otterr tra breve tempo. Ne stia certa (Lett.
4
a
, p. 446).
E indirizzata alla Vergine l'ultima lettera per
P. Germano quasi per unire insieme i suoi due affetti
pi cari in Cristo su questa terra. un testo sconvol-
gente, pi dell'invocazione iniziale: Mamma mia!
398
(mi perdoni la parola)>> e nell'uso del lei , i tremiti
e fremiti che lo pervadono. Basti riportare l'invoca-
zione centrale: O Madre mia, preghi sempre Ges
per me; io desidero, s, che tutti ci contenti Ges, ma
io posso benissimo essermi ingannata. Cara madre
mia, non sto mica bene, sa: la mia vita si spenge e
ogni giorno consuma. E lo spirito? .. O Dio mio! Sono
tormentata da brutti e sozzi pensieri, ma Ges mi
prega di rivolgermi a Sua Madre: I Figlia raccomn-
dati giornalmente ad Essa; la feci bella, graziosa,
amabile, dolce, perch mi possa cacciare, guadagna-
re le anime e salvarle; la feci benigna, mansueta, pa-
cifica, perch non disprezzi alcuni'. E nonostante
queste parole, mi perdo di animo e piango (p. 306).
Nella costellazione celestiale della esperienza
mistica di Gemma, a Ges ed alla sua celeste Madre
si affiancano l'Angelo Custode e Confratel Gabriele.
Come sappiamo, l'Angelo Custode fece la sua prima
apparizione alla predestinata fanciulla sulla soglia
della giovinezza quando le ricorda - rimproverando-
la della vanit dell'orologio d'oro(17) - la sua voca-
zione spirituale (Autob. p. 235). Da quel momento
l'Angelo la guida in tutto il doloroso cammino: la
consiglia(I8), la difende, la protegge, la rimprovera,
l'esorta, la consola ... con una familiarit che traspor-
ta anche il lettore in una gioia di nostalgia per tanto
bagliore di cielo. Nel Diario in data 20 luglio 1900:
Gemma, come! Anche la bugia? (p. 175). La chiama
superba! (p. 204) e poich aveva per ritrosia taciu-
to qualcosa in confessione - dato che Mons. Volpi
(17) L'aveva avuto in regalo dalla contessa Guinigi, madrina di cre-
sima, come gi si detto.
(18) Importante il progrmma di vita che l'Angelo le detta il 26 lu-
glio 1900 (Diario, p. 178).
399
non credeva a nulla delle sue cose l'Angelo, severo
in volto, arriva a dirle: I Non hai vergogna di com-
mettere mancanze in presenza mia? dopo commesse
poi la senti la vergogna!' Insisteva che lo guardassi;
per pi di mezz'ora circa mi fece stare in presenza
sua sempre a guardarlo in faccia: mi lanciava certi
sguardi s severi ... . La poverina desolata e passa
in questo stato d'animo quell'intero 26 agosto: Non
feci ch piangere. Mi raccomandavo al mio Dio, alla
Mamma nostra, affinch mi togliesse di l, ch non
potevo pi a lungo resistere. Di quando in quando
mi ripeteva: Mi vergogno di te . Pregavo pure che
altri non lo vedessero cos in quello stato, perch
neppure pi una persona si sarebbe a me avvicinata;
non so se altri lo videro . E l'Angelo non allentava
la sanzione sulla povera figlia: Soffrii una giornata
intera, e sempre quando alzavo gli occhi, mi guarda-
va sempre severo; non potei raccogliermi un minuto.
Alla sera pure feci le mie preghiere, e sempre stava
a guardarmi nella stessa maniera; mi lasci n d ~ r e
a letto, mi bened per; ma non mi abbandon: sta-
to per pi ore con me, senza parlare e sempre seve-
ro . Ed ora l'epilogo: lo mai ho avuto coraggio di
rivolgergli una parola, solo dicevo: Dio mio, che ver-
gogna se altri vedessero il mio Angelo cos arrabbia-
to! (19). Sembra dalla conclusione si trattasse di
una apparizione sensibile: In nessun modo ieri sera
non mi riusciva prendere sonno; sono stata svegliata
fino alle 2 passate; lo so, perch ho sentito sonar l'o-
rologio. Stavo ferma nel letto, la mente rivolta a Dio,
ma senza pregare. Infine, dopo sonate le 3, ho veduto
(19) Nella lett. 13" al P. Germano scrive per con infantile sempli
cit: L'Angelo mio non cos severo ... (p. 38). Invece nell'estasi 46":
Cattivo il mio Angelo Custode!. .. perch castigarmi? (p. 72).
400
l'Angelo Custode avvicinarsi, posarmi una mano sul-
la fronte, e mi ha dette queste parole: 'Dormi, catti-
va!'. Non l'ho pi veduto (p. 211).
Dopo due giorni la burrasca finalmente si calm
e la testimonianza della Santa assume un significato
spirituale e teologico di primo piano, come si pu ri-
levare dal Diario del 28 agosto. Anzitutto l'Angelo ri-
prende con lei le manifestazioni di tenerezza: L' An-
gelo Custode si mantenuto cos severo fino a stama-
ni, che non ho palesato ogni cosa al Confessore.
Subito uscita di confessionario, mi ha guardato ri-
dendo, con un'aria di compiacenza: sono ritornata da
morte a vita. Pi tardi poi mi ha parlato di se stesso
(io non avevo il coraggio d'interrogarlo): mi ha do-
mandato come stavo, perch non mi sentivo bene la
notte innanzi. Gli ho risposto che solo lui poteva gua-
rirmi; si avvicinato, mi accarezzava tanto tanto e
mi diceva che fossi buona. Segue in letizia la richie-
sta di amore e l'incarico di un'ambasciata dell'Ange-
lo a Ges: Ripetutamente gli domandavo se mi vo-
lesse bene come prima, e se mi amasse egualmente;
mi rispondeva in questo modo: Oggi non mi vergo-
gno di te, ieri s. Gli dimandavo pi volte perdono,
e faceva cenno di essere [stato perdonato] ogni tra-
scorso. Infine l'ho mandato da Ges per tre cose: IO
Se fosse ora contento di me. 2 Se mi avesse perdo-
nato ogni cosa. 3 o E che mi levasse una certa vergo-
gna da dosso per far l'obbedienza al Confessore ...
L'angelo porta le risposte: andato subito via, ed
tornato assai tardi: mi ha detto che Ges assai
contento; che mi ha perdonato, ma per l'ultima volta;
in quanto alla vergogna disse che Ges gli aveva ri-
sposto queste precise parole: Digli che obbedisca
perfettamente (p. 212). Questo punto dolente del
401
rapporto al Confessore ebbe un'importanza pertanto
eccezionale nella testimonianza del soprannaturale
che Dio ha voluto concedere alla sgomenta povera
Gemma.
Non possibile - anche perch stato gi fat-
to(2) - trattare il tema dei rapporti di Gemma con
gli spiriti celesti: qui si vuole solo accennare alla te-
nerezza di tale rapporto ed a quella che si potrebbe
chiamare la immediatezza dello spirituale di cui
ha goduto la fortunata fanciulla. Non stupiscono al-
lora le sue innocenti effusioni, come nella letto 114
a
a P. Germano quando Gemma prega: Mio Dio! D
lume al mio babbo, e io creder a Lui solo. Mi si avvi-
cin, mi accarezz, e mi venne fatto di dirgli con tut-
to l'affetto: 'Angelo mio, quanto bene ti voglio!'. 'E
perch mi vuoi bene?' mi chiese. 'Ti amo, perch
m'insegni l'umilt, e perch mantieni la pace interna
del mio cuore. Se qualche volta sono cattiva, caro An-
gelo, non ti adirare; voglio esserti grata, sai, prima
a Ges, poi a te'. L'Angelo il giorno prima l'aveva ba-
ciata in fronte, ammonendola: Non voglio pi che
tu intraprenda discorsi con le creature: quando vuoi
parlare, parla con Ges e con l'Angelo tuo (p. 203).
Non senza un particolare disegno della Provviden-
za questa caratteristica della missione di Gemma, co-
me testimone del soprannaturale, stata colta e se-
gnalata nei processi dal suo pi cocciuto avversario,
che stato, in vita e dopo la morte della Santa, il sacer-
dote lucchese (che gi conosciamo) Bernardino Far-
nocchia, segretario e persona di fiducia del confessore
della Galgani il Vescovo Mons. Giovanni Volpi(21).
eD) Cfr. spec.: E. Zoffoli, La povera Gemma, ed. cit., Indice degli
argomenti, s.v.: Angeli, Angelo ... , p. 103l.
(21) Possiamo ripetere anche per la nostra Santa: Salutem ex ini-
micis nostris (Le. 1,71).
402
Il teste continua, come per una riparazione: Mi
sento anch'io venire il sospetto di aver errato nel mio
giudizio e che quindi abbiano ragione coloro che vo-
gliono sia canonizzata (p. 47). Per subito aggiunge
( la psicologia ambigua del personaggio!): Se non
dovessi giudicare con la testa di tutti gli altri... io
personalmente ho sempre la stessa opinione. Quel
tutti sembra anche generoso poich la povera
Gemma suscit contrariet in altri membri del cle-
ro lucchese, come risulta dai Processi. La testimo-
nianza, in quanto si riferisce al pensiero e all'inten-
zione del Santo Pontefice, richiama la crisi pi acuta
del Cristianesimo agli inizi del nostro secolo; crisi
mai sopita, anzi essa sembra oggi tornata in audace
ripresa in non poca parte, com' noto, della teologia
pos tconciliare (22).
(22) Cfr. al riguardo la franca analisi di un teologo della tempra di
P. Parente, La crisi della verit e il Concilio Vaticano II, Rovigo 1985,
spec. p. 90 ss .. Alla p. 113 ricorda la condanna del modernismo da parte
di S. Pio X con l'enciclica Pascendi del 1907 e di Pio XII con l'enciclica
Humani Generis del 1950 e continua: Ma oggi, dopo il Vaticano II, i
teologi progressisti sono ritornati alla posizione dei modernisti e la supe
rano, affermando che si pu e si deve adottare un pluralismo integrale,
non solo di forma ma anche di contenuto (p. 113). Cfr. L'avventura della
teologia progressista, Rusconi, Milano 1974.
403
3. La normalit del supernormale di Gemma
nostra convinzione che la coscienza del pecca-
to si presenta in Gemma in una forma del tutto ecce-
zionale ed essa costituisce quasi il suo carisma pi
misterioso: tuttavia qualcuno vi ha voluto scorgere
una morbosit di autodistruzione, l'effetto di una
costituzione nevrotica quasi di una tara geneti-
ca (1). L'espressione pi benevola di quest'insinua-
zione, condivisa, sotto l'influsso del dottor Pfanner
e del segretario don Farnocchia, anche da Mons. Vol-
pi (<< quei nervi l ), come riferisce al P. Germano la
stessa Gemma, la convinzione che i fenomeni di
Gemma, e con essi la sua coscienza del peccato, fos-
sero effetto di nervi cio di una costituzione isterica.
A nostro avviso, e crediamo sar anche di chiunque
legge non solo gli scritti di Gemma, ma soprattutto
le testimonianze dei contemporanei nei Processi, la
psiche di Gemma era normale e del tutto sana, dotata
anzi - nelle circostanze ardue e insolite in cui venne
a trovarsi, sia nel tempo della prosperit in famiglia
(I) Un'interpretazione ch' affiorata anche nelle celebrazioni del I
Centenario della nascita. Giustamente protestava un esperto di teologia
mistica: La Folie de la Croix demande se greffer sur des natures par-
faitement saines. S'i! y a dj une' folie' prexistante, un dsquilibre,
une formation asctique insuffisante ou dformante, des principes faux;
non seulement i! n'y a pas de vie spiri tue Ile solide et fconde, mais il
n'y a pri! et pril grave. Les illusions sous l'apparence du bien, 'sub
specie boni', sont les plus dangereuses. Soyons d'abord parfaitement 'rai-
sonnables', avant d'tre des 'fous' pour Jsus-Christ}) (P. R. Plus, La Fo-
lie de la Croix, Toulouse 1926, p. 13).
404
sia dopo il crollo finanziario e la valanga delle di-
sgrazie e delle malattie - di un equilibrio superiore.
Iddio permise che Mons. Volpi prendesse questo gra-
ve abbaglio forse per rendere ancora pi dolorosa la
via crucis di Gemma ed strano che mentre le sue
educatrici Zitine, e prima fra esse la fondatrice, la
B. Elena Guerrae), la presentano come una bambi-
na quieta e riservata ma anche condiscendente ai de-
sideri delle sue compagne, il confessore, che la co-
nobbe fin dalla preparazione alla Prima Comunione,
si sia lasciato invischiare dalle bubbole del medico
(il Dottor pfanner) chiamato per la verifica delle
Stimmate e dalle chiacchiere del Segretario.
Basti osservare che Gemma stessa, fin dalla pri-
ma lettera a P. Germano, sa prendere, rispetto ai fe-
nomeni straordinari, una posizione di amabile ironia
e di chiaro distacco, anzi essa stessa con Mons. Volpi
(come si visto) parla perfino di paura .
1. - A P. Germano: Ma eccomi al punto di scrive-
re certe cose tanto curiose, che certo Lei stesso si
meraviglier, e sa il perch? Glielo dico francamente:
la mia testa un po' mattuccia, e ora s'immagina di
vedere e di sentire cose impossibili; dico impossibili,
perch Ges non ha mai parlato, n si fatto mai
vedere da certe anime, qual' la mia tanto catti-
va(3). L'amabile termine di 'mattuccia' ritorna di
(2) Era molto silenziosa e sempre obbediente (Lucana, nr. III, $
118, p. 112). Per la testimonianza della maestra zitina Sr. Giulia Sestini,
Cf. nr. II, 2, p. 5 ss.; nr. III, 12-14, p. 52 s. Anche gli altri testimoni
che la conobbero bambina attestano ch'era quieta e obbediente - una
qualit che mal si concilia con la supposizione di una costituzione nevro-
tica.
(J) Lettera 1", p. 2. Pi sotto, a proposito dell'ordine avuto dal con-
fessore di smettere certe penitenze, confessa candidamente la sua ripu-
gnanza: Ma la mia testa assai dura; il mio corpo, quando si tratta
di obbedire, o quanta fatica gli ci vuole (Lett. 6", p. 20). Anche nella
Lett. 17": Non sa che ho la testa dura e capisco poco? (p. 49).
405
l a poco ed in un contesto particolarmente significa-
tivo dove si trovano insieme P. Germano, Mons. Volpi
e Gemma, la quale, dopo aver dichiarato d'aver fatto
tutto il possibile per obbedire all'ordine del confesso-
re di respingere i fenomeni straordinari (<< Povero Ge-
s, alle volte gli ho fatto le corna, gli ho sputato in
viso, e Lui stava buono, buono ... ), presenta la situa-
zione: Feci sentire la sua lettera a Mons. Volpi:
rimasto contento, contento. Ieri ero sgomenta, p r ~
ch ho un dubbio grpsso: ho paura di tutte le cose
straordinarie che ogni giorno mi accadono, ho paura
d'ingannarmi e d'ingannare gli altri(4). Questo non
lo vorrei fare davvero. Il Confessore mi disse che non
ci pensassi neppure, e poi mi disse che scrivessi a
lei questa cosa (p. 16). Ma gi nella letto 3 a del 25
marzo 1900, di fronte alle difficolt di entrare in con-
vento, il dubbio affiora e l'anima sussulta: Possibile
che Ges non voglia mantenere le sue parole? Ma
dunque non mi vorr passionista? Sar forse stata
ingannata dal nemico? E se ci fosse? E si raco-
manda verso la fine: Padre, per carit mi raccoman-
di a Ges: gli dica che voglio essere buona, e se non
mi vuole Passionista, me lo levi dalla mente (p. 13).
Invece sappiamo che le cose andarono nel verso com-
pletamente opposto e solo quasi sull'ultimo venne a
sapere che per lei era riservato un ben altro chiostro,
ancora migliore. .
Un segno evidente del suo distacco dai fenomeni
certamente la ripugnanza che prova a manifestarli
In confessione: Credevo che col tempo [la ripu-
(4) Lo ripete di l a poco: Per carit, Padre, m'inganner e ingan-
ner anche gli altri? preghi Ges che gliele faccia conoscere un po' que-
ste cose; in ogni modo io non vorrei fare peccati, e non vorrei offendere
Ges)} (Lett. 5 a, p. 17). il ritornello un po' di quasi tutte le Lettere,
come una spina che l'affligge: e allora?
406
gnanza] passasse, ma invece sento che ogni giorno mi
cresce. Alle volte [si badi bene!] mi sento quasi di mo-
rire nel dire certe cose, ma pure sento che Ges mi
aiuta, e nonostante tanta ripugnanza dico ogni cosa.
E dopo mi trovo contenta! (Lett. 7 a, p. 23). E non
esita a chiamare quelle manifestazioni ... i soliti gio-
chi della mia fantasia (Lett. 1O
a
, p. 31). Gi nella let-
tera del 9 agosto 1900 abbiamo la completa rinunzia
all'agognato convento: Vuoi forse, o Ges, che viva
nel mondo, abbandonata, sola e anche disprezzata?
Sono pronta. Sia fatta in ogni modo la tua SS. Volon-
t . Il suo distacco condito perfino di un pizzico
di ironia: Dall' Angelo avr ricevuto un mucchio di
lettere, ma poi le distrugga; perch non so neppure
io che siano; tutte chiacchiere per fare inquietare
Lei. Ma io non vorri (Lett. 20
a
, p. 56)(5).
questo completo distacco da se stessa, unito
all'obbedienza perfetta ai suoi direttori di spirito,
che d la misura della normalit piena di delicatezza
della nostra Gemma che sta agli antipodi dell'egoi-
smo caratteristico dei temperamenti nevrotici e iste-
rici: lo soffro, ma il mio soffrire non lo curo; curo
solo quello che gli altri devono soffrire per me ... (6).
Non credo che loro si sono lamentati, che ben con
ragione potrebbero; sono io, proprio io, babbo mio
che soffro perch vedo che per me devono fare dei
sacrifici (Lett. 24
a
, p. 68 s.). Il documento pi im-
portante circa la pretesa nevrosi di Gemma forse
(5) In due lettere consecutive (21
a
e 22
a
, del 10 e Il ottobre 1900),
mentre arde dal desiderio di andare con Ges, si sgomen!a al pensiero
dei suoi peccati ed esce nel lamento: Il posto dei Santi non per me
(pp. 58 e 60).
(6) Lo stesso delicato sentimento, espresso con un anacoluto, anche
nella Lett. 31 a: Va bene, a soffrire sono sola, ma a disturbare sono mol-
ti (p. 90).
407
la lettera 26
a
(10-12 novembre 1900) che segna la fine
di un periodo di aridit e di prove dolorose, come
quella del sollevamento delle costole dalla parte del
cuore (Lett. 2S
a
, p. 73). Gemma stessa che descrive
l'alternarsi dei suoi stati d'animo, di sofferenza e di
gioia, con piena lucidit di mente: le affettuosit che
Ges ha ripreso a mostrarle, la colmano di gioia ma
insieme ha l'impressione che il suo cuore s'indurisca
sempre di pi, e di altri fenomeni strani.
Gemma stessa li descrive: Oggi sabato; i nervi
si sono assai calmati, ma non tanto. Ieri e ieri l'altro,
Gioved e Venerd, mi dettero assai noia: sentivo an-
darmi via le mani, e anche i piedi; la testa [si badi
bene!] me la lasciarono dalla patte del cuore poi mi
torment assai. E riporta con estremo candore la
gi citata risposta del confessore: Stamani poi ho
raccontato a Monsignore qualche cosa, e mi ha rispo-
sto che ne ha tanto piacere [sic!] che soffra in questo
modo, e mi ha detto ancora che Ges, quei nervi l
li pu far venire in altro tempo, fuori del Venerd,
che anzi mi prepari a cose pi grosse e pi forti anco-
ra. Di tutto questo Gemma ovviamente sente paura,
ma subito si dichiara contenta anzi: ... contentissi-
ma. Se poi alle volte mi viene un po' di tristezza, que-
sto solo all'esterno, nell'interno sono in una calma
perfetta (p. 78). questo il clima dell'intera lette-
ra 26
a
che comincia con uno squillante: ... Non pi
povera Gemma, ma evviva Gemma! (p. 76), anche se
la conclusione sempre: Sono la povera Gemma di
Ges (p. 80). Il segreto di questa gioia l'ha svelato
alcune righe prima: E questo il mezzo che ho tro-
vato, perch quando soffro, volo col pensiero al Para-
diso e allora il mio soffrire una contentezza
(p. 79).
408
Il tema della gioia dominante in questa corri-
spondenza, anche se l'immagine tradizionale della
Santa d piuttosto l'impressione contraria. Non
certamente questo un comportamento da nevrotici:
i nervi di cui parla Gemma - checch sia di quel
che il Volpi intendeva con quei nervi l - sono i
nervi reali che venivano tesi e scossi dalla veemenza
del fenomeno (nel caso) del sollevamento delle costo-
le dalla parte del cuore come in S. Filippo Neri ed
in altri mistici. Quando poi all'aridit di spirito,
Gemma mostra un equilibrio perfetto ed in completo
accordo con i suggerimenti di P. Germano: ... e non
mi ha sempre detto che il mio stato presente pi
sicuro e mi fa bene? Non sarebbe meglio rimanessi
cos? Dico cos, ma poi niente di quello che voglio
io, v fare. Se restasse a me la scelta, rimarrei cos:
senza Ges, senza altri (Lett. 29
a
, p. 84). In mezzo
a sofferenze di ogni genere, scrive tranquilla: Sto
benissimo, babbo mio (Lett. 31 a, p. 91)(6). Un altro
segno indubbio della normalit della sua psiche, ed
ovviamente anche della sua autentica santit, la
sua perfetta obbedienza: Babbo mio, ho sempre ob-
bedito con l'aiuto di Ges (Lett. 39
a
, p. 110). Un se-
gno ancora pi evidente, se fosse possibile in simile
materia fare paragoni, la sua reazione nel momento
forse pi critico della sua vita quando gli stessi Gian-
nini, influenzati da Cecilia e questa dal confessore
VolpiC), la trascurano e le mostrano, come si vi-
sto, freddezza: Avanti credevano che qualcosa di
buono fosse in me ed avevano mille riguardi; ora in-
vece mi hanno conosciuta, e per me non c' che Ges,
(7) Mentre i nevrotici soffrono della volont di ammalarsi e, co-
m' noto, ci riescono a furia di pensarci (Cf. K. Jaspers, Allgemeine Psy-
chophatologie, V ed., Berlin 1948, p. 353 s.: Der WilIe zur Krankheit ).
409
e Ges solo. Monsignore si fortemente inquietato
con me per i miei peccati, che appena mi confessa,
mi caccia chiamandomi bugiarda, come bugiardo
il diavolo (questa parola la disse quando l'avvisai che
il diavolo stava per muovermi una guerra accanita);
tenta di levarmi la Comunione, e se continuo nel pec-
care mi proibisce di scrivere a Lei. E la poverina
prende tutti questi rimbrotti in tono recto e, anche
se soffre, non teme di rivendicare la sua certezza:
Non mi vuole pi bene nessuno in questa casa: tutti
seri, nessuno mi rivolge pi una parola; ma Ges, s
Ges tutto con me, nel mio cuore; con Ges non
temo (Lett. 67
a
, p. 179). Certamente il mondo di
Gemma non quello della nostra tiepidezza, perch
Iddio le ha assegnato una vocazione di eccezione. La
sua vita immersa in Dio con Cristo ed insieme asse-
diata di continuo dal diavolo: gode della familiarit
di Ges, della Vergine, degli Angeli e dei Santi... ed
insieme deve subire le continue vessazioni dello spi-
rito del male. Eppure questa fragile creatura, sbal-
lottata fra situazioni apparentemente assurde, pu
ben essere chiamata la Santa dell'equilibrio. Altro
che nevrosi!
2. - Con Mons. Volpi, suo confessore ordinario,
la corrispondenza inizia un anno prima e proprio a
lui, che rimase scettico sui fenomeni straordinari ri-
mettendosi alla diagnosi d'isteria del Dott. Pfanner,
la Santa confessa nella Lettera 1 a (maggio-giugno
1899): gi tanto che gli dico certe cose, e ora la
vergogna mi dovrebbe esser passata: ma invece sento
che ogni volta che devo scrivere o mi devo confessa-
re, mi cresce; ma non vergogna, non lo so come po-
trei dire, quasi paura (p. 310). Dato il carattere del
destinatario lo stile di Gemma pi sobrio, anche se
410
riferisce tutto quel che le stato comandato di riferi-
re. Sulla stessa faccenda dei doni straordinari Gem-
ma chiama direttamente in causa il confessore quan-
do gli chiede di metterla presto in convento, perch
Ges le ha promesso: ... che mi lever tutto ... ma
fino a che non sono fuori mi far stare cos come
sono ora, perch allora avranno pi premura di na-
scondermi (Lett. 4 a, p. 313). Quindi la smania per
il convento (suffragata e sollecitata di continuo dalle
promesse celesti!) nasceva anche dal desiderio di tor-
nare nella normalit. il desiderio espresso anche
nella cito Lett. 115 a a P. Germano del 27 luglio 1902:
Sono stata due giorni un po' sossopra. Guardavo
quelli di casa, p. es. Annetta, Eufemia e pensavo: co-
me mi piacerebbe vivere come vivono loro senza nes-
sune cose straordinarie e mille strane idee e ritrova
la pace solo quando sente da Ges che questa la
sua volont (p. 275). Non era Gemma quindi che an-
dava a caccia di siffatti fenomeni e tanto meno era
lei a provocarli come usano gli isterici.
L'equilibrio superiore del suo spirito attestato
in particolare dalle Lettere 5 a e 6 a (8 e 12 settembre
1899) riguardanti l'umiliazione della visita medica
voluta dal Volpi con la diagnosi di isterismo da parte
del Dott. Pfanner e vanno lette perch sono forse do-
cumenti unici nell'agiografia cristiana(8). Ecco il
suo commento alla diagnosi: Ges oggi ha voluto
che ci facessi questo sacrificio, e l'ho fatto volentieri.
Sia pure come ha detto quel medico, che isterismo:
appunto perch cos, Ges mi vuoI pi bene (p.
315). L'inciso: ... appunto perch cos , non signifi-
ca che Gemma convalidi od accetti quella diagnosi:
(8) Vedi sopra: c.v, 3.
411
accetta l'umiliazione come accetta la vita di totale
immolazione che Ges le annunzia quale si legge in
un testo drammatico della letto 6
a
(9). Essa inizia
con le parole di Ges intese a chiarire la situazione:
Devi dire al tuo Confessore che qualunque segno
vorr di me, io glielo dar, purch sia solo; mi basta
che lui solo sia certo che non una malattia, come
l'hanno creduta, e non opera tua; per devi dirgli
che io a te mander tante croci)} (p; 316).
Il messaggio era chiaro ma il Volpi, come si
gi detto, rimase sulle sue e fece a modo suo. Ma l'u-
mile penitente, nella chiusura della lettera, lo prende
in contropiede con la dichiarazione insolita ma che
gli ripeter spesso: ... Non creda niente, perch
la mia testa)} (p. 317). Il sacrificio totale della propria
volont non una condotta da nevrotici o isterici!
Gemma non finge, non scrive cos per politica,
la sua una schiettezza cristallina come l'attesta la
dichiarazione sorprendente, ma esplicita, della cit.
lett. 17 a. Ed lei stessa a chiedere di essere liberata
da quei fenomeni (p. 335)( l0). Certo, Gemma dovette
patire conflitti seri: il pi grave e angustiante fu
quello della vocazione passioni sta che, come si vi-
sto, la torment almeno per un paio di anni. Tutti
i messaggeri celesti - Ges, la Madonna, S. Gabrie-
le ... - l'assicurano nel modo pi perentorio ed inve-
(9) Si leggano anche le testimonianze di Cecilia e dello stesso Vol-
pi a p. 314. nota 1.
(IO) Si veda anche. a commento di questo testo capace di far im-
pazzire o di spingere alla ribellione e disperazione qualsiasi coscienza
normale. il testo ancora pi fosco delle comunicazioni avute da Ges in
occasione di una Ora Santa negli Appunti di Diario (Estasi ... p. 284
ss.). Qui la reazione di Gemma d la misura della sua umanit e insieme
della conformit al divino volere: lo mi sono messa a piangere a pensa-
re a tutte queste cose. che non ci capisco nulla ... ed confortata dal
suo Angelo Custode (p. 285).
412
ce non succede nulla: fu questa, forse, la prova pi
dura della sua fede. Ges stesso che la manda a
dire al Volpi: ... digli che se non ti mette in conven-
to, quella una pena che ti ammaler e ti far mori-
re. Diglielo subito (Lett. 46
a
, p. 374). E cos fu. Con-
tro la diagnosi dei medici Gemma (e con lei era d'ac-
cordo il Dott. Lorenzo Del Prete, in disaccordo con
i suoi colleghi)(1l) protest: ... ma non sono ti si-
ca . Tuttavia accett tranquilla di essere allontanata
negli ultimi tempi dalla casa Giannini e di vivere iso-
lata in un quartierino separato rispondendo con un
sorriso: Fanno bene! Chi vide meglio di tutti, col
suo buon senso cristiano, libero dai pregiudizi di cui
pullulava l'ambiente della tribolata fanciulla, stato
il capofamiglia signor Matteo Giannini, che attribui-
sce le vessazioni diaboliche di Gemma (p. es. i segni
della flagellazione) all'essersi essa offerta vittima
per i peccatori . E conclude, quanto alla causa della
morte: I medici la dissero colpita da etisia, in segui-
to all'ascoltazione, e dissero che di etisia morisse. lo
tengo per certo che sia morta di amore di Dio (12).
Ma i fenomeni esterni della tubercolosi c'erano (feb-
bre alta, spurghi di sangue, dolore ai polmoni ... ) e
Gemma stessa lo attesta (cf. le lettera a P. Germano
nr. 119
a
, 124
a
, 127
a
, 129
a
... ). Il problema per resta
perch ciononostante la Signora Cecilia, proprio il 12
gennaio 1903, scrive a P. Germano: ... (Gemma)
(II) Anche in un'aggiunta alla Lett. 40
a
: Non le voglio. neanche io,
queste cose: vorrei solo pentirmi dei miei peccati e nulla pi, ma cos...
(p. 367).
(12) Il pi ostinato in queste diagnosi sembra sia stato il dotto Gian-
ni (Lucana, Nr. III, $ 91, p. 98). Il Dott. Del Prete in data 27 dicembre
1899, quindi quando la Gemma ardeva dal desiderio di farsi religiosa,
lasci la dichiarazione: Gemma Galgani fu Enrico attualmente sana
e non ha alcuna malattia communicabile per quanto mi dato conoscere
secondo la mia scienza e conoscenza (Lucana, Nr. III, 111, p. 107).
413
bianca e rossa che sembra una rosa e poi ingrassa-
ta. Insomma a me sembra (e lo dicono anche gli altri)
che sia come quando la vidi la prima volta (Cf. Nota
2 alla Lett. 126
a
, p. 296). Cos anche la malattia ulti-
ma di Gemma resta avvolta nel mistero(l3). E Gem-
ma stessa aveva predetto del resto che se la metteva-
no in convento, sarebbe vissuta fino a 50 anni, altri-
menti sarebbe morta a 25 e cos avvenne.
L'equilibrio di Gemma, ossia la sfiducia in se
stessa, - ci che rarissimo negli uomini e non mol-
to frequente neppure fra i cristiani - si rinsald con
le apparizioni fino a non fidarsi delle voci celesti (ac-
cettate da P. Germano) ed a mettersi dalla parte degli
avversari e, quel ch' ancora pi conturbante, attri-
buisce tutto a macchinazioni del diavolo. Sembra in-
credibile, ma abbiamo le parole stesse di Gemma. Un
anno prima della morte, quindi all'apice della sua
purificazione, accennando al P. Germano dei conti-
nui rimproveri che riceveva da una religiosa(14),
commenta: Essa mi ha conosciuta. S, s, mi ha co-
nosciuta; Lei no, ha sbagliato di me e sopra di me:
le mie cose non vengono da Dio, ma il tutto viene dal
diavolo. E continua, desolata, ma il tono fermo del
suo carattere sempre fiero e consapevole: Dunque
lo prego a non parlare pi di me a nessuno, se non
per dire realmente chi sono io; mi umilier, mi penti-
r, e Ges mi perdoner con la sua infinita miseri-
cordia . E desidera ecclissarsi completamente: Mi
tolga dal mondo e mi chiuda in un buco strinto, da
non vedere pi nessuno; far penitenza di tutti i miei
peccati, e far di tutto per salvarmi; cos no, cos va
(13) Lucana, Nr. XVII, p. 696.
(14) Probabilmente si tratta di una torriera delle Mantellate che
qualche volta l'accompagnava.
414
male (Lett. 105 a, p. 249). E di l a qualche mese, nel
luglio 1902, passa anche dalla parte di Mons. Volpi
e lo dichiara espressamente a P. Germano: Monsi-
gnore teme fino dell' Angelo suo; ma son vissuta in-
gannata, babbo mio, vero: Ges non lo avrebbe fat-
to conoscere a Monsignore [ ... ]. Non v ingannare pi
nessuno. - Gemma. E aggiunge per confermare:
Babbo, se Monsignore dice cos, segno che ne ha
avuto lume da Dio (Lett. lIsa, p. 276 s.). E intanto
un fuoco misterioso, si comunica al di fuori pure,
. e sulla pelle vi un che di bruciato: un fuoco che
non tormenta, sa, mi diletta, ma mi finisce, mi consu-
ma (Lett. 117
a
, p. 280W
5
).
l'ultima fase dell'immolazione.
Ritorna ancora qualche ondata delle celesti ma-
nifestazioni e consolazioni (Lett. 118
a
, p. 182 s.), ma
la vittima si sta consumando e non riesce pi a scri-
vere e deve servirsi di Eufemia: Sono sempre am-
malata, tanto ammalata; la febbre mi continua sem-
pre (Lett. 119 a, p. 284) e intravede vicina la morte.
Il suo realismo cristiano la spinge soltanto a pensare
alla salvezza dell'anima che vede sempre in perico-
lo ... : fino a chiedersi, in un alternarsi di slanci, di
timore e di fiducia: mi salver o mi danner?
(Lett. 124
a
, p. 291). il tono delle ultime lettere; ma
la fiducia in Dio ha il sopravvento, anche se ... il
demonio mi fa guerra accanita (Lett. 120
a
, p.
285)(16). Gemma conserva quindi un dominio spiri-
(15) certamente quell' amor di Dio al quale il Sig. Matteo Gian-
nini ha attribuito la morte di Gemma, come si visto.
(16) Anche nella Lett. 127
a
del 15 gennaio 1903, dopo una pittore-
sca descrizione del suo interno che si riporter a suo luogo: Ecco l'in-
terno mio, caro babbo, Vi Ges che mi suggerisce buoni pensieri; vi
il demonio che fa tutto il contrario (p. 297). Nella Lett. 130
a
parla
degli scherzi di Chiappino che sono gravi molestie fisiche ... mentre
con me Ges si un po' nascosto (p. 304).
415
tuale completo della dolorosa situazione. La risposta
ultima ai suoi detrattori, vecchi e nuovi, Gemma stes-
sa la d nell'ultima lettera, ch' per P. Germano, ma
ch' indirizzata alla Madonna, appena a due settima-
ne dalla morte: O Madre mia, preghi sempre Ges
per me; io desidero, s, che tutti ci contenti Ges, ma
io posso benissimo esse rmi ingannata (Lett. 131 a,
del 18 marzo 1903, p. 306: corsivo nostro). Eppure,
fin dalla bellissima letto 15 a al p. Germano del 21
Setto 1900, quando gi Cecilia era passata dalla parte
di Mons. Volpi, Gemma scriveva: E poi la Signora
Cecilia mi dice sempre che Lei pu benissimo ingan-
narsi; io prego Ges continuamente, e mi assicura
che non permetter che debba ingannarsi (p. 42). N
Gemma n P. Germano si erano affatto ingannati sui
singolari favori avuti da Dio che la Chiesa stessa ri-
conoscer, come si visto, nella Bolla di canonizza-
zione(17).
Si tratta che Iddio volle portare la sua anima alla
suprema purificazione privandola della certezza pro-
pria di quei fenomeni con i quali si era andata svol-
gendo gran parte della sua vita. Cos la Gemma di
Ges si purificava di ogni consolazione e certezza
sensibile pe illuminarsi soltanto della fede crocifissa
nel Crocifisso e desiderare l'estrema liberazione del-
la morte: O babbo mio, preghi Ges che mi porti
seco in Paradiso; nel mondo non ci posso pi stare
(1. c., p. 307). Gemma mor nell'incertezza della natu-
ra di quegli stessi fenomeni (comprese le Stimmate)
che avevano occupato con eccezionale chiarezzza e
intensit la sezione ultima e pi carismatica della
sua esistenza, paga soltanto - tale stato il disegno
(17) Cf.: A.A.S., Ann. XXXII, S. II, VoI. VIII, p. 99 s.
416
della Provvidenza - di espiare con le sue sofferenze
i (cosidetti) propri e altrui peccati. Gemma stessa, co-
me sappiamo, comprese cos la sua missione: lo so-
no la vittima e Ges e dev'essere il mio sacrificato-
re (18). Ed aggiunge: ... mi basta solo di essere la
sua vittima e presto, per scontare i miei innumerevo-
li peccati e quelli di tutto il mondo (se mi riuscisse)>>
(p. 394).
Per cercare di approfondire la nostra risposta al-
l'offesa dell'interpretazione d'isteria e di nevrosi, vo-
gliamo ritornare con qualche cenno sull'equilibrio
psichico eccezionale di Gemma, in quella che - date
le sue eccezionali condizioni - si potrebbe chiamare
una normalit supernormale , frutto del suo com-
pleto abbandono in Dio e della guida interiore dello
Spirito Santo. Si tratta che Gemma, malgrado tante
pene di corpo e di spirito ed oppressa dalle tentazio-
ni di ogni genere che toccavano gli estremi della
grossolanit e volgarit e insieme le raffinatezze del-
l'astuzia pi accorta, mai sprofondava nella malinco-
nia (propria dei nevrotici), ma sapeva mantenersi in
gioia. Lo dice (come si gi visto) quasi di continuo
ai suoi direttori di spirito: un documentario scarno,
ma significativo. Altre testimonianze:
1. Al P. Germano. appena iniziata la bufera del-
la vocazione passionista e la Santa gi teme d'ingan-
narsi e d'ingannare. Assorta nei suoi pensieri, non
s'accorge di quanto le accade d'intorno: Tante volte
mi accade che mi domandano una cosa o fanno di-
scorsi, ma io non capisco nulla e allora ho della mat-
tuccia, quando voglio. Allora mi sento contenta
(Lett. 5 a, p. 17). Allude certamente a questo quando
(18) Lett. 65" a Mons. Volpi, p. 393 (gi incontrata).
417
nella lettera 63 a, a commento delle sue effusioni con
Ges, scrive: O babbo mio, aggiunga pure anche
Lei, come tanti altri: dica che sono matta (p. 167).
Nella letto 15 a del 21 Settembre 1900, dopo una pro-
fessione di profonda umilt, mostra che la fonte del-
la sua gioia ricevere Ges: Ogni mattina per tem-
po Ges viene a me, e mi fa essere pure contenta!
non ho pi nulla a desiderare, io sono felice (19).
E si domanda con ingenuo candore: Se poi Ges
si alontana, se poi quando lo chiamo, si volta da
un'altra parte, che far? (p. 41 s.). A questa doman-
da la risposta di Gemma, in tutto il restnte della sua
vita, segnata la partecipazione sempre pi intensa
e accasciante alla Passione di Cristo. E mentre nella
letto 18
a
a P. Germano rinnova l'accettazione di tutte
le sofferenze che l'attendono, lo incarica di dire a Ge-
s .... anch'io sono contenta (p. 52). eD).
E le prove non si fanno attendere e Gemma sa
mantenere la promessa: La mia testa vuota, Bab-
bo babbo, sto continuamente peccando, soffro; ma se
Ges contento, io pure lo sono (Lett. 79
a
, p. 207).
Nella letto 113 a (del 12 setto 1902), mentre l'ultima bu-
fera si sta avvicinando fra alterne schiarite e la San-
ta ha riavuto la salute sub conditione (<< D al tuo bab-
bo che te la dono, ma se non pensa a te, io te la ritol-
(19) Anche pi tardi: Sono felice con Ges solo (Lett. 50", p.
136). ed il fuoco dell'anima cresce: Fuggo tutti i piaceri della vita, e
trovo invece un piacere tanto grosso, che mi fa contenta tutta (Lett.
63, p. 167). E nella seguente Lett. 64", di fronte al silenzio del Padre:
... sono contenta lo stesso, perch so bene le cose da Ges (p. 170).
Ma anche se Ges si allontana ... io sono contenta lo stesso (Lett. 30",
p. 86).
(20) Nella letto 30' del 24 novembre 1900, malgrado lo stato di ari
dit, professa la sua obbedienza: ... prendo tutto; sono poi contenta, per-
ch questo il volere di Dio . E verso la fine, anche se l'Angelo appena
lo sente: Ma che importa? lo sono contenta (p. 87). Tre volte quindi
nella stessa Lettera!
418
go e ti porto con me), esclama e implora: Preghi,
babbo mio; ha inteso? lo sono contenta. Segue la
dichiarazione eroica: Non glielo chiedo pi di anda-
re in convento, se un convento migliore mi attende
(p. 283)(21). E nella letto 123
a
, malgrado l'accrescersi
delle prove, esclama: Viva Ges! Babbo mio, io sono
contenta e l'invita: Stia contento e gli promette
di abbandonarsi completamente a Ges e di umiliar-
si sotto la potente mano di Dio (p. 289 s.). Avvicinan-
dosi alla fine, la santa figliola deve tranquillizzare lei
il buon Padre: Ma, babbo mio, mi raccomanda sem-
pre pace, eppure agli altri non sembrer che io vi sia,
ma ci sono in pace [ ... ]. Se sto seria e taciturna, solo
all'esterno; nell'interno godo una pace, che mai o po-
che volte ho provato (p. 303).
Questa eccezionale disposizione d'animo, che at-
testa un dominio totale del proprio spirito, forma il
prologo dell'ultima mirabile letto 131 a: Caro mio
Dio! Madre mia, la mia debole sorte continua in que-
sta vita con la battaglia, ma san contenta. Tra il timo-
re e la speranza mi abbandono in Dio (p. 305). Che
si vuole di pi? Dobbiamo anche noi ripetere il grido
gioioso del ritrovato Ges, che si legge nella letto 26
a
del 10-12 novembre, presa da Ges e poi recapitata il
14): Non pi: povera Gemma, ma evviva Gemma (p.
76). Bench straziata dalle molestie del diavolo e dalla
sofferenza, come Ges in Croce ... (la lingua dall'arsu-
ra le si era attaccata al palato!), Gemma mor serena,
con piena coscienza e col perfetto abbandono in Dio.
2. A Mons. Volpi. Dato il diverso tipo di rapporto
che la Santa aveva col Confessore, col quale non po-
(21) la Lettera che narra anche il caro scherzetto di Ges, di
cui si detto a suo luogo.
419
teva certamene effondere tutta la sua innocente
spontaneit, come con il buon passioni sa che Dio
stesso le aveva mandato per sostegno, anche le
espressioni sono pi contenute. Eppure gi nella pri-
ma lettera del maggio-giugno 1899 l'informa di un
lieto incidente occorsole in S. Michele dove si era re-
cata per confessarsi: Ieri mattina e ieri mattina l'al-
tra, quando ebbi fatta la Comunione (ero in S. Miche-
le, perch volevo Lei) ero contenta; volevo stare buo-
na, e nessuno si avvedesse che avevo Ges (p. 309 s.),
ma non mi riusc: ero troppo contenta; quel che ac-
cadde non so, so per che dopo una signora credeva
che mi sentissi male; non mi lasci finch non venne-
ro a prendermi. Stavo tanto bene ... . Anche nella letto
2 a (luglio 1899) l'informa di una visione della Madon-
na che la vuole passionista e commenta: Ander via
cos come sono, senza niente; non mi ripugna niente
il soffrire: non arriver a soffrire quanto ha sofferto
Ges; e poi sono contenta, se a forza di sacrifizi po-
tr entrare fra le Passioniste (p. 311). Ma lo stile 'di
Gemma col Confessore spesso velato di tristezza,
soprattutto dopo la famosa visita e diagnosi d'isteri-
smo del dr. Pfanner, voluta dal Volpi contro la diffi-
da messa per iscritto da Gemma e inviata al Confes-
sore tramite Cecilia. Intanto gli riferisce una propo-
sta di Confratel Gabriele d'impegnarsi per un
Settenario di preghiere alla Vergine Addolorata (con
la recita quotidiana dello Stabat Mater) e aggiunge:
lo gli ho scritto questo per obbedire, se poi Lei non
mi crede (!), io sono contenta lo stesso (Lett. 9
a
, p.
321). Lo stile sembra poco diplomatico, eppure tutta
la lettera ispirata a rispettoso ritegno e delicatezza.
Al Confessore riserva la confidenza dell'ultima
purificazione. Nella letto 65 a (luglio 1902), dopo aver-
420
lo informato di alcuni fenomeni dolorosi (strette al
cuore ... ), aggiunge: Dopo che era accaduto tutto
questo, mi sentivo come consumare adagio, adagio:
in quella stretta era il dolore, e quando sentivo con-
sumarsi, era il contento. Avesse sentito che dolcezza
in quel momento! non mi so spiegare. E nella postil-
la, con uno stile di arcangelo vittorioso: In ogni mo-
do sono contenta . E lo ripete: lo sono contenta in
ogni modo, e se Ges davvero volesse il sacrificio del-
la vita, io glielo faccio subito: mi basta solo - come
gi aveva scritto al P. Germano - di essere la vittima
e presto, per scontare i miei innumerevoli peccati e
quelli di tutto il mondo (se mi riuscisse)>> (p. 393 s.).
In chiave di questa rassegnazione, nell'attesa gioiosa
del distacco dell'anima dal corpo, sono le due ultime
righe dell'ultima lettera (67
a
) della fine di ottobre
1902: Ancora cos? - Sono in ogni modo contenta
(p. 395).
Questo stile di Gemma, che va di sorpresa in
sorpresa nell'apparente e (quasi) tragica conclusione
della sua esistenza, un inno alla vita e la celebrazio-
ne luminosa del trionfo di una libert invincibile
quando s'inserisce, come quella di Gemma, nella for-
za di attrazione ineffabile della Croce di Cristo.
forse questo che spiega il fascino forte e misterioso
che le parole di Gemma esercitano sull'uomo con-
temporaneo, smarrito nella foschia della caduta di
tutti i valori. Quel suo volto soave, dallo sguardo pu-
ro e profondo, un invito per noi alla sequela della
via regia sanctae crucis ch'Ella seppe percorrere, fra
le tenebre del mondo, con amore inestinguibile per
il suo Dio e Salvatore Ges Cristo.
Aveva allora Gemma ... una natura tendenzial-
mente nevrotica? L'afferma la prima relazione di
421
apertura al Convegno di Lucca (8-13 setto 1978) e il
segno sarebbe il cadenzato, insistente, a volte oppri-
mente, ritorno del tema del peccato negli scritti di
S. Gemma Galgani (22). Il seguito della relazione ci
sembra temperi di molto (anche se non lo dissipa del
tutto) l'impressione negativa che potrebbe dare una
simile categorica affermazione. L'Autore infatti non
condivide a parole la diagnosi di isterismo del
Dott. Pfanner e la considera giustamente una ingiu-
ria , ma non sembra esatto l'affermare che l'ingiu-
ria verso di lei cadeva in un essere sempre pi prova-
to dalla malattia ... poich al tempo della visita del
dottore, il venerd 8 settembre 1899, Gemma era in
buona salute: le uniche sofferenze erano quelle che
provenivano dalle Stimmate tra il gioved e il vener-
d, passate le quali Gemma riprendeva il suo aspetto
florido e colore naturale, malgrado le copiose perdite
di sangue(23). La realt che il Dott. Pfanner sba-
gli di grosso e con lui e a causa di lui sbagliarono
Mons. Volpi, le sue penitenti, e in primis Cecilia, che
lo seguirono nell'errore creando a Gemma un Calva-
rio ben pi duro delle sue sofferenze mistiche, per-
ch lesivo della sua dignit di donna e di cristiana
ed estremamente umiliante. L'errore, coltivato e
mantenuto nel modo pi caparbio, provoc in Gem-
ma lo scrupolo cocente, tremendo - come abbiamo
documentato - d'ingannarsi e d'ingannare, che di-
venne sempre pi acuto e l'angusti, con pena indici-
bile, fin nelle ultime settimane di vita ... fino a per-
(22) Cfr. il voI. degli Atti: Mistica e misticismo, Roma 1979, p. 20.
- L'A. riconosce, nel seguito dell'esposizione, l'importanza decisiva del
senso cristiano del peccato ed il significato della vita straordinaria
di Gemma di essersi offerta vittima per i peccatori (p. 22).
(23) Cf. nota prec.
422
suadersi lei stessa, stretta in quell'assedio, di essere
stata ingannata. Ora, raramente nella vita dello spiri-
to, anche se si tratta di una permissione di Dio, si
fatta un'ingiustizia tanto grande e palese.
Verifichiamo un po' la nozione che la psicopato-
logia ci d della nevrosi(24). Essa costituita da
un insieme di disturbi psichici che si manifestano
in certi individui ogni volta che essi falliscono i ten-
tativi di superare con successo difficili situazioni
esterne o conflitti interiori. La causa della nevrosi
sarebbe il fatto che i nevrotici vivono una vita di con-
trasti, in soddisfazioni e condizionamenti e sorge per-
ci il conflitto fra ci che l'individuo vorrebbe essere
e ci che realmente : di qui pertanto le nevrosi d'in-
soddisfazione, competitive, di frustrazione, di deside-
rio, di solitudine, ecc. Questa nozione, per il suo ca-
rattere troppo vago, per non permette un'analisi
molto precisa anche perch, o per un lato o per un
altro, ci possiamo entrare pi o meno tutti. Ma se
prendiamo il nucleo centrale, che sembra essere la
conflittualit psichica per frustrazione, l'applicazio-
ne a Gemma evidente ed istruttiva. Ma basti il fat-
to, da noi documentato, che Gemma, comunque vada-
no le cose ed anche quando vanno per il verso peggio-
re rispetto alle sue attese, ella si dichiara sempre e
comunque contenta(2S). Qui siamo agli antipodi del-
la nevrosi.
Ma c' dell'altro che svela pi da vicino la super-
(24) Cf. Grande Enciclopedia Medica C ~ r c i o t. IV, S.v., p. 1395.
(25) Uno studio comparato di quest'atteggiamento di Gemma, che
non di piatta indifferenza ma di superiore conformit alla volont di
Dio, condotto secondo i recenti progressi della psicopatologia mettereb-
be ancor meglio in luce quella che a noi piace chiamare la normalit
supernormale di Gemma (Per l'analisi differenziale, della nevrosi: Cf.
K. Jaspers, Allg. Psychopathologie, ed. cit., p. 481 ss.).
423
ficialit e l'inconsistenza di quella diagnosi, Gemma
tutt'altro che un'individualit frustrata e fallita.
Come donna, giovinetta e nel fiore degli anni, fu am-
mirata e cercata, fu chiesta perfino la sua mano (da
aspiranti di buona condizione sociale). stata lei a
rifiutare e con maniere anche sbrigative, senza nes-
sun tentannamento: ne fanno fede l'Autobiografia e
le testimonianze dei Processi. Ed il suo fermo rifiuto
stato per la consapevolezza ed il proposito di un
ideale superiore al quale si sentiva predestinata (<< lo
voglio essere tutta e sola di Ges).
Ad un livello superiore, quello della vita religiosa
propriamente detta, Gemma potrebbe dirsi una fru-
strata: cio nella sua vocazione (tante volte dichiara-
ta) di passionista? Ma anche questa una considera-
zione molto superficiale e la questione, in s assai
complessa, stata gi affrontata da altri con molto
impegno e qualcosa si detto a proposito anche in
queste nostre spigolature. La vocazione passionista
di Gemma, lo sappiamo tutti, viene dalle voci celesti
(<< Tu sarai Passionista, Figlia della mia Passione,
Sorella mia ... - cos Ges, la Madonna, S. Gabrie-
le ... ) e la fanciulla esulta di quest'ideale, scrive e cer-
ca in ogni direzione, si agita ... chiede appoggio ... ma
invano e tutto sfuma per lei: la quale per non si con-
sidera affatto una frustrata od una sconfitta perch
alla fine comprende da Ges, come gi abbiamo rife-
rito, che le riservato un convento migliore. Ad
ogni modo la risposta a tutte queste insinuazioni di
fallimento degli ideali di Gemma il suo costante,
dolce e fermo proposito di conformit alla volont
di Dio, di riconoscerla con gioia e pace anche negli
eventi pi dolorosi e di saper rispondere con il suo
stile vittorioso fin sul letto di morte: Sono in ogni
424
modo contenta - come abbiamo copiosamente ri-
portato.
Ma la vera e prima ed ultima aspirazione di Gem-
ma stata quella che dev'essere di ogni cristiano, il
Paradiso che Gemma apprese al letto della mamma
morente che voleva portarsela con s: Fu la mamma
mia, babbo mio, che cominci da piccina a farmi de-
siderare il Paradiso, e se ancora desidero e ci voglio
andare, ho delle belle gridate, e un bel no mi sento
rispondere (26). Un'aspirazione, l'aspirazione essen-
ziale del cristiano, di congiungersi, nella vita eterna,
con Dio, il cui compimento stato garantito per
Gemma dall'impegnativo giudizio della Chiesa sulla
sua santit elevandola agli onori degli altari, allora:
non pi la povera Gemma , ma viva Gemma!
(26) Autobiografia, in Estasi, Diario ... ", p. 223).
425
CONCLUSIONE
Fra luci e tenebre
Anima schietta e cristallina, unicamente preoc-
cupata di obbedire a Dio e a coloro che per lei lo
rappresentano, Gemma un enigma a se stessa e agli
altri: lo oggi anche per noi. Chiunque si mette a
teorizzare con questa vita, almeno per quel tanto che
gli scritti della protagonista ce la fanno conoscere,
finisce presto e facilmente fuori strada, non solo per
l'accavallarsi dei contrasti ma anche per la qualit
dei conflitti che invadono tutte le pieghe dello spiri-
to: fantasia, memoria, sensibilit, intelligenza, volon-
t, affettivit ... Immersa in continue comunicazioni
col misterioso mondo della grazia, Gemma si spaven-
ta e teme e soffre a manifestarsi, anche se poi si pie-
ga al precetto dell'obbedienza: {( Ma quanto soffro -
scriveva nel Diario di venerd 17 agosto 1900 - nel
dover scrivere certe cose! La ripugnanza che provavo
sul principio, anzich diminuirmi, assai pi si va a
crescere, ed io provo una pena da morire. Quante vol-
te oggi ho tentato di cercarli e bruciarli tutti [i miei
scritti]! . E, riflettendo, ancora si domanda: {( E poi?
Tu forse, o Dio mio, vorresti che scrivessi anche quel-
le cose occulte, che mi fai conoscere per tua bont,
per sempre pi tenermi bassa e umiliarmi? Se lo
vuoi, o Ges, son pronta a fare anche quello: fa' cono-
scere la tua volont. Ma questi scritti a che gioveran-
427
no poi? Per tua maggiore gloria, o Ges, o per farmi
sempre pi cadere nei peccati? Tu che hai voluto che
faccia cos, io l'ho fatto. Tu pensaci; nella piaga del
tuo S. Costato, o Ges, nascondo ogni mia parola
(p. 200). Questa vera grandezza spirituale (ed il te-
sto gi lo conosciamo).
Al confessore scrive: {( Ges poi mi fece conoscere
che Lei non crede niente a tutto quello che io nelle
confessioni gli dico. Ma Gemma, come sappiamo,
non se la prende affatto: {( Ti dispiace? disse Ges ...
O no - dissi - Ges sono cose che le hai permesse
tu; tu l'hai fatte, tu pensaci. .. - Desidera anzi di esse-
re liberata da tutte le comunicazioni e cose straordi-
narie: {( Lo pregai anche che mi liberasse da tante co-
se da quelle del Venerd... (Lett. 17
a
, p. 335). Il distac-
co completo: eppure Gemma in questi fenomeni
provava la suprema unione col suo Dio e Salvatore;
ne era sicura, ma temeva sempre. E la ripugnanza
nello scrivere le cresceva: {( Ero decisa, scriveva un
po' prima sempre a Monsignore, di non pi scriver-
gli, perch il demonio mi dice che tutti i miei scritti
lei l'ha sempre tutti, che poi un tempo serviranno per
tante cose. Neppure oggi volevo scrivergli, ma poi ha
vinto Ges (Lett. 13 a, p. 329)(1). Di questo totale
distacco, che ad un osservatore superficiale potrebbe
sembrare quasi un disprezzo dei doni di Dio, abbia-
mo gi riportato la dichiarazione a P. Germano quasi
incredibile: {( Se restasse a me la scelta, rimarrei cos;
senza Ges, senza altri (Lett. 29
a
, p. 84). Ed obbedi-
sce subito, quando il Confessore le proibisce tutti i
fenomeni straordinari. Oggi Ges ... oggi Ges, il
(l) E Ges vuole che dica tutto al Confessore, com'ella spesso gli
scrive: p. es. Lett. 15
a
, p. 332; Lett. 17
a
, pago 334 ... ). Anche nell'estasi 23
a
del sabato 21 aprile: Ges vuole che dica tutto al confessore (p. 35).
428
sangue non vuole il Confessore ... Non vuole. - O Ges,
devo obbedire (Estasi 29
a
, p. 44). Ed un desiderio
sincero che torna a manifestare nella lettera del 3
febbraio 1901: Prego tanto sa, perch Ges mi met-
ta nella via ordinaria, e questa grazia la voglio per-
ch le cose cominciano, mi sembra, a sapersi. Anche
in questa casa(2), che devono pensare che il Vener-
d non mi vedono quasi mai? (Lett. 42
a
, p. 120). E
Gemma, quasi si diverte ad attribuire tutto alla sua
testa matta ; tutti giochi della sua fantasia! Si ag-
giunga a tutto questo - ed l'aspetto pi profondo
della sua personalit - la sua straziante coscienza
del peccato che le fa apparire di essere la pi inde-
gna di tutte le creature. Certa e incerta quindi, e con
un Confessore sempre incerto e diffidente: la venuta
e l'opera di P. Germano ha sicuramente liberato la
Santa negli ultimi tre anni da una situazione assurda
e umanamente insopportabile.
E qui si pu ricordare, e soprattutto si deve cer-
care d'immaginare, la pena dell'umile penitente,
sballottata fra l'indirizzo limpido e coerente di P.
Germano e le continue oscillazioni del Confessore.
Ma, a giudicare della Lett. 76
a
, anche il pio Passioni-
sta aveva qualche giorno storto e Gemma, come si
visto, non teme di richiamarlo ma comincia col con-
solarlo: Povero babbo mio, come soffre! vero? Ha
paura di essere compromesso o Lei o il Provinciale.
Ma non tema di nulla: o perch tanta paura, mentre
che Ges se ne sta quieto, e se gli parlo di queste
cose ride e ci scherza? . Ed ora la pace con Monsi-
gnore: Mi raccomando, babbo benedetto, non [se] la
prenda con Mons.: esso buono e fa di tutto per il
(2) La famiglia Giannini. - Anche nella letto 46
a
: O quanto mi so-
no affaticata perch Ges mi metta nella via comune!" (p. 129).
429
mio maggiore bene; fa di tutto per salvarmi l'anima)}
(p. 199). E coglie volentieri le occasioni per parlarne
in bene, senza per illudersi che la sua situazione mi-
gliori sotto l'aspetto umano: Monsignore tornato
- scrive nella seguente lettera 77 a del 1 settembre
1901: ieri sera mi confessai, lo trovai cos buono, che
proprio non sapevo che pensare. Scusiamolo, povero
Monsignore, quando alle volte sembra inquieto e
noiato di me; non colpa sua, Ges che cos per-
mette. h, babbo, si andr forse anche peggio! (p.
201). Ed commovente la confessione che si legge
dell'estasi 39
a
: Non temere, Ges: star sempre cos
nella umiliazione. Ma io s, Ges, che mi conosco;
non tutti per, Ges, mi conoscono. E chi , Ges,
dunque che mi conosce ? .. Il Confessore non anche?
O che aspetti? E come hai fatto, Ges, a farmi cono-
scere prima da P. Germano che al Confessore? Ma
io, Ges, gli scrissi; feci tutto quello che volevi te)}.
Non sorprende allora il lamento che si legge all'inizio
della stessa estasi: Soffro, sai, Ges, ma nessuno lo
sa: soffro sola (p. 60). Lo scrive anche a P. Germano
fin dalla letto 3
a
: Sono abbandonata quasi anche da
Ges. E allora che far? (p. 13). E per suo conto con-
fessa: Il mio cuore sembra divenuto di ghiaccio: non
si scuote, sempre freddo)} (Lett. 26
a
, p. 77). Anche
le Estasi (dopo una lotta col diavolo): tuo, ve', il
mio cuore, tutto tuo: ma freddo e duro)} (E. 32 a,
p. 50).
Circondata dalle carezze di Cristo e della Madon-
na, privilegiata dalle visite degli Angeli e dei Santi,
l'anima di Gemma gettata nelle tentazioni pi umi-
lianti contro tutte le virt: spesso lasciata in balia
del demonio, come si visto. Sintomatico il racconto
della letto 41 a al Confessore che riprendiamo: Ieri
430
notte passai al solito una brutta nottata; il diavolo
mi venne davanti come un uomo grosso grosso e lun-
go lungo, e mi picchi tutta la notte, mi diceva: Tu
forse credi che Ges ti voglia bene, invece ti ha ab-
bandonata; per te non ci speranza che tu ti possa
salvare: sei nelle mie mani . Risposi che Dio mise-
ricordioso, e non temevo nulla; allora lui arrabbiato
disse, dandomi un colpo forte al capo: Maledetta
te! e spar. Nella Comunione del mattino seguente
Ges le spiega che ... il regalo pi grosso ch' egli
possa fare di soffrire: ... che il segno unico [si badi
bene!] del mio amore quando do da soffrire . Ma
proprio da parte del diavolo? Il quale, la notte se-
guente, ritorna alla carica per martoriare l'inerme
creatura: lo dicevo di no, e lui bussava pi fortel. ..
fino a sbatterle la testa per terra. La malcapitata in-
voca in aiuto S. Gabriele il quale accorre assieme ad
un altro Passionista vecchioe) e la libera dalla ves-
sazione. La situazione, invece di migliorare, sembra
aggravarsi col passare del tempo fino al buio finale
di cui scrive a Serafina: Che buio! sorella mia, ma
un buio che non so come dire - Ges non c' per me
(Lett. 8 a, p. 452).
Sembra quindi proprio che Cristo e il diavolo si
siano accordati per tenere questa creatura sotto i
tormenti pi atroci. Aveva chiesto di essere liberata
dalle tentazioni contro la purezza MA IL DEMONIO
NON LE DA' TREGUA. Il Diario del 1 settembre no-
ta, con stupore, dopo un periodo di calma: Per tutto
oggi sono stata senza nessuna tentazione; verso sera
me ne sopraggiunta una all'improvviso, nella ma-
niera pi brutta. E qui non credo bene di narrare,
(J) Gli Editori pensano a S. Paolo della Croce.
431
perch troppo ... (p. 215). I puntini sono facili da
riempire. Il Signore le aveva detto che ... le battitu-
re (a cui la sottomette) ... termineranno quando an-
drai in convento: lo scrive al Confessore (Lett. 19
a
,
p. 337) e noi gi sappiamo come questo progetto sia
andato a finire - cio umanamente parlando, e chie-
do scusa dell'espressione forse irriverente, in una co-
cente beffa per la povera Gemma. E come si difende
Gemma? Sprofondandosi nel suo nulla: lo ho tanta
paura dell'anima mia, ho paura di dannarmi ... scri-
ve al buon P. Germano (Lett. 53
a
, p. 142). Ad Annetta
Giannini il 9 agosto 1900 confida: lo sto benissimo
nel corpo, ma del resto, chi sa? Tremo sempre (Lett.
3
a
, p. 439). E noi sappiamo che Gemma era tutt'altro
che una pusillanime od una piagnona: delicata e sen-
sibile all'estremo, ma anche forte e superiore alle in-
certezze e debolezze degli uomini e di quanti aveva
attorno, fossero anche un eccellentissimo Vescovo ed
un insigne Passionista.
Gemma giovane ed ha vivo il senso della pro-
pria personalit, perci soffre quando si vede oggetto
della meschinit altrui: ne ebbe molte e qualcuna
ostinata e proterva, come quella del segretario (e un
po' la ninfa I egeria') di Mons. Volpi, il citato can. Far-
nocchia il quale tent di sfogare il suo malanimo fin
nelle deposizioni dei Processi (
4
), come si detto.
E Gemma fiera del suo stato e sa unire nello
stesso testo i sentimenti pi opposti, come nella Lett.
13
a
al P. Germano, con stile veemente ed umile: Va
bene? Babbo mio, io sono di Ges: nacqui per Lui;
(4) I sotto promotori della fede al Processo pisano, presieduto dal
Card. P. Maffi, danno del Farnocchia un severo giudizio (Proc. bol. 8
Resp. ad animadversiones Prom. gen. Fidei, Caput alterum 31, p. 45 .
. La deposizione del F. si trova nel Proc. Ord., col 774).
432
che mai vorr da questa ignorante e cattiva? Anche
nella letto 33 a del 3 dicembre 1900: E non ha forse
ragione (Ges) di esigere tutto da me, che mi fece tut-
ta per s? (p. 97). E voleva, ne aveva l'impulso, (di)
vendicarsi col suo pi grande nemico , il suo pi
grande avversario(5), ma docile al Confessore lo
raccomanda a Ges: Guidalo, accompagnalo; e se la
tua mano deve gravare sopra di lui, no, sopra di me;
dagli tanto bene, o Ges . Ma sentimenti opposti si
battagliano nella sua anima (e gi abbiamo incontra-
to questi testi). Continua: Gran forza, Ges, mi ci
vuole. Non l'abbandonare, consolalo; che importa
che tu lasci me nei dolori? ma lui no. Te lo raccoman-
do ora e per sempre. Se tu non fossi tu che mi aiutas-
si, mi sento tutta bollire; vorrei vendicarmi, ma no,
ma no; perch vendicarmi? Tu lo sai, Ges, ma io no;
la vendetta l'avrei io nelle mani, ma no; col tuo aiuto
Ges, no, resister sempre . E confessa candidamen-
te: E che far e come far? ... Tu sentissi oggi, Ges
la forza che mi ci vuole! Vuoi che te lo dica, Ges?
Avrei voluto vendicarmi ora che era stato vicino; ma
potrei ancora che va lontano. In quel momento di
rabbia che ieri proferii al Confessore ... Non avrei vo-
luto farlo, ma in confessione non ne parla a nessu-
no . E finisce vittoriosa alla grande: Ogni giorno,
Ges, vuole [il confessore] che te lo raccomandi; s,
te lo raccomando: pensaci. Guidalo, Ges, guidalo te,
e se credi bene, Ges, fllo, fllo (non per me, ma
per il Confessore), fllo tacere, se credi bene, Ges.
Non li merita il Confessore questi dispiaceri; io s
(E. 2S
a
, p. 42 s.). questa forse una delle pagine pi
concitate ed eroiche.
(5) Come si accennato, non si sa chi fosse. Sappiamo da vari epi-
sodi, ricordati nei Processi, che in qualche settore del clero di Lucca ser-
peggiava del malanimo verso l'umile estatica.
433
il tema della rabbia . Si trova spesso sotto
la sua penna: Gemma non sopporta i maneggi e le
falsit. Sappiamo la sua franchezza con le apparizio-
ni celesti, e con lo stesso Ges, sempre per il timore
di essere ingannata. Non lesina i rimproveri al Con-
fessore per il convento che secondo Ges un'impre-
sa facile: Dunque se facile, perch Lei non ci pen-
sa? Obbedisca a Ges (Lett. 14
a
, p. 330). Ma per
quanto la riguarda di un'obbedienza assoluta: Se
Lei vuole, lo voglio anch'io; se no, no (Lett. 13 a, p.
329). Nelle Estasi consapevole della libert e del sa-
crificio di offrirla al suo Ges: Incatenami, ti cedo
tutta quella libert che per tanti anni mi sono abusa-
ta (E. 75 a, p. 100). E prima: S, Ges, ti cedo la
mia libert, affinch divenga schiava per sempre (E.
64
a
, p. 90). Ed in senso positivo: Lasciami pure la
libert; io ti amer dappertutto, io ti cercher sem-
pre (E. 77
a
, p. 102).
Fiera ed altera(6) di carattere, Gemma riversa
in Ges la sua impazienza di amore e non trova pi
le parole adatte per esprimere tutto il trasporto del-
l'anima. La tensione del Ges vicino-lontano, la spin-
ta dell'infinita brama e l'amara realt dell'esilio ter-
reno e della solitudine del mondo la consumano. E
la penna pare trascendere i limiti del conveniente e
se la prende direttamente con lo stesso Ges: lo lo
cerco - scrive a P. Germano il 22 maggio 1901 -
e non si fa trovare ... E quasi quasi mi arrabbio e gli
dico che scortese ... Alle volte l'ho chiamato fino cru-
dele ... ma gli ho chiesto subito perdono, perch certe
parole non le dico mica per rabbia, ma perch gli va'
troppo bene (Lett. 63
a
, p. 167).
(6) Vado altera, Ges, dei tuoi favori, ma conosco la mia debolez-
za - esclama nell'estasi 66
a
del venerd 13 dicembre 1901 (p. 92).
434
Anche qui allora la dinamica del contrasto?
Essa ritorna nell'estasi contemporanea dello stesso
mese di maggio 1901: Che pace, che quiete anche
che tu ti nasconda ... Ma io voglio venir con te: dove
vai? .. Allontnati quanto vuoi; io ti verr sempre die-
tro. Perch prima mi dimostravi tanto amore, e poi
per farmi cos? Ges crudele! l'amore che avevo
per te, che mi fa parlare cos. Perdonami, o Amor
mio; il tuo amore che mi fa cos parlare. Ma se tu
non ritorni, o mio Dio, io morir (E. 56 , p. 85). E
anela allo sposalizio spirituale in un crescendo di
umile e profonda commozione: O Ges, tu abbi pie-
t di me ... Abbi piet di una peccatrice ... che ti co-
stata la vita. Perdonami, mio Dio. Sono orfana, non
ho pi padre, non ho pi madre: abbi piet degli orfa-
ni, tu abbi piet di me. Sono un frutto della tua Pas-
sione, sono un germoglio delle tue piaghe ... (E. 57 a,
p. 86). Gli stessi opposti sentimenti il venerd 25 otto-
bre: O Ges, io che meriterei di starmene nell'infer-
no a bruciare ... e tu mi fai provare le delizie dell'a-
mor tuo? (E. 59
a
, p. 87). L'attrazione cresce ... , come
leggiamo nell'estasi del mercoled 20 e domenica 24
novembre, mentre ha l'impressione che Ges la rim-
proveri: il tuo cuore, Ges, che batte sul mio ...
che potenza di amore! E dimmelo ... fammi felice, Ge-
s, dammi la consolazione che ti chiedo .. , ripetimi
quelle care parole che mi dicesti domenica... Ges
quando diverrai tu sposo mio? - Ges, sposo dell'a-
nima mia! Come mi piace, Ges, chiamarti cos! (E.
61 a_62
a
, p. 88)(1).
Ma insieme - ed ecco ancora il contrasto - essa
e) La promessa del divino sposalizio c' gi nella letto 6 a al Con-
fessore del 12 settembre 1899, riportata sopra: Quando sar tuo sposo
di sangue, io ti vorr, ma crocifissa (p. 317).
435
soffre sempre della sua condizione terrena e Ges
stesso la richiama alla Croce: ... la Croce dunque
sar la mia consolazione, la mia dolcezza, la gloria
mia . Il testo che segue fa l'effetto del vento impe-
tuoso che rompe l'idillio e spazza via l'incanto: Allo-
ra gli feci la narrazione degli effetti che faceva in me
la croce; gli dissi che pi volte gemer il mio senso,
si rattrister l'amor proprio, fremeranno le mie pas-
sioni, si risentir la natura; ma il mio spirito fino a
quel momento insieme alla mia volont, confortata
dalla grazia di Ges, sar forte . E mentre sente l'im-
pulso di morire per andare con Ges in cielo, lo sup-
plica: O Ges, questa povera anima, essendo legata
a questo povero vilissimo corpo, e non potendo a te
volare, batte le su ali e si solleva come pu per veni-
re a te pi vicina; si solleva con lo spirito, poich
questo non legato come il corpo ... Nel fervore del-
l'Estasi la Santa avverte di non sentire pi il suo cuo-
re, impaziente di andare a Ges: Gi da se stesso,
non ha voluto pi essere mio, si dato tutto a Gesu .
la consumazione dell'ultima donazione: E Ges,
con la sua voce amabile e insieme penetrante mi ri-
spose: L'ho vinto (E. 6S
a
, p. 93 s.).
Il contrasto che intendiamo indicare come l'ani-
ma della vocazione mistica di Gemma, e quasi la luce
della sua missione ecclesiale, domina anche quello
che pu dirsi il suo inno all'amore che l'estasi
del 21 dicembre e varrebbe la pena di confrontarlo
con quello pi conosciuto della Storia di un 'anima
di S. Teresa del Bambino Ges. Quello di Gemma
tutto sussulti e finisce nel pianto: Lode all'amore
sviscerato di Ges, che mosso a piet della mia mise-
ria, mi offre tutti i mezzi per arrivare al suo amore!
Tu, Ges, sei un tesoro da me non conosciuto ... ma
436
ora ti ho conosciuto tutto mio, specialmente il tuo
cuore. S, mio, perch pi volte l'hai donato a me
tutto intiero. Chi l'avrebbe mai detto che il tuo cuore
e il mio dovessero stare sempre insieme? Ma il tuo
ripieno di luce, e il mio ripieno di tenebre ... Sei trop-
po liberale, Ges ... Gli Angeli soli, Signore, son testi-
moni dei tratti del tuo amore nell'anima. Ges, Para-
diso mio qui in terra, quando, quando, Ges ... passe-
r da queste folte tenebre alla luce s chiara del mio
Ges? Quando passer la paura di perderti? .. S, te-
mo, temo, Ges, pi di me stessa che di tutti i tor-
menti . La finale drammatica: Non lo vedi, Ges,
che quando tu mi mandi un po' di croce, io piango?
Ma non ti curare del pianto mio; crocifiggimi pure.
La mia somma gloria piacere a te. Son contenta che
le tue spine penetrino nell'anima mia (E. 69
a
, p. 94
s.). Amore e miseria, luce e tenebre, gioia e paura,
celesti carezze e spine e pianto ... - questo conflitto
il mistero di grazia dell'itinerario di Gemma.
Le estasi del 1902 sembrano tenersi tutte su que-
sta corda dolente del sentimento della sua indegnit
ed il povero lettore allora, consapevole di ben altra
indegnit, che si sgomenta e non raccapezza pi nul-
la. Ecco l'estasi dell'8 gennaio 1902: O Ges, quanto
tempo ho perduto! Quanti anni potevo amarti tanto,
e non ho fatto altro che disprezzarti! Ma la tua bont
mi fa sperare di poter rimettere il tempo perduto.
Quanti peccati, o Ges! Togline il peso: mi fanno ri-
brezzo il gran numero. Accetto, Ges, tutte le pene,
tutte le afflizioni che mi manderai; ne meriterei tante
di pi. Sarebbe tutta misericordia, Ges, ~ tu accu-
mulassi afflizioni, anzi, Ges, se tu me ne vuoi ag-
giungere ... s, Ges, se tu ne vuoi aggiungere, bacer
sempre la tua mano. Vedi, Ges, questo dolore mi
437
scuote tutte le fibre del cuore e m'impegna a non of-
fenderti pi . E nella brama di disprezzo e d'immola-
zione, disposta a fare anche il sacrificio di P. Ger-
mano, a colui che aveva chiamato il ... babbo mio,
accanto a Ges nel mio povero cuore! , la guida da-
tale da Dio stesso: Fai pure, Ges, che tutto il mon-
do mi conosca per quella miserabile che sono, e se
tu mi vuoi togliere anche l'unico appoggio che mi hai
lasciato sulla terra, fallo pure: io ti benedir sempre;
con te abbracciata voglio vivere, con te morire (E.
72, p. 97 s.). E la tensione sembra non allentarsi mai.
Ma non facile spiegare questa paradossale dia-
lettica dei contrasti che regola la vita di Gemma: spe-
cialmente dell'ultima Gemma a partire dal 1899
quando, con l'impressione delle Stimmate, rapita
dal turbine della grazia. C' una scena tuttavia che
sconvolge e commuove. La santa si trovava ancora
in famiglia e un giorno, mentre stavano a tavola, il
fratello (Ettore) - scontento - cominci a bestem-
miare: Gemma svenne dal dolore e stava per cadere
in terra, ma l'Angelo intervenne a sorreggerla, tutta-
via la violenza del dolore e dello sforzo le provoc
uno sbocco di sangue. Il brutto per - ma per noi
il bello - venne la sera. Ecco il racconto - incredi-
bile, se non sapessimo chi Gemma - nella Lett. 16 a
(novembre 1899) al Confessore: un dramma doloroso
in tre momenti ...
a) (L'aggressione): Sa, una zia quel che mi fece ieri
sera? Quando arrivai a casa, andai in camera; lei
mi venne arrabbiata arrabbiata e mi disse: 'Stase-
ra non ce l'hai la tua sorella a difenderti, che
Giulia; fammi vedere dove ti uscito tutto quel
sangue, se no ti finisco a forza di botte'. lo stavo
sempre zitta, e le facevo tanta rabbia, che lei con
438
una mano mi teneva la gola e con l'altra voleva
spogliarmi; ma non ci fu caso. In quel mentre so-
narono il campanello, e mi lasci. Era appunto
quella zia pi buona, e che mi vuole tanto bene;
lo permise proprio Ges, perch lei non me lo
avrebbe fatto davvero .
b) (I rimproveri): Ma non fin qui; quando fu per an-
dare a letto, m'immaginai che dovesse tornare e
mi stesi sul letto, e facevo vista di dormire. Venne
vicina a me, e mi disse che era l'ora di smettere
quei fuffigni, e che ne avevo date ad intendere as-
sai alle persone. Se fossi stata io, non mi avresti
ingannata s bene come il Confessore. Guarda, -
mi disse - se non mi dici dove uscito quel san-
gue, non ti faccio pi uscire di casa sola, e non
ti mando pi in nessun posto .
c) (La spiegazione): S'immagini: io a quelle parole
cominciai a piangere e non sapevo che fare. Final-
mente mi decisi di dirglielo, e gli risposi cos: So-
no le bestemmie che dice il suo nepote (8). E
che, le bestemmie fanno uscir del sangue? . Si,
- risposi - nel bestemmiare vedo Ges che sof-
fre tanto, e io soffro con Lui, e soffro al cuore,
e mi esce quel sangue . Allora parve che si cal-
masse un po', e disse: Soltanto le bestemmie del
(8) Allude certamente al fratello Ettore di carattere violento che
spesso bestemmiava e sembra anche la percuotesse. Ettore, allo sfasciar-
si della famiglia dopo la morte del padre, si rec in Brasile. I suoi figli,
Enrico e Gerardo, allievi dello Studentato degli Stimmatini di Rio Claro
(S. Paolo), raccontavano che .,. il loro pap era cattivo. La misericordia
del Signore inchiod per tre anni il signor Ettore a letto. Fu durante
questa degenza, mi dicevano i figliuoli, che Santa Gemma appar ripetu-
tamente al povero fratello che in fine si arrese e pass gli ultimi tre anni
come vero cristiano. La sua morte deve essere avvenuta verso il 1935
in Araraquara nello Stato di S. Paolo (Comunicazione del P. Cesar Bian-
co, C.S.S., S. Pau lo, 21.6.1977). Si pu cos precisare quanto accenna lo
Zoffoli nell'op. cit., p. 153 s.
439
tuo fratello ti fanno male, oppure anche quelle de-
gli altri? . Tutte, - risposi - ma ci una bella
differenza; quelle di lui, o quanto mi fanno soffri-
re di pi! E nel dire cos piangevo tanto tanto:
e mi ha lasciato stare (p. 332 s.). Sembra che il
fatto si sia ripetuto l'anno dopo, perch nel set-
tembre 1900 torna a scrivere a Monsignore: L'al-
tro giorno a desinare (ero a casa mia) mio fratello
cominci a bestemmiare, perch non gli piaceva
quel che c'era e bestemmi tanto. Mi fece un po'
male, ed ero per cascare in terra dalla sedia, e al-
lora l'Angelo Custode mi disse: Non voglio che
tu disturbi ; mi fece appoggiare la testa sulla sua
spalla e mi resse. Mi parve che le zie si accorges-
sero di qualche cosa, perch piangevano, e non ve-
devano il momento che venisse a prendermi la
Sig.a Cecilia (Lett. 44
a
, p. 372 s.).
Basti notare soltanto come la Santa, che ricorda
con tanta vivezza la rabbia della zia che la stringe
alla gola, la chiama ... la zia pi buona e che mi
vuole tanto bene e Gemma riferisce tutto a Ges.
Il seguito e la finale non fanno che accrescere la com-
mozione al povero lettore: Gemma s'accorge che la
buona zia (9) quella notte non andata mai a let-
(9) Non sembra si tratti della zia Elisa Galgani, sorella del padre
di Gemma, che figura fra i testimoni pi presenti nel Processo di Lucca
del 1907 (nr. X, paro 55, p. 40) e del successivo Processo di Pisa del 1922,
presieduto dal Card. P. Maffi (nr. IX, par. 8,7,11 s.). Le sue ampie deposi-
zioni sono importanti soprattutto per la prima parte della vita di Gem-
ma. Malgrado i rapporti confidenziali fra zia e nipote, non Elisa la zia
alla quale per prima Gemma mostr con le braccia distese le piaghe san-
guinanti di ritorno dalla Comunione il Venerd seguente all'impressione
delle stimmate. Il P. Germano parla, sembra precisare, di una delle zie"
(Vita, ed. 1972, p. 65). Gemma accompagn il gesto con le parole: Zia,
veda un poco che mi ha fatto Ges" (l. c.). Dalla deposizione fatta ai pro-
cessi zia Elisa racconta che venne a conoscenza delle stimmate quasi per
caso, trovandosi ai Bagni di S. Giuliano (Pisa) presso il nipote Guido,
440
to e stette sveglia anch'essa con la stessa pena. Certo
che la zia era pia e buona e le voleva bene, la voleva
con s a casa e temeva che, per le bestemmie del fra-
tello, lasciasse la famiglia: temeva di essere privata
del tesoro di quella nipote. E Gemma si mostra, in
quest'episodio sconvolgente forse ancor pi delle be-
stemmie del fratello, di una umanit e penetrazione
sovrumana col leggere il significato positivo della
bont della zia nel fatto insolito dell'aggressione vio-
lenta. La mattina seguente la zia che la va a chiama-
re e vuole accompagnarla a S. Michele (per la Comu-
nione) e quasi si scusa: Bada, Gemma non dir nulla
di quello che accaduto tra me e te; f pure quello
che vuoi, st pure dalla Sig.a Cecilia invece delle mo-
nache; a me mi basta che tu sia a casa la Domenica .
E la Santa conclude semplicemente, senza commenti:
Stamani era buona}} (p. 332 s.).
Dovendo mettere le fila a quest'analisi, anch'essa
appena un cenno di analisi, accenniamo anche alla
dialettica fondamentale di dolore e amore di cui di
continuo abbiamo dovuto parlare senza mai esaurir-
la. Ora la tocchiamo: nella sua forma pi umile e de-
licata di lagrime di gioia}}. E qui ci vorrebbe una
penna di una sensibilit pari a quella di Gemma: noi
ci affideremo ancora a lei.
Gemma, bench di carattere fiero e scontroso, ha
pianto molto nella sua breve esistenza, ma non come
di solito piangiamo noi per le tribolazioni e le soffe-
renze di questa vita: fin da piccina ha cominciato a
piangere per le sofferenze recate a Ges dai peccati
fratello di Gemma; fu la moglie di Guido che riusc a levare i guanti
e a scoprire ... nelle palme delle mani come due ferite . Zia Elisa dichia-
ra di aver notato che Gemma anche a Lucca portava sempre i guanti
ma di non essersi mai accorta delle stigmate (nr. XVII, paro 35, p. 717).
441
degli uomini. L'abbiamo letto anche nell'episodio ora
narrato della buona zia: E nel dire cos - cio
le bestemmie del fratello la facevano soffrire pi di
quelle degli altri - piangevo tanto, tanto. Per la sua
partecipazione d'immedesimazione ... sono i dolori
che i peccati degli uomini arrecano al Cuore di Ge-
s che la fanno piangere. Alle volte - come scrive
al Confessore - il suo corpo che piange, perch ...
non mi vorrebbe dar retta (p. 327)( l0).
Ma soprattutto con P. Germano che l'animo
suo si apre con segreta intensa commozione (1 I):
sempre il tema del peccato, il ricordo dei suoi pecca-
ti, che le apre la fontanella del cuore, soprattutto nei
colloqui con Ges dopo la Comunione. E prima essa
vede piangere Ges come scrive nella Lett. 57 a del
22 aprile 1901 e la scena veramente di un altro
mondo: Allarga le mani, o Gesl - gli dico; ma Lui
non mi risponde pi allegro, allegro, come prima: ora
mi risponde, s, ma ha le lagrime agli occhi. Quando
mi metto a pregare, qualunque preghiera faccia, mi
guarda e piange (cio mi sembra di vedergli gli occhi
lacrimosi). Mai ho il coraggio di domandargli nulla.
Ieri mattina, costretta per obbedienza a domandar-
glielo, gli dissi: Ges, perch piangete?. Ed Esso:
(IO) Sorprende nei Processi la testimonianza della zia Elisa circa la
. domanda di Gemma di essere accolta nel Monastero delle Passioniste di
Tarquinia: Scrisse una lettera alla Madre Giuseppa, Superiora delle
Passioniste di Corneto, per essere accolta, ma le fu risposto: ' Non voglia
mo impestare il convento!' Gemma pianse" (Pruc. Luc. IX, p. 204). Si
deve precisare che la M. Maria Giuseppa Armellini (sorella del celebre
archeologo Mariano), con la quale Gemma ebbe un'affettuosa corrispon-
denza (sono 10 lettere di Gemma e 18 di M. Giuseppa) non fu mai superio-
ra a Tarquinia e per parte sua avrebbe accolto ben volentieri l'estatica
fanciulla. Tocc invece a lei la gioia di fondare, dopo la morte di Gemma,
il monastero di Lucca (1905).
( 11) Si appena tanto per la salute della Sig.a Cecilia: La mamma
mia, la Sig.a Cecilia, un po' malata, ha la febbre grossa; io piango, non
so che pensare (Lett. 12
a
, p. 34).
442
Figlia, non me lo chiedere ... }). Mi fece piangere tan-
to anche me ... Mi sembr che mi stringesse a Lui, pi
forte del solito, e mi dette un bacio nella fronte ... -
Non gli ho pi domandato nulla, ma, continua sem-
pre a piangere}). E Gemma, subito preoccupata, l'in-
terroga: Se fossi stata io, babbo mio, che faccio
piangere cos tanto Ges?}) e si riconosce colpevole
di mille iniquit. Ma l'animo poi si solleva: Anche
che abbia fatto piangere Ges, pure Esso mi vuole
sempre bene e mi si fa sempre sentire. Anche troppo
forte ... }). E verso la fine, ancora: Oh! quando vedo
piangere Ges, mi trafigge proprio il cuore}) (p. 152
S.)(12).
Ma soprattutto col ricordo dei peccati e, prima,
delle visite celesti che l'anima si scioglie: Avanti di
avere qualche visita, o dall' Angelo, oppure che Ges
si faccia sentire pi forte, mi vengono in mente tutti
i peccati che mi cagionano tanto dolore, ma forte
davvero, che alle volte mi sono lasciata abbattere e
piangere}) (Lett. 46
a
, p. 129). Alla Madre M. Giuseppa
confessa che ... spesso lo (Ges) sento piangere, lo
sento afflitto, e mi dice che ci fa per i peccatori. Ma,
mio Dio, non piangere per i peccatori; piangi, piangi
per me ... No no, Ges, non piangere neanche per me;
pianger io, mi emender, diverr buona, obbedien-
te}). E le promette di mai farlo piangere, come ho fat-
to piangere parecchie volte il povero mio babbo})
(Lett. 9
a
, p. 431). Ed soprattutto il rammarico di
non aver amato sempre Ges quanto meritava: Mi
domanda (Ges), scrive ancora a P. Germano, se lo
amavo; sa che risposi? ... Piansi, piansi a lungo e fu
(12) Anche nella letto 61 a: Ges continua a piangere e io non glielo
chiedo (p. 162).
443
la mia risposta (Lctt. 26
a
, p. 77)(13) ... Ed ancora
la vista di Ges Crocifisso, delle sue sofferenze a
scuoterla: Babbo mio, che ammirabile pazienza! E
io? lo mi lamento, mi affliggo e spesso piango: eppu-
re sono si meritevole di tante pene perch sono catti-
va e peccatrice (Lett. 32 a, p. 92). Ma soprattutto l'ag-
gravarsi della sua situazione, quando la zia Cecilia
la lascia sola: Come far io mai? sospira la pia si-
gnora ... e spesso piange . E la Santa: Da ogni parte
vedo avverarsi tante parole sue: continuamente pian-
go, Ges piange, la mamma mia piange (14) (Lett.
58
a
, p. 155). Tuttavia rassegnata: Sola non vorrei
stare; no, sola no ... Vede: quando sono sola soffro
piangendo, ma sempre ringraziando e benedicendo
Ges (Lett. 49
a
, p. 134).
Anche la Madonna quando le appare, alle volte
con confratel Gabriele: Ma quella Mamma piange
quasi sempre: nessuno poi mi dice una parola, e non
mi guardano neanche (Lett. 30
a
, p. 86). Parimente
nel Diario del 21 luglio 1900: La mia carissima
mamma M. SS. Addolorata mi ha voluto fare una vi-
sitina. [ ... ] Era pure afflitta; non so, ma mi sembrava
che piangesse (p. 168). Ma il motivo profondo sem-
pre il sentimento della sua indegnit o perch il Con-
fessore le aveva proibito le estasi ed il dovere la spin-
ge a lasciare anzi a fuggire dalla presenza di Ges:
O mio Dio, gli ho risposto piangendo - Voi bene ve-
(13) Anche nella letto 30
a
: Se penso al passato, piango, ricordando
il modo col quale Ges cerc di condurmi a s (p. 85). E un po' prima,
nella chiusura della letto 77
a
confessa: Piango s..., ma incarico l'Angelo
a riferire al Padre il motivo . Anche quando cede per un poco a Sr. Maria
(Bianchini) la reliquia del dente di S. Gabriele: ... piansi, perch la va'
sempre presso di me (Lett. 77
a
, p. 203 - il corsivo di G.).
(14) La zia Cecilia, sembra dal contesto. - E verso la chiusa Ges
stesso che la consola: Ges non mi grida, anzi quando piango mi dice:
. Sai che il babbo tuo ti vuole bene tanto tanto, quasi quanto te ne voglio
io' (p. 156).
444
de te perch lo faccio (Lett. 64
a
, p. 169). E special-
mente quando Monsignore la minaccia di toglierle
Ges: O babbo mio, la penna non mi vuole pi scri-
vere, la mano mi trema forte, io piango (Lett. 67
a
,
p. 178). Il suo un pianto teologico, come confessa
nella Lett. 39 a ai primi del 1901: Sono due giorni
che mi presa una paura tale di perdere l'anima che
piango (per) fino (p. 111). Anche all'arrivo delle pur
tanto sospirate lettere di P. Germano: ... la presi,
la rilessi, e piangevo senza sapere il perch (Lett.
127
a
, p. 297). Soprattutto nelle estasi di espiazione:
Nell'amore ... godo ... nel dolore, quando sembra che
l'anima si divida dal corpo, che mi par di morire; al-
lora poi piango, Viva Ges! (Lett. 103
a
, p. 247).
un pianto, quindi, non di depressione ma di elevazio-
ne al centro dell'amore, al Cuore di Ges.
Dopo una di queste esperienze Gemma si reca
dal Confessore per un po' di conforto, ma questi le
dice che si prepari a cose pi grosse e pi forti an-
cora. Il suo animo turbato, ma subito si riprende:
Ho quasi paura, continua, ma no, che dico? Sono
contenta. E poi sa ancora che ho fatto in questi gior-
ni? Sceglievo a Ges quello che volevo soffrire e
quello che non volevo; ma Ges, buono buono, mi
rimproverava e mi diceva che era lo stesso che [se]
ricusassi di patire. Alla fine poi contenta dicevo: Ge-
s, la tua volont e mai la mia. E mi trovo contentis-
sima. Se poi alle volte mi viene un po' di tristezza,
questo solo all'esterno; nell'interno sono in una cal-
ma perfetta (Lett. 26 a, p. 78). una pagina che gi
conosciamo, in essa si raccoglie tutto il segreto della
sua vita e vocazione: questo il mezzo che ho tro-
vato, perch quando soffro, volo col pensiero al Para-
445
diso ed allora il mIO soffrire una contentezza
(ibid., p. 79).
In un altro momento di sofferenza: L'Angelo
suo appena lo sento. Ma che importa? lo sono con-
tenta. L'amore di questo Ges mi d forza di patire
tanto di pi (Lett. 30
a
, p. 88)(15). Ed anche nella fa-
se pi acuta della faccenda del convento, scrive in
fretta: lo, babbo mio ... decida Monsignore. lo sono
contenta in tutti i modi (Lett. 47
a
, p. 131). Scrivendo
a Monsignore, Ges che vedendola piangere la sol-
leva: Ma Ges mi disse che non piangessi, che fossi
contenta e che dicessi a Lei, che ormai sarebbe tem-
po (Lett. 33 a, p. 357). Ormai consumata dalla malat-
tia, debole ed immersa nei dolori, il 20 novembre
1902 scrive: Viva Ges! Babbo mio, sono contenta:
Ges, san certa, m'invia un po' di tribolazione per
mio profitto e per mia utilit (Lett. 123, p. 289). E
la rassegnazione nell'immolazione completa: In
ogni modo sono contenta [ ... ] lo sono contenta in ogni
modo, e se Ges volesse davvero il sacrificio ddla
mia vita, io glielo faccio subito (Lett. 65 a, p. 394).
Le ultime parole scritte al Confessore sono: Ancora
cos? Sono in ogni modo contenta (Lett. 67 a, p. 395).
La coesistenza dei due stati opposti ovvero la si-
tuazione del contrasto vissuto attestato nella letto
25
a
al P. Germano e Gemma stessa la chiama una
cosa grossa: Ora gli dico una cosa grossa: non so-
no pi capace neppure di pensare a Ges, cio ci pen-
so sempre, ma non so in che modo ... Mi capisce? S,
s, vero, siamo al De profundis; ma va benino assai,
('5) Nella lettera seguente, in un momento di aridit fra le estasi
con la Madonna e con l'Angelo, ripete: lo sono contenta, babbo mio"
(Lett. 31 a, p. 91).
446
solo mi sento un po' curiosa; nell'interno mi sento
contenta, ma al di fuori tante volte mi sento venire
delle lacrime, ma senza pensare, perch non vorrei
(p. 70).
E mentre dichiara di voler rinunziare a tutte le
consolazioni, Ges le fa pregustare le gioie del Para-
diso. Lei protesta: ... Non voglio. Ges stato l'Uo-
mo dei dolori e io voglio essere la figlia dei dolori...
E sopravviene l'estasi...: la Madonna la prende in
braccio, le raccomanda l'umilt e l'obbedienza ... , poi
le promette che se non la metteranno in convento,
la verr a prendere presto ... : Mi lasci che l'anima
mia nuotava nella gioia (Lett. 118
a
, p. 238). Oppres-
sa dal male che avanza - di l a poco ci presenta
una tutt'altra scena: Ho paura, paura di me stessa,
dei miei peccati. - Il demonio mi fa guerra accanita
e chiss che non mi abbia tutta nelle sue mani. Ges
mio, misericordia! Eccomi pronta a tutto, solo voglio
salvare l'anima mia (Lett. 120
a
, p. 286W
6
).
Angosciata e fiduciosa, si chiede il 26 gennaio
1903: Creda, caro babbo, una gran scena la vita
mia e i miei giorni (Lett. 128 a, p. 299). Ed calma
nella tempesta che le cresce d'attorno, mentre si av-
vicina l'epilogo: Calma sono, babbo mio; mi turbano
un po' quelle brutte tentazioni, immagini, pensieri,
scosse da far tremare il letto, colpi ecc; ma per do-
po tutto ci mi sento tranquilla, quando so di non
aver offeso Ges (Lett. 129
a
, p. 301). Su questo c'
l'esplicita dichiarazione della penultima e bellissima
(l0) Le molestie del maligno crescono, come si legge nella stessa
Lett. 120
a
: "Il maligno mi fa guerra e me ne fa di ogni specie (p. 285).
La tenta persino di disperazione (Lett. 124
a
, p. 291). Cos anche nella Lett.
125
a
, p. 294).
447
lettera della met di febbraio 1903: Ma babbo mio,
mi raccomanda sempre pace, eppure agli altri non
sembrer che io vi sia, ma ci sono in pace. Sapr poi
tutto prima di morire: ci rivedremo e allora non avr
cuore di tacere nulla, bench neppure ora, sa? .. Se
sto seria, taciturna, solo all'esterno; nell'interno go-
do una pace, che mai o poche volte ho provato, e la
godr anche di pi quando il mio peccatore sar con-
vertito (Lett. 130
a
, p. 303)(17).
Anche la notte oscura di Gemma pertanto
un enigma: essa sembra non obbedire alle regole
classiche della mistica che ricalcano la desolazione
dell'agonia di Ges nell'Orto e dell'abbandono del
Padre sulla Croce. Gemma sempre stretta fra il
diavolo e Dio, fino all'ultimo: il suo pi grande dolo-
re la lontananza di P. Germano ... e nessuno pu
farmi le sue veci. Ed anche se Ges ... si un
po' nascosto, le manda ancora illuminazioni: Alle
volte senza neppure pensare una cosa, mi ci viene
una luce alla mente; io non ci penso per niente; 'dopo
un giorno, ovvero lo stesso giorno, mi avvedo che
la cosa balenata alla mente era del mio Dio. Spesso
spesso, sa, accade queste cose [sic!J, ma tutte in si-
lenzio (304).
Ed la Madonna, ch' il suo rifugio, che le d
l'ultima consolazione; Quanto bene mi vuole! Mi di-
ce sempre: I Gemma, attendi solo a me, che io sto so-
spirando a te. Rammmorati in qual giardino ti ho
piantato. Quante volte tu mi hai offeso, ed io quante
volte ti ho beneficata! Deh! dimmi quante volte ti ho
chiamato! Credi che io ti dica questo per svergognar-
(17) Quel peccatore, notano gli Editori, si convertir Gioved Santo
(9 aprile), due giorni prima della morte di Gemma.
448
ti? O no; te lo dico invece per eccitarti al mio amore.
Per mio amore e per sola mia bont voglio che tu
mi ami, perch amandomi gusterai ci che io sono,
e ci che sei tu' .
La finale nel suo tono sommesso e angelico:
Mi perdoni questo nome (mamma), che non so come
mai mi viene spontaneo sulle labbra. O mamma mia!
Viva Ges, Viva Maria! Ges presto e santamente si
vendicher del suo santo amore verso le pi ingrate
delle sue creature. Preghi per me, dica a Ges che
sar buona, obbediente; ma vo' andare presto in pa-
radiso (se a Lui piace)>> (p. 307)(18).
Come colui che avesse un libro dove fosse con-
tenuta tutta la scienza non cercherebbe di sapere al-
tro che quel libro, cos anche noi non dobbiamo cer-
care altro che Cristo (S. Thomas Aq., In Epist. ad
Coloss., c. 2, nr. 82).
Ogni tentativo per raccogliere in una formula la
tensione dell'anima di Gemma nella sua vita di dona-
zione totale a Cristo sofferente resta inadeguato ed
appena approssimativo: lo era per lei stessa che con-
fessa di vivere avvolta in un mistero , circondata
da luce e tenebre, in familiarit col cielo (Ges, la
Madonna, gli Angeli, i Santi...) e con l'inferno (le ves-
sazioni continue del diavolo ... ); cio immersa comple-
tamente nel soprannaturale di gaudio e di tormento,
di luce e di tenebre. Completamente diversa dagli
altri , anche dagli altri Santi e stigmatizzati, essa
tutta per Ges solo (<< nacqui per Lui ): la Madon-
na, gli Angeli ed i Santi l'assistono per questo. Ma
Ges stesso il suo primo e vero maestro, il suo gau-
(18) una gran perdita che, dopo questa lettera di congedo, non ci
sia stato conservato pi nulla: solo pochi frammenti o tentativi che gli
editori dicono {{ inintelligibili ".
449
dio pieno, il suo unico scopo. La grazia delle Stim-
mate e la partecipazione agli altri tormenti della Pas-
sione, la comprensione schiacciante dell'orrore infi-
nito ch' il peccato dell'uomo, l'inabissamento estre-
mo nella compunzione dei propri peccati (<<la grazia
pi grande che mi ha fatto Ges )(19) ... l'hanno iso-
lata completamente da ogni impegno di rapporto di-
retto col mondo e con gli uomini.
Certamente Gemma docile, affettuosa, servizie-
vole ... e si presta con impegno ed attenzione per i lavo-
ri domestici e per aiutare il prossimo (per quanto
pu); non rivendica nulla per s. Si considera inutile,
incapace a tutto, buona a nulla e si tranquillizza sol-
tanto nel sentirsi disprezzata, considerata un nulla e
la pi vile delle creature: uno sgorbio della creazione
e essa stessa si compiace di chiamarsi un leta-
maio ... , lei che da bambina, presso le Zitine, era stata
chiamata la superba . Ma fiera e invincibile nel di-
fendere Ges, nel difendersi con Ges e per Ges. Que-
sto Nome, di cui non ce n' uno pi grande in cielo e
in terra, fiorisce - come si visto - ad ogni momento
sotto la sua agile penna e negli slanci lieti o dolenti
delle sue Estasi: Gemma proprio di Ges Solo . Es-
sa vive tutta e solo per Ges; si allarma soltanto quan-
do Ges non si fa vedere o non le parla: Il Ges rim-
piattato . Ma Ges la sua vera e unica guida.
P. Germano, vero, la rende felice con le sue let-
tere ma, quando, per un anno intero, sospende con
lei la corrispondenza, Gemma soffre, invocando al-
meno qualche riga , ma non si adombra perch sa
da Ges stesso quel che deve fare. Del resto non so-
lo il confessore Mons. Volpi incredulo sui suoi fe-
(19) L'espressione, la pi profonda e cristiana di Gemma, messa
fra parentesi (Scritti ... , p. 253).
450
nomeni e riesce soltanto a proibirli, ma lo stesso P.
Germano (il direttore spirituale indicato da Dio stes-
so, il babbo mio e il mio tutto dopo Ges ) non la
capisce e, quando le risponde, trova che scrive a ca-
so e perfino fa trapelare le cose di confessione e
Gemma non teme di rimproverarlo. Ma alle volte an-
che Ges si allontana, tace e invano, afflitta di amore,
Gemma bussa per risentire la voce amata: allora nel
buio completo non le resta che la fede nuda per
pronunziare il nunc dimittis sul letto di morte.
Quindi Gemma ha sperimentato, specialmente
verso l'ultimo della sua vita, la solitudine comple-
ta dello spirito, il buio fitto fitto, nel totale allonta-
namento di ogni punto di riferimento che non fosse
il totale abbandono in Dio e l'invocazione accorata
dell'assistenza della Madre di Dio. La vera (e perci
anche l'unica reale) guida di Gemma stato lo Spi-
rito di Ges cio lo Spirito Santo con i suoi doni.
Essi toccano la punta dell'anima al di sopra e pi im-
mediatamente delle virt non solo intellettuali e mo-
rali, ma anche di quelle teologiche. I doni dello Spiri-
to Santo hanno avuto per speciale teologo S. Grego-
rio Magno e costituiscono lo stadio supremo della
vita soprannaturale e la mozione dei doni sull'anima
chiamata dal maturo S. Tommaso istinto divi-
no (20): cos il termine (<<istinto), che designa il
(20) Il primo ricorso dell'Angelico all'istinto (divino) sembra impli-
cito: C. Cento III, 89 (Item 2), ed esplicito: S. Th., p_IIae, q. IX, a. 4 con
il riferimento all'Etica Eudemea di Aristotele e ritorna pi avanti ben
14 volte nel trattato sui Doni dello Spirito Santo (l. C., q. 68, aa. 1-8).
Le edizioni paoline citano il c 14, 1248 a 14 e a 32, ma (a quanto posso
giudicare) non vi compare il termine istinto ; forse il termine dovuto
a qualche versione medievale. Esso costituisce la chiave dell'intero trat-
tato dei doni . Il termine compare anche nel commento ad Rom 8.14,
Lect. III (nr. 635; ed. cit. p. 116 b) Il C. Cento d solo: ... in VIII (sic!)
Eudemeae Ethicae , ma non porta instinctus . L'intero cap. 14 dedi-
cato alla fortuna (tu che) ed ai fortunati (eutucheis) ed afferma che
... manifesto che muove in qualche modo a tutte le azioni il principio
divino ch' in noi (t n enin theiov_ - l.c., 1.27). Ma per Aristotele l'unico
elemento divino nell'uomo il nous .
451
movimento immediato e innato della vita animale,
elevato ad esprimere la suprema attivit dell'anima
in grazia per seguire le segrete mozioni divine al di
sopra della ragione e delle stesse virt. Ovviamente
si tratta di un istinto speciale: in ordine al fine ultimo
soprannaturale, al quale muove la ragione, in quanto
in qualche modo e imperfettamente informata dalle
virt teologiche, non basta la sola mozione della ra-
gione, ma deve intervenire dall'alto (desuper) la
mozione dello Spirito Santo (21 ).
Si tratta pertanto di un instinctus superior , di-
vino per l'appunto, che supplisce alle deficienze sia
della natura sia delle stesse virt legate alla ragione:
Cos colui alla cui scienza e potere sono soggette
tutte le cose, ci rende sicuri (tuti = difesi) con la sua
illuminazione da ogni stoltezza e ignoranza e stupidi-
t e durezza e altre cose del genere. E pertanto i doni
dello Spirito Santo, che ci rendono docili a seguire
il suo istinto, ci sono dati per correggere siffatti di-
fetti (22). Cos mentre le virt morali (e teologiche)
sono date affinch le facolt tendenziali (vires appe-
titivae) obbediscano prontamente alla ragione, i doni
dello Spirito Santo sono certe disposizioni (habitus)
che perfezionano l'uomo affinch obbedisca pronta-
mente (p romp te) allo Spirito Santo (23). L'Angelico
lo ripete nell'art. 4 con la variante di ... segua pron-
tamente invece di obbedisca prontamente , e pre-
cisa che i doni intervengono nell'operazione di tutte
(21) Si citano i testi: Rom. 8,14 e Salmo 142,10.
(22) S. Th., Ia-IP, q. 68, a. 2 ad 3. Nel giovanile commento alle Sen-
tenze (III, d. 34, q. 1, a. 1) manca il termine instinetus che compare
invece ancora nel Commento Ad Galatas (c. 5, leet. V, nr. 318). E per
gli Apostoli: Tutti gli atti e i movimenti degli Apostoli furono secondo
l'istinto dello Spirito Santo (c. II, leet. 1, nr. 55). Manca instinetus
anche nel Commento al profeta Isaia (c. Il, 2-3, ed. Parm. XVI, p. 474
s.) Al testo princeps di Isaia l'Angelico dedica l'art. 7 della citata questio-
ne 68 che stiamo leggendo.
(23) S. Th., q.e., a. 3.
452
le facolt appetitive soggette alla ragione: Cos tutte
le facolt (vires) umane sono ordinate (natae) per es-
sere mosse dall'istinto di Dio come da una certa po-
tenza superiore sia per il conoscere come per l'agi-
re. A questo provvede la sapienza col dono dell'intel-
letto per il conoscere(24) e col dono del timore per
l'affetto (I.c., a. 4 e ad 5). Tutti poi i doni (sette) si
legano fra loro mediante la carit, poich per la
carit che lo Spirito Santo abita in noi cos che colui
che ha la carit ha insieme tutti i doni dello Spirito
Santo. Quanto ai doni della scienza e della sapienza,
oltre alla capacit ch'essi conferiscono d'istruire gli
altri nelle cose divine ed umane, essi sono delle per-
fezioni dell'anima umana che la dispongono a seguire
l'istinto dello Spirito Santo nella conoscenza delle
cose divine (I. C., a. 5). Ed certamente alla presenza
della carit in grado eroico e, quindi, all'efficacia dei
doni dello Spirito Santo, che si deve l'elevazione di
Gemma alla contemplazione e partecipazione della
Passione di Cristo e la sua dedizione eroica per la
salvezza dei peccatori.
In realt, bisogna aggiungere, Gemma un caso
a s e sfugge ad ogni schema e classificazione. La sua
predestinazione ad una vita eccezionale di grazia si
rivela, com'essa stessa candidamente narra nell'Au-
tobiografia, fin dalla prima infanzia: c' l'esperienza
della febbre improvvisa al racconto della Passione di
Ges da parte di Suor Camilla Vagliensi e la forte
impressione che le fecero per tutta la vita le parole
del predicatore nel ritiro per la Prima Comunione:
Chi si ciba di Ges, vivr della Sua vita e la Santa
commenta: Intesi allora per la prima volta la pro-
(24) Nel commento ad Isaia con pi audacia: ... quasi eccede il
modo dell'operazione umana dato da Dio, come il dono dell'intelletto il
quale in qualche modo fa s che vediamo limpide e luminose le verit
della fede (I.c., p. 475 b). Anche S. Gemma parla di luce immensa
per la Trinit (Scritti, p. 289) e di luce infinita}} per Cristo (l. c., p. 267).
453
messa di Ges. Capii in quel momento che le delizie
del cielo non sono quelle della terra. Mi sentii presa
dal desiderio di rendere continua quell'unione col
mio Dio. Mi sentivo sempre pi staccata dal mondo,
e sempre pi disposta al raccoglimento. Fu in quella
mattina stessa che Ges mi dette il desiderio grande
di essere religiosa (p. 227 s.). Qui c' gi tutto lo
slancio dell'amore divino trasformante, che porter
Gemma all'immolazione totale in conformit a Cristo
Crocifisso.
L'Autobiografia diventa lo specchio della sua
ascesa e lascia vedere di tappa in tappa le mozioni
folgoranti, di amore e di dolore, da parte dello Spiri-
to Santo: Gemma ormai immersa nel soprannatura-
le, che la bambina assorbe quasi naturalmente come
il respiro normale della sua anima. Propositi, scoper-
te, sussulti e fremiti si susseguono in un ritmo di sa-
lita continua: qui la psicologia, nel senso moderno,
non ha nulla da dire e ha poco da capire anche la
teologia. Il suo cammino avviene per sorprese I)on
causate da lei, ma accolte con stupore, con ricono-
scenza ma anche con paura e diffidenza continua di
s. Essa dubita sempre che quel mondo di divine co-
municazioni, che si apre sul suo cammino, sia da Dio
per lei e Dio permette che sia tentata dal diavolo an-
che sui suoi padri spirituali, su Mons. Volpi e sul P.
Germano stesso. Per lei sono reali soltanto i suoi pec-
cati come sfondo di dolore della sua vita ardente per
Ges. Il suo cammino a doppio binario: fulgori
di grazia, che la trasfigurano in un'atmosfera di con-
tinuo stupore per lei anzitutto, ed il crescente
amore-stupore per il senso della sua indegnit davan-
ti a Dio e al prossimo. Di proprio Gemma non ricono-
sce altro che il peccato. L'orrore infinito per il pecca-
to, che ha crocifisso Ges, diventa la misura infinita
454
del suo amore per Ges crocifisso ed il sigillo per
essere crocifissa con Ges. Le lettere a P. Germano
ed a Mons. Volpi non sono che implorazioni per que-
sta vita di espiazione, al centro della quale sta la
grande richiesta, suggerita anzi garantita dalle voci
celesti di entrare in convento: ma, come sappiamo,
tutto sfuma nel nulla. Si potrebbe quasi dire, anche
se non esatto ma soltanto per esprimere il parados-
so singolare, che Gemma testimone del soprannatu-
rale a rovescio cio col fallimento delle sue pi inti-
me aspirazioni per darsi a Dio.
Gemma vive gli ultimi anni tutta immersa in Dio
e trasformata in Cristo crocifisso, tormentata dai do-
lori nel corpo e angustiata dalle tenebre nell'anima
fino a chiedersi: Mi salver?. Penetrata, nella sin-
golare purezza della sua anima, dai doni dello Spirito
Santo, sembra ch'essa li esperimenti appunto a rove-
scio di come li descrive S. Gregorio citato da S. Tom-
maso. Il punto mi sembra importante: qualcosa, a
mio avviso, di diverso dalla notte oscura della mi-
stica classica, qualcosa che chiamerei - con termi-
nologia kierkegaardiana - il soprannaturale redu-
plicato appunto perch rovesciato rispetto ai criteri
abituali. Infatti secondo S. Gregorio(2S) in ogni do-
no c' qualcosa che passa con lo stato presente e
qualcosa che rimane anche nel futuro. Cos la sa-
pienza nutre l'anima con la speranza e la certezza
delle cose eterne e di queste due cose la speranza
passa, mentre la certezza rimane. Ma, come si vi-
sto, in Gemma questa certezza non c' ed essa muore
nell'abbandono totale e tuttavia fiduciosa racco-
(25) Seguo l'esposizione che ne fa S. To.mmaso: p_IIae, q. 68, a. 6 ad
2. Nell'art. 1 l'istinto dello Spirito Santo gUIda anche ... nella conoscenza
delle cose divine ed umane; " ... in cognitione divino rum et humanorum ;
come si vede bene anche in Gemma.
455
mandando si alla Madonna (anche se qualche volta, nel
suo toscano, si dice disperata ). Dell'intelletto dice
S. Gregorio che nell'atto in cui penetra le cose udite,
mentre rinfranca il cuore, ne illumina le tenebre . In
Gemma, invece, malgrado la luce di cui si detto,
perdura l'incertezza dei suoi fenomeni e, avvicinando-
si alla morte, cresce la desolazione. Se passiamo al do-
no della scienza, essa ... toglie il digiuno dell'ignoran-
za , mentre Gemma sente ma non capisce. Quanto al-
la piet, essa riempie le viscere del cuore con opere
di misericordia e questo vale altamente per Gemma
e per essa vale, ed in particolare, l'accenno all'intima
tenerezza (intimus affectus) verso i prossimi. Del timo-
re afferma che umilia l'anima, perch non si insuper-
bisca delle cose presenti e Gemma anzi era sempre
impaurita delle celesti comunicazioni; quanto poi al
conforto che procurano le stesse realt (sopranna-
turali), qui sperate e l (in cielo) possedute, dobbiamo
ripetere che Gemma mor nello stato di completa de-
solazione come Ges sulla croce.
In tutta la questione, come nei testi paralleli in-
dicati, l'Angelico non nomina l'umiliazione suprema,
a cui Gemma stata sottoposta, ch' la coscienza
(l'orrore) del peccato: ... la grazia pi grande che mi
ha fatto Ges (26). In Gemma, infatti, l'opera dello
Spirito Santo si volge in progressione nella coscienza
di aver offeso Ges, di averlo offeso sempre e pi di
tutti gli altri, di essere tutta peccato come S. Paolo
dice di Ges: Colui che non conosceva il peccato,
per noi Dio lo ha reso peccato affinch noi diventassi-
mo in lui giustizia di Dio (27). allora con la co-
(26) Autobiografia, p. 253 (l'espressione si trova fra parentesi come
gi abbiamo rilevato).
(27) Il Coro 5,21. Testo difficile < Colui che non aveva conosciuto
peccato, Dio lo tratt da peccato in nostro favore ), di cui S. Tommaso
d una triplice spiegazione (In Il ad Corinthios, c. S, lect. 5; ed. cito nr.
201, p. 485 b).
456
scienza del peccato che Gemma si sente incorporata
in Cristo per l'espiazione del peccato universale.
vero: solo lo spirito conosce, attinge, sente ...
lo spirito e i mistici ne sono ora i testimoni. S. Gem-
ma sentiva la presenza del soprannaturale, trattava
con ingenua ma consapevole semplicit con i suoi
protagonisti - Ges, la Madonna, i suoi Angeli, i
suoi Santi, i suoi diavoli ... -. Dall'impressione
delle stimmate del 1899 fino alla morte il suo mondo
tutto l, fra bagliori di cielo, puzza di zolfo e clamori
volgari d'inferno. L'uomo, lungo le piste della civilt,
ha bussato spesso alle porte di siffatto mondo del mi-
stero della vita e della morte: il Cristianesimo ha aper-
to l'unica porta giusta, ch', per, vegliata e contesa
dai nemici di Dio e di Cristo. Gemma, con pochi altri
mistici privilegiati, ha dato testimonianza con l'espe-
rienza diretta della realt di siffatto mondo, quello ap-
punto soprannaturale, che sta aldil della vita del
mondo e degli eventi di quaggi, vivendo, nel suo cor-
po verginale e nello spirito trasferito in Dio, la trascen-
denza dell'ultima lotta. il conforto supremo ch'ella
ci ha lasciato e che la rende attuale per noi oggi.
La ({ via di Gemma, nell'itinerario mistico, sem-
bra stare a s in una forma unitaria che si distacca
dalle vie della mistica classica e non stato ancora
rilevato nel suo proprio dinamismo ch' originale, a
nostro debole avviso, ed eccezionalmente profondo
perch sembra sfuggire ad ogni determinazione o
formula di scuola.
Il termine istinto col quale, come abbiamo ap-
pena ricordato, il S. Tommaso maturo interpreta an-
che l'inizio della libert e la spinta del cammino di
grazia fin dal suo inizio col lumen fidei e si compie
coi doni dello Spirito Santo nei due versanti della co-
noscenza e della volont, sembra assai adatto ad
esprimere la realt dell'esperienza del soprannatu-
457
rale di Gemma, la quale ... sente ma non capi-
sce (28). Si pu dire che la sua vita di stigmatizzata
una battaglia di sentimenti: non capisce, per
in grado di ricordare tutto quanto sperimenta nel-
le celesti comunicazioni, nelle diaboliche infestazioni
e nelle sue reazioni di gaudio e di sgomento e di de-
scriverlo per conoscenza ai suoi direttori di spiri-
to P. Germano e Mons. Volpi. Ne sono documenti i
suoi Scritti, che andrebbero considerati, non soltanto
letti ma studiati cio analizzati sotto questo profilo
ossia della dinamica del rapporto col mondo sopran-
naturale, con i vari personaggi che intervengono nel-
la sua vita di ec-stasi cio di astrazione e rapimento.
Stupisce la chiarezza e precisione del testo che
sembra continuare l'espressione dell'esperienza
da cui appena uscita: Gemma vive la sua vita con
una unit di esperienza , di una esperienza totale,
eppure con un'alternanza continua degli stati o situa-
zioni pi complessi ed opposti dell'anima di cui ella
stessa si stupisce in una tensione continua che va dal
gaudio supremo della presenza delle divine cose .alla
disperazione, com'ella stessa si arrischia qualche vol-
ta a scrivere, con trepidazione e sgomento.
Eppure, questo mondo gaudioso, ch' aldil e al
di sopra di ogni sogno e fantasia; questa testimonian-
za innocente e ingenua del soprannaturale beatifi-
cante l'abbandoner completamente di l a non molto
e ne scompariranno tutti i segni e le manifestazioni
ad eccezione del diavolo, che si accanir a tormentar-
la, a straziarne l'animo dolente ma non vinto, nel
buio pi fitto fino agli ultimi istanti. L'ultima e pi
intensa testimonianza di Gemma del soprannaturale.
(28) Per Gemma pertanto non vale la caratterizzazione che ... La
scintilla dell'intellettualit apre l'uomo all'irrompere della grazia" (A.
Milano, L'istinto nella visione del mondo di S. Tommaso d'Aquino, Roma
1966, p. 206, - Corsivo dell'Autore).
458
APPENDICE
Voti, su richiesta di Pio XI, del P. Marco Sales,
O. P., Maestro dei Sacri Palazzi e del P. Ildefonso
Schuster, o. S. B., Abate Ordinario di S. Paolo fuori
le Mura(I), poi cardinale arcivescovo di Milano (ora
Servo di Dio).
I
Eminentissimo Principe,
Ho letto e riletto attentamente e studiato e ristu-
diato con grande impegno tutto l'incartamento tra-
smessomi, di migliaia e migliaia di pagine, concer-
nente la Causa di Gemma Galgani, e bench sul prin-
cipio mi sentissi compreso da una certa diffidenza,
tuttavia, giunto al termine dello studio incominciato
or sono quasi due anni, sono lieto di poter, con ferma
convinzione, dare una risposta affermativa ai quesiti
propostimi, sottomettendo per interamente questo
mio umile giudizio alle superiori autorit, che oltre
alla maggiore sapienza, hanno grazia di stato non
concesse all'umile scrivente.
(1) Allude certamente a questi due Voti Mons. s. Natucci (Promoto-
re Generale della Fede) nella Presentazione (8 giugno 1957) della mo-
numentale opera di P. Zoffoli: Il giudizio di altri due teologi, ai quali
fu commesso un ulteriore esame della causa, fu pienamente positivo
(p. VIII). Il testo inedito, trasmessomi dal compianto Mons. A. Frutaz,
gi Segr. della S.C. dei Santi.
459
I. - Nei fatti straordinari che si verificarono in Gem-
ma Galgani ci pot essere qualche illusione da parte
di lei?
R. - Ritengo che nel complesso non vi sia stata
alcuna illusione, ma che i fatti straordinari, come le
estasi, le stimmate, le visioni, le rivelazioni ecc., cor-
rispondano alla realt nei limiti, per, delle afferma-
zioni della Serva di Dio, e prescindendo dalle inter-
pretazioni o spiegazioni date dai suoi ammiratori, e
talvolta forse anche da alcuni suoi direttori.
Le ragioni sulle quali si fonda questo mio giudi-
zio sono le seguenti: Prima di tutto non vi alcuna
cosa straordinaria in Gemma, che non trovi il suo ri-
scontro nella vita dell'uno o dell'altro dei Santi cano-
nizzati dalla Chiesa, e specialmente in Santa Caterina
da Siena, Santa Rosa da Lima, Santa Caterina dei
Ricci, Santa Maria Maddalena dei Pazzi ecc. senza
parlare delle grandi mistiche pi antiche come Santa
Gertrude e Santa Brigida. Ci dimostra chiaro che
non si pu addurre alcun argomento a priori contro
la possibilit e la realt oggettiva dei fatti accennati,
e che questi in nulla si oppongono agli insegnamenti
della fede, della Sacra Teologia e, pi in generale,
della Chiesa. In secondo luogo il fatto che talvolta
Gemma stessa si mostra esitante, e attribuisce le sue
visioni e le sue apparizioni alla sua fantasia (p. 77,
manoscritto 453), prova indubitata della sincerit
delle sue affermazioni, ma deve renderci assai guar-
dinghi e circospetti nell'ammettere la realt di questi
fatti, che da lei stessa non sono garantiti. Potrebbe
essere bens, che talvolta essa parli cos per umilt;
ma siccome l'umilt non contraria alla verit, riten-
go preferibile prendere le sue parole nel senso pi
460
ovvio, tanto pi che gli stessi profeti possono talvolta
ingannarsi e dare come parola di Dio quella che real-
mente non tale, come dimostra evidentemente l'e-
sempio di Nathan, il quale disse a Davide che Dio vo-
leva da lui la costruzione del tempio, e poi fu obbli-
gato a disdirsi per ordine di Dio stesso.
L'osservazione precedente vale anche per certe
spiegazioni che la Serva di Dio si sforza di dare intor-
no ad alcuni misteri, spiegazioni che non vengono da
Dio, ma, come detto espressamente, sono frutto del
suo pensiero, e perci non fa meraviglia che non sia-
no espresse conforme al preciso linguaggio teologico.
Valga, per esempio, quel che si legge a p. 888 del ma-
noscritto sulla Trinit.
per da notare che si tratta di cose difficilissi-
me e assai sottili, e non quindi da meravigliarsi se
la Serva di Dio, non troppo versata nella Teologia,
usi espressioni e modi di dire non teologicamente
esatti. Del resto non siamo sempre sicuri se questi
ed altri pensieri di Gemma non siano stati in parte
travisati o mal trascritti, anche senza colpa di chi li
trascrisse, per semplici sviste o inavvertenze. Cos,
p. es. a pago 871 del manoscirtto vi una confusione
evidente tra l'opera dello Spirito Santo in Maria
Sant.ma e l'opera del Figlio, confusione che non pu
essere attribuita se non ai trascrittori, poich in op-
posizione colle affermazioni che si leggono a pago
870.
Alla sua stessa semplicit e mancanza d'istruzio-
ne devono attribuirsi certi fatti ai quali si accenna
parecchie volte negli scritti di lei, e che concernono
la scienza di Ges Cristo, la quale mentre in certi
passi affermata chiaramente, in altri pu sembrare
negata. Cos, p. es., a pago 62 si legge: - Allora (l'an-
461
gelo) ridendo m'insegn che quando veniva Ges non
mi facessi conoscere di aver la smania di vedere Con-
fratel Gabriele, che allora mi contenterebbe facilmen-
te. Intesi che scherzava, perch so che a Ges non si
pu nascondere nulla. Qui espressamente afferma-
to che Ges conosce tutte le cose e quest'affermazio-
ne deve intendersi non solo di Ges come Dio, del
che niuno dubita, ma anche di Ges come uomo, che
pieno di verit; e in quo sunt omnes thesauri sapien-
tiae et scientiae. La stessa verit della scienza univer-
sale di G. Cristo Gemma la ripete a pi riprese nelle
sue lettere, e perci le espressioni che sembrano con-
tarie vanno pi che altro attribuite a semplicit e a
mancanza di profonda istruzione da parte di Gemma,
oppure si devono spiegare e interpretare in buon sen-
so badando pi all'intenzione che alla materialit
delle parole.
Nell'animo di qualcuno potrebbe nascere qual-
che difficolt intorno a certi fenomeni straordinari
della vita della Serva di Dio, dal fatto che si parla
un po' troppo di baci, di abbracci, di strette alle ma-
ni, al collo ecc. sia da parte di Ges e di Maria
Sant.ma. sia da parte dell'angelo custode ecc. Ma
questi fatti trovano la loro spiegazione nella psicolo-
gia della donna e in parti colar modo in quella di
Gemma che dalla natura ebbe un carattere piuttosto
affettivo, ma alienissimo da tutto ci che pu gettar
ombra sulla purezza. Del resto sono pur note le aspi-
razioni della sposa dei Sacri Cantici verso il suo Di-
letto: - Osculetur me osculo oris sui ... laeva eius sub
capite meo et dextera illius amplexabitur me. Non de-
ve quindi meravigliarsi che Ges Cristo, Maria
Sant.ma e gli angeli nelle apparizioni si adattino a
questa psicologia femminile, e nella .vita di Gemma
462
si parli spesso di baci e di abbracci cogli abitatori
celesti, tanto pi che anche su questa terra l'apostolo
S. Giovanni aveva posato il capo sul petto di Ges,
e Ges stesso aveva detto ai suoi Apostoli: - Palpate
et videte, e delle pie donne sta scritto nel Vangelo:
- accesserunt et tenuerunt pedes eius, et adoraverunt
eum, ecc. Tali apparizioni sono quindi possibili e non
vi alcuna ragione per rigettarle nel loro complesso,
bench l'una o l'altra possa in particolare prestarsi
a dubbi seri sulla sua realt come sono alcune che
si riferiscono ad angeli che avrebbero recapitato let-
tere all'uno o all'altro, e delle quali la stessa Serva
di Dio si mostra titubante nelle sue affermazioni. In
tutto questo per essa si mostra aliena da ogni senti-
mento men che puro e onestissimo, come appare dal
fatto narrato nel Sommario pago 646, dove si dice che
rifiut un bacio che voleva darle l'Angelo custode,
perch non ho altro da offrire a Dio che la mia vergi-
nit. Lo stesso pratic col suo padre.
Ci posto, se si considera tutto il complesso della
Vita di Gemma quale risulta dagli Atti processuali,
e in particolare il suo orrore per ogni offesa di Dio,
la sua profondissima umilt, il grande timore e la
massima diffidenza che ha di se stessa e degli stessi
fenomeni straordinari che avvenivano in lei; la som-
ma schiettezza e semplicit con cui espone il tutto
ai suoi direttori spirituali e che ubbidisce ciecamen-
te ai loro ordini e consigli, tutto questo, congiunto
a un intensissimo amore di Ges e della sua passio-
ne, a una tenerissima divozione alla Santissima Eu-
caristia e a Maria Santissima, a uno zelo ardentissi-
mo per la conversione dei peccatori e la dilatazione
del regno di Dio, si ha un argomento pi che convin-
cente per giudicare con sicurezza che la Serva di Dio
463
Gemma Galgani, nel complesso della sua vita, non fu
vittima d'illusione. Essa, incapace di governarsi in
mezzo a tante cose straordinarie, non ha fatto che ob-
bedire, e se vi furono abbagli o illusioni in qualche par-
ticolare, non sono questi a lei imputabili, ma tutt'al
pi, ai suoi Direttori, e forse anche all'ambiente e alle
speciali condizioni in cUI si svolsero i suoi giorni.
II. - Nel caso che ci fosse stata qualche illusione, pu
darsi che questa coinvolga tutti o la maggior parte de-
gli atti della sua vita, in modo da infirmare l'eroicit
delle sue virt?
R. - La risposta negativa per la ragione anzi-
detta. Gemma non ha fatto che obbedire, ha afferma-
to con schiettezza come certo quello che le pareva
certo, e come dubbio quello di cui dubitava. Nessuna
responsabilit essa pu avere su quello che altri han-
no pensato, e sul modo col quale hanno interpretato
i suoi atti, le sue parole .0 i suoi scritti, che essa ha
vergato unicamente per obbedienza e non per vana
gloria. Alcuni di questi scritti sono assai delicati per-
ch di materia di confessione, e furono divulgati
mentre essa si era raccomandata che venissero bru-
ciati. In questo son da biasimare non Gemma, ma i
suoi Direttori. L'eroicit delle virt della Serva di
Dio non resta, quindi, in alcun modo offuscata, ma
si pu dIre che splende ancora di maggior luce e ap-
pare pi manifesta.
III. - Come si diport la Serva di Dio di fronte
ai fatti straordinari, qualunque sia stata la loro origi-
ne e natura?
R. - La Serva di Dio, in tutti i casi, si diport
secondo le norme che suggeriscono i pi accreditati
464
maestri di spInto, e conformemente agli ordini e ai
consigli dei suoi confessori e Direttori. infatti indu-
bitato che essa cerc tutti i modi per occultare i doni
che riceveva da Dio, non solo perch temeva inganni
del demonio, ma anche perch sinceramente se ne
stimava indegna, e sapeva benissimo che essi non co-
stituiscono la santit, ma sono grazie gratis date, che
per s potrebbero essere accordate anche a un pecca-
tore. A tal fine preg a pi riprese il Signore acci
le stimmate ecc. non comparissero all'esterno, le
estasi ecc. non avvenissero in luogo pubblico, e si
adoper quanto pot acci le cose non si divulgasse-
ro, decidendosi a scrivere solo per ordine dei suoi
confessori e Direttori. Vediamo inoltre che ad ogni
apparizione si sente, da principio, profondamente
turbata, invoca Dio, la Vergine SS. e l'Angelo custo-
de; fa il segno di croce, disprezza e rigetta, anche
sgarbatamente, le persone apparse sputando loro in
faccia, come le avevano insegnato a fare i suoi Diret-
tori, si attiene scrupolosamente a tutti gli ordini rice-
vuti per quanto si riferisce al tempo e al modo di pre-
gare, al cibo da prendere, al riposo da dare al corpo,
al non intraprendere alcuna penitenza afflittiva del
corpo senza consiglio e approvazione. Inoltre tutte
queste apparizioni e questi fenomeni straordinari so-
no destinati ad eccitare al bene, e Gemma si sente
da essi ognor pi stimolata a una vita di maggior
unione con Dio, di pi perfetta imitazione di Ges
Cristo e di pi completo abbandono nella volont di
Dio. Non affiora mai in esse alcuno spirito, anche mi-
nimo, d'interesse, o di vanit, o di gloria mondana:
unico suo desiderio insoddisfatto quello di essere
religiosa austera e penitente. Ogni apparizione, ogni
fenomeno straordinario si termina lasciando pace e
465
tranquillit nell'animo della Serva di Dio, la quale vi
prende nuovo vigore nei suoi slanci verso il Paradiso,
dove saranno appieno saziate le sue brame nella vi-
sione e nel possesso di Dio.
Da uno studio accurato di tutto il materiale avu-
to sott'occhi, posso affermare con tutta sicurezza che
Gemma, in presenza di tutti i fatti straordinari che
le occorsero, si diport nel modo con cui solo un'ani-
ma santa poteva diportarsi.
IV. - Non vi ha pericolo che, approvate le virt
della Galgani, si possa ritenere dal pubblico che an-
che i doni straordinari siano in certo qual modo ap-
provati?
R. - Un tale pericolo, a mio umile parere, non
esiste, e ad ogni modo non potrebbe restringersi alla
sola Gemma Galgani, perch, come fu osservato da
principio, non v' alcun fatto straordinario in Gem-
ma, che non si trovi anche verificato in altri Santi
canonizzati. Del resto dottrina comune che la Chie-
sa, pur approvando le virt dei Santi, non ha mai vo-
luto o intende approvare tutti i loro scritti e tutte
le loro affermazioni, o le visioni e rivelazioni che essi
credessero di aver avute, o i fenomeni straordinari
che in essi poterono essersi verificati. Tutti sanno
che si tratterebbe, in ogni caso, di grazie gratis date,
non necessariamente connesse con la santit, e che
la rivelazione destinata al mondo si chiusa con gli
Apostoli, e qualsiasi rivelazione privata non pu ave-
re che un valore relativo, in quanto la Chiesa pu di-
chiarare che non si oppone alla prima. Lo stesso deve
dirsi dei fatti straordinari: stimmate, estasi ecc. Non
essendo essi necessariamente connessi colla santit,
466
il fatto di approvare l'eroicit delle virt di un santu
non importa per s il giudizio che siano veri o so-
prannaturali i fenomeni straordinari che nel santo si
sono verificati. Intorno ad essi la chiesa non si pro-
nunzia, ma lascia che si usino le formule: ferunt, tra-
dunt e simili, semprech non vi sia pericolo per la
purezza della fede e del costume, e non siano occasio-
ne di superstizione. In qualche caso, a motivo di spe-
ciali circostanze, la Chiesa pu intervenire e intervie-
ne col suo giudizio, ma generalmente fa precedere ad
suo giudizio studii e indagini, talora assai lunghi.
Ad ogni modo non vedrei alcun inconveniente a
che, nel caso di Gemma, si dichiarasse esplicitamente
che la Chiesa, pur approvando le virt che costituisco-
no la santit, non intende di pronunziarsi sui fatti
straordinari che colla santit non sono necessaria-
mente connessi. Cos si gi fatto nella causa di Santa
Caterina dei Ricci, a proposito delle apparizioni del
Savonarola. Senza pronunziarsi sulla loro realt, si
pass oltre e non si trov in esse ostacolo alcuno alla
proclamazione delle virt eroiche di Caterina. L'op-
portunit e la convenienza di tale dichiarazione nella
causa di Gemma Galgani, viene motivata dal fatto che
le sue visioni, le sue estasi, e le altre meraviglie che
di essa si narrano, sono molto diffuse nel popolo cri-
stiano e vanno ancora ogni giorno pi diffondendosi
insieme alla fama di prodigi che da ogni parte si com-
pirebbero per l'intercessione della Serva di Dio.
V. - E non verrebbe, con quell'approvazione,
compromessa l'autorit della Chiesa qualora l'origine
e l'indole di quei doni fosse sospetta?
R. - Anche la risposta a quest'ultimo quesito
non presenta alcuna grave difficolt, specialmente se
467
si fa la dichiarazione accennata nella precedente ri-
sposta. Se infatti la Chiesa afferma di non volersi
pronunziare sui fatti straordinari avvenuti in Gemma
Galgani ma di dare unicamente il suo giudizio sulle
virt da essa praticate, chiaro che l'autorit della
Chiesa non verrebbe mai compromessa, anche nel ca-
so che i suddetti fatti fossero d'indole sospetta e, per
impossibile, si provasse apoditticamente che devono
attribuirsi, non a un intervento soprannaturale di
Dio, ma a un'intervento diabolico, o a un'illusione
soggettiva, oppure che sono una mistificazione isteri-
ca, poich resterebbe sempre luminosamente prova-
ta la perfetta buona fede della Galgani, quale risulta
dagli atti processuali.
Anche dato che si credesse di non tener conto
della dichiarazione precedente, e si volesse procede-
re all'approvazione delle virt semplicemente senza
far menzione dei fatti straordinari, l'autorit della
Chiesa non verrebbe ad essere compromessa, come
non viene compromessa dal fatto che nella Vita' di
un Santo, agli atti autentici e discussi, si aggiungano
poi, nel corso degli anni, leggende e fronzoli ben lun-
gi dall'avere i caratteri della realt storica, e si inse-
riscano narrazioni di miracoli mai avvenuti. Anche
qui vale il detto: - La Chiesa canonizza le virt non
i miracoli fatti in vita dai Santi.
Riassumendo il fin qui detto, ritengo che i fatti
straordinari della vita di Gemma Galgani, nel lor
complesso, siano veri, ma nel modo e nei limiti con
cui sono esposti da Gemma stessa. Ritengo inoltre,
che la Serva di Dio, nel complesso della sua vita, non
sia stata vittima d'illusione, e che l'eroismo delle sue
virt risplende di tutta la luce necessaria a che si
possa procedere al relativo decreto. Sarebbe forse
468
prudente una dichiarazione esplicita che, pur appro-
vando le virt, la Chiesa non intende di pronunziarsi
sulla esistenza e la natura dei fatti straordinari che
si raccontano. In questo modo l'autorit della Chiesa
non verrebbe in alcuna maniera compromessa, e non
potrebbe suscitare alcuna opposizione anche da par-
te degli increduli. Sottometto, per, interamente que-
sti miei giudizi alla superiore Autorit.
F. Marco Sales O.P. Consultore
469
II
E.mo Principe,
Il Rev.mo ed Ill.mo Promotore della Fede mi pro-
pone alcuni quesiti in ordine alle virt eroiche della
Serva di Dio Gemma Galgani. Procurer di risponde-
re innanzi a Dio, secondo che mi detta l'informazione
che ho di tutto il complesso dei suoi processi, e la
stessa mia COSCIenza.
I. - Nei fatti straordinari che si verificarono in
Gemma Galgani, ci pot essere da parte di lei qualche
illusione?
I fatti straordinari ai quali si allude, sono princi-
palmente le sue estasi e, generalmente, il suo fre-
quente commercio col mondo invisibile degli spiriti,
nonch la sua partecipazione fisica alle pene della
Passione di Ges Cristo.
Osservo quanto all'uno ed all'altro capo, che ia
vita di Gemma non offre nulla di nuovo che gi non
si riscontri in molte altre vite di Santi.
noto il commercio di Santa Francesca Romana
coi suoi angeli, che ella vedeva e trattava domestica-
mente. noto, che anche san Camillo de Lellis si ser-
v del ministero angelico per recapitare una lettera.
parimenti noto, che Dio ammise molti santi, tra cui
san Francesco, Santa Caterina da Siena, la beata Ida
da Lovanio ecc., alla partecipazione sensibile e cor-
porea delle pene della passione del Signore.
Quindi, i fatti straordinari attribuiti a Gemma
Galgani, per s non contengono nulla d'inverosimile,
n ripugnano alla dottrina ed alla tradizione agiogra-
fica della Chiesa Cattolica. S'impone invece la que-
470
stione, se tali fatti sono storicamente dimostrati, ed
inoltre, se in essi ci pot essere da parte di Gemma
Galgani qualche illusione. Assai saggiamente, nei
processi dei Santi la legge stabilita da Benedetto
XIII a proposito di santa Caterina de' Ricci e d'una
visione da lei avuta a riguardo del Savonarola, pre-
scinde da simili visioni, ed attende formalmente alle
virt eroiche di colui che viene proposto per gli onori
degli altari. Come insegna infatti quel Pontefice, la
Chiesa non canonizza le visioni, ma le virt dei suoi
Santi.
La ragione poi perch la Chiesa non intende for-
mulare un giudizio diretto e formale sulle visioni ed
i fatti attribuiti ai Servi di Dio, va ricercata nella
considerazione che, trattandosi, nel caso, di rivela-
zioni private, non destinate quindi all'intiera Chiesa,
molte volte ci mancano gli elementi necessari per po-
ter giudicare dell'origine, dei limiti e della fedelt
obiettive con cui ci vengono riferite simili visioni dei
Santi.
Nelle rivelazioni di santa Brigitta sulla Passione,
quante discordanze si riscontrano dalle rivelazioni di
santa Gertrude, santa Metilde, santa Francesca Ro-
mana ecc. Come spiegare tali discordanze? Coll'os-
servare, che forse le relazioni a noi giunte non siano
sempre esatte, e che queste stesse anime estatiche
non abbiano potuto sempre sceverare nelle loro me-
ditazioni, quanto era diretto frutto dell'illuminazione
carismatica, da quello che era il risultato della loro
intelligenza. occorso talora agli stessi Profeti, di
parlare a nome del Signore, mentre poi Dio, corre-
gendo le loro enunciazioni, ha dimostrato che aveva-
no parlato secondo lo spirito proprio.
Siccome tuttavia lo studio diligente per la discre-
471
zione degli spiriti, rientra a parte della prudenza, vir-
t cardinale, si richiede perci che colui che viene
proposto per gli onori degli altari, abbia usato alme-
no ogni cautela e diligenza per non andar soggetto
ad illusioni in fatto di doni carismatici.
Quali sono queste cautele e diligenze?
Gli autori generalmente le riducono alle se-
guenti:
a) Non desiderare in ordinatamente tali doni.
b) Diffidare del proprio spirito, e sottoporre i doni
al controllo del Direttore Spirituale.
~ Umiliarsi ancor pi, massime sotto la responsabi-
lit di simili grazie straordinarie.
d) Nell'accettazione e nell'uso di tali doni, dipendere
interamente dalla Santa Ubbidienza.
e) Avvertire che simili illustrazioni s'accordino inte-
ramente colla dottrina cattolica.
f) Non attaccare l'animo a tali doni, ma servirsene
siccome di mezzo per aumentare nelle cognizioni
del proprio nulla.
Adoperando siffatti criteri e cautele, non del
tutto escluso che l'anima possa talora scambiare per
lume divino quanto semplice effetto al proprio spi-
rito, - come forse accadde a Paolo quando annunci
al presbiterio di Mileto che non l'avrebbero pi rive-
duto vivo - ma le illusioni si rendono massimamen-
te improbabili, ed in ogni caso, non possono pi con-
siderarsi siccome volontarie ed imputabili all'anima
che ha fatto del tutto per non venire ingannata.
ora questa la condizione di Gemma Galgani?
Vediamo.
La Galgani, siccome dimostrano i suoi processi,
non volle, n am i suoi doni carismatici. Li sottopo-
472
se sempre, ciecamente, interamente al giudizio dei
suoi direttori spirituali, li nascose quanto pot, diffi-
d sempre del proprio spirito, approfond vieppi
nell'umile cognizione del proprio nulla, e senza tro-
var riposo, n gusto nei superni carismi, se ne serv
per dispregiare se medesima e le cose create, ed unir-
si a Dio bene increato. Tanto attestano il Teologo
censore degli Scritti della Serva di Dio ed i suoi stes-
si Direttori Spirituali.
Al primo quesito, adunque, se per colpa di Gem-
ma Galgani essa pot dar luogo ad illusione, rispon-
do semplicemente: negative.
II. - Nel caso che ci fosse stata qualche illusione,
pu dirsi che questa coinvolge tutti, o la maggior par-
te degli atti della sua vita, in modo da infirmare la
eroicit delle sue virt?
Se le regole della Teologia mistica e la tradizione
della Chiesa non soffrono inganno, bisogna pur con-
venire che Gemma Galgani venne, a dir cos, immu-
nizzata contro le illusioni, dalla stessa fedelt colla
quale, sotto la saggia guida dei suoi Direttori Spiri-
tuali, adoper le regole e i criteri che si assegnano
per il discernimento degli spiriti. Gemma Galgani
pertanto, non pot essere un'illusa.
Ma, facciamo pure la supposizione che talora,
per debolezza di natura, possa essere andata sogget-
ta ad illusione, pu dirsi che questa coinvolga tutta
la sua vita, in modo da infirmare la eroicit delle sue
virt? Osservo, che i Direttori Spirituali della Galga-
ni, e particolarmente Mons. Volpi, nel guidarla, pre-
scindettero interamente dai suoi doni carismatici,
verso i quali si mostrarono anzi diffidenti ed austeri.
473
Sotto la loro guida, la Serva di Dio si consacr alla
pratica eroica delle virt teologali e cardinali, senza
che vi abbiano parte i fatti e le rivelazioni, delle quali
anzi i detti Direttori saggiamente astraevano. Fu die-
tro loro ordine, che la Gemma dov implorare dal Si-
gnore l'occultamento delle stigmate, l'arresto dei su-
dori di sangue ecc. Quanto poco la vita perfettissima
della Galgani dipendesse dai suoi ratti e doni gratis
dati, lo si argomenti, oltre che dalla sua continua,
perfetta e specifica ubbidienza universale ai propri
Direttori spirituali, anche dalla diffidenza profonda
che nutriva per i propri lumi, come, tra l'altro, lo si
deduce da questo brano di lettera al suo Confessore:
Le mie cose non vengono da Dio, ma il tutto viene
dal diavolo - come gli aveva detto una tal religiosa
che ella nomina -; preghi Ges, lume, lume, babbo
mio. tutto falsa devozione, me ne avvedo troppo
bene; tutto ipocrisia - Positio super revisione
Scriptorum, pago 32 -.
Perci, dato pure che in tutto il complesso dei
doni carismatici attribuiti alla Galgani, siasi potuta
insinuare talora, senza sua colpa, qualche illusione,
n questa pot essere tale da coinvolgere tutta la sua
vita, diretta minutamente dall'ubbidienza ai suoi di-
rettori, n pot in alcun modo infirmare l'eroicit
delle sue virt, gi dimostrate nei processi con prove
dirette et per se stantibus.
III. - Come si diport la Serva di Dio di fronte
ai fatti straordinari, qualunque sia stata la loro origi-
ne e natura?
Oltre ai criteri di prudenza pi sopra ricordati,
ad un vivo senso del bisogno in cui era di direzione
474
spirituale, Gemma Galgani di fronte a tali fatti strao-
dinari s'inabiss sempre pi nel dispregio di se me-
desima, trasecolando che Dio si degnasse di porre le
mani in un siffatto letamaio . La sua umilt la por-
ta a forme affatto iperboliche, come quando desidera
che i suoi direttori spirituali le recidano il capo. Se
vero che l'albero si conosce massimamente dai
frutti, conviene ritenere autentici anche i fatti straor-
dinari della Serva di Dio, perch di essi la Galgani
si serv come di mezzi per offrire al Signore l'olocau-
sto della sua ubbidienza, dell'umilt sua, dell'odio
che aveva a proprio riguardo. In tutta la vita e nei
Processi della Serva di Dio, non si verifica mai che
i fatti ed illustrazioni della Gemma non siano connes-
si coll'esercizio delle pi eroiche virt. Lungi dal
blandire la corrotta natura, tali carismi contribuiro-
no a martorizzare l'Angelica Fanciulla, consacrando
quasi la sposa dello Sposo Crocifisso. Al contrario,
la pseudomistica, presto o tardi porta alla natura
corrotta; anzi, quasi sempre, al senso. Gemma invece
fu umile, soprattutto umile; anzi, fu pi umile, so-
prattutto pei suoi doni carismatici, tanto da attri-
buirli al demonio e da ritenersi cattiva. Quindi, non
pot essere ingannata, e scans perci le varie e fini
arti del demonio che tentava di trarla in errore ed
in peccato.
IV. - Non si pu prevedere il pericolo che, appro-
vando le virt della Galgani, si possa ritenere dal pub-
blico, che anche i doni straordinari siano in certo
qual modo approvati?
Il pericolo comune a molti altri santi insigniti
di tali doni, quali la beata Angela da Foligno, santa
475
Birgitta, santa Gertrude ecc., le cui estasi e rivela-
zioni vanno per le mani dei fedeli anche con l'appro-
vazione ecclesiastica, e vengono lette con frutto ed
edificazione. L'insegnamento tuttavia della Chiesa a
proposito di tali doni esplicito, n ignoto ai fedeli.
L'approvazione ecclesiastica concessa alle rivelazio-
ni di santa Gertrude o di santa Birgitta, non garanti-
sce minimamente l'oggettiva verit di quei racconti,
ma dichiara semplicemente, che in quegli scritti non
stato ritrovato nulla che sia alieno all'insegnamen-
to della Chiesa Cattolica. Quest'identica dichiarazio-
ne stata emessa dal censore che, a nome della
S. Congregazione, ha esaminato i vari scritti di Gem-
ma Galgani. L'E.mo gi Cardinale Billot diceva un
giorno, che anche tra le rivelazioni di santa Marghe-
rita Alacoque ve ne aveva tal una erronea e falsa.
Eppure, la santit dell' Alacoque stata canonizzata,
siccome quella che aveva per base le sue virt, e
non i suoi veri o supposti doni carismatici. Siccome
pure la Chiesa nel proporre ai fedeli la devozione
al Cuore Sacratissimo di Ges ha fondato la sua
dottrina su basi teologiche ben diversamente solide,
di quello che potessero esserlo le rivelazioni di san-
ta Margherita. Come tutte codeste rivelazioni non
escono dalla cerchia delle rivelazioni private, ordi-
nate cio per s alla fede ed alla santificazione
di colui che le riceve, cos anche dopo la beatifica-
zione della Galgani, si direbbe semplicemente che
la Chiesa, nel fatto di codesti doni carismatici, non
v'ha scoperto nulla di colposo e nella dottrina che
contengono, nulla che volutamente si discosti dal-
l'insegnamento Cattolico. Non si potrebbe, n si do-
vrebbe dire di pi.
476
V. - E non verrebbe con quella approvazione
compromessa l'autorit della Chiesa, qualora l'origi-
ne e l'indole di quei fatti fosse sospetta?
Il sospetto pu cadere sull'oggettivit del dono
carismatico, o sul modo di diportarsi della Serva
di Dio in ordine ad esso.
Quanto al primo quesito di Gemma Galgani, me-
glio che risolverlo essa stessa era in dovere di sotto-
porlo sinceramente e di farlo risolvere dai suoi di-
rettori spirituali, siccome essa fece costantemente.
Sicch, dato che ci fosse stato inganno o illusione
diabolica, di questa sarebbero stati vittima, non gi
l'umile Vergine lucchese, ma i suoi Direttori; cosa
che massimamente improbabile, attesa la loro pru-
denza, esperienza di teologia mistica e sommo riser-
bo che adoperarono.
Se invece il dubbio verge sul modo col quale
la Serva di Dio si comport in ordine a tali doni
carismatici, osservo che codesto dubbio stato
escluso da quello che abbiamo osservato dianzi. Non
dubbio, ma certo dimostrato giuridicamente dai
processi, che la santit di Gemma Galgani non ebbe
per origine o motivo le sue estasi o rivelazioni, alle
quali essa non prest che troppo scarsa fede, ma
s'appoggi sulle solide basi dell'ubbidienza, dell'u-
milt, della mortificazione.
L'approvazione data dalla Chiesa alle virt eroi-
che della Serva di Dio, non comprometterebbe quin-
di punto l'autorit della Sede Apostolica, qualora
potesse dimostrarsi sospetta l'origine e l'indole dei
fatti carismatici di cui fu adorna; perch il giudizio
della Chiesa verge direttamente sulle virt eroiche,
ben stabilite e dimostrate giuridicamente, ed astrae,
477
come dalle visioni d'origine soprannaturale, cos an-
cora dalle possibili debolezze psichiche, a cui anche
un santo pu andar soggetto senza sua colpa.
Ad esempio del divin Redentore che dal diavolo
venne condotto al pinnacolo del tempio, e prima an-
cora, con una visione panoramica irreale, aveva vi-
sto tutti i regni del mondo, colla loro gloria, anche
i Santi poterono, senza alcuna loro colpa, subire
esteriormente l'influenza del padre della menzogna.
L'agiografia piena di esempi, e baster citare quel-
lo di san Benedetto che col segno della Croce dissi-
p l'illusione fantastica dell'incendio della cucina,
che il diavolo aveva prodotto tra i suoi monaci.
Si sa che la Vergine sant'Eustochio fu ossessa
durante tutta la sua vita, ed parimenti noto, che
parecchie profezie di santi, per es. San Pier Damia-
ni, Santa Birgitta ecc. non si verificarono punto.
Quindi, anche nel caso - massimamente improbabi-
le - che potesse dimostrarsi sospetta l'origine o
l'indole dei fatti carismatici di Gemma Galgani, ~ l U
torit della Chiesa non correrebbe alcun pericolo
perch in tal caso anzi rifulgerebbe di pi la santit
eroica della Vergine Lucchese. Si direbbe allora che
Gemma, nonostante un temperamento eventualmen-
te isterico, di cui il demonio cercava di approfittare
per trarla in inganno, per mezzo dell'ubbidienza e
dell'umilt ha confuso Satana, ha superato l'infermi-
t del corpo e la debolezza del sesso, dando prove
ancor pi mirabili di virt cristiana, che sole -
e non gi codeste tentazioni - ha inteso di approva-
re la Chiesa con la di lei beatificazione.
Del resto, la supposizione dell'origine poco legit-
tima delle rivelazioni e dei doni carismatici di Gem-
ma Galgani, a quello che insegna la teologia mistica,
478
cade, quando si rifletta all'ubbidienza della Serva
di Dio ed alla saggezza dei suoi direttori spirituali.
Se nella condotta della Vergine Lucchese dovesse
riconoscersi errore o colpa, queste ricadrebbero non
solo sui suoi Direttori, ma sulla stessa dottrina degli
autori mistici, giusta la quale Gemma regol fedel-
mente la sua condotta sotto il continuo controllo
dei suoi superiori. In tal caso si potrebbe facilmente
dire: Domine, si error est, a Te decepti sumus .
Ma non pu esservi errore dove vera ubbidienza
e umilt, secondo che insegnano i Santi.
Un ultimo quesito. La Serva di Dio non fu ella
un'isterica?
Premetto, che simile accusa, con grande appara-
to scientifico, venne mossa anche sul conto di santa
Teresa d'Avila, di santa Teresa del Bambino Ges
ecc.
Di pi, essendo l'isterismo una malattia che,
seppure attenua, non toglie tuttavia il libero giudi-
zio dell'intelletto e della volont, e quindi neppure
la responsabilit degli atti umani, pu essa benissi-
mo comporsi anche con una santit eroica, ogni
qual volta cio un Servo di Dio per il fedele uso della
grazia reagisce e supera l'infermit della natura. Se
stata possibile la santit perfino nello stato abitua-
le d'ossessione, perch non lo potr essere in una
semplice condizione patologica?
Per, anche ammesso che, tra gli altri miracoli
della divina potenza, la santit che supera e vince
il temperamento isterico rappresenta una vittoria
della grazia ancor pi gloriosa, non mi sembra tut-
tavia che questo sia il caso di Gemma Galgani.
479
Conosciamo bene i segni diagnostici dei tempe-
ramenti isterici. Bugiardi, volubili, egoisti, facilmen-
te sensuali, egocentrici, finti, facilmente eccitabili;
in una parola, deboli e ripiegati in loro medesimi.
Gemma Galgani in tutta la sua vita diede continue
e costanti prove di qualit precisamente opposte alle
note che distinguono i temperamenti isterici.
Ella, che nelle sue lettere apparisce d'una limpi-
dezza cristallina, nulla pi abborrisce che la finzione
e l'inganno; e nelle sue relazioni coi direttori spiri-
tuali, coi benefattori, coi parenti, continuamente
preoccupata d'apparir loro quale riteneva fermamen-
te d'essere, una povera creatura, un essere degenera-
to, un letamaio. Chiede continuamente lume per s
e pei suoi direttori.
La Galgani nel suo cammino ascensionale verso
la santit e lo stato di completa immolazione, fu co-
stante, nonostante tutti gli artifici e le sevizie dei de-
moni, tutte le contradizioni e le critiche degli uomini,
nonostante le sue stesse continue ed atroci sofferen-
ze. La sua eroica virt non conobbe alti e bassi, tre-
gue e riprese, periodi di fervore che si succedono e
stasi di debolezze: Gemma fu sempre fervorosa, n
mai altro desider e cerc, che il tal amo dello Sposo
Verginale, il legno della Croce.
La Serva di Dio, lungi dall'essere egoista ed ego-
centrica, amava per se stessa il nascondimento ed il
volontario dispregio, per essere invece tutto zelo e
carit verso gli altri. I doni mangerecci che riceveva,
passavano ai membri della famiglia Giannini; ed ella,
tuttoch malata, faceva da mammina ~ i bambini
della sua benefattrice. Anche nelle estasi e nelle pre-
ghiere, apparisce continuamente preoccupata del be-
ne degli altri, per la cui salvezza e salute temporale
non esita perfino d'offrire al Signore la propria vita.
480
Gemma, non solo non adombr il proprio giglio
con alcun attacco meno che puro; ma anzi la sua vita,
specialmente dopo il dono delle stigmate e la parteci-
pazione ai dolori della Passione del Redentore, fu un
prolungato martirio durato sino all'estrema agonia.
Mor ad immagine del Salvatore, desolata, ma se-
rena; mor d'eccesso di dolore: - Ges mio, disse,
ora non ne posso pi -. Detto questo, allarg le sue
braccia e reclinando il capo spir d'amore e di dolo-
re, come Ges Cristo in Croce.
La fortezza di Gemma risplende in tutta la sua
vita; fortezza, non soltanto nel sostenere impavida,
anzi, amare le sue sofferenze mistiche che le strazia-
rono il corpo e l'immolarono sulla Croce nel primo
fiore della sua giovinezza; ma soprattutto nel soste-
nere serena, ma ferma, le catastrofi materiali della
sua famiglia, i disagi delle malattie, della povert, il
furore e l'ossessione del demonio, e tutto questo sen-
za un lamento, senza un rimpianto, senza un compro-
messo o una cessione alla natura, al mondo, all'infer-
no. Evidentemente, chi ha potuto compiere tali eroi-
smi, non solo non pu essere un temperamento
isterico, insufficiente, malato; ma, siccome tanta for-
tezza che fa ricordare quella della beata Angela da
Foligno, di santa Rosa da Lima, di santa Caterina da
Siena, sorpassa di molto la possibilit della nostra
comun povera natura, accusa evidentemente un'ori-
gine pi alta, siccome scritto: Fortis ut mors dilec-
tio, dura sicut infernus aemulatio; lampades eius
lampades ignis atque flammarum. Quae omnia dic-
ta sint sub censura etc.
Monte Cassino, 7 marzo 1929.
+ Ildefonso
Ab. di S. Paolo e Ordinario
481
INDICE
PRESENTAZIONE ........................ pago 5
PROLOGO ............................... .
NOTA BIBLIOGRAFICA ................... .
INTRODUZIONE: Il progetto di Dio ....... .
CAPITOLO PRIMO
IL MISTERO SALVIFICO DELLA PASSIONE DI
CRISTO ................................. .
1. - La Passione di Cristo, fonte della vita so-
prannaturale
2. - La di Gemma alla Pas-
sione di Cristo ..................... .
3. - La conformit al patire con Ges solo
4. - Il carisma delle Stimmate e dei dolori
della Passione
CAPITOLO SECONDO
LA PARTECIPAZIONE DI GEMMA AL PECCATO








7
10
20
37
37
53
88
111
UNIVERSALE ............................ 127
1. - L'uomo moderno e l'oblio del senso del
peccato ........................... 127
2. - La coscienza del peccato universale. 142
3. - L'oscurit della via: Dio, la fantasia o il
demonio? ......................... 170
4. - Gemma e il diavolo ............... 189
483
CAPITOLO TERZO
L'OSCURA EVIDENZA DEL SOPRANNATURA-
LE ..................................... .
1. - Gemma sente, ma... non capisce .... .
2. - Il sentire sovrasensibile ........... .
3. - L'esperienza del dolore e l'approfondi-
mento della fede ................. .
CAPITOLO QUARTO
LA PRESENZA-ASSENZA DI GES
1. Ges di Gemma .................. .
2. Gemma di Ges (solo) ............. .
3. Tenerezza e sofferenza di Gemma '"
CAPITOLO QUINTO
FIEREZZA E SEMPLICIT
1. - Gemma viva ..................... .
2. - Femminilit e mitezza di Gemma '"
3. La normalit del supernormale di Gem-
ma .............................. .
CONCLUSIONE: Fra luci e tenebre ........ .
APPENDICE ............................. .
Voto del P. Marco Sales, D.P. . ......... .
Voto dell'Abate Ildefonso Schuster, D.S.B.
INDICE
484
pago 211
211
233
256
275
275
297
322









353
353
387
404
427
459
459
470
483
Litotipografia Eco Editrice
64048 S. GABRIELE DELL'ADDOLORATA (TE) - Te!. 0861 /97155

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